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Herman Melville
Billy Buddmarinaio
a cura di
Patrizio Sanasi
(patsa@tin.i
t).BILLYBUDDMARINAIO(UNA STORIA DAL DI DENTRO)
Dedicato a
JACK CHASE
inglese
Ovunque batta quel grande cuore
Qui sulla Terra o nel porto del Paradiso
Capocoffa di maestra
nell'anno 1843
sulla fregata americana
Stati Uniti
I
In tempi anteriori alla navigazione a vaporeo allora più sovente diadessoa chi passeggiasse lungo le
banchine di un qualsiasi grosso porto capitava di notare gruppi di marinaibronzei in franchigia a terrauomini in tenuta
da festadella marina da guerra o mercantile. In certe occasioni li avrebbevisti procedere a fianco ocome guardie del
corpoaddirittura circondare qualche individuo eccezionalemarinaio ancheluiche avanzava nel gruppo come
Aldebaran tra le stelle meno fulgide della sua costellazione. Era questostraordinario personaggio il «Bel Marinaio» di
tempi meno prosaici della marina militare o mercantile. Senza mostrar segnodi vanitàanzi con la naturale
immediatezza di una regalità innatasembrava accettare l'omaggio spontaneodei compagni.
Mi sovvengo di un notevole esempio. A Liverpoolormai mezzo secolo favidiall'ombra del grande muro
sporco del Prince's Dock (un ostacolo da tempo abbattuto) un marinaiosemplicecosì nero che avrebbe potuto essere un
africano autenticopuro sangue di Cam. Una figura armoniosa di statura moltosuperiore alla media. Le cocche di una
vivace sciarpa di setasciolta sul collodanzavano sull'ebano del pettonudo; alle orecchie portava grossi anelli d'oroun
berretto scozzese con una banda pure scozzese dava risalto alla bella formadella testa.
Era un caldo pomeriggio di luglioe il suo bel voltolucido di sudoresplendeva di gioia barbarica. Con battute
gioviali a destra e a sinistra faceva balenare i denti candidimentreavanzava festoso in mezzo a un gruppo di compagni
un assembramento di tribù e colori di pelle che ben avrebbero figuratosfilando agli ordini di Anacharsis Cloots davanti
alla tribuna della prima Assemblea francesein rappresentanza della razzaumana. A ogni spontaneo tributo reso dai
passanti a quel dio nero - il tributo di un indugiodi uno sguardo emenodi frequentedi un'esclamazione - il variopinto
corteo mostrava di avere per colui che ne era la causa quello stesso orgoglioche i sacerdoti assiri avevano senza dubbio
per il grande Toro scolpitoquando davanti vi si prosternavano i fedeli.
Ma riprendiamo.
Se anche in certi casi si esibiva a terra come una specie di Murat dei mariil Bel Marinaio di quel periodo non
aveva nulla dello snobbino Billy-va'-al-diavoloun personaggio divertenteormai quasi estintoche a volte si incontrain
versioni ancora più divertenti dell'originaleal timone di battelli sultempestoso canale Erie opiù probabilmentea fare
lo sbruffone nelle bettole dell'alzaia. Immancabilmente esperto nel suomestiereera sempre anche un pugile e un
lottatorepiù o meno gagliardo. Aveva forza e bellezza. Giravano aneddotisulle sue prodezze. A terra era il campione; a
bordo il portavoce; sempre in prima lineain ogni circostanza. Eccolo nellaburrasca a far terzaruolo alle vele di gabbia
cavalcando l'estremità del pennone battuto dalla buferail piede nelcavallo fiammingo come in una staffale mani al
matafionequasi a reggere la briglianell'atteggiamento del giovaneAlessandro che doma il fiero Bucefalo. Una figura
superbalanciata in alto dalle corna del Toro contro il cielo tempestosoche gioiosamente incita con voce possente la
strenua schiera lungo il pennone.
La natura morale di rado non era in sintonia con la struttura fisica.Difficilmente infattise non fossero state
scandite dalla primal'avvenenza e la forzasempre affascinanti quandoconfluiscono in un corpo maschileavrebbero
suscitato quell'omaggio schiettoche il Bel Marinaionelle varie versioniriceveva dai compagni meno dotati.
Un astro siffattoalmeno nell'aspetto e anche un po' nell'indoleseppurecon significative varianti che
emergeranno con il procedere della storiaera Billy Budd dagli occhiceruleio Baby Buddcome finì per essere
chiamatoin modo più familiarein circostanze che saranno a tempo debitoindicate - ventun annigabbiere di
parrocchetto della flotta britannicasul finire dell'ultimo decennio deldiciassettesimo secolo. Era entrato al servizio di
Sua Maestà non molto prima che si verificassero i fatti della nostra storiareclutato d'autorità nel Canale d'Irlandasu un
mercantile inglese diretto in patria e portato sulla
Bellipotent-settantaquattro cannoni - di Sua Maestà diretta al largo;una nave questa checosa non insolita in quei tempi burrascosiera statacostretta a mettersi in mare senza essere al
completo dell'equipaggio. Diritto su Billyalla prima occhiata dalbarcarizzopiombò l'ufficiale di reclutamentotenente
Ratcliffeprima ancora che la ciurma del mercantile si fosse allineata sulcassero per sottoporsi al suo accurato vaglio. E.lui solo fu scelto. Forseperchéuna volta schieratigli altri uomini sfiguravano al confronto conBillyforse perché ebbe
degli scrupolifatto sta che l'ufficiale si dichiarò soddisfatto di quellaprima scelta d'impulso. Con sorpresa
dell'equipaggioma con compiacimento del tenenteBilly non fece obiezioni.Ma inveroal pari della protesta del
cardellino ficcato in gabbiaogni obiezione sarebbe stata vana.
Notandone l'acquiescenza docilequasi lieta si avrebbe voglia di direilcapitano gli scoccò un'occhiata stupita
di muto rimprovero. Era costui uno di quei mortali che si incontrano in ognimestiereanche il più umileil tipo di
persona che tutti concordano nel definire «un uomo perbene». E - non è poicosì strano come può sembrare -pur
essendo un aratore di acque procelloseda una vita intera abituato a lottarecontro gli elementi indomitinon c'era nulla
che quell'animo onesto amasse di più della semplice pace e quiete. Per ilresto era un uomo di cinquant'anni o giù di lì
con una tendenza alla pinguedine e un volto simpaticosenza basettedi unpiacevole coloritopiuttosto pienocon
un'espressione di benevola intelligenza. Nelle giornate bellecon una bellabrezza e tutto che filava lisciouna certa
risonanza musicale nella voce sembrava esprimere in modo genuino e liberol'uomo autentico che era in lui. Molto
prudentemolto coscienziosonon mancavano le occasioni in cui queste virtùgli causavano soverchio turbamento.
Durante la traversatafinché la nave era in prossimità della terranonc'era sonno per capitano Graveling. Si prendeva a
cuore quelle gravi responsabilità che non tutti i capitani assumevano conimpegno altrettanto serio.
Oramentre Billy Buddgiù nel castelletto di pruaera occupato araccogliere la sua robal'ufficiale della
Bellipoten
tmassiccio e rudeper nulla sconcertato dal fatto che il capitano Gravelingavesse trascurato i consuetidoveri dell'ospitalità in un'occasione così ingrata per lui - un'omissioneimputabile soltanto alla preoccupazione - si
invitò da sé senza cerimonie nella cabina e si offrì anche una borracciadall'armadietto dei liquoriun ricettacolo che il
suo occhio esperto individuò all'istante. Era infatti uno di quei lupi dimare che non si era mai visto ottundere l'istinto
naturale verso il piacere dei sensi dall'asprezza e dalla perigliosità dellavita marinara nelle grandi e lunghe guerre del
tempo. Il suo dovere lo compiva sempre con scrupoloma il dovere è a volteun obbligo aridoed egli era favorevole -
non appena possibile -a irrigare quel deserto con un intruglio fertilizzantedi robusta acquavite. Al titolare della cabina
non rimase che recitarecon tutto il garbo e la sollecitudine che potevaracimolarela parte dell'anfitrione coatto. Quali
necessarie integrazioni della borraccia pose in silenzio davantiall'inesorabile ospite un boccale e una brocca d'acqua.
Mascusandosi di non fargli compagniarimase a guardare con aria cupal'ufficiale cheper nulla imbarazzatocon
calma diluiva un po' il suo grog per tracannarlo quindi in tre sorsatescostare il boccale vuotonon però così distante da
non essere comodamente a portata di manosistemarsi sul sedileschioccandosoddisfatto le labbra e fissando diritto
negli occhi il suo anfitrione.
Conclusa questa procedurail capitano ruppe il silenzio con voce nella qualeindugiava un accorato
rimprovero: «Tenentemi portate via l'uomo miglioreil gioiellodell'equipaggio».
«Sìlo so»replicò l'altro tirando subito vicino il boccale perriempirselo ancora«sìme ne rendo conto. Mi
dispiace».
«Chiedo scusama non vi rendete contotenente. Sentite un po'. Prima diimbarcare quel giovanottoil mio
castello era una topaia di litigi. Tempi bruttive lo dico ioqui a bordodella
Diritti. Erocosì preoccupato che neppure lapipa mi dava più conforto. Poi arrivò Billye fu come un prete cattolicoche metta pace in un trambusto di irlandesi.
Non che si sia messo a predicare o abbia detto o fatto niente di particolarema promanava da lui una forza che placava
l'animosità. Lo presero tutti in simpatia come calabroni con la melassa;tutti tranne il più acido della bandaquel tizio
grande e grossoispidocon le basette rosso fuoco. Anzi per invidia forsedel nuovo venutopensando che difficilmente
il "bravo simpaticone" - come lo chiamava per scherno con gli altri- avrebbe avuto lo spirito di un gallo da
combattimentoce la mise tutta per tirarlo dentro in una brutta rissa.PazienteBilly cercava di farlo ragionare con le
buone - è un po' come metenente: non c'è cosa che mi sia più odiosa deilitigi - ma non c'era verso. Così un giorno
durante il secondo turno di guardiaBasette Rossedavanti a tutticon lascusa di mostrargli dove si tagliava la
lombatina - quel tipo una volta faceva il macellaio - con gesto provocatoriogli assestò un colpo sotto le costole. Veloce
come il fulmineBilly fece scattare il braccio. Oso dire che non avesseintenzione di arrivare a tanto; fatto sta che sferrò
a quell'omaccione una legnata micidiale. Faccenda di mezzo minutodirei. EDio vi benedicatenentelo zoticone
rimase allibito per tanta velocità. E lo crederestetenenteBasette Rosseora vuole un bene dell'anima a Billy Budd - un
bene dell'animasennò è il più grande ipocrita che mi sia capitato diincontrare. Ma tutti gli vogliono bene. Alcuni gli
lavano la roba; altri gli rammendano i pantaloni vecchi; nei momenti liberiil falegname è dietro a costruirgli un
cassettoncino molto grazioso. Non c'è uno che non si farebbe in quattro perBilly Budde siamo una famiglia felice. Ma
adessotenentese quel giovanotto se ne vaso già quel che succederà abordo della
Diritti.Non potròpiùfinito ilpranzoappoggiarmi all'argano a fumarmi una pipa in santa pacenopermolto tempopenso. Ahtenentevi portate
via il gioiello dei miei uomini; vi portate via il mio paciere!». E cosìdicendo quel brav'uomo ebbe un bel daffare a
trattenere un singhiozzo.
«Beh»disse il tenente cheascoltato tutto questo con divertitointeresseora gongolava a forza di bere«beh
siano benedetti i pacierisoprattutto i pacieri che sanno battersi. Propriocome le settantaquattro bellezze di quella nave
da guerra che mi aspetta - alcune spuntano con il naso fuori dai portelli»indicando la
Bellipotentattraverso lafinestradella cabina. «Perbaccovi garantisco fin d'ora l'approvazione reale. Statepur sicuro che Sua Maestà sarà lusingato di
sapere che in un'epoca in cui i marinai non aspirano alla sua galletta conl'avidità che dovrebbero metterciun'epoca per
giunta in cui i capitani si risentono in cuor loro che gli si porti via unmarinaio o due per il servizioSua Maestàdicevo
sarà lusingato di apprendere che almeno
uncapitano haceduto di buon grado al Re il fiore del suo greggeun marinaioche con pari lealtà non protesta. Ma dov'è questa bellezza? Ah»guardandoattraverso la porta della cabina«eccolo che.arriva eper Giove!si portadietro il suo cassettone - Apollo con il baule! Amico mio»avvicinandoglisi«non puoi
portare questo scatolone a bordo di una nave da guerra. Le scatole lì sonoquelle delle munizioni. Metti i tuoi stracci in
un saccoragazzo. Stivali e sella per il cavalleggero; sacco e amaca per ilmarinaio di una nave da guerra».
Il trasferimento dal cassettone al sacco venne eseguito. E dopo averaccompagnato il suo uomo sulla scialuppa
e averlo seguito giùil tenente si allontanò dalla
Dirittidell'uomo. Eraquesto il nome del mercantilesebbene ilcapitano e l'equipaggioall'uso marinarol'abbreviassero in
Diritti.Quell'ostinato del suo armatore di Dundee era unsincero entusiasta di Thomas Paine il cui libro in replica alle accuse diBurke alla Rivoluzione francese era stato
pubblicato da qualche tempo e aveva avuto vasta diffusione. Nel battezzare lasua nave con il titolo del volume di Paine
l'uomo di Dundee non era dissimile dall'armatore suo contemporaneoStephenGirard di Filadelfiache espresse la
simpatia per la terra natia e per i suoi filosofi liberalidando alle navi inomi di VoltaireDiderot e così via.
Ma in quel momentomentre la scialuppa scivolava sotto la poppa delmercantilee ufficiale e rematori - alcuni
con amarezzaaltri con un sogghigno - osservavano il nome decorato come inun blasoneproprio allora la nuova
reclutasaltando su da prora dove il timoniere l'aveva fatto sedere esventolando il cappello verso i compagni che
silenziosi e addoloratisi sporgevano oltre il parapetto di poppa perguardarlorivolse ai ragazzi un allegro addio.
Quindi salutando la nave stessa: «Addio anche a tevecchia
Dirittidell'uomo».«Sedutosignore!»ruggì il tenente assumendo all'istante tutto il rigoredel suo gradopur reprimendo con
difficoltà un sorriso.
Sicuroil gesto di Billy era una grave infrazione al decoro marinaro. Ma inquel decoro nessuno lo aveva mai
istruito; in considerazione di ciò il tenente non lo avrebbe rimproverato inmodo tanto energicose non fosse stato per
quel commiato ultimo dalla nave. Questo lo interpretò alla stregua diun'allusione scherzosa da parte della nuova
reclutaun malizioso accenno all'arruolamento forzato in generale e alproprio in particolare. Eppure probabilmentese
satira ci fuè difficile che sia stata voluta: pur felicemente dotatodell'esuberanza gioiosa di un'ottima salutedella
giovinezza e dell'indipendenza del cuoreBilly non era affatto portato allasatira. Gli mancavano la volontà e la sinistra
destrezza. I doppi sensi e le insinuazioni di ogni tipo erano estranei allasua natura.
Quanto al forzato arruolamentosembrava che lo prendesse come era solitoprendere le vicissitudini del clima.
Pur senza essere un filosofoera in praticacome gli animaliinconsapevolmente fatalista. E forse gli piacque la svolta
avventurosa della sua vitache prometteva uno sbocco verso orizzonti edemozioni marziali.
A bordo della
Bellipotentil nostromarinaio mercantileimmediatamente riconosciuto per un uomo di mareespertofu assegnato alla guardia di dritta della coffa di parrocchetto. Benpresto a proprio agio in quel servizioera
bene accetto per la sua bellezza senza pretese e l'aria di spensierataallegria. Non c'era uomo più gioviale nel suo rancio
in netto contrasto con certi altri individui cheal pari di luifacevanoparte dell'equipaggio reclutato d'autoritàe chese
non erano impegnati attivamentea volte - soprattutto durante l'ultimo turnodi guardiaquando il calare del crepuscolo
induce a sognare - erano inclini ad abbandonarsi a una tristezza tendente inalcuni al cupore. Ma non erano giovani
come il nostro gabbiere e non pochi di loro avevano avuto un focolare; altriforse avevano moglie e figli dietro a séin
condizioni precarie con ogni probabilitàe quasi tutti avevano conosciutoamici e parentimentre Billycome vedremo
fra pocoera lui stesso tutta la sua famiglia.
II
Benché il nostro nuovo gabbiere fosse stato ben accolto sulla coffa e sulponte dei cannoninon era qui l'astro
che era stato fra gli equipaggi più modesti delle navi della marinamercantilecon i quali era stato fino ad allora.
Era giovane epur con un fisico quasi pienamente sviluppatoappariva piùgiovane di quanto non fosse in
realtàper un'espressione adolescente che indugiava sul volto ancoraliscioquasi femmineo nella purezza della
carnagionedove la vita di mare aveva soppresso il giglioe la rosafaticava a fiorire attraverso l'abbronzatura.
Al brusco passaggio dalla precedente sfera più semplice al mondo più ampioe scaltrito della grande nave da
guerra - autentico novizio della complessità di una vita innaturale -sarebbe forse rimasto sconcertatose in lui ci fossero
state presunzione o vanità. Nella sua variegata moltitudine la
Bellipotentannoveravaparecchi individui chepurinferiori di gradoerano di stampo non comunemarinai particolarmentepredisposti ad avere quell'aria che l'irriducibile
disciplina marziale e la partecipazione a tante battaglie possono conferirein qualche misuraperfino all'uomo comune.
Come Bel MarinaioBilly Budd avevaa bordo della settantaquattrounaposizione analoga a quella di una bellezza
rustica trapiantata dalla provincia e messa a competere con le dame di altolignaggio della corte. Ma di questo
mutamento di circostanze se ne accorse appenae neppure percepì chequalcosa in lui provocava un sorriso ambiguo in
uno o due marinai tra i più duri. Né era meno inconsapevoledell'impressione singolarmente favorevole che la sua
persona e il suo comportamento avevano sui gentiluomini più perspicaci delcassero. E non avrebbe potuto essere
altrimenti.
Plasmato in quello stampotipico dei migliori esemplari inglesi quando ilceppo sassone non è mescolato a
quello normanno né a nessun altroegli mostrava nel volto quell'espressioneumana di serena bontà che lo scultore
greco a volte impresse al forte eroe Ercole. Ma anche questa espressione erasottilmente modificata da un'altra
penetrante qualità. L'orecchio piccolo e ben modellatol'arco del piedelacurva della bocca e della nariceperfino la
mano duradi un colore bronzeo dorato come il becco di un tucanouna manoche parlava di drizze e di secchio del
catramema soprattutto qualcosa nell'espressione mobile e nella spontaneitàdei gesti e degli atteggiamentiqualcosa.che faceva pensare a una madresingolarmente prediletta dall'Amore e dalle Grazietutto questo indicava inmodo
curioso un lignaggio in netta contraddizione con il destino toccatogli. Ilmistero parve meno misterioso a causa di un
fatto che emerse allorché Billyall'arganovenne formalmente assunto inservizio. Quando l'ufficiale - un ometto
spiccio - gli chiese tra le altre cose il luogo di nascitaegli rispose:«Con il vostro permessosignorenon lo so».
«Non sai dove sei nato? Chi era tuo padre?»
«Lo sa Diosignore».
Colpito dalla schietta semplicità di quelle rispostel'ufficiale proseguìchiedendo: «Non sai niente delle tue
origini?»
«Nosignore. Ma ho sentito dire che fui trovatouna mattinain un belcesto foderato di setaappeso al battente
della casa di un brav'uomo di Bristol».
«Trovat
odici? Benebeneecco una bella trovata»ebuttando indietro il caposquadrò dalla testa ai piedi lanuova recluta. «Speriamo che ne trovino altri come teragazzo mio; laflotta ne ha un tremendo bisogno».
SìBilly Budd era un trovatelloun figlio illegittimo con ogniprobabilità eovviamentenon di umili origini.
La sua ascendenza nobile era evidente come in un purosangue.
Per il restosenza avere né poco né punto l'acume del serpente e nessunatraccia della sua saggezzasenza
tuttavia essere una colombapossedeva quel tipo e quel grado di intelligenzache va a braccetto con la rettitudine non
convenzionale di una creatura umana sanauna creatura alla quale non siastato ancora offerto l'ambiguo pomo della
conoscenza. Era analfabeta; non sapeva leggere ma sapeva cantare eal paridell'usignolo illetteratoa volte componeva
il suo canto.
Coscienza di sé pareva ne possedesse poca o nullao quanta possiamoragionevolmente attribuirne a un cane
San Bernardo.
Abituato a vivere a contatto con gli elementi e avvezzo a conoscere dellaterra poco più della spiaggia o
meglioquella porzione dell'orbe terracqueo provvidenzialmente riservataalle balerealle puttane e agli ostiin breve il
paradiso dei marinaiper usare l'espressione in voga tra loroaveva unanatura semplicenon contaminata dall'ambiguità
moralenon sempre incompatibile con quel prodotto plasmabile chiamatorispettabilità. Ma i marinaifrequentatori di
questi paradisisono senza vizi? Noma meno spesso di quanto non accada congli uomini di terraferma i loro cosiddetti
vizi discendono da tortuosità d'animoe più che da perfidia sembranoderivare dall'esuberanza di una vitalità a lungo
costretta: franche manifestazioni in armonia con le leggi di natura. Perindole innata e per l'influsso coadiuvante del
destino capitatoglisotto molti punti di vista Billy era poco più di unautentico barbaroforse simile ad Adamo prima
che il civile serpente gli si insinuasse al fianco. E qui a convalidare inapparenza la dottrina della Caduta dell'uomouna
dottrina oggi ignorata dalle massesi può osservare chequando certevirtù pristine e incorrotte caratterizzano in modo
singolare qualcuno ammantato nell'uniforme esterna della civiltàa unattento esame tali virtùlungi dal sembrare frutto
del costume e della convenzioneparranno incompatibili con essiquasiderivassero davveroin modo eccezionaleda
un'età anteriore alla città di Caino e all'uomo inurbato. Il caratterecontraddistinto da tali virtù possiedeper chi abbia un
palato non corrottoun sapore autenticosimile a quello delle bacchementre l'uomo impregnato di civiltàperfino nei
buoni esemplari di questa razzahaper quello stesso palatol'ambiguoaroma del vino adulterato. All'erede di tali
qualità primigenie cheal pari di Caspar Hauservaghi solitario estupefatto in una delle tante capitali della Cristianità
ben si addice la celebre invocazione del bonario poeta checirca duemilaanni farivolse al buon rustico spaesato nella
Roma dei Cesari:
Oh tuFabianoche sei poveroonesto e sincero
che cosa ti ha condotto nel cuore dell'impero?
Il nostro Bel Marinaio avevasìtutta la virile bellezza che ci si puòaspettareeppureproprio come alla
bellissima donna di un racconto minore di Hawthorneuna sola cosa glimancava. Nessun difetto visibileinverocome
nella gentildonna; noma di tanto in tantola possibilità di un difettovocale. Se nell'ora del pericolo e della furia degli
elementi egli era in tutto e per tutto un perfetto marinaiotuttaviainpreda all'improvviso turbamento di una emozione
la sua voce di solito singolarmente musicalequasi esprimesse l'armoniainterioretendeva a manifestare una esitazione
organicaun vero e proprio balbettiose non peggio. Un particolare checlamorosamente esemplificava come il maligno
impiccionel'invidioso guastafeste dell'Edenabbia ancora quasi sempre ache fare con tutte le partite di uomini
consegnate al pianeta Terra. È certo che sempre e comunque egli tireràfuori il suo biglietto da visita quasi a ricordarci:
anch'io ci ho messo lo zampino.
