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Francesco Guicciardini

 

 

 

RICORDI

 

 

 

SERIE PRIMA

 

Se bene lo ozio solo non fa ghiribizzi

pure male si fanno e' ghiribizzi sanza ozio.

 

 

1. Quelli cittadini che appetiscono onore e gloria nellacittá sono laudabili e utilipure che non la cerchino per via di sètte e diusurpazionema con lo ingegnarsi di essere tenuti buoni e prudentie farebuone opere per la patria; e Dio volessi che la republica nostra fussi prima diquesta ambizione. Ma perniziosi sono quelli che appetiscono per fine suo lagrandezzaperché chi la piglia per idolo non ha freno alcunoné digiustiziané di onestáe farebbe uno piano di ogni cosa per condurvisi.

 

2. Chi non è in veritá buono cittadino non può lungamenteessere tenuto per buono; però ancora che non desiderano piú presto parerebuoni che esserebisogna che si sforzino di essere; altrimenti alla fine nonpossono parere.

 

3. Gli uomini sono naturalmente inclinati al bene; in modoche a tuttiquando non cavano piacere o utilitá dal malepiace piú el beneche el male; ma perché la natura loro è fragilee le occasione che gliinvitano al male sono infinitesi partono facilmente per interesse propriodalla inclinazione naturale. Però non per violentarglima per ritenergli insul naturale suofu trovato da' savi legislatori lo sprone e la brigliacioèel premio e la pena; e' quali quando non si usano in una republicararissimicittadini di quella si truovano buoni; e noi ne veggiamo in Firenze tutto dí laesperienzia.

 

4. Se di alcuno si intende o legge che sanza alcuno suocommodo o interesse ami piú el male che el benesi debbe chiamare bestia e nonuomo; poi che manca di quello appetito che naturalmente è commune a tutti gliuomini.

 

5. Grandi difetti e disordini sono in uno vivere populareenondimeno nella nostra cittá e savi e buoni cittadini lo appruovono per menomale.

 

6. Dunche si può conchiudere che in Firenze chi è savio èanche buono cittadinoperché se non fussi buono cittadino non sarebbe savio.

 

7. Quella generositá che piace a' populi si truova rarissimevolte negli uomini veramente savi; però non è cosí laudabile chi pare cheabbia del generosocome chi ha del maturo.

 

8. Amano e' popoli nelle repubbliche uno cittadino che facciagiustizia; a' savi portano piú reverenzia che amore.

 

9. O Dioquante sono piú le ragione che mostrano che larepubblica nostra abbia in breve a venire menoche quelle che persuadono che lasi abbi a conservare molto tempo!

 

10. Assai si vale chi ha buono giudicio di chi ha buonoingegno; molto piú che pel contrario.

 

11. Non repugna alla equalitá del vivere populare che unocittadino abbia piú riputazione che l'altropure che la proceda da amore oreverenzia universalee sia in facultá del popolo levargliene a sua posta;anzisanza simili puntelli male si sostengono le repubbliche; e buono per lacittá nostra se gli sciocchi da Firenze intendessino bene questa parte!

 

12. Chi ha a comandare a altri non debbe avere troppadiscrezione o rispetto nel comandare; non dico che debba essere sanza essamala molta è nociva.

 

13. È molto utile el governare le cose sue segretamentemapiú utile in chi si ingegna quanto può di non parere con gli amici; perchémolticome poco stimatisi sdegnono quando veggono che uno recusa diconferirgli le cose sue.

 

14. Tre cose desidero vedere innanzi alla mia morte; madubitoancora che io vivessi moltonon ne vedere alcuna; uno vivere direpubblica bene ordinato nella cittá nostraItalia liberata da tutti e'Barbarie liberato el mondo dalla tirannide di questi scelerati preti.

 

15. Chi non è bene sicuro o per convenzione o per sentirsisí potente che non abbia in caso alcuno da temerefa pazzia nelle guerre dialtri a starsi neutraleperché non satisfá al vinto e rimane preda delvincitore; e chi non crede alla ragioneguardi allo esemplo della cittánostrae a quello che gli intervenne dello stare neutrale nella guerra che papaIulio e el re cattolico d'Aragona ebbono con Luigi re di Francia.

 

16. Se pure vuoi stare neutralecapitola almanco laneutralitá con quella parte che la desideraperché è uno modo di aderirsi; ese questa vinceráará pure forse qualche freno o vergogna a offenderti.

 

17. Molto maggiore piacere si truova nel tenersi le voglie[non] oneste che nel cavarseleperché questo è brevee del corpo; quelloraffreddo che sia un poco lo appetitoè durabilee dell'animo e conscienzia.

 

18. È da desiderare piú l'onore e la riputazione che lericchezze; ma perché oggidí sanza quelle male si ha e conserva la riputazionedebbono gli uomini virtuosi cercare non d'averne immoderatamentema tante chebasti allo effetto di avere o conservare la riputazione e autoritá.

 

19. El popolo di Firenze è communemente poveroe per laqualitá del vivere nostro ognuno desidera assai le ricchezze; però è malecapace di sostenere la libertá della cittáperché questo appetito gli faseguitare l'utile suo privato sanza rispetto o considerazione alcuna dellagloria e onore publico.

 

20. La calcina con che si murano gli stati de' tiranni è elsangue de' cittadini; però doverebbe sforzarsi ognuno che nella cittá sua nons'avessino a murare tali palazzi.

 

21. E' cittadini che vivono nelle repubblichequando lacittá ha uno stato tollerabile benché con qualche difettonon cerchinomutarlo per averne uno miglioreperché quasi sempre si peggiora; non essendoin potestá di chi lo muta fare che el governo nuovo sia apunto secondo eldisegno e pensiero suo.

 

22. La piú parte de' mali che fanno e grandi nelle cittánasce da sospetto; però quando uno è fatto grandela cittá non ha da avereobligo a chi gli tenta contro cose nuove sanza buone occasioneperché siaccresce el sospettoe da quello e mali della tirannide.

 

23. La malignitá ne' poveri può facilmente procedere peraccidentene' ricchi è piú spesso per natura; però ordinariamente è dabiasimare piú in uno ricco che in uno povero.

 

24. Chi o principe o privato vuole persuadere a uno altro elfalso per mezzo di uno suo imbasciatoreo di altridebbe prima ingannare loimbasciatore; perché opera e parla con piú efficaciacredendo che cosí siala mente del suo principeche non farebbese sapessi essere simulazione.

 

25. Dal fare o non fare una cosa che pare minima dipendonospesso momenti di cose importantissime; però si debbe etiam nelle cosepiccole essere avvertito e considerato.

 

26. Facile cosa è guastarsi uno bello esseredifficile èacquistarlo; perché chi si truova in buono grado debbe fare ogni sforzo per nonse lo lasciare uscire di mano.

 

27. È pazzia sdegnarsi con quelle personecon le quali perla grandezza loro tu non puoi sperare di poterti vendicare; però se bene tisenti ingiuriato da questibisogna patire e simulare.

 

28. Nella guerra nascono da un'ora a un'altra infinitevarietá; però non si debbe pigliare troppo animo delle nuove prosperenéviltá delle avverse; perché spesso nasce qualche mutazione; e questo ancheinsegni a chi se gli presentano le occasione nella guerrache non le perdaperché le durano poco.

 

29. Come el fine de' mercatanti el piú delle volte è elfallirequello de' naviganti annegarecosí spesso di chi lungamente governaterre di Chiesa el fine è capitare male.

 

30. Mi disse giá el marchese di Pescarache le cose chesono universalmente desideraterare volte riescono; se è verola ragione èche pochi sono quelli che communemente danno el moto alle cosee e' fini de'pochi sono quasi sempre contrari a' fini e appetiti di molti.

 

31. Non combattete mai con la religionené con le cose chepare che dependono da Dio; perché questo obietto ha troppa forza nella mentedegli sciocchi.

 

32. Fu detto veramente che la troppa religione guasta elmondoperché effemmina gli animiaviluppa gli uomini in mille erroriedivertisceli da molte imprese generose e virile; né voglio per questo derogarealla fede cristiana e al culto divinoanzi confermarlo e augumentarlodiscernendo el troppo da quello che bastae eccitando gli ingegni a beneconsiderare quello di che si debbe tenere contoe quello che sicuramente sipuò sprezzare.

 

33. Tutte le sicurtá che si possono avere dallo inimico sonobuonedi fededi amicidi promessee di altre assicurazione; ma per la malacondizione degli uomini e variazione de' tempinessuna ne è migliore e piúferma che lo acconciare le cose in modo che el fondamento della sicurtá tuaconsista piú in sul non potere lo inimico tuo offenderti che in sul non volere.

 

34. Non puoi secondo el vivere del mondo avere maggiorefelicitá che vederti lo inimico tuo prostrato innanzi in terrae a tuadiscrezione; e però per avere questo effetto non si debbe pretermettere niente.La felicitá grande consiste in questo: ma maggiore ancora è la gloria in usaretanta fortuna laudabilmentecioè essere clemente e perdonare; cosa propriadegli animi generosi e eccelsi.

 

35. Questi ricordi sono regole che si possono scrivere in su'libri; ma e' casi particulariche per avere diversa ragione s'hanno a governarealtrimentisi possono male scrivere altrove che nel libro della discrezione.

 

36. È molto laudato apresso agli antichi el proverbio: Magistratusvirum ostendit; perché non solo fa cognoscere per el peso che s'hasel'uomo è d'assai o da pocoma ancora perché per la potestá e licenzia siscuoprono le affezione dello animocioè di che natura l'uomo sia; atteso chequanto l'uomo è piú grandetanto manco freno e rispetto ha a lasciarsiguidare da quello che gli è naturale.

 

37. Ingegnatevi di non venire in malo concetto apresso a chiè superiore nella patria vostrané vi fidate che el modo o traino del vostrovivere sia tale che non pensiate avergli a capitare alle mani; perché nasconoinfiniti e non pensati casiche è forza avere bisogno di lui. Ed e conversoel superiore se ha voglia di punirti o vendicarsi di tenon lo facciaprecipitatamentema aspetti el tempo e la occasione; perché sanza dubio alungo andare gli verrá di sorteche sanza scoprirsi maligno o passionatopotrá o in tutto o in parte satisfare al suo desiderio.

 

38. Chi ha governo di cittá o di popolise gli vuole tenerecorrettibisogna che sia severo in punire tutti e delittima può usaremisericordia nella qualitá delle pene; perché da' casi atroci e quelli chehanno bisogno di esemplo in fuoraassai è ordinariamente se gli altri delittisono puniti a quindici soldi per lira.

 

39. Se e' servidori fussino discreti o gratisarebbe onestoe debito che el padrone gli beneficassi quanto potessi: ma perché sono el piúdelle volte di altra naturae quando sono pieni o ti lasciano o ti straccanoperò è piú utile andare con loro con la mano stretta; e trattenendoli consperanzadare loro di effetti tanto che basti a fare che non si disperino.

 

40. El ricordo di sopra bisogna usarlo in modoche loacquistare nome di non essere benefattore non faccia che gli uomini ti fugghinoe a questo si provvede facilmente col beneficarne qualcuno fuora della regola;perché naturalmente la speranza ha tanta signoria negli uominiche piú tigiova e piú esemplo ti fa apresso agli altri uno che tu n'abbia beneficatochecento che non abbino avuto da te remunerazione.

 

41. Piú tengono a memoria gli uomini le ingiurie che e'benefici; anzi quando pure si ricordano del beneficiolo reputano minore che infatto non fupersuadendosi meritare piú che non meritano; el contrario si fadella ingiuriache duole a ognuno piú che ragionevolmente non doverria dolere;peròdove gli altri termini sono pariguardatevi da fare piacere a unochedi necessitá faccia a uno altro dispiacere equaleperché per la ragione dettadi sopra si perde in grosso piú che non si guadagna.

 

42. Piú fondamento potete fare in uno che abbia bisogno divoio che nel caso che corre abbia lo interesse communeche in uno beneficatoda voiperché gli uomini communemente non sono grati; però se non voleteingannarvifate e calculi con questa misura.

 

43. Ho posto e' ricordi prossimi perché sappiate vivere ecognoscere quello che le cose pesanonon per farvi ritirare dal beneficare:perché oltre che è cosa generosa e che procede da bello animosi vede pureche talvolta è remunerato qualche beneficioe anche di sorte che ne pagamolti; ed è credibile che a quella potestá che è sopra gli uomini piaccino leazione nobilee però non consenta che sempre siano sanza frutto.

 

44. Ingegnatevi avere degli amiciperché sono buoni intempiluoghi e casi che tu non penseresti; questo ricordo è vulgatoma nonpuò considerare profondamente quanto vaglia colui a chi non è accaduto inqualche sua importanza sentirne la esperienzia.

 

45. Piace universalmente chi è di natura vera e liberaedè cosa generosama talvolta nuoce; da altro canto la simulazione è utileeanche spesso necessaria per le male nature degli altrima è odiatae ha delbrutto; donde non so quale sia da eleggere. Crederrei che si potessi usare l'unaordinariamentenon abbandonando però l'altra; cioè nel caso tuo ordinario ecommune di vivereusare la prima in modo che acquisti el nome di personalibera; e nondimeno in certi casi importanti e rari usare la simulazionelaquale a chi vive cosí è tanto piú utile e succede meglioquanto per averenome del contrario ti è piú facilmente creduto.

 

46. Per la ragione di sopra non laudo chi vive sempre consimulazione e con artema escuso chi qualche volta la usa.

 

47. Sia certo che se tu desideri che non si sappia che tuabbia fatto o tentato qualche cosacheancora che sia quasi scoperto e publicoè sempre in proposito el negarla; perché la negazione efficacequando benenon persuada a chi ha indizi o creda el contrariogli mette almanco el cervelloa partito.

 

48. È incredibile quanto giovi a chi ha amministrazione chele cose sua siano secrete; perché non solo e' disegni tuoi quando si sannopossono essere prevenuti o interrottima etiam lo ignorarsi e' tuoipensieri fa che gli uomini stanno sempre attoniti e sospesi a osservare le tueazionee in su ogni tuo minimo moto si fanno mille commenti; il che ti fagrandissima riputazione. Però chi è in tale grado doverrebbe avvezzare sé esuoi ministri non solo a tacere le cose che è male che si sappinoma ancoratutte quelle che non è utile che si publichino.

 

49. Conviene a ognuno el ricordo di non comunicare e' secretisuoi se non per necessitáperché si fanno schiavi di coloro a chi glicomunicanooltre a tutti gli altri mali che el sapersi può portare; e se purela necessitá vi strigne a dirglimetteteli in altri per manco tempo poteteperché nel tempo assai nascono mille pensamenti cattivi.

 

50. Lo sfogarsi qualche volta de' piaceri o dispiaceri suoiè cosa di grande confortoma è nociva; però è saviezza lo astenersenesebene è molto difficile.

 

51. Osservai quando ero imbasciadore in Spagna apresso al redon Ferrando d'Aragonaprincipe savio e gloriosoche lui quando voleva fareuna impresa nuovao altra cosa di importanzanon prima la publicava e poi lagiustificavama si governava pel contrario; procurando artificiosamente in modoche innanzi che si intendessi quello lui aveva in animosi divulgava che el reper le tali ragione doverrebbe fare questo; e però publicandosi poilui volerefare quello che giá prima pareva a ognuno giusto e necessarioè incredibilecon quanto favore e con quanta laude fussino ricevute le sue deliberazione.

 

52. Ancora quelli che attribuendo el tutto alla prudenzia evirtú si ingegnano escludere la fortuna non possono negare che almanco siagrandissimo beneficio di fortuna che al tempo tuo corrino occasione che abbino aessere in prezzo quelle parte o virtú in che tu vali; e si vede per esperienziache le medesime virtú sono stimate piú o manco a uno tempo che all'altroe lemedesime cose fatte da uno in uno tempo saranno gratefatte a un altro temposaranno ingrate.

 

53. Non voglio giá ritirare coloro che infiammati dalloamore della patria si metteriano in pericolo per ridurcela in libertá; ma dicobene che chi nella cittá nostra cerca mutazione di stato per interesse suo nonè savioperché è cosa pericolosa; e si vede con effetto che pochissimitrattati sono quelli che riescono. E di poi quando bene è successosi vedequasi sempre che tu non conseguisci nella mutazione di gran lunga a quello chetu hai disegnato; e inoltre ti oblighi a uno perpetuo travaglioperché semprehai da dubitare che non tornino quelli che tu hai cacciati e che ti ruinino.

 

54. Non vi affaticate nelle mutazione che non partorisconoaltro che mutare e' visi degli uomini; perchéche beneficio ti reca se quellomedesimo male o dispetto che ti faceva Pieroti fará Martino? verbigraziachepiacere puoi tu avere di vedere andarsene messer Gorose in luogo suo entrerráun altro di simile sorte?

 

55. Chi pure vuole attendere a trattatisi ricordi cheniente gli rovina piú che el desiderio di volergli conducere troppo sicuri;perché per questo si interpone piú tempoimplicansi piú uomini e mescolansipiú coseche è causa di fare scoprire simili pratiche. Ed anche è da credereche la fortunasotto dominio di chi sono queste cosesi sdegni con chi vuoletanto liberarsi dalla potestá sua e assicurarsi: però conchiudo che è piúsicuro volergli eseguire con qualche pericolo che con molta sicurtá.

 

56. Non disegnate in su quello che non avetené spendete insu' guadagni futuriperché molte volte non succedono. Vedesi che e' mercatantigrossi falliscono el piú delle volte per questoquando per speranza di unomaggiore guadagno futuroentrano in su' cambila multiplicazione de' quali ècerta e ha tempo determinato; ma e' guadagni molte volte o non vengono o siallungano piú che el disegno; in modo che quella impresa che avevi cominciatacome utileti riesce dannosissima.

 

57. Non crediate a questi che predicano d'avere lasciato lefaccende per amore della quietee di essere stracchi dalla ambizione; perchéquasi sempre hanno nel cuore el contrario; e si sono ridotti a vita appartata oper sdegno o per necessitá o per pazzia. Lo esemplo se ne vede tutto dí;perché a questi tali subito si rappresenta qualche spiraglio di grandezzaabbandonata la tanto lodata quietevi si gettano con quello impeto che fa elfuoco a una cosa secca o unta.

 

58. Se avete fallatopensatela e misuratela bene innanzi cheentriate in prigione; perché ancora che el caso fussi molto difficile ascoprireè incredibile a quante cose pensa el giudice diligente e desiderosodi ritrovarlo; e ogni minimo spiraglio è bastante a fare venire tutto in luce.

 

59. Io ho desiderato come gli altri uomini l'onore e l'utilee insino a qui per grazia di Dio e buona sorte mi è succeduto sopra el disegno;ma non vi ho poi ritrovato drento alcuna di quelle cose e satisfazione chem'avevo immaginato; ragione chechi bene la considerassidoverria bastare aestinguere assai della sete degli uomini.

 

60. La grandezza di stato è desiderata universalmenteperché tutto el bene che è in lei apparisce di fuorael male sta drentoocculto; el quale chi vedessi non arebbe forse tanta vogliaperché è pienasanza dubio di pericolidi sospettidi mille travagli e fatiche; ma quello cheper avventura la fa desiderabile anche agli animi purgatiè lo appetito cheognuno ha di essere superiore agli altri uominiatteso massime che in nessunaaltra cosa ci possiamo assomigliare a Dio.

 

61. Le cose non premeditate muovono sanza comparazione piúche le previste; però chiamo io animo grande e interrito quello che regge e nonsi sbigottisce per e' pericoli e accidenti repentini; cosa che a giudicio mio èrarissima.

 

62. Quando si fa una cosase si potessi sapere quello chesarebbe seguito se non fussi fatta questao se si fussi fatto el contrariomolte cose sono biasimate e laudate dagli uomini che si cognoscerebbe meritanocontraria sentenzia.

 

63. Non è dubbio che quanto l'uomo piú invecchiapiúcresce la avarizia; si dice communemente esserne causa perché è bene ignorantequello vecchio che non cognosce che sempre con la etá si diminuisce el bisogno.E inoltre veggo che ne' vecchi si augumenta al continuocioè in moltilalussuriadico lo appetitonon le forzela crudeltá e gli altri vizi; peròcredo che la ragione possi essere che l'uomo quanto piú vive tanto piú siabitua alle cose del mondoe ex consequenti piú le ama.

 

64. La medesima ragione fa che quanto piú l'uomo invecchiatanto piú gli pare fatica di moriree sempre piú vive con le azione e co'pensiericome se fussi certo la vita sua avere a essere perpetua.

