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LETTERA ENCICLICA
DIVES IN MISERICORDIA
DEL SOMMO PONTEFICE
GIOVANNI PAOLO II
SULLA MISERICORDIA DIVINA


Venerati Fratellicarissimi Figli e Figlie
salute e Apostolica Benedizione!

CAPITOLO I

CHI VEDE MEVEDE IL PADRE
(cfr Gv 149)

1. Rivelazione della misericordia

«Dio ricco di misericordia» (Ef 24) è coluiche Gesù Cristo ci ha rivelato come Padre: proprio il suo Figlioin se stessoce l'ha manifestato e fatto conoscere. (Gv 118) (Eb11) Memorabile al riguardo è il momento in cui Filippouno deidodici apostolirivolgendosi a Cristodisse: «Signoremostraci ilPadre e ci basta»; e Gesù così gli rispose: «Datanto tempo sono con voie tu non mi hai conosciuto...? Chi ha visto meha visto il Padre». (Gv 148) Queste parole furonopronunciate durante il discorso di addioal termine della cena pasqualea cui seguirono gli eventi di quei santi giorni durante i quali doveva unavolta per sempre trovar conferma il fatto che «Dioricco dimisericordiaper il grande amore con il quale ci ha amatida morti cheeravamo per i peccatici ha fatti rivivere con Cristo». (Ef24)

Seguendo la dottrina del Concilio Vaticano II e aderendo alleparticolari necessità dei tempi in cui viviamoho dedicatol'enciclica Redemptor hominis alla verità intorno all'uomochenella sua pienezza e profondità ci viene rivelata in Cristo.Un'esigenza di non minore importanzain questi tempi critici e nonfacilimi spinge a scoprire nello stesso Cristo ancora una volta il voltodel Padreche è «misericordioso e Dio di ogni consolazione».Si legge infatti nella costituzione Gaudium et spes: «Cristoche èil nuovo Adamo... svela... pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la suaaltissima vocazione»: egli lo fa «proprio rivelando il misterodel Padre e del suo amore». Le parole citate attestano chiaramenteche la manifestazione dell'uomonella piena dignità della suanaturanon può aver luogo senza il riferimento--non soltantoconcettualema integralmente esistenziale a Dio. L'uomo e la suavocazione suprema si svelano in Cristo mediante la rivelazione del misterodel Padre e del suo amore.

È per questo che conviene ora volgerci a quel mistero: losuggeriscono molteplici esperienze della Chiesa e dell'uomo contemporaneo;lo esigono anche le invocazioni di tanti cuori umanile loro sofferenze esperanzele loro angosce ed attese. Se è vero che ogni uomoin uncerto sensoè la via della Chiesacome ho affermatonell'enciclica Redemptor hominisal tempo stesso il Vangelo e tutta latradizione ci indicano costantemente che dobbiamo percorrere questa viacon ogni uomo cosi come Cristo l'ha tracciatarivelando in se stesso ilPadre e il suo amore. In Gesù Cristo ogni cammino verso l'uomoquale è stato una volta per sempre assegnato alla Chiesa nelmutevole contesto dei tempiè simultaneamente un andare incontroal Padre e al suo amore. Il Concilio Vaticano II ha confermato questaverità a misura dei nostri tempi.

Quanto più la missione svolta dalla Chiesa si incentra sull'uomoquanto più èper cosi direantropocentricatanto piùessa deve confermarsi e realizzarsi teocentricamentecioèorientarsi in Gesù Cristo verso il Padre. Mentre le varie correntidel pensiero umano nel passato e nel presente sono state e continuano adessere propense a dividere e perfino a contrapporre il teocentrismo el'antropocentrismola Chiesa inveceseguendo il Cristocerca dicongiungerli nella storia dell'uomo in maniera organica e profonda. Equesto è anche uno dei principi fondamentalie forse il piùimportantedel magistero dell'ultimo Concilio. Se dunque nella faseattuale della storia della Chiesaci proponiamo come compito preminentedi attuare la dottrina del grande Conciliodobbiamo appunto richiamarci aquesto principio con fedecon mente aperta e col cuore. Già nellacitata mia enciclica ho cercato di rilevare che l'approfondimento e ilmultiforme arricchimento della coscienza della Chiesafrutto del medesimoConciliodeve aprire più ampiamente il nostro intelletto ed ilnostro cuore a Cristo stesso. Oggi desidero dire che l'apertura versoCristoche come Redentore del mondo rivela pienamente l'uomo all'uomostessonon può compiersi altrimenti che attraverso un sempre piùmaturo riferimento al Padre ed al suo amore.

2. Incarnazione della misericordia

Dioche «abita una luce inaccessibile»parla nello stessotempo all'uomo col linguaggio di tutto il cosmo: «Infattidallacreazione del mondo in poile sue perfezioni invisibili possono esserecontemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiutecome la suaeterna potenza e divinità». Questa indiretta e imperfettaconoscenzaopera dell'intelletto che cerca Dio per mezzo delle creatureattraverso il mondo visibilenon è ancora «visione del Padre».«Dio nessuno l'ha mai visto»scrive san Giovanni per darmaggior rilievo alla verità secondo cui «proprio il Figliounigenitoche è nel seno del Padrelui lo ha rivelato».Questa «rivelazione» manifesta Dio nell'insondabile mistero delsuo essere - uno e trino - circondato di «luce inaccessibile».Mediante questa «rivelazione» di CristotuttaviaconosciamoDio innanzitutto nel suo rapporto di amore verso l'uomo: nella sua «filantropia».È proprio qui che «le sue perfezioni invisibili»diventano in modo particolare «visibili»incomparabilmente piùvisibili che attraverso tutte le altre «opere da lui compiute»:esse diventano visibili in Cristo e per mezzo di Cristoper il tramitedelle sue azioni e parole einfinemediante la sua morte in croce e lasua risurrezione.

In tal modoin Cristo e mediante Cristodiventa anche particolarmentevisibile Dio nella sua misericordiacioè si mette in risaltoquell'attributo della divinità che già l'Antico Testamentovalendosi di diversi concetti e terminiha definito «misericordia».Cristo conferisce a tutta la tradizione veterotestamentaria dellamisericordia divina un significato definitivo. Non soltanto parla di essae la spiega con l'uso di similitudini e di parabolema soprattutto eglistesso la incarna e la personifca. Egli stesso èin un certosensola misericordia. Per chi la vede in lui - e in lui la trova - Diodiventa particolarmente «visibile» quale Padre «ricco dimisericordia».

La mentalità contemporaneaforse più di quella dell'uomodel passatosembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresìad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l'idea stessadella misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porrea disagio l'uomoil qualegrazie all'enorme sviluppo della scienza edella tecnicanon mai prima conosciuto nella storiaè diventatopadrone ed ha soggiogato e dominato la terra. Tale dominio sulla terrainteso talvolta unilateralmente e superfìcialmentesembra che nonlasci spazio alla misericordia. A questo proposito possiamotuttaviarifarci con profitto all'immagine «della condizione dell'uomo nelmondo contemporaneo» qual è delineata all'inizio dellaCostituzione Gaudium et spes. Vi leggiamotra l'altrole seguenti frasi:«Stando cosi le coseil mondo si presenta oggi potente e debolecapace di operare il meglio e il peggiomentre gli si apre dinanzi lastrada della libertà o della schiavitùdel progresso o delregressodella fraternità o dell'odio. Inoltrel'uomo si rendeconto che dipende da lui orientare bene le forze da lui stesso suscitate eche possono schiacciarlo o servirgli».

La situazione del mondo contemporaneo manifesta non soltantotrasformazioni tali da far sperare in un futuro migliore dell'uomo sullaterrama rivela pure molteplici minacce che oltrepassano di molto quellefinora conosciute. Senza cessare di denunciare tali minacce in diversecircostanze (come negli interventi all'ONUall'UNESCOalla FAO edaltrove)la Chiesa deve esaminarleal tempo stessoalla luce dellaverità ricevuta da Dio.

Rivelata in Cristola verità intorno a Dio «Padre dellemisericordie» ci consente di «vederlo» particolarmentevicino all'uomosoprattutto quando questi soffrequando viene minacciatonel nucleo stesso della sua esistenza e della sua dignità. Ed èper questo chenell'odierna situazione della Chiesa e del mondomoltiuomini e molti ambienti guidati da un vivo senso di fede si rivolgonodireiquasi spontaneamente alla misericordia di Dio. Essi sono spinticertamente a farlo da Cristo stessoil quale mediante il suo Spiritoopera nell'intimo dei cuori umani. Rivelato da luiinfattiil mistero diDio «Padre delle misericordie» diventanel contesto delleodierne minacce contro l'uomoquasi un singolare appello che s'indirizzaalla Chiesa.

Nella presente enciclica desidero accogliere questo appello; desideroattingere all'eterno ed insiemeper la sua semplicità e profonditàincomparabile linguaggio della rivelazione e della fedeper esprimereproprio con esso ancora una volta dinanzi a Dio ed agli uomini le grandipreoccupazioni del nostro tempo.

Infattila rivelazione e la fede ci insegnano non tanto a meditare inastratto il mistero di Dio come «Padre delle misericordie»ma aricorrere a questa stessa misericordia nel nome di Cristo e in unione conlui. Cristo non ha forse detto che il nostro Padreil quale «vedenel segreto»attendesi direbbecontinuamente che noirichiamandoci a lui in ogni necessitàscrutiamo sempre il suomistero: il mistero del Padre e del suo amore? Desidero quindi che questeconsiderazioni rendano più vicino a tutti tale mistero e diventinonello stesso tempoun vibrante appello della Chiesa per la misericordiadi cui l'uomo e il mondo contemporaneo hanno tanto bisogno. E ne hannobisogno anche se sovente non lo sanno.

CAPITOLO II

MESSAGGIO MESSIANICO

3. Quando Cristo iniziò a fare e ad insegnare

Dinanzi ai suoi compaesani a NazaretCristo fa riferimento alle paroledel profeta Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; perquesto mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato per annunciare aipoveri un lieto messaggioper proclamare ai prigionieri la liberazione eai ciechi la vistaper rimettere in libertà gli oppressi epredicare un anno di grazia del Signore». Queste frasisecondo Lucasono la sua prima dichiarazione messianicaa cui fanno seguito i fatti ele parole conosciute per mezzo del Vangelo. Mediante quei fatti e quelleparole Cristo rende presente il Padre tra gli uomini. È quanto maisignifìcativo che questi uomini siano soprattutto i poveriprividei mezzi di sussistenzacoloro che sono privi della libertàiciechi che non vedono la bellezza del creatocoloro che vivononell'afflizione del cuoreoppure soffrono a causa dell'ingiustiziasocialeed infine i peccatori. Soprattutto nei riguardi di questi ultimiil Messia diviene un segno particolarmente leggibile di Dio che èamorediviene segno del Padre. In tale segno visibileal pari degliuomini di alloraanche gli uomini dei nostri tempi possono vedere ilPadre. È signifìcativo chequando i messi inviati daGiovanni Battista giunsero da Gesù per domandargli: «Sei tucolui che vieneo dobbiamo aspettare un altro?»eglirifacendosialla stessa testimonianza con cui aveva inaugurato l'insegnamento aNazaretabbia risposto: «Andate e riferite a Giovanni ciò cheavete visto e udito: i ciechi riacquistano la vistagli zoppi camminanoi lebbrosi vengono sanatii sordi odonoi morti risuscitanoai poveri èannunciata la buona novella»ed abbia poi concluso: «E beato èchiunque non si sarà scandalizzato di me!».

Gesùsoprattutto con il suo stile di vita e con le sue azioniha rivelato come nel mondo in cui viviamo è presente l'amorel'amore operantel'amore che si rivolge all'uomo ed abbraccia tutto ciòche forma la sua umanità. Tale amore si fa particolarmente notarenel contatto con la sofferenzal'ingiustiziala povertàacontatto con tutta la «condizione umana» storicache in varimodi manifesta la limitatezza e la fragilità dell'uomosia fisicache morale. Appunto il modo e l'ambito in cui si manifesta l'amore vienedenominato nel linguaggio biblico «misericordia».