L'ammettere tale imperfezione nel Bel Marinaio dovrebbe dimostrare nonsoltanto che non viene presentato
alla stregua di un eroe convenzionalema anche che la storia di cui èprotagonista non è affatto romantica.
III
All'epoca dell'arbitrario arruolamento di Billy Budd sulla
Bellipotentquesta nave era in mare per raggiungerela flotta del Mediterraneo. Non trascorse molto tempo prima che avvenisse ilricongiungimento. Quale unità di quella
flottala settantaquattro partecipava alle manovresebbenegrazie alle suesuperbe qualità velichein mancanza di
fregatea volte fosse assegnata a compiti specifici come vedettaa volteimpiegata in servizi meno temporanei. Ma con.tutto ciò la nostra storia ha pocoa che vederelimitata com'è alla vita interna di una particolare nave e allevicende di un
singolo marinaio.
Era l'estate del 1797. Nell'aprile di quell'anno si erano avuti i moti diSpitheadseguiti in maggio da una
secondaancora più graverivolta della flotta al Nore. Quest'ultimoepisodio è conosciuto - senza nessuna esagerazione
nell'epiteto - come il "grande ammutinamento". Era in verità unaminaccia per l'Inghilterra più pericolosa di quanto non
lo fossero allora i proclami del Direttorio francese con i suoi esercitivittoriosi e il suo proselitismo. Per l'Impero
britannico l'ammutinamento del Nore fu quello che sarebbe uno sciopero deivigili del fuoco in una Londra minacciata
da un incendio globale. In tale momento di crisi - nel quale il regno avrebbeben potuto anticipare la famosa parola
d'ordine chepochi anni più tardiavrebbe annunciato lungo il fronte dellenavi da guerra quanto in quella circostanza
l'Inghilterra si aspettava dagli inglesi - sui pennoni delle navi a tre pontie delle settantaquattro all'ancora nella rada -
una flotta che costituiva il braccio destro dell'unica potenza allora liberae conservatrice del Vecchio Mondo -i marinai
a migliaia innalzarono con grida di evviva i colori britannici sui qualierano stati cancellati la croce e il simbolo
dell'unione: una cancellazione che trasmutava la bandiera del dirittoriconosciuto e della libertà sancita nell'avversa
rossa meteora della rivolta senza freni né limiti. Il giusto scontentonatoda reali motivi di lagnanza nella flottaera
divampato in un incendio irrazionalescatenatosi dalle scintille vive chedalla Francia in fiamme erano state portate dai
venti al di là della Manica.
Per qualche tempo l'avvenimento servì a dare sapore ironico agli inniesaltati di Didbin - come bardo fu di non
poco aiuto al governo inglese in quella congiuntura europea -inni che fral'altro magnificavano la dedizione patriottica
del marinaio britannico: «Quanto alla mia vitaessa appartiene al Re!».
È un episodio nella gloriosa storia navale dell'isolasul qualenaturalmente gli storici navali sorvolano: uno di
loro (William James) candidamente riconosce che di buon grado tralascerebbedi parlarnese «l'imparzialità non
vietasse di essere schizzinosi». Eppure l'accenno che ne fa è un'allusionepiù che un'esposizioneprivo com'è di
particolari. Né questi si possono rintracciare nelle biblioteche. Come altrieventi che si verificano in ogni tempo e in
ogni dove (compresa l'America)il grande ammutinamento fu di tale natura chevolentieri l'avrebbero sottaciuto
l'orgoglio nazionale e le considerazioni politicherelegandolo sullo sfondodel contesto storico. Sono avvenimenti che
non si possono ignorarema esiste un modo equo per trattarne. Se l'individuoequilibrato rifugge dall'esibire le tare e la
maledizione della propria famigliaaltrettanto discreta può essere unanazione in analoghe circostanzesenza incorrere
nel biasimo.
Sebbenedopo vari abboccamenti fra i capi rivoltosi e il governo e dopoalcune concessioni davanti agli abusi
palesifosse stata sedataseppure con difficoltàla prima insurrezione -quella di Spithead - e la situazione per il
momento appianataal Nore tuttavia l'imprevisto riaccendersi della sommossache esplose su scala ancora più ampia e
trovò una cassa di risonanza negli incontri resi necessari da preteseconsiderate dalle autorità non soltanto inammissibili
ma aggressivamente insolentiindicava - se non lo aveva già fatto in misurasufficiente la Bandiera Rossa - quale spirito
animasse gli uomini.
Repressione definitiva tuttavia ci fu: attuabile forse soltanto grazie allalealtà della fanteria di marina e al
volontario ritorno alla lealtà di larghi e influenti strati degli equipaggi.
L'ammutinamento del Nore puòin certa misuraessere paragonato alloscoppio squilibrante di una febbre
contagiosa in un organismo costituzionalmente sanoche riesce asbarazzarsene di lì a poco.
In ogni casofra le migliaia di ammutinati c'erano alcuni marinai chenonmolto tempo dopo - chissà se spinti
dal patriottismodall'istinto bellicoso o da entrambi - aiutarono Nelson aconquistarsi un blasone sul Nilo e la massima
onorificenza a Trafalgar. Per gli ammutinati queste battaglie - Trafalgarsoprattutto - furono un'assoluzione plenariauna
gloriosa assoluzione: in tutto ciò che contribuisce al grandioso spettacolodello spiegamento navale e dell'eroica
magnificenza marzialetali battagliein particolare Trafalgarrimangonoinsuperate nella storia dell'umanità.
IV
In una faccenda come lo scrivereper quanto si possa essere risoluti arestare sulla strada maestraesistono
sentieri laterali dotati di un fascino al quale non è facile resistere. Elungo questi viottoli mi propongo di vagare. Se il
lettore vorrà tenermi compagniane sarò felice. Possiamo perlomenoriprometterci il piacere che si dice annidarsi nel
peccato: peccato letterarioinfattisarà la divagazione.
Molto probabilmente non è un'osservazione nuova affermare che le invenzionidel nostro tempo hanno
introdotto nella guerra navale mutamenti di portata pari alla rivoluzioneprodotta nella guerra in generale dall'impiego
della polvere da sparogiunta dalla Cina in Europa. Le prime armi da fuocoeuropeerozzi congegnifurono - come ben
si sa - disdegnate da non pochi cavalieri che le consideravano volgaristrumentibuoni forse per tessitorigente troppo
codarda per opporsi con fierezza al nemico incrociando lealmente le spade insingolar tenzone. Ma come a terra la virtù
cavallerescaseppur tosata del suo blasonenon si esaurì con i cavaliericosì sui mari - oggituttavianegli scontri che
vi avvengono è caduta in disuso una certa ostentazione di ardimento inquanto inapplicabile nelle mutate circostanze - le
più nobili qualità di certi grandi uominicome don Giovanni d'AustriaDoriaVan TrompJean Bartla lunga schiera di
ammiragli britannici e i Decatur americani del 1812non divennero obsoleteinsieme alle murate di legno.
A chi tuttavia sappia apprezzare il presente al suo giusto valore senzaspregiare il passato si può perdonare se
ritiene che a Portsmouth il solitario vecchio scafo di Nelsonil
Vittoriavi galleggi nonsoltanto come il monumento in.disgregazione di una fama incorruttibilema anchecome un rimprovero poeticoattenuato dal suo carattere pittorescoai vari
Monitore agli scafiancora più potenti delle corazzate europee. E questo non soltanto perché talinavi sonosgraziate a vedersiirrimediabilmente prive della simmetria e delle nobililinee dei vecchi vascelli da guerrama anche
per altre ragioni.
Ci sono forse alcuni chepur non del tutto insensibili a quel rimproveropoetico cui si è appena allusosono
disposti in nome dell'ordine nuovo a schivarlo fino ai limitidell'iconoclastiase necessario. Può accaderead esempio
chepungolati dalla vista della stella infissa sul cassero a indicare ilpunto dove cadde il Grande Marinaioquesti
marziali utilitaristi insinuino come Nelsonesibendosi in battaglia dipersonaornato di tutti i suoi galloninon soltanto
abbia compiuto un gesto superfluoma anche militarmente inopportunoungesto anzi dal sapore temerario e vanitoso.
Possono arrivare a dire per giunta che a Trafalgar in realtà si trattòaddirittura di una sfida alla morte; e la morte giunse;
e che se non fosse stato per le sue bravatel'ammiraglio vittorioso sarebbeforse sopravvissuto alla battaglia con la
conseguenza che i suoi avveduti ordini non sarebbero stati revocatidall'immediato successorema egli stessoormai
deciso l'esito dello scontroavrebbe potuto portare all'ancora la flottasbandataevitando le deplorevoli perdite di vite
umane nel naufragio causato dallo scatenarsi degli elementi naturalidopoche si erano scatenati quelli marziali.
Se accantonassimo la questioneoltremodo opinabilese per varie ragionisarebbe stato possibile condurre
all'ancora la flottaalloraabbastanza plausibilmentei benthamiti dellaguerra potrebbero sostenere il punto di vista
esposto. Ma i se e i chissà sono un terreno insidioso per poterci costruiresopra. È un fatto che nel prevedere le possibili
conseguenze di uno scontro e nei febbrili preparativi - segnando con boe larotta pericolosa e dando il tracciato come a
Copenhagen - pochi comandanti sono stati coscienziosamente cauti come questoincauto che non esitava a esporsi in
battaglia.
La prudenza personaleperfino quando è dettata da considerazioni tutt'altroche egoistichenon è certamente
una preclara virtù in un soldatomentre è la prima virtù la sfrenataambizioneche accende quello slancio meno
travolgente che è l'onesto senso del dovere. Se il nome Wellington non ha larisonanza trionfale del più semplice
Nelsonforse se ne può trovare la ragione in quanto detto prima. Nell'odefunebre al vincitore di WaterlooAlfred non
si spinge fino a chiamarlo il più grande soldato di tutti i tempimentrenella stessa ode invoca Nelson come «il più
grande marinaio dall'inizio del mondo».
A Trafalgarnell'imminenza della battagliaNelson si sedette e scrisse lesue ultime brevi volontà e il
testamento. Sepresentendo che la sua vittoria più fulgida sarebbe statacoronata dalla sua stessa gloriosa mortesi sia
indotto per un qualche motivo rituale a indossare i paramenti scintillantidelle sue luminose gesta; se l'essersi adornato
per l'altare e il sacrificio sia stato davvero vanitàallora affettati eampollosi sono i versi eroici dei grandi poemi epici e
dei drammipoiché in tali versi il poeta si limita a dare forma a quelloslancio del sentimento che uno spirito come
Nelsonquando ne abbia l'occasionetraduce in gesto.
V
Sìla rivolta del Nore fu sedata. Ma non a tutti i torti si pose rimedio.Se gli appaltatoriper esempionon
ebbero più la possibilità di darsi da fare con certe pratiche tipiche dellaloro gentaglia a ogni latitudine - quella di fornire
vestiario scadenterazioni non buone o scarse nel peso - nondimenol'arruolamento coattoper dirne unacontinuò.
Sanzionato dalla consuetudine e sancito legalmente da un Lord cancelliererecente come Mansfleldtale sistema di
equipaggiare la flotta - sistema ora in pratica caduto in disusomaformalmente non abolito - in quegli anni non era
eliminabile. La sua abrogazione avrebbe messo in ginocchio l'indispensabileflottatutta a velasenza vaporecon le sue
innumerevoli vele e migliaia di cannonitutto insomma azionato a forza dibracciauna flotta sempre più insaziabile nel
suo bisogno di uominiperché allora moltiplicava il numero delle sue navinavi di ogni tipoa fronte delle congiunture
presenti e future del convulso Continente.
Lo scontentoche aveva annunciato i due ammutinamentisopravviveva covandosotto le ceneri. Non era
perciò irragionevole temere che si riaccendessero i disordiniin modosporadico o generalizzato. Ecco un esempio di
tali timori. Nello stesso anno in cui ebbe luogo questa storiaNelsonallora il contrammiraglio Sir Horatiomentre con
la sua flotta si trovava al largo della costa spagnolaricevettedall'ammiraglio l'ordine di trasferire le insegne dalla
Capitano
allaTeseo perquesta ragione: si temevano pericoli a causa dell'umore degli uomini suquest'ultima naveallora appena giunta dalla patriadove aveva preso parte al grandeammutinamentoe si riteneva che un ufficiale come
Nelson fosse adatto non già a soggiogarli con il terrorema a conquistarlicon la semplice presenza e l'eroica
personalitàa una lealtà se non entusiastica come la suaalmenoaltrettanto sincera.
Accadeva così che su molti ponti di comando serpeggiasse l'ansia. In mare siintensificarono la vigilanza e le
precauzioni contro la ripresa delle sommosse. Da un istante all'altro potevaesplodere uno scontro. Quando succedeva
gli ufficiali assegnati alle batterie erano costrettiin certi casia starecon le spade sguainate dietro agli uomini addetti ai
cannoni.
VI.
Ma abordo della settantaquattro dove ora Billy aveva appeso la sua amacaben poconei modi degli uominienulla nel comportamento esteriore degli ufficialiavrebbe indicato alprofano che il grande ammutinamento era un fatto
recente. Su una grossa nave da guerra gli ufficiali modellanoin generalela loro condotta e i loro atteggiamenti sul
comandantesempre che questi abbia l'ascendente che dovrebbe avere.
Il capitano - l'onorevole Edward Fairfax Vere per chiamarlo con l'interotitolo - era uno scapolo sui
quarant'anniun marinaio che si distingueva perfino in tempi prolifici difamosi uomini di mare. Sebbene imparentato
con l'alta nobiltàla sua carriera non dipendeva del tutto da pressionilegate a tale circostanza. Aveva molti anni di
serviziosi era impegnato in molte battagliedimostrandosi sempre unufficiale attento al benessere dei suoi uomini
senza però tollerare nessuna infrazione alla disciplina; molto preparatonella scienza della sua professioneintrepido
fino al limite della temerarietàma non avventato. Per l'audacia dimostratanei mari delle Indie Occidentali quale
aiutante di bandiera di Rodney nella gloriosa vittoria riportata da questi suDe Grasseera stato nominato capitano.
A terrain panni civiliquasi nessuno lo avrebbe preso per un uomo di maretanto più che non adornava mai di
termini nautici i suoi discorsi non professionaliedi modi gravidimostrava scarso apprezzamento per l'umorismo in
sé. Non era in contrasto con questi tratti del suo carattere il fatto chenelle traversate dove non erano necessari interventi
clamorosi si dimostrasse il più schivo degli uomini. Osservando quel signoredi statura non imponente e privo di
appariscenti insegueche dalla cabina saliva sul pontee notando gliufficiali chein silenzio deferentesi ritiravano
sottoventol'uomo della strada lo avrebbe preso per un ospite del Reuncivile a bordo della nave del Reun inviato
discreto ma di grande prestigio in procinto di assumere una caricaimportante. Quei modi schivi derivavano forse da una
certa autentica modestia virilecompagna a volte delle nature risoluteunamodestia che trapelava non appena non si
imponessero azioni decise e chein qualunque momento della vita si riveliindica sempre una virtù di tipo aristocratico.
Al pari di altriimpegnati nei vari campi delle più eroiche attività delmondocapitan Verepur essendo abbastanza
positivo all'occorrenzaa volte tradiva un certo umore sognante. Ritto dasolo sul casserosopravventocon una mano
stretta intorno alle sartiefissava con sguardo assente la distesa uniformedel mare. Se in quel momento gli si
sottoponeva una questione futileche veniva a interrompere il filo dei suoipensierireagiva con maggiore o minore
irascibilità chetuttaviasubito controllava.
In marina era conosciuto da tutti con l'appellativo di «stellato Vere».Ecco come tale epiteto venne assegnato a
un uomo chepur possedendo qualità autentichenon ne aveva di brillanti:Lord Dentonun suo parente prediletto
uomo di gran cuoreera stato il primo ad andargli incontro per congratularsicon lui al suo ritorno in Inghilterra dalla
crociera nelle Indie Occidentalie proprio il giorno primasfogliando unacopia delle poesie di Andrew Marvellsi era
imbattutoe non per la prima voltanei versi intitolati
AppletonHousenome diuna delle residenze di un comuneantenatoeroe delle guerre germaniche del Seicentoe precisamente nellastrofa:
Ecco cosa vuol dire nascere
in un paradiso domestico
sotto la severa disciplina
di Fairfax e dello stellato Vere.
Così abbracciando il cugino reduce dalla grande vittoria di Rodney dove siera comportato con tanto coraggio
traboccando di legittimo orgoglio per il marinaio della famigliaavevaesclamato con trasporto: «Evviva a teEd;
evviva a temio stellato Vere!». L'espressione girò di bocca in bocca erimase permanentemente attaccata al suo
cognometanto più che serviva a distinguere il capitano della
Bellipotentda un altroVerepiù vecchio di luilontanoparenteufficiale di pari grado in marina.
VII
In vista della parte che il comandante della
Bellipotentavrà nellastoria che segueforse è opportunocompletare il ritratto abbozzato nel capitolo precedente.
A parte le sue qualità di ufficiale di marinail capitano Vere era un uomoeccezionale. A differenza di non
pochi famosi marinai inglesiil lungo e arduo servizio reso con esemplareabnegazione non aveva finito per assorbirlo e
salarlo
deltutto. Aveva una particolare inclinazione verso ciò che è intellettuale. Amavai libri e non si metteva mai inmare senza aver rinnovato la bibliotecacontenuta ma sceltissima Gliintervalli di ozio e isolamentotalvolta così
uggiosiche di tanto in tanto si abbattono sui comandanti perfino durante leimprese di guerranon furono mai tediosi
per capitan Vere. Privo di quel gusto letterario che si cura meno dellasostanza che della formaprediligeva i libri verso
i quali per natura si volgono gli animi seri e superioriche nel mondooccupano posti attivi e di autorità: libri che
trattano di uomini ed eventi realinon importa di quale epoca - storiabiografieautori non convenzionali come
Montaignechescevri da ipocrisia e conformismoin modo onesto e con buonsensoriflettono sulla realtà.
Attenendosi a questo tipo di letturetrovava conferma ai suoi intimipensieri - conferma che invano aveva cercato nelle
conversazioni socialial punto chesu alcuni temi fondamentalisi eranoradicate in lui certe salde convinzioni che
presentiva non sarebbero mutatefinché fossero rimaste integre le suefacoltà intellettive. Considerando in quali tempi
travagliati si trovasse a viverequesto fu per lui un vantaggio. Le sueferme convinzioni fungevano da argine contro le
acque travolgenti delle nuove idee socialipolitiche e di altro tipoche inquei giorni devastavano come un torrente non.pochi animialcuni per natura noninferiori al suo. Mentre altri membri dell'aristocraziaalla quale appartenevaper
nascitaerano fieramente avversi agli innovatorisoprattutto perché leloro teorie erano ostili alle classi privilegiate
capitan Vere vi si opponeva in modo disinteressatonon soltanto perché glisembravano incapaci di dare vita a
istituzioni duraturema anche perché erano incompatibili con la pace delmondo e l'autentico benessere dell'umanità.
Meno informati di lui e meno sericerti ufficiali del suo gradoche a volteera costretto a frequentarelo
trovavano poco socievoleun signorea loro avvisoarido e libresco. Equando per caso lasciava la loro compagnianon
mancava mai qualcuno che dicesse: «Vere è un animo nobile. Lo stellatoVere. Malgrado quello che dicono le cronache
Sir Horatio» (significando colui che divenne Lord Nelson) «non è in fondoun combattente migliore o un miglior uomo
di mare. Madetto fra noi in questo momentonon vi pare che ci sia in luiuna vena bizzarra di pedanteria? Sìcome la
filigrana del Re in un rotolo di gomene?».
C'eranoin apparenzamotivi per questo tipo di critiche confidenzialiperché non soltanto i discorsi del
capitano non scendevano mai verso toni scherzosi e familiarimanell'illustrare un qualsiasi punto che non toccasse i
protagonisti e i grandi eventi dell'epocaera capace di citare personaggi edepisodi dell'antichità proprio come citava i
moderni. Pareva incurante del fatto che ai suoi cordiali compagni - uomini lecui letture si limitavano per lo più ai diari
di bordo - quelle remote allusioniper quanto appropriatefossero del tuttoestranee. Ma una sensibilità di questo tipo
non riesce naturale a caratteri come capitan Vere. L'onestà impone loro lafranchezzatalvolta ad ampio raggiosimile a
quella di un uccello migratore che in volo non si cura di quando attraversauna frontiera.
VIII
Non è necessario descrivere qui nei particolari i tenenti e gli altriufficiali intorno a capitan Verené occorre
accennare a nessuno dei capocarichi. Ma fra i sottufficiali ce n'era uno cheavendo molto a che fare con questa storiaè
bene sia presentato subito. Mi cimenterò a farne il ritrattoma nonriuscirò mai a coglierlo in pieno. Era costui John
Claggartmaestro d'armi. Tale titolo marinaro forse sembrerà ambiguo agente di terra. In originenon c'è dubbiola
funzione di quel sottufficiale era di istruire gli uomini nell'uso dellearmila spada e la sciabola. Ma molto tempo prima
a seguito dei perfezionamenti delle armi da fuoco che resero meno frequentigli scontri a corpo a corpo e diedero al
nitrato e allo zolfo preminenza sull'acciaiotale funzione ebbe a cessareeil maestro d'armi di una grande nave da
guerra era diventato una specie di capo di polizia con l'obbligofra lealtre mansionidi mantenere l'ordine negli
affollati ponti inferiori.
Claggart era un uomo di circa trentacinque annipiuttosto scarno e altomadi figura non brutta nel complesso.
Le mani erano troppo piccole e aggraziate per aver conosciuto il lavoro duro.Il volto era notevolecon un profilo nitido
come nei medaglioni grecitranne il mento sbarbato come quello di Tecumsehdalla linea stranamente larga e
protuberanteche rammentava le stampe del reverendo dottor Titus Oateslostorico testimonedalla parlata pretesca e
strascicatadei tempi di Carlo II e del presunto complotto papista. Erautile a Claggart nel servizio poter volgere intorno
uno sguardo autoritario. La sua fronte dal punto di vista frenologico era deltipo che viene associato a un'intelligenza
superiore alla media; raccolti sopra di essaneri riccioli lucidi e sericirisaltavano contro il pallore sottostanteun pallore
che aveva una lieve sfumatura ambrataaffine alla tonalità che con il tempoacquistano gli antichi marmi. Questa
carnagionein singolare contrasto con i volti rossi o color bronzo intensodei marinai e in parte il risultato di una vita
che per lavoro si svolgeva al riparo dal solesebbene non propriosgradevolesembrava il sintomo di una qualche
carenza o anomalia nella composizione del sangue. Ma in generale il suoaspetto e i suoi modi indicavano
un'educazione e una carriera così incongrue con le sue funzionichequandonon vi era attivamente impegnatolo si
sarebbe detto un uomo di elevate qualità sociali e moraliil qualeperragioni suemantenesse l'incognito. Nulla si
sapeva della sua vita precedente. Forse era ingleseeppure indugiava nel suomodo di parlare un leggero accento che
suggeriva come non fosse inglese di nascitama fosse stato naturalizzatotale nella prima infanzia. Fra i parrucconi dei
ponti di batteria e del cassero di prua circolava la voce che fosse un
chevalierarruolatosivolontario nella marina realeper espiare una misteriosa frodeper la quale era stato chiamato in giudiziodavanti alla Corte Regia. Il fatto che
nessuno potesse corroborare questa voce non impediva naturalmente checircolasse in sordina. Una diceria di tale tipo
sul conto di questo o quel sottufficialeuna volta diffusasi dai ponti dibatterianon sarebbe sembrataall'epoca della
nostra storiacarente in credibilità alla ciurma di sapientoni incatramatidi una nave da guerra. E invero un uomo con le
qualità di Claggart chesenza precedente esperienza navaleentra in marinaa un'età matura - come aveva fatto lui - e
necessariamenteviene assegnato all'inizio al grado più basso dellagerarchiaun uomo inoltre che non faceva mai la
minima allusione alla precedente vita sulla terraferma: ecco le circostanzechein mancanza di informazioni precise sui
suoi veri antecedentispalancavano ai malevoli un campo illimitato dicongetture ostili.
