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Giordano Bruno

De la causaprincipio e uno

 

Epistola proemiale

1 PROEMIALE EPISTOLA SCRITTA

ALL'ILLUSTRISSIMO SIGNOR MICHEL DI

CASTELNOVO

 

Signor di MauvissieroConcressalto e di IonvillaCavallierde l'ordine del Re CristianissimoConseglier del suo privato ConseglioCapitano di 50 uomini d'arme e Ambasciator alla Serenissima Reginad'Inghilterra.
2
Illustrissimo e unico cavallieros'iorivolgo gli occhi della considerazione a remirar la vostra longanimitàperseveranza e sollecitudinecon cuigiongendo ufficio ad ufficiobeneficio abeneficiom'avete vintoubligato e strettoe solete superare ogni difficultàscampar da qualsivoglia periglioe ridur a fine tutti vostri onoratissimidissegni; vegno a scorgere quanto propriamente vi conviene quella generosadivisacon la quale ornate il vostro terribil cimiero: dove quel liquido umoreche suavemente piagamentre continuo e spesso stillaper forza di perseveranzarammollaincavadomaspezza e ispiana un certodensoasproduro e ruvidosasso.
3
Se da l'altro lato mi riduco a mente come(lasciando gli altri vostri onorati gesti da canto)per ordinazion divina ealta providenza e predestinazionemi siete sufficiente e saldo difensorenegl'ingiusti oltraggi ch'io patisco (dove bisognava che fusse un animoveramente eroico per non dismetter le bracciadesperarsi e darsi vinto a sìrapido torrente di criminali imposture)con quali a tutta possa m'ave fattoémpeto l'invidia d'ignorantila presunzion di sofistila detrazion dimalevolila murmurazion di servitorigli sussurri di mercenariilecontradizioni di domesticile suspizioni di stupidigli scrupoli diriportatorigli zeli d'ipocritigli odii di barbarile furie di plebeifurori di popolarilamenti di ripercossi e voci di castigati; ove altro nonmancava ch'un discortesepazzo e malizioso sdegno feminiledi cui le falselacrime soglion esser più potentiche quantosivoglia tumide onde e rigidetempeste di presunzioniinvidiedetrazionimormoriitradimentiiresdegniodii e furori); ecco vi veggio qual saldofermo e constante scogliocherisorgendo e mostrando il capo fuor di gonfio marené per irato cieloné perorror d'invernoné per violente scosse di tumide ondené per stridenti aerieprocellené per violento soffio d'Aquilonipunto si scagliasi muove o siscuote; ma tanto più si rinverdisce e di simil sustanza s'incota e si rinveste.Voidunquedotato di doppia virtùper cui son potentissime le liquide eamene stillee vanissime l'onde rigide e tempestose; per cui contra le gocciesi rende sì fiacco il fortunato sassoe contra gli flutti sorge sì potente iltravagliato scoglio; siete quelloche medesimo si rende sicuro e tranquilloporto alle vere musee ruinosa roccia in cui vegnano a svanirsi le falsemunizioni de impetuosi dissegni de lor nemiche vele. Iodunquequal nessungiamai poté accusar per ingratonullo vituperò per discortesee di cui nonè chi giustamente lamentar si possa; ioodiato da stoltidispreggiato davilibiasimato da ignobilivituperato da furfanti e perseguitato da geniibestiali; ioamato da saviiadmirato da dottimagnificato da grandistimatoda potenti e favorito dagli dei; ioper tale tanto favore da voi giàricettatonodritodifesoliberatoritenuto in salvomantenuto in porto;come scampato per voi da perigliosa e gran tempesta; a voi consacro questaàncoraqueste sartequeste fiaccate velee queste a me più care e al mondofuture più preziose mercia fine che per vostro favore non si sommerganodall'iniquoturbulento e mio nemico Oceano. Questenel sacrato tempio dellaFama appesecome saran potenti contra la protervia de l'ignoranza e voracitàdel tempocossì renderanno eterna testimonianza dell'invitto favor vostro; afin che conosca il mondo che questa generosa e divina proleinspirata da altaintelligenzada regolato senso conceputa e da nolana Musa parturitaper voinon è morta entro le fascee oltre si promette vitamentre questa terra colsuo vivace dorso verrassi svoltando all'eterno aspetto de l'altre stellelampegianti.
4
Eccovi quella specie di filosofia nella qualecerta e veramente si ritrova quello che ne le contrarie e diverse vanamente sicerca. E primeramente con somma brevità vi porgo per cinque dialogi tuttoquello che par che faccia alla contemplazion reale della causaprincipio e uno.
5
Argomento del primo dialogo. Ovenel primo dialogo avete una apologiao qualch'altro non so checirca glicinque dialogi intorno La cena de le ceneriecc.
6
Argomento del secondo dialogo. Neldialogo secondo avete primamente la raggione della difficultà di talcognizioneper sapere quanto il conoscibile oggetto sia allontanato dallacognoscitiva potenza. Secondoin che modo e per quanto dal causato eprincipiato vien chiarito il principio e causa. Terzoquanto conferisca lacognizion della sustanza de l'universo alla noticia di quello da cui hadependenza. Quartoper qual mezzo e via noi particolarmente tentiamo diconoscere il primo principio. Quintola differenza e concordanzaidentità ediversitàtra il significato da questo termino "causa" e questotermino "principio". Sestoqual sia la causa la quale si distingue inefficienteformale e finalee in quanti modi è nominata la causa efficientee con quante raggioni è conceputa; come questa causa efficiente è in certomodo intima alle cose naturaliper essere la natura istessae come è in certomodo esteriore a quelle; come la causa formale è congionta a l'efficienteedè quella per cui l'efficiente operae come la medesima vien suscitatadall'efficiente dal grembo de la materia; come coincida in un soggetto principiol'efficiente e la formae come l'una causa è distinta da l'altra. Settimoladifferenza tra la causa formale universalela quale è una anima per cuil'universo infinitocome infinitonon è unonullo vituperò per discorteseedi cui non è chi giustamente lamentar si possa; ioodiato da stoltidispreggiato da vilibiasimato da ignobilivituperato da furfanti eperseguitato da genii bestiali; ioamato da saviiadmirato da dottimagnificato da grandistimato da potenti e favorito dagli dei; ioper taletanto favore da voi già ricettatonodritodifesoliberatoritenuto insalvomantenuto in porto; come scampato per voi da perigliosa e gran tempesta;a voi consacro questa àncoraqueste sartequeste fiaccate velee queste a mepiù care e al mondo future più preziose mercia fine che per vostro favorenon si sommergano dall'iniquoturbulento e mio nemico Oceano. Questenelsacrato tempio della Fama appesecome saran potenti contra la protervia del'ignoranza e voracità del tempocossì renderanno eterna testimonianzadell'invitto favor vostro; a fin che conosca il mondo che questa generosa edivina proleinspirata da alta intelligenzada regolato senso conceputa e danolana Musa parturitaper voi non è morta entro le fascee oltre si promettevitamentre questa terra col suo vivace dorso verrassi svoltando all'eternoaspetto de l'altre stelle lampegianti.
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Eccovi quella specie di filosofia nella qualecerta e veramente si ritrova quello che ne le contrarie e diverse vanamente sicerca. E primeramente con somma brevità vi porgo per cinque dialogi tuttoquello che par che faccia alla contemplazion reale della causaprincipio e uno.
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Argomento del primo dialogo. Ovenel primo dialogo avete una apologiao qualch'altro non so checirca glicinque dialogi intorno La cena de le ceneriecc.
6
Argomento del secondo dialogo. Neldialogo secondo avete primamente la raggione della difficultà di talcognizioneper sapere quanto il conoscibile oggetto sia allontanato dallacognoscitiva potenza. Secondoin che modo e per quanto dal causato eprincipiato vien chiarito il principio e causa. Terzoquanto conferisca lacognizion della sustanza de l'universo alla noticia di quello da cui hadependenza. Quartoper qual mezzo e via noi particolarmente tentiamo diconoscere il primo principio. Quintola differenza e concordanzaidentità ediversitàtra il significato da questo termino "causa" e questotermino "principio". Sestoqual sia la causa la quale si distingue inefficienteformale e finalee in quanti modi è nominata la causa efficientee con quante raggioni è conceputa; come questa causa efficiente è in certomodo intima alle cose naturaliper essere la natura istessae come è in certomodo esteriore a quelle; come la causa formale è congionta a l'efficienteedè quella per cui l'efficiente operae come la medesima vien suscitatadall'efficiente dal grembo de la materia; come coincida in un soggetto principiol'efficiente e la formae come l'una causa è distinta da l'altra. Settimoladifferenza tra la causa formale universalela quale è una anima per cuil'universo infinitocome infinitonon è unoanimale positiva ma negativamentee la causa formale particulare moltiplicabile e moltiplicata in infinito; laqualequanto è in un soggetto più generale e superioretanto è piùperfetta; ondegli grandi animaliquai sono gli astridenno esser stimati ingran comparazione più divinicioè più intelligenti senza errore e operatorisenza difetto. Ottavoche la prima e principal forma naturaleprincipioformale e natura efficienteè l'anima de l'universo: la quale è principio divitavegetazione e senso in tutte le coseche vivonovegetano e sentono. E siha per modo di conclusioneche è cosa indegna di razional suggetto possercredere che l'universo e altri suoi corpi principali sieno inanimati; essendoche da le parti ed escrementi di quelli derivano gli animali che noi chiamiamoperfettissimi. Nonoche non è cosa sì mancarottadiminuta e imperfettacheper quel che ha principio formalenon abbia medesimamente animabenchénon abbia atto di supposito che noi diciamo animale. E si conchiudeconPitagora e altriche non in vano hanno aperti gli occhicome un spiritoimmensosecondo diverse raggioni e ordinicolma e contiene il tutto. Decimose viene a fare intendere cheessendo questo spirito persistente insieme con lamateriala quale gli Babiloni e Persi chiamaro ombra; ed essendo l'uno el'altra indissolubiliè impossibile che in punto alcuno cosa veruna vegga lacorrozioneo vegna a morte secondo la sustanza; benchésecondo certiaccidentiogni cosa si cangie di voltoe si trasmute or sotto una or sottoun'altra composizioneper una o per un'altra disposizioneor questo orquell'altro essere lasciando e repigliando. Undecimoche gli aristoteliciplatonici e altri sofisti non han conosciuta la sustanza de le cose; e si mostrachiaro che ne le cose naturali quanto chiamano sustanzaoltre la materiatuttoè purissimo accidente; e che da la cognizion de la vera forma s'inferisce lavera notizia di quel che sia vita e di quel che sia morte; espento a fatto ilterror vano e puerile di questasi conosce una parte de la felicità cheapporta la nostra contemplazionesecondo i fondamenti de la nostra filosofia:atteso che lei toglie il fosco velo del pazzo sentimento circa l'Orco ed avaroCaronteonde il più dolce de la nostra vita ne si rape ed avelena. Duodecimosi distingue la formanon secondo la raggion sustanziale per cui è una; masecondo gli atti e gli essercizii de le facultose potenze e gradi specifici delo ente che viene a produre. Terzodecimosi conchiude la vera raggiondefinitiva del principio formale: come la forma sia specie perfettadistintanella materiasecondo le accidentali disposizioni dependenti da la formamaterialecome da quella che consiste in diversi gradi e disposizioni de leattive e passive qualitadi. Si vede come sia variabilecome invariabile; comedefinisce e termina la materiacome è definita e terminata da quella. Ultimosi mostra con certa similitudine accomodata al senso volgarequalmente questaformaquest'anima può esser tutta in tutto e qualsivoglia parte del tutto.
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Argomento del terzo dialogo. Nelterzo dialogo (dopo che nel primo è discorso circa la formala quale ha piùraggion di causa che di principio) si procede alla considerazion de la materiala quale è stimata aver più raggion di principio ed elemento che di causa:dovelasciando da canto gli preludii che sono nel principio del dialogoprimasi mostra che non fu pazzo nel suo grado David de Dinanto in prendere la materiacome cosa eccellentissima e divina. Secondocome con diverse vie di filosofarepossono prendersi diverse raggioni di materiabenché veramente sia una prima eabsoluta; perché con diversi gradi si verifica ed è ascosa sotto diversespecie cotalidiversi la possono prendere diversamente secondo quelle raggioniche sono appropriate a sé; non altrimente che il numero che è preso dall'aritmetricopura e semplicementeè preso dal musico armonicamentetipicamente dalcabalistae da altri pazzi e altri savii altrimente suggetto. Terzosidechiara il significato per il nome materia per la differenza e similitudine cheè tra il suggetto naturale e arteficiale. Quartosi propone come denno essereispediti gli pertinacie sin quanto siamo ubligati di rispondere e disputare.Quintodalla vera raggion de la materia s'inferisce che nulla forma sustanzialeperde l'essere; e fortemente si convenceche gli peripatetici e altri filosofida volgobenché nominano forma sustanzialenon hanno conosciuta altrasustanza che la materia. Sestosi conchiude un principio formale constantecome è conosciuto un constante principio materiale; e che con la diversità dedisposizioniche son nella materiail principio formale si trasporta allamoltiforme figurazione de diverse specie e individui; e si mostra onde siaavenuto che alcuniallevati nella scuola peripateticanon hanno volutoconoscere per sustanza altro che la materia. Settimocome sia necessario che laraggione distingua la materia da la formala potenza da l'atto; e si replicaquello che secondariamente si disse: come il suggetto e principio di cosenaturali per diversi modi di filosofare può esseresenza incorrere calunniadiversamente preso; ma più utilmente secondo modi naturali e magicipiùvariamente secondo matematici e razionali; massime se questi talmente fanno allaregola ed essercizio della raggioneche per essi al fine non si pone in attocosa degna e non si riporta qualche frutto di pratticasenza cui sarebbestimata vana ogni contemplazione.
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Ottavosi proponeno due raggioni con lequali suol essere considerata la materiacioè come la è una potenzae comela è un soggetto. E cominciando dalla prima raggionesi distingue in attiva epassivae in certo modo se riporta in uno. Nonos'inferisce dall'ottavaproposizionecome il supremo e divino è tutto quello che può esseree comel'universo è tutto quello che può esseree altre cose non sono tutto quelloche esser possono. Decimoper conseguenza di quello ch'è detto nel nonoaltamente breve e aperto si dimostra onde nella natura sono i viziigli mostrila corrozione e morte.
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Undecimoin che modo l'universo è innessuna e in tutte le parti; e si dà luogo a una eccellente contemplazionedella divinità.
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Duodecimoonde avvenga che l'intelletto nonpuò capir questo absolutissimo atto e questa absolutissima potenza.Terzodecimosi conchiude l'eccellenza della materiala quale cossì coincidecon la formacome la potenza coincide con l'atto. Ultimotanto da questochela potenza coincide con l'atto e l'universo è tutto quello che può esserequanto da altre raggionisi conchiude ch'il tutto è uno.
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Argomento del quarto dialogo. Nelquarto dialogodopo aver considerata la materia nel secondoin quanto che laè una potenzasi considera la materia in quanto che la è un suggetto. Iviprimacon gli passatempi Poliinnicis'apporta la raggion di quella secondo gliprincipii volgaritanto di platonici alcuniquanto di peripatetici tutti.Secondoraggionandosi iuxta gli proprii principiisi mostra una esserela materia di cose corporee e incorporee con più raggioni. De quali la prima siprende dalla potenza di medesimo geno; la secondadalla raggione di certaanalogia proporzionale del corporeo e incorporeoabsoluto e contratto; laterzada l'ordine e scala di naturache monta ad un primo complettente ocomprendente; la quartada quel che bisogna che sia uno indistinto prima che lamateria vegna distinta in corporale e non corporale; il quale indistinto viensignificato per il supremo geno della categoria; la quintada quel chesiccomeè una raggion comune al sensibile e intelligibilecossì deve essere alsuggetto della sensibilità; la sestada quelche l'essere della materia èabsoluto da l'esser corpoonde non con minor raggione può quadrare a coseincorporee che corporee; la settimada l'ordine del superiore e inferiore chesi trova ne le sustanzeperchédove è questose vi presuppone e intendecerta comunionela quale è secondo la materia che vien significata sempre peril genocome la forma vien significata dalla specifica differenza; la ottavaè da un principio estraneoma conceduto da molti; la nonadalla pluralità dispecie che si dice nel mondo intelligibile; la decimadalla similitudine eimitazione di tre mondimetafisicofisico e logico; la undecimada quelcheogni numerodiversitàordinebellezza e ornamento è circa la materia.
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Terzo si apportano con brevità quattroraggioni contrarie; e si risponde a quelle. Quarto si mostra come sia diversaraggione tra questa e quelladi questa e quella materiae come ella nelle coseincorporee coincida con l'attoe come tutte le specie de le dimensioni sononella materiae tutte le qualitadi son comprese ne la forma. Quintoche nessunsavio disse mai le forme riceversi da la materia come di fuorama quellacacciandole come dal senomandarle da dentro. Laonde non è un prope nihilun quasi nullauna potenza nuda e purase tutte le forme son come contenute daquellae dalla medesima per virtù dell'efficiente (il qual può esser ancoindistinto da lei secondo l'essere) prodotte e parturite; e che non hanno minorraggione di attualitànell'essere sensibile ed esplicatose non secondosussistenza accidentaleessendo che tutto il che si vede e fassi aperto per gliaccidenti fondati su le dimensioniè puro accidente; rimanendo pur sempre lasustanza individua e coincidente con la individua materia. Onde si vede chiaroche dall'esplicazione non possiamo prendere altro che accidentidi sorte che ledifferenze sustanziali sono occoltedisse Aristotele forzato da la verità. Dimaniera chese vogliamo ben considerareda questo possiamo inferire una esserela omniforme sustanzauno essere il vero ed enteche secondo innumerabilicircostanze e individui apparemostrandosi in tanti e sì diversi suppositi.
13
Sestoquanto sia detto fuor d'ogni raggionequello che Aristotele e altri simili intendono quanto all'essere in potenza lamateriail qual certo è nulla: essendo chesecondo lor medesimiquesta èsì fattamente permanenteche giamai cangia o varia l'esser suoma circa leiè ogni varietà e mutazionee quello che è dopo che posseva essereancosecondo essisempre è il composto. Settimo si determina de l'appetito de lamateriamostrandosi quanto vanamente vegna definita per quellonon partendosida le raggioni tolte da' principii e supposizioni di color medesimi che tanto laproclamano come figlia de la privazione e simile a l'ingordiggia irreparabile dela vogliente femina.
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Argomento del quinto dialogo. Nelquinto dialogotrattandosi specialmente de l'unoviene compito il fondamentode l'edificio di tutta la cognizion naturale e divina. Ivi prima s'apportaproposito della coincidenza della materia e formadella potenza e atto: disorte che lo entelogicamente diviso in quel che è e può esserefisicamenteè indivisoindistinto ed uno; e questo insieme insieme infinitoimmobileimpartibilesenza differenza di tutto e parteprincipio e principiato.Secondoche in quello non è differente il secolo da l'annol'anno dalmomentoil palmo dal stadioil stadio da la parasangae nella sua essenzaquesto e quell'altro essere specifico non è altro ed altro; e perònell'universo non è numeroe però l'universo è uno. Terzoche ne l'infinitonon è differente il punto dal corpoperché non è altro la potenza e altrol'atto; e ivise il punto può scorrere in lungola linea in largolasuperficie in profondol'uno è lungol'altra è largal'altra è profonda; eogni cosa è lungalarga e profonda; e per consequenzamedesimo e uno; el'universo è tutto centro e tutto circonferenza. Quartoqualmente da quelché Giove (come lo nominano) più intimamente è nel tutto che possa imaginarsiesservi la forma del tutto (perché lui è la essenziaper cui tutto quel ch'èha l'essere; ed essendo lui in tuttoogni cosa più intimamente che la propriaforma ha il tutto)s'inferisce che tutte le cose sono in ciascuna cosae perconsequenza tutto è uno. Quintose risponde al dubio che dimandaperchétutte le cose particolari si cangianoe le materie particolariper riceverealtro e altro esseresinell'essere sensibile ed esplicatose non secondosussistenza accidentaleessendo che tutto il che si vede e fassi aperto per gliaccidenti fondati su le dimensioniè puro accidente; rimanendo pur sempre lasustanza individua e coincidente con la individua materia. Onde si vede chiaroche dall'esplicazione non possiamo prendere altro che accidentidi sorte che ledifferenze sustanziali sono occoltedisse Aristotele forzato da la verità. Dimaniera chese vogliamo ben considerareda questo possiamo inferire una esserela omniforme sustanzauno essere il vero ed enteche secondo innumerabilicircostanze e individui apparemostrandosi in tanti e sì diversi suppositi.
15
Terzodecimos'apportano gli segni e leverificazioni per quali gli contrarii veramente concorrenosono da un principioe sono in verità e sustanza uno; il chedopo esser visto matematicamentesiconchiude fisicamente.
16
Eccoillustrissimo Signoreonde bisognauscire prima che voler entrare alla più speciale e appropriata cognizion de lecose. Quivicome nel proprio semesi contiene ed implica la moltitudine de leconclusioni della scienza naturale. Quindi deriva la intessituradisposizione eordine de le scienze speculative. Senza questa isagogia in vano si tentasientrasi comincia. Prendetedunquecon grato animo questo principioquestounoquesto fontequesto capoperché vegnano animati a farsi fuora e mettersiavanti la sua prole e genituragli suoi rivi e fiumi maggiori si diffondanoilsuo numero successivamente si moltipliche e gli suoi membri oltre si disponganoa fin checessando la notte col sonnacchioso velo e tenebroso mantoil chiaroTitoneparente de le dive Museornato di sua famegliacinto da la sua eternacortedopo bandite le notturne faciornando di nuovo giorno il mondorisospinga il trionfante carro dal vermiglio grembo di questa vaga Aurora. Vale.

Elegia 1

GIORDANO NOLANO AI PRINCIPI DE L'UNIVERSO

1 Lethaea undantem retinens ab originecampum
2
Emigret o Titanet petat astra precor.
3
Errantes stellaespectate procedere in orbem
4
Me geminumsi vos hoc reserastis iter.
5
Dent geminas somni portas laxarier usque
6
Vestrae per vacuum me properante vices:
7
Obductum tenuitque diu quod tempus avarum
8
Mi liceat densis promere de tenebris.
9
Ad partum properare tuummens aegraquidobstat
10
Seclo haec indigno sint tribuenda licet?
11
Umbrarum fluctu terras mergentecacumen
12
Adtolle in clarumnoster OlimpeIovem.

  Elegia 2

AL PROPRIO SPIRTO

1 Monslicet innixum tellus radicibus altis
2
Te capiattendi vertice in astra vales.
3
Menscognata vocat summo de culmine rerum
4
Discrimen quo sis manibus atque Iovi.
5
Ne perdas hic iura tui fundoque recumbens
6
Impetitus tingas nigri Acherontis aquas.
7
At mage sublimeis tentet natura recessus
8
Namtangente Deofervidus ignis eris.

Elegia 3

AL TEMPO

1 Lente senexidemque celerclaudensquerelaxans
2
Anne bonum quis te dixeritanne malum?
3
Largus esesque tenax: quae munera porrigisaufers;
4
Quique parens aderasipse peremptor ades;
5
Visceribusque educta tuis in viscera condis
6
Tu cui prompta sinu carpere fauce licet.
7
Omnia cumque facis cumque omnia destruishinc te
8
Nonne bonum possem dicerenonne malum?
9
Porro ubi tu diro rabidus frustraberis ictu
10
Falce minax illo tendere parce manus
11
Nulla ubi pressa Chaos atri vestigia parent
12
Ne videare bonusne videare malus.

Sonetto 1

DE L'AMORE

1 Amorper cui tant'alto il ver discerno
2
Ch'apre le porte di diamante e nere
3
Per gli occhi entra il mio nume; e per vedere
4
Nascevivesi nutreha regno eterno.
5
Fa scorger quant'ha il ciel terr'ed inferno
6
Fa presente d'absenti effigie vere
7
Repiglia forzeetrando drittofere
8
E impiaga sempre il corscuopre ogn'interno.
9
O dunquevolgo vileal vero attendi
10
Porgi l'orecchio al mio dir non fallace
11
Apriaprise puoigli occhiinsano ebieco.
12
Fanciullo il crediperché poco intendi;
13
Perché ratto ti cangiei par fugace;
14
Per esser orbo tulo chiami cieco.

Sonetto 2

1 Causaprincipio ed uno sempiterno
2
Onde l'esserla vitail moto pende
3
E a lungoa largo e profondo si stende
4
Quanto si dic'in cielterr'ed inferno;
5
Con sensocon raggioncon mente scerno
6
Ch'attomisura e conto non comprende
7
Quel vigormole e numeroche tende
8
Oltr'ogn'inferiormezzo e superno.
9
Cieco errortempo avaroria fortuna
10
Sord'invidiavil rabbiainiquo zelo
11
Crudo corempio ingegnostrano ardire
12
Non bastaranno a farmi l'aria bruna
13
Non mi porrann'avanti gli occhi il velo
14
Non faran mai che il mio bel sol non mire.

Dialogo 1

Interlocutori: ElitropioFiloteoArmesso.

