Readme.it in English  home page
Readme.it in Italiano  pagina iniziale
readme.it by logo SoftwareHouse.it

Yoga Roma Parioli Pony Express Raccomandate Roma

Ebook in formato Kindle (mobi) - Kindle File Ebook (mobi)

Formato per Iphone, Ipad e Ebook (epub) - Ipad, Iphone and Ebook reader format (epub)

Versione ebook di Readme.it powered by Softwarehouse.it


Cantico di Natale

Charles Dickens

 

traduzione di Federico Verdinois

 

StrofaPrima

 

Lospettro di Marley

 

Marleyprima di tuttoera morto. Niente dubbio suquesto. Il registro mortuario portava le firme del pretedel chiericodell'appaltatore delle pompe funebri e della persona che aveva guidato ilmortoro. Scrooge vi aveva apposto la sua: e il nome di Scroogesu qualunquefogliaccio fosse scrittovaleva tant'oro. Il vecchio Marley era proprio mortoper quanto è mortocome diciamo noiun chiodo di porta.

Badiamo! non voglio mica dare ad intendere che iosappia molto bene che cosa ci sia di morto in un chiodo di porta. Per conto miosarei stato disposto a pensare che il pezzo più morto di tutta la ferrarecciafosse un chiodo di cataletto. Ma poiché la saggezza dei nostri nonni sfolgoranelle similitudininon io vi toccherò con sacrilega mano; se noil paese èbell'e ito. Lasciatemi dunque ripeteresolennementeche Marley era morto com'èmorto un chiodo di porta.

Sapeva Scrooge di questa morte? Beninteso. Comeavrebbe fatto a non saperlo? Scrooge e il morto erano stati soci per non soquanti anni. Scrooge era il suo unico esecutore testamentariounicoamministratoreunico procuratoreunico legatario universaleunico amicounico guidatore del mortoro. Anzi il nostro Scroogeche per verità il tristeevento non aveva fatto terribilmente spasimaresi mostrò sottile uomo d'affariil giorno stesso dei funerali e lo solennizzò con un negozio co' fiocchi.

Il ricordo dei funerali mi fa tornare al punto dipartenza. Non c'è dunque dubbio che Marley era morto. Questo mettiamolo bene insodose no niente di maraviglioso potrà scaturire dalla storia che son pernarrarvi. Se non fossimo perfettamente convinti che il padre d'Amleto è mortoprima che s'alzi il sipariola sua passeggiatina notturna su pei bastioni alvento di levante non ci farebbe maggiore effetto della bisbetica passeggiata diun qualunque attempato galantuomo il quale se n'andasse di notte in un postoventoso - il cimitero di San Paoloponiamo - pel solo gusto disbalordire la melansaggine del proprio figliuolo.

Scrooge non cancellò dall'insegna il nome delvecchio Marley. Parecchi anni dopoleggevasi sempre sulla porta del magazzino:"Scrooge e Marley". La ditta era nota per Scrooge e Marley. Seguiva avolte che qualche novizio agli affari desse a Scrooge ora il nome di Scrooge eora quello di Marley; ma egli rispondeva a tutti e due. Per lui era tutt'unacosa.

Oh! ma che stretta sapevano avere le benedette manidi cotesto Scrooge! come adunghiavanospremevanotorcevanoscuoiavanoartigliavano le mani del vecchio lesina peccatore! Aspro e tagliente come unapietra focaiadalla quale nessun acciaio al mondo aveva mai fatto schizzare unagenerosa scintilla; chiusosigillatosolitario come un'ostrica. Il freddo cheaveva di dentro gli gelava il viso decrepitogli cincischiava il naso puntutogli accrespava le guancegli stecchiva il portamentogli facea rossi gli occhie turchinucce le labbra sottilisi mostrava fuori in una voce acre che parevadi raspa. Sul caponelle sopraccigliesul mento asciutto gli biancheggiava labrina. La sua bassa temperatura se la portava sempre addosso; gelava il suostudio né giorni canicolari; non lo scaldava di un grado a Natale.

Caldo e freddo non facevano effetto sulla persona diScrooge. L'estate non gli dava caloreil rigido inverno non lo assiderava. Nonc'era vento più aspro di luinon c'era neve che cadesse più fittanon c'erapioggia più inesorabile. Il cattivo tempo non sapeva da che parte pigliarlo.L'acquazzonela nevela grandineil nevischioper un sol verso si potevanovantare di essere da più di lui: più di una volta si spargevano con larghezza:Scrooge nomai.

Nessuno lo fermava mai per via per dirgli con ceraallegra: "Come si vacaro il mio Scrooge? a quando una vostravisita?" Né un poverello gli chiedeva la più piccola caritàné unbambino gli domandava che ore fosseroné uomo o donnauna volta sola in tuttala vita lorosi erano rivolti a lui per informarsi della tale o tal'altrastrada. Perfino i cani dei ciechi davano a vedere di conoscerlo; scorgendolo dilontano subito si tiravano dietro il padrone in una corte o in un chiassuolo.Poi scodinzolavano un pococome per dire: "Povero padrone mioval meglionon aver occhi che avere un mal occhio!"

Ma che gliene premeva a Scrooge! Meglio anziciprovava gusto. Sgusciare lungo i sentieri affollati della vitaammonendo labuona gente di tirarsi in làera per Scrooge come per un goloso sgranocchiarpasticcini.

Una volta - il più bel giorno dell'annolavigilia di Natale - il vecchio Scrooge se ne stava a sedere tuttoaffaccendato nel suo banco. Il tempo era freddouggiosotutto nebbia; e sisentiva la gente di fuori andar su e giùtraendo il fiato grossofregandosiforte le manibattendo i piedi per terra per scaldarseli. Gli orologi delvicinato avevano battuto le trema era già quasi nottese pure il giornoc'era stato. Dalle finestre dei negozi vicini rosseggiavano i lumi come tantemacchie sull'aria grigia e spessa. Entrava la nebbia per ogni fessuraper ognibuco di serratura; e così densa era di fuori chead onta dell'angustia delvicolettole case dirimpetto parevano fantasmi. Davveroquella nuvola scurache scendeva e scendeva sopra ogni cosa faceva pensare che la Naturastabilitasi lì accantoavesse dato l'aire a una sua grande manifattura dibirra.

L'uscio del banco era apertoper dare agio a Scroogedi tenere d'occhio il suo commessoil qualeinserito in una celletta più in làuna specie di cisternaattendeva a copiar lettere. Scrooge non aveva per séche un fuocherello; ma tanto più misero era il fuocherello del commessochepareva fatto di un sol pezzo di carbone. Né c'era verso di accrescerloperchéla cesta del carbone se la teneva Scrooge con sé; e quando per caso il commessoentrava con in mano la palettaissofatto il principale gli faceva capire chesarebbe stato costretto a dargli il benservito. Epperò lo scrivano si avvolgevaal collo il suo fazzoletto bianco e ingegnavasi di scaldarsi alla fiamma dellacandela: il cheper non essere egli un uomo di gagliarda immaginazionenon gliriusciva né punto né poco.

- Buon Natalezio! un allegro Natale! Dio vibenedica! - gridò una voce gioconda. Era la voce del nipote di Scroogepiombato nel banco così d'improvviso che lo zio non lo aveva sentito venire.

- Eh via! - rispose Scrooge - sciocchezze! -

S'era così ben scaldatoa furia di correre nellanebbia e nel gelocotesto nipote di Scroogeche pareva come affocato: aveva lafaccia rubiconda e simpatica; gli lucevano gli occhi e fumava ancora il fiato.

- ComezioNatale una sciocchezza! - esclamòil nipote di Scrooge. - Voi non lo pensate di certo.

- Altro se lo penso! - ribatté Scrooge. -Un Natale allegro! o che motivo hai tu di stare allegro? che diritto? Sei poveroabbastanzami pare.

- Viavia - riprese il nipote ridendo. -Che diritto avete voi di essere triste? che ragione avete di essere uggioso?Siete ricco abbastanzami pare. -

Scroogeche non avea pel momento una rispostamiglioretornò al suo "Eh via! sciocchezze."

- Non siate così di malumorezio - disse ilnipote.

- Sfido io a non esserlo - ribatté lo zio -quando s'ha da vivere in un mondaccio di matti com'è questo. Un Natale allegro!Al diavolo il Natale con tutta l'allegria! O che altro è il Natale se non ungiorno di scadenze quando non s'hanno danari; un giorno in cui ci si trova piùvecchi di un anno e nemmeno di un'ora più ricchi; un giorno di chiusura dibilancio che ci dàdopo dodici mesila bella soddisfazione di non trovare unasola partita all'attivo? Se potessi fare a modo mioogni idiota che se ne vaattorno con cotesto "allegro Natale" in boccaavrebbe a esser bollitonella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sìproprio!

- Zio! - pregò il nipote.

- Nipote! - rimbeccò accigliato lo zio -tieniti il tuo Natale tue lasciami il mio.

- Il vostro Natale! ma che Natale è il vostrosevoi non ne fate?

- Vuol dire che così mi piacee tu non mi rompereil capo. Buon pro ti faccia il tuo Natale! E davvero che te n'ha fatto del benefino adesso!

- Di molte cose buone sono stato io a non volerprofittarequest'è certo - rispose il nipote; - e il Natale fral'altre. - Ma il fatto è che io ho tenuto sempre il giorno di Natalequando è tornato - lasciando stare il rispetto dovuto al suo sacro nomese si può lasciarlo stare - come un bel giornoun giorno in cui ci sivuol benesi fa la caritàsi perdona e ci si spassa: il solo giorno delcalendarioin cui uomini e donne per mutuo accordo pare che aprano il cuore epensino alla povera gente come a compagni di viaggio verso la tomba e non giàcome ad un'altra razza di creature avviata per altri sentieri. Epperòziobenché non mi abbia mai cacciato in tasca la croce di un soldoio credo che ilNatale m'abbia fatto del bene e me ne farà. Evviva dunque il Natale! -

Il commesso non si seppe tenere dall'applaudire dalfondo della sua cisterna; masubito accortosi del marronesi diè ad attizzareil fuoco e riuscì ad estinguere l'ultima scintilla.

- Un altro di cotesti rumori dalla vostra parte -disse Scrooge - e ve lo darò io il Natale con un bravo benservito. Seidavvero un parlatore coi fiocchi - sopraggiunse volgendosi al nipote. -Mi sorprende che non ti ficchino in Parlamento.

- Non andate in collerazio. Orsùvi aspettiamodomani sera a pranzo. -

Scrooge rispose che piuttosto lo volea vedere all'inf...Sì davverola disse tutta la parola. Alloraforseavrebbe accettatol'invito.

- Ma perché? - esclamò il nipote. - Perché?

- Perché diamine ti sei accasato? - domandòScrooge.

- Perché ero innamorato.

- Perché eri innamorato! - grugnì Scroogecome se cotesta fosse l'unica cosa al mondo più ridicola di un allegro Natale. -Buona sera!

- Ma voizionon siete mai venuto a trovarmi prima.Perché mo' vi appigliate a cotesto pretesto?

- Buona sera - disse Scrooge.

- Niente voglio da voi; niente vi chiedo: perché nondobbiamo essere amici?

- Buona sera - disse Scrooge.

- Mi fa penapropriodi trovarvi così ostinato.Tra noi non ci sono mai stati dissaporich'io ci abbia avuto colpa. Ho volutofare questa prova in onore di Natalee il mio buonumore di Natale lo serberòfino in fondo. Buon Natale dunque zio mio!

- Buona sera - disse Scrooge.

- E buon principio d'anno per giunta!

- Buona sera - disse Scrooge.

Il nipote se n'andò.

Né il nipote si lasciò sfuggire di bocca una solaparola dispettosa. Andò via tranquillo e si fermò un momento alla portaesterna per fare i suoi auguri al commessoil qualegelato com'eraaveva peròaddosso più calore di Scroogeperché cordialmente li ricambiò.

- Eccone un altro - borbottò Scrooge chel'aveva udito: - il mio commessocon quindici scellini la settimanamoglie e figliuoliche parla di buon Natale. Mi chiuderò nel manicomio. -

Cotesto lunatico intantofacendo uscire il nipote diScroogeaveva introdotto due altre persone. All'aspetto ed ai modi eranogentiluomini: si cavarono il cappello e s'inchinarono a Scrooge. Avevano in manofogli e quaderni.

- Scrooge e Marleycredo? - disse uno de' dueguardando a una sua lista. - Ho io l'onore di parlare al signor Scrooge oal signor Marley?

- Il signor Marley - rispose Scrooge - èmorto da sette anni. Morì sette anni faproprio questa notte.

- Non dubitiamo punto - riprese a dire quelsignorepresentando le sue credenziali - che la sua liberalità abbia nelsocio sopravvivente un degno rappresentante. -

Così senz'altro doveva essere; perché i due socierano stati come due anime in un nocciolo. Alla malaugurosa parola"liberalità" Scrooge aggrottò le cigliacrollò il capo e restituìle credenziali.

- In questa gioconda ricorrenzasignor Scrooge -disse quel signoreprendendo una penna - è più che mai desiderabile ilraccogliere qualche tenue soccorso per la povera gente sulla quale ricade tuttoil rigore della stagione. Ce n'ha migliaia che mancano dello stretto necessario;centinaia di migliaia cui fa difetto il menomo benessere.

- Non ci sono prigioni? - domandò Scrooge.

- Molte anzi - rispose l'altro posando la penna.

- E gli Ospizi? gli hanno chiusi forse?

- No davvero; così si potesse!

- Sicché il mulino de' forzati e la legge su' poverison sempre in vigore?

- Sempreed hanno anche un gran da fare.

- Oh! io avevo temuto alle vostre prime parolechequalche malanno avesse rovinato coteste utili istituzioni - disse Scrooge. -Mi fa piacere di sentire il contrario.

- Mossi dal pensiero che esse non procacciano allamoltitudine un qualunque benessere cristiano di anima o di corpo - risposequel signore - alcuni di noi si danno attorno per raccogliere un tanto dacomprare ai poveri un po' di cibo e un po' di carbone. Scegliamo quest'epocacome quella in cui il bisogno è più acuto e l'abbondanza rallegra. Per chesomma volete che vi segni?

- Per niente! - rispose Scrooge.

- Vi piace serbar l'anonimo?

- Mi piace non essere disturbato. Poiché lo voletesaperesignori mieiecco quel che mi piace. Per conto mionon mi do bel tempoa Natalené voglio fornire ai fannulloni i mezzi di darsi bel tempo. Pago lamia brava quota per gli stabilimenti che sapete: costano di molto: chi non stabene fuorici vada.

- Molti non possonoe molti altri preferirebbero lamorte.

- Se così èsi servano pure - disse Scrooge; -scemerebbe di tanto il soverchio della popolazione. In fondo poiscusatemiionon ne so niente.

- Non vi riuscirebbe difficile di saperlo -osservò l'altro.

- Non è affar mio - ribatté Scrooge. - Ègià molto che ci si raccapezzi negli affari nostrisenza immischiarci inquelli degli altri. I miei mi pigliano tutta la giornata. Buona serasignori! -

Vista l'inutilità di ogni altra insistenzai duegentiluomini si accomiatarono. Scrooge si rimise al lavoromolto contento delfatto suo e di più lieto umore che mai non fosse stato.

Intanto la nebbia e le tenebre si facevano cosìfitte che degli uomini armati di torce correvano per le vieprofferendosi a farda guide alle carrozze. La vecchia torre di una chiesala cui campana arcignapareva guardare a Scrooge dall'alto della sua finestra goticadivenneinvisibile e prese a suonare le ore e i quarti nelle nuvole con un certoprolungato tremolio come se i denti le battessero. Il freddo infierì. Allacantonata alcuni operaiintenti a restaurare i tubi del gasavevano acceso ungran fuoco in un bracieree intorno a questo una mano di uomini e di ragazzicenciosi s'era raccolta: si scaldavano le mani e battevano le palpebre allafiammabeati. La fontaninaabbandonata a sé stessas'incoronavamalinconicamente di ghiacci. I lumi delle botteghedove i ramoscelli diagrifoglio crepitavano al calore delle fiammefacevano rosseggiare le faccepallide dei passanti. Le mostre dei pollaioli e dei salumai erano mostredavvero; e così splendideda parere quasi impossibile che la volgarità delcomprare e del vendere ci avesse niente che vedere. Il lord Mayornellasontuosità fortificata del suo palazzoimpartiva ordini ai suoi cinquantacuochi e canovai perché si festeggiasse il Natale come s'addice alla casa di unlord Mayor. E perfino il sartuccioda lui multato di cinque scellini il lunedìavanti per essere andato attorno ubriaco e assetato di sanguesi dava da farenella sua soffitta per preparare il pranzetto del giorno appressomentre lamoglie magrina con in collo la bimba andavano fuori a comprare il pezzo di carneche ci voleva.

E cresceano la nebbia ed il freddo! Un freddopungentetaglientemordente. Se il buon San Dustanolasciando le solite suearmiavesse un po' carezzato il naso dello Spirito maligno con un tempo diquella fattaè certo che lo avrebbe fatto strillare come un'aquila. Ilproprietario di un miserabile nasettorosicchiato dal freddo famelico come unosso dai canisi fermò davanti allo studio di Scrooge per allietarnel'inquilino con una canzonetta natalizia; ma alle prime parole:

               Dio vi tengao buon signore

               Sano il corpo e allegro il core...

Scrooge die' di piglio alla riga con tanta furia cheil cantore scappò atterritolasciando libera la porta alla nebbia e allagelatameglio adatte al luogo che il canto non fosse.

Arrivò l'ora finalmente di chiudere il banco. Amalincuore Scrooge smontò dal suo sgabellodando così un tacito segno alcommessoil quale soffiò subito sulla candela e si pose il cappello.

- Mi figuro - disse Scrooge - che lagiornata di domani la vorrete tuttaeh?

- Se vi piacesignore.

- Non mi piace punto e non è giusto. Se vi risecassiper questo un mezza coronascommetto che vi riterreste trattato malenon ècosì? -

Il commesso sbozzò un debole sorriso.

- Eppure - proseguì Scrooge - a voi non vipare che io sia trattato malequando sborso il salario di una giornata perniente. -

Il commesso notò che si trattava di una voltaall'anno.

- Bella scusa per cacciar le mani nelle tasche d'ungalantuomo ogni 25 di dicembre! - esclamò Scrooge abbottonandosi ilpastrano fin sotto il mento. - Vada per tutta la giornatapoiché così hada essere. E badate almeno a trovarvi qui più presto del solito doman l'altro! -

Il commesso promisee Scrooge se n'uscì grugnendo.Detto fattoil banco fu chiusoe il commessoco' capi del fazzoletto biancoche gli pendevano fin sotto al farsettino (pastrano non ne sfoggiava) se n'andòa fare una sdrucciolata sul ghiaccio dietro una brigata di monelliin onoredella vigilia di Natalee poi diritto a casa a Camden Town per giuocare a moscacieca.

Scrooge fece il suo malinconico desinare nell'usatamalinconica osteria. Dié una scorsa a tutti i giornali e si sprofondò nel suosquarcettoammazzò la serata e si avviò a casa per mettersi a letto. Abitavaun quartiereo meglio una sfilata di stanzegià un tempo proprietà del sociodefuntoin un vecchio e bieco caseggiato che si nascondeva in fondo ad unchiassuolo. Davveroquel caseggiato in quel posto non si sapeva che vi stesse afare: si pensavamal proprio gradoche da bambinofacendo a rimpietterellicon altre casesi fosse rincattucciato lì e non avesse più saputo venirnefuori. Oramai s'era fatto vecchio ed arcigno. Non ci abitava che Scrooge: tuttele altre stanze erano date via in fitto per studi di commercio. Era così buioil chiassuoloche lo stesso Scroogepur conoscendolo pietra per pietravibrancolava.. La nebbia incombeva così spessa davanti alla porta scura dellacasada far credere che il Genio dell'inverno stesse lì a sedere sulla sogliaassorto in una lugubre meditazione.

Oracerto è che il picchiotto della portaoltre adessere massiccionon aveva in sé niente di speciale. È anche certo cheScroogeda che abitava lìl'aveva visto mattina e sera; E lo stesso Scroogeinoltreera dotato di così temperata fantasia quanto alcun'altra persona nellaCity di Londracompresicon rispetto parlandotutti i membri del corpomunicipale. Si badi altresì a questo che Scrooge non aveva pensato un solmomento a Marleydopo averne ricordato la mortequel giorno stesso avvenutasette anni addietro. E dopo di ciòmi spieghi chi vuole come seguisse cheScroogeficcata che ebbe la chiave nella toppavide nel picchiottoda unmomento all'altronon più un picchiottoma il viso di Marley.

