Readme.it in English  home page
Readme.it in Italiano  pagina iniziale
readme.it by logo SoftwareHouse.it

Yoga Roma Parioli Pony Express Raccomandate Roma

Ebook in formato Kindle (mobi) - Kindle File Ebook (mobi)

Formato per Iphone, Ipad e Ebook (epub) - Ipad, Iphone and Ebook reader format (epub)

Versione ebook di Readme.it powered by Softwarehouse.it


MICHELE KOHLHAAS di Heinrich von Kleist.

(Da una vecchia cronaca)

Lungo le rive della Havel vivevaverso la metà del sedicesimo secolo

un mercante di cavallichiamato Michele Kohlhaasfiglio di un

maestro di scuola: uno degli uomini più onesti e insieme più

spaventosi del suo tempo. Quest'uomo fuori dell'ordinario sarebbe

potuto passare fino al suo trentesimo anno come il modello del buon

cittadino. Aveva una fattoriain un villaggio che porta ancora oggi

il suo nomee ci viveva pacificamentecon i frutti del suo lavoro; i

bambini che sua moglie gli aveva dato li tirava su nel timore di Dio

laboriosi e leali; non c'era uno dei suoi vicini che non avesse

provato i benefici della sua generositào della sua giustizia; il

mondoin breveavrebbe dovuto benedirne la memoriase non avesse

ecceduto in una virtù. Il senso di giustiziainfattifece di lui un

brigante e un assassino.

Un giorno egli era diretto oltre il confinecon un branco di cavalli

giovanitutti lucidi e ben pasciutie rifletteva per l'appunto su

come avrebbe impiegato il guadagno che sperava di ricavarne nei

mercati (un po'da buon massarolo avrebbe investitoperché

fruttasse a sua voltama un po'anchese lo sarebbe goduto

all'istante)quando arrivò all'Elbae qui si imbatténei pressi di

un maestoso castelloin territorio sassonein una barriera che prima

di allora non aveva mai trovato su quella strada. Fermò i cavalli

mentre proprio in quel momento si scatenava un acquazzonee chiamò il

cantoniereche non tardòcon viso burberoad affacciarsi alla

finestra. Il mercante di cavalli gli disse di aprire.

"Che novità è questa?"chiesequando il gabellieredopo un belpo'

di tempouscì dalla casa.

"Privilegio signorile"rispose questiarmeggiando con laserratura

per aprire"concesso al barone Venceslao di Tronka".

"Ah"fece Kohlhaas"il barone si chiama Venceslao?"erimirò il

castelloche dominava i campi con i suoi merli scintillanti. "E'

morto il vecchio signore?".

"Mortogli ha preso un colpo"rispose il gabellieree alzòl'albero

che faceva da sbarra.

"Hmpeccato!"aggiunse Kohlhaas. "Un degno signoreilvecchioche

aveva piacere a intrattenersi con la gentee tutte le volte che

poteva dava una mano ai traffici e ai commerci; una volta fece

costruire un argine di pietre perchélà dietrodove la strada sbocca

nel villaggiouna delle mie cavalle si era spezzata una gamba.

Dunquequanto devo?"domandò; e cominciò a tirare fuori con fatica

da sotto il mantello sbattuto dal ventoi soldi che il gabelliere gli

aveva chiesto.

"Sìvecchio mio"aggiunse ancoradal momento che quellobrontolava

"Svelto! Svelto!"e imprecava contro il maltempo: "Sel'albero se ne

fosse rimasto nel boscosarebbe stato meglioper me e per voi". E

così dicendogli diede il denaro e fece per proseguire. Ma non era

nemmeno arrivato sotto la stangache già un'altra voce gli urlava

dietro "Alto làsensale!"dalla torre di guardia; e lui vide il

castaldo sbattere una finestra e precipitarsi verso di lui.

"Be'che novità è questa?"si domandò Kohlhaas fra séfermandosi

con i suoi cavalli. Il castaldo arrivòallacciandosi ancora il

panciotto sulla figura corpulentaepiantato di traverso contro le

raffiche di ventochiese il lasciapassare. "Lasciapassare?"chiese

Kohlhaas. E disseun po' confusocheper quanto ne sapessenon

l'aveva: ma se solo avessero voluto descriverglibontà divinache

specie di roba eraquel lasciapassaremagari poteva anche darsi che

per caso lo avesse.

Il castaldoguardandolo stortoreplicò chesenza un permesso

scritto del sovranoa nessun sensale era permesso di superare il

confine con i suoi cavalli. Il sensale assicurò che per diciassette

voltenel corso della sua vitaaveva passato il confine senza un

permesso simile; e che lui conosceva perfettamente tutte le

disposizioni sovrane che riguardavano la sua attività; non poteva

trattarsidunqueche di un errore; pregavaperciòche volessero

ripensarcie non trattenerlo ancora laggiù senza ragionevisto che

la sua giornata di viaggio era assai lunga. Ma il castaldo ribatté che

la diciottesima non l'avrebbe fatta francache proprio per questo era

stata recentemente emanata quella nuova ordinanzae chese non si

fosse procurato lì per lì il lasciapassareavrebbe dovuto

ritornarsene di dove era venuto. Il mercanteche cominciava a

irritarsi per quelle estorsioni illegaliscesedopo una breve

riflessioneda cavallolo affidò a un servoe disse che ne avrebbe

parlato di persona con il barone di Tronka. E salì infatti al

castello; il castaldo gli andò dietroborbottando di affaristi

spilorci e di giusti salassi; emisurandosi a vicenda con lo sguardo

i due entrarono insieme nella sala.

Il barone stava bevendo in mezzo a un'allegra brigata di amicie una

facezia aveva appena fatto esplodere fra loro un'interminabile risata

quando Kohlhaas gli si avvicinò per fargli le sue rimostranze. Il

barone gli chiese che cosa volesse; i cavalieriquando videro lo

sconosciutoammutolirono; ma non appena questi ebbe iniziato a

esporre le sue richiesteriguardo ai cavallitutta la brigata saltò

sugridando "Cavalli? Dove sono?"e corse alle finestre per

guardarli. Quando videro quella splendida mandriascesero di corsa

su proposta del baronenel cortile; la pioggia era cessata; il

castaldoil fattorei servi si radunarono intorno a loroe tutti

passarono in rassegna gli animali. Uno lodava il sauro fulvo con la

macchia biancaa un altro piaceva il baioil terzo accarezzava il

pomellato a macchie gialle e nere; e tutti dicevano che quei cavalli

sembravano dei cervie in tutto il paese non se ne allevavano di più

belli. Kohlhaas ribatté allegramente che i cavalli non erano migliori

dei cavalieri che li avrebbero montati; e li invitò a comperare. Il

baronemolto attirato dal poderoso stallone saurogli chiese il

prezzo; il fattore gli consigliò di acquistare un paio di morelli che

pensava di poter utilizzare nei lavori agricoliperché cavalli ce

n'erano pochi; maquando il sensale tirò fuori i prezzii cavalieri

li trovarono troppo carie il barone disse chese pretendeva tanto

per quelle bestiedoveva cavalcare fino alla Tavola Rotondae andare

alla ricerca di Re Artù.

Kohlhaasvedendo il castaldo e il fattore bisbigliare tra loroe

lanciare ai morelli delle occhiate eloquentifeceper un oscuro

presentimentodi tuttoperché si tenessero quei due animali. Disse

al barone: "Signorei morelli li ho acquistati sei mesi faper

venticinque fiorini d'oro; datemene trentae li avrete". Due

cavalieri che stavano vicino al barone dissero apertamente che i

cavalli li valevano sicuramente; ma il barone dichiarò che era

disposto a spendere per il saurocasomainon per i morellie fece

per andarsene. Allora Kohlhaas disse che forse avrebbe concluso un

affare con lui la prossima voltaquando fosse ripassato con i suoi

cavalluccifece al barone i suoi rispettie afferrò le briglie della

sua cavalcaturaper ripartire. Ma in quel momento il castaldo uscì

dal crocchiodicendo che senza un lasciapassarel'aveva sentitonon

avrebbe potuto andarsene.

Kohlhaas si giròe chiese al barone se fosse proprio vera quella

faccendache rovinava tutta la sua attività. Il barone risposecon

aria imbarazzataallontanandosi: "SìKohlhaasdevi procurarti il

lasciapassare. Parlane con il castaldoe va' per la tua via".

Kohlhaas gli assicurò che non aveva nessuna intenzione di eludere le

ordinanze sull'esportazione dei cavalliqualsiasi fosseropromise

chepassando da Dresdasarebbe andato a prendere il lasciapassare

alla Cancelleriae lo pregò di lasciarlo passare solo per quella

voltavisto che non aveva saputo proprio niente di una richiesta di

quel genere.

"E va bene!"disse il baronementre il temporaleproprio in quel

momentoriprendevae il vento sibilando gli passava da parte a parte

le membra rinsecchite. "Lasciate andare questo poveraccio.Venite!"

disse rivolto ai cavalierisi girò e si accinse a rientrare al

castello. Il castaldorivolto al baronedisse che il mercante doveva

almeno lasciare un pegnoper essere certi che andasse a ritirare il

documento. Il barone si fermò di nuovosotto il portone del castello.

Kohlhaas chiese quale valorein denaro o in oggettidovesse

lasciarecome pegno per i morelli. Il fattoremasticando le parole

nella barbadisse che poteva lasciare per l'appunto i morelli.

"Sicuro"disse il castaldo; "è la cosa più conveniente;quando ha

ritirato il lasciapassarepuò venire a riprenderseli in qualsiasi

momento".

Kohlhaassconcertato da una richiesta così sfacciatadisse al

baroneche si stringeva addosso intirizzito il giustacuoreche i

morelli li voleva vendere. Ma questimentre in quell'attimo una

raffica lanciava attraverso il portone uno scroscio di pioggia mista a

grandinegridòper mettere fine alla cosa: "Se non vuol mollare i

cavalliributtatelo al di là dello sbarramento"e se ne andò. Il

sensalerendendosi conto che doveva pur cedere alla violenzadecise

di accogliere la richiestavisto che non gli rimaneva altro da fare;

sciolse i morellie li portò in una stalla indicatagli dal castaldo.

Lasciò con le bestie un servogli diede del denarogli raccomandò di

tenere ben d'occhio i cavalli fino al suo ritornoe proseguìcon il

resto della mandriail suo viaggio verso Lipsiadove voleva andare

alla fiera; rimuginandoincertofra sé e sése forsealla finein

Sassonia non potesse essere stato emanato un tale ordineper

proteggere qualche nuovo allevamento di cavalli.

A Dresdadove possedevanei sobborghiuna casa con alcune stalle

perché quella era la base dei suoi commerci sui mercati minori della

regioneandò subitoappena arrivatoalla Cancelleria; e qui venne a

sapere dai consiglierialcuni dei quali conoscevachecome aveva

sospettatoin realtàfin dal primo momentola storia del

lasciapassare era inventata di sana pianta. Kohlhaasdopo che i

consigliericontrovogliagli ebbero rilasciatosu sua richiesta

una dichiarazione scritta che ne attestava l'infondatezzasorrise

allo scherzo dell'allampanato baroneanche se non capiva ancora bene

a che cosa avesse potuto mirare; evenduto con soddisfazionepoche

settimane dopoil branco di cavalli che aveva con sésenza portarsi

ormai dietro più amarezza se non quella sulla generale miseria del

mondofece ritorno al castello di Tronka.

Il castaldoal quale mostrò la dichiarazionenon aggiunse parola

sull'argomento; e quando il sensale gli chiese se ora poteva riavere i

cavallirispose che scendessee andasse a prenderseli. Ma già

attraversando il cortile Kohlhaas ebbe la spiacevole sorpresa di

venire a sapere che il suo servosolo pochi giorni dopo essere stato

lasciato nel castelloper il suo contegno sconvenientea quanto

dicevanoera stato bastonato e cacciato via. Al ragazzo che gli aveva

dato la notizia Kohlhaas chiese che cosa avesse fattoe chi si fosse

occupatonel frattempodei cavalli; al che il ragazzo rispose di non

saperlomentre apriva davanti a luiche aveva già il cuore pieno di

presentimentila stalla in cui si trovavano. Quale fu però il suo

stuporequandoal posto dei suoi due morelli lucidi e ben pasciuti

vide un paio di allampanati e smagriti ronzini; ossa che sarebbero

potute servire per appenderci i pannipelo e criniere intrecciate

che nessuno aveva pulito e rigovernato: il vero ritratto dello

squallore nel regno animale!

Kohlhaasal quale le bestie nitrironocon un debole movimentoera

al culmine dell'indignazionee chiese che cosa fosse successo ai suoi

poveri cavalli. Il ragazzoche stava al suo fiancorispose che no

alle bestie non era successa nessuna disgraziae avevano sempre

ricevuto la loro razione di biadama dato che era appunto il tempo

del raccoltoe mancavano animali da tiroerano stati adoperati un

po' nei campi. Kohlhaas inveì contro quell'infame soprusodi certo

progettato con curamasentendosi impotenteingoiò la sua rabbiae

stava già preparandosi visto che non gli rimaneva altroad andarsene

con i suoi cavalli da quel covo di brigantiquando comparve il

castaldorichiamato dal battibeccoe chiese che cosa stava

accadendo. "Che cosa succede?"rispose Kohlhaas. "Chi ha datoal

barone di Tronka e alla sua gente il permesso di servirsi per il

lavoro dei campi dei miei morelliche avevo lasciato presso di lui? -

Era umano"aggiunse"comportarsi così?". E provò ascuotere gli

animali esausti con un colpo di frustafacendogli vedere che non si

muovevano nemmeno. Il castaldodopo averlo squadrato per un po'con

aria di sfidareplicò: "Vedi un po' il tanghero! Come se non dovesse

ringraziare Iddioil villanoche i suoi ronzini sono ancora vivi. E

chi avrebbe dovuto prendersene cura"chiese"dopo che il suoservo

se n'era scappato? Non era stato forse giusto che i cavalli si

guadagnassero sui campi il foraggio che avevano ricevuto?". E chiuse

il discorso dicendo che la smettesse di fare storieo avrebbe

chiamato i canie con essi avrebbe saputo come riportare la calma nel

cortile.

Al mercante batteva il cuore contro la giacca. Faceva fatica a non

buttare quell'ignobile grassone in mezzo al letame e a non calpestare

col piede la sua faccia di bronzo. Ma il suo senso di giustiziache

era come la bilancia dell'orafooscillava ancora; davanti al

tribunale del suo cuorenon era ancora sicuro che il suo avversario

fosse colpevole; ementre ingoiando gli insulti si avvicinava ai

cavalli esoppesando in silenzio le circostanzeravviava alle bestie

la crinierachiese a voce bassa per quale mancanza il suo servo fosse

stato allontanato dal castello. "Perché quella lenza si è messo a fare

il gradassoqui nel cortile!"rispose il castaldo. "Perché si è

rifiutato di accettare un cambio di stalla di cui non si poteva fare a

menoe pretendeva che i cavalli di due gentiluomini arrivati al

castello di Tronka passassero la notte sulla strada maestraper amore

dei suoi ronzini!".

Kohlhaas avrebbe dato il valore dei cavalli per avere a portata di

mano il suo servoe poter confrontare il suo racconto con quello che

usciva dalla boccaccia del castellano. Era sempre là in piedi

districando i crini arruffati dei morellie riflettendo sul da farsi

nella situazione in cui si trovavaquando la scena cambiò di colpoe

il barone Venceslao di Tronkacon una frotta di cavalieridi servi e

di canitornando dalla caccia alla lepre entrò nel piazzale del

castello. Il castaldoquando gli venne chiesto che cosa fosse

successoprese subito la parolaementre i canivedendo il

forestieroscatenavano contro di lui dei latrati d'infernoe i

cavalieri a loro volta gridavano per farli star zittiriferì al suo

padronemettendo il fatto nella luce peggioreche specie di rivolta

avesse messo su quel cavallaroperché si erano fatti lavorare un po'

i suoi morelli. E dissefra risate di schernoche rifiutava di

riconoscere i cavalli come suoi.

"NON SONO i miei cavallisignore illustrissimo!"gridò Kohlhaas.

"Non sono i CAVALLI che valevano trenta fiorini d'oro! Voglio riavere

i miei cavalli sani e ben nutriti!".

Il barone per un attimo impallidìe dissescendendo di sella: "Se

mastro Bertoldo non vuole riprendersi i cavalli che li lasci pure qui.

Vieni quaGuntiero!"gridò. "Gianni! Venite qua!"eintanto si

spazzolava con la mano la polvere dai pantaloni. "Portate delvino!"

gridò ancoraquando fu sulla soglia con i cavalieri; ed entrò in

casa. Kohlhaas disse che avrebbe preferito chiamare lo scortichinoe

portare i suoi cavalli al macellopiuttosto che riportarseli nella

sua stalla a Pontekohlhaas così come erano. Lasciò le bestie sul

piazzalesenza occuparsene piùsaltò sul suo baioassicurando che

avrebbe saputo farsi giustiziae se ne andò.

Correva giàa spron battutosulla strada di Dresda; maripensando

al suo servoe alle accuse che avevano mosso contro di lui al

castellosi mise al passo; eprima di averne fatti millegirò il

cavalloeper interrogare innanzi tutto il suo servocosa che gli

sembrava prudente e giustagirò verso Pontekohlhaas. Perché un

sentimento di giustiziaal quale era ben conosciuto l'ordine

imperfetto delle cose umanelo rendeva propensomalgrado le offese

subitese soltanto il suo servo avesse commesso una colpa qualsiasi

come diceva il castaldoa rassegnarsicome se fosse stata una

giusta conseguenzaalla perdita dei cavalli. Ma sedi controgli

diceva un sentimento non meno imperiosoun sentimento che metteva in

lui radici sempre più profondeman mano che egli continuava nella sua

cavalcataedovunque entrassesentiva parlare delle ingiustizie

quotidianamente commesse al castello di Tronkaa danno dei

viaggiatori: se l'intera storiacome tutte le apparenze facevano

crederenon era altro che una macchinazioneallora egli avevadi

fronte al mondoil dovere di procurarsicon tutte le sue forze

soddisfazione per l'offesa subitae ai suoi concittadini sicurezza

contro offese future.

Non appenaarrivato a Pontekohlhaasebbe abbracciato Lisabettala

sua fedele mogliee baciato i suoi figliche gli facevano festa

intorno alle ginocchiachiese subito di Ersianoil capo della

servitù: se ne era saputo qualcosa?

"GiàMichele carissimoproprio Ersiano!"disse Lisabetta."Pensa un

po'quel poveracciosaranno quindici giorniarriva qui tutto pesto

da far pietà; noti dicocosì conciato da non riuscire neppure a

respirare. Lo mettiamo a lettodove non fa che sputare sanguee a

forza di domande veniamo a sapere una storia che nessuno capisce. Che

è stato lasciato indietro da te a Castel Tronkacon dei cavalli che

non hanno lasciato passare; che l'hanno costrettocon i

maltrattamenti più vergognosia lasciare il castello; e che non ha

potuto portarsi via i cavalli".

"Ah sì?"disse Kohlhaastogliendosi il mantello. "E si ègià

rimesso?".

"Metà e metà; ma sputa ancora sangue"rispose lei. "Volevomandare

subito un servo a Castel Tronkaperché si prendesse cura dei cavalli

fino al tuo ritorno. Perché Ersiano si è sempre dimostrato così

sincero con noie così fedelesìpiù di tutti gli altri serviche

non mi è nemmeno venuto in mente di dubitare del suo racconto

confermato da tanti particolari; e di credereper esempioche avesse

perso i cavalli in un altro modo. Ma lui mi scongiurò di non

pretendere da nessuno di metter piede in quel covo di brigantie di

rinunciare alle bestiese non volevoper lorosacrificare degli

uomini".

"E' ancora a letto?"domandò Kohlhaasliberandosi della sciarpa.

"E' già da qualche giorno che ha ricominciato a uscire nel cortile.

Insommavedrai"continuò Lisabetta"che è proprio tutto comelui ha

dettoe che questa faccenda è una delle angherie cheda un po' di

tempoquelli di Castel Tronka si permettono contro i forestieri".

"Prima di tutto vedrò coi miei occhi"replicò Kohlhaas."Fallo venire

un po' quaLisabettase è in piedi!". E con queste parole si

sedettementre la donnamolto contenta che la prendesse così calma

andò a chiamare il servo.

"Che cosa hai combinato a Castel Tronka?"gli domandò Kohlhaas

quando Lisabetta rientrò con lui nella stanza. "Non sono troppo

contento di te".

Il servoil cui viso pallido si coprì di macchie rossea queste

parolerestò per un po' in silenzioe poi rispose:

"Avete ragionepadrone! Perché la miccia cheper volontà di Dio

avevo con meper dare fuoco a quel covo di briganti da cui ero stato

scacciatola buttaiquando sentii piangere un bambino nel castello

nelle acque dell'Elbae pensai: possa ridurlo in cenere la folgore

divina! Io non lo farò".

ImpressionatoKohlhaas disse: "E in che modo ti sei fatto cacciare da

Castel Tronka?". E Ersiano:

"Con un tiro mancinopadrone!". E si asciugò il sudore dallafronte.

"Ma cosa fatta capo ha. Non volevo che rovinassero i cavalli nel

lavoro dei campi; ho detto che erano giovaniche non erano ancora mai

stati aggiogati".

Kohlhaascercando di nascondere il suo turbamentorispose che qui

non aveva detto tutta la veritàperché all'inizio della primavera

scorsa i cavalliqualche voltaerano stati messi al tiro. "Al

castello"continuò"dovein fondoeri una specie di ospite

avresti dovuto farti vedere compiacentealmeno qualche voltaquando

c'era proprio bisognoper portare alla svelta il raccolto al

coperto".

"E' quello che ho fattopadrone"disse Ersiano. "Ho pensatovisto

che mi guardavano maleche i morelli non sarebbero morti per questo.

La mattina del terzo giorno li attaccaie portai dentro tre carichi

di grano".

Kohlhaasal quale il cuore stava per scoppiarechinò gli occhi a

terrae commentò: "Di questo non mi hanno detto nienteErsiano!".

Ersiano lo assicurò che era andata così. "La mia poca compiacenza è

stata questa: che non volli più riaggiogarli a mezzogiornoquando i

cavalli non avevano neppure finito la biada. E quando il castaldo e il

fattore mi proposeroin cambioil foraggioe mi dissero di mettere

in tasca il denaro che voi mi avevate lasciato per il mantenimento

delle bestieio risposi 'vi faccio vedere io' gli girai le spallee

me ne andai".

"Ma non è stato per questa poca compiacenza"disse Kohlhaas"che ti

hanno scacciato da Castel Tronka".

"Dio ne guardi!"gridò il servo. "Per un'azione che gridavendetta a

Dio. Perché quella sera portarono nella stalla i cavalli di due

cavalieriarrivati a Castel Tronkae i miei vennero legati fuori

alla porta della stalla. E quando levai i morelli di mano al castaldo

che ce li legava personalmentee gli chiesi dove dovevano stare

adessole mie bestielui mi indicò un porcilefatto di assi e di

tavoleaccostato al muro di cinta.

"Vuoi dire"lo interruppe Kohlhaas"che era un così bruttoriparo

per dei cavalliche assomigliava più a un porcile che a una stalla".

"Era un porcilepadrone"rispose Ersiano "Un porcile vero eproprio

dove i maiali correvano avanti e indietroe io non potevo stare in

piedi".

"Forse non c'era nessun altro postodove mettere al riparo i

morelli"replicò Kohlhaas. "In un certo senso i cavalli degliospiti

avevano la precedenza".

"Lo spazio"continuò il servoabbassando la voce"erapoco. In

tutto allora c'erano sette cavalieri che alloggiavano al castello. Se

foste stato voiavreste fatto stringere un po' i cavalli. Dissi che

mi sarei cercato una stalla da affittare nel villaggio; ma il castaldo

mi rispose che i morelli non doveva perderli d'occhioe non mi

azzardassi a portarli via dal cortile".

"Hm"fece Kohlhaas; "e tu che hai risposto?".

"Dato che il fattore disse che i due ospiti avrebbero passato soltanto

la nottee il mattino dopo avrebbero proseguitorinchiusi i cavalli

nel porcile. Ma il giorno seguente passòe non partirono; e quando

venne il terzo giornodissero che i signori si sarebbero trattenuti

al castello per qualche settimana".

"Alla fin fine non si stava poi così male nel porcilecome ti era

sembrato quando ci avevi messo il naso la prima volta"disse

Kohlhaas.

"E' vero"rispose il servo. "Quando l'ebbi spazzato un po'il posto

poteva andare. Ho dato due soldi alla sguatteraperché andasse a

mettere i maiali da qualche altra parte. E il giorno dopo mi

preoccupai anche che le bestie potessero stare in piedi; alla prima

luce dell'albatolsi le tavole del soffittoe ce le rimisi la sera.

Così allungavano il collocome le ochesopra il tettoe si

guardavano intornocercando Pontekohlhaaso qualche altro posto

dove stare meglio di là".

"Ma insomma"domandò Kohlhaas"per quale motivo ti hannocacciato

via?".

"Padroneve lo dico io"rispose il servo. "Perché volevanoliberarsi

di me. Perchéfinché c'ero ionon potevano sfiancare del tutto i

cavalli. Da tutte le parti mi guardavano in cagnescoin cortilenei

locali della servitù. E dato che io pensavomi storcete la bocca? vi

si sloghino le mascelle!hanno preso il primo pretesto che gli è

venuto a tiroe mi hanno buttato fuori".

"Ma il motivo!"gridò Kohlhaas. "Avranno pur avuto qualchemotivo!".

"Ohsicuro"rispose Ersiano"un motivo giustissimo. La seradel

secondo giorno che avevo passato nel porcilepresi i cavalliche si

erano tutti insudiciatie volevo portarli allo stagno. E quando sono

giùsotto il portone principalee sto per giraresento il castaldo

e il fattorecon servicani e randelliprecipitarsi dietro di me

dalle stanze della servitùgridando: 'Fermafurfante! Ferma

pendaglio da forca!'come se fossero invasati. Il guardaportone mi

sbarra la strada; io chiedo a luie a quel mucchio di forsennati che

mi corrono dietroche cosa succede. 'che cosa succede?' risponde il

castaldoe prende per le briglie i miei due morelli. 'Dove vuole

andarsenequestocoi cavalli?'. E mi agguanta per la camicia. 'Dove

voglio andarmenedico io? Fulmini del cielo! Allo stagno me ne voglio

andare. Ma pensate che io...?'. 'Allo stagno?'grida il castaldo. 'Ti

insegno io a fare il bagno sulla strada maestraimbroglionedalla

parte di Pontekohlhaas!' E con un colpo vigliacco a tradimento lui e

il fattoreche mi aveva preso per una gambami tirano giù da

cavalloe finisco nel fango lungo disteso. Morte e dannazione!

grido: ma se i finimenti e le coperte sono nella stallae c'è anche

il mio fagotto della biancheria! Ma lui e i servimentre il fattore

si porta via i cavallimi danno tutti addossocoi calcie le fruste

e i randellifinché cadomezzo mortoal di là del portone. E visto

che io grido: Briganti! Dove mi portate i cavalli?e mi tiro su

'Fuori di qui!'urla il castaldo; 'DaiCesare! DaiBracco!'si

sente gridaree: 'DaiLupo!'; e mi piomba addosso una muta di una

dozzina di canie più. Allora io prendonon so che cosaun palo

doveva esseredalla staccionatae tre cani li stendo giù vicino a

memorti stecchiti; ma il dolore per i morsi e i tagliche fanno

spavento a vedersimi costringe a indietreggiare; e allorafiuu!

sibila un fischioi cani rientranoil portone chiude i battenti

mettono il catenaccio: e io cado svenuto sulla strada".