 

65. Si crede e anche spesso si vede per esperienziache lericchezze male acquistate non passano la terza generazione. Santo Augustinodiceche Dio permette che chi l'ha acquistate le goda in remunerazione diqualche bene che ha fatto in vita; ma poi non passano troppo innanziperché ègiudicio cosí ordinato da Dio alla roba male acquistata. Io dissi giá a miopadreche a me occorreva una altra ragione; perché communemente chi guadagnala roba è allevato da poverola amae sa la arte del conservarla; ma e'figliuoli poi e nipoti che sono allevati da ricchi né sanno che cosa siaguadagnare robanon avendo arte o modo di conservarlafacilmente la dissipano.

 

66. Non si può biasimare lo appetito di avere figliuoliperché è naturalema dico bene che è spezie di felicitá el non ne avere;perché eziandio chi gli ha buoni e saviha sanza dubio molto piú dispiacereda loro che consolazione. Lo esemplo n'ho veduto io in mio padreche a' dísuoi era esemplo in Firenze di padre bene dotato di figliuoli; però pensatecome stia chi gli ha di mala sorte.

 

67. Non biasimo interamente la giustizia civile del Turcoche è piú presto precipitosa che sommaria; perché chi giudica a occhi serratiespedisce verisimilmente la metá delle cause giustamentee libera le partedella spesa e perdita di tempo; ma e' nostri giudici procedono in modochespesso farebbe piúper chi ha ragioneavere avuto el primo dí la sentenziacontroche conseguirla doppo tanto dispendio e tanti travagli; sanza cheperla malignitá o ignoranzia de' giudicie ancora la oscuritá delle leggesi faanche a noi troppo spesso del bianco nero.

 

68. Erra chi crede che e' casi rimessi dalla legge a arbitriodel giudice siano rimessi a sua voluntáe a suo beneplacitoperché la leggenon gli ha voluto dare potestá di farne grazia; ma non potendo in tutti e' casiparticulari per la diversitá delle circumstanzie dare precisa determinazionesi rimette per necessitá allo arbitrio del giudicecioè alla sua sinderesialla sua coscienziache considerato tutto faccia quello che gli pare piúgiusto. E questa larghezza della legge lo assolve d'averne a dare conto pe'palazzi; perché non avendo el caso determinatosi può sempre escusare; ma nongli dá giá facultá di dare dono della roba di altri.

 

69. Si vede per esperienzia che e' padroni tengono poco contode' servidorie per ogni suo interesse o appetito gli mettono da parteo glistrascinano sanza rispetto; però sono savi e' servidori che fanno el medesimoverso e' padroniconservando però sempre la fede sua e l'onore.

 

70. Credino e' giovani che la esperienzia insegna moltoepiú ne' cervelli grandi che ne' piccoli; e chi lo considerassi ne troverebbefacilmente la ragione.

 

71. Non si può benché con naturale perfettissimo intenderebenee aggiungere a certi particulari sanza la esperienzia che sola gliinsegna; e questo ricordo lo gusterá meglio chi ha maneggiato faccende assaiperché con la esperienzia medesima ha imparato quanto vaglia e sia buona laesperienzia.

 

72. Piace sanza dubio piú uno principe che abbia del prodigoche uno che abbia dello stretto; e pure doverrebbe essere le contrarioperchéel prodigo è necessitato fare estorsione e rapinelo stretto non toglie anessuno; piú sono quelli che patiscono dalle gravezze del prodigoche quelliche hanno beneficio dalla sua larghezza. La ragione adunche a mio giudicio èche nelli uomini può piú la speranza che el timoree piú sono quelli chesperano conseguire qualche cosa da luiche quelli che temono di essereoppressi.

 

73. Lo intendersi bene co' fratelli e co' parenti ti fainfiniti benefici che tu non cognosciperché non appariscono a uno per unomain infinite cose ti profitta e fàtti avere in rispetto; però debbi conservarequesta opinione e questo amore etiam con qualche tua incommoditá. E inquesto si ingannono spesso gli uomini; perché si muovono da quello poco dannoche appariscee non considerano quanto siano grandi e' beni che non si veggono.

 

74. Chi ha autoritá e superioritá in altri può spingersiet estenderla ancora sopra le forze sueperché e' sudditi non veggono e nonmisurano apunto quello che tu puoi o [non] puoi fare; anziimmaginandosi spessola potestá tua maggiore che la non ècedono a quelle cose che tu non glipotresti costringere.

 

75. Io fui giá di opinione di non vederecol pensare assaipiú di quello che io vedessi presto; ma con la esperienzia ho cognosciutoessere falsissimo; per che fatevi beffe di chi dice altrimenti. Quanto piú sipensano le cosetanto piú si intendono e fanno meglio.

 

76. Quando ti viene la occasione di cosa tu desideripigliala sanza perdere tempo; perché le cose del mondo si variano tanto spessoche non si può dire d'avere la cosa insino non l'hai in mano. E per la medesimaragione quando ti è proposto qualche cosa che ti dispiacecerca differire elpiú che puoiperché a ogni ora si vede che el tempo porta accidenti che ticavano di queste difficultá: e cosí s'ha intendere quello proverbio che sidice avere in bocca e' savi: che si debbe godere el beneficio del tempo.

 

77. Sono alcuni uomini facili a sperare quello chedesideranoaltri che mai lo cedono insino non ne sono bene sicuri; è sanzadubio meglio sperare poco che moltoperché la troppa speranza ti fa mancare didiligenziae ti dá piú dispiacere quando la cosa non succede.

 

78. Se vuoi cognoscere quali sono e' pensieri de' tirannileggi Cornelio Tacitodove fa menzione degli ultimi ragionamenti che ebbeAugusto con Tiberio.

 

79. El medesimo Cornelio Tacitoa chi bene lo considerainsegna per eccellenziacome s'ha a governare chi vive sotto e' tiranni.

 

80. Quanto bene disse colui: Ducunt volentes fatanolentes trahunt! Se ne vede ogni dí tante esperienzieche a me non pareche mai cosa alcuna si dicessi meglio.

 

81. El tiranno fa estrema diligenzia di scoprire lo animotuocioè se ti contenti del suo statocon considerare gli andamenti tuoiconcercare di intenderlo da chi conversa tecoe col ragionare teco di varie cosee proporre partitie dimandarti parere. Però se vuoi che non ti intendabisogna ti guardi con grandissima diligenzia da' mezzi che lui usacioè nonusando termini che gli possono dare sospetto; guardando come tu parli etiamcogli intimi tuoie seco ragionando e intendendo di sorte che non ti possacarcare; il che ti riuscirá se arai sempre fisso nell'animoche lui quantopuò ti circunviene per scoprirti.

 

82. A chi ha condizione nella patria e sia sotto uno tirannosanguinoso e bestialesi possono dare poche regole che siano buoneeccetto eltôrsi lo esilio. Ma quando el tirannoo per prudenziao per necessitá per lecondizione del suo statosi governa con rispettouno uomo bene qualificatodebbe cercare di essere tenuto d'assai e animosoma di natura quietonécupido di alterare se non è sforzato; perché in tal caso el tiranno ti carezzae cerca di non ti dare causa di pensare a fare novitáil che non farebbe se ticognoscessi inquieto; perché allora pensando che a ogni modo tu non sia perstare fermoè necessitato a pensare sempre la occasione di spegnerti.

 

83. Nel caso di sopra è meglio non essere de' piúconfidenti del tirannoperché non solo ti carezzama in molte cose fa manco asicurtá teco che con li suoi. Cosí tu godi la sua grandezzae nella rovinasua diventi grande: ma non è buono questo ricordo per chi non ha condizionegrande nella sua patria.

 

84. È differenzia da avere e' sudditi disperati a averglimalcontentiperché quegli non pensano mai a altro che a mutazionee lecercano ancora con suo pericolo; questise bene desiderano cose nuovenoninvitano le occasionema le aspettano.

 

85. Non si possono governare e' sudditi bene sanza severitáperché la malignitá degli uomini ricerca cosí; ma si vuole mescolaredestrezzae fare ogni dimostrazione perché si creda che la crudeltá non tipiacciama che tu la usi per necessitáe per salute publica.

 

86. Si doverria attendere agli effettinon alledimostrazione e superficie; nondimanco è incredibile quanta grazia ti conciliaapresso agli uomini le varie carezze ed umanitá di parole; la ragione credo chesiaperché a ognuno pare meritare piú che non valee però si sdegna quantovede che tu non tieni di lui quello conto che gli pare che si convenga.

 

87. È cosa onorevole e da uomonon promettere se non quantovuoi attendere; ma communemente ognuno a chi tu nieghibenché giustamenteresta male satisfatto perché gli uomini non si governano con la ragione. Elcontrario interviene a chi promette assaiperché intervengono spesso casi chefanno che non accade fare esperienzia di quello che tu hai promessoe cosí haisatisfatto con niente e se pure s'ha a venire allo attonon mancano spessoscuse: e molti sono sí grossiche si lasciano aggirare con le parole.Nondimanco è sí brutto mancare della parola suache propendere a ogniutilitá che si tragga del contrario; e però l'uomo si debbe ingegnare diintrattenersi quanto può con le risposte generale e piene di speranzafuggendoquanto si può el promettere precisamente.

 

88. Guardatevi da tutto quello che vi può nuocere e nongiovare; però né in assenzia né in presenzia di altri non dite mai sanzaprofitto o necessitá cose che gli dispiacciono; perché è pazzia farsi inimicisanza proposito; e ve lo ricordoperché quasi ognuno erra in questaleggerezza.

 

89. Chi entra ne' pericoli sanza considerare quello cheimportino si chiama bestiale; ma animoso è chi cognoscendo e' pericoli vi entrafrancamenteo per necessitá o per onorevole cagione.

 

90. Credono molti che uno savioperché vede tutti e'pericolinon possa essere animoso; io sono di opinione contrariache non possaessere savio chi è timidoperché giá manca di giudicio chi stima el pericolopiú che non si debbe. Maper dichiarare bene questo passo che è confusodicoche non tutti e' pericoli hanno effetto; perché alcuni ne schifa l'uomocon la diligenziaindustria o franchezza sua; altrigli porta via el casoemille accidenti che nascono. Però chi cognosce e' pericoli non gli debbepresupporre tutti certi; ma discorrendo con prudenzia quello in che lui puòsperare di aiutarsie dove el caso verisimilmente gli può fare favorefarsianimoné si ritirare dalle imprese virili e onorevole per paura di tutti e'pericoli che cognosce aversi a correre.

 

91. Erra chi dice che le lettere guastano e' cervelli degliuominiperché è forse vero in chi l'ha debole; ma dove lo truovano buonolofanno perfetto; perché el buono naturale congiunto col buono accidentale fanobilissima composizione.

 

92. Non furono trovati e' príncipi per fare beneficio aloroperché nessuno si sarebbe messo in servitú gratis; ma per interesse de'populiperché fussino bene governati; però come uno principe ha piú rispetto[a sé che] a' populinon è piú principema tiranno.

 

93. È sanza comparazione piú detestabile la avarizia in unoprincipe che in uno privatonon solo perché avendo piú facultá dadistribuire priva gli uomini di tanto piúma ancora perché quello che ha unoprivato è tutto suo e per uso suoe ne può disporre sanza querela giusta dialcuno; ma quanto ha el principegli è dato per uso e beneficio di altrieperò ritenendolo in sé frauda gli uomini di quello che debbe loro.

 

94. Dico che el duca di Ferrara che fa mercantanzia non solofa cosa vergognosama è tirannofaccendo quello che è officio de' privati enon suo; e pecca tanto verso e' populiquanto peccherebbono e' popoli versoluiintromettendosi in quello che è officio solum del principe.

 

95. Tutti gli statichi bene considera la loro originesonoviolenti; né ci è potestá che sia legittimadalle repubbliche in fuoranella loro patria e non piú oltre; né anche quella dello imperadoreche èfondata in sulla autoritá de' romaniche fu maggiore usurpazione che nessunaaltra; né eccettuo da questa regola e' pretila violenzia de' quali è doppiaperché a tenerci sotto usano le arme temporali e le spirituali.

 

96. Le cose del mondo sono sí varie e dependono da tantiaccidentiche difficilmente si può fare giudicio del futuro; e si vede peresperienzia che quasi sempre le conietture de' savi sono fallace: però nonlaudo el consiglio di coloro che lasciano la commoditá di uno bene presentebenché minoreper paura di uno male futurobenché maggiorese non è moltopropinquo o molto certo; perché non succedendo poi spesso quello di che temeviti truovi per una paura vana avere lasciato quello che ti piaceva; e però èsavio proverbio: di cosa nasce cosa.

 

97. Ne' discorsi dello stato ho veduto spesso errare chi fagiudicio; perché si esamina quello che ragionevolmente doverrebbe fare questo equello principee non quello che fará secondo la natura e cervello suo; peròchi vuole giudicare che faráverbigraziael re di Franciadebbe avere piúrispetto a quale sia la natura e costume di uno franzeseche a quello chedoverrebbe fare uno prudente.

 

98. Io ho detto molte voltee lo dico di nuovoche unoingegno capace e che sa fare capitale del temponon debbe lamentarsi che lavita sia breve: perché può attendere a infinite cose; e sapendo spendereutilmente el tempogli avanza tempo.

 

99. Chi vuole travagliare non si lasci cavare di possessionedelle faccendeperché dall'una nasce l'altrasí per lo adito che dá laprima alla secondacome per la riputazione che ti porta el trovarti in negocio;e però si può anche a questo adattare el proverbio: di cosa nasce cosa.

 

100. Non è facile el trovare questi ricordima è piúdifficile a eseguirli; perché spesso l'uomo cognoscema non mette in atto;però volendo usarglisforzate la natura e fatevi uno buono abitocol mezzodel quale non solo farete questoma vi verrá fatto sanza fatica quanto vicomanderá la ragione.

 

101. Non si maraviglierá dell'animo servile de' nostricittadini chi leggerá in Cornelio Tacito che e' Romanisoliti a dominare elmondo e vivere in tanta gloriaservivano sí vilmente sotto li imperadoricheTiberiouomo tirannico e superboaveva nausea di tanta dapocaggine.

 

102. Se avete mala satisfazione di unoingegnatevi quantopotete non se ne accorgaperché si aliena tutto da voi; e vengono spessooccasione che vi può servire e vi servirebbese col dimostrare d'averlo inmale concetto non ve l'avessi giocato. E io con mia utilitá n'ho fattoesperienziache in qualche tempo ho avuto malo animo verso unochenon se neaccorgendom'ha poi in qualche occasione servito benee mi è stato buonoamico.

 

103. Le cose che hanno a caderenon per impeto ma perconsumarsivanno piú a lungo che non si credeva da principio; e perché e'moti sono piú lenti che non si credee perché gli uominiquando si ostinanoa patirefanno e sopportano molto piú che non si sarebbe creduto; peròveggiamo che una guerra s'abbia a finire per fameper incommoditápermancamento di danari e modi similiha tratto piú lungo che non si credeva.Cosí la vita di uno tisico si prolunga sempre oltre alla opinione che n'hannoavuta e' medici e gli astanti; e uno mercatante innanzi fallisca per essereconsumato dagli interessisi regge piú tempo che non era creduto.

 

104. Chi conversa con grandi non si lasci levare a cavallodalle carezze e demostrazione superficialecon le quali loro fanno communementebalzare gli uomini come vogliono e affoganli nel favore; e quanto è piúdifficile a difendersenetanto piú debbi strignertie col tenere el capofermo non ti lasciare levare leggiermente.

 

105. Non potete avere maggiore virtú che tenere contodell'onore; perché chi fa questo non teme e' pericoliné fa mai cosa che siabrutta; però tenete fermo questo capoe sará quasi impossibile che tutto nonvi succeda bene: expertus loquor.

 

106. Fatevi beffe di questi che predicano la libertá: nondico di tuttima ne eccettuo bene pochi; perché se sperassino avere meglio inuno stato strettovi correrebbono per le poste; perché in quasi tuttiprepondera el rispetto dello interesse suoe sono pochissimi quegli checognoscono quanto vaglia la gloria e l'onore.

 

107. Mi è stato sempre difficile a credere che Dio abbia apromettere che e' figliuoli del duca Ludovico abbino a godere lo stato diMilanonon tanto perché lui lo usurpò sceleratamentequanto che per farequesto fu causa della servitú e ruina di tutta Italiae di tanti travagliseguiti in tutta la cristianitá.

 

108. Dicoche uno buono cittadino e amatore della patria nonsolo debbe trattenersi col tiranno per sua sicurtáperché è in pericoloquando è avuto a sospettoma ancora per beneficio della patriaperchégovernandosi cosígli viene occasione co' consigli e con le opere di favoriremolti beni e disfavorire molti mali: e questi che gli biasimano sono pazziperché starebbe fresca la cittá e loro se el tiranno non avessi intorno altroche tristi!

 

109. Fa a proposito nostro che in Siena sia uno stato savioquando noi siamo in termini che non possiamo sperare di soggiogarla; perché unosavio si intratterrá sempre volentieri con noiné mai ará caro che inToscana venga guerralasciandosi piú governare dalla ragione che trasportaredallo odio naturale che ci hanno. Ma ora co' papi farebbe piú per noi che vifussi uno stato disordinatoperché piú facilmente ci salterebbe in bocca.

 

110. Chi non sa che se el papa piglia Ferrarasará sempreobietto de' futuri pontefici lo insignirorsi di Toscana? perché el regno diNapoli ha troppa difficultá essendo in mano di potenti.

 

111. In uno stato populare è a proposito delle Case similealla nostrache le Case che si chiamano di famiglia si conservino; perchéessendo esose al popolone riceviamo favore da tutti; ma se quelle siannichilassinolo odio che el popolo ha a loro lo volterebbe a' nostri pari.

 

112. Fu bellissimo consiglio quello di mio padre a PieroSoderini di rimettere e' Medici da noi medesimi come privati cittadini; perchési levavano e fuoriuscitiche non può essere cosa peggiore a uno statoe aloro si toglieva la riputazione drento e di fuora: drentoperché tornandovi evedendosi equali alli altriloro medesimi non v'arebbono abitato volentieri;fuoraperché e' principi che si persuadevano che avessino drento grande partevedendogli tornare e non essere grandinon ne terrebbono piú conto; ma questoconsiglio non so se poteva riuscire buononon avendo gonfaloniere piú vivo epiú animoso che Piero Soderini.

 

113. La natura de' popoli ècome ancora è de' privativolere sempre augumentare el grado in che si truovanoperò è prudenzia negareloro le prime domande: perchéconcedendolenon gli fermi; anzigli inciti adomandare piú e con maggiore instanzia che non facevano da principio; perchéquanto piú se gli dá berepiú se gli accresce la sete.

 

114. Le cose passate fanno lume alle futureperché el mondofu sempre di una medesima sorte; e tutto quello che è e saráè stato inaltro tempoe le cose medesime ritornanoma sotto diversi nomi e colori; peròognuno non le ricognoscema solo chi è savioe le osserva e consideradiligentemente.

 

115. Sanza dubio ha migliore tempo nel mondopiú lungavitaed è in uno certo modo piú felice chi è di ingegno piú positivochequesti intelletti elevati; perché lo ingegno nobile serve piú presto atravaglio e cruciato di chi l'ha; ma l'uno participa piú di animale bruto chedi uomol'altro trascende el grado umano e si accosta alle nature celeste.

 

116. Se osservate benetroverete che di etá in etá simutano non solo e' vocabuli ed e' modi del vestire ed e' costumi; maquello cheè piúi gusti e le inclinazione degli animi: e questa diversitá si vedeancora in una etá medesima di paese in paese. Non dico de' costumi perché puòprocedere dalla diversitá delle instituzionema de' gustide' cibi e degliappetiti vari degli uomini.

 

117. Le medesime impreseche fatte fuora di tempo sonodifficilissime o impossibilequando sono accompagnate dal tempo o dalleoccasioni sono facillime: e a chi le tenta fuori del tempo suonon solo nonsuccedonoma si porta pericolo che l'averle tentate non le guasti per a quellotempo che facilmente sarebbono riuscite; però sono tenuti e' savi pazienti.

 

118. Ho osservato io ne' miei governiche quanto mi èvenuta innanzi una causa che per qualche rispetto ho avuto desiderio diaccordarlanon ho parlato di accordoma col mettere varie dilazione estracchezze ho causato che le parte medesime l'hanno cerche. Cosí quello chenel principiose io l'avessi propostosarebbe stato ributtatosi è ridottoin terminiche quando è venuto el tempo suoio sono stato pregato di essernemediatore.

 

119. Non è gran cosa che uno governatore usando spessoasprezza e effetti di severitá si faccia temereperché e' sudditi facilmentehanno paura di chi può sforzare e rovinaree viene facilmente alle esecuzione.Ma laudo io quelli governatori che con fare poche severitá ed esecuzione sannoacquistare e conservare el nome del terribile.

