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Sir Arthur Conan Doyle

Il segno dei quattro

Sir Arthur Conan Doyle Il segno dei quattro

Saggio di scienza deduttiva

Sherlock Holmes tolse dalla mensola del caminetto una bottiglia e una siringaipodermica da un

lucido astuccio di marocchino. Con dita lunghebianche e nervosefissòall'estremità della siringa l'ago

sottile e si rimboccò la manica sinistra della camicia. I suoi occhi siposarono per qualche attimo

pensierosi sull'avambraccio e sul polso solcati di tendini e tuttipunteggiati e segnati da innumerevoli

punture. Infine si conficcò nella carne la punta acuminatapremette sulminuscolo stantuffopoicon

un profondo sospiro di soddisfazionericadde a sedere nella poltrona divelluto.

Da molti mesiper tre volte al giornoassistevo al ripetersi di quellascenama ancora non mi ci

ero potuto abituare. Anziquello spettacolo mi irritava sempre piúespesso la notte la mia coscienza

insorgeva dentro di me e mi rimproverava di non saper trovare il coraggio diprotestare. Quante volte

avevo giurato a me stesso di parlarne apertamente con luima c'era un chenel suo aspetto distaccato e

noncurante che lo rendeva l'ultimo uomo col quale fosse possibile rischiarsel’uso di una qualsiasi

libertà. Le sue immense dotii suoi modi da dominatore e la mia esperienzadelle sue straordinarie

capacità mi rendevano estremamente cauto nel contrariarlo.

Tuttavia quel pomeriggiofosse il Beaune che avevo bevuto a colazioneol'eccesso di

esasperazione che l'estrema affettazione dei suoi gesti aveva provocato inmecapii a un tratto che non

sarei piú stato capace di continuare a tacere.

- Be'di che cosa si tratta quest'oggi? - domandai - di morfina o cocaina?

Alzò occhi annacquati dal vecchio volume in caratteri gotici che da pocoaveva aperto davanti a

sé.

- Di cocaina - rispose - in una soluzione al sette per cento. Vorrebbeprovarla anche lei?

- Nograzie - rifiutai seccamente. - La mia salute non si è del tuttorimessa dalla camp agna

afganae non posso permettermi il lusso di strapazzarla inutilmente.

Holmes sorrise di fronte a tanto impeto. - Forse ha ragione leiWatson -ammise. - Temo che

fisicamente parlandol'influenza della cocaina sia dannosa. Ma io la trovouno stimolo chiarificatore

dell'intelletto tanto forte chea mio avvisoi suoi effetti collateralisono del tutto trascurabili.

- Ma rifletta un momento! - protestai con forzaa. - Pensi allo sperpero dienergie che tutto questo

le costa! Può darsi checome lei diceil suo cervello ne sia stimolato eattivatoma si tratta di un

processo patologicomorbosoche comporta un accresciuto mutamento ditessutie può alla fine

produrre una debolezza permanente. Leidel restosa quale reazioneipocondriaca produce tutto questo

nel suo organismo. Io trovo che il gioco non valga la candela. Perché vuolerischiareper un piacere

effimerodi perdere le facoltà meravigliose di cui è dotato? Si ricordiche non le parlo soltanto da

amicoma nella mia veste di medicopoiché mi sento in un certo sensoresponsabile del suo benessere

fisico.

Non parve offendersi. Al contrario : riuní insieme le punte delle dita eappoggiò i gomiti sui

braccioli della poltronacome chi si disponesse a conversare con piacere.

- I1 mio cervello - incominciò - si ribella di fronte a ogni forma di stasidi ristagno intellettuale.

Datemi dei problemi da risolveredatemi del lavoro da sbrigaredatemi dadecrittare il piú astruso

crittogrammao da esaminare il piú complesso intrico analitico e io mitroverò nel mio elementoSir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

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naturale: allora non saprò che farmene degli stimolanti artificiali; ma iodetesto il grigio tran tran

dell'esistenza quotidiana: ho bisogno di sentirmi in uno stato di esaltazionementale costante. Ecco

perché mi sono scelto questa particolarissima professioneo meglio me lasono creatadal momento

che sono unico al mondo.

- Come? Non esistono altri poliziotti privati all'infuori di lei? - domandaistupito.

- Sono il solo poliziotto privato "consulente" - rispose. - Iorappresento l'ultima e suprema corte

d'appello in fatto d'indagine poliziesca. Quando Gregsono Athelney Jonesnon sanno piú che pesci

prendereil chesia detto tra parentesisuccede abitualmenteportano lafaccenda davanti a meio

esamino i daticome un es pertoe pronuncio il mio parere di specialista.In casi simili non vanto alcun

dirittoe il mio nome non appare in alcun giornale: la mia massimaricompensa consiste nel lavoro di

per se stesso e nella soddisfazione di trovare un campo adatto all'eserciziodelle mie peculiari facoltà.

Del restolei ha avuto occasione di sperimentare direttamente il mio sistemadi lavoro nel caso di

Jefferson Hope.

- Giàinfatti - riconobbi - e nulla mi ha colpito maggiormenteda quandosono nato. Anziho

voluto trascrivere i fatti piú salienti in un libretto cui ho dato il titolofantasioso di Studio in rosso.

Holmes tentennò il capo sconsolato.

- Gli ho dato un'occhiata - disse – efrancamentenon posso congratularmicon lei.

L'investigazione èo meglio dovrebbe essereuna scienza esattae cometale dovrebbe essere trattata

con freddezzasenza interferenze emotive. Lei ha cercato invece di rivestirei fatti di sfumature

romanticheil che produce piú o meno lo stesso effetto che se avesserappresentato una storia d'amore o

una fuga romanzesca entro gli schemi del quinto teorema di Euclide.

- Ma nel caso di cui parliamol'elemento romantico esisteva veramente -ribattei. - Io non potevo

alterare i fatti.

- Alcuni di questi fatti dovrebbero essere eliminatio perlomenobisognerebbenel discuterne

osservare un giusto senso delle proporzioni. I1 solo punto degno di nota nelcaso in questione è il

curioso ragionamento di analisi d i effetti e cause che mi ha permesso didistricarlo.

Questa aspra critica ad una relazione che sembrava essere stata scrittaapposta per interessarlo

mi infastidíe confesso cheinoltremi irritava il suo egoismoin forzadel quale egli sembrava quasi

pretendere che ogni riga del mio libretto fosse dedicata esclusivamente allesue azioni. Piú di una volta

in tutti quegli anni dacché abitavo con lui in Baker Streetavevo notatocome sotto i modi tranquilli e

didascalici del mio compagno si celasse una piccola dose di vanità. Comunquenon replicai nullae me

ne stetti seduto a strofinarmi la mia gamba ferita. Una pallottola me l'avevabucata qualche tempo

addietro esebbene questo non mi impedisse di camminarela gamba mi dolevaparecchio ad ogni

cambiamento di tempo.

- La mia clientelain questi mesisi è estesa anche sul Continente -riprese Holmes dopo una

breve pausamentre riempiva la vecchia pipa di radica. - La settimana scorsasono stato consultato da

Francois de Villardil qualecome lei probabilmente sapràsi è fattorecente fama nel servizio

investigativo francese. Egli è magnificamente dotato del potere tuttoceltico di intuire con rapiditàma

gli manca la vasta gamma delle conoscenze esatte che sono essenziali per glisviluppi superiori della

sua arte. Si trattava di un testamentoe il caso presentava un certointeresse. Mi fu possibile sottoporgli

due casi analoghiuno successo a Riga nel 18571'altro a St. Louis nel1871che gli suggerirono la

soluzione esatta. Ecco la lettera che ho ricevuto da lui questa mattinaincui mi dà atto dell'aiuto

prestatogli.

Cosí dicendo gettò sul tavolo un foglio di carta sgualcitodifabbricazione straniera. Gli diedi

un'occhiata e subito fui colpito da una profusione di frasi esclamative tutteinterpolate di magnifiques

coups-de-maitre e tours-de-forceche stavano a testimoniarel'ardente ammirazione del francese.

- Scrive come un discepolo al proprio maestro.

- Ohsopravvaluta eccessivamente il mio contributo - fece Sherlock Holmes intono noncurante.

- Personalmente ha doti notevoli: possiede due o tre qualità che sonoindispensabili per un poliziotto

idealecioè il potere di osservazione e il potere di deduzione: solo mancadi culturama può darsi che

questa gli venga col tempo. In questo momento sta traducendo in francese imiei lavoretti.

- Quali lavoretti?

- Come? Non sa? - e scoppiò in una risata. - Giàmi sono reso colpevole dialcune monografie:

trattano tutte di argomenti tecnici. Eccone qui unaper esempio: Sulladistinzione tra le ceneri dei vari

tipi di tabacco. In essa elenco centoquaranta tipi di sigarisigarette etabacco da pipacon tavole

colorate illustranti le varie differenze fra le ceneri dei diversi tipi. Sitratta di un particolare che ricorre

continuamente nei processi penalie che può essere talvolta di importanzacapitale come indizio. Per

esempiose si riesce a stabilire con assoluta certezza che un determinatodelitto è stato commesso da

qualcuno che fuma una lunkah indianaquestoevidentementedelimiterà ilcampo delle nostreSir Arthur Conan Doyle Il segno deiquattro

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indagini. Per un occhio esercitato esistetra la cenere nera di unTrichinopoly e quella bianca

dell"'occhio di uccello"la stessa differenza che passa tra uncavolo e una patata.

- Certo che lei ha un vero genio per queste minuzie - osservai.

- Ne apprezzo l'importanza. Ecco qua la mia monografia sul modo dirintracciare le impronte

con qualche osservazione sull'impiego del gesso da scultori per fissare econservare le orme stesse.

Ecco poi un curioso opuscolo sull'influenza di una determinata arte omestiere sulla forma delle mani

con fotoincisioni riproducenti mani di conciatettimarinaisugheraicompositoritessitorisfaccettatori

di diamanti. Tutto ciò è di enorme interesse pratico per il poliziottoscientificospecialmente nei casi di

cadaveri di sconosciutio quando si tratti di scoprire i precedenti dipersone incriminate. Ma io la secco

con le mie manie.

- Niente affatto - protestai con forza. - Le sue osservazioni mi interessanoenormemente

soprattutto da quando ho avuto l'occasione di constatarne l'applicazionepratica. Ma lei ha parlato

proprio adesso di osservazione e di deduzione. Mi sembra che la prima in uncerto senso implichi la

seconda.

- Perché? Tutt'altro - replicò Holmessprofondandosi ancor piúcomodamente nella poltrona

mentre dalla sua pipa uscivano dense volute azzurrognole. - Poniamo unesempio: l'osservazione mi

dimostra che lei stamane si è recato all'ufficio postale di Wigmore Streetmentre la deduzione mi

permette di capire che ha spedito un telegramma.

- É esatto! - ammisi. - Esattissimo. Però confesso che non riesco a capirecome sia arrivato a

questa conclusione. É stata una decisione improvvis a da parte miae non neavevo fatto cenno con

nessuno...

- La cosa è di una semplicità elementare - replicò Holmesridacchiandodel mio stupore. - É cosí

ridicolmente semplice che ogni spiegazione è superfluatuttavia potràservire a definire i limiti tra

osservazione e deduzione. L'osservazione mi dice che sull'incollatura dellasua scarpa c'è una piccola

macchia rossastra. Proprio di fronte all'ufficio di Wigmore Street hannobuttato alI'aria il selciato e

rimosso del terriccio in modo che è difficile evitarlo per entrare. Questoterriccio è di una tinta rossastra

inconfondibile e lo si trovaper quel che ne sosoltanto da quelle partidella città. Questo per quel che

riguarda l'osservazione: il resto è deduzione.

- Come ha fatto a dedurre che io ho spedito un telegrammami dica!

- Behnaturalmente sapevo che lei non aveva scritto nessuna letteragiacché le sono stato seduto

di fronte tutta la mattina. Vedo pure che nel cassetto aperto della suascrivania c'è un intero foglio di

francobolli e un grosso pacco di cartoline. Per quale motivodunquelei sisarebbe recato all'ufficio

postalese non per spedire un telegramma? Eliminato ogni altro fattorequello che resta deve esser il

fattore esatto.

- In questo caso particolare ha ragione - riconobbi dopo aver riflettuto perun po’ - e si tratta di

un ragionamento in verità semplicissimo. Mi giudicherebbe impertinente setentassi di mettere le sue

teorie a una prova piú severa?

- Tutt'altro! Mi impedirà di prendere una seconda dose di cocaina. Saròfelice di esaminare

qualsiasi problema che lei vorrà sottopormi.

- L'ho intesa dire che è difficile che un individuo usi quotidianamente unoggetto senza lasciarvi

impressa qualche traccia della sua personalitàin modo che un osservatoreesercitato non possa non

decifrarla. Ecco dunque un orologio di cui sono venuto in possesso da pocotempo. Vorrebbe essere

così cortese da esprimere un giudizio sul carattere e le abitudini del suodefunto proprietario?

Cosí dicendo gli porsi l'orologionon senza un lieve sentimento diincredulitàgiacché si trattava

di una prova secondo me impossibilee io volevo che risultasse piuttostocome una lezione verso il mio

compagnoper il tono alquanto lezioso che egli amava assumere di quando inquando. Holmes soppesò

l'orologio tra le manine fissò attentamente il quadrantene aprí lacassa e ne esaminò il congegno

dapprima a occhio nudoin seguito servendosi di una potente lente convessa.Non potei trattenermi dal

sorridere nel vedere l'espressione scoraggiata della sua faccia quando eglirichiuse l'orologio con un

colpo secco e me lo restituí.Sir Arthur Conan DoyleIl segno dei quattro

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- Non reca praticamente nessun indizio - disse. – L’orologio statoripulito di recenteil che mi

priva di ogni filo conduttore degno di nota.

- Effettivamente - ammisi - lo hanno fatto pulire prima di spedirmelo.

In cuor mio accusai il mio coabitante di aver accampato una scusa moltomisera e meschina per

giustificare il suo insuccesso. Che indizi poteva aspettarsi da un orologionon ripulito?

- Tuttaviaper quanto incompletoil mio esame non è stato del tuttoinfruttuoso - riprese

Holmesfissando il soffitto con occhi vacuisognanti. - Salvo rettifiche daparte suaio direi che

quell'orologio è appartenuto a suo fratello maggioreil quale a sua voltadovette ereditarlo da vostro

padre.

- Suppongo che questo lei lo abbia dedotto dalle iniziali H. W. incise nellacassa.

- Precisamente Il W. mi fa pensare al suo cognome. La data dell'orologiorisale a quasi

cinquant'anni fae le iniziali sono vecchie quanto l'orologioperciòappartiene alla generazione passata.

Gli oggetti preziosi di solito vengon trasmessi al figlio maggioree accadespesso che questi porti il

nome del padre. Suo padrese ben ricordoè morto da molti anni. Perciòl'oggetto in questione deve

essere stato nelle mani di suo fratello maggiore.

- Fin qui il suo ragionamento fila a perfezione. Ma non ha altro da dirmi?

- Suo fratello era un uomo di abitudini disordinatemolto disordinate etrascurate. Gli furono

date molte buone occasionima egli buttò via ogni probabilità di successovivendo a volte

poveramentea volte con brevi intervalli di prosperitàfinchédatosi alberemorí. Ecco tutto quello

che ho potuto intuire.

Mi alzai di scatto dalla seggiola e mi misi a zoppicare per la stanzailcuore pieno di amarezza.

- Questo è uno scherzo indegno di leiHolmes - esclamai. - Non mi sarei maiimmaginato che lei

potesse abbassarsi a trucchi tanto meschini. Lei si è informato suitrascorsi del mio disgraziato fratello

e adesso finge di esserne venuto a conoscenza per merito di deduzionifantastiche. Non pretenderà

certo che io creda che lei abbia letto tutti questi particolari in un vecchioorologio. É proprio un'azione

poco cortese da parte suaese devo dirle tutta la veritàmi sa un po' diciarlataneria!

- Mio caro dottore - replicò affettuosamente il mio compagno - la prego diaccettare le mie piú

profonde scuse. Considerando la cosa dal punto di vista puramente astrattoavevo dimenticato che per

lei si trattava invece di un argomento strettamente doloroso e personale.Comunquele garantisco che

non sapevo neppure che avesse un fratello fino al momento in cui lei mi hadato da esaminare

l'orologio!

- Ma allora mi sa direin nome di tutte le potenze occultecome è riuscitoa indovinare tutti quei

fatti... che sono effettivamente esatti fin nei minimi particolari?

- Behin questo sono stato aiutato dalla fortuna: io non potevo dire se nonquello che era il

risultato di un calcolo di probabilitàma non mi aspettavo di essere statotanto preciso.

- Non è stato forse un semplice tirare a indovinare?

- Noio non tiro mai a indovinare: è un'abitudine odiosa e distruttricedelle facoltà logiche. Ciò

che le sembra stranoè tale per lei unicamente perché non segue la mialinea di pensiero e non osserva i

piccoli fatti da cui possono derivare grandi conclusioni. Per esempiohoincominciato col dichiarare

che suo fratello era persona trascurata. Se osserva con attenzione la parteinferiore della cassa

dell'orologionoterà che questa non è soltanto intaccata in due puntimaè tutta segnata e graffiata

dall'abitudine di tenere insieme all'orologionella medesima tascaaltrioggetti duricome ad esempioSir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

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monete o chiavi. Naturalmente non ci vuole un genio per dedurne che un uomoil quale tratta cosí un

orologio da cinquanta ghinee deve essere un tipo trascurato. D'altrondenonè una illazione troppo

azzardata arguire che un individuo che eredita un oggetto di tanto pregiodeve essere ben provvisto per

quel che riguarda altri beni di fortuna.

Annuiiper dimostrargli che lo seguivo.

- Qui in Inghilterra gli strozzini su pegnoquando ritirano un orologiohanno l'abitudine di

segnare con la punta di uno spilloall'interno della cassail numero dellaricevuta. É piú comodo che

appiccicarvi un'etichettae non vi è pericolo di perdere o di scambiare ilnumero. Di questi numeriben

visibili con la mia lentece ne sono quattro incisi nell'interno dellacassa. Dal che si deduce che suo

fratello si è trovato spesso in cattive acque. Seconda illazione: ha avutomomenti saltuari di prosperità

altrimenti non sarebbe stato in grado di riscattare il pegno. Infine lechiedo di esaminare la placca

internaquella che contiene la serratura della chiavetta. Guardi le infinitegraffiature che circondano

tutt'intorno la serratura e che indicano i punti su cui la chiavetta èscivolata. Un uomo in sé avrebbe

tracciato tanti solchi prima di ricaricare il suo orologio? Ma non vedrà mail'orologio di un ubriacone

senza questi segni. Egli lo carica di nottelasciandovi sopra le traccedella sua mano malferma. Dov'è il

mistero in quanto le ho esposto sinorami dica?

- È chiaro come la luce del giorno - risposi - e sono profondamenteaddolorato per le mie parole

di poco fa ingiuste nei suoi riguardi. Avrei dovuto avere piú fede nelle suemeravigliose facoltà. Posso

chiederle se attualmente si occupa di qualche investigazione professionale?

- No. Ecco perché mi do alla cocaina. Non riesco a vivere senza farfunzionare il cervello. E per

che cos'altro vale la pena di viveredel resto? Si metta un po' qui allafinestra. Ha mai veduto un

universo piú lugubrepiú deprimentepiú inutile? Guardi che mulinelli fagiú in strada la nebbia gialla

guardi come ondeggia pigra lungo le fosche facciate delle case. Che cosa vipotrebbe essere di piú

disperatamente prosaico e banale? A che serve avere delle doticaro dottorequando manca il mezzo e

il modo di esercitarle? I1 delitto è banale1'esistenza è banaleesoltanto le qualità banali hanno una

qualche funzione sulla terra.

Avevo giusto aperto bocca per rispondere a questa tirataquando con unbrusco colpetto alla

porta entrò nella nostra stanza la padrona di casarecando un biglietto davisita su un vassoio di rame.

- C'è qui una signorina che chiede di lei - disse la signora Hudsonrivolgendosi al mio

compagno.

- Mary Morstan - lesse Holmes ad alta voce. - Uhm! È un nome che non miricorda niente. Dica

pure alla signorina di venire avantisignora Hudson. E lei non se ne vadadottore; preferisco che

rimangaSir Arthur Conan Doyle Il segno dei quattro

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Esposizione del caso

La signorina Morstan entrò con passo fermoesteriormente molto calma dimodi e di aspetto.

Era una giovane creatura biondapiccoladelicataelegantemente inguantatae vestita con un gusto

impeccabile. C'era tuttavia nel suo abbigliamento una semplicità quasidisadorna che suggeriva a un

occhio attento una possibilità di mezzi limitata. Il vestito era di uncolore tra il bigio e il fulvo cupo

senza guarnizioni e senza spighette; in capo ella portava un piccolo turbantedello stesso tono scuro

ravvivato soltanto da una piuma bianca da un lato. Il suo volto non spiccavané per regolarità di

fattezze né per uno speciale splendore di carnagionema avevaun'espressione molto dolce e gradevole

e dai grandi occhi azzurri emanava una luce di una spiritualità e gentilezzasingolari. Nonostante la mia

esperienza in fatto di donneche si estende a molte nazioni e a tre diversicontinentinon avevo mai

veduto un volto che desse promessa piú palese di un temperamento raffinato esensibile. Non mi sfuggí

il particolare che mentre ella sedeva nella poltrona offertale da SkerlockHolmesle sue labbra

tremavanole sue mani erano scosse da un tremitoe in tutta la sua personaerano evidenti i segni di

una agitazione contenutama intensa.

- Sono venuta da leisignor Holmes - esordì - perché una volta lei fu d’aiutoalla signora Cecil

Forresterpresso cui sono impiegatanel districare una piccolacomplicazione familiaree la signora è

rimasta molto colpita dalla sua gentilezza e abilità.

- Giàla signora Forrester - ripeté pensosamente il mio compagno; - credodi esserle stato di

qualche utilitàinfatti: ma si trattava di un caso estremamente semplicese ben ricordo.

- La signora Forrester non lo riteneva tale: comunquesignor Holmesnonpotrà dire la stessa

cosa del mio. Non mi riesce di immaginare una situazione piú stranapiúinspiegabile di quella in cui

mi trovo attualmente.

Holmes si stropicciò le manie i suoi occhi mandarono un lampoquindi siprotese sulla sedia

con un'espressione di straordinaria concentrazione nel volto affilatodalprofilo di sparviero.

- Ci esponga il suo casosignorina - disse infine col tono rapido esbrigativo del professionista.

Ebbi la sensazione di essere di troppo. - Vorrete scusarmispero - dissi amia voltaalzandomi.

Con mia sorpresa la signorina fece un cenno della mano guantatacome pertrattenermi.

- Se non le spiace - soggiunse rivolta a Holmes - vorrei che il suo amicofosse tanto gentile da

restare: potrebbe essermi di inestimabile aiuto.

Mi rilassai sulla sedia..Sir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

9

- Cercherò di riassumere i fatti in breve - proseguí la signorina. - Miopadreche mi rimandò in

patria quando io ero ancora piccolissimaera ufficiale di un reggimentoindiano. Mia madre era morta

e io non avevo alcun parente in Inghilterra. Venni sistemata comunque in unottimo collegioa

Edimburgodove rimasi finché ebbi compiuto i diciassette anni. Nel 1878 miopadreche era capitano

anziano del suo reggimentoottenne una licenza di un anno e tornò inpatria. Mi telegrafò da qui per

annunciarmi che era arrivato sano e salvo e per dirmi di venire subito araggiungerlodandomi come

indirizzo l'Albergo Langham. Rammento perfettamente che il suo messaggio erapieno di tenerezza e di

affetto. Giunta qui a Londrascesi direttamente al Langhamdove mi disseroche infatti il capitano

Morstan aveva preso alloggio líma che era uscito la notte prima e che nonera ancora rientrato. Attesi

tutto il giorno senza che mi pervenisse alcuna notizia di lui. La serasuconsiglio del direttore

dell'albergomi misi in comunicazione con la poliziae il mattino seguentefu messo un annuncio su

tutti i giornalima le nostre ricerche non ottennero alcun risultatoe daquel giorno non ho mai piú

saputo nulla di mio padre. Era ritornato con il cuore pieno di speranza pertrovare pace e confortoe

invece...

La giovane donna si portò una mano alla golae un singhiozzo soffocato leimpedí di proseguire.

- La data? - domandò Holmes aprendo il suo taccuino.

- I1 3 dicembre del 1878quasi dieci anni fa.

- Il suo bagaglio?

- Rimase all'hotel. Ma non conteneva nulla da cui ricavare un filoconduttore: c'era qualche

vestitoalcuni librie molti oggetti curiosi delle Isole Andamanepoichémio padrelaggiúera stato

uno degli ufficiali addetti alla sorveglianza dei forzati.

- Aveva amici in città?

- Uno soloper quanto ne so io - il maggiore Sholtoappartenente al suostesso reggimentoil

340mo fanteria di Bombay. Il maggiore si era ritirato poco tempo primaedera andato ad abitare a

Upper Norwood. Ci mettemmo in comunicazione con luima il maggiore nonsapeva nemmeno che il

suo compagno d'armi si trovasse in Inghilterra.

- É un caso curioso- mormorò Holmes.

- Ma non vi ho ancora narrata la parte piú strana della vicenda - proseguíla signorina Morstan. -

Circa sei anni faper essere esatti il 14 maggio del 1882comparve sulTimes un annuncio in cui si

chiedeva l'indirizzo della signorina Mary Morstane si dichiarava chesarebbe stato vantaggioso per lei

farsi viva. L'annuncio non recava né nome né indirizzo. In quel tempo eroentrata come istitutrice in

casa della signora Forrester. Per suo consiglio pubblicai il mio indirizzosulle colonne degli annunci

economici. Nello stesso giorno mi giunse per posta una scatoletta di cartonenella quale con mia

grande sorpresa trovai racchiusa una perlagrande e luminosissima. I1piccolo plico non conteneva una

sola parola di spiegazionee tanto meno il nome del mittente. Da alloraogni annoalla stessa datami

è sempre stata recapitata una scatoletta identicasempre contenente unaidentica perlasenza alcun

indizio atto a una possibile identificazione del mittente. Un perito hadichiarato trattarsi di perle molto

rare e assai pregiate. Del resto potrete giudicare voi stessi quanto sianobelle.

Cosí dicendo aprí una scatoletta piattapiú belle perle che io abbia maivisto.

- Il suo è un caso molto interessante - osservò Sherlock Holmes. - Le ècapitato altro?

- Síe non piú tardi di oggi. Ecco perché sono venuta da lei. Stamattinaho ricevuto questa lettera

che forse sarà meglio sia letta da lei personalmente.

- Grazie - fece Holmes - mi dia anche la bustaper favore. Timbro postaleLondraS. W. Data7

luglio. Uhm! In un angolo c'è l'impronta di un pollice maschileil postinoprobabilmente. Carta di

qualità ottima. Busta da sei pence al pacchetto. Lo scrivente è personamolto ricercata in fatto di

cancelleria. Niente indirizzo.

"Si trovi al terzo pilastro a sinistra fuori del Lyceum Theatre questa

sera alle sette. Se non si fida conduca due amici. Lei è una donna cui èstato

fatto un torto e merita giustizia. Non porti la polizia. In tal caso tuttosarà

inutile. Un amico sconosciuto"...

- Behfrancamentequesto è un bel mistero. Che cosa intende faresignorina Morstan?

- E precisamente quello che io chiedo a lei.

- In tal caso dico che dobbiamo assolutamente andare... ioleiesicapisceil dottor Watson: è

proprio l'uomo che ci vuole. Il suo corrispondente parla di due amici. Io elui abbiamo già lavorato

insieme altre volte.

- Ma crede che il suo amico vorrà venire? - replicò la signorina Morstancon una nota quasi di

implorazione nella voce.

Mi affrettai a rassicurarla con fervore: - Sarò orgoglioso e felice diesserle di aiutosignorina.Sir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

10

- Siete entrambi molto gentili - rispose la giovane donna. - Ho semprecondotto una vita ritirata

e non ho amici cui potermi rivolgere. Se sarò qui alle sei andrà benevero?

- Sia puntualeperò - le raccomandò Holmes. - Ma prima mi dica ancora unacosa. La scrittura

della lettera è la stessa degli indirizzi sulle scatolette contenenti leperle?

- Eccoli qua - rispose la fanciullamostrando una mezza dozzina di fogli dicarta da pacco.

- Lei è davvero una cliente modello. Sa intuire con precisione. E oravediamo un po'. - Stese le

carte sulla tavoladando occhiate brevipenetrantidall'una alle altre. -Sono tutti scritti con calligrafia

alterata - sentenziò infine - tutti tranne la lettera. Ma non è possibileingannarsi sull'identità dello

scrivente. Guardi come la incontenibile E greca si spezzae osservi losvolazzo della S finale. Sono

indubbiamente della stessa persona. Non vorrei farle balenare false speranzesignorinama non vi è

qualche rassomiglianza tra questa scrittura e la scrittura di suo padre?

- Ohla scrittura di mio padre non poteva essere piú diversa da questa.

- Me lo immaginavo. L'aspetteremo dunque per le sei. Sia cosí cortese dalasciarmi tutte queste

carte: potrò darvi nel frattempo un'occhiata piú approfondita. Adesso sonoappena le tre e mezzo. Au

revoirdunque.

- Au revoir - ripeté la nostra visitatrice: poidopo una luminosaocchiata piena di riconoscenza

dall'uno all'altro di noiriprese la scatoletta delle perle e si allontanòrapida.

Mi misi in piedi alla finestrae la stetti a osservare mentre camminava apassi svelti lungo la

stradafinché il turbante grigio e la piuma bianca non furono piú che unpuntino tra la folla incolore.

- Che donna interessante - esclamaivolgendomi verso il mio compagno.

Questi aveva riacceso la pipaed era tornato ad adagiarsi nella suapoltronale palpebre

socchiuse. - Trova? - disse languidamente. - Non lo avevo notato.

- Ma lei non è che un automa... una macchina calcolatrice! Francamenteavoltemi sembra un

essere quasi inumano!

Sorrise con indulgenza.

- É della massima importanza - mi rispose infine - che il nostro giudizionon sia fuorviato dalle

apparenze esteriori. Un cliente per me non è che un'unitàun fattore in unproblema. Le qualità emotive

sono in contrasto con la chiarezza del ragionamento. Le posso assicurare chela donna piú seducente

che io abbia mai conosciuto fu condannata all'impiccagione per avereavvelenato tre bambini innocenti

cui intendeva sottrarre il danaro di un'assicurazionementre l'uomo piúrepellente di mia conoscenza è

un filantropo che ha speso quasi un milione di sterline per far beneficienzaai poveri di Londra.

- Nel caso attualeperò...

- Non faccio mai eccezioni. Un'eccezione mostra la falsità della regola. Hamai avuto occasione

di occuparsi di grafologia? Osservi un po' la scrittura di questo tizio.

- É leggibile e regolare - notai. - Mi sembra un uomo che ha l'abitudinedegli affari e una certa

forza di carattere.

Holmes scosse il capo.

- Guardi un poco le lettere lunghe - disse. - Si staccano appena dalla massadelle altre. La D

potrebbe essere una Ala L una E. Gli uomini di carattere diversificanosempre le loro lettere lunghe

per quanto illeggibile possa essere la loro scrittura. Vi è incertezzanelle K di questo signoree

pomposità nelle sue maiuscole. Ora esco. Devo fare alcuni sopralluoghi. Mipermetta di raccomandarle

questo libro... è tra i piú notevoli che siano mai stati scritti. Éintitolato Martirio dell'uomoed è stato

scritto da Winwood Reade. Sarò di ritorno tra un'ora.

Sedetti alla finestra: tenevo in mano il volume consigliatomi dal mio amicoma i miei pensieri

vagavano molto lontani dalle audaci speculazioni dello scrittore. La miamente rincorreva la nostra

fresca visitatriceripensava al suo sorrisoal tono armonioso della suavoceallo strano mistero che

avvolgeva la sua vita. Se ella aveva avuto diciassette anni al momento dellamorte di suo padredoveva

averne ventisette oradolce etàin cui la giovinezza ha perduto ogniacerbità e incomincia a placarsi

nell'esperienza. Rimasi cosí seduto a fantasticare finché incominciarono afrullarmi nel cervello

pensieri talmente pericolosi che mi buttai di corsa al mio scrittoio e mituffai a capofitto nell'ultimo

trattato di patologia recapitatomi dalla biblioteca. Che cosa ero io se nonun chirurgo militare con una

gamba traballante e un ancor piú traballante conto corrente in bancaperosare anche solo di sognare

cosí impossibili pazzie? Quella donna era un'unitàun fattore...nient'altro. Se il mio avvenire era

oscurovaleva certo molto meglio affrontarlo da uomo che tentare vanamentedi rischiararlo con gli

inutili fuochi fatui della immaginazione.Sir ArthurConan Doyle Il segno dei quattro

11

In cerca di una soluzione

Holmes fu di ritorno soltanto alle cinque e mezzo. Era vivaceanimato e diottimo umorepoiché

in lui a una crisi di nera malinconia si alternava normalmente uno stato diesuberante gaiezza.

- Il caso che ci sta attualmente interessando non è poi questo grande enigma- mi disse nel

prendere la tazza di tè che io gli avevo preparato. - Secondo mei fattiammettono una sola ed unica

spiegazione.

- Come? Ha già ris olto tutto quanto?

- Behsarebbe esagerato da parte mia risponderle in senso affermativo. Hoscoperto un

particolare importanteecco tutto: molto importantetuttavia. Però bisognaancora aggiungervi molti

dettagli. Ho scopertonel consultare i numeri artetrati del Timesche ilmaggiore Sholto di Upper

Norwoodex-appartenente al 34mo fanteria di Bombayè morto il 28 apriledel 1882.

- SentaHolmesio sarò uno scemoma francamente non vedo alcun nessotra...

- No? Strano! Provi un po' a riflettere. Il capitano Morstan scompare. Lasola persona a Londra

che egli può essere andato a trovare è il maggiore Sholto. Il maggioreSholto nega di aver saputo che

Morstan fosse a Londra. Quattro anni dopoSholto muore. A una settimanadalla sua morte la figlia del

capitano Morstan riceve un regalo di grande valoreche si rinnova ogni annoper culminare ora in una

lettera in cui si parla di lei come di una donna che ha patito una graveingiustizia. Qual è questa

ingiustizia cui la lettera allude se non la perdita del padre? E perchél'invio delle perle ha inizio subito

dopo la morte di Sholto? Non si può spiegare ciò se non supponendo chel'erede di Sholto conosca

qualcosa di questo enigma e desideri fare ammenda. Può fornirmi un'ipotesidiversaleiper spiegare i

fatti?

- Non saprei...

- E che curioso genere di ammenda! E che strana maniera di chiedere perdono!Inoltreperché

scriverebbe questa lettera soltanto adessoinvece di sei anni fa? Altropunto: la lettera parla di giustizia

da compiere. Ma quale giustizia può ottenere la ragazza? E assurdo supporreche suo padre sia ancora

in vita. Altri torti ella non ha subítoper quel che noi sappiamo...