 

1 \ ELITR.\ Qual rei nelletenebre avezzicheliberati dal fondo di qualche oscura torreescono allalucemolti degli essercitati nella volgar filosofia ed altri paventarannoadmiraranno enon possendo soffrire il nuovo sole de' tuoi chiari concettisiturbaranno.
2
\ FIL.\ Il difetto non è di lucema dilumi: quanto in sé sarà più bello e più eccellente il soletanto sarà agliocchi de le notturne strige odioso e discaro di vantaggio.
3
\ ELITR.\ La impresa che hai toltaoFiloteoè difficilerara e singularementre dal cieco abisso vuoi cacciarnee amenarne al discopertotranquillo e sereno aspetto de le stelleche con sìbella varietade veggiamo disseminate per il ceruleo manto del cielo. Benchéagli uomini soli l'aitatrice mano di tuo piatoso zelo soccorranon saran peròmeno varii gli effetti de ingrati verso di teche varii son gli animali che labenigna terra genera e nodrisce nel suo materno e capace seno; se gli è veroche la specie umanaparticularmente negl'individui suoimostra de tuttel'altre la varietade per esser in ciascuno più espressamente il tuttoche inquelli d'altre specie. Onde vedransi questi chequal'appannata talpanon sìtosto sentiranno l'aria discorpertoche di bel nuovorisfossiccando la terratentaranno agli nativi oscuri penetrali; quelliqual notturni ucellinon sìtosto arran veduta spuntar dal lucido oriente la vermiglia ambasciatrice delsoleche dalla imbecillità degli occhi suoi verranno invitati alla caliginosaritretta. Gli animanti tuttibanditi dall'aspetto de le lampadi celesti edestinati all'eterne gabbiebolge ed antri di Plutonedal spaventoso ederinnico corno d'Alecto richiamatiapriran l'ali e drizzaranno il veloce corsoalle lor stanze. Ma gli animanti nati per vedere il solegionti al terminedell'odiosa notteringraziando la benignità del cielo e disponendosi aricevere nel centro del globoso cristallo degli occhi suoi gli tanto bramosi easpettati raicon disusato applauso di cuoredi voce e di mano adorarannol'oriente; dal cui dorato balcoavendo cacciati gli focosi destrieri il vagoTitanerotto il sonnacchioso silenzio de l'umida notteraggionaranno gliuominibelaranno gli faciliinermi e semplici lanuti greggigli cornutiarmenti sotto la cura de' ruvidi bifolchi muggiranno. Gli cavalli di Silenoperché di nuovoin favor degli smarriti deipossano dar spavento ai più delor stupidi gigantoniragghiaranno; versandosi nel suo limoso lettoconimportun gruito ne assordiranno gli sannuti ciacchi. Le tigrigli orsiglileonii lupi e le fallaci golpicacciando da sue spelunche il capoda ledeserte alture contemplando il piano campo de la cacciamandaranno dal ferinopetto i lor grunnitirictibruitifremitiruggiti ed orli. Ne l'aria e su lefrondi di ramose piantegli gallile aquileli pavonile gruele tortoreimerlii passarii rosignolile cornacchiele pichegli corvigli cuculi ele cicade non sarran negligenti di replicar e radoppiar gli suoi garritistrepitosi. Dal liquido e instabile campo ancorali bianchi cignilemolticolorate anitregli solleciti merghigli paludosi bruchiile occherauchele querulose rane ne toccaranno l'orecchie col suo rumoredi sortech'il caldo lume di questo solediffuso all'aria di questo più fortunatoemisferoverrà accompagnatosalutato e forse molestato da tante e talidiversitadi de vociquanti e quali son spirti che dal profondo di proprii pettile caccian fuori.
4
\ FIL.\ Non solo è ordinarioma anconaturale e necessarioche ogni animale faccia la sua voce; e non è possibileche le bestie formino regolati accenti e articulati suoni come gli uominicomecontrarie le complessionidiversi i gustivarii gli nutrimenti.
5
\ ARM.\ Di graziaconcedetemi libertà didir la parte mia ancora; non circa la lucema circa alcune circustanzeper lequali non tanto si suol consolare il sensoquanto molestar il sentimento di chivede e considera; perchéper vostra pace e vostra quietela quale confraterna caritade vi desionon vorrei che di questi vostri discorsi vegnanformate comedietragedielamentidialogio come vogliam diresimili aquelli che poco tempo faper esserno essi usciti in campo a spassovi hannoforzato di starvi rinchiusi e retirati in casa.
6
\ FIL.\ Dite liberamente.
7
\ ARM.\ Io non parlarò come santo profetacome astratto divinocome assumpto apocalipticoné quale angelicata asina diBalaamo; non raggionarò come inspirato da Bacconé gonfiato di vento da leputtane muse di Parnasoo come una Sibilla impregnata da Feboo come unafatidica Cassandrané qual ingombrato da le unghie de' piedi sin alla cima dicapegli de l'entusiasmo apollinesconé qual vate illuminato nell'oraculo odelfico tripodené come Edipo esquisito contra gli nodi della Sfingené comeun Salomone inver gli enigmi della regina Sabbané qual Calcanteinterpretedell'olimpico senato; né come un inspiritato Merlinoo come uscito dall'antrodi Trofonio. Ma parlarò per l'ordinario e per volgarecome uomo che ho avutoaltro pensiero che d'andarmi lambiccando il succhio de la grande e piccola nucacon farmi al fine rimanere in secco la dura e pia madre; come uomodicochenon ho altro cervello ch'il mio; a cui manco gli dei dell'ultima cotta e datinello nella corte celestiale (quei dico che non bevono ambrosiané gustannettarema vi si tolgon la sete col basso de le botte e vini rinversatise nonvogliono far stima de linfe e ninfequeidicoche sogliono esser piùdomesticifamiliari e conversabili con noi)come è dire né il dio Bacconéquel imbreaco cavalcator de l'asinoné Panené Vertunnoné FaunonéPriaposi degnano cacciarmene una pagliusca di più e di vantaggio dentroquantunque sogliano far copia de' fatti lor sin ai cavalli.
8
\ ELITR.\ Troppo lungo proemio.
9
\ ARM.\ Pacienzache la conclusione saràbreve. Voglio dir.brevementeche vi farò udir paroliche non bisognadisciferarle come poste in distillazionepassate per lambiccodigerite dalbagno di mariae subblimate in recipe di quinta essenza; ma tale qualim'insaccò nel capo la nutricciala quale era quasi tanto cotennutapettorutaventrutafiancuta e naticutaquanto può essere quella londriotache viddi aWestmester; la qualeper iscaldatoio del stomacoha un paio di tettazzechepaiono gli borzacchini del gigante san Sparagorioe checoncie in cuoiovarrebbono sicuramente a far due pive ferrarese.
10
\ ELITR.\ E questo potrebe bastare per unproemio.
11
\ ARM.\ Or super venire al restovorreiintendere da voi (lasciando un poco da canto le voci e le lingue a proposito dellume e splendor che possa apportar la vostra filosofia) con che voci volete chesia salutato particolarmente da noi quel lustro di dottrinache esce dal librode la Cena de le ceneri? Quali animali son quelli che hanno recitata la Cenade le ceneri? Dimandose sono acquaticio aereio terrestrio lunatici?E lasciando da canto gli propositi di SmithoPrudenzio e Frulladesidero disaperese fallano coloro che diconoche tu fai la voce di un cane rabbioso einfuriatooltre che talvolta fai la simiatalvolta il lupotalvolta la picatalvolta il papagallotalvolta un animale talvolta un altromeschiandopropositi gravi e seriosimorali e naturaliignobili e nobilifilosofici ecomici?
12
\ FIL.\ Non vi maravigliatefratelloperché questa non fu altro ch'una cenadove gli cervelli vegnono governatidagli affettiquali gli vegnon porgiuti dall'efficacia di sapori e fumi de lebevande e cibi. Qual dunque può essere la cena materiale e corporaletaleconseguentemente succede la verbale e spirituale; cossì dunque questa dialogaleha le sue parti varie e diversequal varie e diverse quell'altra suole aver lesue; non altrimente questa ha le proprie condizionicirconstanze e mezzichecome le proprie potrebbe aver quella.
13
\ ARM.\ Di graziafate ch'io vi intenda.
14
\ FIL.\ Ivicome è l'ordinario e il doverosoglion trovarsi cose da insalata da pastoda frutti da ordinarioda cocina daspeciariada sani da amalatidi freddo di caldodi crudo di cottodiacquatico di terrestredi domestico di selvaticodi rosto di lessodi maturodi acerboe cose da nutrimento solo e da gustosustanziose e leggierisalse einspideagreste e dolciamare e suavi. Cossì quiviper certa conseguenzavisono apparse le sue contrarietadi e diversitadiaccomodate a contrarii ediversi stomachi e gustia' quali può piacere di farsi presenti al nostrotipico simposioa fine che non sia chi si lamente di esservi gionto invanoe achi non piace di questoprenda di quell'altro.
15
\ ARM.\ È vero; ma che diraise oltre nelvostro convitone la vostra cena appariranno coseche non son buone né perinsalata né per pastoné per frutti né per ordinarioné fredde né caldené crude né cottené vagliano per l'appetito né per famenon son buone persani né per ammalatie conviene che non escano da mani di cuoco né dispeciale?
16
\ FIL.\ Vedrai che né in questo la nostracena è dissimile a qualunqu'altra esser possa. Come dunque lànel più beldel mangiareo ti scotta qualche troppo caldo bocconedi maniera che bisognacacciarlo de bel nuovo fuorao piangendo e lagrimando mandarlo vagheggiando peril palato sin tanto che se gli possa donar quella maladetta spinta per ilgargazzuolo al basso; overo ti si stupefà qualche denteo te s'intercepe lalingua che viene ad esser morduta con il paneo qualche lapillo te si viene arompere e incalcinarsi tra gli denti per farti regittar tutto il bocconeoqualche pelo o capello del cuoco ti s'inveschia nel palato per farti presso chevomireo te s'arresta qualche aresta di pesce ne la canna a farti suavementetussireo qualche ossetto te s'attraversa ne la gola per metterti in pericolodi suffocare; cossì nella nostra cenaper nostra e comun disgraziavi si sontrovate cose corrispondenti e proporzionali a quelle. Il che tutto avviene peril peccato dell'antico protoplaste Adamoper cui la perversa natura umana ècondannata ad aver sempre i disgusti gionti ai gusti.
17
\ ARM.\ Pia e santamente. Or che rispondetea quel che diconoche voi siete un rabbioso cinico?
18
\ FIL.\ Concederò facilmentese non tuttoparte di questo.
19
\ ARM.\ Ma sapete che non è vituperio ad unuomo tanto di ricevere oltraggiquanto di farne?
20
\ FIL.\ Ma basta che gli miei sieno chiamativendettee gli altrui sieno chiamati offese.
21
\ ARM.\ Anco gli Dei son suggetti a ricevereingiuriepatir infamie e comportar biasimi: ma biasimareinfamare e ingiuriareè proprio de' viliignobilidappoco e scelerati.
22
\ FIL.\ Questo è vero; però noi noningiuriamoma ributtiamo l'ingiurieche son fatte non tanto a noiquanto a lafilosofia spreggiatacon far di modo ch'agli ricevuti dispiaceri non s'aggionganodegli altri.
23
\ ARM.\ Voletedunqueparer cane chemordea fin che non ardisca ognuno di molestarvi?
24
\ FIL.\ Cossì èperché desidero laquietee mi dispiace il dispiacere.
25
\ ARM.\ Sìma giudicano che procedetetroppo rigorosamente.
26
\ FIL.\ A fine che non tornino un'altravolta essied altri imparino di non venir a disputar meco e con altrotrattando con simili mezzi termini queste conclusioni.
27
\ ARM.\ La offesa fu privatala vendetta èpublica.
28
\ FIL.\ Non per questo è ingiusta; perchémolti errori si commettono in privatoche giustamente si castigano in publico.
29
\ ARM.\ Ma con ciò venite a guastare lavostra riputazionee vi fate più biasimevole che coloro; perché publicamentese dirà che siete impazientefantasticobizarrocapo sventato.
30
\ FIL.\ Non mi curopur che oltre non misiano essi o altri molesti; e per questo mostro il cinico bastoneacciò che milascino star co' fatti miei in pace; e se non mi vogliono far carezzenonvegnano ad esercitar la loro inciviltà sopra di me.
31
\ ARM.\ Or vi par che tocca ad un filosofodi star su la vendetta?
32
\ FIL.\ Se questi che mi molestano fusserouna Xantippeio sarei un Socrate.
33
\ ARM.\ Non sai che la longanimità epazienza sta bene a tuttiper la quale vegnano ad esser simili agli eroi edeminenti Dei; chesecondo alcunisi vendicano tardiesecondo altriné sivendicano né si adirano?
34
\ FIL.\ T'inganni pensando ch'io sia statosu la vendetta.
35
\ ARM.\ E che dunque?
36
\ FIL.\ Io son stato su la correzionenell'esercizio della quale ancora siamo simili agli Dei. Sai che il poveroVulcano è stato dispensato da Giove di lavorare anco gli giorni di festa; equella maladetta incudine non si lassa o stanca mai a comportar le scosse ditanti e sì fieri martelliche non sì tosto è alzato l'uno che l'altro èchinatoper far che gli giusti folgoricon gli quali gli delinquenti e rei sicastighenonon vegnan meno.
37
\ ARM.\ È differenza tra voi e il fabro diGiove e marito della ciprigna dea.
38
\ FIL.\ Basta che ancora non son dissimile aquelli forse nella pazienza e longanimità; la quale in quel fatto hoessercitatanon rallentando tutto il freno al sdegnoné toccando di piùforte sprone l'ira.
39
\ ARM.\ Non tocca ad ognuno di esserecorrettoremassime de la moltitudine.
40
\ FIL.\ Dite ancoramassime quando quellanon lo tocca.
41
\ ARM.\ Si dice che non devi esser sollecitonella patria aliena.
42
\ FIL.\ E io dico due cose: primache nonsi deve uccidere un medico stranieroperché tenta di far quelle cure che nonfanno i paesani; secondo dicoche al vero filosofo ogni terreno è patria.
43
\ ARM.\ Ma se loro non ti accettano né perfilosofo né per mediconé per paesano?
44
\ FIL.\ Non per questo mancarà ch'io sia.
45
\ ARM.\ Chi ve ne fa fede?
46
\ FIL.\ Gli numi che me vi han messoio cheme vi ritrovoe quelli ch'hanno gli occhiche me vi veggono.
47
\ ARM.\ Hai pochissimi e poco notitestimoni.
48
\ FIL.\ Pochissimi e poco noti sono gli verimediciquasi tutti sono veri amalati. Torno a direche loro non hanno libertàaltri di farealtri di permettere che sieno fatti tali trattamenti a quei cheporgono onorate mercio sieno stranieri o non.
49
\ ARM.\ Pochi conoscono queste merci.
50
\ FIL.\ Non per questo le gemme sono menpreciose e non le doviamo con tutto il nostro forzo defendere e farle defendereliberare e vendicare dalla conculcazione de' piè porcini con ogni possibilrigore. E cossì mi sieno propicii gli superiArmesso mioche io mai feci disimili vendette per sordido amor proprio o per villana cura d'uomo particularema per amor della mia tanto amata madre filosofia e per zelo della lesa maestàdi quella. La quale da' mentiti familiari e figli (perché non è vil pedantepoltron dizionariostupido faunoignorante cavallocheo con mostrarsi carcodi libricon allungarsi la barba o con altre maniere mettersi in prosopopeianon voglia intitolarsi de la fameglia) è ridutta a taleche appresso il volgotanto val dire un filosofoquanto un frapponeun disutilepedantacciocirculatoresaltainbancociarlatanobuono per servir per passatempo in casa eper spavantacchio d'ucelli a la campagna.
51
\ ELITR.\ A dire il verola famiglia de'filosofi è stimata più vile dalla maggior parte del mondoche la famiglia de'cappellani; perché non tanto quelliassunti da ogni specie di gentagliehannomesso il sacerdocio in dispregioquanto questinominati da ogni geno dibestialihanno posto la filosofia in vilipendio.
52
\ FIL.\ Lodiamodunquenel suo geno l'antiquitàquando tali erano gli filosofi che da quelli si promovevano ad esserelegislatoriconsiliarii e regi; tali erano consiliarii e regiche da questoessere s'inalzavano a essere sacerdoti. A questi tempi la massima parte disacerdoti son taliche son spreggiati essie per essi son spreggiate le leggidivine; son tali quasi tutti quei che veggiamo filosofiche essi son vilipesie per essi le scienze vegnono vilipese. Oltre chetra questi la moltitudine deforfanticome di urtichecon gli contrari sogni suole dal suo canto ancoraopprimere la rara virtù e veritadela qual si mostra ai rari.
53
\ ARM.\ Non trovo filosofo che s'adire sìper la spreggiata filosofianéo Elitropioscorgo alcuno sì affetto per lasua scienzaquanto questo Teofilo; che sarebbese tutti gli altri filosofifussero della medesima condizionevoglio dire sì poco pazienti?
54
\ ELITR.\ Questi altri filosofi non hannoritrovato tantonon hanno tanto da guardarenon hanno da difender tanto.Facilmente possono ancor essi tener a vile quella filosofia che non val nullaoaltra che val pocoo quella che non conoscono; ma colui che ha trovata laveritàche è un tesoro ascosoacceso da la beltà di quel volto divinononmeno doviene geloso perché la non sia defraudatanegletta e contaminatachepossa essere un altro sordido affetto sopra l'orocarbuncolo e diamanteosopra una carogna di bellezza feminile.
55
\ ARM.\ Ma ritorniamo a noie vengamo al quia.Dicono di voiTeofiloche in quella vostra Cena tassate e ingiuriatetutta una cittàtutta una provinziatutto un regno.
56
\ FIL.\ Questo mai pensaimai intesimaifeci; e se l'avesse pensatointeso o fattoio mi condannerei pessimoe sareiapparecchiato a mille retrattazionia mille revocazionia mille palinodie; nonsolamente s'io avesse ingiuriato un nobile e antico regnocome è questomaqualsivoglia altroquantunque stimato barbaro: non solamente dico qualsivogliacittàquantunque diffamata incivilema e qualsivoglia lignaggioquantunquedivolgato salvaggioma e qualsivoglia famegliaquantunque nominata inospitale:perché non può essere regnocittàprole o casa intierala quale possa o sideve presupponere d'un medesimo umoree dove non possano essere oppositi ocontrarii costumi; di sorte che quel che piace a l'unonon possa dispiacereall'altro.
57
\ ARM.\ Certoquanto a meche ho letto eriletto e ben considerato il tuttobenché circa particolari non so perché vitrovo alquanto troppo effusocirca il generale vi veggo castigata ragionevole ediscretamente procedere: ma il rumore è sparso nel modo ch'io vi dico.
58
\ ELITR.\ Il rumore di questo e altro èstato sparso dalla viltà di alcuni di quei che si senton ritoccati; li qualidesiderosi di vendettaveggendosi insufficienti con propria raggionedottrinaingegno e forzaoltre che fingono quante altre possono falsitadialle qualialtri che simili a loro non possono porger fedecercano compagnia con farech'il castigo particolare sia stimato ingiuria commune.
59
\ ARM.\ Anzi credo che sieno di persone nonsenza giudicio e consegliole quali pensano l'ingiuria universaleperchémanifestate tai costumi in persone di tal generazione.
60
\ FIL.\ Or quai costumi son questi nominatiche similipeggiori e molti più strani in genospecie e numero non si trovinoin luoghi delle parti e provinze più eccellenti del mondo? Mi chiamerete forseingiurioso e ingrato alla mia patrias'io dicesse che simili e più criminalicostumi se ritrovano in Italiain Napoliin Nola? Verrò forse per questo adigradir quella regione gradita dal cielo e posta insieme insieme talvolta capoe destra di questo globogovernatrice e domitrice dell'altre generazioniesempre da noi ed altri è stata stimata maestranutrice e madre de tutte levirtudidisciplineumanitadimodestie e cortesiese si verrà ad essagerardi vantaggio quel che di quella han cantato gli nostri medesimi poeti che nonmeno la fanno maestra di tutti viziiinganniavarizie e crudeltadi?
61
\ ELITR.\ Questo è certo secondo gliprincipii della vostra filosofia; per i quali volete che gli contrarii hannocoincidenza ne' principii e prossimi suggetti: perché que' medesimi ingegniche sono attissimi ad altevirtuose e generose impresese fian perversivannoa precipitar in vizii estremi. Oltre che là si sogliono trovare più rari escelti ingegnidove per il comune sono più ignoranti e sciocchie dove per ilpiù generale son meno civili e cortesinel più particulare si trovano decortesie e urbanitadi estreme: di sorte chein diverse manierea moltegenerazioni pare che sia data medesima misura de perfezioni e imperfezioni.
62
\ FIL.\ Dite il vero.
63
\ ARM.\ Con tutto ciò iocome molti altrimecomi dolgoTeofiloche voi nella nostra amorevol patria siate incorsi atali suppositiche vi hanno porgiuta occasione di lamentarvi con una cinericiacenache ad altri ed altri molti che vi avesser fatto manifestoquanto questonostro paesequantunque sia detto da' vostri penitus toto divisus ab orbesia prono a tutti gli studi de buone letterearmicavalleriaumanitadi ecortesie; nelle qualiper quanto comporta delle nostre forze il nerboneforziamo di non essere inferiori a' nostri maggiori e vinti da le altregenerazioni; massime da quelle che si stimano aver le nobilitadile scienzelearmie civilitadi come da natura.
64
\ FIL.\ Per mia fedeArmessoche in quantoriferisci io non debbo né saprei con le paroliné con le raggioniné con laconscienza contradirviperché con ogni desterità di modestia e di argomentifate la vostra causa. Però io per voicome per quello che non vi sieteavicinato con un barbaro orgogliocomincio a pentirmie prendere a dispiaceredi aver ricevuta materia da que' prefatidi contristar voi e altrid'onestissima e umana complessione: però bramarei che que' dialogi non fusseroprodottie se a voi piacemi forzarò che oltre non vengan in luce.
65
\ ARM.\ La mia contristazionecon quellad'altri nobilissimitanto manca che proceda dalla divolgazione de quei dialogiche facilmente procurarei che fussero tradotti in nostro idiomaa fin cheservissero per una lezione a quei poco e male accostumatiche son tra noi; cheforsequando vedessero con qual stomaco son presi e con quai delineamenti sondescritti gli suoi discortesi rancontri e quanto quelli sono mal significativipotrebbe essere cheseper buona disciplina e buono essempio che veggano neglimegliori e maggiorinon si vogliono ritrar da quel caminoalmeno vegnano acangiarsi e conformarsi a quelliper vergogna di esserno connumerati tra tali equali; imparando che l'onor de le persone e la bravura non consiste in posser esaper con que' modi esser molestoma nel contrario a fatto.
66
\ ELITR.\ Molto vi mostrate discreto eaccorto nella causa de la vostra patriae non siete verso gli altrui buoniuffici ingrato e irreconoscentequali esser possono molti poveri d'argumento edi consiglio. Ma Filoteo non mi par tanto aveduto per conservar la suariputazione e defendere la sua persona; perchéquanto è differente lanobiltade dalla rusticitadetanto contrarii effetti si denno sperare e temerein un Scita villanoil quale riuscirà savio e per il buon successo verràcelebratosepartendosi dalle ripe del Danubiovada con audace riprensione egiusta querela a tentar l'autorità e maestà del Romano Senato; che dal coluibiasimo e invettiva sappia prendere occasione di fabricarvi sopra atto diestrema prudenza e magnanimitadeonorando il suo rigido riprensore di statua edi colosso; che se un gentiluomo e Senator Romano per il mal successo possariuscir poco saviolasciando le amene sponde del suo Teveresen vadaanco congiusta querela e raggionevolissima riprensionea tentar gli scitici villani;che da quello prendano occasione di fabricar torri e Babilonie d'argumenti dimaggior viltadeinfamia e rusticitadecon lapidarlorallentando alla furiapopulare il frenoper far meglio sapere all'altre generazioni quanta differenzasia di contrattare e ritrovarsi tra gli uomini e tra color che son fatti adimagine e similitudine di quelli.
67
\ ARM.\ Non fia mai veroo Teofiloche iodebba o possa stimare che sia degno ch'ioo altro che ha più sale di mevoglia prendere la causa e protezione di costoroche son materia de la vostrasatiracome per gente e persone del paesealla cui difensione dall'istessalegge naturale siamo incitati; perché non confessarò giamaie non sarògiamai altro che nemico de chi affirmasseche costoro sieno parte e membri dela nostra patriala quale non consta d'altro che di persone cossì nobiliciviliaccostumatedisciplinatediscreteumaneraggionevoli come altraqualsivoglia. Dovebenché vegnan contenuti questicerto non vi si trovanoaltrimente che come lordurafeccialettame e carogna; di tal sorteche nonpotrebono con altro modo esser chiamati parte di regno e di cittadeche lasentina parte de la nave. E però per simili tanto manca che noi doviamorisentircicherisentendocidoveneremmo vituperosi. Da questi non escludogran parte di dottori e pretide' quali quantunque alcuni per mezzo deldottorato doventano signorituttavolta per il più quella autorità villanescache prima non ardivano mostrareappresso per la baldanza e presunzioneche segli aggiunge dalla riputazion di letterato e pretevegnono audace emagnanimamente a porla in campo; laonde non è maraviglia se vedete molti emoltiche con quel dottorato e presbiterato sanno più di armentomandra estallache quei che sono attualmente strigliacavallocapraio e bifolco. Perquesto non arrei voluto che sì aspramente vi fuste portato verso la nostraUniversitade ancoraquasi non perdonando al generalené avendo rispetto aquel che è statasarà o potrà essere per l'avveniree in parte è alpresente.
68
\ FIL.\ Non vi affannateperchébenchéquella ne sia presentata per filo in questa occasionetutta volta non fa taleerrore che simile non facciano tutte l'altre che si stimano maggiorie per ilpiù sotto titolo di dottori cacciano annulati cavalli e asini diademati. Nongli toglio però quanto da principio sia stata bene instituitagli begli ordinidi studiila gravità di ceremoniela disposizione degli eserciziidecorodegli abiti e altre molte circostanze che fanno alla necessità e ornamento diuna academia; ondesenza dubio alcunonon è chi non debba confessarla primain tutta l'Europa e per conseguenza in tutto il mondo. E non niego chequantoalla gentilezza di spirti e acutezza de ingegnigli quali naturalmente l'una el'altra parte de la Brittannia producesia simile e possa esser equale a quelletutte che son veramente eccellentissime. Né meno è persa la memoria di quelcheprima che le lettere speculative si ritrovassero nell'altre parti del'Europafiorirno in questo loco; e da que' suoi principi de la metafisicaquantunque barbari di lingua e cucullati di professioneè stato il splendord'una nobilissima e rara parte di filosofia (la quale a' tempi nostri è quasiestinta) diffuso a tutte l'altre academie de le non barbare provinze. Ma quelloche mi ha molestato e mi dona insieme insieme fastidio e risoèche conquesto che io non trovo più romani e più attici di lingua che in questo locodel resto (parlo del più generale) si vantano di essere al tutto dissimili econtrarii a quei che furon prima; li qualipoco solleciti de l'eloquenza erigor grammaticaleerano tutti intenti alle speculazioniche da costoro sonchiamate Sofismi. Ma io più stimo la metafisica di quellinella quale hannoavanzato il lor prencipe Aristotele (quantunque impura e insporcata con certevane conclusioni e teoremiche non sono filosofici né teologalima da ociosie mal impiegati ingegni)che quanto possono apportar questi de la presenteetade con tutta la lor ciceroniana eloquenza e arte declamatoria.
69
\ ARM.\ Queste non son cose da spreggiare.
70
\ FIL.\ È vero; madovendosi far elezionede l'un de' doiio stimo più la coltura dell'ingegnoquantunque sordida lafusseche di quantunque disertissime paroli e lingue.
71
\ ELITR.\ Questo proposito mi fa ricordar difra Ventura: il qualetrattando un passo del santo Vangeloche dice redditequae sunt Caesaris Caesariapportò a proposito tutti gli nomi de le moneteche sono state a' tempi di romanicon le loro marche e pesiche non so da qualdiavolo di annale o scartafaccio l'avesse racoltiche furono più di cento evintiper farne conoscere quanto era studioso e retentivo. A costuifinito ilsermoneessendosegli accostato un uom da beneli disse: - Padre mio reverendodi graziaimprestatemi un carlino. - A cui rispose che lui era de l'ordinemendicante.
72
\ ARM.\ A che fine dite questo?
73
\ ELITR.\ Voglio dire che quei che son moltoversati circa le dizioni e nomie non son solleciti delle cosecavalcano lamedesima mula con questo reverendo padre de le mule.
74
\ ARM.\ Io credo cheoltre il studio del'eloquenzanella quale avanzano tutti gli loro antiquie non sono inferioriagli altri moderniancora non sono mendichi nella filosofica e altrimentespeculative professioni; senza la perizia de le quali non possono esser promossia grado alcuno; perché gli Statuti de l'universitàalle quali sono astrettiper giuramentocomportano che nullus ad philosophiae et theologiaemagisterium et doctoratum promoveaturnisi epotaverit e fonte Aristotelis.
75
\ ELITR.\ Ohio ve dirò quel ch'han fattoper non esser pergiuri. Di tre fontaneche sono nell'Universitàall'una hannoimposto nome Fons Aristotelisl'altra dicono Fons Pythagorael'altra chiamano Fons Platonis. Da questi tre fonti traendosi l'acqua perfar la birra e la cervosa (de la qual acqua pure non mancano di bere i buoi egli cavalli)conseguentemente non è personachecon esser dimorata meno chetre o quattro giorni in que' studii e collegiinon vegna ad esser imbibito nonsolamente del fonte di Aristotelema e oltre di Pitagora e Platone.
76
\ ARM.\ Oimèche voi dite pur troppo ilvero. Quindi avieneo Teofiloche li dottori vanno a buon mercato come lesardelleperché come con poca fatica si creanosi trovanosi pescanocossìcon poco prezzo si comprano. Or dunquetale essendo appresso di noi il volgo didottori in questa etade (riserbando però la reputazione d'alcuni celebri e perl'eloquenza e per la dottrina e per la civil cortesiaquali sono un TobiaMattheoun Culpeperoe altri che non so nominare)accade che tanto manca cheunoper chiamarsi dottorepossa esser stimato aver novo grado di nobiltadeche più tosto è suspetto di contraria natura e condizionese non siaparticolarmente conosciuto. Quindi accade che queiche per linea o per altroaccidente son nobiliancor che gli s'aggiunga la principal parte di nobiltàche è per la dottrinasi vergognano di graduarsi e farsi chiamar dottoribastandogli l'esser dotti. E di questi arrete maggior numero ne le corticheritrovar si possano pedanti nell'Universitade.
77
\ FIL.\ Non vi lagnateArmessoperché intutti i luoghidove son dottori e pretisi trova l'una e l'altra semenza diquelli; dove quei che sono veramenti dotti e veramente pretibenché promossida bassa condizionenon può essere che non sieno inciviliti e nobilitatiperché la scienza è uno esquisitissimo camino a far l'animo umano eroico. Maquegli altri tanto più si mostrano espressamente rusticiquanto par chevogliano o col divum patero col gigante Salmoneo altitonarequando se laspasseggiano da purpurato satiro o fauno con quella spaventosa e imperialprosopopeiadopo aver determinato nella catedra regentale a qual declinazioneappartenga lo hicet haecet hoc nihil.
78
\ ARM.\ Or lasciamo questi propositi. Chelibro è questo che tenete in mano?
79
\ FIL.\ Son certi dialogi.
80
\ ARM.\ La Cena?
81
\ FIL.\ No.
82
\ ARM.\ Che dunque?
83
\ FIL.\ Altrine li quali si tratta Dela causaprincipio e uno secondo la via nostra.
84
\ ARM.\ Quali interlocutori? Forse abbiamoquall'altro diavolo di Frulla o Prudenzioche di bel nuovo ne mettano inqualche briga.
85
\ FIL.\ Non dubitatechetolto unotragli altri tutti son suggetti quieti e onestissimi.
86
\ ARM.\ Sì chesecondo il vostro direarremo pure da scardar qualche cosa in questi dialogi ancora?
87
\ FIL.\ Non dubitateperché più tostosarrete grattato dove vi proreche stuzzicato dove vi duole.
88
\ ARM.\ Pure?
89
\ FIL.\ Qua per uno trovarete quel dottoonestoamorevoleben creato e tanto fidele amico Alessandro Dicsonoche ilNolano ama quanto gli occhi suoi; il quale è causa che questa materia sia statamessa in campo. Lui è introdutto come quelloche porge materia diconsiderazione al Teofilo. Per il secondo avete Teofiloche sono io; chesecondo le occasionivegno a distingueredefinire e dimostrare circa lasuggetta materia. Per il terzo avete Gervasiouomo che non è de laprofessione; ma per passatempo vuole esser presente alle nostre conferenze; edè una persona che non odora né puzza e che prende per comedia gli fatti diPoliinnio e da passo in passo gli dona campo di fargli esercitar la pazzia.Questo sacrilego pedante avete per il quarto: uno de' rigidi censori difilosofionde si afferma Momouno affettissimo circa il suo gregge discolasticionde si noma nell'amor socratico; unoperpetuo nemico del femineosessoondeper non esser fisicosi stima OrfeoMuseoTitiro e Anfione.Questo è un di quellichequando ti arran fatto una bella construzioneprodotta una elegante epistolinascroccata una bella frase da la popinaciceronianaqua è risuscitato Demostenequa vegeta Tullioqua vive Salustio;qua è un Argoche vede ogni letteraogni sillabaogni dizione; qua Radamantoumbras vocat ille silentum; qua Minoere di Cretaurnam movet.Chiamano all'essamina le orazioni; fanno discussione de le frasecon dire: -queste sanno di poetaqueste di comicoquesta di oratore; questo è gravequesto è lievequello è sublimequell'altro è humile dicendi genus;questa orazione è aspera; sarrebe levese fusse formata cossì; questo è unoinfante scrittorepoco studioso de la antiquitànon redolet Arpinatemdesipit Latium. Questa voce non è toscanon è usurpata da BoccaccioPetrarca e altri probati autori. Non si scrive homoma omo; non honoremaonore; non Polihimnioma Poliinnio. - Con questo triomfasi contenta di ségli piaceno più ch'ogn'altra cosa i fatti suoi: è un Giovecheda l'altaspecularemirae considera la vita degli altri uomini suggetta a tanti erroricalamitadimiseriefatiche inutili. Solo lui è felicelui solo vive vitacelestequando contempla la sua divinità nel specchio d'un Spicilegioun Dizionarioun Calepinoun Lessicoun CornucopiaunNizzolio. Con questa sufficienza dotatomentre ciascuno è unolui solo ètutto. Se avvien che rida si chiama Democritos'avvien che si dolga si chiamaEraclitose disputa si chiama Crisippose discorre si noma Aristotelese fachimere si appella Platonese mugge un sermoncello se intitula Demosteneseconstruisce Virgilio lui è il Marone. Qua correge Achilleapprova Eneariprende Ettoreesclama contro Pirrosi condole di Priamoarguisce Turnoiscusa Didonecomenda Acate; e in finementre verbum verbo reddit einfilza salvatiche sinonimienihil divinum a se alienum putat. E cossìborioso smontando da la sua catedracome colui ch'ha disposti i cieliregolatii senatidomati esercitiriformati i mondiè certo chese non fussel'ingiuria del tempofarebbe con gli effetti quello che fa con l'opinione. - Otemporao mores! Quanti son rari quei che intendeno la natura de'participidegli adverbiidelle coniunctioni! Quanto tempo è scorsoche nons'è trovata la raggione e vera causaper cui l'adiectivo deve concordare colsustantivoil relativo con l'antecedente deve coiree con che regola ora sipone avantiora addietro de l'orazione; e con che misure e quali ordini vi s'intermescenoquelle interiezione dolentisgaudentisheuohahiahhemohehuied altri condimentisenza i quali tutto il discorso è insipidissimo?
-90
\ ELITR.\ Dite quel che voleteintendetelacome vi piace; io dicoche per la felicità de la vita è meglio stimarsi Cresoed esser poveroche tenersi povero ed esser Creso. Non è più convenevole allabeatitudine aver una zucca che ti paia bella e ti contenteche una LedaunaElenache ti dia noia e ti vegna in fastidio? Che dunque importa a costorol'essere ignoranti e ignobilmente occupatise tanto son più feliciquantopiù solamente piaceno a se medesimi? Cossì è buona l'erba fresca a l'asinol'orgio al cavallocome a te il pane di puccia e la perdice; cossì si contentail porco de le ghiande e il brodocome un Giove de l'ambrosia e nettare. Voleteforse toglier costoro da quella dolce pazziaper la qual cura appresso tiderrebono rompere il capo? Lascio chechi sa se è pazzia questa o quella?Disse un pirroniano: chi conosce se il nostro stato è mortee quello di queiche chiamiamo defuntiè vita? Cossì chi sa se tutta la felicità e verabeatitudine consiste nelle debite copulazioni e apposizioni de' membridell'orazioni?
91
\ ARM.\ Cossì è disposto il mondo: noifacciamo il Democrito sopra gli pedanti e grammatistigli solleciti corteggianifanno il Democrito sopra di noigli poco penserosi monachi e pretidemocriteggiano sopra tutti; e reciprocamente gli pedanti si beffano di noinoidi corteggianitutti degli monachi; e in conclusionementre l'uno è pazzoall'altroverremo ad esser tutti differenti in specie e concordanti ingenere et numero et casu.
92
\ FIL.\ Diverse per ciò son specie emaniere de le censurevarii sono gli gradi di quellema le più aspredureorribili e spaventose son degli nostri archididascali. Però a questi doviamopiegar le ginocchiachinar il capoconverter gli occhi ed alzar le manisuspirarlacrimaresclamare e dimandar mercede. A voi dunque mi rivolgoo chiportate in mano il caduceo di Mercurio per decidere ne le controversieedeterminate le questioni ch'accadeno tra gli mortali e tra gli dei; a voiMenippicheassisi nel globo de la lunacon gli occhi ritorti e bassi nemirateavendo a schifo e sdegno i nostri gesti; a voiscudieri di Palladeantesignani di Minervacastaldi di Mercuriomagnarii di Giovecollattanei diApollomanuarii d'Epimeteobotteglieri di Baccoagasoni delle Evantefustigatori de le Edonideimpulsori delle Tiadesubagitatori delle Menadisubornatori delle Bassaridiequestri delle Mimallonidiconcubinarii dellaninfa Egeriacorrettori de l'intusiasmodemagoghi del popolo errantedisciferatori di DemogorgoneDioscori delle fluttuanti disciplinetesorieridel Pantamorfoe capri emissarii del sommo pontefice Aron; a voi raccomandiamola nostra prosasottomettemo le nostre musepremissesubsunzionidigressioniparentesiapplicazioniclausuleperiodicostruzioniadiettivazioniepitetismi. O voisuavissimi aquarioliche con le belleeleganzucchie ne furate l'animone legate il corene fascinate la menteemettete in prostribulo le meretricole anime nostre; riferite a buon conseglio inostri barbarismidate di punta a' nostri solecismiturate le male olidevoraginicastrate i nostri Sileniimbracate gli nostri Nohemifate eunuchi dinostri macrologirappezzate le nostre eclipsiaffrenate gli nostri taftologimoderate le nostre acrilogiecondonate a nostre escrilogieiscusate i nostriperissologiperdonate a' nostri cacocefati. Torno a scongiurarvi tutti ingeneralee in particulare tesevero supercilioso e salvaticissimo maestroPoliinnioche dismettiate quella rabbia contumace e quell'odio tanto criminalecontra il nobilissimo sesso femenile; e non ne turbate quanto ha di bello ilmondoe il cielo con suoi tanti occhi scorge. Ritornateritornate a voierichiamate l'ingegnoper cui veggiate che questo vostro livore non è altro chemania espressa e frenetico furore. Chi è più insensato e stupidoche quelloche non vede la luce? Qual pazzia può esser più abiettache per raggion disessoesser nemico all'istessa naturacome quel barbaro re di Sarzacheperaver imparato da voidisse:
Natura non può far cosa perfetta
Poi che natura femina vien detta.