Cristo quindi rivela Dio che è Padreche è «amore»come si esprimerà nella sua prima lettera san Giovanni; rivela Dio «riccodi misericordia»come leggiamo in san Paolo. Tale veritàpiùche tema di un insegnamentoè una realtà a noi resapresente da Cristo. Il render presente il Padre come amore e misericordiaènella coscienza di Cristo stessola fondamentale verifica dellasua missione di Messialo confermano le parole da lui pronunciate primanella sinagoga di Nazaretpoi dinanzi ai suoi discepoli ed agli inviatidi Giovanni Battista.

In base ad un tal modo di manifestare la presenza di Dio che èPadreamore e misericordiaGesù fa della misericordia stessa unodei principali temi della sua predicazione. Come al solitoanche qui egliinsegna innanzitutto «in parabole»perché questeesprimono meglio l'essenza stessa delle cose. Basta ricordare la paraboladel figliol prodigooppure quella del buon samaritanama anche - percontrasto - la parabola del servo spietato. Sono molti i passidell'insegnamento di Cristo che manifestano l'amore-misericordia sotto unaspetto sempre nuovo. È suffìciente avere davanti agli occhiil buon pastoreche va in cerca della pecorella smarritaoppure la donnache spazza la casa in cerca della dramma perduta. L'evangelista che trattaparticolarmente questi temi nell'insegnamento di Cristo è Lucailcui Vangelo ha meritato di essere chiamato «il Vangelo dellamisericordia».

Quando si parla della predicazionesi apre un problema di capitaleimportanza in merito al significato dei termini ed al contenuto delconcettosoprattutto al contenuto del concetto di «misericordia»(in rapporto al concetto di «amore»). La comprensione di quelcontenuto è la chiave per intendere la realtà stessa dellamisericordia. Ed è questo quel che per noi più importa.Tuttaviaprima di dedicare un'ulteriore parte delle nostre considerazionia questo argomentocioè di stabilire il significato dei vocaboli eil contenuto proprio del concetto di «misericordia»ènecessario constatare che Cristonel rivelare l'amore - misericordia diDioesigeva al tempo stesso dagli uomini che si facessero anche guidarenella loro vita dall'amore e dalla misericordia. Questa esigenza fa partedell'essenza stessa del messaggio messianicoe costituisce il midollodell'ethos evangelico. Il Maestro lo esprime sia per mezzo delcomandamento da lui definito come «il più grande»sia informa di benedizionequando nel Discorso della montagna proclama: «Beatii misericordiosiperché troveranno misericordia».

In tal modoil messaggio messianico sulla misericordia conserva unaparticolare dimensione divino-umana. Cristo - quale compimento delleprofezie messianiche - divenendo l'incarnazione dell'amore che simanifesta con particolare forza nei riguardi dei sofferentidegliinfelici e dei peccatorirende presente e in questo modo rivela piùpienamente il Padreche è Dio «ricco di misericordia».Contemporaneamentedivenendo per gli uomini modello dell'amoremisericordioso verso gli altriCristo proclama con i fatti ancor piùche con le parole quell'appello alla misericordiache è una dellecomponenti essenziali dell'«ethos del Vangelo». In questo casonon si tratta solo di adempiere un comandamento o una esigenza di naturaeticama anche di soddisfare una condizione di capitale importanzaaffinché Dio si possa rivelare nella sua misericordia verso l'uomo:«I misericordiosi... troveranno misericordia».

CAPITOLO III

L'ANTICO TESTAMENTO

4. Il concetto di «misericordia» nell'Antico Testamento ha unasua lunga e ricca storia. Dobbiamo risalire ad essaaffinchérisplenda più pienamente la misericordia che Cristo ha rivelato.Rivelandola sia con i fatti sia con l'insegnamentoegli si rivolgeva auominiche non solo conoscevano il concetto di misericordiama anchecome popolo di Dio dell'Antica Alleanzaavevano tratto dalla loroplurisecolare storia una peculiare esperienza della misericordia di Dio.Questa esperienza fu sociale e comunitariacome pure individuale einteriore.

Israeleinfattifu il popolo dell'alleanza con Dioalleanza che moltevolte infranse. Quando prendeva coscienza della propria infedeltà-e lungo la storia d'Israele non mancarono profeti e uomini cherisvegliavano tale coscienza -faceva richiamo alla misericordia. Inmeritoi libri dell'Antico Testamento ci riportano moltissimetestimonianze. Tra i fatti ed i testi di maggior rilievo si possonoricordare: L'inizio della storia dei Giudicila preghiera di Salomoneall'inaugurazione del Tempiouna parte dell'intervento profetico diMicheale consolanti assicurazioni offerte da Isaiala supplica degliEbrei esiliatiil rinnovamento dell'alleanza dopo il ritorno dall'esilio.

È significativo che i profeti nella loro predicazione colleghinola misericordiaalla quale fanno spesso riferimento a causa dei peccatidel popolocon l'incisiva immagine dell'amore da parte di Dio. Il Signoreama Israele con l'amore di una particolare elezionesimile all'amore diuno sposo e perciò perdona le sue colpe e perfino le infedeltàe i tradimenti. Se si trova di fronte alla penitenzaall'autenticaconversioneegli riporta di nuovo il suo popolo alla grazia. Nellapredicazione dei profeti la misericordia significa una speciale potenzadell'amoreche prevale sul peccato e sull'infedeltà del popoloeletto.

In questo ampio contesto «sociale»la misericordia apparecome elemento correlativo dell'esperienza interiore delle singole personeche versano in stato di colpao subiscono ogni genere di sofferenza esventura. Sia il male fisico che il male moraleo peccatofanno si che ifigli e le figlie di Israele si rivolgano al Signore con un appello allasua misericordia. In tal modo si rivolge a lui Davide nella coscienzadella gravità della propria colpa e si rivolgedopo le sueribellionipure Giobbe nella sua tremenda sventura a lui si rivolge ancheEsterconsapevole della minaccia mortale contro il proprio popolo. Ealtri esempi troviamo ancora nei libri dell'Antico Testamento.

All'origine di questo multiforme convincimento comunitario e personalequal è comprovato da tutto l'Antico Testamento nel corso deisecolisi colloca la fondamentale esperienza del popolo eletto vissutaall'epoca dell'esodo: il Signore osservò la miseria del suo popoloridotto in schiavitùudì il suo gridoconobbe le sueangosce e decise di liberarlo. In questo atto di salvezza compiuto dalSignore il profeta seppe individuare il suo amore e la sua compassione. Èproprio qui che si radica la sicurezza di tutto il popolo e di ciascunodei suoi membri nella misericordia divinache si può invocare inogni circostanza drammatica. A ciò si aggiunge il fatto che lamiseria dell'uomo è anche il suo peccato. Il popolo dell'anticaAlleanza conobbe questa miseria fin dai tempi dell'esodoallorchéinnalzò il vitello d'oro. Su tale gesto di rottura dell'Alleanza ilSignore stesso trionfòquando si dichiarò solennemente aMosè come «Dio di tenerezza e di grazialento all'ira e riccodi misericordia e di fedeltà». È in questa rivelazionecentrale che il popolo eletto e ciascuno dei suoi componenti troverannodopo ogni colpala forza e la ragione per rivolgersi al Signoreperricordargli ciò che egli aveva esattamente rivelato di se stesso eper implorarne il perdono.

Cosinei fatti come nelle paroleil Signore ha rivelato la suamisericordia fìn dai primordi del popolo che si è scelto enel corso della sua storiaquesto popolo si è continuamenteaffidatonelle disgrazie come nella presa di coscienza del suo peccatoal Dio delle misericordie. Tutte le sfumature dell'amore si manifestanonella misericordia del Signore verso i suoi: egli è il loro padrepoiché Israele è suo figlio primogenito egli è anchelo sposo di colei a cui il profeta annuncia un nome nuovo: ruhamah«beneamata»perché a lei sarà usata misericordia. Anche quandoesasperato dall'infedeltà del suo popoloil Signore decide difarla finita con essosono ancora la tenerezza ed il suo amore generosoper il medesimo a fargli superare la collera. È facile alloracomprendere perché i salmistiallorché desiderano cantarele più sublimi lodi del Signoreintonano inni al Dio dell'amoredella tenerezzadella misericordia e della fedeltà.

Da tutto ciò si deduce che la misericordia non appartienesoltanto al concetto di Dioma è qualcosa che caratterizza la vitadi tutto il popolo di Israele e dei suoi singoli figli e figlie: èil contenuto dell'intimità con il loro Signoreil contenuto delloro dialogo con lui. Proprio sotto questo aspettola misericordia vienepresentata nei singoli libri dell'Antico Testamento con una grandericchezza di espressioni. Sarebbe forse difficile cercare in questi libriuna risposta puramente teorica alla domanda che cosa sia la misericordiain se stessa. Nondimenogià la terminologiache in essi èusatapuò dirci moltissimo a tale proposito. L'Antico Testamentoproclama la misericordia del Signore mediante molti termini di significatoaffine; essi sono differenziati nel loro contenuto particolarematendonosi potrebbe direda vari lati ad un unico contenutofondamentaleper esprimere la sua ricchezza trascendentale eal tempostessoper avvicinarla all'uomo sotto aspetti diversi. L'AnticoTestamento incoraggia gli uomini sventuratisoprattutto quelli gravatidal peccato - come anche tutto Israeleche aveva aderito all'alleanza conDio - a far appello alla misericordiae concede loro di contare su diessa: la ricorda nei tempi di caduta e di sfiducia. In seguitoesso rendegrazie e gloria per la misericordiaogni volta che si sia manifestata ecompiuta sia nella vita del popolosia in quella del singolo individuo.

In tal modola misericordia vienein certo sensocontrapposta allagiustizia divina e si rivelain molti casinon solo più potentedi essama anche più profonda. Già l'Antico Testamentoinsegna chesebbene la giustizia sia autentica virtù nell'uomoein Dio significhi la perfezione trascendentetuttavia l'amore è «piùgrande» di essa: è più grande nel senso che èprimario e fondamentale. L'amoreper cosi direcondiziona la giustiziaein definitivala giustizia serve la carità. Il primato e lasuperiorità dell'amore nei riguardi della giustizia (ciò ècaratteristico di tutta la rivelazione) si manifestano proprio attraversola misericordia. Ciò sembrò tanto chiaro ai salmisti ed aiprofeti che il termine stesso di giustizia fini per significare lasalvezza realizzata dal Signore e la sua misericordia. La misericordiadifferisce dalla giustiziaperò non contrasta con essaseammettiamo nella storia dell'uomo - come fa appunto l'Antico Testamento -la presenza di Dioil quale già come creatore si è legatocon un particolare amore alla sua creatura. L'amoreper naturaescludel'odio e il desiderio del male nei riguardi di colui al quale una volta hadato in dono se stesso: Nihil odisti eorum quae fecisti«nulla tudisprezzi di quanto hai creato». Queste parole indicano il fondamentoprofondo del rapporto tra la giustizia e la misericordia in Dionelle suerelazioni con l'uomo e con il mondo. Esse dicono che dobbiamo cercare leradici vivificanti e le ragioni intime di questo rapporto risalendo al «principio»nel mistero stesso della creazione. E già nel contesto dell'anticaAlleanza esse preannunciano la piena rivelazione di Dioche «èamore».

Col mistero della creazione è connesso il mistero della elezioneche ha in modo speciale plasmato la storia del popolo il cui padrespirituale è Abramo in virtù della sua fede. Tuttaviapermezzo di questo popolo che cammina lungo la storia sia dell'antica chedella nuova Alleanzaquel mistero di elezione si riferisce ad ogni uomoa tutta la grande famiglia umana: «Ti ho amato di amore eternoperquesto ti conservo ancora pietà». «Anche se i montivacillassero...non si allontanerebbe da te il mio affettonévacillerebbe la mia alleanza di pace». Questa veritàproclamata un tempo ad Israeleporta in sé la prospettivadell'intera storia dell'uomo: prospettiva che è insieme temporaleed escatologica. Cristo rivela il Padre nella stessa prospettiva e su unterreno già preparatocome dimostrano ampie pagine degli scrittidell'Antico Testamento. Al termine di tale rivelazionealla vigilia dellasua morteegli dice all'apostolo Filippo le memorabili parole: «Datanto tempo sono con voie tu non mi hai conosciuto...? Chi ha visto meha visto il Padre».