- Vi è qualche difficoltà da superare: ohnon dico di no - continuòSherlock Holmes con aria

pensierosa. - Ma la nostra spedizione di questa sera chiarirà ogni puntodubbio. Ahma ecco qua una

vettura con la signorina Morstan. É pronto? Sarà meglio che ci spicciamoin questo casoperché l'ora è

già passata di qualche minuto.

Presi il cappello e il mio bastone piú pesantema notai che Holmes avevatolto da un cassetto la

rivoltella e se l'era messa in tasca. Evidentemente doveva pensare che lanostra impresaquella sera

non sarebbe stata facile.

La signorina Morstan era avvolta in un mantello scuroe il suo visodelicatobenché calmoera

molto pallido. Non sarebbe stata donna se non avesse provata una certainquietudine al pensiero della

strana avventura che stavamo per affrontare; tuttavia il controllo cheesercitava su se stessa era

magnificoed ella fu in grado di rispondere con precisione a qualche brevedomanda supplementare

rivoltale da Sherlock Holmes.

- Il maggiore Sholto era un amico di papà - ci disse. - Nelle sue lettere miparlava sempre del

maggiore. Lui e papà erano al comando delle truppe nelle Isole Andamaneperciò stavano sempre

insieme. A propositonella scrivania di mio padre ho trovato un fogliomisterioso che nessuno è stato

capace di interpretare. Non credo che esso abbia molta importanzama hopensato che forse vi poteva

interessare vederloperciò l' ho portato con me .

Holmes dispiegò con cura il foglio che la signorina Morstan frattanto gliaveva portoe lo stese

sulle ginocchia. Quindi prese ad esaminarlo metodicamente con la sua lentedoppia.

- É carta di tipica fabbricazione indiana - spiegò dopo una pausa. - Per uncerto periodo di tempo

questo foglio è stato attaccato con uno spillo a un'asse di legno. Sidirebbe che il diagramma che vi è

rappresentato stia a indicare la pianta parziale di qualche grande edificiocon molti vestibolicorridoi e

anditi. In un punto è segnata una piccola crocein inchiostro rossoesopra c'è scritto a matita "3.37 da

sinistra"con segno sbiadito. Nell'angolo sinistro c'è un curiosogeroglifico; si direbbero croci messe in

fila con le braccia che si toccano. Accanto c'è scritto grossolanamenteincaratteri rozzi: "Il segno dei

quattro - Jonathan SmallMahomett SinghAbdullah KhanDost Akbar".Noconfesso che non ci

capisco un'acca. Eppure deve essere un documento importante. E stato tenutoaccuratamente in un

portafoglipoiché un lato è pulito quanto l'altro.

- Infatti lo abbiamo trovato proprio nel suo portafogli.

- Lo conservi gelosamentesignorinami raccomandoperché potrebbetornarci utilissimo.

Incomincio a sospettare che questa faccenda finisca col diventare molto piúcomplessa e difficile di

quanto avevo a tutta prima immaginato. Devo rivedere un pochino le miededuzioni in proposito.Sir Arthur Conan Doyle Il segnodei quattro

12

Si appoggiò sul fondo della vetturae mi resi contodalla sua frontecorrugata e dall'espressione

assente del suo sguardoche stava pensando con grande intensità. Lasignorina Morstan e io ci eravamo

messi a parlare a bassa voce della nostra spedizione e dei suoi possibilisviluppima il nostro

compagno mantenne il suo impenetrabile riserbo fino alla fine del viaggio.

Era una sera di settembree non erano ancora le sette; ma il giorno erastato foscoe una fitta

nebbia gocciolante si stendeva bassa sopra la grande città. Grosse nubicolor fango pendevano

lugubremente sulle strade piene di mota. Giú per lo Strand i lampioni altronon erano che caliginose

chiazze di luce evanescente che gettavano sul marciapiede sdruccioloso undebole alone circolare. Il

chiarore giallo delle vetrine emanava nell'aria grevesatura di vaporiegettava una luminosità incerta

quasi minacciosasulla grande arteria brulicante di folla. Avevo lasensazione che vi fosse qualcosa di

inafferrabiledi spettraledirei quasinell'interminabile processione difacce volteggianti in quelle

anguste lame di lucefacce allegre e facce tristivolti lieti e voltismarriti. Al pari di tutto il genere

umano passavano per un attimo dalle tenebre alla luceper ricadere subitonell'oscurità. Non sono un

soggetto impressionabilema la sera pesantetetrae il pensiero dellastrana avventura in cui ci

eravamo cacciati si associavano per rendermi nervoso e agitato; edall'atteggiamento della signorina

Morstan capivo che anch'essa soffriva del mio stesso stato d'animo. SoltantoHolmes sapeva straniarsi

dall'influsso delle circostanze esterne. Aveva aperto sulle ginocchia il suotaccuinoe di quando in

quando vi annotava delle cifre o qualche appunto alla luce della sualampadina tascabile.

Al Lyceum Theatre la folla già faceva coda agli ingressi laterali. Dinanzi aquello principale era

un susseguirsi incessante di carrozze e di vetture di ogni genere chescaricavano senza posa gruppi di

gentiluomini eleganti e di dame ammantate e adorne di gioielli. Eravamoappena giunti al terzo

pilastroluogo del nostro appuntamentoquando fummo awicinati da un omettopiccolobrunovivace

in livrea di cocchiere.

- Sono loro i signori che devono venire con la signorina Morstan? - cichiese.

- La signorina Morstan sono ioe questi due signori sono miei amici -rispose la nostra protetta.

L'omino ci piantò addosso due occhi interrogativistraordinariamentepenetranti.

- Lei mi deve scusaresignorina - fece poi con aria alquanto sospettosa - madevo pregarla di

darmi la sua parola d'onore che né l'uno né l'altro dei suoi accompagnatoriè un poliziotto.

- Le do la mia parola d'onore - fu la risposta.

L'omino lanciò un fischio acutoal che un monello si accostò con unavettura di cui aperse la

portiera. L'uomo che ci aveva rivolto la parola montò a cassettamentre noiprendevamo posto

nell'interno della carrozza. Eravamo appena saliti che il cocchiere frustòil suo cavalloe noi ci

sentimmo trascinati a una velocità vertiginosa attraverso le strade immersenella nebbia.

La nostra situazione era davvero preoccupante. Stavamo andando in un luogosconosciutoper

uno scopo oscuro. E nondimenoo l'invito che ci era stato fatto era unostupido scherzo - ipotesi assai

improbabilea dire il vero - oppure vi erano buone ragioni per ritenere cheil nostro viaggio ci avrebbe

portato a scoperte molto importanti. L'aspetto della signorina Morstan erapiú che mai risoluto e

tranquillo. Io mi sforzavo di tenerla allegra e di divertirla coi ricordidelle mie avventure

nell'Afganistanma francamente ero io stesso talmente emozionato per lasituazione in cui ciSir Arthur Conan Doyle Il segno deiquattro

13

trovavamoe talmente ansioso di conoscere la nostra destinazioneche le miepovere reminiscenze

ebbero misero successo. Ancor oggi ella giura che io le ho raccontato unepisodio emozionantissimo in

cui un moschetto si affacciava all'ingresso della mia tenda nel cuor dellanottee in cui io gli sparavo

addosso con un tigrotto a due canne...

Dapprincipio ebbi vagamente la nozione di dove eravamo direttima benprestotra la foga con

cui andavamola nebbia e la mia scarsa conoscenza della cittàperdetticompletamente ogni

orientamento e non capii piú nullase non che la strada mi pareva moltomolto lunga. Sherlock

Holmes non perdette mai la direzioneinvecee mormorava di volta in volta inomi delle piazze e delle

strade attraverso le quali ci trasportava il nostro impetuoso cocchiere.

- Rochester Row - diceva. - Adesso siamo in Vincent Square. Adesso usciamosulla Vauxhall

Bridge Road. A quanto pare ci dirigia mo verso il Surrey. Infatti è propriocosí. Eccoci sul ponte

adesso. Si può intravvedere il fiume.

Riuscimmo infatti a scorgerein una fuggevole visioneun'ansa del Tamigicon le lampade che

ne illuminavano le acque immense e silenziose; ma la nostra vettura andavasenza posae si ingolfò

ben presto in un labirinto di strade sul lato opposto.

- Siamo in Wandsworth Road - riprese il mio compagno. - Ecco adesso PrioryRoadLarkhall

LaneStockwell PlaceRobert StreetColdharbour Lane. A quanto pare lenostre ricerche non ci stanno

conducendo in quartieri molto eleganti!

Infatti ci trovavamo ormai in una zona tutt'altro che raccomandabile. Leinterminabili monotone

file di case di mattoni erano ravvivate soltanto dal chiarore brillante evolgare delle osterie agli angoli

di ogni strada. Venivano poi file di villette a due pianicon giardinetti inminiatura prospicienti la

facciatae poi ancora una sequela a non finire di caseggiati nuovienormiin mattoniche la città

gigantesca lanciava verso la campagna come tentacoli mostruosi. Finalmente lacarrozza si arrestò

davanti alla terza casa di un isolato appena costruito. Gli altri stabilierano ancora disabitatie quello

presso il quale ci eravamo fermati era buio come quelli accantosalvo cheper un unico chiarore

proveniente dalla finestra della cucina. Bussammoe subito la porta ci fuspalancata da un domestico

indúvestito di indumenti bianchi che gli cadevano sulla persona in pieghemolliun turbante giallo in

testala vita cinta di una fascia pure gialla. Vi era alcunché distranamente anacronistico in quella

figura orientale incorniciata nello stipite d'ingresso di una casa perifericadi terza categoria.

- Il sahib vi aspetta - dissee nello stesso tempo ci perveniva da qualchecamera interna il suono

di una voce acutastridula. - Fàlli venire subito quakhidmutgar -gridò la voce. – Portali da me subito!Sir ArthurConan Doyle Il segno dei quattro

14

Il racconto dell'uomo dalla testa calva

Seguimmo l'indiano attraverso un andito sordidomale illuminato e peggioammobiliatofinché

giungemmo davanti a una portasulla destra del corridoioche spalancò perlasciarci entrare. Fummo

investiti da un fiotto di luce giallae al centro di quel chiarore vedemmoun uomo piccolodalla testa a

pera coronata torno torno da un'aureola di capelli rossi da cui spiccava uncranio calvolucentesimile

a un picco montano tra una selva di abeti. Nell'alzarsi si torse le manie isuoi lineamenti erano

tormentati da una smorfia perpetuatalvolta sorridentitalvolta accigliatimai quieto. La natura lo

aveva dotato di un labbro pendulo e di una fila troppo visibile di dentigialli e irregolari che egli tentava

vanamente di coprire passandosi continuamente una mano sulla parte inferioredel volto. Nonostante

quell'appariscente calviziedava un'impressione di gioventúe infattidoveva aver appena oltrepassato

la trentina.

- Servo suosignorina Morstan - seguitava a ripetere con un filo di voceacuta. - Servo loro

signori. Vi pregoentrate nel mio piccolo "sacrario". I1 posto èpiccolosignorinama l'ho arredato a

mio gradimento. E un'oasi d'arte nell'urlante deserto della Londrameridionale.

Restammo tutti sbalorditi dall'aspetto dell'appartamento in cui l'omino ciaveva invitati. In quella

casa miserabile dava l'impressione di un diamante d'acqua purissima montatoin un castone di metallo

vile. Le pareti erano drappeggiate di tendaggi e di tappezzerie ricchissimeserichetrattenute qua e là

da cordoni per mettere in mostra qualche dipinto sontuosamente incorniciato oqualche vaso orientale.

I1 tappeto in terra era color ambra e nerocosí soffice e spesso che ilpiede vi affondava piacevolmente

come in un letto di muschio. Due grandi pelli di tigre gettate per il lungoaumentavano il senso di lusso

orientale dell'ambientecome pure un immenso narghilèappoggiato suuna stuoiain un angolo. Nel

centro della stanzada una catena d'oro pressoché invisibile pendeva unalampada a forma di colomba

che nel bruciare impregnava l'atmosfera della camera di un sottile profumoaromatico.

- Sono Taddeo Sholto - disse l'ominosempre torcendosi e sorridendo. - Leiè la signorina

Morstannaturalmente. E questi signori...

- Questo è il signor Sherlock Holmese questo è il dottor Watson.

- Come? Come? Un medico! - esclamò l'omino tutto eccitato. - Ha per caso consé lo

stetoscopio? Potrei chiederle... vorrebbe usarmi la cortesia? Nutro grandidubbi sulla mia valvola

mitrale... Se ella volesse essere cosí gentile... Per quel che riguardal'aorta sono tranquilloma vorrei

sentire il suo parere sulla mitrale.

Gli auscultai il cuorema non riuscii a trovarvi niente di anormalesalvoin verità una enorme

pauratanto è vero che il poveretto tremava da capo a piedi.

- A me pare normale - dichiarai; - lei non deve avere alcun motivo dipreoccuparsi.

- Deve perdonare la mia angosciasignorina - disse allora l'omino volgendosialla signorina

Morstan con grande volubilità. - Io sono molto sofferentee ho nutrito alungo forti sospetti su questa

valvolama sono contento di sapere che non ho nulla. Anche suo padresignorinase non avesse

sforzato eccessivamente il suo cuoresarebbe ancor vivooggi!

Lo avrei volentieri schiaffeggiatotale fu l'indignazione che mi prese nelsentirlo parlare con

tanta disinvoltura e mancanza di tatto di un argomento cosí doloroso. Lasignorina Morstan cadde a

sederetutta bianca in viso.

- I1 cuore me lo diceva che era morto! - mormorò.

- Sono in grado di spiegarle come sono andate realmente le cose - ripreseTaddeo Sholto - eciò

che piú contadi renderle giustiziacosa che faròchecché ne dica miofratello Bartolomeo. Sono cosí

contento che i suoi amici l'abbiano accompagnatanon solo come scortamaanche perché mi siano

testimoni di tutto quello che farò e dirò. Tutti e tre insieme sapremotener testa a mio fratello

Bartolomeo. Ma per carità eliminiamo ogni estraneoniente polizianientefunzionari. Possiamo

benissimo sistemare tutto da solisenza l'ingerenza di altri. Niente dàfastidio a mio fratello Bartolomeo

piú della pubblicità inutile.

Si mise a sedere su un divanetto basso e ci fissò ammiccando con ariainquisitoriae con un

moto convulso degli occhi miopiacquosi.

- Per quel che mi concerne - lo rassicurò Holmes - qualunque cosa lei diràresterà tra noi.

Io a mia volta feci un cenno del capo per significare che aderivo alle paroledel mio compagno.

- Bene! Benissimo! - esclamò l'omino. - Posso offrirle un bicchiere diChiantisignorina

Morstan? O di Tokay? Non tengo altri vini. Volete che faccia aprire unfiasco? No? Be'spero allora

che non avrete nulla in contrario al fumo del tabaccoal balsamico profumodel tabacco orientale. Sono

un po’ nervosoe trovo nel mio narghilè un ottimo calmante.

Accese un lumino sotto la grande bocciae il fumo gorgogliò allegramenteattraverso l'acqua di

rose. Ci sedemmo tutti e tre in semicerchioil volto protesoil mentoappoggiato sulle manimentreSir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

15

quello strano individuo con la sua alta testa lucenteseduto al centroaspirava grandi boccate di fumo

e non smetteva di fare smorfie e di dimenarsi.

- Quando finalmente mi decisi a mettermi in comunicazione con lei -incominciò - avrei potuto

darle il mio indirizzoma temevo che non volesse aderire alla mia richiestae che portasse con lei

individui indesiderabili. Ecco perché mi presi la libertà di darle unappuntamento cosí insolito: volevo

che il mio domestico Williams potesse vederlaprima di farsi avanti. Ho lapiú assoluta fiducia nella

sua discrezionee gli avevo dato ordinenel caso fiutasse aria di pericolodi eclissarsi. Lei mi deve

scusare queste precauzionimavedeio sono un uomo di gusti raffinatichevive appartatoe trovo che

non ci sia nulla di piú repellente di un poliziotto. Nutro un vero orroreper tutte le forme di rozzo

materialismoe molto di rado vengo a contatto con la folla. Come vedecercodi vivere in un'atmosfera

elegante. Oserei anzi dire che io sono un vero mecenate delle arti: è la miadebolezza. Quel paesaggio è

un autentico Coroteper quanto un intenditore abbia espresso qualchedubbio su quel Salvator Rosail

mio Bouguereau è indiscutibilmente autentico: ho una vera passione per lascuola francese moderna.

- Mi vorrà scusaresignor Sholto - lo interruppe la signorina Morstan - maio sono venuta qui

dietro sua richiestaper sapere qualcosa che lei ha intenzione di dirmi. Èmo lto tardie le sarei grata se

abbreviasse il nostro colloquio il piú possibile.

- L'avverto a ogni modo che ci vorrà sempre un bel po' di tempoperchésicuramente dovremo

andare a Norwood a parlare con mio fratello Bartolomeo. É arrabbiato con meper la piega che sto

dando agli avvenimenti. Non piú tardi di ieri sera abbiamo avuto unadiscussione molto forte! Non

potete immaginare che tipo terribile siaquando si arrabbia!

- Se dobbiamo andare fino a Norwoodsarà meglio che ci mettiamo in camminosubito - mi

azzardai a far notare.

L'omino si mise a ridere cosí forte che persino le orecchie gli diventaronorosse.

- Ohper carità! - esclamò. - Non so che cosa potrebbe dire se vi portassilaggiú cosí

all'improvviso. Nodevo prepararvi per dimostrarvi come stannoeffettivamente le cose. Prima di tutto

è necessario che vi avverta che vi sono alcuni punti nella vicenda che iostesso ignoro. Vi posso

semplicemente riferire i fatti cosí come li conosco.

"Mio padre eracome potreste aver immaginatoil maggiore John Sholtoun tempo in servizio

nell'esercito indiano. Egli si ritirò circa undici anni fae si stabilí aPondicherry Lodgea Upper

Norwood. In India aveva fatto fortunae rimpatriò con una notevole somma didanarouna vasta

collezione di curiosità pregiate e una intera tribú di domestici indigeni.Fornito di tutte queste comodità

acquistò una casa dove visse con gran lusso. Mio fratello gemello Bartolomeoe io siamo i suoi unici

figli.

"Ricordo perfettamente l'impressione suscitata dalla scomparsa delcapitano Morstan. Ne

leggemmo i particolari nei giornalie sapendo che era stato amico di nostropadre discutevamo spesso

del fatto in sua presenzaliberamente. Egli soleva formulare molte ipotesiinsieme a noisu quel che

poteva essere accaduto. Maineppure per un istante sospettammo che egliinvece ne custodisse il

segretoe che solo al mondo fosse a conoscenza della vera sorte toccata adArturo Morstan.

"Sapevamo tuttavia che qualche misteroqualche effettivo pericoloincombeva sul capo di

nostro padre. Aveva un grandissimo timore di uscire soloe si serví sempredi due ex-campioni di

pugilato che mise in qualità di portinai all'ingresso di Pondicherry Lodge.Uno di questi è Williams

quello che vi ha accompagnato qui questa sera. É stato camp ioned'Inghilterra per i pesi leggeri. Nostro

padre non ci volle mai dire che cosa temesse realmentema avevaun'avversione spiccata per tutti gli

uomini con una gamba di legno. Una volta ne prese addirittura a revolverateunoil quale risultò poi

essere un povero commerciante inoffensivo che sollocitava delle ordinazioni.Fummò costretti a pagare

una forte somma di danaro per mettere a tacere la cosa. Mio fratello e iopensammo sempre che questo

fosse una pura e semplice mania di nostro padrefinché gli avvenimenti cicostrinsero a cambiare

parere.

"Al principio del 1882 mio padre ricevette una lettera dall'India che fuun vero colpo per lui. Per

poco non svenne a tavoladove era seduto per la prima colazionenel momentoin cui l'aprìe da quel

giorno incominciò a intristire fino a morire. Non riuscimmo mai a scoprireil contenuto di quella

letterama mi riuscí di intravederementre la leggevache era breveeche piú che scritta era stata

scarabocchiata. Mio padre soffriva da molti anni di un ingrossamento allamilzama il suo male dopo

quella lettera peggiorò rapidamentee verso la fine di aprile ciavvertirono che dovevamo mettere da

parte ogni speranza di salvarlo e che egli desiderava farci un'ultimacomunicazione.

"Quando entrammo nella sua stanza lo trovammo appoggiato a un mucchio dicuscini: respirava

affannosamente. Ci pregò di chiudere la porta a chiave e di metterci afianco del lettociascuno da un

lato. Poi prendendoci le manici fece una dichiarazionecon voce rotta a untempo dalla sofferenza e

dall'emozione. Cercherò di ripetervelaper quanto mi è possibilecon lesue stesse parole.Sir Arthur Conan Doyle Il segno deiquattro

16

"’C'è una cosa’ ci raccontò ‘che mi pesa sull'anima in questomomento supremo. È il modo

come ho trattato la povera orfana di Morstan. La maledetta cupidigia che èstata in tutta la mia vita il

mio maggior peccato mi ha impedito di consegnarle il tesorouna metà delquale almeno avrebbe

dovuto essere suabenché neppure io ne abbia tratto vantaggiotantosciocca e accecante è l'avarizia. Il

semplice saper di possedere mi appagava talmente che non seppi mai risolvermia dividere il mio

possesso con altri. Vedete quella coroncina di perle nascosta nella bottigliadel chinino? Neanche da

quella sono stato capace di separarmiper quanto l'avessi presa conl'intenzione di spedirla alla figlia

del povero Morstan. Ma voifiglioli mieile darete una porzione generosadel tesoro di Agra. Però non

mandatele nullaneppure la coroncinafin quando io sarò vivo. Dopo tuttotanti altri sono stati male e

anche peggio di quel che non stia io in questo momento e poi son guariti.

"’Vi dirò come è morto Morstan’ proseguí. ‘Soffriva da moltianni di debolezza cardiacama

egli tenne sempre nascosto il suo male a tutti. Soltanto io ne ero alcorrente. Mentre ci trovavamo in

India insiemeper una straordinaria serie di circostanze entrammo inpossesso di un tesoro

considerevole. Io lo portai in Inghilterrae la sera stessa del suo arrivoegli venne direttamente da me a

reclamare la sua parte. Giunse dalla stazione a piedie fu fatto entrare dalmio vecchio e fedele Lal

Chowdarche adesso è morto. Morstan e io eravamo di parere diverso circa laspartizione del tesoro e

venimmo a parole. A un certo momento Morstan balzò dalla sua seggiola in unparossismo di collera

quando improvvisamente si premette una mano sul fiancola sua faccia sitinse di un pallore

cadavericoed egli cadde all'indietrospaccandosi la testa contro unospigolo della cassa che conteneva

il tesoro. Quando mi chinai per soccorrerlo mi accorsi con orrore che eramorto.

"’Rimasi a lungo inebetitopensando tra me e me quel che era megliofare. Naturalmente il mio

primo impulso fu di chiamare aiutoma dovetti subito ammettere che con ogniprobabilità sarei stato

accusato di omicidio. Tutto congiurava a dichiararmi colpevole: il nostrolitigiolo spacco che gli

squarciava la testala sua morte improvvisa. D'altronde un'inchiestaufficiale avrebbe portato alla

rivelazione del tesoro che io ero deciso a tenere nascosto. Morstan mi avevadetto che nessuno sapeva

dove sarebbe andato quella serae mi parve inutile che qualcuno dovessevenirlo a sapere.

"’Stavo meditando sul quale fosse la miglior sceltaquando alzandogli occhi mi trovai davanti il

mio domesticoLal Chowdar. Era entrato di soppiatto e ora si chiudeva laporta alle spalle. 'Non

temeresahib' mi disse 'non occorre che qualcuno sappia che tu lo haiucciso. Nascondiamolo subitoe

chi saprà nulla?' 'Io non l'ho ucciso!' protestai. Ma Lal Chowdar scosse ilcapo e sorrise. 'Ho inteso ogni

cosasahib' mi rispose. 'Ho udito il vostro litigio e ho udito ilcolpo. Ma le mie labbra sono sigillate.

Tutti dormono in casa. Nascondiamolo insieme.' Quelle sue parole finirono perdecidermi. Se il mioSir Arthur Conan Doyle Il segno deiquattro

17

stesso domestico non credeva alla mia innocenzacome potevo sperare di farmiassolvere da una

dozzina di giurati superficialiin Corte d'Assise? Lal Chowdar e io cisbarazzammo del cadavere quella

notte stessae in capo a pochi giorni tutti i giornali londinesi furonopieni della misteriosa sparizione

del capitano Morstan. Capirete da quanto vi ho detto che non sono poi troppoda biasimare per quel che

è accaduto. La mia colpa non sta tanto nell'occultamento del cadaverequanto nell'occultamento del

tesoroe nel fatto che non solo non ho voluto rinunciare alla mia partemaneppure a quella di Morstan.

Perciò voglio che voi provvediate a restituire il maltolto: mettete levostre orecchie contro le mie

labbra. I1 tesoro è nascosto nel..."

"In quell'istante un’orribile smorfia gli alterò il volto; i suoiocchi si dilatarono disperatamente

la mascella ricadde inerteed egli cominciò a urlare con una voce che nonscorderò mai: "Mandatelo

via! Per amor di Diomandatelo via". Mio fratello ed io ci voltammo discatto verso la finestra che

stava alle nostre spalle e sulla quale nostro padre aveva diretto lo sguardo.Una faccia ci stava spiando

dietro di essanelle tenebre. Ci fu possibile scorgere la punta sbiancatadel naso nel punto in cui

poggiava schiacciato contro il vetro. Era una faccia barbutaispidadagliocchi spietaticrudelicon

un'espressione di odio concentrato. Ci precipitammo verso la finestramal'uomo era sparito. Quando

ritornammo al capezzale di nostro padre la testa gli era ricaduta sul petto eil suo polso aveva cessato di

battere.

"Quella stessa sera perlustrammo tutto il giardinoda cima a fondomasenza riuscire a trovare

traccia alcuna dell'intrusosalvo che proprio sotto la finestrainun'aiuolaera visibile l'impronta di un

unico piede. Se non fosse stato per quella traccia isolataavremmo potutopensare che fosse stata la

nostra immaginazione eccitata a evocare quel volto feroceselvaggio. Benpresto tuttavia dovevamo

avere un'altra prova impressionante che trame segrete si stavano ordendotutt'intorno a noi. I1 mattino

seguentela finestra della camera di mio padre venne trovata spalancata:armadi e scatole erano stati

messi a soqquadro e sul suo petto era stato appuntato un pezzo di carta tuttogualcito con sopra

scarabocchiate queste parole: "I1 segno dei quattro". Nonriuscimmo mai a interpretare il significato di

quella frase né a scoprire chi potesse essere stato l'ignoto visitatore. Daquanto fummo in grado di

giudicare non un oggetto appartenente a mio padre era stato asportatobenché ogni cosa fosse stata

messa sossopra. Logicamente mio fratello e io associammo questo strano fattocon il timore che aveva

costantemente ossessionato mio padre durante tutta la sua esistenzama ilmisteroper noiè rimasto

sino ad oggi insoluto. "

L'omino s'interruppe per riempire il suo narghilè e stette alcuniattimi in silenziofumando con

aria assorta. Anche noi lo eravamo stati ad ascoltare con molta attenzionepresi dalla stranezza di quel

racconto straordinario. Alla brutale notizia della morte di suo padre lasignorina Morstan si era fatta

mortalmente pallidae per un attimo temetti che stesse per svenire. Masubito si riprese bevendo un

bicchiere d'acqua che silenziosamente le avevo versato da una caraffaveneziana posata su un tavolino

accanto a noi. Sherlock Holmes si era sprofondato nella poltrona: il suovolto aveva assunto

un'espressione distaccata e i suoi occhi scintillanti erano velati dapalpebre profondamente abbassate.

Guardandolo non potei trattenermi dal pensare comeproprio non piú tardi diquel giorno stessoegli si

fosse lagnato della banalità dell'esistenza. Ma ecco finalmente un quesitoche avrebbe messo a dura

prova la sua sagacia. Taddeo Sholto fissava con orgoglio ora l'uno oral'altro di noiper l'effetto palese

che il suo racconto aveva suscitato nei nostri animi: quindi ripresetra unaboccata e l'altra della sua

poderosa pipa:

- Come vi potete facilmente immaginare mio fratello e io eravamoemozionatissimi al pensiero

del tesoro di cui nostro padre ci aveva parlato. Per settimane e mesiseguitammo a fare scavi e ricerche

in ogni angolo del giardino senza venire a capo di nulla. Era semplicementeallucinante ricordare che

l'indicazione del nascondiglio era stata sulla punta delle sue labbra proprionel momento in cui la morte

lo aveva colto. Ci immaginavamo lo splendore delle ricchezze nascostegiudicando dalla coroncina che

egli ci aveva mostrato. Appunto per questa coroncina ci fu qualche litigiotra Bartolomeo e me. Si

trattava chiaramente di perle di grande valoree lui non voleva separarseneperchésia detto tra noi

mio fratello ha ereditato un pochino del vizio di mio padre. Pensava inoltreche se ci fossimo disfatti di

quel piccolo rosariola cosa avrebbe potuto dare origine a dicerieprocurandoci magari dei fastidi.

Tutto quello che potei ottenere da lui fu di persuaderlo a lasciarmi scoprirel'indirizzo della signorina

Morstanmandandole una perla ogni tanto in modo da darle la sensazione chenon era del tutto

abbandonata.

- É stato un pensiero gentile da parte suaveramente molto gentile -esclamò con fervore la

nostra compagna.

L'omino accennò con la mano un gesto di protesta.

- Eravamo i suoi fiduciari: questo almeno era il mio modo di vedere lasituazionesebbene mio

fratello Bartolomeo non fosse completamente dello stesso parere. Avevamo giàun sacco di soldi: io

non ne desideravo di piú. D'altronde sarebbe stato di cattivo gustosecondometrattare una donna inSir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

18

maniera tanto meschina. ‘Le mauvois goûtmène au crime’. I francesisanno esprimere molto bene

certi stati d'animo. La diversità delle nostre opinioni in proposito resecosí tesi i nostri rapporti che io

ritenni opportuno metter casa per conto mio; lasciai pertanto PondicherryLodgeportando con me

Williams e il vecchio khidmutgar. Ieri però sono venuto a sapere cheè accaduto un awenimento di

importanza eccezionale. I1 tesoro è stato scoperto. Ecco perché mi so no messo im me di atamente in

comu nicazione con la signorina Morstane adesso altro non ci resta da fareche recarci subito a

Norwood a reclamare la nostra parte. Ieri sera ho chiarito il mio punto divista a mio fratello

Bartolomeocosicché siamo ospiti attesi laggiúse non propriamentegraditi.

Il signor Taddeo Sholto tacquepur seguitando a contorcersi sul suo lussuosodivanetto.

Restammo tutti silenziosiriflettendo alla piega inaspettata che avevanopreso le circostanze in cui

eravamo incappati. Holmes fu il primo ad alzarsi.

- Leisignor Sholtoha agito bene dal principio alla fine - disse. -Speriamo di riuscire a

ripagarla almeno in parte della sua lealtàgettando un poco di luce sualcuni fatti misteriosi che ancora

rendono oscura questa faccenda. Macome ha giustamente fatto osservare lasignorina Morstan poco

faè già tardie faremmo meglio a metterci in moto senza ulterioriindugi.

Il nostro nuovo amico arrotolò con molta cura il tubo del narghilèquindi staccò da dietro una

tenda un lunghissimo cappotto col colletto e i polsi di astrakhan e tuttoguarnito di alamariche si

abbottonò fino al mentononostante fosse una sera straordinariamente grevee soffocante. Completò la

tenuta con un berretto di pelo di coniglio dalle falde pendenti che glicoprivano le orecchiedimodoché

tutta la sua persona scomparve ad eccezione del viso appuntito e in perennemovimento.

- Ho una salute alquanto delicata - spiegòmentre ci faceva strada lungo ilcorridoio - e sono

costretto a stare attento.

La vettura ci stava aspettando fuorie il nostro programma era statoevidentemente preordinato

poiché il cocchiere partí subito a rapida andatura. Taddeo Sholtochiacchierava senza posacon una

voce cosí acuta che riusciva a sopraffare il frastuono delle ruote.

- Bartolomeo è un tipo davvero in gamba - ci disse. - Sapete come èriuscito a scoprire il tesoro?

Era giunto alla conclusione che doveva essere nascosto in qualche punto dellacasama all'interno:

perciò ne calcolò tutta la superficie cubicamisurando il fabbricato dacima a fondoin modo da non

trascurare neppure un pollice di spazio. Tra l'altro scoprí che l'altezzadell'edificio era di 74 piedima

nel sommare 1'altezza di ciascuna stanza separatamentee tenuto conto dellospazio tra l'una e l'altra

che egli calcolò mediante perforazioni nelle intercapediniotteneva sempreun totale di 70 piedi

soltanto. Mancavano dunque quattro piedi non calcolatii quali non potevanotrovarsi che nella parte

superiore della casa. Praticò pertanto un'apertura nel soffitto a traviricoperto di stuccodella stanza piú

alta ed ecco che si trovò a sbucare in un altro piccolo abbaino sopra lastanza di cui si trattache era

stato murato e di cui nessuno era a conoscenza. Nel centro stava la cassa deltesoropoggiata su due

travi. Bartolomeo la portò giú attraverso l'apertura ed essa si trovaadesso in camera sua. Egli ha

calcolato che il valore dei gioielli ammonta a non meno di mezzo milione disterline.

Nel sentir profferire una cifra cosí favolosa ci guardammo tutti con tantod'occhi. Se riuscivamo

a far valere i suoi dirittila signorina Morstan sarebbe diventatadaistitutrice bis ognosauna delle piú

ricche ereditiere d'Inghilterra. Era logico che un amico sincero si dovesserallegrare a una notizia

similema sono spiacente di dover ammettere che l'egoismo ebbe in me ilsopravventoe che invece di

esserne soddisfattomi sentii il cuore diventar di piombo. Balbettai qualchemagra parola di

congratulazione e poi me ne restai nel mio cantuccioabbattutoa testachinasordo alle chiacchiere del

nostro nuovo amico. Era proprio un ipocondriaco inveteratoe mi resivagamente conto che stava

snocciolando una filza interminabile di sintomiinvocando da me spiegazionisulla composizione e

l'azione di una serie a non finire di rimedi da ciarlatanoalcuni dei qualianzi egli aveva con séin tasca

in un astuccio di pelle. Mi auguro che non si rammenti nemmeno una dellerisposte che io gli diedi

quella sera. Holmes sostiene di avermi udito consigliargli la massimaattenzione nel prendere non piú

di due gocce d'olio di ricinomentre gli raccomandavo la stricnina in fortidosi come sedativo.

Comunque fossemi sentii molto sollevato quando finalmente la carrozza sifermò di scatto e il

cocchiere balzò a terra per aprirci la portiera.

- Eccosignorina Morstanquesta è Pondicherry Lodge - disse Taddeo Sholtoporgendo la mano

alla nostra protetta per aiutarla a scendere.SirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

19

La tragedia di Pondicherry Lodge

Erano circa le undici quando arrivammo alla fase finale delle nostreavventure di quella notte.

