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Charles Baudelaire

I fiori del male

AL LETTORE

La stoltezzal'erroreil peccatol'avariziaabitano i nostri spiriti eagitano i nostri corpi; noi nutriamo amabili rimorsi

come i mendicanti alimentano i loro insetti.

I nostri peccati sono testardivili i nostri pentimenti; ci facciamo pagarelautamente le nostre confessioni e ritorniamo

gai pel sentiero melmosoconvinti d'aver lavato con lagrime miserevoli tuttele nostre macchie.

È Satana Trismegisto che culla a lungo sul cuscino del male il nostrospirito stregatosvaporandodotto chimicoil

ricco metallo della nostra volontà.

Il Diavolo regge i fili che ci muovono! Gli oggetti ripugnanti ciaffascinano; ogni giorno discendiamo d'un passo verso

l'Infernosenza provare orroreattraversando tenebre mefitiche.

Come un vizioso povero che bacia e tetta il seno martoriato d'un'anticaputtananoi al volo rubiamo un piacere

clandestino e lo spremiamo con forzaquasi fosse una vecchia arancia.

Serratobrulicante come un milione di vermiun popolo di demoni gavazza neinostri cervellie quando respiriamola

morte ci scende nei polmoni quale un fiume invisibile dai cupi lamenti.

Se lo stuproil velenoil pugnalel'incendionon hanno ancora ricamatocon le loro forme piacevoli il canovaccio

banale dei nostri miseri destiniè perché non abbiamoahiméun'animasufficientemente ardita.

Ma in mezzo agli sciacallile panterele cagnele scimmiegli scorpionigli avvoltoii serpentifra i mostri che

guaisconourlanogrugniscono entro il serraglio infame dei nostri vizi

uno ve n'èpiù laidopiù cattivopiù immondo. Sebbene non facciagrandi gestiné lanci acute stridaridurrebbe

volentieri la terra a una rovina e in un solo sbadiglio ingoierebbe il mondo.

È la Noia! L'occhio gravato da una lagrima involontariasogna patibolifumando la sua pipa. Tu lo conoscilettore

questo mostro delicato - tuipocrita lettore - mio simile e fratello!

SPLEEN E IDEALE

1 • BENEDIZIONE

Allorchéper decreto delle potenze supremeil Poeta appare in questo mondoattediatosua madre impaurita e carica di

maledizioni stringe i pugni verso Dio che l'accoglie pietoso:

- «Ahperché non ho partorito un groviglio di vipere piuttosto chenutrirmi in seno questa cosa derisoria? Maledetta sia

la notte d'effimeri piaceri in cui il mio ventre ha concepito la miaespiazione!

Poi che m'hai scelta fra tutte le donne perché divenissi disgustosa al miotriste maritonon potendo rigettare nelle

fiamme come un biglietto amoroso questo mostro intristito

farò ricadere il tuo odio che m'opprime sul maledetto strumento della tuacattiveria e torcerò talmente quest'albero

miserabile che esso non potrà innalzare i suoi germogli impestati.»

Inghiotte così la schiuma del suo odio eignara degli eterni disegniprepara essa stessa in fondo alla Geenna i roghi

consacrati ai delitti materni.

Tuttaviaassistito da un Angelo invisibileil figlio ripudiato s'inebbriadi solee in tutto quel che beve e che mangia

trova ambrosia e nettare vermiglio.

Gioca col ventodiscorre con la nuvolas'ubbriacacantandodel Calvario;e lo Spirito che lo segue nel suo

pellegrinaggiopiange al vederlo gaio come uccello di bosco.Tutti coloro cheegli vuole amare l'osservano intimoriti orassicurati dalla sua tranquillitàfanno a gara a chi gli caverà

un sospirosperimentando su di lui la propria ferocia.

Mescolano al pane e al vino destinati alla sua bocca cenere e sputi impuri;con ipocrisia buttano quanto egli tocca

s'incolpano d'aver posto il piede sulle sue orme.

Sua moglie va gridando per le piazze: - «Poi che mi trova tanto bella daadorarmifarò come gli idoli antichicome essi

vorrò che egli m'indorie m'indori ancora;

m'ubbriacherò di nardodi incenso e di mirradi genuflessionidi carne edi vinoper sapere se io possain un cuore che

m'ammirausurpareridendogli omaggi destinati alla divinità.

Estanca di queste farse empieposerò su di lui la mia forte e fragilemano; le mie unghiecome quelle delle arpie

sapranno farsi strada sino in fondo al suo cuore.

Simile ad un uccellino che palpita e che trema gli strapperò il rosso cuoredal petto e lo butteròsprezzanteal mio

animale favorito perché se ne sazi.»

Verso il cieloove il suo occhio mira uno splendido tronoil Poeta serenoleva le pie bracciae i grandi lampi del suo

spirito lucido gli precludono la vista dei popoli inferociti:

- «Sii benedettomio Dioche concedi la sofferenza come un rimedio divinoalle nostre vergogne e come l'essenza più

pura ed efficace per preparare i forti a sante voluttà.

So che tu tieni un posto al Poeta nelle file beate delle tue Legionie chetu l'inviti all'eterna festa di TroniVirtù e

Dominazioni.

So che il dolore è la sola nobiltà cui mai potranno mordere e terra einferno; e che per intrecciare la mia mistica corona

si dovranno tassare tutti i tempi e tutti gli universi.

Ma i gioielli perduti dell'antica Palmirai metalli ignotile perle delmaremontati dalla tua manonon basterebbero al

bel diademachiaroabbagliante;

esso sarà pura luce attinta al focolare santo dei raggi primigenidi cuigli occhi mortalial massimo del loro splendore

non sono che specchi oscuri e lagrimosi.

2 • L'ALBATRO

Soventeper dilettoi marinai catturano degli albatrigrandi uccellimarini che seguonoindolenti compagni di viaggio

il bastimento scivolante sopra gli abissi amari.

Appena li hanno deposti sulle tavolequesti re dell'azzurrogoffi evergognosimiseramente trascinano ai loro fianchi le

grandicandide aliquasi fossero remi.

Com'è intrigatoincapacequesto viaggiatore alato! Luipoco addietrocosì bellocom'è brutto e ridicolo. Qualcuno

irrita il suo becco con una pipa mentre un altrozoppicandomima l'infermoche prima volava.

E il Poetache è avvezzo alle tempeste e ride dell'arciereassomiglia intutto al principe delle nubi: esiliato in terrafra

gli scherninon può per le sue ali di gigante avanzare di un passo.

3 • ELEVAZIONE

Al di sopra degli stagnial di sopra delle vallidelle montagnedeiboschidelle nubidei marioltre il sole e l'etereal

di là dei confini delle sfere stellate

spirito mio tu ti muovi con destrezza ecome un bravo nuotatore che sicrogiola sulle ondespartisci gaiamentecon

maschioindicibile piacerele profonde immensità.

Fuggi lontano da questi miasmi pestiferiva' a purificarti nell'ariasuperiorebevi come un liquido puro e divino il fuoco

chiaro che riempie gli spazi limpidi.Felice chilasciatisi alle spalle gliaffanni e i dolori che pesano con il loro carico sulla nebbiosa esistenzapuòcon ala

vigorosa slanciarsi verso i campi luminosi e sereni;

colui i cui pensiericome allodolesaettano liberamente verso il cielo delmattino; colui che vola sulla vita e comprende

agevolmente il linguaggio dei fiori e delle cose mute.

4 • CORRISPONDENZE

La Natura è un tempio ove pilastri viventi lasciano sfuggire a tratticonfuse parole; l'uomo vi attraversa foreste di

simboliche l'osservano con sguardi familiari.

Come lunghi echi che da lungi si confondono in una tenebrosa e profondaunitàvasta come la notte e il chiarore del

giornoprofumicolori e suoni si rispondono.

Vi sono profumi freschi come carni di bimbodolci come òboiverdi comeprati - altricorrottiricchi e trionfanti

che posseggono il respiro delle cose infinite: come l'ambrail muschioilbenzoino e l'incenso; e cantano i moti

dell'anima e dei sensi.

5

Amo il ricordo di quelle epoche nudele cui statue Febo si compiacevaindorare. Allora uomo e donnanella loro

mobilitàgodevano senza menzogna e senza ansia; il cielo amoroso carezzavaloro la schienaed essi così esercitavano

le virtù del loro nobile corpo. Cibeleallora feconda di ricchi prodottinon trovava che i figli le fossero di peso: lupa dal

cuore gonfio di generosa tenerezzanutriva l'universo con le sue brunemammelle. L'uomo vigorosoforteelegante

godeva del diritto d'andar fiero delle beltà che lo proclamavano re: fruttiindenni da qualsiasi oltraggiovergini di

fenditurela loro carne liscia e ferma chiamava i morsi.

Il Poeta oggise desidera immaginare quelle native grandezze là dove simostrano le nudità dell'uomo e della donna

sente calare sulla sua anima un freddo tenebrore dinanzi a un quadro nerospaventoso. O mostruosità piangenti il

proprio abito! tronchi ridicolitorsi degni di maschere; magripoveri corpitortiventruti e flaccidiche il dio dell'Utile

implacabilmente serenostrinsesin dalla nascitanelle sue fasce bronzee.E voi donnepallide ahimè come ceriche il

vizio insieme consuma e nutrevoi verginiche trascinate l'eredità delpeccato materno e tutte le brutture che porta la

fecondità.

Noi abbiamoè veronoi nazioni corrottebellezze ignote a quei popoliantichi: visi smangiati dalle cancrene del cuore

bellezze fiorite dalla spossatezza. Ma queste invenzioni delle nostre ultimemuse non impediranno mai alle razze

malsane di rendere un omaggio profondo alla giovinezza - alla santagiovinezzadall'aria semplicedall'occhio limpido

e chiaro come un'acqua correntecheincurante come l'azzurro del cielocome gli uccelli e i fiorisparge su tutto i suoi

profumile sue canzoni e il suo dolce calore.

6 • I FARI

Rubensfiume d'oblìogiardino della pigriziacuscino di carne fresca sucui non si può amarema in cui la vita fluisce e

di continuo s'agitacome l'aria nel cielo e il mare dentro il mare;

Leonardo da Vincispecchio oscuro e profondoin cui angeli incantevoliconun dolce sorriso pieno di mistero

appaiono all'ombra dei ghiacciai e dei pini che ne chiudono il paesaggio;

Rembrandttriste ospedale tutto pieno di murmuridecorato soltanto da ungrande crocifissoove la preghiera in

lagrime esala dalle lordure e il sole d'inverno appare con un raggioimprovviso;

Michelangeloluogo indefinito in cui si vedono Ercoli mescolarsi a Cristielevarsi dritti dei fantasmi possenti che nei

crepuscoli si stracciano di dosso il sudario stirando le dita;

e tuche la collera dei pugilila bellezza dei ribaldil'impudenza deifauni hai saputo raccoglierePugetuomo debole e

giallastrogrande cuore gonfio d'orgoglio - malinconico imperatore deiforzati;Watteaucarnevale in cui tanti cuori illustri errano come farfalle difuocoscenari freschi e leggeri rischiarati da lumi

cheversano la follia su un ballo vertiginoso;

Goyaincubo pieno di cose misteriosedi feti fatti cuocere in pratichestregoneschedi vecchie che si specchiano e di

fanciulle nude che si aggiustano le calze per tentare i demòni;

Delacroixlago di sangue abitato da angeli maledettiombreggiato da unbosco di pini sempre verdi ovesotto un cielo

malinconicostrane fanfare passano come un sospiro smorzato di Weber;

queste maledizioni e bestemmiequesti lamentiqueste estasie gridi epiantiquesti Te Deum sono un'eco ripetuta da

mille labirinti: per un cuore mortale sono un oppio divino.

È un grido ripetuto da mille sentinelleun ordine ritrasmesso da milleportavociun faro acceso su mille fortezzeun

suono di cacciatori perduti in grandi boschi!

Perchéveramenteo Signoreè la migliore testimonianza che noi si possadare della nostra dignità questo singhiozzo

ardente che passa di secolo in secolo per morire ai piedi della tuaeternità.

7 • LA MUSA MALATA

Ahimèpovera musa miache cos'hai stamane? I tuoi occhi vuoti sonopopolati di visioni notturnee vedo sul colore del

tuo volto riflettersi alternifreddi e taciturnifollia e orrore.

Il succube verdastro ed il folletto rosa hanno versato in tedalle lorournela paura e l'amore? E d'un pugno dispotico e

ribelle l'incubo ti ha forse annegata al fondo di un favoloso Minturno?

Vorrei che esalando odore di salute il tuo petto fosse frequentato sempre dapensieri vigorosi e il tuo sangue cristiano

scorresse a ritmici fiotti

come i suoni numerosi delle sillabe antiche ove regnano volta a volta Febopadre di canzoni e il grande Pansignore

delle messi.

8 • LA MUSA VENALE

O musa del mio cuoreamante dei palazziavrai tuquando Gennaio libererài suoi ventinella nera noia delle sere

nevoseun tizzone che scaldi i tuoi piedi violacei?

Rianimerai dunque le tue spalle marmoree ai raggi notturni che filtranoattraverso le imposte? Al sentire borsa e palazzo

a seccoraccoglierai l'oro delle volte azzurrine?

Bisogna che tuper guadagnarti il pane d'ogni seradondolicome ilchierichettol'incensierecantando un Te Deum cui

non credi?

Oppurecome un saltimbanco a digiunomostrerai le tue grazie e il tuo risomolle d'un pianto che non si vede per far sì

che il volgo si sganasci dalle risate?

9 • IL MONACO CATTIVO

I chiostri antichi sui loro ampi muri mostravano in immagini dipinte il santoVero: il loro effettoscaldando le pie

visceretemperava il freddo della loro austerità.

In quei tempi di fioritura del seme di Cristopiù di un illustre monaco(oggi raramente citato)facendo del cimitero il

suo studiocon gran semplicità glorifica la Morte.

- La mia anima è una tomba checattivo cenobitapercorro e abitodall'eternità: ma nulla abbellisce i muri di questo

chiostro odioso.

O monaco fannullone! Potròe quandofare dello spettacolo vivente dellamia triste miseria il lavoro delle mie mani

l'amore dei miei occhi?10 • IL NEMICO

La mia giovinezza non fu che una oscura tempestatraversata qua e là dasoli risplendenti; tuono e pioggia l'hanno

talmente devastata che non rimane nel mio giardino altro che qualche fiorevermiglio.

Eccoho toccato ormai l'autunno delle ideeè ora di ricorrere al badile eal rastrello per rimettere a nuovo le terre

inondate in cui l'acqua ha aperto buchi larghi come tombe.

E chissà se i fiori nuovi che vado sognando troverannoin un terreno lavatocome un gretoil mistico alimento cui

attingere forza...

O doloreo doloreil Tempo si mangia la vita e l'oscuro Nemico che ci divorail cuore cresce e si fortifica del sangue che

perdiamo.

11 • LA SFORTUNA

Per sollevare un così grande pesoSisifoci vorrebbe tutto il tuocoraggio! Benché si lavori di lenal'Arte è lungail

Tempo breve.

Lontano dai sepolcri illustri il mio cuorecome un tamburo abbrunatobattefunebri marce verso un cimitero remoto.

- Non pochi gioielli vi dormonosepolti nelle tenebre e nell'oblìolontanoda zappe e da sonde.

E non pochi fiori vi effondono contro voglia il loro profumodolce come unsegretoin profonda solitudine.

12 • LA VITA ANTERIORE

Ho a lungo abitato sotto ampi portici che i soli marini tingevano di millefuochi e che grandidritti e maestosi pilastri

rendevano simili a grotte di basalto.

I marosi rotolando le immagini dei cielimischiavano in maniera solenne emistica i possenti accordi della loro ricca

musica ai colori del tramonto riflessi dai miei occhi.

È là che ho vissuto in calma voluttànell'azzurrofra ondesplendori eschiavi nudi cheimpregnati di profumimi

rinfrescavano la fronte agitando palme. Loro unico scoporendere piùprofondo il segreto doloroso in cui languivo.

13 • ZINGARI IN VIAGGIO

Ieri s'è messa in viaggio la tribù profetica dalle pupille ardenticaricandosi i piccoli sulle spalle e offrendo ai loro fieri

appetiti il tesoro sempre pronto delle mammelle pendenti.

Gli uomini vanno a piedi sotto armi lucenti di fianco ai carrozzoni in cuistannoaccucciatele famigliee girano al

cielo gli occhi appesantiti dal triste rimpianto di assenti chimere.

Dal fondo della sua tana sabbiosa il grillovedendoli passarerinnovella ilsuo canto: Cibeleche li amaarricchisce le

sue verzure

fa sgorgare acqua dalla rocciaspuntare fiori dal deserto per questiviaggiatori cui s'apre l'impero familiare delle tenebre

future.

14 • L'UOMO E IL MARE

Uomo liberosempre tu amerai il mare! Il mare è il tuo specchio; tu mirinello svolgersi infinito delle sue ondela tua

anima. Il tuo spirito non è abisso meno amaro.Ti compiaci a tuffarti entrola tua propria immagine; tu l'abbracci con gli occhi e con le bracciae il tuocuore si distrae

alle volte dal suo battito al rumore di questo lamento indomabile eselvaggio.

Siete entrambi a un tempo tenebrosi e discreti: uomonessuno ha mai misuratola profondità dei tuoi abissi; mare

nessuno conosce le tue ricchezze segretetanto siete gelosi di conservare ilvostro mistero.

E tuttavia sono innumerevoli secoli che vi combattete senza pietà nérimorsitalmente amate la carneficina e la morte

eterni lottatorifratelli implacabili.

15 • DON GIOVANNI ALL'INFERNO

Quando Don Giovanni discese verso l'onda sotterraneaed ebbe pagato l'oboloa Caronteun triste mendicantel'occhio

fiero come Antistenes'impadronì dei remi con braccio fiero e vendicatore.

Come un grande branco di vittime offertedonne si contorcevano sotto il nerofirmamentomostrando i seni cascanti

dischiudendo le vestimugghiando lungamente dietro di lui.

Sganarello ridendo reclamava il salarioDon Luigi con tremulo dito mostravaai morti erranti sulle rive l'audace figlio

che rise delle sue canizie.

Rabbrividendochiusa nel suo luttola castamagra Elviravicina alperfido sposo che fu suo amantesembrava

chiedergli un supremo sorriso in cui brillasse la dolcezza del primogiuramento.

Eretto nella sua armatura un uomo di pietraal timonesolcava il neroflutto. Ma l'eroecalmochino sulla sua spada

contemplava la sciasdegnoso d'altro vedere.

16 • CASTIGO D'ORGOGLIO

A quei tempi meravigliosi in cui la Teologia fiorì con più linfa e vigoresi racconta che un giorno uno dei più grandi fra

i dottori- dopo avere scosso i cuori indifferenti e averli rimescolatinelle loro nere profonditàdopo essersi aperto verso

le glorie celesti strane vie a lui stesso ignotecui erano giunti soltantopuri spiriti - come fosse salito troppo in alto e il

panico l'avesse presogridò trasportato da un orgoglio satanico: «Gesùpiccolo Gesùio t'ho innalzato troppo! Ma se

t'avessi voluto attaccare dove ti mostri più debolela tua vergognauguaglierebbe la tua gloriatu non saresti più che un

risibile feto.»

Subito perdette la ragioned'un nero velo si coprì lo splendore di quelsoleil caos s'impadronì di quell'intelligenza

tempio una volta pieno di vitad'ordine e di ricchezzasotto i cui soffittiaveva scintillato tanta pompa. S'istallarono in

lui notte e silenziocome in un antro di cui si fosse perduta la chiave. Daallora egli fu in tutto simile alle bestie

vagabonde; e quando andavasenza nulla vedereattraverso i campinonriconoscendo più le estati e gli inverni

sudiciainutilelaida cosa inutilediventava la gioia e lo zimbello deiragazzi.

17 • LA BELLEZZA

Sono bellao mortalicome un sogno di pietra e il mio senocui volta avolta ciascuno s'è scontratoè fatto per ispirare

al poeta un amore eterno e muto come la materia.

Troneggio nell'azzurro quale Sfinge incompresaunisco un cuore di neve allabianchezza dei cigniodio il movimento

che scompone le linee e mai piangomai rido.

I poetidi fronte alle mie grandi poseche ho l'aria di imitare dai piùfieri monumenticonsumeranno i giorni in studi

severiperchéonde affascinare quei docili amantiho degli specchi puriche fanno più bella ogni cosa: sono i miei

occhii miei grandi occhi dalla luce immortale.

18 • L'IDEALE

Non sapranno maiqueste bellezze da vignettequesti prodotti avariatinatida un secolo cialtronequesti piedi da

stivalettiqueste dita da naccheresoddisfare un cuore come il mio.Lascio aGavarnipoeta di clorosiil suo gregge mormorante di bellezze da ospedale: nonposso trovare fra queste

pallide roseun fiore che assomigli al mio rosso ideale.

Quel che ci vuole per questo cuore profondo come un abisso sei tuLadyMacbethanima forte nel delittosogno

eschileo schiusosi in climi iperborei;

o sei tugrande Nottenata da Michelangeloche torci quetamentein unastrana posale tue forme fatte per la bocca dei

Titani.

19 • LA GIGANTESSA

Al tempo che la Natura nella sua possente energiaconcepiva ogni giornofigli mostruosiavrei voluto vivere vicino a

una giovane gigantessacome un gatto voluttuoso s'accuccia ai piedi d'unaregina.

Avrei voluto contemplare il suo corpo fiorire con la sua anima e crescereliberamente in terribili giochi; indovinare

dalle umide brume che fluttuano nei suoi occhise il suo cuore coviun'oscura fiamma;

percorrerea volontàle sue magnifiche forme: arrampicarmi sul pendìodelle sue ginocchia enormie qualche volta

l'estatequando soli malsani

la fannostancadistendersi attraverso la campagnadormire buttatoall'ombra dei suoi senicome un quieto casolare

all'ombra d'una montagna.

20 • LA MASCHERA

Statua allegorica di gusto rinascimentale

A Ernest Christophescultore

Contempliamo questo tesoro di grazie fiorentine: nell'ondulazione del suocorpo muscoloso Eleganza e Forzasorelle

divineugualmente abbondano. Questa donnapezzo veramente miracolosodivinamente forteadorabilmente sottileè

fatta per troneggiare su letti sontuosi a carezzare gli ozi d'un pontefice od'un principe.

- Guarda anche quel sorriso fine e voluttuoso in cui la Fatuità si muoveestatica: quel lungo sguardo sornionelanguido

e irridentequel viso graziosamente finetutto ravvolto di velidi cuiogni tratto ci dice con aria vittoriosa: «La Voluttà

mi chiamal'Amore mi incorona!» A quest'essere maestosoguarda cheeccitante fascino la gentilezza conferisce.

Avviciniamoci e giriamo attorno alla sua beltà.

O bestemmia dell'arteo sorpresa fatale. La donna dal corpo divinotuttouna promessa di felicità finisce in alto in un

mostro dalla doppia testa!

- Ma nonon è che una mascheraun ornamento ingannatorequesto voltorischiarato da una smorfia squisita. Guarda

eccoatrocemente contrattala vera testa e l'autentica facciarovesciatadietro la faccia mentitrice. Poveragrande beltà!

Il magnifico fiume del tuo pianto finisce nel mio cuore turbato; la tuamenzogna m'inebria e la mia anima s'abbevera ai

flutti che il Dolore fa sgorgare dai tuoi occhi.

- Perché piangeleila bellezza perfetta che terrebbe sotto i piedi lavinta umanità? Quale male misterioso divora il suo

fianco d'atleta?

