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Johann Wolfgang Goethe

 

STORIE FANTASTICHE

 

  

 

 

 

LA NUOVA MELUSINA

 

Egregi signori! So che non amate particolarmente preamboli e discorsi preliminariperciò vi assicuro senz'altro che questa volta nutro buone speranze di evitarli. Ho già raccontato alcune storie vere con grande soddisfazione di tuttima oggi posso dire che ve ne racconterò una che supera di gran lunga le altre e il cui ricordononostante sia accaduta diversi anni fami rende ancora inquieto e addirittura mi fa sperare in uno sviluppo decisivo. Difficilmente ne trovereste una uguale.

Prima di tutto devo confessare che la mia vita non è sempre stata organizzata in modo tale da non avere la certezza del futuro già prossimoe perfino del domani. Nella mia gioventù non sono stato un buon amministratore e spesso mi sono trovato in difficoltà finanziarie. Una volta mi misi in viaggio per procurarmi un buon guadagno; ma feci le cose un po' troppo alla grande edopo esser partito con una vettura personale e aver proseguito per un certo periodo con la diligenza ordinariaalla fine mi trovai costretto a raggiungere la meta a piedi.

Quand'ero un giovanotto vivace avevo sempre l'abitudineappena arrivato in una locandadi cercare la locandierao anche la cuoca e di lusingarlacosì il mio conto in genere veniva ridotto.

Una sera stavo entrando nella stazione di posta di una piccola cittadinadeciso a comportarmi nel modo solitoquando proprio dietro di medavanti alla portasi fermò con gran fracasso una bella carrozza a due posti tirata da quattro cavalli. Mi girai e vidi una donna solasenza cameriera né servitori. Mi affrettai subito ad aprire lo sportello e a chiederle se desiderasse qualcosa. Quando scese rivelò una bella figurae il suo viso amabilese lo si guardava più da vicinomostrava una lieve ombra di malinconia. Chiesi di nuovo se potevo esserle utile in qualche modo. - Ohsì- mi dissese volete tirar fuori con attenzione il cofanetto che sta sul sedile e portarlo su; ma vi prego davvero di non agitarlo o scuoterlo assolutamente quando lo trasportate -. Presi con cautela il cofanettolei chiuse lo sportello della vetturasalimmo insieme la scala e lei disse ai servitori che si sarebbe fermata per la notte.

Ora eravamo soli nella stanzalei mi ordinò di posare il cofanetto sul tavolo vicino alla parete e ionotando da certi suoi movimenti che voleva restare solami congedai baciandole la mano rispettosamentema non senza ardore.

- Ordinate la cena per tutti e due - aggiunse; e si può immaginare con quale piacere adempii al mio compito; nella mia baldanza non degnai di uno sguardo il locandierela moglie e i servitori. Con impazienza aspettai il momento che finalmente mi avrebbe riportato a lei. Era pronto in tavolasedemmo uno di fronte all'altroe per la prima volta da molto tempo mi ristorai grazie a un buon pasto e a una visione tanto ambita: mi sembrava addirittura che a ogni istante diventasse più bella.

La sua conversazione era piacevolema cercava di evitare tutto quello che si riferiva alla simpatia e all'amore. Sparecchiarono; io indugiaiprovai ogni espediente per avvicinarmi a leima inutilmente: mi tenne a distanza con una specie di dignità alla quale non riuscii a oppormie contro il mio desiderio dovetti separarmi da lei presto.

Dopo una notte passata per lo più vegliando e sognando in modo inquietomi alzai di buon'ora; mi informai se avesse ordinato i cavallisentii che non l'aveva fattoe andai in giardinola vidi già vestita alla finestra e mi affrettai a salire. Quando mi venne incontro così bellaancora più bella del giorno primain me si agitarono di colpo passionemalizia e audacia; mi gettai su di lei e la presi tra le braccia. - Creatura angelicairresistibile! - esclamai -: perdonamima non posso evitarlo!- Con incredibile abilità si divincolò dalle mie bracciasenza che avessi potuto darle neppure un bacio sulla guancia. - Contenete questi impeti d'amore improvviso e appassionatose non volete giocarvi una felicità che vi sta vicinama che potrete afferrare solo dopo alcune prove.

- Chiedi ciò che vuoispirito angelico! – esclamai -ma non portarmi alla disperazione -. Lei rispose sorridendo: - Se volete consacrarvi al mio servizioascoltate le condizioni! Sono venuta qui a trovare un'amicadalla quale penso di passare alcuni giorni; intanto vorrei che la mia carrozza e questo cofanetto continuassero il viaggio. Volete incaricarvene voi? Non dovrete fare altro che trasportare con cura il cofanetto fuori e dentro la carrozza; quando si troverà all'interno vi siederete vicino a esso e ne avrete cura.

Quando arriverete in una locandalo poserete sul un tavoloin una stanza particolareche voi non potrete occupare e dove non potrete dormire. Ogni volta chiuderete la stanza con questa chiaveche apre e chiude qualsiasi serratura e le conferisce una speciale virtù: nessuno in quell'arco di tempo può aprirla.

La guardaiprovando una strana sensazione; promisi di fare ogni cosase solo avessi potuto sperare di rivederla prestoe se lei avesse suggellato questa speranza con un bacio. Lo fecee da quel momento fui suo anima e corpo. Ora dovevo solo ordinare i cavallimi disse.

Parlammo della strada da prenderedei posti dove avrei dovuto sostare e aspettarla. Infine mi mise in mano una borsa piena di denaroe io premetti le labbra sulle sue mani. Al momento del distacco sembrò commossae io non seppi cosa facevo o cosa dovessi fare.

Quando tornai dopo aver dato disposizionitrovai la porta della stanza chiusa. Provai subito la mia chiave specialeche superò la prova perfettamente. La porta si aprì di scattotrovai la stanza vuotasolo il cofanetto era posato sul tavolo dove lo avevo sistemato.

La carrozza era prontaportai giù con cura il cofanetto e lo misi accanto a me. La locandiera chiese: - Dov'è la signora? . Un bambino rispose: - E' andata in città -. Salutai tutti e me ne andai come in trionfoio che ero arrivato lì la sera prima con i gambali pieni di polvere. Potete facilmente immaginare che approfittando dell'inattività mi misi a riflettere su questa storiacontai il denarofeci alcuni progettie ogni tanto lanciavo un'occhiata al cofanetto. Viaggiai ininterrottamentenon scesi in parecchie stazioni di postae non mi fermai finché non arrivai in una bella città in cui lei mi aveva convocato. I suoi ordini vennero eseguiti accuratamenteil cofanetto venne sistemato in una stanza particolarecon vicino un paio di candele spentecome lei aveva ordinato. Chiusi a chiave la stanzami sistemai nella mia e mi svagai un po'.

Per un po' il ricordo di lei mi tenne occupatoma ben presto cominciai ad annoiarmi. Non ero abituato a vivere senza compagnia; la trovai in fretta ai tavoli delle osterie e nei luoghi pubblicicome mi piaceva. Fu così che il mio denaro cominciò a volatilizzarsi e una sera sparì completamente dalla borsaessendomi abbandonato incautamente al gioco sfrenato. Quando arrivai nella mia stanza ero fuori di me. Sprovvisto com'ero di denaroin attesa di un conto cospicuosenza sapere se e quando la mia bella si sarebbe fatta di nuovo vederemi trovai in un grave imbarazzo. Avevo doppiamente nostalgia di leie credetti di non poter più vivere senza di lei e senza il suo denaro.

Dopo il pasto seraleche non mi piacque per nulla dato che questa volta fui costretto a gustarmelo in solitudinecamminai agitato su e giù per la stanza parlando da solomi maledissimi gettai a terrami strappai i capelli e persi ogni pudore. Di colpo sento un lieve movimento nella stanza vicina chiusa a chiavee poco dopo sento bussare alla porta ben chiusa. Mi ricompongoafferro la chiave comunema le ante della porta si aprono di scatto da solee alla luce delle candele che ardono mi viene incontro la mia bella. Mi getto ai suoi piedile bacio la vestele manilei mi rialzaio non oso abbracciarlanemmeno guardarla; ma le confesso con sincero pentimento il mio errore. - E' scusabile - disse lei -ma purtroppo ritardate la vostra e la mia felicità. Ora dovete di nuovo procedere per un tratto nel mondoprima di rivederci. Qui c'è ancora più denaro- disse -e basterà se siete disposto a fare qualche economia. Questa volta il vino e il gioco vi hanno messo in difficoltàquindi guardatevi dal vino e dalle donne e lasciatemi sperare in un incontro più felice.

Indietreggiò oltre la sogliai battenti si richiuseroio bussaipregaima non sentii più nulla. Il giorno dopoquando chiesi il contol'oste sorrise e disse: - Ora sappiamo perché chiudete le vostre porte in modo tanto complicato e incomprensibile che nessuna chiave comune poteva aprirle. Pensavamo che teneste molto denaro e cose preziosema ora abbiamo visto scendere dalle scale il tesoroe in ogni caso sembra degno di essere ben custodito.

Non risposi nientepagai il conto e salii in carrozza con il mio cofanetto. Così me ne andai di nuovo per il mondo con il solido proposito di badare agli ammonimenti della mia misteriosa amica. Ma non appena arrivai di nuovo in una grande cittàfeci conoscenza con amabili signore dalle quali non riuscii assolutamente a staccarmi.

Sembrava che volessero farmi pagare cari i loro favori; infattipur tenendomi sempre a una certa distanzami spingevano a una spesa dietro l'altrae poiché cercavo solo di assecondare il loro piacereneppure questa volta pensai alla mia borsama continuai a pagare e a spendere secondo le circostanze. Perciò grandi furono il mio stupore e la mia gioia quandoalcune settimane doponotai che il contenuto della mia borsa non era ancora diminuitoanzi era sempre piena e rigonfia come all'inizio. Volli rassicurarmi più da vicino su questa bella qualitàmi misi a contareannotai la somma precisa e ricominciai a vivere allegramente come prima con la mia compagnia. Non mancarono scampagnategite in barcaballicanti e altri divertimenti. Ma a quel punto non fu necessaria molta attenzione per accorgersi che la borsa in realtà diminuiva di pesoproprio come se io l'avessi privata della virtù di essere inesauribile a causa del mio maledetto contare. Intanto la mia vita di piaceri aveva preso il via e non potevo tirarmi indietroma il denaro in contanti presto finì.