Ma le dicerie che su di lui bisbigliavano i marinai durante i turni diguardia derivavano una vaga plausibilità
dal fatto che da un po' di tempo a quella parte la marina britannicanonpotendo permettersi di essere schizzinosa nel
rifornire i ruolidisponeva notoriamente a bordo e a terra di squadre perl'arruolamento forzato. Non basta; non era più
un segreto ben custodito neppure un'altra faccenda: la polizia di Londracioèaveva piena facoltà di catturare gli
individui sospetti di tempra robustai personaggi vagamente equivocie dispedirli con procedura sommaria nei cantieri
o nella flotta. Senza contare che perfino fra i volontari ce n'erano diquelli che non lo avevano fatto per impulso
patriottico o per il vago desiderio di sperimentare la vita di mare el'avventura marziale. Debitori insolventi di piccolo
cabotaggioinsieme a mele marce di tutte le specietrovavano nella marinaun rifugio conveniente e sicurosicuro.perchéuna volta arruolati a bordo diuna nave di Sua Maestàsi trovavano in un santuario al pari del malfattore chenel
Medioevo si rifugiava all'ombra dell'altare. Tali irregolarità sancitecheper ovvie ragioni il governo allora si guardava
bene dal proclamare e che di conseguenzariguardando la classe menoinfluente dell'umanitàsono quasi cadute in
obliocorroborano qualcosa della cui veridicità non mi faccio garante e chequindi ho qualche scrupolo nel riferire;
qualcosa che ricordo di aver visto stampatosebbene il libro non me loricordima la stessa cosa mi venne
personalmente raccontata più di quarant'anni fa da un vecchio pensionato incappello a tricornoun negro di Baltimora
un uomo che era stato a Trafalgarcon il quale ebbi un'interessantissimachiacchierata sulla terrazza di Greenwich. Ecco
il senso: se una nave da guerracostretta a prendere il mare d'urgenzafosse stata a corto di uominila quota di braccia
mancantese non si fosse trovato altro mezzo miglioresi sarebbe ottenutamediante precettazione direttamente dalle
carceri. Per le ragioni già accennate non sarebbe forse facile oggi provareo confutare in modo diretto tale dichiarazione.
Ma se le diamo credito di veritàspiegherebbe - e bene - le difficoltàdell'Inghilterra allora di fronte alla minaccia di
quelle guerre checome uno stormo di arpiesi levarono stridule dallapolvere e dal fragore della Bastiglia caduta. È
un'epoca che a quanticome noiguardano indietro e si limitano a leggernesembra relativamente chiara. Ma ai nonni di
quelli di noi che hanno la barba grigiaai più riflessivi fra loroilgenio dei tempi aveva un aspetto simile allo Spirito
del Capo di Camöensuna minaccia oscuramisteriosa e prodigiosa. Néandava immune dalle apprensioni l'America.
All'apice delle ineguagliate conquiste di Napoleoneci furono americani cheavendo combattuto a Bunker Hill
auspicavano che l'Atlantico non si dimostrasse una barriera invalicabile alleestreme mire di quel portentoso francese
scaturito dal caos rivoluzionario e apparentemente in grado di adempiere ilgiudizio annunciato nell
'Apocalisse.Ma meno credito si doveva dare alle chiacchiere su Claggartsapendo chenessuno con quelle mansioni su una
nave da guerra può sperare di essere popolare tra l'equipaggio. Per di piùnel denigrare quanti sono loro invisi o non
vanno loro a genio per questa o quella o nessuna ragionei marinai sicomportano in modo assai simile agli uomini di
terra: sono inclini a esagerare o a romanzare.
Della carriera del maestro d'armi antecedente a quel servizio gli uominidella
Bellipotentne sapevanoquantone sa un astronomo dell'itinerario di una cometaprima di osservarla per laprima volta in cielo. Si è citato il verdetto di
quegli impiccioni di mare soltanto per mostrare quale impressione moralefacesse l'uomo su animi rudi e rozziche
della malvagità umana avevano necessariamente una concezione delle piùangustelimitata alla volgare furfanteria: un
ladro fra le amache durante la guardia notturnaoppure i ruffiani e ipescecani nei porti.
Non era tuttavia un pettegolezzoma un fatto cheentrando in marinaClaggartpur assegnato in quanto recluta
alla sezione meno nobile della ciurma di una nave da guerra e adibito ailavori più umilinon vi fosse rimasto a lungo.
Le superiori capacità subito dimostratel'innata sobrietàuna deferenzaingraziante verso i superiorioltre a un
particolare istinto da furetto manifestato in una particolare occasionetutto questocoronato da un certo austero
patriottismolo portò bruscamente al posto di maestro d'armi.
Agli ordini di questo capo di polizia marittimo c'erano i cosiddetti caporalidi bordo: subordinati diretti e
ossequiosi in una misura checome si può notare in alcune impresecommerciali a terraè quasi incompatibile con la
globalità dell'autodeterminazione morale. La sua posizione gli consentiva diconvogliare sotto il proprio controllo varie
correnti di influssi sotterraneiin gradose astutamente incanalate tramitei subalternidi insinuare un misterioso
malesserese non peggioin una qualsiasi comunità marinara.
IX
La vita sulla coffa di trinchetto ben si addiceva a Billy Budd. Lìquandonon attivamente impegnati sui
pennoni ancora più in altoi gabbieri - scelti in quanto tali fra i piùgiovani e i più attivi - formavano una comunità
aereaestandosene tranquillamente in ozio appoggiati contro i coltellacciarrotolati in cuscinidipanavano storie come
pigri deidivertendosi spesso a quanto accadeva nel brulicante mondo deiponti sottostanti. Non sorprende quindi che
un giovane con il carattere di Billy fosse ben contento in tale compagnia.Senza mai offendere nessunoera sempre
pronto a ogni chiamata. Così aveva fatto sui mercantili. Ma ora mostrava nelcompiere i suoi doveri un tale zelo che i
compagni di coffa a volte ridevano bonariamente di lui. Tale acuitapuntigliosità aveva il suo motivo: l'impressione
cioèsuscitata dalla prima punizione formale cui avesse mai assistitoinflitta sul barcarizzo il giorno dopo il suo
arruolamento forzato. Vi era incorsa una recluta della guardia di poppaungiovane piccolettoche non si era trovato al
suo posto nel momento in cui la nave cambiava rottauna negligenza che avevacreato un serio intoppo nella manovra
che richiedeva prontezza istantanea nel mollare e legare le vele. Nel vederela schiena nuda del colpevole sotto la frusta
solcata da rosse piaghe epeggionel cogliere l'orrenda espressione sulvolto dell'uomo lasciato liberoche con la
camicia di lana buttatagli addosso dall'aguzzino correva via dal luogo delsupplizio per seppellirsi fra la follaBilly era
rimasto inorridito. Aveva deciso che non si sarebbe mai esposto per suanegligenza a una tale punizione e non avrebbe
fatto o trascurato nulla che potesse meritargli financo un rimproveroverbale. Quali furono allora il suo stupore e
sgomentoquando si avvide che negli ultimi tempi si cacciava di tanto intanto in piccoli guai per faccende come lo
stivaggio della sacca o per qualcosa che mancava nella sua amacaquestionichesottoposte al controllo di polizia dei
caporali di bordo dei ponti inferioriattirarono su di lui una vaga minacciada parte di uno di loro.
Vigile com'era in ogni cosacome era potuto accadere? Non riusciva acapirloe ciò tanto più lo turbava.
Quando ne parlava con gli altri giovani gabbieriquesti o si mostravanoleggermente incredulioppure trovavano un lato.comico nella sua malcelataansia. «È la tua saccaBilly?»chiese uno. «Behcuciti dentro;piantagranecosi saprai se
qualcuno va a rovistarci».
Ora c'era a bordo un veterano checominciando a essere inadatto per l'età aun servizio più attivoera stato
assegnato di recente alla guardia dell'albero di maestraa badare almeccanismo assicurato alla griglia intorno a quel
grande elemento di alberatura vicino al ponte. Nei momenti liberi il gabbiereaveva fatto un po' di amicizia con luie ora
nel suo guaio gli venne in mente che forse sarebbe stata la persona giusta adargli un saggio consiglio. Era un vecchio
daneseda lungo tempo anglicizzato nel servizioun uomo di poche parolemolte rughe e alcune onorevoli cicatrici. Il
volto grinzosotinto dal tempo e macchiato dalle intemperie fino a farloassomigliare a un'antica pergamenaera qua e
là chiazzato di blu a causa dello scoppio fortuito di una cartuccia incombattimento.
Era uno dell
'Agamennonechecirca dueanni prima di questa storiaaveva prestato servizio sotto Nelsonaltempo ancora capitano di quella nave immortale nella memoria marinara chesmantellata e in parte ridotta alle nude
costesembra un gigantesco scheletro nell'acquaforte di Haden. Era stato fragli uomini dell
'Agamennonemandatiall'arrembaggio e aveva ricevuto un taglio obliquochesolcandogli unatempia e una guancialasciava una cicatrice
simile a una striscia di luce mattutina attraverso il volto scuro. Per via diquella cicatriceper l'impresa nella quale si
sapeva che l'aveva ricevutae per il suo colorito bluastroil danese eraconosciuto fra la ciurma della
Bellipotentcon ilsoprannome di Abborda-nel-fumo.
Ora la prima volta che i suoi occhietti di donnola per caso si posarono suBilly Budduna certa cupa allegria
interiore fece guizzare tutte le antiche rughe in un gioco grottesco. Eracosì forse perché la sua annosa saggezza
eccentrica e disincantataprimordiale nel suo generescorgeva o pensava discorgere nel Bel Marinaio qualcosa chein
contrasto con l'ambiente della nave da guerraera bizzarramente incongruo?Madopo averlo studiato di soppiatto più
voltel'ambigua gaiezza del vecchio Merlino mutòperché quando i due orasi incontravanobalenava sul suo volto
un'espressione canzonatoriafuggevolea volte sostituita da un'aria dipensosa perplessità su quanto sarebbe potuto
capitare alla fine a una natura come quellacascata in un mondo non privo ditranellie contro le cui astute sottigliezze è
di scarsa utilità il semplice coraggio privo di esperienza e di destrezzaun mondo dovenel momento della tentazione
tutta la possibile innocenza non sempre aguzza l'intelletto e illumina lavolontà.
Comunque fosseil danesealla sua maniera asceticaprese a benvolere Billy.Non era questo soltanto un
interesse filosofico per un personaggio del genere. C'era un altro motivo.Mentre i modi eccentrici del vecchioche a
volte rasentavano la scontrositàrespingevano i giovaniBilly impavido sifaceva avanti con la riverenza dovuta a un
eroe del marenon trascurando mainel passare accanto al vecchio dell
'Agamennonedi fargli un saluto con quelrispetto che di rado cade nel nulla con le persone anzianeper quantobisbetichenon importa quale sia il loro posto
nella vita.
C'era una vena di secco umorismoo chissà che altronell'uomo dell'alberomaestro; e forse per un vezzo di
ironia patriarcale nei confronti della giovinezza di Billy e del suo corpoatleticoforse per qualche altro motivo più
reconditofin dall'inizio nel rivolgerglisisostituì Billy con Baby: fuproprio il daneseinfattia dare origine al
soprannome con il quale il gabbiere finì per essere conosciuto a bordo.
E così con quel suo piccolo cruccio misterioso Billy andò in cerca delvecchio tutto rughe e lo trovò chefinito
il turno di guardiase ne stava a ruminare fra séseduto su una cassa dimunizioni sul ponte superiorelanciando di tanto
in tanto occhiate ciniche ad alcuni spacconi che passeggiavano lì. Billyespose il suo guaioancora una volta stupito di
come fosse potuto accadere. Il profetico lupo di mare ascoltò conattenzioneaccompagnando il racconto del gabbiere
con bizzarre contrazioni delle rughe e problematici ammiccamenti degli occhida furetto. Finendo la sua storiail
gabbiere chiese: «E oradanesedimmi quello che ne pensi».
Il vecchiotirando su la visiera del berretto impermeabile e con gestodeliberato sfregandosi la lunga cicatrice
obliqua nel punto in cui affondava nei capelli sottilidisse in tonolaconico: «Baby BuddPiè-di-porco» (riferendosi al
maestro d'armi)«ti sta addosso».
«Piè-di-porco!»esclamò Billysgranando gli occhi color cielo.«Perché? Ma se mi chiamacosì mi dicono"il
simpaticodolce giovanotto"?».
«Davvero?»ghignò il vecchio canuto. «EhBabyragazzo miovoce dolceha Piè-di-porco».
«Nonon sempre. Ma con me sì. Raramente gli passo vicino senza che mirivolga una parola gentile».
«Proprio perché ti sta addossoBaby Budd».
Quelle parole ribadite e il loro tonoincomprensibili a un pivelloturbarono Billy quasi quanto il mistero che
aveva cercato di farsi spiegare. Qualcosa di meno sgradevolmente oracolaretentò di estorcerglima il vecchio Chirone
marinopensando forse di avere per il momento istruito abbastanza il suogiovane Achilleserrando le labbra e
raggrinzando tutte le rughenon si lasciò andare ad altre ammissioni.
Gli anni e quelle esperienze che toccano a certi uomini accortiper tutta lavita soggetti al volere altrui
avevano sviluppato nel danese la quintessenza di quel cinismo guardingo cheera la sua caratteristica principale.
X
Il giorno successivo un incidente contribuì a confermare in Billy Buddl'incredulità per lo strano oracolo del
danese sul caso sottopostogli. A mezzogiorno la navecol vento in popparollava sulla sua rotta; impegnato a
chiacchierare scherzosamente con i vicini di tavolataper un improvvisorollioBilly finì con il rovesciare l'intero.contenuto della gavetta sul ponteappena pulito. Proprio in quel momento Claggartil maestro d'armicon in manoil
frustino del suo rangopercorreva la batteria nella nicchia dove si trovavala mensa e il rivolo grasso gli attraversò la
strada. Scavalcandolo con un passostava per procedere senza commentivistoche non si trattava di cosa degna di
rilievo in quelle circostanzequando gli capitò di notare chi era stato arovesciarlo. La sua espressione mutò.
Fermandosifu lì lì per urlare qualche parola irata al marinaioma sicontrollò eindicando la minestra versatagli diede
con il frustino un colpetto scherzoso sulla spalladicendo con una vocebassa e musicale che a tratti gli era tipica:
«Questa sì che è bellaragazzo mio! I belli ne fanno di belle!». E conqueste parole passò oltre. Non notato da Billyin
quanto fuori del suo campo visivofu il sorriso involontarioanzi lasmorfiache accompagnò le ambigue parole di
Claggart. Aridamente gli piegò in basso gli angoli sottili della bellabocca. Ma cogliendo un intento scherzoso
nell'osservazione chedetta da un superioredoveva far ridere «con fintaallegria»tutti si comportarono di
conseguenzae Billystuzzicato forse dall'allusione di essere lui il BelMarinaiosi unì al buon umore. Quindi rivolto ai
compagni di mensaesclamò: «Allorachi dice che Piè-di-porco mi staaddosso?».
«E chi te l'ha dettobellezza?»chiese un certo Donald un po' sorpreso.Al che il gabbierecon aria lievemente
scioccaricordò che soltanto una personaAbborda-nel-fumogli avevainsinuato la fumosa idea che il maestro d'armi
gli fosse a modo suo ostile. E probabile che nel frattempo l'ufficialeripreso il camminoper qualche istante abbia avuto
un'espressione meno guardinga di quel sorriso amaro che sottrae il volto aldominio del cuore - un'espressione distorta
forseperché un tamburino chesaltellando in modo sbadatoveniva dalladirezione opposta e finì per dargli un lieve
urtorimise stranamente turbato dal suo aspetto. E la sua impressione non siattenuòquando l'ufficialedandogli
d'impeto una violenta sferzata con il frustinoproruppe con veemenza:«Guarda dove vai!».
XI
Che cosa aveva il maestro d'armi? E qualunque cosa fossecome poteva avereun rapporto diretto con Billy
Buddcon il qualeprima dell'incidente della minestra versatanon avevamai avuto particolari contatti né ufficiali né di
altro tipo? Che cosa poteva aver a che fare quel turbamento con un uomo cosìpoco incline a offendere come il
«paciere» del mercantilecolui cheper usare le parole di Claggartera«un simpaticodolce giovanotto»? Sìperché
Piè-di-porcoper dirla con il danesedoveva stargli addosso? Ma in fondoal cuore e non per nullacome può indicare a
chi è perspicace il recente incontroaddosso segretamente gli stavadavvero.
Ora inventare qualcosa sulla vita privata di Claggartqualcosa che coinvolgaBilly Budde di cui questi sia
all'oscuroun episodio romantico che mostri come Claggart conoscesse ilgiovane marinaio prima di incontrarlo sulla
settantaquattro - tutto questonient'affatto difficile da farepotrebbeservire in modo più o meno interessante a rendere
ragione dell'enigma celato in questo caso. Ma in realtà non c'era nulla delgenere. Eppure la causa - l'unica plausibile
alla quale ricorrere - è nel suo realismo tanto pregna di mistero - elementoessenziale nella narrativa di Ann Radcliffe -
quanto lo è l'invenzione più ingegnosa escogitata dall'autrice dei
Misteridi Udolfo Checosa infatti è più misteriosodell'avversione spontanea e profonda suscitata in certi mortali eccezionalidal mero aspetto di un altro mortalemagari
inoffensivose addirittura non è provocata da questa stessa inoffensività?
Ora non esiste attrito di personalità difformi più stridente di quello chepuò nascere a bordo di una grande nave
da guerracon l'equipaggio al completoin alto mare. Qui ogni giornopraticamente tuttia tutti i ranghivengono in
contatto fra loro. Chi volesse evitare perfino la vista di un oggettoripugnante dovrebbe fargli fate il salto di Giona o
buttarsi in mare. Immaginate quale influenza finisca per avere tutto questosu qualche strano essere umano che non sia
un santo!
Ma per far comprendere adeguatamente Claggart a una natura normale nonbastano questi accenni. Per passare
da una natura normale a lui è necessario attraversare «lo spazio mortaleche li divide». E questo si può fare meglio per
via indiretta.
Molto tempo fa un onesto studiosopiù vecchio di meriferendosi a un uomochecome luinon è più di questo
mondoun uomo così inappuntabilmente rispettabile che mai nulla gli erastato rimproverato in modo apertosebbene
fra i pochi corressero certi mormoriimi disse: «SìX non è una noce chesi possa rompere con un colpetto di ventaglio.
Voi sapete che non appartengo a nessuna religione costituitae ancora meno auna filosofia eretta a sistema. Beh
nonostante ciòa mio avvisocercare di arrivare a Xentrare nel suolabirinto e uscirne con l'unico filo conduttore
fornito dalla "conoscenza del mondo"sarebbe quasi impossibilealmeno per me».
«Ma»dissi io«pur essendo per alcuni un singolare oggetto di studioXè tuttavia umanoe certamente la
conoscenza del mondo comporta la conoscenza della natura umana in quasi tuttele sue varietà».
«Sìuna conoscenza superficialeutile ai fini normali. Ma per penetrarein profondità non sono sicuro che la
conoscenza del mondo e la conoscenza della natura umana non siano due branchediverse del saperechepur potendo
convivere nel cuore di qualcunopossano esistere l'una indipendentementeoquasidall'altra. Sìin un uomo normaleil
continuo logorio con il mondo ottunde quel sottile intuito spiritualeindispensabile alla comprensione dell'essenza di
certi caratteri eccezionalinel bene e nel male. In una questione di unacerta importanza ho visto una ragazzina
raggirarsi intorno al dito mignolo un vecchio avvocato. E non si trattava delrimbambimento di un'infatuazione senile.
Niente del genere. Ma conosceva le leggi meglio di quanto non conoscesse ilcuore di quella ragazzina. Coke e
Blackstone non hanno gettato luce negli oscuri recessi dello spirito più deiprofeti ebrei. E chi erano? Quasi tutti
eremiti»..A quel tempo la mia inesperienza era tale da non farmi capire ilsenso di quel discorso. Forse lo capisco oggi. E
invero se il lessico che si basa sulla Sacra Scrittura fosse ancoralargamente notoforse con minore difficoltà sarebbe
possibile definire e denominare certi uomini fenomenali. Cosi come stanno lecoseè necessario invocare una qualche
autorità immune dall'accusa di essere intrisa di elementi biblici.
In un elenco di definizionicompreso nella traduzione autentica di Platoneun elenco attribuito a luise ne
legge una: «Depravazione naturale: una depravazione secondo natura»definizione questa chepur avendo il sapore del
calvinismonon dilata il dogma di Calvino fino a comprendere tuttal'umanità. Nelle intenzioni è evidentemente
applicabile soltanto agli individui. Non molti sono gli esempi di questadepravazione forniti dalla forca e dal carcere.
Per trovare esempi notevoli che non siano fatti della volgare pasta delbrutoma invariabilmente dominati
dall'intellettualitàè sempre necessario cercare altrove. La civiltàsoprattutto se austeraè propizia a questa
depravazioneche si ammanta di rispettabilità. Possiede certe virtùnegative che fanno da silente ausilio. Non permette
al vino di incrinare la vigilanza. Non si esagera dicendo che è senza vizi epeccati veniali. Li vieta il fenomenale
orgoglio di questi individui. Non è mai una depravazione mercenaria o avara;in breve non ha nulla di sordido o di
sensuale. È seriama senza acredine. Pur non lusingando l'umanitànon neparla mai male.
Ma ecco quello che negli esempi eminenti indica una natura eccezionale:sebbene l'umore sereno e il
portamento discreto stiano a indicare una mente soggetta in modo particolarealla legge della ragionenel cuore
nondimeno un uomo siffatto sembra insorgere contro questa leggesottrarsenedel tuttoaver ben poco a che fare con
essase non per usarla come uno strumento ambivalente per realizzarel'irrazionale. Vale a dire: al conseguimento di
uno scopo che nella sua sfrenata atrocità sconfina nella folliaegli siaccinge con fredda lucidità e solida sagacia. Sono
uomini pazzidel tipo più pericolosoperché la loro follia non ècostantema saltuariaevocata da qualche oggetto
speciale; è protettivamente segretail che vuol dire che è tenuta sottocontrollosicchéper giuntaquando è più attiva
non è per la mente comune distinguibile dalla sanitàviste le ragioniindicate sopra: qualunque sia lo scopo - e lo scopo
non è mai dichiarato - il metodo e il procedimento esteriore sono sempreperfettamente razionali.
Ora qualcosa del genere era Claggart: in lui covava l'ossessione di unanatura malvagianon generata da una
educazione pervertita da libri corruttorida una vita licenziosama insitae innata in luiinsomma «una depravazione
secondo natura».
Oscure parole sono questedirà qualcuno. Ma perché? Forse perché questiindividui in qualche modo
rammentano vagamente «il mistero dell'iniquità»secondo la frase dellaSacra Scrittura? Se è così; è una reminiscenza
lungi dall'essere volutaperché ben poco raccomanderà queste pagine amolti lettori di oggi.
Ha imposto questo capitolo il senso di una storia che gravita sulla naturasegreta del maestro d'armi. Con
l'aggiunta di uno o due accenni a proposito dell'incidente della mensalanarrazione che verrà ripresa dovrà rivendicare
da sécome puòla propria credibilità.
