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La leggenda dei sei compagni
di Guido Gozzano
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C'era una volta un vecchio signoresenza più fortunache aveva tre figli.Il primogenito disse un giorno al padre:
- Voglio mettermi pel mondoalla ventura.
- Sia come tu vuoi - disse il padre- ma non posso darti più di dieciscudi.
- È pocoma farò che mi bastino.
Desiderio prese i dieci scudi e partì.
Giunto in città vide un uomo che gridava per le vie un bando del re. Il recercava chi sapesse costruirgli una nave che andasse per mare e per terra.Ricompensa: la mano della principessa.
- Voglio tentare - disse Desiderioe si propose al banditore.
Fu condotto alla reggia e all'indomani gli fu data un'accetta per abbattereil legno necessario all'impresa.
Lavorò tutto il mattinoe a mezzodì sedette all'ombra d'un vecchiocastagnoper mangiare il suo tozzo di pane.
Una gazza lo guardava curiosascendendo di ramo in ramo. Ella diceva nel suoroco cicaleccio:
- Un briciolo anche a me! Un briciolo anche a me!
E protendeva il becco verso le mani di Desideriosupplicando.
- Lasciami in pacebestia importuna! - gridò Desiderio impaziente.
La gazza risalì di due rami.
- Che lavoro stai facendo?
- Dei cucchiaise ti piace! - le rispose Desideriobeffandola.
- Cucchiai! Cucchiai! - gridò la gazzarisalendo di ramo in ramo.
E disparve.
Terminato il pastoDesiderio si rimise all'operama ad ogni colpo staccavadall'albero una scheggia in forma di rozzo cucchiaio. E non gli riusciva di faraltro. Tentò e ritentòpoi capì di essere vittima di qualche incantesimo.
- Quella gazza dannata mi ha stregato l'accetta!
Gettò via lo stromento e fece ritorno alla casa paterna.
- Già di ritornofiglio mio? - gli disse il padre.
- Sì. Ho pensato che la vita con voinella mia casaera preferibile aqualunque avventura.
E tacque del bandoe della gazza misteriosa.
Saturninoil secondogenitovolle partire a sua volta.
Il padre non gli diede che cinque scudi.
Giunto in città s'incontrò col banditore e volle tentare l'impresa. Sipropose al banditoree dopo aver lavorato tutto un mattino si sedette ai piedidel castagno centenariosbocconcellando il suo pane.
Ed ecco la gazza scendere di ramo in ramo
- Un briciolo anche a me! Un briciolo anche a me!
- Lasciami in pacebestia importuna!
E come la gazza si protendeva agitando le aliSaturnino la minacciò con lamano.
La gazza risalì tra i rami.
- Che fai tu qui?
- Grucce per le tue gambegazza curiosa! - gli rispose il giovanebeffandola.
- Grucce! Grucce per le mie gambe! - gridò l'uccello risalendo tra lefronde.
E disparve.
Quando Saturnino riprese il lavoroad ogni colpo che dava nel legno nonriusciva che a staccarne schegge in forma di grucce minuscole.
- Eccomi segno della magia di quell'uccellaccio.
Saturnino gettò l'accetta e riprese deluso la via del ritorno.
Gentileil terzogenitoun fanciullo pallido e taciturnovolle tentare asua volta la sorte.
- E tu speri di vincere - disse il padre - là dove furono sconfitti i tuoifratelli maggiori?
- Il destino può essermi benigno. Lasciami partire.
Gentile va in cittàode il bandosi propone al banditore. Ed eccolo nellaforestadopo un mattino di lavoroche sbocconcella il suo pane sotto ilcastagno venerando.
- Un briciolo anche a me! Un briciolo anche a me!
Alzò gli occhi e vide la gazza protesa verso di lui.
- Avrai la tua partepovera bestiola!
E sminuzzò il pane e lo gettò sull'erba. La gazzamangiandolointerrogava:
- Che stai facendo qui?
E Gentile narrò i casi suoi e il bando e il tentativo.
- Buona fortuna e bella nave! - gridò la gazza risalendo di ramo in ramo.
- Che Dio t'ascolti!
Gentile si rimise all'opera e ad ogni colpo d'accetta che dava nei tronchiegli staccava un pezzo della nave già lavorato e scolpito per incanto. E levarie parti s'attiravanos'univano fra di loro come se fossero calamitate.
- Ecco l'aiuto di qualche magia favorevole! - pensava Gentileesultando.
Prima del tramonto la nave prodigiosa era prontaed egli vi salìprendendone il timone e dirigendola attraverso i campii fiumile valliilaghifra lo sbigottimento dei contadini.
A mezza via incontrò un uomo che rodeva un osso.
- Che stai facendo? - gli domandò Gentile.
- Muoio di fame!
- Sali con me e avrai di che sfamarti.
E l'uomo salì sulla nave.
Poco più lungi incontrarono un altro uomo presso una fontana.
- E tu che stai facendo?
- Ho prosciugatocol beretutta questa sorgenteed ora attendo che siriempiaperché ho ancora sete.
- Sali con me e avrai di che dissetarti.
E il bevitore prodigioso salì sulla nave.