Maledissi la mia situazioneoffesi la mia amicache mi aveva indotto in simili tentazionimi sentii offeso perché non si era più fatta vederee in preda al risentimento mi considerai sciolto dagli obblighi verso di lei e decisi di aprire il cofanettonel quale forse avrei potuto trovare un aiuto. Infatti non era abbastanza pesante per contenere del denaroma potevano esserci dei gioielliche sarebbero stati graditi. Stavo per attuare il mio propositoma decisi di rimandarlo alla notte per compiere l'operazione in tutta calmae andai a un banchetto che era annunciato per quella sera. Si fece baldoriaed eravamo molto eccitati a causa del vino e degli squilli di trombaquando mi capitò un brutto scherzo: al momento del dolce entrò inaspettatamente un vecchio amico della mia bellezza preferitadi ritorno da un viaggiosi sedette accanto a lei e senza tante cerimonie cercò di far valere i suoi antichi diritti. Ne scaturirono ben presto irritazionelitecontesa; ci battemmo e io fui riportato a casa mezzo morto con diverse ferite.

Il chirurgo mi aveva fasciato e se n'era andatoera già notte fondail mio guardiano dormivala porta della stanza vicina si aprì la mia misteriosa amica entrò e si sedette vicino a me sul letto. Mi chiese come mi sentissi; io non risposiperché ero spossato e di cattivo umore. Lei continuò a parlare con grande sollecitudine e mi strofinò le tempie con un certo balsamoche in breve mi fece sentire decisamente rinvigoritotanto rinvigorito che riuscii ad arrabbiarmi e a rimproverarla. In un discorso veemente addossai l'intera colpa della mia sfortuna a leialla passione che mi ispiravaalle sue apparizioni e alle sue scomparsealla noiaalla nostalgia che ero costretto a provare. Divenni sempre più violentocome se una febbre mi avesse assalitoe alla fine le giurai che se non fosse stata miase questa volta rifiutava di appartenermi e di unirsi a menon avrei voluto vivere più a lungo; ed esigevo una risposta precisa. Quando vidi che esitavatrattenendosi dal darmi una spiegazionepersi la testa e mi strappai dalle ferite la doppia e tripla fasciaturacon il fermo proposito di dissanguarmi. Ma quale fu il mio stuporequando notai che le mie ferite erano tutte guariteil mio corpo era bello e intatto e lei si trovava fra le mie braccia.

Ora eravamo la coppia più felice del mondo. Ci chiedemmo perdono reciprocamentesenza sapere bene perché. Lei promise di continuare il viaggio con mee presto ci trovammo seduti uno vicino all'altra in carrozzacon il cofanetto di fronte a noial posto della terza persona. Non l'avevo mai nominato in sua presenza; neppure adesso mi venne in mente di parlarnemalgrado fosse sotto i nostri occhi e ce ne occupassimo tutti e duecome per un tacito accordoa seconda delle circostanze; io lo trasportavo dentro e fuori della carrozza ecome primaprovvedevo a chiudere le porte a chiave.

Finché era rimasto qualcosa nella borsa avevo sempre pagato; quando il denaro in contanti finì glielo feci notare. - Un rimedio si trova facilmente - disse leie indicò un paio di piccole borse attaccate in alto su un fianco della carrozzache io avevo già notato ma che non avevo mai usato. Lei infilò la mano in una di esse e tirò fuori alcune monete d'oropoi dall'altra delle monete d'argentoe mi mostrò che era possibile continuare a spendere quanto desideravamo.

Così viaggiammo di città in cittàdi paese in paeseeravamo felici tra di noi e con gli altrie io non pensavo che mi potesse lasciare di nuovotanto più che da qualche tempo era sicuramente incintacircostanza che aveva aumentato la nostra felicità e il nostro amore.

Ma purtroppo una mattina non la trovai piùe poiché il soggiorno senza di lei mi annoiavami misi di nuovo in strada con il mio cofanettosaggiai la consistenza delle due borse e le trovai sempre intatte.

Il viaggio proseguì felicementee se fino a quel momento non avevo avuto voglia di riflettere sulla mia avventuraperché aspettavo uno sviluppo del tutto naturale di quegli eventi straordinarituttavia capitò qualcosa che mi stupìmi preoccupò e addirittura mi spaventò.

Dato che ero abituato a viaggiare ininterrottamente per spostarmimi succedeva spesso di farlo nell'oscuritàe nella mia carrozzaquando per caso le lanterne si spegnevanoera molto buio. Una voltain una di queste notti scuremi ero addormentatoe quando mi svegliai vidi il bagliore di una luce sul tetto della carrozza. La osservai e mi accorsi che usciva dal cofanettoche sembrava avere una fendituraproprio come se il tempo caldo e secco dell'estate che era sopraggiunta lo avesse spaccato. Le mie idee sui gioielli si risvegliaronopensai che nel cofanetto ci fosse un rubinoe volli accertarmene. Mi sistemai il meglio possibilein modo da toccare direttamente con l'occhio la fenditura. Ma grande fu il mio stupore quando vidi all'interno una stanza arredata con molto gusto e perfino con sfarzoben illuminata dalle lampadeproprio come se avessi guardato in una sala reale attraverso l'apertura di una volta. Potevo osservare solo una parte dell'ambienteche lasciava indovinare il resto. Un fuoco pareva ardere nel caminovicino al quale c'era una poltrona. Trattenni il respiro e continuai a osservare. Dall'altro lato della sala arrivò una donna con un libro in manoe subito riconobbi mia mogliesebbene la sua figura si fosse ridotta a proporzioni minuscole. La bella si sedette in poltrona a leggerevicino al caminoattizzò il fuoco con delle molle molto graziosee potei notare chiaramente che anche la cara piccola creatura era incinta. In quel momento fui costretto a spostarmi un po' dalla mia scomoda posizionee subito dopoquando osservai nuovamente per convincermi che non era stato un sognola luce era scomparsa e mi trovai a guardare in un'oscurità vuota.

Si può immaginare come fossi stupitoanzi spaventato. Mi vennero mille pensieri su questa scopertanon riuscivo proprio a spiegarmela.

E così mi addormentaie quando mi svegliai credetti di avere solo sognato; eppure mi sentii in qualche modo estraneo alla mia bellae portando il cofanetto con cura tanto maggiorenon sapevo se dovevo augurarmi o temere il suo ritorno alla dimensione umana. Dopo qualche tempo la mia bella entrò effettivamenteverso seracon un abito biancoe poiché la stanza era in penombra mi sembrò più alta del solitoe ricordai di aver sentito che tutti coloro che appartengono alla stirpe delle ninfe e degli gnomiquando si fa notte crescono notevolmente d'altezza. Come al solito volò fra le mie bracciama l'angoscia non mi permise di stringermela al petto con autentica gioia.

- Mio caro - disse lei -sento dalla tua accoglienza quello che purtroppo so già. Tu mi hai visto in questo periodo di tempo; sei informato della condizione in cui mi trovo in certi momentie questo ha interrotto la tua e la mia felicitàanzi sta per annientarla del tutto. Devo lasciartie non so se un giorno ti rivedrò -. La sua presenzala grazia con cui parlavaallontanò subito quasi ogni ricordo del viso che fino a quel momento aveva aleggiato davanti a me come un sogno. La abbracciai con ardorela convinsi della mia passionele assicurai la mia innocenzale raccontai della casualità della mia scopertainsomma tanto feci che lei stessa sembrò tranquillizzarsie cercò di tranquillizzare anche me.

- Devi chiederti sinceramente - disse - se questa scoperta non ha compromesso il tuo amorese puoi dimenticare che mi trovavo vicino a te in due sembianze diversese il rimpicciolirsi del mio essere non diminuirà anche il tuo affetto.

La guardai; era più bella che maie pensai fra me e me: "E' poi una disgrazia tanto grande avere una moglie che ogni tanto diventa minuscolache si può portare in giro dentro un cofanetto? Non sarebbe peggio se diventasse gigantesca e mettesse suo marito nel cofanetto?".

Mi era tornata l'allegria. Per niente al mondo l'avrei lasciata andare. - Amore mio - le risposi -lascia che restiamo così come siamo stati finora. Tutti e due non potremmo stare meglio! Fa' come ti è comodoe io ti prometto di portare il cofanetto con maggior cura.

Come potrebbe farmi una brutta impressione la cosa più graziosa che io abbia visto nella mia vita? Come sarebbero felici gli innamorati se potessero avere simili miniature! E in fondo era solo una di queste immaginiun piccolo gioco di prestigio. Tu mi metti alla prova e mi stuzzichi; ma vedrai come mi comporterò.

- La questione è più seria di quanto pensi - disse la bella-; comunque sono contenta che tu la prenda con allegriainfatti possono venirne conseguenze molto felici per tutti e due. Voglio avere fiducia in te e farò il possibile da parte mia; ma devi promettermi di non ripensare mai a questa scoperta con biasimo. E a questo proposito aggiungo un'altra preghiera pressante: guardati più di prima dal vino e dall'ira.

Le promisi quello che desideravae avrei continuato a farle promessema lei stessa cambiò discorso e tutto tornò come prima. Non avevamo motivo di cambiare posto del nostro soggiorno; la città era grandela compagnia numerosala stagione offriva l'occasione per qualche festa campestre e ricevimenti in giardino.

In tutti questi divertimenti la mia compagna era molto ben vistaaddirittura reclamata con entusiasmo da uomini e donne. Un atteggiamento benevoloamabileaccattivanteunito a una certa nobiltà di modila rendevano gradita e degna di stima agli occhi di tutti. Inoltre suonava magnificamente il liuto e cantavae ogni serata lieta doveva essere coronata dal suo talento.

Devo confessare che non mi era mai importato molto della musicache anzi aveva su di me un effetto sgradevole. La mia bellache se n'era accorta prestonon cercò mai di intrattenermi con la musica quando eravamo soli; invece sembrava rifarsi in societàdove trovava una quantità di ammiratori.

