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LETTERA ENCICLICA REDEMPTORIS MISSIO

LETTERA ENCICLICA
REDEMPTORIS MISSIO
DI SUA SANTITA'
GIOVANNI PAOLO II
CIRCA LA PERMANENTE VALIDITA'
DEL MANDATO MISSIONARIO

Venerati Fratellicarissimi Figli e Figlie
salute e Apostolica Benedizione!

INTRODUZIONE

1. La missione di Cristo redentoreaffidata alla chiesaèancora ben lontana dal suo compimento. Al termine del secondo millenniodalla sua venuta uno sguardo d'insieme all'umanità dimostra chetale missione è ancora agli inizi e che dobbiamo impegnarci contutte le forze al suo servizio. È lo Spirito che spinge adannunziare le grandi opere di Dio: «Non è infatti per me unvanto predicare il vangelo; è per me un dovere: guai a me se nonpredicassi il vangelo!». (1Cor916) A nome di tutta lachiesasento imperioso il dovere di ripetere questo grido di san Paolo.Già dall'inizio del mio pontificato ho scelto di viaggiare finoagli estremi confini della terra per manifestare la sollecitudinemissionariae proprio il contatto diretto con i popoli che ignoranoCristo mi ha ancor più convinto dell'urgenza di tale attivitàa cui dedico la presente enciclica. Il concilio Vaticano II ha intesorinnovare la vita e l'attività della chiesa secondo le necessitàdel mondo contemporaneo: ne ha sottolineato la «missionarietà»fondandola dinamicamente sulla stessa missione trinitaria. L'impulsomissionarioquindiappartiene all'intima natura della vita cristiana eispira anche l'ecumenismo: «Che tutti siano una cosa sola....perchéil mondo creda che tu mi hai mandato». (Gv1721)

2. Molti sono già stati i frutti missionari del concilio: si sonomoltiplicate le chiese locali fornite di propri vescoviclero e personaleapostolico; si verifica un più profondo inserimento delle comunitàcristiane nella vita dei popoli; la comunione fra le chiese porta a unvivace scambio di beni spirituali e di doni; l'impegno evangelizzatore deilaici sta cambiando la vita ecclesiale; le chiese particolari si apronoall'incontroal dialogo e alla collaborazione con i membri di altrechiese cristiane e religioni. Soprattutto si sta affermando una coscienzanuova: cioè che la missione riguarda tutti i cristianitutte lediocesi e parrocchiele istituzioni e associazioni ecclesiali.

Tuttaviain questa «nuova primavera» del cristianesimo non sipuò nascondere una tendenza negativache questo documento vuolcontribuire a superare: la missione specifica ad gentes sembra in fase dirallentamentonon certo in linea con le indicazioni del concilio e delmagistero successivo. Difficoltà interne ed esterne hannoindebolito lo slancio missionario della chiesa verso i non cristianied èun fattoquestoche deve preoccupare tutti i credenti in Cristo.

Nella storia della chiesainfattila spinta missionaria èsempre stata segno di vitalitàcome la sua diminuzione èsegno di una crisi di fede. (1) A venticinque anni dalla conclusione delconcilio e dalla pubblicazione del decreto sull'attivitàmissionaria Ad gentesa quindici anni dall'esortazione apostolicaEvangelii nuntiandi del pontefice Paolo VI di v.m.desidero invitare lachiesa a un rinnovato impegno missionariocontinuando il magistero deimiei predecessori a tale riguardo. (2)

Il presente documento ha una finalità interna: il rinnovamentodella fede e della vita cristiana. La missioneinfattirinnova lachiesarinvigorisce la fede e l'identità cristianadànuovo entusiasmo e nuove motivazioni. La fede si rafforza donandola! Lanuova evangelizzazione dei popoli cristiani troverà ispirazione esostegno nell'impegno per la missione universale. Ma ciò che ancorpiù mi spinge a proclamare l'urgenza dell'evangelizzazionemissionaria è che essa costituisce il primo servizio che la chiesapuò rendere a ciascun uomo e all'intera umanità nel mondoodiernoil quale conosce stupende conquistema sembra avere smarrito ilsenso delle realtà ultime e della stessa esistenza. «Cristoredentore - ho scritto nella prima enciclica - rivela pienamente l'uomo ase stesso... L'uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo... deveavvicinarsi a Cristo... La redenzioneavvenuta per mezzo della croceharidato definitivamente all'uomo la dignità e il senso della suaesistenza nel mondo». (3) Né mancano altre motivazioni efinalità: rispondere alle molte richieste per un documento diquesto genere dissipare dubbi e ambiguità circa la missione adgentesconfermando nel loro impegno i benemeriti fratelli e sorelledediti all'attività missionaria e tutti coloro che li aiutano;promuovere le vocazioni missionarieincoraggiare i teologi adapprofondire ed esporre sistematicamente i vari aspetti della missione;rilanciare la missione in senso specificoimpegnando le chieseparticolari specie quelle giovania mandare e ricevere missionariassicurare i non cristiani ein particolarele autorità dei paesiverso cui si rivolge l'attività missionariache questa ha un unicofine: servire l'uomo rivelandogli l'amore di Dioche si èmanifestato in Gesù Cristo.

3. Popoli tuttiaprite le porte a Cristo! Il suo vangelo nulla togliealla libertà dell'uomoal dovuto rispetto delle culturea quantoc'è di buono in ogni religione. Accogliendo Cristovoi vi apritealla parola definitiva di Dioa colui nel quale Dio si è fattopienamente conoscere e ci ha indicato la via per arrivare a lui. Il numerodi coloro che ignorano Cristo e non fanno parte della chiesa è incontinuo aumentoanzi dalla fine del concilio è quasi raddoppiato.Per questa umanità immensaamata dal Padre che per essa ha inviatoil suo Figlioè evidente l'urgenza della missione. D'altra partein questo campo il nostro tempo offre nuove occasioni alla chiesa: ilcrollo di ideologie e di sistemi politici oppressivi; l'apertura dellefrontiere e il formarsi di un mondo più unito grazie all'incrementodelle comunicazionil'affermassi tra i popoli di quei valori evangeliciche Gesù ha incarnato nella sua vita (pacegiustiziafraternitàdedizione ai più piccoli); un tipo di sviluppo economico e tecnicosenz'animache pur sollecita a ricercare la verità su Diosull'uomosul significato della vita. Dio apre alla chiesa gli orizzontidi un'umanità più preparata alla semina evangelica. Sentovenuto il momento di impegnare tutte le forze ecclesiali per la nuovaevangelizzazione e per la missione ad gentes. Nessun credente in Cristonessuna istituzione della chiesa può sottrarsi a questo doveresupremo: annunziare Cristo a tutti i popoli.

PARTE I

GESÙ CRISTO UNICO SALVATORE

4. «Il compito fondamentale della chiesa di tutte le epoche einmodo particolaredella nostra - ricordavo nella prima enciclicaprogrammatica - è di dirigere lo sguardo dell'uomodi indirizzarela coscienza e l'esperienza di tutta l'umanità verso il mistero diCristo». (4)

La missione universale della chiesa nasce dalla fede in GesùCristocome si dichiara nella professione della fede trinitaria: «Credoin un solo SignoreGesù Cristounigenito Figlio di Dionato dalPadre prima di tutti i secoli...

Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cieloe per operadello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria esi è fatto uomo». (5) Nell'evento della redenzione è lasalvezza di tutti«perché ognuno è stato compreso nelmistero della redenzione e con ognuno Cristo si è unitopersempreattraverso questo mistero». (6) Soltanto nella fede sicomprende e si fonda la missione.

Eppureanche a causa dei cambiamenti moderni e del diffondersi di nuoveidee teologiche alcuni si chiedono:

È ancora attuale la missione tra i non cristiani? Non èforse sostituita dal dialogo inter-religioso? Non è un suoobiettivo sufficiente la promozione umana? Il rispetto della coscienza edella libertà non esclude ogni proposta di conversione? Non ci sipuò salvare in qualsiasi religione? Perché quindi lamissione?

«Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».

5. Risalendo alle origini della chiesatroviamo chiaramente affermatoche Cristo è l'unico salvatore (Gv146) di tutti colui chesolo è in grado di rivelare Dio e di condurre a Dio. Alle autoritàreligiose giudaiche che interrogano gli apostoli in merito alla guarigionedello storpioda lui operataPietro risponde: «Nel nome di GesùCristo il Nazarenoche voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato daimorticostui vi sta innanzi sano e salvo... in nessun altro c'èsalvezza: non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto ilcielonel quale sia stabilito che possiamo essere salvati». (At410)Questa affermazionerivolta al sinedrioha un valore universalepoichéper tutti - giudei e gentili - la salvezza non può venire che daGesù Cristo. L'universalità di questa salvezza in Cristo eaffermata in tutto il Nuovo Testamento. San Paolo riconosce in Cristorisorto il Signore: «In realtà - scrive anche se ci sonocosiddetti dèi sia nel cielo sia sulla terrae difatti ci sonomolti dèi e molti signoriper noi c'è un solo DioilPadredal quale tutto provienee noi siamo per lui; e c'è un soloSignoreGesù Cristoin virtù del quale esistono tutte lecose e noi esistiamo per lui». (1Cor85) L'unico Dio el'unico Signore sono affermati in contrasto con la moltitudine di «dèi»e «signori» che il popolo ammetteva. Paolo reagisce contro ilpoliteismo dell'ambiente religioso del suo tempo e pone in rilievo lacaratteristica della fede cristiana: fede in un solo Dio e in un soloSignoreinviato da Dio. Nel vangelo di san Giovanni questa universalitàsalvifica di Cristo comprende gli aspetti della sua missione di graziadiverità e di rivelazione: «Il Verbo è la luce veracheillumina ogni uomo». (Gv19) E ancora: «Dio nessuno l'hamai visto: proprio il Figlio unigenitoche è nel seno del Padrelui lo ha rivelato». (Gv118); (Mt1127) Larivelazione di Dio si fa definitiva e completa a opera del suo Figliounigenito: «Dioche nei tempi antichi aveva già parlato moltevolte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profetiultimamenteinquesti giorniha parlato a noi per mezzo del Figlioche ha costituitoerede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo».(Eb11); (Gv146) In questa Parola definitiva della suarivelazione Dio si è fatto conoscere nel modo più pieno:egli ha detto all'umanità chi è. E questa autorivelazionedefinitiva di Dio è il motivo fondamentale per cui la chiesa èper sua natura missionaria. Essa non può non proclamare il vangelocioè la pienezza della verità che Dio ci ha fatto conoscereintorno a se stesso. Cristo è l'unico mediatore tra Dio e gliuomini: «Uno soloinfattiè Dioe uno solo il mediatore traDio e gli uominil'uomo Cristo Gesùche ha dato se stesso inriscatto per tutti. Questa testimonianza egli l'ha data nei tempistabilitie di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo - dico laveritànon mentisco -maestro dei pagani nella fede e nella verità».(1Tm25); (Eb414) Gli uominiquindinon possono entrarein comunione con Dio se non per mezzo di Cristosotto l'azione delloSpirito. Questa sua mediazione unica e universalelungi dall'essere diostacolo al cammino verso Dioè la via stabilita da Dio stessoedi ciò Cristo ha piena coscienza. Se non sono escluse mediazionipartecipate di vario tipo e ordineesse tuttavia attingono significato evalore unicamente da quella di Cristo e non possono essere intese comeparallele e complementari.

6. È contrario alla fede cristiana introdurre una qualsiasiseparazione tra il Verbo e Gesù Cristo. San Giovanni affermachiaramente che il Verboche «era in principio presso Dio»èlo stesso che «si fece carne»: (Gv12) Gesù èil Verbo incarnatopersona una e indivisibile. Non si può separareGesù da Cristoné parlare di un «Gesù dellastoria»che sarebbe diverso dal «Cristo della fede». Lachiesa conosce e confessa Gesù come «il Cristoil Figlio delDio vivente»: (Mt1616) Cristo non è altro che Gesùdi Nazarethe questi è il Verbo di Dio fatto uomo per la salvezzadi tutti. In Cristo «abita corporalmente tutta la pienezza delladivinità» (Col29) e «dalla sua pienezza noitutti abbiamo ricevuto». (Gv116) «Il Figlio unigenitoche è nel seno del Padre»(Gv118) è «ilFiglio dilettoper opera del quale abbiamo la redenzione... Piacque a Diodi far abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sétutte le cosepacificando col sangue della sua crocecioè permezzo di luile cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli». (Col113)È proprio questa singolarità unica di Cristo che a luiconferisce un significato assoluto e universaleper cuimentre ènella storiaè il centro e il fine della stessa storia: (7) «Iosono l'alfa e l'omegail primo e l'ultimoil principio e la fine».(Ap2213) Sedunqueè lecito e utile considerare i variaspetti del mistero di Cristonon bisogna mai perdere di vista la suaunità. Mentre andiamo scoprendo e valorizzando i doni di ognigeneresoprattutto le ricchezze spiritualiche Dio ha elargito a ognipopolonon possiamo disgiungerli da Gesù Cristoil quale sta alcentro del piano divino di salvezza. Come «con l'incarnazione ilFiglio di Dio s'è unito in un certo modo a ogni uomo»così«dobbiamo ritenere che lo Spirito santo dia a tutti la possibilitàdi venire in contattonel modo che Dio conoscecol mistero pasquale. (8)Il disegno divino è «di ricapitolare in Cristo tutte le cosequelle del cielo come quelle della terra». (Ef110)

La fede in Cristo è una proposta alla libertàdell'uomo.

7. L'urgenza dell'attività missionaria emerge dalla radicale novita di vitaportata da Cristo e vissuta dai suoi discepoli. Questa nuovavita è dono di Dioe all'uomo è richiesto di accoglierlo edi svilupparlose vuole realizzarsi secondo la sua vocazione integrale inconformità a Cristo. Tutto il Nuovo Testamento è un innoalla vita nuova per colui che crede in Cristo e vive nella sua chiesa. Lasalvezza in Cristotestimoniata e annunziata dalla chiesaèautocomunicazione di Dio: «È l'amore che non soltanto crea ilbenema fa partecipare alla vita stessa di Dio: PadreFiglio e Spiritosanto. Infatticolui che amadesidera donare se stesso». (9) Diooffre all'uomo questa novità di vita. «Si può rifiutareCristo e tutto ciò che egli ha portato nella storia dell'uomo?Certamente si può. L'uomo è libero. L'uomo può dire aDio: no. L'uomo può dire a Cristo: no. Ma rimane la domandafondamentale: È lecito farlo? e in nome di che cosa èlecito?». (10)

8. Nel mondo moderno c'è la tendenza a ridurre l'uomo alla soladimensione orizzontale. Ma che cosa diventa l'uomo senza apertura versol'Assoluto? La risposta sta nell'esperienza di ogni uomoma èanche inscritta nella storia dell'umanità col sangue versato innome di ideologie e da regimi politiciche hanno voluto costruire un'«umanitànuova» senza Dio. (11) Del restoa quanti sono preoccupati disalvare la libertà di coscienzarisponde il concilio Vaticano II: «Lapersona umana ha il diritto alla libertà religiosa...Tutti gliuomini devono essere immuni dalla coercizione da parte di singoliindividuidi gruppi sociali e di qualsivoglia potestà umanacosìche in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la coscienzané sia impeditoentro certi limitidi agire in conformitàa essa: privatamente o pubblicamentein forma individuale o associata».(12) L'annunzio e la testimonianza di Cristoquando sono fatti in modorispettoso delle coscienzenon violano la libertà. La fede esigela libera adesione dell'uomoma deve essere propostapoiché «lemoltitudini hanno il diritto di conoscere la ricchezza del mistero diCristonel quale crediamo che tutta l'umanità può trovarein una pienezza insospettabiletutto ciò che essa cerca a tentonisu Diosull'uomo e sul suo destinosulla vita e sulla mortesulla verità...Per questo la chiesa mantiene il suo slancio missionario e vuolealtresìintensificarlo nel nostro momento storico». (13) Bisogna dire ancheperòsempre col concilioche «a motivo della loro dignitàtutti gli esseri umaniin quanto sono personedotati cioè diragione e di libera volontà e perciò investiti di personaleresponsabilitàsono dalla loro stessa natura e per obbligo moraletenuti a cercare la veritàin primo luogo quella concernente lareligione. Essi sono pure tenuti ad aderire alla verità una voltaconosciuta e a ordinare tutta la loro vita secondo le sue esigenze».(14)

La Chiesa segno e strumento di salvezza

9. Prima beneficiaria della salvezza è la chiesa: il Cristo se l'èacquistata col suo sangue (At2028) e l'ha fatta suacollaboratrice nell'opera della salvezza universale. InfattiCristo vivein essa; è il suo sposo; opera la sua crescita; compie la suamissione per mezzo di essa. Il concilio ha ampiamente richiamato il ruolodella chiesa per la salvezza dell'umanità. Mentre riconosce che Dioama tutti gli uomini e accorda loro la possibilità della salvezza(1Tm24); (15) la chiesa professa che Dio ha costituito Cristocome unico mediatore e che essa stessa è posta come sacramentouniversale di salvezza: (16) «Tutti gli uominiquindisono chiamatia questa cattolica unità del popolo di Dio...e a essa in variomodo appartengono o sono ordinati sia i fedeli cattolicisia gli altricredenti in Cristosia tutti gli uomini universalmentechiamati asalvezza dalla grazia di Dio». (17) È necessario tenercongiunte queste due veritàcioè la reale possibilitàdella salvezza in Cristo per tutti gli uomini e la necessità dellachiesa in ordine a tale salvezza. Ambedue favoriscono la comprensionedell'unico mistero salvificosì da potere sperimentare lamisericordia di Dio e la nostra responsabilità. La salvezzache èsempre dono dello Spiritoesige la collaborazione dell'uomo per salvaresia se stesso che gli altri. Così ha voluto Dioe per questo hastabilito e coinvolto la chiesa nel piano della salvezza: «Questopopolo messianico - dice il concilio costituito da Cristo per unacomunione di vitadi carità e di veritàè pure dalui assunto quale strumento della redenzione di tutti ecome luce delmondo e sale della terraè inviato a tutto il mondo». (18)

La salvezza è offerta a tutti gli uomini

10. L'universalità della salvezza non significa che essa èaccordata solo a coloro chein modo esplicitocredono in Cristo e sonoentrati nella chiesa. Se è destinata a tuttila salvezza deveessere messa in concreto a disposizione di tutti. Ma è evidentecheoggi come in passatomolti uomini non hanno la possibilità diconoscere o di accettare la rivelazione del vangelodi entrare nellachiesa. Essi vivono in condizioni socio-culturali che non lo permettonoespesso sono stati educati in altre tradizioni religiose. Per essi lasalvezza di Cristo è accessibile in virtù di una grazia chepur avendo una misteriosa relazione con la chiesanon li introduceformalmente in essama li illumina in modo adeguato alla loro situazioneinteriore e ambientale. Questa grazia proviene da Cristoè fruttodel suo sacrificio ed è comunicata dallo Spirito santo: essapermette a ciascuno di giungere alla salvezza con la sua liberacollaborazione. Per questo il conciliodopo aver affermato la centralitàdel mistero pasqualeafferma: «E ciò non vale solo per icristianima anche per tutti gli uomini di buona volontànel cuicuore opera invisibilmente la grazia. Cristoinfattiè morto pertuttie la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una solaquella divinaperciòdobbiamo ritenere che lo Spirito santo dia atutti la possibilità di venire in contattonel modo che Dioconoscecol mistero pasquale». (19)

« Noi non possiamo tacere » (At 420)

11. Che dire allora delle obiezionigià ricordatein meritoalla missione ad gentes? Nel rispetto di tutte le credenze e di tutte lesensibilitàdobbiamo anzitutto affermare con semplicità lanostra fede in Cristounico salvatore dell'uomofede che abbiamoricevuto come dono dall'alto senza nostro merito. Noi diciamo con Paolo: «Ionon mi vergogno del vangelopoiché è potenza di Dio per lasalvezza di chiunque crede». (Rm116) I martiri cristiani ditutti i tempi anche del nostro hanno dato e continuano a dare la vita pertestimoniare agli uomini questa fedeconvinti che ogni uomo ha bisogno diGesù Cristoil quale ha sconfitto il peccato e la morte e hariconciliato gli uomini con Dio. Cristo si è proclamato Figlio diDiointimamente unito al Padre ecome taleè stato riconosciutodai discepoliconfermando le sue parole con i miracoli e la risurrezioneda morte. La chiesa offre agli uomini il vangelodocumento profeticorispondente alle esigenze e aspirazioni del cuore umano: esso èsempre «buona novella». La chiesa non può fare a meno diproclamare che Gesù è venuto a rivelare il volto di Dio e ameritare con la croce e la risurrezionela salvezza per tutti gli uomini.All'interrogativo: perché la missione? noi rispondiamo con la fedee con l'esperienza della chiesa che aprirsi all'amore di Cristo èla vera liberazione. In luisoltanto in lui siamo liberati da ognialienazione e smarrimentodalla schiavitù al potere del peccato edella morte. Cristo è veramente «la nostra pace»(Ef214)e «l'amore di Cristo ci spinge»(2Cor514) dando sensoe gioia alla nostra vita. La missione è un problema di fedeèl'indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi. Latentazione oggi è di ridurre il cristianesimo a una sapienzameramente umanaquasi scienza del buon vivere. In un mondo fortementesecolarizzato è avvenuta una «graduale secolarizzazione dellasalvezza»per cui ci si battesìper l'uomoma per un uomodimezzatoridotto alla sola dimensione orizzontale. Noi invecesappiamoche Gesù è venuto a portare la salvezza integralecheinveste tutto l'uomo e tutti gli uominiaprendoli ai mirabili orizzontidella filiazione divina. Perché la missione? Perché a noicome a san Paolo«è stata concessa la grazia di annunziare aipagani le imperscrutabili ricchezze di Cristo». (Ef38) Lanovità di vita in lui è la «buona novella» perl'uomo di tutti i tempi: a essa tutti gli uomini sono chiamati edestinati.

