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Giordano Bruno

Spaccio de la bestia trionfante

 

 

Epist. esplicatoria

 

1 EPISTOLA ESPLICATORIASCRITTA AL MOLTO ILLUSTRE ED ECCELLENTE CAVALLIERO SIGNOR FILIPPO SIDNEO DALNOLANO.

 

2 Cieco chi non vede ilsolestolto chi nol conosceingrato chi nol ringrazia; se tanto è il lumetanto il benetanto il beneficio; per cui risplendeper cui eccelleper cuigiova; maestro de sensipadre di sustanzeautor di vita. Or non so qual misareieccellente Signorese io non stimasse il vostro ingegnonon onorassegli vostri costuminon celebrasse gli vostri meriti; con gli quali vi sietescuoperto a me nel primo principio ch'io giunsi a l'isola Britannicaper quantov'ha conceduto il tempo; vi manifestate a moltiper quanto l'occasione vipresenta; e remirate a tuttiper quanto vi mostra la vostra naturalinclinazione veramente eroica. Lasciandodunqueil pensier dei tutti ai tuttied il dover de' molti a' moltinon permetta il fatoche ioper quel tanto chespetta al mio particolarecome tal volta mi son mostrato sensitivo verso lemoleste ed importune discortesie d'alcuni; cossì avanti gli occhi del'eternità vegna a lasciar nota d'ingratitudinevoltando le spalli a la vostrabellafortunata e cortesissima patriaprima ch'al meno con segno diriconoscenza non vi salutassegionto al generosissimo e gentilissimo spiritodel signor Folco Grivello. Il qualecome con lacci di stretta e lunga amiciziacon cui siete allevatinodriti e cresciuti insiemevi sta congionto: cossìnelle molte e degneesterne ed interne perfezioni v'assomiglia; ed al mioriguardo fu egli quel secondocheappresso gli vostri primigli secondioffici mi propose ed offerse: quali io arrei accettatie lui certo arrebeeffettuatise tra noi non avesse sparso il suo arsenito de vilimaligni edignobili interessati l'invidiosa Erinni.
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Sì cheserbando a lui qualch'altra materiaecco a voi presento questo numero de dialogili quali certamente saranno cossìbuoni o tristipreggiati o indegnieccellenti o vilidotti o ignorantialtio bassiprofittevoli o disutilifertili o steriligravi o dissolutireligiosi o profanicome di queinelle mani de quali potran venirealtri sonde l'unaaltri de l'altra contraria maniera. E perché il numero de stolti eperversi è incomparabilmente più grande che de sapienti e giustiaviene chese voglio remirare alla gloria o altri frutti che parturisce la moltitudine devocitanto manca ch'io debba sperar lieto successo del mio studio e lavorochepiù tosto ho da aspettar materia de discontentezzae da stimar molto meglioril silenzio ch'il parlare. Mase fo conto de l'occhio de l'eterna veritadeacui le cose son tanto più preciose ed illustriquanto talvolta non solo son dapiù pochi conosciutecercate e possedutemaed oltretenute a vilebiasimateperseguitate; accade ch'io tanto più mi forze a fendere il corso del'impetuoso torrentequanto gli veggio maggior vigore aggionto dal turbidoprofondo e.clivoso varco.
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Cossì dunque lasciaremo la moltitudineridersischerzareburlare e vagheggiarsi su la superficie de mimicicomici edistrionici Silenisotto gli quali sta ricopertoascoso e sicuro il tesorodella bontade e veritadecomeper il contrariosi trovano più che moltichesotto il severo cigliovolto sommessoprolissa barba e toga maestrale e gravestudiosamente a danno universale conchiudeno l'ignoranza non men vile cheboriosae non manco perniciosa che celebrata ribaldaria.
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Qua moltiche per sua bontà e dottrina nonpossono vendersi per dotti e buonifacilmente potranno farse innanzimostrandoquanto noi siamo ignoranti e viziosi. Ma sa Dioconosce la verità infallibilechecome tal sorte d'uomini son stoltiperversi e sceleraticossì io in mieipensieriparoli e gesti non sonon honon pretendo altroche sinceritàsimplicitàverità. Talmente sarà giudicato dove l'opre ed effetti eroici nonsaran creduti frutti de nessun valore e vani; dove non è giudicata sommasapienza il credere senza discrezione; dove si distingueno le imposture de gliuomini da gli consegli divini; dove non è giudicato atto di religione e pietàsopraumana il pervertere la legge naturale; dove la studiosa contemplazione nonè pazzia; dove ne l'avara possessione non consiste l'onorein atti di gola lasplendidezzanella moltitudine de serviqualunque sienola riputazionenelmeglio vestire la dignitànel più avere la grandezzanelle maraviglie laveritànella malizia la prudenzanel tradimento l'accortezzane ladecepzione la prudenzanel fengere il saper viverenel furore la fortezzanela forza la leggene la tirannia la giustiziane la violenza il giudicio; ecossì si va discorrendo per tutto. Qua Giordano parla per volgarenominaliberamentedona il proprio nome a chi la natura dona il proprio essere; nondice vergognoso quel che fa degno la natura; non cuopre quel ch'ella mostraaperto; chiama il panepane; il vinovino; il capocapo; il piedepiede; edaltre partidi proprio nome; dice il mangiaremangiare; il dormiredormire;il berebere; e cossì gli altri atti naturali significa con proprio titolo. Hagli miracoli per miracolile prodezze e maraviglie per prodezze e maravigliela verità per veritàla dottrina per dottrinala bontà e virtù per bontàe virtùle imposture per imposturegl'inganni per inganniil coltello efuoco per coltello e fuocole paroli e sogni per paroli e sognila pace perpacel'amore per amore. Stima gli filosofi per filosofigli pedanti perpedantigli monachi per monachili ministri per ministrili predicanti perpredicantile sanguisughe per sanguisughegli disutilimontainbancociarlatanibagattellieribarattoniistrionipapagalli per quel che sidiconomostrano e sono; ha gli operariibeneficisapienti ed eroi per questomedesimo. Orsùorsù! questocome cittadino e domestico del mondofiglio delpadre Sole e de la Terra madreperché ama troppo il mondoveggiamo come debbaessere odiatobiasimatoperseguitato e spinto da quello. Ma in questo mentrenon stia ociosoné.mal occupato su l'aspettar de la sua mortedella suatransmigrazionedel suo cangiamento.
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Oggi presente al Sidneo gli numerati edordinati semi della sua moral filosofianon perché come cosa nuova le mireleconoscale intenda; ma perché le essamineconsidere e giudichi; accettandotutto quel che si deve accettareiscusando tutto quel che si deve iscusareedefendendo tutto quel che si deve defendere contra le rughe e superciliod'ipocritiil dente e naso de scìolila lima e sibilo de pedanti; avertendogli primiche lo stimino certo di quella religione la quale cominciacresce esi mantiene con suscitar mortisanar infermi e donar del suo; e non può essereaffettodove si rapisce quel d'altrosi stroppiano i sani ed uccidono glivivi; consegliando a gli secondiche si convertano a l'intelletto agente e soleintellettualepregandolo che porga lume a chi non n'ha; facendo intendere a gliterziche a noi non conviene l'esserequali essi sonoschiavi de certe edeterminate voci e paroli; maper grazia de deine è lecitoe siamo inlibertà di far quelle servire a noiprendendole ed accomodandole a nostrocommodo e piacere. Cossì non ne siano molesti gli primi con la perversaconscienzagli secondi con il cieco vederegli terzi con la mal impiegatasollecitudinese non vogliono esser arguiti gli primi de stoltiziainvidia emalignitade; ripresi gli secondi d'ignoranzapresunzione e temeritade; notatigli terzi de viltàleggerezza e vanitade: per non esserse gli primi astenutidalla rigida censura de nostri giudiciigli secondi da proterva calunnia denostri sentimentigli terzi dal sciocco crivellar de nostre paroli.
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Orper venire a far intenderea chiunquevuole e puotela mia intenzione ne gli presenti discorsiio protesto ecertificó cheper quanto appartiene a meapprovo quello che comunmente datutti savii e buoni è stimato degno di essere approvatoe riprovo con glimedesimi il contrario. E però priego e scongiuro tuttiche non sia qualcuno dianimo tanto enorme e spirito tanto malignoche voglia definiredonando adintendere a sé e ad altriche ciò che sta scritto in questo volumesia dettoda me come assertivamente; né creda (se vuol credere il vero) che ioo per séo per accidentevoglia in punto alcuno prender mira contra la veritàebalestrar contra l'onestoutile e naturaleeper conseguenzadivino; mategna per fermo che con tutto il mio sforzo attendo al contrario; e se tal voltaaviene ch'egli non possa esser capace di questonon si determine; ma reste indubio sin tanto che non vegna risoluto dopo penetrato entro la midolla delsenso. Considere appresso che questi son dialogidove sono interlocutori gliquali fanno la lor voce e da quali son raportati gli discorsi de molti e moltialtriche parimente abondano nel proprio sensoraggionando con quel fervore ezelo che massime può essere ed è appropriato a essi. Per tanto non sia chipense altrimenteeccetto che questi tre dialogi son stati messi e distesi solper materia e suggetto d'un artificio futuro; perchéessendo io in intenzionedi trattar la moral filosofia secondo il lume interno che in me ave irradiato edirradia il divino sole intellettualemi par espediente prima di preponere certipreludii a similitudine de musici; imbozzar certi occolti e confusi delineamentied ombrecome gli pittori; ordire e distendere certa filacome le tessetrici;e gittar certi bassiprofondi e ciechi fondamenticome gli grandi edificatori:il che non mi parea più convenientemente poter effettuarsise non con ponerein numero e certo ordine tutte le prime forme de la moralitàche sono levirtudi e vizii capitalinel modo che vedrete al presente introdutto unrepentito Giovech'avea colmo di tante bestiecome di tanti viziiil cielosecondo la forma di quarant'otto famose imagini; ed ora consultar di bandirquelli dal cieloda la gloria e luogo d'esaltazionedestinandogli per il piùcerte regioni in terraed in quelle medesime stanze facendo succedere le giàtanto tempo bandite e tanto indegnamente disperse virtudi. Ormentre ciò simette in esecuzionese vedete vituperar cose che vi paiono indegne divitupèrospreggiate cose degne di stimainalzate cose meritevoli di biasimo;e per il contrario; abbiate tutto per detto (anco da quei che possono nel suogrado dirlo) indefinitamentecome messo in difficultadeposto in campocacciato in teatroche aspetta di essere essaminatodiscusso e messo alparagonequando si consertarà la musicasi figurarà la imagines'intesseràla telas'inalzarà il tetto. In questo mentre Sofia presenta SofiaSaulino fail SaulinoGiove il Giove; MomoGiunoneVenere ed altri Greci o Egiziidissoluti o graviquel che essi e qual essi sonoe puote appropriarsi allacondizion e natura che possono presentare. Se vedete seriosi e giocosipropositipensate che tutti sono equalmente degni d'essere con non ordinariiocchiali remirati. In conclusionenon abbiate altro per definito che l'ordineed il numero de soggetti della considerazion moraleinsieme con gli fondamentidi tal filosofiala qual tutta intieramente vedrete figurata in essi. Delrestoin questo mezzo ognuno prenda gli frutti che puòsecondo la capacitàdel proprio vase; perché non è cosa sì ria che non si converta in profitto edutile de buoni; e non è cosa tanto buona e degna che non possa esser caggione emateria di scandalo a' ribaldi. Quadunqueavendo tutto l'altro (onde non sipuò raccôrre degno frutto di dottrina) per cosa dubiasuspetta ed impendenteprendasi per final nostro intento l'ordinel'intavolaturala disposizionel'indice del metodol'arboreil teatro e campo de le virtudi e vizii; doveappresso s'ha da discorrereinquirereinformarsiaddirizzarsidistendersirimenarsi ed accamparsi con altre considerazioni; quandodeterminando del tuttosecondo il nostro lume e propria intenzionene esplicaremo in altri ed altriparticulari dialogine li quali l'universal architettura di cotal filosofiaverrà pienamente compitae dove raggionaremo più per modo definitivo.
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Abbiamodunquequa un Giovenon preso pertroppo leggitimo e buon vicario o luogotenente del primo principio e causauniversale; ma ben tolto qual cosa variabilesuggetta al fato della mutazione.Peròconoscendo egli che in tutto uno infinito ente e sustanza sono le natureparticolari infinite ed innumerabili (de quali egli è un individuo)checomein sustanzaessenza e natura sono unocossì per raggion del numero chesubintranoincorreno innumerabili vicissitudini e specie di moto e mutazione;ciascunadunquedi essee particularmente Giovesi trova esser taleindividuosotto tal composizionecon tali accidenti e circonstanzeposto innumero per differenze che nascono da le contrarietadile quali tutte siriducono ad una originale e primache è primo principio de tutte l'altrechesono efficienti prossimi d'ogni cangiamento e vicissitudine: per cuicome daquel che prima non era Gioveappresso fu fatto Giovecossìda quel ch'alpresente è Gioveal fine sarà altro che Giove. Conosce che dell'eternasustanza corporea (la quale non è denichilabile né adnichilabilemararefabileinspessabileformabileordinabilefigurabile) la composizione sidissolvesi cangia la complessionesi muta la figurasi altera l'esseresivaria la fortuna; rimanendo sempre quel che sono in sustanza gli elementi; equell'istessoche fu sempreperseverando l'uno principio materialeche èvera sustanza de le coseeternaingenerabileincorrottibile. Conosce beneche dell'eterna sustanza incorporea niente si cangiasi forma o si difforma; masempre rimane pur quella che non può essere suggetto de dissoluzionecome nonè possibil che sia suggetto di composizione; e però né per sé né peraccidente alcuno può esser detta morire; perché morte non è altro chedivorzio de parti congionte nel composto; doverimanendo tutto l'esseresustanziale (il quale non può perdersi) di ciascunacessa quell'accidented'amiciziad'accordodi complessioneunione ed ordine. Sa che la sustanzaspiritualebench'abbia familiarità con gli corpinon si deve stimar chepropriamente vegna in composizione o mistione con quelli: perché questoconviene a corpo con corpoa parte di materia complessionata d'un modo conparte di materia complessionata d'un'altra maniera; ma è una cosaun principioefficiente ed informativo da dentrodal qualeper il quale e circa il quale sifa la composizione; ed è a punto come il nocchiero a la naveil padre difameglia in casa ed uno artefice non esternoma che da entro fabricacontemprae conserva l'edificio; ed in esso è l'efficacia di tener uniti gli contrariielementicontemperar insiemecome in certa armoniale discordante qualitadia far e mantenir la composizione d'uno animale. Esso intorce il subbioordiscela telaintesse le filamodera le temprepone gli ordinidigerisce edistribuisce gli spiritiinfibra le carnistende le cartilaginisalda l'ossaramifica gli nerviincava le arterieinfeconda le venefomenta il coreinspira gli polmonisoccorre a tuttodi dentrocon il vital calore ed umidoradicaleonde tale ipostasi consistae tal voltofigura e faccia appaia difuori. Cossì si forma la stanza in tutte le cose dette animatedal centro delcoreo cosa proporzionale a quelloesplicando e figurando le membrae quelleesplicate e figurate conservando. Cossìnecessitato dal principio delladissoluzioneabandonando la sua architetturacaggiona la ruina de l'edificiodissolvendo li contrarii elementirompendo la legatogliendo la ipostaticacomposizioneper non posser eternamente con medesimi temperamentiperpetuandomedesime filae conservando quegli ordini istessiannidarsi in uno medesimocomposto: però da le parti esterne e membra facendo la ritretta al coreequasi riaccogliendo gl'insensibili stormenti ed ordegnimostra apertamentecheper la medesima porta esceper cui gli convenne una volta entrare. Sa Giove chenon è verisimile né possibile chese la materia corporalela quale ècomponibiledivisibilemaneggiabilecontrattabileformabilemobile econsistente sotto il domìnoimperio e virtù de l'animanon è adnichilabilenon è in punto o atomo adnullabileper il contrariola natura piùeccellenteche imperagovernapresiedemuovevivificainvegetainsensuamantiene e contienesia di condizion peggiore: siadico (come vogliono certistolti sotto nome de filosofi) un attoche resulta da l'armoniasimmetriacomplessioneed in fine un accidente che per la dissoluzione del composto vadain nulla insieme con la composizione; più tosto che principio e causaintrinseca di armoniacomplessione e simmetria che da esso deriva; il quale nonmeno può sussistere senza il corpo che il corpo -che è da lui mossogovernatoe per sua presenza unitoe per sua absenza disperso - può esseresenza lui. Questo principiodunquestima Giove esser quella sustanza che èveramente l'uomoe non accidente che deriva dalla composizione. Questo è ilnumel'eroeil demonioil dio particolarel'intelligenza; in cuida cui eper cuicome vegnon formate e si formano diverse complessioni e corpicossìviene a subintrare diverso essere in speciediversi nomidiverse forme.Questoper esser quello chequanto a gli atti razionali ed appetitisecondola raggione muove e governa il corpoè superiore a quelloe non può essereda lui necessitato e constretto; aviene per l'alta giustizia che soprasiede allecose tutteche per gli disordinati affetti vegna nel medesimo o in altro corpotormentato ed ignobilitoe non debba aspettar il governo ed administrazione dimeglior stanzaquando si sarà mal guidato nel regimento d'un'altra. Per averdunqueivi menata vitaper essempiocavallina o porcinaverrà (come moltifilosofi più eccellenti hanno inteso; ed io stimoche se non è da essercredutoè molto da esser considerato) disposto dalla fatal giustiziache glisia intessuto in circa un carcere conveniente a tal delitto o crimeorgani edinstrumenti convenevoli a tale operario o artefice. E cossìoltre ed oltresempre discorrendo per il fato della mutazioneeterno verrà incorrendo altreed altre peggiori e megliori specie di vita e di fortunasecondo che s'èmaneggiato megliore- o peggiormente nella prossima precedente condizione esorte. Come veggiamo che l'uomomutando ingegno e cangiando affettoda buonodovien rioda temprato stemprato; e per il contrarioda quel che sembrava unabestiaviene a sembrare un'altra peggiore o megliorein virtù de certidelineamenti e figurazionichederivando da l'interno spiritoappaiono nelcorpo; di sorte che non fallaran mai un prudente fisionomista. Peròcomenell'umana specie veggiamo de molti in visovoltovocigestiaffetti edinclinazionialtri cavallinialtri porciniasininiaquilinibuovini; cossìè da credere che in essi sia un principio vitaleper cuiin potenza diprossima passata o di prossima futura mutazion di corposono stati o sono peresser porcicavalliasiniaquileo altro che mostrano; se per abito dicontinenzade studiidi contemplazione ed altre virtudi o vizii non sicangiano e non si disponeno altrimente. Da questa sentenza (da noipiù che parcomporte la raggion del presente loconon senza gran causa distesa) pendel'atto de la penitenza di Gioveil qual s'introduce come volgarmente èdescritto: un dio che ebbe de le virtudi e gentilezzeed ebbe de ledissoluzionileggerezze e fragilitadi umanee talvolta brutali e bestiali;come è figuratoquando è famache si cangiasse in que' varii suggetti oformeper significar la mutazion de gli affetti suoi diversi che incorre ilGiovel'animal'uomotrovandosi in questa fluttuante materia. Quel medesimoè messo governatore e motor del cieloper donar ad intenderecome in ogniuomoin ciascuno individuo si contempla un mondoun universo; dove per Giovegovernatore è significato il lume intellettuale che dispensa e governa in essoe distribuisce in quel mirabile architetto gli ordini e sedie de virtudi e vizii.
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Questo mondotolto secondo l'imaginazion destolti matematicied accettato da non più saggi fisicitra quali gliPeripatetici son più vaninon senza frutto presente: prima diviso come intante sferee poi distinto in circa quarant'otto imagini (nelle quali intendenoprimamente partito un cielo ottavostelliferodetto da' volgari firmamento)viene ad essere principio e suggetto del nostro lavoro. Perché qua Giove (cherapresenta ciascun di noi)come da conceputo nacqueda fanciullo dovennegiovane e robustoe da tale è dovenuto e dovien sempre più e più vecchio edinfermo: cossì da innocente ed inabile si fa nocivo ed abiledovien tristoetalor si fa buono; da ignorante savioda crapulone sobrioda incontinentecastoda dissoluto graveda iniquo giusto; al che tal volta vien inchinato dala forza che gli vien menoe spinto e spronato dal timor della giustiziafatalesuperiore a' deiche ne minaccia. Nel giorno dunqueche nel cielo sicelebra la festa de la Gigantoteomachia (segno de la guerra continua e senzatriegua alcunache fa l'anima contra gli vizii e disordinati affetti)vuoleeffettuar e definir questo padre quello che per qualche spacio di tempo avantiavea proposto e determinato; come un uomoper mutar proposito di vita ecostumiprima vien invitato da certo lume che siede nella specolagaggia opoppa de la nostra animache da alcuni è detto sinderesi e qua forse èsignificato quasi sempre per Momo. Proponedunquea gli deicioè essercital'atto del raziocinio de l'interno conseglioe si mette in consultazion circaquel ch'è da fare; e qua convoca i votiarma le potenzeadatta gl'intenti;non dopo cenae ne la notte de l'inconsiderazionee senza sole d'intelligenzae lume di raggione; non a diggiuno stomacola mattinacioè senza fervor dispiritoed esser bene iscaldato dal superno ardore; ma dopo pransocioè dopoaver gustato ambrosia di virtuoso zelo ed esser imbibito del nettare del divinoamore; circa il mezogiornoo nel punto di quellocioèquando meno neoltraggia nemico erroree più ne favorisce l'amica veritadein termine dipiù lucido intervallo. Allora si dà spaccio a la bestia trionfantecioè agli vizii che predominano e sogliono conculcar la parte divina; si ripurgal'animo da errorie viene a farsi ornato de virtudi; e per amor della bellezzache si vede nella bontà e giustizia naturalee per desio de la voluttàconsequente da frutti di quellae per odio e tema de la contraria difformitadee dispiacere.
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Questo s'intende accettato ed accordato datutti e in tutti gli deiquando le virtudi e potenze de l'anima concorreranno afaurir l'opra ed atto di quel tanto che per giustobuono e vero definiscequello efficiente lume; ch'addirizza il sensol'intellettoil discorsolamemorial'amorela concupiscibilel'irascibilela sinderesil'elezione:facultadi significate per MercurioPalladeDianaCupidoVenereMarteMomoGiove ed altri numi.
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Dove dunque era l'Orsaper raggion delluogoper esser parte più eminente del cielosi prepone la Verità; la qualeè più alta e degna de tutte coseanzi la primaultima e mezza; perché ellaempie il campo de l'EntitàNecessitàBontàPrincipioMezzoFinePerfezione: si concepe ne gli campi contemplativi metafisicofisicomoralelogicale. E con l'Orsa descendeno la DifformitàFalsitàDifettoImpossibilitàContingenziaIpocrisiaImposturaFellonia. - La stanza del'Orsa maggioreper causa da non dirla in questo luogorimane vacante. - Doves'obliqua ed incurva il Dragoper esser vicina alla Veritàsi loca laPrudenza con le sue damigelleDialettica e Metafisicache ha circonstanti dala destra la CalliditàVersuziaMaliziada la sinistra la Stupiditàl'Inerzial'Imprudenzia. Versa nel campo della Consultazione. Da quel luogocasca la Casualitàl'Improvisionela Sortela Stracuraginecon le sinistree destre circonstanti. Da làdove solo scrimisce Cefeocade il Sofismal'Ignoranza di prava disposizionela Stolta Fede con le serveministre ecirconstanti; e la Sofiaper esser compagna de la Prudenzavi si presentaesi vedrà versar negli campi divinonaturalemoralerazionale. - Là doveArtofilace osserva il carromonta la Leggeper farsi vicina alla madre Sofia;e quella vedrassi versare ne li campi divinonaturalegentilecivilepoliticoeconomico ed etico particolareper gli quali s'ascende a cosesuperiorisi descende a cose inferiorisi distende ed allarga a cose uguali esi versa in se stesso. Da là cade la PrevaricazioneDelittoEccessoExorbitanza con li loro figliministri e compagni. Ove luce la Corona borealeaccompagnandola la Spadas'intende il Giudiziocome prossimo effetto de lalegge ed atto di giustizia. Questo sarà veduto versare in cinque campi diApprensioneDiscussioneDeterminazione. ImposizioneExecuzione; ed indiperconseguenzacade l'Iniquitade con tutta la sua fameglia. Per la coronachetiene la quieta sinistrasi figura il Premio e Mercede; per la spadache vibrala negociosa destraè figurato il Castigo e Vendetta. - Dove con la sua mazzapar che si faccia spacio Alcidedopo il dibatto de la RicchezzaPovertadeAvarizia e Fortunacon le lor presentate cortiva a far la sua residenza laFortezzala qual vedrete versar negli campi de l'ImpugnazioneRipugnanzaEspugnazioneMantenimentoOffensioneDefensione; dalla cui destra cascano laFerinitàla Furiala Fierezza; e dalla sinistra la FiacchezzaDebilitàPusillanimità; e circa la quale si veggono la TemeritadeAudaciaPresunzioneInsolenzaConfidenzaed a l'incontro la ViltàTrepidazioneDubioDesperazione con le compagne e serve. Versa quasi per tutti gli campi. - Dove sivede la Lira di nove cordemonta la madre Musa con le nove figlieAritmetricaGeometriaMusicaLogicaPoesiaAstrologiaFisicaMetafisicaEtica; ondeper conseguenzacasca l'IgnoranzaInerzia e Bestialitade. Le madri hanl'universo per campoe ciascuna de le figlie ha il proprio suggetto. - Dovedistende l'ali il Cignoascende la PenitenzaRipurgazionePalinodiaRiformazioneLavamento; ed indiper conseguenzacade la FilautiaImmondiziaSordidezzaImpudenziaProtervia con le loro intiere fameglie. Versano circa eper il campo de l'Errore e Fallo. - Onde è dismessa l'incatedrata Cassiopea conla BoriositàAlterezzaArroganzaIattanza ed altre compagne che si vedenonel campo de l'Ambizione e Falsitade; monta la regolata MaestàGloriaDecoroDignitàOnore ed altri compagni con la lor corteche per ordinario versano neli campi della SimplicitàVerità ed altri simili per principale elezione; etalvolta per forza di Necessitade in quello de la Dissimulazione ed altrisimiliche per accidente possono esser ricetto de virtudi. - Ove il ferocePerseo mostra il gorgonio trofeomonta la FaticaSollecitudineStudioFervoreVigilanzaNegocioEssercizioOccupazionecon gli sproni del zelo edel timore. Ha Perseo gli talari de l'util Pensiero e Dispreggio del benpopolarecon gli ministri PerseveranzaIngegnoIndustriaArteInquisizionee Diligenza; e per figli conosce l'Invenzione ed Acquisizionede quali ciascunoha tre vasi pieni di Bene di fortunadi Ben di corpodi Bene d'animo. Discorrene gli campi di RobustezzaForzaIncolumità; gli fuggono d'avanti il Torporel'Accidial'Ociol'Inerziala Desidiala Poltronariacon tutte le lorfameglie da un canto; e da l'altro l'InquietitudineOccupazion stoltaVacantariaArdeliaCuriositadeTravaglioPerturbazioneche esceno dal campode l'IrritamentoInstigazioneConstretturaProvocazione ed altri ministri cheedificano il palaggio del Pentimento. - A la stanza de Triptolemo monta laumanità con la sua fameglia: ConseglioAggiutoClemenziaFavoreSuffragioSoccorsoScampoRefrigeriocon altri compagni e fratelli di costoro e suoiministri e figliche versano nel campo de la Filantropia proprioa cui nons'accosta la Misantropiacon la sua corte: InvidiaMalignitàDisdegnoDisfavore ed altri fratelli di questiche discorreno per il campo de laDiscortesiaed altri viziosi. - A la casa de l'Ofiulco sale la SagacitàAccortezzaSottilezza ed altre simili virtudi abitanti nel campo de laConsultazione e Prudenza; onde fugge la GoffariaStupidezzaSciocchezza con lelor turbeche tutte cespitano nel campo de l'Imprudenza ed Inconsultazione. -In loco de la Saetta si vede la giudiciosa ElezioneOsservanza ed Intentochesi essercitano nel campo de l'ordinato StudioAttenzione ed Aspirazione; e dalà si parteno la Calunniala Detrazioneil Repicco ed altri figli d'Odio edInvidia che si compiaceno ne gli orti de l'InsidiaIspionia e simili ignobili evilissimi coltori. - Al spacioin cui s'inarca il Delfinosi vede laDilezioneAffabilitàOfficioche insieme con la lor compagnia si trovano nelcampo de la FilantropiaDomestichezza; onde fugge la nemica ed oltraggiosaturbach'a gli campi della ContenzioneDuello e Vendetta si ritira. - Làd'onde l'Aquila si parte con l'AmbizionePresunzioneTemeritadeTiranniaOppressione ed altre compagne negociose nel campo de l'Usurpazione e Violenzava ad soggiornare la MagnanimitàMagnificenzaGenerositàImperiocheversano ne li campi della DignitadePotestadeAutoritade. - Dove era ilPegaseo cavalloecco il Furor divinoEntusiasmoRaptoVaticinio eContrazioneche versano nel campo de l'Inspirazione; onde fugge lontano ilFuror ferinola Manial'Impeto irrazionalela Dissoluzione di spiritolaDispersion del senso interioreche si trovano nel campo de la stemprataMelancoliache si fa antro al Genio perverso. - Ove cede Andromeda conl'OstinazionePerversitade e stolta Persuasioneche si apprendeno nel campo dela doppia Ignoranzasuccede la Facilitàla Speranzal'Aspettazioneche simostraranno al campo della buona Disciplina. - Onde si spicca il Triangoloivisi fa consistente la Fedealtrimente detta Fideltadeche s'attende nel campode la ConstanzaAmoreSinceritàSimplicitàVerità ed altrida quali sonmolto discosti gli campi de la FrodeIngannoInstabilità. - A la già regiadel Montone ecco messo il VescovatoDucatoExemplaritàDemonstranzaConseglioIndicazioneche son felici nel campo de l'OssequioObedienzaConsentimentovirtuosa EmulazioneImitazione; e da là si parte il malEssempioScandaloAlienamentoche son cruciati nel campo de la DispersioneSmarrimentoApostasiaScismaEresia. - Il Tauro mostra esser stato figura dela PazienzaToleranzaLonganimitadeIra regolata e giustache si maneggianonel campo del GovernoMinisterioServitudeFaticaLavoroOssequio ed altri.Seco si parte l'Ira disordinatala Stizzail Dispettoil SdegnoRitrosiaImpazienzaLamentoQuerelaCòlerache si trovano quasi per gli medesimicampi. - Dove abitavano le Pleiadimonta la UnioneCivilitàCongregazionePopoloRepublicaChiesache consisteno nel campo del ConvittoConcordiaCommunione; dove presiede il regolato Amore; e con quelle è trabalsato dalcielo il Monopoliola Turbala Settail Triumviratola Fazionela Partital'Addizioneche periclitano ne' campi de disordinata Affezioneiniquo DissegnoSedizioneCongiuradove presiede il Perverso Conseglio con tutta la suafameglia. - Onde parteno li Gemeglisale il figurato AmoreAmiciziaPacechesi compiaceno ne' proprii campi; e quelli banditi menan seco la Parzialitadeindegnache ostinata affigge il piede nel campo de l'iniquo e perverso Desio. -Il Granchio mena seco la mala Repressionel'indegno Regressoil vil Difettoil non lodabile Refrenamentola Dismession de le bracciala Ritrazion de'piedi dal ben pensare e fareil Ritessimento di Penelope ed altri similiconsorti e compagni che si rimetteno e serbano nel campo de l'InconstanzaPusillanimitàPovertà de spirtoIgnoranza ed altri molti; ed alle stelleascende la Conversion rettaRipression dal maleRitrazion dal falso ed iniquocon gli lor ministriche si regolano nel campo del Timore onestoAmorordinatoretta Intenzionelodevol Penitenza ed altri sozii contrarii al malProgressoal rio AvanzamentoPertinacia profittevole. - Mena seco il Leone iltirannico TerroreSpavento e Formidabilitàla perigliosa ed odibileAutoritade e Gloria della presunzione e Piacere di esser temuto più tosto cheamato. Versano nel campo del RigoreCrudeltàViolenzaSuppressioneche ivison tormentate da le ombre del Timore e Suspizione; ed al celeste spacio ascendela MagnanimitàGenerositàSplendoreNobiltàPrestanzache administranonel campo della GiustiziaMisericordiagiusta DebellazionedegnaCondonazioneche pretendeno sul studio d'esser più tosto amate che temute; edivi si consolano con la SicurtàTranquillitade di spirito e lor fameglia. - Vaa giongersi con la Vergine la ContinenzaPudiciziaCastitàModestiaVerecundiaOnestadeche trionfano nel campo della Puritade ed Onorespreggiato da l'ImpudenzaIncontinenza ed altre madri de nemiche fameglie. - LeBilancie son state tipo de la aspettata EquitàGiustiziaGraziaGratitudineRispetto ed altri compagniadministratori e seguaciche versano nel trinocampo della DistribuzioneCommutazione e Retribuzionedove non mette pièl'IngiustiziaDisgraziaIngratitudineArroganza ed altre lor compagnefiglieed amministratrici.
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Dove incurvava l'adunca coda e stendeva lesue branche lo Scorpionenon appare oltre la Frodel'iniquo Applausoil fintoAmorel'Ingannoil Tradimentoma le contrarie virtudifiglie dellaSimplicitàSinceritàVeritadee che versano ne gli campi de le madri. -Veggiamo ch'il Sagittario era segno della ContemplazioneStudio e buono Appulsocon gli lor seguaci e servitoriche hanno per oggetto e suggetto il campo delVero e del Buonoper formar l'Intelletto e Voluntadeonde è molto absentatal'affettata Ignoranza e Spenseramento vile. - Là dove ancora risiede ilCapricornovedi l'Eremola Solitudinela Contrazione ed altre madricompagneed ancelleche si ritirano nel campo de l'Absoluzione e Libertànel quale nonsta sicura la Conversazioneil ContrattoCuriaConvivio ed altri appartinentia questi figlicompagni ed amministratori. -Nel luogo de l'umido e stempratoAquario vedi la Temperanzamadre de molte ed innumerabili virtudicheparticolarmente ivi si mostra con le figlie Civilità ed Urbanitadedalli cuicampi fugge l'Intemperanza d'affetti con la SilvestriaAsprezzaBarbaria. -Onde con l'indegno SilenzioInvidia di sapienza e Defraudazion di dottrinacheversano nel campo de la Misantropia e Viltà d'ingegnoson tolti gli Pescivivien messo il degno Silenzio e Taciturnitade che versano nel campo de laPrudenzaContinenzaPazienzaModeranza ed altrida quali fuggono a'contrarii ricetti la LoquacitàMoltiloquioGarrulitàScurrilitàBoffonariaIstrioniaLevità di propositiVaniloquioSusurroQuerelaMormorazione. - Ove era il Ceto in seccosi trova la Tranquillità de l'animoche sta sicuro nel campo de la Pace e Quiete; onde viene esclusa la TempestaTurbulenzaTravaglioInquietitudine ed altri socii e frategli. - Da là dovespanta gli numi il divo e miracoloso Orione con l'ImposturaDestrezzaGentilezza disutilevano ProdigioPrestigioBagattella e Marioliache qualguidecondottieri e portinaii administrano alla IattanziaVanagloriaUsurpazioneRapinaFalsitade ed altri molti viziine' campi de qualiconversanoivi viene esaltata la Milizia studiosa contra le iniquevisibili edinvisibili potestadi; e che s'affatica nel campo della MagnanimitàFortezzaAmor publicoVerità ed altre virtudi innumerabili. - Dove ancor rimane lafantasia del fiume Eridanos'ha da trovar qualche cosa nobiledi cui altrevolte parlaremoperché il suo venerando proposito non cape tra questi altri. -D'onde è tolta la fugace Lepre col vano TimoreCodardiggiaTremoreDiffidenzaDesperazioneSuspizion falsa ed altri figli e figlie del padreDappocagine ed Ignoranza madresi contemple il Timorfiglio della Prudenza eConsiderazioneministro de la Gloria e vero Onoreche riuscir possono da tuttigli virtuosi campi. - Dove in atto di correre appresso la lepreavea il dorsodisteso il Can maggioremonta la Vigilanzala Custodial'Amor de la republicala Guardia di cose domesticheil Tirannicidioil Zelola Predicazionsalutiferache si trovano nel campo de la Prudenza e Giustizia naturale; e conquello viene a basso la Venazione ed altre virtù ferine e bestialile qualivuol Giove che siano stimate eroichebenché verseno nel campo de laManigoldariaBestialità e Beccaria. - Mena seco a basso la Cagnuolal'AssentazioneAdulazione e vile Ossequio con le lor compagnie; ed ivi in alto monta laPlacabilitàDomestichezzaComitàAmorevolezzache versano nel campo de laGratitudine e Fideltade. - Onde la Nave ritorna al mare insieme con la vileAvariziabuggiarda Mercaturasordido Guadagnofluttuante Piratismo ed altricompagni infamie per il più de le volte vituperosiva a far residenza laLiberalitàComunicazione officiosaProvision tempestivautile Contrattodegno Peregrinaggiomunifico Transporto con gli lor fratellicomititemonieriremigatorisoldatisentinieri ed altri ministriche versano nel campo de laFortuna. - Dove s'allungava e stendeva le spire il Serpe australedetto l'Idrasi fa veder la provida Cautelagiudiciosa Sagacitàrevirescente Virilità;onde cade il senil Torporela stupida Rifanciullanza con l'InsidiaInvidiaDiscordiaMaldicenza ed altre commensali. - Onde è tolto con il suo atroNigrorecrocitante Loquacitàturpe e zinganesca Imposturacon l'odiosoAffrontamentocieco Dispreggionegligente Servitudetardo Officio e Golaimpazienteil Corvosuccedeno la Magia divina co le sue figliela Mantia congli suoi ministri e famegliatra gli quali l'Augurio è principale e capochesogliono per buon fine esercitarsi nel campo de l'Arte militareLeggeReligione e Sacerdozio. - D'onde con la Gola ed Ebrietade è presentata la Tazzacon quella moltitudine de ministricompagni e circonstantilà si vede l'Abstinenzaivi è la Sobrietade e Temperanza circa il vittocon gli lor ordini econdizioni. - Dove persevera ed è confirmato nella sua sacristia il semideoCentaurosi ordina insieme la divina Parabolail Misterio sacroFavolamoraleil divino e santo Sacerdocio con gli suoi institutoriconservatori eministri; da là cade ed è bandita la Favola anile e bestiale con la sua stoltaMetaforavana Analogiacaduca Anagogiasciocca Tropologia e cieca Figuraturacon le lor false corticonventi porcinisediciose setteconfusi gradiordinidisordinatidifformi riformeimmonde puritadisporche purificazioni eperniciosissime forfantarie che versano nel campo de l'AvariziaArroganza edAmbizione; ne li quali presiede la torva Maliziae si maneggia la cieca ecrassa Ignoranza.
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Con l'Altare è la ReligionePietade eFede: e dal suo angolo orientale cade la Credulità con tante pazzie e laSuperstizione con tante cosecoselle e coselline; e dal canto occidentalel'iniqua Impietade ed insano Ateismo vanno in precipizio. - Dove aspetta laCorona australeivi è il Premiol'Onore e Gloriache son gli frutti de levirtudi faticose e virtuosi studiche pendeno dal favore de le dette celestiimpressioni. - Onde si prende il Pesce meridionalelà è il Gusto de gli giàdetti onorati e gloriosi frutti; ivi il Gaudioil fiume de le Delicietorrentede la Voluptadeivi la Cenaivi l'anima
Pasce la mente de sì nobil cibo
Ch'ambrosia e nettar non invidia a Giove.

Là è il Termine de gli tempestosi travagliivi il Lettoivi il tranquilloRiposoivi la sicura Quiete. Vale.

Dial. 1parte 1

Interlocutori: SofiaSaulinoMercurio. Prima parte delprimo dialogo.

 

1 \ SOFIA\ Talchése ne licorpimateria ed ente non fusse la mutazionevarietade e vicissitudinenullasarrebe convenientenulla di buononiente delettevole.
2
\ SAUL.\ Molto bene l'hai dimostratoSofia.
3
\ SOFIA\ Ogni delettazione non veggiamoconsistere in altroche in certo transitocamino e moto. Atteso che fastidiosoe triste è il stato de la fame; dispiacevole e grave è il stato dellasazietà: ma quello che ne delettaè il moto da l'uno a l'altro. Il stato delvenereo ardore ne tormentail stato dell'isfogata libidine ne contrista; maquel che ne appagaè il transito da l'uno stato a l'altro. In nullo esserpresente si trova piacerese il passato non n'è venuto in fastidio. La faticanon piacese non in principiodopo il riposo; e se non in principiodopo lafaticanel riposo non è delettazione.
4
\ SAUL.\ Se cossì ènon è delettazionesenza mistura di tristezzase nel moto è la participazione di quel checontenta e di quel che fastidisce.
5
\ SOFIA\ Dici bene. A quel che è dettoaggiongoche Giove qualche voltacome li venesse tedio di esser Gioveprendecerte vacanze ora di agricoltoreora di cacciatoreora di soldato; adesso ècon gli deiadesso con gli uominiadesso con le bestie. Color che sono ne levilleprendeno la lor festa e spasso ne le cittadi; quei che sono nelle cittadifanno le loro relassazioniferie e vacanze ne le ville. A chi è stato assiso ocolcatopiace e giova il caminare; e chi ha discorso con gli pieditrovarefrigerio nel sedere. Ha piacer nella campagna chi troppo ha dimorato in tetto:brama la stanza chi è satollo del campo. Il frequentar un ciboquantunquepiacevoleè caggione di nausea al fine. Tanto che la mutazione da unocontrario a l'altro per gli suoi participiiil moto da uno contrario a l'altroper gli suoi mezzi viene a soddisfare; ed in fine veggiamo tanta familiarità diun contrario con l'altroche uno più conviene con l'altroche il simile conil simile.
6
\ SAUL.\ Cossì mi par vedereperché lagiustizia non ha l'atto se non dove è l'errorela concordia non s'effettua senon dove è la contrarietade; il sferico non posa nel sfericoperché sitoccano in puntoma il concavo si quieta nel convesso; e moralmente il superbonon può convenire col superboil povero col poverol'avaro con l'avaro; ma sicompiace l'uno nell'umilel'altro nel riccoquesto col splendido. Peròsefisica-matematica- e moralmente si consideravedesi che non ha trovato pocoquel filosofo che è dovenuto alla raggione della coincidenza de contrariienon è imbecille prattico quel mago che la sa cercare dove ella consiste. Tuttodunqueche avete proferitoè verissimo: ma vorrei sapereo Sofiaa chepropositoa che fine voi lo dite.
7
\ SOFIA\ Quello che da ciò voglio inferireè che il principioil mezzo ed il fineil nascimentol'aumento e laperfezione di quanto veggiamoè da contrariiper contrariine' contrariiacontrarii: e dove è la contrarietàè la azione e reazioneè il motoè ladiversitàè la moltitudineè l'ordineson gli gradiè la successioneèla vicissitudine. Perciò nessunoche ben consideragiamai per l'essere edaver presente si desmetterà o s'inalzarà d'animoquantunquein comparaziond'altri abiti e fortunegli paia buono o riopeggiore o megliore. Tal io conil mio divino oggettoche è la veritàtanto tempocome fuggitivaoccoltadepressa e sommersaho giudicato quel termineper ordinanza del fatocomeprincipio del mio ritornoapparizioneessaltazione e magnificenza tanto piùgrandequanto maggiori son state le contradizioni.
8
\ SAUL.\ Cossì avieneche chi vuol piùgagliardamente saltando alzarsi da terrali fia mestiero che prima ben sirecurve; e chi studia di superar più efficacemente trapassando un fossoaccatta talvolta l'émpitosé ritirando otto o diece passi a dietro.
9
\ SOFIA\ Tanto piùdunquespero nel futuromeglior successoper grazia del fatoquanto sin al presente mi son trovata alpeggio.
10
\ SAUL.\ ... Quanto più depresso
Quanto è più l'uom di questa ruota al fondo
Tanto a quel punto più si trova appresso
C'ha da salirsi de' girarsi in tondo:
Alcun sul ceppo quasi il capo ha messo
Che l'altro giorno ha dato legge al mondo.

11
Madi graziaséguitaSofiaa specificarpiù espressamente il tuo proposito.
12
\ SOFIA\ Il tonante Giovedopo che tantianni ha tenuto del giovanes'è portato da scapestrato ed è stato occupato nel'armi e ne gli amorioracome domo dal tempocomincia a declinare da lelascivie e vizii e quelle condizioni che la virilitade e gioventude apportanseco.
13
\ SAUL.\ Poeti sìfilosofi non mai hannosì fattamente descritti ed introdotti gli dei. DunqueGiove e gli altri deiinvecchiano? dunquenon è impossibile ch'ancor essi abbiano ad oltrepassar lerive di Acheronte?
14
\ SOFIA\ Tacinon mi levar di propositoSaulino. Ascoltami sin al fine.
15
\ SAUL.\ Dite purech'io attentissimamentevi ascolto; perché son certoche dalla tua bocca non esceno se non grandi egravi propositi: ma dubito che la mia testa non le possa capire e sustenere.
16
\ SOFIA\ Non dubitate. Giovedicocominciaad esser maturoe non admette oltre nel conseglioeccetto che persone ch'hannoin capo la nevealla fronte gli solchial naso gli occhialial mento lafarinaalle mani il bastoneai piedi il piombo: in testadicola fantasiarettala cogitazion sollecitala memoria ritentiva; ne la fronte la sensataapprensionene gli occhi la prudenzanel naso la sagacitànell'orecchiol'attenzionene la lingua la veritadenel petto la sinceritadenel core gliordinati affettine le spalli la pazienzanel tergo l'oblivio de le offesenel stomaco la discrezionenel ventre la sobrietadenel seno la continenzanele gambe la constanzane le piante la rettitudinene la sinistra il pentateucodi decretinella destra la raggione discussivala scienza indicativalaregolativa giustizial'imperativa autoritade e la potestà executiva.
17
\ SAUL.\ Bene abituato: ma bisognacheprima sia ben lavatoben ripurgato.
18
\ SOFIA\ Ora non son bestie nelle quali sitrasmutenon Europe che l'incornino in toronon Danae che lo impallidiscano inoronon Lede che l'impiumino in cignonon ninfe Asterie e frigii fanciulli chelo imbecchino in aquilanon Dolide che lo inserpentiscanonon Mnemosine che lodegradino in pastorenon Antiope che lo semibestialino in Satironon Alcmeneche lo trasmutino in Anfitrione: perché quel temone che volgeva e dirizzavaquesta nave de le metamorfosiè dovenuto sì fiaccoche poco più che nullapuò resistere a l'émpito de l'ondee forse che l'acqua ancora gli va mancandoa basso. La vela è di maniera tale stracciata e sbusatache in vano peringonfiarla il vento soffia. Gli remich'al dispetto di contrarii venti eturbide tempeste soleano risospingere il vascello avantiorafacciaquantosivoglia calmae sia a sua posta tranquillo il campo di Nettunoin vanoil comite sibilarà a orsaa poggiaa la siaa la vogaperché gliremigatori son dovenuti come paralitici.
19
\ SAUL.\ Oh gran caso!
20
\ SOFIA\ Indi non fia chi più dica efavoleggi Giove per carnale e voluttuario; perché al buon padre s'è addonatoil spirito.
21
\ SAUL.\ Come coluiche tenea già tantemoglietante ancelle di moglie e tante concubineal fine dovenuto qual bensatollostuffato e lassodisse: Vanitàvanitàogni cosa è vanità?
22
\ SOFIA\ Pensa al suo giorno del giudizioperché il termine de gli o più o meno o a punto trentasei mila annicome èpublicatoè prossimo; dove la revoluzion de l'anno del mondo minacciach'unaltro Celio vegna a repigliar il domìno e per la virtù del cangiamentoch'apporta il moto de la trepidazionee per la variae non più vistanéudita relazione ed abitudine di pianeti. Teme che il fato dispongachel'ereditaria successione non sia come quella della precedente grande mondanarevoluzionema molto varia e diversacracchieno quantosivoglia glipronosticanti astrologi ed altri divinatori.
23
\ SAUL.\ Dunquesi teme che non vegnaqualche più cauto Celiocheall'essempio del prete Gianniper obviare a glipossibili futuri inconvenientinon bandisca gli suoi figli a gli serragli delmonte Amarated oltreper tema che qualche Saturno non lo castrenon facciamai difetto di non allacciarsi le mutande di ferroe non si riduca a dormiresenza braghe di diamante. Laondenon succedendo l'antecedente effettoverràchiusa la porta a tutti gli altri conseguentied in vano s'aspettarà il giornonatale della Dea di Ciprola depressione del zoppo Saturnol'essaltazion diGiovela moltiplicazion di figli e figli de' figlinipoti e nipoti de' nipotisino a la tantesima generazionequantesima è a tempi nostrie può sin alprescritto termine essere ne gli futuri.
Nec iterum ad Troiam magnus mittetur Achilles.

24
\ SOFIA\ In tal terminedunqueessendo lacondizion de le cosee vedendo Giove ne l'importuno memoriale de la sfiancutaforza e snervata virtude appressarsi come la sua mortecotidianamente fa caldivoti ed effonde ferventi preghiere al fatoacciò che le cose ne gli futurisecoli in suo favore vegnano disposte.
25
\ SAUL.\ Tuo Sofiame dici de lemaraviglie. Volete voi che non conosca Giove la condizion del fatoche perproprio e pur troppo divolgato epiteto è intitolato inesorabile? È purverisimileche nel tempo de le sue vacanze (se pur il fato gli ne concede)talvolta si volga a leggere qualche poeta; e non è difficile che gli siapervenuto alle mani il tragico Senecache li done questa lezione:
Fato ne guidae noi cedemo al fato;
E i rati stami del contorto fuso
Solleciti pensier mutar non ponno.
Ciò che facciamo e comportiamod'alto
E prefisso decreto il tutto pende;
E la dura sorella
Il torto filo non ritorce a dietro.
Discorron con cert'ordine le Parche
Mentre ciascun di noi
Va incerto ad incontrar gli fati suoi.