XII
Che la figura di Claggart non fosse imperfetta e che il voltoad eccezionedel mentofosse ben modellatoè già
stato detto. Di queste doti non sembrava inconsapevoleperché non solo eravestito con proprietàma anche con
accuratezza. L'aspetto di Billy Buddperòera eroicoe se il suo voltonon aveva l'aria intellettuale del pallido Claggart
era tuttavia illuminatoal pari di quelloda una luce interioreche peròscaturiva da una diversa fonte. Il fuoco del cuore
rendeva luminoso l'incarnato bronzeo delle guance.
Visto il netto contrasto tra i dueè assai probabile chequando il maestrod'armi nell'ultima scena narrata
applicò al marinaio il proverbio «I belli ne fanno di belle»si sialasciato scappare un accenno ironiconon colto dai
giovani marinai che l'avevano sentitosul motivo che fin dall'inizio loaveva spinto contro Billycioè la sua notevole
bellezza fisica.
Ora invidia e avversionepassioni irriconciliabili secondo ragionepossonotuttavia scaturire congiunte come
Chang ed Eng in un'unica nascita. L'invidia è dunque un tale mostro? Sebbenemolti uomini sotto accusa si siano
dichiarati colpevoli di orribili azioni nella speranza di vedersi mitigare lapenaè mai accaduto che qualcuno
confessasse seriamente di essere invidioso? Vi è in essa qualcosa cheagiudizio universaleviene percepito come più
vergognoso perfino di un crimine efferato. E non soltanto tutti lasconfessanoma le persone migliori sono inclini
all'incredulitàquando viene imputata sul serio a un uomo intelligente. Masiccome l'invidia alberga nel cuorenon nel
cervellonessun grado di intelligenza offre garanzia contro di essa. Mal'invidia di Claggart non era una forma volgare
di tale passione. E neppureinvestendo Billy Buddaveva quella vena digelosia apprensiva che sconvolgeva il volto di
Saul intento a rimuginare turbato sul bel giovane David. L'invidia diClaggart colpiva più a fondo. Se con occhio torvo
guardava il bell'aspettola gioiosa salutela schietta esuberanza dellagiovinezza di Billy Buddera perché tali qualità si
accompagnavano a una natura checome percepiva magneticamente Claggartnella sua semplicità non aveva mai
voluto il malené sperimentato il morso reattivo di quel serpente. Per luiera lo spirito che albergava in Billy e faceva
capolino dagli occhi color cielo come da finestreera la sua ineffabilità acreare la fossetta nella guancia coloritaa
rendere flessibili le giunturea danzare nei riccioli d'oro facendone il BelMarinaio per eccellenza. A eccezione soltanto
di un'altra personail maestro d'armi era forse l'unico uomo a bordointellettualmente capace di apprezzare in modo
adeguato il fenomeno morale rappresentato da Billy Budd. E questa intuizionesoltanto intensificava la sua passione
cheassumendo multiformi aspetti dentro di luia volte prendeva quello delcinico disprezzoil disprezzo per.l'innocenza - non essere altro che innocente!Eppure da un punto di vista estetico ne vedeva il fascinoil temperamento
coraggiosolibero e spontaneoe volentieri l'avrebbe condivisoma nedisperava.
Impotente ad annullare dentro di sé la forza primordiale del malema abilea nasconderla con prontezza
consapevole del bene ma incapace di attingerviuna natura come quella diClaggartsovraccarica di energia come quasi
sempre sono tali natureche cosa poteva fare se non ripiegarsi su se stessaecome lo scorpione del quale soltanto il
Creatore è responsabileporre fino in fondo la parte che gli era stataassegnata?
XIII
La passionela passione anche più profondanon ha bisogno di unpalcoscenico grandioso per interpretare la
sua parte. La si rappresenta in basso fra gli spettatori delle ultime filefra i mendicanti e i pezzenti. E le circostanze che
la scatenanoper quanto squallide e banalinon danno la misura del suopotere. In questo caso il palcoscenico è un
ponte di batteria appena ripulitoe la causa esterna scatenante è la zupparovesciata da un marinaio su una nave da
guerra.
Ora quando il maestro d'armi si accorse da dove veniva quel rivolo grasso chegli scorreva davanti ai piedi
senz'altro lo prese - forse con intenzionein certa misura - non per ilsemplice incidente che fuor di dubbio erama come
lo sfogo perfido di un sentimento spontaneo in Billyche più o menocontraccambiava la sua ostilità. Una sciocca
manifestazioneavrà pensatoe assai innocuasimile al vano calcio di unagiovencache non sarebbe però così innocuo
se la giovenca fosse uno stallone ferrato. E così accadde che nel fieledell'invidia Claggart instillasse il vetriolo del
disprezzo. Ma l'episodio gli confermò certe dicerie riportate al suoorecchio da Squittiouno dei caporali più scaltriun
ometto brizzolatocosì soprannominato dai marinai per la voce squittente eil viso aguzzo che frugava negli angoli bui
dei ponti inferiori a caccia di intrusie che alla loro vena satiricasuggeriva l'idea di un grosso topo in cantina.
Poiché il capo lo utilizzava alla stregua di un docile strumento perdisporre piccole trappole tese a turbare il
gabbiere - era infatti dal maestro d'armi che venivano quelle piccolepersecuzioni cui si è accennato - il caporale
avendo concluso abbastanza naturalmente che il suo padrone non poteva averesimpatia per il marinaiosi adoperò
fedele leccapiedi qual eraper rintuzzare il sangue cattivo presentando alsuo capoin cattiva lucecerte innocenti
battute del gioviale gabbiereoltre a inventare vari epiteti ingiuriosi che- dichiarava - quello si era lasciato sfuggire. Il
maestro d'armi non dubitò mai della veridicità delle cose riferiteglisoprattutto riguardo agli epitetiperché sapeva
quanto potesse essere segretamente impopolare un maestro d'armi zelante neldoverealmeno un maestro d'armi a quei
tempie come in privato i marinai gli si scagliassero addosso con invettivee schemi; il soprannome stessoche
circolava fra gli uomini - Piè-di-porco - indica in forma scherzosa labeffarda irriverenza e l'ostilità. Ma l'odioavido di
nutrire se stessonon aveva bisogno di essere alimentato per scatenare lapassione di Claggart.
Nell'insidiosa depravazione che ha tutto da nascondere è consueta unaprudenza non comune. E nel caso di
un'offesa anche soltanto sospettatala segretezza volontariamente escludeogni possibilità di chiarimento o disinganno
epur con qualche riluttanzasi agisce spinti dal sospetto quasi fosse unacertezza. E accade che la ritorsione sia in
sproporzione mostruosa con la presunta offesa: quando infatti la vendetta nonsi è dimostrata nella sua avidità simile a
uno sfrenato usuraio? E la coscienza di Claggart? Le coscienze sonosìdiverse fra loro come le frontieppure tuttinon
esclusi i diavoli delle Scrittureche «credono e tremano»ne hanno una.Ma la coscienza di Claggartsemplice avvocato
della sua volontàtrasformava inezie in orchiprobabilmente ragionando cheil motivo attribuito a Billy nel rovesciare
la minestra proprio in quel momentoinsieme ai presunti epitetituttoquestoin mancanza d'altrocostituiva una grave
accusa a suo caricoanzi giustificava l'animositàfacendone una specie digiustizia retributiva. Il fariseo è il Guy
Fawkes che si aggira in cerca di preda negli oscuri meandri che sottendononature come Claggart. Sono uomini che non
riescono a concepire una malvagità non reciproca. Probabilmente lapersecuzione clandestina di Billy da parte del
maestro d'armi aveva avuto inizio per metterne alla prova l'indolema senzariuscire a sviluppare in lui alcuna reazione
che l'avversione potesse usare in forma ufficiale o pervertire in unaplausibile autogiustificazione. Sicché l'incidente
della mensaper quanto insignificantefu benvenuto a quella particolarecoscienza destinata a essere il privato mentore
di Claggart; quanto al restonon è improbabile che l'abbia indotto a farenuovi esperimenti.
XIV
Non molti giorni dopo l'ultimo incidente narrato accadde a Billy Buddqualcosa che lo mise a disagio come
non era mai avvenuto prima.
Era una notte tiepida per quella latitudine; il gabbiere chea dire il veroin quel momento avrebbe dovuto
essere di guardia sottocopertasonnecchiava sul ponte superiore dove erasalito lasciando l'amaca caldissimauna delle
varie centinaia sospese in un ponte inferiore di batteria così vicine eincastrate insieme clic di spazio perché
dondolassero ce n'era poco o niente. Se ne stava disteso quasi fosseall'ombra di una collinaallungato al riparo dei
bomaun crinale di alberature di ricambio a mezza nave fra l'albero ditrinchetto e l'albero di maestradove era stivata la
lanciala più grande scialuppa della nave. Insieme a tre altri venuti dasotto per dormireBilly giaceva presso
quell'estremità del bomache è prossima all'albero di trinchetto. Quandoera di servizio come gabbierestava proprio.sopra il ponte di coperta degliuomini di prua; aveva quindi il dirittosecondo la consuetudinedi sentirsipiù o meno a
casa sua in quei paraggi.
All'improvviso fu tratto dal torpore da qualcuno che gli toccava la spallaprobabilmente dopo essersi accertato
che gli altri dormissero. Quando il gabbiere alzò la testacostui glisussurrò nell'orecchio in un rapido bisbiglio:
«Vattene alla svelta alle catene di prua sottoventoBilly; c'è qualcosanell'aria. Non parlare. Presto. Arrivederci là»e
scomparve.
Ora Billycome molti uomini essenzialmente buoniaveva alcune debolezzeinseparabili da un'indole
essenzialmente buonae fra queste c'era una riluttanzaquasiun'incapacitàa dire un chiaro e netto
noa una propostaimprovvisanon palesemente assurda all'apparenzané palesemente ostile oiniqua. Ed essendo di sangue caldonon
aveva la flemma di rifiutarla restandosene inerte. La sua percezione deldisonesto e innaturale raramente eraal pari del
suo senso della paurauna reazione pronta. In quella particolare occasioneinoltrelo avvolgeva ancora il torpore del
sonno.
Comunque fossealzatosi meccanicamentechiedendosi assonnato che cosa cifosse nell'ariasi recò nel luogo
stabilitouna stretta piattaformauna delle seiall'esterno delle grandimuratenascosta dalle grandi bigotte e dalle
molteplici cime incolonnate delle vele e delle sartiecommisurateall'ampiezza dello scafo in una grande nave da guerra
di quei tempi; in breveun balcone incatramato sospeso sull'acqua e cosìappartato che un marinaio della
Bellipotentunvecchio di indole grave e di fede Nonconformistane faceva perfino di giornoil proprio oratorio privato.
In questo angolino discreto lo sconosciuto ben presto raggiunse Billy Budd.Non c'era ancora la luna; la foschia
oscurava la luce delle stelle. Non riusciva a distinguere con chiarezza ilvolto dello sconosciuto. Tuttavia per qualcosa
nei suoi tratti e nel suo portamentoBilly lo presee a ragioneper unodel ponte di poppa.
«SsstBilly»disse l'uomo con lo stesso bisbiglio rapido e cauto diprima. «Sei stato arruolato a forzavero?
Behanch'io»e tacque quasi a sottolineare l'effetto. Ma Billynonsapendo con precisione che pensarerimase in
silenzio. E l'altro: «Non siamo i soli a essere stati arruolati a forzaBilly. Ce n'è una banda di noi. Non potresti...
aiutarci... in caso di bisogno?».
«Che vuoi dire?»chiese Billy scuotendosi infine dalla sonnolenza.
«Ssstssst!»il rapido sussurro si fece roco. «Guarda qui»e l'uomotirò su due piccoli oggetti che avevano un
fioco bagliore nella luce notturna«guardasono tuoiBillyse soltantotu...».
Ma Billy lo interruppe e nella furia indignata di sfogarsi si intromise inqualche modo il suo
difettovocale.«D...d...dannazionenon so che cosa hai in m...m...mente o cosa vuoimat...t...tornatene al tuo postoè meglio!». Per un
attimo l'uomoconfusonon si mossee Billysaltando in piedidisse: «Senon te ne v...v...vaiti b...b...butto oltre il
parapetto!». Non c'era da sbagliarsie il misterioso emissario sloggiòsparendo in direzione dell'albero maestro
all'ombra dei boma.
«Ehi! Che succede?»venne il grugnito di un gabbiere sul pontesvegliatonel sonno dalla voce vibrante di
Billy. E quando quest'ultimo comparendo venne riconosciuto: «Ahbellezzasei tu? Behdeve essere successo qualcosa
perché tu bal...bal...balbettavi».
«Oh»rispose Billy dominando ormai il difetto«ho trovato nella nostraparte della nave uno della guardia di
poppa e gli ho detto di tornarsene al suo posto».
«Tutto qui quello che hai fattogabbiere?»chiese burbero un altrounvecchio irascibile dal volto e dalla
chioma color mattoneconosciuto ai compagni gabbieri del castello di pruacome Pepe Rosso. «Quei serpenti vorrei
vederli sposati con la figlia del cannoniere!»intendendo con taleespressione il desiderio di vederlo sottoposto alla
punizione disciplinare sopra un cannone.
La spiegazione di Billytuttaviarispondeva in modo plausibile a queicuriosi dando ragione del breve
scompiglioperché di tutti i settori di una nave i gabbieri di pruaveterani per la maggior parte e bigotti nei loro
pregiudizi di maresono i più suscettibili a risentirsi di sconfinamentiterritorialisoprattutto da parte di quelli della
guardia di poppadei quali hanno una pessima opinione - gente di terra ingran parteche non sale mai in coffa se non
per terzarolare o ammainare la vela di maestrae - dicono - del tuttoincapaci di maneggiare un punteruolo per funi o
girare una bigotta.
XV
L'incidente lasciò Billy dolorosamente perplesso. Era un'esperienza deltutto nuovala prima volta nella vita
che gli capitava di essere avvicinato di persona in una forma torbida efurtiva. Prima di questo incontro non sapeva nulla
del marinaio della guardia di poppain quanto i due uomini stavano in postilontani fra lorouno a prora e in coffa
l'altro a poppa e sul ponte.
Che cosa significava? E potevano davvero essere ghinee i due oggettiluccicanti che l'intruso gli aveva messo
sotto gli occhi? Dove poteva trovarle le ghinee quel tipo? Diaminenemmenodi bottoni di ricambio c'è abbondanza in
navigazione. Più ci rimuginavapiù era perplessoturbatosgomento. Nelritrarsi disgustato davanti a una proposta di
oscuro significatoma che d'istinto percepiva malvagiaBilly Budd era comeun cavallo giovane chefresco di pascolo
respiri l'orribile zaffata di una fabbrica chimica e con sbuffi ripetuticerchi di ricacciarla dalle narici e dai polmoni.
Questo stato d'animo sbarrava la strada a ogni desiderio di altri incontricon quel tiponemmeno per avere lumi sul.perché lo avesse avvicinato. Eppureaveva la curiosità naturale di vedere che aspetto avesse in pieno giorno l'uomoche
lo aveva accostato nelle tenebre.
Lo scorse il pomeriggio successivonel primo quarto di guardiauno degliuomini intenti a fumare su quella
parte avanzata del ponte superiore di batteria dove è permessa la pipa. Loriconobbe per la sagoma e la corporatura più
che per la faccia tonda e lentigginosagli occhi vitrei di un azzurrochiarovelati da ciglia quasi bianche. Eppure Billy
non era del tutto certo che fosse lui: un tipo della sua età circachechiacchierava e rideva spensieratoappoggiato al
cannone; un ragazzo abbastanza simpatico a guardarloe un po' scervellatoall'aspetto. Troppo paffuto per un marinaio
sia pure della guardia di poppa. In breve l'ultimo uomo al mondosi sarebbedettoa essere oppresso da pensieri
soprattutto da quei pensieri pericolosiche di necessità appartengono aicospiratori in ogni impresa seria e perfino ai
tirapiedi di tali cospiratori.
Sebbene Billy non ne fosse consapevolel'uomocon una rapida occhiata intralicelo aveva scorto per primo
enotando che Billy lo guardavagli fece un cenno amichevole diriconoscimento come a una vecchia conoscenza
senza interrompere quello che stava dicendo con il gruppo dei fumatori. Uno odue giorni dopocapitandogli di passare
accanto a Billy durante la passeggiata serale sul ponte di batteriaglilanciò al volo una parola amichevoleper così dire
cheinaspettata e ambigua in quelle circostanzeimbarazzò Billy a talpunto chenon sapendo come reagirela lasciò
cadere.
Billy era adesso più smarrito che mai. L'inutile rimuginio cui era statotrascinato gli era così sgradevolmente
estraneo che fece del suo meglio per soffocarlo. Non gli passò mai per lamente che si trattasse di una faccenda molto
ambiguae che da leale marinaio gli incombesse il dovere di riportarla nellagiusta sede. Econ ogni probabilitàse mai
gli fosse stato suggerito di farlone sarebbe stato trattenuto dal pensierotipico della magnanimità della reclutache quel
passo avrebbe avuto troppo il sentore di uno sporco lavoro da spia. Tenne lacosa per sé. Una voltatuttaviacedendo
forse all'influsso di una notte densa di profumimentre la nave si cullavanella bonaccianon poté trattenersi dallo
sgravarsi un po' l'animo parlandone al vecchio danese. I duein silenzio perlo piùse ne stavano seduti sul pontecon la
testa appoggiata alle murate. Ma il racconto di Billy fu frammentario eanonimoriluttante a rivelare ogni cosa per gli
scrupoli riportati sopra. Nel sentire la versione di Billyil saggio daneseparve indovinare più di quanto gli veniva detto
e dopo una breve riflessionedurante la quale le sue rughe sembraronoraggrinzirsi tutte in un solo puntocancellando
per un attimo quell'espressione canzonatoria che a volte aveva il suo voltodisse: «Non te l'avevo dettoBaby Budd?»
«Detto cosa?»chiese Billy.
«Caspitache
Piè-di-porcoti sta addosso».«Che c'entra Piè-di-porco con quello strambo della guardia di poppa?»replicò Billy stupito.
«Ahuno della guardia di poppa! Un burattinoun burattino!». E con taleesclamazione - chissà se dettata dalla
lieve folata che proprio in quel momento si levò dal mare calmoo da unpiù sottile rapporto con l'uomo della guardia di
poppa - il vecchio Merlino con i denti anneriti torse e strappò un pezzo ditabaccosenza elargire una risposta
all'impetuosa domanda di Billysebbene gli venisse ripetutaperché era suaabitudine ricadere in un cupo silenzio
quando veniva interrogato in tono scettico in merito a uno dei suoisentenziosi oracolinon sempre chiarianzi partecipi
di quella oscurità che avvolge quasi tutti i responsi delficinon importada quale oracolo vengano.
La lunga esperienza aveva molto probabilmente portato quel vecchio a un'amaraprudenzache non interferisce
mai in nulla e mai dà consiglio.
XVI
Sìmalgrado la succinta insistenza del vecchio daneseconvinto che infondo a quelle strane esperienze di Billy
a bordo della
Bellipotentci fosse ilmaestro d'armiil giovane marinaio era pronto ad attribuirle a tutti tranneall'uomocheper dirla con le sue parole«aveva sempre una parola gentile» perlui. C'è di che rimanere stupiti. Eppure neanche
tanto. Ci sono marinai che perfino in età matura rimangono ingenui in certefaccende. Ma un giovane navigatore con
l'indole del nostro atletico gabbiere è un bambino sotto molti punti divista. Ma l'assoluta innocenza del bambino non è
altro che totale ignoranzae l'innocenza più o meno si affievolisce a manoa mano che si sviluppa l'intelligenza. In Billy
invecel'intelligenzacosì com'eraera cresciutamentre era rimasta perlo più inalterata la semplicità d'animo.
L'esperienza è davvero maestrama gli anni di Billy la limitavano. Nonpossedeva inoltre neanche un granello di quella
conoscenza intuitiva del male che nelle nature non buoneo non del tuttotalianticipa l'esperienzae pertanto
appartienecome in taluni casi vi appartiene fin troppo chiaramenteanchealla giovinezza.
Che poteva sapere Billy dell'uomose non dell'uomo come marinaio? E ilmarinaio di vecchio stampo
l'autentico lupo di mareil marinaio che ha cominciato da ragazzosebbenedella stessa specie dell'uomo di terraper
molti versi vi si discosta. L'uomo di mare è schiettol'uomo di terra èsottile. Per il marinaio la vita non è un gioco che
richiede acutezzanon è una complicata partita di scacchi dove poche sonole mosse dirette e allo scopo si arriva per vie
traverseun gioco obliquotediosoaridoche non vale neppure la poveracandela consumata per giocarlo.
Sìcome talii marinai sono per carattere una razza giovane. Perfino laloro aberrazione è contrassegnata dallo
spirito giovanilee questo è ancora più vero per i marinai dell'epoca diBilly. Anche allora alcuni fattori che si applicano
a tutti i marinai agivano in modo più evidente sui giovani. Tutti i marinaiinoltresono abituati a obbedire agli ordini
senza discuterli; la vita a bordo è determinata dal di fuori; non hanno conl'umanità quel commercio promiscuo dove
l'agire liberoillimitatosu un piede di uguaglianza - un'uguaglianzaalmeno in superficie - presto insegna chese in.certe occasioni non si mostrauna diffidenza vigile in proporzione alla franchezza esteriorepuò capitarciqualche brutto
scherzo. Una diffidenza sistematica e discreta è quindi abituale non tantocon gli uomini d'affari quanto con gli uomini
che conoscono la propria razza in rapporti meno superficiali degli affari -cioè certi uomini di mondoche se ne servono
inconsciamente; e alcuni rimarrebbero stupiti al sentirsi accusarecome datogenerale del loro caratteredi essere
diffidenti.
XVII
Ma dopo il piccolo incidente della mensa Billy Budd non si trovò piùinvischiato in quegli strani guai che gli
erano toccati per l'amaca o la sacca o chissà che altro. Quanto al sorrisoche di tanto in tanto lo illuminavae la parola
gentile lanciata passandofuronose non più frequentipiù pronunciati diprima.
C'eranoin cambioaltre manifestazioni adesso. Quando capitava che losguardo inosservato di Claggart si
posasse su Billy chestretto nella sua cinturagirava sul ponte superioredi batteria nei momenti di sosta della seconda
guardiascambiando fuggevoli sfilze di battute con altri giovani chepasseggiavano tra la follaquello sguardo seguiva il
lieto Iperione marino con un'espressione compostariflessiva e malinconicagli occhi stranamente soffusi di incipienti
lacrime febbrili. In quei momenti Claggart sembrava l'uomo dei dolori. Sìea tratti l'espressione malinconica aveva un
tocco di tenero struggimentocome se Claggart avesse potuto perfino amareBillyse non fosse stato per una fatale
impossibilità. Ma era un attimo fuggevolecui succedevaquasi se ne fossesubito rammaricatoper così direuno
sguardo implacabileche gli contraeva e raggrinziva il volto in un subitaneoaspetto di noce rugosa. Ma a volte
scorgendo in anticipo il gabbiere che veniva nella sua direzioneegliquando erano vicinisi scostava per farlo passare
indugiando su Billy per un attimo con lo scintillio di un sorriso beffardodegno di un Guisa. Ad ogni incontro
improvviso e inaspettato balenava nei suoi occhi un lampo rosso simile allascintilla che scaturisce dall'incudine in
un'oscura fucina. Era una luce rapidaselvaggiastranadardeggiante daocchi chequando erano in quieteavevano un
colore prossimo al viola intensola più dolce delle sfumature.
Sebbene non potessero sfuggire al destinatarioalcuni di questi oscuricapricci andavano tuttavia al di là della
sua capacità di interpretazione. E i muscoli di Billy erano assai pococompatibili con quella specie di organizzazione
spirituale della percezioneche in alcuni casi istintivamente avvertel'innocenza ignara della prossimità del maligno.