E oraperché dovrei negarlola nostra ultima conversazionemalgrado la mia buona volontànon era stata sufficiente per me a risolvere del tutto la questione; piuttosto la mia sensibilità si dispose in modo singolaresenza che io ne fossi completamente consapevole. Una seraalla presenza di molte personela mia rabbia repressa esplosee me ne derivò il massimo del danno.

Se ora ci rifletto benedopo quella infelice scoperta amavo molto meno la mia bellaed ero diventato geloso di leimentre prima non mi era mai venuto in mente. Di seraa tavolaeravamo seduti diagonalmente uno rispetto all'altraa una certa distanzae io mi trovavo molto bene fra le mie due vicineun paio di signore che da qualche tempo mi sembravano attraenti. Fra discorsi scherzosi e schermaglie amorose non si lesinava il vinomentre dall'altra parte due invitati appassionati di musica si erano impadroniti di mia mogliee riuscirono a spingere la compagnia a cantarein coro e in assolo. Questo mi mise di malumore; i due amanti dell'arte mi sembrarono entrambi importuni; il canto mi irritòe quando richiesero anche a me una strofa mi infuriai davverovuotai la coppa e la posai molto bruscamente.

L'avvenenza delle mie vicine riuscì di nuovo a placarmima l'ira è una brutta cosa una volta accesa. Continuò a ribollire in me segretamenteanche se tutto avrebbe dovuto predispormi alla gioiaalla condiscendenza. Invece diventai ancora più ostilequando portarono il liuto e la mia bella accompagnò il suo canto suscitando l'ammirazione degli altri. Sfortunatamente chiesero che tutti facessero silenzio. Quindi non potevo neppure più chiacchieraree i suoni mi facevano digrignare i denti. C'è da stupirsi se alla fine bastò una piccolissima scintilla ad accendere la mina?

La cantantefinita una canzone fra grandi applausiguardò verso di mea dire il vero amorevolmente. Purtroppo i suoi sguardi non mi penetrarono. Lei si accorse che avevo appena mandato giù una coppa di vino e me ne riempivo un'altra. Con l'indice della mano destra mi fece un cenno di affettuosa minaccia. - Pensa che è vino! - disse con un tono di voce sufficientemente alto da farsi sentire da me. - L'acqua è per le ninfe! - esclamai. - Signore - disse alle mie vicine -adornate la coppa con ogni graziain modo che non si vuoti troppo spesso. - Non vi lascerete dominare! - mi bisbigliò una delle due all'orecchio. - Che vuole la nana? - gridaicomportandomi con tale irruenza da rovesciare la coppa. - Se n'è versato molto! - esclamò la splendida creatura; e trasse un suono dalle cordecome a voler attirare di nuovo su di sé l'attenzione della compagnia distogliendola dall'incidente. E le riuscì davverotanto più quando si alzòsolo fingendo di volersi sistemare più comodamente per suonaree continuò a preludiare.

Quando vidi scorrere il vino rosso sulla tovaglia tornai in me.

Riconobbi di aver commesso un grave erroree mi sentii intimamente pentito. Per la prima volta la musica mi parlava. La prima strofa che lei cantò era un commiato amichevole rivolto alla compagniache ancora poteva sentirsi unita. Alla strofa seguente fu come se la comitiva si disperdessee ognuno si sentì soloe separato dagli altrinessuno credette più di essere presente. Che posso dire dell'ultima strofa? Era rivolta solo a meera la voce dell'amore feritoche dà l'addio al malumore e alla spavalderia.

In silenzio la portai a casae non mi aspettavo niente di buono. Ma appena raggiunta la nostra stanzasi mostrò molto affettuosa e dolceaddirittura scherzosae mi rese il più felice degli uomini.

Il mattino dopo le dissi fiducioso e pieno d'amore: - Più d'una volta hai cantato su richiesta di una bella compagniaper esempio ieri sera quella commovente canzone d'addio; canta ancora una volta per amor mio un lietoleggiadro canto di benvenuto in quest'ora mattutinaperché sia come se ci conoscessimo per la prima volta.

- Non posso farloamico mio - mi rispose con gravità -. La canzone di ieri sera si riferiva alla nostra separazioneche dovrà avvenire senza indugio: posso dirti solo che l'offesa recata alla promessa e al giuramento avrà per noi le peggiori conseguenze; ti sei giocato una grande felicitàe anch'io devo rinunciare ai miei desideri più cari.

Quando insistettipregandola di spiegarsi più chiaramenterispose:

- Questo posso farlopurtroppoperché si tratta di qualcosa che riguarda la mia vita con te. Ora saprai quello che avrei preferito nasconderti il più a lungo possibile. Le sembianze in cui mi hai vista dentro il cofanetto sono quelle a me naturali e innate; infatti appartengo alla stirpe del re Eckwaldil potente principe degli gnomidi cui tanto parla la storia vera. Il nostro popolo è sempre attivo e operosoora come fin dai tempi più lontanie anche per questo è facile da governare. Ma non devi immaginare che gli gnomi siano rimasti indietro nelle loro attività. Una volta i loro lavori più famosi erano le spade che inseguivano i nemicise venivano lanciate dietro a lorocatene che si stringevano invisibili e misteriosescudi impenetrabili e altre cose simili. Oraperòsi occupano soprattutto di oggetti che riguardano le comodità e gli ornamentie in questo sono superiori a tutti i popoli della Terra. Ti stupiresti se visitassi le nostre officine e i nostri magazzini. Tutto questo andrebbe molto benese non intervenisse una circostanza particolare che riguarda l'intero popolo e specialmente la famiglia reale.

Poiché si fermò un momentole chiesi di rivelarmi qualcosa di più di quegli straordinari segretie lei acconsentì subito.

- E' risaputo - disse - che Dioappena ha creato il mondopoiché tutta la Terra era asciutta e le montagne erano là possenti e maestoseDiodicevoprima di ogni altra cosa creò i piccoli gnomiperché ci fossero anche esseri intelligenti che potessero guardare con stupore le sue meraviglie all'interno della Terrain gallerie e abissie le onorassero. Inoltre si sa che questa piccola razzain seguitosi è sollevata e ha pensato di arrogarsi il dominio della Terrae perciò Dio ha creato i draghiper respingere il popolo degli gnomi nelle montagne. Ma poiché i draghi si annidarono anche loro nelle grandi caverne e nei crepacci e presero l'abitudine di abitare làe molti di essi sputarono fuoco e causarono altre devastazioniai piccoli gnomi ne vennero grandi difficoltà e preoccupazionitanto che non seppero più che cosa faree perciò si rivolsero a Dioumili e supplichevolie nelle loro preghiere lo implorarono di annientare di nuovo questo spregevole popolo di draghi. Ma anche senella sua saggezzalui non poteva decidersi a distruggere le sue creaturela grande pena dei poveri gnomi lo commosse tanto che senza indugio creò i gigantiche avrebbero lottato contro i draghie anche se non li avessero sterminatialmeno li avrebbero ridotti di numero.

Ma quando i giganti riuscirono più o meno a spuntarla con i draghianche dentro di loro crebbero l'audacia e la boriae perciò commisero dei misfattispecialmente contro i buoni gnomiche una volta di piùtrovandosi in difficoltàsi rivolsero al Signoreche dalla sua grande potenza creò i cavalieriche avrebbero lottato contro i giganti e i draghi e avrebbero vissuto in buona armonia con gli gnomi.

E così l'opera della creazioneda questo latoera conclusae in seguito giganti e draghi si troveranno sempre uniticome i cavalieri e gli gnomi. Da questoamico miopuoi vedere che noi siamo la razza più antica del mondoil che torna a nostro onore ma porta con sé anche un grosso svantaggio.

Poiché nel mondo niente può esistere in eternoma tutto ciò che una volta è stato grande deve diventare piccolo e ridursianche nel nostro casoa partire dalla creazione del mondosiamo diminuiti diventando sempre più piccoli; prima d'ogni altraperòla famiglia realeche a causa del suo sangue puro è soggetta per prima a questo destino. Perciò i nostri saggi maestri già da molti anni hanno escogitato un espedientee così ogni tanto una principessa reale viene mandata fuori sulla Terra per sposare un onesto cavalierecosicché la razza degli gnomi si rinvigorisca e si salvi da una completa decadenza.

Mentre la mia bella pronunciava queste parole con assoluta schiettezzala guardai pensierosoperché sembrava che avesse voglia di rivelarmi qualcosa. Non avevo più dubbi per quanto riguardava la sua graziosa origine; ma mi rendeva un po' diffidente il fatto che avesse preso me invece di un cavalieredato che mi conosceva fin troppo bene per poter credere che i miei antenati fossero stati creati direttamente da Dio.

Nascosi stupore e perplessitàe le chiesi con affetto: - Ma dimmimia cara bambinacome hai potuto assumere quest'aspetto così imponente e bello? Conosco poche donne che possano paragonarsi a te per la splendida figura. - Lo saprai rispose la mia bella -. Da sempre viene tramandato nel Consiglio dei re degli gnomi di guardarsi il più a lungo possibile da ogni misura straordinariacosa che anch'io ritengo del tutto naturale e ragionevole. Forse avremmo aspettato ancora a lungo prima di inviare un'altra volta una principessa sulla terrase il fratello nato dopo di me non fosse stato tanto piccolo che le sue balie l'hanno perso dalle fascee non si sa bene dove sia finito. Dopo questo caso inauditomai registrato negli annali del regno degli gnomii saggi si riunirono eper farla brevevenne presa la decisione di mandarmi a cercare un marito.

- La decisione! - esclamai -; è tutto giusto e bello. Si può prendere una decisionesi può stabilire qualcosa; ma i vostri saggicome sono riusciti a dare a uno gnomo questa figura divina?

- Anche questo - disse lei - era già stato previsto dai nostri avi.

Nel tesoro reale c'era un enorme anello d'oro. Ora ti parlo di come mi sembrò quando mi venne mostrato una voltada bambinadove si trovava: infatti è lo stesso che ora ho al dito; e poi si andò avanti in questo modo. Mi informarono di tutto quello che stava per succederee mi insegnarono quello che avrei dovuto fare e non fare.

