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Platone
Teagete
Platone Teagete
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Platone
TEAGETE
DEMODOCO: Socrateavrei bisogno di discutere in privato con te di alcunequestioni ese non hai qualche
faccenda che sia veramente ìmportantetrova del tempo da dedicarmi.
SOCRATE: Ma certo! Non ho nulla da fare e per te comunque troverei sempre deltempo; se vuoi parlarmi puoi
farlo.
DEMODOCO: Vuoi che ci ritiriamo in disparte quinel portico di ZeusLiberatore?
SOCRATE: Se ti pare opportuno...
DEMODOCO: Andiamo. Socrateprobabilmente tutto ciò che nascele piantedella terra come tutti gli altri esseri
viventiuomo compresosi comporta allo stesso modo; e infatti per quanti dinoi coltivano la terra è assai facileper ciò
che concerne le piantepreparare tutto ciò che serve prima della semina epoi la semina stessama quando ciò che è
stato piantato comincia a crescereallora la cura della pianta diventalungadifficilelaboriosa.
E lo stesso capita con gli uominia quanto parepoiché dalla miaesperienza deduco anche le esperienze altrui.
Infatti anche per me la generazione e la procreazione - se così bisognachiamarle - di questo mio figliolo sono state la
cosa più facile di tuttema il crescerlo è arduo e io sono sempre in ansiae temo per lui. Quanto al restodunqueci
sarebbero molte cose da direma il desiderio che al presente nutre mi fa unagran paura - eppure non è certo un
desiderio vilebensì pericoloso - poiché vuole diventarciSocratecomedice luiun sapiente. Infatti credo che certi suoi
coetanei del demo lo confondanoripetendogli alcuni discorsi che ascoltanoquando scendono in cittàdiscorsi che egli
ha incominciato a invidiaree ormai da tempo non mi lascia tranquillodicendomi che mi devo prendere cura di lui e
pagargli qualche sofista perché lo renda sapiente. A me importa ben poco deldenaroma credo che costui vada incontro
a un pericolo non piccolo con ciò in cui vuole impegnarsi. Finora l'hotrattenuto biandendoloma dal momento che non
sono più in condizione di farloritengo che la cosa migliore sia darglirettaperché non prenda a frequentare a mia
insaputa qualcuno che lo rovini.
Dunque ora vengo qui proprio per questo motivoper affidarlo a qualcuno diquesti che appaiono sofistie tu quindi
sei arrivato al momento opportunoperché io vorrei assolutamente un tuoconsiglio su tali questioni per le quali devo
prendere una decisione. Se tu dunque vuoi consigliarmi qualcosa dopo aversentito da me come stanno le cosepuoi e
devi farlo.
SOCRATE: CertoDemodocoe si dice che il consiglio sia cosa sacra.
E se qualsiasi altro consiglio è sacroquesto che ora mi chiedi lo sarebbea maggior ragionepoiché non c'è cosa più
divina per cui un uomo potrebbe chiedere consiglio che sull'educazionepropria e dei propri familiari. Quindi in primo
luogo mettiamoci d'accordo tu e io su cosa mai crediamo che sia ciò di cuidiscutiamoperché io non intenda una cosa e
tu un'altra e poia discussione avviatanon ci accorgiamo di essereridicolinon pensando alle stesse cose io mentre do
consigli e tu mentre li ricevi.
DEMODOCO: Mi sembra che tu parli correttamenteSocratee che si debba farecosì.
SOCRATE: Io parlo correttamente ma non del tuttopoiché ho da apportare unapiccola modificadato che penso
che questo ragazzino non desideri ciò che noi pensiamo desiderima un'altracosae quindi noi siamo ancora più
insensati nello scambiarci consigli su qualcosa di diverso da ciò. Pertantola cosa più giusta mi pare sia cominciare da
luichiedendogli cosa desidera.
DEMODOCO: Forse quello che proponi è la cosa migliore.
SOCRATE: Dimmiquale bel nome ha il giovinetto? In che modo lo possiamochiamare?