Tutti di fatto la cercanoanche se a volte in modo confusoe hanno ildiritto di conoscere il valore di tale dono e di accedervi. La chiesa ein essaogni cristiano non può nascondere né conservare persé questa novità e ricchezzaricevuta dalla bontàdivina per esser comunicata a tutti gli uomini. Ecco perché lamissioneoltre che dal mandato formale del Signorederiva dall'esigenzaprofonda della vita di Dio in noi. Coloro che sono incorporati nellachiesa cattolica devono sentirsi dei privilegiatie per ciò stessomaggiormente impegnati a testimoniare la fede e la vita cristiana comeservizio ai fratelli e doverosa risposta a Diomemori che «la loroeccellente condizione non è da ascrivere ai loro meritima a unaspeciale grazia di Cristo; per cuise non vi corrispondono col pensierocon le parole e con le operelungi dal salvarsisaranno piùseveramente giudicati». (20)

PARTE II

IL REGNO Dl DIO

12. «Dioricco di misericordiaè colui che GesùCristo ci ha rivelato come Padre: proprio il suo Figlioin se stessocel'ha manifestato e fatto conoscere». (21) Questo scrivevo all'iniziodell'enciclica Dives in misericordiamostrando come il Cristo è larivelazione e l'incarnazione della misericordia del Padre. La salvezzaconsiste nel credere e accogliere il mistero del Padre e del suo amore chesi manifesta e si dona in Gesù mediante lo Spirito. Così sicompie il regno di Diopreparato già dall'antica alleanzaattuatoda Cristo e in Cristoannunciato a tutte le genti dalla chiesache operae prega affinché si realizzi in modo perfetto e definitivo.L'Antico Testamento attesta che Dio si è scelto e formato unpopoloper rivelare e attuare il suo disegno d'amore. Manello stessotempoDio è creatore e padre di tutti gli uominidi tutti siprende curaa tutti estende la sua benedizione (Gen123) e contutti ha stretto un'alleanza. (Gen91) Israele fa l'esperienza diun Dio personale e salvatore(Dt437); (Dt76); (Is431)del quale diventa il testimone e il portavoce in mezzo alle nazioni. Nelcorso della sua storia Israele prende coscienza che la sua elezione ha unsignificato universale.(Is22); (Is256); (Is601);(Ger317); (Ger1619)

Cristo rende presente il Regno

13. Gesù di Nazareth porta a compimento il disegno di Dio. Dopoaver ricevuto lo Spirito santo nel battesimoegli manifesta la suavocazione messianica: percorre la Galilea «predicando il vangelo diDio e dicendo: "Il tempo è compiutoil regno di Dio èvicino; convertitevi e credete al vangelo"». (Mc114); (Mt417);(Lc443) La proclamazione e l'instaurazione del regno di Dio sonol'oggetto della sua missione: «È per questo che sono statoinviato». (Lc443) Ma c'è di più: Gesù èlui stesso la «buona novella»come afferma giàall'inizio della missione nella sinagoga del suo paeseapplicando a séle parole di Isaia sull'Untoinviato dallo Spirito del Signore. (Lc414)Essendo la «buona novella»in Cristo c'è identitàtra messaggio e messaggerotra il direl'agire e l'essere. La sua forzail segreto dell'efficacia della sua azione sta nella totaleidentificazione col messaggio che annunzia: egli proclama la «buonanovella» non solo con quello che dice o fama con quello che è.Il ministero di Gesù è descritto nel contesto dei viagginella sua terra. L'orizzonte della missione prima della pasqua ècentrato su Israele; tuttaviaGesù offre un elemento nuovo diimportanza capitale. La realtà escatologica non è rinviata auna fine remota del mondoma si fa vicina e comincia ad attuarsi. Ilregno di Dio si avvicina(Mc115) si prega perché venga(Mt610)la fede lo scorge già operante nei segniquali i miracoli(Mt114)gli esorcismi(Mt313) l'annunzio della «buona novella»ai poveri. (Lc418) Negli incontri di Gesù con i pagani èchiaro che l'accesso al regno avviene mediante la fede e la conversione (Mc115)e non per semplice appartenenza etnica. Il regno che Gesù inaugura èil regno di Dio: Gesù stesso rivela chi è questo Diochechiama col termine familiare di «abbà»Padre. (Mc1436)Il Diorivelato soprattutto nelle parabole(Lc153); (Mt201)è sensibile alle necessità e alle sofferenze di ogni uomo: èun Padre amoroso e pieno di compassioneche perdona e dàgratuitamente le grazie richieste. San Giovanni ci dice che «Dio èamore». (1Gv48) Ogni uomoperciòè invitatoa «convertirsi» e a «credere» all'amore misericordiosodi Dio per lui: il regno crescerà nella misura in cui ogni uomoimparerà a rivolgersi a Dio nell'intimità della preghieracome a un Padre (Lc112); (Mt239) e si sforzerà dicompiere la sua volontà. (Mt721)

Caratteristiche ed esigenze del Regno

14. Gesù rivela progressivamente le caratteristiche ed esigenzedel regno mediante le sue parolele sue opere e la sua persona. Il regnodi Dio è destinato a tutti gli uominiessendo tutti chiamati aesserne membri. Per sottolineare questo aspettoGesù si èavvicinato soprattutto a quelli che erano ai margini della societàdando a essi la preferenza quando annunziava la «buona novella».All'inizio dei suo ministero egli proclama di essere stato mandato perannunziare ai poveri il lieto messaggio. (Lc418) A tutte levittime del rifiuto e del disprezzo dichiara: «Beati voi poveri»(Lc620); inoltrea questi emarginati fa già vivereun'esperienza di liberazione stando con loro (Lc530); (Lc152)andando a mangiare con lorotrattandoli come uguali e amici (Lc734)facendoli sentire amati da Dio e rivelando così la sua immensatenerezza verso i bisognosi e i peccatori. (Lc151)

La liberazione e la salvezzaportate dal regno di Dio raggiungono lapersona umana nelle sue dimensioni sia fisiche che spirituali. Due gesticaratterizzano la missione di Gesù: il guarire e il perdonare. Lemolteplici guarigioni dimostrano la sua grande compassione di fronte allemiserie umane; ma significano pure che nel regno non vi saranno piùné malattie né sofferenze e che la sua missione mira findall'inizio a liberare le persone da esse. Nella prospettiva di Gesùle guarigioni sono anche segno della salvezza spiritualecioèdella liberazione dal peccato. Compiendo gesti di guarigioneGesùinvita alla fedealla conversioneal desiderio di perdono. (Lc524)Ricevuta la fedela guarigione spinge a proseguire più lontano:introduce nella salvezza. (Lc1842) I gesti di liberazione dallapossessione del demoniomale supremo e simbolo del peccato e dellaribellione contro Diosono segni che «il regno di Dio ègiunto fra voi». (Mt1228)

15. Il regno mira a trasformare i rapporti tra gli uomini e si attuaprogressivamenteman mano che essi imparano ad amarsia perdonarsiaservirsi a vicenda. Gesù riprende tutta la leggeincentrandola sulcomandamento dell'amore. (Mt2234); (Lc1025) Prima dilasciare i suoidà loro un «comandamento nuovo»: «Amatevigli uni gli altricome io vi ho amato». (Gv1334); (Gv1512)L'amorecon cui Gesù ha amato il mondotrova l'espressione piùalta nel dono della sua vita per gli uomini(Gv1513) chemanifesta l'amore che il Padre ha per il mondo. (Gv316) Perciòlanatura del regno è la comunione di tutti gli esseri umani tra diloro e con Dio. Il regno riguarda tutti: le personela societàilmondo intero. Lavorare per il regno vuol dire riconoscere e favorire ildinamismo divinoche è presente nella storia umana e la trasforma.Costruire il regno vuol dire lavorare per la liberazione dal male in tuttele sue forme. In sintesiil regno di Dio è la manifestazione el'attuazione del suo disegno di salvezza in tutta la sua pienezza.

Nel Risorto il Regno si compie ed è proclamato

16. Risuscitando Gesù dai mortiDio ha vinto la morte e in luiha inaugurato definitivamente il suo regno. Durante la vita terrena Gesùè il profeta del regno edopo la sua passionerisurrezione eascensione al cielopartecipa della potenza di Dio e del suo dominio sulmondo. (Mt2818); (At236); (Ef118) Larisurrezione conferisce una portata universale al messaggio di Cristoalla sua azione e a tutta la sua missione. I discepoli avvertono che ilregno è già presente nella persona di Gesù e viene apoco a poco instaurato nell'uomo e nel mondo mediante un misterioso legamecon lui. Dopo la risurrezioneinfattiessi predicavano il regnoannunziando Gesù morto e risorto. Filippo in Samaria «recavala buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo».(At812) Paolo a Roma «annunziava il regno di Dio e insegnavale cose riguardanti il Signore Gesù Cristo». (At2831)Anche i primi cristiani annunziavano «il regno di Cristo e di Dio»(Ef55); (Ap1115); (Ap1210) oppure «ilregno eterno del Signore nostro e Salvatore Gesù Cristo». (2Pt111)

È sull'annunzio di Gesù Cristocon cui il regno siidentificache è incentrata la predicazione della chiesaprimitiva. Come alloraoggi bisogna unire l'annunzio del regno di Dio (ilcontenuto del «kérygma» di Gesù) e laproclamazione dell'evento Gesù Cristo (che è il «kérygma»degli apostoli). I due annunzi si completano e si illuminano a vicenda.

Il Regno in rapporto a Cristo e alla Chiesa

17. Oggi si parla molto del regnoma non sempre in consonanza colsentire ecclesiale. Ci sonoinfatticoncezioni della salvezza e dellamissione che si possono chiamare «antropocentriche» nel sensoriduttivo del terminein quanto sono incentrate sui bisogni terrenidell'uomo. In questa visione il regno tende a diventare una realtàdel tutto umana e secolarizzatain cui ciò che conta sono iprogrammi e le lotte per la liberazione socio-economicapolitica e ancheculturalema in un orizzonte chiuso al trascendente. Senza negare cheanche a questo livello ci siano valori da promuovere tuttavia taleconcezione rimane nei confini di un regno dell'uomo decurtato delle sueautentiche e profonde dimensionie si traduce facilmente in una delleideologie di progresso puramente terreno. Il regno di Dioinvece«nonè di questo mondo...non è di quaggiù». (Gv1836)Ci sonopoiconcezioni che di proposito pongono l'accento sul regno e siqualificano come «regno-centriche»le quali danno risaltoall'immagine di una chiesa che non pensa a se stessama è tuttaoccupata a testimoniare e a servire il regno. È una «chiesaper gli altrisi dicecome Cristo è l'«uomo per gli altri».Si descrive il compito della chiesa come se debba procedere in una duplicedirezione: da un latopromuovere i cosiddetti «valori del regno»quali la pacela giustiziala libertàla fraternità;dall'altrofavorire il dialogo fra i popolile culturele religioniaffinché in un vicendevole arricchimento aiutino il mondo arinnovarsi e a camminare sempre più verso il regno. Accanto adaspetti positiviqueste concezioni ne rivelano spesso di negativi.Anzituttopassano sotto silenzio Cristo: il regnodi cui parlanosifonda su un «teocentrismo»perché - dicono - Cristo nonpuò essere compreso da chi non ha la fede cristianamentre popoliculture e religioni diverse si possono ritrovare nell'unica realtàdivinaquale che sia il suo nome. Per lo stesso motivo esse privilegianoil mistero della creazioneche si riflette nella diversità delleculture e credenze ma tacciono sul mistero della redenzione. Inoltreilregnoquale essi lo intendonofinisce con l'emarginare o sottovalutarela chiesaper reazione a un supposto «ecclesiocentrismo» delpassato e perché considerano la chiesa stessa solo un segnononprivo peraltro di ambiguità.

18. Oranon è questo il regno di Dioquale conosciamo dallarivelazione: esso non può essere disgiunto né da Cristo nédalla chiesa. Come si è dettoCristo non soltanto ha annunziato ilregnoma in lui il regno stesso si è fatto presente e si ècompiuto. E non solo mediante le sue parole e le sue opere: «Innanzituttoil regno si manifesta nella stessa persona di CristoFiglio di Dioe Figlio dell'uomoil quale è venuto "a servire e a dare lasua vita in riscatto per molti" (Mc1045); (22) » Ilregno di Dio non è un concettouna dottrinaun programma soggettoa libera elaborazionema è innanzi tutto una persona che ha ilvolto e il nome di Gesù di Nazarethimmagine del Dio invisibile.(23) Se si distacca il regno da Gesùnon si ha più il regnodi Dio da lui rivelato e si finisce per distorcere sia il senso del regnoche rischia di trasformarsi in un obiettivo puramente umano o ideologicosia l'identità di Cristoche non appare più il Signoreacui tutto deve esser sottomesso. (1Cor1527) Parimentinon si puòdisgiungere il regno dalla chiesa. Certoquesta non e fine a se stessaessendo ordinata al regno di Diodi cui è germesegno estrumento. Mamentre si distingue dal Cristo e dal regnola chiesa èindissolubilmente unita a entrambi. Cristo ha dotato la chiesasuo corpodella pienezza dei beni e dei mezzi di salvezza; lo Spirito santo dimorain essala vivifica con i suoi doni e carismila santifica guida erinnova continuamente. (24) Ne deriva una relazione singolare e unicache` pur non escludendo l'opera di Cristo e dello Spirito fuori deiconfini visibili della chiesaconferisce a essa un ruolo specifico enecessario. Di qui anche lo speciale legame della chiesa col regno di Dioe di Cristoche essa ha «la missione di annunziare e di instaurarein tutte le genti». (25)

19. È in questa visione d'insieme che si comprende la realtàdel regno. Certoesso esige la promozione dei beni umani e dei valori chesi possono ben dire «evangelici»perché sono intimamentelegati alla «buona novella». Ma questa promozione che pure sta acuore alla chiesanon deve essere distaccata né contrapposta aglialtri suoi compiti fondamentalicome l'annunzio del Cristo e del suovangelo la fondazione e lo sviluppo di comunità che attuano tra gliuomini l'immagine viva del regno. Non si tema di cadere con ciò inuna forma di «ecclesiocentrismo». Paolo VI. che ha affermatol'esistenza di «un legame profondo tra il Cristo la chiesa el'evangelizzazione» (26) ha pure detto che la chiesa «non èfine a se stessama fervidamente sollecita di essere tutta di CristoinCristo e per Cristo. e tutta degli uominifra gli uomini e per gli uomini».(27)

20. La Chiesa a servizio del Regno

La Chiesa è effettivamente e concretamente a servizio del regno.Lo èanzitutto. con l'annunzio che chiama alla conversione: èquestoil primo e fondamentale servizio alla venuta del regno nellesingole persone e nella società umana. La salvezza escatologicainizia già ora nella novità di vita in Cristo: «Aquanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dioaquelli che credono nel suo nome». (Gv112) La chiesapoiserve il regno fondando comunità e istituendo chiese particolari eportandole alla maturazione della fede e della carità nell'aperturaverso gli altrinel servizio alla persona e alla societànellacomprensione e stima delle istituzioni umane.» La chiesainoltreserve il regno diffondendo nel mondo i «valori evangelici»chedel regno sono espressione e aiutano gli uomini ad accogliere il disegnodi Dio. È verodunqueche la realtà incipiente del regnopuò trovarsi anche al di là dei confini della chiesanell'umanità interain quanto questa viva i «valorievangelici» e si apra all'azione dello Spirito che spira dove e comevuole; (Gv38) ma bisogna subito aggiungere che tale dimensionetemporale del regno è incompletase non è coordinata colregno di Cristopresente nella chiesa e proteso alla pienezzaescatologica. (28) Le molteplici prospettive del regno di Dio (29) nonindeboliscono i fondamenti e le finalità dell'attivitàmissionariama piuttosto li fortificano e allargano. La chiesa èsacramento di salvezza per tutta l'umanitàe la sua azione non sirestringe a coloro che ne accettano il messaggio. Essa è forzadinamica nel cammino dell'umanità verso il regno escatologicoèsegno e promotrice dei valori evangelici tra gli uomini. (30) A questoitinerario dl conversione al progetto di Dio la chiesa contribuisce con lasua testimonianza e con le sue attivitàquali il dialogolapromozione umanal'impegno per la giustizia e la pacel'educazione e lacura degli infermil'assistenza ai poveri e ai piccoli tenendo sempreferma la priorità delle realtà trascendenti e spiritualipremesse della salvezza escatologica. La chiesainfineserve il regnoanche con la sua intercessioneessendo esso per la sua natura dono eopera di Dio come ricordano le parabole evangeliche e la preghiera stessainsegnataci da Gesù. Noi dobbiamo chiederloaccoglierlofarlocrescere in noi; ma dobbiamo anche cooperare perché sia accolto ecresca tra gli uominifino a quando Cristo «consegnerà ilregno a Dio Padre» e «Dio sarà tutto in tutti». (1Cor1524)

PARTE III

LO SPIRITO SANTO PROTAGONISTA DELLA MISSIONE

21. «Al culmine della missione messianica di GesùloSpirito santo diventa presente nel mistero pasquale in tutta la suasoggettività divinacome colui che deve ora continuare l'operasalvificaradicata nel sacrificio della croce. Senza dubbio questa operaviene affidata da Gesù a uomini: agli apostolialla chiesa.Tuttaviain questi uomini e per mezzo di essilo Spirito santo rimane iltrascendente soggetto protagonista della realizzazione di tale opera nellospirito dell'uomo e nella storia del mondo». (31) Lo Spirito santoinvero è il protagonista di tutta la missione ecclesiale: la suaopera rifulge eminentemente nella missione ad gentescome appare nellachiesa primitiva per la conversione di Cornelio(At101) per ledecisioni circa i problemi emergenti(At151) per la scelta deiterritori e dei popoli. (At166) Lo Spirito opera per mezzo degliapostolima nello stesso tempo opera anche negli uditori: «Mediantela sua azionela buona novella prende corpo nelle coscienze e nei cuoriumani e si espande nella storia. In tutto ciò è lo Spiritosanto che dà la vita». (32)

L'invio «fino agli estremi confini della terra»

22. Tutti gli evangelistiquando narrano l'incontro del Risorto con gliapostoliconcludono col mandato missionario: «Mi è stato datoogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte lenazioni... (At18) Eccoio sono con voi tutti i giornifino allafine del mondo». (Mt2818); (Mc1615); (Lc2446);(Gv2021) Questo invio è invio nello Spirito come apparechiaramente nel testo di san Giovanni: Cristo manda i suoi nel mondo. comeil Padre ha mandato lui? e per questo dona loro lo Spirito. A sua voltaLuca collega strettamente la testimonianza che gli apostoli dovrannorendere a Cristo con l'azione dello Spiritoche li metterà ingrado di attuare il mandato ricevuto.

23. Le varie forme del «mandato missionario» contengono puntiin comune e accenti caratteristici; due elementi peròsi ritrovanoin tutte le versioni. Anzituttola dimensione universale del compitoaffidato agli apostoli: «Tutte le nazioni»; (Mt2819) «intutto il mondo a ogni creatura»; (Mc1615) «tutte legenti»; (Lc2447) «fino agli estremi confini della terra».(At18) In secondo luogol'assicurazione data loro dal Signoreche in questo compito non rimarranno solima riceveranno la forza e imezzi per svolgere la loro missione. È in ciò la presenza ela potenza dello Spirito e l'assistenza di Gesù: «Essipartirono e predicarono dappertuttomentre il Signore operava insieme conloro». (Mc1620) Quanto alle differenze di accento nelmandatoMarco presenta la missione come proclamazioneo kérygma: «Proclamateil vangelo». (Mc1615) Scopo dell'evangelista è dicondurre i lettori a ripetere la confessione di Pietro: «Tu sei ilCristo» (Mc829) e a direcome il centurione romano dinanzia Gesù morto in croce: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio».(Mc1539) In Matteo l'accento missionario è posto sullafondazione della chiesa e sul suo insegnamento; (Mt2819); (Mt1618)in luidunqueil mandato evidenzia che la proclamazione del vangelodev'essere completata da una specifica catechesi di ordine ecclesiale esacramentale. In Luca la missione è presentata come testimonianza(Lc2448); (At18) che verte soprattutto sullarisurrezione. (At122) Il missionario è invitato a crederealla potenza trasformatrice del vangelo e ad annunziare ciò cheLuca illustra benecioè la conversione all'amore e allamisericordia di Diol'esperienza di una liberazione integrale fino allaradice di ogni maleil peccato. Giovanni è il solo a parlareesplicitamente di «mandato» parola che equivale a «missione»collegando direttamente la missione che Gesù affida ai suoidiscepoli con quella che egli stesso ha ricevuto dal Padre: «Come ilPadre ha mandato mecosì io mando voi». (Gv2021) Gesùdice rivolto al Padre: «Come tu mi hai mandato nel mondoanch'io liho mandati nel mondo». (Gv1718) Tutto il senso missionariodel Vangelo di Giovanni si trova espresso nella «preghierasacerdotale»: la vita eterna è che «conoscano tel'unicovero Dio e colui che hai mandatoGesù Cristo». (Gv173)Scopo ultimo della missione è di far partecipare della comunioneche esiste tra il Padre e il Figlio: i discepoli devono vivere l'unitàtra lororimanendo nel Padre e nel Figlioperché il mondo conoscae creda. (Gv1721) Èquestoun significativo testomissionarioil quale fa capire che si è missionari prima di tuttoper ciò che si è come chiesa che vive profondamente l'unitànell'amoreprima di esserlo per ciò che si dice o si fa. I quattroVangelidunquenell'unità fondamentale della stessa missioneattestano un certo pluralismo` che riflette esperienze e situazionidiverse nelle prime comunità cristiane. Esso è anche fruttodella spinta dinamica dello stesso Spirito; invita a essere attenti aidiversi carismi missionari e alle diverse condizioni ambientali e umane.Tutti gli evangelistiperòsottolineano che la missione deidiscepoli è collaborazione con quella di Cristo: «Eccoiosono con voi tutti i giornifino alla fine del mondo. (Mt2820)La missionepertantonon si fonda sulle capacità umanema sullapotenza del Risorto.

Lo Spirito guida la missione

24. La missione della chiesacome quella di Gesùè operadi Dio o - come spesso dice Luca - opera dello Spirito. Dopo larisurrezione e l'ascensione di Gesù gli apostoli vivonoun'esperienza forte che li trasforma: la Pentecoste. La venuta delloSpirito santo fa di essi dei testimoni e dei profeti(At18); (At217)infondendo in loro una tranquilla audacia che li spinge a trasmettere aglialtri la loro esperienza di Gesù e la speranza che li anima. LoSpirito dà loro la capacità di testimoniare Gesù con «franchezza».(33) Quando gli evangelizzatori escono da Gerusalemmelo Spirito assumeancor di più la funzione di «guida» nella scelta siadelle personesia delle vie della missione. La sua azione si manifestaspecialmente nell'impulso dato alla missione che di fatto secondo leparole di Cristosi allarga da Gerusalemme a tutta la Giudea e Samaria efino agli estremi confini della terra. Gli Atti riportano sei sintesi dei«discorsi missionari» che sono rivolti ai giudei agli inizidella chiesa. (At222); (At312); (At49); (At529);(At1034); (At1316) Questi discorsi-modellopronunciatida Pietro e da Paoloannunziano Gesùinvitano a «convertirsi»cioè ad accogliere Gesù nella fede e a lasciarsi trasformarein lui dallo Spirito. Paolo e Barnaba sono spinti dallo Spirito verso ipagani(At1346) il che non avviene senza tensioni e problemi.Come devono vivere la loro fede in Gesù i pagani convertiti? Sonoessi vincolati alla tradizione del giudaismo e alla legge dellacirconcisione? Nel primo concilioche riunisce a Gerusalemme intorno agliapostoli i membri di diverse chieseviene presa una decisionericonosciuta come derivante dallo Spirito: non è necessario che ilgentile si sottometta alla legge giudaica per diventare cristiano. (At155);(At1128) Da quel momento la chiesa apre le sue porte e diventa lacasa in cui tutti possono entrare e sentirsi a proprio agioconservandola propria cultura e le proprie tradizionipurché non siano incontrasto col Vangelo.

25. I missionari hanno proceduto lungo questa lineatenendo benpresenti le attese e speranzele angosce e sofferenzela cultura dellagente per annunziarle la salvezza in Cristo. I discorsi di Listra e diAtene (At1415); (At1722) sono riconosciuti come modelliper l'evangelizzazione dei pagani: in essi Paolo «entra in dialogo»con i valori culturali e religiosi dei diversi popoli. Agli abitanti dellaLicaoniache praticavano una religione cosmicaegli ricorda esperienzereligiose che si riferiscono al cosmo; con i greci discute di filosofia ecita i loro poeti. (At1718) Il Dio che vuol rivelare è giàpresente nella loro vita: è luiinfattiche li ha creati e dirigemisteriosamente i popoli e la storia; tuttaviaper riconoscere il veroDiobisogna che abbandonino i falsi dèi che essi stessi hannofabbricato e si aprano a colui che Dio ha inviato per colmare la loroignoranza e soddisfare l'attesa del loro cuore. Sono discorsi che offronoun esempio di inculturazione del Vangelo. Sotto la spinta dello Spiritola fede cristiana si apre decisamente alle «genti»e latestimonianza del Cristo si allarga ai centri più importanti delMediterraneo orientale per arrivare poi a Roma e all'estremo occidente. Elo Spirito che spinge ad andare sempre oltrenon solo in sensogeograficoma anche al di là delle barriere etniche e religioseper una missione veramente universale.