Kohlhaaspallido in visofece ancoracon malizia un po' forzata:

"Ma proprio non te la volevi filareErsiano?". E poiché lui

paonazzofissava per terradavanti a sé: "Viaconfessa"continuò

"non ti piaceva stare nel porcilepensavi che nella stalla di

Pontekohlhaas si sta meglio".

"Tuoni e fulmini!"gridò Ersiano. "Non ho forse lasciatolaggiùnel

porcilele coperte e i finimentie un fagotto di biancheria? E non

mi sarei messo in tasca i tre fiorini imperiali che avevo nascosto

dietro la mangiatoianel fazzoletto di seta rossa? Per tutti i

diavoli dell'inferno! Quando parlate cosìmi viene voglia di

riaccendere subito quella miccia che ho buttato via!".

"Susu!"disse il mercante. "Non intendevo offenderti.Quello che

hai dettoguardalo credo parola per parola. E se qualcuno lo mette

in dubbiosono pronto a prenderci su l'ostia consacrata. Mi dispiace

cheper servirminon ti sia andata meglio. VaiErsianovattene a

lettofatti dare un fiasco di vinoe consolati: ti sarà fatta

giustizia!".

Ecosì dicendosi alzòfece un elenco delle cose che il suo

sottoposto aveva lasciato nel porcilene specificò il valoregli

chieseanchequanto valutasse le spese per la curae lo congedò

dopo avergli datoancora una voltala mano.

Poi raccontò a Lisabettasua moglieper filo e per segnocome erano

andate le cosee cosa c'era sottoe le dichiarò di essere fermamente

intenzionato a ricorrere alla pubblica giustizia; ed ebbe la gioia di

vedere che lei lo incoraggiava con tutta l'anima nel suo proposito.

Lei disseinfattiche molti altri viaggiatoriforse meno pazienti

di luisarebbero passati per quel castelloche sarebbe stata

un'opera benedetta mettere un freno a tali disordinie che ci avrebbe

pensato lei a mettere insieme la somma necessaria per affrontare le

spese del processo. Kohlhaas la chiamò la sua brava mogliepassò

felicemente con lei e con i suoi figli quel giorno e quello seguente

enon appena gli affari gliene diedero modosi mise in viaggio per

Dresdaper portare in giudizio la sua querela.

Quicon l'aiuto di un avvocato che conoscevastese un ricorsonel

qualedopo una descrizione dettagliata del sopruso compiuto dal

barone Venceslao di Tronkacontro lui stessoe contro il suo servo

Ersianochiedeva che il colpevole fosse punito secondo la leggeche

i cavalli fossero riportati nelle condizioni originariee che fossero

risarciti i danni che sia eglisia il suo servoavevano subìto da

tutto ciò. La causainfattiera chiara. La circostanza che i cavalli

fossero stati trattenuti in modo illegittimo gettava su tutto il resto

una luce decisiva; eanche se si fosse voluto supporre che i cavalli

si fossero ammalati per puro casola richiesta del sensale di

riaverli indietro in buona salute sarebbe stata comunque giustificata.

Ementre Kohlhaas si guardava intorno nella città di residenza del

principenon gli mancarono amici che gli promisero di sostenere a

spada tratta le sue ragioni; il suo commercio di cavallimolto

estesola conoscenza e l'onestà con cui lo portava avantigli aveva

procurato la benevolenza degli uomini più importanti del paese. Più

volte egli sedette allegramente a tavolain casa del suo avvocato

che era a sua volta una persona in vista; depositò presso di lui una

somma per far fronte alle spese processualiepassate poche

settimanecompletamente tranquillizzato da quello riguardo all'esito

della causase ne tornò a Pontekohlhaas da Lisabettasua moglie.

Eppure i mesi passaronoe l'anno era quasi finitosenza che egli

ricevesse dalla Sassonia neanche una dichiarazione sulla querela da

lui intentataper non parlare della sentenza. Dopo aver inoltrato più

volte ripetuti solleciti al tribunaleegli scrisse al suo avvocato

una lettera confidenzialein cui gli chiedeva la causa di un ritardo

così eccessivo; e venne a sapere cheper un intervento molto

altolocatopresso il tribunale di Dresdala sua querela era stata

definitivamente cassata. Quando il mercante riscrissesbalordito

chiedendone le ragioniquesti gli comunicò che il barone Venceslao di

Tronka era parente di due nobiluominiEnzo e Corrado di Tronkache

facevano parte del seguito personale del principecoppiere l'unoe

l'altro addirittura camerlengo. E gli consigliava di mettere da parte

ogni sforzodal punto di vista legalee cercare solo di tornare in

possesso dei suoi cavallirimasti nel castello di Tronka; gli faceva

capireinfattiche il baroneche al momento soggiornava nella

capitalesembrava aver dato disposizione alla sua gente di

consegnargli i cavalli; e concludeva pregandolose non voleva

accontentarsi di una simile soluzionedi dispensare almeno lui da

ogni ulteriore incarico.

Kohlhaasin quel periodosi trovava per l'appunto a Brandeburgo

dove il prefetto Enrico di Geusaudella cui giurisdizione faceva

parte anche Pontekohlhaasera in quel momento impegnato a organizzare

un certo numero di istituti per l'assistenza ai poveri e agli

ammalatigrazie a un lascito sostanzioso che era toccato alla città.

E soprattutto si dava da fare per adattare ad uso degli infermi una

fonte minerale che scaturiva in un villaggio della regionee dalle

cui virtù salutari ci si riprometteva molto di più di quanto il futuro

poi mantenesse. Poiché Kohlhaas l'aveva conosciuto e frequentato

durante il periodo in cui aveva soggiornato presso la cortequesti

permise a Ersianoil capo dei servial qualeda quei brutti giorni

al castello di Tronkaera rimasto un dolore al pettoogni volta che

respiravadi sperimentare l'efficacia della piccola fonte

medicamentosanella quale era stato costruito un recinto coperto.

Accadde cheproprio mentre Kohlhaas ricevevadalle mani di un

messaggeromandato da sua mogliela lettera scoraggiante del suo

avvocato di Dresdail prefetto fosse presenteper dare alcune

disposizionivicino a bordo della vasca nella quale il mercante aveva

fatto adagiare Ersiano. Il prefettocheparlando con il medico

aveva notato che Kohlhaas faceva cadere una lacrima sulla lettera che

aveva ricevuto e apertogli si avvicinòcon fare gentile e

premurosoe gli chiese quale sventura lo avesse colpito. E quando il

mercantesenza risponderegli tese la letteraquell'uomo per bene

che era al corrente della ributtante ingiustizia commessa contro di

lui al castello di Tronkaper le cui conseguenze Ersiano appunto

soffrivae avrebbe sofferto forse per tutta la vitagli batté sulla

spallae gli disse di non perdersi d'animo: l'avrebbe aiutato lui a

ottenere soddisfazione!

Quella seraquando il mercantedietro suo ordineandò da lui al

castelloquesti gli disse di stendere soltanto una supplica

all'Elettore del Brandeburgocon una breve esposizione dell'accaduto

di allegarvi la lettera dell'avvocatoe di invocare la protezione del

principea causa della violenza che si erano permessi contro di lui

in territorio sassone. Egli promise di rimettere la petizioneche

avrebbe aggiunto a un altro plicogià prontonelle mani

dell'Elettore: il quale da parte suasenza fallose le circostanze

lo consentivanosarebbe intervenuto presso il principe Elettore di

Sassonia. Un passo simile sarebbe stato più che sufficiente a fargli

ottenere giustizia presso il tribunale di Dresdaa dispetto delle

arti del barone e delle sue conoscenze. Kohlhaasvivamente

rallegratoringraziò di tutto cuore il prefetto per quella nuova

dimostrazione della sua benevolenza; aggiunse che gli dispiaceva solo

di non essersi rivolto fin dall'inizio a Berlinoper trattare la sua

faccendasenza compiere a Dresda passi di alcun tipo; edopo aver

redatto nella Cancelleria del tribunale cittadino la sua lagnanza

seguendo fedelmente le istruzionie averla consegnata al prefetto

fecepiù tranquillizzato che mai sull'esito della sua causaritorno

a Pontekohlhaas. Ma già poche settimane dopoper mezzo di un

magistrato che andava a Potsdam per seguire alcune faccende del

prefettoebbe il cruccio di sapere che il principe Elettore aveva

rimesso la supplica al suo cancelliereil conte Kallheime questi

non si era direttamente rivolto alla corte di Dresdacome sembrava

opportunoper l'inchiesta e la punizione del soprusobensì al barone

di Tronkaper avere innanzitutto da lui maggiori informazioni. Il

magistratochenella sua carrozzache aveva fermato davanti

all'abitazione di Kohlhaassembrava aver avuto l'incarico di fare al

mercante quella comunicazionealla sua stupefatta domanda come mai si

fosse proceduto in quel modonon seppe dare una risposta

soddisfacente. Aggiunse solo che il prefetto gli faceva dire di avere

pazienza; sembrava avere molta fretta di proseguire il suo viaggioe

solo alla fine del breve colloquioda alcune parole buttate là

Kohlhaas indovinò che il conte Kallheim era imparentato con la casa

dei Tronka.

Kohlhaasal quale non davano più gioia né l'allevamento dei cavalli

né la casa e la fattoriae quasi neppure la moglie e i figlitenne

duropieno di cupi presentimenti per il futurofino alla luna

successiva; eproprio come si aspettavapassato quel periodo

Ersianoal quale le cure termali avevano procurato un po' di

sollievoritornò da Brandeburgocon una lettera del prefettoche

accompagnava un lungo scritto. In essa il prefetto si diceva spiacente

di non poter fare niente per la sua causa; gli inviava una risoluzione

della Cancelleria di Statoche gli era stata rimessa; e gli

consigliava di andare a riprendersi i cavalli che erano rimasti nel

castello di Tronkae per il resto lasciare le cose come stavano.

La risoluzione suonava: "Egli erasecondo il rapporto del tribunale

di Dresdaun querelante ozioso; il barone presso il quale egli aveva

lasciato i cavalli non li tratteneva in nessun modo; che mandasse

qualcuno a riprenderli al castelloo almeno facesse sapere al barone

dove avrebbe dovuto mandarglieli; ma in ogni caso risparmiasse alla

Cancelleria di Stato simili beghe fastidiose".

Kohlhaasper il quale non era questione di cavalli - avrebbe provato

lo stesso dolore se si fosse trattato di due cani Kohlhaas ribollì di

furorequando ricevette la lettera. Ogni volta che nel cortile si

faceva sentire un rumoreguardavanell'attesa più odiosa che gli

avesse mai agitato il pettoverso il viottolo dell'ingressose mai

comparissero gli uomini del baroneper riportargliforse addirittura

con le sue scusei cavalli sfiniti dalla fame e dalla fatica; era la

prima volta che la sua animacosì ben temprata alla scuola della

vitasi aspettava qualcosa che non corrispondeva completamente ai

suoi sentimenti. Ma già poco tempo dopo sentì direda un conoscente

che era passato per quella stradache al castello di Tronka i suoi

cavalli continuavano come primacome tutti gli altri cavalli del

baronea essere adoperati nel lavoro dei campi; eattraverso il

dolore di scorgere il mondo in un simile stato di mostruoso disordine

batté con forza l'intima gioia di vedere ormai l'ordine nel suo cuore.

Invitò a casa sua un balivosuo vicinoche da tempo accarezzava il

progetto di ingrandire i suoi possedimentiacquistando i terreni

confinanti; equando questi si fu accomodatogli chiese quanto

sarebbe stato disposto a dargli per le sue proprietà in Sassonia e nel

Brandeburgo; tutto compresocasa e poderebeni mobili e immobili.

Lisabettasua mogliesbiancò a queste parole. Si giròtirò su il

figlio più piccoloche dietro di lei si trastullava per terrae

sfiorando le guance rosse del fanciulloche giocava con le sue

collanelanciò sul mercantee su un foglio che questi teneva in

manodegli sguardi nei quali era dipinta la morte. Il balivo gli

chieseosservandolo con stuporeche cosa gli avesse fatto venire di

colpo in mente un'idea così strana. Ma egli risposecon tutta

l'allegria che riuscì a imporre a se stessoche l'idea di vendere la

sua masseria sulle rive della Havel non era completamente nuova. Non

avevano forse già più volte fatto trattative sull'argomento? Quanto

alla casa nei sobborghi di Dresdaquella non erain confrontoche

un accessoriodel quale non metteva conto parlare. In brevese

voleva fare la sua volontàe prendersi tutti e due i terreniegli

era pronto a concludere il relativo contratto. E aggiunsecon un tono

scherzoso alquanto sforzatoche Pontekohlhaas non era poi il mondo;

che potevano esserci degli scopi in confronto ai quali dirigereda

buon padre di famiglial'azienda domestica era una cosa secondaria e

poco onorevole; chein brevela sua animadoveva dirgliera

rivolta a cose grandidelle qualiforseavrebbe presto sentito

parlare.

Tranquillizzato da queste paroleil balivo disse allegramente

rivolto alla donnache baciava e ribaciava il bambino: "Non

pretenderà mica il pagamento immediato?"posò sulla tavola cappello e

bastoneche teneva fra le ginocchiae prese il foglio che il

mercante aveva in manoper leggerlo tutto. Kohlhaasfacendosi più

vicinogli spiegò che si trattava di un ipotetico contratto di

acquistoa nome suocon una scadenza di quattro settimane; gli

mostrò che non vi mancava nientese non le firmee l'indicazione

delle sommecioè il prezzo d'acquisto da un latoe dall'altro la

penalecioè la somma che egli si impegnava a pagare seentro le

quattro settimanesi fosse tirato indietro; e lo invitò ancora una

voltaallegramentea fare un'offertaassicurando che le sue pretese

erano modestee non avrebbe fatto difficoltà. La donna andava avanti

e indietro per la stanza; il petto le ansimavatanto che il

fazzolettoche il bambino aveva tirato per giocostava per caderle

del tutto dalla spalla. Il balivo disse di non essere in nessun modo

in grado di giudicare il valore della proprietà di Dresda; al che

Kohlhaas risposeporgendogli alcune lettere che erano state scambiate

al tempo dell'acquistoche la valutava cento fiorini d'oro; anche se

da quelle carte risultasse che gli era costata quasi la metà in più.

Il balivo rilesse ancora una volta il contratto di acquisto; e vedendo

chestranamenteincludeva anche da parte sua la facoltà di recedere

dissegià a metà decisoche però non sapeva che farsene degli

stalloni che si trovavano nelle sue stalle; ma poiché Kohlhaas replicò

che non intendeva affatto disfarsenee voleva anche tenere per sé

alcune armiche erano appese nell'armeriaquesti allora esitòesitò

ancorae alla fine ripeté un'offerta che gli aveva già fattomezzo

per scherzomezzo sul seriopoco tempo primadurante una

passeggiatae che era ridicolarispetto al valore dei possedimenti.

Kohlhaas spinse verso di lui la penna e l'inchiostroperché

scrivesse; e quando il balivonon credendo ai suoi occhigli chiese

ancora una volta se faceva sul serioe il mercante gli ebbe risposto

un po' risentitose credeva forse che si stesse prendendo gioco di

luiquesti prese sì in mano la pennacon espressione pensierosae

cominciò a scrivere; ma cancellò il punto nel quale si parlava della

penale che il venditore avrebbe pagatose si fosse pentitosi

impegnò a versarea titolo di prestitocento fiorini d'oro

garantiti da un'ipoteca sul possedimento di Dresda checon quella

sommaegli non intendeva affatto compraree lasciò al mercante piena

libertàper due mesidi recedere dal negozio. Il mercantetoccato

da questo modo di agiregli strinse calorosamente la mano; edopo

che si furono accordati sul puntoche era una delle condizioni

principaliche un quarto del prezzo di acquisto sarebbe stato pagato

subito in contantie il restoentro tre mesipresso la banca di

Amburgoegli gridò che si portasse del vinoper festeggiare un

affare così felicemente concluso. Disse a una ragazzache era entrata

con le bottiglieche Sternbaldil garzonegli sellasse il sauro

spiegando che doveva andare nella capitaledove aveva da fare; e

lasciò capire che in poco tempoquando fosse tornatoavrebbe parlato

a cuore aperto di quello cheper il momentodoveva tenere per sé.

Poiriempiendo i bicchierichiese dei Polacchi e dei Turchiche

proprio allora erano in guerratrascinò il balivo in una serie di

ipotesi politiche sulla questionebrindò ancora una voltaalla fine

alla felice conclusione del loro affaree lo congedò.

Quando il balivo ebbe lasciato la stanzaLisabetta gli cadde in

ginocchio davanti. "Se hai ancora nel cuore"gridò"mee ibambini

che ti ho partoritose non ne siamo già stati banditiormaiper un

qualche motivoche io non so: dimmi che cosa significano questi

orribili preparativi!".

"Moglie carissima"disse Kohlhaas"niente chefinché lecose stanno

cosìti debba impensierire. Ho ricevuto una risoluzionein cui mi si

dice che la mia querela contro il barone Venceslao di Tronka è una

bega oziosa. E poiché deve trattarsi di un malintesoho deciso di

presentare ancora una volta la mia querelapersonalmente al principe

Elettore.

"E perché vuoi vendere la casa?"gridò leialzandosicon ilviso

sconvolto.

Il mercante la strinse teneramente al pettoe rispose: "Perché in un

paesemia carissima Lisabettain cui non mi vogliono proteggere nei

miei dirittiio non voglio restare.

Meglio essere un canese devo essere preso a calciche un uomo!

Sono sicuro che in questo mia moglie la pensa come me".

"Chi ti dice"chiese lei con violenza"che non tiproteggeranno nei

tuoi diritti? Se ti presenti al sovrano umilmentecome ti si addice

con la tua supplicachi ti dice che sarà messa da parteo che ti

risponderanno rifiutandosi di ascoltarti?".

"Ebbene"rispose Kohlhaas"se in questo il mio timore èinfondato

neanche la mia casaper adessoè venduta. Il sovranolo soè

giusto; e se solo riescoattraverso tutti quelli che lo circondano

ad arrivare fino alla sua personanon dubito di ottenere giustiziae

di tornare felicementeancor prima che sia finita la settimanaa te

e alle mie vecchie occupazioni. E che da allora in poi io possa"

aggiunsebaciandola"restare sempre con tefino alla fine dei miei

giorni! Ma è consigliabile"continuò"che io sia pronto a ogni

eventualità; per questo desideravo che tuper qualche tempose è

possibileti allontanassie andassi con i bambini a Schwerinda tua

ziaalla quale del resto già da un pezzo volevi far visita".

"Come"gridò la donna"devo andare a Schwerin? Passare ilconfine

con i bambinie andare a Schwerin da mia zia?". E l'orrore le soffocò

la voce.

"Proprio così"rispose Kohlhaas"e subitose è possibileaffinché

nei passi che intendo fare per la mia causaio non sia disturbato da

alcun riguardo".

"Ohti capisco!"gridò lei. "Adesso non hai più bisogno diniente

se non di armi e di cavalli; tutto il restose lo prenda chi vuole!".

E con queste parole si giròsi buttò su una sedia e pianse.

"Lisabetta carissima"disse Kohlhaasturbato"che fai? Diomi ha

benedettodandomi una mogliedei figli e dei beni; devo oggiper la

prima voltadesiderare che non fosse così?...". E si sedette

affettuosamente vicino a leichea quelle parolegli aveva gettato

le braccia al colloarrossendo. "Dimmi tu"dissescostandole i

riccioli dalla fronte"che devo fare? Devo tirarmi indietro? Devo

andare a Castel Tronkae pregare il cavaliere che mi restituisca i

cavallisaltarci sue portarteli qui?".

Lisabetta non osò dire "Sì! Sì! Sì!"... scosse il capopiangendosi

strinse forte a luie gli coprì il petto di baci ardenti. "Edunque"

gridò Kohlhaas"se tu senti cheperché io possa continuare la mia

attivitàmi deve essere resa giustiziaconcedimi anche la libertà

che mi è necessaria per procurarmela!". E dicendo queste parole si

alzòe disse al garzoneche veniva ad avvertirlo che il sauro era

sellatoche l'indomani dovevano essere attaccati i baiper portare

sua moglie a Schwerin.

Lisabetta disse che le era venuta un'idea! Si alzò in piedisi

asciugò gli occhi pieni di lacrimee chiese al maritoche si era

seduto a uno scrittoiose voleva dare a lei la supplicae lasciare

andare leial posto suoa Berlinoa porgerla al principe. Kohlhaas

commossoper più di una ragionedalla proposta inattesase l'attirò

sulle ginocchiae disse: "Moglie carissimanon è possibile! Il

principe ha molta gente intorno; chi gli si avvicina si espone a

numerose situazioni spiacevoli". Lisabetta obbiettò che c'erano mille

circostanze in cui per una donna sarebbe stato più facile avvicinarsi

a luiche non per un uomo. "Dammi la supplica"ripeté; "ese non

vuoi altrose non essere sicuro che finisca nelle sue maniti do la

mia parola: la riceverà!".

Kohlhaasche del suo coraggiocome della sua prudenzaaveva avuto

più di una provale chiese come pensasse di comportarsi; e lei

guardando davanti a sécon gli occhi bassi per la vergognarispose

che il castaldo del palazzo del principe Elettoretempo primaquando

era in servizio a Schwerinaveva chiesto la sua mano; adesso era

ormai sposatoe aveva numerosi figli; ma non l'aveva ancora del tutto

dimenticata; insommalasciasse a lei di approfittare di questa

circostanzae di alcune altre che sarebbe stato troppo lungo

descrivere. Kohlhaas la baciò con grande gioiadisse che accettava la

sua propostale spiegò che non serviva altro che procurarsi alloggio

presso la moglie del castaldoper potersi avvicinare al principe nel

suo stesso palazzole diede la supplicafece aggiogare i baie la

lasciò partireben equipaggiatacon Sternbaldil suo fedele servo.

Quel viaggio fu peròfra tutti i passi infruttuosi che aveva fatto

per la sua causail più infelice. Dopo pochi giorniinfatti

Sternbald rientrava già nel cortileguidandoal passola carrozza

nella quale era adagiata la donnacon una pericolosa contusione al

petto. Kohlhaaschepallidosi avvicinò alla vetturanon riuscì a

ottenere una spiegazione coerente di quello che aveva causato la

disgrazia. Il castaldoa quanto disse il servonon era in casa; e

dunque erano stati costretti a scendere in una locanda che si trovava

nelle vicinanze del palazzo; il mattino dopo Lisabetta aveva lasciato

la locandaordinando al servo di restare presso i cavallied era

tornata soltanto a serain quello stato. Sembrava che si fosse spinta

con troppa foga verso la persona del sovranoesenza sua colpasolo

per lo zelo brutale di una delle guardie che lo circondavanoavesse

ricevuto sul petto un colpocon l'asta di una lancia. Almenocosì

riferirono le persone cheverso serala riportaronopriva di sensi

nella locanda; perché lei stessaimpedita dagli sbocchi di sangue

poco poteva parlare. La supplica le era stata poi ritirata da un

cavaliere. Sternbald disse che egli avrebbe voluto saltare subito su

un cavallo e portargli la notizia del disgraziato incidente; ma lei

malgrado le rimostranze del chirurgo che era stato chiamatoaveva

insistito per essere riportatasenza farsi precedere dalla notizia

da suo marito a Pontekohlhaas.

Kohlhaas la portòridotta in fin di vita dal viaggiosu un letto

dovetra sforzi dolorosi per respirarevisse ancora qualche giorno.

Si cercò inutilmente di farla tornare in séper trarre qualche

conclusione su quanto era accaduto; ma lei restava distesacon gli

occhi fissie già spentie non rispondeva. Solo poco prima di morire

riprese i sensiancora una volta. Infattimentre un sacerdote di

religione luterana (fede che stava allora prendendo piedee alla

qualeseguendo l'esempio del maritosi era convertita)in piedi

vicino al suo lettole leggevacon voce altacommossa e solenneun

capitolo della Bibbialei lo guardòd'improvvisocon espressione

cupagli presecome se in quel punto non ci fosse niente da

leggerlela Bibbia di manola sfogliò a lungocome se vi cercasse

qualcosae a Kohlhaasche stava seduto vicino al suo lettomostrò

con l'indice il versetto: "Perdona ai tuoi nemicie fai del bene

anche a coloro che ti odiano". Gli strinse allora la manoguardandolo

con tutta l'animae morì. "Così non mi perdoni mai Iddiocome io

perdonerò al barone!"pensò Kohlhaasla baciòmentre gliscorrevano

copiose le lacrimele chiuse gli occhie lasciò la stanza.

Prese i cento fiorini d'oro che il balivo gli aveva già versatoper

le stalle di Dresdae diede disposizioni per un funerale che non

sembrava destinato a leima a una principessa: una bara di quercia

con pesanti ornamenti metallicicuscini di seta con nappe d'oro e

d'argentoe una fossa profonda otto bracciarivestita di pietre e di

calce. Egli stessocon il figlio più piccolo in bracciorestò in

piedi accanto alla criptaa sorvegliare il lavoro. Venuto il giorno

del funeralela salmabianca come la nevefu esposta in una sala

che egli aveva fatto tappezzare di drappi neri. Il sacerdote aveva

appena finito una commovente orazione accanto alla baraquando gli fu

consegnata la risoluzione sovranain risposta alla supplica che era

stata consegnata dalla defunta: doveva andare a prendere i cavalli al

castello di Tronkaesotto pena di essere messo in prigionenon

presentare ulteriori ricorsi sull'argomento. Kohlhaas mise in tasca la

letterae ordinò di mettere la bara sul carro. Non appena fu alzato

il tumulopiantata in cima la crocee congedati gli ospiti che

avevano accompagnato la salmaegli si gettò ancora una volta sul

letto di leiora desertoe subito si preparò a intraprendere la

vendetta.

Si sedettee stese un'ordinanzanella quale condannavain virtù del

suo innato potereil barone Venceslao di Tronka a riportare a

Pontekohlhaasentro tre giorni dal ricevimentoi morelli che gli

aveva sottrattoe sfiancato nel lavoro dei campie a ingrassarli di

persona nelle sue stalle. Gli inviò l'intimazione con un messo a

cavalloal quale diede istruzioninon appena consegnato il

documentodi tornare di gran carriera a Pontekohlhaas. Poiché i tre

giorni passarono senza che fossero consegnati i cavallimandò a

chiamare Ersiano; gli confidò che cosa aveva intimato al barone

riguardo all'ingrasso degli animalie gli chiese due cose: era

disposto ad andare con lui a cavallo a Castel Tronkaa prendere il

baronee poiquando l'avessero portato làse si fosse dimostrato

pigro nell'adempiere all'ordinanzanelle stalle di Pontekohlhaasad

adoperare la frusta? E poiché Ersianonon appena l'ebbe capito

"Padroneoggi stesso!"gridò esultanteelanciando in aria il

berrettolo assicurò che si sarebbe fatto intrecciare uno staffile a

dieci nodiper insegnargli a strigliare! Kohlhaas vendette la casa

spedì i bambiniben sistemati in una carrozzaoltre confineradunò

sul far della notteanche gli altri servisette di numeroognuno

dei quali gli era fedele come oro puroli armòli fece salire a

cavalloe si mosse verso il castello di Tronka.