Il viso di Marley. Non avvolgevasi giàcome ognialtra cosa intornonell'ombra fitta; anzi raggiava un certo bagliore lividocome un gambero andato a male in un oscuro ripostiglio. Non era crucciato oferoce; fissava Scrooge come Marley soleva faree lo fissava con occhiali daspettro alzati sopra una fronte da spettro. I capelli sollevavansi stranamentequasi mossi da un soffio o da un'aria calda; gli occhibenché sbarratieranoimmobili; la faccia livida. Una cosa orrenda: se non che l'orrore era estraneoall'espressione di quel viso e in certo modo gli era imposto.

Scrooge si fermò e stette a guardare il fenomeno. Ilpicchiotto tornò ad esser picchiotto.

Non si può dire ch'egli non trasalisse e che ilsangue non gli desse un tuffocome non gli era mai avvenuto. Nondimeno riafferròla chiaveche aveva lasciato un momentola girò con forzaentrò e accese lacandela.

Sì; prima di chiudere la portastette un po'irresolutoed anzi si piegò cautamente a guardare dall'altra partequasitemesse di veder scodinzolare fino nella corte il codino di Marley. Ma nientec'eraaltro che le capocchie delle viti che reggevano il picchiotto. "Viavia!" disse Scroogee sbatacchiò la porta.

Rimbombò il rumore per tutta la casa come un tuono.Ogni stanza di sopraogni botte nella cantina del vinaio di sottoecheggiòper suo conto. Scrooge non era uomo da aver paura degli echi. Menò il palettoalla portatraversò la corteprese a salir le scale a tutto suo comodo esmoccolando la candela.

Voi mi parlerete di quelle brave gradinate d'unavolta su per le quali ci si poteva andare con un tiro a sei; ma io vi so direche per questa scalinata di Scrooge ci poteva anche salire un carro mortuarioportato di traversocol timone verso il muro e lo sportello verso la ringhiera;e senza faticaanche. Del posto ce n'era più del bisogno. E dovette essere perquesto che Scrooge si figurò di vedersi davanti uno di cotesti carri che loprecedeva nel buio. Una mezza dozzina di fiammelle di gas non avrebbero bastatoa far lume in quel forno; pensate dunque che bel chiarore notturno spandesseintorno la misera candela di Scrooge.

Scrooge andava susenza curarsene un fico secco:l'oscurità costa pocoe a Scrooge gli piaceva. Se non cheprima di tirarsidietro la porta massicciavisitò una per una tutte le stanze per vedere seogni cosa era in regola. Può darsi che un certo ricordo confuso della facciacon gli occhiali lo spingesse a far questo.

Salottocamerastanzonetutto in ordine. Nessunosotto la tavolanessuno sotto il canapè; un fuocherello nel caminetto; prontiil cucchiaio e la tazza; il ramino con l'orzo sulla fornacetta (Scrooge avevauna infreddatura di testa). Nessuno sotto il letto; nessuno nel gabinetto;nessuno nella veste da camerapendente dalla parete in attitudine sospetta. Lostanzone come al solito: un vecchio parafuocoun vecchio par di scarpedueceste da pesceun lavamani a tre gambe e un par di molle.

Rassicuratotirò a sé la porta e si chiusecontroil solitoa doppia mandata. Si tolse la cravattasi cacciò nella veste dacameranelle pantofole e nel berretto da notte; sedette davanti al fuoco perprendere il suo decotto.

Era un fuoco meschino; meno di niente in una nottecome quella. Dovette accostarvisi dappresso e quasi covarloprima di spremerneil menomo calore. Il caminetto decrepito era stato costruito tanti anni fa daqualche mercante olandese con intorno un ammattonato fiammingo tutto pieno de'fatti della Storia Sacra. Ci erano de' Caini e degli Abeli; figlie de' Faraoniregine di Sabamessi celesti calanti per l'aria sopra nuvole a foggia dipiuminiAbramiBaldassarriApostoli che salpavano in tante salsierecentinaia di figure da attrarre i suoi pensieri. Eppurequel cosiffatto viso diMarleymorto da sette anniveniva come la verga dell'antico profeta adingoiare ogni cosa. Se ciascuno di quei mattoni vetriati fosse stato bianco ecapace di riprodurre una figura fatta dai minuzzoli de' pensieri di luisisarebbero viste senza meno altrettante facce del vecchio Marley.

- Sciocchezze! - disse Scrooge; e si diede apasseggiare su e giù per la camera.

Dopo un poco tornò a sedere. Arrovesciando il caposulla spalliera del seggiolonegli venne fatto di fermar gli occhi sopra uncampanello disusatoche per una ragione o per l'altra comunicava con una cameraposta in cima al caseggiato. Con uno stupore grandecon un terrore nuovoinesplicabileegli vide quel campanello dondolare un poco. È così dolce eraquel dondolio in principio che appena dava un filo di suono; ma di lì a pocosquillò con violenza e tutti i campanelli della casa risposero allo squillostridente.

Durò la cosa forse un minutoforse mezzo: ma sembròche durasse un'ora. Tutti i campanelli smessero insiemedi bottocome avevanocominciato. Successe a quel suono un rumore di ferramentauscente dalle visceredella terracome se qualcuno strascinasse una sua catena fra le botti dellacantina del vinaio. Scrooge si sovvenne allora di aver sentito dire che glispiritinelle case dove ci si sentestrascinano catene.

L'uscio della canova si spalancò con fracasso; ilrumore si fece più forte a terreno; poi si udì suonare su per le scale; poivenne difilato verso la camera.

- Eh viasciocchezze! - disse Scrooge. -Non ci credo micaio. -

Si fece bianco peròquando subito dopo lo spettrotraforò la porta massiccia e gli entrò in cameradavanti agli occhi. Nelpunto stesso la fiamma morente die' un guizzo come se volesse dire: "Loconosco! È lo spirito di Marley!" e subito ricadde.

Lo stesso visoproprio lo stesso. Marley col suocodinocol solito panciottole brache attillategli stivalonile cui nappinedi seta tentennavano insieme col codinocon le falde del soprabito e co'capelli ritti sul capo. La catena strascinata lo stringeva alla cintola. Eralunga e gli s'avvinghiava attorno come una codaed era fattacome Scrooge ebbea notaredi scrignichiavilucchettilibri mastrifogliacci e pesanti borsedi acciaio. Aveva il corpo trasparente; sicché Scroogeosservandolo eguardandolo attraverso il panciottovedeva i due bottoni di dietro del vestito.

Scrooge avea spesso sentito dire che Marley era unuomo senza viscerima soltanto adesso ci credeva.

No davveronon ci credeva nemmeno. Benché se lovedesse davanti quello spettro e lo passasse con l'occhio da parte a partebenché da quegli sguardi impietriti nella morte si sentisse accapponar lapellebenché notasse perfino l'ordito del fazzoletto che gli copriva il capo egli s'annodava sotto il mentoal che sulle prime non avea badatoera nondimenoincredulo sempre e lottava contro i propri sensi.

- Che vuol dire ciò? - interrogò Scroogefreddo e mordace come sempre. - Che volete da me?

- Molto! -

Era la voce di Marleyprecisa.

- Chi siete voi?

- Domandami chi fui.

- Benechi foste? - disse Scrooge alzando lavoce. - Siete un tantino pedantemi pareper essere un'ombra.

- In vitafui il tuo socioGiacobbe Marley.

- Potreste... sedere? - domandò Scroogeguardandolo dubbioso.

- Posso.

- Sedetedunque. -

Scrooge domandò la cosaper vedere se uno spettrocosì diafano fosse in grado di pigliare una seggiola; nel caso che noloavrebbe costretto ad una spiegazione imbarazzante. Ma lo spettro gli sedette infacciadall'altra parte del caminettocome se non avesse mai fatto altro.

- Tu non credi in me - disse poi.

- No - rispose Scrooge.

- Che altra prova vorresti oltre quella dei sensi?

- Non lo so.

- Perché dubiti dei tuoi sensi?

- Perché un nonnulla basta a turbarli. Un lievedisturbo di stomaco ci muta il bianco in nero. Voi potreste essere un pezzettodi carne mal digeritouno schizzo di senapauna briciola di formaggiounframmento di patata mal cotta. Chiunque siatec'è in voi più della marmittache della marmotta! -

Scrooge non si dilettava molto di questi giochetti diparolené in cuor suo si sentiva adesso corrivo alla celia. Fatto sta chech'ei si studiava di esser faceto come per distrarsi e per domare il terrore;perché veramente la voce dello Spettro lo faceva rabbrividire fino al midollodelle ossa.

Star lì a sederefissando quelle pupille vitreeenon aprir bocca fosse pure per un momentosarebbe stato lo stesso che spiritare.Scrooge lo capiva molto bene. C'era anche questo terribileche lo Spettro siavvolgeva quasi in una propria atmosfera infernale. Non già che Scrooge lasentisse; ma è certo chead onta della perfetta immobilità dello Spettroicapelli rittile falde del soprabitole nappine degli stivalonitremavanosempre come se mossi dal fiato caldo di un forno.

- Vedete questo steccadenti? - disse Scroogetornando subito alla carica pel motivo ora dettoe volendofosse pure per unistantesottrarsi allo sguardo impietrito del fantasma.

- Lo vedo - rispose lo Spettro.

- Ma voi non lo guardate nemmeno - disse Scrooge.

- Lo vedo nondimeno - disse ancora lo Spettro.

- Bene! - ribatté Scrooge. - Non ho che adingozzarloe tutto il resto dei miei giorni avrà alle calcagna una frotta dispiriti follettitutti di mia propria creazione. Sciocchezze. vi dico;sciocchezze! -

A questo lo Spettro diè uno strido orrendoe scossela catena con così tetro e rovinoso fracassoche Scrooge si tenne forte allaseggiola per non cadere svenuto. Ma come crebbe il suo terrorequandotogliendosi lo Spettro la benda che gli fasciava il capoquasi sentisse troppocaldola mascella inferiore gli ricascò sul petto!

Scrooge cadde ginocchioni e si strinse la faccianelle mani.

- Grazia! - esclamò. - Terribileapparizioneperché mi fate paura?

- Uomo dall'anima mondana! - rispose lo Spettro -credi adesso o non credi?

- Credo - balbettò Scrooge - debbocredere. Ma perché mai gli spiriti vanno attorno e perché vengono da me?

- Deve ogni uomo - rispose lo Spettro - conl'anima che ha dentro girare in mezzo ai suoi similiviaggiare il più che può;se non lo fa in vitaè condannato a farlo in morte. È dannato ad errare pelmondooh me infelice! a vedere il bene senza poterlo goderequel bene cheavrebbe potuto dividere con gli altri sulla terra e che avrebbe fatto la suafelicità! -

Qui lo Spettro mise un altro stridosquassò lacatenasi torse le mani diafane.

- Siete incatenato - osservò Scroogetremando. -Perché?

- Porto la catena che mi son fabbricato in vita -rispose lo Spettro. - L'ho fatta io stesso anello per anellopezzo apezzo; io stesso me la cinsi per volontà miae di volontà mia la portai. Tipar nuova forse a te? -

Scrooge tremava sempre più forte.

- O vorresti sapere - proseguì lo Spettro -il peso e la lunghezza della gomena che porti tu stesso? Era per l'appunto lungae grave come questa miasette anni fa. Ci hai lavorato poi. Una catena di granvaloreadesso! -

Scrooge si guardò intorno per terrafigurandosi divedersi avviluppato in cinquanta o sessanta metri di gomena ferrata: ma nientevide.

- Giacobbe - disse supplichevole. - Miovecchio Giacobbe Marleyditemi qualche altra cosa. Datemi un po' diconsolazioneGiacobbe mio!

- Nessuna consolazione da me - rispose loSpettro. - Altre regioni le mandanoo Ebenezer Scroogealtri ministri leportanoaltri uomini le ricevono. Né ti posso dire tutto quel che vorrei:poche altre parolee basta. A me non è concesso un momento di riposo od'indugio. Il mio spirito non varcò mai la soglia del nostro bancobada bene!;da vivoil mio spirito non uscì mai dai limiti angusti del nostro stambugio.Lunghi e faticosi viaggi mi aspettano oramai! -

Soleva Scroogequante volte prendesse a meditarecacciarsi le mani nelle tasche delle brache. Così fece adessoruminando lecose dette dallo Spettro; ma non alzò gli occhi e stette sempre ginocchioni.

- Bisogna dire che siete andato un po' lentoGiacobbe mio - notò Scroogeda uomo d'affarima con deferente umiltà.

- Lento! - ripeté lo Spettro.

- Morto da sette anni e sempre in viaggio?

- Sempre. Né riposoné pace: Tortura assidua delrimorso.

- Viaggiate presto?

- Sulle ali del vento.

- Ne avrete visto dei paesi in sette anni! -mormorò Scrooge.

Udendo queste parolelo Spettro mise un altro stridoe così terribilmente fece suonar la catena nel silenzio della notteche laguardia avrebbe avuto ragione di multarlo come disturbatore notturno.

- Oh! schiavoincatenatooppresso di ceppi! -urlò - a non sapere che secoli e secoli di assiduo lavoro compiuto dacreature immortali a pro di questa terra passeranno nell'eternità prima chetutto sia sviluppato il bene ond'essa è capace; a non sapere che ogni spiritocristianopur lavorando nella piccola sfera assegnatagliqualunque essa siatroverà troppo breve la vita mortale ad esercitare tutti i mezzi innumerevolidel rendersi utile; a non sapere che non c'è durata di rammarico la quale ciassolva dalle occasioni perdute nella vita! E questo io ho fatto! e tale ero io!

- Ma voiGiacobbefoste sempre un eccellente uomod'affari - mormorò Scroogeche incominciava a fare un'applicazionepersonale di tutto questo.

- Affari! - esclamò lo Spettrotornando atorcersi le mani. - I miei simili erano i miei affari. Il benessere comunela caritàla misericordiala sopportazionela benevolenzaquesti erano imiei affari. Nell'oceano immenso dei miei affari le operazioni del mio commercionon erano che una gocciola d'acqua! -

Sollevò la catena per quanto il braccio era lungocome se in quella fosse la causa della sterile angosciae tornò a sbatterla interra con fracasso.

- In questa stagione dell'anno cadente - proseguìlo Spettro - io soffro di più. Perché maiin mezzo alla folla dei mieisimilipassavo io con gli occhi abbassati alla terraperché una volta non glialzai verso quella stella benedetta che guidò un giorno i sapienti ad un poveroabituro? Non potevo io forseioesser guidato da quella luce ad altri poveriabituri? -

Scroogepiù che mai atterrito alle paroleincalzanti dello Spettroincominciò a tremare come una canna.

- Ascoltami! - comandò lo Spettro. - L'oramia è vicina.

- Ascolto - rispose Scrooge. - Ma noncalcate la manove ne prego! non mi schiacciate di eloquenzaGiacobbe!

- Come io mi ti mostri in forma visibilenon so.Molti e molti giorni di fila ti sono stato ai fianchi invisibile. -

L'idea non era piacevole. Scrooge rabbrividì e siasciugò il sudore dalla fronte.

- Né questa è piccola parte del mio supplizio -proseguì lo spettro. - Son qui stasera per avvertirti che ancora una viat'avanza e una speranza di sfuggire al mio fato. E sono ioEzeneberio che tioffro cotesta speranza e cotesta via.

- Voi siete sempre stato per me un buon amico -disse Scrooge. - Grazie!

- Avrai la visita - soggiunse lo spettro -di tre Spiriti. -

La faccia di Scrooge si fece bianca quasi come quelladello Spettro.

- Ed è questa la viaè questa la speranza che mioffriteGiacobbe? - interrogò con un filo di voce.

- Questa è.

- Io... io davvero ne farei di meno - disseScrooge.

- Senza la visita loro - ammonì lo Spettro -tu non eviterai il sentiero che io batto. Aspettati il primo per domaniquandola campana avrà battuto un'ora.

- Non potrei - insinuò Scrooge - nonpotrei pigliarli tutti e tre in una volta e farla finita?

- Aspetterai il secondo la notte appresso alla stessaora. Il terzola terza notteall'ultima vibrazione della dodicesima ora. Menon mi vedrai più; ma ricordatiper amor tuoricordati di quanto è accadutotra noi! -

Ciò dettolo spettro tolse il fazzoletto dallatavola e se lo avvolse come primaintorno al capo. Scrooge se n'accorse dalloscricchiolio dei denti quando le mascelle si urtaronostrette dalla benda. Alzògli occhi dubbiosi e si ritrovò ritto davanti il suo visitatore soprannaturalecon la catena avvolta al braccio.

L'apparizione si scostò rinculando; ad ogni suopassola finestra si apriva un pocosicchéquando lo Spettro vi giunseeraspalancata. Lo Spettro fece un cennoScrooge si accostò. Quando furono duepassi distantilo Spettro alzò la mano perché si fermasse. Scrooge si fermò.

Più dell'obbedienza potevano in lui la stupefazioneed il terrore; perchéall'alzarsi di quella manoegli udì dei rumori confusinell'aria; suoni incoerenti di dolore e di disperazione; sospiri e guai diprofonda angoscia e di rimorso. Lo Spettrostato un po' in ascoltosi unì alfunebre coro e si dileguò nella oscurità della notte.

Scroogenell'agonia della curiositàcorse allafinestra e guardò di fuori.

L'aria era piena di fantasmiche erravano di qua edi là senza posatraendo guai. Ciascunocome lo spettro di Marleytrascinavauna catena; ce n'erano di quelli incatenati insiemeed erano forse membri digoverni malvagi; nessuno era libero. Moltida vivierano stati conoscenzepersonali di Scrooge. Era stato intrinseco con un vecchio spettro in panciottobiancocon un enorme scrigno ferrato attaccato alla cavigliail qualedisperatamente piangeva per non poter soccorrere una povera donna con in colloun bambinoch'ei vedeva giùsulla soglia d'una porta. Il supplizio di tuttiloro era questosenz'altrodi voler entrare nelle faccende umane per fare unpo' di bene e di averne per sempre perduto il potere.

Se coteste creature si fossero risolute in nebbia ose la nebbia le avesse avvolteScrooge non potea dire. In un sol puntosparvero gli spettri e tacquero le voci. Tornò la notte profonda.

Scrooge chiuse la finestra ed esaminò la porta didove lo Spettro era entrato. Era chiusa a doppia mandatacom'egli stesso con leproprie mani avea fatto. I chiavistelli erano al posto. Gli corse alla bocca:"Sciocchezze!" ma alla prima sillaba si fermò in tronco. Si sentivastraccosia dalle fatiche del giorno o dall'ora tardasia piuttosto dallacommozione soffertadal balenio del mondo invisibiledalle tristi parole delloSpettro. Tutto vestito com'era se n'andò a letto e si addormentò all'istante.

 

 

StrofaSeconda

 

Ilprimo dei tre spiriti.

 

Quando Scrooge si destòera così fitto il buioche guardando dal lettoei distingueva appena la finestra trasparente dallepareti opache della camera. Ficcava nelle tenebre i suoi occhi da furettoquando all'orologio di una chiesa vicina suonarono i quattro quarti. Scroogestette in ascolto per sentir l'ora.

Con suo grande stuporela grave campana passò daisei colpi ai sette agli ottoe così fino a dodici. Allora tacque. Mezzanotte!erano le due passate quando s'era messo a letto. L'orologio andava male. Qualcheghiacciuolo s'era insinuato nelle ruote. Mezzanotte!

Premette la molla del suo orologio a ripetizione percorreggere lo sproposito di quell'altro. Il rapido polso della macchinetta battédodici colpi e s'arrestò.

- Eh vianon può essere - disse Scrooge -ch'io abbia dormito tutta una giornata e una seconda notte. Non può essere chegli abbia pigliato qualche malanno al sole e che sia mezzanotte quando èmezzogiorno! -

L'idea era allarmantesicché egli tiratosi fuoridel letto andò brancolando verso la finestra. Fregò con la manica della vesteda camera sui vetri per veder qualche cosa; ma un gran che non arrivò a vedere.Vide che la nebbia era fitta e sentì un freddo indiavolato; nessun rumore perla vianessuno strepito di gente che corresse su e giùcome senz'altro dovevaessere se mai la notte avesse ammazzato il giorno e preso possesso del mondo.Questo fu un gran sollievoperchécon la soppressione dei giornise n'andavain fumo l'eloquenza di certi suoi fogli: "A tre giorni data pagherete perquesta mia prima di cambio all'ordine del signor Ebenezer Scrooge..."

Scrooge se ne tornò a lettoe messosi a pensarearuminarea mulinarea stillarsi il cervello sulla stranezza del casonon necavò niente di niente. Più ci pensavapiù s'imbrogliava; e più si sforzavadi non pensarepiù forte ci pensava. Lo spettro di Marley lo turbava assai.Quante voltedopo maturo esamerisolveva in mente sua che tutto era stato unsognosubitocome una molla che scattasseil pensiero tornava indietro e gliripresentava lo stesso problema da sciogliere: "Era stato o non era statoun sogno?"