- Lei piangeinsensataperché ha vissuto e perché vive! Ma quel chesoprattutto ella deplorae la fa fremere sino ai

ginocchi è il fatto che domani bisognerà che viva ancora. Domanie domaniancorae sempre. Come noi.

21 • INNO ALLA BELLEZZA

Vieni tu dal cielo profondo o sorgi dall'abissoBeltà? Il tuo sguardoinfernale e divinoversamischiandolibeneficio e

delitto: per questo ti si può comparare al vino.Riunisci nel tuo occhio iltramonto e l'auroradiffondi profumi come una sera di tempesta; i tuoi bacisono un filtrola

tua bocca un'anforache rendono audace il fanciullol'eroe vile.

Sorgi dal nero abisso o discendi dagli astri? Il Destino incantato segue letue gonne come un cane: tu semini a casaccio

la gioia e i disastrihai imperio su tuttonon rispondi di nulla.

Cammini sopra i mortiBeltàe ti ridi di essifra i tuoi gioiellil'Orrore non è il meno affascinante e il Delittoche sta

fra i tuoi gingilli più carisul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.

La farfalla abbagliata vola verso di teo candelae crepitafiammeggia edice: «Benediciamo questa fiaccola!»

L'innamorato palpitante chinato sulla bella sembra un morente che accarezzila propria tomba.

Venga tu dal cielo o dall'infernoche importao Beltàmostro enormepaurosoingenuo; se il tuo occhioe sorrisose il

tuo piedeaprono per me la porta d'un Infinito adorato che non hoconosciuto?

Da Satana o da Dioche importa? Angelo o Sirenache importa se tu - fatadagli occhi vellutatiprofumolucemia

unica regina - fai l'universo meno orribile e questi istanti meno gravi?

22 • PROFUMO ESOTICO

Quandoa occhi chiusiuna calda sera d'autunnorespiro il profumo del tuoseno ardentevedo scorrere rive felici che

abbagliano i fuochi di un sole monotono;

una pigra isola in cui la natura esprime alberi bizzarri e frutti saporosiuomini dal corpo snello e vigoroso e donne che

meravigliano per la franchezza degli occhi.

Guidato dal tuo profumo verso climi che incantanovedo un porto pienod'alberi e di vele ancora affaticati dall'onda

marina

mentre il profumo dei verdi tamarindi che circola nell'aria e mi gonfia lenaricisi mescola nella mia anima al canto dei

marinai.

23 • LA CAPIGLIATURA

O chioma che ti svolgi sin sopra il collo! O boccoli! O profumo caricod'indolenza! Estasi! per popolare stassera

l'alcova oscura dei ricordi dormienti in questa capigliaturaio vogliosventolarla nell'aria come un fazzoletto!

L'Asia languida e l'ardente Africatutto un mondo lontanoquasi defuntovive nelle tue profonditào foresta aromatica!

Come altri spiriti navigano sulla musicail mioamor mionaviga nel tuoprofumo.

Andrò laggiùdove l'uomo e l'alberopieni di linfagodono a lungodell'ardore del clima; o forti treccesiate l'onda che

mi porta via. Tu contienimare d'ebanoun abbondante sogno di veledivogatoridi alberi e stendardi:

un porto risonante in cui la mia anima può abbeverarsia grandi sorsate diprofumodi suono e di colore; in cui vascelli

scivolando nell'oro e nel marezzoaprono le vaste braccia a stringere lagloria d'un cielo puro in cui freme sempiterno

calore.

Tufferò il mio corpo ebbro e innamorato in questo nero oceano che l'altroracchiudee il mio spirito sottileaccarezzato

dal rollìosaprà ritrovarsio feconda pigriziainfiniti ondeggiamentidell'ozio profumato!

Capelli blupadiglione di tenebre distesevoi mi ridonate l'azzurrodell'immenso cielo ricurvo: sui bordi vellutati delle

vostre ciocche ritortem'inebrio con ardore dei sentori mischiati d'olio dicoccodi muschio e di catrame.

A lungosemprela mia mano seminerànella tua capigliatura greveilrubinola perla e lo zaffirocosì che tu non sia

mai sorda al mio desiderio! Non sei l'oasi che sognola fiasca in cuialunghi sorsibevo il vino del ricordo?

24T'adoro al pari della volta notturnao vaso di tristezzao grandetaciturna! E tanto più t'amo quanto più mi fuggio

bellae sembriornamento delle mie nottiironicamente accumulare ladistanza che separa le mie braccia dalle azzurrità

infinite.

Mi porto all'attaccom'arrampico all'assalto come fa una fila di vermipresso un cadavere e amofiera implacabile e

crudasino la freddezza che ti fa più bella ai miei occhi.

25

Tu metteresti l'universo intero nella tua alcova donna impura: la noia tirende crudele. Per tenere in esercizio i tuoi denti

al tuo singolare giocoti necessitaogni giornoun cuore sullarastrelliera. I tuoi occhiilluminati come botteghe o

antenne fiammeggianti nelle feste pubblichefanno usocon insolenzad'unpotere preso a prestito senza conoscere la

legge della bellezza.

O macchina cieca e sordafeconda in atrocità! Salutare strumento che tisazi del sangue del mondocom'è che non hai

vergognacom'è che non vedi impallidire le tue attrattive dinanzi a ognispecchio? La grandezza del male in cui ti reputi

sapiente non t'ha mai fatto indietreggiare di spaventoquando la naturagrande nei suoi fini segretisi serve di te

femminaregina del peccato - di tevile animale - per plasmare un genio?

O fangosa grandezza! suprema ignominia!

26 • SED NON SATIATA

Bizzarra deitàbruna come le nottidal profumo mischiato di muschio ed'avanaopera di qualche ObiFaust della

savana: ammaliatrice color d'ebanofiglia della nera mezzanotte

io preferisco alla costanzaall'oppioalle nottil'elisir della tua boccain cui l'amore si pavoneggia: quando verso di te i

miei desideri partono in carovanai tuoi occhi sono la cisterna in cuibevono le mie pene.

Attraverso i due grandi occhi nerispiragli della tua animademonio senzapietàversa meno fiamme: io non sono lo

Stige per abbracciarti nove volte.

ahimèe non possoMegera libertinaper spezzare il tuo coraggio emetterti alle cordenell'inferno del tuo letto divenire

una Prosérpina.

27

Con le vesti ondeggianti e iridescentianche quando cammina si direbbe chedanzicome quei lunghi serpenti che i

giocolieri sacri agitano ritmicamente in cima ai loro bastoni.

Come la spenta sabbia e l'azzurro dei desertiinsensibili entrambi a l'umanodolorecome le lunghe trame dell'onda

marinaella si muove con tutta indifferenza.

I suoi occhi nitidi sono fatti di graziosi mineralie nella sua naturastrana e simbolica (in cui l'angelo inviolato si

mischia all'antica sfinge

in cui tutto è oroacciaioluce e diamanti) risplende per semprecome unastro inutilela fredda maestà della donna

sterile.

28 • IL SERPENTE CHE DANZA

Quanto mi piacecara indolenteveder scintillare la pelle del tuo splendidocorpo come se fosse una stoffa ondeggiante.

Sulla tua chioma profondadagli acri profumimare odoroso e vagabondodiflutti azzurri e bruni

come un vascello che si sveglia al vento del mattinola mia anima sognantes'appresta a un cielo lontano.

I tuoi occhiche nulla rivelano di dolce o d'amarosono due gioielli in cuil'oro si unisce al ferro.A vederti procedere ritmicamentebella d'abbandonotisi direbbe un serpente che danza in cima a un bastone.

Sotto il fardello della pigrizia il tuo capo di fanciulla si dondola con lamollezza d'un giovane elefante.

E il tuo corpo si piega e s'allunga come una bella nave che bordeggia e tuffanell'acqua le sue antenne.

Quale flutto ingrossato dallo sciogliersi di ghiacciai grondantiquandol'acqua della tua bocca risale ai tuoi denti

mi pare di bere un vino di Boemia amaro e vittoriosoun cielo liquido chesemina di stelle il mio cuore!

29 • UNA CAROGNA

Ricordi tu l'oggettoanima miache vedemmo quel mattino d'estate cosìdolce? Alla svolta d'un sentiero un'infame

carogna sopra un letto di sassi

le gambe all'ariacome una femmina impudicabruciando e sudando i suoivelenispalancavacon noncuranza e

cinismoil suo ventre pieno d'esalazioni.

Il sole dardeggiava su quel marciume come volendolo cuocere interamenterendendo centuplicato alla Natura quanto

essa aveva insieme mischiato;

e il cielo contemplava la carcassa superba sbocciare come un fiore. Il puzzoera tale che tu fosti per venir meno

sull'erba.

Le mosche ronzavano sul ventre putrido donde uscivano neri battaglioni dilarve colanti come un liquame denso lungo

gli stracci della carne.

Tutto discendeva e risaliva come un'ondao si slanciava brulicando: sisarebbe detto che il corpo gonfio d'un vuoto

soffiovivesse moltiplicandosi.

E tutto esalava una strana musicasimile all'acqua corrente o al ventoo algrano che il vagliatore con ritmico

movimento agita e volge nel vaglio.

Le forme si cancellavano riducendosi a puro sogno: schizzolento acompiersisulla tela (dimenticata) che l'artista

condurrà a termine a memoria.

Dietro le rocce una cagna inquieta ci guardava con occhio offesospiando ilmomento in cui riprendere allo scheletro il

brano abbandonato.

- Eppure tu sarai simile a quell'immondiziaa quell'orribile pestestelladegli occhi mieisole della mia naturamia

passionemio angelo!

Sìturegina delle graziesarai tale dopo l'estremo sacramentoallorachesotto l'erba e i fiori grassiandrai a marcire

fra le ossa.

Allorao belladilloai vermi che ti mangeranno di baciche io hoconservato la forma e l'essenza divina di tutti i miei

decomposti amori.

30 • DE PROFUNDIS CLAMAVI

Imploro pietà da Tel'unica che io amidal fondo dell'anima in cui ècaduto il mio cuore. È un universo tristissimo

dall'orizzonte plumbeoe vi si muovonola nottel'orrore e la bestemmia;

un sole privo di calore si libra sopra per sei mesigli altri se la nottecopre la terra; è un paese più nudo della terra

polare: né bestiené ruscelliné verde di boschi!

Non v'è orrore al mondo che sorpassi la fredda crudeltà di questo sole dighiaccio e di questa immensa notte simile al

vecchio Caos;io invidio la sorte dei più vili animaliche possonoinabissarsi in uno stupido sonnotanto lentamente si dipana la

matassa del tempo.

31 • IL VAMPIRO

O tuche come un coltello sei penetrata nel mio cuore gemente: o tuchecome un branco di demonivenistifolle e

ornatissima

a fare del mio spirito umiliato il tuo letto e il tuo regno - infame cui sonolegato come il forzato alla catena

come il giocatore testardo al giococome l'ubbriaco alla bottigliacome ivermi alla carogna - maledettasii tu

maledetta!

Ho chiesto alla veloce lama di farmi riconquistare la libertàho detto alperfido veleno di venire in soccorso della mia

vigliaccheria.

Ahimèche il veleno e la lama m'hanno disdegnatoe m'hanno detto: «Tu nonsei degno di venir sottratto alla tua

maledetta schiavitù

imbecille! Se i nostri sforzi ti liberasseroi tuoi baci risusciterebbero ilcadavere del tuo vampiro.»

32

Una notte che giacevo presso un'orribile Ebreacome un cadavere distesopresso un cadaveremi diedi a pensarevicino

a quel corpo vendutoalla malinconica bellezza di cui il mio desiderio sipriva.

Mi figuravo la sua nativa maestàil suo sguardo armato insieme di forza edi graziai capelli che le fanno un casco

profumato e il cui ricordo in me riaccende l'amore.

Avrei con ardore baciato il tuo nobile corpo e passato il tesoro di profondecarezze dai tuoi freschi piedi alle tue trecce

nere

sequalche serao regina crudelecon un pianto ottenuto senza sforzo tupotessi solamente offuscare lo splendore delle

tue fredde pupille.

33 • RIMORSO POSTUMO

Quando tu dormiraimia bella tenebrosaal fondo d'un sepolcro in marmo neroe non avrai più per alcova e castello che

una tomba stillante e una cava fossa;

quando la pietraopprimendo il tuo petto impaurito e i tuoi fianchi cheammorbidisce una dolce pigriziaimpedirà al tuo

cuore di battere e di voleree ai tuoi piedi di correre l'avventura

la tombaconfidente del mio sogno infinito (perché essa comprenderà sempreil poeta)durante quelle lunghe notti

insonni

ti dirà: «Che ti servecortigiana malriuscitadi non aver conosciutoquello che i morti piangono?». - E il verme roderà

la tua pelle come un rimorso.

34 • IL GATTO

Vienimio bel gattosul mio cuore innamorato; ritira le unghie nelle zampelasciami sprofondare nei tuoi occhi in cui

l'agata si mescola al metallo.

Quando le mie dita carezzano a piacere la tua testa e il tuo dorso elastico ela mia mano s'inebria del piacere di palpare il

tuo corpo elettrizzatovedo in ispirito la mia donna. Il suo sguardoprofondo e freddo come il tuoamabile bestiataglia e fende simile a un

dardoe dai piedi alla testa

un'aria sottileun temibile profumo ondeggiano intorno al suo corpo bruno.

35 • DUELLUM

Due guerrieri sono corsi l'uno contro l'altrole loro armi hannoinsanguinato e illuminato l'aria. Quei colpiquei

ticchettii sono gli schiamazzi d'una gioventù in preda a un amore chepiange.

Le spade sono spezzate come la nostra giovinezzao cara. Ma i dentileunghie appuntite vendicheranno presto la lama

traditrice. O furore di cuori maturi ulcerati dall'amore!

I nostri eroistringendosi furiosamentesono precipitati nel burroneinfestato dai gattopardi e dalle lonzee la loro pelle

fiorirà i roveti aridi.

Quell'abisso è l'infernopopolato dai nostri amici. Rotoliamoci senzarimorsiamazzone inumanaal fine di eternare

l'ardore del nostro odio.

36 • IL BALCONE

O madre dei ricordiamante delle amantio tu che assommi tutti i mieipiaceritutti i miei doveri. Ricorderai la bellezza

delle carezzela dolcezza del focolarel'incanto delle seremadre deiricordiamante delle amanti?

Le sere illuminate dall'ardore dei tizzoni e le sere al balconevelate davapori rosa. Come il tuo seno m'era dolceil tuo

cuore fraterno! Noi abbiamo pronunciato spesso imperiture parolele sereilluminate dall'ardore dei tizzoni.

Come sono belli i soli nelle calde serecome lo spazio è profondoil cuorepossente! Curvandomi su di teregina fra

tutte le adoratecredevo respirare il profumo del tuo sangue. Come sonobelli i soli nelle calde sere!

La notte s'ispessiva come un muroi miei occhi indovinavano al buio le tuepupille e io bevevo il tuo respiroo dolcezza

miamio velenomentre i tuoi piedi s'addormentavano nelle mie manifraterne. La notte s'ispessiva come un muro.

Conosco l'arte di evocare gli istanti felici: così rividi il mio passatoaccucciato fra i tuoi ginocchi. Perché cercare la tua

languida bellezza fuori del tuo caro corpo e del tuo cuore così dolce?Conosco l'arte di evocare gli istanti felici.

Giuramentiprofumibaci senza fine rinasceranno da un abisso interdettoalle nostre sonde così come risalgono al cielo

i solirinvigoritidopo essersi lavati nel profondo dei mari. O giuramentiprofumibaci senza fine!

37 • L'INDEMONIATO

Il sole s'è velato. Come luiLuna della mia vitacopriti d'ombra; dormi ofuma a tuo piacere; sii mutascura in volto

tuffati nell'abisso della noia.

T'amo così come sei! E purese oggi vuoicome un astro eclissato che escedalla penombrapavoneggiarti là dove

regna la Folliafallo. Grazioso pugnaleesci dalla tua guaina.

Accendi la pupilla alla fiamma dei candelabri e accendi la brama nellosguardo della gente più rozza. Tutto di te mi dà

un piacere morboso e irrequieto;

sii ciò che tu vuoinotte nera come rossa aurora. Non ho una sola fibra delmio corpo tremante che non gridi: O diletto

Belzebùio ti adoro!

38 • UN FANTASMA

_I • Le tenebreNei sotterranei d'insondabile tristezza dove il Destino m'harelegato e in cui mai può penetrare raggio rosa e gaio; in cui

tutto solo con la Nottescontrosa ospite

sto come un pittore che un Dio ironico condanna a dipingereahimènelletenebre; e dovecuoco dai funebri appetiti

faccio bollire e mangio il mio cuore

a momenti brilla allungandosie distendendosiun fantasma di grazia e displendore. Alla sua sognante andatura

quando raggiunge la sua totale estensionericonosco la mia bellavisitatrice: è Leinera e tuttavia luminosa.

_II • Il profumo

Lettorehai tu qualche volta respiratocon ebbrezza e sottile ghiottoneriail granello d'incenso che riempie una chiesa o

l'antico muschio d'un sacchetto?

Incanto profondomagicodel quale il passato tornato a vivere ci inebrianel presente! Così l'amante coglie sul corpo

amato il fiore squisito del ricordo.

Dei suoi capelli elastici e grevivivente cuscinettoincensiere d'alcovasaliva un sentore selvaggio e fulvo

e dagli abitifossero di mussola o di velluto (tutti impregnati della suagiovinezza pura) si sprigionava un profumo di

pelliccia.

_III • La cornice

Come una bella cornice aggiunge al quadroanche se sia opera d'un famosopennelloun nonsoché di strano e

d'incantatoisolandolo dall'immensa natura

così gioiellimobilimetallidorature s'adattavano mirabilmente alla suarara beltà; nulla ne oscurava il perfetto

splendoretutto sembrava servirle di ornamento.

Si sarebbe dettotalvoltach'essa si credesse amata da ogni cosa: affondavavoluttuosamente la sua nudità

nei baci della biancheria e del rasoelenta o bruscain ogni movimentomostrava la grazia infantile della scimmia.

_IV • Il ritratto

Malattia e Morte fanno cenere del fuoco che per noi due arse. Di quei grandiocchi così fervidicosì teneridi quella

bocca in cui il mio cuore annegò

di quei baci possenti come un balsamodi quei moti più vivi che raggicosaresta? Terribileanima mia! Null'altro che

lo schizzo sbiaditoa matite di tre colori

checome me muore in solitudine e che il Tempovegliardo ingiuriosoognigiorno struscia con la sua ala ruvida...

Nero assassino della Vita e dell'Artetu non ucciderai mai nella mia memoriacolei che fu per me gloria e gioia.

39

Ti dono questi versiperché se un giorno il mio nome approderà felicementealle epoche lontane e farà sognare qualche

sera i cervelli degli uominivascello assecondato da un gran vento

il ricordo di tepari alle vaghe favoleaffatichi il lettore come untimpanoe resti appeso come un fraterno e mistico

anello alle mie rime altere;

essere maledetto cuidagli abissi profondi sino al più alto dei cielinulla all'infuori di me risponde! O tuche come

un'ombra dall'effimera ormacalpesti con piede leggero e sguardo sereno glistupidi mortali che t'hanno giudicato amarastatua dagli occhi metallici

grande angelo dalla bronzea fronte!

40 • SEMPER EADEM

«Di dove viene» dicevi «questa strana tristezza che sale come il maresulla roccia nera e nuda?» - Quando il nostro

cuore ha fatto la sua vendemmiavivere non è che male. È un segreto noto atutti

un dolore semplicesenza misteri ecome la tua gioiaa tutti manifesto.Cessa dunquebella curiosad'indagare. E se

pure la tua voce è dolcetaci!

Taciignoranteanima perennamente in estasibocca dal riso infantile!Assai più che la Vita ci tiene la Morte con i suoi

legami sottili.

Lascialascia il mio cuore inebriarsi d'una menzognatuffarsi neituoi begli occhi come in un sogno e a lungo

sonnecchiare all'ombra dei tuoi cigli.

41 • TUTTA INTERA

Il Demonio è venuto a trovarmiquesta mattinalassù in altonella miacamera; e con l'intenzione di cogliermi in fallo

mi ha detto: «Vorrei sapere qual è la cosa più dolce

fra tutte quelle che fanno il suo incantofra le parti nere o rosa cheformano il suo corpo affascinante.»

E tuAnima miarispondesti all'Aborrito: «Poi che in Lei tutto è dittamoche cosa preferire?

Dacché tutto mi rapisceignoro se qualcosa mi seduce maggiormente. Ellaabbaglia come l'Auroraconsola come la

Notte

E l'armonia che governa il suo bel corpo è troppo squisita perchéun'analisi impotente ne annoti i tanti accordi.

O mistica metamorfosi di tutti i miei sensi fusi in uno! Il suo fiato èmusicala sua voce profumo!»

42

Che dirai questa serapovera anima solitariache diraicuore miocuoregià vizzoalla più bellaalla più buonaalla più

carail cui sguardo divino t'ha all'improvviso fatto rifiorire?

- A cantare le sue lodi impegneremo tutto il nostro orgoglio: nulla eguagliala dolcezza della sua autorità; la sua carne

spirituale ha il profumo degli Angeliil suo occhio ci veste di splendore.

Sia nella notte e nella solitudine che nella strada e fra la folla il suofantasma danza nell'aria come una fiaccola.

A volte parladice: «Sono bella e ordino che per amor mio tu non ami che ilBello. Sono insieme l'Angelo custodela

Musa e la Madonna.»

43 • LA FIACCOLA VIVENTE

Avanzano davanti a me questi Occhi pieni di luceche un angelo sapiente hamagnetizzato; avanzano questi divini

fratelli a me affratellatimuovendo nei miei occhi i loro fuochi didiamante.

Guidano i miei passi sulla strada del bellosalvandomi da ogni trappola e daogni grave peccato; sono miei servi e io

sono loro schiavo: tutto il mio essere obbedisce a questa viva fiaccola.

Begli occhivoi brillate della mistica luce dei ceri accesi in pieno giorno:il sole arrossa ma non spegne la loro fiamma

fantastica.Essi celebrano la Mortevoi cantate il Risvegliovoi procedetecantando il risveglio dell'anima miaastri di cui nessun

sole può abbagliare la fiamma

44 • REVERSIBILITÀ

Angelo pieno di gaiezzaconosci tu l'angosciala vergognai rimorsiisinghiozzii fastidi e i vaghi terrori di quelle

orrende notti che comprimono il cuore come si spiegazza una carta? Angelopieno di gaiezzaconosci tu l'angoscia?

Angelo pieno di bontàconosci tu l'odioi pugni serrati nell'ombra e lelagrime di fiele - quando la Vendetta suona il suo

infernale richiamo e si fa guida delle nostre virtù? Angelo pieno di bontàconosci tu l'odio?

Angelo pieno di saluteconosci tu le Febbri che lungo i grandi muridell'ospizio sbiaditocome degli esiliativannocon

piede strascicatocercando il sole raro e muovendo le labbra? Angelo pienodi saluteconosci tu le Febbri?

Angelo pieno di bellezzaconosci tu le rughee la paura d'invecchiare e iltormento orribile di leggere l'orrore segreto

della devozione negli occhi ove a lungo bevvero i nostri avidi occhi? Angelopieno di bellezzaconosci tu le rughe?

Angelo pieno di felicitàdi gioia e di lucesi dice che Davide morentechiedesse guarigione ai profumi del tuo corpo

incantato... Ma da te non imploro che preghiereangelo pieno di felicitàdi gioia e di luce.