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\ SOFIA\ Ancora il fato vuol questochebenché sappia il medesimo Giove che quello è immutabilee che non possaessere altro che quel che deve essere e sarànon manchi d'incorrere per cotaimezzi il suo destino. Il fato ha ordinate le precitanto per impetrarequantoper non impetrare; e per non aggravar troppo gli animi trasmigrantiinterponela bevanda del fiume Leteoper mezzo de le mutazionia fine chemediantel'oblioognuno massime vegna affetto e studioso di conservarsi nel statopresente. Però li giovani non richiamono il stato de la infanziagl'infantinon appeteno il stato nel ventre de la madree nessuno di questi il stato suoin quella vitache vivea prima che si trovasse in tal naturalitade. Il porconon vuol morire per non esser porcoil cavallo massime paventa di scavallare.Giove per le instante necessitadi sommamente teme di non esser Giove. Malamercé e grazia del fatosenza averlo imbibito de l'acqua di quel fiumenoncangiarà il suo stato.
27
\ SAUL.\ Talchéo Sofia (cosa inaudita!)questo nume ancora av'egli dove effondere orazioni? esso ancora versa nel timoredella giustizia? Mi maravigliavo ioperché gli dei sommamente temevano dispergiurare la Stigia palude; ora comprendo che questo procede dal fio che dennopagare anch'essi.
28
\ SOFIA\ Cossì è. Ha ordinato al suo fabroVulcanoche non lavore de giorni di festa; ha comandato a Bacco che non facciacomparir la sua cortee non permetta debaccare le sue Evantifuor che neltempo di carnascialee nelle feste principali de l'annosolamente dopo cenaappresso il tramontar del solee non senza sua speciale ed espressa licenza.Momoil quale avea parlato contra gli deiecome a essi parevatropporigidamente arguiti gli loro errorie però era stato bandito dal concistoro econversazion di queglie relegato alla stella ch'è nella punta de la coda diCalistosenza facultà di passar il termine di quel parallelo a cui sottogiaceil monte Caucasodove il povero dio è attenuato dal rigor del freddo e de lafame; ora è richiamatogiustificatorestituito al suo stato pristinoe postoprecone ordinario ed estraordinario con amplissimo privileggio di posserriprendere gli viziisenza aver punto risguardo a titolo o dignitade di personaalcuna. Ha vietato a Cupido d'andar più vagandoin presenza degli uominieroie deicossì sbracatocome ha di costume; ed ingiontoli che non offenda oltrela vista de Celicolimostrando le natiche per la via latteaed Olimpicosenato: ma che vada per l'avenire vestito almeno da la cintura a basso; e gli hafatto strettissimo mandato che non ardisca oltre di trar dardi se non per ilnaturalee l'amor de gli uomini faccia simile a quello de gli altri animalifacendoli a certe e determinate staggioni inamorare; e cossìcome a gli gattiè ordinario il marzoa gli asini il maggioa questi sieno accomodati que'giorni ne' quali se innamorò il Petrarca di Laurae Dante di Beatrice; equesto statuto è in forma de interim sino al prossimo concilio futuroentrante il sole al decimo grado di Librail quale è ordinato nel capo delfiume Eridanolà dove è la piegatura del ginocchio d'Orione. Ivi siristorarà quella legge naturaleper la quale è lecito a ciascun maschio diaver tante moglie quante ne può nutrire ed impregnare; perché è cosasuperflua ed ingiustaed a fatto contrario alla regola naturaleche in unagià impregnata e gravida donnao in altri soggetti peggioricome altreillegitime procacciate- che per tema di vituperio provocano l'aborso- vegnaad esser sparso quell'omifico seme che potrebbe suscitar eroi e colmar le vacuesedie de l'empireo.
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\ SAUL.\ Ben provistoa mio giudizio: chepiù?
30
\ SOFIA\ Quel Ganimedech'al marciodispetto de la gelosa Giunonegli era tanto in graziaed a cui solo liceva d'accostarseglie porgergli li fulmini trisolchimentre a lungi passi a dietro riverentementesi tenevano gli deial presente credo chese non ha altra virtute che quellache è quasi persaè da temere che da paggio di Giove non debba aver a favoredi farsi come scudiero a Marte.
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\ SAUL.\ Onde questa mutazione?
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\ SOFIA\ E da quel che è detto delcangiamento di Giovee perché lo invidioso Saturno ai giorni passaticonfinta di fargli de vezzigli andò di maniera tale rimenando la ruvida mano peril mento e per le vermiglie goteche da quel toccamento se gl'impela il voltodi sorte che pian piano va scemando quella grazia che fu potente a rapirGiove.dal cieloe farlo essere rapito da Giove in cieloed onde il figlio d'unuomo venne deificatoed ucellato il padre de gli dei.
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\ SAUL.\ Cose troppo stupende! Passateoltre.
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\ SOFIA\ Ha imposto a tutti gli dei di nonaver paggi o cubicularii di minore etade che di vinticinque anni.
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\ SAUL.\ Ah ah? Or che fache dice Apollinedel suo caro Giacinto?
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\ SOFIA\ Oh se sapessiquanto è egli malcontento!
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\ SAUL.\ Certo credo che la suacontristazione caggiona questa oscurità del cieloch'ha perdurato più disette giomi; il suo alito produce tante nuvolei suoi suspiri sì tempestosiventie le sue lacrime sì copiose piogge.
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\ SOFIA\ Hai divinato.
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\ SAUL.\ Orche sarà di quel poverofanciullo?
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\ SOFIA\ Ha preso partito di mandarlo astudiar lettere umane in qualche universitade o collegio riformatoe sottoporloa la verga di qualche pedante.
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\ SAUL.\ O fortunao sorte traditora! Tipar questo boccone da pedanti? Non era meglio sottoporlo alla cura d'un poetafarlo a la mano d'un oratoreo avezzarlo su il baston de la croce? Non era piùespediente d'ubligarlo sotto la disciplina di....
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\ SOFIA\ Non piùnon più! Quel che deveesseresarà; quel che esser deveaè. Or per compire l'istoria di Ganimedel'altr'ierisperando le solite accoglienzecon quell'usato ghigno fanciullescoli porgeva la tazza di nettare; e Gioveavendogli alquanto fissati gli turbidiocchi al volto: - Non ti vergognili disseo figlio di Troo? pensi ancoressere putto? forse che con gli anni ti cresce la discrezionee ti s'aggiongedi giudizio? non ti accorgi che è passato quel tempoquando mi venevi adassordir l'orecchiecheallora ch'uscivamo per l'atrio esterioreSilenoFaunoquel di Lampsaco ed altri si stimavano beatise posseano aver lacommodità di rubbarti una pizzicatinao almeno toccarti la vesteed inmemoria di quel tocco non si lavar le maniquando andavano a mangiaree far del'altre cose che li dettava la fantasia? Ora dispònitee pensa che forse tibisognarà di far altro mestiero. Lascio che io non voglio più frasche appressodi me. - Chi avesse veduto il cangiamento di volto di quel povero garzone oadolescentenon so se la compassioneo il risoo la pugna de l'uno e l'altroaffetto l'avesse mosso di vantaggio.
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\ SAUL.\ Questa volta credo ioche risitApollo.
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\ SOFIA\ Attendiperché quel ch'hai sinora uditonon è altro che fiore.
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\ SAUL.\ Di' pure.
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\ SOFIA\ Ieri che fu la festa incommemorazion del giorno de la vittoria de dei contra gli gigantiimmediatamente dopo pransoquellache sola governa la natura de le cosee perla qual gode tutto quel che gode sotto il cielo
-La bella madre del gemino amore
La diva potestà d'uomini e dei
Quella per cui ogni animante al mondo
Vien conceputoe nato vede il sole.
Per cui fuggono i venti e le tempeste
Quando spunta dal lucid'oriente
Gli arride il mar tranquilloe di bel manto
La terra si rinvestee gli presenta
Per belle man di Naiade gentili
Di copia di frondefiori e frutti
Colmo il smaltato corno d'Acheloo.

-avendo ordinato il ballose gli fece innante con quella grazia checonsolarebbe ed invaghirebbe il turbido Caronte; e come è il dovero del'ordineandò a porgere la prima mano a Giove. Il quale- in loco di quelch'era uso di faredicodi abbracciarla col sinistro braccioe strenger pettoa pettoe con le due prime dita della destra premendogli il labro inferioreaccostar bocca a boccadenti a dentilingua a lingua (carezze più lascive chepossano convenire a un padre in verso de la figlia)e con questo sorgere alballo- ieriimpuntandogli la destra al pettoe ritenendola a dietro (comedicesse: Noli me tangere)con un compassionevole aspetto ed una facciapiena di devozione: - Ah VenereVenereli disse; è possibile che pur unavolta al fine non consideri il stato nostroe specialmente il tuo? Pensi purche sia vero quello che gli uomini s'imaginano di noiche chi è vecchio èsempre vecchiochi è giovane è sempre giovanechi è putto è sempre puttocossì perseverando eternocome quando da la terra siamo stati assunti alcielo; e cossìcome là la pittura ed il ritratto nostro si contempla sempremedesimotalmente qua non si vada cangiando e ricangiando la vital nostracomplessione? Oggi per la festa mi si rinova la memoria di quella disposizionenella quale io mi ritrovavo quando fulminai e debellai que' fieri giganti cheardîro di ponere sopra Pelia Ossae sopra Ossa Olimpo; quando io il feroceBriareoa cui la madre Terra avea donate cento braccia e cento maniacciòpotesse con l'émpito di cento versati scogli contra gli dei debellare il cielofui potente di abissare alle nere caverne dell'orco voraginoso; quando relegaiil presuntuoso Tifeo là dove il mar Tirreno col Jonio si congiongespingendogli sopra l'isola Trinacriaa fin che al vivo corpo la fusse perpetuasepoltura. Onde dice un poeta:
Ivi a l'ardito ed audace Tifeo
Che carco giace del Trinacrio pondo
Preme la destra del monte Peloro
La grieve salma; e preme la sinistra
Il nomato Pachin; e l'ampie spalli
Ch'al peso han fatto i calli
Calca il sassoso e vasto Lilibeo;
E 'l capo orrendo aggrieva Mongibello
Dove col gran martello
Folgori tempra il scabroso Vulcano.

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Io che sopra quell'altro ho fulminatal'isola di Prochita; io ch'ho reprimuta l'audacia di Licaoneed a tempo diDeucalione liquefeci la terra al ciel rubella; e con tanti altri manifestisegnali mi son mostrato degnissimo della mia autoritade; or non ho polso dicontrastar a certi mezi uominie mi bisognaal grande mio dispettoa voto dicaso e di fortuna lasciar correre il mondo; e chi meglio la séguital'arrivee chi la vencela goda. Ora son fatto qual quel vecchio esopico lionea cui impunel'asino dona di calcie la simia fa de le beffeequasi come ad uninsensibil ceppoil porco vi si va a fricar la pancia polverosa. Là dove ioavevo nobilissimi oracolifani ed altarioraessendono quelli gittati perterra ed indegnissimamente profanatiin loco loro han dirizzate are e statue acerti ch'io mi vergogno nominareperché son peggio che li nostri satiri efauni ed altri semebestie anzi più vili che gli crocodilli d'Egitto; perchéquelli puremagicamente guidatimostravano qualche segno de divinità; macostoro sono a fatto lettame de la terra. Il che tutto è provenuto per laingiuria della nostra nemica fortunala quale non l'ha eletti ed inalzati tantoper onorar quelliquanto per nostro vilipendiodispreggio e vituperiomaggiore. Le leggistatuticultisacrificii e ceremoniech'io già per limiei Mercurii ho donateordinaticomandati ed instituitison cassi edannullati; ed in vece loro si trovano le più sporche ed indegnissimepoltronarie che possa giamai questa cieca altrimente fengerea fine checomeper noi gli omini doventavano eroiadesso dovegnano peggio che bestie. Alnostro naso non ariva più fumo di rostofatto in nostro servizio da glialtari; ma se pur tal volta ne viene appetitone fia mestiero d'andar asbramarci per le cocinecome dei patellari. E benché alcuni altari fumanod'incenso (quod dat avara manus)a poco a poco quel fumo dubito che nonse ne vada in fumoa fine che nulla rimagna di vestigio ancora delle nostresante instituzioni. Ben conoscemo per pratticache il mondo è a punto come ungagliardo cavalloil quale molto ben conosce quando è montato da uno che nonlo può strenuamente maneggiarelo spreggiae tenta di toglierselo da laschena; e gittato che l'ha in terralo viene a pagar di calci. Eccoa me sidissecca il corpo e mi s'umetta il cervello; mi nascono i tofi e mi cascano glidenti; mi s'inora la carne e mi s'inargenta il crine; mi si distendeno lepalpebre e mi si contrae la vista; mi s'indebolisce il fiato e mi si rinforza latosse; mi si fa fermo il sedere e trepido il caminare; mi trema il polso e mi sisaldano le coste; mi s'assottigliano gli articoli e mi s'ingrossano le gionture:ed in conclusione (quel che più mi tormenta)perché mi s'indurano gli tallonie mi s'ammolla il contrapesol'otricello de la cornamusa mi s'allunga ed ilbordon s'accorta:
La mia Giunon di me non è gelosa
La mia Giunon di me non ha più cura.

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Del tuo Vulcano (lasciando gli altri dei dacanto) voglio che consideri tu medesima. Quello che con tanto vigore soleapercuotere la salda incudineche a gli fragrosi schiassiquali dall'ignivomoEtna uscivano a l'orizonte. Eco dalle concavitadi del campano Vesuvio e delsassoso Taburnorispondeva- adesso dove è la forza del mio fabro e tuoconsorte? Non è ella spinta? non è ella spinta? Forse che ha più nerbo dagonfiar i folli per accendere il foco? forse ch'ha più lena d'alzar il gravosomartello per battere l'infocato metallo? Tu ancoramia sorellase non credi adaltridimandane al tuo specchio; e vedi come per le rughe che ti sono aggiontee per gli solchi che l'aratro del tempo t'imprime ne la facciaporgi giorno pergiorno maggior difficultade al pittores'egli non vuol mentiredovendotiritrare per il naturale. Ne le guancieove ridendo formavi quelle due fossettetanto gentilidoi centridoi punti in mezzo de le tanto vaghe pozzettefacendoti il risoche imblandiva il mondo tuttogiongere sette volte maggiorgrazia al voltoonde (come da gli occhi ancora) scherzando scoccava gli tantoacuti ed infocati strali Amore: adessocominciando da gli angoli de la boccasino a la già commemorata parteda l'uno e l'altro canto comincia a scuoprirsiforma di quattro parentesiche ingeminate par che ti voglianostrengendo laboccaproibir il riso con quelli archi circonferenzialich'appaiono tra glidenti ed orecchiper farti sembrar un crocodillo. Lascio cheo ridi o non ridine la fronte il geometra internoche ti dissecca l'umido vitalee con far piùe più sempre accostar la pelle a l'ossoassottigliando la cuteti faprofondar la descrizione de le parallele a quattro a quattromostrandoti perquelle il diritto caminoil qual ti mena come verso il defuntoro. - Perchépiangi Venere? perché ridiMomo? dissevedendo questo mostrar i dentiequella versar lacrime. Ancora Momo saquando un di questi buffoni (de qualiciascuno suol porgere più veritadi di fatti suoi a l'orecchi del principechetutto il resto de la corte insiemee per quali per il più colorche nonardiscono di parlaresotto specie di gioco parlanoe fanno muovere e muovonode propositi) disse che Esculapio ti avea fatta provisione di polvere di cornodi cervio e di conserva di corallidopo averti cavate due mole guaste tantosecretamenteche ora non è pietruccia in cielo che nol sappia. Vedidunquecara sorellacome ne doma il tempo traditorecome tutti siamo suggetti allamutazione: e quel che più tra tanto ne affligeè che non abbiamo certezza nésperanza alcuna di ripigliar quel medesimo essere a fattoin cui tal voltafummo. Andiamoe non torniamo medesimi; e come non avemo memoria di quel cheeravamoprima che fussemo in questo esserecossì non possemo aver saggio diquel che saremo da poi. Cossìil timorepietà e religione di noil'onoreil rispetto e l'amore vanno via; li quali appresso la forzala providenzalavirtùdignitàmaestà e bellezzache volano da noinon altrimente chel'ombra insieme col corposi parteno. La veritade sola con l'absoluta virtudeè inmutabile ed immortale: e se tal volta casca e si sommergemedesimanecessariamente al suo tempo risorgeporgendogli il braccio la sua ancellaSofia. Guardiamocidunquedi offendere del fato la divinitadefacendo torto aquesto gemino nume a lui tanto raccomandato e da lui tanto faurito. Pensiamo alprossimo stato futuroe noncome quasi poco curando il nume universalemanchiamo d'alzare il nostro core ed affetto a quello elargitore d'ogni bene edistributor de tutte l'altre sorti. Supplichiamolo che ne la nostra transfusioneo transitoo metampsicosine dispense felici genii: atteso chequantunqueegli sia inesorabilebisogna pure aspettarlo con gli voti o di essereconservati nel stato presenteo di subintrar un altro meglioreo simileopoco peggiore. Lascio che l'esser bene affetto verso il nume superiore è comeun segno di futuri effetti favorevoli da quello; come chi è prescritto ad esseruomoè necessario ed ordinario ch'il destino lo guidapassando per il ventrede la madre; il spirto predestinato ad incorporarsi in pescebisogna che primavegna attuffato a l'acqui: talmente a chi è per esser favorito da gli numiconviene che passe per mezzo de buoni voti ed operazioni.

Dial. 1parte 2

Seconda parte del primo Dialogo.

 

1 Con questo diredi passoin passo suspirandoil gran padre de la patria celesteavendo finito il suoraggionamento con Venereil proposito di ballare converse in proponimento difare il gran conseglio con gli dei de la tavola ritonda: cioè tutti quei chenon sono apposticcima naturalied han testa di conseglioesclusi gli capi dimontonecorna di buebarbe di caproorecchie d'asinodenti di caneocchi diporconasi di simiafronti di beccostomachi di gallinapancie di cavallopiedi di mulo e code di scorpione. Peròdata la crida per bocca di Misenofiglio di Eolo (perché Mercurio sdegna l'esserecome anticamente fuetrombettiero e pronunziator di editto)que' tutti deich'erano dispersi per ilpalaggiosi trovorno ben presto radunati. Qua dopo tuttiessendo fattoalquanto di silenzionon men con triste e mesto aspetto che con alta presenza epreeminenza maestralemenando i passi Gioveprima che montasse in solio ecomparisse in tribunalese gli appresenta Momo; il qualecon la solitalibertà di parlaredisse cossì con voce tanto bassa che fu da tutti udita: -Questo concilio deve essere differito ad altro giorno ed altra occasioneopadreperché questo umore di venir in conclave adessoimmediate dopo pransopare che sia occasionato dalla larga mano del tuo tenero coppiero; perché ilnettareche non può essere dal stomaco ben digeritonon consola o refocillama altera e contrista la natura e perturba la fantasiafacendo altri senzaproposito gaialtri disordinatamente allegrialtri superstiziosamente devotialtri vanamente eroicialtri colericialtri machinatori di gran casteglisintanto checol svanimento di medesime fumositadiche passano per diversamentecomplessionati cervelliogni cosa casca e va in fumo. A teGiovepar cheabbian commosse le specie di gagliardi e fluttuanti pensierie t'abbia fattodovenir triste; per ciò che inescusabilmente ognuno ti giudicabenché io soloardisca di dirlovinto ed oppresso da l'atra bileperché in questa occorrenzache non siamo convenuti provisti a far conseglioin questa occasione che siamouniti per la festain questo tempo dopo pransoe con queste circonstanzed'aver ben mangiato e meglio bevutovolete trattar di cose tanto seriosequanto mi par intendere ed alcunamente posso annasare col discorso. - Oraperché non è consuetudinené pur molto lecito a gli altri dei di disputarcon MomoGioveavendolo con un mezzo ed alquanto dispettoso riso remiratosenza punto risponderglimonta su l'alta catedrasiederemira in cerchio lacorona de l'assistente gran Senato. Da quel sguardo convien ch'a tutti venesse apalpitar il core e per scossa di maraviglia e per punta di timore e per émpitodi riverenza e di rispettoche suscita ne' petti mortali ed immortali lamaestade quando si presenta; appressoavendo alquanto bassate le palpebreepoco dopo allunate le pupille in altoe sgombrato un focoso suspiro dal pettoproruppe in questa sentenza:
2
Orazione di Giove. -Non aspettateo Deichesecondo la mia consuetudinev'abbia ad intonar nel'orecchio con uno artificioso proemiocon un terso filo di narrazione e con undelettevole agglomeramento epilogale. Non sperate ornata tessitura di paroliripolita infilacciata di sentenzericco apparato di eleganti propositisuntuosa pompa di elaborati discorsi esecondo l'instituto di oratoriconcettiposti tre volte a la lima prima ch'una volta a la lingua: non hoc. Nonhoc ista sibi tempus spectacula poscit.
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Credetemideiperché credete il verogiàdodici volte ha ripiene l'inargentate corna la casta Lucinach'io son stato inla determinazione di far questa congregazione oggiin questa ora e con taitermini che vedete. Ed in questo mentre son stato più occupato sul considerarquello che devo a nostro mal grado tacereche mi sia stato lecito di premeditarsopra quello che debbo dire.
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Odo che vi maravigliateperché a questotemporivocandovi da vostro spassov'abbia fatto citar alla congregazione edopo pranso a subitanio concilio. Vi sento mormorareche in giorno festivo vivien tocco il core di cose seriosee non è di voi chi a la voce de la tromba eproposito de l'editto non sia turbato. Ma iobenché la raggione di questeazioni e circostanze pende dal mio volere che l'ha possute instituiree la miavoluntà e decreto sia l'istessa raggione de la giustiziatutta volta nonvoglio mancarprima che proceda ad altrodi liberarvi da questa confusione emaraviglia. Tardidicogravi e pesati denno essere gli proponimenti; maturosecreto e cauto deve essere il conseglio: ma l'essecuzione bisogna che siaalataveloce e presta. Però non credeteche intra il desinare qualche stranoumore m'abbia talmente assalito chedopo pransomi tegna legato e vintoondenon a posta di raggionema per impeto di nettareo fumo proceda a l'azione; madal medesimo giorno de l'anno passato cominciai a consultar entro di me queltanto che dovevo esseguire in questo giorno ed ora. Dopo pransodunqueperchéle nove triste non è costume d'apportarle a stomaco diggiuno; all'improvisoperché so molto bene che non cossì come alla festa solete convenir volentierial conseglioil quale è intensissimamente da molti di voi fuggito: mentre chilo teme per non farsi di nemicichi per incertezza di chi vince e di chi perdechi per timore ch'il suo conseglio non sia tra dispreggiatichi per dispettoper quel che il suo parere tal volta non è stato approvatochi per mostrarsineutrale nelle cause pregiudiciose o de l'una o de l'altra partechi per nonaver occasione d'aggravarsi la conscienza: chi per unachi per un'altra causa.
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Or vi ricordoo fratelli e figliche aquelliai quali il fato ha dato di posser gustare l'ambrosia e bevere ilnettare e goder il grado della maestadeè ingionto ancora di comportar tuttegravezze che quella apporta seco. Il diademala mitrala coronasenzaaggravarlanon onorano la testa; il manto regale ed il scettro non adornanosenza impacciar il corpo. Volete sapere perché io a ciò abbia impiegato ilgiorno di festae specialmente tale quale è la presente? Pare a voidunquepare a voi che sia degno giorno di festa questo? E credete voi che questo nondeve essere il più tragico giorno di tutto l'anno? Chi di voidopo ch'arràben pensatonon giudicarà cosa vituperosissima di celebrar la commemorazion dela vittoria contra gli giganti a tempo che da gli sorgi de la terra siamodispreggiati e vilipesi? Oh che avesse piaciuto a l'omnipotente irrefragabilfatoche allora fussemo stati discacciati dal cieloquando la nostra rotta perla dignità e virtù di nemici non era vituperosa tanto; perché oggi siamo nelcielo peggio che se non vi fussemopeggio che se ne fussemo stati discacciatiatteso che quel timor di noiche ne rendea tanto gloriosiè spento; la granriputazione de la maestàprovidenza e giustizia nostra è cassa; e quel che èpeggionon abbiamo facultà e forza di riparar al nostro maledi vendicar lenostre onte; perché la giustizia con la quale il fato governa gli governatoridel mondone ha a fatto tolta quella autorità e potestà la quale abbiamotanto male adoperatadiscoperti e nudati avanti gli occhi di mortali e fattiglimanifesti i nostri vituperii; e fa che il cielo medesimo con cossì chiaraevidenzacome chiare ed evidenti son le stellerenda testimonianza de misfattinostri. Perché vi si vedeno aperto gli fruttile reliquiegli riportilevocile scritturele istorie di nostri adulteriiincestifornicazioniiresdegnirapine ed altre iniquitadi e delitti; e che per premio di errori abbiamofatto maggiori erroriinalzando al cielo i trionfi de vizii e sedie desceleraginilasciando banditesepolte e neglette ne l'inferno le virtudi e lagiustizia.
6
E per cominciare da cose minoricome dapeccati veniali: perché solo il Deltatondico quel triangoloha ottenutequattro stelle appresso il capo di Medusasotto le natiche di Andromeda e soprale corna del Montone? per far vedere la parzialitàche si trova tra gli dei.Che fa il Delfinogionto al Capricorno da la parte settentrionaleimpadronitodi quindeci stelle? vi èa fine che si possa contemplar la assumpzione dicoluiche è stato buon sanzaleper non dir ruffianotra Nettuno ed Amfitrite.Perché le sette figlie d'Atlante soprasiedeno appresso il collo del biancoToro? per essersicon lesa maestà di noi altri deivantato il padre di aversostenuti noi ed il cielo ruinante; o pur per aver in che mostrar la sualeggerezza i numiche vi l'han condotte. Perché Giunone ha ornato il Granchiodi nove stellesenza le quattro altre circonstanti che non fanno imagine? soloper un capriccioperché forficò il tallone ad Alcide a tempo che combattevacon quel gigantone. Chi mi saprà dar altra caggione che il semplice edirrazional decreto de' superiperché il Serpentaurodetto da noi GreciOfiulcoottiene con la sua colobrina il campo di trentasei stelle? Qual graveed opportuna caggione fa al Sagittario usurparsi trenta ed una stella? perchéfu figlio di Euschemiala quale fu nutriccia o baila de le Muse. Perché nonpiù tosto a la madre? perché lui oltre seppe ballare e far i giuochi de lebagattelle. Aquario perché ha quaranta cinque stelle appresso il Capricorno?forseperché salvò la figlia di Venere Facete nel stagno? Perché non altria gli quali noi dei siamo tanto ubligatiche sono sepolti in terrama piùtosto costuich'ha fatto un serviggio indegno di tanta ricompensaè statoconceduto quel spacio? perché cossì ha piaciuto a Venere.
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Gli Pescibenché meritino qualche mercedeper aver dal fiume Eufrate cacciato quell'ovochecovato da la colombaischiuse la misericordia de la dea di Pafotutta volta paionvi soggetti d'ottenirl'ornamento di trentaquattro stellesenza altre quattro circostantied abitarefuor de l'acqui nella region più nobile del cielo? Che fa Orionetutto armatoa scrimir solocon le spalancate bracciaimpiastrato di trent'otto stellenela latitudine australe verso il Tauro? vi sta per semplice capriccio di Nettunoa cui non ha bastato di privilegiarlo su l'acquidove ha il suo legitimoimperio; ma oltrefuor del suo patrimoniosi vuol con sì poco propositoprevalere. La Lepreil Cane e la Cagnolina sapete ch'hanno quarantatré stellene la parte meridionalenon per altroche per due o tre frascarie non minoriche quellache vi fa essere appresso la Idrala Tassa ed il Corvocheottegnono quarant'ed una stellaper memoria di quelche mandâro una volta glidei il Corvo a prender l'acqua da bere; il qual per il camino vedde un ficoch'aveale fiche o gli fichi (perché l'uno e l'altro geno è approvato da grammaticidite come vi piace): per gola quell'ucello aspettò che fussero maturide qualial fine essendosi pasciutosi ricordò de l'acqua; andò per empir la lancellaveddevi il dragoneabbe paurae ritornò con la giarra vota agli dei. Liqualiper far chiaro quanto hanno ben impiegato l'ingegno ed il pensierohannodescritta in cielo questa istoria di sì gentile ed accomodato servitore. Vedetequanto bene abbiamo speso il tempol'inchiostro e la carta. La Corona austrinache sotto l'arco e piedi di Sagittario si vede ornata di tredeci topaciilucentichi l'ha predestinata ad essere eternamente senza testa? Che bel vederevolete voi che sia di quel pesce Noziosotto gli piedi d'Aquario e Capricornodistinto in dodici lumicon sei altri che gli sono in circa? De l'Altareoturribulo o fano o sacrariocome vogliam direio non parlo; perché giamai liconvenne cossì bene d'essere in cielose non orache quasi non ha dove esserein terra; ora vi sta benecome una reliquiao pur come una tavola dellasommersa nave de la religion e colto di noi.
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Del Capricorno non dico nullaperché mi pardignissimo d'ottenere il cieloper averne fatto tanto beneficioinsegnandocila ricettacon cui potessimo vencere il Pitone; perché bisognavache gli deisi trasformassero in bestiese volevano aver onor di quella guerra: e ne hadonata dottrinafacendoci sapere che non si può mantener superiore chi non sisa far bestia. Non parlo de la Vergine; perchéper conservar la suaverginitàin nessun loco sta sicura se non in cieloavendo da qua un Leone eda là un Scorpione per sua guardia. La poverina è fuggita da terraperchél'eccessiva libidine de le donnele qualiquanto più son pregnetanto piùsogliono appetere il coitofa che non sia sicura di non esser contaminataancose si trovasse nel ventre de la madre; però goda i suoi vintisei carbuncoli conquelli altri seiche li sono attorno. Circa l'intemerata maestà di que' doiAsini che luceno nel spacio di Cancronon oso direperché di questimassimamente per dritto e per raggione è il regno del cielo: come con molteefficacissime raggioni altre volte mi propono di mostrarviperché di tantamateria non ardisco parlare per modo di passaggio. Ma di questo sol mi doglio emi lamento assaiche questi divini animali sieno stati sì avaramente trattatinon facendogli esserecome in casa propriama nell'ospizio di quel retrogradoanimale aquaticoe non munerandoli più che de la miseria di due stelledonandone una a l'uno e l'altra all'altro; e quelle non maggiori che de laquarta grandezza.
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De l'AltaredunqueCapricornoVergine edAsini (benché prendo a dispiacere ch'ad alcuni di questi non essendo lortrattati secondo la dignitàin loco di essere fatto onoreforse gli è statofatta ingiuria) or al presente non voglio definir cosa alcuna; ma torno a glialtri suppositiche vanno per la medesima bilancia con gli sopradetti.
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Non volete voi che murmurino gli altrifiumiche sono in terraper il torto che gli vien fatto? Atteso chequalraggion vuole che più tosto l'Eridano deve aver le sue trenta e quattroluccioleche si veggono citra ed oltre il tropico di Capricornopiù tosto chetanti altri non meno degni e grandied altri più degni e maggiori? Pensate chebasta dire che le sorelle di Fetone v'abbiano la stanza? O forse volete chevegna celebratoperché ivi per mia mano cadde il fulminato figlio d'Apolloper aver il padre abusato del suo ufficiogrado ed autoritade? Perché ilcavallo di Bellerofonte è montato ad investirsi de vinti stelle in cieloessendo che sta sepolto in terra il suo cavalcatore? A che proposito quellasaettache per il splendor di cinque stelleche tiene inchiodateluceprossima a l'Aquila e Delfino? Certoche se gli fa gran torto che non stiavicina al Sagittario a fin che se ne possa servirequando arrà tirato quellache tiene in punta; o pur non appaia in parte dove possa rendere qualche raggiondi sé. Apresso bramo intenderetra il spoglio del Leone e la testa di quelbianco e dolce Cignoche fa quella lira fatta di corna di bue in forma ditestugine? Vorrei saperese la vi dimore per onor de la testugineo de lecornao de la lirao pur perché ognun veda la mastria di Mercurio che l'hafattaper testimonio de la sua dissoluta e vana iattanzia?
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Eccoo deil'opre nostre; ecco le egregienostre manifatturecon le quali ne rendemo onorati al cielo! Vedete che bellefabrichenon molto dissimili a quelle che sogliono far gli fanciulliquandocontrattano la lutala pastale miscugliele frasche e festuchetentandod'imitare l'opre di maggiori! Pensateche non doviamo render raggione e contodi queste? Possete persuadervichede l'opre ociose sarremo meno richiestiinterrogatigiudicati e condannatiche dell'ociose paroli? La dea Giustiziala dea Temperanzala dea Constanzala dea Liberalitadela dea Pazienzaladea Veritadela dea Mnemosinela dea Sofia e tante altre dee e dei vannobanditi non solo dal cieloma ed oltre da la terra; ed in loco loro e ne glieminenti palaggiedificati da l'alta Providenza per residenza lorovi siveggono delfinicaprecorviserpenti ed altre sporcarielevitadicapricci elegerezze. Se vi par questa cosa inconvenientee ne tocca il rimorso de laconscienza per il bene che non abbiam fatto; quanto più dovete meco considerareche doviamo esser punti e trafitti per le gravissime sceleraggini e delittichecomessi avendononon solamente non ne siamo ripentiti ed emendatima oltre neabbiamo celebrati triomfi e drizzati come trofeinon in un fano labile eruinosonon in tempio terrestrema nel cielo e nelle stelle eterne. Si puòpatireo deie facilmente si condona a gli erroriche son per fragilitàeper non molto giudiciosa levità; ma qual misericordiaqual pietate puòrivoltarsi a quelliche son commessi da color cheessendono posti presidentinella giustiziain mercede di criminalissimi erroricontribuiscono maggiorierrori con onorarepremiar ed essaltar al cielo gli delitti insieme con glidelinquenti? Per qual grande e virtuoso fatto Perseo av'ottenute vinteseistelle? Per aver con gli talari e scudo di cristalloche lo rendeva invisibilein serviggio de l'infuriata Minerva ammazzate le Gorgoni che dormivanoepresentatogli il capo di Medusa. E non ha bastato che vi fusse luima per lungae celebre memoria bisognava che vi comparisse la moglie Andromeda con le suevintitréil suo genero Cefeo con le sue tredeciche espose la figliainnocente alla bocca del Ceto per capriccio di Nettunoadirato solamenteperché la sua madre Cassiopea pensava essere più bella che le Nereidi. E peròanco la madre vi si vede residente in catedraornata di tredeci altre stellene' confini de l'Artico circolo. Quel padre di agnelli con la lana d'orocon lesue diece ed otto stelle senza l'altre sette circonstantiche fa balando sulpunto equinoziale? E forse ivi per predicar la pazzia e sciocchezza del re diColchil'impudicizia di Medeala libidinosa temeritade di Giasone e l'iniquaprovidenza di noi altri? Que' doi fanciulliche nel signifero succedeno alTorocompresi da diece e otto stellesenza altre sette circonstanti informiche mostrano di buono o di bello in quella sacra sediaeccetto che il reciprocoamore di doi bardassi? Per qual raggione il Scorpione ottiene il premio di ventied una stellesenza le otto che son ne le chelee le nove che sono circa luie tre altre informi? Per premio d'un omicidio ordinato dalla leggerezza edinvidia di Dianache gli fece uccidere l'emulo cacciator Orione. Sapete beneche Chirone con la sua bestia ottiene nella australe latitudine del cielosessanta e sei stelle per esser stato pedante di quel figlioche nacque dalstupro di Peleo e.Teti.
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Sapete che la corona di Ariadnanella qualerisplendeno otto stelleed è celebrata làavanti il petto di Boote e lespire de l'anguenon v'è se non in commemorazione perpetua del disordinatoamor del padre Liberoche s'imbracciò la figlia del re di Cretarigettata dalsuo stuprator Teseo.
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Quel Leoneche nel core porta il basiliscoe che ottiene il campo di trenta e cinque stelleche fa continuo al Cancro? Eviforse per esser gionto a quel suo conmilitone e suo conservo de l'irata Giunoneche lo apparecchiò vastatore del Cleoneo paesea fine chea mal grado diquelloaspetasse l'advenimento del strenuo Alcide? Ercole invittolaboriosomio figlioche col suo spoglio di leone e la sua mazza par che si difenda levinti ed otto stellequali con più che mai altri abbia fatto tanti gestieroici s'ha meritatepurea dire il veronon mi par conveniente che tegnaquel locoonde il suo geno pone avanti gli occhi della giustizia il torto fattoal nodo coniugale della mia Giunone per me e per la pellice Megaramadre dilui. La nave di Argonella quale sono inchiodate quarantacinque risplendentistellene l'ampio spacio vicino al circolo Antarticoevi ad altro fine che pereternizare la memoria del grande errore che commese la saggia Minervachemediante quella instituì gli primi pirati a fine chenon meno che la terraavesse gli suoi solleciti predatori il mare? E per tornar là dove s'intende lacintura del cieloperché quel Boveverso il principio del zodiacoottienetrenta e due chiare stellesenza quella ch'è nella punta del cornosettentrionaleed undeci altre che son chiamate informi? Per ciò che è quelGiove (oimè!) che rubbò la figlia ad Agenorela sorella a Cadmo. Che Aquilaè quella che nel firmamento s'usurpa l'atrio di quindeci stelleoltreSagittarioverso il polo? Lassoè quel Giove che ivi celebra il trionfo delrapito Ganimede e di quelle vittoriose fiamme ed amori. Quella OrsaquellaOrsao deiperché nella più bella ed eminente parte del mondocome in unaalta specolacome in una più aprica piazza e più celebre spettacoloche nel'universo presentar si possa a gli occhi nostriè stata messa? Forse a fineche non sia occhioche non veda l'incendio ch'assalse il padre de gli deiappresso l'incendio de la terra per il carro di Fetontequando in quel mentrech'andavo guardando le ruine di quel fuocoe riparando a quelle con richiamarei fiumi che timidi e fugaci erano ristretti a le cavernee ciò effettuando nelmio diletto Arcadio paese: eccoaltro fuoco m'accese il pettoche dal splendordel volto de la vergine Nonacrina procedendopassommi per gli occhiscorseminel corescaldommi l'ossa e penetrommi dentro le midolla; di sorte che non fuacqua né remedio che potesse dar soccorso e refrigerio all'incendio mio. Inquesto foco fu il strale che mi trafisse il coreil laccio che mi legò l'almae l'artiglio che mi tolse a me e diemmi in preda alla beltà di lei. Commesi ilsacrilego stuproviolai la compagnia di Diana e fui a la mia fidelissimaconsorte ingiurioso; per la quale in forma e specie d'una Orsa presentandomisela bruttura del fedo eccesso miotanto si manca che da quella abominevol vistaio concepesse orroreche sì bello mi parve quel medesimo mostro e sì misoprapiacqueche volsi ch'il suo vivo ritratto fusse essaltato nel più alto emagnifico sito de l'architetto del cielo: quell'errorequella bruttezzaquell'orribilmacchia che sdegna ed abomina lavar l'acqua de l'Oceanoche Tetiper tema dicontaminar l'onde suenon vuol che punto s'avicine verso la sua stanzaDictinna l'ha vietato l'ingresso di suoi deserti per tema di profanar il sacrosuo collegioe per la medesima caggione gli niegano i fiumi le Nereidi e Ninfe.
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Iomisero peccatoredico la mia colpadico la mia gravissima colpain conspetto de l'intemerata absoluta giustiziaevostroche sin al presente ho molto gravemente peccatoe per il mal essempioho porgiuta ancor a voi permissione e facultà di far il simile; e con questoconfesso che degnamente io insieme con voi siamo incorsi il sdegno del fatochenon ne fa più essere riconosciuti per deie mentre abbiamo a le sporcarie dela terra conceduto il cieloha dispensato ch'a noi fussero cassi gli tempiiimagini e statuech'avevamo in terra; a fine che degnamente da alto vegnanodepressi quelliquali indegnamente han messe in alto le cose vili e basse.
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Oimèdeiche facciamo? che pensiamo? cheinduggiamo? Abbiamo prevaricatosiamo stati perseveranti ne gli errorieveggiamo la pena gionta e continuata con l'errore. Provedemodunqueprovedemoa' casi nostri; perchécome il fato ne ha negato il non posser caderecossìne ha conceduto il possere risorgere; però come siamo stati pronti al cascarecossì anco siamo apparecchiati a rimetterci su gli piedi. Da quella pena nellaquale mediante l'errore siamo incorsie peggior della quale ne potrebesopraveniremediante la riparazioneche sta nelle nostre manipotremo senzadifficultade uscire. Per la catena de gli errori siamo avinti; per la mano dellagiustizia ne disciogliamo. Dove la nostra levità ne ha deprimutiindi bisognache la gravità ne inalze. Convertiamoci alla giustiziadalla quale essendo noiallontanatisiamo allontanati da noi stessi; di sorte che non siamo più deinon siamo più noi. Ritorniamo dunque a quellase vogliamo ritornare a noi.
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L'ordine e maniera di far questo riparamentoè che prima togliamo da le nostre spalli la grieve soma d'errori che netrattiene; rimoviamo d'avanti gli nostri occhi il velo de la pocaconsiderazioneche ne impaccia; isgombramo dal core la propria affezionechene ritarda; gittiamo da noi tutti que' vani pensieri che ne aggravano;adattiamoci a demolire le machine di errori ed edificii di perversitade cheimpediscono la strada ed occupano il camino; cassiamo ed annulliamoquantopossibil fiagli trionfi e trofei di nostri facinorosi gestia fine che appaianel tribunal della giustizia verace pentimento di commessi errori. Susuodeitolgansi dal cielo queste larvestatuefigureimaginiritrattiprocessi ed istorie de nostre avarizielibidinifurtisdegnidispetti edonte. Che passeche passe questa notte atra e fosca di nostri erroriperchéla vaga aurora del novo giorno de la giustizia ne invita; e disponiamoci dimaniera tale al solech'è per uscireche non ne discuopra cossì come siamoimmondi. Bisogna mondare e renderci belli; non solamente noima anco le nostrestanze e gli nostri tetti fia mestiero che sieno puliti e netti: doviamointeriore- ed esteriormente ripurgarci. Disponiamocidicoprima nel cielo cheintellettualmente è dentro di noie poi in questo sensibile che corporalmentesi presenta a gli occhi. Togliemo via dal cielo de l'animo nostro l'Orsa delladifformitàla Saetta de la detrazionel'Equicolo de la leggerezzail Cane dela murmurazionela Canicola de l'adulazione. Bandiscasi da noi l'Ercole de laviolenzala Lira de la congiurazioneil Triangolo de l'impietàil Boote del'inconstanzail Cefeo de la durezza. Lungi da noi il Drago de l'invidiailCigno de l'imprudenzala Cassiopea de la vanitàl'Andromeda de la desidiailPerseo della vana sollecitudine. Scacciamo l'Ofiulco de la maldizionel'Aquilade l'arroganzail Delfino de la libidineil Cavallo de l'impacienzal'Idra dela concupiscenza. Togliemo da noi il Ceto de l'ingordiggial'Orione de lafierezzail Fiume de le superfluitadila Gorgone de l'ignoranzala Lepre delvano timore. Non ne sia oltre dentro il petto l'Argonave de l'avariziala Tazzade l'insobrietàla Libra de l'iniquitàil Cancro del mal regressoilCapricorno de la decepzione. Non fia che ne s'avicine il Scorpio de la frodeilCentauro de la animale affezionel'Altare de la superstizionela Corona de lasuperbiail Pesce de l'indegno silenzio. Con questi caggiano gli Gemini de lamala familiaritadeil Toro de la cura di cose bassel'Ariete de l'inconsiderazioneil Leone de la Tirannial'Aquario de la dissoluzionela Vergine del'infruttuosa conversazioneil Sagittario de la detrazione. Se cossìo deipurgaremo la nostra abitazionese cossì renderemo novo il nostro cielonovesaranno le costellazioni ed influssinove l'impressioninove fortune; perchéda questo mondo superiore pende il tuttoe contrarii effetti sono dependenti dacause contrarie. O felicio veramente fortunati noise farremo buona coloniadel nostro animo e pensiero! A chi de voi non piace il presente statopiacciail presente conseglio. Se vogliamo mutar statocangiamo costumi. Se vogliamoche quello sia buono e megliorequesti non sieno simili o peggiori. Purghiamol'interiore affettoatteso che da l'informazione di questo mondo interno nonsarà difficile di far progresso alla riformazione di questo sensibile edesterno. La prima purgazioneo deiveggio che la fateveggio che l'avetefatta; la vostra determinazione io la veggio; ho vista la vostra determinazionela è fatta; ed è subito fattaperché la non è soggetta a' contrapesi deltempo.
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Or suprocediamo alla seconda purgazione.Questa è circa l'esternocorporeosensibile e locato. Però bisogna che vadacon certo discorsosuccessione ed ordine; però bisogna aspettareconferir unacosa con l'altracomparar questa raggione con quellaprima che determinare;atteso che circa le cose corporalicome in tempo è la disposizionecossì nonpuò esserecome in uno instantel'essecuzione. Eccovi dunque il termine ditre giornidove non avete da decidere e determinare infra di voise questariforma si debba fare o non; perché per ordinanza del fatosubito che vi l'hopropostainsieme l'avete giudicata convenientissimanecessaria ed ottima; enon in segno esteriorefigura ed ombrama realmente ed in verità veggio ilvostro affettocome voi reciprocamente vedete il mio; e non men subito ch'iov'ho tocco l'orecchio col mio proponimentovoi col splendor del consentimentovostro m'avete tocchi gli occhi. Resta dunque che pensiate e conferite infra divoi circa la manieracon cui s'ha da provedere a queste cose che si toglienodal cieloper le quali fia mestiero procacciare ed ordinar altri paesi estanze; ed oltrecome s'hanno da empire queste sedie a fin che il cielo nonrimagna desertoma megliormente colto ed abitato che prima. Passati che sarannogli tre giorniverrete premeditati in mia presenza circa loco per loco e cosaper cosaacciò chenon senza ogni possibile discussioneconveniamo il quartogiorno a determinare e pronunziar la forma di questa colonia. Ho detto.
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Cossìo Saulinoil padre Giove toccòl'orecchioaccese il spirto e commosse il core del Senato e Popolo celestechelui medesimo apertamente ne' volti e gesti s'accorsementre oravache nellamente loro era conchiuso e determinato quel tanto che da lui lor venia proposto.Avendo dunque fatta la ultima clausola ed imposto silenzio al suo dire il granPatriarca degli deitutti con una voce e con un tuono dissero: - Moltovolentierio Gioveconsentemo d'effettuar quel tanto che tu hai proposto everamente ha predestinato il fato. - Qua succese il fremito de la moltitudinequa apparendo segno d'una lieta risoluzionelà d'un volenteroso ossequioquad'un dubiolà d'un pensieroqua un applausolà un scrollar di testa diqualche interessatoivi una specie di vistae quivi un'altrasin tanto chegionta l'ora di cenachi da questo lato si retiròe chi da quell'altro.
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\ SAUL.\ Cose di non poco momentoo Sofia!

Dial. 1parte 3

Terza parte del primo Dialogo.