Avevamo lasciato alle nostre spalle l’umida nebbia della metropolie orala notte era abbastanza

serena. Un vento caldo spirava da ovest e grosse nubi si movevano pigramentenel cielodove la falce

della luna occhieggiava di tanto in tanto tra gli squarci delle nuvole. C'eravisibilità sufficiente per

vedere a buona distanzama Taddeo staccò uno dei fanali laterali dellacarrozza perché fossimo meglio

illuminati durante il tragitto fino alla casa.

Pondicherry Lodge sorgeva in terreno proprio ed era tutta circondata da unaltissimo muro di

pietra coronato da pezzi di vetro. La sola via di accesso era costituita daun'unica porticina rinforzata

con spranghe di ferroa cui la nostra guida bussò con un caratteristicocolpp delle nocchealla maniera

dei portalettere.

- Chi è? - gridò dall'interno una voce burbera.

- Sono ioMcMurdo. Dovresti conoscere il mio modo di bussareormai!

Si udì una specie di borbottio e uno stridere e cigolare di chiavi. L'usciosi aprí pesantemente e

sulla soglia si affacciò un uomo di piccola staturadal torace possente: laluce gialla del nostro fanale

brillò sul suo volto volpinomettendo in risalto due occhi scintillanti epieni di diffidenza.

- Leisignor Taddeopassi pure. Ma chi sono gli altri? I1 padrone non mi hadato alcun ordine.

- DavveroMcMurdo? Non capisco! Proprio non piú tardi di ieri sera hoavvertito mio fratello

che sarei venuto con degli amici!

- Suo fratello non è ancora uscito dalla sua stanzaquest'oggisignorTaddeoe io non ho ordini

lei sa benissimo che devo attenermi ai regolamenti. Posso lasciar entrareleima i suoi amici devono

restare fuori.

Ecco un ostacolo che non avevamo previs to. Taddeo Sholto si guardò attornocon aria

imbarazzatanon sapendo che partito prendere.

- Davvero non capisco il tuo modo di agireMcMurdo - protestò. - Serispondo io per loro

questo dovrebbe bastarti. Inoltre c'è una signorina. Non puoi lasciarla adaspettare di notte in mezzo

alla strada!Sir Arthur Conan Doyle Il segno deiquattro

20

- Mi dispiace moltosignor Taddeo - ribatté il portiereinesorabile. -Certamente i signori

saranno amici suoima può darsi che non lo siano del padrone. Lui paga mee beneperché io faccia il

mio doveree il mio dovere io lo faccio sempresenza eccezioni: non liconoscoi suoi amiciio!

- Ohsí che li conosciMcMurdo! - interloquí a questo punto SherlockHolmes con voce

cordiale. - Non credo che tu ti sia dimenticato di me! Non ti ricordi di queldilettante che ha combattuto

con te in tre riprese alla sala Alisondurante la tua serata d'onorequattro anni fa?

- Cosa? Possibile che lei sia il signor Sherlock Holmes? - tuonò il pugile.- Bontà divina! Ma

come ho potuto non riconoscerla? Se invece di starsene lí buono si fossefatto avanti e mi avesse

mollato uno dei suoi famosi direttil'avrei riconosciuto subito senza tantestorie. Ahcaro lei! Lei è uno

che ha buttato via il suo talentoglielo garantisco io! Avrebbe potutoandare lontanose ci avesse

messo un po' piú di buona volontà!

- VedeWatsonse faccio fiasco nel restomi resta almeno aperta unaprofessione che ha i suoi

estimatori! - esclamò Holmes ridendo. - Sono sicuro che ora il nostro amiconon ci vorrà piú lasciar

fuori al freddo.

- Ma certoentrisignor Holmesentrila prego! E anche i suoi amici! Leimi deve perdonare

signor Taddeoma sa che qui gli ordini sono severissimi. Ho dovutoassicurarmi dell'identità dei suoi

amiciprima di farli entrare!

Entro la cinta serpeggiava un sentiero ricoperto di ghiaiaattraversoterreni incoltifino alla casa:

una massa enormequadrata e prosaicacompletamente immersa nell'ombra senon là dove un raggio di

luna occasionalmente ne colpiva uno spigolo e faceva scintillare la finestradi un abbaino.

Quell'edificio informenella sua mo le massicciaavvolto in un’austeritàe in un silenzio mortali

metteva in cuore un senso di gelo agghiacciante. Persino Taddeo ci parveinquietoe il fanale gli

tremava e sussultava nella mano.

- Io non riesco a capire – andava ripetendo. - Ci deve essere qualchemalinteso. Avevo detto e

ripetuto a mio fratello che saremmo stati qui staseratuttavia vedo che lasua finestra è al buio. Io

proprio non mi ci raccapezzo più.

- Fa sempre sorvegliare il posto come stasera? - gli domandò Holmes.

- Síin questo ha seguito le abitudini di mio padre. Era il figliopreferitocapiscee qualche volta

ho l'impressione che mio padre gli abbia detto di piú di quanto abbia dettoa me. Eccoquella lassú

battuta dalla lunaè la finestra di Bartolomeo. É tutta illuminatamacredo che non ci siano luci accese

dal di dentro.

- Infatti - confermò Holmes. - Tuttavia vedo un chiarore a quellafinestrella laggiúaccanto alla

porta.

- Ahquella è la stanza della governantela signora Bernstone. Lei cispiegherà tutto. Forse però

sarà meglio che voi aspettiate qui un minuto o dueperché se andiamo dalei tutti quanti insiemee

nessuno l'ha informata della nostra venutapotrebbe spaventarsi. Mazittiche cos'è questo?

Sollevò la lanternae la sua mano tremava tanto che i cerchi di luceondeggiarono e ci

volteggiarono intorno come folletti impazziti. La signorina Morstan miafferrò per il polso e restammo

tutti quanti immobilicon le orecchie tese e il cuore in tumulto. Nellagrande casa nera echeggiava

attraverso il silenzio della notte un suono lamentosopietosissimo: ilpianto acutointerrottodi una

donna spaventata.

- É la signora Bernstone! - esclamò Sholto. - E la sola donna della casa.Aspettatemi qui: corro

torno subito!

Corse all'uscio e bussò con quel suo tocco caratteristico. Potemmo vedereche gli venne ad

aprire una donna vecchiadi alta staturache parve quasi svenire dallagioia alla sua sola vista.

- Ohsignor Taddeo! Sono cosi contenta che lei sia qui! Ohsignor Taddeose sapesse come mi

fa piacere vederla!

Potemmo udire ripetutamente le sue esclamazioni di gioia finché la porta sirichiuse e la voce

della vecchia governante ci giunse come un sommesso mormorio.

La nostra guida ci aveva lasciato la lanterna. Holmes la fece girarelentamente e prese a guardare

con attenzione la casa e i grossi mucchi di spazzatura che ingombravano gliappezzamenti di terreno

tutto intorno. La signorina Morstan ed io restammo l'uno accanto all'altra:la mano di lei era chiusa

nelle mie. L'amore è una cosa meravigliosamente delicata e misteriosa: nonci eravamo mai veduti

prima di quel giornolei e ionon ci eravamo ancora scambiatinon dico unaparolama neppure uno

sguardo affettuosoe tuttavia ecco che in quell'ora di angoscia le nostremani istintivamente avevano

cercato le mani dell'altro. Me ne sono stupitopiú tardima in quelmomento mi parve la cosa piú

naturale del mondo rivolgermi a lei cosí spontaneamentee come ella stessami disse poi molte volte

successivamentelei pure aveva provato in quel momento il bisogno istintivodi stringersi a me in cerca

di conforto e di protezione. Ce ne restammo dunque cositenendoci per manocome due bambinie

nonostante tutte le ombre cupe e minacciose che ci circondavanonei nostricuori regnava la pace.Sir Arthur Conan Doyle Il segnodei quattro

21

- Che strano posto! - disse guardandosi in giro.

- Sembra che ci abbiano scavato tutte le talpe dell'Inghilterra. Ho vistoqualcosa del genere sul

fianco di una collina dalle parti di Ballaratdove avevano lavoratoesploratori in cerca di un filone.

- E infatti le ragioni sono le medesime - interloqui Holmes. - Queste sono letracce dei cercatori

del tesoro. Non dovete dimenticare che lo hanno cercato per sei anniconsecutivi. Nessuna meraviglia

dunque che il terreno qui attorno assomigli a una cava di ghiaia.

In quel momento la porta della casa si spalancò e Taddeo Sholto ci venneincontro correndo a

braccia tesecon un'espressione di terrore negli occhi.

- A Bartolomeo deve essere successo qualcosa! - gridava. - Ho paura! I mieinervi non reggono

piú.

La paura infatti lo faceva quasi piangere e balbettaree la sua faccia dicreatura imbelle

contratta da tic spasmodiciche usciva dal collettone di astrakhanavevaun'espressione implorante

disperatadi bambino spaventato.

- Entrate in casa! - comandò Holmescon il suo tono di voce secco e fermo.

- Ohsivi prego! - supplicò Taddeo Sholto. - Io francamente non mi sentoin grado di reggere la

situazione.

Lo seguimmo tutti nella stanza della governanteche si trovava sullasinistra del corridoio. La

vecchia donna stava movendosi su e giú con un'espressione di sgomento nelvisole dita inquiete

agitate; ma la vista della signorina Morstan parve avere su di lei un effettocalmante.

- Che il Signore benedica il suo faccino cosi dolcecosi tranquillo! -balbettò singhiozzando

istericamente. - Ohmi fa bene guardarla. Dio mioche giornata tremenda hoavuto oggi!

La nostra compagna le accarezzò le mani sottiliconsunte dalle faccendedomestichee le

mormorò parole affettuosegentilidi conforto e di comprensione femminileche riportarono un poco

di colore sulle guance pallide della povera vecchia.

- Il padrone si è chiuso a chiave e non mi vuol rispondere - ci spiegò. -Ho atteso tutto il giorno

che mi mandasse a chiamareperché tante volte gli piace star solo; maun'ora fa ho incominciato a

impensierirmi seriamentecosí sono salita e ho sbirciato dal buco dellaserratura. Bisogna che vada su

signor Taddeoe guardi anche lei. Sono dieci anni che conosco il signorBartolomeol'ho visto triste o

allegroma maimai gli ho vista una faccia simile!

Sherlock Holmes prese la lanterna e fece stradaperché Taddeo Sholto eracosi agitato che i

denti gli battevano come se avesse la febbree gli tremavano talmente leginocchia che dovetti

reggergli il braccio con la mia mano mentre salivamo le scale. Per due voltedurante l'ascesa Holmes

trasse la lente di tasca per esaminare attentamente dei segniche a me altronon sembravano che

macchie informi di polveresulla stuoia di cocco che copriva le scale a mo'di passatoia. Avanzava

lentamente di gradino in gradinotenendo la lampada abbassata e lanciandoocchiate scrutatrici a destra

e a sinistra. La signorina Morstan era rimasta al piano terreno a tenercompagnia alla povera

governantetroppo spaventata per accomp agnarci.

La terza rampa di scale terminava in un corridoio diritto di una certalunghezzaornato a destra

da un grande pannello di tappezzeria indianamentre sulla sinistra siaprivano tre porte. Holmes avanzò

lungo il corridoio sempre con lo stesso passo calmometodicomentre noi glitenevamo dietro da

pressogettando con i nostri corpi lunghe ombre nere giú per l'anditoangusto. La terza porta era quella

che cercavamo. Holmes bussò senza ottenere alcuna rispostacercandoinutilmente di forzarne la

maniglia ed aprire. Era chiusa a chiave dall'interno mediante un chiavistellolargo e robustocome ci fu

possibile constatare avvicinando la lampada alla serratura. Il buco diquestaperònon era

completamente chiusobenché la chiave fosse stata girata nella toppa.Sherlock si chinò per vedere

l'interno della stanza attraverso il piccolo foroma subito si rialzò colrespiro mozzo.

- C'è qualcosa di diabolico in questa faccendaWatson - mormoròconun'emozione nella voce

assolutamente insolita in lui. - Mi dica un po' lei cosa ne pensa.

Mi chinai anch’ioma subito mi ritrassi inorridito. La luce della lunainondava la stanzache ne

era rischiarata di un chiarore vagofluttuante. Con lo sguardo fisso versodi mee apparentemente

sospesa a mezz'ariapoiché tutt'intorno era tenebrapendeva una faccialastessa faccia del nostro

compagno Taddeo. Uguale il cranio appuntitolucente; lo stesso alone rotondodi capelli rossilo stesso

aspetto pallido. I lineamenti di quel visonondimenoerano contratti da unasmorfia orribileda un

ghigno cosí fisso e innaturale che in quella stanza silenziosailluminatadal chiarore lunareappariva

molto piú pauroso di qualsiasi aggrottamento o contorcimento convulso dellafronte o della bocca. La

faccia era talmente identica a quella del nostro piccolo amico che mi voltaidi scatto per assicurarmi

che questi fosse tuttora lí accanto a noi. Poi mi venne in mente che Taddeoci aveva spiegato come lui e

Bartolomeo fossero fratelli gemelli.

- Dioche orrore! - esclama i rivolto a Holmes. - Che cosa dobbiamo fare?SirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

22

- Abbattere la portaprima di tutto - fu la sua rispostae buttandovisisopra si diede a spingere a

peso morto contro la serratura.

Questa scricchiolò e cigolòma non cedette. Allora ritornammo all'assaltocon la foprza di due

uominie questa volta finalmente la porta si aprì con uno schiantofragorosoe subito ci trovammo

nella stanza di Bartolomeo Sholto.

Mi parve di entrare in un laboratorio di chimica. Sulla parete prospicientela porta era allineata

una doppia fila di bottiglie con il tappo in vetromentre sul tavolo eranosparsi alla rinfusa becchi di

Bunsenvolute e alambicchi. Negli angoli erano appoggiati grossi fiaschi peruso di laboratorio. Uno di

questi doveva essersi incrinato o rottopoiché ne era uscito un liquidoscuroe l'aria era impregnata di

una puzza particolarmente pungente che sembrava catrame. Una piccola scala apioli era posata nel

mezzo della stanza tra detriti di schegge di legno e di pezzi di gessoscrostatosopra i quali si vedeva

un'apertura nel soffitto larga tanto da permettere il passaggio di un uomo.Ai piedi della scaletta era

stato buttato negligentemente un lungo rotolo di corda.

Accanto al tavolosu una poltrona di legnoera seduto il padrone di casatutto afflosciato su se

stesso come un sacco informeil capo piegato sulla spalla sinistrail voltodistorto da quello spettrale

imperscrutabile sorriso. Era rigido e freddo: certo la morte doveva risalirea parecchie ore prima. Ebbi

l'impressione che non solo i suoi lineamentima tutte le sue membra fosserocontorte e contraffatte in

modo incredibilmente innaturale. Sul tavoloaccanto alla mano del cadavereera posato uno strumento

stranissimo: un bastone scuromolto appuntitocon un'impugnatura di pietrache assomigliava a un

martellocui era attaccata grossolanamente una rozza funicella. Accanto albastone c'era un foglio di

carta sgualcita su cui erano state scritte parole alla rinfusa. Holmes vidiede un'occhiata e subito lo

passò a me.

- Legga un po'! - mi dissecon un moto eloquente delle sopraccigliainarcate.

Con un fremito d'orroreal lume della lanternalessi queste parole:"Il segno dei quattro".

- Ma in nome del cielo! - esclamai - che cosa significa tutta questa storia?

- Significa morteassassinio! - rispose il mio amicochinandosi sulcadavere. - Ahme lo

immaginavo! Guardi qua!

E mi indicò qualcosa che assomigliava a una spinalunga e scuraconficcatanella pelle

dell'uccisoproprio sopra l'orecchio.

- Si direbbe una spina - dissi.

- É una spina. La tolga purema faccia attenzione perché èavvelenata.

La presi cautamente tra l'indice e il pollice; si staccò dalla pelle contanta facilità da non lasciare

quasi alcuna traccia: solo una minuscola macchiolina di sangue restava aindicare il punto in cui era

avvenuta la trafittura.Sir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

23

- Questo è un mistero incomprensibile per me - borbottai. - Invece dichiarirsi si fa sempre piú

fittosecondo!

- Al contrario! - fu la risposta di Sherlock Holmes. - Per me diventa diminuto in minuto piú

chiaro. Ho bisogno soltanto di trovare alcuni anelli mancanti perriallacciare insieme tutta quanta la

catena dei fatti.

Dal momento in cui eravamo entrati in quella stanza avevamo pressochédimenticato il nostro

compagno. Questi era ancora fermo sulla sogliacome impietrito dallospaventose non fosse stato per

quel suo moto convulso delle mani e per un flebile gemito sommesso che gliusciva dalla gola ogni

tanto. A un tratto però scoppiò in un pianto stridentequerulo.

- Il tesoro è scomparso! - si mise a strillare. - Lo hanno derubato deltesoro! Ecco lassú il buco

da cui l'abbiamo calato. Io l'ho aiutato. Io sono stato l'ultima persona chel’ha visto! L'ho lasciato qui

ieri sera e l'ho inteso chiudere la porta a chiave mentre scendevo le scale.

- Che ora era?

- Erano le dieci. E adesso è mortoe la polizia verrà e mi sospetterà diaverlo ammazzato. Ohsí

sono sicuro che andrà a finire cosí. Ma voi non credete che sia stato iovero? Ohvi supplicoditemi

che non ci credete! Vi sembrerebbe logico che vi avrei portato qui se fossistato io? Ohpovero me!

Povero me! Sono sicuro che finirò con l'impazzire!

Incominciò ad agitare le braccia e preda a un attacco epilettico.

- Lei non deve avere alcun motivo di paurasignor Sholto - gli disseaffabilmente Holmes

posandogli una mano sulla spalla. - Segua il mio consiglio: si faccia portarein carrozza alla piú vicina

sezione di polizia e riferisca tutto al funzionario di serviziooffrendosidi aiutarlo con ogni suo mezzo.

Noi l'aspetteremo qui fino al suo ritorno.

L'omino ubbidí passivamentecome inebetitoe lo udimmo scendere le scaleincespicandoe

allontanarsi nella notte.Sir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

24

Sherlock Holmes dà una dimostrazione

- E oraWarson - riprese Holmes fregandosi le mani abbiamo una mezz'oretta anostra

disposizione. Cerchiamo di impiegarla bene. Per me la faccendacome già leho dettoè quasi

completamente chiaraperò non dobbiamo peccare per eccesso di sicurezza innoi stessi. Per quanto il

caso di per sé appaia semplicepuò darsi che vi si nasconda sotto qualcheelemento piú profondo.

- Sarebbe semplicesecondo lei?! - esclamai sbalordito.

- Ma certo! - ribatté Holmescon il tono di un professore che stiaspiegando alla sua scolaresca i

primi elementi di chirurgia clinica. - Si metta lí nell'angoloin modo danon complicare le cose

lasciando in giro orme con le scarpe. E adessoal lavoro! Prima di tuttocome è venutaquesta gentee

come se ne è andata? La porta non è piú stata aperta da ieri sera. Vediamoun po' la finestra!

Si avvicinò alla finestra tenendo in mano la lampada accesa senza smetteredi borbottare le sue

osservazioni a voce alta: però piú parlando a se stesso che nonrivolgendosi a me. - La finestra è

sprangata dall'interno: intelaiatura solida. Niente cardini ai lati. Adessovediamo di aprirla. Nessuna

conduttura d'acqua in vicinanza: dal tetto sarebbe impossibileeppure unuomo è salito per la via della

finestra. Ieri sera è piovuto un po’. Ecco l'impronta di un piedebendisegnatasul davanzale. Ed ecco lí

una traccia fangosacircolareed eccone là un'altra sul pavimentoeun'altra ancora accanto alla tavola.

Guardi un po'Watsonquesta sí che è una bella prova!

Osservai alcuni dischi rotondi che il passaggio sul fango esterno aveva resoperfettamente

evidenti.

- Ma quelle non sono impronte di piedi - obiettai sorpreso.

- Ma per noi quelle tracce sono ben piú importanti. Rivelano l'impronta diuna gamba di legno.

Vede qui sul davanzale il segno della scarpauno scarpone pesante dal taccolargo rinforzato di

metalloe vicino la traccia dell'arto artificiale?

- Ma allora qui c'è stato l'uomo con gamba di legno!

- Precisamente. Tuttavia con lui è venuto qualcun altro... un complice moltoabile e svelto. Lei si

sentirebbe di scalare quel murodottore?

Mi sporsi dalla finestra aperta. In quell'angolo della casa la luna brillavaancora. Eravamo a non

meno di sessanta piedi dal suoloe per quanto mi guardassi attorno nonriuscivo a vedere appigli di

nessun generenemmeno una piccola fessuralungo tutta la parete di mattoni.

- Ma è un'impresa impossibile! - esclamai.

- Senza aiuti síma supponga di avere un amico quassú che le cali a terrala bella fune che vede

in quell'angolodopo averne assicurato un capo a questo grosso gancio nelmuro. In questo caso io

ritengo cheammesso che lei sia un uomo agile e sciolto di movimentinondovrebbe riuscirle difficile

issarsi sin quaanche con una gamba di legno. Naturalmente ritornerebbe poiper la strada dalla quale è

venutodopo di che il suo socio ritirerebbe la cordala toglierebbe dalganciochiuderebbe la finestra e

se la batterebbe da dove è originariamente venuto. Come puntQ secondariopossi amo no tare -

proseguígiocherellando con la fune - che il nostro amico dalla gamba dilegnoper quanto discreto

scalatorenon è di professione marinaio. Le sue mani devono esseretutt'altro che callose. La mia lente

vede piú di una macchiolina di sanguesoprattutto verso la fine dellacordadal che arguisco che il

nostro uomo deve essere ridisceso con tanta velocità da scorticarsi la pelledelle mani.

- Tutte queste sue sono scoperte interessantissime - osservai - ma per me lafaccenda diventa

sempre piú incomprensibile. Chi è questo misterioso complice? Come ha fattoa intrufolarsi nella

stanza?

- Sìil complice! - ripeté Holmes pensosamente. - Questo complice offrecaratteristiche di

particolare interesse. La sua presenza circonda i fatti di un alone diesotismosottraendoli alla banalità.

Scommetto che essa rappresenta un elemento nuovo negli annali del delittonel nostro paesementre

casi analoghi ci riportano all'Indiao megliose la memoria non m'ingannaall'Africa e precisamente

alla Senegambia.

- Ma come avrebbe fatto a entrare? - obiettai. - La porta era chiusa a chiavee la finestra è

inaccessibile. Forse attraverso la cappa di quel camino?

- Ha una bocca troppo piccola; ho già dovuto scartare questa eventualità.

- E allora da dove è venutosecondo lei? – incalzai.

- Lei non vuol mettere in pratica i miei consigli - mi replicò SherlockHolmes scuotendo il capo.

- Quante volte le ho detto chedopo avere eliminato l'impossibileciò cherimaneper quanto

impronanileè per forza la verità? Sappiamo che costui non è passato néper la portané per la finestra

né per la cappa del camino. Sappiamo pure che non poteva essere nascostonella stanzadove non vi

era possibilità di nascondersi. E allorada dove è venuto?

- Attraverso il buco del tetto! - gridai trionfante.SirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

25

- Si capisce. Non può che essere venuto di lí. Se vuole avere la cortesiadi reggermi la lampada

porteremo ora la nostra indagine allo sgabuzzino in alto... la stanzettasegreta dove è stato ritrovato il

famoso tesoro.

Salí i gradini della scaletta e aggrappandosi a una trave con tutt'e due lemani si issò

nell'abbaino. Si mise quindi pronola faccia a terraper prendere lalampadache tenne per me mentre

io lo seguivo.

La stanzetta in cui venimmo a trovarci ora era di circa dieci piedi per sei.I1 suo pavimento era

formato dalle travi del soffitto sottostanteinframmezzate da sottililisterelle di legno e di gesso

cosicché per camminare occorreva poggiare i piedi saltando da una traveall'altra. Il soffitto si alzava a

verticee doveva essere evidentemente il rivestimento interno del vero tettodelI'edificio. La stanza era

completamente spoglia d'ogni mobiliae sul pavimento si era accumulato unfitto strato di polvere

vecchio certamente di chissà quanti anni.

- Ecco qua - mi disse Holmes quando gli fui accantoposando una mano sullaparete inclinata. -

Questa è una botola che porta fuori sul tetto. Basta spingerla indietro edecco che abbiamo il tetto

dolcemente digradante. Questo dunque è il punto da cui è entrato il NumeroUno. Vediamo se

riusciamo a rintracciare qualche altro segno atto a stabilirne l'identità.

Avvicinò la lampada al pavimentoe mentre faceva questo notai che per laseconda voltada

quando eravamo partiti di casail suo viso aveva assunto un'espressionestupita e perplessa. In quanto a

menel seguire il suo sguardomi sentii gelare sotto i vestiti. Ilpavimento era coperto per intero da

impronte di piede nudo: erano impronte chiarissimepreciseche indicavanoun arto perfettamente

formatoma di dimensioni appena la metà di quelle di un uomo normale.SirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

26

- Holmes - mormorai sbigottito - è stato un ragazzo mettere questo orribiledelitto!

Egli era già tornato completamente in possesso del suo self-control.

- Anch'io sono stato sul punto di crederloper un attimo - riconobbe - mapoi la cosa mi è

apparsa naturalissima. Perché la mia memoria ha fatto cileccaaltrimenti loavrei previsto fin da subito.

Ma possiamo scendere: qui non c'è piú n iente di interessante da scoprire.

- Qual è dunque la sua opinionea proposito di quelle impronte? - domandaipieno di legittima

curiositànon appena fummo ridiscesi nella stanza sottostante.

- Mio caro Watson - rispose con un briciolo d'impazienza - si sforzi unpochino a riflettere da

solo. Lei conosce i miei metodi: li applichie troverà molto istruttivoparagonarne i risultati.

- Ma nel caso attuale non vedo nulla che riesca a spiegare gli avvenimenti! -protestai.

- Vedrà che tra poco tutto si chiarirà - ribatté con noncuranza. - Noncredo che qui ci sia ancora

qualcosa di interessante da esaminaretuttavia darò un'occhiatina dicontrollo.

Tirò fuori la lente e un metro a nastroe si diede a girare per lastanzettain ginocchio

misurandoparagonandostudiando: il suo naso lungo e sottile sfiorava quasile tavole dell'impiantito

mentre i suoi occhi vividiprofondamente incassati nelle orbitescintillavano come quelli di un rapace.

I suoi movimenti erano agilifurtivi e silenziosi: pareva un cane poliziottoappositamente esercitato nel

rintracciare piste sospettetanto che non potei fare a meno di pensare cheterribile criminale avrebbe

potuto essere seanziché dedicare la sua energia e la sua sagacia in difesadella leggele avesse rivolte

contro di essa. Intantomentre andava frugando tutt'attornonon faceva chemugugnare tra séfinché

ruppe a un tratto in una specie di grugnito di gioia.

- Siamo decisamente fortunati! - esclamò. - Ormai dovremmo avere ancora benpochi ostacoli da

superare. I1 Numero Uno ha avuto la disgrazia di incespicare nel creosoto.Guardiosservi il profilo del

suo minuscolo piede qui vicino a questa porcheria puzzolente. Vedeladamigiana era incrinata e il

liquido ne è uscito fuori.

- E con ciò? - domandai.

- Come! Con ciòlo abbiamo in nostro potere. Diamineio conosco un canecapace di seguire

questa pista sino in capo al mondo. Se una muta riesce a rintracciare l'odoredi un'aringa trascinata

attraverso una intera conteacome vuole che un canespecialmente seallenatonon ritrovi la traccia di

un odore tanto forte? É facile come eseguire un calcolo con la regola deltre: la risposta ci darebbe

sicuramente... Maalto là! Sento arrivare i rappresentanti ufficiali dellalegge!

Giungeva infatti dal pianterreno un rumore di passi pesanti e un clamore divoci rozzementre la

porta d'ingresso si chiudeva con un colpo violento.

- Prima che vengano - disse Holmes - metta un momentola pregouna mano quisul braccio di

questo povero diavoloe anche sulla gamba. Che cosa sente?SirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

27

- I muscoli sono duri come ciocchi di legno - risposi.

- E proprio quel che volevo sapere da lei. Mi sembrano in uno stato dicontrazione estrema

molto piú rattrappiti che nel normale rigor mortis. Aggiungendo aquesto rattrappimento inconsueto la

distorsione del voltoquesto risus sardonicuscome lo definivano gliantichi scrittoriquale

conclusione trarrebbe da tutto questo?

- Che la morte deve essere stata causata da qualche potente alcaloidevegetaleprobabilmente da

qualche sostanza similare alla stricninaatta a produrre il tetano.

- E quello che io ho pensato quando ho notato sul volto del cadavere lacontrazione dei muscoli

facciali. Non appena sono entrato nella stanzami sono immediatamentechiesto con quali mezzi il

veleno fosse stato propinato. Come lei stesso ha vistoho scoperta una spinache era stata spinta o

lanciata nel cuoio capelluto senza eccessiva violenza. Osservi che la partecolpita era quella che

sarebbe stata rivolta verso il foro del soffitto se l'uomo fosse stato inpiedi sulla seggiola. Adesso

esamini questa spinala prego.

Presi l'oggetto cautamentecon la punta delle ditae lo tenni contro laluce della lanterna. Era

una spina lungaaguzza e neracon un riflesso opalino in prossimità dellapunta come se sopra di essa

fosse stata fatta essiccare una sostanza gommosa. L'estremità smussata erastata lavorata e arrotondata

con un coltello.

- Le pare la spina di un arbusto che cresca solitamente in Inghilterra? –mi interrogò Holmes.

- Nosicuramente no.

- Con tutti questi elementi in manolei ora dovrebbe trarre alcuneconclusioni. Ma ecco le forze

regolariperciò a noi ausiliari non resta che battere in ritirata.

Infattimentre egli diceva questoi passi che si erano avvicinati semprepiú risonarono ora

pesantemente nel corridoioe subito dopo fece il suo ingresso nella stanzaun uomo corpulento

massicciovestito di grigio. Aveva una faccia rossalarga e pletorica e dueocchi piccolissimi

ammiccantiche ti fissavano attentamente tra due borse gonfie e cascanti.Questo personaggio era

seguito da presso da un sergente in uniforme e dal povero Taddeo Sholtotuttora in preda alla massima

agitazione.

- Bell'affare! Bell'affare! - borbottò il personaggio con una voce rancaquasi soffocata. - Ma chi

sono tutti questi signori? Perdinciquesta casa mi sembra piú popolata diuna conigliera!

- Eppure lei dovrebbe ricordarsi di mesignor Athelney Jones - obiettòcalmo Sherlock Holmes.

- Ma perbaccosicuro! - replicò l'altro ansimando. - Lei è il signorSherlock Holmesil teorico.

Altro che se mi ricordo di lei! Non dimenticherò mai le conferenze che ci hatenuto a tutti quanti sulle

causele deduzioni e gli effetti a proposito del furto di gioielli diBishopgate. È vero che lei ci ha messi

sulla strada giustama vorrà ammettere ora che è stato piú un caso difortuna che di capacità.

- É stato solo il risultato di un facile ragionamento.

- Be'be'non esageriamoadesso! Non bisogna mai vergognarsi di ammetterei propri errori.

Ma che cos'è questa storia? Bell'affare! Bell'affare! Qui i fatti parlanochiaro: non c'è posto per le

teorie! È una vera fortuna che mi trovassi qui vicino a Norwood per un'altrainchiesta. É arrivato il

fonogramma mentre stavo alla stazione. Di che cosa è mortosecondo leiquesto poveretto?

- Ohnon è certamente questo un caso sul quale io debba perdermi ateorizzare! - replicò Holmes

seccamente.

- Ma noma nonon si può tuttavia negare che lei qualche volta non abbiacolpito nel segno. Che

storia! Mi pare di aver capito che la porta era chiusa a chiave dal didentro. E manca mezzo milione in

gioielli. Com'era la finestra?

- Sprangatama ci sono delle orme sul davanzale.

- Benebene! Se era sprangatale orme non c'entrano. Si tratta di semplicebuon senso. L'uomo

potrebbe esser morto di un colpo: ma c'è di mezzo il particolare che igioielli sono scomparsi. Ahecco!

Ho un'idea: a me ogni tanto vengono di questi lampi! Lei escasergenteeanche leisignor Sholto. Il

suo amico può restare. Lei che ne pensaHolmes? Sholtoper sua spontaneaconfessionesi trovava

con suo fratello ieri sera. Il fratello è morto improvvisamentedi unattacco di paralisi; così Sholto è

fuggito col tesoro: indivinato?

- E il mortomolto giudiziosamentesi è alzato e si è chiuso dentro achiave.

- Uhm! Non avevo riflettuto su questo dettaglio! Ma vediamo di ragionare conil buon senso.

Taddeo Sholto era con suo fratello: c'è stato un battibecco: questo noi losappiamo per certo. Il fratello

è morto e i gioielli hanno pigliato il volo: anche questo è sicuro. Nessunoha piú visto il fratello dal

momento in cui Taddeo lo ha lasciato. Il suo letto è intatto. Taddeo sitrova evidentemente in stato di

chock. Il suo aspetto è... behnon troppo convincente. Vede che io stointessendo la mia rete intorno a

Taddeo e la rete già incomincia a chiudersi sopra di lui.

- Lei però non è ancora completamente al corrente dei fatti - gli fecenotare Holmes. - La

scheggia di legnoche io ho ogni motivo di ritenere avvelenatasi trovavanel cuoio capelluto del mortoSir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

28

nel punto in cui lei può ancora vedere il segno: questo pezzo di cartaconquesta scrittasi trovava sul

tavoloe accanto c'era questo strumento dall'impugnatura di pietramoltostrano in verità. Come si

adattanotutti questi dettaglialla sua teoria?

- La confermano punto per punto! - ribatté il grasso poliziotto con fareformale . - La casa è piena

di stravaganze indiane. È stato Taddeo a portare in camera questo oggettoese la scheggia è

avvelenatapuò essere stato lui come chiunque altro a servirsene per scopiomicidi. Il pezzo di carta è

stato messo lì unicamente per creare un depistaggio e per imbrogliare leidee. Il solo punto è: come ha

fatto a battersela? Ahma naturalmenteattraverso il buco del tetto!

Con agilità straordinariadata la sua moleil poliziotto balzò sullascaletta e s'infilò attraverso il

foro del soffitto fin dentro l'abbaino: un attimo dopo lo udimmo proclamarecon voce esultante di avere

scoperto la botola.

- Ogni tanto anche lui riesce a trovare qualcosa - osservò Holmesstringendosi nelle spalle. -

Anche lui ha di quando in quando qualche barlume di lucidità. ‘Il n'y apas de sots si incommodes que

ceux qui ont de l'esprit!

- Vedelei - disse Athelney Tonesridiscendendo i gradini. - I fatti sonosempre meglio delle

teoriedopo tutto! La mia opinione sul caso è confermata. C'è una botolain comunicazione col tettoe

questa botolaper giuntaè parzialmente aperta.

- Sono stato io ad aprirla.

- Ohdavvero? Anche lei l'aveva notatadunque? - Questa notizia lo fecerestare piuttosto male

per un attimo. - Be'chiunque l'abbia notataessa sta a dimostrare il puntodal quale il nostro uomo se

l'è svignata. Sergente!