CAPITOLO IV

LA PARABOLA DEL FIGLIOL PRODIGO

5. Analogia

Già alle soglie del Nuovo Testamento risuona nel Vangelo di sanLuca una singolare corrispondenza tra due voci sulla misericordia divinain cui echeggia intensamente tutta la tradizione veterotestamentaria. Quitrovano espressione quei contenuti semanticilegati alla terminologiadifferenziata dei libri antichi. Ecco Maria cheentrata nella casa diZaccariamagnifica il Signore con tutta l'anima «per la suamisericordia»di cui «di generazione in generazione»divengono partecipi gli uomini che vivono nel timore di Dio. Poco dopocommemorando l'elezione di Israeleella proclama la misericordiadellaquale «si ricorda» da sempre colui che l'ha scelta.Successivamentealla nascita di Giovanni Battistanella stessa casasuopadre Zaccariabenedicendo il Dio di Israeleglorifica la misericordiache egli «ha concesso. . . ai nostri padri e si è ricordatodella sua santa alleanza».

Nell'insegnamento di Cristo stesso questa immagineereditatadall'Antico Testamentosi semplifica ed insieme si approfondisce. Ciòè forse più evidente nella parabola del figliol prodigoincui l'essenza della misericordia divinabenché la parola «misericordia»non vi ricorraviene espressa tuttavia in modo particolarmente limpido. Aciò contribuisce non tanto la terminologiacome nei libriveterotestamentarima l'analogia che consente di comprendere piùpienamente il mistero stesso della misericordiaquale dramma profondo chesi svolge tra l'amore del padre e la prodigalità e il peccato delfiglio. Quel figlioche riceve dal padre h porzione di patrimonio che glispetta e lascia la casa per sperperarla in un paese lontano«vivendoda dissoluto»è in certo senso l'uomo di tutti i tempicominciando da colui che per primo perdette l'eredità della graziae della giustizia originaria. L'analogia è a questo punto moltoampia. La parabola tocca indirettamente ogni rottura dell'alleanzad'amoreogni perdita della graziaogni peccato. In questa analogia èmessa meno in rilievo l'infedeltà di tutto il popolo di Israelerispetto a quanto avveniva nella tradizione profeticasebbene aquell'infedeltà si possa anche estendere l'analogia del figliolprodigo. Quel figlio«quando ebbe speso tutto...cominciò atrovarsi nel bisogno»tanto più che venne una grande carestia«in quel paese» in cui si era recato dopo aver lasciato la casapaterna. E in questa situazione «avrebbe voluto saziarsi» conqualunque cosamagari anche «con le carrube che mangiavano i porci»da lui pascolati per conto di «uno degli abitanti di quella regione».Ma perfino questo gli veniva rifiutato.

L'analogia si sposta chiaramente verso l'interno dell'uomo. Ilpatrimonio che quel tale aveva ricevuto dal padre era una risorsa di benimaterialima più importante di questi beni era la sua dignitàdi figlio nella casa paterna. La situazione in cui si venne a trovare almomento della perdita dei beni materiali doveva renderlo cosciente dellaperdita di questa dignità. Egli non vi aveva pensato primaquandoaveva chiesto al padre di dargli la parte del patrimonio che gli spettavaper andar via. E sembra che non ne sia consapevole neppure adessoquandodice a se stesso: «Quanti salariati in casa di mio padre hanno panein abbondanzaed io qui muoio di fame!». Egli misura se stesso conil metro dei beni che aveva perdutoche non «possiede» piùmentre i salariati in casa di suo padre li «posseggono». Questeparole esprimono soprattutto il suo atteggiamento verso i beni materiali;nondimenosotto la superficie di essesi cela il dramma della dignitàperdutala coscienza della figliolanza sciupata. È allora che egliprende la decisione: «Mi leverò e andrò da mio padre egli dirò: Padreho peccato contro il cielo e contro di te; nonsono degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoigarzoni». Parolequesteche svelano più a fondo il problemaessenziale. Attraverso la complessa situazione materialein cui ilfigliol prodigo era venuto a trovarsi a causa della sua leggerezzaacausa del peccatoera maturato il senso della dignità perduta.Quando egli decide di ritornare alla casa paternadi chiedere al padre diessere accolto - non già in virtù del diritto di figliomain condizione di mercenario -sembra esteriormente agire a motivo dellafame e della miseria in cui è caduto; questo motivo è peròpermeato dalla coscienza di una perdita più profonda: essere ungarzone nella casa del proprio padre è certamente una grandeumiliazione e vergogna. Nondimenoil figliol prodigo è pronto adaffrontare tale umiliazione e vergogna. Egli si rende conto che non ha piùalcun dirittose non quello di essere mercenario nella casa del padre. Lasua decisione è presa in piena coscienza di ciò che hameritato e di ciò a cui può ancora aver diritto secondo lenorme della giustizia. Proprio questo ragionamento dimostra cheal centrodella coscienza del figliol prodigoemerge il senso della dignitàperdutadi quella dignità che scaturisce dal rapporto del figliocol padre. Ed è con tale decisione che egli si mette per strada.

Nella parabola del figliol prodigo non è usato neanche una solavolta il termine «giustizia»cosi comenel testo originalenon è usato quello di «misericordia»; tuttaviailrapporto della giustizia con l 'amore che si manifesta come misericordiaviene con grande precisione inscritto nel contenuto della parabolaevangelica. Diviene più palese che l'amore si trasforma inmisericordia quando occorre oltrepassare la precisa norma della giustizia:precisa e spesso troppo stretta. Il figliol prodigoconsumate le sostanzericevute dal padremerita - dopo il ritorno - di guadagnarsi da viverelavorando nella casa paterna come mercenarioed eventualmentea poco apocodi conseguire una certa provvista di beni materialiforse peròmai più nella quantità in cui li aveva sperperati. Talesarebbe l'esigenza dell'ordine di giustiziatanto più che quelfiglio non soltanto aveva dissipato la parte del patrimonio spettanteglima inoltre aveva toccato sul vivo ed offeso il padre con la sua condotta.Questainfattiche a suo giudizio l'aveva privato della dignitàfilialenon doveva essere indifferente al padre. Doveva farlo soffrire.Doveva anchein qualche modocoinvolgerlo. Eppure si trattavain fìndei contidel proprio figlioe tale rapporto non poteva essere néalienato né distrutto da nessun comportamento. Il figliol prodigone è consapevoleed è appunto tale consapevolezza amostrargli chiaramente la dignità perduta ed a fargli valutarerettamente il posto che ancora poteva spettargli nella casa del padre.

6. Particolare concentrazione sulla dignità umana.

Questa precisa immagine dello stato d 'animo del figliol prodigo cipermette di comprendere con esattezza in che cosa consista la misericordiadivina. Non vi è alcun dubbio che in quella semplice ma penetranteanalogiala figura del genitore ci svela Dio come Padre. Il comportamentodel padre della parabola e tutto il suo modo di agireche manifestano ilsuo atteggiamento interioreci consentono di ritrovare i singoli filidella visione vetero-testamentaria della misericordia in una sintesitotalmente nuovapiena di semplicità e di profondità. Ilpadre del figliol prodigo è fedele alla sua paternitàfedele a quell'amore che da sempre elargiva al proprio figlio. Tale fedeltàsi esprime nella parabola non soltanto con la prontezza immediatanell'accoglierlo in casaquando ritorna dopo aver sperperato ilpatrimonio: essa si esprime ancor più pienamente con quella gioiacon quella festosità cosi generosa nei confronti del dissipatoredopo il ritornoche è tale da suscitare l'opposizione e l'invidiadel fratello maggioreil quale non si era mai allontanato dal padre e nonne aveva abbandonato la casa.

La fedeltà a se stesso da parte del padre - un tratto giànoto dal termine vetero-testamentario «.hesed» - viene al tempostesso espressa in modo particolarmente carico di affetto. Leggiamoinfatti chequando il padre vide il figliol prodigo tornare a casa«commossogli corse incontrogli si gettò al collo e lo baciò».Egli agisce certamente sotto l'influsso di un profondo affettoe cosìpuò essere spiegata anche la sua generosità verso il figlioquella generosità che tanto indigna il fratello maggiore. Tuttaviale cause di quella commozione vanno ricercate più in profondità.Eccoil padre è consapevole che è stato salvato un benefondamentale: il bene dell'umanità del suo figlio. Sebbene questiabbia sperperato il patrimonioè però salva la sua umanità.Anziessa è stata in qualche modo ritrovata. Lo dicono le paroleche il padre rivolge al figlio maggiore: «Bisognava far festa erallegrarsiperché questo tuo fratello era morto ed ètornato in vitaera perduto ed è stato ritrovato». Nellostesso capitolo XV del Vangelo secondo Lucaleggiamo la parabola dellapecora ritrovatae successivamente la parabola della dramma ritrovata.Ogni volta vi è posta in rilievo la medesima gioia presente nelcaso del figliol prodigo. La fedeltà del padre a se stesso ètotalmente incentrata sull'umanità del figlio perdutosulla suadignità. Così si spiega soprattutto la gioiosa commozione almomento del suo ritorno a casa.

Proseguendosi può dunque dire che l'amore verso il figlioL'amore che scaturisce dall'essenza stessa della paternitàobbligain un certo senso il padre ad aver sollecitudine della dignità delfiglio. Questa sollecitudine costituisce la misura del suo amoreL'amoredi cui scriverà poi san Paolo: «La carità èpazienteè benigna la carità...non cerca il suointeressenon si adiranon tiene conto del male ricevuto...si compiacedella verità...tutto speratutto sopporta» e «non avràmai fine». La misericordia - come l'ha presentata Cristo nellaparabola del figliol prodigo - ha la forma interiore dell'amore che nelNuovo Testamento è chiamato «agápe». Tale amore ècapace di chinarsi su ogni figlio prodigosu ogni miseria umana esoprattuttosu ogni miseria moralesul peccato. Quando ciòavvienecolui che è oggetto della misericordia non si senteumiliatoma come ritrovato e «rivalutato». Il padre glimanifesta innanzitutto la gioia che sia stato «ritrovato» e chesia «tornato in vita». Tale gioia indica un bene inviolato: unfiglioanche se prodigonon cessa di esser figlio reale di suo padre;essa indica inoltre un bene ritrovatoche nel caso del figliol prodigo fuil ritorno alla verità su se stesso.

Ciò che si è verificato nel rapporto del padre col figlionella parabola di Cristo non si può valutare «dall'esterno».I nostri pregiudizi sul tema della misericordia sono per lo più Ilrisultato di una valutazione soltanto esteriore. Alle volteseguendo untale modo di valutareaccade che avvertiamo nella misericordiasoprattutto un rapporto di diseguaglianza tra colui che la offre e coluiche la riceve. Edi conseguenzasiamo pronti a dedurre che lamisericordia diffama colui che la riceveche offende la dignitàdell'uomo. La parabola del figliol prodigo dimostra che la realtà èdiversa: la relazione di misericordia si fonda sulla comune esperienza diquel bene che è l'uomosulla comune esperienza della dignitàche gli è propria. Questa comune esperienza fa sì che ilfigliol prodigo cominci a vedere se stesso e le sue azioni in tutta verità(tale visione nella verità è un'autentica umiltà); eper il padreproprio per questo motivoegli diviene un bene particolare:il padre vede con così limpida chiarezza il bene che si ècompiutograzie ad una misteriosa irradiazione della verità edell'amoreche sembra dimenticare tutto il male che il figlio avevacommesso.

La parabola del figliol prodigo esprime in modo semplicema profondola realtà della conversione. Questa è la più concretaespressione dell'opera dell'amore e della presenza della misericordia nelmondo umano. Il significato vero e proprio della misericordia non consistesoltanto nello sguardofosse pure il più penetrante ecompassionevolerivolto verso il male moralefisico o materiale: lamisericordia si manifesta nel suo aspetto vero e proprio quando rivalutapromuove e trae il bene da tutte le forme di male esistenti nel mondo enell'uomo. Così intesaessa costituisce il contenuto fondamentaledel messaggio messianico di Cristo e la forza costitutiva della suamissione. Allo stesso modo intendevano e praticavano la misericordia isuoi discepoli e seguaci. Essa non cessò mai di rivelarsinei lorocuori e nelle loro azionicome una verifica particolarmente creatricedell'amore che non si lascia «vincere dal male»ma si vince «conil bene il male». Occorre che il volto genuino della misericordia siasempre nuovamente svelato. Nonostante molteplici pregiudiziessa appareparticolarmente necessaria ai nostri tempi.