DEMODOCO: Si chiama TeageteSocrate.
SOCRATE: Demodocohai imposto a tuo figlio un nome bello e degno di unapersona seria.(1) DicciTeagete
confermi che desideri diventare sapiente e pretendi che tuo padre ti trovi unuomo tale da renderti sapiente
frequentandolo?
TEAGETE: Sì.
SOCRATE: Chiami sapienti coloro che sannoqualunque cosa sia quella chesannoo quelli che non sanno?
TEAGETE: Quelli che sanno.
SOCRATE: E allora? Tuo padre non ti ha istruito ed educato in quegli ambitiin cui gli altrii figli di padri nobili
sono stati educaticome imparare a leggerea suonare la cetraa fare lalotta e a cimentarsi nelle altre gare?
TEAGETE: Certo.
SOCRATE: Dunque tu pensi che ti manchi ancora una scienza di cui tuo padredovrebbe preoccuparsi per te?
TEAGETE: Sì.
SOCRATE: Qual è questa scienza? Dillo anche a noi perché ti possiamoaccontentare.
TEAGETE: Anche mio padre lo saSocrate - poiché gliel'ho detto spesso - mate lo dice a bella posta come se non
sapesse ciò che io desidero: infatti anche tutte le altre volte mi hacontraddetto e non ha voluto affidarmi a nessuno.
SOCRATE: Ma le parole dette prima sono state dette da te a lui per così diresenza testimoni: orainveceprendi me
a testimone e dichiara di fronte a me qual è questa sapienza che tudesideri. Suse desiderassi quella scienza che gli
uomini usano per condurre le navi e io mi trovassi a domandarti: «Teagetedi quale scienza hai bisognoper cui
rimproveri a tuo padre di non volerti affidare a coloro presso i qualidiventeresti sapiente?»che cosa mi risponderesti?
Di quale scienzacioèrisponderesti di aver bisogno? Di quella nauticavero?
TEAGETE: Sì.
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SOCRATE: Ma se tu desiderassi possedere quella scienza di cui gli uomini siservono per guidare i carri e
rimproverassi tuo padrese io ti domandassi quale è questa scienzaqualerisponderesti? Quella dell'aurigavero?
TEAGETE: Sì.
SOCRATE: Quella che ora desideri non ha un nome o ce l'ha?
TEAGETE: Io credo che ce l'abbia.
SOCRATE: Dunque sai qual è questa scienza ma non ne conosci il nome o loconosci?
TEAGETE: Lo conosco.
SOCRATE: Qual è? Dillo.
TEAGETE: Socratequale altro nome potrebbe avere se non quello dì sapienza?
SOCRATE: Dunque non è sapienza anche quella dell'auriga o ti pare ignoranza?
TEAGETE: Non credo.
SOCRATE: Allora è sapienza?
TEAGETE: Sì.
SOCRATE: E come ce ne serviamo? Non ce ne serviamo per saper guidare icavalli?
TEAGETE: Sì.
SOCRATE: E allora anche quella nautica non è sapienza?
TEAGETE: Così credo.
SOCRATE: Non è dunque quella grazie alla quale sappiamo guidare le navi?
TEAGETE: è questa.
SOCRATE: Ma qual è la sapienza che desideri? Di cosa sappiamo occuparci conessa?
TEAGETE: Degli uominicredo.
SOCRATE: Degli uomini ammalati?
TEAGETE: No di certo.
SOCRATE: Di quelli infatti se ne occupa la medicinanon è vero?
TEAGETE: Sì.
SOCRATE: Allora è quella sapienza con la quale sappiamo occuparci di coloroche cantano nei cori?
TEAGETE: No.
SOCRATE: Quella infatti non è la musica?
TEAGETE: Certo.
SOCRATE: E allora quella con cui sappiamo occuparci dei ginnasti?
TEAGETE: No.
SOCRATE: Quella infatti è la ginnasticavero?
TEAGETE: Sì.
