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IL 18 BRUMAIO di Marx

Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte

Prefazione dell'autore alla seconda edizione

L'amicoJoseph. Weydemeyermorto prematuramenteaveva l'intenzione dipubblicare a New Yorka partire dal I° gennaio 1852una rassegna politicasettimanaleper la quale mi chiese di scrivere la storia del Coup d'Etat. Atale scopo gli inviai settimanalmente sino alla metà di febbraiodegliarticoli col titolo: Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte. Nel frattempo il pianooriginario di Weydemeyer era andato a monte. Nella primavera del 1852 eglipubblicò invece una rivista mensile: Die Revolutionil cui secondo fascicolocontiene il mio 18 brumaio. Alcune centinaia di copie trovarono allora la viadella Germaniasenza però esser poste in vendita. Un libraio tedesco che sifaceva passare per estremamente radicale e a cui ne proposi lo smerciomirispose manifestando un vero orrore morale per una "pretesa così contrariaallo spirito dei tempi". Da questi dati risulta che il presente scritto ènato sotto l'impressione diretta degli avvenimenti e che il suo materialestorico non va più in là del mese di febbraio (1852).
La sua presente ristampa è dovuta in parte alle richieste del commerciolibrarioin parte alla pressione dei miei amici in Germania.

Degli scritti chequasi contemporaneamente al miosi occuparono dellostessa argomentosolo due sonodegni di nota: Napoléon le Petit di VictorHugo e il Coup d'Etat di Proudhon.

Victor Hugò si limita a un'invettiva amara e piena di sarcasmocontrol'autore responsabile del colpo di stato. L'avvenimento in sé gli appare comeun fulmine a ciel sereno. Egli non vede in esso altro che l'atto di violenza diun individuo. Non si accorge che ingrandisce questo individuo invece dirimpicciolirloin quanto gli attribuisce una potenza di iniziativa personaleche non avrebbe esempi nella storia del mondo.

Proudhondal cantosuocerca di rappresentare il colpo di stato come ilrisultato di una precedente evoluzione storica; ma la ricostruzione storica deicolpo di stato si trasforma in lui in una apologia storica dell'eroe del colpodi stato. Egli cade nell'errore dei nostri cosiddetti storici oggettivi. Iomostroinvececome in Francia la lotta di classe creò delle circostanze e unasituazione che resero possibile a un personaggio mediocre e grottesco di far laparte dell'eroe.

Un rimaneggiamento di questo scritto gli avrebbe tolto il suo coloreparticolare. Perciò mi sono limitato alla pura e semplice correzione deglierrori di stampa e a sopprimere le allusioni oggi non più comprensibili.

Ciò che dicevo nella frase finale del mio scritto: "Ma quando ilmantello imperialecadrà finalmente sulle spalle di Luigi Bonapartela statuadi bronzo di Napoleone precipiterà dall'alto della colonna Vendôme"si egià avverato.

L'attacco al culto di Napoleone venne iniziato dal colonnello Charrasnellasua opera sulla campagna del 1815. In seguitoe particolarmente in questiultimi annila letteratura francesecon le armi dell'indagine storicadellacriticadella satira e del motto di spiritoha dato ilcolpo di grazia allaleggenda Napoleonica. Fuori della Franciaquesta rottura violenta con lecredenze popolari tradizionaliquesta immensa rivoluzione spiritualeè statapoco osservata e ancor meno compresa.

Io speroinfineche il mio scritto contribuirà a liberarci della frasescolasticaora così corrente specie in Germaniacirca il cosiddettocesarismo. Con questa superficiale analogia storica si viene a dimenticare ilfatto essenziale chespecialmente nell'antica Romala lotta di classe sisvolgeva soltanto all'interno di una minoranza privilegiatatra i ricchi e ipoveri che erano liberi cittadinimentre la grande massa produttiva dellapopolazionegli schiavicostituiva soltanto il piedistallo passivo deicombattenti. Si dimentica la profonda espressione di Sismondi: "ilproletariato romano viveva a spese della societàmentrela. società modernavive a spese del proletariato" Data una differenza così completa tra lecondizioni materiali ed economiche della lotta di classe nel mondo antico e nelmondo modernoanche i prodotti politici di essa non possono avere in comuneniente più di quello che l'arcivescovo di Canterbury non abbia in comune con ilgran sacerdote Samuele.

KARL MARX

Londra23 giugno 1869

Prefazione di Engels alla terza edizione tedesca

Il fatto che una nuova edizione del 18 brumaio sia diventata necessariatrentatré anni dopo il suo primo apparireprova che questo breve scritto nonha perduto nulla del suo valorenemmeno oggi.

Si trattain realtàdi un'opera geniale. Immediatamente dopo l'avvenimentoche sorprese tutto il mondo politico come un fulmine a ciel serenomaledettodagli uni con alte strida di indignazione moraleaccolto dagli altri comescampo dalla rivoluzione e castigo per i suoi traviamentiper tuttiperòoggetto soltanto di maravigliae non compreso da nessunoimmediatamente dopoquesto avvenimentoMarx ne fece una esposizione breveepigrammaticache davaun quadro di tutto il corso della storia di Francia a partire dalle giornate difebbraioe ne metteva in luce la logica interiore; che riduceva il miracolo del2 dicembre al risultato naturalenecessariodi quello sviluppo logicoe nelfar ciò non aveva bisogno di trattare l'eroe del colpo di stato se non coldisprezzo da lui giustamente meritato. E il quadro fu disegnato con tantamaestriache ogni nuova rivelazione fatta in seguito non ha fatto che apportatenuove prove della fedeltà con cuiesso riproduce la realtà. Questa mirabilecomprensione della storia quotidiana nel suo sviluppoquesta chiarapenetrazione degli avvenimenti nel momento stessoin cui si compionoèdifatti senza esempio. Ma a questo scopo eraanche necessaria la esattaconoscenza che Marx aveva della storia di Francia. La Francia è il paese in cuile lotte di classe della storia vennero combattute sino alla soluzione decisivapiù che in qualsiasi altro luogo; e in cui quindi anche le mutevoli formepolitichedentro alle quali quelle lotte si svolgono e in cui si riassumono iloro risultatiprendono i contorni più netti. Centro del feudalesimo nelmedioevopaese classico a partire dal Rinascimentodella monarchia unitaria apoteri limitatila Francia hacon la sua Grande Rivoluzionedistrutto ilfeudalesimo e fondato il puro dominio della borghesiain forma classica comenessun altro paese europeo. Anche la lotta del proletariato in ascesa contro laborghesia dominante assume qui una forma acutache altrove è sconosciuta.Questo è il motivo per cui Marx non aveva soltanto studiato con specialepredilezione la storia passata della Franciama aveva anche seguito in tutti iparticolari la sua storia attualeaveva raccolto il materiale da utilizzare inseguitoe perciò non fu mai sorpreso dagli avvenimenti.

A ciò si aggiunge però anche un'altra circostanza. Fu proprio Marx ad averscoperto per primo la grande legge dell'evoluzione storicala legge secondo laquale tutte le lotte della storiasi svolgano sul terreno politicoreligiosofilosoficoo su un altro terreno ideologicoin realtà non sono altro chel'espressione più o meno chiara di lotte fra classi sociali; secondo la qualel'esistenza e quindi anche le collisionidi queste classi sono a loro voltacondizionate dal grado di sviluppo della loro situazione economicadal mododella loro produzione e dal modo di scambio che ne deriva. Questa leggeche haper la storia la stessa importanza che per le scienze naturali la legge dellatrasformazione dell'energiagli fornì anche la chiave per comprendere lastoria della seconda repubblica francese. In questa storia egli ha messo allaprova la sua leggee ancora oggidopo trentatré annidobbiamo riconoscereche questa prova è stata superata in modo brillante.

Friedrich Engels.

I

Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandipersonaggi della storia universale si presentano percosì diredue volte. Hadimenticato di aggiungere la prima volta come tragediala seconda volta comefarsa. Caussidière invece di DantonLouis Blanc invece di RobespierrelaMontagna del 1848-1851 invece della Montagna del 1793-1795 il nipote invecedello zio. È la stessa caricatura nelle circostanze che accompagnano la secondaedizione del 18 brumaio!

Gli uomini fanno la propria storiama non la fanno in modo arbitrarioincircostanze scelte da loro stessibensì nelle circostanze che essi trovanoimmediatamente davanti a sédeterminate dai fatti e dalla tradizione. Latradizione di tutte le generazioni scomparse pesa come un incubo sul cervellodei viventi e proprio quando sembra ch'essi lavorino a trasformare se stessi ele cosea creare ciò che non è mai esistitoproprio in tali epoche di crisirivoluzionaria essi evocano con angoscia gli spiriti del passato per prenderlial loro servizio; ne prendono a. prestito i nomile parole d'ordine per labattagliai costumiper rappresentare sotto questo vecchio e venerabiletravestimento e con queste frasi prese a prestito la nuova scena della storia.Così Lutero si travestì da apostolo Paolo; la rivoluzione del 1789-1814indossò successivamente i panni della Repubblica romana e dell'Impero romano; ela rivoluzione del 1848 non seppe fare di meglio che la parodiaora del 1789ora della tradizione. rivoluzionaria del 1793-1795. Così il principiante che haimparato una lingua nuova la ritraduce continuamente nella sua lingua materna manon riesce a possederne lo spirito e ad esprimersi liberamente se non quando simuove in essa senza reminiscenzee dimenticando in essa la propria linguad'origine.

Al solo considerare queste evocazioni storiche di mortisi palesa tosto unaspiccata differenza. Camille Desmoulins DantonRobespierreSaint-JustNapoleonetanto gli eroi quanto i partiti e la. massa della vecchia Rivoluzionefrancese adempironoin costume romano e con frasi romaneil compito dei tempiloroquello di liberare dalle catene e di instaurare la moderna societàborgheseGli uni spezzarono le terre feudalie falciarono le teste feudalicresciute sopra di esse. L'altro creò nell'interno della Francia le condizioniper cui poté cominciare a svilupparsi la libera concorrenzapoté esseresfruttata laproprietà. fondiaria suddivisae poté essere impiegata la forzaproduttiva industrialedella nazione liberata dalle sue catene; e al di là deiconfini della Francia spazzòdappertutto le istituzioni feudalinella misurain cui 1 ciò era necessario per creare alla società borghese in Francia unambiente corrispondente sul continente europeo. Una volta instaurata la nuovaformazione sociale disparveroi mostri antidiluviani; e con essi disparve laromanità risuscitata i Brutii Gracchii Publicolai tribunii senatori elo stesso Cesare.

La società borghesenella suafredda realtàsi era creati i suoi veriinterpreti e portavoce nei Saynei Cousinnei Royer-Collardnei BenjaminConstant e nei Guizot. I suoiveri generali sedevano al banco del commerciantee la testa di lardo di Luigi XVIII era la sua testa politica. Completamenteassorbita nella produzionedella ricchezza nella lotta pacifica dellaconcorrenzaessa finì col dimenticare che i fantasmi dell'epoca romanaavevano vegliato attorno alla sua culla. Ma per quanto poco eroica sia lasocietà borgheseper metterla mondo 'erano però stati necessari l'eroismol'abnegazioneil terrorela guerra civile e le guerre tra i popoli. E i suoigladiatori avevano trovato nelleaustere tradizioni classiche della repubblicaromana gli ideali e le forme artistichele illusioni di cui avevano bisogno perdissimulare a se stessi il contenuto grettamente borghese delle loro lotte e permantenere la loro passione all'altezza della grande tragedia storica. Cosìinun'altra tappa dell'evoluzioneun secolo primaCromwell e il popolo ingleseavevano preso a prestito dal Vecchio Testamento le parolele passioni e leillusioni per la loro rivoluzione borghese. Raggiunto lo scopo realecondotta atermine la trasformazione borghese della società ingleseLocke dette losfratto ad Abacuc.

La resurrezione dei morti servìdunque in quelle rivoluzioni a magnificarele nuove lottenon a parodiare le antiche; a esaltare nella fantasia i compitiche si ponevanonon a sfuggire alla loro realizzazione; a ritrovare lo spiritodella rivoluzionenon a rimetterne in circolazione il fantasma.

Dal 1848 al 1851della vecchia rivoluzionenon circolò altro che lospettroa partire da Marrastil républicain en gants jaunesche si camuffòcon la maschera del vecchio Baillysino all'avventuriero che nasconde le suefattezze repugnanti e triviali sotto la mortuaria maschera di ferro diNapoleone. Un popolo intieroil quale credeva di aver dato a se stessocollarivoluzione' la capacità di un progresso più rapidosi vedebruscamentericacciato in un'epoca scomparsae affinché non' sia possibile nessunaillusione circa il ritorno passatoricompaiono le vecchie dateil vecchiocalendariovecchi nomii vecchi editticaduti da tempo nel regno deglieruditi di antiquariae i vecchi sbirriche da tempo sembravano andati indecomposizione. La nazione sente di trovarsi nella situazione di quell'inglesepazzo a Bedlamche crede di vivere al tempo degli antichi Faraonie ognigiorno si lagna delle improbe fatiche cui deve sobbarcarsi come minatore nelleminiere d'oro dell'Etiopiasepolto vivo in quelle prigioni sotterraneecon unafioca lanterna fissata sul capoil guardiano di schiavi alle calcagne con unalunga frustae all'uscita della galleria un'accozzaglia di schiavi barbariiquali né comprendono i forzati. che lavorano nelle minierené si comprendonotra di loroperché non parlano una lingua comune. "E tutto questo - gemel'inglese maniaco - viene fatto a melibero cittadino della GranBretagnaperestrarre oro per gli antichi Faraoni." "Per pagare i debiti dellafamigliaBonaparte" - geme la nazione francese. L'inglesefino a che ebbel'uso della ragionenon poté liberarsi dall'idea fissa della estrazionedell'oro. I francesifino a che furono in rivoluzionenon poterono sbarazzarsidei ricordi napoleonicicome ha provato l'elezione del 10 dicembre. Essivolevano sfuggire ai pericoli della rivoluzione e ritornare alle "pignattedelle carni" egizianee la risposta fu il 2 dicembre 1851. Non hannosoltanto la caricatura del vecchio Napoleone; hanno Napoleone in personanellefattezze caricaturali che gli si addicono alla metà del secolo decimonono.

La rivoluzione sociale del secolo decimonono non può trarre la propriapoesiadal passatoma solo dall'avvenire. Non può cominciare a essere sestessa prima di aver liquidato ogni fede superstiziosa nel passato. Leprecedenti rivoluzioni avevano bisogno di reminiscenze storiche per farsi delleillusioni sul proprio contenuto. Per prendere coscienza del proprio contenutola rivoluzione. dei secolo decimonono deve lasciare che i morti seppelliscano iloro morti. Prima la frase sopraffaceva il contenuto; ora il contenuto trionfasulla frase.

La rivoluzione del febbraio fu per la vecchia società un colpo di sorpresae il popolo fece di questo colpo di mano riuscito un avvenimento di importanzastorica mondialeche apriva un'epoca nuova. Il 2 dicembre la rivoluzione difebbraio viene fatta sparire col. trucco d'un baroe ciò che appare rovesciatonon è più la monarchiama le concessioni liberali che le erano statestrappate con un secolo di lotte. Invece della conquista di un nuovo contenutoda parte della società stessasembra soltanto che lo Stato sia tornato allasua forma più anticaal dominio puro e insolente della spada e della tonaca.E' così che al coup de main del febbraio 1848 risponde il coup de téte deldicembre 1851. La farina del diavolo va in crusca. Ma frattanto il tempo non èpassato invano. Negli anni dal 1848 al 1851 la società francese ha ricuperato -e con un metodo più rapidoperché rivoluzionario - gli studi e le esperienzechese la rivoluzione si fosse compiuta in modo regolare eper così direscolasticoavrebbero dovuto precedere la rivoluzione di febbraioaffinchéessa fosse qualcosa di più di un sommovimento superficiale. La società sembraora esser tornata più indietro del suo punto di partenza; in realtà èsoltanto ora ch'essa deve crearsi il punto di partenza rivoluzionariolasituazionei rapportile condizioni nelle quali soltanto la rivoluzionemoderna diventa una cosa seria.

Le rivoluzioni borghesicome quelle del secolo decimottavopassanotempestosamente di successo in successo; i loro effetti drammatici si sorpassanol'un l'altro gli uomini e le cose sembrano illuminati da fuochi di bengalal'estasi è lo stato d'animo d'ognigiorno. Ma hanno una vita effimeraprestoraggiungono il punto culminante: e allora una nausea si impadronisce dellasocietà. prima che essa possa rendersi freddamente ragione dei risultati delsuo periodo di febbre e di tempesta. Le rivoluzioni proletarie invecequelledel secolo decimononocriticano continuamente se stesse; interrompono ad ogniistante illoro proprio corso; ritornano su ciò che già sembrava cosacompiuta per ricominciare daccapo si fanno beffe in modo ;spietato e senzariguardi delle mezze misuredelle debolezze e delle miserie dei loro primitentativi; sembra.che abbattano il loro avversario solo perché questo attingadalla terra nuove forze e si levi di nuova più formidabile di fronte ad esse;si ritraggono continuamentespaventate dall'infinita immensità dei loro propriscopisino a che si crea la situazione in cui è reso impossibile ogni ritornoindietro e le circostanze stesse gridano:

Hie Rhodushic salta!
Qui è la rosaqui devi ballare.

Del restopur senza aver seguito a passo a passo il corso degli avvenimentiin Franciaanche un osservatore mediocre doveva avereil presentimento che larivoluzione andava incontro a un fallimento inaudito.

Era sufficiente ascoltare i presuntuosi latrati di trionfo coi quali isignori democratici si felicitavano reciprocamente per gli effetti miracolosidella seconda [ domenica] di maggio del 1852. La seconda [domenica] di maggioera diventata per loro un'idea fissa un dogmacome pei chiliasti il giorno incui Cristo avrebbe dovuto risorgere un'altra volta e dar principio al regnomillenario. La debolezza aveva trovato un rifugio. come sempre nella fede neimiracoli; credeva di aver battuto il nemico perché lo aveva esorcizzato nellapropria fantasia; perdeva ogni comprensione del presenterapita nell'inerteesaltazione dell'avvenire e delle azioni ch'essa aveva in animo di compiere enon voleva ancora tradurre in atto. Gli eroiche si sforzavano di smentire lapropria manifesta incapacità inviandosi in .vicenda le loro condoglianze eaccozzandosi in un sol mucchioavevano già fatto le loro valigiesi eranocinte anticipo corone d'alloro ed erano occupati a scontare in Borsa lerepubbliche in partibus per le qualinel silenzio delle loro anime modesteavevano già avuto la previdenza di organizzare il personale governativo. Il 2dicembre li colpì come un fulmine a ciel sereno; e i popoliche nei periodi didepressione e di scoraggiamento lasciano volentieri stordire la loro paurasegreta da coloro che gridano più fortesi saranno forse convinti che sonopassati i tempi in cui lo schiamazzo delle oche poteva salvare il Campidoglio.

La Costituzionel'Assemblea nazionalei partiti dinasticii repubblicaniazzurri e rossigli eroi dell'Africai fulmini della. tribunai lampi dellastampa quotidiana; tutta la letteraturale celebrità politiche e le nomeeintellettualiil diritto civile e quello penalela libertél'égalitéfraternité e la seconda [domenica] di maggio del 1852tutto è svanito comeuna fantasmagoria davanti alla formula magica lanciata da un uomo che i suoiavversari stessi riconoscono essere tutt'altro che un mago. Il suffragiouniversale sembra sopravvissuto un momento soltanto per fare in faccia a tuttoil mondo il proprio testamento olografo e dichiarare in nome del popolo stesso:"Tutto ciò che esiste merita di andare alla malora ".

Non basta direi come fanno i francesi che la loro nazione è stata colta allasprovvista. Non si perdona a una nazionecome non si perdona a una donnailmomento di debolezza in cui il primo avventuriero ha potuto farle violenza. Conqueste spiegazioni l'enigma non viene risoltoma soltanto formulato in mododiverso. Rimane da spiegare come una azione dì 36 milioni di abitanti abbiapotuto essere colta alla sprovvista da tre cavalieri di industria e ridotta inschiavitù senza far resistenza.

Ricapitoliamo a grandi tratti le fasi percorse dalla rivoluzione francese dal24 febbraio 1848 sino al dicembre 1851.

Tre sono i periodi principali che è impossibile confondere: periodo difebbraio; dal 4 maggio 1848 sino al 29 maggio 1849: il periodo dellacostituzione della repubblica o dell'Assemblea nazionale costituente; dal 29maggio 1849 sino al 21dicembre 1851: il periodo della repubblica costituzionaleo dell'Assemblea nazionale legislativa.

Il primo periododal 24 febbraio o dalla caduta di Luigi Filippo sino al 4maggio 1848quando si riunì l'Assemblea costituentecioè il periodo difebbraio propriamente dettopuò considerato come il prologo della rivoluzione.Il suo carattere si espresse ufficialmente nel fatto che il governo da essaimprovvisato si dichiarò da sé provvisorioe al pari del governo tutto ciòche in questo periodo venne propostotentatodichiaratonon lo fu cheprovvisoriamente. Nessuno e nulla osò reclamate per sé il dirittoall'esistenza e all'azione reale. Tutti gli elementi che avevano preparato odeterminato la rivoluzionel'opposizione dinasticala borghesia repubblicanala piccola borghesia repubblicana democraticai lavoratori socialdemocraticitrovarono posto provvisoriamente nel governo di febbraio.

Né poteva essere altrimenti. Le giornate di febbraio miravano in origine auna riforma elettoraleper cui la cerchia dei privilegiati politici in senoalla classe abbiente stessa doveva essere allargatae il dominio esclusivodell'aristocrazia finanziaria doveva essere rovesciato. Ma quando il conflittoscoppiò per davveroquando il popolo salì sulle barricatequando la Guardianazionale rimase passival'esercito non oppose nessuna resistenza seria e lamonarchia prese la fugaallora la repubblica sembrò imporsi da sé; ognipartito la interpretò a modo suo. Poiché essa era stata conquistata dalproletariato con le armi in pugnoquesti le impresse il suo suggello e laproclamò repubblica sociale. Così venne additato il contenuto generale dellarivoluzione modernacontrastante nel modo più singolare con tutto ciò chedato il grado di educazione raggiunto dalla massadate le circostanze e lecondizioni del tempopoteva essere messo in opera lì per li col materialeesistente. D'altro latole pretese di tutti gli altri elementi che avevanocooperato alla rivoluzione di febbraio trovarono un riconoscimento nella parteleonina ch'essi ricevettero nel governo. In nessun periodo troviamo quindi unamiscela più eterogenea di frasi alate e di indecisione e goffaggine realidelle più entusiastiche aspirazioni di rinnovamento e del dominio più solidodel vecchio trantrandella più apparente armonia di tutta la società edell'antagonismo più profondo fra i suoi elementi. Mentre il proletariato diParigi si inebriava ancora nella visione della grande prospettiva che gli siapriva dinanzi e si abbandonava a gravi discussioni sui problemi socialilevecchie potenze della società si erano raggruppateriunite e messe d'accordoe trovarono un appoggio inatteso nella massa della nazionenei contadini e neipiccoli borghesii qualicadute le barriere della monarchia di lugliosiprecipitavano tutti ad un tempo sulla scena politica.

Il secondo periodoche va dal 4 maggio 1848 sino alla fine del Maggio 1849è il periodo della costituzionedella fondazione della repubblica borghese.Immediatamente dopo le giornate di febbraio non soltanto l'opposizione dinasticaera stata presaalla sprovvistadai repubblicani e questi dai socialistimatutta la Francia era stata presa alla sprovvista da Parigi. L'Assembleanazionaleche si riunì il 4 maggio 1848essendo uscita dal suffragio dellanazionerappresentava la nazione. Era una protesta vivente contro le pretesedelle giornate di febbraio e doveva ridurre i risultati della rivoluzione amisura borghese. Invano il proletariato parigino. il quale compreseimmediatamente il carattere. di quest'Assemblea nazionaletentò alcuni giornidopo la sua riunioneil 15 maggiodi negarne con la violenza l'esistenzadiscioglierladi scomporre di nuovo nei suoi singoli elementi costitutivil'organismo attraverso il quale lo spirito reazionario della nazione lominacciava. Com'è notoil 15 maggio non ebbe nessun altro risultatoall'infuori di quello di allontanare dalla pubblica scenaper tutta la duratadel periodo che stiamo considerandoBlanqui e i suoi compagnicioè i vericapi del partito proletario.

Alla monarchia borghese di Luigi Filippo può succedere soltanto larepubblica borgheseil che vuol dire che se prima una parte limitata dellaborghesia regnava in nome dei reora deve dominare in nome del popolo latotalità della borghesia. Le rivendicazioni del proletariato parigino sonofandonie utopistichecon le quali si deve farla finita. A questa dichiarazionedell'Assemblea nazionale costituenteil proletariato parigino risposecoll'insurrezione di giugnol'avvenimento più grandioso nella storia delleguerre civili europee. La repubblica borghesetrionfò.Essa aveva per sél'aristocrazia finanziariala borghesia industrialeil ceto medioi piccoliborghesil'esercitola canaglia organizzata in Guardia mobilegliintellettualii preti e la popolazione rurale. Il proletariato non aveva al suofianco altro che se stesso. Più di 3.000 insorti vennero massacrati dopo lavittoria; 15.000 deportati senza processo. Con questa disfatta il proletariatosi ritira tra le quinte della scena rivoluzionaria. Esso cerca di farsinuovamente avanti ogni volta che il movimento sembra prendere un nuovo slancioma con un'energia sempre più ridotta e con un risultato sempre più piccolo.Non appena uno degli strati sociali a lui sovrastanti entra in fermentorivoluzionarioil proletariato stabilisce con esso un collegamentoe in questomodo condivide tutte le sconfitte che i vari partiti subiscono l'uno dopol'altro. Ma questi colpi successivi diventano via via tanto più deboli quantopiù si ripartiscono su tutta la superficie della società. I rappresentantipiù cospicui del proletariato nell'Assemblea e nella stampa no vittimel'unodopo l'altrodei tribunalie figure sempre più equivoche prendono il loroposto. In parteesso sì abbandona a esperimenti dottrinaribanche di scambioe associ azioni operai ecioè a un movimento in cui rinuncia a trasformare ilvecchio mondo coi grandi mezzi collettivi che gli sono proprie cerca piuttostodi conseguire la propria emancipazione alle spalle della societàin viaprivataentro i limiti delle sue meschine condizioni d'esistenzae in questomodo va necessariamente al fallimento. Sembra ch'esso non possa più ritrovarein se stesso la grandezza rivoluzionaria né attingere nuova energia dallealleanze nuovamente contrattesino a che tutte le classi contro le quali halottato in giugno non giacciono al suolo al suo fianco. Maper lo menoessosoccombe con gli onori di una grande battaglia storica. Non soltanto la Franciama tutta l'Europa trema davanti al terremoto di giugnomentre le successivedisfatte delle classi più elevate vengono ottenute cosi a buon mercatoche ènecessaria l'insolente esagerazione del partito vittorioso per poterle farpassare come avvenimenti di importanzaed esse diventano tanto più vergognosequanto più il partito che soccombe è lontano dal partito proletario.

Certola disfatta degli insorti di giugno aveva preparatospianatoilterreno su cui poteva essere fondatastabilitala repubblica borghese; peròaveva allo stesso tempo mostrato che si ponevano in Europa ben altri problemiche di "repubblica o monarchia"; aveva rivelato che repubblicaborghese significa dispotismo assoluto di una classe su altre classi; avevaprovato che in paesi di vecchia civiltà e con una avanzata struttura di classecon condizioni di produzione moderne e una coscienza spirituale in cui tutte leidee tradizionali sono state dissolte da un lavoro secolarela repubblica nonè altroin generaleche la forma politica del rovesciamento della societàborghesema non la forma della sua conservazionecome avvieneper esempionegli Stati Uniti d'Americadove classi sociali esistono giàsenza dubbiomanon si sono ancora fissatee in un flusso continuo modificano continuamente leloro parti costitutive e se le cedono; dove i moderni mezzi di produzioneinvece di coincidere con un eccesso di popolazione stagnantecompensanopiuttosto la relativa scarsezza di teste e di braccia; e dove infine lo slanciogiovanilmente febbrile della produzione materialeche deve conquistarsi unmondo nuovonon ha ancora lasciato né il tempo né l'opportunità di farpiazza pulita del vecchio mondo spirituale.

Tutte le classi e tutti i partiti si erano uniti durante le giornate digiugno nel partito dell'ordine per fronteggiare la classe proletariaconsiderata come il partito dell'anarchia. del socialismodel comunismo. Essiavevano "salvato" la società dai "nemici della società".Essi avevano dato alle loro truppe le parole d'ordine della vecchia società:"Proprietàfamigliareligioneordine"e gridato alla crociatacontrorivoluzionaria: "In questo segno vincerai!". A partire da questomomentonon appena uno dei numerosi partiti che sotto questa insegna si eranoschierati contro gli insorti di giugno cercanel suo proprio interesse diclassedi tenere il campo della rivoluzioneviene schiacciato al grido di"proprietàfamigliareligioneordine". La società viene salvatatanto Più spessoquanto più si restringe la cerchia dei suoi dominatoriquanto più un interesse più ristretto prevale sugli interessi più larghi.Ogni rivendicazione della più semplice riforma finanziaria borghesedelliberalismo più ordinariodel repubblicanesimo più formaledella democraziapiù volgareviene ad un tempo colpita come "attentato contro lasocietà" e bollata come "socialismo". E alla fine gli stessigrandi sacerdoti della "religione e dell'ordine" vengono cacciati apedate dai loro tripodi piticistrappati in piena notte dai loro lettistivatinelle vetture cellularigettati in carcere o spediti in esilio. Il loro tempioviene raso al suolola loro bocca suggellatala loro penna spezzatala lorolegge infrantain nome della religionedella proprietàdella famigliadell'ordine. Borghesi fanatici dell'ordine vengono fucilati ai loro balconi dabande di soldati ubriachiil sacrario della loro famiglia viene profanatoleloro case vengono bombardate per passatempo in nome della proprietàdellafamigliadella religione e dell'ordine. La feccia della società borgheseformain ultima istanzala falange sacra dell'ordine e Crapülinskil'eroefa il suo ingresso alle Tuileries come "salvatore della società".

II

Riprendiamo il filo dell'esposizione.

A partire dalle giornate di giugnola storia dell'Assemblea nazionalecostituente è la storia del dominio e della disgregazione della frazione dellaborghesia repubblicanafrazione conosciuta col nome di repubblicani tricolorirepubblicani purirepubblicani politicirepubblicani formalistiecc.