93
Considerate alquanto il veroalzatel'occhio a l'albore de la scienza del bene e il malevedete la contrarietà edopposizione ch'è tra l'uno e l'altro. Mirate chi sono i maschichi sono lefemine. Qua scorgete per suggetto il corpoch'è vostro amicomaschiolàl'anima che è vostra nemicafemina. Qua il maschio caoslà la feminadisposizione; qua il sonnolà la vigilia; qua il letargolà la memoria; qual'odiolà l'amicizia; qua il timorelà la sicurtà; qua il rigorelà lagentilezza; qua il scandalolà la pace; qua il furorelà la quiete; qual'errorelà la verità; qua il difettolà la perfezione; qua l'infernolàla felicità; qua Poliinnio pedantelà Poliinnia musa. E finalmente tuttiviziimancamenti e delitti son maschi; e tutte le virtudieccellenze e bontadison femine. Quindi la prudenzala giustiziala fortezzala temperanzalabellezzala maestàla dignitàla divinitàcossì si nominanocossì s'imaginanocossì si descrivenocossì si pingonocossì sono. E per uscir da questeraggioni teorichenozionali e grammaticaliconvenienti al vostro argumentoevenire alle naturalireali e prattiche: non ti deve bastar questo solo essempioa ligarti la linguae turarti la boccache ti farà confuso con quanti altrisono tuoi compagnise ti dovesse mandare a ritrovare un maschio megliore osimile a questa Diva Elizabettache regna in Inghilterra; la qualeper essertanto dotataesaltatafauritadifesa e mantenuta da' cieliin vano siforzaranno di desmetterla l'altrui paroli o forze? A questa damadicodi cuinon è chi sia più degno in tutto il regnonon è chi sia più eroico tra'nobilinon è chi sia più dotto tra' togatinon è chi sia più saggio tra'consulari? In comparazion de la qualetanto per la corporal beltadetanto perla cognizion de lingue da volgari e dottitanto per la notizia de le scienze edartitanto per la prudenza nel governaretanto per la felicitade di grande elunga autoritadequanto per tutte l'altre virtudi civili e naturalivilissimesono le Sofonisbele Faustinele Semiramile Didonile Cleopatre ed altretuttede quali gloriar si possano l'Italiala Grecial'Egitto e altre partide l'Europa ed Asia per gli passati tempi? Testimoni mi sono gli effetti e ilfortunato successoche non senza nobil maraviglia rimira il secolo presente;quando nel dorso de l'Europacorrendo irato il Tevereminaccioso il Poviolento il Rodanosanguinosa la Sennaturbida la Garonnarabbioso l'Ebrofuribondo il Tagotravagliata la Mosainquieto il Danubio; ella col splendordegli occhi suoiper cinque lustri e più s'ha fatto tranquilla il grandeOceanoche col continuo reflusso e flusso lieto e quieto accoglie nell'ampioseno il suo diletto Tamesi; il qualefuor d'ogni tema e noiasicuro e gaio sispasseggiamentre serpe e riserpe per l'erbose sponde. Or dunqueper cominciarda capoquali....
94
\ ARM.\ TacitaciFiloteo non ti forzar digionger acqua al nostro Oceano e lume al nostro sole: lascia di mostrartiabstrattoper non dirti peggiodisputando con gli absenti Poliinnii. Fatene unpoco copia di questi presenti dialogia fine che non meniamo ocioso questogiorno e ore.
95
\ TEOF.\ Prendeteleggete.

Dialogo 2

Interlocutori: Dicsono ArelioTeofiloGervasioPoliinnio.

 

1 \ DIC.\ Di graziamaestroPoliinnioe tuGervasionon interrompete oltre i nostri discorsi.
2
\ POL.\ Fiat.
3
\ GERV.\ Se costuiche è il magisterparlasenza dubio io non posso tacere.
4
\ DIC.\ Sì che diteTeofiloche ogni cosache non è primo principio e prima causaha principio ed ha causa?
5
\ TEOF.\ Senza dubio e senza controversiaalcuna.
6
\ DIC.\ Credete per questoche chi conoscele cose causate e principiateconosca la causa e principio?
7
\ TEOF.\ Non facilmente la causa prossima eprincipio prossimodifficilissimamenteanco in vestigiola causa principioprimo.
8
\ DIC.\ Or come intendete che le cosechehanno causa e principio primo e prossimosiano veramente conosciutesesecondo la raggione della causa efficiente (la quale è una di quelle checoncorreno alla real cognizione de le cose)sono occolte?
9
\ TEOF.\ Lascio che è facil cosa ordinare ladottrina demostrativama il demostrare è difficile; agevolissima cosa èordinare le causecircostanze e metodi di dottrine; ma poi malamente gli nostrimetodici e analitici metteno in esecuzione i loro organiprincipii di metodi edarti de le arti.
10
\ GERV.\ Come quei che san far sì bellespadema non le sanno adoperare.
11
\ POL.\ Ferme.
12
\ GERV.\ Fermàti te siano gli occhichemai le possi aprire.
13
\ TEOF.\ Dico però che non si richiede dalfilosofo naturale che ammeni tutte le cause e principii; ma le fisiche soleedi queste le principali e proprie. Benché dunqueperché dependeno dal primoprincipio e causasi dicano aver quella causa e quel principiotuttavolta nonè sì necessaria relazioneche da la cognizione de l'uno s'inferisca lacognizione de l'altro. E però non si richiede che vengano ordinati in unamedesma disciplina.
14
\ DIC.\ Come questo?
15
\ TEOF.\ Perché dalla cognizione di tuttecose dependenti non possiamo inferire altra notizia del primo principio e causache per modo men efficace che di vestigioessendo che il tutto deriva dalla suavolontà o bontàla quale è principio della sua operazioneda cui procedel'universale effetto. Il che medesmo si può considerare ne le cose artificialiin tanto che chi vede la statuanon vede il scultore; chi vede il ritratto diElenanon vede Apellema vede lo effetto de l'operazione che proviene da labontà de l'ingegno d'Apelleil che tutto è uno effetto degli accidenti ecircostanze de la sustanza di quell'uomoil qualequanto al suo essereassolutonon è conosciuto punto.
16
\ DIC.\ Tanto che conoscere l'universoècome conoscer nulla dello essere e sustanza del primo principioperché è comeconoscere gli accidenti degli accidenti.
17
\ TEOF.\ Cossì; ma non vorei che v'imaginastech'io intenda in Dio essere accidentio che possa esser conosciuto come persuoi accidenti.
18
\ DIC.\ Non vi attribuisco sì duro ingegno;e so che altro è dire essere accidentialtro essere suoi accidentialtroessere come suoi accidenti ogni cosa che è estranea dalla natura divina.Nell'ultimo modo di dire credo che intendete essere gli effetti della divinaoperazione; li qualiquantunque siano la sustanza de le coseanzi e l'istessesustanze naturalituttavolta sono come accidenti remotissimiper farne toccarela cognizione appreensiva della divina soprannaturale essenza.
19
\ TEOF.\ Voi dite bene.
20
\ DIC.\ Ecco dunqueche della divinasustanzasì per essere infinita sì per essere lontanissima da quelli effettiche sono l'ultimo termine del corso della nostra discorsiva facultadenonpossiamo conoscer nullase non per modo di vestigiocome dicono i platonicidi remoto effettocome dicono i peripateticidi indumenticome dicono icabalistidi spalli o posterioricome dicono i thalmutistidi spechioombraed enigmacome dicono gli apocaliptici.
21
\ TEOF.\ Anzi di più: perché non veggiamoperfettamente questo universo di cui la sustanza e il principale è tantodifficile ad essere compresoavviene che assai con minor raggione noiconosciamo il primo principio e causa per il suo effettoche Apelle per le sueformate statue possa esser conosciuto; perché queste le possiamo veder tutte edessaminar parte per partema non già il grande e infinito effetto della divinapotenza. Però quella similitudine deve essere intesa senza proporzionalcomparazione.
22
\ DIC.\ Cossì èe cossì la intendo.
23
\ TEOF.\ Sarà dunque bene d'astenerci daparlar di sì alta materia.
24
\ DIC.\ Io lo consentoperché bastamoralmente e teologalmente conoscere il primo principio in quanto che i superninumi hanno revelato e gli uomini divini dechiarato. Oltre chenon soloqualsivoglia legge e teologiama ancora tutte riformate filosofie conchiudenoesser cosa da profano e turbulento spirto il voler precipitarsi a dimandarraggione e voler definire circa quelle cose che son sopra la sfera della nostraintelligenza.
25
\ TEOF.\ Bene. Ma non tanto son degni diriprensione costoroquanto son degnissimi di lode quelli che si forzano allacognizione di questo principio e causaper apprendere la sua grandezza quantofia possibile discorrendo con gli occhi di regolati sentimenti circa questimagnifici astri e lampeggianti corpiche son tanti abitati mondi e grandianimali ed eccellentissimi numiche sembrano e sono innumerabili mondi nonmolto dissimili a questo che ne contiene; i qualiessendo impossibilech'abbiano l'essere da per séatteso che sono composti e dissolubili (benchénon per questo siano degni d'esserno disciolticome è stato ben detto nel Timeoè necessario che conoscano principio e causae consequentemente con lagrandezza del suo esserevivere ed oprare: monstrano e predicano in uno spacioinfinitocon voci innumerabilila infinita eccellenza e maestà del suo primoprincipio e causa. Lasciando dunquecome voi ditequella considerazione perquanto è superiore ad ogni senso e intellettoconsideriamo del principio ecausa per quantoin vestigioo è la natura istessa o pur riluce ne l'ambito egrembo di quella. Voi dunque dimandatemi per ordinese volete ch'io per ordinevi risponda.
26
\ DIC.\ Cossì farò. Ma primamenteperchéusate dir causa e principiovorei saper se questi son tolti da voi come nomisinonimi?
27
\ TEOF.\ Non.
28
\ DIC.\ Or dunqueche differenza è tral'uno e l'altro termino?
29
\ TEOF.\ Rispondochequando diciamo Dioprimo principio e prima causaintendiamo una medesma cosa con diverse raggioni;quando diciamo nella natura principii e causediciamo diverse cose con suediverse raggioni. Diciamo Dio primo principioin quanto tutte cose sono dopoluisecondo certo ordine di priore e posterioreo secondo la naturao secondola durazioneo secondo la dignità. Diciamo Dio prima causain quanto che lecose tutte son da lui distinte come lo effetto da l'efficientela cosa prodottadal producente. E queste due raggioni son differentiperché non ogni cosacheè priore e più degnaè causa di quello ch'è posteriore e men degno; e nonogni cosa che è causaè priore e più degna di quello che è causatocome èben chiaro a chi ben discorre.
30
\ DIC.\ Or dite in proposito naturalechedifferenza è tra causa e principio?
31
\ TEOF.\ Benché alle volte l'uno si usurpaper l'altronulladimenoparlando propriamentenon ogni cosa che è principioè causaperché il punto è principio della lineama non è causa di quella;l'instante è principio dell'operazione; il termine onde è principio del moto enon causa del moto; le premisse son principio dell'argumentazionenon son causadi quella. Però principio è più general termino che causa.
32
\ DIC.\ Dunquestrengendo questi doitermini a certe proprie significazionisecondo la consuetudine di quei cheparlano più riformatamentecredo che vogliate che principio sia quello cheintrinsecamente concorre alla constituzione della cosa e rimane nell'effettocome dicono la materia e formache rimangono nel compostoo pur gli elementida' quali la cosa viene a comporsi e ne' quali va a risolversi. Causa chiamiquella che concorre alla produzione delle cose esteriormenteed ha l'esserefuor de la composizionecome è l'efficiente e il fineal qual è ordinata lacosa prodotta.
33
\ TEOF.\ Assai bene.
34
\ DIC.\ Or poi che siamo risoluti de ladifferenza di queste coseprima desidero che riportiate la vostra intenzionecirca le causee poi circa gli principii. E quanto alle causeprima voreisaper della efficiente prima; della formale che dite esser congiontaall'efficiente; oltredella finalela quale se intende motrice di questa.
35
\ TEOF.\ Assai mi piace il vostro ordine diproponere. Orquanto alla causa effettricedico l'efficiente fisico universaleessere l'intelletto universaleche è la prima e principal facultà de l'animadel mondola quale è forma universale di quello.
36
\ DIC.\ Mi parete essere non tanto conformeall'opinione di Empedoclequanto più sicuropiù distinto e più esplicato;oltreper quanto la soprascritta mi fa vederepiù profondo. Però ne faretecosa grata di venire alla dechiarazion del tutto per il minutocominciando daldire che cosa sia questo intelletto universale.
37
\ TEOF.\ L'intelletto universale èl'intimapiù reale e propria facultà e parte potenziale de l'anima del mondo.Questo è uno medesmoche empie il tuttoillumina l'universo e indrizza lanatura a produre le sue specie come si conviene; e cossì ha rispetto allaproduzione di cose naturalicome il nostro intelletto alla congrua produzionedi specie razionali. Questo è chiamato da' pitagorici motore ed esagitator del'universocome esplicò il Poetache disse: totamque infusa per artus Mensagitat molemet toto se corpore miscet.
38
Questo è nomato da' platonici fabro delmondo. Questo fabrodiconoprocede dal mondo superioreil quale è a fattounoa questo mondo sensibileche è diviso in molti; ove non solamente laamiciziama anco la discordiaper la distanza de le partivi regna. Questointellettoinfondendo e porgendo qualche cosa del suo nella materiamantenendosi lui quieto e inmobileproduce il tutto. È detto da' maghifecondissimo de semio pur seminatore; perché lui è quello che impregna lamateria di tutte forme esecondo la raggione e condizion di quellela viene afigurareformareintessere con tanti ordini mirabilili quali non possonoattribuirsi al casoné ad altro principio che non sa distinguere e ordinare.Orfeo lo chiama occhio del mondoper ciò che il vede entro e fuor tutte lecose naturalia fine che tutto non solo intrinsecama anco estrinsecamentevenga a prodursi e mantenersi nella propria simmetria. Da Empedocle è chiamatodistintorecome quello che mai si stanca nell'esplicare le forme confuse nelseno della materia e di suscitar la generazione de l'una dalla corrozion del'altra cosa. Plotino lo dice padre e progenitoreperché questo distribuiscegli semi nel campo della naturaed è il prossimo dispensator de le forme. Danoi si chiama artefice internoperché forma la materia e la figura da dentrocome da dentro del seme o radice manda ed esplica il stipe; da dentro il stipecaccia i rami; da dentro i rami le formate brance; da dentro queste ispiega legemme; da dentro formafiguraintessecome di nervile frondigli fiorigli frutti; e da dentroa certi tempirichiama gli suoi umori da le frondi efrutti alle branceda le brance agli ramidagli rami al stipedal stipe allaradice. Similmente negli animali spiegando il suo lavore dal seme primae dalcentro del cuore a li membri esternie da quelli al fine complicando verso ilcuore l'esplicate facultadifa come già venesse a ringlomerare le già distesefila. Orse credemo non essere senza discorso e intelletto prodotta quell'opracome mortache noi sappiamo fengere con certo ordine e imitazione ne lasuperficie della materiaquandoscorticando e scalpellando un legnofacciamoapparir l'effige d'un cavallo; quanto credere dobbiamo esser maggior quelintelletto arteficeche da l'intrinseco della seminal materia risalda l'ossastende le cartilaginiincava le arterieinspira i poriintesse le fibreramifica gli nervie con sì mirabile magistero dispone il tutto? Quantodicopiù grande artefice è questoil quale non è attaccato ad una sola parte dela materiama opra continuamente tutto in tutto? Son tre sorte de intelletto;il divino che è tuttoquesto mundano che fa tuttogli altri particolari chesi fanno tutto; perché bisogna che tra gli estremi se ritrove questo mezzoilquale è vera causa efficientenon tanto estrinseca come anco intrinsecadetutte cose naturali.
39
\ DIC.\ Vi vorei veder distinguere come lointendete causa estrinseca e come intrinseca.
40
\ TEOF.\ Lo chiamo causa estrinsecaperchécome efficientenon è parte de li composti e cose produtte. È causaintrinsecain quanto che non opra circa la materia e fuor di quellamacomeè stato poco fa detto. Onde è causa estrinseca per l'esser suo distinto dallasustanza ed essenza degli effettie perché l'essere suo non è come di cosegenerabili e corrottibilibenché verse circa quelle; è causa intrinsecaquanto a l'atto della sua operazione.
41
\ DIC.\ Mi par ch'abbiate a bastanza parlatodella causa efficiente. Or vorei intendere che cosa è quella che volete sia lacausa formale gionta all'efficiente: è forse la raggione ideale? Perché ogniagente che opra secondo la regola intellettualenon procura effettuare se nonsecondo qualche intenzione; e questa non è senza apprensione di qualche cosa; equesta non è altro che la forma de la cosa che è da prodursi: e per tantoquesto intellettoche ha facultà di produre tutte le specie e cacciarle consì bella architettura dalla potenza della materia a l'attobisogna che lepreabbia tutte secondo certa raggion formalesenza la quale l'agente nonpotrebe procedere alla sua manifattura; come al statuario non è possibile d'essequirdiverse statue senza aver precogitate diverse forme prima.
42
\ TEOF.\ Eccellentemente la intendeteperché voglio che siano considerate due sorte di forme: l'unala quale ècausanon già efficientema per la quale l'efficiente effettua; l'altra èprincipiola quale da l'efficiente è suscitata da la materia.
43
\ DIC.\ Il scopo e la causa finalela qualsi propone l'efficienteè la perfezion dell'universo; la quale è che.indiverse parti della materia tutte le forme abbiano attuale esistenza: nel qualfine tanto si deletta e si compiace l'intellettoche mai si stanca suscitandotutte sorte di forme da la materiacome par che voglia ancora Empedocle.
44
\ TEOF.\ Assai bene. E giongo a questo chesicome questo efficiente è universale nell'universo ed è speciale eparticulare nelle parti e membri di quellocossì la sua forma e il suo fine.
45
\ DIC.\ Or assai è detto delle cause;procediamo a raggionar de gli principii.
46
\ TEOF.\ Orper venire a li principiiconstitutivi de le coseprima raggionarò de la forma per esser medesma incerto modo con la già detta causa efficiente; per che l'intelletto che è unapotenza de l'anima del mondoè stato detto efficiente prossimo di tutte cosenaturali.
47
\ DIC.\ Ma come il medesmo soggetto puòessere principio e causa di cose naturali? Come può aver raggione di parteintrinsecae non di parte estrinseca?
48
\ TEOF.\ Dico che questo non èinconvenienteconsiderando che l'anima è nel corpo come nocchiero nella nave.Il qual nocchieroin quanto vien mosso insieme con la naveè parte di quella;considerato in quanto che la governa e muovenon se intende partema comedistinto efficiente. Cossì l'anima de l'universoin quanto che anima einformaviene ad esser parte intrinseca e formale di quello; macome chedrizza e governanon è partenon ha raggione di principioma di causa.Questo ne accorda l'istesso Aristotele; il qualquantunque neghi l'anima averquella raggione verso il corpoche ha il nocchiero alla navetuttavoltaconsiderandola secondo quella potenza con la quale intende e sapenon ardiscedi nomarla atto e forma di corpo; macome uno efficienteseparato dallamateria secondo l'esseredice che quello è cosa che viene di fuorasecondo lasua subsistenzadivisa dal composto.
49
\ DIC.\ Approvo quel che diteperchésel'essere separata dal corpo alla potenza intellettiva de l'anima nostraconvienee lo aver raggione di causa efficientemolto più si deve affirmaredell'anima del mondo; Perché dice Plotinoscrivendo contra gli Gnosticiche"con maggior facilità l'anima del mondo regge l'universoche l'animanostra il corpo nostro"; poscia è gran differenza dal modo con cui quellae questa governa. Quellanon come alligataregge il mondo di tal sorte che lamedesma non leghi ciò che prende; quella non patisce da l'altre cose né conl'altre cose; quella senza impedimento s'inalza alle cose superne; quelladonando la vita e perfezione al corponon riporta da esso imperfezione alcuna;e però eternamente è congionta al medesmo soggetto. Questa poi è manifestoche è di contraria condizione. Or sesecondo il vostro principioleperfezioni che sono nelle nature inferioripiù altamente denno essereattribuite e conosciute nelle nature superioridoviamo senza dubio alcunoaffirmare la distinzione che avete apportata. Questo non solo viene affirmato nel'anima del mondoma anco de ciascuna stellaessendocome il detto filosofovoleche tutte hanno potenza di contemplare Idiogli principii di tutte lecose e la distribuzione degli ordini de l'universo; e vole che questo non accadeper modo di memoriadi discorso e considerazioneperché ogni lor opra è opraeternae non è atto che gli possa esser nuovoe però niente fanno che nonsia al tutto condecenteperfettocon certo e prefisso ordinesenza atto dicogitazione; comeper essempio di un perfetto scrittore e citaristamostraancora Aristotelequandoper questo che la natura non discorre e ripensanonvuole che si possa conchiudere che ella opra senza intelletto e intenzionfinaleperché li musici e scrittori esquisiti meno sono attenti a quel chefannoe non errano come gli più rozzi ed inertigli qualicon più pensarvie attendervifanno l'opra men perfetta e anco non senza errore.
50
\ TEOF.\ La intendete. Or venemo al piùparticolare. Mi par che detraano alla divina bontà e all'eccellenza di questogrande animale e simulacro del primo principioquelli che non voglionointendere né affirmare il mondo con gli suoi membri essere animatocome Dioavesse invidia alla sua imaginecome l'architetto non amasse l'opra suasingulare; di cui dice Platoneche si compiacque nell'opificio suoper la suasimilitudine che remirò in quello. E certo che cosa può più bella di questouniverso presentarsi agli occhi della divinità? ed essendo che quello costa disue partia quali di esse si deve più attribuire che al principio formale?Lascio a meglio e più particolar discorso mille raggioni naturali oltre questatopicale o logica.
51
\ DIC.\ Non mi curo che vi sforziate inciòatteso non è filosofo di qualche riputazioneanco tra' peripateticichenon voglia il mondo e le sue sfere essere in qualche modo animate. Vorei oraintenderecon che modo volete da questa forma venga ad insinuarsi alla materiade l'universo.
52
\ TEOF.\ Se gli gionge di maniera che lanatura del corpola quale secondo sé non è bellaper quanto è capace vienea farsi partecipe di bellezzaatteso che non è bellezza se non consiste inqualche specie o formanon è forma alcuna che non sia prodotta da l'anima.
53
\ DIC.\ Mi par udir cosa molto nova: voleteforse che non solo la forma de l'universoma tutte quante le forme di cosenaturali siano anima?
54
\ TEOF.\ Sì.
55
\ DIC.\ Sono dunque tutte le cose animate?
56
\ TEOF.\ Sì.
57
\ DIC.\ Or chi vi accordarà questo?
58
\ TEOF.\ Or chi potrà riprovarlo conraggione?
59
\ DIC.\ È comune senso che non tutte lecose vivono.
60
\ TEOF.\ Il senso più comune non è il piùvero.
61
\ DIC.\ Credo facilmente che questo si puòdifendere. Ma non bastarà a far una cosa vera perché la si possa difendereatteso che bisogna che si possa anco provare.
62
\ TEOF.\ Questo non è difficile. Non sonde' filosofi che dicono il mondo essere animato?
63
\ DIC.\ Son certo moltie quelliprincipalissimi.
64
\ TEOF.\ Or perché gli medesmi non dirannole parti tutte.del mondo essere animate?
65
\ DIC.\ Lo dicono certoma de le partiprincipalie quelle che son vere parti del mondo; atteso che non in minorraggione vogliono l'anima essere tutta in tutto il mondoe tutta inqualsivoglia parte di quelloche l'anima degli animalia noi sensibiliètutta per tutto.
66
\ TEOF.\ Or quali pensate voiche non sianoparti del mondo vere?
67
\ DIC.\ Quelle che non son primi corpicomedicono i peripatetici: la terra con le acqui e altre partile qualisecondo ilvostro direconstituiscono l'animale intiero: la lunail solee altri corpi.Oltre questi principali animalison quei che non sono primere parti del'universode quali altre dicono aver l'anima vegetativaaltre la sensitivaaltre la intellettiva.
68
\ TEOF.\ Orse l'anima per questo che ènel tuttoè anco ne le partiperché non volete che sia ne le parti de leparti?
69
\ DIC.\ Voglioma ne le parti de le partide le cose animate.
70
\ TEOF.\ Or quali son queste coseche nonsono animateo non son parte di cose animate?
71
\ DIC.\ Vi par che ne abbiamo poche avantigli occhi? Tutte le cose che non hanno vita.
72
\ TEOF.\ E quali son le cose che non hannovitaalmeno principio vitale?
73
\ DIC.\ Per conchiuderlavolete voi che nonsia cosa che non abbia animae che non abbia principio vitale?
74
\ TEOF.\ Questo è quel ch'io voglio alfine.
75
\ POL.\ Dunqueun corpo morto ha anima?dunquei miei calopodiile mie pianellale mie bottegli miei proni e il mioannulo e chiroteche serano animate? la mia toga e il mio pallio sono animati?
76
\ GERV.\ Sìmesser sìmastro Poliinnioperché non? Credo bene che la tua toga e il tuo mantello è bene animatoquando contiene un animalcome tu seidentro; le botte e gli sproni sonoanimatiquando contengono gli piedi; il cappello è animatoquando contiene ilcapoil quale non è senza anima; e la stalla è anco animata quando contieneil cavallola mula over la Signoria Vostra. Non la intendete cossìTeofilo?non vi par ch'io l'ho compresa meglio che il dominus magister?
77
\ POL.\ Cuium pecus? come che non sitrovano degli asini etiam atque etiam sottili? hai ardir tuapirocaloabecedariodi volerti equiparare ad un archididascalo e moderator di ludominervale par mio?
78
\ GERV.\ Pax vobisdomine magisterservus servorum et scabellum pedum tuorum.
79
\ POL.\ Maledicat te Deus in seculaseculorum.
80
\ DIC.\ Senza còlera: lasciatene determinarqueste cose a noi.
81
\ POL.\ Prosequatur ergo sua dogmataTheophilus.
82
\ TEOF.\ Cossì farò. Dico dunqueche latavola come tavola non è animatané la vestené il cuoio come cuoioné ilvetro come vetro; macome cose naturali e compostehanno in sé la materia ela forma. Sia pur cosa quanto piccola e minima si vogliaha in sé parte disustanza spirituale; la qualese trova il soggetto dispostosi stende ad esserpiantaad esser animalee riceve membri di qualsivoglia corpo che comunmentese dice animato: perché spirto si trova in tutte le cosee non è minimocorpusculo che non contegna cotal porzione in sé che non inanimi.
83
\ POL.\ Ergoquidquid estanimal est.
84
\ TEOF.\ Non tutte le cose che hanno animasi chiamano animate.
85
\ DIC.\ Dunquealmenotutte le cose hanvita?
86
\ TEOF.\ Concedo che tutte le cose hanno insé animahanno vitasecondo la sustanza e non secondo l'atto ed operazioneconoscibile da' peripatetici tuttie quelli che la vita e anima definisconosecondo certe raggioni troppo grosse.
87
\ DIC.\ Voi mi scuoprite qualche modoverisimile con il quale si potrebe mantener l'opinion d'Anaxagora; che volevaogni cosa essere in ogni cosaperchéessendo il spirto o anima o formauniversale in tutte le coseda tutto si può produr tutto.
88
\ TEOF.\ Non dico verisimilema vero;perché quel spirto si trova in tutte le cosele qualise non sono animalisono animate; se non sono secondo l'atto sensibili d'animalità e vitasonperò secondo il principio e certo atto primo d'animalità e vita. E non dico divantaggioperché voglio supersedere circa la proprietà di molti lapilli egemme; le qualirotte e recise e poste in pezzi disordinatihanno certe virtùdi alterar il spirto ed ingenerar novi affetti e passioni ne l'animanon solonel corpo. E sappiamo noi che tali effetti non procedenoné possono provenireda qualità puramente materialema necessariamente si riferiscono a principiosimbolico vitale e animale; oltre che il medesmo veggiamo sensibilmente ne'sterpi e radici smortechepurgando e congregando gli umorialterando glispirtimostrano necessariamente effetti di vita. Lascio che non senza caggioneli necromantici sperano effettuar molte cose per le ossa de' morti; e credenoche quelle ritegnanose non quel medesmoun tale però e quale atto di vitache gli viene a proposito a effetti estraordinarii. Altre occasioni mi farannopiù a lungo discorrere circa la menteil spirtol'animala vita che penetratuttoè in tutto e move tutta la materia; empie il gremio di quellae lasopravanza più tosto che da quella è sopravanzataatteso che la sustanzaspirituale dalla materiale non può essere superatama più tosto la viene acontenere.
89
\ DIC.\ Questo mi par conforme non solo alsenso di Pitagorala cui sentenza recita il Poetaquando dice:
Principio caelum ac terras camposque liquentes
Lucentemque globum lunae Titaniaque astra
Spiritus intus alittotamque infusa per artus
Mens agitat molemtotoque se corpore miscet;