Stette così fino a che l'orologio ebbe battuto altritre quartie gli sovvenne alloradi colpoche lo Spettro gli aveva annunziatauna certa visita allo scocco dell'una. Risolvette di star desto fino a che l'orafosse passata; econsiderando che oramai gli era così facile addormentarsicome volare nella lunaera quello il più saggio partito cui si potesseappigliare.

Quest'ultimo quarto gli sembrò così lungoche piùdi una volta sospettò di essersi appisolato e di non aver sentito suonar l'ora.Alla fine uno squillo gli percosse l'orecchio.

- Dindon!

- Un quarto - disse Scrooge contando.

- Dindon!

- Mezz'ora - disse Scrooge.

- Dindon!

- Tre quarti - disse Scrooge.

- Dindon!

- Il tocco - esclamò Scrooge trionfante -e nient'altro! -

Avea parlato prima che il colpo battesseil qualeseguì subito con un suono profondocupodolente. Una luce improvvisa balenònella camera e le cortine del letto furono tirate.

Dico che le cortine furono tirate da una mano: non giàa capo od a piedima proprio in quel punto dove egli avea volta la faccia. Lecortine furono tirate da parte; e Scroogebalzando a sederesi trovò faccia afaccia con l'essere soprannaturale che le avea tiratecosì vicino come io avoiio che sto in ispirito al vostro fianco.

Era una strana figuraun che tra il bambino ed ilvecchio. Per un'arcana lontananza pareva ridotto alle proporzioni infantili.Aveva canuti i capellifluenti sul collo e giù per le spalle; ma non una rugasul viso anzi il rigoglio più fresco. Lunghe le braccia e muscolose; e cosìpure le manicome se dotate di una forza non comune. Di forme delicatissime legambe e i piedinudi a pari delle braccia. Portava una tunica candidissimastretta alla vita da una cintura lucente. In mano teneva un ramoscello di verdeagrifoglio; eper uno strano contrasto a cotesto emblema invernaleavea latunica tutta adorna di fiori d'estate. Ma la cosa più singolare era questachedal capo gli sprizzava un getto di luce viva pel quale tutte quelle cose sivedevano; ed era per questo senz'altro ch'egli si dovea servirenei suoimomenti cattividi un cappellone a foggia di spegnitoio che ora si teneva sottoil braccio.

Ma nemmeno questaquando Scrooge l'ebbe guardatomeglioera la stranezza maggiore. Perchéscintillando quella sua cintura inqua e in là con un subito scambio di luce e di ombrala stessa persona parevafluttuante e mutevole: ed ora si mostrava con un braccio soloora con unagambaora con venti gambe o con un par di gambe senza capo o con un capo senzacorpo; né delle parti dissolventesi un qualunque tratto si potea scorgere nelbuio fitto che le ingoiava. Di bottotornava a essere come primachiaro e bendistinto.

- Siete voi lo Spirito - domandò Scrooge -la cui visita m'era stata predetta?

- Sono! -

Soave era la vocema così piana che pareva venir dalontano.

- Chi siete e che cosa siete? - domandò Scrooge.

- Sono lo Spirito di Natale passato.

- Passato da molto tempo? - chiese Scroogebadando alla piccolezza del suo interlocutore.

- No. L'ultimo Natale vostro. -

Forsese qualcuno gliene avesse chiestoScrooge nonne avrebbe saputo dire il perché; ma una gran voglia lo pungeva di veder loSpirito con lo spegnitoio in capo. Epperò lo pregò che si covrisse.

- E che! - esclamò lo Spirito - vuoi tuspegnere così presto con mani profane la luce ch'io mando? Non ti basta diessere stato fra coloro le cui passioni fabbricarono questo cappello e mi hannodannato a portarlo per anni e secoli calcato sulla fronte! -

Scrooge umilmente dichiarò di non avere avuto alcunaintenzione di offenderlo né aver mai fatto cosa per cui lo Spirito dovesse"prender cappello". Osò poi domandare che motivo lo aveva fattovenire.

- La tua salute! - rispose lo Spirito.

Scrooge se ne professò obbligatissimopensandonondimeno che una notte di riposo non disturbato avrebbe meglio giovato a quelloscopo. Lo Spiritosi vedelo udì pensareperché subito disse:

- Il tuo riscattoallora. Bada! -

Così dicendostese la mano e dolcemente lo presepel braccio.

- Sorgi e seguimi! -

Invano avrebbe Scrooge allegato che il tempo e l'oranon si addicevano a una passeggiata a piedi; che il letto era caldo e iltermometro sotto zero; che tutto il suo vestito si riduceva alla veste dacameraalle pantoffole e al berretto da notte; e che una infreddatura lotormentava. Non c'era verso di resistere a quella strettabenché soave comequella di una mano di donna. Si alzò; ma vedendo che lo spirito si avviava allafinestragli s'attaccò alla tunica in atto supplichevole.

- Sono un mortale - protestò - e potreianche cadere.

- Che la mia mano ti tocchi qui! - disse loSpirito ponendogliela sul cuore - e ben alto sarai sostenuto! -

A questopassarono insieme attraverso il muroedecco si trovarono in aperta campagnasopra una strada che i campifiancheggiavano. La città era scomparsa; non ne avanzava vestigio. Il buio e lanebbia eransi dileguati con essaed era una limpida giornata d'invernoe laneve biancheggiava al sole.

- Dio di misericordia! - esclamò Scroogestringendo le mani e volgendosi intorno. - Qui son venuto su io; qui hopassato la mia fanciullezza! -

Lo Spirito lo guardò con dolcezza. Quella suastretta gentilebenché lieve e istantaneaera sempre sentita dal vecchio. Ilquale anche aspirava migliaia di profumi vaganti per l'ariaconnessi ciascunocon migliaia di pensierie speranzee gioiee dolori da gran tempo caduti inoblio.

- Il tuo labbro trema - disse lo Spirito. -È che hai costì sulla guancia? -

Scrooge balbettòcon un insolito balbettio dellavoceche quella era una pustolettanient'altro. Era pronto a seguire loSpirito dove meglio gli piacesse.

- Ti ricordi la via? - domandò lo Spirito.

- Se me ne ricordo! - esclamò Scrooge. -Ci andrei ad occhi chiusi.

- Strano però che per tanti anni te ne sia scordato! -osservò lo Spirito. - Andiamo. -

E andarono per quella via. Scrooge riconosceva ognicancelloogni alberoogni piolo; quand'ecco apparve in distanza un villaggettocol suo bravo pontela sua chiesail suo fiume tortuoso. Videro venire altrotto certi cavallinimontati da ragazzii quali chiamavano altri ragazzi inbiroccino o su qualche carrettaguidati da un fattore. Tutti cotesti ragazzierano in grande allegria e tante grida si scambiavano che la vasta campagnasuonava di una musica gioconda e l'aria stessa rideva in udirla.

- Queste - disse lo Spirito - sono ombre dicose che furono. Non hanno coscienza di noi. -

I lieti viaggiatori si avvicinavano; e via viaScrooge li riconosceva e diceva il nome di ciascuno. Perché si rallegrava oltreogni dire in vederli? perché gli brillava la fredda pupilla e il cuore gli dièun balzo? perché sentì un'insolita dolcezzaudendoli augurarsi un allegroNatalenel punto di separarsi nei crocicchi o nei sentieri traversi perandarsene alle case loro? Che gli premeva a Scrooge di un allegro Natale? Aldiavolo il Natale con tutta l'allegria! Che bene gli aveva mai fatto il Natale?

- La scuola non è ancora deserta - disse loSpirito. - C'è un ragazzo lìvediloche i compagni hanno lasciato dasolo. -

Scrooge disse di riconoscerloe un impeto disinghiozzo lo prese alla gola.

Uscirono dalla via maestra per un ben noto sentieroe presto si avvicinarono ad un fabbricato rossastrocol suo capannuccio in altoe la sua banderuola e in quello una campana sospesa. Era una gran casamacaduta in bassa fortuna; deserti gli stanzoniumide e muffite le paretirottele finestre e sdrucite le porte. I polli chiocciavano e si pavoneggiavano nellestalle; le rimesse e le tettoie erano preda dell'erba. Né la parte internaserbava traccia dell'antico stato; perchéentrando nella corte malinconica eguardando per le porte spalancate di molte salevidero queste miseramentefornitefreddeampie. C'era nell'aria un sentore terrignouna nuditàfreddolosa in tuttoche in certo qual modo si associava all'idea dell'alzarsitroppo presto a lume di candela e del non aver molto da mangiare.

Andaronolo Spirito e Scroogedi là della corteverso una porta alle spalle della casa. Si aprì loro davantimostrando uncamerone nudo e malinconicoche pareva anche più vuoto di quel che era percerte file di banchi e di leggii. Ad uno di questipresso un misero fuocherelloleggeva tutto solo un ragazzo; e Scrooge cadde a sedere sopra uno di questibanchi e pianse a riveder sé stessomiserodimenticatocome allora solevaessere.

Non un'eco latente nella casanon un rosicchio ditoponon una gocciola cadente nella corte della fontanina gelata a mezzononun sospiro fra i rami spogliati di un misero piopponon lo sbattimento monotonodella porta di un magazzino vuotononon un crepitio del fuoco che non cadessesoave sul cuore di Scroogeche non gli spremesse più dolci le lagrime.

Lo Spirito gli sfiorò il braccio ed accennò alragazzo leggente. Di bottoun uomostraniero al vestitosi mostrò vivo evero di là della finestra: portava un'accetta nella cintola e menava per lacavezza un somaro carico di legna.

- Vedivedi! - esclamò Scrooge in estasi. -È Alì Babà! quel caro vecchio di Alì Babà! Ehaltro se lo riconosco! Ungiorno di Natalequando quel ragazzo lì avevano lasciato solo qui dentroeglivenne il buon Alìvenne per la prima voltaproprio come adesso. Poveroragazzo! E Valentinoquel birbone di suo fratello; eccoli tutti e due! Equell'altrocome si chiamache fu deposto mezzo svestito e dormendo alle portedi Damasco: non lo vedete lì anche lui? E il valletto del Sultano voltatosottosopra dai Genii: eccolo lì col capo di sotto! Gli sta il dovere! bravodieci volte! o che c'entrava lui a sposar la Principessa! -

Avrebbero avuto di che stupire i colleghi di Scroogese lo avessero udito effondersi in tanta tenerezza con una strana voce tra ilpianto e il risose avessero veduto quella sua faccia rossa come di fuoco!

- Ecco il pappagallo! - esclamò Scrooge. -L'ali verdi e la coda gialla con in capo quel ciuffetto che pare una lattuga;eccolo davvero! "Povero Robinson Crusoe" così gli dissequando tornòa casa dall'aver fatto il giro dell'isola. "Povero Robindove sei statoRobin?" Lui si credeva di sognarema niente affatto. Era il pappagallo cheparlavacapite. Ed ecco Venerdì che corre alla piccola baia per mettersi insalvo. Ohe! animo! avanti! -

Poicon un'insolita rapidità di transizioneesclamòcompiangendo l'altro sé stesso: "Povero ragazzo!" e di nuovo ruppe inlagrime.

- Vorrei - sussurròcacciandosi la mano intasca e guardandosi attornodopo essersi asciugato gli occhi con la manicavorrei.... ma è troppo tardi ormai.

- Che c'è? - domandò lo Spirito.

- Niente - rispose Scrooge. - Niente. C'èstato un ragazzo iersera che cantava alla mia porta una canzonetta di Natale.Vorrei avergli dato qualche cosaecco. -

Lo Spirito sorrise meditando e con la mano accennòdi tacere. Poi disse: "Vediamo un altro Natale."

Subito il primo Scrooge si fece più grande e ilcamerone divenne più buio e più sudicio. Screpolavansi usci e finestre;piovevano pezzi d'intonaco e scoprivansi gli assicelli del soffitto. Come ciòaccadesseScrooge lo sapeva quanto voi. Questo sapeva che le cose erano andatecosì per l'appunto; e che egli stava lìsolo come primasempre soloquandotutti gli altri ragazzi erano scapolati a casa a godersi le buone feste.

Non leggeva ora; andava su e giùdisperato. Scroogesi volse allo Spiritoe tristemente crollando il capo guardò con ansia versola porta.

Questa si aprì. Una ragazzinamolto più piccoladel ragazzobalzò dentrogli gettò le braccia al colloa più riprese lobaciòchiamandolo: "Carocaro fratello mio."

- Son venuto a prenderticaro fratello! - dissela ragazzinabattendo palma a palma e chinandosi dal gran ridere. -Andiamo a casaa casaa casa!

- A casaFanny? - domandò il ragazzo.

- Sicuro! - ribatté la bambina tutta gioconda. -A casa per davveroa casa oggi e sempre. Papà è tanto più buono di prima cheadesso si sta a casa come in paradiso. Mi parlò con tanta dolcezza una certaseramentre me n'andavo a lettoche mi feci coraggio e tornai a domandargli setu potevi venire a casa. Sì che potevimi rispose; e mi ha mandato adesso conuna carrozza per prenderti. Diventi un uomosai! - soggiunse la bambinaaprendo tanto d'occhi; - e qui dentro non ci tornerai più; e staremoinsieme tutti i Natalicapisciuna vera allegria!

- Sei proprio una donna adessoFanny! - esclamòil ragazzo.

Ella batté le manidiè in una risata e fece pertoccargli il capo. Ma era troppo piccinasicchéridendo sempresi alzò inpunta di piedi per abbracciarlo. Poinella sua foga infantileprese atrascinarlo verso la porta; né egli nicchiavaché anzi la seguiva di granbuona voglia.

Una voce terribile gridò nella corte: "Portategiù il baule di Scrooge!" E nel punto stesso apparve il maestro di scuolain personache squadrò il piccolo Scrooge con feroce condiscendenza e lospaventò a dirittura con una stretta di mano. Li menò poilui e la sorellanella sala a terrenovecchia e umida quant'altra maidove parevano lividi dalfreddo i globi celesti e i mappamondi. Qui cavò da uno stipetto una boccia divino annacquato e un pezzo di mattone in forma di focacciaoffrì di questesquisitezze ai due giovinettie mandò fuori un magro servitorello per offrire"qualche cosa" al postiglioneil quale ringraziò tanto tanto ilsignorecon questo però che se il vino era della stessa vigna che avevaassaggiato primase ne stava piuttosto a bocca asciutta. Intantoil baule diScrooge era stato legato sull'imperialei ragazzi allegramente dissero addio almaestrobalzarono in carrozzae questa se n'andò di trotto giù pel viale delgiardinofacendo schizzare come spruzzi di spuma dalle brune foglie dellesemprevive la neve e la brina.

- Sempre delicata quella creaturina - disse loSpirito; - un soffio l'avrebbe fatta appassire. Ma che cuore che aveva!

- Che cuore! - ripetette Scrooge. - AveteragioneSpirito; né io vi contraddicoche Dio non voglia!

- È morta maritata - disse lo Spirito - emi pare che avesse dei bambini.

- Uno ne aveva - rispose Scrooge.

- È vero - disse lo Spirito. - Tuonipote! -

Scrooge pareva turbato assai e rispose breve: "Sì."

Benché proprio in quel punto si lasciassero dietrola scuolagià si trovavano per le vie affaccendate di una cittàdovepassavano e ripassavano ombre di uominidove si contendevano il passo ombre dicarri e carrozzecon tutto il tramestio e il tumulto di una città viva e vera.Dalle mostre delle botteghe si vedeva chiaro che anche qui si festeggiavaNatale; ma era sera e le vie erano illuminate.

Lo Spirito si fermò davanti a un certo magazzino edomandò a Scrooge se lo conosceva.

- Se lo conosco! - esclamò Scrooge. - Manon sono stato commesso qui? -

Entrarono. Un vecchio signore in parrucca se ne stavaa sedere dietro un banco; e questo era così altoche se il signore avesseavuto due pollici di piùavrebbe dato del capo nel soffitto. Non sì tostol'ebbe vistoScrooge gridò quasi fuori di sé:

- Chi si vede? il vecchio Fezziwig! Dio lo benedica!È proprio lui in carne ed ossa! -

Il vecchio Fezziwig posò la penna e guardòall'orologio che già segnava le sette. Si fregò le mani; si aggiustò il largopanciotto; rise tutto quantoda capo a piedi; e chiamò forte con una vocesonoragiovialeabbondante:

- Ehicostì! Ebenezer! Dick! -

Scrooge giovanotto entrò tutto svelto in compagniadell'altro commesso.

- È dessoè Dick Wilkins! - disse Scroogeallo Spirito. - Sì davveroeccolo lì. Mi voleva un gran bene quel Dick.Povero Dick! caro Dick!

- Ehidicoragazzi! - gridò Fezziwig. -Si leva mano per stasera. Non lo sapete ch'è la vigilia di Natale? Suchiudetele imposte! - e allegramente batteva le mani - chiudetevi dico! unoduetre! -

Non si può credere come i due giovanotti si desseroattorno! Uscirono nella via con le imposte addossounoduetre - lemisero a postoquattrocinquesei - le sbarrarono e chiusero icatenaccisetteottonove - e prima che aveste potuto contare fino adodicirieccoli dentroansanti come cavalli da corsa.

- Susvelti! - gridò il vecchio Fezziwigsaltando giù dal suo seggiolone con una prestezza meravigliosa. - Fatelargoragazzisgomberate! A teDick! da bravoEbenezer! -

Sgomberare! Avrebbero fatto uno sgombero in tuttaregola sotto gli occhi del vecchio Fezziwig. In meno di niente era fatto. Ognioggetto mobile fu portato via come se dovesse sparire per sempre dalla vitapubblica; l'impiantito spazzato e annaffiatosmoccolati i lumiammontato ilcarbone sul fuoco; ed ecco mutato il magazzino nella più acconcia ed asciutta etiepida sala da ballo che si possa desiderare in una sera d'inverno.

Ed ecco entrare un sonatore di violino col suoscartafaccioe arrampicarsi sul bancoe mutarlo in orchestrae tentare certiaccordi che parevano dolori di stomaco. Ecco la signora Fezziwiggrassotta eridanciana. Ecco le tre signorine Fezziwigraggianti e adorabiliseguite daisei giovanotti di cui esse spezzavano i cuori. Ecco tutti i giovani e le giovanidella casa. Ecco la cameriera col cugino panettiere. Ecco la cuoca collattivendoloamico intimo di suo fratello. Ecco il fattorino del magazzinoaccantosospettato di scarsa nutrizione da parte del suo principalee tuttosollecito di nascondersi dietro la ragazza della bottega dirimpettocui lapadronacome tutti sapevanoaveva tirato le orecchie. Eccoli tuttiuno dopol'altro; l'uno scontrosol'altro arditoquesti con graziaquegli congoffagginechi tirando e chi spingendo; eccoli tuttiin un modo o nell'altro.Venti coppie in una volta si muovonosi danno la manogirano in tondo; diecivengono avantitornano indietro; altre giratine parziali in tanti gruppi quantesono le coppie; la prima coppia attempata non è mai al suo postola primacoppia giovane si slancia fuori di tempotutte in ultimo diventano prime coppiee la confusione è al colmo e le risate rumoreggiano. A questoil vecchioFezziwig batte le mani in segno di altogrida "bravo!" e ilviolinista immerge la faccia rubiconda in un boccale di birrapreparato aposta. Masdegnando il ripososubito riattacca gli accordibenché non cisiano ballerinicome se il primo suonatore fosse stato trasportato a casadisfattosopra un'impostae ch'egli fosse un suonatore nuovo di trincarisoluto ad eclissare il rivale o a morire.

Ci furono altre danzee poi giuochi di penitenzaedanze da capoe una focacciae il poncee un gran pezzo di arrosto rifreddoe un altro gran pezzo di lesso rifreddoe i pasticcinie birra a profusione.Ma il grande effetto della serata venne appressoquando il violinista (unbricconaccio che sapeva il fatto suo!) intonò la contradanza "Sir Roger deCoverly". Si fece avanti il vecchio Fezziwig per ballare con la signoraFezziwige a fare da prima coppiaanche. Un bel lavoro! ventiquattro coppie daguidare; quarantotto frugoli co' quali non c'era mica da scherzareche in tuttimodi volevano ballare e che non sapevano che cosa fosse l'andar di passo!

Ma fossero stati il doppioe tre e quattro voltetantiil vecchio Fezziwig te li menava come nientee così pure la signoraFezziwig. In quanto a leiera degna di lui in tutto e per tutto; e se questo vipar pocodite voi che altro ho da dire. I polpacci di Fezziwig raggiavanoproprio; splendevano qua e là nella danza come due lune; impossibile prevederele fasi. E quando il vecchio Fezziwig e la signora Fezziwig furono arrivati infondo alla danza - avantiindietrole mani alla damainchinogirorigiroavanti da capodi nuovo a posto - il vecchio Fezziwig saltò contanta sveltezza che le gambe parvero saette e ricadde diritto come un fuso.