Lo Spirito rende missionaria tutta la Chiesa

26. Lo Spirito spinge il gruppo dei credenti a «fare comunità»a essere chiesa. Dopo il primo annunzio di Pietro il giorno di Pentecostee le conversioni che ne seguironosi forma la prima comunità. (At242);(At432) Uno degli scopi centrali della missioneinfattièdi riunire il popolo nell'ascolto del vangelonella comunione fraternanella preghiera e nell'eucaristia. Vivere la «comunione fraterna»(koinonìa) significa avere «un cuor solo e un'anima sola»(At432) instaurando una comunione sotto tutti gli aspetti: umanospirituale e materiale. Difattila vera comunità cristiana èimpegnata a distribuire i beni terreniaffinché non ci sianoindigenti e tutti possano avere accesso a quei beni «secondo lenecessità». (At245); (At435) Le primecomunitàin cui regnavano «la letizia e la semplicitàdi cuore»(At246) erano dinamicamente aperte e missionarie:«Godevano la stima di tutto il popolo». (At247) Primaancora di essere azionela missione è testimonianza eirradiazione. (34)

27. Gli Atti indicano che la missioneindirizzata prima a Israele e poialle gentisi sviluppa a molteplici livelli. C'èinnanzi tuttoil gruppo dei Dodici checome un unico corpo guidato da Pietroproclamala buona novella. C'èpoila comunità dei credentiche.col suo modo di vivere e di operarerende testimonianza al Signore econverte i pagani. (At246) Ci sonoancoragli inviati specialidestinati ad annunziare il vangelo. Così la comunitàcristiana di Antiochia invia i suoi membri in missione: dopo averdigiunatopregato e celebrato l'eucaristiaessa avverte che lo Spiritoha scelto Paolo e Barnaba per essere inviati. (At131) Alle sueoriginidunquela missione è vista come un impegno comunitario euna responsabilità della chiesa localeche ha bisogno appunto di «missionari»per spingersi verso nuove frontiere. Accanto a quelli inviati ce ne eranoaltriche testimoniavano spontaneamente la novità che avevatrasformato la loro vita e collegavano poi le comunità informazione alla chiesa apostolica. La lettura degli Atti ci fa capire cheall'inizio della chiesa la missione gentes pur avendo anche missionari «avita» che vi si dedicavano per una speciale vocazioneera di fattoconsiderata come il frutto normale della vita cristianal'impegno perogni credente mediante la testimonianza personale e l'annunzio esplicitoquando possibile.

Lo Spirito è presente e operante in ogni tempo e luogo

28. Lo Spirito si manifesta in maniera particolare nella chiesa e neisuoi membri; tuttaviala sua presenza e azione sono universalisenzalimiti né di spazio né di tempo. (35) Il concilio VaticanoII ricorda l'opera dello Spirito nel cuore di ogni uomo mediante i «semidel Verbo»nelle iniziative anche religiosenegli sforzidell'attività umana tesi alla veritàal benea Dio. (36)Lo Spirito offre all'uomo «luce e forza per rispondere alla supremasua vocazione»; mediante lo Spirito «l'uomo può arrivarenella fede a contemplare e gustare il mistero del piano divino»;anzi«dobbiamo ritenere che lo Spirito santo dia a tutti lapossibilità di venire in contattonel modo che Dio conoscecolmistero pasquale». (37) In ogni caso la chiesa sa che l'uomo«sollecitatoincessantemente dallo Spirito di Dionon potrà mai essere deltutto indifferente al problema della religione»e «avràsempre desiderio di sapere. almeno confusamentequale sia il significatodella sua vitadella sua attività e della sua morte». (38) LoSpiritodunque. è all'origine stessa della domanda esistenziale ereligiosa dell'uomo. la quale nasce non soltanto da situazionicontingenti. ma dalla struttura stessa del suo essere. (39) La presenza el'attività dello Spirito non toccano solo gli individui. ma lasocietà e la storiai popolile culture. le religioni. LoSpirito. infattista all'origine dei nobili ideali e delle iniziative dibene dell'umanità in cammino: «Con mirabile provvidenza eglidirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della terra». (40) IlCristo risorto «opera nel cuore degli uomini con la virtù delsuo Spirito. non solo suscitando il desiderio del mondo futuro. ma per ciòstesso anche ispirandopurificando e fortificando quei generosipropositicon i quali la famiglia de li uomini cerca di rendere piùumana la propria vita e di sottomettere a questo fine tutta la terra».(41) È ancora lo Spirito che sparge i «semi del Verbo»presenti nei riti e nelle culturee li prepara a maturare in Cristo. (42)

29. Così lo Spiritoche «soffia dove vuole» (Gv38)e «operava nel mondo prima ancora che Cristo fosse glorificato»(43) che «riempie l'universo abbracciando ogni cosa e conosce ognivoce»(Sap17) ci induce ad allargare lo sguardo perconsiderare la sua azione presente in ogni tempo e in ogni luogo. (44) Èun richiamo che io stesso ho fatto ripetutamente e che mi ha guidato negliincontri con i popoli più diversi. Il rapporto della chiesa con lealtre religioni è dettato da un duplice rispetto: «Rispettoper l'uomo nella sua ricerca di risposte alle domande più profondedella vita e rispetto per l'azione dello Spirito nell'uomo». (45)L'incontro inter-religioso di Assisiesclusa ogni equivocainterpretazioneha voluto ribadire la mia convinzione che «ogniautentica preghiera è suscitata dallo Spirito santoil quale èmisteriosamente presente nel cuore di ogni uomo». (46) Questo Spiritoè lo stesso che ha operato nell'incarnazionenella vitamorte erisurrezione di Gesù e opera nella chiesa. Non èdunquealternativo a Cristoné riempie una specie di vuotocome talvoltasi ipotizza esserci tra Cristo e il Lógos. Quanto lo Spirito operanel cuore degli uomini e nella storia dei popolinelle culture ereligioniassume un ruolo di preparazione evangelica (47) e non puònon avere riferimento a CristoVerbo fatto carne per l'azione delloSpirito«per operare luil'Uomo perfettola salvezza di tutti e laricapitolazione universale». (48) L'azione universale dello Spiritonon va poi separata dall'azione peculiareche egli svolge nel corpo diCristo ch'è la chiesa. Infattiè sempre lo Spirito cheagisce sia quando vivifica la chiesa e la spinge ad annunziare il Cristosia quando semina e sviluppa i suoi doni in tutti gli uomini e i popoliguidando la chiesa a scoprirlipromuoverli e recepirli mediante ildialogo. Qualsiasi presenza dello Spirito va accolta con stima egratitudinema il discernerla spetta alla chiesaalla quale Cristo hadato il suo Spirito per guidarla alla verità tutta intera. (Gv1613)

L'attività missionaria è solo agli inizi

30. Il nostro tempocon l'umanità in movimento e in ricercaesige un rinnovato impulso nell'attività missionaria della chiesa.Gli orizzonti e le possibilità della missione si allarganoe noicristiani siamo sollecitati al coraggio apostolicofondato sulla fiducianello Spirito. E lui il protagonista della missione! Sono numerose nellastoria dell'umanità le svolte epocali che stimolano il dinamismomissionarioe la chiesaguidata dallo Spiritovi ha sempre risposto congenerosità e lungimiranza. Né i frutti sono mancati. Da pocoè stato celebrato il millennio dell'evangelizzazione della Rus' edei popoli slavimentre si sta per celebrare il cinquecentesimoanniversario dell'evangelizzazione delle Americhe. Parimentisono statidi recente commemorati i centenari delle prime missioni in diversi paesidell'Asiadell'Africa e dell'Oceania. Oggi la chiesa deve affrontarealtre sfideproiettandosi verso nuove frontiere sia nella prima missionead gentes sia nella nuova evangelizzazione di popoli che hanno giàricevuto l'annuncio di Cristo. Oggi a tutti i cristianialle chieseparticolari e alla chiesa universale sono richiesti lo stesso coraggio chemosse i missionari del passato e la stessa disponibilità adascoltare la voce dello Spirito.

PARTE IV

GLI IMMENSI ORIZZONTI DELLA MISSIONE "AD GENTES"

31. Il Signore Gesù inviò i suoi apostoli a tutte lepersonea tutti i popoli e a tutti i luoghi della terra. Negli apostolila chiesa ricevette una missione universaleche non ha confini e riguardala salvezza nella sua integritàsecondo quella pienezza di vitache Cristo è venuto a portare (Gv1010) essa fu «inviataa rivelare e comunicare la carità di Dio a tutti gli uomini e atutti i popoli della terra». (49) Tale missione è unicaavendo la stessa origine e finalità; ma all'interno di essa sidanno compiti e attività diverse. Anzituttoc'è l'attivitàmissionaria che chiamiamo missione ad gentes in riferimento al decretoconciliare: si tratta di un'attività primaria della chiesaessenziale e mai conclusa. Infattila chiesa «non puòsottrarsi alla missione permanente di portare il vangelo a quanti sonomilioni e milioni di uomini e donne ancora non conoscono Cristoredentoredell'uomo. È questo il compito più specificamentemissionario che Gesù ha affidato e quotidianamente affida alla suachiesa». (50)

Un quadro religioso complesso e in movimento

32. Oggi ci si trova di fronte a una situazione religiosa assaidiversificata e cangiante: i popoli sono in movimento; realtàsociali e religiose che un tempo erano chiare e definite oggi evolvono insituazioni complesse. Basti pensare ad alcuni fenomeni come l'urbanesimole migrazioni di massail movimento dei profughila scristianizzazionedi paesi di antica cristianitàL'influsso emergente del vangelo edei suoi valori in paesi a grandissima maggioranza non cristianailpullulare di messianismi e dl sette religiose. È un rivolgimento disituazioni religiose e socialiche rende difficile applicare in concretocerte distinzioni e categorie ecclesialia cui si era abituati. Giàprima del concilio si diceva di alcune metropoli o terre cristiane cheerano diventate «paesi di missione»né la situazione ècerto migliorata negli anni successivi. D'altra partel'opera missionariaha prodotto abbondanti frutti in tutte le parti del mondoper cuiesistono chiese impiantatea volte tanto solide e mature da benprovvedere ai bisogni delle proprie comunità e inviare anchepersonale per l'evangelizzazione in altre chiese e territori. Di qui ilcontrasto con aree di antica cristianitàche è necessariorievangelizzare. Alcunipertantosi chiedono se sia ancora il caso diparlare di attività missionaria specifica o di ambiti precisi diessao se non si debba ammettere che esiste un'unica situazionemissionariaper cui non c'è che un'unica missionedappertuttoeguale. La difficoltà di interpretare questa realtàcomplessa e mutevole in ordine al mandato di evangelizzazione si manifestagià nel «vocabolario missionario»: a esempioc'èuna certa esitazione a usare i termini «missioni» e «missionari»giudicati superati e carichi di risonanze storiche negative; si preferisceusare il sostantivo «missione» al singolare e l'aggettivo «missionario»per qualificare ogni attività della chiesa. Questo travaglio denotaun cambiamento realeche ha aspetti positivi. Il cosiddetto rientro o «rimpatrio»delle missioni nella missione della chiesail confluire della missiologianell'ecclesiologia e l'inserimento di entrambe nel disegno trinitario disalvezzahanno dato un respiro nuovo alla stessa attivitàmissionariaconcepita non già come un compito ai margini dellachiesama inserito nel cuore della sua vitaquale impegno fondamentaledi tutto il popolo di Dio. Occorreperòguardarsi dal rischio dilivellare situazioni molto diverse e di ridurrese non far scomparirelamissione e i missionari ad gentes. Dire che tutta la chiesa èmissionaria non esclude che esista una specifica missione ad gentescomedire che tutti i cattolici debbono essere missionari non escludeanzirichiede che ci siano i «missionari ad gentes e a vita» pervocazione specifica.

La missione ad gentes conserva il suo valore

33. Le differenze nell'attività all'interno dell'unica missionedella chiesa nascono non da ragioni intrinseche alla missione stessamadalle diverse circostanze in cui essa si svolge. (51) Guardando al mondod'oggi dal punto di vista dell'evangelizzazionesi possono distingueretre situazioni. Anzituttoquella a cui si rivolge l'attivitàmissionaria della chiesa: popoligruppi umanicontesti socio-culturaliin cui Cristo e il suo vangelo non sono conosciutio in cui mancanocomunità cristiane abbastanza mature da poter incarnare la fede nelproprio ambiente e annunziarla ad altri gruppi. Èquestapropriamente la missione ad gentes. (52) Ci sonopoicomunitàcristiane che hanno adeguate e solide strutture ecclesialisono ferventidi fede e di vita irradiano la testimonianza del vangelo nel loro ambientee sentono l'impegno della missione universale. In esse si svolge l'attivitào cura pastorale della chiesa. Esisteinfineuna situazione intermediaspecie nei paesi di antica cristianitàma a volte anche nellechiese più giovanidove interi gruppi di battezzati hanno perdutoil senso vivo della fedeo addirittura non si riconoscono più comemembri della chiesaconducendo un'esistenza lontana da Cristo e dal suovangelo. In questo caso c'è bisogno di una «nuovaevangelizzazione»o «rievangelizazione».

34. L'attività missionaria specificao missione ad genteshacome destinatari «i popoli e i gruppi che ancora non credono inCristo»«coloro che sono lontani da Cristo»tra i qualila chiesa «non ha ancora messo radici» (53) e la cui cultura nonè stata ancora influenzata dal vangelo. (54) Essa si distinguedalle altre attività ecclesialiperché si rivolge a gruppie ambienti non cristiani per l'assenza o insufficienza dell'annunzioevangelico e della presenza ecclesiale. Pertantosi caratterizza comeopera di annunzio del Cristo e del suo vangelodi edificazione dellachiesa locale. di promozione dei valori del regno. La peculiaritàdi questa missione ad gentes deriva dal fatto che si rivolge ai noncristiani. Occorreperciòevitare che tale «compito piùspecificamente missionarioche Gesù ha affidato e quotidianamenteriaffida alla sua chiesa» (55)subisca un appiattimento nellamissione globale di tutto il popolo di Dio equindisia trascurato odimenticato. D'altrondei confini fra cura pastorale dei fedelinuovaevangelizzazione e attività missionaria specifica non sononettamente definibilie non è pensabile creare tra di essebarriere o compartimenti-stagno. Bisognatuttavianon perdere latensione per l'annunzio e per la fondazione di nuove chiese presso popolio gruppi umaniin cui ancora non esistono poiché questo èil compito primo della chiesa che è inviata a tutti i popolifinoagli ultimi confini della terra. Senza la missione ad gentes la stessadimensione missionaria della chiesa sarebbe priva del suo significatofondamentale e della sua attuazione esemplare. È da notarealtresìuna reale e crescente interdipendenza tra le varie attivitàsalvifiche della chiesa: ciascuna influisce sull'altrala stimola e laaiuta. Il dinamismo missionario crea scambio tra le chiese e orienta versoil mondo esternocon influssi positivi in tutti i sensi. Le chiese diantica cristianità. a esempioalle prese col drammatico compitodella nuova evangelizzazionecomprendono meglio che non possono esseremissionarie verso i non cristiani di altri paesi e continentise non sipreoccupano seriamente dei non cristiani in casa propria: la missionarietàad intra è segno credibile e stimolo per quella ad extraeviceversa.

A tutti i popolinonostante le difficoltà

35. La missione ad gentes ha davanti a sé un compito immane chenon è per nulla in via di estinzione. Essa anzisia dal punto divista numerico per l'aumento demograficosia dal punto di vistasocio-culturale per il sorgere di nuove relazionicontatti e il variaredelle situazionisembra destinata ad avere orizzonti ancora piùvasti. Il compito di annunziare Gesù Cristo presso tutti i popoliappare immenso e sproporzionato rispetto alle forze umane della chiesa. Lediffìcoltà sembrano insormontabili e potrebbero scoraggiarese si trattasse di un'opera soltanto umana. In alcuni paesi èproibito l'ingresso dei missionariin altri è vietata non solol'evangelizzazionema anche la conversione e persino il culto cristiano.Altrove gli ostacoli sono di natura culturale: la trasmissione delmessaggio evangelico appare irrilevante o incomprensibilee laconversione è vista come l'abbandono del proprio popolo e dellapropria cultura.

36. Né mancano le difficoltà interne al popolo di Diolequali anzi sono le più dolorose. Già il mio predecessorePaolo VI indicava in primo luogo «la mancanza di fervoretanto piùgrave perché nasce dal di dentro; essa si manifesta nellastanchezzanella delusionenell'accomodamentonel disinteresse esoprattuttonella mancanza di gioia e di speranza». (56) Grandiostacoli alla missionarietà della chiesa sono anche le divisionipassate e presenti tra i cristiani(57) la scristianizzazione in paesicristianila diminuzione delle vocazioni all'apostolatolecontro-testimonianze di fedeli e di comunità cristiane che nonseguono nella loro vita il modello di Cristo. Ma una delle ragioni piùgravi dello scarso interesse per l'impegno missionario è lamentalità indifferentistalargamente diffusapurtroppoanche tracristianispesso radicata in visioni teologiche non corrette e improntataa un relativismo religioso che porta a ritenere che «una religionevale l'altra». Possiamo aggiungere come diceva lo stesso pontefice -che ci sono anche «alibi che possono sviare dall'evangelizzazione. Ipiù insidiosi sono certamente quelliper i quali si pretende ditrovare appoggio nel tale o tal altro insegnamento del concilio».(58) Al riguardoraccomando vivamente ai teologi e ai professionistidella stampa cristiana di intensificare il proprio servizio alla missioneper trovare il senso profondo del loro importante lavoro lungo la rettavia del sentire cum ecclesia. Le difficoltà interne ed esterne nondebbono renderci pessimisti o inattivi. Ciò che conta - qui come inogni settore della vita cristiana è la fiducia che viene dallafedecioè dalla certezza che non siamo noi i protagonisti dellamissionema Gesù Cristo e il suo Spirito. Noi siamo soltantocollaboratori equando abbiamo fatto tutto quello che ci èpossibiledobbiamo dire: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quantodovevamo fare». (Lc1710)

Ambiti della missione "ad gentes"

37. La missione ad gentesin forza del mandato universale di Cristonon ha confini. Si possonotuttaviadelineare vari ambiti in cui essa siattuain modo da avere il quadro reale della situazione.

a) Ambiti territoriali

L'attività missionaria è stata normalmente definita inrapporto a territori precisi. Il concilio Vaticano II ha riconosciuto ladimensione territoriale della missione ad gentes(59) anche oggiimportante al fine di determinare responsabilitàcompetenze elimiti geografici d'azione. È vero che a una missione universaledeve corrispondere una prospettiva universale: la chiesainfattinon puòaccettare che confini geografici e impedimenti politici ostacolino la suapresenza missionaria. Ma è anche vero che l'attivitàmissionaria ad gentesessendo diversa dalla cura pastorale dei fedeli edalla nuova evangelizzazione dei non praticantisi esercita in territorie presso gruppi umani ben delimitati. Il moltiplicarsi delle giovanichiese nei tempi recenti non deve illudere. Nei territori affidati aqueste chiesespecie in Asiama anche in Africa e in America Latina eOceaniaci sono vaste zone non evangelizzate: interi popoli e areeculturali di grande importanza in non poche nazioni non sono ancoraraggiunte dall'annunzio evangelico e dalla presenza della chiesa locale.(60) Anche in paesi tradizionalmente cristiani ci sono regioni affidate alregime speciale della missione ad gentes con gruppi e aree nonevangelizzate. Si imponequindianche in questi paesi non solo una nuovaevangelizzazionema in certi casi una prima evangelizzazione. (61) Lesituazioniperònon sono omogenee. Pur riconoscendo che leaffermazioni circa la responsabilità missionaria della chiesa nonsono credibili se non sono autenticate da un serio impegno di nuovaevangelizzazione nei paesi di antica cristianitànon pare giustoequiparare la situazione di un popolo che non ha mai conosciuto GesùCristo con quella di un altro che l'ha conosciutoaccettato e poirifiutatopur continuando a vivere in una cultura che ha assorbito ingran parte i principi e valori evangelici. Sono due condizioniinrapporto alla fedesostanzialmente diverse. Pertantoil criteriogeograficoanche se non molto preciso e sempre provvisoriovale ancoraper indicare le frontiere verso cui deve rivolgersi l'attivitàmissionaria. Ci sono paesi e aree geografiche e culturali in cui mancanocomunità cristiane autoctone; altrove queste sono talmente piccoleda non essere un segno chiaro di presenza cristiana; oppure queste comunitàmancano di dinamismo per evangelizzare le loro società oappartengono a popolazioni minoritarienon inserite nella culturanazionale dominante. Nel continente asiaticoin particolareverso cuidovrebbe orientarsi principalmente la missione ad gentesi cristiani sonouna piccola minoranzaanche se a volte vi si verificano significativimovimenti di conversione ed esemplari modi di presenza cristiana.

b) Mondi e fenomeni sociali nuovi

Le rapide e profonde trasformazioni che caratterizzano oggi il mondoinparticolare il Sudinfluiscono fortemente sul quadro missionario: doveprima c'erano situazioni umane e sociali stabilioggi tutto è inmovimento. Si pensia esempioall'urbanizzazione e al massiccioincremento delle cittàsoprattutto dove più forte èla pressione demografica. Già ora in non pochi paesi piùdella metà della popolazione vive in alcune megalopolidove iproblemi dell'uomo spesso peggiorano anche per l'anonimato in cui sisentono immerse le moltitudini. Nei tempi moderni l'attivitàmissionaria si è svolta soprattutto in regioni isolatelontane daicentri civilizzati e impervie per difficoltà di comunicazionedilinguadi clima. Oggi l'immagine della missione ad gentes sta forsecambiando: luoghi privilegiati dovrebbero essere le grandi cittàdove sorgono nuovi costumi e modelli di vitanuove forme di cultura ecomunicazioneche poi influiscono sulla popolazione. È vero che la«scelta degli ultimi» deve portare a non trascurare i gruppiumani più marginali e isolatima è anche vero che non sipossono evangelizzare le persone o i piccoli gruppitrascurando i centridove nascesi può dire. un'umanità nuova con nuovi modellidi sviluppo. Il futuro delle giovani nazioni si sta formando nelle città.Parlando del futuronon si possono dimenticare i giovanii quali innumerosi paesi costituiscono già più della metà dellapopolazione. Come far giungere il messaggio di Cristo ai giovani noncristianiche sono il futuro di interi continenti? Evidentemente i mezziordinari della pastorale non bastano più: occorrono associazioni eistituzionigruppi e centri specialiiniziative culturali e sociali peri giovani. Ecco un campodove i moderni movimenti ecclesiali hanno ampiospazio per impegnarsi. Fra le grandi mutazioni del mondo contemporaneolemigrazioni hanno prodotto un fenomeno nuovo: i non cristiani giungonoassai numerosi nei paesi di antica cristianitàcreando occasioninuove di contatti e scambi culturalisollecitando la chiesaall'accoglienzaal dialogoall'aiuto ein una parolaalla fraternità.Fra i migranti occupano un posto del tutto particolare i rifugiati emeritano la massima attenzione. Essi sono ormai molti milioni nel mondo enon cessano di aumentare: sono fuggiti da condizioni di oppressionepolitica e di miseria disumanada carestie e siccità di dimensionicatastrofiche. La chiesa deve assumerli nell'ambito della suasollecitudine apostolica. Infinesi possono ricordare le condizioni dipovertàspesso intollerabileche vengono a crearsi in non pochipaesi e sono spesso all'origine delle migrazioni di massa. La comunitàdei credenti in Cristo è provocata da queste situazioni disumane:l'annunzio di Cristo e del regno di Dio deve diventare strumento diriscatto umano per queste popolazioni.

c.) Aree culturalio aeropaghi moderni

Paolodopo aver predicato in numerosi luoghigiunto ad Atenesi recaall'areopagodove annunzia il vangelousando un linguaggio adatto ecomprensibile in quell'ambiente. (At1722) L'areopagorappresentava allora il centro della cultura del dotto popolo atenieseeoggi può essere assunto a simbolo dei nuovi ambienti in cui si deveproclamare il vangelo. Il primo areopago del tempo moderno è ilmondo delle comunicazioniche sta unificando l'umanità rendendola- come si suol dire - «un villaggio globale». I mezzi dicomunicazione sociale hanno raggiunto una tale importanza da essere permolti il principale strumento informativo e formativodi guida e diispirazione per i comportamenti individualifamiliarisociali. Le nuovegenerazioni soprattutto crescono in modo condizionato da essi. Forse èstato un po' trascurato questo areopago: si privilegiano generalmentealtri strumenti per l'annunzio evangelico e per la formazionementre imass media sono lasciati all'iniziativa di singoli o di piccoli gruppi edentrano nella programmazione pastorale in linea secondaria. L'impegno neimass mediatuttavianon ha solo lo scopo di moltiplicare l'annunzio: sitratta di un fatto più profondoperché l'evangelizzazionestessa della cultura moderna dipende in gran parte dal loro influsso. Nonbastaquindiusarli per diffondere il messaggio cristiano e magisterodella chiesama occorre integrare il messaggio stesso in questa «nuovacultura» creata dalla comunicazione moderna. È un problemacomplessopoiché questa cultura nasceprima ancora che daicontenutidal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare connuovi linguagginuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici. Il miopredecessore Paolo VI diceva che «la rottura fra il vangelo e lacultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca»(62) eil campo dell'odierna comunicazione conferma in pieno questo giudizio.Molti altri sono gli areopaghi del mondo moderno verso cui si deveorientare l'attività missionaria della chiesa. A esempiol'impegnoper la pacelo sviluppo e la liberazione dei popoli; i diritti dell'uomoe dei popolisoprattutto quelli delle minoranze. la promozione delladonna e del bambino. la salvaguardia del creato sono altrettanti settorida illuminare con la luce del vangelo. È da ricordareinoltreilvastissimo areopago della culturadella ricerca scientificadei rapportiinternazionali che favoriscono il dialogo e portano a nuovi progetti divita. Conviene essere attenti e impegnati in queste istanze moderne. Gliuomini avvertono di essere come naviganti nel mare della vitachiamati asempre maggiore unità e solidarietà: le soluzioni aiproblemi esistenziali vanno studiatediscussesperimentate col concorsodi tutti. Ecco perché organismi e convegni internazionali sidimostrano sempre più importanti in molti settori della vita umanadalla cultura alla politicadall'economia alla ricerca. I cristianichevivono e lavorano in questa dimensione internazionaledebbono semprericordare il loro dovere di testimoniare il vangelo.