ma ancora al senso del teologoche dice: "il spirito colma ed empie laterrae quello che contiene il tutto". E un altroparlando forse delcommercio della forma con la materia e la potenzadice che è sopravanzata dal'atto e da.la forma.

90
\ TEOF.\ Se dunque il spirtola animalavita si ritrova in tutte le cose esecondo certi gradiempie tutta la materia;viene certamente ad essere il vero atto e la vera forma de tutte le cose.L'animadunquedel mondo è il principio formale constitutivo de l'universo edi ciò che in quello si contiene. Dico chese la vita si trova in tutte lecosel'anima viene ad esser forma di tutte le cose: quella per tutto èpresidente alla materia e signoreggia nelli compostieffettua la composizione econsistenzia de le parti. E però la persistenza non meno par che si convegna acotal formache a la materia. Questa intendo essere una di tutte le cose; laqual peròsecondo la diversità delle disposizioni della materia e secondo lafacultà de' principii materiali attivi e passiviviene a produr diversefigurazionied effettuar diverse facultadialle volte mostrando effetto divita senza sensotalvolta effetto di vita e senso senza intellettotalvoltapar ch'abbia tutte le facultadi suppresse e reprimute o dalla imbecillità o daaltra raggione de la materia. Cossìmutando questa forma sedie evicissitudineè impossibile che se annulleperché non è meno subsistente lasustanza spirituale che la materiale. Dunque le formi esteriori sole si cangianoe si annullano ancoraperché non sono cose ma de le cosenon sono sustanzema de le sustanze sono accidenti e circostanze.
91
\ POL.\ Non entia sed entium.
92
\ DIC.\ Certose de le sustanzes'annullasse qualche cosaverrebe ad evacuarse il mondo.
93
\ TEOF.\ Dunque abbiamo un principiointrinseco formaleeterno e subsistenteincomparabilmente megliore di quelloch'han finto gli sofisti che versano circa gli accidentiignoranti dellasustanza de le cosee che vengono a ponere le sustanze corrottibiliperchéquello chiamano massimamenteprimamente e principalmente sustanzache resultada la composizione; il che non è altro ch'uno accidenteche non contiene insé nulla stabilità e veritàe se risolve in nulla. Dicono quello esserveramente omo che resulta dalla composizione; quello essere veramente anima cheè o perfezione ed atto di corpo viventeo pur cosa che resulta da certasimmetria di complessione e membri. Onde non è maraviglia se fanno tanto eprendeno tanto spavento per la morte e dissoluzionecome quelli a' quali èimminente la iattura de l'essere. Contra la qual pazzia crida ad alte voci lanaturaassicurandoci che non gli corpi né l'anima deve temer la morteperchétanto la materia quanto la forma sono principii constantissimi:
O genus attonitum gelidae formidine mortis
Quid Stygaquid tenebras et nomina vana timetis
Materiam vatum falsique pericula mundi?
Corpora sive rogus flamma seu tabe vetustas
Abstuleritmala posse pati non ulla putetis:
Morte carent animae domibus habitantque receptae.
Omnia mutanturnihil interit.

94
\ DIC.\ Conforme a questo mi par che dica ilsapientissimo.stimato tra gli Ebrei Salomone: Quid est quod est? Ipsum quodfuit. Quid est quod fuit? Ipsum quod est. Nihil sub sole novum. - Sì chequesta formache voi ponetenon è inesistente e aderente a la materia secondol'esserenon depende dal corpo e da la materia a fine che subsista?
95
\ TEOF.\ Cossì è. E oltre ancora nondetermino se tutta la forma è accompagnata da la materiacossì come giàsicuramente dico de la materia non esser parte che a fatto sia destituita daquellaeccetto compresa logicamentecome da Aristoteleil quale mai si stancadi dividere con la raggione quello che è indiviso secondo la natura e verità.
96
\ DIC.\ Non volete che sia altra forma chequesta eterna compagna de la materia?
97
\ TEOF.\ E più naturale ancorache è laforma materialedella quale raggionaremo appresso. Per ora notate questadistinzione de la formache è una sorte di forma primala quale informasiestende e depende; e questaperché informa il tuttoè in tutto; e perché lasi stendecomunica la perfezione del tutto alle parti; e perché la dipende enon ha operazione da per séviene a communicar la operazion del tutto alleparti; similmente il nome e l'essere. Tale è la forma materialecome quelladel fuoco; perché ogni parte del fuoco scaldasi chiama fuocoed è fuoco.Secondoè un'altra sorte di formala quale informa e dependema non sistende; e taleperché fa perfetto e attua il tuttoè nel tutto e in ogniparte di quello; perché non si stendeavviene che l'atto del tutto nonattribuisca a le parti; perché dependel'operazione del tutto comunica a leparti. E tale è l'anima vegetativa e sensitivaperché nulla parte del'animale è animalee nulladimeno ciascuna parte vive e sente. Terzoèun'altra sorte di formala quale attua e fa perfetto il tuttoma non sistendené depende quanto a l'operazione. Questa perché attua e fa perfettoè nel tuttoe in tutto e in ogni parte; perché la non si stendelaperfezione del tutto non attribuisce a le parti; perché non dependenoncomunica l'operazione. Tale è l'anima per quanto può esercitar la potenzaintellettivae si chiama intellettiva; la quale non fa parte alcuna de l'uomoche si possa nomar uomoné sia uomoné si possa dir che intenda. Di questetre specie la prima è materialeche non si può intenderené può esseresenza materia; l'altre due specie (le quali in fine concorreno a unosecondo lasustanza ed esseree si distingueno secondo il modo che sopra abbiamo detto)denominiamo quel principio formaleil quale è distinto dal principiomateriale.
98
\ DIC.\ Intendo.
99
\ TEOF.\ Oltre di questo voglio che siavertisca chebenchéparlando secondo il modo comunediciamo che sono cinquegradi de le forme: cioè di elementomistovegetalesensitivo e intellettivo;non lo intendiamo però secondo l'intenzion volgare; perché questa distinzionevale secondo l'operazioni che appaiono e procedono dagli suggettinon secondoquella raggione de l'essere primario e fondamentale di quella forma e vitaspiritualela quale medesma empie tuttoe non secondo il medesmo modo.
100
\ DIC.\ Intendo. Tanto che questa formache voi ponete per principioè forma subsistenteconstituisce specieperfettaè in proprio genoe non è parte di speciecome quellaperipatetica.
101
\ TEOF.\ Cossì è.
102
\ DIC.\ La distinzione de le forme nellamateria non è secondo le accidentali disposizioni che dependeno da la formamateriale.
103
\ TEOF.\ Vero.
104
\ DIC.\ Onde anco questa forma separata nonviene essere moltiplicata secondo il numeroperché ogni multiplicazionenumerale depende da la materia.
105
\ TEOF.\ Sì.
106
\ DIC.\ Oltrein sé invariabilevariabile poi per li soggetti e diversità di materie. E cotal formabenchénel soggetto faccia differir la parte dal tuttoella però non differisce nellaparte e nel tutto; benché altra raggione li convegna come subsistente da perséaltra in quanto che è atto e perfezione di qualche soggettoed altra poia riguardo d'un soggetto con disposizioni d'un modoaltra con quelle d'unaltro.
107
\ TEOF.\ Cossì a punto.
108
\ DIC.\ Questa forma non la intendeteaccidentalené simile alla accidentalené come mista alla materiané comeinerente a quellama inesistenteassociataassistente.
109
\ TEOF.\ Cossì dico.
110
\ DIC.\ Oltrequesta forma è definita edeterminata per la materia; perchéavendo in sé facilità di constituirparticolari di specie innumerabiliviene a contraersia constituir unoindividuo; e da l'altro cantola potenza della materia indeterminatala qualepuò ricevere qualsivoglia formaviene a terminarsi ad una specie: tanto chel'una è causa della definizione e determinazion de l'altra.
111
\ TEOF.\ Molto bene.
112
\ DIC.\ Dunquein certo modo approvate ilsenso di Anaxagorache chiama le forme particolari di natura latitanti;alquanto quel di Platoneche le deduce da le idee; alquanto quel di Empedocleche le fa provenire da la intelligenza; in certo modo quel di Aristoteleche lefa come uscire da la potenza de la materia? .
113
\ TEOF.\ Sìperchécome abbiamo dettoche dove è la formaè in certo modo tuttodove è l'animail spirtolavitaè tuttoil formatore è l'intelletto per le specie ideali; le formesenon le suscita da la materianon le va però mendicando da fuor di quella;perché questo spirto empie il tutto.
114
\ POL.\ Velim scire quomodo forma estanima mundi ubique totase la è individua. Bisogna dunque che la sia moltograndeanzi de infinita dimensionese dici il mondo essere infinito.
115
\ GERV.\ È ben raggione che sia grande.Come anco del Nostro Signore disse un predicatore a Grandazzo in Sicilia; dovein segno che quello è presente in tutto il mondoordinò un crucifisso tantograndequanta era la chiesaa similitudine de Dio padreil quale ha il cieloempireo per baldacchinoil ciel stellato per seditoioed ha le gambe tantolungheche giungono sino a terrache gli serve per scabello. A cui venne adimandar un certo paesanodicendogli: - Padre mio reverendoor quante olne didrappo bisognaranno per fargli le calze? - E un altro disse che non bastarebonotutti i cecifaggiuoli e fave di Melazzo e Nicosia per empirgli la pancia. -Vedete dunque che questa anima del mondo non sia fatta a questa foggiaanch'ella.
116
\ TEOF.\ Io non saprei rispondere al tuodubioGervasioma bene a quello di mastro Poliinnio. Pure dirò con unasimilitudineper satisfar alla dimanda di ambidoiperché voglio che voiancora riportiate qualche frutto di nostri raggionamenti e discorsi. Dovetedunque saper brevemente che l'anima del mondo e la divinità non sono tuttipresenti per tutto e per ogni partein modo con cui qualche cosa materialepossa esserviperché questo è impossibile a qualsivoglia corpo e qualsivogliaspirto; ma con un modoil quale non è facile a displicarvelo altrimente se noncon questo. Dovete avvertire chese l'anima del mondo e forma universale sedicono essere per tuttonon s'intende corporalmente e dimensionalmenteperchétali non sonoe cossì non possono essere in parte alcuna; ma sono tutti pertutto spiritualmente. Comeper esempioanco rozzopotreste imaginarvi unavocela quale è tutta in tutta una stanza e in ogni parte di quellaperchéda per tutto se intende tutta; come queste paroli ch'io dicosono intese tutteda tuttianco se fussero mille presenti; e la mia vocesi potesse giongere atutto il mondosarebe tutta per tutto. Dico dunque a voimastro Poliinniochel'anima non è individuacome il punto; main certo modocome la voce. Erispondo a teGervasioche la divinità non è per tuttocome il Dio diGrandazzo è in tutta la sua cappella; perché quellobenché sia in tutta lachiesanon è però tutto in tuttama ha il capo in una parteli piedi inun'altrale braccia e il busto in altre ed altre parti. Ma quella è tutta inqualsivoglia partecome la mia voce è udita tutta da tutte le parti di questasala.
117
\ POL.\ Percepi optime.
118
\ GERV.\ Io l'ho pur capita la vostra voce.
119
\ DIC.\ Credo ben de la voce; ma delproposito penso che vi è entrato per un'orecchia e uscito per l'altra.
120
\ GERV.\ Io penso che non v'è né ancoentratoperché è tardie l'orloggio che tegno dentro il stomacoha toccatal'ora di cena.
121
\ POL.\ Hoc estidestave ilcervello in patinis.
122
\ DIC.\ Basta dunque. Domani conveneremoper raggionar forse circa il principio materiale.
123
\ TEOF.\ O vi aspettarò o mi aspettaretequa.
124
Fine del secondo dialogo.

Dialogo 3

 