SOCRATE: Ma allora cosa fanno gli uomini di cui sappiamo occuparci con questasapienza? Cerca di rispondermi
come io prima ho fatto con te.
TEAGETE: Penso che siano gli uomini che vivono in città.
SOCRATE: E nella città non vivono anche gli ammalati?
TEAGETE: Sìma io non intendo questi solibensì anche gli altri chevivono in città.
SOCRATE: Forse allora capisco di quale scienza parli: infatti non mi sembrache tu ti riferisca a quella con cui
sappiamo guidare i mietitorii vendemmiatorii piantatorii seminatori e itrebbiatori: infatti è l'agricoltura la scienza
con cui sappiamo occuparci di costoroo no?
TEAGETE: Sì.
SOCRATE: E non credo neppure che tu ti riferisca alla scienza con cuisappiamo occuparci di tutti coloro che
seganoforanopiallano e torniscono: non è l'architettura questa scienza?
TEAGETE: Sì.
SOCRATE: Ma forse tu parli di quella scienza con la quale sappiamo guidaretutti costorocontadinifalegnami
artigiani e nonuomini e donne.
TEAGETE: Socrateè da un pezzo che intendo dire questa scienza.
SOCRATE: Sai dunque rispondere? Egisto(2) l'assassino di Agamennonenoncomandava ad Argo su tutti coloro
di cui tu parlicioè artigiani e nonuomini e donne? O comandava su altri?
TEAGETE: Nosu questi.
SOCRATE: E allora? Peleo (3) figlio di Eaco a Ftia non comandava sulle stessecategorie di persone?
TEAGETE: Sì.
SOCRATE: Hai già sentito parlare di Periandrofiglio di Cipselo(4) cheregnò su Corinto?
TRAGETE Sì.
SOCRATE: E nella sua città non comandava sulle stesse persone?
TEAGETE: Sì.
SOCRATE: E Archelao figlio di Perdiccache da non molto governa laMacedonia? (5) Non credi che comandi
sulle stesse persone?
TEAGETE: Sì.
SOCRATE: E su chi credi che abbia comandato Ippiail figlio di Pisistrato(6) che fu a capo di questa città? Non su
costoro?
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TEAGETE: E come no?
SOCRATE: Dunque mi sapresti dire quale nome hanno BacideSibilla e il nostrocompaesano Anfilito?(7)
TEAGETE: Quale altro nomeSocratese non quello di indovini?
SOCRATE: Dici bene. Cerca di rispondermi così anche per questi che seguono:quale nome hanno Ippia e
Periandrovisto il loro tipo di governo?
TEAGETE: Tirannicredo. Quale altro nome possono avere?
SOCRATE: Quindi chi desidera comandare su tutti gli uomini che vivono incittà desidera lo stesso tipo di governo
di quellicioè quello tirannicoe vuole essere un tiranno?
TEAGETE: Così pare.
SOCRATE: Pertanto anche tu dici di desiderare questo?
TEAGETE: Credo di sìin base a quello che ti ho detto.
SOCRATE: Sciaguratodunque è il desiderio di comandare su di noi che ti fabiasimare tuo padre perché non ti ha
mandato a scuola di qualche maestro di tirannide? E tuDemodoconon tivergogni dal momento che da molto tempo
sai cosa desidera costui epur sapendo dove mandarlo per renderlo un artistanella sapienza che desiderati opponi e
non vuoi mandarlo? Ma ora - vedi? - poiché egli ti ha accusato di fronte ameperché tu e io non decidiamo da chi
mandarlo e grazie a quale frequentazione possa diventare un sapiente tiranno?
DEMODOCO: Sìper ZeusSocratedecidiamoloperché mi sembra sianecessaria non poca riflessione su questo
problema.
SOCRATE: Aspettaamico mio. Prima informiamoci con precisione su cosa nepensa lui.
DEMODOCO: Domanda pure.
SOCRATE: DunqueTeagetecosa diresti se ricorressimo a Euripide?