Battendo le undicila brigata si sciolse. La coppiaFezziwigpostasi di guardia alla portasi accommiatarono con una stretta dimano da ciascuno degli invitatiaugurando a tutti un allegro Natale. Quandotutti furono partitimeno i due commessianche con questi fecero lo stesso; ecosì le allegre voci si dileguarono e i due giovanotti se n'andarono a lettosotto un banco della retrobottega.

Durante tutta questa scenaScrooge avea comefarneticato. Con l'altro sé stessotutta l'anima sua vi aveva preso parte.Riconosceva ogni cosasi ricordavagodevaera agitatissimo. Solo quando ivisi luminosi dell'altro sé stesso e di Dick furono scomparsiei si risovvennedello Spirito e sentì che questi lo guardava fisomentre la luce del caposplendeva del massimo fulgore.

- Niente ci vuole - disse lo Spirito - perinspirare a cotesta povera gente tanta gratitudine.

- Niente! - ripeté Scrooge.

Lo Spirito gli fé cenno di ascoltare i due commessiche si espandevano in lode di Fezziwige poi disse:

- Non è forse vero? Non ha speso che qualchecentinaio di lire della vostra moneta mortale. Ti par tanto questo da meritareche lo si levi a cielo?

- Non è questo - esclamò Scroogepunto daquella domanda e parlando inconsciamente come l'altro sé stesso. - Non èquestoSpirito mio. Egli ha modo di farci lieti o tristi; di rendere il nostroservizio grave o leggerogradito o faticoso. Che il suo potere sia soltanto diparole e di occhiatedi cose così futili che non si possa registrarle esommarleche vuol dir ciò? La felicità che ci dona vale un tesoro. -

Sentì lo sguardo acuto dello Spirito e si fermò intronco.

- Che c'è? - chiese lo Spirito.

- Niente - rispose Scrooge.

- Eppure - insistette lo Spirito - qualchecosa c'è.

- No - disse Scrooge - no. Soltanto vorreipoter dire una o due parole al mio commesso. Ecco. -

L'altro sé stesso spense i lumimentre eglipronunciava quelle parole; e Scrooge e lo Spirito si trovarono di nuovo insiemeall'aria aperta.

- L'ora incalza - disse lo Spirito. -Presto! -

Ciò non era detto a Scrooge né ad altri ch'eglivedessema l'effetto fu immediato. Scrooge rivide sé stesso. Era adultonelfiore della vita. Non aveva ancora i lineamenti aspri di un'età più matura; magià portava la prima impronta delle cure e dell'avarizia. C'era nell'occhio unamobilità irrequietaavidaardenteche rivelava la passione radicata e dovesarebbe caduta l'ombra dell'albero nascente.

Ei non era solo. Sedeva accanto a una bella fanciullavestita a bruno. Alla luce dello Spiritobrillavano di lagrime gli occhi dilei.

- Poco importa - diceva ella con dolcezza -poco importa a voi. Un'altra ha preso il mio posto; e se vi vorrà tutto il beneche vi avrei voluto io e vi farà felicenon ho motivo di lamentarmi.

- Chi altra ha preso il vostro posto? - domandòegli.

- Un'altra che è di oro.

- Ecco la bella giustizia del mondo! - egliesclamò. - Siete poverovi accoppa; cercate di arricchirvivi dàaddosso peggio che mai!

- Voi ne avete troppa paura del mondo - ribattédolcemente la fanciulla. - Tutte le vostre speranze si limitano a questasola di sottrarvi al suo sordido disprezzo. Io ho veduto le vostre più nobiliaspirazioni cadere ad una ad una fino a che la passione dominanteil lucroviha assorbito. Non è forse vero?

- E che perciò? che male c'è se son divenuto piùaccorto? Verso di voi non son mica mutato. -

Ella crollò il capo.

- Son forse mutato?

- È antica la nostra promessa. Ce la scambiammoquando tutti e due eravamo contenti della povertà nostraaspettando prima odopo una sorte migliore dal nostro stesso lavoro. Voi sì che siete mutato.Eravate allora un altro uomo.

- Ero un ragazzo - ribatté egli con impazienza

- Ah no! - rispose la fanciulla - lacoscienza vi fa sentire che non eravate quel che siete adesso. Io sì. Quel checi prometteva la felicità quando avevamo un sol cuoreoggi che ne abbiamo dueè fonte di dolori. Non dirò quante volte e con che pena ho pensato a questo.Vi basti che io ci abbia pensato e che possa ora rendervi la vostra parola.

- L'ho mai forse ridomandata?

- A parolenomai.

- E in che modo dunque?

- Mutando in tuttonel caratterenelle abitudininelle aspirazioniin ogni cosa che vi faceva apprezzare il mio affetto per voi.Se nulla ci fosse stato tra noi - soggiunse la ragazza dolcemente ma confermezza - ditemilo cerchereste ora quell'affetto? Ahno! -

Mal suo gradoegli parve arrendersi alla giustezzadi quella ipotesi. Disse nondimenofacendosi forza:

- Voi non lo pensate.

- Così potessi pensare altrimenti - ribattéella - e lo sa il cielo se lo vorrei! Quando una verità dolorosa comequesta l'ho riconosciuta io stessaso bene quanto sia forte e irresistibile. Mase voi foste libero oggidomaniposso io credere che scegliereste una ragazzasenza dotevoi che nei momenti della più schietta espansionetutto valutate apeso di guadagno? e se mai per un solo istante voleste tradire il principio chevi governa fino al punto di sposarlanon so io forse che il giorno appressosareste tormentato dal pentimento? Lo sone sono sicura; epperò vi rendo laparola; ve la rendo con tutto il cuoreper l'amore di quell'altro che primaeravate. -

Egli fece per risponderema ella proseguìvoltandosi in là:

- Forsela memoria del passato me lo fa quasisperareforse ne soffrirete. Poco peròben pocoe scaccerete subito ogniricordo come un sogno vano dal quale fu bene che vi svegliaste. Possiate esserfelice nella vita che vi siete scelta! -

Lo lasciò e si separarono.

- Spirito! - disse Scrooge - non mostrarmialtro! Menami a casa: Perché ti diletti a torturarmi?

- Un'altra sola ombra! - esclamò lo Spirito.

- Nonobasta! Non voglio vedere altro. Nonmostrarmi altro! -

Ma lo Spirito inesorabile lo strinse fra le braccia elo costrinse a guardare ancora.

Erano altrove e la scena era mutata: una stanzanonvasta né bellama comoda ed acconcia. Presso al fuoco d'inverno sedeva unabella giovinetta così somigliante a quella di poc'anzi che Scrooge la credettela stessafino a che non scorse proprio leil'altradivenuta ormai unagraziosa matronaseduta di faccia alla figliuola. C'era nella stanza unfracasso dell'altro mondoper via di una vera nidiata di bambini che Scroogenell'agitazione suanon poteva contare; non erano giàcome nella famosacanzonequaranta ragazzi che se ne stavano cheti come se fossero uno solomainvece ciascuno di essi valeva per quaranta. Le conseguenze di ciò erano cosìtumultuose che non si può dire; ma nessuno se ne dava pensiero; invece madre efiglia se la ridevano cordialmentee questamescolatasi un tratto a queigiuochifu subito crudelmente saccheggiata da quei minuscoli briganti. Che cosanon avrei dato io per essere uno di loro... benché così crudele non sareistato mainono! Per tutto l'oro del mondo non avrei arruffato e tirato giùquei capelli così bene aggiustati; e in quanto alla scarpettina aggraziatanonglie l'avrei mica strappata a forza. Dio mi benedica! nemmeno per salvarmi dallamorte. Un'altra cosa non avrei osatoche quei monelli facevano come se nientefosse: misurarle la vita: perché avrei temuto di esserne punitorimanendo colbraccio incurvato per tutta l'eternità. Eppurelo confessoavrei desideratotanto tanto sfiorare quelle sue labbrafarle qualche domanda perché leaprisseguardare le ciglia di quegli occhi abbassati senza provocare unrossoresciogliere quell'onda di capelli di cui un sol ricciolino sarebbe statoun ricordo inestimabile; e in somma avrei voluto avere la libertà di un ragazzoed essere abbastanza uomo da apprezzarne il valore.

Ma eccosi sente bussare alla portae subito contanta furia vi si scagliano tuttiche la poverinatutta ridente e con le vestigualciteproprio nel mezzo del gruppo tumultuosotrovasi davanti al babbo chetorna a casa in compagnia di un uomo carico di balocchi e doni di Natale. Chestrilli acutiche lottache assalti all'indifeso portatore! che scalata glidavano montando sulle seggioleche frugamenti gli facevano per le taschecomelo spogliavano dei suoi fagottilo afferravano per la cravattaglis'appendevano al collogli davano pugni nelle reni e calci nelle gambe in segnod'irrefrenabile affezione! che grida di stupore e di giubilo allo svolgere diogni fagotto! che spavento è quello di tutti quando si sorprende il piùpiccino nell'atto di cacciarsi in bocca la padella della bambola e lo sisospetta di aver ingoiato un tacchino di zucchero con tutta la tavoletta che losostiene! che sollievo immenso nel trovare che non ce n'era niente! che gioiache gratitudineche estasi! Tutte cose che non si possono descrivere. Bastasapere che i ragazzi con tutte le loro emozioni uscirono dal salottinoe su peruna scalettauno dopo l'altrose n'andarono a dormirelasciando la calma dovetesté aveva infuriato la tempesta.

Ed ora Scrooge guardò più intentoperché ilpadrone di casamentre la figliuola si appoggiava a lui con affettosedettecon lei e con la madre davanti al caminetto; e quando pensò che una creaturacome quellagraziosa e promettentegli avrebbe dato il nome di padre e avrebbefatto fiorire una primavera nel triste inverno della sua vitasi sentì lavista oscurata dalle lagrime.

- Bella - diceva il maritosorridendo allamoglie - oggi ho incontrato un vecchio amico.

- Chi?

- Indovina!

- Come vuoi che faccia?... Zittoci sono -soggiunse ridendo come lui. - Il signor Scrooge.

- Per l'appunto. Son passato pel suo banco; e siccomela finestra non era chiusa e una candela ardeva di dentronon ho potuto fare ameno di vederlo. Il sociosento direè in punto di morte; ed ei se ne stava làsolo. Solo nel mondocredo.

- Spirito! - esclamò Scrooge con voce soffocata -toglimi di qui!

- Ti ho detto - rispose lo Spirito - chequeste son ombre di quel che fu. Non mi devi incolparese son ora quel chesono!

- Toglimi di qua! - tornò a pregare Scrooge. -Non resisto più! -

Si volse allo Spiritoe vedendo che questi loguardava con un certo strano viso nel quale confondevansi tutti i visiapparsigli fino alloragli si scagliò addosso.

- Lasciami! Riportami a casa. Non m'importunare di più! -

Nella lottase tale si potea dire quella in cui loSpiritosenza visibile resistenzarimaneva incrollabile e sereno a tutti glisforzi dell'avversarioScrooge notò che la luce gli brillava sempre più vivasul capo; e sospettando in quella la cagione dell'influenza sopra di séesercitataafferrò di botto il cappello a spegnitoio e con un rapido movimentoglielo fece ingozzare.

Lo Spirito si accasciò sottoin modo da esser tuttocoperto dallo spegnitoio; ma per quanta forza mettesse Scrooge a premere con ledue maninon riusciva a nascondere la lucela quale sfuggiva in onde dallabbro e spandevasi sul suolo.

Ei si sentiva fiaccato e una sonnolenza irresistibilelo vinceva; sentiva anche di trovarsi in camera propria. Diè allo spegnitoio unlattone d'addioallentò le mani ed ebbe appena il tempo di raggomitolarsi nelletto prima di cadere in un sonno profondo.

 

 

StrofaTerza

 

Ilsecondo dei tre spiriti

 

Destato nel pieno di un russo prodigiosamentefragoroso e sorgendo a sedere nel mezzo del letto per raccogliere i suoipensieriScrooge non ebbe bisogno di sentirsi dire che il tocco stava persuonare da capo. Sentiva di esser tornato in sé al momento preciso perabboccarsi col secondo messo mandatogli per mezzo di Giacobbe Marley. Se noncheper un molesto ribrezzo che lo pigliò pensando a quale delle cortine ilnovello Spirito si sarebbe affacciatole aprì tutte con le proprie mani; poirimettendosi a giacerestette tutto vigile a guardare intorno. Voleva subitoaffrontar lo Spirito e non già spiritar dalla sorpresa.

Le persone franchele quali si vantano di nonconoscere che un paio di emozioncelle e di star sempre salde ad ogni sorpresaesprimono la vasta misura del loro coraggio impassibile dicendosi buone cosìper una partita a birilli come per sbudellare un uomo in duello. Tra i dueestremi ci deve essere però un campo piuttosto vasto e variato. Senza osare dimettere Scrooge a quell'altezzavorrei nondimeno farvi credere ch'egli erapronto a molte e strane apparizioni e che nulladalla vista di un bambino aquella di un rinocerontegli avrebbe recato un grande stupore.

Oral'essere preparato a tutto non volea mica direch'ei fosse preparato a niente; e per conseguenzaquando il tocco squillò enessun'ombra apparveei fu preso da un violento tremore. Cinque minutipassaronodieciquindicie niente veniva. Egli intantosempre giacente sullettosi vedeva fatto centro di una gran luce rossastrapiovutagli sopra nelpunto stesso in cui l'ora era battuta; la quale lucenon essendo altro cheluceera più spaventevole di una dozzina di spiritinon potendo egliindovinare che cosa volesse dire e che ne uscirebbe. A momentilo pigliava iltimore di essere egli stesso un caso interessante di combustione spontaneasenza aver neppure la consolazione di saperlo. Alla fineperòincominciò apensare - come voi ed io avremmo pensato subitoperché le personeestranee al caso sanno sempre egregiamente quel che si dovea fare nel tal caso elo avrebbero fatto senz'altro - alla finedicoincominciò a pensare chel'arcana sorgente di cotesta luce spiritica potesse essere nella cameracontigua; dalla quale infattiseguendone i raggila si vedea scaturire. Presoda quest'ideasi alzò pianamente e se n'andò strascicando in pantoffole versola porta.

Nel punto stesso che metteva la mano sul saliscendiuna strana voce lo chiamò per nome e gl'impose di venire avanti. Scrooge obbedì.

Era la sua cameraproprio quellama trasformatamirabilmente. Pendevano dal soffitto e dalle pareti tante frasche verdeggiantida formare un vero boschettodi mezzo al quale le bacche lucenti mandavanoraggi di fuoco vivo. Le frondi grinzose delle quercedell'ederadell'agrifoglio rimandavano la lucecome specchietti tremolanti; e una vampacosì poderosa rumoreggiava su per la gola del caminoche quel gelido focolarenon avea mai visto la simile a tempo di Scrooge e di Marley o per molti e moltiinverni passati. Ammontati per terraquasi a formare una specie di tronovedevansi tacchiniforme di caciocacciapolligran tocchi di carnerifreddaporcellini di lattelunghe ghirlande di salsiccefocacce epasticcinibarili di ostrichecastagne bruciatemele rubicondearancesuccosepere melateciambelle immanitazzoni di ponce bollentecheannebbiavano la camera col loro delizioso vapore. Adagiavasi su cotestogiaciglio un allegro Gigantemagnifico all'aspettoil quale brandiva con ladestra una torcia fiammantequasi a foggia di un corno di Abbondanzael'alzaval'alzavaper gettarne la luce sulla persona di Scrooge nel punto chequesti spingeva dentro il capo dalla porta socchiusa.

- Entra! - gridò lo Spirito. - Entra! eimpara a conoscermiuomo! -

Scrooge entrò timidamente e piegò il capo davantiallo Spirito. Non era più l'arcigno Scrooge di prima; e benché gli occhi diquello fossero limpidi e buoninon gli piaceva troppo di incontrarli.

- Io sono lo spirito di questo Natale - disse loSpirito. - Guardami! -

Scrooge reverente obbedì. Portava lo Spirito unasemplice veste verde-cupoo tunica che fosseorlata di pelo biancola qualecon tanta scioltezza gli pendeva indossoche l'ampio torace sporgeva nudo comesdegnoso di celarsi o difendersi in alcun modo. Anche i piedidisotto alleampie pieghe della vestevedevansi nudi; e sul caponessun altro cappello cheuna ghirlanda d'agrifoglio aggraziata da ghiacciuoli scintillanti. Lunghi efluenti i riccioli della chioma nera; libericome il viso era aperto e genialelucido l'occhioaperta la manogioconda la vocefranchi gli attiridentel'aspetto. Legata alla cintura portava un'antica guainasenza lama dentro etutta mangiata dalla ruggine.

- Un altro come me - esclamò lo Spirito -tu non l'hai visto mai!

- Mai - rispose Scrooge.

- Non sei andato attorno co' più giovani della miafamiglia; voglio dire (perché io sono giovanissimo) i miei fratelli maggiorinati in questi ultimi anni?

- Non mi pare - disse Scrooge. - temo dino. Avete avuto molti fratelliSpirito?

- Più di milleottocento - rispose lo Spirito.

- Una famiglia tremenda a mantenere! - borbottòScrooge.

Lo Spirito si alzò.

- Spirito - pregò Scrooge in atto sommesso -menatemi dove vi piace. Stanotte scorsa sono andato fuori per forza ed hoimparato una lezione che già mi va lavorando dentro. Questa notte quisem'avete da insegnar qualche cosafate che io ne profitti.

- Tocca la mia veste! -

Scrooge non se lo fece dire due volte e vi si tennesaldo.

Agrifoglioquercebacche rosseederatacchinicaciopollicacciatocchi di carneporcellinisalsicceostrichefocaccepasticcifruttaponcetutto sparì all'istante. E così pure la camerae ilfuocoe la vampa rosseggiantee l'ora della notte. Ed eccoli tutti e duelamattina di Nataleper le vie della cittàdove la gente faceva una certamusica barbarescama non affatto spiacenteraschiando la neve davanti allecase o di sopra ai tettidondefra le gioconde acclamazioni dei ragazzipiovevano le bianche falde e turbinavano nell'aria burrasche artificiali.

Nere parevano le casepiù nere le finestretra ilbianco e morbido lenzuolo di neve steso sui tetti e la neveun po' meno pulitache copriva il suolo. Questa era stata dissodata ed arata in solchi profondidalle ruote dei carri e delle carrozze; e cotesti solchiall'incrociarsi dellevie principalis'intersecavano cento e cento voltefacendo intricati canalinella mota giallognola e nell'acqua diacciata. Il cielo era foscoe le vie piùanguste erano affogate da una densa nebbia che cadeva in nevischio e in pioggiadi atomi fuligginosicome se tutti i camini della Gran Bretagna avessero presofuoco di comune accordo e allegramente divampassero. In verità né il tempo eramolto allegro né la cittàe nondimeno una certa allegrezza spandevasi intornoche il più limpido cielo e il più splendido sole d'estate non avrebbero potutodare.

Perché la gente che spazzava i tetti era piena dibrio e di contentezza; si chiamavano da una casa all'altrasi scambiavano ditanto in tanto una pallottola di neve - proiettile più innocuo di parecchifrizzi - ridendo cordialmente se coglievano giusto e non meno cordialmentese sbagliavano la mira. Le botteghe dei pollaioli erano ancora mezzo apertequelle dei fruttivendoli raggiavano gloriose. Quadei grossi panieri dicastagnerotondipanciutisimili agli ampi panciotti di vecchi corcontentitentennavano fuori della portapronti a rovesciarsi nella via della loroapoplettica corpulenza. Làdelle cipolle di Spagnarossastregonfielucentinella loro carnosità come frati di Spagnaocchieggiavano furbescamentedall'alto delle scansie alle ragazze che passavano guardando di sottecchi airami sospesi di visco. E poipere e meleammontate in piramidi fiorenti; mazzidi grappoli che la benevolenza del venditore avea sospesi bene in vistaperchéla gente si sentisse l'acquolina in bocca e si rinfrescasse gratis et amore;montagne di nocciuolemuscose e bruneche ricordavano con la loro fragranzaantiche passeggiate nei boschi dove s'affondava fino alla noce del piede nellefoglie secche; biffins di Norfolkpaffuti e nericciche rialzavano il giallodegli aranci e dei limonie nella compattezza delle succose persone urgevano epregavano per essere portati a casa bene avvolti nella carta e mangiati dopodesinare. Gli stessi pesci d'oro e d'argentoesposti in tanti boccali fra tantaricchezza di fruttabenché appartenessero ad una razza malinconica e freddasi accorgevano in certo modo che qualche cosa d'insolito accadevae tuttigrossi e piccinigiravano e rigiravano aprendo la bocca pel loro piccolo mondoin una lenta e tranquilla agitazione.