Sotto la monarchia di Luigi Filippo questa frazione aveva costituitol'opposizione repubblicana ufficialeed era stata quindi parte integrantericonosciuta del mondo politico di allora. Essa aveva i suoi rappresentantinelle Camere e una notevole sfera d'influenza nella stampa. Il suo organopariginoil Nazional eranel suo genereconsiderato rispettabile quanto ilJournal des Débats. A questa posizione che essa aveva avuto sotto la monarchiacostituzionale corrispondeva il suo carattere. Non si trattava di una frazionedella borghesia tenuta assieme da grandi interessi comuni e delimitata daparticolari condizioni di produzione. Si trattava piuttosto di una consorteriadi borghesidi scrittoridi avvocatidi ufficiali e di impiegati diconvinzioni repubblicanel'influenza dei quali si fondava sull'antipatiapersonale del paese per Luigi Filipposui ricordi della vecchia repubblicasulla fede repubblicana di un certo numero di sognatorima soprattutto sulnazionalismo francesedi cui essa manteneva desto l'odio contro i trattati diVienna e contro l'alleanza con l'Inghilterra. Una gran parte dell'influenza cheil National aveva sotto Luigi Filippo era dovuta a questo imperialismo latentea cui più tardiperciòsotto la repubblicapoté contrapporsi unconcorrente vittorioso nella persona di Luigi Bonaparte. Esso combatteval'oligarchia finanziariacome tutta la rimanente opposizione borghese. Lapolemica contro il bilancioche era in Francia strettamente legata alla lottacontro l'aristocrazia finanziariaforniva una popolarità troppo a buon mercatoe materia troppo copiosa a leading artieles puritaniperché non la si dovessesfruttare. La borghesia industriale era riconoscente al National per la suaservile difesa del sistema protezionista franceseche esso nel frattempo avevaintrapreso più per motivi nazionali che per motivi economici; e la borghesianel suo assieme gli era riconoscente per le sue denunce piene d'odio contro ilsocialismo e il comunismo. Per il resto il partito del National era repubblicanopurocioè voleva una forma repubblicana invece di una forma monarchica didominio della borghesia esoprattuttovoleva avere in questo dominio la partedel leone. Delle condizioni di questa trasformazione esso non aveva nessuna ideachiara. Ciò che invece gli era chiaro come la luce del soleciò che era statodichiarato apertamentenegli ultimi tempi del regno di Luigi Filipponeibanchetti per la riformaera la sua impopolarità tra i piccoli borghesidemocraticie specialmente tra il proletariato rivoluzionario. Questirepubblicani puricome si conviene a puri repubblicanistavano già peraccontentarsi di una reggenza della duchessa di Orléansquando scoppiò larivoluzione di febbraio che dette un posto nel governo provvisorio ai lororappresentanti più conosciuti. Naturalmenteessi godevano in anticipo dellafiducia della borghesia e della maggioranza dell'Assemblea nazionalecostituente. Dalla commissione esecutivaformata dall'Assemblea nazionale sindalla sua prima riunionevennero subito esclusi gli elementi socialisti delgoverno provvisorioe il partito del National approfittò dello scoppiodell'insurrezione di giugno per dare il benservito anche alla Commissioneesecutiva e sbarazzarsi in questo modo dei suoi rivali più prossimiirepubblicani piccolo-borghesi o democratici (Ledru-Rollinecc.). Cavaignacilgenerale del partito repubblicano borgheseche aveva diretto la battaglia digiugnoprese il posto della Commissione esecutivacon una specie di poteredittatoriale. Marrastgià redattore capo del Nationaldivenne presidenteperpetuo dell'Assemblea nazionale costituentee i ministericome tutti glialtri posti importanticaddero in mano dei repubblicani puri.

La frazione dei repubblicani borghesiche da tempo si era considerata eredelegittima della monarchia di lugliovide così superati i propri idealimagiunse a dominare non già come aveva sognato sotto Luigi Filippoattraversouna rivolta liberale della borghesia contro il tronobensì attraverso unasommossarepressa a colpi di mitragliadel proletariato contro il capitale.Ciò che essa si era rappresentato come l'avvenimento più rivoluzionariosiriproducevain realtàcome il più controrivoluzionario. Il frutto le cadevain gremboma cadeva dall'albero della scienzanon dall'albero della vita.

L'esclusivo dominio dei repubblicani borghesi durò soltanto dal 24 giugnosino al 10 dicembre 1848. La sua storia si riassume nella elaborazione di unaCostituzione repubblicana e nello stato d'assedio di Parigi.

La nuova Costituzione non fu altroin sostanzache l'edizione repubblicanadella Carta costituzionale del 1830. Il ristretto censo elettorale dellamonarchia di luglioche escludeva dal potere una grande parte della borghesiastessaera compatibile con l'esistenza della repubblica borghese. Larivoluzione di febbraio aveva immediatamente proclamatoal posto di quel censoil suffragio universale diretto. I repubblicani borghesi non potevano sopprimerequesto fatto. Essi dovettero perciò accontentarsi di aggiungervi la clausolarestrittiva di un domicilio di sei mesi nel collegio elettorale. La vecchiaorganizzazione amministrativamunicipalegiudiziariamilitareecc.rimaseimmutatae dove la Costituzione la modificavala modificazione riguardava ititoli dei capitolinon il contenuto; i nominon la cosa.

L'inevitabile stato maggiore delle libertà del 1848la libertà personalela libertà di stampadi paroladi associazionedi riunionedi insegnamentoe di religioneecc.indossarono una veste costituzionale che le rendevainvulnerabili. Ognuna di queste libertà venne proclamata come diritto assolutodel cittadino francesema con la costante nota marginale che essa eraillimitata nella misura in cui non le veniva posto un limite dagli "egualidiritti di altri e dalla sicurezza pubblica"o dalle "leggi"lequali hanno appunto il compito di mantenere questa armonia (delle libertàindividuali tra di loro e con la sicurezza pubblica). Per esempio: "Icittadini hanno il diritto di associarsidi riunirsi pacificamente e senz'armidi presentare petizioni e di esprimere le loro opinioni a mezzo della stampa ocon qualsiasi altro mezzo. Il godimento di questi diritti non ha altri limitiche gli eguali diritti degli altri e la sicurezza pubblica" (Cap. II dellaCostituzione francese$ 8). - "L'insegnamento è libero. La libertàdell'insegnamento deve essere esercitata nelle condizioni fissate dalla legge esotto il controllo supremo dello Stato" (Ibidem$ 9). - "Il domiciliodi ogni cittadino è inviolabileeccetto che nelle forme prescritte dallalegge" (Cap. Il$ 3). E cosi via. - La Costituzione rinvia perciòcontinuamente a future leggi organicheche debbono spiegare quelle notemarginali e regolare il godimento di quelle libertà illimitatein modo cheesse non si urtino a vicenda e non offendano la sicurezza pubblica. Le leggiorganiche vennero elaborate in seguito dagli amici dell'ordinee tutte quellelibertà vennero regolate in modo tale che la borghesianel godimento di essenon si urtasse agli uguali diritti delle altre classi. Tutte le volte che essaproibì completamente "agli altri" queste libertào ne permisel'esercizio soltanto a condizioni che sono altrettante trappole poliziescheciò avvenne sempre nell'interesse della "sicurezza pubblica"cioèdella sicurezza della borghesiacosì come prescrive la Costituzione. Perciòin seguito ebbero diritto di appellarsi alla Costituzione tanto gli amicidell'ordineche sopprimevano tutte queste libertàquanto i democraticichele reclamavano integralmente. Ogni paragrafo della Costituzione contiene infattila sua propria antitesila sua Camera alta e la sua Camera bassa: nellaproposizione generalela libertànella nota marginalela soppressione dellalibertà. Sino a chedunqueil nome della libertà venne rispettato e vennesoltanto ostacolatacon mezzi legali s'intendela vera realizzazione di essal'esistenza costituzionale della libertà rimase illesaintattabenché la suaesistenza reale venisse distrutta.

Questa Costituzioneresa inviolabile in modo cosi ingegnosoera peròvulnerabile in un puntocome Achille; non nel tallonema nella testaopiuttosto nelle due teste in cui culminava: l'Assemblea legislativa da unaparteil presidente dall'altra. Si scorra la Costituzionee si vedrà che isoli paragrafi assolutipositivisenza contraddizioniincontrovertibilisonoquelli in cui sono determinati i rapporti del presidente con l'Assemblealegislativa. Qui infatti si trattavaper i repubblicani borghesidi garantirese stessi. I paragrafi 45-70 della Costituzione sono formulati in modo chel'Assemblea nazionale può costituzionalmente deporre il presidentementre ilpresidente può sbarazzarsi dell'Assemblea nazionale solo andando contro laCostituzionesolo sopprimendo la Costituzione stessa. In questo modo dunque laCostituzione esige la propria soppressione violenta. Non solo essa consacracome la Carta del 1830la divisione dei poterima la estende sino a farladiventare una intollerabile contraddizione. Il giuoco dei poteri costituzionalicome Guizot chiamava le risse parlamentari tra il potere legislativo e il potereesecutivosecondo la Costituzione del 1848 viene costantemente giocato vabanque. Da una parte 750 rappresentanti del popoloeletti dal suffragiouniversale e rieleggibilii quali costituiscono un'Assemblea nazionaleincontrollabileindissolubileindivisibileun'Assemblea nazionale che gode diuna onnipotenza legislativache decide in ultima istanza della guerradellapace e dei trattati di commercioche possiede da sola il diritto di amnistia edessendo permanente occupa continuamente la ribalta della scena politica.Dall'altra parte il presidentecon tutti gli attributi del potere regiocon lafacoltà di nominare e di revocare i suoi ministri indipendentementedall'Assemblea nazionalecon tutti i mezzi del potere esecutivo concentratinelle sue manicon la facoltà di disporre di tutti gli impieghi e quindi didecidere in Francia dell'esistenza per lo meno di un milione e mezzo di personegiacché tale è il numero di coloro che sono legati ai 500.000 impiegati e agliufficiali di tutti i gradi. Egli ha ai suoi ordini tutte le forze armate. Godedel privilegio di poter graziare i criminalidi poter sospendere le guardienazionalidi poter sciogliered'accordo con il Consiglio di Statoi Consigligeneralicantonali e municipali eletti dai cittadini stessi. L'iniziativa e ladirezione nella conclusione di tutti i trattati con l'estero gli sono riservate.Mentre l'Assemblea è continuamente sulla scenaesposta alla critica eindiscreta luce del giornoil presidente conduce un'esistenza ritirata neiCampi Elisiavendo costantemente davanti agli occhi e nel cuore l'articolo 45della Costituzioneche quotidianamente gli ripete: Frèreil faut mourir! Iltuo potere scade la seconda domenica del bel mese di maggio del quarto annodalla tua elezione! Allora saran finiti gli splendori; la commedia non siripetee se hai dei debitipensa a tempo a regolarli coi 600.000 franchi cheti largisce la Costituzionea meno che tu non preferisca andar a finire nellaprigione di Clichyil secondo lunedì del bel mese di maggio! - Se laCostituzione attribuisce in questo modo al presidente il potere di fattoessacerca di assicurare all'Assemblea nazionale il potere morale. Ma prescindendodal fatto che è impossibile creare un potere morale con paragrafi di leggelaCostituzione qui torna a distruggersi da solafacendo eleggere il presidente datutti i francesia suffragio diretto. Mentre i voti della Francia si disperdonosui 750 membri dell'Assemblea nazionalequi invece si concentrano su un soloindividuo. Mentre ogni singolo rappresentante del popolo rappresenta soltantoquesto o quel partitoquesta o quella cittàquesta o quella testa di ponteoanche semplicemente la necessità di eleggere un settecentocinquantesimoqualunquesenza considerare troppo per il sottile ne la cosane l'uomoegliè l'eletto della nazionee l'atto della sua elezione è la briscola che ilpopolo sovrano giuoca una volta ogni quattro anni. L'Assemblea nazionale elettaè unita alla nazione da un rapporto metafisicoil presidente eletto è unitoalla nazione da un rapporto personale. E'ben vero che l'Assemblea nazionalepresenta nei suoi rappresentanti i molteplici aspetti dello spirito nazionale;ma nel presidente questo spirito si incarna. Egli possiede rispettoall'Assemblea una specie di diritto divino; egli è per grazia del popolo.

Tetila dea del mareaveva predetto ad Achille ch'egli sarebbe morto nelfiore della gioventù. La Costituzioneche aveva il suo punto debolecomeAchilleaveva pure il presentimentocome Achilleche le sarebbe toccatomorire di morte prematura. Senza che Teti uscisse dal mare a confidare loro ilsegretoi repubblicani puri della Costituente non avevano che da abbassare losguardo dal cielo nebuloso della loro repubblica ideale sul mondo profanopervedere come l'arroganza dei monarchicidei bonapartistidei democraticideicomunistie il loro proprio discredito aumentassero di giorno in giornonellastessa misura in cui si avvicinavano al compimento della loro grande operad'arte legislativa. Essi cercarono d'ingannare la sorte con l'astuziacostituzionale dello articolo 111 della Costituzionesecondo cui ogni propostadi revisione della Costituzione doveva essere votata in tre dibattitisuccessivicon un mese intiero di distanza l'uno dall'altroda almeno trequarti dei votia condizione inoltre che partecipassero al voto almeno 500membri dell'Assemblea nazionale. Essi facevano cosi il tentativo disperato dicontinuare ad esercitare come minoranza parlamentarea cui già nel lorospirito profetico si vedevano ridottiquel potere che di giorno in giornosfuggiva dalle loro deboli maninel momento in cui disponevano ancora dellamaggioranza parlamentare e di tutti i mezzi del potere governativo.

Infinein un paragrafo melodrammaticola Costituzione affidava se stessa"alla vigilanza e al patriottismo del popolo francese tutto intierocomedi ogni francese in particolare"e ciò dopo aver essa stessain un altroparagrafoconfidato i "vigilanti" e i "patrioti" allatenera e feroce attenzione della Corte suprema da essa inventatala Haute Cour.

Tale era la Costituzione del 1848che il 2 dicembre 1851 venne buttata aterra dal contatto non con una testama con un cappello; vero è che sitrattava del tricorno di Napoleone.

Mentre i repubblicani borghesi erano occupatinell'Assembleaa ponzarediscutere e votare questa CostituzioneCavaignacal di fuori dell'Assembleamanteneva lo stato d'assedio a Parigi. Lo stato d'assedio a Parigi ful'ostetrico della Costituente durante i dolori del suo parto repubblicano. Sepiù tardi la Costituzione venne soppressa a colpi di baionettenon sì devedimenticare che essa aveva dovuto essere difesa colle baionettee spianatecontro il popoloquando era ancora nel seno maternoe che era stata messa almondo dalle baionette. Gli avi dei "repubblicani dabbene" avevanofatto fare al loro simboloil tricoloreil giro dell'Europa. I loro epigonifecero anch'essi una invenzioneche si aprì da sé il cammino per tutto ilcontinenteper ritornare in Francia con sempre rinnovato amorefino adacquistar diritto di cittadinanza nella metà dei suoi dipartimenti. Questainvenzione si chiama lo stato d'assedio. Invenzione eccellenteapplicataperiodicamente in ognuna delle crisi che si succedettero nel corso dellarivoluzione francese. Ma la caserma e il bivaccoche così venivano impostiperiodicamente alla società francese per comprimerle il cervello e farladiventare una persona tranquilla; la sciabola e il moschettocui siattribuivano periodicamente le funzioni di giudice e di amministratoreditutore e di censoredi poliziotto e di guardiano notturno; i mustacchi el'uniforme del soldatoche venivano periodicamente esaltati come la saggezzasuprema e la guida della società; - la caserma e il bivaccola sciabola e ilmoschettoi mustacchi e l'uniforme da soldatonon dovevano alla fine arrivarealla conclusione che era meglio salvare la società una volta per sempreproclamando il proprio regime come forma suprema del regime politico e liberandola società borghese dalla preoccupazione di governarsi da sé? La caserma e ilbivaccola sciabola e il moschettoi mustacchi e l'uniforme da soldatodovevano arrivare tanto più facilmente a queste conclusioniin quanto in talcaso avevano anche il diritto di aspettarsi un miglior pagamento in contanti perquesto loro grande meritomentre negli stati d'assedio semplicemente periodicie nei salvataggi fugaci della società agli ordini di questa o di quellafrazione della borghesia vi era in sostanza poco da guadagnareall'infuori dialcuni morti e feriti e di alcune smorfie amichevoli della borghesia. Nondovevano dunque i militari giocare allo stato d'assedio nel proprio interesse eper proprio conto e in pari tempo porre l'assedio alle tasche della borghesia?Non si dimentichi del restosia detto di sfuggitache il colonnello Bernardlo stesso presidente della commissione militare che sotto Cavaignac aveva senzagiudizio spedito alla deportazione 15.000 insortiin questo momento si trovavadi nuovo alla testa delle commissioni militari che funzionavano a Parigi.

Se i repubblicani dabbene e puri avevano preparatocon lo stato d'assedio diParigiil terreno su cui dovevano crescere i pretoriani del 2 dicembre 1851essi però meritano un elogiod'altra parteperché invece di esagerare ilsentimento nazionale come sotto Luigi Filippoora che disponevano del poterenazionale strisciavano davanti allo stranieroe invece di liberare l'Italia lalasciavano riconquistare dagli austriaci e dai napoletani. L'elezione di LuigiBonaparte a presidenteil 10 dicembre 1848pose fine alla dittatura diCavaignac e alla Costituente.

Nel paragrafo 44 della Costituzione è detto: "Il Presidente dellaRepubblica francese non deve mai aver perduto la qualità di cittadinofrancese". Il primo presidente della Repubblica franceseL. N. Bonapartenon solo aveva perduto la sua qualità di cittadino francesenon solo era statoun funzionario della polizia inglese in servizio specialema era persinonaturalizzato svizzero.

Ho già spiegato altrove l'importanza dell'elezione del 10 dicembre. Nonritornerò dunque su questo argomento. Qui è sufficiente rilevare che essa fuuna reazione dei contadiniche avevano dovuto pagare le spese della rivoluzionedi febbraiocontro le altre classi della nazione; una reazione della campagnacontro la città. Essa fu accolta con grande simpatia dall'esercitoa cui irepubblicani del National non avevano procacciato né gloria né vantaggi dallagrande borghesiache salutò Bonaparte come un ponte di transizione verso lamonarchia; e dai proletari e dai piccoli borghesiche videro in lui il castigoper Cavaignac. Avrò occasione in seguito di esaminare con maggiore attenzionela posizione dei contadini verso la rivoluzione francese.

Il periodo che va dal 20 dicembre 1848 sino allo scioglimento dellaCostituente nel maggio 1849 abbraccia la storia della caduta dei repubblicaniborghesi. Dopo aver fondato una repubblica per la borghesiasbarazzato ilterreno dal proletariato rivoluzionario e ridotto temporaneamente al silenzio lapiccola borghesia democraticaessi stessi vengono messi in un canto dalla massadella borghesiache a buon diritto mette questa repubblica sotto sequestrocome sua proprietà. Ma questa massa borghese era monarchica. Una parte di essai grandi proprietari fondiariaveva dominato sotto la Restaurazionee perciòera legittimista. Gli altril'aristocrazia finanziaria dei grandi industrialiavevano dominato sotto la monarchia di luglioe perciò erano orleanisti. Igrandi dignitari dell'esercitodell'universitàdella Chiesadel barreaudell'accademia e della stampa si ripartivano tra queste due correntisebbene inproporzioni disuguali. Nella repubblica borgheseche non portava né il nomedei Borboni né quello degli Orléansma il nome di capitaleessi avevanotrovato la forma di Stato in cui potevano dominare in comune. Giàl'insurrezione di giugno li aveva tutti riuniti nel "partitodell'ordine". Ora era necessario innanzi tutto sbarazzarsi dellaconsorteria dei repubblicani borghesiche detenevano ancora i seggidell'Assemblea nazionale. Quanto questi repubblicani puri erano stati brutalinell'abusare della forza fisica contro il popoloaltrettanto essi furono vilipusillanimitimorosiinettiincapaci di lottare nel ritirarsiora che eragiunto il momento di far valere contro il potere esecutivo e contro i monarchiciil loro repubblicanesimo e il loro diritto legislativo. Non tocca a meraccontare qui la storia ignominiosa della loro decomposizione. Non fu untramontofu un svanire. La loro storia finisce per sempree nel periodoseguentesia all'interno che all'esterno dell'assembleaessi figurano soltantocome ricordiche sembrano rivivere ogni volta che ritorna a galla il solo nomedella repubblica e ogni volta che il conflitto rivoluzionario minaccia discendere al livello più basso. Noterò di sfuggita che il giornale che avevadato il suo nome a questo partitoil Nationalsi convertinel periodosuccessivoal socialismo.

Prima di chiudere questo periodo dobbiamo ancora gettare uno sguardoretrospettivo sui due poteri di cui l'uno distrusse l'altro il 2 dicembre 1851mentre dal 20 dicembre 1848 sino alla fine dell'Assemblea costituente eranovissuti in buoni rapporti coniugali. Mi riferisco da una parte a LuigiBonapartedall'altra parte al partito dei monarchici coalizzatial partitodell'ordinedell'alta borghesia. Assumendo la presidenzaBonaparte formòimmediatamente un ministero del partito dell'ordinealla testa del quale poseOdilon Barrotil vecchio caposi noti benedella frazione più liberale dellaborghesia parlamentare. Il signor Barrot aveva finalmente messo le mani sulportafoglio ministeriale la cui ombra lo perseguitava sin dal 1830anzisullapresidenza del Ministero. Ma egli non vi giungevacome se l'era immaginatosotto Luigi Filippoin qualità di capo più avanzato dell'opposizioneparlamentare; bensì col compito di dare il colpo di grazia a un parlamentoein qualità di alleato di tutti i suoi nemici giuratii gesuiti e ilegittimisti.

Egli sposava finalmente la sua fidanzatama dopo che questa i eraprostituita. Quanto a Bonaparteegli si ritiravain apparenzadietro lequinte. Il partito dell'ordine lavorava per lui.

Sin dal primo consiglio dei ministri venne decisa la spedizione di Romae cisi mise d'accordo di intraprenderla all'insaputa dell'Assemblea nazionale e distrapparle sotto un falso pretesto i mezzi necessariSi cominciò a questo modocon una truffa verso l'Assemblea nazionale e con una cospirazione segreta con lepotenze assolute dell'estero contro la repubblica romana rivoluzionaria. Allostesso modo e con le stesse manovre Bonaparte preparò il suo colpo del 2dicembre contro l'Assemblea legislativa monarchica e contro la sua repubblicacostituzionale. Non dimentichiamo che lo stesso partito che il 20 dicembre 1848formava il ministero di Bonaparteil 2 dicembre 1851 formava la maggioranzadell'Assemblea nazionale legislativa.

La Costituente aveva deciso in agosto di non sciogliersi prima di averelaborato e promulgato tutta una serie di leggi organichedestinate acompletare la Costituzione. Il 6 gennaio 1849 il partito dell'ordine le feceproporrea mezzo del suo rappresentante Rateaudi lasciar correre le leggiorganiche e di decidere piuttosto il proprio scioglimento. Non solo il ministerocon a capo Odilon Barrotma tutti i membri monarchici dell'Assemblea nazionaledimostrarono all’Assemblea in questo momento che il suo scioglimento eranecessario per il ristabilimento del creditoper il consolidamento dell'ordineper metter fine alla situazione provvisoria e confusa e creare uno stato di cosedefinitivo; le dimostrarono ch'essa intralciava la produttività del nuovogoverno e cercava di prolungare la propria esistenza per puro rancorementre ilpaese era stanco di lei. Bonaparte prendeva nota di tutte queste invettivecontro il potere legislativole imparava a memoriae il 2 dicembre 1851mostrò ai monarchici del parlamento che aveva ben imparato da loro. E ritorsecontro di loro i loro stessi argomenti.

Il ministero Barrot e il partito dell'ordine andarono più avanti.Organizzarono in tutta la Francia delle petizioni all'Assemblea nazionalenellequali questa era garbatamente invitata ad andarsene. Diressero così einfiammarono contro l'Assemblea nazionaleespressione costituzionalmenteorganizzata del popolole masse del popolo inorganizzateinsegnarono aBonaparte a fare appello al popolo contro le assemblee parlamentari. Infineil29 gennaio 1849arrivò il giorno in cui la Costituente doveva decidere delproprio scioglimento. L'Assemblea nazionale trovò il locale delle proprieriunioni occupato militarmente; Changarnieril generale del partito dell'ordinenelle cui mani era riunito il comando supremo della Guardia nazionale e delletruppe di lineaorganizzò in Parigi una grande rivistacome se si fosse allavigilia di una. battagliae i monarchici coalizzati dichiararono in tonominaccioso all'Assemblea che se non fosse stata arrendevole si sarebbe fattoricorso alla forza. L'Assemblea fu arrendevole e mercanteggiò soltanto un breverinvio. Che cosa fu il 29 gennaiose non il coup d'Etat del 2 dicembre 1851perpetrato contro l'Assemblea nazionale repubblicana dai monarchici insieme conBonaparte? Quei signori non notarono e non vollero notare che Bonaparte sfruttòil 29 gennaio 1849 per far sfilare una parte delle truppe davanti alle Tuileriese davanti a see colse avidamente a volo questo primo appello pubblico alpotere militare contro il potere parlamentare per far presagire Caligola. Essinon vedevano che il loro Changarnier.

Una delle ragioni che spingevano in modo particolare il partito dell'ordinead abbreviare con la violenza la vita della Costituenteerano le leggiorganiche destinate a completare la Costituzionecome la leggesull'insegnamentosui cultiecc. I monarchici coalizzati volevano ad ognicosto fare essi queste leggi e non volevano lasciarle fare dai repubblicanidiventati diffidenti. Tra queste leggi organiche ve n'era anche una circa laresponsabilità del Presidente della Repubblica. Nel 1851 l'Assemblealegislativa era precisamente intenta alla elaborazione di una legge similequando Bonaparte prevenne il colpo col colpo del 2 dicembre. Che cosa nonavrebbero dato i monarchici coalizzatinella loro campagna parlamentared'inverno del 1851per trovare bella e fatta la legge sulla responsabilitàefatta da un'Assemblea repubblicana diffidente e piena d'odio!

Dopo che la Costituente ebbe spezzato il 29 gennaio 1849 la sua ultima armail ministero Barrot e gli amici dell'ordine la spinsero alla mortenonrisparmiarono nulla di ciò che poteva umiliarlae strapparono alla suadebolezza disperata delle leggi che le costarono gli ultimi residui di stima dicui ancora godeva nel pubblico. Bonapartepreso dalla sua idea fissanapoleonicafu tanto audace da sfruttare pubblicamente questa degradazione delpotere parlamentare. Quando infatti l'Assemblea nazionalel'8 maggio 1849inflisse un voto di biasimo al ministero per l'occupazione di Civitavecchia daparte di Oudinote ordinò che la spedizione romana venisse ricondotta ai suoiscopi presuntila stessa sera Bonaparte pubblicò nel Moniteur una lettera aOudinot in cui lo felicitava per le sue gesta eroichee posò a protettoremagnanimo dell'esercito in contrapposto ai pennaiuoli del Parlamento. Imonarchici sorrisero. Credevano che egli fosse semplicemente il loro dupe.Infine quando Marrastpresidente della Costituentecredette per un istante inpericolo la sicurezza dell'Assemblea nazionale eforte della Costituzionerequisì un colonnello col suo reggimentoil colonnellorichiamandosi alladisciplinalo rinviò a Changarnieril quale respinse con ironia la suarichiesta facendogli notare che non gli piacevano le bayonettes intelligents.Nel novembre 1851quando i monarchici coalizzati vollero impegnare la battagliadecisiva contro Bonaparteessi cercarononella loro famigerata "legge deiquestori" di attuare il principio della requisizione diretta delle truppeda parte del presidente dell'Assemblea nazionale. Uno dei loro generaliLeflóaveva firmato il progetto di legge. Invano Changarnier votò per la proposta eThiers rese omaggio alla chiaroveggenza della vecchia Costituente. Il Ministrodella guerra Saint-Arnaud gli rispose colle stesse parole con cui Changarnieraveva risposto a Marraste tra gli applausi della Montagna.

In questo modo il partito dell'ordinequando non era ancora Assembleanazionalequando era ancora soltanto ministeroaveva screditato il regimeparlamentare. E si mette a strillare quando il 2 dicembre 1851 lo bandì dallaFrancia!

Noi gli auguriamo buon viaggio

III

Il 29 maggio 1849 si riunì l'Assemblea nazionale legislativa. Il 2 dicembre1851 essa fu sciolta. Questo periodo abbraccia tutta l'esistenza dellarepubblica costituzionale o parlamentare.

Nella prima rivoluzione francese al dominio dei costituzionali segue ildominio dei girondinie al dominio dei girondini il dominio dei giacobini.Ognuno di questi partiti si appoggia su quello che è più avanzato di lui. Nonappena ha portato la rivoluzione tanto avanti chenonché precederlanon puòpiù nemmeno seguirlaviene scartato dall'alleato più ardito che è dietro dilui e viene mandato alla ghigliottina. Così la rivoluzione si sviluppa secondouna linea ascendente.

Il contrario succede nella rivoluzione dei 1848. Il partito proletario sipresenta come appendice dei partito democratico piccolo-borghese. Questotradisce il primo e lo lascia cadere il 16 aprileil 15 maggio e nelle giornatedi giugno. Il partito democraticoa sua voltasi appoggia alle spalle delpartito repubblicano borghese. Non appena i repubblicani borghesi credono diavere una base solida si sbarazzano dell'inopportuno compagno e si appoggiano aloro volta alle spalle del partito dell'ordine. Ma questo scrolla le spallemanda a gambe all'aria i repubblicani borghesi e si appoggia alle spalle dellaforza armata. Crede ancora di poggiare sopra di esse quando un bel mattino siaccorge che le spalle si sono cambiate in baionette. Ogni partito recalcitracontro quello che lo spinge in avantie si appoggia a quello che lo spingeindietro. Non fa maraviglia che in questa posizione ridicola perda l'equilibrioe dopo inevitabili smorfiecada al suolo con strane capriole. Così larivoluzione si sviluppa secondo una linea discendente. Essa ha già iniziatoquesto movimento all'indietro prima ancora che l'ultima barricata di febbraiosia stata demolita e sia stata costituita la prima autorità rivoluzionaria.