45 • CONFESSIONE

Una voltauna soladolce e amabile donnail tuo braccio levigatos'appoggiò al mio (sul fondo tenebroso dell'anima il

ricordo non è impallidito);

era tardila luna si affacciava come una medaglia nuova e la solennitàdella notte scorreva come un fiume su Parigi

addormentata.

Lungo le casedietro i portonigatti avanzavano furtivil'occhio vigileoppurecome ombre amateci accompagnavano

lentamente.

D'un trattonella libera intimità fiorita sotto il pallido chiaroreda tericco e sonoro strumento in cui non vibra che

radiosa gaiezza

da techiara e allegra come una fanfara nel mattino scintillantesfuggìuna notte lamentosa e bizzarravacillando

come una bambina meschinaorribilecupaimmondadi cui la famigliaarrossisce rinchiudendola a lungo in una

cantinaper nasconderla alla gente.

Povero angelocosì suonava la tua stridula nota: «Nulla v'è di certoquaggiùe per quanto con cura s'imbellettisempre

si tradisce l'egoismo umano.

È duro essere una donna bellabanale la fatica della fredda e folleballerina che si pavoneggia in un sorriso stereotipato;

è sciocco travaglio costruire sui cuori: tutto crollaamore e bellezzasino a che l'Oblìo non li butta nella sua gerla per

renderli all'Eternità!»

Sovente ho rievocato quella luna incantataquel silenzio e languoreel'orribile confidenza sussurratami al

confessionale del cuore.

46 • L'ALBA SPIRITUALE

Quando per i libertini l'alba bianca e vermiglia si associa all'Idealetormentosoun mistero vendicatore risveglia l'angelo

assopito nel bruto.

Per l'uomo tormentato che sogna ancora e che soffredai Cieli spiritualil'irraggiungibile azzurro s'apre e sprofonda con

l'attrattiva dell'abisso. Cosìamata DeaEssere luminoso e puroil ricordodi tepiù chiaroroseoincantevoleai miei occhi ingranditi volteggia senzaposa sui relitti fumosi di stupide

orge.

Il sole ha oscurato la fiamma delle candele: esempre vittoriosoil suofantasma assomigliaanima splendenteal sole

immortale.

47 • ARMONIA DELLA SERA

Ecco venire il tempo che vibrando sullo stelo ogni fiore svapora come unincensiere; i suoni e i profumi volteggiano

nell'aria della sera; valzer malinconico e languida vertigine.

Ogni fiore svapora come un incensiere; il violino freme come un cuorestraziato; valzer malinconicolanguida

vertigine! Il cielo è triste e bello come un grande altare.

Il violino freme come un cuore straziatoun cuore tenero che odia il nullavasto e nero! Il cielo è triste e bello come un

grande altare; il sole annega nel suo sangue che si raggruma.

Un cuore tenero che odia il nulla vasto e nero raccoglie ogni vestigio delluminoso passato! Il sole s'è annegato nel suo

sangue che si raggrumail tuo ricordo in me riluce come un ostensorio.

48 • LA FIALA

Vi sono profumi acuti per i quali ogni materia è porosa: si direbbe cheattraversino il vetro. Aprendo un piccolo cofano

venuto dall'Orientela cui serratura geme e stride e grida

oin una casa desertaqualche armadio pieno dell'acre odore del temponeroe polverosoa volte si trova una vecchia

memore fialada cui esce tutta viva un'anima che ritorna.

Mille pensieri assopitifunebri crisalidifrementi dolcemente nella greveoscuritàliberano l'ala e prendono slancio

tingendosi d'azzurrolucendo di rosalaminandosi d'oro.

Ed ecco il ricordo inebriante volteggiare nell'aria turbataecco gli occhichiudersila Vertigine impadronirsi dell'anima

sconfitta e spingerla a due mani verso un abisso oscurato da miasmi umani

e atterrarla in riva a un abisso secolare in cuicome Lazzaro che sistraccia il sudariosi muovesvegliandosiil

cadavere spettrale d'un vecchio amore irranciditoaffascinante e sepolcrale.

Cosìquando sarò perduto nella memoria degli uominibuttatovecchiafiala desolatapolverosasudiciaabietta

vischiosa e incrinatanell'angolo d'un sinistro armadio

sarò alloraamabile pestilenzala tua bara! Testimone della tua forza evirulenzacaro veleno preparato dagli angeli

liquore che mi rodio tuvita e morte del mio cuore.

49 • IL VELENO

Il vino sa rivestire il più sordido tugurio d'un lusso miracoloso e innalzaportici favolosi nell'oro del suo rosso vapore

come un tramonto in un cielo annuvolato.

L'oppio ingrandisce le cose che già non hanno limiteallunga l'infinitoapprofondisce il temposcava nella voluttà e

riempie l'anima al di là delle sue capacità di neri e cupi piaceri.

Ma tutto ciò non vale il veleno che sgorga dai tuoi occhidai tuoi occhiverdilaghi in cui la mia anima trema

specchiandovisi rovesciata... I miei sogni accorrono a dissetarsi a quegliamari abissi.

Tutto questo non vale il terribile prodigio della tua saliva che mordechesprofonda nell'oblìo la mia anima senza

rimorsoe trasportando la vertiginela rotola estinta alle rive dellamorte!

50 • CIELO TURBATOSi direbbe che il tuo sguardo è coperto di vapori;il tuo occhio misterioso (azzurrogrigio o verde?) ora tenero ora

sognante o crudeleriflette l'indolenza e il pallore del cielo.

Ricordi i giorni bianchitiepidivelatiche sciolgono in lagrime i cuoristregatiquandopresi da un male sconosciuto

che li torcei nervi troppo svegli si fan gioco dello spirito assopito?

Tu somigli qualche volta agli splendidi orizzonti che accendono i soli dellestagioni brumose... E come risplendiumido

paesaggio infiammato dai raggi cadenti da un cielo turbato!

O donna affascinanteo climi seducenti! Adorerò anche la tua neve e levostre brinee saprò ricavare dall'implacabile

inverno piaceri più acuti del ghiaccio e del ferro?

51 • IL GATTO

_I

Nel mio cervello passeggia come se fosse in casa sua un bel gatto: fortedolce e grazioso. Se miagola lo si sente appena

tanto il suo timbro è tenero e discreto; ma se la sua voce si allarga oincupisce essa diviene ricca e profonda. Sta in

questo il suo incanto e il suo segreto.

La voceche stilla e sgoccia nel mio intimo più tenebrosomi riempie comeverso un ritmato e mi rallegra come un

filtro.

Addorme i miei mali più crudelicontiene tutte le estasi; per dire le piùlunghe frasi non ha bisogno di parole.

Non v'è archetto che morda sul mio cuorestrumento perfettoo faccia piùregalmente cantare la sua corda più vibrante

della tua vocegatto misteriosogatto strano e seraficoin cui tuttocomein un angeloè sottile e armonioso.

_II

Dal suo pelame biondo e bruno esce un profumo così dolce che una seraperaverlo carezzato una voltauna solane fui

tutto impregnato.

È il genio familiare del luogo: giudicapresiede e ispira ogni cosa nel suoregno. È forse una fataforse un dio?

Quando i miei occhitirati come da una calamitasi volgono docilmente versoquesto gatto che amo (e guardo dentro

me stesso)

con stupore vedo il fuoco delle sue pupille pallidechiare lanterneopaliviventiche mi contemplano fissamente.

52 • LA BELLA NAVE

Voglio raccontartio molle incantatricele bellezze diverse che ornano latua gioventù; voglio dipingere per te la tua

bellezzain cui l'infanzia s'allea alla maturità.

Quando vai spazzando l'aria con la tua larga gonnasembri una bella nave cheprende il largocarica di telee il suo

rullìo segue un ritmo pigrodolce e lento.

Sul tuo collo ampio e tondo e sulle tue spalle piene il tuo capo sipavoneggia con strane graziee tu avanzi per la tua

strada con aria placida e trionfantemaestosa fanciulla.

Voglio raccontartio molle incantatricele bellezze diverse che ornano latua gioventù; voglio dipingere per te la tua

bellezzain cui l'infanzia s'allea alla maturità.Il tuo seno che avanza eche spinge la setail tuo seno trionfante è un bell'armadio i cui pannellicurvi e luminosi come

scudi mandano lampi;

scudi provocantiarmati di punte rosa! Armadio dai dolci segretipieno dicose buonedi vinidi profumidi liquori

delirio di cervelli e di cuori!

Quando vai spazzando l'aria con la tua larga gonnasembri una bella nave cheprende il largocarica di telae il suo

rullìo segue un ritmo pigrodolce e lento.

Le tue nobili gambesotto i volani che sempre respingonotormentano idesideri oscuri e li provocanosimili a due

streghe che fanno girare un filtro nero in un vaso profondo.

Le tue bracciache si prenderebbero gioco di ercoli precoci sonosolidiemuli dei lucidi boafatte per serrare

ostinatamente - come a volerlo imprimere nel tuo cuore - il tuo amante.

Sul tuo collo ampio e tondosulle tue spalle pieneil tuo capo sipavoneggia con strane graziee tu avanzi per la tua

strada con aria placida e trionfantemaestosa fanciulla.

53 • INVITO AL VIAGGIO

Mia fanciulla e sorellapensa come sarebbe bello vivere insieme laggiù.Amarsi senza fineamarsi e morire nel paese

che ti assomiglia! Gli umidi soli di quei cieli turbati hanno per il miospirito l'incanto misterioso dei tuoi occhi traditori

splendenti tra le lagrime.

Laggiù tutto è ordinebellezzalussocalma e voluttà.

Mobili lucentilevigati dagli annidecorerebbero la nostra stanza; i fioripiù rarimischianti i loro profumi ai vaghi

sentori dell'ambrai ricchi soffittigli specchi profondilo splendoreorientaletutto parlerebbe in segreto all'anima la

sua dolce lingua natìa.

Laggiù tutto è ordinebellezzalussocalma e voluttà.

Guarda sui canali dormire vascelli dall'umore vagabondo: è per assecondareil tuo minimo desiderio che vengono di

capo al mondo. - I soli declinanti rivestono i campii canalil'interacittàdi giacinto e d'oro; il mondo s'addormenta in

una calda luce.

Laggiù tutto è ordinebellezzalussocalma e voluttà.

54 • L'IRREPARABILE

Possiamo soffocare il vecchioil lungo Rimorsoche vivesi agita e sicontorcenutrendosi di noi come il verme dei

morticome il bruco della quercia? Possiamo soffocare l'implacabile rimorso?

In quale filtroin quale vinoin quale tisana affogheremo questo vecchionemicodistruttore e ghiotto come la

cortigianapaziente come la formica? - In quale filtro? - in quale vino? -in quale tisana?

Dillobella stregaohdillose lo saia questo spirito caricod'angosciae pari al moribondo schiacciato dai feriti

calciato dal cavallo: dillobella stregaohdillose lo sai

a questo agonizzante che già il lupo va fiutando e il corvo adocchiaaquesto soldato ferito; dillose deve disperare

d'avere la sua croce e la sua tombaquesto povero agonizzante che già illupo va fiutando.

Si può illuminare un cielo nero e fangoso? Si possono lacerare tenebre piùdense che la pecesenz'alba né tramonto

senza astri né lampi funerei? Si può illuminare un cielo nero e fangoso?

La Speranza che brilla alle vetrate dell'Albergo è spentamorta per sempre!Senza luna e senza raggioh trovare dove

alloggiano i martiri d'una strada sbagliata! Il Diavolo ha spento tutto allevetrate dell'Albergo!

Adorabile stregali ami tu i dannati? Dimmiconosci l'irremissibile?Conosci il Rimorso dai dardi avvelenati cui il

nostro cuore serve da bersaglio? Adorabile stregali ami tu idannati?L'Irreparabile rode col dente maledetto il pietoso monumento dellanostra anima e sovente ne attaccasimile alla

termitel'edificio alla base. L'Irreparabile rode col dente maledetto.

- Ho visto qualche voltain fondo a un teatro da quattro soldi cheun'orchestrasonorainfiammavauna fata accendere

in un cielo infernale un'aurora miracolosa. Ho visto qualche voltain fondoa un teatro da quattro soldiun essere tutto

luce oro e velo abbattere l'enorme Satana: ma il mio cuoremai visitatodall'estasiè un teatro in cui si attende sempre

sempre invanol'Essere dalle ali di velo.

55 • CONVERSAZIONE

Tu sei un bel cielo d'autunnochiaro e rosa! Ma la tristezza monta in mecome il mare e lasciarifluendosul mio labbro

corrucciatoil ricordo cocente del suo fango amaro.

- La tua mano scivola invano sul mio petto che si strugge; ciò che cercaamicaè un luogo devastato dall'unghia e dal

dente feroce della donna. - Non cercare più il mio cuore: le belve l'hannodivorato.

Il mio cuore è un palazzo lordato dalla folla: ci si ubbriacaci siammazzaci si tira per i capelli. - Un profumo ondeggia

attorno al tuo seno nudo.

O Beltàdura frusta delle animetu lo vuoi! Con i tuoi occhi di fuocosplendenti come festetu bruci i brandelli che le

belve han risparmiato.

56 • CANTO D'AUTUNNO

_I

Ben presto affonderemo nelle fredde tenebre; addioviva chiarità dellenostre troppo brevi estati! Sento già cadere con

dei lugubri colpi la legna echeggiante sul selciato dei cortili.

L'inverno rientra nel mio essere; colleraodiobrividiorroreduro eforzato affanno; e come il sole nell'inferno polare

il mio cuore non sarà più che una massa dura e ghiacciata.

Ascolto fremendo ceppo su ceppo cadere: il patibolo non manda un'eco piùsorda. Il mio spirito è come una torre che

soccombe sotto i colpi pesanti dell'infaticabile ariete.

Mi sembracullato da quei colpi monotoniche in gran frettada qualchepartesi stia inchiodando una bara. Per chi?

Ieri era ancora estate; ed eccol'autunno. Questo rumore misterioso suonaper una partenza.

_II

Amo la luce verdastra dei tuoi lunghi occhidolce beltàma tutto oggi m'èamaro e nullané il tuo amorené l'alcované

il caminetto compensano il sole dardeggiante sul mare.

Ma pureamamitenero cuorecome una madreanche se sono ingrato ecattivo; amante o sorellaabbi l'effimera

dolcezza d'un glorioso autunno o d'un sole declinante.

Breve compito! Attendela tombaavida. Ahlascia che la fronte posatasulle tue ginocchiagustirimpiangendo la

biancatorrida estateil raggio giallo e dolce della fine di stagione.

57 • A UNA MADONNA

Ex voto di gusto spagnolo

Voglio innalzare per temia Madonnamia amanteun altare sotterraneo nelprofondo della mia disperazionee scavare

nell'angolo più nero del mio cuorefuori dal mondano desiderio edall'occhio schernitoreuna nicchia smaltata d'oro e

d'azzurro ove tu possa ergertiStatua piena di stupore. Coi miei versilucentiintrecciati d'un puro metallocon sapienza

costellato di rime di cristalloporrò sul tuo capo una grande corona; enella mia gelosiao mortale Madonnati taglieròun Mantellodi gustobarbaricorigido e pesantefoderato di sospetto: così checome una garittachiuda le tue grazie. E

non sarà ornato di perlema di tutte le mie lagrime! La tua Veste sarà ilmio desideriofrementeondulanteil mio

desiderio che sale e scendeche si culla sulle cimesi riposa nelle vallie copre d'un bacio tutto il tuo corpo bianco e

rosa. Ti faròcol mio Rispettodelle belle Scarpe di rasoumiliate daituoi piedi divini: imprigionandoli in una molle

strettane conserveranno l'impronta come uno stampo fedele? Se io non possomalgrado la mia arte diligentefarti

sgabello d'una Luna d'argentoporrò almeno il Serpente che mi morde ivisceri sotto i tuoi piediaffinché tu calpesti e

scherniscaRegina vittoriosa e feconda di redenzioniquesto mostro gonfiodi odio e di sputi. Vedrai i miei Pensieri

disposti come i Ceri dinanzi all'altare fiorito della Regina delle Verginicostellando di riflessi il soffitto dipinto in

azzurroguardarti fissamente con degli occhi di fuoco: e poi che tutto in meti ammira e ti amatutto si farà Benzoino

IncensoOlibanoMirra; e senza posa verso di tevetta bianca e nevosainVapori s'innalzerà il mio Spirito tempestoso.

Infineper completare la tua figura di Mariae per mischiare amore ebarbarienera Voluttàfaròboia pieno di rimorsi

dei sette Peccati capitali sette Coltelli ben affilatie come un giocoliereinsensibileprendendo il più profondo del tuo

amore come bersaglioli pianterò nel tuo Cuore ansimantenel tuo Cuoresinghiozzantenel tuo Cuore ruscellante.

58 • CANZONE DI POMERIGGIO

Sebbene le tue sopracciglia minacciose ti diano un'aria stranache non ècerto quella d'un angeloo strega dagli occhi

allettanti

io t'adoroo mia frivolamia terribile passionecon tutta la devozione delprete per il suo idolo.

Il deserto e la foresta profumano le tue trecce greviil tuo capo ha gliatteggiamenti dell'enigma e del segreto.

Il profumo gira sulla tua carne come intorno a un incensiere; tu incanti comefa la seraninfa calda e tenebrosa.

Ahi filtri più forti non valgono nulla a paragone della tua pigriziae tuconosci la carezza che fa rivivere i morti.

I tuoi fianchi sono innamorati della tua schiena e dei tuoi senie tuaffascini i cuscini con le tue pose languide.

Qualche voltaper calmare la tua ira misteriosatu distribuisci conserietà il morso e il bacio;

tu mi strazio mia brunacon il tuo riso canzonatore e poi posi sul mio unocchio dolce come la luna.

Sotto i tuoi scarpini di raso e i tuoi affascinanti piedi di setaio depongola mia grande gioiail mio genio e il mio

destino

la mia animache tu hai sanatoo colore e luceesplosione d'ardore nellamia nera Siberia.

59 • SISINA

Immaginate Diana che percorre con un corteo galante i boschi e batte lemacchiepetto e capelli al ventoebbra di

strepitisuperbasfidando i più bravi cavalieri!

Avete visto Théroigneinnamorata di carneficineche incita all'assalto unagente scalzaguance ed occhi di fuoco

sostenendo la sua parte e salendosciabola in pugnole scalinate regali?

Tale è Sisina! Ma la dolce guerriera ha l'animo tanto pietoso quanto feroce:il suo coraggioeccitato dalla polvere e dai

tamburi

sa abbassare le armi davanti ai supplicie il suo cuoredevastato dallafiammaha sempre una riserva di lagrimeper chi

se ne mostra degno.

60 • LODI DELLA MIA FRANCESCA

Ti canterò su nuove cordeo piccolo novale che suoni nella solitudine delcuore.

Sii di serti tutta ornatao donna di delizie per cui sono rimessi ipeccati!Come da un benefico Lete attingerò baci da teche sei attraversata damagnete.

Quando una tempesta di vizi turbava tutti i sentieri apparisti tuDea

come stella salutare sui naufragi amari... Voterò il cuore ai tuoi altari!

Vasca colma di virtùfonte di eterna giovinezzaridà voce ai labbri muti!

Quanto era sudicio bruciastiquanto rozzolevigastiquanto debolerinforzasti.

Nella fame mia tavernanella notte mio lumeguidami sempre rettamente.

Aggiungi ora forza a forzadolce bagno odoroso di soavi profumi!

Splendi attaccata ai miei lombio corazza di castità intinta in seraficaacqua;

vaso corrusco di gemmepane saporitomolle cibovino divinoFrancesca.

61 • A UNA SIGNORA CREOLA

Ho conosciuto nella terra odorosa che il sole carezzasotto una volta dipiante imporporate e di palmizi da cui piove

sugli occhi indolenzauna signora creola dalle grazie ignote.

Il suo colorito è pallido e caldo: la bruna incantatrice muove il collo conaria nobilmente manierataella è grande e

svelta nell'incedere come una cacciatriceil suo sorriso è tranquilloisuoi occhi sono fermi.

Se vi portasteo Signoraal vero paese della gloriasulle sponde dellaSenna o della verde Loirabella degna d'ornare

gli antichi castelli

faresteal riparo di ombrosi rifuginascere mille sonetti nel cuore deipoetiche i vostri occhi renderebbero più schiavi

dei vostri negri.

62 • MOESTA ET ERRABUNDA

Dimmitalvolta il tuo cuore fugge viaAgatalontano dal nero oceanodell'immonda cittàverso un oceano diverso

splendente di luceazzurrochiaroprofondo come la verginità? Dimmitalvolta il tuo cuore fugge viaAgata?

Il mareil vasto mare consola le nostre fatiche! Quale demonio ha dotato ilmare - dal rauco canto che accompagna

l'organo immenso dei venti rimbombanti - di questa capacità sublimed'addormentarci? Il mareil vasto mare consola le

nostre fatiche!

Portami viavagonee tu rapiscimio nave! Lontano! Lontano! Qui il fangoè impastato dalle nostre lagrime! È vero

che qualche volta il triste cuore di Agata dice: «Viadai rimorsidaidelittidalle sofferenzeportami viavagonee tu

rapiscimio nave»?

Come mi sei lontanoparadiso profumatodove sotto un chiaro cielo tutto èamore e gioiae tutto ciò che si ama è

degno d'essere amatoe nella pura voluttà il cuore si sprofonda! Come misei lontanoparadiso profumato!

Ma il verde paradiso degli amori infantilile corsele canzonii baciimazzettii violini vibranti dietro le collinele

brocche di vinola seranei boschi - ma il verde paradiso degli amoriinfantili

l'innocente paradiso di piaceri furtiviè già forse più lontanodell'India e della Cina? Si potrà ricordarlo con grida

lamentosee rianimarlo con una voce argentinal'innocente paradiso dipiaceri furtivi?

63 • LO SPETTRO

Come gli angeli dall'occhio fulvo tornerò nella tua alcova e scivoleròsilenzioso verso di te con le ombre della notte;

e ti daròo mia brunabaci freddi come la luna e ti darò le carezze delserpente che striscia attorno alla fossa.Nel mattino livido troverai il mioposto vuoto e freddo sino a sera.

Come altri con la tenerezzaio voglio regnare sulla tua giovinezza e la tuavita con il terrore.

64 • SONETTO D'AUTUNNO

Mi dicono i tuoi occhi chiari come il cristallo: «Qual è che consideri ilmio maggior meritoo bizzarro amante?» Sii

graziosataci! Il mio cuoreirritato da ogni cosa tranne che dal candoredell'antico animale

non vuole rivelarticullatrice la cui mano invita a lunghi sonniné il suosegreto infernale né la sua nera leggenda

scritta con la fiamma. Odio la passionelo spirito mi strazia!

Ohamiamoci teneramente. L'amore dalla sua garittatende tenebrosamente ilsuo arco fatale. Conosce ben a fondo gli

strumenti della sua vecchia armerìa:

Follìaorroredelitto. Pallida margheritanon sei tu forsecome mesimile a un sole autunnale? O mia biancafredda

Margherita!

65 • TRISTEZZA DELLA LUNA

Questa sera la luna sogna più languidamente; come una bella donna che sutanti cuscini con mano distratta e leggera

prima d'addormirsi carezza il contorno dei senie sul dorso lucido di mollivalanghemorentesi abbandona a lunghi

smarrimentigirando gli occhi sulle visioni bianche che salgono nell'azzurrocome fiori in boccio.

Quandonel suo languore oziosoella lascia cadere su questa terra unalagrima furtivaun pio poetaodiatore del sonno

accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima dai riflessi iridati comeun frammento d'opalee la nasconde nel suo

cuore agli sguardi del sole.

66 • I GATTI

I fervidi innamorati e gli austeri dotti amano ugualmente nella loro etàmaturai gatti possenti e dolciorgoglio della

casacome loro freddolosi e sedentari.