Pensava che a volte il maestro d'armi si comportasse in modo piuttostobizzarro. Ecco tutto. Ma il tratto schietto e la
parola gentile venivano presi per quello che erano in apparenzain quanto ilgiovane marinaio non aveva mai sentito
parlare dell'uomo «con il dolce sulle labbra».
Sarebbe stato diverso e il suo sguardo avrebbe visto con maggior chiarezzaseppure non con maggiore acume
se il gabbiere avesse avuto la consapevolezza di aver fatto o detto qualcosatale da provocare il malanimo dell'ufficiale.
Così come stavano le cosel'innocenza lo accecava.
E lo stesso accadde in un'altra situazione. Due ufficiali inferioril'armiere e il cambusierecon i quali Billy non
aveva mai scambiato parolaperché la sua posizione nella nave non lometteva in contatto con costoroquesti uomini
cominciarono per la prima volta a gettare su Billyquando per caso loincontravanoquello sguardo particolare che
mostra come l'osservatore sia stato prevenuto a danno dell'osservato. Nonpassò mai in mente a Billy di considerare
singolare o sospetta tale circostanzasebbene sapesse benissimo chel'armiere e il cambusiereinsieme al furiereal
farmacista e ad altri di pari gradoerano per consuetudine navale compagnidi mensa del maestro d'armiuomini con
orecchi vicini alla sua lingua confidenziale.
Ma la generale popolarità che all'occasione promanava dalla virile prontezzae dalla irresistibile bontà del
nostro Bel Marinaio - doti che non indicavano una superiorità tesa asuscitare sentimenti di invidia -la simpatia di
quasi tutti i marinai lo inducevano a preoccuparsi ancora meno di quelleespressioni mutecui si è appena accennato
espressioni che egli non riusciva a scandagliare tanto da intuirne l'interaportata.
Quanto alla guardia di poppasebbene Billy per le ragioni già indicate lovedesse pocopure quando capitava
loro di incontrarsiinvariabilmente giungeva il saluto allegro e spontaneodell'altroa volte accompagnato da una o due
parole amichevoli dette di sfuggita. Qualunque fosse stato il pianooriginario di quel giovane ambiguoo il piano che
avesse avuto l'incarico di rappresentareera certoa giudicare dal suoatteggiamento in queste occasioniche lo aveva
lasciato perdere.
Pareva che la sua precoce disonestà (e tutti i furfanti sono precoci) loavesse una volta tanto ingannatoe che
l'uomoche aveva cercato di intrappolare come un sempliciottol'avesseschivato ignominiosamente proprio grazie alla
semplicità.
Le persone perspicaci forse obietteranno come fosse quasi impossibile perBilly trattenersi dall'andare dalla
guardia di poppa e di punto in bianco chiedergli di conoscere lo scopo delprimo incontro conclusosi in modo tanto
brusco alle catene di prua. Le persone perspicaci forse penseranno anche chesarebbe dovuto essere soltanto naturale per
Billy accingersi a sondare alcuni degli arruolati coatti per scoprire qualefosse il fondamentose ce n'era unodegli
oscuri accenni dell'emissario a un malumore a bordoforiero di congiura.Sìle persone perspicaci forse penseranno
così. Ma qualcosa di piùo meglio qualcosa di diverso dalla sempliceperspicaciaè forse necessario per capire nel
modo giusto un carattere come quello di Billy Budd.
Quanto a Claggartla sua ossessione - se davvero era tale - che a tratti sirivelava involontariamente nelle
manifestazioni descritte nei particolarima per lo più celata sotto uncomportamento controllato e razionalela sua.ossessionesimile a un fuocosotterraneolo divorava dentro sempre più giùsempre più giù. Qualcosa didecisivo
doveva scaturirne.
XVIII
Dopo il misterioso incontro alle catene di pruaquello interrotto da Billyin modo tanto brusconon accadde
nulla di particolarmente collegato a questa storia fino agli avvenimenti chesaranno narrati.
È stato detto altrove che in mancanza di fregate (velieri naturalmentemigliori delle navi da linea di battaglia)
nella squadra oltre lo Strettoin quel periodo la
Bellipotent74 veniva avolte impiegata non soltanto come sostitutodisponibile di una nave da ricognizionema a volte distaccata per missionidi maggiore importanza. Questo avveniva
non soltanto per le ottime caratteristiche velichenon comuni in un vascellodi quella stazzama probabilmente anche
per il temperamento del suo comandante che - si riteneva - lo rendevaparticolarmente adatto a tutti quegli incarichi in
cuiper impreviste difficoltàpotesse insorgere l'esigenza di pronteiniziative in circostanze dove fossero imprescindibili
competenza e capacitàoltre a tutte le altre doti insite nel valente uomodi mare. Fu in una spedizione di quest'ultimo
tipopiuttosto in alto marementre si trovava quasi nel punto di massimadistanza dalla flottache la
Bellipotentsulfinire di una guardia pomeridianainaspettatamente avvistò una nave nemica.Era una fregata. Quest'ultimascorgendo
attraverso il cannocchiale che l'impatto degli uomini e degli armamenti lesarebbe stato gravemente svantaggioso
affidandosi alla leggerezzasi diede alla fuga a vele spiegate. Dopo unacaccia intrapresa sfidando quasi tutte le
speranze e protrattasi fino alla metà circa del turno di guardia notturnola fregata riuscì a effettuare un'esemplare fuga.
Non molto dopo che si era rinunciato all'inseguimentoe prima che nesvanisse l'eccitazioneil maestro d'armi
emergendo dai suoi cavernosi gironicomparveberretto in manopressol'albero maestro in rispettosa attesa che di lui
si accorgesse il capitano Vereallora intento a passeggiate da solo sul latosopravvento del ponte di comando
indubbiamente un po' in collera per il fallito inseguimento. Il punto in cuistava Claggart era destinato a uomini di grado
inferiore desiderosi di un colloquio privato con un ufficiale di coperta ocon il capitano stesso. Ma a quest'ultimo non
accadeva spesso che in quei tempi un marinaio o un ufficiale inferiorechiedesse udienza; l'avrebbero giustificato
secondo una inveterata consuetudinesoltanto circostanze eccezionali.
Subitoproprio mentreassorto nei suoi pensieristava per girare eproseguire la sua passeggiatail comandante
percepì la presenza di Claggart e notò il berretto levato in atteggiamentodi deferente attesa. Sia qui detto che capitan
Vere conosceva di persona questo ufficiale inferiore soltanto da quando lanave era salpata dalla madrepatria: allora;
infattiClaggarttrasferito da una nave trattenuta per riparazioniavevapreso il posto a bordo della
Bellipotentdelprecedente maestro d'armiinvalido e rimasto a terra.
Non appena il comandante ebbe posato lo sguardo sull'uomochedeferenteaspettava di essere notatogli si
disegnò sul volto una particolare espressione. Non era dissimile da quellache guizza incontrollata sul volto di chi
inaspettatamente incontra una persona chepur notanon si frequenta daabbastanza tempo per conoscerla a fondoma
nel cui aspetto qualcosaora per la prima voltasuscita un vago senso didisgusto e di ripulsione. Ma fermandosi e
riprendendo l'abituale maniera ufficialetranne che per una specie diimpazienza indugiante nel tono della parola di
esordiodisse:
«Allora? Che c'èmaestro d'armi?».
Con l'aria del subalterno avvilito dalla necessità di essere messaggero dicattive notizietuttavia
coscienziosamente deciso a essere franco e altrettanto risoluto a evitareogni esagerazioneClaggarta questo invitoo
piuttosto comandoa sgravarsi del fardelloparlò. Quello che disseespresso in un linguaggio da uomo non incolto
stava a significarese non proprio detto con queste paroleche durantel'inseguimento e i preparativi per un eventuale
scontroaveva visto abbastanza per convincersi come almeno un marinaio abordo fosse una persona pericolosa su una
nave dove si raccoglievano uominiche non solo avevano avuto una partecolpevole nei recenti gravi disordinima
anche altricome l'individuo in questioneentrati nel servizio di SuaMaestà in forme diverse dall'arruolamento.
A questo punto il capitano Vere lo interruppe con una certa impazienza:«Siate esplicito; dite
arruolatiaforz
a».Con un gesto di ossequio Claggart proseguì. Ultimamente egli (Claggart)aveva cominciato a sospettare che sui
ponti di batteria circolasse sotto sotto qualche fremito fomentato dalmarinaio in questionema pensava di non essere
giustificato a riportare il sospettofinché fosse rimasto vago. Madaquanto aveva notato quel pomeriggioil sospetto
che covasse qualcosa di clandestino aveva raggiunto un punto meno lontanodalla certezz
a. Sentivaprofondamenteaggiunsela grave responsabilità assuntasi nel fare un rapportocheoltread avere conseguenze così gravi soprattutto
per l'individuo in questionetendeva ad aumentare le preoccupazioninaturali in ogni comandante dopo le eccezionali
rivolte esplose di recentechedisse accoratonon era necessario nominare.
Oraal primo accenno all'argomentocapitan Verepreso di sorpresanonriuscì del tutto a dissimulare la
propria inquietudine. Mamentre Claggart procedevaqualcosa nei modi diquella testimonianza trasformò la prima
reazione in riluttanza. Si trattennecomunquedall'interromperloeClaggartcontinuandocosì concluse: «Dio non
vogliavostro onoreche la
Bellipotentdebba farel'esperienza della...».«Non preoccupatevi!»intervenne qui il superiore in tono perentorioilvolto alterato dall'iraintuendo
istintivamente quale nave l'altro stesse per nominareuna sulla qualel'ammutinamento del Nore aveva assunto un
carattere particolarmente tragico tanto che per un certo tempo era stata inpericolo la stessa vita del comandante. Date le.circostanzel'intento diquell'allusione lo indignava. Quando gli stessi ufficiali superiori andavanosempre cautissimi
nello scegliere le parole per riferirsi ai recenti avvenimenti della flottal'allusione superflua fatta da un ufficiale
inferiore alla presenza del suo capitano lo colpì come un gesto di impudentepresunzione. Inoltrecon il suo vigile senso
della fierezzagli parvein quelle circostanzequasi un tentativo perallarmarlo. E sulle prime non lo lasciò poco
sorpreso che un uomo in grado di comportarsi con molto tatto nelle suefunzionicome aveva potuto notare fino a quel
momentose ne rivelasse così carente in quella particolare occasione.
Ma a questi e altri pensieri altrettanto dubbiosi che gli balenavano in mentesubentrò all'improvviso un
intuitivo sospetto chepur ancora oscuro nella formaservì in pratica ainfluenzare il suo atteggiamento davanti alle
cattive notizie.
Certo è checon la sua lunga esperienza di tutti gli aspetti dellacomplessa vita del ponte di batteriachecome
ogni altra forma di vitaha i suoi versi segreti e i suoi lati ambiguiseppur non ammessi dai piùcapitan Vere non si
lasciò turbare indebitamente dal tono generale del rapporto del suosubordinato.
Inoltrese alla luce dei recenti avvenimenti si doveva intervenire contempestività al primo segno tangibile di
una ripresa della rivoltatuttavia non sarebbe stato saggio - pensò -tenere viva l'idea di uno scontento tuttora
serpeggiantedimostrando eccessiva prontezza nel dare credito a uninformatorefosse pure questi un suo subordinato
con l'incaricofra le altre cosedella sorveglianza di poliziasull'equipaggio. Tale modo di sentire non avrebbe avuto
quell'impatto su di luisein una precedente occasionenon lo avesseirritato lo zelo patriottico esibito da Claggartche
gli era parso eccessivo e forzato. Qualcosa inoltre nei modi composti e inqualche modo ostentati dell'ufficiale nel
fornire i particolari gli rammentava stranamente un bandistatestimonespergiuro in un processo per un crimine da pena
capitale davanti a una corte marziale a terradi cui egli (capitano Vere)era stato membro.
Ora alla perentoria strigliata a Claggartche servì a interromperne leallusioniseguirono subito queste parole:
«Mi dite che c'è almeno un uomo pericoloso a bordo. Fate il suo nome».
«William Buddun gabbierevostro onore».
«William Budd!»ripeté capitan Vere con genuino stupore. «Volete direl'uomo che il tenente Ratcliffe prese
dal mercantile non molto tempo fail giovanotto che pare così benvoluto datutti - Billyil Bel Marinaiocome lo
chiamano?»
«Proprio luivostro onoremagiovane e bello com'èun individuo che lasa lunga. Non per nulla si intrufola
per farsi benvolere dai compagni perchéall'occorrenzanon potranno chedire - lo faranno tutti - una buona parola sul
suo contoin ogni circostanza. Il tenente Ratcliffe ha riferito a vostroonore di quell'abile impennata di Buddsaltato a
prua della lancia sotto la poppa del mercantilementre veniva portato via?L'aspetto allegro maschera il risentimento
che nutre in cuore per l'arruolamento forzato. Voi avete notato soltanto lebelle guance. Ma sotto i petali rosati delle
margherite si nascondechissàuna trappola».
Ora il Bel Marinaiouna figura che si distingueva nell'equipaggioavevanaturalmente attratto l'attenzione del
capitano fin dall'inizio. Sebbene non fosse in generale un uomo espansivo coni suoi ufficialisi era congratulato con il
tenente Ratcliffe per la fortuna di avere scovato un esemplare così bellodel
genus homoche nudo avrebbe potutoposare per una statua del giovane Adamo prima della Caduta. Quanto alcommiato di Billy dalla
Dirittidell'uomocheiltenente gli aveva si riferitoma presentandoglielacon tutta la deferenzapiù come una storiella divertente che altroil
capitano Verepur considerandolo erroneamente un gesto satiricosi eralimitato a pensare ancora meglio dell'uomo
arruolato a forzain quanto da buon ufficiale ammirava chi aveva lo spiritodi prendere con tanta allegria e buon senso
una coscrizione arbitraria. La condotta del gabbiereinoltreper quanto ilcapitano aveva avuto modo di notareaveva
confermato il primo lieto auspiciomentre le qualità marinare della nuovarecluta gli erano apparse tali da pensare di
raccomandarlo all'ufficiale in seconda per promuoverlo in un posto che loavrebbe portato più spesso alla sua
attenzionevale a dire al comando della coffa di mezzanaa sostituire nellaguardia di dritta un uomo non più giovane
chein parte per quella ragionegli sembrava meno adatto al posto. Siadetto qui tra parentesi chesiccome i gabbieri di
mezzana non hanno da maneggiare masse di tela pesante come le vele inferioridell'albero maestro e di trinchettoun
giovanese ha la stoffanon soltanto sembra più adatto al compitoma difatto viene in generale scelto al comando di
questa coffae quelli che ha sotto di sé sono uomini svelti e spessosbarbatelli. Insomma il capitano Vere fin dall'inizio
aveva ritenuto che Billy Budd fosse «un affare da Re» per usare il gergomarinaro del tempo: cioèun investimento con
i fiocchi per la marina di Sua Maestà britannicaottenuto con poco o nessunesborso.
Dopo una breve pausadurante la quale questi ricordi gli balenarono vividinella mente ed egli valutò il peso
dell'ultima insinuazione di Claggartimplicita nell'espressione «unatrappola sotto le margherite»e più la ponderava
meno sentiva di doversi fidare della buona fede dell'informatoresi volseall'improvviso verso di lui e a bassa voce gli
chiese: «Voi venite da memaestro d'armicon un racconto tanto fumoso?Quanto a Buddindicatemi un gesto o
citatemi una parola che confermino in generale le vostre accuse. Fateattenzione»e gli si avvicinò«a quello che dite.
Proprio orain casi del generec'è un braccio di pennone per il testimonespergiuro».
«Ahvostro onore!»sospirò Claggartscuotendo leggermente la bellatesta quasi a esprimere mesta
deprecazione per quella immeritata severità di tono. Quindimostrandosioffeso ed ergendosi con virtuosa perentorietà
riferì in modo circostanziato certe parole e certi gesti chenell'insiemese accettati per veriportavano a una
presunzione di colpa gravissima a carico di Budd. E per alcune di questeasserzioniaggiunseerano a portata di mano
prove concrete.
Con occhi grigi impazienti e diffidenti che cercavano di scandagliare ilfondo dei calmi occhi viola di Claggart
il capitano Vere lo ascoltò di nuovo da cima a fondo. Poi rimase per unattimo fermo a rimuginare. Claggart - sottratto.per il momento all'esamescrutatore dell'altro - studiava attento l'espressione del capitano con unosguardo difficile da
definire: uno sguardo curioso delle reazioni provocate dalla sua tatticaunosguardo simile a quello del portavoce dei
figli invidiosi di Giacobbeche ingannevolmente mostravano allo sconvoltopatriarca la veste macchiata di sangue del
giovane Giuseppe.
Sebbene ci fosse nella statura morale del capitano Vere qualcosa dieccezionale chein un rapporto serio con
un suo similelo rendeva un'autentica pietra di paragone della vera naturadi quest'uomotuttavia nei confronti di
Claggart e di quanto si svolgeva dentro di luii suoi sentimenti scaturivanopiù da forti sospetti attanagliati da strani
dubbi che da una convinzione intuitiva. La perplessità da lui dimostrata nondiscendeva da qualcosa concernente
l'accusato - come di sicuro pensava Claggart - ma da considerazioni sulmiglior atteggiamento da adottare nei confronti
dell'accusatore. In un primo momentoinverofu tentato naturalmente dichiedere le prove concrete delle accuse che
Claggart aveva detto essere a portata di mano. Ma una tale procedura avrebbefinito col diffondere la faccendache
nella situazione attualea suo parereavrebbe potuto influire negativamentesull'equipaggio. Se Claggart era un
testimone falsol'affare era chiuso. Perciòprima di verificare l'accusaavrebbe in pratica messo alla prova l'accusatore
e questo - era convinto - si poteva fare senza chiassocon discrezione.
Le misure che decise di prendere comportavano un mutamento di scenaunospostamento in un luogo meno in
vista di quanto non fosse l'ampio ponte di poppa. Sebbene infatti i pochiufficiali di batteria presenti si fossero ritirati
sottovento in debito ossequio alle norme dell'etichetta marinaranel momentoin cui il capitano Vere aveva iniziato la
sua passeggiata sul lato sopravventoe sebbene durante il colloquio conClaggart non si fossero naturalmente
avventurati a diminuire la distanzae nel corso dell'incontro la voce delcapitano Vere non fosse stata affatto alta e
quella di Claggart fosse rimasta bassa e argentinae il vento fra le sartiee lo sciabordio del mare avessero contribuito a
metterli fuori portata d'orecchiotuttavia il perdurare del colloquio avevagià attirato l'attenzione di alcuni gabbieri in
coffa e di altri marinai che si trovavano nella parte centrale della nave opiù oltre.
Decise le misure da prenderecapitan Vere le mise subito in atto. Rivoltobruscamente a Claggartchiese:
«Maestro d'armiBudd è di guardia in coffa?».
«Novostro onore».
Al che «Signor Wilkes!»chiamò convocando il guardiamarina più prossimo.«Dite ad Albert di venire da
me». Albert era l'attendente del capitanouna specie di valletto nella cuidiscrezione e fedeltà il suo padrone aveva
grande fiducia. Il ragazzo comparve.
«Conosci Buddil gabbiere?»
«Sìsignore».
«Va' a cercarlo. È fuori servizio. Vedi di dirglisenza farti sentirecheè atteso a poppa. Attento a che non parli
con nessuno. Fallo chiacchierare con te. E finché non arriva qui a poppafino ad allora non dirgli che lo voglio nella
mia cabina Hai capito? Va'. Maestro d'armimostratevi sui ponti inferiori equando ritenete che Albert stia ritornando
con il suo uomotenetevi prontosenza darlo a vederea seguire il marinaioda me».
XIX
Ora quando si trovò nella cabinarinchiusoper così direcon il capitanoe Claggartil gabbiere fu non poco
sorpreso. Ma non era una sorpresa accompagnata da apprensione o diffidenza. Aun'indole immaturaessenzialmente
onesta e umanail presentimento di un insidioso pericolo da parte di unproprio simile giunge tardivamentese mai vi
giunge. L'unico pensiero che prese forma nella mente del giovane marinaio fuquesto: sìil capitanocome ho sempre
ritenutomi guarda con occhio benevolo. Chissà che non voglia farmi suotimoniere. Mi piacerebbe. E forse ora
chiederà di me al maestro d'armi.
«Chiudi la portasentinella»disse il comandante. «Rimani fuori e nonlasciar entrare nessuno. Adesso
maestro d'armidite in faccia a quest'uomo quello che mi avete riferito»esi preparò a scrutare i due volti in reciproco
confronto.
Con il passo misurato e l'aria calma e composta di uno psichiatra che nellasala comune si avvicini a un
paziente che mostra i sintomi di una prossima crisi parossisticaClaggartdopo essere avanzato deliberatamente fino a
trovarsi a breve distanza da Billy e guardandolo ipnoticamente negli occhiriassunse in breve l'accusa.
Non di primo acchito Billy capì. Quando compreseil rosa abbronzato dellesue guance parve colpito come da
una lebbra bianca. Rimase immobilequasi fosse impalato e imbavagliato. Nelfrattempo gli occhi dell'accusatoreche
non avevano ancora abbandonato quelli blu dilatati di Billyebbero unostraordinario mutamento: il consueto viola
intenso si intorbidò in un porpora fosco. Queste luci dell'intelligenzaumanapersa ogni espressione umanasporgevano
gelidamente come gli occhi alieni di certe creature sconosciute degli abissi.La prima occhiata magnetica fu quella
incantatrice del serpente; l'ultima fu lo scarto paralizzante del pescetorpedine.
«Parlaragazzo!»disse il capitano Vere all'uomo che pare va trafittocolpito dal suo aspetto ancora più che da
quello di Claggart. «Parla! Difenditi!». Ma l'appello provocò in Billysoltanto uno strano gesto muto e un gorgoglio; lo
stupore davanti a quella accusa che balzava all'improvviso sulla suagiovinezza inesperta; questo e forse l'orrore degli
occhi dell'accusatore servirono a far emergere il suo difetto latenteintensificandolo in questa circostanza fino a
trasformarlo in un blocco spasmodicomentre la testa e l'intero corpo tesinell'agonia dell'inutile sforzo di obbedire.all'ordine di parlare e difendersidavano al volto un'espressione simile a quella di una vestale condannatanelsupremo
momento di essere sepolta viva e nella prima lotta contro il soffocamento.
Sebbene allora fosse all'oscuro del difetto vocale di Billyil capitano Verelo capì all'istanteperché con grande
vivezza l'aspetto di Billy richiamò alla memoria quello di un brillantecompagno di scuolache aveva visto colpito dallo
stesso sgomento impotente nell'atto di alzarsi con zelo in classe per essereil primo a rispondere a una domanda posta
dall'insegnante. Avvicinandosi al giovane marinaio e appoggiando una manorassicurante sulla spalladisse: «Non c'è
frettaragazzo mio. Fa' con calmafa' con calma». Contrariamenteall'effetto volutoquelle parole dal tono tanto
paternoche di certo toccarono il cuore di Billy nel profondolo indusseroa sforzi ancora più violenti per parlaresforzi
che finirono presto per confermare la paralisidando al suo voltol'espressione di un uomo crocefisso. Un attimo dopo
rapido come la fiammata di un cannone che esplode nella notteil bracciodestro scattò e Claggart crollò a terra. Forse
intenzionalmenteforse perché il giovane atleta era più altoil colpoaveva colto il maestro d'armi sulla fronte così bella
e dall'aria tanto intellettualesicché il corpo cadde lungo distesocomeuna trave pesante cheerettavenga inclinata. Un
rantolo o duee giacque immobile.