Euripide dice: «Frequentando i sapienti i tiranni son sapienti».(8) Sequalcuno domandasse a Euripide: «Euripidein
che cosa dici che i tiranni sono sapienti se frequentano i sapienti?»comese egli avesse detto: «Frequentando i sapienti i
contadini sono sapienti»e noi gli domandassimo: «I sapienti in che?»cosa ci risponderebbe? Forse altro che i Sapienti
in agricoltura?
TEAGETE: Noquesto.
SOCRATE: E se avesse detto: «Frequentando i sapienti i cuochi sonosapienti»e gli chiedessimo: «I sapienti in
che? »cosa ci risponderebbe? Non ci risponderebbe che si tratta deicuochi?
TEAGETE: Sì.
SOCRATE: E se avesse detto: «Frequentando i sapienti i lottatori sonosapienti» e gli domandassimo: «I sapienti in
che?»non direbbe forse i sapienti nella lotta?
TEAGETE Sì.
SOCRATE: Ma poiché egli ha detto «Frequentando i sapienti i tiranni sonsapienti»se gli domandassimo: «In che
cosa li dici sapientiEuripide?»che cosa risulterebbe? Quali cosedirebbe?
TEAGETE: Ma per Zeusio non lo so.
SOCRATE: Vuoi che te lo dica?
TEAGETE: Se vuoi.
SOCRATE: In quegli ambiti di cui Anacreonte (9) attribuiva la conoscenza aCallicrite; (10) o forse non conosci
l'ode?
TEAGETE: Sìla conosco.
SOCRATE: E allora? Desideri anche tu qualcosa di simile e vuoi frequentarequalcuno che sia compagno d'arte di
Callicritefiglia di Cianee che conosca l'arte della tirannidecome ladefinì il poetaper poter diventare un tiranno per
noi e per la città?
TEAGETE: E un pezzoSocrateche ti burli e ti prendi gioco di me.
SOCRATE: Ma allora non è questa la sapienza che dici di desiderarecon cuipotresti governare tutti i cittadini? E
facendo ciòcos'altro saresti se non un tiranno?
TEAGETE: Mi augurereicredodi diventare tiranno di tutti gli uomini inassolutoaltrimenti della maggior parte di
essi: e lo desidereresti anche tucredocome tutti gli altri uomini - forsel'unica cosa che potrei desiderare di più è di
diventare un dio -ma non è questo che dicevo di desiderare.
SOCRATE: Ma cos'è mai ciò che desideri? Non dici che desideri comandare suicittadini?
TEAGETE: Sìma non con la forza come i tirannibensì con il consenso deicittadinicome altri illustri politici
nella nostra città.
SOCRATE: Alludi dunque a persone come TemistoclePericleCimone (11) equanti sono stati abili politici?
TEAGETE: Sìper Zeusintendo costoro.
SOCRATE: E se tu desiderassi diventare competente nell'ippica? Da chiandresti se pensassi di voler diventare un
abile cavaliere? Forse da qualcun altro che dai cavalieri?
TEAGETE: Per Zeusnon da altri.
SOCRATE: Andresti dunque da coloro che sono esperti in questo ambitochehanno cavalli e che sanno servirsi dei
propri eal bisognodi quelli altrui.
TEAGETE: è chiaro.
SOCRATE: E se tu volessi diventare abile nel lancio dei giavellotti?
Non penseresti di diventare abile andando da coloro che ne sono espertichene possiedono e sanno servirsi di
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giavellotti di ogni tipopropri e altruia seconda dell'occasione?
TEAGETE: A me pare così.
SOCRATE: Dimmi: poiché vuoi diventare sapiente in politicada chi pensi diandare per diventare sapientese non
dai politici che sono abili in materia di politica e sanno reggere la propriacittà e molte altrequando se ne presenti
l'occasionee hanno rapporti con le città greche come con quelle barbare? Oti sembra che frequentando altri e non essi
sarai sapiente nell'ambito in cui lo sono costoro?