E già al calare della terza notte irrompevacon questo piccolo

drappellotravolgendo il gabelliere e il portiereche stavano

chiacchierando sotto il portonenel castello; ementre di colpo

tutte le baraccheall'interno del muro di cintasi incendiavano e

crepitavanoinfiammate dalle torce che vi erano state lanciateed

Ersianosu per la scala a chiocciolacorreva nella torre di guardia

e si avventavacon fendenti di taglio e di puntacontro il castaldo

e l'amministratorechemezzo svestitierano seduti a tavola a

giocareKohlhaas si precipitava nel castello alla ricerca del barone

Venceslao. Così scende dal cielo l'Angelo del Giudizio; e il barone

che per l'appuntofra grandi risatestava leggendo alla brigata di

giovani amici che era con lui l'ordinanza che il mercante di cavalli

gli aveva fatto recapitarenon appena ne ebbe sentita la vocenel

cortile del castellodivenutod'improvvisobianco come un cadavere:

"Fratellisalvatevi!"urlò a quei signorie sparì. Kohlhaasche

entrando nella salaaveva preso per il collo un barone Giovanni di

Tronkache gli veniva controe l'aveva scaraventato nell'angolo

così da farne schizzare sulle pietre il cervellomentre i servi

sopraffacevano e disperdevano gli altri cavalieriche avevano messo

mano alle armichiese dove fosse il barone Venceslao di Tronka. E

poiché quegli uoministorditinon lo sapevanodopo aver sfondato

con un calcio le porte di due stanze che davano nelle ali del

castelloe percorso in tutte le direzioni il vasto edificiosenza

trovare nessunoscese imprecando nel cortileper far presidiare le

uscite.

Intantoraggiunto dal fuoco delle baraccheanche il castello era

ormai in fiammecon tutti gli edifici attiguisprigionando contro il

cielo un fumo spessoementre Sternbaldcon tre servi indaffarati

portava giù tutto ciò che non era intrasportabile o attaccato ai muri

e lo ammassava in mezzo ai cavallicome buon bottinodalle finestre

spalancate della torre di guardia volavano giùcon giubilo di

Ersianoi cadaveri del castaldo e del fattorecon mogli e figli.

Kohlhaasal qualementre scendeva la scala del castellosi era

gettata ai piedi la vecchia economatormentata dalla gottache aveva

il governo della casale chiesefermandosi sul gradinodove fosse

il barone Venceslao di Tronka; e poiché leicon voce debole e

tremantegli disse in risposta che credeva che fosse fuggito nella

cappellachiamò due servi con le torcefece scardinarein mancanza

di chiavil'ingresso con leve di ferro e con le ascerovesciò le

panche e gli altarimacon suo rabbioso dolorenon trovò il barone.

Accadde che un giovane garzoneche apparteneva alla servitù del

castellonel momento in cui Kohlhaas ritornava dalla cappella

accorresse per tirare fuori da una grande stalla in pietraminacciata

dalle fiammegli stalloni da battaglia del barone. Kohlhaasche

proprio in quel momentoin una piccola rimessa coperta di paglia

vide i suoi due morellichiese al servo perché non mettesse in salvo

i morelli; e poiché questiinfilando la chiave nella porta della

grande stallarispose che ormai la rimessa era in fiammeKohlhaas

gettò la chiavedopo averla strappata con violenza dalla porta della

stallaal di là del murospinsecon una grandinata di piattonate

il servo fin dentro la baracca in fiammee lo costrinsetra le

orribili risate degli astantia salvare i morelli. Tuttaviaquando

il garzone pallido di terrorepochi istanti prima che la rimessa

crollasse dietro di luine uscì con i cavalli alla cavezzanon trovò

più Kohlhaas; e quando raggiunse i servi sul piazzale del castelloe

chiese al mercanteche più volte gli voltò le spalleche cosa

dovesse fareadessocon quelle bestiequesti d'un tratto levò il

piedecon una mossa così terribilechese il calcio l'avesse

raggiuntosarebbe stata la sua mortemontòsenza rispondergliil

suo baiosi piantò sotto il portone del castelloe aspettòmentre i

servi continuavano ad affaccendarsiin silenzioil giorno.

Quando giunse il mattinotutto il castellotranne le muraera in

ceneree non vi si trovava più nessunose non Kohlhaas e i suoi

sette servi. Egli scese da cavalloe setacciò ancora una voltaalla

chiara luce del soleche ora ne illuminava ogni angolol'intero

postoe poichéper quanto difficile gli fosse ammetterlodovette

convincersi che l'impresa contro il castello era fallitainviòcon

il cuore oppresso dalla pena e dal doloreErsiano e alcuni servi a

cercare informazioni sulla direzione che il barone aveva preso nella

sua fuga.

Soprattutto lo preoccupava un ricco educandato per fanciulle nobili

chiamato Erlabrunnche sorgeva sulle rive della Moldae la cui

badessaAntonia di Tronkaera conosciuta nella regione come una

donna piabenefica e santa; poiché all'infelice Kohlhaas pareva fin

troppo probabile che il baroneprivo com'era di tutto il necessario

si fosse rifugiato in quell'istitutodato che che la badessa era sua

zia carnalee l'aveva allevato nella prima infanzia. Kohlhaasdopo

essersi informato su questa circostanzasalì alla torre del corpo di

guardiaal cui interno aveva ancora una stanza abitabilee scrisse

quello che lui chiamò "Bando Kohlhaasiano"nel quale intimava al

paese di non prestare nessun aiuto al barone Venceslao di Tronka

contro il quale egli era sceso in giusta guerrae anzi faceva obbligo

a ogni abitantenon esclusi i suoi parenti e amicisotto pena di

mortee dell'immancabile incenerimento di tutto quello che si potesse

chiamare proprietàdi consegnarlo nelle sue mani.

Egli diffuse quella dichiarazione nella contradaper mezzo di

viaggiatori e forestierie ne diede anche una copia al suo servo

Waldmanncon il preciso incarico di consegnarla a Erlabrunnnelle

mani di donna Antonia. Subito dopotrattò con alcuni servi del

castello di Tronkache erano scontenti del baroneeattirati dalla

speranza di bottinovolevano entrare al suo servizio; li armòalla

maniera dei fantidi daga e balestrae li istruì a tenersi in groppa

dietro gli uomini a cavallo; poiquando ebbe venduto tutto quello che

la sua gente aveva predatoe distribuito fra loro il ricavatoriposò

alcune oresotto il portone del castellodai suoi tristi impegni.

Verso mezzogiorno arrivò Ersianoe gli confermò quello che il suo

cuoresempre propenso ai più cupi presentimentigli aveva già detto:

che per l'appunto il barone si trovava a Erlabrunn nell'educandato

presso l'anziana donna Antonia di Tronkasua zia. Si era salvatoa

quanto sembravaattraverso una porticina chenel muro posteriore del

castellodava sul vuotoe per una stretta scala di pietra che

coperta da un piccolo tettoscendeva fino ad alcune barche sull'Elba.

Ersianoalmenoriferiva chein un villaggio lungo l'Elbacon

grande stupore della genteche si era radunata a causa dell'incendio

di Castel Tronkaegli era arrivatoverso la mezzanottein un

canotto senza timone e senza remie aveva proseguito poi per

Erlabrunn in un carro di contadini.

Kohlhaasa quella notiziamandò un profondo sospirochiese se i

cavalli avevano mangiatoe poiché gli fu risposto di sìfece montare

il drappelloe in tre ore era già davanti a Erlabrunn. Stava proprio

entrando con la sua schieraal brontolio di un lontano temporale

all'orizzontecon le fiaccoleche aveva fatto accendere alle porte

nel cortile del conventoe Waldmannil suo servogli veniva

incontroper comunicargli che il bando era stato consegnato come si

devequando vide la badessa e il castaldoin un concitato colloquio

farsi avanti sotto il portale del monastero; ementre questiil

castaldoun uomo piccoloanzianocandido come la nevelanciando a

Kohlhaas degli sguardi torvisi faceva allacciare la corazzae ai

servi che lo circondavano gridavacon voce arditadi suonare a

martelloleila superiora del monasterocon un crocifisso d'argento

in manoscesepallida come un lenzuolo di linola scalinatae si

gettò con tutte le sue ragazze in ginocchio davanti al cavallo di

Kohlhaas.

Kohlhaasmentre Ersiano e Sternbald riducevano all'impotenza il

castaldoche non aveva in pugno la spadae lo portavano prigioniero

tra i cavallile chiese dove fosse il barone Venceslao di Tronka; e

poiché leisciogliendosi dalla cintura un grande anello di chiavi

rispondeva: "A VittembergaKohlhaasuomo dabbene"; e aggiungevacon

voce tremante: "Abbi timor di Dionon commettere ingiustizia!"

Kohlhaas giròricacciato nell'inferno della vendetta inappagatail

cavalloe stava per gridare: "Appiccate il fuoco!"quando unfulmine

spaventoso cadde al suolo proprio vicino a lui. Kohlhaasgirando di

nuovo il cavallo verso di leile chiese se avesse ricevuto il suo

bando: e poiché la nobildonnacon voce flebilequasi impercettibile

rispose: "Proprio ora!""Quando?""Due ore facosì mi aiuti Iddio

dopo che il baronemio nipoteera ormai partito!"e Waldmannil

suo servoal quale Kohlhaas si era rivolto con sguardo bieco

confermòbalbettandoquesta circostanzaperchédissele acque

della Moldagonfiate dalla pioggiagli avevano impedito di giungere

se non pochissimo tempo primaallora Kohlhaas riprese il controllo di

sé; all'improvviso un tremendo rovescio di pioggiache spazzò il

selciato del cortilespegnendo le fiaccolesciolse il dolore nel suo

petto infelice; giròsollevando di poco il cappello davanti alla

nobildonnail suo cavallogli diedecon le parole: "Seguitemi

fratelli! Il barone è a Vittemberga!"di spronee lasciò la badìa.

Egli entròallo scendere della nottein una locanda sulla strada

maestranella quale dovetteper la grande stanchezza dei cavalli

riposare un giornoerendendosi conto che con un drappello di dieci

uomini (tanti ne aveva in quel momento) non poteva sfidare una

località come Vittembergastilò un nuovo bandonel qualedopo un

breve racconto di quello che gli era toccato nel paeseinvitava "ogni

buon cristiano"così si espresse"con la promessa di una pagaedi

altri vantaggi di guerraad abbracciare la sua causa contro il barone

di Tronkanemico comune di tutti i cristiani". In un altro bandoche

apparve poco dopoegli si definiva "libero signorenon soggetto né

al mondo né all'Imperoma soltanto a Dio"; una millanteria folle e di

cattiva legache peròcon il suono del suo denaro e con la

prospettiva del bottinogli procurò un gran mucchio di gentefra la

marmaglia che la pace con la Polonia aveva lasciato senza pane: così

che egli contava trenta uomini e piùquando ripassò sulla riva destra

dell'Elbaper ridurre in cenere Vittemberga.

Egli si accampòcon i cavalli e i fantial riparo di una vecchia

fornace diroccatanella solitudine e nell'oscurità del bosco che a

quel tempo circondava la localitàenon appena ebbe saputo da

Sternbaldche aveva inviato travestito in cittàcon il suo bando

che esso vi era già notosubito si mosse con il suo drappellola

santa vigilia della Pentecosteementre gli abitanti erano immersi

in un sonno profondoappiccò l'incendio alla cittàin più punti

contemporaneamente. Poimentre la sua truppa metteva a sacco i

sobborghiattaccò al pilastro di una chiesa un foglio di questo

tenore: "EgliKohlhaasaveva dato fuoco alla città: ese non gli

fosse stato consegnato il baronel'avrebbe a tal punto ridotta in

cenereche"così si espresse"non avrebbe avuto bisogno diguardare

dietro a nessun muro per trovarlo". L'orrore degli abitanti per

l'inaudito misfatto fu indescrivibile; e non appena le fiammeche in

quella notte d'estateper fortuna non molto ventosanon avevano raso

al suolo più di diciannove casefra le qualituttaviac'era una

chiesafuronoverso il sorgere del giornoalmeno in parte domate

il vecchio prefettoOttone di Gorgasinviò lì per lì una piccola

compagnia di cinquanta uomini per spazzare via l'orribile flagello.

Ma il capitano che la guidavadi nome Gerstenbergsi comportò così

male nell'impresache la spedizioneinvece di sconfiggere Kohlhaas

gli diede una pericolosissima gloria militarepoichéquando l'uomo

d'armi divise le sue forze in plotoniper circondarlocosì pensava

e quindi sopraffarlofu invece attaccato da Kohlhaasche aveva

tenuto compatto il suo drappellonei diversi puntie battuto: tanto

chegià la sera del giorno doponemmeno uno degli uomini della

truppa nella quale erano riposte le speranze del paese restava più in

campo contro di lui. Kohlhaasche in quei combattimenti aveva subìto

alcune perditeil mattino del giorno seguente appiccò di nuovo

l'incendio alla cittàe le sue crudeli istruzioni furono così

efficaciche questa volta un gran numero di case e quasi tutti i

fienili dei sobborghi furono ridotti in cenere. Nel frattempo egli

affisse di nuovoquesta volta agli angoli dello stesso Municipioil

bando già notoaggiungendovi le novità sulla sorte del capitano

Gerstenberginviato contro di lui dal prefettoe da lui sbaragliato.

Il prefettoal culmine dell'indignazione davanti a tanta arroganza

si mise lui stessocon molti cavalierialla testa di uno squadrone

di centocinquanta uomini. Diede al barone Venceslao di Tronkache

l'aveva sollecitata per iscrittouna scorta che lo proteggesse dalle

violenze del popoloche pretendeva che egli fosse allontanato senza

indugio dalla cittàedopo aver inviato dei presìdi in tutti i

villaggi dei dintornie guarnito di sentinelle anche le mura di cinta

della cittàper difenderle da un colpo di manouscì di persona dalle

porteil giorno di san Gervasioper catturare il drago che devastava

il paese.

Il mercante di cavalli fu così abile da evitare lo squadrone; edopo

aver attirato il prefettocon abili marcea cinque miglia dalla

cittàe averlo indottocon una serie di stratagemminella falsa

convinzione che luiincalzato da forze troppo superioristesse per

cercare scampo nel Brandeburgofece bruscamente dietro frontallo

scendere della terza notteritornò di gran carriera a Vittembergae

per la terza volta diede alle fiamme la città. Ersiano si era

intrufolato in città travestitoe aveva realizzato l'orribile colpo

maestro; e un vento teso di tramontana rese il divampare dell'incendio

così funesto e divorante chein meno di tre orequarantadue case

due chiesenumerosi conventi e scuole e lo stesso edificio della

prefettura furono ridotti in cenere e macerie.

Il prefettocheallo spuntar del giorno credeva il suo avversario in

territorio brandeburghesequandoinformato di quello che era

successoebbe fattoa marce forzateritornotrovò la città intera

in rivolta; il popolo era accampatoa migliaiadavanti alla casa

barricata con pali e tronchidel baronee chiedevacon urla

furibondeche fosse portato via dalla città. Due borgomastridi nome

Genziano e Ottoneche erano andati sul posto con le divise e le

insegnealla testa di tutta la magistratura cittadinaspiegarono

inutilmente che bisognava in ogni caso aspettare il ritorno di un

messo inviato d'urgenza al presidente della Cancelleria di Statoper

chiedere l'autorizzazione a portare il barone a Dresdadove lui

stesso desideravaper più di una ragioneandare; la folla

irragionevolearmata di spiedi e di spranghenon se ne dava per

intesoe già stava malmenando alcuni consiglieriche proponevano di

impiegare le maniere fortie si preparava a dare l'assalto alla casa

in cui si trovava il baronee raderla al suoloquando il prefetto

Ottone di Gorgasalla testa del suo squadrone di cavalieriapparve

in città.

A quell'uomo per beneche era abituato a infondere nel popolocon la

sua sola presenzaobbedienza e rispettoera riuscitoquasi come

compenso per l'impresa fallita dalla quale ritornavadi catturarea

poca distanza dalle porte della cittàtre fanti sbandati della banda

dell'incendiario; e poiché eglimentre quei ribaldi venivanoal

cospetto del popoloincatenatiassicurò i magistraticon un accorto

discorsoche in poco tempo contava di portare in città in catene lo

stesso Kohlhaasdel quale era già sulle tracceriuscìgrazie a

queste circostanze rassicurantia disarmare l'angoscia del popolo

radunatoe a calmarlo un po'circa la presenza del barone fino al

ritorno del messaggero da Dresda. Egli smontòaccompagnato da alcuni

cavalierida cavalloe andòfatta rimuovere la barricatanella

casadove trovò il baroneche passava da uno svenimento all'altro

nelle mani di due mediciche cercavano di farlo rinvenire con essenze

e stimolanti; e poiché Ottone di Gorgas si rendeva perfettamente conto

che non era quello il momento per chiacchierare con lui su tutto ciò

che era successo per causa suagli disse solocon uno sguardo di

muto disprezzoche per favore si vestisseeper la sua stessa

sicurezzalo seguisse nelle stanze della prigione dei nobili. Quando

ebbero fatto indossare al barone un panciottoe gli ebbero messo un

elmo in testaed egliancora a metà sbottonatovisto che gli

mancava il respiroapparveal braccio del prefetto e del conte di

Gerschausuo cognatosulla stradasalirono fino al cielo

maledizioni e bestemmie orribili contro di lui. Il popolotrattenuto

a fatica dalla truppalo chiamava sanguisugainfameaguzzino

flagello del paesemaledizione della città di Vittemberga e rovina

della Sassonia; dopo un pietoso tragitto per la città ridotta in

maceriedurante il quale egli più voltesenza accorgerseneperse

l'elmoche un cavaliere gli rimetteva in testa da dietrosi

raggiunse finalmente la prigionedove egli sparì in una torresotto

la protezione di una buona scorta.

Intanto il ritorno del messaggero con la decisione del principe

Elettore suscitava in città nuove preoccupazioni. Infatti il governo

dello Statoal quale la cittadinanza di Dresda si era immediatamente

rivolta con una supplicanon voleva saperne di un soggiorno del

barone nella capitaleprima che l'incendiario fosse ridotto

all'impotenza; e anzi obbligava il prefetto di difenderlodovunque

fossepoiché in qualche posto doveva pur starecon le forze che

aveva sotto il suo comando; ma annunciava contemporaneamente alla

buona città di Vittembergaper sua tranquillitàche un battaglione

di cinquecento uominial comando del principe Federico di Meissen

era già in marciaper difenderla da ulteriori molestie. Il prefetto

che ben capiva come una decisione simile non potesse in nessun modo

rassicurare la popolazionepoiché non solo numerose piccole

scaramucceche il mercante di cavalli aveva combattuto con successo

in diversi puntidavanti alla cittàavevano diffuso le voci più

incresciose su un aumento delle sue forzemaper di piùla guerra

che egli conducevacon pecepaglia e zolfonell'oscurità della

notteper mezzo di gentaglia travestitaavrebbe potuto rendere

inefficaceinaudita e senza esempio com'erauna difesa anche

maggiore di quella con la quale il principe di Meissen si stava

avvicinando: il prefettodunquedopo una rapida riflessionedecise

di tenere completamente nascosta l'ordinanza che aveva ricevuto. Fece

solo affiggereagli angoli della cittàuna lettera nella quale il

principe di Meissen gli annunciava il suo arrivo; una carrozza chiusa

che uscì sul fare del giorno dal cortile del carcere dei nobili

presescortata da quattro cavalieri pesantemente armatila strada di

Lipsiamentre i cavalieri della scorta facevano capirecon vaghi

accenniche andavano al castello sulla Pleisse; edopo aver così

tranquillizzato il popolo riguardo all'infausto baronela cui

presenza significava ferro e fuocosi mosse egli stessocon una

schiera di trecento uominiper unirsi al principe Federico di

Meissen.

Nel frattempo Kohlhaasgrazie alla singolare posizione che aveva

assunto nel mondoera salitoin effettialla forza di cento e nove

uomini; edopo aver anche scopertoa Jessenun deposito di armie

averne rifornito di tutto punto le sue schierepreseinformato della

doppia tempesta che si stava addensandola decisione di andare

incontro a tutte e due con la rapidità del ventoprima che si

scatenassero sula sua testa. E infatti il giorno dopo attaccava già il

principe di Meissenin un assalto notturnonei pressi di Muhlberg;

in quel combattimento perse sìcon suo grande doloreErsianoche

fin dai primi colpi cadde morto al suo fianco: maesasperato da

quella perditain tre ore di battaglia ridusse il principeincapace

di riordinarsi nel borgocosì a mal partitocheallo spuntare del

giornoa causa di molte gravi ferite e del completo disordine della

sua truppafu costretto a ritirarsi in direzione di Dresda. Reso

temerario da questo successoKohlhaas si rivolseprima che potesse

essere informato dell'accadutocontro il prefettolo assalìvicino

al villaggio di Damerowin campo apertoin pieno mezzogiornoe si

batté con luicon perdite sanguinosema con uguale successofino

allo scendere della notte. E di sicuro il mattino dopocon il resto

della sua schieraegli avrebbe senza dubbio attaccato di nuovo il

prefettoche si era ritirato nel camposanto di Damerowse questi

attraverso degli esploratorinon fosse stato informato della disfatta

subita dal principe presso Muhlberge non avesse perciò ritenuto più

prudente ritornarea sua voltaa Vittembergain attesa di tempi

migliori.

Cinque giorni dopo aver distrutto questi due contingentiKohlhaas era

davanti a Lipsiae da tre lati appiccava il fuoco alla città. - Nel

bando che diffuse in quella circostanza egli si definiva "luogotenente

dell'Arcangelo Michelevenuto a punire col ferro e col fuocosu

tutti quelli che nella contesa prendessero le parti del baroneil

male in cui era caduto il mondo intero". Dal castello di Lutzendi

cui si era impadronito di sorpresae in cui si era insediatoegli

chiamava il popolo a unirsi a luiper dare alle cose un migliore

ordinamentoe il bando era sottoscrittocon gesto quasi follein

questo modo: "Dato nel regale castello di Lutzensede provvisoria del

nostro governo universale". La fortuna degli abitanti di Lipsia fu che

il fuocoa causa di una pioggia insistente che cadeva dal cielonon

si propagassecosì chegrazie alla rapidità d'intervento

dell'organizzazione antincendio localesolo alcune botteghe che

sorgevano intorno alla rocca sulla Pleisse furono divorate dalle

fiamme. E tuttavia la costernazione della città per la presenza del

forsennato incendiarioe per la sua falsa idea che il barone fosse a

Lipsiaera indescrivibile; equando un reparto di cento e ottanta

uomini a cavalloche era stato inviato contro di luiritornò

sbaragliato in cittàai magistratiche non volevano mettere a

repentaglio le ricchezze della cittànon restò altro da fare che

chiudere del tutto le portee ordinare che la cittadinanza facesse

giorno e nottela guardia fuori delle mura.

Inutilmente i magistrati fecero affiggerenei villaggi delle zone

circostantimanifesti con la precisa assicurazione che il barone non

si trovava nel castello sulla Pleisse; il mercante di cavalli

insistevasu manifesti analoghiche egli era nella roccae

dichiarava chese non vi si fosse trovatoegli avrebbe comunque

proceduto come se ci fossefinché non gli venisse indicatocon tanto

di nomeil posto in cui si trovava. Il principe Elettoreinformato

per mezzo di un corriere veloce della situazione gravissima in cui si

trovava la città di Lipsiadichiarò che stava già radunando un

esercito di duemila uominie che si sarebbe messo alla sua testaper

catturare Kohlhaas. Egli rivolse al signor Ottone di Gorgas un severo

rimprovero per l'astuzia ambigua e sconsiderata della quale si era

servito per allontanare l'incendiario dalla regione di Vittemberga; e

nessuno può descrivere il turbamento che invase l'intera Sassoniae

soprattutto la capitalequando laggiù si venne a sapere chenei

villaggi intorno a Lipsiaera stata affissada parte di chi non si

sapevauna dichiarazione diretta a Kohlhaassecondo la quale

"Venceslaoil baronesi trovava presso i cugini Enzo e Corradoa

Dresda".

In quel momentoil dottor Martin Lutero prese su di sé il compito

sostenuto dal prestigio che la sua posizione nel mondo gli davadi

riportare Kohlhaascon la forza di parole pacatedentro gli argini

dell'ordine umano; efacendo affidamento su quanto di onesto c'era

ancora nel cuore dell'incendiariogli indirizzò un manifesto di

questo tenoreche venne affisso in ogni città e in ogni borgo del

principato:

"Kohlhaastu che ti spacci per inviato a brandire la spada della

giustiziache cosa mai ardiscitemerarionel delirio di una cieca

passionetu che di ingiustizia sei pieno dalla punta dei capelli alle

piante dei piedi? Poiché il sovrano al quale sei suddito ha negato il

tuo dirittoil tuo diritto nella contesa per una cosa da nientetu

ti sollevio sciaguratocol ferro e col fuocoe irrompicome il

lupo del desertonella pacifica comunità di cui egli è scudo. Tuche

seduci gli uomini con i tuoi proclamipieni di falsità e di malizia

credi tupeccatoredi trovare scampo davanti a Dio in questo modo

nel giorno che getterà luce dentro le pieghe di tutti i cuori? Come

puoi dire che ti è stato negato il tuo dirittotuil cui cuore

rabbiosoeccitato dal prurito di un'ignobile brama di vendettadopo

i primiavventati tentativi che ti fallironoha lasciato cadere ogni

sforzo per guadagnartelo? E' la panca occupata dagli uscieri e dagli

sgherri del tribunaleche intercettano la lettera che hanno ricevuto

o trattengono la sentenza che dovrebbero consegnareè questa la tua

autorità? E devo io dirtiuomo dimentico di Dioche la tua autorità

non sa nulla della tua causa - che cosa dico? che il sovranocontro

il quale tu ti rivoltinon conosce nemmeno il tuo nomedi modo che

quando tu comparirai un giorno davanti al trono di Dioe penserai di

accusarloegli potrà direcon il viso sereno: a quest'uomoSignore

io non feci nessun tortopoiché della sua esistenza l'anima mia non

sa nulla? La spada che tu impugnisappiloè la spada della rapina e

della strage; un ribelle tu seie non un soldato del giusto Iddio; la

tua meta sulla terra è la ruota e la forcae nell'al di là la

dannazione che pende sul misfatto e sull'empietà.

Vittembergaeccetera.

Martin Lutero".

Kohlhaas stava proprio alloranel castello di Lutzenmeditando un

nuovo piano per incenerire Lipsianel suo petto lacerato egli non

davainfattinessun credito alla notizia affissa nei villaggi che il

barone Venceslao si trovasse a Dresdavisto che non era firmata da

nessunoe tanto meno dai magistraticome egli aveva richiesto -

quando Sternbald e Waldmann notaronocon la più profonda

costernazioneil manifestochedi notteera stato affisso al

portone del castello. Invano speraronoper diversi giorniche

Kohlhaaspoiché preferivano non essere loro a rivolgergli la parola a

quel propositoci lasciasse cadere lo sguardo: cupo e ripiegato su se

stessoegli si faceva sì vedereverso serama solo per dare i suoi

brevi ordinie non vedeva niente; tanto che essiun mattinoin cui

lui voleva fare impiccare un paio dei suoi fantichecontro la sua

volontàavevano saccheggiato nei dintornisi decisero ad attirarne

l'attenzione. Egli tornava appuntomentre il popolo si faceva da

parteintimiditoda entrambi i latidal luogo dell'esecuzionecon

il seguito chedall'ultimo bandogli era abituale - lo precedeva una

grande spada da cherubinoadagiata su un cuscino di cuoio rosso

adornato di nappe d'oroe lo seguivano dieci fanti con le fiaccole

accese -quando i due uominicon le spade sottobracciogiraronoin

un atteggiamento che non poteva non colpirlointorno al pilastro sul

quale era affisso il manifesto. Kohlhaasquandocon le mani

intrecciate dietro la schienaimmerso nei suoi pensieriarrivò sotto

il portonealzò gli occhi e si fermò di colpo; e quando i servi

vedendolosi tirarono con deferenza da parteegli si avvicinò al

pilastroguardandoli distrattamentea passi veloci.