Amici della scienza e della voluttàricercano il silenzio e l'orrore delletenebre; l'Erebo li avrebbe presi per funebri

corsieri se mai avesse potuto piegare al servaggio la loro fierezza.

Prendonomeditandoi nobili atteggiamenti delle grandi sfingi allungate infondo a solitudiniche sembrano addormirsi

in un sogno senza fine;

le loro reni feconde sono piene di magiche scintille e di frammenti aurei;come sabbia fine scintillano vagamente le loro

pupille mistiche.

67 • I GUFI

Sotto i neri tassi che li riparano stanno allineati i gufi come deistranierie dardeggiano all'intorno il loro occhio rosso.

Meditano.

Staranno senza muoversi sino all'ora malinconica in cuispingendo via ilsole obliquole tenebre regneranno.

La loro posa insegna al saggio che bisogna in questo nostro mondo guardarsidal tumulto e dal movimento;

l'uomoinebriato da un'ombra che passaporta su di sé il castigo del suoaver voluto mutare.

68 • LA PIPASono la pipa d'un autore. S'indovinaa guardare la miafaccia d'Abissinia o di Cafrache il mio padrone è un gran

fumatore.

Quand'è carico di dolori io fumo come la capannuccia in cui si prepara ilpasto pel ritorno dell'aratore.

Stringo e cullo la sua anima nella rete azzurra e mobile che sale dalla miabocca di fuoco

e svolgo un dittamo potente che incanta il suo cuore e guarisce le pene delsuo spirito.

69 • LA MUSICA

Spesso la musica mi porta via come fa il mare. Sotto una volta di bruma o inun vasto etere metto vela verso la mia

pallida stella.

Petto in avanti e polmoni gonfi come vela scalo la cresta dei fluttiaccavallati che la notte mi nasconde;

sento vibrare in me tutte le passioni d'un vascello che dolorail ventogagliardola tempesta e i suoi moti convulsi

sull'immenso abisso mi cullano. Altre voltepiatta bonacciagrande specchiodella mia disperazione!

70 • SEPOLTURA

Sein una notte oscura e greve un buon cristianoper caritàseppelliràil vostro bel corpo dietro qualche vecchio rudere

all'ora che le caste stelle chiudono i loro occhi appesantitiil ragno vitesserà le sue telela vipera vi alleverà i suoi

piccoli;

voi tutto l'anno udirete sul vostro capo condannato gli urli lamentosi deilupi

e delle fameliche streghele follìe dei vecchi lubrichi e i complotti deineri malfattori.

71 • UN'INCISIONE FANTASTICA

Questo strano spettro non portagrottescamente posato sulla sua frontescheletricache un orribile diadema che sa di

carnevale. Senza speroni né frustino fiacca un cavallospettrale come luironzino d'apocalisseche sbava dalle froge

come un epilettico. Entro lo spazio s'inoltrano entrambie schiaccianol'infinito con uno zoccolo avventuroso. Il

cavaliere mena una spada fiammeggiante su folle senza nome che la suacavalcatura calpestae percorresimile a un

principe che ispeziona la sua corteil cimitero immenso e freddosenzaorizzontein cui giacciono al lume bianco d'un

sole esanguei popoli della storia antica e moderna.

72 • IL MORTO ALLEGRO

In una terra grassapiena di lumachevoglio scavarmi una fossa profonda incui adagiare a piacere le mie vecchie ossa e

addormentarmi nell'oblìo come il pescecane nell'ombra.

Odio i testamenti e le tombe; piuttosto che mendicare dagli uomini unalagrimapreferireivivoinvitare i corvi a

dissanguare ogni punto della mia immonda carcassa.

Vermi! Neri compagni senza orecchie e senza occhiaccogliete un morto cheviene a voi libero e allegro; filosofi

gaudentifigli della putrefazione

passate attraverso la mia rovina senza rimorso e ditemi se resta ancoraqualche tortura per questo vecchio corpo

senz'animamorto fra i morti.

73 • LA BOTTE DELL'ODIOL'Odio è la botte delle pallide Danaidi; laVendetta invanocon le sue braccia rosse e fortiprecipita in fondo alle sue

tenebre vuote grandi secchi di sangue e lagrime dei morti:

il Diavolo fa buchi segreti a questi abissi dai quali sfuggirebbero milleanni di sudori e di sforzianche se essa sapesse

rianimare le sue vittime eper spremerle ancorarisuscitare i loro corpi.

L'Odio è un ubbriaco in fondo ad una cavernache sente rinascergli la setee via via moltiplicarglisicome l'idra di

Lernadal liquido che ha ingurgitato.

Ma i bevitori felici sanno chi è il vincitoree l'Odio è condannato -lamentevole sorte - a non potersi mai addormentare

sotto la tavola.

74 • LA CAMPANA INCRINATA

È così amaro e dolce nelle notti d'invernoascoltare seduti accanto alfuoco che guizza e manda fumolevarsi

lentamente le memorie del tempo lontanoal suono delle campane che cantanonella nebbia.

Felice la campana dalla gola possente chesana e vivace malgrado i suoiannilancia fedelmente il suo grido religioso

come un vecchio soldato in veglia alla propria tenda.

Quanto a mela mia anima è incrinatae quando nelle sue pene vuolepopolare l'aria fredda delle nottiaccade spesso

che la sua voce indebolita

sembri il rantolo greve d'un ferito abbandonato sulla riva di un lago disangue chesotto un cumulo di mortisenza

potersi muoverespira tra immensi sforzi.

75 • SPLEEN

Pluviosoirritato contro l'intera cittàversa dalla sua urna a grandizaffate un freddo tenebroso sui pallidi abitanti del

vicino camposantorovesciandosui quartieri brumosila morte.

Il mio gattoalla cerca d'un giaciglio sul pavimentoagita incessantementeil suo corpo magro e rognoso; l'anima d'un

vecchio poeta erra nella grondaia con la voce triste d'un fantasmainfreddolito.

La campana che si lagna e il tizzo che fa fumo accompagnano in falsetto lapendola raffreddata; intanto in un mazzo di

carte dall'odore nauseante

lascito fatale d'una vecchia idropicail bel fante di cuori e la regina dipicche chiacchierano sinistramente dei loro amori

defunti.

76 • SPLEEN

Ho più ricordi che se avessi mille anni. Un grosso mobile a cassettiingombro di bilancidi versidi lettere d'amoredi

verbalidi romanze e di grevi ciocche di capelli ravvolte entro quietanzenasconde meno segreti che il mio triste

cervello. È una piramideun'immensa tombacontiene più morti d'una fossacomune. - Io sono un cimitero aborrito

dalla lunain cuicome rimorsisi trascinano lunghi vermi accanendosicontinuamente sui più cari dei miei morti. Sono

un vecchio camerino pieno di rose passein cui giacciono in disordine modesorpassate; e i pastelli miserevoli e i pallidi

Bouchersolirespirano il profumo d'una fiala lasciata aperta.

Nulla eguaglia la lentezza di quei giorni azzoppati quandosotto i pesantifiocchi delle annate nevosela noiafrutto

della cupa indifferenzaprende le proporzioni dell'immortalità. - Già tunon sei piùo materia viventeche un granito

circondato da un vago spaventoassopito al fondo d'un Sahara brumoso; unavecchia sfinge ignorata dal mondo

noncurantedimenticata sulle mappe: il suo umore selvaggio non canta ormaiche ai raggi del sole che tramonta.

77 • SPLEEN

Sono come il re d'un paese piovosoricco ma impotentegiovane evecchissimoche disprezzando gli inchini dei

maestri s'annoia coi suoi cani come con ogni altro animale. Nulla puòallietarloné la cacciané il falconené il popoloagonizzante sotto il suobalcone. Neppure la grottesca ballata del buffone favorito riesce più adistrarre la fronte di

questo malato crudele. Il suo letto a fiordalisi si trasforma in sepolcroele dame del seguitoper le quali ogni principe è

bellonon sanno più inventare quali impudichi abbigliamenti capaci dicavare un sorriso a quel giovane scheletro. Il

sapiente che gli fabbrica l'oro non ha mai saputo estirpare la corruzione dalsuo essere; e in quei bagni di sangue che

abbiamo ereditato dai romani e a cui i potentiinvecchiatisono solitiricorrereegli non ha saputo riscaldare il cadavere

ebete in cui non sangue scorrema verde acqua di Lete.

78 • SPLEEN

Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio sullo spirito che gemein preda a lunghi affannie versa

abbracciando l'intero giro dell'orizzonteuna luce diurna più triste dellanotte;

quando la terra è trasformata in umida prigione dovecome un pipistrellola Speranza sbatte contro i muri con la sua

timida ala picchiando la testa sui soffitti marcescenti;

quando la pioggiadistendendo le sue immense strisceimita le sbarre d'ungrande carceree un popolo muto d'infami

ragni tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli

improvvisamente delle campane sbattono con furia e lanciano verso il cielo unurlo orrendosimili a spiriti vaganti

senza patriache si mettono a gemereostinati.

- E lunghi trasporti funebrisenza tamburi né bandesfilano lentamentenella mia animavinta; la Speranzapiange; e

l'atroce Angosciadispoticapianta sul mio cranio chinatoil suo nerovessillo.

79 • OSSESSIONE

Voi m'impauritegrandi boschicome fsote delle cattedrali; voi urlate comel'organoe nei nostri cuori maledettistanze

d'eterna doglia in cui vibrano antichi lamentirisponde l'eco dei vostri DeProfundis.

Te odioOceano! Il mio spirito ritrova in sé le tue impennate e i tuoitumulti: il riso amaro dell'uomo sconfittopieno di

singhiozzi e d'insultilo ritrovo nella risata enorme del mare.

Come ti amereio Nottesenza le stelle la cui luce parla un linguaggiocosì noto! Perché cerco il vuotoil neroil nudo!

E le stesse tenebre sono tele in cui vivonouscendo a migliaia dai mieiocchiesseri ormai spariti agli sguardi famigliari.

80 • VOGLIA DEL NULLA

Triste mio spiritoun tempo innamorato della lottala Speranza il cuisperone attizzava i tuoi ardorinon vuole più

cavalcarti! Giaciti dunque senza pudorevecchio cavallo il cui zoccoloincespica a ogni ostacolo.

Rassegnaticuor mio: dormi il tuo sonno di bruto!

Spirito vinto e stremato! Per tevecchio predonel'amore ha perduto il suogustoe l'ha perduto la disputa; addiocanti

di ottoni e sospiri di flauto! Piaceridesistete dal tentare un cuore cupo ecorrucciato!

L'adorabile Primavera ha perduto il suo profumo.

Il Tempo m'inghiotte minuto per minuto come fa la neve immensa d'un corpoirrigidito; io contemplo dall'alto il globo

in tutta la sua circonferenza e non vi cerco più l'asilo d'una capanna.

Valangavuoi tu portarmi via nella tua caduta?

81 • ALCHIMIA DEL DOLORE

Chi ti illumina col suo ardorechi ti abbruna del suo luttoo Natura! Quelche all'uno dice: Sepolturaall'altro dice: Vita

e Splendore!O Ermete ignoto che m'assisti e sempre m'intimidistitu di mefai un Midail più triste degli alchimisti;

grazie a te io muto l'oro in ferroil paradiso in inferno; nel sudario dellenubi

io scopro un caro cadavere e costruisco grandi tombe sulle rive celesti.

82 • ORRORE SIMPATICO

Da questo cielo bizzarro e lividotormentato come il tuo destinoqualipensieri discendono nella tua anima vuota?

Rispondilibertino.

- Mai saziato dall'oscuro e dall'incertonon gemerò come fece Ovidiocacciato dal suo paradiso latino.

Cieli strappati come gretiil mio orgoglio si specchia in voi; le vostregrandi nubi listate a lutto

sono i carri funebri dei miei sognie i vostri strappi di luce il riflessodell'Inferno ove il mio cuore si bea.

83 • L'EAUTONTIMORUMENOS

A J.G.F.

Ti colpirò senza collera e senza odiocome un macellaio; come Mosè colpìla roccia: e farò sgorgare dalla tua palpebra

le acque della sofferenza per dissetare il mio Sahara; il mio desideriogonfio di speranza galleggerà sulle tue lagrime

salate

come un vascello che prende il largo; nel mio cuore che inebrierannoi tuoicari singhiozzi echeggeranno come un

tamburo che batta la carica.

Non sono forse io un falso accordo nella divina sinfoniagrazie alla voraceIronia che mi scuote e mi morde?

Essa è nella mia voce clamante! Ed è tutto sangue mioquesto nero veleno!Io sono il sinistro specchio in cui la megera

si contempla.

Sono la piaga e il coltellolo schiaffo e la guancia; sono le membra e laruotala vittima e il carnefice!

Sono il vampiro del mio cuoreuno di quei grandi derelitti condannati alriso eterno e incapaci di sorridere!

84 • L'IRRIMEDIABILE

_I

Un'Ideauna Formaun Essere partito dall'azzurro e caduto in uno Stigeplumbeo e fangoso dove nessun occhio del

cielo può penetrare;

un Angeloviaggiatore imprudentetentato dall'amore del deformedibattentesi come un nuotatore al fondo di un

incubo enorme

e pugnanteo funebre angosciacontro un gigantesco mulinello che vacantando come i pazzi e piroettando nelle

tenebre;

un infelice stregato nei suoi futili brancolamenti per fuggire da un nido diviperein cerca di una luce e di una chiave;

un dannato che discende senza lampada sino all'orlo di un abisso la cui puzzatradisce umida profondità ed eterne scale

senza rampe

ove vegliano viscidi mostri i cui grandi occhi fosforescenti rendono la notteanche più nera facendo visibili soltanto se

stessi;una nave imprigionata nel polo come in una trappola di cristallo checerca per quale stretta fatale sia caduta in questo

carcere...

- Emblemi nettiquadro compiuto d'una sorte irrimediabile fanno pensare cheal Diavolo riesca sempre tutto!

_II

Incontro a duescuro e limpidodi un cuore divenuto specchio di se stessopozzo di Veritàchiaro e neroove palpita

una livida stella

faro ironicoinfernaletorcia di grazie satanichesollievo e gloria unici:consapevolezza nel Male!

85 • L'OROLOGIO

Orologiodio sinistropaurosoimpassibileil cui dito ci minacciadicendoci «Ricordati!». Vibranti Dolori si

configgeranno presto nel tuo cuore come in un bersaglio;

il vaporoso Piacere fuggirà verso l'orizzonte come una silfide in fondo alpalcoscenico; ogni istante ti divora un po' di

quel piacere che viene accordato all'uomo fin che dura il suo tempo.

Tremilaseicento volte all'ora il secondo mormora «Ricordati!».Rapidocon la sua voce d'insettol'Adesso dice: Io sono

l'Alloraho pompato la tua vita con la mia tromba immonda!

Remember! Ricordati! prodigo! Esto memor! (La mia golametallica pronuncia tutte le lingue.) I minutio sventato

mortalesono delle sabbie che non bisogna abbandonare senza estrarne un po'd'oro!

Ricordati che il Tempo è un giocatore avido che vince senza bararea ognicolpo. È la legge. Decresce il giornola notte

avanza. Ricordati! L'abisso ha sempre setela clessidra si svuota.

Presto suonerà l'ora in cui il divino Casol'augusta Virtùtua sposaancora intattail Pentimento stesso (ahiultimo

rifugio)ogni cosa ti dirà: «Muorivecchio vigliaccoormai è troppotardi.»

QUADRI PARIGINI

86 • PAESAGGIO

Voglioper comporre castamente le mie egloghedormire accanto al cielocome fanno gli astrologhi; e vicino ai

campaniliascoltare sognando i loro inni solenni portati via dal vento. Lemani sotto il mentodall'alto della mia

mansardavedrò l'officina che canta e che chiacchierai comignoliicampanilialberi maestri della cittàe i grandi cieli

che fanno sognare l'eterno.

È dolce veder nascere tra le brume la stella nell'azzurrola lampada allafinestrai fiumi di carbone che salgono al

firmamento e la luna che versa il suo pallido incanto. Vedrò passareprimavereestatiautunni; e quando arriveràcon le

sue nevi monotonel'invernoserrerò porte e finestrefabbricherò nellanotte i miei palazzi stregati. Sognerò allora

orizzonti azzurrinigiardinizampilli d'acqua riversanti il loro piantonegli alabastribaciuccelli cantanti sera e mattino

e quanto di più infantile l'Idillio può possedere. Tempestando vanamente almio vetro la Rivolta non riuscirà a farmi

alzare la fronte dal leggìoperché sarò tutto immerso nel piacered'evocare la Primaveradi far nascere un sole dal mio

cuore e di trasformare i miei pensieri ardenti in una tiepida atmosfera.

87 • IL SOLE

Lungo il vecchio sobborgoove le persiane pendono dalle catapecchierifugiodi segrete lussuriequando il sole crudele

batte a raggi raddoppiati sulla città e i campisui tetti e le messiio miesercito tutto solo alla mia fantastica scherma

annusando dovunque gli imprevisti della rimainciampando nelle parole comenel selciatourtando qualche volta in

versi a lungo sognati.Questo padre fecondonemico di clorosisveglia neicampi i vermi e le rosefa svaporare gli affanni verso il cielo

immagazzina miele nei cervelli e negli alveari. È lui a ringiovanire coloroche vanno con le grucce e a renderli allegri

dolci come fanciullilui a ordinare alle messi di crescere e maturare entroil cuore immortale che vuol sempre fiorire.

Quandosimile a un poetascende nelle cittànobilita le cose più vili es'introduce da re senza rumoresenza paggi

entro tutti gli ospedali e tutti i palazzi.

88 • A UN MENDICANTE DAI CAPELLI ROSSI

Bianca fanciulla dai capelli rossiil cui vestito lascia intravvedere daisuoi buchi bellezza e povertà

per memisero poetail tuo giovane corpo malaticcio ha una sua dolcezza.

Tu porti con più galanteria i tuoi zoccoli pesanti che non porti i suoicoturni di velluto un'eroina da romanzo.

In luogo del tuo straccetto troppo cortoohche un superbo abito di cortericada in pieghe lunghe e fruscianti sui tuoi

talloni;

e che un pugnaletto d'oro riluca sulla tua gamba - per gli occhi deilibertini - in luogo delle tue calze bucate;

che nodi malfatti svelino - per i nostri peccati - i tuoi due bei seniradiosi come occhi;

che per svestirti le braccia si facciano pregare e caccino a colpi ribelli ledita birichine

perle della più bella acquasonetti di Maestro Belleau dai tuoi innamoratiin pena incessantemente offerti

servitorame di rimatori offerenti le loro primizie contemplando la tua scarpadi sotto la scala

più d'un paggio desideroso d'avventurapiù d'un signorepiù d'un Ronsardspierebberoper un convegnoil tuo fresco

rifugio!

Conteresti allora nei tuoi letti più baci che giglie sottoporresti alletue leggi più d'un Valois!

- E tuttavia tu vai raccattando qualche vecchio rimasuglio buttato sullasoglia di un Véfour da sobborghi;

e vai adocchiandodi nascostodei gioielli da pochi soldi che ioahimèneppure posso donarti.

Va' dunque senza ornamento o profumoo perleo diamanteva'solo con latua magra nuditào mia bella.

89 • IL CIGNO

A Victor Hugo

_I

Andromacaio penso a voi! Quel fiumiciattolomisero e triste specchio doveun tempo rifulse l'immensa maestà delle

vostre pene di vedovaquel Simoenta ingrossato dalle vostre lagrime

ha d'improvviso fecondato la mia fertile memoria mentre attraversavo ilCarosello nuovo. La vecchia Parigi non esiste

più (l'aspetto d'una città muta più prestoahimèche il cuoredell'uomo)

soltanto in spirito vedo tutto il campo di baraccheil mucchio di capitelliappena sbozzati e di fusti di colonne

le erbei grandi massi inverditi dall'acqua delle pozzanghere enelbrillìo delle vetrinela confusione delle

cianfrusaglie.

Laggiù stava un giorno un serraglioe là io vidiun mattinoall'ora incui sotto cieli freddi e chiari il Lavoro si svegliae

gli spazzini levano un oscuro uragano nell'aria silenziosaun cigno evasodalla sua gabbia: con i piedi palmati fregava il selciato aridotrascinando ilbianco piumaggio sul

terreno accidentato. Presso un ruscello secco l'animaleaprendo il becco

immergeva febbrilmente le ali nella polveree dicevail cuore tutto memoredel suo bel lago natìo: «Quando scenderai

acquaquando esploderaifulmine?»

Vedo quel miserostrano e fatale mitoverso il cielotalvoltaverso ilcielo ironico e crudelmente azzurro - come

l'uomo di Ovidio sul suo collo convulso innalzando l'avida testa - in atto dilanciare rimproveri a Dio

_II

Parigi cambia! Ma nulla è mutato nella mia malinconia: palazzi nuoviimpalcaturemassivecchi quartieritutto in me

diviene allegoriae i miei ricordi più cari sono grevi come rocce.

Cosìdinnanzi al Louvre un'immagine m'opprime. Penso al mio grande cigno(ai suoi movimenti folli)ridicolo e

sublime come gli esulie divorato da un desiderio senza requie. E penso avoi

Andromacacaduta dalle braccia d'un grande sposocome un vile capo dibestiamesotto la mano del superbo Pirro

curva su una tomba vuotaestaticapenso a voivedova di Ettore e sposa diEléno.

Penso alla negra smarrita e tisica scalpicciante nel fangoin atto dicercarecol suo occhio sconvoltogli alberi di cocco

assenti della superba Africa dietro il muro immenso della nebbia;

penso a chiunque ha perduto quel che non si ritrova mai piùa coloro che sisaziano di lagrime succhiando il Dolore

come una buona lupaai magri orfanelli appassentisi come fiori!

Cosìnella foresta ove il mio spirito si rifugiaun vecchio Ricordo suonaa perdifiato il suo corno. E penso ai marinai

dimenticati su di un'isolaai prigionieriai vinti... e a molti altriancora!

90 • I SETTE VECCHI

A Victor Hugo

Città formicolantecittà piena di sogniove lo spettroin pieno giornos'attacca al passato! D'ogni parte colano misteri

come linfe negli stretti canali del possente colosso.

Un mattinonella triste stradamentre che le caseallungate dalla brumasembravano i due argini d'un fiume in piena e

chescenario simile all'anima d'un attore

un nebbione sudicio e giallo inondava lo spazioio camminavotendendo inervi come un eroe e discutendo con la mia

anima spossatagiù per il quartiere scosso da pesanti carriaggi.

Improvvisamente un vecchioi cui stracci gialli sembravano imitare il coloredi questo cielo piovosoe il cui aspetto

avrebbe fatto fioccare elemosine se la cattiveria non gli avesse brillatonegli occhi

m'apparve. Si sarebbe detto che avesse la pupilla temprata nel fieleil suosguardo rendeva più acuto il gelo e la sua

barba di lunghi pelirigida spadasporgeva in avantisimile a quella diGiuda.

Non era curvoma spezzatola sua schiena formava un angolo retto con le suegambeperfetto. Così il bastone

completando la sua figuragli dava l'aria e il passo malsicuro

d'un quadrupede infermo o d'un ebreo trascinantesi a stento. S'andavainvischiando nella neve e nel fango come se

schiacciasse dei morti con le sue ciabattepiù che indifferenteostileverso il mondo.

Uno del tutto simile a lui lo seguiva: barbaocchioschienabastonestracciniente distingueva questo gemello

centenario venuto da un medesimo inferno. Spettri barocchiprecedevano dipari passo verso una meta ignota.