CAPITOLO V

IL MISTERO PASQUALE

7. Misericordia rivelata nella croce e nella resurrezione

Il messaggio messianico di Cristo e la sua attività fra gliuomini terminano con la croce e la risurrezione. Dobbiamo penetrareprofondamente in questo evento finale chespecialmente nel linguaggioconciliareviene definito mistero pasqualese vogliamo esprimere sino infondo la verità sulla misericordiacosì come essa èstata sino in fondo rivelata nella storia della nostra salvezza. A questopunto delle nostre considerazionioccorrerà avvicinarci ancora dipiù al contenuto dell'enciclica Redemptor hominis. Se infatti larealtà della redenzionenella sua dimensione umanasvela lagrandezza inaudita dell'uomoche meritò di avere un cosìgrande Redentoreal tempo stesso la dimensione divina della redenzione ciconsentedireinel modo più empirico e «storico»disvelare la profondità di quell'amore che non indietreggia davantiallo straordinario sacrificio del Figlioper appagare la fedeltàdel Creatore e Padre nei riguardi degli uomini creati a sua immagine e fìndal «principio» sceltiin questo Figlioper la grazia e per lagloria.

Gli eventi del Venerdì santo eprima ancorala preghiera nelGetsemani introduconoin tutto il corso della rivelazione dell'amore edella misericordianella missione messianica di Cristoun cambiamentofondamentale. Colui che «passò beneficando e risanando» e«curando ogni malattia e infermità» sembra ora eglistesso meritare la più grande misericordia e richiamarsi allamisericordiaquando viene arrestatooltraggiatocondannatoflagellatocoronato di spinequando viene inchiodato alla croce e spira fra tormentistrazianti. È allora che merita particolarmente la misericordiadagli uomini che ha beneficatoe non la riceve. Perfino coloro che glisono più vicini non sanno proteggerlo e strapparlo dalle mani deglioppressori. In questa tappa finale della missione messianica si adempionoin Cristo le parole dei profeti e soprattutto di Isaiapronunciateriguardo al Servo di Jahvè: «Per le sue piaghe noi siamo statiguariti».

Cristocome uomo che soffre realmente e in modo terribile nell'ortodegli ulivi e sul Calvariosi rivolge al Padrea quel Padre il cui amoreegli ha predicato agli uominila cui misericordia ha testimoniato contutto il suo agire. Ma non gli viene risparmiata - proprio a lui - latremenda sofferenza della morte in croce: «Colui che non avevaconosciuto peccatoDio lo trattò da peccato in nostro favore»scriverà san Paoloriassumendo in poche parole tutta la profonditàdel mistero della croce ed insieme la dimensione divina della realtàdella redenzione. Proprio questa redenzione è l'ultima e definitivarivelazione della santità di Dioche è la pienezza assolutadella perfezione: pienezza della giustizia e dell'amorepoiché lagiustizia si fonda sull'amoreda esso promana e ad esso tende. Nellapassione e morte di Cristo - nel fatto che il Padre non risparmiòil suo Figlioma «lo trattò da peccato in nostro favore»- si esprime la giustizia assolutaperché Cristo subisce lapassione e la croce a causa dei peccati dell'umanità. Ciò èaddirittura una «sovrabbondanza» della giustiziaperchéi peccati dell'uomo vengono «compensati» dal sacrificiodell'Uomo-Dio. Tuttaviatale giustiziache è propriamentegiustizia «su misura» di Dionasce tutta dall'amore: dall'amoredel Padre e del Figlioe fruttifica tutta nell'amore. Proprio per questola giustizia divina rivelata nella croce di Cristo è «sumisura» di Dioperché nasce dall'amore e nell'amore sicompiegenerando frutti di salvezza. La dimensione divina dellaredenzione non si attua soltanto nel far giustizia del peccatoma nelrestituire all'amore quella forza creativa nell'uomograzie alla qualeegli ha nuovamente accesso alla pienezza di vita e di santità cheproviene da Dio. In tal modola redenzione porta in sé larivelazione della misericordia nella sua pienezza.

Il mistero pasquale è il vertice di questa rivelazione edattuazione della misericordiache è capace di giustificare l'uomodi ristabilire la giustizia nel senso di quell'ordine salvifico che Diodal principio aveva voluto nell'uomo emediante l'uomonel mondo. Cristosofferente parla in modo particolare all'uomoe non soltanto al credente.Anche l'uomo non credente saprà scoprire in lui l'eloquenza dellasolidarietà con la sorte umanacome pure l'armoniosa pienezza diuna disinteressata dedizione alla causa dell'uomoalla verità eall'amore. La dimensione divina del mistero pasquale giungetuttaviaancor più in profondità. La croce collocata sul Calvariosucui Cristo svolge il suo ultimo dialogo col Padreemerge dal nucleostesso di quell'amore di cui l'uomocreato ad immagine e somiglianza diDioè stato ratificato secondo l'eterno disegno divino. DioqualeCristo ha rivelatonon rimane soltanto in stretto collegamento col mondocome creatore e ultima fonte dell'esistenza. Egli è anche Padre:con l'uomoda lui chiamato all'esistenza nel mondo visibileèunito da un vincolo ancor più profondo di quello creativo. Èl'amore che non soltanto crea il benema fa partecipare alla vita stessadi Dio: PadreFiglio e Spirito Santo. Infatticolui che ama desideradonare se stesso. La croce di Cristo sul Calvario sorge sulla via di quelmeraviglioso scambiodi quel mirabile comunicarsi di Dio all'uomoin cuiè al tempo stesso contenuta la chiamata rivolta all'uomoaffinchédonando se stesso a Dio e con sé tutto il mondo visibilepartecipialla vita divina- e affinché come figlio adottivo divengapartecipe della verità e dell'amore che è in Dio e cheproviene da Dio. Proprio sulla via dell'eterna elezione dell'uomo alladignità di figlio adottivo di Diosorge nella storia la croce diCristoFiglio unigenitochecome «luce da luceDio vero da Diovero» (Credo)è venuto a dare l'ultima testimonianza dellamirabile alleanza di Dio con l'umanitàdi Dio con l'uomo - conogni uomo. Questa alleanzaantica come l'uomo - risale al mistero stessodella creazione - e ristabilita poi più volte con un unico popoloelettoè ugualmente l'alleanza nuova e definitivastabilita làsul Calvarioe non limitata ad un unico popoload Israelema aperta atutti e a ciascuno.

Che cosa dunque ci dice la croce di Cristoche èin un certosensol'ultima parola del suo messaggio e della sua missione messianica?- Eppurequesta non è ancora l'ultima parola del Diodell'alleanza: essa sarà pronunciata in quell'albaquando prima ledonne e poi gli apostolivenuti al sepolcro di Cristo crocifissovedranno la tomba vuota e sentiranno per la prima volta l'annuncio: «Èrisorto». Essi lo ripeteranno agli altri e saranno testimoni delCristo risorto. Tuttaviaanche in questa glorificazione del Figlio di Diocontinua ad esser presente la crocela quale - attraverso tutta latestimonianza messianica dell'Uomo-Figlioche su di essa ha subito lamorte - parla e non cessa mai di parlare di Dio-Padreche èassolutamente fedele al suo eterno amore verso l'uomopoiché «hatanto amato il mondo - quindi l'uomo nel mondo - da dare il suo Figliounigenitoperché chiunque crede in lui non muoiama abbia la vitaeterna». Credere nel Figlio crocifisso significa «vedere ilPadre»significa credere che l'amore è presente nel mondo eche questo amore è più potente di ogni genere di male in cuil'uomoL'umanitàil mondo sono coinvolti. Credere in tale amoresignifica credere nella misericordia. Questa infatti è ladimensione indispensabile dell'amoreè come il suo secondo nome eal tempo stessoè il modo specifico della sua rivelazione edattuazione nei confronti della realtà del male che è nelmondoche tocca e assedia l'uomoche si insinua anche nel suo cuore e puòfarlo «perire nella Geenna».

8. Amore più potente della mortepiù potente delpeccato

La croce di Cristo sul Calvario è anche testimonianza della forzadel male verso lo stesso Figlio di Dioverso colui cheunico fra tutti ifigli degli uominiera per sua natura assolutamente innocente e liberodal peccatoe la cui venuta nel mondo fu esente dalla disobbedienza diAdamo e dall'eredità del peccato originale. Ed eccoproprio inluiin Cristoviene fatta giustizia del peccato a prezzo del suosacrificiodella sua obbedienza «fino alla morte». Colui cheera senza peccato«Dio lo trattò da peccato in nostro favore».Viene anche fatta giustizia della morte chedagli inizi della storiadell'uomosi era alleata col peccato. Questo far giustizia della morteavviene a prezzo della morte di colui che era senza peccato e che unicopoteva - mediante la propria morte - infliggere morte alla morte. In talmodo la croce di Cristosulla quale il Figlio consostanziale al Padrerende piena giustizia a Dioè anche una rivelazione radicale dellamisericordiaossia dell'amore che va contro a ciò che costituiscela radice stessa del male nella storia dell'uomo: contro al peccato e allamorte. La croce è il più profondo chinarsi della Divinitàsull'uomo e su ciò che l'uomo - specialmente nei momenti difficilie dolorosi - chiama il suo infelice destino. La croce è come untocco dell'eterno amore sulle ferite più dolorose dell'esistenzaterrena dell'uomoè il compimento sino alla fine del programmamessianicoche Cristo formulò una volta nella sinagoga di Nazarete ripeté poi dinanzi agli inviati di Giovanni Battista. Secondo leparole scritte già nella profezia di Isaiatale programmaconsisteva nella rivelazione dell'amore misericordioso verso i poveriisofferenti e i prigionieriverso i non vedentigli oppressi e ipeccatori. Nel mistero pasquale viene oltrepassato il limite delmolteplice male di cui l'uomo diventa partecipe nell'esistenza terrena: lacroce di Cristo infatti ci fa comprendere le più profonde radicidel male che affondano nel peccato e nella mortee cosi diventa un segnoescatologico. Soltanto nel compimento escatologico e nel definitivorinnovamento del mondol'amore in tutti gli eletti vincerà lesorgenti più profonde del maleportando quale frutto pienamentematuro il Regno della vita e della santità e dell'immortalitàgloriosa. Il fondamento di tale compimento escatologico è giàracchiuso nella croce di Cristo e nella sua morte. Il fatto che Cristo «èrisuscitato il terzo giorno» costituisce il segno finale dellamissione messianicasegno che corona l'intera rivelazione dell'amoremisericordioso nel mondo soggetto al male. Ciò costituisce al tempostesso il segno che preannuncia «un nuovo cielo e una nuova terra»quando Dio «tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci saràpiù la mortené luttoné lamentonéaffannoperché le cose di prima sono passate».

Nel compimento escatologico la misericordia si rivelerà comeamorementre nella temporaneitànella storia umanache èinsieme storia di peccato e di mortel'amore deve rivelarsi soprattuttocome misericordia ed anche attuarsi come tale. Il programma messianico diCristo - programma di misericordia - diviene il programma del suo popoloil programma della Chiesa. Al centro di questo sta sempre la crocepoichéin essa la rivelazione dell'amore misericordioso raggiunge il suo culmine.Fino a che «le cose di prima» non passerannola croce rimarràquel «luogo» al quale potrebbero riferirsi ancora altre paroledell'Apocalisse di Giovanni: «Eccosto alla porta e busso. Sequalcuno ascolta la mia voce e mi apre la portaio verrò da luicenerò con lui ed egli con me. In modo particolareDio rivelaanche la sua misericordia quando sollecita l'uomo alla «misericordia»verso il suo proprio Figlioverso il crocifisso. Cristoappunto comecrocifissoè il Verbo che non passaè colui che sta allaporta e bussa al cuore di ogni uomosenza coartarne la libertàmacercando di trarre da questa stessa libertà l'amoreche ènon soltanto atto di solidarietà con il sofferente Figliodell'uomoma anche in certo modo «misericordia» manifestata daognuno di noi al Figlio dell'eterno Padre. In tutto questo programmamessianico di Cristoin tutta la rivelazione della misericordia mediantela crocepotrebbe forse essere maggiormente rispettata ed elevata ladignità dell'uomodato che eglitrovando misericordiaèanchein un certo sensocolui che contemporaneamente «manifesta lamisericordia»?