- Signorsí – si udì dal corridoio.

- Dica al signor Sholto di entrare. Signor Sholtoè mio dovere informarlache qualunque cosa lei

dirà potrà essere usata contro di lei. L'arresto in nome della Regina comeresponsabile della morte di

suo fratello.

- Ecco! Non l'avevo detto? - gridò il povero ominoagitando disperatamentele braccia e

lanciandoci sguardi angosciati.

- Si calmisignor Sholto - lo tranquillizzò Holmes - io penso di potermiimpegnare a farla

assolvere da questa accusa.

- Non prometta tropposignor Teoriconon prometta troppo - sbuffò ilpoliziotto. - Può darsi che

sia una gatta piú difficile da pelare di quanto lei non creda.

- Non soltanto dimostrerò l'innocenza di Sholtosignor Jonesma leoffrirò in omaggio gratuito

il nome e la descrizione di uno dei due individui che si trovavano in questastanza la notte scorsa. Ho

fondato motivo di credere che l'individoo in questione si chiami JonathanSmall. É un uomo rozzo

piccoloattivomanca della gamba destra e cammina con un moncone di legnoconsumato dalla parte

interna. La sua scarpa sinistra è munita di una suola grossadalla puntaquadrataed è rinforzata nel

tacco da una striscia di ferro. È di mezza etàmolto abbronzato dal soleed è un ex-forzato. Credo che

questi pochi indizi potranno esserle di qualche aiutose lei poi vi aggiungeil particolare che le palme

delle sue mani sono parecchio spellate. In quanto all'altro uomo...

- Giàl'altroeh? - lo interruppe Athelney Jones in tono di schernobenché fosse evidentemente

e suo malgrado impressionato dalle precise indicazioni del mio compagno.SirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

29

- ... Si tratta di un tipo veramente stranissimo - rispose Sherlock Holmesgirandosi sui tacchi. -

Spero fra non molto di potervelo presentare a tutti e due. Vorrei avere unaparola con leiWatson.

Mi condusse fuoriin cima alle scale.

- Questa circostanza imprevis ta - mi disse - ci ha fatto perdere di vista loscopo iniziale del

nostro viaggio.

- É proprio quel che pensavo anch'io - osservai. - Non è giusto che lasignorina Morstan rimanga

in questa casa cosi lugubre.

- No. Sarebbe meglio che lei la riaccompagnasse. Abita in Lower Camberwellcon la signora

Forresterperciò non è molto lontano. Io l'aspetto quia meno che non siatroppo stanco per tornare

ancora qui.

- Tutt'altro. Non credo che riuscirò a riposarmi finché non saprò qualcosadi piú su questa

fantastica vicenda. Ne ho viste di tutti i coloriin vita miama legarantisco che il modo vertiginoso

come sono andate le cosestanottemi ha scioccato. Perciò mi piacerebbeassistere con lei al

chirarimento di questo misterodal momento che sono arrivato fin qui.

- La sua presenza mi sarà di grande aiuto - disse Holmes. - Noi cioccuperemo del caso per conto

nostrolasciando solo quelI'imbecille di Jones a compiacersi delle sue falsescoperte. Quando avrà

accompagnato la signorina Morstanla pregherei di andare al numero 3 diPinchin Lanein Lamberth

vicino alla riva del fiume. Nella terza casa a destra sta un impagliatore diuccelliun certo Sherman. In

vetrina vedrà una donnola che tiene in bocca un coniglietto. Svegli un po'il vecchio Sherman e gli dica

con molti saluti da parte miadi mandarmi subito Toby: porti Toby qui consé.

- Sarà un caneimmagino!

- Síun bastardino molto buffoma dotato di un fiuto straordinario.Preferiscopersonalmentela

cooperazione di Toby a quella di tutte la forza di polizia di Londra.

- Va beneglielo porterò - dissi. - Adesso è il tocco. Cercherò di esseredi ritorno prima delle tre

se riesco a trovare un cavallo fresco.

- Intanto - concluse Holmes - io cercherò di ottenre dalla signorinaBernstone tutto quello che

potròe altrettanto farò col domestico indianoil quale dorme nellasoffitta attiguastando a quanto mi

ha detto Taddeo. Quindi mi dedicherò allo studio dei sistemi del grandeJones e ascolterò i suoi

sarcasmi che in verità non peccano di eccessiva finezza. "Wir sindgemohnt dass die Menschen

verbohnen was ste nicht verstehen".

- Goethe è sempre conciso.Sir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

30

L'episodio del barile

La polizia era venuta con una carrozza di cui mi servii per ricondurre a casala signorina

Morstan. Con la forza angelica che le donne sanno possederea volteellaera rimasta calma in tanto

sgomento finché aveva avuto vicino una persona piú debole di lei daconfortarecosi che l'avevo

trovata serena e tranquilla al fianco della povera governante spaventata. Invetturaperòdapprima si

sentì malepoi scoppiò in un pianto disperatotanto era scioccata daifatti di quella notte burrascosa. In

seguito mi disse che durante quel tragitto mi aveva giudicato freddo eindifferente. Ma ella non poteva

neppure lontanamente immaginare la lotta che avevo dovuto sostenere entro dimené gli sforzi che

avevo dovuto fare sui miei istinti per contenermi. Tutta la mia tenerezzatutto il mio amore avrebbero

voluto uscire e paòesarsicosí come la mia manoqualche ora primanelgiardinoaveva cercato la sua.

Sentivo che tanti anni di vita vissuti nel rispetto delle convenzioni non misarebbero stati così utili a

conoscere la sua indole dolce e coraggiosaquanto quell'unica giornata diesperienze strane e insolite.

Eppure due pensieri impedivano alle mie labbra di pronunciare parole d’affetto.Era deboleindifesa

sconvoltasotto chock. Avrei avuto quasi la sensazione di approfittare dileise le avessi parlato di

amore in quel momento; e poiquel che era peggioera riccaricchissima. Sele ricerche di Holmes

fossero approdate a buon finesarebbe stata una ricca ereditiera. Era giustoe onesto che un modesto

medico si avvantaggiasse di un'intimità creata da circostanze fortuiteoccasionali? Non avrebbe potuto

giudicarmi semplicemente un volgare cacciatore di dote? Non potevorassegnarmi a pensare che un

sospetto simile le passasse per il cervello. Ma il tesoro di Agra si elevavatra noi come una barriera

invalicabile .

Giungemmo a casa Forrester che erano circa le due. I domestici si eranoritirati da molte orema

la signora Forrester era stata talmente emozionata dallo strano messaggiorecapitato a miss Morstan che

aveva voluto rimanere alzata nella speranza di vederla tornare indietro da unmomento all'altro. Ci

venne ad aprire la porta personalmente: era una donna graziosadi mezzaetàe provai un senso di gioia

nel vedere con quanta tenerezza il suo braccio aveva subito confortatocingendolala ragazzae con

che voce dolce e matema l'aveva accolta al suo apparire. Era evidente che inquella casa la signorina

Morstan non era trattata come una dipendente stipendiatama come una caraamica. Fui presentatoe la

signora Forrester mi chiese cordiale di entrare e di parlarle delle nostreavventure. Ma io le spiegai

l'importanza del compito che mi era stato affidatoe le promisi di tornareal piú presto per metterla al

corrente degli sviluppi della situazione. Mentre mi allontanavomi volsiindietro a dare un'occhiata

furtivae mi sembra ancora di vedere il grazioso gruppo sulla sogliadell'usciole due figurine snelle

una accanto all'altrala porta semiapertala luce dell'ingresso vividaattraverso il globo di vetro

coloratoil barometrola lucida rampa delle scale. Faceva bene al cuorequesta fugace visione di una

placida casa inglese nel mezzo della torbidaaggrovigliata vicenda in cuieravamo immersi.

Piú riflettevo ai fatti accadutipiú li trovavo oscuri e misteriosi.Riandai col pensiero tutto il loro

straordinario susseguirsi mentre la carrozza mi portavarotolando erimbalzando sul selciatoper le

strade silenziosefiocamente illuminate dalla luce dei lampioni a gas.L'evento principale sembrava

abbastanza chiaro. La morte del capitano Morstanl'invio delle perlel'annunciola lettera... tutti questi

punti erano ormai chiariti. Ma essi non avevano fatto che condurci allascoperta di un mistero ben piú

fitto e tragico. I1 tesoro indianola strana pianta trovata nel bagaglio diMorstanla misteriosa scena

avvenuta al momento della morte del maggiore Sholtola riscoperta del tesoroseguita immediatamente

dall'uccisione dello scopritorele misteriose tracce che accompagnavano ildelittole ormele armi cosí

insolitele parole scritte sulla carta identiche a quelle vergate sulbiblietto del capitano Morstan...

francamente ci trovavamo in un labirinto tale in cui solo un uomo dotato dipoteri singolari quale il mio

amico Holmes poteva sperare di trovare un barlume.

Pinchin Lane era formata da una fila di squallide casette a due pianiinmattoninel quartiere

basso di Lamberth. Dovetti bussare parecchie volte alla porta contrassegnatadal numero 3 prima che

mi snetissero. Finalmente apparve il luccichio di una candela dietrol'impostae una faccia si sporse

alla finestra.

- Vattene di quavagabondo ubriacone! - mi sentii urlare sopra la testa. -Se continui ancora a far

rumore vado ad aprire il canile e ti butto addosso i miei quarantatré cani!

- A me basta che ne lasciate uscire unoe il mio scopo è raggiunto ! -replicai.

- Bravo! Continua! - gridò la voce. - Ma fa' attenzione che ho qui in questaborsa una vipera e te

la butto in testa se non stai zitto.

- Ma io ho bisogno di un cane! - protestai.

- Non voglio sentire discussioni! - urlò il signor Sherman. -E adesso fattiin làperché appena

dico "tre" la vipera ti cascherà addosso...

- Il signor Sherlock Holmes... - incominciai: e quel nome doveva esseredotato di un potere

magico perché la finestra si richiuse immediatamente e in capo a un minutola porta mi veniva aperta aSir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

31

due battenti. Il signor Sherman era un vecchio magroallampanatodallespalle cadentiil collo

rinsecchitoe portava occhiali affu micati.

- Un amico del signor Holmes è sempre il benvenuto in casa mia - mi disse. -Entrientri

signore. Non si avvicini al tassoperché morde. Ahbrutto cattivovorresti dare una pizzicata al

signoreehtu? - Queste parole erano rivolte a un ermellino che avevaspinto tra le sbarre della sua

gabbia il piccolo muso crudele dagli occhietti rossi. - Non abbia paura diquella lísignore: non è che

una ceciliae per giunta è senza dentidimodoché la lascio correre ingiro per la stanza perché dà la

caccia agli scarafaggi. Mi deve scusare se sono stato un po' scontroso conlei all’iniziomacosa vuole

i monelli mi prendono sempre in giroe ce ne sono molti che ogni tantovengono a picchiare all'uscio

per dispetto. Che cosa voleva da me il signor Sherlock Holmessignore?

- Ha bisogno di uno dei suoi cani.

- Ahsarà Tobyscommetto !

- Precisamente: Toby.

- Toby abita qui al numero 7andando verso sinistra.

Si mosse lentamentetenendo alta la candelain mezzo alla strana famigliadi animali che aveva

raccolto intorno a sé. Nella luce tremolantepiena d'ombredistinguevovagamenteo meglio intuivo

che da ogni fessurada ogni angoloero osservato e scrutato da occhiinquietiluccicanti. Persino le

assi sulla nostra testa erano occupate da solenni volatili chedisturbatinel sonno dal rumore delle

nostre vociavevano pigramente spostato il peso del loro corpo da una zampaall'altra.

Toby era una brutta bestia dal pelo lungole orecchie pendentidi razzapiú che bastardadi

colore bianco e marronecon andatura ancheggiante e goffa. Accettò dopoqualche esitazione una

zolletta di zucchero che il vecchio naturalista mi aveva dato perchéfacessimo amiciziae dopo avere in

tal modo suggellata la nostra alleanza mi seguí sino alla vettura e nontrovò nulla da ridire nel seguirmi.

Scoccavano proprio le tre all'orologio del Palazzo quando mi ritrovai per laseconda volta davanti al

portone di Pondicherry Lodge. Lí venni a sapere che l'ex-pugile McMurdo erastato arrestato come

complicee che sia lui che Sholto erano già stati portati via. C'erano duepoliziotti di guardia al

cancellettoma mi lasciarono passare col cane senza far difficoltànonappena ebbero inteso il nome di

Holmes.

Questi era in piedi sulla sogliacon le mani in tascae stava fumando lapipa.

- Ahbravol'ha trovato! Vien quaToby! Athelney Jones se n'è andato. Dalmomento in cui lei

ci ha lasciati abbiamo assistito a un fantastico dispiego di forza. Sonostati arrestati non soltanto l'amicoSir Arthur ConanDoyle Il segno dei quattro

32

Taddeoma anche il custodela governante e il domestico indiano. I localisono a nostra completa

disposizionec'è solo un sergente accampato di sopra. Lasci qui il cane esalga con me.

Legammo Toby al tavolo dell'ingressoe risalimmo le scale. La stanza eracome l'avevamo

lasciatama qualcuno aveva pensato a coprire pietosamente con un lenzuolo lafigura al centro della

scena. Un sergente dall'aria fuori luogo si era accomodato e dormicchiava inun angolo.

- La pregomi presti la sua lanternasergente - gli disse Sherlock Holmes.- Adesso mi leghi

questo pezzo di carta intorno al colloin modo che mi penda proprio davanti.Grazie. Ora bisogna che

io mi tolga scarpe e calze. Le porti giú leiWatson. Io devo compiere unapiccola scalata. E intinga il

mio fazzoletto nel creosoto. Basta cosí. Ora venga un momento con menell'abbaino.

Ci arrampicammo su per il buco del soffitto. Holmes rivolse ancora una voltala luce della

lanterna sulle impronte segnate nella polvere.

- Desidero che lei osservi queste orme con attenzione particolare - mi disse.- Non vi nota niente

di speciale?

- Non possono essere che di un ragazzoo di una donna di statura moltopiccola.

- Va benequesto per la loro dimensione. Ma non vede niente altro?

- A me sembrano impronte come tutte le altre.

- Non è esatto. Guardi qui! Questa è l'orma di un piede destro nellapolvere. Adesso io gliene

faccio un'altra vicinacol mio piede destro. Non nota nessuna differenzasostanziale?

- Le sue dita sono tutte rattrappite e strette fra loro. L'altra improntainvece mostra ogni dito ben

distanziato.

- Proprio cosí. Questo è il puntonon se ne dimentichi. Ora mi faccia lacortesia di avvicinarsi a

quella botola e di annusare il bordo dell'intelaiatura di legno. Io resteròqui con il fazzoletto in mano.

Feci come mi aveva ordinato ed ebbi immediatamente la sensazione di un forteodore di

catrame.

- Ecco dove il nostro uomo ha messo il piede quando è uscito. Se lei puòrintracciarne l'odore

credo che Toby non incontrerà la minima difficoltà. Adesso corra giúliberi il canee cerchi Blondin.

Mentre io scendevo al pianterrenoSherlock Holmes era salito sul tettodovenon mi fu difficile

scorgerlosimile a un'immensa lucciolaintento a strisciare lentamentetorno torno. Lo perdetti di vista

dietro un gruppo di comignolima ricomparve poco dopo per sparire un'altravolta sul lato opposto.

Dopo aver fatto il giro completo dell'edificio lo vidi seduto accanto ad unadelle gronde all’angolo.

- È leiWatson? - gridò.

- Sí.

- Questo è il posto. Che cos'è quella roba nera laggiú?

- Una botte per l'acqua.

- Col coperchio?

- Sì.

- Nessuna traccia di una scala a pioli?

- No.

- Maledizione! É un posto da rompersi l'osso del collo. Io dovrei essere ingrado di scendere dal

punto in cui quello è salito. La conduttura dell'acqua mi ha l'aria diessere abbastanza solida. Proviamo

comunque.

Intesi uno stropiccio di piedi e la lanterna incominciò a scendere senzaoscillazioni lungo il

fianco del muro. Poi con un balzo leggero Holmes saltò sulla botte e di lía terra.

- Mi è stato facile seguirlo - spiegò rimettendosi scarpe e calze. - Letegole sono tutte spostatee

nella fretta il nostro uomo ha lasciato cadere questoil che conferrna lamia diagnosicome direste voi

medici.

L'oggetto che egli mi tese era un minuscolo borsellinoo meglio un sacchettointessuto di erbe

colorate e ornato con qualche perlina da quattro soldi. Non era moltodiversoper forma e dimensioni

da un portasigarette. Dentro c'era una mezza dozzina di spine di legno scuroaguzze da un capo e

arrotondate dall'altroesattamente come quella che aveva colpito BartolomeoSholto.

- Sono armi infernaliqueste spine! - borbottò. - Faccia ben attenzione anon pungersi. Sono cosi

felice di averle con meperché ora possiamo avere maggiori probabilità chequel demonio non ne

possieda altree minori probabilità di trovarcene una conficcata nellapellepresto o tardi.

Personalmente preferirei avere a che fare con una pallottola calibro dodici.É disposto a fare una

scarpinata di sei migliaWatson?

- Certo! - risposi.

- Crede che ce la possa farecon la sua gamba?

- Ohsí!

- Suvieni quacane. BravoTobybravo! SuannusaTobyannusa svelto! -Cosí dicendo

spinse il fazzoletto impregnato di creosoto sotto il naso del canementre labestiola si era messa aSir Arthur Conan Doyle Il segnodei quattro

33

zampe larghe con un'inclinazione della testa indescrivibilmente comicachelo faceva somigliare a un

conoscitore il quale stesse assaporando il profumo di qualche celebre vino.Quindi Holmes buttò il

fazzoletto a una certa distanzaattaccò una solida corda al collare delbastardo e lo condusse davanti

alla botte. Immediatamente l'animale si lanciò in un susseguirsi di guaitiacutitremulienaso a terra e

coda all'ariasi lanciò sulla pista a un'andatura che gli faceva tirare ilguinzaglio e pretendeva dalle

nostre gambe il massimo della velocità.

Intanto a est il cielo si era andato sbiancando gradualmentee nella freddaluce grigia ci era

possibile vedere a una certa distanza. La casa quadratamassicciacon lesue vuote finestre nere e le

sue alte mura nude torreggiava alle nostre spallesinistra e abbandonata. Lanostra corsa ci portò diritto

sugli appezzamenti di terrenodentro e fuori dei solchi e delle buche da cuierano tutti percorsi e divisi.

Il luogocosparso da mucchi di sporcizia e arbusti graciliaveva un aspettodi cattivo augurio che

s'intonava perfettamente con la cupa tragedia che vi si era svolta.

Giunto al muro di cinta Toby vi corse tutt'attornoguaendo freneticamentefinché si fermò in un

angolo coperto da un giovane faggio. Nel punto in cui i due muri sicongiungevano erano stati rimossi

parecchi mattonie le fessure rimaste erano tutte consumate e arrotondatenella parte inferiorecome se

fossero state spesso usate come scalini. Holmes si arrampicò e prese inbraccio il cane che io gli avevo

tesolasciandolo cadere dall'altra parte.

- Ecco qui un'impronta lasciata dalla mano di "Gamba di legno" -osservòmentre io mi issavo

accanto a lui. - Vede quella macchiolina di sangue sul cemento bianco? Chefortuna che sia piovuto

cosí poco da ieri! Le loro tracce si sentiranno certamente ancora sullastrada anche se ne sono andati

ormai da ventotto ore.

Confesso che personalmente nutrivo parecchi dubbi in propositopensando algrande traffico

che doveva essere passatodurante tutto quel tempolungo la strada perLondra. Ma i miei timori

dovevano essere ben presto dissipati. Toby non esitavanon ebbe dubbi didirezione neanche una volta

ma tirava avanti dirittocon quella sua buffa andatura. Evidentementel'odore del creosoto era così

acuto da superare ogni altro profumo o puzza circostanti.

- Non creda - mi diceva intanto Holmes - che io mi sia affidatoper ilsuccesso di questo caso

unicamente alla coincidenza che uno dei nostri uomini abbia messo i piedi inuna sostanza chimica.

Ormai sono in possesso di tali e tanti dati di fatto che non mi sarebbedifficile rintracciarli in molti altri

modi. Questo comunque è il piú rapidoe visto che la fortuna ce lo hamesso a disposizionesarei

veramente colpevole se non me ne avvantaggiassi. Ciò ha però impedito chela cosa prendesse quella

graziosa piega intellettuale che mi ero ripromesso all'inizio. Se non fossestato per questo indizio

troppo paleseavremmo potuto trarre dalla vicenda un certo creditoinvece...Sir Arthur Conan Doyle Il segno dei quattro

34

- Per conto mio di credito ce n'è d'avanzo – gli dissi. - Le assicuroHolmesche io sono

sbalordito della maniera come lei giunge ai suoi risultatiin un caso comequesto: francamente sono

molto piú stupito di quanto non lo fossi nel caso dell'assassinio diJefferson Hope. Per conto mio la

faccenda mi sembra molto piú oscura e molto piú inesplicabile. Come faperesempio; a descrivere con

tanta sicurezza l'uomo dalla gamba di legno?

- A-haragazzo mioè talmente semplice! Ma non voglio che lei mi giudichiun gigione. Le

spiegherò e lei vedrà che si tratta di una cosa chiara ed evidente come laluce del sole. Due ufficiali al

comando di un penitenziario vengono a conoscenza di un segreto importanterelativo a un tesoro

nascosto. Un ingleseun certo Jonathan Smalldisegna per loro una pianta.Se lei ricorda ne abbiamo

visto il nome sulla carta del capitano Morstan. Questo tale l'aveva firmataper conto suo e dei suoi

compagnidefinendola in modo alquanto teatrale: "il segno deiquattro". Aiutati da questa piantagli

ufficialio perlomeno uno di essis'impadronisce del tesoro e lo porta inInghilterra senza

probabilmente ottemperare a qualche condizione con la quale gli era statoaffidato il tesoro in

questione. Orbeneperché Jonathan Small non si è impossessato direttamentedel tesoro? La risposta è

ovvia. La pianta porta la data del tempo in cui Morstan era in strettirapporti con i galeottie Jonathan

Small non poté andare a prendere personalmente il tesoro perché lui e isuoi compagniin quel periodo

di tempoerano appunto condannati ai lavori forzati e non erano quindipadroni delle loro mo sse.

- Queste però sono pure ipotesi - obiettai.

- Non precisamente: sono le sole ipotesi che si possono dedurre dai fatti.Vediamo di

ripercorrere gli avvenimenti in successione cronologica. Il maggiore Sholtose ne sta per qualche anno

in pacefelice di possedere il suo tesoroquando un brutto giorno ricevedall'India una lettera che gli

mette addosso una paura tremenda. Perché?

- Perché nella lettera lo si avvertiva che gli uomini che egli avevadefraudato erano stati posti in

libertà.

- O erano fuggiti. Questo è molto piú probabilevisto che lui dovevasicuramente essere a

conoscenza della durata della loro penae il fatto che erano stati liberatinon doveva costituire una

sorpresaper lui. Che cosa faallora? Si mette in guardia contro un uomodalla gamba di legnoun

uomo biancobadi bene; infatti lo scambia con un commercianteun altrobiancoe addirittura gli spara

addosso un colpo di pistola. Ora sulla carta c'è il nome di un solo uomobianco; gli altri sono nomi di

indú o di maomettani. Non vi è nessun altro nome europeo. Perciò possiamoaffermare con tutta

sicurezza che l'uomo dalla gamba di legno s'identifica nella persona diJonathan Small. Le sembra che

il mio ragionamento faccia qualche grinza?

- Tutt'altro: è perfettamente chiaro e preciso.

- Bene: mettiamoci ora nei panni di Jonathan Small. Guardiamo la cosa dal suopunto di vista.

Ritorna in Inghilterra con un doppio scopo: riprendersi ciò che crede suo didirittoe vendicarsi di chi

lo ha imbrogliato. Riesce a scoprire dove abita Sholtoe molto probabilmenteriesce anche a mettersi in

contatto con qualche domestico della casa. C'è il maggiordomoLal Raochenoi non abbiamo visto.

La signora Bernstone lo descrive come uomo tutt'altro che integerrimo. Smalltuttavia non riesce a

sapere dove è nascosto il tesoroperché nessuno lo ha saputo maitranneil maggiore e un fedele

domestico ormai morto. A un tratto Small riesce a scoprire che il maggiore èin punto di morte.

Terrorizzato al pensiero che il segreto del tesoro possa morire con luiforza la cintura di sentinelle che

circonda la casariesce ad arrivare sino alla finestra del moribondo dovenon entra per la presenza dei

due figli. È però accecato dall'odio verso il defuntoentra nella suacamera la notte stessamette a

soqquadro i suoi documenti e le sue carte nella speranza di rintracciarviqualche appuntoqualche

promemoria relativo al tesoroe finalmente lascia un ricordo della suavisita con quelle brevi parole su

un foglietto di carta. Certo doveva aver già pensato chein caso disuccesso nell’omicidio del

maggioreavrebbe dovuto lasciare qualche segno sul cadavere a testimoniareche non si trattava di un

delitto comunemadal punto di vista dei quattro socidi una specie diatto di giustizia. Negli annali

della criminologiaconcetti cervellotici di questo genere sono abbastanzacomunie di solito aiutano

efficacemente a individuare il criminale. Mi segue?

- Perfettamente.

- Ora vediamo: che cosa poteva fare Jonathan Small? Non gli restava checontinuare a seguire di

nascosto tutti gli sforzi che venivano compiuti per rinvenire il tesoro. Éprobabile che abbia lasciato

l'Inghilterra per ritornarvi solo di tanto in tanto. Poi viene la scopertadell'abbainoe Small ne è subito

informato. Ecco che a questo punto rientra in campo l'ipotesi di un eventualecomplice tra la servitú di

Pondicherry Lodge. Jonathanper via della gamba di legnonon puòassolutamente arrivare sino alla

stanza dell'ultimo pianola stanza dove si trova Bartolomeo Sholto. Ecco cheallora prende con sé uno

strano alleatoil quale riesce a superare queste difficoltàma mette ilpiede nel creosoto: origine prima

di questa zoppicata di sei miglia per un povero ufficiale medico malretribuito e con un tendine

d'Achille in pessime condizionie per il sottoscrittoguidati da Toby.SirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

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- Però è stato il complicenon Jonathana commettere il delitto.

- Verissimo. E con parecchio disappunto da parte suaa giudicare dallamaniera con cui si è

messo a pestare il pavimento quando è entrato nella stanza. Egli non nutrivaalcun rancore verso

Bartolomeo Sholtoe avrebbe preferito che fosse semplicemente legato eimbavagliato. Non aveva

nessuna intenzione di rischiare la forca. Non c'era piú rimediotuttavia:gli istinti selvaggi del suo

compagno avevano avuto il sopravventoe il veleno aveva compiuto la suaopera: perciò Jonathan

Small lasciò il suo biglietto da visitaprese la cassetta del tesoro e sela portò via. Questo è il corso

degli eventi cosí come io li ho ricostruiti. Naturalmente per quel cheriguarda il suo aspetto fisico è

logico che debba essere un uomo di mezza età e che sia bruciato dal soledopo aver scontato anni di

lavori forzati in quel forno che sono le Andamane. La sua statura la si puòcalcolare facilmente dalla

lunghezza del passoe sappiamo che ha la barba. Il suo aspetto irsuto eraciò che aveva maggiormente

colpito Taddeo Sholto quando questi ne aveva scorto il viso schiacciatocontro i vetri della finestra.

Non credo vi sia altro da aggiungere.

- E il complice?

- Ahbehsu questo punto il mistero non è poi tanto inestricabile. Ma lorisolverà lei stesso tra

non molto. Com'è profumata l'aria del mattino! Guardi quella nuvola! Sembravolteggiare rosea come

una piuma sfuggita alle penne di qualche gigantesco fenicottero. Il rossocerchio del sole si spinge

adesso oltre il banco di nubi che sovrasta Londra. Illuminerà molta gentema nessunoscommettoche

si trovi ingolfato in una impresa tanto strana come la nostra! Come cisentiamo piccolicon tutte le

nostre ambizioni e i nostri sforzi meschinidi fronte alle grandi forzeelementari della natura! A che

punto è la lettura del suo Jean Paul?

- Non c'è male. Sono risalito a lui attraverso Carlyle.

- Infatti: è come seguire il corso di un ruscello sino al lago dondescaturisce. Egli fa

un'osservazione curiosama profondacioè che la maggior prova della veragrandezza dell'uomo

consiste nella sua percezione della propria piccolezza. Questo implicamisembraun potere di

confronto e di valutazione che è prova di nobiltà in se stessa. Richteroffre alla mente un vasto pascolo

intellettuale... Lei non ha una pistolaper caso?

- Ho il mio bastone.

- Forse ci servirà quando saremo nel loro covo. Jonathan lo lascio a leimase l'altro tenta di

combinare qualche scherzettoio gli sparo addosso senza tanti complimenti

Cosí dicendo estrasse la pistola e dopo averla riempita di pallottole larimise nella tasca destra

della giacca.

Intantoseguendo la guida di Tobyeravamo passati per le stradesemicampestri e fiancheggiate

di ville che conducono alla metropoli. Ora però percorrevamo strade vere epropriedove operai e

scaricatori di porto erano già in movimentomentre donne dall'aspettosquallido stavano aprendo le

imposte e incominciavano a scopare gli scalini delle porte. Le osterie d’angoloavevano già aperto iSir Arthur Conan Doyle Il segnodei quattro

36

loro battenti e da queste uscivano uomini dall'aria rozza che si asciugavanola barba con la manica dopo

la bevutina del mattino. Cani stranissimi saltavano qua e là e si fermavanoa fissarci stupiti mentre

passavamoma il nostro inimitabile Toby non guardava né a destra né asinistra: tirava via diritto

tenendo sempre il naso a terraguaendo solo ogni tanto quasi volesseavvertirci che l’odorein quel

puntoera particolarmente forte.

Avevamo attraversato StreathamBrixtonCamberwelle ci trovavamo ora inKennington Lane

avendo percorso stradine laterali dell'Ovale. Gli uomini che noi inseguivamopareva avessero scelto un

percorso stranamente a zig-zagprobabilmente con l'intento di sfuggireinosservati. Non avevano mai

seguito la strada principalese una strada secondaria e parallela potevaloro ugualmente servire. Ai

piedi di Kennington Lane erano svoltati a sinistra attraverso Bond Street eMiles Street. Dove

quest'ultima strada imbocca la Knight's PlaceToby smise di avanzaremaincominciò a correre avanti

e indietro con un orecchio ritto e l'altro pendentevera immagine caninadell'indecisione. Poi si mise a

trotterellare in cerchioguardandoci di tanto in tantocome a chiederci diaiutarlo a uscire dal suo

imbarazzo.

- Che diavolo haora? – si lamentò Holmes. - Non credo che abbiano presouna carrozzao tanto

meno che siano volati via in pallone!

- Può darsi che abbiano sostato in questo punto - dissi.

- Ahecco che riparte di nuovo! - esclamò Sherlock Holmes con ariasollevata.

E infatti Toby si era rimesso in moto: dopo aver annusato in giro si eraimprovvisamente deciso

filando con una energia e una sicurezza mai viste. La pista doveva certoessere diventata piú decisa

poiché ora non metteva nemmeno piú il muso a terrama tiravadisperatamente il guinzaglio tentando

addirittura di correre. Capivo dallo scintillio negli occhi di Holmes che lameta del nostro viaggio

doveva essere orma i vicina.

La nostra guida ci portava adesso giú per Nine Elms finché arrivammo aBroderick e al grande

magazzino di legname di Nelsonproprio subito dopo la taverna di WhiteEagle. Giunto in quel punto il

caneormai freneticosvoltòattraverso un cancello lateralenel recintodove i segatori erano già al

lavoro. Il cane filò via tra una nube di trucioli e segaturaimboccò unvicologirò un anditotra due

pile di legnamee infinecon un guaito di trionfobalzò sopra una grossabotte che si trovava ancora

sul carretto a mano sul quale era stata portata lí. La lingua penzolonigliocchi lucentiToby si

arrampicò sul barileguardando prima all'uno poi all'altro di noi quasiaspettando una carezzao

comunque un chiaro segno di approvazione da parte nostra. Le doghe dellabotte e le ruote del carretto

erano cosparse di un liquido scuro e l'aria tutt'attorno esalava un violentoodore di creosoto.

Sherlock Holmes ed io ci guardammo per un attimo in faccia come istupiditiquindi

scoppiammo entrambi in una risata irrefrenabile.SirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

37

Gli irregolari della Baker Street

- E adesso? - esclamai. - Toby ha perso il suo primato di infallibilità!

- Lui ha agito secondo la sua intelligenza canina - rispose Holmes togliendola bestiola da dove

si era issata e riportandola fuori del magazzino. - Se si pensa allaquantità di creosoto che viene

scaricata a Londra ogni giornonon c'è da stupirsi se la nostra pista èstata incrociata in varie direzioni.

Se ne adopera moltissimooraspecialmente per la stagionatura del legname.Perciò il povero Toby

non ne ha nessuna colpa.

- Bisognerà riportarlo sulla pista principaleimmagino.

- Síe per fortuna nostra non è molto lontana. Evidentemente quello che hafuorviato il cane

devono essere state due piste dirette in opposte direzioni all'angolo diKnight's Place. Noi abbiamo

preso la pista sbagliata: perciò non ci resta che seguire l'altra.

Non incontrammo difficoltà su questo punto. Dopo aver riportato Toby nelposto in cui aveva

preso un abbagliola bestiola descrisse dapprima un ampio cerchiopoiripartí come una freccia in

diversa direzione.

- Addesso dobbiamo stare attenti che non ci porti nel posto da cui è statoasportato il barile di

creosoto - osservai.

- Ci ho pensato anch'ioma vedo che Toby segue il marciapiedementre labotte è passata sulla

carreggiata. Noadesso siamo sulla pista giusta.

Questa ci portava verso la riva del fiumeattraverso Belmont Place ePrince's Streot. Al termine

di Broad Street Toby prese a percorrere il bordo dell'acqua fino a un piccoloimbarcadero di legno.

Quando fummo all'orlo di essosi fermò mugolando e fissando la cupacorrente che si stendeva al di là.

- Siamo sfortunati – si lamentò Holmes. - Giunti a questo punto devonoaver preso una barca.

Nell'acquain prossimità del piccolo molodondolavano alcune chiatte equalche imbarcazione

leggera. Portammo Toby accanto a ciascuna di queste barchema per quantoannusasse energicamente

non diede alcun segno di riconoscimento.

Accanto a quel rozzo imbarcadero sorgeva una casetta di mattoni che recava ditraverso

all'altezza della seconda finestraun cartello di legno con sopra scritto agrandi lettere "Mordecai

Smith" e sotto "Si affittano barche a ore e al giorno". Unaseconda scritta sulla porta informava i

passanti che la ditta teneva a disposizione dei clienti anche una lancia avaporeil che fu confermato da

una pila alta di carbone ammucchiato sulla gettata.

Sherlock Holmes si guardò intorno lentamente e la sua faccia assunse unaespressione che non

lasciava intendere alcunchè di buono.