Ma come descrivere quello che avvenne nella sua anima quando vi vide

il foglio che lo accusava di ingiustiziasottoscritto dal nome più

caro e più venerando che conoscesse: dal nome di Martin Lutero!

Un cupo rossore gli salì al viso; egli lo lesse due voltetogliendosi

l'elmodal principio alla fine; si girò indietrocon sguardi

incertiai suoi uominicome se volesse dire qualcosae non disse

niente; staccò il foglio dalla paretelo lesse tutto ancora una

voltae gridò: "Waldmann! Fai sellare il mio cavallo!"e poi:

"Sternbald! Seguimi nel castello!"e sparì. Quelle poche paroleerano

bastatecon tutto l'alone di terrore che lo circondavaa disarmarlo

di colpo. Egli indossòcome travestimentole vesti di un fittavolo

della Turingiadisse a Sternbald che un affare di notevole importanza

lo costringeva ad andare a Vittembergagli affidòalla presenza di

alcuni dei suoi migliori soldatiil comando della schiera rimasta a

Lutzene partìassicurando che entro tre giornidurante i quali non

c'era da temere nessun attaccosarebbe stato di ritornoper

Vittemberga.

Si introdussesotto falso nomein una locandaenon appena fu

scesa la notteavvolto nel suo mantelloe munito di un paio di

pistole che erano bottino del castello di Tronkaandò nella stanza di

Lutero. Luteroche sedeva al suo leggìofra libri e manoscritti

vedendo quello strano sconosciuto aprire la portae richiuderla col

catenaccio dietro di ségli chiese chi fosse e che cosa volesse; e

l'uomoche teneva con deferenza il cappello in manoaveva appena

timidamente rispostogià presentendo quale spavento stesse per

provocareche egli era Michele Kohlhaasil mercanti di cavalliche

già Lutero gridava: "Vialontano da me!"aggiungendomentre si

alzava dal leggìoe si precipitava verso un campanello: "Il tuo alito

è pestela tua vicinanza è perdizione!".

Kohlhaas dissementresenza muoversi dal suo postotirava fuori la

pistola: "Reverendo signorequesta pistolase voi toccate il

campanellomi stenderà senza vita ai vostri piedi! Sedetevie

ascoltatemi; fra gli angeli dei quali trascrivete i salmi non siete

più sicuro che vicino a me".

Luterosedendosigli chiese: "Che vuoi?".

"Confutare"rispose Kohlhaas"la vostra opinione di mecheio sia

un uomo ingiusto! Mi avete dettonel vostro manifestoche la mia

autorità non sa niente della mia causa: ebbeneprocuratemi un

salvacondottoe io andrò a Dresdae gliela sottoporrò".

"Uomo empio e spaventevole!"esclamò Luteroconfuso e

tranquillizzato insieme da quelle parole. "Chi ti ha dato il diritto

di aggredireeseguendo una tua arbitraria ingiunzioneil barone di

Tronkaenon avendolo trovato nel suo castellodi mettere a ferro e

fuoco la comunità intera che lo difende?".

"Reverendo signore"rispose Kohlhaas"nessunofinora! Unanotizia

che ricevetti da Dresda mi ha tratto in ingannoe fuorviato! La

guerra che conduco contro la comunità degli uomini è un delittose è

vero che iocome voi mi avete assicuratonon ne sono stato

ripudiato".

"Ripudiato!"gridò Luteroguardandolo. "Quale pensierofolle ti ha

preso? Chi ti avrebbe ripudiato dalla comunità dello Stato nel quale

vivevi? Dove si ebbe maida quando esistono Statiche qualcuno

chiunque egli fossesia stato da esso ripudiato?".

"Ripudiato"rispose Kohlhaasstringendo a pugno la mano"chiamo

colui al quale si nega la protezione delle leggi! Poiché di questa

protezioneper la prosperità del mio pacifico commercioio ho

bisogno; ed èanziproprio per questo che iocon tutto quello che

mi sono guadagnatocerco rifugio nella comunità; e chi me la nega mi

ricaccia fra i selvaggi del desertoe mi mette in manopotete forse

negarlo?la clava che mi protegge".

"Chi ti ha negato la protezione delle leggi?"gridò Lutero."Non ti

scrissi che dell'accusa che avevi presentato il sovranoal quale

l'avevi presentatanon sa niente? Se i servitori di Statoalle sue

spalleannullano i processio si fanno altrimenti beffea sua

insaputadel suo nome consacratochitranne Diopuò chiedergli

conto della scelta di simili servitorie sei tuuomo orribile e

maledetto da Dioautorizzato a giudicarlo per questo?".

"Ebbene"disse allora Kohlhaas"se il sovrano non miripudierà

anch'io ritornerò nella comunità che da lui è difesa. Procuratemilo

ripetoun salvacondotto per Dresda: e io scioglierò la gente che ho

raccolto nel castello di Lutzene presenterò di nuovodavanti al

tribunale di Statol'accusa che mi è stata respinta".

Luterocon aria contrariatascompigliò le carte che aveva sullo

scrittoioe tacque. L'atteggiamento di sfida allo Stato che

quell'uomo strano assumeva lo contrariavaeripensando

all'ingiunzione che eglida Pontekohlhaasaveva emanato contro il

baronegli chiese che cosa pretendesseinsommadal tribunale di

Dresda.

"La punizione del baroneconforme alla legge"rispose Kohlhaas;"il

ristabilimento dei cavalli nello stato in cui erano; e il risarcimento

del danno che tanto io quanto il mio servo Ersianocaduto a Muhlberg

abbiamo subìtoa causa della violenza commessa contro di noi".

"Il risarcimento del danno!"gridò Lutero. "Somme amigliaiada

ebrei e da cristianisu tratte e su pegnihai preso a prestitoper

far fronte alle spese della tua selvaggia vendetta. Metterai nel conto

anche il loro valorese si farà l'inchiesta?".

"Dio ne scampi!"rispose Kohlhaas. "Casa e podereel'agiatezza che

è stata miaio non li richiedo; e neppure le spese del funerale di

mia moglie! La vecchia madre di Ersiano farà un conto delle spese per

la sua curae un elenco delle cose che suo figlio perse nel castello

di Tronka; e il danno che io ho subìto per la mancata vendita dei

morelli lo faccia valutare il governoper mezzo di un esperto".

"Uomo folleincomprensibile e spaventoso!"disse Luteroe lofissò.

"Dopo che la tua spada si è presa sul barone la vendetta più feroce

che si possa immaginareche cosa ti spinge a insistere su una

sentenza il cui rigorequando fossealla finepronunciatalo

colpirebbe con un peso di così scarso rilievo?".

"Reverendo signore"replicò Kohlhaasmentre una lacrima glirigava

le guance"mi è costata mia moglie; Kohlhaas farà vedere al mondo che

non è morta in una causa ingiusta. Adattatevisu questoalla mia

volontàe fate che la corte pronunci la sua sentenza; in tutto il

restosu cui possa ancora esservi contesaio mi adatterò alla

vostra".

"Vedi"disse Lutero"quello che tu chiedise davvero lecircostanze

sono come la voce pubblica le riferisceè giustoe se tu avessi

saputo portare la liteprima di passare arbitrariamente alla vendetta

privatafino alla decisione del principela tua richiestanon ho

dubbiti sarebbe stata accolta punto per punto. Maben considerata

ogni cosanon avresti fatto megliose tuper amore del tuo

Redentoreavessi perdonato il baroneavessi preso per la cavezza i

morellisecchi e sfiniti com'eranofossi salito in sella e avessi

cavalcato fino a casa tuaa ingrassarli nelle tue stalle di

Pontekohlhaas?".

"Forse sì"rispose Kohlhaasavvicinandosi alla finestra;"forse sì

e forse no! Se avessi saputo che mi sarebbe toccato rimetterli in

piedi con il sangue e il cuore della mia cara moglieforse sìavrei

fatto come dite voireverendo signoree non sarei stato a guardare

uno staio di avena! Ma poichéormaimi sono venuti a costare tanto

le cose vadanocosì la pensoper il loro verso: lasciate che sia

pronunciata la sentenza che mi spettae che il barone mi ingrassi i

morelli".

Luteromettendotra vari pensieridi nuovo le mani tra le sue

cartedisse che avrebbe avviato per lui una trattativa con il

principe Elettore. Intantoche egli restasse tranquillo nel castello

di Lutzen; se il principe avesse consentito al salvacondottoglielo

si sarebbe fatto sapere per via di pubblici manifesti. "A dire il

vero"continuòmentre Kohlhaas si chinava per baciargli la mano"se

l'Elettore vorrà usare clemenzaanziché giustizianon so; poiché ha

raccoltoho saputoun esercitoed è in procinto di coglierti nel

castello di Lutzen; ma nel frattempocome ti ho già dettonon

risparmierò i miei sforzi". E con queste parole si alzòmostrando di

volerlo congedare.

Kohlhaas disse che la sua intercessione lo tranquillizzava

completamentesu quel punto; al che Lutero lo salutò con la manoma

egliimprovvisamentepiegò un ginocchio davanti a luie disse di

avere ancora una preghiera sul cuore. A Pentecosteinfattiquando

era solito accostarsi alla mensa del Signoreeglia causa di quella

sua impresa guerrescanon era andato in chiesa: voleva avere la

compiacenza di riceveresenza altra preparazionela sua confessione

e impartirgliin cambioil beneficio del santo sacramento?

Luterodopo una breve riflessionelo fissò severamente e disse: "Sì

Kohlhaaslo farò. Ma il Signoredel quale desideri il corpoperdonò

il suo nemico. Vuoi tu"aggiunsementre egli lo guardava turbato

"perdonare allo stesso modo il barone che ti ha offeso: andare al

castello di Tronkamontare sui tuoi morellie portarteli a casa a

Pontekohlhaasper ingrassarli?".

"Reverendo signore"disse Kohlhaas arrossendoe gli prese lamano.

"Ebbene?".

"Neppure il Signore perdonò tutti i suoi nemici. Lasciate che io

perdoni i due principi Elettorimiei sovraniil castaldo e il

fattorei signori Enzo e Corradoe chiunque altro mi abbia offeso in

questa circostanza: ma chese è possibileio costringa il barone a

farmi tornare grassi i morelli".

A queste parole Lutero gli giròcon uno sguardo dispiaciutole

spallee tirò il campanello. Kohlhaasmentre un domesticoda esso

chiamatosi annunciavaportando una lampadanell'anticamerasi

alzò confuso da terraasciugandosi gli occhi; e poiché il domestico

essendo tirato il catenacciosi affaccendava invano alla porta

mentre Lutero si era di nuovo seduto davanti alle sue carteKohlhaas

aprì la porta a quell'uomo. Luterolanciando un breve sguardodi

latoal forestierodisse al domestico: "Fa' luce!"e questiunpo'

sorpreso da quel visitatoreverso il quale lanciò un'occhiatastaccò

dalla parete la chiave di casaeaspettando che l'ospite se ne

andassesi ritirò nel vano della porta semiaperta.

"E cosìsignore reverendissimo"disse Kohlhaastenendo ilcappello

con tutte e due le maniche tremavano"non mi può essere impartito

il beneficio della riconciliazioneche vi ho supplicato di

concedermi?".

"Con il tuo Salvatoreno"rispose brevemente Lutero; "con iltuo

sovrano... questo dipenderà dal tentativo che ti ho promesso!". E con

ciò fece al domestico il cenno di eseguiresenz'altro indugio

l'incarico che gli aveva affidato. Kohlhaas si portòcon

un'espressione di dolorele mani al pettoseguì l'uomoche gli

faceva lume giù per le scalee scomparve.

Il mattino dopo Lutero inviò una lettera al principe Elettore di

Sassonianella qualedopo un'amara allusione ai signori Enzo e

Corrado di Tronkaciambellano e coppiere addetti alla sua personai

qualicome a tutti era notoavevano intercettato la querela

dichiarava al sovranocon la franchezza che gli era propriache in

così spiacevoli circostanze non restava altro da fare che accogliere

la proposta del mercante di cavallie concederglial fine di

riaprire il suo processol'amnistia per quanto era accaduto.

L'opinione pubblicaosservavaera pericolosamente incline a prendere

le parti di quell'uomotanto che persino a Vittembergada lui tre

volte incendiatasi alzavano voci in suo favore; e poiché

immancabilmentenel caso fosse stata respintaegli avrebbe portato

la sua offertacon odiosi commentia conoscenza del popoloquesto

avrebbe facilmente potuto essere sobillato tanto checon la forza

dello Statoniente più si sarebbe potuto intraprendere contro di lui.

E concludeva chein quel caso fuori dell'ordinariobisognava passare

sopra lo scrupolo di aprire una trattativa con un cittadino che aveva

impugnato le armi; egliin effettiper colpa dei procedimenti

seguiti contro di luiera stato postoin certo modoal di fuori del

consorzio statale; ein breveper uscire da quella situazione

bisognava considerarlo più come una potenza stranieracomein un

certo sensoil suo stesso essere forestiero lo qualificavapenetrata

nel paeseche come un ribelle sollevatosi contro il trono.

Il principe Elettore ricevette questa lettera proprio mentre il

principe Cristiano di Meissengeneralissimo dell'Imperozio del

principe Federico di Meissenbattuto a Muhlberge ancora a letto per

le feriteil Gran Cancelliere del Tribunaleconte Wredeil conte

Kallheimpresidente della Cancelleria di Statoe i due signori Enzo

e Corrado di Tronkaciambellano questicoppiere l'altroamici

d'infanzia e confidenti entrambi del sovranoerano presenti a

palazzo. Il ciambellanoil nobile Corradochein qualità di

consigliere segretosbrigava la corrispondenza privata del principe

con facoltà di servirsi del suo nome e del suo sigilloprese per

primo la parolaedopo aver spiegato ancora una voltaper filo e

per segnoche mai e poi mai egli avrebbe messo da partedi propria

iniziativala querela che il mercante di cavalli aveva sporto presso

il Tribunale contro il baronesuo cuginoseingannato da false

informazioninon l'avesse ritenuta una bega oziosa e priva di

qualunque fondamentoarrivò a parlare della situazione attuale.

Osservò che né in base alle leggi divine né in base a quelle umane il

mercante di cavalli era autorizzato a prendersiper quello sbaglio

una vendetta personale tanto mostruosa come quella che si era

permesso; descrisse la gloria che una trattativa con luicome se

fosse stato una potenza militare in piena regolaavrebbe fatto cadere

sul suo capo maledetto da Dio; e la vergogna che ne sarebbe ricaduta

sulla sacra persona del principe gli sembrò così insopportabileche

nella foga della sua perorazioneaffermò che avrebbe preferito

soffrire l'estremoe vedere eseguita l'ordinanza del pazzo ribellee

il baronesuo cuginoportato a Pontekohlhaasa ingrassare i

morellipiuttosto di sapere che era stata accettata la proposta del

dottor Lutero.

Il Gran Cancelliere del Tribunaleconte Wredeespresserivolto a

metà verso di luiil proprio dispiacere per il fatto che una così

delicata sollecitudinecome quella che egli mostravaper il buon

nome del sovranonella conclusione di quella faccendacertamente

incresciosanon l'avesse ispirato fin dal momento del suo inizio.

Egli espose all'Elettore le sue riserve a fare ricorso alla forza

dello Stato per dare esecuzione a una misura chiaramente ingiusta;

osservòcon una significativa allusione al grande seguito che il

mercante di cavalli continuava a incontrare nel paeseche in questo

modo il filo dei delitti minacciava di dipanarsi all'infinito; e

dichiarò che solo una schietta azione di giustiziache desse

immediatamente e senza riguardiriparazione all'errore al quale era

stato colpevolmente dato corso avrebbe potuto strapparloe tirar

fuori felicemente il governo da quel brutto impiccio.

Il principe Cristiano di Meissenrichiesto dal sovrano di dire che

cosa pensasse di tutto ciòaffermòrivolgendosi con deferenza verso

il Gran Cancelliereche la linea di pensiero da lui esposta gli

ispiravasìil massimo rispetto; mavolendo aiutare Kohlhaas a

ottenere i suoi dirittiegli non rifletteva che così veniva a ledere

Vittemberga e Lipsiae tutto il paese da lui devastatonella giusta

pretesa di un risarcimento dei dannio almeno della loro punizione.

L'ordinamento dello Stato erain rapporto a quell'uomocosì

sconvoltoche difficilmente lo si sarebbe potuto raddrizzare con un

principio fatto derivare dalla scienza del diritto. Perciò egli era

del pareresecondo l'opinione del ciambellanodi fare ricorso ai

mezzi previsti per questi casi: radunare un esercito di grandezza

sufficientee con esso sloggiare o schiacciare il mercante di cavalli

che si era insediato a Lutzen.

Il ciambellanomentre toglieva dalla parete due sedieper lui e per

l'Elettoree le sistemava con fare premuroso al centro della stanza

disse di rallegrarsi che un uomo della sua probità e intelligenza

fosse d'accordo con lui sui mezzi per risolvere l'intricata questione.

Il principetenendo ancorasenza sedersila mano appoggiata sulla

sediae guardandolo fissogli assicurò che non aveva nessun motivo

di rallegrarsi per questo: poiché la misura necessariamente collegata

a questo era di spiccareprimaun ordine di cattura contro di luie

metterlo sotto processo per abuso del nome del sovrano. Poichése la

necessità esigeva di calare il velodavanti al trono della giustizia

su una serie di delitti checontinuando a perdita d'occhionon

trovavano ormai posti sufficienti per comparire davanti al suo

tribunalequesto non valeva per il primoche li aveva causati; e

solo un'accusa capitale portata contro di lui avrebbe potuto

autorizzare lo Stato a schiacciare il mercante di cavallila causa

del quale eracome notopiù che giustae al quale essi stessi

avevano messo in mano la spada che brandiva. Il principementre a

queste parole il barone lo guardava sgomentosi giròfacendosi rosso

su tutto il visoe andò alla finestra.

Il conte Kallheimdopo una pausa d'imbarazzo generaledisse che in

quella maniera non si usciva dal cerchio stregato di cui erano

prigionieri. Con lo stesso diritto si sarebbe potuto mettere sotto

processo il nipote del Generalissimoil principe Federico; poiché

anche luinel corso della poco ortodossa campagna intrapresa contro

Kohlhaasaveva in vari modi travalicato le istruzioni ricevute: di

modo chese si fosse voluto fare l'elenco della lunga schiera di

quelli che avevano causato l'imbarazzante situazione in cui ci si

trovavaanch'egli sarebbe stato del numeroe il sovrano avrebbe

dovuto chiedergli conto di ciò che era avvenuto presso Muhlberg.

Il coppiereil nobile Enzo di Tronkamentre il principecon sguardi

indecisiandava verso il suo tavoloprese la parolae disse di non

capire come la decisione di Stato che doveva essere adottata potesse

sfuggire a uomini di tanta saggezzacome quelli lì riuniti. Il

mercante di cavallia quanto gli risultavaaveva promessoin cambio

di un semplice salvacondotto per Dresdae di una nuova indagine sulla

sua causadi sciogliere la banda con la quale era penetrato nel

paese. Non ne seguivaperòche gli si dovesse concedere l'amnistia

per la sua delittuosa vendetta personale: due concetti giuridici che

tanto il dottor Lutero quanto il Consiglio di Stato sembravano

confondere. "Quando"proseguìtoccandosi il naso con il dito"il

Tribunale di Dresda avrà pronunciatonon importa comela sentenza a

proposito dei morelliniente impedirà di gettare Kohlhaas in prigione

per i suoi incendi e le rapine: soluzione politicamente opportunache

unisce i vantaggi di quelle dei due statisti che mi hanno precedutoe

alla quale non potrà mancare il plauso dei contemporanei e dei

posteri".

Il principe Elettorepoiché sia eglisia il Gran Cancelliere avevano

risposto solo con uno sguardo a questo discorso del coppiereil

nobile Enzoe con ciò la discussione sembrava terminatadisse che

avrebbe riflettuto per conto suofino alla prossima seduta del

Consiglio di Statosulle diverse opinioni che gli erano state

esposte. Sembrava che la misura preliminare da lui stesso suggerita

gli avesse tolto dal cuoremolto sensibile all'amiciziala voglia di

mettere in atto la spedizione contro Kohlhaasper la quale tutto era

già pronto. In ogni casotrattenne presso di sé il Gran Cancelliere

conte Wredela cui opinione gli sembrava la più praticabile; e

quando questi gli ebbe mostrato delle lettere dalle quali risultava

chein effettile forze del mercante di cavalli erano già cresciute

a quattrocento uominie anziper via della generale scontentezza

chea causa delle prevaricazioni del ciambellanoregnava nel paese

egli avrebbe potuto in breve contare su forze raddoppiate e

triplicateil principe Elettore si decisesenza ulteriori

esitazioniad accettare il consiglio che il dottor Lutero gli aveva

dato. Affidò dunque al conte Wrede tutta la direzione dell'affare

Kohlhaas e già pochi giorni dopo compariva un manifestodel quale

riassumiamo l'essenziale nel modo seguente:

"NoiecceteraecceteraPrincipe Elettore di Sassoniaconcediamo

avendo preso in particolare e benigna considerazione l'intercessione

del dottor Martin Lutero presso di Noia Michele Kohlhaasmercante

di cavalli del Brandeburgoa condizione cheentro tre giorni dalla

visione della presenteabbia deposto le armi da lui impugnateil

salvacondotto per recarsi a Dresdaal fine di replicare l'esame della

sua causa: affinchénel caso in cuicome non è da attendersiil

Tribunale di Dresda respinga la sua querelaa proposito dei morelli

si proceda contro di luia causa della sua arbitraria impresa di

farsi giustizia da sécon tutta la severità della legge; manel caso

contrariosia concessa a lui e a tutta la sua banda grazia in luogo

di giustiziae completa amnistia per le violenze da lui commesse in

Sassonia".

Kohlhaasnon appena ebbe ricevutoper mezzo del dottor Luteroun

esemplare di quel manifestoche era stato affisso in tutte le piazze

del paesesciolse immediatamenteper quanto condizionate fossero le

espressioni in esso contenutetutta la sua bandacon regali

ringraziamenti e raccomandazioni opportune. Depose tutto quello che

aveva predatodenaroarmi e masseriziepresso il tribunale di

Lutzencome proprietà del principe Elettore; edopo aver inviato

Waldmann a Pontekohlhaasdal balivocon una sua letteraper il

riacquistose era possibiledella sua fattoriae Sternbald a

Schwerina riprendere i suoi bambiniche desiderava avere di nuovo

con sélasciò il castello di Lutzenein incognitoportandosi

dietrosotto forma di documentiil resto del suo piccolo patrimonio

andò a Dresda.

Spuntava il giornoe tutta la città dormiva ancoraquando egli bussò

alla porta della sua piccola proprietà nel sobborgo di Pirnache

grazie all'onestà del balivo gli era rimastae disse a Tommasoil

vecchio portiere al quale era affidatache gli aveva aperto con

stupore e sgomentodi andare al palazzo del Governo e annunciare al

principe di Meissen che egliKohlhaasil mercante di cavalliera

arrivato. Il principe di Meissenchea questo annuncioritenne

opportuno informarsi immediatamente di persona della situazione nella

quale ci si trovavariguardo a quell'uomotrovò le strade che

portavano all'abitazione di Kohlhaasquandopoco tempo dopovi

apparvecon il suo seguito di cavalieri e di fantigià gremitea

perdita d'occhidalla folla radunata. La notizia che era arrivato

l'Angelo sterminatoreche cacciava gli oppressori del popolo col

ferro e col fuocoaveva richiamato tutta Dresdacittà e sobborghi;

si dovette sbarrare il portone di casa davanti alla folla dei curiosi

che premevae i ragazzi si arrampicarono fino alle finestreper

vedere coi loro occhi l'incendiario che faceva colazione.

Non appena il principecon l'aiuto delle guardieche gli facevano

largoriuscì a entrare in casae giunse nella stanza di Kohlhaas

chiese all'uomo che stava in piedi vicino a un tavoloin maniche di

camiciase fosse Kohlhaasil mercante di cavalli; al che Kohlhaas

tirando fuori dalla cintura un portafogli con varie carteche

attestavano la sua identitàe porgendoglielo rispettosamenterispose

di sìe aggiunse di esser venutodopo aver sciolto le sue truppea

Dresdasecondo l'immunità concessagli dal sovranoper sporgere

davanti al tribunale la sua querelaa proposito dei morellicontro

il barone Venceslao di Tronka. Il principedopo un rapido sguardo

con il quale lo squadrò da capo a piedidiede una scorsa alle carte

che si trovavano nel portafogli; si fece spiegare da lui che cosa

volesse dire una ricevuta che vi trovòredatta dal tribunale di

Lutzena proposito dei beni depositati a beneficio del tesoro

dell'Elettore; edopo aver ulteriormente saggiato con domande di

varie speciesui suoi bambiniil suo patrimonio e la vita che

pensava di condurre in futuroche tipo di uomo fossee averlo

trovato sotto ogni punto di vista tale che si poteva essere tranquilli

sul suo contogli restituì le carte e gli disse che niente si

opponeva al suo processoe cheper avviarlosi rivolgesse pure

direttamente al Gran Cancelliere del tribunaleconte Wrede.

"Nel frattempo"disse il principe dopo una pausaavvicinandosialla

finestra e osservando con stupore il popolo radunato davanti alla

casa"dovraiper i primi giorniaccettare una scorta che ti

proteggasia in casa tuasia quando esci".

Kohlhaasturbatoguardava a terra davanti a sée taceva. Il

principe disse: "Fa lo stesso!"e lasciò la finestra. "Diciò che

saràdovrai fare carico a te stesso"; e con ciò si girò verso la

portacon l'intenzione di lasciare la casa.

Kohlhaasche aveva riflettutodisse: "Vostra Graziafate ciò che

volete. Datemi la vostra parola di ritirare la scortanon appena io

lo desiderie non avrò niente da obbiettare circa questo

provvedimento".

Il principe replicò che non c'era bisogno di dirlo; edopo aver

spiegato a tre lanziche gli erano stati presentati a quello scopo

che l'uomo nella casa del quale si trattenevano era liberoe che solo

per sua difesa dovevanoquando uscivaseguirlosalutò il mercante

di cavalli con un cenno condiscendente della manoe si allontanò.

Verso mezzogiorno Kohlhaasaccompagnato dai suoi tre lanzie seguito

da una folla sterminata chetuttaviamessa sull'avviso dalla

polizianon gli fece nessun maleandò dal Gran Cancelliere del

tribunaleconte Wrede. Il Gran Cancelliereche lo ricevette

gentilmente e con indulgenza nella sua anticamerasi intrattenne con

lui per due ore intere; edopo essersi fatto raccontare dal principio

alla fine come si erano svolte le cosegli disse di rivolgersiper

l'immediata stesura e presentazione della querelaa un noto avvocato

cittadinoche esercitava presso il tribunale. Kohlhaassenza

ulteriori indugiandò nell'abitazione di questi; e dopo che la

querela fu redattain tutto e per tutto uguale alia prima che era

stata cassatachiedendo la punizione del barone secondo le leggila

reintegrazione dei cavalli nello stato precedente e il risarcimento

dei danni suoi proprie anche di quelli subiti dal suo servo Ersiano

caduto presso Muhlberga favore della vecchia madrefece

accompagnato dalla follache continuava a guardarlo con tanto

d'occhiritorno a casaben deciso a non lasciarla piùa meno che

non fosse chiamato da affari improcrastinabili.