Venne costruito un magnifico palazzosecondo il modello della residenza estiva dei miei genitori: un edificio centraleali laterali e tutto quello che si poteva desiderare. Era posto all'entrata di un grande anfratto di rocciae lo adornava nel modo migliore. Nel giorno stabilito la Corte vi si trasferì e i miei genitori insieme con me.

L'esercito sfilò in parata e ventiquattro sacerdoti portarono su una preziosa lettiganon senza difficoltàil meraviglioso anello. Fu posato sulla soglia dell'edificioproprio dove si passa per entrare.

Furono compiute delle cerimoniee dopo un affettuoso congedo passai all'azione. Mi avvicinaiappoggiai la mano sull'anello e cominciai subito a crescere sensibilmente. In pochi minuti avevo raggiunto la mia altezza di adesso; dopo di che misi immediatamente l'anello al dito. In un attimo finestreporte e portoni si chiuserole ali laterali si ritirarono nel corpo centraleal posto del palazzovicino a me c'era un cofanetto che presi subito e portai via non senza la piacevole sensazione di essere così grande e fortema sempre uno gnomo rispetto agli alberi e alle montagne e ai fiumie sempre un gigante in confronto all'erba e alle piante e specialmente alle formichecon le quali noi gnomi non sempre abbiamo buoni rapportie perciò ci tormentano spesso violentemente.

Avrei molto da raccontare su quel che successe prima di trovartidurante il mio pellegrinaggio. In brevemisi alla prova qualcunoma nessuno mi sembrò degno di rinnovare ed eternare la stirpe del magnifico Eckwald.

Durante tutti questi racconti la testa mi dondolò senza che io la scuotessi. Feci diverse domandealle quali però non ricevetti risposte particolarimentre seppi con la massima tristezza che doveva far ritorno per forza dai suoi genitori dopo quello che era successo.

Sperava di tornare da mema ora doveva inevitabilmente presentarsi làperché altrimenti tutto sarebbe stato perduto sia per me che per lei. Le borse presto avrebbero smesso di pagarecon tutto quello che ne sarebbe derivato.

Avendo sentito che il denaro poteva finirenon chiesi più che altro potesse succedere. Scossi le spalletacquie lei sembrò capirmi.

Raccogliemmo tutto e sedemmo in carrozza; di fronte a noi era posato il cofanettonel quale non riuscii a notare ancora niente di un palazzo. Oltrepassammo diverse stazioni di posta. Il denaro per il viaggio e le mance venne pagato agevolmente e con abbondanza dalle due piccole borse sistemate a destra e a sinistrafinché raggiungemmo una regione montuosae appena scesi la mia bella mi precedette e ioper suo ordinela seguii con il cofanetto. Mi portò su sentieri abbastanza ripidi fino a una stretta valleattraverso la quale un limpido ruscello ora precipitava ora serpeggiava tranquillo. Allora mi mostrò un pianoro elevatomi ordinò di posare il cofanetto e disse:

Addio: troverai facilmente la strada del ritorno; ricordati di mespero di rivederti.

In quel momento mi sembrò di non poterla lasciare. Era di nuovo in una delle sue belle giornate ose preferitenel suo momento migliore. Da solo con una creatura così graziosasul prato verdetra erba e fioricircondati dalle roccecon l'acqua che mormorava: quale cuore sarebbe rimasto insensibile! Volevo prenderle le maniabbracciarlama lei mi respinse e mi minacciòcon la consueta dolcezzadi un grave pericolose non mi fossi allontanato immediatamente.

- Non c'è nessuna possibilità - esclamai che io resti vicino a teche tu possa tenermi con te? -. Accompagnai queste parole con gesti e toni così afflitti che lei sembrò commossa e dopo un momento di riflessione mi confessò che non era impossibile che la nostra unione continuasse. Chi era più felice di me! La mia insistenza che diventava sempre più vivacealla finela costrinse a parlare e a rivelarmi chese mi fossi deciso a diventare piccolo come leicome l'avevo vista quella voltaavrei potuto restarle vicinoentrare nella sua casanel suo regnofar parte della sua famiglia. Questa proposta non mi piacque completamentema in quel momento non potevo staccarmi da lei; cosìessendo abituato da qualche tempo a cose straordinarie e disposto a prendere decisioni rapideacconsentii e dissi che poteva fare di me ciò che voleva.

Immediatamente dovetti stendere il mignolo dalla mano sinistrae lei vi appoggiò il suosi tolse piano l'anello con la sinistra e lo fece scivolare al mio dito. Appena questo accaddesentii un dolore violento al ditol'anello si strinse e mi torturò orribilmente.

Lanciai un urlo acuto e involontariamente cercai a tastoni intorno a me la mia bellache era scomparsa. Non saprei esprimere come mi sono sentito in quel momentoe non mi resta niente altro da dire eccetto che mi ritrovai ben presto piccolo e bassoaccanto alla mia bellain un bosco di fili d'erba. La gioia di rivederla dopo una separazione breve ma tanto singolareo se voletedi riunirci senza più separazioneera inaudita. Mi gettai al suo collolei ricambiò le mie carezzee la piccola coppia si sentì felice quanto la grande.

Con un certo disagio risalimmo una collina; infatti il prato per noi era diventato quasi un bosco impenetrabile. Comunque alla fine arrivammo in una radurae mi stupii molto vedendo la grande massa squadratache fui ben presto in grado di riconoscere: era il cofanettonelle condizioni in cui l'avevo posato là.

- Va'amico miobatti con l'anello e vedrai miracoli - disse la mia amata. Mi avvicinaie appena picchiai vissi davvero il più grande dei miracoli. Spuntarono due ali lateralie contemporaneamente diverse parti calarono come scaglie e scheggeinfatti di colpo mi trovai davanti agli occhi portefinestrecolonnati e tutto quello che fa parte di un palazzo completo.

Chi ha visto un artistico scrittoio di Rontgenin cui con una mossa si mettono in moto molle e scompartie contemporaneamente o uno dopo l'altro si estraggono leggio e occorrente per scriverecassette per le lettere e per il denaropuò farsi un'idea di come si sviluppò quel palazzodove la mia dolce accompagnatrice mi trascinò. Nel salone riconobbi subito il caminoche una volta avevo visto dall'altoe la poltrona su cui lei si era seduta. E quando guardai in alto credetti davvero di vedere nella cupola ancora qualcosa della fenditura attraverso la quale avevo guardato all'interno. Vi risparmio la descrizione del resto; insomma tutto era ampioprezioso e pieno di gusto. Mi ero appena ripreso dallo stuporequando sentii da lontano una musica militare. La mia bella metà fece un salto dalla gioia e mi annunciò con entusiasmo l'arrivo del suo signor padre. Allora passammo sotto la porta e vedemmo uno splendido corteoche sembrava muoversi da una grande anfratto di roccia. Si susseguirono soldatiservitorimaggiordomi e un magnifico seguito di cortigiani. Alla fine vidi una calca doratain mezzo alla quale c'era il re in persona. Quando tutto il corteo si dispose davanti al palazzoil re si avvicinò con i membri più importanti del seguito. La sua incantevole figlia gli corse incontro trascinandomi con séci gettammo ai suoi piedilui mi rialzò molto benevolmentee quando mi trovai davanti a lui mi resi conto che in questo piccolo mondo la mia era la statura più considerevole. Andammo insieme verso il palazzoe il re in presenza della sua Cortecon un discorso ben studiato in cui esprimeva il suo stupore di trovarci in quel postosi degnò di darci il benvenutomi riconobbe come genero e dispose la cerimonia nuziale per l'indomani.

Provai all'improvviso una sensazione di spaventoquando sentii parlare di matrimonio: infatti finora l'avevo temuto più della stessa musicache pure mi sembrava quanto di più odioso vi fosse sulla Terra. Quelli che fanno della musicaero solito direalmeno immaginano di essere in accordo fra di loro e di agire in armonia:

infatti quando hanno accordato gli strumenti abbastanza a lungo e ci hanno lacerato le orecchie con stonature di ogni tiposi ostinano a credere di esserne ormai venuti a capo e che uno strumento si accordi perfettamente all'altro. Perfino il direttore d'orchestra è partecipe di questa felice illusione e quindi attacca gioiosamentee intanto a noi altri continuano a rintronare le orecchie. Invece nel matrimonio non è neppure questo il caso: infattimalgrado si tratti solo di un duettoe dunque si dovrebbe pensare che due vocio due strumentipotrebbero trovare un relativo accordoquesto capita invece raramente; se l'uomo dà un tono la donna lo prende subito più altoe l'uomo più alto ancora; allora si passa dal la al tono coralee poi sempre più in altofinché gli stessi strumenti a fiato non riescono più a seguirli. E quindipoiché la musica armonica mi dà fastidiotanto meno mi si può dar torto se non posso soffrire quella disarmonica.

Non posso e non voglio raccontare tutti i festeggiamenti in cui si esaurì la giornata; infatti vi feci molto poco caso. Il cibo raffinatoil vino eccellenteniente riuscì a piacermi. Pensavo e ripensavo a cosa avrei fatto. Ma non c'era molto da escogitare. Decisi cheappena fosse stata notteper farla breveme ne sarei andatoper nascondermi da qualche parte. Raggiunsi felicemente una fenditura nella roccia in cui riuscii a introdurmi a forza e a nascondermi come potei. La mia preoccupazione fu quella di liberarmi il dito dal disgraziato anellocosa che non mi riuscì assolutamenteanzi sentii che diventava sempre più stretto appena pensavo di sfilarmeloe provavo anche violenti doloriche però si calmavano immediatamente appena rinunciavo dal mio proposito.

Mi alzai di prima mattina - infatti la mia piccola persona aveva dormito molto bene - con l'intenzione di guardarmi di nuovo intornoquando sembrò che cominciasse a piovere su di me. Infatti tra erbafoglie e fiori cadevano una quantità di sabbia e carbonee come mi spaventai quando tutto intorno a me si animò e un'interminabile esercito di formiche mi si gettò addosso. Me ne ero appena accortoquando mi attaccarono da ogni partee nonostante io mi difendessi subito vivacemente e con un certo coraggioalla fine mi ricoprirono tantopizzicandomi e tormentandomiche fui felice quando sentii gridare di arrendermi. In effetti mi arresi subitodopo di che una formica di statura considerevole mi si avvicinò cortesementeaddirittura con deferenzae si raccomandò al mio favore. Seppi che le formiche erano diventate alleate di mio suoceroe che lui in questa occasione le aveva richiamate ordinando loro di prendermi. Ero un piccolo essere nelle mani di esseri ancora più piccoli. Pensai al matrimonioe dovevo ringraziare Dio se mio suocero non era in collera e la mia bella non era seccata con me.