1 \ GERV.\ È pur giontal'orae costoro non son venuti. Poi che non ho altro pensiero che mi tirevoglio prender spasso di udir raggionar costoroda' quali oltre che possoimparar qualche tratto di scacco di filosofiaho pur un bel passatempo circaque' grilli che ballano in quel cervello eteroclito di Poliinnio pedante. Ilqualementre dice che vuol giudicar chi dice benechi discorre megliochi fadelle incongruità ed errori in filosofiaquando poi è tempo de dir la suapartee non sapendo che porgereviene a sfilzarti da dentro il manico dellasua ventosa pedantaria una insalatina di proverbiuzzidi frase per latino ogrecoche non fanno mai a proposito di quel ch'altri dicono: ondesenza troppadifficultànon è cieco che non possa vedere quanto lui sia pazzo per letteramentre degli altri son savii per volgare. Or eccolo in fede miacome sen vieneche par che nel movere di passi ancora sappia caminar per lettera. Ben venga il dominusmagister.
2
\ POL.\ Quel magister non mi cale:poscia che in questa devia ed enorme etadeviene attribuito non più ai mieipari che ad qualsivoglia barbitonsorecerdone e castrator di porciperò nevien consultato: nolite vocari Rabi.
3
\ GERV.\ Come dunque volete ch'io vi dica?Piacevi il reverendissimo?
4
\ POL.\ Illud est presbiterale et clericum.
5
\ GERV.\ Vi vien voglia de l'illustrissimo?
6
\ POL.\ Cedant arma togae: questo èda equestri eziandiocome da purpurati.
7
\ GERV.\ La maestà cesareaanh?
8
\ POL.\ Quae Caesaris Caesari.
9
\ GERV.\ Prendetevi dunque il dominedeh!toglietevi il gravitonanteil divum pater!... - Venemo a noi;perché siete tutti cossì tardi?
10
\ POL.\ Cossì credo che gli altri sonoimpliciti in qualche altro affarecome ioper non tralasciar questo giornosenza lineasono versato circa la contemplazion del tipo del globo dettovolgarmente il mappamondo.
11
\ GERV.\ Che avete a far col mappamondo?
12
\ POL.\ Contemplo le parti de la terraclimiprovinze e regioni; de quali tutte ho trascorse con l'ideal raggionemolte cogli passi ancora.
13
\ GERV.\ Vorei che discorressi alquantodentro di te medesmo; perché questo mi par che più te importie di questocredo che manco ti curi.
14
\ POL.\ Absit verbo invidia; perchécon questo molto più efficacemente vengo a conoscere me medesmo.
15
\ GERV.\ E come mel persuaderai?
16
\ POL.\ Per quel che dalla contemplazionedel megacosmo facilmentenecessaria deductione facta a similisi puòpervenire alla cognizione del microcosmodi cui le particole alle parti diquello corrispondeno.
17
\ GERV.\ Sì che trovaremo dentro voi laLunail Mercurio e altri astri? la Franciala Spagnal'Italial'Inghilterrail Calicutto e altri paesi?
18
\ POL.\ Quidni? per quamdam analogiam.
19
\ GERV.\ Per quamdam analogiam iocredo che siate un gran monarca; mase fuste una donnavi dimandarei se vi èper alloggiare un putelloo di porvi in conserva una di quelle piante che disseDiogene.
20
\ POL.\ Ahahquodanmodo facete. Maquesta petizione non quadra ad un savio ed erudito.
21
\ GERV.\ S'io fusse eruditoe mi istimassesavionon verrei qua ad imparar insieme con voi.
22
\ POL.\ Voi sìma io non vegno perimparareperché nunc meum est docere; mea quoque interest eos qui docerevolunt iudicare; però vegno per altro fine che per quel che dovete voivenirea cui conviene l'essere tironeisagogico e discepolo.
23
\ GERV.\ Per qual fine?
24
\ POL.\ Per giudicare dico.
25
\ GERV.\ Inveroa' pari vostri più che adaltri sta bene di far giudicio de le scienze e dottrine; perché voi siete que'soli a' quali la liberalità de le stelle e la munificenza del fato ha concedutoil poter trarre il succhio da le paroli.
26
\ POL.\ E consequentemente dai sensi ancorai quali sono congionti alle paroli.
27
\ GERV.\ Come al corpo l'anima.
28
\ POL.\ Le qual paroliessendo bencompresefanno ben considerar ancor il senso: però dalla cognizion de lelingue (nelle quali iopiù che altro che sia in questa cittàsono exercitatoe non mi stimo men dotto di qualunque sia che tegna ludo di Minerva aperto)procede la cognizione di scienza qualsivoglia.
29
\ GERV.\ Dunquetutti que' che intendeno lalingua italianacomprenderanno la filosofia del Nolano?
30
\ POL.\ Sìma vi bisogna anco qualch'altraprattica e giudizio.
31
\ GERV.\ Alcun tempo io pensava che questaprattica fusse il principale; perché un che non sa grecopuò intender tuttoil senso d'Aristotele e conoscere molti errori in quellocome apertamente sivede che questa idolatriache versava circa l'autorità di quel filosofo(quanto a le cose naturali principalmente)è a fatto abolita appresso tuttiche comprendeno i sensi che apporta questa altra setta; ed uno che non sa né digreconé di arabicoe forse né di latinocome il Paracelsopuò avermeglio conosciuta la natura di medicamenti e medicina che GalenoAvicenna etutti che si fanno udir con la lingua romana. Le filosofie e leggi non vanno inperdizione per penuria d'interpreti di parolima di que' che profondano ne'sentimenti.
32
\ POL.\ Cossì dunque vieni a computar unpar mio nel numero della stolta moltitudine?
33
\ GERV.\ Non vogliano gli Deiperché soche con la cognizione e studio de le lingue (il che è una cosa rara esingulare) non sol voima tutti vostri pari sete valorosissimi circa il fargiudicio delle dottrinedopo aver crivellati i sentimenti di color che ne sifanno in.campo.
34
\ POL.\ Perché voi dite il verissimofacilmente posso persuadermi che non lo dite senza raggione: per tantocome nonvi è difficilenon vi fia grave di apportarla.
35
\ GERV.\ Dirò (referendomi pur sempre allacensura de la prudenza e letteratura vostra) è proverbio comune che quei cheson fuor del giocone intendeno più che quei che vi son dentro; come que' chesono nel spettacolopossono meglio giudicar de li attiche quelli personaggiche sono in scena; e della musica può far meglior saggio un che non è de lacapella o del conserto; similmente appare nel gioco de le cartescacchiscrimaed altri simili. Cossì voi altri signor pedantiper esser esclusi e fuord'ogni atto di scienza e filosofiae per non avere giamai aver avutoparticipazione con AristotelePlatone e altri similipossete meglio giudicarlie condannar con la vostra sufficienza grammatticale e presunzion del vostronaturaleche il Nolano che si ritrova nel medesmo teatronella medesmafamiliarità e domestichezzatanto che facilmente le combatte dopo averconosciuti i loro interiori e più profondi sentimenti. Voi dico per esser extraogni profession di galantuomini e pelegrini ingegnimeglio le possetegiudicare.
36
\ POL.\ Io non saprei cossì di repenterispondere a questo impudentissimo. Vox faucibus haesit.
37
\ GERV.\ Però i pari vostri sono sìpresuntuosicome non son gli altri che vi hanno il piè dentro; e pertanto iovi assicuroche degnamente vi usurpate l'ufficio di approvar questoriprovarquelloglosar quell'altrofar qua una concordia e collazionelà unaappendice.
38
\ POL.\ Questo ignorantissimoda quel cheio son perito nelle buone lettere umanevuol inferir che sono ignorante infilosofia.
39
\ GERV.\ Dottissimomesser Poliimnio; iovo' dire chese voi aveste tutte le lingueche son (come dicono i nostripredicatori) settantadue....
40
\ POL.\ - cum dimidia.
41
\ GERV.\ - per questo non solamente nonsiegue che siate atto a far giudizio di filosofima oltre non potreste toglieredi essere il più gran goffo animale che viva in viso umano: e anco non è cheimpedisca che uno ch'abbia a pena una de le lingueancor bastardasia il piùsapiente e dotto di tutto il mondo. Or considerate quel profitto ch'han fattodoi cotalide' quali è un francese arcipedantec'ha fatte le Scole soprale arte liberali e l'Animadversioni contra Aristotele; e un altrosterco di pedantiitalianoche ha imbrattati tanti quinterni con le sue Discussioniperipatetiche. Facilmente ognun vede ch'il primo molto eloquentemente mostraesser poco savio; il secondosemplicemente parlandomostra aver molto delbestiale e asino. Del primo possiamo pur dire che intese Aristotele; ma chel'intese male; e se l'avesse inteso benearebbe forse avuto ingegno di faronorata guerra contra luicome ha fatto il giudiciosissimo Telesio consentino.Del secondo non possiamo dir che l'abbia inteso né male né bene; ma chel'abbia letto e rilettocucitoscucito e conferito con mill'altri greciautoriamici e nemici di quello; e al fine fatta una grandissima faticanonsolo senza profitto alcunoma etiam con un grandissimo sprofittodisorte che chi vuol vedere in quanta pazzia e presuntuosa vanità può precipitare profondare un abito pedantescoveda quel sol libroprima che se ne perda lasomenza. Ma ecco presenti il Teofilo col Dicsono.
42
\ POL.\ Adeste felicesdomini: lapresenzia vostra è causa che la mia excandescenzia non venga ad exaggerarfulminee sentenze contra i vani propositi c'ha tenuti questo garrulo frugiperda.
43
\ GERV.\ Ed a me tolta materia di giocarmicirca la maestà di questo reverendissimo gufo.
44
\ DIC.\ Ogni cosa va bene se non v'adirate.
45
\ GERV.\ Ioquel che dicolo dico congiocoperché amo il signor maestro.
46
\ POL.\ Ego quoque quod irascornonserio irascorquia Gervasium non odi.
47
\ DIC.\ Bene: dunquelasciatemi discorrercon Teofilo.
48
\ TEOF.\ Democrito dunque e gli epicureiiqualiquel che non è corpodicono esser nullaper conseguenza vogliono lamateria sola essere la sustanza de le cose; ed anco quella essere la naturadivinacome disse un certo arabochiamato Avicebroncome mostra in un librointitolato Fonte di vita. Questi medesmiinsieme con cirenaicicinici estoicivogliono le forme non essere altro che certe accidentali disposizioni dela materia. E io molto tempo son stato assai aderente a questo pareresolo perquesto che ha fondamenti più corrispondenti alla natura che quei di Aristotele;madopo aver più maturamente consideratoavendo risguardo a più cosetroviamo che è necessario conoscere nella natura doi geni di sustanzal'unoche è forma e l'altro che è materia; perché è necessario che sia un attosustanzialissimonel quale è la potenza attiva di tuttoed ancora una potenzae un soggetto nel quale non sia minor potenza passiva di tutto: in quello èpotestà di farein questo è potestà di esser fatto.
49
\ DIC.\ È cosa manifesta ad ognuno che benmisurache non è possibile che quello sempre possa far il tutto senza chesempre sia chi può esser fatto il tutto. Come l'anima del mondo (dico ogniforma)la quale è individuapuò essere figuratricesenza il soggetto delledimensioni o quantitàche è la materia? E la materia come può esserefigurata? Forse da se stessa? Appare che potremo direche la materia vienfigurata da se stessase noi vogliamo considerar l'universo corpo formato essermateriachiamarlo materia; come un animalecon tutte le sue facultàchiamaremo materiadistinguendolonon da la formama dal solo efficiente.
50
\ TEOF.\ Nessuno vi può impedire che non viserviate del nome di materia secondo il vostro modocome a molte sette hamedesmamente raggione di molte significazioni. Ma questo modo di considerar chevoi diteso che no' potrà star bene se non a un mecanico o medico che sta sula pratticacome a colui che divide l'universo corpo in mercuriosale esolfro; il che dire non tanto viene a mostrar un divino ingegno di medico quantopotrebe mostrare un stoltissimo che volesse chiamarsi filosofo; il cui fine nonè de venir solo a quella distinzion di principiiche fisicamente si fa per laseparazione che procede dalla virtù del fuocoma anco a quella distinzion deprincipiialla quale non arriva efficiente alcuno materialeperché l'animainseparabile dal solfrodal mercurio e dal saleè principio formale; qualenon è soggetto a qualità materialima è al tutto signor della materianonè tocco dall'opra di chimici la cui divisione si termina alle tre dette coseeche conoscono un'altra specie d'anima che questa del mondoe che noi doviamodiffinire.
51
\ DIC.\ Dite eccellentemente; e questaconsiderazione molto mi contentaperché veggio alcuni tanto poco accorti chenon distingueno le cause della natura assolutamentesecondo tutto l'ambito delor essereche son considerate da' filosofie de quelle prese in un modolimitato e appropriato; perché il primo modo è soverchio e vano a' mediciinquanto che son mediciil secondo è mozzo e diminuto a' filosofiin quanto cheson filosofi.
52
\ TEOF.\ Avete toccato quel punto nel qualeè lodato Paracelsoch'ha trattata la filosofia medicinalee biasimato Galenoin quanto ha apportata la medicina filosofaleper far una mistura fastidiosa euna tela tanto imbrogliatache al fine renda un poco exquisito medico e moltoconfuso filosofo. Ma questo sia detto con qualche rispetto; perché non ho avutoocio per esaminare tutte le parti di quell'uomo.
53
\ GERV.\ Di graziaTeofiloprima fatemiquesto piacere a meche non sono tanto prattico in filosofia: dechiaratemi checosa intendete per questo nome materiae che cosa è quello che è materianelle cose naturali.
54
\ TEOF.\ Tutti quelli che voglionodistinguere la materia e considerarla da per sésenza la formaricorreno allasimilitudine de l'arte. Cossì fanno i pitagoricicossì i platonicicossì iperipatetici. Vedete una specie di artecome del lignaiolola quale per tuttele sue forme e tutti suoi lavori ha per soggetto il legno; come il ferraio ilferroil sarto il panno. Tutte queste arti in una propria materia fanno diversiritrattiordini e figurede le quali nessuna è propria e naturale a quella.Cossì la naturaa cui è simile l'artebisogna che de le sue operazioni abbiauna materia; perché non è possibile che sia agente alcuno chese vuol farqualche cosanon abbia di che farla; o se vuol oprarenon abia che oprare. Èdunque una specie di soggettodel qualcol quale e nel quale la naturaeffettua la sua operazioneil suo lavoro; e il quale è da lei formato di tanteforme che ne presentano a gli occhi della considerazione tanta varietà dispecie. E sì come il legno da sé non ha nessuna forma artificialema tuttepuò avere per operazione del legnaiolo; cossì la materiadi cui parliamodaper sé e in sua natura non ha forma alcuna naturalema tutte le può aver peroperazione dell'agente attivo principio di natura. Questa materia naturale nonè cossì sensibile come la materia artificialeperché la materia della naturanon ha forma alcuna assolutamente; ma la materia dell'arte è una cosa formatagià della naturaposcia che l'arte non può oprare se non nella superficiedelle cose formate da la natura come legnoferropietralana e cose simili;ma la natura opra dal centroper dir cossìdel suo soggetto o materiache èal tutto informe. Però molti sono i soggetti de le artied uno è il soggettodella natura; perché quelliper essere diversamente formati dalla naturasonodifferenti e varii; questoper non essere alcunamente formatoè al tuttoindifferenteatteso che ogni differenza e diversità procede da la forma.
55
\ GERV.\ Tanto che le cose formate dellanatura sono materia de l'artee una cosa informe sola è materia della natura?
56
\ TEOF.\ Cossì è.
57
\ GERV.\ È possibile che sì come vedemo econoscemo chiaramente gli soggetti de le artipossiamo similmente conoscere ilsoggetto de la natura?
58
\ TEOF.\ Assai benema con diversiprincipii di cognizione; perché sì come non col medesmo senso conoscemo glicolori e gli suonicossì non con il medesmo occhio veggiamo il soggetto de learti e il soggetto della natura.
59
\ GERV.\ Volete direche noi con gli occhisensitivi veggiamo quelloe con l'occhio della raggione questo.
60
\ TEOF.\ Bene.
61
\ GERV.\ Or piacciavi formar questaraggione.
62
\ TEOF.\ Volentieri. Quella relazione eriguardo che ha la forma de l'arte alla sua materiamedesma (secondo la debitaproporzione) ha la forma della natura alla sua materia. Sì come dunque nel'artevariandosi in infinito (se possibil fosse) le formeè sempre unamateria medesima che persevera sotto quelle; comeappressola forma del'arbore è una forma di troncopoi di travepoi di tavolapoi di scannopoidi scabellopoi di casciapoi di pettine e cossì va discorrendotuttavoltal'esser legno sempre persevera; non altrimente nella naturavariandosi ininfinito e succedendo l'una a l'altra le formeè sempre una materia medesma.
63
\ GERV.\ Come si può saldar questasimilitudine?
64
\ TEOF.\ Non vedete voi che quello che eraseme si fa erbae da quello che era erba si fa spicada che era spica si fapaneda pane chiloda chilo sangueda questo semeda questo embrionedaquesto uomoda questo cadaveroda questo terrada questa pietra o altra cosae cossì oltreper venire a tutte forme naturali?
65
\ GERV.\ Facilmente il veggio.
66
\ TEOF.\ Bisogna dunque che sia una medesimacosa che da sé non è pietranon terranon cadaveronon uomonon embrionenon sangue o altro; ma chedopo che era sanguesi fa embrionericevendol'essere embrione; dopo che era embrionericeva l'essere uomofacendosi omo;come quella formata dalla naturache è soggetto de la arteda quel che eraarboreè tavolae riceve esser tavola; da quel che era tavolariceve l'esserportaed è porta.
67
\ GERV.\ Or l'ho capito molto bene. Maquesto soggetto della natura mi par che non possa esser corponé di certaqualità; perché questoche va strafugendo or sotto una forma ed esserenaturaleor sotto un'altra forma ed esserenon si dimostra corporalmentecomeil legno o pietrache sempre si fan veder quel che sono materialmenteosoggettivamente pongansi pure sotto qual forma si voglia.
68
\ TEOF.\ Voi dite bene.
69
\ GERV.\ Or che farò quando mi avverrà diconferir questo pensiero con qualche pertinaceil quale non voglia credere chesia cossì una sola materia sotto tutte le formazioni della naturacome è unasotto tutte le formazioni di ciascuna arte? Perché questa che si vede con gliocchinon si può negare; quella che si vede con la raggione solasi puònegare.
70
\ TEOF.\ Mandatelo viao non glirispondete.
71
\ GERV.\ Ma se lui sarà importuno indimandarne evidenzae sarà qualche persona di rispettoil quale non si possapiù tosto mandar via che mandarmi viae che abbia per ingiuria ch'io non lirisponda?
72
\ TEOF.\ Che faraise un cieco semideodegno di qualsivoglia onor e rispettosarà protervoimportuno e pertinace avoler aver cognizione e dimandar evidenza di coloridi' purede le figureesteriori di cose naturalicome è dire: quale è la forma de l'arbore? qualeè la forma de monti? di stella? oltrequale è la forma de la statuade laveste? e cossì di altre cose arteficialile quali a quei che vedeno son tantomanifeste?
73
\ GERV.\ Io li risponderei chese luiavesse occhinon ne dimandarebe evidenzama le potrebe veder da per lui; maessendo ciecoè anco impossibile che altri gli le dimostri.
74
\ TEOF.\ Similmente potrai dire a costorochese avessero intellettonon ne dimanderebono altra evidenza; ma lapotrebono veder da per essi.
75
\ GERV.\ Di questa risposta quelli sivergognarebonoe altri la stimarebono troppa cinica.
76
\ TEOF.\ Dunqueli direte più copertamentecossì: -Illustrissimo signor mio; - o: - Sacrata Maestàcome alcune cose nonpossono essere evidenti se non con le mani e il toccarealtre se non conl'uditoaltre noneccetto che con il gusto; altre noneccetto che con gliocchi: cossì questa materia di cose naturali non può essere evidente se noncon l'intelletto.
-77
\ GERV.\ Quelloforseintendendo iltratto per non esser tanto oscuro né coperto me dirà: - Tu sei quello che nonhai intelletto: io ne ho più che quanti tuoi pari si ritroveno.
-78
\ TEOF.\ Tu non lo crederai più che se uncieco ti dicesseche tu sei un cieco e che lui vede più che quanti pensanoveder come tu ti pensi.
79
\ DIC.\ Assai è detto in dimostrar piùevidentementeche mai abbia uditoquel che significa il nome materiae quelloche si deve intender materia nelle cose naturali. Cossì il Timeo Pitagorico ilqualedalla trasmutazione dall'uno elemento nell'altroinsegna ritrovar lamateria che è occoltae che non si può conoscereeccetto che con certaanalogia. "Dove era la forma della terra"dice lui"appressoappare la forma de l'acqua"e qua non si può dire che una forma riceval'altra; perché un contrario non accetta né riceve l'altrocioè il secco nonriceve l'umido o pur la siccità non riceve la umiditàma da una cosa terzavien scacciata la siccità e introdotta la umiditàe quella terza cosa èsoggetto dell'uno e l'altro contrarioe non è contraria ad alcuno. Adunquesenon è da pensar che la terra sia andata in nienteè da stimare che qualchecosa che era nella terraè rimasta ed è ne l'acqua: la qual cosa per lamedesima raggionequando l'acqua sarà trasmutata in aria (per quel che lavirtù del calore la viene ad estenuare in fumo o vapore)rimarrà e sarà nel'aria.
80
\ TEOF.\ Da questo si può conchiudere(ancor a lor dispetto) che nessuna cosa si anichila e perde l'essereeccettoche la forma accidentale esteriore e materiale. Però tanto la materia quanto laforma sustanziale di che si voglia cosa naturaleche è l'animasonoindissolubili ed adnihilabiliperdendo l'essere al tutto e per tutto; tali percerto non possono essere tutte le forme sustanziali de' peripatetici e altrisimiliche consisteno non in altro che in certa complessione e ordine diaccidenti; e tutto quello che sapranno nominar fuor che la lor materia primanon è altro che accidentecomplessioneabito di qualitàprincipio didefinizionequiddità. Laonde alcuni cucullati suttili metafisici tra quellivolendo piuttosto iscusare che accusare la insufficienza del suo numeAristotelehanno trovata la umanitàla bovinitàla olivitàper formesustanziali specifiche; questa umanitàcome socreitàquesta bovinitàquesta cavallinità essere la sustanza numerale; il che tutto han fatto perdonarne una forma sustanzialela quale merite nome di sustanzacome la materiaha nome ed essere di substanza. Ma però non han profittato giamai nulla;perchése gli dimandate per ordine: - In che consiste l'essere sustanziale diSocrate? -risponderanno: - Nella socreità. Se oltre dimandate: - Che intendeteper socreità? - Risponderanno: - La propria forma sustanziale e la propriamateria di Socrate. - Or lasciamo star questa sustanza che è la materiaeditemi: - Che è la sustanza come forma? - Rispondeno alcuni: - La sua anima.-Dimandate: - Che cosa è questa anima? - Se diranno una entelechia e perfezionedi corpo che può vivereconsidera che questo è uno accidente. Se diranno cheè un principio di vitasensovegetazione e intellettoconsiderate chebenché quel principio sia qualche sustanzia fundamentalmente consideratocomenoi lo consideriamotuttavolta costui non lo pone avanti se non come accidente;perché esser principio di questo o di quello non dice raggione sustanziale eassolutama una raggione accidentale e respettiva a quello che è principiato;come non dice il mio essere e sustanza quello che proferisce lo che io fo oposso fare; ma sì bene quel che dice lo che io sonocome io e absolutamenteconsiderato. Vedete dunque come trattano questa forma sustanziale che èl'anima; la qualese pur per sorte è stata conosciuta da essi per sustanzagiamai però l'hanno nominata né considerata come sustanza. Questa confusionemolto più evidentemente la possete vederese dimandate a costoro la formasustanziale d'una cosa inanimata in che consistacome la forma sustanziale dellegno. Fingeranno que' che son più sottili: nella ligneità. Or togliete viaquella materiala quale è comune al ferroal legno e la pietrae dite: -Quale resta forma sustanziale del ferro? Giamai ve diranno altro che accidenti.E questi sono tra' principii d'individuazione e danno la particularitàperchéla materia non è contraibile alla particularità se non per qualche forma; equesta formaper esser principio constitutivo d'una sustanzavogliono che siasustanzialema poi non la potranno mostrare fisicamente se non accidentale. Eal finequando aranno fatto tuttoper quel che possonohanno una formasustanzialesìma non naturalema logica; e cossìal finequale logicaintenzione viene ad esser posta principio di cose naturali.
81
\ DIC.\ Aristotile non si avvedde di questo?
82
\ TEOF.\ Credo che se ne avvedde certissimo;ma non vi pòtte rimediare; però disse che l'ultime differenze sonoinnominabili ed ignote.
83
\ DIC.\ Cossì mi pare che apertamenteconfesse la sua ignoranza; e però giudicarei ancor io esser meglio diabbracciar que' principii di filosofiali quali in questa importante dimandanon allegano ignoranzacome fa PitagoraEmpedocle e il tuo Nolanole opinionide' quali ieri toccaste.
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\ TEOF.\ Questo vuole il Nolanoche è unointelletto che dà l'essere a ogni cosachiamato da' pitagorici e il Timeodatore de le forme; una anima e principio formaleche si fa e informa ognicosachiamata da' medesmi fonte de le forme; una materiadella quale vienfatta e formata ogni cosachiamata da tutti ricetto de le forme.
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\ DIC.\ Questa dottrina (perché par che nongli manca cosa alcuna) molto mi aggrada. E veramente è cosa necessariachecome possiamo ponere un principio materiale costante ed eternoponiamo unsimilmente principio formale. Noi veggiamo che tutte le forme naturali cessanodalla materia e novamente vegnono nella materia; onde par realmente nessuna cosaesser costantefermaeterna e degna di aver esistimazione di principioeccetto che la materia. Oltre che le forme non hanno l'essere senza la materiain quella si generano e corromponodal seno di quella esceno ed in quello siaccogliono: però la materia la qual sempre rimane medesima e fecondadeve averla principal prorogativa d'esser conosciuta sol principio substanzialee quelloche èe che sempre rimane; e le forme tutte insieme non intenderlese noncome che sono disposizioni varie della materiache sen vanno e vegnonoaltrecessano e se rinnovanoonde non hanno riputazione tutte di principio. Però sison trovati di quelli cheavendo ben considerata la raggione delle formenaturalicome ha possuto aversi da Aristotele ed altri similihanno conclusoal fine che quelle non son che accidenti e circostanze della materia; e peròprerogativa di atto e di perfezione doverse referire alla materiae non a cosede quali veramente possiamo dire che esse non sono sustanza né naturama cosedella sustanza e della naturala quale dicono essere la materia; che appressoquelli è un principio necessarioeterno e divinocome a quel moro Avicebronche la chiama Dio che è in tutte le cose.
86
\ TEOF.\ A questo errore son stati ammenatiquelli da non conoscere altra forma che l'accidentale; e questo morobenchédalla dottrina peripateticanella quale era nutritoavesse accettata la formasustanzialetuttavoltaconsiderandola come cosa corrottibilenon solomutabile circa la materiae come quella che è parturita e non parturiscefondata e non fondaè rigettatae non rigettala dispreggiò e la tenne avile in comparazione della materia stabileeternaprogenitricemadre. E certoquesto avviene a quelli che non conoscono quello che conosciamo noi.
87
\ DIC.\ Questo è stato molto benconsiderato; ma è tempo che dalla digressione ritorniamo al nostro proposito.Sappiamo ora distinguere la materia dalla formatanto dalla forma accidentale(sia come la si voglia) quanto dalla sustanziale; quel che resta a vedere è lanatura e realità sua. Ma prima vorrei saper seper la grande unione che haquesta anima del mondo e forma universale con la materiasi potesse patirequell'altro modo e maniera di filosofare di quei che non separano l'atto dallaraggion della materiae la intendono cosa divinae non pura e informe talmenteche lei medesma non si forme e vesta.
88
\ TEOF.\ Non facilmenteperché nienteassolutamente opera in se medesimoe sempre è qualche distinzion tra quelloche è agentee quello che è fattoo circa il quale è l'azione e operazionelaonde è bene nel corpo della natura distinguere la materia da l'animae inquesta distinguere quella raggione delle specie. Onde diciamo in questo corpotre cose: primal'intelletto universaleindito nelle cose; secondol'animavivificatrice del tutto; terzoil soggetto. Ma non per questo negaremo esserfilosofo colui che prenda nel geno di suo filosofare questo corpo formato ocome vogliam direquesto animale razionalee comincie a prendere per primiprincipii in qualche modo i membri di questo corpocome dire ariaterrafuoco; over eterea regione e astro; over spirito e corpo; o pur vacuo e pieno:intendendo però il vacuo non come il prese Aristotele; o pur in altro modoconveniente. Non mi parrà però quella filosofia degna di essere rigettatamassime quandosopra a qualsivoglia fundamento che ella presupponao formad'edificio che si proponavenga ad effettuare la perfezione della scienziaspeculativa e cognizione di cose naturalicome invero è stato fatto da moltipiù antichi filosofi. Perché è cosa da ambizioso e cervello presuntuosovanoe invidioso voler persuadere ad altriche non sia che una sola via diinvestigare e venire alla cognizione della natura; ed è cosa da pazzo e uomosenza discorso donarlo ad intendere a se medesimo. Benché dunque la via piùcostante e fermae più contemplativa e distintae il modo di considerar piùalto deve sempre esser preferitoonorato e procurato più; non per tanto è dabiasimar quell'altro modo il quale non è senza buon fruttobenché quello nonsia il medesmo arbore.
89
\ DIC.\ Dunqueapprovate il studio dediverse filosofie?
90
\ TEOF.\ Assaia chi ha copia di tempo edingegno: ad altri approvo il studio della megliorese gli Dei vogliono che laaddovine.
91
\ DIC.\ Son certo però che non approvatetutte le filosofiema le buone e le megliori.
92
\ TEOF.\ Cossì è. Come anco in diversiordini di medicarenon riprovo quello che si fa magicamente per applicazion diradiciappension di pietre e murmurazione d'incantis'il rigor di teologi milascia parlar come puro naturale. Approvo quello che si fa fisicamente e procedeper apotecarie ricettecon le quali si perseguita o fugge la còlerailsanguela flemma e la melancolia. Accetto quello altro che si fa chimicamenteche abstrae le quinte essenze eper opera del fuocoda tutti que' composti favolar il mercuriosubsidere il sale e lampeggiar o disolar il solfro. Ma peròin proposito di medicinanon voglio determinare tra tanti buoni modi qual siail meglioreperché l'epiletticosopra il quale han perso il tempo il fisicoed il chimistase vien curato dal magoapprovarà non senza raggione piùquesto che quello e quell'altro medico. Similmente discorri per l'altre specie:de quali nessuna verrà ad essere men buona che l'altrase cossì l'una come lealtre viene ad effettuar il fine che si propone. Nel particolar poi è megliorquesto medico che mi sanaràche gli altri che m'uccidano o mi tormentino.
93
\ GERV.\ Onde avviene che son tanto nemichefra lor queste sette di medici?
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\ TEOF.\ Dall'avariziadall'invidiadall'ambizione e dall'ignoranza. Comunmente a pena intendono il proprio metododi medicare; tanto si manca che possano aver raggione di quel d'altrui. Oltreche la maggior partenon possendo alzarsi all'onor e guadagno con proprievirtùstudia di preferirsi con abbassar gli altrimostrando di dispreggiarquello che non può acquistare. Ma di questi l'ottimo e vero è quello che nonè sì fisicoche non sia anco chimico e matematico. Orper venir alpropositotra le specie della filosofiaquella è la megliorche più comodae altamente effettua la perfezion de l'intelletto umanoed è piùcorrispondente alla verità della naturae quanto sia possibile cooperatori diquella o divinando (dico per ordine naturale e raggione di vicissitudinenonper animale istinto come fanno le bestie e que' che gli son simili; non perispirazione di buoni o mali demonicome fanno i profeti; non per melancolicoentusiasmocome i poeti e altri contemplativi)o ordinando leggi e riformandocostumio medicandoo pur conoscendo e vivendo una vita più beata e piùdivina. Eccovi dunque come non è sorte di filosofiache sia stata ordinata daregolato sentimentola quale non contegna in sé qualche buona proprietà chenon è contenuta da le altre. Il simile intendo della medicinache da taiprincipii derivaquali presupponeno non imperfetto abito di filosofia; comel'operazion del piede o della manoquella de l'occhio. Però è detto che nonpuò aver buono principio di medicina chi non ha buon termine di filosofia.
95
\ DIC.\ Molto mi piacetee molto vi lodo;chesì come non sète cossì plebeio come Aristotelenon sète anco cossìingiurioso e ambizioso come lui; il quale l'opinioni di tutti altri filosofi congli lor modi di filosofare volse che fussero a fatto dispreggiate.
96
\ TEOF.\ Benchéde quanti filosofi sonoio non conosca più fondato su l'imaginazioni e rimosso dalla natura che lui; ese pur qualche volta dice cose eccellentison conosciute che non dependeno daprincipii suoie però sempre son proposizioni tolte da altri filosofi; come neveggiamo molte divine nel libro Della generazioneMeteoraDe animali ePiante.
97
\ DIC.\ Tornando dunque al nostro proposito:volete che della materiasenza errore e incorrere contradizionese possadefinire diversamente?
98
\ TEOF.\ Verocome del medesmo oggettopossono esser giodici diversi sensie la medesma cosa si può insinuardiversamente. Oltre che (come è stato toccato) la considerazione di una cosa sipuò prendere da diversi capi. Hanno dette molte cose buone gli epicureibenché non s'inalzassero sopra la qualità materiale. Molte cose excellenti hadate a conoscere Eraclitobenché non salisse sopra l'anima. Non mancaAnassagora di far profitto nella naturaperché non solamente entro a quellama fuori e sopra forseconoscer voglia un intellettoil quale medesmo daSocratePlatoneTrimegisto e nostri teologi è chiamato Dio. Cossìnientemanco bene può promovere a scuoprir gli arcani della natura uno checomincia dalla raggione esperimentale di semplici (chiamati da loro)che quelliche cominciano dalla teoria razionale. E di costoronon meno chi dacomplessioni che chi da umorie questo non più che colui che descende da'sensibili elementiopiù da altoquelli assolutio da la materia unaditutti più alto e più distinto principio. Perché talvolta chi fa più lungocaminonon farà però sì buono peregrinaggiomassime se il suo fine non ètanto la contemplazione quanto l'operazione. Circa il modo poi di filosofarenon men comodo sarà di esplicar le forme come da un implicato che distinguerlecome da un caosche distribuirle come da una fonte idealeche cacciarle inatto come da una possibilitàche riportarle come da un senochedissotterrarle alla luce come da un cieco e tenebroso abisso; perché ognifundamento è buonose viene approvato per l'edificioogni seme è convenevolese gli arbori e frutti sono desiderabili.
99
\ DIC.\ Orper venire al nostro scopopiacciavi apportar la distinta dottrina di questo principio.
100
\ TEOF.\ Certoquesto principioche èdetto materiapuò essere considerato in doi modi: primacome una potenza;secondocome un soggetto. In quanto che presa nella medesima significazione chepotenzanon è cosa nella qualein certo modo e secondo la propria raggionenon possa ritrovarse; e gli pitagoriciplatonicistoici e altri non meno l'hanposta nel mondo intelligibile che nel sensibile. E noinon la intendendoappunto come quelli la inteseroma con una raggione più alta e più esplicatain questo modo raggionamo della potenza over possibilità. La potenza comunmentesi distingue in attivaper la quale il soggetto di quella può operare; e inpassivaper la quale o può essereo può ricevereo può avereo puòessere soggetto di efficiente in qualche maniera. De la potenza attiva nonraggionando al presentedico che la potenza che significa in modo passivo(benché non sempre sia passiva) si può considerare o relativamente o veroassolutamente. E cossì non è cosa di cui si può dir l'esseredella quale nonsi dica il posser essere. E questa sì fattamente risponde alla potenza attivache l'una non è senza l'altra in modo alcuno; onde se sempre è stata lapotenza di faredi produredi crearesempre è stata la potenza di esserfattoproduto e creato; perché l'una potenza implica l'altra; voglio dirconesser postalei pone necessariamente l'altra. La qual potenzaperché non diceimbecillità in quello di cui si dicema piuttosto confirma la virtù edefficaciaanzi al fine si trova che è tutt'uno ed a fatto la medesma cosa conla potenza attivanon è filosofo né teologo che dubiti di attribuirla alprimo principio sopranaturale. Perché la possibilità assoluta per la quale lecose che sono in attopossono esserenon è prima che la attualitànétampoco poi che quella. Oltreil possere essere è con lo essere in attoe nonprecede quello; perchése quel che può esserefacesse se stessosarebeprima che fusse fatto. Or contempla il primo e ottimo principioil quale ètutto quel che può esseree lui medesimo non sarebe tutto se non potesseessere tutto; in lui dunque l'atto e la potenza son la medesima cosa. Non ècossì nelle altre cosele qualiquantunque sono quello che possono esserepotrebono però non esser forsee certamente altroo altrimente che quel chesono; perché nessuna altra cosa è tutto quel che può essere. Lo uomo è quelche può esserema non è tutto quel che può essere. La pietra non è tuttoquello che può essereperché non è calcinon è vasenon è polvenon èerba. Quello che è tutto che può essereè unoil quale nell'esser suocomprende ogni essere. Lui è tutto quel che è e può essere qualsivoglia altracosa che è e può essere. Ogni altra cosa non è cossì. Però la potenza nonè equale a l'attoperché non è atto assoluto ma limitato; oltre che lapotenza sempre è limitata ad uno attoperché mai ha più che uno esserespecificato e particolare; e se pur guarda ad ogni forma ed attoquesto è permezzo di certe disposizioni e con certa successione di uno essere dopo l'altro.Ogni potenza dunque ed attoche nel principio è come complicatounito e unonelle altre cose è esplicatodisperso e moltiplicato. Lo universoche è ilgrande simulacrola grande imagine e l'unigenita naturaè ancor esso tuttoquel che può essereper le medesime specie e membri principali e continenza ditutta la materiaalla quale non si aggionge e dalla quale non si mancaditutta e unica forma; ma non già è tutto quel che può essere per le medesimedifferenzemodiproprietà ed individui. Però non è altro che un'ombra delprimo atto e prima potenzae pertanto in esso la potenza e l'atto non èassolutamente la medesima cosaperché nessuna parte sua è tutto quello chepuò essere. Oltre che in quel modo specifico che abbiamo dettol'universo ètutto quel che può esseresecondo un modo esplicatodispersodistinto. Ilprincipio suo è unitamente e indifferentemente; perché tutto è tutto e ilmedesmo semplicissimamentesenza differenza e distinzione.
101
\ DIC.\ Che dirai della mortedellacorrozionedi viziidi diffettidi mostri? Volete che questi ancora abianoluogo in quello che è il tuttoche può essere ed è in atto tutto quello cheè in potenza?
102
\ TEOF.\ Queste cose non sono atto epotenzama sono difetto e impotenzache si trovano nelle cose esplicateperché non sono tutto quel che possono esseree si forzano a quello chepossono essere. Laondenon possendo essere insieme e a un tratto tante coseperdeno l'uno essere per aver l'altro: e qualche volta confondeno l'uno esserecon l'altroe talor sono diminuitemanche e stroppiate per l'incompassibilitàdi questo essere e di quelloe occupazion della materia in questo e quello. Ortornando al propositoil primo principio assoluto è grandezza e magnitudine;ed è tal magnitudine e grandezzache è tutto quel che può essere. Non ègrande di tal grandezza che possa essere maggiorené che possa esser minorené che possa dividersicome ogni altra grandezza che non è tutto quel chepuò essere; però è grandezza massimaminimainfinitaimpartibile e d'ognimisura. Non è maggioreper esser minima; non è minimaper esser quellamedesima massima; è oltre ogni equalitàperché è tutto quel che ella possaessere. Questo che dico della grandezzaintendi di tutto quel che si può dire:perché è similmente bontà che è ogni bontà che possa essere; è bellezzache è tutto il bello che può essere; e non è altro bello che sia tutto quelloche può esserese non questo uno. Uno è quello che è tutto e può essertutto assolutamente. Nelle cose naturali oltre non veggiamo cosa alcuna che siaaltro che quel che è in attosecondo il quale è quel che può essereperaver una specie di attualità; tuttavia né in quest'unico esser specificogiamai è tutto quel che può essere qualsivoglia particulare. Ecco il sole: nonè tutto quello che può essere il solenon è per tutto dove può essere ilsoleperchéquando è oriente a la terranon gli è occidentenémeridianoné di altro aspetto. Or se vogliamo mostrar il modo con il quale Dioè solediremo (perché è tutto quel che può essere) che è insieme orienteoccidentemeridianomerinoziale e di qualsivoglia di tutti punti de laconvessitudine della terra; ondese questo sole (o per sua revoluzione o perquella della terra) vogliamo intendere che si muova e muta locoperché non èattualmente in un punto senza potenza di essere in tutti gli altrie però aveattitudine ad esservi; se dunque è tutto quel che può essere e possiede tuttoquello che è atto a possederesarà insieme per tutto ed in tutto; è sifattamente mobilissimo e velocissimoche è anco stabilissimo e immobilissimo.Però tra gli divini discorsi troviamo che è detto stabile in eterno evelocissimo che discorre da fine a fine; perché se intende inmobile quello chein uno istante medesimo si parte dal punto di oriente ed è ritornato al puntodi orienteoltre che non meno si vede in oriente che in occidente equalsivoglia altro punto del circuito suo; per il che non è più raggione chediciamo egli partirsi e tornareesser partito e tornatoda quel punto a quelpuntoche da qualsivoglia altro de infiniti al medesimo. Onde verrà essertutto e sempre in tutto il circolo ed in qualsivoglia parte di quello; e perconsequenza ogni punto individuo dell'eclittica contiene tutto il diametro delsole. E cossì viene uno individuo a contener il dividuo; il che non accade perla possibilità naturalema sopranaturale; voglio dire quando si supponesse cheil sole fosse quello che è in atto tutto quel che può essere. La potestà sìassoluta non è solamente quel che può essere il solema quel che è ogni cosae quel che può essere ogni cosa: potenza di tutte le potenzeatto di tutti gliattivita di tutte le viteanima di tutte le animeessere de tutto l'essere;onde altamente è detto dal Revelatore: "Quel che ème invia; Colui cheèdice cossì". Però quel che altrove è contrario ed oppositoin luiè uno e medesimoed ogni cosa in lui è medesima cossì discorri per ledifferenze di tempi e durazionicome per le differenze di attualità epossibilità. Però lui non è cosa antica e non è cosa nuova; per il che bendisse il Revelatore: "primo e novissimo".
103
\ DIC.\ Questo atto absolutissimoche èmedesimo che l'absolutissima potenzanon può esser compreso da l'intellettose non per modo di negazione: non puòdicoesser capitoné in quanto puòesser tuttoné in quanto è tutto. Perché l'intellettoquando vuoleintenderegli fia mestiero di formar la specie intelligibiledi assomigliarsidi conmesurarsi ed ugualarsi a quella: ma questo è impossibileperchél'intelletto mai è tanto che non possa essere maggiore; e quello per essereinmenso da tutti lati e modi non può esser più grande. Non è dunque occhioch'approssimar si possa o ch'abbia accesso a tanto altissima luce e sìprofondissimo abisso.
104
\ TEOF.\ La concidenzia di questo atto conl'assoluta potenza è stata molto apertamente descritta dal spirto divino dovedice: "Tenebrae non obscurabuntur a te. Nox sicut dies illuminabitur.Sicut tenebrae eiusita et lumen eius". Conchiudendodunquevedetequanta sia l'eccellenza della potenzala qualese vi piace chiamarla raggionedi materiache non hanno penetrato i filosofi volgarila possete senzadetraere alla divinità trattar più altamenteche Platone nella sua Politicae il Timeo. Costoroper averno troppo alzata la raggione della materiasonstati scandalosi ad alcuni teologi. Questo è accaduto o perché quelli non sison bene dechiaratio perché questi non hanno bene intesoperché sempreprendeno il significato della materia secondo che è soggetto di cose naturalisolamente come nodriti nelle sentenze d'Aristotele; e non considerano che lamateria è tale appresso gli altriche è comune al mondo intelligibile esensibilecome essi diconoprendendo il significato secondo una equivocazioneanaloga. Peròprima che sieno condannatedenno essere ben bene essaminate leopinionie cossì distinguere i linguaggi come son distinti gli sentimenti;atteso chebenché tutti convegnano talvolta in una raggion comune dellamateriasono differenti poi nella propria. E quanto appartiene al nostropropositoè impossibile (tolto il nome della materiae sie capzioso emalvaggio ingegno quanto si voglia) che si trove teologo che mi possa imputarimpietà per quel che dico e intendo della coincidenza della potenza e attoprendendo assolutamente l'uno e l'altro termino. Onde vorrei inferire che-secondo tal proporzione quale è lecito direin questo simulacro di quell'attoe di quella potenza (per essere in atto specifico tutto quel tanto che è inspecifica potenzaper tanto che l'universosecondo tal modoè tutto quel chepuò essere)sie che si voglia quanto all'atto e potenza numerale- viene adaver una potenza la quale non è absoluta dall'attouna anima non absoluta dal'animatonon dico il compostoma il semplice: onde cossì de l'universo siaun primo principio che medesmo se intendanon più distintamente materiale eformaleche possa inferirse dalla similitudine del predettopotenza absoluta eatto. Onde non fia difficile o grave di accettar al fine che il tuttosecondola sustanzaè unocome forse intese Parmenideignobilmente trattato daAristotele.
105
\ DIC.\ Volete dunque chebenchédescendendo per questa scala di naturasia doppia sustanzaaltra spiritualealtra corporaleche in somma l'una e l'altra se riduca ad uno essere e unaradice.
106
\ TEOF.\ Se vi par che si possa comportarda quei che non penetrano più che tanto.
107
\ DIC.\ Facilissimamentepurché nont'inalzi sopra i termini della natura.
108
\ TEOF.\ Questo è già fatto. Se nonavendo quel medesimo senso e modo di diffinire della divinitàil qual ècomuneavemo un particolarenon però contrario né alieno da quelloma piùchiaro forse e più esplicatosecondo la raggione che non è sopra il nostrodiscorsoda la quale non vi promesi di astenermi.
109
\ DIC.\ Assai è detto del principiomaterialesecondo la raggione della possibilità o potenza; piacciavi domani diapparecchiarvi alla considerazion del medesimosecondo la raggione dell'essersoggetto.
110
\ TEOF.\ Cossì farò.
111
\ GERV.\ A rivederci.
112
\ POL.\ Bonis avibus.