Nel frattempo anche il barone era stato rilasciato dalla sua custodia

a Vittembergaedopo essere guarito da una pericolosa risipolache

gli aveva infiammato un piedeaveva ricevuto dal tribunale dello

Stato l'ingiunzione perentoria di presentarsi a Dresdaper rispondere

dell'accusasollevata contro di lui dal mercante di cavalli Kohlhaas

di avere illegalmente trattenuto e sfiancato i suoi morelli. I due

fratelliil ciambellano e il coppiere di Tronkacugini del barone e

feudatari come luiche prese alloggio da lorolo ricevettero pieni

di indignazione e di disprezzo; lo chiamarono sciaguratobuono a

nullavergogna e disonore di tutta la famigliagli annunciarono che

ormaiavrebbe perduto senza alcun dubbio il processoe lo invitarono

a darsi da fare per rintracciare subito i morellipoichéfra le

risate di scherno del mondosarebbe stato condannato a ingrassarli.

Il barone dissecon voce debole e tremantedi essere l'uomo più

miserevole di questo mondo. Giurò e spergiurò di aver saputo

pochissimo di tutta la sventurata faccendache lo stava portando alla

rovinae che di tutto avevano colpa il castaldo e il fattorechea

sua completa insaputae senza l'ombra del suo consensoavevano usato

i cavalli per il raccoltoe con fatiche eccessivein parte sui loro

stessi campi li avevano sfiancati. Ecosì dicendosi sedette

pregandoli di non farlo ricadere di propositocon le insinuazioni e

le offesenella malattia dalla quale si era appena riavuto.

Il giorno dopo i signori Enzo e Corradoche avevano dei possedimenti

nella regione del castello incendiato di Tronkasu preghiera del

barone loro cuginopoiché non restava altro da farescrissero ai

loro affittuari e amministratori che si trovavano in zonaper

ottenere notizie dei morelli che quel giorno disgraziato erano andati

perdutie che erano da allora del tutto svaniti. Ma tutto quello che

a causa della completa devastazione del postoe della strage di quasi

tutti gli abitantipoterono venire a sapere fu che un servospinto a

piattonate dall'incendiarioli aveva tratti in salvo dalla baracca in

fiamme in cui si trovavanoma in seguitoavendo chiesto dove dovesse

portarlie che dovesse fare di loroda quell'uomo sanguinario e

feroce aveva ricevuto una pedata per tutta risposta. La vecchia

governante del baronetormentata dalla gottache si era rifugiata a

Meisseninterrogata per lettera assicurò al barone che il servoil

mattino dopo quella notte di orroreera andato con i cavalli verso il

confine del Brandeburgo; ma tutte le indagini fatte laggiù furono

vanee quella notizia sembrò basata su un errorepoiché il barone

non aveva nessun servo che abitasse nel Brandeburgoe neppure lungo

la strada che vi portava. Alcuni uomini di Dresdache erano stati a

Wilsdruf pochi giorni dopo l'incendio dei castello di Tronka

raccontarono chepiù o meno nel periodo indicatovi era giunto un

servo che tirava due cavalli per la cavezzaepoiché le bestie erano

assai mal ridottee non avrebbero potuto proseguirele aveva

lasciate nella stalla di un pecoraioche era disposto a rimetterle in

piedi. Sembrava molto probabileper varie ragioniche si trattasse

proprio dei morelli oggetto dell'inchiesta; ma il pastore di Wilsdruf

così assicuravano alcuni viaggiatori che giungevano da lìli aveva di

nuovo rivendutinon si sapeva a chi; e una terza diceriadi cui non

si riuscì a scoprire la fontediceva persino che i cavalli avessero

reso l'anima a Dioe fossero sepolti nella fossa di Wilsdruf.

I signori Enzo e Corradoper i quali questa piega degli avvenimenti

eracome è facile capirela più graditadal momento che veniva a

liberarlimancando al barone loro cugino una stalla propriadalla

necessità di nutrire i morelli nelle lorovolevano tuttaviaper

essere pienamente sicuriaccertare la circostanza. Il barone

Venceslao di Tronka mandò perciò uno scrittonella sua qualità di

titolare del feudocon diritti giurisdizionalial tribunale di

Wilsdrufin cui lo pregava con il massimo zelodopo una minuziosa

descrizione dei morelli che come egli dicevagli erano stati

affidatied erano andati smarriti per un incidentedi fare indagini

sul posto dove ora si trovasseroe di intimare al proprietario

chiunque fossedi farli recapitaredietro generoso rimborso di tutte

le spesenelle stalle del ciambellanoil nobile Corradoa Dresda.

In seguito a ciòpochi giorni dopocomparve davvero l'uomo al quale

il pastore di Wilsdruf li aveva cedutie li portòsecchi e

vacillantilegati al montante del suo carrosulla piazza del mercato

della città; ma la cattiva sorte del nobile Venceslaoe ancor più

dell'onesto Kohlhaasvolle che egli fosse lo scortichino di Dobbeln.

Non appena il nobile Venceslaoalla presenza del ciambellano suo

cuginovenne a sapereda voci vagheche era arrivato in città un

uomo con due cavalli neriscampati all'incendio del castello di

Tronkatutti e due si recarono accompagnati da alcuni servi radunati

in fretta nella casasulla piazza principaledove l'uomo si trovava

per rilevarlinel caso fossero quelli appartenenti a Kohlhaasprevio

rimborso delle spesee portarli a casa. Ma quale fu l'imbarazzo dei

due nobili quando videro giàintorno al carro al quale erano legate

le bestieun mucchio di personeattratte dallo spettacoloche

andavano crescendo di momento in momento e gridavano le une alle

altrefra sonore risateche ormai i cavalli che avevano fatto

tremare lo Stato erano finiti nelle mani dello scortichino!

Il baroneche aveva fatto il giro del carrettoe aveva osservato

quelle povere bestieche sembravano dover morire da un momento

all'altrodisseimbarazzatoche non erano i cavalli che aveva

ritirato a Kohlhaas; ma il nobile Corradoil ciambellano

lanciandogli un'occhiata piena di muto furorechese fosse stata di

ferrolo avrebbe schiacciatoandògettando indietro il mantelloe

scoprendo il collare e le insegne del suo gradovicino allo

scortichinoe gli chiese se si trattava dei morelli che il pastore di

Wilsdruf si era tenutoe che il barone Venceslao di Tronkaal quale

appartenevanoaveva fatto cercare per mezzo del tribunale.

Lo scortichinochecon un secchio d'acqua in manoera occupato a

dar da bere a uno stallone grosso e ben pasciutoche tirava il

barrocciodisse: "I neri?"tolse al cavallodopo aver posato il

secchio a terrail morso di boccae disse che i morelli legati al

montante glieli aveva venduti il porcaro di Hainichen. Di dove quello

li avesse avutie se venissero dal pecoraio di Wilsdruflui non lo

sapeva. A luidisse riprendendo il secchioappoggiandolo contro la

stanga e tenendolo fermo col ginocchioa lui il messo del tribunale

di Wilsdruf aveva detto di portarli a Dresdaa casa di quelli di

Tronka; ma il barone al quale doveva rivolgersi si chiamava Corrado. E

a queste parole si giròrovesciando sul selciato della strada l'acqua

che il suo cavallo aveva avanzato nel secchio.

Il ciambellanosul quale erano beffardamente puntati tutti gli occhi

della follae che non riusciva a ottenere da quell'uomointentocon

zelo imperturbabilealle sue faccendedi farsi guardare in faccia

disse di essere lui il ciambellanoCorrado di Tronka; i morelli che

egli doveva ritirare appartenevanoperòa suo cugino; erano arrivati

al pecoraio di Wilsdruf per mezzo di un servoche era fuggito in

occasione dell'incendio del castello di Tronka; ma originariamente

erano due cavalli di proprietà del mercante di cavalli Kohlhaas! Egli

chiese all'uomoche stava a gambe larghee si tirava su i pantaloni

se non sapesse niente di tutto questo; e se il porcaro di Hainichen

non se li fosse magari procuratitutto dipendeva da questa

circostanzadal pecoraio di Wilsdrufoppure da un terzoche a sua

volta li aveva acquistati da lui.

Lo scortichinochemessosi contro il carrovi aveva fatto un po'

d'acquadisse che gli era stato ordinato di venire a Dresda con i

morellie di andare a prendere in casa di quelli di Tronka il denaro

che in cambio gli spettava. Di quel che gli andava raccontandolui

non capiva niente; e se prima del porcaro di Hainichen li aveva avuti

Tizioo Caioo il pecoraio di Wilsdrufquesto per luidal momento

che non erano rubatiera uguale. E con questo si diressegettatasi

la frusta di traverso sulle ampie spalleverso una bettola che si

trovava sulla piazzacol propositoaffamato com'eradi mangiare un

boccone. Il ciambellanoche non sapeva che farsene dei cavalli che il

porcaro di Hainichen aveva venduto allo scortichino di Dobbelnse non

erano quelle le bestie sulle quali il diavolo cavalcava per la

Sassoniachiese al barone di pronunciarsi; ma quando costuicon

labbra pallide e tremantiebbe detto che la cosa più consigliabile

era comprare i morelliche appartenessero a Kohlhaas oppure noil

ciambellano maledisse il padre e la madre che l'avevano messo al mondo

etiratosi giù il mantello del tutto incerto su ciò che bisognava

fare o non fareuscì dalla ressa. Chiamò il barone di Wenksuo

conoscenteche passava a cavallo per la stradaeostinandosi a non

lasciare la piazzaproprio perché la marmaglia lo fissava con

schernoepremendosi i fazzoletti sulla boccasembrava non

aspettare altro che se ne andasse per scoppiare in risatelo pregò di

scendere dal Gran Cancelliereconte Wredeetramite luifar venire

laggiù Kohlhaasa esaminare i morelli.

Capitò che Kohlhaasmandato a chiamare da un messo del tribunalesi

trovasse appunto nella stanza del Gran Cancelliereper via di certe

spiegazioni che gli erano state richieste a proposito del deposito di

Lutzenquando il barone di Wenk fu introdotto presso di lui con

l'incarico che sappiamo; ementre il Gran Cancelliere si alzava dalla

poltrona con il viso contrariatoe il mercante di cavallila cui

persona era sconosciuta al baronerimaneva in dispartecon le carte

che teneva in manoquesti riferì l'imbarazzante situazione in cui si

trovavano i signori di Tronka. Lo scortichino di Dobbelna causa di

indagini troppo sommarie del tribunale di Wilsdrufera comparso con

dei cavalli in condizioni così disperateche il barone Venceslao

esitava a riconoscerli come quelli appartenenti a Kohlhaas; e di

conseguenzase si volevano rilevare lo stesso dallo scortichinoper

fare il tentativo di rimetterli in forze nelle stalle dei cavalieri

era prima necessaria un'ispezione oculare da parte di Kohlhaasper

eliminare ogni dubbio dalla suddetta circostanza. "Abbiate pertanto la

bontà"concluse"di mandare a prendere da una scorta ilmercantee

farlo portare al mercatodove si trovano i cavalli".

Il Gran Cancellieretogliendosi gli occhiali dal nasorispose che

egli era incorso in un duplice errore: in primo luogose riteneva che

la circostanza in questione non si potesse accertare in altro modose

non con un'ispezione oculare del Kohlhaas; e poi se immaginava che

egliil Cancellierefosse autorizzato a far portare Kohlhaas da una

scorta dovunque piacesse al barone. Quindi gli presentò il mercante

che era in piedi alle sue spallee lo pregòsedendosi e rimettendosi

gli occhialidi rivolgersi direttamente a lui per quella faccenda.

Kohlhaasil cui viso non dava a vedere niente di ciò che accadeva nel

suo cuoredisse di essere pronto a seguirlo al mercatoper esaminare

i morelli che lo scortichino aveva portato in città. Mentre il barone

si giravaconfusoverso di luiegli si avvicinò di nuovo al tavolo

del Gran Cancelliereedopo avergli datotirandole fuori dalle

carte del suo portafogliuna serie di informazioni riguardanti il

deposito di Lutzenprese congedo da lui; il baronecherosso su

tutto il visosi era avvicinato alla finestrafece egualmente i suoi

rispetti; e tutti e dueaccompagnati dai tre lanzi assegnati dal

principe di Meissensi avviaronocol seguito di una gran folla

verso la piazza principale.

Il ciambellanoil nobile Corradoche nel frattemposfidando i

consigli di parecchi amici che gli si erano radunati intornoera

rimasto fermo al suo postoin mezzo al popolodi fronte allo

scortichino di Dobbelnnon appena apparve il barone con il mercante

di cavalli si avvicinò a quest'ultimoe gli chiesetenendo la spada

con superbia e ostentazionesotto il bracciose i cavalli che

stavano dietro il carro erano i suoi. Il mercantedopo essersi tolto

con gesto rispettosoil cappellodi fronte al signore che gli aveva

rivolto la domandache lui non conoscevasi avvicinòsenza

rispondergliseguito da tutti i cavalierial carretto dello

scortichino; edopo aver osservato di sfuggitada una distanza di

dodici passidove si fermògli animaliche se ne stavano là sulle

gambe malfermecon le teste chine verso terrasenza toccare il fieno

che lo scortichino aveva messo loro davantisi rivolse di nuovo al

ciambellano: "Vostra Grazialo scortichino ha proprio ragione; i

cavalli legati al suo barroccio mi appartengono". E con questo

girando gli occhi tutt'intorno sul cerchio dei signorialzò un'altra

volta il cappello eaccompagnato dalla sua scortalasciò la piazza.

A quelle parole il ciambellano si avvicinò a passi rapidiche gli

fecero ondeggiare il cimieroallo scortichinoe gli lanciò una borsa

di denaro; e mentre questicon la borsa in manosi ravviava i

capelli dalla fronte con un pettine di piomboe contava i soldiegli

ordinò a un servo di slegare i cavalli e di portarli a casa. Il servo

cheal richiamo del padronesi era staccato da un crocchio di amici

e parenti che aveva tra la follasi avvicinò infattiun po' rosso in

visoai cavallisaltando una larga pozza di liquami che si era

formata accanto a loro; ma ne aveva appena toccato la cavezzaper

slegarliquando mastro Himboldtsuo cuginolo afferrò per un

braccioe gridandogli: "Tu non toccherai quelle carogne!"lo

scaraventò via dal barroccio. Esaltandocon qualche esitazionela

pozza di liquamesi girò indietro verso il ciambellanoche a

quell'incidente era rimasto senza paroleaggiungendo che doveva

procurarsi un garzone di scortichinoper fargli quel servizio!

Il ciambellanoche aveva squadrato per un momento mastro Himboldt

schiumando di rabbiasi giròe chiamòal di sopra delle teste dei

cavalieri che lo circondavanola scorta; e quandosu richiesta del

barone di Wenkun ufficiale e alcuni armigeri del principe Elettore

furono giunti dal palazzoesortò questidopo aver brevemente esposto

quali vergognose sobillazioni si permettessero i borghesi della città

ad arrestare mastro Himboldtil caporione. Eafferratolo per il

collolo accusò di aver scaraventato via dal carretto e malmenato il

suo servocheper suo ordinestava slegando i morelli. Il mastro

sfuggendo alla presa del ciambellano con un agile movimentoche lo

liberòrispose: "Vostra Grazia! Far capire a un giovanotto di

vent'anni quel che deve fare non significa sobillarlo! Chiedetegli se

contro l'uso e la decenzaè disposto a occuparsi dei cavalli legati

al carretto. Se è disposto a farlodopo quello che ho dettosia

pure! Per quel che mi riguarda può anche squartarli e scorticarli!".

A queste parole il ciambellano si girò verso il servoe gli chiese se

aveva qualche obiezione a eseguire il suo ordinee a slegare i

cavalli che appartenevano a Kohlhaas e a portarli a casa; e poiché

questi rispose timidamentecercando di confondersi fra i borghesi

che bisognava ridare l'onore ai cavalliprima di pretendere questo da

luiil ciambellano gli corse dietrogli strappò il cappelloornato

dallo stemma della casataedopo averlo calpestatotrasse dal

fodero la spada e con furibondi colpi di piatto cacciò il servosui

due piedidalla piazza e dal suo servizio. "Addosso! Buttate a terra

quell'assassino!"urlò mastro Himboldt; ementre i borghesi

indignati da quella scenastringevano le file e respingevano le

guardieafferrò da dietro il ciambellanolo gettò a terragli

strappò il mantellol'elmo e il collettogli tolse di mano la spada

e la scaraventò lontanocon rabbiaattraverso la piazza. Invano il

barone Venceslaomentre si metteva in salvo dal tumultogridò ai

cavalieri di correre in aiuto del cugino; prima di aver fatto un

passoessi erano già dispersi dalla folla che premevacosì che il

ciambellanoche si era ferito alla testa cadendorimase

completamente in balìa del furore popolare.

Soltanto la comparsa di uno squadrone di lanzi a cavallo che passavano

per caso nella piazzae che l'ufficiale degli armigeri del palazzo

chiamò in suo soccorsopoté salvare il ciambellano. L'ufficiale

ricacciata la follaafferrò l'artigiano inferocito ementre questi

veniva portato in prigione da alcuni soldati a cavallodue amici

sollevarono da terra il disgraziato ciambellanocoperto di sanguee

lo portarono a casa. Così disastroso fu l'esito dell'onesto e

benintenzionato tentativo di dare soddisfazione al mercante di cavalli

per il torto che gli era stato fatto. Lo scortichino di Dobbelnper

il quale l'affare era conclusoe che non voleva trattenersi più a

lungoquando la gente cominciò a disperdersi legò i cavalli a un

lampionedove le bestie rimaserosenza che nessuno se ne curassea

ludibrio dei ragazzi di strada e dei perdigiornoper tutta la

giornata; tanto chein assenza di ogni altra cura e custodiadovette

farsene carico la poliziacheal calare della notteandò a chiamare

lo scortichino di Dresdaper farli ricoverarefino a nuove

disposizioninello scorticatoio fuori le mura cittadine.

Questo incidenteper quanto pocoin realtàil mercante ne avesse

colpasuscitò tuttavia nel paeseanche fra gli uomini migliori e più

moderatiuno stato d'animo estremamente pericoloso per il buon esito

della sua causa. Si trovava del tutto intollerabile il suo rapporto

con lo Stato enelle case private e sulle pubbliche piazzesi fece

strada l'opinione che fosse meglio commettere contro di lui una palese

ingiustiziae mettere di nuovo tutto quanto a tacerepiuttosto che

rendergli una giustizia estorta con azioni violentein una questione

così insignificantesoltanto per soddisfare la sua folle ostinazione.

Ea completare la rovina del povero Kohlhaaslo stesso Gran

Cancelliere dovette contribuireper eccessiva probitàe per l'odio

contro la famiglia dei Tronka che ne derivavaa confermare e a

diffondere questo stato d'animo. Era quanto mai improbabile che i

cavallidei quali adesso si occupava lo scortichino di Dresda

potessero mai essere riportati allo stato in cui si trovavano quando

erano usciti dalle stalle di Pontekohlhaas; maammesso pure che

questocon estrema perizia e cure assiduefosse possibilela

vergogna che nelle circostanze attuali ne sarebbe ricaduta sulla

famiglia del barone era tanto grandechedato il peso che essa

rivestiva nello Stato e nel paesecome una delle prime e più nobili

niente pareva più ragionevole e opportuno che cercare di procurare un

indennizzo dei cavalli in denaro. Come che fossea una letteranella

quale il presidente del tribunaleconte Kallheima nome del

ciambellanotrattenuto in casa dalla sua indisposizionefaceva al

Gran Cancellierepochi giorni dopo questa propostaquest'ultimo

rispose sì inviando a Kohlhaas uno scritto in cui lo esortava a non

respingere una simile offertanel caso gli venisse fattama al

presidente stesso replicò con un biglietto breve e poco cerimonioso

in cui lo pregava di risparmiargli incarichi privati in quella

faccendae invitava il ciambellano a rivolgersi direttamente al

mercante di cavalliche gli dipinse come uomo ragionevole e modesto.

Il mercante di cavallila cui volontà era stata realmente spezzata

dall'incidente avvenuto sulla piazza del mercatonon aspettava per

l'appunto altrosecondo il consiglio del Gran Cancelliereche un

passo da parte del baroneo di uno dei suoi parentiper venire loro

incontro con tutta la buona volontàperdonando quanto era accaduto;

ma proprio compiere questo passo era penoso per gli orgogliosi

cavalieri; i qualiprofondamente amareggiati dalla risposta che

avevano ricevuto dal Gran Cancellierela mostrarono al principe

Elettore cheil mattino del giorno seguenteaveva fatto visita al

ciambellanonella stanza dove egli giaceva indisposto per le ferite

riportate. Il ciambellanocon una voce che il suo stato rendeva

flebile e toccantegli chiese se eglidopo aver messo a repentaglio

la vita per risolvere quella faccenda secondo i suoi desideridoveva

ancora esporre il suo onore al biasimo del mondoe farsi avanti con

una preghiera di accomodamento e di accondiscendenza verso un uomo che

aveva riversato ogni onta e vergogna immaginabile su di lui e sulla

sua famiglia. Il principe Elettoredopo aver letto la lettera

domandò imbarazzato al conte Kallheim se il tribunale non fosse

autorizzatosenza ulteriori colloqui con Kohlhaasa basarsi sulla

circostanza che i cavalli non potevano essere ristabilitie a

pronunciare quindicome se fossero mortiuna sentenza di semplice

risarcimento in denaro.

"Sono mortiVostra Grazia"rispose il conte; "sono morti insenso

giuridicopoiché non hanno nessun valoree lo saranno anche

fisicamenteprima che siano condotti dallo scorticatoio alle stalle

dei cavalieri"; al che il principe Elettoremettendosi in tasca la

letteradisse che ne avrebbe parlato di persona con il Gran

Cancellieretranquillizzò il ciambellanoche si tirò su a metàper

stringergliriconoscentela manoedopo avergli raccomandato

ancora una volta di aver cura della sua salutesi alzòcon

espressione di grande benevolenzadalla poltronae lascio la stanza.

Così stavano le cose a Dresdaquando sul povero Kohlhaas si addensò

un'altra e più grave tempestaproveniente da Lutzenle cui folgori

gli astuti cavalieri furono abbastanza abili da dirigere sul suo capo

sfortunato. Giovanni Nagelschmidtinfattiuno dei servi arruolati

dal mercantee poi congedati dopo la pubblicazione dell'amnistia del

principe Elettoreaveva pensato benepoche settimane dopoai

confini della Boemiadi riunire nuovamente una parte di quella

marmagliarotta a tutte le infamiee di continuare per conto suo il

mestiere al quale Kohlhaas lo aveva avviato. Questo poco di buonosia

per incutere spavento agli sbirridai quali era inseguitosia per

indurresecondo un metodo già sperimentatola gente delle campagne a

unirsi alle sue ribalderiesi proclamava luogotenente di Kohlhaas;

con l'astuzia appresa dal suo padroneegli sparse la voce che nei

confronti di molti servi che erano pacificamente ritornati alle loro

case l'amnistia non era stata rispettatae che Kohlhaas stessocon

spergiuro che gridava vendetta al cieloal suo arrivo a Dresda era

stato arrestatoe consegnato alle guardie; fino al punto chesu

manifesti in tutto simili a quelli di Kohlhaasla sua masnada di

incendiari era presentata come un esercito insorto a sola gloria di

Dioe destinato a vigilare sull'osservanza dell'amnistia a loro

concessa dal principe Elettore; tutto questocome si è già detto

niente affatto a gloria di Dioné per attaccamento a Kohlhaasla cui

sorte era loro del tutto indifferentema per poterammantati da

simili finzionitanto più impunemente e comodamente incendiare e

saccheggiare.

I nobilinon appena arrivarono a Dresda le prime notizie di ciònon

seppero soffocare la loro gioia per l'incidenteche dava all'intera

faccenda un aspetto ben diverso. Con sapienti e velenose allusioni

essi ricordarono quale passo falso fosse statoa dispetto dei loro

pressanti e ripetuti ammonimenticoncedere a Kohlhaas l'amnistia

quasi si fosse avuta l'intenzione di dare con questa ai ribaldi di

tutte le specie l'autorizzazione a mettersi sulla stessa strada; e

non contenti di prestar fede alla pretesa del Nagelschmidt di aver

preso le armi solo in difesa e per la sicurezza del suo perseguitato

padronemanifestarono perfino l'opinione ben precisa che la comparsa

di costui altro non fosse che una trama ordita dallo stesso Kohlhaas

per mettere paura al governoaffrettare la pronuncia della sentenza e

ottenerla punto per punto conforme alla sua folle ostinazione. Il

coppiereil nobile Enzoandò addirittura tanto oltre da proclamare

di fronte ad alcuni gentiluomini di caccia e cortigianichedopo il

banchettosi erano radunati intorno a lui nell'anticamera

dell'Elettoreche lo scioglimento della banda di masnadieri a Lutzen

non era stato altro che una perfida commedia; efacendosi beffe

dell'amore di giustizia del Gran Cancellieremostròcon una serie di

elementi astutamente collegaticome la banda fosse presente come

prima nei boschi dei principatoe aspettasse solo un cenno del

mercante di cavalli per irrompere ancora una voltacol ferro e col

fuoco.

Il principe Cristiano di Meissenmolto contrariato dalla piega che

prendevano le coseche minacciava di macchiare in modo

spiacevolissimo il buon nome del suo signoreandò immediatamente da

lui a palazzo; eben intuendo che i nobili avevano interesse a

rovinare Kohlhaasse era possibilea causa dei nuovi delittichiese

al signore il permesso di sottoporre subito il mercante a un

interrogatorio. Il mercanteportatonon senza stuporeda uno

sgherroal palazzo del governoapparve portando in braccio Enrico e

Leopoldoi suoi due piccini; poiché Sternbaldil suo servoera

giunto presso di lui il giorno prima con i suoi cinque figli dal

Meclemburgodove essi erano rimasti fino a quel momentoe vari

pensieriche sarebbe troppo lungo esporrel'avevano indotto a

prendere in braccio i due marmocchii qualiquando stava per uscire

l'avevano chiesto versando lacrime infantilie a portarseli dietro

all'interrogatorio.

Il principedopo aver osservato benevolmente i bambiniche Kohlhaas

aveva fatto sedere accanto a sée avere chiesto con gentilezza quanti

anni avevano e come si chiamavanogli fece presenti gli abusi che il

Nagelschmidtgià suo servostava commettendo nelle valli dei monti

Metalliferi; eporgendogli i sedicenti mandati di costuilo esortò a

esporre quello che poteva dire a propria giustificazione. Il mercante

per quanto realmente spaventato da quei fogli svergognati e proditori

non ebbe tuttaviadi fronte a un uomo retto qual era il principe

molta pena a dimostrare in modo soddisfacente l'infondatezza delle

accuse che gli venivano contestate. Non soloegli fece osservareper

come stavano andando le cose egli non aveva nessun bisogno di aiuto da

parte di un terzo per la decisione della sua causache procedeva nel

migliore dei modi; ma da alcune lettere che aveva con sée che mostrò

al principeemergeva come del tutto inverosimile che il Nagelschmidt

potesse avere in animo di prestargli un aiuto similepoichépoco

prima dello scioglimentoa Lutzendella bandaegli era sul punto di

far impiccare quel ribaldoa causa degli stupri e di altre violenze

da lui commesse nelle campagne; tanto che solo la pubblicazione

dell'amnistia concessa dal principeeliminando tra loro ogni

rapportolo aveva salvatoe il giorno dopo i due si erano separati

come nemici mortali.