38. Il nostro tempo è drammatico e insieme affascinante. Mentreda un lato gli uomini sembrano rincorrere la prosperità materiale eimmergersi sempre più nel materialismo consumisticodall'altro simanifestano l angosciosa ricerca di significatoil bisogno di interioritàil desiderio di apprendere nuove forme e modi di concentrazione e dipreghiera. Non solo nelle culture impregnate di religiosità. maanche nelle società secolarizzate è ricercata la dimensionespirituale della vita come antidoto alla disumanizzazione. Questocosiddetto fenomeno del «ritorno religioso» non è privodi ambiguità. ma contiene anche un invito. La chiesa ha un immensopatrimonio spirituale da offrire all'umanità in Cristo che siproclama «la viala verità e la vita». (Gv146) Èil cammino cristiano all'incontro con Dioalla preghieraall'ascesialla scoperta del senso della vita. Anche questo è un areopago daevangelizzare.

Fedeltà a Cristo e promozione della libertàdell'uomo

39. Tutte le forme dell'attività missionaria sono contrassegnatedalla consapevolezza di promuovere la libertà dell'uomo annunciandoa lui Gesù Cristo. La chiesa deve essere fedele a Cristodi cui èil corpo e continua la missione. È necessario che essa «seguala stessa strada seguita da Cristola strada della povertàdell'obbedienzadel servizio e del sacrificio di sé fino allamorteda cui poi risorgendo uscì vincitore». (63) La chiesaquindiha il dovere di fare di tutto per svolgere la sua missione nelmondo e raggiungere tutti i popoli; e ne ha anche il dirittoche le estato dato da Dio per l'attuazione del suo piano. La libertàreligiosatalvolta ancora limitata o coartataè la premessa e lagaranzia di tutte le libertà che assicurano il bene comune dellepersone e dei popoli. È da auspicare che l'autentica libertàreligiosa sia concessa a tutti in ogni luogoe a questo scopo la chiesasi adopera nei vari paesispecie in quelli a maggioranza cattolicadoveessa ha un maggiore influsso. Ma non si tratta di un problema dellareligione di maggioranza o di minoranzabensì di un dirittoinalienabile di ogni persona umana. D'altra partela chiesa si rivolgeall'uomo nel pieno rispetto della sua libertà: (64) la missione noncoarta la libertàma piuttosto la favorisce. La chiesa proponenon impone nulla: rispetta le persone e le culturee si ferma davanti alsacrario della coscienza. A coloro che si oppongono con i più varipretesti all'attività missionaria la chiesa ripete: Aprite le portea Cristo! Mi rivolgo a tutte le chiese particolarigiovani e antiche. Ilmondo va sempre più unificandosilo spirito evangelico deveportare al superamento di barriere culturali e nazionalisticheevitandoogni chiusura. Benedetto XV ammoniva già i missionari del suo tempose mai«dimentichi della propria dignitàpensassero piùalla loro patria terrestre che a quella del cielo». (65) La stessaraccomandazione vale oggi per le chiese particolari: Aprite le porte aimissionaripoiché «ogni chiesa particolare. che si separassevolontariamente dalla chiesa universaleperderebbe il suo riferimento aldisegno di Dio e si impoverirebbe nella sua dimensione ecclesiale».(66)

Rivolgere l'attenzione verso il Sud e l'Oriente

40. L'attività missionaria rappresenta ancor oggi la massimasfida per la chiesa . Mentre si avvicina la fine del secondo millenniodella redenzionesi fa sempre più evidente che le genti che nonhanno ancora ricevuto il primo annunzio di Cristo sono la maggioranzadell'umanità. Il bilancio dell'attività missionaria neitempi moderni è certo positivo: la chiesa è stata fondata intutti i continentianzi oggi la maggioranza dei fedeli e delle chieseparticolari non è più nella vecchia Europama neicontinenti che i missionari hanno aperto alla fede. Rimaneperòil fatto che gli «ultimi confini della terra»a cui si deveportare il vangelosi allontanano sempre piùe la sentenza diTertullianosecondo cui il vangelo è stato annunziato in tutta laterra e a tutti i popoli(67) è ben lontana dalla sua concretaattuazione: la missione ad gentes è ancora agli inizi. Nuovi popolicompaiono sulla scena mondiale e hanno anch'essi il diritto di riceverel'annunzio della salvezza. La crescita demografica del Sud e dell'Orientein paesi non cristianifa aumentare di continuo il numero delle personeche ignorano la redenzione di Cristo. Bisognadunquerivolgerel'attenzione missionaria verso quelle aree geografiche e quegli ambienticulturali che sono rimasti al di fuori dell'influsso evangelico. Tutti icredenti in Cristo debbono sentirecome parte integrante della loro fedela sollecitudine apostolica di trasmetterne ad altri la gioia e la luce.Tale sollecitudine deve diventareper così direfame e sete difar conoscere il Signore quando si allarga lo sguardo agli immensiorizzonti del mondo non cristiano.

PARTE V

LE VIE DELLA MISSIONE

41. «L'attività missionaria non è né piùné meno che la manifestazioneo epifaniae la realizzazione deldisegno di Dio nel mondo e nella storianella quale Dioproprio mediantela missione. attua all'evidenza la storia della salvezza». (68) Qualivie segue la chiesa per giungere a questo risultato? La missione èuna realtà unitariama complessa. e si esplica in vari moditracui alcuni sono di particolare importanza nella presente condizione dellachiesa e del mondo .

La prima forma di evangelizzazione è la testimonianza

42. L'uomo contemporaneo crede più ai testimoni che ai maestri(69) più all'esperienza che alla dottrinapiù alla vita eai fatti che alle teorie. La testimonianza della vita cristiana èla prima e insostituibile forma della missione: Cristodi cui noicontinuiamo la missioneè il «testimone» per eccellenza(Ap15); (Ap314) e il modello della testimonianzacristiana. Lo Spirito santo accompagna il cammino della chiesa e laassocia alla testimonianza che egli rende a Cristo. (Gv1526) Laprima forma di testimonianza è la vita stessa del missionario dellafamiglia cristiana e della comunità ecclesialeche rende visibileun modo nuovo di comportarsi. Il missionario chepur con tutti i limiti edifetti umanivive con semplicità secondo il modello di Cristoèun segno di Dio e delle realtà trascendenti. Ma tutti nella chiesasforzandosi di imitare il divino Maestropossono e debbono dare taletestimonianza(70) che in molti casi è l'unico modo possibile diessere missionari. La testimonianza evangelicaa cui il mondo è piùsensibileè quella dell'attenzione per le persone e della caritàverso i poveri e i piccoliverso chi soffre. La gratuità di questoatteggiamento e di queste azioniche contrastano profondamente conl'egoismo presente nell'uomofa nascere precise domande che orientano aDio e al vangelo. Anche l'impegno per la pacela giustiziai dirittidell'uomola promozione umana è una testimonianza del vangelosee segno di attenzione per le persone ed è ordinato allo sviluppointegrale dell'uomo. (71)

43. Il cristiano e le comunità cristiane vivono profondamenteinseriti nella vita dei rispettivi popoli e sono segno del vangelo anchenella fedeltà alla loro patriaal loro popoloalla culturanazionalesempre però nella libertà che Cristo ha portato.Il cristianesimo è aperto alla fratellanza universale. perchétutti gli uomini sono figli dello stesso Padre e fratelli in Cristo. Lachiesa è chiamata a dare la sua testimonianza a Cristo assumendoposizioni coraggiose e profetiche di fronte alla corruzione del poterepolitico o economico; non cercando essa stessa gloria e beni materiali;usando dei suoi beni per il servizio dei più poveri e imitando lasemplicità di vita del Cristo. La chiesa e i missionari debbonodare anche la testimonianza dell'umiltàrivolta anzitutto verso sestessiche si traduce nella capacità di un esame di coscienza alivello personale e comunitarioper correggere nei propri comportamentiquanto è anti-evangelico e sfigura il volto di Cristo.

Il primo annunzio di Cristo Salvatore

44. L'annunzio ha la priorità permanente nella missione: lachiesa non può sottrarsi al mandato esplicito di Cristonon puòprivare gli uomini della «buona novella» che sono amati esalvati da Dio. «L'evangelizzazione conterrà sempre - comebasecentro e insieme vertice del suo dinamismo - anche una chiaraproclamazione chein Gesù Cristo... La salvezza è offerta aogni uomocome dono di grazia e di misericordia di Dio stesso». (72)Tutte le forme dell'attività missionaria tendono verso questaproclamazione che rivela e introduce nel mistero nascosto nei secoli esvelato in Cristo (Ef33); (Col125) il quale è nelcuore della missione e della vita della chiesacome cardine di tuttal'evangelizzazione. Nella realtà complessa della missione il primoannunzio ha un ruolo centrale e insostituibileperché introduce «nelmistero dell'amore di Dioche chiama a stringere in Cristo una personalerelazione con lui» (73) e apre la via alla conversione. La fede nascedall'annunzioe ogni comunità ecclesiale trae origine e vita dallarisposta personale di ciascun fedele a tale annunzio. (74) Come l'economiasalvifica è incentrata in Cristocosì l'attivitàmissionaria tende alla proclamazione del suo mistero. L'annunzio ha peroggetto il Cristo crocifissomorto e risorto: in lui si compie la piena eautentica liberazione dal maledal peccato e dalla morte; in lui Dio donala «vita nuova»divina ed eterna. È questa la «buonanovella»che cambia l'uomo e la storia dell'umanità e chetutti i popoli hanno il diritto di conoscere. Tale annunzio va fatto nelcontesto della vita dell'uomo e dei popoli che lo ricevono. Essoinoltredeve essere fatto in atteggiamento di amore e di stima verso chi ascoltacon un linguaggio concreto e adattato alle circostanze. In esso lo Spiritoè all'opera e instaura una comunione tra il missionario e gliascoltatoripossibile in quanto l'uno e gli altri entrano in comunioneper Cristocol Padre. (75)

45. Essendo fatto in unione con l'intera comunità ecclesialel'annunzio non è mai un fatto personale. Il missionario èpresente e opera in virtù di un mandato ricevuto eanche se sitrova soloè collegato mediante vincoli invisibilima profondiall'attività evangelizzatrice di tutta la chiesa. (76) Gliascoltatoriprima o poiintravedono dietro a lui la comunità chelo ha mandato e lo sostiene. L'annunzio è animato dalla fedechesuscita entusiasmo e fervore nel missionario. Come si è dettogliAtti definiscono tale atteggiamento con la parola parresìachesignifica parlare con franchezza e coraggioe questo termine ricorreanche in san Paolo: «Nel nostro Dio abbiamo avuto il coraggio diannunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte». (1Ts22)«Pregate. . . anche per meperché quando apro la boccamisia data una parola franca per far conoscere il mistero del vangelo delquale sono ambasciatore in catenee io possa annunziarlo con franchezzacome è mio dovere». (Ef618) Nell'annunziare Cristo ainon cristiani il missionario è convinto che esiste già neisingoli e nei popoliper l'azione dello Spiritoun'attesa anche seinconscia di conoscere la verità su Diosull'uomosulla via cheporta alla liberazione dal peccato e dalla morte. L'entusiasmonell'annunziare il Cristo deriva dalla convinzione di rispondere a taleattesasicché il missionario non si scoraggia né desistedalla sua testimonianzaanche quando è chiamato a manifestare lasua fede in un ambiente ostile o indifferente. Egli sa che lo Spirito delPadre parla in lui (Mt1017); (Lc1211) e puòripetere con gli apostoli: «Di questi fatti siamo testimoni noi e loSpirito santo». (At532) Egli sa che non annunzia una veritàumanama la «Parola di Dio»la quale ha una sua intrinseca emisteriosa potenza. (Rm116) La prova suprema è il donodella vitafino ad accettare la morte per testimoniare la fede in GesùCristo. Come sempre nella storia cristianai «martiri»cioèi testimonisono numerosi e indispensabili al cammino del vangelo. Anchenella nostra epoca ce ne sono tanti: vescovi sacerdotireligiosi ereligioselaicia volte eroi sconosciuti che danno la vita pertestimoniare la fede. Sono essi gli annunziatori ed i testimoni pereccellenza.

Conversione e battesimo

46. L'annunzio della parola di Dio mira alla conversione cristianacioèall'adesione piena e sincera a Cristo e al suo vangelo mediante la fede.La conversione è dono di Dioopera della Trinità: èlo Spirito che apre le porte dei cuoriaffinché gli uomini possanocredere al Signore e «confessarlo». (1Cor123) Di chi siaccosta a lui mediante la fede Gesù dice: «Nessuno puòvenire a mese non lo attira il Padre che mi ha mandato». (Gv644)La conversione si esprime fin dall'inizio con una fede totale e radicaleche non pone né limiti né remore al dono di Dio. Al tempostessoperòessa determina un processo dinamico e permanente chedura per tutta l'esistenzaesigendo un passaggio continuo dalla «vitasecondo la carne» alla «vita secondo lo Spirito». (Rm83)Essa significa accettarecon decisione personalela sovranitàsalvifica di Cristo e diventare suoi discepoli. A questa conversione lachiesa chiama tuttisull'esempio di Giovanni Battistache preparava lavia a Cristo«predicando un battesimo di conversione per il perdonodei peccati» (Mc14) e di Cristo stessoil quale«dopoche Giovanni fu arrestato. ... si recò in Galilea predicando ilvangelo di Dio e diceva: "Il tempo è compiuto e il regno diDio è vicino; convertitevi e credete al vangelo"». (Mc114)Oggi l'appello alla conversioneche i missionari rivolgono ai noncristianie messo in discussione o passato sotto silenzio. Si vede inesso un atto di «proselitismo»; si dice che basta aiutare gliuomini a essere più uomini o più fedeli alla propriareligioneche basta costruire comunità capaci di operare per lagiustiziala libertàla pacela solidarietà. Ma sidimentica che ogni persona ha il diritto di udire la «buona novella»di Dio che si rivela e si dona in Cristoper attuare in pienezza la suapropria vocazione. La grandezza di questo evento risuona nelle parole diGesù alla Samaritana: «Se tu conoscessi il dono di Dio»e nel desiderio inconsapevolema ardente della donna: «Signoredammi di quest'acquaperché non abbia più sete». (Gv410)

47. Gli apostolimossi dallo Spirito santoinvitavano tutti a cambiarevitaa convertirsi e a ricevere il battesimo. Subito dopo l'evento dellaPentecostePietro parla alla folla in modo convincente: «All'udirtutto questo si sentirono come trafiggere il cuore e chiesero a Pietro eagli altri apostoli: "Che cosa dobbiamo farefratelli?". EPietro disse: Convertitevie ciascuno di voi si faccia battezzare nelnome di Gesù Cristoper la remissione dei vostri peccati; doporiceverete il dono dello Spirito santo"». (At237) Ebattezzò in quel giorno circa tremila persone. Pietro ancoradopola guarigione dello storpio. parla alla folla e ripete: «Convertitevidunquee cambiate vitaperché siano cancellati i vostri peccati!».(At319) La conversione a Cristo è connessa col battesimo:lo è non solo per la prassi della chiesama per volere di Cristoche ha inviato a far discepole tutte le genti e a battezzarle (Mt2819)lo è anche per l'intrinseca esigenza di ricevere la pienezza dellavita in lui: «In veritàin verità ti dico Gesùdice a Nicodemo - se uno non nasce da acqua e da Spirito. non puòentrare nel regno di Dio». (Gv35) Il battesimoinfatticirigenera alla vita dei fili di Dioci unisce a Gesù Cristociunge nello Spirito santo: esso non è un semplice suggello dellaconversionequasi un segno esteriore che la dimostri e la attestibensìè sacramento che significa e opera questa nuova nascita dalloSpiritoinstaura vincoli reali e inscindibili con la Trinitàrende membri del corpo di Cristoch'è la chiesa. Tutto questo varicordatoperché non pochiproprio dove si svolge la missione adgentes tendono a scindere la conversione a Cristo dal battesimogiudicandolo come non necessario. È vero che in certi ambienti sinotano aspetti sociologici relativi al battesimoche ne oscurano ilgenuino significato di fede. Ciò è dovuto a diversi fattoristorici e culturaliche bisogna rimuovere dove ancora sussistonoaffinchéil sacramento della rigenerazione spirituale appaia in tutto il suovalore: a questo compito devono dedicarsi le comunità ecclesialilocali. È vero anche che non poche persone affermano di essereinteriormente impegnate con Cristo e col suo messaggioma non lo voglionoessere sacramentalmenteperchéa causa dei loro pregiudizi odelle colpe dei cristianinon riescono a percepire la vera natura dellachiesamistero di fede e di amore. (77) Desidero incoraggiare questepersone ad aprirsi pienamente a Cristo ricordando a esse chese sentonoil fascino di Cristoegli stesso ha voluto la chiesa come «luogo»in cui possono di fatto incontrarlo. Al tempo stessoinvito i fedeli e lecomunità cristiane a testimoniare autenticamente Cristo con la lorovita nuova. Certoogni convertito è un dono fatto alla chiesa ecomporta per essa una grave responsabilità non solo perchéva preparato al battesimo col catecumenato e poi seguito con l'istruzionereligiosama perchéspecialmente se è adultoporta comeun'energia nuova l'entusiasmo della fedeil desiderio di trovare nellachiesa stessa il vangelo vissuto. Sarebbe per lui una delusione seentrato nella comunità ecclesialevi trovasse una vita priva difervore e senza segni di rinnovamento. Non possiamo predicare laconversionese non ci convertiamo noi stessi ogni giorno.

Formazione di Chiese locali

48. La conversione e il battesimo immettono nella chiesadove giàesisteo richiedono la costituzione di nuove comunità checonfessano Gesù Salvatore e Signore. Ciò fa parte deldisegno di Dioa cui è piaciuto «di chiamare gli uomini apartecipare della sua stessa vita non tanto a uno a unoma di riunirli inun popolonel quale i suoi figli dispersi si raccogliessero in unità».(78) La missione ad gentes ha questo obiettivo: fondare comunitàcristianesviluppare chiese fino alla loro completa maturazione. Èquestauna mèta centrale e qualificante dell'attivitàmissionariaal punto che questa non si può dire esplicata finchénon riesce a edificare una nuova chiesa particolarenormalmentefunzionante nell'ambiente locale. Di ciò parla ampiamente ildecreto Ad gentes(79) e dopo il concilio si è sviluppata unalinea teologica per sottolineare che tutto il mistero della chiesa ècontenuto in ciascuna chiesa particolarepurché questa non siisolima rimanga in comunione con la chiesa universale e si facciaa suavoltamissionaria. Si tratta di un grande e lungo lavorodel quale èdifficile indicare le tappe precisein cui cessa l'azione propriamentemissionaria e si passa all'attività pastorale. Ma alcuni puntidebbono restare chiari.

49. È necessario. anzituttocercare di stabilire in ogni luogocomunità cristianeche siano «segno della presenza divina nelmondo» (80) e crescano fino a divenire chiese. Nonostante l'altonumero delle diocesiesistono tuttora vaste aree in cui le chiese localisono del tutto assenti o insufficienti rispetto alla vastità delterritorio e alla densità della popolazione: rimane da compiere unrande lavoro di impianto e di sviluppo della chiesa. Questa fase dellastoria ecclesialedetta plantatio ecclesiae non è terminataanziin molti raggruppamenti umani deve ancora iniziare. La responsabilitàdi tale compito ricade sulla chiesa universale e sulle chiese particolarisu tutto il popolo di Dio e su tutte le forze missionarie. Ogni chiesaanche quella formata da neoconvertitiè per sua naturamissionariaè evangelizzata ed evangelizzantee la fede va semprepresentata come dono di Dio da vivere in comunità (famiglieparrocchieassociazioni) e da irradiare all'esterno sia con latestimonianza di vita che con la parola. L'azione evangelizzatrice dellacomunità cristianaprima sul proprio territorio e poi altrove comepartecipazione alla missione universaleè il segno piùchiaro della maturità della fede. Occorre un radicale cambiamentodi mentalità per diventare missionarie questo vale sia per lepersone sia per le comunità. Il Signore chiama sempre a uscire dase stessia condividere con gli altri i beni che abbiamocominciando daquello più prezioso che è la fede. Alla luce di questoimperativo missionario si dovrà misurare la validità degliorganismimovimentiparrocchie e opere di apostolato della chiesa. Solodiventando missionaria la comunità cristiana potrà superaredivisioni e tensioni interne e ritrovare la sua unità e il suovigore di fede. Le forze missionarieprovenienti da altre chiese e paesidevono operare in comunione con quelle locali per lo sviluppo dellacomunità cristiana. In particolare. tocca a esse - sempre secondole direttive dei vescovi e in collaborazione con i responsabili del posto- promuovere la diffusione della fede e l'espansione della chiesa negliambienti e gruppi non cristianianimare in senso missionario le chieselocalicosicché la preoccupazione pastorale sia sempre abbinata aquella per la missione ad gentes. Ogni chiesa farà allora veramentesua la sollecitudine di Cristobuon Pastoreche si prodiga per il suogreggema al tempo stesso pensa alle «altre pecore che non sono diquest'ovile». (Gv1016)

50. Tale sollecitudine costituirà un motivo e uno stimolo per unrinnovato impegno ecumenico. I legami esistenti tra attivitàecumenica e attività missionaria rendono necessario considerare duefattori concomitanti. Da una partesi deve riconoscere che «ladivisione dei cristiani è di grave pregiudizio alla santa causadella predicazione del vangelo a tutti gli uomini e chiude a moltil'accesso alla fede». (81) Il fatto che la buona novella dellariconciliazione sia predicata dai cristiani tra loro divisineindebolisce la testimonianzaed è perciò urgente operareper l'unità dei cristianiaffinché l'attivitàmissionaria possa riuscire più incisiva. Al tempo stessonondobbiamo dimenticare che gli stessi sforzi verso l'unitàcostituiscono di per sé un segno dell'opera di riconciliazione cheDio conduce in mezzo a noi. D'altra parteè vero che tutti quelliche hanno ricevuto il battesimo in Cristo sono costituiti in una certacomunionesebbene imperfettatra loro. È su questa base che sifonda l'orientamento dato dal concilio: «I cattoliciesclusa ogniforma sia di indifferentismo e di sincretismosia di sconsiderataconcorrenzamediante una comune per quanto possibile professione di fedein Dio e in Gesù Cristo di fronte alle gentimediante lacooperazione nel campo tecnico e sociale come in quello religioso eculturalecollaborino fraternamente con i fratelli separati secondo lenorme del decreto sull'ecumenismo». (82) L'attività ecumenicae la testimonianza concorde a Gesù Cristo dei cristianiappartenenti a differenti chiese e comunità ecclesialihanno giàrecato abbondanti frutti. Ma è sempre più urgente che essicollaborino e testimonino insieme in questo tempo nel quale sèttecristiane e paracristiane seminano la confusione con la loro azione.L'espansione di queste sètte costituisce una minaccia per la chiesacattolica e per tutte le comunità ecclesiali con le quali essaintrattiene un dialogo. Ovunque possibile e secondo le circostanze localila risposta dei cristiani potrà essere anch'essa ecumenica.