In definitivaCristo non prende forse tale posizione nei riguardidell'uomo quando dice: «Ogni volta che avete fatto queste cose a unosolo di questi...l'avete fatto a me»? Le parole del discorso dellamontagna: «Beati i misericordiosiperché troverannomisericordia»non costituiscono in un certo senso una sintesi ditutta la Buona Novelladi tutto il «mirabile scambio»(admirabile commercium) ivi racchiusoche è una legge sempliceforte ed insieme «dolce» dell'economia stessa della salvezza?Queste parole del discorso della montagnafacendo vedere nel punto dipartenza le possibilità del «cuore umano» («esseremisericordiosi»)non rivelano forse secondo la medesima prospettivail profondo mistero di Dio: quella inscrutabile unità del Padredel Figlio e dello Spirito Santoin cui l'amorecontenendo la giustiziadà l'avvio alla misericordiache a sua volta rivela la perfezionedella giustizia?

Il mistero pasquale è Cristo al vertice della rivelazionedell'inscrutabile mistero di Dio. Proprio allora si adempiono sino infondo le parole pronunciate nel cenacolo: «Chi ha visto meha vistoil Padre». Infatti Cristoche il Padre «non ha risparmiato»in favore dell'uomo -e che nella sua passione e nel supplizio della crocenon ha trovato misericordia umananella sua risurrezione ha rivelato lapienezza di quell'amore che il Padre nutre verso di lui ein luiversotutti gli uomini. «Non è un Dio dei mortima dei viventi».Nella sua risurrezione Cristo ha rivelato il Dio dell'amoremisericordiosoproprio perché ha accettato la croce come via allarisurrezione. Ed è per questo che - quando ricordiamo la croce diCristola sua passione e morte - la nostra fede e la nostra speranzas'incentrano sul Risorto: su quel Cristo che «la sera di quellostesso giornoil primo dopo il sabato... si fermò in mezzo a loro»nel cenacolo «dove si trovavano i discepoli...alitò su diloro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccatisaranno rimessie a chi non li rimettereteresteranno non rimessi».Ecco il Figlio di Dioche nella sua risurrezione ha sperimentato in modoradicale su di sé la misericordiacioè l'amore del Padreche è più potente della morte. Ed è anche lo stessoCristoFiglio di Dioche al termine - e in certo senso già oltreil termine - della sua missione messianicarivela se stesso come fonteinesauribile della misericordiadel medesimo amore chenella prospettivaulteriore della storia della salvezza nella Chiesadeve perennementeconfermarsi più potente del peccato. Il Cristo pasquale èl'incarnazione definitiva della misericordiail suo segno vivente:storicosalvifìco ed insieme escatologico. Nel medesimo spiritolaliturgia del tempo pasquale pone sulle nostre labbra le parole del Salmo:Canterò in eterno le misericordie del Signore.

9. La Madre della misericordia

In queste parole pasquali della Chiesa risuonanonella pienezza delloro contenuto profeticoquelle già pronunciate da Maria durantela visita fatta a Elisabettamoglie di Zaccaria: «Di generazione ingenerazione la sua misericordia». Essegià dal momentodell'incarnazioneaprono una nuova prospettiva della storia dellasalvezza. Dopo la risurrezione di Cristo questa prospettiva è nuovasul piano storico eal tempo stessolo è sul piano escatologico.Da allora si susseguono sempre nuove generazioni di uomini nell'immensafamiglia umanain dimensioni sempre crescenti; si susseguono anche nuovegenerazioni del Popolo di Diosegnate dallo stigma della croce e dellarisurrezionee «sigillate» con il segno del mistero pasquale diCristorivelazione assoluta di quella misericordia che Maria proclamòsulla soglia di casa della sua parente: «M generazione in generazionela sua misericordia».

Maria è anche colei chein modo particolare ed eccezionale -come nessun altro -ha sperimentato la misericordia e al tempo stessosempre in modo eccezionaleha reso possibile col sacrificio del cuore lapropria partecipazione alla rivelazione della misericordia divina. Talesacrificio è strettamente legato alla croce del Figlioai piedidella quale ella doveva trovarsi sul Calvario. Questo suo sacrificio èuna singolare partecipazione al rivelarsi della misericordiacioèalla fedeltà assoluta di Dio al proprio amoreall'alleanza cheegli ha voluto fin dall'eternità ed ha concluso nel tempo conl'uomocon il popolocon l'umanità; è la partecipazione aquella rivelazione che si è definitivamente compiuta attraverso lacroce. Nessuno ha sperimentatoal pari della Madre del Crocifissoilmistero della crocelo sconvolgente incontro della trascendente giustiziadivina con l'amore: quel «bacio» dato dalla misericordia allagiustizia. Nessuno al pari di leiMariaha accolto col cuore quelmistero: quella dimensione veramente divina della redenzione che ebbeattuazione sul Calvario mediante la morte del Figlioinsieme alsacrificio del suo cuore di madreinsieme al suo definitivo «fiat».

Maria quindi è colei che conosce più a fondo il misterodella misericordia divina. Ne sa il prezzoe sa quanto esso sia grande.In questo senso la chiamano anche Madre della misericordia: Madonna dellamisericordia o Madre della divina misericordia; in ciascuno di questititoli c'è un profondo significato teologicoperché essiesprimono la particolare preparazione della sua animadi tutta la suapersonalitànel saper vedereattraverso i complessi avvenimentidi Israele primae di ogni uomo e dell'umanità intera poiquellamisericordia di cui «di generazione in generazione» si divienepartecipi secondo l'eterno disegno della SS. Trinità.

I suddetti titoli che attribuiamo alla Madre di Dio parlano peròsoprattutto di lei come della Madre del Crocifisso e del Risorto; come dicolei cheavendo sperimentato la misericordia in modo eccezionale«merita»in egual modo tale misericordia lungo l'intera sua vita terrena eparticolarmenteai piedi della croce del Figlio; ed infìnecomedi colei cheattraverso la partecipazione nascosta e al tempo stessoincomparabile alla missione messianica del suo Figlioè statachiamata in modo speciale ad avvicinare agli uomini quell'amore che egliera venuto a rivelare: amore che trova la più concreta espressionenei riguardi di coloro che soffronodei poveridi coloro che son prividella propria libertàdei non vedentidegli oppressi e deipeccatoricosi come ne parlò Cristo secondo la profezia di Isaiaprima nella sinagoga di Nazaret e poi in risposta alla richiesta degliinviati di Giovanni Battista.

Appunto a questo amore «misericordioso»che viene manifestatosoprattutto a contatto con il male morale e fisicopartecipava in modosingolare ed eccezionale il cuore di colei che fu Madre del Crocifisso edel Risortopartecipava Maria. Ed in lei e per mezzo di leiesso noncessa di rivelarsi nella storia della Chiesa e dell'umanità. Talerivelazione è specialmente fruttuosaperché si fondanellaMadre di Diosul singolare tatto del suo cuore maternosulla suaparticolare sensibilitàsulla sua particolare idoneità araggiungere tutti coloro che accettano più facilmente l'amoremisericordioso da parte di una madre. Questo è uno dei grandi evivificanti misteri del cristianesimotanto strettamente connesso con ilmistero dell'incarnazione.

«Questa maternità di Maria nell'economia della grazia - comesi esprime il Concilio Vaticano II - perdura senza soste dal momento delconsenso fedelmente prestato nell'annunciazione e mantenuto senzaesitazioni sotto la crocefino al perpetuo coronamento di tutti glieletti. Difattiassunta in cielo non ha deposto questa funzione disalvezzama con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci legrazie della salute eterna. Con la sua materna carità si prendecura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo apericoli e affannifino a che non siano condotti nella patria beata».

CAPITOLO VI

MISERICORDIA ..... DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE

10. Immagine della nostra generazione

Abbiamo ogni diritto di credere che anche la nostra generazione èstata compresa nelle parole della Madre di Dioquando glorificava quellamisericordia di cui «di generazione in generazione» sonopartecipi coloro che si lasciano guidare dal timore di Dio. Le parole delMagnificat mariano hanno un contenuto profetico che riguarda non soltantoil passato di Israelema anche l'intero avvenire del Popolo di Dio sullaterra. Siamo infattinoi tutti che viviamo al presente sulla terralagenerazione che è consapevole dell'approssimarsi del terzoMillennio e che sente profondamente la svolta che si sta verifìcandonella storia.

La presente generazione avverte di essere privilegiataperché ilprogresso le offre molte possibilitàappena qualche decennio fainsospettate. L'attività creatrice dell'uomola sua intelligenza eil suo lavorohanno causato profondi cambiamenti sia nel campo dellascienza e della tecnicacome nella vita sociale e culturale. L'uomo haesteso il suo potere sulla natura ed ha acquistato una conoscenza piùapprofondita delle leggi del proprio comportamento sociale. Egli ha vistocrollare o restringersi gli ostacoli e le distanze che separano uomini enazionigrazie ad un accresciuto senso universalisticoad una piùchiara coscienza dell'unità del genere umano e all'accettazionedella reciproca dipendenza in un'autentica solidarietàe grazieinfìne al desiderio - e alla possibilità - di venire acontatto con i propri fratelli e sorelle al di là delle divisioniartificialmente create dalla geografia o dalle frontiere nazionali orazziali. I giovani d'oggi soprattutto sanno che il progresso dellascienza e della tecnica può procurare non solo nuovi benimaterialima anche una più vasta partecipazione alla reciprocaconoscenza. Ad esempiolo sviluppo dell'informatica moltiplicheràle capacità creatrici dell'uomo e gli permetterà di accederealle ricchezze intellettuali e culturali degli altri popoli. Le nuovetecniche di comunicazione favoriranno una maggiore partecipazione agliavvenimenti e un crescente scambio di idee. Le acquisizioni della scienzabiologicapsicologica o sociale aiuteranno l'uomo a penetrare meglionelle ricchezze del proprio essere. E se è vero che un taleprogresso resta ancora troppo spesso privilegio dei paesiindustrializzatinon si può negare tuttavia che la prospettiva difarne beneficiare tutti i popoli e tutti i paesi non sarà piùa lungo un'utopiaquando vi sia una reale volontà politica aquesto fine.

Ma a fianco di tutto questo - o piuttosto entro a tutto questo -esistono nello stesso tempo difficoltàche si dimostrano anzi inaumento. Esistono inquietudini e impotenzeche costringono ad unarisposta radicale che l'uomo sente di dover dare. Il quadro del mondocontemporaneo presenta anche ombre e squilibri non sempre superficiali. LaCostituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II non ècertamente l'unico documento che tratta della vita della generazionecontemporaneama è un documento di importanza particolare. «Inverità gli squilibridi cui soffre il mondo contemporaneo -leggiamo in essa - si collegano con quel più profondo squilibrioche è radicato nel cuore dell'uomo. È proprio all'internodell'uomo che molti elementi si contrastano a vicenda. Da una parteinfatticome creaturaegli sperimenta in mille modi i suoi limiti;d'altra partesi accorge di essere senza confini nelle sue aspirazioni echiamato ad una vita superiore. Sollecitato da molte attrattiveècostretto sempre a sceglierne qualcuna ed a rinunciare alle altre.Inoltredebole e peccatorenon di rado fa quello che non vorrebbe e nonfa quello che vorrebbe. Per cui soffre in se stesso una divisionedallaquale provengono anche tante e così gravi discordie nella società».Verso la fine dell'esposizione introduttiva leggiamo: «...di frontealla presente evoluzione del mondodiventano sempre più numerosiquelli che si pongono o sentono con nuova acutezza gli interrogativicapitali: che cos'è l'uomo? Qual è il significato deldoloredel maledella morte chemalgrado ogni progressocontinuano asussistere? Che cosa valgono queste conquiste raggiunte a così caroprezzo?». Nell'arco di ormai quindici anni dalla conclusione delConcilio Vaticano IIquel quadro di tensioni e di minacce proprie dellanostra epoca è forse divenuto meno inquietante? Sembra di no. Alcontrariole tensioni e le minacceche nel documento conciliaresembravano soltanto delinearsi e non manifestare sino in fondo tutto ilpericolo che celavano in sénello spazio di questi anni si sonomaggiormente rivelatehanno confermato in modo diverso quel pericolo enon permettono di nutrire le illusioni di un tempo.