TEAGETE: Socrateho sentito dire di certi tuoi discorsi sul fatto che ifigli di questi politici non sono per nulla
migliori dei calzolai: e mi pare che tu dica la pura verità in base all'ideache me ne sono fatto. Dunque sarei uno stolto
se credessi che uno di costoro potesse trasmettere a me la sua sapienza manon fosse in grado di arrecare vantaggio
alcuno a suo figliopotendo in qualche modo recare giovamento a chiunquealtro in quest'ambito.
SOCRATE: O migliore tra gli uominicome ti comporteresti se tu avessi unfiglio che ti desse grattacapi simili
dicendo di avere il desiderio di diventare un bravo pittore e rimproverandotesuo padrepoiché non vuoi spendere
denaro per lui a questo scopoma non avesse stima alcuna degli artisti diquel campocioè i pittorie non volesse
apprendere da loro? Odesiderando diventare flautistadisprezzasse iflautisti o i citaristi? Sapresti come trattarlo e da
quale altra parte inviarlodal momento che non vuole imparare da costoro?
TEAGETE: Per Zeusno.
SOCRATE: Ora tuche fai la stessa cosa con tuo padreti meravigli e lorimproveri perché non sa come comportarsi
con te e dove mandarti? Perciò ti affideremo a chiunque tu voglia deivalenti politiciche starà con te gratis: non
spenderai nulla e diventerai molto famoso presso la gentepiù chefrequentando chiunque altro.
TEAGETE: Cosa diciSocrate? Non sei anche tu uno degli uomini valenti?
Se infatti tu vuoi prendermi con temi sta bene e non vado in cerca dinessun altro.
SOCRATE: Cosa diciTeagete?
DEMODOCO: Socratenon parla certo male e nel contempo mi farai un favoreperché non c'è cosa che io
considererei maggior guadagno di questase costui fosse contentofrequentandoti e se tu volessi prenderlo con te. E
tuttavia mi vergogno di dire quanto ardentemente io lo desideri. Io vi pregoentrambi: prego teSocratedi essere
disposto ad accettare costuie prego tefiglio miodi non cercare nessunaltro da frequentare se non Socrate. Mi
libererete da molti timori e da molte preoccupazionipoiché ora ho moltapaura per luiche si imbatta in qualcun altro
che lo rovini.
TEAGETE: Padrenon aver più paura per meorase sai persuadere Socrate adaccogliermi e a permettermi di
frequentarlo.
DEMODOCO: Parli molto bene. Socratedopo di ciò dovrei rivolgermi a te.
Io infatti sono prontoper dirla in brevea offrirti me stesso e quanto hodi più caroqualunque cosainsommase
prendi ad amare Teagete e ad aiutarlo in quel che sai.
SOCRATE: Demodoconon mi meraviglio che tu sia preoccupato se credi che ioti possa recare particolare
giovamento aiutando tuo figlio - infatti non so di cosa potrebbe preoccuparsidi più un uomo ragionevole se non del
proprio figlioperché diventi il migliore possibile - ma mi chiedo conmolta meraviglia donde ti sia venuta questa idea
che io sia in grado di aiutare tuo figlio a diventare un buon cittadino piùdi quanto non lo possa fare tu stesso e come
egli si sia messo in testa che io possa aiutarlo più di te. Infatti in primoluogo tu sei più anziano di mepoi hai già avuto
molte alte cariche ad Atene e godi di una grandissima stima da parte degliabitanti del demo di Anagirunte e del resto
della città non meno di alcunoma in me nessuno di voi due può vederenulla di simile. Quindi se il nostro Teagete
disprezza la compagnia dei politici e cerca altri che si professino in gradodi educare i giovanici sono Prodico di Ceo
Gorgia di LeontiniPolo di Agrigento (12) e molti altri che sono cosìsapienti da poter andare nelle cittàpersuadere i
più nobili e ricchi tra i giovani - che potrebbero frequentare gratisqualunque cittadino volessero -convincerli ad
abbandonare la compagnia di quelli e frequentare loroversando inoltrefortissime somme di denaro come compensoe
a essere loro gratiper giunta! Sarebbe naturale che tuo figlio e tu stessosceglieste uno dì loro e non me: io infatti non
so nulla delle loro care belle scienze - eppure lo vorrei - e dico sempre dinon sapere nullaper dirlo in una parola
tranne in una piccola scienzaquella d'amorein cui io ritengo di essere ilpiù esperto sia tra gli uomini del passato sia
tra quelli del nostro tempo.