 

120. Non dico che chi tiene gli stati non sia sforzato amettere qualche volta mano nel sanguema dico bene che non si debbe fare sanzagrande necessitáe che el piú delle volte se ne perde piú che non siguadagna: perché non solo si offende quelli che sono tocchima si dispiace amolti altri; e se bene ti levi quello inimico e quello ostaculonon però se nespegne el semecum sit che in luogo di quello sottentrano degli altriespesso intervienecome si dice della idrache per ognuno ne nasce sette.

 

121. Ricordatevi di quello che altra volta ho dettochequesti ricordi non s'hanno a osservare indistintamente; ma in qualche casoparticulare che ha ragione diversanon sono buoni; e quali siano questi casinon si può comprendere con regola alcunané si truova libro che lo insegnima è necessario che questo lume ti dia prima la natura e poi la esperienzia.

 

122. Tengo per certo che in nessun grado o autoritá siricerca piú prudenzia e qualitá eccellente che in uno capitano di unoesercitoperché sono infinite le cose a che ha a provedere e comandareinfiniti gli accidenti e casi vari che d'ora in ora se gli presentanoin modoche veramente bisogna che abbia piú che gli occhi d'Argo; né solo per laimportanza suama ancora per la prudenzia che gli bisognareputo io che acomparazione di questo ogni altro peso sia leggiere.

 

123. Chi disse uno populodisse veramente uno pazzo; perchéè uno mostro pieno di confusione e di errorie le sue vane opinione sono tantolontane dalla veritáquanto èsecondo Ptolomeola Spagna dalla India.

 

124. Io ho sempre desiderato naturalmente la ruina dellostato Ecclesiasticoe la fortuna ha voluto che sono stati dua pontefici taliche sono stato sforzato desiderare e affaticarmi per la grandezza loro; se nonfussi questo rispettoamerei piú Martino Luther che me medesimoperchéspererei che la sua setta potessi ruinare o almanco tarpare le ale a questascelerata tirannide de' preti.

 

125. È differenzia da essere animosoa non fuggire e'pericoli per rispetto dell'onore. L'uno e l'altro cognosce e' pericolimaquello si confida potersene difenderee se non fussi questa confidenzia non gliaspetterebbe; questo può essere che gli tema piú che el debitoné sta saldoperché si risolve a volere piú presto el danno che la vergogna.

 

126. Suole communemente intervenire nella nostra cittáchechi è de' principali a fare che uno acquisti lo statogli diventa prestoinimico. La causa si dice essereperché essendo tali communemente persone diqualitá e di ingegnoe forse inquietichi ha lo stato in mano gli piglia asospetto. Un'altra se ne può aggiugnere: perché parendo loro avere meritatomoltovogliono spesso piú che non se gli convienee non l'avendo si sdegnano;da che di poi tra l'uno e l'altro nasce l'inimicizia ed el sospetto.

 

127. Come colui che ha aiutato o è stato causa che uno salgain uno gradolo vuole governare a suo modogiá comincia a cancellare elbeneficio che gli ha fattovolendo usare lui la autoritá che ha operato chesia data a quell'altro; e lui ha giusta causa di non lo comportarené perquesto merita essere chiamato ingrato.

 

128. Non si attribuisca a laude chi fa o non fa quelle cosele quali se omettessi o facessi meriterebbe biasimo.

 

129. Dice el proverbio castigliano: el filo si rompe dal latopiú debole. Sempre quando si viene in concorrenzia o in comparazione di chi èpiú potente o piú rispettatosuccumbe el piú debolenon ostante che laragione o l'onestá o la gratitudine volessi el contrario; perché communementes'ha piú rispetto allo interesse suo che al debito.

 

130. Non posso ioné so farmi belloné darmi riputazionedi quelle cose che in veritá non sono e tamen sarebbe piú utile fare elcontrario; perché è incredibile quanto giova la riputazione e la opinione chehanno gli uomini che tu sia grandeperché con questo romore solo ti corronodrieto sanza che tu n'abbia a venire a cimento.

 

131. Sono solito a direche piú di ammirazione è che e'Fiorentini abbino acquistato quello poco dominio che hannoche e' Viniziani oaltro principe di Italia el suo grande; perché in ogni piccolo luogo di Toscanaera radicata la libertá in modoche tutti sono stati inimici a questagrandezza. Il che non accade a chi è situato tra popoli usi a servirea' qualinon importa tanto lo essere dominati piú da uno che da un altroche glifaccino ostinata o perpetua resistenzia. Di poi la vicinitá della Chiesa èstata ed è grandissimo ostaculo; la quale per avere le barbe tanto fondatoquanto haha impedito assai el corso del dominio nostro.

 

132. Concludono tutti essere migliore lo stato di uno quandoè buonoche di pochi o di molti etiam buoni; e le ragione sonomanifeste. Cosí concludonoche quello di uno diventa di buono piú facilmentecattivo che gli altrie quando è cattivo è peggiore di tuttie tanto piúquanto va per successione; perché rare volte a uno padre buono o savio succedeuno figliuolo simile. Però vorrei che questi politici m'avessino dichiaratoconsiderato tutte queste condizione e pericoliche abbia a desiderare piú unacittá che nasceo di essere ordinata nel governo di unoo di moltio dipochi.

 

133. Nessuno cognosce peggio e' servitori suoi che elpadronee proporzionatamente el superiore e' sudditi; perché non se gliapresentano innanzi tali quali si apresentano agli altri: anzi cercano coprirsia luie parergli di altra sorte che in veritá non sono.

 

134. Tu che stai in corte o séguiti uno grandee desideriessere adoperato da lui in faccendeingegnati di stargli al continuo innanziagli occhiperché d'ora in ora nascono occasione che lui commette a chi vede oa chi gli è piú propinquo; che se t'avessi a cercare o espettarenon te lecommetterebbe; e chi perde uno principio benché piccoloperde spesso laintroduzione e adito a cose grande.

 

135. Mi paiono pazzi questi frati che prèdicono lapredestinazione e gli articuli difficili della fede; perché meglio è non darecausa a' populi di pensare alle cose di che difficilmente si fanno capacichedestare loro nella mente dubitazioneper aversi a riducere a fargli acquietarecon dire: cosí dice la fede nostracosí bisogna credere.

 

136. Ancora che uno sia buono cittadino e non usurpatoretamenintrinsicandosi in Firenze con uno stato come è questo de' Mediciviene inmala opinione e in mala grazia apresso al popolola quale è da fuggire quantosi puòper tutti e' casi che possono occorrere. Ma dicoche per questo non tidebbi ritirare e perdere e' beni che ti darebbe questo intrinsicarsi; perchéogni volta che tu non acquisti nome di rapaceo che non offendi qualcheparticulare di importanza o moltimutato che sia poi lo stato e levatosi elpopolo d'addosso quella causa che ti faceva esosogli altri carichi si purganoe la mala grazia alla fine passané resti in quella ruina o depressione di cheprima dubitavi. Pure sono cose che pesanoe anche qualche volta ingannanonési può negare che almanco non si perda di quello fioreche si conserva chigiuoca piú largo.

 

137. Io ve lo dico di nuovo; e' padroni fanno poco conto de'servitori e per ogni suo interesse gli strascinerebbono sanza rispetto; peròsono savi e' servitori che fanno el medesimo verso e' padroninon faccendoperò cosa che sia contro alla fede e all'onore.

 

138. Chi si cognosce avere buona fortunapuò tentare leimprese con maggiore animo; ma è da avvertire che la fortuna non solo puòessere varia di tempo in tempoma ancora in uno tempo medesimo può esserevaria nelle cose; perché chi osservavedrá qualche volta uno medesimo esserefortunato in una spezie di cose e in un'altra essere infortunato. E io in mioparticulare ho avuto insino a questi dí 3 di febbraio 1523 in molte cosebonissima fortunama non l'ho avuto simile nelle mercatanziené anche neglionori che ho cercati di avere; perché quegli che non ho cercati mi sono corsida loro medesimi drieto; ma quelli che ho cercatiè paruto che si discostino.

 

139. Non ha maggiore inimico l'uomo che sé medesimo; perchéquasi tutti e' malipericoli e travagli superflui che hanon procedono daaltro che dalla sua troppa cupiditá.

 

140. Le cose del mondo non stanno fermeanzi hanno sempreprogresso al cammino a che ragionevolmente per sua natura hanno a andare afinirema tardano piú che non è la opinione nostra; perché noi le misuriamoseconda la vita nostra che è brevee non secondo el tempo loro che è lungo; eperò sono e' passi suoi piú tardi che non sono e' nostrie sí tardi per suanatura cheancora che si muovinonon ci accorgiamo spesso de' suoi moti; e perquesto sono spesso falsi e' giudíci che noi facciamo.

 

141. Lo appetito della roba nascerebbe da animo basso o malecompostose non si desiderassi per altro che per poterla godere; ma essendocorrotto el vivere del mondo come èchi desidera riputazione è necessitato adesiderare roba; perché con essa rilucono le virtú e sono in prezzole qualiin uno povero sono poco stimatee manco cognosciute.

 

142. Non so se si debbono chiamare fortunati quelli a chi unavolta si presenta una grande occasione; perché chi non è bene prudentenon lasa bene usare: ma sanza dubio sono fortunatissimi a chi una medesima grandeoccasione si presenta due volteperché è bene dapoco chi la seconda volta nonla sa usare: e cosí in questo caso secondo s'ha a avere tutta la obligazionecon la fortunadove nel primo ha ancora parte la prudenzia.

 

143. La libertá delle republiche è ministra della iustiziaperché non è ordinata a altro fineche per defensione che l'uno non siaoppresso dall'altro; però chi potessi essere sicuro che in uno stato di uno odi pochi si osservassi la giustizianon arebbe causa di desiderare molto lalibertá. E questa è la ragione che gli antichi savi e filosofi non laudoronopiú che gli altri e' governi liberi; ma preposono quelline' quali era meglioprovisto alla conservazione delle legge e della giustizia.

 

144. Quando le nuove s'hanno da autore incerto e siano nuoveverisimile o espettateio gli presto poca fedeperché gli uomini facilmentefanno invenzione di quelli che si aspetta o si crede. Piú orecchi vi prestosesono estravaganti o inespettate; perché manco soccorre agli uomini el fareinvenzione o persuadersi quello che non è in alcuna considerazione; e di questoho veduto in molte volte esperienzia.

 

145. Grande sorte è quella degli astrologiche se bene laloro è una vanitáo per difetto della arte o per difetto suopiú fede glidá una veritá che pronosticano che non gli toglie cento falsitá. E nondimenonegli altri uomini una bugia che sia reprovata a unofa che si sta sospeso acrederli tutte le altre veritá. Procede questo dal desiderio grande che hannogli uomini di sapere el futuro; di che non avendo altro modocredono facilmentea chi fa professione di saperlo loro direcome lo infermo al medico che glipromette la salute.

 

146. Pregate Dio di non vi trovare dove si perdeperchéancora che sia sanza colpa vostra n'arete sempre carico; né si può andare super tutte le piazze e banche a giustificarsi: cosí chi si truova dove si vinceriporta sempre laude etiam sanza suo merito.

 

147. È vantaggiocome ognuno sanelle cose privatetrovarsi in possessioneancora che la ragione non si mutaed e' modi de'giudici e del conseguire el suo sono ordinari e fermi: ma sanza comparazione èmolto minore vantaggio nelle cose che dependono dagli accidenti degli statiodalla voluntá di quelli che dominano; perché non s'avendo a combattere conragione immutabileo con giudíci stabilinascono ogni dí mille casichefacilmente si sullevano da chi può pretendere di levarti dal possesso.

 

148. Chi desidera di essere amato da' superiori di sébisogna mostri d'avere loro rispetto e riverenziae in questo piú prestoessere abondante che scarso; perché nessuna cosa offende piú lo animo di unosuperioreche el parergli che non gli sia avuto el rispetto o reverenzia chegiudica convenirsegli.

 

149. Fu crudele el decreto de' Siracusanidi che fa menzioneLivioche insino alle donne nate de' tiranni fussino ammazzatema non però altutto sanza ragione; perché mancato el tirannoquelli che vivevano volentierisotto luise potessinone farebbono un altro di cerae non essendo cosífacile voltare la riputazione a uno uomo nuovosi ritirano sotto ogni reliquiache resti di quello. Però una cittá che nuovamente esca della tirannidenonha mai bene sicura la sua libertáse non spegne tutta la razza e progenie de'tiranni. Dicolo in quanto a' maschi assolutamentema in quanto alle femminedistinguo secondo e' casie secondo le qualitá loro e delle cittá.

 

150. Ho detto di sopra che non si assicurano gli stati pertagliare capiperché piú presto multiplicano gli inimicicome si dice dellaidra; pure sono molti casi ne' quali cosí si legano gli stati col sanguecomegli edifici con la calcina. Ma la distinzione di questi contrari non si puòdare per regola: bisogna gli distingua la prudenzia e discrezione di chi l'ha afare.

 

151. Non è in potestá di ognuno eleggersi el grado e lefaccende che l'uomo vuolema bisogna spesso fare quelle che ti apresenta la tuasorte e che sono conforme allo stato in che sei nato; però tutta la laudeconsiste nel fare bene e congruamente le sue. Come in una commedia non è mancolaudato chi bene rapresenta la persona di uno servo che quelli a chi sono statimessi in dosso e' panni del re; in effetto ognuno può nel grado suo farsi laudee onore.

 

152. Ognunoe sia chi vuolefa in questo mondo deglierrorida' quali nasce maggiore o minore dannosecondo li accidenti e casi chene seguitano; ma buona sorte hanno quelli che si abbattono a errare in cose diminore importanzao dalle quali ne seguita minore disordine.

 

153. È gran felicitá potere vivere in modo che non siricevané si faccia ingiuria a altri; ma chi si riduce in grado che sianecessitato o gravare o patiredebbe pigliare el tratto a vantaggio; perché ècosí giusta difesa quella che si fa per non essere offesocome quella che sifa doppo la offesa ricevuta. È vero che bisogna bene distinguere e' casinéper superflua paura darsi ad intendere di essere necessitato a prevenire; néper cupiditá o malignitádove in vero non hai sospettovolere con allegarequesto timoregiustificare la violenzia che tu fai.

 

154. Piú difficultá ha ora la casa de' Medici con tutta lagrandezza sua a conservare lo stato in Firenzeche non ebbono gli antichi suoiprivati cittadinia acquistarlo. La ragione è che allora la cittá non avevagustato la libertá ed el vivere largoanziera sempre in mano di pochieperò chi reggeva lo stato non aveva lo universale per inimico; perché a luiimportava poco vedere lo stato piú in mano di questiche di quelli. Ma lamemoria del vivere populare continuata dal 1494 al 1512 si è appiccata tantonel popoloche eccetto quelli pochi che in uno stato stretto confidano dipotere soprafare gli altriel resto è inimico di chi è padrone dello statoparendogli sia stato tolto a sé medesimo.

 

155. Non disegni alcuno in Firenze potersi fare capo di statose non è della linea di Cosimola quale anche a mantenervisi ha bisogno de'papati. Nessuno altroe sia chi vuoleha tante barbe o tanto séguito che vipossa pensarese giá non vi fussi portato da uno vivere populareche habisogno di capi publici; come fu fatto a Piero Soderini: però chi aspira aquesti gradie non sia della linea de' Mediciami el vivere del populo.

 

156. Le inclinazione e deliberazione de' populi sono tantofallacee menate piú spesso dal caso che dalla ragioneche chi regola eltraino del vivere suo non in altro che in sulla speranza d'avere a essere grandecol popoloha poco giudicio; perché a opporsi è piú ventura che senno.

 

157. Chi non ha in Firenze qualitá da farsi capo di statoè pazzo a ingolfarsi tanto in uno statoche corra tutta la fortuna sua con lafortuna di quello; perché è sanza comparazione maggiore la perdita che elguadagno. Né si metta alcuno a pericolo di diventare fuoruscitoperché nonessendo noi capi di parte come sono gli Adorni e Fregosi di Genovanessuno cisi fa incontro per intrattenerci; in modo che restiamo fuora sanza riputazione esanza robae ci bisogna mendicare la vita. Esempio abundante è a chi se nericorda Bernardo Rucellai; e la medesima ragione ci debbe consigliare atemporeggiarcie intrattenersi in modo con chi è capo di statoche non abbiacausa di averci per inimici o sospetti.

 

158. Io sarei pronto a cercare le mutazione degli stati chenon mi piacessinose potessi sperare mutargli da me solo; ma quando mi ricordoche bisogna fare compagnia con altried el piú delle volte con pazzi e conmalignie' quali né sanno tacerené sanno farenon è cosa che io aborriscapiú che el pensare a questo.

 

159. Dua papi sono di natura diversissimaJulio e Clemente:l'uno di animo grandee forse vastoimpazienteprecipitosoaperto e libero;l'altro di mediocre animoe forse timidopazientissimomoderatosimulatore.E pure gli uomini da nature tanto contrarie si aspettano gli effetti medesimi digrande azione. La ragione èche ne' gran maestri è atta a partorire cosegrande e la pazienzia e lo impeto; perché l'uno opera con lo urtare gli uominie sforzare le cose; l'altro con lo stracciarlie vincerle col tempo e con leoccasione. Però in quello che nuoce l'unogiova l'altroed e converso;e chi potessi congiugnerli e usare ciascuno al tempo suosarebbe divino; maperché questo è quasi impossibilecredo cheomnibus computatissiaper conducere maggiore cose la pazienzia e moderazione che lo impeto e laprecipitazione.

 

160. Se bene gli uomini deliberano con buono consiglioglieffetti però sono spesso contrari; tanto è incerto el futuro. Nondimanco nonè da darsi come bestia in preda della fortunama come uomo andare con laragione; e chi è bene savio ha da contentarsi piú di essersi mosso con buonoconsiglioancora che lo effetto sia stato maloche se in uno consiglio cattivoavessi avuto lo effetto buono.

 

161. Chi vuole vivere a Firenze con favore del popolobisogna che fugga el nome di ambiziosoe tutte le dimostrazione di volereparereetiam nelle cose minime e nel vivere quotidianomaggiore o piúpomposo o delicato che gli altri; perché a una cittáche è fondata tutta insulla equalitá ed è piena di invidiabisogna per forza che sia esoso ognunoche viene in opinione di non volere essere equale agli altrio che si spiccadal modo del vivere commune.

 

162. Nelle cose della economica el verbo principale èresecare tutte le spese superflue; ma quello in che mi pare consista laindustria è el fare le medesime spese con piú vantaggio che non fanno glialtri; ecome si dice vulgarmentespendere el quattrino per cinque denari.

 

163. Tenete a menteche chi guadagnase bene può spenderequalcosa piú che chi non guadagnapure è pazzia spendere largamente in sulfondamento de' guadagnise prima non hai fatto buono capitale; perché laoccasione del guadagnare non dura sempre. E se mentre che la dura non ti seiacconciopassata che la è ti truovi povero come primae di piú hai perdutoel tempo e l'onore; perché alla fine è tenuto di poco cervello chi ha avuto laoccasione bella e non l'ha saputa bene usare; e questo ricordo tenetelo bene amenteperché ho visto a' miei dí infiniti errarci.

 

164. Diceva mio padreche piú onore ti fa uno ducato che tuhai in borsache dieci che n'hai spesi; parola molto da notarenon perdiventare sordidoné per mancare nelle cose onorevole e ragionevolemaperché ti sia freno a fuggire le spese superflue.

 

165. Rarissimi sono gli instrumenti che da principio sifabricano falsi; ma da poi secondo che gli uomini pensano la maliziao che nelmaneggiare le cose si accorgano di quello che arebbono bisognosi cerca faredire agli instrumenti quello che l'uomo vorrebbe che avessino detto; peròquando sono fatti instrumenti di cose vostre che importanoabbiate per usanzadi farvegli levare subitoe avergli in casa in forma autentica.

 

166. È grandissimo peso in Firenze avere figliuole femmineperché con grandissima difficultá si collocano benee a non errare nelpigliarne partitobisognerebbe misurare molto bene sé e la natura delle cose;el che diminuirebbe la difficultála quale spesso accresce el presummersitroppo di séo discorrere male la natura del caso. E io ho veduto molte voltepadri savi recusare nel principio de' parentadiche poi in ultimo hanno invanodesiderati; né per questo anche debbe l'uomo avilirsi in modo checomeFrancesco Vettorisi diano al primo che le dimanda. È cosa in effetto cheoltre alla sorte ricerca prudenzia grande; e io cognosco piú quello chebisognerebbeche non so comequando verrò alla praticasaprò governarla.