Consentitemi di tacere su tutte le cerimonie; per farla breve eravamo sposati. Eppurenonostante ci fosse allegria tra noic'erano delle ore solitarie durante le quali si era indotti a rifletteree mi capitò quello che ancora non mi era mai accaduto; vi rivelerò cosa e in che modo.

Tutto intorno a me era perfettamente adeguato alla mia nuova statura e alle mie esigenzele bottiglie e i bicchieri erano proporzionati al piccolo bevitoreanzise si vuoledi una misura relativamente migliore che da noi. Il mio piccolo palato trovava eccellenti i bocconi prelibatiun bacio dalla boccuccia di mia moglie era davvero incantevolee non nego che la novità mi rendeva tutte queste circostanze molto gradevoli. Ma purtroppo non avevo dimenticato la mia precedente condizione. Sentivo in me una misura della mia antica grandezza che mi rendeva inquieto e infelice. Allora capii per la prima volta quello che i filosofi vorrebbero intendere parlando dei loro idealidai quali sembra che gli uomini siano tanto tormentati.

Avevo un ideale di me stessoe a volte in sogno mi sembrava di essere un gigante. Per farla brevela donnal'anellola figura da gnomotanti altri vincoli mi rendevano totalmente infelicetanto che cominciai a pensare seriamente alla mia liberazione.

Poiché ero convinto che tutto l'incantesimo fosse nascosto nell'anellodecisi di limarlo. Perciò sottrassi al gioielliere di Corte alcune lime. Fortunatamente ero mancinoe in vita mia non avevo fatto mai niente con la destra. Mi misi a lavorare sodo; non era cosa da poco: infatti il cerchietto d'oroper quanto paresse sottilein proporzione era diventato più spesso rispetto alla dimensione che aveva prima di ritirarsi. In tutte le ore libere mi dedicai inosservato a questa occupazionee fui abbastanza accortoquando il metallo fu segatoda mettermi davanti alla porta. Ci ero riuscito:

infatti di colpo il cerchio d'oro saltò con forza dal ditoe la mia persona fu lanciata in alto con tale violenza che credetti davvero di aver toccato il cielo e in ogni caso di aver sfondato la cupola del nostro palazzo estivoanzi di aver distrutto con la mia nuova goffaggine l'intero edificio.

Ero di nuovo in piedisenz'altro molto più grande ma anchemi sembròmolto più sciocco e maldestro. E quando mi ripresi dallo stordimento vidi vicino a me il cofanetto; lo trovai abbastanza pesante quando lo sollevai e lo portai giù per il sentiero verso la stazione di postadove feci subito attaccare i cavalli e partii.

Durante il viaggio feci senza indugio un tentativo con le piccole borse sistemate ai due lati. Al posto del denaroche sembrava esauritotrovai una piccola chiave; apparteneva al cofanettonel quale trovai un qualche risarcimento. Finché duròmi servii della carrozza; poi la vendetti per proseguire con la diligenza di posta. Mi disfeci del cofanetto solo alla fineperché pensavo sempre che si sarebbe potuto riempire un'altra voltae così alla fineanche se facendo un giro piuttosto lungoarrivai di nuovo in cucina dalla cuocadove mi avete conosciuto prima.

 

 

 

LA FIABA

 

Sul grande fiumeche una violenta pioggia aveva gonfiato fino a farlo straripareil vecchio barcaiolo dormiva nella sua piccola capannastanco delle fatiche della giornata. Nel cuore della notte alcune voci forti lo svegliarono; sentì che dei viaggiatori volevano essere traghettati.

Quando fu alla portavide ondeggiare sulla barca legata due grandi fuochi fatuiche gli assicurarono di avere molta fretta e di voler essere già sull'altra riva. Il vecchio non indugiòpartì e guidò attraverso la corrente con la solita abilitàmentre gli stranieri bisbigliavano tra loro in una lingua sconosciuta molto veloce e ogni tanto scoppiavano in una sonora risatasaltando su e giùora sui bordi e sulle pancheora sul fondo della barca.

- La barca ondeggia! - esclamò il vecchio -e se siete così irrequieti può capovolgersi; state sedutifuochi!

A questa richiesta i due scoppiarono in una gran risatasi burlarono del vecchio e si agitarono ancora di più. Lui sopportò con pazienza le loro scortesiee presto toccò l'altra riva.

- Questo è per la prima vostra fatica! - esclamarono i viaggiatorie scuotendosi fecero cadere nella barca umida tante monete d'oro lucente.

- Per amor del cieloche fate! - esclamò il vecchio -. Volete rovinarmi! Se una moneta d'oro fosse caduta in acquala correnteche non può sopportare questo metallosi sarebbe sollevata in onde terribilimi avrebbe inghiottito insieme alla barcae chissà che ne sarebbe stato di voi; riprendetevi il vostro denaro!

- Non possiamo riprendere quello che abbiamo scrollato replicarono quelli.

- Allora - disse il vecchio piegandosi per raccogliere nel berretto le monete d'oro -mi costringete a fare lo sforzo di cercarleportarle sulla terraferma e sotterrarle.

I fuochi fatui erano saltati dalla barcae il vecchio esclamò: Dov'è la mia ricompensa?

- Chi non accetta l'oro deve lavorare per niente!- esclamarono i fuochi fatui.

- Dovreste sapere che posso essere pagato solo con i frutti della terra.

- Con i frutti della terra? Noi li disprezziamoe non li abbiamo mai mangiati.

- Non posso lasciarvi andarese non promettete di farmi avere tre cavolitre carciofi e tre grosse cipolle.

I fuochi fatui scherzando cercarono di sgattaiolare viama si sentirono inspiegabilmente incatenati al suolo: era la sensazione più sgradevole che avessero mai provato. Promisero di esaudire quanto prima la sua richiesta; lui li liberò e se ne andò.

Era già lontano quando lo richiamarono: - Vecchio! ascoltavecchio!

Abbiamo dimenticato la cosa più importante! -. Ma lui se n'era andato e non li sentiva più. Si era fatto trasportare dal fiume sull'altra rivaper sotterrare quell'oro pericoloso in un posto di montagnache l'acqua non avrebbe mai potuto raggiungere. Trovò un enorme abisso fra alte roccelo gettò là dentro e tornò alla sua capanna.

In questo abisso si trovava il bel serpente verdeche fu svegliato dal suo sonno dalle monete che cadevano tintinnando. Appena vide quei dischili inghiottì immediatamente con grande aviditàe si mise a cercare con cura tutte le monete che si erano sparpagliate nei cespugli e nelle fenditure delle rocce.

Appena le ebbe inghiottiteprovò la sensazione piacevolissima dell'oro che si scioglieva nelle sue viscere diffondendosi per tutto il corpoe si accorse con enorme gioia di essere diventato trasparente e luminoso. Da molto tempo gli avevano assicurato che un simile fenomeno era possibile; ma poiché dubitava che questa luce potesse durare a lungola curiosità e il desiderio di garantirsi l'avvenire lo spinsero a uscire dalle rocce per scoprire chi potesse aver gettato il bell'oro. Non trovò nessuno. Gli riuscì ancora più gradito ammirare la piacevole luce che diffondeva tra l'erba fresca.

Tutte le foglie parevano di smeraldotutti i fiori erano trasfigurati in modo meraviglioso. Frugò inutilmente quel posto solitario e selvaggio; ma la sua speranza aumentò quando giunse in pianura e da lontano vide un bagliore simile al suo. - Se finalmente trovassi uno come me! - esclamòe si affrettò a raggiungere quel posto. Non si curò della difficoltà di strisciare fra le canne della palude; infattinonostante vivesse di preferenza sui secchi prati montani o in profonde fenditure di rocciamangiasse erbe aromatiche e placasse di solito la sua sete con tenera rugiada e fresca acqua di sorgenteper amore dell'oro e con la speranza della luce meravigliosaavrebbe fatto qualsiasi cosa gli fosse imposta.

Preso da una grande stanchezza raggiunse finalmente un'umida paludedove giocavano i nostri due fuochi fatui. Andò loro incontroli salutò e si rallegrò di aver trovato signori tanto piacevoli imparentati con lui. Le luci lo sfioraronoscivolarono su di lui e risero a modo loro. - Signor cugino dissero -se appartenete alla linea orizzontale non significa niente; noi siamo imparentati solo in apparenzabasta che guardiate (e tutti e due sprigionarono fiammesacrificando la loro ampiezza per diventare il più possibile lunghi e sottili) come a noi signori della linea verticale doni questa lunghezza slanciata; non prendetela a maleamicoma quale famiglia può vantarla? Da quando esistono fuochi fatui non ce n'è stato nessuno seduto o disteso.

Il serpente si sentì molto a disagio in presenza di questi parentiperché poteva alzare la testa in alto quanto volevama sentiva di doverla piegare di nuovo a terra per fare un passo avantie mentre prima nell'oscuro boschetto era straordinariamente soddisfattooradavanti a questi cuginiil suo splendore pareva diminuire di momento in momentoe temeva che alla fine sarebbe addirittura svanito.

In preda a quest'imbarazzo chiese velocemente se i signori non potessero dargli qualche notizia sulla provenienza dell'oro lucente che poco prima era caduto nell'abisso fra le rocce; lui pensava che fosse una pioggia d'oro che cadeva direttamente dal cielo. I fuochi fatui risero e si scrollaronoe fecero schizzare tutt'intorno una gran quantità di monete d'oro. Il serpente le inghiottì velocemente.

- Gustatelesignor cugino dissero cortesemente quei signori -possiamo offrirvi ancora di più. Si scossero altre volte con grande agilitàtanto che il serpente riuscì appena a mandar giù il prezioso cibo a una simile velocità. La sua luce cominciò ad aumentare visibilmentee finì con il risplendere in modo meravigliosomentre i fuochi fatui erano diventati piccole e sottilisenza perdere tuttavia niente del loro buonumore.