TEAGETE: Vedipadre? Non mi sembra assolutamente che Socrate vogliaprendermi con sé - io infatti sarei pronto
se lui volesse - ma parla prendendosi gioco di noipoiché so di mieicoetanei e di compagni poco più anziani di me che
prima di frequentarlonon valevano nulla madopo averlo frequentatoinpoco tempo sono risultati migliori di tutti
quelli di cui prima erano peggiori.
SOCRATE: Dunque tu sai cosa sia questofiglio di Demodoco?
TEAGETE: Sìper Zeusio lo so: se tu vuoianche io sarò in grado didiventare tale e quale a loro.
SOCRATE: Nocaro mioti sfugge cos'è e te lo dirò io. Infatti è undaimon (13) cheper divina disposizionemi
accompagna fin dalla fanciullezza. è una voce chequando sopraggiungemiindica sempre di non fare ciò che sto per
farema non mi spinge mai a fare nulla. E se un amico mi chiede consiglio ela voce sopraggiungesi verifica la stessa
cosacioè distoglie e non permette di agire. E di ciò prenderò voi atestimoni: infatti conoscete Carmide(14) il figlio di
Glauconeche è diventato molto bello. Costui una volta venne da me achiedermi consigliopoiché voleva esercitarsi
nello stadio a Nemea e subitonon appena egli cominciò a dire che volevaesercitarsisopraggiunse la voce e io glielo
proibii e dissi: «Mentre stavi parlando mi è sopraggiunta la voce deldaimon: "Non ti allenare"».
«Forse»disse egli«ti indica che non vinceròma anche se non possovinceretrarrò giovamento da questo periodo
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di esercizi» e dopo aver detto questo prese ad allenarsi. Bisognerebbedunque chiedere a lui cosa gli accadde a causa di
quell'allenamento. Se voletedomandate a Clitomacofratello di Timarcocosa gli disse Timarco mentre andava
incontro alla morte: potrebbero dirlo appunto Clitomaco ed Evatloilcorridoreche aveva accolto Timarco in fuga. Lui
vi dirà cosa gli disse Timarco.
TEAGETE: Cosa?
SOCRATE: Disse: «Clitomacoio ora vado incontro alla morte per non avervoluto dare retta a Socrate». Perché
mai Timarco dunque disse questo? Ve lo dirò. Quando Timarco e Filemonefiglio di Filemonidesi alzarono dal
convito per andare a uccidere Niciafiglio di Eroscamandroe loro due solierano a conoscenza della congiuraTimarco
alzandosi mi disse: «Che diciSocrate? Voi continuate a bereio devoandare in un posto. Tornerò prestose mi va
bene». Ma mi sopraggiunse la voce e gli dissi: «Non alzartiinfatti mi èsopraggiunto il consueto daimon»ed egli
rimase.
Trascorso del tempodi nuovo si accinse ad andarsene e disse: «VadoSocrate». Di nuovo sopraggiunse la voce e
pertanto lo costrinsi nuovamente a restare. La terza voltanon volendo farsivedere da mesi alzò senza dirmi nulla e di
nascostoapprofittando del fatto che ero distrattocosì se ne andò ecommise ciò a causa di cui poi se andò incontro alla
morte. Ecco perché Timarco disse al fratello ciò che io ora vi ripetocioè che andava a morire per non avermi dato retta.