Il periodo che ci sta dinanzi presenta il miscuglio più bizzarro dicontraddizioni stridenti: costituzionali che cospirano apertamente contro laCostituzione; rivoluzionari che sonoper loro confessionecostituzionali;un'Assemblea nazionale che vuol essere onnipotente e rimane esclusivamenteparlamentare; una Montagna che fa della sopportazione la sua professione e metteriparo alle disfatte presenti con la profezia di vittorie future; monarchici chefanno i patres conscripti della repubblica e sono costretti dalla situazione amantenere in esilio le avverse case reali di cui sono fautori e a conservare inFrancia la repubblica che odiano; un potere esecutivo che trova la sua forzanella sua debolezza stessae la sua rispettabilità nel disprezzo che ispira;una repubblica che non è altro che l'infamia combinata di due monarchiedellaRestaurazione e della monarchia di lugliosotto un'etichetta imperialistica;unioni la cui prima clausola è la scissione; battaglie la cui prima legge è lamancanza di decisione; in nome dell'ordine una agitazione confusa e senzacontenuto; in nome della rivoluzione la più solenne predicazione di pace;passioni senza veritàverità senza passioneeroi senza azioni eroichestoria senza avvenimenti; una evoluzione la cui unica molla sembra essere ilcalendarioe che stanca per la ripetizione costante degli stessi momenti ditensione e di distensione; contrasti che sembrano acutizzarsi periodicamentesoltanto per attutirsi e precipitaresenza riuscire a risolversi; sforzipresuntuosi e ostentati e paure della borghesia davanti al pericolo della finedel mondoe da parte dei salvatori del mondoin pari tempoi più meschiniintrighi e le commedie di palazzo più meschineche nel loro laisser allerricordano piuttosto i tempi della fronda che il giorno del giudizio universale;tutto il genio ufficiale della Francia messo alla gogna dalla astutadappocaggine di un solo individuo; la volontà collettiva della nazioneognivolta che si esprime nel suffragio universalecerca la sua espressione adeguatanei nemici inveterati degl'interessi delle massesino a che la trova finalmentenell'arbitrio di un filibustiere. Se mai epoca della storia è stata dipinta ingrigio su grigioè ben questa. Uomini e avvenimenti appaiono come degliSchlemihl a rovesciocome ombre cui è stato tolto il corpo. La rivoluzionestessa paralizza i suoi fautori e riempie di violenza e di passione soltanto isuoi avversari. Quando finalmente appare lo "spettro rosso"continuamente evocato e scongiurato dai controrivoluzionariesso non appare colberretto frigio dell'anarchia sul capoma nell'uniforme dell'ordineinpantaloni rossi.

Abbiamo visto che il ministero installato dal Bonaparte il 20 dicembre 1848il giorno della sua ascensione era un ministero del partito dell'ordinedellacoalizione legittimista e orleanista. Questo ministero Barrot-Falloux erasopravvissuto alla Costituente repubblicanadi cui aveva più o menoviolentemente abbreviato l'esistenzae si trovava ancora al potere.Changarnieril generale dei monarchici coalizzaticontinuava a riunire nellasua persona il comanda generale della prima divisione militare e quello dellaGuardia nazionale di Parigi. Le elezioni generali avevano finalmente assicuratoal partito dell'ordine una grande maggioranza nell'Assemblea nazionale. Ideputati e i pari di Luigi Filippo s'imbatterono in una sacra falange dilegittimistiper i quali le numerose schede elettorali della nazione eranodiventate biglietti d'ingresso alla scena politica. I rappresentanti del popolobonapartisti erano troppi rariper poter formare un partito parlamentareindipendente. Essi apparivano soltanto come mauvaise queue del partitodell'ordine. In questo modo il partita dell'ordine si trovava in possesso delpotere governativodell'esercito e dei corpo legislativoin una parola ditutto il potere dello Stato; ed era stato rafforzato moralmente dalle elezionigeneraliche facevano apparir il sui dominio come espressione della volontàdei popoloe dalla contemporanea vittoria della controrivoluzione su tutto ilcontinente europeo.

Mai partito era entrato in campagna con mezzi più rilevanti e sotto piùfavorevoli auspici.

I repubblicani purisuperstiti dal naufragiosi trovarono ridottinell'Assemblea nazionale legislativa a una cricca di circa cinquanta uominicona capo i generali africani CavaignacLamoricièreBedeau. Ma il grande partitod'opposizione era costituito dalla Montagna. Con questo nome si era battezzatoil partito socialdemocratico. Esso disponeva di più di duecento deisettecentocinquanta voti dell'Assemblea nazionale ed era quindi per lo menoaltrettanto forte quanto una qualsiasi delle tre frazioni del partitodell'ordine prese separatamente. La sua posizione di minoranza relativa rispettoall'assieme della coalizione monarchica appariva compensata da circostanzeparticolari. Non soltanto le elezioni dipartimentali avevano dimostrato ch'essosi era conquistato un'influenza considerevole tra la popolazione delle campagnema contava nel suo seno quasi tutti i deputati di Parigi. L'esercito aveva fattouna dichiarazione di fede democratica eleggendo tre sottufficiali; e il capodella MontagnaLedru-Rollina differenza di tutti i rappresentanti del partitodell'ordineera stato elevato alla dignità parlamentare da cinque dipartimentii quali avevano raccolto i loro suffragi sul suo nome. Il 29 maggio 1849dunquedato che era inevitabile che le diverse frazioni monarchiche venisserotra di loro a conflittoe che il partito dell'ordine come tale venisse aconflitto con Bonapartela Montagna sembrava aver davanti a sé tutti glielementi del successo. Quindici giorni dopo aveva perduto tutto. Compresol'onore.

Prima di procedere nella storia parlamentare sono necessarie alcuneosservazioniper evitare le consuete illusioni circa il carattere dell'epocache ci sta davanti. Secondo il modo di vedere dei democraticidurante tutto ilperiodo dell'Assemblea nazionale legislativasi trattavacome nel periododella Costituentedella semplice lotta tra repubblicani e monarchici Ma ilmovimento stesso essi lo riassumono in una sola parola: "reazione"notte in cui tutti i gatti sono grigie che permette loro di ripetere i loroluoghi comuni da guardiani notturni. Non vi è dubbio che a prima vista ilpartito dell'ordine presenta un groviglio di varie frazioni monarchicheche nonsolo intrigano l'una contro l'altra per elevare al trono ciascuna il propriopretendente e dare scacco al pretendente del partito avversoma sono pure tutteunite nell'odio comune e nei comuni attacchi contro la "repubblica".La Montagna invecein opposizione a questa cospirazione monarchica. appare comeil rappresentante della "repubblica". Il Partito dell'ordine sembracontinuamente occupato a un'opera di "reazione" che si dirigenépiù né meno che in Prussiacontro la stampail diritto di associazioneesimili e si traducecome in Prussiain brutali inframmettenze polizieschedella burocraziadella gendarmeria e dell'autorità giudiziaria. La"Montagna"dal canto suoè continuamente occupata a respingerequesti attacchi e a difenderequindii "diritti eterni dell'uomo"come più o meno hanno fatto da circa un secolo e mezzo tutti i partiticosiddetti popolari. Ma se si considerino la situazione e i partiti più davicinoquesta apparenza superficialeche nasconde la lotta di classe e lapeculiare fisionomia di questo periodoscompare.

Legittimisti e orleanisti costituivanocome s'è dettole due grandifrazioni del partito dell'ordine. Ma ciò che univa queste frazioni ai loropretendenti e le opponeva l'una all'altra non era forse qualcos'altro che ilgiglio e il tricolore la casa di Borbone e la casa di Orléansuna diversasfumatura nello spirito monarchico ein generalela professione di fede nellamonarchia? Sotto i Borboni aveva regnato la grande proprietà terrieracoi suoipreti e i suoi lacchè; sotto gli Orléans l'alta finanzala grande industriail grande commerciocioè il capitalecol suo seguito di avvocatiprofessorie retori. La monarchia legittima era soltanto l'espressione politica del dominioereditario dei grandi proprietari fondiarimentre la monarchia di luglio nonera altro che l'espressione politica del dominio usurpato dei parvenus borghesi.Dunque ciò che opponeva l'una all'altra queste frazioni non erano deicosiddetti princìpierano le condizioni materiali d'esistenzadue diversespecie della proprietà; era il vecchio contrasto tra la città e la campagnala rivalità tra il capitale e la proprietà fondiaria. Che in pari tempo vecchiricordiostilità personalitimori e speranzepregiudizi e illusionisimpatie e antipatieconvinzioniarticoli di fede e principi legassero all'unao all'altra delle case realinon lo si può negare. Al di sopra delledifferenti norme di proprietà e delle condizioni sociali di esistenza si elevatutta una sovrastruttura di impressionidi illusionidi particolari modi dipensare e di particolari concezioni della vita. La classe intiera crea questasovrastruttura e le dà una forma sulla base delle sue proprie condizionimateriali e delle corrispondenti relazioni sociali. L'individuo singolocuiqueste cose pervengono attraverso la tradizione e l'educazionepuò immaginarsiche esse costituiscano i veri motivi determinanti e il punto di partenza dellasua attività. Benché gli orleanistii legittimistiogni frazionecercassedi persuadere se stessa e di persuadere la frazione avversa che ciò che ledivideva era il fatto che ciascuna di esse sosteneva la propria casa regnantela realtà doveva provare in seguito che era piuttosto la divergenza dei lorointeressi a impedire l'unione delle due case. E come nella vita privata si fadistinzione tra ciò che un uomo pensa e dice di sé e ciò che dice e fa inrealtàtanto più nelle lotte della storia si deve far distinzione fra lefrasi e le pretese dei partiti e il loro organismo reale e i loro realiinteressitra ciò che essi si immaginano di essere e ciò che in realtà sono.Orleanisti e legittimisti si trovano gli uni accanto agli altri nella repubblicacon eguali pretese. Se ognuna delle due frazioni voleva conseguirecontrol'altrala restaurazione della propria casa realeciò non significava altrose non che i due grandi interessi che dividono la borghesia - la proprietàfondiaria e il capitale - cercavanoognuno per conto suodi restaurare lapropria supremazia e la subordinazione dell'interesse opposto. E parliamo di dueinteressi della borghesia perché la grande proprietà fondiariamalgradocivettasse col feudalismo e malgrado il suo orgoglio di razzaerainconseguenza dello sviluppo della società modernacompletamente imborghesita.Così in Inghilterra i tories si immaginarono per molto tempo di essereentusiasti della monarchiadella Chiesa e delle bellezze della vecchiacostituzione inglesesino a che il pericolo strappò loro la confessione cheerano entusiasti soltanto della rendita fondiaria.

I monarchici coalizzati intrigavano gli uni contro gli altri nella stampaaEmsa Claremontfuori del Parlamento. Dietro le quinte tornavano a indossarele loro vecchie livree orleaniste e legittimiste e riprendevano i loro vecchitornei. Ma sulla pubblica scenanelle loro azioni capitali e statalicomegrande partito parlamentarefacevano alle loro rispettive case reali dellesemplici riverenze e rinviavano in infinitum la restaurazione della monarchia.Essi adempivano la loro vera funzione come partito dell'ordinecioè sotto unabandiera socialenon sotto una bandiera politica; come rappresentantidell'ordinamento borghese e non come cavalieri serventi di principesse erranti;come classe borghese contro altre classi e non come monarchici contro irepubblicani. E come partito dell'ordine essi hanno esercitato sulle altreclassi della società un dominio più illimitato e più duro di quello cheavevano esercitato sotto la Restaurazione o sotto la monarchia di luglioundominio che era possibilein generalesoltanto nella forma della repubblicaparlamentareperché soltanto sotto questo regime le due grandi frazioni dellaborghesia francese potevano unirsi e porre quindi all'ordine dei giorno ildominio della loro classeanziché il regime di una sua frazione privilegiata.E seciò malgradoanche come partito dell'ordineessi insultano larepubblica e danno libero corso alla loro avversione per essaquesto avvienesoltanto grazie alle reminiscenze monarchiche. Il loro istinto li avvertiva chese era vero che la repubblica rendeva completo il loro dominio politicoessaminava però in pari tempo la loro base socialeperché ora erano costretti adaffrontarsi con le classi oppresse e a lottare contro di esse senzaintermediarisenza lo schermo della coronasenza poter sviare l'interessedella nazione con le loro lotte reciproche secondarie e con le lotte contro lamonarchia. Era un senso di debolezza che li faceva arretrare tremando davantialle condizioni pure del loro proprio dominio di classe e faceva lororimpiangere le forme meno completemeno sviluppatee quindi prive di pericolidi questo stesso dominio. Al contrarioogni volta che i monarchici coalizzatientrano in conflitto col pretendente che sta loro di frontecon Bonaparteognivolta che credono la loro onnipotenza parlamentare minacciata dal potereesecutivoogni voltadunqueche debbono presentare il titolo politico delloro dominioessi si presentano come repubblicani e non come monarchiciapartire dall'orleanista Thiersil quale ammonisce l'Assemblea nazionale che larepubblica è il regime che meno li dividesino al legittimista Berryerche il2 dicembre 1851cinta la sciarpa tricolore e fattosi tribunoarringa il popolodavanti al palazzo municipale del 10° mandamentoin nome della repubblica. Mala eco beffarda gli risponde: "Enrico V! Enrico V!".

Di fronte alla borghesia coalizzata si era formata una coalizione di piccoliborghesi e di operaiil cosiddetto partito socialdemocratico. I piccoliborghesi si erano visti mal ricompensati dopo le giornate del giugno 1848; iloro interessi materiali erano minacciatie le garanzie democratichecheavrebbero dovuto permetter loro di far valere questi interessierano messe inforse dalla controrivoluzione. Perciò si avvicinavano agli operai. La lororappresentanza parlamentared'altra partela Montagnamessa in disparte sottola dittatura dei repubblicani borghesi durante la seconda metà della vita dellaCostituente aveva riconquistato la sua popolarità lottando contro Bonaparte econtro i ministri monarchici. Essa aveva concluso un'alleanza coi capisocialisti. Nel febbraio 1849 si organizzarono dei banchetti di riconciliazione.Venne abbozzato un programma comunevennero formati dei comitati elettoralicomuni e vennero presentati dei candidati comuni. Alle rivendicazioni socialidel proletariato venne smussata la punta rivoluzionaria e data una piegademocratica. Alle pretese democratiche della piccola borghesia venne tolto ilcarattere puramente politico e dato rilievo alla loro punta socialista. Cosìsorse la Socialdemocrazia. La nuova Montagnache fu il risultato di questacombinazionetolti alcuni elementi della classe operaia che facevano dacomparsee alcuni membri delle sètte socialiste conteneva gli stessi elementidella vecchia Montagnama era numericamente più forte. Nel corso degliavvenimentiperòsi era mutataal pari della classe che essa rappresentava.Il carattere proprio della socialdemocrazia si riassume nel fatto che vengonorichieste istituzioni democratiche repubblicane non come mezzi per eliminareentrambi gli estremiil capitale e il lavoro salariatoma come mezzi perattenuare il loro contrasto e trasformarlo in armonia. Ma per quanto diversesiano le misure che possono venir proposte per raggiungere questo scopoperquanto queste misure si possano adornare di rappresentazioni più o menorivoluzionarieil contenuto rimane lo stesso. Questo contenuto è latrasformazione della società per via democraticama una trasformazione che nonoltrepassa il quadro della piccola borghesia. Non ci si deve rappresentare lecose in modo ristrettocome se la piccola borghesia intendesse difendere perprincipio un interesse di classe egoistico. Essa credeil contrarioche lecondizioni particolari della sua liberazione siano le condizioni generalientroalle quali soltanto la società moderna può essere salvata e la lotta di classeevitata. Tanto meno si deve credere che i rappresentanti democratici siano tuttishopkrepers o che nutrano per questi un'eccessiva tenerezza. Possono esserelontani dai bottegaiper cultura e situazione personaletanto quanto il cieloè lontano dalla terra. Ciò che fa di essi i rappresentanti del piccoloborghese è il fatto che la loro intelligenza non va al di là dei limiti che ilpiccolo borghese stesso non oltrepassa nella sua vitae perciò essi tendononel campo della teoriaagli stessi compiti ealle stesse soluzioni a cuil'interesse materiale e la situazione sociale spingono il piccolo borghese nellapratica. Tale èin generaleil rapporto che passa tra i rappresentantipolitici e letterari di una classe e la classe che essi rappresentano.

Da quanto si è detto è ovvio che se la Montagna lotta continuamente controil partito dell'ordine per la repubblica e per i cosiddetti diritti dell'uomoné la repubblica né i diritti dell'uomo sono il suo scopo supremo: così comeun esercito che si cerca di disarmaree che resistenon entra in campo soloper restare in possesso delle proprie armi.

Il partito dell'ordine provocò la Montagna sin dall'apertura dell'Assembleanazionale. La borghesia sentiva ora la necessità di finirla con i piccoliborghesi democraticicome un anno prima aveva compreso la necessità di finirlacol proletariato rivoluzionario. Ma la situazione dei nemico era diversa. Laforza del partito proletario era nella stradaquella dei piccoli borghesinell'Assemblea nazionale stessa. Si trattava quindi di attirarlo dall'Assembleanazionale nella strada e di spingerlo a spezzare da sé la propria forzaparlamentareprima che il tempo e le occasioni potessero consolidarla. LaMontagna si precipitò a occhi chiusi nella trappola.

Il bombardamento di Roma da parte delle truppe francesi fu l'esca che levenne lanciata. Esso costituiva una violazione dell'articolo V dellaCostituzioneche proibiva alla repubblica francese di impiegare le sue forzemilitari contro le libertà di un altro popolo. Inoltre l'articolo 54 proibivapure ogni dichiarazione di guerra da parte del potere esecutivo senza ilconsenso dell'Assemblea nazionale; e la Costituentecolla sua decisione dell'8maggioaveva disapprovato la spedizione romana. Fondandosi su questi fattil’11giugno 1849 Ledru-Rollin depose un atto d'accusa contro Bonaparte e i suoiministri. Irritato dalle punture di spillo di Thiersegli si lasciò trascinarea minacciare di voler difendere la Costituzione con tutti i mezzie anche conle armi alla mano. La Montagna si levò come un sol uomo e ripeté questoappello alle armi. Il 12 giugno l'Assemblea nazionale respinse l'atto di accusae la Montagna abbandonò il Parlamento. Gli avvenimenti del 13 giugno sonoconosciuti: il proclama di una parte della Montagnasecondo cui Bonaparte e isuoi ministri erano dichiarati "fuori della Costituzione"; la pacificadimostrazione di strada delle guardie nazionali democratiche chedisarmate comeeranosi dispersero al primo incontro con le truppe di Changarnierecc.ecc.Una parte della Montagna fuggi all'esteroun'altra parte venne deferitaall'Alta Corte di Bourgese un regolamento parlamentare sottopose il resto allasorveglianza pedantesca del presidente dell'Assemblea nazionale. Parigi venne dinuovo dichiarata in stato di assedioe la parte democratica della sua Guardianazionale venne sciolta. Così vennero spezzate l'influenza della Montagna nelParlamento e la forza dei piccoli borghesi a Parigi.

Lioneche il 13 giugno aveva dato il segnale di una sanguinosa insurrezioneoperaiavenne pure dichiarata in stato di assedio insieme ai cinquedipartimenti circonvicinie questo stato d'assedio dura tuttora.

Il grosso della Montagna aveva lasciato in asso la propria avanguardianegando le firme al suo proclama. La stampa aveva disertatoperché solo duegiornali avevano osato rendere pubblico il pronunciamento. I piccoli borghesitradirono i loro rappresentantiperché le guardie nazionali rimasero a casa edove apparveroimpedirono la costruzione di barricate. I rappresentanti avevanoingannato i piccoli borghesi perché non fu possibile vedere da nessuna parte icosiddetti affiliati ch'essi avevano nell'esercito. Infineinvece di trarre dalproletariato nuove forzeil partito democratico aveva trasmesso al proletariatola propria debolezza ecome avviene di solito nelle grandi azioni democratichei capi avevano la soddisfazione di poter accusare il loro "popolo" didiserzione e il popolo aveva la soddisfazione di poter accusare i suoi capi diaverlo gabbato.

Raramente un'azione era stata annunciata con maggior fracasso dell'imminentecampagna della Montagnararamente un avvenimento era stato lanciato a suon ditromba con maggior sicurezza e più tempo prima come una vittoria inevitabiledella democrazia. Non vi è dubbio: i democratici credono alle trombeaglisquilli delle quali crollarono le mura di Gericoe ogni volta che si trovano difronte alle mura del dispotismo cercano di ripetere il miracolo. Se la Montagnavoleva vincere nel Parlamentonon doveva fare appello alle armi. Se facevaappello alle armi nel Parlamentonon doveva però comportarsi in modoparlamentare nella strada. Se si pensava seriamente a una dimostrazionepacificaera però sciocco non prevedere che essa sarebbe stata accolta in modobellicoso. Se si prevedeva una vera battagliaera strano deporre le armi concui la battaglia doveva essere condotta. Ma le minacce rivoluzionarie deipiccoli borghesi e dei loro rappresentanti democratici sono semplici tentatividi intimidire l'avversario. E quando si sono cacciati in un vicolo ciecoquandosi sono compromessi a un punto tale che sono costretti a tradurre in atto leloro minacceciò viene fatto in modo equivocoche non evita altro che i mezziadatti allo scopo e cerca avidamente dei pretesti di disfatta. Il rimbombantepreludio che annunciava la battaglia si perde in un debole mormorio non appenaquesta dovrebbe incominciare; gli attori cessano di prendersi au sérieux el'azione fallisce in modo lamentevolecome un pallone forato con uno spillo.

Nessun partito più del democratico esagera a se stesso i propri mezzinessuno s'inganna con maggior leggerezza circa la situazione. Poiché una partedell'esercito le aveva dato i suoi votila Montagna era convinta che l'esercitosarebbe insorto in suo favore. E in che occasione? In un'occasione chesecondoil modo di vedere delle truppenon aveva altro senso se non che i rivoluzionariprendevano partito per i soldati romani contro i soldati francesi. D'altra partei ricordi dei giugno 1848 erano ancora troppo freschiperché non dovesseesistere una profonda avversione del proletariato contro la Guardia nazionale euna profonda diffidenza dei capi delle società segrete per i capi democratici.Perché queste divergenze venissero appianate era necessario che fossero ingioco dei grandi interessi comuni. La violazione di un astratto paragrafo dellaCostituzione non poteva presentare questo intesse. La Costituzione non era stataviolata ripetutamentesecondo quanto confessavano i democratici stessi? Igiornali più popolari non avevano ballato la Costituzione come un ordignocontrorivoluzionario? Ma il democraticopoiché rappresenta la piccolaborghesiacioè una classe intermediain seno alla quale si smussano in paritempo gli interessi di due classisi immagina di essere superiorein generaleai contrasti di classe. I democratici riconoscono di aver davanti a sé unaclasse privilegiatama essicon tutto il resto della nazione che li circondacostituiscono il popolo. Ciò che essi rappresentano è il diritto del popolo;ciò che li interessa è l'interesse del popolo. Essi non hanno dunque bisognoprima di impegnare una lottadi saggiare gli interessi e le posizioni dellediverse classi. Non hanno bisogno di ponderare troppo accuratamente i proprimezzi. Non hanno che da lanciare il segnaleperché il popolocon tutte le sueinesauribili risorsesi scagli sugli oppressori. Se poiall'atto praticoiloro interessi si rivelano non interessanti e la loro forza un'impotenzalacolpa o è di quegli sciagurati sofisti che dividono il popolo indivisibile indiversi campi nemici; o dell'esercitotroppo abbrutito e troppo accecato percomprendere che i puri scopi della democrazia sono il proprio bene; o di unparticolare dell'esecuzione che ha fatto fallire l'assieme; o di un casoimprevisto cheper quella voltaha fatto andare a monte tutto l'affare. Adogni modoil democratico esce sempre senza macchia dalla più grave sconfittacome senza colpa vi è entratoe ne esce con la rinnovata convinzione che eglideve vincerenon che egli stesso e il suo partito dovranno cambiare il lorovecchio modo di vederemaal contrarioche gli avvenimentimaturandoglidovranno venire incontro.

Non ci si deve dunque immaginare che la Montagnadecimataspezzataumiliata dal nuovo regolamento parlamentarefosse troppa infelice. Se il 13giugno aveva eliminato i suoi capiesso aveva però fatto posto a uomini disecond'ordineche la nuova situazione lusingava. Se la loro impotenza inParlamento non poteva più venir messa in dubbioessi erano dunque in dirittodi limitare la loro attività a scoppi di indignazione morale e declamazionirumorose. Se il partito dell'ordine fingeva di vedere in essiultimirappresentanti .ufficiali della rivoluzionel'incarnazione di tutti gli orroridell'anarchiaessi potevano quindi essere in realtà altrettanto più banali emoderati. Del 13 giugno essi si consolarono con questa frase profonda: Ma chenon si osi metter mano sul suffragio universale! Allora mostreremo quello chesiamo! Nous verrons.

Quanto ai Montagnardi fuggiti all'esterobasterà osservare qui cheLedru-Rollinpoiché era riuscito a rovinare senza via di scampoin appena duesettimaneil potente partito alla testa del quale si trovavaper questo sicredette designato a fondare un governo francese in partibus; che la sua figuranella lontananzafuori del terreno dell'azionesembrò ingrandirsia misurache il livello della rivoluzione cadeva e le grandezze ufficiali della Franciaufficiale si facevano più minuscole; che egli poté presentarsi comepretendente repubblicano per il 1852e mandare circolari periodiche ai Valacchie ad altri popoliminacciando i despoti del Continente delle gesta sue e deisuoi alleati. Non aveva del tutto torto Proudhonquando gridava a questisignori: "Vous n'étes que des blagueurs"?

Il 13 giugno il partito dell'ordine non aveva soltanto abbattuto la Montagna;aveva pure realizzata la subordinazione della Costituzione alle decisioni dellamaggioranza dell'Assemblea nazionale. Ed intendeva la repubblica in questo modo:la borghesia governa nelle forme parlamentarisenza trovare un limite al suodominiocome sotto la monarchianel veto del potere esecutivo o nellapossibilità che il Parlamento venga sciolto. Tale era la repubblicaparlamentarecome la chiamava Thiers. Ma se la borghesia aveva assicurato il 13giugno la propria onnipotenza all'interno dell'edificio parlamentarenon avevaessa colpito il Parlamento di inguaribile debolezzaagli occhi del potereesecutivo e del popoloscacciandone la parte più popolare? Abbandonandonumerosi deputatisenz'altre cerimoniealle richieste dell'autoritàgiudiziariaessa soppresse la propria immunità parlamentare. Il regolamentoumiliante a cui essa sottopose la Montagnaelevava il presidente dellarepubblica nella stessa misura in cui abbassava i singoli rappresentanti delpopolo. Bollando come anarchica e sovversiva l'insurrezione in difesa dellaCostituzionela Montagna interdiceva a se stessa l'appello all'insurrezione nelcaso che il potere esecutivo volesse violare la Costituzione ai suoi danni. El'ironia della storia vuole che il generale che aveva bombardato Roma perincarico di Bonapartee in questo modo aveva offerto il pretesto immediato allasommossa del 13 giugnoche Oudinotil 2 dicembre 1851venga presentato alpopolo dal partito dell'ordinecon insistenza e invanocome generale dellaCostituzione contro Bonaparte. Un altro eroe del 13 giugnoVieyrache avevaavuto felicitazioni dall'alto della tribuna dell'Assemblea nazionale per lebrutalità da lui compiute nei locali di giornali democraticia capo di unabanda di guardie nazionali devote all'alta finanzaquesto stesso Vieyra fuiniziato alla congiura di Bonaparte e contribuì efficacemente a privarel'Assemblea nazionalenell'ora della sua mortedi ogni appoggio della Guardianazionale.

Il 13 giugno ebbe anche un altro significato. La Montagna aveva volutostrappare la messa in stato d'accusa di Bonaparte. La sua sconfitta fu quindiuna vittoria diretta di Bonaparteun suo trionfo personale sui suoi nemicidemocratici. Il partito dell'ordine combatté per ottenere la vittoria;Bonaparte non ebbe che da riscuoterla. E' ciò ch'egli fece. Il 14 giugno sipoté leggere sul muri di Parigi un proclama in cui il presidentecome se lacosa non d pendesse da luisuo malgradocostretto dalla pura forza degliavvenimentiusciva dal suo isolamento claustralesi dolevacome virtùmisconosciutadelle calunnie dei suoi avversarie mentre sembrava identificarela sua persona con la causa dell'ordineidentificava invece la causadell'ordine con la sua persona. Inoltrese l'Assembleanazionale avevaratificatosebbene con ritardola spedizione contro Romal'iniziativa erastata presa da Bonaparte. Dopo aver di nuovo insediato in Vaticano il sommosacerdote Samueleegli poteva sperare di insediare se stessocome re Davidenelle Tuileries. Aveva conquistato i preti.

La sommossa del 13 giugno si limitòcome abbiamo vistoa una dimostrazionepacifica di strada. Non vi erano dunque stati allori guerrieri da conquistarecontro di essa. Ciò non pertantoin questo periodo povero di eroi e diavvenimentiil partito dell'ordine trasformò questa battaglia senzaspargimento di sangue in una seconda Austerlitz. La tribuna e la stampacelebrarono l'esercito come la potenza dell'ordinein opposizione alle massepopolari rappresentanti l'impotenza dell'anarchiae glorificarono Changarniercome il "baluardo della società". Mistificazione alla quale finì percredere egli stesso. Ma i corpi che sembravano di dubbia fedeltà venivanointanto allontanati da Parigi alla chetichella; i reggimenti nei quali leelezioni avevano dato i risultati più democratici venivano deportati dallaFrancia in Algeria; le teste calde fra la truppa inviate alle compagnie didisciplina; e infinela stampa veniva bandita sistematicamente dalla caserma ela caserma isolata dalla società civile.

Siamo arrivati alla svolta decisiva nella storia della Guardia nazionalefrancese. Nel 1830 essa aveva deciso della caduta della Restaurazione. SottoLuigi Filippo tutte le sommosse in cui la Guardia nazionale si era messa dallaparte dell'esercito erano fallite. Quando nelle giornate di febbraio del 1848essa aveva avuto un atteggiamento di passività verso l'insurrezioneedequivoco verso Luigi Filippoquesti si era considerato perdutoe lo era. Inquesto modo si era radicata la convinzione che la rivoluzione non poteva vinceresenza la Guardia nazionale e che l'esercito non poteva vincere contro di essa.Si manifestava così la fede superstiziosa dell'esercito nell'onnipotenza deiborghesi. Le giornate del giugno 1848in cui l'intiera Guardia nazionaleinsieme con le truppe di lineaaveva schiacciato l'insurrezioneavevarafforzato la superstizione. Dopo l'andata al potere di Bonaparte la posizionedella Guardia nazionale era però stata indebolitain conseguenza del fattochecontrariamente alla Costituzioneil suo comando era stato riunitonellapersona di Changarnieral comando della prima divisione militare.

Come il comando della Guardia nazionale appariva qui come un attributo delcomandante militare supremocosì la Guardia nazionale stessa appariva soltantocome un'appendice delle truppe di linea. Il 13 giugnoinfineessa vennespezzatae non soltanto in conseguenza dei suo scioglimento parzialeche daquel momento si ripeté periodicamente in tutti i punti della Francia e non nelasciò sussistere che i frantumi. La dimostrazione dei 13 giugno era stataanzitutto una dimostrazione delle guardie nazionali democratiche. E’ vero cheesse avevano opposto all'esercito non le loro armima le loro uniformi; maproprio in quell'uniforme stava il talismano. L'esercito si convinse chequell'uniforme era uno straccio di lana come tutti gli altri. L'incanto erarotto. Nelle giornate di giugno 1848 borghesia e piccola borghesiacome Guardianazionalesi erano unite con l'esercito contro il proletariato; il 13 giugno1849 la borghesia fece disperdere dall'esercito la Guardia nazionalepiccolo-borghese; il 2 dicembre 1851 scomparve anche la Guardia nazionale dellaborghesiae Bonapartequando più tardi ne firmò il decreto di scioglimentonon fece altro che prender atto del fatto compiuto. Così la borghesia avevaspezzato essa stessa la sua ultima arma contro l'esercitoe l'aveva dovutaspezzare a partire dal momento in cui la piccola borghesiainvece di continuaread essere sottomessa come un vassallosi era levata contro di essa inatteggiamento di ribelle. Allo stesso modo la borghesiadal momento che essastessa era diventata assolutistadoveva spezzare con le proprie maniingeneraletutti i suoi mezzi di difesa contro l'assolutismo.

