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TOPOLINOC'era una volta un Reche più non viveva tranquillodal giorno in cui una vecchia indovina gli aveva detto:
- Maestàascoltate bene:
Topolino non vuol ricotta;vuol sposare la Reginotta;E se il Re non gliela dàTopolino lo ammazzerà.
Il Re consultò subito i suoi ministri; ed uno di loro disse:
- Maestàè mai possibile che un topolino voglia sposare la Reginotta? Io credo che quella donna si sia beffata di voi.
Ma gli altri non furono dello stesso parere.
- Per evitare la disgraziabisogna distruggere tutti i topi del regnomentre la Reginotta trovasi ancora nelle fasce.
Perciò il Re messe fuori un decreto:
- Pena la vita a chi non teneva uno o più gattisecondo che avesse casa o palazzo. Chi ammazzava cento topi diventava barone.
Il Re diè l'esempio egli il primo; e il palazzo reale fu pieno di gattitenuti assai meglio dei cortigiani e anche dei ministri. Inoltrea tutti gli usci venivano appostate guardie con una granata in manoinvece di sciabolache dovevano gridare all'armi appena visto un topo.
Sulle primecon quella caccia ai topi per diventare baronefu uno spasso per tutto il regno.
Il Reogni volta che gli portavano al palazzo un centinaio di topi uccisitraeva un respiro dal profondo del petto.
- Voi siete barone!- Che mi valeMaestàl'esser baronese non ho da mangiare? - disse una volta un contadinocheinvece di centone aveva portati un mezzo migliaio.- È giusto - rispose il Re.
E gli fece un bel regalo.
Saputasi la cosatutti quelli che accorrevano al palazzo realeripetevano la stessa storia:
- Che mi valeMaestàl'esser baronese non ho da mangiare?
Ma il Rech'era un po' tirchiosi seccò presto a dover far tanti regali; e all'ultimo rispose:
- Il decreto dice soltanto: sarete baroni.
E il popolo ne fu scontento; molto più checon tutti quei gatti per la casai quali miagolavano da mattina a serasi viveva una vitaccia d'inferno. Ma Sua Maestà ordinava così; era forza ubbidirgli!
Da lì a qualche annonon si trovava un topo in tutto il regnoneppure a pagarlo un milione.
Il Re già cominciava a rassicurarsi; e siccome la Reginotta era cresciutaegli pensava di darle marito. Parecchi Principi l'avevano chiesta. Ma la Reginottaquasi lo facesse a postaa ogni domanda di matrimoniorispondeva:
- Maestàchiedo un altr'anno di tempo.
Intanto era accaduto questo: in un paesotto del regnonascosto fra le montagneuna povera donna aveva partorito un bambino mostruosocol viso d'uomo e il resto del corpo di vero topolinocon le sue zampine e con la sua codina.
Al vederlola mamma e la levatrice rimasero trasecolate: e la levatriceche provava ribrezzo a toccare quel mostricinoaveva consigliato di soffocarlo.
La mamma non n'ebbe il cuoree pregò:
- Non ne fiatare con anima vivacomare!
Infatti nessuno ne seppe nulla; e il bambino crebbe vegeto e vispo da quel topolino ch'egli era. Camminava su due gambecome un uomo; solamente la mamma lo vestiva in manierache del suo corpo non si potesse vedere altro che il volto. Alle zampine anteriori gli metteva sempre i guanti.
Gli aveva posto nome Beppee così lo chiamavano tutti; ma quando non c'era nessunoellaper tenerezzalo chiamava Topolino.
- Topolinofa' questo; Topolinofa' quest'altro!
E Topolino non le dava mai il menomo dispiaceree faceva questo e faceva quello.
- Dio t'aiuteràTopolino!
E un giorno Topolino disse:
- Mammavoglio fare il soldato.
La poveretta che gli voleva benepiangendo rispose:
- Ed iocome rimango sola sola? Ora sono vecchiae non posso più lavorare.- Vi lascerò la mia coda. Quando avrete bisogno di qualcosadirete:
CodinacodinaServi la tua mammina!