In che complotto infame ero caduto o quale malvagio caso m'implicavaumiliandomi? Infattiun minuto dopo l'altro

contai sette volte quel sinistro vegliardo in via di moltiplicarsi.Chi siride della mia inquietudine e non si sente percorso da brividi fraternisappiachead onta della decrepitezzaquei

sette mostri avevano l'aria d'essere eterni!

Avrei potutosenza morirnecontemplare l'ottavososia inesorabileironicoe fataleripugnante Fenicepadre e figlio di

se stesso? Così volsi le spalle all'infernale corteo.

Esasperato al pari d'un ubbriaco che vede doppiorientrai a casaserrai laportapieno di spaventomalatoinfreddolito

l'anima febbrile e turbataferito dal mistero e dall'assurdo.

Invano la mia mente voleva riprendere il timone; la tempestamulinandorendeva inutili i suoi sforzi e la mia anima

vecchia barca senza alberiballava e ballava su un mare mostruoso eillimitato.

91 • LE VECCHIETTE

A Victor Hugo

_I

Nelle pieghe tortuose delle antiche capitalidove tuttoanche l'orroresitrasforma in incantoio guatoubbidendo ai

miei fatali umoridegli esseri singolaridecrepiti e affascinanti.

Questi esseri sgangherati furono un tempo donneEpòninaLaìde! Mostrifrantumatiingobbiticontorti: amiamoli!

Sono anime ancora. Sotto gonne piene di buchisotto freddi tessuti

procedonoflagellate da inique ventatesussultano al fracasso di omnibusrotolanti e si stringono al fiancocome

reliquieborsettine ricamate a fiori o indovinelli:

trottanoin tutto simili a marionette; si trascinano come animali feriti odanzanosenza volerepovere campanelle cui

s'attacca un Diavolo senza pietà! Pur malridotti

i loro occhi penetrano come succhielli e lucono come i buchi in cui la nottel'acqua s'addorme: divini occhi di fanciulla

che si meraviglia e ride d'ogni cosa che brilla.

Avete notato mai che alcune bare di vecchie sono piccole quasi come quelledei bambini? In queste bare la Morte

sapiente mette un simbolo di gusto bizzarro e affascinante;

e ogni volta ch'io vedo un debole fantasma attraversare il brulicante quadrodi Parigipenso sempre che quell'essere

fragile s'incammini dolcemente verso una nuova culla;

pur che io non indaghimeditando sulla geometriaal vedere quelle membradiscordiquante mai volte l'operaio debba

cambiare la forma della cassa destinata a questi corpi.

- Quegli occhi sono pozzi da un milione di lagrime formaticrogiuoli che unmetallo raffreddandosi screziò... Quegli

occhi misteriosi hanno un fascino invincibile per chi fu allattatodall'austera Sventura.

_II

Vestale innamorata del defunto «Frascati»sacerdotessa di Talìadellaqualeahimèconosce il nome solo un

suggeritore già sotterratocelebre svaporata che un temponel suo fioreombreggiò «Tivoli!

tutte m'inebriano! ma fra questi esseri fragili ce n'è chericavando mieledal dolorehanno detto alla Dedizione che dava

loro ali: «Possente Ippogrifoportami sino in cielo!»

L'unaesercitata all'infelicità dalla patrial'altra oppressa di doloridal suo sposol'altra ancoraMadonna trafitta dal

figlio: avrebbero potutotuttefare un fiume delle loro lagrime.

_IIIAhquante ne ho seguite di queste vecchine! Fra le altreunaall'orache il solecadendoinsanguina il cielo di ferite

vermigliesi sedeva pensosain dispartesu una panchina

per ascoltare uno di quei concertiricchi in ottonidi cui i soldati allevolte inondano i parchie che in queste sere d'oro

in cui ci si sente rinascereversano un po' d'eroismo in cuore ai cittadini.

Elladritta ancorafiera e presa tutta dal ritmoavidamente fiutava quelcanto vivo e guerriero; il suo occhioa tratti

s'apriva come a una vecchia aquilala sua fronte di marmo era pronta per illauro!

_IV

Così ve ne andatestoichesenza un lamentoattraverso il caos dellecittà viventimadri dal cuore sanguinante

cortigiane o santei cui nomi un tempo pronunciavano tutti.

Voi che foste la graziavoi che foste la glorianessuno riconosce: unincivile ubriaco vi insultapassandovi vicinocon

un amore per burlaun ragazzo infame e vile saltella alle vostre calcagne.

Vergognose d'esistereombre avvizzitestrisciatecurveimpauritecontroi murie nessuno vi salutao strani destini

relitti d'umanità maturi per l'eterno!

Ma ioioche vi sorveglio di lontanol'occhio inquieto fisso sui vostriincerti passi come seo meravigliavi fossi

padreassaporoa vostra insaputapiaceri clandestini:

vedo schiudersi le vostre passioni prime; oscuri o luminosi che sianovivo ivostri giorni perduti; il mio cuore

molteplice gode di tutti i vostri vizila mia anima splende di tutte levostre virtù.

O rovineo famiglia miao cervelli congenialiio vi do ogni sera un addiosolenne. Dove saretedomanio Eve

ottuagenarie su cui incombe l'artiglio terribile di Dio?

92 • I CIECHI

Guardalianima mia: sono veramente orribili. Simili a manichiniridicoli;terribilistrani sonnambulidardeggiano non

si sa dove i globi tenebrosi.

I loro occhiabbandonati dalla divina scintillarestano alzati al cielocome se guardassero lontano: non li si vede mai

curvare verso il selciato la testa appesantita.

Traversano così l'oscurità senza confinisorella del silenzio eterno. Ocittà! Mentre attorno a noi tu canti ridi e urli

innamorata atrocemente della voluttàiovedicosì mi trascino. Ma piùdi essi inebetitomi dico: «Che cosa cercano in

cielotutti questi ciechi?»

93 • A UN PASSANTE

Dattorno a me urlava la strada assordante. Altasottilein lutto strettomaestosa nel suo doloreuna donna passò

sollevando con la mano superba il festone e l'orlo della gonna;

era così agile e nobilecon la sua gamba statuaria... Io bevevoteso comeun follenel suo occhiocielo livido in cui

nasce l'uraganola dolcezza che incanta e il piacere che uccide.

Un lampo... poi la notte! - O fugace bellezzail cui sguardo m'ha ridatoimprovvisamente la vitanon ti rivedrò che

nell'eternità?

Altroveben lungi da quitarditroppo tardiforse mai! Io non sodove fuggitu ignori dove io vada. O te che avrei

amatoo te che lo sapevi!

94 • LO SCHELETRO CONTADINO_I

In quelle vecchie tavole d'anatomia sparse sui lungo-Senna polverosi ovecome un'antica mummiadorme più di un

libro cadaverico;

disegni ai quali la gravità e il mestiere d'un vecchio artistaad ontadello squallore del soggettoha saputo infondere la

Bellezza

accade di vedere - il che completa quei misteriosi orrori - Scorticati eScheletri dar di vanga come contadini.

_II

Dal terreno che frugatefunebri e rassegnati braccianticon tutta la forzadelle vostre vertebre e dei vostri muscoli

spellati

diteche strana messe ricavateforzati strappati al camposantoe di qualeproprietario dovete empire il granaio?

Volete forse (d'un destino troppo duro emblema chiaro e spaventevole)dimostrare che neppure nella fossa il sonno

promesso è sicuro

che il Nulla ci tradisce e tuttoanche la Morteci mente e che perl'eternitàahimèdovremo

in qualche ignoto paese scorticare la terra grama e affondare una pesantevanga col nudo piede sanguinante?

95 • IL CREPUSCOLO DELLA SERA

Ecco la bella seraamica del criminale: arriva complicea passi da lupo; ilcielo si chiude lentamentecome una grande

alcovae si trasforma in belva l'uomo impaziente.

O seracara seradesiderata da colui le cui bracciasenza mentirepossonodire: «Anche oggi abbiamo faticato.» - È la

sera che dà qualche sollievo agli spiriti divorati da un dolore selvaggioal pensatore ostinato la cui fronte si piega

all'operaio ingobbito che ritorna al suo letto.

Intanto si stanno svegliando pesantemente demoni malsanicome fossero uominid'affari evolandovanno a sbattere

contro imposte e tettoie. Attraverso le luci che il vento tormenta laProstituzione si riaccende nelle vie e come un

formicaio disserra tutte le sue uscite. Dovunque si apre un occulto sentierosimile al nemico che tenta un colpo di

mano: s'agita in seno alla città di fango come un verme che ruba all'uomo ilsuo nutrimento. Si sentonoqua e là

soffiare le cucinemugghiare i teatrironfare le orchestrine; i ristorantia prezzo fissodei quali il giuoco è l'attrattiva

maggiores'empiono di puttane e di ruffiane (loro complici); e i ladrichenon hanno mai requiepresto inizieranno il

loro lavoro: che è di forzare con dolcezza le porte e le cassefortipercampare qualche giornoper vestire le amanti.

Raccoglitianima miain questo momento grave e cerca di chiuder l'orecchioa quel grande ruggito. È l'ora che le

sofferenze dei malati s'acutizzanola scura Notte li prende alla gola:chiudono il loro destinos'incamminano verso

l'abisso comune; l'ospedale si riempie dei loro sospiri - Più d'uno nonverrà più a cercareaccanto al fuocopresso

un'anima malatala minestra che odora.

E i più son quelli che non han mai conosciuto la dolcezza d'un focolare: chenon han mai vissuto.

96 • IL GIOGO

Su logore poltrone cortigiane vecchiepallidele sopracciglia dipintel'occhio pigro e fatalecivettano e fanno dalle

magre orecchie cadere un tintinnìo di metallo e di pietre preziose;

intorno ai tappeti verdi visi senza labbralabbra senza coloremascellesenza dentie dita percorse da una febbre

infernale che fregano la tasca vuota o il seno palpitante;

sotto sporchi soffitti una fila di lampadari fiochi e grandi lampade cheproiettano le loro luci sulle fronti tenebrose di

poeti illustri venuti qui a sperperare i loro sudori di sangue:ecco la neravisione che in un sogno notturno vidi svolgersi sotto il mio sguardo acuto. Evidi me stessoin un canto

dell'antro taciturnoappoggiato sui gomitifreddomutoinvidioso

della passione tenace di quella gentedella funebre allegria di quellevecchie puttanee di tutto quel trafficoalla mia

presenzadell'antico onore e della bellezza.

E il mio cuore ebbe paura di invidiare quei disgraziati in corsa fervidaverso l'abisso spalancato; e cheubriachi del

proprio sanguepreferiscono alla morte il dolore ed al nulla l'inferno.

97 • DANZA MACABRA

A Ernest Christophe

Fiera come una persona viva della sua nobile staturacol suo gran mazzo difioriil fazzoletto e i guantiella ha la

noncuranza e la disinvoltura d'una civetta magra e stravagante.

Si vide mai al ballo una vita così sottile? Il suo vestito esageratonellasua ampiezza regalecade largamente su un

piede secco che chiude uno scarpino infiocchettatograzioso come un fiore.

Il nodo che fa pompa all'orlo delle sue clavicole come un ruscello lascivostrisciante contro la rocciadifende

pudicamente dai lazzi le funebri grazie ch'essa tiene a coprire.

I suoi occhi profondi son fatti di vuoto e di tenebree il suo cranioartificiosamente ornato di fiorioscilla mollemente

sulle sue fragili vertebre. Ohincanto d'un nulla follemente agghindato!

Ti diranno una caricatura coloro cheamanti ebbri della carnenoncomprendono l'eleganza senza nome dell'umana

armatura. Ma tu rispondigrande scheletroai miei gusti più cari.

Vieni forse a tubarecon la tua possente smorfiale feste della Vitaoun'antica vogliasperonando ancora la tua vivente

carcassati spingecredulaal sabba del Piacere?

Al canto dei violinialla fiamma delle candelesperi dunque di cacciare iltuo incubo beffardoe vieni a chiedere che il

torrente delle orge rinfreschi l'inferno acceso nel tuo cuore?

O inesauribile pozzo di stoltezza e di colpe! Eterno alambicco dell'anticodolore. Attraverso il traliccio curvo delle tue

costole vedoancora errantel'insaziabile aspide.

Ma temo che tutta la tua civetteria non troverà un compenso degno dei tuoisforzi: chifra questi cuori mortalicapirà lo

scherzo? Le grazie dell'orrore non inebriano che i forti.

L'abisso dei tuoi occhipieno d'orribili pensieriesala vertiginee icauti ballerini non contempleranno senza nausee

amare il sorriso eterno dei suoi trentatré denti.

E tuttaviachi non ha stretto fra le sue braccia uno scheletrochi non s'ènutrito con le cose della tomba? Che importano

profumoabitoabbigliamento? Chi fa il disgustatomostra di credersibello.

Baiadera senza nasosgorbio irresistibiledi' dunque a questi ballerini chefanno i contrariati: «Malgrado cipria e

rossettoballerini che vi volete fieripuzzate tutti di morte. Scheletriazzimati

Antinoi sfioritidandy glabricadaveri verniciativitaioli canutisietetrascinatinel gioco universale della danza

macabraverso luoghi che nessuno conosce!

Dai freddi lungo-Senna alle rive brucianti del Gange la mandria dei mortalisalta e s'inebriae non vede da un buco del

soffitto spuntare la tromba dell'Angelo sinistramente aperta come un neroschioppo.

In ogni climasotto qualsiasi solerisibile Umanitàla Morte mira le tuecontorsioni e soventecome fai tu

profumandosi di mirramischia la sua ironia alla tua insania.»

98 • L'AMORE DELLA MENZOGNAQuandoo cara e indolenteti vedoprocedereal canto degli strumenti che si frange al soffittosospeso il passo

armonioso e lento e girata tutt'intorno la noia dello sguardoprofondo;

quandoai fuochi del gas che la coloracontemplo la tua pallida frontecheabbellisce un morboso fascinoe le faci

della sera incendiano d'aurora i tuoi occhi stregati come in un ritratto

mi dico: Com'è bella e come bizzarramente fresca! La grave memoriapesantee regale torrel'incoronae il suo cuore

come una pesca ammaccata è maturosimilmente al suo corpoper un amoreraffinato.

Sei forse il frutto d'autunno dai sapori regalila funebre urna in attesa dilagrimeil profumo che fa sognare oasi lontane

il cuscino carezzevoleil canestro di fiori?

Io so che vi sono occhi pieni di malinconia che non celano alcun segretoprezioso: bei cofani senza gioiellimedaglioni

senza reliquiepiù vuoti e più profondi di voi medesimio cieli!

Ma non bastaper rallegrare un cuore che fugge la veritàche tu sial'apparenza? Che importano la tua stupiditàla tua

indifferenza? Maschera o ornamentoti saluto: io adoro la tua bellezza.

99

Non ho dimenticatovicino alla cittàla nostra casa biancapiccola etranquillala sua Pomona di gesso e la sua Venere

vetustache cercavano di nascondere in un boschetto gramo le nudità dellemembra. E il sole la serasfavillante e

superbodietro il vetro cui s'infrangeva il suo fascio di lucesembravagrande occhio spalancato nel cielo curioso

contemplare le nostre cene lunghe e silenziosespandendo con larghezza isuoi bei riflessi di cero sulla tovaglia frugale

sulle tende di lino.

100

Alla serva dal gran cuore che t'ingelosivae che dorme il suo sonno sottoun'umile aiuoladovremmo qualche volta

portare un po' di fiori. I mortii poveri morti hanno grandi dolori; equandopotatore di vecchi alberiOttobre soffia il

suo malinconico vento attorno ai loro marmidevono pensare i vivi beningrati a dormirecome fannoal caldosotto le

copertementre che essidivorati da neri incubisenza compagni di lettosenza poter chiacchierarevecchi scheletri

gelati rosi dai vermisentono sgocciolare la neve dell'invernoil secoloandar viasenza che amici o famigliari pensino a

rimpiazzare i brandelli che pendono alla loro grata.

Se una seraquando il ceppo sibila e cantatranquilla io la vedessi sedersinella sua poltrona; se una notte azzurra e

fredda di dicembre la trovassi rannicchiata in un angolo della mia stanza eseriavenuta dal suo letto eternocovare il

ragazzo fattosi grande col suo occhio materno: che cosa potrei rispondere aquest'anima piavedendole cadere lagrime

dalle palpebre vuote?

101 • BRUME E PIOGGE

O fini d'autunnoinverniprimavere impastate di fangostagioni cheaddormonoio vi amo e vi lodo d'avviluppare la

mia anima e il mio cervello in un sudario vaporoso e in una vaga tomba.

In quest'ampia piana in cui il freddo vento si sfrena e nelle lunghe nottistride la banderuolala mia animameglio che

nella tepida primaveraaprirà largamente le sue ali di corvo.

Nulla è più dolce al cuore colmo di cose funebrisu cui da tempo scendonole brineo scialbe stagioniregine dei nostri

climi

dall'aspetto perenne delle vostre tenebre - se nonuna sera senza lunaaddormentareuniti su un letto di fortunaquesto

nostro dolore.

102 • SOGNO PARIGINO

A Costantin Guys_I

Di quel terribile paesaggio (tale che mai mortale ne vide uno) stamattinal'immaginevaga e remotami rapisce.

Il sonno è gremito di miracoli! Per un singolare capriccio avevo bandito daqueste fantasie le irregolarità del mondo

vegetale.

E gustavonel mio quadropittore fiero del mio geniol'inebriantemonotonia del metallodel marmo e dell'acqua.

Babele di scalee e d'arcateera un palazzo infinitoricco di bacini e dicascate volgenti all'oro opaco e brunito;

cateratte pesanti come tende di cristallo stavano sospesefolgorantiamuraglie di metallo.

Non albericolonnati cingevano gli stagni dormienti in cui naiadi giganti sispecchiavano come donne.

Lame d'acqua azzurra si stendevano fra lungofiume rosa e verdi per milioni dileghe sino ai confini dell'universo;

ed erano pietre inauditeflutti magiciimmensi specchi abbacinati da quelche riflettevano!

Nel firmamento Gangi indifferenti e taciturni versavano il tesoro delle lorourne in abissi di diamante.

Architetto delle mie fantasticheriea mio capriccio facevo passare un oceanodomato sotto un tunnel di gemme.

E tuttoanche il nerosembrava forbitochiaroiridato: il liquidoincastonava la sua gloria nel raggio cristallizzato.

Nessun astronessun ricordo di sole neppure all'occidenteper illuminarequei prodigi splendenti di un proprio fuoco.

E su quelle mobili meraviglie incombeva (novità terribile: tutto all'occhioniente all'orecchio) un silenzio d'eternità.

_II

Nel riaprire gli occhi pieni di fiamme ho veduto l'orrore della mia tanaesentito rientrare nella mia anima la punta delle

maledette tribolazioni;

la pendola dai funebri accenti sonava brutalmente mezzogiornoe riversava ilcielo le sue tenebre sul triste mondo

intorpidito.

103 • CREPUSCOLO DEL MATTINO

La diana cantava nei cortili delle caserme e il vento del mattino soffiavasui lampioni.

Era l'ora che lo sciame dei torbidi sogni torce sui letti i bruniadolescenti; ecome un occhio pieno di sangue che palpita

e trema la lampada forma una macchia rossa sul chiaro del mattino: l'animasotto il peso del corpo greve e asproimita

il cimento della lampada e del giorno. L'aria è percorsa dal brivido dellecose che svaniscono come in un volto in

lagrime la brezza che asciuga: l'uomo è stanco di scrivere e la donnad'amare.

Qua e làdalle cases'alza il fumo. Le cortigianepalpebre livideboccheapertedormivano il loro sonno animale; le

mendicantitrascinando i seni magri e freddisoffiavano sulle braci e sulledita. Era l'ora in cui tra freddo e miseria

rincrudiscono le doglie della gestante. Come un singhiozzo soffocato da unsangue schiumosoda lungiil canto del

gallo lacerava l'aria di brume; un mare di nebbia bagnava gli edifici e gliagonizzanti in fondo agli ospedali davanoin

soprassalti inegualii loro ultimi rantoli. Rotti dalle fatiche d'amore ilibertini tornavano alle loro case.

In veste rosa e verde l'auroratremandoavanzava lenta sulla Senna desertae cupamente Parigistropicciandosi gli

occhiimbracciava i suoi attrezzivegliardo laborioso.

IL VINO

104 • L'ANIMA DEL VINOUna sera l'anima del vino cantava nellebottiglie: «Uomocaro diseredatoio ti lanciodalla mia prigione di vetro edalle

mie vermiglie chiusureun canto pieno di luce fraterna!

So bene quanta faticaquanto sudorequanto sole cocente ci vuolesullacollina che ardeper darmi vita e anima: ma

non sarò né malevolo né ingrato

perché provo una gioia immensa quando scendo nella gola d'un uomo sfinitodal lavoroe il suo caldo petto si fa dolce

tomba dove mi trovo assai meglio che in una fredda cantina.

Non odi risuonare i ritornelli domenicali e la speranza che bisbiglia nel mioseno palpitante? I gomiti sul tavolole

maniche rimboccate tufelicimi glorificherai;

io accenderò lo sguardo della tua donna affascinata; ridarò forza e coloria tuo figlio: saròper questo fragile atleta della

vital'olio che rassoda i muscoli dei lottatori.

Ti scenderò dentroambrosia vegetalegrano prezioso gettato dall'eternoSeminatoreperché dal nostro amore nasca la

poesiache verso Dio spunterà come un raro fiore!»

105 • IL VINO DEGLI STRACCIVENDOLI

Spessoal chiarore rossastro d'un lampione di cui il vento sbatte la fiammae tormenta il vetronel cuore d'un vecchio

sobborgolabirinto fangoso dove l'umanità brulica in fermenti tempestosi

vedi uno straccivendolo procederedondolando la testaincespicando eurtandosi ai muri come un poetaesenza tener

in alcun conto gli spionisuoi sudditidare tutto il suo cuore a gloriosiprogetti.

Pronunzia giuramentidetta leggi sublimiumilia i malvagisolleva levittime e s'inebria degli splendori della propria

virtù sotto il cielo sospeso come un baldacchino.

Sìangustiati da pene famigliarirotti dalla fatica e affranti dagli annisderenatipiegati sotto una massa di rifiuti che

vomita confusamente l'enorme Parigi

riemergonoodorosi di bótteseguiti da compagni incanutiti nellebattagliei baffi pendenti come vecchie bandiere. Gli

stendardii fiori e gli archi trionfali

sorgono dinanzi a loro per solenne magìa! E nella splendente e assordanteorgia delle trombedel soledelle grida e dei

tamburi riportano la gloria a un popolo ebbro d'amore!

È così chesfolgorante Pàttoloil vino fa fluire l'oro in mezzo allavana Umanità; attraverso la gola dell'uomo canta le

sue prodezze e regna per mezzo dei doni come fanno i veri re.

A spegnere il rancore e cullare l'indolenza di tanti vecchi che muoionomaledettiin silenzioDiopreso dal rimorso

creò il sonno; l'Uomo ha aggiunto il Vinofiglio sacro del Sole.

106 • IL VINO DELL'ASSASSINO

Mia moglie è mortason libero! Posso bere finalmente a sazietà. Quandorientravo senza un soldoi suoi urli mi

penetravano sin dentro alle fibre.

Sono felice come un rel'aria è purail cielo meraviglioso... Abbiamoavuto un'estate cosìquando mi sono innamorato

di lei!

Per spegnere questa sete che mi strazia ci vorrebbe tanto vino quanto ne puòcontenere la sua tomba; e non è dire poco:

l'ho buttata in fondo a un pozzo e in più le ho gettato addosso tutte lepietre del parapetto. Potrò dimenticarla?