- Le cose si complicano - borbottò. - Quei maledetti sono piú furbi diquanto credessi. Temo che

siano riusciti a far sparire le proprie traccee ho l'impressione che l’abbianofatto apposta.

Si stava avvicinando alla porta della casa quando questa si aprí e ne sbucòfuori di corsa un

ragazzino ricciuto di circa sei anniseguito da una donna trafelatarossain visoche teneva in mano

una spugna.

- Torna indietro a lavartiJack! - gridò. - Torna indietrofurfante! Setuo padre viene a casa e ti

trova in quello statosentirai che carezze !SirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

38

- Che grazioso bambinello - esclamò Holmesstrategicamente. - Che belbirichino bianco e rosa!

SentiamoJackc’è qualcosa che vorresti?

Il bimbo parve riflettere un istante.

- Vorrei uno scellino – fece quello.

- Non vorresti niente di meglio?

- Preferirei due scellini – replicò dopo averci pensato il piccoloprodigio.

- Eccoteli! Prendi! Ha un gran bel bambinosignora Smith!

- Che Iddio la benedicasignoreper essere carino lo sarà anchema mi faimpazzire ! Non so

come farlo ubbidiresoprattutto quando il mio uomo è via per giorni interi!

- Ahè via? - chiese Holmes con voce di disappunto. - Mi spiaceperchéavevo proprio bisogno

di parlare con suo marito.

- E via da ieri mattinae per dirle la veritàincomincio ad essere un po'preoccupata. Ma se le

occorre una barca ci sono io.

- Veramente avevo bisogno della lancia a vapore.

- Purtropposignoremi dispiace moltoma è partito proprio con quella. Éproprio per questo

che sono inquietaperché so che ha a bordo soltanto il carbone sufficienteper andare e tornare da

Woolwich. Se fosse andato con la barca a remi non ci avrei pensato: quantevolte è andato a Gravesend

per lavoro e se c'era molto da fare è rimasto là. Ma a cosa serve unalancia a vapore senza carbone?

- Probabilmente si sarà rifornito a qualche approdo lungo il fiume.

- Ohnon credonon è nelle sue abitudini! Quante volte l'ho sentitobrontolare per i prezzi che

fanno pagare per pochi sacchi. E poi non mi piace quello con la gamba dilegnocon quella brutta

faccia e l'accento forestiero. Non capisco perché veniva sempre a ciondolareda queste parti!

- Un uomo dalla gamb a di legno? - chiese Holmes fingendo una lieve sorpresa.

- Sissignore: un tipo scurocon una faccia da scimmia che è venuto quiparecchie volte a cercare

il mio uomo. É stato lui a svegliarlo ieri nottee quel che è peggioilmio uomo lo aspettavaperché

aveva tenuto la lancia sotto pressione. Glielo dico francamentesignorenonmi sento tranquilla

proprio per niente!

- Mamia cara signora Smith - fece Holmes stringendosi nelle spalle - lei sispaventa senza

motivoio credo. Come può sapere che è stato proprio l'uomo dalla gamba dilegno a venire qui da voi

la scorsa notte? Non riesco davvero a capire come fa ad esserne tanto sicura!

- L'ho riconosciuto dalla voceuna voce bassarauca. Ha bussato allafinestra... saranno state le

tre. "Suamico" dice al mio uomo "è ora." Mio maritoallora sveglia Jimnostro figlio maggioree seSirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

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ne vanno via tutti e tresenza dirmi neppure una parola. Ho sentitobenissimo la sua gamba di legno

che picchiava sulle pietre.

- E quest'uomo dalla gamba di legno era solo?

- Non glielo saprei diresignore: io non me ne sono accorta se era solo ono.

- Mi spiace tantosignora Smithperché avevo proprio bisogno di una lanciaa vaporee avevo

sentito parlare tanto bene della... aspetticome si chiama...

- Aurora.

- Ahgià! Non è quella vecchia lancia verde con la filettatura giallamolto larga?

- Noal contrario. É la piú svelta imbarcazione di tutto il fiume. Èstata appena ridipintain nero

con due strisce rosse.

- Grazie. Le auguro di aver presto notizie di suo marito. Io devo andare sulfiumee se per caso

lo vedo gli dirò che lei è in pensiero per causa sua. Ha anche la ciminieranera?

- Nosignore: è nera con banda bianca.

- Ma naturalmente! Ha solo i fianchi neri. Arrivedercisignora Smith.GuardiWatsonarriva un

barcaiolo con un traghetto. Prendiamolo per andare dall'altra parte.

- Quel che importa con gente come questa - disse Holmes mentre ciaccomodavamo tra le scotte

del traghetto - è di non fargli mai capire che le loro informazioni possanointeressarti in qualche modo.

Se appena se ne accorgono si richiudono come ostriche. Se invece li stai adascoltare con l'aria quasi di

annoiarti riesci a sapere da loro quello che vuoi.

- Adesso mi sembra che le nostre ricerche abbiano ormai direzione bendefinita - osservai.

- Lei che cosa farebbesentiamo.

- Noleggerei una lancia e mi butterei sul fiume all'inseguimento dell'Aurora.

- Amico miosarebbe un'impresa formidabile. Può aver toccato un moloqualsiasi tra le migliaia

di approdi che si stendono su ciascun lato del fiume da qui a Greenwich. Avalle del ponte c'è tutto un

labirinto di imbarcaderiper una lunghezza di molte miglia. Occorrerebberogiorni interi per visitarli

tuttise ci dovessimo mettere all'opera da soli.

- Ricorra all'aiuto della poliziaallora!

- No. Può darsi che mi faccia aiutare da Athelney Jonesma all'ultimomomento. Non è cattivoe

non voglio far nulla che possa danneggiarlo professionalmentema mi divertel'idea di fare da solo

dato che siamo giunti a questo punto.

- Potre mmo forse mettere un annuncio chiedendo informazioni ai sorvegliantidei moli?

- Peggio che andar di notte! I nostri uomini scoprirebbero cosí di essereinseguitie taglierebbero

la corda del tuttolasciando il paese. Come stanno le coseè probabile cheabbiano l'intenzione di

andarsenema fino a quando penseranno di essere al sicuro non avrannofretta.

- Nel frattempo il dinamismo di Jones ci sarà prezioso: a lui piacemoltissimo rendere di

pubblico dominio il suo operato mediante la pubblicità della cronaca neraein questo modo i

fuggiaschi potranno illudersi che le forze della legge stiano seguendo unapista sbagliata.

- E noi che cosa dobbiamo fareallora? - domandai mentre mettevamo piede aterra nei pressi

del penitenziario di Millbank.

- Per il momento prendere questa carrozzatornare a casafar colazione eriposare per un'ora. É

piú che probabile che la notte prossima si debba essere di nuovo in ballo.Si fermi a un ufficio

telegraficovetturino! Però terremo Toby perché può darsi che ci siaancora di utilità.

Ci fermammo davanti all'ufficio telegrafico di Great Peter Street dove Holmesspedí il suo

telegramma.

- Indovini un po' a chi ho telegrafato! - mi disse mentre risaliva incarrozza.

- Francamente non ne ho la piú pallida idea.

- Si ricorda la "squadra di polizia investigativa" di Baker Streetche ho usato nel caso Jefferson

Hope?

- E con ciò? - replicai ridendo.

- Questa è proprio una situazione in cui l'aiuto di quei ragazzi mi puòessere utilissimo. Se

falliranno ricorrerò ad altre risorsema prima voglio provare con loro. Iltelegramma era diretto al mio

piccolo luogotenente Wigginsquello sempre nero in facciae prevedo che luie la sua banda saranno a

casa nostra prima che noi abbiamo terminato di far colazione.

Intanto erano quasi arrivate le novee avvertivo una violenta reazione dopotutte le avventure e

le emozioni di quella notte movimentata. Mi sentivo inertefiaccointontitonella mente e affaticato nel

corpo. Non possedevo l'entusiasmo professionale che animava invece SherlockHolmesné riuscivo a

pensare alla vicenda semplicemente come a un astratto problema intellettuale.Per quel che riguardava

la morte di Bartolomeo Sholtolo avevo appena inteso nominare e non potevoperciò nutrire nessun

odio violento contro i suoi uccisori. In quanto al tesoroinvecela cosaera assai diversae almeno parte

di esso apparteneva di diritto alla signorina Morstan. Fintanto che ci fossestata una probabilità diSir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

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ritrovarlo ero pronto a sacrificare anche la mia vita in quell'impresaeppurese lo avessi trovatoquesto

avrebbe messo per sempre Mary fuori dalla mia portata. Ma se mi fossilasciato influenzare da un

pensiero simileil mio sarebbe stato un amore ben meschino ed egoista. SeHolmes era ansioso di

scoprire i criminaliio avevo una ragione dieci volte maggiore che mispingeva a ricercare il tesoro.

Un buon bagno e un cambio completo di biancheria e di vestiario mirinfrescarono del tutto.

Quando scesi nella nostra stanza trovai la colazione già pronta e Holmes chestava versando il caffè.

- Ecco qua - mi disse ridendo e indicandomi un giornale spiegato. -L'energico Jones e

l'onnipresente cronista hanno sistemato tutto tra loro due. Ma io credo chelei ne abbia abbastanza di

questa storia: sarà meglio che prima si mangi p rosciutto e uova in santapace.

Presi il giornale e lessi la seguente nota di cronaca che recava ií titolo:"Oscura vicenda a Upper

Norwood". Lo Standard scriveva:

Verso la mezzanotte di ieriil signor Bartolomeo Sholto di

Pondicherry Lodgea Upper Norwoodè stato trovato morto in camera sua

in circostanze che appaiono molto sospette. Apparentemente il corpo dello

Sholto non recava alcuna traccia di violenzama dalla camera del defunto

era stata asportata una pregevole collezione di gemme indiane che

quest'ultimo aveva ereditato dal padre. La scoperta fu fatta dal signor

Sherlock Holmes e dal dottor Watson i quali erano stati invitati a

Pondicherry Lodge dal signor Taddeo Sholtofratello del defunto. Per

fortunata combinazione il signor Athelney Jonesil noto appartenente alle

nostre forze di polizia investigativasi trovava a Norwood e poté cosíessere

sul posto mezz'ora dopo il rinvenimento del cadavere. Le sue esercitate e

sperimentate facoltà investigative furono immediatamente rivolte a

individuare i criminalicon il soddisfacente risultato che il fratello del

defuntoTaddeo Sholtoè già stato tratto in arresto insieme allagovernante

Berustoneal maggiordomo indiano Lal Rao. e al portiere o custode

McMurdo. É evidente che il ladro o i ladri dovevano essere molto esperti

della casapoiché le note conoscenze tecniche di Jones e il suo acutopotere

di osservazione gli hanno permesso di dimostrare in modo preciso che i

malfattori non sono potuti entrare né dalla porta né dalla finestrama

devono essere discesi dal tetto dell'edificiomediante una botolanella

stanza comunicante con quella in cui fu trovato il cadavere. Questo fatto

che è stato esaurientemente documentatodimostra senza ombra di dubbio

che non si tratta di un furto casuale. L'azione pronta ed energica dei

funzionari della legge dimostra il grande vantaggio della presenzain

determinate circostanzedi un'unica mente ordinatrice. Non possiamo fare

a meno di rilevare che questo offre un valido argomento d’appoggio per

coloro che si augurerebbero di vedere i nostri poliziotti maggiorrnente

decentralizzatiin modo da portarli a contatto piú stretto e piú efficacecon

i casi che è loro compito esperire.

- Carino… - mi fece Holmes quando ebbi terminato di leggereridacchiandodavanti alla sua

tazza di caffè. - Mi dica lei cosa ne pensa!

- Penso che c'è mancato un pelo che non arrestassero anche noi.

- È quel che penso anch'io. E non garantirei della nostra salvezzainquesto caso: immagini un

po' che cosa succederebbe di noiin gattabuiase a Jones dovesse venire unaltro dei suoi accessi di

energia!

In quel momento s'intese un forte squillo di campanello e subito dopo la vocedella signora

Hudsonla nostra padrona di casache si elevava in tono querulodispavento e di protesta allo stesso

tempo.

- Oh DioHolmes! - esclamai levandomi a metà della sedia. - Credo proprioche siano venuti a

prendere anche noi!

- Nononon siamo ancora a questo punto. Sono semplicemente le forze nonautorizzate... gli

irregolari di Baker Street!

Nel frattempo udimmo risonare per le scale un rapido camminare di piedi nudiun frastuono di

voci acutee subito dopo fecero irruzione nella nostra stanza una dozzina dimonelli sporchi e

stracciati. Malgrado il loro ingresso tumultuantedoveva regnare tra lorouna certa disciplinaperché

immediatamente si misero in filaguardandoci dritto in facciacomeattendendo ordini. Uno di loroilSir Arthur ConanDoyle Il segno dei quattro

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piú alto e il piú anzianovenne avanti con un'aria di indifferentesuperiorità che era molto buffa a

vedersi in quel piccolo spaventapasseri dall'aspetto cosí poco rassicurante.

- Ho ricevuto messaggiosignoree li ho portati qui subito. Tre scellini esei pence per i biglietti.

- Pronti! - disse Holmes cavando di tasca alcune monete d'argento. - Insegiuto loro riferiranno a

teWigginse tu a me. Non è possibile che io abbia la casa invasa a questomodo. Però è bene che

sentiate tutti le istruzioni che sto per darvi. Voglio che mi sappiateindicare al piú presto dove si trova

una lancia a vapore di nome Auroradi proprietà di un certo Mordecai Smithnera con due strisce

rosseciminiera nera con banda bianca. Dev'essere ancorata in qualche puntodel fiume. Ho bisogno

che uno di voi si metta di vedetta di fronte all'imbarcadero di MordecaiSmitha Millbankper dirmi se

la barca è ritornata o no. Bisogna che dividiate la sorveglianza delle duesponde tra tutti quanti voi:

ogni approdo deve essere ispezionato con cura. E tenetemi immediatamenteinformato appena sapete

qualcosa. Mi avete capito bene?

- Signor sí - rispose Wiggins per tutti.

- La retribuzione è come il solitopiú una ghinea per il ragazzo chescopre la barca. Eccovi una

giornata anticipata. E adessovia di corsa!

Tese loro uno scellino a testa e quelli se ne andarono sciamando per lescale: un attimo dopo

erano già per strada e si confondevano tra la folla.

- Se la lancia è in acqua la troveranno - disse Holmes. - Quelli vannodappertuttovedono tutto

ascoltano tutti i discorsi. Scommetto che l'avranno individuata ancor primadi sera. Intanto non

possiamo far altro che aspettare. Non ci è possibile riprendere la pistainterrotta finché non riusciamo a

rintracciare o l'Aurora o Mordecai Smith.

- Intanto Toby potrebbe mangiare questi avanzi. Lei va a dormireHolmes?

- Nonon sono stanco. La mia è una tempra curiosa. Non mi ricordo diessermi mai stancato

lavorandomentre l'ozio addirittura mi esaurisce. Farò una fumatina estudierò un po' questa strana

vicenda in cui la mia graziosa cliente ci ha coinvolti. Mai impresa avrebbedovuto essere piú facile

della nostra. Dopo tuttoun uomo con una gamba di legno non è tanto comunema l'altro dovrebbe

essere assolutamente unicoio direi!

- Ancora "l'altro"!

- Non ho nessuna intenzione di farne un mistero; tuttavia a quest'ora leidovrebbe essersi formata

la sua opinione in proposito. Rifletta un pochino agli elementi in nostropossesso. Orme minuscole

piedi che non hanno mai subíto la costrizione di scarpeche cioè sonosempre stati nudiuna mazza dSir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

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legno dall'impugnatura di pietrauna agilità straordinariapiccole frecceavvelenate. Che cosa le

suggerisce l’insieme di questi dati?

- Un selvaggio! - esclamai. - Forse uno di quegli indiani associati aJonathan Small!

- Non credo. A tutta primaquando riscontrai le tracce di armi stranefuiincline a pensare

anch'io cosíma poi mi vidi indotto a ritornare sulle mie prime deduzioniosservando meglio le

impronte del piede nudocosí tipicamente caratteristiche. É vero cheparecchi abitanti della penisola

indiana sono uomini di piccola staturama nessuno di essi poteva lasciareorme come quelle. Gli indú

propriamente detti hanno piedi lunghi e sottili. I1 maomettano che calza ilsandalo ha alluce nettamente

separato dalle altre ditada cui è solitamente diviso mediante unaminuscola correggia. Inoltre le punte

awelenate non hanno potuto essere lanciate che in un modo solocioèattraverso una cerbottana. Ora

dove dobbiamo ricercare il nostro selvaggiosecondo lei?

- Nel Sud America? - azzardai.

Holmes allungò una mano e tolse dallo scaffale un grosso libro.

- Ecco il primo volume di un dizionario geografico di recente pubblicazione:fa testo in materia.

Senta un po' qua: "Isole Andamanea 340 miglia a nord di Sumatranella baia di Bengala". Uhm

quanti particolari!... "Clima umidoatolli corallinipescecaniPort Blaircolonie di forzatiRuthland

Islandforeste di pioppo d'America..." Ahma ecco quello cheinteressa a noi!

"Gli aborigeni delle Isole Andamane possono forse vantarsi di essere la

razza piú piccola del globobenché alcuni antropologi contrappongano loroi

boscimani dell'Africagli indiani Digger d'America e gli abitanti dellaTerra del

Fuoco. La loro statura media è di solito inferiore ai quattro piedibenchési

trovino tra loro molti adulti di statura anche molto piú piccola. Sono unarazza

selvaggialitigiosaintrattabilebenché capaci della massima devozione e

amicizia quando si riesca ad ottenere la loro fiducia."

"Tenga ben presente queste paroleWatson. E adesso senta:

"In generaled'aspetto repellentecon testa grossadeformiocchipiccoli e

feroci e tratti animaleschi. Hanno però mani e piedi straordinariamentepiccoli.

Sono talmente primitivi e selvaggi che ogni sforzo compiuto dai funzionari

britannici per sottometterli è sempre risultato vano. Essi costituiscono unvero

terrore per gli equipaggi delle navi naufragate: hanno infatti l'usanza difar

saltare le cervella dei superstiti percuotendone il cranio con le loro mazze

dall'impugnatura di pietrao colpendoli con le loro frecce avvelenate.Questi

massacri si concludono invariabilmente con festini cannibalici".

"Che popolo carino e simpaticoveroWatson? Se a quel bravo ragazzoavessero lasciato fare di

testa suala cosa avrebbe potuto prendere una piega ancor piú sinistra. Eper conto mio credo che

Jonathan Small deve essere tutt'altro che soddisfatto di essersi servitodella sua opera.

- Ma dove diavolo avrà pescato un compagno di questo tipo?

- Ahsu questo punto non so proprio risponderle. Siccome però è ormai unfatto accettato che

Small provenga dalle Andamanenon è poi cosí straordinario che un isolanodi quelle località lo abbia

accompagnato nel suo viaggio di ritorno. Ma riusciremo a conoscere la vicendain ogni particolare

forse tra non molto. Ora però mi dia rettaWatson: lei è semplicemente aterra. Si butti sul divano e

cerchi di dormire!

Mentre io mi allungavo sul sofàHolmes prese in mano il suo violino eincominciò a suonare in

sordina una melodia lentasognanteprobabilmente una sua invenzionevistoche aveva un dono

dell'improvvisazione molto sviluppato. Ho un vago ricordo della sua figuraslanciatadel suo viso

intentodel ritmico levarsi e abbassarsi dell'archetto. Poi mi parve digalleggiare sopra un morbido

mare di musiea e mi trovai trasportato nel paese dei sognidove il dolcevolto di Mary Morstan si

chinava sopra di me.iSir Arthur Conan Doyle Il segnodei quattro

43

Un’interruzione nella catena

Mi svegliai a pomeriggio inoltrato: mi sentivo fresco e pieno di energia.Sherlock Holmes era

sempre seduto dove lo avevo lasciato: solo che aveva riposto il violino e siera buttato a leggere un

libro. Quando si accorse che mi muovevomi guardò e subito mi resi contoche aveva una faccia scura

preoccupata.

- Ha dormito sodo – mi disse. - Avevo paura che la nostra conversazione lasvegliasse.

- Io non ho sentito nulla - dissi sono notizie fresche?

- Sfortunatamente no. Confesso che ne sono sorpreso e deluso. Speravo disapere qualcosa di

definitivofinalmente. Wiggins è stato appunto qui poco fae mi hainformato. Della lancia nessuna

traccia. Oraquesto è uno scacco gravissimopoiché ogni minuto che passapuò avere un'importanza

capitale!

- Posso far qualcosa? Mi sento riposatissimoe disposto magari a passareun'altra notte

all'aperto!

- No: non possiamo far nulla: non possiamo che aspettare. Se ci muoviamopotrebbero venirci a

informare in nostra assenzae questo avrebbe come conseguenza un improvvidoritardo. Lei faccia

pure quello che vuolema io devo rimanere in attesa.

- Allora farò una corsa fino a Camberwell a trovare la signora Forrester. Èstata la signoraieria

pregarmi di andare da lei.

- Dalla signora Forrester? - ripeté Holmese nei suoi occhi luccicòl'ombra di un sorriso.

- Be'anche dalla signorina Morstansi capis ce. Sono in ansia per saperecome stanno le cose.

- Io se fossi in lei starei piuttosto abbottonato - mi ammoní il mioeompagno. - Non bisogna

fidarsi mai troppo delle donnenemmeno delle migliori!

Non mi soffermai a discutere su un argomento cosí offensivo. Mi limitai adire: - Sarò di ritorno

tra un paio d'ore.

- Benebene! Tanti auguri! Sentaperò: se passa dall'altra parte del fiumemi farebbe un vero

piacere se riaccompagnasse Tobyperché non credo che avremo ancora bisognodi lui.

Cosiportai con me il bastardino e lo lasciaiaccompagnato da una mezzasovranapresso il

vecchio naturalista di Pinehin Lane. A Camberwell trovai la signorina Morstanun po' affaticata dalle

emozioni della notte precedentema in trepida attesa di notizie. Anche lasignora Forrester era curiosa

di conoscere lo svolgersi degli avvenimenti. Raccontai loro tutto quel cheavevamo fattoomettendo

naturalmente i particolari più suggestivi della tragedia. Perciòpuraccennando alla morte di Sholto

sorvolai sul modo in cui era morto. Tuttavianonostante la miacircospezionece n'era piú che

abbastanza per far inorridire e sbalordire.

- Ma è un romanzo! - esclamò la signora Forrester. - Una donna offesauntesoro di mezzo

milione di sterlineun cannibale nero e un delinquente dalla gamba di legno.Mi sembra che

sostituiscano perfettamente il drago della tradizione o il malvagio conte!

- Non mancano però i due cavalieri erranti! - soggiunse la signorina Morstanlanciandomi

un'occhiata sorridente.

- PensiMaryla sua fortuna dipende dal risultato di questa ricerca. Ma hol'impressione che la

cosa non la colpisca abbastanza. Immagini per un momentola pregoche cosasignifica esser ricca a

milionie avere il mondo ai propri piedi.

Mi sentii percorrere da un piccolo brivido di gioia nell'apprendere che unasimile prospettiva

lasciava Mary piuttosto indifferente. Anziessa scrollò con un gesto dinoncuranza la testolina

orgogliosaquasi che la cosa non la interessasse affatto.

- È il signor Taddeo Sholto che mi preoccupa - disse. - Tutto il resto nonimporta. Trovo si sia

comportato con molta cortesia e correttezza. É nostro dovere tentare conogni mezzo di liberarlo da

un'accusa cosi tremenda e infamante.

Quando lasciai Camberwell era ormai serae giunsi a casa che ormai eranotte. I1 libro e la pipa

di Sherlock Holmes erano abbandonati sulla seggiolama di lui non v’eraaltra traccia . Mi guardai

attorno nella speranza di trovare un bigliettoun avviso qualsiasima nullavidi.

- I1 signor Sherlock Holmes è uscito? - domandai alla signora Hudson che eraentrata per

chiudere le imposte.

- Nodottoreè salito in camera sua. Sa - continuò poi abbassando la vocee sussurrando in tono

apprensivo - temo che non stia bene !

- Che cos'hasignora Hudson?

- Non soè talmente strano! Dopo che lei è uscito ha continuato apasseggiare su e giúsu e giú

tanto che ero stanca di sentire il rumore dei suoi passi. Poi l'ho sentitoparlare e brontolare da soloe

ogni volta che il campanello squillava usciva sulle scale e mi domandava:"Chi èsignora Hudson?".

Adesso si è rinchiuso nella sua stanzama lo sento che non ha smesso dipasseggiare come prima. HoSir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

44

paura che si ammalidottore! Ho cercato di suggerirgli di prendere uncalmantema mi ha guardato in

modo tale che non so nemmeno come abbia avuto il coraggio di uscire dallastanza.

- Non credo che lei debba avere motivo di preoccuparsisignora Hudson - latranquillizzai . –

Tante volte lo vidi così. Sarà qualche pensiero che avrà per la testa arenderlo irrequieto!

Con queste parole cercai di calmare la nostra ottima padrona di casa: ma nonpotei fare a meno

di sentirmi io stesso preoccupato quandodurante tutta quella lunga nottenel dormivegliaavvertivo il

rumore soffocato dei suoi passie intuivo quanto tormentasse il propriospirito combattivo per quella

forzata inattività.

Quando scese all'ora di colazione Holmes aveva un aspetto affaticato einquietoe le sue guance

erano lievemente arrossate da un colorito febbrile.

- Lei si sta sciupando troppoamico mio! - lo ammonii. - L'ho uditapasseggiare

ininterrottamentestanotte!

- Infatti non mi è riuscito di dormire. Questo maledetto problema miconsuma. Non posso

rassegnarmi al pensiero di essere intralciato da un ostacolo cosí ridicoloquando tutto il resto è stato

superato. Conosco gli uominila lanciatutto quantoeppure non riesco adavere notizie. Ho messo al

lavoro altri informatoriho adoperato tutti i miei mezzi. L'intero fiume èstato frugato da cima a fondo

su entrambe le spondeeppure non se ne sa nullae anche la signora Smith èsempre all'oscuro di quello

che può essere accaduto a suo marito. Ben presto dovrò giungere allaconclusione che quelli hanno

affondato l'imbarcazionema a questa ipotesi si oppongono parecchieobiezioni.

- Forse la Smith ci ha fornito indicazioni errate.

- Nonon credo. Ho fatto fare un'inchiestae una lancia corrispondente aquella descrittaci dalla

Smith esiste effettivamente.

- Può darsi che abbia risalito il fiume.

- Ho considerato anche questa eventualitàe ho infatti spedito una squadrainvestigativa fino a

Richmond. Se oggi non avrò notiziedomani mi metterò in viaggio io stessoalla ricerca degli uomini

se non della barca stessa. Ma sono sicuro che oggi sapremo qualcosa.

Invece fummo delusi. Nessuna nuova ci giunsené da Wiggins né dagli altri.Sui giornali

comparvero diversi articoli relativi alla tragedia di Norwood e tutti simostravano piuttosto ostili allo

sfortunato Taddeo. Nessun particolare nuovo era però rivelatotantomenoqualcosa degno di rilievose

non l’annuncio dell’incidente probatorio per il giorno successivo. Lasera mi recai a Camberwell per

mettere al corrente le signore del nostro insuccessoe al ritorno trovaiHolmes abbattuto e di pessimo

umore. Rispose appena alle mie domandeaffaccendandosi invece per tutta lasera su un'astrusa analisi

chimica comportante riscaldamento di serpentine e distillazione di vaporiche si concluse in un tal

puzzoche mi vidi costretto a scappare dalla stanza. Mi toccò udire finoalle prime ore del mattino il

tintinnio dei suoi tubi di provail che mi avvertí che il mio amico eratuttora immerso nella sua

puzzolente esperienza.

All'alba mi svegliai di soprassaltoe fui sorpreso di vedermelo davantivestito in rozzi panni di

marinaiocon un giacchettino corto e una ruvida sciarpa rossa attorno alcollo.Sir Arthur Conan Doyle Il segno dei quattro

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- Me ne vado sul fiumeWatson - mi disse. - Ci ho pensato tutta la notte enon vedo che una sola

soluzione: comunque vale la pena di tentare.

- L'accompagno ionaturalmente! – gli proposi.

- No: mi sarà di maggiore aiuto se resterà qui come mio sostituto. Ho lacertezza che oggi in

giornata riceveremo notizieper quanto Wiggins fosse molto pessimistaierisera. Desidero in tal caso

che lei apra tutti i biglietti e i telegrammi e agisca a suo giudizio nelcaso ci sia qualche decisione da

prendere. Mi posso fidare di leivero?

- Certamente.

- Non credo che mi possa telegrafare perché non ho io stesso la minima ideadi dove andrò a

finire. Se però avrò fortuna è molto probabile che ritorni molto presto.Riuscirò a pescare sicuramente

qualche notizia prima del mio ritorno.

A colazionenell'aprire lo Standard vi trovai una nuova allusione al fatto. "Sullatragedia di

Upper Norwood" scriveva il giornale "abbiamo motivi dicredere che la cosa diventi piú complessa e

misteriosa di quanto a tutta prima si era potuto supporre. Nuovetestimonianze hanno dimostrato come

sia assolutamente impossibile che Taddeo Sholto abbia partecipato al delitto.Tanto lo Sholto quanto

la sua governantela signora Bernstonesono stati rimessi in libertà ierimattina. Si ritiene tuttavia che

la polizia sia sulla traccia dei veri colpevoli: l'indagine è condotta damister Athelney Jones di

Scotland Yarddi cui tutti conoscono energia e sagacia. Ci si attende da unmomento all'altro di

vedere nuovi arresti."

"Per il momento le cose procedono soddisfacentemente" pensai."Almeno l'amico Sholto è sano

e salvo. Chi sa quale sarà questa nuova tracciaper quanto tale sia lasolita frase che adoperano i

giornali per nascondere un errore di polizia!"

Buttai il foglio sul tavoloma proprio in quell'istante i miei occhiscorsero un annuncio nella

colonna riservata alle ricerche di persone scomparse. L'annuncio diceva:

La somma di cinque sterline verrà pagata a chiunque possa dare

informazioni alla signora Smithoppure al numero 221 B di Baker Street

intorno a Mordecai Smithbarcaioloe a suo figlio Jimi quali hannolasciato

il molo Smith alle ore 3 circa del mattino di giovedí scorsoa bordo della

lancia a vapore Auroranera con due strisce rosseciminiera nera con banda

bianca.Sir Arthur Conan Doyle Il segno deiquattro

46

Questa inserzione era evidentemente opera di Holmes. Bastava l'indirizzo diBaker Street a

provarlo. La trovai molto abileperché i fuggiaschi potevano benissimoleggerla senza vedervi altro

che la legittima inquietudine di una moglie per la sorte dello scomparsomarito.

Fu una giornata interminabile. Ogni volta che qualcuno bussava alla portaoche udivo ris uonare

per la strada una passo decisosperavo che fosse Holmes di ritornooppureuna risposta alla sua

inserzione. Cercai di leggerema i pensieri seguivano le vicende dellanostra strana impresa e i passi

del duo criminale cosí male assortito da noi inseguito. Era possibilemidomandavoche ci fosse un

errore alla base delle argomentazioni del mio amico? Non poteva darsi cheegli fosse costretto a subire

una terribile delusione? Forsemi dicevola sua mente agile e speculativaaveva costruito una teoria

inverosimile perché partiva da errate premesse! Non lo avevo mai vedutosbagliareeppure anche il

ragionatore piú acuto può ingannarsiqualche volta! Forseriflettevopotevano averlo indotto in errore

proprio l'eccesso di raffinatezza della sua logica e la sua preferenza per lesottili spiegazioni bizzarre

quando poteva avere a portata di mano una soluzione piú semplice e banale.D'altrondeavevo vis to io

stesso la prova dei fatti e udito le ragioni delle sue deduzioni.Ripercorrendo la lunga catena di

circostanze insolitemolto evidenti in séma che portavano tutte nellastessa direzionenon potevo

trattenermi dal pensare che anche ammessa l'inesattezza delle interpretazionidi Holmesla verità

doveva essere ugualmente fuori dal comune.

Alle tre del pomeriggio il campanello squillò con vivacitàmentre inanticamera echeggiava una

voce autoritaria e con mia grande sorpresa mi vidi venire dinanzi nientemenoche Athelney Jones in

persona. Era però molto diverso dal professore di buon sensobrusco esentenziosoche a Upper

Norwood aveva assunto con tanta sicurezza la direzione delle indagini. Oraaveva un aspetto abbattuto

e la sua faccia mostrava un'espressione abbattuta e quasi pentita.

- Buon giornodottorebuon giorno. Il signor Sherlock Holmes è uscitoveroper quel che mi

han detto.

- Infattie non saprei neppure dirle quando ritorna. Se però vuoleaspettarlo... si seggaintantoe

provi uno di questi sigari!

- Grazievolentieri! - risposeasciugandosi la faccia con un fazzoletto dicotone rosso.

- Posso offrirle whisky e soda?

- Behmezzo bicchiere: grazie. Fa molto caldodata la stagionee sono pergiunta molto

affaccendato e preoccupato. Lei conosceveroil mio punto di vista sul casodi Norwood?

- Rammento infatti che lei aveva accennato a una sua tesi in proposito.

- Eccomi son veduto costretto a cambiare opinione. Avevo già buttato lemie reti su Sholto

quando me lo sono visto sgattaiolar fuori sul piú bello per il rotto dellacuffia. È stato in grado di

produrre un alibi ineccepibile. Dal momento in cui è uscito dalla stanza delfratellonon è mai stato

perduto di vista da ualcunoperciò non può essere stato lui adarrampicarsi dal tetto e uscire dalla

botola. È una faccenda molto complicata e la mia reputazione professionaleè in pericolo. Sarei

veramente molto grato a qualcuno se mi aiutasse un po’ a far luce su questoimbroglio.

- Tutti abbiamo bisogno di aiutoa volte.

- Il suo amicodottoreil signor Sherlock Holmesè un uomo straordinario!- disse a questo

punto il poliziotto a voce bassa e in tono confidenziale. - È imbattibile.L'ho già visto all'opera in molti

casie mai l'ho visto sbagliareneppure una volta! Usa un sistema di lavoromolto irregolarequalche

volta è un po' troppo azzardato nel giungere alle sue conclusionima nelcomplesso credo sarebbe stato

un funzionario preziosoe francamente me ne infischio che si sappia o menol'alta opinione che ho di

lui. Mi ha spedito un telegramma stamanedal quale mi par di capire che haraccolto qualche altro

indizio sul caso Sholto. Eccolo!

Cosí dicendo trasse il telegramma di tasca e me lo porse. Era datato daPoplar ed era stato

spedito a mezzogiorno. "Prego recarsi subito Baker Strett" diceva."Là attenda mio ritorno. Tracce

banda Sholto quasi trovate. Se desideroso assistere conclusione può unirsinostra compagnia stasera."

- Mi pare che le cose si mettano bene! - osservai. - Si vede che è riuscitoa ritrovare la pista.

- Ahcosí si è ingannato pure lui! - esclamò Jones con evidentesoddisfazione. - Anche i migliori

di noi ci cascanoqualche volta! Naturalmente potrebbe essere un falsoallarmema è mio doverenella

mia qualità di rappresentante della leggedi non lasciarmi sfuggire nessunaprobabilitàanche

insignificante. Ma c'è qualcuno alla porta: forse è lui.