«Funesto destino!»ansimò il capitano Vere così a bassa voce che parveun sussurro. «Che cosa hai fatto! Su
aiutami!».
I due sollevarono il caduto per i fianchimettendolo in posizione seduta. Ilcorpo scarno assecondò con
flessibilitàma con inerzia. Era come maneggiare un serpente morto. Loriadagiarono. Rimettendosi erettocapitan
Verecoprendosi il volto con una manorimase all'apparenza impassibile comel'oggetto ai suoi piedi. Era assorto a
valutare le conseguenze di quell'evento e quanto si dovesse fare non soltantolì sul momentoma anche in seguito.
Lentamente si scoprì il visoe l'effetto fu come se la lunaemergendo daun'eclisseriapparisse con un volto del tutto
diverso da quello che si era nascosto. Il padre che fino in quel momento erastato verso Billy fu sostituito dal militare
inflessibile. In tono ufficiale ordinò al gabbiere di ritirarsi in unacabina di poppa (che gli indicò) e di rimanere lì fino a
quando non fosse stato convocato. Billy eseguì meccanicamente quell'ordinein silenzio. Poi andando alla porta della
cabina che si apriva sul ponte di comandocapitan Vere disse alla sentinelladi fuori: «Di' a qualcuno di mandare qui
Albert». Quando il ragazzo apparveil padrone si adoperò per non fargliscorgere l'uomo a terra. «Albert»gli disse
«avverti il medico che desidero vederlo. Non occorre che tu ritorni fino aquando non sarai chiamato».
Quando entrò il medico - un uomo posatocosì grave ed espertoda nonpoter quasi mai essere colto di
sorpresa - capitan Vere si fece avanti per andargli incontroimpedendoglicosì inconsapevolmente di scorgere Claggart
einterrompendo il consueto cerimonioso saluto dell'altrodisse: «No.Ditemi come sta l'uomo laggiù»richiamando la
sua attenzione sul corpo a terra.
Il chirurgo guardò epur con tutto il suo autocontrolloebbe un lievesobbalzo alla brusca rivelazione. Sul volto
sempre pallido di Claggartcolava ora dalla narice e dall'orecchio un densosangue nero. All'occhio professionale
dell'osservatore era inequivocabilmente un uomo morto quello che vedeva.
«Allora è così?»disse il Capitano Vere osservandolo intento. «Loimmaginavo. Ma accertatevene». Subito le
consuete prove confermarono la prima impressione del chirurgo cheoralevando lo sguardo con palese ansiagettò al
suo superiore un'occhiata pregna di interrogativi. Ma capitan Verecon unamano sulla frontese ne stava immobile.
All'improvviso afferrando il braccio del chirurgo con gesto convulsoesclamò indicando il corpo a terra: «E il divino
giudizio di Anania! Guardate!».
Turbato dai modi concitati che non aveva mai prima notato nel capitano della
Bellipotente ancora ignarodellavicendail prudente chirurgo mantenne tuttavia la calmalimitandosi achiedere con lo sguardo che cosa avesse potuto
provocare la tragedia.
Ma il capitano Vere era di nuovo immobileassorto nei suoi pensieri. Con unaltro sussulto esclamò con
veemenza: «Colpito a morte da un angelo di Dio! Eppure l'angelo deve essereimpiccato!».
Davanti a quelle esclamazioni appassionatedel tutto incongrue perl'ascoltatore ancora all'oscuro degli
antecedentiil chirurgo fu profondamente turbato. Ma in quel momentoquasiricomponendosiil capitanoin tono
meno appassionatoespose in breve le circostanze che avevano portato aquell'evento. «Ma venite; dobbiamo sbrigarci»
aggiunse. «Aiutatemi a portarlo via» (riferendosi al corpo)«in quellacabina»indicandone una di fronte a quella in cui
era confinato il gabbiere. Di nuovo turbato da una richiesta cheimplicandoun desiderio di segretezzagli sembrava
inspiegabilmente stranaal subalterno non rimase che eseguire.
«Andate adesso»disse capitan Vere con modi che erano quasi ritornati aessere quelli abituali. «Andate
adesso. Convocherò subito una corte marziale. Informate gli ufficiali suquanto è accadutoinformate il signor
Mordant» (riferendosi al capitano della fanteria marina)«e raccomandateloro di tenere la cosa per sé».
XX
Pieno di inquietudine e di presentimentiil chirurgo lasciò la cabina. Ilcapitano Vere era impazzito
all'improvvisooppure si trattava di una concitazione passeggeraprovocatada una tragedia così strana e straordinaria?
Quanto alla corte marzialegli parve una decisione poco politicase nonpeggio. A suo parerela cosa da fare era tenere
in isolamento Billy Buddcome imponevano le consuetudinie in un caso tantosingolare differire ogni decisione a
quando avrebbero raggiunto la flotta e quindi riferirne all'ammiraglio.Ricordò l'inconsueta agitazione di capitan Vere e
le sue concitate esclamazionicosì in contrasto con i modi abituali. Erafuori di senno?.Maanche ammettendo che lo fossenon sarebbe statopoitantofacile provarlo. Che cosa può allora fare un
chirurgo? Non è concepibile situazione più ardua di quella di un ufficialesubordinato a un capitano che egli sospetta
non già di essere pazzoma non proprio equilibrato mentalmente. Discuterel'ordine sarebbe insolenza. Opporvisi
sarebbe ammutinamento.
Obbedendo al capitano Verecomunicò agli ufficiali e al comandante dellafanteria di marina quanto era
accadutosenza accennare allo stato del capitano. Tutti condivisero la suasorpresa e ansia. Al pari di luiritenevano che
una faccenda del genere dovesse essere sottoposta all'ammiraglio.
XXI
Chi può tracciare nell'arcobaleno la linea dove finisce il viola eincomincia l'arancione? Noi vediamo
distintamente la diversità cromaticama dove con precisione uno trascoloranell'altro? Così è per l'equilibrio e lo
squilibrio mentale. Nei casi estremi non ci sono dubbi. Ma in alcuni casipresuntiin vari gradi dove la presunzione è
meno pronunciatadi segnare una precisa linea di demarcazione pochi siassumerebbero l'oneresebbene per una degna
parcella lo facciano alcuni professionisti esperti. Non esiste cosa che perdanaro alcuni uomini non farebbero o
intraprenderebbero di fare.
Se il capitano Verecome riteneva il chirurgo nella sua veste professionalee personalefosse davvero la
vittima di un'improvvisa aberrazioneciascuno lo decida da séalla luce diquanto offerto da questa narrazione.
Che l'infelice avvenimento narrato non potesse accadere in circostanzepeggiori è fin troppo vero. Si era
verificato infatti all'indomani della repressione delle rivolteun momentomolto critico per l'autorità della marinache
esigeva da ogni comandante inglese due qualità non facilmente compatibili:prudenza e rigore. In questo casoper di
piùc'era qualcosa di cruciale.
Nella ridda delle circostanze antecedenti e successive all'avvenimento abordo della
Bellipotente alla luce diquel codice marziale in base al quale l'episodio doveva essere formalmentegiudicatol'innocenza e la colpa
personificate da Claggart e da Buddin effetti si scambiavano le parti. Daun punto di vista legalela vittima apparente
della tragedia era colui che aveva cercato di colpire un uomo irreprensibile;da un punto di vista navalel'inconfutabile
gesto di quest'ultimo costituiva il più atroce dei crimini militari. E nonbasta. Quanto più erano chiari nella sostanza il
tono e la ragione chiamati in causa nella vicendatanto più era grave laresponsabilità di un leale comandantenon
autorizzato a decidere in merito sulla base di questa distinzione elementare.
Non sorprende dunque che il capitano della
Bellipotentsebbene fossein generale uomo dalle decisioni rapideritenesse la circospezione non meno necessaria della prontezza. Finché nonfu in grado di decidere in tutti i particolari
una linea di azionenon soloma finché non fu il momento di dareesecuzione al verdetto finaleritenne opportunoalla
luce di tutte le circostanzeguardarsi al massimo dalla pubblicità. Suquesto forse aveva ragioneforse torto. Certo è
tuttaviache successivamente nelle chiacchiere confidenziali in più di unquadrato e di una cabina non fu poco criticato
da vari ufficialifatto questo attribuito dai suoi amicie con grandecalore da suo cugino Jack Dentona una gelosia
professionale nei confronti dello stellato Vere. C'era di che alimentarecommenti invidiosidando la stura alla fantasia.
La segretezza intorno alla faccendail restringerne la conoscenzaperqualche tempoal posto dove era avvenuto
l'omicidiocioè la cabina del cassero: in questi particolari era insita unacerta somiglianza con la politica adottata nelle
tragedie di palazzo verificatesi più di una volta nella capitale fondata dalbarbarico Pietro.
Il caso invero era tale che volentieri il capitano della
Bellipotentavrebberimandato ogni iniziativa che nonfosse quella di tenere il gabbiere prigioniero in rigoroso isolamentofinché la nave non avesse raggiunto la flottaper
rimetterlo quindi al giudizio dell'ammiraglio.
Ma l'autentico ufficiale di marina è in un particolare simile all'autenticomonaco. Con quell'abnegazione con
cui quest'ultimo si attiene ai voti dell'obbedienza monasticail primoosserva i voti della fedeltà al dovere militare.
Nel capitano Vereconsapevole chese non si fosse agito con tempestivitàil gesto del gabbierenon appena
fosse trapelato sui ponti di batteriaavrebbe potuto rinfocolare la fiammadel Nore che ancora covava fra la ciurmaun
senso di urgenza travolse ogni altra considerazione. Maper quanto fosse uncoscienzioso tutore della disciplinanon
amava l'autorità per l'autorità. Lungi da lui il cogliere occasioni permonopolizzare nelle proprie mani i pericoli della
responsabilità moralealmeno non quelli che a buon diritto poteva deferirea un ufficiale superiore o condividere con gli
ufficiali di pari grado e finanche di grado inferiore. Così pensandofulieto di non contraddire la consuetudine
rimettendo la questione a una corte sommaria formata dai suoi stessiufficialiriservando a sévisto che su di sé
ricadeva la responsabilità formaleil diritto di sovrintenderla eall'occorrenzadi intervenire ufficialmente o non
ufficialmente. Fu dunque convocata con procedura sommaria una corte marzialecon membri eletti da lui stesso: il
primo tenenteil capitano della fanteria di marinal'ufficiale di rotta.
Nell'associare un capitano della fanteria di marina con il tenente divascello e l'ufficiale di rotta nel caso
relativo a un marinaioforse il comandante si discostò dalla consuetudine.Glielo suggerì la circostanza chea suo
parerequel soldato era una persona giudiziosariflessivanon del tuttosprovveduta nel tirarsi d'impaccio in una
situazione difficilepriva di precedenti nella sua passata esperienza.Eppure anche nei suoi confronti il capitano nutriva
un'apprensione latente: si trattava infatti di un uomo bonarioamante dellabuona tavolacapace di abbandonarsi a un
sonno profondoincline all'obesitàun uomo chesempre coraggioso inbattagliachissà se si sarebbe dimostrato
altrettanto fermo davanti a un dilemma morale dai risvolti tragici. Quanto alprimo tenente e all'ufficiale di rottail.capitano Vere era ben consapevolechefossero pure individui onesti e di provato coraggio quando lo richiedevanole
circostanzeavevano delle cose una comprensione limitata per lo più aiproblemi concreti della vita a bordo e alle
esigenze belliche della professione.
La corte si riunì nella stessa cabina in cui era accaduto lo sfortunatoepisodio. Questa cabinache era del
comandanteoccupava l'intera zona sotto il casseretto. A poppasu entrambii lati c'erano due cabineuna adibita
temporaneamente a prigionel'altra a obitorioe un vano ancora piùpiccoloche lasciava in mezzo uno spazio che si
estendeva a prora e in oblungo coincideva con il baglio della nave. In altoc'era un lucernaio di modiche dimensionie
alle estremità dello spazio oblungo c'erano due portelli con telai aghigliottinafacilmente convertibili in feritoie per
carronate brevi.
Tutto fu pronto in breve tempoe Billy Budd fu messo in stato di accusa. Ilcapitano Vereunico testimone del
casoin quanto tale lasciò temporaneamente il suo gradopur conservandoloin un particolare futile all'apparenza:
testimoniavacioèa sopravvento della navecostringendo la corte a sederesottovento. In modo conciso riferì tutto
quanto aveva condotto alla catastrofenon trascurando nulla dell'accusa diClaggart e rilasciando una deposizione su
come il prigioniero l'avesse accolta. A questa testimonianza i tre ufficialigettarono occhiatecon non poca sorpresaa
Billy Buddl'ultimo uomo che avrebbero sospettato sia del presunto piano diammutinamento addotto da Claggartsia
dell'inconfutabile fatto commesso. Il primo ufficialepresiedendo ilprocesso e volgendosi verso il prigionierodisse: «Il
capitano Vere ha esposto i fatti. Sono o non sono come afferma il capitanoVere?».
In risposta giunsero sillabe non intralciate dal balbettiocome si sarebbepotuto prevedere. Eccole: «Il capitano
Vere dice la verità. È come dice il capitano Verema non è come diceva ilmaestro d'armi. Ho mangiato il pane del Re e
sono fedele al Re».
«Ti credoragazzo mio»disse il testimonementre la voce esprimevaun'emozione repressa da null'altro
tradita.
«Dio vi benedica per questovostro onore!»disse Billy quasi sopraffattonon senza balbettare. Ma subito fu
richiamato all'autocontrollo da un'altra domandaalla quale rispose con lastessa difficoltà emotiva: «Nonon c'era
ostilità fra noi. Non ho mai provato ostilità verso il maestro d'armi. Midispiace che sia morto. Non intendevo ucciderlo.
Se fossi riuscito a usare la linguanon lo avrei colpito. Ma spudoratamentemi ha spiattellato in faccia vili menzogne
alla presenza del mio capitano; dovevo dire qualcosa e potevo dirlo soltantocon un pugno. Dio mi aiuti!».
Nella maniera lealeimpulsiva di quell'uomo schietto i giudici videroconfermato quanto era implicito nelle
parole che poco prima li avevano lasciati perplessivisto che venivano daltestimone della tragedia e prontamente
seguivano la smentita appassionata di intenzioni rivoltose da parte di Billy- le parole del capitano Vere: «Ti credo
ragazzo mio».
Gli fu quindi chiesto se sapesse o sospettasse qualcosa che avesse il sentoredi un'incipiente irrequietezza
(riferendosi all'ammutinamentosebbene venisse evitato il termine esplicito)serpeggiante in qualche settore
dell'equipaggio.
Ci fu un indugio nella risposta. La corte naturalmente l'attribuì allastessa difficoltà vocaleche aveva ritardato
od ostacolato le precedenti risposte. Ma le cose erano sostanzialmentediversein quanto la domanda aveva richiamato
all'improvviso il ricordo dell'incontro alle catene di prua con l'uomo dellaguardia di poppa. Ma l'innata ripugnanza a
svolgere un ruolo anche lontanamente simile a quello dell'informatore aidanni di un compagno - lo stesso senso errato
di un onore rustico che gli aveva impedito di riferire la cosa a suo temposebbene fosse tenuto a farlo in quanto leale
marinaio di una nave da guerrae l'omissionequalora ne fosse statoaccusato e fosse stata dimostratalo esponesse
all'estrema condannatutto questoinsieme alla cieca sensazione che non sifosse complottato nienteprevalse in lui.
Quando vennela risposta fu negativa.
«Ancora una domanda»disse il capitano della fanteria di marinacheprendeva per la prima volta la parola con
fervore sconcertato. «Tu affermi che quanto il maestro d'armi ha dettocontro di te era una menzogna. Perché avrebbe
mentito - mentito con tanta perfidia - se fra voi non c'era ostilità?».
A questa domandache senza volere toccava una sfera spirituale del tuttooscura ai suoi pensieriBilly
sgomentorivelò una confusione checome è facile immaginarealcuniosservatori avrebbero interpretato alla stregua
dell'involontaria ammissione di una colpa segreta. Fece tuttavia lo sforzoper risponderema all'improvviso abbandonò
il vano tentativorivolgendo nello stesso tempo un'occhiata implorante alcapitano Verequasi lo considerasse il suo
migliore amico e sostenitore. Capitan Vererimasto seduto per un po'sialzò in piedirivolgendosi all'interrogatore.
«La domanda che rivolgete è abbastanza naturale. Ma come può risponderviin modo soddisfacente? Chi potrebbe
darvela se non l'uomo che giace lì dentro?»e indicò la cabina dove sitrovava il cadavere. «Ma l'uomo che giace lì
dentro non si presenterà al nostro appello. In realtà il punto chesollevate non mi sembra determinante. A prescindere
dai motiviqualsiasi essi sianoche hanno ispirato il maestro d'armiesenza prendere in considerazione la provocazione
che ha fatto scattare il pugnouna corte marziale deve necessariamenteinquesto casolimitarsi alla conseguenza
dell'aggressionela quale conseguenza va giustamente ed esclusivamenteconsiderata come l'atto dell'aggressore».
Queste parolela cui portata molto probabilmente sfuggì a Billyloindussero tuttavia a volgere sull'oratore uno
sguardo trepidante e interrogativouno sguardo similenella sua mutaespressivitàa quello che volge al padrone un
cane di gran razza alla ricercain quel voltodella delucidazione di unprecedente gesto ambiguo alla propria
intelligenza canina. Le parole non furono prive di intenso effetto sui treufficialisoprattutto sul soldato. Parve loro che
nascosto in quel discorsoci fosse un significato inattesoche implicava unpregiudizio in chi parlava. Contribuì ad
accentuare un turbamento già abbastanza tangibile..Il soldato riprese laparola con perplessità allusivarivolgendosi nello stesso tempo ai suoicolleghi e al
capitano Vere: «Non c'è nessunonessuno dell'equipaggiovoglio direingrado di gettare un po' di lucese possibile
sugli aspetti misteriosi di questa faccenda?»
«È espresso in modo meditato»disse il capitano Vere. «Vedo dove voleteandare a parare. Sìc'è un mistero
maper usare una frase della Scritturaè il «mistero dell'iniquità»unargomento da sottoporre ai teologi psicologi. Ma
che c'entra una corte marziale? Senza aggiungere che nessuna indagine èpossibile per il silenzio eterno di... quello...
laggiù»e indicò di nuovo l'obitorio. «Il gesto del prigioniero... diquesto soltanto dobbiamo occuparci».
A queste parolesoprattutto a quelle ribadite alla fineil soldatononsapendo rispondere in modo adeguatosi
astenne tristemente dal dire altro. Il primo ufficialeche all'inizio si eraposto - cosa naturale - a presiedere il processo
ora istruito da un'occhiata del capitano Vereun'occhiata irrefutabile epiù efficace delle paroleriprese la sua funzione
regolamentatrice. Rivolto al prigioniero«Budd»disse in tono incerto«Buddse hai altro da dire in tua difesaparla
ora».
A queste parole il marinaio gettò un'altra rapida occhiata al capitano Verequindiquasi cogliesse un
suggerimento sul suo voltoun suggerimento di conferma del proprio istintoche in quel momento il silenzio era la cosa
migliorerispose all'ufficiale: «Ho detto tuttosignore».
Il soldato di marina - lo stesso rimasto di sentinella fuori della portadella cabinaquando vi era entrato il
gabbiere seguito dal maestro d'armi - che durante il procedimento giudiziarioera stato accanto al marinaioricevette ora
l'ordine di riportarlo nella cabina di poppaassegnata in origine alprigioniero e alla sua guardia. Come i due sparirono
alla vistai tre ufficialiquasi si sentissero in parte liberati daun'intima costrizione legata alla semplice presenza di
Billyfremettero tutti insieme sulla sedia. Si scambiarono occhiate dubbiosee sconcertaterendendosi conto che
decidere dovevano e senza troppo indugio. Quanto al capitano Vererimase perqualche tempo - inconsapevolmente
voltando loro la schienaall'apparenza in uno dei suoi momenti di assortalontananza - con lo sguardo fisso fuori del
portello a ghigliottina a sopravventosulla distesa uniforme del mare alcrepuscolo. Ma il prolungato silenzio della
corterotto a momenti soltanto da brevi scambi a voce bassa e fervidaservì a scuoterlo e a rinvigorirlo. Volgendosi
prese a percorrere avanti e indietroper traversola cabina eal ritornosaliva sopravvento il ponteobliquo per il rollio
della navesimboleggiando così inconsapevolmente un animo risoluto asormontare difficoltà anche contro i primitivi
istinti forti come il vento e il mare. Ben presto si fermò davanti ai tre.Dopo aver scrutato i loro voltirimase immobile
simile non tanto a chi raccoglie i propri pensieri per dar loro vocequantoa chi riflette su come presentarli a uomini
bene intenzionatima non maturi intellettualmenteuomini ai quali eranecessario dimostrare certi principi che per lui
erano dogmi. Tale insofferenza a parlare è forse una delle ragioni chesgomentano certi animi dal rivolgersi a
un'assemblea popolare.
Quando prese la parolaqualcosanella sostanza di quanto disse e nel modoin cui lo disserivelò l'influenza di
studi solitari che avevano modificato e temprato la preparazione pratica diuna carriera attiva. Questoinsieme alla sua
fraseologiaqua e là lasciava trapelare su quali basi si fondasse l'accusadi pedanteria rivoltagli pubblicamente da certi
uomini di mare di indole squisitamente praticacapitani pronti tuttavia adammettere con franchezza che la marina di
Sua Maestà non poteva contare su ufficiali di pari grado più efficientidello stellato Vere.
Quello che disse suonava press'a poco così: «Fino a questo momento sonostato un testimonepoco più; e non
penserei ora di assumere un tono diversoquello del vostro coadiutore per ilmomentose non percepissi in voi - e per
giunta nel punto critico - un'esitazione sgomenta che derivanon ne dubitodal conflitto fra il dovere militare e lo
scrupolo moralescrupolo ravvivato dalla pietà. Quanto alla pietà come nonposso condividerla? Mamemore dei doveri
supremiio lotto contro gli scrupoli che tendono a svigorire il verdetto.Non mi nascondosignoriche si tratta di un
caso eccezionale. Dal punto di vista speculativo meriterebbe di esseredeferito a una giuria di casisti. Ma per noi che
siamo qui non come casisti o moralistiè un caso pratico che va trattato inmodo pratico in conformità alla legge
marziale.
«Ma i vostri scrupoli: brancolano quasi fossero immersi nell'ombra?Sfidateli. Fateli venire alla ribalta a
mostrarsi. Su! Ecco forse il loro significato implicito: sedimentichi dellecircostanze attenuantinoi siamo tenuti a
considerare la morte del maestro d'armi come atto del prigionieroalloratale atto costituisce un delitto capitale per il
quale la condanna è la morte. Main base alla giustizia naturalenon c'èaltro da considerare se non l'atto esecutivo del
prigioniero? Come possiamo condannare a una morte vergognosa e sommaria unacreatura innocente davanti a Dio e
che noi tale sentiamo? È esposto in modo corretto? Assentite con tristezza.Sìanch'io lo sentone sento tutta la forza. È
la natura. Ma queste stellette che portiamo attestano la nostra lealtà allanatura? Noal Re. Sebbene sia l'oceano
l'inviolata natura primigenial'elemento nel quale ci muoviamo e viviamo inquanto marinaituttaviain quanto ufficiali
del Reil nostro dovere si attesta in una sfera altrettanto naturale? Ècosì poco vero chenel ricevere i gradinoi non
siamo più statiper molti versi fondamentaliliberi agenti naturali.Quando si dichiara guerranoidelegati a
combatterlaveniamo forse consultati prima? Combattiamo quando ce loordinano. Ed è una pura coincidenza se il
nostro giudizio approva la guerra. Lo stesso vale in altri campi. Lo stessovale adesso. Supponiamo che una condanna
concluda il presente procedimento. Saremmo noi a condannareoppure la leggemarziale che opera per vostro tramite?