Kohlhaassu sua propostache il principe accettòsi sedettee

scrisse una lettera per il Nagelschmidtnella quale dichiarava che la

pretesa di costui di aver preso le armi per salvaguardare l'amnistia

violata a lui e alla sua banda era un'infame e scellerata invenzione;

gli diceva che al suo arrivo a Dresda egli non era stato arrestatoné

consegnato alle guardiee che anche la sua causa procedeva in modo

del tutto conforme ai suoi desideri; eper gli incendi e le stragi da

lui commesse nei monti Metalliferi dopo la pubblicazione

dell'amnistialo abbandonavaad ammonimento della banda raccolta

intorno a luial pieno rigore della legge. A questo furono allegati

alcuni estratti del procedimento criminale che il mercante di cavalli

aveva istruito contro di lui nel castello di Lutzena causa delle

ribalderie di cui si è dettoaffinché il popolo fosse istruito sul

conto di quel buono a nullafin da allora destinato alla forcache

come si è già dettosolo il provvedimento di clemenza del principe

aveva salvato. In seguito a ciò il principe tranquillizzò Kohlhaas a

proposito del sospetto checostretti dalle circostanzeavevano

dovuto avanzare contro di lui nell'interrogatorio; gli assicurò che

finché egli fosse stato a Dresdal'amnistia che gli era stata

concessa non sarebbe stata in alcun modo violatadiede ancora una

volta la mano ai bambiniregalando loro della frutta che si trovava

sulla tavolasalutò Kohlhaas e lo congedò.

Il Gran Cancelliereche però vedeva il pericolo che incombeva sul

mercante di cavallifece l'impossibile per portarne a conclusione

prima che da nuovi avvenimenti venisse complicata e confusala causa;

ma proprio questo era il desiderio e il fine dei cavaliericheda

politici consumatianziché limitarecome primacon tacita

ammissione della loro colpala loro opposizione al raggiungimento di

una sentenza mitecominciarono oracon argomentazioni speciose e

cavillosea negare quella colpa completamente. Ora davano a intendere

che i morelli di Kohlhaas erano stati trattenuti al castello di Tronka

in seguito a decisioni arbitrarie del castaldo e del fattoredelle

quali il barone non aveva avuto nessuna conoscenzaoppure incompleta;

ora assicuravano chefin dal momento del loro arrivo nel castello

gli animali soffrivano già di una violenta e pericolosa tosse

appellandosi a testimoni che si impegnavano a citare al momento

opportuno; e quandodopo lunghe indagini e discussioniquesti loro

argomenti vennero a cadereessi esibirono addirittura un editto del

principe Elettorecon il qualedodici anni primaa causa di

un'epidemia del bestiameera statain effettivietata

l'importazione dei cavalli dal Brandeburgo in Sassonia: prova lampante

che il barone non soltanto era autorizzatoma era tenuto a trattenere

i cavalli che Kohlhaas portava oltre confine.

Kohlhaasche nel frattempo aveva ricomprato dall'onesto balivo di

Pontekohlhaasin cambio di un modesto risarcimento del danno da lui

subìtola sua fattoriavolevaa quanto sembra allo scopo di

perfezionare giuridicamente quel contrattolasciare per qualche

giorno Dresdae recarsi nella sua patria; risoluzione nella quale

tuttavianon ne dubitiamoebbe un ruoloancora più di quell'affare

per quanto urgente fossela necessità di provvedere alle semine

invernalil'intenzione di saggiare la sua posizionein circostanze

tanto singolari e preoccupanti: e alla quale contribuironoforse

anche ragioni di altra specieche preferiamo lasciar indovinare a

chiunque sappia vedere nel proprio cuore. Andò dunquelasciando a

casa la guardia che gli era stata assegnatapresso il Gran

Cancellieree gli fece saperele lettere del balivo in manoche era

sua intenzionenel caso che il tribunale non avessecome sembrava

necessità della sua presenzalasciare la cittàeper un periodo di

otto o dodici giornitrascorsi i quali prometteva di essere di

ritornocompiere un viaggio nel Brandeburgo. Il Gran Cancelliere

guardando a terra con il volto scontento e preoccupatoobiettò chea

dire il verola sua presenza era proprio allora più necessaria che

maipoiché il tribunalea causa delle insidiose e tortuose eccezioni

della controparteaveva bisogno delle sue dichiarazioni e

chiarificazioni in mille casi imprevedibili; ma poiché Kohlhaas diceva

di rivolgersi al suo avvocatoperfettamente al corrente della causa

e ritornava con rispettosa insistenzapromettendo di limitarsi a otto

giornisulla sua richiestail Gran Cancellieredopo una pausagli

disse brevementecongedandolodi sperare che egli richiedessea

tale scopoil permesso scritto al principe Cristiano di Meissen.

Kohlhaasche sapeva leggere in volto al Gran Cancelliere si misepiù

che mai confermato nella sua decisioneimmediatamente a sederee

pregòsenza addurre alcuna ragioneil principe di Meissenin quanto

capo del Governodi concedergli un permesso di otto giorni per andare

a Pontekohlhaas e fare ritorno. In risposta al suo scrittoegli

ricevette una risoluzione governativafirmata dall'intendente di

Palazzobarone Sigfrido di Wenkche suonava così: "La sua richiesta

di un permesso per recarsi a Pontekohlhaas sarebbe stata presentata a

Sua Altezza il principe Elettoreenon appena fosse pervenuto il suo

alto consensoil permesso gli sarebbe stato inviato". Quando Kohlhaas

si informòpresso il suo avvocatocome mai la risoluzione

governativa fosse firmata da un certo barone Sigfrido di Wenkanziché

dal principe Cristiano di Meissenal quale egli si era rivolto

ottenne questa risposta: il principe era partitotre giorni prima

per i suoi possedimentie durante la sua assenza gli affari di

Governo erano stati affidati all'intendente di Palazzoil barone

Sigfrido di Wenkcugino del nobiledi cui si è detto soprache

portava lo stesso nome.

Kohlhaasal quale tutti questi contrattempi cominciavano a far

battere il cuore con inquietudineattese per parecchi giorni la

decisione relativa alla sua richiestatrasmessa alla persona del

sovrano con singolare lentezza; ma una settimana passò e passarono

altri giornisenza che la decisione giungessené ii tribunaleper

quanto gli fosse stato dato per sicuropronunciasse la sentenza:

tanto cheil dodicesimo giornofermamente deciso a far venire alla

luce le intenzioni del Governo nei suoi confrontifossero quelle che

fosseroKohlhaas sedette e pregò di nuovo il governo di fargli avere

sottolineandone l'urgenzail permesso che aveva richiesto.

Ma quale fu il suo turbamentoquando eglila sera del giorno dopo

anch'esso passato senza che arrivasse l'attesa rispostamentre

immerso nei suoi pensieririfletteva sulla sua situazionee in

particolare sull'amnistia che gli aveva fatto ottenere il dottor

Luterosi avvicinò alla finestra dello stanzino che dava sul retro

enel piccolo fabbricato annesso che si trovava sul cortilee che

egli aveva riservato alla scortaper sua dimoranon vide più la

guardia che il principe di Meissenal suo arrivogli aveva

assegnato.

Tommasoil vecchio custodeda lui chiamatointerrogato su che cosa

questo significasserispose sospirando: "Padrone! Non tutto va come

dovrebbe; i lanziche oggi sono più numerosi del solitoallo

scendere della notte si sono distribuiti tutto intorno alla casa; due

stannocon lancia e scudodavanti alla porta esternache dà sulla

strada; due a quella internasul giardino; e altri due sono distesi

nell'anticamerasu un fascio di pagliae dicono che dormiranno lì".

Kohlhaasche impallidì a quelle parolesi giròe rispose che era lo

stessopurché ci fossero; e lo pregòquando scendeva al piano terra

di portare ai lanzi una lampadaperché potessero vederci. Poidopo

aver apertocon il pretesto di vuotare un recipientele imposte di

una finestra esternaed essersi convinto che ciò che il vecchio gli

aveva detto rispondeva a veritàpoiché proprio allora avvenivasenza

nessun rumoreil cambio della guardiamisura alla qualefino a quel

momentoda quando essa era stata istituitanessuno aveva pensato

andòcon poca voglia di dormirea coricarsie la decisione per

l'indomani fu subito presa. Nienteinfattirimproveravaal Governo

con cui aveva a che farese non l'apparenza della giustizianel

momento in cuidi fattoesso violava nei suoi confronti l'amnistia

che gli era stata giurata; e sein realtàdoveva essere prigioniero

come non c'erano ormai più dubbivoleva almeno costringerlo a

dichiarare in modo franco ed esplicito che era così.

Perciònon appena arrivò il mattino del giorno seguenteegli ordinò

a Sternbaldil suo servodi attaccare e condurre davanti a casa la

carrozzaper recarsicosì dissea Lockewitz dal fattoreil quale

suo vecchio conoscentegli aveva parlatoa Dresdaalcuni giorni

primainvitandolo a fargli visita con i suoi bambini. I lanziche

tutti in crocchioassistevano in casa a quei preparativimandarono

di nascosto uno di loro in città; e in pochi minuti apparve un

ufficiale del Governoalla testa di numerosi armigerichecome se

avesse qualche affare da sbrigarvientrò nella casa di fronte.

Kohlhaascheoccupato a vestire i ragazziaveva però notato quei

movimentie a appositamente aveva fatto sostare la carrozza davanti a

casa più a lungo di quanto fosse necessarionon appena vide che i

preparativi della polizia erano terminatiuscì con i bambinisenza

curarsenedavanti a casapassò davanti al crocchio dei lanziin

piedi sotto il portonedicendo loro che non occorreva che lo

seguisseromise i bambini nella carrozzae baciò e consolò le

bambineche piangevano perchésecondo le sue disposizionidovevano

restare presso la figlia del vecchio portiere.

Era appena salito anche lui nella carrozzaquando l'ufficiale del

Governocon il suo seguito di armigeriuscì dalla casa di fronte

gli si avvicinò e gli chiese dove aveva intenzione di andare. Alla

risposta di Kohlhaas che voleva recarsi a Lockewitzda un amicoil

balivoche alcuni giorni prima l'aveva invitato a raggiungerlo in

campagnacon i suoi due figlil'ufficiale del Governo rispose che

in tal casoegli doveva aspettare qualche minutopoiché alcuni lanzi

a cavallosecondo gli ordini del principe di Meissenl'avrebbero

accompagnato. Kohlhaas chiese sorridendosporgendosi dalla carrozza

se credeva che la sua personain casa di un amico che si era offerto

di ospitarlo per un giorno alla sua mensasarebbe stata poco sicura.

L'ufficiale risposecon tono allegro e amabileche non c'erain

effettigran pericolo; maaggiunsei soldatidel restonon

l'avrebbero disturbato in nessun modo. Kohlhaas replicòserioche il

principe di Meissenal suo arrivo a Dresdalo aveva lasciato libero

di servirsi della scorta oppure no; epoiché l'ufficiale si

meravigliava di questa circostanzae con prudenti giri di frase si

richiamava all'abitudinedurata per tutto il tempo del suo soggiorno

il mercante di cavalli gli raccontò i fatti che erano stati

all'origine dell'insediamento della scorta. L'ufficiale lo assicurò

che gli ordini dell'intendente di Palazzobarone di Wenkche eraal

momentoa capo della polizialo obbligavano a proteggere

ininterrottamente la sua persona; e lo pregòse proprio non voleva

accettare la scortadi andare personalmente al palazzo del Governo

per rimediare all'errore che doveva essere sorto. Kohlhaaslanciando

all'ufficiale uno sguardo eloquente dissedeciso a rompere o a

spuntarlache l'avrebbe fattoscesecon il cuore che gli batteva

dalla carrozzafece portare i bambini in anticamera dal portieree

mentre il servo restava fermo davanti alla porta con il veicoloandò

con l'ufficiale e la sua scortaal palazzo del Governo.

Accadde che l'intendente di Palazzobarone di Wenkfosse per

l'appunto occupato a esaminare una banda di accoliti del Nagelschmidt

portati laggiù la sera precedentee che i furfantiche erano stati

catturati nella regione di Lipsiavenissero interrogati dai

cavalieriche erano là con luisu un certo numero di particolari che

essi avrebbero voluto sapere da loroquando il mercante di cavalli

con i suoi accompagnatorientrò nella sala. Il baronenon appena lo

videandòmentre i cavalieridi colpoammutolivanointerrompendo

l'interrogatorio dei prigionieriverso di luie gli chiese che cosa

volesse; equando il mercante di cavalli gli ebbe espostocon

deferenzail suo proposito di recarsi a colazione presso il fattore

a Lockewitze il desiderio di lasciare a casa i lanzidei quali non

aveva bisognoil baronecambiando colorerisposementre sembrava

inghiottire un altro discorsoche avrebbe fatto bene a restarsene

tranquillo a casa suae a rimandareper il momentoil banchetto

presso il balivo di Lockewitz. E con queste paroletroncando di netto

il discorsosi rivolse all'ufficialee gli disse cheper quanto era

degli ordini che gli aveva dato a proposito di quell'uomoil problema

era chiusoe che egli non aveva il permesso di allontanarsi dalla

cittàse non sotto scorta di sei lanzi a cavallo. Kohlhaas chiese se

fosse prigionieroe se dovesse credere che l'amnistiache gli era

stata solennemente giuratasotto gli occhi di tutto il mondofosse

infranta; al che il barone si giròfattositutto a un trattodi

porporaverso di luigli andò vicinolo fissò negli occhiedopo

avergli risposto: "Sì! Sì! Sì!"gli voltò la schiena epiantandolo

in assoritornò agli uomini del Nagelschmidt.

Kohlhaasa quel puntolasciò la sala; epur rendendosi conto di

essersi resa molto più difficilecon i passi compiutil'unica via di

salvezza che gli restassevale a dire la fugasi compiacque

tuttaviadel suo operatopoiché anch'egli ormai si vedeva liberato

dalla sua partedall'obbligo di rispettare le clausole dell'amnistia.

Fecegiunto a casastaccare i cavallieaccompagnato

dall'ufficiale del Governosi recòassai triste e scossonella sua

stanza; ementre quest'uomocon modi che ispiravano disgusto al

mercanteassicurava che tutto doveva dipendere solo da un malinteso

che in breve tempo si sarebbe risoltogli armigeria un suo cenno

sbarravano tutte le uscite dell'abitazione che davano sul cortile; ma

l'ufficiale assicurò che l'ingresso principalesul davantigli era

apertocome primaa suo piacimento.

Intanto il Nagelschmidtnei boschi dei monti Metalliferiera tanto

incalzato da ogni parte da armigeri e lanzichecompletamente privo

com'era di mezzi per sostenere una parte come quella che si era

assuntaebbe l'idea di tirare davvero Kohlhaas dalla sua parte; e

poichéper mezzo di un viandante che passava per quelle stradeera

stato informato in modo abbastanza preciso di come si erano messe le

cose a Dresda per la sua controversiacredettea dispetto

dell'aperta inimicizia che li dividevadi poter indurre il mercante

di cavalli ad accettare una nuova alleanza con lui. Di conseguenza gli

inviò un servocon uno scritto redatto in un tedesco appena

leggibiledi questo tenore: "Se voleva recarsi nell'Altenburgoe

prendere di nuovo la guida della banda che làcon i resti di quella

scioltasi era radunataegli si offriva di dargli man fortecon

cavalliuomini e denaroper sfuggire alla prigionia di Dresda; e gli

prometteva di essere in futuro più obbedientee in generale migliore

e più disciplinato che in passatoeper dimostrare il suo

attaccamento e la sua fedeltàsi impegnava a venire in persona nella

zona di Dresdaper disporre la sua liberazione dal carcere". Ora

l'uomo incaricato di portare la lettera ebbe la sfortuna di caderein

un villaggio assai vicino a Dresdain preda a gravi convulsioni

delle quali soffriva dalla giovinezzae in quell'occasione la

letterache teneva nel farsettofu trovata da persone che gli erano

venute in aiuto; e perciò

non appena si fu ripresovenne arrestatoesotto buona scorta

condottocon grande accompagnamento di popoloal palazzo del

Governo.

Non appena l'intendentebarone di Wenkebbe letto la letteraandò

senza indugio dal principe Elettorea palazzodove trovò presenti i

signori Enzo e Corradoquest'ultimo ristabilito dalle sue feritee

il presidente della Cancelleria di Statoconte Kallheim. I nobili

erano dell'opinione che Kohlhaas dovesse essere senz'altro arrestato

e processato per le sue intese segrete con il Nagelschmidt; poiché

argomentavanouna lettera simile non avrebbe potuto essere scritta

se non fosse stata preceduta da altreanche da parte del mercante di

cavalliecomunquesenza che fosse intercorsa tra loro una

scellerata e criminale intesaper tramare nuove atrocità. Il principe

Elettore si rifiutò fermamentesulla semplice base di quella lettera

di violare il salvacondotto che aveva concesso e giurato; ed era

anzidell'opinione che dalla lettera del Nagelschmidt emergessecon

una certa probabilitàche fra loro non era intercorsa nessuna

precedente intesa; e tutto ciò a cuiper venire in chiaro della cosa

su proposta del presidentee non senza molta esitazionesi decise

fu di far consegnare la lettera a Kohlhaasper mezzo del servo

inviato da Nagelschmidtcome se questo fosse ancora liberoper

verificare se avrebbe risposto.

Di conseguenza il servoche era stato gettato in prigioneil mattino

seguente fu portato al palazzo del Governodove l'intendente gli

restituì la letterae gli ingiunsecon la promessa della libertà e

del condono della pena che si era meritatadi consegnare lo scritto

come se niente fosse accadutoal mercante di cavalli; il furfante si

lasciò utilizzare senza difficoltà per quello stratagemma di bassa

legaefacendo mostra di grande segretezzacon il pretesto di

vendergli dei gamberiche l'ufficiale del Governo aveva comperato per

lui al mercatoentrò nella camera di Kohlhaas.

Kohlhaasche lesse la lettera mentre i bambini giocavano con i

gamberiin altre circostanze avrebbe certo afferrato il briccone per

il collettoper consegnarlo ai lanzi di guardia alla sua porta; ma

poiché la disposizione degli animi era tale che persino quel passo

avrebbe potuto essere interpretato con indifferenzae lui si era

pienamente convinto che niente al mondo avrebbe potuto salvarlo dal

pasticcio in cui era invischiatocon uno sguardo triste fissò bene in

faccia quell'uomoche conosceva benegli chiese dove abitassee lo

invitò a ritornare da lui di lì a qualche orache gli avrebbe fatto

sapere le sue decisioni a proposito del suo padrone. Disse a

Sternbaldche entrava per casodi comprare un po' di gamberi

dall'uomo che si trovava nella stanzaequando l'affare fu concluso

e i due si furono allontanatisenza riconoscersisi sedettee

scrisse a Nagelschmidt una lettera del seguente tenore: "Prima di

tuttoaccettava la sua propostariguardo al supremo comando della

sua banda dell'Altenburgo; e di conseguenzaper liberarlo dalla

momentanea prigionia nella qualecon i suoi cinque figliera tenuto

che gli mandasse una carrozza con due cavalli a Neustadtvicino

Dresda; inoltre aveva bisognoper proseguire più in frettadi un

altro tiro di due cavalli sulla strada per Vittembergapoiché

soltanto attraverso quella deviazioneper ragioni che sarebbe stato

troppo lungo riportarepoteva raggiungerlo; i lanzi che lo

sorvegliavano credeva sì di poterli tirare dalla sua con la

corruzione; manel caso che fosse necessaria la forzavoleva essere

certo che fossero presenti a Neustadt un paio di servi animosisvegli

e ben armati; per far fronte alle spese richieste da tutti questi

preparativi gli inviavaattraverso il suo servoun rotolo di venti

corone d'orosull'impiego delle quali avrebbe fatto i conti con lui a

cosa finita; eper finiregli vietavapoiché non era necessariodi

venire personalmente a Dresda per liberarloe anzi gli impartiva

l'ordine tassativo di restare nell'Altenburgoa comandare

temporaneamente la bandache non poteva rimanere senza un capo".

Questa lettera la consegnò al servoquando egliverso serafu di

ritornolo ricompensò con larghezzae gli raccomandò di custodirla

con cura. La sua intenzione era di andare ad Amburgo con i suoi cinque

figlie imbarcarsi da lì per il Levantee le Indie Orientalio

dovunque il sole splendesse su genti diverse da quelle che conosceva:

poiché all'idea di far ingrassare i morelli il suo animoprostrato

dall'amarezzaanche indipendentemente dalla ripugnanza che sentiva a

far causa comune con il Nagelschmldtaveva rinunciato.

Non appena il furfante ebbe consegnato questa risposta all'intendente

del Palazzoil Gran Cancelliere fu destituitoil presidente della

Cancelleriaconte Kallheimfu nominatoal suo postocapo del

Tribunalee Kohlhaas venne arrestatosu mandato del gabinetto del

Principee portatogravato da pesanti catenenella torre della

città. Il processo fu istruito sulla base dl quella letterache venne

affissa a tutti gli angoli della città; epoiché eglidavanti al

Tribunalealla domanda se ne riconoscesse la scrittura rispose"Sì!"

al consigliere che l'interrogavama alla domanda se avesse qualcosa

da dire a sua difesa rispose "No!"abbassando a terra lo sguardofu

condannato a essere straziato dagli aguzzini con tenaglie roventi e

squartato e il suo corpo a essere arso tra la ruota e la forca.

Così stavano le cose a Dresda per il povero Kohlhaasquando si fece

avantiper salvarlo dalle mani della prepotenza e dell'arbitrioil

principe Elettore del Brandeburgoein una nota fatta pervenire

laggiùpresso la Cancelleria di Stato dell'Elettorene pretese la

consegnaquale suddito brandeburghese. Infatti l'onesto prefetto

messer Enrico di Geusaugli aveva riferito durante una passeggiata

lungo le rive della Spreala storia di quell'uomo singolarema non

spregevoleein quella occasioneincalzato dalle domande del suo

stupito sovrano non poté fare a meno di menzionare la colpa chea

causa delle scorrettezze del suo Cancelliere supremoil conte

Sigfrido di Kallheimgravava sulla sua stessa persona: al che il

principe Elettoreprofondamente indignatodopo aver chiamato il Gran

Cancelliere a rendere contoe aver constatato che la causa di tutto

era la sua parentela con il casato dei Tronkaimmediatamentee con

molti segni del suo disappuntolo destituìnominando Gran

Cancelliere messer Enrico di Geusau.

Accadde che proprio allora la corona di Poloniache era venuta a

contesanon sappiamo a causa di quale oggetto con la Casa di

Sassoniarivolgesse al principe Elettore del Brandeburgo ripetute e

insistenti considerazioniper indurlo a fare causa comune con essa

contro la Casa di Sassoniaedi conseguenzail Gran Cancelliere

messer Enrico di Geusauche sapeva destreggiarsi in simili affari

era sicuro di poter venire incontro al desiderio del suo sovrano di

rendere giustizia a Kohlhaascostasse quello che costassesenza

mettere in gioco la pace universale in modo più rischioso di quanto

fosse consentito per proteggere un solo uomo. In quel frangente il

Gran Cancelliere non soltanto pretesea causa del procedimento del

tutto arbitrariospiacente a Dio e agli uominial quale era stato

sottopostol'incondizionata e immediata consegna di Kohlhaasperché

in caso che fosse gravato da colpefosse giudicato secondo le leggi

del Brandeburgoin base ai capi d'accusa che la corte di Dresda

avrebbe potuto presentare a Berlino per mezzo di un avvocato; ma

richiese persino il lasciapassare per un avvocato che il principe

Elettore del Brandeburgo intendeva mandare a Dresdaper far valere i

diritti di Kohlhaas contro il barone Venceslao di Tronkaa causa dei

morelli che gli erano stati sottratti in territorio sassonee degli

altri maltrattamenti e violenze da lui subitiche gridavano al cielo.

Il ciambellanomesser Corradoche nell'avvicendarsi delle cariche

pubbliche in Sassonia era stato nominato presidente della Cancelleria

di Statoe per varie ragioninella spinosa situazione in cui si

trovavanon voleva offendere la corte di Berlinorisposea nome del

suo signoreprofondamente abbattuto dalla nota brandeburghese

pervenutache "si era meravigliati della mancanza di cortesia e di

equità con le quali si negava alla corte di Dresda il diritto di

giudicare il Kohlhaas secondo le leggiper i delitti che aveva

commesso nel paesedal momento che era universalmente noto che il

Kohlhaas possedeva un vasto terreno nella capitalee che nemmeno egli

stesso aveva negato la sua qualità di cittadino sassone". Ma poiché la

corona di Poloniaper sostenere le sue pretese con le armiaveva già

riunito ai confini della Sassonia un esercito di cinquemila uominie

il Gran Cancellieremesser Enrico di Geusaudichiarò che

"Pontekohlhaasla località dalla quale il mercante di cavalli aveva

preso nomesi trovava nel Brandeburgoe l'esecuzione della sentenza

di morte pronunciata contro di lui sarebbe stata considerata una

violazione del diritto internazionale"il principe Elettoredietro

consiglio del ciambellanomesser Corrado in personache desiderava

tirarsi fuori dalla faccendarichiamò dai suoi possedimenti il

principe Cristiano di Meissene decise ascoltate poche parole di

quell'uomo ragionevoledi consegnare Kohlhaasconformemente alla

richiestaalla corte di Berlino.

Il principeil qualebenché poco soddisfatto delle scorrettezze

compiuteaveva dovuto sobbarcarsi la direzione dell'affare Kohlhaas

per desiderio del suo angustiato sovranogli chiese su quali basi

volesse ora accusare il mercante di cavalli davanti al tribunale

camerale di Berlinoe poiché alla sua infausta lettera al

Nagelschmidt non ci si poteva appellarea causa delle circostanze

ambigue e poco chiare nelle quali era stata scrittamentre non si

poteva neppure nominare i saccheggi e gli incendiper via del

manifesto con il quale gli erano stati perdonatiil principe Elettore

decise di presentare a Sua Maestà l'imperatorea Viennaun rapporto

sull'aggressione armata portata da Kohlhaas contro la Sassoniain cui

si lagnava della rottura della pubblica pace da lui causatae

supplicava Sua Maestànon vincolata da alcuna amnistiadi chiederne

conto a Kohlhaas davanti al tribunale di corte di Berlino per mezzo di

un accusatore imperiale. Otto giorni dopoil cavalier Federico di

Malzahnche il principe Elettore del Brandeburgo aveva inviato a

Dresda con sei armati a cavallocaricava il mercante di cavalli

incatenato com'erasu una carrozzaper tradurlocon i suoi cinque

figlichedietro sua preghieraerano stati mandati a prendere dagli

orfanotrofi in cui si trovavanoa Berlino.

Oraaccadde che il principe Elettore di Sassoniasu invito del

Governatoreconte Alvise di Kallheimche aveva allora vasti

possedimenti lungo il confine della Sassoniafosse partito per il

villaggio di Dahmein compagnia del ciambellanomesser Corradoe

della sua consortedonna Eloisafiglia del Governatore e sorella del

presidentesenza parlare dello splendido seguito di nobilidame

gentiluomini di caccia e dignitari di corte che li accompagnavaper

una grande battuta di caccia al cervo organizzata per svagarlo; e che

mentreal riparo di padiglioni imbandieratieretti su una collina ai

due lati della stradatutta la compagniaancora coperta dalla

polvere della cacciasedeva a tavola al suono di una musica allegra

che proveniva dal tronco di una querciaservita da paggi e da

fanciulli nobiliil mercante di cavalli avanzasse lentamentecon la

sua scorta di uomini a cavalloper la strada di Dresda. Infatti la

malattia di uno dei figli piccoli di Kohlhaasdi salute cagionevole

aveva costretto il cavaliere di Malzahnche lo accompagnavaa

fermarsi a Herzberg per tre giorni; misura della quale eglitenuto a

risponderne soltanto al principe che servivanon aveva ritenuto

necessario informare il governo di Dresda.