 

167. È certo che non si tiene conto de' servizi fatti a'populi e agli universalicome di quegli che si fanno in particulareperchétoccando al communenessuno si tiene servito in proprio; però chi si affaticaper e' populi e universitánon speri che loro si affatichino per lui in unosuo pericolo o bisognoo che per memoria del servizio lascino una suacommoditá. Nondimanco non sprezzate tanto el fare beneficio a' popolichequando vi si presenta la occasione di farlo la perdiateperché se ne viene inbuono nome e in buono concettoche è frutto assai della fatica tua. Sanza chepure in qualche caso ti giova quella memoriae muove chi è beneficatose nonsí caldamente come e' benefici fatti in proprioalmanco dove non si sconciano;e sono tanti quelli a chi tocca questa leggiere impressioneche pure alcunavolta mettendo insieme la gratitudine che si sente di tuttiè notabile.

 

168. Del fare una opera laudabile non si vede sempre elfruttoperché spesso chi non si satisfá del fare bene solo per sé stessolascia di farloparendogli perdere el tempo; ma questo in chi la intende cosíè inganno non piccolo; perché el fare laudabilmentese bene non ti portassialtro frutto evidentesparge buono nome e buona opinione di tela quale inmolti tempi e casi ti reca utilitá incredibile.

 

169. Chi ha la cura di una terra che abbia a esserecombattuta o assediatadebbe fare potissimo fondamento in tutti e' remedi cheallungano; e ancora che non abbia certa speranzastimare assai ogni cosa chetolga tempo etiam piccolo allo inimico; perché spesso uno dí piúunaora di piúimporta qualche accidente che la libera.

 

170. Chi facessi in su qualche accidente giudicare a uno uomosavio gli effetti che nascerannoe scrivessi el giudicio suotroverebbetornandoloa vedere in progresso di temposí poche cose verificatecome sitruova a capo d'anno nel giudicio degli astrologi; perché le cose nel mondosono troppo varie.

 

171. Nelle cose importante non può fare buono giudicio chinon sa bene tutti e' particulariperché spesso una circumstanziabenchéminimavaria tutto el caso: ma ho visto spesso giudicare bene uno che non hanotizia di altro che de' generalie el medesimo giudicare peggiointesi che hae' particulari; perché chi non ha el cervello molto perfettoe molto nettodalle passioneintendendo molti particularifacilmente si confonde o varia.

 

 

Aggiunta cominciata d'aprile nel 1528

 

172. Ne' discorsi del futuro è pericoloso risolversi in suldistinguere: e sará o questo caso o questo altroe se fia questoio faròcosí; se questo altrofarò cosí; perché spesso viene uno terzo o uno quartocaso che è fuora di quegli che tu t'hai presuppostie resti ingannato perchémanca el fondamento della tua resoluzione.

 

173. A' mali che soprastannoe massime nelle cose dellaguerranon recusate o mancate di fare e' rimediper parervi che non possonoessere a tempo; perché per camminare spesso le cose piú tardi che non sicredevae per natura sua e per vari impedimenti che hannosarebbe molte voltea tempo quello rimedio che tu hai pretermessoper giudicare che non possaessere se non tardi; e io n'ho visto piú volte la esperienzia.

 

174. Non mancate di fare le cose che vi diano riputazioneper desiderio di fare piacere e acquistare amici; perché a chi si mantiene oaccresce la riputazionecorrono gli amici e le benivolenzie drieto; ma chipretermette di fare quello che debbene è stimato manco; e a chi manca lariputazionemancano poi gli amici e la grazia.

 

175. Tanto piú si cade in quello estremo che tu fuggiquanto piú per discostartene ti ritiri in verso l'altro estremonon ti sapendofermare in sul mezzo; però e' governi populariquanto piú per fuggire latirannide si accostano alla licenziatanto piú vi caggiono drento; ma e'nostri di Firenze non intendono questa grammatica.

 

176. È nostra antica usanza quando vogliamo provedere a unalegge o altra cosa che ci dispiacemedicarvi col fare o ordinare tutto elcontrario; dove trovando poi altri difettiperché tutti gli estremi sonoviziosici bisogna fare altre legge e altri ordini; e questo è una delle causeche tutto dí facciamo nuove leggeperché attendiamo piú a fuggire e' maliche ci si presentanoche a trovare el rimedio verso di essi.

 

177. Quanto è fallace el commune ragionare degli uomini chetutto il dí dicono: se fussi stata la tale cosa o se non fussi stata la talesarebbe seguito o non sarebbe seguito el tale effetto; perché se si potessisapere el veroel piú delle volte gli effetti sarebbono seguiti e' medesimiancora che quelle coseche si presuppone che gli arebbono potuti variarefussino state di altra sorte.

 

178. Quando e' maligni e gli ignoranti governanonon èmaraviglia che la virtú e la bontá non sia in prezzo; perché e' primi l'hannoin odioe' secondi non la cognoscono.

 

179. Assai è buono cittadino chi è zelante del bene dellapatriae alieno da tutte le cose che pregiudicano al terzo; pure che non siadisprezzatore della religione e de' buoni costumi. Questa bontá superflua de'nostri di San Marcoo è spesso ipocrisiaoquando pure non sia simulatanonè giá troppa a uno cristianoma non giova niente al buono essere dellacittá.

 

180. Errarono e' Medici a volere governare lo stato loro inmolte cose secondo gli ordini della libertáverbigrazia nel fare gli squittinilarghiin dare parte a ognunoe simili cose; perché non si potendo piútenere uno stato stretto in Firenze se non col favore caldo di pochiquestimodi non feciono loro lo universale amiconé e' pochi partigiani. Errerá lalibertá a volere governarsi in molte cose secondo gli ordini di uno statostrettomassime in escludere una parte della cittáperché la libertá non sipuò mantenerese non con la satisfazione universale; perché uno governopopulare non può imitare in ogni cosa uno stato strettoed è pazzia imitarloin quelle che lo fanno odioso e non in quelle che lo fanno gagliardo.

 

181. O ingenia magis acria quam maturadisse elPetrarcae veramentedegli ingegni fiorentini; perché è loro naturaleproprietá avere piú el vivo e lo acutoche el maturo e el grave.

 

 

 

SERIE SECONDA

 

 

1. Quello che dicono le persone spirituali che chi ha fedeconduce cose grandi; e come dice lo Evangelochi ha fede può comandare a'monti ecc.procede perché la fede fa ostinazione. Fede non è altro checredere con opinione fermae quasi certezza le cose che non sono ragionevole;ose sono ragionevolecrederle con piú resoluzione che non persuadono leragione. Chi adunque ha fede diventa ostinato in quello che credee procede alcammino suo intrepido e resolutosprezzando le difficultá e pericoliemettendosi a sopportare ogni estremitá. Donde nasce che essendo le cose delmondo sottoposte a mille casi e accidentipuò nascere per molti versi nellalunghezza del tempo aiuto insperato a chi ha perseverato nella ostinazione; laquale essendo causata dalla fedesi dice meritamente: chi ha fede ecc. Esemploa' dí nostri ne è grandissimo questa ostinazione de' Fiorentiniche essendosicontro a ogni ragione del mondo messi a aspettare la guerra del papa edimperadoresanza speranza di alcuno soccorso di altridisuniti e con milledifficultáhanno sostenuto in sulle mura giá sette mesi gli esercitie'quali non si sarebbe creduto che avessino sostenuto sette dí; e condotte lecose in luogo che se vincessinonessuno piú se ne maraviglierebbedove primada tutti erano giudicati perduti; e questa ostinazione ha causata in gran partela fede di non potere perire secondo le predizioni di Fra Ieronimo da Ferrara

 

2. Sono alcuni príncipi che agli imbasciadori lorocomunicano interamente tutto el segreto suoed a che fine vogliono condurre lanegoziazione che hanno a trattare con l'altro principe al quale sono mandati.Altri giudicano essere meglio non aprire loro se non quello che vogliono sipersuada all'altro principe; el quale se vogliono ingannarepare loro quasinecessario ingannare prima lo imbasciadore proprioche è el mezzo einstrumento che l'ha a trattare e persuadere all'altro principe. L'una e l'altraopinione ha le ragione sue; perché da un canto pare difficile che loimbasciadoreche sa che el principe suo vuole ingannare quell'altroparli etratti con quello ardire e con quella efficacia e fermezza che farebbe secredessi la negoziazione trattarsi sinceramente e sanza simulazione; sanza chepuò per leggerezza o malignitá fare penetrare la mente del suo principe; ilchese non la sapessinon potrebbe fare. Da altro canto accade molte volte chequando la pratica è simulatalo imbasciadore che crede che la sia veratrasanda molte volte piú che non ricerca el bisogno della cosa; nella qualesecrede veramente el principe suo desideri pervenire a quello finenon usa moltamoderazione e considerazione a proposito del negozioquali potrebbe usare sesapessi lo intrinseco. E non essendo quasi possibile dare le instruzione agliimbasciadori suoi sí particulari che l'indirizzino in tutti e' particularisenon in quanto la discrezione gli insegni accomodarsi a quello fine che ha ingeneralechi non ne ha notizia non può fare questo; e però facilmente puòerrarvi in mille modi. La openione mia èche chi ha imbasciadori prudenti edintegrie che siano affezionati a sée dipendenti in modo che non abbinoobietto di dependere da altrifaccia meglio acconciare la mente sua; ma quandoel principe non si risolve che siano totalmente di questa qualitáè mancopericoloso non si lasciare sempre intendere da loroe fare che el fondamento dipersuadere una cosa e altri sia el fare persuasione del medesimo nel proprioimbasciadore.

 

3. Vedesi per esperienzia che e' príncipiancora chegrandihanno carestia grandissima di ministri bene qualificati; di questonessuno si maraviglierá quando e' príncipi non hanno tanto giudicio chesappino cognoscere gli uominio quando sono sí avari che non gli voglionopremiare; ma pare bene da maravigliarsene ne' principi che mancano di questi duadifetti; perché si vede quanto gli uomini di ogni sorte desiderano servirgliequanta comoditá loro abbino di beneficargli. Nondimeno non debbe parere símaraviglioso a chi considera la cosa in sé piú profondamente; perché unoministro di uno principeio parlo di chi ha a servire di cose grandebisognache sia di estraordinaria sufficienzae di questi si truovano rarissimi; eoltre a questo è necessario sia di grandissima fede e integritáe questa èforse piú rara che la prima. In modo che se non facilmente si truovano uominiche abbino alcuna di queste dua partequanto piú rari si troveranno quegli chel'abbino dua? Questa difficultá modererebbe assai uno principe prudentee chenon si riducessi a pensare giornalmente a quello che gli bisogna; ma anticipandocol pensierescegliessi ministri non ancora fattie' quali esperimentando dicosa in cosa e beneficandosi assuefacessino alle faccende e si mettessinonella servitú sua; perché è difficile trovare in uno tratto uomini fattidella qualitá detta di soprama si può bene sperare col tempo di fargli.Vedrassi bene che più copia hanno di ministri e' principi seculari che e' papiquando ne fanno la debita diligenzia; perché piú rispetto s'ha al principeseculare e piú speranza di potere perpetuare nella sua servitúvivendo luiper lo ordinario piú lungamente che el papae succedendogli uno che è quasiel medesimo che lui; e potendo el successore fidarsi facilmente di quegli chesono stati adoperati o cominciati a adoperare dallo antecessore. Aggiugnesi cheper essere e' ministri del principe seculare o sudditi suoi o almeno beneficatidi cose che sono nel suo dominio sono necessitati avergli sempre rispettootemergli e' loro ed e' successori; le quali ragione cessano ne' ponteficiperchéessendo communemente di brieve vitanon hanno molto tempo a fareuomini nuovi; non concorrono le ragione medesime di potersi fidare di quelli chesono stati apresso allo antecessore; sono e' ministri uomini di diversi paesinon dependenti dal pontificato; sono beneficati di cose che sono fuori dellemani del principe e successori; non temono del nuovo ponteficené hannosperanza di continuare el servizio suo con lui; in modo che è pericolo nonsiano piú infedeli e manco affezionati al servizio del padroneche quelli cheservono uno principe seculare.

 

4. Se e' príncipiquando viene loro benetengono pococonto de' servidoriper ogni suo piccolo interesse gli disprezzano o mettono dacanto; che può sdegnarsi o lamentarsi uno padrone se e' ministripure che nonmanchino al debito della fede e dell'onoregli abandonano o pigliano quellipartiti che siano piú a loro beneficio?

 

5. Se gli uomini fussino discreti o grati abastanzadovrebbeuno padronein ogni occasione che n'habeneficare quanto potessi e' suoiservitori; ma perché la esperienzia mostrae io l'ho sentito da' mieiservitori in me medesimoche spesso come sono pienio come al padrone mancaoccasione di potergli trattare bene come ha fatto per el passatolo piantanochi pensa al profitto suo debbe procedere con larghezzaintrattenendogli piúcon la speranza che con gli effetti; la quale perché gli possa ingannareènecessario beneficarne talvolta qualcuno largamentee questo basta; perché ènaturale degli uominiche in loro possa ordinariamente tanto piú la speranzache el timoreche piú gli conforta e intrattiene lo esemplo di uno che veggonobeneficatoche non gli spaventa el vedersene innanzi agli occhi molti che nonsono stati bene trattati.

 

6. È grande errore parlare delle cose del mondoindistintamente e assolutamentee per dire cosíper regola; perché quasitutte hanno distinzione ed eccezione per la varietá delle circunstanziein lequali non si possono fermare con una medesima misura; e queste distinzione edeccezione non si truovano scritte in su' librima bisogna le insegni ladiscrezione.

 

7. Advertite bene nel parlare vostro di non dire mai sanzanecessitá cose che riferite possino dispiacere a altri; perché spesso in tempie modi non pensati nuocono grandemente a voi medesimi: advertitevivi dicobene; perché molti etiam prudenti vi erranoed è difficile loastenersene; ma se la difficultá è grandeè molto maggiore el frutto che nerisulta a chi lo sa fare.

 

8. Quando pure o la necessitá o lo sdegno vi induce a direingiuria a altriadvertite almanco a dire cose che non offendono se non lui;verbigraziase volete ingiuriare una persona proprianon dite male dellapatriadella famiglia o parentado suo; perché è pazzia grande volendooffendere uno uomo soloingiurarne molti.

 

9. Leggete spesso e considerate bene questi ricordiperchéè piú facile a cognoscergli e intendergli che osservargli; e questo sifacilita col farsene tale abito che s'abbino freschi nella memoria.

 

10. Non si confidi alcuno tanto nella prudenzia naturale chesi persuada quella piú bastare sanza l'accidentale della esperienzia; perchéognuno che ha maneggiato faccendebenché prudentissimoha potuto cognoscereche con la esperienzia si aggiugne a molte cosealle quali è impossibile cheel naturale solo possa aggiugnere.

 

11. Non vi spaventi dal beneficare gli uomini laingratitudine di molti; perché oltre che el beneficare per sé medesimo sanzaaltro obietto è cosa generosa e quasi divinasi riscontra pure beneficandotalvolta in qualcuno sí gratoche ricompensa tutte le ingratitudini deglialtri.

 

12. Quasi tutti e' medesimi proverbio simili benché condiverse parolesi truovono in ogni nazione; e la ragione è che e' proverbinascono dalla esperienzia overo osservazione delle cosele quali in ogni luogosono le medesime o simili.

 

13. Chi vuole vedere quali sieno e' pensieri de' tirannilegga Cornelio Tacitoquando riferisce gli ultimi ragionamenti che Augustomorendo ebbe con Tiberio.

 

14. Non è la piú preziosa cosa degli amiciperòquandopotetenon perdete la occasione del farne; perché gli uomini si riscontranospessoe gli amici giovanoe gli inimici nuocono in tempi e luoghi che nonaresti mai aspettato.

 

15. Io ho desideratocome fanno tutti gli uominionore eutile; e n'ho conseguito molte volte sopra quello che ho desiderato o sperato; enondimeno non v'ho mai trovato drento quella satisfazione che io mi eroimmaginato; ragionechi bene la considerassipotentissima a tagliare assaidelle vane cupiditá degli uomini.

 

16. Le grandezze e gli onori sono comunemente desideratiperché tutto quello che vi è di bello e di buono apparisce di fuoraed èscolpito nella superficie; ma le molestiele fatichee' fastidi ed e' pericolisono nascosti e non si veggono; e' quali se apparissino come apparisce el benenon ci sarebbe ragione nessuna da dovergli desiderareeccetto una solachequanto piú gli uomini sono onoratireveriti e adoratitanto piú pare che siaccostino e diventino quasi simili a Dio; al quale chi è quello che non volessiassomigliarsi?

 

17. Non crediate a coloro che fanno professione d'averelasciato le faccende e le grandezze volontariamente e per amore della quieteperché quasi sempre ne è stata cagione o leggerezza o necessitá; però sivede per esperienzia che quasi tutticome se gli offerisce uno spiraglio dipotere tornare alla vita di primalasciata la tanto lodata quietevi sigettano con quella furia che fa el fuoco alle cose bene unte e secche.

 

18. Insegna molto bene Cornelio Tacito a chi vive sotto e'tiranni el modo di vivere e governarsi prudentementecosí come insegna a'tiranni e' modi di fondare la tirannide.

 

19. Non si possono fare le congiure sanza compagnia di altrie però sono pericolosissime; perché essendo la piú parte degli uomini oimprudenti o cattivisi corre troppo pericolo a accompagnarsi con persone disimile sorte.

 

20. Non è cosa piú contraria a chi vuole che le suecongiure abbino felice fineche volerle fondare molto sicuree quasi certe dariuscire; perché chi vuole fare questobisogna che implichi piú uominipiútempo e piú opportunitále quali sono tutte la via da farle scoprire. E peròvedete quanto le congiure sono pericolosepoi che le cose che arrecano sicurtánegli altri casiin questa arrecono pericolo; il che credo sia anche perché lafortunache in quelle ha gran forzasi sdegni contro a chi fa tanta diligenziadi cavarle dalla sua potestá.

 

21. Io ho detto e scritto altre volteche e' Mediciperderono lo stato nel '27 per averlo governato in molte cose a uso di libertáe che dubitavo che el popolo perderebbe la libertá per governarla in molte cosea uso di stato. La ragione di queste due conclusione è che lo stato de' Mediciche era esoso allo universale della cittávolendo mantenervisibisognava sifacessi uno fondamento di amici partigianicioè d'uomini che da uno cantocavassino beneficio assai dello statodall'altro si cognoscessino perduti e nonpotere restare a Firenzese e' Medici ne fussino cacciati. E questo non potevaesseredistribuendosi largamente come si faceva gli onori ed utili dellacittánon volendo dare quasi punto di favore estraordinario agli amici nelfare e' parentadie ingegnandosi mostrare equalitá verso ognuno; le quali cosese si riducessino allo estremo contrario sarebbono da biasimare assaima anchetenerle in su questo estremo non facevano fondamento di amici allo stato de'Medici; e se bene piacevano allo universalequesto non bastavaperché daaltro canto era sí fisso ne' cuori degli uomini el desiderio di tornare alConsiglio Grandeche nessuna mansuetudinenessuna dolcezzanessuno piacereche si facessi al popolo bastava a eradicarlo. E gli amicise bene piacessiloro quello statonon vi avevano però tanta satisfazioneche per questovolessino correre pericolo; e sperando che se si governavano onestamente potersisalvare in sullo esemplo del '94erano disposti in uno frangente piú presto alasciare correre che a sostenere una grossa piena. Per el contrario totalmentebisogna che proceda uno governo populare; perché essendo communemente amato inFirenzené essendo una machina che si regga con fine certo indirizzato da unoo da pochima faccendo ogni dí per la moltitudine e ignoranzia di quelli chevi intervengono variazione nel procedereha bisogno volendo mantenersi diconservarsi grato allo universalefuggire quanto può le discordie de'cittadini; le quali non potendo o non sapendo lui calpestareaprono la via allamutazione de' governi; e in effetto camminare tutto con giustizia e equalitá;donde nascendo la sicurtá di tuttine séguita in gran parte la satisfazioneuniversaleed el fondamento di conservare el governo popularenon con pochipartigianie' quali lui non è capace di reggerema con infiniti amici;perché continuare a tenerlo a uso di stato non è possibilese da reggimentopopulare non si trasmuta in un'altra spezie; e questo non conserva la libertáma la distrugge.

 

22. Quante volte si dice: se si fussi fatto o non fattocosísaria succeduta o non succeduta la tale cosa! che se fussi possibilevederne el paragonesi cognoscerebbe simile openione essere false.

 

23. Le cose future sono tanto fallace e sottoposte a tantiaccidentiche el piú delle volte coloro ancora che sono bene savi se neingannano; e chi notassi e' giudíci loromassime ne' particulari delle coseperché ne' generali piú spesso s'appongonosarebbe in questo poca differenziada loro agli altri che sono tenuti manco savi. Però lasciare uno bene presenteper paura di uno male futuro è el piú delle volte pazziaquando el male nonsia molto certo o propinquoo molto grande a comparazione del bene; altrimentibene spesso per paura di una cosa che poi riesce vanati perdi el bene che tupotevi avere.