Le «comunità ecclesiali di base» forza dievangelizzazione

51. Un fenomeno in rapida crescita nelle giovani chiesepromosso daivescovi e dalle loro Conferenze a volte come scelta prioritaria dellapastoralesono le comunità ecclesiali di base (conosciute anchecon altri nomi)le quali stanno dando buona prova come centri diformazione cristiana e di irradiazione missionaria. Si tratta di gruppi dicristiani a livello familiare o di ambiente ristrettoi qualis'incontrano per la preghiera? la lettura della Scrittura. la catechesiper la condivisione dei problemi umani ed ecclesiali in vista di unimpegno comune. Esse sono un segno di vitalità della chiesastrumento di formazione e di evangelizzazionevalido punto di partenzaper una nuova società fondata sulla «civiltà dell'amore».Tali comunità decentrano e articolano la comunitàparrocchialea cui rimangono sempre unite; si radicano in ambientipopolari e contadinidiventando fermento di vita cristianadi attenzioneper gli ultimidi impegno per la trasformazione della società. Inesse il singolo cristiano fa un'esperienza comunitariaper cui anch'eglisi sente un elemento attivostimolato a dare la sua collaborazioneall'impegno di tutti. In tal modo esse sono strumento di evangelizzazionee di primo annunzio e fonte di nuovi ministerimentreanimate dallacarità di Cristooffrono anche un'indicazione circa il modo disuperare divisionitribalismirazzismi. Ogni comunitàinfattiper essere cristianadeve fondarsi e vivere in Cristonell'ascolto dellaparola di Dionella preghiera incentrata sull'eucaristianella comunioneespressa in unità di cuore e di anima e nella condivisione secondoi bisogni dei suoi membri. (At242) Ogni comunità -ricordava Paolo VI - deve vivere in unità con la chiesa particolaree universalenella sincera comunione con i pastori e il magisteroimpegnandosi nell'irradiazione missionaria ed evitando ogni chiusura estrumentalizzazione ideologica. (83) E il sinodo dei vescovi ha affermato:«Poiché la chiesa è comunionele nuove comunitàdi basese veramente vivono in unità con la chiesasono una veraespressione di comunione e mezzo per costruire una comunione piùprofonda. Perciòsono motivo di grande speranza per la vita dellachiesa». (84)

Incarnare il Vangelo nelle culture dei popoli

52. Svolgendo l'attività missionaria tra le gentila chiesaincontra varie culture e viene coinvolta nel processo d'inculturazione. Èquestaun'esigenza che ne ha segnato tutto il cammino storicoma oggi èparticolarmente acuta e urgente. Il processo di inserimento della chiesanelle culture dei popoli richiede tempi lunghi: non si tratta di un puroadattamento esteriorepoiché l'inculturazione «significal'intima trasformazione degli autentici valori culturali mediantel'integrazione nel cristianesimo e il radicamento del cristianesimo nellevarie culture». (85) Èdunqueun processo profondo e globaleche investe sia il messaggio cristianosia la riflessione e la prassidella chiesa. Ma è pure un processo difficileperché nondeve in alcun modo compromettere la specificità e l'integritàdella fede cristiana. Per l'inculturazione la chiesa incarna il vangelonelle diverse culture enello stesso tempointroduce i popoli con leloro culture nella sua stessa comunità; (86) trasmette a esse ipropri valoriassumendo ciò che di buono c'è in esse erinnovandole dall'interno. (87) Da parte suacon l'inculturazione lachiesa diventa segno più comprensibile di ciò che è estrumento più atto della missione. Grazie a questa azione nellechiese localila stessa chiesa universale si arricchisce di espressioni evalori nei vari settori della vita cristianaquali l'evangelizzazioneilcultola teologiala carità; conosce ed esprime ancor meglio ilmistero di Cristomentre viene stimolata a un continuo rinnovamento.Questi temipresenti nel concilio e nel magistero successivohoripetutamente affrontato nelle mie visite pastorali alle giovani chiese.(88) L'inculturazione è un cammino lentoche accompagna tutta lavita missionaria e chiama in causa i vari operatori della missione adgentesle comunità cristiane man mano che si sviluppanoi pastoriche hanno la responsabilità di discernere e stimolare la suaattuazione. (89)

53. I missionariprovenienti da altre chiese e paesidevono inserirsinel mondo socio-culturale di coloro ai quali sono mandatisuperando icondizionamenti del proprio ambiente d'origine. Così devonoimparare la lingua della regione in cui lavorano. conoscere le espressionipiù significative di quella culturascoprendone i valori perdiretta esperienza. Soltanto con questa conoscenza essi potranno portareai popoli in maniera credibile e fruttuosa la conoscenza del misteronascosto. (Rm1625); (Ef35) Per loro non si tratta certodi rinnegare la propria identità culturalema di comprendereapprezzarepromuovere ed evangelizzare quella dell'ambiente in cuioperano equindimettersi in grado di comunicare realmente con essoassumendo uno stile di vita che sia segno di testimonianza evangelica e disolidarietà con la gente. Le comunità ecclesiali informazioneispirate dal vangelopotranno esprimere progressivamente lapropria esperienza cristiana in modi e forme originaliconsone alleproprie tradizioni culturalipurché sempre in sintonia con leesigenze oggettive della stessa fede. A questo scopospecie in ordine aisettori di inculturazione più delicatile chiese particolari delmedesimo territorio dovranno operare in comunione fra di loro (90) e contutta la chiesaconvinte che solo l'attenzione sia alla chiesa universaleche alle chiese particolari le renderà capaci di tradurre il tesorodella fede nella legittima varietà delle sue espressioni. (91)Perciòi gruppi evangelizzati offriranno gli elementi per una «traduzione»del messaggio evangelico(92) tenendo presenti gli apporti positivi chesi sono avuti nei secoli grazie al contatto del cristianesimo con le varieculturema senza dimenticare i pericoli di alterazioni che si sono avolte verificati. (93)

54. In propositorestano fondamentali alcune indicazioni.L'inculturazione nel suo retto processo dev'essere guidata da dueprincipi: «La compatibilità col vangelo e la comunione con lachiesa universale». (94) Custodi del «deposito della fede»i vescovi cureranno la fedeltà esoprattuttoil discernimento(95) per il quale occorre un profondo equilibrio: c'èinfattiilrischio di passare acriticamente da una specie di alienazione dallacultura a una supervalutazione di essache è un prodottodell'uomoquindi è segnata dal peccato. Anch'essa dev'essere «purificataelevata e perfezionata». (96) Un tale processo ha bisogno digradualitàin modo che sia veramente espressione dell'esperienzacristiana della comunità: «Occorrerà un'incubazione delmistero cristiano nel genio del vostro popolo - diceva Paolo VI aKampala-perché la sua voce nativapiù limpida e piùfrancasi innalzi armoniosa nel coro delle voci della chiesa universale».(97) Infine l'inculturazione deve coinvolgere tutto il popolo di Diononsolo alcuni espertipoiché è noto che il popolo riflettequel genuino senso della fede che non bisogna mai perdere di vista. Essava sì guidata e stimolatama non forzataper non suscitarereazioni negative nei cristiani: dev'essere espressione di vitacomunitariacioè maturare in seno alla comunitàe nonfrutto esclusivo di ricerche erudite. La salvaguardia dei valoritradizionali è effetto di una fede matura.

Il dialogo con i fratelli di altre religioni

55. Il dialogo inter-religioso fa parte della missione evangelizzatricedella chiesa . Inteso come metodo e mezzo per una conoscenza e unarricchimento reciprocoesso non è in contrapposizione con lamissione ad gentes anzi ha speciali legami con essa e ne èun'espressione. Tale missioneinfattiha per destinatari gli uomini chenon conoscono Cristo e il suo vangeloe in gran maggioranza appartengonoad altre religioni. Dio chiama a sé tutte le genti in Cristovolendo loro comunicare la pienezza della sua rivelazione e del suo amore;né manca di rendersi presente in tanti modi non solo ai singoliindividuima anche ai popoli mediante le loro ricchezze spiritualidicui le religioni sono precipua ed essenziale espressionepur contenendo «lacuneinsufficienze ed errori». (98) Tutto ciò il concilio e ilsuccessivo magistero hanno ampiamente sottolineatomantenendo semprefermo che la salvezza viene da Cristo e il dialogo non dispensadell'evangelizzazione. (99) Alla luce dell'economia di salvezzala chiesanon vede un contrasto fra l'annuncio del Cristo e il dialogointerreligioso; senteperòla necessità di comporlinell'ambito della sua missione ad gentes. Occorreinfattiche questi dueelementi mantengano il loro legame intimo eal tempo stessola lorodistinzioneper cui non vanno né confusinéstrumentalizzatiné giudicati equivalenti come se fosserointercambiabili. Ho scritto recentemente ai vescovi dell'Asia: «Anchese la chiesa riconosce volentieri quanto c'è di vero e di santonelle tradizioni religiose del buddismodell'induismo e dell'islamriflessi di quella verità che illumina tutti gli uominiciònon diminuisce il suo dovere e la sua determinazione a proclamare senzaesitazioni Gesù Cristoche è "la viala veritàe la vita"... il fatto che i seguaci di altre religioni possanoricevere la grazia di Dio ed essere salvati da Cristo indipendentementedai mezzi ordinari che egli ha stabilitonon cancella affatto l'appelloalla fede e al battesimo che Dio vuole per tutti i popoli». (100)Cristo stessoinfatti«inculcando espressamente la necessitàdella fede e del battesimoha confermato simultaneamente la necessitàdella chiesanella quale gli uomini entrano mediante il battesimo comeper una porta». (101) Il dialogo deve esser condotto e attuato con laconvinzione che la chiesa è la via ordinaria do salvezza e che soloessa possiede la pienezza dei mezzi di salvezza. (102)

56. Il dialogo non nasce da tattica o da interessema èun'attività che ha proprie motivazioni. esigenzedignità: èrichiesto dal profondo rispetto per tutto ciò che nell'uomo haoperato lo Spiritoche soffia dove vuole. (103) Con esso la chiesaintende scoprire i «germi del Verbo»(104) «raggi dellaverità che illumina tutti gli uomini» (105) germi e raggi chesi trovano nelle persone e nelle tradizioni religiose dell'umanità.Il dialogo si fonda sulla speranza e la carità e porteràfrutti nello Spirito. Le altre religioni costituiscono una sfida positivaper la chiesa: la stimolanoinfattisia a scoprire e a riconoscere isegni della presenza del Cristo e dell'azione dello Spiritosia adapprofondire la propria identità e a testimoniare l'integritàdella rivelazionedi cui è depositaria per il bene di tutti.Deriva da qui lo spirito che deve animare tale dialogo nel contesto dellamissione. L'interlocutore dev'essere coerente con le proprie tradizioni econvinzioni religiose e aperto a comprendere quelle dell'altrosenzadissimulazioni o chiusurema con veritàumiltàlealtàsapendo che il dialogo può arricchire ognuno. Non ci deve esserenessuna abdicazione né irenismoma la testimonianza reciproca perun comune progresso nel cammino di ricerca e di esperienza religiosa ealtempo stessoper il superamento di pregiudiziintolleranze e malintesi.Il dialogo tende alla purificazione e conversione interiore cheseperseguìta con docilità allo Spiritosaràspiritualmente fruttuosa.

57. Al dialogo si apre un vasto campopotendo esso assumere moltepliciforme ed espressioni: dagli scambi tra esperti delle tradizioni religioseo rappresentanti ufficiali di esse alla collaborazione per lo sviluppointegrale e la salvaguardia dei valori religiosi; dalla comunicazionedelle rispettive esperienze spirituali al cosiddetto «dialogo di vita»per cui i credenti delle diverse religioni testimoniano gli uni agli altrinell'esistenza quotidiana i propri valori umani e spirituali e si aiutanoa viverli per edificare una società più giusta e fraterna.Tutti i fedeli e le comunità cristiane sono chiamati a praticare ildialogoanche se non nello stesso grado e forma. Per esso èindispensabile l'apporto dei laici. che «con l'esempio della lorovita e con la propria azione possono favorire il miglioramento deirapporti tra seguaci delle diverse religioni» (106)mentre alcuni diloro potranno pure dare un contributo di ricerca e di studio. (107)Sapendo che non pochi missionari e comunità cristiane trovano nellavia difficile e spesso incompresa del dialogo l'unica maniera di renderesincera testimonianza a Cristo e generoso servizio all'uomodesideroincoraggiarli a perseverare con fede e caritàanche là dovei loro sforzi non trovano accoglienza e risposta. Il dialogo è unavia verso il regno e darà sicuramente i suoi fruttianche se tempie momenti sono riservati al Padre. (At17)

Promuovere lo sviluppo educando le coscienze

58. La missione ad gentes si svolge ancor oggiper gran parteinquelle regioni del Sud del mondodove è più urgentel'azione per lo sviluppo integrale e la liberazione da ogni oppressione.La chiesa ha sempre saputo suscitarenelle popolazioni che haevangelizzatola spinta verso il progressoe oggi i missionari piùche in passato sono riconosciuti anche come promotori di sviluppo dagoverni e esperti internazionalii quali restano ammirati del fatto chesi ottengano notevoli risultati con scarsi mezzi. Nell'enciclicaSollicitudo rei sociali ho affermato che «la chiesa non ha soluzionitecniche da offrire al sottosviluppo in quanto tale»ma «dàil primo contributo alla soluzione dell'urgente problema dello sviluppoquando proclama la verità su Cristosu se stessa e sull'uomoapplicandola a una situazione concreta». (108) La Conferenza deivescovi latino-americani a Puebla ha affermato che «il migliorservizio al fratello è l'evangelizzazioneche lo dispone arealizzarsi come figlio di Diolo libera dalle ingiustizie e lo promuoveintegralmente». (109) La missione della chiesa non è dioperare direttamente sul piano economico o tecnico o politico o di dare uncontributo materiale allo sviluppoma consiste essenzialmentenell'offrire ai popoli non un «avere di più»ma un «esseredi più»risvegliando le coscienze col vangelo. «L'autenticosviluppo umano deve affondare le sue radici in un'evangelizzazione semprepiù profonda» (110) La chiesa e i missionari sono promotori disviluppo anche con le loro scuoleospedalitipografieuniversitàfattorie agricole sperimentali. Ma lo sviluppo di un popolo non derivaprimariamente né dal denaroné dagli aiuti materialinédalle strutture tecnichebensì dalla formazione delle coscienzedalla maturazione delle mentalità e dei costumi. È l'uomo ilprotagonista dello sviluppo non il denaro o la tecnica. La chiesa educa lecoscienze rivelando ai popoli quel Dio che cercanoma non conoscono. Lagrandezza dell'uomo creato a immagine di Dio e da lui amatol'esuaglianzadi tutti gli uomini come figli di Dioil dominio sulla natura creata eposta a servizio dell'uomoil dovere di impegnarsi per lo sviluppo ditutto l'uomo e di tutti gli uomini .

59. Col messaggio evangelico la chiesa offre una forza liberante efautrice di sviluppo proprio perché porta alla conversione delcuore e della mentalitàfa riconoscere la dignità diciascuna personadispone alla solidarietàall'impegno al serviziodei fratelliinserisce l'uomo nel progetto di Dioche è lacostruzione del regno di pacedi giustizia a partire già da questavita. È la prospettiva biblica dei «cieli nuovi e terra nuova»(Is6517); (2Pt313); (Ap211) la quale hainserito nella storia lo stimolo e la metà per l'avanzamentodell'umanità. Lo sviluppo dell'uomo viene da Diodal modello diGesù uomo-Dioe deve portare a Dio. (111) Ecco perché traannunzio evangelico e promozione dell'uomo c'è una strettaconnessione. Il contributo della chiesa e della sua opera evangelizzatriceper lo sviluppo dei popoli riguarda non soltanto il Sud del mondopercombattervi la miseria materiale e il sottosviluppo(112) ma anche ilNordche è esposto alla miseria morale e spirituale causata dal «supersviluppo».Certa modernità a-religiosadominante in alcune parti del mondosi basa sull'idea cheper rendere l'uomo più uomobastiarricchire e perseguire la crescita tecnico-economica. Ma uno svilupposenza anima non può bastare all'uomoe l'eccesso di opulenza gli ènocivo come l'eccesso di povertà. Il Nord del mondo ha costruito untale «modello di sviluppo» e lo diffonde nel Suddove il sensodi religiosità e i valori umani che vi sono presenti rischiano diesser travolti dall'ondata del consumismo. «Contro la fame cambia lavita» è il motto nato in ambienti ecclesialiche indica aipopoli ricchi la via per diventare fratelli dei poveri: bisogna ritornarea una vita più austera che favorisca un nuovo modello di sviluppoattento ai valori etici e religiosi. L'attività missionaria apportaai poveri la luce e lo stimolo per il vero sviluppomentre la nuovaevangelizzazione devetra l'altrocreare nei ricchi la coscienza che èvenuto il momento di farsi realmente fratelli dei poveri nella comuneconversione allo sviluppo integraleaperto all'Assoluto. (113)

La carità fonte e criterio della missione

60. «La chiesa nel mondo intero - dissi durante la mia visita inBrasile - vuol essere la chiesa dei poveri. Essa vuol estrarre tutta laverità contenuta nelle beatitudini e soprattutto nella prima: "Beatii poveri in spirito"... Essa vuole insegnare questa verità evuol metterla in pratica come Gesùche venne a fare e a insegnare».(114) Le giovani chieseche per lo più vivono fra popoli afflittida una povertà assai diffusaesprimono spesso questapreoccupazione come parte integrante della loro missione. La Conferenzagenerale dell'episcopato latino-americano a Puebladopo aver ricordatol'esempio di Gesù? scrive che «i poveri meritano un'attenzionepreferenzialequalunque sia la condizione morale o personale in cui sitrovano. Fatti a immagine e somiglianza di Dio per essere suoi figliquesta immagine è offuscata e persino oltraggiata. PerciòDio prende le loro difese e li ama. Ne consegue che i primi destinataridella missione sono i poverie la loro evangelizzazione è pereccellenza segno e prova della missione di Gesù». (115) Fedeleallo spirito delle beatitudinila chiesa è chiamata allacondivisione con i poveri e gli oppressi di ogni genere. Esortoperciòtutti i discepoli di Cristo e le comunità cristianedalle famigliealle diocesidalle parrocchie agli istituti religiosia fare una sincerarevisione della propria vita nel senso della solidarietà con ipoveri. Nello stesso temporingrazio i missionari che con la loropresenza amorosa e il loro umile servizio operano per lo sviluppointegrale della persona e della società mediante scuolecentrisanitarilebbrosaricase di assistenza per handicappati e anzianiiniziative per la promozione della donna e simili. Ringrazio i sacerdotii religiosile religiose e i laici per la loro dedizionementreincoraggio i volontari di organizzazioni non governativeoggi sempre piùnumerosiche si dedicano a queste opere di carità e dl promozioneumana. Sonoinfattiqueste opere che testimoniano l'anima di tuttal'attività missionaria: L'amoreche è e resta il moventedella missioneed è anche «l'unico criterio secondo cui tuttodeve essere fatto o non fattocambiato o non cambiato. È ilprincipio che deve dirigere ogni azione e il fine a cui essa deve tendere.Quando si agisce con riguardo alla carità o ispirati dalla caritànulla è disdicevole e tutto è buono». (116)

PARTE VI

I RESPONSABILI E GLI OPERATORI DELLA PASTORALE MISSIONARIA

61. Non c'è testimonianza senza testimonicome non c'èmissione senza missionari. Perché collaborino alla sua missione econtinuino la sua opera salvificaGesù sceglie e invia dellepersone come suoi testimoni e apostoli: «Sarete miei testimoni aGerusalemmein tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confinidella terra». (At18) I Dodici sono i primi operatori dellamissione universale: essi costituiscono un «soggetto collegiale»della missioneessendo stati scelti da Gesù per restare con lui edessere inviati «alle pecore perdute della casa d'Israele». (Mt106)Questa collegialità non impedisce che nel gruppo si distinguanosingole figurecome GiacomoGiovanni epiù di tuttiPietrolacui persona ha tanto rilievo da giustificare l'espressione: «Pietro egli altri apostoli». (At214) Grazie a lui si aprono gliorizzonti della missione universalein cui successivamente eccelleràPaoloche per volontà divina fu chiamato e inviato tra le genti. (Gal115)Nell'espansione missionaria delle originiaccanto agli apostoli troviamoaltri umili operatori che non si debbono dimenticare: sono personegruppicomunità. Un tipico esempio di chiesa locale è lacomunità di Antiochiache da evangelizzata si fa evangelizzatricee invia i suoi missionari alle genti. (At132) La chiesa primitivavive la missione come compito comunitariopur riconoscendo nel suo senodegli «inviati speciali»o «missionari consacrati allegenti»come Paolo e Barnaba.