Si udì infatti per le scale un passo pesanteaccompagnato da un grandeansimare e scaracchiare

come se la persona che saliva facesse un terribile sforzo a tirare il fiato.Si fermò un paio di voltecome

se la fatica delle scale fosse eccessiva per le sue forzema finalmenteriuscí ad arrivare fino all’uscio ed

entrare. Il suo aspetto corrispondeva esattamente ai rumori che avevamoudito. Era un vecchio

marinaio con un corto giubbetto abbottonato fino al mento. Aveva la schienacurvale gambe

tremolantiil respiro affannosamente asmatico. Si appoggiava a una nodosaclava di quercia mentre le

sue spalle si tendevano nello sforzo di immettere l'aria nei polmoni. Intornoal collo portava una sciarpaSir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

47

coloratae poco mi fu dato vedere del suo vis ocoperto da lunghe basettegrigese non un paio di occhi

scuriviviombreggiati da cespugliose sopracciglia bianche. Nell'insiemedava l'impressione di un ex-capitano

di mare caduto in disgrazia e consumato dagli anni.

- Che cosa desiderabuon uomo? - Gi domandai.

Si guardò attorno con l'espressione lentametodicapropria dei vecchi.

- C'è il signor Sherlock Holmes? - mormorò.

- Noma può dire a me quello che ha da dire: il signor Holmes mi hanominato come suo

rappresentante.

- Ma è proprio con lui che ho bisogno di parlare! - insistette il vecchio.

- Se le dico che può riferire a me come se si trattasse del signor Holmes inpersona! È a

proposito della barca di Mordecai Smith?

- Sí. Io so benissimo dov'è. E so anche dove sono gli uornini che lui stacercando. E so anche

dov'è il tesoro. So tuttoio!

- Allora mi dicapresto: penserò io a riferire al signor Holmes!

- Ma è proprio con lui che ho bisogno di parlare! - ripetécon l'irritanteostinazione dei vecchi.

- Allora bisogna che aspetti!

- Nononon ho intenzione di perdere tutta una giornataio! Se il signorHolmes non è quibe'

che si arrangi! La vostra faccia non mi piacené la sua né quella di quelsignore - disse questo rivolto a

Jones - e non vi dirò neppure una parola!

Cosí dicendo fece per avviarsi verso la porta a passi strascicatima Jonesgli si parò dinanzi.

- Un momentoamico! Devi dire qualcosa di importanteperciò non uscirai diqui. Starai qua

che tu lo voglia o nofino al ritorno del nostro amico.

Il vecchio fece ancora un piccolo tentativo per raggiungere la porta madovette subito desistere

perché Jones si mise contro la porta con tutta la poderosa massa della suapersona.

- Bella maniera di trattare la genteavete! - gridòpicchiando con ilbastone per terra. - Vengo

qua per parlare con un signoree voi dueche io non ho mai visto in vitamiami impedite di

andarmene e mi trattate in questo modo da bifolchi!

- Vedrà che non se ne pentirà - dissitentando di confortarlo. - Laricompenseremo per il tempo

che ha perso a causa nostra. Si sieda qui sul divano e vedrà che non dovràaspettar molto.

Ritornò sui suoi passi con aria alquanto seccatae si sedette nascondendola faccia tra le mani.

Jones e io riprendemmo a fumare e a chiacchierare. A un tratto però fummointerrotti dalla voce di

Holmes.

- Trovo che potreste offrire un sigaro anche a me! - gli udimmo dire allenostre spalle.Sir Arthur Conan Doyle Il segno deiquattro

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Ci voltammo di scatto. Holmes ci stava accantocon l'aria di divertirsiblandamente del nostro

sbalordimento.

- Holmes! - esclamai. - É tornato? Ma dove è il vecchio?

- Eccolo qua! - E per tutta risposta mi mostrò un mucchio di capellibianchi. – Eccomi qua...

parruccabaffisopraccigliatutto quanto. Avevo la sensazione che il miotravestimento fosse discreto

ma non avrei mai supposto che nemmeno voi mi riconosceste!

- Ahimbroglione! - esclamò Jones giubilante. - Avrebbe dovuto farel'attorelei: chi sa il

successo! Quella tosse da ospizio di mendicitàquelle gambe traballantivalgono dieci sterline la

settimanalo sa? Però ho proprio avuto la sensazione che lo scintilliodegli occhi non mi fosse nuovo.

Ohnon ci sarebbe sfuggito tanto facilmentecreda pure!

- È tutto il giorno che lavoro cosí conciato - disse Holmes accendendo ilsigaro. - Vedenel

mondo della malavita incominciano ormai a conoscermisoprattutto da quandoil nostro amico qui

presente si è messo a pubblicare le mie storieperciò posso presentarmi inmissioen solo travestito. Ha

ricevuto il mio telegramma?

- Sí. E appunto in seguito al suo messaggio che sono venuto qui.

- A che punto èlei?

- Nulla di fattofinora. Ho dovuto rilasciare due dei miei prigionierimentre contro gli altri due

non abbiamo ancoraper il momentonessuna prova concreta.

- Poco male. Gliene daremo due altri al posto dei due che ha liberato.Bisogna però che segua le

mie disposizioni. Lei raccoglierà tutti gli onori ufficialima deve agiresecondo le direttive che le

indicherò io. Le sta bene?

- Completamentepurché mi dia in mano i colpevoli.

- Ecco: prima di tutto mi occorre un'imbarcazione della polizia che sia moltoveloceuna lancia a

vaporeche si trovi alle sette precise a Westminster Stairs.

- Sarà fatto: ce n'è sempre una pronta. Però sarà meglio che vada atelefonare per essere piú

sicuro.

- Poi ho bisogno di due uomini robustiin caso di resistenza.

- Gliene metterò a disposizione due o tre particolarmente in gamba: leoccorre altro?

- Quando ci saremo assicurati gli uomini prenderemo il tesoro. Credo chesarà un vero piacere

per il mio amico qui presente portare personalmente la preziosa cassetta allagraziosa signorina alla

quale una parte di esso appartiene di diritto. Dev'essere la prima adaprirla. Non è veroWatson?

- Certo sarà un onore per me far questo.

- Veramente è una procedura un tantino eterodossa - borbottò Jonesscuotendo la testa. - Ma dal

momento che tutta la faccenda è irregolaretanto vale chiudere un occhioanche su questo punto.

Bisognerà poi che il tesoro sia consegnato alle autorità finché non siaconclusa l'inchiesta ufficialeSir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

49

- Ma naturalmente: questo è ovvio. Una cosa ancora. Desidererei apprenderealcuni part icolari in

merito a questa vicenda direttamente dalle labbra di Jonathan Small inpersona. Lei sa che mi piace

conoscere tutte le minuzie dei casi da me studiati. Le dispiace se le chiedodi concedermi un incontro

privato con luio qui a casa mia o altrovenaturalmente alla presenza diuna buona scorta di polizia?

- Che vuole? È lei che ha in pugno tutta la questione. Io fino a questomomento non ho

nemmeno la prova che questo Jonathan Small esista. D'altrondese lei riescea prenderlo non vedo

come potrei rifiutare un incontro con lui.

- Allora siamo d'accordo?

- Perfettamente. Vuole altro?

- Sí: che lei rimanga a cena con noi. Sarà pronto tra mezz'ora. Ho qualcheostrica e un paio di

galli cedronicon una discreta varietà di vini bianchi. Watsonlei non miha mai riconosciutofinorai

miei meriti di massaia!.Sir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

50

La fine dell'isolano

La cena fu allegra. Holmes sapeva essere ottimo anfitrione quando ne avevavogliae quella sera

era in vena. Lo si sarebbe quasi detto in preda a uno stato di esaltazionenervosa. Non lo avevo mai

veduto cosí animato. Parlò di cento argomenti diversipassando condisinvoltura dalle sacre

rappresentazioni alle terrecotte medievalidai violini di Stradivari albuddhismo dell'isola di Ceylon e

alle navi da guerra del futurotrattando ciascun argomento corne se avessecompiuto studi e ricerche

speciali su ognuno di essi. Tanta vivacità era una reazionenaturalmenteal suo stato depresso del

giorno prima. Athelney Jones dimostrò di saper esserefuori serviziounuomo socievolee fece onore

alla cena da vero buongustaio. In quanto a me mi sentivo sollevato alpensiero che la fine della nostra

impresa era ormai prossimae mi lasciai prendere un poco dall'allegria diHolmes. Nessuno di noi fece

allusionedurante il pastoalla causa che ci aveva riuniti.

Come la tavola fu sparecchiata Holmes diede un'occhiata al suo orologio equindi riempí tre

bicchieri con dell’ottimo Porto.

- Un brindisi al successo della nostra spedizione! - disse. - E adesso è orache ce n'andiamo. Lei

è armatoWatson?

- Ho qui la rnia vecchia pistola d'ordinanza.

- E meglio che la prenda con sé. É sempre bene essere preparati. Vedo cheè arrivata la carrozza

che avevo richiesto per le sei e mezza.

Giungemmo al molo di Westminster poco dopo le sette: la nostra lancia eragià lí ad aspettarci.

Holmes la squadrò con occhio critico.

- C'è qualcosa che possa far capire che si tratta di un'imbarcazione dellapolizia?

- Síla lanterna verde sul fianco.

- Dobbiamo levarla.

Subito dopo salimmo a bordo e vennero sciolte le funi; JonesHolmes e io cisedemmo a poppa.

Un uomo era al timoneun altro al motore e due imponenti ispettori dipolizia a prua.

- Dove dobbiamo andare? - domandò Jones.

- Alla Torre. Dica agli uomini di fermarsi di fronte al cantiere Jacobson.

La nostra imbarcazione era veramente velocissima. Passammo saettando oltrelunghe file di

chiatte carichecome se queste fossero ferme. Holmes sorrise disoddisfazione quandodopo aver

ispezionato un piroscafo fluvialece lo lasciammo rapidamente dietro di noi.

- Dovremmo esser capaci di superare tutte le altre imbarcazioni del fiume -disse.

- Ma... non so: una cosa è certa: non ci sono molte lance che possanobatterci.

- Dobbiamo raggiungere l'Aurorala quale ha fama di essere rapidissima.Intanto le spiegherò

come stanno le coseWatson . Si ricorda quanto fossi seccato di vedermifermare da un impedimento di

cosí poco rilievo?

- Bene: decisi di concedere alla mia mente un riposo assoluto e mi tuffai inun esperimento di

chimica. Uno dei nostri maggiori uomini di Stato ha detto che il riposomigliore consiste nel cambiar

attività. Ed è vero. Dopo esser riuscito a dissociare il mio idrocarburocome volevo iosono ritornato

sul problema Sholto e ho ripreso a esaminare da capo tutta quanta lafaccenda. I miei ragazzi avevano

scorrazzato avanti e indietro per il fiume senza riuscire a scoprire nulla.La lancia non era ferma a

nessun imbarcaderoa nessun moloe non era tornata alla base. Ed eraaltresí improbabile che

l'avessero affondata per far perdere le loro tracceper quantoin mancanzad'altronon bisognava

respingere neppure questa ipotesi. Sapevo che quello Small possedeva unacerta dose d'astuzia

grossolanama lo ritenevo incapace di quelle sottigliezze raffinate che sonodi solito il frutto di

un’educazione superiore. Riflettei quindi chese si trovava a Londra dadiverso tempocome era

evidente dal fattoprovatoche egli si è sempre mantenuto in strettocontatto con Pondicherry Lodge

non era possibile che se la squagliasse cosí sui due piedi: gli sarebbecertamente occorso un po' di

tempoperlomeno una giornataper sistemare le sue faccende. Questo almenonel calcolo delle

probabilità.

- Un calcolo molto deboleperòa parer mio - obiettai. - Secondo me erapiú probabile che

avesse sistemato tutto prima di imbarcarsi nella sua impresa.

- Noio invece non lo credo. Il suo covo sarebbe stato per lui un rifugiotroppo prezioso in caso

di bisognoper abbandonarlo prima di essere sicuro di come andavano a finirele cose. Ma poi mi colpí

anche un'altra considerazione. Jonathan Small deve aver pensato che l'aspettoinsolito del suo

compagnoper quanto egli possa averlo intabarratoavrebbe dato adito achiacchieree che qualcuno

magariavrebbe potuto associare la sua figura alla tragedia di Norwood.Credo che sia abbastanza

furbo per capire ciò. Erano partiti dal loro quartier generale col favordella nottee doveva sperare di

tornarci prima che fosse pieno giorno. Cosìerano le tre passatesecondola signora Smithquando

presero la barca. Tirava già all’albae la gente avrebbe incominciato amuoversi di lí a un'ora o pocoSir Arthur Conan DoyleIl segno dei quattro

51

piú. Perciòcalcolainon dovevano essere andati molto lontani. Devonoaver dato a Smith una buona

mancia per tappargli la boccaaver trattenuto la lancia per la fuga finaleed essersi nascosti di corsa nel

loro alloggio con la cassetta del tesoro. Di lí a un paio di nottidopoaver letto nei giornali che piega

prendevano gli avvenimentie se c'era qualche sospetto sul loro contosisarebbero diretti col favor

delle tenebre fino a una nave ancorata a Gravesend o ai Downsdove senzadubbio già avevano

predisposto la loro fuga in America o nelle colonie.

- E la lancia? Non avranno certamente portata anche quella fino al loroalloggio!

- Proprio cosí. Immaginai che la lanciasebbene non fosse visibilenondoveva essere molto

lontana. Mi misi allora nei panni di Smalle studiai la situazione dal suopunto di vista. Certodoveva

aver pensato che rimandare indietro la lancia o tenerla ancorata a un rnoloquals iasi avrebbe reso facile

un inseguimento qualora la polizia si fosse messa sulle loro tracce. Comepoteva dunque nascondere la

lancia pur tenendola a portata di mano in caso di bisogno? Pensairipetoaquello che avrei fatto se mi

fossi trovato nei suoi panni. Avrei potuto consegnare la lancia a qualchefabbricante di barche o a

qualche calafatocon l'incarico di apportarle qualche piccolo cambiamento.In questo caso l'avrebbero

portata in un cantiere o in una rimessa dove sarebbe stata ben nascostamentre io l'avrei sempre avuta a

mia disposizione entro poche ore.

- Mi sembra un ragionamento molto semplice.

- Sono proprio le cose semplici quelle cui di solito non si dà importanza eche finiscono in tal

modo per essere trascurate. Comunque decisi di agire di conseguenza. Mi misiall'opera in questo

travestimento da vecchio marinaio poco visibilee incominciai a batteretutti i cantieri del fiume. In

quindici non trovai nullama al sedicesimoal cantiere Jacobsonmi fudetto che l'Aurora era stata

condotta lí due giorni prima da un uomo con una gamba di legnoconl'incarico di aggiustarne il

timone. "Ma non ha niente al timone!" mi spiegò il sorvegliante."Eccola líè quella con le strisce

rosse." In quel momentochi arriva se non proprio Mordecai Smithilproprietario scomparso? Era

parecchio sbronzoaltrimenti non avrei capito che era luima si mise agridare il suo nome e il nome

della sua imbarcazione con quanto fiato aveva in gola. "Voglio che siapronta stasera alle otto"tuonò

"alle otto in puntomi raccomandoperché devo condurre due signoriche hanno gran premura." Certo

dovevano averlo pagato profumatamente perché non faceva che distribuirescellini a questo e a quello.

Lo seguii per un tratto di stradama subito entrò in un'osteria: cosí mene tornai al cantiere dove ebbi la

fortuna di imbattermi in uno dei miei ragazzi che mi affrettai a mettere disentinella alla lancia. Gli ho

detto di stare a riva e di sventolarci un fazzoletto non appena quellifossero partiti. Noi ci metteremo al

largo sul fiume e sarebbe davvero strano se non riuscissimo a impadronircidegli uominidel tesoro e

della barca!

- L'ha pensata molto benesiano o non siano quelli gli uomini che cerchiamo- disse Jones. - Ma

io se fossi stato in lei avrei messo un intero corpo di polizia attorno alcantiere Jacobson e li avrei

arrestati nel momento in cui arrivavano.

- Il che non sarebbe mai successo. Quello Small è un tipo molto astuto.Certo manderà avanti

qualcun altro a vederee se intuisce che c'è qualcosa di sospetto se nestarà nascosto per un'altra

settimana.

- Però avrebbe potuto seguire Mordecai Smith e sarebbe cosí venuto a saperedove si

nascondono.

- Questo mi avrebbe fatto perdere la giornata. Poiscommetto cento a uno cheSmith ignora il

nascondiglio di quei due. Finché lo pagano bene e gli danno da bere quantovuoleperché dovrebbe

fare domande inopportune? Quando hanno bisogno di lui lo mandano a chiamare.Noho riflettuto a

ogni eventualità e ho deciso che questo era la miglior cosa da fare.

Mentre si svolgeva questa conversazionela nostra lancia aveva superato lalunga serie di ponti

che sovrastano il Tamigi. Nell'attraversare la City gli ultimi raggi del solestavano indorando la croce in

cima alla cattedrale di San Paolo. Giungemmo alla Torre che imbruniva.

- Ecco il cantiere Jacobson - disse Holmes additandoci una selva di alberi edi vele sul lato del

Surrey. - Incrociate pianoinnanzi e indietroal riparo di questa fila dichiatte. - Si tolse di tasca un

binocolo e ispezionò attentamente la riva. - La mia sentinella è al suoposto - osservò - però non vedo

sventolare nessun fazzoletto.

- Se scendessimo un po' piú valle e li aspettassimo là? - propose Jonesimpaziente.

Tutti del resto eravamo un po' stanchi di aspettareormaipersino ipoliziotti e i fuochistiche

cominciavano a rendersi vagamente conto di quel che si andava preparando.

- Non possiamo correre rischi - replicò Holmes. - C'è da scommettere diecia uno che

scenderanno verso correntema non ne siamo matematicamente sicuri. Da questopunto invece

possiamo controllare l'ingresso al cantierementre è assai improbabile cheloro ci vedano. La notte sarà

serena e luminosa. Dobbiamo rimanere dove ci troviamo. Guardate che brulichiodi gente laggiúsotto

i lampioni a gas. Sono gli operai del cantiere che escono. Sono sporchihanno un aspetto pocoSir Arthur Conan Doyle Il segnodei quattro

52

raccomandabileeppure anche in ognuno di loro si nasconde una piccolascintilla di immortalità. Non

lo si direbbea vederlima su questo argomento non esiste nessunaprobabilità a priori. Che misterio

stranol'uomo!

- Qualcuno l'ha definito un'anima nascosta entro un animale - osservai.

- Winwood Reade ha in proposito una definiziorne acuta -soggiunse Holmes. -Egli dice che

mentre l'uomo individuo è un indovinello insolubilecome aggregato diumanità diventa una certezza

matematica. Lei non riuscirà mai a prevedereper esempioquel che farà unuomo soloma potrà

prevedere con esattezza che cosa farà un numero medio di uomini. Gliindividui cambianoma le

percentuali restano costanti. Almeno per quel che dicono gli studiosi distatistica. Ma quello non è un

fazzoletto? Mi pare vedersi agitare qualcosa di biancolaggiú!

- Síè il suo ragazzo! - gridai. - Lo vedo benissimo!

- E quella è l'Aurora! - esclamò Holmes. - Sta filando come il diavolo!Avanti a tutta velocità

macchinista. Tenga dietro a quella lancia col fanale giallo. Per Giovenonmi perdonerò mai se

riuscisse a sfuggirci.

Era scivolata non vista attraverso l'imboccatura del cantiere ed era passatadietro alcune

imbarcazioni leggerecosicché aveva già guadagnato una discreta andaturaprima che noi potessimo

avvistarla. Ora stava volando a valle del fiumetenendosi accosto a rivaauna velocità pazzesca.

- Va troppo in fretta - osservai. - Dubito che potremo raggiungerla.

- Dobbiamo farlo! - gridò Holmes a denti stretti. - Forzafuochistiavanti a tutto vapore:

dobbiamo prenderla anche a costo di mandare a fuoco la barca.

Adesso andavamo anche noi a una velocità impressionante. Le caldaieruggivano e i potenti

motori sibilavano e tumultuavano come grandi cuori metallici. La pruaaguzzae taglientefendeva la

calma acqua del fiume levando a destra e a sinistra due lunghe onde spumose.A ogni pulsare delle

macchine noi sobbalzavamo e tremavamoquasi che l'imbarcazionedivenuta unacosa vivaci

comunicasse i suoi fremiti. Un'unica grossa lanterna giallaa poppagettavadavanti a noi una lunga

vacillante striscia di luce. Una macchia scura sull'acquadinanzi allanostra imbarcazione ci indicava la

posizione dell'Aurorae la scia di spuma bianca che essa si lasciava in codaci avvertiva della rapidità

della sua andatura.

Sorpassavamo come frecce barconivaporettimercantilidentro e fuoridietro questo

doppiando l’altro. Ci sentivamo lanciare nell'oscurità imprecazioni eammonizionima intanto l'Aurora

seguitava a filare come il ventobraccata da noi.SirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

53

- Forzaragazziforza! - gridava Holmes guardando giú nella sala-macchineil cui chiarore

rossastro si rifrangeva sui suoi lineamenti aquilinitesi nell'ansia. - Datetutto vapore!

- Credo che stiamo guadagnando un po' di vantaggio - fece Jonesgli occhifissi sull'Aurora.

- Altro che! - esclamai. - Sono sicuro che tra pochi minuti l'avremo presa!

Ma proprio in quel momentocome se un destino malvagio avesse deciso difrustrare i nostri

sforziecco intrufolarsi tra noi e la nostra preda un rimorchiatore a trechiatte. Solo grazie a un

vigoroso colpo di timone riuscimmo a evitare la collisionee prima chepotessimo superare il convoglio

e riprender lenaI'Aurora aveva segnato su di noi duecento metri divantaggio. Era però sempre in

vistae il crepuscolo fumoso e incerto si stava tramutando in una chiaranotte stellata. Le nostre caldaie

erano spinte al massimo e il fragile scafo vibrava e scricchiolava sotto laselvaggia violenza dei motori.

Avevamo sorpassato il Pooli West India Docksil lungo Deptford ReachI'Isola dei Cani. La macchia

scura davanti a noi si era ora chiaramente tramutata nella sagoma netta esvelta dell'Aurora. Jones le

rovesciò addosso la luce del nostro riflettore in modo che potessimo vederedistintamente le figure che

si movevano sul ponte.

Un uomo sedeva a poppacon qualcosa di nero tra le ginocchiasu cui stavacome rannicchiato.

Accanto a lui giaceva una massa scura che aveva tutta l'aria di essere unTerranova. I1 ragazzo reggeva

il timonementrestagliato contro il purpureo bagliore della fornacepotevo scorgere benissimo il

vecchio Smithnudo fino alla cintolaintento a spalare carbonedi granlena. Forse al principio non

avevano dubitato di essere inseguitima ora che imitavamo ogni loro virata egiravoltanon potevano

piú avere dubbi. A Greenwich eravamo a circa trecento passi da loro: aBlackwell non eravamo piú che

a duecentocinquanta. Avevo dato la caccia a molte creature durante la miamovimentata carrierama

nessun inseguimento mi aveva procurato un'emozione maggiore di questavertiginosa caccia all'uomo

lungo il Tamigi. Metro per metroinesorabilmenteci avvicinavamo semprepiú. Nel silenzio della

notte udivamo l'ansimare e il cigolare delle due macchine.

L'uomo a poppa era sempre accoccolato sul ponte: muoveva le braccia come sefosse

affaccendato in qualche occupazione e di tanto in tanto alzava gli occhicalcolando evidentemente la

distanza che ancora ci separava. Ci avvicinavamo sempre piúsempre piú.Jones urlò loro di ferrnarsi.

Non eravamo piú che a quattro barche di lunghezza da lorocon le nostreimbarcazioni lanciate a folle

velocità. In quel tratto il fiume è particolarmente ampiocon BarlingLevel da un lato e le malinconiche

paludi di Plumstead dall'altro. All'intimazione di Jonesl'uomo a poppaviasi alzò di scatto e si mise a

minacciare a pugni tesima ledicendoci contemporaneamente con una voce acutae scattante. Aveva un

aspetto massiccioaitantee mentre se ne stava cosí a gambe larghe mi fupossibile notare che dalla

coscia destra in giúal posto della gambaaveva un arto di legno.

Alle sue grida adirate e striduleci fu un movimento nel mucchio informe sulponte. Nel

raddrizzarsi prese l'aspetto di un piccolo uomo nero - il piú piccolo cheavessi mai visto - con una

grossa testa deformesormontata da una matassa di capelli spettinati. Holmesaveva già estratta la sua

rivoltella e anch'io impugnai la mia alla vista di quell'essere selvaggio eributtante. Era avvolto in una

specie di spolverino o di coperta scurache gli lasciava scoperta soltantola facciama quella faccia era

sufficiente per procurare a chiunque una notte insonne. Non ho mai vedutolineamenti piú

profondamente impregnati di crudeltà e di bestialità. I suoi piccoli occhiluccicavano e bruciavano di

una luce nera e le sue labbra grosse erano arricciate in un ghigno che gliscopriva i dentimentre dalla

sua bocca uscivano mugolii e suoni animaleschi.

- Sparise lo vede levare la mano - mi disse Holmes a voce bassa.

Eravamo ormai a una sola lunghezza dalla nostra predae già quasi latoccavamo. Vedo ancora

quei due davanti a me: l'uomo bianco a gambe divaricatevomitanteimprecazionie lo sciagurato nano

dal volto mostruoso digrignante i forti denti gialli sotto la luce dellanostra lanterna.Sir Arthur Conan Doyle Il segno deiquattro

54

Fu una fortuna che lo potessimo distinguere cosí beneperché proprio sottoi nostri occhi

estrasse dalla copertura che l'avvolgeva un pezzo di legno cortorotondosimile a un righello da

scolaroe se lo portò alle labbra. Le nostre pistole scattaronocontemporaneamente. Il piccolo uomo

girò su se stessoallargò le braccia e con un gemito che parve un colposoffocato di tosse cadde di lato

nel fiume. Nel bianco mulinello delle acque sommosse colsi un ultimo sguardodei suoi occhipieno di

velenocarico di minaccia. Nello stesso istante lo storpio si buttò sultimone e lo abbassò a tutta forza

in modo che la sua lancia prese a puntare diritta verso la riva meridionalementre noi la sorpassavamo a

poppascansandola di pochissimi pollici.

La raggiungemmo immediatamentema era già quasi a terra. I1 luogo eraincoltodesolatola

luna splendeva su una vasta distesa acquitrinosa marezzata di pozze d'acquastagnante e di ciuffi di

vegetazione malsana. La lanciacon un colpo sordosi arenò nella rivafangosacon la prora all'aria e la

poppa immersa nell'acqua. I1 fuggiasco balzò a terra ma il moncone gli siaffondò immediatamentein

tutta la sua lunghezzanel suolo paludoso. Tentò di divincolarsi e diliberarsi inutilmentema non gli fu

possibile muovere un passo. Urlavafurioso di rabbia impotentescalciandodisperatamente nel fango

col piede sanoma tutti i suoi sforzi non servivano che a far affondaresempre piú nella riva melmosa il

suo piolo di legno.

Portando la nostra lancia a fianco dell'altra imbarcazionel'uomo era cosítenacemente incastrato

nel fango che solo gettandogli a cappio una corda sulle spalle riuscimmo adisincagliarlo e a trascinarlo

fino a noicome un grosso pesce indomito. I due Smithpadre e figlioeranorimasti accucciati nella

loro lanciama salirono a bordo nella nostra imbarcazione senza opporre laminima resistenzanon

appena glielo ordinammo. L'Aurora venne legata alla poppa della nostra lanciacon una solida fune

pronta per essere rimorchiata.

Sul suo ponte era posata una solida cassa di ferrodi fattura indiana. Eracertamente la stessa

non vi poteva essere dubbioche aveva contenuto il tesoro maledetto degliSholto. Mancava la chiave

ma il suo peso era notevoleperciò la trasportammo con ogni precauzionenella nostra minuscola

cabina. Mentre risalivamo lentamente contro corrente scrutammo col nostroriflettore in ogni direzione

ma dell'isolano non ci fu possibile trovare nessuna traccia. In qualche puntodello scurofangoso fondo

del Tamigi giacciono ancora le ossa di quello strano visitatore delle nostreterre.Sir Arthur Conan Doyle Il segno dei quattro

55

- Guard i un po' qua – mi disse Holmesindicando il boccaporto di legno. -Abbiamo fatto appena

a tempo con le nostre pistole! - Proprio dietro il punto in cui ci eravamolevati in piedi c’era conficcata

una di quelle piccole frecce killer che conoscevamo anche troppo bene. Certoera stata scoccata

nell'istante in cui avevamo sparato. Holmes sorrise e si strinse nelle spallecon il suo solito fare

noncurantema confesso che rabbrividiipensando alla morte orribile che ciaveva sfiorati cosí

dappresso.Sir Arthur Conan Doyle Il segno deiquattro

56

Il grande tesoro di Agra

I1 nostro prigioniero sedette nella cabinadi fronte alla cassa di ferro percui tanto aveva fatto e

tanto aveva atteso. Era un uomo dallo sguardo inquietoabbronzato dal solecon tutta una rete di rughe

e di grinze che gli solcava la faccia color moganoquasi a testimoniare diuna vita duratrascorsa quasi

esclusivamente all'aperto. Benché nascosto dalla barbail suo mentovolitivopugnaceindicava in lui

un carattere ostinatodi persona che non si lascia facilmente distoglieredai suoi propositi. Doveva

essere sulla cinquantina perché i suoi ricci capelli corti eranoabbondantemente spruzzati di grigio. La

sua facciain riposonon era sgradevoleper quanto le folte sopracciglia eil mento aggressivo

potessero fargli assumerecome avevo constatato poco primaun'espressionetemibile quando la collera

lo dominava. Sedeva ora con le mani chiuse nelle manettesulle ginocchialatesta piegata sul petto

mentre fissava con gli occhi penetranti e vividila cassetta che era statala causa di tutte le sue

malefatte. Ebbi la sensazione che nel suo aspettorigido e contenutocifosse piú dolore che

risentimento.

- DunqueJonathan Small - incominciò Holmes accendendosi un sigaro - midispiace che si sia

dovuti giungere a questo punto.

- Dispiace anche a me - replicò l'uomo con franchezza. - Non credo chepotrò passarla lisciaper

quanto le giuro sulla Bibbia che io non ho neppure alzato un dito sul signorSholto. È stato quel

maledetto Tonga d'inferno a tirargli contro una di quelle sue dannate frecce.Io non ne ho nessuna

colpa. Mi è dispiaciuto come se si trattasse di un mio parente di sangue.L'ho staffìlato con la corda

quel disgraziatoper punirloma ormai era fattae non c'era piú rimedio.

- Si fumi un sigaro - gli disse Holmes - e sarà anche bene che dia un sorsoalla mia fiaschetta

perché vedo che è tutto bagnato. Come poteva sperare che un omino piccolo edebole come quel

selvaggio riuscisse a sopraffare Sholto e a tenerlo fermo mentre siarrampicava sullla fune?

- Mi pare che lei la sappia lungacome se fosse stato presente alla scena!Behil fatto è che io

speravo di trovare la stanza vuota. Conoscevo abbastanza bene le abitudinidella casae quella era l'ora

in cui il signor Sholto di solito scendeva per la cena. Non ho nessunaintenzione di girare intorno alla

veritàe so che la mia migliore difesa è quella di dire subito i fatti.Eccose fosse stato il vecchio

maggiorefrancamente gli avrei fatto volentieri la pelle senza il minimorimorso. Non ci avrei pensato

a dargli una buona coltellatapiú di quanto mi preoccupi di fumare questosigaro. Ma è una vera

disdetta che io debba andare a finire in galera per quel giovane Sholtocontro il quale non avevo alcun

rancore.Sir Arthur Conan Doyle Il segno dei quattro

57

- Lei è a disposizione del signor Athelney Jones di Scotland Yard il qualemi ha permesso di

portarla a casa miadove le sarò grato se mi vorrà dare un resocontoesatto di come sono andate le

cose. Bisogna però che lei mi narri tutto con la massima franchezzaperchése sarà sincero con me io

spero di poterle essere di aiuto. Credoper esempiodi essere in grado didimostrare che il veleno usato

dal selvaggio è di azione cosí rapida che Sholto era già morto quando leientrò nella stanza.

- Proprio cosísignore. Mai mi sono sentito tanto rimescolare il sanguecome quando me lo sono

veduto lí davantia ridere in quel modocon la testa penzoloni sullaspalla. Che colpo ho provato!

Credo che avrei ammazzato Tonga se non fosse scappato subito via. Ecco comeè stato che ha

dimenticato il suo bastone e anche qualcuna di quelle sue maledette frecceche credo siano state

proprio quelle a mettervi sulla buona strada per quanto ancora non riesca acapire come abbiate fatto a

prenderci. Certo io non ce l'ho con lei per questoperò è ridicolo-soggiunse con un sorriso amaro - che

ioche ho l'assoluto diritto di possedere mezzo milione di sterlinedebbaaver passato metà della mia

vita a costruire un frangiflutti nelle Andamanee che adesso debba passarel'altra metà a prosciugar

paludi a Dartmoor. Fu un gran brutto giorno per me quello in cui mi imbatteinel mercante Achmet e

mi trovai invischiato nel tesoro di Agrail quale non ha fatto che portardisgrazia a tutti coloro che

l'hanno posseduto. Ad Achmet ha portato morte per assassinioal maggioreSholto paure e colpaa me

l’ergastolo.

In quel momento Athelney Jones mise la testa e le spalle entro la minuscolacabina.

- Una vera riunione di famigliaa quel che vedo! - osservò. - Vorrei dareun colpetto a quella

bottigliaHolmes. Be'credo che possiamo tutti quanti congratularci avicenda. È un vero peccato che

l'altro non abbiamo potuto prenderlo vivoma non avevamo via di scelta. ApropositoHolmesdeve

ammettere che ce l'abbiamo fatta per un pelo. É stato un vero miracoloprenderla!

- Tutto è bene quel che finisce bene! - replicò Holmes. - Però confessoche non credevo che

l'Aurora fosse cosí veloce!

- Smith afferma che la sua è una delle barche piú veloci di tutto ilTamigie che se avesse avuto

un altro uomo per aiutarlo alle macchine non lo avremmo mai raggiunto.Naturalmente giura di non

saper nulla di quel che è successo a Norwood.

- Il che è la pura verità! - esclamò il nostro prigioniero. - Nemmeno unaparola! Ho scelto la sua

barca perché mi avevano detto che era velocissima. Si capisce che non gliabbiamo detto niente

soltanto lo abbiamo pagato benee doveva incassare ancora una discretasommetta se riusciva a farci

raggiungere il vapore Esmeroldache ci aspettava a Gravesendpronto araggiungere il Brasile.

