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SERPENTINAC'era una volta un Re e una Regina. La Regina era incinta.
Un giorno passò una di quelle zingare che van dicendo la buona venturae il Re la fece chiamare:
- Che partorirà la Regina?- Maestàun serpente.
Quelli trasecolarono.
- E che dovevano farne? Ammazzarlo appena nato? Allevarlo?- Dovevano allevarlo.
La povera Regina dette in un pianto dirotto:
- Chi avrebbe allattato una bestia così schifosa? Lei sarebbe morta dal terrore! E poise le mordeva il seno?- Maestànon abbiate paura. Avrà un dente soltantoun dente d'oro.
Infatti la Regina partorì un bel serpentello verde-neroche subitoappena natosguizzò di mano alla levatriceattaccossi alla poppa della mamma e si mise a poppare.
Quando fu addormentatoil Re gli aperse la bocca e vide che avea davvero un dente soltantoun dente d'oro. Peròsiccome non voleva che quella loro disgrazia si risapessefece dire che la Regina avea partorito una bella bimbaed era stata chiamata Serpentina.
Serpentina cresceva rapidamentee quando apriva la boccail suo dente d'oro straluccicava.
Un giorno ripassò quella zingarae il Re la fece chiamare:
- Dimmi la ventura di Serpentina.- Buona o cattivaMaestà?- Buona o cattiva.
La zingara prese in mano la coda di Serpentina e si messe ad osservarla attentamente. Scrollava la testa.
- Zingarache cosa vedi da farti scrollare la testa?- Maestàveggo guai!- E non c'è rimedio?- Maestàbisognerebbe interrogare una più sapiente di me: la Fata gobba.- O dove trovare questa Fata gobba?- Prendete del pane e del vino per otto giorni e camminate sempre dirittobadiamo! Senza voltarvi in dietro. All'ottavo giorno vi troverete avanti a una grotta: la Fata gobba abita lì.- Va bene- disse il Re - partirò domani.
Prese le provviste per otto giornie si mise in cammino. Quando fu a mezza strada:
- Maestà! Maestà!
Stava per voltarsima si ricordò della raccomandazione della zingarae tirò diritto.
Un altro giornoecco dietro a lui un urlo di creatura umana:
- Ahi! M'ammazzano! Ahi!
Il Re si fermòirresoluto; quel grido strappava l'anima!... E stava per voltarsi; ma si ricordò della raccomandazionee tirò diritto.
Un altro giornoecco alle sue spalle un gran rumorecome di cavalli che corrano di galoppo.
- Bada! Bada!
Spaventatostava per voltarsi; ma si ricordò della raccomandazione della zingarae tirò diritto.
Giunto davanti alla grottacominciò a chiamare:
- Fata gobba! Fata gobba!- Gobbo sarai te! - rispose una voce.
E il povero Resentitosi un po' di peso sulle spallesi tastò. Gli era proprio spuntata la gobba.
- Ed ora che fare? Come tornare indietro con quella mostruosità?
Risolse di tornar di notteperché nessuno lo vedesse. La Reginaaccortasi di quel gonfiore sulle spallegli domandò:
- Maestàche portate addosso?- Porto la mia disgrazia!
E raccontò com'era andata.
La Regina risolse di tentar lei:
- Fra loro donne si sarebbero intese meglio.
Fece le sue provviste di pane e vino per otto giornie partì.
A metà strada:
- Maestà! Maestà!
Leisbadatamentesi voltae si trova tornata al punto d'onde era partita.
- Pazienza! Ricomincerò.
La seconda voltapiù in là di mezza stradaecco alle sue spalle un gran rumorecome di cavalli che corrano di galoppo:
- Bada! Bada!
Presa dallo spaventosi voltae si trova di nuovo al punto d'onde era partita.
Allorada scaltradisse al Re:
- Maestàturatemi le orecchie col cotone e versatevi su della cera. Così non sentirò nullae potrò arrivare dalla Fata gobba: altrimenti non ci sarà verso.
Il Re le turò le orecchie a quel modoe lei partì.
Giunta davanti la grottasi sturò le orecchiee picchiò. Picchiaripicchianon rispondeva nessuno. Lei non voleva chiamaree dava all'uscio col bastonea due mani.
- Chi è? - urlò finalmente una voce - Chi cercate?- Son io: cerco la Fata.- Quale Fata? Delle Fate ce n'è tante!- La Fata gobba.
Le scappò di bocca.
- Gobba sarai tu!
La Regina si tastò subito le spalle. Le era proprio spuntata la gobba.
Tornò di notteper non esser veduta; e il Reprima di ogni cosale guardò dietro.