11. Fonti di inquietudine

Pertantonel nostro mondo aumenta il senso di minaccia. Aumenta queltimore esistenziale collegato soprattutto - come ho già accennatonell'enciclica Redemptor hominis - con la prospettiva di un conflitto chein considerazione degli odierni arsenali atomicipotrebbe significare laparziale autodistruzione dell'umanità. Tuttaviala minaccia nonconcerne soltanto ciò che gli uomini possono fare agli uominiservendosi dei mezzi della tecnica militare; essa riguarda anche moltialtri pericoli che sono il prodotto di una civiltà materialisticala quale - nonostante dichiarazioni «umanistiche» - accetta ilprimato delle cose sulla persona. L'uomo contemporaneo ha dunque paurachecon l'uso dei mezzi inventati da questo tipo di civiltàisingoli individui ed anche gli ambientile comunitàle societàle nazionipossano rimanere vittima del sopruso di altri individuiambientisocietà. La storia del nostro secolo ne offre esempi inabbondanza. Malgrado tutte le dichiarazioni sui diritti dell'uomo nellasua dimensione integralecioè nella sua esistenza corporea espiritualenon possiamo dire che questi esempi appartengano soltanto alpassato.

L'uomo ha giustamente paura di restar vittima di una oppressione che loprivi della libertà interioredella possibilità diesternare la verità di cui è convintodella fede cheprofessadella facoltà di obbedire alla voce della coscienza chegli indica la retta via da seguire. I mezzi tecnici a disposizione dellaciviltà odierna celanoinfattinon soltanto la possibilitàdi un'autodistruzione per via di un conflitto militarema anche lapossibilità di un soggiogamento «pacifico» degliindividuidegli àmbiti di vitadi società intere e dinazioniche per qualsiasi motivo possono riuscire scomodi per coloro iquali dispongono dei relativi mezzi e sono pronti a servirsene senzascrupolo. Si pensi anche alla torturatuttora esistente nel mondoesercitata sistematicamente dall'autorità come strumento di dominioo di sopraffazione politicae impunemente praticata dai subalterni. Cosidunqueaccanto alla coscienza della minaccia biologicacresce lacoscienza di un'altra minaccia che ancor più distrugge ciòche è essenzialmente umanociò che è intimamentecollegato con la dignità della personacon il suo diritto allaverità e alla libertà.

E tutto ciò si svolge sullo sfondo del gigantesco rimorsocostituito dal fatto cheaccanto agli uomini ed alle societàagiate e sazieviventi nell'abbondanzasoggette al consumismo e algodimentonon mancano nella stessa famiglia umana né gli individuiné i gruppi sociali che soffrono la fame. Non mancano i bambini chemuoiono di fame sotto gli occhi delle loro madri. Non mancano in varieparti del mondoin vari sistemi socioeconomiciintere aree di miseriadi deficienza e di sottosviluppo. Tale fatto è universalmente noto.Lo stato di diseguaglianza tra uomini e popoli non soltanto perduramaaumenta. Avviene tuttora che accanto a coloro che sono agiati e vivononell'abbondanzaesistono quelli che vivono nell'indigenzasoffrono lamiseria e spesso addirittura muoiono di fame; e il loro numero raggiungedecine e centinaia di milioni. È per questo che l'inquietudinemorale è destinata a divenire ancor più profonda.Evidentementeun fondamentale difetto o piuttosto un complesso didifettianzi un meccanismo difettoso sta alla base dell'economiacontemporanea e della civiltà materialisticala quale non consentealla famiglia umana di staccarsidireida situazioni cosi radicalmenteingiuste.

Questa immagine del mondo d'oggiin cui esiste tanto male sia fisicoche moraletale da farne un mondo aggrovigliato in contraddizioni etensioni ein pari tempopieno di minacce dirette contro la libertàumanala coscienza e la religionespiega l'inquietudine a cui vasoggetto l'uomo contemporaneo. Tale inquietudine è avvertita nonsoltanto da coloro che sono svantaggiati od oppressima anche da coloroche fruiscono dei privilegi della ricchezzadel progressodel potere. Esebbene non manchino anche quelli che cercano di scorgere le cause di taleinquietudineoppure di reagire con i mezzi provvisori offerti loro dallatecnicadalla ricchezza o dal poteretuttavia nel più profondodell'animo umano quell'inquietudine supera tutti i mezzi provvisori. Essariguarda - come hanno giustamente rilevato le analisi del ConcilioVaticano II - i problemi fondamentali di tutta l'esistenza umana. Questainquietudine è legata con il senso stesso dell'esistenza dell'uomonel mondoed è inquietudine per l'avvenire dell'uomo e di tuttal'umanità; essa esige risoluzioni decisiveche sembrano ormaiimporsi al genere umano.

12. Basta la giustizia?

Non è difficile constatare che nel mondo contemporaneo il sensodella giustizia si è risvegliato su vasta scala; e senza dubbioesso pone maggiormente in rilievo ciò che contrasta con lagiustizia sia nei rapporti tra gli uominii gruppi sociali o le «classi»sia tra i singoli popoli e stati einfinetra interi sistemi politici edanche tra interi cosiddetti mondi. Questa profonda e multiforme correntealla cui base la coscienza umana contemporanea ha posto la giustiziaattesta il carattere etico delle tensioni e delle lotte che pervadono ilmondo.

La Chiesa condivide con gli uomini del nostro tempo questo profondo eardente desiderio di una vita giusta sotto ogni aspettoe non ometteneppure di sottoporre alla riflessione i vari aspetti di quella giustiziaquale la vita degli uomini e delle società esige. Ne èconferma il campo della dottrina sociale cattolicaampiamente sviluppatanell'arco dell'ultimo secolo. Sulle orme di tale insegnamento procedonosia l'educazione e la formazione delle coscienze umane nello spirito dellagiustiziasia anche le singole iniziativespecie nell'ambitodell'apostolato dei laiciche appunto in tale spirito si vannosviluppando.

Tuttaviasarebbe difficile non avvedersi che molto spesso i programmiche prendono avvio dall'idea di giustizia e che debbono servire alla suaattuazione nella convivenza degli uominidei gruppi e delle societàumanein pratica subiscono deformazioni. Benché essi continuino arichiamarsi alla medesima idea di giustiziatuttavia l'esperienzadimostra che sulla giustizia hanno preso il sopravvento altre forzenegativequali il rancorel'odio e perfino la crudeltà. In talcasola brama di annientare il nemicodi limitare la sua libertào addirittura di imporgli una dipendenza totalediventa il motivofondamentale dell'azione; e ciò contrasta con l'essenza dellagiustizia cheper sua naturatende a stabilire l'eguaglianza el'equiparazione tra le parti in conflitto. Questa specie di abusodell'idea di giustizia e la pratica alterazione di essa attestano quantol'azione umana possa allontanarsi dalla giustizia stessapur se vengaintrapresa nel suo nome. Non invano Cristo contestava ai suoi ascoltatorifedeli alla dottrina dell'Antico Testamentol'atteggiamento che simanifestava nelle parole: «Occhio per occhio e dente per dente».Questa era la forma di alterazione della giustizia in quel tempo; e leforme di oggi continuano a modellarsi su di essa. È ovvio infattiche in nome di una presunta giustizia (ad esempio storica o di classe)talvolta si annienta il prossimolo si uccidesi priva della libertàsi spoglia degli elementari diritti umani. L'esperienza del passato e delnostro tempo dimostra che la giustizia da sola non basta e cheanzipuòcondurre alla negazione e all'annientamento di se stessase non siconsente a quella forza più profondache è l'amorediplasmare la vita umana nelle sue varie dimensioni. È stata appuntol'esperienza storica chefra l'altroha portato a formularel'asserzione: sommo dirittosomma ingiustizia (summum iussummainiuria). Tale affermazione non svaluta la giustizia e non attenua ilsignificato dell'ordine che su di essa si instaura; ma indica solamentesotto altro aspettola necessità di attingere alle forze dellospiritoancor più profondeche condizionano l'ordine stesso dellagiustizia.

Avendo davanti agli occhi l'immagine della generazione a cuiapparteniamola Chiesa condivide l'inquietudine di tanti uominicontemporanei. D'altrondedeve anche preoccupare il declino di moltivalori fondamentali che costituiscono un bene incontestabile non soltantodella morale cristianama semplicemente della morale umanadella culturamoralequali il rispetto per la vita umana sin dal momento delconcepimentoil rispetto per il matrimonio nella sua unitàindissolubileil rispetto per la stabilità della famiglia. Ilpermissivismo morale colpisce soprattutto questo ambito piùsensibile della vita e della convivenza umana. Di pari passo con ciòvanno la crisi della verità nei rapporti interumanila mancanza diresponsabilità nel parlareil rapporto puramente utilitariodell'uomo con l'uomoil venir meno del senso dell'autentico bene comune ela facilità con cui questo viene alienato. Infìnec'èla desacralizzazione che si trasforma spesso in «disumanizzazione»:l'uomo e la societàper i quali niente è «sacro»decadono moralmente - nonostante ogni apparenza.

CAPITOLO VII

LA MISERICORDIA DI DIO NELLA MISSIONE DELLA CHIESA

In relazione a tale immagine della nostra generazioneche non puònon suscitare una profonda inquietudinetornano in mente le parole cheamotivo dell'incarnazione del Figlio di Diorisonarono nel Magnificat diMaria e che cantano la «misericordia... di generazione in generazione».Conservando sempre nel cuore l'eloquenza di queste ispirate paroleedapplicandole alle esperienze e alle sofferenze proprie della grandefamiglia umanaoccorre che la Chiesa del nostro tempo prenda piùprofonda e particolare coscienza della necessità di rendertestimonianza alla misericordia di Dio in tutta la sua missionesulleorme della tradizione dell'antica e della nuova Alleanza esoprattuttodello stesso Gesù Cristo e dei suoi apostoli. La Chiesa deverendere testimonianza alla misericordia di Dio rivelata in Cristonell'intera sua missione di Messiaprofessandola in primo luogo comeverità salvifica di fede e necessaria ad una vita coerente con lafedepoi cercando di introdurla e di incarnarla nella vita sia dei suoifedeli siaper quanto possibilein quella di tutti gli uomini di buonavolontà. Infine la Chiesa - professando la misericordia erimanendole sempre fedele - ha il diritto e il dovere di richiamarsi allamisericordia di Dioimplorandola di fronte a tutti i fenomeni del malefisico e moraledinanzi a tutte le minacce che gravano sull'interoorizzonte della vita dell'umanità contemporanea.

13. La Chiesa professa la misericordia di Dio e la proclama.

La Chiesa deve professare e proclamare la misericordia divina in tuttala veritàquale ci è tramandata dalla rivelazione. Abbiamocercatonelle pagine precedenti del presente documentodi delinearealmeno il profilo di questa verità che trova cosi ricca espressionein tutta la Sacra Scrittura e nella sacra tradizione. Nella vitaquotidiana della Chiesa la verità circa la misericordia di Dioespressa nella Bibbiarisuona quale eco perenne attraverso numeroseletture della sacra liturgia. La percepisce l'autentico senso della fededel Popolo di Diocome attestano varie espressioni della pietàpersonale e comunitaria. Sarebbe certamente difficile elencarle eriassumerle tuttepoiché la maggior parte di esse èvivamente iscritta nell'intimo dei cuori e delle coscienze umane. Sealcuni teologi affermano che la misericordia è il più grandefra gli attributi e le perfezioni di Diola Bibbiala tradizione e tuttala vita di fede del Popolo di Dio ne forniscono peculiari testimonianze.Non si tratta qui della perfezione dell'inscrutabile essenza di Dio nelmistero della divinità stessama della perfezione e dell'attributoper cui l'uomonell'intima verità della sua esistenzas'incontraparticolarmente da vicino e particolarmente spesso con il Dio vivo.Conformemente alle parole che Cristo rivolse a Filippo«la visionedel Padre» - visione di Dio mediante la fede - trova appuntonell'incontro con la sua misericordia un singolare momento di interioresemplicità e veritàsimile a quella che riscontriamo nellaparabola del figliol prodigo.

«Chi ha visto meha visto il Padre». La Chiesa professa lamisericordia di Diola Chiesa ne vive nella sua ampia esperienza di fedeed anche nel suo insegnamentocontemplando costantemente Cristoconcentrandosi in luisulla sua vita e sul suo Vangelosulla sua croce erisurrezionesull'intero suo mistero. Tutto ciò che forma la «visione»di Cristo nella viva fede e nell'insegnamento della Chiesa ci avvicinaalla «visione del Padre» nella santità della suamisericordia. La Chiesa sembra professare in modo particolare lamisericordia di Dio e venerarla rivolgendosi al Cuore di Cristo. Infattiproprio l'accostarci a Cristo nel mistero del suo Cuore ci consente disoffermarci su questo punto - in un certo senso centrale enello stessotempopiù accessibile sul piano umano - della rivelazionedell'amore misericordioso del Padreche ha costituito il contenutocentrale della missione messianica del Figlio dell'Uomo.