Frattanto il partito dell'ordine celebrava la riconquista di un potere chesembrava aver perduto nel 1848 solo per ritrovarlo nel 1849 liberato da tutte lepastoiee lo celebrava con invettive contro la Repubblica e contro laCostituzionemaledicendo tutte le rivoluzioni passatepresenti e futurecompresa quella che era stata fatta dai suoi propri capie promulgando leggiche imbavagliavano la stampasopprimevano il diritto di associazione e facevanodella stato d'assedio un'istituzione organica di governo. L'Assemblea nazionalesi aggiornò quindi dalla metà di agosto alla metà di ottobredopo avernominatoper il periodo delle sue vacanzeuna commissione permanente. Durantequeste ferie i legittimisti intrigarono a Emsgli orleanisti a ClaremontBonaparte facendo dei viaggi principeschie i consigli dipartimentalidiscutendo della revisione della Costituzionefatti che si riproduconoregolarmente nel periodi di vacanza dell'Assemblea nazionale e di cui mioccuperò quando assumeranno il valore di avvenimenti. Per ora basti notare chel'Assemblea nazionale agiva poco politicamente disparendo dalla scena duranteperiodi di tempo abbastanza lunghi e lasciando che si vedesse a capo dellarepubblica una sola figurafosse pure meschinaquella di Luigi Bonaparte eciò mentre il partito dell'ordinecon scandalo dei pubblicosi divideva neisuoi differenti elementi monarchici e si abbandonava alle proprie contrastantivelleità di restaurazione. Ogniqualvoltadurante queste vacanzei rumoriassordanti del Parlamento si estinguevanoe il suo corpo si dissolvevi nellanazioneappariva in modo incontrovertibile che mancava ormai soltanto una cosaper rendere completa la vera immagine di questa repubblica: rendere permanentile vacanze del Parlamento e sostituire al motto della repubblica: Libertéégalitéfraternitéle parole di significato non equivoco: Fanteriacavalleriaartiglieria.

IV

A metà ottobre 1849 l'Assemblea nazionale tornò a riunirsi. Il I novembreBonaparte li sorprese con un messaggio in cui annunciava il licenziamento delministero Barrot-Falloix e la formazione di un nuovo ministero. Mai servitorifurono messi alla porta con meno cerimonie di quello che Bonaparte fece coi suoiministri. I calci destinati all'Assemblea nazionale li ricevettero per ilmomento Barrot e compagni.

Il ministero Barrotcome abbiamo vistoera composto di legittimisti e diorleanisti; era un ministero del partito dell'ordine. Bonaparte ne aveva avutobisogno per sciogliere la Costituente repubblicanaintraprendere la spedizionecontro Roma e spezzare il partito democratico. Egli si era apparentementeeclissato dietro questo ministeroaveva affidato il potere governativo alpartito dell'ordine e s'era messo la maschera modesta che portavano sotto LuigiFilippo i gerenti responsabili dei giornalila maschera dell'homme de paille.Ora egli si liberava di un travestimento che non era più il velo leggero dietroal quale egli potesse nascondere il suo visoma una maschera di ferro che gliimpediva di mostrare la sua vera fisionomia. Aveva insediato al potere ilministero Barrot per discioglierein nome del partito dell'ordinel'Assembleanazionale repubblicana; lo licenziava per dimostrare che il suo proprio nome nondipendeva dall'Assemblea nazionale del partito dell'ordine.

I pretesti plausibili per questo licenziamento non mancano. Il ministeroBarrot aveva trascurato persino le convenienze che avrebbero dovuto far apparireil Presidente della repubblica come un potere accanto all'Assemblea nazionale.Durante le vacanze dell'AssembleaBonaparte aveva pubblicato una lettera aEdgar Neyin cui sembrava disapprovasse la condotta illiberale del Papaallostesso modo chein contrasto con la Costituenteaveva pubblicato una letterain cui elogiava Oudinot per il suo attacco alla repubblica romana. Quandol'Assemblea nazionale aveva votato i crediti per la spedizione romanaVictorHugoper sedicente liberalismoaveva messo in discussione quella lettera. Ilpartito dell'ordine aveva soffocatocon interruzioni sprezzantemente incredulela trovata consistente nell'attribuire alle uscite di Bonaparte un qualsiasivalore politico. Nessuno dei ministri aveva raccolto il guanto per lui. Inun'altra occasione Barrotcon la sua ben conosciuta enfasiaveva lasciatocadere dalla tribuna parole di sdegno a proposito degli "abominevoliintrighi" che secondo lui si tramavano negli ambienti che circondavano piùda vicino il presidente. Infine il ministeromentre otteneva dall'Assembleanazionale una pensione per la duchessa d'Orléansrespingeva ogni proposta diaumento della lista civile del presidente. E in Bonaparte il pretendenteimperiale si confondeva così intimamente col cavaliere d'industria in rovinache la sua unica grande ideadi essere chiamato a restaurare l'Imperoerasempre integrata dall'altrache il popolo francese fosse chiamato a pagare isuoi debiti.

Il ministero Barrot-Falloux fu il primo e l'ultimo ministero parlamentareformato da Bonaparte. Il suo licenziamento costituisce quindi una svoltadecisiva. Con esso il partito dell'ordine perdetteper non riconquistarlo maipiùil controllo sul potere esecutivoposizione indispensabile per la difesadel regime parlamentare. Si capisce senz'altro che in un paese come la Franciain cui il potere esecutivo ha sotto di sé un esercito di più di mezzo milionedi funzionarie dispone quindi continuamentein modo assolutodi una massaenorme di interessi e di esistenze; in cui lo Statodalle più ampiemanifestazioni della vita fino ai movimenti più insignificantidalle sue formedi esistenza più generali sino alla vita privataavvolge la società borghesela controllala regolala sorveglia e la tiene sotto tutela; in cui questocorpo di parassitigrazie alla più straordinaria centralizzazioneacquistauna onnipresenzauna onniscienzauna più rapida capacità di movimento eun'agilità che trova il suo corrispettivo soltanto nello stato di dipendenza edi impotenza e nell'incoerenza informe del vero corpo socialesi capisce che inun paese simile l'Assemblea nazionaleinsieme alla possibilità di disporre deiposti ministerialiperdesse ogni influenza realea meno che non avesse in paritempo semplificato l'amministrazione dello Statoridotto il più possibilel'esercito degli impiegatiin una parolafatto in modo che la società civilee l'opinione pubblica si creassero i loro propri organiindipendenti dal poteregovernativo. Ma l'interesse materiale della borghesia francese è precisamentelegato nel modo più stretto al mantenimento di quella grande e ramificatamacchina statale. Qui essa mette a posto la sua popolazione superflua; qui essacompletasotto forma di stipendi stataliciò che non può incassare sottoforma di profitti. interessirendite e onorari. D'altra parte il suo interessepolitico la spingeva ad aumentare di giorno in giorno la repressionecioè imezzi e il personale del potere dello Stato. In pari tempo essa doveva condurreuna lotta ininterrotta contro l'opinione pubblicamutilare e paralizzare perdiffidenza gli organi autonomi del movimento socialee dove ciò non leriuscivaamputarli completamente. Così la borghesia francese era spinta dallasua stessa situazione di classeda un latoad annientare le condizioni diesistenza di ogni potere parlamentaree quindi anche dei suo propriodall'altro lato a rendere irresistibile il potere esecutivo che le era ostile.

Il nuovo ministero si chiamò ministero d'Hautpou. Non che il generaled'Hautpoul vi avesse ottenuto il rango di presidente del consiglio. Insieme conBarrotBonaparte si sbarazzò anche di questa carica che condannava ilpresidente della repubblica alla nullità legale di un re costituzionalema diun re costituzionale senza trono e senza coronasenza scettro e senza spadasenza irresponsabilitàsenza il possesso imprescrittibile della più altadignità dello Statoe ciò che era la cosa più fatalesenza lista civile. Ilministero d'Hautpoul contava un solo parlamentare di gridol'ebreo Fouldunodegli uomini più famigerati dell'alta finanza. Gli venne affidato il ministerodelle finanze. Si consultino le quotazioni della borsa di Parigie si troveràche a partire dal I° novembre 1849 i valori salgono e scendono a seconda chesalgono o scendono le azioni di Bonaparte. Mentre così Bonaparte aveva trovatonella borsa il suo uomoin pari tempo metteva le mani sulla poliziae nominavaCarlier prefetto di polizia di Parigi.

Le conseguenze del cambiamento di ministero non potevano però farsi sentireche durante il corso degli avvenimenti. Per il momento Bonaparte non aveva fattoun passo avanti che per esser respinto indietro in modo più evidente. Il suobrutale messaggio fu seguito dalla più servile dichiarazione di sottomissioneall'Assemblea nazionale. Ogni volta che i ministri facevano il timido tentativodi presentare le sue bizzarrie personali sotto forma di progetti di leggesiaveva l'impressione che essi adempisserocontro la loro volontàcostrettidalla loro situazionea incarichi comicidel cui insuccesso erano convinti inprecedenza. Ogni volta che Bonaparteall'insaputa dei ministridivulgava lesue intenzioni e faceva sfoggio delle sue "idées napoléoniennes"isuoi propri ministri lo sconfessavano dall'alto della tribuna dell'Assembleanazionale. Sembrava che le sue velleità di usurpazione non si manifestasseroper altro scopo che quello di dare alimento alle maligne risate dei suoiavversari. Si dava le arie di un genio incompresoconsiderato da tutti come unosciocco. Mai come durante questo periodo era stato oggetto del disprezzo cosigenerale di tutte le classi. Mai la borghesia aveva dominato in modo piùassoluto; mai essa aveva ostentato con maggior vanagloria le insegne del potere.

Non è mio compito fare qui la storia della sua attività legislativachedurante questo periodo si riassume in due leggi: nella legge che ristabiliscel'imposta sul vino e nella legge sull'insegnamento che abolisce la miscredenza.Se si rendeva più difficile ai francesi bere vinoin cambio si largiva lorocon tanto maggiore generosità l'acqua della vera vita. Se la borghesiacon lalegge dell'imposta sul vinodichiarava intangibile il vecchio odioso sistemafiscale francesecon la legge sull'istruzione cercava di mantenere nelle masseil vecchio stato d'animo che glielo rendeva sopportabile. Ci si è meravigliatidi vedere gli orleanistii liberali borghesiquesti vecchi apostoli delvolterianismo e della filosofia ecletticaconfidare la direzione dello spiritofrancese ai loro nemici ereditarii gesuiti. Ma se orleanisti e legittimistipotevano combattersi a proposito del pretendente al tronoessi comprendevanoche il loro dominio comune imponeva l'unificazione dei mezzi di oppressione didue epocheche i mezzi di asservimento della monarchia di luglio dovevanoessere completati e rafforzati con quelli della Restaurazione.

I contadinidelusi in tutte le loro speranzepiù che mai schiacciatidaun lato dal basso prezzo dei cerealidall'altro lato dal peso crescente delleimposte e del debito ipotecario incominciavano ad agitarsi nei dipartimenti. Sirispose loro dando la caccia al maestri di scuolache furono sottomessi agliecclesiastici; dando la caccia ai sindaciche furono sottoposti ai prefetti; einstaurando un sistema di spionaggio cui tutti vennero assoggettati. A Parigi enelle grandi città la reazione assume la fisionomia della sua epoca eanzichéabbattereprovoca. Nelle campagne essa diventa volgaregrossolanagretta.fastidiosamolestain una paroladiventa gendarme. Si comprende come tre annidi regime del gendarmeconsacrato dal regime dei pretidovessero demoralizzaredelle masse immature.

Per quanto grande fosse la somma di passione e di retorica che il partitodell'ordine poteva lanciare contro la minoranza dall'alto della tribunaparlamentarei suoi discorsi rimanevano monosillabicicome quelli delcristianole cui parole debbono essere: Sísí; nono! Monosillabici allatribuna come nella stampi. Insipidi come un indovinello di cui si conosce inanticipo la soluzione. Che si trattasse del diritto di petizione o dell'impostasul vinodella libertà di stampa o della libertà di commerciodei clubs odella costituzione municipaledella difesa della libertà personale o delregolamento del bilanciosi ritorna sempre alla parola d'ordineil tema rimanesempre lo stessola sentenza è sempre pronta ed è invariabilmente la stessi :"socialismo!". Socialista viene dichiarato persino il liberalismoborghesesocialista li cultura borghesesocialista la riforma finanziariaborghese. Era socialista costruire una ferrovia dove già esisteva un canaleedera socialista difendersi col bastonequando si era assaliti con una spada.

Né ciò era un semplice modo di parlareuna modauna tattica di partito.La borghesia vedeva giustamente che tutte le armi da lei forgiate contro ilfeudalesimo volgevano la punta contro di leiche tutti i mezzi di istruzione dalei escogitati insorgevano contro la sua propria civiltàche tutti gli dèi dalei creati l'abbandonavano Essa capiva che tutte le cosiddette libertà eistituzioni progressive borghesi attaccavano e minacciavano il suo dominio diclasse tanto nella sua base sociale quanto nella sua sommità politica; eranocioè diventate "socialiste". In questa minaccia e in questo attaccoessa vedeva il segreto del socialismodi cui giudicava il con ragione il sensoe la tendenza meglio di quanto non sappia giudicarsi il socialismo stesso; ilquale non può capire perché la borghesia gli sia così inesorabilmenteinaccessibilesia che egli gema flebilmente sulle miserie dell'umanitàoannunci da buon cristiano l'avvento del regno millenario e la fratellanzauniversaleo umanisticamente fantastichi di spiritocultura e libertàoppuresi faccia dottrinario e inventi un sistema di conciliazione e di prosperità pertutte le classi. Ma ciò che la borghesia non comprendeva era la conseguenza cheil suo proprio regime parlamentaree in generale il suo dominio politicodovevano anche essi sottostare alla generale sentenza di condanna comesocialisti. Sino a che il dominio della borghesia non si fosse organizzatocompletamentenon avesse acquistato a sua espressione politica puraanche ilcontrasto con le altre classi non poteva presentarsi in modo puroe dove essosi presentavanon poteva assumere quel corso pericoloso che trasforma ognilotta contro il potere della Stato in uni lotta contro il capitale. Se in ognipalpito della vita sociale la borghesia vedeva un pericolo per la"calma"come poteva voler conservarealla testa della societàilregime della irrequietezzail suo proprio regimeil regime parlamentarequesto regime chesecondo l'espressione di uno dei suoi oratorivive nellalotta e per la lottaIl regime parlamentare vive della discussione: come puòproibire la discussione? Ogni interesseogni provvedimento sociale vienetrasformato nel regime parlamentare in idea generale e trattato come idea; comepuò quindi un interesse qualsiasiun provvedimento qualsiasielevarsi al disopra dei pensiero e imporsi come articolo di fede? La lotta degli oratori allatribuna provoca le polemiche violente dei giornali; quel club di discussione cheè il Parlamento viene necessariamente completato dai club di discussione deisalotti e delle osterie; i rappresentanti che continuamente fanno appello allaopinione pubblica autorizzano l'opinione pubblica a esprimere la sua veraopinione mediante petizioni. Il regime parlamentare rimette tutto alla decisionedelle maggioranze: come le grandi maggioranze non dovrebbero voler decidere aldi fuori del Parlamento? Se alla sommità dell'edificio dello Stato si suona ilviolinocome non aspettarsi che quelli che stanno in basso si mettano aballare?

Tacciando dunque di eresia "socialista" ciò che prima avevaesaltato come "liberale"la borghesia confessa che il suo propriointeresse le impone di sottrarsi al pericolo dell'autogoverno; che per mantenerela calma nel paese deve anzitutto essere ridotto alla calma il suo Parlamentoborghese; che per mantenere intatto il suo potere sociale deve essere spezzatoil suo potere politico; che i singoli borghesi possono continuare a sfruttare lealtre classi e a godere tranquillamente della proprietàdella famigliadellareligione e dell'ordine soltanto a condizione che la loro classe vengacondannata a essere uno zero politico al pari di tutte le altre classi; che persalvare la propria borsa essa deve perdere la propria coronae la spada che ladeve proteggere deve in pari tempi pendere come una spada di Damocle sullapropria testa.

Nel campo degli interessi generali della borghesia l'Assemblea nazionale simostrò tanto improduttiva cheper esempiole discussioni sulla ferroviaParigi -Avignoneiniziatesi nell'inverno 1850non potevano ancora essereconcluse il 2 dicembre 1851. Dove non faceva opera di repressione e di reazioneera colpita da inguaribile sterilità.

A volte il ministero di Bonaparte prendeva l'iniziativa di leggi nel sensodel partito dell'ordinea volte esagerava ancora la durezza nell'applicarle enell'eseguirle. Bonaparte cercava di conquistarsi una popolarità con proposteinsulse e infantilicercava di far risaltare la propria opposizioneall'Assemblea nazionale e di accennare ad un potere segreto a cui solo lecircostanze impedivanomomentaneamentedi largire al popolo francese i suoitesori nascosti. Perciò egli proponeva di accordare ai sottufficiali unsoprassoldo giornaliero di quattro soldi. Perciò proponeva l'istituzione di unabanca di prestiti d'onore per gli operai. Ricevere denaro in regalo o inprestito: ecco la prospettiva con la quale egli sperava di adescare le masse.Regalare e prendere a prestito: a questo si limita la scienza finanziaria deisottoproletariatosia esso nobile o plebeo. A ciò si riducevano le molle cheBonaparte sapeva mettere in azione. Mai pretendente ha speculato in modo cosìvolgare sulla volgarità delle masse.

L'Assemblea nazionale si indignò parecchie volte di questi tentativimanifesti di rendersi popolare alle sue spallevedendo crescere il pericolo chequesto avventuriero pungolato dal debiti e non trattenuto da nessuna reputazioneacquisita osasse un colpo disperato. Il disaccordo fra il partiti dell'ordine eil Presidente aveva preso un carattere minacciosoquando un avvenimentoinatteso spinse nuovamente quest'ultimopentitonelle braccia del primo.Alludiamo alle elezioni supplementari del 10 marzo 1850. Queste elezioni ebberoluogo per occupare i posti vacanti di quei deputati chedopo il 13 giugnoerano stati imprigionati e mandati in esilio.

Parigi elesse soltanto dei candidati socialdemocraticie riunì persino lamaggior parte dei voti sul nome di un insorto del giugno 1848De Flotte. Inquesto modo la piccola borghesia di Parigialleata del proletariatosivendicava per la sua sconfitta del 13 giugno 1849. Sembrava che nel momento delpericolo essa fosse scomparsa dal teatro della lotta per apparirvi in un momentopiù favorevolecon forze più considerevoli e con una parola d'ordine piùaudace. Una circostanza parve accrescere il pericolo di questa vittoriaelettorale. L'esercitò votò a Parigi per gli insorti di giugnocontro LaHitteun ministro di Bonapartee nei dipartimenti votò in maggioranza per imontagnardiche anche quisebbene non in modo così decisi come a Parigiebbero il sopravvento sui loro avversari.

All'improvviso Bonaparte vide la rivoluzione levarsi di nuovo contro di lui.Come il 29 gennaio 1849come il 13 giugno 1849così il 10 marzo 1850 egli sieclissò dietro il partito dell'ordine. Si piegòoffrì umilmente le suescuseprofferse di nominare qualsiasi ministerosecondo gli ordinasse lamaggioranza parlamentare; giunse persino a implorare i capi di partitoorleanisti e legittimistii Thiersi Berryeri Brogliei Moléin unaparola i cosiddetti burgravia prendere in persona il timone dello Stato. Ilpartito dell'ordine non seppe sfruttare quest'occasioneche non si sarebbe maipiù ripresentata. Invece di impadronirsi con audacia del potere che gli venivaoffertonon costrinse neppure Bonaparte a rimettere al potere il ministerolicenziato il I° novembre. Si accontentò di umiliarlo col perdonoe diaggregare al ministero d'Hautpoul il signor Baroche. Questo Baroche avevainfierito in qualità di pubblico ministero davanti all'Alta Corte di giustiziadi Bourgesuna volta contro i rivoluzionari del 15 maggiola seconda voltacontro i democratici del 13 giugnoambe le volte per attentato control'Assemblea nazionale. Nessuno dei ministri di Bonaparte contribuì in seguitopiù di lui a degradare l'Assemblea nazionale edopo il 2 dicembre 1851lotroviamo ben installato e ben pagato al posto di vicepresidente del Senato.Aveva sputato nella zuppa dei rivoluzionariaffinché Bonaparte la mangiasse.

Il partito socialdemocraticodal canto suosembrava non cercasse altro chepretesti per rimettere in questione la propria vittoria e spezzarne la punta.Vidaluno dei nuovi deputati eletti a Parigiera stato in pari tempo eletto aStrasburgo. Lo si indusse a rinunciare al seggio di Parigi e ad optare perStrasburgo. Dunqueinvece di dare alla propria vittoria elettorale un caratteredefinitivo e così obbligare il partito dell'ordine a disputarglielaimmediatamente nel Parlamento; invece di costringere l'avversario alla lotta nelmomento in cui il popolo era pieno di entusiasmo e lo stato d'animodell'esercito era favorevoleil partito democratico stancò Parigidurante imesi di marzo e di aprilecon una agitazione elettorale; lasciò che lepassioni popolari eccitate si consumassero in questo nuovo effimero episodioelettorale; lasciò che l'energia rivoluzionarla si appagasse di successicostituzionalisi perdesse in piccoli intrighiin vuote azioni e in movimentifittizi; lasciò che la borghesia raccogliesse le sue forze e prendesse le sueprecauzioni; lasciòinfineche l'importanza delle elezioni di marzo trovasseun commento sentimentale e che la indeboliva con l'elezione di Eugenio Sue alleelezioni complementari di aprile. In una parolatrasformò il 10 marzo in unpesce d'aprile.

La maggioranza parlamentare si rese conto della debolezza del suo avversario.Poiché Bonaparte le aveva lasciato la direzione e la responsabilitàdell'attaccoi suoi diciassette burgravi elaborarono una nuova leggeelettoralee il signor Faucherche aveva reclamato per sé questo onorevenneincaricato di presentarla. L'8 maggio egli presentò la legge che aboliva ilsuffragio universaleimponeva agli elettori l'obbligo di un domicilio di treanni nel luogo dell'elezionee infine faceva dipendere la prova di questodomicilioper gli operaidalla testimonianza dei loro datori di lavoro.

Quanto erano stati rivoluzionari i democratici nelle loro agitazioni e nelleloro smanie durante la lotta elettorale costituzionalealtrettanto furonocostituzionaliora che si trattava di dimostrare con le armi alla mano laserietà di quelle vittorie elettoralinel predicare l'ordineuna calmamaestosa (calme majestueux)un atteggiamento legalecioè la ciecasottomissione al volere della controrivoluzioneche si imponeva come legge.Durante il dibattitola Montagna confuse il partito dell'ordineopponendo allapassione rivoluzionaria di quest'ultimo l'atteggiamento tranquillo del brav'uomoche si mantiene sul terreno legalee schiacciando il partito dell'ordine conl'accusa terribile di procedere in modo rivoluzionario. Perfino i deputatiallora eletti si sforzarono di dimostrarecon un contegno corretto eragionevolequanto fosse errato accusarli di essere anarchici e presentare laloro elezione come una vittoria della rivoluzione. Il 31 maggio la nuova leggeelettorale venne approvata. La Montagna si accontentò di introdurre unaprotesta nella tasca dei presidentedi contrabbando. Alla legge elettoraletenne dietro una nuova legge sulla stampa che sopprimeva completamente igiornali rivoluzionari. Essi avevano meritato questa sorte. Dopo questi mareail National e la Pressedue organi borghesirimasero come gli estremiavamposti della rivoluzione.

Abbiamo visto come durante i mesi di marzo e di aprile i capi democraticiavessero fatto di tutto per impegnare il popolo di Parigi in una lottaillusoria; e comedopo l'8 maggioessi facessero di tutto per distoglierlo dauna lotta reale. Inoltre non dobbiamo dimenticare che il 1850 fu uno degli annipiù brillanti per quanto riguarda la prosperità dell'industria e delcommercioe che quindi il proletariato di Parigi era completamente occupato.Però la legge elettorale del 31 maggio 1850 lo escludeva da ogni partecipazioneal potere politico. Lo escludeva dal terreno stesso della lottae rigettava glioperai nella situazione di parla che essi avevano avuto prima della rivoluzionedi febbraio. Lasciandosi dirigeredi fronte a un tale avvenimentodaidemocraticidimenticandoper un benessere passeggerol'interesserivoluzionario della loro classegli operai rinunziavano all'onore di essere unpotere conquistatore; si sottomettevano al loro destino; provavano che ladisfatta del giugno 1848 li aveva resi incapaci per anni di combattere e che ilprocesso storico doveva nuovamente incominciare a svolgersi al di sopra delleloro teste. Quanto alla democrazia piccolo-borgheseche il 13 giugno avevagridato: "Ma se si toccherà il suffragio universaleallora...!" -essa si consolava ora dicendo che il colpo controrivoluzionario che l'avevacolpita non era un colpo e che la legge del 31 maggio non era una legge. Laseconda [domenica] di maggio del 1852 ogni francese sarebbe andato alle urnetenendo in una mano la scheda elettorale e nell'altra la spada. Di questaprofezia essa si accontentava. L'esercitoinfineveniva punito dal suoisuperioricome per le elezioni del 29 maggio 1849così per quelle del marzo edell'aprile 1850. Ma questa volta esso si disse in modo deciso: "Larivoluzione non ci ingannerà una terza volta".

La legge del 31 maggio 1850 fu il colpo di stato della borghesia Tutte le sueprecedenti vittorie sulla rivoluzione avevano soltanto un carattere provvisorio.Esse sarebbero state poste in forse non appena l'attuale Assemblea nazionalefosse scomparsa dalla scena: dipendevano dal caso di nuove elezioni generali; ela storia delle elezionia partire dal 1848aveva provato in modoinconfutabile che l'autorità morale della borghesia sulle masse popolari andavaperduta nella stessa misura in cui il dominio di fatto della borghesia sisviluppava. Il 10 marzo il suffragio universale si era dichiarato direttamenteavverso al dominio della borghesia. La borghesia rispose dando il bando alsuffragio universale. La legge del 31 maggio era una delle necessità dellalotta di classe. D'altro canto la Costituzioneaffinché l'elezione delpresidente fosse valevolerichiedeva un minimo di due milioni di voti. Senessuno dei candidati alla Presidenza raggiungeva questo minimotoccavaall'Assemblea nazionale scegliere il presidente tra i tre candidati che avesseroraccolto il maggior numero di suffragi. Quando la Costituente aveva fatto questaleggedieci milioni di elettori erano iscritti nelle liste elettorali. Secondolo spirito di questa legge era quindi sufficiente un quinto degli elettori perrendere valida l'elezione presidenziale. La legge del 31 maggio cancellava dalleliste elettorali per lo meno tre milioni di votiriduceva il numero deglielettori a sette milioni eciò nondimenomanteneva il minimo legale di duemilioni per l'elezione del Presidente. Essa elevava dunque il minimo legale daun quinto a circa un terzo dei voti validicioè faceva di tuttoper farpassare alla chetichella l'elezione del presidente dalle mani del popolo allemani dell'Assemblea nazionale. In questo modo sembrava che il partitodell'ordine avessecon la legge elettorale del 31 maggiodoppiamenterafforzato il proprio dominioaffidando alla parte stazionaria della societàtanto l'elezione dell'Assemblea nazionale quanto quella del presidente dellarepubblica.

V

Superata la crisi rivoluzionaria e soppresso il suffragio universalelalotta tornò subito a divampare tra l'Assemblea nazionale e Bonaparte.

La Costituzione aveva fissato lo stipendio di Bonaparte a 600.000 franchi.Sei mesi appena dopo la sua installazione egli era riuscito a far raddoppiarequesta somma. InfattiOdilon Barrot aveva strappato all'Assemblea nazionalecostituente un supplemento annuo di 600.000 franchi per cosiddette spese dirappresentanza. Dopo il 13 giugno Bonaparte aveva fatto delle sollecitazionidello stesso generequesta volta senza trovare ascolto presso Barrot. Oradopoil 31 maggioegli approfittò immediatamente del momento favorevole e feceproporre dai suoi ministri all'Assemblea nazionale una lista civile di tremilioni. Una lunga avventurosa vita di vagabondo lo aveva dotato di fiutofinissimo per accorgersi dei momenti di debolezza in cui poteva spillare denaroai suoi borghesi. Era un vero e proprio chantage. L'Assemblea nazionale avevacol suo concorso e con la sua complicitàdisonorato la sovranità popolare.Egli minacciava di denunciare il delitto al tribunale dei popoloqualoral'Assemblea non avesse aperto la borsa e comprato il suo silenzio con tremilioni all'anno. Essa aveva defraudato tre milioni di francesi del diritto divoto. Per ogni francese messo fuori corso egli esigeva un franco a corso legalecioè esattamente tre milioni di franchi in tutto. Eglil'eletto di seimilionichiedeva un risarcimento per i voti che gli erano statiposticipatamente borseggiati. La commissione della Assemblea nazionale oppose unrifiuto all'impudente. La stampa bonapartista minacciò. Poteva l'Assembleanazionale rompere col presidente della repubblica proprio nel momento in cuiaveva rotto in linea di principio e definitivamente con la massa della nazione?Essa respinse dunque la lista civile annua; ma concesseuna volta tantounsupplemento di 2.160.000 franchi. In questo modo essa si rendeva colpevole didue debolezze: quella di concedere il denaro e quella di mostrarecol suocattivo umoreche lo concedeva di malavoglia. Vedremo in seguito perchéBonaparte aveva bisogno del denaro. Dopo questo epilogo disgustoso che seguìimmediatamente la soppressione del suffragio universalee in cui Bonapartesostituì all'atteggiamento di sottomissione durante la crisi di marzo e diaprile una sfrontatezza provocante nel riguardi del Parlamento usurpatorel'Assemblea nazionale si aggiornò per tre mesidall'11 agosto all'11 novembre.Lasciò al proprio posto una commissione permanente di 28 membridi cui nonfaceva parte nessun bonapartistama facevano parte alcuni repubblicanimoderati. Nella commissione permanente del 1849 vi erano soltanto uomini deipartito dell'ordine e bonapartisti. Ma allora era il partito dell'ordine adichiararsi in permanenza contro la rivoluzione. Ora era la repubblicaparlamentare a dichiararsi in permanenza contro il presidente. Dopo la legge del31 maggioquesti era il solo rivale che si opponeva ancora al partitodell'ordine.

