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Nevina e Fiordapriledi Guido Gozzano--------------------------------------------------------------------------------
  Quando il sughero pesavae la pietra era leggeracome il ricciolo dell'avac'eraallorac'era... c'era...... una principessa chiamata Nevina che viveva sola col padre Gennaio.Lassùnel candore perpetuoabbaglianteinaccessibile agli uominiil Re Gennaio preparava la neve con una chimica nota a lui solo; Nevina la modellava su piccole forme tolte dagli astri e dagli edelweisspoiquando la cornucopia era pienala vuotava secondo il comando del padre ai quattro punti dell'orizzonte. E la neve si diffondeva sul mondo.Nevina era pallida e diafanabella come le dee che non sono più: le sue chiome erano appena bionded'un biondo imitato dalla Stella Polareil suo voltole sue mani avevano il candore della neve non ancora cadutal'occhio era cerulo come l'azzurro dei ghiacciai.Nevina era triste.Nelle ore di treguaquando la notte era serena e stellata e il padre Gennaio sospendeva l'opera per dormire nell'immensa barba fluenteNevina s'appoggiava ai balaustri di ghiacciochiudeva il mento tra le mani e fissava l'orizzonte lontanosognando.Una rondine ferita che valicava le montagneper recarsi nelle terre del soleera caduta nelle sue maniche avevano tentato invano di confortarla; nei brividi dell'agonia la rondine aveva deliratosospirando il marei fiorii palmizila primavera senza fine. E Nevina da quel giorno sognava le terre non viste.Una notte decise di partire. Passò cauta sulla barba fluente di Gennaiolasciò il ghiaccio e la neve eternaprese la via della vallesi trovò fra gli abeti. Gli gnomi che la vedevano passare diafanafosforescente nelle tenebre della forestainterrompevano le danzesostavano cavalcioni sui ramifissandola con occhi curiosi e ridarelli.- Nevina!- Nevina! Dove vai?- Nevinadanza con noi!- Nevinanon ci lasciare!E gli Spiritelli benigni le facevano ressa intornotentavano di arrestarle il passo abbracciandole con tutta forza la cavigliacercavano di imprigionarle i piedi leggeri entro rami d'edera e di felce morta.Nevina sorridevasorda ai richiami affettuositoglieva dalla cornucopia d'argento una falda di nevela diffondeva intornoliberandosi dei piccoli compagni di gioco. E proseguiva il cammino diafanasilenziosaleggera come le dee che non sono più.Giunse a vallefu sulla grande strada.L'aria si mitigava. Un senso d'affanno opprimeva il cuore di Nevina; per respirare toglieva dalla cornucopia una falda di nevela diffondeva intornoritrovava le forze e il respiro nell'aria fatta gelida subitamente.Proseguì rapidapercorse gran tratto di strada. Ad un crocevia sostò in estasicon gli occhi abbagliati. Le si apriva dinnanzi uno spazio ignotouna distesa azzurra e senza finecome un altro cielo tolto alla volta celestedisteso in terratrattenutoagitato ai lembi da mani invisibili. Nevina proseguì sbigottita. La terra intorno mutava. Anemonigarofanimimosevioletteresedanarcisigiacintigiunchigliegelsominituberosefin dove l'occhio giungevadal colle al maremal frenati dai muri e dalle siepi dei giardinii fiori straripavano come un fiume di petali dove emergevano le case e gli alberi.Gli ulivi distendevano il loro velo d'argentoi palmizi svettavano dirittieccelsi come dardi scagliati nell'azzurro.Nevina volgeva gli occhi estasiati sulle cose mai vistedimenticava di diffondere la neve; poi l'affanno la riprendevatoglieva una faldasi formava intorno una zona di fiocchi candidi e d'aria gelida che le ridava il respiro. E i fiorigli ulivile palme guardavano pur essi con meraviglia la giovinetta diafana che trasvolava in un turbine niveo e rabbrividivano al suo passaggio.Un giovane bellissimodal giustacuore verde e violettoapparve innanzi a Nevinafissandola con occhi inquietivietandole il passo:- Chi sei?- Nevina sono. Figlia di Gennaio.- Ma non saidunqueche questo non è il regno di tuo padre? Io sono Fiordaprilee non t'è lecito avanzare sulle mie terre. Ritorna al tuo ghiacciaiopel bene tuo e pel mio!Nevina fissava il principe con occhi tanto supplici e dolci che Fiordaprile si sentì commosso.- Fiordaprilelasciami avanzare! Mi fermerò poco. Voglio toccare quella neve azzurraverderossavioletta che chiamate fiorivoglio immergere le mie dita in quel cielo capovolto che è il mare!Fiordaprile la guardò sorridendo; assentì col capo:- Andiamodunque. Ti farò vedere tutto il mio regno.Proseguirono insiemetenendosi per manofissandosi negli occhiestasiati e felici. Ma via via che Nevina avanzavauna zona bigia offuscava l'azzurro del cieloun turbine di fiocchi candidi copriva i giardini meravigliosi. Passarono in un villaggio festante; contadini e contadine danzavano sotto i mandorli in fiore. Nevina volle che Fiordaprile la facesse danzare: entrarono in ballo; ma la brigata si disperse con un brividoi suoni cessaronol'aria si fece di gelo; e dal cielo fatto bigio cominciarono a scenderecon la neve odorosa dei mandorlii petali gelidi della nevela vera neve che Nevina diffondeva al suo passaggio. I due dovettero fuggire tra le querele irose della brigata. Giunti poco lungivolsero il capo e videro il paese di nuovo festante sotto il cielo rifatto sereno...- Nevinati voglio sposare!- I tuoi sudditi non vorranno una regina che diffonde il gelo.- Non importa. La mia volontà sarà fatta.Avanzarono ancoratenendosi per manofissandosi negli occhiimmemori e felici... Ma ad un tratto Nevina s 'arrestò coprendosi di un pallore più diafano.- Fiordaprile! Fiordaprile! ... Non ho più neve!E tentava con le dita - invano - il fondo della cornucopia.- Fiordaprile! ... Mi sento morire! .. . Portami al confine... Fiordaprile!... Non reggo più!...Nevina si piegavaveniva meno. Fiordaprile tentò di sorreggerlala prese fra le bracciala portò di pesocorrendo verso la valle.- Nevina! Nevina!Nevina non rispondeva. Si faceva diafana più ancora. Il suo volto prendeva la trasparenza iridata della bolla che sta per dileguare.- Nevina! Rispondi!Fiordaprile la coprì col mantello di seta per difenderla dal sole ardenteproseguì correndoarrivò nella valleper affidarla al vento di tramontana.Ma quando sollevò il mantello Nevina non c'era più. Fiordaprile si guardò intorno smarritopallidotremante. Dov'era? L'aveva perduta per via? Alzò le mani al voltoin atto disperato; poi il suo sguardo s'illuminò. Vide Nevina dall'altra parte della valle che salutava con la mano protesa in un addio sorridente.Un suo vecchio precettoreil vento di tramontanala sospingeva pei sentieri nevosiverso il ghiaccio eternoverso il regno inaccessibile del padre Gennaio.



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