La Chiesa vive una vita autenticaquando professa e proclama lamisericordia - il più stupendo attributo del Creatore e delRedentore - e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia delSalvatore di cui essa è depositaria e dispensatrice. Gransignificato ha in questo ambito la costante meditazione della parola diDio esoprattuttola partecipazione cosciente e matura all'Eucaristia eal sacramento della penitenza o riconciliazione. L'Eucaristia ci avvicinasempre a quell'amore che è più potente della morte: «Ognivolta - infatti - che mangiamo di questo pane e beviamo di questo calice»non soltanto annunciamo la morte del Redentorema ne proclamiamo anche larisurrezione«nell'attesa della sua venuta» nella gloria. Lostesso rito eucaristicocelebrato in memoria di colui che nella suamissione messianica ci ha rivelato il Padreper mezzo della parola edella croceattesta quell'inesauribile amore in virtù del qualeegli desidera sempre unirsi ed immedesimarsi con noiandando incontro atutti i cuori umani. È il sacramento della penitenza oriconciliazione che appiana la strada ad ognunoperfino quando ègravato di grandi colpe. In questo sacramento ogni uomo puòsperimentare in modo singolare la misericordiacioè quell'amoreche è più potente del peccato. Se ne è parlato giànell'enciclica Redemptor hominis; converràtuttaviatornareancora una volta su questo tema fondamentale.

Appunto perché esiste il peccato nel mondoche «Dio hatanto amato... da dare il suo Figlio unigenito»Dio che «èamore» non può rivelarsi altrimenti se non come misericordia.Questa corrisponde non soltanto alla più profonda verità diquell'amore che è Dioma anche a tutta l'interiore veritàdell'uomo e del mondo che è la sua patria temporanea. Lamisericordia in se stessacome perfezione di Dio infinitoè ancheinfinita. Infinita quindi ed inesauribile è la prontezza del Padrenell'accogliere i figli prodighi che tornano alla sua casa. Sono infinitela prontezza e la forza di perdono che scaturiscono continuamente dalmirabile valore del sacrificio del Figlio. Nessun peccato umano prevale suquesta forza e nemmeno la limita. Da parte dell'uomo può limitarlasoltanto la mancanza di buona volontàla mancanza di prontezzanella conversione e nella penitenzacioè il perdurarenell'ostinazionecontrastando la grazia e la veritàspecie difronte alla testimonianza della croce e della risurrezione di Cristo.

Pertantola Chiesa professa e proclama la conversione. La conversione aDio consiste sempre nello scoprire la sua misericordiacioèquell'amore che è paziente e benigno a misura del Creatore e Padre:l'amorea cui «DioPadre del Signore nostro Gesù Cristo»è fedele fino alle estreme conseguenze nella storia dell'alleanzacon l'uomo: fino alla crocealla morte e risurrezione del Figlio. Laconversione a Dio è sempre frutto del «ritrovamento» diquesto Padre che è ricco di misericordia. L'autentica conoscenzadel Dio della misericordiadell'amore benigno è una costante edinesauribile fonte di conversionenon soltanto come momentaneo attointeriorema anche come stabile disposizionecome stato d'animo. Coloroche in tal modo arrivano a conoscere Dioche in tal modo lo «vedono»non possono vivere altrimenti che convertendosi continuamente a lui.Vivonodunquein stato di conversione; ed è questo stato chetraccia la più profonda componente del pellegrinaggio di ogni uomosulla terra in stato di viandante. È evidente che la Chiesaprofessa la misericordia di Diorivelata in Cristo crocifisso e risortonon soltanto con la parola del suo insegnamentoma soprattutto con la piùprofonda pulsazione della vita di tutto il Popolo di Dio. Mediante questatestimonianza di vita la Chiesa compie la missione propria del Popolo diDiomissione che è partecipazione ein un certo sensocontinuazione di quella messianica di Cristo stesso.

La Chiesa contemporanea è profondamente consapevole che soltantosulla base della misericordia di Dio potrà dare attuazione aicompiti che scaturiscono dalla dottrina del Concilio Vaticano II einprimo luogoal compito ecumenico che tende ad unire quanti confessanoCristo. Avviando molteplici sforzi in tale direzionela Chiesa confessacon umiltà che solo quell'amoreche è più potentedella debolezza delle divisioni umanepuò realizzaredefinitivamente quella unità che Cristo implorava dal Padre e chelo Spirito non cessa di chiedere per noi «con gemiti inesprimibili».

14. La Chiesa cerca di attuare la misericordia

Gesù Cristo ha insegnato che l'uomo non soltanto riceve esperimenta la misericordia di Dioma che è pure chiamato a «usarmisericordia» verso gli altri: «Beati i misericordiosiperchétroveranno misericordia». La Chiesa vede in queste parole un appelloall'azione e si sforza di praticare la misericordia. Se tutte lebeatitudini del Discorso della montagna indicano la via della conversionee del cambiamento della vitaquella che riguarda i misericordiosi èa tale proposito particolarmente eloquente. L'uomo giunge all'amoremisericordioso di Dioalla sua misericordiain quanto egli stessointeriormente si trasforma nello spirito di tale amore verso il prossimo.

Questo processo autenticamente evangelico non è soltanto unasvolta spirituale realizzata una volta per semprema è tutto unostile di vitauna caratteristica essenziale e continua della vocazionecristiana. Esso consiste nella costante scoperta e nella perseveranteattuazione dell'amore come forza unificante ed insieme elevantenonostante tutte le difficoltà di natura psicologica e sociale; sitratta infatti di un amore misericordioso che per sua essenza èamore creatore. L'amore misericordiosonei rapporti reciproci tra gliuomininon è mai un atto o un processo unilaterale. Perfino neicasi in cui tutto sembrerebbe indicare che soltanto una parte sia quellache dona ed offree l'altra quella che soltanto riceve e prende (adesempionel caso del medico che curadel maestro che insegnadeigenitori che mantengono ed educano i figlidel benefattore che soccorre ibisognosi)in verità tuttavia anche colui che dona viene semprebeneficato. In ogni casoanche questi può facilmente ritrovarsinella posizione di colui che riceveche ottiene un beneficioche proval'amore misericordiosoche si trova ad essere oggetto di misericordia.

Cristo crocifissoin questo sensoè per noi il modellol'ispirazione e l'incitamento più alto. Basandoci su questosconvolgente modellopossiamo con tutta umiltà manifestaremisericordia agli altrisapendo che egli l'accoglie come dimostrata a sestesso. Sulla base di questo modellodobbiamo anche purificarecontinuamente tutte le nostre azioni e tutte le nostre intenzioni in cuila misericordia viene intesa e praticata in modo unilateralecome benefatto agli altri. Solo allorain effettiessa è realmente un attodi amore misericordioso: quandoattuandolasiamo profondamente convinticheal tempo stessonoi la sperimentiamo da parte di coloro che laaccettano da noi. Se manca questa bilateralitàquesta reciprocitàle nostre azioni non sono ancora autentici atti di misericordianéin noi si è ancora compiuta pienamente la conversionela cuistrada ci è stata manifestata da Cristo con la parola e conl'esempio fino alla crocené partecipiamo ancora completamentealla magnifica fonte dell'amore misericordioso che ci è stata dalui rivelata.

Cosidunquela via che Cristo ci ha manifestato nel discorso dellamontagna con la beatitudine dei misericordiosiè molto piùricca di ciò che a volte possiamo avvertire nei comuni giudiziumani sul tema della misericordia. Tali giudizi ritengono la misericordiacome un atto o processo unilateraleche presuppone e mantiene le distanzetra colui che usa misericordia e colui che ne viene gratifìcatotra chi fa il bene e chi lo riceve. Di qui deriva la pretesa di liberare irapporti interumani e sociali dalla misericordia e di basarli solamentesulla giustizia. Tuttaviatali giudizi sulla misericordia non avvertonoquel fondamentale legame tra la misericordia e la giustizia del qualeparla tutta la tradizione biblica e soprattutto la missione messianica diGesù Cristo. L'autentica misericordia èper cosìdirela fonte più profonda della giustizia. Se quest'ultima èdi per sé idonea ad «arbitrare» tra gli uomini nellareciproca ripartizione dei beni oggettivi secondo l'equa misural'amoreinvecee soltanto l'amore (anche quell'amore benignoche chiamiamo «misericordia»)è capace di restituire l'uomo a se stesso.

La misericordia autenticamente cristiana è purein certo sensola più perfetta incarnazione dell'«eguaglianza» tra gliuominie quindi anche l'incarnazione più perfetta della giustiziain quanto anche questanel suo ambitomira allo stesso risultato.L'eguaglianza introdotta mediante la giustizia si limita peròambito dei beni oggettivi ed estrinsecimentre l'amore e la misericordiafanno si che gli uomini s'incontrino tra loro in quel valore che èl'uomo stessocon la dignità che gli è propria. In paritempol'«eguaglianza» degli uomini mediante l'amore «pazientee benigno» non cancella le differenze: colui che dona diventa piùgeneroso quando si sente contemporaneamente gratificato da colui cheaccoglie il suo dono; viceversacolui che sa ricevere il dono con laconsapevolezza che anch'egliaccogliendolofa del beneserve da partesua alla grande causa della dignità della personae ciòcontribuisce a unire gli uomini fra di loro in modo più profondo.

Cosi dunquela misericordia diviene elemento indispensabile perplasmare i mutui rapporti tra gli uomininello spirito del piùprofondo rispetto di ciò che è umano e della reciprocafratellanza. È impossibile ottenere questo vincolo tra gli uominise si vogliono regolare i mutui rapporti unicamente con la misura dellagiustizia. Questain ogni sfera dei rapporti interumanideve subirepercosì direuna notevole «correzione» da parte diquell'amore il quale - come proclama san Paolo - «è paziente»e «benigno» oin altre paroleporta in sé i caratteridell'amore misericordioso tanto essenziali per il Vangelo e per ilcristianesimo. Ricordiamoinoltreche l'amore misericordioso indicaanche quella cordiale tenerezza e sensibilità di cui tantoeloquentemente ci parla la parabola del figliol prodigoo anche quelledella pecorella e della dramma smarrita. Pertantol'amore misericordiosoè sommamente indispensabile tra coloro che sono più vicini:tra i coniugitra i genitori e i figlitra gli amici; esso èindispensabile nell'educazione e nella pastorale.

Il suo raggio d'azioneperònon trova qui il suo termine. SePaolo VI indicava a più riprese la «civiltà dell'amore»'come fine a cui debbono tendere tutti gli sforzi in campo sociale eculturalecome pure in campo economico e politicooccorre aggiungere chequesto fine non sarà mai conseguitose nelle nostre concezioni edattuazionirelative alle ampie e complesse sfere della convivenza umanaci arresteremo al criterio dell'«occhio per occhiodente per dente»e non tenderemo invece a trasformarlo essenzialmentecompletandolo con unaltro spirito. Di certoin tale direzione ci conduce anche il ConcilioVaticano II quandoparlando ripetutamente della necessità direndere il mondo più umano' individua la missione della Chiesa nelmondo contemporaneo appunto nella realizzazione di tale compito. Il mondodegli uomini può diventare sempre più umano solo seintrodurremo nel multiforme ambito dei rapporti interumani e socialiinsieme alla giustiziaquell'«amore misericordioso» checostituisce il messaggio messianico del Vangelo.

Il mondo degli uomini potrà diventare «sempre piùumano»solo quando in tutti i rapporti reciprociche plasmano ilsuo volto moraleintrodurremo il momento del perdonocosi essenziale peril Vangelo. Il perdono attesta che nel mondo è presente l'amore piùpotente del peccato. Il perdono èinoltrela fondamentalecondizione della riconciliazionenon soltanto nel rapporto di Dio conl'uomoma anche nelle reciproche relazioni tra gli uomini. Un mondo dacui si eliminasse il perdono sarebbe soltanto un mondo di giustizia freddae irrispettosanel nome della quale ognuno rivendicherebbe i propridiritti nei confronti dell'altro; cosi gli egoismi di vario generesonnecchianti nell'uomo potrebbero trasformare la vita e la convivenzaumana in un sistema di oppressione dei più deboli da parte dei piùfortioppure in un'arena di permanente lotta degli uni contro gli altri.