- Be'se è innocente se la caverà senza incriminazione. Se noi facciamopresto a mettere le

manette ai nostri uominisiamo però molto prudenti prima di condannarli. -Era divertente vedere come

il pomposo Jones stesse già incominciando a darsi delle arie e a vantarsidel successo dell'impresa. Dal

lieve sorriso che vidi aleggiare sulle labbra di Holmes capii come anche luiavesse subito afferrato la

comicità della situazione.

- Fra poco arriveremo a Vauxhall Bridge - proseguí Jones - dove sbarcheremoleidottoree la

cassetta del tesoro. È inutile che le rammenti la grave responsabilità chemi assumo nel fare questo. :E

una procedura irregolarissimama naturalmente i patti sono patti. Bisognaperò che per la forma la

faccia accompagnare da un ispettoredato l'enorme valore della cassetta.Prenderà una carrozza

immagino!

- È chiaro.

- É un vero peccato che manchi la chiave: avremmo pótuto farne subito unrapido inventario.

Bisognerà forzare la serratura. Dove hai messo la chiavegalantuomo?

- In fondo al fiume - rispose Jonathan Small.

- Uhma che scopo darci un altro fastidio inutile? Ce ne hai già fattiabbastanzadi guai!

Comunquedottorenon ho bisogno di raccomandarle ancora una volta lamassima prudenza. Ci riporti

la cassetta in Baker Street: ci troverà tutti quanti lí ad aspettarla primadi ritornare al Comando.

Cosí mi fecero scendere a Vauxhallio e la mia cassettasotto la scorta diun funzionario di

polizia paffuto e gioviale. Un quarto d'ora di carrozza ci portò a casadella signora Forrester. La

domestica che venne ad aprirci parve sorpresa di una visita cosí tardiva. Lasignora era uscita a pranzo

ci spiegòe sarebbe rincasata molto tardi. Però la signorina Morstan erain salotto: perciò entraicon la

rnia cassetta sotto il bracciolasciando il compiacente ispettore adaspettarmi in carrozza.

Mary era seduta accanto alla finestra apertavestita di una bianca stoffaperlaceacon un breve

tocco rosso al collo e ai polsi. La morbida luce di una lampada del paralumevelato la illuminava

gettando ombre del suo viso dolce e severo e soffondendo di un cupo luccichiometallico le spire

profonde dei suoi magnifici capelli. La sua mano candida pendeva abbandonatalungo il bracciolo della

sediae tutto il suo atteggiamento e la sua persona indicavano in lei unamalinconia pensosa. Al suono

dei miei passi balzò in piedituttaviae un profondo rossore di sorpresa edi piacere le imporporò le

pallide guance.Sir Arthur Conan Doyle Il segno deiquattro

58

- Ho sentito l’arrivo di una carrozza - disse - e credevo fosse la signoraForrester già di ritorno

ma non avrei certo mai immaginato che invece era lei. Che notizie ci sono?

- Le porto qualcosa di meglio che non delle semplici notizie! -replicaideponendo la cassetta sul

tavolo e parlando in tono gioviale e disinvoltosebbenedentro di memisentissi il cuore gonfio. - Le

porto qualcosa che vale tutte le notizie di questo mondo: la ricchezza.

Lanciò un'occhiata alla cassetta di ferro.

- Ahè quello il famoso tesorodunque? - replicò piuttosto freddamente.

- Giàquesto è il celebre tesoro di Agra. Metà è suo e metà di TaddeoSholto. Vi spartirete più di

duecentomila sterline a testa. Pensi un po'! Avrà una rendita annua didiecimila sterline! Credo che ci

saranno poche ragazze in Inghilterra che potranno competere con lei! Non èfantastico?

Forse dovetti un poco esagerare la mia contentezza e certo Mary dovettecogliere nelle mie

congratulazioni una nota falsaperché vidi che le sue sopracciglias'inarcavano lievementeed ella mi

lanciò un'occhiata curiosa.

- Se ho tutto questolo devo a lei - mi rispose semplicemente.

- Ohnono - mi affrettai a rispondere - non a mema al rnio amicoSherlock Holmes. Con tutta

la miglior volontà di questo mondonon sarei mai stato in grado di dipanareun bandolo che ha messo a

dura prova persino il suo genio analitico. Quasi quasi eravamo battutiproprio all'ultimo momento!

- Si siedala pregoe mi racconti tutto da cima a fondo.

Le riferii brevemente le nostre ultime avventure: il nuovo metodo di ricercadi Holmesla

scoperta dell'Aurorala comparsa di Athelney Jonesla nostra avventuranotturnae il forsennato

inseguimento lungo il Tamigi. Mary stava ad ascoltarmi a bocca apertagliocchi scintillanti. Quando

accennai alla freccia che per un pelo ci aveva mancati si sbiancò talmentein viso che pensai svenisse.

- Ohnon è niente - dissementre mi affrettavo a offrirle un bicchiered'acqua - è stato un

malessere passeggeroma mi sono talmente spaventata al pensiero che i mieiamici abbiano corso un

rischio simile per me!

- Be'ormai è passatae non le dirò piú niente che possa turbarla.Parliamo invece di qualcosa di

piú allegro. Guardi questa cassetta! Questo sí che è un argomento allegro.Ho avuto il permesso di

portarglielapensando che le avrebbe fatto piacere essere la prima adammirarla!

- Ohcerto! Non vedo l’ora di aprire il tesoroinfatti! - Ma le sueparole contrastavano con il

tono tutt'altro che entusiastico della sua voce: tuttavia aveva dovutoriflettere che poteva sembrare

scortese da parte sua mostrarsi indifferente di fronte a un oggetto che eracostato tanta fatica e tanti

sacrifici.

- Che bel cofano! - esclamòchinandosi a osservare la cassetta. - E difattura indianavero?

- Síè una lavorazione tipica di Benares.

- E com'è pesante! - soggiunsetentando di alzarlo. - La scatola sola deveavere un certo valore.

Dov'è la chiave?

- Small l'ha buttata nel Tamigi. Per aprirla mi toccherà ricorrereall'attizzatoio di casa Forrester.

La serraturasolida e grossaera lavorata a sbalzoe rappresentaval'immagine di Buddha

seduto. Vi cacciai sotto l'estremità dell'attizzatoio facendo leva versol'alto; la serratura scattò con un

colpo secco: sollevai il coperchio con mano tremante ed entrambi ci guardammoin faccia trasecolati.

La cassetta era vuota!

Nessuna meraviglia che fosse tanto pesante! La decorazione in ferrochecorreva tutt'attorno al

cofanoaveva uno spessore di due terzi di pollice. Era massicciaben fattae solidacome accade

solitamente per i cofani destinati a trasportare oggetti di gran pregiomasul suo fondo non c'era né una

briciola né un frammento di metallo o di pietra preziosa. Era assolutamenteinesorabilmente vuota.

- Il tesoro è scomparso! - osservò la signorina Morstan senza scomporsi.

Nell'udire quelle sue parolee rendendomi conto di ciò che essesignificavano per memi sentii

come se la mia anima si fosse spogliata di un grande velo nero. Non avevocapito quanto questo tesoro

di Agra mi aveva depresso e abbattutofino a questo momento in cuifinalmente lo vedevo sparito per

sempre. Certo erano pensieri egoisticislealiingiustii mieima io nonriuscivo a capire che una cosa

sola: che la barriera dell'oro era caduta tra noi definitivamente.

- Dio ne sia ringraziato! - mi sfuggí dal piú profondo del cuore.

Ella mi guardò con un sorriso rapidointerrogativo.

- Perché dice questo? - domandò.

- Perché adesso è di nuovo alla portata delle mie speranze! -esclamaiprendendole una mano che

ella non ritrasse. - Perché io ti amoMarycon tutta la sincerità el'amore con cui un uomo può amare

una donna. Perché quel tesorotutte quelle ricchezze costringevano le mielabbra a tacere; ora invece

che sono scomparsi posso dirti quanto ti voglio bene. Ecco perché ho detto:"Sia ringraziato Iddio!".Sir Arthur ConanDoyle Il segno dei quattro

59

- E allora lo dico io pure: "Dio sia ringraziato!" - sussurrò Marymentre l'attiravo a me.

Non so chi veramente avesse perduto un tesoroquella serama certo è cheioquella stessa sera

ne avevo trovato uno.Sir Arthur Conan Doyle Il segnodei quattro

60

Lo strano racconto di Jonathan Small

L'ispettore che era rimasto nella carrozza ad aspettarmi aveva davvero moltapazienza. Infatti

passò parecchio tempo prima che io lo raggiungessi. Quando gli mostrai lacassetta vuotala sua faccia

si rannuvolò tutta.

- Cosí la ricompensa va a farsi benedire! - brontolòdi cattivo umore. -Niente quattrininiente

ricompensa. Se avessimo trovato il tesoroil lavoro di stasera avrebbefruttato a me e a Sam Brown

almeno dieci sterline a testa.

- Il signor Taddeo Sholto è ricco - obiettai. - Perciò provvederàcertamente a fare in modo che

voi siate ricompensatitesoro o non tesoro!

Ma il funzionario scosse il capo.

- È un brutto affaree il signor Athelney Jones sarà molto seccato!

Il che si dimostrò esattopoiché Jonesnon appena arrivai a Baker Streete gli mostrai la cassetta

vuotafece una faccia da funerale. Erano appena arrivatiluiHolmes e ilprigionieropoiché strada

facendo avevano mutato parere e si erano fermati prima a una sezione dipolizia. I1 mio compagno si

era messo nella sua poltronae aveva assunto il suo solito atteggiamentodistrattomentre Small gli

sedeva di frontela gamba di legno incrociata sulla gamba sana. Non appenamostrai la cassetta vuota

si arrovesciò indietro sulla sedia e scoppiò a ridere forte.

- Questa è opera tuaSmall! - esclamò Jones furibondo.

- Certoe l'ho nascosto là dove voi non riuscirete mai a scovarlo! -ribatté Small esultante. - Il

tesoro è mioe se non posso godermelo farò di tutto perché non se lo godanessun altroperché nessuno

al mondo ha il diritto di goderselotranne me e i tre uomini che sitrovavano nel campo di forzati delle

Andamane. Ormai so che io non potrò mai servirmenecome mai potrannoservirsene gli altri. Io ho

agito non solo per mema anche per loro. Noi abbiamo sempre operato sotto ilsegno dei quattro e sono

sicuro che sarebbero stati contenti che agissi come ho agitobuttando iltesoro nel Tamigi piuttosto che

lasciarlo dilapidare dal parentado dei Sholto o dei Morstan. Non è statomica per arricchire loro che

abbiamo fatto la pelle ad Achmet. Il tesoro lo troverete dove sono andati afinire la chiave e il piccolo

Tonga. Quando ho visto che la vostra lancia stava per raggiungerci ho messoil malloppo in un posto

sicuroe per questa volta non vi beccherete neppure una rupía.

- Ci stai prendendo in giroSmall - disse Jones severamente. - Se tu avessivoluto buttare il

tesoro nel Tamigiti sarebbe stato piú facile buttarlo con la cassetta etutto quanto.

- Síper me sarebbe stato piú facile buttarlo cosíma anche per voisarebbe stato piú facile

ritrovarlo! - rimbeccò l'uomo con un lampo d'astuzia negli occhi. - Chi èstato abbastanza furbo da

acchiapparmi avrebbe avuto anche intelligenza bastante per ripescare unacassetta di ferro dal fondo di

un fiume. Adesso che il tesoro è disseminato lungo un percorso di oltrecinque migliaI'impresa sarà un

pochino piú difficile. Certo mi ha fatto male il cuoredisfarmene. Misentivo quasi impazzito quando

voi ci avete raggiunti. Comunqueormai è inutile recriminare. In vita miaho avuto molti alti e bassi ma

ho sempre saputo che del senno di poi son piene le fosse!

- Ti sei messo in un bell'impiccioSmall - osservò l'ispettore.- Se tuavessi aiutato la giustizia

invece di ostacolarla a questa manieraavresti avuto qualche probabilità dicavartelaal processo!

- La giustiziaeh? - ringhiò l'ex-galeotto. - Bella giustizia! A chiappartiene il malloppo se non a

noi? In nome di quale giustizia dovrei mollarlo a gente che non ha mai mossoun dito per

guadagnarselo? Dite un po' se non me lo sono meritatoioinvece! Vent'anniin una palude malarica

tutto il giorno al lavoro in mezzo alle mangroviedi notte incatenato inquelle sporche baracche dove

eravamo costretti ad abitare noi forzatimangiato dalle zanzaretorturatodalla febbremalmenato dal

primo maledetto aguzzino negro che capitavaa cui non pareva vero dimaltrattare un bianco. Ecco

come mi sono guadagnato il tesoro di Agrae voi adesso venite a parlarmi digiustizia perché non posso

sopportare il pensiero di aver pagato questo prezzo unicamente per permetterea un altro di godersi

quello che è mio! Preferisco penzolare da una corda una dozzina di volteobeccarmi nella pelle una di

quelle puntine di Tongapiuttosto che marcire in una cella di forzato esapere che un altro se la spassa

in un palazzo con il mio tesoro!

Small aveva lasciato cadere la sua maschera di indifferenzae quellainvettiva gli era uscita in un

tumulto incontrollato di parolementre i suoi occhi fiammeggiavano e lemanette che gli cingevano i

polsi stridevano a ogni moto convulso delle sue mani. Capivonel vedere lafuriala disperazione di

quell'uomoche il terrore dal quale era stato dominato il maggiore Sholtodal momento in cui aveva

saputo che l'ex-forzato era sulle sue traccenon era stato né infondato néeccessivo.

- Lei dimentica che noi siamo completamente all'oscuro di tutta questastoria! - lo interruppe

finalmente Holmes con la sua voce tranquilla. - Non conosciamo i fatti epertanto non possiamo

giudicare fino a che punto lei abbia ragione.SirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

61

- Sentasignoredevo dire che lei è il solo che mi sa parlare congentilezzaper quanto credo che

è proprio lei che debbo ringraziare se mi trovo questi braccialetti addosso!Però non ce l'ho con lei: lei a

suo modo ha agito bene. Se vuole sentire la mia storia non ho nessunaintenzione di celare misteri.

State pur sicuri che quello che vi dirò è la tutta la veritàparola perparola. Graziemetta pur lí il

bicchiereci darò una bevutina di tanto in tanto se avrò la bocca troppoasciutta!

"Dunqueio vengo dal Worcestershire: sono nato vicino a Pershore. Credoche trovereste un

sacco di Small che abitano lí se vi interessasse di far ricerche sul mioconto. Ho pensato tante volte di

andare a dare un'occhiata da quelle partima la verità è che non ho maifatto gran che onore alla mia

famiglia e dubito che sarebbero contenti di vedermi. Erano tutti quantipiccoli agricoltori serigente di

chiesaconosciuti e rispettati in tutto il paesementre io sono semprestato un vagabondo. Alla fine

peròquando avevo circa diciotto annifinii di dargli fastidioperché mimisi nei pasticci per via di una

ragazza e riuscii a scappare arruolandomi nell'esercito ed entrando nel 30East Kent Regimentin

procinto di partire per l'India.

"Non ero però destinato a fare a lungo il militare. Avevo appenaimparato a marciare al passo e a

brandire il moschettoquando fui tanto imbecille da andare a nuotare nelGange. Per mia fortuna John

Holderuno dei migliori nuotatori dell'esercitosergente della miacompagniasi trovava in quel

momento in acqua anche lui. Giusto mentre me ne stavo andando in mezzo alfiume fui acchiappato da

un coccodrillo che mi staccò di netto una gambaproprio al di sopra delginocchiocon la precisione di

un chirurgo. Tra il dolore e la perdita di sangue svennie certo sareiannegato se Holder non mi avesse

trascinato a riva. Rimasi all'ospedale cinque mesie quando finalmente mirilasciarono con questo

pezzo di legno legato al moncherino mi trovai inabile al servizio militare einadatto a gualsiasi normale

occupazione civile.

"Come potete immaginare ero molto giúa quel tempo: non ero piú cheun povero storpio e

avevo meno di vent'anni. Però la mia disgrazia dimostrò ben presto diessere una fortuna travestita. Un

certo Abel Whiteche era venuto lí come piantatore d'indacoaveva bisognodi un sorvegliante per

badare ai suoi coolies e farli lavorare. Era amico del nostro colonnelloilqualedopo l'incidente

capitatomisi era interessato al mio caso. A farla breve il colonnello miraccomandò per quel postoe

siccome dovevo svolgere il mio lavoro a cavallola gamba non mi era troppodi ostacolodato che mi

era rimasta l'articolazione della coscia sufficiente per tenermi bene insella. I1 mio lavoro consisteva

nel fare tutti i giorni il giro a cavallo della piantagionetener d'occhiogli uomini e denunciare i

fannulloni. La paga era discretaavevo un alloggio comodoe nel complessonon mi dispiaceva l'idea

di passare il resto dei miei giorni a piantar indaco. I1 signor Abel Whiteera una brava personae di

quando in quando veniva a trovarmi nella mia casetta e si metteva a fumare lapipa con meperché i

bianchiin quei paesisi sentono piú vicini gli uni agli altri di quel chenon capiti in patria .

"Behera mio destino che la fortuna dovesse arridermi sempre per pocotempo.

Improvvisamentesenza il minimo preavvisoscoppiò la grande rivolta. Perun mese l'India se ne stette

calma e pacificain apparenzacome se fosse il Surrey o il Kent: un mesedopo il paese era diventato

un inferno in cui scorrazzavano inferociti duecentomila diavoli neri. Certovoisignorisaprete meglio

di medai giorhali e dai libri di storiacome sono andate le coseperchéla lettura non è mai stata il mio

forte. Io so semplicemente quello che ho visto con i miei propri occhi. Lanostra piantagione si trovava

in un posto chiamato Muttrasul confine delle province di nord-est. Tutte lenotti il cielo era rosso di

tutti i bungalows incendiatie ogni giorno c'erano piccoli gruppi dieuropei che passavano attraverso la

nostra proprietà con le loro mogli e i loro bambinidiretti ad Agradoveera stanziato il piú vicino

accampamento di truppe. I1 signor White era un uomo cocciuto. Si era ficcatoin testa che le notizie

erano esageratee che la sommossa sarebbe stata domata con la stessarapidità con cui era scoppiata. Se

ne restava seduto sulla veranda a fumare il sigaro e a bere whiskymentretutt'attorno a lui il paese era

in fiamme. Naturalmente gli restammo viciniio e Dawsonche si occupavainsieme alla moglie di

amministrazione e contabilità. Behun bel giorno fu il finimondo. Mi erorecato a una piantagione

distante e ritornavo a casa passo passoverso seraquando l'occhio mi caddesu qualcosa che giaceva

ammucchiato sul fondo di un corso d'acqua profondamente incassato. Spinsigiú il cavallo per

accertarmi di che cosa si trattassee potete immaginare come rimasiinorridito quando mi accorsi che

era la moglie di Dawsonletteralmente tagliata a pezzi e già mezzo mangiatadagli sciacalli e dai cani

selvatici. Un po' piú avantisulla stradac'era Dawsondisteso bocconimorto stecchito con una pistola

scarica in manoe quattro Sipabi proprio davanti a luisparsi alla rinfusal'uno sull'altromorti anche

loro. Fermai il cavalloincerto su quello che dovevo farequando proprio inquel momento vidi uscire

dal bungalow di Abel White una densa voluta di fumomentre già lefiamme incominciavano a lambire

il tetto. Capii allora che non avrei potuto essere di alcun aiuto al miopovero principalee che se mi

fossi arrischiato fin laggiú non avrei fatto altro che rimetterci la pelleanch'io. Dal posto in cui mi

trovavo ne vedevo a centinaiadi quei cani nerivestiti ancora delle lorodivise rosseche ballavano eSir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

62

urlavano davanti alla casa in fiamme. Alcuni di loro mi videro e subito misentii fischiare intorno varie

pallottoleperciò fuggii tra le risaie ela sera tardimi ritrovaicomeDio volledentro le mura di Agra.

"Ma anche lí regnava grande insicurezza . Tutto il paese era infermento: pareva di essere in un

alveare impazzito. Dove gli inglesi riuscivano a riunirsi in piccole bandeerano in grado di difendere

solo quel poco pezzo di terra difendibile dalle loro scarse armima altrovenon c'erano che fuggiaschi

inermi. Era una lotta di milioni contro centinaiae il fatto piú amarointutta questa tragediaera che gli

uomini contro i quali combattevamomilitaricavalieri e fucilierierano lenostre truppe scelteche noi

stessi avevamo addestrato ed esercitatoe adesso erano loro che maneggiavanole nostre armi e

suonavano le nostre trombe. Ad Agra c'erano: il 30 Fucilieri BengalaalcuniSikhdue plotoni di

cavalleria e una batteria di artiglieri. Avevano formato un corpo volontariodi commessi e di

commercianti e io mi unii a costoro: venni subito accettatononostante lamia gamba di legno. Ci

scontrammo con i ribelli a Shahgungeal principio di luglioe riuscimmo abatterli una prima voltama

le nostre riserve di munizioni non durarono a lungoe fummo costretti aritirarci in città.

"Intanto da ogni parte giungevano notizie catastrofichedel che non vidovete meravigliare

perché basta dare un'occhiata alla carta geografica per capire che noi citrovavamo proprio nel cuore

della rivolta. Lucknow è a piú di cento miglia a este Cawnpore si trovapress'a poco alla medesima

distanza a sud. Ai quattro punti cardinali non c'erano che sevizieassassinii e stupri.

"La città di Agra è molto vastaed era brulicante di fanatici e difedeli di tutte le specie. I1

nostro pugno di uomini si sperdeva tra le sue strade strette e tortuose;perciò il nostro capo ci fece

passare dall'altra parte del fiume e si trincerò nell'antico forte di Agra.Non so se qualcuno di voi

signoriabbia mai letto o inteso parlare di questo vecchio forte. É unedificio stranissimoil piú strano

che io abbia mai vistoper quanto ne abbia conosciuti parecchidi postistrani. Prima di tutto è enorme.

Credo abbia una superficie di molti e molti acri. Nella parte moderna eraacquartierata tutta la nostra

guarnigionecomprese donnebambiniviveri e il restocon ampio spazio pertutti. Ma l'ala moderna

non ha niente che vederein quanto a dimensionicon quella anticadove nonci va nessuno e che è

abitata soltanto da scorpioni e millepiedi. É un dedalo di grandi saledesertedi passaggi tortuosidi

lunghi corridoi serpeggianti dentro e fuoridi modo che è facilissimoperdercisi. Per questo motivo era

raro il caso che qualcuno si arrischiasse nell'ala antica; solo di quando inquando ci andavamo a gruppi

a scopo esplorativoarmati di torce.

"I1 fiume scorre davanti a questo fortee lo proteggema sui lati esul retro ci sono molte porte

e queste dovevano essere sorvegliatenaturalmentetanto nella parte vecchiaquanto in quella in cui

erano alloggiate le nostre truppe. Eravamo in pochigli uomini erano appenasufficienti per far la

guardia ai lati dell'edificio e servire ai pezzi. Era perciò impossibilemetter di sentinella un forte corpoSir Arthur ConanDoyle Il segno dei quattro

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di guardia a ciascuna di quelle innumerevoli entrate. Pensammo cosí diorganizzare un corpo di guardia

centrale nel mezzo del fortelasciando ciascun ingresso sotto la custodia diun bianco e di due o tre

indigeni. Io fui scelto per sorvegliaredurante alcune ore della notteunapiccola porta isolata nell'ala

sud-ovest dell'edificio. Mi furono messi a disposizione due soldati Sikhericevetti l'ordine di sparare

in caso di pericoloperché cosí avrei fatto accorrere immediatamente aiutidal corpo di guardia

centrale. Siccome però questo si trovava a piú di duecento passi didistanzae poiché lo spazio

intermedio era intersecato da un labirinto di anditi e di corridoiio avevoi miei dubbi che quelli

potesseroin caso di attacco improvvisoarrivare in tempo.

"Cosìio mi sentivo molto fiero del modesto incarico che mi avevanoaffidatonovellino

com'ero e con una gamba finta per giunta. Per due notti montai di guardia coni miei uomini. Erano due

tipi altifierissimi; si chiamavano Mahomet Singh e Abdullah Khan: eranoentrambi due vecchi

combattenti: avevano impugnato le armi contro di noi a Chilian Wallah.Parlavano l'inglese

discretamentema riuscivo a cavargli di bocca ben poco. Preferivano starseneinsieme tra di loro e

discorrere tutta notte in quel loro incomprensibile gergo sikh. In quanto ameme ne stavo di solito

fuori dell'ingressoa guardare il vasto fiume che scorreva via e le luciscintillanti della grande città. I1

rullo dei tamb uriil rumore dei tam-tamle urla e gli strepiti deiribelliubriachi di oppio e di fracasso

erano piú che sufficienti per ricordare alla notte che razza di vicinipericolosi avessimo dall'altra parte

del fiume. Ogni due ore l'ufficiale di notturna faceva il giro dei vari postidi guardiaper assicurarsi che

tutto fosse regolare.

"Alla mia terza notte di guardia c'era un gran buioe scendeva unapioggerella fittainsistente.

Era una cosa veramente penosa doversene star lí di guardia con un temposimile. Cercai disperatamente

di far chiacchierare i miei Sikhma con pochissimo successo. Alle due delmattino passò la ronda

interrompendo per un momento la noia notturna. Rendendomi conto che i mieicompagni non si

sarebbero mai decisi ad attaccar convers azione con mecavai di tasca lapipa e posai un attimo il

moschetto per accendere un fiammifero. In un balzo i due Sikh mi furonoaddosso. Uno di loro afferrò

il mio fucile e me lo spianò all'altezza della tempiamentre l'altro miaveva avvicinato alla gola un

grosso coltellaccio e mi minacciava sottovoce che mi avrebbe sgozzato seavessi mosso un dito.

"Il mio primo pensiero fu che quei due fossero d'accordo coi ribellieche quello fosse il

principio di un attacco di sorpresa. Se il nostro ingresso fosse caduto nellemani dei Sipahila fortezza

era destinata a cederee le donne e i bambini avrebbero fatto la fine diquelli di Cawnpore.

Probabilmente voisignoricrederete che io sto tentando la mia difesapersonalema vi giuro che

quando pensai a questobenché mi sentissi la punta del coltellosolleticarmi la golaaprii la bocca conSir ArthurConan Doyle Il segno dei quattro

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l'intenzione di gridareanche se dovesse essere il mio ultimopur di darel'allarme al nucleo centrale.

Ma l'uomo che mi teneva stretto sembrò leggermi nel pensieroperché nellostesso istante mi sussurrò:

"Sta' zitto: il forte è sicuro: non ci sono cani ribelli da questaparte del fiume". Nelle sue parole sentii

un accento di verità e capii che se avessi alzato la voce sarei stato soloun uomo morto. Potevo

distinguere chiaramente gli occhi scuri dell'indianoperciò attesi insilenzio che mi dicessero quello che

volevano da me.

""Ascoltacisahib" disse il piú alto e il piú selvaggio deiduequello che si chiamava Abdullah

Khan. "Tu devi stare con noialtrimenti sarernmo costretti a zittirtiper sempre. É una cosa troppo

importante perché noi si possa esitare. O tu sei anima e corpo con noigiurando sulla croce dei cristiani

oppure questa notte butteremo il tuo cadavere nel fossato e passeremo con inostri fratelli nell'armata

degli insorti. Non abbiamo via di mezzo. Che cosa vuoi? Vita o morte? Tidiamo tre minuti per

decidereperché il tempo passae bisogna che tutto sia fatto prima cheritorni la ronda."

""Come posso decidere?" replicai. "Non mi avete nemmenodetto quello che volete da me! Però

vi avverto fin d'ora che se si tratta di qualcosa che possa compromettere lasicurezza del forteio non

farò lega con voi: perc iò potete pugnalarmi subito."

""Noil forte non c'entra" mi rispose quello. "Noi tichiediamo di fare ciò che ha mosso i tuoi

compatrioti a venire in questo paese: ti chiediamo di diventar ricco. Sequesta notte sarai con noiti

giuriamo su questo pugnale sguainatoe con triplice giuramentocui nessunSikh è mai venuto meno

che tu avrai la tua giusta parte del bottino. Un quarto del tesoro sarà tuo:crediamo di aver parlato

bene."

""Ma di che razza di tesoro state parlandosi può sapere?"esclamai. "Si capisce che sono pronto

a diventar ricco come voipurché voi mi diciate quel che debbo fare!"

""Giura allora per le ossa di tuo padreper l'onore di tua madreper la croce della tua fededi

non alzare la mano né di proferire parola alcuna contro di noiné ora némai!"

""Sono pronto a giurare" risposi "purché il forte noncorra pericolo. "

""Allora il mio compagno e io giuriamo che tu avrai la quarta partedel tesoroche sarà

ugualmente diviso tra noi quattro."

""Ma se siamo in tre!" obiettai.

""No: anche Dost Akbar deve avere la sua parte. Ti racconteremo lastoria mentre li aspettiamo.

Tu mettiti all'entrataMahomet Singhe avvertici quando arrivano. Dunque lecose stanno cosísahibe

te ne parlo perché so che un giuramento è sacro per un Feringhee:perciò noi possiamo aver fiducia in

te. Se fossi stato invece un mentitore indúanche se tu avessi giurato pertutti i loro falsi dèiil tuo

sangue avrebbe macchiato questo coltello e il tuo cadavere sarebbe aquest'ora nell'acqua del fiume. Ma

i Sikh conoscono gli inglesie gli inglesi conoscono i Sikh. Ascolta dunquequanto sto per dirti.

""C'è un rajià nelle province del Nord che è ricchissimosebbene possieda poche terre. Molti

beni li ha ereditati dal padree molti ne ha accumulati lui stessoperchéè di natura vilee preferisce

ammucchiare il danaro anziché spenderlo. Quando scoppiarono i disordinivolle restare amico tanto del

leone quanto della tigredei Sipahi e del Governo. Ma ben presto ebbel'impressione che la fine degli

uomini bianchi fosse segnataperché in tutto il paese non si sentivaparlare che del loro sterminio e

della loro rovina. Siccome però era un uomo prudentepredispose le cose inmodo che qualunque fosse

l’esito della sommossaalmeno la metà del suo tesoro sarebbe stata salva.Nascose oro e argento nei

sotterranei del proprio palazzoma le pietre piú preziose e le perle piúrare le mise in una cassetta di

ferro che consegnò a un servo fidatochetravestito da mercantedovevaportarle quial forte di Agra

dove doveva rimanere finché il paese non fosse stato pacificato. In talmodose vincevano gli insorti

gli sarebbe rimasto il denarose vinceva il Governo gli sarebbero rimasti igioielli. Avendo cosi

suddiviso il suo tesoro si buttò alla causa dei Sipahiche premevanofortemente ai suoi confini.

Facendo questobada benesahibi suoi beni diventano proprietà di chi èrimasto fedele alla propria

parola.

""Questo finto mercanteche viaggia sotto il nome di Achmetsitrova attualmente nella città di

Agra e cerca di farsi strada sino al forte. Egli ha con sé come compagno diviaggio il mio fratello di

latteDost Akbarche è a conoscenza del segreto. Dost Akbar mi ha promessodi condurre Achmet

stanottea un'entrata laterale del fortee ha scelto precisamente questa.Sarà qui fra poco e troverà ad

aspettarlo Mahomet Singh e me: il luogo è isolatoe nessuno si accorgeràdi lui. Il mondo non udrà piú

parlare di Achmetil mercantema il grande tesoro del ra jià sarà divisotra noi quattro. Che cosa ne dici

tusahib?"

"Nel Worcestershire la vita di un uomo pare una cosa sacragrandiosama si pensa subito molto

diversamente quando tutto intorno è solo fuoco e sanguee ci si abitua aincontrare la morte ad ogni

passo. Che Achmetil mercantevivesse o crepasseproprio non m'importavaun fico; ma la faccenda

del tesoro mi diede un vero tuffo al cuoreperché pensai subito a quelloche avrei potuto fare in patria

con tanto denaroe alla faccia che avrebbero fatto i miei vedendo tornare laloro pecora nera con leSir Arthur Conan Doyle Il segnodei quattro

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tasche piene di rupíe. Perciò la mia decisione fu presa seduta stante.Abdullah Khanperòpensando

forse che io esitassiinsistette ancora maggiormente sull'argomento.

""Riflettisahib" mi disse "che se quest'uomo cade nellemani del comandante sarà fucilato o

impiccatoe i suoi gioielli confiscati dal Governoe nessuno ci guadagnerànulla. Oragiacché abbiamo

deciso di farlo fuoriperché non dovremmo prendergli anche la cassetta? Igioielli staranno altrettanto

bene in mano nostra che nelle casseforti della Compagnia delle Indie. Neavremo tutti abbastanza per

diventare ricchi ed essere dei grandi capi. Quale occasione migliore diquesta? Di' dunque ancora una

voltasahibse vuoi essere con noi oppure se dobbiamo considerarti unnemico."

""Sono con voi anima e corpo!" esclamai.

""Bene" fece il Sikhrestituendomi il fucile. "Vedi cheabbiamo fiducia in tepoiché la tua

parolacome la nostraè sacra. Ora dobbiamo soltanto aspettare il miofratello di latte e il mercante."

""Ma Dost Akbar sa quello che avete intenzione di fare?"domandai.

""II progetto è suo: è stato lui a escogitarlo. Adesso andremofino alla porta e divideremo la

sorveglianza insieme a Mahomet Singh."

"La pioggia scendeva ininterrottadato che si era proprio al principiodella stagione dei monsoni.

Il cielo era solcato di nubi scure e pesanti e si faceva fatica a vedere a untiro di sasso. Il nostro ingresso

era circondato da un fossato profondoma l'acqua in molti punti era bassa esi poteva attraversarlo

facilmente. Mi faceva un effetto curioso starmene là con quei due selvaggipunjabesi ad aspettare un

uomo che veniva verso di noi alla morte...

"A un tratto scorsi il luccichio di una lanterna schermata sul latoopposto del fossato. Svaní ben

presto tra le asperità del terrapienoper ricomparire di nuovo avanzandolentamente verso di noi.

""Eccoli!" esclamai.

""Tu gli darai l'alto là come al solitosahib" - sussurròAbdullah. "Non occorre intimorirlo.

Mandaci dentro con lui e noi penseremo al resto mentre tu resterai diguardia. Bisogna esser pronti a

scoprire la lanterna per assicurarci che si tratta proprio delI'uomo cheaspettiamo."

"La luce veniva innanzi vacillanteora fermandosi ora avanzandofinché mi fu possibile

scorgere due ombre scure dall'altra parte del fossato. Li lasciai scenderelungo il pendio inclinato

sguazzare nella fanghigliae salire sin quasi all'altezza dell'ingressoprima di intimare l'alt.

""Chi va là?" dissi a mezza voce.

""Amici" fu la risposta. Scoprii la mia lanterna e lasciai cheuna lama di luce li investisse. Il

primo era un Sikh enormecon una barba nera che gli scendeva fin quasi allacintura. Mai avevo visto

un uomo cosí altotranne che nei baracconi delle fiere. L'altro invece eraun omino piccolograsso

rotondocon un gran turbante giallo e un fagotto in mano involto in unoscialle. Mi parve che tremasse

tutto dalla pauraperché le sue mani si torcevano come se avesse la febbremalaricae non faceva che

guardare a destra e a sinistraroteando due occhietti luccicantipropriocome un topo che esce timoroso

dalla tana. Mi vennero i brividi al pensiero che fra poco lo avrebberoaccoppatoe sentii che il cuore mi

si impietriva dentro. Quando vide la mia faccia bianca diede una specie digridolino di gioia e mi corse

incontro.