Della legge e del suo rigore non siamo noi i responsabili. Il nostrogiuramento di responsabilità è questo: per quanto la
legge possa operare con inesorabilità in certi casinoi l'osserviamo el'applichiamo.
«Ma la natura eccezionale di questo caso vi stringe il cuore in petto. Ancheil mio è così stretto. Ma non
lasciamo che il cuore caldo tradisca la mente che deve restare fredda. Aterrain un processo penaleil giudice onesto si
lascerà abbordare da una tenera parente dell'imputatoche cerchi dicommuoverlo con suppliche lacrimevoli? Ebbeneil.cuoretalvolta il latofemmineo dell'uomoè qui come quella donna pietosa eper quanto sia arduoènecessario
escluderlo».
Tacque studiandoli intensamente per un momentoquindi riprese.
«Ma qualcosa sul vostro volto sembra ribattere che non soltanto il cuore èturbato dentro di voima anche la
coscienzala coscienza individuale di ciascuno. Ma ditemi senella nostraposizionela coscienza individuale non
debba cedere a quella imperiale formulata nel codicein conformità al qualesoltanto noi procediamo».
A questo punto i tre uomini si mossero sulla sedianon tanto convinti quantoagitati dal filo di una
argomentazione che accentuava lo spontaneo conflitto interiore.
Percependolol'oratore fece una breve pausaquindimutando bruscamente ditonoproseguì.
«Per rimetterci un po' in rottaricorriamo ai fatti. In tempo di guerraallargoun marinaio di una nave da
guerra colpisce il suo superiore di gradoe il colpo lo uccide. Aprescindere dalle conseguenzeil colpo è di per se
stessoin base agli Articoli di Guerraun delitto che comporta la condannacapitale. Inoltre...».
«Sìsignore»proruppe turbato l'ufficiale della fanteria di marina«inun certo senso lo è stato. Ma certamente
Budd non si proponeva né l'ammutinamento né l'omicidio».
«Nodi sicuromio buon amico. E davanti a una corte meno arbitraria e piùmisericordiosa di una corte
marzialetale attenuante avrebbe grande rilevanza. Alle Assise Supremeporterà all'assoluzione. Ma qui? Noi
procediamo in base alla Legge sull'Ammutinamento. Nessun bambino assomiglianei lineamenti al genitore più di
quanto questa legge assomigli nello spirito a ciò che l'ha originata: laguerra. Al servizio di Sua Maestà - su questa
stessa nave - ci sono inglesi costretti contro la loro volontà a combattereper il Re. Contro la loro coscienzaper quanto
ne sappiamo. Se come esseri umani alcuni di noi forse rispettano il loroatteggiamentotuttaviacome ufficiali di
marinala cosa ci riguarda? Ancora meno riguarda il nemico. Volentieriabbatterebbe con lo stesso colpo di falce gli
arruolati coatti e quelli volontari. E lo stesso facciamo noi con i coscrittisulle navi nemichealcuni dei quali
condividono il nostro orrore per il Direttorio francese regicida. La guerraguarda soltanto la facciatal'apparenza. E la
Legge sull'Ammutinamentofiglia della guerraha preso dalla madre.L'intenzione o la mancanza di intenzione di Budd
è irrilevante.
«Ma mentre non faccio che ripetermispinto da queste vostre ansie che nonposso non rispettarementre
prolunghiamo in modo così inconsueto un procedimento che dovrebbe esseresommarioil nemico potrebbe essere
avvistato e seguirne uno scontro. Dobbiamo agiree agire entro questaalternativa: condannare o assolvere».
«Non possiamo dichiararlo colpevole ma mitigare la pena?»chiesel'ufficiale di rottaprendendo esitante la
parola per la prima volta.
«Signorise anche ciò fosse chiaramente legittimo da parte nostradate lecircostanzeconsiderate le
conseguenze di tale clemenza. Gli uomini» (riferendosi all'equipaggio dellanave)«hanno un istinto innato; quasi tutti
conoscono bene le nostre consuetudini marinare e tradizioni: come laprenderebbero? Se anche poteste fornire loro delle
spiegazioni - e ce lo vieta la nostra posizione ufficiale - questia lungoplasmati da una disciplina arbitrarianon hanno
quella rispondenza intelligente che potrebbe portarli a comprendere edistinguere. Noagli uomini il gesto del gabbiere
a prescindere dal termine usato nel comunicatorimarrà un puro e sempliceomicidio commesso in un flagrante atto di
ammutinamento. Quale condanna debba seguirnequesto lo sanno. Però non ècosì.
Perché? rimugineranno.Sapetecome sono i marinai. Non penseranno alla recente rivolta del Nore? Sì. Sannoche l'allarme è fondato... conoscono il
panico che si diffuse in tutta l'Inghilterra. La vostra sentenza clemente laconsidererebbero pusillanime. Penserebbero
che indietreggiamoche abbiamo paura di loro - paura di mettere in atto unlegittimo rigore particolarmente richiesto in
questa circostanzaper tema che scateni nuovi disordini. Che vergogna pernoi questa loro congettura e quanto funesta
per la disciplina! Vedete dunque doveindotto dal dovere e dalla leggeiopunti con decisione. Ma vi supplicoamici
non abbiatene a male. Per questo sfortunato ragazzo provo i vostri stessisentimenti. Ma se egli conoscesse i nostri
cuoriavrebbe addirittura uno slancio solidale per noi costretti dal doveremilitare a un dovere così gravoso: lo ritengo
uomo di natura tanto generosa».
Detto questoattraversato il ponteriprese il suo posto vicino al portelloa ghigliottinalasciando tacitamente
che i tre giungessero a una conclusione. Sul lato opposto della cabinasedevano i giudici sgomenti. Subalterni fedeli
semplici e praticisebbene in fondo dissentissero in alcuni puntiprospettati dal capitanonon avevano la capacità
neppure quasi la disposizionedi contraddire un uomo che sentivano seriounuomo superiore a loro per intelletto più
ancora che per grado. Ma non è improbabile che perfino quelle parolepurnon lasciandoli indifferentili avessero
colpiti meno del suo appello finale al loro istinto di ufficialiun richiamoche delineava le possibili conseguenze
pratiche sulla disciplina - vista l'irrequietezza della flotta a quei tempi -se si fosse permesso che l'uccisione violenta in
navigazione di un superiore in grado di una nave da guerra passasse perqualcosa di diverso da un delitto capitale da
punire con l'immediata esecuzione della pena.
Non è improbabile che si trovassero più o meno in uno stato di turbamentoaffine a quello che nell'anno 1842
spinse il comandante del brigantino degli Stati Uniti
Somersa decidereinbase ai cosiddetti Articoli di Guerraispiratialla Legge sull'Ammutinamento dell'Inghilterrala condanna a mortementreerano al largodi un guardiamarina e due
marinaiin quanto ammutinati che progettavano di impossessarsi delbrigantino. Una sentenza eseguitasebbene si fosse
in tempo di pace e a pochi giorni di navigazione dalla patria. Un attoconvalidato da una commissione d'inchiesta
successivamente convocata a terra. È storia qui citata senza commenti. Verole circostanze a bordo del
Somerseranodiverse da quelle a bordo della
Bellipotent.Ma l'urgenzasentitafondata o menoera quasi la stessa..Dice uno scrittore che pochiconoscono: «Quarant'anni dopo una battaglia è facile per chi non vi hapartecipatoragionare su come si sarebbe dovuto combatterla. È tutt'altra cosa doverdirigere il combattimento di persona e sotto il
fuocomentre si è avvolti nel fumo scuro. Lo stesso valequando èimperativo agire con prontezzaper altre situazioni
di emergenza che comportano considerazioni pratiche e morali. Più la nebbiaè fittamaggiore è il pericolo per il
piroscafoe solo a rischio di investire qualcuno si raggiunge la velocità.Poco sanno delle responsabilità dell'uomo
insonne sulla plancia i tranquilli giocatori di carte nella cabina».
In breve Billy Buddformalmente riconosciuto colpevolefu condannato aessere impiccato al pennone durante
il primo turno di guardia del mattino. Era nottealtrimenticome èconsuetudine in tali casila sentenza sarebbe stata
eseguita immediatamente. In tempo di guerrasul campo di battaglia o sulponte di una navela condanna a morte
pronunciata da una corte marziale - sul campo di battaglia la pronuncia è avolte soltanto un cenno di assenso del
generale - segue la dichiarazione di colpevolezza senza indugisenzaappello.
XXII
Fu il capitano Vere che di propria iniziativa comunicò al prigioniero ilverdetto della corterecandosi a tale
scopo nella cabina dove era rinchiuso e chiedendo alla guardia di ritirarsiper il momento.
Al di là della comunicazione della sentenza non si seppe mai quanto eraavvenuto durante il colloquio. Ma
tenuto conto del carattere dei due uomini che per un breve periodo rimaserochiusi in quella cabina - entrambi
intimamente partecipi di rare qualità della nostra naturacosì rare inveroda essere inconcepibili per una mente
mediocrepur istruita - si possono azzardare alcune congetture.
Sarebbe stato in armonia con l'indole del capitano Verese inquell'occasione non avesse nascosto nulla al
condannato - se invero gli avesse con franchezza rivelato la parte da luistesso avuta nel determinare quella decisione
mettendo in luce nello stesso tempo i motivi che lo avevano spinto. Da partedi Billy non è improbabile che la
confessione sia stata accoltapiù o menocon lo stesso spirito di quelloche l'aveva suggerita. Non senza una sorta di
gioiainveroforse si compiacque dell'alta opinione che il capitano dovevaavere di luiimplicita nel fatto che gli si era
confidato. E quanto alla sentenza in sénon sarebbe potuto restareinsensibile al fatto che gli veniva comunicata come a
chi non teme di morire. Forse ci fu di più. Forse alla fine il capitano Vereespresse la passione a volte nascosta sotto un
aspetto stoico o indifferente. Aveva abbastanza anni per essere il padre diBilly. L'austero militare rigoroso
nell'osservanza del dovere militareabbandonandosi a quanto resta diprimordiale nella nostra umanità costretta dalle
formeforse alla fine strinse Billy al pettocome forse Abramo strinse ilgiovane Isacco sul punto di sacrificarlo senza
esitazionein ottemperanza al duro comando. Ma non è possibile dire qualesacramento venga celebrato - di radoforse
mairivelato al mondo fatuo - quandoin circostanze simili a quelle che quisi è cercato di esporresi abbracciano due
animi del più nobile ordine della natura. C'è un'esigenza di discrezione inquel momento che chi sopravvive non può
violare; e il sacro oblioche segue sempre alla divina magnanimitàallafine si stende su tutto.
Il primo a incontrare il capitano Vere nell'atto di uscire dalla cabina fu ilprimo tenente. Il voltoche in quel
momento esprimeva l'angoscia del fortefu una rivelazione sconvolgente perquell'ufficialeche pure era un uomo di
cinquant'anni. Che il condannato soffrisse meno di colui che era stato ilprincipale artefice di quella condanna apparve
chiaramente dimostrato dall'esclamazione del primo nella scena che tra pocosarà necessario descrivere.
XXIII
La narrazione adeguata di una serie di eventi che si susseguono incalzanti inun breve lasso di tempo rischia di
prendere un tempo meno brevesoprattutto se una spiegazione e un commentoqui e lì sembrano essere i requisiti
necessari a una migliore comprensione degli eventi stessi. Fra l'entratanella cabina di colui che non vi uscì più vivo e di
colui che vi uscìsìma condannato a moriretra questo e il colloquiosegreto era trascorsa meno di un'ora e mezzo. Era
tuttavia un intervallo abbastanza lungo da suscitare congetture fra non pochiuomini dell'equipaggio della nave su
quanto trattenere il maestro d'armi e il marinaioperché la voce cheentrambi erano stati visti entrare e nessuno dei due
uscirequesta voce si era diffusa sul ponte di batteria e sulle coffe. Gliuomini di una grande nave da guerra sonoda
questo punto di vistanon diversi dagli abitanti di un villaggiocheprendono nota minuziosa di ogni movimento o
mancato movimento. Quandoperciòcon un cielo per nulla tempestosotuttigli uomini vennero raccolti in coperta
durante il secondo turno di guardiaun appello insolito a quell'ora e inquelle circostanzel'equipaggio non era del tutto
impreparato a un annuncio straordinarioun annuncio che fosse inoltrecollegato con la protratta assenza dei due uomini
dai loro posti abituali.
Il mare era piuttosto tranquillo in quel momento; la lunasorta da poco equasi pienainargentava il biancore
del ponte di coperta là dove il chiarore non era macchiato dalle nitideombre orizzontali gettate dalle attrezzature e dagli
uomini in movimento. Sui due lati del ponte di comando venne schierata laguardia armata della fanteria di marinae il
capitano Veredritto al suo postocircondato da tutti gli ufficiali delquadratosi rivolse ai suoi uomini. Nel fare ciòsi
condusse né più né meno come si addiceva alla sua suprema posizione abordo della nave. Con parole chiare e concise
espose loro quanto era accaduto nella cabina: che il maestro d'armi eramortoche colui che lo aveva ucciso era già stato
giudicato da una corte sommaria e condannato a morteche l'esecuzioneavrebbe avuto luogo durante il primo turno di.guardia mattutino. Nel discorsonon fu mai pronunciata la parola
ammutinamento.Si astenne anche dal coglierel'occasione per esortare all'osservanza della disciplinapensando forse chenella situazione attuale della marinala
conseguenza dell'averla violata sarebbe stata di per sé eloquente.
L'annuncio del capitano giunse a un assembramento di marinai in piedimutisimili a una congregazione di
credenti nell'infernoche ascoltasedutal'annuncio del pastore su untesto calvinista.
Alla fine tuttavia si levò un confuso mormorio. Prese a crescere. Quasiimmediatamentealloraa un segnale
gli acuti fischi del nostromo e dei suoi secondi lo perforarono e lozittirono. Venne dato l'ordine di virare di bordo.
Il corpo di Claggart fu consegnato ad alcuni sottufficiali della sua mensaperché lo preparassero alla sepoltura.
E qui per non intasare il seguito con elementi marginalisi può aggiungereche a un'ora opportuna il maestro d'armi fu
affidato al mare con tutte le onoranze funebri che si addicevano al suogrado.
In questa proceduracome in tutti gli atti pubblici derivanti dallatragediaci si attenne rigorosamente alle
usanze. E non sarebbe stato possibile deviarne in nessun punto né perClaggart né per Billy Buddsenza suscitare
riflessioni non desiderabili nell'equipaggiopoiché i marinai e inparticolare quelli di una nave da guerra sonofra tutti
gli uominii sostenitori più accaniti della consuetudine. Per analogomotivocon il colloquio segreto già citatoebbero
fine i contatti fra il capitano Vere e il condannatoche veniva ora affidatoalle solite formalità preliminari alla fine. Il
trasferimento sotto scorta dagli alloggi del capitano fu effettuato senzainsolite precauzioni - perlomeno non erano
evidenti. È tacita regola su una nave da guerra non far sospettare agliuomini - se possibile - che gli ufficiali temono
qualche gesto inconsulto. E quanto più si teme qualche guaiotanto più gliufficiali tengono per sé queste apprensioni
sebbenesenza ostentazionesi possa accentuare la vigilanza. In questo casola sentinella a guardia del prigioniero
ricevette ordini rigorosi di non lasciare che nessunotranne il cappellanogli parlasse. E per assicurare che così fosse in
modo assolutovennero prese certe misure discrete.
XXIV
In una settantaquattro del vecchio tipo il cosiddetto ponte superiore dibatteria era quello sotto il ponte di
coperta il qualepur non privo di armamentiera in gran parte esposto alleintemperie. Erain generalesgombro di
amache a tutte le ore della giornata; gli uomini dell'equipaggioinfattidondolavano nel ponte inferiore e nel ponte delle
cuccette. Quest'ultimo non era soltanto un dormitorioma anche il posto doveerano stivati i sacchi dei marinai ed era
fiancheggiato sui due lati da grossi bauli e dispense mobili per le numerosemense degli uomini.
A dritta del ponte superiore di batteria della
Bellipotentecco BillyBuddpiantonato dalla sentinellapronoinceppiin una delle nicchie formate dai cannoni regolarmente spaziati fraloroche compongono le batterie sui due lati.
Erano tutti pezzi del più grosso calibro all'epoca. Montati su pesantiaffusti di legnoerano fissati da ingombranti
finimenti di funi e robusti paranchi laterali per farli scorrere fuori.Cannoni e affustiinsieme con i lunghi calcatoi e le
più corte aste per gli inneschi agganciate in alto con funi erano - come èconsuetudine - dipinti di neroe le pesanti
imbracature di canapaincatramata nello stesso coloreindossavano la stessalivrea dei becchini. In contrasto con la
tonalità funerea dell'ambiente l'aspetto esteriore del marinaio pronoconla casacca e i pantaloni di tela biancaentrambi
più o meno sporchiera un vago barlume nel fioco chiarore della nicchiasimile a una chiazza di neve scoloritache
all'inizio di aprile indugi sulla nera imboccatura di una caverna montana. Inrealtà indossa già il sudarioovvero le vesti
che avranno quella funzione. Sulla sua testarischiarandolo appenaduelanterne da battaglia oscillano appese a due
massicci bagli del ponte sovrastante. Alimentate con l'olio provvisto daifornitori militari (i cui guadagnionesti o no
sono in tutti i paesi un acconto sul raccolto della morte)con le lorotremule chiazze di luce giallognola imbrattano il
pallido chiarore lunareche quasi invano cerca di entrare attraverso iportelli spalancati dai quali spuntano i cannoni
coperti. Altre lanternea intervalliservono soltanto a rivelare un po' lenicchie più oscure chesimili ai piccoli
confessionali e alle cappelle laterali di una cattedralesi diramanodall'ampia fuga della fioca navata fra le due batterie
di quell'andana coperta.
Tale era il ponte dove giaceva ora il Bel Marinaio. Attraverso il coloritoroseo della sua carnagione non poteva
trapelare il pallore. Ci sarebbero voluti giorni di isolamento dai venti edal sole per cancellare quel colore. Ma sulla
punta degli zigomilo scheletro cominciava ad affiorare delicatamente sottoil colorito caldo della pelle. In un cuore
fervido e schivo certe brevi esperienze divorano il tessuto umanocome inuna stiva un fuoco segreto consuma una balla
di cotone.
Ma oramentre giaceva fra due cannoni come stretto nella morsa del destinol'agonia di Billycausata in gran
parte dalla nuova esperienza del male - che si incarna e opera in certiuomini - vissuta da un cuore giovane e generoso
la tensione di quell'agonia si era placata. Non era sopravvissuta al contattosalutare del colloquio segreto con il capitano
Vere. Giaceva immobile quasi fosse in stato di trancecon quell'ariaadolescente già notatache gli conferiva
un'espressione simile al volto di un bimbo che dorme nella cullaquando dinotte il caldo bagliore dei tizzoni nella
quiete della stanza scherza sulle fossetteche a tratti si formanomisteriosamente sulle guanceguizzando e svanendo in
silenzio. Di tanto in tantoinfattinel quieto torpore dell'uomo in ceppiuna tranquilla luce serenaevocata da qualche
vago ricordo e sognosi diffondeva sul suo volto e dileguava soltanto perriaffiorare ancora.
Venne il cappellano e lo trovò così. Non cogliendo segno che egli si fosseaccorto della sua presenzarimase a
osservarlo attento per un po'quindi scivolando di latosi ritrasse per ilmomentoconsapevole che forse neppure lui
ministro di Cristo ma stipendiato da Marteaveva da elargire unaconsolazione che avrebbe potuto tradursi in una pace.superiore a quella sotto isuoi occhi. Ma ritornò durante le ore piccole. E il prigionieroora vigile aquanto lo
circondavalo vide avvicinarsi e con garboquasi con animo lietogli diedeil benvenuto. Con scarso risultato tuttavia
nel colloquio che seguìil buon uomo cercò di far capire a Billy Budd lasacralità di dover morire e morire all'alba.
VeroBilly stesso parlava della propria morte come di un fatto imminentemalo faceva un po' come fanno i bambini
che parlano della morte in modo generalee fra gli altri passatempi giocanoal funerale con catafalco e persone in lutto.
Non cheal pari dei bambiniBilly fosse incapace di concepire che cosa siala morte. Noma era del tutto
scevro dalla paura irrazionale della morteuna paura prevalente nellecomunità altamente civili rispetto a quelle
cosiddette barbare chesotto tutti i punti di vistasono più prossime allanatura intatta. Ecome detto altroveBilly era
un barbaro sostanzialmente - non menononostante gli abitidei suoiconnazionali britannici prigionieri fatti marciare a
Roma - trofei viventi - nel trionfo di Germanico. Allo stesso modoin epocasuccessivariferendosi ad altri barbari
giovani probabilmentescelti fra i primi convertiti britannici alCristianesimocosiddetti tali almenoportati a Roma
(come oggi potrebbero essere condotti a Londra i convertiti di isole minorisperdute nei mari)il papa del tempo
ammirandone la strana bellezza della figuracosì diversa dallo stampoitaliano - la carnagione chiara e rosatai riccioli
biondi - esclamò: «Angli» (intendendo inglesiche è il termine moderno)«Angli li chiamate? Forse perché somigliano
tanto agli angeli?». Se ciò fosse accaduto in età più tardasi sarebbepensato che il papa avesse in mente i serafini di fra'
Angelicoalcuni dei qualiintenti a cogliere mele nel giardino delleEsperidihanno la carnagione delicatamente rosata
delle più belle ragazze inglesi.
Se inutilmente il buon cappellano cercò di infondere nel giovane barbaroidee di morte affini a quelle evocate
dal teschiodalla meridiana e dalle ossa in croce incise sulle vecchielapidialtrettanto vani furono in apparenza i suoi
sforzi per trasmettergli l'idea della salvezza e di un Salvatore. Billyascoltavanon tanto per timore panico o riverenza
quanto forse per una certa cortesia naturaleconsiderando dentro di sésenza dubbiotutti quei discorsi alla stessa
stregua in cui molti uomini di mare simili a lui prendono i discorsi astrattie insoliti rispetto a quelli normali del loro
mondo prosaico. E questa maniera marinara di accogliere le dissertazioniclericali non è del tutto dissimile da come
tanto tempo fafurono accolte le prime nozioni del Cristianesimo nelle isoletropicali dai cosiddetti
selvaggisuperiori -un tahitianodiciamodell'epoca del capitano Cook o di poco posteriore. Percortesia naturale accettavama non se ne
appropriava. Sembrava un dono posato sul palmo di una mano tesa intorno alquale non si stringono le dita.
Ma il cappellano della
Bellipotentera un uomodiscreto che aveva il buon senso del cuore buono. Così noninsistette nella sua vocazione. Per volere del capitano Vereun tenente loaveva informato di quasi tutto ciò che
riguardava Billye poiché sentiva che per presentarsi al Giudiziol'innocenza andava meglio della religionecon
riluttanza si ritirònon senza prima compierespinto dall'emozioneungesto abbastanza strano in un inglesee ancora
più stranonelle attuali circostanzein un prete regolare. Chinandosi sudi luibaciò sulla bella guancia il suo simileun
criminale secondo la legge marzialeun uomo chegiunto al limitare dellamorteegli si sentiva impotente a convertire a
un dogmapur non temendononostante ciòper il suo futuro.