Il principe Elettoreche sedevacon il giustacuore slacciato e il

cappello piumato ornatoalla moda dei cacciatoridi rametti d'abete

vicino a donna Eloisachenella prima giovinezza di luiera stata

il suo primo amoredisselietamente disposto dal gaudio raffinato

della festa: "Andiamo fin làe porgiamo a quell'infelicechiunque

esso siaquesto calice di vino!". Donna Eloisalanciandogli uno

sguardo affettuososi alzò immediatamenteesaccheggiando la tavola

imbanditariempì un vassoio d'argentoche un paggio le aveva porto

di fruttadolci e pane; e già tutta la compagniacon rinfreschi

d'ogni genereera sciamata fuori dalla tendaquando il Governatore

le si fece incontrocon il viso imbarazzatoe la pregò di fermarsi.

Alla meravigliata domanda del principe Elettore su che cosa fosse

successoda turbarlo così tantoil Governatore rispose balbettando

rivolto al ciambellanoche nella carrozza c'era Kohlhaas; a quella

notiziaper tutti incomprensibileessendo universalmente noto che

questi era partito già da sei giorniil ciambellanomesser Corrado

prese il suo calice di vino egirandosi indietroverso la tendalo

rovesciò per terra. Il principe Elettorediventato tutto rossoposò

il suo sopra un piatto che un paggio nobilea un cenno del

ciambellanogli aveva teso a questo scopo; ementre il cavaliere

Federico di Malzahnsalutando con deferenza la compagniache non

conoscevapassava lentamente fra le due linee di padiglioni che

correvano lungo la stradae proseguiva per Dahmei signorisu

invito del Governatoresi ritiraronosenza più curarsenenella

tenda. Il Governatorenon appena il principe ebbe preso postoinviò

segretamente a Dahme dei messaggeriaffinché le autorità locali

disponessero che il mercante di cavalli fosse fatto proseguire senza

indugio; ma poiché il cavaliereessendo il giorno ormai troppo

inoltratodichiarò che intendeva assolutamente pernottare nel

villaggioci si dovette limitare a portarlo senza rumore in una

fattoria di proprietà del municipioche sorgeva fuori manonascosta

in una fitta macchia.

Oraaccadde cheverso seraquando i signoridistratti dal vino e

dai cibi di una cena sontuosaavevano ormai del tutto dimenticato

l'incidenteil Governatore tirò fuori l'idea di rimettersi alla

postaper via di un branco di cervi che era stato avvistato; tutta la

compagnia accolse con gioia la propostaedivisa in coppiecorse

dopo essersi munita di archibugiper fossati e per siepi nella

foresta vicina: tanto che il principe Elettore e donna Eloisache

l'aveva preso a braccettoper assistere allo spettacolofurono

portatida un domestico che era stato messo al loro servizioproprio

ad attraversarecon loro meravigliail cortile della casa in cui si

trovava Kohlhaascon i cavalieri brandeburghesi.

La damaquando lo seppedisse: "VeniteVostra Graziavenite!";e

tenera e scherzosagli nascose nel gran colletto di seta la catena

che gli pendeva dal collo: "Prima che arrivi tutta la brigata

entriamo di soppiatto nella fattoriaa vedere lo strano uomo che vi

pernotta!".

Il principe le prese la mano arrossendoe disse: "Eloisa! Che vi

viene in mente?". Ma poiché leiguardandolo confusaaggiungeva che

nessunonell'abito da cacciatore che portavaavrebbe potuto

riconoscerloe lo trascinava con séeproprio in quell'istanteun

paio di gentiluomini della cacciache avevano già soddisfatto la

propria curiositàuscivano dalla casaassicurando chegrazie alle

misure prese dal Governatorené il cavaliere del Brandeburgo né il

mercante di cavalli sapevano chi fossero i signori riuniti nella

regione di Dahmeil principe Elettorecalandosi con un sorriso il

cappello sugli occhidisse: "Folliatu governi il mondoe il tuo

seggio è una bella bocca di donna!".

Accadde che Kohlhaas fosse per l'appunto seduto su un mucchio di

pagliacon la schiena contro la paretee nutrisse con pane bianco e

latte il bambino che si era ammalato a Herzbergquando i signori

entrarono nella fattoria per fargli visita; e quando la damaper

attaccare discorsogli chiese chi fossee che cosa avesse il

bambinoe anche che cosa avesse commessoe dove fosse portato con

quella scortaegli si tolse davanti a lei il berretto di cuoio e

diede a tutte le sue domandecontinuando nella sua occupazione

concise ma soddisfacenti risposte. Il principe Elettoreche stava in

piedi dietro i gentiluomini di caccianotando una piccola capsula di

piombo appesacon un filo di setaal collo del mercantegli chiese

poiché non si offriva niente di meglio per fare conversazionequale

ne fosse il significato e che cosa contenesse.

"Giàla capsulamessere illustrissimo"rispose Kohlhaasche sela

tolsesollevando il filo dietro la nucal'aprìe ne tirò fuori un

bigliettino sigillato con una goccia di ceralacca. "La storia di

questa capsula è davvero strana! Saranno sette mesi faall'incirca

proprio il giorno dopo la sepoltura di mia moglie; ero partito da

Pontekohlhaascome forse vi sarà notoper agguantare il barone di

Tronkache mi aveva fatto un gran tortoquandoper certe trattative

che non conoscoil principe Elettore di Sassonia e il principe

Elettore di Brandeburgo si incontrarono a Juterbockuna borgata con

diritto di fieraper la quale doveva passare la mia spedizione; e

poichéverso serasi erano accordati secondo i loro desiderisi

incamminaronoin amichevole colloquioper le strade della cittadina

per dare un'occhiata alla fiera annualeche proprio allora vi si

svolgeva con allegra animazione. Incontrarono così una zingarache

seduta su uno sgabellopredicevadal suo lunariol'oroscopo al

popolo che la circondavae le chieserocon fare scherzosose non

aveva da rivelare anche a loro qualcosa di piacevole. Ioche ero

sceso da pococon il mio drappelloin una locandae ero presente

sulla piazza dove questi fatti si svolgevanonon potevo sentire

dietro a tutto il popolosulla soglia di una chiesadove mi trovavo

che cosa diceva ai signori quella strana donna; e tuttaviasiccome i

presenti si sussurravano ridendo l'un l'altro che non a tutti lei

elargiva la sua scienza eper godersi lo spettacolo che si preparava

spingevano e si accalcavanoionon tantoa dire il veroper

curiositàquanto per far posto ai curiosisalii in piedi su un

sedile scolpitodietro di menella paretea fianco del portale

della chiesa. Da quel postodal quale la vista era interamente

liberaavevo appena visto i signori e la donnache sedeva su uno

sgabello davanti a loro e sembrava scarabocchiare qualcosaquando

leidi colposi alzaappoggiandosi sulle stampellegira lo sguardo

intornofra il popololo fissa su di meche non avevo mai scambiato

una parola con leiné maiin tutta la mia vitaavevo desiderato

servirmi della sua scienzasi spingefacendosi strada per la fitta

calcafino a mee dice: 'Ecco! Se il signore vorrà saperlovenga

poi a chiederlo a te!' E con queste parolemessere illustrissimomi

porsecon le sue mani secche e ossutequesto biglietto. E poiché io

stupitomentre tutto il popolo si gira verso di mele dico:

'Nonninache vuol dire questo onore?'lei rispondedopo molte

parole incomprensibilifra le quali tuttaviacon mio grande stupore

sento il mio nome: 'Un amuletoKohlhaasmercante di cavalli;

custodiscilo beneun giorno ti salverà la vita!' e sparisce".

"Ebbene"continuò Kohlhaas con tono bonario"a dire laveritàa

Dresdaper quanto le cose si fossero messe malenon ci ho rimesso la

vitacome mi andrà a Berlinoe se me la caverò anche laggiùlo dirà

il futuro".

A queste parole il principe si sedette su una panca; eper quanto

all'ansiosa domanda della damache gli chiedeva che cosa avesse

rispondesse: "Niente! Niente!"prima ancora che lei avesse avutoil

tempo di accorrere e di riceverlo tra le bracciacadde al suolo privo

di sensi. Il cavaliere di Malzahnche proprio in quel momento entrava

nella stanza per un'incombenzaesclamò: "Santo Iddio! Che cos'ha il

signore?". La dama gridò: "Portate dell'acqua!". Igentiluomini di

caccia lo sollevaronoe lo portarono su un letto che si trovava nella

stanza vicina; e la costernazione arrivò al culmine quando il

ciambellanoche un paggio era corso a chiamaredopo ripetuti

inutili sforzi per richiamarlo in vitadichiarò che mostrava tutti i

segni di chi ha avuto un colpo!

Il Governatorementre il coppiere mandava a Luckau un messaggero a

cavalloper far venire un medicopoiché il principe aveva aperto gli

occhilo fece portare su una carrozzae condurrea passo d'uomoal

suo castello di cacciache si trovava nelle vicinanze; ma quel

viaggio gli causòdopo il suo arrivodue nuovi svenimenti: tanto che

si riprese un po' solo nella tarda mattinata del giorno seguente

all'arrivo del medico da Eiickauseppure con gli evidenti sintomi che

si stava avvicinando una febbre nervosa.

Appena ebbe ripreso i sensiil principe si alzò a sedere sul lettoe

la sua prima domanda fu subito dove fosse Kohlhaas. Il ciambellano

fraintendendo la sua domandadisseprendendogli la manoche a

proposito di quell'uomo orribile poteva tranquillizzarsipoichédopo

quello strano e incomprensibile incidenteegli era rimastosecondo

le sue disposizioninella fattoria presso Dahmesotto la scorta dei

Brandeburghesi. Efra le assicurazioni della sua vivissima

partecipazionee le sue proteste di aver fatto a sua moglie i più

aspri rimproveriper la sconsiderata leggerezza di averlo fatto

incontrare con quell'uomogli chiese che cosa di tanto strano ed

enorme lo avesse colpitonella conversazione con lui.

Il principe Elettore disse che doveva confessargli che la vista di un

insignificante fogliettoche quell'uomo portava con séin una

capsula di piomboera tutta la causa dello spiacevole incidente che

gli era capitato. Per spiegare la circostanzaaggiunse molte cose che

il ciambellano non capìe a un trattostringendogli la mano tra le

suegli assicurò che per lui il possesso di quel biglietto era della

massima importanzae lo pregò di salire immediatamente in selladi

raggiungere Dahme e trattare con quell'uomoqualunque ne fosse il

prezzol'acquisto del biglietto.

Il ciambellanoche faticava a nascondere il proprio imbarazzolo

assicurò chese quel biglietto aveva per lui qualche valoreniente

al mondo era più necessario che tacere a Kohlhaas questa circostanza:

non appena egliper una frase imprudentene fosse venuto a

conoscenzaneppure tutte le ricchezze che il principe possedeva

sarebbero bastate a riscattarlo dalle mani di quell'uomo truce

insaziabile nella sua brama di vendetta. Eper calmarloaggiunse che

bisognava pensare a un altro mezzoe che forse con l'astuziaper

mezzo di una terza personache agisse con la massima disinvoltura

sarebbe stato possibilepoichéin sé e per séil ribaldo non

avrebbe dovuto tenerci moltoprocurarsi il possesso del biglietto che

gli stava tanto a cuore.

Il principeasciugandosi il sudorechiese se non si poteva mandare

subito qualcuno a Dahme a questo scopoe intanto sospendere

provvisoriamente la prosecuzione del viaggio del mercantefinché non

ci si fosse impadronitiin qualunque mododel foglio.

Il ciambellanoche non credeva alle sue orecchiereplicò che

purtroppoin base ai calcoli più verosimiliil mercante di cavalli

doveva ormai aver lasciato Dahmee trovarsi oltre confinein

territorio brandeburghesedove l'impresa di impedire il suo

proseguimentoo addirittura di farlo tornare indietro avrebbe

incontrato difficoltà spiacevolissime di ogni generee forse

addirittura insormontabili. Epoiché il principein silenzioaveva

riappoggiato la testa sul cuscinocon l'espressione di chi ha perso

ogni speranzagli chiese che cosa contenesse il bigliettoe per

quale caso sorprendente e inspiegabile egli sapesse che il suo

contenuto lo riguardava.

Ma a queste parole il principe guardò ambiguamente il ciambellano

della cui compiacenzain quel casonon si fidava e non rispose;

giaceva irrigiditocon il cuore che batteva con inquietudine

fissando l'orlo inferiore del fazzoletto che teneva pensierosofra le

manieimprovvisamentelo pregò di chiamare nella stanza il barone

di Steingentiluomo di cacciaun nobile giovaneabile e gagliardo

del quale si era già più volte servito per affari segreticon il

pretesto che doveva sbrigare con lui un'altra faccenda.

Quando ebbe ragguagliato il gentiluomo sulla faccendae gli ebbe

rivelata l'importanza del biglietto del quale Kohlhaas era in

possessoil principe gli chiese se voleva acquistarsi eterno diritto

alla sua amiciziaprocurandogli il biglietto prima che Kohlhaas

giungesse a Berlino; e poiché il baronenon appena si fu fatto

un'idea approssimativa della situazioneper strana che fossegli

assicurò di essere pronto a servirlo con tutte le sue forzeil

principe gli affidò l'incarico di raggiungere Kohlhaas a spron battuto

epoiché egliprobabilmentenon si sarebbe lasciato convincere con

il denarodi offrirgli in cambio in un abboccamento abilmente

condottola libertà e la vitae persinose egli l'avesse preteso

di aiutarlo immediatamenteper quanto con cautelacon cavalli

uomini e denaroa evadere dalla custodia dei soldati brandeburghesi

che lo scortavano.

Il gentiluomofattosi rilasciare dal principe un foglio di suo pugno

che attestasse la sua missionepartì immediatamentecon alcuni

servienon risparmiando le forze dei cavalliebbe la fortuna di

raggiungerein un villaggio di confineKohlhaas cheinsieme al

cavaliere di Malzahn e ai suoi cinque figlistava consumando

all'apertodavanti alla porta di una casail pasto di mezzogiorno.

Il cavaliere di Malzahnal quale il barone si era presentato come un

forestiero chepassando di lì nel suo viaggiodesiderava vedere coi

propri occhi lo strano uomo che egli portava con sépieno di premura

gli fece subito prendere posto a tavolapresentandogli Kohlhaas; e

poiché il cavaliereoccupato nei preparativi della partenzaandava e

venivae i soldati pranzavano a un tavolo che si trovava sull'altro

lato della casaben presto al barone si offrì l'opportunità di

rivelare al mercante di cavalli chi egli fossee con quale preciso

incarico fosse venuto a cercarlo.

Il mercante di cavalliche era già a conoscenza del rango e del nome

di colui chenella fattoria presso Dahmeera caduto in deliquio alla

vista della capsulae cheper coronare l'ebbrezza che quella

scoperta gli aveva infusonon avrebbe avuto bisogno d'altrose non

di prendere visione dei segreti del bigliettoche egliper molte

ragioniera deciso a non aprire per mera curiosità; il mercante di

cavallidunquericordando il trattamento tutt'altro che magnanimo e

degno di un principe che a Dresda aveva dovuto subiremalgrado la sua

piena disponibilità ad accettare ogni possibile sacrificiodisse che

"intendeva tenersi il biglietto".

Equando il gentiluomo gli chiese da che cosa fosse indotto a un così

strano rifiutoquando gli si offrivain cambio niente di meno che la

libertà e la vitaKohlhaas rispose:

"Nobile signore! Se venisse qui il vostro sovranoe dicesse: 'Io mi

voglio annientareinsieme a tutti coloro che mi aiutano a reggere lo

scettro'annientarecapiteche è appunto il più gran desiderio che

agiti l'anima miaebbeneanche allora questo fogliettoche per lui

vale più della vitaio glielo rifiutereie direi: 'Tu puoi mandarmi

al patiboloma io posso farti soffriree lo farò!'".

Econ la morte sul visochiamò un soldatoinvitandolo a servirsi di

un buon boccone che era rimasto nella zuppiera; per tutto il resto del

tempo che passò nel villaggio fuper il barone seduto alla sua mensa

come se non ci fosse; soltanto quando salì in carrozza si girò di

nuovocon uno sguardo di saluto e di congedoverso di lui.

La salute del principe Elettorequando ricevette quella notizia

peggiorò tanto cheper tre fatali giornateil medico nutrì i più

gravi timori per la sua vitaattaccata nello stesso tempo da tante

parti. Tuttaviagrazie alla forza della sua costituzione naturalmente

sanadopo alcune settimane di letto e di dolorosa malattia egli si

ristabilìalmeno fino al punto che lo si poté mettere su una

carrozzaeben provvisto di cuscini e coperteriportare a Dresda e

alle sue cure di governo. Non appena arrivò in quella cittàegli

mandò a chiamare il principe Cristiano di Meissene gli chiese a che

punto fosse la missione del consigliere di giustizia Eibenmayerche

si aveva intenzione di mandare a Vienna come avvocato per l'affare

Kohlhaasaffinché presentasse laggiùdavanti a Sua Maestà

l'imperatorel'accusa per la rottura della pace dell'Impero.

Il principe Cristiano rispose che il consiglieresecondo gli ordini

che il sovrano stesso aveva lasciatoal momento della partenza per

Dahmesubito dopo l'arrivo del giurisperito Zaunerche il principe

Elettore del Brandeburgo aveva inviato a Dresda come avvocatoper

portare in giudizio la sua accusa contro il barone Venceslao di Tronka

a proposito dei morelliera partito per Vienna.

Il principe Elettore avvampò eavvicinandosi alla sua scrivania

espresse stupore per tanta frettapoichéa quanto ricordavaegli

aveva dichiarato che si riservava di disporre con un ulteriore e più

preciso ordine la partenza definitiva dell'Eibenmayerpoiché prima

era necessario avere un colloquio con il dottor Luteroche aveva

fatto ottenere a Kohlhaas l'amnistia. Enel dire questoscompigliò

con un'espressione di malumore repressoalcuni atti e incartamenti

che si trovavano sulla scrivania.

Il principe Cristianodopo una pausadurante la quale l'aveva

guardato con tanto d'occhirispose che gli dispiaceva di non averlo

soddisfatto in quella incombenza; ma poteva mostrargli la delibera del

Consiglio di Stato che gli faceva obbligo di far partire l'avvocato

per la data suddetta. Egli aggiunse che in Consiglio di Stato non si

era parlato affatto di un colloquio con il dottor Lutero; e che in

precedenzaforseavrebbe potuto essere opportuno tenere in conto

l'opinione di quel religiosoper via del suo intervento a favore di

Kohlhaasma ora non piùdopo che a luisotto gli occhi di tutto il

mondoera stata violata l'amnistiaed egli era stato arrestato e

consegnato ai tribunali del Brandeburgo per essere condannato e messo

a morte.

Il principe Elettore disse chein effettil'errore di aver fatto

partire l'Eibenmayer non era grave; desideravatuttaviache per il

momentofino a nuovo ordineegli non desse esecuzionea Viennaal

suo mandato di accusatoree pregò il principe di fargli avere

immediatamenteper mezzo di un corriere velocele necessarie

istruzioni a questo proposito.

Il principe rispose chepurtroppoquesto ordine arrivava con un

giorno di ritardopoichésecondo una relazione ricevuta quel giorno

stessol'Eibenmayer aveva già presentato le sue credenzialie aveva

già sporto l'accusa presso la Cancelleria di Stato di Vienna. E

aggiunserispondendo al principe Elettoreche chiedevacosternato

come tutto ciò fosse stato possibile in un tempo così breveche dalla

partenza di quell'uomo erano già trascorse tre settimanee che le

istruzioni da lui ricevute gli facevano obbligo di dare inizio alla

pratica senza indugionon appena arrivato a Vienna. Tirare in lungo

osservò il principesarebbe stato in questo caso quanto mai

inopportunotanto più che Zaunerl'avvocato del Brandeburgo

procedeva con la più ostinata energia contro il barone Venceslao di

Tronka: egli aveva già chiesto alla Corte di giustizia il ritiro

provvisorio dei morelli dalle mani dello scortichinoperché potessero

esserein seguitoristabilitiea dispetto di tutte le obiezioni

sollevate dalla controparteera riuscito a ottenerlo.

Il principe Elettoresuonando il campanellodisse: "Fa lo stesso;

poco importa!"edopo aver rivolto al principe alcune domande

indifferenti"Come andavanoper il restole cose a Dresda? Che cosa

era avvenuto durante la sua assenza?"lo salutòincapace di

nascondere il suo stato d'animocon la manoe lo congedò.

Il giorno stesso gli richieseper iscrittocon il pretesto chedata

la sua importanza politicavoleva lavorare egli stesso alla cosa

tutti gli atti riguardanti Kohlhaas; epoiché il pensiero di causare

la morte dell'unico uomo dal quale avrebbe potuto ottenere ragguagli

sui segreti del foglietto era per lui intollerabilescrisse di suo

pugno una lettera all'imperatorenella quale lo pregavacon calore e

con insistenzaper gravi ragioniche forse entro breve tempo gli

avrebbe spiegato in modo più precisodi poter ritirare per il

momentofino a nuova decisionel'accusa che l'Eibenmayer aveva

presentato contro Kohlhaas.

L'imperatorein una nota redatta dalla Cancelleria di Statogli

rispose che "il cambiamento che sembrava essersi prodotto nel suo

animo lo stupiva al massimo grado; la relazione a lui inviata da parte

sassone aveva fatto della vicenda di Kohlhaas una questione che

riguardava tutto il Sacro Romano Impero; e di conseguenza egli

l'imperatorecome suo reggitore supremosi era visto obbligato a

farsi avanti come accusatore presso la casa di Brandeburgo; tanto che

dal momento che l'assessore di corte Francesco Muller si era già

recato a Berlinoin qualità di avvocatoper chiedere conto a

Kohlhaas della sua violazione della pubblica pacel'accusa non poteva

più in nessun modo essere ritiratae la vicenda doveva seguire il suo

corsosecondo le leggi".

Da questa lettera l'Elettore fu del tutto prostrato; e poichéa suo

estremo sconfortopoco tempo dopo giunsero da Berlino rapporti

riservatinei quali si comunicava l'apertura del procedimento davanti

alla Corte cameralee si notava cheprobabilmenteKohlhaasa

dispetto di tutti gli sforzi dell'avvocato che gli era stato messo a

disposizionesarebbe finito sul patibolol'infelice sovrano decise

di compiere ancora un tentativoe pregò il principe Elettore del

Brandeburgoin una missiva redatta di suo pugnodi concedergli la

vita del mercante di cavalli. Egli adduceva il pretesto che l'amnistia

giurata a quell'uomo non consentiva contro di lui l'esecuzione

legittima di una sentenza di morte; gli dava assicurazione che

malgrado l'apparente severità con la quale si era proceduto contro di

luimai era stata sua intenzione di farlo morire; e gli spiegava

infineche non avrebbe mai potuto perdonarsise la protezione che

avevano promesso di fargli ottenere da parte di Berlino si fosse in

conclusione risoltaper un cambiamento inaspettatoin uno svantaggio

maggioreper luidi quel che gli sarebbe toccato se fosse rimasto a

Dresdae la causa fosse stata decisa secondo le leggi della Sassonia.

Il principe Elettore del Brandeburgoal quale molti punti di questa

lettera erano sembrati ambigui e poco chiarigli rispose che

"l'energia con cui procedeva l'avvocato di Sua Maestà imperiale non

consentiva in alcun modo di derogaresecondo il desiderio da lui

espostodalla rigida applicazione della legge. Egli osservava che le

preoccupazioni di cui veniva messo a parte andavanoin realtàoltre

il segnopoiché l'accusa per i delitti perdonati a Kohlhaas con

l'amnistia era stata presentata alla Corte camerale di Berlino non già

da luiche aveva concesso l'amnistia al mercantebensì dal reggitore

supremo dell'Imperoche da essa non era legato in alcun modo. Inoltre

gli faceva presente quanto fosse necessariomentre continuavano le

violenze del Nagelschmidt checon inaudita impudenzasi spingevano

fin sulle terre del Brandeburgodare un esempio che agisse come

deterrentee lo pregavase non avesse voluto tenere conto di tutto

questodi rivolgersi direttamente a Sua Maestà l'imperatore poiché

se un atto d'imperio doveva intervenire a favore di Kohlhaasnon

sarebbe potuto giungere altrimenti che attraverso una dichiarazione da

quella parte".