- Vi sarò grato in eterno - disse il serpentequando riuscì di nuovo a prendere fiato alla fine del suo pasto -; chiedetemi quello che volete: vi darò tutto ciò che è in mio potere.

- Magnifico! - esclamarono i fuochi fatui -. Diccidove abita la bella Lilie? Portaci il più in fretta possibile al palazzo e al giardino della bella Liliemoriamo dall'impazienza di gettarci ai suoi piedi.

- Non posso farvi subito questo favore - ribatté il serpente con un profondo sospiro -. Purtroppo la bella Lilie vive al di là dell'acqua.

- Al di là dell'acqua? E noi ci siamo fatti traghettare in questa notte di tempesta! Com'è orribile il fiume che ci divide! Sarà possibile chiamare di nuovo il vecchio?

- Sarebbero sforzi inutili - rispose il serpente -perché se pure l'incontraste su questa riva non vi porterebbe; può far attraversare il fiume a chiunquema non può riportare indietro nessuno.

- Siamo sistemati bene! Non c'è un altro modo per attraversare il fiume?

- Diversima non in questo momento. Io stesso potrei traghettare lor signorima solo a mezzogiorno.

- Quella è un'ora in cui non viaggiamo volentieri.

- Allora potete passare di sera sull'ombra del gigante.

- Come si fa?

- Il grande giganteche abita non lontano da quinon è in grado di fare niente con il suo corpo; le sue mani non sollevano neppure un filo di paglia; le sue spalle non potrebbero portare nemmeno un fagotto; ma la sua ombra può moltoanzi tutto. Perciò al sorgere e al calare del sole è molto potentee così di sera ci si può sedere sul collo della sua ombrail gigante si avvia lentamente verso la riva e la sua ombra porta il viandante al di là dell'acqua. Ma se a mezzogiorno volete trovarvi in quell'angolo del bosco dove fitti cespugli costeggiano la rivapotrò traghettarvi io stesso e presentarvi alla bella Lilie; se invece temete il caldo di mezzogiorno potrete cercare il gigante verso sera in quell'insenatura di rocce; si mostrerà di sicuro cortese.

I giovani signori si allontanarono con un leggero inchinoe il serpente fu contento di essersi liberato di loroanche per soddisfare una curiosità che già da molto tempo lo tormentava in modo particolare.

In un luogo fra gli abissi di roccedove spesso andava strisciandoaveva fatto una scoperta singolare. Infattimalgrado fosse costretto a strisciare attraverso questi abissi senza lucecon i sensi sapeva distinguere bene gli oggetti. Era abituato a trovare dappertutto solo prodotti della natura di forma irregolare; ora si insinuava fra i denti di grandi cristalliora sentiva punte e filamenti d'argento puroe portava con sé alla luce questa o quella pietra preziosa. Ma con suo grande stuporein una roccia chiusa tutt'intornoaveva sentito oggetti che rivelavano la mano creatrice dell'uomo. Pareti liscelungo le quali non poteva salireangoli acuti e regolaricolonne ben modellate ecosa più stranafigure umane intorno alle quali si era spesso avviticchiatoe che pensava che fossero di metallo o di marmo molto levigato. Voleva ricomporre un'ultima volta tutte queste esperienze servendosi della vistae confermare quello che aveva solo supposto. Ora pensava di poter illuminare con la propria luce questa meravigliosa stanza sotterranea e sperava di riconoscere in una sola volta questi strani oggetti. Si affrettò e sulla solita strada trovò le fenditure attraverso le quali era solito insinuarsi nel tempio.

Una volta arrivato sul posto si guardò intorno con curiositàe anche se la sua luce non riusciva a illuminare tutti gli oggetti della rotondaquelli più vicini gli apparvero distintamente. Con stupore misto a deferenza guardò verso una nicchia splendentein cui era posta la statua in oro puro di un venerabile re. Le dimensioni della statua superavano le proporzioni umanema a giudicare dalla figuraera l'immagine di un uomo piccolo piuttosto che alto. Il suo corpo ben fatto era coperto da un semplice mantelloe una corona di foglie di quercia teneva insieme i suoi capelli.

Il serpente aveva appena visto questa venerabile statuaquando il re cominciò a parlare e chiese: - Da dove vieni?

- Dagli abissi in cui abita l'oro - rispose il serpente.

- Cos'è più bello dell'oro? - chiese il re.

- La luce - rispose il serpente.

- Cos'è più ristoratrice della luce? - domandò quello.

- La parola - rispose questi.

Mentre discorreva aveva sbirciato da un latoe aveva visto un'altra immagine meravigliosa nella nicchia vicina. Vi era seduto un re d'argentodalla figura allungata e molto esile; il suo corpo era coperto da una veste ricamatacoronacintura e scettro erano ornati di pietre preziose; aveva sul viso la serenità della fierezza e sembrava voler parlarequando una venatura di colore scuro che attraversava la parete di marmo diventò all'improvviso luminosa e diffuse in tutto il tempio una piacevole luce. In questo chiarore il serpente vide il terzo redalla possente figura di bronzoche sedeva là appoggiato alla sua clavaera adorno di una corona d'alloroed era più simile a una roccia che a un uomo. Il serpente volle girarsi verso il quartoche si trovava più lontanoma il muro si aprì e la venatura luminosa lampeggiò e scomparve.

Ne uscì un uomo di media staturache attirò su di sé l'attenzione del serpente. Era vestito da contadino e portava in mano una piccola lampadala cui tenue fiamma si guardava volentieri e illuminava l'intero tempio in modo straordinariosenza gettare neppure un'ombra.

- Perché vienivisto che abbiamo la luce? - chiese il re d'oro.

- Sapete che non posso illuminare l'oscurità.

- Il mio regno è alla fine? - Chiese il re d'argento.

- Tardi o mai - ribatté il vecchio.

Con voce robusta il re di bronzo chiese: - Quando potrò alzarmi?

- Presto - rispose il vecchio.

- A chi devo unirmi? - chiese il re.

- A tuo fratello maggiore - disse il vecchio.

- Che ne sarà del più giovane? - chiese il re.

- Si siederà - disse il vecchio.

- Non sono stanco - esclamò il quarto re balbettando con voce roca.

Mentre quelli parlavano il serpente era andato strisciando piano per il tempioaveva osservato tuttoe ora guardava da vicino il quarto re. Stava appoggiato a una colonnae la sua figura considerevole era più pesante che bella. Ma non si riusciva a distinguere bene il metallo in cui era stato fuso. A ben guardare era una mescolanza dei tre metalli di cui erano fatti i suoi fratelli. Ma le materie non sembravano essersi amalgamate bene al momento della fusione; venature irregolari d'oro e d'argento attraversavano la massa di bronzo e davano alla statua un aspetto sgradevole.

Intanto il re d'oro disse all'uomo: - Quanti segreti conosci?

- Tre - rispose il vecchio.

- Qual è il più importante? - chiese il re d'argento.

- Quello palese - rispose il vecchio.

- Vuoi rivelarlo anche a noi? - chiese quello di bronzo.

- Appena saprò il quarto - disse il vecchio.

- Che mi importa! - mormorò tra sé il re composito.

- Conosco il quarto - disse il serpentesi avvicinò al vecchio e gli bisbigliò qualcosa all'orecchio.

- L'ora è arrivata! - esclamò il vecchio con voce possente. Il tempio riecheggiòle colonne di metallo risuonaronoe in quell'istante il vecchio sprofondò a occidente e il serpente a orientee ogni cosa sparì rapidamente negli abissi delle rocce.

Tutti i passaggi che il vecchio percorreva si riempivano d'oro dietro di luiperché la sua lampada aveva la straordinaria facoltà di trasformare le pietre in orogli animali morti in pietre preziosee di annientare tutti i metallima per produrre quest'effetto doveva illuminare da sola. Se aveva vicino un'altra luceemanava solo un bel chiaroree ravvivava tutto quello che era animato.

Il vecchio entrò nella sua capanna costruita sulla montagnae trovò la moglie in preda a una grande afflizione. Era seduta vicino al fuoco e piangeva e non riusciva a darsi pace.

- Come sono infelice - esclamò -oggi non avrei dovuto lasciarti andare via!

- Che succede? - chiese tranquillo il vecchio.

- Appena te ne sei andato - disse la donna singhiozzando -ho trovato sulla soglia due viandanti turbolenti; incautamente li ho fatti entraresembravano due brave persone gentili; erano avvolti in fiamme sottilisi poteva prenderli per fuochi fatui; appena sono in casa cominciano ad adularmi in modo sfrontatoe diventano così insistenti che non riesco a pensarci senza vergogna.

- Quei signori avranno scherzato - ribatté il marito sorridendo; considerando la tua età avrebbero dovuto limitarsi alla semplice cortesia.

- Quale età! Età! - esclamò la donna -. Devo sempre sentir parlare della mia età? Quanti anni ho? Semplice cortesia! Lo so io. Basta guardare come sono diventate le pareti; guarda le vecchie pietreche non vedevo più da cent'anni; non sai con quale abilità hanno leccato tutto l'oro; e continuavano ad assicurarmi che era migliore dell'oro volgare. Quando hanno finito di spazzare tutte le pareti sembravano di ottimo umore e in poco tempo sono diventati molto più grandilarghi e splendenti. Allora hanno ricominciato con l'allegria smodatami hanno accarezzata di nuovomi hanno chiamata la loro reginasi sono scossi e hanno schizzato una quantità di monete d'oro; ma che disgrazia! Il nostro cane ne ha mangiate alcune e guardaè lì morto nel camino:

povera bestia! Non so darmi pace. L'ho visto solo quando se n'erano andati- perché altrimenti non avrei promesso di pagare il loro debito con il barcaiolo.

- Quale debito? - Chiese il vecchio.

- Tre cavolitre carciofi e tre cipolle; ho promesso di portarli al fiume quando sarà giorno.

- Puoi fare loro questo favore - disse il vecchio -; potranno servirci ancora in qualche occasione.

- Io non so se ci saranno utilima loro l'hanno promesso.