Dialogo 4

 

1 \ POL.\ Et os vulvaenunquam dicit: sufficit id estscilicetvidelicetutpotequod est dictumateria (la qual viene significata per queste cose) recipiendis formisnumquam expletur. Orpoi che altro non è in questo Liceovel potius Antiliceosolus (itainquamsolusut minime omnium solus) deambulaboet ipse mecumconfabulabor. La materiadunquedi peripatetici dal prencipe edell'altigrado ingenio del gran Macedone moderatorenon minus che dalPlaton divino e altrior chaosor hyleor sylvaormassaor potenziaor aptitudineor privationi admixtumor peccaticausaor ad maleficium ordinataor per se non ensor perse non scibileor per analogiam ad formam cognoscibileor tabularasaor indepictumor subiectumor substratumor substerniculumor campusor infinitumor indeterminatumor propenihilor neque quidneque qualeneque quantum; tandem dopo avermolto con varie e diverse nomenclature (per definir questa natura) collimatoabipsis scopum ipsum attingentibusfemina vien detta; tandeminquam (utuna complectantur omnia vocabula)a melius rem ipsam perpendentibus foeminadicitur. Et meherclenon senza non mediocre caggione a questi del Palladioregno senatori ha piaciuto di collocare nel medesimo equilibrio queste due cose:materia e femina; poscia che da l'esperienza fatta del rigor di quelle son staticondotti a quella rabia e quella frenesia (or qua mi vien per filo un colorretorico). Queste sono un chaos de irrazionalitàhyle disceleragginiselva di ribalderiemassa d'immundizieaptitudine ad ogniperdizione (un altro color retoricodetto da alcuni complexio!). Doveera in potenzanon solum remota ma etiam propinquala destruziondi Troia? In una donna. Chi fu l'instrumento della destruzion della sansonicafortezza? di quello eroeio dicoche con quella sua mascella d'asino che sitrovavadovenne trionfator invitto di filistei? Una donna. Chi domò a Capual'empito e la forza del gran capitano e nemico perpetuo della republica romanaAnnibale? Una donna! (Exclamatio!) Dimmio cytaredo profetala caggiondella tua fragilità. - Quia in peccatis concepit me mater mea. -Comeoantico nostro protoplasteessendo tu un paradisico ortolano e agricoltor del'arbore de la vitafuste maleficiato sìche te con tutto il germe umano albaratro profondo della perdizion risospingesti? Mulierquam dedit mihi:ipsaipsa me decepit. - Procul dubiola forma non pecca e danessuna forma proviene errorese non per esser congionta alla materia. Cossìla formasignificata per il maschioessendo posta in familiarità dellamateria e venuta in composizione o copulazion con quellacon queste paroleopur con questa sentenza risponde alla natura naturante: Mulierquam dedistimihi- idestla materiala quale mi hai dato consorte- ipsame decepit: hoc estlei è caggione d'ogni mio peccato. Contemplacontempladivino.ingegnoqualmente gli egregii filosofanti e de le visceredella natura discreti notomistiper porne pienamente avante gli occhi la naturadella materianon han ritrovato più accomodato modo che con avertirci conquesta proporzionequal significa il stato delle cose naturali per la materiaessere come l'economicopolitico e civile per il femineo sesso. Apriteapritegli occhiecc. - Ohveggio quel colosso di poltronariaGervasioil qualeinterrompe della mia nervosa orazione il filo. Dubito che son stato da luiudito; ma che importa?
2
\ GERV.\ Salvemagister doctorum optime!
3
\ POL.\ Se non (tuo more) mi vuoideludere tu quoquesalve!
4
\ GERV.\ Vorrei saper che è quello cheandavi solo ruminando?
5
\ POL.\ Studiando nel mio museoloin eumqui apud Aristotelem estlocum incididel primo della Fisica in calcedovevolendo elucidare che cosa fosse la prima materiaprende per specchio ilsesso femminile; sessodicoritrosofragileinconstantemollepusilloinfameignobilevileabiettoneglettoindegnoreprobosinistrovituperosofrigidodeformevacuovanoindiscretoinsanoperfidoneghittosoputidosozzoingratotruncomutiloimperfettoincoatoinsufficienteprecisoamputatoattenuatorugineerucazizaniapestemorbomorte
Messo tra noi da la natura a Dio
Per una soma e per un greve fio.