E le drogherie! ohle drogherie! chiuse a metàosolo con una o due imposte tolte via; ma che bellezza di spettacolo traverso aquelle aperture! e non era soltanto che le bilance suonassero allegramente sulmarmo del bancoo che le forbici tagliassero così svelte lo spago degliinvoltio che i barattoli passassero rumoreggiando di mano in mano comebussolottio che i profumi mescolati del tè e del caffè accarezzassero ilnasoo che i grappoli di uva passa fossero così pieni e biondie le mandorlecosì candidee la cannella così lunga e drittae così squisite l'altrespeziee le frutta candite così ben vestite e brillanti di zucchero dacommuovere e far sdilinquire i più freddi spettatori. E non era nemmeno che ifichi fossero sugosi e polputio che le susine di Francia arrossissero nellaloro agrezza pudica nelle scatole riccamente adorneo che ogni cosa fosse buonada mangiare e si mostrasse nei suoi abiti della festa natalizia. Ma gliavventori bisognava vedere! gli avventori ansiosi e frettolosii quali pergodere le provviste della giornatasi rotolavano l'uno sull'altro alla portasi urtavano co' panierilasciavano sul banco la roba compratatornavanocorrendo a riprenderlafacendo cento errori simili con la maggior possibileallegria; mentre il droghiere e i suoi garzoni erano così franchi e giovialiche i lucidi fermagli a cuore dei loro grembiuli potevano passare pei lorocuoriesposti all'osservazione generale e a disposizione di chi più livolesse.

Ma di lì a poco le campane chiamarono la buona gentein chiesa o alla cappellaed eccoli sbucare in frotta dalle vie con gli abitidella festa e i visi più allegri. Enel punto stessoecco scaturire davicolettiandronichiassuoliuna moltitudine di gente che portava il suodesinare al fornaio. La vista di cotesti poveri festaioli pareva star molto acuore allo Spiritoil qualecon allato Scroogesi fermò sulla soglia di unfornoe sollevando i coperchi dei piatti via via che passavanospargevaincenso sulle vivande con una scossa della sua torcia. Strana torcia era questaperché una o due volteessendo corse parole vivaci fra alcuni di queiportatori di desinariei ne schizzò una spruzzaglia di acqua che subito lifece tornare di buon umore. Era una vergognadicevanobisticciarsi il giornodi Natale. E così era in effetto! Dio di misericordiacosì era!

Una dopo l'altra tacquero le campane e i forni sichiusero; eppurenel vapore umido che si librava sopra ogni fornole cuistesse pietre fumavano come se anch'esse si cocesseroc'era una giocondairradiazione di tutti cotesti desinari e del cuocersi lento.

- C'è forse un sapore speciale nello spruzzo dellavostra torcia? - domandò Scrooge.

- C'è. Il mio.

- E si può comunicare a qualunque desinare d'oggi?

- A qualunque desinare cordialmente offertoesoprattutto ai più poveri.

- Perché?

- Perché i più poveri ne hanno più bisogno.

- Spirito - disse Scrooge dopo aver pensato unmomento - io stupisco che proprio voifra tutti gli esseri dei tantimondi che girano intornoproprio voi vi siate accollato l'ufficio di lesinare aquesta gente le occasioni di un piacere innocente.

- Io! - esclamò lo Spirito.

- Voi togliete loro il mezzo di desinare ogni settimogiornoche è spesso il solo giorno in cui si possa dire che siedono a mensa.Non è forse vero?

- Io! - esclamò lo Spirito.

- Non siete voi che volete chiusi questi forni ilsettimo giorno? Mi pare che torni lo stesso.

- Io voglio cotesto! - esclamò lo Spirito.

- Perdonatemi se ho torto. In vostro nome si faoalmeno in nome della vostra famiglia - disse Scrooge.

- Vivono alcuni su cotesta tua terra - risposelo Spirito - i quali si figurano di conoscer noi e compiono in nome nostroi loro atti di iraorgogliomalvagitàodioinvidiaipocrisiaegoismo; ecostoro sono così estranei a noi e a tutta la nostra famiglia come se maifossero venuti al mondo. Ricordati questoe le azioni loro addebita a loronongià a noi. -

Scrooge promise che così avrebbe fatto; e andaronooltreinvisibili come primaper entro ai sobborghi della città. Una singolarevirtù avea lo Spirito (già da Scrooge notata pocanzi) chead onta dellagigantesca staturaei s'acconciava comodamente dovunquee che sotto il tettopiù basso serbava la stessa grazia e la stessa dignità soprannaturale cheavrebbe spiegato sotto le volte maestose di un palazzo.

E fu per avventura la compiacenza che il buonoSpirito trovava nel far mostra di cotesto suo potereo forse la sua stessanatura generosa e cordiale e la sua simpatia per tutti i poveriche lo portòdifilato a casa del commesso di Scrooge. Ivi si recòtraendosi dietro Scroogeattaccato al lembo della veste; e giunto sulla soglialo Spirito sorrise e sifermò per benedire la dimora di Bob Cratchit con gli spruzzi della sua torcia.Figurarsi! Bob non aveva che quindici bob alla settimanacome il popolo chiamagli scellini; tutti i sabati intascava appena quindici esemplari del suo nome dibattesimo; eppure lo Spirito di Natale volle benedire quella sua casetta diquattro camere.

Si alzò allora la signora Cratchitla moglie diBobcon indosso una povera veste due volte rivoltatama tutta galante dinastrii quali costano poco e fanno una figura vistosa. E la signora Cratchitmise la tovagliacon l'aiuto di Belinda Cratchitsecondogenitaanch'ellaraggiante di nastri; mentre il piccolo Pietro Cratchitchinandosi per immergereuna forchetta nella pentola delle patateriusciva a cacciarsi in bocca le puntedel suo mostruoso collo di camicia (proprietà paternaconferita al figlio ederede in onore della festa) e bruciava dalla voglia di far pompa di tantabiancheria nelle passeggiate alla moda. Due Cratchit più piccinimaschio efemminairruppero dentro gridando che di fuori al forno aveano sentito l'odoredell'oca e che l'avevano riconosciuta per l'oca loro; e inebriandosi nellafestosa visione di una salsa di salvia e cipollai due piccoli Cratchit sidettero a danzare intorno alla tavolae levarono a cielo il signor Pietroilqualeumile in tanta gloria benché quasi soffocato dal collo immanesoffiavanel fuocofino a che le patate levarono il bollore e picchiarono forte alcoperchio della pentola per esser tratte fuori e pelate.

- Che fa il babbo che non si vede! - disse lasignora Cratchit. - E vostro fratelloTini Tim? E Marta? l'altro Nataleera già qui da mezz'ora!

- Ecco Martamamma! - disse una giovinettaentrando.

- Ecco Martamamma! - gridarono i due Cratchitpiccini. - Se sapessi che oca c'èMartache oca!

- Ahfigliuola miache Dio ti benedicacome vienitardi! - disse la signora Cratchitbaciandola una dozzina di volte etogliendole lo scialletto e il cappellino con materna sollecitudine.

- Abbiamo avuto un sacco di lavoro da finirerisposela fanciulla - e s'aveva a consegnarlo stamanemamma.

- Benebene! Adesso che ci seinon importa -disse la signora Cratchit. - Mettiti un po' qui al fuococaradatti unafiammatinache il Signore ti benedica!

- Nono! Ecco papà che viene - gridarono idue piccoli Cratchitche si trovavano nel momento stesso dapertutto. -NasconditiMartanasconditi! -

E Marta si nascose; e subitoecco entrare Bobilpadrecon tre braccia di cravatta pendente davantisenza contar la frangiaco' vestiti ben rimendati e spazzolati per parer di festae con Tiny Tim sullaspalla. Povero Tiny! ci portava una gruccetta e una macchinetta di ferro pertenersi ritto!

- E Marta dov'è? - esclamò Bob guardandosiattorno.

- Non viene - rispose la moglie.

- Non viene! - ripetette Bobperdendo di bottotutta l'allegria con la quale avea trottato per conto di Tiny dalla chiesa finoa casa. - Non vieneil giorno di Natale! -

Marta mal soffriva di vederlo scontentofosse ancheper celia; sicché sbucò prima del tempo dal suo nascondiglio e gli si gettòfra le bracciamentre i due piccoli Cratchit si pigliavano Tiny Tim e se loportavano nel lavatoio per fargli sentire come cantava il bodino nellacasseruola.

- E come s'è portato il piccolo Tim? - domandòla signora Cratchitdopo aver motteggiato Bob sulla sua credulità e dopo chequesti si fu saziato di abbracciar la figliuola.

- Come un angelo - rispose Bob - e meglioancora. Stando tanto tempo a sederediventa meditativo e non ti puoi figurareche strani pensieri gli vengono. M'ha detto or oratornando a casache speravaessere stato guardato in chiesa dalla gentestorpio com'èe che deve farpiacereil giorno di Natalericordarsi di colui che fece camminare i poverizoppi e vedere i ciechi. -

La voce di Bob tremava un poco così dicendoe piùforte tremò quando soggiunse che Tim s'andava facendo più sano e più forte.

S'udì l'agile gruccetta sbattere sull'impiantitoeTiny Tim subito riapparveaccompagnato dal fratello e dalla sorella fino al suosgabelletto accanto al fuoco. Bob intantorimboccate le maniche - quasichepoverettosi potessero consumare di più! - faceva in una brocca unsuo miscuglio di ginepro e limone e girava e rigirava e lo metteva sul fuoco abollire; mentre il piccolo Pietro co' due Cratchit onnipresenti correvano aprendere l'ocacon la quale tornarono di lì a poco in processione solenne.

Tanto fu il trambusto che ne seguì da far pensareche un'oca fosse il più raro fra i volatiliun fenomeno pennutoal cuiconfronto un cigno nero era la bestia più naturale di questo mondo: e davveroin quella casa c'era da credere che così fosse. La signora Cratchit fecefriggere il succogià preparato in una padellina; Pietrocon vigoreincredibilesi diè a schiacciare le patate; la signorina Belinda inzuccheròil contorno di mele; Marta strofinò le scodelle; Bob si fece seder vicino TinyTim a un cantuccio della tavola; i due piccoli Cratchit disposero le sedie pertuttinon dimenticando sé stessie piantatisi di guardia ai posti loro sicacciarono i cucchiai in bocca per non gridar prima del tempo di voler l'oca.Alla finemessi i piattifu detto il benedicite. Successe un momento disilenzio profondomentre la signora Cratchitguardando lungo il filo delcoltellosi preparò a trafiggere la bestia. Ma quando il coltello fu immersoquando sboccò dalla ferita il ripieno tanto aspettatoun mormorio diallegrezza si levò tutt'intorno alla tavolae lo stesso Tiny Timmesso su daidue piccoli Cratchitsi diè a battere sulla tovaglia col manico del coltello efece sentire un suo debole evviva!

Un'oca simile non s'era mai data. Disse Bob chesecondo luiun'oca di quella fatta non era stata cucinata mai. La suatenerezzail profumola grassezzail buon mercato furono oggettodell'ammirazione universale. Col rinforzo del contorno di mele e delle patateil pranzo era sufficiente: anzicome diceva tutta contenta la signora Cratchitguardando ad un ossicino nel piattonon s'era potuto mangiar tutto! Eppureciascuno s'era satollatoe i due Cratchit minuscoli specialmente eranoimmollati di salvia e cipolle fino agli occhi! Ma oramutati i piatti dallasignorina Belindala signora Cratchit uscì sola - tanto era nervosa danon voler testimoni - per prendere il bodino e portarlo in tavola.

E se il bodino non era a tempo di cottura! e se sirompeva nel voltarlo! e se qualcunodi sopra al muro del cortilese l'avesserubato mentre di qua si facea tanta festa all'oca! I due piccoli Cratchit sifecero lividi a quest'ultima supposizione. Ogni sorta di orrori furonoimmaginati.

Olà! questo sì ch'è fumo! il bodino è fuori dellacasseruola. Che odor di bucato! È il tovagliolo che lo involge. Un certo odoreche è tutt'insieme di trattoria e del pasticciere accanto e della lavandaia chesta a uscio e bottega! Questo poi era il bodino. In meno di nienteecco entrarela signora Cratchitaccesa in voltoma ridente e gloriosacol bodino intrionfosimile a una palla di cannone chiazzatalisciacompattaardendo inun quarto di quartuccio d'acquavite in fiammee con in cima bene infissol'agrifoglio di Natale.

Ohun bodino stupendo! disse Bobgravementech'eilo riguardava come il massimo trionfo della signora Cratchit dal matrimonio inpoi. La signora Cratchitliberatasi ormai di quel gran pensieroconfessòschiettamente di essere stata un po' in dubbio sulla quantità della farina.Ciascuno disse la suama nessuno osservò o pensò che un bodino di quellafatta fosse scarso per una famiglia numerosa. Questa sarebbe stata un'eresiabell'e buonae l'ultimo del Cratchit ne avrebbe arrossito fino alla radice deicapelli.

Alla fineterminato il desinaresi sparecchòsispazzò il caminosi attizzò il fuoco. Assaggiato e trovato squisito ilmiscuglio nella broccafurono messe in tavola mele ed arancie e una palettatadi castagne sul fuoco. Allora tutta la famiglia si strinse presso al fuoco incircolocome Bob diceva per significare un semicircolo; e accanto a Bob fumesso tutto il servizio di cristalli: due bicchieri e un vasettino da cremasenza manico. I tre recipienti però raccolsero la calda bevanda né più némeno che tre coppe d'oro avrebbero fatto; e Bob la servì intorno con visoraggiantementre le castagne sul fuoco barbugliavano e scoppiettavano. Poi Bobdisse forte:

- Un allegro Natale a tutti noicari miei. Dio cibenedica! -

Tutta la famiglia ripetè l'augurio.

- Dio benedica tutti quanti siamo! - disseultimo di tuttiTiny Tim.

Sedeva sul suo sgabellettoproprio accosto al padre.Bob gli teneva la manina scarna per meglio fargli sentire il suo affettoe selo voleva sempre vicinoe quasi avea paura di vederselo portato via.

- Spirito - disse Scrooge con insolitasollecitudine - dimmi se Tiny Tim vivrà.

- Vedo un posto vuoto - rispose lo Spirito -all'angolo del povero focolaree una gruccetta gelosamente custodita. Se questeombre non muterà l'avvenireil fanciullo morrà.

- Nono - esclamò Scrooge. - Oh nobuono Spirito! dimmi che sarà risparmiato.

- Se queste ombre non muterà l'avvenirenessunaltro della mia stirpe - rispose lo Spirito - lo troverà qui. Chemonta? S'egli muoretanto meglioperché di tanto scemerà il soverchio dellapopolazione. -

Scrooge abbassò il capoudendo le proprie parolecitate dallo Spiritoe si accasciò sotto il pentimento e il dolore.

- Uomo - disse lo Spirito - se d'uomo èil tuo cuore e non di adamantelascia cotesto tuo tristo linguaggiofinchénon saprai qual è quel soverchio e dov'è. Osi tu forse decidere quali uominidebbano viverequali morire? Può darsi che agli occhi del cielotu sii piùindegno di vivere che non milioni di creature simili al fanciullo di questopovero uomo. Oh Dio! udir l'insetto sulla foglia pronunciare che c'è troppiviventi fra i suoi fratelli affamati nella polvere! -

Tremò Scrooge al fiero rabbuffo e abbassò umile gliocchi. Ma subito li rialzòudendo pronunziare il suo nome.

- Al signor Scrooge! - disse Bob; -propongo un brindisi al signor Scroogeprotettore di questa festa!

- Bel protettore davvero! esclamò la signoraCratchit facendosi rossa. - Lo vorrei quilo vorrei. Gli darei una certafesta a modo mioche non gli andrebbe mica a genio.

- Mia cara - disse Bob - ci sono iragazzi; è Natale!

- Un bel giorno di Natale - ribatté la moglie -se s'avesse a bere alla salute di un uomo così odiosotaccagnoduroegoistacome quello Scrooge. Tu lo saiBob! nessuno lo sa meglio di tepoveretto!

- Cara mia - ripeté Bob con dolcezza -è Natale.

- Beverò alla sua salute per amor tuo e perché èNatale - disse la signora Cratchit - per lui no. Cento di questigiorniun allegro Natale e felice capo d'anno! Starà proprio allegro e felicefigurati! -

I ragazzi bevvero anch'essi alla salute di Scrooge.Era il primo dei loro atti che non fosse cordiale. Tiny Tim bevve in ultimomanon gliene importava niente. Scrooge era l'Orco della famiglia. Il solo nome dilui avea gettato sulla lieta brigata un'ombrache non si dileguò per cinquebuoni minuti.

Dopo che fu svanitatornò l'allegria dieci volte piùschiettapel solo sollievo di essersi sbrigati di Scrooge il Malo.

Bob Cratchit disse loro di avere in vista un certoposticino per messer Pietro che avrebbe portato in casa una sommetta di sei liree cinque soldi la settimana. I due Cratchit minuscoli si sganasciarono dallerisa all'idea che Pietro diventava uomo d'affari; e Pietroper conto suoguardòtutto pensoso al fuoco di mezzo alle punte del colloquasi ventilando dentro disé che sorta d'investimenti avrebbe preferito quando fosse entrato in possessodi una rendita così sbalorditiva. Martapovera apprendista da una crestaiadisse allora che sorta di lavoro avea da fare e quante ore di fila lavorava eche si volea levar tardi il giorno appresso e godersi il riposo della festa.Disse pure di aver visto qualche giorno fa una contessa e un gran signoree cheil signore avea su per giù la statura di Pietro; al chePietro si tirò cosìalto il collo che non gli avreste più visto il capo. E intantocastagne ebevande andavano intorno; e poi ci fu una canzone a proposito di un ragazzosmarrito nella nevee la cantò Tiny Tim; la cantò con la sua vocina dolentema molto bene davveromolto bene.

Niente di nobile in tutto ciò. La famiglia non erabella; nessuno sfoggio di vestiti; le scarpe tutt'altro che impermeabili;meschina la biancheria; forse e senza forse Pietro avea anche fatto una certaconoscenza col rigattiere. Ma erano felici nondimenoriconoscentilieti ditrovarsi insieme; e nel punto stesso che si dileguavanosembrando ancor piùfelici nella pioggia di luce di cui gl'inondava la torcia dello Spirito in segnod'addioScrooge li guardò fisosoprattutti Tiny Timfino all'ultimo istante.

Calava intanto la notte e cadea fitta la neve: ementre Scrooge e lo Spirito andavano per le vieera mirabile lo splendore deifuochi rugghianti nelle cucinenei tinelliin ogni sorta di stanze. Qualafiamma vacillante mostrava i preparativi di un buon pranzettoco' piatti messiin caldo davanti al fuococon le spesse tendine rosse pronte ad essereabbassate per tener fuori il freddo e le tenebre. Làtutti i ragazzi dellacasa sbucavano correndo nella neve per essere i primi a salutare le sorellemaritatei fratelligli ziile ziei cuginile cugine. Quaancorasiripercotevano sulle tende le ombre dei convitati; e làun gruppo di bellefanciulletutte incappucciate e con gli stivaletti impellicciatie tuttechiacchierando a corose n'andavano saltellanti da qualche loro vicino; e guaiallora allo scapolo - e ben lo sapevano le furbe! - guai allo scapoloche le avesse viste entrare in un baleno di luce e di bellezza!

Dal numero della gente che si avviava alle amichevoliriunionic'era da figurarsi che nessuno fosse in casa per riceverementreinvece in ogni casa s'aspettava gente e si faceano enormi fiammate neicaminetti. Come esultava lo SpiritoDio benedetto! come scopriva l'ampiotoracecome apriva la palma capacee si librava altoversando su tutto conmano generosa lo splendore della sua gioia innocente! Perfino il lumaiochecorreva avanti punteggiando di luce le vie tenebrosegià agghindato per passarla sera in qualche postorise forte quando lo Spirito gli fu accantobenchénon sapesse di aver altra compagnia che quella del Natale!

Di bottosenza che lo Spirito ne desse avviso conuna parolasi trovarono in una deserta e malinconica paludedisseminata dimassi mostruosi di pietra greggiacome se fosse un cimitero di giganti. L'acquasi spandeva libera dove più le piacesseo almeno così avrebbe fatto se ilgelo non l'avesse imprigionata. Non vi cresceva altro che muscoginestraerbaccia. Giùverso occidenteil sole al tramonto avea lasciato una strisciainfocatache un momento balenòcome il vivido sguardo di un occhio dolentesu quella desolazionee via via velandosi sotto le palpebre si spensenell'orrore di una notte profonda.

- Che è qui? - domandò Scrooge.