Non molto lontano incontrarono un altro individuo che aveva una pietra damacina a ciascun piede e che correva tuttavia come un daino.
- Che significa questo? - gli chiese Gentile.
- Voglio prendere una lepre che deve passare di qui.
- E tuimbecilleti leghi una pietra da macina alle gambe?
- Sìperché corro troppo in frettae nonostante le pietre da macina allegambeavanzo sempre di qualche miglio la lepre da prendere.
- Questa è buffa! Vuoi salire sulla nave con noi?
Anche il corridore insuperabile salì sulla nave.
Verso il tramonto incontrarono un altro individuo che teneva in mano un arcoteso e fissava un oggetto invisibile per loro.
- Uomo dell'arcoche stai facendo?
- Prendo di mira una lepre che vedo lassùsu quella montagna.
- Tu ci vuoi beffare...
In quel momento la freccia partì e l'uomo disse:
- Ecco... L'ho uccisa... Ma di qui alla montagna ci sono sette miglia e temoche altri passi e se la prenda.
- PrestoPrimosempre - disse Gentile - corri e vedi se la lepre è uccisa ose costui è un fanfarone...
Primosempre partì e ritornò poco dopo con la lepre.
- Sei un arciere insuperabile - disse Gentilerivolgendosi ad Occhiofino. -Vieni con noi e dividi le nostre avventure.
Occhiofino salì sulla nave che proseguì il cammino.
Poco dopo s'incontrarono in un altro sconosciutocon l'orecchio applicatocontro la terra.
- Che stai facendo? - gli chiese Gentile.
- Ieri ho seminato dell'avena e l'ascolto crescere...
- Che udito fine! - disse Gentile. - Se tu vuoisali sulla nave; credo chesei compagni come noi possono far grandi cose.
Eccoli dunque in sei sulla nave prodigiosa: GentileMangiatuttoBevituttoOcchiofinoFinorecchiaPrimosempre. La nave si mise in cammino e giunsetrionfale in cittàfra i cittadini sbigottiti e festanti.
Gentile scese dinanzi alla reggia e si presentò al Re.
- Maestàeccovi servita. Vostra figlia è mia.
Il Re ammirava la navema gli pesava concedere la figlia a quel poverettorandagio.
- Questo non bastafigliuolo. Prima di aver la sua mano si devono soddisfarealtre prove ancora...
- Accetto le nuove prove.
- Sta bene - disse il re. - Io ho dunque nelle mie stalle cinquanta buoieoccorre che tuo uno dei tuoi compagnili mangi da solo in otto giorni.
- TenteremoSire.
Gentile affidò l'impresa a Mangiatutto e quattro giorni dopo le stalle eranovuote.
Il Re era contrariato d'aver perduto la prova e le bestie.
- Non basta - disse a Gentile. - Dopo il pasto bisogna bere; ho nelle miecantine cinquanta botti di vino inacidito. Tuo uno dei tuoi compagni deveberlo da soloin otto giorni.
- Bevituttoquesto è affar tuo.
E in otto giorni le cantine erano vuote.
- Chi èdunquecostui e i suoi compagni? - pensava il re inquietoe nonsapeva come disfarsene.
Uno dei ministri lo consigliò.
- Maestàvoi avete nella vostra cucina un cuoco insuperabile alla corsa. incinque minuti va ad attingere acqua a dieci miglia di quie ritorna con gliotri pieni. Proponete allo sconosciuto una gara con lui.
Il Re fece chiamare Gentile e gli propose la gara.
- Sarà fatto - rispose Gentilee delegò la cosa a Primosempre.
All'indomani il cuoco e Primosempre partirono insieme e questi giunse assaiper tempo alla fontanacon grande ira del cuocoche si credeva insuperabilealla corsa. Mentre si riposavano sull'erbadopo aver riempito gli otriilcuocoche s'intendeva anche di magiaaddormentò Primosempre col fissarlo alungo; e partì con gli otridopo avergli deposte due pietruzze verdi sullepalpebreperché non si svegliasse.
Ma Finorecchia era in ascolto e informava gli amici di quanto accadevalontano.
- Finorecchiache stanno facendo?
- Il cuoco e Primosempre si sono seduti ansanti e conversano presso lafontana. Primosempre s'addormentae russa forte. Il cuoco ritorna di corsaverso la reggia.
- Occhiofinoguarda e dacci notizia.
- Il cuoco è a mezza via e Primosempre dorme supinocon due pietruzze sugliocchi.
- Prendi il tuo arco - ordinò Gentile - e togli da gli occhi di Primosemprele pietruzze maleficheperché si svegli. Bada di non ferirlo!
L'arciere prodigioso tese l'arco e sbalzò le pietre dalle palpebre delcompagno addormentato.
Questi si svegliò con un sussultoprese gli otrie partì con talevelocità che arrivò prima ancora del cuocofra lo stupore del Re e deicortigiani.
- Sia dunque - disse il Revinto ormai. E rivolgendosi verso Gentile: - Amomeglio aver per genero che per nemico un uomo della tua abilità.
Le nozze splendide ebbero luogo nella settimana. E PrimosempreMangiatuttoBevituttoFinorecchiaOcchiofino furono fatti ministri.