E inoltresui fatti di Siciliapotrete ascoltare da molti ciò che iodicevo circa la disfatta dell'esercito: gli eventi del
passato è possibile udirli dalla bocca di chi li conoscee ora è possibiledarvi la prova che il daimon dice qualcosa;
infatti alla partenza di Sannione il bello per la spedizione mi sopraggiunseil daimone ora egli se ne va combattendo
con Trasillo (15) sulla via di Efeso e della Ionia. Io dunque penso che eglimorirà o gli capiterà qualcosa di similee
anche per il resto dell'esercito ho molta paura. Ti ho detto tutto questoperché la potenza del daimon può tutto anche nei
confronti degli amici che mi frequentano; infatti esso si oppone a molti enon è possibile per questi frequentarmi e trarre
giovamento alcunosicché non posso stare con loro. A molti poi nonimpedisce di frequentarmi ma essipur
frequentandominon ottengono alcun miglioramento. Poiquelli a cui lapotenza del daimon favorisce lo stare con me
sono quelli di cui anche tu ti sei accortoperché subito hanno ottenuto deimiglioramenti; e di questi alcuni ricavano un
guadagno sicuro e durevolei più invecementre stanno con me progredisconoin modo stupefacentema una volta che
si siano allontanati da meritornano di nuovo alla condizione precedente.Questo è capitato ad Aristidefiglio di
Lisimaco e nipote di Aristide. Infatti frequentandomiin breve fece moltiprogressipoi prese parte a una spedizionesi
imbarcò e al ritorno trovò a frequentarmi Tucidide fiflio di Melesia enipote di Tucidide:(16) il giorno prima Tucidide si
era arrabbiato con me durante una discussione. Dunquenon appena mi videAristidedopo avermi abbracciato e aver
scambiato gli altri convenevolidisse: «Sento che Tucidide è pieno diboria nei tuoi confrontiSocrateed è arrabbiato
come se fosse chissà che». «è così»risposi.
«Perché?»chiese «Non sa quale schiavo era prima di frequentarti?»«Pare di noper gli dèi»risposi io. «Ma anche
io»continuò«mi trovo in una situazione ridicolaSocrate». «Eperché mai?»domandai.
«Perché»rispose«prima di imbarcarmi ero capace di discutere conqualsiasi uomo e di non apparire inferiore a
nessuno nella conversazionesicché andavo in cerca della compagnia degliuomini più colti. Ora invece è tutto il
contrario: se mi accorgo che uno è colto lo evitoa tal punto mi vergognodella mia pochezza».
«Ma»chiesi io«questa capacità ti ha abbandonato all'improvviso o apoco a poco?» «A poco a poco»rispose.
«E quando tu hai acquisito quella capacità»domandai«l'hai acquisitaperché hai imparato qualcosa da me o in
altro modo?».
Ed egli rispose: «Ti diròSocrateuna cosa incredibileper gli dèimavera. Io infatti non ho mai imparato nulla da
tecome tu stesso saima facevo progressi quando stavo con teanche solose ero nella stessa casa e non nella stessa
stanzamaggiormente se ero nella stessa stanza ecredoin modo ancoramaggiore quandonella stessa stanzamentre
tu parlaviio fissavo te piuttosto che guardare altrovema facevosoprattutto progressi quando ti sedevo accanto e ti
sfioravo. Ma ora»concluse«tutta quella capacità è svanita». Taledunque è la nostra compagniaTeagete: se al dio è
graditoprogredirai moltissimo e rapidamentealtrimenti no. Bada pertantoche per te non sia pìu sicuro essere educato
da uno di quelli che sono padroni del vantaggio che arrecano agli uominipiuttosto che essere educato da mepoiché ti
affideresti al caso.
TEAGETE: Mi sembraSocrateche noi dobbiamo fare così estando con temettere alla prova questo daimon: se
egli ci accettasarà la cosa migliorealtrimenti ci consiglieremo subitosul da farsise frequentare un altro o tentare di
placare la divinità con preghieresacrifici e qualsiasi altro mezzoindichino gli indovini.
DEMODOCO: Non muovere più obiezioni al ragazzoSocrategiacché Teagetedice bene.