 

1 \ SOFIA\ Venuto il quartogiornoed essendo appunto l'ora di mezo dìconvennero di bel novo alconseglio generaledove non solamente fu lecito d'esser presenti gli prefatinumi più principalima oltre tutti quelli altriai quali è concedutocomeper lege naturaleil cielo. Sedente dunque il Senato e Popolo de gli deie conil consueto modo essendo montato sul solio di safiro inorato Giovecon quellaforma di diadema e manto con cui solamente ne gli sollennissimi concilii suolcomparirerassettato il tuttomessa in punto d'attenzion la turbaed indittoalto silenziodi maniera che gli congregati sembravano tante statue o tantepitture; si presenta in mezzo con gli suoi ordiniinsegna e circonstanze il miobel nume Mercurio. E gionto avanti il conspetto del gran padrebrevementeannunziòinterpretò ed espose quel che non era a tutto il conseglio occoltoma cheper servar la forma e decoro de statutibisogna pronunziare. Cioè comegli dei erano pronti ed apparecchiati senza simulazione e doloma con libera espontanea voluntadead accettare e ponere in esecuzione tutto quello che per ilpresente sinodo verrebe conchiusostatuto ed ordinato. Il che avendo dettosivoltò a gli circonstanti deie gli richiese che con alzar la mano facesseroaperto e ratificato quel tanto ch'in nome loro aveva esposto in presenza del'altitonante. E cossì fu fatto.
2
Appresso apre la bocca il magno protoparentee fassi in cotal tenore udire: - Se gloriosao deifu la nostra vittoriacontra gli gigantiche in breve spacio di tempo risorsero contra di noicheerano nemici stranieri ed apertiche ne combattevano solo da l'Olimpoe chenon possevano né tentavano altro che de ne precipitar dal cielo; quanto piùgloriosa e degna sarà quella di noi stessili quali fummo contra lorvittoriosi? Quanto più degnadicoe gloriosa è quella di nostri affettichetanto tempo han trionfato di noiche sono nemici domestici ed interni che netiranneggiano da ogni latoe che ne hanno trabalsati e smossi da noi stessi?
3
Se dunque di festa degno ne ha parso quelgiorno che ne partorì vittoria tale di quale il frutto in un momento disparvequanto più festivo dev'essere questo di cui la fruttuosa gloria sarà eviternaper gli secoli futuri? Séguitedunqued'essere festivo il giorno de lavittoria; ma da quel che si diceva de la vittoria de gigantidicasi de lavittoria de gli Deiperché in esso abbiamo vinti noi medesimi. Instituiscasioltre festivo il giorno presente nel quale si ripurga il cieloe questo siapiù sollenne a noiche abbia mai possuto essere a gli Egizii la trasmigrazionedel popolo leprosoed a gli Ebrei il transito dalla Babilonica cattivitade.Oggi il morbola pestela lepra si bandisce dal cielo a gli deserti; oggi vienrotta quella catena di delitti e fracassato il ceppo de gli erroriche neubligano al castigo eterno. Or dunqueessendo voi tutti di buona voglia perprocedere a questa riformaed avendocome intendotutti premeditato il modocon cui si debba e possa venire al fatto; acciò che queste sedie non rimagnanodisabitateed agli trasmigranti sieno ordinati luoghi convenientiiocominciarò a dire il mio parere circa uno per uno; e prodotto che sarà quellose vi parrà degno d'essere approvatoditelo; se vi sembrarà inconvenienteesplicatevi; se vi par che si possa far megliodechiaratelo; se da quello sideve toglieredite il vostro parere; se vi par che vi si deve aggiongerefatevi intendere; perché ognuno ha plenaria libertà di proferire il suo voto;e chiunque tacese intende affirmare. - Qua assorsero alquanto tutti gli deiecon questo segno ratificâro la proposta.
4
- Per dardunqueprincipio e cominciar dacapodisse Gioveveggiamo prima le cose che sono da la parte borealeeprovediamo circa quelle; e poi a mano a mano per ordine faremo progresso sin alfine. Dite voi: che vi paree che giudicate di quella Orsa? - Gli deialliquali toccavano le prime vocicommesero a Momo che rispondesse; il qual disse:- Gran vituperioo Giovee più grande che tu medesimo possi riconoscerechenel luogo del cielo più celebrelà dove Pitagora (che intese il mondo aver lebracciagambebusto e testa) disse essere la parte superior di quelloallaquale è contraposto l'altro estremo che dice essere l'infima regione; iuxta quelloche cantò un Poeta di quella setta:
Hic vertex nobis semper sublimisat illum

Sub pedibus Styx atra videt manesque profundi:

là dove gli marinaii si consultano negli devii ed incerti camini del marelàverso dove alzano le mani tutti gli travagliati che patiscono tempeste: làverso dove ambivano gli giganti: là dove la generazion fiera di Belo faceamontare la torre di Babelle: là dove gli maghi del specchio calibeo cercano glioracoli de Floronuno de' grandi principi de gli arctici spiriti: là dove gliCabalisti dicono che Samaele volse inalzare il solio per farsi assomigliante alprimo altitonante; hai posto questo brutto animalaccioil qualenon con unaocchiatanon con un rivoltato mustaccionon con qualche imagine di manononcon un piedenon con altra meno ignobil parte del corpoma con una coda (checontra la natura de l'orsina specie volse Giunone che gli rimanesse attaccatadietro)quasi come un indice degno di tanto luogofai che vegna a mostrar atutti terrestrimaritimi e celesti contemplatori il polo magnifico e cardinedel mondo. Quantodunquefacesti male de vi la inficcaretanto farai bene dilevarnela; e vedi di farne intendere dove la vuoi mandaree che cosa vuoi ch'insuo loco succeda. - Vadadisse Giovedove a voi altri pare e piaceo a gliOrsi d'Inghilterrao a gli Orsini o Cesarini di Romase volete che stia incittà a bell'aggio. - A gli claustri di Bernesi vorei che la fusseimpriggionatadisse Giunone. - Non tanto sdegnomia mogliereplicò Giove;vada dove si vuolepurché sia libera e lasce quel loco nel qualeper esserela sedia più eminentevoglio che faccia la sua residenza la Veritade; perchélà le unghie de la detrazione non arivanoil livore de l'invidia non avelenale tenebre de l'errore non vi profondano. Ivi starà stabile e ferma; là nonsarà exagitata da flutti e da tempeste; ivi sarà sicura guida di quelli chevanno errando per questo tempestoso pelago d'errori; ed indi si mostrarà chiaroe terso specchio di contemplazione. -Disse il padre Saturno: - Che farremo diquella Orsa maggiore? Propona Momo. - E lui disse: - Vadaperché la èvecchiaper donna di compagna di quella minore giovanetta; e vedete che non glidovegna roffiana; il che se accaderàsia condannata ad servir a qualchemendicoche con andarla mostrando e con farla cavalcare da fanciulli ed altrisimiliper curar la febre quartana ed altre picciole infirmitadipossaguadagnar da vivere per lui e lei. -Dimanda Marte: - Che farremo di quel nostroDraggonaccioo Giove? - Dica Momo- rispose il padre. E quello: - La è unadisutile bestiae che è meglio morta che viva. Peròse vi paremandiamolane l'Iberniao in un'isola de l'Orcadi a pascere. Ma guardate beneché con lacoda è dubio che non faccia qualche ruina di stelle con farle precipitar inmare. - Rispose Apolline: - Non dubitaro Momo: perché ordinarò a qualcheCirce o Medeache con quei versi con gli quali si seppe addormentare quando eraguardiano de le poma d'oroadesso di nuovo insoporato sia trasportato pianpianino in terra. E non mi par che debba morirema si vada mostrando ovunque èbarbara bellezza: perché le poma d'oro saranno la beltadeil drago sarà lafierezzaGiasone sarà l'amantel'incanto ch'addormenta il dragosarà che
Non è sì duro cor che proponendo
Tempo aspettandopiangendo ed amando
E talvolta pagandonon si smuova:
Né sì freddo volerche non si scalde.

5
Che cosa vuoi che succeda al suo luogoopadre? - La prudenzarispose Giovela quale deve essere vicina alla Veritade;perché questa non deve maneggiarsimoversi ed adoperarsi senza quellaeperché l'una senza la compagnia de l'altra non è possibile che mai profitte ovegna onorata. - Ben provisto- dissero i dei. Soggionse Marte: - Quel Cefeoquando era remalamente seppe menar le braccia per aggrandir quel regno che lafortuna gli porse. Oranon è bene che quain quel modo che faspandendo dital sorte le braccia ed allargando i passisi faccia cossì la piazza grande incielo. - È benedunquedisse Gioveche se gli dia da bere l'acqua di Leteafin che si dismenticheponendo in oblio la terrena e celeste possessioneerinasca un animale che non abbia né gambe né braccia. - Cossì deve esseresoggionsero li dei: ma che in loco suo succeda la Sofiaperché la poverinadeve anch'ella participar de gli frutti e fortune de la Veritadesuaindissociabile compagnacon la quale sempre ha comunicato nelle angustieafflizioniingiurie e fatiche; oltre chese non è costei che li coadministrenon so come ella potrà essere mai gradita ed onorata. - Molto volentieridisseGiovelo accordoe vi consento o Dei; perché ogni ordine e raggione il vuole;e massimeperché malamente crederei aver reposta quella nel suo luogo senzaquestaed ivi non si potrebe trovar contentalontana della sua tanto amatasorella e diletta compagna.
6
- De l'Arctofilacedisse Dianachesì bensmaltato di stelleguida il carroche crediMomoche si debba fare? -Rispose: - Per esser lui quel Arcadefrutto di quel sacrilego ventree quelgeneroso parto che rende testimonio ancora de gli orrendi furti del gran padrenostrodeve partirsi da qua: or provedete voi de la sua abitazione. -DisseApolline: - Per esser figlio di Calistoséguite la madre! - Soggionse Diana: -E perché fu cacciatore d'orsiséguite la madrecon questo che non gli ficchiqualche punta di partesana adosso. - Aggiunse Mercurio: - E perché vedetechenon sa far altro caminovada pur sempre guardando la madrela quale se nedevria ritornare all'Erimantide selve. - Cossì sarà megliodisse Giove: eperché la meschina fu violata per forzaio voglio riparar al suo dannodaquel loco rimettendolase cossì piace a Giunone ancoranella sua pristinabella figura. - Mi contentodisse Giunonequando prima l'arrete rimessa nelgrado della sua verginitàe per consequenza in grazia de Diana. - Non parliamopiù di questo per oradisse Giove; ma veggiamo che cosa vogliamo far succedereal luogo di costui. - Dopo fatte molte e molte discussioni: - IvisentenziòGiovesucceda la Leggeperché questa ancora è necessario che sia in cieloatteso che cossì questa è figlia della Sofia celeste e divinacomequell'altra è figlia de l'inferiorein cui questa Dea manda il suo influsso edirradia il splendor del proprio lumein quel mentre che va per gli deserti eluoghi solitarii de la terra. - Ben dispostoo Giovedisse Pallade; perchénon è verané buona legge quella che non ha per madre la Sofiae per padrel'intelletto razionale; e però là questa figlia non deve star lungi da la suamadre; ed a fin che da basso contempleno gli uomini come le cose denno essereordinate appreso lorosi proveda qua in questa manierase cossì piace aGiove. Appresso séguita la sedia della corona Borealefatta di safiroarrichita di tanti lucidi diamantie che fa quella bellissima prospettiva conquattro e quattroche son ottocarbuncoli ardenti. Questaper esser cosafatta a bassotrasportata da bassomi par molto degna d'esser presentata aqualche eroico prencipeche non ne sia indegno; però veda il nostro padreachi manco meno indegnamente deve essere presentata da noi. - Rimagna in cielorispose Gioveaspettando il tempoin cui devrà essere donata in premio a quelfuturo invitto braccioche con la mazza ed il fuoco riportarà la tanto bramataquiete alla misera ed infelice Europafiaccando gli tanti capi di questo peggioche Lerneo mostroche con moltiforme eresia sparge il fatal velenoche atroppo lunghi passi serpe per ogni parte per le vene di quella. - Aggiunse Momo:- Bastarà che done fine a quella poltronesca setta di pedantiche senza benfare secondo la legge divina e naturalesi stimano e vogliono essere stimatireligiosi grati a' deie dicono che il far bene è beneil far male è male;ma non per ben che si faccia o mal che non si facciasi viene ad essere degno egrato a' dei; ma per sperare e credere secondo il catechismo loro. Vedetedeise si trovò mai ribaldaria più aperta di questache da quei soli non èvistali quali non veggon nulla.
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- Certodisse Mercuriocolui che nonconosce nulla forfantarianon conosce questa ch'è la madre di tutte. QuandoGiove istesso e tutti noi insieme proponessimo tal patto a gli uominideremmoessere più abominati che la mortecome quei chein grandissimo pregiudiziodel convitto umanonon siamo solleciti d'altroche della vana gloria nostra. -Il peggio èdisse Momoche ne infamanodicendo che questa è instituzione desuperi; e con questo che biasmano gli effetti e fruttinominandoli ancor contitulo di defetti e vizii. Mentre nessuno opera per essied essi operano pernessuno (perché non fanno altra opra che dir male de l'opre)tra tanto vivonode l'opre di quelli ch'hanno operato per altri che per essie che per altrihanno instituiti tempiicapellexeniospitalicollegii ed universitadi; ondesono aperti ladroni ed occupatori di beni ereditarii d'altri; li qualise nonson perfettiné cossì buonicome dennonon saranno però (come sono essi)perversi e perniciosi al mondo; ma più tosto necessarii alla republicaperitine le scienze speculativestudiosi de la moralitadesolleciti circa l'aumentaril zelo e la cura di giovar l'un l'altroe mantener il convitto (a cui sonoordinate tutte leggi)proponendo certi premii a' benefattorie minacciandocerti castighi a' delinquenti. Oltrementre dicono ogni lor cura essere circacose invisibilile quali né essiné altri mai inteserodicono ch'allaconsecuzion di quelle basta il solo destinoil quale è immutabilemediantecerti affetti interiori e fantasiede quali massimamente gli dei si pascano. -Peròdisse Mercurionon gli deve dar fastidioné eccitar il zelochealcuni credeno le opere essere necessarie; perché tanto il destino di quelliquanto il destino loro che credeno il contrarioè prefissoe non si cangiaperché il lor credere o non credere si cangiee sia d'una ed un'altra maniera.E per la medesima caggione essi non denno essere molesti a color che non glicredenoe che le stimano sceleratissimi; perché non per questo che gli vegnonoa credere e stimarli uomini da benecangiaranno destino. Oltre chesecondo lalor dottrinanon è in libertà de l'elezion loro di mutarsi a questa fede. Magli altri che credeno il contrariopossono giuridicamentesecondo la lorconscienzanon solamente essere a lor molesti; maoltrestimar gransacrificio a gli dei e beneficio al mondo di perseguitarliammazzarle espengerli da la terraperché son peggiori che li bruchi e le locuste sterili equelle arpie le quali non opravano nulla di buonoma solamente que' beni chenon posseano vorarestrapazzavano ed insporcavano con gli piedie faceanoimpedimento a quei che s'esercitavano..
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- Tutti queich'hanno giudicio naturaledisse Apollinegiudicano le leggi buoneperché hanno per scopo la prattica; equelle in comparazione son meglioriche donano meglior occasione a megliorprattica: perché de tutte leggi altre son state donate da noialtre finte dagli uominimassime per il comodo de l'umana vita; e per ciò che alcuni nonveggono il frutto de lor meriti in quella vitaperò gli vien promesso e postoavanti gli occhi de l'altra vita il bene e malepremio e castigosecondo lelor opre. De tutti quantidunqueche diversamente credeno ed insegnanodisseApolloquesti soli son meritevoli d'esser perseguitati dal cielo e da la terraed esterminati come peste del mondoe non son più degni di misericordia chegli lupiorsi e serpentinel spenger de quali consiste opra meritoria e degna:anzi tanto incomparabilmente meritarà più chi le toglieràquanto pestilenzae ruina maggiore apportano questi che quelli. Però ben specificò Momoche laCorona australe a colui massime si deveil quale è disposto dal fato atogliere questa fetida sporcaria del mondo.
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- Benedisse Giovecossì vogliocossìdeterminoche sia dispensata questa coronacome raggionevolmente MercurioMomo ed Apolline hanno propostoe voi altri consentite. Questa pestilenzaperessere cosa violenta e contra ogni legge e naturacerto non potrà moltodurare; come possete accorgervich'hanno costoro il lor destino o fatonemicissimoperché mai crebbe il numero di questise non a fine di far piùnumerosa ruina. - È ben degno premiodisse Saturnola corona per coluichele toglierà via; ma a questi perversi è picciola ed improporzionata penachesieno solamente spenti dalla conversazion de gli uomini: però mi par oltregiusto chelasciato ch'aranno quel corpoappressoper molti lustri e per piùcentinaia d'annida corpo in corpo trasmigrando per diverse vice e voltese nevadano ad abitar in porciche sono gli più poltroni animali del mondoo verosieno ostreche marine attaccate ai scogli.
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- La giustiziadisse Mercuriovuole ilcontrario. Mi par giustoche per pena de l'ocio sia data la fatica. Però saràmeglioche vadano in asinidove ritegnano la ignoranza e si dispogliano del'ocio; ed in quel suppositoin mercé di continuo lavoreabbiano poco fieno epaglia per ciboe molte bastonate per guidardone. - Questo parere approvârotutti gli Dei insieme. Allora sentenziò Gioveche la corona sia eterna dicolui che gli arà donata l'ultima scossa; ed essi per tremilia anni da asinisempre vadano migrando in asini. Sentenziò oltreche in loco di quella coronaparticolare succedesse la ideale e comunicabile in infinitoperché da quellapossano essere suscitate infinite coronecome da una lampade accesa senza suadiminuzionee senza scemarsi punto di virtude ed efficaciase ne accendenoinfinite altre. Con la qual corona intese che fusse aggionta la spada idealelaquale similmente ha più vero essere che qualsivoglia particolaresussistenteinfra gli limiti delle naturali operazioni. Per la qual spada e corona intendeGiove il giudicio universaleper cui nel mondo ogniuno vegna premiato ecastigatosecondo la misura de gli meriti e delitti. Approvâro molto questaprovisione tutti gli deiper quel che conviene che alla Legge abbia la sediavicina il Giudicioperché questo si deve governar per quellae quella deveesercitarsi per questo; questo deve esseguiree quella dettare; in quella ha daconsistere tutta la teoriain questo tutta la pratica.
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Dopo fatti molti discorsi e digressioni inproposito di questa sediamostrò Momo a Giove Ercolee gli disse: - Orchefaremo di questo tuo bastardo? - Avete uditodeirispose Giovela caggioneper la quale il mio Ercole deve andarsene con gli altri altrove. Ma non voglioche la sua andata sia simile a quella de tutti gli altri; perché la causamodoe raggione de la sua assumpzione è stata molto dissimileper ciò che solo esingularmente per le virtudi e meriti de gli gesti eroici s'ha meritato ilcielo; e benché spuriodegno però di essere legitimo figlio di Giove s'èdimostrato. E vedete apertoche solo la causa de l'essere adventizioe nonnaturalmente diofa che li sia negato il cielo; ed è il mionon suo errorequello che per lui io vegnocome è stato dettonotato. E credoche virimorda la conscienza; ché se uno da quella regola e determinazion generaledevesse essere eccettuatoquesto solo derrebe essere Ercole. Peròse lotogliemo da qua e lo mandamo in terrafacciamo che non sia senza suo onore eriputazionela quale non sia minore che se continuasse in cielo. -Assorseromoltidicola più gran parte de gli deie dissero: - Con maggioresemaggior si puote. - InstituiscodunqueGiove soggionseche con questaoccasione a costuicome a persona operosa e fortesia donata tal commissione ecuraper quale si faccia dio terrestretalmente grandeche vegna da tuttistimato maggior che quando era autenticato per celeste semideo. - Risposero que'medesimi: - Cossì sia. - E perché alcuni de quegli né erano assorti allorané parlavano adessosi converse Giove a loroe gli disseche ancor essi sifacessero intendere. Però di quelli alcuni dissero: Probamus; - altridissero: Admittimus. -Disse Giunone: Non refragamur. - Indi simosse Giove a proferir il decreto in questa forma: - Per causa che in luoghi dela terra in questi tempi si scuoprono de mostrise non tali quali erano a'tempi de gli antichi cultori di quellaforse peggiori; ioGiovepadre eproveditor generaleinstituiscochese non con simile o maggior mole dicorpodotato però ed inricchito di maggior vigilanzadi sollecitudinevigord'ingegno ed efficacia di spirtovada Ercolecome mio luogotenente e ministrodel mio potente braccioin terra; e come vi si mostrò grande primaquando funato e parturito in quellacon aver superati e vinti tanti fieri mostri; esecondoquando rivenne a quella vittorioso da l'infernoapparendo insperatoconsolator de gli amicied inaspettato vendicator de gli oltragiosi tiranni;cossìal presentequal nuovo e tanto necessario e bramato proveditorevegnala terza volta visto da la madre; e discorrendo per gli tenimenti di quellaveda se di bel nuovo per le cittadi Arcadiche vada dissipando qualche Nemeoleone; se il Cleoneo di nuovo appaia in Tessaglia. Guarde se quell'idraquellapeste di Lernesia risuscitata a prendere le sue teste rigermoglianti. Scorgase ne la Tracia sia di nuovo risorto quel Diomedee chi de sangue de peregrinipascea ne l'Ebro gli cavalli. Volte l'occhio a la Libiase forse quell'Anteoche tante volte ripigliava il spirtoabbia pur una volta ripigliato il corpo.Considere se nel regno Ibero è qualche tricorporeo Gerione. Alze il capo e vedase per l'aria a questo tempo volano le perniciosissime Stinfalidi: dicosevolano quelle Arpie che talvolta soleano annuvolar l'aria ed impedir l'aspettode gli astri luminosi. Guate se qualch'ispido cinghiale va spasseggiando per gliErimantici deserti. Se s'incontrasse a qualche toronon dissimile a quello chedonava orrido spavento a tanti popoli; se bisognasse far uscir a l'aria apertoqualche triforme Cerbero che latrea fin che vomisca l'aconito mortifero; secirca gli crudi altari versa qualche carnefice Busire; se qualche cervache didorate corna adorna il capoappare per que' desertisimile a quella che congli piedi di bronzo correa velocepari al vento; se qualche nova reginaAmazonia ha congregate le copie rubelle; se qualche infido e vario Acheloo coninconstantemoltiforme e vario aspetto tiranneggia in qualche parte; se sonoEsperidi ch'in guardia del drago han commese le poma d'oro; se di nuovo apparela celibe ed audace Regina del popolo Termodonzio; se per l'Italia va grassandoqualche Lancinio ladroo discorra qualche Cacco predatore che con il fumo efiamme defenda gli suoi furti; se questio similio altri nuovi ed inauditimostri gli occorrerannoe se gli aventarannomentre per il spacioso dorso dela terra verràlustrando; svolteriformediscacceperseguiteleghedomispogliedissiperompaspezzefrangadeprimasommergabruggecasseuccidaannulle. Per gli quai gestiin mercé di tante e sì gloriose faticheordino che ne gli luoghi dove effettuarà le sue eroiche impresegli sienodrizzati trofeistatuecolossied oltre fani e tempiise non mi contradiceil fato.
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- Veramenteo Giovedisse Momoadesso mipari a fatto a fatto dio da bene; perché veggio che la paternale affezione nonti trasporta a passar gli termini circa la retribuzione secondo gli meriti deltuo Alcide; il quale se non è degno di tantoè meritevole oltre forse diqualche cosa di vantaggioanco a giudicio di Giunonela qual veggio cheridendo pur accetta quel ch'io dico.
-13
Ma ecco il mio tanto aspettato MercuriooSaulinoper cui conviene che questo nostro raggionamento si differisca adun'altra volta. Però piacciati discostarti e lasciarne privatamente raggionarinsieme.
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\ SAUL.\ Benea rivederci domani.
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\ SOFIA\ Ecco quello a cui ieri hoindirizzati i voti: al finedopo ch'ha alquanto troppo induggiatomi si fapresente. Ieri a la sera doveano essere pervenuti a luiquesta notte ascoltatie questa mattina exequiti dal medesimo. Se subito a la mia voce non è comparsogran cosa lo deve aver intrattenuto; per ciò che credo non essere meno amata daluiche da me medesima. Eccoil veggo uscire da quella nuvola candentechedal spirto d'Austro risospinta corre verso il centro del nostro orizonteecedendo a' lampegianti rai del sole s'apre in cerchioquasi coronando il mionobil pianeta. O sacrato padrealta maestadeio ti ringrazioperché veggioil mio alato nume spuntar da quel mezzo e con l'ali distese battendo l'arialieto col caduceo in manofender il cielo a la mia voltapiù veloce chel'ucello di Giovepiù vago che l'alite di Giunonepiù singulare chel'Arabica Fenice; presto mi s'è aventato vicinogentile mi si presentaunicamente affezionato mi si dimostra.
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\ MERC.\ Eccomi teco ossequioso e favorevolea gli tuoi votio mia Sofiaperché m'hai mandato a chiamare; e la tuaorazione non è pervenuta a me qual fumo aromaticosecondo il suo costumemaqual penetrativa e ben alata saetta di raggio risplendente.
17
\ SOFIA\ Ma tumio numeche vuol dire chesì tostosecondo il tuo costumenon mi ti sei fatto presente?
18
\ MERC.\ Ti dirò la veritadeo Sofia. Latua orazione mi giunse a tempo ch'io ero già ritornato da l'infernoacommettere nelle mani di MinoeEaco e Radamanto ducento quarantasei miliacinquecento e vinti due animeche per diverse battagliesupplicii enecessitadi hanno compito il corso de l'animazione di corpi presenti. Ivi erameco la Sofia celestechiamata volgarmente Minerva e Palladela qualalvestito ed a l'andaresubito conobbe che quella ambasciata era la tua....
19
\ SOFIA\ Ben la possea conoscereperchénon meno che con tefrequentemente suole contrattar con lei.
20
\ MERC.\ ... E mi disse: - Volgi gli occhio Mercurioché per te viene questa ambasciaria de la nostra germana e figliaterrestre. Quella che vive del mio spirito e più di lungivicino alle tenebreprocede dal lume del mio padrevoglio che ti sia raccomandata. - È cosasoverchiaio li risposio nata del cervello di Gioveil raccomandarmi latanto amata nostra comune sorella e figlia. - Mi approssimaidunquealla tuamessaggera: l'abbracciola baciola metto in compendioapro gli bottoni delgipponee me l'insacco tra la camicia e la pellesotto la quale batte eribatte il polso del core. Giove (il quale era presentepoco discostoraggionando in secreto con Eolo ed Oceanoli quali erano inbottatiperritornarsene presto alli negocii suoi qua giù) vedde quel ch'io fecierompendo il raggionamento in cui si ritrovavafu curioso di dimandarmi subitoche memoriale quello fusse che m'avevo messo in petto; ed avendogli io rispostocom'era cosa tua: -Oh la mia povera Sofia! dissecome la passa? come la fa? Ahipoverinada quel cartoccioche non è troppo riccamente piegatoiocomprendevo che non possev'essere altro che quel che dici. È pur gran tempo chenon abbiamo avuto nova alcuna di lei. Or che cosa la dimanda? che gli manca? cheti propone? - Non altrodissieccetto ch'io gli sia assistente ad ascoltarlaper un'ora. - Sta bene- dissee tornò a compire il raggionamento con que'doi dei; e cossì poi in fretta mi chiamò a sédicendo: - Susuprestodoniamo ordine a nostri affariprima che tu vadi a veder che vuole quellameschinaed io a ritrovar questa mia tanto fastidiosa moglierache certo mipesa più che tutta la carca de l'universo. - Subito volse (perché cossì ènovamente decretato nel cielo) che di mia mano registrasse tutto quel che deveessere provisto oggi nel mondo.
21
\ SOFIA\ Fatemise vi piacealquanto udiredi negociipoi che m'hai svegliata questa cura nel petto.
22
\ MERC.\ Ti dirò. Ha ordinatoche oggi amezzo giorno doi melonitra gli altrinel melonaio di Franzino sienoperfettamente maturi; ma che non sieno coltise non tre giorni appressoquandonon saran giudicati buoni a mangiare. Vuole ch'al medesimo tempo dalla iuiumache sta alle radici del monte di Cicalain casa di Gioan Brunotrenta iuiomisieno perfetti coltie diece sette caggiano scalmati in terraquindeci sienorosi da' vermi. Che Vastamoglie di Albenziomentre si vuole increspar glicapelli de le tempievegnaper aver troppo scaldato il ferroa bruggiarnecinquanta sette; ma che non si scotte la testae per questa volta non biastemiquando sentirà il puzzo; ma con pazienza la passe. Che dal sterco del suo bovenascano ducento cinquanta doi scarafonide quali quattordeci sieno calpestratied uccisi per il piè di Albenziovinti sei muoiano di rinversatoventi doivivano in cavernaottanta vadano in peregrinaggio per il cortilequarantadoisi retireno a vivere sotto quel ceppo vicino a la portasedeci vadanoisvoltando le pallotte per dove meglio li vien comodoil resto corra a lafortuna. A Laurenzaquando si pettinacaschino diece sette capellitredeci segli rompanoe di quelli diece rinascano in spacio di tre giornie gli settenon rivegnano più. La cagna d'Antonio Savolino concepa cinque cagnolinidequali tre a suo tempo vivanoe doi sieno gittati via; e di que' tre il primosia simile a la madreil secondo sia varioil terzo sia parte simile al padree parte a quello di Polidoro. In quel tempo il cuculo s'oda cantare da laStarzae non faccia udire più né meno che dodici cuculate; e poi si partaevada a le roine del castello Cicala per undeci minuti d'orae da là se ne volea Scarvaita; e di quello che deve essere appressoprovederemo poi. Che la gonnache mastro Danese taglia su la piancavegna stroppiata. Che da le tavole delletto di Costantino si partano dodeci cimicie sene vadano al capezzale: settedegli più grandiquattro de più piccioliuno de mediocri; e di quello che diessi ha da essere questa sera al lume di candelaprovederemo. Che a quindeciminuti de la medesima ora per il moto de la linguala quale si varrà la quartavolta rimenando per il palatoa la vecchia di Fiurulo casche la terza mola chetiene nella mascella destra di sotto; la qual caduta sia senza sangue e senzadolore; perché la detta mola è gionta al termine della sua trepidazionecheha perdurato a punto diece sette annue revoluzioni lunari. Che Ambruoggio nellacentesima e duodecima spinta abbia spaccio ed ispedito il negocio con lamoglierae che non la ingravide per questa voltama ne l'altra con quel semein cui si convertisce quel porro cottoche mangia al presente con la sapa epane di miglio. Al figlio di Martinello comincieno a spuntar i peli de lapubertade nel pettinaleed insieme insieme comincie a gallugarli la voce. Che aPaulinomentre vorrà alzar un'ago rotta da terraper la forza che egli faràse gli rompa la stringa rossa de le braghe; per la qual cosase bestemmiaràvoglio che sia punito appresso con questoche questa sera la sua minestra siatroppo salita e sappia di fumo; caggia e se gli rompa il fiasco pieno di vino;per la qual causa se bestimmiaràprovederemo poi. Che di sette talpele qualida quattro giorni fa son partite dal fondo de la terraprendendo diversi caminiverso l'ariadue vegnano a la superficie de la terra nell'ora medesimal'unaal punto di mezzo giornol'altra a quindeci minuti e diece nove secondiappressodiscoste l'una da l'altra tre passiun piede e mezzo dito ne l'ortodi Anton Faivano. Del tempo e luogo de l'altre si provederà al più tardi.
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\ SOFIA\ Hai molto da fareo Mercuriosemi vuoi raccontare tutti questi atti della provisioneche fa il padre Giove; enel volermi tutti questi decreti particolari uno per uno far ascoltaremi pariche sei simil a coluiche volesse prendere il conto de granegli de la terra. Tusei stato tanto a apportare quattro minuzzarie de infinite altre che nelmedesimo tempo sono accadute in una picciola contradadove son quattro o cinquestanze non troppo magnifiche; or che sarrebese dovessi donar conto a pieno decose ordinate in quella ora per questa villache sta alle radici del monteCicada? Certonon ti bastarebbe un anno da esplicarle una per unacome haicominciato a fare. Che credise oltre volessi apportar tutte le cose accadutecirca la città di Nolacirca il regno di Napolicirca l'Italiacircal'Europacirca tutto il globo terrestrecirca ogni altro globo in infinitocome infiniti son gli mondi sottoposti alla providenza di Giove? In veroperapportar solo quello che è accaduto ed ordinato d'esser in uno instantenell'ambito d'un solo di questi orbi o mondinon ti fia mestiero dimandar centolingue e cento bocche di ferrocome fanno gli poetima mille millia migliaiade millioni in termine d'un annoad non averne executata la millesima parte. Eper dirlao Mercurionon so che voglia dir questo tuo riportoper cui alcunide' miei coltorichiamati filosofistimano che questo povero gran padre Giovesia molto sollecitooccupato ed impacciato; e credeno che lui sia di talfortunache non è minimo mortale che debba aver invidia al stato suo. Lascioche in quel tempo che spendeva a proponere e destinar questi effettinecessariamente scorsero infinite volte infinite occasioni di provedere ed averprovisto ad altri; e tumentre me le vuoi raccontarese volesse far l'officiotuodevi averne fatti e farne infinite volte altri infiniti.
24
\ MERC.\ SaiSofiase sei Sofiache Giovefa tutto senza occupazionesollecitudine ed impacciamentoperché a specieinnumerabili ed infiniti individui provede donando ordineed avendo donatoordinenon con certo ordine successivoma subito subito ed insieme insieme; enon fa le cose a modo de gli particolari efficientiad una ad unacon molteazionie con quelle infinite viene ad atti infiniti; ma tutto il passatopresente e futuro fa con un atto semplice e singulare.
25
\ SOFIA\ Io posso saper questoo Mercurioche non insieme insieme raccontate e mettete in execuzione queste coseed essenon sono in un suggetto semplice e singolare: e però l'efficiente deve essereproporzionatoo almeno con l'operazione proporzionarsi a quelle.
26
\ MERC.\ È vero quel che dicie deveessere cossìe non può essere altrimente nello efficiente particolareprossimo e naturale; perché ivisecondo la raggione e misura dell'effettivavirtude particulareséguita la misura e raggione de l'atto particolare circail particular suggetto; ma nell'efficiente universale non è cossìperché luiè proporzionatose si può dir cossìa tutto l'effetto infinito che da luidependesecondo la raggione de tutti luoghitempimodi e suggettie nondefinitamente ad certi luoghisuggettitempi e modi.
27
\ SOFIA\ Soo Mercurioche la cognizioneuniversale è distinta dalla particolarecome il finito da l'infinito.
28
\ MERC.\ Di' meglio: come l'unitade dal'infinito numero. E devi saper ancorao Sofiache la unità è nel numeroinfinitoed il numero infinito nell'unità; oltre che l'unità è uno infinitoimplicitoe l'infinito è la unità explicita: appresso che dove non è unitànon è numeroné finitoné infinito; e dovunque è numero o finito oinfinitoivi necessariamente è l'unità. Questa dunque è la sustanza diquello; dunquechi non accidentalmentecome alcuni intelletti particolarimaessenzialmentecome l'intelligenza universaleconosce l'unitàconosce l'unoed il numeroconosce il finito ed infinitoil fine e termine da compreensioneed eccesso di tutto; e questo può far tutto non solo in universalema oltre inparticolare; cossì come non è particolare che non sia compresonell'universalenon è numeroin cui più veramente non sia l'unitàche ilnumero istesso. Cossìdunquesenza difficoltà alcuna e senza impaccio Gioveprovede a tutte cose in tutti luoghi e tempicome necessariamente lo essere edunità si trova in tutti numeriin tutti luoghiin tutti tempi ed atomi ditempiluoghi e numeri; e l'unico principio de l'essere è in infinitiindividuiche furonosono e saranno. Ma non è questa disputazione il fine percui sono venutoe per cui credo d'esser stato chiamato da te.
29
\ SOFIA\ È vero che so bene che queste soncose degne d'esser decise da miei filosofie pienamente intese non da mechenon le posso capireeccetto che difficilmente in comparazioni e similitudinima dalla Sofia celeste e da te; ma da quel tuo raccontare son stata commossa acotal questioneprima che venire a discorrere circa gli mei particolariinteressi e dissegni. E certo mi parevi che senza ogni proposito tugiudiciosissimo numefussi entrato in quello discorrer di cose cossì minime ebasse.
30
\ MERC.\ Non l'ho fatto con vanitàma congrande providenzaSofia; perché ho giudicata necessaria questa animadversionea teper quel che conoscoche per le molte affliczioni sei di tal manieraturbatache facilmente l'affetto ti vegna trasportato a voler non troppopiamente opinare circa il governo de gli dei; il quale è giusto e sacrosanto alfin finalebenché le cose appaionoin quella maniera che tu vediconfusissime. Ho voluto dunqueprima che trattasse altroprovocarti a cotalcontemplazioneper renderti sicura dal dubio che potessi avere forse moltevolte dimostri; perchéessendo tu terrena e discorsivanon puoi apertamenteintendere l'importanza de la providenza di Giovee del studio di noi altri suoicollaterali.
31
\ SOFIA\ Ma pureo Mercurioche vuol direche più tosto al presenteche altre volteti ha commosso questo zelo?
32
\ MERC.\ Ti dirò (quello ch'ho differito didirti sin al presente): perché il tuo votola tua orazionela tuaambasciariabenché sia gionta in cielo e pervenuta a noi veloce e prestaeraperò a mezza estade agghiacciataera irresolutaera tremantequasi piùgittata come alla fortuna che inviata e commessa come a la providenza: quasi cheera dubiase la possea aver effetto di toccarne l'orecchiecome di quelli chesono attenti a cose che son stimate più principali. Ma te inganniSofiasepensiche non ne sieno a cura cossì le cose minimecome le principalitalmente sicome le cose grandissime e principalissime non costano senza leminime ed abiettissime. Tutto dunquequantunque minimoè sotto infinitamentegrande providenza; ogni quantosivoglia vilissima minuzzaria in ordine del tuttoed universo è importantissima; perché le cose grandi son composte de lepicciolee le picciole de le picciolissimee queste de gl'individui e minimi.Cossì intendo de le grande sustanzecome de le grande efficacie e grandieffetti.
33
\ SOFIA\ È veroperché non è sì grandesì magnifico e sì bello architetto che non coste di cose che picciolevilissime ed informi appaiono e son giudicate.
34
\ MERC.\ L'atto della cognizion divina è lasustanza de l'essere di tutte cose; e peròcome tutte cose o finito o infinitohanno l'esseretutte ancora sono conosciute ed ordinate e proviste. Lacognizion divina non è come la nostrala quale séguite dopo le cose; ma èavanti le cose e si trova in tutte le cosedi maniera chese non la vi sitrovassenon sarrebono cause prossime e secondarie.
35
\ SOFIA\ E per questo vuoio Mercuriocheio non mi sgomente per cosa minima o grande che mi accadenon solo comeprincipale e direttama ancora come indiretta ed accessoria; e che Giove è intuttoe colma il tuttoed ascolta tutto.
36
\ MERC.\ Cossì è; però per l'aveniresovengati di scaldar più la tua ambasciariae non mandarla cossì neglettamal vestita e fredda in presenza di Giove; e lui e la tua Pallade m'hannoimpostoche prima ch'io ti parlasse d'altrocon qualche desterità ti facesseaccorta di questo.
37
\ SOFIA\ Io vi ringrazio tutti.
38
\ MERC.\ Or esplica la causa per la qualem'hai fatto venire a te..
39
\ SOFIA\ Per la mutazione e cangiamento dicostumich'io comprendo in Gioveper quello che per altri raggionamenti hoappreso da te; io sono entrata in sicurtà di dimandargli e fargli instanza diciò che altre volte non ho avuto ardirequando temeva che qualche Venere oCupido o Ganimede rigettasse e risospingesse la mia ambasciariaquando sipresentava a la porta de la camera di Giove. Adesso ch'è riformato il tuttoeche sono ordinati altri portinaiicondottieri ed assistentie che lui è bendisposto verso la giustiziavoglio che per tuo mezzo li vegna presentata la miarichiestala qual versa circa gli gran torti che mi vegnono fatti da diversesorte di uomini in terrae pregarlo che mi sia favorevole e propiciosecondoche la sua conscienza li dettarà.
40
\ MERC.\ Questa tua richiestaper esserlunga e di non poca importanzaed anco per esser novamente decretato nel cieloche tutte le espedizionitanto civili quanto criminalivegnano registratenella cameranon senza tutte le occasionimezzi e circonstanze loroperò ènecessarioche tu me la porghi in scrittoe cossì la presenti a Giove ed alSenato celeste.
41
\ SOFIA\ Onde questo nuovo ordine?
42
\ MERC.\ Acciò che ognuno di gli dei inquesto modo vegna costretto a far la giustizia; perché per la registrazione cheeterniza la memoria de gli attivengano a temer l'eterna infamiae d'incorrerebiasimo perpetuo con la condannazione che si deve aspettar dall'absolutagiustizia che regna sopra li governatoried è presidente sopra tutti dei.
43
\ SOFIA\ Cossìdunquefarò. Ma vibisogna del tempo a pensare e scrivere; però ti priego che rivegni domani a meo vero il prossimo seguente giorno.
44
\ MERC.\ Non mancarò. Tu pensa a quel chefai.

Dial. 2parte 1

Prima parte del secondo dialogo.