In nome dei teneri giuramenti che nessuno può sciogliere per riconciliarcicome ai tempi della nostra ebbrezzaio

implorai un appuntamentola serain una strada scura. E venne - follecreatura. Siamo tuttichi più chi menodei folli!Era ancora così graziosaanche se tanto stancae iol'amavo troppo. Ecco perché le dissi: esci daquesta vita.

Nessuno può capirmi. Mai uno di questi ubriachi inebetitipensònelle suenotti morbosedi fare del vino un sudario?

Crapuloni invulnerabiliautomi di ferromainé l'estate né l'invernohanno conosciuto il vero amore

coi suoi neri incantesimiil suo seguito infernale d'allarmile sue fialedi velenole sue lagrimeil suo strepito di ossa e

di catene!

- Eccomi sololibero! Questa sera sarò ubriaco fradicio: senza paura nérimorsi mi stenderò per terra

e dormirò come un cane! Il carro di grandi ruote carico di pietre e difangoil treno infuriato può ben

schiacciare la mia testa colpevole e troncarmi a metà. Io me ne infischio diDio come del Diavolo e della Sacra Mensa.

107 • IL VINO DEL SOLITARIO

Lo sguardo strano d'una donna galante che scivola verso di noi come il biancoraggio che la luna oscillante invia al lago

increspato quando vuol bagnarvi la sua pigra bellezza;

l'ultima borsa di monete fra le dita del giocatoreil lascivo bacio dellamagra Adelina; i suoni d'una musica languida e

dolcissimasimile al grido lontano del dolore umano

non valgono i balsami penetranti che tubottiglia fondaesprimi dalla tuafecondità rigonfia per il cuore assetato d'un

pio poeta.

Tu gli dai la vitala giovinezzala speranza - e l'orgogliotesoro deimendichiche ci rende trionfantisimili agli Dei!

108 • IL VINO DEGLI AMANTI

Oggi lo spazio è splendido! Senza morsi né speroni o briglieviasulvinoa cavallo verso il cielo divino e incantato!

Come due angeli che tortura un rovello implacabile ohnel cristallo azzurrodel mattinoseguire il lontano meriggio!

Mollemente cullati sull'ala del turbine cerebralein un delirio parallelo

sorellanuotando affiancatifuggire senza riposi né tregue verso ilparadiso dei miei sogni.

FIORI DEL MALE

109 • LA DISTRUZIONE

Incessantementevicino a mes'agita il Demonioe mi vagola dattorno comeun'aria impalpabile; io l'inghiotto e sento

che mi brucia i polmoni e li riempie d'un desiderio eterno e colpevole.

Conoscendo il mio grande amore per l'Arte prendequalche voltale sembianzedella più seducente delle donnee con

speciosi pretesti da ipocrita avvezza le mie labbra ai filtri più infami.

Lontano dallo sguardo di Diomi portaansanterotto dalla stanchezzanelle profonde e deserte piane della Noia

e getta sui miei occhi confusi vesti lordateferite apertetutto ilsanguinoso apparato della Distruzione!

110 • UNA MARTIRE

Disegno di ignotoIn mezzo a flaconia stoffe laminate e mobilivoluttuosia marmiquadriabiti profumati dalle pieghe sontuose

in una camera tiepida ovecome in una serral'aria è rischiosa e fataleemazzi di fiori nelle loro bare di vetro esalano

l'ultimo spiro

un cadavere decapitato versasimile a un fiumesul cuscino sazioun sanguerossovivoche la tela beve come un

avido prato.

Simile alle pallide visioni che suscita l'ombra e che ci avvincono gli occhila testacon la massa della sua scura criniera

e i suoi gioielli preziosi

riposa sul comodino da nottecome un ranuncolo: uno sguardovuoto e biancocome il crepuscolo sfugge dagli occhi

arrovesciati.

Sul lettoil tronco nudosenza scrupolirivela nel più completo abbandonoil segreto splendore e la bellezza fatale che

la natura gli diede;

una calza rosaornata d'oroè rimasta sulla gambacome un ricordo: lagiarrettieracome un occhio segreto che brucia

dardeggia uno sguardo di diamante.

Lo strano aspetto di questa solitudine e d'un grandelanguido ritrattodall'occhio e dall'atteggiamento provocanti

rivelano un amore tenebroso

una gioia colpevoledelle feste bizzarre piene di baci infernalidi cuigodeva lo sciame degli angeli dannati volteggianti

fra le pieghe delle tende;

e tuttaviaa vedere la magrezza elegante della spalla dal contornorisentitol'anca un po' puntuta e la vita guizzante

come un rettile irritato

come risulta giovane... La sua anima esasperata e i suoi sensimorsi daltedios'erano aperti alla muta assetata dei

desideri ardenti e perduti?

E l'uomo vendicativo cheda vivamalgrado tanto amore non hai potutosaziaresfogò sulla tua carne inerte e

compiacente l'immenso suo desiderio?

Rispondiimpuro cadavere! Esollevandoti con braccio febbrile per le trecceirrigiditetesta paurosadimmiha egli sui

tuoi denti freddi impresso un ultimo addio?

- Via dal mondo schernitorevia dalla folla impura e dai magistrati curiosidormi in pacestrana creaturanella tua

tomba misteriosa;

il tuo sposo vaga per il mondo e la tua forma immortale gli veglia accantoquando dorme; ti sarà fedele e costante sino

alla mortecome tu lo sei a lui.

111 • DONNE DANNATE

Coricate sulla sabbia come armento pensoso volgono gli occhi versol'orizzonte marino e i piedi che si cercanole mani

ravvicinate hanno dolci languori e brividi amari.

Le unecuori innamorati di lunghe confidenzenel folto dei boschettisussurranti di ruscellivanno riandando l'amore

delle timide infanzie e incidendo il legno verde dei giovani arbusti;

altrecamminano lente e gravi come suore attraverso le rocce piene diapparizionidove Sant'Antonio vide sorgere

come lavai seni nudi e purpurei delle sue tentazioni;

e ve n'è che ai bagliori di resine stillantinel muto cavo di vecchi antripaganiti chiamano in soccorso delle loro febbri

urlantio Baccoche sai assopire gli antichi rimorsi.

Altreil cui petto ama gli scapolari e nascondono il frustino entro lelunghe vestimischianonelle notti solitarie e nei

boschi scurila schiuma del piacere e le lagrime degli strazi.O verginiodemònimostrimartirigrandi spiriti spregiatori della realtàassetated'infinitodevote o baccantipiene

ora di gridi ora di pianti

o voiche la mia anima ha inseguito nel vostro infernosorelletanto piùvi amo quanto più vi compiango per i vostri

cupi doloriper le vostre seti mai saziateper le urne d'amore di cuitraboccano i vostri cuori.

112 • LE DUE BUONE SORELLE

La Dissolutezza e la Morte sono due sgualdrine amabiliprodighe di baci epiene di saluteil cui fianco eternamente

vergine e fasciato di straccipreso da un perenne travaglionon ha maipartorito.

Al poeta sinistronemico delle famigliefavorito dell'infernoartigianomalmessotombe e lupanari mostrano sotto le

loro volte un letto che il rimorso non ha mai frequentato.

Bara ed alcovafeconde di bestemmiea volta a volta ci offronocome buonesorellepiaceri terribili e dolcezze

paurose.

Quand'è che vuoi sotterrarmiDissolutezza dalle immonde braccia? E quandoMortesua rivale in bellezzaverrai a

innestare sui suoi mirti infetti i tuoi neri cipressi?

113 • LA FONTANA DI SANGUE

Mi parea volteche il mio sangue fiotti come una fontana dai ritmicisinghiozzi. Lo sento colare con un lungo

murmurema mi tasto invano in cerca d'una ferita.

Fluisce attraverso la città come per un campo recintato e trasforma iselciati in isolotticava la sete a ogni creaturatinge

la natura in rosso.

Spesso al vino capzioso ho chiesto di addormire per un giorno il terrore chem'assilla; ma il vino rende l'occhio più

acuto e l'orecchio più fino.

Ho cercato nell'amore il sonno dell'oblio; ma l'amoreper menon è che unmaterasso d'aghi fatto per procurare da bere

a crudeli puttane.

114 • ALLEGORIA

È una bella donnadi ricca nucae lascia che la sua chioma fluisca nelvino... Le unghiate dell'amore e i veleni della

bisca scivolano e si smussano al granito della sua pelle. Ride della Morte esi beffa del Vizioquei mostri la cui mano

sempre pronta a raschiare e falciareha rispettato nei suoi giochidistruttori la rude maestà del corpo sodo e dritto.

Incede come una deariposa come una sultana; ha nel piacere la fede deimaomettaninelle sue braccia spalancateche

il seno colmarichiama con gli occhi l'intera razza umana. Credesaquestavergine infecondae pure necessaria al

cammino del mondoche la bellezza del corpo è un dono sublime capace ditrovare un perdono a ogni infamia. Ignora

Inferno e Purgatorio; quando verrà l'ora d'entrare nell'oscurità dellaNottefisserà la Morte senza odio né rimorsocome

un neonato.

115 • LA BEATRICE

In terreni di cenerecalcinatibrulliun giornomentre mi lagnavo con lanaturaevagando senza metaaguzzavo

lentamente sul cuore la lama del pensierovidiin pieno mezzodìdiscendermi sulla testa una nube funebregravida di

tempesta e d'un branco di demòni viziosiin tutto simili a nani curiosi ecrudeli. Si misero a guardarmi freddamentee li

udii - come fanno i passanti con i pazzi - ridere e bisbigliare fra di séscambiandosi cenni e ammicchi.

«Guardiamola a nostro piacere questa caricaturaquest'ombra di Amleto chead Amleto si atteggialo sguardo vago e i

capelli al vento. Non fa pena vedere questo bel tomoquesto pezzentequest'attorucolo disoccupatoquesto buffone che

perché sa sostenere il suo ruolo d'artistapretende interessare al cantodei suoi dolori le aquile e i grillii ruscelli e i

fiorie vuole anche a noiinventori di queste vecchie storiedeclamareurlando le sue tirate pubbliche?»Avrei potuto (la mia superbiaalta come lemontagnedomina i nembi e il grido dei demòni) volgere semplicemente

altrove il mio sguardo sovranose non avessi veduto in quella turba oscena -delitto che non ha fatto vacillare il sole - la

regina del mio cuore dallo sguardo impareggiabileche con essi rideva dellamia cupa angosciaa tratti gratificandoli di

qualche sporca carezza.

116 • UN VIAGGIO A CITERA

Come un uccellogioiosovolteggiava il mio cuoreplanando liberamenteattorno al cordame; sotto un cielo limpido la

nave scivolavasimile a un angelo inebriato da un sole radioso.

Che isola è mai quellacosì nera e triste? È Citeraqualcuno rispondeterra famosa nelle canzonibanale Eldorado dei

vecchi diversi. Ma guardata dappressoè una ben povera terra.

- Isola dei dolci segreti e delle feste del cuore! Dell'antica Venere ilsuperbo fantasma si libra sui tuoi mari come un

aromariempendo gli animi d'amore e di languore.

Bella isola di verdi mirtiricca di fiori schiusivenerata in eterno datutte le nazionie in cui i sospiri dei cuori adoranti

errano come l'incenso su un roseto

o come il tubare infinito del colombo! - Citera non era più che una magraterraun deserto roccioso turbato da stridule

grida. Ma vi scorgevo un oggetto singolare!

Ohnon un tempio dalle ombre silvestridove la giovane sacerdotessainnamorata dei fioriandavail corpo bruciato da

segreti ardoridischiudendo la tunica alle brezze fuggitive...

Ma ecco cherasentando da vicino la costacosì da intimorire gli uccellicon le nostre bianche veleci apparve una forca

a tre braccinera contro il cielo come un cipresso.

Appollaiati sulla loro pastura feroci uccelli distruggevano rabbiosamente unimpiccatogià sfatto: ciascuno piantando

come un attrezzoil becco impuro in ogni angolo sanguinante di quelmarciume

gli occhi due buchie dal ventre sfondato i grevi intestini colavano lungole cosce; quei carneficisatolli di orribili

deliziel'avevanoa colpi di beccocastrato completamente.

Ai piediun branco di invidiosi quadrupedimuso alzatogiravano erigiravano: in mezzo s'agitava una bestia più

grandecome un boia circondato dai suoi aiutanti.

Abitatore di Citerafiglio d'un cielo così belloin silenzio sopportavitutti questi oltraggi in espiazione degli infami culti

e dei peccati che t'hanno negato una tomba.

Grottesco impiccatoi tuoi sono anche i miei dolori! Alla vista delle tuemembra penzolanti sentivocome un vomito

risalire ai miei denti il lungo fiume di fiele degli antichi dolori;

dinanzi a tepovero cristo così caro al ricordoho provato tutti i becchie tutte le mascelle dei corvi lancinanti e delle

nere pantere che un tempo amavano triturare la mia carne.

- Il cielo era incantevoleil mare calmo; ma per me tutto era tenebre esangueormaie avevoahimèil cuore sepolto in

questa allegoria come in uno spesso sudario.

Nella tua isolao Venerenon ho trovato che una forca da cui pendeva la miaimmagine...

- Signoredammi la forza e il coraggio di contemplare senza disgusto il miocorpo e il mio cuore!

117 • L'AMORE E IL CRANIO

Vecchio fregio

L'Amore sta assiso sul cranio dell'Umanità e da quel trono profanocon risosfrontato

soffia gaio delle bolle rotonde che s'innalzano nell'ariaquasi araggiungere i mondi al fondo dell'etere.Il globo fragile e luminoso prende ungrande slancioscoppia e sputa la sua anima gracile come un sogno d'oro.

Odo il cranioa ogni bollagemere e pregare: «Quando finirà questo giocoferoce e ridicolo?»

Perché quel che la tua bocca crudele sparpaglia nell'ariamostro assassinoè il mio cervelloil mio sanguela mia

carne!»

RIVOLTA

118 • IL TRADIMENTO DI SAN PIETRO

Che se ne fa Dio di quel fiotto di bestemmie che sale ogni giorno verso isuoi diletti Serafini? Come un tiranno

rimpinzatosi di vini e di carneegli s'addorme al dolce rumore dei nostriorribili anatemi.

I singhiozzi dei martiri e dei suppliziati sono certo una sinfoniainebriantese i cielimalgrado il sangue che costa la

loro voluttànon ne sono ancora sazi.

- RicordatiGesùdell'Orto degli Ulivi! Nel tuo candore tu pregavi inginocchio colui che nel suo cielo rideva al rumore

dei chiodi che ignobili carnefici piantavano nella tua carne viva.

E quando vedesti sputare sulla tua divinità le feccia del corpo di guardia edelle cucinee sentisti penetrare le spine nel

tuo cranio in cui viveva l'immensa Umanità;

quando il tremendo peso del tuo corpo spezzato stirava le tue bracciadistesesangue e sudore colavano dalla tua fronte

impalliditae fosti posto davanti a tutti come un bersaglio

ripensavi i giorni luminosi che venisti ad adempiere all'eterna promessa e ingroppa a un asinello paziente percorrevi

strade tappezzate di fiori e di rami

e il cuore gonfio di speranza e d'ardire fustigavi con forza quei vilimercantie fosti alfine padrone? Non s'è addentrato

il rimorso nel tuo fianco più a fondo della lancia?

- Quanto a meuscirò volentieri da un mondo in cui l'azione non è lasorella del sogno; possa usare la spada e di spada

perire! San Pietro ha rinnegato Gesù... Ha fatto bene.

119 • ABELE E CAINO

_I

Razza d'Abeledormi bevi e mangia: Dio ti sorride con compiacenza.

Razza di Cainostriscia nel fango e muori miseramente...

Razza d'Abeleil tuo sacrificio solletica le narici del Serafino!

Razza di Cainoavrà mai fine il tuo supplizio?

Razza d'Abelecontempla la floridezza dei tuoi seminati e del tuo bestiame.

Razza di Cainoi tuoi visceri urlano la loro fame come un vecchio cane.

Razza d'Abelescaldati il ventre al focolare patriarcale.

Razza di Cainorabbrividisci di freddo nel tuo antro come un poverosciacallo!

Razza d'Abeleama e riproduciti. Persino il tuo oro prolifica.

Razza di Cainocuore ardenteguardati dai tuoi grandi appetiti.Razzad'Abeletu crescitu pascolicome il tarlo nel legno.

Razza di Cainotrascina per le strade la tua famiglia misera.

_II

Razza d'Abelela tua carogna ingrasserà la terra fumigante.

Razza di Cainola tua opera non è compiuta.

Razza d'Abeleecco la tua vergogna: la spada è vinta dalla spada.

Razza di Cainosali al cielogetta Dio sulla terra.

120 • LE LITANIE DI SATANA

Oh tuche sei il più bello e il più sapiente degli AngeliDio traditodalla sortespogliato d'ogni lode.

Satanaabbi pietà del mio lungo penare!

Principe dell'esiliocui è stato fatto tortoe che ti rialzivintosempre più forte.

Satanaabbia pietà del mio lungo penare!

Tu che conosci ogni cosa e regni sul sottosuologuaritore abituale delleangosce umane.

Satanaabbi pietà del mio lungo penare!

O tu che anche ai lebbrosiai paria maledettiper mezzo dell'amore insegniil gusto del Paradiso.

Satanaabbi pietà del mio lungo penare!

Tu che dalla Mortetua vecchia e forte amantegenerasti la Speranzaaffascinante folle!

Satanaabbi pietà del mio lungo penare!

Tu che dài al proscritto lo sguardo calmo e alteroche danna tutto unpopolo intero attorno ad un patibolo.

Satanaabbi pietà del mio lungo penare!

Tu che sai dovein quali angoli delle terre invidioseDiogelosohanascosto le tue gemme

Satanaabbi pietà del mio lungo penare!

Tuil cui occhio limpido sa gli arsenali profondi in cuisepoltodorme ilpopolo dei metalli

Satana abbi pietà del mio lungo penare!

Tula cui lunga mano nasconde i precipizi che s'aprono al sonnambulo vagantesull'orlo delle cose

Satanaabbi pietà del mio lungo penare!

Tu chemagicamenteaddolcisci le vecchie ossa del nottambulo ubbriacocalpestato dai cavalli

Satanaabbi pietà del mio lungo penare!

Tu che per consolare l'uomo debole che soffreci insegnasti a mischiare lozolfo col salnitro

Satanaabbi pietà del mio lungo penare!Tu che imprimi il tuo marchiocomplice sottilesulla fronte dell'impietoso e vile Creso

Satanaabbi pietà del mio lungo penare!

Tu che poni negli occhi e nel cuore delle ragazze il culto della piagal'amore dei cenciosi

Satanaabbi pietà del mio lungo penare!

Sostegno degli esuliluce degli inventoriconfessore degli impiccati e deicospiratori

Satanaabbi pietà del mio lungo penare!

Padre adottivo di tutti coloro che con nera furia Dio Padre ha cacciato dalparadiso terrestre

Satanaabbi pietà del mio lungo penare!

Preghiera

Siano gloria e lodi a teo Satananel più alto dei cielidove turegnastie nelle profondità dell'Infernodove tuvinto

sogni in silenzio! Fa' che un giorno la mia anima riposi presso di te sottol'Albero della Scienzanell'ora che sulla tua

fronte i suoi rami come un nuovo Tempio s'intrecceranno!

LA MORTE

121 • LA MORTE DEGLI AMANTI

Avremo letti pieni di profumi leggeridivani profondi come tombe e sullemensole strani fiori dischiusi per noi sotto

cieli più belli.

Usandoa garai loro estremi ardorii nostri cuori saranno due grandifiaccoleche rifletteranno le loro doppie luci nei

nostri spiritispecchi gemelli.

Una sera di rosa e azzurro mistico ci scambieremo un unico baglioresimile aun lungo singhiozzorisonante d'addii.

Più tardiun Angelodischiuse le porteverràgaio e fedelea ravvivaregli specchi offuscati e le fiamme ormai morte.

122 • LA MORTE DEI POVERI

La Morte ci consolaahimèe ci fa vivere; lo scopo dell'esistenzala solasperanza checome un elisirci sostiene e ci

inebriafacendoci coraggio per arrivare a sera;

leiche attraverso la tempestala neve e il gelodà un vibrante chiaroreal nostro nero orizzonte; è la locanda famosa di

cui si parla nel librodove si potrà sederee mangiaree dormire;

leil'Angelo che racchiude fra le sue dita magnetiche il sonno e il dono deisogni estaticilei che rifà il letto alla gente

povera e nuda:

gloria divinagranaio misticoborsa del povero e sua patria anticaporticoaperto su cieli sconosciuti!

123 • LA MORTE DEGLI ARTISTI

Quante mai volte dovrò scuotere i miei sonagli e baciare la tua frontebassacupa caricatura? Per colpire il bersaglio

misticoquante frecce dovrò sprecareo mia faretra?

Consumeremo la nostra anima in sottili raggiri e demoliremo più d'una grevearmatura prima di poter completare la

grande Creatura della quale un infernale desiderio ci riempie disinghiozzi!V'è chi non ha mai conosciuto il suo Idolo... E agli scultoricondannatie segnati da un affrontoche si danno di

martello sul petto e sulla fronte

non resta che una speranzastrano e oscuro Campidoglio: che la Mortesospesa come un nuovo solefaccia sbocciare i

fiori del loro cervello.

124 • FINE DEL GIORNO

Sotto una tetra lucecorredanzasi torce senza ragionela Vitaimpudente e stridula. Cosìappena all'orizzonte

sale la notte voluttuosaplacando tuttoanche la famescancellando tuttoanche la vergognail poeta si dice:

«Finalmente!»

Come le mie vertebre il mio spirito invoca ardentemente il riposo; con ilcuore pieno di funebri sogni

mi butterò con la schiena sul letto e mi avvolgerò nei vostri tendaggiotenebre di frescura!»

125 • IL SOGNO DI UN CURIOSO

A F.N.

Hai anche tucome meil gusto del dolore e di te ti fai dire: «Che uomosingolare!» - Stavo sul punto di morire. Nella

mia anima appassionata v'eradesiderio mischiato a orroreuno strano male;

angoscia e viva speranzasenza alcun fazioso umore. Più la fatale clessidraandava vuotandosipiù la mia tortura si

faceva aspra e deliziosa; il mio cuore si staccava dal mondo familiare.

Come il bambino avido di spettacoliodiavo l'ostacolo del sipario. Alfine sirivelò la fredda verità:

ero morto senza accorgemenela terribile aurora m'avvolgeva. - Ma comeètutto qui? Il sipario s'era alzatoe io

aspettavo ancora.

126 • IL VIAGGIO

A Maxime du Camp

_I

Per il ragazzoinnamorato di mappe e di stampel'universo è pari alla suavasta brama. Come è grande il mondo alla

luce della lampadacomeagli occhi del ricordomeschino!

Un mattino partiamoil cervello in fiammeil cuore gonfio di rancore e divoglie amaree andiamo seguendo il ritmo

delle ondecullando il nostro infinito sul finito dei mari:

gli unifelici di fuggire una patria infamegli altri l'orrore delleproprie culle; e alcuniastrologhi perduti negli occhi

d'una donnaCirce tirannica dai profumi fatali.

Per non essere mutati in besties'inebriano di spaziodi luce e di cieliinfuocati; il gelo che li mordei soli che li

bruciano cancellano lentamente il segno dei baci.

Maveri viaggiatori sono quelli che partono per partire; cuori leggerisimili a palloncininon si staccano mai dal loro

destinoe senza sapere perché dicono sempre: Andiamo!

I loro desideri hanno forme di nuvolee come il coscritto il cannonesognano grandicangiantiignote voluttàil cui

nome lo spirito umano non ha mai conosciuto.