SOCRATE: Se vi sembra che si debba fare cosìcosì facciamo.
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NOTE: 1) Il nome "Theáges"può significare 'sacro al dio' o 'chevenera dio'.
Teagete è menzionato anche altrove in Platone (cfr. Respublica 6496b;Apologia Socratis 33c) 2) Egistoinsieme
con Clitemnestrala moglie di Agamennone nonché sua amantearchitettòl'uccisione di Agamennone e Cassandra
premio di guerra per il condottiero acheo; egli governò poi a Micene persette anni finché non venne ucciso dal figlio di
AgamennoneOreste.
3) Peleore di Ftiasposòper volere di Zeusla dea Teti e dal loromatrimonio nacque Achille.
4) Cipselo instaurò nel settimo secolo la tirannide a Corinto e suo figlioPeriandro la continuò.
5) Archelaofiglio di Perdicca secondoregnò sulla Macedonia dal 413 al399.
6) Ippia e il fratello Ipparco subentrarono al padreil tiranno Pisistratonel 528-527; nel 514-513 Ipparco venne
ucciso da quelli che passarono poi alla storia come i tirannicidiArmodio eAristogitonee nel 510-509 avvenne la
cacciata del tiranno Ippia e l'avvento della democrazia ad Atene.
7) Bacide era un antico indovino beota; Sibilla era invece una miticacreatura che viveva a Merpessonei pressi di
Troia e che dedicò se stessa al servizio di Apollo che le diede il donodella preveggenza. Anfilito era un indovino
ateniese vissuto al tempo di Pisistrato.
8.Il verso è citato anche in Respublica 568a. Uno scolio ad AristofaneThesmophoriazusae 21 attribuisce il verso a
Sofocle.
9) Poeta arcaico nativo della Ioniacantò l'amore e le gioie del simposio.
10) Callicritefiglia di Ciane e di Eoloebbe fama di essere assai abile inmateria di politica; i versi di Anacreonte
cui si fa riferimento non ci sono giunti.
11) Temistocle giocò dopo il 484 un ruolo politico decisivo ad Atene:infatti con luiprotagonista indiscusso della
seconda guerra persianacominciò a prendere corpo la politicaimperialistica della democrazia ateniese.
Cimone raggiunse invece il culmine della sua carriera quando fu strategadurante la vittoriosa battaglia
dell'Eurimedonte (470-469) contro i Persianimentre Pericle fu un vero eproprio "uomo di Stato"in quanto massimo
fautore del processo che portò alla separazione delle due sfere del pubblicoe del privato a al consolidarsi di quella
pubblica. Egli guidò la prima fase della guerra del Peloponneso esecondoil giudizio di Tucididese non fosse morto di
peste nel 429la guerra si sarebbe certo conclusa a favore degli Ateniesi.
12) Prodico di Ceonato fra il 470 e il 460si recò spesso ad Atene comeambasciatore per conto della sua città e qui
ricavò cospicui guadagni con le sue lezioni. Gorgia nacque a Lentini inSicilia nei primi decenni del quinto secolo e fu il
capostipite della tendenza più propriamente retorica della Sofisticacuiappartenne anche Polo di Agrigento.
13) Mi limito a traslitterare il termine grecopoiché ricorrendo atraduzioni quali 'segno demonico' o 'demone' si
potrebbero generare confusioni nell'intendimento del termine che non ha nullaa che vedere con i demoni della
tradizione cristiana.
14) è il protagonista dell'omonimo dialogo platonico.
15) Stratega dell'esercito ateniese durante l'ultima fase della guerra delPeloponnesoTrasilloinsieme con gli altri
strateghi che avevano esercitato il comando durante la battaglia navale delleArginuse nel 406battaglia che vide la
vittoria degli Ateniesi ma a prezzo di grandi perditevenne condannato amorte perché aveva omesso di soccorrere i
naufraghi delle navi distrutte dagli Spartani.
16) è probabile che si tratti di un discendente di quel Tucidide di Melesiaostracizzato nel 444-443.