1 \ SAUL.\ Di graziaSofiaprima che procediamo in altrodonatemi raggione di questo ordine e disposizionedi numila quale ha formata Giove ne gli astri. E prima fatemi udireperchénell'eminentissima (perché cossì è stimata volgarmente) sedia abbia volutoche sia la dea Veritade?
2
\ SOFIA\ Facilmente. Sopra tutte le coseoSaulinoè situata la verità; perché questa è la unità che soprasiede altuttoè la bontà che è preeminente ad ogni cosa; perché uno è lo entebuono e vero; medesimo è veroente e buono. La verità è quella entità chenon è inferiore a cosa alcuna; perchése vuoi fengere qualche cosa avanti laveritàbisogna che stimi quella essere altro che verità; e se la fingi altroche veritànecessariamente la intenderai non aver verità in sé ed esseresenza veritànon essere vera; onde conseguentemente è falsaè cosa denienteè nullaè non ente. Lascio che niente può essere prima che laveritàse non è vero che quello sia primo e sopra la verità; e cotal veroessere non può essere se non per la verità. Cossì non può essere altroinsieme con la veritàed essere quel medesimo senza verità; perciochéseper la verità non è veronon è enteè falsoè nulla. Parimente non puòessere cosa appresso la veritade; perchése è dopo leiè senza lei; se èsenza leinon è vero; perché non ha la verità in sé; sarà dunque falsosarà dunque niente. Dunque la verità è avanti tutte le coseè con tutte lecoseè dopo tutte le coseè sopra tuttocon tuttodopo tutto; ha raggionedi principiomezzo e fine. Essa è avanti le coseper modo di causa eprincipiomentre per essa le cose hanno dependenza; è nelle cose ed èsustanza di quelle istessamentre per essa hanno la sussistenza; è dopo tuttele cosementre per lei senza falsità si comprendeno. È idealenaturale enozionale; è metafisicafisica e logica. Sopra tutte le cosedunqueè laverità; e ciò che è sopra tutte le cosebenché sia conceputo secondo altraraggioneed altrimente nominatoquello pure in sustanza bisogna che sial'istessa verità. Per questa causadunqueraggionevolmente Giove ha volutoche nella più eminente parte del cielo sia vista la veritade. Ma certo questache sensibilmente vedi e che puoi con l'altezza del tuo intelletto capirenonè la somma e primama certa figuracerta imagine e certo splendor di quellala quale è superiore a questo Giove di cui parliamo sovente e che è soggettodelle nostre metafore.
3
\ SAUL.\ Degnamenteo Sofia; perché laverità è la cosa più sincerapiù divina di tutte; anzi la divinità e lasinceritàbontà e bellezza de le cose è la verità; la quale né perviolenza si togliené per antiquità si corrompené per occultazione sisminuiscené per communicazione si disperde: perché senso non la confondetempo non l'arrugaluogo non l'ascondenotte non l'interrompetenebra nonl'avela; anzicon essere più e più impugnatapiù e più risuscita e cresce.Senza difensore e protettore si defende; e però ama la compagnia di pochi esapientiodia la moltitudinenon si dimostra a quelli che per se stessa non lacercanoe non vuol essere dechiarata a color che umilmente non se gli esponenoné a tutti quei che con frode la inquireno; e però dimora altissimadovetutti remirano e pochi veggono. Ma perchéo Sofiala prudenza gli succede?forseperché coloro che vogliono contemplar la verità e che la voglionopredicaresi deveno con prudenza governare?
4
\ SOFIA\ Non è questa la causa. Quella deache è gionta e prossima alla veritàha doi nomi: providenza e prudenza. E sichiama providenzain quanto influisce e si trova nelli principii superiori; esi chiama prudenzain quanto è effettuata in noi: come sole suole esserenomato e quello che scalda e diffonde il lumeed oltre quel lume e splendordiffuso che si trova nel specchio ed oltre in altri suggetti. La providenzadunquese dice nelle cose superioried è compagna della veritàe non èsenza quellaed è la medesima libertà e la medesima necessità; di manierache la veritàla providenzala libertà e necessitàla unitàla veritàla essenziala entitàtutte sono uno absolutissimocome altre volte ti faròmeglio intendere. Maper comodità della presente contemplazionesappi chequesta influisce in noi la prudenzala qual è posta e consistente in certodiscorso temporale; ed è una razione principale che versa circa l'universale eparticolare; ha per damigella la dialetticae per guida la sapienza acquisitanomata volgarmente metafisicala quale considera gli universali de tutte lecose che cascano in cognizione umana: equeste duetutte le sue considerazionireferiscono all'uso di quella; ha due insidiatrici nemiche che sono viziose:dalla destra si trova la calliditàversuzia e malizia; dalla sinistralastupiditàinerzia ed imprudenzia. E versa circa la virtù consultativacomela fortezza circa l'impeto de l'iracundiala temperanza circa il consentimentodella concupiscibilela giustizia circa tutte le operazionitanto esternequanto interiori.
5
\ SAUL.\ Dalla providenzadunquevuoi cheinfluisca in noi la prudenzae che nel mondo archetipo quella risponda a questache è nel mondo fisico: questa che porge a gli mortali il scudoper cui contrale cose adverse con la raggione si fortificanoper cui siamo insegnati diprendere più pronta e perfetta cautela dove maggiori dispendii si minacciano etemeno; per cui gli agenti inferiori s'accomodano alle coseai tempi edall'occasioni; e non si mutanoma s'adattano gli animi e le voluntadi. Per cuia gli bene affetti niente accade come subitanio ed improvisodi nulla dubitanoma tutto aspettano; di nulla suspicanoma da tutto si guardano; ricordandosi ilpassatoordinando il presente e prevedendo il futuro. Or dimmiperché Sofiasuccede ed è prossima a la prudenza e veritade?
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\ SOFIA\ La Sofiacome la verità e laprovidenzaè di due specie. L'una è quella superioresopraceleste edoltremondanase cossì dir si puote; e questa è l'istessa providenzamedesimaè luce ed occhio: occhioche è la luce istessa; luceche è l'occhioistesso. L'altra è la consecutivamondana ed inferiore; e non è veritàistessama è verace e partecipe della verità; non è il solema la lunalaterra ed astroche per altro luce. Cossì non è Sofia per essenzama perparticipazione; ed è un occhio che riceve la luce e viene illuminato da lumeesterno e peregrino; e non è occhio da séma da altro; e non ha essere perséma per altro. Perché non è l'unonon è l'enteil vero; ma de l'unodel'entedel vero; a l'unoa l'enteal vero; per l'unoper l'enteper ilvero; nell'unonell'entenel vero; da l'unoda l'entedal vero. La prima èinvisibile ed infigurabile ed incomprensibile sopra tuttoin tutto ed infratutto; la seconda è figurata in cieloillustrata nell'ingegnicommunicata perle parolidigerita per l'artirepolita per le discussionidelineata per lescritture; per la quale chi dice sapere quel che non saè temerario sofista;chi nega sapere quel che saè ingrato a l'intelletto agente ed ingiurioso a laveritàed oltraggioso a me. E di simil sorte vegnono ad essere tutti quelliche non mi cercano per me stessao per la suprema virtude ed amor delladivinitadech'è sopra ogni Giove ed ogni cieloma o per vendermi per denari oper onorio per altre specie di guadagno; o non tanto per saperequanto peressere saputio per detraere e posser impugnaree farsi contra la felicitàd'alcuni molesti censori e rigidi osservatori; e di questi li primi son miserili secondi son vanili terzi son maligni e di vil animo. Ma color che micercano per edificar se stessisono prudenti; gli altri che m'osservano peredificar altruisono umani; quei che mi cercano absolutamentesono curiosi;gli altri che m'inquireno per amor della suprema e prima veritàsono sapientie per conseguenza felici.
7
\ SAUL.\ Onde avieneo Sofiache non tuttiche medesimamente ti possedenonon vegnono tutti medesimamente affetti; anzitalorchi meglio ti possedemen bene vien edificato?
8
\ SOFIA\ Onde accadeo Saulinoche il solenon scalda tutti quelli alli quali lucee tal volta meno riscalda tali a' qualimaggiormente risplende?
9
\ SAUL.\ Io t'intendoSofia; e comprendo chetu sei quella che in varii modi contemplicomprendi ed esplichi questaveritadee gli effetti di quella superna influenza de l'esser tuoalla qualeper varii gradi e scale diverse tutti aspiranotentanostudiano e si forzanosalendo perveniree si obietta e presenta medesimo fine e scopo a' diversistudiie viene ad attuare diversi suggetti de virtudi intellettualisecondodiverse misurementre a quell'una e semplicissima veritade l'addrizza; la qualecome non è chi alcunamente la possa toccarecossì non si trova qua basso chila possa perfettamente comprendere: perché non è compresao veramente nonviene appareggiata se non da quello in cui è per essenza; e questo non è altroche lei medesima. E perciò da fuori non si vede se non in ombrasimilitudinespecchio ed in superficie e maniera di facciaalla quale non è in questo mondochi più s'avicine per atto di providenza ed effetto di prudenzaeccetto chetuSofiamentre vi conduci sette diversede le quali altre admirandoaltreparabolandoaltre inquirendoaltre opinandoaltre iudicando e determinando;altre per sufficienza di natural magiaaltre per superstiziosa divinazionealtre per modo di negazionealtre per modo di affirmazionealtre per via dicomposizionealtre per via di divisionealtre per via de definizionealtreper via di demostrazione; altre per principii acquisitialtre per principiidivini aspirano: mentre quella gli cridain nullo luogo presenteda nulloluogo absenteproponendogli avanti gli occhi del sentimento per scrittura tuttele cose ed effetti naturalie gl'intona nell'orecchio de l'interna mente per leconcepute specie di cose visibili ed invisibili.
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\ SOFIA\ Alla Sofia succede la leggesuafiglia; e per essa quella vuole opraree per questa lei vuole essere adoperata;per questa gli prencipi regnanoe li regni e republiche si mantegnono. Questaadattandosi alla complessione e costumi di popoli e gentireprime l'audacia coltimoree fa che la bontade sia sicura tra gli scelerati; ed è caggioneche negli rei sempre sia il rimorso della conscienzacon il timore della giustizia edaspettazione di quel supplicio che discaccia l'orgoglioso ardireed introducel'umile consentimento con gli suoi otto ministriche sono taglionecarcerepercosseesilioignominiaservitùpovertade e morte. Giove l'ha riposta incielo ed essaltata con questa condizioneche faccia che gli potenti per la lorpreeminenza e forza non sieno sicuri; ma referendo il tutto a maggior providenzae legge superiore (per cuicome divina e naturalesi regole la civile)facciaintendereche per coloro ch'esceno dalle tele d'aragnesono ordinate le retigli laccile catene ed i ceppiatteso che per ordine della legge eterna èsancitoche gli più potenti sieno più potentemente compresi e vintise nonsotto un manto e dentro una stanzasotto altro manto ed altra stanzache saràpeggiore. Appresso gli ha ordinato ed impostoche massimamente verse e vegnarigorosa circa le cose alle quali da principio e prima e principal causa èstata ordinata: cioè circa quel tanto ch'appartiene alla communione de gliuominialla civile conversazione; a fine che gli potenti sieno sustenuti dagl'impotentigli deboli non sieno oppressi da gli più fortisieno deposti glitiranniordinati e confirmati gli giusti governatori e regisieno faurite lerepublichela violenza non inculche la raggionel'ignoranza non dispreggie ladottrinali poveri sieno agiutati da' ricchile virtudi e studii utili enecessarii al commune sieno promossiavanzati e mantenuti; sieno esaltati eremunerati coloro che profittaranno in quelli; e gli desidiosiavari eproprietarii sieno spreggiati e tenuti a vile. Si mantegna il timore e cultoverso le potestadi invisibili; onoreriverenza e timore verso gli prossimiviventi governatori; nessuno sia preposto in potestàche medesimo non siasuperiore de meritiper virtude ed ingegno in cui prevagliao per sé soloilche è raro e quasi impossibileo con comunicazione e conseglio d'altri ancorail che è debitoordinario e necessario. Gli ha donata Giove la potenza dilegarela quale massime consista in questoche lei non si faccia tale cheincorra dispreggio e indignità; a cui si potrà incontraremenando gli passiper doi caminide quali l'uno è della iniquitàcomandando e proponendo coseingiustel'altro è della difficultàproponendo e comandando coseimpossibilile quali pure sono ingiuste: perciò che due sono le mani per lequali è potente a legare ogni leggel'una è della giustizial'altra è dellapossibilità; e di queste l'una è moderata da l'altraatteso chequantunquemolte cose sono possibili che non son giusteniente però è giusto che non siapossibile.
11
\ SAUL.\ Bene dicio Sofiache nessunalegge che non è ordinata alla prattica del convitto umanodeve essereaccettata. Ben ha disposto ed ordinatogli Giove; perchéo che vegna dal cieloo che esca da la terranon deve esser approvatané accettata quellainstituzione o legge che non apporta la utilità e commoditàche ne amena adottimo fine: del quale maggiore non possiamo comprendere che quellochetalmente indirizza gli animi e riforma gl'ingegniche da quelli si producanofrutti utili e necessari alla conversazione umana; ché certo bisogna che siacosa divinaarte de le arti e disciplina de le discipline quella per cui hannoda esser retti e reprimuti gli uominiche tra tutti gli animali son dicomplessioni più distintidi costumi più variid'inclinazioni più divisiedi voluntadi più diversidi appulsi più inconstanti. Maoimèo Sofiachesiamo dovenuti a tale (chi mai avri' possuto credereche questo fussepossibile?)che quella deve essere stimata massime religione la quale perminimo e vilee per errore abbia l'azione ed atto di buone operazioni; dicendoalcuniche di quelle non si curano gli deie per quellequantunque sienograndinon sono giusti gli uomini.
12
\ SOFIA\ Certoo Saulinoio credo sognare;penso che sia un fantasmauna apparizione di turbata fantasiae non cosa veraquella che dici; ed è pur certo che si trovano taliche proponano e faccianocreder questo a le misere genti. Ma non dubitareperché il mondo facilmente siaccorgerà che questo non si può digerirecossì come facilmente si puòavedere di non posser sussistere senza legge e religione.
13
Or abbiamo alquanto vedutocome bene èstata ordinata e situata la legge: devi adesso udirecon qual cognizione aquella è vicino aggionto il giudizio. Giove al giudicio ha messo in mano laspada e la corona: questacon cui premie quelli che oprano beneastenendosidal male; quellacon cui castighe color che son pronti a gli delittie sondisutili ed infruttifere piante. Ha ingionto al giudicio la defensione e curadella vera leggee la destruzione dell'iniqua e falsadettata da geniiperversi ed inimici del tranquillo e felice stato umano; ha comandato algiudicio chegionto alla leggenon estinguamaquanto si puòaccendal'appetito de la gloria ne gli petti umaniperché questo è quel solo edefficacissimo sproneche suole incitar gli uomini e riscaldarli a quelli gestieroici che aumentanomantegnono e fortificano le republiche.
14
\ SAUL.\ Li nostri de la finta religionetutte queste glorie le chiamano vane; ma dicono che bisogna gloriarsi solamentein non so che tragedia caballistica.
15
\ SOFIA\ Oltreche non attenda a quel ches'imagine o pense ciascunopur che le paroli e gesti non corrompano il statotranquillo; e massime verse in correggere e mantenere tutto quel che consiste nel'operazioninon giudicar l'arbore da belle frondima da buoni frutti; equelli che non le produconosieno tolti e cedano il loco ad altri che porgano.Che non credache in modo alcuno li dei si senteno interessati in quelle cosenelle quali nessuno uomo si sente interessato; perché di quelle cose solamentegli dei si curano de le quali si possono curar gli uominie non per cosa chevegna fatta o detta o pensata per essisi commuoveno o se adiranose non inquanto per quello venesse a perdersi quel rispetto per cui si mantegnono lerepubliche; atteso che gli dei non sarebono deise si prendessero piacere odispiaceretristizia o allegrezza per quello che fanno o pensano gli uomini; maquelli sarebono più bisognosi che questio al meno cossì quelli riceverebonoutilitade e profitto da questicome questi da quelli. Essendonodunqueli deirimossi da ogni passionevegnono ad aver ira e piacere attivo solamentee nonpassivo; e però non minacciano castigo e prometteno premioper male o bene cherisulta in essima per quello che viene ad essere commesso nelli popoli ecivile conversazionialle quali hanno soccorso con le loro divinenonbastandogli le umane leggi e statuti. Per tanto è cosa indegnastoltaprofanae biasimevole pensare che gli dei ricercano la riverenzail timorel'amoreilculto e rispetto da gli uomini per altro buon fine ed utilitade che de gliuomini medesimi: atteso cheessendo essi gloriosissimi in sée nonpossendosegli aggionger gloria da fuorihan fatto le leggi non tanto perricevere gloriaquanto per communicar la gloria a gli uomini: e però tanto leleggi e giudicii son lontane dalla bontà e verità di legge e giudicioquantose discostano dall'ordinare ed approvare massimamente quello che consistenell'azioni morali de gli uomini a riguardo de gli altri uomini.
16
\ SAUL.\ Efficacementeo Sofiaper questaordinazion di Giove si dimostrache gli arboriche sono ne gli orti delleleggisono ordinati da gli dei per gli fruttie specialmente talide quali sipascanosi nutriscano e conservino gli uomini; e che gli superi non sidelettano d'odore d'altri che di questi.
17
\ SOFIA\ Ascolta. Da questo vuoleche ilgiudizio inferisca che li dei massime vogliano essere amati e temutiper finedi faurire al consorzio umanoed avertire massimamente que' vizii che apportanonoia a quello; e però li peccati interiori solamente denno esser giudicatipeccatiper quel che metteno o metter possono in effetto esteriore; e legiustizie interiori mai sono giustizie senza la prattica esternacome le piantein vano sono piante senza fruttio in presenza o in aspettazione. E vuole chede gli erroriin comparazionemassimi sieno quelli che sono in pregiudiciodella republica; minori quelli che sono in pregiudicio d'un altro particolareinteressato; minimo sia quello ch'accade tra doi d'accordo; nullo è quellochenon procede a mal essempio o male effettoe che da gl'impeti accidentaliaccadeno nella complessione dell'individuo. E questi son que' medesimi erroriper gli quali gli eminenti dei si senteno massime-minore-minima-enullamente offesi; e per di questi l'opre contrarie si stimano massime-minore-minima-ed alcunamente serviti. Ha comandato ancora al giudiciochesia accorto che per l'avenire approve la penitenzama che non la metta al paridell'innocenza; approvi il credere e stimarema giamai al pari del fare edoperare. Cossì intende del confessare e dire al rispetto del corregere edastinere; tanto comende li pensieriper quanto riluceno nelli segni espressi ene gli effetti possibili. Non faccia che colui che doma vanamente il corposieda vicino a colui ch'affrena l'ingegno; non pona in comparazione questosolitario disutile con quello di profittevole conversazione. Non distingua glicostumi e religioni tanto per la distinzione di toghe e differenze de vestiquanto per buoni e megliori abiti di virtudi e discipline. Non tanto arrida aquello che ha frenato il fervor della libidineche forse è impotente e freddoquanto a quell'altro ch'ha mitigato l'empito de l'irache certo non è timidoma paziente. Non applauda tanto a quello che forse disutilmente s'è ubligato anon mostrarsi libidinosoch'a quell'altro che si determina di non essere oltremaledico e malfattore. Non dica maggior errore il superbo appetito di gloriaonde resulta sovente bene alla republicache la sordida cupidiggia di danari.Non faccia tanto trionfo d'unoperché abbia sanato un vile e disutil zoppoche poco o nulla vale più sano che infermoquanto d'un altro ch'ha liberata lapatria e riformato un animo perturbato. Non stime tantoo piùgesto eroicol'aver in qualche modo e qualche maniera possuto estinguer il fuoco d'unafornace ardente senz'acquache l'aver estinte le sedizioni d'un popolo accesosenza sangue. Non permettache si addrizzeno statue a' poltroninemici delstato de le republichee che in pregiudicio di costumi e vita umana ne porgonoparoli e sognima a color che fanno tempii a' deiaumentano il culto ed ilzelo di tale legge e religione per quale vegna accesa la magnanimità ed ardoredi quella gloria che séguita dal servizio della sua patria ed utilità del genoumano; onde appaiono instituite universitadi per le discipline di costumilettere ed armi. E guarde di promettere amoreonore e premio di vita eterna edimmortalitade a quei che approvano gli pedanti e parabolani; ma a quelli che peradoprarsi nella perfezione del proprio ed altrui intellettonel servizio dellacommunitadenell'osservanza espressa circa gli atti della magnanimitàgiustizia e misericordiapiaceno a gli dei. Li quali per questa caggionemagnificorno il popolo Romano sopra gli altri; perché con gli suoi magnificigestipiù che l'altre nazionisi seppero conformare ed assomigliare ad essiperdonando a' summessidebellando gli superbirimettendo l'ingiurienonobliando gli beneficiisoccorrendo a' bisognosidefendendo gli afflittirelevando gli oppressiaffrenando gli violenti; promovendo gli meritevoliabbassando gli delinquentimettendo questi in terrore ed ultimo esterminio congli flagelli e securee quelli in onore e gloria con statue e colossi. Ondeconsequentemente apparve quel popolo più affrenato e ritenuto da viziid'incivilitade e barbariae più esquisito e pronto a generose impresech'altro che si sia veduto giamai. E mentre fu tale la lor legge e religionetali furono gli lor costumi e gestital è stato lor onore e lor felicitade.
18
\ SAUL.\ Vorreich'al giudicio avesseordinato qualche cosa espressa contra la temeritade di questi gramaticiche intempi nostri grassano per l'Europa.
19
\ SOFIA\ Molto beneo SaulinoGiove hacomandatoimposto ed ordinato al giudizioche veda se gli è vero che costoroinducano gli popoli al dispreggio ed al meno a poca cura di legislatori e leggicon donargli ad intendereche quelli proponeno cose impossibili e che comandanocome per burla; cioèper far conoscere a gli uominiche gli dei sannocomandare quello che loro non possono mettere in esecuzione. Veda sementredicono che vogliono riformare le difformate leggi e religionivegnono per certoa guastar tutto quel tanto che ci è di buonoe confirmar e inalzar a gli astritutto quello che vi può essere o fingere di perverso e vano. Veda se apportanoaltri fruttiche di togliere le conversazionidissipar le concordiedissolvere l'unionifar ribellar gli figli da' padrigli servi da padroniglisudditi da superiorimettere scisma tra popoli e popoligente e gentecompagni e compagnifratelli e fratellie ponere in disquarto le famegliecittadirepubliche e regni: ed in conclusionesementre salutano con la paceportanoovunque entranoil coltello della divisione ed il fuoco delladispersionetogliendo il figlio al padreil prossimo al prossimol'inquilinoa la patriae facendo altri divorzii orrendi e contra ogni natura e legge. Vedasementre si dicono ministri d'un che risuscita morti e sana infermiessi sonquei chepeggio di tutti altri che pasce la terrastroppiano gli sani educcideno gli vivinon tanto con il fuoco e con il ferroquanto con laperniciosa lingua. Veda che specie di pace e concordia è quellache proponenoa gli popoli miserandise forse vogliono ed ambisconoche tutto il mondoconcorde e consenta alla lor maligna e presuntuosissima ignoranzaed approve lalor malvaggia conscienzamentre essi non vogliono concordare né consentire aleggea giustizia e dottrina alcuna; ed in tutto il resto del mondo e di secolinon appare tanta discordia e dissonanzaquanta si convence tra loro. Per ciòche tra diece mila di simil pedanti non si trova uno che non abbia un suocatecismo formato; se non publicatoal meno per publicare quello che nonapprova nessuna altra instituzione che la propriatrovando in tutte l'altre chedannareriprovare e dubitare; oltre che si trova la maggior parte di essi cheson discordi in se medesimicassando oggi quello che scrissero l'altro giorno.Veda qual riuscita facciano essie quai costumi suscitano e provocano ne glialtriper quanto appartiene a gli atti de la giustizia e misericordiae laconservazione ed aumento di beni publici; se per lor dottrina e magistero sonodrizzate academieuniversitaditempiiospitalicollegiiscuole e luoghi dediscipline ed arti; o puredove queste cose si trovanoson quelle medesime efatte de medesime facultadi che erano prima che loro venissero e comparisserotra le genti. Appressose per loro cura queste cose sono aumentateo pure perloro negligenza disminuiteposte in ruinadissoluzione e dispersione. Oltrese sono occupatori di beni altruio pure elargitori di beni proprii; efinalmentese quelliche prendono la lor parteaumentano e stabiliscono glibeni publicicome faceano gli lor contrarii predecessorio pure insieme conquesti le dissipanosquartano e divorano; e mentre deprimeno l'opreestinguenoogni zelo di far le nuove e conservar le antiche. Se cossì èe se tali sarancompresi e convitti; e se dopo che saranno avertitimostrandosi incorrigibilifermaranno i piedi de l'ostinazionecomanda Giove al giudiziosotto pena delladisgrazia sua e di perdere quel grado e preeminenza che tiene nel cieloche ledissipedisperda ed annulle; e spinga con qualsivoglia forzabraccio edindustria sino a la memoria del nome di tanto pestifero germe. E gionge aquestoche faccia intendere a tutte le generazioni del mondosotto pena de lalor ruinache s'armino in favor di esso giudizioin sino a tanto che saràpienamente messo in essecuzione il decreto di Giove contra questa macchia delmondo.
20
\ SAUL.\ Credoo Sofiache Giove noncossì rigidamente voglia al fine risolvere questa misera sorte di uominie noncominciarli a toccar di tal sorteche prima che gli done la final ruinatentese le possa corregeree facendoli accorgere della sua maldizione ed erroreleprovoche a pentimento.
21
\ SOFIA\ Sì bene; però Giove ha ordinatoal giudicio che proceda in quella maniera che ti dico. Vuole che li sieno toltitutti que' beniche hanno acquistati coloro che predicavanolodavano edinsegnavano opraree che son stati lasciati ed ordinati da colorche opravanoe confidavano nell'opree che sono stabiliti da questi che hanno creduto conquell'oprebeneficii e testamenti farsi grati a' dei; e cossì vegnano adexecrare gli frutti ancora di quelli arboriche procedeno da quel seme tantoodioso a essi; e vegnano a mantenersiconservarsidefendersi e nodrirsisolamente da que' fruttida que' redditi e suffragiili quali apportano edhanno apportati loro e quelli che gli credeno e che approvano e defendono questaopinione. E che non gli sia oltre lecito d'occupare con rapina e violentausurpazione quello che a commune utilitade gli altri con libero e grato animoper mezi termini contrarii a contrario finehanno parturito e seminato. Ecossì escano da quelle profanate stanze e non mangino de quel paneiscomunicato; ma vadano ad abitare in quelle pure ed incontaminate casee sipascano di que' cibiche mediante la loro riformata legge li sono statidestinatie novamente prodotti da questi personaggi pii che fanno tanto pocostima de l'opere operatee solamente per una importunavile e stolta fantasiasi stimano regi del cielo e figli de li deie più credeno ed attribuiscono auna vanabovina ed asinina fiduciach'ad un utilereale e magnanimo effetto.
22
\ SAUL.\ Subitoo Sofiasi vedrà quantosiano atti a guadagnarsi un palmo di terra questi che sono cossì effusi eprodighi a donar regni de' cieli; e conoscerassi de quelli altri imperatori delcielo empireo quanto liberalmente de la propria sustanza gli lor Mercuriicheforseper la poca fede che hanno nell'opre di caritàridurranno in necessitàdi andar a lavorar i campio a far altr'arte questi lor celesti messaggieri:chesenza altrimente beccarsi il cervellole assicurano che non so qualgiustizia d'un altro è fatta giustizia loro propria: dalla qual purità egiustizia per questo solo vegnano esclusiche per sassiniirapineviolenze edomicidii ch'abbiano fattisi sgomentinoe per elemosineatti di liberalitademisericordia e giustizia si confidenosi attribuiscano e sperino punto.
23
\ SOFIA\ Come è possibileo Saulinochele conscienze talmente affette possano giamai aver vero amore d'oprar beneevera penitenza e timore di commettere qualsivoglia ribaldariase per commessierrori vegnono tanto assicuratie per opre di giustizia son messi in tantadiffidenza?
24
\ SAUL.\ Tu vedi gli effettiSofia; perchéè cosa vera e certacome essi sono veri e certichequando da qualsivogliaaltra professione e fede alcuno si muove a questada quel che era giàliberaledoviene avaroda quel ch'era miteè fatto insolenteda umile lovedi superboda donator del suo è rubbator ed usurpator de l'altruida buonoè ipocritada sincero è malignoda semplice è maliziosoda riconoscente disé è arrogantissimoda abile a qualche bontà e dottrina è prono ad ognisorte d'ignoranza e ribaldaria; ed in conclusioneda quel che possea essertristoè dovenuto pessimoche non può esser peggiore.

Dial. 2parte 2

Seconda parte del secondo dialogo.

 

1 \ SOFIA\ Or seguitiamo ilpropositoquale per l'advenimento di Mercurio ieri ne venne interrotto.
2
\ SAUL.\ È ben tempo dopo chedonata laraggione de la collocazione e situazione de' buoni numi in loco dove eranoquelle bestiesi vegga quali altri sieno ordinati di succedere al luogo del'altre; e se vi piacenon vi sia grave di farmi sempre intendere la raggione ecausa. Eravamo ieri su aver narratocome il padre Giove ha donata ispedizionead Ercole; però consequentemente per la prima è da vedereche cosa abbiafatto succedere in suo luogo.
3
\ SOFIA\ Ioo Saulinoho inteso in veritàaccaduto in cielo altro che quel tantoche in fantasiain sognoin ombrainspirito di profezia vedde Crantore circa il dibatto de la RicchezzaVoluptàSanità e Fortezza. Perchéquando Giove ebbe escluso Ercole da làsubito simese avanti la Ricchezzae disse: - A meo padreconviene questo loco. - Acui rispose Giove: - Per qual caggione? - E lei: - Anzi mi maravigliodisseche sin tanto abbi differito di collocarmie prima che ti ricordassi di mehainon solo collocate altre dee ed altri numi che mi denno cederema oltre haisostenuto che bisognasse che io da per me medesima venesse ad opponermi epresentarmi contra il pregiudizio mio e torto che mi fate. - E Giove rispose:-Dite pur la vostra causaRicchezza; perché io non stimo d'averti fatto tortocol non darti una de le stanze già proviste; ma ancora credo di non fartene connegarti la presente che è da provedere: e forse ti potrai accorgere di peggioche non ti pensi. - E che peggio mi può e deve accadere per vostro giudiziodiquel che m'è accaduto? -disse la Ricchezza. - Dimmicon qual raggione m'haipreposta la Veritatela Prudenzala Sofiala Leggeil Giudiciose io sonquellaper cui la Veritate si stimala Prudenza si disponela Sofia èpreggiatala Legge regnail Giudicio disponee senza me la Verità è vilela Prudenza è sciaguratala Sofia è neglettala Legge è mutail Giudicioè zoppo; perché io a la prima dono campoalla seconda do nervoalla terzalumea la quarta autoritadeal quinto forza; a tutte insieme giocunditàbellezza ed ornamentoe le libero da fastidii e miserie? - Rispose Momo: - ORicchezzatu non dici il vero più che il falso; perché tu oltre sei quellaper cui zoppica il Giudiziola Legge sta in silenziola Sofia è calpestratala Prudenza è incarcerata e la Verità è depressaquando ti fai compagna dibuggiardi e ignorantiquando favorisci col braccio de la sorte la pazziaquando accendi e cattivi gli animi ai piaceriquando amministri alla violenzaquando resisti a la giustizia. Ed appressoa chi ti possiede non meno apportifastidio che gioconditàdifformità che bellezzabruttezza che ornamento; enon sei quellache dài fine a' fastidii e miseriema che le muti e cangi inaltra specie. Sì che in opinione sei buonama in verità sei più malvaggia;in apparenza sei carama in esistenza sei vile; per fantasia sei utilema ineffetto sei perniciosissima; atteso che per tuo magisteroquando investisci dite qualche perverso (come per ordinario sempre ti veggio in casa di sceleratiraro vicina ad uomini da bene)là a basso hai fatta la Veritade esclusa fuorde le cittadi a gli desertihai rotte le gambe a la Prudenzahai fattavergognar la Sofiahai chiusa la bocca a la Leggenon hai fatto aver ardire alGiudiciotutti hai resi vilissimi. -Ed in questoo Momorispose la Ricchezzapuoi conoscere la mia potestate ed eccellenza: che ioaprendo e serrando ilpugnoe per comunicarmi o qua o làfo che questi cinque numi vaglianopossano e faccianoo ver sieno spreggiatibanditi e ributtati; e per dirlaposso cacciarle al cielo o ne l'inferno. - Qua rispose Giove: - Non vogliamo incielo e in queste sedie altro che buoni numi. Da qua si togliano que' che sonreie quei che o sono più rei che buonie quei che indifferentemente sonbuoni e rei; tra gli quali io penso che sei tuche sei buona con gli buoniepessima con gli scelerati.
4
- Saio Giovedisse la Ricchezzache ioper me son buonae non sono per me indifferente o neutrao d'una ed altramanieracome dicise non in quanto di me altri bene si vogliano servire omale. - Qua rispose Momo: - Tu dunqueRicchezzasei una Dea maneggiabileservibilecontrattabilee che non ti governi da te stessae che non seiveramente quella che reggi e disponi de altrima di cui altri disponenoe chesei retta da altri; onde sei buona quando altri ti maneggiano benesei malaquando sei mal guidata; seidicobuona in mano della Giustiziadella Sofiadella Prudenzadella Religionedella Leggedella Liberalità ed altri numi;sei ria se gli contrarii di questi ti maneggiano: come sono la violenzal'avarizial'ignoranza ed altri. Comedunqueda per te non sei né buona nériacossì credo essere benese Giove il consenteche per te non abbi névergogna né onore; e per consequenza non sii degna d'aver propria stanzanéad alto tra gli dei e numi celestiné a basso tra gli inferima cheeternamente vadi da loco in locoda regione in regione.
5
Arrisero tutti gli dei al dir di MomoeGiove sentenziò cossì: - Sì cheRicchezzaquando sei di Giustiziaabitarainella stanza della Giustizia; quando sei di Veritàsarai dove è l'eccellenzadi quella; quando sei di Sapienza e Sofiasederai nel solio suo; quando divoluttuarii piaceritròvati là dove sono; quando d'oro ed argentoallora ticaccia ne le borse e casce; quando di vinooglio e frumentova fìccate ne lecantine e magazini; quando di pecorecapre e buoviva a pascolar con essi eposa ne gli greggi ed armenti.
6
Cossì Giove l'impose quello che deve farequando si trova con gli pazzie come si deve comportare quando è in casa disapienti; in che modo per l'avenire perseverar debba a far come per il passato(forse perché non si può far altro)di farsi in certo modo facilmente trovareed in certo modo difficilmente. Ma quella raggione e modo non la fece intenderea molti; se non che Momo alzò la voce e gli ne dié un'altrase non fu quellamedesima viacioè: - Nessuno ti possa trovare senza che prima si sia pentitod'aver avuto buona mente e sano cervello. - Credo che volesse direche bisognaperdere la considerazione ed il giudicio di prudenzanon pensando maiall'incertezza ed infidelità de tempinon avendo riguardo alla dubia edinstabile promessa del marenon credere a cielonon guardare a giustizia o aingiustiziaad onore o vergognaa bonaccia o tempestama tutto si commetta ala fortuna: - E che ti guardi di farti mai domestica di quei che con troppogiudicio ti cercano; e color meno ti veggano che con più tendicolilacci ereti di providenza ti perseguitano; ma per l'ordinario va' dove son gli piùinsensatipazzistracurati e stolti; ed in conclusionequando sei in terraguàrdati da' più savii come dal fuoco: e cossì sempre accòstati e fattifamiliare a gente semibestialie tieni sempre la medesima regola che tiene lafortuna.
7
\ SAUL.\ È ordinarioo Sofiache gli piùsavii non son gli più ricchi; o perché si contentano di pocoe quel pocostimano assaise è sufficiente a la vita; o per altre causeche forsementresono attenti a imprese più degnenon troppo vanno vagando qua e là perincontrarsi a uno di questi numiche son le ricchezze o la fortuna. Ma séguitail tuo raggionamento.
8
\ SOFIA\ Non sì tosto la Povertà vedde laRicchezzasua nemicaesclusache con una più che povera grazia si feceinnante; e disse che per quella raggioneche facea la Ricchezza indegna di quellocolei ne dovea essere stimata degnissimaper esser contraria a colei. A cuirispose Momo: - PovertàPovertàtu non sareste al tutto Povertàse nonfussi ancora povera d'argumentisillogismi e buone consequenze. Non per questoo miserache siete contrarieséguita che tu debbi essere investita di quelloche lei è dispogliata o privae tu debbi essere quel tanto che lei non è:comeverbigrazia (poi che bisogna donartelo ad intendere con essempio)tu deviessere Giove e Momoperché lei non è Giove né Momo: ed in conclusione ciòche si niega di quelladebba essere affirmato di te; perché quelli che sonpiù ricchi de dialettica che tu non seisanno che li contrarii non sonmedesimi con positivi e privativicontradittoriivariidifferentialtridivisidistinti e diversi. Sanno ancora che per raggione di contrarietàséguitache non possiate essere insieme in un loco; ma non chedove non èquella e non può esser quellasii tuo possi esser tu. - Qua risero tutti lideiquando veddero Momo voler insegnar logica a la Povertà; ed è rimastoquesto proverbio in cielo: Momo è maestro de la Povertào ver: Momo insegnadialettica a la Povertà. E questo lo diconoquando vogliono delleggiar qualchefatto scontrafatto. - Che dunque ti par che si debba far di meo Momo? - dissela Povertà. - Determina prestoperché io non sono sì ricca di paroli econcetti che possa disputar con Momoné sì copiosa d'ingegno che possa moltoimparar da lui.
9
Allora Momo dimandò a Giove per quella voltalicenzase voleva che determinasse. A cui Giove: - Ancora mi burlio Momo? chehai tanta licenzache sei più licenzioso (volsi dir licenziato) tu solo chetutti gli altri. Dona pur sicuro la sentenza a costei; perchése la saràbuonal'approvaremo. - Allora Momo disse: - Mi par congruo e condigno ch'ancorquesta se la vada spasseggiando per quelle piazzenelle quali si vede andarcircumforando la Ricchezzae corra e discorravada e vegna per le medesimecampagne; perché (come vogliono gli canoni del raziocinio) per raggione dicotai contrarii questa non deve entrare se non là onde quella fuggee nonsuccedere se non là d'onde quella si parte; e quella non deve succedere edentrare se non là d'onde questa si parte e fugge; e sempre l'una sia a lespalli de l'altrae l'una doni la spinta a l'altranon toccandosi mai dafaccia a facciama dove l'una ha il pettol'altra abbia il tergocome segiocassero (come facciamo noi tal volta) al giuoco de la rota del scarpone.
10
\ SAUL.\ Che disse sopra di questo Giove congli altri?
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\ SOFIA\ Tutti confirmaro e ratificaro lasentenza.
12
\ SAUL.\ La Povertà che disse?
13
\ SOFIA\ Disse: - Non mi par cosa degnaodei (se pur il mio parer ha luogoe non sono a fatto priva di giudicio)che lacondizion mia debba essere al tutto simile a quella de la Ricchezza. - A cuirispose Momo: - Da l'antecedenteche versate nel medesimo teatro e rapresentatela medesima tragedia o comedianon devi tirar questa consequenzache vengatead essere di medesima condizionequia contraria versantur circa idem. -Vedoo Momodisse la Povertàche tu ti burli di me; che anco tuche faiprofessione de dir il vero e parlar ingenuamentemi dispreggi; e questo non mipar che sia il tuo doveroperché la Povertà è più degnamente difesa talvoltaanzi il più de le volteche la Ricchezza. - Che vuoi che ti facciarispose Momose tu sei povera a fatto a fatto? La Povertà non è degna dedifensionese è povera di giudiziodi raggionedi meriti e di sillogismicome sei tuche m'hai ridutto a parlar ancor per le regole analittiche delliPriori e Posteriori d'Aristotele.
-14
\ SAUL.\ Che cosa me diciSofia? Dunque lidei prendeno qualche volta Aristotele in mano? studiano verbigrazia ne glifilosofi?
15
\ SOFIA\ Non ti dirò di vantaggio di quelch'è su la Pippala Nannal'Antoniail Burchiellol'Ancroiaed un altrolibroche non si sama è in questione s'è di Ovidio o Virgilioed io non mene ricordo il nomeed altri simili.
16
\ SAUL.\ E pur adesso trattano cose tantogravi e seriose?
17
\ SOFIA\ E ti par che quelle non sonseriose? non son gravi? Saulinose tu fussi più filosofodico più accortocredereste che non è lezionenon è libro che non sia essaminato da deiechese non è a fatto senza salenon sia maneggiato da dei; e chese non ètutto balordesconon sia approvato e messo con le catene nella bibliotecacommune; perché pigliano piacere nella moltiforme representazione di tutte cosee frutti moltiformi de tutti ingegniperché loro si compiaceno in tutte lecose che sonoe tutte le representazioni che si fannonon meno che essi hannocura che sienoe donano ordine e permissione che si facciano. E pensa ch'ilgiudicio de gli dei è altro che il nostro communee non tutto quello che èpeccato a noi e secondo noiè peccato a essi e secondo essi. Que' libri certocossìcome le teologienon denno esser communi a gli uomini ignorantichemedesimi sono scelerati; perché ne ricevono mala instituzione.
18
\ SAUL.\ Or non son libri fatti da uomini dimala famadisonesti e dissolutie forse a mal fine?
19
\ SOFIA\ È vero; ma non sono senza la suainstituzione e frutti della cognizione de chi scrivecome scriveperché edonde scrivedi che parlacome ne parlacome s'inganna luicome gli altris'ingannano di luicome si declina e come s'inclina a uno affetto virtuoso eviziosocome si muove il risoil fastidioil piacerela nausea; ed in tuttoè sapienza e providenzaed in ogni cosa è ogni cosae massime è l'uno doveè l'altro contrarioe questo massime si cava da quello.
20
\ SAUL.\ Or torniamo al proposito donde neha divertiti il nome d'Aristotele e la fama de la Pippa. Come fu licenziata laPovertà da Giovedopo che era sì schernita da Momo?
21
\ SOFIA\ Io non voglio referir tutti gliridicoli propositi che passâro tra quello e coleila quale non meno momezzavadi Momo che di essa seppe momezzar colui. Dechiarò Gioveche questa abbia diprivileggii e prorogative che non ha quella in queste cose qua a basso.
22
\ SAUL.\ Dite le cose che sono.
23
\ SOFIA\ - Vogliodisse il padrein primache tuPovertàsii oculatae sappi ritornar facilmente là d'onde tal voltati partistee discacciar con maggior possa la Ricchezza; che per il contrariotu vegni scacciata da quella la qual voglio che sia perpetuamente cieca.Appresso voglio che tuPovertàsii alatadestra ed ispedita per le piume cheson fatte d'aquila o avoltore; ma ne li piedi voglio che sii come un vecchiobove che tira il grave aratroche profonda ne le vene de la terra: e laRicchezzaper il contrarioabbia l'ali tarde e graviaccomodandosi quelled'un'oca o cigno; ma gli piedi sieno di velocissimo corsiero o cervioa finechequando lei fugge da qualche parte adoprando gli pieditu con il batter del'ali vi ti facci presente; ed onde tu con opra de le ali tue disloggiquellapossa succedere con l'uso di suoi piedi: di maniera che con quella medesimaprestezza che da lei sarai fuggita o perseguitatatu vegni a perseguitarla efuggirla.
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\ SAUL.\ Perché non le fa o ambe due benein piumao ambe due bene in piedise niente meno se potrebbono accordare diperseguitarsi e fuggirsio tardi o presto?
25
\ SOFIA\ Perchéandando la Ricchezzasempre carcaviene per la soma a impacciar alcunamente l'alie la Povertàandando sempre discalzafacilmente per ruvidi camini viene ad essere offesanegli piedi: però questa in vano arrebe le piantee quella le piume veloci.
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\ SAUL.\ Questa risoluzione mi contenta. Orséguita.
27
\ SOFIA\ Oltre vuoleche la Povertàmassimamente séguite la Ricchezzae sia fuggita da quella quando si versanelli palaggi terrenied in quelle stanze nelle quali ha il suo imperio laFortuna; ma allor che ella s'appiglia a cose alte e rimosse dalla rabbia deltempo e di quell'altra ciecanon voglio che abbi tanto ardire o forza d'assalirper farla fuggire e tôrgli il loco. Perché non voglio che facilmente si partada là dove con tanta difficultade e dignitade bisogna pervenire; e cossìpera l'incontroabbi tu quella fermezza nelle cose inferiori che lei può averenelle superiori. - Anzisoggionse Giovevoglio che in certo modo in voi vegnaad essere una certa concordia d'una non leggiera sortema di grandissimaimportanza; a fin che non pensiche con esser bandita dal cielo vegni piùrelegata ne l'infernocheper il contrariocon esser tolta da l'infernovegni collocata in cielo: di maniera che la condizion de la Ricchezzala qualeho dettavegna incomparabilmente meglior che la tua. Però voglioche tanto simanche che l'una discacce l'altra dal loco del suo maggior domìnoche piùtosto l'una si mantegna e fomente per l'altradi maniera che tra voi siastrettissima amicizia e familiaritade.
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\ SAUL.\ Fatemi presto intendere come siaquesto.
29
\ SOFIA\ Disse Giovesoggiongendo a quelch'avea detto: -TuPovertàquando sarai di cose inferioripotrai essergiontaalligata e stretta alla Ricchezza di cose superioriquanto mai la tuacontraria Ricchezza di cose inferiori esser possa; perché con questa nessunoche è savio e vuole saperestimarà giamai posser aggiongersi a cose grandiatteso che alla filosofia donano impedimento le ricchezzee la Povertade porgecamino sicuro ed ispedito: essendo che non può essere la contemplazioneove ècirconstante la turba di molti servidove è importuna la moltitudine didebitori e creditoricomputi di mercantiraggioni di villicila pastura ditante pancie mal avezzel'insidie di tanti ladroniocchii de avidi tiranni edexazioni de infidi ministri: di maniera che nessuno può gustar che cosa siatranquillità di spiritose non è povero o simile al povero. Appresso voglioche sia grande colui che ne la povertà è riccoperché si contenta; e siavile e servo colui che ne le ricchezze è poveroperché non è sazio. Tu saraisicura e tranquilla; lei turbidasollecitasuspetta ed inquieta; tu sarai piùgrande e magnificadispreggiandolache esser mai possa leiriputandosi estimandosi; a teper isbramartivoglio che baste la sola opinione; ma per farlei satollanon voglio che sia sufficiente tutta la possessione de le cose.Voglio che tu sii più grande con togliere dalle cupiditadiche non possa esserquella con aggiongere alle possessioni. A te voglio che siano aperti gli amicia quella occolti gli nemici. Tu con la legge della natura voglio che sie riccaquella con tutti studii ed industrie civili poverissima; perché non colui cheha pocoma quello che molto desideraè veramente povero. A te (se strengeraiil sacco della cupidità) il necessario sarà assaie poco sarà bastante; ed alei niente bastebenché ogni cosa con le spalancate braccia apprenda. Tuchiudendo il desiderio tuopotrai contendere de la felicità con Giove; quellaamplificando le fimbrie de la concupiscenzapiù e più si sommerga al baratrode le miserie. - Conchiuso ch'ebbe Giove l'espedizione di costeicontentissimachiese licenza di far il suo camino; e la Ricchezza fece segno di volersiun'altra volta accostarper sollicitar il conseglio con qualche nuova proposta;ma non gli fu lecito di giongere più paroli.
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- Viavia! li disse Momo. Non odi quanti tichiamanoti cridanoti prieganoti sacrificanoti piangonoe con sì granvoti e stridiche ormai hanno tutti noi altri assordititi appellano? E tu tivai tanto trattenendo e strafuggendo per queste parti? Va via prestoa lamal'orase non ti piace andar a la buona. - Non t'impacciar di questoo Momoli disse il padre Giovelascia che si parta e vadaquando gli pare e piace. -Ella mi par in verodisse Momocosa degna di compassione ed una specied'ingiustizia a riguardo de chi non vi provedee puoteche questa meno vada achi più la chiama e richiamaed a chi più la meritameno s'accosta. -Vogliodisse Giovequel che vuole il fato.
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\ SAUL.\ Fanne altrimentedovea dire Momo.
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\ SOFIA\ - Io voglioch'al rispetto de lecose là basso questa sia sorda: e che giamaiper esser chiamatarisponda ovegna; maguidata più da la sorte e la fortunavada a la cieca ed a tastoniad comunicarsi a coluiche verrà a rancontrarsegli tra la moltitudine. -Quindi averràdisse Saturnoche si comunicarà più presto ad uno de granpoltroni e forfantiil numero de quali è come l'arena che ad alcuno che siamediocremente uomo da bene: e più tosto ad uno di questi mediocri che sonoassaiche ad uno de più principali che son pochissimi; e forse maianzicertamente mai a colui che è più meritevole che gli altried unico individuo.
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\ SAUL.\ Che disse Giove a questo?
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\ SOFIA\ - Cossì bisogna che sia; è donatadal fato questa condizione a la Povertàche la sia chiamata con desiderio dararissimi e pochissimima che ella si comuniche e si presente a gli assaissimie moltitudine più grande; la Ricchezzaper il contrariochiamatadesideratainvocataadorata ed aspettata da quasi tuttivada a far copia di sé ararissimie quei che manco la coltivano ed aspettano. Questa sia sorda a fattoche da quantunque grande strepito e fragore non si smuova e sia dura e salda chea pena tirata da rampini ed argani si approssime a chi la procaccia; e quellaauritissimaprestissimaprontissimache ad ogni minimo sibilocennodaquantunque lontana parte chiamatasubito sia presente: oltre che perl'ordinario la si trova a la casa ed a te spalli de chi non solo non la chiamama ed oltre con ogni diligenza da lei s'asconde.
-35
Mentre la Ricchezza e la Povertà cedevanoal luogo: - Olàdisse Momoche ombra è quella familiare a que' duacontrariie che è con la Ricchezza e che è con la Povertà? Io soglio vedered'un medesimo corpo ombre diverse; ma de diversi corpi medesima ombranongiamaiche io abbia notatoeccetto ch'adesso. - A cui rispose Apollo: - Dovenon è lumetutto è un'ombra; ancor che sieno diverse ombrese son senzalumesi confondeno e sono una: come quando son molti lumi senza che qualchedensità di corpo opaco se gli oppona o interponatutti concorreno a far unsplendore. -Qua non mi par che debbia esser cossì: disse Momo; perchédove èla Ricchezzaed è a fatto esclusa la Povertàe dove è la Povertàsuppositalmente distinta da la Ricchezzanon come doi lumi concorrenti in unsoggetto illuminabilesi vede quella essere un'ombra che è con l'una e conl'altra. -Guardala beneo Momodisse Mercurioe vedrai che non è un'ombra. -Non dissi che è ombrarispose Momoma che è gionta a quelli doi numicomeuna medesima ombra a doi corpi. Oh adesso considero; la mi par la Avariziacheè una ombra: è le tenebre che sono della Ricchezzaed è le tenebre che sonode la Povertà. - Cossì èdisse Mercurio: è ella figlia e compagna dellaPovertànemicissima de la sua madree che quanto può la fugge; inamorata edinvaghita de la Ricchezzaalla qualequantunque sia giuntasempre sente ilrigor de la madre che la tormenta: e benché li sia appressoli è lungiebenché li sia lungili è appressoperchése si gli discostasecondo laverità gli è intrinsecae gionta secondo l'esistimazione. E non vedi cheessendo gionta e compagna de la Ricchezzafa che la Ricchezza non siaRicchezzae lunghi essendo da la Povertàfa che la Povertà non sia Povertà?Queste tenebrequesta oscuritàquesta ombra è quella che fa la Povertàesser mala e la Ricchezza non esser bene; e non si trova senza malignar l'una dele dueo ambe due insieme; rarissime volte né l'una né l'altra: e questo èquando sono da ogni lato circondate dalla luce della raggione ed intelletto. -Qua dimandò Momo a Mercurioche li facesse intendere come quella faceva laRicchezza non essere ricchezze. A cui risposeche il ricco avaro èpoverissimo; perché l'avarizia non è dove sono ricchezzese non vi è anco laPovertà; la quale non men veramente se vi trova per virtù de l'affettocheritrovar si possa per virtù d'effetto; di sorte che questa ombraal suo marciodispettomai si può discostare da la madre più che da se stessa.
36
Mentre questo dicevanoMomoil quale nonè senza buonissima vista (benché non sempre vegga a la prima)con avere messopiù d'attenzione: - O Mercuriodissequello ch'io ti dicevo essere comeun'ombraadesso scorgo che son tante bestie insieme insieme; perché la veggiocaninaporcinaarietinascimicaorsinaaquilinacorvinafalconinaleoninaasininae quante nine e nine bestie giamai fûro; e tante bestie èpur un corpo. La mi par certo il pantamorfo de gli animali bruti. - Dite megliorispose Mercurioche è una bestia moltiforme; la pare unaed è una; ma nonè uniformecome è proprio de vizii de aver molte formepercioché sonoinformi e non hanno propria facciaal contrario de le virtudi. Qualmente vediessere la sua nemica liberalitadela quale è semplice ed una; la giustizia èuna e semplice; come ancora vedi la sanità essere unae gli morbiinnumerabili. - Mentre Mercurio diceva questoMomo gl'interruppe ilraggionamentoe gli disse: - Io veggioche la ha tre teste in sua mal'ora;pensavoo Mercurioche la vista mi fusse turbataquando di questa bestiasopra un busto scorgevo uno ed uno ed un altro capo; mapoi che ho voltatol'occhio per tuttoe visto che non è altro che mi paia similmenteconchiudoche non è altrimente che come io veggio. - Tu vedi molto benerisposeMercurio. Di quelle tre teste l'una è la illiberalitàl'altra è il bruttoguadagnol'altra è la tenacità. - Dimandò Momose quelle parlavano; eMercurio rispose che sìe che la prima dice: Meglio esser più ricco che esserstimato più liberale e grato; la seconda: Non ti morir di fame per essergentiluomo; la terza dice: Se non mi è onoremi è utile. - E pur non hannopiù che due braccia? disse Momo. - Bastano le due manirispose Mercuriode lequali la destra è aperta apertalarga largaper prendere; l'altra è chiusachiusastretta strettaper teneree porgere come per distillazione e perlambiccosenza raggione di tempo e lococome ancor senza raggione di misura. -Accostatevi alquanto più a metuRicchezza e Povertàdisse Momoa fin cheio possa meglior vedere la grazia di questa vostra bella pedissequa. - Il cheessendo fattodisse Momo: - È un voltoson più volti; è una testason piùteste; è feminaè femina; ha la testa molto picciolabenché la faccia siapiù che mediocre; è vecchiaè vileè sordidaha 'l viso rimessoè dicolor nero; la veggio rugosaed ha capelli retti ed adriocchi attentivibocca aperta ed anelantee naso ed artigli adunchi; (maraviglia) essendo unanimal pusilloha il ventre tanto capace e voraginosoimbecillemercenario eservilech'il volto drizzato a le stelle incurva. Zappas'infossa; e pertrovar qualche cosas'immerge al profondo de la terrae dando le spalli a lalucea gli antri tende ed a le grottedove giamai giunse differenza del giornoe de la notte; ingrataa la cui perversa speranza giamai fia moltoassai obastante quel che si donae che quanto più cape tanto si fa più cupa: come lafiamma che più vorace si fa quanto è più grande. Mandamandascacciascaccia prestoo Gioveda questi tenimenti la Povertà e la Ricchezza insiemee non permettere che s'accostino alle stanze de deise non vegnono senza questavile ed abominevol fiera! - Rispose Giove: - Le vi verranno addosso ed appressocome voi vi disporrete a riceverle. Per il presente se ne vadano con la giàfatta risoluzionee venemo noi presto al fatto nostro di determinare il numepossessor di questo campo.
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Ed eccomentre il padre degli dei si voltain circada per se medesima impudentemente e con una non insolita arroganza sifece innante la Fortunae disse: - Non è beneo Dei consularie tuo gransentenziator Giovechedove parlano e possono essere tanto udite la Povertà eRicchezzaio sia veduta come pusillanime tacere per viltadee non mostrarmiecon ogni raggione risentirmi. Ioche son tanto degna e tanto potenteche mettoavanti la Ricchezzala guido e spingo dove mi pare e piaced'onde voglio lascaccio e dove voglio la conducocon oprar la successione e vicissitudine dequella con la Povertade; ed ognun sa che la felicitade di beni esterni non sipuò riferir più alla Ricchezzacome a suo principioche a me; sicome labeltà della musica ed eccellenza de l'armonia da qualcuno non si deve piùprincipalmente referire alla lira ed instrumentoche a l'arte ed a l'arteficeche le maneggia. Io son quella dea divina ed eccellentetanto desideratatantocercatatanto tenuta caraper cui per il più de le volte è ringraziatoGiovedalla cui mano aperta procede la ricchezzae dalle cui palme chiusetutto il mondo plorae si metteno sozzopra le citadiregni ed imperii. Chi maioffre voti alla Ricchezza o alla Povertà? chi le ringrazia mai? Ognuno chevuole e brama quellechiama meinvoca mesacrifica a me; chiunque vienecontento per quelleringracia merende mercé alla Fortunaper la Fortunapone al foco gli aromatiper la Fortuna fumano gli altari. E che sono unacausala quale quanto son più incerta tanto sono più veneranda e formidandae tanto son desiderabile ed appetibile quanto mi faccio meno compagna efamiliare; perché ordinariamente nelle cose meno apertepiù occolte emaggiormente secrete si trova più dignità e maestade. Io che col mio splendoreinfosco la virtudedenigro la veritadedomo e dispreggio la maggior e megliorparte di queste dee e dei che veggio apparecchiati e messi come in ordine perprendersi piazza in cielo; ed io che ancor quain presenza di tale e tantosenatosola metto terrore a tutti; perché (benché non ho la vista che miserva) ho pur orecchieper le quali comprendoad una gran parte de lorobattere e percuotersi gli denti per il timore che concepeno dalla miaformidabile presenza; quantunque con tutto ciò non perdano l'ardire epresunzione di mettersi avantia farsi nominaredove prima non è statodisposto della mia dignitade; che ho soventee più che soventeimperio soprala RaggioneVeritadeSofiaGiustizia ed altri numi; li qualise non voglionomentire di quello che è a tutto l'universo evidentissimopotranno dire sepossono apportar computo del numero de le volte che le ho buttate giù da lecatedresedie e tribunali loroed a mia posta le ho reprimutelegaterinchiuse ed incarcerate. Ed anco per mia mercé poi ed altre volte hanno potutouscireliberarsiristabilirse e riconfirmarsemai senza timore delle miedisgrazie. -Momo disse: - Comunementeo cieca madonnatutti gli altri deiaspettano la retribuzion di queste sedie per l'opre buone ch'han fattefaccionoe posson fare: e per tali il senato s'è proposto di premiar quelli; e tumentre fai la causa tuane ameni la lista e processo di que' tuoi delitti pergli quali non solo dereste esser bandita dal cieloma e da la terra ancora. -Rispose la Fortunache lei non era men buona che altri boni; e che la fussetalenon era male; perchéquanto il fato disponetutto è bene; e se lanatura sua fusse talecome de la viperache è naturalmente velenosainquesto non sarrebe sua colpama o de la naturao d'altroche l'ha talmenteinstituita. Oltre che nessuna cosa è absolutamente mala; perché la vipera nonè mortale e tossicosa a la vipera; né il dragoil leonel'orso a l'orsoalleoneal drago; ma ogni cosa è mala a rispetto di qualch'altro; come voideivirtuosisiete mali ad riguardo de viziosiquei del giorno e de la luce sonmali a quei de la notte ed oscuritade: e voi tra voi siete buonie lor tra loroson buoni; come aviene anco ne le sette del mondo nemichedove gli contrariitra essi se chiamano figli de dei e giusti; e non meno questi di quellichequelli di questili più principali e più onorati chiamano peggiori e piùriprovati. IodunqueFortunaquantunque a rispetto d'alcuni sia reprobaarispetto d'altri son divinamente buona; ed è sentenza passata della maggiorparte del mondoche la fortuna de gli omini pende dal cielo; onde non è stellaminima né grandeche appaia nel firmamentoda cui non si dica ch'io dispenso.- Qua rispose Mercuriodicendo che troppo equivocamente era preso il suo nome:perché tal volta per la Fortuna non è altro che uno incerto evento de le cose;la quale incertezza a l'occhio de la providenza è nullabenché sia massima al'occhio de mortali. - La Fortuna non udiva questoma seguitavaed a quelch'avea dettoaggiunse che gli più egregii ed eccellenti filosofi del mondoquali son stati Empedocle ed Epicuroattribuiscono più a lei che a Gioveistessoanzi che a tutto il concilio de dei insieme. -Cossì tutti gli altridicevae me intendeno Deae me intendeno celeste Deacome credo che non visia novo a l'orecchie questo versoil quale non è putto abecedario che nonsappia recitare: Te facimusFortunadeamcaeloque locamus.
38
E voglio ch'intendiateo Deicon quantaverità da alcuni son detta pazzastoltainconsideratamentre son essi sìpazzisì stoltisì inconsiderati che non sanno apportar raggione de l'essermio; ed onde trovo di que' che son stimati più dotti che gli altriquali ineffetto dimostrano e conchiudeno il contrarioper quanto son costretti dalvero; talmente mi dicono irrazionale e senza discorsoche non per questom'intendeno brutale e scioccaatteso che con tal negazione non voglionodetraermima attribuirmi di vantaggio; come ed io tal volta voglio negar cosepiccole per concedere le maggiori. Non sondunqueda essi compresa come chisia ed opre sotto la raggione e con la raggione; ma sopra ogni raggionesopraogni discorso ed ogni ingegno. Lascio che pur in effetto s'accorgeno econfessanoch'io ottegno ed esercito il governo e regno massime sopra glirazionaliintelligenti e divini: e non è savio che dica me effettuar col miobraccio sopra cose prive di raggione ed intellettoquai sono le pietrelebestiegli fanciulligli forsennati ed altri che non hanno apprensione dicausa finale e non possono oprare per il fine. - Te diròdisse MinervaoFortunaper qual caggione ti dicono senza discorso e raggione. A chi mancaqualche sensomanca qualche scienzae massime quella che è secondo quelsenso. Considera di tetu ora essendo priva del lume de gli occhili quali sonla massima causa della scienza. - Rispose la Fortunache Minerva o s'ingannavaleio voleva ingannar la Fortuna; e si confidava di farloperché la vedeacieca: -Maquantunque io sia priva d'occhionon son però priva.d'orecchio edintelletto- gli disse.
39
\ SAUL.\ E credi che sia vero questooSofia?
40
\ SOFIA\ Ascoltae vedrai come sadistingueree come non gli sono occolte le filosofie etra l'altre coselaMetafisica d'Aristotele. - Iodicevaso che si trova chi dica la vista esseremassimamente desiderata per il sapere; ma giamai conobbi sì stolto che dica lavista fare massimamente conoscere. E quando alcuno dissequella esseremassimamente desideratanon voleva per tantoche quella fusse massimamentenecessariase non per la cognizione di certe cose: quai sono colorifiguresimmetrie corporalibellezzevaghezze ed altre visibili che più tostosogliono perturbar la fantasia ed alienar l'intelletto; ma non che fussenecessaria assolutamente per le tutte o megliori specie di cognizioneperchésapea molto bene che moltiper dovenir sapientis'hanno cavati gli occhi; e diquei che o per sorte o per natura son stati ciechimolti son visti piùmirabilicome ti potrei mostrar assai Democritimolti Tiresiimolti Omeri emolti come il Cieco d'Adria. Appresso credo che sai distinguerese sei Minervachequando un certo filosofo Stagirita disse che la vista è massimamentedesiderata per il saperenon comparava la vista con altre specie di mezzi perconoscerecome con l'uditocon la cogitazionecon l'intelletto; ma faceacomparazione tra questo fine de la vistache è il saperee altro fineche lamedesima si possa proponere. Peròse non ti rincresce d'andar sin ai campiElisii a raggionar con lui (se pur non ha indi fatta partenza per altra vitaebevuto de l'onde di Lete)vedrai che lui farà questa chiosa: Noi desideramo lavista massime per questo fine di sapere; e non quell'altra: Noi desideramo tragli altri sensi massime la vista per sapere.
41
\ SAUL.\ È maravigliao Sofiache laFortuna sappia discorrere meglioe meglio intender gli testi che Minervalaquale è soprastante a queste intelligenze.
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\ SOFIA\ Non ti maravigliare; perchéquando profondamente consideraraie quando pratticarai e conversarai ben benetrovarai che li graduati dei de le scienze e de l'eloquenze e de gli giudiziinon sono più giudiziosipiù savi e più eloquenti de gli altri. Orperseguitare il proposito della causa suache faceva la Fortuna nel senatodisseparlando a tutti: - Nientenienteo deimi toglie la cecitàniente chevaglianiente che faccia alla perfezione de l'esser mio; per ciò ches'io nonfusse ciecanon sarei Fortunae tanto manca che per questa cecità possiatedisminuire o attenuar la gloria di miei meritiche da questa medesima prendoargumento della grandezza ed eccellenza di quelli: atteso che da quella verrò aconvencere ch'io sono meno astratta da gli atti della considerazionee nonposso esser ingiusta nelle distribuzioni. - Disse Mercurio a Minerva: - Nonarrai fatto pocoquando arrai dimostrato questo. - E soggionse la Fortuna: -Alla mia giustizia conviene essere tale; alla vera giustizia non convienenonquadraanzi ripugna ed oltraggia l'opra de gli occhi. Gli occhi son fatti perdistinguere e conoscere le differenze (non voglio per ora mostrar quanto soventeper la vista sono ingannati quei che giudicano); io sono una giustizia che nonho da distinguerenon ho da far differenze; ma come tutti sono principalmenterealmente e finalmente uno enteuna cosa medesima (perché lo enteuno e veroson medesimo)cossì ho da ponere tutti in certa equalitàstimar tuttiparimenteaver ogni cosa per unoe non esser più pronta a riguardareachiamar uno che un altroe non più disposta a donar ad uno che ad un altroedessere più inclinata al prossimo che al lontano. Non veggio mitretoghecoroneartiingegni; non scorgo meriti e demeriti; perchése pur quelli sitrovanonon son cosa da natura altra ed altra in questo ed in quellomacertissimamente per circostanze ed occasioneo accidente che s'offresirancontra e scorre in questo o in quello; e peròquando dononon vedo a chidono; quando toglionon vedo a chi toglio: acciò che in questo modo io vegna atrattar tutti equalmente e senza differenza alcuna. E con questo certamente iovegno ad intendere e fare tutte le cose equali e giustee giusta- ed equalmentedispenso a tutti. Tutti metto dentro d'un'urnae nel ventre capacissimo diquella tutti confondoinbroglio ed exagito; e poizara a chi tocca; e chi l'habuonaben per luie chi l'ha malamal per lui! In questo mododentro l'urnade la Fortuna non è differente il più grande dal più picciolo; anzi là tuttisono equalmente grandi ed equalmente piccioliperché in essi s'intendedifferenza da altri che da me: cioè prima che entrino ne l'urnae dopo cheesceno da l'urna. Mentre son dentrotutti vegnono dalla medesima manonelmedesimo vasecon medesima scossa isvoltati. Peròquando poi si prendeno lesortinon è raggionevole che coluia chi tocca mala riuscitasi lamente o dichi tiene l'urnao de l'urnao de la scossao di chi mette la mano a l'urna;ma devecon la meglior e maggior pazienza ch'ei puotecomportar quel ch'hadisposto e come ha dispostoo è disposto il Fato: atteso chequanto alrimanentelui è stato equalmente scrittola sua schedula era uguale a quellade tutti gli altriè stato parimente annumeratomesso dentroscrollato. Iodunqueche tratto tutto il mondo equalmentee tutto ho per una massadi cuinessuna parte stimo più degna ed indegna de l'altraper esser vased'opprobrio; io che getto tutti nella medesima urna della mutazione e motosonoequale a tuttitutti equalmente remiroo non remiro alcuno particulare piùche l'altrovegno ad esser giustissima ancor ch'a tutti voi il contrarioappaia. Or che a la manoche s'intrude a l'urnaprende e cava le sortiperchi tocca il malee per chi tocca il beneoccorra gran numero d'indegni e rarooccorrano meritevoli: questo procede dalla inequalitàiniquità ed ingiustiziadi voi altriche non fate tutti equalie che avete gli occhi dellecomparazionidistinzioniimparitadi ed ordinicon gli quali apprendete e fatedifferenze. Da voida voidicoproviene ogni inequalitàogni iniquitade;perché la dea Bontade non equalmente si dona a tutti; la Sapienza non sicommunica a tutti con medesima misura; la Temperanza si trova in pochi; ararissimi si mostra la Veritade. Cossì voi altri numi buoni siete scarsisieteparzialissimifacendo le distantissime differenzele smisuratissimeinequalitadi e le confusissime sproporzioni nelle cose particolari. Non sononon son io iniquache senza differenza guardo tuttied a cui tutti sono comed'un colorecome d'un meritocome d'una sorte. Per voi avienechequando lamia mano cava le sortioccorrano più frequentementenon solo al malemaancora al benenon solo a gl'infortuniima ancora a le fortunepiù perl'ordinario gli scelerati che gli buonipiù gl'insipidi che gli sapientipiùgli falsi che gli veraci. Perché questo? perché? Viene la Prudenza e getta nel'urna non più che doi o tre nomi; viene la Sofia e non ve ne mette più chequattro o cinque; viene la Verità e non ve ne lascia più che unoe menosemeno si potesse: e poi di cento millenarii che son versati ne l'urnavolete chealla sortilega mano più presto occorra uno di questi otto o noveche di otto onovecento mila. Or fate voi il contrario! Fa'dicotuVirtùche glivirtuosi sieno più che gli viziosi; fa' tuSapienzache il numero de saviisia più grande che quello de stolti; fa' tuVeritàche vegni aperta emanifesta a la più gran parte: e certo certo a gli ordinarii premii e casiincontraranno più de le vostre genti che de gli loro oppositi. Fate che sienotutti giustiveracisavii e buoni; e certo certo non sarà mai grado odignità ch'io dispenseche possa toccare a buggiardia iniquia pazzi. Nonsondunquepiù ingiusta io che tratto e muovo tutti equalmenteche voi altriche non fate tutti equali. Tal chequando aviene che un poltrone o forfantemonta ad esser principe o ricconon è per mia colpama per iniquità di voialtri cheper esser scarsi del lume e splendor vostronon lo sforfantaste ospoltronaste primao non lo spoltronate e sforfantate al presenteo almenoappresso lo vegnate a purgar della forfantesca poltronariaa fine che un talenon presieda. Non è errore che sia fatto un prencipema che sia fatto prencipeun forfante. Or essendo due cosecioè principato e forfantariail viziocertamente non consiste nel principato che dono ioma ne la forfanteriachelasciate esser voi. Io perché muovo l'urna e caccio le sortinon riguardo piùa lui che ad un altro; e però non l'ho determinato prima ad esser principe oricco (benché bisogna che determinatamente alla mano uno occorra tra tutti glialtri); ma voiche fate le distinzionicon gli occhi mirando e communicandovia chi più ed a chi menoa chi troppo ed a chi nientesiete venuti a lasciarcostui determinatamente forfante e poltrone. Se dunquela iniquità consistenon in fare un prencipee non in arricchirloma in determinare un suggetto diforfantaria e poltronarianon verrò io ad essere iniquama voi. Ecco dunquecome il Fato m'ha fatto equissimae non mi può aver fatta iniquaperché mifa essere senz'occhia fin che per questo vegna a posser equalmente graduartutti. - Qua soggionse Momo dicendo: -Non ti diciam iniqua per gli occhima perla mano. - A cui quella rispose: - Né meno per la manoo Momo; perché non sonpiù io causa del maleche le prendo come vegnonoche quelli che non vegnonocome le prendo: voglio direche non vegnono cossì senza differenza come senzadifferenza le piglio. Non son io causa del malese le prendo come occorreno; maessi che mi se presentano quali sonoed altri che non le fanno esserealtrimente. Non son perversa ioche cieca indifferentemente stendo la mano aquel che si presenta chiaro o oscuroma chi tali le fae chi tali le lasciaeme l'invia. - Momo suggionse: - Maquando tutti venessero indifferentiugualie similinon mancareste per tanto ad essere pur iniqua: perchéessendo tuttiequalmente degni di prencipatotu non verrai a farli tutti prencipema un solotra quelli. - Rispose sorridendo la Fortuna: -Parliamoo Momode chi èingiustoe non parliamo de chi sarrebe ingiusto. E certocon questo tuo mododi proponere o risponderetu mi pari assai a sufficienza convittopoiché daquel che è in fattosei proceduto a quel che sarrebe; e da quel che non puoidire ch'io sono iniquavai a dire ch'io sarrei iniqua. Rimane dunquesecondola tua concessionech'io son giustama sarrei ingiusta; e che voi sieteingiustima sarreste giusti. Anzia quel ch'è detto aggiongoche nonsolamente non sonoma né pure sarrei men giusta alloraquando voi m'offressitutti uguali; perchéquanto a quello che è impossibilenon s'attendegiustizia né ingiustizia. Or non è possibile che un principato sia donato atutti; non è possibile che tutti abbiano una sorte; ma è possibile ch'a tuttisia ugualmente offerta. Da questo possibile séguita il necessariocioè che detutti bisogna che riesca uno; ed in questo non consiste l'ingiustizia ed ilmale; perché non è possibile che sia più ch'uno; ma l'errore consiste in quelche séguitacioè che quell'uno è vileche quell'uno è forfantechequell'uno non è virtuoso; e di questo male non è causa la Fortuna che donal'esser prencipe ed esser facultoso; ma la dea Virtù che non gli donané glidonò esser virtuoso. - Molto eccellentemente ha fatte le sue raggioni laFortunadisse il padre Giovee per ogni modo mi par degna d'aver sedia incielo; ma ch'abbia una sedia proprianon mi par convenevoleessendo che nonn'ha meno che sono le stelle; perché la Fortuna è in tutte quelle non meno chene la terraatteso che quelle non manco son mondi che la terra. Oltresecondola generale esistimazion de gli uominida tutte si dice pendere la Fortuna: ecertose avessero più copia d'intellettodirebono qualche cosa di vantaggio.Però (dica Momo quel che gli piace)essendo che le tue raggionio Deamipaiono pur troppo efficaciconchiudo chese non offriranno in contrario de latua causa altre allegazioniche vagliano più di queste sin ora apportateionon voglio ardire di definirti stanzacome già volesse astrengerti o relegartia quella; ma ti donoanzi ti lascio in quella potestà che mostri avere intutto il cielo: poi che per te stessa tu hai tanta autoritàche puoi aprirtique' luoghi che son chiusi a Giove istesso insieme con tutti gli altri dei. Enon voglio dir più circa quello per il che ti siamo tutti insieme ubligatiassai assai. Tudisserrando tutte le porteed aprendoti tutt'i camini edisponendoti tutte le stanzefai tue tutte le cose aliene; e però non mancache le sedie che son degli altrinon siano pur tue; per ciò che quanto èsotto il fato della mutazionetutto tutto passa per l'urnaper la rivoluzionee per la mano de l'eccellenza tua.