L'Elettoreper il dolore e la rabbia di tutti questi tentativi andati

a vuotocadde nuovamente ammalato; euna mattina che il ciambellano

era venuto a trovarlogli mostrò le lettere cheper prolungare la

vita di Kohlhaas e così per lo meno guadagnare tempoper impadronirsi

del foglietto che possedevaaveva inviato alle Corti di Vienna e di

Berlino. Il ciambellano si mise in ginocchio davanti a lui e lo

scongiuròper tutto quello che aveva di sacro e di carodi dirgli

che cosa era scritto nel foglietto. L'Elettore gli disse di chiudere a

chiave la stanza e di sedersi sul letto; edopo avergli preso la

manoed essersela premuta sul cuore con un sospirocominciò nel modo

che segue:

"Tua moglieho sentito direti ha già raccontato che l'Elettore del

Brandeburgo e ioal terzo giorno del convegno da noi tenuto a

Juterbockincontrammo una zingara; e poiché l'Elettorevivace com'è

di naturaaveva deciso di distruggere con uno scherzoin presenza di

tutto il popolola fama di quell'avventurieradella cui arte poco

primaa tavolasi era parlato in modo sconvenienteegli si avvicinò

al suo tavolinoa braccia consertee le chiesea proposito della

predizione che gli avrebbe fattoun segno che si potesse verificare

quel giorno stessoavvertendola chealtrimentinon avrebbe potuto

credere alle sue parolefosse stata pure la Sibilla romana in

persona. La donnamisurandoci con un'occhiata da capo a piedidisse

che il segno sarebbe stato che il capriolo dalle grandi corna che il

figlio del giardiniere allevava nel parco ci sarebbe venuto incontro

sulla piazza della fierasulla quale ci trovavamoprima che la

lasciassimo. Oradevi sapere che quel capriolodestinato alla cucina

della corte di Dresdaera custoditocon tanto di lucchetto e di

catenaccioin un recintoombreggiato dalle querce del parcochiuso

da un'alta palizzatatanto chesiccomeper di piùl'intero parco

eal di là di essoil giardino che vi portavaerano tenuti

accuratamente chiusiper via della selvaggina più piccola e dei polli

che vi si trovavanonon si riusciva proprio a capire come l'animale

potessesecondo la strana predizionevenirci incontro fin sulla

piazza dove stavamo; e tuttavia l'Elettorepreoccupato chedietro di

questopotesse nascondersi una mariuoleriadopo aver brevemente

parlato con me e ben decisoper via dello scherzoa rovinare in modo

irrimediabile tutto ciò che quella donna potesse direinviò a palazzo

l'ordine di uccidere immediatamente il caprioloe di prepararlo per

il banchetto uno dei giorni seguenti. Poi si girò di nuovo verso la

donnadi fronte alla quale tutto ciò era stato discusso ad alta voce

e le disse: 'Suavanti! Che cosa hai da rivelarmi per il futuro?'. La

donnaguardandogli la manodisse: 'Salvemio principe Elettore e

sovrano! La tua benevolenza governerà a lungo; la casa dalla quale

provieni durerà ancora a lungo; i tuoi discendenti saranno grandi e

splendidie il loro potere supererà quello di tutti gli altri

principi e signori del mondo!'. Il principedopo una pausadurante

la quale osservò la donna pensierosodisse a mezza vocefacendo un

passo verso di meche adesso quasi gli dispiaceva aver mandato un

messo per ridurre a niente la profezia; ementre dalle mani dei

cavalieri che lo seguivano il denaro pioveva a mucchifra gran grida

di giubiloin grembo alla donnaegli le chieseinfilandosi una mano

in tascae deponendo anch'egli una moneta d'orose l'augurio che

aveva da fare a me avesse un suono argentino come il suo. La donna

dopo aver aperto una cassetta che aveva a fiancoavervi ordinato

lentamente e meticolosamente il denarodiviso per specie e quantità

e aver richiuso la cassettasi protesse dal sole con la manocome se

le desse noiae mi guardò; e quando io le ripetei la domandae

dissicon fare scherzosoal principe Elettorementre mi esaminava

la mano: 'A mea quanto sembranon ha proprio niente di piacevole da

predire'lei diede di piglio alle gruccesi tiròlentamentesu dal

suo sgabello econ le mani protese in un gesto pieno di misteromi

si fece vicina fino a toccarmi e mi sussurrò distintamente

all'orecchio: 'No!'. 'Ah!'dissi ioturbatoe feci un passo

indietro da quella figurachecon uno sguardo freddo e senza vita

come se avesse avuto occhi di marmotornò a sedersi sullo sgabello

che stava dietro di lei: 'Da quale parte il pericolo minaccia la mia

casa?'. La donnaprendendo in mano un carboncino e un foglioe

accavallando le ginocchiachiese se doveva scrivermelo; e quando io

realmente impacciatorispondosemplicemente perchéin una

situazione come quellanon mi restava altro da fare: 'Sìfallo!'

lei aggiunse: 'Va bene! Tre cose ti scriverò: il nome dell'ultimo

regnante della tua casal'anno in cui perderà il regnoe il nome di

colui che se lo conquisterà con la forza delle armi'. Compiuto questo

davanti agli occhi di tutto il popolosi sollevasigilla il

foglietto con ceralaccainumidita nella sua bocca vizzae vi imprime

un sigillo di piomboche porta al dito medio come anello. E quando

iocuriosocome puoi facilmente immaginarepiù di quanto le parole

possano direfaccio per prendere il bigliettolei dice: 'Niente

affattoAltezza!'si girae leva in alto una delle sue stampelle:

'Da quell'uomo laggiùquello con il cappello piumatoche sta in

piedi sul sediledietro tutto il popolosulla soglia della chiesa

andrai a prendere il fogliose lo vorrai!'. E con ciòprima ancora

che io abbia ben capito che cosa sta dicendomi pianta in asso sulla

piazzasenza parole per lo stupore; echiusa con un colpo la

cassetta che stava alle sue spallese la getta sulla schiena e si

confondesenza che io possa più scorgere quello che sta facendonel

mucchio della folla che ci circonda. Proprio in quel momentocon mia

grandissima consolazionedevo diresi fece avanti il cavaliere che

l'Elettore aveva inviato a palazzoe gli comunicòcon la bocca

atteggiata a un sorrisoche il capriolo era stato uccisoe che due

cacciatorisotto i suoi occhilo avevano trasportato in cucina.

L'Elettoreprendendomi allegramente sotto bracciocon l'intenzione

di portarmi via dalla piazzadisse: 'Insommala profezia non era

altro che una delle solite fanfaronateche non valeva il tempo e il

denaro che c'è costata!' Ma quale fu il nostro stupore quandomentre

ancora pronunciava queste parolesi alzò un vociare tutto intorno per

la piazzae tutti gli occhi si rivolsero a un grosso cane da

macellaioche si avvicinava dal cortile del palazzodove aveva

afferrato in cucina il capriolocome una buona predaeinseguito

dai servi e dalle fanteschelasciò cadere al suolo la bestia a tre

passi da noi: così che davvero la profezia della donnaa garanzia di

tutto quello che aveva annunciatosi era compiutae il capriolosia

pure già mortoci era venuto incontro sulla piazza della fiera. Il

fulmine che in un giorno d'inverno cade dal cielo non può colpire in

modo più devastante di quanto mi colpì quella vistae la mia prima

preoccupazionenon appena mi fui liberato della compagnia in cui mi

trovavofu di rintracciare subito l'uomo con il cappello piumato che

la donna mi aveva indicato; ma nessuno dei miei uominimandati

ininterrottamente per tre giorni a cercare informazionifu in grado

di darmene notizianeppure nel modo più vago: e ora Corradoamico

miopoche settimane fanella fattoria vicino a Dahmeho visto

quell'uomo con i miei occhi".

Con queste parolelasciò andare la mano del ciambellano e

asciugandosi il sudorericadde sul suo giaciglio. Il ciambellano

ritenendo fatica sprecata contrapporre la sua opinione di quell'evento

a quella che ne aveva il principe Elettoreper modificarlalo pregò

di tentare un mezzo qualunque per venire in possesso del foglioe poi

di abbandonare quell'uomo al suo destino; ma il principe rispose di

non vederne il mezzo in nessun modoanche se il pensiero di doverci

rinunciareo addirittura di veder svanire con quell'uomo ogni

possibilità di conoscere il segretolo portava sull'orlo dello

strazio e della disperazione. Alla domanda dell'amico se avesse fatto

il tentativo di rintracciare la zingara in personail principe

rispose che la poliziain forza di un ordine che egli aveva emanato

con un falso pretestofino a ieri l'aveva ricercata invano in tutti

gli angoli del principato: tanto cheper ragioni chetuttavia

rifiutò di esporre nei particolariegli dubitava persino che fosse

rintracciabile in Sassonia.

Oraaccadeva che il ciambellanoper via di numerosi ed estesi

possedimenti che sua moglie aveva ereditatonella Marca Nuovadal

conte Kallheimil Gran Cancelliere depostoe poco tempo dopo morto

volesse appunto andare a Berlino; tanto chepoiché voleva davvero

bene al principe Elettoredopo una breve riflessione gli chiese se

voleva lasciargli mano libera in quella faccenda; e poiché il

principepremendosi con calore la sua mano sul pettogli rispondeva:

"Fa' conto di essere me stessoe procurami il foglio!"il

ciambellanosbrigati i suoi affariaffrettò di qualche giorno la sua

partenza e si recòlasciando a casa la moglieaccompagnato soltanto

da alcuni servia Berlino.

Kohlhaasche nel frattempocome si è dettoera giunto a Berlino e

per un ordine particolare del principe Elettoreera stato portato in

un carcere destinato ai nobiliche lo ricevetteinsieme ai suoi

cinque figlicon la massima comodità possibilesubito dopo la

comparsa del procuratore imperiale da Vienna era stato chiamato a

rendere contodavanti al tribunale cameraleper il turbamento della

pace pubblicatutelata dall'imperatoreda lui causato nel paese; e

benché luinella sua difesaobbiettasse che non lo si poteva

processare per la sua incursione armata in Sassoniané per le

violenze allora commessein forza del compromesso da lui stipulato a

Lutzen con il principe Elettore di Sassoniasi sentì rispondereper

suo insegnamentoche Sua Maestà l'imperatoreil cui procuratore

sosteneva l'accusa nel processonon poteva tenerne conto: e ben

prestopoiché la cosa gli fu spiegata in dettaglioe gli fu

dichiarato chein compensoavrebbe ottenuto piena soddisfazioneda

parte di Dresdanella sua causa contro il barone Venceslao di Tronka

si mise l'anima in pace. Di conseguenzaaccadde che proprio il giorno

dell'arrivo del ciambellano fu pronunciata la sentenzaed egli fu

condannato a perire di spada: un verdetto alla cui esecuzione peròin

una situazione così intricataindipendentemente dalla sua mitezza

nessuno credevae che anzi l'intera cittàdata la benevolenza che il

principe Elettore nutriva per Kohlhaassperava di veder cambiata

sicuramenteper un suo atto d'imperioin una semplice pena

detentivamagari lunga e penosa.

Il ciambellanoche tuttavia capiva che non c'era tempo da perderese

l'incarico che il suo sovrano gli aveva affidato doveva andare a buon

finecominciò a mettere in atto il suo piano facendosi vedere da

Kohlhaasun mattino in cui questi stava in piedialla finestra della

prigionee osservava distrattamente i passantinel suo solito

vestito di cortea lungo e con intenzione; e quandoda un movimento

improvviso del capo concluse che il mercante di cavalli l'aveva

notatoesoprattuttoquando videcon grande soddisfazioneche

egli aveva portato involontariamente la mano al pettodove teneva la

capsulapensò che quello che in quel momento era avvenuto nel suo

animo fosse una preparazione sufficiente per consentirgli di compiere

il passo successivonel tentativo di impadronirsi del foglietto.

Mandò a chiamare una vecchia rigattierache andava in giro con le

stampellee che egli aveva notatoper le strade di Berlinoin mezzo

a un crocchio di altri straccivendoli; poichéper l'età e per

l'abitogli sembrava corrispondere abbastanza bene a quella che il

principe gli aveva descrittosupponendo che Kohlhaas non avesse

potuto imprimersi profondamente nella memoria i tratti di quella che

in una fugace apparizionegli aveva consegnato il fogliettodecise

di sostituirla con la donna da lui sceltae di farle recitare presso

Kohlhaasse ci riuscivala parte della zingara. Quindiper metterla

in condizione di farlola istruì dettagliatamente su tutto ciò che

era successo a Juterbock fra il principe e la suddetta zingaraenon

sapendo fin dove si fosse spinta la zingara nelle sue rivelazioni a

Kohlhaasnon dimenticò di insistere particolarmente sui tre

misteriosi punti scritti sul foglio; edopo averle spiegato quello

che avrebbe dovuto lasciarsi sfuggirecon allusioni monche e

scarsamente comprensibiliriguardo a certe misure che erano state

prese per impadronirsicon l'astuzia o con la forzadel biglietto

che era di estrema importanza per la corte di Sassoniale affidò

l'incarico di farsi consegnare da Kohlhaas il foglio con il pretesto

che presso di lui non era più sicuroper custodirlo durante alcuni

giorni densi di pericoli. La rigattiera accettò subitodietro

promessa di una lauta ricompensadella quale il ciambellanosu sua

richiestadovette pagare in anticipo una partedi eseguire

l'incarico; epoiché la madre del servo Ersianocaduto presso

Muhlbergandava di tanto in tanto a trovare Kohlhaascon il permesso

del Governoe già da qualche mese conosceva quella donnala zingara

riuscìuno dei giorni seguenticon un piccolo obolo al capo

carcerierea ottenere di vedere il mercante di cavalli.

Ma Kohlhaasquando la donna entròcredettedall'anello con il

sigillo che portava al ditoe dalla collana di corallo che aveva sul

pettodi riconoscere in lei proprio la vecchia zingara che gli era

già notae che a Juterbock gli aveva consegnato il foglio; e poiché

non sempre la verosimiglianza sta dalla parte della veritàcaso volle

che fosse appunto avvenuto un fatto che noi riferiamopur essendo

costretti a lasciarea chiunque preferiscail diritto di dubitarne:

il ciambellano aveva compiuto il più clamoroso dei passi falsi econ

la vecchia rigattiera che si era procurato per le strade di Berlino

perché facesse finta di essere la zingarasi era imbattuto proprio

nella misteriosa zingara che voleva far imitare da lei. Per lo meno la

donnamentreappoggiandosi sulle stampelleaccarezzava le guance

dei bambinii qualicolpiti dal suo strano aspettosi stringevano

al padreriferì che già da diverso tempo era ritornata dalla Sassonia

nel Brandeburgoe chea una domanda imprudentemente arrischiata dal

ciambellanoper le strade di Berlinoa proposito della zingara che

nella primavera dell'anno precedenteera stata a Juterbockgli si

era subito avvicinata esotto falso nomesi era offerta di assolvere

all'incarico che egli intendeva affidare.

Il mercante di cavalliche notò una strana somiglianza fra lei e la

sua defunta moglie Lisabettatanto che avrebbe potuto chiederle se

non fosse la nonna di leipoiché non soltanto i tratti del suo viso

e le manicheper quanto ossuteerano ancora bellee soprattutto

il suo modo di muoverle mentre parlavagliela ricordavano nel modo

più vivoma egli notò perfino sul collo di lei un neo simile a quello

di sua moglieil mercante di cavallidunquela pregòmentre in lui

si intrecciavano strani pensieridi mettersi a sederee le chiese

che cosa mai la portasse da luiper affari del ciambellano. La donna

mentre il vecchio cane di Kohlhaas le annusava le ginocchiae

scodinzolava alle carezze della sua manorispose che l'incarico che

il ciambellano le aveva affidato era quello di svelargli quale fosse

la misteriosa risposta contenuta nel foglietto alle tre domande

importanti per la corte di Sassonia; doveva mettere in guardia lui

Kohlhaasda un inviatoche si trovava a Berlino per impossessarsene

e pertanto chiedergli la consegna del fogliocon il pretesto che al

suo collodov'egli lo portavanon era più sicuro. Ma l'intenzione

con la quale era venuta era invece di fargli sapere che la minaccia di

privarlo del biglietto con l'astuzia o con la forza era una

sciocchezzaun vuoto spauracchio; chesotto la protezione del

principe Elettore di Brandeburgoalla custodia del quale era

affidatonon aveva proprio niente da temere per il biglietto; che

anziil foglio era molto più sicuro presso di lui che presso di lei

e che si guardasse bene dal farsene privareconsegnandolo a chiunque

sotto qualsiasi pretesto. E conclusecomunqueche le sembrava saggio

fare del biglietto l'uso per il quale glielo aveva dato alla fiera

annuale di Juterbock: porgere orecchio alla proposta che gli era stata

fatta presso il confine da parte del barone di Steine consegnare il

foglioche a lui ormai non serviva piùal principe Elettore di

Sassoniain cambio della libertà e della vita.

Kohlhaasche esultava per il potere che gli era dato di ferire a

morte il tallone del suo nemiconel momento in cui ne veniva

calpestatorispose: "Per niente al mondononnina; per niente al

mondo!". Epremendo la mano alla vecchiavolle solo sapere che

specie di risposte a quelle arcane domande fossero contenute nel

foglietto.

La donnaprendendosi in grembo il più piccoloche si era accoccolato

ai suoi piedidisse: "Non per il mondoKohlhaas: ma per questo

piccolodolce bambino biondo!"enel dir questogli sorriselo

strinse a sé e lo baciòmentre il bambino la guardava con i suoi

grandi occhie gli porsecon le sue mani ossuteuna mela che

portava nella bisaccia.

Kohlhaas disseconfusoche i bambini stessise fossero stati

grandilo avrebbero lodato per il suo comportamentoe che per loro

e per i loro nipotinon avrebbe potuto fare niente di più benefico

che conservare il biglietto. Inoltrechiesechidopo l'esperienza

che aveva fattolo avrebbe garantito da un nuovo inganno? Non

avrebbealla finesacrificato invano al principe Elettore il foglio

come aveva fatto in passato con la banda da lui raccolta a Lutzen?

"Con chi mi ha mancato di parola una volta"disse"io nonimpegno

più la mia parola; solo una tua richiestaprecisa e inequivocabile

mi separerànonninadal foglio attraverso il quale mi viene datain

modo così straordinariosoddisfazione per tutto quello che ho

sofferto".

La donnadeponendo a terra il bambinodisse cheda più di un punto

di vistaaveva ragionee che poteva fare e non fare ciò che voleva.

E con queste parole riprese le sue stampelle e fece per andarsene.

Kohlhaas ripeté la sua domandaa proposito dello straordinario

biglietto; e avrebbe volutodopo che lei ebbe brevemente risposto

chesìpoteva aprirlofosse pure soltanto per mera curiositàche

lei gli spiegasse ancora mille altre coseprima di lasciarlochi

fosse in realtàdi dove venisse la scienza che era in leie perché

non avesse voluto dare al principe Elettore il bigliettoper il quale

pure l'aveva scrittoe perché proprio a luiche non aveva mai avuto

desiderio della sua scienzaavesse consegnatofra tante migliaia di

uominiil prodigioso foglietto. Ma accadde cheproprio in quel

momentosi sentisse un rumoreprodotto da alcune guardie che stavano

salendo le scale; tanto che la donnapresa dall'improvviso timore di

essere vista da loro in quelle stanzerispose: "Arrivederci

Kohlhaas! Se ci incontreremo di nuovola risposta a tutto questo non

ti mancherà!". Egirandosi verso la portagridò: "Addiobambini

addio!"baciò i piccoliuno dopo l'altroe se ne andò.

Nel frattempo il principe Elettore di Sassoniain preda ai suoi

tormentosi pensieriaveva fatto venire due astrologidi nome

Oldenholm e Oleariusche a quel tempo erano molto conosciuti in

Sassoniae li aveva consultati riguardo al contenuto del foglio

misteriosotanto importante per lui e per tutta la stirpe dei suoi

discendenti; e poiché i due uominidopo un'approfondita indagineche

continuò per molti giorninella torre del palazzo di Dresdanon

riuscirono ad accordarsi se la profezia si riferisse ai secoli futuri

o al tempo presentee se non volesse forse alludere alla corona di

Poloniacon la quale i rapporti erano ancora molto ostilila dotta

disputainvece di dissipare l'inquietudineper non dire la

disperazionein cui si trovava l'infelice sovranonon fece che

acccentuarlaaccrescendola alla fine a tal puntoche diventò per il

suo animo assolutamente insopportabile. A questo si aggiunse chepiù

o meno in quei giorniil ciambellano incaricò sua moglieche era sul

punto di seguirlo a Berlinodi far conoscerecon parole adatte

all'Elettoreprima di partirequanto fossero scarsedopo il

tentativo fallito da lui compiuto per mezzo di una donna che non s'era

più fatta vederele speranze di venire in possesso del foglio

conservato da Kohlhaaspoiché la sentenza di morte pronunciata contro

di lui era statadopo un esame accurato degli attiormai firmata

dall'Elettore di Brandeburgoe il giorno dell'esecuzione era già

fissatoper il lunedì successivo alla domenica delle Palme; notizia

alla quale il principecon il cuore lacerato dal dolore e dal

rimorsosi chiusecome un uomo senza più speranzanella sua camera

per due giornisazio della vitanon toccò ciboe il terzo

improvvisamentedopo aver brevemente annunciato al governo che

sarebbe recato a caccia presso il principe di Dessausparì da Dresda.

Dove realmente andassee se si fosse diretto a Dessauè questione

che lasciamo apertapoiché le cronache dal cui confronto noi

ricaviamo questa relazione si contraddicono in modo stranoe si

annullano a vicendasu questo punto. Certo è chea quel tempoil

principe di Dessau non era in condizione di andare a cacciapoiché

giaceva malato a Braunschweigospite di suo zioil conte Enrico; e

chela sera del giorno seguente donna Eloisa arrivava a Berlino

presso il ciambellanomesser Corradosuo consortein compagnia di

un certo conte di Königsteinpresentato da lei come suo cugino.

Nel frattempoper ordine dell'Elettorevenne letta a Kohlhaas la

sentenza di mortegli furono tolte le catene e gli furono

riconsegnati i documenti relativi al suo patrimonioche a Dresda gli

erano stati tolti; epoiché i consiglieri messi a sua disposizione

dal tribunale gli chiesero in che modo volesse provvederedopo la

morteai beni che possedevaegli redassecon l'aiuto di un notaio

un testamento a favore dei figlied elessecome tutore di questi

l'onesto balivo di Pontekohlhaassuo amico. Dopo di ciòla

tranquillità e la contentezza dei suoi ultimi giorni furono senza

pari; poichéper una particolare e straordinaria concessione del

principe Elettorepochi giorni dopo anche le porte del carcere in cui

si trovava furono apertee fu concesso libero accesso a luigiorno e

nottea tutti gli amiciche erano moltiche aveva in città. Ed egli

ebbe perfino la soddisfazione di veder entrare nella sua prigione il

teologo Giacomo Freisinginviato dal dottor Luterocon una lettera

di questiscritta di suo pugno e senza dubbio assai notevolela

qualeperòè andata perdutae di ricevere da questo sacerdotealla

presenza di due decani brandeburghesiche coadiuvarono al ritoil

beneficio della santa comunione.

E cosìtra la generale agitazione della cittàche ancora non

riusciva a mettere da parte la speranza in un atto d'imperio che lo

salvassearrivò il fatale lunedì delle Palme in cui avrebbe dovuto

pagare al mondo il prezzo della riconciliazioneper il troppo

precipitoso tentativo di reintegrare da sé il proprio diritto. Stava

appunto uscendoaccompagnato da una poderosa scortacon due dei suoi

bambini in braccio (concessione che egli aveva espressamente richiesto

al cospetto del tribunale)dalla porta della sua prigionepreceduto

dal teologo Giacomo Freisingquandonel fitto accalcarsi dei

conoscenti che gli stringevano la manoe prendevanotristemente

commiatosi fece strada fino a luicon il viso turbatoil castaldo

del palazzo dell'Elettoree gli diede un foglio checosì dissegli

era stato consegnato per lui da una vecchia. Kohlhaasguardando con

Stupore quell'uomoche conosceva appenaaprì il foglioil cui

sigilloimpresso nella ceralaccagli ricordò immediatamente la

zingara a lui ben nota. Ma chi potrebbe descrivere il suo

sbalordimentoquando vi lesse il seguente messaggio: "Kohlhaasil

principe Elettore di Sassonia è a Berlino; egli ti ha preceduto sulla

piazza dell'esecuzioneese ti interessapotrai riconoscerlo dal

suo cappelloornato da piume bianche e azzurre. L'intenzione che l'ha

guidato non serve che te la dica: vuolenon appena tu sarai sepolto

far dissotterrare la capsulae aprire il foglio che vi si trova. La

tua Lisabetta".

Kohlhaasgirandositotalmente sconvoltoverso il castaldo gli

chiese se sapeva chi fosse la misteriosa donna che gli aveva

consegnato il foglio. Ma quando il castaldo rispose: "Kohlhaasla

donna..."e a metà del discorsoin modo strano si interruppeegli

trascinato dal corteoche proprio in quel momento si era rimesso in

motonon poté udire le parole che l'uomoche sembrava tremare in

tutto il corpopronunciava.

Quando arrivò sulla piazza dell'esecuzionevi trovò in attesafra

una sterminata moltitudineil principe Elettore del Brandeburgoa

cavallocon il suo seguitofra il quale era presente anche il Gran

Cancellieremesser Enrico di Geusau: alla destra del principe

l'avvocato imperialeFrancesco Mullercon una copia della sentenza

di morte in manoa sinistra del principe l'avvocato di questiil

giurisperito Antonio Zaunercon le conclusioni del tribunale di corte

di Dresda; eal centro del semicerchiochiuso in fondo dal popolo

un araldo con un fagotto in manoe i due morellilustri e ben

pasciutiche battevano il terreno con gli zoccoli. Infatti il Gran

Cancellieremesser Enricoaveva vinto la causa intentata a Dresda

in nome del suo sovranocontro il barone Venceslao di Tronkapunto

per punto e senza la minima limitazione; e di conseguenza i cavalli

resi al loro onore dallo sventolio di una bandiera sopra le loro

testee poi ritirati dalle mani dello scortichino che li nutriva

erano stati ingrassati dalla gente del baroneealla presenza dl una

commissione insediata a questo scopoerano stati consegnati

all'avvocatosulla piazza del mercato di Dresda.

Il principe Elettorequando Kohlhaasaccompagnato dalla sua scorta

avanzò sul rialto davanti a luiparlò così:

"EccoKohlhaas: oggi è il giorno in cui ti è resa giustizia! Guarda!

Io ti riconsegno ora tutto quello che ti fu con la violenza sottratto

al castello di Tronkae che iocome tuo sovranoero tenuto a farti

restituire: i morelliil fazzolettoi fiorinila biancheriae

anche le spese per le cure al tuo servo Ersianocaduto presso

Muhlberg. Sei contento di me?".

Kohlhaasposati a terra accanto a sé i due bambini che aveva in

bracciolesse velocementecon gli occhi spalancati e raggiantile

conclusioni del processochea un cenno del Gran Cancellieregli

erano state consegnate; e poiché vi trovò anche una clausola con la

quale il barone Venceslao era condannato a due anni di prigionesi

lasciò cadereda lontanosopraffatto dai suoi sentimentiin

ginocchio davanti all'Elettorecon le mani incrociate sul petto. Egli

assicurò con voce lieta al Gran Cancellierealzandosi e portandosi la

mano al pettoche il più grande desiderio che aveva in terra era

adempiuto; si avvicinò ai cavallili esaminòne palpò il collo sodo;

e dichiarò allegramente al Cancelliereritornando verso di luiche

"li regalava ai suoi due figliEnrico e Leopoldo".

Il Cancellieremesser Enrico di Geusaurivolgendosi a lui

benevolmente da cavallogli promisein nome del principe Elettore

che la sua ultima volontà sarebbe stata religiosamente rispettatae

lo invitò a disporre come meglio riteneva anche delle altre cose

contenute nel fagotto. Allora Kohlhaas invitò la vecchia madre di

Ersianoche aveva visto sulla piazzaa uscire dalla folla che aveva

intornoe consegnandole il fagotto le disse: "Eccononnatutto ciò

ti appartiene"; aggiungendo al denaro che si trovava nel fagotto anche

la somma che aveva ricevuto come proprio indennizzoche volle darle

in donocome sostegno e conforto per i suoi ultimi giorni.

"AdessoKohlhaasmercante di cavalli"esclamò il principeElettore

"al quale è stata data in questo modo soddisfazionepreparati a dare

a tua volta soddisfazione a Sua Maestà l'imperatorel'avvocato del

quale è al mio fiancoper la rottura della pubblica pace!".

Kohlhaastogliendosi il cappello e gettandolo al suolodisse che era

pronto! Affidò i suoi bambinidopo averli presi su da terra ancora

una voltae stretti al pettoal balivo di Pontekohlhaasementre

questicon lacrime silenzioseli portava via dalla piazzasi

avvicinò al ceppo. Stava per l'appunto sciogliendosi il fazzoletto dal

colloe aprendosi il giustacuorequandoguardando di sfuggita il

cerchio formato dal popoloscorsea breve distanza da séfra due

cavalieri che lo coprivano a metà coi loro corpil'uomo ben noto

dalle piume bianche e azzurre. Con uno scarto improvvisoche sorprese

la scorta che lo circondavaKohlhaas gli andò proprio davantisi

sciolse dal petto la capsulane tirò fuori il foglioruppe il

sigillo e lo lesse: e con gli occhi fissi sull'uomo dalle piume

bianche e azzurreche già cominciava a nutrire dolci speranzelo

mise in bocca e lo inghiottì. L'uomo dalle piume bianche e azzurrea

quella vistapreso da convulsionicadde svenuto. Kohlhaasmentre

gli accompagnatori di quell'uomo si chinavanoaffrantisu di lui e

lo tiravano su da terrasi girò verso il patibolodove la sua testa

cadde sotto la scure del boia.

Qui finisce la storia di Kohlhaas. Si depose la salma nella barafra

il compianto unanime del popolo; ementre i necrofori la sollevavano

per darle degna sepoltura nel camposanto fuori cittàil principe

Elettore chiamò a sé i figli del defunto e dichiarando al Gran

Cancelliere che dovevano essere educati nella scuola dei paggi di

corteli armò cavalieri. Il principe Elettore di Sassonia ritornò

poco dopostraziato nel corpo e nell'animaa Dresdae quello che

accadde dopo va letto nella storia. Ma di Kohlhaas nel secolo scorso

vivevano ancora nel Meclemburgo alcuni felici e gagliardi discendenti.