_IIImitiamo orrorela trottola e la palla nei loro valzer e nei loro salti;come un Angelo crudele che frusta i soli la Curiosità

ci tormenta e ci fa girare.

Singolare sorte in cui la meta cambia continuamente di postoe nontrovandosi da nessuna partepuò trovarsi

dovunque! Ad essal'Uomo cui mai vien meno la speranzaper trovare posacorre sempre come un pazzo.

La nostra anima è un tre-alberi che cerca la sua terral'Icaria; «April'occhio» echeggia sul ponte... Dalla coffa una voce

ardente e dissennata «Amoregloriafelicità» va gridando. Dannazioneuno scoglio.

Ogni isolotto avvistato dall'uomo di guardia è un Eldorado offerto dalDestino: ma l'Immaginazioneche subito

s'abbandona ai suoi eccessinon incontra che uno scoglio alla luce delmattino.

O misero innamorato di paesi di fiaba! Bisognerà incatenarti e buttarti amaremarinaio ubbriacoinventore di

Americheil cui miraggio fa più amari gli abissi?

Così il vagabondopesticciando nel fangosognanaso in ariaparadisiluminosi; e l'occhio ammaliato scopre una

Capua dovunque una candela illumini un tugurio.

_III

Straordinari viaggiatoriquali nobili storie leggiamo nei vostri occhiprofondi come il mare. Ohmostrateci gli scrigni

della vostra ricca memoriai gioielli meravigliosi fatti di astri e dietere.

Senza vapore né vela vogliamo navigare! Per alleviare il tedio delle nostreprigioni fate passare sui nostri spirititesi

come una telai vostri ricordi chiusi in cornici d'orizzonti.

Diteci: che vedeste?

_IV

Abbiamo visto astri e flutti; sabbie; e come quimalgrado traumi eimprovvisi disastrici siamo spesso annoiati.

Lo splendore del sole sopra il mare violettola gloria delle città nel soleche tramonta accendevano nei nostri cuori un

inquieto ardoreci spingevano a tuffarci in un cielo dai riflessi incantati.

Le più doviziose cittài più vasti paesaggi non possedevano mai ilfascino misterioso che il caso ricava dalle nuvole: e

sempre il desiderio ci tallonava dappresso.

- Il godere dà forza al desiderio. Desideriovecchia piantacui il piacereè concime: mentre che ingrossa e indurisce la

tua scorzai tuoi rami vogliono vedere il sole da vicino.

Crescerai eternamentegrande albero più vitale del cipresso? - Tuttaviacon curaabbiamo colto alcuni schizzi per il

vostro album voraceo fratelli che trovate bello tutto quanto viene dilontano!

Abbiamo salutato idoli con la proboscide: troni costellati di gioiellilucenti; palazzi elaborati la cui pompa incantata

sarebbe un sogno rovinoso dei nostri banchieri;

costumi che inebriano gli occhidonne che si tingono denti e unghiegiocolieri esperti che il serpente accarezza.

_V

E poipoi ancora?

_VI

«O cervelli infantili! Abbiamo visto dovunque (per non dimenticare la cosacapitale) e senza averlo cercatodall'alto

sino al basso della scala fatalelo spettacolo tedioso dell'eternopeccato:la donnaschiava vilestupida e orgogliosasenza ridere e senzadisgustarsisi amasi adora; l'uomotiranno cupido

ingordolascivo e duroschiavo della schiavarigagnolo nella fogna;

il carnefice che gioisceil martire che singhiozza; la festa che insaporiscee profuma il sangue; il tiranno snervato dal

veleno del potere e il popolo amante dello scudiscio che l'abbrutisce;

tante religioni simili alla nostra che danno la scalata al cielo; la Santitàchecome un uomo di gusti delicatisguazza su

un letto di piumecerca la voluttà fra i chiodi e il crine;

ciarlieraebbra del proprio geniopazza come era un tempol'Umanità chegrida a Dio nella sua delirante agonia: «O

mio simileo mio signoreio ti maledico!»

e i meno sciocchiarditi amanti della Demenzache fuggendo il grande greggerecintato dal Destinosi rifugiano

nell'oppio senza fine. - Tale è l'eterno resoconto del mondo intero.»

_VII

Amaro saperequello che si ricava dal viaggiare! Il mondopiccolo emonotono oggi come iericome domanicome

sempreci mostra la nostra immagine: un'oasi d'orrore in un deserto di noia!

Partire? Restare? Se puoirestase è necessarioparti. Chi correchi sirannicchia per ingannare il Temponemico

vigilante e funesto... Vi sonoahimèdei viaggiatori senza requie

(come l'Ebreo errante e gli apostoli) ai quali nulla bastané treno nénaveper fuggire questo infame reziario; ma ve ne

sono che sanno ammazzarlo senza uscire dalla loro tana.

Quando alfine calcherà il piede sulla nostra schienapotremo ancora speraree gridare: Avanti. Come un tempo si

partiva per la Cinagli occhi puntati al largo ed i capelli al vento

ci imbarcheremocol cuore gioioso d'un giovane passeggerosul mare delletenebre. Udite queste vocifunebri e

affascinantiche cantano: «Di quivoi che volete assaporare

il Loto profumato! Qui si raccolgono i frutti miracolosi dei quali il vostrocuore è affamato; venite a inebriarvi della

strana dolcezza di questo pomeriggio senza fine?»

Riconosciamo lo spettro dal tono familiare; là i nostri Piladi tendono a noile loro braccia. «Nuota verso la tua Elettrase

vuoi rinfrescarti il cuore»ci dice quella cuiun giornobaciavamo leginocchia.

_VIII

O Mortevecchio capitanoè tempoleviamo l'ancora. Questa terra ciannoiaMorte. Salpiamo. Se cielo e mare sono

neri come inchiostroi nostri cuoriche tu conoscisono colmi di raggi.

Versaciperché ci confortiil tuo veleno. Noi vogliamoper quel fuoco checi arde nel cervellotuffarci nell'abisso

Inferno o Cielonon importa. Giù nell'Ignoto per trovarvi del nuovo.

I RELITTI

1 • TRAMONTO ROMANTICO

Com'è bello il sole quando tutto fresco si leva e ci lancia il suobuongiorno come un'esplosione! - Fortunato colui che

può con amore salutare il suo tramontopiù glorioso d'un sogno!

Ricordo... Ho visto tuttofiorefontesolcocrogiolarsi sotto il suoocchio palpitante... - È tardicorriamo verso

l'orizzonte per cogliere almeno un suo raggio obliquo.Ma io inseguo invano ilDio che si ritira; l'irresistibilela nerafunestaabbrividente Nottefondail suo imperio;

nelle tenebre flutta un odore di tomba e il mio piede intimorito calpestasull'orlo del padulerospi improvvisi e fredde

lumache.

POESIE CONDANNATE TRATTE DAI «FIORI DEL MALE»

2 • LESBO

Madre di giochi latini e di voluttà grecheLesboovelanguenti o gaicaldi come solifreschi come cocomerii baci

sono l'ornamento di notti e di giorni gloriosi; Lesbomadre di giochi latinie di voluttà greche

in cui i baci somigliano le cascate che si gettano impetuosamente negliabissi infinitie corronosinghiozzando e

ridendo a strappitempestosi e segretifrenetici e profondi; Lesboin cuii baci somigliano le cascate

e le Frini s'attirano l'un l'altrae mai un sospiro restò senz'eco: comePafo le stelle t'ammiranoe Venere ha ben diritto

d'esser gelosa di Saffo! Lesboove le Frini s'attirano l'un l'altra

terra di notti calde e languide chesterile voluttàportano dinanzi ailoro specchi fanciulle dagli occhi segnati

innamorate dei propri corpia carezzarsi i frutti della verginità; Lesboterra di notti calde e languide.

Lascia che il vecchio Platone aggrotti l'occhio austero; tu ottieni ilperdono per eccesso dei tuoi baciregina d'un dolce

imperoterra nobile e amabiled'inesauribili raffinatezze. Lascia che ilvecchio Platone aggrotti l'occhio austero.

Tu trai il perdono dal tuo eterno martirioinferto senza requie ai cuoriambiziosi e che attira lungi da noi il radioso

sorriso intravisto appena ai confini d'altri cieli! Tu trai il perdono daltuo eterno martirio!

Chifra gli DeiLesbooserà giudicarti e condannare la tua fronteimpallidita nelle fatichese le sue bilance d'oro non

avranno pesato il diluvio di lagrime versato nel mare dai tuoi ruscelli? Chifra gli DeiLesbooserà giudicarti?

Che hanno a che fare con noi le leggi del giusto e dell'ingiusto? O verginidi sublime cuoreonore dell'arcipelagola

vostra religione è augusta come un'altrae l'amore potrà ridere del Cieloe dell'Inferno! Che hanno a che fare con noi le

leggi del giusto e dell'ingiusto!

Poiché Lesbo m'ha scelto fra tutti sulla terra per cantare il segreto dellesue vergini in fiore; io fui sin dall'infanzia

ammesso al nero mistero delle risa sfrenate miste ai cupi piantipoichéLesbo m'ha scelto fra tutti sulla terra.

Da quel giorno io veglio in cima a Lèucada come una sentinella acuta efidata che scruta notte e giorno le forme fontane

di fregate e tartane ondeggianti sull'azzurro; da quel giorno io veglio incima a Lèucada

per sapere se il mare è buono e indulgente: e sefra i singhiozzi di cui laroccia echeggiauna sera riporterà a Lesbo

indulgente il cadavere adorato di Saffo che partì per sapere se il mare èbuono e indulgente!

Della maschia Saffopoeta e amantepiù bella di Venere nel suo malinconicopallore. - L'occhio azzurro è vinto dal

nero occhio segnato dal cerchio tenebroso tracciato dai dolori della maschiaSaffo poeta e amante.

- Più bella di Venere che si leva sul mondo e versa i tesori della suaserenità e l'irradiarsi della sua bionda giovinezza sul

vecchio Oceanoincantato dalla propria creaturapiù bella di Venere che sileva sul mondo.

- Saffo che morì il giorno della sua bestemmiaquandoinsultando il rito el'inventato cultoil suo bel corpo offrì in

pasto a un bruto il cui orgoglio punì l'empietà di colei che morì ilgiorno della sua bestemmia.

È da allora che Lesbo si lamentae malgrado gli onori che le tributa ilmondos'inebria ogni notte del grido che la

tormenta innalza verso il cielo dalle sue rive deserte. È da allora cheLesbo si lamenta!

3 • DONNE DANNATE

Delfina e IppolitaAl pallido chiarore di lampade languentisu profondicuscini impregnati di profumiIppolita sognava le carezze

possenti che risvegliavano il suo giovane candore.

Ella cercavacon l'occhio intorpidito dalla tempestail cielo ormai lontanodalla sua ingenuitàcome il viaggiatore che

si volge verso gli azzurri orizzonti varcati il mattino.

Dei suoi occhi pesti le lagrime indolentil'aria rottala stupefazionel'oscura voluttàle braccia vintebuttate come vane

armituttotutto serviva a ornare la sua fragile bellezza.

Stesa ai suoi piedicalma e piena di gioiaDelfina la covava con occhibrucianticome un forte animale che sorveglia la

preda dopo averla segnata coi suoi denti.

Fortesuperba bellezza inginocchiata dinanzi alla bellezza fragileaspiravacon voluttà il vino del trionfoe s'allungava

verso di lei come a cogliere un dolce ringraziamento.

E cercava negli occhi della sua pallida vittima il muto cantico del piacerequella gratitudine infinita e sublime che filtra

dalle palpebre come un lungo sospiro.

- «Cosa diciIppolitacuor miodi questo? Lo capisciorache nonbisogna offrire il sacro olocausto delle prime rose ai

soffi violenti che potrebbero avvizzirle?

I miei baci sono leggeri come le farfalle che carezzano la sera i grandilaghi trasparenti; ma i baci del tuo amante

apriranno solchi come fossero carri o vomeri taglienti;

essi passeranno su di te come un pesante tiro di buoi o di cavalli di zoccolispietati... Ippolitasorellaanima miamio

intero e mia metàvolgi il tuo viso

i tuoi occhi d'azzurro e di stelle! Per un tuo sguardodivino incantatoalzerò i veli dei piaceri più oscuri e

t'addormenterò in un sogno senza fine!»

Ma Ippolitaalzando la giovane testa: - «Non sono ingratae non mi pentoDelfinama soffroinquietacome dopo un

gravoso banchetto notturno.

Sento avventarmisi i più cupi spaventineri battaglioni di fantasmiconfusiche vogliono condurmi per strade dissestate

che un orizzonte di sangue chiude d'ogni parte.

Abbiamo commesso un atto così strano? Spiegamise ti è possibileil mioturbamento e la mia paura; rabbrividisco

quando mi dici «Angelo mio»e tuttavia tendo la bocca verso di te.

Non mi guardare cosìo cuore mio! O te che amerò in eternosorellad'elezioneanche se tu fossi una trappola

preparatail principio della mia perdizione.»

Agitando la tragica criniera e come battendo il piede sul tripode di ferrol'occhio fatalecosì rispondeva Delfina con

voce dispotica: - «Chi è che osa parlare d'inferno nel luogo dell'amore?

Maledetto per sempre sia il vano sognatore chenella sua stupiditàvolleper primoinvischiandosi in un problema

insolubile e sterilemescolare l'onestà all'amore.

Colui che vuolein un mistico accordounire l'ombra al calorela notte algiornonon scalderà mai il corpo paralitico al

roseo sole che chiamiamo amore.

Va'se vuoia cercarti uno stupido fidanzatocorri a offrire il tuo cuorevergine ai suoi baci crudeli; poipiena di

rimorsi e d'orrorelividatorna a riportarmi i seni segnati di stimmate...

Non si puòa questo mondocontentare più d'un padrone.» La fanciullaurlando con immenso dolore: - «Sento

allargarsi nel mio essere un abissoquesto abisso è il mio cuore!

Ardente come un vulcanoprofondo come il vuoto! Nulla sazierà questo mostrogemebondo e ristorerà la sete

dell'Eumenide chetorcia in manolo brucia a sangue.Ahche queste cortineci separino dal mondoe che la stanchezza apporti riposo! Voglio annientarminel profondo del

tuo petto e trovarvi la frescura delle tombe!»

- Discendetediscendetelamentevoli vittimediscendete per la stradadell'eterna dannazione! Buttatevi nel profondo

dell'abissoove tutti i delittiflagellati da un vento che non scende daicieli

ribollono mischiati in un fragore di tempesta. Ombre follicorrete dove viportano i vostri desideri; non potrete mai

quetare la vostra furiae il castigo nascerà dai vostri piaceri.

Mai un fresco raggio illuminò le vostre caverne; miasmi febbrilis'infiltrano nelle crepe dei muri infiammandosi come

lanterne e impregnando i vostri corpi dei loro profumi orrendi.

L'aspra sterilità dei vostri godimenti accresce la vostra seteinaridiscela vostra pellee il vento furioso della

concupiscenza come vecchia bandiera fa schioccare la vostra carne.

Lungi dai popoli viventierranticondannatecome lupi correte i deserti;seguite il vostro destinoanime torbidee

fuggite l'infinito che portate dentro di voi!

4 • IL LETE

Vieni sul mio cuoreanima sorda e crudeletigra adoratamostro dalle poseindolenti; voglio immergere a lungo le mie

dita tremanti nella massa pesante della tua criniera;

e seppellire la mia testa indolorita nelle gonne che il tuo profumo impregnarespirarecome un fiore passoil dolce

tanfo del mio amore defunto.

Voglio dormiredormirenon vivere! In un sonno dolce come la mortesul tuocorpo levigato alla pari del rame

deporrò i miei bacisenza rimorso.

Nullaper inghiottire i miei singhiozzi languentivale l'abisso del tuoletto; l'oblìo tiene possente la tua bocca e il Lete

scorre nei tuoi baci.

Al mio destinodivenuto ormai una deliziaobbedirò come un prescelto;martire docilecondannato innocenteche con

fervore attizza il suo supplizio

succhieròper soffocare il mio rancoreil nepente e la cicuta beneficaalle punte incantevoli del tuo seno eretto che mai

ha imprigionato un cuore.

5 • A COLEI CHE È TROPPO GAIA

Sono belli come un bel paesaggiola tua testa il tuo gesto il tuoatteggiarti; il tuo riso scherza sul tuo viso come in un

cielo chiaro fresco vento.

Il malinconico passante che tu sfiori è abbagliato dalla salute che zampilladalle tue bracciadalle tue spallecome una

luce.

I colori squillanti che spargi nelle tue vesti suscitano nel cuore dei poetil'immagine d'un balletto di fiori.

Quegli abiti folli sono l'emblema del tuo spirito screziato: folle che mirende folleio t'odio nella misura che t'amo.

A volte in un bel giardino ove trascinavo la mia atonìaho sentito l'ironiadel sole straziare il mio petto;

e se la primaverail verde hanno tanto umiliato il mio cuoreho punito inun fiore l'insolenza della Natura.

Così la nottequando scocca l'ora della voluttàverso i tesori del tuocorpo vorrei arrampicarmi in silenziocome un

vile:

per castigare la tua carne gioiosastraziare il tuo seno pacificatonel tuofianco stupefatto aprire una larga ferita

evertiginosa dolcezzaattraverso queste splendentibellissime labbrainfondertisorellail mio veleno.6 • I GIOIELLI

L'adorata era nudae conoscendo il mio cuorenon aveva serbato che i suoigioielli sonoriil cui ricco ornamento le

dava l'aria vittoriosa che hannonei giorni felicile schiave dei Mori.

Quando quel mondo risplendente di metallo e di pietra getta danzando il suovivo e capriccioso suonomi rapisce in

estasi: io amo alla follia le cose in cui suono e luce si mischiano.

Ella giaceva dunquelasciandosi amaree dall'alto del divano sorridevabeatamente al mio amoreche dolce e profondo

come il maresaliva a lei come verso uno scoglio.

Fissando gli occhi su di mesimile a tigre mansuefattacon aria vaga esognante provava nuove posee il candore unito

alla lascivia dava un incanto nuovo alle sue metamorfosi;

e il suo braccio e la sua gambala sua coscia e le sue renilisci comel'oliosinuosi come un cignopassavano davanti ai

miei occhi limpidi e sereni; e il suo ventre e i suoi senigrappoli dellamia vigna

si facevano avantipiù tentatori che gli Angeli del maleper turbare lacalma della mia animae per allontanarla dalla

roccia di cristallo ove s'era assisa.

Mi sembrava di veder unitiin un nuovo disegnole anche di Antiope al bustod'un imberbe: tanto la sua vita risaltava

sul bacino. Sul fondo fulvo e bruno della pelle il belletto era stupendo!

- Epoi che la lampada s'era rassegnata a moriresolo il camino illuminavala stanza: ogni volta che mandava un

rosseggiante sospiroinondava di sangue la sua pelle d'ambra.

7 • LE METAMORFOSI DEL VAMPIRO

Dalla sua bocca di fragola la donnacontorcendosi come un serpente sullabrace e i seni strusciando contro i ferri del

bustolasciava colare queste parole tutte impregnate di muschio: «Ho lelabbra umide e so l'arte di portare a perdizione

su un letto l'antica coscienza. Asciugo ogni lagrima sui miei seni trionfantie faccio sì che i vecchi ridano come i

bambini. Chi mi vede nuda e senza velivede la lunail solele stelle edil cielo. Sonocaro sapientecosì dotta in

voluttàquando fra le braccia temute soffoco un uomoo quandotimida elibertinafragile e vigorosaabbandono ai

suoi morsi il mio senochesu questi materassi turbatiimpotenti gliangeli si dannerebbero per me.»

Poi che ella ebbe succhiato tutto il midollo delle mie ossami volsilanguidamente verso di lei per darle un ultimo bacio:

ma non vidi più che un otre viscido e marcescente. Chiusi gli occhipresoda un freddo terrore; e quando li riapersi alla

luceal mio fiancoin un luogo del gran manichino che sembrava aver fattoprovvista di sanguetremavano

confusamente pezzi di scheletrostridendo come quelle banderuole o insegneappese a un ferro che il vento fa oscillare

nelle notti d'inverno.

GALANTERIE

8 • LO ZAMPILLO

Come sono stanchi i tuoi begli occhipovera amante! Non riaprirlirimani alungo nella posa abbandonata in cui t'ha

sorpresa il piacere. Nel cortile lo zampillo che chiacchiera e non tacegiorno né notte s'intrattiene dolcemente con

l'estasi in cui m'ha tuffato stasera l'amore.

Lo zampillo apertosi in mille fioriche Febea allegra coloracade come unapioggia di tante lagrime.

Così la tua anima che incendia l'ardente lampo delle voluttà si slanciarapida e arditaverso vasti cieli incantatiper poi

spandersismorendoin un'onda di triste languore che per un'invisibilechina scende sino in fondo al mio cuore.

Lo zampillo apertosi in mille fioriche Febea allegra coloracade come unapioggia di tante lacrime.O teche la notte abbelliscecome m'è dolcechinosui tuoi seniascoltare l'eterno lamento che singhiozza nella vasca.

Lunaacqua sonoranotte benedettaalberi che rabbrividite tutt'intornolavostra pura melanconia è lo specchio del mio

amore.

Lo zampillo apertosi in mille fioriche Febea allegra coloracade come unapioggia di tante lagrime.

9 • GLI OCCHI DI BERTA

Potete disprezzare gli occhi più rinomatibegli occhi della mia fanciullaattraverso i quali filtra e fugge via un non so

che di buonodi dolce come la Notte. Begli occhiversate su di melevostre incantate tenebre.

Grandi occhi della mia fanciullamisteri adorativoi somigliate a quellegrotte fantastiche in cuidietro mucchi d'ombre

letargichescintillano vagamente tesori inesplorati!

La mia fanciulla ha occhi oscurigrandi e profondi come te. Notte immensaecome te rischiarati! I loro fuochi sono

quei pensieri d'amore e di Fede mescolati chevoluttuosi o castibrillanonel fondo.

10 • INNO

Alla più caraalla più bellache inonda il mio cuore di luceall'angeloall'idolo immortalesalute in eterno.

Ella si espande nella mia vita come un'aria impregnata di saleversa ilgusto dell'eterno nella mia anima affamata.

Sacchetto sempre fresco che profuma l'atmosfera d'un caro rifugioincensiereobliato che fuma segretamentenella

notte;

comeamore incorruttibileesprimerti con verità? Granello di muschioinvisibilenel fondo della mia eternità!

Alla tanto caratanto bella che mi dà gioia e saluteall'angeloall'idoloimmortalesalute per l'immortalità!

11 • LE PROMESSE D'UN VOLTO

Amoo pallida beltàle tue sopracciglia abbassateonde sembrano calare letenebre; i tuoi occhineri come sononon

m'ispirano pensieri funebri.

I tuoi occhiin armonia con i tuoi capelli nericon la tua crinieraelasticalanguidamente mi dicono: «Se tu vuoiamante

della plastica musa

seguire la speranza che in te abbiamo eccitatoe i vari gusti che professipotrai constatare come siamo veraci

dall'ombelico alle natiche;

troverai su due bei seni colmi due larghe medaglie di bronzoe sotto unventre lisciodolce come vellutobistrato come

la pelle d'un bonzo

un ricco velloin tutto simile alla gran capellatura morbida e ricciacheti eguaglia nella sua folta impenetrabilitàNotte

senza stelleNotte oscura.»

12 • IL MOSTRO O IL PARAVENTO DI UNA NINFA MACABRA

_I

Certo non seio mia caraquel che Veuillot chiama un boccio. Giocoamorebuona cucina ribollono in tevecchia

pentola! Non sei più frescao mia cara

vecchia bambina! E tuttavia le tue insensate carovane t'hanno dato il lustroabbondante delle cose lise eppure seducenti.