""Concedi la tua protezionesahib" ansimò "concedi latua protezione all'infelice mercante

Achmet. Ho attraversato tutto il Raiputana per cercare rifugio nel forte diAgra. Sono stato derubato e

battuto e insultato perché sono un amico della Compagnia. Notte benedettaquestaché mi sento

nuovamente al sicuroio e i miei poveri averi."

""Che cos'hai in quel fagotto?" domandai.

""Una cassetta di ferro che contiene solo pochi oggetti difamigliadi nessun valore per gli altri

ma dai quali mi dispiacerebbe separarmi. Però non sono un mendicante e io tiricompenserògiovane

sahibe compenserò anche il tuo governatorepurché tu mi conceda laprotezione che ti chiedo."

"Non mi sentivo piú di continuare a parlare con quell'uomo. Piúguardavo quella faccia grassa e

spaventatameno mi sentivo il coraggio di lasciarlo ammazzare a sanguefreddo. Era meglio farla finita

subito.

""Portatelo al corpo di guardia centrale" dissi. I due Sikh lopresero in mezzo a loro e il gigante

gli tenne dietro lungo lo scuro sottopassaggio. Mai un uomo fu cosícircondato da ogni lato dalla morte.

Io rimasi presso l'ingresso con la lanternaSirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

66

"Udivo il ritmo misurato dei loro passi echeggiare per i corridoideserti. Questo cessò

all'improvviso e intesi delle vociun tramestioun rumore di colpi. Subitodopocon mio orroresentii

qualcuno correre verso di mecol respiro affannoso dell'uomo inseguito.Volsi la luce della mia

lanterna verso il lungostretto corridoioe mi vidi davanti il piccolo uomograsso che correva come il

ventola faccia piena di sanguee alle sue calcagnaa grandi balzicomeuna tigrel'enorme nero Sikh

barbutocon un coltello lucente in mano. Non ho mai veduto nessuno correrecon tanta rapidità come

quel piccolo mercante. Stava già guadagnando terreno sull'altro e mi resiconto che se riusciva a

superarmi e uscire all'aperto avrebbe potuto salvarsi malgrado tutto. Misentii invadere da una gran

pena per luima subito il pensiero del tesoro mi rese duro e cinico. Glibuttai il mio moschetto tra le

gambe e quello rotolò due volte su se stesso come un coniglio ferito. Primache potesse rialzarsiil Sikh

gli era addosso e gli cacciava due volte il coltello nel fianco. L'uomo nonemise un gemitonon mosse

un muscoloma giacque dove era caduto. Personalmente credo che debba essersirotto l'osso del collo

nella caduta. Come vedetesignoriio sto mantenendo la mia promessa. Viripeto parola per parola

come si è svolto l'accadutoanche se quello che vi dico può tornare a miodanno. ".Sir Arthur Conan Doyle Il segno deiquattro

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A questo punto Smal1 s'interruppe e tese una mano imprigionata dalle manetteverso il bicchiere

pieno di whisky e acqua che Holmes gli aveva preparato. Confesso che ioormaiconcepivo per

quell'uomo un vero orrore misto a disgustonon soltanto per la carneficina asangue freddo in cui si era

immischiatoma forse ancor piú per la maniera cinica e indifferente con cuinarrava quei fatti atroci.

Qualunque fosse il castigo che meritava dalla giustiziapoteva essere certodi non aspettarsi da me la

minima pietà. Sherlock Holmes e Jones sedevano tranquillamentele maniincrociate sulle ginocchia

profondamente interessati al racconto del prigionierosebbene sul loro visosi leggesse lo stesso mio

disgusto. Probabilmente l'uomo se ne accorse perché proseguí con un tonoquasi di sfida nella voce:

- Naturalmente fu un'azione molto bruttalo ammettoma vorrei sapere quantitrovandosi nei

miei panni in quel momento avrebbero rifiutato una parte del bottinosapendoche se rifiutavano

avrebbero ricevuto per tutta ricompensa un coltello in gola. Dal momento incui era entrato nel forte si

trattava della mia vita o della sua! Se ne fosse uscito la cosa si sarebberisaputaio sarei stato deferito

alla Corte marziale e molto probabilmente fucilatoperché in momenti comequelli la gente non sta a

fare tanti complimenti!

- Prosegua nel suo racconto! - lo interruppe bruscamente Holmes.

- Dunque lo riportammo dentroAbdullahAkbar ed io. Era molto pesanteadir la verità

nonostante fosse così basso e tozzo. Mahomet Singh fu lasciato di guardiaalla porta. Lo portammo in

un luogo che i Sikh avevano già predis postoin cui un andito tortuosoconduceva a una grande sala

vuota i cui muri di mattoni erano completamente crollati. I1 pavimento diterra in un punto della stanza

era sprofondatoformando una tomba naturale dove deponemmo il mercanteAchmet nascondendone il

cadavere sotto un mucchio di mattoni sparsi. Dopo di che ci occupammo tuttiinsieme del tesoro.

"La cassetta era rimasta dove il mercante l'aveva lasciata cadere quandoera stato attaccato a

tradimento. É esattamente la stessa che adesso se ne sta là aperta sulvostro tavolo. La chiave pendeva

da un cordoncino di seta avvolto attorno alla maniglia scolpita posta sulcoperchio. L'aprimmo e la luce

della lanterna fece sfavillare una collezione di gemme di cui avevo letto einteso parlare soltanto

quando ero un ragazzinoa Pershore. Mandavano un bagliore accecante. Dopoessercene beati gli occhi

le tirammo fuori tuttea una a unae compilammo una lista. C'eranocentoquarantatré diamanti di acqua

purissimacompreso uno che è stato chiamato il "Gran Mogol"credoe che si dice sia il secondo

diamante del mondo per dimensioni. Venivano poi novantasette smeraldibellissimicentosettanta

rubinialcuni dei quali un po’ piccoli. C'erano quaranta carbonchiduecentodieci zaffirisessantuno

agatee poi una grande quantità di berillioniciocchi di gattoturchesie altre pietre di cui fino a quel

momento avevo persino ignorato l'esistenzasebbene in seguito mi diventaronofamiliari. Dopo di che

c'erano ancora circa trecento perle bellissimedodici delle quali eranoinserite in un diadema d'oro. A

propositoqueste ultime sono state tolte dalla cassettae non c'erano piúquando finalmente sono

riuscito a ritrovare il tesoro.Sir Arthur ConanDoyle Il segno dei quattro

68

"Dopo avere elencate le nostre ricchezze le rimettemmo a posto nel lorocofano e lo portammo

fino alla porta d'ingresso per mostrarle a Mahomet Singh. Rinnovammo quindicon grande solennità il

nostro giuramento di sostenerci sempre a vicenda e di mantenerci fedeli alnostro segreto. Convenimmo

di nascondere il bottino in luogo sicuro finché il paese non fosse statopacificatoper dividercelo quindi

in parti uguali. Non era prudente spartirlo subitopoiché se ci avesserotrovato indosso gemme di cosí

alto valore saremmo stati immediatamente sospettatie anche perché nelforte non vi era né la

possibilità di isolarsi né un posto sicuro dove rinchiuderle Riportammodunque il cofano nella

medesima sala dove avevamo seppellito il cadavere e lísotto alcunimattoninella parte meglio

conservata del muroaprimmo una nicchia e vi nascondemmo il tesoro.Esaminammo attentamente il

luogoe il giorno seguente io disegnai quattro pianteuna per ciascuno dinoie in ognuna misi in calce

il segno dei quattropoiché avevamo giurato che ciascuno di noi avrebbesemprein ogni caso e in ogni

momentoagito per tuttiin modo che nessuno potesse danneggiare l'altro:giuramento cheposso dirlo

con la mano sul cuoreio ho sempre mantenuto.

"Be'non starò ora a spiegare a voisignoricome andò a finire larivolta indiana. Dopo la presa

di Delhi da parte di Wilson e la liberazione di Lucknow da parte di sirColinil nerbo della sommossa

fu spezzato. Cominciarono ad arrivare truppe freschee Nana Sabib se lasvignò oltre frontiera. Una

colonna volante al comando del colonnello Greathed circondò Agra e nespazzò via i rivoltosi. La pace

sembro distendersi nuovamente sul paesee noi quattro incominciammo asperare di poterci godere il

maltolto in fretta; ma le nostre speranze andarono quasi subito distrutteperché ci arrestarono come

correi nell'assassinio di Achmet.

"Era andata cosí. Quando il rajià aveva affidato i suoi gioielli adAchmetl'aveva fatto perché

sapeva che Achmet era un uomo sicuro. Però in Oriente sono tutti gentesospettosa: che cosa pensò

allora il rajià? Scelse un altro servoancor piú fidato di Achmeteglielo mise alle calcagna come spia.

I1 secondo uomo aveva ricevuto l'ordine di non perdere mai di vista Achmet edi seguirlo come la sua

ombra. Perciò anche quella notte gli tenne dietro e lo vide entrare dallanostra porta d'ingresso.

Naturalmente pensò che si fosse rifugiato nel fortedove chiese di entrareanche lui il giorno seguente

ma dove naturalmente non riuscí a trovar traccia di Achmet. Questo gli parvetanto strano che ne parlò

a un sergente delle Guideil quale riferí la cosa al comandante. Vennecompiuta una perquisizione

accurata e il cadavere fu scopertoe questo proprio quando pensavamo ormaidi essere sani e salvi!

Fummo imprigionatiprocessati sotto l'imputazione di omicidiotre di noiperché eravamo stati a

guardia della porta d'ingresso quella nottee il quarto perché era statovisto in compagnia dell'ucciso.

Dei gioielli nemmeno una parolagiacché il ra jià era stato deposto ecacciato dall'India e perciò

nessuno aveva un interesse particolare a rivendicarli. Sul delitto però nonesistevano dubbi ed era

evidente che tutti noi dovevamo avervi concorso. I tre Sikh furono condannatiall'ergastoloe io alla

pena di mortebenché la sentenza mi fosse poi in seguito commutatacomeper gli altrinel carcere a

vita.

"Ci trovammo così in una situazione veramente paradossale. Eravamo ingaleracon scarsissima

probabilità di diventar nuovamente uomini liberie in possesso al tempostesso di un segreto che ci

avrebbe permesso di abitare in un palazzo se ci fossimo potuti servire dellenostre ricchezze. Era una

cosa da farti mangiare il cuore da mattina a seradover sopportare leangherie del primo scagnozzo

pieno di boria sotto cui capitavidover mangiare riso e bere acquaquandofuori ti aspettava una

fortuna prodigiosa che chiedeva soltanto di essere raccolta! Io mi sentivoimpazzire. Siccome però sono

sempre stato un tipo ostinatodecisi di portar pazienza e di attendere un’occasionefavorevole.

"Finalmente sembrò che la sorte mi fosse benevola. Fui portato da Agraa Madrase di lí all'isola

Blair nelle Andamane. In quella colonia ci sono pochissimi forzati europeiepoiché mi comportai bene

fin dal principiofinii col godere di qualche privilegio. Mi fu data unacapanna a Hope Townuna

piccola località sul pendio del monte Harrietdove passavo quasi tutto iltempo da solo. È un posto

malinconicoinfestato dalle febbrieoltre i confini dei nostri pochiappezzamenti di terra dissodatiè

tutto circondato da tribú di cannibalisempre pronti ad accopparci allaprima occasione con una delle

loro maledette frecce avvelenate. Lí si scavavasi costruiva fossatisipiantava yamcosì eravamo

occupati per tutta la giornata: la sera però disponevamo di un po' di tempolibero. Tra l'altro imparai a

dispensare medicine sotto la sorveglianza del dottoreacquistando cosí unacerta infarinatura della sua

scienza. Naturalmente ero sempre sul chi va là per cogliere la primapossibilità di fugama mi trovavo

a centinaia di miglia dalla piú vicina terrafermae in quei mari non c'èquasi mai ventoperciò era

un'impresa quasi disperata riuscire a scappare.

"I1 dottoreSomertonera un giovanotto sveltomolto sportivoe glialtri giovani ufficiali si

riunivano di solito nelle sue stanzela seraa giocare a carte.L'infermeriadove io preparavo le

medicineera attigua al suo salottocon una finestrella divisoria nelmezzo. Spessoquando mi sentivo

troppo solospegnevo la lampada dell'infermeria e me ne restavo lí adascoltare i loro discorsi e a

osservare il loro gioco. A me le carte piacciono moltissimoe tante volteper un giocatoreè quasiSir Arthur Conan Doyle Ilsegno dei quattro

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altrettanto divertente veder giocare quanto il giocare noi stessi. C'erano ilmaggiore Sholtoil capitano

Morstan e il tenente Bromley Browncomandante delle truppe indigeneoltreal medico e a due o tre

funzionari delle prigionivecchie volpi che avevano un sistema di giocomolto sveltoastuto e abile.

Oherano una bella compagniafra tutti quanti!

"Beneben presto fui colpito da uno strano fatto: i militari perdevanosemprementre i civili

guadagnavano regolarmente. Badatenon posso dire che ci fosse sotto qualcosadi loscoma in realtà

era cosí. Gli addetti alle prigioni non avevano mai fatto altrosi puòdireche giocare a carte da quando

erano venuti alle Andamanee conoscevano perfettamente l'uno il giocodell'altromentre i militari

giocavano unicamente per passare il tempo e buttavano le carte a casaccio.Ogni sera i militari si

alzavano dal tavolo piú poverienaturalmentepiú pelati eranopiú gliveniva voglia di giocare. I1

maggiore Sholto era il piú accanito. In principio pagava in banconote e inoroma poi si ridusse a

emettere pagherò per cifre considerevoli. Qualche volta vinceva giusto queltanto che serviva per

infondergli nuovamente coraggioe poi la sfortuna riprendeva a perseguitarlopeggio di prima. Di

giorno era nero come la pecee incominciò a bere molto piú di quel che lasua salute gli permettesse.

"Una notte perse piú del solito. Mi trovavo seduto nella mia capannaquando lui e il capitano

Morstan mi passarono davanti incespicandodiretti ai loro alloggi. Eranoamici intimii due ufficiali

addirittura inseparabili. Il maggiore era furioso per le perdite subite.

""È finitaMorstan!" dissementre passavano davanti allamia capanna. "Dovrò rassegnare le

dimissioni! Sono un uomo rovinato."

""Sciocchezzecaro mio!" ribatté l'altrobattendogli unamano sulla spalla. "Mi son trovato

anch'io in difficoltà anche peggiorieppure..."

"Non mi fu possibile udire altroperò ne avevo già inteso abbastanzaper darmi da riflettere.

"Un paio di giorni piú tardi incontrai il maggiore che se ne andavapasseggiando lungo la

spiaggia e mi arrischiai a parlargli.

""Vorrei che lei mi desse un consigliomaggiore!"incominciai.

""Dimmi pureSma ll" mi risposetogliendosi il sigaro dibocca.

""Vorrei chiedere a lei qual è la persona piú adatta alla qualedare in consegna un tesoro. Io so di

un tesoro nascosto che vale mezzo milione di sterlinee poiché io non possodisporneho pensato che

forse la cosa migliore è di consegnarlo alle autorità competentieottenere cosí che mi sia diminuita la

pena."

""CosaSmall? Mezzo milione di sterline?" balbettòguardandomi fisso in faccia per cercar di

capire se parlavo sul serio.

""Proprio cosísignor maggioremezzo milione di sterline inperle e gioielli. É a disposizione

del primo che lo trova. E il buffo della cosa è che il vero proprietario èstato messo fuori legge e di

conseguenza non può possedere beni di sorta: il tesoroperciòappartieneal primo venuto."

""Appartiene al GovernoSmallal Governo" balbettò ilmaggiore. Ma lo disse con tono cosí

poco convinto che capii subito di averlo colto nel punto debole.

""Crede dunquesignor maggioreche debba parlarne con ilgovernatore generale?" insinuai.

""Benebenenon devi decidere cosí alla sveltapotrestipentirtene. Raccontami tutta la storia

Small: voglio sapere i fatti precisi. "

"Gli raccontai quello che già sapetecon qualche piccola variante inmodo che non potesse

individuare il luogo esatto. Quando ebbi finito restò a lungo zitto epensieroso. Capivo dal modo come

gli tremavano le labbra che stava sostenendo una tremenda lotta interna.

""Quello che mi hai narrato è molto graveSmall!" disseinfine. "Per il momento non devi farne

parola con nessuno: intantonoi due ci rivedremo presto."

" Due notti dopoegli e il suo amicoil capitano Morstanvennero dame mentre dormivo.Sir Arthur Conan Doyle Il segno deiquattro

70

""Small" mi disse il maggiore "voglio che il capitanoMorstan ascolti il tuo racconto

direttamente dalle tue labbra!"

" Gli ripetei tutto quanto dall'a alla zeta.

""Sembra sincerovero?" disse il maggiore. "Secondo tepossiamo fidarci delle sue parole?"

"Il capitano Morstan annuí.

""Senti un po'Small" riprese il maggiore. "Ne abbiamodiscusso a lungoil capitano e ioe

siamo giunti alla conclusione che il Governo non c'entra affatto con questotuo segretoperché in fondo

non si tratta che di una tua faccenda privata della quale tu puoi disporrecome meglio credi. Ora qui si

pone la domanda: che cosa vuoi in cambio? Noi saremmo disposti a occuparceneo perlomeno a

esaminare la cosapurché si vada d'accordo sulle condizioni." Cercavadi parlare freddamentein tono

dis taccatoma gli occhi gli luccicavano di emozione e di cupidigia.

""Behse è per questosignori" risposicercando anch'io diessere a mia volta freddo e

indifferentema in realtà col cuore in tumulto "c’è un solo scambioche un uomo nella mia condizione

possa chiedere. Voglio che aiutiate me e i miei compagni a riguadagnare lalibertà. In seguito vi

prenderemo in società con noie vi daremo una quinta parte da dividere travoi."

""Uhm! Una quinta parte! É troppo poco!"

""Sono sempre però la bellezza di cinquantamila sterline atesta!" feci osservare.

""Ma come possiamo aiutarvi a riconquistare la libertà? Saibenissimo di chiedere

l’impossibile!"

""Non è vero" risposi. "Ci ho pensato a lungoe hostudiato cosa fin nei minimi particolari. Il

solo ostacolo che impedisce la fuga è la mancanza di una barca e di viveri.Ci sono tanti piccoli panfili

e imbarcazioni leggerea Calcutta o a Madrasche ci potrebbero essereutili. Procuratecene una: noi ci

imbarcheremo di nottee purché voi ci lasciate in un punto qualunque dellacosta indiana avrete

adempiuto alla vostra parte di contratto."

""Se almeno si trattasse di uno solo!"

""O tutti o nessuno!" risposi. "Lo abbiamo giuratosiamoin quattro e dobbiamo sempre agire

insieme!"

""VediMorstan" osservò il maggiore "Small è un uomodi parola. Non vuol tradire i suoi amici:

credo che anche noi possiamo fidarci di lui !"

""É una sporca storia" riflettè l'altro. "D'altrondecome tu diciquel tesoro ci salverebbe

completamente."

""BeneSmall" riprese il maggiore "penso che noidovremmo vederci spesso. Naturalmente

bisogna prima di tutto che controlliamo l'esattezza del tuo racconto. Dimmidov'è nascosta la cassettae

io chiederò una licenza e mi recherò in India col battello mensile per farluce sulla cosa."Sir Arthur Conan Doyle Il segnodei quattro

71

""Ehcalmacalma!" risposidiventando sempre piú freddoman mano che l'altro si scaldava.

"Devo avere il benestare dei miei tre compagni. Vi dico che qui sitratta di tutti e quattro oppure di

nessuno!"

""Che stupidaggine!" mi interruppe l'altro. "Che cosac'entrano tre negri coi nostri accordi?"

""Neri o blu" replicai "si sono legati a mesoltanto sesiamo tutti insieme!"

"A farla breve si arrivò a un secondo incontro al quale presenziaronopure Mahomet Singh

Abdullah Khan e Dost Abkar. Discutemmo a lungoe infine giungemmo a unaccordo. Dovevamo

fornire ai due ufficiali una piantina parziale del forte di Agrasegnando ilpunto della parete in cui il

tesoro era nascosto. I1 maggiore Sholto si sarebbe recato in India percontrollare l'esattezza del nostro

racconto. Nel caso avesse ritrovato il cofano lo avrebbe lasciato dov'eraeci avrebbe spedito una

piccola imbarcazione fornita di provviste che si sarebbe fermata al largo diRustland Islanddove noi ci

saremmo recati coi nostri mezzidopodiché egli sarebbe rientrato inservizio. I1 capitano Morstan

avrebbe poi chiesto una licenza a sua voltaper incontrarci ad Agradove sisarebbe fatta una

spartizione definitiva del tesoro e dove il capitano avrebbe preso inconsegna tanto la sua parte quanto

quella del maggiore. Tutto questo fu suggellato dal piú solenne giuramentoche mente d'uomo potesse

mai pensare o labbra umane proferire. Restai alzato tutta la notte con cartae inchiostroe il mattino

seguente le due piante del forte erano prontefirmate dal segno dei quattrocioè AbdullahAkbar

Mahomet e il sottoscritto.

"Benesignorivedo che la mia storia incomincia a stancarvie so cheil mio amico signor Jones

è impaziente di vedermi chiuso in gattabuia. Cercherò di sbrigarmi infretta. Quel bastardo di Sholto se

ne andò in Indiae non tornò più indietro. I1 capitano Morstan mimostròpoco tempo dopoil suo

nome su un elenco di passeggeri in partenza su un piroscafo di linea. Uno ziodel maggiore era morto

lasciandolo erede di una grossa sostanzaeppure aveva avuto il coraggio ditradire cinque uomini con

tanta spudoratezza e cinismo! Morstan si recò anche lui ad Agra poco dopo etrovòcome avevamo

previstoche il cofano era proprio scomparso. Quel maledetto lo aveva rubatocon quanto c'era dentro

fino all'ultimo gioiellosenza mettere in atto neppure una delle condizioniin base alle quali gli

avevamo venduto il nostro segreto. Da quel giorno vissi solo per vendicarmi.Non facevo che pensare

alla vendettanotte e giorno. Era diventata per me un'idea fissa. Nonm'importava della leggeme ne

infischiavo della galera. Dovevo a ogni costo fuggirerintracciare Sholtostrozzarloquesto era il mio

solo pensiero. Anche il tesoro di Agra era diventato per me una questione disecondo piano: quel che

mi importava era uccidere Sholtoa tutti i costi.

"Benetutte le volte che mi sono messo in mente una cosasempre sonoriuscito a spuntarla.

Però dovevano passare molti anni prima che potessi attuare il mio progetto.Vi ho detto che mi ero un

poco pratico di medicina. Un giorno che il dottor Somerton si trovava a lettocolpito da un attacco di

febbreuna squadra di forzati raccolse nei boschi un piccolo isolanoandamano. Era ammalatissimoe

si era andato a nascondere in un posto solitario per morire. Io lo presi incuraper quanto fosse

velenoso peggio di un serpentelloe in capo a un paio di mesi lo rimisi inforze e in grado di

camminare. Intanto quello si era a suo modo affezionato a menon voleva piúritornare nei suoi boschi

e non faceva che seguirmi dappertutto. Io imparai qualche parola del suostrano gergo e questo me lo

rese ancor piú fedele.

"Tongacosí si chiamavaera un abile barcaioloe possedeva unagrossa canoa molto spaziosa.

Quando vidi che mi era sinceramente affezionato e che avrebbe fatto qualsiasicosa per mecapii di

aver trovato finalmente in lui la mia unica speranza di fuga. Ne discutemmo alungo insieme. Fu deciso

che egli avrebbe portato la sua imbarcazionein una determinata nottea unvecchio molo che era

sempre incustoditoe che lí io lo avrei raggiunto. Gli raccomandai dirifornirsi di numerose zucche

piene d'acquanonché di una abbondante quantità di yamnoci di cocco epatate dolci.

"Era una creatura sincera e lealeil piccolo Tonga. Nessun uomo almondo ebbe mai un

compagno piú fedele. Nella notte fissata la sua barca era al molo adattendermi. Purtroppo però vi

montava di guardia un ex-forzatoun vigliacco Pathan che non si era mailasciato sfuggire occasione

per insultarmi e darmi contro. Avevo sempre sognato di vendicarmi di luiedecco che adesso poteva

presentarsi il momento. Era come se il destino me lo avesse messo líaffinché potessi pareggiare I conti

prima di abbandonare l'isola. Era fermo sulla riva dandomi di spallecon lacarabina a tracolla. Cercai

una pietra con cui spaccargli le cervellama non ne trovai.SirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

72

"Allora mi venne in testa una strana idea: avrei usato una nuova arma.Mi sedetti nell'oscurità e

mi tolsi la gamba di legno. Con tre lunghi balzi gli fui addosso. Lui mise lacarabina in posizione di

sparoma io lo colpii in pienospaccandogli letteralmente il cranio. Eccosi vede ancora l'intaccatura

nel legnonel punto dove l'ho colpito. Cademmo a terra insiemeperché ionon riuscivo a tenermi in

equilibrioma quando mi rialzai lui non si moveva piú. Corsi alla barca edopo un'ora eravamo già in

alto mare. Tonga aveva portato con sé tutti i suoi beni terrestrile suearmi e le sue divinità. Tra le altre

cose aveva una lunga lancia di bambú e una speciale stuoia delle Andamane innoce di coccocon cui

confezionai una specie di vela. Per dieci giorni errammo alla derivaconfidando nella buona sortee

l'undicesimo fummo raccolti da un mercantile che andava da Singapore a Geddahcon un carico di

pellegrini malesi. Era un equipaggio curiosoe ben presto Tonga e io ciintrufolammo in mezzo a loro.

Avevano una gran buona qualità: che ti lasciavano in pace e non ti facevanodomande.

"Behse dovessi raccontarvi tutte le avventure per cui passammoil mioamico e ionon me ne

sareste gratiperché vi terrei qui sino all’indomani. Andammo in giro peril mondoe sempre c'era

qualche ostacolo improvviso che ci impediva di arrivare fino a Londra. Ioperò non perdevo mai di

vistaneppure per un attimoil mio fine ultimo . Me lo sognavo persino dinotteSholto. Nel sonno lo

avrò ucciso almeno un centinaio di volte. Alla finecirca quattro anni faci trovammo in Inghilterra.

Non ebbi grande difficoltà a scoprire dove Sholto abitavae mi misiall'opera per sapere se aveva speso

il tesoro o se invece lo teneva tuttora con sé. Mi feci amico di gente chepoteva aiutarminon faccio

nomi perché non voglio mettere nessuno nei guaie ben presto venni a sapereche i gioielli erano

sempre in mano sua. Allora cercai di impadronirmi di lui in molti modi: maquello era furbissimoed

era sempre scortato da due pugilioltre che dai suoi figli e dal suokhidmutgarche gli facevano

costantemente la guardia.

"Un giorno fui tuttavia informato che stava per morire. Mi precipitainel suo giardinofuribondo

al pensiero che mi dovesse sfuggire a quel modo dalle grinfiee guardandoattraverso i vetri della

finestra lo vidi disteso nel suo lettoe attorniato dai suoi due figli.Sarei entrato lo stesso e avrei avuto il

sopravvento su tutti e tre; solo cheproprio mentre lo stavo guardandolamascella gli cadde e capii che

se n'era andato. Entrai in camera sua quella notte stessa e frugai tra le suecarte per vedere se avesse

lasciato qualche appuntoqualche indicazione del luogo in cui aveva nascostoi gioielli. Non trovai

nullanemmeno una parolae mi allontanai nero di rabbia. Prima di andarmenepensai che se mai

avessi riv is to i miei amici Sikh gli avrebbe fatto piacere di sapere cheavevo lasciato in quella stanza un

ricordo del mio odioe cosí scribacchiai giú alla meglio il segno deiquattrocosí come lo avevamo

combinato sulle nostre piantee glielo appuntai sul petto. Sarebbe statoveramente troppo amaro che

dovessero metterlo nella tomba senza neppure un ricordo degli uomini cheaveva vigliaccamente

tradito.Sir Arthur Conan Doyle Il segno dei quattro

73

"In quel tempo vivevamo alla meglio cosí: il povero Tonga si esibivasulle fiere e in altri posti

simili nella sua qualità di cannibale. Mangiava carne cruda e ballava le suedanze di guerradimodoché

dopo una giornata di lavoroincassavamo sempre una discreta quantità didenaro. Ero sempre in

contatto con Pondicherry Lodgee per molti mesi non seppi niente diinteressantese non che gli eredi

seguitavano a scavare in cerca del tesoro. Alla fine ebbi la notizia cheaspettavo da tanti e tanti anni. Il

tesoro era stato trovato. Si trovava all'ultimo piano della casanellaboratorio di chimica del signor

Bartolomeo Sholto. Andai subito a dare un'occhiata al postoma non vedevoeomecon la mia gamba

di legnosarei riuscito a salire fin lassú. Però venni a sapere cheesisteva una botola nel tetto e fui

informato inoltre dell'ora in cui il signor Sholto solitamente scendeva perla cena. Mi parve che me la

sarei cavata piú facilmente con l'aiuto di Tonga. Perciò lo portai con melegandogli una lunga fune

attorno alla vita. Sapeva arrampicarsi come un gatto e perciò riuscí ainfilarsi giú dal tetto con estrema

facilitàma disgrazia volle che Bartolomeo Sholto si trovasse in camerasuail che gli costò la vita.

Tonga credeva di aver fatto chi sa che bella cosa ad ammazzarloperchéquando salii a mia volta lo

trovai che girava impettito per la stanzatronfio come un tacchino. Cirestò molto male quando mi misi

a picchiarlo con la corda insultandolo e maledicendolo. Presi poi la cassettadel tesoro e la calai giú

lasciandomi quindi cadere a terra a mia voltanon senza prima aver lasciatosul tavolo il segno dei

quattroper indicare che i gioielli erano ritornati finalmente a coloro chene avevano diritto. Tonga

infine arrotolò la cordachiuse la finestra e ritornò da dove era venuto.SirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

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"Non credo di avere altro da dirvi. Avevo sentito citareda un uomo alfiumedella velocità

della barca di Smithl'Aurora; e cosí pensai che ci poteva servire bene perla nostra fuga. Entrai in

contatto col vecchio Smith e gli promisi una cifra considerevole se ciportava in salvo fino alla nostra

nave. Naturalmente dovette capire che c'era qualcosa di loscosotto sottoma preferí non indagare e

perciò egli è completamente all'oscuro del nostro segreto. Tutto quanto viho detto è la pura veritàe se

sono stato sincerosignori mieinon l'ho fatto per divertirviperché anzivoi mi avete giocato un gran

brutto tiroma perché credo che la mia migliore difesa consista nel nonnascondere niente: anzi voglio

che il mondo intero conosca la ingiustizia inflitta dal maggiore Sholtoe lamia innocenza nei confronti

dell'uccisione di suo figlio!

- Il suo è stato un racconto veramente interessante! - osservò SherlockHolmes. - Una

conclusione adatta a un caso straordinario. In quest'ultima parte della suanarrazioneperònon c'è per

me nulla di nuovotranne il partieolare che la eorda lei se l'era portatacon sé. Questo non lo sapevo. A

propositoavevo sperato che Tonga avesse consumato tutte le sue frecce:viceversa riuscí a scoccarne

ancora una contro di noiall'ultimo momentoda bordo della barca.

- Le aveva perdute tuttetranne quell'unica che gli era rimasta nellacannuccia.

- Ahgiànon avevo previsto questa eventualità.

- Le occorrono altri chiarimenti? - domandò il forzato in tono affabile.

- Non credograzie! - rispose il mio compagno.

- BehHolmes - intervenne Athelney Jones - lei è una persona che è giustocompiacere e tutti

conosciamo la sua infallibile tecnica di scopritore di delitti: ma il dovereè il doveree già ho mancato

molto nell'acconsentire a quanto lei e il suo amico ci avete chiesto. Misentirò piú tranquillo quando il

nostro narratore sarà chiuso sotto chiave. La vettura è ancora lí cheaspettae giú stanno due ispettori.

Però sono a entrambi molto obbligato per il valido aiuto prestatomi.Naturalmente avrò bisogno di voi

al processo. Buona notte a tutti e due.

- Buona notte a lor signori! - disse a sua volta Jonathan Small.SirArthur Conan Doyle Il segno dei quattro

75

- Tu passa davantiSmall - ordinò Jonessempre guardingomentrelasciavano la nostra stanza. -

Non ho nessuna voglia che tucon la tua gamba di legnomi faccia fare lafine di quel gentiluomo delle

Isole Andamane.

- Benee cosí finisce il nostro piccolo dramma - osservaidopo che fummorimasti entrambi a

fumare per qualche tempo in silenzio. - Temo che questa sarà l'ultima voltain cui avrò occasione di

studiare i suoi sistemi di ricerca. La signorina Morstan mi ha fatto l'onoredi accettarmi come suo

futuro marito.

Holmes emise un piccolo gemito soffocato.

- Era quello che temevo - disse. - Non posso certo congratularmi con lei.

Mi sentii un pochino offeso.

- Perché? Ha qualche motivo fondato per disapprovare la mia scelta? -esclamai.

- Noanzi! Trovo che è una delle fanciulle piú graziose che io abbia maiconosciutoe ci è stata

di grandissimo aiuto nel nostro lavoro. È anche dotata di un vero intuitoinvestigativo: guardi per

esempio come ha saputo conservaretra tutte le carte di suo padrequellapianta del forte di Agra. Ma

l'amore è un’emozionee tutto ciò che è emotivo si oppone a quellafredda ragione che io pongo sopra

ogni altra cosa al mondo. Ecco perché io non mi sposerò maiappunto pernon essere costretto ad

alterare le mie facoltà mentali.

- Spero - dissi ridendo - che le mie facoltà mentali reggeranno alla prova.Ma lei ha l'aria stanca!

- Síin me sta già incominciando la reazione. Per una settimana saròridotto a uno straccio.

- È strano - osservai - come degli stati che in un altro uomo chiamerei dipigriziain lei si

alternino con slanci straordinari di energia e di forza!

- Già: in me c'è il temperamento dell'oziosoe al tempo stesso dell'uomod'azione! Spesso mi

vengono in mente i versi del vecchio Goethe:

”Schadedaß die Natur nur einen Mensch aus dir schuf

Denn zum würdigen Mann war und zum Schelmen der Stoff.

- Maa proposito di quella faccenda di Norwood - aggiunse - vede che c’eracome avevo

immaginatoun alleato nella casacerto quel Lal Raoil maggiordomo:cosicché Jones ha l'onore di

aver finalmente acchiappato da solo un pesce nella sua grande rete!

- A me sembra che le parti siano state fatte con molta giustizia! - obiettai.- Lei ha svolto tutto il

lavoroio ci guadagno una moglieJones un maggior prestigio: e a lei cosarestame lo dice?

- Oha me - rispose Sherlock Holmes - resta sempre la bottiglia dellacocaina. - E tese verso

l'esile fiala la sua lunga mano sottile.