Nessuna meraviglia chepur conoscendo la sostanziale innocenza del giovanemarinaioil degno uomo non
abbia alzato un dito per allontanare la condanna di quel martire delladisciplina marziale. Farlo non soltanto sarebbe
stato vano quanto invocare il desertoma sarebbe anche stata un'audacetrasgressione dei limiti della sua funzione
definita dalle leggi militari con la stessa precisione delle funzioni delnostromo o di qualsiasi altro ufficiale. Per dirla
schiettail cappellano è il ministro del principe della pace che servenell'esercito del dio della guerra: Marte. In quanto
taleè incongruocome lo sarebbe un moschetto sull'altare il giorno diNatale. Perché allora è lì? Perché indirettamente
serve lo scopo attestato dal cannone; perché inoltre sancisce con lareligione dei mansueti quanto in pratica abroga tutto
ciò che non sia forza bruta.
XXV
La notte così luminosa sul ponte di copertama ben diversa nei cavernosiponti inferioritanto simili ai cunicoli
sovrapposti di una miniera di carbone - la luminosa notte si dileguò. Macome il profeta chescomparendo in cielo sul
suo carrogettò il mantello a Eliseola notte nel ritirarsi cedette algiorno nascente la sua pallida veste. Un chiarore mite
e timido apparve a oriente ove si stendeva un diafano vello di bianchi vaporistriati. La luce a poco a poco si intensificò.
All'improvviso risuonarono gli
ottorintocchi; cuirispose da prua un solo colpo forte e metallico. Erano le quattro delmattino. All'istante si sentirono i fischietti d'argento che convocavanotutti gli uomini per assistere alla punizione. Su
attraverso i grandi boccaporti bordati di rastrelliere di pesanti proiettilisciamarono gli uomini di guardia nei ponti
inferioridisperdendosi con quelli già sul ponte nello spazio fra l'alberodi maestra e l'albero di trinchettocompreso
quello occupato dalla capace lancia e dai neri boma accatastati su entrambi ilatifacendo cosìbarca e bomaun punto
di osservazione per i ragazzi della santabarbara e i marinai più giovani. Undiverso gruppo comprendente una guardia di
gabbieri si sporgeva dal parapetto di quel balcone sul marenon piccolo inuna nave da settantaquattroguardando giù
sulla folla sottostante. Uomo o ragazzonessuno parlava se non sussurrandoe ben pochi aprivano bocca. Il capitano
Vere - la figura centrale fra gli ufficiali raccolti intorno a lui - stavaritto al margine del cassero di poppa con lo sguardo
davanti a sé. Proprio sotto di lui sul ponte di comando era schierata lafanteria di marinain modo analogo a quando era
stata pronunciata la sentenza.
Nei tempi andatiin marel'esecuzione per capestro di un marinaio militareavveniva generalmente al pennone
di trinchetto. In questo casoper motivi specialifu scelto il pennone dimaestra. Sotto il braccio di questo pennone.venne subito condotto ilprigionieroassistito dal cappellano. Si notò allorae in seguito fu fattoosservareche in questa
scena finale il brav'uomo diede mostra di non svolgere affattoo quasiilsuo compito per abitudine. Ci fu uno scambio
ma l'autentico Vangelo non era tanto sulle sue labbra quanto nel suo aspettoe nel modo in cui si rivolgeva al
condannato. Gli estremi preparativi nei confronti di quest'ultimo vennerorapidamente conclusi da due aiutanti del
nostromo: incombeva l'esecuzione. Billy era in piedi con il volto rivolto apoppa. Nell'estremo momento le sue parole
le sue uniche paroleparole pronunciate in modo assolutamente fluidofuronoqueste: «Dio benedica il capitano Vere!».
Queste sillabe inattese che venivano da un uomo con l'infame cappio intornoal collo - la benedizione di un uomo
giudicato criminalediretta a poppa verso i palchi d'onore; queste sillabepronunciate per giunta con il tono limpido e
melodioso di un uccello canterino nell'atto di spiccare il volo da unramoscello - ebbero un effetto straordinario
accentuato dalla rara bellezza fisica del marinaiospiritualizzata ora dallerecenti esperienze così amaramente profonde.
Senza volereper così direcome se davvero l'equipaggio della nave nonfosse che il veicolo di una corrente
elettrica vocalea una sola voce dal basso e dall'alto risuonò l'ecopartecipe: «Dio benedica il capitano Vere!». Eppure
in quell'istante soltanto Billy doveva essere nei loro cuoricome lo era neiloro occhi.
A quelle parole e all'eco spontanea che le rimandò in un rimbomboilcapitano Vere - chissà se per stoico
autocontrollo o per una momentanea paralisi prodotta dalla tensione emotiva -rimase rigidamente eretto come un
moschetto nella rastrelliera dell'armaiolo.
La chigliarisalendo piano dal regolare rollio sottoventosi stavariequilibrandoquando venne dato l'ultimo
tacito segnale concordato in precedenza. Nello stesso istante accadde che ilvello di vapori che indugiava basso a oriente
fosse trafitto da una luce morbida e gloriosa come il vello dell'Agnello diDio contemplato in una visione misticae in
quell'attimofissato dalla massa fitta dei visi rivolti in alto Billy asceseeascendendocolse tutta la luce rosea dell'alba.
Nella figura legatagiunta all'estremità del pennonecon sorpresa di tuttinon si vide un solo movimento
nessuno tranne quello creato dal rollio della chiglialento quando il tempoè sereno e così solenne in una grande nave
poderosamente armata.
XXVI
Quandoalcuni giorni dopoin relazione alla singolarità appena ricordatail commissario di bordo - un uomo
piuttosto rubizzo e rotondopiù preciso come contabile che profondo comefilosofoseduto a mensa disse al chirurgo:
«Quale testimonianza del potere riposto nella forza di volontà!»quest'ultimoun personaggio saturninosparuto e alto
in cui una discreta causticità si accompagnava a maniere più cortesi checordialirispose: «Con vostra licenzasignor
commissario. In un'impiccagione scientificamente condotta - e per ordinespeciale io stesso ho indicato come effettuare
quella di Billy - ogni movimento del corposuccessivo alla sospensionecompletasta a indicare uno spasmo meccanico
nel sistema muscolare. Perciò l'assenza di tali movimenti non èattribuibile alla forza di volontàcome la chiamate voi
più di quanto non lo sia alla forza dei cavalli a vaporese miconsentite».
«Ma questo spasmo muscolare di cui parlate non è più o meno invariabile inquesti casi?»
«Certamentesignor commissario».
«Come alloramio caro signorespiegate quest'assenza nel caso inquestione?»
«Signor commissarioè chiaro che la vostra percezione della singolaritàdel caso non è pari alla mia. Voi ne
date una spiegazione in termini di forza di volontàcome la chiamate - untermine che non è ancora entrato a far parte
del linguaggio della scienza. Quanto a mein base alle mie attualiconoscenzenon pretendo di spiegarla affatto. Se
anche partissimo dall'ipotesi che al primo contatto con la drizza il cuore diBuddteso per la straordinaria emozione
giunta al culminesi sia fermato di colpoproprio come un orologio quandocaricandolo sbadatamente lo forzate alla
finespezzandone così la mollaanche in tale ipotesicome si spiega ilfenomeno che è seguito?»
«Ammettete allora che l'assenza del movimento spasmodico sia stataeccezionale?»
«È stata eccezionalesignor commissarionel senso che si è trattato diun fenomeno di cui non è possibile
individuare subito la causa».
«Ma ditemicaro signore»continuò l'altro con ostinazione«la mortedell'uomo fu causata dal capestro
oppure si trattò di una specie di eutanasia?»
«Eutanasia
signorcommissarioè un po' come la sua forzadi volontà: dubitodella sua autenticità cometermine scientificose mi scusate di nuovo. È insieme fantasioso emetafisico... greco in una parola. Ma»continuò
cambiando improvvisamente tono«c'è in infermeria un caso che non vogliolasciare ai miei assistenti. Vogliate
scusarmivi prego». E alzandosi dal tavolo si ritirò con tutte leformalità di rito.
XXVII
Il silenzio che cadde nel momento dell'esecuzione e che si prolungò perqualche attimoun silenzio acuito dal
regolare sciabordio del mare contro la chiglia o dal fremito di una vela -gli occhi del timoniere erano infatti distratti -
questo silenzio così acuito fu a poco a poco disturbato da un suono che nonè facile rendere a parole. Chiunque abbia
sentito l'ondata di piena di un torrente gonfiato dagli acquazzoniscroscianti sulle montagne tropicaliacquazzoni che
non toccano la pianurachiunque abbia sentito il primo mormorio sommesso delsuo precipitare attraverso boschi.scoscesipuò farsi un'idea del suono che orasi percepiva. Il mormorio indistinto faceva pensare che giungesse da una
forza remotamentre veniva da vicinodagli uomini ammassati in coperta. Eraun brontolio inarticolatoambiguoche
sembrava indicare un qualche mutamento capriccioso dei pensieri e deisentimentisimile a quello delle folle a terrae
nel caso presente forse sottintendeva un'astiosa revoca da parte degli uominidell'eco alla benedizione di Billy
involontariamente scaturita da loro. Ma prima che avesse il tempo diingrossarsi diventando un clamoreil brontolio si
scontrò con un ordine strategicotanto più efficace quanto più fu bruscoe inaspettato: «Chiamate giù la guardia di
drittanostromo; badate a che se ne vadano».
Striduli come il grido del gabbianoi fischietti d'argento del nostromo edei suoi aiutanti perforarono quel
brontolio basso e sinistrodissipandoloecedendo al meccanismo delladisciplinala calca si assottigliò alla metà.
Quanto agli altrila maggior parte venne assegnata a occupazioni temporaneecome l'orientamento dei pennoni e così
viacompiti facili da trovare per ogni ufficiale di copertaquando serve.
Ora ogni atto che segue una sentenza capitale pronunciata in mare da unacorte marziale è caratterizzato da una
prontezza che non diventa percettibilmente concitazionepur rasentandola.L'amaca - il letto di Billy da vivo - era già
stata zavorrata con proiettili e preparata per fare da bara di tela; venneroportati a termine in fretta gli ultimi compiti dei
becchinigli aiutanti del velaio. Quando tutto fu prontorisuonò unaseconda chiamata per gli uominiresa necessaria
dal movimento strategico sopra ricordatoper assistere ora alle esequie.
Non occorre dare i particolari di questa formalità conclusiva. Ma quando latavola inclinata fece scivolare in
mare il suo caricosi sentì un secondo strano mormorio umanomescolato oraa un altro suonoquello inarticolato
emesso dai grandi uccelli marini che; attratti dall'inusitato turbinio delleacque prodotto dal pesante tuffo obliquo
dell'amaca gettata in marevolarono stridendo verso quel punto. Giunserocosì prossimi alla chiglia che erano
percepibili lo stridio o lo scricchiolio ossuto delle ali scarne a doppiagiuntura. Quando la nave spinta da venti leggeri
passò oltrelasciandosi a poppa il luogo delle esequiecontinuarono aroteare bassi con l'ombra mobile delle ali spiegate
e il gracchiante requiem delle loro strida.
Per marinai superstiziosi come erano quelli dell'epoca precedente la nostramarinaiper giuntadi una nave da
guerra che avevano appena visto il prodigio dell'immobilità nella figurasospesa nell'ariaora sprofondante negli abissi
per tali uomini il comportamento degli uccelli marinisebbene dettatoesclusivamente dall'avidità animale per la preda
era greve di significati nient'affatto prosaici. Serpeggiò fra loro unmovimento incerto e non mancarono gli abusi.
Furono tollerati soltanto per un istante. All'improvviso infatti il tamburorimbombò richiamandoli ai loro postie il
suono familiareche si sentiva almeno due volte al giornoconteneva inquella occasione un che di perentorio.
L'autentica disciplina marziale protratta a lungo induce nell'uomo comune unaspecie di impulso chealla parola
ufficiale del comandoagisce con una prontezza simile a una reazioneistintuale.
Il rombo del tamburo dissolse la moltitudinedistribuendo quasi tutti gliuomini lungo le batterie dei due ponti
coperti. Lìcome di consuetudinei cannonierieretti e in silenziosiposero accanto ai rispettivi cannoni. A tempo
debito il primo ufficialerittocon la spada sotto il braccioal suo postosul casseroricevette formalmente uno dopo
l'altro i rapporti dei tenenti pure armati di spadache comandavano lesezioni delle batterie sottostantiericevuto
l'ultimo rapportoconsegnò il rapporto riassuntivo al comandante con ilsaluto di rito. Per tutto questo ci voleva tempo
e questo eranell'attuale circostanzalo scopo di chiamare gli uomini ailoro posti un'ora prima del solito. Che tale
deviazione dalla consuetudine venisse autorizzata da un ufficiale come ilcapitano Vereun pugno di ferro quanto a
disciplina come lo consideravano tuttidimostrava la necessità di unintervento insolitoimposto dall'umore che in quel
momento a suo avviso avevano i marinai. «Con gli uomini»era solito dire«le formele forme ritmate sono tutto. E
questo il significato implicito della leggenda di Orfeoche con la sua liraincanta i selvaggi abitatori della foresta». Un
paragone che una volta aveva applicato al sovvertimento delle forme in corsoal di là della Manica e alle conseguenze
che ne erano scaturite.
Dopo l'insolito richiamo ai propri postitutto procedette come nell'orarioregolare. Sul cassero la banda suonò
un'aria sacradopo di che il cappellano ufficiò il consueto serviziomattutino. Ciò fattoil tamburo diede il segnale della
ritiratae al ritmo della musica e dei riti religiosi funzionali alladisciplina e agli scopi della guerragli uomini nella
consueta maniera ordinata si dispersero verso i luoghi loro assegnatiquandonon erano ai cannoni.
Era pieno giorno ormai. Il vello di vapori bassi si era dileguatoassorbitodal sole che prima lo aveva
illuminato in tutta la sua gloria. E l'aria circostantenitida nella sualimpidezzaera come un liscio marmo candido nel
blocco levigatonon ancora rimosso dal cortile del marmista.
XXVIII
Non è facile ottenere in una narrazionenella sua essenza collegata menoalla fantasia che ai fattila simmetria
formale raggiungibile nella finzione pura. La verità raccontata senzaammiccamenti ha sempre certe asprezze di
contorno; ne consegue che la conclusione di una storia del genere non saràrifinita come potrebbe esserlo un pinnacolo
architettonico.
È stato fedelmente narrato quello che accadde al Bel Marinaio nell'anno delgrande ammutinamento. Ma
sebbene la storia finisca propriamente con la sua vitanon sarà fuori luogouna specie di epilogo. Basteranno tre
capitoletti..Sotto il Direttorioquando si ribattezzarono tutte le navi chein origine formavano la flotta della monarchia
francesela nave da battaglia
St.Louis fudenominata Athée(l'Atea).Questo nomeal pari di altri sostituiti nella flottarivoluzionariamentre proclamava la profana audacia degli uomini al potereera tuttaviapur senza averne l'intenzione
il nome più adattoa ben consideraremai dato a una nave da guerra; moltopiù adattoanzidi
DevastationErebus(
Inferno)e altri analoghi. Nel viaggio di ritorno per raggiungere la flotta inglesedopola crociera distaccata durante laquale si erano verificati gli avvenimenti narratila
Bellipotentsi imbatténell'Athée. Neseguì un combattimentonelcorso del quale il capitano Verenella manovra di accostare la sua nave aquella nemica per mandare i suoi uomini
all'abbordaggio oltre le muratefu colpito da una palla di moschettoproveniente da un portello della cabina principale
della nave nemica. Ferito gravementecadde sul ponte e venne portato disotto nella stessa infermeria ove giacevano già
altri uomini. A prendere il comando fu l'ufficiale più anziano. Sotto la suaguida la nave nemica venne alla fine catturata
epur molto danneggiatasi riuscì a portarlacon rara fortunaaGibilterraun porto inglese non molto distante dal
teatro della battaglia. Lìinsieme agli altri feritivenne sbarcato ilcapitano Vere. Per qualche giorno si trascinòma
giunse la fine. Purtroppo fu falciato troppo presto per il Nilo e Trafalgar.Lo spirito chemalgrado la sua filosofica
austeritàforse si era abbandonato alla più segreta di tutte le passionil'ambizionenon attinse mai la pienezza della
fama.
Non molto prima della mortementre giaceva sotto l'influenza di quella drogamagica chelenitrice del fisico
opera in modo misterioso sull'elemento più sottile dell'uomolo si sentìmormorare parole incomprensibili per il suo
attendente: «Billy BuddBilly Budd». Che non fossero queste le parole delrimorso parve chiaroda quanto disse
l'attendenteall'ufficiale anziano della fanteria di marina sulla
Bellipotentlui cheilpiù riluttante alla condanna fra gliuomini della corte marzialesapeva fin troppo benesebbene lo tenesse perséchi fosse stato Billy Budd.
XXIX
Alcune settimane dopo l'esecuzionefra i vari temi trattati sotto il titolo
Notiziedal Mediterraneoapparveinuna cronaca navale del tempouna pubblicazione settimanale ufficialeunresoconto della vicenda. Non c'è dubbio che
fosse in gran parte scritto in buona fedesebbene il veicolo tramite ilquale i fatti devono aver raggiunto il cronista fosse
costituito in parte da dicerieatte a distorcerli e in parte a falsificarli.Ecco il resoconto:
«Il 10 del mese scorsoa bordo della nave di Sua Maestà
Bellipotentsi verificò undeplorevole episodio. JohnClaggartil maestro d'armiscoprendo che in una sezione inferioredell'equipaggio covava un complotto e che il
caporione era un certo William Buddegli - Claggart - nell'atto di accusarel'uomo al cospetto del capitanofu per
vendetta pugnalato al cuore dal coltello di Buddestratto all'improvviso.
«Il fatto e l'arma usata sono prove bastanti chesebbene arruolato sotto unnome inglesel'assassino non era
inglesebensì uno di quegli stranieri che adottano cognomi inglesi e cheper le attuali esigenze eccezionali di servizio
sono stati immessi in numero considerevole nella marina.
«L'enormità del delitto e l'estrema malvagità del criminale appaionoancora più grandise si considera il
carattere della vittimaun uomo di mezza etàrispettabile e discretoappartenente a quella classe di ufficiali minorii
sottufficialidai quali - e nessuno lo sa meglio dei signori ufficiali -dipende in così larga misura l'efficienza della flotta
di Sua Maestà. Il suo era un compito di responsabilitàoneroso e insiemeingrato; la sua dedizione ancora più grande
perché dettata da un forte slancio patriottico. In questo casocome inmolti altri al giorno d'oggiil carattere di
quest'uomo sfortunato confuta in modo esemplarese mai fosse necessarioconfutarloquell'impertinente detto attribuito
al defunto dottor Johnsonche il patriottismo è l'ultimo rifugio dellecanaglie.
«Il criminale ebbe la giusta punizione per il delitto. La prontezza dellasanzione si è rivelata salutare. Non si
temono disordini a bordo della
Bellipotent».Quanto sopraapparso in una pubblicazione ora da lungo tempo sorpassata edimenticataè tutto ciò che
rimane nelle cronache umane a testimoniare che uomini fossero rispettivamenteJohn Claggart e Billy Budd.
XXX
Ogni cosa è venerata per un certo tempo in marina. Tutti gli oggettitangibili collegati con qualche clamoroso
episodio della sua storia diventano monumenti. Per alcuni anni i marinai nonpersero di vista il pennone al quale era
stato impiccato il gabbiere. Continuarono a seguirne le tracce dalla naveall'arsenale e di nuovo dall'arsenale alla nave
senza perderlo di vista neppure quando alla fine fu ridotto a un sempliceasse di cantiere. Per loro un frammento di quel
pennone equivaleva a un pezzetto della Croce. All'oscuro come erano dellecircostanze segrete della tragediapur
convinti cheda un punto di vista militarela pena inflitta fosseinevitabilesentivano istintivamente che Billy era il tipo
d'uomo incapace di ammutinamento e di omicidio premeditato. Ricordavanol'immagine giovane e fresca del Bel
Marinaioquel volto mai sfigurato dal sogghigno o da perfidi e vilighiribizzi del cuore. Un'impressionequesta
indubbiamente intensificata dal fatto che se ne era andatoe in certo modoandato misteriosamente. Sui ponti di batteria
della
Bellipotentlaconsiderazione generale per la sua natura e per la sua inconsapevole semplicitàtrovò alla fine rudeespressione per mezzo di un altro gabbiereun uomo del suo stesso turno diguardiadotatocome lo sono a volte i.marinaidi un istintivo temperamento
poetico.Quella manoimpeciata compose dei versi chedopo essere circolati perqualche tempo fra le ciurmealla fine vennero rozzamente stampati aPortsmouth in forma di ballata.
Il titolo fu quello dato dal marinaio.
BILLY IN CEPPI
Bravo il cappellano nella Baia Solitaria entrò
e giù sulle ginocchia cadde e pregò
per quelli come meBilly Budd. Ma guarda: attraverso
il portellosghimbescio viene il chiar di luna terso!
Sfiora la sciabola della guardia e inargenta questo angolino;
ma Billy morirà nell'ultimo giornoal mattino.
A Molly di Bristol diedi un orecchino:
domani così un gioiello sarò alla corda tesa
perla al pennone appesa.
Ohsospenderanno menon il verdetto.
Ahiahitutto è a postoanch'io devo essere a posto
di mattina prestoda qui in basso sarò eretto.
A stomaco vuoto non son disposto
Mi daranno un boccone prima che vada
un pezzo di biscotto.
Sicuroun compagno mi darà la tazza di addio;
ma alla ghinda e alla caviglia volgendo la testa da sotto
chi mi tirerà sunon lo so io!
Niente fischietto alle drizze. Ma non è tutta una finta?
Un velo nei miei occhi; sto sognando.
Un'accetta al mio gherlino? Andrò alla deriva?
Il tamburo rullerà per il grog e Billy non arriva?
Ma Donald ha promesso di stare accanto alla bordatura;
così gli stringerò la mano prima della sepoltura.
Mano! Mi vien da pensare: la mia morte sarà sicura.
Ricordo quando andò a fondo Taff il gallese
E come fiori in boccio erano le guance accese.
Me mi legheranno alla cuccettain fondo finirò
Giùgiùdormendo sodocome sognerò!
Sento che si fa avanti. Sentinellasei lì?
Allentami i ceppi al polso qui
rivoltami bene!
Ho sonno e le viscide alghe mi si attorcigliano intorno.
APPENDICE
L'anno di grazia 1797l'anno di questa storiaappartiene a un periodo checome sanno tutti gli studiosi
rappresentò per la Cristianità una crisinon superata nella suaimportanzaa quel tempo non valutabileda nessun'altra
documentata. La promessa dello Spirito di quei Tempi annunciava che sisarebbe posto rimedio ai soprusi atavici del
Vecchio Mondo. In Francia questo fu in parte conseguito con spargimento disangue. Ma poi? La rivoluzione si
trasformò ben presto in un'oppressione più dispotica e tiranna deimonarchi. Sotto Napoleoneinnalzò al trono reale
uomini fattisi dal nulla e diede avvio a quella conflittualità prolungata diguerre continue che conobbe lo spasimo finale
a Waterloo. In quegli anni neppure i saggi più lungimiranti avrebbero potutoprevedere che tutto sarebbe sfociato in una
situazione chiaramente individuata per alcuni pensatori: un'avanzata politicadegli europei su tutta la linea.
Oracome suggerito altrovefu qualcosa dello Spirito Rivoluzionario che aSpithead imbaldanzì l'equipaggio
della nave da guerra a sollevarsi contro soprusi veri e inveterati e poi alNore ad avanzare richieste disordinate e
aggressivealle quali si rispose con sicura efficacia soltanto quando furonoimpiccati i caporioni con pubblica
esecuzionea monito e ammaestramento della flotta all'ancora. Eppure in modoanalogo a come aveva operato la
Rivoluzione in generaleil Grande Ammutinamentopur ritenuto a quei tempimostruoso dagli inglesicostituì la prima
spinta latente a importantissime riforme nella marina britannica.