62. Quanto fu fatto all'inizio del cristianesimo per la missioneuniversale conserva la sua validità e urgenza anche oggi. La chiesaè missionaria per sua naturapoiché il mandato di Cristonon è qualcosa di contingente e di esteriore ma raggiunge il cuorestesso della chiesa. Ne deriva che tutta la chiesa e ciascuna chiesa èinviata alle genti. Le stesse chiese più giovaniproprio «perchéquesto zelo missionario fiorisca nei membri della loro patria»debbono «partecipare quanto prima e di fatto alla missione universaledella chiesainviando anch'esse dei missionari a predicare dappertuttonel mondo il vangelo anche se soffrono di scarsezza di clero». (117)Molte già fanno così. e io le incoraggio vivamente acontinuare. In questo vincolo essenziale dl comunione tra la chiesauniversale e le chiese particolari si esercita l'autentica e pienamissionarietà: «In un mondo che col crollare delle distanze sifa sempre più piccolole comunità ecclesiali devonocollegarsi fra di loroscambiarsi energie e mezziimpegnarsi insiemenell'unica e comune missione dl annunziare e vivere il vangelo... Lechiese cosiddette giovani... hanno bisogno della forza di quelle antichementre queste hanno bisogno della testimonianza e della spinta delle piùgiovaniin modo che le singole chiese attingano dalla ricchezza dellealtre chiese». (118)

I primi responsabili dell'attività missionaria

63. Come il Signore risorto conferì al collegio apostolico con acapo Pietro il mandato della missione universalecosì questaresponsabilità incombe innanzitutto sul collegio dei vescovi con acapo il successore di Pietro. (119) Consapevole di questa responsabilitànegli incontri con i vescovi sento il dovere di condividerla in ordine siaalla nuova evangelizzazione che alla missione universale. Mi sono messo incammino sulle vie del mondo «per annunciare il vangelo. per "confermarei fratelli" nella fedeper consolare la chiesa. per incontrarel'uomo. Sono viaggi di fede... Sono altrettante occasioni di catechesiitinerantedi annuncio evangelico nel prolungamentoa tutte lelatitudini. del vangelo e del magistero apostolicodilatato alle odiernesfere planetarie». (120) I fratelli vescovi sono con me direttamenteresponsabili dell'evangelizzazione del mondosia come membri del collegioepiscopalesia come pastori delle chiese particolari. In propositoilconcilio dichiara: «La cura di annunziare in ogni parte della terrail vangelo appartiene al corpo dei pastoriai quali in comune Cristodiede il mandato». (121) Esso afferma anche che i vescovi «sonostati consacrati non soltanto per una diocesima per la salvezza di tuttoil mondo». (122) Questa responsabilità collegiale haconseguenze pratiche. Parimenti«il sinodo dei vescovi... tra gliaffari d'importanza generale deve seguire con particolare sollecitudinel'attività missionariache è il dovere più alto e piùsacro della chiesa». (123) La stessa responsabilità siriflettein varia misuranelle Conferenze episcopali e nei loroorganismi a livello continentaleche perciò debbono offrire unproprio contributo all'impegno missionario.(124) Ampio è pure ildovere missionario di ciascun vescovocome pastore di una chiesaparticolare. Spetta a lui «come capo e centro unitariodell'apostolato diocesanopromuoveredirigere e coordinare l'attivitàmissionaria... Provveda anche a che l'attività apostolica non restilimitata ai soli convertitima che una giusta parte di missionari e disussidi sia destinata all'evangelizzazione dei non cristiani». (125)

64. Ogni Chiesa particolare deve aprirsi generosamente alle necessitàdelle altre. La collaborazione fra le chiesein una reale reciprocitàche le rende pronte a dare ed a ricevereè anche fonte diarricchimento per tutte ed interessa i vari settori della vita ecclesiale.A questo riguardoresta esemplare la dichiarazione dei vescovi a Puebla:«Finalmente è giunta l'ora per l'America Latina... diproiettarsi oltre le sue frontieread gentes. È certo che noistessi abbiamo ancora bisogno di missionarima dobbiamo dare della nostrapovertà». (126) Con questo spirito invito i vescovi e leConferenze episcopali ad attuare generosamente quanto è previstonella Nota direttivache la Congregazione per il clero ha emanato per lacollaborazione tra le chiese particolari especialmenteper la miglioredistribuzione del clero nel mondo. (127) La missione della chiesa èpiù vasta della «comunione fra le chiese»: questa deveessere orientataoltre che all'aiuto per la rievangelizzazioneanche esoprattutto nel senso della missionarietà specifica. Mi appello atutte le chiesegiovani e anticheperché condividano con mequesta preoccupazionecurando l'incremento delle vocazioni missionarie esuperando le varie difficoltà.

Missionari e istituti "ad gentes"

65. Fra gli operatori della pastorale missionaria occupano tuttoracomein passatoun posto di fondamentale importanza quelle persone eistituzionia cui il decreto Ad gentes dedica lo speciale capitolo daltitolo: «I missionari». (128) Al riguardos'imponeun'approfondita riflessioneanzituttoper i missionari stessiche daicambiamenti della missione possono essere indotti a non capir piùil senso della loro vocazionea non saper più che cosaprecisamente la chiesa si attenda oggi da loro. Punto di riferimento sonoqueste parole del concilio: «Benché l'impegno di diffondere lafede ricada su qualsiasi discepolo di Cristo in proporzione delle suepossibilitàCristo Signore chiama sempre dalla moltitudine deisuoi discepoli quelli che egli vuoleper averli con sé e perinviarli a predicare alle genti. Perciòegli? per mezzo delloSpirito santoche distribuisce come vuole i suoi carismi per il benedelle animeaccende nel cuore dei singoli la vocazione missionaria einsieme suscita in seno alla chiesa quelle istituzioni che si assumonocome dovere specifico il compito dell'evangelizzazioneche riguarda tuttala chiesa». (129) Si trattadunquedi una «vocazione speciale»modellata su quella degli apostoli. Essa si manifesta nella totalitàdell'impegno per il servizio dell'evangelizzazione: è impegno checoinvolge tutta la persona e la vita del missionarioesigendo da lui unadonazione senza limiti di forze e di tempo. Coloro che sono dotati di talevocazione«inviati dalla legittima autoritàsi portano perspirito di fede e di obbedienza verso coloro che sono lontani da Cristoriservandosi esclusivamente per quell'opera per la qualecome ministridel vangelosono stati assunti». (130) I missionari devono sempremeditare sulla corrispondenza che il dono da loro ricevuto richiede eaggiornare la loro formazione dottrinale e apostoli.

66. Gli istituti missionaripoidevono impiegare tutte le risorsenecessariemettendo a frutto la loro esperienza e creatività nellafedeltà al carisma originarioper preparare adeguatamente icandidati e assicurare il ricambio delle energie spiritualimorali efisiche dei loro membri. (131) Si sentano essi parte viva della comunitàecclesiale e operino in comunione con essa. Difatti «ogni istituto ènato per la chiesa ed è tenuto ad arricchirla con le propriecaratteristiche secondo un particolare spirito e una missione speciale».e di una tale fedeltà al carisma originario gli stessi vescovi sonocustodi. (132) Gli istituti missionari sono nati in genere dalle chiese diantica cristianità e storicamente sono stati strumenti dellacongregazione di Propaganda Fide per la diffusione della fede e lafondazione di nuove chiese. Essi accolgono oggi in misura crescentecandidati provenienti dalle giovani chiese che hanno fondatomentre nuoviistituti sono sorti proprio nei paesi che prima ricevevano solo missionarie che oggi li mandano. È da lodare questa duplice tendenzachedimostra la validità e l'attualità della specifica vocazionemissionaria di questi istitutituttora «assolutamente necessari»(133) non solo per l'attività missionaria ad gentescom'ènella loro tradizionema anche per l'animazione missionaria sia nellechiese di antica cristianitàsia in quelle più giovani. Lavocazione speciale dei missionari ad vitam conserva tutta la sua validità:essa rappresenta il paradigma dell'impegno missionario della chiesacheha sempre bisogno di donazioni radicali e totalidi impulsi nuovi earditi. I missionari e le missionarieche hanno consacrato tutta la vitaper testimoniare fra le genti il Risortonon si lascinodunqueintimorire da dubbiincomprensionirifiutipersecuzioni. Risveglino lagrazia del loro carisma specifico e riprendano con coraggio il lorocamminopreferendo - in spirito di fedeobbedienza e comunione con ipropri pastori - i posti più umili e ardui.

Sacerdoti diocesani per la missione universale

67. Collaboratori del vescovoi presbiteri in forza del sacramentodell'ordine sono chiamati a condividere la sollecitudine per la missione:«Il dono spirituale che i presbiteri hanno ricevuto nell'ordinazionenon li prepara a una missione limitata e ristrettabensì a unavastissima e universale missione di salvezza"fino agli estremiconfini della terra"dato che qualunque ministero sacerdotalepartecipa della stessa ampiezza universale della missione affidata daCristo agli apostoli». (134) Per questo motivola stessa formazionedei candidati al sacerdozio deve mirare a dar loro «quello spiritoveramente cattolico che li abitui a guardare oltre i confini della propriadiocesinazione o ritoper andare incontro alle necessità dellamissione universalepronti a predicare dappertutto il vangelo».(135) Tutti i sacerdoti debbono avere cuore e mentalitàmissionariaessere aperti ai bisogni della chiesa e del mondoattenti aipiù lontani esoprattuttoai gruppi non cristiani del proprioambiente. Nella preghiera ein particolarenel sacrificio eucaristicosentano la sollecitudine di tutta la chiesa per tutta l'umanità.Specialmente i sacerdoti che si trovano in aree a minoranza cristianadebbono essere mossi da singolare zelo e impegno missionario: il Signoreaffida loro non solo la cura pastorale della comunità cristianamaanche e soprattutto l'evangelizzazione dei loro compatrioti che non fannoparte del suo gregge. Essi «non mancheranno di rendersi concretamentedisponibili allo Spirito santo e al vescovoper essere mandati apredicare il vangelo oltre i confini del loro paese. Ciò richiederàin essi non solo maturità nella vocazionema pure una capacitànon comune di distacco dalla propria patriaetnia e famigliae unaparticolare idoneità a inserirsi nelle altre culture conintelligenza e rispetto». (136)

68. Nell'enciclica Fidei donum Pio XII con intuito profetico incoraggiòi vescovi a offrire alcuni dei loro sacerdoti per un servizio temporaneoalle chiese d'Africaapprovando le iniziative già esistenti inproposito. A venticinque anni di distanza volli sottolineare la grandenovità di quel documento«che ha fatto superare la dimensioneterritoriale del servizio presbiteraleper destinarlo a tutta la chiesa».(137) Oggi risultano confermate la validità e la fruttuositàdi questa esperienza: infattii presbiteri detti Fidei donum evidenzianoin modo singolare il vincolo di comunione tra le chiesedanno un preziosoapporto alla crescita di comunità ecclesiali bisognosementreattingono da esse freschezza e vitalità di fede. Occorre certo cheil servizio missionario del sacerdote diocesano risponda ad alcuni criterie condizioni. Si devono inviare sacerdoti scelti tra i miglioriidonei edebitamente preparati al peculiare lavoro che li attende. (138) Essidovranno inserirsi nel nuovo ambiente della chiesa che li accoglie conanimo aperto e fraterno e costituiranno un unico presbiterio con isacerdoti localisotto l'autorità del vescovo. (139) Auspico chelo spirito di servizio aumenti in seno al presbiterio delle chiese antichee sia promosso in quello delle chiese più recenti.

La fecondità missionaria della consacrazione

69. Nell'inesauribile e multiforme ricchezza dello Spirito si collocanole vocazioni degli istituti di vita consacratai cui membri«dalmomento che si dedicano al servizio della chiesa in forza della lorostessa consacrazionesono tenuti all'obbligo di prestare l'opera loro inmodo speciale nell'azione missionariacon lo stile proprio dell'istituto».(140) La storia attesta le grandi benemerenze delle famiglie religiosenella propagazione della fede e nella formazione di nuove chiese: dalleantiche istituzioni monastiche agli ordini medioevalifino alle modernecongregazioni.

a) Seguendo il concilioinvito gli istituti di vita contemplativa astabilire comunità presso le giovani chieseper rendere «trai non cristiani una magnifica testimonianza della maestà e dellacarità di Diocome anche dell'unione che si stabilisce nel Cristo».(141) Questa presenza è dappertutto benefica nel mondo noncristianospecialmente in quelle regionidove le religioni hanno ingrande stima la vita contemplativa per l'ascesi e la ricercadell'Assoluto.

b) Agli istituti di vita attiva addito gli immensi spazi della caritàdell'annunzio evangelicodell'educazione cristianadella cultura e dellasolidarietà verso i poverii discriminatigli emarginati eoppressi. Tali istitutitendano o meno a un fine strettamentemissionariosi devono interrogare circa la loro possibilità edisponibilità a estendere la propria azione per espandere il regnodi Dio. Questa richiesta è stata accolta nei tempi piùrecenti da non pochi istitutima vorrei che fosse meglio considerata eattuata per un autentico servizio. La chiesa deve far conoscere i grandivalori evangelici di cui è portatricee nessuno li testimonia piùefficacemente di chi fa professione di vita consacrata nella castitàpovertà e obbedienzain totale donazione a Dio e in pienadisponibilità a servire l'uomo e la società sull'esempio diCristo. (142)

70. Una speciale parola di apprezzamento rivolgo alle religiosemissionarienelle quali la verginità per il regno si traduce inmolteplici frutti di maternità secondo lo spirito: proprio lamissione ad gentes offre loro un campo vastissimo per «donarsi conamore in modo totale e indiviso». (143) L'esempio e l'operositàdella donna vergineconsacrata alla carità verso Dio e verso ilprossimospecie il più poverosono indispensabili come segnoevangelico presso quei popoli e culture in cui la donna deve ancoracompiere un lungo cammino in ordine alla sua promozione umana eliberazione. Auguro che molte giovani donne cristiane sentano l'attrattivadi donarsi a Cristo con generositàattingendo dalla loroconsacrazione la forza e la gioia per testimoniarlo tra i popoli che loignorano.

Tutti i laici sono missionari in forza del battesimo

71. I pontefici dell'età più recente hanno molto insistitosull'importanza del ruolo dei laici nell'attività missionaria.(144) Nell'esortazione Christifideles laici anch'io ho trattatoesplicitamente della «missione permanente di portare il vangelo aquanti e sono milioni e milioni di uomini e di donne - ancora nonconoscono Cristo redentore dell'uomo» (145) e del corrispondenteimpegno dei fedeli laici. La missione è di tutto il popolo di Dio:anche se la fondazione di una nuova chiesa richiede l'eucaristia equindiil ministero sacerdotaletuttavia la missioneche si esplica insvariate formeè compito di tutti i fedeli. La partecipazione deilaici all'espansione della fede risulta chiarafin dai primi tempi delcristianesimoa opera sia di singoli fedeli e famigliesia dell'interacomunità. Ciò ricordava già Pio XIIrichiamandonella prima enciclica missionaria le vicende delle missioni laicali. (146)Nei tempi moderni non è mancata la partecipazione attiva deimissionari laici e delle missionarie laiche. Come non ricordarel'importante ruolo svolto da questeil loro lavoro nelle famiglienellescuolenella vita politica. sociale e culturale ein particolareilloro insegnamento della dottrina cristiana? Bisogna anzi riconoscere - edè un titolo di onore che alcune chiese hanno avuto inizio grazieall'attività dei laici e delle laiche missionarie. Il Vaticano IIha confermato questa tradizioneillustrando il carattere missionario ditutto il popolo di Dio in particolare l'apostolato dei laici (147) esottolineando il contributo specifico che essi son chiamati a darenell'attività missionaria. (148) La necessità che tutti ifedeli condividano tale responsabilità non e solo questione diefficacia apostolicama è un dovere-diritto fondato sulla dignitàbattesimale per cui «i fedeli partecipanoper la loro partealtriplice ufficio - sacerdotale profetico e regale di Gesù Cristo».(149) Essiperciò«sono tenuti all'obbligo generale e hannodiritto di impegnarsisia come singolisia riuniti in associazioniperché l'annunzio della salvezza sia conosciuto e accolto da ogniuomo in ogni luogo; tale obbligo li vincola ancor di più in quellesituazioni in cui gli uomini non possono ascoltare il vangelo e conoscereCristo se non per mezzo loro». (150) Inoltreper l'indole secolare.che è loro propriahanno la particolare vocazione a «cercareil regno di Dio trattando le cose temporali e orientandole secondo Dio».(151)

72. I settori di presenza e di azione missionaria dei laici sono moltoampi. «Il primo campo... è il mondo vasto e complicato dellapoliticadella realtà sociale dell'economia...» (152) sulpiano localenazionale e internazionale. All'interno della chiesa sipresentano vari tipi di servizifunzioniministeri e forme di animazionedella vita cristiana. Ricordoquale novità emersa in non pochechiese nei tempi recentiil grande sviluppo dei «movimentiecclesiali»dotati di dinamismo missionario. Quando si inserisconocon umiltà nella vita delle chiese locali e sono accolticordialmente da vescovi e sacerdoti nelle strutture diocesane eparrocchialii movimenti rappresentano un vero dono di Dio per la nuovaevangelizzazione e per l'attività missionaria propriamente detta.Raccomandoquindidi diffonderli e di avvalersene per ridare vigoresoprattutto tra i giovanialla vita cristiana e all'evangelizzazioneinuna visione pluralistica dei modi di associarsi e di esprimersi.Nell'attività missionaria sono da valorizzare le varie espressionidel laicatorispettando la loro indole e finalità: associazionidel laicato missionarioorganismi cristiani di volontariatointernazionalemovimenti ecclesialigruppi e sodalizi di vario generesiano impegnati nella missione ad gentes e nella collaborazione con lechiese locali. In questo modo sarà favorita la crescita di unlaicato maturo e responsabilela cui «formazione... si pone nellegiovani chiese come elemento essenziale e irrinunciabile della plantatioecclesiale». (153)

L'opera dei catechisti e la varietà dei ministeri

73. Tra i laici che diventano evangelizzatori si trovano in prima fila icatechisti. Il decreto missionario li definisce «quella schiera degnadi lodetanto benemerita dell'opera missionaria tra le genti... Essianimati da spirito apostolico e facendo grandi sacrificidanno uncontributo singolare e insostituibile alla propagazione della fede e dellachiesa». (154) Non è senza ragione che le chiese di anticadataimpegnandosi nella nuova evangelizzazioneabbiano moltiplicato icatechisti e intensificato la catechesi. «Sono i catechisti in terradi missione coloro che meritanoin modo tutto specialequesto titolo di"catechisti"... chiese ora fiorenti non sarebbero stateedificate senza di loro». (155) Anche col moltiplicarsi dei serviziecclesiali ed extraecclesiali il ministero dei catechisti rimane semprenecessario e ha peculiari caratteristiche: i catechisti sono operatorispecializzati. testimoni diretti. evangelizzatori insostituibilicherappresentano la forza basilare delle comunità cristianespecienelle giovani chiesecome ho più volte affermato e constatato neimiei viaggi missionari. Il nuovo codice di Diritto canonico ne riconosce icompitile qualitài requisiti. (156) Ma non si puòdimenticare che il lavoro dei catechisti si va facendo sempre piùdifficile e impegnativo per i cambiamenti ecclesiali e culturali in corso.Vale ancor oggi quanto già suggeriva il concilio: una piùaccurata preparazione dottrinale e pedagogicail costante rinnovamentospirituale e apostolicola necessità di «garantire undecoroso tenore di vita e di sicurezza sociale» ai catechisti. (157) Èimportantealtresìfavorire la creazione e il potenziamento dellescuole per catechisticheapprovate dalle Conferenze episcopalirilascino titoli ufficialmente riconosciuti da queste ultime. (158)

74. Accanto ai catechisti bisogna ricordare le altre forme di servizioalla vita della chiesa e alla missionee gli altri operatori: animatoridella preghieradel canto e della liturgia; capi di comunitàecclesiali di base e di gruppi biblici; incaricati delle opere caritative;amministratori dei beni della chiesa; dirigenti dei vari sodaliziapostolici; insegnanti di religione nelle scuole. Tutti i fedeli laicidebbono dedicare alla chiesa parte del loro tempovivendo con coerenza lapropria fede.

La Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e le altrestrutture per l'attività missionaria

75. I responsabili e gli operatori della pastorale missionaria devonosentirsi uniti nella comunione che caratterizza il corpo mistico. Perquesto Cristo ha pregato nell'ultima cena: «Come tuPadresei in mee io in tesiano anch'essi in noi una cosa solaperché il mondocreda che tu mi hai mandato». (Gv1721) È in questacomunione il fondamento della fecondità della missione. Ma lachiesa è anche una comunione visibile e organicae perciòla missione richiede pure una unione esterna e ordinata tra le diverseresponsabilità e funzioniin modo che tutte le membra «indirizzinoin piena unanimità le loro forze all'edificazione della chiesa».(159) Spetta al dicastero missionario «dirigere e coordinare in tuttoil mondo l'opera stessa dell'evangelizzazione dei popoli e la cooperazionemissionariasalva la competenza della Congregazione per le chieseorientali». (160) Per questo «è suo compito suscitare edistribuiresecondo i bisogni più urgenti delle regioniimissionari...elaborare un piano organico di azioneemanare normedirettive e principi adeguati in ordine all'evangelizzazionedarel'impulso iniziale». (161) Non posso che confermare queste saggedisposizioni: per rilanciare la missione ad gentes occorre un centro dipropulsionedi direzione e di coordinamento che è la Congregazioneper l'evangelizzazione. Invito le Conferenze episcopali e i loroorganismisuperiori maggiori degli ordinicongregazioni e istituti gliorganismi laicali impegnati nell'attività missionaria a collaborarefedelmente con detta Congregazioneche ha l'autorità necessariaper programmare e dirigere l'attività e la cooperazione missionariaa livello universale. La medesima Congregazioneavendo alle spalle unalunga e gloriosa esperienzaè chiamata a svolgere un ruolo diprimaria importanza sul piano della riflessione e dei programmi operatividi cui la chiesa ha bisogno per orientarsi più decisamente verso lamissione nelle sue varie forme. A questo finela Congregazione devemantenere strette relazioni con gli altri dicasteri della Santa Sedeconle chiese particolari e con le forze missionarie. In un'ecclesiologia dicomunionein cui la chiesa è tutta missionariama al tempo stessosi confermano sempre indispensabili vocazioni e istituzioni specifiche peril lavoro ad gentes rimane molto importante il ruolo di guida e dicoordinamento del dicastero missionario per affrontare insieme le grandiquestioni di comune interessesalve le competenze proprie di ciascunaautorità e struttura.

76. Per l'indirizzo e il coordinamento dell'attività missionariaa livello nazionale e regionale rivestono grande importanza le Conferenzeepiscopali e i loro diversi raggruppamenti. A loro il concilio chiede di «trattarein pieno accordo le questioni più gravi e i problemi piùurgentisenza trascurare però le differenze tra luogo e luogo»(162) nonché il problema dell'inculturazione. Di fattoc'ègià un'ampia e regolare azione in questo campo e i frutti sonovisibili. È un'azione che deve essere intensificata e meglioraccordata con quella di altri organismi delle stesse Conferenze affinchéla sollecitudine missionaria non sia demandata alla cura di un datosettore od organismoma sia condivisa da tutti. Gli stessi organismi eIstituzioniche attendono all'attività missionariacolleghinoopportunamente sforzi e iniziative. Le Conferenze dei superiori maggioripoiabbiano questo stesso impegno nel loro ambitoin contatto con leConferenze episcopalisecondo le indicazioni e norme stabilite(163)ricorrendo anche a commissioni miste. (164) Sonoinfineauspicabiliincontri e forme di collaborazione tra le varie istituzioni missionarieper quanto riguarda sia la formazione e lo studio(165) sia l'azioneapostolica da svolgere.