 

24. Non è la piú labile cosa che la memoria de' benefíciricevuti: però fate piú fondamento in su quegli che sono condizionati in modoche non vi possino mancareche in su coloro quali avete beneficati; perchéspesso o non se ne ricordanoo presuppongono e' benefici minori che non sonooreputano che siano fatti quasi per obligo.

 

25. Guardatevi da fare quelli piaceri agli uomini che non sipossono fare sanza fare equale dispiacere a altri; perché chi è ingiuriato nondimenticaanzi reputa la ingiuria maggiore; chi è beneficato non se nericordao gli pare essere beneficato manco che non è; però presupposte lealtre cose parise ne disavanza piú di gran lunga che non si avanza.

 

26. Gli uomini doverebbono tenere molto piú conto dellesustanzie ed effetti che delle cerimoniee nondimeno è incredibile quanto laumanitá e gratitudine di parole leghi communemente ognuno; il che nasce che aognuno pare meritare di essere stimato assaie però si sdegna come gli pareche tu non ne tenga quello conto che si persuade meritare.

 

27. La vera e fondata sicurtá di chi tu dubitiè che lecose stiano in modo che benché voglia non ti possa nuocere; perché quellesicurtá che sono fondate in sulla voluntá e discrezione di altri sono fallaceatteso quanto poca bontá e fede si truova negli uomini.

 

28. Io non so a chi dispiaccia piú che a me la ambizionelaavarizia e le mollizie de' preti; sí perché ognuno di questi vizi in sé èodiososí perché ciascuno e tutti insieme si convengono poco a chi faprofessione di vita dipendente da Dio; e ancora perché sono vizi sí contrariche non possono stare insieme se non in uno subietto molto strano. Nondimeno elgrado che ho avuto con piú ponteficim'ha necessitato a amare per elparticulare mio la grandezza loro; e se non fussi questo rispettoarei amatoMartino Luther quanto me medesimonon per liberarmi dalle legge indotte dallareligione cristiana nel modo che è interpretata e intesa communementema pervedere ridurre questa caterva di scelerati a' termini debiticioè a restare osanza vizi o sanza autoritá.

 

29. Ho detto molte volteed è verissimoche piú è statodifficile a' fiorentini a fare quello poco dominio che hannoche a' vinizianiel loro grande; perché e' fiorentini sono in una provincia che era piena dilibertále quali è difficillimo a estinguere; però si vincono congrandissima faticae vinte si conservano con non minore. Hanno di poi la Chiesavicinache è potente e non muore maiin modo chese qualche volta travagliarisurge alla fine el suo diritto piú fresco che prima. E' viniziani hanno avutoa pigliare terre use a servirele quali non hanno ostinazione né neldifendersi né nel ribellarsi; e per vicini hanno avuto príncipi secolarilavita e la memoria de' quali non è perpetua.

 

30. Chi considera bene non può negare che nelle cose umanela fortuna ha grandissima potestáperché si vede che a ogn'ora ricevonograndissimi moti da accidenti fortuitie che non è in potestá degli uomininé a prevedergli né a schifargli; e benché lo accorgimento e sollecitudinedegli uomini possa moderare molte cosenondimeno sola non bastama gli bisognaancora la buona fortuna.

 

31. Coloro ancorache attribuendo el tutto alla prudenza evirtúescludono quanto possono la potestá della fortunabisogna almancoconfessino che importa assai abattersi o nascere in tempo che le virtú oqualitá per le quali tu ti stimi siano in prezzo: come si può porre lo esemplodi Fabio Massimoal quale lo essere di natura cunctabundo dette tantariputazioneperché si riscontrò in una spezie di guerranella quale lacaldezza era perniziosala tarditá utile; in uno altro tempo sarebbe potutoessere el contrario. Però la fortuna sua consisté in questoche e' tempi suoiavessino bisogno di quella qualitá che era in lui; ma chi potessi variare lanatura sua secondo le condizione de' tempiil che è difficillimo e forseimpossibilesarebbe tanto manco dominato dalla fortuna

 

32. La ambizione non è dannabilené da vituperare quelloambizioso che ha appetito d'avere gloria co' mezzi onesti e onorevoli; anzi sonoquesti tali che operano cose grande ed eccelsee chi manca di questo desiderioè spirito freddo e inclinato piú allo ozio che alle faccende. Quella èambizione perniziosa e detestabile che ha per unico fine la grandezzacomehanno communemente e' principi; e' quali quando la propongono per idoloperconseguire ciò che gli conduce a quellafanno uno piano della conscienziadell'onoredella umanitá e di ogni altra cosa.

 

33. È in proverbioche delle riccheze male acquistate nongode el terzo erede; e se questo nasce per essere cosa infettapare che moltomanco ne dovessi godere quello che l'ha male acquistate. Dissemi giá mio padreche santo Augustino dicevala ragione essere perché non si truova nessuno síscelerato che non faccia qualche bene; e che Dio che non lascia alcuno beneirremuneratoné alcuno male impunitodargli in satisfazione de' suoi beniquesto contento nel mondoper punirlo poi pienamente del male nell'altro; enondimeno perché le ricchezze male acquistate s'hanno a purgarenon siperpetuare nel terzo erede. Io gli risposiche non sapevo se el detto in séera veropotendosene allegare in contrario molte esperienzie; ma quando fussiveropotersi considerare altra ragione; perché la variazione naturale dellecose del mondo fa che dove è la ricchezza venga la povertáe piú negli erediche nel principale; perché quanto el tempo è piú lungotanto è piú facilela mutazione. Dipoi el principalecioè quello che l'ha acquistatev'ha piúamore; e avendo saputo guadagnarlesa anche la arte del conservarle; ed usatovivere da povero non le dissipa; ma gli eredinon avendo tanto amore a quelloche sanza loro fatica si hanno trovato in casaallevati da ricchi e non avendoimparato le arte del guadagnareche maraviglia è che o per troppo spendere oper poco governo se le lascino uscire di mano?

 

34. Tutte le cose che hanno a finire non per impeto diviolenziama di consunzionehanno piú lunga vita assai che l'uomo daprincipio non si immagina. Vedesi lo esemplo in uno eticoche quando ègiudicato essere allo estremovive ancora non solo díma talvolta settimane emesi; in una cittá che s'ha da vincere per assediodove le reliquie dellevettovaglie ingannano sempre la opinione di ognuno.

 

35. Quanto è diversa la pratica dalla teorica! quanti sonoche intendono le cose beneche o non si ricordano o non sanno metterle in atto!Ed a chi fa cosíquesta intelligenzia è inutile; perché è come avere unotesoro in una arca con obbligo di non potere mai trarlo fuora.

 

36. Chi attende a acquistare la grazia degli uominiavvertiscaquando è richiestoa non negare mai precisamentema dare rispostegenerale; perché a chi richiedetalvolta non gli accade poi l'opera tuaosopravengono anche impedimenti che fanno la scusa tua capacissima. Sanza chemolti uomini sono grossie facilmente si lasciano aggirare con le parole inmodoche etiam non faccendo tu quello che non volevi o non potevi fares'ha spessocon quella finezza di rispondereoccasione di lasciare benesatisfatto coluial quale se da principio avessi negatorestava in ogni casomal contento di te.

 

37. Nega pure sempre quello che tu non vuoi che si sappiaoafferma quello tu vuoi che si creda; perché ancora che in contrario siano moltiriscontri e quasi certezzalo affermare o negare gagliardamente mette spesso apartito el cervello di chi ti ode.

 

38. È difficile alla casa de' Medici potentissima e con duapapati conservare lo stato di Firenze molto piú che non fu a Cosimo privatocittadino; perchéoltre alla potenzia che fu in lui eccessivavi concorse lacondizione de' tempiavendo Cosimo avuto a combattere lo stato con la potenziadi pochisanza displicenzia dello universaleel quale non cognosceva lalibertá; anzi in ogni quistione tra potentie in ogni mutazionegli uominimediocri e piú bassi acquistavano condizione. Ma oggi essendo stato gustato elConsiglio Grandenon si ragiona piú di tôrre o tenere usurpato el governo aquattroseidieci o venti cittadinima al popolo tutto; el quale ha tanto loobietto a quella libertáche non si può sperare di fargliene dimenticare contutte le dolcezzecon tutti e' buoni governi e esaltazione del publico che e'Medici o altri potenti usino.

 

39. Nostro padre ebbe figliuoli sí bene qualificatiche atempo suo fu communemente tenuto el piú felice padre di Firenze; e nondimeno ioconsiderai molte volte checalculato tuttoera maggiore el dispiacere cheaveva di noi che la consolazione; pensa quello che interviene a chi ha figliuolipazzicattivi o scelerati.

 

40. Gran cosa è avere potestá sopra altri; la quale chi sausare benespaventa con essa gli uomini piú ancora che non sono le forze sue;perché el suddito non sapendo bene insino dove le si distendinobisogna sirisolva piú presto a cedereche a volere far cimento se tu puoi fare o noquello di che tu minacci.

 

41. Se gli uomini fussino buoni o prudentichi è preposto aaltri legittimamente arebbe a usare piú la dolcezza che la severitá; maessendo la piú parte o poco buoni o poco prudentibisogna fondarsi piú insulla severitá e chi la intende altrimentisi inganna. Confesso bene che chipotessi mescolare e condire bene l'una con l'altrafarebbe quello ammirabileconcento e quella armonia della quale nessuna è piú suave; ma sono grazie chea pochi el cielo largo destinae forse a nessuno.

 

42. Non fare piú conto d'avere grazia che d'avereriputazione; perché perduta la riputazione si perde la benivolenziae in luogodi quella succede lo essere disprezzato; ma a chi mantiene la riputazione nonmancano amicigrazia e benivolenzia.

 

43. Ho osservato io ne' miei governiche molte cose che hovoluto condurrecome paceaccordi civili e cose similiinnanzi che io mi viintroduca lasciole bene dibattere ed andare a lungo; perché alla fine perstracchezza le parte ti pregano che tu le acconci; cosí pregatoconriputazione e sanza nota alcuna di cupiditáconduci quello a che da principioinvano saresti corso drieto.

 

44. Fate ogni cosa per parere buoniché serve a infinitecose; ma perché le opinione false non duranodifficilmente vi riuscirá elparere lungamente buonise in veritá non sarete; cosí mi ricordò giá miopadre.

 

45. El medesimolodando la parsimoniausava direche piúonore ti fa uno ducato che tu hai in borsache dieci che tu n'hai spesi.

 

46. Non mi piacque mai ne' miei governi la crudeltá e lepene eccessiveed anche non sono necessarie; perché da certi casi esemplari infuorabastaa mantenere el terroreel punire e' delitti a 15 soldi per lirapure che si pigli regola di punirgli tutti.

 

47. La dottrina accompagnata co' cervelli debolio non glimegliora o gli guasta; ma quando lo accidentale si riscontra col naturale buonofa gli uomini perfetti e quasi divini.

 

48. Non si può tenere stati secondo coscienzia; perché chiconsidera la origine lorotutti sono violenti; da quelli delle repubblichenella patria propria in fuorae non altrove: e da questa regola non eccettuo loimperadore e manco e' pretila violenzia de' quali è doppiaperché cisforzano con le armi temporale e con le spirituale.

 

49. Non dire a alcuno le cose che tu non vuoi che si sappinoperché sono varie le cose che muovono gli uomini a cicalarechi per stultiziachi per profittochi vanamente per parere di sapere; e se tu sanza bisogno haidetto uno tuo segreto a un altronon ti debbi punto maravigliare se coluiachi importa el sapersi manco che a tefa el medesimo.

 

50. Non vi affaticate in quelle mutazionele quali nonmutano gli effetti che vi dispiaccionoma solo e' visi degli uomini; perché siresta con la medesima mala satisfazione. Verbigraziache rileva cavare di casae' Medici ser Giovanni da Poppise in luogo suo entrerrá ser Bernardo da SanMiniatouomo della medesima qualitá e condizione?

 

51. Chi si travaglia in Firenze di mutare statise non lo faper necessitáo che a lui tocchi diventare capo del nuovo governoè pocoprudente: perché mette a pericolo sé e tutto el suose la cosa non succede;succedendonon ha apena una piccola parte di quello che aveva disegnato. Equanta pazzia è giucare a uno giuoco che si possa perdere piú sanzacomparazione che guadagnare; e quello che non importa forse mancomutato chesia lo statoti oblighi a uno perpetuo tormento d'avere sempre a temere dinuova mutazione.

 

52. Si vede per esperienzia che quasi tutti quelli che sonostati ministri a acquistare grandezza a altriin progresso di tempo restanoseco in poco grado; la ragione si dice essereperché avendo cognosciuto lasufficienzia suateme non possa uno giorno tôrgli quello che gli ha dato. Manon è forse manco perché quello taleparendogli avere meritato assaivuolepiú che non se gli conviene; il che non gli sendo concessodiventa malcontento; donde tra lui ed el principe nascono gli sdegni e le suspizione.

 

53. Ogni volta che tuche sei stato causa o m'hai aiutatodiventare principevuoi che io mi governi a tuo modoo ti conceda cose chesiano in diminuzione della mia autoritágiá scancelli quello beneficio che tum'hai fatto; poiché cerchi o in tutto o in parte tôrmi lo effetto di quelloche m'hai aiutato a acquistare.

 

54. Chi ha carico di difendere terreabbi per principaleobietto allungare quanto puòperché come dice el proverbiochi ha tempo havita; la dilazione reca infiniti favori da principio non sperati e noncognosciuti.

 

55. Non spendere in sullo assegnamento de' guadagni futuriperché molte volte o ti mancano o riescono minori del disegnoma pel contrariole spese sempre moltiplicano; e questo è lo inganno che fa fallire moltimercatantiche togliendo a cambio per potersi valere di quello mobile a faremaggiori guadagniogni volta che quegli o non riescono o si allunganoentranoin pericolo di essere sopraffatti da' cambie' quali non si fermono odiminuiscono maima sempre camminano e mangiano.

 

56. Non consiste tanto la prudenzia della economica insapersi guardare dalle speseperché sono molte volte necessariequanto insapere spendere con vantaggiocioè uno grosso per 24 quattrini.

 

57. Quanto sono piú felici gli astrologi che gli altriuomini! Quelli dicendo tra cento bugie una veritáacquistano fede in modo cheè creduto loro el falso; questi dicendo tra molte veritá una bugiala perdonoin modo che non è piú creduto loro el vero. Procede dalla curiositá degliuominiche desiderosi sapere el futuroné avendo altro modosono inclinati acorrere dietro a chi promette loro saperlo dire.

 

58. Quanto disse bene el Filosofo: de futuriscontingentibus non est determinata veritas! Aggirati quanto tu vuoichequanto piú ti aggiritanto piú truovi questo detto verissimo.

 

59. Dissi giá io a papa Clemente che si spaventava di ognipericoloche buona medicina a non temere cosí di leggiere era ricordarsi diquante cose simili aveva temuto invano; la quale parola non voglio che serva afare che gli uomini non temino maima che gli assuefaccia a non temere sempre.

 

60. Lo ingegno piú che mediocre è dato agli uomini per laloro infelicitá e tormento; perché non serve loro a altro che a tenergli conmolte piú fatiche e ansietá che non hanno quegli che sono piú positivi.

 

61. Sono varie le nature degli uomini: certi sperano tantoche mettono per certo quello che non hanno; altri temono tantoche mai speranose non hanno in mano. Io mi accosto piú a questi secondi che a' primi e chi èdi questa natura si inganna mancoma vive con piú tormento.

 

62. E' popoli communemente e tutti gli uomini si lascianopiú tirare quando è proposta loro la speranza dello acquistareche quando simostra loro el pericolo di perdere; e nondimeno doverrebbe essere el contrarioperché è piú naturale lo appetito del conservare che del guadagnare. Laragione di questa fallacia èche negli uomini può ordinariamente molto piúla speranza che el timore; però facilmente non temono di quello che dovrebberotemeree sperano quello che non doverebbono sperare.

 

63. Vedesi che e' vecchi sono piú avari che e' giovaniedoverrebbe essere el contrario; perché avendo a vivere menobasta loro manco.La ragione si dice essere perché sono piú timidi; non credo sia veraperchéne veggo anche molti piú crudelipiú libidinosise non di attodidesideriodolere loro piú la morte che a' giovani; la ragione credo sia chequanto piú si vive piú si fa abitoe piú si appiccano gli uomini alle cosedel mondo; però vi hanno piú affezione e piú se ne muovono.

 

64. Innanzi al 1494 erano le guerre lunghele giornate nonsanguinosee' modi dello espugnare terrelenti e difficili; e se bene eranogiá in uso le artiglieriesi maneggiavano con sí poca attitudine che nonoffendevano molto; in modo che chi aveva uno stato era quasi impossibile loperdessi. Vennono e' franzesi in Italia e introdussono nelle guerre tantavivezzain modo che insino al '21perduta la campagnaera perduto lo stato;primo el signor Prosperocacciandosi a difesa di Milanoinsegnò frustrare gliimpeti degli esercitiin modo che da questo esemplo è tornata a chi è padronedegli stati la medesima sicurtá che era innanzi al '94ma per diverse ragione:procedeva allora da non avere bene gli uomini l'arte dell'offendereora procededall'avere bene l'arte del difendere.

 

65. Chi chiamò e' carriaggi «impedimenti»non poteva diremeglio; chi messe in proverbio «gli è piú fatica a muovere uno campoche afare la tale cosa»disse benissimo; perché è cosa quasi infinita accozzarein uno campo tante coseche abbia el moto suo.

 

66. Non crediate a costoro che predicano sí efficacemente lalibertáperché quasi tuttianzi non è forse nessuno che non abbia l'obiettoagli interessi peculiarie la esperienzia mostra spessoed è certissimochese credessimo trovare in uno stato stretto migliore condizionevi correrebbonoper le poste.

 

67. Non è faccendao amministrazione del mondo nella qualebisogni piú virtú che in uno capitano di esercitisí per la importanza delcasocome perché bisogna che pensi e ponga ordine a infinite cose evariissime; in modo è necessario e prevegga assai da discosto e sappia ripararesubito.

 

68. La neutralitá nelle guerre d'altri è buona a chi èpotente in modo che non ha da temere di quello di loro che resterá superiore;perché si conserva senza travaglioe può sperare guadagno de' disordinid'altri; fuora di questo è inconsiderata e dannosaperché si resta in predadel vincitore e del vinto. E piggiore di tutte è quella che si fa non pergiudicioma per irresoluzione; cioè quando non si risolvendo se vuoi essereneutrale o noti governi in modo che non satisfai anche a chi per allora sicontenterebbe che tu lo assicurassi di essere neutrale. E in questa ultimaspezie caggiono piú le republiche che e' príncipiperché procede molte volteda essere divisi quelli che hanno a deliberare; in modo checonsigliando l'unoquestol'altro quellonon se ne accordano mai tanti insieme che bastino a faredeliberare piú l'una opinione che l'altra; e questo fu proprio lo stato del'12.

 

69. Se voi osservate bene vedrete che di etá in etá nonsolo si mutano e' modi del parlare degli uomini ed e' vocaboligli abiti delvestiregli ordini dello edificaredella cultura e cose simili; maquello cheè piúe' gusti ancorain modo che uno cibo che è stato in prezzo in unaetá è spesso stimato manco nell'altra.

 

70. El vero paragone dello animo degli uomini è quando vieneloro addosso uno periculo improvviso; chi regge a questoche se ne truovapochissimisi può veramente chiamare animoso e imperterrito.

 

71. Se vedete andare a cammino la declinazione di una cittála mutazione di uno governolo augumento di uno imperio nuovo ed altre cosesimiliche qualche volta si veggono innanzi quasi certeavvertite a non viingannare ne' tempiperché e' moti delle cose sono per sua natura e perdiversi impedimenti molto piú tardi che gli uomini non si immaginanoe loingannarti in questo ti può fare grandissimo danno; avvertiteci beneche èuno passo dove spesso si inciampa. Interviene anche el medesimo nelle coseprivate e particularima molto piú in queste publiche ed universali; perchéhannoper essere maggiore moleel moto suo piú lentoed anche sonosottoposte a piú accidenti.

 

72. Non è cosa che gli uomini nel vivere del mondo debbinopiú desiderare e che sia piú gloriosache vedersi el suo inimico prostrato interra ed a sua discrezione; e questa gloria la raddoppia chi la usa benecioècon lo adoperare la clemenziae col bastargli d'avere vinto.

 

73. Né Alessandro Magnoné Cesarené gli altri che sonostati celebrati in questa laudeusarono mai clemenzia per la qualecognoscessino guastare o mettere in pericolo lo effetto della sua vittoriaperché sarebbe forse piú presto demenzama solo in quegli casi ne' quali lousarla non diminuiva loro sicurtáe gli faceva piú ammirabili.