- Qui - rispose lo Spirito - vivono iminatorii quali lavorano nel ventre della terra. Ma essi mi conoscono. Guarda! -

Brillò una luce alla finestretta di una capanna esubito andarono verso di quella. Attraversando il muro di sassi e motatrovarono una gaia brigata raccolta intorno a un bel fuoco. Un vecchio decrepitoe la sua donnaco' loro figlie i figli de' figlie un'altra generazione pergiuntarilucevano tutti nei loro abiti di festa. Il vecchiocon una voce chedi rado levavasi sui sibili del vento all'apertocantava loro una canzone diNataleuna canzone già antica di molto quando egli era ragazzo; di tanto intantogli altri a coro ripetevano il ritornello. Alzandosi le voci lorosialzava anche e diveniva più gioconda la voce del vecchio; finito il ritornellocadeva insieme la voce di lui.

Non s'indugiò lo Spirito fra quella gentemaimponendo a Scrooge di tenerglisi forte alla vestevarcò tutta la palude e silibrò... sul mareforse? Sìpropriosul mare. Voltandosi indietroScroogeebbe ad inorridire vedendo lontano le riveuna fila spaventevole di scogli; elo intronava il tuono dei flutti furiosi che fra le atre caverne scavateavvolgevansimuggivanoinfuriavanofieramente si sforzavano di minar laterra.

Eretto sopra un banco di roccie basseuna legaall'incirca dalla rivacontro le quali rompevansi le acque per quanto lungo eral'annostava solitario un faro. Aderivano alla base enormi viluppi di algheegli uccelli della tempesta - partoriti forse dal vento come l'alga del mare -vi svolazzavano intorno alzandosi e abbassandosi come le onde che sfioravano conl'ala.

Ma anche quidue guardiani aveano acceso un lorofuocoe questo traverso alla feritoia del muro massiccio mandava un raggiolucente sulle tenebre del mare. Strigendosi le mani callose di sopra alla rozzatavola e al loro boccale di poncesi davano l'un l'altro il buon Natale; e ilpiù vecchio dei duedalla faccia accarnata e cicatrizzata dalle intemperiecome una di quelle teste scolpite che sporgono dalla prua di una vecchia naveintuonò una selvaggia canzone che poteva parere una raffica.

E lo Spirito andavaandava sempre sulle onde cupe eanelantifino a chelontani da ogni rivacom'ei disse a Scroogeraccolseroil volo sopra un bastimento. Qua il pilota alla sua ruotalassù nella gabbiala vedettapiù in là gli ufficiali di quarto: figure fantasticamenteimmobili: ma ciascuno di loro canticchiava una canzone di Nataleo pensava aNataleo di qualche passato Natale parlava basso al compagno con soavi speranzedi ritorno. E ciascuno a bordodesto o dormientebuono o malvagioaveva avutoper l'altro una parola più gentile che in qualunque altro giorno dell'anno;avea partecipato in una certa misura alla festa; avea ricordato i cari lontanipensando con dolcezza al loro memore affetto.

Fu per Scrooge una gran sorpresamentre badava aigemiti del vento e pensava alla terribilità del muoversi fra le tenebrevaneggianti sopra una ignota voragineprofonda e segreta come la mortefu perScrooge una gran sorpresacosì assorto com'eral'udire una risata squillante.E crebbe la sorpresa a mille doppiquand'ei riconobbe la voce del proprionipote e si trovò in un salottino ben rischiaratoben caldoaggiustatoconaccanto lo Spirito che sorrideva e che fissava quel medesimo nipote con unosguardo di compiacenza.

- Ahah! - rideva il nipote di Scrooge. -Ahahah! -

Se maiper un caso poco probabilevi capitassed'incontrare un uomo che ridesse più cordialmente del nipote di Scroogeio vidico che sarei lietissimo di farne la conoscenza e di cercarne la compagnia.Vogliate presentarmelove ne prego.

È un bel compensoed è anche giusto e consolantenell'ordine delle cose umaneche se il dolore e il malanno si attaccanonon cisia al mondo cosa più contagiosa del buonumore e del riso. Il nipote di Scroogeridevatenendosi i fianchiscotendo il capofacendo col viso le più stranecontorsioni; la moglieanch'essa nipote di Scroogerideva con la stessaespansione; tutti gli amici raccolti ridevano sgangheratamentecon tutto ilcuore e con un fracasso indicibile.

- Ahah! Ahahahah!

- Ha dettofigurateviche Natale è unasciocchezza! - gridava il nipote di Scrooge. - Com'è vero che sonvivol'ha detto. E lo pensava pure!

- Due volte vergogna per luiFederigo! - esclamòtutta accesa la nipote di Scrooge. Benedette coteste donne; non fanno mai nientea mezzo. Pigliano tutto sul serio.

Era graziosamolto graziosa. Un visino tuttaingenuitàstupore e pozzette; un bocchino maturoche pareva fatto per esserbaciatoe lo era di certo; ogni sorta di fossettine intorno al mentole qualiconfondevansi insieme quando ella rideva; il più raggiante par d'occhi cheabbia mai illuminato fronte di fanciulla. In complessouna certa figurinaprovocantecapite; ma anche pronta a dar soddisfazione. Ohaltro che pronta!

- È buffo davvero il vecchio - disse il nipotedi Scrooge - questa è la verità. Niente di male se fosse un tantino menoscontroso. Fatto sta che i suoi stessi difetti sono il suo malannoed io non honiente da dire contro di lui.

- Scommetto ch'è ricco sfondato - venne su lanipote di Scrooge. - Sei tu stessoFederigoche me lo dici sempre.

- E che vuol direcara mia! La ricchezza sua non gliserve a niente; non fa un briciolo di benenemmeno per sé. Non ha nemmeno lasoddisfazione di pensare... ahahah!... che ce la serba a noi tutta quantaproprio a noi.

- Io non lo posso vedere - affermò la nipotedi Scrooge. Le sorelle di lei e tutte le altre signore espressero lo stessosentimento.

- Ohio sì invece! - disse il nipote. -Me ne dispiace per lui; se pure mi vi provassinon riuscirei a volergli male.Chi è che ne soffre pei suoi capricci? Luinessun altro che lui. Eccoperesempioora s'è fitto in capo di guardarmi di traverso e non vuol venire adesinare con noi. Che ne viene?... ogni lasciato è perso. È vero però che ungran pranzo non lo ha perduto...

- Niente affatto - interruppe la moglie -io credo invece che ha perduto un pranzo eccellente. - Tutti a coro disserolo stessoe ne aveano da saper qualche cosaperché appunto si alzavano ditavola e si stringevano intorno al fuoco.

- Tanto meglioci ho gusto! - disse il nipotedi Scrooge - perché davvero non ho una fede straordinaria in questadonnetta di casa. Che ne dite voiTopper? -

Toppersi vedeva chiaroaveva adocchiato unasorella della nipote di Scroogeperché rispose che uno scapolo era unadisgraziata creatura incapace di emettere un parere in proposito: Al che lasorella della nipote di Scrooge - quella pienotta col fazzoletto di pizzinon quell'altra con le rose - si fece rossa come una ciliegia.

- ContinuaFederigo - disse la nipote diScroogebattendo le mani. - Questo benedetto uomo lascia sempre i discorsia mezzo! -

Il nipote di Scrooge dette in un'altra risataepoiché non si poteva evitare il contagioquantunque la ragazza pienotta lotentasse a furia di aceto aromaticol'esempio fu seguito da tutti.

- Stavo per dire - riprese il nipote di Scrooge -che per dato e fatto del suo guardarci di traverso e della sua cocciutaggine dinon stare allegro con noiegli si perde dei momenti piacevoliche non glifarebbero niente di male. È certo ch'ei si priva di una compagnia meno uggiosadi quanti pensieri può trovare in quella stamberga umida del suo banco o nellesue camere polverose. Per metutti gli annivoglia o non vogliagli farò lastessa offertaperché mi fa pena. Padronissimo di schernire il Natale fino algiorno del giudizioma non potrà fare a meno di pensarne un po' megliosfidoioquando mi vedrà ricomparire tutti gli anni sempre di buon umoreperdomandargli: Come si vazio Scrooge? Se questo servisse nient'altro che afargli venir l'idea di dar cinquanta sterline a quel diavolaccio del suocommessotanto per far cifra tondasarebbe già qualche cosa. E se non misbagliodebbo averlo scosso ieri. -

Adesso toccò agli altri a ridereall'idea dicotesto scotimento: Ma essendo egli un bravo ragazzo né curandosi di cheridesseropurché ridesserogl'incoraggiò nella loro espansionefacendoallegramente circolare la bottiglia.

Dopo il thèsi fece un po' di musica. Perchédavvero tutta la famiglia era musicale e sapeva il fatto suo quando intuonavaun'arietta o un ritornello; Topper in ispecieil quale pigliava ogni sorta dinote di basso profondosenza gonfiar le vene della fronte e senza farsi rossocome un gambero. La nipote di Scrooge suonava l'arpa assai benino; efra lealtresuonò un'arietta semplicissima (una cosa da nullache in due minutiavreste imparato a zufolare)la quale era stata familiare alla bambina cheveniva a prendere Scrooge alla scuolacome gli avea ricordato lo Spiritodell'altro Natale. Suonandogli dentro le note di quella cantilenatutte le cosemostrategli dallo Spirito gli tornavano in mente. Via via si sentì rammollire;e pensò che se avesse potuto udirle spessotanti anni faavrebbe forsecoltivato con le proprie mani e per la propria felicità le gentilezzeaffettuose della vitaanzi che ricorrere per conforto alla vanga del becchinoche avea scavato la fossa di Giacobbe Marley.

Ma non tutta la sera fu dedicata alla musica. Dopo unpo'vennero i giuochi di penitenza; perché fa bene a momenti tornar bambiniepiù che mai a Natalech'è una festa istituita da Dio fattosi anch'eglibambino. Aspettate! Si giocò prima di tutto a mosca cieca: Era naturale. Ed iocredo tanto che Topper fosse cieco davvero per quanto posso credere che avessegli occhi negli stivali. A parer mioc'era una tacita intesa tra lui e ilnipote di Scrooge; e anche lo Spirito n'era a parte. Il suo modo di correrdietro alla sorella pienotta dal fazzoletto di pizzi era proprio un oltraggioalla umana credulità. Inciampando nelle seggiolefacendo cader le molleurtando contro il pianofortesoffocandosi nelle tendedovunque ella andavaTopper andava appresso. Sapeva sempre dove trovavasi la ragazza pienotta. Se gliandavate addossocome qualcuno faceae gli stavate davantiegli fingeva divolervi afferrare facendo così un affronto alla vostra perspicaciae subitosgusciava di fianco nella direzione della sorella pienotta. Ella gridava spessoche non istava bene; ed avea ragionepoverina! Ma quando alla fine l'afferrò;quandoa dispetto dei guizzi di lei e del fruscio della sottana di setaei laincalzò in un cantuccio donde non c'era più scappatoia; allora la sua condottafu a dirittura esecrabile. Perché infatti quel suo pretendere di nonconoscerlae che era necessario di toccarle la pettinaturae che si doveaassicurare dell'identità stringendo non so che anello al dito di lei e palpandonon so che catena ch'ella portava al collofu davvero una mostruosavigliaccheria! E non c'è dubbio che la ragazza gli disse il fatto suoquandovenuta in mezzo un'altra persona bendatasi dettero insieme a bisbigliare contanto accaloramento dietro le tende.

La nipote di Scrooge non giuocava con gli altri amosca ciecae si raggomitolava tutta in poltroncinacon uno sgabelletto sottoi piediin un cantuccio dove lo Spirito e Scrooge le stavano alle spalle. Maalle penitenze prese parte e rispose d'incanto al "Come vi piace?" contutte le lettere dell'alfabeto. Così pure nel gioco del "Comequando edove"si dimostrò grande a diritturae con represso giubilo del maritosgominò tutte le sorelle; benché anche queste fossero furbe parecchiocomeTopper l'avrebbe potuto dire. In tutti erano una ventinatra giovani e vecchi;ma tutti giuocavanoe Scrooge con essi; il qualescordandosi per la fogaimprovvisa del sollazzarsi che la voce sua non potea da loro essere uditagridava alto la parola dell'indovinelloe più di una volta imbroccava anche;perché l'ago più sottile non era più sottile di Scroogecon tutta la suasmania di far lo gnorri.

Lo Spirito era molto lieto in vederlo così dispostoe con tanta benevolenza lo guardavach'ei pregò come un bambino gli sipermettesse di rimanere fino in fondo. Ma a questo lo Spirito si oppose.

- Ecco un altro giuoco - disse Scrooge. -Una mezz'orettaSpiritosolo una mezz'oretta! -

Era il giuoco del Sì e del No. Il nipote di Scroogepensava una cosagli altri doveano indovinarerispondendo egli soltanto sì onosecondo il caso. Il fuoco vivace delle domande gli cavò di bocca ch'eglipensava a un animalea un animale piuttosto bruttoa un animale selvaggioaun animale che grugniva qualche volta e qualche altra volta parlavache stava aLondrae girava per le viee non si mostrava in una baraccae non era portatoattorno da nessunoe non viveva in un serraglioe non era mai trascinato almacelloe non era né cavalloné somaroné vaccané toroné tigrenécanené porconé gattoné orso. A ogni nuova domandacodesto nipote sisganasciava dalle risa; e così forte ei si spassavache a momenti si doveaalzare dal canapè e batteva i piedi in terra. Alla fine la sorella pienottapresa dalla stessa convulsione d'ilarità esclamò:

- L'ho trovato! so quel che èFederigo! so quel cheè!

- E che è? - domandò Federigo.

- È vostro zio Scro-o-o-oge! -

E così era infatti. L'ammirazione fu universalebenché qualcuno obbiettasse che alla domanda: "È un orso?" bisognavarispondere: "Sì" visto che bastava la risposta negativa afrastornarli da Scroogecaso mai ci avessero pensato.

- Ci ha fatto divertire un mondo - disseFederigo - questo è certoe noi saremmo ingrati a non bevere alla suasalute. Ecco appunto un bicchiere di vino caldopronto per tutti. Alla salutedello zio Scrooge!

- Ebbene! - gridarono tutti - alla salutedello zio Scrooge!

- Un allegro Natale e un buon capo d'anno al vecchiochecché egli sia! - disse il nipote di Scrooge. - Da me non se lopiglierebbe questo augurioma io glielo fo lo stesso. Alla salute dello zioScrooge! -

Lo zio Scrooge era diventato a poco a poco così gaioe leggiero di cuoreche avrebbe risposto volentieri al brindisi della brigata eringraziato con un discorso inaudibilese lo Spirito glien'avesse dato iltempo. Ma tutta quanta la scenanello spegnersi dell'ultima parola detta dalnipotesi dileguò; e Scrooge e lo Spirito viaggiavano come prima.

Molto videromolto andarono lontanomolte casevisitaronoma sempre con buon effetto. Lo Spirito stette al capezzaledegl'infermie gl'infermi sorrisero; presso i pellegrini in terra stranieraequelli sentirono vicino la patria; con gli uomini combattuti dalla sventuraequegli uomini si rassegnarono in una più alta speranza; con la povertàe lapovertà si sentì doviziosa. Nell'ospizionell'ospedalenella prigioneinogni rifugio della miseriadove l'uomo superbo nella sua breve autorità nonavea potuto sbarrar la porta allo Spiritoei lasciò la sua benedizione einsegnò a Scrooge i suoi precetti di amore.

Fu una lunga nottese pure fu una notte; ma Scroogene dubitava un pocoperché gli pareva di veder condensate molte feste diNatale nel rapido tempo passato insieme. Notò anchema non ne fece mottochementre egli rimaneva sempre lo stessolo Spirito si faceva manifestamente piùvecchio. La cosa era stranaed ei non si poté più tenerequando lasciandouna brigata di fanciulli che solennizzavano la Befanasi accorse che i capellidello Spirito s'erano imbiancati.

- Così breve - domandò - è la vita degliSpiriti?

- La mia vita su questa terra - lo Spiritorispose - è brevissima. Termina stanotte.

- Stanotte! - esclamò Scrooge.

- A mezzanotte. Ascolta! l'ora si avvicina. -

In quel punto i tocchi degli orologi battevano trequarti dopo le undici.

- Perdonami se sono indiscreto - disse Scroogeguardando fiso alla veste dello Spirito - ma io vedo venir fuori dal lembodella tua veste non so che di strano che non t'appartiene. È un piede o unartiglio?

- Potrebbe essere un artiglioper la poca carne chelo ricopre - rispose malinconico lo Spirito. - Guarda. -

Dalle pieghe della sua veste trasse fuori due bambinistremenzitiabiettispaventevoliributtantimiserabili. Caddero ginocchioniai piedi di lui e si attaccarono saldi ai lembi della veste.

- Guardauomo! - esclamò lo Spirito. -Guardaguarda quiper terra! -

Erano un bambino e una bambina. Gialliscarnicenciosiarcigniselvaggi; ma prostrati anche nella umiltà loro. Dove lagrazia della gioventù avrebbe dovuto fiorir rigogliosa sulle loro guanceunamano secca e grinzosacome quella del tempogli avea corrositortitagliuzzati. Dove gli angeli doveano sedere in tronoascondevansi i demoni ebalenavano minacciosi. Nessun mutamentonessuna degradazionenessunpervertimento del genere umanoin qualsivoglia gradoin tutti i misteri dellamaravigliosa creazioneha mai partorito mostri così orrendi.

Scrooge indietreggiòatterrito. Tentò di dire alloSpiritoil quale glieli additavache quelli erano due bei bambini; ma leparole gli fecero groppoanzi che partecipare alla enorme menzogna.

- Spirito! son figli tuoi? - potette appenadomandare Scrooge.

- Sono figli dell'Uomo - rispose lo Spiritochinando gli occhi a guardarli. - E a me s'attaccanoaccusando i padriloro. Questo bambino è l'Ignoranza. Questa bambina è la Miseria. Guàrdati datutti e dueda tutta la loro discendenzama soprattutto guardati da questobambinoperché sulla sua fronte io vedo scritto: "Dannazione"se laparola non è presto cancellata. Negalo! - gridò lo Spiritoprotendendolemani verso la città. - Diffama pure coloro che te lo dicono! Serba ilmalecarezzalopei tuoi fini perversi. Ma badabada alla fine!

- Non hanno un rifugio? - domandò Scrooge; -non c'è per loro un sollievo?

- E non ci son forse prigioni? - ribatté loSpiritoritorcendogli contro le sue proprie parole. - Non ci son forsecase di lavoro? -

L'orologio batté le dodici.

Scrooge si guardò intorno cercando lo Spirito e nonlo vide più. Squillando l'ultimo colpogli sovvenne la predizione del vecchioGiacobbe Marleye alzando gli occhiscerse un solenne fantasmaammantato eincappucciatoil quale avanzavasicome nebbia che sfiori il terrenoalla suavolta.

 

 

StrofaQuarta

 

L'ultimodegli Spiriti

 

Lentogravesilenziosos'accostò il fantasma.Scroogein vederselo davanticadde in ginocchioperché in verità questodegli Spiriti era circonfuso di ombra e di mistero.

Un nero paludamento lo avvolgeva tuttonascondendogli il capola facciaogni forma: solo una mano distesa sporgeva.Senza di ciòsarebbe stato difficile discernere la cupa figura dalla nottesepararla dalle tenebre che la stringevano.

Sentì Scrooge che lo Spirito era alto e fortesentìche la misteriosa presenza gl'incuteva un terrore solenne. Non sapeva altroperché lo Spirito era muto e immobile.

- Sono io in presenza dello Spirito di Natale futuro? -chiese Scrooge.

Non rispose lo Spiritoe solo accennò con la mano.

- Tu mi mostrerai le ombre delle cose non accadutema che accadranno nel tempo che ci aspetta - proseguì Scrooge. -Dico beneSpirito? -

La parte superiore del paludamento si aggruppò unmomento nelle sue pieghecome se lo Spirito avesse inclinato il capo. Fu questal'unica sua risposta.

Benché oramai assuefatto a cotesta compagniadell'altro mondoScrooge avea tanta paura di quell'ombra taciturna da nonreggersi in gambe quando si trattò di seguirla. Lo Spiritoquasi accorto diquel tremoresostò un momento per dargli tempo di riaversi.

Ma il rimedio fu peggio del male. Scrooge fu preso daun brivido di vago terrorepensando che di dietro al fosco paludamento dueocchi spettrali intentamente lo fissavanomentre egliper quanto aguzzasse iproprinon poteva altro vedere che una scarna mano sporgente da un gran viluppodi nerume.

- Spirito del futuro! - egli esclamò - ioho più paura di te che di ogni altro Spirito veduto innanzi. Mapoiché so chel'intenzione tua è di farmi del benee poiché spero di mutar vitase Dio midà vitaeccomi disposto a tenerti compagnia e con animo gratoanche. Nonvorrai tu essermi cortese di una parola? -

Nessuna risposta. La mano accennava diritto inavanti.

- Ebbeneguidami! - disse Scrooge. -Guidami! La notte declinae il tempo è per me preziosolo sento. GuidamiSpirito! -

Il Fantasma si mosse lento e grave com'era venuto.Scrooge lo seguì come avvolto nell'ombra del paludamento e in quella si sentìportato via.