Quando l'Assemblea nazionale tornò a riunirsi nel novembre 1850sembrò cheinvece delle piccole scaramucce col presidente che s'erano avute fino a quelmomentofosse diventata inevitabile una lotta spietatauna lotta a morte tra idue poteri.

Come nel 1849anche durante le ferie parlamentari di quest'anno il partitodell'ordine si era diviso nelle sue diverse frazioniciascuna occupata neipropri intrighi di restaurazionecui la morte di Luigi Filippo aveva dato nuovoalimento. Il re dei legittimistiEnrico Vaveva persino formato un vero eproprio ministeroche risiedeva a Parigi e nel quale sedevano alcuni membridella commissione permanente. Da parte suaBonaparte aveva dunque diritto difare dei viaggi nei dipartimenti della Francia; di far conoscere in modo orapiù ora meno dissimulato od apertoa seconda dello stato d'animo della cittàche onorava della sua presenzai suoi propri piani di restaurazione e direclutare dei voti per conto proprio. In questi viaggiche il grande Moniteurufficiale e i piccoli monitori privati di Bonaparte non potevano naturalmentefare a meno di celebrare come viaggi di trionfoegli era continuamenteaccompagnato da affiliati della Società del 10 dicembre. Questa società erastata fondata nel 1849. Col pretesto di fondare un'associazione di beneficenzail sottoproletariato di Parigi era stato organizzato in sezioni segrete; ognisezione era diretta da agenti bonapartisti; alla testa della Società vi era ungenerale bonapartista. Accanto a roués in dissentodalle risorse e dalleorigini equivoche; accanto ad avventurieri corrottifeccia della borghesiavisi trovavano vagabondisoldati in congedoforzati usciti dal bagnogaleottievasibirbefurfantilazzaronitagliaborseciurmatoribariruffianitenitori di postribolifacchiniletteratisonatori ambulantistraccivendoliarrotinistagniniaccattoniin una parolatutta la massa confusadecompostafluttuanteche i francesi chiamano la bohème. Con questi elementia lui affini Bonaparte aveva costituito il nucleo della Società del 10dicembre. "Società di beneficenza"- in quanto i suoi membrialpari di Bonapartesentivano il bisogno di farsi della beneficenza alle spalledella nazione lavoratrice. Questo Bonaparteche si erige a capo delsottoproletariato; che soltanto in questo ambiente ritrova in forma di massa gliinteressi da lui personalmente perseguitiche in questo rifiutoin questafecciain questa schiuma di tutte le classi riconosce la sola classe su cuiegli può appoggiare senza riserveè il vero Bonaparteil Bonaparte sansphrase. Vecchio e consumato rouéegli concepisce la vita storica dei popolile loro azioni capitali e di Statocome una commedianel senso più ordinariodella parolacome una mascherata in cui i grandi costumile grandi parole e igrandi gesti non servono ad altro che a coprire le furfanterie più meschine.Così nel suo viaggio a Strasburgo un avvoltoio svizzero addomesticatorappresenta l'aquila napoleonica. Per il suo ingresso a Boulogneegli camuffacon uniformi francesi alcuni lacchè di Londra. Essi rappresentano l'esercito.Nella sua Società del 10 dicembre egli raccoglie 10.000 straccioni che debbonorappresentare il popolocome Klaus Zettel il leone. In un momento in cui laborghesia stessa rappresentava una perfetta commediama nel modo più seriopossibilesenza violare nessuna delle più pedanti regole dell'etichettadrammatica franceseed essa stessa era a metà ingannataa metà convintadalla solennità delle sue proprie azioni capitali e di Statoin questo momentola vittoria spettava all'avventurieroper cui la commedia non era altro checommedia. Solamente quando si è liberato dal suo solenne avversarioquandoprende egli stesso sul serio la sua parte di imperatore e pensa dirappresentarein maschera napoleonicail vero Napoleonesolo allora eglidiventa la vittima della propria illusionee si trasforma in un pagliaccioserioche non prende più la storia per una commediama la propria commediaper storia universale. Per Bonaparte la Società del 10 dicembre fu quel cheerano stati per gli operai socialisti i laboratori nazionaliper i repubblicaniborghesi le Gardes mobiles: la sua personale milizia di partito. Durante i suoiviaggi le sezioni della societàspedite a destinazione per ferroviaavevanoil compito di improvvisargli un pubblicodi simulare l'entusiasmo pubblicodiurlare Vive l'Empereur!di insultare e di picchiare i repubblicaninaturalmente sotto la protezione della polizia. Al suo ritorno a Parigi esseavevano il compito di formare l'avanguardiadi prevenire o di disperdere lecontromanifestazioni. La Società del 10 dicembre gli appartenevaera operasuaera il suo più genuino pensiero. Quando Bonaparte si impadronisce diqualche cosaè la forza delle circostanze a dargliela; quando egli faqualcosasono le circostanze per luioppure si accontenta di copiare quelloche fanno gli altri; ma quando egli parla ufficialmente dell'ordinedellareligionedella famigliadella proprietà davanti a un pubblico borgheseedha dietro di sé la società segreta degli Schufterle e degli Spiegelberglasocietà del disordinedella prostituzione e del furtoallora egli èBonaparte in personain edizione originale. La storia della Società del 10dicembre è la sua propria storia. Accaddeper eccezioneche alcunirappresentanti dei popolo appartenenti al partito dell'ordine assaggiassero ilbastone dei decembristi. Più ancora. Il commissario di polizia Yonadibitoall'Assemblea nazionale e incaricato di vegliare alla sua sicurezzacomunicòalla sezione permanente (sulla base della deposizione di un certo Alais) che unasezione di decembristi aveva deciso l'assassinio del generale Changarnier e delpresidente dell'Assemblea nazionale Dupined aveva già designato gliesecutori. Si comprende il terrore del signor Dupin. Un'inchiesta sulla Societàdel 10 dicembrevale a dire la profanazione dei mondo segreto di Bonapartesembrava inevitabile. Immediatamente prima della riunione dell'Assembleanazionale Bonaparte sciolse prudentemente la sua societàsulla cartas'intendeperché ancora alla fine del 1851 il prefetto di polizia Carlierinuna memoria particolareggiatasi sforzò invano di indurlo a sciogliereeffettivamente i decembristi.

La Società del 10 dicembre doveva restare l'esercito privato di Bonapartefino a quando non gli fosse riuscito di trasformare l'esercito regolare in unaSocietà del 10 dicembre. Bonaparte fece il primo tentativo in questo senso pocodopo l'aggiornamento dell'Assemblea nazionalee proprio col denaro che erariuscito ad estorcerle. Da buon fatalistaegli era convinto che esistono datepotenze superioria cui l'uomo e in special modo il soldatonon possonoresistere. Tra questi poteri egli annoverava in prima linea i sigari e losciampagnail pollo freddo e le salsicce all'aglio. Egli offre dunqueneisaloni dell'Eliseosigari e sciampagnapollo freddo e salsicce all'aglio agliufficiali e al sottufficiali. Il 3 ottobre ripete questa manovra con la massadei soldati alla rivista di St. Maure la stessa manovra ripete su una scalaancora più grande il 10 ottobrealla rivista di Satory. Lo zio si ricordavadelle campagne di Alessandro in Asia; il nipote si ricorda delle spedizioni diBacco nello stesso paese. Vero è che Alessandro non era che un semidiomentreBacco era un dio eper giuntail dio protettore della Società del 10dicembre.

Dopo la rivista del 3 ottobre la commissione permanente convocò il ministrodella guerra d'Hautpoul. Questi promise che simili infrazioni alla disciplinanon si sarebbero ripetute. È noto come Bonaparte mantenneil 10 ottobrelaparola data dal d'Hautpoul. In ambedue le riviste il comando era stato affidatoa Changarnierin qualità di comandante in capo dell'esercito di Parigi. Membrodella commissione permanente e allo stesso tempo capo della guardia nazionale"salvatore" del 29 gennaio e del 13 giugno"baluardo dellasocietà"candidato del partito dell'ordine alla dignità presidenzialepronosticato Monk di due monarchieegli non aveva mai riconosciuto fino adallora la sua subordinazione al ministro della guerra; si era sempre fatto beffepubblicamente della Costituzione e aveva sempre perseguitato Bonaparte conun'equivoca alta protezione. Ora difendeva la disciplina contro il ministrodella guerra e la Costituzione contro Bonaparte. Quando il 10 ottobre una partedella cavalleria lanciò un grido: "Vive Napoléon! Vivent lessaucissons!"Changarnier fece in modo che almeno la fanteriache sfilavasotto il comando del suo amica Neumeyerosservasse un silenzio glaciale. Perpunizioneil ministro della guerraistigato da Bonaparteallontanò dal suoposto di Parigi il generale Neumeyercol pretesto di affidargli il comando incapo della 14. e 15. divisione militare. Neumeyer rifiutò questo trasferimentoe fu quindi obbligato a dar le sue dimissioni. Dal canto suo Changarnierpubblicò il 2 novembre un ordine del giorno in cui proibiva alle truppe dipermettersimentre erano sotto le armigrida e manifestazioni politiche diqualsiasi natura. Le gazzette dell'Eliseo attaccarono Changarnier; i fogli delpartito dell'ordine attaccarono Bonaparte; la commissione permanente moltiplicòle sedute segretein cui si propose reiteratamente di dichiarare la patria inpericolo. L'esercito sembrava diviso in due campi avversicon due statimaggiori nemicil'uno all'Eliseodove abitava Bonapartel'altro alleTuileriesdove abitava Changarnier. Sembrava che non mancasse altro che lariunione dell'Assemblea nazionale perché scoccasse il segnale della lotta. Ilpubblico francese giudicava questi screzi fra Bonaparte e Changarnier come quelgiornalista inglese che li ha caratterizzati con le parole seguenti : "Lefantesche politiche della Francia spazzano con delle vecchie scope la lavaardente della rivoluzionee nel far questo lavoro si prendono per icapelli".

Nel frattempo Bonaparte si affrettava a rimuovere dalle sue funzioni ilministro della guerra d'Hautpoul e a spedirlo in tutta fretta ad Algerie anominare ministro della guerra al suo posto il generale Schramm. Il 12 novembremandava all'Assemblea nazionale un messaggio di americana prolissitàsovraccarico di particolarispirante ordine imbevuto di brame di conciliazionecostituzionalmente rassegnatoin cui si trattava di tutto e di tuttieccettoche delle questions brúlantes. Come di sfuggitalasciava cadere l'affermazioneche secondo le espresse disposizioni della Costituzione il presidente solodisponeva dell'esercito. Il messaggio si chiudeva con queste parole di solenneassicurazione:

" La Francia reclama anzitutto tranquillità... Unicamente legato dalmio giuramentomi terrò entro i limiti ristretti che esso mi ha tracciato. Perquel che mi concerneeletto dal popolo e dovendo a lui solo il mio poteremisottometterò alla sua volontà legalmente espressa. Se voi decidete corso diquesta sessionela revisione della Costituzioneun'Assemblea costituenteregolerà la situazione del potere esecutivo. Se noil popolo proclameràsolennemente nel 1852 la sua decisione. Ma qualsiasi possano essere le soluzionidell'avveniremettiamoci d'accordo per non lasciar mai la passionela sorpresao la violenza decidere delle sorti di una grande nazione……Ciò che richiamainnanzi tutto la mia attenzione non è il problema di sapere chi governerà laFrancia nel 1852ma d'impiegare il tempo di cui dispongo affinché il periododa attraversare trascorra senza agitazioni e senza perturbamenti. Vi ho apertoil mio cuore con sincerità; voi risponderete con la vostra collaborazione e Diofarà il resto ".

Il linguaggio dabbene della borghesiaipocritamente moderatopieno diluoghi comuni virtuosirivela il suo significato più profondo nella boccadell'autocrate della Società dei 10 dicembredell'eroe delle merende di St.Maur e di Satory.

I burgravi del partito dell'ordine non si illusero nemmeno un istante circala fiducia che meritava questa effusione. Quanto ai giuramentiessi eranodisincantati da un pezzo; vi erano tra loro dei veteranidei virtuosi dellospergiuro politico. L'accenno all'esercito non era loro sfuggito. Essi notaronocon sdegno che il messaggionella prolissa enumerazione delle leggirecentemente promulgatepassava intenzionalmente sotto silenzio la legge piùimportantela legge elettoralee invece rimetteva al popoloin caso dimancata revisione della Costituzionel'elezione del presidente nel 1852.

Per il partito dell'ordinela legge elettorale era la palla di piombo aipiedi che gli impediva di camminare e ancor più di andare all'assalto. InoltreBonapartecon lo scioglimento ufficiale della Società dei 10 dicembre e collicenziamento del ministro della guerra d'Hautpoulaveva sacrificato di manosuasull'altare della patriai capri espiatori. Aveva spezzato la puntadell'atteso conflitto. Infinelo stesso partito dell'ordine cercavaangosciosamente di evitaredi attenuaredi soffocare ogni conflitto decisivocol potere esecutivo. Per paura di perdere le conquiste strappate allarivoluzionelasciava che il suo rivale ne godesse i frutti. "La Franciareclama anzitutto tranquillità." Questo era l'appello che il partitodell'ordine rivolgeva alla rivoluzione a partire dal mese di febbraio; questoera l'appello che Bonaparte rivolgeva al partito dell'ordine. "La Franciareclama anzitutto tranquillità." Bonaparte commetteva atti tendentiall'usurpazione; ma il partito dell'ordine commetteva un " disordine "protestando rumorosamente contro questi atti e commentandoli con malumore.

Le salsicce di Satory sarebbero rimaste mute come un pesce se nessuno neavesse parlato. "La Francia reclama anzitutto tranquillità." PerciòBonaparte chiedeva che lo lasciassero fare in pace le cose suee il partitoparlamentare era paralizzato da una duplice pauradalla paura di provocare dinuovo l'agitazione rivoluzionaria e dalla paura di apparireproprio luicomefomentatore di disordini agli occhi della propria classeagli occhi dellaborghesia. Poiché dunque la Francia reclamava anzitutto tranquillitàilpartito dell'ordine non osòdato che Bonaparte nel suo messaggio aveva parlatodi "pace"rispondere "guerra". Il pubblicoche si eralusingato di assistereall'apertura dell'Assemblea nazionalea grandi scene discandalofu deluso nella sua aspettativa. I deputati dell'opposizionechechiedevano venissero presentati i verbali della Commissione permanente relativiagli avvenimenti di ottobrefurono messi in minoranza. Si evitò per principioogni discussione che potesse creare irritazione. I lavori dell'Assembleanazionale durante i mesi di novembre e di dicembre 1850 furono privi diinteresse.

Infineverso la fine di dicembreincominciarono le scaramucce a propositodi talune prerogative del Parlamento. Dal momento che proprio la borghesiaabolendo il suffragio universaleaveva messo fine alla lotta di classeilmovimento si perdeva in risse meschine circa le prerogative dei due poteri.

Uno dei rappresentanti dei popoloMauguinera stato condannato per debiti.Su richiesta del presidente del tribunale il ministro della giustizia Rouherdichiarò che si doveva senz'altro spiccare un mandato di arresto contro ildebitore. Mauguin fu dunque gettato nella prigione per debiti. L'Assembleanazionalenon appena ebbe notizia di questo attentatomontò su tutte lefurie. Non soltanto ordinò che egli fosse immediatamente rilasciatoma la serastessaa mezzo del suo graffierlo fece trarre a viva forza fuori dallaprigione di Clichy. Maper confermare la propria fede nella santità dellaproprietà privatae con l'intenzione nascosta di aprire in caso di bisogno unasilo per montagnardi divenuti importuni dichiarò che i rappresentanti deipopolo potevano essere messi in prigione per debiti solo a patto che esistessela previa autorizzazione dell'Assemblea. Essa si dimenticò di decretare cheanche il presidente poteva venir messo in prigione per debiti.

Così distruggeva l'ultima apparenza di inviolabilità di cui eranocircondati i propri membri.

Ci si ricorderà che il commissario di polizia Yondietro testimonianze diun tale Alaisaveva accusato una sezione di decembristi di aver tramatol'assassinio di Dupin e di Changarnier. A questo propositoi questori fecerofin dalla prima sedutala proposta di creare una speciale polizia parlamentareretribuita sul bilancio privato dell'Assemblea nazionale e completamenteindipendente dal prefetto di polizia. Il ministro degli interniBarocheprotestò contro questa intromissione nella sfera della sua competenza. Si venneallora a un miserabile compromessosecondo il quale il commissario di poliziadell'Assemblea doveva essere retribuito sul bilancio privato di questa edesignato e revocato dai suoi questorima previo accordo col ministro degliinterni. Nel frattempo Alais era stato tradotto dal governo davanti ai tribunalie qui era stato facile presentare le sue dichiarazioni come una dimistificazione e farsi beffeper bocca dei pubblico ministerodi DupindiChangarnierdi Yone di tutta l'Assemblea nazionale. Ed ecco che il 29dicembre il ministro Baroche scrive una lettera a Dupinchiedendogli illicenziamento di Yon. L'ufficio di presidenza dell'Assemblea nazionale decide dimantenere Yon al suo postoma l'Assembleaspaventata dell'atto di violenzacompiuto nell'affare Mauguine avvezzaogni volta che osa dare un colpo alpotere esecutivoa riceverne due in cambionon sanziona questa decisione. Essalicenzia Yon per ricompensarlo del suo zelo e si priva di una prerogativaparlamentareindispensabilecontro un uomo che non decide di notte pereseguire di giornoma decide di giorno per eseguire di notte.

Abbiamo visto come l'Assemblea nazionalenei mesi di novembre e di dicembreaveva evitatoin occasioni importantidecisivedi impegnare la lotta colpotere esecutivo: si era ritirata. Ora la vediamo costretta ad accettare lalotta per i motivi più meschini. Nell'affare Mauguin essa confermain via diprincipioche i rappresentanti dei popolo possono essere arrestati per debiti;ma si riserva di far applicare questo principio solo ai rappresentanti delpopolo che non le vanno a genio e litiga coi ministro della giustizia per questoprivilegio infame. Invece di utilizzare il preteso progetto di assassinio perordinare un'inchiesta sulla Società del 10 dicembre e per smascherare senzapietà Bonaparte nel suo vero aspetto di capo dei sotto proletariato pariginodavanti alla Francia e all'Europaessa lascia ridurre il conflitto allaquestione se la nomina e la rimozione di un commissario di polizia spetti a leio al ministro degli interni. Così durante tutto questo periodo vediamo ilpartito dell'ordine costretto dalla sua posizione equivoca a consumare espezzettare la sua lotta col potere esecutivo in una serie di meschini conflittidi competenzadi rissedi cavillidi contrasti di potere; costretto a faredelle più stupide questioni di forma il contenuto della sua attività. Esso nonosa impegnare la battaglia quando questa ha un'importanza di principioquandoil potere esecutivo si è veramente smascherato e la causa dell'Assembleanazionale sarebbe la causa di tutta la nazione. In tal modo quest'ultima darebbealla nazione un ordine di marcia; ma quello che teme più di tutto è che lanazione si muova. In Simili occasioniperciòil partito dell'ordine respingele proposte della Montagna e passa all'ordine del giorno. Spogliato così ilconflitto delle sue grandi dimensioniil potere esecutivo attendetranquillamente il momento in cui può riprenderlo per motivi insignificanti emeschiniche non offrono piùper così direche un interesse strettamenteparlamentare. Allora il furore contenuto dei partito dell'ordine scoppia; alloraquesto partito strappa il sipario che nasconde il retroscena; allora denuncia ilpresidente e dichiara la repubblica in pericolo; ma allora il suo patos appareinsipido e il motivo della lotta appare ormai soltanto un pretesto ipocrita oin generalenon degno di un combattimento. La tempesta parlamentare sitrasforma in una tempesta in un bicchier d'acqua; la lotta diventa intrigo; ilconflitto diventa scandalo. Mentre la gioia maligna delle classi rivoluzionariesi pasce dell’umiliazione dell'Assemblea nazionalepoiché esse siappassionano per le prerogative dell'Assemblea altrettanto quanto l'Assemblea siappassiona per le pubbliche libertàla borghesia fuori del Parlamento noncomprende come la borghesia all'interno del Parlamento possa perdere il suotempo in risse così meschine e turbare la tranquillità per rivalità cosìmiserabili col presidente. Essa è sconcertata da una strategia che fa la pacein un momento in cui tutti aspettano la guerrae attacca in un momento in cuitutti credono che la pace sia conclusa.

Il 20 dicembre Pascal Duprat interpellò il ministro degli interni sullalotteria delle verghe d'oro. Questa lotteria era "figlia dell'Elisio";Bonaparte l'aveva messa al mondo insieme con i suoi fedelie il prefetto dipolizia Carlier l'aveva posta sotto la sua protezione ufficialebenché lalegge francese proibisca tutte le lotteriead eccezione delle estrazioni ascopo di beneficenza. Sette milioni di bigliettia un franco l'unoil cuiricavo avrebbe dovuto essere destinato al trasporto in California dei vagabondidi Parigi. Da un lato si voleva che dei sogni dorati cacciassero i sognisocialisti del proletariato di Parigi; che il miraggio seducente del primopremio cacciasse il dottrinario diritto al lavoro. Gli operai di Pariginaturalmentenon riconoscevano più nelle scintillanti verghe d'oro dellaCalifornia gli oscuri franchi che erano stati cavati loro dalle tasche. Insostanza però si trattava di una vera e propria truffa. I vagabondi chevolevano scoprire le miniere d'oro della California senza muoversi da Parigierano Bonaparte stesso e i suoi cavalieri della tavola rotonda rovinati daidebiti. I tre milioni accordati dall'Assemblea nazionale erano statiallegramente consumati; la cassa doveva essere riempitain un modo onell'altro. Invano Bonaparte aveva aperto una sottoscrizione pubblica per lacostruzione di cosiddette cités ouvrièrese figurava egli stesso capo dellasottoscrizione con una somma rilevante. I borghesi dal cuore duro attesero condiffidenza che egli versasse la somma che aveva sottoscrittoe poiché ilversamentocom'è naturalenon ebbe luogola speculazione sui castelli inaria socialisti precipitò miseramente. Le verghe d'oro ebbero miglior successo.Bonaparte e consorti non si limitarono a intascare in parte la differenza tra isette milioni e il valore delle verghe d'oro messe in lotteria; ma fabbricaronopure dei biglietti falsi; emisero per un sol numero dieciquindicie sino aventi biglietti. Una operazione finanziaria conforme allo spirito della Societàdel 10 dicembre! Qui l'Assemblea nazionale non aveva più davanti a sé ilfittizio presidente della repubblicama Bonaparte in carne ed ossa. Qui essapoteva coglierlo sul fatto in conflittonon con la Costituzionema col codepenal. Se essa rinviò l'interpellanza di Duprat e passò all'ordine del giornociò non avvenne soltanto perché la proposta di Girardin di dichiararsi"satisfait" richiamava alla memoria del partito dell'ordine la propriacorruzione sistematica. Il borghesee soprattutto il borghese gonfiato alladignità di uomo di Statocompleta la sua volgarità pratica con una ridondanzateorica. Come uomo di Stato egli diventaal pari del potere dello Stato che glista di fronteun essere superioreche può essere combattuto solo con mezzisuperioriconsacrati.

Bonaparteche proprio come bohèmien e come principe sottoproletarioavevasul mascalzone borghese il vantaggio di poter condurre la lotta con mezzivolgariquando l'Assemblea stessa lo ebbe aiutato di propria mano a superare ilterreno sdrucciolevole dei banchetti militaridelle rivistedella Società dei10 dicembree infine del code pénal vide che era giunto il momento in cuipoteva passare dall'apparente difensiva all'offensiva. Le piccole sconfittesubite nel frattempo dal ministri della giustiziadella guerradella marinadelle finanzesconfitte in cui l'Assemblea nazionale manifestava il suo ringhiodi disappuntonon lo turbavano molto. Non soltanto impedì ai ministri didimettersi e di riconoscere in questo modo la subordinazione del potereesecutivo al Parlamentoma dopo aver incominciatodurante le feriedell'Assemblea nazionalea separare il potere militare dal Parlamentopotéora condurre a termine la cosadestituendo Changarnier.

Un foglio dell'Eliseo pubblicò un ordine del giorno che sarebbe statorivolto durante il mese di maggio alla prima divisione militareed emanantequindi da Changarnierin cui si raccomandava agli ufficialiin caso didisordinidi non dar quartiere ai traditori nelle loro proprie filedifucilarli senz'altro e di non mettere le truppe a disposizione dell'Assembleanazionale nel caso che questa le richiedesse. Il 3 gennaio 1851 il gabinettovenne interpellato a proposito di questo ordine del giorno. Esso chiedeperesaminare la questioneprima tre mesipoi una settimanainfine soltantoventiquattro ore di riflessione. L'Assemblea insiste per avere una spiegazioneimmediata. Changarnier si levadichiara che l'ordine del giorno non è maiesistito e aggiunge che sarà sempre sollecito nell'obbedire alle richiestedell'Assemblea nazionale e che questain caso di conflittopuò contare sopradi lui. L'Assemblea accoglie la sua dichiarazione con applausi frenetici e glidecreta un voto di fiducia. Mettendosi sotto la protezione privata di ungeneraleessa abdicadecreta la propria impotenza e l'onnipotenzadell'esercito; ma il generale s'inganna ponendo a disposizione dell'Assembleacontro Bonaparteun potere che egli ha soltanto in prestito da Bonaparteeattendendo a sua volta di essere difeso da questo Parlamentoda questoprotettore che ha bisogno della sua protezione. Ma Changarnier ha fede nelmisterioso potere di cui la borghesia lo ha investito a partire dal 29 gennaio1849. Crede di essere il terzo potereaccanto ai due altri poteri dello Stato econdivide la sorte degli altri eroio piuttosto santi dell'epocala cuigrandezza consiste nell'aureola interessata che il loro partito ha creatointorno ad essie che ricadono al livello di figure banali non appena lecircostanze richiedono loro di far dei miracoli. L'incredulità èin generalela nemica mortale di questi eroi presunti e santi genuini. Di qui il loro sdegnomoralepieno di dignitàcontro gli spiriti beffardi e poveri di entusiasmo.

La sera stessa i ministri vengono convocati all'Eliseo; Bonaparte esige ladestituzione di Changarnier; cinque ministri rifiutano di firmarla; il Moniteurannuncia una crisi ministeriale e la stampa del partito dell'ordine minaccia laformazione di un esercito del Parlamentosotto il comando di Changarnier. Ilpartito dell'ordine era autorizzato a ciò dalla Costituzione. Non aveva che danominare Changarnier presidente dell'Assemblea nazionale e da requisire unamassa qualsivoglia di soldati per garantire la propria sicurezza. Poteva farlotanto più sicuramentein quanto Changarnier era effettivamente ancora allatesta dell'esercito e della Guardia nazionale di Parigie non aspettava che ilmomento di essere requisito insieme all'esercito. La stampa bonapartista nonosava nemmeno porre in dubbio il diritto dell'Assemblea nazionale di requisiredirettamente le truppe. Si trattava quindi di uno scrupolo giuridico chedatele circostanzenon presagiva nessun successo. È verosimile che l'esercitoavrebbe obbedito all'ordine dell'Assemblea costituentese si pensa cheBonaparte dovette cercare otto giorni in tutta Parigi per trovare infine duegenerali - Baraguay d'Hilliers e Saint-Jean d'Angélyche si dichiarasserodisposti a controfirmare la destituzione di Changarnier. Ma è molto dubbioalcontrarioche il partito dell'ordine fosse in grado di trovare nelle sueproprie file e nel Parlamento il numero di voti necessario per una taledecisionese si pensa che otto giorni più tardi se ne staccarono 286 votieche la Montagnaancora nel dicembre 1851cioè nel momento supremorespinseuna proposta simile. Tuttavia i burgravi sarebbero forse riusciti ancora atrascinare la massa del loro partito a un eroismo consistente nel sentirsisicuri dietro una selva di baionette e nell'accettare i servizi di un esercitoche era passato nel loro campo. Invece di far ciòi signori burgravi sirecarono la sera dei 6 gennaio all'Eliseo per far desistere Bonaparteconprudenti e contorte considerazioni politichedalla destituzione di Changarnier.Quando si cerca di convincere qualcunoè perché si riconosce che egli èpadrone della situazione. Bonaparterassicurato da questo passonomina il 12gennaio un nuovo ministero in cui rimangono i capi del ministero precedenteFould e Baroche. Saint-Jean d'Angély diventa ministro della guerrail Moniteurpubblica il decreto che destituisce Changarniere il suo comando viene divisotra Baraguay d'Hilliersche riceve la prima divisione militaree Perrotchericeve la Guardia nazionale. Il baluardo della società è congedato; e perquesto non cade dal tetti nessun sassoanzi i corsi della Borsa sono in rialzo.

Respingendo l'esercito che si era posto a sua disposizione nella persona diChangarnier e ponendolo in modo così irrevocabile nelle mani del presidenteilpartito dell'ordine dichiarava che la borghesia aveva perduto la missione dicomandare. Non esisteva già più un ministero parlamentare; avendo perduto oraanche la possibilità di disporre dell'esercito e della Guardia nazionalequalealtro mezzo di azione gli rimaneva per difendere in pari tempo il poterestrappato dal Parlamento al popolo e il proprio potere costituzionale contro ilpresidente? Nessuno. Gli rimaneva ancora l'appello a princìpi privi di potenziche esso stesso aveva sempre considerati soltanto come regole generali che siprescrivono agli altri per potersi muovere tanta più liberamente. Con ladestituzione di Changarniercon l'attribuzione del potere militare a Bonapartesi chiude la prima parte del periodo che stiamo considerandodel periodo dellalotta tra il partito dell'ordine e il potere esecutivo. La guerra tra questi duepoteri è ora apertamente dichiarata e viene condotta apertamentema solo dopoche il partito dell'ordine ha perduto le armi e i soldati. Senza ministerosenza esercitosenza popolosenza opinione pubblicadopo la legge elettoraledei 31 maggio non più rappresentante della nazione sovranasenz'occhisenz'orecchisenza dentisenza tuttol'Assemblea nazionale si era trasformataa poco a poco in un Parlamento della vecchia Franciacostretto ad abbandonarel'azione al governo e a limitarsi a ringhiose rimostranze post festum.