Dial. 2parte 3

Terza parte del secondo dialogo.

 

1 TalmentedunqueGiovenegò la sedia d'Ercole a la Fortunache a suo arbitrio lasciò e quella edaltre tutte che sono ne l'universo. Dalla qual sentenzacomunque se sianondissentirno gli dei tutti; e la orba deavedendo la determinazion fatta citraogni sua ingiuriasi licenziò dal Senato dicendo: - Iodunqueme ne voaperta aperta ed occolta occolta a tutto l'universo; discorro gli alti e bassipalaggie non meno che la morte so inalzar le cose infime e deprimere lesupreme; ed al fineper forza di vicissitudinevegno a far tutto ugualee conincerta successione e raggion irrazionaleche mi trovo (cioè sopra ed estra leraggioni particolari)e con indeterminata misura volto la ruotascuoto l'urnaa fine che la mia intenzione non vegna incusata da individuo alcuno. SuRicchezzavieni a la mia destrae tuPovertàa la mia sinistra: menatevosco il vostro comitato; tuRicchezzali ministri tanto gratie tuPovertàgli tuoi tanto noiosi alla moltitudine. Seguitenodicoprima ilfastidio e la gioiala felicità ed infelicitàla tristizial'allegrezza; laletiziala maninconia; la faticail riposo; l'ociol'occupazione; lasordidezzal'ornamento. Appresso l'austeritàle delicie; il lussolasobrietà; la libidinel'astinenza; l'ebrietàla sete; la crapulala fame;l'appetitola sacietade; la cupidiggiail tedio e saturità; la pienezzalavacuità; oltre il dareil prendere; l'effusionela parsimonia; l'investireil dispogliare; il lucrola iattura; l'introitol'exito; il guadagnoildispendio; l'avariziala liberalitadecon il numero e misuraeccesso edifetto; equalitadeinequalitade; debitocreditodopoi sicurtàsuspizione;zeloadulazione; onoredispreggio; riverenzascherno; ossequiodispetto;graziaonta; agiutodestituzione; disconfortoconsolazione; invidiacongratulazione; emulazionecompassione; confidenzadiffidenza; dominioservitù; libertàcattività; compagniasolitudine. TuOccasionecaminaavantiprecedi gli miei passiaprime mille e mille stradeva incertaincognitaoccoltapercioché non voglio che il mio advenimento sia troppoantiveduto. Dona de sghiaffi a tutti vatiprofetidivinimantici eprognosticatori. A tutti quei che si attraversano per impedirne il corso nostrodonagli su le coste. Togli via davanti gli miei piedi ogni possibile intoppo.Ispiana e spianta ogni altro cespuglio de dissegni che ad un cieco nume possaesser molestoonde comodamente per temia guidami fia definito il montare oil poggiareil divertir a destra o a sinistrail movereil fermareil menared il ritener de passi. Io in un momento ed insieme insieme vo e vegnostabilisco e muovoassorgo e siedomentre a diverse ed infinite cose condiversi mezzi de l'occasione stendo le mani. Discorremo dunque da tuttopertuttoin tuttoa tutto: quivi con deiivi con gli eroi; qua con uominilà.con bestie.
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Or essendo finita questa lite e donatospaccio alla Fortunavoltato Giove a gli dei: - Mi pardisseche in locod'Ercole debba succedere la Fortezzaperché da dove è la veritàla leggeil giudicionon deve esser lunghi la fortezza; perché constante e forte deveessere quella voluntà che administra il giudicio con la prudenzaper la leggesecondo la verità: atteso che come la verità e la legge formano l'intellettola prudenzail giudicio e giustizia regolano la voluntà; cossì la constanza efortezza conducono a l'effetto. Onde è detto da un sapiente: Non ti fargiudicese con la virtude e forza non sei potente a rompere le machine del'iniquitade. - Risposero tutti gli dei: - Bene hai dispostoo GiovecheErcole sin ora sia stato come tipo de la fortezza che dovea contemplarsi ne gliastri. Succedi tuFortezzacon la lanterna de la raggione innanteperchéaltrimente non sareste fortezzama stupiditàfuriaaudacia. E non sarestestimata fortezzané men sareste; perché per pazziaerrore ed alienazion dimente verreste a non temere il male e la morte. Quella luce farà che nonardisci dove si deve temere: atteso che tal cosa il stolto e forsennato non temechequanto uno è più prudente e saggiodeve più paventare. Quella farà chedove importa l'onorel'utilità publicala dignità e perfezione del proprioesserela cura delle divine leggi e naturaliivi non ti smuovi per terrori cheminacciano morte; sie presta ed ispedita dove gli altri son torpidi e tardi;facilmente comporti quel ch'altri difficilmente; abbi per poco o nulla ciò chealtri stimano molto ed assai. Modera le tue male compagne: e quella che ti vienea destra con le sue ministreTemeritadeAudaciaPresunzioneInsolenziaFuriaConfidenzia; e quellache ti vien alla sinistra con la Povertà dispirtoDeiezioneTimoreViltadePusillanimitadeDesperazione. Conduci letue virtuose figlieSedulitàZeloToleranzaMagnanimitàLonganimitàAnimositàAlacritàIndustriacon il libro del catalogo delle cose che sigovernano con Cautelao con Perseveranzao con Fugao con Sufferenza; ed incui son notate le cose ch'il forte non deve temere: cioè quelle che non nefanno peggiorecome la Famela Nuditàla Seteil Dolorela PovertàlaSolitudinela Persecuzionela Morte; e de l'altre cose cheper ne renderepeggioridenno essere con ogni diligenza fuggite: come l'Ignoranza crassal'Ingiustizial'Infidelitàla Buggial'Avarizia e cose simili. Cossìcontemperandotinon declinando a destra ed a sinistrae non allontanandoti datue figlieleggendo ed osservando il tuo catalogonon facendo estinto il tuolumesarai sola tutela de Virtudiunica custodia di Giustizia e torresingulare de la Veritade; inespugnabile da' viziiinvitta da le faticheconstante a gli periglirigida contra le voluttadispreggiatrice de laRicchezzadomitrice della Fortunatriomfatrice del tutto. Temerariamente nonardiraiinconsultamente non temerai; non affettarai gli piacerinon fuggiraigli odori; per falsa lode non ti compiaceraie per vituperio non tisgomentarai; non t'inalzarai per le prosperitadinon ti dismetterai per leadversitadi; non t'impiombarà la gravità de fastidiinon ti sulleverà ilvento de la leggerezza; non ti farà gonfia la ricchezzae non ti confondaràla povertade: spreggiarai il soverchioarrai poco senso del necessario.Divertirai da cose bassee sarai sempre attenta ad alte imprese.
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- Orche ordine si prenderà per la miaLira? - disse Mercurio. A cui rispose Momo: - Abbila per teco per tuopassatempoquando ti trovi in barca o pur quando ti trovarai nell'ostarie. E sefai elezione di farne qualche presentedonandola a chi più meritevolmente siconvienee non vuol andar troppo vagando per cercarlovattene a Napolia lapiazza de l'Olmo; over in Venezia in piazza di S. Marcocirca il vespro:perché in questi doi luoghi compariscono gli corifei di color che montano inbanco; ed ivi ti potrà occorrere quel megliore a cui iure meriti la sidebbia. - Dimandò Mercurio: - Perché più tosto a megliori di questa che dialtra specie? - Rispose Momoche a questi tempi la lira è dovenutoprincipalmente instrumento da chiarlataniper conciliarsi e trattenersil'udienzae meglior vendere le sue pallotte ed albarellicome la rebecchinaancora è fatto instrumento da ciechi mendicanti. Mercurio disse: - E in miapotestà di farne quel che mi piace? - Cossì èdisse Giove; ma non già perora di lasciarla star in cielo. E voglio (se cossì pare ancor a voi altri delconseglio) che in luogo di questa sua lira de le nove corde succeda la granmadre Mnemosine con le nove Musesue figlie. - Qua fêrno un chino di testa glidei tutti in segno di approvazione; e la Dea promossa con le sue figlie rese legrazie. L'Aritmetricala quale è primogenitadisse che le ringraziava perpiù volte che non concepe individui e specie di numeried oltre per piùmillenarii de millenarii che mai possa con le sue addizioni apportarl'intelletto; la Geometria più che mai forme e figure formar si vaglianoe cheatomi possa mai incorrere per le fantastiche resoluzioni di continui; la Musicapiù che mai fantasia possa combinar forme di concenti e sinfonie; la Logicapiù che non fanno absurdità li suoi gramaticifalse persuasioni i suoiretoricie sofismi e false demostrazioni i dialettici; la Poesia più cheperfar correre le lor tante favolenon hanno piedi quanti han fatti e son per farversi i suoi cantori; la Astrologia più che contegna stelle l'inmenso spaciodell'eterea regionese più dir si puote; la Fisica tante mercé li resequante possono essere prossimi e primi principii ed elementi nel seno de lanatura; la Metafisica più che non son geni d'idee e specie de fini edefficienti sopra gli naturali effettitanto secondo la realità che è ne lecosequanto secondo il concetto representante; l'Eticaquanti possono esserecostumiconsuetudinileggigiustizie e delitti in questo ed altri mondi del'universo. La madre Mnemosine disse: - Tante grazie e mercé vi rendoo deiquanti esser possono particolari suggetti a la memoria ed a l'oblioallacognizione ed ignoranza. - Ed in questo mentre Giove ordinò alla suaprimogenita Minervache gli porgesse quella scatola che teneva sotto ilcapezzal del letto; ed indi cacciò nove bussolele quali contegnono novecollirii che son stati ordinati per purgar l'animo umanoe quanto allacognizione e quanto alla affezione. E primamente ne donò tre alle tre primieredicendogli: - Eccovi il meglior unguento con cui possiate purgar e chiarir lapotenza sensitiva circa la moltitudinegrandezza ed armonica proporzione dicose sensibili. - Ne dié uno a la quartae disse: - Questo servirà per farregolata la facultà inventiva e giudicativa. - Prendi questodisse a laquintache con suscitar certo melancolico appulso è potente ad incitar adelettevole furore e vaticinio. - Donò il suo a la sestamostrandogli il modocon cui mediante quello aprisse gli occhi de mortali alla contemplazion di cosearchetipe e superne. La settima ricevé quello per cui meglio vien riformata lafacultà razionale circa la contemplazion de la natura. La ottaval'altro nonmeno eccellente che promove l'intelletto all'apprension di cose sopranaturaliin quanto che influiscono ne la natura e sono in certo modo absolute da quella.L'ultimopiù grandepiù precioso e più eccellentedié in mano del'ultimogenita; la qualequanto è posterior de l'altre tuttetanto è piùche tutte l'altre degna; e gli disse: - Ecco quaEticacon cui prudentementecon sagacitàaccortezza e generosa filantropia saprai instituir religioniordinar gli cultimetter leggi ed esecutar giudicii; ed approvareconfirmareconservar e defendere tutto il che è bene instituitoordinatomesso edesecutatoaccomodando quanto si può gli affetti ed effetti al culto de dei econvitto de gli uomini.
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- Che faremo del Cigno? - dimandò Giunone.Rispose Momo: -Mandiamolo in nome del suo diavolo a natar con gli altrio nellago di Pergusao nel fiume Caistrodove arrà molti compagni - Non vogliocossìdisse Giove; ma ordino che nel becco sia marcato del mio sigillo e messonel Tamesi; perché là sarà più sicuro ch'in altra parteatteso che per latema di pena capitale non mi potrà essere così facilmente rubbato. -Saviamentesuggionsero gli deihai provistoo gran padre; - ed aspettavanoche Giove determinasse del successore. Onde séguita il suo decreto il primopresidentee dice: - Mi par molto convenevole che vi sia locata la Penitenzala qual tra le virtudi è come il cigno tra gli ucelli: perché la non ardiscené può volar alto per il gravor dell'erubescenza ed umile recognizion di sestessasi mantiene sommessa; peròtogliendosi a l'odiosa terrae non ardendode s'inalzare al cieloama gli fiumis'attuffa a l'acquiche son le lacrimedella compunzione nelle quali cerca lavarsipurgarsimondarsidopo ch'a sénel limoso lido de l'errore insporcata dispiacquemossa dal senso di taldispiacereè incorsa la determinazione del corregersiequanto possibil fiafarsi simile alla candida innocenza. Con questa virtù risaleno l'anime che sonruinate dal cielo ed inmerse a l'Orco tenebrosopassate per il Cocito de levoluttadi sensitiveed accese dal Periflegetonte de l'amor cupidinesco edappetito di generazione; de quali il primo ingombra il spirto di tristiziaedil secondo rende l'alma disdegnosa; come per rimembranza de l'alta ereditaderitornando in se medesimadispiace a se medesima per il stato presente; siduole per quel che si delettò e non vorrebe aver compiaciuto a se stessa: ed inquesto modo viene a poco a poco a dispogliarsi dal presente statoattenuandosegli la materia carnale ed il peso de la crassa sustanza; si mettetutta in piumes'accende e si scalda al soleconcepe il fervido amor di cosesublimidoviene aerias'appiglia al sole e di bel nuovo si converte al suoprincipio. - Degnamente la Penitenza è messa tra le virtudidisse Saturno;perchéquantunque sia figlia del padre Errore e de l'Iniquitade madreènulladimeno come la vermiglia rosa che da le adre e pungenti spine si caccia; ècome una lucida e liquida scintilla che dalla negra e dura selce si spiccafassi in alto e tende al suo cognato sole. - Ben provistoben determinato! -disse tutto il concilio de gli dei. - Sieda la Penitenza tra le virtudisia unode gli celesti numi!
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A questa voce generaleprima ch'altroproponesse di Cassiopeaalzò la voce il furibondo Martee disse: - Non siaodeichi tolga alla mia bellicosa Ispagna questa matrona che cossì boriosaaltiera e maestrale non si contentò di salir al cielo senza condurvi la suacatedra col baldacchino. Costei (se cossì piace al padre summitonantee se voialtri non volete discontentarmi a rischio di patir a buona misura il similequando mi passarete per le mani) vorrei cheper aver costumi di quella patriae parer ivi natanodrita ed allevatadeterminiate che la vi soggiorne. -Rispose Momo: - Non sia chi tolga l'arroganza e questa feminach'è vivoritratto di quellaal signor bravo capitan di squadre. - A cui Marte: - Conquesta spada farò conoscere non solamente a te poveraccioche non hai altravirtude e forza che de lingua fracida senza sale; ma ed oltre aqualsivogli'altro (fuor di Gioveper essere superior di tutti)che sottoquella che voi dite iattanzadica non si trovar bellezzagloriamaestàmagnanimitàe fortezza degna della protezion del scudo marziale; e di cuil'onte non son indegne d'esser vendicate da questa orribil punta chi ha solutodomar uomini e dei. - Abbila pursoggionse Momoin tua mal'ora teco: perchétra noi altri dei non vi trovarai un altro sì bizzarro e pazzocheperguadagnarsi una de queste colubre e tempestose bestievoglia mettersi a rischiodi farsi rompere il capo. - Non te incolerarMartenon ti rabbiarMomodisseil benigno protoparente. Facilmente a tedio de la guerrasi potrà concedereliberamente questa cosache non è troppo d'importanzase ne bisogna talvoltaal nostro dispettocomportarche con la sola autorità della tua fiammeggiantespada commetti tanti stupritanti adulteriitanti latrociniiusurpazioni edassassinii. Va' dunqueche io insieme con gli altri dei la commettemo in tuttoalla tua libidinosa voglia; sol che non più la facci induggiar qua in mezzo agli astrivicina a tante virtuose dee. Vada con la sua catedra a bassoeconduca la Iattanzia seco. E ceda il luogo alla Semplicitàla qual declinadalla destra di costeiche ostenta e predica più di quel che possiedee dallasinistra della Dissimulazione la quale occolta e finge di non aver quel ch'avee mostra posseder meno di quel che si trova. Questa pedissequa de la Veritadenon deve lungi peregrinare dalla sua reginabenché talvolta la dea Necessitadela costringa di declinare verso la Dissimulazionea fine che non vegnainculcata la Simplicità o Veritadeo per evitar altro inconveniente. Questofacendosi da lei non senza modo ed ordinefacilmente potrà essere fatto ancorasenza errore e vizio. - Andando la Semplicità per prendere il suo luogocomparve de incesso sicuro e confidente; al contrario de la Iattanzia eDissimulazionele quali caminano non senza temacome con gli suspiciosi passie formidoloso aspetto dimostravano. Lo aspetto della Simplicità piacque a tuttigli deiperché per la sua uniformità in certa maniera rapresenta ed ha lasimilitudine del volto divino. Il volto suo è amabileperché non si cangiamai; e però con quella raggioneper cui comincia una volta a piaceresemprepiacerà; e non per suoma per l'altrui difetto aviene che cesse d'essereamata. Ma la Iattanziala qual suol piacereper donare ad intendere dipossedere più di quel che possiedefacilmentequando sarà conosciutanonsolo incorrerà dispiacenzama ed oltretalvoltadispreggio. Similmente laDissimulazioneper esser altrimente conosciutache come prima si volsepersuaderenon senza difficultade potrà venir in odio a colui da chi fu primagrata. Di queste dunque l'una e l'altra fu stimata indegna del cieloe di esserunita a quello che suol trovarsegli in mezzo. Ma non tanto la Dissimulazionedicui talvolta sogliono servirsi anco gli dei; perché talvoltaper fuggirinvidiabiasmo ed oltraggiocon gli vestimenti di costei la Prudenza suoleoccultar la Veritade.
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\ SAUL.\ È vero e beneo Sofia; e non senzaspirto di veritade mostrò il Poeta ferraresequesta essere molto piùconveniente a gli ominise talvolta non è sconvenevole a dei:
Quantunque il simular sia le più volte
Ripresoe dia di mala mente indici
Si trova pur in molte cose e molte
Aver fatti evidenti benefici
E dannie biasmie morte aver già tolte;
Ché non conversiam sempre con gli amici
In questa assai più oscura che serena
Vita mortaltutta d'invidia piena.

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Ma vorrei sapereo Sofiain che manieraintendi la Simplicità aver similitudine del volto divino.
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\ SOFIA\ Per questoche la non puòaggiongere a l'esser suo con la iattanzae non può suttraere da quello con lasimulazione. E questo procede dal non avere intelligenza ed apprensione di sestessa; come quello che è simplicissimose non vuol essere altro chesemplicissimonon intende se stesso. Perché quello che si sente e che siremirasi fa in certo modo moltoeper dir meglioaltro ed altro; perché sifa obietto e potenzaconoscente e conoscibile: essendo che ne l'attodell'intelligenza molte cose incorreno in uno. Però quella semplicissimaintelligenza non si dice intendere se stessacome se avesse un atto reflesso deintelligente ed intelligibile; ma perché è absolutissimo e semplicissimo lumesolo dunque se dice intendersi negativamenteper quanto non si può essereoccolta. La Semplicità dunquein quanto che non apprende e non commenta sul'esser suos'intende aver similitudine divina. Dalla quale a tutta distanzadechina la boriosa Iattanzia. Ma non tanto la studiosa Dissimulazionea cuiGiove fa lecito che talvolta si presente in cieloe non già come deama cometal volta ancella della Prudenza e scudo della Veritade.
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\ SAUL.\ Or vengamo ad considerar quel ch'èfatto di Perseo e della sua stanza.
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\ SOFIA\ - Che faraio Giovedi questo tuobastardoche ti fêsti parturire a Danae? - disse Momo. Rispose Giove: -Vadase cossì piace al senato intiero (perché mi par che qualche nuova Medusa sitrova in terrachenon meno che quella di già gran tempoè potente diconvertere in selce col suo aspetto chiunque la remira)vada a costei non comemandato da un nuovo Polidettema come inviato da Giove insieme con tutto ilsenato celeste; e veda sesecondo la medesima artepossa superare tanto piùorribile quanto più nuovo mostro. - Qua risorse Minervadicendo: - Ed io dalmio canto non mancarò d'accomodargli non men commodo scudo di cristallo con cuivegna ad abbarbagliar la vista de le nemiche Forcidi messe in custodia de leGorgoni; ed io in presenza voglio assisterglisin tanto che abbia disciolto ilcapo di questa Medusa dal suo busto. - Cossìdisse Giovefarai molto benemia figlia; ed io te impono questa curanella qual voglio che t'adopri con ognidiligenza. Ma non vorei che di nuovo facciache a danno de gli poveri popoliavenga che per le stilleche scorreranno da le vene incisevegnano generatinuovi serpenti in terradovea mal grado de miserivi se ne ritrovano purassai e troppo. Peròmontato sul Pegasoche verrà fuori del fecondo corpo dicoleidiscorra (riparando al flusso de le goccie sanguinose) non già perl'Africa dove di qualche cattiva Andromeda vegna cattivo: dalla qualeavinta inferree catenevegna legato di quelle di diamante; ma col suo destriero alatodiscorra la mia diletta Europa; ed ivi cercadove son que' superbi e mostruosiAtlantinemici de la progenie di Gioveda cui temeno che gli vegnan tolte lepoma d'oroche sotto la custodia e serragli de l'Avarizia ed Ambizione tegnonooccolte. Attenda ove son altre più generose e più belle Andromede che perviolenza di falsa religione vegnono legate ed esposte alle marine belve. Guardese qualche violento Fineoconstipato dalla moltitudine di perniciosi ministriviene ad usurparsi i frutti dell'altrui industrie e fatiche. Se qualche numerode ingratiostinati ed increduli Polidetti vi presiedefacciasegli a ilspecchio tutto animoso innantepresentegli agli occhi ove possono remirar ilsuo fedo ritrattodal cui orrendo aspetto impetrati perdano ogni perversosensomoto e vita. -.
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- Bene ordinato il tuttodissero gli dei.Perché è cosa conveniente che gionto ad Erculeche col braccio dellaGiustizia e bastone del Giudicio è fatto domator de le corporee forzecompaiaPerseochecol specchio luminoso della dottrina e con la presentazion delritratto abominando de la scisma ed eresiaalla perniciosa conscienza de glimalfattori ed ostinati ingegni metta il chiodotogliendoli l'opra di linguadimani e senso.
-12
\ SAUL.\ Venite oraSofiaa chiarirmi diquello ch'è ordinato a succedere a la piazza onde fece partenza costui.
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\ SOFIA\ Una virtude in abito e gesti nientedissimile a costuiche si chiama Diligenzaover Sollecitudine; la qual ha edè avuta per compagna da la Faticain virtù della quale Perseo fu PerseoedErcole fu Ercoleed ogni forte e faticoso è faticoso e forte; e per cui ilpronepote d'Abante av'intercetto alle Forcidi il lumeil capo a Medusailpennato destriero al tronco bustole sacre poma al figlio di Climene ed Iapetola figlia di Cefeo ed Andromeda al Cetodifesa la moglie dal rivalerevistaArgo sua patriatolto il regno a Pretorestituito quello a Crisio fratellovendicatosi su l'ingrato e discortese re de l'isola Serifia; per cuidicosisupera ogni vigilanzasi tronca ogni adversa occasionesi facilita ogni caminoed accessos'acquista ogni tesorosi doma ogni forzasi toglie ognicattivitàs'ottiene ogni desiosi defende ogni possessionesi gionge ad ogniportosi deprimeno tutti adversariisi esaltano tutti amici e si vendicanotutte ingiurie; e finalmente si viene ad ogni dissegno. Ordinò dunque Gioveequesto ordine approvâro tutti deiche la faticosa e diligente Sollecitudine sifacesse innante. Ed ecco che la comparveavendosi adattati gli talari del'impeto divino con gli quali calpestra il sommo bene popularespreggia leblande carezze de le voluttadichecome Sirene insidiosetentano diritardarla dal corso de l'opra che la ricerca ed aspetta. Appigliatasi con lasinistra al scudo risplendente dal suo fervoreche di stupida maravigliaingombra gli occhi desidiosi ed inerti; compresa con la destra la serpentinachioma di perniciosi pensieria' quai sottogiace quell'orribil capodi cuil'infelice volto da mille passioni di sdegnod'iradi spaventodi terrorediabominiodi maravigliadi melancolia e di lugubre pentimento disformatosassifica ed instupisce chiunque v'affigge gli occhi; montata su quell'aligerocavallo della studiosa perseveranzacon il qualea quanto si forzaa tantoarriva e giungesuperando ogni intoppo di clivoso monteritardamento diprofonda valleimpeto di rapido fiumeriparo di siepe densissime e diquantunque grosse ed alte muraglia. Venuta dunque in presenza del sacrosantosenatoudì dal sommo preside queste paroli: - Voglioo Diligenzache ottegniquesto nobil spacio nel cielo; perché tu sei quella che nutri con la fatica glianimi generosi. Montasupera e passa con uno spirtose possibil fiaognisassosa e ruvida montagna. Infervora tanto l'affetto tuoche non solo resisti evinci te stessamaed oltrenon abbi senso della tua difficultadenon abbisentimento del tuo esser fatica; perché cossì la fatica non deve esser faticaa sécome a se medesimo nessun grave è grave. Però non sarai degna faticase talmente non vinci te stessache non ti stimi essere quel che seifatica;atteso chedovunque hai senso di tenon puoi essere superiore a te; mase nonsei depressa o suppressavieni al meno ad essere oppressa da te medesima. Lasomma perfezione è non sentir fatica e dolorequando si comporta fatica edolore. Devi superarti con quel senso di voluttàche non sente voluttà;quella voluttà dicola qualese fusse naturalmente buonanon verrebedispreggiata da molticome principio di morbipovertade e biasimo. Ma tuFaticacirca l'opre egregie sii voluttà e non fatica a te stessa; vegnidicoad esser una e medesima cosa con quellala quale fuor di quelle opre ed attivirtuosi sia a se stessa non voluttàma fatica intolerabile. Su dunquese seivirtùnon occuparti a cose bassea cose frivolea cose vane. Se vuoi esserlà dove il polo sublime della Verità ti vegna verticalepassa questoApenninomonta queste Alpivarca questo scoglioso Oceanosupera questirigorosi Rifeitrapassa questo sterile e gelato Caucasopenetra leinaccessibili erturee subintra quel felice circolodove il lume è continuo enon si veggon mai tenebre né freddoma è perpetua temperie di caldo e doveeterna ti fia l'aurora o giorno. Passa dunque tudea Sollecitudine o Fatica; evoglio (disse Giove) che la difficultade ti corra avanti e ti fugga. Scaccia laDisaventuraapprendi la Fortuna pe' capelli; affrettaquando meglio ti pareil corso della sua ruota; e quando ti sembra benefigigli il chiodoacciò nonscorra. Voglio che teco vegna la Sanitàla Robustezzal'Incolumità. Sia tuascudiera la Diligenza e tuo antesignano sia l'Esercizio. Sieguati l'Acquisizionecon le munizioni sueche son Bene del corpoBene de l'animoese vuoiBenede la fortuna; e di questi voglio che più sieno amati da te quei che tumedesima hai acquistatiche altri che ricevi d'altrui: non altrimente che unamadre ama più li figlicome colei che più le conosce per suoi. Non voglio chepossi dividerti; perchése ti smembraraiparte occupandoti a l'opre de lamente e parte a l'oprazioni del corpoverrai ad esser defettuosa a l'una el'altra parte; e se più ti addonarai a l'unomeno prevalerai ne l'altro verso:se tutta inclinarai a cose materialinulla vegni ad essere in coseintellettualie per l'incontro. Ordino a l'Occasioneche quando fia mestieroad alta voce o con cenno o con silenzio quella chiamatatio ti esortio tiallettio ti incitio ti sforze. Comando alla Comodità ed Incomoditàche tiavertiscano quando si possano accollaree quando si denno poner giù lesarcinecomo talor quando è necessario transnatare. Voglio che la Diligenza titoglia ogni intoppo; la Vigilanza ti farà la sentinella guardando circa incircaa fin che cosa non ti s'appresse all'improviso; che la Indigenza tiaverta dalla Sollecitudine e Vigilanza circa cose vane; la quale se non saràudita da tesucceda al fine la Penitenzala qual ti faccia esperimentar che ècosa più laboriosa aver menate le braccia vacueche con le mani piene avertirati sassi. Tu con gli piedi della Diligenzaquanto puoifuggi e tiaffrettapria che Forza maggior intervegna e toglia la Libertade over porgaforza ed armi alla Difficultade.
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Cossì la Sollecitudineavendo ringraziatoGiove e gli altriprende il suo camino e parla in questa forma: - EccoioFatica muovo gli passimi accingomi sbraccio. Via da me ogni torporeogniocioogni negligenzaogni desidiosa acediafuori ogni lentezza! TuIndustriamiaproponite avanti gli occhi della considerazione il tuo profittoil tuofine. Rendi salutifere quelle altrui tante calunniequelli altrui tanti fruttidi malignitade ed invidiae quel tuo raggionevole timore che ti cacciâro dallotuo natio albergoche ti alienaro da gli amiciche ti allontanâro dallapatriae ti bandîro a poco amichevole contrade. Fa'Industria miamecoglorioso quello essilio e travaglisopra la quietesopra quella patriatranquillitadecommoditade e pace. SuDiligenzache fai? perché tanto ociamoe dormiamo vivise tanto tanto doviamo ociar e dormire in morte? Atteso chesepur aspettiamo altra vita o altro modo di esser noinon sarà quella nostracome de chi siamo al presente; percioché questasenza sperar giamai ritornoeternamente passa. TuSperanzache faiche non mi sproniche non m'inciti?Sufa' ch'io aspetti da cose difficili exito salutarese non mi affrettoavanti tempo e non cesso in tempo; e non far ch'io mi prometta cosa per quantovivama per quanto ben viva. TuZelosiimi sempre assistentea fine ch'ionon tente cose indegne di nume da benee che non stenda le mani a quei negociiche sieno caggione di maggior negocio. Amor di gloriapresentami avanti gliocchi quanto sia brutto a vederee cosa turpe di esser sollecito della sicurtànell'entrata e principio del negocio. Sagacitàfa' che da le cose incerte edubie non mi retirené volte le spallima da quelle pian piano mi discoste insalvo. Tu medesima (acciò ch'io non sia ritrovata da nemicied il furor diquelli non mi s'avente sopra) confondiseguendomigli miei vestigi. Tu mi famenar gli passi per vie distanti da le stanze de la Fortunaperché la non halunghe le manie non può occupar se non quelli che gli son vicinie nonessagita se non color che si trovano dentro la sua urna. Tu farai ch'io nontente cosase non quando attamente posso; e fammi nel negocio più cauta chefortese non puoi farmi equalmente cauta e forte. Fa' ch'il mio lavoro siaoccolto e sia aperto: apertoacciò che non ogniuno il cerca ed inquira;occoltoacciò che non tuttima pochissimi lo ritroveno. Perché sai bene chele cose occolte sono investigatee le cose inserrate convitano gli ladroni.Oltrequel che appareè stimato vilee l'arca aperta non è diligentementericercataed è creduto poco preggiato quello che non si vede con moltadiligenza messo in custodia. Animositàcon la voce del tuo vivace fervorequando la difficultà mi premeoltraggiae resistenon mancar sovented'intonarmi a l'orecchio quella sentenza: Tu ne cede malissed contraaudentior ito.
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TuConsultazionmi farai intendere quandomi conviene sciôrre o rompere la mal impiegata occupazione; la qual degnamenteprenderà la mira non ad oro e facultadi da volgari e sordidi ingegni; ma a que'tesori che meno ascosi e dispersi dal temposon celebrati e colti nel campo del'eternitade; a fin che non si dica di noicome di quelli: meditantur suastercora scarabaei. TuPazienzaconfirmamiaffrenami ed administrami queltuo Ocio elettoa cui non è sorella la Desidiama quello che è fratello dela Toleranza. Mi farai declinar dall'inquietudine ed inclinare alla non curiosaSollecitudine. Allora mi negarai il correrequando correr mi cale dove sonprecipitosiinfami e mortali intoppi. Allora non mi farai alzar l'ancora esciôrre la poppa dal lidoquando aviene che mi commetta ad insuperabileturbulenza di tempestoso mare. Ed in questo mi donarai ocio di abboccarmi con laConsultazionela quale mi farà guardar prima me stessa; secondoil negocioch'ho da fare; terzoa che fine e perché; quartocon quai circonstanze;quintoquando; sestodove; settimocon cui. Amministremi quell'ocio con cuiio possa far cose più bellepiù buone e più eccellenti che quelle chelascio; perché in casa de l'Ocio siede il Conseglioed ivi della vita beatameglior che in altra partesi tratta. Indi megliormente si contemplano leoccasioni; da là con più efficacia e forza si può uscire al negocioperchésenza esser prima a bastanza posatonon è possibile di posser appresso bencorrere. TuOziomi administraper cui io vegna stimato manco ocioso chetutti gli altri; percioché per tuo mezzo accaderàche io serva a la republicae defension de la patria più con la mia voce ed esortazioneche con la spadalancia e scudo il soldatoil tribunol'imperatore. Accòstati a me tugeneroso ed eroico e sollecito Timore; e con il tuo stimolo fa' che io nonperisca prima dal numero de gl'illustri che dal numero de vivi. Fa' che primache il torpore e morte mi tolga le maniio mi ritrove talmente provisto che nonmi possa togliere la gloria de l'opre. Sollecitudinefa' che sia finito iltetto prima che vegna la pioggia; fa' che si ripare a le fenestre pria chesoffieno gli Aquiloni ed Austri di lubrico ed inquieto inverno. Memoria del beneadoperato corso della vitafarai tu che la senettute e morte pria mi tolga chemi conturbe l'animo. Tutema di perdere la gloria acquistata ne la vitanon mifarai acerbama cara e bramabile la vecchiaia e morte.
-16
\ SAUL.\ Ecco quao Sofiala più degnaed onorata ricetta per rimediar alla tristizia e dolor che apporta la maturaetadeed all'importuno terror de la morte che da l'orache abbiamo uso disensisuol tiranneggiar il spirto de gli animanti. Onde ben disse il nolanoTansillo:
Godon queiche non son ingrati al cielo
E ad alte imprese non fur freddi e rudi;
Le staggion lieteallor che neve e gielo
Cadon su i colli d'erbe e di fior nudi
Non han di che dolersiancor chepelo
Cangiando e voltocangin vita e studi.
Non ha l'agricoltor di che si doglia.
Pur ch'al debito tempo il frutto coglia.