- Maestàche portate addosso?- Porto la mia disgrazia!
E raccontò com'era andata.
- E tutto questo per Serpentina! Schiacciamogli la testa! La mala fortuna ci vien per lei.
Il Re non sapea risolversi:
- Non era sangue loro?- Farò di mio capo - disse fra sé la Regina.
Edi nascosto al Rechiamò una guardia di palazzo:
- Prendi questa cassettina e vattene in un bosco. Quando sarai lìfarai una catasta di legnave la metterai su e darai fuoco. Finché non sia consumatanon dovrai tornare indietro.- Maestàsarà fatto.
Intanto il Re ordinava gli si chiamasse la zingara:
- Dimmi la ventura di Serpentina.- Buona o cattivaMaestà?- Buona o cattiva.- MaestàSerpentina corre pericolo di morte:
E se muore SerpentinaTutto il regno va in rovina.
- Che pericolo può correre nelle stanze reali?- Maestànon è più lì.
Quando il Re apprese quello che sua moglie avea fattocominciò a strapparsi i capelli:
- La loro rovina era compiuta. Ah! Povera Serpentinadove tu sei?
E una voce lontanalontana:
- Maestàsono nel bosco.- E che tu fai?- Sento strani rumori.
Il Re ordinò:
- Mi si selli il miglior cavallo della mia scuderia!
Montò a cavallo e viacome un fulmineper la strada del bosco. Di tanto in tanto si fermava:
- Serpentinadove tu sei?- Maestàin mezzo al bosco.
Ora la voce era più vicina.
- E che tu fai?- Maestàho troppo caldo.
Il Re conficcava gli sproni nei fianchi del cavallo: avrebbe voluto che volasse. Ma quando fu in mezzo al boscovide una gran fiamma:
- Serpentinadove tu sei?- Maestàin mezzo al bosco.
La voce era vicinissima.
- E che tu fai?- Pelle nuovaMaestà!
Il Re corse alla catasta in fiammee senza curar di scottarsitirò la cassettina fuori della brace. L'aperse in fretta e furiae vide scappar fuori una ragazza di belle forme; se non che avea la pelle tutta squamosacome quella d'un serpente.
- Troppa frettaMaestà! Ora non potrò più maritarmi!
Serpentina non avea avuto il tempo di far pelle nuova. E dava in un dirotto pianto; era inconsolabile:
- Lasciatemi qui sola. Anderò dalla Fata gobba.
Non potendola persuadere altrimentiil Re l'abbandonò in mezzo al bosco e tornò al palazzo reale.
Ma Serpentinagira di quagira di lànon trovava l'uscita. Vide uno scarafaggio:
- Scarafaggiobel scarafaggio! Se mi conduci dalla Fata gobbati faccio un magnifico regalo.- Non la conosco.
E tirò via.
Più in làvide un topolino:
- Topolinobel topolino! Se mi conduci dalla Fata gobbati faccio un magnifico regalo.- Non la conosco.
E tirò via.
Più in là ancoravide un usignuolo in cima a un albero:
- Usignuolobell'usignuolo! Se mi conduci dalla Fata gobbati faccio un magnifico regalo.- Mi dispiacema non posso. Aspetto la bella dal dente d'oro che deve passare di qui.- Usignuolobell'usignuolo! Sono io la bella dal dente d'oro.
E mostrò il dente.
- O Reginotta mia! Son tant'anni che t'aspetto.
L'usignuolo divennetutt'a un trattoil più bel giovane che si fosse mai vistola prese per mano e la condusse fuor del bosco.
Giunti davanti alla grottail bel giovane picchiò.
- Chi siete?- Son io e Serpentina.- Chi volete?- La Fata regina.
La grotta si spalancòe si vide il gran palazzo della Fata gobba; ma bisognava dirle Fata regina; se nose l'avea a male.
- Ben venutafigliuola mia! T'aspettavo da un pezzo. Questo giovine è figlio d'un regnante. Una Maga gli aveva fatto l'incantesimoe per romperlo ci voleva la ragazza dal dente d'oro. Ora dovrete sposarvi.
La Reginottacon quella pelle squamosaera un orrore. La Fata gobba cominciò a strusciarla da capo a piedie in poco d'ora la mondòin guisa che non pareva più lei. Era così bellache abbagliava.
La Reginacome intese che Serpentina stava per tornaremontò sulle furie:
- Se vien leipartirò io! È la nostra cattiva sorte!
Masaputo che quella recava l'unguento da far sparire le gobbele andò incontro col Re e con tutta la corte. Fecero grandi festee vissero tutti felici e contenti.
E noi citrulli ci nettiamo i denti.



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