Intanto il fuoco ardeva nel caminoil vecchio ricoprì di cenere i carbonitolse le monete d'oroe allora la sua piccola lampada brillò di nuovo da solain un meraviglioso splendorei muri si rivestirono d'oro e il cane era diventato l'onice più bella che si potesse immaginare. L'alternarsi dei colori bruni e neri della preziosa pietra la rendeva una straordinaria opera d'arte.

- Prendi il tuo cesto - disse il vecchio -e metti dentro l'onice; poi prendi i tre cavolii tre carciofi e le tre cipollesistemali intorno alla pietra e portali al fiume. A mezzogiorno fatti traghettare dal serpente e vai a ritrovare la bella Lilieportale l'onice; toccandola la renderà vivacome uccide ogni cosa viva toccandola; avrà in lei una fida compagna. Dille che non deve essere tristeche la sua liberazione è vicinache può considerare la disgrazia più grande come la più grande fortunaperché l'ora è arrivata.

La vecchia prese il suo cesto e appena fu giorno si mise in cammino.

Il sole che sorgeva splendeva luminoso sul fiume che scintillava da lontano; la donna procedeva a passi lentiperché il cesto le pesava sulla testae non era l'onice a pesare tanto. Quando portava cose morte non le sentivaal contrarioil cesto si sollevava e si librava in alto sopra la sua testa. Ma portare una verdura fresca o una bestiola vivale riusciva molto gravoso. Aveva camminato per qualche tempo di malumorequando di colpo si fermò spaventataperché era quasi finita sull'ombra del gigante che si allungava fino a lei sulla pianura. E solo allora vide il potente giganteche si era bagnato nel fiume ed era uscito dall'acquae non sapeva come evitarlo. Appena lui vide la salutò scherzosamentee le mani della sua ombra afferrarono subito il cesto. Con leggerezza e abilità presero un cavoloun carciofo e una cipolla e li portarono alla bocca del giganteche poi risalì il fiume e lasciò libera la strada alla donna.

La vecchia pensò se non fosse meglio tornare indietro per sostituire i pezzi che mancavano prendendoli nel suo giardinoe in preda a questi dubbi continuò ad andare avanti arrivando ben presto in riva al fiume.

Rimase seduta a lungo aspettando il barcaioloe alla fine lo vide traghettare con uno strano viaggiatore. Un uomo giovanenobilebelloche non riuscì a vedere benescese dalla barca.

- Cosa vi porta qui? - esclamò il vecchio.

- E' per la verdura che vi devono i fuochi fatui - rispose la donna mostrando quello che portava. Quando il vecchio ne trovò solo due di ogni tiposi arrabbiò e dichiarò di non poterli accettare. La donna glieli offrì con insistenzagli raccontò che ora non poteva andare a casa e che il peso da portare lungo la strada le sarebbe riuscito gravoso. Lui insistette nella sua risposta negativaassicurandole che non dipendeva assolutamente da lui. - Devo lasciare quello che mi spetta insieme al resto per nove oree non posso prendere niente per mefinché non ne avrò ceduto un terzo al fiume.

Dopo molti discorsi e obiezioni alla fine il vecchio rispose: C'è un altro modo. Se vi rendete garante per il fiume e se volete riconoscere il vostro debitoio mi prenderò i sei pezzi; ma questo presenta dei rischi.

- Se manterrò la parola non correrò nessun rischio?

- Nessuno. Mettete la vostra mano nel fiume - continuò il vecchio - e promettete di pagare il debito entro ventiquattr'ore.

La vecchia obbedìma quale fu il suo spavento quando tirò fuori dall'acqua la sua mano nera come il carbone. La donna rimproverò con furia il vecchioassicurando che le mani erano sempre state la sua parte più bellae che a dispetto dei lavori pesanti aveva saputo conservare questi nobili arti bianchi e morbidi. Guardò con grande afflizione ed esclamò disperata:- E' ancora peggio! Vedo che è diminuitaè molto più piccola dell'altra.

- Ora non è che apparenza - disse il vecchioma se non manterrete la parola succederà davvero. La mano si ritirerà sempre più e alla fine scomparirà del tuttosenza che dobbiate rinunciare a usarla. Potrete fare qualunque cosama nessuno la vedrà.

- Preferirei non poterla usarema che si vedesse - disse la vecchia -; ora questo non ha nessuna importanzaio manterrò la mia parola per liberarmi di questa pelle nera e di questa preoccupazione.

Prese in fretta il cestoche si alzò da solo sulla sua testa e restò sospeso in ariae raggiunse il giovane che camminava pensierosoa passi lentisulla riva. La sua splendida figura e il suo strano vestito avevano colpito profondamente la vecchia. Il suo petto era coperto da una corazza lucenteche lasciava vedere tutti i movimenti del suo bel corpo. Dalle spalle scendeva un mantello di porporaintorno alla sua testa scoperta i capelli scuri ondeggiavano in bei riccioliil suo dolce viso era esposto ai raggi del sole come i suoi piedi ben fatti. Camminava tranquillamente a piedi nudi sulla sabbia ardente e un profondo dolore sembrava renderlo insensibile a ogni impressione esterna.

La loquace vecchia cercò d'indurlo a conversarema le sue parole laconiche le diedero poche informazionie così alla finea dispetto dei suoi begli occhisi stancò di parlargli inutilmente e si congedò da lui dicendo:

- Andate troppo piano per mesignoreio non posso perdere un minutoperché devo passare il fiume sul serpente verde e consegnare alla bella Lilie il magnifico regalo di mio marito . Dopo queste parole si allontanò velocemente e con la stessa velocità il bel giovane si rianimò e la rincorse.

- Andate dalla bella Lilie! - esclamò -. Allora facciamo la stessa strada. Che regalo le portate?

- Signore - rispose la donna -non è giusto che vi informiate con tanta foga dei miei segretidopo aver respinto le mie domande in modo tanto laconico. Se però siete disposto a fare uno scambio e a raccontarmi della vostra sorteio non vi nasconderò chi sono e quale è il mio regalo.

Si trovarono presto d'accordo; la donna gli confidò la sua intenzionela storia del canee gli fece vedere il meraviglioso regalo. Lui levò subito dal cesto quel capolavoro della natura e prese fra le braccia il caneche sembrava riposare beatamente. - Felice bestiola!- esclamò -le sue mani ti toccherannoti renderanno viva; la vita non fuggirà davanti a lei per evitare un triste destino! Ma perché dico triste! E' molto più doloroso e temibile essere paralizzati dalla sua presenza di quanto lo sarebbe morire per mano sua! Guardatemi! - disse alla vecchia -. Che situazione miserevole devo sopportare in questi miei anni! Il destino mi ha lasciato questa corazza che ho portato con onore in guerra; questa porpora che ho cercato di meritare con un governo saggio; quella è diventata un inutile pesoquesta un ornamento senza significato. Coronascettro e spada non ci sono piùsono nudo e bisognoso come ogni altro figlio della terraperché i suoi begli occhi blu sono così fatali da togliere forza a ogni creatura viventee quelli che non sono uccisi dal tocco della sua mano sono ridotti a vivere come ombre vaganti.

Continuò a lamentarsi così e non diede per niente soddisfazione alla curiosità della vecchiache voleva essere informata non tanto del suo stato interiore quanto di quello esteriore. Non venne a sapere né il nome di suo padre né quello del suo regno. Lui accarezzava il cane irrigiditoche i raggi del sole e il petto tiepido del giovane avevano riscaldato fino a farlo sembrare vivo. Fece molte domande sull'uomo con la lampadasugli effetti della luce miracolosae da questa circostanza sembrò ripromettersi molto di buono in futuro per la sua triste condizione.

Mentre parlavanovidero da lontano l'arco maestoso del ponte che si tendeva da una riva all'altrascintillando meravigliosamente nello splendore del sole. Si stupirono tutti e dueperché questa costruzione non era mai sembrata loro tanto magnifica. - Come! - esclamò il principe -non era già bello abbastanza quando stava làdavanti ai nostri occhiin diaspro e cristallo di rocca? Dovremmo aver paura ad attraversarloperché sembra fatto di smeraldicalcedonio e crisolitocon una varietà così piacevole? -. Nessuno dei due era a conoscenza della trasformazione avvenuta con il serpente: perché era il serpente che ogni mezzogiorno si inarcava e stava lì formando un ponte ardito. I viandanti vi salirono timorosi e lo attraversarono in silenzio.

Avevano appena toccato l'altra riva quando il ponte cominciò a oscillare e a muoversiagitò per un attimo la superficie dell'acqua e il serpente verdenel suo aspetto solitoscivolò dietro ai viandanti sulla terraferma. L'avevano appena ringraziato tutti e due per aver permesso loro di passare il fiume sul suo dorsoquando si accorsero che altre personeoltre a loro tredovevano far parte della compagniaanche se non riuscivano a vederle con gli occhi. Sentirono vicino a loro un mormorioal quale il serpente rispose subito con un mormorio; ascoltarono attentamente e alla fine riuscirono a percepire queste parole:

- Prima ci guarderemo intorno in incognito nel parco della bella Lilie - dicevano due voci alternandosi -e quando calerà la notteappena saremo presentabilicercheremo di portarvi al cospetto di quella bellezza perfetta. Ci incontreremo in riva al grande lago.

- Siamo intesi - rispose il serpentee un suono sibilante si perse nell'aria.

I nostri tre viandanti si consultarono sull'ordine in cui presentarsi alla bellaperché potevano starle intorno molte personema dovevano andare e venire solo una alla volta per non provocarle gravi dolori.

La donna con il cane trasformato nel cesto si avvicinò per prima al giardino e cercò la sua protettriceche non era difficile trovareperché cantava accompagnandosi con l'arpa; i suoni soavi formavano cerchi sulla superficie tranquilla del lagopoi muovevano l'erba e i cespugli come un alito leggero. Era seduta in un verde spiazzoall'ombra di un magnifico gruppo di alberi diversi uno dall'altroe al primo sguardo incantò di nuovo gli occhil'orecchioil cuore della donnache si avvicinò estasiata e giurò a se stessa che la bella da quando l'aveva vista l'ultima volta era diventata ancora più bella. La brava donna salutò da lontano l'amabile fanciullaelogiandola.