Non trovo monotono il succo dei tuoi quarant'anni; preferisco i tuoi fruttiAutunnoagli insipidi fiori della Primavera!

Oh notu non sei mai noiosa!La tua carcassa ha dei pregi e delle grazieparticolari; scopro strane spezie fra le tue saliere. La tua carcassa ha deipregi!

Al diavolo amanti ridicoliil melone e la zucca! Preferisco le tue clavicolea quelle di Re Salomone e compiango la

gentaglia ridicola!

I tuoi capelli come un elmo blu ombrano la tua fronte guerrierache maipensa e poco arrossiscee ti scendono dietro

come i crini di un elmo blu.

I tuoi occhi simili al fango in cui brilla qualche fanaleravvivati dalbelletto delle tue guancelanciano un lampo

infernale. I tuoi occhi son neri come fango!

Con la sua lussuria e il suo sprezzo il tuo labbro amaro ci provoca; questolabbroEden che ci attira e respinge. Che

lussuriae che sprezzo!

La tua gamba muscolosa e secca sa affrontare i vulcani e malgrado neve emiseria danzare il più vertiginoso can can. La

tua gamba è muscolosa e secca.

La tua pelle arida e senza alcuna dolcezza come quella d'un vecchio gendarmenon sa più il sudore di quanto il tuo

occhio le lagrime. (E tuttavia ha la sua dolcezza.)

_II

Scioccatu te ne vai al Diavolo! Volentieri ti seguirei se questa velocitàmozzafiato non mi mettesse in crisi. Vattene

dunquetutta solaal Diavolo.

Renepolmonegarretto non mi permettono più di rendere omaggiocomesarebbe doverosoa questo Signore. «Oimè è

davvero peccato» dicono il mio rene e il mio garetto.

Ohsinceramente soffro di non scender ai sabbaa vedere se spetazza zolfoquando tu lo baci nella chiappa. Oh

sinceramente soffro.

Sono maledettamente desolato di non essere il tuo torcieree di prenderecongedo da tefiaccola dell'inferno. Puoi

giudicare tumia caraquanto io sia desolato.

Perché io t'amo da tanto tempoessendo molto logico. E in veritàcercandol'essenza del male e volendo amare un

mostro perfettoveramentevecchio mostroio t'amo.

EPIGRAFI

13 • VERSI PER IL RITRATTO DI HONORÉ DAUMIER

Colui di cui ti offriamo l'immagine e la cui artefra tutte la più sottileci insegna a ridere di noi stessiè un saggioo

lettore

un satiricoun beffardo; ma l'energia che usa a dipingere il Male con il suoseguito prova la bellezza del suo cuore.

Il suo riso non è la smorfia di Melmoth o di Mefisto sotto la torcia diAletto: che li bruciama ci agghiaccia.

Il loro riso non èahimèche la dolorosa caricatura della gioiamentreil suofranco e apertobrilla a testimonianza

della sua bontà!

14 • LOLA DI VALENZA

Fra le tante bellezze che dovunque si mostrano capiscoamiciche ildesiderio oscilli; ma in Lola di Valenza si vede

scintillare l'incanto inatteso d'un gioiello rosa e nero.15 • SUL«TASSO DI CARCERE» DI EUGÈNE DELACROIX

Il poeta in prigionedisordinatomalaticcioil piede su un manoscrittomisura con lo sguardo infiammato dal terrore la

scala di vertigine in cui si perde il suo animo.

Le risa inebrianti di cui il carcere risuona portano la sua ragione verso lostrano e l'assurdo; il Dubbio lo circuiscee la

ridicola Pauraorribilemultiformegli sta sempre dattorno.

Questo genio chiuso in un abituro malsanoqueste smorfiee gridae spettriil cui sciame turbinatumultuosodietro le

sue orecchie

questo sognatore risvegliato dall'orrore del suo alloggioecco il tuoemblemaAnima di oscuri sogni che la Realtà

soffoca tra le sue quattro mura!

POESIE VARIE

16 • LA VOCE

La mia culla stava appoggiata alla bibliotecacupa Babele in cui romanzoscienzafavolatuttocenere latina e polvere

grecasi mischiava. Io ero alto come un in-folio. Due voci miparlavano. L'unaferma e insidiosadiceva: «La terra è un

dolce pieno di sapore; io posso (e allora il tuo piacere non avrebbe fine)darti un appetito altrettanto grande.» E l'altra:

«Vieniohvieni a viaggiare nei sognial di là del possibileal di làdel conosciuto.» E questa cantava come il vento

delle spiaggefantasmachissà di dove venutoche vagando carezzava einsieme atterriva l'orecchio. Ti risposi: «Oh sì

dolce voce!» È da allora che dataahimèquella che si può definire lamia piaga e la mia fatalità. Dietro le scene

dell'immensa vitanel più scuro dell'abissovedo chiaramente dei mondistrani evittima della mia estatica

chiaroveggenzami trascino dietro dei serpenti che mi mordono le scarpe. Èda allora checome i profetiteneramente

amo il deserto ed il mare; che rido nei lutti e piango nelle festetrovandoun gusto soave nel vino più amaro; che

spessoprendo i fatti per finzioni egli occhi al cielofinisco nellebuche. Ma la Voceper consolarmi mi dice: «Tienti i

tuoi sogni; i saggi non ne hanno di più belli che i pazzi.»

17 • L'IMPREVEDUTO

Arpagnoneche vegliava il padre agonizzantedice fra sé e sémeditabondodavanti alle labbra già bianche: «Mi

sembra che in solaio abbiamo un numero sufficiente di vecchie assi.»

Celimene geme e dice: «Buona sonodi cuore enaturalmenteDio mi ha fattobellissima.» - Il suo cuore? Indurito

come un prosciutto cotto e cotto alle fiamme eterne!

Un involuto gazzettiere che si crede un luminaredice al poveroche haannegato nelle tenebre: «Dove lo vedi tu questo

creatore del Belloquesto Redentore che ricopri di lodi?»

Ancora e meglioconosco un tipo di gaudente che sbadiglia giorno e notte; esi lamentae piangeil fatuol'impotente

ripetendo: «Ohvoglio diventare virtuosocomincerò fra un'ora.»

Da parte sual'orologio a voce bassa: «Il dannato è maturo. Ma avvertovanamente questa carne corrotta. L'uomo è

ciecosordofragilecome un muro abitato e tarlato da un insetto!»

E poi appare Qualcuno che tutti avevano negato e che si rivolge a lorofieroe beffardo: «Voi vi sieteio penso

comunicati abbastanza nel mio ciboriodurante la gioiosa Messa nera...

Ognuno di voi mi ha eretto un tempio nel suo cuore; voi avetedi nascostobaciato la mia natica immonda! Riconoscete

Satana dal suo riso vittoriosoenorme e laido come il mondo!

Avete forseipocriti sorpresipotuto credere che ci si possa burlare delpadronee che con lui si possa barare; e che si

possano avere due premi insieme: esser ricchi e salire al cielo?È necessarioche la preda ripaghi il vecchio cacciatore che si annoia nell'attesa dellaricompensa. Vi porteròcompagni

della mia triste gioia attraverso la crosta

di terra e di rocciae la massa confusa delle vostre ceneriin un palazzogrande come mefatto tutto d'un solo bloccoin

una pietra dura:

esso è costruito con l'universale Peccato e contiene il mio orgoglioil miodolore e la mia gelosia.» Intantoun Angelo

appollaiato sull'universo celebra la vittoria

di quelli il cui cuore dice: «Benedetta sia la tua frustaSignoreebenedettoo Padreil dolore. Nelle tue mani la mia

anima non è un vano trastulloe la tua Prudenza è infinita.»

Il suono della tromba è così delizioso nelle sere solenni di celestivendemmieche s'infiltra come un'estasi in tutti coloro

di cui essa va cantando le lodi.

18 • IL RISCATTO

Due campi ha per pagarsi il suo riscatto l'uomoil tufo profondo e riccoche con il ferro della ragione egli deve

smuovere e dissodare;

per ottenere anche una sola rosaper strappare qualche spigabisogna che liinnaffi senza posa con le lagrime salate

della sua fronte grigia.

L'uno è l'Artel'altro l'Amore. - Per propiziarsi il giudicequando saràil giorno della giustizia inflessibile

bisognerà mostrargli granai colmi di messi e fiori le cui forme e coloriguadagnino il suffragio degli Angeli.

19 • A UNA MALABRESE

I tuoi piedi son fini come le tue manile tue ancheampieda far invidiaalle più belle bianche; il tuo corpo è dolce e

caro all'artista pensoso; più neri della carne sono i tuoi occhi vellutati.Nei paesi caldi e azzurri dove il tuo Dio t'ha fatta

nasceretutto il tuo lavoro è accendere la pipa del tuo signoreriempirecon acqua fresca ed essenze rare i vasicacciare

dal suo letto le zanzare vaganti epoi che il mattino fa cantare i platanicomprare al mercato gli ananassi e le banane.

Lungo il giorno porti dove vuoi i tuoi piedi nudicanticchiandosommessamente vecchie arie sconosciute; equando

scende la sera dal mantello scarlattoposi dolcemente il corpo su unastuoiae allora i tuoi vaghi sogni si riempiono di

colibrì e si fanno come tegraziosi e fioriti. Perchéfelice fanciullavuoi vedere la nostra Franciaterra troppo popolosa

e sofferentee ai marinai dalle forti braccia affidando la vitavuoi dire alungo addio ai tamarindi che ti sono così cari?

A mezzo vestita di mussola leggerarabbrividente sotto la neve e lagrandinecome rimpiangeresti i tuoi ozi liberi e

dolcise un busto brutale imprigionandoti i fianchidovessi nel nostrofango rimediare la cenae vendere il profumo

delle tue grazie esotichel'occhio assorto inseguendo nelle nostre sporchenebbie i fantasmi sparsi dei tuoi alberi

assenti...

SUPPLEMENTO AI FIORI DEL MALE

1 • A THÉODORE DE BAINVILLE 1842

Tu hai afferrato il crine della Dea con tale impeto che ti si sarebbe presoal vedere quella tua aria di dominio e quella

tua bella noncuranzaper un giovane ruffiano che atterra la sua amante.

L'occhio chiaro e infiammato dalla precocità hai mostrato il tuo orgogliod'architetto in costruzioni la cui audacia

misurata anticipa la tua maturità.

Poetail sangue ci sfugge da ogni poro: forse l'abito del Centauro chemutava ogni vena in funebre ruscello

era tinto tre volte nelle bave sottili di quei vendicativi e mostruosirettili che Ercole infante strangolava nella culla?

2 • LA PIPA DELLA PACEImitazione da Longfellow

_I

Ora Gitche ManitoSignore della Vitail Possentediscese la verdepraterial'immensa prateria dai poggi montagnosie

làsulle rocce della Cava Rossadominando lo spaziobagnato di lucesiergeva dirittoin piedigrande e maestoso.

Cosìconvocò le genti senza finepiù numerose delle erbe e delle sabbie.E con la terribile mano spezzò un pezzo di

roccia e ne ricavò una pipa superba: poiin riva al ruscelloin un fascioenorme di canne ne scelse una lunga per farsene

un cannello.

Per empirla cavò da un salice la scorza; e luil'Onnipossenteil Creatoredella Forzaritto in piediaccesecome fosse

un divino fanalela Pipa della Pace. Alto sulla Cavafumavaerettosuperbo e intriso di luce. Era per tutte le genti il

segnale supremo.

Lentamente saliva quel fumo divino nell'aria mattutinaodorosoondeggiante.Fudapprimanient'altro che una

tenebrosa striscia; poi il vapore s'azzurrò e ispessìe sbiancò: esalendo e ingrandendo incessantemente andò a spezzarsi

al duro soffitto del cielo.

Dalle più lontane cime delle Montagne Rocciosedai laghi del Nord di onderumoreggiantida Tawasenthavalle

impareggiabilesino a Tuscoloosaprofumata forestavidero tutti ilsegnaleil fumo alzarsi immenso e quieto nel

mattino vermiglio.

Dicevano i Profeti: «Vedete la striscia di vapore chesimile a manoimperanteoscilla e in nero si distacca tremando

contro il sole? È Gitche ManitoSignore della Vitache dice ai quattrocantoni della prateria immensa: «Vi chiamo tutti

guerrierial mio consiglio.»

Per vie d'acquaper strade di pianuradai quattro angoli da cui soffiano iventitutti i guerrieridi ciascuna tribùtutti

accolto il segno della mobile nubevennero docili alla Cava Purpurea oveGitche Manito gli fissava l'incontro.

I guerrieri stavano nella verde prateriain assetto e cipiglio di guerramaculati come fogliame d'autunno; e l'odioche

porta a combattere gli uominil'odio che ardeva un tempo gli occhi dei loropadriincendiava ancora le loro pupille d'un

fuoco fatale.

I loro occhi erano pieni d'un odio ereditario. Or Gitche ManitoSignoredella Terrali guardava con pietàcosì come un

buon padrenemico del disordineche vede i figli combattersi e mordersi.Tale Gitche Manito per tutti quei popoli.

Steso egli su di essila sua destra possente per soggiogare il loro cuore ela loro angusta naturaper smorzare la loro

febbre all'ombra della sua mano; poi disse lorocon la voce maestosasimilea quella d'un'acqua tumultuanteche

cadendo manda un suono mostruososovrumano!

_II

«O mia posteritàdeplorevole e amata! O figli mieiascoltate la divinaragione. È Gitche manitoSignore della Vitache

parlacolui che portò nella vostra patria l'orsoil castorola renna edil bisonte.

Io vi ho reso caccia e pesca agevoli; perché maiperòil cacciatore si faassassino? Fui io a rendere la palude ricca

d'uccelli; perchéindocili figlinon v'accontentate? Perché l'uomo dà lacaccia al vicino?

Sono stancostanco delle vostre orribili guerre. Le vostre preghierepersino i vostri giuramenti non sono che misfatti.

C'è un pericolo in voi: sta nei vostri umori oppostimentre nell'unione stala vostra forza. Fraternamente dunque vivete

in pace fra di voi.

Riceverete prestodalla mia manoun Profetache verrà ad istruirvi e asoffrire con voi. La sua parola farà della vita

una festa; ma se disprezzerete la sua perfetta saggezzasarete destinatipoveri figli reprobiad essere distrutti.

Cancellate nei flutti i colori delittuosi. Sono fitte le canne e la rocciadura: ognuno può cavarne la sua pipa. Mapiù

guerre né sangue. Vivete ormai da fratelli e uniti fumate la Pipa dellaPace!»_III

D'improvvisogettate le armi a terralavano nel ruscello i colori di guerrache lucevano sulle loro fronti crudeli e

trionfanti. Ognuno si fa una pipa e coglie sulla riva un lungo cannello cheabilmente abbellisce. Lo Spirito sorrideva ai

suoi poveri figli.

Ognunol'anima in paceestaticariprese la stradae Gitche ManitoSignore della vitarisalìper la porta dischiusa dei

cieli. - Attraverso lo splendido vapore della nubel'Onnipossente salivacontento di séimmensoprofumatosublime e

radioso!

3 • MADRIGALE TRISTE

_I

Che m'importa che tu sia savia. Sii bella e triste! Le lagrime danno nuovoincanto al tuo visocome un fiume al

paesaggio: il temporale dà vita ai fiori.

T'amo soprattutto quando la gioia fugge dalla tua fronte abbattuta: quando iltuo cuore naufraga nell'orrore; quando sul

tuo presente si dispiega la paurosa nube del passato;

quando dal tuo grande occhio scorre un'acqua calda come il sangue; e malgradola mia mano che ti cullala tua

angosciacon tutto il suo pesostrazia come rantolo d'agonizzante.

Aspirovoluttà divinainno profondo e deliziosotutti i singhiozzi deltuo petto: e mi pare che il tuo cuore s'illumini

delle perle che versano i tuoi occhi!

_II

So che il tuo cuoretraboccante d'antichi amori sradicatifiammeggia ancoracome una fucinae che tu covi in seno

qualcosa della superbia dei dannati

ma sintantomia carache i tuoi sogni non saranno il riflesso dell'infernoe che in un incubo incessantesognando di

veleni e di spadeinnamorata di polvere e di ferro

non aprendo che con timore a tuttivedendo ovunque sventuraspasimando alsonare dell'oranon avrai sentito la stretta

del Disgusto irresistibile

non potraischiava regina che m'amicon pauradirminella torbida nottel'anima piena di gridi: «Eccomimio

Signoresono pari a te.»

4 • LA PREGHIERA D'UN PAGANO

Ahnon diminuire le tue fiammerinfocola il mio cuore assopitotorturadelle animeVoluttà. Diva! supplicem exaudi!

Dea dispersa nell'ariafiamma nel nostro sottosuoloesaudisci un'animainfiacchita che ti consacra un bronzeo canto!

Voluttàsii per sempre mia regina! Fatti sirena di carne e di velluto

o versami i tuoi grevi sonni nel vino mistico e informevoluttàelasticofantasma!

5 • IL RIBELLE

Dal cielo precipita come un'aquila un Angeloe afferra a pugno pieno icapelli del miscredente e gli dicescuotendolo:

«Tu devi conoscere la regola (io sono il tuo buon angelocapisci?). Loesigo.Sappi che si deve amaresenza tante smorfieil poveroil cattivolostorpiol'ebete: così tu potrai fare a Gesù

quand'egli passaun tappeto trionfale con la tua carità.

Così è l'Amore. Avanti che il tuo cuore divenga indifferenteriaccendi latua estasi alla gloria di Dio: è questa la vera

duratura Voluttà.

E l'Angelocastigando nella misura che amatortura con le sue mani digigante il maledetto. Ma il dannato risponde

sempre: «Nonon voglio!»

6 • L'AVVERTITORE

Ciascun uomo degno del suo nome ha nel cuore un Serpente giallo cheinstallato come su di un tronose egli dice:

«Voglio!»risponde: «No!»

Figgi i tuoi occhi negli occhi immoti di Satiresse o di Naiadi e il Dentedirà: «Pensa al tuo dovere!»

Fa' dei figlipianta degli alberipolisci dei versiscolpisci dei marmieil Dente dirà: «Questa sera sarai vivo?»

Qualunque cosa abbozzi e speril'uomo non vive un solo istante senza subirel'avvertimento dell'insopportabile Vipera.

7 • EPIGRAFE PER UN LIBRO CONDANNATO

O lettore quietobucolicoo sobrioingenuo uomo perbenegetta questolibro saturninotutto orge e malinconie.

Se non hai seguito retorica da Satanail furbo decanogetta... Non vicapirai nulla e mi crederai isterico.

Ma sesenza lasciarti irretiresai calare negli abissileggimi: impareraiad amarmi.

Anima curiosa che soffri e vai cercando il tuo paradisocompiangimi... O siimaledetto.

8 • RACCOGLIMENTO

Stai quietomio Dolorestai calmo. Invocavi la Sera: eccolascende eun'atmosfera scura avvolge la cittàapportando

agli uni paceagli altri affanno.

Mentre la moltitudine vile dei mortalisotto la sferza del Piacerecarnefice impietosova a cogliere rimorsi nella festa

serviledammi la manoo mio dolorevieni da me

lontano da loro. Vedi affacciarsi dai balconi del cielo gli Anni defunti investiti antiquativedi sorgere dal fondo delle

acque il radioso Rimpianto;

il sole addormentarsi moribondo sotto un ponte; e come un lungo sudariostrusciante a Orienteascoltamio caro

ascolta la dolce Notte che avanza.

9 • IL COPERCHIO

Vada per mare o per terrain un clima ardente o sotto un sole biancoservitore di Gesù o di Citeraoscuro mendicante o

Creso opulento

cittadinocampagnolovagabondo o sedentariosvelto o lento di cervello chesiadovunque l'uomo è oppresso dal

terrore del mistero e non osa guardare verso l'alto che tremando.

Lassùil Cielomuro di caverna che lo schiacciasoffitto illuminato perun'opera buffadove ogni guitto calpesta un

suolo insanguinato;

terrore dell'ateosperanza del folle eremita: il Cielo! Coperchio nero dellagrande marmitta in cui impercettibile e

immensa bolle l'Umanità.10 • LA LUNA OFFESA

O Lunache i nostri padri adoravano con discrezionedall'alto dei paesiazzurri overadioso serragliogli astri in lieto

corteo ti seguonomia vecchia Cinzialampada delle nostre tane

vedi gli amantisui loro felici giaciglidormendomostrare il frescosmalto della bocca; il poeta puntare con la fronte

sulla sua opera; sotto le erbe aride accoppiarsi le vipere?

Esotto il tuo giallo dominovaicome un tempocon piede furtivoda seraa mattinoa baciare la bellezza matura

d'Endimione?

«O figlio misero d'un tempo impoveritovedo tua madre che piega la grevemassa dei suoi anni verso lo specchio

imbellettando artificiosamente il seno che t'ha nutrito.»

11 • L'ABISSO

Pascal aveva il suo abissoche mai lo lasciava. - Ahimètutto è abisso-azionedesideriosognoparola! E sui miei

capelli ritti sento mille volte passare il vento della paura.

In altoin bassodovunque la profonditàla rivail silenziolo spaziopauroso e affascinante... In fondo alle mie notti

col suo dito sapiente disegna un incubo multiformesenza requie.

Ho paura del sonno come d'un gran buco colmo di un vago orroredel quale nonsai la fine; non vedo che infinito da

tutte le finestre.

E il mio spirito di continuo minacciato dalla vertigineinvidial'insensibilità del nulla. - Ah! Che io non esca mai dai

Numeri e dagli Esseri!

12 • I LAMENTI DI UN ICARO

Gli amanti delle prostitute sono felicipasciutiallegri; quanto a melemie braccia son rotte per aver abbracciato solo

nuvole.

È grazie agli incomparabili astri che ardono nel profondo del cielo che imiei occhi consunti non vedono che ricordi di

soli.

Vanamente ho preteso trovare il centro e la fine dello spazio: sento che lamia ala si spezza sotto non so che occhio di

fuoco;

e arso dall'amore del bello non avrò l'onore supremo di dare il mio nomeall'abisso che mi sarà tomba.

13 • L'ESAME DI MEZZANOTTE

La pendolasonando mezzanotteci porta ironicamente a ricordare come cicomportammo nel giorno che fugge: - Oggi

data fatidicavenerdì trediciabbiamoad onta di tutto ciò che sappiamovissuto da eretici.

Abbiamo bestemmiato Gesùil più incontestabile degli Dei? Come unparassita a tavola di qualche mostruoso Creso

abbiamoper far piacere al brutodegno vassallo dei Demòniinsultato quelche amiamoadulato quel che ci ripugna;

servili carneficiabbiamo rattristato il debole a torto disprezzato;salutato l'enorme Stupidità dalla testa di toro; baciato

la stupida Materia devotamentee benedetto della putrefazione la tremulafiammella.

Infineper annegare la vertigine nel delirionoisacerdoti orgogliosidella Lira - la cui gloria è dispiegare l'ebbrezza

delle cose funebri - abbiamo bevuto senza setemangiato senza fame...! - Susoffiamo sulla lampadanascondiamoci

nelle tenebre!

14 • BEN LONTANO DA QUIQui è la sacra capannaqui la fanciullariccamente ornatatranquillasempre pronta;

con una mano si sventaglia il senoeil gomito appoggiato ai cusciniascolta il pianto delle fontane:

è la stanza di Dorotea. La brezza e l'acqua cantano di lontanoper cullarequesta bambina viziatala loro canzone

singhiozzante.

Dall'alto al bassocon curala sua pelle delicata è strofinata conbenzoino e olii profumati. - In un angolo si consumano

fiori.