6
\ GERV.\ Io so che voi dite questo più peresercitarvi ne l'arte oratoria e dimostrar quanto siate copioso ed eloquenteche abbiate tal sentimento che dimostrate per le paroli. Perché è cosaordinaria a voisignori umanistiche vi chiamate professori de le buoneletterequando vi ritrovate pieni di que' concetti che non possete ritenerenon andate a scaricarli altrove che sopra le povere donne; come quandoqualch'altra còlera vi premevenete ad isfogarla sopra il primo delinquente divostri scolari. Ma guardatevisignori Orfeidal furioso sdegno de le donnetresse.
7
\ POL.\ Poliinnio son iono' sono Orfeo.
8
\ GERV.\ Dunquenon biasimate le donne dadovero?
9
\ POL.\ Minimeminime quidem. Ioparlo da doveroe non intendo altrimenteche come dico; perché non fo (sophistarummore) professione di dimostrar ch'il bianco è nero.
10
\ GERV.\ Perché dunque vi tingete la barba?.
11
\ POL.\ Ma ingenue loquor; e dicoche un uomo senza donna è simile a una de le intelligenze; èdicouno eroeun semideoqui non duxit uxorem.
12
\ GERV.\ Ed è simile ad un'ostreca e ad unfungo ancoraed è un tartufo.
13
\ POL.\ Onde divinamente disse il liricopoeta: CreditePisonesmelius nil caelibe vita.
14
E se vuoi saperne la caggioneodi Secondofilosofo: "La femina"dice egli"è uno impedimento di quietedanno.continuoguerra cotidianapriggione di vitatempesta di casanaufragiode l'uomo". Ben lo confirmò quel Biscaino chefatto impaziente e messo incòlera per una orribil fortuna e furia del marecon un torvo e colerico visorivoltato all'onde: - Oh maremaredissech'io ti potesse maritare! - volendoinferire che la femina è la tempesta de le tempeste. Perciò Protagoradimandato perché avesse data ad un suo nemico la figliarispose che non posseafargli peggio che dargli moglie. Oltrenon mi farà mentire un buon uomofranceseal quale (come a tutti gli altri che pativano pericolosissima tempestadi mare) essendo comandato da Cicalapadron de la navedi buttare le cose piùgravi al marelui per la prima vi gittò la moglie.
15
\ GERV.\ Voi non riferite per il contrariotanti altri esempi di coloro che si son stimati fortunatissimi per le sue donne?tra' quali (per non mandarvi troppo lontano) eccosotto questo medesmo tettoil signor di Mauvissiero incorso in unanon solamente dotata di non mediocrecorporal beltade che gli avvela e ammanta l'almama oltreche col triumviratodi molto discreto giudizioaccorta modestia e onestissima cortesiad'indissolubil nodo tien avvinto l'animo del suo consorteed è potente acattivarsi chiunque la conosce. Che dirai de la generosa figliache a pena unlustro e un anno ha visto il solee per le lingue non potrai giudicare s'ellaè da Italia o da Francia o da Inghilterraper la mano circa gli musiciistrumenti non potrai capire s'ella è corporea o incorporea sustanzaper lamatura bontà di costumi dubitarai s'ella è discesa dal cielo o pur è sortitada la terra? Ognun vede che in quellanon meno per la formazion di sì belcorpo è concorso il sangue de l'uno e l'altro parentech'alla fabrica delspirto singulare le virtù dell'animo eroico di que' medesimi.
16
\ POL.\ Rara avis come la Maria daBoshtel; rara avis come la Maria da Castelnovo.
17
\ GERV.\ Quel raro che dite de lefeminemedesimo si può dire de' maschi.
18
\ POL.\ In fineper ritornare al propositola donna non è altro che una materia. Se non sapete che cosa è donnaper nonsaper che cosa è materiastudiate alquanto gli peripatetici checoninsegnarvi che cosa è materiate insegnaranno che cosa è donna.
19
\ GERV.\ Vedo bene cheper aver voi uncervello peripateticoapprendeste poco o nulla di quel che ieri disse ilTeofilo circa l'essenza e potenza della materia.
20
\ POL.\ De l'altro sia che si vuole; io stosul punto del biasimar l'appetito de l'una e de l'altrail quale è caggiond'ogni malepassionedifettoruinacorrozione. Non credete chese lamateria si contentasse de la forma presentenulla alterazione o passione arrebedomìno sopra di noinon moriremmosarrebom incorrottibili ed eterni?
21
\ GERV.\ E se la si fosse contentata diquella formache avea cinquanta anni addietroche direste? sareste tuPoliinnio? Se si fusse fermata sotto quella di quaranta anni passatisarestesì adultero..dicosì adultosì.perfettosì dotto? Come dunque ti piaceche le altre forme abbiano ceduto a questacossì è in volontà de la naturache ordina l'universoche tutte le forme cedano a tutte. Lascio che è maggiordignità di questa nostra sustanza di farsi ogni cosaricevendo tutte le formecheritenendone una solaessere parziale. Cossìal suo possibileha lasimilitudine di chi è tutto in tutto.
22
\ POL.\ Mi cominci a riuscir dottouscendofuor del tuo ordinario naturale. Applica orase puoia similiapportando la dignità che si ritrova ne la femina.
23
\ GERV.\ Farollo facilissimamente. Oheccoil Teofilo.
24
\ POL.\ E il Dicsone. Un'altra volta dunque.De iis hactenus.
25
\ TEOF.\ Non vedemoche de' peripateticicome di platonici ancodivideno la sustanza per la differenza di corporale eincorporale? Come dunque queste differenze si reducono alla potenza di medesimogenocossì bisogna che le forme sieno di due sorte; perché alcune sonotrascendenticioè superiori al genoche si chiamano principiicome entitàunitàunocosaqualche cosae altri simili; altre son di certo genodistinte da altro genocome sustanzialitàaccidentalità. Quelle che sono dela prima manieranon distingueno la materia e non fanno altra e altra potenzadi quella; macome termini universalissimi che comprendono tanto le corporaliquanto le incorporali sustanzesignificano quella universalissimacomunissimae una de l'une e l'altre. Appresso"che cosa ne impedisce"disseAvicebron"chesì comeprima che riconosciamo la materia de le formeaccidentaliche è il compostoriconoscemo la materia della forma sustanzialeche è parte di quello; cossìprima che conosciamo la materia che è contrattaad esser sotto le forme corporalivegnamo a conoscere una potenzala quale siadistinguibile per la forma di natura corporea e de incorporeadissolubile e nondissolubile?". Ancorase tutto quel che è (cominciando da l'ente summo esupremo) ave un certo ordine e fa una dependenzauna scala nella quale si montada le cose composte alle semplicida queste alle semplicissime e assolutissimeper mezzi proporzionali e copulativi e partecipativi de la natura de l'uno el'altro estremo esecondo la raggione proprianeutrinon è ordinedove nonè certa participazionenon è participazione dove non si trova certacolligazionenon è colligazione senza qualche partecipazione. È dunquenecessario che de tutte cose che sono sussistentisia uno principio disubsistenza. Giongi a questoche la raggione medesima non può fare cheavantiqualsivoglia cosa distinguibilenon presuppona una cosa indistinta (parlo diquelle coseche sonoperché ente e non ente non intendo aver distinzionerealema vocale e nominale solamente). Questa cosa indistinta è una raggionecomunea cui si aggionge la differenza e forma distintiva. E certamente non sipuò negare chesì come ogni sensibile presuppone il soggetto dellasensibilitàcossì ogni intelligibile il soggetto della intelligibilità.Bisogna dunque che sia una cosa che risponde alla raggione comune de l'uno el'altro soggetto; perché ogni essenzia necessariamente è fondata sopra qualcheessereeccetto che quella primache è il medesimo con il suo essereperchéla sua potenzia è il suo attoperché è tutto quel che può esserecome fudetto ieri. Oltrese la materia (secondo gli adversari medesimi) non è corpo eprecedesecondo la sua natural'essere corporaleche dunque la può faretanto aliena da le sustanze dette incorporee? E non mancano di peripatetici chedicono: sicome nelle corporee sustanze si trova un certo che di formale edivinocossì nelle divine convien che sia un che di materialea fine che lecose inferiori s'accomodino alle superiori e l'ordine de l'une dipenda dal'ordine de l'altre. E li teologibenché alcuni di quelli siano nodriti nel'aristotelica dottrinanon mi denno però esser molesti in questoseaccettano esser più debitori alla lor Scrittura che alla filosofia e naturalraggione. "Non mi adorare"disse un de' loro angeli al patriarcaJacob"perché son tuo fratello". Or se costui che parla com'essiintendenoè una sostanza intellettuale e affirma col suo direche quell'uomoe lui convegnano nella realità d'un soggettostante qualsivoglia differenzaformaleresta che li filosofi abbiano un oraculo di questi teologi pertestimonio.
26
\ DIC.\ So che questo è detto da voi conriverenza; perché sapete che non vi conviene di mendicar raggioni da tai luoghiche son fuori de la nostra messe.
27
\ TEOF.\ Voi dite bene e vero; ma io nonallego quello per raggione e confirmazionema per fuggir scrupoloquantoposso; perché non meno temo apparereche essere contrario alla teologia.
28
\ DIC.\ Sempre da' discreti teologi nesaranno admesse le raggioni naturaliquantunque discorranopur che nondeterminino contra l'autorità divinama si sottomettano a quella.
29
\ TEOF.\ Tali sono e saranno sempre le mie.
30
\ DIC.\ Benedunque seguite.
31
\ TEOF.\ Plotino ancora dice nel libro Dela materiache"se nel mondo intelligibile è moltitudine epluralità di specieè necessario che vi sia qualche cosa comuneoltre laproprietà e differenza di ciascuna di quelle: quello che è comunetien luogodi materiaquello che è proprio e fa distinzionetien luogo di forma".Gionge che"se questo è a imitazion di quellola composizion di questoè a imitazion della composizion di quello. Oltrequel mondose non hadiversitànon ha ordine; se non ha ordinenon ha bellezza e ornamento; tuttoquesto è circa la materia". Per il che il mondo superiore non solamentedeve esser stimato per tutto indivisibilema anco per alcune sue condizionidivisibile e distinto: la cui divisione e distinzione non può esser capitasenza qualche soggetta materia. E benché dichi che tutta quella moltitudineconviene in uno ente impartibile e fuor di qualsivoglia dimensionequello diròessere la materianel quale si uniscono tante forme. Quelloprima che siaconceputo per vario e multiformeera in concetto uniformee prima che inconcetto formatoera in quello informe.
32
\ DIC.\ Benché in quel ch'avete detto conbrevitàabbiate apportate molte e forte raggioni per venire a conchiudere cheuna sia la materiauna la potenza per la quale tutto quel che èè in atto; enon con minor raggione conviene alle sustanze incorporee che alle corporaliessendo che non altrimente quelle han l'essere per lo possere essereche questeper lo posser essere hanno l'esseree che oltreper altre potenti raggioni (achi potentemente le considera e comprende) avete dimostrato; tuttavia (se nonper la perfezione della dottrinaper la chiarezza di quella) vorei che inqualch'altro modo specificaste: come ne le cose eccellentissimequali sono leincorporeesi trova cosa informe e indefinita? come può ivi essere raggione dimedesima materia e cheper advenimento della forma e attomedesimamente non sidicono corpi? comedove non è mutazionegenerazione né corrozione alcunavolete che sia materiala quale mai è stata posta per altro fine? come potremodire la natura intelligibile esser semplicee dir che in quella sia materia eatto? Questo non lo dimando per meal quale la verità è manifestama forseper altriche possono essere più morosi e difficilicomeper esempiomaestro Poliinnio e Gervasio.
33
\ POL.\ Cedo.
34
\ GERV.\ Acceptoe vi ringrazioDicsoneperché considerate la necessità di quei che non hanno ardire di dimandarecome comporta la civiltà de le mense oltramontane; ovea quei che siedono glisecondi non lice stender le dita fuor del proprio quadretto o tondoma convieneaspettar che gli sia posto in manoa fin che non prenda bocconeche non siapagato col suo "gran mercé".
35
\ TEOF.\ Dirò per risoluzion del tuttochesì come l'uomosecondo la natura propria de l'uomoè differente dalleonesecondo la natura propria del leone; masecondo la natura comone del'animalede la sustanza corporea e altre similisono indifferenti e lamedesima cosa; similmentesecondo la propria raggioneè differente la materiadi cose corporali dalla de cose incorporee. Tutto dunque lo che apportate de loesser causa costitutiva di natura corporeade l'esser soggetto de trasmutazionide tutte sorti e de l'esser parte di composticonviene a questa materia per laraggione propria. Perché la medesima materia (voglio dir più chiaro) ilmedesimo che può esser fatto o pur può essereo è fattoè per mezzo de ledimensioni ed extensioni del suggettoe quelle qualitadi che hanno l'essere nelquanto; e questo si chiama sustanza corporale e suppone materia corporale; o èfatto (se pur ha l'essere di novo) ed è senza quelle dimensioniextensione equalità; e questo si dice sustanza incorporeae suppone similmente dettamateria. Cossì ad una potenza attiva tanto di cose corporali quanto di coseincorporeeover ad un essere tanto corporeo quanto incorporeocorrisponde unapotenza passiva tanto corporea quanto incorporeae un posser esser tantocorporeo quanto incorporeo. Se dunque vogliamo dir composizione tanto ne l'unaquanto ne l'altra naturala doviamo intendere in una ed un'altra maniera; econsiderar che se dice nelle cose eterne una materia sempre sotto un attoe chenelle cose variabili sempre contiene or uno or un altro; in quelle la materiahauna voltasempre ed insieme tutto quel che può avereed è tutto quel chepuò essere; ma questa in più voltein tempi diversie certe successioni.
36
\ DIC.\ Alcuniquantunque concedano esseremateria nelle cose incorporeela intendono però secondo una raggione moltodiversa.
37
\ TEOF.\ Sia quantosivoglia diversitàsecondo la raggion propriaper la quale l'una descende a l'esser corporale el'altra nonl'una riceve qualità sensibili e l'altra none non par che possaesser raggione comune a quella materia a cui ripugna la quantità ed essersuggetto delle qualitadi che hanno l'essere nelle demensionie la natura a cuinon ripugna l'una né l'altraanzi l'una e l'altra è una medesimae che (comeè più volte detto) tutta la differenza depende dalla contrazione a l'esserecorporea e non essere corporea. Come nell'essere animale ogni sensitivo è uno;macontraendo quel geno a certe specieripugna a l'uomo l'esser leonee aquesto animale l'esser quell'altro. E aggiungo a questose 'l ti piaceperchémi diresteche quello che giamai èdeve essere stimato più tosto impossibilee contra natura che naturale; e perògiamai trovandosi quella materiadimensionatadeve stimarsi che la corporeità gli sia contra natura; e sequesto è cossì non è verisimile che sia una natura comune a l'una e l'altraprima che l'una se intenda esser contratta a l'esser corporeaaggiungodicoche non meno possiamo attribuir a quella materia la necessità de tutti gli attidimensionali checome voi vorrestela impossibilità. Quella materia per esserattualmente tutto quello che può essereha tutte le misureha tutte le speciedi figure e di dimensioni; e perché le ave tuttenon ne ha nessunaperchéquello che è tante cose diversebisogna che non sia alcuna di quelleparticolari. Conviene a quello che è tuttoche escluda ogni essereparticolare.
38
\ DIC.\ Vuoi dunque che la materia sia atto?Vuoi ancora che la materia nelle cose incorporee coincida con l'atto?
39
\ TEOF.\ Come il posser essere coincide conl'essere.
40
\ DIC.\ Non differisce dunque da la forma?
41
\ TEOF.\ Niente nell'absoluta potenza edatto absoluto. Il quale però è nell'estremo della puritàsimplicitàindivisibilità e unitàperché è assolutamente tutto: che se avesse certedimensionicerto esserecerta figuracerta proprietàcerta differenzanonsarebbe absolutonon sarebbe tutto.
42
\ DIC.\ Ogni cosa dunqueche comprendaqualsivoglia genoè individua?
43
\ TEOF.\ Cossì è; perché la formachecomprende tutte le qualitànon è alcuna di quelle; lo che ha tutte le figurenon ha alcuna di quelle; lo che ha tutto lo essere sensibileperò non sisente. Più altamente individuo è quello che ha tutto l'essere naturalepiùaltamente lo che ha tutto lo essere intellettualealtissimamente quello che hatutto lo essere che può essere.
44
\ DIC.\ In similitudine di questa scala delo essere volete che sia la scala del posser essere? e volete checome ascendela raggione formalecosì ascenda la raggione materiale?
45
\ TEOF.\ È vero.
46
\ DIC.\ Profonda e altamente prendete questadefinizione di materia e potenza.
47
\ TEOF.\ Vero.
48
\ DIC.\ Ma questa verità non potrà essercapita da tuttiperché è pur arduo a capire il modo con cui s'abbiano tuttele specie di dimensioni e nulla di quelleaver tutto l'esser formale e non avernessuno essere forma.
49
\ TEOF.\ Intendete voi come può essere?
50
\ DIC.\ Credo che sì; perché capisco beneche l'atto per esser tuttobisogna che non sia qualche cosa.
51
\ POL.\ Non potest esse idem totum etaliquid; ego quoque illud capio.
52
\ TEOF.\ Dunquepotrete capir a propositochese volessimo ponere la dimensionabilità per raggione della materiatalraggione non ripugnarebe a nessuna sorte di materia; ma che viene a differireuna materia da l'altrasolo per essere absoluta da le dimensioni ed essercontratta alle dimensioni. Con essere absolutaè sopra tutte e le comprendetutte; con esser contrattaviene compresa da alcune ed è sotto alcune.
53
\ DIC.\ Ben dite che la materia secondo sénon ha certe demensionie però se intende indivisibilee riceve le dimensionisecondo la raggione de la forma che riceve. Altre dimensioni ha sotto la formaumanaaltre sotto la cavallinaaltre sotto l'olivoaltre sotto il mirto;dunqueprima che sia sotto qualsivoglia di queste formeave in facultà tuttequelle dimensionicossì come ha potenza di ricevere tutte quelle forme.
54
\ POL.\ Dicunt tamen propterea quodnullas habet dimensiones.
55
\ DIC.\ E noi diciamo che ideo habetnullasut omnes habeat.
56
\ GERV.\ Perché volete più tosto che leincluda tutteche le escluda tutte?
57
\ DIC.\ Perché non viene a ricevere ledimensioni come di fuorama a mandarle e cacciarle come dal seno.
58
\ TEOF.\ Dice molto bene. Oltre che èconsueto modo di parlare di peripatetici ancorache dicono tutto l'attodimensionale e tutte forme uscire e venir fuori dalla potenza de la materia.Questo intende in parte Averroeil qualquantunque arabo e ignorante di linguagrecanella dottrina peripatetica però intese più che qualsivoglia greco cheabbiamo letto; e arebbe più intesose non fusse stato cossì additto al suonume Aristotele. Dice lui che la materia ne l'essenzia sua comprende ledimensioni interminate; volendo accennare che quelle pervegnono a terminarsi oracon questa figura e dimensioniora con quella e quell'altraquelle equell'altrisecondo il cangiar di forme naturali. Per il qual senso si vede chela materia le manda come da sé e non le riceve come di fuora. Questo in parteintese ancor Plotinoprencipe nella setta di Platone. Costuifacendodifferenza tra la materia di cose superiori e inferioridice che quella èinsieme tuttoed essendo che possiede tuttonon ha in che mutarsi; ma questacon certa vicissitudine per le partisi fa tuttoe a tempi e tempi si fa cosae cosa: però sempre sotto diversitàalterazione e moto. Cossì dunque mai èinforme quella materiacome né anco questabenché differentemente quella equesta; quella ne l'istante de l'eternitàquesta negl'istanti del tempo;quella insiemequesta successivamente; quella esplicatamentequestacomplicatamente; quella come moltiquesta come uno; quella per ciascuno e cosaper cosaquesta come tutto e ogni cosa.
59
\ DIC.\ Tanto che non solamente secondo glivostri principiimaoltresecondo gli principii de l'altrui modi difilosofarevolete inferire che la materia non è quel prope nihilquella potenza puranudasenza attosenza virtù e perfezione.
60
\ TEOF.\ Cossì è. La dico privata de leforme e senza quellenon come il ghiaccio è senza caloreil profondo èprivato di lucema come la pregnante è senza la sua prolela quale la manda ela riscuote da sé; e come in questo emispero la terrala notteè senza lucela quale con il suo scuotersi è potente di racquistare.
61
\ DIC.\ Ecco che anco in queste coseinferiorise non a fattomolto viene a coincidere l'atto con la potenza.
62
\ TEOF.\ Lascio giudicar a voi.
63
\ DIC.\ E se questa potenza di sotto venessead esser una finalmente con quella di soprache sarrebe?
64
\ TEOF.\ Giudicate voi. Possete quindimontar al concettonon dico del summo ed ottimo principioescluso della nostraconsiderazione; ma de l'anima del mondocome è atto di tutto e potenza dituttoed è tutta in tutto; onde al fine (dato che sieno innumerabiliindividui) ogni cosa è uno; e il conoscere questa unità è il scopo e terminedi tutte le filosofie e contemplazioni naturali: lasciando ne' sua termini lapiù alta contemplazioneche ascende sopra la naturala quale a chi non credeè impossibile e nulla.
65
\ DIC.\ È vero; perché se vi monta perlume sopranaturalenon naturale.
66
\ TEOF.\ Questo non hanno quellichestimano ogni cosa esser corpoo semplicecome lo etereo compostocome liastri e cose astrali; e non cercano la divinità fuor de l'infinito mondo e leinfinite cosema dentro questo e in quelle.
67
\ DIC.\ In questo solo mi par differente ilfedele teologo dal vero filosofo.
68
\ TEOF.\ Cossì credo ancor io. Credo cheabbiate compreso quel che voglio dire.
69
\ DIC.\ Assai beneio mi penso. Di sorteche dal vostro dire inferisco chequantunque non lasciamo montar la materiasopra le cose naturali e fermiamo il piede su la sua comune definizione cheapporta la più volgare filosofiatrovaremo pure che la ritegna megliorprorogativa che quella riconosca; la quale al fine non li dona altro che laraggione de l'esser soggetto di forme e di potenza receptiva di forme naturalisenza nomesenza definizionesenza termino alcunoperché senza ogniattualità. Il che parve difficile ad alcuni cucullatii qualinon volendoaccusare ma iscusar questa dottrinadicono aver solo l'atto entitativocioèdifferente da quello che non è semplicementee che non ha essere alcuno nellanaturacome qualche chimera o cosa che si finga; perché questa materia in fineha l'esseree le basta questocossìsenza modo e dignità; la quale dependeda l'attualità che è nulla. Ma voi dimandareste raggione ad Aristotele: -Perché vuoi tuo principe di Peripateticipiù tosto che la materia sia nullaper aver nullo attoche sia tuttoper aver tutti gli attio l'abbia confusi oconfusissimicome ti piace? Non sei tu quello chesempre parlando del novoessere delle forme nella materia o della generazione de le cosedici le formeprocedere e sgombrare da l'interno de la materiae mai fuste udito dire che peropera d'efficiente vengano da l'esternoma che quello le riscuota da dentro?Lascio che l'efficiente di queste cosechiamato da te con un comun nome Naturalo fai pur principio internoe non esternocome avviene ne le coseartificiali. Allora mi par che convegna dire che la non abbia in sé forma eatto alcunoquando lo viene a ricevere di fuora; allora mi par che convegnadire che l'abbia tuttequando si dice cacciarle tutte dal suo seno. Non sei tuquello chese non costretto da la raggionespinto però dalla consuetudine deldiredeffinendo la materiala dici più tosto esser "quella cosa di cuiogni specie naturale si produce"che abbi mai detto esser "quelloincui le cose si fanno"come converrebbe dire quando li atti non uscisseroda quellae per conseguenza non le avesse?
-70
\ POL.\ Certe consuevit dicereAristoteles cum suis potius formas educi de potentia materiae quam in illaminduciemergere potius ex ipsa quam in ipsam ingeri: ma io direiche hapiaciuto ad Aristotele chiamar atto più tosto la esplicazione de la forma chela implicazione.
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\ DIC.\ E io dico che l'essere espressosensibile ed esplicatonon è principal raggione de l'attualitàma è unacosa consequente ed effetto di quella; sì come il principal essere del legno eraggione di sua attualità non consiste ne l'essere lettoma ne l'essere di talsustanza e consistenza che può esser lettoscannotrabeidolo e ogni cosa dilegno formata. Lascio che secondo più alta raggione della materia naturale sifanno tutte cose naturaliche della artificiale le arteficialiperché l'artedella materia suscita le forme o per suttrazionecome quando de la pietra fa lastatuao per apposizionecome quandogiongendo pietra a pietra e legno eterraforma la casa; ma la natura de la sua materia fa tutto per modo diseparazionedi partodi efflussionecome intesero i pitagoricicompresoAnassagora e Democritoconfirmorno i sapienti di Babilonia. Ai qualisottoscrisse anco Mosèchedescrivendo la generazione delle cose comandata dal'efficiente universaleusa questo modo di dire: "Produca la terra li suoianimaliproducano le acqui le anime viventi"quasi dicesse: producale lamateria. Perchésecondo luiil principio materiale de le cose è l'acqua;onde diceche l'intelletto efficiente (chiamato da lui spirito) "covavasopra l'acqui": cioèli dava virtù procreatricee da quelle producevale specie naturalile quali tutte poi son dette da luiin sustanzaacqui.Onde parlando della separazione de' corpi inferiori e superioridice che"la mente separò le acqui da l'acqui"da mezzo de le quali induceesser comparuta l'arida. Tutti dunque per modo di separazione vogliono le coseessere da la materiae non per modo di apposizione e recepzione. Dunque si de'più tosto dire che contiene le forme e che le includache pensareche ne siavota e le escluda. Quelladunqueche esplica lo che tiene implicatodeveessere chiamata cosa divina e ottima parentegenetrice e madre di cosenaturalianzi la natura tutta in sustanza. Non dite e volete cossìTeofilo?
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\ TEOF.\ Certo.
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\ DIC.\ Anzi molto mi maravigliocome nonhanno i nostri Peripatetici continuata la similitudine de l'arte. La quale demolte materie che conosce e trattaquella giudica esser megliore e più degnala quale è meno soggetta alla corrozione ed è più costante alla durazioneedella quale possono esser prodotte più cose: però giudica l'oro esser piùnobile che il legnola pietra e il ferroperché è meno soggetto acorrompersi; e ciò che può esser fatto di legno e di pietrapuò farsi deoroe molte altre cose di piùmaggiori e megliori per la sua bellezzacostanzatrattabilità e nobiltà. Or che doviamo dire di quella materiadellaquale si fa l'uomol'oro e tutte cose naturali? Non deve esser ella stimatapiù degna che la artificialee aver raggione di meglior attualità? - Perchéo Aristotilequello che è fondamento e base de l'attualitàdicodi ciò cheè in attoe quello che tu dici esser sempredurare in eternonon vorai chesia più in attoche le tue formeche le tue entelechieche vanno e vegnonodi sorte chequando volessi cercare la permanenza di questo principio formaleancora....
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\ POL.\ Quia principia oportet sempermanere.
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\ DIC.\ - e non possendo ricorrere allefantastiche idee di Platonecome tue tanto nemichesarai costretto enecessitato a dire che queste forme specifiche o hanno la sua permanenteattualità nella mano de l'efficiente; e cossì non puoi direperché quello èdetto da te suscitatore e riscuotitore de le forme della potenza de la materia:o hanno la sua permanente attualità nel seno de la materia; e cossì ti fianecessario direperché tutte le forme che appaiono come nella sua superficieche tu dici individuali e in attotanto quelle che furono quanto le che sono esarannoson cose principiatenon sono principio. (E certo cossì credo esserenella superficie della materia la forma particolarecome lo accidente è nellasuperficie della sustanza composta. Onde minor raggione di attualità deve averela forma espressa al rispetto della materiacome.minor raggione di attualitàha la forma accidentale in rispetto del composto).
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\ TEOF.\ In vero poveramente si risolveAristoteleche diceinsieme con tutti gli antichi filosofiche li principiidenno essere sempre permanenti; e poi quando cercamo nella sua dottrina doveabbia la sua perpetua permanenza la forma naturalela quale va fluttuando neldorso de la materianon la trovaremo ne le stelle fisseperché non descendenoda alto queste particulari che veggiamo; non ne gli sigilli idealiseparati dala materiaperché quelli per certose non son mostrison peggio che mostrivoglio dire chimere e vane fantasie. Che dunque? Sono nel seno della materia.Che dunque? Ella è fonte de la attualità. Volete ch'io vi dica di vantaggio evi faccia vedere in quanta assurdità sia incorso Aristotele? Dice lui lamateria essere in potenza. Or dimandategli quando sarà in atto. Risponderà unagran moltitudine con esso lui: quando arà la forma. Or aggiungi e dimanda: checosa è quella che ha l'essere di novo? Risponderanno a lor dispetto: ilcomposto e non la materia; perché essa è sempre quellanon si rinovanon simuta. Come nelle cose artificialiquando del legno è fatta la statuanondiciamo che al legno vegna nuovo essereperché niente più o meno è legno orache era prima; ma quello che riceve lo esser e l'attualitàè lo che di nuovosi produceil compostodico la statua. Come adunque a quello dite appartenerela potenza; che mai sarà in atto o arà l'atto? Non è dunque la materia inpotenza di essere o la che può essereperché lei sempre è medesima einmutabileed è quella circa la quale e nella quale è la mutazionepiùtosto che quella che si muta. Quello che si alterasi aumentasi sminuiscesimuta di locosi corrompesempre (secondo voi medesimi peripatetici) è ilcompostomai la materia; perché dunque dite la materia or in potenza or inatto? Certo non è chi debba dubitare cheo per ricevere le forme o permandarle da séquanto all'essenza e sustanza suaessa non riceve maggior eminor attualità; e però non esser raggioneper la quale venga detta inpotenza. La quale quadra a ciò che è in continuo moto circa quellae non alei che è in eterno stato ed è causa del stato più tosto; perchése laformasecondo l'essere fondamentale e specificoè di semplice e invariabileessenzanon solo logicamente nel concetto e la raggionema anco fisicamentenella naturabisognarà che sia nella perpetua facultà de la materiala qualeè una potenza indistinta da l'attocome in molti modi ho esplicato quandodella potenza ho tante volte discorso.
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\ POL.\ Quaesodite qualche cosadello appetito della materiaa fin che prendiamo qualche risoluzione per certaalterazione tra me e Gervasio.
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\ GERV.\ Di graziafateloTeofiloperchécostui mi ha rotto il capo con la similitudine de la femina e la materiae chela donna non si contenta meno di maschi che la materia di formee vadiscorrendo.
79
\ TEOF.\ Essendo che la materia non ricevecosa alcuna da la formaperché volete che la appetisca? Se (comeabbiamo.detto) ella manda dal suo seno le formee per consequenza le ha in sécome volete che le appetisca? Non appetisce quelle formeche giornalmente sicangiano nel suo dorso; perché ogni cosa ordinata appetisce quello dal chericeve perfezione. Che può dare una cosa corrottibile ad una cosa eterna? unacosa imperfettacome è la forma de cose sensibilila quale sempre è in motoad una cosa eterna? una cosa imperfettacome è la forma de cose sensibililaquale sempre è in motoad un'altra tanto perfetta chese ben si contemplaèuno esser divino nelle cosecome forse volea dire David de Dinantomale intesoda alcuni che riportano la sua opinione? Non la desidera per esser conservata daquellaperché la cosa corrottibile non conserva la cosa eterna; oltre che èmanifestoche la materia conserva la forma: onde tal forma più tosto devedesiderar la materia per perpetuarsiperchéseparandosi da quellaperdel'essere leie non quella che ha tutto ciò che aveva prima che lei sitrovassee che può aver de le altre. Lascio chequando si dà la causa de lacorrozionenon si dice che la forma fugge la materia o che lascia la materiama più tosto che la materia rigetta quella forma per prender l'altra. Lascio aproposito che non abbiamo più raggion di dire che la materia appete le formeche per il contrario le ha in odio (parlo di quelle che si generano ecorromponoperché il fonte de le formeche è in sénon può appetereatteso che non si appete lo che si possiede)perché per tal raggioneper cuise dice appetere lo che tal volta riceve o producemedesimamentequando lorigetta e toglie viase può dir che l'abomina; anzi più potentemente abominache appeteatteso che eternamente rigetta quella forma numerale che in brevetempo ritenne. Se dunque ricordarai questoche quante ne prende tante nerigettadevi equalmente farmi lecito de dire che ella ha in fastidiocome ioti farò dire che ella ha in desio.
80
\ GERV.\ Or ecco a terra non solamente glicastelli di Poliinnioma ancora di altri che di Poliinnio.
81
\ POL.\ Parcius ista viris.....
82
\ DIC.\ Abbiamo assai compreso per oggi; arivederci domani!
83
\ TEOF.\ Dunqueadio.
84
Fine del quarto dialogo.

Dialogo 5

 