17
\ SOFIA\ Assai ben dettoSaulino. Ma ètempo che tu ti retiri; perché ecco il mio tanto amico numequella graziatanto desiderabilequel volto tanto spettabile da la parte orientale mis'avicina.
18
\ SAUL.\ Bene dunquemia Sofiadomani al'ora solitase cossì ti piacene revederemo. Ed io in questo mentre andaròa delinearmi quel tanto che oggi ho udito da tea fine che megliormente lamemoria de tuoi concetti possaquando fia bisognorinovarmie piùcomodamente per l'avenir far di quella partecipe altrui.
19
\ SOFIA\ Maravigliache con più del solitofrettolose piume mi viene a l'incontro; non lo veggio venirsecondo la suaconsuetudinescherzando col caduceo e battendo sì vagamente con l'ali l'arialiquidissimo. Parmi vederlo turbatamente negocioso. Eccomi rimirae talmenteha ver' me conversi gli occhi che fa manifesto l'ansioso pensiero non pender damia causa.
20
\ MERC.\ Propizio ti sia sempre il fatoimpotente sia contra di te la rabbia del tempomia diletta e gentil figlia esorella ed amica.
21
\ SOFIA\ Che cosao mio bel dioti fa sìturbato in vistabenché al mio riguardo non mi sei men ch'altre volte liberaledi tua tanto gioconda grazia? perché ti ho veduto venir come in postae piùaccinto di andar e passar oltre che disposto de dimorar alquanto meco?
22
\ MERC.\ La caggion di questo è che sono infretta mandato da Giove a proveder e riparar a l'incendio che ha cominciato asuscitar la pazza e fiera Discordia in questo Regno Partenopeo.
23
\ SOFIA\ In che manierao Mercurioquestapestifera Erinni s'è da là de le Alpi ed il mare aventata a questo nobilpaese?
24
\ MERC.\ Dalla stolta ambizione e pazzaconfidenza d'alcuno è stata chiamata; con assai liberalima non meno incertepromesse è stata invitata; da fallace speranza è stata commossa; è aspettatada doppia gelosiala quale nel popolo adopra il voler mantenersi nella medesimalibertade in cui è stato sempreed il temer di subintrar più arcta servitude;nel prencipe il suspetto di perder tuttoper aver voluto abbracciar troppo.
25
\ SOFIA\ Che cosa è primo origine eprincipio di questo?
26
\ MERC.\ La grande avarizia che va lavorandosotto pretesto di voler mantener la Religione.
27
\ SOFIA\ Il pretesto in vero mi par falso; ese non m'ingannoè inexcusabile: perché non si richiede riparo o cautela dovenessuna ruina o periglio minacciadove gli animi son tali quali eranoed ilculto di quella dea non cespita in queste come in altre parti.
28
\ MERC.\ E quando ciò fussenon tocca al'Avariziama alla Prudenza e Giustizia di rimediarvi; perché eccoche quelloha commosso il popolo a furoreed a la occasione pare aver tempo d'invitar glianimi rubelli a non tanto defendere la giusta libertàquanto ad aspirar adingiusta licenzae governarsi secondo la perniciosa e contumace libidineacui.sempre fu prona la moltitudine bestiale.
29
\ SOFIA\ Dimmise non ti è gravein chemaniera dite che l'Avarizia vuol rimediare?
30
\ MERC.\ Aggravando gli castighi dedelinquentidi sorte che della pena d'un reo vegnano equalmente partecipi moltiinnocentie tal volta gli giusti; e con ciò vegna a farsi sempre più e piùgrasso il prencipe.
31
\ SOFIA\ È cosa naturale che le pecorech'hanno il lupo per governatorevegnano castigate con esser vorate da lui.
32
\ MERC.\ Ma è da dubitare che qualche voltasia sufficiente la sola cupa fame ed ingordiggia del lupo a farle colpevoli. Edè contra ogni leggeche per difetto del padrevegnano multati gli agnelli ela madre.
33
\ SOFIA\ È vero che mai ho trovato talgiudizio se non tra' fieri barbarie credo che prima fusse trovato tra' Giudeiper esser quella una generazione tanto pestilenteleprosa e generalmenteperniciosache merita prima esser spinta che nata. Sì cheper venire alnostro propositoquesta è la caggione che ti tien turbatosuspesoe per cuifia mestiero che subito mi lasci?
34
\ MERC.\ Cossì è; ho voluto far questocamino per convenirti prima che giunga a le partidove ho drizzato il volopernon farti vanamente aspettaree non mancar a la promessa che feci ieri. A Gioveho mosso qualche proposito de casi tuoie lo veggio più ch'al solito inchinatoa compiacerti. Ma per quattro o cinque giornied oggi tra gli altriio non hoocio di trattar e conferir teco quello che doviamo negociare in proposito del'instanza che devi fare; però arai pazienza in questo mentreatteso chemeglio è trovar Giove ed il senato feriante da altri impacciche in quellamaniera che puoi credere che sia al presente.
35
\ SOFIA\ Mi piace l'aspettareperché conquesto che la cosa verrà proposta più tardipotrà anco megliormente essereordinata. Ed a dire il veroio in gran fretta (per non mancar il mio dovero perla promessa che ti avevo fatta di commetterti oggi la richiesta) non ho possutosatisfar a me medesimaatteso che penso che le cose denno essere esposte piùper particolare che non ho fatto in questa nota; la quale ecco vi porgoperchéveggiate (se vi occorrerà ocio per il camino) la somma de le mie querele.
36
\ MERC.\ Io vedrò questa; ma voi farretebene di servirvi della commodità di questo tempo per far più lungo e distintomemorialea fine che si possa a pieno provedere al tutto. Io adesso per laprimaper confondere la forzavoglio andar a suscitar l'Astuzia; acciò chegionta a l'Ingannodettar possa una lettera di tradimento contra la pretendutaambiziosa Ribellione; per la qual finta lettera si diverta l'empito maritimo delTurcoed obste al Gallico furore ch'a lunghi passi da qua de l'Alpi per terras'avicina. Cossì per difetto di Forza si spinga l'ardiresi tranquille ilpopolos'assicure il prencipeed il timore spinga la sete de l'Ambizione edAvarizia senza bere. E con ciò al fine vegna richiamata la bandita Concordiaeposta nella sua catedra la Pacemediante la confirmazione dell'antiquaConsuetudine di viverecon abolizione di perigliosa ed.ingrata Novitade.
37
\ SOFIA\ Va dunquemio Numee piaccia alfato che felicemente vegnano adempiti i tuoi dissegniperché non vegna la mianemica guerra a turbar il stato mionon meno che quel de gli altri.

Dial. 3parte 1

Prima parte del terzo dialogo.

 

1 \ SOFIA\ Non fia mestieroSaulinodi farti intendere per il particolare tutti que' propositi che tenne laFaticao Diligenzao Sollecitudineo come la volete chiamare (perché ha piùnomi che non potrei farti udire in una ora); ma non voglio passar con silenzioquello che successe subito che colei con le sue ministre e compagne andò aprendersi il loco là dove dicevamo essere il negocioso Perseo.
2
\ SAUL.\ Diteche io vi ascolto.
3
\ SOFIA\ Subito (perché il spronedell'Ambizione sovente sa spingere ed incitar tutti eroici e divini ingegnisina questi dei compagni Ocio e Sogno) avenne che non ociosa e sonnacchiosamentema solleciti e senza dimoranon sì tosto la Fatica e Diligenza disparvecheessi vi furono visti presenti. Per il che disse Momo: - LiberaciGiovedafastidioperché veggio aperto che ancora non mancaranno garbugli dopol'espedizione di Perseocome n'abbiamo avuti tanti dopo quella d'Ercole. - Acui rispose Giove: - L'Ocio non sarrebe Ocioed il Sonno non sarrebe Sonnosetroppo a lungo ne dovessero molestare per troppa diligenza o fatica che debbanoprendere; perché quella è discostata da quacome vedi; e questi son qua soloin virtù privativa che consiste nell'absenza de la lor opposita e nemica. -Tutto passarà benedisse Momose non ne faranno tanto ociosi e lentiche perquesto giorno non possiamo definire di quello che si deve conchiudere circa ilprincipale. - Cominciòdunquel'Ocio in questa maniera a farsi udire: -Cossì l'Ocioo deiè talvolta malocome la Diligenza e Fatica è più de levolte mala: cossì l'Ocio il più de le volte è conveniente e buonocome lesue volte è buona la Fatica. Non credo dunquese giustizia tra voi si trovache vogliate negarmi equale onorese non è debito che mi stimiate manco degno.Anzi per raggione mi confido di farvi capire (per causa di certi propositi cheho udito allegare in lode e favore della diligenza e negocio) che quando saremoposti nel bilancio della raggionevole comparazionese l'Ozio non si trovaràequalmente buonosi convencerà di gran vantaggio meglioredi maniera che nonsolo non la mi stimarete equalmente virtudemaoltrecontrariamente vizio.
4
Chi è quelloo deiche ha serbata la tantolodata età de l'oro? chi l'ha institutachi l'ha mantenutaaltro che la leggede l'Ociola legge della natura? Chi l'ha tolta via? chi l'ha spinta quasiirrevocabilmente dal mondoaltro che l'ambiziosa Sollecitudinela curiosaFatica? Non è questa quella ch'ha perturbato gli secoliha messo in scisma ilmondo e l'ha condotto ad una etade ferrigna e lutosa ed argillosaavendo postigli popoli in ruota ed in certa vertigine e precipiziodopo che l'ha sullevatiin superbia ed amor di novitàe libidine de l'onore e gloria d'un particolare?Quello chein sustanzanon dissimile a tuttie tal voltain dignitade emeritoè infimo a que' medesimicon malignitade è stato forse superiore amoltie però viene ad essere in potestà di evertere le leggi de la naturadifar legge la sua libidinea cui servano mille querelemille orgoglimilleingegnimille sollecitudinimille di ciascuno de gli altri compagnicon gliquali cossì boriosa è passata avanti la Fatica; senza gli altri che sotto levesti di que' medesimi coperti ed occolti non son apertamente giticomel'Astuziala Vanagloriail Dispreggio d'altrila Violenzala MalizialaFizione e gli seguaci loro che non son passati per la presenza vostra; quai sonoOppressioneUsurpazioneDoloreTormentoTimore e Morte; li quali son gliexecutori e vendicatori mai del quieto Ocioma sempre della sollecita e curiosaIndustriaLavoroDiligenzaFatica; e cossì di tanti altri nomidi quantiper meno essere conosciutase intitulae per quali più tosto si viene adoccoltare che a farsi sapere.
5
Tutti lodano la bella età de l'orone laquale facevo gli animi quieti e tranquilliabsoluti da questa vostra virtuosadea; a gli cui corpi bastava il condimento de la fame a far più suave e lodevolpasto le ghiandeli pomile castagnele persiche e le radiciche la benignanatura administravaquando con tal nutrimento meglio le nutrivapiù leaccarezzava e per più tempo le manteneva in vitache non possano far giamaitanti altri artificiosi condimenti ch'ha ritrovati l'Industria ed il Studioministri di costei; li qualiingannando il gusto ed allettandoloamministranocome cosa dolce il veleno; e mentre son prodotte più cose che piaceno al gustoche quelle che giovano al stomacovegnono a noiar alla sanità e vitamentresono intenti a compiacere alla gola. Tutti magnificano l'età de l'oroe poistimano e predicano per virtù quella manigolda che la estinsequella ch'hatrovato il mio ed il tuo: quella ch'ha divisa e fatta propria a costui e coluinon solo la terra (la quale è data a tutti gli animanti suoi)maed oltreilmaree forse l'aria ancora. Quellach'ha messa la legge a gli altrui dilettied ha fatto che quel tanto che era bastante a tuttivegna ad essere soverchio aquesti e meno a quell'altri; onde questia suo mal gradocrapulanoquellialtri si muoiono di fame. Quella ch'ha varcati gli mariper violare quelleleggi della naturaconfondendo que' popoli che la benigna madre distinsee perpropagare i vizii d'una generazione in un'altra; perché non son cossìpropagabili le virtudieccetto se vogliamo chiamar virtudi e bontadi quelle cheper certo inganno e consuetudine son cossì nomate e credutebenché glieffetti e frutti sieno condannati da ogni senso e ogni natural raggione. Quaisono le aperte ribaldarie e stoltizie e malignitadi di leggi usurpative eproprietarie del mio e tuo; e del più giustoche fu più forte possessore; edi quel più degnoche è stato più sollecito e più industrioso e primierooccupatore di que' doni e membri de la terrache la natura eper conseguenzaDio indifferentemente donano a tutti.
6
Io forse sarò men faurita che costei? Ioche col mio dolce che esce dalla bocca della voce de la naturaho insegnato diviver quietotranquillo e contento di questa vita presente e certae diprendere con grato affetto e mano il dolce che la natura porgee non comeingrati ed irreconoscenti neghiamo ciò che essa ne dona e dettaperché ilmedesimo ne dona e comanda Dioautor di quella a cui medesimamente verremo adessere ingrati. Saràdicopiù favorita costeichesì rubella e sorda agli conseglie ritrosa e schiva contra gli doni naturaliadatta li suoipensieri e mani ad artificiose imprese e machinazioniper quali è corrotto ilmondo e pervertita la legge de la nostra madre? Non udite come a questi tempitardi accorgendosi il mondo di suoi malipiange quel secolonel quale col miogoverno mantenevo gaio e contento il geno umanoe con alte voci e lamentiabomina il secolo presentein cui la Sollecitudine ed industriosa Faticaconturbandosi dice moderar il tutto con il sprone dell'ambizioso Onore?
O bella età de l'oro
Non già perché di latte
Se 'n corse il fiume e stillò mèle il bosco;
Non perché i frutti loro
Diêr da l'aratro intatte
Le terree gli angui errar senz'ira e tòsco;
Non perché nuvol fosco
Non spiegò allor suo velo
E 'n primavera eterna
Ch'ora s'accende e verna
Rise di luce e di sereno il cielo
Né portò peregrino
O guerra o merce a l'altrui lidi il pino:
Ma sol perché quel vano
Nome senza soggetto
Quel idolo d'erroriidol d'inganno
Quel che dal volgo insano
Onor poscia fu detto
Che di nostra natura il feo tiranno
Non meschiava il suo affanno
Fra le liete dolcezze
De l'amoroso gregge;
Né fu sua dura legge
Nota a quell'alme in libertade avezze
Ma legge aurea e felice
Che Natura scolpì: S'ei piaceei lice.

7
Questainvidiosa alla quiete e beatitudineo pur ombra di piacere che in questo nostro essere possiamo prenderciavendoposta legge al coitoal ciboal dormireonde non solamente meno delettar nepossiamoma per il più sovente dolere e tormentarci; fa che sia furto quel cheè dono di naturae vuol che si spregge il belloil dolceil buono; e delmale amaro e rio facciamo stima. Questa seduce il mondo a lasciar il certo epresente bene che quello tieneed occuparsi e mettersi in ogni strazio perl'ombra di futura gloria. Io di quel che con tanti specchiquante son stelle incielola verità dimostrae quel che con tante voci e linguequanti son bellioggettila natura di fuore intonavegno da tutti lati de l'interno edificioad.esortarlo:
Lasciate l'ombre ed abbracciate il vero.
Non cangiate il presente col futuro.
Voi siete il veltro che nel rio trabocca
Mentre l'ombra desia di quel ch'ha in bocca.
Aviso non fu mai di saggio o scaltro
Perder un ben per acquistarne un altro.
A che cercate sì lungi diviso
Se in voi stessi trovate il paradiso?
Anzichi perde l'un mentre è nel mondo
Non speri dopo morte l'altro bene.
Perché si sdegna il ciel dar il secondo
A chi il primero don caro non tene;
Cossì credendo alzarvigite al fondo;
Ed ai piacer togliendovia le pene
Vi condannate; e con inganno eterno
Bramando il cielvi state ne l'inferno.

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Qua rispose Momodicendo che il conseglionon aveva tanto ocioche potesse rispondere a una per ciascuna de le raggioniche l'Ocioper non aver avuta penuria d'ocioha possute intessere ed ordinare.Ma che per il presente si servisse de l'esser suocon andar ad aspettar per treo quattro giorni; perché potrà essere cheper trovarsi gli dei in ociopotessero determinar qualche cosa in suo favore; il che adesso è impossibile.Soggionse l'Ocio: -Siami lecitoo Momodi apportar un altro paio di raggioniin non più termini che in forma di un paio di sillogismipiù in materiaefficaci che in forma. De quali il primo è questo: al primo padre de gliuominiquando era buon omoed a la prima madre de le feminequando era buonafeminaGiove gli concese me per compagno; maquando devenne questa trista equello tristoordinò Giove che se gli aventasse quella per compagnaa fin chefacesse a costei sudar il ventre ed a colui doler la fronte.
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\ SAUL.\ Dovea dire: sudar a colui la frontee doler a colei il ventre.
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\ SOFIA\ - Or consideratedeidisselaconclusione che pende da quel che io fui dechiarato compagno de l'Innocenzaecostei compagna del peccato. Atteso chese il simile s'accompagna col simileil degno col condegnoio vegno ad esser virtude e colei vizioe per tanto iodegno e lei indegna di tal sedia. Il secondo sillogismo è questo: Li dei sondeiperché son felicissimi; li felici son feliciperché son senzasollecitudine e fatica: fatica e sollecitudine non han color che non si muovenoed alterano; questi son massime quei ch'han seco l'Ocio; dunque gli dei son deiperché han seco l'Ocio.
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\ SAUL.\ Che disse Momo a questo?
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\ SOFIA\ Disse cheper aver studiato logicain Aristotelenon aveva imparato di rispondere a gli argumenti in quartafigura.
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\ SAUL.\ E Giove che disse?
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\ SOFIA\ Che di tuttoche lei avea detto elui uditonon si ricordava altro che l'ultima raggione circa l'essere statocompagno del buono uomo e femina; intorno alla quale gli occorrevache glicavali non pertanto son asiniperché si trovano in compagnia di quellinégiamai la pecora è capra tra le capre. E soggionse che gli dei aveano donato al'uomo l'intelletto e le manie l'aveano fatto simile a lorodonandoglifacultà sopra gli altri animali; la qual consiste non solo in poter operarsecondo la natura ed ordinariomaed oltrefuor le leggi di quella; acciòformando o possendo formar altre naturealtri corsialtri ordini conl'ingegnocon quella libertadesenza la quale non arrebe detta similitudinevenesse ad serbarsi dio de la terra. Quella certoquando verrà ad essereociosasarà frustratoria e vanacome indarno è l'occhio che non vedee manoche non apprende. E per questo ha determinato la providenzache vegna occupatone l'azione per le manie contemplazione per l'intelletto; de maniera che noncontemple senza azionee non opre senza contemplazione. Ne l'età dunque del'oro per l'Ocio gli uomini non erano più virtuosi che sin al presente lebestie son virtuosee forse erano più stupidi che molte di queste. Or essendotra essi per l'emulazione d'atti divini ed adattazione di spirituosi affettinate le difficultadirisorte le necessitadisono acuiti gl'ingegniinventatele industriescoperte le arti; e sempre di giorno in giornoper mezzo del'egestadedalla profundità de l'intelletto umano si eccitano nove emaravigliose invenzioni. Onde sempre più e più per le sollecite ed urgentioccupazioni allontanandosi dall'esser bestialepiù altamente s'approssimano al'esser divino. De le ingiustizie e malizie che crescono insieme con leindustrienon ti devi maravigliare; perchése gli bovi e scimie avesserotanta virtù ed ingegnoquanto gli uominiarrebono le medesime apprensionigli medesimi affetti e gli medesimi vizii. Cossì tra gli uomini quei ch'hannodel porcode l'asino e del bueson certo men tristie non sono infetti ditanti criminosi vizii; ma non per ciò sono più virtuosieccetto in quel modocon cui le bestieper non esser partecipi di altretanti viziivegnono ad esserpiù virtuose de loro. Ma noi non lodiamo la virtù de la continenza nellascrofala quale si lascia chiavare da un sol porco ed una volta l'anno; ma inuna donna la quale non solo è sollecitata una volta dalla natura per il bisognode la generazionema ed ancora dal proprio discorso più volte perl'apprensione del piaceree per esser ella ancor fine degli suoi atti. Oltre diciò non troppoma molto poco lodiamo di continenza una femina o un maschioporcinoil quale per stupidità e durezza di complessione avien che di rado econ poco senso vegna sollecitato da la libidinecome quell'altro che per esserfreddo e maleficiatoe quell'altro per esser decrepito; altrimente deve esserconsiderata la continenzala quale è veramente continenza e veramente virtùin una complessione più gentilepiù ben nodritapiù ingegnosapiùperspicace e maggiormente apprensiva. Però per la generalità de regioni a granpena è virtù ne la Germaniaassai è virtù ne la Franciapiù è virtù nel'Italiadi vantaggio è virtù nella Libia. Là ondese più profondamenteconsideritanto manca che Socrate revelasse qualche suo difettoche più tostovenne a lodarsi tanto maggiormente di continenzaquando approvò il giudiciodel fisionomista circa la sua natural inclinazione al sporco amor di gargioni.Se dunqueOcioconsideri quello che si deve considerar da questotrovarai chenon per tanto nella tua aurea etade gli uomini erano virtuosiperché non eranocossì viziosicome al presente; atteso che è differenza molta tra il nonesser vizioso e l'esser virtuoso; e non cossì facilmente l'uno si tira dal'altroconsiderando che non sono medesime virtudi dove non son medesimi studimedesimi ingegniinclinazioni e complessioni. Peròper comparazione da pazzied ingegni cavalliniaviene che gli barbari e salvatici si tegnon megliori chenoi altri deiper non esser notati di que' vizii medesimi; per ciò che lebestiele quali son molto meno in tai vizii notabili che essisaranno perquesto molto più buone che loro. A voi dunqueOcio e Sonnocon la vostraaurea etade converrà bene che non siate vizii qualche volta ed in qualchemaniera; ma giamai ed in nessun modo che siate virtudi. Quando dunque tuSonnonon sarai Sonnoe tuOziosarai Negocioallora sarete connumerati travirtudi ed essaltati. - Qua il Sonno si fece un passetto avantie si fricòalquanto gli occhi per dire ancora lui qualche cosetta ed apportar qualchepicciolo proposito avanti il Senatoper non parer d'esservi venuto in vano.Quando Momo il vedde cossì suavemente rimenarsi pian pianinorapito dallagrazia e vaghezza de la dea Oscitazionechecome aurora avanti il soleprecedeva avanti a luiin punto di voler far ella il prologo; e non osando discuoprir il suo amor in conspetto de gli deiper non essergli lecito diaccarezzar la fantefece carezze al signore in questa foggia (dopo aver gittatoun caldetto suspiro)parlando per letteraper fargli più riverenza ed onore:
Somnequies rerumplacidissime somne deorum
Pax animiquem cura fugitqui corpora duris
Fessa ministeriis mulces reparasque labori.

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Non sì tosto ebbe cominciata questacantilena il dio de le riprensioni (il quale per la già detta caggione s'eradismenticato de l'ufficio suo)che il Sonnoinvaghito per il proposito ditante lodi e demulcto dal tono di quella voceinvita a l'udienza il Sopore chegli alloggiava ne gli precordii. Il qualedopo aver fatto cenno alle fumositadiche faceano residenza nel stomacogli montorno tutti insieme sul cervelloecossì vennero ad aggravarli la testae con questo vennero a discioperarsi glisensi. Or mentre il Ronfo sonavagli li scifoli e tromboni innanteandòtrepidando trepidando a curvarsi e dar il capo in seno di madonna Giunone; e daquel chino avenne (perché questo dio va sempre in camicia e senza braghe) cheper essere la camicia troppo cortamostrò le naticheil coliseo e la puntadel campanile a Momo e tutti gli altri dei ch'erano da quella parte. Orconquesta occasioneecco venuto in campo il Risocon presentar a gli occhi delSenato la prospettiva di tanti ossettiche tutti eran denti; e facendosi udirecon la dissonante musica di tanti cachinniinterruppe il filo de l'orazione aMomo. Il qualnon possendosi risentir contra costuitutto il sdegno suoconverse contra il Sonno che l'avea provocatocon non premiarlo al meno dibuona attenzionee di sopragionta con andar ad offrirgli con tanta sollennitadeil purgatoriocon la pera e baculo di Giacobbecome per maggior dispreggio delsuo adulatorio ed amatorio dicendi genus. Là onde ben si accorgeva chegli dei non tanto ridevano per la condizion del Sonnoquanto per il strano casointervenuto a luie perché il Sonno era giocatore ed egli era suggetto diquesta comedia; e con ciò avendogli la Vergogna d'un velo sanguigno ricopertoil volto: - A chi toccadissedi levarci dinanzi questo ghiro? chi fa che sìa lungo questo ludibrioso specchio ne si presente a gli occhi? - In tanto la deaPoltronariacommossa da la rabbiosa querela di Momo (dio de' non più volgarich'abbia il cielo)se mise il suo marito in braccio; e prestoavendolo inditoltolo menò verso la cavità d'un monte vicino a gli Cimmerii; e con questisi partiro li suoi tre figli MorfeoIcilone e Fantaso; che tutti tosto siritrovorno là dove da la terra perpetue nebbie exalanocaggionando eternocrepuscolo a l'aria: dove vento non soffiae la muta Quiete tiene un suopalaggio ancora vicino a la regia del Sonno; avanti il cui atrio è un giardinodi tassifaghicipressibussi e lauri; nel cui mezzo è una fontanachederiva da un picciol rioche dal rapido varco del fiume leteodivertendo daltenebroso inferno alla superficie de la terraivi viene a discuoprirsi al cieloaperto. Qua il dormiglioso dio rimesero nel suo lettodi cui d'ebano le tavoledi piume i strami ed il padiglion di seta di color pardiglio.
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In questo mentrepresa avendo licenza ilRisose partì dal conclave; ed essendo rimesse al suo sesto le bocche eganasse de gli deiche poco mancò che non venesse smascellato alcuno di essil'Ocioil qual solo ivi era rimasovedendo il giudicio de' dei non troppoinchinato al suo favoree desperando di profittar oltre in qualche manierasele sue quasi tutte e più principali raggioni non erano accettatematantequante fûrodi rovescio erano state ributtate a terradove per forza de larepulsa altre erano mal vivealtre erano crepatealtre aveano il collo rottoaltre in tutto erano andate in pezzi e fracasso: stimava ogni momento un annoper pigliar occasione di tôrsi de là di mezzoprima che forse gli potesseintravenire qualche vituperosa disgrazia simile a quella del suo compagnoperrispetto del quale dubitava che Momo non gli aggravasse le censure contra. Maquelloscorgendo il spaventoche costui aveva di fatti non suoi: - Nondubitarpovera personagli disse; perché ioinstituito dal fato advocato depoverinon voglio mancar di far la causa tua. -E voltato a Giovegli disse: -Per il tuo direo Padreintorno alla causa de l'Ociocomprendo che non sei apieno informato de l'esser suodella sua stanza e de gli suoi ministri e corte;la qual certamente se verrai a conoscerefacilmente mi persuado chese noncome Ocio lo vuoi incatedrare nelle stellealmeno come Negocio lo faraialloggiare insieme con quell'altrodetto e stimato suo nemico; con il qualsenza farsi male l'un l'altropotrà far perpetuo soggiorno. - Rispose Gioveche lui desiderava occasione di poter giustamente contentar l'Ociode le cuicarezze non è mortale né dio che non soglia sovente delettarsi; però chevolentieri l'ascoltarebbese gli facesse intendere qualche nervosa causa in suofavore. - Ti parGiovedisseche in casa de l'Ocio sia ocioquanto a la vitaattivalà dove son tanti gentiluomini di compagnia e servitori che si alzanoben per tempo la mattinaper lavarsi tre e quatro volte con cinque o settesorte d'acqua il volto e le manie che col ferro caldo e con l'impeciatura difelce spendeno due ore ad incresparsi e ricciarsi la chiomaimitando la alta egrande providenzada cui non è capello di testa che non viene ad essereesaminatoacciò di quello secondo la sua raggione vegna disposto? Doveappresso con tanta diligenza si rassetta il giupponecon tanta sagacità siordinano le piegature del collaiocon tanta moderanza s'affibiano gli bottonicon tanta gentilezza s'accomodano gli polsicon tanta delicatura si purgano esi contemprano le unghiecon tanta giustiziamoderanza ed equità s'accopulanole braghe col giubbonecon tanta circonspezione si disponeno que' nodi de lestringhe; con tanta sedulità si menano e rimenano le cave palmeper far andara sesto la calzetta; con tanta simmetria vanno a proporzionarsi gli termini econfini dove l'orificii de cannoni de le braghe s'uniscono a le calzette incirca la piegatura de le ginocchiacon tanta pazienza si comportano gliartissimi legami o garrettiereperché non diffluiscano le calzette a far lepieghe e confondere la proporzione di quelle con le gambe; dove col polso delladifficultade dispensa e decerne il giudiciochenon essendo leggiadro econvenevole che la scarpa s'accommode al piedevegna il piede largodistortonodoso e rozzoal suo marcio dispettoad accomodarsi con la scarpa strettadrittatersa e gentile? Dove con tanta leggiadria si muoveno gli passisidiscorreper farsi contemplarela cittadesi visitano ed intertegnono ledamesi ballasi fa de caprioledi correntidi branlidi tresche; e quandoaltro non è che fareper essersi stancato ne le dette operazioniad evitarl'inconveniente di commettere errorisi siede a giocare di giuochi da tavolaritrandosi da gli altri più forti e faticosi: ed in tal maniera s'evitano tuttili peccatise quelli non son più che sette mortali e capitaliperchécomedisse un Genoese giocatore: - Che Superbia vuoi tu ch'abbia un uomo il qualeavendo perduti cento scudi con un contesi mette a giocar per vencere quattroreali ad un famiglio? Che Avarizia può aver colui a cui mille scudi non duranootto giorni? Che Lussuria ed Amor cupidinesco può trovarsi in quello il qualeha messa tutta l'attenzion del spirto al giocare? Come potrai arguire d'Iracoluiche per tema ch'il compagno non si parta dal giuoco comporta milleingiuriee con gentilezza e pazienza risponde ad un orgoglioso che gli èavanti? Per qual modo può esser goloso chi mette ogni dispendio e applica ognisollecitudine a l'esercizio suo? Che Invidia può essere in costui per quelch'altri possiedase getta via e par che spreggie il suo? Che Accidia puòessere in quello che cominciando da mezo giornoe tal volta da la mattinainsino a meza nottemai cessa di giuocare? E vi par che faccia in questo mentrestar in ocio gli servitorie quelli che gli denno assisteree quelli che glidenno administrare? al tempioal mercatoa la cantinaa la cocinaa lastallaal lettoal bordello? E per farvi vedereo Giovee voi altri deichein casa de l'Ozio non mancano de persone dotte e literateoccupate a studiioltre quelle occupate a' negociide' quali abbiamo detto: pare a voiche incasa de l'Ocio si stia in ocio quanto a la vita contemplativadove non mancanogrammatici che disputano di chi è stato primail nome o il verbo? Perchél'adiettivo accade che si pona avanti ed appresso al sustantivo? Onde ne ladizione alcuna copulaqualeverbigraziaetsi pone innanzi edalcun'altraquale per essempioquesi pone a dietro? Come lo e ed con la giunta de temone e scissione del d per il mezzoviene afar comodamente il ritratto di quel nume di Lampsacoche per invidia commisel'asinicidio? Chi l'autore a cui legitimamente deve referirsi il libro dellaPriapeail Maron mantuanoo pur il sulmonese Nasone? Lascio tanti altri beipropositi similie più gentili che questi.
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Dove non mancano dialettici che inquireno seCrisaorioche fu discepolo di Porfirioavea bocca d'oro per naturao perriputazioneo solamente per nomenclatura; se la Periermenia deve passar avantio venir appressoo purad libitummettersi innanzi ed a dietro de leCategorie; se l'individuo vago deve esser messo in numero e posto in mezzocomeun sesto predicabileo pur essere come scudiero de la specie e caudatario delgeno; sedopo esser periti in forma sillogisticadoviamo per la primaapplicarne al studio della Posterioredove si complisce l'arte giudicativaover subito dar su la Topicaper cui si mette la perfezion de l'arte inventiva;se bisogna pratticar le captiuncule ad usum vel ad fugam vel in abusum:se gli modiche formano le modalison quattroo quarantao quattrocento; nonvoglio dire mille altre belle questioni.
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Dove son gli fisici che dubitano se de lecose naturali può essere scienza; se lo suggetto è ente mobile o corpo mobileo ente naturale o corpo naturale; se la materia ave altro atto che entitativo;dove consiste la linea de la coincidenza del fisico e matematico; se lacreazione e produzione de niente è o non; se la materia può essere senza laforma; se più forme sustanziali possono essere insieme; ed altri innumerabilisimili quesiti circa cose manifestissimese non con disutile investigazioni sonmesse in questione. Dove gli metafisici si rompeno la testa circa il principiodell'individuazione; circa il suggetto entein quanto ente; circa il provar chegli numeri aritmetrici e magnitudini geometriche non son sustanza de le cose;circa le ideese è vero ch'abbiano l'essere subsistenziale da per esse; circal'essere medesimo o diverso subiettivamente ed obbiettivamente; circa l'essereed essenzia; circa gli accidenti medesimi in numero in uno o più suggetti;circa l'equivocazioneunivocazione ed analogia de lo ente; circa la coniunzionede le intelligenze a li orbi stelliferise la è per modo di anima o pur permodo di movente; se la virtù infinita possa essere in grandezza finita; circala unità o pluralità de primi motori; circa la scala del progresso finito oinfinito in cause subordinate; e circa tante e tante cose similiche fannofreneticar tante cucullefanno lambiccar il succhio de la nuca a tantiprotosofossi.
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Qua disse Giove: - O Momomi par chel'Ocio t'abbia guadagnato o subornatoche cossì ociosamente spendi il tempo edil proposito. Conchiudiperché è ben definito appresso di noi di quel chedoviamo far di costui. - Lascio dunquesoggionse Momode referir tanti altrinegociosi innumerabili che sono occupati in casa di questo dio: come è dirtanti vani versificatori ch'al dispetto del mondo si vogliono passar per poetitanti scrittori di faboletanti nuovi rapportatori d'istorie vecchiemillevolte da mille altri a mille doppia megliormente referite. Lascio glialgebristiquadratori di circolifiguristimetodiciriformatori dedialetticheinstauratori d'ortografiecontemplatori de la vita e de la morteveri postiglioni del paradisonovi condottier di vita eterna novamente correttae ristampata con molte utilissime addizionibuoni nuncii di meglior panedimeglior carne e vinoche non possa esser il greco di Sommamalvagia di Candiae asprinio di Nola. Lascio le belle speculazioni circa il fato e l'elezionecirca l'ubiquibilità d'un corpocirca la eccellenza di giusticia che siritrova ne le sanguisughe. - Qua disse Minerva: - Se non chiudi la bocca aquesto ciancioneo padrespenderemo in vani discorsi il tempoe per il giornod'oggi non sarà possibile di espedire il nostro principal negocio. - Peròdisse il padre Giove a Momo: - Non ho tempo di raggionar circa le tue ironie.Maper venire alla tua ispedicioneOcioti dicoche quello che è lodevole estudioso Ociodeve sedere e siede nella medesima catedra con la Sollecitudineper ciò che la fatica deve maneggiarsi per l'ocioe l'ocio deve contemperarsiper la fatica. Per beneficio di quello questa fia più raggionevolepiùispedita e prontaperché difficilmente dalla fatica si procede a la fatica. Esì come le azioni senza premeditazione e considerazione non son buonecossìsenza l'ocio premeditante non vagliono. Parimente non può essere suave e gratoil progresso da l'ocio a l'ociopercioché questo giamai è dolce se non quandoesce dal seno della fatica. Or fia dunque giamaiche tu Ociopossi esser gratoveramentese non quando succedi a degne occupazioni. L'ocio vile ed inertevoglio che ad un animo generoso sia la maggior fatica che aver egli possasenon se gli rapresenta dopo lodabile esercizio e lavoro. Voglio che ti aventicome signore alla Senettuteed a colei farai spesso ritorcer gli occhi adietro; e se la non ha lasciati degni vestigiila renderai molestatristesuspetta del prossimo giudicio dell'impendente staggione che l'amena al'inexorabile tribunal di Radamantoe cossì vegna a sentir gli orrori dellamorte prima che la vegna.
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\ SAUL.\ Ben disse a questo proposito ilTansillo:
Credete a chi può farven giuramento
Che stato tristo non ha il mondo ch'aggia
Pena che vada a par del pentimento;
Poi ch'il passato non è chi riaggia.
E benché ogni pentir porti tormento
Quel che più ne combatte e più ne oltraggia
E piaghe stampa che curar non lece
È quand'uom poteo moltoe nulla fece.

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\ SOFIA\ - Non menodisse Giove; anzi piùvoglio che sia triste il successo dell'inutili negociide li quali alcuni harecitati Momo che si trovano nella stanza de l'Ocio; e voglio che s'impiombal'ira de' dei contra que' negociosi ocii ch'hanno messo il mondo in maggiormolestie e travagli che mai avesse possuto mettere negocio alcuno. Que'dicoche vogliono convertere tutta la nobiltà e perfezione della vita umana in soleociose credenze e fantasiementre talmente lodano le sollecitudini ed opre digiustiziache per quelle dicano l'uomo non rendersi (benché si manifeste)megliore; e talmente vituperano gli vizii e desidieche per quelli dicano gliuomini non farsi meno grati a que' dei a' quali erano graticon tutto che ciòe peggioesser dovea. TuOcio inertedisutile e perniciosonon aspettar chedella tua stanza si dispona in cielo e per gli celesti dei; ma nell'inferno pergli ministri del rigoroso ed implacabile Plutone.
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Or non voglio riferire quanto ociosamentesi portava l'Ocio nel caminarsene viae con quante spuntonate incitato a penasi sapea muoverese non che constretto dalla dea Necessitadeche gli dié de'calcise rimosse da làlamentandosi del conseglioche non gli avea volutoconcedere alcuni giorni di tempo e di termineper partirsi dalla loroconversazione.

Dial. 3parte 2

Seconda parte del terzo dialogo.

 

1 \ SOFIA\ Allora Saturnofece instanza a Gioveche nel disponere delle altre sedie fusse più ispeditoperché la sera s'approssimava; e che solamente s'attendesse al negocioprincipale di levare e mettere; e quanto a quello ch'appartiene a l'ordine concui le virtù di dee ed altri si debano governaresi determinarà verso la piùprossima festa principalequando converrà ch'un'altra volta li dei convegnanoinsiemeche sarà la vigilia del Panteone. Alla cui proposta con un chino ditesta fêrno segno tutti gli altri dei di consentireeccetto la PressalaDiscordial'Intempestività ed altri. - Cossì pare ancora a medissel'altitonante. - Sudunquesoggionse Cerere: dove vogliamo inviar il mioTriptolemoquel carrettiero che vedete làquello per cui diedi il pane difrumento a gli uomini? Volete ch'io lo mande alle contrade de l'una e l'altraSiciliadove faccia la residenza; come vi ha tre tempii mieiche per suadiligenza ed opra mi fûro consecratil'uno nella Puglial'altro nellaCalabrial'altro nell'istessa Trinacria? - Fate quel che vi piace del vostrocultore e ministroo figliadisse Giove. Alla cui sedia succedase cossìpare a voi ancoradeila Umanitàche in nostro idioma è detta la deaFilantropia; di cui questo auriga massimamente par che sia stato il tipo. Lascioche lei fu che spinse teCereread inviarloe che poi guidò lui ad eseguirei tuoi benefìci verso il geno umano. - Cossì è certodisse Momo; perciochélei è quella per cui Bacco fa ne gli uomini sì bel sanguee Cerere sì bellacarne quale essere non posseva nel tempo de castagnefave e ghiande. A questadunque la Misantropia fugga avanti con la Egestade; e come è consueto eraggionevolede le due ruote del suo carro la sinistra sia il Conseglioladestra sia l'Aggiuto; e de' doi mitissimi draghi che tirano il temoneda lasinistra sarà la Clemenziada la destra il Favore.
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Propose appresso Momo a Mercurio quel chevolesse fare del Serpentauroperché gli parea buono ed accomodato per inviarloa far il Marso chiarlatanoavendo quella grazia di maneggiar senza timore eperiglio un tale e tanto serpente. Propose anco del serpente al radianteApollinese lo volea per cosa da servire a' suoi maghi e maleficicome è direalle sue Circe e Medee per esecutar gli veneficii; o ver lo volea concedere a'suoi medicicome è dire ad Esculapio per farne tiriaca. Propose oltre aMinervase quest'uno gli avesse possuto servire per inviarlo a far vendetta diqualche risorto nemico Laocoonte. - Prendalo chi lo vuoledisse il granPatriarca; e facciane quel che si vogliatanto del serpequanto de l'Ofiulcopur che si tolgano da là; ed in suo luogo succeda la Sagacitàla qual suolevedersi ed admirarsi nel Serpente. - Succeda dunque la Sagacitadedisserotuttiatteso che non è men degna del cielo che la sua sorella Prudenza;perché dove quella sa comandare e mettere in ordine quel che s'è da fare elasciare per venire a qualche dissegnoquesta sappia prima e poi giudicare perforza di buona intelligenzache la è; e discaccia la GrossezzaInconsiderazione ed Ebetudine da le piazzedove le cose si metteno in dubio oin consultazione. Dalli vasi della sapienza imbeva il sapereonde concepa eparturisca atti di Prudenza.
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- Della Saettadisse Momoperché io maifui curioso di saper a chi appartenessecioèse fusse quella con cui Apollineuccise il gran Pitoneo pur quella per cui madonna Venere fece al suopoltroncello impiagar il feroce Marteche per vendetta poi a quella crudaficcò un pugnal sotto la pancia in sino a l'elsa; o pur una memorabile con laqual Alcide dismese la Regina de le Stimfalidi; o l'altra per cui l'aproCalidonio dié l'ultimo crollo; o ver sia reliquia o trofeo di qualche trionfodi Diana la castissima. Sia che si vuoleriprendesila il suo padronee se laficche là dove gli piace.
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- Benerispose Giovetolgasi da làinsieme con la Insidiala Calumniala Detrazioneatto de Invidiae laMaldicenza; ed ivi succeda la buona AttenzioneObservanzaElezione eCollimazion di regolato intento. E soggionse: De l'Aquilaucello divino ederoico e tipo de l'Imperioio determino e voglio cossìche vada a ritrovarsiin carne ed in ossa nella bibace Alemagna: dove più che in altra parte sitrovarà celebrata in formain figurain imagine ed in similitudinein tantepitturein tante statuein tante celaturequanto nel cielo stelle si possonopresentar a gli occhi de la Germania contemplativa. La AmbizionelaPresunzionela Temeritadela Oppressionela Tirannia ed altre compagne eministre di queste dee non bisogna che le mene seco là dove li bisognarebbe atutte star in ocio; percioché la campagna non è troppo larga per esse; maprendano il suo volo lungi da quel diletto almo paesedove gli scudi son lescudellele celate son le pignatte e lavezzigli brandi son l'ossa inguainatein carne salatale trombe son gli becchieriurcioli e gli bocaligli tamburison gli barilli e botteil campo è la tavola da berevolsi dir da mangiare;le forterezzegli baloardigli casteglili bastioni son le cantinelepopinele ostarieche son di più gran numero che le stanze medesime. - QuaMomo disse: - Perdonamigran padres'io t'interrompo il parlare. A me pare chequeste dee compagne e ministresenza che vi le mandivi si trovano; perchél'Ambizione circa l'essere superiore a tutti in farsi porco; la Presunzione delventreche pretende di ricevere non meno di alto che da alto vaglia mandar abasso il gorgazuolo; la Temeritadecon cui vanamente il stomaco tenta digerirequel che or orapresto presto è necessario di vomire; la Oppressione de sensie natural calore; la Tirannia della vita vegetativasensitiva ed intellettivaregnano più in questa sola che in tutte l'altre parti di questo globo. - Èveroo Momosoggionse Mercurio; ma tali TirannieTemeritadiAmbizioni edaltre simili cacodeecon le loro cacodemonessenon son punto aquilinema dasanguisughepacchionisturni e ciacchi. Appressoper venire al propositodella sentenza di Giovela mi par molto pregiudiziosa alla condizionevita enatura di questo regio ucello; il qualeperché poco beve e molto mangia evoraperché ha gli occhi tersi e nettiperché è veloce nel corsoperché econ la levità de l'ali sue sopravola al cielo ed è abitante di luoghi secchisassosialti e fortinon può aver simbolo ed accordo con generazioncampestre; ed a cui la doppia soma degli bragoni par che a forte contrapeso leimpiomba verso il profondo e tenebroso centro; e che si fa gente sì tarda egrevenon tanto inetta a perseguitare e fuggirequanto buona a tener fermo nele guerre; e che per la gran parte è soggetta al mal degli occhie cheincomparabilmente più beve che mangia. - Quel che ho dettoè dettorisposeGiove. Dissiche vi si presente in carne ed in ossa per veder gli suoiritratti; ma non giàche vi stia come in prigioneo che manca di trovarsilàdovunque è in spirito e veritade con altre e più degne raggioni con gligià detti numi: e questa sedia gloriosa lancie a tutte quelle virtudide lequali può esser stata vicaria: come è direa la dea MagnanimitàMagnificenzaGenerosità ed altre sorelle e ministre di costoro.
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- Or che faremodisse Nettunodi quelDelfino? Piacevi ch'io lo metta nel mar di Marsegliaonde per il Rodano fiumevada e rivegna a volte a voltevisitando e rivisitando il Delfinato? - Cossìsi faccia prestodisse Momo; perchéa dire il veronon mi par cosa meno dariderese alcuno
Delphinum caelis appinxitfluctibus aprum

che se
Delphinum sylvis appinxitfluctibus aprum.