Perciòla Chiesa deve considerare come uno dei suoi principalidoveri - in ogni tappa della storiae specialmente nell'etàcontemporanea - quello di proclamare e di introdurre nella vita il misterodella misericordiarivelato in sommo grado in Gesù Cristo. Questomisteronon soltanto per la Chiesa stessa come comunità deicredentima anche in certo senso per tutti gli uominiè fonte diuna vita diversa da quella che l'uomoesposto alle forze prepotenti dellatriplice concupiscenza operanti in luiè in grado di costruire. Èappunto in nome di questo mistero che Cristo ci insegna a perdonaresempre. Quante volte ripetiamo le parole della preghiera ch'egli stesso ciha insegnatochiedendo: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi lirimettiamo ai nostri debitori»cioè a coloro che sonocolpevoli di qualcosa nei nostri riguardi!. È davvero difficileesprimere il profondo valore dell'atteggiamento che tali parole traccianoe inculcano. Quante cose queste parole dicono ad ogni uomo sul suo simileed anche su di lui stesso! La coscienza di essere debitori gli uni deglialtri va di pari passo con la chiamata alla solidarietà fraternache san Paolo ha espresso nel conciso invito a sopportarsi «a vicendacon amore». Quale lezione di umiltà è qui racchiusa neiriguardi dell'uomoin pari tempo del prossimo e di se stessi! Qualescuola di buona volontà per la convivenza di ogni giornonellevarie condizioni della nostra esistenza! Se disattendessimo questalezioneche cosa rimarrebbe di qualsiasi programma «umanistico»della vita e dell'educazione?

Cristo sottolinea con tanta insistenza la necessità di perdonaregli altri che a Pietroil quale gli aveva chiesto quante volte avrebbedovuto perdonare il prossimoindicò la cifra simbolica di «settantavolte sette»volendo dire con questo che avrebbe dovuto saperperdonare a ciascuno ed ogni volta. È ovvio che una cosi generosaesigenza di perdonare non annulla le oggettive esigenze della giustizia.La giustizia propriamente intesa costituisce per cosi dire lo scopo delperdono. In nessun passo del messaggio evangelico il perdonoe neanche lamisericordia come sua fontesignificano indulgenza verso il maleversolo scandaloverso il torto o l'oltraggio arrecato. In ogni casolariparazione del male e dello scandaloil risarcimento del tortolasoddisfazione dell'oltraggio sono condizione del perdono.

Cosi dunquela fondamentale struttura della giustizia penetra semprenel campo della misericordia. Questa però ha la forza di conferirealla giustizia un contenuto nuovoche si esprime nel modo piùsemplice e pieno nel perdono. Esso infatti manifesta cheoltre alprocesso di «compensazione» e di «tregua»che èspecifico della giustiziaè necessario l'amoreperchél'uomo si affermi come tale. L'adempimento delle condizioni dellagiustizia è indispensabilesoprattutto affinché l'amorepossa rivelare il proprio volto. Nell'analizzare la parabola del figliolprodigoabbiamo già richiamato l'attenzione sul fatto che coluiche perdona e colui che viene perdonato si incontrano in un puntoessenzialeche è la dignità ossia l'essenziale valoredell'uomoche non può andar perduto e la cui affermazione o il cuiritrovamento è fonte della più grande gioia. La Chiesaritiene giustamente come proprio doverecome scopo della propriamissionequello di custodire l'autenticità del perdonotantonella vita e nel comportamento quanto nell'educazione e nella pastorale.Essa la protegge non altrimenti che custodendo la sua fontecioèil mistero della misericordia di Dio stessorivelato in GesùCristo.

Alla base della missione della Chiesain tutte le sfere di cui parlanonumerose indicazioni del più recente Concilio e la plurisecolareesperienza dell'apostolatonon vi è altro che l'attingere allefonti del Salvatore: è questo che traccia molteplici orientamentialla missione della Chiesa nella vita dei singoli cristianidelle singolecomunità ed anche dell'intero Popolo di Dio. Questo «attingerealle fonti del Salvatore» non può essere realizzato in altromodo se non nello spirito di quella povertà a cui ci ha chiamato ilSignore con la parola e con l'esempio: «Gratuitamente avete ricevutogratuitamente date». Cosìin tutte le vie della vita e delministero della Chiesa - attraverso la povertà evangelica deiministri e dispensatori e dell'intero popoloche rende testimonianza «allegrandi opere» del suo Signore - si è manifestato ancor meglioil Dio «ricco di misericordia».

CAPITOLO VIII

PREGHIERA DELLA CHIESA DEI NOSTRI TEMPI

15. La Chiesa fa appello alla misericordia divina.

La Chiesa proclama la verità della misericordia di Dio rivelatain Cristo crocifisso e risortoe la professa in vari modi. Inoltreessacerca di attuare la misericordia verso gli uomini attraverso gli uominivedendo in ciò un'indispensabile condizione della sollecitudine perun mondo migliore e «più umano»oggi e domani. Tuttaviain nessun momento e in nessun periodo storico - specialmente in un'epocacosi critica come la nostra - la Chiesa può dimenticare lapreghiera che è grido alla misericordia di Dio dinanzi allemolteplici forme di male che gravano sull'umanità e la minacciano.Proprio questo è il fondamentale diritto-dovere della ChiesainCristo Gesù: è il diritto dovere della Chiesa verso Dio everso gli uomini. Quanto più la coscienza umanasoccombendo allasecolarizzazioneperde il senso del significato stesso della parola «misericordia»quanto piùallontanandosi da Diosi distanzia dal mistero dellamisericordiatanto più la Chiesa ha il diritto e il dovere di farappello al Dio della misericordia «con forti grida». Queste «fortigrida» debbono essere proprie della Chiesa dei nostri tempirivoltea Dio per implorare la sua misericordiala cui certa manifestazione essaprofessa e proclama come avvenuta in Gesù crocifisso e risortocioènel mistero pasquale. È questo mistero che porta in sé la piùcompleta rivelazione della misericordiacioè di quell'amore che èpiù potente della mortepiù potente del peccato e di ognimaledell'amore che solleva l'uomo dalle abissali cadute e lo liberadalle più grandi minacce.

L'uomo contemporaneo sente queste minacce. Ciò che a taleriguardo è stato detto sopra è soltanto un semplice abbozzo.L'uomo contemporaneo si interroga spessocon profonda ansiacirca lasoluzione delle terribili tensioni che si sono accumulate sul mondo e siintrecciano in mezzo agli uomini. E se talvolta non ha il coraggio dipronunciare la parola «misericordia»oppure nella suacoscienzapriva di contenuto religiosonon ne trova l'equivalentetantopiù bisogna che la Chiesa pronunci questa parolanon soltanto innome proprioma anche in nome di tutti gli uomini contemporanei.

È dunque necessario che tutto quanto ho detto ne presentedocumento sulla misericordia si trasformi in un'ardente preghiera: sitrasformi di continuo in un grido che implori la misericordia secondo lenecessità dell'uomo nel mondo contemporaneo. Questo grido sia densodi tutta quella verità sulla misericordia che ha trovato cosi riccaespressione nella Sacra Scrittura e nella tradizionecome anchenell'autentica vita di fede di tante generazioni del Popolo di Dio. Contale grido ci richiamiamocome gli scrittori sacrial Dio che non puòdisprezzare nulla di ciò che ha creatoal Dio che è fedelea se stessoalla sua paternità e al suo amore. E come i profetifacciamo appello a quell'amore che ha caratteristiche materne easomiglianza di una madresegue ciascuno dei suoi figliogni pecorellasmarritaanche se ci fossero milioni di tali smarrimentianche se nelmondo l'iniquità prevalesse sull'onestàanche se l'umanitàcontemporanea meritasse per i suoi peccati un nuovo «diluvio»come un tempo lo meritò la generazione di Noè. Facciamoricorso a quell'amore paterno che ci è stato rivelato da Cristonella sua missione messianicae che raggiunse il culmine nella sua crocenella sua morte e risurrezione! Facciamo ricorso a Dio mediante Cristomemori delle parole del Magnificat di Maria che proclamano la misericordia«di generazione in generazione»! Imploriamo la misericordiadivina per la generazione contemporanea! La Chiesa che sul modello diMaria cerca di essere anche madre degli uomini in Dioesprima in questapreghiera la sua materna sollecitudine ed insieme il fiducioso amoredacui appunto nasce la più ardente necessità della preghiera.

Eleviamo le nostre supplicheguidati dalla fededalla speranzadallacarità che Cristo ha innestato nei nostri cuori. Questoatteggiamento è parimenti amore verso Dioche l'uomo contemporaneoa volte ha molto allontanato da séreso estraneo a se stessoproclamando in vari modi che gli è «superfluo». Questo èquindi amore verso Diola cui offesa ripulsa da parte dell'uomocontemporaneo sentiamo profondamentepronti a gridare con Cristo incroce: «Padreperdonaliperché non sanno quello che fanno».Questo èal tempo stessoamore verso gli uominiverso tutti gliuomini senza eccezione e divisione alcuna: senza differenza di razzadiculturadi linguadi concezione del mondosenza distinzione tra amici enemici. Questo è amore verso gli uomini - e desidera ogni vero beneper ciascuno di essi e per ogni comunità umanaper ogni famigliaogni nazioneogni gruppo socialeper i giovanigli adultii genitorigli anzianigli ammalati - verso tutti senza eccezione. Questo èamoreossia premurosa sollecitudine per garantire a ciascuno ogniautentico bene ed allontanare e scongiurare qualsiasi male.

E se taluno dei contemporanei non condivide la fede e la speranza che miinduconoquale servo di Cristo e ministro dei misteri di Dioaimplorare in questa ora della storia la misericordia di Dio per l'umanitàegli cerchi almeno di comprendere il motivo di questa premura. Essa èdettata dall'amore verso l'uomoverso tutto ciò che è umanoe chesecondo l'intuizione di gran parte dei contemporaneièminacciato da un pericolo immenso. Il mistero di Cristo chesvelandoci lagrande vocazione dell'uomomi ha spinto a ribadire nell'enciclicaRedemptor hominis la sua incomparabile dignitàmi obbligaaltempo stessoa proclamare la misericordia quale amore misericordioso diDiorivelato nello stesso mistero di Cristo. Esso mi obbliga anche arichiamarmi a tale misericordia e ad implorarla in questa difficilecritica fase della storia della Chiesa e del mondomentre ci avviamo altermine del secondo Millennio.

Nel nome di Gesù Cristo crocifisso e risortonello spirito dellasua missione messianica che continua nella storia dell'umanitàeleviamo la nostra voce e supplichiamo perchéin questa tappadella storiasi riveli ancora una volta quell'amore che è nelPadree per opera del Figlio e dello Spirito Santo si dimostri presentenel mondo contemporaneo e più potente del male: più potentedel peccato e della morte. Supplichiamo per intercessione di Colei che noncessa di proclamare «la misericordia di generazione in generazione»ed anche di coloro per i quali si sono compiutamente realizzate le paroledel discorso della montagna: «Beati i misericordiosiperchétroveranno misericordia».

Nel continuare il grande compito di attuare il Concilio Vaticano IIincui giustamente possiamo vedere una nuova fase dell'autorealizzazionedella Chiesa - su misura dell'epoca in cui ci tocca di vivere -la Chiesastessa deve essere costantemente guidata dalla piena coscienza che inquest'opera non le è lecitoa nessun pattodi ripiegarsi su sestessa. La ragione del suo essere è infatti quella di rivelare Diocioè quel Padre che ci consente di essere «visto» nelCristo. Per quanto forte possa essere la resistenza della storia umanaper quanto marcata l'eterogeneità della civiltàcontemporaneaper quanto grande la negazione di Dio nel mondo umanotuttavia tanto più grande deve essere la vicinanza a quel misterochenascosto da secoli in Dioè poi stato realmente partecipatonel tempo all'uomo mediante Gesù Cristo.

Con la mia apostolica benedizione.

Dato a Romapresso San Pietroil 30 novembreDomenica Id'Avventodell'anno 1980terzo di Pontificato.




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