Il partito dell'ordine accoglie il nuovo ministero con una tempestad'indignazione. Il generale Bedeau richiama alla memoria la moderazione di cuiaveva dato prova durante le ferie la Commissione permanentee l'estremoriguardi con cui essa aveva rinunciato alla pubblicazione dei suoi verbali.Allora il ministro degli interni insiste di persona perché vengano pubblicatiquesti verbaliche oranaturalmentesono diventati insipidi come l'acquastantianon rivelano nessun fatto nuovo e cadono tra il pubblico ormai stancosenza produrre il minimo effetto. Su proposta di Rémusatl'Assemblea nazionalesi ritira nei suoi uffici e nomina un "comitato di misurestraordinarie". Parigi non abbandona il corso della sua vita quotidiana;tanto più che in questo momento il commercio è prosperole manifatturelavoranoi prezzi del grano sono bassii viveri sono abbondanti e le casse dirisparmio ricevono ogni giorno nuovi depositi. Le "misurestraordinarie" che il Parlamento ha annunciato con tanto chiasso siriduconoil 18 gennaioa un voto di sfiducia contro il ministerosenza chevenga nemmeno fatta menzione del generale Changarnier. Il partito dell'ordineera obbligato a formulare il suo voto a questo modo per assicurarsi i voti deirepubblicaniperchéfra tutte le misure prese dal ministerola destituzionedi Changarnier era proprio l'unica che questi approvasseromentre di fatto ilpartito dell'ordine non poteva criticare le altre misure ministerialiche essostesso aveva dettate.

La mozione di sfiducia dei 18 gennaio venne approvata con 415 voti contro286. Fu dunque approvata soltanto per mezzo di una coalizione dei legittimisti edegli orleanisti dichiarati coi repubblicani puri e con la Montagna. Fudimostrato in tal modo che il partito dell'ordine aveva perduto non soltanto ilministeronon soltanto l'esercitoma nei conflitti con Bonaparte aveva perdutoanche la propria maggioranza parlamentare indipendente; fu dimostrato che ungruppo di rappresentanti aveva disertato il suo campoper spirito diconciliazione spinto al fanatismoper paura della lottaper stanchezzaper unriguardo di famiglia verso i consanguinei stipendiati dallo Statoperspeculazione sui futuri posti ministeriali vacanti (Odilon Barrot)per ilvolgare egoismo onde il borghese ordinario è sempre disposto a sacrificarel'interesse generale della sua classe a questo o a quel motivo privato. Irappresentanti bonapartisti appartenevano fin da prima al partito dell'ordinesoltanto per la lotta contro la rivoluzione. Già in quel momento il capo delpartito cattolicoMontalembertdisperando della vitalità del partitoparlamentaregettava la sua influenza dalla parte di Bonaparte. I capi delpartito parlamentareinfineThiers e Berryerorleanista l'unolegittimistal'altroerano costretti a proclamarsi apertamente repubblicani; a riconoscereche se il loro cuore era monarchicola loro testa era repubblicana; che la lororepubblica parlamentare era l'unica forma possibile di dominio della borghesianel suo assieme. Erano così costretti a bollare agli occhi della stessa classeborghesecome intrighi altrettanto pericolosi quanto insensatii piani direstaurazione che essi stessi tramavano indefessamente alle spalle delParlamento.

Il voto di sfiducia del 18 gennaio colpiva i ministrinon il presidente. Manon il ministerobensì il presidente aveva destituito Changarnier. Doveva ilpartito dell'ordine mettere in stato d'accusa Bonaparte stesso? Per le suevelleità di restaurazione? Ma queste non facevano altro che completare le.proprie. Per la sua cospirazione nelle riviste militari e nella società dei 10dicembre? Ma questi argomenti erano stati seppelliti da tempo sotto ordini delgiorno puri e semplici. Per la destituzione dell'eroe del 29 gennaio e del 13giugnodell'uomo che nel maggio 1850 minacciavain caso di una sommossa aParigidi appiccare il fuoco ai quattro angoli della città? I suoi alleatidella Montagna e Cavaignac non permettevano al partito dell'ordine dirisollevare il caduto baluardo della società nemmeno con una semplicemanifestazione ufficiale di condoglianza. Per conto proprio gli uomini delpartito dell'ordine non potevano contestare al presidente la facoltàcostituzionale di destituire un generale. Essi smaniavano soltanto perché egliaveva fatto uso dei suoi diritti costituzionali in modo antiparlamentare. Ma nonavevano proprio loro fatto continuamente uso delle loro prerogative parlamentariin modo anticostituzionalespecialmente nella soppressione del suffragiouniversale? Essi erano dunque tenuti a muoversi strettamente entro i limiti delParlamento. E dovevano essere colpiti da quella particolare malattia che apartire dal 1848 ha infierito su tutto il Continenteil cretinismoparlamentaremalattia che relega quelli che ne sono colpiti in un mondoimmaginario e toglie loro ogni sensoogni ricordoogni comprensione del rozzomondo esteriore; dovevano essere colpiti da quel cretinismo parlamentare mentredopo aver distrutto con le loro mani tutte le condizioni del potere deiParlamentodopo esser stati costretti a distruggerle nella loro lotta con lealtre classiconsideravano ancora le loro vittorie parlamentari vere vittorieebattendo i suoi ministricredevano di colpire il presidente. Essi offrivanoa quest'ultimo unicamente l'occasione di umiliare ancora una volta l'Assembleanazionale agli occhi della nazione. Il 20 gennaio il Moniteur annunciava che ledimissioni di tutto il ministero erano accettate; e col pretesto che nessunpartito parlamentare possedeva più la maggioranzacome dimostrava il voto del18 gennaiofrutto della coalizione della Montagna e dei monarchicie in attesache si formasse una nuova maggioranzaBonaparte nominò un cosiddetto ministerodi transizionenessun membro del quale apparteneva al Parlamentoe che eracomposto esclusivamente di individui assolutamente sconosciuti e insignificantiun ministero di semplici commessi e di scrivani. Il partito dell'ordine potevaora esaurirsi nel gioco cori queste marionette; il potere esecutivo nonconsiderava più che valesse la pena di essere seriamente rappresentato nelParlamento. Bonaparte concentrava nella sua persona tutto il potere esecutivo inmodo altrettanto più palese; e aveva tanto maggiore libertà di sfruttarlo aipropri scopiquanto più i suoi ministri erano semplici comparse.

Il partito dell'ordinecoalizzato con la Montagnasi vendicò respingendol'assegno presidenziale di 1.800.000 franchi che il presidente della Societàdel 10 dicembre aveva obbligato i suoi commessi ministeriali a chiedere alParlamento. Questa volta la maggioranza fu di soli centodue voti. Dal 18 gennaioaltri ventisette voti si erano dunque squagliati. La decomposizione dei partitodell'ordine proseguiva. Nello stesso tempoil partito dell'ordineaffinchénon ci si ingannasse nemmeno un momento circa il significato della suacoalizione con la Montagnanon degnò nemmeno di prendere in considerazione unaproposta di amnistia generale per i condannati politicifirmata da 189 membridella Montagna. Bastò che il ministro degli interniun tal Vaïssedichiarasse che la tranquillità era soltanto apparenteche in segreto regnavauna grande agitazioneche si organizzavano società dappertutto in segretochei giornali democratici prendevano le loro disposizioni per apparire di nuovoche i rapporti delle province erano sfavorevoliche i profughi di Ginevraorganizzavano una congiura che si estendeva da Lione a tutto il mezzogiornodella Franciache la Francia si trovava sull'orlo di una crisi industriale ecommercialeche i fabbricanti di Roubaix avevano ridotto la giornata di lavoroche i prigionieri di Belle-Isle si erano ribellatibastò che un sempliceVaïsse evocasse lo spettro rossoperché il partito dell'ordine respingessesenza discussione una proposta che avrebbe dato alla Assemblea nazionale unapopolarità immensa e avrebbe nuovamente gettato Bonaparte nelle sue braccia.Invece di lasciarsi intimidire dal potere esecutivo con la prospettiva di nuovidisordinil'Assemblea avrebbe dovuto dare un po' di campo libero alla lotta diclasseper mantenere il potere esecutivo alle sue dipendenze. Ma non si sentivala forza di giocare col fuoco.

Frattanto il cosiddetto ministero di transizione vegetò fino a metà delmese di aprile. Bonaparte stancava l'Assemblea nazionale e si faceva beffe diessa con sempre nuove combinazioni ministeriali. Ora sembrava che volessecostituire un ministero repubblicano con Lamartine e Billault; ora un ministeroparlamentare con l'inevitabile Odilon Barrotil cui nome non poteva mai mancarequando occorreva un minchione; ora un ministero legittimista con Vatimesnil eBenoit d'Azy; ora un ministero orleanista con Maleville.

Mentre egli manteneva così le differenti frazioni del partito dell'ordine inuno stato di tensione reciprocae le spaventava tutte con la visione di unministero repubblicano e della restaurazione in questo caso inevitabiledelsuffragio universalenello stesso tempo creava nella borghesia la convinzioneche i suoi sforzi sinceri per creare un ministero parlamentare si rompesserocontro l'inconciliabilità delle frazioni monarchiche. Ma la borghesia reclamavaun "governo forte" con tanto maggior forzae tanto più imperdonabilele sembrava il fatto che si lasciasse la Francia "senzaamministrazione"quanto più pareva si avvicinasse una crisi commercialegenerale che avrebbe rafforzato il socialismo nelle cittàcome i bassi prezzirovinosi dei cereali lo rafforzavano nelle campagne. Il commercio diventava digiorno in giorno più fiacco; il numero delle braccia disoccupate aumentava avista d'occhio; a Parigi10.000 operai per lo meno erano senza pane; a RouenMulhouseLioneRoubaixTourcoingSt. EtienneElbeufecc.innumerevolifabbriche erano chiuse. In queste circostanze Bonaparte poté osare direstaurarel'11 aprileil ministero del 18 gennaio: i signori RouherFouldBarocheecc.rafforzati dal signor Léon Faucherche l'Assemblea costituentedurante i suoi ultimi giorni di vitaaveva colpito con un voto di sfiduciaall'unanimitàeccetto cinque voti di cinque ministriper divulgazione dicomunicazioni telegrafiche false. L'Assemblea nazionale aveva dunque riportatoil 18 gennaio una vittoria sul ministero; aveva lottato per tre mesi controBonaparteaffinché l'11 aprile Fould e Baroche potessero prendere come terzonella loro associazione ministeriale il puritano Faucher.

Se nel novembre 1849 Bonaparte si era accontentato di un ministero nonparlamentare e nel gennaio 1851 di un ministero extraparlamentarel'11 aprilesi sentì abbastanza forte per formare un ministero antiparlamentareunministero che riuniva in sé in modo armonico i voti di sfiducia delle dueAssembleela Costituente e la Legislativala repubblicana e la monarchica.Questa successione di ministeri era il termometro secondo cui il Parlamentopoteva misurare la diminuzione del proprio calore vitale. A fine aprile eracaduto così in basso che Persignyin un abboccamento personale conChangarnierpoté invitarlo a passare dalla parte del presidente. Bonapartegli assicuròconsidera completamente distrutta l'influenza dell'Assembleanazionale ed è già pronto il proclama che dovrà essere pubblicato dopo ilcolpo di stato continuamente progettatoma per ora nuovamente rinviato.Changarnier comunicò ai capi del partito dell'ordine questo annunzio di mortema chi ha mai creduto che la morsicatura delle cimici sia mortale? E ilParlamentocosì battutocosì disfattocosì agonizzante com'eranon potevarassegnarsi a vedere nel duello col capo grottesco della Società dei 10dicembre altra cosa che il duello con una cimice. Ma Bonaparte rispose alpartito dell'ordine come Agesilao al re Agide: "Ti sembro formica ma ungiorno sarò leone"

VI

La coalizione con la Montagna e coi repubblicani puria cui il partitodell'ordine si era visto condannato nei suoi vani tentativi per restare inpossesso del potere militare e per riconquistare la direzione suprema del potereesecutivoprovava in modo inconfutabile che esso aveva perduto la propriamaggioranza parlamentare. La forza pura e semplice del calendariola lancettadell'orologiodetteil 29 maggioil segnale della sua completadecomposizione. Il 29 maggio cominciava l'ultimo anno di vita dell'Assembleanazionale. Essa doveva ormai decidersio per la proroga senza modificazionioper la revisione della Costituzione. Ma revisione della Costituzione nonsignificava soltanto l'alternativa: dominio della borghesia o della democraziapiccolo-borghesedemocrazia o anarchia proletariarepubblica parlamentare oBonaparte; significava altresì l'alternativa: Orléans o Borbone. Così caddein mezzo al Parlamento il pomo della discordia attorno al quale doveva scoppiareapertamente il conflitto di interessi che divideva il partito dell'ordine infrazioni ostili. Il partito dell'ordine era una combinazione di sostanze socialieterogenee. La questione della revisione creò una temperatura politica con laquale il prodotto si scompose di nuovo nel suoi elementi costitutivi.

L'interesse dei bonapartisti alla revisione era semplice. Per essi sitrattava innanzi tutto della soppressione dell'articolo 45che vietava larielezione di Bonaparte e la proroga dei suoi poteri. Non meno semplice sembravala posizione dei repubblicani. Essi respingevano in modo assoluto ognirevisione; vedevano nella revisione una congiura generale contro la repubblica.Poiché disponevano di più di un quarto dei voti dell'Assemblea nazionaleepoiché secondo la Costituzione si richiedevano i tre quarti dei voti affinchési potesse legalmente decidere la revisione e convocare un'Assemblea chiamata arealizzarlanon avevano che da contare i loro voti per esser sicuri dellavittoria. E della vittoria erano sicuri.

Di fronte a queste posizioni chiareil partito dell'ordine era in preda acontraddizioni inesplicabili. Se respingeva la revisione metteva in pericolo lostatus quo perché lasciava a Bonaparte una sola via d'uscitail ricorso allaforza; perché abbandonava la Francianel momento della decisionela seconda[domenica] di maggio del 1852all'anarchia rivoluzionariacon un presidenteche aveva perduto la sua autoritàcon un Parlamento che da tempo non l'avevapiù e con un popolo che pensava di riconquistarla. Se votava per la revisionesecondo la Costituzionesapeva che votava invano e chesecondo la Costituzionesarebbe naufragato per il veto dei repubblicani. Seviolando la Costituzionedichiarava sufficiente la maggioranza dei votipoteva sperare di dominare larivoluzione soltanto sottomettendosi senza riserve alla discrezione del potereesecutivo e facendo così di Banaparte il padrone della Costituzionedellarevisione e dello stesso partito dell'ordine. Una revisione solamente parzialeche prolungasse i poteri del presidentespianava il cammino all'usurpazioneimperiale. Una revisione generaleche abbreviasse l'esistenza della repubblicaportava inevitabilmente a un conflitto delle aspirazioni dinasticheperché lecondizioni per una restaurazione borbonica e le condizioni per una restaurazioneorleanista non soltanto erano diversema si escludevano a vicenda.

La repubblica parlamentare era più che il terreno neutrale su cui le duefrazioni della borghesia francesei legittimisti e gli orleanistila grandeproprietà fondiaria e l'industriapotevano vivere l'una accanto all'altra aparità di diritti. Era la condizione indispensabile del loro dominio comunel'unica forma di Stato in cui il loro interesse generale di classe potessesubordinare a sé tanto le pretese delle sue frazioni singolequanto tutte lealtre classi della società. Come monarchici essi ricadevano nel loro vecchioantagonismonella lotta per la supremazia della grande proprietà fondiaria odel danaroe l'espressione più alta di questo antagonismola suapersonificazioneerano i loro stessi rele loro dinastie. Di qui la resistenzadel partito dell'ordine al richiamo dei Borboni.

L'orleanista e rappresentante del popolo Créton aveva presentatoperiodicamentenel 1849nel 1850 e nel 1851la proposta che venisse revocatoil decreto che bandiva le famiglie reali. Il Parlamento aveva quindi offertoaltrettanto periodicamentelo spettacolo di un'assemblea di monarchicicheostinatamente sbarrava ai re banditi la porta attraverso la quale essi avrebberopotuto ritornare. Riccardo III aveva assassinato Enrico VI dichiarando che egliera troppo buono per questo mondoe che il suo posto era nel cielo. Essidichiaravano che la Francia era troppo cattiva per possedere di nuovo i suoi re.Costretti dalla forza delle circostanzeerano diventati repubblicani esanzionavano di bel nuovo la decisione del popolo che aveva cacciato dallaFrancia i loro re.

La revisione della Costituzione - e le circostanze costringevano a prenderlain considerazione - poneva in discussioneinsieme alla repubblicaanche ildominio comune delle due frazioni della borghesiae rendendo possibile lamonarchiariattizzava la rivalità degli interessi che la monarchia avevarappresentato di volta in volta in modo preminente; riaccendeva la lotta per lasupremazia di una frazione sull'altra. I diplomatici del partito dell'ordinecredevano di poter trovare un compromesso con una unione delle due dinastieconquella che essi chiamavano una fusione dei partiti monarchici e delle loro casereali. Ma la vera fusione della Restaurazione e della Monarchia di luglio era larepubblica parlamentarein cui i colori orleanisti e legittimisti erano svanitie le differenti specie di borghesi erano scomparse nel borghese senza aggettivinel genere borghese. L'orleanista sarebbe ora dovuto diventare legittimistaillegittimista orleanista. La monarchiain cui si incarnava il loro dissidiosarebbe dovuta diventare la incarnazione della loro unità; l'espressione deiloro interessi esclusivi di frazione sarebbe dovuta diventare l'espressione deiloro interessi comuni di classe; la monarchia avrebbe dovuto fare ciò chesoltanto la negazione di due monarchiecioè la repubblicaaveva potuto fare eaveva fatto. Era questa la pietra filosofaleper fabbricar la quale sirompevano la testa i dottori del partito dell'ordine. Come se la monarchialegittima potesse mai diventare la monarchia della borghesia industriale o ilregno della borghesia diventare il regno dell'aristocrazia fondiaria ereditaria.Come se la grande proprietà fondiaria e l'industria potessero fraternizzaresotto una sola coronamentre la corona poteva cadere sopra una testa solao suquella del primogenito o su quella del cadetto. Come se l'industria potesseingeneraleconciliarsi con la proprietà fondiariasino a che la proprietàfondiaria non si decide a diventare anch'essa industriale. Se Enrico V morissedomaniil conte di Parigi non diventerebbe perciò il re dei legittimistiameno che non finisse di essere il re degli orleanisti. Ma i filosofi dellafusioneche tanto più si facevano avanti quanto più diventava attuale laquestione della revisioneche si erano creati nell'Assemblée nationale unorgano quotidiano ufficiale che persino oggi (febbraio 1852) sono nuovamenteall'operaattribuivano tutte le difficoltà alla resistenza e alla rivalitàdelle due dinastie. I tentativi di riconciliare la famiglia di Orléans conEnrico Vincominciati sin dalla morte di Luigi Filippoma condotticome tuttigli intrighi dinasticisoltanto durante le ferie dell'Assemblea nazionalenegli intermezzidietro le quintepiù come una civetteria sentimentale con lavecchia superstizione che come un affare presa sul seriodivennero ora azionicapitali e di Statovennero portati dal partito dell'ordine sulla scenapubblica e non più soltanto sulla scena dei teatrini dei dilettanti. I corrierivolavano da Parigi a Veneziada Venezia a Claremontda Claremont a Parigi. Ilconte di Chambord lancia un manifesto in cui annuncia"con l'aiuto ditutti i membri della sua famiglia"non la propria restaurazionemalarestaurazione "nazionale". L'orleanista Salvandy si getta ai piedi diEnrico V. I capi legittimisti BerryerBenôit d'AzySaint-Priestsi recano aClaremont per convincere gli Orléansma invano. I fusionisti si accorgonotroppo tardi che gli interessi delle due frazioni della borghesia non perdono illoro carattere esclusivo e non diventano più facilmente conciliabili per ilfatto che si acuiscono nella forma di interessi di famigliadi interessi di duecase reali. Anche se Enrico V avesse riconosciuto come suo successore il contedi Parigi - e questo era l'unico successo che nel migliore dei casila fusionepotesse avere -la casa di Orléans non avrebbe guadagnato nessun diritto chegià non fosse assicurato dalla mancanza di figli di Enrico Ve avrebbe perdutotutti i diritti che aveva conquistato con la rivoluzione di luglio. Essa avrebberinunciato alle sue pretese originariea tutti i titoli che aveva strappatoalla branca primogenita dei Borboni in una lotta quasi secolareavrebbebarattato le sue prerogative storichele prerogative della monarchia modernacon la prerogativa del suo albero genealogico. La fusione non era dunque altroche un'abdicazione volontaria della casa di Orléansla sua rinuncialegittimistail suo ritorno contrito dalla Chiesa di Stato protestante allaChiesa cattolica. E questo ritorno non la rimetteva nemmeno sul trono che essaaveva perdutoma soltanto sui gradini del trono su cui era nata. I vecchiministri orleanistiGuizotDuchâtelecc.che si precipitarono egualmente aClaremont per sollecitare la fusioneesprimevano in sostanza soltanto ildisgusto per la rivoluzione di lugliola mancanza di fiducia nella monarchiaborghese e nella monarchia dei borghesila fede superstiziosa nellalegittimità come ultimo amuleto contro l'anarchia. Mentre immaginavano diessere mediatori tra gli Orléans e i Borbonierano effettivamente soltantoorleanisti rinnegatie come tali li ricevette il principe di Joinville. Laparte vitalecombattivadegli orleanistiinveceThiersBazeecc.ebberotanto miglior giuoco nel convincere la famiglia di Luigi Filippo che se ognirestaurazione monarchica immediata presupponeva la fusione delle due dinastieogni fusione delle due dinastie presupponeva però l'abdicazione della casa diOrléansmentre era pienamente conforme alla tradizione dei loro predecessoririconoscere temporaneamente la repubblica ed aspettare sino a che gliavvenimenti permettessero di cambiare il seggio presidenziale in un trono. Sidiffuse la voce della candidatura presidenziale del principe di Joinville; simantenne desta la curiosità pubblica; e alcuni mesi doporespinta larevisionequesta candidatura venne proclamata pubblicamente.

Il tentativo di una fusione monarchica tra orleanisti e legittimisti non eradunque soltanto fallitoma aveva anche spezzato la loro fusione parlamentarela loro forma comune repubblicanae aveva nuovamente decomposto il partitodell'ordine nei suoi elementi originari. Ma quanto più diventavano tese lerelazioni tra Claremont e Veneziaquanto più si rompeva il loro accordo el'agitazione per Joinville guadagnava terrenotanto più attivetanto piùserie si facevano le trattative tra Faucheril ministro di Bonapartee ilegittimisti.

La dissoluzione del partito dell'ordine non si arrestò ai suoi elementiprimitivi. Ognuna delle sue grandi frazioni si suddivise ancoraa sua volta.Sembrava che tutte le vecchie sfumature che si erano urtate e combattutenell'interno di ognuno dei due gruppitanto dei legittimisti quanto degliorleanistifossero tornate a galla al pari di infusori disseccati messi acontatto con l'acquacome se avessero nuovamente acquistato tanta forza dapoter costituire gruppi propri e alimentare per proprio conto degli antagonismi.I legittimisti sognavno di essere tornati ai conflitti tra le Tuileries e ilPavillon Marsantra Villlèle e Polignac. Gli orleanisti rivivevano l'etàdell'oro dei tornei tra GuizotMolèBroglieThiers e Odilon Barrot.

La frazione del partito dell'ordine che era favorevole alla revisionema eradivisa a proposito dei limiti della revisione stessacomposta di legittimistidiretti da Berryer e Fallouxda una parteda La Rochejacquelein dall'altraedagli orleanisti stanchi di combatterediretti da MoléMontalembert e OdilonBarrotsi unì coi rappresentanti bonapartisti per presentare la seguenteproposta indeterminata e generica: "I sottoscritti rappresentantialloscopo di restituire alla nazione il pieno esercizio della sua sovranitàpropongono che la Costituzione venga riveduta". In pari tempo però essidichiararono unanimementeper bocca del loro relatore Tocquevillechel'Assemblea nazionale non aveva diritto di proporre l'abolizione dellarepubblica e che questo diritto spettava soltanto alla camera di revisione.Inoltre aggiunsero che la Costituzione poteva essere riveduta soltanto in modo"legale"cioè soltanto se lo decideva la maggioranza di tre quartidei voti prescritta dalla Costituzione. Dopo sei giorni di dibattiti tumultuosiil 19 lugliocome era da prevederela revisione venne respinta. Vi furono 446voti a favorema 278 contro. Gli orleanisti decisicome ThiersChangarnierecc.votarono coi repubblicani e con la Montagna.

La maggioranza si dichiarava dunque contro la Costituzione; ma laCostituzione stessa si dichiarava per la minoranza e dava alla sua decisionecarattere obbligatorio. Ma forse che il partito dell'ordine non avevasubordinato la Costituzione alla maggioranza parlamentareil 31 maggio 1850 eil 13 giugno 1849? Forse che tutta la sua politica non si era fondatasino aquel giornosulla subordinazione degli articoli della Costituzione alledecisioni della maggioranza parlamentare? Non aveva esso lasciato ai democraticie punito nei democratici la credenza biblica alla lettera della legge? Ma inquesto momento revisione della Costituzione non significava altro che prorogadei poteri presidenzialie proroga della Costituzione non significava altro chedestituzione di Bonaparte. Il Parlamento si era pronunciato per lui; ma laCostituzione si pronunciava contro il Parlamento. Egli agiva dunque secondo ilpensiero del Parlamento se lacerava la Costituzionee agiva secondo lo spiritodella Costituzione se dava lo sfratto al Parlamento.

Il Parlamento aveva dichiarato "fuori della maggioranza" laCostituzione econ essail proprio dominio; con la sua decisione avevasoppresso la Costituzione e prorogato i poteri presidenzialipur dichiarando inpari tempo che né l'una poteva morire né gli altri potevano vivere sino a cheil Parlamento continuasse ad esistere. Ma già erano alle porte coloro chedovevano sotterrarlo. Mentre esso discuteva della revisioneBonaparteallontanava il generale Baraguay d'Hilliersche si mostrava indecisodalcomando della prima divisione militaree nominava al suo posto il generaleMagnanil vincitore di Lionel'eroe delle giornate di dicembreuna delle suecreatureche già sotto Luigi Filippo si era più o meno compromesso con lui inoccasione della spedizione di Boulogne.

Con la sua decisione circa la revisioneil partito dell'ordine provava chenon sapeva né dominare né servirené vivere né morirené tollerare larepubblica né rovesciarlané mantenere la Costituzione né sbarazzarsenenécollaborare col presidente né romperla con lui. Da chi attendeva dunque lasoluzione di tutte queste contraddizioni? Dal calendariodal corso degliavvenimenti. Cessava di attribuirsi un potere sugli avvenimenti. Provocava inquesto modo gli avvenimenti a fargli violenza; provocava il potere a cui nellalotta contro il popolo aveva ceduto l'uno dopo l'altro i suoi attributisino atrovarsi di fronte ad esso privo di forza. Affinché il capo del potereesecutivo potesse elaborare con maggior tranquillità il piano di lotta controdi essorafforzare i suoi mezzi di attaccoscegliere le sue armiconsolidarele sue posizioniil partito dell'ordine decisein un momento così criticodiabbandonare la scena e di aggiornarsi per tre mesidal 10 agosto al 4 novembre.

Non soltanto il partito parlamentare si era diviso nelle sue due grandifrazioninon soltanto ognuna di queste frazioni a sua volta si disgregavamail partito dell'ordine nel Parlamento era in contrasto col partito dell'ordinefuori del Parlamento. Gli oratori della borghesia e i suoi esegetila suatribuna e la sua stampain una parolagli ideologi della borghesia e laborghesia stessai rappresentanti e i rappresentati erano diventati estraneigli uni agli altri e non si comprendevano più.

I legittimisti delle provinciecol loro orizzonte ristretto e il loroentusiasmo illimitatoaccusavano i loro capi parlamentariBerryer e Fallouxdi aver disertato nel campo bonapartista e abbandonato Enrico V. La lorointelligenza liliale credeva al peccato originale ma non credeva alladiplomazia.

Incomparabilmente più fatale e decisiva era la rottura tra la borghesiacommerciale e i suoi uomini politici. Essa non rimproverava lorocome ilegittimisti ai loro rappresentantidi aver abbandonato i principima alcontrariodi rimaner attaccati a princìpi divenuti inutili.

Ho già accennato prima chedal momento dell'ingresso di Fould nelministeroquella parte della borghesia commerciale che si era attribuita laparte del leone del potere sotto Luigi Filippol'aristocrazia finanziariaeradiventata bonapartista. Fould non rappresentava soltanto gli interessi diBonaparte in Borsa; egli rappresentava anche gli interessi di Borsa pressoBonaparte. La posizione del l'aristocrazia finanziaria è descritta nel modopiù evidente dal suo organo europeol'Economist di Londra. Nel suo numero delI° febbraio 1851 questo giornale pubblica la seguente corrispondenza da Parigi:"Abbiamo ora potuto rilevare da tutte le parti che la Francia aspirasoprattutto alla tranquillità. La cosa è stata dichiarata dal presidente nelsuo messaggio all'Assemblea legislativa; la tribuna dell'Assemblea gli ha fattoeco; i giornali lo confermano; i preti lo proclamano dal pulpito; la cosa èprovata dalla sensibilità dei titoli di Stato alla minima prospettiva didisordinidalla loro fermezza ogni volta che il potere esecutivo ha ilsopravvento"

Nel suo numero del 29 novembre 1851 l'Economist dichiarain nome proprio:"In tutte le Borse d'Europa il presidente è riconosciuto come sentinelladell'ordìne". L'aristocrazia finanziaria condannava dunque la lottaparlamentare del partito dell'ordine contro il potere esecutivo come cosa cheturbava l'ordinee celebrava ogni vittoria del presidente sui rappresentantidel sedicente partito dell'ordine come vittoria dell'ordine. Si deve intenderequi per aristocrazia finanziaria non soltanto i grandi appaltatori di prestitistatali e gli speculatori sui valori dello Statoil cui interesse si comprendeagevolmente che coincida con gli interessi del potere dello Stato. Tutti gliaffari finanziari modernitutta l'economia bancaria è connessa nel modo piùintimo col credito pubblico. Una parte del loro capitale commerciale vienenecessariamente investito in valori di Stato rapidamente convertibili. I lorodepositiil capitale posto a loro disposizione e da loro ripartito tracommercianti e industrialiproviene in parte dai dividendi dei possessori direndita dello Stato. Se per il mercato monetario nel suo complesso e per isacerdoti di questo mercato la stabilità del potere dello Stato in ogni epocaha fatto le veci di Mosè e dei profeticome potrebbe essere diversamente oggiin cui ogni diluvio minaccia di travolgereinsieme ai vecchi Statianche ivecchi debiti di Stato?

Anche la borghesia industrialenel suo fanatismo dell'ordineera irritatadalle risse del partito parlamentare dell'ordine col potere esecutivo. ThiersAnglèsSainte-Beuveecc.dopo il loro voto del 18 gennaio in occasione delladestituzione di Changarnierricevettero rimostranze pubbliche proprio dai loroelettori dei distretti industriali nelle quali specialmente la loro coalizionecon la Montagna veniva bollata come alto tradimento della causa dell'ordine. Seè verocomeabbiamo vistoche le canzonature spavalde e gli intrighimeschini in cui si era manifestata la lotta del partito dell'ordine contro ilpresidente non meritavano accoglienza miglioreè vero d'altra parte che questopartito borgheseil quale esigeva che i suoi rappresentanti lasciassero passaresenza resistenza il potere militare dalle mani del loro proprio Parlamento inquelle di un pretendente d'avventuranon era nemmeno degno degli intrighi chesi ordivano nel suo interesse. Esso faceva capire che la lotta per la difesa deisuoi interessi pubblicidei suoi interessi di classedel suo potere politicoin quanto disturbava i suoi affari privati lo molestava e gli dava fastidio.