Ed essa vi serviràcome se fossi io stesso in persona. Se non v'ubbidiràvorrà dire che in quel momento io corro un gran pericolo. Alloralasciatevi guidare da essa e venite a trovarmi.
Così fecee partì. Quella coda era fatata.
Al Re era stata mossa guerra da un altro Reoffeso dal rifiuto della Reginotta. Uscitocon tutto l'esercito a combatterein ogni battaglia ne toccava.
Mutava generalichiamava nuova gente sotto le armiveniva alle manifaceva prodezze straordinariema rimaneva vinto sempre; e una volta poté salvarsiscappando sul suo cavallo a rotta di collo.
Si presentò Topolinoch'era alla guerra anche lui:
- Maestàse mi date il comando in capovi faccio uscire vittorioso.- E tu chi sei?- Mi chiamo Niente-con-Nulla; ma non vuol dire. Mettetemi alla prova.- Niente-con-Nulla sia comandante!
I generali dell'esercito credettero che Sua Maestà fosse ammattito:
- Affidare il comando in capo a quel cosinoch'era davvero Niente-con-Nulla!
Non rinvenivano dallo stupore. Ma quando fu l'ora della battagliaTopolino impartì gli ordinifece sonare le trombee in un batter d'occhio l'esercito nemico fu spazzato via.
- Viva Niente-con-Nulla! Viva Niente-con-Nulla.
Non si sentiva acclamare altro. Nessuno più gridava: "Viva il Re!"tanto che Sua Maestà cominciò a esserne seccatoe pensava di levarsi di torno Niente-con-Nullache ci mancava poco non contasse più di lui.
- Come fare per levarselo di torno? Occorreva un pretesto.
Il pretesto lo trovò una mattinache la Reginotta venne a dirgli:
- Maestàvolete ch'io sposi? Datemi Niente-con-Nulla per marito.
Il Re montò sulle furie. Maper far la cosa zitto e quetodeliberò di sbarazzarsi di Niente-con-Nulla per mezzo del veleno.
Invitatolo a pranzoverso la fine gli fece porre davanti un piatto d'oro con su una torta di ricotta avvelenata.
- Questo piatto è per voi soloper farvi onore. Niente-con-Nullamangiate.
Ma Niente-con-Nullalevatosi da tavola e fatto un inchino a Sua Maestàrispose:
- Topolino non vuol ricotta;Vuol sposare la Reginotta!
E andò via.
Il Re e i Ministri rimasero strabiliati:
- Giacché Topolino è lui- disse un Ministro - facciamolo arrestarerinchiudiamolo in una stanza con tutti i gatti del palazzo realee così sarà divorato vivo vivo.
Lo fecero arrestarelo spogliaronolo rinchiusero in uno stanzone insieme con un centinaio di gatti affamatie stettero ad aspettare. Quando riapersero la stanzaTopolino non c'era più. E i gatti si leccavano i bafficome se avessero desinato saporitamente.
Il Redalla contentezzaordinò una festa di ballo.
Va per indossare il manto realee lo trova interamente rosicchiato dai topi. I generalile dame di cortegl'invitatinel momento d'abbigliarsi per la festatutti avevano trovato le loro uniformi e gli abiti rosicchiati dai topi!
Ma questo non fu nulla. I Ministri portavano al Re i decreti da firmare; eil giorno dopole carte trovavansi rosicchiate proprio dov'era la firma. A poco a poconel palazzo realedelle materassedelle lenzuoladelle copertedella biancheriadegli arnesidei mobili non rimase più intatto un solo capo; pareva che un esercito di topi fosse stato a divertirvisi coi suoi dentini distruttori. Né valeva il rinnovare ogni cosa; quello che oggi compravanodomani era bell'e rosicchiato.
Centinaia di gattiintantopasseggiavano su e giù per le stanzemiagolandoo si stendevano al sole facendo le fusa. Soltanto i vestiti e i mobili della Reginotta non erano rosi.
Il Rei Ministritutta la corte non sapevano dove dare il capo.