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- Vadadove piace a Nettunodisse Giove; edin suo luogo succeda la figurata DilezioneAffabilitàOfficio con gli suoicompagni e ministri. - Dimandò Minerva che il cavallo Pegaseolasciando levinti lucide macchie e la Curiositadese ne vada al fonte caballino già permolto tempo confusodestrutto ed inturbidato da boviporci ed asini; e vedase con gli calci e denti possa far tanto che vendiche quel loco da sì villanoconcorso: a fin che le Museveggendo l'acqua del fonte posta in buono ordine erassettatanon si sdegnino di ritornarvie farvi gli lor collegii epromozioni. Ed in questo luogo del cielo succeda il Furor divinoil Raptol'Entusiasmoil Vaticinioil Studio ed Ingegno con gli lor cognati e ministrionde eternamente da su l'acqua divinaper lavar gli animi ed abbeverar gliaffettistille a gli mortali. - Tolgasidisse Nettunoquesta Andromedasecossì piace a voi dei; la quale per la mano de l'Ignoranza è stata avinta alscoglio dell'Ostinazione con la catena di perverse raggioni e false opinioniper farla traghiuttir dal ceto della perdizione e final ruinache perl'instabile e tempestoso mare va discorrendo; e sia commessa alle provide edamiche mani del sollecitolaborioso ed accorto Perseoch'avendola indidisciolta e toltadall'indegna cattività la promova al proprio degno acquisto.E di quel che deve succedere al suo loco tra le stelle dispona Giove. - Làrispose il padre de gli deivoglio che succeda la Speranzaquella checo'l'aspettar frutto degno delle sue opre e fatichenon è cosa tanto ardua edifficile a cui non accenda gli animi tuttii quali aver possono senso diqualche fine. - Succedarispose Palladequel santissimo scudo del petto umanoquel divino fundamento de tutti gli edificii di bontadequel sicurissimo riparodella Veritade; quella che per strano accidente qualsivoglia mai si diffidaperché sente in sé stessa gli semi della propria sufficienzali quali daquantunque violento polso non gli possono essere defraudati; quella in virtùdella quale è fama che Stilbone vencesse la vittoria de' nemici; quel Stilbonedicoil quale scampato da le fiamme che gl'incinerivano la patriala casalamogliei figli e le facultadia Demetrio rispose aver tutte le cose sue secoperché seco avea quella Fortezzaquella Giustiziaquella Prudenzaper qualimeglio possea sperar consolazionescampo e sustegno di sua vita; e per le qualifacilmente il dolce di questa sprezzarebbe. - Lasciamo questi coloridisseMomoe vengasi presto a veder quello che si de' fare di quel Triangolo o Delta.- Rispose la astifera Pallade: - Mi par degno che sia messo in mano del Cardinaldi Cusaa fin che colui vedase con questo possa liberar gli impacciatigeometri da quella fastidiosa inquisizione della quadratura del circoloregolando il circolo ed il triangolo con quel suo divino principio dellacommensurazione e coincidenza de la massima e minima figura: cioè di quella checosta di minimoe de l'altra che costa di massimo numero degli angoli. Portisidunque questo trigono con un circolo ch'il comprendee con un altro che da luisia compreso; e con la relazione di queste due linee (de quali l'una dal centrova al punto della contingenzia del circolo interno con il triangolo esterno;l'altra dal medesimo centro si tende a l'uno de gli angoli del triangolo) vegnaa compirsi quella tanto tempo e tanto vanamente cercata quadratura.
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Qua risorse Minervae disse: - Ma iopernon parer meno cortese a le Musevoglio inviar a gli geometri incomparabilmentemaggiore e meglior donoche questo ed altro che sia sin ora donato; per cui ilNolanoal quale fia primieramente revelatoe dalla cui mano venga diffuso allamoltitudinemi debbia non solamente unama cento ecatombi; perché in virtùdella contemplazion de l'equità che si trova tra il massimo e minimotral'extimo ed intimotra il principio e finegli porgo una via più fecondapiù riccapiù aperta e più sicura; la quale non solamente dimostre como ilquadrato si fa uguale al circolomaed oltresubitoogni trigonoognipentagonoogni exagonoe finalmente qualsivoglia e quantosivoglia poligòniafigura; dove non meno fia uguale linea a linea che superficie a superficiecampo a campoe corpo a corpo nelle solide figure.
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\ SAUL.\ Questa sarà cosa eccellentissimaed un tesoro inestimabile per gli cosmimetri.
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\ SOFIA\ Tanto eccellente e degnache certoparmi che contrapese a l'invenzione di tutto il rimanente della geometricafacultade. Anzi da qua pende un'altra più intierapiù grandepiù riccapiù facilepiù esquisitapiù breve e niente men certa; la qualequalsivoglia figura poligònia viene ad comensurare per la linea e superficiedel circolo; ed il circolo per la linea e superficie di qualsivoglia poligonìa.
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\ SAUL.\ Vorrei quanto prima intendere ilmodo.
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\ SOFIA\ Cossì disse Mercurio a Minerva; acui quella rispose: - Prima (nel modo che tu fatto hai) dentro questo triangolodescrivo un circoloche massimo discriver vi si possa; appresso fuor di questotriangolo ne delineo un altro che minimo delinear si possa sin al contatto degli tre angoli; e quindi non voglio procedere a quella tua fastidiosaquadraturama al facile trigonismocercando un triangolo che abbia la lineauguale alla linea del circoloed un altro che vegna ad ottenere la superficieuguale alla superficie del circolo. Questo sarà uno circa quel triangolomezzanoequidistante da quello che contiene il circoloe quell'altro ch'ècontenuto dal circolo; il quale lascioche con il proprio ingegno altri loprenda cossìperché mi basta aver mostrato il luogo de' luoghi. Cossìperquadrare il circolonon fia mestiero di prendere il triangoloma ilquatrangolo che è tra il massimo interno e minimo esterno al circolo. Perpentagonare il circoloprenderassi il mezzo tra il massimo pentagono contenutodal circolo e minimo continente del circolo. Similmente farassi sempreper farqualsivoglia altra figura uguale al circolo in campo ed in linea. Cossì oltreper essere trovato il circolo del quadrato uguale al circolo del triangoloverrà trovato il quadrato di questo circolo pare al triangolo di quell'altrocircolodi medesma quantità con questo.
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\ SAUL.\ In questo modoo Sofiasi possonofar tutte l'altre figure uguali ad altre figure con l'aggiuto e relazione delcircoloche fate misura de le misure. Cioèse voglio far un triangolo equaleal quatrangoloprendo quel mezzano tra gli doi apposti al circolocon quelmezzano tra doi quatrangoli apposti al medesimo circoloo ver ad un altrouguale. Se voglio prendere un quadrato uguale a l'exagonodelinearò dentro efuori del circolo e questo e quelloe prenderò quel mezzano tra gli doi del'uno e l'altro.
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\ SOFIA\ Bene l'hai capito. In tanto chequindi non solamente s'ha la equatura di tutte le figure al circoloma ed oltredi ciascuna de le figure a tutte l'altre mediante il circoloserbando semprel'equalità secondo la linea e secondo la superficie. Cossì con picciolaconsiderazione o attenzione ogni equalità e proporzione di qualsivoglia corda aqualsivogli'arco si potrà prenderementre o intierao divisao con certeraggioni aumentata viene a constituir poligonìa taleche in detta maniera dacotal circolo sia compresao lo comprenda.
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- Or definiscasi prestodisse Giovediquel che vogliamo collocarvi. - Rispose Minerva: - Mi parche vi stia bene laFede e Sinceritadesenza la quale ogni contratto è perplesso e dubiosidissolve ogni conversazioneogni convitto si destrugge. Vedete a che è riduttoil mondoper esser messo in consuetudine e proverbioche per regnare non siosserva fede. Oltre: agl'infideli ed eretici non si osserva fede. Appresso: sifranga la fede a chi la rompe. Or che saràse questo si mette in prattica datutti? A che verrà il mondose tutte le republicheregnidominiifameglie eparticolari dirannoche si deve esser santo col santoperverso col perverso? esi faranno iscusati d'esser sceleratiperché hanno il scelerato per compagno ovicino? e pensaranno che non doviamo forzarci ad esser buoni assolutamentecomefusseno deima per commoditade ed occasionecome gli serpentilupi ed orsitossichi e veneni? - Vogliosoggionse il padreche la Fede sia tra le virtudicelebratissima; e questase non sarà data con condizione d'un'altra fedemaisia lecito di rompersi per la rottura de l'altraatteso che è legge da qualcheGiudeo e Sarraceno bestiale e barbaronon da Greco e Romano civile ed eroicoche alcuna volta e con certe sorte di gentisol per propria commoditade edoccasion d'ingannosia lecito donar la fedecon farla ministra di tirannia etradimento.
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\ SAUL.\ O Sofianon è offesa piùinfamescelerosa ed indegna di misericordiache quella che si fa ad uno per unaltroper causa che l'uno ha creduto a l'altro; e l'uno vegna offeso dal'altroper avergli porgiuta fedestimandolo uomo da bene.
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\ SOFIA\ - Voglio dunquedissel'altitonanteche questa virtù compaia celebrata in cieloacciò vegna perl'avenire più stimata in terra. Questa si veda nel luogo in cui si vedea ilTriangoloda cui comodamente è stata ed è significata la Fede; perché ilcorpo triangulare (come quello che costa di minor numero di angoli ed è piùlontano da l'esser circulare) è più difficilmente mobile che qualsivogliaaltrimente figurato. Cossì viene purgata la spiaggia settentrionaledovecomunmente son notate trecento sessanta stelle: tre maggioridiece ed ottograndiottanta ed una mediocricento settanta sette picciolecinquanta edotto minoritredeci minimecon una nebbiosa e nove oscure.
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\ SAUL.\ Or espediscasi d'apportarebrevemente quel che fu fatto del resto.
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\ SOFIA\ - Decernio padredisse Momodiquel che doviam fare di quel protoparente de li agnelli; quello cheprimieramente fa da la terra uscire le smorte piantequello ch'apre l'anno e dinovo florido e frondoso manto ricoprisce quella ed invaghisce questo. - Perchédubitodisse Giovemandarlo con que' di Calabriao Pugliao de la Campaniafelicedove sovente dal rigor de l'inverno sono uccisi; né mi par convenevoleinviarlo tra gli altri delle Africane pianure e montidove per il soverchiocalore scoppiano; mi par convenientissimo ch'egli si trove circa il Tamisidovene veggio tanti bellibuonigrassibianchi e snelli. E non son smisuraticome nella regione circa il Nigero; non negricome circa il Silere ed Ofito;non macilenticome circa il Sebeto e Sarno; non cattiviqual circa il Tevereed Arno; non brutti a vederecome circa il Tago; atteso che quel luogo quadraalla staggione a cui è predominanteper esservipiù ch'in altra parteoltree citra l'Equinozialetemperato il cielo; ché dalla supposta terra essendobandito l'eccessivo rigor de le nevi e soverchio fervor del solecome testificail perpetuamente verde e florido terrenola fa fortunatacome di continua eperpetua primavera. Giongi a questo che ivicompreso dalla protezion de lebraccia dell'ampio Oceanosarà sicuro da lupileoni ed orsied altri fierianimali e potestadi nemiche di terra ferma. E perché questo animale tiene delprencipedel ducadel conduttiero; ha del pastoredel capitano e guida; comevedete in cielodove tutti li segni di questo cingolo del firmamento glicorreno a dietro; e come scorgete in terradove quando lui si balza o siprecipitaquando diverte o s'addrizzaquando declina o poggiavienefacilissimamente tutto l'ovile ad imitarloconsentirgli e seguitarlo; voglioch'in suo luogo succeda la virtuosa Emulazionela Exemplarità e buonoConsentimento con altre virtudi sorelle e ministre; a le quali contrarii sono ilScandaloil Male Essempio; che hanno per ministra la PrevaricazionelaAlienazioneil Smarrimento; per guida la Malizia o l'Ignoranzao l'una el'altra insieme; per seguace la stolta Credulitade; la qualcome vedeteèorba e tenta il camino tastando col bastone della oscura inquisizione e pazzapersuasione; per compagna perpetua la Viltade e Dappocagine; le quali tutteinsieme lascino queste sedie e vadano raminghe per la terra.
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- Bene ordinato - risposero li dei tutti. Edimandò Giunoneche far volesse di quel suo Taurodi quel suo buedi quelconsorte del santo Presepio. Alla quale rispose: -Se non vuole andar vicino al'Alpialle rive del Podico alla metropoli del Piamontedove è la deliciosacittà di Taurinodenominata da luicome da Bucefalo Bucefaliadalle capril'isole che sono al rimpetto di Partenope verso l'occidenteCorveto inBasilicata da' corviMirmidonia da le formichedal Delfino il Delfinatodagli cinghiali AprutioOfanto da' serpentied Oxonia da non so qual altraspecie; vada per compagno al prossimo Montone; dove (come testificano le lorcarni che per la commodità dell'erbe fresche e delicatura de pascoli vegnono adessere le più preggiate del mondo) ha gli più bei consorti che veder sipossano nel rimanente del spacio de l'universo. - E dimandò Saturno delsuccessore; a cui rispose così: - Per esser questo un animalche dura allefatichepazientemente laboriosovoglio che sin ora sia stato tipo dellaPazienzaToleranzaSufferenza e Longanimitadevirtudi in vero moltonecessarie al mondo; e quindi seco si partano (benché non mi curo che secovadano o non vadano) l'Iral'Indignazioneil Furoreche soglionoaccompagnarsi con questo talvolta stizzoso animale. Qua vedete uscir l'Irafigliache è parturita da l'apprension d'Ingiustizia ed Ingiuria; e partesidolorosa e vendicativaperché gli par inconveniente ch'il Dispreggio la guatee gli percuota le guance. Come ha gli occhi infocati rivolti a Giovea MarteaMomoa tutti! Come li va a l'orecchio la Speranza de la vendettache laconsola alquanto e l'affrenacon mostrargli il favor della Possibilitademinacciosa contra il Dispettola Contumelia ed il Straziosuoi provocatori!Là l'Impetosuo fratelloche gli dona forzanerbo e fervore; là la Furiasorellache l'accompagna con le tre sue figliecioè ExcandescenziaCrudeltade e Vecordia. O quanto è difficile e molesto di contemprarla ereprimerla! O quanto malaggiatamente può esser concotta e digerita da altrideiche da teSaturno; questache ha le narici apertela fronte impetuosala testa duragli denti mordacile labbia velenosela lingua taglientelemani graffioseil petto tossicosola voce acutaed il color sanguigno. - QuaMarte fece instanza per l'Iradicendo ch'ella alcuna voltaanzi più de levolteè virtude necessariissimacome quella che favorisce la Leggedà forzaalla Veritàal Giudicio; ed acuisce l'Ingegnoed apre il camino a molteegregie virtudiche non capiscono gli animi tranquilli. A cui Giove: - Chealloraed in quel modo con cui è virtùsussista e consista tra quelleaquali si fa propicia; però mai s'accoste al cielo senza che gli vada innante ilZelo con la lanterna de la Raggione.
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- E che farremo de le sette figlied'Atlanteo Padre? -disse Momo. A cui Giove: - Vadano con le sue sette lampe afar lume a quel notturno e merinoziale santo sponsalizio; ed avertiscano d'andarprima che la porta si chiuda e che comincie da sopra a destillar il freddoilghiacciola bianca neveatteso che allora in vano alzaranno le voci epicchiarannoperché gli sia aperta la portarispondendogli il portinaio chetiene la chiave: Non vi conosco. Avisatele che saran pazzese faranno venirmeno l'oglio a la lucerna; la qual se fia umida sempre e non mai seccaaverràche non sieno tal volte prive di splendor di degna laude e gloria. Ed in questaregion che lascianovegna a metter la sua stanza la ConversazioneilConsorzioil Connubiola ConfraternitadeEcclesiaConvittoConcordiaConvenzioneConfederazione; ed ivi sieno gionte a l'Amiciziaperchédove nonè quellain suo luogo è la ContaminazioneConfusione e Disordine. E se nonson rettenon sono esse; perché mai si trovano in verità (benché il più dele volte in nome) tra scelerati; ma hanno verità di MonopolioConciliabuloSettaConspirazioneTurbaCongiurazioneo cosa d'altro nome ed esseredetestabile. Non sono tra irrazionali e quei che non hanno proponimento di buonfine; non dove è l'ocioso medesimo credere ed intendere; ma dove si concorre amedesima azione circa le cose similmente intese. Perseverano tra buoni; e sonbrevi ed inconstanti tra perversicome tra quei de quali dissemo in propositodella Legge e Giudicionelli quali non si trova veramente concordiacome colorche non versano circa virtuose azioni.
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\ SAUL.\ Quei non sono concordi perparimente intenderema nel parimente ignorare e malignare e nel non intenderesecondo diverse raggioni. Quelli non consenteno in parimente oprare a buon finema in far parimente poco caso di buone opre e stimar indegni tutti gli attieroici. Ma torniamo a noi. Che si fe' de' doi giovanetti?
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\ SOFIA\ Cupido le dimandò per il granTurco; Febo volea che fussero paggi di qualche principe italiano; Mercuriochefussero cubicularii de la gran camera. A Saturno parea che servissero periscaldatoio di qualche vecchio e gran prelatoo pur a luipovero decrepito. Acui Venere disse: - Ma chio barba biancale assicura che non gli dii di morsoche non li mangise gli tuoi denti non perdonano a' proprii figliper gliquali sei diffamato per parricida antropofago? - E peggiodisse Mercuriocheè dubioche per qualche ritrosa stizza che l'assalenon gli piante quellapunta di falce su la vita. Lascio chese pur a questi può esser donato dirimaner in corte de gli deinon sarà più raggione che toccano a voibuonpadreche ad altri molti non meno reverendi che vi possono aver aperti gliocchi. - Qua sentenziò Gioveche non permetteva che in posterum incorte de gli dei si admettano paggi o altri servitori che non abbiano moltosennodiscrezione e barba. E che questi si mettessero alle sortimediante lequali si definisse a chi de gli dei toccasse di farne provisione per qualcheamico in terra. - E mentre alcuni instavano che ne determinasse luidisse chenon volea per queste cose gelose generar suspizion di parzialità ne gli loranimiquasi inchinando più ad una che ad un'altra parte di discordanti.
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\ SAUL.\ Buono ordineper riparare a ledissenzioni ch'arrebono possute accadere per questi!
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\ SOFIA\ Chiese Venere che in luogosuccedesse l'Amicizial'Amorela Pacecon gli lor testimoni ContubernioBacioImbracciamentoCarezzeVezzie gli tutti fratelli e servitoriministriassistenti e circonstanti del gemino Cupido. - La dimanda è giusta-dissero gli dei tutti. -Che si faccia- disse Giove. Appressodovendosidefinire del Granchio (il qualeperché appar scottato dall'incendio del foco efatto rosso dal calor del solenon si trova altrimente in cielo che se fussecondannato a le pene de l'inferno)dimandò Giunonecome di cosa suache nevolesse far il senato; di cui la più gran parte lo rimese al suo arbitrio. Elei disse chese Nettunodio del mareil comportavaarrebe desiderato ches'attuffasse a l'onde del mare Adriaticolà dove ha più compagni che non hastelle in cielo. Oltreche sarà appresso l'onoratissima Republica Veneziana laqualcome fusse anch'ella un granchioa poco a poco da l'oriente sen va versol'occidente retrogradando. Consentì quel Dio che porta il gran tridente. EGiove disseche in loco del Cancro starà bene il tropico della ConversioneEmendazioneRepressioneRitrattazionevirtudi contrarie al Mal progresso.Ostinazione e Pertinacia; e subito soggionse il proposito del Leonedicendo: -Ma questo fiero animale guardisi di seguitar il Cancro e di voler là ancorafarsegli compagno; perchése va a Veneziatrovarà ivi un altropiù che luiessere possaforte; percioché quello non solo sa combattere in terrama oltreguerreggia bene in acquae molto meglio in ariaatteso che ha l'aliècanonizatoed è persona di lettere: però sarà più espediente per lui dicalarsene a gli Libici deserti dove trovarà moglie e compagni. E mi par che aquella piazza si debba transferir quella Magnanimitàquella eroicaGenerositadeche sa perdonar a' soggetticompatir a gl'infermidomarl'Insolenzaconculcar la Temeritaderigettar la Presunzione e debellar laSuberbia. - Assai bene! - disse Giunone e la maggior parte del concistoro.Lascio di riferire con quanto gravemagnifico e bello apparato e gran comitivase ne andasse questa virtude; perché al presenteper la angustia del tempovoglio che vi baste di udire il principale circa la riforma e disposizione dellesedie; essendo che sono per informarvi di tutto il resto quando sedia per sediavi condurrò vedendo ed essaminando queste corti.
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\ SAUL.\ Beneo cara Sofia. Molto mi appagala tua cortesissima promessa; però son contentoche con la maggior brevitàche vi piacemi doniate saggio dell'ordine e spaccio dato all'altre sedie ecangiamenti.
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\ SOFIA\ - Orche sarà della Vergine? -dimandò la casta Lucinala cacciatrice Diana. - Fateglirispose Gioveintendere se la vuole andare ad esser priora o abbatessa delle suore o monachele quali son ne' conventi o monasterii de l'Europa; dicoin que' luoghi dovenon son state messe in rotta e dispersione da la peste; o pur a governar ledamigelle de le cortia fin che non le assalte la gola di mangiar li fruttiavanti o fuor de la staggioneo rendersi compagne de le lor signore. - Ohdisse Dittinnache non puote; e dice che non vuole in punto alcuno ritornaronde è una volta scacciatae donde è tante volte fuggita. -Il protoparentesuggionse: - Tegnasi dunque ferma in cieloe guardisi bene di cascaree vedadi non farsi contaminare in questo loco. - Disse Momo: - Mi par che la potràperseverar pura e nettasi perseverarà di esser lungi da animali raggionevolieroi e deie si terrà tra le bestiecome sin al presente è stataavendo dala parte occidentale il ferocissimo Leonee dall'oriente il tossicoso Scorpio.Ma non so come si portarà adessodove gli è prossima la Magnanimitadel'Amorevolezzala Generositade e Virilitadeche facilmente montandogli adossoper raggion di domestico contatto facendoli contraere del magnanimoamorosogeneroso e virileda femina la faranno dovenir maschioe da selvaggiaed alpestre deae nume da SatiriSilvani e Faunila convertiranno in numegalanteumanoaffabile ed ospitale. - Sia quel che deve essererispose Giove;ed intra tantogionte a lei nella medesima sedia sieno la CastitàlaPudiciziala ContinenzaPuritàModestiaVerecundia ed Onestadecontrariealla prostituta Libidineeffusa IncontinenzaImpudiciziaSfacciatagine; perle quali intendo la Verginitade esser una de le virtudiatteso che quanto a sénon è cosa di valore. Perchéquanto a sénon è virtù né vizioe noncontiene bontàdignitàné merito; e quando non serve alla natura imperanteviene a farsi delittoimpotenzapazzia e stoltizia espressa: e se ottempera aqualche urgente raggionesi chiama Continenzaed ha l'esser di virtùperquel che participa di tal fortezza e dispreggio di voluttadi: il quale non èvano e frustratorioma conferisce alla conversazione umana ed onestasatisfazione altrui. - E che farremo de le Bilancie? - disse Mercurio. - Vadanoper tuttorispose il primo presidente: vadano per le fameglieacciò con esseli padri veggano dove meglio inchinano gli figlise a letterese ad armi; sead agricolturase a religione; se a celibatose ad amore; atteso che non èbene che sia impiegato l'asino a volare e ad arare i porci. Discorrano leAcademie ed Universitadidove s'essamine se quei che insegnanoson giusti dipesose son troppo leggieri o trabuccanti; e se quei che presumeno d'insegnarin catedra e scritturahanno necessità d'udire e studiare: e bilanciandolil'ingegnosi vegga se quello impenna over impiomba; e se ha della pecora o purdel pastore; e se è buono a pascer porci ed asini o pur creature capaci diraggione. Per gli edificii Vestali vadano a far intendere a questi ed a quellequale e quanto sia il momento del contrapesoper violentar la legge di naturaper un'altra sopra- o estra- o contranaturalesecondo o fuor d'ogni raggione edebito. Per le cortia fin che gli ufficiigli onorile sediele grazie edexenzioni corrano secondo che ponderano gli meriti e dignitade di ciascuno;perché non meritano d'esser presidenti a l'ordineed a gran torto dellaFortuna presiedeno a l'ordine quei che non san reggere secondo l'ordine. Per lerepublicheacciò ch'il carrico delle administrazioni contrapesi allasufficienza e capacità de gli suggetti; e non si distribuiscano le cure conbilanciar gli gradi del sanguede la nobilitadede' titolide ricchezza: made le virtudi che parturiscono gli frutti de le imprese; perché presiedano igiusticontribuiscano i facultosiinsegnino li dottiguideno gli prudenticombattano gli forticonseglino quei ch'han giudiciocomandino quei ch'hannoautoritade. Vadano per gli stati tuttia fin che negli contratti di paceconfederazioni e leghe non si prevariche e decline dal giustoonesto ed utilecommuneattendendo alla misura e pondo della fede propria e de quei con gliquali si contratta; e nell'imprese ed affari di guerra si consideri in qualeequilibrio concorrano le proprie forze con quelle del nemicoquello che èpresente e necessario con quello che è possibile nel futurola facilità delproponere con la difficultà delle exequirela comodità dell'entrare conl'incomodo dell'uscirel'inconstanza d'amici con la constanza de nemiciilpiacere d'offendere con il pensiero di defendersiil comodo turbar quel d'altricon il malaggiato conservare il suoil certo dispendio ed iattura del propriocon l'incerto acquisto e guadagno de l'altrui. Per tutti gli particulari vadanoacciò ognuno contrapesi quel che vuole con quel che sa; quel che vuole e sa conquel che puote; quel che vuolesa e puote con quel che deve; lo che vuolesapuote e deve con quel che èfaha ed aspetta. - Orche metteremo dove son leBilancie? Che sarà in loco della Libra? - domandò Pallade. Risposero molti:-La Equitàil Giustola Retribuzionela raggionevole DistribuzionelaGraziala Gratitudinela buona Conscienzala Recognizion di se stessoilRispetto che si deve a' maggioril'Equanimità che si deve ad ugualilaBenignità che si richiede verso gl'inferiorila Giustizia senza rigore ariguardo di tuttiche spingano l'Ingratitudinela Temeritadel'Insolenzal'Ardirel'Arroganzail poco Rispettol'Iniquitadel'Ingiuria ed altrefamigliari di queste. - Benebene! - dissero tutti del concistoro. Dopo la qualvoce s'alza in piedi il bel crinito Apollinee disse: - È pur gionta l'oraodeiin cui si deve donar degna ispedizione a questo verme infernale che fu laprincipal caggione dell'orribil caso e crudel morte del mio diletto Fetonte;perchéquando quel miserello dubbioso e timido con gli mal noti destrieriguidava del mio eterno foco il carroquesto pernicioso mostro minaccioso vennea farsegli talmente incontro con la punta della sua coda mortaleche perl'orrendo spavento facendolo di se stesso fuorili fe' dalle tenere mani cascarsul tergo de' cavagli i freni: onde la tanto signalata ruina del cielocheancor nella via detta lattea appare arso; il sì famoso danno del mondoche inmolte e molte parti apparve incinerito; e sì fattamente ontoso scorno contro lamia deitade ne seguitasse. È pur vergogna che tanto tempo una simil sporcariaabbia nel cielo occupato il spacio di doi segni.
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- Vedidunqueo Dianadisse Giovequelche vuoi far di questo tuo animaleil qual vivo è tristoe morto non serve anulla. - Permettetemi (se cossì piace a voi)disse la vergine deache ritornea Scio nel monte Chelippio; dove per mio ordine nacque a mal grado delpresuntuoso Orioneed ivi in quella materia di cui fu prodottosi risolva.Seco si partano la Fraudela Decepzionel'Ingannola perniciosa FinzioneilDolol'Ipocrisiala Buggiail Pergiuroil Tradimento; e quivi succedano lecontrarie virtudiSinceritàExecuzion di promesseOsservanza di fedee lelor sorelleseguaci e ministre. - Fanne quel che ti piacedisse Momo; perchégli fatti di costui non ti saran messi in controversiacome a Saturno ilvecchio quegli de' doi fanciulli. E veggiamo presto quel che si deve far delfiglio Euschemicoche son già tante migliaia d'anni che con tema di mandarlavia senza averne un'altratiene quella vedova saetta incoccata a l'arcofacendo la mira là dove si continua la coda alla spina del dorso di Scorpione.E certosecome lo stimo pur troppo prattico in prender mirain collimarecome diconoal scopo che è la metà de l'arte sagittarialo potesse ancorstimare non ignorante in quel rimanente circa il tirare e dar di punta albersaglioche fa l'altra metà de l'esercizio; donarei conseglio che loinviassemo a guadagnarsi un poco di riputazione nell'isola Britannicadovesogliono di que' messerialtri in giubbarello ed altri in saio faldeggiantecelebrar la festa del prencipe Artur e duca di Sciardichi. Ma dubito chemancandogli il verbo principaleper quanto appartiene a donar dentro al segnonon vegna a far ingiuria al mistiero. Per tanto vedete voi altri che ne voletefare; perché (a dir il verocome la intendo) non mi par comodo ad altro che adessere spaventacchio degli ucelliper guardiaverbigraziadelle fave o de'meloni. - Vadadisse il Patriarcadove vuole; donegli pur alcun di voi ilmeglior ricapito che gli pare; e nel suo luogo sia la figurata SpeculazioneContemplazioneStudioAttenzioneAspirazioneAppulso ad ottimo finecon lesue circonstanze e compagnie.
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Qua soggionse Momo: - Che vuoipadrechesi debba fare di quel santointemerato e venerando Capricorno? di quel tuodivino e divo connutriziodi quel nostro strenuo e più che eroico commilitonecontra il periglioso insulto della protervia gigantesca? di quel granconsegliero a guerrache trovò il modo di examinare quel nemico che da laspelunca del monte Tauro apparve ne l'Egitto formidando antigonista de gli dei?di quello il quale (perché apertamente non arremmo avuto ardire d'assalirlo) nedié lezione di trasformarci in bestiea fin che l'arte ed astuzia supplisse aldifetto di nostra natura e forze per parturirci onorato trionfo dell'aversarieposse? Maoimèquesto merito non è senza qualche demerito; perché questobene non è senza qualche male aggiuntoforse perché è prescritto e definitodal fatoche nessun dolce sia absoluto da qualche fastidio ed amaroo per nonso qual'altra caggione. - Or che maledisse Giovene ha egli possuto apportarche si possa dir esser stato congionto a quel tanto bene? che indignitàcheabbia possuto accompagnarsi con tanto trionfo? - Rispose Momo: - Fece egli conquestoche gli Egizii venessero ad onorar le imagini vive de le bestiee neadorassero in forma di quelle; onde venemo ad esser beffaticome ti dirò. - Equestoo Momodisse Giovenon averlo per maleperché saiche gli animali epiante son vivi effetti di natura; la qual natura (come devi sapere) non èaltro che dio nelle cose.
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\ SAUL.\ Dunquenatura est deus inrebus.
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\ SOFIA\ - Peròdissediverse cose viverapresentano diversi numi e diverse potestadi; che oltre l'essere absoluto chehannoottegnono l'essere comunicato a tutte le cose secondo la sua capacità emisura. Onde Idio tutto (benché non totalmente ma in altre più e menoeccellentemente) è in tutte le cose. Però Marte si trova più efficacemente innatural vestigio e modo di sustanza non solo in una vipera e scorpionema ed inuna cipolla ed aglioche in qualsivoglia maniera di pittura o statua inanimata.Cossì pensa del Sole nel croconel narcisonell'elitropionel gallonelleone; cossì pensar devi di ciascuno de gli dei per ciascuna de le specie sottodiversi geni de lo enteperché sicome la divinità descende in certo modo perquanto che si comunica alla naturacossì alla divinità s'ascende per lanaturacossì per la vita rilucente nelle cose naturali si monta alla vita chesoprasiede a quelle. - È vero quel che dicirispose Momo: perché in fattovedocome que' sapienti con questi mezzi erano potenti a farsi familiariaffabili e domestici gli dei che per vociche mandavano da le statueglidonavano conseglidottrinedivinazioni ed instituzioni sopraumane; onde conmagici e divini riti per la medesima scala di natura salevano a l'alto delladivinitàper la quale la divinità descende sino alle cose minime per lacomunicazione di se stessa. Ma quel che mi par da deplorareè che veggioalcuni insensati e stolti idolatrili qualinon più che l'ombra s'avicinaalla nobilità del corpoimitano l'eccellenza del culto de l'Egitto; e checercano la divinitàdi cui non hanno raggione alcunane gli escrementi dicose morte ed inanimate; che con tutto ciò si beffano non solamente di queidivini ed oculati cultorima anco di noicome di color che siamo riputatibestie; e quel che è peggiocon questo trionfanovedendo gli lor pazzi ritiin tanta riputazionee quelli de gli altri a fatto svaniti e cassi. - Non tidia fastidio questoo Momodisse Isideperché il fato ha ordinata lavicissitudine delle tenebre e la luce. - Ma il male èrispose Momoche essitegnono per certo di essere nella luce. - Ed Iside soggionseche le tenebre nongli sarrebono tenebrese da essi fussero conosciute. Quelli dunqueperimpetrar certi beneficii e doni da gli deicon raggione di profonda magiapassavano per mezzo di certe cose naturalinelle quali in cotal modo eralatente la divinitadee per le quali essa potea e volea a tali effetticomunicarsi. Là onde que' ceremoni non erano vane fantasiema vive voci chetoccavano le proprie orecchie de gli Dei; li qualicome da lor vogliano essereintesi non per voci d'idioma che lor sappiano fengerema per voci di naturalieffettitalmente per atti di ceremoni circa quelle volsero studiare di essereintesi da noi: altrimente cossì fussemo stati sordi a gli voticome un Tartaroal sermone greco che giamai udìo. Conoscevano que' savii dio essere nelle cosee la divinitàlatente nella naturaoprandosi e scintillando diversamente indiversi suggettie per diverse forme fisichecon certi ordinivenir a farpartecipi di sédico de l'esseredella vita ed intelletto; e però con glimedesimamente diversi ordini si disponevano alla recepzion de tanti e tai doniquali e quanti bramavano. Quindi per la vittoria libavano a Giove magnanimonell'aquiladovesecondo tale attributoè ascosa la divinità; per laprudenza nelle operazioni a Giove sagace libavano nel serpente; contra laprodizione a Giove minace nel crocodillo; cossì per altri innumerabili finilibavano in altre specie innumerabili. Il che tutto non si faceva senza magicaed efficacissima raggione.
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\ SAUL.\ Come dite cossìo Sofiase Giovenon era nomato in tempo di egizii cultima si trovò molto tempo dopoappressogli Greci?
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\ SOFIA\ Non aver pensiero del nome grecooSaulino; perché io parlo secondo la consuetudine più universalee perché glinomi (anco appresso gli Greci) sono apposticci alla divinità: atteso che tuttisanno bene che Giove fu un re di Cretauomo mortalee di cui il corpononmeno che quel di tutti gli altri uominiè putrefatto o incinerito. Non èoccolto qualmente Venere sia stata una donna mortalela qual fu reginadeliciosissimae sopra modo bellagraziosa e liberale in Ciprio. Similmenteintendi de tutti gli altri dei che son conosciuti per uomini.
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\ SAUL.\ Comedunquele adoravano edinvocavano?.
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\ SOFIA\ Ti dirò. Non adoravano Giovecomelui fusse la divinitàma adoravano la divinitàcome fusse in Giove; perchévedendo un uomo in cui era eccellente la maestàla giustiziala magnanimitàintendevano in lui esser dio magnanimogiusto e benigno; ed ordinavano emettevano in consuetudine che tal dioo pur la divinitàin quanto che in talmaniera si comunicavafusse nominata Giove; come sotto il nome di MercurioEgizio sapientissimo fusse nominata la divina sapienzainterpretazione emanifestazione. Di maniera che di questo e quell'uomo non viene celebrato altroche il nome e representazion della divinitàche con la natività di quelli eravenuta a comunicarsi a gli uominie con la morte loro s'intendeva aver compìtoil corso de l'opra suao ritornata in cielo.
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Cossì li numi eterni (senza ponereinconveniente alcuno contra quel che è vero della sustanza divina) hanno nomitemporali altri ed altri in altri tempi ed altre nazioni: come possete vedereper manifeste istorieche Paulo Tarsense fu nomato Mercurioe Barnaba Galileofu nomato Giovenon perché fussero creduti essere que' medesimi dei; maperché stimavano che quella virtù divina che si trovò in Mercurio e Giove inaltri tempiall'ora presente si trovasse in questiper l'eloquenza epersuasione ch'era nell'unoe per gli utili effetti che procedevano da l'altro.
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Ecco dunque come mai furono adoraticrocodilligallicipolle e rape; ma gli Dei e la divinità in crocodilligalli ed altri; la quale in certi tempi e tempiluoghi e luoghisuccessivamente ed insieme insiemesi trovòsi trova e si trovarà in diversisuggetti quantunque siano mortali: avendo riguardo alla divinitàsecondo chene è prossima e familiarenon secondo è altissimaabsoluta in se stessaesenza abitudine alle cose prodotte. Vedi dunque come una semplice divinità chesi trova in tutte le coseuna feconda naturamadre conservatrice del'universosecondo che diversamente si comunicariluce in diversi soggettieprende diversi nomi. Vedi come a quell'una diversamente bisogna ascendere per laparticipazione de diversi doni; altrimente in vano si tenta comprendere l'acquacon le reti e pescar i pesci con la pala. Indi ne gli doi corpi che vicino aquesto globo e nume nostro materno son più principalicioè nel sole e lunaintendeano la vita che informa le cose secondo due raggioni più principali.Appresso apprendeano quella secondo sette altre raggionidistribuendola a settelumi chiamati erranti; a gli qualicome ad original principio e feconda causariduceano le differenze delle specie in qualsivoglia geno: dicendo de le piantede li animalide le pietrede gl'influssie di altre ed altre cosequeste diSaturnoqueste di Giovequeste di Martequeste e quelle di questo e diquell'altro. Cossì de le partide' membride' coloride' sigillide'caratteridi segnide imagini destribuite in sette specie. Ma non manca perquestoche quelli non intendessero una essere la divinità che si trova intutte le cosela qualecome in modi innumerabili si diffonde e communicacossì ave nomi innumerabilie per vie innumerabilicon raggioni proprie edappropriate a ciascunosi ricercamentre con riti innumerabili si onora ecoleperché innumerabili geni di grazia cercamo impetrar da quella. Però inquesto bisogna quella sapienza e giudizioquella arteindustria ed uso di lumeintellettualeche dal sole intelligibile a certi tempi più ed a certi tempimenoquando massima- e quando minimamente viene revelato al mondo. Il qualeabito si chiama Magia: e questaper quanto versa in principii sopranaturalièdivina; e quanto che versa circa la contemplazion della natura e perscrutaziondi suoi secretiè naturale; ed è detta mezzana e matematicain quanto checonsiste circa le raggioni ed atti de l'animache è nell'orizonte delcorporale e spiritualespirituale ed intellettuale.
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Orper tornare al proposito donde siamodipartitidisse Iside a Momoche gli stupidi ed insensati idolatri non aveanoraggione di ridersi del magico e divino culto degli Egizii; li quali in tutte lecose ed in tutti gli effettisecondo le proprie raggioni di ciascunocontemplavano la divinità; e sapeano per mezzo delle specie che sono nel grembodella naturaricevere que' beneficii che desideravano da quella; la quale comedal mare e fiumi dona i pescida gli deserti gli salvatici animalida leminiere gli metallida gli arbori le poma; cossì da certe partida certianimalida certe bestieda certe piante porgono certe sortivirtudifortuneed impressioni. Però la divinitade nel mare fu chiamata Nettunonel soleApollinenella terra Cererene gli deserti Diana; e diversamente in ciascunade le altre speciele qualicome diverse ideeerano diversi numi nellanaturali quali tutti si referivano ad un nume de' numi e fonte de le ideesopra la natura.
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\ SAUL.\ Da questo parmi che derive quellaCabala de gli Ebreila cui sapienza (qualunque la sia in suo geno) è procedutada gli Egizii appresso de quali fu instrutto Mosè. Quella primieramente alprimo principio attribuisce un nome ineffabileda cui secondariamente procedenoquattroche appresso si risolveno in dodici; i quali migrano per retto insettantadoie per obliquo e retto in cento quarantaquattro; e cossì oltreperquaternarii e duodenarii esplicatiin innumerabilisecondo che innumerabilisono le specie. E talmentesecondo ciascun nome (per quanto vien commodo alproprio idioma)nominano un dioun angelouna intelligenzauna potestàlaquale è presidente ad una specie; onde al fine si trova che tutta la deità siriduce ad un fontecome tutta la luce al primo e per sé lucidoe le imaginiche sono in diversi e numerosi specchicome in tanti suggetti particulariadun principio formale ed idealefonte di quelle.
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\ SOFIA\ Cossì è. Talmente dunque queldiocome absolutonon ha che far con noi; ma per quanto si comunica allieffetti della naturaed è più intimo a quelli che la natura istessa; dimaniera che se lui non è la natura istessacerto è la natura de la natura; edè l'anima de l'anima del mondose non è l'anima istessa: peròsecondo leraggioni speciali che voleano accomodarsi a ricevere l'aggiuto di quelloper lavia delle ordinate specie doveano presentarsegli avanti: come chi vuole il paneva al fornaio; chi vuole il vinoal cellaraio; chi appete gli fruttiva algiardiniero; chi dottrinaal mastro; e cossì va discorrendo per tutte l'altrecose: in tanto che una bontàuna felicitàun principio absoluto de tuttericchezze e benicontratto a diverse raggionieffonde gli doni secondol'exigenze de particulari.
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Da qua puoi inferirecome la sapienza degli Egiziila quale è persaadorava gli crocodillile lacerteli serpentile cipolle; non solamente la terrala lunail sole ed altri astri del cielo;il qual magico e divino rito (per cui tanto comodamente la divinità sicomunicava a gli uomini) viene deplorato dal Trimegistodoveraggionando adAsclepiodisse: - Vedio Asclepioqueste statue animatepiene di senso e dispiritoche fanno tali e tante degne operazioni? Queste statuedicoprognostricatrici di cose futureche inducono le infirmitadile cureleallegrezze e le tristiziesecondo gli meriti ne gli affetti e corpi umani? Nonsaio Asclepiocome l'Egitto sia la imagine del cieloe per dir megliolacolonia de tutte cose che si governano ed esercitano nel cielo? A dir il verola nostra terra è tempio del mondo. Maoimètempo verrà che appariràl'Egitto in vano essere stato religioso cultore della divinitade; perché ladivinitàremigrando al cielolasciarà l'Egitto deserto; e questa sedia dedivinità rimarrà vedova da ogni religioneper essere abandonata dallapresenza de gli deiperché vi succederà gente straniera e barbara senzareligionepietàlegge e culto alcuno. O EgittoEgittodelle religioni tuesolamente rimarranno le favoleanco incredibili alle generazioni futureallequali non sarà altroche narri gli pii tuoi gestiche le lettere sculpitenelle pietrele quali narraranno non a dei ed uomini (perché questi sarannomortie la deitade sarà trasmigrata in cielo)ma a Sciti ed Indianio altrisimili di salvaggia natura. Le tenebre si preponeranno alla lucela morte saràgiudicata più utile che la vitanessuno alzarà gli occhi al cieloilreligioso sarà stimato insanol'empio sarà giudicato prudenteil furiosoforteil pessimo buono. E credetemi che ancora sarà definita pena capitale acolui che s'applicarà alla religion della mente; perché si trovaranno novegiustizienuove legginulla si trovarà di santonulla di relligioso: non siudirà cosa degna di cielo o di celesti. Soli angeli perniciosi rimarrannoliquali meschiati con gli uomini forzaranno gli miseri all'audacia di ogni malecome fusse giustizia; donando materia a guerrerapinefrodi e tutte altre cosecontrarie alla anima e giustizia naturale: e questa sarà la vecchiaia ed ildisordine e la irreligione del mondo. Ma non dubitareAsclepioperchédopoche saranno accadute queste coseallora il signore e padre Diogovernator delmondol'omnipotente proveditoreper diluvio d'acqua o di fuocodi morbi o dipestilenzeo altri ministri della sua giustizia misericordiosasenza dubbiodonarà fine a cotal macchiarichiamando il mondo all'antico volto.
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\ SAUL.\ Or tornate al proposito che tenneIside con Momo.
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\ SOFIA\ Oral proposito di calumniatoridel culto egizioli recitò quel verso del poeta:
Loripedem rectus derideatAethiopem albus.

Le insensate bestie e veri bruti si ridono de noi deicome adorati in bestie epiante e pietree de gli miei Egizii che in questo modo ne riconoscevano; e nonconsiderano che la divinità si mostra in tutte le cose; benché per fineuniversale ed eccellentissimo in cose grandi e principii generali; e per finiprossimicomodi e necessarii a diversi atti della vita umanasi trova e vedein cose dette abiettissimebenché ogni cosaper quel che è dettoha ladivinità latente in sé; perché la si esplica e comunica insino alli minimi edalli minimi secondo la lor capacità; senza la qual presenza niente arrebel'essereperché quella è l'essenza de l'essere del primo sin all'ultimo. Aquel che è dettoaggiongoe dimando: Per qual raggione riprendeno gli Egipziiin quello nel che essi ancora son compresi? E per venire a coloro che da noi ofuggironoo fûrno come leprosi scacciati a gli desertinon sono essinelleloro necessitatiricorsi al culto egizioquando ad un bisogno mi adorarononell'idolo d'un vitello d'oro; e ad un'altra necessitàs'inchinornopiegârole ginocchia ed alzâro le mani a Theuth in forma del serpente di bronzobenché per loro innata ingratitudinedopo impetrato favore dell'uno e l'altronumeruppero l'uno e l'altro idolo? Appressoquando si hanno voluto onorarecon dirsi santidivini e benedettiin che maniera han possuto farlo eccettocon intitularsi bestiecome si vede dove il padre de dodici tribùpertestamento donando a' figli la sua benedizionele magnificò con nome di dodicibestie? Quante volte chiamano il lor vecchio dio risvegliato LeoneAquilavolanteFuoco ardenteProcella risonanteTempesta valorosa; ed il novamenteconosciuto da gli altri lor successori Pellicano insanguinatoPassaresolitarioAgnello ucciso. E cossì lo chiamanocossì lo pingonocossìl'intendenodove lo veggio in statua e pittura con un libronon so se possodirein manoche non può altro che lui aprirlo e leggerlo. Oltretutti queiche son per credergli deificatinon son chiamati da luie si chiamano essiancor gloriandosipecore suesua pasturasua mandrasuo ovilesuo gregge?Lascio che gli medesimi veggio significati per gli asini: per la femina madreil popolo giudaico; e l'altre generazioni che se gli doveano aggiongereprestandogli fedeper il polledro figlio. Vedetedunquecome questi diviquesto geno eletto vien significato per sì povere e basse bestie; e poi siburlano di noi che siamo presentati in più fortidegne ed imperiose altre?