 

74. Non procede sempre el vendicarsi da odio o da malanaturama è talvolta necessario perché con questo esempio gli altri imparinoa non ti offendere; e sta molto bene questo che uno si vendichie tamennon abbia rancore di animo contro a colui di chi fa vendetta.

 

75. Referiva papa LioneLorenzo de' Medici suo padre esseresolito dire: sappiate che chi dice male di noi non ci vuole bene.

 

76. Tutto quello che è stato per el passato ed è alpresentesará ancora in futuro; ma si mutano e' nomi e le superficie dellecose in modoche chi non ha buono occhio non le ricognoscené sa pigliareregolao fare giudicio per mezzo di quella osservazione.

 

77. Osservai quando ero imbasciadore in Spagnache el reCatolico don Ferrando d'Aragonaprincipe potentissimo e prudentissimoquandovoleva fare impresa nuova o deliberazione di grande importanzaprocedeva spessodi sorteche innanzi si sapessi la mente suagiá procedeva spesso di sorteche innanzi si sapessi la mente suagiá tutta la corte e i popoli desideravanoed esclamavano: el re doverrebbe fare questo; in modo che scoprendosi la suadeliberazione in tempo che giá era desiderata e chiamataè incredibile conquanta giustificazione e favore procedesse apresso a' sudditi e ne' regni suoi.

 

78. Le cose medesime che tentate in tempo sono facili ariuscire anzi caggiono quasi per loro medesimetentate innanzi al tempononsolo non riescono allorama ti tolgono ancora spesso quella facilitá cheavevano di riuscire al tempo suo; però non correte furiosi alle cosenon leprecipitateaspettate la sua maturitála sua stagione.

 

79. Sarebbe periculoso proverbiose non fussi bene intesoquello che si dice: el savio debbe godere el beneficio del tempo; perché quandoti viene quello che tu desiderichi perde la occasione non la ritruova a suapostae anche in molte cose è necessaria la celeritá del risolversi e delfare; ma quando sei in partiti difficilio in cose che ti sono molesteallungae aspetta tempo quanto puoiperché quello spesso ti illumina o ti libera.Usando cosí questo proverbioè sempre salutifero; ma inteso altrimentisarebbe pernizioso.

 

80. Felici veramente sono coloro a chi una medesima occasionetorna piú che una volta perché la prima lo può perdere o male usare unoancora che sia prudente; ma chi non lo sa cognoscere o usare la seconda volta èimprudentissimo.

 

81. Non abbiate mai una cosa futura tanto per certaancorache la paia certissimache potendo sanza guastare el vostro traino riservarviin mano qualche cosa a proposito del contrario se pure venissinon lo facciate;perché le cose riescono bene spesso tanto fuora delle opinione communeche laesperienzia mostra essere stata prudenzia a fare cosí.

 

82. Piccoli princípi e a pena considerabili sono spessocagione di grandi ruine o di felicitá; però è grandissima prudenzia avvertiree pesare bene ogni cosa benché minima.

 

83. Fui io giá d'opinioneche quello che non mi sirapresentava in un trattonon occorressi anche poi; pensandoviho visto infatti in me e in altri el contrario; che quanto piú e meglio si pensa allecosetanto meglio si intendono e si fanno.

 

84. Non vi lasciate cavare di possessione delle faccende sedesiderate farneperché non vi si torna a sua posta; ma se vi ti truovidrentol'una s'avvia doppo l'altra sanza adoperare tu diligenzia o industriaper averne.

 

85. La sorte degli uomini non solo è diversa tra uomo euomoma etiam in sé medesimoperché sará uno fortunato in una cosa einfortunato in un'altra. Sono stato felice io in quelli guadagni che si fannosanza capitale con la industria sola della personanegli altri infelice: condifficultá ho avuto le cose quando l'ho cercate; le medesime non le cercandomi sono corse drieto.

 

86. Chi è in maneggi grandi o tende a grandezzacuoprasempre le cose che gli dispiaccionoamplifichi quelle che gli sono favorevole.È una spezie di ciurmeriae assai contro alla natura mia; ma dependendo eltraino di costoro piú spesso dalla openione degli uomini che dagli effettielfarsi fama che le cose ti vadino prospere ti giovael contrario ti nuoce.

 

87. Molti piú sono e' benefici che tu cavi da' parenti edagli amicide' quali né tu né loro si accorgonoche quelli che si cognosceprocedere da loro; perché rade volte accaggiono cose nelle quali t'abbia aservire dello aiuto loroa comparazione di quelle che quotidianamente ti arrecael credersi che tu possa valerti a tua posta di loro.

 

88. Uno principe o chi è in faccende grande non solo debbetenere segrete le cose che è bene che non si sappinoma ancora avezzare sé ee' suoi ministri a tacere tutte le cose etiam minime e che pare che nonimportinoda quelle in fuora che è bene che siano note. Cosínon si sapendoda chi ti è intorno né da' sudditi e' fatti tuoistanno sempre gli uominisospesi e quasi attonitied ogni tuo piccolo moto e passo è osservato.

 

89. Credo adagioinsino non ho autore certole nuoveverisimileperché essendo giá nel concetto degli uominisi truova facilmentechi le finge; non si fingono cosí spesso quelle che non sono verisimileo nonsono aspettatee però quando ne sento qualcuna sanza autore certovi sto piúsospeso che a quell'altre.

 

90. Chi depende dal favore de' príncipi sta appiccato a ognigestoa ogni minimo cenno loroin modo che facilmente salta a ogni piacereloroil che è stato spesso cagione agli uomini di danni grandi. Bisogna tenerebene el capo fermo a non si lasciare levare leggermente da loro a cavallonési muovere se non per le sustanzialitá.

 

91. Difficilmente mi è potuto entrare mai nel capo che lagiustizia di Dio comporti che e' figliuoli di Ludovico Sforza abbino a godere lostato di Milanoel quale acquistò sceleratamentee per acquistarlo fu causadella ruina del mondo.

 

92. Non dire: Dio ha aiutato el tale perché era buono: eltale è capitato male perché era cattivo; perché spesso si vede el contrario.Né per questo dobbiamo dire che manchi la giustizia di Dioessendo e' consiglisuoi sí profondi che meritamente sono detti abyssus multa.

 

93. Quanto uno privato erra verso el principe e committe crimenlaesae maiestatisvolendo fare quello che appartiene al principetantoerra uno principe e commette crimen laesi populifaccendo quello cheappartiene a fare al popolo e a' privati: però merita grandissima riprensioneel duca di Ferrara faccendo mercantanziemonopoli e altre cose meccaniche cheaspettano a fare a' privati.

 

94. Chi sta in corte de' principi e aspira a essere adoperatoda lorostia quanto può loro innanzi agli occhi; perché nascono spessofaccendeche vedendotisi ricorda di tee spesso le commette a te; le qualise non ti vedessicommetterebbe a un altro.

 

95. Bestiale è quello che non cognoscendo e' pericolivientra drento inconsideratamente; animoso quello che gli cognoscema non gliteme piú che si bisogni.

 

96. È antico proverbioche tutti e' savi sono timidiperché cognoscono tutti e' pericolie però temono assai. Io credo che questoproverbio sia falsoperché non può piú essere chiamato savio chi stima unopericolo piú che non merita essere stimato; savio chiamerò quello che cognoscequanto pesi el pericolo e lo teme appunto quanto si debbe. Però piú presto sipuò chiamare savio uno animoso che uno timido; e presupposto che tutt'a duavegghino assaila discordia dall'uno all'altro nasce perché el timido mette aentrata tutti e' pericoli che cognosce che possono esseree presuppone sempreel peggio de' peggi; l'animoso che ancora lui cognosce tutticonsiderandoquanti se ne possino schifare dalla industria degli uominiquanti ne fasmarrire el caso per sé stessonon si lascia confondere da tuttima entranelle imprese con fondamento e con speranzache non tutto quello che puòessere abbia a essere.

 

97. Dissemi el marchese di Pescaraquando fu fatto papaClementeche forse non mai piú vedde riuscire cosa che fussi desideratauniversalmente. La ragione di questo detto può essereche e' pochi e non e'molti danno communemente el moto alle cose del mondoed e' fini di questi sonoquasi sempre diversi da' fini de' moltie però partoriscono diversi effetti daquello che molti desiderano.

 

98. Uno tiranno prudentebenché abbia caro e' savi timidinon gli dispiacciono anche gli animosi quando gli cognosce di cervello quietoperché gli dá el cuore di contentargli. Sono gli animosi ed inquieti quelliche sopra tutto gli dispiacciono; perché non può presupporre di poterglicontentaree però è sforzato a pensare di spegnergli.

 

99. Apresso a uno tiranno prudentequando non m'ha perinimicovorrei più presto essere in concetto di animoso inquietoche ditimido; perché cerca di contentartie con quell'altro fa più a sicurtá.

 

100. Sotto a uno tiranno è meglio essere amico insino a unocerto termineche partecipare degli ultimi intrinsechi suoi; perché cosísesei uomo stimatogodi anche tu della sua grandezzae qualche volta piú chequell'altro con chi fa piú a sicurtáe nella ruina sua puoi sperare disalvarti.

 

101. A salvarsi da uno tiranno bestiale e crudele non èregola o medicina che vagliaeccetto quella che si dá alla peste: fuggire dalui el piú discostoed el piú presto che si può.

 

102. Uno assediato che aspetta soccorsopublica sempre lenecessitá sue molto maggiori che non sono; quello che non lo aspettanon glirestando altro disegno che lo straccare lo inimicoe a quest'effetto torgliogni speranzale cuopre sempre e publica minore.

 

103. Fa el tiranno ogni possibile diligenzia per scoprire elsegreto del cuore tuocon farti carezzecon ragionare teco lungamentecolfarti osservare da altri che per ordine suo si intrinsecano tecodalle qualirete tutte è difficile guardarsi; e però se tu vuoi che non ti intendapensavi diligentementee guardati con somma industria da tutte le cose che tipossono scoprireusando tanta diligenzia a non ti lasciare intendere quanta usalui a intenderti.

 

104. È lodato assai negli uominied è grato a ognuno loessere di natura liberi e realie come si dice in Firenzeschietti; èbiasimata da altro canto ed è odiosa la simulazionema è molto piú utile asé medesimo; e quella realitá giova piú presto a altri che a sé. Ma perchénon si può negare che la non sia bellaio loderei chi ordinariamente avessi eltraino suo del vivere libero e schiettousando la simulazione solamente inqualche cosa molto importantele quali accaggiono rare volte. Cosíacquisteresti nome di essere libero e realee ti tireresti drieto quella graziache ha chi è tenuto di tale natura: e nondimeno nelle cose che importassinopiúcaveresti utilitá della simulazionee tanto maggiore quantoavendo famadi non essere simulatoresarebbe piú facilmente creduto alle arti tue.

 

105. Ancora che uno abbia nome di simulatore o diingannatoresi vede che pure qualche volta gli inganni suoi truovano fede. Parestrano a dirloma è verissimoe io mi ricordo el re Catolico piú che tuttigli altri uomini essere in questo concetto; e nondimeno ne' suoi maneggi non glimancava mai chi gli credessi piú che el debito; e questo bisogna che proceda odalla semplicitá o dalla cupiditá degli uomini: questi per credere facilmentequello che desideranoquelli per non cognoscere.

 

106. Non è cosa nel vivere nostro civile che abbia piúdifficultá che el maritare convenientemente le sue figliuole; il che procedeperché tutti gli uominitenendo piú conto di sé che non tengono gli altripensano da principio poter capere ne' luoghi che non gli riescono. Però hoveduto molti rifiutare spesso partiti che quando si sono molto aggirati arebbonoaccettato di grazia. È dunche necessario misurare bene le condizioni sue edegli altriné si lasciare portare da maggiore opinione che si convenga;questo io lo cognosco bene; non so poi come saprò usarloné se cadrò nelloerrore quasi commune di presummere piú che el debito; ma non serva però questoricordo a avvilirsi tantochecome Francesco Vettorisi diano al primo che ledimanda.

 

107. È da desiderare non nascere suddito; e pure avendo aessereè meglio essere di principe che di republica; perché la republicadeprime tutti e' sudditi; e non fa parte alcuna della sua grandezza se non a'suoi cittadini; el principe è piú commune a tuttied ha equalmente persuddito l'uno come l'altro; però ognuno può sperare di essere e beneficato eadoperato da lui.

 

108. Non è uomo sí savio che non pigli qualche volta deglierrori; ma la buona sorte degli uomini consiste in questo: abattersi apigliargli minorio in cose che non importano molto.

 

109. Non è el frutto delle libertáné el fine al quale lefurono trovateche ognuno governiperché non debbe governare se non chi èatto e lo merita; ma la osservanzia delle buone legge e buoni ordinile qualisono piú sicure nel vivere libero che sotto la potestá di uno o pochi. Equesto è lo inganno che fa tanto travagliare la cittá nostraperché nonbasta agli uomini essere liberi e sicurima non si fermano se ancora nongovernano.

 

110. Quanto si ingannono coloro che a ogni parola allegano e'romani! Bisognerebbe avere una cittá condizionata come era loroe poigovernarsi secondo quello esemplo; el quale a chi ha le qualitádisproporzionate è tanto disproporzionatoquanto sarebbe volere che uno asinofacessi el corso di uno cavallo.

 

111. E' vulgari riprendono e' iurisconsulti per la varietádelle opinione che sono tra loroe non considerano che la non procede dadifetto degli uominima dalla natura della cosa in sé; la quale non sendopossibile che abbia compreso con regole generali tutti e' casi particularispesso e' casi non si truovano decisi appunto dalla leggema bisognaconietturarli con le opinione degli uominile quali non sono tutte a uno modo.Vediamo el medesimo ne' medicine' filosofine' giudici mercantiline'discorsi di quelli che governano lo statotra' quali non è manco varietá digiudicio che sia tra' legisti.

 

112. Diceva messer Antonio da Venafrae dice bene: metti seio otto savi insiemediventano tanti pazzi; perché non si accordando mettono lecose piú presto in disputa che in resoluzione.

 

113. Erra chi crede che la legge rimetta mai cosa alcuna inarbitriocioè in libera voluntá del giudiceperché la non lo fa mai padronedi dare e tôrre; ma perché sono alcuni casi che è stato impossibile che lalegge determini con regola certagli rimette in arbitrio del giudice; cioè cheel giudiceconsiderate le circunstanzie e qualitá tutte del casone determiniquello che gli pare secondo la sinderesi e conscienzia sua. Di che nasce chebenché el giudice non possa della sentenzia sua starne a sindacato degliuominine ha a stare a sindacato di Dioel quale cognosce se gli ha ogiudicato o donato.

 

114. Sono alcuni che sopra le cose che occorsono fanno inscriptis discorsi del futuroe' quali quando sono fatti da chi sapaiono achi gli legge molto belli; nondimeno sono fallacissimiperché dependendo dimano in mano l'una conclusione dell'altrauna che ne manchiriescono vanetutte quelle che se ne deducono; e ogni minimo particulare che variè atto afare variare una conclusione; però non si possono giudicare le cose del mondosí da discostoma bisogna giudicarle e resolverle giornata per giornata.

 

115. Truovo in certi quadernacci scritti insino nel 1457cheuno savio cittadino disse giá: o Firenze disfará el Monte o el Monte disfaráFirenze. Considerò benissimo essere necessario o che la cittá gli togliessi lariputazioneo che farebbe tanta multiplicazione che sarebbe impossibilereggerla; ma questa materia innanzi partorissi el disordineha avuto piú vitae in effetto el moto suo piú lentoche lui forse non immaginò.

 

116. Chi governa gli stati non si spaventi per e' pericoliche si mostronoancora che paino grandipropinqui e quasi in essere; perchécome dice el proverbionon è sí brutto el diavolo come si dipigne. Spesso pervari accidenti e' pericoli si risolvonoe quando pure e' mali vengonovi sitruova drento qualche rimedio e qualche alleggerimentopiú che non siimmaginava; e questo ricordo consideratelo beneché tuttodí viene in fatto.

 

117. È fallacissimo il giudicare per gli esempli; perché senon sono simili in tutto e per tutto non servonoconciosiaché ogni minimavarietá nel caso può essere causa di grandissima variazione nello effettoedel discernere queste varietáquando sono piccolevuole buono e perspicaceocchio.

 

118. A chi stima l'onore assaisuccede ogni cosaperchénon cura fatichenon pericolinon danari. Io l'ho provato in me medesimoperò lo posso dire e scrivere; sono morte e vane le azione degli uomini che nonhanno questo stimulo ardente.

 

119. Le falsitá delle scritture rade volte si fabricano daprincipio; ma dipoi in progresso di temposecondo che conducono le occasione ola necessitá; e però è buono espediente a difendersenesubito che è fattolo instrumento o la scritturafarsi fare copia autentica per tenerla presso disé.

 

120. La piú parte de' mali che si fanno nelle terre diparteprocedono dal sospettoperché gli uomini dubitando della fede l'unodell'altro sono necessitati a prevenire; però chi le governa debbe avere elprimo intentoed essere sollecito a levare via le suspizione.

 

121. Non fate novitá in sulla speranza di essere seguitatidal popoloperché è pericoloso fondamentonon avendo lui animo a seguitaree anche spesso avendo fantasia diversa da quello che tu credi. Vedete lo esemplodi Bruto e Cassio che amazzato Cesarenon solo non ebbono el séguito delpopolo come si erano presuppostima per paura di esso furono forzati aritirarsi in Capitolio.

 

122. Guardate quanto gli uomini ingannano loro medesimi:ciascuno reputa brutti e' peccati che lui non faleggieri quegli che fa; e conquesta regola si misura spesso el male ed el bene piú che col considerare e'gradi e qualitá delle cose.

 

123. Io credo facilmente che in ogni tempo siano stati tenutidagli uomini per miracoli molte cose che non vi si appressavano; ma questo ècertissimo che ogni religione ha avuto e' suoi miracoli; in modo che dellaveritá di una fede piú che di un'altra è debole pruova el miracolo. Mostranobene forse e' miracoli la potestá di Dioma non piú di quello de' gentili chedi quello de' cristiani; e anche non sarebbe forse peccato direche questicosí come anche e' vaticinisono secreti della naturaalla ragione de' qualinon possono gli intelletti degli uomini aggiugnere.

 

124. Io ho osservato che in ogni nazione e quasi in ognicittá sono divozione che fanno e' medesimi effetti: a Firenze Santa MariaImpruneta fa piova e bel tempo; in altri luoghiho visto Vergene Marie o Santifare el medesimo; segno manifesto che la grazia di Dio soccorre ognuno; e forseche queste cose sono piú causate dalle opinione degli uominiche perché inveritá se ne vegga lo effetto.

 

125. E' filosofi ed e' teologi e tutti gli altri che scrivonole cose sopra natura o che non si veggonodicono mille pazzie; perché ineffetto gli uomini sono al bujo delle cosee questa indagazione ha servito eserve piú a esercitare gli ingegni che a trovare la veritá.

 

126. Sarebbe da desiderare el potere fare o condurre le cosesue a puntocioè in modo che fussino sanza uno minimo disordine o scrupolo; maè difficile el fare questoin modo che è errore lo occuparsi troppo inlimbiccarleperché spesso le occasione fuggonomentre che tu perdi tempo acondurre quello a punto; e anche quando credi averlo trovato e fermoti accorgispesso non essere nienteperché la natura delle cose del mondo è in modocheè quasi impossibile trovarne alcuna che in ogni parte non vi sia qualchedisordine e inconveniente; bisogna risolversi a tôrle come sono e pigliare perbuono quello che ha in sé manco male.

 

127. Ho veduto nella guerra bene spesso venire nuove per lequali giudichi avere la impresa in mal luogo; in uno tratto venire altre chepare ti promettino la vittoriae cosí per contrario; e questa variazioneaccadere spessisime volte; però uno capitano buono non facilmente si invilisceo esalta.

 

128. Nelle cose degli stati non bisogna tanto considerarequello che la ragione mostra che dovessi fare uno principequanto quello chesecondo la sua natura o consuetudine si può credere che faccia; perché e'principi fanno spesso non quello che doverebbono farema quello che sanno opare loro di fare; e chi si risolve con altra regola può pigliare grandissimigranchi.

 

129. Quello chese si facessisarebbe maleficio o ingiuriase non si fa non ha però a essere chiamato né buona opera né beneficio;perché tra lo offendere ed el beneficaretra le opere laudabile e biasimevoleè mezzocome lo astenere dal malelo astenersi da offendere. Non dichinoadunche gli uomini: io non feciio non dissi; perché communemente la veralaude è potere dire: io feciio dissi.

 

130. Guardinsi e' principi sopra tutto da coloro che sono dinatura incontentabili; perché non possono beneficargli ed empiergli tanto chebasti a rendersene sicuri.