1 \ TEOF.\ È dunquel'universo unoinfinitoinmobile. Unadicoè la possibilità assolutaunol'attouna la forma o animauna la materia o corpouna la cosauno lo enteuno il massimo ed ottimo; il quale non deve posser essere compreso; e peròinfinibile e interminabilee per tanto infinito e interminatoe perconseguenza inmobile. Questo non si muove localmenteperché non ha cosa fuordi sé ove si trasporteatteso che sia il tutto. Non si genera; perché non èaltro essereche lui possa desiderare o aspettareatteso che abbia tutto loessere. Non si corrompe; perché non è altra cosa in cui si cangeatteso chelui sia ogni cosa. Non può sminuire o crescereatteso che è infinito; a cuicome non si può aggiongerecossì è da cui non si può suttrarreper ciòche lo infinito non ha parte proporzionabili. Non è alterabile in altradisposizioneperché non ha esternoda cui patisca e per cui venga in qualcheaffezione. Oltre cheper comprender tutte contrarietadi nell'esser suo inunità e convenienzae nessuna inclinazione posser avere ad altro e novoessereo pur ad altro e altro modo di esserenon può esser soggetto dimutazione secondo qualità alcunané può aver contrario o diversoche loalteriperché in lui è ogni cosa concorde. Non è materiaperché non èfigurato né figurabilenon è terminato né terminabile. Non è formaperchénon informa né figura altroatteso che è tuttoè massimoè unoèuniverso. Non è misurabile né misura. Non si comprendeperché non è maggiordi sé. Non si è compresoperché non è minor di sé. Non si agguagliaperché non è altro e altro ma uno e medesimo. Essendo medesimo e unonon haessere ed essere; e perché non ha essere ed esserenon ha parte e parte; e perciò che non ha parte e partenon è composto. Questo è termine di sorte chenon è termineè talmente forma che non è formaè talmente materia che nonè materiaè talmente anima che non è anima: perché è il tuttoindifferentementee però è unol'universo è uno.
2
In questo certamente non è maggiorel'altezza che la lunghezza e profondità; onde per certa similitudine si chiamama non èsfera. Nella sferamedesima cosa è lunghezza che larghezza eprofondoperché hanno medesimo termino; ma ne l'universo medesima cosa èlarghezzalunghezza e profondoperché medesimamente non hanno termine e sonoinfinite. Se non hanno mezzoquadrante e altre misurese non vi è misuranonvi è parte proporzionalené assolutamente parte che differisca dal tutto.Perchése vuoi dir parte de l'infinitobisogna dirla infinito; se èinfinitoconcorre in uno essere con il tutto: dunque l'universo è unoinfinitoimpartibile. E se ne l'infinito non si trova differenzacome di tuttoe partee come di altro e altrocerto l'infinito è uno. Sotto la comprensionede l'infinito non è parte maggiore e parte minoreperché alla proporzione del'infinito non si accosta più una parte quantosivoglia maggiore che un'altraquantosivoglia minore; e però ne l'infinita durazione non differisce la ora dalgiornoil giorno da l'annol'anno dal secoloil secolo dal momento; perchénon son più gli momenti e le ore che gli secolie non hanno minor proporzionequelli che questi a la eternità. Similmente ne l'immenso non è differente ilpalmo dal stadioil stadio da la parasanga; perché alla proporzione de lainmensitudine non più si accosta per le parasanghe che per i palmi. Dunqueinfinite ore non son più che infiniti secolie infiniti palmi non son dimaggior numero che infinite parasanghe. Alla proporzionesimilitudineunione eidentità de l'infinito non più ti accosti con essere uomo che formicaunastella che un uomo; perché a quello essere non più ti avicini con esser solelunache un uomo o una formica; e però nell'infinito queste cose sonoindifferenti. E quello che dico di questeintendo di tutte l'altre cose disussistenza particulare.
3
Orse tutte queste cose particulari nel'infinito non sono altro e altronon sono differentinon sono speciepernecessaria consequenza non sono numero; dunquel'universo è ancor unoimmobile. Questoperché comprende tuttoe non patisce altro e altro essereenon comporta seco né in sé mutazione alcuna; per consequenzaè tutto quelloche può essere; ed in lui (come dissi l'altro giorno) non è differente l'attoda la potenza. Se dalla potenza non è differente l'attoè necessario che inquello il puntola lineala superficie e il corpo non differiscano: perchécossì quella linea è superficiecome la lineamovendosipuò esseresuperficie; cossì quella superficie è mossa ed è fatta corpocome lasuperficie può moversi econ il suo flussopuò farsi corpo. È necessariodunque che il punto ne l'infinito non differisca dal corpoperché il puntoscorrendo da l'esser puntosi fa linea; scorrendo da l'esser lineasi fasuperficie; scorrendo da l'esser superficiesi fa corpo; il puntodunqueperché è in potenza ad esser corponon differisce da l'esser corpo dove lapotenza e l'atto è una medesima cosa.
4
Dunquel'individuo non è differente daldividuoil simplicissimo da l'infinitoil centro da la circonferenza. Perchédunque l'infinito è tutto quello che può essere; è inmobile; perché in luitutto è indifferenteè uno; e perché ha tutta la grandezza e perfezione chesi possa oltre e oltre avereè massimo ed ottimo immenso. Se il punto nondifferisce dal corpoil centro da la circonferenzail finito da l'infinitoilmassimo dal minimosicuramente possiamo affirmare che l'universo è tuttocentroo che il centro de l'universo è per tuttoe che la circonferenza nonè in parte alcuna per quanto è differente dal centroo pur che lacirconferenza è per tuttoma il centro non si trova in quanto che èdifferente da quella. Ecco come non è impossibilema necessario che l'ottimomassimoincompreensibile è tuttoè per tuttoè in tuttoperchécomesemplice e indivisibilepuò esser tuttoessere per tuttoessere in tutto. Ecossì non è stato vanamente detto che Giove empie tutte le coseinabita tuttele parti de l'universoè centro de ciò che ha l'essereuno in tutto e percui uno è tutto. Il qualeessendo tutte le cose e comprendendo tutto l'esserein séviene a far che ogni cosa sia in ogni cosa.
5
Ma mi direste: perché dunque le cose sicangianola materia particulare si forza ad altre forme? Vi rispondoche nonè mutazione che cerca altro esserema altro modo di essere. E questa è ladifferenza tra l'universo e le cose de l'universo; perché quello comprendetutto lo essere e tutti i modi di essere: di queste ciascuna ha tutto l'esserema non tutti i modi di essere; e non può attualmente aver tutte le circostanzee accidentiperché molte forme sono incompossibili in medesimo soggettoo peresserno contrarie o per appartener a specie diverse; come non può esseremedesimo supposito individuale sotto accidenti di cavallo e uomosottodimensioni di una pianta e uno animale. Oltrequello comprende tutto lo esseretotalmenteperché estra e oltre lo infinito essere non è cosa che sianonavendo estra né oltra; di queste poi ciascuna comprende tutto lo esserema nontotalmenteperché oltre ciascuna sono infinite altre. Però intendete tuttoessere in tuttoma non totalmente e omnimodamente in ciascuno. Però intendetecome ogni cosa è unama non unimodamente.
6
Però non falla chi dice uno essere lo entela sustanza e l'essenzia; il qualecome infinito e interminatotanto secondola sustanza quanto secondo la durazione quanto secondo la grandezza quantosecondo il vigorenon ha raggione di principio né di principiato; perchéconcorrendo ogni cosa in unità e identitàdico medesimo essereviene adavere raggione absoluta e non respettiva. Ne l'uno infinitoinmobileche è lasustanzache è lo entese vi trova la moltitudineil numerocheper esseremodo e moltiformità de lo entela quale viene a denominar cosa per cosanonfa per questo che lo ente sia più che unoma moltimodo e moltiforme emoltifigurato. Peròprofondamente considerando con gli filosofi naturalilasciando i logici ne le lor fantasietroviamo che tutto lo che fa differenza enumeroè puro accidenteè pura figuraè pura complessione. Ogniproduzionedi qualsivoglia sorte che la siaè una alterazionerimanendo lasustanza sempre medesima; perché non è che unauno ente divinoimmortale.Questo lo ha possuto intendere Pitagorache non teme la mortema aspetta lamutazione. L'hanno possuto intendere tutti filosofichiamati volgarmentefisiciche niente dicono generarsi secondo sustanza né corrompersise nonvogliamo nominar in questo modo la alterazione. Questo lo ha inteso Salomoneche dice "non essere cosa nova sotto il solema quel che è fu giàprima". Avete dunque come tutte le cose sono ne l'universoe l'universo èin tutte le cose; noi in quelloquello in noi; e cossì tutto concorre in unaperfetta unità. Ecco come non doviamo travagliarci il spirtoecco come cosanon èper cui sgomentarne doviamo. Perché questa unità è sola e stabileesempre rimane; questo uno è eterno; ogni voltoogni facciaogni altra cosa èvanitàè come nullaanzi è nulla tutto lo che è fuor di questo uno. Quellifilosofi hanno ritrovata la sua amica Sofiali quali hanno ritrovata questaunità. Medesima cosa a fatto è la sofiala veritàla unità. Hanno saputotutti dire che verouno ed ente son la medesima cosama non tutti hannointeso: perché altri hanno seguitato il modo di parlarema non hanno compresoil modo d'intendere di veri sapienti. Aristoteletra gli altriche nonritrovò l'unonon ritrovò lo entee non ritrovò il veroperché nonconobbe come uno lo ente; e benché fusse stato libero di prendere lasignificazione de lo ente comune alla sustanza e l'accidentee oltre dedistinguere le sue categorie secondo tanti geni e specie per tante differenzenon ha lasciato però di essere non meno poco aveduto nella verità per nonprofondare alla cognizione di questa unità e indifferenza de la costante naturaed essere; ecome sofista ben seccocon maligne esplicazioni e con leggierepersuasioni pervertere le sentenze degli antichi e opporsi a la veritànontanto forse per imbecillità de intellettoquanto per forza d'invidia eambizione.
7
\ DIC.\ Sì che questo mondoquesto enteverouniversoinfinitoinmensoin ogni sua parte è tuttotanto che lui èlo istesso ubique. Laonde ciò che è ne l'universoal riguardo del'universo (sia che si vuole a rispetto de li altri particolari corpi)è pertutto secondo il modo della sua capacità; perché è sopraè sottoinfradestrosinistroe secondo tutte differenze localiperché in tutto loinfinito son tutte queste differenze e nulla di queste. Ogni cosa che prendemone l'universoperché ha in sé quello che è tutto per tuttocomprende in suomodo tutta l'anima del mondo (benché non totalmentecome già abbiamo detto);la quale è tutta in qualsivoglia parte di quello. Peròcome lo atto è unoefa uno essereovunque lo siacossì nel mondo non è da credere che siapluralità di sustanza e di quello che veramente è ente.
8
Appresso so che avete come cosa manifesta checiascuno di tutti questi mondi innumerabiliche noi veggiamo ne l'universononsono in quello tanto come in un luogo continente e come in uno intervallo espacioquanto come in uno comprensoreconservatoremotoreefficiente; ilquale cossì tutto vien compreso da ciascuno di questi mondicome l'anima tuttada ciascuna parte del medesimo. Peròbenché un particolare mondo si muovaverso e circa l'altrocome la terra al sole e circa il solenientedimeno alrispetto dell'universo nulla si muove verso né circa quelloma in quello.
9
Oltrevolete che sì come l'anima (ancosecondo il dir comune) è in tutta la gran molea cui dà l'esseree insiemeinsieme è individuae per tanto medesimamente è in tutto e in qualsivogliaparte intieramente; cossì la essenza de l'universo è una nell'infinito ed inqualsivoglia cosa presa come membro di quellosì che a fatto il tutto e ogniparte di quello viene ad esser uno secondo la sustanza; onde non essereinconvenientemente detto da Parmenide unoinfinito immobilesia che si vuoledella sua intenzionela quale è incertariferita da non assai fidel relatore.
10
Dite che quel tutto che si vede didifferenza negli corpi.quanto alle formazionicomplessionifigurecolori ealtre proprietadi e comunitadinon è altro che un diverso volto di medesimasustanza; volto labilemobilecorrottibile di uno inmobileperseverante edeterno essere; in cui son tutte formefigure e membrima indistinti e comeagglomeratinon altrimente che nel semenel quale non è distinto il braccioda la manoil busto dal capoil nervo da l'osso. La qual distinzione esglomeramento non viene a produre altra e nuova sustanzama viene a ponere inatto e compimento certe qualitadidifferenzeaccidenti e ordini circa quellasustanza. E quel che si dice del seme al riguardo de le membra degli animalimedesimo si dice del cibo al riguardo de l'esser chilosangueflemmacarneseme; medesimo di qualch'altra cosache precede l'esser cibo o altro; medesimodi tutte cosemontando da l'infimo grado della natura sino al supremo di quellamontando da l'università fisicaconosciuta da' filosofialla altezzadell'archetipacreduta da' teologise ti piace; sin che si dovenga ad unaoriginale ed universale sustanza medesima del tuttola quale si chiama lo entefondamento di tutte specie e forme diverse; come ne l'arte fabrile è unasustanza di legno soggetta a tutte misure e figureche non son legnoma dilegnonel legnocirca il legno. Però tutto quello che fa diversità di genidi speciedifferenzeproprietaditutto che consiste nella generazionecorrozionealterazione e cangiamentonon è entenon è esserema condizionee circostanza di ente ed essere; il quale è unoinfinitoimmobilesoggettomateriavitaanimavero e buono.
11
Volete che per essere lo ente indivisibile esemplicissimoperché è infinito e atto tutto in tutto e tutto in ogni parte(in modo che diciamo parte nello infinitonon parte dello infinito)nonpossiamo pensar in modo alcuno che la terra sia parte dello enteil sole partedella sustanzaessendo quella impartibile; ma sì bene è lecito dire sustanzadella parte o purmegliosustanza nella parte; cossìcome non è lecito direparte dell'anima esser nel braccioparte dell'anima esser nel capoma sì benel'anima nella parte che è il capola sustanza della parte o nella parte che èil braccio. Perché lo essere porzionepartemembrotuttotanto quantomaggiore minorecome questo come quellodi questo di quelloconcordantedifferente e di altre raggioni che non significano uno assolutoe però non sipossono riferire alla sustanzaa l'unoa l'entema per la sustanzanell'unoe circa lo entecome modiraggioni e forme; cossìcome comunmente si dicecirca una sustanza essere la quantitàla qualitàrelazioneazionepassionee altri circostanti genitalmente ne l'uno ente summonel quale èindifferente l'atto dalla potenzail quale può essere tutto assolutamente edè tutto quello che può essereè complicatamente unoinmensoinfinitochecomprende tutto lo essere ed è esplicatamente in questi corpi sensibili e in ladistinta potenza e atto che veggiamo in essi. Però volete che quello che ègenerato e genera (o sia equivoco o univoco agentecome dicono quei chevolgarmente filosofano) e quello di che si fa la generazionesempre sono dimedesima sustanza. Per il che non vi sonarà mal ne l'orecchio la sentenza diEraclitoche disse tutte le cose essere unoil quale per la mutabilità ha insé tutte le cose; e perché tutte le forme sono in essoconseguentemente tuttele diffinizioni gli convegnono; e per tanto le contradittorie enunciazioni sonvere. E quello che fa la moltitudine ne le cosenon è lo entenon è la cosama quel che appareche si rapresenta al senso ed è nella superficie dellacosa.
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\ TEOF.\ Cossì è. Oltre questovoglio cheapprendiate più capi di questa importantissima scienza e di questo fondamentosolidissimo de le veritadi e secreti di natura. Primadunquevoglio chenotiate essere una e medesima scala per la quale la natura descende allaproduzion de le cosee l'intelletto ascende alla cognizion di quelle; e chel'uno e l'altra da l'unità procede all'unitàpassando per la moltitudine dimezzi. Lascio checon il suo modo di filosofaregli Peripatetici e moltiPlatonici alla moltitudine de le cosecome al mezzofanno procedere ilpurissimo atto da un estremo e la purissima potenza da l'altro; come voglionoaltri per certa metafora convenir le tenebre e la luce alla constituzione deinnumerabili gradi di formeeffigiefigure e colori. Appresso i qualicheconsiderano dui principii e dui principisoccorreno altri nemici e impazientidi poliarchiae fanno concorrere quei doi in unoche medesimamente è abisso etenebrachiarezza e luceoscurità profonda e impenetrabileluce superna einaccessibile.
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Secondoconsiderate che l'intellettovolendo liberarse e disciorse dall'immaginazione alla quale è congiontooltreche ricorre alle matematiche ed imaginabili figurea fin che o per quelle o perla similitudine di quelle comprenda l'essere e la sustanza de le cosevieneancora a riferire la moltitudine e diversità di specie a una e medesima radice.Come Pitagora che puose gli numeri principii specifici de le coseintesefundamento e sustanza di tutti la unità; Platone ed altriche puosero lespecie consistenti nelle figuredi tutti il medesimo ceppo e radice intesero ilpunto come sustanza e geno universale. E forse le superficie e figure son quelleche al fine intese Platone per il suo Magnoe il punto e atomo è quello cheintese per il suo Parvogemini principii specifici de le cose; i quali poi siriducono ad unocome ogni dividuo a l'individuo. Que' dunque che diconoilprincipio sustanziale esser l'unovogliono che le sustanze son come i numeri;gli altri che intendeno il principio sustanziale come il puntovogliono lesustanze de cose essere come figure; e tutti convegnono con ponere un principioindividuo. Ma meglior e più puro è il modo di Pitagora che quel di Platoneperché la unità è causa e raggione della individuità e puntalitàed è unprincipio più absoluto e accomodabile a l'universo ente.
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\ GERV.\ Perché Platoneche venneappressonon fece similmente né meglio che Pitagora?.
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\ TEOF.\ Perché volse più tostodicendopeggio e con men comodo e appropriato modoesser stimato maestro chedicendomegliormente e megliofarsi riputar discepolo. Voglio direche il fine de lasua filosofia era più la propria gloria che la verità; atteso che non possodubitar che lui sapesse molto bene che il suo modo era appropriato più allecose corporali e corporalmente consideratee quell'altro non meno accomodato eappropriabile a questeche a tutte l'altre che la raggionel'imaginazionel'intellettol'una e l'altra natura sapesse fabricare. Ogniuno confessaràchenon era occolto a Platone che la unità e numeri necessariamente essaminano edonano raggione di punto e figuree non sono essaminati e non prendeno raggioneda figure e punti necessariamentecome la sustanza dimensionata e corporeadepende dall'incorporea e individua; oltre che questa è absoluta da quellaperché la raggione di numeri si trova senza quella de misurama quella nonpuò essere absoluta da questaperché la raggione di misure non si trova senzaquella di numeri. Però la aritmetrica similitudine e proporzione è piùaccomodata che la geometricaper guidarne per mezzo de la moltitudine allacontemplazione e apprensione di quel principio indivisibile; cheper essereunica e radical sustanza di tutte cosenon è possibilech'abbia un certo edeterminato nomee tal dizione che significhe più tosto positiva cheprivativamente: e però è stato detto da altri puntoda altri unitàda altriinfinitoe secondo varie raggioni simili a queste.
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Aggiungi a quel che è detto chequandol'intelletto vuol comprendere l'essenzia d'una cosava simplificando quantopuò: voglio diredalla composizione e moltitudine se ritirarigittando gliaccidenti corrottibilile dimensionii segnile figure a quello chesottogiace a queste cose. Cossì la lunga scrittura e prolissa orazione nonintendemose non per contrazione ad una semplice intenzione. L'intelletto inquesto dimostra apertamente come ne l'unità consista la sustanza de le coselaquale va cercando o in verità o in similitudine. Crediche sarebbeconsummatissimo e perfettissimo geometra quello che potesse contraere ad unaintenzione sola tutte le intenzioni disperse ne' principii di Euclide;perfettissimo logico chi tutte le intenzioni contraesse ad una. Quindi è ilgrado delle intelligenze; perché le inferiori non possono intendere molte cosese non con molte speciesimilitudini e forme; le superiori intendenomegliormente con poche; le altissime con pochissime perfettamente. La primaintelligenza in una idea perfettissimamente comprende il tutto; la divina mentee la unità assolutasenza specie alcunaè ella medesimo lo che intende e loch'è inteso. Cossì dunquemontando noi alla perfetta cognizioneandiamocomplicando la moltitudine; comedescendendosi alla produzione de le cosesiva esplicando la unità. Il descenso è da uno ente ad infiniti individui especie innumerabililo ascenso è da questi a quello.
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Per conchiudere dunque questa secondaconsiderazionedico chequando aspiriamo e ne forziamo al principio e sustanzade le cosefacciamo progresso verso la indivisibilità; e giamai credemo essergionti al primo ente e universal sustanza sin che non siamo arrivati a quell'unoindividuo in cui tutto si comprende; tra tanto non più credemo comprendere disustanza e di essenzache sappiamo comprendere di indivisibilità. Quindi iPeripatetici e Platonici infiniti individui riducono ad una individua raggionedi molte specie; innumerabili specie comprendono sotto determinati geniqualiArchita primo volse che fussero diece; determinati geni ad uno enteuna cosa;la qual cosa ed ente è compresa da costoro come un nome e dizione ed una logicaintenzionee in fine una vanità. Perchétrattando fisicamente poinonconosceno uno principio di realità ed essere di tutto quel che ècome unaintenzione e nome comune a tutto quel che si dice e si comprende. Il che certoè accaduto per imbecillità di intelletto.
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Terzodevi sapere cheessendo la sustanzaed essere distinto ed assoluto da la quantitàe per conseguenza la misura enumero non è sustanza ma circa la sustanzanon ente ma cosa di enteavieneche necessariamente doviamo dire la sustanza essenzialmente essere senza numeroe senza misurae però una e individua in tutte le cose particolari; le qualihanno la sua particularità dal numerocioè da cose che sono circa lasustanza. Onde chi apprende Poliinnio come Poliinnionon apprende sustanzaparticolarema sustanza nel particolare e nelle differenzeche son circaquella; la quale per esse viene a ponere questo uomo in numero e moltitudinesotto una specie. Quacome certi accidenti umani fanno moltiplicazione diquesti chiamati individui dell'umanitàcossì certi accidenti animali fannomoltiplicazione di queste specie dell'animalità. Parimenti certi accidentivitali fanno moltiplicazione di questo animato e vivente. Non altrimente certiaccidenti corporei fanno moltiplicazione di corporeità. Similmente certiaccidenti di sussistenza fanno moltiplicazione di sustanza. In tal maniera certiaccidenti di essere fanno moltiplicazione di entitàveritàunitàenteverouno.
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Quartoprendi i segni e le verificazioniper le quali conchiuder vogliamo gli contrarii concorrere in unoonde non fiadifficile al fine inferire che le cose tutte sono unocome ogni numerotantopare quanto ìmparetanto finito quanto infinitose riduce all'unità; laquale iterata con il finito pone il numeroe con l'infinito nega il numero. Isegni le prenderai dalla matematicale verificazioni da le altre facultadimorali e speculative. Orquanto a' segniditemi: che cosa è più dissimilealla linea rettache il circolo? che cosa è più contrario al retto che ilcurvo? Pure nel principio e minimo concordanoatteso che (come divinamentenotò il Cusanoinventor di più bei secreti di geometria) qual differenzatrovarai tu tra il minimo arco e la minima corda? Oltrenel massimochedifferenza trovarai tra il circolo infinito e la linea retta? Non vedete come ilcircoloquanto è più grandetanto più con il suo arco si va approssimandoalla rettitudine? Chi è sì ciecoche non veda qualmente l'arco BBper esserpiù grande che l'arco AAe l'arco CC più grande che l'arco BBe l'arco DDpiù che gli altri treriguardano ad esser parte di maggior circolo; e conquesto più e più avicinarsi alla rettitudine della linea infinita del circoloinfinitosignificata per IK? Quivi certamente bisogna dire e credere chesìcome quella linea che è più grandesecondo la raggione di maggior grandezzaè anco più retta; similmente la massima di tutte deve essere in superlativopiù di tutte retta; tanto che al fine la linea retta infinita vegna ad essercircolo infinito. Ecco dunque come non solamente il massimo e il minimoconvegnono in uno esserecome altre volte abbiamo dimostratoma ancora nelmassimo e nel minimo vegnono ad essere uno e indifferente gli contrari.
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Oltrese ti piace comparare le speciefinite al triangoloperché dal primo finito e primo terminato tutte le cosefinite se intendenoper certa analogiaparticipare a finitudine e laterminazione (come in tutti geni li predicati analogi tutti prendeno il grado eordine dal primo e massimo di quel geno)per tanto che il triangolo è la primafigurala quale non si può risolvere in altra specie di figura più semplice(comeper il contrarioil quatrangolo se risolve in triangoli)e però èprimo fondamento d'ogni cosa terminata e figurata: trovarai che il triangolocome non si risolve in altra figurasimilmente non può procedere in triangolidi quai gli tre angoli sieno maggiori o minoribenché sieno varii e diversidi varie e diverse figurequanto alla magnitudine maggiore e minoreminima emassima. Però se poni un triangolo infinito (non dico realmente eassolutamenteperché l'infinito non ha figura; ma infinito dico persupposizionee per quanto angolo dà luogo a quello che vogliamo dimostrare)quello non arà angolo maggiore che il triangolo minimo finitonon solo che limezzani e altro massimo.
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Lasciando stare la comparazione de figure efiguredico di triangoli e triangoli; e prendendo angoli e angolituttiquantunque grandi e picciolisono equalicome in questo quadro appare. Ilquale per il diametro è diviso in tanti triangoli: dove si vede che nonsolamente sono uguali li angoli retti di tre quadrati ABCma anco tutti gliacuti che risultano per divisione di detto diametroche constituisce tanti aldoppio triangolitutti di equali angoli. Quindi per similitudine molto espressasi vede come la una infinita sustanza può essere in tutte le cose tuttabenché in altri finita in altri infinitamentein questi con minore in quellicon maggiore misura.
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Giongi a questo (per veder oltre che inquesto uno e infinito li contrarii concordano) che lo angolo acuto e ottuso sonodui contrariii quali non vedi qualmente nascono da uno individuo e medesimoprincipiocioè da una inclinazione che fa la linea perpendicolare Mche sicongionge alla linea iacente BDnel punto C? Questasu quel puntocon unasemplice inclinazione verso il punto Ddopo che faceva indifferentemente anguloretto e rettoviene a far tanto maggior differenza di angolo acuto e ottusoquanto più s'avicina al punto C; al quale essendo gionta e unitafal'indifferenza d'acuto e ottusosimilmente annullandosi l'uno e l'altroperché sono uno nella potenza di medesima linea. Quella come ha possuto unirsie farsi indifferente con la linea BDcossì può disunirsi e farsi differenteda quellasuscitando da medesimouno e individuo principio i contrariissimiangoliche sono il massimo acuto e massimo ottuso sin al minimo acuto e ottusominimoed oltre all'indifferenza di retto e quella concordanza che consiste nelcontatto della perpendicolare e iacente.
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Quanto alle verificazioni poichi non saprimamente circa le qualitadi attive prime della natura corporeache ilprincipio del calore è indivisibilee però separato da ogni caloreperchéil principio non deve essere cosa alcuna de le principiate? Se è cossìchideve dubitare di affirmare che il principio non è caldo né freddoma unomedesimo del caldo e del freddo? Onde aviene che un contrario è principio del'altroe che però le trasmutazioni son circolarise non per essere unsoggettoun principioun termine e una continuazione e un concorso de l'uno el'altro? Il minimo caldo e il minimo freddo non son tutto uno? Dal termine delmassimo calore non si prende il principio del moto verso il freddo? Quindi èaperto che non solo ocorreno talvolta i dui massimi nella resistenza e li duiminimi nella concordanzama etiam il massimo e il minimo per lavicissitudine di trasmutazione; onde non senza caggione nell'ottima disposizionesogliono temere i medici; nel supremo grado della felicità son più timidi gliprovidi. Chi non vede uno essere il principio della corrozione e generazione?L'ultimo del corrotto non è principio del generato? Non diciamo insieme: toltoquelloposto questo? era quelloè questo? Certo (se ben misuramo) veggiamoche la corrozione non è altro che una generazionee la generazione non èaltro che una corrozione; l'amore è un odiol'odio è un amoreal fine.L'odio del contrario è amore del conveniente; l'amor di questo è l'odio diquello. In sustanza dunque e radiceè una medesima cosa amore e odioamiciziae lite. Da onde più comodamente cerca l'antidoto il medicoche dal veleno? Chiporge meglior teriacache la vipera? Ne' massimi veneni ottime medicine. Unapotenza non è di dui contrarii oggetti? Or onde credi che ciò siase non daquelche cossì uno è il principio de l'essere come uno è il principio diconcepere l'uno e l'altro oggetto; e che cossì li contrarii son circa unsoggetto come sono appresi da uno e medesimo senso? Lascio che l'orbicolare posanel pianoil concavo s'acqueta e risiede nel convessol'iracondo vive giontoal pazienteal superbissimo massimamente piace l'umilea l'avaro il liberale.
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In conclusionechi vuol sapere massimisecreti di naturariguardi e contemple circa gli minimi e massimi de glicontrarii e oppositi. Profonda magia è saper trar il contrario dopo avertrovato il punto de l'unione. A questo tendeva con il pensiero il poveroAristoteleponendo la privazione (a cui è congionta certa disposizione) comeprogenitriceparente e madre della forma; ma non vi poté aggiungere. Non hapossuto arrivarviperchéfermando il piè nel geno de l'opposizionerimaseinceppato di maniera chenon descendendo alla specie de la contrarietànongiunsené fissò gli occhi al scopo; dal quale errò a tutta passatadicendoi contrarii non posser attualmente convenire in soggetto medesimo.
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\ POL.\ Altarara e singularmente avetedeterminato del tuttodel massimode l'entedel principiode l'uno. Ma vivorei veder distinguere de l'unitàperché trovo un Vae soli! Oltrechesento grande angoscia per quelche nel mio marsupio e crumena non vialloggia più che un vedovo solido.
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\ TEOF.\ Quella unità è tuttola qualenon è esplicatanon è sotto distribuzione e distinzione di numeroe talsingularità che tu intendereste forse; ma che è complicante e comprendente.
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\ POL.\ Exemplum? perchéa dire ilverointendoma non capio.
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\ TEOF.\ Come il denario è una unitàsimilmentema complicanteil centenario non meno è unitàma piùcomplicante; il millenario non è unità meno che l'altrema molto piùcomplicante. Questo che ne l'aritmetrica vi proponodevi più alta esemplicemente intenderlo ne le cose tutte. Il sommo beneil sommo appetibilela somma perfezionela somma beatitudine consiste nell'unità che complica iltutto. Noi ne delettamo nel colore; ma non in uno esplicato qualunque siamamassime in uno che complica tutti colori. Ne delettamo nella vocenon in unasingularema in una complicante che resulta da l'armonia di molte. Ne delettamoin uno sensibilema massime in quello che comprende in sé tutti sensibili; inuno cognoscibile che comprende ogni cognoscibile; in uno apprensibile cheabbraccia tutto che si può comprendere; in uno ente che complette tuttomassime in quello uno che è il tutto istesso. Come tuPoliinniotidelettareste più ne l'unità di una gemma tanto preziosache contravalesse atutto l'oro del mondoche nella moltitudine di migliaia delle migliaia di taisoldi di quali ne hai uno in borsa.
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\ POL.\ Optime.
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\ GERV.\ Eccomi dotto; perché come chi nonintende unonon intende nullacossì chi intende veramente unointende tutto;e chi più s'avicina all'intelligenza dell'unos'approssima più all'apprensiondi tutto.
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\ DIC.\ Cossì iose ho ben compresomiparto molto arrichito dalla contemplazione del Teofilofidel relatore dellanolana filosofia.
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\ TEOF.\ Lodati sieno gli deie magnificatada tutti viventi la infinitasemplicissimaunissimaaltissima e absolutissimacausaprincipio e uno.

 

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