Non si può dire che entrassero in città; parveinvece che questa balzasse fuori di botto e li circondasse. Vi si trovavanodentroproprio nel cuore; alla borsafra i negozianti. E questi andavano su egiù frettolosie faceano tintinnare i denari in tascae discorrevano acapannellie cavavano fuori gli orologie si gingillavano in atto pensoso eco' grossi sigilli d'oro della catena. Così tante volte gli aveva visti Scrooge.

Lo Spirito si arrestò presso un gruppo di uominid'affari. Osservando la mano che gli additavaScrooge si avanzò per udire iloro discorsi.

- No - diceva un omaccione grasso con tanto dipappagorgia - non ne so gran cosa. Questo so che è morto.

- Quand'è ch'è morto? - domandò un altro.

- Ierseracredo.

- O di che? - chiese un terzopescandolargamente in un'ampia tabacchiera. - Mi pareva a me che non dovesse morirmai.

- Dio lo sa - sbadigliò il primo.

- Che ne ha fatto dei suoi danari? - domandò unsignore dal viso rubicondo con una escrescenza pendula in punta del nasolaquale tremolava come i bargigli d'un tacchino.

- Non ne ho inteso dir niente - rispose l'uomodalla pappagorgia in un secondo sbadiglio. - L'avrà lasciati alla suaDitta. A meno di certo. Questo è quanto so. -

Una risata generale accolse questa facezia.

- Ha da essere un magro funerale - soggiunsequello stesso; - perché non so davvero di nessuno che ci vada. Che direstese ci andassimo tutti noida volontari?

- Se c'è da rifocillarsinon dico di no -osservò il signore dall'escrescenza. - Se ci vengomi s'ha da nudrire. -

Altra risata.

- Bè - disse il primo - io sono il piùdisinteressato fra tutti voiperché non porto mai guanti neri e non fo maicolazione. Eppure eccomi pronto ad andarese c'è altri che mi facciacompagnia. Quando ci pensomi pare e non mi pare di essere stato il suo amicopiù intrinseco; dovunque ci si vedevasi barattavano quattro chiacchiere.Addioaddio! -

Il gruppo si sciolse si mescolò ad altri gruppi.Scrooge li conosceva tuttie si volse allo Spirito per avere una spiegazione.

Il Fantasma passò oltre in una via. Segnòcol ditodistesodue persone che s'incontravano. Di nuovo Scrooge porse ascoltopensando di trovar qui la spiegazione domandata.

Anche questi uomini gli erano noti: uomini d'affariricchissimidi gran conto. S'era studiato sempre di guadagnarsi la loro stima:benintesouna stima commercialenient'altro.

- Come si va? - chiese uno.

- E voi? - ribatté l'altro.

- Non c'è malaccio. Pare che il vecchio lesina abbiaavuto il suo conto alla fineeh?

- Così ho inteso dire. Fa freddonon vi pare?

- Siamo a Natalecapite. Voi non siete pattinatoreeh?

- Nono! Ho ben altro pel capo. Buon giorno! -

Non altro. Questo il loro incontroil colloquioilcommiato.

Scrooge avrebbe quasi stupito che lo Spirito dessetanto peso a così futili discorsi; ma per un'intima certezza che qualcheintento nascosto ci avea da esseresi diè a pensarci sopra. Non si potevasupporre che quei discorsi si riferissero alla morte di Giacobbeil suo vecchiosocioperché quella apparteneva al Passatoe i dominio di questo Spirito eratutto nel Futuro. Né gli veniva in mente altra persona che gli appartenesse. Manon dubitando punto chea chiunque si riferisseroquei discorsi aveano unamoralità latente diretta al proprio beneei risolvette di far tesoro di ogniparola che udisse e di ogni cosa che vedesse; e specialmente di osservare lapropria ombraquando sarebbe comparsa. Poichépensavala condotta del suo iodi là da venire lo avrebbe messo sulla buona viaagevolandogli la soluzione diquegli indovinelli. Si guardò attorno per trovar sé stesso; ma un altrooccupava il noto cantuccioe benché l'orologio segnasse l'ora solita del suoarrivonon vide alcuno che gli somigliasse in mezzo alla folla che si pigiavaall'entrata. Non ne stupì molto però; perché era andato rivolgendo dentro disé un mutamento di vita e pensava e sperava che questa sua assenza fosse unaprova dei novelli propositi recati in atto.

Muto e fosco gli stava sempre allato il Fantasma conla mano protesa. Quando ei si riscosseargomentòdalla direzione della mano edalla posizione del Fantasma stesso rispetto a séche gli occhi invisibiliacutamente lo scrutassero. N'ebbe un brivido per tutta la persona.

Si tolsero dalla scena affaccendata e vennero in unaoscura parte della cittàdove Scrooge non era mai penetratobenché subito nericonoscesse la postura e la mala fama. Le vie erano anguste e sudicie; miserele botteghe e le case; la gente seminudaubriacasciattabrutta. Androni echiassuolicome tante fognerigurgitavano sulle vie intricate l'oltraggio dellezzodell'immondiziadegli esseri viventi; e tutto il quartiere esalava ildelittoil sudiciumela miseria.

In fondo a cotesta spelonca infamesotto l'aggettodi una tettoiaaprivasi una bottega lurida e bassadove s'andava a comprarecenciferribottiglieuntume di rimasugli. Dentrosull'impiantitoeranoammontati chiodiuncinichiavi rugginosecatenelimebilancepesiferrivecchi d'ogni maniera. Ascondevansi forse e brulicavano segreti che non erabello approfondire in quella montagna di cenci nauseabondidi grasso corrottodi ossami. Un vecchio furfante sulla settantinagrigio di capellise ne stavaa sedere in mezzo a coteste sue mercanziepresso una stufa di vecchi mattoni.Difeso dall'aria fredda di fuori mediante un sudiciume di tenda fatta di tantepezze spaiatesospese a una cordas'andava fumando la sua pipa con tutta lavoluttà di una solitudine indisturbata.

Scrooge e il Fantasma vennero in presenza di costuinel punto stesso che una donna con un grosso fardello sgusciava nella bottega. Esubito dopo di leiun'altra donna entròcarica allo stesso modo; e le tennedietro un uomo vestito di nero rossiccioil quale non meno stupì in vederletutt'e due ch'esse non avessero fatto riconoscendosi a vicenda. Dopo un momentodi muto stuporeal quale si unì il vecchio della pipatutt'e tre dettero inuna gran risata.

- Passi avanti la giornaliera! - gridò la donnach'era entrata per la prima. - Poi venga la lavandaia; poi l'appaltatoredelle pompe funebri. Vedi un po' che bazzavecchio Joe! Pare che ci siamo datola postapare!

- Non vi potevate incontrare in un posto migliore -disse il vecchio Joetogliendosi la pipa di bocca. - Venite in salotto. Cisiete da un pezzo come a casa vostra; e gli altri due non son mica forestieri.Lasciate che chiuda la porta della bottega. Ahcome stride! sfido a trovar quidentro una sferra più rugginosa di questi arpionacci o delle ossa più vecchiedelle mie.. Ahah! Siamo in armonia del mestierecapitesiamo bene assortiti.Venite in salotto. Venite in salotto. -

Il salotto era lo spazio difeso dalla tenda distracci. Il vecchio rattizzò il fuoco con un ferro rugginoso di ringhieraesmoccolato che ebbe la lucerna fumosa (perché già era notte) col cannellodella pipasi pose questo di nuovo fra le labbra.

Nel frattempola donna che avea già parlato gettòil suo fagotto per terra e sedette sopra uno sgabelloincrociando i gomitisulle ginocchia e squadrando con mal piglio gli altri due.

- O che m'avete da diresignora Dilbersentiamo unpo'! - disse la donna. - Ognuno ha il diritto di guardare ai suoiinteressi. Anche lui non ha fatto altrovoi lo sapete!

- Altro se lo so! - rispose la lavandaia. -Nessuno lo passava per questo.

- E allorache è che mi fate cotesti occhiaccicome se aveste paura? Non c'è mica da scoprire altariniqui!

- Nodavvero! - dissero insieme la signoraDilber e l'uomo. - Speriamo di noalmeno.

- Bravi dunque! - esclamò la donna - enon se ne parli altro. Chi è che ce lo perde questo po' di roba? Nessunoameno che non sia il morto.

- Avete ragione - approvò ridendo la signoraDilber.

- S'ei se la voleva serbare anche dopo mortoquelvecchio lesinaperché non ha vissuto come tutti gli altri? Se avesse fatto cosìqualcuno gli sarebbe stato vicino quando la morte se lo ha pigliatoe nonavrebbe bocchieggiato nella sua topaia solo come un cane.

- È proprio la parola della verità. Questo glitoccavanient'altro.

- E gli avrebbe avuto a toccar peggioparolad'onoree così avessi potuto io metter le mani su qualche altra cosa. Apritequel fagottoJoee prezzatelo. Parlate chiaro. Non ho mica paura io d'esser laprima e tanto meno ch'essi lo vedano. Anche prima di trovarci quasi sapeva unpochinomi pareche i nostri affarucci li facevamo. Niente di male. Aprite ilfagottoJoe. -

Ma la galanteria dei colleghi si oppose a questoel'uomo vestito di nero rossicciomontando pel primo sulla brecciaprofferse ilsuo bottino. Non era gran che. Un par di sigilliun astuccio da matitaduebottoni di camicia e una spilla di poco valore. Il vecchio Joe esaminò edapprezzò ad uno ad uno gli oggettiscrisse sul muro con un pezzo di gesso lesomme ch'era disposto a sborsaree visto che non c'era altrotirò la somma.

- Ecco il vostro conto - disse - e nondarei niente niente di piùmi avessero anche ad arrostire. Chi viene appresso? -

Veniva appresso la signora Dilber. Lenzuola etovaglieun abitodue cucchiaini d'argento antiquatiun par di pinzette perlo zucchero e qualche stivale. Il secondo conteggio fu fatto sul muro come ilprimo.

- Con le signore - disse il vecchio Joe -sono sempre largo di mano. È una mia debolezzae gli è così che mi rovino.Eccovi il vostro conto. Se non siete contenta e volete mercanteggiaremi pentiròdi essere stato così liberale e vi farò invece una sottrazione.

- Ed oraJoe - disse l'altra donna -disfate il mio fagotto. -

Joe si pose ginocchioni per star più comodo e dopoaver sciolti un arruffio di noditirò fuori un involto grosso e pesante distoffa scura.

- O che è questo? - disse. - Uncortinaggio!

- Ah! - rispose ridendo la donna sporgendosisulle braccia incrociate. - Un cortinaggio!

- Non mi darete mica ad intendereche lo abbiatetirato giùanelli e ogni cosamentre il morto stava lìsul letto!

- Sì davvero. E perché no?

- Brava - disse Joe - voi siete nata perfar fortunae vi dico che la farete.

- Certo - rispose freddamente la donna -quando me ne verrà il destronon me ne starò con le mani in manoperriguardo a un omaccio come quello lì. NoJoeparola d'onore. E adesso non mifate sgocciolar l'olio sulle coperte.

- Anche sue? - domandò Joe.

- O di chi volete che siano? - ribatté ladonna. - Non c'è paura che pigli un'infreddaturano.

- Spero che non sia morto di male contagiosoeh? -disse Joefermandosi in tronco e alzando gli occhi.

- Niente paura - rispose la donna. - Semainon mi struggevo poi tanto della sua compagnia da stargli intorno perquesti stracci. Ah! fatevi pure a guardarla cotesta camiciache non citroverete né un buco né niente niente di logoro. Era la migliore che avesseed è anche fine. Se non c'ero iol'avrebbero sciupata.

- Sciupata? - domandò il vecchio Joe.

- Già - rispose la donna ridendo -gliel'avrebbero messa indosso per sepellirlo. E c'è stato non so che balordoche così avea fatto! ma io gliel'ho cavata di nuovo. È anche troppo lusso ilcotone per involtarvi un morto. Più brutto di quanto era con questa indossonon potrà parere di certo. -

Scrooge ascoltava questo dialogo inorridendo. Livedeva aggruppati intorno al loro bottinoalla povera luce d'una lucernaegliene veniva un odiouna nauseacome al cospetto di osceni demoni chemercanteggiassero lo stesso cadavere.

- Ahah! - ridacchiò la stessa donnaquandoil vecchio Joecavando un sacchetto di flanella pieno di denari contò aciascuno per terra la sua parte. - Qui sta il bellovedete! Ha fatto pauraa tutti quando era vivoproprio per farci guadagnar noi da morto. Ahahah!

- Spirito! - disse Scroogetremando da capo apiedi. - Vedovedo. Cotesto sciagurato potrei essere io. A questo mi menala mia vita di adesso... Dio di misericordiache cosa è questa! -

Indietreggiò dal terroreperché la scena eramutata ed ei toccava quasi un lettoun letto nudosenza cortinaggiosulqualesotto un lenzuolo sdrucitogiaceva qualche cosa d'avviluppatoil cuisilenzio stesso parlava terribilmente.

La camera era buiatanto buia da non potereosservare intorno con accuratezzabenché Scrooge aguzzasse gli occhi obbedendoa un impulso segreto che lo rendeva ansioso di sapere in che sorta di camera sitrovasse. Una luce scialbavenendo di fuorimandò un raggio su quel letto: esu questospogliatorubatosolotrascuratosenza piantogiaceva il corpodi quell'uomo.

Scrooge volse un'occhiata al Fantasma. La rigida manoaccennava al capo del morto. Il lenzuolo era così male aggiustato che colmenomo tocco d'un dito Scrooge avrebbe potuto scoprire quella faccia. Vi pensòne vide l'agevolezzase ne struggeva; ma non avea maggior potere di rimuoverequel velo che di allontanare da sé lo Spettro silenzioso.

Oh! freddarigidaspaventevole Morte! rizza qui iltuo altarevestilo di tutti i tuoi terrori. Qui davvero è il tuo regno! Ma sequel capo fosse amatoriveritoonoratonon un capello ne potresti strapparepei tuoi biechi disegninon un tratto del viso rendere odioso. Non è già chequella mano non sia grave e che non ricada abbandonata; non è già che il cuoree il polso non battano; ma quella mano era apertagenerosaleale; ma quelcuore era bravocaldoaffettuoso; ma quel polso era di un uomo. ColpisciOmbracolpisci pure! schizzeranno dalla ferita le sue buone azioni e sispargeranno pel mondo come semi di vita immortale!

Nessuna voce pronunciò queste parole all'orecchio diScroogeeppure egli le udì mentre guardava a quel letto. Se quest'uomorivivesseei pensavaquali cure lo assorbirebbero? L'avariziala crudeltàl'ingordigia? Una bella ricchezza gli hanno guadagnatodavvero!

Giacevanella cassa buia e desertasenza che unavoce di donnadi uomodi bambino dicesse: "Egli fu buono per me in questacosa o in quellae per la memoria che ne serbo io sarò buono per lui". Ungatto raspava alla porta e sotto le pietre del caminetto si udiva un rosicchiardi topi. Che cosa cercassero nella camera della morte e perché fossero cosìirrequietiScrooge non osò pensare.

- Spirito! - disse - questo luogo èorrido. Uscendonenon m'uscirà di mente la sua terribile lezionecredimi.Andiamo via! -

Semprecol rigido ditolo Spirito accennava al capodel morto.

- Intendo - rispose Scrooge - e tiubbidirei anchese potessi. Ma non ne ho la forzaSpiritonon ne ho la forza. -

Di nuovo parve che lo Spirito lo guardasse.

- Se c'è qualcuno nella cittàche pianga la mortedi quest'uomo - disse Scrooge al sommo dell'angoscia - mostrameloSpiritote ne scongiuro! -

Il Fantasma distese un momento la scura veste davantia lui come un'ala; e ritraendola scoprì una stanza rischiarata dalla luce delgiornodov'erano una madre co' suoi bambini.

Ella aspettava ansiosa qualcuno; andava su e giù perla stanza; trasaliva ad ogni rumore; si spenzolava dalla finestra; guardavaall'orologio; si provava invano a lavorare di ago; sopportava a stento le vocidei bambini che facevano il chiasso.

S'udì alla fine la bussata lungamente attesa. Ellacorse incontro al marito; un uomo dal viso emaciato e tristebenché giovaneancora. Vi si notava ora una singolare espressione; una specie di soddisfazionemalinconicadella quale si vergognava e che studiavasi di reprimere.

Sedette pel desinare che era stato tenuto in caldopresso i fuoco; e quando la donnadopo un lungo silenziogli domandòtimidamente che notizie portavaei parve impacciato a rispondere.

- Sono buone o cattive? - disse ellaperaiutarlo.

- Cattive - rispose.

- Siamo rovinati affatto?

- No. C'è speranzaCarolina.

- S'egli si è commosso - disse la moglie tuttasorpresa - allora sì! Tutto si può sperarese è accaduto un miracolocome questo.

- Oramai - rispose il marito - non si puòpiù commuovere. È morto. -

Se il viso diceva il veroella era una creatura mitee prudente; e nondimenoudendo quella nuovastrinse insieme le maniringraziando il cielo. Ne domandò subito perdono e fu dolente della disgrazia;ma il primo movimento era stato del cuore.

- Adesso si trova tutto vero quel che mi disse quelladonna mezzo brilladi cui t'ho parlato ieriquando feci per vederlo e perottenere la dilazione di una settimana. Io mi figuravo che fosse una scusa. Nonsolo stava molto malema era a dirittura moribondo.

- A chi sarà trasferito il nostro debito?

- Non so. Ma prima d'allorail danaro sarà pronto;e se mainon avremo la mala sorte d'inciampare in un creditore spietato comelui. Stanotte possiamo dormire col capo fra due guancialiCarolina! -

Sì. Comunque temperassero la cosai loro cuorierano più leggieri. I visini dei bambiniche si stringevano loro intorno perudire quel che così poco capivanobrillavano più del solito; e tutta la casaper la morte di quell'uomoera più felice! L'unica emozione che lo Spirito glipotesse mostrare come effetto di quell'eventoera di piacere.

- Lasciami vedere qualche scena di tenerezza che sileghi all'idea della morte - disse Scrooge; - se noSpiritoquellabuia camera testé lasciata mi sarà sempre davanti. -

Lo Spirito lo menò per varie vie che gli eranofamiliari; e via facendoScrooge guardava di qua e di là per trovare séstessoma in nessun posto vedevasi. Entrarono nella casettagià primavisitatadel povero Bob Cratchite vi trovarono la mamma e i figliuoliraccolti intorno al fuoco.

Erano tranquillimolto tranquilli. I rumorosipiccoli Cratchit se ne stavano a sedere in un cantucciomuti come statueeguardando a Pietro che leggeva in un libro. La mamma e le figliuole attendevanoa cucire. Ma erano molto tranquilli tuttimolto tranquilli!

- "Ed egli prese un bambino e lo mise in mezzo aloro."

Dove aveva udito queste parole Scrooge? Non le avevagià sognate. Il ragazzo avea dovuto leggerle ad alta vocementre egli e loSpirito varcavano la soglia. E perché non andava avanti?

La mamma posò il lavoro sulla tavola e si coprì lafaccia con le mani.

- Il colore - disse - mi fa male agliocchi. -

Il colore? Ahpovero Tiny Tim!

- Adesso stanno meglio - disse la moglie diCratchit. - Si vede che il lume della candela stanca la vista; e per nullaal mondo voglio far vedere a vostro padrequando tornache ho gli occhiaffaticati. Dev'essere vicino a tornare.

- È anzi passata l'ora - rispose Pietrochiudendo il libro. - Se non sbagliomammada qualche sera in qua mi parche il babbo cammini meno svelto del solito. -

Da capo tornarono a star tranquilli. Finalmente elladissecon voce forte e allegrache un sol momento tremò:

- Mi ricordo quando camminava portando in collo... miricordo quando camminava portando in collo Tiny Time andava svelto davvero.

- Anch'io me ne ricordo - esclamò Pietro. -Spesso.

- E io pure! - venne su un altro. Tutti se nericordavano.

- Gli è che il bambino era leggiero - ripreseellatutta china sul lavoro - e il babbo gli voleva tanto bene che nongli dava niente fastidio: niente. Aheccolo! -

Corse ad incontrarlo; e Bobcol suo fazzoletto alcollo - ne aveva bisognopoveraccio! - entrò. Il thè lo aspettavaaccanto al fuocoe tutti fecero a gara per servirglielo. Poi i due piccoliCratchit gli montarono sulle ginocchiae gli posarono le piccole guance di quae di là sul visocome per dire: "Viababbonon ci pensarenont'affliggere!"

Bob era allegro con loro e parlò in tono gaio atutta la famiglia. Guardò il lavoro sulla tavola e lodò la bravura e lasollecitudine della signora Cratchit e delle ragazze. Avrebbero terminato moltoprima di domenicadisse.