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Lascio che tutte le generazioni illustri edegregie mentre per gli lor segni ed imprese vogliono mostrarsi ed esseresignificateecco le vedi aquilefalconinibbiicuculicivettenottuebuboniorsilupiserpicavallibuovibecchi; e tal voltaperché manco sistimano degni de farsi una bestia intieraecco vi presentano un pezzo diquellao una gambao una testao un paio di cornao una codao un nerbo. Enon pensate chese si potessero trasformare in sustanza di tali animalinon lofarrebono volentiera; attesoa qual fine stimate che pingono nel suo scudo lebestie quando le accompagnano col suo ritrattocon la sua statua? Pensate forseche vogliono dire altro eccetto: Questoquestodi cuio spettatorevedi ilritrattoè quella bestiache gli sta vicina e compiuta; overo: Se voletesaper chi è questa bestiasappiate che la è costui di cui vedete qua ilritratto e qua scritto il nome. Quanti sonoche per meglior parere besties'impellicciano di lupodi volpedi tassodi capronedi beccoondeadessere uno di cotai animalinon par che gli manca altro che la coda? Quantisono che per mostrar quanto hanno dell'ucellodel volatile e far conoscere conquanta leggerezza si potrebono sullevare alle nubis'impiumano il cappello e labarretta?
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\ SAUL.\ Che dirai de le dame nobilitantode le grandiquanto di quelle che voglion far del grande? non fanno elle piùgran caso delle bestie che de proprii figli? Eccolequasi dicessero: - O figliomiofatto a mia imagine: se come ti mostri uomocossì ti mostrassi conigliocagnolinamartoragattogibellino; certosi come ti ho commesso a le bracciade la servade la fantede questa ignobile nutricciadi questa sugliardasporcaimbreacache facilmenteinfettandoti di lezzoti farà morire;perché conviene anco che dormi con ella; ioio sarei quella che medesima tiportarei in braccioti sostenereilattareipettinareiti cantareiti fareidi vezziti baciareicome fo a quest'altro gentile animaleil qual non voglioche si domestiche con altro che con me; non permetterò che sia tocco da altroche da me; e non lasciarò star in altra camera e dormir in altro letto che nelmio. Questo se averrà che la cruda Atropo mi tolganon patirò che vegnasepolto come tuma gl'imbalsimarògli perfumarò la pelle; ed a quellacomea divina reliquiadove mancano li membri de la fragil testa e piediio viformarò la figura in oro smaltato ed asperso di diamantidi perle e di rubini.Cossìdove bisognarà onoratamente comparireil portarò mecooraavolgendomelo al colloora me l'accostando al voltoa la boccaal naso; orame l'appoggiarò al braccio; oradismettendo il braccio perpendicolarmente ingiùlo lasciarò ir prolungato verso le faldea fin che non sia parte diquello che non sia messa in prospettiva. - Onde aperto si vedequanto con piùsedula cura queste più generose donne sono affette circa una bestia che versoun proprio figlioper far vedere quanta sia la nobilità di quelle sopraquestiquanto quelle sono più onorabili che questi.
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\ SOFIA\ E per tornare a più serioseraggioniquelli che sonoo si tegnono più gran prencipiper far con espressisegni evidente la loro potestà e divina preeminenza sopra gli altris'adattanoin testa la corona; la quale non è altro che figura di tante cornache incerchio gl'incoronanoid est gl'incornano il capo. E quelle quanto sonpiù alte ed eminentitanto fanno più maestrale representazionee son segnodi maggior grandezza: onde è geloso un duca che un conte o marchese mostre unacorona cossì grande come lui; maggiore conviene al remassima a l'imperatoretriplicata tocca al papacome a quello sommo patriarca che ne deve aver per luie per li compagni. Li pontefici ancora sempre hanno adoperata la mitra acuminatain due corna; il duce di Venezia compare con un corno a mezza testa; il granTurco da fuor del turbante lo fa uscir alto e diritto in forma rotondapiramidale: il che tutto è fatto per donar testimonio della sua grandezzaconaccomodarsi con la meglior arte questa bella parte in testala quale allebestie ha conceduta la natura: voglio dircon mostrar di aver de la bestia.Questo nessuno avantiné alcuno da poi ha possuto più efficacementeesprimereche il duca e legislatore del popolo giudeo. Quel Mosè dicoche intutte le scienze de gli Egizii usci addottorato da la corte di Faraone; quelloche nella moltitudine di segni vinse tutti que' periti nella maggia; in che modomostrò l'eccellenza suaper esser divino legato a quel popoloe representatorde l'autorità del dio d'Ebrei? vi par checalando giù del monte Sina con legran tavolevenesse in forma d'un uomo puroessendo che si presentò venerandocon un paio di gran cornache su la fronte gli ramificavano? Avanti la cuimaestral presenza mancando il cuore di quel popolo errante ch'il miravabisognò che con un velo si cuoprisse il volto; il che pure fu fatto da lui perdignità e per non far troppo familiare quel divino e più che umano aspetto.
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\ SAUL.\ Cossì odo ch'il gran Turcoquandonon porge familiare udienzausa il velo avanti la sua persona. Cossì ho vistoio gli Religiosi di Castello in Genova mostrar per breve tempo e far baciar lavelata codadicendo: - Non toccatebaciate; questa è la santa reliquia diquella benedetta asinache fu fatta degna di portar il nostro Dio dal monteOliveto a Jerosolima. Adoratelabaciatelaporgete limosina: Centuplumaccipietiset vitam aeternam possidebitis.
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\ SOFIA\ Lasciamo questoe venemo al nostroproposito. Per la legge e decreto di quella nazion eletta nessuno si fa re senon con dargli de l'oglio con un corno in testa; e dal sacrato corno è ordineche esca quel regio liquoreperché appaia quanta sia la dignità de le cornale quali conservanoeffondeno e parturiscono la regia maestade. Or se un pezzouna reliquia d'una bestia morta è in tanta riputazioneche devi pensar d'unabestia viva e tutta intierache non ha le corna improntatema per eternobeneficio di natura? Séguito il proposito secondo la mosaica autoritadelaquale nella legge e scrittura sempre non usa altre minacce che questao similia questa: Eccopopolomioche dice il nostro Giova. Spuntarò il vostrocornoo transgressori di miei precettio prevaricatori della mia leggefiaccaròdileguarò le vostre corna. Ribaldi e scelerativi scornarò ben io.Cossì per l'ordinario non usa altre promesse che questao simili a questa: Teincornarò certo; per mia fedeper me stesso ti giuro che ti adaptarò lecornapopolo mio eletto. Popolo mio fedeleabbi per fermo che non arranno malele tue corna; di quelle non si scemarà nulla. Generazione santafiglibenedettiinalzaròmagnificaròsublimarò le corna vostreperché dennoessere exaltate le corna de' giusti. Da onde appare apertoche ne le cornaconsiste il splendorl'eccellenza e potestadeperché son cose da eroibestiee dei.
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\ SAUL.\ Onde aviene che è messo inconsuetudine di chiamar cornuto unoper dirlo uomo senza riputazioneo cheabbia perso qualche riputata specie di onore?
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\ SOFIA\ Onde aviene che alcuni ignorantiporcini alle volte ti chiamano filosofo (qualese è veroè più onoratotitolo che possa aver un uomo)e te lo dicono come per dirti ingiuria o pervituperarti?
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\ SAUL.\ Da certa invidia.
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\ SOFIA\ Onde aviene che alcun pazzo estolto tal volta da te vien chiamato filosofo?
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\ SAUL.\ Da certa ironia.
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\ SOFIA\ Cossì poi intendere cheo percerta invidia o per certa ironiaaviene che quei che sonoo che non sonoonorati e magnificivegnono nomati cornuti. Conchiuse dunque Iside per ilCapricornocheper aver egli le corna e per esser egli una bestiaed oltreaver fatti dovenir gli dei cornuti e bestie (il che contiene in sé grandottrina e giudicio di cose naturali e magiche circa le diverse raggioni con lequali la forma e sustanza divina o s'immergeo si explicao si condona pertutticon tutti e da tutti suggetti)è un dio non solamente celestemaedoltredegno di maggiore e meglior piazza che non è questa. E per quello chegli più vili idolatrianzi gli vilissimi de la Grecia e de l'altre parti delmondoimproperano a gli Egiziirisponde per quel che è dettoche se pur sicommette indignità nel cultoil quale è necessario in qualche maniera; e sepeccano quei che per molte commoditadi e necessitadiin forme de vive bestievive piantevivi astried inspiritate statue di pietre e di metallo (nellequali non possiamo dir che non sia quello che è più intimo a tutte le coseche la propria forma di esse)adororno la deità una e semplice ed absoluta inse stessamultiforme ed omniforme in tutte le cose; quanto incomparabilmentepeggiore è quel cultoe più vilmente peccano quei che senza commodità enecessità alcunaanzi fuor d'ogni raggione e dignitàsotto abiti e titoli edinsegne divine adorano le bestie e peggiori che bestie?
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Gli Egiziicome sanno i sapientida questeforme naturali esteriori di bestie e piante vive ascendevano e (come mostranogli lor successi) penetravano alla divinità; ma loro da gli abbiti magnificiesterni de gli lor idoli (ad altri accomodandogli al capo gli dorati raggiapollineschiad altri la grazia di Cereread altri la purità di Dianaadaltri l'aquilaad altri il scettro e folgore di Giove in mano) descendeno poiad adorar in sustanza per dei quei che a pena hanno tanto spirito quanto lenostre bestie; perché finalmente la loro adorazione si termina ad uominimortalidappocoinfamistoltivituperosifanaticidisonoratiinfortunatiinspirati da genii perversisenza ingegnosenza facundia e senza virtudealcuna; i quali vivi non valsero per sée non è possibile che morti vaglianoper sé o per altro. E benché per lor mezzo è tanto instercorata ed insporcatala dignità del geno umanoche in loco di scienze è imbibito de ignoranze piùche bestialionde è ridotto ad esser governato senza vere giustizie civilitutto è avenuto non per prudenza loroma perché il fato dona il suo tempo evicissitudine a le tenebre. E soggionse queste parolivoltata a Giove: - E midolgo di voio padreper molte bestiecheper esser bestiemi par che facciindegne del cieloessendo peròcome ho mostratotanta la dignità di quelle.- A cui il summitonante: - Te ingannifigliache per esser bestie. Se glialtri dei sdegnassero l'esser bestienon sarrebono accadute tante e talimetamorfosi. Però non possendoné dovendovi rimanere in ipostatica sustanzavoglio che vi rimagnano in ritrattoil qual sia significativoindice e figurade le virtudi che in que' luoghi si stabiliscono. E quantunque alcune hannoespressa significazione di vizioper essere animali atti alla vendetta contrala specie umananon sono però senza virtù divina in altro modofavorevolissime a quella medesima ed altreperché nulla è absolutamentemaper certo rispettomalocome l'Orsail Scorpione ed altri: questo non voglioche ripugne al propositoma lo comporte nel modo che hai possuto aver visto evedrai. Però non curo che la Verità sia sotto figura e nome de l'OrsalaMagnanimità sotto quel de l'Aquilala Filantropia sotto quel del Delfinoecossì de gli altri. E per venire alla proposta del tuo Capricornotu sai quelch'ho detto da principioquando feci l'enumerazione di quei che doveano lasciaril cielo; e credo che ti ricordi lui essere uno de gli riservati. Godasi dunquela sua sediatanto per le raggioni da te apportatequanto per altre molte nonminoriche apportar si potrebono. E con luiper degni rispettisoggiorne laLibertà di spirito a cui talvolta amministra il Monachismo (non dico quello decocchiaroni)l'Eremola Solitudineche sogliono parturir quel divino sigilloch'è la buona Contrazione.
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Appresso dimandò Teti di quel che voleafar de l'Aquario. -Vadarispose Giovea trovar gli uominie sciôrgli quellaquestione del diluvioe dechiarare come quello ha possuto essere generaleperché s'apersero tutte le cataratte del cielo; e faccia che non si creda oltrequello esser stato particolareperché è impossibile che l'acqua del mare efiumi possa gli ambi doi emisferi ricuoprireanzi né pur un medesimo citra edoltre i Tropici o l'Equinoziale. Appresso faccia intendere come questariparazion del geno traghiuttito da l'onde fu da l'Olimpo nostro de la Greciaenon da gli monti di Armeniao dal Mongibello di Siciliao da qualch'altraparte. Oltre che le generazioni de gli uomini si trovano in diversi continentinon a modo con cui si trovano tante altre specie d'animali usciti dal maternogrembo de la naturama per forza di transfretazione e virtù di navigazioneperchéverbigraziason stati condotti da quelle navi che furono avanti che sitrovasse la prima; perché (lascio altre maladette raggioni da cantoquanto agli GreciDruidi e tavole di Mercurioche contano più di vinti mila anni nondico de lunaricome dicono certi magri glosatorima di que' rotondi simili al'annelloche si computano da un inverno a l'altroda una primavera a l'altrada uno autunno a l'altroda una staggione a l'altra medesima) è frescamentescuoperta una nuova parte de la Terra che chiamano Nuovo Mondodove hannomemoriali di diece mila anni e piùgli quali sonocome vi dicointegri erotondiperché gli loro quattro mesi son le quattro staggionie perchéquando gli anni eran divisi in più pochierano anco divisi in più grandimesi. Ma luiper evitar gl'inconvenienti che possete da per voi medesimiconsiderarevada destramente a mantenir questa credenzatrovando qualche belmodo di accomodar quelli anni; e quello che non può glosare ed iscusareaudacemente nieghidicendo che si deve porgere più fede a gli dei (de qualiportarà le lettere patente e bolle) che a gli uominili quali tutti sonbuggiardi. - Qua aggionse Momo dicendo: - E 'l mi par meglio di scusarla inquesta maniera con direverbigraziache questi de la terra nova non son partede la umana generazioneperché non sono uominibenché in membrafigura ecervello siano molto simili a essi; ed in molte circonstanze si mostrano piùsavii ed in trattar gli lor dei manco ignoranti. - Rispose Mercurio che questaera troppo dura a digerire. - Mi par che quanto appartiene alle memorie ditempisi può facilmente provedere con far maggiori questio minori quellianni; ma penso che sia conveniente trovar alcuna gentil raggioneper qualchesoffio di ventoo per qualche trasporto di balene ch'abbiano inghiuttitepersone di un paesee quelle vive andate a vomire in altre parti ed altricontinenti. Altrimente noi dei greci saremo confusi; perché si dirà che tuGioveper mezzo di Deucalione non sei riparator de gli uomini tuttima dicerta parte solamente. - Di questo e del modo di provedere si parlarà a piùbell'agio- disse Giove. Aggiunse alla commissione di costuiche debba eglidefinire circa la controversia se lui è stato sin ora in cielo per un padre diGrecio di Ebreio di Egizii o di altrie se ha nome Deucalioneo NoemooOtrioo Osiri. Finalmente determine se lui è quel patriarca Noècheimbreaco per l'amor di vinomostrava il principio organico della lorgenerazione a' figliper fargli intendere insieme insieme dove consistea ilprincipio ristorativo di quella generazione assorbita ed abissata da l'onde delgran cataclismoquando doi uomini maschii ritrogradando gittâro gli pannisopra il discuoperto seno del padre; o pur è quel tessalo Deucalionea cuiinsieme con Pirra sua consortefu mostrato ne le pietre il principio dellaumana riparazione; là onde de doi uominiun maschio e una feminaretrogradando le gittavano a dietrovia al discuoperto seno della terra madre? Edinsegne di questi doi modi de dire (perché non possono esser l'uno e l'altroistoria) qual sia la favola e qual sia la istoria; e se sono ambi doi favolequal sia la madre e quale sia la figlia; e veda se potrà ridurle a metafora diqualche veritade degna d'essere occolta. Ma non inferisca che la sufficienzadella magia caldaica sia uscita e derive da la cabala giudaica; perché gliEbrei son convitti per escremento de l'Egittoe mai è chi abbia possutofingere con qualche verisimilitudineche gli Egizii abbiano preso qualche degnoo indegno principio da quelli. Onde noi Greci conoscemo per parenti de le nostrefavolemetafore e dottrine la gran monarchia de le lettere e nobilitadeEgittoe non quella generazione la quale mai ebbe un palmo di terra che fussenaturalmente o per giustizia civile il suo; onde a sufficienza si puòconchiudere che non sono naturalmentecome né per lunga violenza di fortunamai furonoparte del mondo.
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\ SAUL.\ Questoo Sofiasia detto da Gioveper invidia; perché quindi degnamente son detti e si dicono santiper esserepiù tosto generazion celeste e divina che terrestre ed umana; e non avendodegna parte di questo mondovegnono approvati da gli angeli eredi diquell'altroil quale tanto è più degno quanto non è uomoo grande opiccioloo savio o stoltoche per forza o di elezione o di fato non possaacquistarloe certissimamente tenerlo per suo.
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\ SOFIA\ Stiamo in propositoo Saulino.
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\ SAUL.\ Or diteche cosa volse Giove chesuccedesse a quella piazza?
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\ SOFIA\ La Temperanzala CivilitàlaUrbanitademandando giù la Intemperanzal'Eccessol'AsprezzaSelvaticiaBarbaria.
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\ SAUL.\ Comeo Sofiala Temperanzaottiene medesima sedia con l'Urbanitade?
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\ SOFIA\ Come la madre può coabitar con lafiglia; perché per l'Intemperanza circa gli affetti sensuali ed intellettualisi dissolvenodisordinanodisperdeno ed indiluviano le fameglielerepublichele civili conversazioni ed il mondo; la Temperanza è quella cheriforma il tuttocome ti farò intenderequando andaremo visitando questestanze.
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\ SAUL.\ Sta bene.
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\ SOFIA\ Orper venire alli Pescisi alzòin piedi la bella madre di Cupidoe disse: - Vi raccomando con tutto il miocore (per il ben che mi volete ed amor che mi portateo dei) li miei padrinili quali al lido del fiume Eufrate versâro quel grand'ovo che covato dallacolomba ischiuse la mia misericordia. - Tornino dunque là dove eranodisseGiove; ed assai li baste di esser stati qua tanto tempoe che se gli confirmeil privilegio che gli Siri non le possano mangiar senza essere iscomunicati; eguardinsi che di nuovo non vegna qualche condottiero Mercuriochetogliendolile ova interioriforme qualche metafora di nuova misericordia per sanar il malde gli occhi di qualche cieco; perché non voglio che Cupido apra gli occhiatteso chese cieco tira tanto diritto ed impiaga tanti quanti vuolechepensate farrebese avesse gli occhi tersi? Vadino dunque là e stiano incervello per quel ch'ho detto. Vedete come da per se medesimo il SilenziolaTaciturnitàin forma con cui apparve ne l'Egitto e Grecia il simulacro diPixidecon l'indice apposto alla boccava a prendere il suo loco. Orlasciatelo passarnon gli parlatenon gli dimandate nulla. Vedete come daquell'altro canto si spicca la Ciarlala Garrulitàla Loquacità con altriservidamigelle ed assistenti. - Soggionse Momo: - Tolgasi ancora alla mal'oraquella chioma detta gli Crini di Berenicee sia portata da quel Tessalo avendere in terra a qualche calva principessa. - Bene! - rispose Giove. - Orvedete purgato il spacio del signiferodove son prese trecento quaranta seistelle notabili: cinque massimenove grandisessanta quattro mediocricentotrentatré picciolecentocinque minorivintisette minimetre nebbiose. –

Dial. 3parte 3

Terza parte del terzo dialogo.

 

1 - Or eccocome s'offre daessere ispedita la terza parte del cielodisse l'altitonante: la parte dettaaustraledetta meridionaledove primao Nettunone si presenta quel tuogrande animalaccio. - Il Cetodisse Momose non è quello che servì pergaleaper cocchio o tabernaculo al profeta di Ninivee questo a lui per pastomedicina e vomitoriose non è il trofeo del trionfo di Perseose non è ilprotoparente di Ianni de l'Orcose non è la bestiazza di Cola Catanzanoquando descese a gli inferi: iobenché sia uno de' gran secretarii dellarepublica celestialenon so qual mal'ora egli si sia. Vadase cossì piace aGiovein Salonicca; e veda se può servir per qualche bella favola a lasmarrita gente e popolo della dea Perdizione. E perchéquando questo animalesi scuopre sopra l'alto bogliente e tempestoso mareannunzia la futuratranquillità di quellose non in quel medesimo giornoin uno di quei chevegnono appresso: però mi par chenel suo gradodebba esser stato buon tipodella tranquillità del spirito. - È benedisse Gioveche questa sopranavirtùdetta Tranquillità de l'animoappaia in cielose la è quella chesalda gli uomini contra la mondana instabilitàle rende constanti contral'ingiurie della fortunale mantiene rimossi dalla cura de le administrazionile conserva poco studiosi de novitadile fa poco molesti a nemicipoco graviad amici ed in punto suggetti a vana gloria; non perplessi per la varietà dicasinon irresoluti a gli rancontri de la morte. - Appresso dimandò Nettuno: -Che farreteo deidel mio favoritodel mio bel mignonedi quell'Orione dicoche faper spavento (come dicono gli etimologisti)orinare il cielo?
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- Quarispose Momo: - Lasciate proponere ameo dei. Ne è cascatocome è proverbio in Napoliil maccarone dentro ilformaggio. Questoperché sa far de maraviglieecome Nettuno sapuòcaminar sopra l'onde del mare senza infossarsisenza bagnarsi gli piedi; e conquesto consequentemente potrà far molte altre belle gentilezze; mandiamolo tragli uomini; e facciamo che gli done ad intendere tutto quello che ne pare epiacefacendogli credere che il bianco è neroche l'intelletto umanodove lipar meglio vedereè una cecità; e ciò che secondo la raggione pareeccellentebuono ed ottimoè vilescelerato ed estremamente malo; che lanatura è una puttana bagassache la legge naturale è una ribaldaria; che lanatura e divinità non possono concorrere in uno medesimo buono finee che lagiustizia de l'una non è subordinata alla giustizia de l'altrama son cosecontrariecome le tenebre e la luce; che la divinità tutta è madre di Grecied è come nemica matrigna de l'altre generazioni; onde nessuno può esser gratoa' dei altrimente che grechizandoidest facendosi Greco: perché il piùgran scelerato e poltrone ch'abbia la Greciaper essere appartenente allagenerazione de gli deiè incomparabilmente megliore che il più giusto emagnanimo ch'abbia possuto uscir da Roma in tempo che fu republicae daqualsivoglia altra generazionequantunque meglior in costumiscienzefortezzagiudiciobellezza ed autorità. Perché questi son doni naturali espreggiati da gli deie lasciati a quelli che non son capaci de più grandiprivilegii: cioè di que' sopranaturali che dona la divinitàcome questo disaltar sopra l'acquidi far ballare i granchidi far fare capriole a' zoppifar vedere le talpe senza occhiali ed altre belle galanterie innumerabili.Persuaderà con questo che la filosofiaogni contemplazione ed ogni magia chepossa fargli simili a noinon sono altro che pazzie; che ogni atto eroico nonè altro che vegliaccaria; e che la ignoranza è la più bella scienza delmondoperché s'acquista senza fatica e non rende l'animo affetto dimelancolia. Con questo forse potrà richiamare e ristorar il culto ed onorech'abbiamo perdutoed oltre avanzarlofacendo che gli nostri mascalzoni sianostimati dei per esserno o Greci o ingrecati. Ma con timoreo deiio vi donoquesto conseglio; perché qualche mosca mi susurra ne l'orecchio: atteso chepotrebbe essere che costui al fine trovandosi la caccia in manonon la tegnaper luidicendo e facendoli oltre credereche il gran Giove non è Giovemache Orione è Giove; e che li dei tutti non sono altro che chimere e fantasie.Per tanto mi par pure convenevole che non permettiamoche per fas et nefascome diconovoglia far tante destrezze e demostranzeper quante possa farsinostro superiore in riputazione.
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Qua rispose la savia Minerva: - Non sooMomocon che senso tu dici queste parolidoni questi conseglimetti in campoqueste cautele. Penso ch'il parlar tuo è ironico; perché non ti stimo tantopazzo che possi pensar che gli dei mendicano con queste povertadi la riputazioneappresso gli uomini; equanto a questi impostoriche la falsa riputazion lorola quale è fondata sopra l'ignoranza e bestialità de chiunque le riputa estimasia lor onore più presto che confirmazione della loro indignità e sommovituperio. Importa a l'occhio della divinità e presidente veritàche uno siabuono e degnobenché nessuno de mortali lo conosca; ma che un altro falsamentevenesse sino ad essere stimato dio da tutti mortaliper ciò non si aggiongeràdignità a luiperché solamente vien fatto dal fato instrumento ed indice percui si vegga la tanto maggiore indignità e pazzia di que' tuttiche lostimanoquanto colui è più vileignobile ed abietto. Se dunque si prenda nonsolamente Orione il quale è Greco ed uomo di qualche preggio; ma uno della piùindegna e fracida generazion del mondodi più bassa e sporca natura e spiritoche sia adorato per Giove: certo mai verrà esso onorato in Giovené Giovespreggiato in lui: atteso che egli mascherato ed incognito ottiene quella piazzao solioma più tosto altri verranno vilipesi e vituperati in lui. Mai dunquepotrà un forfante essere capace di onore per questoche serve per scimia ebeffa di ciechi mortali con il ministero de genii nemici..
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Or sapetedisse Giovequel che definisco dicostuiper evitar ogni possibile futuro scandalo? Voglio che vada via a basso;e comando che perda tutta la virtù di far de bagattelleimposturedestrezzegentilezze ed altre maraviglie che non serveno di nulla; perché con quello nonvoglio che possa venire a destruggere quel tanto di eccellenza e dignità che sitrova e consiste nelle cose necessarie alla republica del mondo; il qual veggioquanto sia facile ad essere ingannatoe per conseguenza inclinato alle pazzie eprono ad ogni corrozione ed indignità. Però non voglio che la nostrariputazione consista nella discrezione di costui o altro simile; perchésepazzo è un reil quale a un suo capitano e generoso duca dona tanta potestàed autorità per quanta quello se gli possa far superiore (il che può esseresenza pregiudicio del regnoil quale potrà cossì benee forse meglioessergovernato da questo che da quello); quanto più sarà insensato e degno dicorrettore e tutorese ponesse o lasciasse nella medesima autorità un uomoabiettovile ed ignoranteper cui vegna ad essere invilitostrapazzatoconfuso e messo sotto sopra il tutto; essendo per costui posta la ignoranza inconsuetudine di scienzala nobilità in dispreggio e la villania inriputazione!
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- Vada prestodisse Minerva; ed in quelspacio succeda la Industrial'Esercizio bellico ed Arte militare; per cui simantegna la patria pace ed autoritade; si appugnenovincano e riducano a vitacivile ed umana conversazione gli barbari; si annulleno gli cultireligionisacrificii e leggi inumaneporcinesalvatiche e bestiali; perché ad effettuarquesto tal volta per la moltitudine de' vili ignoranti e sceleratila qualeprevale a' nobili sapienti e veramente buoniche son pochinon basta la miasapienza senza la punta de la mia lanciaper quanto cotali ribaldarie sonradicategermogliate e moltiplicate al mondo. - A cui rispose Giove: - Bastabastafiglia miala sapienza contra queste ultime coseche da per séinvecchianocascanoson vorate e digerite dal tempocome cose di fragilissimofondamento. - Ma in questo mentredisse Palladebisogna resistere e ripugnarea fin che con la violenza non ne destruggano prima che le riformiamo.
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- Venemodisse Gioveal fiume Eridano; ilquale non so come trattarlo; e che è in terra e che è in cielomentre lealtre cosede le quali siamo in propositofacendosi in cielolasciâro laterra. Ma questo e che è quae che è là; e che è dentroe che è fuori; eche è altoe che è basso; e che ha del celestee che ha del terrestre; e cheè làne l'Italiae che è quanella region australe; or non mi par cosa acui bisogna donarema a cui convegna che sia tolto qualche luogo. - AnzidisseMomoo Padremi par cosa degna (poi che ha questa proprietade l'Eridano fiumedi posser medesimo esser suppositale- e personalmente in più parti) che lofacciamo essere ovunque sarà imaginatonominatochiamato e riverito: il chetutto si può far con pochissima spesasenza interesse alcunoe forse nonsenza buon guadagno. Ma sia di tal sorteche chi mangiarà de suoi pesciimaginatinominatichiamati e riveritisia comeverbigrazianon mangiasse;chi similmente beverà de le sue acquisia pur come colui che non ha da bere;chi parimente l'arà dentro del cervellosia pur come colui che l'ha vacante evodo; chi di medesima maniera arà la compagnia de le sue Nereidi e Ninfenonsia men solo che colui che è anco fuor di se stesso. - Bene! disse Giove; quanon è pregiudizio alcunoatteso che per costui non averrà che gli altririmagnano senza cibosenza da beresenza che gli reste qualche cosa incervello e senza compagniper essere quel lor mangiarebereaverlo incervello e tenere in compagniain imaginazionein nomein votoin riverenza;però siacome Momo proponee veggio che gli altri confirmano. Sia dunquel'Eridano in cieloma non altrimente che per credito ed imaginazione. Là ondenon impediscache in quel medesimo luogo veramente vi possa essere qualch'altracosa di cui in un altro di questi prossimi giorni definiremo; perché bisognapensare sopra di questa sediacome sopra quella de l'Orsa maggiore.
7
Provediamo ora a la Leprela qual voglio chesia stata tipo del timore per la Contemplazion de la morte; ed ancoper quantosi puòde la Speranza e Confidenzala quale è contraria al Timore: perchéin certo modo l'una e l'altra son virtudio almeno materia di quellese sonfiglie della Considerazione e serveno a la Prudenza. Ma il vano TimoreCodardiggia e Desperazione vadano insieme con la Lepre a basso a caggionare ilvero inferno ed Orco de le pene a gli animi stupidi ed ignoranti. Ivi non sialuogo tanto occolto in cui non entre questa falsa Suspettazione ed il ciecoSpavento de la morteaprendosi la porta d'ogni rimossa stanza mediante glifalsi pensieri che la stolta Fede ed orba Credulitade parturiscenutrisce edallieva; ma non già (se non con vane forze) s'accoste dove l'inespugnabil murodella filosofica contemplazion vera circondadove la quiete de la vita stafortificata e posta in altodove è aperta la veritàdove è chiara lanecessitade de l'eternità d'ogni sustanza; dove non si dee temer d'altro ched'esser spogliato dall'umana perfezione e giustiziache consiste nellaconformità de la natura superiore e non errante. - Qua disse Momo: - IntendooGioveche chi mangia la lepresi fa bello; facciamo dunque che chiunquemangiarà di questo animal celesteo maschio o femina ch'egli siada bruttodovegna formosoda disgraziato graziosoda cosa feda e dispiacevole piacevolee gentile; e fia beato il ventre e stomaco che ne capee digeriscee siconverte in essa. -Sì; ma non vogliodisse Dianache de la mia lepre si perdala semenza. - Ohio ti diròdisse Momoun modo con cui tutto il mondo nepotrà e mangiare e bevere senza che la sia mangiata e bevutasenza che siadente che la tocchemano che la palpeocchio che la vegga e forse ancora luogoche la capisca.
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- Di questodisse Giovene raggionaretepoi. Ora venendo a questo Cagnazzo che gli corre appressomentre per tantecentinaia d'anni l'apprende in spiritoe per tema di perdere la materia d'andarpiù cacciandomai viene quell'ora che la prenda in veritadee tanto tempo gliva latrando a dietrofingendosi le risposte. - Di questo mi son lamentatosempreo padredisse Momoche hai mal dispensatofacendo che quel canmastino che fu messo a perseguitar la tebana volpel'hai fatto montare alcielocome fusse un levriero alla coda d'una leprefacendo rimaner là giù lavolpe trasmutata in sasso. - Quod scripsiscripsidisse Giove. - Equestodisse Momoè il male: che Giove ha la sua volontà per giustiziaedil suo fatto per fatal decretoper far conoscere ch'egli ave absolutaautoritadee per non donar a credere ch'egli confesse di posser fareo averfatto errorecome soglion fare altri deicheper aver qualche ramo dediscrezionetal volta si pentenosi ritrattano e corregono. - Ed oradisseGioveche pensi che sia quel che facciamo adessotuche da un particolarevuoi inferir la sentenza generale? -Si escusò Momo che lui inferiva in generalein ispeciecioè in cose simili; non in generecioè in tutte le cose.
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\ SAUL.\ La chiosa fu buonaperché non èil simile dove è altrimente.
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\ SOFIA\ Ma soggionse: - Peròpadre santopoi che hai tanta potestà che puoi fare di terra cielodi pietre pane e dipane qualch'altra cosafinalmente puoi fare sin a quel che non èné puòesser fatto; fa' che l'arte di cacciatoriidest la Venazionecome èuna maestrale insaniauna regia pazzia ed uno imperial furorevegna ad essereuna virtùuna religioneuna santità; e che grande sia onore a uno per essercarneficeammazzandoscorticandosquartando e sbudellando una bestiasalvaggia. Di ciò benché convenerebbe a Diana di priegartitutta via io ladimandoper esser talvolta cosa onesta chein caso d'impetrar beneficio edignitadepiù tosto s'interpona un altroche quel medesimoa chi spettavegna per se medesimo a presentarsiintrodursi e proporsi: atteso che con suomaggior scorno gli verrebe negatoe con minor suo decoro gli sarrebe concedutoquel che cerca. - Rispose Giove: -Benchécome l'esser beccaio debba esserestimata un'arte ed esercizio più vile che non è l'esser boia (come è messo inconsuetudine in certe parti d'Alemagna)perché questa si maneggia pure incontrattar membri umanie talvolta administrando alla giustizia; e quello negli membri d'una povera bestiasempre amministrando alla disordinata golaacui non basta il cibo ordinato dalla naturapiù conveniente alla complessionee vita dell'uomo (lascio l'altre più degne raggione da canto); cossì l'essercacciatore è uno esercizio ed arte non meno ignobile e vile che l'esserbeccaio; come non ha minor raggion di bestia la salvatica fiera che il domesticoe campestre animale. Tutta volta mi pare e piaceper non incusareed a fineche non vegna incusata di vituperio la mia figlia Dianaordino che l'esserecarnefice d'uomini sia cosa infame; l'esser beccaioidest manigoldod'animali domesticisia cosa vile; ma l'esser boia di bestie salvatiche siaonoreriputazion buona e gloria. -Ordinedisse Momoconveniente non a Giovequando è stazionario o direttoma quando è retrogrado. Mi maravigliavo ioquando vedevo questi sacerdoti de Dianadopo aver ucciso un dainounacapriolaun cervioun porco cinghiale o qualch'altro di questa specieinginocchiarsi in terrasnudarsi il capoalzar verso gli astri le palme; e poicon la scimitarra propria troncargli la testaappresso cavargli il cuore primache toccar gli altri membri; e cossì successivamente con un culto divinoadoprando il picciolo coltelloprocedere di mano in mano a gli altri ceremoni;onde appaia con quanta religione e pie circonstanze sa far la bestia lui soloche non admette compagno a questo affarema lascia gli altri con certariverenza e finta maraviglia star in circa a remirare. E mentre lui è tra glialtri l'unico manigoldosi stima essere a punto quel sommo sacerdote a cui soloera lecito di portare il Semammeforassoe ponere il piè entro in Santasantoro.Ma il male è che sovente accade chementre questi Atteoni vanno perseguitandogli cervi del desertovegnono dalla lor Diana ad esser convertiti in cerviodomesticocon quel rito magico soffiandogli al visoe gittandogli l'acqua dela fonte a dossoe dicendo tre volte:
Si videbas feram
Tu currebas cum ea
Mequae iam tecum eram
Spectes in Galilea;

overincantandolo per volgarein questa altra maniera:
Lasciaste la tua stanza
E la bestia seguitaste;
Con tanta diligenza
A dietro gli corresti
Che medesimo in sustanza
Compagno te gli festi. Amen.

11
Cossì dunqueconchiuse Gioveio voglioche la venazione sia una virtù; atteso a quel che disse Iside in proposito dele bestie; ed oltreperché con tanto diligente vigilanzacon sì religiosoculto s'incervianoincinghialanoinferiscono ed imbestialano. Siadicovirtù tanto eroica che quando un prencipe perseguita una damauna lepreuncervio o altra fierafaccia conto che le nemiche legioni gli corrano avanti;quando arà preso qualche cosasia a punto in quel pensierocome avesse allemani cattivo quel prencipe o tiranno di cui più teme: onde non senza raggionevegna a far que' bei ceremonirendere quelle calde grazie e porgere al cieloquelle belle e sacrosante bagattelle. - Ben provisto per il luogo del canecacciatoredisse Momo; il quale sarà bene d'inviarlo in Corsica o inInghilterra. Ed in suo luogo succeda la Predicazione della veritàilTirannicidioil Zelo de la patria e di cose domestichela VigilanzalaCustodia e Cura della republica. Or che farremodissede la Cagnolina? -Allora s'alzò la blanda Venere e la dimandò in grazia a gli deiperchéqualche volta per passatempo suo e de le sue damigellecon quel vezzosorimenamento de la personacon que' baciotti e con quel gentil applauso di codaa tempo de le lor vacanzegli scherze in seno. - Benedisse Giove; ma vedifigliache voglio che seco si parta l'Assentazionel'Adulazione tanto amatequanto perpetuamente odiati Zelo e Dispreggio; perché in quel loco voglio chesia la DomestichezzaComitàPlacabilitàGratitudinesemplice Ossequio edamorevole Servitude. - Faterispose la bella deadel resto quel che vi piace;perché senza queste cagnoline non si può vivere felicemente in cortecome inquelle medesime non si può virtuosamente perseverare senza coteste virtudi chetu racconti.
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E non sì tosto ebbe chiusa la bocca la deadi Pafoche Minerva l'aperse dicendo: - Ora che fine destinate la mia bellamanifatturaquel palaggio vagabondoquella stanza mobilequella bottega equella fiera errantequella vera balena che gli traghiuttiti corpi vivi e sanile va a vomire ne gli estremi lidi de le oppostecontrarie e diverse marginidel mare? - Vadarisposero molti deicon l'abominevole Avariziacon la vile eprecipitosa Mercaturacol desperato PiratismoPredazioneIngannoUsura edaltre scelerate serveministre e circonstanti di costoro. Ed ivi risieda laLiberalitàla Munificenzala Nobiltà di spiritola ComunicazioneOfficioed altri degni ministri e servi loro. - Bisognadisse Minervache siaconceduta ed appropriata a qualcuno. - Fa' di quella ciò che a te piacedisseGiove. - Or dunquedisse leiserva a qualche sollecito Portugheseo curiosoed avaro Britannoacciò con essa vada a discuoprir altre terre ed altreregioni verso l'India occidentaledove il capo aguzzo Genovese non hadiscuopertoe non ha messo i piedi il tenace e stiptico Spagnolo; e cossìsuccessivamente serva per l'avenire al più curiososollecito e diligenteinvestigator de nuovi continenti e terre.
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Finito avendo il suo proposito Minervacominciò a farsi udir in questo tenore il tristerestio e maninconiosoSaturno: - Mi pareo deiche tra gli riservati per rimaner in cielocon gliAsinelliCapricorno e Verginesia questa Idraquesto antico e gran serpenteche dignissimamente ottiene la patria celestecome quelloche ne revendicò dale onte de l'audace e curioso Prometeonon tanto amico di nostra gloriaquantotroppo affezionato a gli uominiquali volea che per privilegio e prorogativa del'immortalitade ne fussero a fatto simili ed uguali. Questo fu quel sagace edaccorto animaleprudenteversutocallidoastuto e fino più che tutti glialtri che la terra produca; chequando Prometeo ebbe subornato il mio figliovostro fratello e padre Giovea donargli quelle otre o barilli pieni di vitaeternaaccadde cheavendone cargato un asinomettendoli sopra quella bestiaper condurli alla region de gli uomini l'asino (perché per qualche tratto dicamino andava avanti al suo agasone) cotto dal solebruggiato dal caldoarefatto da la faticasentendosi gli pulmoni disseccati da la setevenneinvitato da costui al fonte; dove (per esser quello alquanto cavo e bassodimaniera che l'acqua per doi o tre palmi era lontana da l'equalità de la terra)bisognò che l'asino si curvasse e si piegasse tantoper toccar la liquidasuperficie con le labbiache vennero a cascargli dal dorso gli barillisiruppero gli otricellisi versò la vita eternae tutta venne a disperdersi perterra e quel pantano che facea corona con l'erbe al fonte. Costui se ne raccolsedestramente qualche particella per lui: Prometeo rimase confusogli uominisotto la triste condizione della mortalitàe l'asinoperpetuo ludibrio enemico di questicondannato dall'umana generazioneconsenziente Gioveadeterne fatiche e stentia pessimo ciboche trovar si possaed a soldo dispesse e grosse bastonate. Cossìo deiper caggion di costui aviene che gliuomini facciano qualche caso de fatti nostri: perché vedete che oraquantunquesiano mortaliconoscano la loro imbecillità ed aspettan pure di passare per lenostre manie ne dispreggianosi beffano de fatti nostrie ne reputano comescimie e gattimammoni; che farrebono se fussero similmentecome noi siamoimmortali? - Assai bene definisce Saturno-disse Giove. - Stiasi dunquerisposero gli dei tutti. - Ma partasisoggionse Giovela InvidialaMaldicenzala InsidiaBuggiaConvizioContenzione e Discordia; e le virtudicontrarie rimagnano con la serpentina Sagacità e Cautela. Ma quel Corvo nonposso patire che sia là; però Apolline tolga quel suo divinoquel buonservitorequel sollecito ambasciatore e diligente novelliero e postache tantobene effettuò il comandamento de gli deiquando aspettavano di tôrsi la seteper la sedulità del costui serviggio. - Se vuol regnaredisse Apollinevadain Inghilterra dove ne trovarà le mille leggioni. Se vuol dimorar solitariostenda il suo volo al Montecorvino appresso Salerno. Se vuole andardove sonmolti fichivada in Figoniacioèdove la riva bagna il Ligustico maredaNizza in sino a Genova. Se è tirato da la gola de cadaverivadasi rimenandoper la Campaniao pur per il caminoche è tra Roma e Napolidove son messiin quarti tanti ladroni cheda passo in passodi carne fresca gli vengonoapparecchiati più spessi e suntuosi banchetti che possa ritrovar in altra partedel mondo. - Soggionse Giove: -Vadano ancora a basso la TurpitudinelaDerisioneil Dispreggiola Loquacitàl'Impostura; ed in quella sedia succedala Magiala Profezia ed ogni Divinazione e Prognosticazioneda gli effettigiudicata buona ed utile.
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\ SAUL.\ Vorrei intendere il tuo parereoSofiacirca la metafora del corvo; la qual primamente fu trovata e figurata inEgittoe poi in forma d'istoria è presa da gli Ebreicon gli quali questascienza trasmigrò da Babilonia; ed in forma di favola è tolta da quei chepoetôrno in Grecia. Atteso che gli Ebrei dicono d'un corvo inviato da l'arcaper uomoche si chiamava Noèper veder se le acqui erano secchea tempo chegli uomini aveano tanto bevuto che crepôrno; e questo animalerapito da lagola de cadaveririmasee non tornò mai dalla sua legazione e serviggio. Ilche pare tutto contrario a quello che raccontano gli Egipzii e Greciche ilcorvo sia stato inviato dal cielo da un diochiamato Apolline da questipervedere se trovava de l'acquaa tempo che gli dei si morevano quasi di sete; equesto animalerapito dalla gola de gli fichidimorò molti giornie tornòtardi al finesenza riportar l'acquae.credoavendo perso il vase.
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\ SOFIA\ Non voglio al presente stendermi adechiararti la dotta metafora; ma questo sol ti voglio dire: che il dir diEgizii e de Ebrei tutto va a rispondere a medesima metafora; perché dire che ilcorvo si parta da l'arcache è diece cubiti sullevata sopra il più alto montede la terra e che si parta dal cielomi par che sia quasi tutt'uno. E che gliuominiche si trovano in tal luogo e regionesiano chiamati deinon mi partroppo alieno; perchéper esser celesticon poca fatica possono esser dei. Eche da questi sia detto Noè quell'uomo principale e da quegli altri Apollinefacilmente s'accorda; perché la denominazione differente concorre in unmedesimo officio di regenerare: atteso che sol et homo generant hominem.E che sia stato a tempo che gli uomini aveano troppo da beree che sia statoquando gli dei si morevano di setecerto è tutto medesimo ed uno: perchéquando le cataratte del cielo s'apersero e si ruppero le cisterne delfirmamentoè cosa necessaria che si dovenesse a tale che gli terreni avesserotroppo da bere e gli celesti si morissero di sete. Che il corvo sia rimasoallettato ed invaghito per gli fichie che quello stesso sia stato attrattodalla gola de corpi morticertamente viene tutto ad unose considerarai lainterpretazione di quello Giosefoche sapea dechiarar gli sogni. Perché alfornaio di Putifaro (che diceva aver avuto in visioneche portava in testa uncanestro de fichidi cui venevano a mangiar gli ucelli) prenosticò che luidovea essere appiccatoe de le sue carni doveano mangiar i corvi e gliavoltori. Che il corvo fusse tornatoma tardi e senza profitto alcunoè tuttomedesimonon solamente con il dire che non tornò maima anco con il dire chemai fusse andato né mandato; perché non vanon fanon torna chi vafa etorna in vano. E sogliamo dir ad un che viene tardi ed in vanoancor cheriporte qualche cosa: Andastefratel mioe non tornaste;
A Lucca me ti parse de vedere.

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Ecco dunqueSaulinocome le metaforeegiziane senza contradizione alcuna possono essere ad altri istoriead altrifavolead altri figurati sentimenti.
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\ SAUL.\ Questa tua concordanza di testiseal tutto non mi contentaè vicina a contentarmi. Ma per ora seguitatel'istoria principale.
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\ SOFIA\ - Or che si farà de la Tazza?dimandò Mercurio. De la giarra che si farà? - Facciamodisse Momoche siadonataiure successionisvita duranteal più gran bevitore cheproduca l'alta e bassa Alemagnadove la Gola è esaltatamagnificatacelebrata e glorificata tra le virtudi eroiche; e la Ebrietade è numerata tragli attributi divini: dove col treink e retreinkbibe et rebiberucta reructacespita recespitavomi revomi usque ad egurgitationem utriusqueiurisidest del brodobutargomenestracervelloanima e salzicchiavidebiturporcus porcorum in gloria Ciacchi. Vadasene con quello l'Ebrietadela qualnon la vedete là in abito todesco con un paio di bragoni tanto grandichepaiono le bigoncie del mendicante abbate di santo Antonioe con quelbraghettone che da mezzo de l'uno e l'altro si discuopre: di sorte che par chevoglia arietare il paradiso? Guardate come la vaorsaurtando ora con questoora con quel fiancomo' di proda mo' di poppain qualche cosache non èscogliosassocespuglioo fosso a cui non vada a pagar il fio. Scorgete conella gli compagni fidelissimi ReplezioneIndigestioneFumositadeDormitazioneTrepidazionealias CespitazioneBalbuzieBlesuraPalloreDelirioRuttoNauseaVomitoSporcaria ed altri seguaciministri ecirconstanti. E perché la non può più caminarevedete come rimonta sul suocarro trionfaledove sono legati molti buonisavii e santi personaggi de qualili più celebri e famosi sono NoemoLottoChiacconeVitanzanoZucavigna eSileno. L'alfiero Zampaglion porta la banda fatta di scarlato; dove con il colordi proprie penne appare di doi sturni il natural ritratto; e gionti a doigioghicon bella leggiadria tirano il temone quattro superbi e gloriosi porciun biancoun rossoun varioun negro; de quali il primo si chiamaGrungarganfestrofielil secondo Sorbillgramftonil terzo Glutiusil quartoStrafocazio.
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Ma di questo altre volte ti dirò abastanza. Veggiamo che fudopo ch'ebbe ordinato Giove che vi succedessel'Abstinenza e Temperanza con gli lor ordini e ministriche udirai: perchéadesso è tempoche vengamo a raggionar del centauro Chironeil qual venendoordinatamente a propositofu detto dal vecchio Saturno a Giove: - Perchéofiglio e signor miovedi ch'il sole è per tramontareispediamo presto questialtri quattros'el ti piace. - E Momo disse: - Orche vogliamo far diquest'uomo insertato a bestiao di questa bestia inceppata ad uomoin cui unapersona è fatta di due naturee due sustanze concorreno in una ipostaticaunione? Qua due cose vegnono in unione a far una terza entità; e di questo nonè dubio alcuno. Ma in questo consiste la difficultà; cioèse cotal terzaentità produce cosa megliore che l'una e l'altrao d'una de le due partioveramente più vile. Voglio direseessendo a l'essere umano aggiontol'essere cavallinoviene prodotto un divo degno de la sedia celesteo pur unabestia degna di esser messa in un armento e stalla? In fine (sia stato dettoquanto si voglia da IsideGiove ed altri dell'eccellenza de l'esser bestiaeche a l'uomoper esser divinogli conviene aver de la bestiae quandoappetisce mostrarsi altamente divofaccia conto di farsi vedere in tal misurabestia)mai potrò credere chedove non è un uomo intiero e perfettoné unaperfetta ed intiera bestiama un pezzo di bestia con un pezzo d'uomopossaesser meglio che come dove è un pezzo di braga con un pezzo di giubboneondemai provegna veste meglior che giubbone o bragané meno cossìcome questa oquellabuona. - MomoMomorispose Gioveil misterio di questa cosa èoccolto e grandee tu non puoi capirlo; peròcome cosa alta e grandeti fiamestiero di solamente crederlo. - So benedisse Momoche questa è una cosache non può esser capita da mené da chiunque ha qualche picciolo granellod'intelletto; ma che ioche son un dioo altro che si trova tanto sentimentoquanto esser potrebe un acino di migliodebba crederlovorrei che da te primacon qualche bella maniera mi vegna donato a credere. -Momodisse Giovenondevi voler sapere più di quel che bisogna saperee credemiche questo nonbisogna sapere. -Ecco dunquedisse Momoquel che è necessario intendereech'io al mio dispetto voglio sapere; e per farti piacereo Giovevogliocredere che una manica ed un calzone vagliono più ch'un par di maniche ed unpar di calzonie di gran vantaggio ancora; che un uomo non è uomoche unabestia non è bestia; che la metà d'un uomo non sia mezo uomoe che la metàd'una bestia non sia meza bestia; che un mezo uomo e meza bestia non sia uomoimperfetto e bestia imperfettama bene un divoe pura mente colendo. -Qua li dei sollecitarono Gioveche s'espedisse presto e determinasse delCentauro secondo il suo volere. Però Gioveavendo comandato silenzio a Momodeterminò in questo modo: - Abbia detto io medesimo contra Chirone qualsivogliapropositoal presente io mi ritratto; e dico cheper esser Chirone centaurouomo giustissimoche un tempo abitò nel monte Peliadove insegnò adEsculapio de medicinaad Ercole d'astrologia e ad Achille de citarasanandoinfermimostrando come si montava verso le stellee come gli nervi sonoris'attaccavano al legno e si maneggiavanonon mi par indegno del cielo. Appressone lo giudico degnissimoperché in questo tempio celesteappresso questoaltare a cui assistenon è altro sacerdote che lui; il qual vedete con quellaoffrenda bestia in manoe con un libatorio fiasco appeso a la cintura. Eperché l'altareil fanol'oratorio è necessariissimoe questo sarrebe vanosenza l'administranteperò qua vivaqua rimagna e qua persevere eternosenon dispone altrimente il fato. - Qua suggionse Momo: - Degna e prudentementehai decisoo Gioveche questo sia il sacerdote nel celeste altare e tempio;perchéquando bene arà spesa quella bestia che tiene in manoè impossibileche li possa mancar mai la bestia: perché lui medesimoed unopuò servir persacrificio e sacrificatoreidest per sacerdote e per bestia. - Or benedunquedisse Gioveda questo luogo si parta la Bestialitàl'IgnoranzalaFavola disutile e perniziosa; e dove è il Centaurorimagna la Semplicitàgiustala Favola morale. Da ove è l'Altaresi parta la Superstizionel'Infidelitàl'Impietà e vi soggiorne la non vana Religionela non stoltaFede e la vera e sincera Pietade. - Qua propose Apolline: - Che sarà di quellaTiara? a che è destinata quella Corona? che vogliamo far di essa? - Questaquestarispose Gioveè quella coronala qualenon senza alta disposiziondel fatonon senza instinto de divino spirito e non senza merito grandissimoaspetta l'invittissimo Enrico terzoRe della magnanimapotente e bellicosaFrancia; che dopo questa e quella di Poloniasi promettecome nel principiodel suo regno ha testificatoordinando quella sua tanto celebrata impresaacuifacendo corpo le due basse corone con un'altra più eminente e bellas'aggiongesse per anima il motto: Tertia coelo manet. Questo Recristianissimosantoreligioso e puro può securamente dire: Tertia coelomanetperché sa molto bene che è scritto Beati li pacificibeati liquietibeati li mondi di cuoreperché de loro è il regno de' cieli. Ama lapaceconserva quanto si può in tranquillitade e devozione il suo popolodiletto; non gli piaceno gli rumoristrepiti e fragori d'instrumenti marzialiche administrano al cieco acquisto d'instabili tirannie e prencipati de laterra; ma tutte le giustizie e santitadi che mostrano il diritto camino al regnoeterno. Non sperino gli ardititempestosi e turbulenti spiriti di quei che sonoa lui suggettichementre egli vivrà (a cui la tranquillità de l'animo nonadministra bellico furore)voglia porgerli aggiuto per cui non vanamente vadanoa perturbar la pace de l'altrui paesicon pretesto d'aggionger gli altriscettri ed altre corone; perché Tertia coelo manet. In vano contra suavoglia andaranno le rubelle Franche copie a sollecitar gli fini e lidi altrui;perché non sarà proposta d'instabili conseglinon sarà speranza de volubilifortunecomodità di esterne administrazioni e suffragii che vagliano conspecie d'investirlo de manti ed ornarlo di coronetoglierli (altrimente che perforza di necessità) la benedetta cura della tranquillità di spiritopiùtosto leberal del proprio che avido de l'altrui. Tentinodunquealtri sopra ilvacante regno Lusitano; sieno altri solleciti sopra il Belgico dominio. Perchévi beccarete la testa e vi lambiccarete il cervelloaltri ed altri prencipati?perché suspettarete e temerete voi altri prencipi e regi che non vegna a domarle vostre forzeed involarvi le proprie corone? Tertia coelo manet.Rimagna dunque (conchiuse Giove) la Coronaaspettando colui che sarà degno delsuo magnifico possesso; e qua oltre abbia il suo solio la VittoriaRemunerazionePremioPerfezioneOnore e Gloria; le qualise non son virtudison fine di quelle.
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\ SAUL.\ Or che dissero li dei?
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\ SOFIA\ Non fu grande o picciolomaggioreo minoremaschio o feminao d'una e d'un'altra sorteche si trovasse nelconseglioche con ogni voce e gesto non abbia sommamente approvato ilsapientissimo e giustissimo decreto Gioviale. Là ondefatto tutto allegro egioiosoil summitonante s'alzò in piedi e stese la destra verso il Pesceaustraledi cui solo restava a definiree disse: -Presto tolgasi da là quelpescee non vi rimagna altro che il suo ritratto; ed esso in sustanza sia presodal nostro cuocoed or orafresco frescosia messo per compimento di nostracena parte in craticchiaparte in guazzettoparte in agrestoparte acconciocome altrimente li pare e piaceaccomodato con salza romana. E facciasi tuttoprestoperché per il troppo negociare io mi muoio di fameed il simile credode voi altri anco: oltre che mi par convenevole che questo purgatorio non siasenza qualche nostro profitto ancora. - Benebeneassai bene! risposero tuttigli dei; ed ivi si trove la Salutela Securitàl'Utilitàil GaudioilRiposo e somma Voluttadeche son parturite dal premio de virtudieremunerazion de studi e fatiche. -.
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E con questo festivamente usciro dalconclaveavendo purgato il spacio oltre il signiferoche contiene trecento esedeci stelle segnalate.
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\ SAUL.\ Or ed io me ne vo alla mia cena.
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\ SOFIA\ Ed io mi ritiro alle notturnecontemplazioni.

 




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