 

131. Grande differenzia è da avere e' sudditi malcontenti aavergli disperati. El malcontento se bene desidera di nuocertinon si metteleggiermente in pericoloma aspetta le occasionele quali talvolta non vengonomai; el disperato le va cercando e sollecitandoed entra precipitosamente insperanza e pratiche di fare novitá; e però da quello t'hai a guardare di radoda questo è necessario guardarti sempre.

 

132. Io sono stato di natura molto libero e inimico assaidegli stiracchiamentiperò ha avuto facilitá grande chi ha avuto a conveniremeco; nondimeno ho cognosciuto che in tutte le cose è di somma utilitá elnegociare con vantaggio; la somma del quale consiste in questonon veniresubito agli ultimi partitima ponendosi da discostolasciarsi tirare di passoin passo e con difficultá; chi fa cosí ha bene spesso piú di quello di che sisarebbe contentato; chi negocia come ho fatto ionon ha mai se non quello sanzache non arebbe concluso.

 

133. È grandissima prudenzia e da molti poca osservatasapere dissimulare le male satisfazione che hai di altriquando el fare cosínon sia con tuo danno ed infamia; perché accade spesso che in futuro vieneoccasione di averti a valere di quello. Il che difficilmente ti riescese luigiá sa che tu sia male satisfatto di lui. Ed a me è intervenuto molte volteche io ho avuto a ricercare personecontro alle quali ero malissimo disposto; eloro credendo el contrarioo almeno non si persuadendo questom'hanno servitoprontissimamente.

 

134. Gli uomini tutti per natura sono inclinati piú al beneche al male; né è alcuno el qualedove altro rispetto non lo tiri incontrarionon facessi piú volentieri bene che male; ma è tanto fragile lanatura degli uominie sí spesse nel mondo le occasione che invitano al maleche gli uomini si lasciano facilmente deviare dal bene. E però e' savilegislatori trovorono e' premi e le pene; che non fu altro che con la speranza ecol timore volere tenere fermi gli uomini nella inclinazione loro naturale.

 

135. Se alcuno si truova che per natura sia inclinato a farepiú volentieri male che benedite sicuramente che non è uomoma bestia omostropoi che manca di quella inclinazione che è naturale a tutti gli uomini.

 

136. Accade che qualche volta e' pazzi fanno maggiore coseche e' savi; procede perché el savio dove non è necessitato si rimette assaialla ragione e poco alla fortuna; el pazzo assai alla fortuna e poco allaragione; e le cose portate dalla fortuna hanno tal volta fini incredibili. E'savi di Firenze arebbono creduto alla tempesta presente; e' pazzi avendo controa ogni ragione voluto opporsihanno fatto insino a ora quello che non sisarebbe creduto che la cittá nostra potessi in modo alcuno fare; e questo èche dice el proverbio: Audaces fortuna iuvat.

 

137. Se el danno che risulta delle cose male governatesiscorgessi cosa per cosachi non sao si ingegnerebbe di imparareovolontariamente lascerebbe governarsi a chi sapessi piú; ma el male è che gliuominied e' popoli massimeper la ignoranzia loronon intendono la cagionede' disordininon le attribuiscono a quello errore che gli ha prodotti; e cosínon ricognoscendo di quanto male sia causa lo essere governati da chi non sagovernareperseverano nello erroreo di fare loro quello che non sannoo dilasciarsi governare dagli imperiti; donde nasce spesso la ruina ultima dellacittá.

 

138. Né e' pazzi né e' savi non possono finalmenteresistere a quello che ha a essere; però io non lessi mai cosa che mi paressimeglio detta che quella che disse colui: Ducunt volentes fatanolentestrahunt.

 

139. È vero che le cittá sono mortale come gli uomini; maè differenziaché gli uomini per essere di materia corrutibileancora chemai facessino disordinibisogna manchino; le cittá non mancano per difettodella materiala quale sempre si rinnovama o per mala fortuna o per maloreggimentocioè per e' partiti imprudenti presi da chi governa. El capitaremale per mala fortuna schiettamente è rarissimoperché essendo una cittácorpo gagliardo o di grande resistenziabisogna bene che la violenzia siaestraordinaria ed impetuosissima a atterrarla. Sono adunche gli errori di chigoverna quasi sempre causa delle ruine delle cittá; e se una cittá sigovernassi sempre benesaria possibile che la fussi perpetuao almanco arebbevita piú lunga sanza comparazione di quello che non ha.

 

140. Chi disse uno popolo disse veramente uno animale pazzopieno di mille erroridi mille confusionesanza gustosanza dilettosanzastabilitá.

 

141. Non vi maravigliate che non si sappino le cose delleetá passatenon quelle che si fanno nelle provincie o luoghi lontani; perchése considerate benenon s'ha vera notizia delle presentinon di quelle chegiornalmente si fanno in una medesima cittá; e spesso tra il palazzo e lapiazza è una nebbia sí foltao uno muro sí grossoche non vi penetrandol'occhio degli uominitanto sa el popolo di quello che fa chi governao dellaragione perché lo faquanto delle cose che fanno in India; e però si empiefacilmente el mondo di opinione erronee e vane.

 

142. Una delle maggiori fortune che possino avere gli uominiè avere occasione di potere mostrare che a quelle cose che loro fanno perinteresse propriosiano stati mossi per causa di pubblico bene. Questa fecegloriose le imprese del re Catolicole qualifatte sempre per sicurtá ograndezza suaparvono spesso fatte o per augumento della fede cristianao perdifesa della Chiesa.

 

143. Parmi che tutti gli istorici abbinonon eccettuandoalcunoerrato in questoche hanno lasciato di scrivere molte cose che a tempoloro erano notepresupponendole come note; donde nasce che nelle istorie de'Romanide' Greci e di tutti gli altrisi desidera oggi la notizia in molticapi; verbigraziadelle autoritá e diversitá de' magistratidegli ordini delgovernode' modi della miliziadella grandezza delle cittá e molte cosesimiliche a' tempi di chi scrisse erano notissimee però pretermesse daloro. Ma se avessino considerato che con la lunghezza del tempo si spengono lecittáe si perdono le memorie delle cosee che non per altro sono scritte leistorie che per conservarle in perpetuosarebbono stati piú diligenti ascriverle in modo che cosí avessi tutte le cose innanzi agli occhi chi nasce inuna etá lontanacome coloro che sono stati presentiche è proprio el finedella istoria.

 

144. Dissemi in Spagna Almazano secretario del re Catolicoessendo venuta nuova che e' viniziani avevano fatto col re di Francia accordocontro al suo reche in Castiglia è uno proverbio che in lingua nostrasignificache el filo si rompe dal capo piú debole: vuole dire in sustanziache le cose al fine si scaricano sopra e' piú deboliperché non si misuranoné con la ragionené con la discrezione; ma cercando ognuno el suo vantaggiosi accordano a fare patire chi ha manco forze perché gli è avuto minorerispetto; e però chi ha a negociare con piú potenti di séabbia semprel'occhio a questo proverbio che a ogn'ora viene in fatto.

 

145. Abbiate per certo chebenché la vita degli uomini siabrevepure a chi sa fare capitale del tempo e non lo consumare vanamenteavanza tempo assai; perché la natura dell'uomo è capacee chi è sollecito erisoluto gli comparisce mirabilmente el fare.

 

146. Infelicitá grande è essere in grado di non potereavere el benese prima non s'ha el male.

 

147. Erra chi crede che la vittoria delle imprese consistanello essere giuste o ingiusteperché tuttodí si vede el contrarioche nonla ragionema la prudenziale forze e la buona fortuna danno vinte le imprese.È ben veroche in chi ha ragione nasce una certa confidenzafondata in sullaopinione che Dio dia vittoria alle imprese giustela quale fa gli uomini arditie ostinatidalle quali due condizione nascono talvolta le vittorie. Cosíl'avere la causa giusta può per indiretto giovarema è falso che lo facciadirettamente.

 

148. Chi vuole espedire troppo presto le guerrele allungaspesso; perché non avendo a aspettare o le provisione che gli bisognao ladebita maturitá della impresafa difficile quello che sarebbe stato facile; inmodo che per ogni dí di tempo che ha voluto avanzare perde spesso piú di unomese; sanza che questo può essere causa di maggiore disordine.

 

149. Nelle guerre chi vuole manco spenderepiú spende;perché nessuna cosa vuole maggiore e piú inconsiderata effusione di danari; equanto le provisione sono piú gagliardetanto piú presto si espediscono leimprese; alle quali cose chi manca per risparmiare danari allunga le impresetanto piú che ne risulta senza comparazione maggiore spesa. Però nessuna cosaè piú perniziosa che entrare in guerre con gli assegnamenti di tempo in tempose non ha numerato grosso; perché è el modo non a finire la guerrama anutrirla.

 

150. Non basti a farvi fidare o rimettere in uominiingiuriati da voi el cognoscere che di quello negocio medesimo risulterebbeconducendolo beneanche utilitá ed onore a loro; perché può in certi uominiper natura tanto la memoria delle ingiurieche gli tira a vendicarsi contro alproprio commodo; o perché stimino piú quella satisfazioneo perché lapassione gli acciechi in modo che non vi discernino drento quello che sarebbel'onore e utile suoe tenete a mente questo ricordoperché molti ci errano.

 

151. Abbiate sempre la miracome è anche detto sopra de'príncipinon tanto a quello che gli uomini con chi avete a negociaredoverrebbono fare per ragionequanto quello che si può credere che faccinoconsiderata bene la natura e costumi loro.

 

152. Abbiate grandissima circumspezione innanzi entriate inimprese o faccende nuoveperché doppo el principio bisogna andare pernecessitá; e però interviene spesso che gli uomini si conducono a camminareper difficultáche se prima n'avessino immaginato la ottava partese nesarebbono alienati mille miglia; ma come sono imbarcatinon è in potestá lororitirarsi. Accade questo massime nelle inimicizienelle parzialitánelleguerre; nelle quali cose e in tutte l'altreinnanzi si piglinonon èconsiderazione o diligenzia sí esatta che sia superflua.

 

153. Pare che gli imbasciadori spesso piglino la parte diquello principe apresso al quale sono; il che gli fa sospetti o di corruttela odi speranza di premio almanco che le carezze e umanitá usategli gli abbinofatti diventare loro partigiani; ma può anche procedere che avendo al continuoinnanzi agli occhi le cose di quello principe dove sonoe non cosíparticularmente le altrepaia loro da tenerne piú conto che in veritá non è;la quale ragione non militando nel suo principe che parimente ha noto el tuttoscuopre con facilitá la fallacia del suo ministroe attribuisce spesso amalignitá quello che piú presto è causato da qualche imprudenzia; e però chiva imbasciadore ci avvertisca beneperché è cosa che importa assai.

 

154. Sono infiniti e' segreti di uno principeinfinite lecose a che bisogna consideri; però è temeritá essere pronto a fare giudiciodelle azione loroaccadendo spesso che quello tu credi che lui faccia per unorispetto sia fatto per un altro; quello che ti pare fatto a caso oimprudentementesia fatto a arte e prudentissimamente.

 

155. Dicesi che chi non sa bene tutti e' particulari non puògiudicare bene; e nondimeno io ho visto molte volteche chi non ha el giudiciomolto buono giudica meglio se ha solo notizia della generalitàche quando glisono mostri tutti e' particulari; perché in sul generale se gli appresenteráspesso la buona risoluzionema come ode tutti e' particularisi confonde.

 

156. Io sono stato di natura molto resoluto e fermo nelleazioni miee nondimeno come ho fatto una resoluzione importantemi accadespesso una certa quasi penitenzia del partito che ho preso; il che procede nonperché io creda che se io avessi di nuovo a deliberare io deliberassialtrimentima perché innanzi alla deliberazione avevo piú presente agli occhile difficultá dell'una e l'altra parte; dove preso el partitoné temendo piúquelle che col deliberare ho fuggitemi si appresentono solamente quelle conchi mi resta a combatterele quali considerate per se stesse paiono maggioreche non parevano quando erano paragonate con l'altre; donde seguita che aliberarsi da questo tormento bisogna con diligenzia rimettersi innanzi agliocchi anche le altre difficultá che avevi poste da canto.

 

157. Non è bene vendicarsi nome di essere sospettosodiessere sfiducciato: nondimeno l'uomo è tanto fallacetanto insidioso; procedecon tante arte sí indirettesí profondeè tanto cupido dello interesse suotanto poco respettivo a quello di altriche non si può errare a credere pocoa fidarsi poco.

 

158. Veggonsi a ogn'ora e' benefici che ti fa l'avere buononomel'avere buona fama; ma sono pochi a comparazione di quelli che non siveggonoche vengono da per sé e sanza che tu ne sappia la causacondotti daquella buona opinione che è di te: però disse prudentissimamente colui chepiú valeva el buono nome che molte ricchezze.

 

159. Non biasimo e' digiunile orazione e simili opere pieche ci sono ordinate dalla Chiesa o ricordate da' frati; ma el bene de' beni èed a comparazione di questo tutti gli altri sono leggierinon nuocere a alcunogiovare in quanto tu puoi a ciascuno.

 

160. È certo gran cosa che tutti sappiamo avere a moriretutti viviamo come se fussimo certi avere sempre a vivere; non credo sia laragione di questo perché ci muova piú quello che è innanzi agli occhi e cheapparisce al sensoche le cose piú lontane e che non si veggono; perché lamorte è propinquae si può dire che per la esperienzia quotidiana ciapparisca a ogni ora; credo proceda perché la natura ha voluto che noi viviamosecondo che ricerca el corso o vero ordine di questa machina mondanala qualenon volendo resti come morta e sanza sensoci ha dato proprietá di non pensarealla mortealla quale se pensassimo sarebbe pieno el mondo di ignavia e ditorpore.

 

161. Quando io considero a quanti accidenti e pericoli diinfirmitádi casodi violenzia ed in modi infinitiè sottoposta la vitadell'uomo; quante cose bisogna concorrino nello anno a volere che la ricolta siabuona; non è cosa di che io mi maravigli piúche vedere uno uomo vecchiounoanno fertile.

 

162. E nelle guerre e in molte cose importante ho vedutospesso lasciare di fare la provisione per giudicare che le sarebbono tarde; enondimanco si è visto poiche le sarebbono state in tempoe che elpretermetterle ha fatto grandissimo danno; e tutto procedeche communemente elmoto delle cose è molto piú lento che non si disegnain modo che spesso nonè fatto in tre o quattro mesi quello che tu giudicavi doversi fare in uno; equesto è ricordo importante e da avvertire.

 

163. Quanto fu accomodato quello detto degli antichi: Magistratusvirum ostendit! Non è cosa che scuopra piú la qualitá degli uomini chedare loro faccende e autoritá. Quanti dicono beneche non sanno fare! Quantiin sulle panche e sulle piazze paiono uomini eccellenti che adoperati riesconoombre!

 

164. La buona fortuna degli uomini è spesso el maggioreinimico che abbinoperché gli fa diventare spesso cattivileggieriinsolenti; però è maggiore paragone di uno uomo el resistere a questa che alleavversitá.

 

165. Da uno canto pare che uno principeuno padrone debbacognoscere meglio la natura de' sudditi e servidori suoi che alcuno altro;perché per necessitá bisogna gli venghino per le mani molte vogliedisegni eandamenti loro; da altroè tutto el contrarioperché con ogni altronegociano piú apertamentema con questi usano ogni diligenziaogni arte perpalliare la natura e le fantasie loro.

 

166. Non pensate che chi assalta altriverbigrazia chi siaccampa a una terrapossi prevedere tutte le difese che fará lo inimico;perché per natura allo attore che è peritooccorrono e' rimedi ordinari chefará el reo; ma el pericolo e la necessitá in che è quello altro gli fatrovare degli estraordinari quali è impossibile che pensi chi non è neltermine di quella necessitá.

 

167. Non credo sia piggiore cosa la mondo che la leggerezzaperché gli uomini leggieri sono instrumenti atti a pigliare ogni partito pertristopericoloso e pernizioso che sia; però fuggitegli come el fuoco.

 

168. Che mi rilieva meche colui che mi offende lo facci perignoranzia e non per malignitá? Anziè spesso molto peggioperché lamalignitá ha e' fini suoi determinati e procede con le sue regolee però nonsempre offende quanto può; ma la ignoranzia non avendo né finené regolané misuraprocede furiosamente e dá mazzate da ciechi.

 

169. Abbiate per una massimache o in cittá libera o ingoverno strettoo sotto uno principe che voi sieteè impossibile coloriatetutti e' vostri disegni; però quando qualcuno ve ne mancanon vi adiratenoncominciate a volere romperepure che abbiate tale parte che dobbiatecontentarvi; altrimenti faccendosturbate voi medesimi e qualche volta lacittáed alla fine vi trovate avere quasi sempre peggiorato le vostrecondizione.

 

170. Grande sorte è quella de' principiche e' carichi chemeritano essere suoifacilmente scaricano addosso a altriperché pare chequasi sempre intervenga che gli errori e le offese che loro fannoancora chenaschino da loro proprisiano attribuiti a consiglio o istigazione di chi èloro apresso. Credo proceda non tanto per industria che usino in fare nascerequesta opinionequanto perché gli uomini volentieri voltano lo odio o ledetrazione a chi è manco distante da loroe contro a chi sperano potersi piúfacilmente valere.

 

171. Diceva el duca Lodovico Sforza che una medesima regolaserve a fare cognoscere e' principi e le balestre. Se la balestra è buona o nosi cognosce dalle frecce che tira; cosí el valore de' principi si cognoscedalla qualitá degli uomini mandano fuora. Dunche si può arguire che governofussi quello di Firenzequando in uno tempo medesimo adoperò per imbasciadoriel Carduccio in Franciael Gualterotto a Vinegiamesser Bardo a Sienaemesser Galetto Giugni a Ferrara.

 

172. Furono ordinati e' principi non per interesse proprioma per beneficio communee gli furono date le entrate e le utilitáperché ledistribuissi a conservazione del dominio e de' sudditi; e però in lui è piúdetestabile la parsimoniache in uno privatoperché accumulando piú che eldebito appropria a sé solo quello di che è stato fattoa parlarepropriamentenon padrone ma esattore e dispensatore a beneficio di molti.

 

173. Piú detestabile e piú perniziosa è in uno principe laprodigalitá che la parsimonia; perché non potendo quella essere sanza tôrre amoltiè piú ingiurioso a' sudditi el tôrre che el non dare; e nondimeno pareche a' popoli piaccia piú el principe prodigo che lo avaro. La ragione è cheancora che pochi siano quegli a chi dá el prodigo a comparazione di coloro achi toglieche di necessitá sono moltipurecome è detto altre voltepuòtanto piú negli uomini la speranza che el timoreche facilmente si speraessere piú presto di quegli pochi a chi è datoche di quegli molti a chi ètolto.

 

174. Fate ogni cosa per intrattenervi bene co' principi e congli stati che reggono; perché ancora che siate innocentiabbiate condizioniquiete ed ordinatee siate disposti di non vi travagliarenondimeno a ogn'oravengono cose per le quali di necessitá vi bisogna capitare alle mani di chigoverna; sanza chela opinione di non essere accetti vi offende in infinitimodi.

 

175. Uno governatore di popolicioè magistratodebbeguardarsi quanto può di non mostrare odio con alcunoné di pigliare vendettadi dispiacere che gli sia fattoperché gli dá troppo carico adoperare elbraccio pubblico contro alle ingiurie private; abbia pure pazienzia ed aspettitempoperché è impossibile che spesso non gli venga occasione di potere farelo effetto medesimo giustificatamente e sanza nota di rancore.

 

176. Pregate Dio sempre di trovarvi dove si vinceperché viè data laude di quelle cose ancora di che non avete parte alcuna; come per elcontrario chi si truova dove si perdeè imputato di infinite cose delle qualiè inculpabilissimo.

 

177. Quasi sempre in Firenzeper la dapocaggine degliuominiquando uno ha fatto con violenzia uno scandolo publiconon si è fattopruova di punirloma cercato a gara di deliberargli la impunitápure chedeponga l'armee non ne faccia piú; modi non da reprimere gli insolentima dafare diventare lioni gli agnelli.

 

178. Allora sono ottime le industrie e le arte de' guadagniquando per lo universale non sono ancora cognosciute buone; ma come vengano inquesta opinionedeclinano; perché voltandovisi moltiel concorso fa che nonsono piú sí buone; però el levarsi a buon'ora è vantaggio grande in tutte lecose.

 

179. Io mi feci beffe da giovane del sapere sonareballarecantare e simili leggiadrie: dello scrivere ancora benedel sapere cavalcaredel sapere vestire accomodatoe di tutte quelle cose che pare che diano agliuomini piú presto ornamento che sustanzia; ma arei poi desiderato el contrarioperché se bene è inconveniente perdervi troppo tempo e però forse nutrirvi e'giovaniperché non vi si deviinonondimeno ho visto per esperienza che questiornamenti ed el sapere fare bene ogni cosa danno degnitá e riputazione agliuomini etiam bene qualificatied in modo che si può dire che a chi nemancamanchi qualche cosa; sanza che lo abondare di tutti gli intrattenimentiapre la via a' favori de' príncipie in chi ne abonda è talvolta principio ocagione di grande profitto e esaltazionenon essendo piú el mondo ed e'príncipi fatti come doverebbonoma come sono.