PARTE VII

LA COOPERAZIONE ALL'ATTIVlTÀ MISSIONARIA

77. Membri della chiesain forza del battesimo tutti i cristiani sonocorresponsabili dell'attività missionaria. La partecipazione dellecomunità e dei singoli fedeli a questo diritto-dovere èchiamata «cooperazione missionaria». Tale cooperazione si radicae si vive innanzitutto nell'essere personalmente uniti a Cristo: solo sesi è uniti a lui come il tralcio alle vite(Gv155) sipossono produrre buoni frutti. La santità di vita permette a ognicristiano di essere fecondo nella missione della chiesa: «Il sacroconcilio invita tutti a un profondo rinnovamento interioreaffinchéavendo una viva coscienza della propria responsabilità in ordinealla diffusione del vangeloprendano la loro parte nell'attivitàmissionaria presso le genti». (166) La partecipazione alla missioneuniversalequindinon si riduce ad alcune particolari attivitàma è il segno della maturità di fede e di una vita cristianache porta frutti. Così il credente allarga i confini della suacaritàmanifestando la sollecitudine per coloro che sono lontanicome per quelli che sono vicini: prega per le missioni e per le vocazionimissionarieaiuta i missionarine segue l'attività con interesseequando ritornanoli accoglie con quella gioia con cui le prime comunitàcristiane ascoltavano dagli apostoli le meraviglie che Dio aveva operatomediante la loro predicazione. (At1427)

Preghiera e sacrifici per i missionari

78. Tra le forme di partecipazione il primo posto spetta allacooperazione spirituale: preghierasacrificio testimonianza di vitacristiana. La preghiera deve accompagnare il cammino dei missionariperchél' annunzio della Parola sia reso efficace dalla grazia divina. San Paolonelle sue Lettere chiede spesso ai fedeli di pregare per luiperchégli sia concesso di annunziare il vangelo con fiducia e franchezza. Allapreghiera è necessario unire il sacrificio: il valore salvifico diogni sofferenzaaccettata e offerta a Dio con amorescaturisce dalsacrificio di Cristoche chiama le membra del suo mistico corpo adassociarsi ai suoi patimentia completarli nella propria carne. (Col124)Il sacrificio del missionario deve essere condiviso e sostenuto da quellodei fedeli. Perciòa coloro che svolgono il loro ministeropastorale fra i malati raccomando di istruirli circa il valore dellasofferenzaincoraggiandoli a offrirla a Dio per i missionari. Con taleofferta i malati diventano anch'essi missionaricome sottolineano alcunimovimenti sorti tra loro e per loro. Anche la solennità diPentecoste - inizio della missione della chiesa -- è celebrata inalcune comunità come «giornata della sofferenza per lemissioni».

«EccomiSignoresono pronto! Manda me!» (cfIs 68)

79. La cooperazione si esprimealtresìnel promuovere levocazioni missionarie. A questo riguardova riconosciuta la validitàdelle diverse forme d'impegno missionarioma bisogna al tempo stessoriaffermare la priorità della donazione totale e perpetua all'operadelle missionispecialmente negli istituti e congregazioni missionarimaschili e femminili. La promozione di tali vocazioni è il cuoredella cooperazione: l'annunzio del vangelo richiede annunziatorila messeha bisogno di operaila missione si fa soprattutto con uomini e donneconsacrati a vita all'opera del vangelodisposti ad andare in tutto ilmondo per portare la salvezza. Desideropertantorichiamare eraccomandare questa sollecitudine per le vocazioni missionarie. Coscientidella responsabilità universale dei cristiani nel contribuireall'opera missionaria e allo sviluppo dei popoli poveridobbiamo tuttidomandarci perché in varie nazionimentre crescono le offerteminacciano di scomparire le vocazioni missionarieche danno la veramisura della donazione ai fratelli. Le vocazioni al sacerdozio e alla vitaconsacrata sono un segno sicuro della vitalità di una chiesa.

80. Pensando a questo grave problemarivolgo il mio appello conparticolare fiducia e affetto alle famiglie e ai giovani. Le famiglie esoprattuttoi genitori siano consapevoli di dover portare «unparticolare contributo alla causa missionaria della chiesacoltivando levocazioni missionarie fra i loro figli e figlie». (167) Una vita diintensa preghieraun senso reale del servizio del prossimo e una generosapartecipazione alle attività ecclesiali offrono alle famiglie lecondizioni favorevoli per la vocazione dei giovani. Quando i genitori sonopronti a consentire che uno dei figli parta per la missionequando essihanno chiesto al Signore tale graziaegli li ricompenserànellagioiail giorno in cui un loro figlio o figlia ascolterà la suachiamata. Ai giovani stessi io chiedo di ascoltare la parola di Cristo chedice lorocome già a Simon Pietro e ad Andrea sulla riva del lago:«Venite dietro a mee vi farò diventare pescatori di uomini».(Mt419) Abbiano essi il coraggio di risponderecome Isaia: «EccomiSignoresono prontomanda me». (Is48) Essi avranno dinanzia sé una vita affascinante e conosceranno la vera soddisfazione diannunciare la «buona novella» ai fratelli e sorelle checondurranno sulla via della salvezza.

«C'è più gioia nel dare che nel ricevere»(At 2035)

81. Sono molte le necessità materiali ed economiche dellemissioni: non solo per fondare la chiesa con strutture minime (cappellescuole per catechisti e seminaristicase di abitazione)ma anche persostenere le opere di caritàdi educazione e di promozione umanacampo vastissimo di azione specialmente nei paesi poveri. La chiesamissionaria dà quello che ricevedistribuisce ai poveri quello chei suoi figli più dotati di beni materiali le mettono generosamentea disposizione. Desidero a questo punto ringraziare tutti coloro chedonano con sacrificio per l'opera missionaria: le loro rinunzie e la loropartecipazione sono indispensabili per costruire la chiesa e testimoniarela carità. Circa gli aiuti materiali è importante riguardareallo spirito col quale si dona. Per questo occorre rivedere il propriostile di vita: le missioni non chiedono solo un aiutoma una condivisionecon l'annunzio e la carità verso i poveri. Tutto quello che abbiamoricevuto da Dio la vita come i beni materiali - non è nostro. ma ciè dato in uso. La generosità nel dare va sempre illuminata eispirata dalla fede: alloradavvero c'è più gioia nel dareche nel ricevere. La Giornata missionaria mondialediretta allasensibilizzazione sul problema missionarioma anche alla raccolta diaiutiè un appuntamento importante nella vita della chiesaperchéinsegna come donare: nella celebrazione eucaristicacioè comeofferta a Dioe per tutte le missioni del mondo.

Nuove forme di cooperazione missionaria

82. La cooperazione si allarga oggi a forme nuove includendo non solol'aiuto economicoma anche la partecipazione diretta. Situa ioni nuoveconnesse al fenomeno della mobilitàrichiedono ai cristiani unautentico spirito missionario. Il turismo a carattere internazionale èormai un fatto di massa e positivose si pratica con atteggiamentorispettoso per un mutuo arricchimento culturaleevitando ostentazione esperperi e cercando il contatto umano. Ma ai cristiani è richiestasoprattutto la coscienza di dover essere sempre testimoni della fede edella carità di Cristo. Anche la conoscenza diretta della vitamissionaria e delle nuove comunità cristiane può arricchiree rinvigorire la fede. Sono lodevoli le visite alle missioni soprattuttoda parte dei giovani che vanno per servire e fare un'esperienza forte divita cristiana. Le esigenze di lavoro portano oggi numerosi cristiani digiovani comunità in aree dove il cristianesimo è sconosciutoetalvoltabandito o perseguitato. Ciò avviene anche per i fedelidei paesi di antica tradizione cristianache lavorano temporaneamente inpaesi non cristiani. Queste circostanze sono certo un'opportunitàper vivere e testimoniare la fede. Nei primi secoli il cristianesimo sidiffuse soprattutto perché i cristianiviaggiando o stabilendosiin regioni in cui Cristo non era stato annunziato. testimoniavano concoraggio la loro fede e vi fondavano le prime comunità. Piùnumerosi sono i cittadini dei paesi di missione e gli appartenenti areligioni non cristianeche vanno a stabilirsi in altre nazioni permotivi di studio e di lavoroo costretti dalle condizioni politiche oeconomiche dei luoghi di origine. La presenza di questi fratelli nei paesidi antica cristianità è una sfida per le comunitàecclesialistimolandole all'accoglienzaal dialogoal servizioallacondivisionealla testimonianza e all'annunzio diretto. In praticaanchein paesi cristiani si formano gruppi umani e culturali che richiamano lamissione ad gentese le chiese localianche con l'aiuto di personeprovenienti dai paesi degli immigrati e di missionari reducidevonooccuparsi generosamente di queste situazioni. La cooperazione puòanche impegnare i responsabili della politicadell'economiadellaculturadel giornalismooltre che gli esperti dei vari organismiinternazionali. Nel mondo moderno è sempre più difficiletracciare linee di demarcazione geografica o culturale: c'è unacrescente interdipendenza fra i popoliil che stimola alla testimonianzacristiana e all'evangelizzazione.

Animazione e formazione missionaria del popolo di Dio

83. La formazione missionaria è opera della chiesa locale conl'aiuto dei missionari e dei loro istitutinonché del personaledelle giovani chiese. Questo lavoro deve essere inteso non come marginalema come centrale nella vita cristiana. Per la stessa nuovaevangelizzazione dei popoli cristiani il tema missionario puòessere di grande aiuto: la testimonianza dei missionariinfatticonservail suo fascino anche presso i lontani e i non credenti e trasmette valoricristiani. Le chiese localiquindiinseriscano l'animazione missionariacome elemento-cardine della loro pastorale ordinaria nelle parrocchienelle associazioni e nei gruppispecie giovanili. A questo fine valeanzituttol'informazione mediante la stampa missionaria e i vari sussidiaudiovisivi. Il loro ruolo è di grande importanzain quanto fannoconoscere la vita della chiesa universalele voci e le esperienze deimissionari e delle chiese localipresso cui essi lavorano. Occorre chenelle chiese più giovaniche non sono ancora in grado di dotarsidi una stampa e altri sussidigli istituti missionari dedichino personalee mezzi a queste iniziative. A tale formazione sono chiamati i sacerdoti ei loro collaboratorigli educatori e insegnantii teologispecie idocenti dei seminari e dei centri per i laici. L'insegnamento teologiconon può né deve prescindere dalla missione universale dellachiesadall'ecumenismodallo studio delle grandi religioni e dellamissiologia. Raccomando che soprattutto nei seminari e nelle case diformazione per religiosi e religiose si faccia un tale studiocurandoanche che alcuni sacerdotio alunni e alunne si specializzino nei diversicampi delle scienze missiologiche. Le attività di animazione vannosempre orientate ai loro specifici fini: informare e formare il popolo diDio alla missione universale della chiesafar nascere vocazioni adgentessuscitare cooperazione all'evangelizzazione. Non si puòinfattidare un'immagine riduttiva dell'attività missionariacomese fosse principalmente aiuto ai povericontributo alla liberazione deglioppressipromozione dello sviluppodifesa dei diritti umani. La chiesamissionaria è impegnata anche su questi frontima il suo compitoprimario è un altro: i poveri hanno fame di Dioe non solo di panee di libertàe l'attività missionaria prima di tutto devetestimoniare e annunziare la salvezza in Cristofondando le chiese localiche sono poi strumenti di liberazione in tutti i sensi.

La responsabilità primaria delle Pontificie operemissionarie

84. In questa opera di animazione il compito primario spetta allePontificie opere missionariecome più volte ho affermato neimessaggi per la Giornata missionaria mondiale. Le quattro opere -Propagazione della fedeSan Pietro apostoloInfanzia missionaria eUnione missionaria - hanno in comune lo scopo di promuovere lo spiritomissionario universale in seno al popolo di Dio. L'Unione missionaria hacome fine immediato e specifico la sensibilizzazione e formazionemissionaria dei sacerdotireligiosi e religioseche devonoa lorovoltacurarla nelle comunità cristiane; essainoltremira apromuovere le altre operedi cui è l'anima. (168) «La parolad'ordine deve essere questa: Tutte le chiese per la conversione di tuttoil mondo». (169) Essendo del papa e del collegio episcopaleanchenell'ambito delle chiese particolari queste opere occupano «giustamenteil primo postoperché sono mezzi sia per infondere nei cattolicifin dall'infanziauno spirito veramente universale e missionariosia perfavorire un'adeguata raccolta di sussidi a vantaggio di tutte le missionisecondo le necessità di ciascuna». (170) Un altro scopo delleopere missionarie è quello di suscitare vocazioni ad gentes ed avitasia nelle chiese antiche come in quelle più giovani.Raccomando vivamente di orientare sempre più a questo fine il loroservizio di animazione. Nell'esercizio della loro attivitàquesteOpere dipendonoa livello universaledalla Congregazione perl'evangelizzazione ea livello localedalle Conferenze episcopali e daivescovi delle singole chiesecollaborando con i centri di animazioneesistenti: esse portano nel mondo cattolico quello spirito di universalitàe di servizio alla missionesenza il quale non esiste autenticacooperazione.

Non solo dare alla missionema anche ricevere

85. Cooperare alla missione vuol dire non solo darema anche saperricevere: tutte le chiese particolarigiovani e antichesono chiamate adare e a ricevere per la missione universale e nessuna deve chiudersi inse stessa. (171) In forza della... cattolicità - dice il conciliole singole parti portano i propri doni alle altre parti e a tutta lachiesadi modo che il tutto e le singole parti si accrescano da tutte lealtre in reciproca comunione ed aspiranti alla pienezza nell'unità...Ne derivano... tra le diverse parti della chiesa vincoli di intimacomunione circa i tesori spiritualigli operai apostolici ed i sussidimateriali». Esorto tutte le chiese e i pastorii sacerdotiireligiosii fedeliad aprirsi all'universalità della chiesaevitando ogni forma di particolarismoesclusivismo o sentimento diautosufficienza. Le chiese localipur radicate nel loro popolo e nellaloro culturadebbono tuttavia mantenere in concreto questo sensouniversalistico della fededando cioè e ricevendo dalle altrechiese doni spirituali esperienze pastoralidi primo annunzio e dievangelizzazionepersonale apostolico e mezzi materiali. Infattilatendenza a chiudersi può esser forte: le chiese anticheimpegnateper la nuova evangelizzazionepensano che ormai la missione debbonosvolgerla in casa e rischiano di frenare lo slancio verso il mondo noncristianoconcedendo a malincuore le vocazioni agli istituti missionarialle congregazioni religiosealle altre chiese. Ma è dandogenerosamente del nostro che riceveremoe già oggi le giovanichiesenon poche delle quali conoscono una prodigiosa fioritura divocazionisono in grado di inviare sacerdotireligiosi e religiose aquelle antiche. D'altra parteesse sentono il problema della propriaidentitàdell'inculturazionedella libertà di cresceresenza influssi esternicon la possibile conseguenza di chiudere le porteal missionari. A queste chiese dico: Lungi dall'isolarviaccoglietevolentieri i missionari e i mezzi dalle altre chiesee mandatene voistesse nel mondo! Proprio per i problemi che vi angustiano avete bisognodi mantenervi in continua relazione con i fratelli e sorelle nella fede.Con ogni mezzo legittimo fate valere le libertàa cui avetedirittoricordandovi che i discepoli di Cristo hanno il dovere di «obbedirea Dio piuttosto che agli uomini». (At529)

Dio prepara una nuova primavera del Vangelo

86. Se si guarda in superficie il mondo odiernosi è colpiti danon pochi fatti negativiche possono indurre al pessimismo. Ma èquestoun sentimento ingiustificato: noi abbiamo fede in Dio Padre eSignorenella sua bontà e misericordia. In prossimità delterzo millennio della redenzioneDio sta preparando una grande primaveracristianadi cui già si intravede l'inizio. Difattisia nel mondonon cristiano come in quello di antica cristianitàc'è unprogressivo avvicinamento dei popoli agli ideali e ai valori evangeliciche la chiesa si sforza di favorire. Oggiinfattisi manifesta una nuovaconvergenza da parte dei popoli per questi valori: il rifiuto dellaviolenza e della guerra; il rispetto della persona umana e dei suoidiritti; il desiderio di libertàdi giustizia e di fraternità;la tendenza al superamento dei razzismi e dei nazionalismi; l'affermazionedella dignità e la valorizzazione della donna. La speranzacristiana ci sostiene nell'impegnarci a fondo per la nuovaevangelizzazione e per la missione universalefacendoci pregare come Gesùci ha insegnato: «Venga il tuo regnosia fatta la tua volontàcome in cielo così in terra». (Mt610) Gli uomini cheattendono Cristo sono ancora in numero immenso: gli spazi umani eculturalinon ancora raggiunti dall'annunzio evangelico o nei quali lachiesa è scarsamente presente. sono tanto ampida richiederel'unità di tutte le sue forze. Preparandosi a celebrare il giubileodel Duemilatutta la chiesa è ancor più impegnata per unnuovo avvento missionario. Dobbiamo nutrire in noi l'ansia apostolica ditrasmettere ad altri la luce e la gioia della fedee a questo idealedobbiamo educare tutto il popolo di Dio. Non possiamo restarcenetranquillipensando ai milioni di nostri fratelli e sorelleanch'essiredenti dal sangue di Cristoche vivono ignari dell'amore di Dio. Per ilsingolo credentecome per l'intera chiesala causa missionaria deveessere la primaperché riguarda il destino eterno degli uomini erisponde al disegno misterioso e misericordioso di Dio.

PARTE VIII

LA SPIRITUALITÀ MISSIONARIA

Lasciarsi condurre dallo Spirito

87. L'attività missionaria esige una specifica spiritualitàche riguardain particolarequanti Dio ha chiamato a essere missionari.Tale spiritualità si esprimeinnanzittuttonel vivere in pienadocilità allo Spirito: essa impegna a lasciarsi plasmareinteriormente da lui? per divenire sempre più conformi a Cristo.Non si può testimoniare Cristo senza riflettere la sua immaginelaquale è resa viva in noi dalla grazia e dall'opera dello Spirito.La docilità allo Spirito impegna poi ad accogliere i doni dellafortezza e del discernimentoche sono tratti essenziali della stessaspiritualità. Emblematico è il caso degli apostolichedurante la vita pubblica del Maestrononostante il loro amore per lui ela generosità della risposta alla sua chiamatasi dimostranoincapaci di comprendere le sue parole e restii a seguirlo sulla via dellasofferenza e dell'umiliazione. Lo Spirito li trasformerà intestimoni coraggiosi del Cristo e annunziatori illuminati della suaParola: sarà lo Spirito a condurli per le vie ardue e nuove dellamissione. Anche oggi la missione rimane difficile e complessa come inpassato e richiede ugualmente il coraggio e la luce dello Spirito: viviamospesso il dramma della prima comunità cristianache vedeva forzeincredule e ostili «radunarsi insieme contro il Signore e contro ilsuo Cristo». (At426) Come alloraoggi occorre pregareperché Dio ci doni la franchezza di proclamare il vangelo; occorrescrutare le vie misteriose dello Spirito e lasciarsi da lui condurre intutta la verità. (Gv1613)

Vivere il mistero di Cristo «inviato»

88. Nota essenziale della spiritualità missionaria è lacomunione intima con Cristo: non si può comprendere e vivere lamissionese non riferendosi a Cristo come l'inviato a evangelizzare.Paolo ne descrive gli atteggiamenti: «Abbiate in voi gli stessisentimenti che furono in Cristo Gesùil qualepur essendo dinatura divinanon considerò un tesoro geloso la sua uguaglianzacon Dio; ma spogliò se stessoassumendo la condizione di servo edivenendo simile agli uomini; apparso in forma umanaumiliò sestesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce». (Fil25)È qui descritto il mistero dell'incarnazione e della redenzionecome spoliazione totale di séche porta Cristo a vivere in pienola condizione umana e ad aderire fino in fondo al disegno del Padre. Sitratta di un annientamentoche però è permeato di amore edesprime l'amore. La missione percorre questa stessa via e ha il suo puntodi arrivo ai piedi della croce. Al missionario è chiesto «dirinunziare a se stesso e a tutto quello che in precedenza possedeva inproprio e a farsi tutto a tutti»: (172) nella povertà che lorende libero per il vangelonel distacco da persone e beni del proprioambiente per farsi fratello di coloro ai quali è mandatoondeportare a essi il Cristo salvatore. È a questo che èfinalizzata la spiritualità del missionario: «Mi sono fattodebole con i deboli...; mi sono fatto tutto a tuttiper salvare a ognicosto qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo...». (1Cor922)Proprio perché «inviato»il missionario sperimenta lapresenza confortatrice di Cristoche lo accompagna in ogni momento dellasua vita «Non aver paura.... perché io sono con te» (At189)e lo aspetta nel cuore di ogni uomo.

Amare la Chiesa e gli uomini come li ha amati Gesù

89. La spiritualità missionaria si caratterizzaaltresìper la carità apostolicaquella del Cristo che venne «perriunire insieme i figli di Dio che erano dispersi» (Gv1152)buon Pastore che conosce le sue pecorele ricerca e offre la sua vita perloro. (Gv101) Chi ha spirito missionario sente l'ardore di Cristoper le anime e ama la chiesacome Cristo. Il missionario è spintodallo «zelo per le anime»che si ispira alla caritàstessa di Cristofatta di attenzionetenerezzacompassioneaccoglienzadisponibilitàinteressamento ai problemi della gente.L'amore di Gesù è molto profondo: egliche «sapevaquello che c'è in ogni uomo» (Gv225) amava tuttioffrendo loro la redenzione e soffriva quando questa veniva rifiutata. Ilmissionario è l'uomo della carità: per poter annunziare aogni fratello che è amato da Dio e che può lui stesso amareegli deve testimoniare la carità verso tuttispendendo la vita peril prossimo. Il missionario è il «fratello universale»porta in sé lo spirito della chiesala sua apertura e interesseper tutti i popoli e per tutti gli uominispecie i più piccoli epoveri. Come talesupera le frontiere e le divisioni di razzacasta oideologia: è segno dell'amore di Dio nel mondoche è amoresenza nessuna esclusione né preferenza. Infinecome Cristo eglideve amare la chiesa: «Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stessoper lei». (Ef525) Questo amorespinto fino a dare la vitaèper lui un punto di riferimento. Solo un amore profondo per la chiesa puòsostenere lo zelo del missionario; il suo assillo quotidiano - come dicesan Paolo - è «la preoccupazione per tutte le chiese». (2Cor1128)Per ogni missionario «la fedeltà a Cristo non puòessere separata dalla fedeltà alla sua chiesa». (173)

Il vero missionario è il santo

90. La chiamata alla missione deriva di per sé dalla chiamataalla santità. Ogni missionario è autenticamente tale solo sesi impegna nella via della santità: «La santità devedirsi un presupposto fondamentale e una condizione del tuttoinsostituibile perché si compia la missione di salvezza dellachiesa». (174) L'universale vocazione alla santità èstrettamente collegata all'universale vocazione alla missione. ogni fedeleè chiamato alla santità e alla missione. Tale è statoil voto ardente del concilio nell'auspicare «con la luce di Cristoriflessa sul volto della chiesadi illuminare tutti gli uominiannunziando il vangelo a ogni creatura». (175) La spiritualitàmissionaria della chiesa è un cammino verso la santità. Larinnovata spinta verso la missione ad gentes esige missionari santi. Nonbasta rinnovare i metodi pastoraliné organizzare e coordinaremeglio le forze ecclesialiné esplorare con maggior acutezza lebasi bibliche e teologiche della fede: occorre suscitare un nuovo «ardoredi santità» fra i missionari e in tutta la comunitàcristianain particolare fra coloro che sono i più stretticollaboratori dei missionari. (176) Ripensiamocari fratelli e sorelleallo slancio missionario delle prime comunità cristiane. Nonostantela scarsezza dei mezzi di trasporto e comunicazione di alloral'annunzioevangelico raggiunse in breve tempo i confini del mondo. E si trattavadella religione del figlio dell'uomo morto in croce«scandalo pergli ebrei e stoltezza per i gentili»! (1Cor123) Alla base diun tale dinamismo missionario c'era la santità dei primi cristianie delle prime comunità.

