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SENZA-ORECCHIEC'era una volta un Re che avea una bimba.
La Regina era morta di partoe il Re avea preso una balia che gli allattasse la piccina.
Un giorno la balia sceseinsieme colla bimbanel giardino reale. La bimba avea tre annie si divertiva a fare chiasso sull'erbaall'ombra dei grandi alberi. Sull'ora di mezzogiorno la balia s'addormentava; ma quando si svegliònon trovò più la Reginotta. Cercachiama per tutto il giardino; nulla! La bimba era scomparsa.
Come presentarsi al Reche andava matto per quella figliuola?
La povera balia si picchiava il pettosi strappava i capelli:
- Dio! Dio! Sua Maestà l'avrebbe fatta impiccare!
Agli urli della balia erano accorse le guardie.
Fruga e rifrugatutto fu inutile.
Venne l'ora del pranzo.
- E la Reginotta? - domandò il Re.
I ministri si guardarono in facciapiù bianchi di un panno lavato.
- La Reginotta dov'è?- Maestà- disse un ministro - è accaduta una disgrazia!
Il Re pareva fuori di sé dal gran dolore. Fece subito un bando:
- Chi riporta la Reginottagli si concede qualunque grazia.
Ma eran già passati sei mesie al palazzo reale non s'era visto nessuno.
I banditori andavano di regno in regno:
- Sia cristianosia infedelechi riporta la Reginottagli vien concessa qualunque grazia.
Ma passò un annoe al palazzo reale non si presentò nessuno.
Il Re era inconsolabile: piangeva giorno e notte.
Nel giardino reale c'era un pozzo. La Reginottamentre la balia dormivas'era accostata all'orlo e vi si era affacciata.
Vedendolaggiùnello specchio dell'acquaun'altra bimba sua paril'avea chiamata: - Ehi! Ehi! -accennando colle manine. Allora era sorto dal fondo del pozzo un braccio lungo lungopeloso pelosoche l'afferrò e la tirò giù. E cosìda parecchi annilei viveva in fondo a quel pozzocol Lupo Mannaro che l'aveva tirata giù.
In fondo al pozzo c'era una grotta grande dieci volte più del palazzo reale. Stanze tutte oro e diamantiuna più bella e più ricca dell'altra. È vero che non ci penetrava mai solema ci si vedeva lo stesso. La bimba veniva servita da quella Reginotta che era. Una cameriera per spogliarlauna per vestirlauna per lavarlauna per pettinarlauna per recarle la colazioneuna per servirla a pranzouna per metterla a letto. S'era già abituata e non ci viveva di cattivo umore.
Il Lupo Mannaro russava tutto il santo giorno e la notte andava via. Siccome la bimbaquando lo vedevastrillava dalla paurasi facea veder di rado: non volea spaventarla.
Intanto la Reginotta s'era fatta una bella ragazza.
Una seraentrata in lettonon poteva dormire. Sentito che il Lupo Mannaro si preparava ad andar viatese meglio l'orecchio. Il Lupo Mannaro con quella sua vociaccia ròcaurlava:
- Chiamatemi il cuoco.
Il cuoco venne.
- Credo che siamo in punto- gli disse - mi pare una quaglia.- Bisogna vedere - rispose il cuoco.
La Reginotta sentì che giravano adagino il pomo della serratura:
- Ahimè! Dunque si trattava di lei? Il Lupo Mannaro voleva mangiarsela.
Le si accapponò la pellesfido io! Si fece piccina piccinae finse di dormire. Il Lupo Mannaro s'accostava al lettosvoltava le coperte con cautelae il cuoco cominciava a tastarla tuttacome gallina da tirargli il collo.
- Ancora una settimana- disse il cuoco - e sarà un boccone reale.
Come intese queste parolela Reginotta si senti rinascere:
- Otto giorni! Ohquella quaglia il Lupo Mannaro non l'avrebbe mangiata; nono!
Pensa e ripensale venne un'idea. La mattinasaltata giù dal lettoappostossi alla bocca della grottadentro il collo del pozzoed aspettò che venisse gente ad attinger acqua. La carrucola stridela secchia fa un tonfoed ecco la Reginotta che s'afferra alla cordapuntando i piedini sull'orlo della secchia. La tiravano su lentamente; era un po' pesa. A un tratto la corda si rompee secchia e Reginottapatatunfetegiù!
Accorsero le cameriere e la ritirarono dall'acqua.
- Ebbi un capogiro e cascai. Non ne fate mottoper carità; il Lupo Mannaro mi picchierebbe.
E passò un giorno.