 

180. Le guerre non hanno el maggiore inimico che el parere achi le comincia che le siano vinte; perché ancora che le si mostrino facillimee sicurissimesono sottoposte a mille accidentie' quali si disordinano piúse a chi le apartengono non si trova preparato con l'animo e con le forzecomesarebbe se da principio vi si fussi ordinato drento come se le fussinodifficile.

 

181. Sono stato undici anni continui ne' governi della Chiesae con tanto favore apresso a' superiori ed e' popoliche ero per durarvilungamente se non fussino venuti e' casi che nel '27 vennono in Roma e inFirenze; né trovai cosa alcuna che mi vi conficcassi drento piú che elprocedere come se non mi curassi di starvi; perché con questo fondamento facevosanza rispetto e summissione quello che si conveniva al carico che io tenevo; ilche mi dava tanta riputazioneche questa sola mi favoriva piú e con piúdegnitá che ogni intrattenimentoamicizia e industria che io avessi usata.

 

182. Io ho visto quasi sempre gli uomini bene saviquandohanno a risolvere qualche cosa importante procedere con distinzioneconsiderando dua o tre casi che verisimilmente possono accadereed in su queglifondare la deliberazione loro come se fussi necessario venire uno di queglicasi. Avvertite che è cosa pericolosaperché spesso o forse el piú dellevolte viene uno terzo o quarto caso non consideratoed al quale non èaccomodata la deliberazione che tu hai fatta; però risolvetevi piú al sicuroche poteteconsiderando che ancora possi facilmente essere quello che si credenon abbia a esserené vi ristrignendo mai se non per necessitá.

 

183. Non è savio uno capitano che faccia giornate se non lomuove o la necessitá o el cognoscere d'avere vantaggio molto grande; perché ècosa troppo sottoposta alla fortunae troppo importante el perderle.

 

184. Io non voglio escludere gli uomini da' ragionamenticommuniné da conversare insieme con grata e amorevole dimestichezza; ma dicobene che è prudenzia non parlare se non per necessitá delle cose proprie; equando se ne parlanon ne dare conto se non quanto è necessario alragionamento o intento che allora si ha; riservando sempre in sé medesimo tuttoquello che si può faresanza dire; piú grato è fare altrimentipiú utileel fare cosí.

 

185. Sempre gli uomini lodano in altri lo spenderelargamenteel procedere nelle azioni sue co' modi generosi e magnifichienondimeno i piú osservano in sé medesimi el contrario; però misurate le cosevostre con la possibilitácon la utilitá che sia onesta e ragionevole; ma nonvi lasciate levare a cavallo a fare altrimenti dalle opinione e parole delvulgodal darvi a credere di acquistare laude e riputazione apresso a chi poiallo stretto non lauda in altri quello che non osserva in sé.

 

186. Non si può in effetto procedere sempre con una regolaindistinta e ferma. Se è molte volte inutile lo allargarsi nel parlareetiamcogli amicidico di cose che meritino essere tenute segreteda altro canto elfare che gli amici si accorghino che tu stai riservato con loro è la via a fareche anche loro faccino el medesimo teco; perché nessuna cosa fa altruiconfidarsi di teche el presupporsi che tu ti confidi di luie cosínondicendo a altriti togli la facultá di sapere da altri. Però ed in questo edin molte altre cose bisogna procedere distinguendo la qualitá delle personede' casi e de' tempied a questo è necessaria la discrezionela quale se lanatura non t'ha datarade volte si impara tanto che basti con la esperienzia;co' libri non mai.

 

187. Sappiate che chi governa a caso si ritruova alla fine acaso; la diritta è pensareesaminareconsiderare bene ogni cosa etiamminima; e vivendo ancora cosísi conducono con fatica bene le cose; pensatecome vanno a chi si lascia portare dal corso della acqua.

 

188. Quanto piú ti discosti dal mezzo per fuggire uno degliestremitanto piú cadi in quello estremo di che tu temio in uno altro che hael male pari a quello; e quanto piú vuoi cavare frutto di quella cosa che tugoditanto piú presto finisce el goderla e trarne frutto; verbigrazia uno chepopolo che goda la libertáquanto piú la vuole usare tanto manco la godeetanto piú cade o nella tirannideo in uno vivere che non è migliore che latirannide.

 

189. Tutte le cittátutti gli statitutti e' regni sonomortali; ogni cosa o per natura o per accidente termina e finisce qualche volta;però uno cittadino che si truova al fine della sua patrianon può tantodolersi della disgrazia di quella e chiamarla mal fortunataquanto della suapropria; perché alla patria è accaduto quello che a ogni modo aveva aaccaderema disgrazia è stata di colui abattersi a nascere a quella etá cheaveva a essere tale infortunio.

 

190. Suolsi dire per ricordoin conforto degli uomini chenon sono nello stato desiderano: guardatevi drieto e non innanzicioè guardatequanti piú sono quegli che stanno peggio di voiche quelli che stanno meglio.È detto verissimoe che doverebbe valere a fare che gli uomini sicontentassino del grado loroma è difficile a farloperché la natura ci haposto el viso in modo che non possiamo senza sforzarci guardarci se non innanzi.

 

191. Non si può biasimare gli uomini che siano lunghi nelrisolversiperché se bene accaggiono delle cose nelle quali è necessariodeliberare prestopure per lo ordinario erra piú chi delibera presto che chidelibera tardi; ma da riprendere è sommamente la tarditá dello esequirepoiche si è fatta la resoluzionela quale si può dire che nuoca sempre e nongiovi mai se non per accidente; e ve lo dico perché ve ne guardiateatteso chein questo molti erranoo per ignaviao per fuggire molestiao per altracagione.

 

192. Pigliate nelle faccende questa massima: che non bastidare loro el principiolo indirizzoel motoma bisogna seguitarle e non lestaccare mai insino al finee chi le accompagna cosí non fa anche poco aconducerle a perfezione. Ma chi negozia altrimenti le presuppone talvoltafiniteche a pena sono cominciate o difficultate; tanta è la negligenzialadapocagginela tristizia degli uominitanti gli impedimenti e le difficultáche di sua natura hanno le cose. Usate questo ricordo: m'ha fatto talvoltagrande onorecome fa vergogna grande a chi usa el contrario.

 

193. Avvertisca sopra tutto chi tiene pratiche contro aglistati a non le tenere con lettereperché spesso sono intercette e fannotestimonio che non si può negare; e benché ci siano oggi molti modi cauti discriveresono anche molto in luce le arte del ritrovargli. Piú sicuro assai èa adoperare uomini propri che letteree però è troppo difficile e pericolosoagli uomini privati entrare in queste praticheperché non hanno copia d'uominia chi commetteree di quelli pochi non si possono molto fidareperché ètroppo guadagno e poca perdita ingannare privati per fare piacere a' príncipi.

 

194. Se bene bisogna procedere alle cose pesatamentenon sivuole però proporsi nelle faccende tanta difficultá che l'uomopensando nonpossino riusciresi fermi; anzibisogna ricordarsi che nel maneggiare siscuopre piú facilitáe che faccendole difficultá per sé medesime sisgruppano. E questo è verissimoe chi negocia lo vede tuttodí in fatto; e sepapa Clemente se ne ricordassiconducerebbe spesso le cose sue e piú in tempocon piú riputazione.

 

195. Chi è apresso a' principi e desidera ottenere grazie ofavori per sé o per amiciingegnisi quanto può di non avere a dimandarespesso direttamentema cerchi o aspetti occasione di proporle e introdurle conqualche destrezzale quali quando vengono bisogna pigliarle subito e non lelasciare passare. Chi fa cosíconduce le cose con molto maggiore facilitáecon molto minore fastidio del principe; e ottenuta che n'ha unaresta piúfresco e piú libero potere ottenerne un'altra.

 

196. Come gli uomini si accorgono che tu se' in grado che lanecessitá ti conduca a quello voglionofanno poca stima di tee ne fannobuono mercato; perché in loro communemente può piú el rispetto del suointeresse o la sua mala naturache non può la ragionee' meriti tuoio leobligazione che avessino tecoo el considerare che tu sia forse caduto percausa loro o per satisfare a loroin queste male condizione; però guardatevidal venire in questo essere quanto dal fuoco. E se gli uomini avessino bene nelcuore questo ricordomolti sono fuorusciti che non sarebbono; perché non giovaloro tanto che siano cacciati da casa per inclinazione a questo o quelloprincipequanto nuoce che poi che el principe gli vede fuora dice: costoro nonpossono piú fare sanza me; e però con poca discrezione gli tratta a suo modo.

 

197. Chi ha a conducere co' popoli cose che abbinodifficultá grande o contradizioneavvertiscase el caso lo comporteasepararlee non parlare della seconda insino non sia condotta la prima; perchécosí faccendopuò accadere che quelli si opponghino all'unanoncontradichino all'altra; dove se fussino tutte insiemebisognerebbe che a tuttecontradicessi ciascuno a chi dispiacessi qualunque di quelle. E se cosí avessisaputo fare Piero Soderini quando volle riordinare la legge della quarantial'arebbe ottenuta e stabilito forse con essa el governo populare; e questoricordo di fare inghiottire le vivande amarequando si puòin piú di unobocconeserve spesso non manco alle cose private che alle publiche.

 

198. Crediate che in tutte le faccende e publiche e privatela importanza dello espedirle consiste in sapere pigliare el verso; e però inuna medesima cosael maneggiarla in uno modo a maneggiarla in uno altroimporta el conducerla a non la conducere.

 

199. Semprequando con altri volete simulare o dissimulareuna vostra inclinazioneaffaticatevi a mostrargli con piú potente e efficaceragione che voi poteteche voi avete in animo el contrarioperché quando agliuomini pare che voi cognosciate che la ragione voglia cosífacilmente sipersuadono che le resoluzione vostre siano secondo quello che detta la ragione.

 

200. Uno de' modi a fare fautore di qualche vostro disegnoqualcuno che ne sarebbe stato alienoè farne capo a luie farnelocome direautore o principale. Guadagnansi con questa via massime gli uomini leggieriperché in molti questa vanitá solo può tantoche gli conduce a tenerne piúconto che de' rispetti sustanziali che si doverrebbono avere nelle cose.

 

201. Parrá forse parola maligna o sospettosama Dio volessinon fussi vera: sono piú e' cattivi uomini che e' buonimassime dove vainteresse di roba o di stato; però da quelli in fuorae' quali per esperienziao relazione degnissime di fede cognoscete buoninon si può errare a negociarecon tutti cogli occhi bene aperti; è bene destrezza farlo in modo che non vivendichiate nome di sfiduciatima sustanziale è non vi fidatese non vedetepoterlo fare.

 

202. Chi si vendica in modo che lo offeso non si accorga cheel male proceda da luinon si può dire lo faccia se non per satisfare alloodio o al rancore; piú generoso è farla scopertamenteed in modo che ognunosappia donde nasca; e si può interpretare lo faccia non tanto per odio edesiderio di vendettaquanto per onorecioè per essere cognosciuto per uomodi natura da non sopportare le ingiurie.

 

203. Avvertino e' principi a non conducere e sudditi in gradoprossimo alla libertá; perché gli uomini naturalmente desiderano essereliberie lo ordinario di ciascuno è non stare contenti al grado suomacercare sempre di avanzare di quello in che si truovano; e questi appetitipossono piú che la memoria della buona compagnia che gli fa el principee de'benefici ricevuti da lui.

 

204. Non è possibile fare tanto che e' ministri non rubino:io sono stato nettissimoed ho avuto governatori e altri ministri sotto di mee con tutta la diligenzia che io abbia usatae lo esemplo che ho dato lorononho potuto provedere tanto che basti. Ènne cagione che el danaio serve a ognicosae che al vivere d'oggi è stimato piú uno ricco che uno buono; e lo causatanto piú la ignoranzia o ingratitudine de' principi che sopportano e' tristied a chi ha servito bene non fanno migliore trattamento che a chi ha fatto elcontrario.

 

205. Io sono stato dua volte con grandissima autoritá neglieserciti in su imprese importantissimeed in effetto n'ho cavato questoconstruttoche se sono verecome in gran parte io credole cose che siscrivono della milizia anticaquesta a comparazione di quella è una ombra. Nonhanno e' capitani moderni virtúnon hanno industria; procedesi sanza artesanza stratagemmicome camminare a lento passo per una strada maestra; in modoche non fuora di proposito io dissi al signor Prospero Colonna capitano dellaprima impresache mi diceva che io non ero stato piú in guerra alcuna; che midoleva anche in questa non avere imparato niente.

 

206. Non voglio disputare quale fussi piú utile a' corpinostrio governarsi co' medici o non ne averecome lungamente feciono e'romani; ma dico beneche o sia per la difficultá della cosa in séo per lanegligenzia de' medicie' quali bisognerebbe fussino diligentissimi eosservassino bene ogni minimo accidente dello infermoche e' medici de' tempinostri non sanno medicare altro che e' mali ordinaried el piú che si distendala scienzia loro è insino a curare due terzanema come la infermitá ha nientedi estraordinariomendicano al buio e a caso; sanza cheel medico per la suaambizione e per le emulazione che sono tra loroè uno animale pessimosanzaconscienzia e sanza rispettoed avendo la sicurtá che gli errori loro sipossino male reprovarepure che esalti sé o deprima el compagnofa ogni dínotomia de' corpi nostri.

 

207. Della astrologiacioè di quella che giudica le cosefutureè pazzia parlare; o la scienza non è verao tutte le cose necessariea quella non si possono sapereo la capacitá degli uomini non vi arriva; ma laconclusione èche pensare di sapere el futuro per quella via è uno sogno. Nonsanno gli astrologi quello dicononon si appongono se non a caso; in modo chese tu pigli uno pronostico di qualunque astrologoe di uno di un altro uomofatto a venturanon si verificherá manco di questo che di quello.

 

208. La scienzia delle legge è ridotta oggi in luogoche senella decisione di una causa è da uno canto qualche viva ragionedall'altro laautoritá di uno dottore che abbia scrittopiú si attende nel giudicare laautoritá; però e' dottori che praticano sono necessitati volere vedere ognunoche scrive; e cosí quello tempo che s'arebbe a mettere in specularesi consumain leggere libri con stracchezza di animo e di corpoin modo che l'ha quasipiú similitudine a una fatica di facchini che di dotti.

 

209. Io credo siano manco male le sentenzie de' turchilequali si espediscono presto e quasi a casoche el modo de' giudíci che siusano communemente tra' cristiani; perché la lunghezza di questi importa tantoe per le spese e per e' disturbi che si danno a' litigantiche non nuoce forsemanco che facessi la sentenzia che s'avessi contro el primo dí; sanza chesenoi presuppogniamo le sentenzie de' turchi darsi al buione séguita cheragguagliatola metá ne sia giusta; sanza chenon forse minore parte ne sonoingiuste di quella date tra noio per la ignoranzia o per la malizia de'giudici.

 

210. Poco e buonodice el proverbio; è impossibile che chidice o scrive molte cose non vi metta di molta borrama le poche possono esseretutte bene digeste e stringate; però sarebbe forse stato meglio scerre diquesti ricordi uno fiore che accumulare tanta materia.

 

211. Io credo potere affermare che gli spiriti siano; dicoquella cosa che noi chiamiamo spiriticioè di quelli aerei che dimesticamenteparlano con le personeperché n'ho visto esperienzia tale che mi pare essernecertissimo; ma quello che siano e qualicredo lo sappia sí poco chi sipersuade saperloquanto chi non vi ha punto di pensiero. Questoed el predireel futurocome si vede fare talvolta a qualcuno o per arte o per furoresonopotenzie occulte della naturaovero di quella virtú superiore che muove tutto;palesi a luisegreti a noie talmenteche e' cervelli degli uomini non viaggiungono.

 

212. Delle tre spezie di governidi unodi pochi o dimolticredo che in Firenze quello degli ottimati sarebbe el peggiore di tuttiperché non vi è naturalené vi può essere accettocome non è anche latirannide; e per la ambizione e discordie loro farebbono tutti quelli mali chefa la tirannidee forse piú dividerebbono presto la cittáe de' beni che fael tiranno non ne farebbono nessuno.

 

213. In tutte le resoluzione e esecuzione che l'uomo fas'haostaculo di ragione in contrario; perché nessuna cosa è sí ordinata che nonabbia in compagnia qualche disordinenessuna cosa sí trista che non abbia delbuononessuna cosa sí buona che non abbia del tristo; donde nasce che moltistanno sospesi perché ogni piccola difficultá dispiace loro; e questi sonoquelli che di natura si chiamano rispettiviperché a ogni cosa hanno rispetto.Non bisogna fare cosíma pesati gli inconvenienti di ciascuna parteresolversi a quelli che pesano manco; ricordandosi non poter pigliare partitoche sia netto e perfetto da ogni parte.

 

214. Ognuno ha de' difettichi piú e chi mancoperò nonpuò durare né amiciziané servitúné compagniase l'uno non comportal'altro. Bisogna cognoscere l'uno l'altro ericordandosi che col mutare non sifuggono tutti e' difettima si riscontra o ne' medesimi o forse in maggioridisporsi a comportarepure che tu ti abbatta a cose che si possino tollerareonon siano di molta importanza.

 

215. Quante cose fatte sono biasimatechese si potessivedere quello che sarebbe se non fussino fattesi loderebbono! quante pelcontrario sono lodate che si biasimerebbono! Però non correte a riprendere ocommendare secondo la superficie delle cose; e quello che vi apparisce innanziagli occhibisogna considerare piú a drentose volete che el giudicio vostrosia vero e pesato.

 

216. Non si può in questo mondo eleggere el grado in chel'uomo ha a nascerenon le faccende e la sorte con che l'uomo ha a vivere;però a laudare o riprendere gli uomini s'ha a guardare non la fortuna in chesonoma come vi si maneggiano drentoperché la laude o biasimo degli uominiha a nascere da' comportamenti loronon dallo stato in che si truovano; come inuna commedia o tragedia non è piú in prezzo chi porta la persona del padrone edel reche chi porta quella di uno servoma solamente si attende chi la portameglio.

 

217. Non vi guardate tanto di farvi inimici o di faredispiacere a altriche per questo lasciate di fare quello che vi si appartiene;perché el fare l'uomo el debito suo gli dá riputazionee questa giova piúche non nuoce el farsi qualche inimico. Bisogna o essere morto in questo mondoo fare talvolta cose che offendono altri; ma la medesima virtú che è di saperecollocare bene e' piacerisi truova in sapere cognoscere quando s'hanno a faree' dispiaceri; cioè fargli con ragionecon tempocon modestia e per cagione econ modi onorevoli.

 

218. Quegli uomini conducono bene le cose loro in questomondoche hanno sempre innanzi agli occhi lo interesse proprioe tutte leazione sue misurano con questo finema la fallacia è in quegli che noncognoscono bene quale sia lo interesse suocioè che reputano che sempreconsista in qualche commodo pecuniario piú che nell'onorenel saperemantenersi la riputazione ed el buono nome.

 

219. È ingenuitáchi è stato autore di una deliberazioneo affermata una opinionese innanzi ne vegga l'esito muta per qualche segnosentenziaconfessarlo liberamente; pure quando non è in sua potestáo nonappartiene a lui el correggerlasi conserva piú la riputazione a fare elcontrario; perché ridicendosi non può piú se non perdere di riputazioneperché sempre succederá el contrario di quello che ha detto o nel principio oinnanzi al fine; dove stando in sulla opinione primariuscirá pure veridico incaso che quella succedessila quale può ancora succedere.

 

[220]. Credo sia uficio di buoni cittadiniquando la patriaviene in mano di tirannicercare d'avere luogo con loro per potere persuadereel bene e detestare el male; e certo è interesse della cittá che in qualunquetempo gli uomini da bene abbino autoritá; ed ancora che gli ignoranti epassionati di Firenze l'abbino sempre inteso altrimentisi accorgerebbonoquanto pestifero sarebbe el governo de' Medicise non avessi intorno altri chepazzi e cattivi.

 

[221]. Quando piú inimiciche insieme ti solevano essere uniti controsonovenuti tra loro alle manilo assaltarne uno in sulla occasione di potergliopprimere separatamente è spesso causa che di nuovo si riunischino insieme;però bisogna bene considerare la qualitá dello odio che è nato tra loroe lealtre condizione e circumstanzie per poterti bene risolvere quale sia megliooassaltarne unoo pure stando a vederelasciargli combattere tra loro.