91. Mi rivolgoperciòai battezzati delle giovani comunitàe delle giovani chiese. Siete voioggila speranza di questa nostrachiesache ha duemila anni: essendo giovani nella fededovete esserecome i primi cristianie irradiare entusiasmo e coraggioin generosadedizione a Dio e al prossimo; in una paroladovete mettervi sulla viadella santità. Solo così potete essere segno di Dio nelmondo e rivivere nei vostri paesi l'epopea missionaria della chiesaprimitiva. E sarete anche fermento di spirito missionario per le chiese piùantiche. Da parte loroi missionari riflettano sul dovere della santitàche il dono della vocazione richiede da essirinnovandosi di giorno ingiorno nel loro spirito e aggiornando anche la loro formazione dottrinalee pastorale. Il missionario deve essere «un contemplativo in azione».Egli trova risposta ai problemi nella luce della parola di Dio e nellapreghiera personale e comunitaria. Il contatto con i rappresentanti delletradizioni spirituali non cristianein particolare di quelle dell'Asiami ha dato conferma che il futuro della missione dipende in gran partedalla contemplazione. Il missionariose non è un contemplativonon può annunziare il Cristo in modo credibile. Egli è untestimone dell'esperienza di Dio e deve poter dire come gli apostoli: «Ciòche noi abbiamo contemplatoossia il Verbo della vita. . .noi loannunziamo a voi». (1Gv11) Il missionario è l'uomodelle beatitudini. Gesù istruisce i Dodici prima di mandarli aevangelizzareindicando loro le vie della missione: povertàmitezzaaccettazione delle sofferenze e persecuzionidesiderio digiustizia e di pacecaritàcioè proprio le beatitudiniattuate nella vita apostolica. (Mt51) Vivendo le beatitudiniilmissionario sperimenta e dimostra concretamente che il regno di Dio ègià venuto e egli lo ha accolto. La caratteristica di ogni vitamissionaria autentica è la gioia interiore che viene dalla fede. Inun mondo angosciato e oppresso da tanti problemiche tende al pessimismol'annunziatore della «buona novella» deve essere un uomo che hatrovato in Cristo la vera speranza.

CONCLUSIONE

92. Mai come oggi la chiesa ha l'opportunità di far giungere ilvangelocon la testimonianza e la parolaa tutti gli uomini e a tutti ipopoli. Vedo albeggiare una nuova epoca missionariache diventeràgiorno radioso e ricco di fruttise tutti i cristiani ein particolarei missionari e le giovani chiese risponderanno con generosità esantità agli appelli e sfide del nostro tempo. Come gli apostolidopo l'ascensione di Cristola chiesa deve radunarsi nel Cenacolo «conMariala Madre di Gesù»(At114) per implorare lo Spirito eottenere forza e coraggio per adempiere il mandato missionario. Anche noiben più degli apostoliabbiamo bisogno di essere trasformati eguidati dallo Spirito. Alla vigilia del terzo millennio tuttora la chiesaè invitata a vivere più profondamente il mistero di Cristocollaborando con gratitudine all'opera della salvezza. Ciò essa facon Maria e come Mariasua madre e modello: è leiMariailmodello di quell'amore materno dal quale devono essere animati tuttiquelli chenella missione apostolica della chiesacooperano allarigenerazione degli uomini. Perciò«confortata dalla presenzadi Cristola chiesa cammina nel tempo verso la consumazione dei secoli esi muove incontro al Signore che viene; ma in questo cammino... procedericalcando l'itinerario compiuto dalla Vergine Maria». (177) Alla «mediazionedi Mariatutta orientata verso il Cristo e protesa alla rivelazione dellasua potenza salvifica»(178) affido la chiesa ein particolarecoloro che si impegnano per l'attuazione del mandato missionario nel mondodi oggi. Come Cristo inviò i suoi apostoli nel nome del PadredelFiglio e dello Spirito santocosìrinnovando lo stesso mandatoio estendo a tutti voi la benedizione apostolica nel nome della stessaTrinità santissima. Amen.

Dato a Romapresso San Pietroil 7 dicembre - nel XXV anniversariodel decreto conciliare "Ad gentes" - dell'anno 1990decimoterzodel pontificato.


NOTE

(1) Cf. PAOLO VIMessaggio per la Giornata missionaria mondiale 1972: «Quantetensioni interne che debilitano e lacerano alcune chiese e istituzionilocaliscomparirehbero di fronte alla ferma convinzione che ia salvezzadelle comunità locali si conquista con la cooperazione all'operamissionariaperché questa sia estesa fino ai confini della terra!»(Insegnamenti X 1972522)

(2) Cf. BENEDETTO XVepist. ap. Maximum illud (30 novembre 1919): AAS 11 ( 1919)440-455; PioXIlett.enc. Rerum ecclesiae (28febbraiol926):AA518 (1926)65-83; Pio XIlett.enc. Evangelii praecones (2 giugno1951): 43 (1951)497-528; lett.enc. Fidei donum (21 aprile 1957): AAS 49(1957)225-248; GIOVANNI XXIIIlett. enc. Princeps pastorum (28 novemhre1959): AAS 51 (1959)833-864.

(3) Lett. enc. Redemptor hominis (4 marzo 1979)10: AAS 71 (1979)274s.

(4) Ibid.l.c.275.

(5) Credo niceno-costantinopolitano: Ds 150.

(6) Lett. enc. Redemptor hominis13: hc.283.

(7) Cf. CONC. ECU MVATI Icost. past. sulla chiesa nel mondocontemporaneo Gaudium et spes2.

(8) Ibid.22.

(9) Lett. enc. Dives in misericordia (30 novembre 1980)7: AAS 72(1980)1202.

(10) Omelia della celebrazione eucaristica a Cracovia10 giugno 1979:AAS 71 (1979)873.

(11) GlOVANNl XXIIIlett.enc.Materetmagistra(lSmaggio 1961)IV: AAS53(1961)45 1 -453.

(12) Dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanae2.

(13) PAOLO VIesort. ap. Evangeliinuntiancli(8 dicemhre 1975)53: AAS68 (1976)42.

(14) Dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanae2.

(15) Cf. cost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium14-17; decretosull'attività missionaria della chiesa Ad gentes3.

(16) Cf. cost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium48; cost. past. sullachiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes43; decreto sull'attivitàmissionaria della chiesa Ad gentes7. 21.

(17) Cost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium13

(18) Cost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium9

(19) Cost. past. sulla chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes22.

(20) Conc. Ecum. Vat IIcost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium14.

(21) Lett. enc. Dives in misericordia1: l.c.1177.

(22) CONC. ECUM. VAT IIcost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium5.

(23) CONC. ECUM. VAT IIcost. dogm. sulla chiesa nel mondocontemporaneo Gaudium et spes22.

(24) Cf. CONC. ECUM. VAT. IIcost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium4.

(25) Cf. CONC. ECUM. VAT. IIcost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium5.

(26) Esort. ap. Evangelii nuntiandi16: l.c.15.

(27) Discorso all'apertura della III sessione del CONC. ECUM. VAT. II14 settembre 1964: AAS 56 (1964)810.

(28) PAOLO VIesort. ap. Evangelii nuntiandi34: l.c .28.

(29) Cf. COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALETemi scelti clecclesiologia nel Xx anniversario della chiusura del CONC. ECUM. VAT. 11(7 ottohre 1985)10((L'indole escatologica della chiesa: regno di Dio echiesa».

(30) Cf. CONC. ECUM. VAT. IIcost. past. sulla chiesa nel mondocontemporaneo Gaudium et spes39.

(31) Lett. enc. Dominum et vivifcantem (18 maggio 1986)42: AAS 78(1986)857.

(32) Ibid.64: l.c. 892.

(33) Questo termine corrisponde al greco parresìache significaanche entusiasmovigore; cf. At 229; 413. 29. 31; 927.28; 1346;143; 1826; 198. 26; 2831.

(34) Cf. PAOLO VIesortap. Evangelii nuntiandi41-42: l.c.31-33.

(35) Cf. Iett. enc. Dominum et vivifcantem53: l.c.874s.

(36) Cf. CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionariadella chiesa Ad gentes3.1 1.15; cost past. sulla chiesa nel mondocontemporaneo Gaudium et spes10-1 1. 22.26.38.41.92-93.

(37) CONC. ECUM. VAT. IIcost. past. sulla chiesa nel mondocontemporaneo Gaudium et spes10.15.22.

(38) Ibid.41.

(39) Cf. Lett. enc. Dominum et vivifcantem54: l.c.875s.

(40) CONC. ECUM. VAT. IIcost. past. sulla chiesa nel mondocontemporaneo Gaudium et pes26.

(41) Ibid.38cf. 93.

(42) Cf. CONC. ECUM. VAT. IIcost. dogm. Lumen gentium17; decretosull'attività missionaria della chiesa Ad gentes3. 15.

(43) CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionaria dellachiesa Ad gentes4.

(44) Cf. Iett. enc. Dominum et vivificantem53: l.c.874.

(45) Discorso ad esponenti delle religioni non cristiane a Madras5febbraio 1986; AAS 78 ( 1986)767; cf. Messaggio ai popoli dell'Asia aManila21 febbraio 19812-4: AAS 73 (1981)392s.; Discorso airappresentanti delle religioni non cristiane a Tokyo24 febbraio 19813-4: Insegnamenti IV/I (1981)507s.

(46) Discorso ai cardinali alla Famiglia pontificia e alla Curia ePrelatura romana22 dicembre 198611: AAS 79 (1987)1089.

(47) Cost. dogm. Lumen gentium16.

(48) CONC. ECUM. VAT. IIcost. past. sulla chiesa nel mondocontemporaneo Gaudium et spes45; lett. enc. Dominum et vivifcantem54:l.c.876.

(49) CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attivita missionaria della chiesaAd gentes10.

(50) Esort. ap. Christifdeles laici (30 dicembre 1988)35: AAS 81(1989)457.

(51) Cf. CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionariadella chiesa Ad gentes6.

(52) Cf. ibid.

(53) Cf. ibid.6.23.27.

(54) Cf. PAOLO VIesort. ap. Evangelii nuntiandi18-20; l.c.17-19.

(55) Esort. ap. Christifdeles laici35: l.c.457.

(56) Esort. ap. Evangelii nuntiandi80: l.c.73. 57Cf. CONC. ECUM.VAT. IIdecreto sull'attività missionaria della chiesa Ad gentes6.

(58) Esort. ap. Evangelii nuntiandi80: l.c.73.

(59) Cf. decreto sull'attività missionaria della chiesa Adgentes6.

(60) Cf. ibid.20.

(61) Cf. Discorso ai membri del simposio del Consiglio delle conferenzeepiscopali di EuropaI I ottobre 1985: AAS 78 (1986)pp. 178-179.

(62) Esort. ap. Evangelii nuntiandi20: l.c.19.

(63) CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionaria dellachiesa Ad gentes5; cf. cost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium8.

(64) Cf. CONC. ECUM. VAT. IIdichiarazione sulla libertàreligiosa Dignitatis humanae34; PaoloVIesort.ap.Evangeliinuntiandi79-80:1.c.71-75; Giovanni Paolo IIlett.enc. Redemptor hominis12: l.c.278-281.

(65) Epist. ap. Maximum illud: l.c.446.

(66) PAOLO VIesort. ap. Evangelii nuntiandi62: l.c.52.

(67) Cf. De praescriptione haereticorumXX: CCL 1201 s.

(68) CONC ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionaria dellachiesa Ad gentes9; cf. cap. II10-18.

(69) Cf. PAOLO VIesort. ap. Evangelii nuntiandi41: l.c. 31 s.

(70) Cf CONC. ECUM. VAT. IIcost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium28.35.38; cost. past. sulla chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium etspes43; decreto sull'attività missionaria della chiesa Ad gentes11-12.

(71) Cf. PAOLO VIlett. enc. Populorum progressio (26 marzo 1967)21.42: AAS 59 (1967)267s.278.

(72) PAOLO VIesort. ap. Evangelii nuntiandi27: l.c.23.

(73) CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionaria dellachiesa Ad gentes13.

(74) Cf. PAOLO VIesort. ap. Evangelii nuntiandi15: l.c.13-15;CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionaria della chiesaAd gentes13-14.

(75) Cf. Iett. enc. Dominum et vivificantem42. 64:1..857-859892-894.

(76) Cf. PAOLO VIesort. ap. Evangelii nuntiandi60: l.c.50s.

(77) Cf. CONC. ECUM. VAT. IIcost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium6-9.

(78) CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionaria dellachiesa Ad gentes2; cf. cost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium9.

(79) Cf. decreto sull'attività missionaria della chiesa Adgentescap. III19-22.

(80) CoNc. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionaria dellachiesa Ad gentes15.

(81) Ibid.6.

(82) Ibid.15; cf. decreto sull'ecumenismo Unitatis redintegratio3.

(83) Cf. esort. ap. Evangelii nuntiandi58: l.c.46-49.

(84) Assemblea straordinaria del 1985Relazione finaleIlC6.

(85) Ibid.IlD4.

(86) Cf.esort.ap. Catechesitradendae (160ttobrel979)53:AAS71(1979)1320;epist. enc. Slavorum apostoli (2 giugno 1985)21: AAS 77 (1985)802s.

(87) Cf. PAOLO VIesort. ap. Evangelii nuntiandi20: l.c.18 s.

(88) Cf. Discorso ai vescovi dello Zaire a Kinshasa3 maggio 19804-6:A AS 72 ( 1980)432-435; Discorso ai vescovi del Kenya a Nairobi7maggio 19806: AAS 72 (1980)497; Discorso ai vescovi dell'lndia aDelhiI febbraio 19865: AAS 78 (1986)748 s.; Omelia a Cartagena6luglio 19867-8: AAS 79 (1987)105 s.; cf. anche epist. enc. Slavorumapostoli21-22: l.c.802-804.

(89) Cf. CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionariadella chiesa Ad gentes22.

(90) Cf. ibid.

(91) Cf. PAOLO VIesort. ap. Evangeliinuntiandi64: l.c.55.

(92) Le chiese particolari «hanno il compito di assimilarel'essenziale del messaggio evangelicodi trasfonderlosenza la minimaalterazione della sua verità fondamentalenel linguaggio compresoda questi uomini e quindi di annunziarlo nel medesimo linguaggio... E ilterrnine "linguaggio" dev'essere qui inteso non tanto nel sensosemantico o letterarioquanto in quello che si può chiamareantropologico o culturale>) (Ibid.63: l.c.53).

(93) Cf. Discorso all'udienza generale del 13 aprile 1988: InsegnamentiXl/l (1988)77-88 1 .

(94) Esort. ap. Familiaris consortio (22 novembre 1981)10in cui sitratta dell'inculturazione «nell'ambito del matrimonio e dellafamiglia»: AAS 74 (1982)91.

(95) Cf. PAOLO VIEvangelii nuntiandi63-65: l.c.53-56.

(96) CONC. ECUM. VAT. IIcost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium17.

(97) Discorso ai partecipanti al simposio dei vescovi dell'Africa aKampala31 luglio 19692: AAS 61 (1969)577.

(98) PAOLO VIDiscorso all'apertura della 1I Sessione del CONC. ECUM.VAT. II29 settembre 1963: AAS 55 (1963)858; cf. CONC. ECUM. VAT. IIDichiarazione sulle relazioni della chiesa con le religioni non cristianeNostra aetate2; cost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium16; decretosull'attività missionaria della chiesa Ad gentes9; PAOLO VIesort. ap. Evangelii nuntiandi53: l.c.41 s.

(99) Cf. PAOLO VIlett. enc. Ecclesiam suam (6 agosto 1964): AAS 56(1964)609-659: CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attivitàmissionaria della chiesa Ad gentesI I . 41; SEGRETARIATO PER I NONCRISTIANILatteggiamento della chiesa di fronte ai seguaci di altrereligioni - Riflessioni e orientamenti su dialogo e missione (4 settembre1984): AAS 76 (1984)816-828.

(100) Lettera ai vescovi dell'Asia in occasione della V Assembleaplenaria della Federazione delle loro Conferenze episcopali (23 giugno1990)4: L'Osservatore Romano18 luglio 1990.

(101) CONC. ECUM. VAT. IIcost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium14;cf. deccreto sull'attività missionaria della chiesa Ad gentes7.

(102) Cf. CoNc. EcuM. VAT. II. decreto sull'ecumenismoUnitatisredintegratio3; decreto sull'attività missionaria dellachiesa Ad gentes7.

(103) Cf. lett. enc. Redemptor hominis12: l.c.279.

(104) CONC ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionaria dellachiesa Ad gentes11. 15.

(105) CONC. ECUM. VAT. IIdichiarazione sulle relazioni della chiesacon le religioni non cristiane Nostra aetate2

(106) Esort. ap. Christifideles laici35: l.c.458.

(107) Cf. CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionariadella chiesa Ad gentes41.

(108) Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987)41: AAS 80(1988)570 s.

(109) Documenti della III Conferenza generale dell'Episcopatolatino-americano a Puebla (1979): 3760 (1145).

(110) Discorso ai vescoviai sacerdotialle religiose e ai religiosi aJakarta10 ottobre 19895: L'Osservatore Romano11 ottobre 1989.

(111) Cf. PAOLO VIlett. enc. Populorum progressio14-21; 40-42: l.c.264-268277 s.; GIOVANNI PAOLO IIlett. enc. Sollicitudo rei socialis27-41: l.c.547-572.

(112) Cf. Iett. enc. Sollicitudo rei socialis28: l.c.548-550.

(113) Cf. ibidcap. IV27-34: l.c.547-560; cf. PAOLO VIlett. enc.Populorum progressio19-21. 41-42: l.c.266-268277 s.

(114) Discorso agli abitanti della favela Vidigal a Rio de Janeiro2luglio 19804: AAS 72 (1980)854.

(115) Documenti della III Conferenza generale dell'Episcopatolatino-americano a Puebla (1979): 3757 (1142).

(116) ISACCO DELLA STELLASermone 31: PL 1941793.

(117) CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionariadella chiesa Ad gentes20.

(118) Esort. ap. Christifideles laici35: l.c.458.

(119) Cf. CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionariadella chiesa Ad gentes. 38.

(120) Discorso ai membri del sacro Collegio e a tutti i collaboratoridella Curia romanadella Città del Vaticano e del Vicariato diRoma28 giugno 198010: Insegnamenti III/1 (1980)1887.

(121) Cost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium23.

(122) Decreto sull'attività missionaria della chiesa Ad gerltes38.

(123) Ibid29.

(124) Cf. Ibid.38

(125) Ibid.30.

(126) Docurnenti della III Conferenza Generale dell'Episcopatolatino-americano a Puebla (1979): 2941 (368).

(127) Cf. note direttive per la promozione della cooperazione mutuadelle chiese particolari e specialmente per la distribuzione piùadatta del clero Postquam apostoli (25 marzo 1980): AAS 72 (1980)343-364.

(128) Cf. decreto sull'attività missionaria della chiesa Adgentescap. IV23-27.

(129) Ibid.23.

(130) Ibid.

(131) Ibid.23-27

(132) Cf. S. CONGREGAZIONE PER I RELIGIOSI E GM ISTITUTI SECOLARI e S.CONGREGAZIONE PER I VESCOVINote direttive per i rapporti mutui tra ivescovi e i religiosi nella chiesa Mutuae relationes (14 maggio 1978)14b: AAS 70 (978)482; cf. n. 28: l.c.490.

(133) CONC ECUM VAT IIdecreto sull'attività missionaria dellachiesa Ad gentes27.

(134) CONC. ECUM. VAT 11decreto sul ministero e la vita sacerdotalePresbyterorum Ordinis10; cf. decreto sull'attività missionariadella chiesa Ad gentes39.

(135) CONC. ECUM. VAT IIdecreto sulla formazione sacerdotale Optatamtotius20. Cf. «Guide de vie pastorale pour les pretres diocésainsdes églises qui dépendent de la Congregation pourl'evangelisation des peuples»Koma1989.

(136) Discorso ai partecipanti alla plenaria della Congregazione perl'evangelizazione dei popoli14 aprile 1989; 4: AAS 81 (1989)1140.

(137) Messaggio per la Giornata missionaria mondiale 1982: InsegnamentiV/2 ( 1982)1879.

(138) Cf. CONC. ECUM. VAT. IIdecreto suD'attività missionariadella chiesa Ad gentes38; S. CONGREGAZIONE PER IL CLEROnote direttivePostquam apostoli24-25: l.c.361.

(139) Cf. S. CONGREGAZIONE PER IL CLERO note direttive Postquamapostoli29: 1. .362 s.; CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attivitàmissionaria della chiesa Ad gentes20.

(140) CICcan. 783

(141) Decreto sull'attività missionaria della chiesa Ad gentes40.

(142) Cf. PAOLO VIesort. ap. Evangelii nuntiandi69: l.c.58 s.

(143) Lett. ap. Mulieris dignitatem(15 agosto 1988)20: AAS 80 (1988)1703.

(144) Cf. Plo Xlllett. enc. Evangelii praecones: l.c.510 ss.; lett.enc. Fidei donum: l.c.228 ss.; GIOVANNI XXIIIlett. enc. Princepspastorum: l.c.855 ss.; PAOLO VIesort. ap. Evangelii nuntiandi70-73:l.c.59-63.

(145) Esort. ap. Christifideles laici35: l.c.457.

(146) Cf. Iett. enc. Evangelii praeconesl.c.510-514.

(147) Cf. cost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium17.33 ss.

(148) Cf. decreto sull'attività missionaria della chiesa Adgentes35-36.41.

(149) Esort. ap. Christifideles laici14: l.c.410.

(150) CICcan.2251;cf. CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'apostolatodei laici Apostolicam actuositatem6.13.

(151) CONC. ECUM. VAT. IIcost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium 31;cf. CICcan. 2252.

(152) PAOLO VIesort. ap. Evangelii nuntiandi70: l.c.60.

(153) Esort. ap. Christifideles laici35: l.c.458.

(154) CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionariadella chiesa Ad gentes17.

(155) Esort. ap. Catechesi tradendae66: l.c.1331.

(156) cf. can. 7851.

(157) Decreto sull'attività missionaria della chiesa Ad gentes17.

(158) Cf. Assemblea plenaria della S. Congregazione perl'evangelizzazione dei popoli del 1969 sui catechisti e la relativa «Istruzione»dell'aprile 1970: Bibliograf a missionaria 34 (1970)197-212e S.C. dePropaganda Fide Memoria RerumIII/2 (1976)821-831 .

(159) CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionariadella chiesa Ad gentes28.

(160) Cost. ap. Pastor bonus (28 giugno 1988)85: AAS 80 (1988)881;cf. CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionaria dellachiesa Ad gentes29.

(161) CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionariadella chiesa Ad gentes29; cf. GIOVANNI PAOLO IIcost. ap. Pastor bonus86: l.c.882.

(162) Decreto sull'attività missionaria della chiesa Ad gentes31.

(163) Cf. ibid .33.

(164) Cf. PAOLO VIlett. ap. in forma di motu-proprio Ecclesiae sanctae(6 agosto 1966)II43: AAS 58 (1966)782.

(165) Cf. CONC. ECUM . VAT. IIdecreto sull'attività missionariadella chiesa Ad gentes34; PAOLO VIlett. ap. in forma di motu-proprioEcclesiae sanctaeIII22: l.c.787.

(166) CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionariadella chiesa Ad gentes35; cf. CICcann. 211.781.

(167) Esort. ap. Familiaris consortio54: l.c.147.

(168) Cf. PAOLO VIepist. ap. Graves et increscentes (5 settembre1966): AAS 58 (1966)750-756.

(169) p. MANNALe nostre «chiese» e la propagazione delvangeloTrentola Ducenta19522p. 35.

(170) CONC ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionaria dellachiesa Ad gentes38.

(171) Cost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium13.

(172) CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sull'attività missionariadella chiesa Ad gentes24.

(173) CONC. ECUM. VAT. IIdecreto sul ministero e sulla vitasacerdotale Presbyterorum Ordinis14.

(174) Esort. ap. Christifideles laici17: l.c.419.

(175) Cost. dogm. sulla chiesa Lumen gentium1.

(176) Cf. Discorso all'Assemblea del CELAM a Port-au Prince9 marzo1983: AAS 75 (1983)171-779; Omelia per l'apertura del «novenario dianni»promosso dal CELAM a Santo Domingo12 ottobre 1984:InsegnamentiVII/2 (1984)885-897.

(177) Lett. enc. Redemptoris Mater (25 marzo 1987)2: AAS 79 (1987)362 s.

(178) Ibid.. 22: l.c.390




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