- Domenica! - esclamò la moglie. - Sicchéci sei andato oggi?

- Sìcara - rispose Bob. - Ti ci avreivoluta anche te. Ti avrebbe fatto del bene di vedere tutto quel verde. Ma ciandrai spesso. Gli avevo promesso che di Domenica ci avrei fatto unapasseggiatina. Caro piccino! caro caro piccino! -

Ruppe in pianti ad un tratto. Non si poté tenere. Seavesse potutonon avrebbe forse sentito così vicino il suo figlioletto come selo sentiva.

Lasciò la stanza e andò nella cameretta di soprache era tutta illuminata e ornata di ghirlande di Natale. C'era una sediaaccanto al letto del bambinoe si vedeva a più segni che qualcuno c'era statodi fresco. Il povero Bob vi sedettee quando si fu alquanto raccolto e calmatobaciò quel caro visino. Allora si rassegnò a quanto era accadutoe tornò dabasso del tutto felice.

Si raccolsero intorno al fuoco a discorrere; la mammae le ragazze lavoravano sempre. Bob narrò loro della straordinaria bontà delnipote del signor Scroogeche appena una volta avea vistoe che incontrandoloper via e vedutolo un pochino... "un pochino giùvedete" disse Bobgli avea domandato che dispiacere avesse. "Al che" disse Bob"visto ch'egli è la persona più affabile del mondogli dissi la cosa. -Me ne duole assaisignor Cratchitdisse luie anche per la vostra buonasignora. - A propositocome abbia fatto a saper questonon lo so davvero.

- A saper che cosa?

- Che tu sei una buona moglie.

- Tutti lo sanno! - disse Pietro.

- Bravo ragazzoben detto! - esclamò Bob. -Lo spero bene. "Mi duole assaidiceper la vostra buona signora. Se inqualunque modo posso esservi utiledice dandomi il suo bigliettoeccovil'indirizzo di casa. Dirigetevi a meve ne prego." Ora capisciesclamòBobnon era già pei favori che ci potea renderema quella sua affabilitàfacea veramente piacere. Pareva proprio che avesse conosciuto il nostro Tiny Time partecipasse al nostro dolore.

- Ha un buon cuorequesto è certo - disse lasignora Cratchit.

- Ne saresti certissima se lo vedessi e gli parlassi -rispose Bob. - Non mi farebbe nessuna meravigliavedis'ei trovasse aPietro un posto migliore.

- SentiPietrosenti? - disse la madre.

- E allora - esclamò una delle ragazze -Pietro s'accasa e si stabilisce per conto suo.

- Eh via! - ribatté Pietro con una smorfia.

- Prima o dopo - disse Bob - può anchedarsibenché ci sia tempo a pensarci soprafigliuolo mio. Macomunque lacosa vadaio son sicuro che nessuno di noi dimenticherà mai il povero Tiny Timnonon è vero? e nemmeno questa prima separazione in famiglia.

- Maibabbomai! - gridarono tutti ad unavoce.

- E io so pure - disse Bob - io socarimieiche quando ci ricorderemo com'egli fosse buono e pazientebenché cosìpiccinonon ci lasceremo andare a questionar fra di noise no sarebbe lostesso che scordarci di quel poveretto.

- Nobabbomai! - di nuovo esclamarono tutti.

- Sono contento - disse Bob - ohsonocontento! -

La moglie lo baciò e così fecero le figliuole e idue ragazzi. Con Pietro si dettero una forte stretta di mano. Anima di Tiny Timla tua essenza infantile veniva da Dio!

- Spirito - disse Scrooge - sento non socomeche il momento della nostra separazione è prossimo. Dimmichi eraquell'uomo che abbiamo visto disteso sul letto di morte? -

Lo Spirito di Natale di là da venire lo trasportòcome prima - benché in un tempo diverso; e in verità queste ultimevisioni non erano ordinate e soltanto apparivano tutte nel futuro - nellevie frequentate dagli uomini d'affarima non gli mostrò l'altro sé stesso.Non si fermava lo Spirito; correvacorreva diritto alla meta designatafinchéScrooge non lo pregò di arrestarsi un momento.

- Questo cortile che ora attraversiamo - disse -è da molto tempo il centro dei miei affari. Ecco la casa. Lasciami un po'vedere quel che sarò un giorno. -

Lo Spirito si arrestò; ma la mano sua accennavaaltrove.

- Lì è la casa - esclamò Scrooge. -Perché mi fai segno da quell'altra parte? -

Il dito inesorabile stette saldo.

Scrooge corse a dare un'occhiata alla finestra delsuo banco. Sempre banco erama non più il suo. Erano mutati i mobili e lapersona seduta in poltrona non gli somigliava. Il Fantasma accennava sempre allostesso modo.

Ei lo raggiunsee ruminando perché e dove se nefosse andatolo accompagnò fino a un cancello di ferro. Prima di entraresiguardò attorno.

Un cimitero. Quidunquelo sciagurato di cui glisarebbe stato svelato il nomequi giaceva sottoterra. Un bel posto davvero.Circondato da caseingombro di erbe e cespugliuna morte anzi che una vita divegetazionesoffocato dalle molte sepolturegrasso fino alla nausea. Un belposto davvero!

Lo Spirito stette fra le tombe e abbassò il ditosegnandone una. Scrooge vi si accostò tremando. Era sempre lo stesso Spiritoma parve a Scrooge travedere un pensiero nuovo e terribile nella solennitàdella sua forma.

- Prima di accostarmi a quella pietra ove tu accenni -disse Scrooge - rispondi a una sola domanda. Son queste le immagini dellecose future o soltanto delle cose possibili? -

Lo Spirito teneva sempre il dito abbassato verso latomba vicina.

- Le azioni umane adombrano sempre un certo finechepuò diventare inevitabilese in quelle ci si ostina. Ma se vengono a mutaremuterà anche il fine. Dimmi che così èdimmeloin queste scene che mi vaimostrando! -

Lo Spirito era immobile sempre.

Scrooge si trascinò a quella voltatremando; eseguendo il ditolesse sulla pietra della tomba negletta il proprio nome:EBENEZER SCROOGE.

- Son ioio quell'uomo che giaceva sul letto? -gridò cadendo in ginocchio.

Il dito accennò dalla tomba a lui e da lui allatomba.

- NoSpirito! Oh nono! -

Il dito non si moveva.

- Spirito! - gridò egli abbracciandosi alla suaveste - ascoltami! Io non son più lo stesso uomo di prima. Io non saròl'uomo che sarei statose non t'avessi seguito. Perché mostrarmi tutto questose per me non c'è più speranza? -

Per la prima volta la mano parve agitarsi.

- Buono Spirito - ei proseguìsempreprostrato - tu ti commuovi perché sei buonotu hai pietà di me. Dimmiassicurami ch'io posso ancoramutando vitacangiar queste scene che m'haimostrate! -

La mano tremò di nuovo in atto di conforto.

- Io onorerò sempre Natale nel cuoreio ne serberòil culto tutto l'anno. Vivrò nel passatonel presente e nell'avvenire. Miparleranno dentro tutti e tre gli Spiriti. Non mi scorderò delle loro lezioni.Ohdimmidimmi che mi sarà dato cancellare lo scritto di questa pietra! -

Afferrònell'angoscia che lo straziavala manodello Spirito. Questi cercò divincolarsi dalla strettama Scrooge pregava eteneva forte. Lo Spiritopiù forte di luilo respinse.

Alzando le mani in una estrema preghiera di vedermutato il suo fatoei notò una trasformazione nella veste e nel cappuccio delFantasma. Lo Spirito si strinse in sési rannicchiòsi rassodòdivenne unacolonna di letto.

 

StrofaQuinta

 

Lafine della storia

 

Sì! e quella colonna di letto era la sua. Suo illettosua la camera. Meglio ancorameglio d'ogni cosaera suo il tempo cheaveva davantisuoper emendarsi!

- Vivrò nel Passatonel Presente e nel Futuro! -ripetè Scroogesgusciando fuori del letto. - I tre Spiriti mi parlerannodentro. O Giacobbe Marley! Benedetto sia il cielo e il giorno di Natale! Lo dicoin ginocchiomio vecchio Giacobbe; in ginocchio! -

Era così accesocosì affollato dalle sue buoneintenzioniche la voce rotta non rispondeva al pensiero. Nel suo conflitto conlo Spiritoavea singhiozzato violentemente e tutta la faccia avea bagnata dipianto.

- Non son mica strappateesclamò Scroogeabbracciando una delle cortine del letto - non son mica strappate contutti gli anelli. Eccole qui; eccomi qui: le ombre delle cose avvenire possonoessere scongiurate. E così saranno. Lo soeh altro se lo so! -

Si azzuffava intanto co' vestitigli arrovesciavase gl'infilava sottosoprali laceravali perdevali confondeva in ogni sortadi stravaganza.

- Non so che fare adesso; - esclamò ridendo epiangendo insiemee avvolgendosi nelle calze come un Laocoonte. - Mi sentoleggiero come una piumafelice come un angeloallegro come uno scolare. Sonobalordo come un ubriaco. Un allegro Natale a tutti! un allegro capo d'anno almondo intiero! Olà! eh! olà! -

Era entrato saltellando nel salotto e se ne stava lìrittoansante.

- Ecco qua la casseruola con la farina d'orzo! -esclamò riscuotendosi e girando davanti al caminetto. - Questa è la portadi dove è entrato lo spirito di Giacobbe Marley! Qui si è messo a sedere loSpirito del Natale presente! Da questa finestra ho visto gli Spiriti vaganti!Tutto è a postotutto è verotutto è accaduto. Ahahah! -

Davvero per un uomo che da tanti anni era fuoriesercizioquesta era una splendida risatauna risata co' fiocchi: il ceppo ditutta una lunga famiglia di franche risate!

- A quanti ne siamo del mese? - disse Scrooge. -Quanto tempo sono stato tra gli Spiriti? Non lo so. Non so niente. Sono come unbambino. Non preme. Non me n'importa. Così lo fossibambino! Olà! eh! olà! -

Fu arrestato nelle sue effusioni dalle campane chemandavano all'aria i più lieti squilli che avesse mai uditi. Bombamdindondan! Dandondinbombam! Ohche armoniaohche gloria!

Corse alla finestral'aprìmise fuori il capo.Niente nebbia: un'aria limpidacristallinagioconda; un freddino salubrepungente; un sole d'oro; un cielo di zaffiro; freschettonon freddo; e quellecampanecosì allegrecosì allegre! Ohbellomagnifico!

- Che è oggi? - gridò Scrooge ad un ragazzettoche passava con indosso gli abiti della festa e che forse s'era fermato perguardarlo.

- Eh? - fece il ragazzo spalancando la boccadalla maraviglia.

- Che è oggibambino mio? - ripetè Scrooge.

- Oggi! - rispose il ragazzo. - È Nataleoggi.

- È Natale! - disse Scrooge a sé stesso. -Bravosono in tempo. Gli Spiriti hanno fatto ogni cosa in una notte. Possonofare quel che vogliono. Si sa. È naturale. Ohebambino!

- Ohe! - fece il ragazzo.

- Sai dov'è il pollaiolonella via appressoallacantonata?

- Sfido io! l'avrei da sapere - rispose ilragazzo.

- Che ragazzo di talento! - esclamò Scrooge. -Un ragazzo non comuneperbacco! Sai se ha già venduto quel tacchinaccio cheteneva ieri in mostra sospeso pel collo? non quello piccolono; il tacchinogrosso.

- Quale? quello grosso come me? - domandò ilragazzo.

- Ohche amore di un ragazzo - esclamò Scrooge. -È un piacere a discorrerci. Sìproprio quellopiccino mio.

- È sempre appeso com'era.

- Sì? davvero? Ebbenecorri subito a comprarlo.

- Fossi grullo! - ribatté il ragazzo.

- Nono - disse Scrooge - parlo sulserio. Corri a comprarloe dì che lo voglioche gli darò io l'indirizzo dovel'hanno da portare. Torna con l'uomo tuche ti darò uno scellino. Torna inmeno di cinque minutiche ti darò mezza corona! -

Il ragazzo partì come una freccia. Ci volea una manoben gagliarda per scoccare una freccia a quel modo.

- Lo manderò a Bob Cratchit! - borbottòScroogefregandosi le mani e scoppiando dal ridere. - Non ha da sapere chiglielo manda. È due volte Tiny Tim. Uno scherzo magnificoohmagnifico! -

Non era ferma la mano nello scrivere l'indirizzomabene o male lo scrissee andò giù ad aprir la portae per esser prontoall'arrivo del tacchino. Stando così ad aspettarefu tratto dal guardare ilpicchiotto.

- Gli vorrò bene finché avrò vita! - dissecarezzandolo. - Non ci avevo guardato mai. Che espressione simpatica eonesta! che bel picchiotto davvero!... Ecco il tacchino. Olà! ehi! Come state?Buon Natale! -

Era un tacchino davvero! Non si potea reggere ingambeun uccellaccio come quello lì; le avrebbe spezzate in un minuto comebastoncelli di ceralacca.

- Perdinci! è impossibile portare cotesta roba finoa Camden Town - disse Scrooge. - Dovete prendere una carrozzella. -

Il riso con cui disse questoe il riso con cui pagòil tacchinoe il riso con cui pagò la carrozzellae il riso con cui diè lamancia al ragazzofurono soltanto sorpassati dal riso che lo prese tutto mentresi lasciava andare senza fiato sul suo seggiolonee risee rise fino a chescoppiò a piangere.

Non era agevole il radersiperché la mano glitremava sempre; e il radersi richiede un po' di attenzioneanche quando nonballatefacendovi la barba. Ma se pure si fosse mozzato la punta del nasoviavrebbe appiccicato un pezzo di taffettà e sarebbe stato contento come unapasqua.

Si vestìcol meglio che avevae uscì per la via.La gente si riversava fuoricom'egli l'avea vista con lo Spirito del Natalepresente. Camminando con le mani dietroScrooge guardava a tutti con un sorrisodi soddisfazione. Era così allegrocosì irresistibile nella sua allegriachetre o quattro capi ameni lo salutarono: "Buon giornosignore! BuonNatale!" E Scrooge affermò spesso in seguito che di tutti i suoni giocondiuditi in vita suai più giocondisenz'altroerano stati quelli.

Non era andato lontanoquando si vide venireincontro quel signore dignitoso che era entrato il giorno prima al bancodomandando: "Scrooge e Marleyse non erro?" Si sentì una trafitturaal cuorepensando all'occhiata che quel signore gli avrebbe rivolto; ma subitovide quel che avea da faree lo fece.

- Mio caro signore - disseaffrettando ilpasso e prendendolo per le mani. - Come state? Spero che abbiate fatto unabuona giornata ieri. Molto gentile da parte vostra. Tanti auguri pel Natalesignore!

- Il signor Scrooge?

- Sì. È il mio nome. Temo che vi suoni ingrato.Permettete che vi domandi scusa. E vorreste aver la bontà...

E gli bisbigliò qualche parola all'orecchio.

- Dio misericordioso! - esclamò il signoresoffocato dallo stupore. - Mio caro signor Scroogeparlate sul serio?

- Ma sìma sì. Non un soldo di meno. Ci mettodentro molti arretraticapite. Mi farete questo favore?

- Mio caro signore - rispose l'altrostringendogli forte la mano - io non trovo parole per una tale muni...

- Bastabastaprego! - interruppe Scrooge. -Venite da me: Volete?

- Certamente! - esclamò il vecchio signore contutta l'effusione della verità.

- Grazie - disse Scrooge. - Vi sonoobbligato davvero. Mille e mille grazie. Arrivederci! -

Andò in chiesapasseggiò per le vieguardò allagente che andava su e giùcarezzò i bambini sul capointerrogò imendicantispiò nelle cucinealzò gli occhi alle finestree trovò che ognicosa gli potea far piacere. Non avea sognato mai che una passeggiata o altracosa qualunque gli potesse dare tanta felicità. Verso serasi avviò alla casadel nipote.

Passò davanti alla porta una dozzina di volteprimadi sentirsi il coraggio di salire e bussare. Ma si fece animo e bussò.

- È in casa il padronecara? - domandò allaragazza. Una bella ragazzaparola d'onore.

- Signor sì.

- Dov'ècarina?

- È in sala da pranzosignorecon la signora.Venite di quase vi piacenel salottino.

- Grazie. Mi conosce - disse Scrooge mettendola mano sulla maniglia del tinello. - Entrerò quibambina mia. -

Spinse leggermente e s'insinuò col viso per l'usciosocchiuso. Marito e moglie osservavano la tavola sfarzosamente imbanditaperchécotesti giovani sposi sono meticolosi in certe materie e vogliono che tutto vadaa capello.

- Fred! - disse Scrooge.

O Signore Iddiocome trasalì la nipote! Scroogeavea dimenticato pel momento di averla vista a sedere in un cantuccio co' piedisullo sgabelloaltrimenti per nulla al mondo l'avrebbe spaventata a quel modo.

- Oh povero me! - esclamò Fred - chi èmai?

- Ioson io. Tuo zio Scrooge. Son venuto a pranzo.Mi vuoiFred? -

Volerlo! Poco mancò che non gli stroncasse unbraccio. In capo a cinque minutiScrooge si trovava come a casa propria. Nientedi più cordiale. E lo stesso la nipote. E lo stesso per Topperquando arrivò.E lo stesso per la sorella pienottaquando fece la sua entrata. E lo stessotutti. Che amore d'una brigatache giuochiche accordoche piacere!

Ma il giorno appresso si recò di buon mattino albancooh di buon mattino! Se gli riusciva di arrivarci prima di Bob e dirinfacciare a Bob il ritardo! Questo voleva farequesto gli premeva.

E lo fecesicuro che lo fece! L'orologio suonò lenove. Niente Bob. Le nove e un quarto. Niente Bob. Era in ritardo di diciottominuti e mezzo. Scrooge se ne stava a sederecon la porta spalancatapervederlo a insinuarsi nella sua cisterna.

Prima d'aprir l'uscioloBob si avea tolto ilcappello e il famoso fazzoletto. In un balenosi trovò sullo sgabelloe si dièa scribacchiare in fretta e furia come per riafferrare le nove che eranopassate.

- Ohe! - grugnì Scrooge con la solita sua vocechioccia per quanto gli riusciva di fingere. - Che vuol dir ciò? aquest'ora si viene in ufficio?

- Mi dispiace moltosignore - rispose Bob. -Sono in ritardo.

- Siete in ritardo? - ripeté Scrooge. - Lovedo che siete in ritardo. Favorite di quavi prego.

- È una volta all'annosignore - si scusavaBobuscendo dalla sua cisterna. - Non accadrà più. Sono stato un po' inallegria ieri serasignore.

- Bravoadesso ve la do io l'allegriadisse Scrooge. -Non son più disposto a tollerarecapite. Epperò - e così dicendobalzava giù dal suo sgabello e dava a Bob una manata così forte nel panciottoda farlo indietreggiare barcollando - epperò io vi aumento il salario! -

Bob tremò e si accostò un po' più alla riga. Ebbeun'idea momentanea di darla sulla testa a Scrooge; tenerlo saldo; chiamar gente;fargli mettere la camicia di forza.

- Buon NataleBob! - disse Scrooge battendoglisulla spalla con una cordialità schiettada non si poter sbagliare. - UnNataleBobmolto più allegro di quanti non ve n'ho augurati per tanti anniragazzo mio. Vi cresco il salario e farò di tutto per assistere la vostrafamiglia laboriosae oggi stessoBoboggi stesso discuteremo i vostri affaridavanti a un bel ponce fumante. Accendete i fuochi e andate subitomio caroBoba comprare un'altra scatola di carboniprima di mettere un altro solopunto sopra un i.

 

Scrooge fu anche più largo della sua parola. Fecequanto avea dettoe infinitamente di più; e in quanto a Tiny Timche non morìniente affattogli fu come un secondo padre. Divenne così buon amicocosìbuon padronecosì buon uomocome se ne davano un tempo nella buona vecchiacittào in qualunque altra vecchia cittào paeselloo borgata nel buonmondo di una volta. Risero alcuni di quel mutamentoma egli li lasciava rideree non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buonesu questo mondocominciano sempre col muovere il riso in certa gente. Poiché ciechi aveano daesseremeglio valeva che stringessero gli occhi in una smorfia di ilaritàanzi che essere attaccati da qualche male meno attraente. Anch'egliin fondo alcuorerideva: e gli bastava questoe non chiedeva altro.

Con gli Spiriti non ebbe più da fare; ma se nerifece con gli uomini. E di lui fu sempre detto che non c'era uomo al mondo chesapesse così bene festeggiare il Natale. Così lo stesso si dica di noiditutti noi e di ciascuno! E cosìcome Tiny Tim diceva: "Dio ci proteggatutti e ci benedica".