Il secondo giornoaspetta aspettala secchia non venne giù. Bisognava trovare un altro mezzo: ma non era come dirlo. Quale? La grotta non aveva che quell'unica uscita.
E passò un altro giorno.
La Reginotta non si perdette d'animo. Appena aggiornavaera al suo posto; ma la secchia non calava.
E passarono altri due giorni.
Una mattinamentre lei piangeva dirottamenteguardando fisso nell'acqua vide lì un pesciolino rossoche parea d'orocolla coda bianca come l'argentoe con tre macchie nere sulla schiena.
- Ah! Pesciolinotu sei felice! Tu sei libero in mezzo all'acquaed io qui solasenza parenti né amici!
Il pesciolino montava a fior d'acquadimenando la codaaprendo e chiudendo la bocca; pareva l'avesse sentita:
- Ah! Pesciolinotu sei felice! Tu sei libero in mezzo all'acquaed io qui solasenza parenti né amici. Fra quattro giorni sarò mangiata!
Il pesciolino rossodalla coda bianca e dalle tre macchie nere sulla schienas'era accostato alla sponda:
- Se tu fossi di sangue reale e volessi sposarmisaremmo liberi tutti e due. Per vincere il mio incanto non ci vuol altro.- Son sangue realepesciolino d'oroe son tua sposa fino da questo momento.- Cavalcami sulla schiena e tienti forte.
La Reginotta si mise a cavalcioni del pesciolino e gli si afferrò alle branchie; e il pesciolinonuotanuotala portò in fondo al pozzo. Di lì passava un fiumesotto terra. Il pesciolino infilò diritto la corrente e la Reginotta gli si tenne sempre ben afferrata alle branchie.
Ma eccoin un puntoun pesce grossissimocon tanto di bocca spalancatache voleva ingoiarli:
- Pagate il pedaggioo di qui non si passa.
La Reginotta si strappò un'orecchia e gliela buttò. Nuotanuotaecco un altro pesce più grosso del primocon tanto di bocca spalancata e una foresta di denti:
Pagate il pedaggioo di qui non si passa.
La Reginotta si strappava l'altra orecchia e gliela buttava.
Quando la corrente sboccò all'aria apertail pesciolino depose la Reginotta sulla sponda e diè un salto fuor dell'acqua. Era diventato un bel giovanecon tre piccoli nèi sulla faccia. Lei disse:
- Andiamo a presentarci al Re mio padre. Son tredici anni che non mi vede.
Al portone del palazzo reale non volevano lasciarla passare.
- Sono la Reginotta! Son la figliuola del Re!
Non ci credeva nessunonemmeno il Re. Pure ordinò di fargliela venire dinanzi:
- Chi sa? Poteva anche darsi!
Il Re la guardò da capo a piedi: gli pareva e non gli pareva. Lei gli raccontò la sua storia; ma non disse nulla delle orecchieper vergogna. Infatti nascondeva il suo difettotenendo basse le trecce.
Ma un ministro se n'accorse:
- E le orecchiefigliuola mia? Dove le perdeste le orecchie?
Il Reindignatola condannava a rigovernare i piatti e le stoviglie della cucina reale. Il principe Pesciolino (lo chiamarono subito così) fu dannato a spazzar le stalle:
- Imparassero in tal modo a farsi beffa del Re!
Un giorno Sua Maestà volea mangiare del pesce. Ma in tutto il mercato c'era due pesci soltantoe nessuno sapeva che razza di pesci si fosseroneppure i pesciaioli. Ed erano lì dal giorno avantie cominciavano a passare. Ma il Re volea del pesce ad ogni costoe il cuoco li comprò:
- Maestànon c'è che questi; nessuno sa che pesci sianoneppure i pesciaioli. Trovansi in mercato da due giorni e cominciano a passare.- Sta bene- disse il Re - portali in cucina.
In cucina il cuoco fa per sventrarlie che gli trova nelle budella? Due orecchie di creatura umanaancor stillanti sangue!
Chiamarono subito Senza-orecchiecome le aven messo il nomignolo:
- Senza-orecchieSenza-orecchieecco roba per te!
La Reginotta accorse: eran davvero le sue orecchie. Tremante dalla contentezza se le adattò al capo e le si appiccicarono; il sangue avea servito da colla.
Colle orecchieil Re suo padre raffigurolla ad un tratto:
- È lei! È la mia figliuola!
E bandì feste reali per otto giorni. Poisiccome era vecchiovolle lasciare il regno. E il re Pesciolino e la regina Senza-orecchie regnarono a lungo dopo di lui.
Stretta la fogliae larga la viaDite la vostraché ho detto la mia.



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