I notabili borghesi delle città di provinciai magistratii giudici dicommercio ecc. ricevevano Bonaparte dappertuttoquasi senza eccezionenei suoiviaggi circolarinel modo più servileanche secome a Digioneegliattaccava senza alcun riguardo l'Assemblea nazionale e in special modo ilpartito dell'ordine.

Quando gli affariandavano benecome al principio del 1851la borghesiacommerciale si scagliava contro ogni lotta parlamentare che potesse nuocere alcommercio. Quando il commercio andò malecome avvenne continuamente a partiredalla fine del febbraio 1851essa accusò le lotte parlamentari di essere lacausa del ristagnoe reclamò ad alta voce che si facessero tacereaffinchéil commercio potesse riprendere voce. I dibattiti sulla revisione cadderoappunto in questo momento sfavorevolee poiché si trattava della vita o dellamorte della forma statale esistentetanto più la borghesia si sentì indiritto di esigere dai suoi rappresentanti che mettessero fine a quellatormentosa provvisorietà; in diritto di reclamare in pari tempo il mantenimentodello status quo. Né c'era in ciò contraddizione alcuna. Metter fine allostato di cose provvisorio significava per essa precisamente prolungarnel'esistenzarinviare a un futuro lontano il momento in cui sarebbe statonecessario prendere una decisione. Lo status quo poteva essere mantenutosoltanto in due modi: o con la proroga dei poteri di Bonaparteo col suoritiroconforme alla Costituzionee con la elezione di Cavaignac. Una partedella borghesia desiderava quest'ultima soluzionema non sapeva dare ai suoirappresentanti nessun miglior consiglio che di tacere e di lasciareimpregiudicata questa ardente questione. Se i suoi rappresentanti non avesseroparlatopensavaBonaparte non avrebbe agito. E desiderava un Parlamentostruzzoche nascondesse la testa per non farsi vedere. Un'altra parte dellaborghesiapoiché Bonaparte già occupava il seggio presidenzialedesideravache continuasse ad occuparloaffinché ogni cosa rimanesse immutata. Essas'irritava perché il suo Parlamento non violava apertamente la Costituzione enon abdicava puramente e semplicemente.

I Consigli generali dei dipartimentirappresentanze provinciali della grandeborghesiariunitisi a partire dal 25 agosto durante le ferie dell'Assembleanazionalesi dichiararono quasi all'unanimità favorevoli alla revisionecioècontro il Parlamento e per Bonaparte.

Ancora più esplicita della rottura coi suoi rappresentanti parlamentari fula manifestazione della collera della borghesia contro i suoi rappresentantiletteraricontro la propria stampa. Le condanne a multe esorbitanti e aspudorate pene detentive pronunciate dalle giurie borghesi per ogni attacco deigiornalisti borghesi alle velleità di usurpazione di Bonaparteper ognitentativo della stampa di difendere contro il potere esecutivo i dirittipolitici della borghesiariempirono di stupore non solo la Franciama tuttal'Europa.

Secome ho mostrato soprail partito parlamentare dell'ordinea forza digridare che occorreva la tranquillitàsi era condannato da sé all'inazione;se esso aveva dichiarato il dominio politico della borghesia incompatibile conla sicurezza e con l'esistenza della borghesia stessadistruggendo con le sueproprie maninella lotta contro le altre classi della societàtutte lecondizioni del proprio regimedel regime parlamentarela massaextraparlamentare della borghesiainvececon le sue servilità verso ilpresidentecoi suoi oltraggi al Parlamentocol modo brutale nel quale trattavala sua stessa stampaprovocava Bonaparte a reprimere e a sterminare i suoioratori e i suoi scrittorii suoi uomini politici e i suoi letteratila suatribuna parlamentare e la sua stampaal fine di poter attendere ai propriaffari privati sotto la protezione di un governo forte e dotato di poteriillimitati. Essa dichiarava nettamente che non vedeva l'ora di sbarazzarsi delproprio dominio politico per sbarazzarsi delle fatiche e dei pericoli delpotere.

E questa borghesia che si indigna persino della lotta puramente parlamentaree letteraria in difesa del potere della propria classe e ha tradito i capi diquesta lottaoraquandotutto è terminatoosa accusare il proletariato dinon essersi gettato per essa in una lotta sanguinosain una lotta a morte.Questa borghesia che in ogni momento ha sacrificato il suo interesse generale diclassecioè il suo interesse politicoal più gretto e sordido interesseprivatoe ha preteso dai suoi rappresentanti lo stesso sacrificioora silamentadicendo che il proletariato ha sacrificato ai propri interessimateriali i suoi ideali politici. Essa si comporta come un'anima generosa che ilproletariatotraviato dai socialistiavrebbe misconosciuto e abbandonato nelmomento decisivo. Ed essa trova un'eco generale nel mondo borghese. Non parloqui naturalmente dei politicanti tedeschi da caffè e dei poveri di spirito. Miriferiscoper esempioallo stesso Economistche ancora il 29 novembre 1851cioè 4 giorni prima del colpo di statoaveva dichiarato Bonaparte"sentinella dell'ordine" e Thiers e Berryer "anarchici"egià il 27 dicembre 1851dopo che Bonaparte ha messo a posto quegli anarchicidenuncia il tradimento che sarebbe stato compiuto da "masse proletarieignorantiincoltestupideai danni del talentodel saperedella disciplinadell'influenzadell'ingegnodelle risorse intellettuali e delle qualitàmorali degli strati medi ed elevati della società". La massa stupidaignorante e volgare non era altro che la massa stessa della borghesia.

È vero che la Francia ha attraversato nel 1851 una specie di piccola crisicommerciale. Alla fine di febbraio si manifestò una diminuzione delleesportazioni rispetto al 1850; in marzo il commercio diminuì e le fabbriche sichiusero; in aprile la situazione dei dipartimenti industriali sembrava esseredisperata quanto dopo le giornate di febbraio; in maggio gli affari non avevanoancora ripreso; ancora il 28 giugno il portafoglio della Banca di Franciaindicavacon un enorme aumento dei depositi e con una diminuzione altrettantogrande degli anticipi su cambialila stasi della produzione; e solo alla metàdi ottobre vi era stata una nuova ripresa progressiva degli affari. La borghesiafrancese si spiegò questo ristagno degli affari con motivi d'ordine puramentepoliticocon la lotta tra il Parlamento e il potere esecutivocon l'incertezzadi una forma di Stato puramente provvisoriacon la prospettiva paurosa dellaseconda [domenica] di maggio del 1852. Non voglio negare che tutte questecircostanze esercitassero una influenza deprimente su alcune branchedell'industria a Parigi e nei dipartimenti. Ad ogni modoperòquestainfluenza delle circostanze politiche era soltanto locale e insignificante. Sipuò darne prova migliore del fatto che il miglioramento del commercio siprodusse proprio nel momento in cui la situazione politica peggioraval'orizzonte politico si oscurava e si attendeva ad ogni istante un colpo difolgore dell'Eliseocioè verso la metà di Ottobre. Il borghese franceseilcui "talentoil cui saperela cui chiaroveggenza e le cui risorseintellettuali" non vanno più in là del suo nasopoteva d'altra parteper tutta la durata dell'Esposizione industriale di Londrasbattere il nasonella causa della sua miseria commerciale. Mentre in Francia si chiudevano lefabbrichein Inghilterra scoppiavano bancarotte commerciali. Mentre in aprile emaggio in Francia toccava il colmo il panico industrialein aprile e maggioinInghilterratoccava il colmo il panico commerciale. L'industria inglese dellalana soffriva come quella francese; come quella francese soffriva la manifatturainglese della seta. Le fabbriche inglesi di cotone continuavano a lavoraremanon facevano più gli stessi profitti che nel 1849 e nel 1850. La differenzastava soltanto nel fatto che la crisi era industriale in Franciacommerciale inInghilterra; che mentre in Francia le fabbriche si fermavanoin Inghilterra sisviluppavanoma in condizioni più sfavorevoli che negli anni precedenti; chein Francia i colpi principali erano subìti dall'esportazionein Inghilterradall'importazione. La causa comuneche naturalmente non deve essere ricercataentro i limiti dell'orizzonte politico franceseera evidente. Il 1849 e il 1850erano stati gli anni di grandissima prosperità materiale e di unasovrapproduzione che si manifestò come tale soltanto nel 1851. Questa venneancora aggravatain particolar modo all'inizio di quest'annodalla prospettivadell'Esposizione industriale. A ciò si aggiunsero inoltre circostanze speciali:prima il cattivo raccolto di cotone nel 1850 e nel 1851poi la sicurezza di unraccolto di cotone più abbondante di quello che ci si aspettava; prima ilrialzopoi il ribasso bruscoin una parolale oscillazioni dei prezzi delcotone. Il raccolto della seta greggia era cadutoalmeno in Franciaal disotto della media. Le manifatture di lanainfinesi erano talmente estese apartire dal 1848 che la produzione della lana non poteva tener loro dietro e ilprezzo della lana greggia aumentava in modo sproporzionato all'aumento delprezzo dei manufatti di lana. Abbiamoquindi già quinelle materie prime ditre industrie interessanti il mercato mondialetre serie di cause di unristagno del commercio. Astrazion fatta da queste circostanze specialila crisiapparente del 1851 non fu altro che il momento di arresto che lasovrapproduzione e la sovraspeculazione subiscono sempre nel corso del cicloindustrialeprima di raccogliere tutte le forze per attraversare febbrilmentel'ultima parte della curva e giungere ancora una volta al suo punto di approdoalla crisi commerciale generale. Durante simili intervalli della storia delcommercioin Inghilterra scoppiano bancarotte commercialimentre in Francia èl'industria stessa che si fermain parte perché costretta a ritirarsi da tuttii mercati dalla concorrenza degli inglesi che proprio allora diventainsopportabilein parte perché colpita in particolar modo dal ristagno delcommercio in quanto industria di lusso. In questo modo la Franciaoltre allecrisi generaliattraversa le proprie crisi commerciali nazionalile qualiperò sono determinate e condizionate più dallo stato generale del mercatomondiale che da influenze locali francesi. Non sarà senza interessecontrapporre al pregiudizio del borghese francese il giudizio del borgheseinglese. Una delle più grandi case di Liverpool scrive nel suo bilancio annualedel 1851: "Pochi anni hanno ingannato nelle previsioni fatte al loro iniziopiù dell'anno testé trascorso. Invece della più grande prosperità cheunanimemente ci si attendevaesso è stato uno degli anni più scoraggiantidell'ultimo quarto di secolo. Naturalmente questo vale per le classicommercialinon per le classi industriali. Eppure al principio dell'anno vierano senza dubbio dei motivi per attendersi il contrario. Le riserve diprodotti erano scarseil capitale era sovrabbondantei viveri a buon mercato;si era sicuri di un raccolto ricco. Pace ininterrotta sul continente e nessundisturbo politico o finanziario all'interno del paese. In realtàmai le alidel commercio erano state più libere... A che cosa si deve attribuire questorisultato sfavorevole? Crediamo che lo si debba attribuire all'eccesso delcommerciosia d'importazione che d'esportazione. Se i nostri negozianti nonpongono essi stessi limiti più ristretti alla loro attivitànulla potràmantenerci nella via normalese non un panico ogni tre anni".

Ci si immagini ora come il borghese francesein mezzo a questo panicocommercialedoveva avere il cervellomalato come il suo commerciotorturatoconfusostordito dalle voci di colpi di stato e di restaurazione del suffragiouniversaledalla lotta tra il Parlamento e il potere esecutivodalla guerra difronda tra i legittimisti e gli orleanistidalle cospirazioni comuniste nel suddella Franciadalle pretese jacqueries nei dipartimenti della Nièvre e delloCherdalla pubblicità dei diversi candidati alla presidenzadalle paroled'ordine ciarlatanesche dei giornalidalle minacce dei repubblicani di volerdifendere la Costituzione e il suffragio universale con le armi alla manodalvangelo degli eroi emigrati in partibus che annunciavano la fine del mondo perla seconda [domenica] di maggio del 1852e si comprenderà comein mezzo aquesta indicibile e assordante confusione di fusionerevisioneprorogacostituzionecospirazionecoalizioneemigrazioneusurpazione e rivoluzioneil borghese furibondo gridasse in faccia alla repubblica parlamentare:"Meglio una fine con spaventoche uno spavento senza fine!".

Bonaparte comprese questo grido. Il suo comprendonio era reso più acutodalla crescente petulanza dei creditorii quali in ogni tramonto di sole cheavvicinava il 2 maggio 1852giorno della scadenza dei suoi poterivedevano unaprotesta del movimento degli astri contro le loro cambiali terrestri. Essi eranodiventati dei veri astrologhi. L'Assemblea nazionale aveva tolto a Bonaparteogni speranza di proroga costituzionale del suo potere; la candidatura delprincipe di Joinville non gli permetteva di esitare più a lungo.

Se mai avvenimento ha proiettato davanti a sé la sua ombra molto tempo primadi prodursiesso è stato certamente il colpo di stato di Bonaparte. Già il 29gennaio 1849un mese appena dopo la sua elezioneegli lo aveva proposto aChangarnier. Il suo proprio primo ministroOdilon Barrotaveva denunciato informa privatanell'estate del 1849la politica dei colpi di stato; Thiersl'aveva denunciato in modo aperto nell'inverno del 1850. Nel maggio 1851Persigny aveva cercato ancora una volta di guadagnare all'impresa Changarniereil Messager de l'Assemblée aveva fatto conoscere questa conversazione. Igiornali bonapartisti minacciavano un colpo di stato ad ogni tempestaparlamentaree quanto più la crisi si avvicinavatanto più il loro tono sifaceva forte. Nelle orge che Bonaparte celebrava ogni notte con lo swell mob disesso maschile e femminilequando si avvicinava la mezzanotte e le abbondantilibazioni snodavano le lingue ed eccitavano la fantasiail colpo di statoveniva deciso per il giorno seguente. Si snudavano le spade; si toccavano ibicchieri; i rappresentanti venivano gettati dalla finestra e il mantelloimperiale cadeva sulle spalle di Bonapartefino a che le ore del mattinodisperdevano ancora una volta le larve e Parigistupefattaapprendeva daalcune vestali poco riservate e da paladini indiscreti il pericolo al quale erasfuggita ancora una volta. Nei mesi di settembre e di ottobre le voci di uncolpo di stato si fecero sempre più frequenti. In pari tempo l'ombra siarricchiva di sfumaturecome un dagherrotipo a colori. Si sfoglino i giornaliquotidiani europei dei mesi di settembre e di ottobre e vi si troverannoinformazionidel tipo delle seguentitestuali: "Parigi è piena di vocidi colpi di stato. Si dice che la città verrà occupata militarmente durante lanotte e che il mattino dopo verranno pubblicati dei decreti che scioglierannol'Assemblea nazionaledichiareranno lo stato d'assedio nel dipartimento dellaSennaristabiliranno il suffragio universalee faranno appello al popolo. Sidice che Bonaparte cerchi ministri pronti a eseguire questi decretiillegali". Le corrispondenzeche danno queste notizie terminano sempre conun fatale "rinviato". Il colpo di stato era sempre stato l'idea fissadi Bonaparte. Con questa idea aveva rimesso piede sul territorio francese.Questa idea lo possedeva a tal punto che egli la tradiva e la divulgavacontinuamente. Ma era così debole che in pari tempo continuamente virinunciava. L'ombra del colpo di stato era diventata così familiare ai pariginicome fantasmache quando finalmente si presentò loro in carne ed ossa nonvollero credervi. Ciò che assicurò il successo del colpo di stato non fudunque né un atteggiamento riservato del capo della Società del 10 dicembrené una sorpresa che prendesse l'Assemblea nazionale alla sprovvista. Se ilcolpo di stato riuscìriuscì malgrado la mancanza di discrezione del primoecon la conoscenza preventiva della secondacome risultato necessarioinevitabile di tutta la evoluzione precedente.

Il 10 ottobre Bonaparte annunciò ai suoi ministri la decisione di volerristabilire il suffragio universale; il 16 essi dettero le loro dimissioni; il26 Parigi apprese la costituzione del ministero Thorigny. In pari tempo ilprefetto di polizia Carlier veniva sostituito da Maupas e il capo della primadivisione militareMagnanconcentrava nella capitale i reggimenti più sicuri.Il 4 novembre l'Assemblea nazionale riprese le sue sedute. Non le restava altroda fare che ripeterein una breve e concentrata prova generaleil corso chegià essa aveva seguito; e dare la prova che quando la sotterrarono era giàmorta.

La prima posizione che essa aveva perduto nella lotta contro il potereesecutivo era stato il ministero. Essa dovette riconoscere solennemente questaperditaaccettando pienamente il ministero Thorignyche era un sempliceministero di comparse. La Commissione permanente aveva accolto a risate ilsignor Giraudquando egli si era presentato in nome del nuovo ministero. Unministero così debole per delle misure così forticome il ristabilimento delsuffragio universale! Ma si trattava precisamente di non far nulla nelParlamentodi far tutto contro il Parlamento.

Il giorno stesso della sua riapertura l'Assemblea nazionale ricevette unmessaggio di Bonapartein cui questi chiedeva il ristabilimento del suffragiouniversale e l'abrogazione della legge dei 31 maggio 1850; lo stesso giorno iministri del Bonaparte presentarono un decreto in questo senso. L'Assemblearespinse immediatamente la mozione d'urgenza presentata dal ministero e il 13novembre respinse la legge stessacon 355 voti contro 348. Essa lacerava cosìancora una volta il suo mandato; confermava ancora una volta di essersitrasformatada rappresentanza liberamente eletta di un popoloin Parlamentousurpatore di una classe; riconosceva ancora una volta di avere essa stessareciso i muscoli che univano la testa parlamentare al corpo della nazione.

Se il potere esecutivocon la sua proposta di ristabilire il suffragiouniversalefaceva appello dall'Assemblea nazionale al popoloil poterelegislativocon la sua legge dei questori fece appello dal popolo all'esercito.Questa legge dei questori tendeva a stabilire il diritto dell'Assemblea direquisire direttamente la truppadi formare un esercito parlamentare. Se inquesto modo il potere legislativo faceva dell'esercito l'arbitro tra se stesso eil popolotra se stesso e Bonapartese riconosceva l'esercito quale poteredecisivo dello Statoera costretto d'altra parte a confermare che da un pezzoaveva rinunciato alla pretesa di comandare l'esercito stesso. Nel momento incuiinvece di requisire senz'altro le truppeesso discuteva il diritto direquisirletradiva i dubbi sulla propria forza. Respingendo la legge deiquestori l'Assemblea confessò apertamente la propria impotenza. La legge vennerespinta con una minoranza di 108 voti: la Montagna aveva dunque decisodell'esito della votazione. Essa si trovava nella situazione dell'asino diBuridanoma non tra due mucchi di fieno e dovendo decidere quale fosse il piùappetitosobensì tra due sacchi di legnate e dovendo decidere quale fosse ilpiù duro. Da un lato la paura di Changarnierdall'altro la paura di Bonaparte.Si deve riconoscere che la situazione non aveva niente di eroico. Il 18 novembrevenne proposto un emendamento alla legge sulle elezioni comunali presentata dalpartito dell'ordineemendamento in base al qualeinvece di tre anni didomicilioun anno solo doveva bastare per gli elettori municipali.L'emendamento fu respinto per un solo voto; però questo solo voto risultòimmediatamente conseguenza di un errore. Scindendosi nelle sue frazioni ostiliil partito dell'ordine aveva perduto da tempo la propria maggioranzaparlamentare indipendente. Ora mostrava che nel Parlamento non esisteva piùmaggioranza di sorta. L'Assemblea nazionale era diventata incapace di prendereuna decisione. Le sue parti costitutive elementari non erano più tenute assiemeda nessuna forza di coesione; essa aveva reso l'ultimo respiroera morta.

La massa extraparlamentare della borghesiainfinedoveva confermaresolennemente ancora una voltaalcuni giorni prima della catastrofela suarottura coi rappresentanti della borghesia nel Parlamento. Thiersin qualitàdi eroe parlamentareaffetto in maniera speciale dalla malattia inguaribile delcretinismo parlamentaredopo la morte del Parlamento aveva ordito un nuovointrigo parlamentare col consiglio di Statouna legge sulla responsabilità cheavrebbe dovuto stringere il presidente nei ceppi della costituzione. Bonaparteche il 15 settembrein occasione dell'inaugurazione dei nuovi mercati diParigiavevanuovo Masanielloammaliato le dames des hallesle pescivendole- e del resto una pescivendola valeva di piùcome potere realedi 17 burgravi-che dopo la presentazione della legge dei questori aveva riempito dientusiasmo i tenenti da lui ospitati nell'Eliseoil 25 novembre strappòl'adesione della borghesia industrialeriunita nel Circo per ricevere di manosua le medaglie dei premi dell'Esposizione industriale di Londra. Riproduco quidal Journal des débats il passo più caratteristico del suo discorso: "Inpresenza di successi così insperatiio sono in diritto di dichiarare ancorauna volta quanto la repubblica francese sarebbe grande se le fosse permesso dioccuparsi dei suoi interessi reali e di riformare le sue istituzioniinvece diessere continuamente turbatada un lato dai demagoghidall'altro lato daallucinazioni monarchiche (applausi rumorosientusiastici e prolungati in tuttele parti dell'anfiteatro). Le allucinazioni monarchiche impediscono ogniprogresso e ogni sviluppo industriale serio. Invece del progresso non si ha chela lotta. Si vedono degli uominiche un tempo erano i sostenitori più zelantidell'autorità e delle prerogative monarchichediventare partigiani di unaConvenzione unicamente allo scopo di indebolire l'autorità uscita dal suffragiouniversale (applausi entusiastici e prolungati). Vediamo alcuni uomini che piùhanno sofferto della rivoluzione e più se ne sono lamentatiprovocarne unanuova unicamente per incatenare la volontà della nazione... Io vi prometto latranquillità per l'avvenireecc. (Bravo! Bravo! Applausi fragorosi)". Inquesto modo la borghesia industriale applaude servilmente al colpo di stato del2 dicembrealla soppressione del Parlamentoalla fine del suo proprio dominioalla dittatura di Bonaparte. Al suono degli applausi del 25 novembre rispose iltuono dei cannoni del 4 dicembree la casa del signor Sallandrouzeil qualeaveva applaudito con maggiore entusiasmovenne distrutta dal maggior numero dibombe.

Cromwellquando sciolse il Lungo parlamentosi recò da solo in mezzo adesso; cavò di tasca l'orologioaffinché il Parlamento non vivesse un minutodi più di quanto egli aveva fissato; e scacciò ogni singolo membro conoltraggi serenamente umoristici. Napoleoneinferiore al suo modelloper lomenoil 18 brumaio si recò nell'Assemblea legislativa e le lessesia pure convoce turbatala sua sentenza di morte. Il secondo Bonaparteche del resto erain possesso di un potere esecutivo ben diverso da quello di Cromwell o diNapoleonenon cercò il suo modello negli annali della storiama negli annalidella Società del 10 dicembrenegli annali della giustizia criminale. Rubòalla banca di Francia 25 milioni di franchi; comprò il generale Magnan con unmilionei soldati con 15 franchi a testa e con acquavite; si riunì la nottedi nascostocome un ladrocon i suoi complici; fece invadere le case dei capiparlamentari più pericolosi e strappare dai loro letti CavaignacLamoricièreLeflôChangarnierCharrasThiersBazeeccfece occupare militarmente lepiazze principali di Parigi e l'edificio del Parlamentoe affiggere al mattinosu tutti i muri manifesti ciarlataneschiin cui si annunciava lo scioglimentodell'Assemblea nazionale e del Consiglio di Statoil ristabilimento delsuffragio universale e la messa in stato d'assedio del dipartimento della Senna.Poco dopo fece inserire nel Moniteur un documento falsosecondo il quale uncerto numero di parlamentari influenti si erano riuniti attorno a lui in unaConsulta di stato.

I resti del Parlamentocomposti soprattutto di legittimisti e di orleanistisi riunirono nella sede della municipalità del decimo mandamentoe al gridoripetuto di "Viva la repubblica"decisero la destituzione diBonaparte; arringarono invano la folla che stazionava davanti all'edificio einfinevennero trascinatisotto la scorta dei cacciatori d'Africanellacaserma d'Orsaye poi stivati nelle vetture cellulari e trasportati nelleprigioni di MazasHam e Vincennes. Così finivano il partito dell'ordinel'Assemblea legislativa e la Rivoluzione di febbraio. Prima di passare allaconclusionediamo uno schema riassuntivo della loro storia

I - Primo periodo. Dal 24 febbraio al 4 maggio 1848. Periodo di febbraio.Prologo. Frenesia di fratellanza universale.


II - Secondo periodo. Periodo della Costituzione della repubblica edell'Assemblea nazionale costituente.

1. dal 4 maggio al 25 giugno 1848. Lotta di tutte le classi contro ilproletariato. Disfatta del proletariato nelle giornate di giugno.

2. dal 25 giugno al 10 dicembre 1848. Dittatura dei repubblicani borghesipuri. Elaborazione della Costituzione. Stato d'assedio a Parigi. La dittaturadella borghesia viene liquidata dall'elezione di Bonaparte a presidente.

3. dal 20 dicembre 1848 al 29 maggio 1849. Lotta della Costituente controBonaparte e contro il partito dell'ordine alleato con Bonaparte. Fine dellaCostituente. Caduta della borghesia repubblicana.


III - Terzo periodo. Periodo della repubblica costituzionale e dell'Assembleanazionale legislativa.

1. dal 29 maggio 1849 al 13 giugno 1849. Lotta dei piccoli borghesi contro laborghesia e contro Bonaparte. Disfatta della democrazia piccolo-borghese.

2. dal 13 giugno 1849 al 31 maggio 1850. Dittatura parlamentare del partitodell'ordine. Questo partito corona il proprio dominio con la soppressione delsuffragio universalema perde il ministero parlamentare.

3. dal 31 maggio 1850 al 2 dicembre 1851. Lotta tra borghesia parlamentare eBonaparte.

a. dal 31 maggio 1850 al 12 gennaio 1851. Il Parlamento perde il comandosupremo dell'esercito.

b. dal 12 gennaio all'11 aprile 1851. Il Parlamento è sconfitto nei suoitentativi di impadronirsi nuovamente del potere amministrativo. Il partitodell'ordine perde la sua maggioranza parlamentare indipendente. Sua coalizionecoi repubblicani e con la Montagna.

c. dall'11 aprile al 9 ottobre 1851. Tentativi di revisionedi fusione e diproroga. Il partito dell'ordine si decompone nel suoi singoli elementicostitutivi. La rottura del Parlamento borghese e della stampa borghese con lamassa della borghesia diventa definitiva.

d. dal 9 ottobre al 2 dicembre 1851. Rottura aperta tra il Parlamento e ilpotere esecutivo. Il Parlamento formula il proprio atto di decesso e soccombeabbandonato dalla sua propria classedall'esercito e dalle altre classi. Finedel. regime parlamentare e del dominio della borghesia. Vittoria di Bonaparte.Parodia di restaurazione imperiale

VII

Alla soglia della rivoluzione di febbraio la repubblica sociale era apparsacome frasecome profezia. Nelle giornate di giugno del 1848 venne soffocata nelsangue del proletariato di Parigi; ma essa è presente come uno spettro neisuccessivi atti del dramma. Si annuncia poi la repubblica democratica. Essasparisce il 13 giugno 1849 assieme ai suoi piccoli borghesi sgominati; ma nellafuga essa sparge dietro a sé una pubblicità tanto più rumorosa. La repubblicaparlamentare si impadronisce con la borghesia di tutta la scena; gode di tuttala pienezza della sua esistenzama il 2 dicembre del 1851 la sotterramentre imonarchici coalizzati gridano con angoscia: "Viva la repubblica!".

La borghesia franceseinalberatasi contro il dominio del proletariatolavoratoreha messo al potere il sottoproletariatoguidato dal capo dellaSocietà del 10 dicembre. La borghesia aveva tenuto la Francia ansante disgomento per i futuri orrori dell'anarchia rossa: Bonaparte le ha scontatoquesto avvenire il 4 dicembrefacendo prendere a fucilate alle loro finestredall'esercito dell'ordine ubriaco di acquavitei rispettabili borghesi delBoulevard Montmartre e del Boulevard des Italiens. La borghesia aveva fattol'apoteosi della spada: la spada domina. Aveva distrutto la stamparivoluzionaria: la sua stessa stampa viene distrutta. Aveva posto le riunionipopolari sotto il controllo della polizia: ora stanno sotto il controllo dellapolizia i suoi salotti. Aveva sciolto le Guardie nazionali democratiche: vienesciolta la sua propria Guardia nazionale. Aveva proclamato lo stato d'assedio:lo stato d'assedio viene proclamato contro di essa. Aveva sostituito alle giuriecommissioni militari: ora sono le sue giurie che vengono sostituite dacommissioni militari.

Aveva affidato ai preti l'istruzione popolare: ora sono i preti che leimpongono la loro propria istruzione. Aveva deportato senza giudizio e senzagiudizio viene deportata. Aveva represso con la forza pubblica ogni motosociale: ora viene represso dalla forza pubblica ogni movimento della suasocietà. Per amore della sua borsa si era ribellata contro i propri uominipolitici e scrittori: ora i suoi uomini politici e i suoi scrittori sono statieliminatie dopo che la si è imbavagliata e che si è spezzata la sua penna simette a sacco anche la sua borsa. La borghesia non si era stancata di gridarealla rivoluzione come sant'Arsenio ai cristiani: "Fuge! Tace! Quiesce!Fuggitacista tranquillo!". Ed ora è Bonaparte che grida allaborghesia: "Fuge! Tace! Quiesce! Fuggitacista tranquilla!".

La borghesia francese aveva risolto da tempo il dilemma di Napoleone: Danscinquante ans l'Europe sera républicaine ou cosaque. Essa lo aveva risolto conla République cosaque. Non è stata una Circe a trasformare in mostro con unmaleficio il capolavoro della repubblica borghese. Questa repubblica non haperduto altro che l'apparenza della rispettabilità. La Francia di oggi era giàtutta intiera nella repubblica parlamentare. Era sufficiente un colpo dibaionetta perché la vescica scoppiasse e il mostro apparisse agli occhi ditutti.

Perché il proletariato di Parigi non insorse dopo il 2 dicembre?

La caduta della borghesia era stata soltanto decretata; il decreto non eraancora stato portato a esecuzione. Ogni seria insurrezione del proletariato leavrebbe dato nuova vital'avrebbe riconciliata con l'esercito e avrebbe valsoagli operai una seconda disfatta di giugno.