- Questa è opera di Topolino!- Maestà- disse il Ministro che aveva suggerito di far divorare Topolino dai gatti - si costruisca una gran trappolache abbia l'aspetto della camera della Reginottae cerchisi un Mago capace di fare una bambola grande al naturalesomigliantissima a leicon un congegno da poter chiamare: "Topolino! Topolino!" con lo stesso tono della voce di lei. Sono sicuro che Topolino cascherà nell'inganno. Quando l'avremo in mano penseremo al da farsi.
L'idea parve eccellente. Senza che ne trapelasse nullai magnagni di corte costruirono una trappolache simulava la camera della Reginotta; e un famoso Mago fece una bambola grande al naturaleda scambiarsi colla Reginotta in carne e ossae che diceva: "Topolino! Topolino!" con lo stesso tono della voce di questa. Collocarono la trappola nel giardino realeed aspettarono fino alla dimane.
Tutta la notteil congegno della bambola chiamò: "Topolino! Topolino!". Ma chi sa dove lucevano gli occhi di Topolino in quel punto?
Per sei notti l'inganno non giovò. Alla settimail povero Topolinolusingato dalla somiglianzaera accorso alla trappola e c'era rimasto.
Figuriamoci il tripudio del Re e dei Ministrila mattina quando lo trovarono acquattato in un cantuccio presso la bambola!
- RosicchiaTopolino! Sposa la ReginottaTopolino!
Lo beffeggiavano senza pietà; e Topolinoacquattato nel suo cantuccioli guardava e non rispondeva nulla.
Giusto in quel giornola sua mammaavendo bisogno d'un servigioaveva detto:
- CodinacodinaServi la tua mammina!
Ma la codina non si era mossa.
- Ahcodinacodina! - esclamò quella mamma desolata: - Topolino è in pericolo; andiamo a soccorrerlopresto!
E si avviaronola codina avantie lei dietrofinché non giunsero alla capitale del regno e non entrarono nel giardino realemischiati alla folla che accorreva per la curiosità di osservare Topolino dentro la trappola. Quel giorno Topolino doveva esser bruciato. La trappola era stata unta tutta d'olio e di grasso; s'aspettava il Re e la corte per appiccargli fuoco.
La codina spiccò un salto e andò ad appiccicarsi al codone di Topolino.
- Topolino ha la coda! Lascia vedere la codaTopolino!
E Topolinoche si era subito ringalluzzatosi voltava compiacente e dimenava la coda come se non avesse capito la condanna che gli stava sul capo. La gente rideva e batteva le mani. Ora che Topolino era cascato in disgrazianessuno più si rammentava del bene ch'egli aveva fattoquando si chiamava Niente-con-Nulla: il mondo è così! Al suono delle trombeecco il Re e i Ministri e la cortetutti vestiti in gran galapreceduti dal carneficecon una torcia accesa in pugno. La Reginotta era rimasta al palazzo.
Il Reper schernoallora disse:
- Topolinoprima di morireche grazia chiedi?
E Topolinosenza scomporsirispose:
- Maestà:
Topolino non vuol ricotta;Vuol sposare la Reginotta;E se il Re non gliela dà.Topolino lo ammazzerà.
E si lisciava la coda.
- Date fuoco! - ordinò il Re inviperito.
Ma non appena il carnefice ebbe accostata la torcia alla trappolaecco che insieme con la trappola scoppia in fiamme il trono reale. Le vampe avvolsero il Re e i Ministriche non trovarono scampo.
La gente fuggivaatterrita; ma Topolinotrasformato in bellissimo giovaneusciva fuori sano e salvo.
Agli urlialle stridaaccorse subito la Reginotta; evisto il disastrosi mise a piangere:
- Topolinose mi vuoi benerisuscita mio padre!
Topolino esitava. Allora si fece avanti sua madre:
- Topolinote ne prego anch'iorisuscita il Re!
Poteva dire di no alla mamma e alla sua cara Reginotta?
Toccò colle mani il cadavere mezzo carbonizzato del Ree lo fece risuscitare. Ma il Re era diventato un altro. Domandò umilmente perdono del male che gli aveva fattoe conchiuse:
- Giacché questo è il volere di Diosposatevi e siate felici!
Il popolo fece grandi feste. Dei Ministri bruciati nessuno si diè pensiero.
 



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