Il 4 dicembre il proletariato venne incitato alla lotta dai borghesi e dagliépiciers. La sera dello stesso giorno parecchie legioni della Guardia nazionalepromisero di scendere in campo armate e in uniforme. Borghesi e épiciersinfattiavevano finito per accorgersi che Bonapartein uno dei suoi decretidel 2 dicembresopprimeva il voto segreto e imponeva loro di scrivere neiregistri ufficiali il loro sì o il loro no accanto al loro nome. La resistenzadel 4 dicembre intimidì Bonaparte. Durante la notte egli fece affiggere agliangoli di tutte le strade di Parigi dei manifesti che annunciavano ilristabilimento del voto segreto. Borghesi e épiciers credettero di averraggiunto il loro scopo e il mattino seguente chi non si presentò furono gliépiciers e i borghesi.

Il proletariato parigino era stato privato dei suoi dirigentidei capi dellebarricateda un colpo di mano eseguito da Bonaparte nella notte fra l'1 e il 2dicembre. Esercito senza ufficialial quale le reminiscenze del giugno 1848 e1849 e del maggio 1850 toglievano ogni voglia di battersi sotto la bandiera deimontagnardiesso lasciò alla sua avanguardiaalle società segreteilcompito di salvare l'onore insurrezionale di Parigionore che la borghesiaparigina aveva abbandonato alla soldatesca con tanta facilità che Bonaparteinseguitopoté disarmare la Guardia nazionale allegando sarcasticamente chetemeva le sue armi non venissero adoperate dagli anarchici contro di essa.

"C'est le triomphe complet et définitif du socialisme". CosìGuizot caratterizzò il 2 dicembre. Ma se è vero che la caduta della repubblicaparlamentare contiene in germe il trionfo della rivoluzione proletariail suoprimo risultato tangibile fu la vittoria di Bonaparte sul Parlamentodel potereesecutivo sul potere legislativodella forza senza frase sulla forza dellafrase. Nel Parlamento la nazione elevava la sua volontà generale all'altezza dileggecioè faceva della legge della classe dominante la sua volontà generale.Davanti al potere esecutivo essa rinuncia a ogni propria volontà e si sottoponealle ingiunzioni di un estraneoall'autorità; il potere esecutivoinopposizione al potere legislativoesprime l'eteronomia della nazioneinopposizione alla sua autonomia. La Francia sembra dunque sia sfuggita aldispotismo di una classe soltanto per ricadere sotto il dispotismo di unindividuoe precisamente sotto l'autorità di un individuo privo di autorità.La lotta sembra dunque essersi calmata perché tutte le classiegualmenteimpotenti e mutesi inginocchiano davanti ai calci dei fucili.

Ma la rivoluzione va fino al fondo delle cose. Sta ancora attraversando ilpurgatorio. Lavora con metodo. Fino al 2 dicembre non ha condotto a termine chela prima metà della sua preparazione; ora sta compiendo l'altra metà. Prima haelaborato alla perfezione il potere parlamentareper poterlo rovesciare. Orache ha raggiunto questo risultatoessa spinge alla perfezione il potereesecutivolo riduce alla sua espressione più puralo isolase lo pone difronte come l'unico ostacoloper concentrare contro di esso tutte le sue forzedi distruzione. E quando la rivoluzione avrà condotto a termine questa secondametà del suo lavoro preparatoriol'Europa balzerà dal suo seggio e griderà:Ben scavatovecchia talpa!

Questo potere esecutivocon la sua enorme organizzazione burocratica eMilitarecol suo meccanismo statale complicato e artificialecon un esercitodi impiegati di mezzo milione accanto a un altro esercito di mezzo milione disoldatiquesto spaventoso corpo parassitario che avvolge come un involucro ilcorpo della società francese e ne ostruisce tutti i porisi costituì nelperiodo della monarchia assolutaal cadere del sistema feudalela cui cadutaaiutò a rendere più rapida. I privilegi signorili della proprietà fondiaria edelle città si trasformarono in altrettanti attributi del potere dello Statoidignitari feudali si trasformarono in funzionari stipendiatie la variopintacollezione dei contraddittori diritti sovrani medioevali divenne il piano benregolato di un potere dello Statoil cui lavoro è suddiviso e centralizzatocome in un'officina.

La prima Rivoluzione francesea cui si poneva il compito di spezzare tutti ipoteri indipendenti di carattere localeterritorialecittadino e provincialeal fine di creare l'unità borghese della nazionedovette necessariamentesviluppare ciò che 1a monarchia assoluta aveva incominciato: l'accentramento; ein pari tempo dovette sviluppare l'ampiezza gli attributi e gli strumenti delpotere governativo. Napoleone portò alla perfezione questo meccanismo delloStato. La monarchia legittima e la monarchia di luglio non vi aggiunsero nullaeccetto una più grande divisione del lavoroche si sviluppava nella stessamisura in cui la divisione del lavoro nell'interno della società borghesecreava nuovi gruppi di interessie quindi nuovo materiale per l'amministrazionedello Stato. Ogni interesse comune fu subito staccato dalla società econtrapposto ad essa come interesse generalepiù altostrappatoall'iniziativa individuale dei membri della società e trasformato in oggetto diattività del governoa partire dal pontidagli edifici scolastici e dai benicomunali del più piccolo villaggiosino alle ferrovieal patrimonio nazionalee all'Università di Francia. La repubblica parlamentareinfinesi videcostretta a rafforzarenella sua lotta contro la rivoluzioneassieme allemisure di repressionegli strumenti e la centralizzazione del potere delloStato. Tutti i rivolgimenti politici non fecero che perfezionare questamacchinainvece di spezzarla. I partiti che successivamente lottarono per ilpotere considerarono il possesso di questo enorme edificio dello Stato come ilbottino principale del vincitore.

Ma sotto la monarchia assolutadurante la prima rivoluzionesottoNapoleonela burocrazia era stata soltanto un mezzo per preparare il dominio diclasse della borghesia. Sotto la Restaurazionesotto Luigi Filipposotto larepubblica parlamentareessa era stata lo strumento della classe dominanteperquanto grandi fossero i suoi sforzi per diventare un potere indipendente.

È soltanto sotto il secondo Bonaparte che lo Stato sembra essere diventatocompletamente indipendente. La macchina dello Stato si è talmente rafforzata difronte alla società borgheseche le basta avere alla sua testa il capo dellaSocietà del 10 dicembreun avventuriero qualsiasi venuto dal di fuorilevatosugli scudi da una soldatesca ubriacache egli ha comprato con acquavite esalsiccee a cui deve continuamente gettare altra salsiccia. Di qui la cupadisperazioneil senso di umiliazione infinita e di degradazione che stringe laFrancia alla gola e le mozza il respiro. La Francia si sente come disonorata.

Eppure il potere esecutivo non è sospeso nel vuoto. Bonaparte rappresentauna classeanzila classe più numerosa della società francesei contadini'piccoli proprietari.

Come i Borboni furono la dinastia della grande proprietà fondiariacome gliOrléans furono la dinastia del denarocosì i Bonaparte sono la dinastia deicontadinicioè della massa del popolo francese. E l'eletto dei contadini nonè il Bonaparte che si sottomette al Parlamento borghesema il Bonaparte chedà lo sfratto a questo Parlamento. Per tre anni le città erano riuscite afalsificare il senso dell'elezione del 10 dicembre ed a frodare ai contadini larestaurazione dell'Impero. L'elezione del 10 dicembre 1848 ha trovato il suocoronamento soltanto nel colpo di stato del 2 dicembre 1851.

I contadini piccoli proprietari costituiscono una massa enormei cui membrivivono nella stessa situazionema senza essere uniti gli uni agli altri darelazioni molteplici. Il loro modo di produzioneanziché stabilire tra di lororapporti reciprocili isola gli uni dagli altri. Questo isolamento è aggravatodai cattivi mezzi di comunicazione della Francia e dalla povertà dei contadinistessi. Il loro campo di produzioneil piccolo appezzamento di terrenononconsente nessuna divisione di lavoro nella sua coltivazionenessunaapplicazione di procedimenti scientifici e quindi nessuna varietà di svilupponessuna diversità di talentinessuna ricchezza di rapporti sociali. Ognisingola famiglia contadina è quasi sufficiente a se stessaproducedirettamente la maggior parte di ciò che consumae guadagna quindi i suoimezzi di sussistenza più nello scambio con la natura che nel commercio con lasocietà. Un piccolo appezzamento di terrenoil contadino e la sua famiglia; unpo' più in là un altro piccolo appezzamento di terrenoun altro contadino eun'altra famiglia. Alcune diecine di queste famiglie costituiscono un villaggioe alcune diecine di villaggi un dipartimento. Così la grande massa dellanazione francese si forma con una semplice somma di grandezze identicheallostesso modo che un sacco di patate risulta dalle patate che sono in un sacco.

Nella misura in cui milioni di famiglie vivono in condizioni economiche taliche distinguono il loro modo di vitai loro interessi e la loro cultura daquelli di altre classi e li contrappongono ad esse in modo ostileesse formanouna classe. Ma nella misura in cui tra i contadini piccoli proprietari esistonosoltanto legami locali e la identità dei loro interessi non crea tra di lorouna comunitàuna unione politica su scala nazionale e una organizzazionepoliticaessi non costituiscono una classe. Sono quindi incapaci di far valerei loro interessi nel loro proprio nomesia attraverso un Parlamentosiaattraverso una Convenzione. Non possono rappresentare se stessi; debbono farsirappresentare. Il loro rappresentante deve in pari tempo apparire loro come illoro padronecome un'autorità che si impone lorocome un potere governativoillimitatoche li difende dalle altre classi e distribuisce loro dall'alto ilsole e la pioggia. L'influenza politica del contadino piccolo proprietario trovaquindi la sua ultima espressione nel fatto che il potere esecutivo subordina lasocietà a se stesso.

La tradizione storica ha fatto sorgere nei contadini francesi la credenzamiracolistica che un uomo chiamato Napoleone renderà loro tutto il lorosplendore. E si è trovato un individuo il qualedato che porta il nome diNapoleoneha potuto spacciarsi per quest'uomoconformemente al codiceNapoleoneil quale stabilisce: "La recherche de la paternité estinterdite". Dopo un vagabondaggio di venti anni e una serie di avventuregrotteschela leggenda diventa realtà e l'uomo diventa imperatore deifrancesi. L'idea fissa del nipote si è realizzataperché essa coincideva conl'idea fissa della classe più numerosa della popolazione francese .

Mami si obbietteràe le insurrezioni di contadini in una metà dellaFranciala caccia data dall'esercito ai contadinie le incarcerazioni e ledeportazioni in massa dei contadini?

Dai tempi di Luigi XIV la Francia non ha mai conosciuto una persecuzione dicontadini "per mene demagogiche"simile a questa.

Intendiamoci. La dinastia dei Bonaparte non rappresenta il contadinorivoluzionarioma il contadino conservatore; non il contadino che vuoleliberarsi dalle sue condizioni di esistenza socialedal suo piccoloappezzamento di terrenoma quello che vuole consolidarli; non quella partedella popolazione delle campagne che vuole rovesciare la vecchia società con lasua propria energiad'accordo con le cittàma quella che invececiecamenteconfinata in questo vecchio ordinamentovuole essere salvata e ricevere unaposizione privilegiatainsieme col suo piccolo pezzo di terrenodal fantasmadell'Impero. Essa non rappresenta la cultura progressivama la superstizionedel contadinonon il suo giudizioma il suo pregiudizionon il suo avvenirema il suo passatonon le sue moderne Cévennesma la sua moderna Vandea.

I tre anni di duro dominio della repubblica parlamentare avevano liberato unaparte dei contadini francesi dalla illusione napoleonica e l'avevano resarivoluzionariasebbene ancora solo superficialmente. Ma ogni volta che essi simisero in movimentola borghesia li respinse indietro con la violenza. Sotto larepubblica parlamentare la coscienza moderna dei contadini francesi si urtò conla loro coscienza tradizionale. Il processo si svolse nella forma di una lottacontinua tra i maestri di scuola e i preti. La borghesia batte i maestri discuola. Per la prima volta i contadini fecero degli sforzi per avere unaposizione indipendente dinanzi all'azione del governo. Ciò apparve neiconflitti continui tra i sindaci e i prefetti. La borghesia destituì i sindaci.Infinedurante il periodo della repubblica parlamentarei contadini sisollevarono in parecchie località contro la loro stessa progenitural'esercito. La borghesia li punì con gli stati d'assedio e con le venditeall'asta. E questa stessa borghesia grida ora contro la stupidità delle massedella vile multitude che l'ha tradita in favore di Bonaparte. Ma essa stessa harafforzato con la violenza le simpatie della classe dei contadini per l'Impero;ha conservato le condizioni che hanno dato origine a questa religione deicontadini. Vero è che la borghesia è costretta ad aver paura della stupiditàdelle masse sino a che queste rimangono conservatricied è costretta ad averpaura della loro intelligenza non appena diventano rivoluzionarie.

Nelle rivolte che ebbero luogo dopo il coup d'étatuna parte dei contadinifrancesi protestòcon le armi alla mano contro il proprio voto del 10 dicembre1848. L'esperienza fatta dopo il 1848 li aveva scaltriti. Ma essi si eranovenduti agli dèi infernali della storia; la storia li prese in parola e lamaggioranza era ancora così accecata cheproprio nei dipartimenti più rossila popolazione contadina votò apertamente per Bonaparte. Secondo il loro mododi vederel'Assemblea nazionale gli aveva impedito di muoversi. Egli ora nonaveva fatto altro che spezzare le catene che le città avevano imposto al voleredella campagna. In alcuni luoghi essi nutrivano persino l'idea grottesca diporre accanto a Napoleone una Convenzione.

Dopo che la prima rivoluzione ebbe trasformato i contadini semiservi inliberi proprietari di terraNapoleone aveva consolidato e regolato lecondizioni in cui essi potevano sfruttare in pace il suolo della Francia cadutonelle loro mani e soddisfare la loro giovane passione per la proprietà. Ma ciòche porta oggi alla rovina il contadino francese è il suo stesso piccoloappezzamento di terrenola ripartizione del suolola forma di proprietà cheNapoleone ha consolidato in Francia. Sono state le condizioni materiali chehanno fatto del contadino feudale francese un contadino piccolo proprietario edi Napoleone un imperatore. Due generazioni sono bastate per produrrecomerisultato inevitabileil peggioramento progressivo dell'agricoltura el'indebitamento progressivo dell'agricoltore. La forma di proprietà"napoleonica" cheall'inizio del secolo decimononoera la condizioneper la liberazione e per l'arricchimento della popolazione francese dellecampagne è diventatanel corso di questo secolola legge della schiavitù edel suo impoverimento. Ed è precisamente questa legge la prima delle"idées napoléoniennes" che il secondo Bonaparte deve difendere. Seegli condivide ancora con i contadini l'illusione che non nella piccolaproprietà stessama al di fuori di essanell'influenza di circostanzesecondariedebba essere ricercata la causa della rovina di questa proprietàisuoi esperimenti scoppieranno come bolle di saponeal contatto con i rapportidi produzione.

Lo sviluppo economico della piccola proprietà ha radicalmente capovolto irapporti tra i contadini e le altre classi della società. Sotto Napoleone ilfrazionamento della terra era nelle campagne il complemento della liberaconcorrenza e dell'inizio della grande industria nelle città. La classe deicontadini era una protesta onnipresente contro l'aristocrazia fondiaria da pocorovesciata. Le radici che la piccola proprietà aveva gettato nel suolo dellaFrancia avevano tolto ogni alimento al feudalesimo. I limiti di questaproprietà costituivano la fortezza naturale della borghesia contro ogni ritornooffensivo dei suoi antichi signori. Ma nel corso del secolo decimonono il postodel signore feudale è stato preso dall'usuraio della cittàil posto dellaservitù feudale della gleba dalle ipotecheil posto della grande proprietàaristocratica dal capitale borghese. Ormaiil piccolo appezzamento delcontadino è soltanto il pretesto che permette al capitalista di cavareprofittointeresse e rendita dal terrenolasciando all'agricoltore la cura divedere come può tirarne fuori il proprio salario. Il debito ipotecario chegrava in Francia sulla terra impone ai contadini francesi il pagamento di uninteresse eguale all'interesse annuale di tutto il debito pubblicodell'Inghilterra. La piccola proprietàin questa schiavitù del capitale a cuila spinge inevitabilmente il suo sviluppoha trasformato la massa della nazionefrancese in trogloditi. Sedici milioni di contadini (comprese le donne e ibambini) vivono in cavernedi cui una grande parte ha una sola aperturaaltresolo due e le migliori non ne hanno più di tre. Le finestre sono per una casaciò che i cinque sensi sono per la testa. L'ordine borghese cheal principiodel secolo decimononofece dello Stato la sentinella della piccola proprietàappena formata e la concimò di alloriè diventato un vampiro che le succhiail sangue e il midolloche la getta nelcrogiuolo da alchimista dei capitale.Il Code Napoléon non è più altro che il codice del sequestrodella venditaall'asta e della messa all'incanto. Ai quattro milioni (compresi i bambiniecc.) di poveri ufficialmente riconosciutidi vagabondidi delinquenti e diprostitute che conta la Franciasi devono aggiungere cinque milioni che sitrascinano sull'orlo dell'abisso e vivono in campagna oppure si trasferisconocontinuamentecoi loro stracci e coi loro bambinidalla campagna alle città edalle città alla campagna. L'interesse dei contadini non è quindi piùcomeai tempi di Napoleonein accordoma in contrasto con gli interessi dellaborghesia col capitale. Essi trovano quindi il loro naturale alleato e dirigentenel proletariato urbanoil cui compito è il rovesciamento dell'ordineborghese. Ma il governo forte e assoluto - e questa è la seconda "idéenapoléonienne" che il secondo Napoleone deve mettere in pratica- èchiamato a difendere con la forza questo ordine "materiale". Questo"ordre matériel" è persino diventato la parola d'ordine fondamentalein tutti i problemi di Bonaparte contro i contadini in rivolta.

Assieme all'ipotecache vien fatta gravare dal capitale sul piccoloappezzamento di terrenograva su questo il peso dell'imposta. L'imposta è lasorgente di vita della burocraziadell'esercitodei preti e della corteinbrevedi tutto l'apparato del potere esecutivo. Governo forte e imposte fortisono la stessa cosa. La piccola proprietà è adattaper la sua stessa naturaa servire di base a una burocrazia onnipotente e innumerevole. Essa crea sututta la estensione del paese un livello eguale di rapporti e di persone:permette quindi di agire in egual modo su tutti i punti di questa massa uniformepartendo da un centro supremo. Essa distrugge gli strati aristocratici intermeditra la massa del popolo e il potere dello Stato: provoca quindi dappertuttol'intervento diretto di questo potere dello Stato e l'ingerenza dei suoi organidiretti. Crea infine una popolazione in soprannumerosenza lavoroche nontrova posto né in campagna né in cittàche ricerca quindi gli impieghi delloStato come una specie di elemosina onorevole e ne provoca la creazione. Aprendocon la baionetta nuovi mercati e saccheggiando il ContinenteNapoleonerimborsò ad usura le imposte forzose. Queste imposte erano allora uno stimoloper l'industria del contadinomentre ora esse privano il contadino delle ultimerisorse della sua industria e finiscono per renderlo del tutto impotente difronte al pauperismo. E una enorme burocraziaben gallonata e ben nutritaèla "ìdée napoléonienne" che maggiormente sorride al secondoBonaparte. Come potrebbe essere diversamentedal momento che egli è costrettoa dar vitaaccanto alle classi reali della societàa una casta artificialeper la quale il mantenimento del suo regime diventa una questione di pastoquotidiano?. Perciò una delle sue prime operazioni finanziarie è consistitanel riportare gli stipendi degli impiegati al loro vecchio livello e nellacreazione di nuove sinecure.

Un'altra "idée napoléonienne" è il dominio dei preti come mezzodi governo. Ma se la piccola proprietà appena sortanel suo accordo con lasocietànella sua dipendenza delle forze della natura e nella suasottomissione all'autorità che la difendeva dall'altoera naturalmentereligiosala piccola proprietà rovinata dai debitiin rottura con la societàe con l'autoritàspinta al di là della sua grettezzaè naturalmenteirreligiosa. Il Cielo era un supplemento gradito per il piccolo pezzo di terrenoappena conquistatotanto più che ad esso erano dovuti il buono e il cattivotempo; ma diventa un insulto quando lo si vuole imporre come risarcimento per ilpezzo di terreno stesso. Ormai il prete appare allora soltanto come ilconsacrato segugio della polizia terrena - un'altra "idéenapoléonienne". La spedizione contro Roma avrà luogo la volta prossimanella Francia stessama in senso opposto a quello che vorrebbe il signor diMontalembert.

Il punto culminante delle "idées napoléoniennes" èfinalmentela preponderanza dell'esercito. L'esercito era il point d'honneur del piccolocontadino: era il piccolo contadino stesso trasformato in eroeche difendeva lanuova forma di proprietà contro lo stranieroesaltava la sua nazionalità dapoco conquistatasaccheggiava il mondo e vi portava la rivoluzione. L'uniformemilitare era la sua pubblica divisa; la guerra. la sua poesia; la patria era ilpiccolo appezzamento prolungato e arrotondato dalla fantasia; il patriottismoera la forma ideale del sentimento di proprietà. Ma i nemici contro cui ilcontadino francese deve difendere oggi la sua proprietà non sono più icosacchi; sono gli huissiers e gli agenti delle imposte. Il piccolo appezzamentodi terreno non si trova più nella cosiddetta patriama nel registro delleipoteche. L'esercito stesso non è più il fiore della gioventù contadina; èl'infiorescenza di palude del sottoproletariato agricolo. Esso si compone ingran parte di remplaçantsdi sostitutiche prendono il posto di altricosìcome il secondo Bonaparte è anche lui soltanto un remplaçantun surrogato diNapoleone. Le sue azioni eroiche consistono ora nelle caccie e nelle battutecontro i contadininel servizio di gendarmeria; e se le contraddizioni internedel suo sistema spingeranno il capo della Società del 10 dicembre al di là deiconfini della Franciadopo aver compiuto alcuni atti di banditismol'esercitonon raccoglierà allorima legnate.

Come si vedetutte le "idées napoléoniennes" sono idee dellapiccola proprietà non ancora sviluppatagiovanilmente fresca; esse sono uncontrosenso per la piccola proprietà che sopravvive a se stessa. Esse non sonoaltro che allucinazioni della sua agoniaparole diventate frasispiritidiventati fantasmi. Ma la parodia dell'Impero era necessaria per liberare lamassa della nazione francese dal peso della tradizione e per elaborare in tuttala sua purezza il contrasto tra il potere dello Stato e la società. Con larovina crescente della piccola proprietà crolla tutto l'edificio dello Statosopra di essa costruito. La centralizzazione statale di cui la società modernaha bisogno può essere realizzata soltanto sulle rovine della macchina statalemilitare e burocratica che è stata forgiata nella lotta contro il feudalesimo.

La situazione dei contadini francesi ci spiega l'enigma delle elezionigenerali del 20 e 21 dicembreche condussero il secondo Bonaparte sulla cimadel Sinainon per ricevere delle leggima per farne.

Alla borghesia non rimaneva evidentemente ora altra scelta che eleggereBonaparte. Quando i puritaninel Concilio di Costanzalamentavano la vitadissoluta dei papi e strillavano circa la necessità di una riforma dei costumiil cardinale Pierre d'Ailly gridò loro con voce di tuono: "Soltanto ildiavolo in persona può salvare la Chiesa cattolicae voi chiedeteangeli". Così la borghesia francese ha gridato dopo il colpo di stato:"Soltanto il capo della Società del 10 dicembre può ancora salvare lasocietà borghese! Soltanto il furto può ancora i salvare la proprietà;soltanto lo spergiuro può salvare la religione; il bastardumela famiglia; ildisordinel'ordine!"

Bonapartecome forza del potere esecutivo resosi indipendentesente che lasua missione consiste nell'assicurare "l'ordine borghese". Ma la forzadi quest'ordine borghese è la classe media. Egli si considera perciòrappresentante della classe media e in questo senso emana decreti. Ma egli èdiventato qualche cosa soltanto perché ha spezzato il potere politico di questaclasse media e ogni giorno torna a spezzarlo. Perciò si considera avversariodel potere politico e letterario della classe media. Maproteggendone la forzamaterialene crea di nuovo il potere politico. Dunque egli deve mantenere invita la causasopprimere l'effetto dovunque si manifesti. Ma ciò non puòavvenire senza qualche piccola confusione tra la causa e l'effettoperchéambedue perdononell'azione reciprocai loro tratti caratteristici. Quindinuovi decretiche cancellano la linea di demarcazione. In pari tempo Bonapartesi considera rappresentante dei contadini e del popolo in generale contro laborghesia e vuoleentro la società borgheserendere felici le classi popolariinferiori. Ed ecco nuovi decretiche frodano in anticipo i "verisocialisti" della loro sapienza governativa. Ma Bonaparte si considerasoprattutto capo della Società del 10 dicembrerappresentante delsottoproletariatoal quale appartengono egli stessoil suo entourageil suogoverno e il suo esercitoe per il quale si tratta anzitutto di aver cura deipropri interessi e di trarre dal tesoro pubblico premi per la lotteria dellaCalifornia. E come capo della Società dei 10 dicembreegli si afferma condecretisenza decreti e malgrado i decreti.

Questo suo compito pieno di contraddizioni spiega le contraddizioni del suogovernoil confuso marciare a tastonii tentativi di guadagnare o di umiliareora questa ora quella classeche finiscono per sollevarle tutte ugualmentecontro di lui; l'incertezza pratica che contrasta in modo comicissimo con lostile imperativocategoricodegli atti di governoricalcato servilmente suquello dello zio.

L'industria e il commerciocioè gli affari della classe mediadevonoprosperaresotto un governo fortecome in una serra calda. Una grandequantità di linee ferroviarie sono quindi date in concessione. Ma ilsottoproletariato bonapartista deve arricchirsi. Di qui le speculazioni in borsasulle concessioni ferroviarie da parte degli iniziati. Ma non si presenta nessuncapitale per finanziare le ferrovie. Si obbligano quindi le banche a dareanticipi sulle azioni delle società ferroviarie. Ma in pari tempo Bonapartedeve sfruttare personalmente la Banca; perciò deve accarezzarla. Si liberaquindi la Banca dall'obbligo di pubblicare settimanalmente i suoi bilanci.Contratto leonino della Banca col governo. Si deve dare lavoro al popolo. Siordinano quindi dei lavori pubblici. Ma i lavori pubblici accrescono il caricofiscale del popolo. Riduzione delle impostequindia detrimento dei rentierscon la conversione al quattro e mezzo per cento delle rendite al cinque percento. Ma il ceto medio deve ricevere a sua volta douceur. Si raddoppia quindil'imposta sul vino per il popolo che lo compra al minutoe la si riduce allametà per il ceto medioche lo beve all'ingrosso. Scioglimento delle vereassociazioni operaiema celebrazione delle meraviglie future dell'associazione.Si devono aiutare i contadini. Banche ipotecariequindiche accelerinol'indebitamento dei contadini e la concentrazione della Proprietà. Ma questebanche devono servire per cavar denaro dai beni della casa di Orléansconfiscati. Nessun capitalista vuole accettare questa condizioneche non èespressa nel decretoe la banca ipotecaria rimane un puro e semplice decretoecc.ecc.

Bonaparte vorrebbe apparire come il patriarcale benefattore di tutte leclassi. Ma non può dar nulla all'una di esse senza prenderlo all'altra. Come altempo della Fronda si diceva del Duca di Guisach'egli era l'uomo piùobligeant della Franciaperché aveva trasformato tutti i suoi beni inobbligazioni dei suoi seguaci verso di sécosi Bonaparte vorrebbe esserel'uomo più obligeant della Francia e trasformare tutta la proprietàtutto illavoro della Franciain un'obbligazione verso di sé. Egli vorrebbe rubaretutta la Franciaper farne un regalo alla Franciao piuttosto per potercomprare la Francia con denaro franceseperché come capo della Società del 10dicembredeve comprare ciò che gli deve appartenere. E allo scopo di comprareservono tutte le istituzioni dello Stato: il Senatoil Consiglio di StatoilCorpo legislativola Legion d'onorela medaglia militarei lavatoi e gliedifici pubblicile ferrovielo état major della Guardia nazionale senzasoldatii beni confiscati della casa di Orléans. Ogni posto nell'esercito enell'apparato governativo diventa strumento di una compera. L'essenziale peròin questo procedimento per cui la Francia viene derubata per farle dei regalisono le percentuali che durante tale circolazione cadono nelle mani del capo edei membri della Società del 10 dicembre. Il motto di spirito con cui lacontessa L.l'amante del signor di Mornyha definito la confisca dei benidegli Orléans: "C'est le premier vol de l'aigle"si adatta ad ognunodei voli di quest'aquilache è piuttosto un corvo. Egli stesso e i suoiseguaci si ripetono ogni giorno le parole dette dal certosino italiano all'avaroche enumerava pomposamente i beni che per anni ancora gli restavano da divorare:"Tu fai conto sopra i beni; bisogna prima fare i conti sopra glianni". Per non sbagliarsi nel calcolo degli annicostoro contano i minuti.Alla cortenei ministerialla testa dell'amministrazione e dell'esercito siaccalca una massa di individuidel migliore dei quali si può dire che non sisa donde venga; una bohème turbolentamalfamataavida di saccheggio chestrisciando indossa abiti gallonaticon la stessa dignità grottesca dei grandidignitari di Soulouque. Ci si può fare un'idea di questo strato superiore dellaSocietà del 10 dicembre se si pensa che Véron-Crevell è il suo moralista eGranier de Cassagnac il suo pensatore. Quando Guizotal tempo del suoministerosi serviva di questo Granier in un foglio equivoco control'opposizione dinasticaera solito farne l'elogio dicendo: "C'est le roides drôles""è il re dei furfanti". Non sarebbe giustoricordarea proposito della corte e della tribù di Luigi BonapartelaReggenza di Luigi XV. Perché la "Francia ha conosciuto un numeroabbastanza grande di governi di mantenute ma non aveva ancora mai avuto ungoverno di hommes entretenus".

Spinto dalle esigenze contraddittorie della sua situazione e costrettoinpari tempocome un giocatore di prestigioa tener gli occhi del pubblico fissisopra di sé con delle continue sorpresecome surrogato di Napoleonee a farquindi ogni giorno un colpo di stato in miniaturaBonaparte sconvolge tuttal'economia borghese; mette le mani su tutto ciò che era parso intangibile allaRivoluzione del 1848; rende gli uni rassegnati alla rivoluzione e gli altridesiderosi di una rivoluzione; in nome dell'ordine crea l'anarchiaspogliandoin pari tempo la macchina dello Stato della sua aureolaprofanandolarendendola repugnante e ridicola. Egli rinnova a Parigi il culto della sacratunica di Treviri sotto la forma di culto del mantello imperiale di Napoleone.Ma quando il mantello imperiale cadrà finalmente sulle spalle di LuigiBonapartela statua di bronzo di Napoleone precipiterà dall'alto della colonnaVendôme.




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