- Che felicità guardarvi; con la vostra presenza diffondete tutt'intorno il paradiso! Com'è leggiadra l'arpa che tenete in grembocon quale dolcezza le vostre braccia la circondanocome sembra desiderosa di stare sul vostro pettoe come risuona delicata al tocco delle vostre dita sottili! Giovane tre volte felicetu che potrai prendere il suo posto!

Pronunciando queste parole si era avvicinata; la bella Lilie aprì gli occhilasciò cadere le mani e rispose: - Non rattristarmi con lodi inopportunenon fai che accrescere la mia infelicità. Vediqui ai miei piedi giace morto il povero canarino che un tempo accompagnava piacevolmente i miei canti; era solito appoggiarsi sulla mia arpa ed era stato ammaestrato con cura a non toccarmi; oggi mentre intonavo una placida canzone mattutinaristorata dal sonnoe il mio piccolo canterinopiù vivace che maifaceva sentire i suoni armoniosiuno sparviero piombò sulla mia testa; la povera bestiolaspaventatasi rifugiò sul mio petto e in quell'attimo sentii gli ultimi sussulti della sua vita spezzata. Il rapacecolpito dal mio sguardoscivolò esanime sull'acquama a che serve la sua punizionese il mio tesoro è morto e la sua tomba infoltirà solo i tristi cespugli del mio giardino!

- Fatevi animobella Lilie! - esclamò la donna asciugandosi una lacrima che il racconto dell'infelice fanciulla le aveva fatto spuntare -. Riprendetevive lo dice la mia esperienza; dovete frenare le vostre lacrimee guardare alla peggiore infelicità; perché l'ora è giunta.

- E in verità - proseguì la vecchia - c'è un gran disordine nel mondo. Guardate la mia manocom'è diventata nera! E' davvero molto più piccoladevo affrettarmi prima che scompaia! Perché ho dovuto fare un piacere ai fuochi fatuiperché ho dovuto immergere la mia mano nel fiume? Non potreste darmi un cavoloun carciofo e un cipolla? Così li porto al fiumela mia mano tornerà bianca come primae potrò quasi tenerla vicino alla vostra.

- Puoi trovare ovunque cavoli e cipollema cercheresti invano i carciofi. Le piante del mio grande giardino non portano né fiori né frutti; ma ogni ramoscello che spezzo e pianto sulla tomba di una persona cara rinverdisce e viene su rapidamente. Purtroppo ho visto crescere tutti questi gruppi di piantequesti cespugliquesto boschetto. Gli ombrelli di questi pinigli obelischi di questi cipressii colossi delle querce e di faggi erano tutti piccoli ramoscelli piantati dalla mia manotristi monumenti in un terreno altrimenti sterile.

La vecchia aveva fatto poca attenzione a questo discorso e aveva osservato solo la sua manoche in presenza della bella Lilie sembrava diventare a ogni istante sempre più nera e piccola. Voleva prendere il suo cesto e scappare viaquando si accorse di aver dimenticato la cosa più importante. Tirò subito fuori dal cesto il cane trasformato e lo depose sull'erba poco lontano dalla bella.

- Mio marito - disse - vi manda questo donosapete che il vostro tocco può dare vita a questa pietra preziosa. La docile bestia fedele vi darà certamente tanta gioiae il dolore di perderla può essere alleviato dal pensiero che sarete voi a possederla. La bella Lilie guardò il docile animale con gioia ein apparenzaanche con stupore.

- Sono giunti insieme molti segniche mi danno qualche speranza- disse -; maahimè! E' solo una follia della nostra natura immaginare che il meglio sia vicino quando siamo colpiti da molta infelicità?

A che mi servono tanti segni propizi?

La morte dell'uccellola mano nera dell'amica?

Il cane di pietraha forse un suo simile?

E non me l'ha mandato la lampada?

Lontana dai dolci piaceri umaniHo familiarità solo col dolore.

Ah! perché il tempio non è sul fiume!

Ah! perché il ponte non è costruito!

La donna aveva ascoltato con impazienza la canzone che la bella Lilie aveva accompagnato con i suoni piacevoli della sua arpa e che avrebbe deliziato chiunque. Voleva congedarsima venne trattenuta dall'arrivo improvviso del serpente verde. Questi aveva sentito le ultime strofe della canzone e le infuse subito coraggio e fiducia.

- La profezia del ponte si è compiuta! - esclamò -. Chiedi a questa brava donna com'è meraviglioso ora l'arco. Quello che un tempo era diaspro opacoquello che era solo cristallo di roccaattraverso il quale la luce traspariva al massimo sugli spigoliora è diventata trasparente pietra preziosa. Nessun berillo è tanto chiaronessuno smeraldo ha un colore tanto bello.

- Vi auguro buona fortuna - disse Lilie -ma perdonatemi se non credo che la profezia si sia ancora avverata. Sull'altro arco del vostro ponte possono passare solo persone a piedi e ci hanno promesso che cavalli e carrozze e viaggiatori di ogni genere potranno percorrerlo nello stesso momento in salita e in discesa. Non è stato profetizzato che dal fiume s'innalzarono da soli grandi pilastri?

La vecchiache aveva tenuto sempre gli occhi fissi sulla manoa questo punto interruppe il discorso e si congedò. - Aspettate ancora un momento - disse la bella Lilie -e portate con voi il mio povero canarino. Chiedete alla lampada di trasformarlo in un bel topazioio lo rianimerò toccandolo e insieme al vostro buon cane sarà il mio passatempo; ma fate più in fretta che poteteperché al tramonto la povera bestia comincerà a putrefarsi orribilmente e la bella armonia della sua figura sarà distrutta per sempre.

La vecchia mise il piccolo cadavere nel cesto fra tenere foglie e si allontanò in fretta.

- Comunque sia - disse il serpente riprendendo il discorso interrotto -il tempio è edificato.

- Ma non è ancora sul fiume - rispose la bella.

- Si trova ancora nelle profondità della terra - disse il serpente -; ho visto i re e ho parlato con loro.

- Ma quando si alzeranno? - chiese Lilie.

Il serpente rispose: - Ho sentito echeggiare nel tempio le grandi parole: "L'ora è giunta".

Una quieta serenità si diffuse sul viso della bella. - Oggi sento queste parole felici per la seconda volta - disse -; quando verrà il giorno in cui le sentirò per la terza volta?

Si alzò e subito dal boschetto uscì una graziosa fanciulla che le tolse l'arpa. A lei ne seguì un'altrache chiuse la sedia intagliatadalle undici gambesu cui sedeva la bellae si mise sotto il braccio il cuscino d'argento. Poco dopo ne apparve una terzache portava un grande parasole ricamato di perlee restò in attesanel caso che Lilie avesse bisogno di lei per fare una passeggiata. Queste tre fanciulle erano belle e vivaci oltre ogni dire; eppure non facevano che accrescere la bellezza di Lilieperché chiunque doveva ammettere che non si poteva paragonarle a lei.

Intanto la bella Lilie aveva contemplato con piacere il meraviglioso cane. Si chinòlo toccò e in quell'attimo lui si sollevò. Si guardò attorno con vivacitàcorse avanti e indietro e alla fine andò a salutare allegramente la sua benefattrice. Lei lo prese e lo strinse a sé. - Malgrado tu sia freddo e vivo solo a metà - esclamò -sei il benvenuto; ti amerò teneramentescherzerò con teti accarezzerò con affettoe ti stringerò forte al mio cuore -. Poi lo lasciò liberolo mandò lontanolo richiamòscherzò così piacevolmente e saltellò insieme con lui sull'erba così allegramente che era impossibile non guardare la sua gioia con un piacere nuovo e non prendervi partecome poco prima la sua tristezza aveva suscitato compassione in tutti i cuori.

Questa allegriaquesti piacevoli scherzi vennero interrotti dall'arrivo del giovane triste. Entrò con l'aspetto che già gli conosciamosolo che il calore della giornata sembrava averlo spossato ancora di piùe in presenza dell'amata diventò a ogni istante più pallido. Portava sulla mano lo sparvieroche stava appoggiato con le ali chiusequieto come una colomba.

- Non è gentile - esclamò Lilie - che tu mi porti davanti l'odiosa bestiail mostro che oggi ha ucciso il mio canarino.

- Non rimproverare il povero uccello! - ribatté il giovane -; accusa piuttosto te stessa e il destinoe concedimi di stare insieme al compagno delle mie miserie.

Intanto il cane non smetteva di stuzzicare la bella e lei rispondeva al suo trasparente tesoro comportandosi nel modo più affettuoso.

Batteva le mani per allontanarlo; poi correva per farlo tornare da lei. Quando scappava cercava di acchiapparloe poi lo mandava via quando lui tentava di avvicinarsi. Il giovane li guardava in silenzio e con fastidio crescente; ma alla finequando lei prese in braccio l'odiosa bestia che suscitava la sua avversionela strinse al petto e le baciò il muso nero con le sue labbra celestialiperse la pazienza e gridò disperato: Io che vivo davanti a te ma separato da teforse per semprea causa di un triste destino; io che a causa tua ho perso tuttoanche me stessodevo vedere con i miei occhi che un mostro contro natura riesce a suscitare la tua gioiaa incatenare il tuo affetto e a godere dei tuoi abbracci. Dovrò andare avanti e indietro ancora a lungomisurando questo triste circolo di qua e di là dal fiume? Nonel mio petto c'è ancora una scintilla dell'antico eroismo; in quest'istante fiammeggerà per l'ultima volta. Se le pietre possono poggiare sul tuo pettoallora diventerò una pietra; se il tuo tocco uccideallora morirò di tua mano.

Dicendo queste parole fece un movimento impetuoso; lo sparviero volò dalla sua manoe lui si avventò sulla bellache tese le mani per fermarlo e lo toccò ancor prima. La coscienza l'abbandonò e lei sentì con orrore quel bel peso contro il suo petto. Indietreggiò con un grido e il dolce giovane scivolò a terra esanime dalle sue braccia.

La disgrazia era capitata! La dolce Lilie restò immobile a fissare il corpo inanimato. Le sembrò che il cuore si fermasse nel petto e i suoi occhi erano asciutti. Il cane cercò inutilmente di strapparle un gesto affettuoso; il mondo intero era morto insieme all'amico. Nella sua muta disperazione non si guardò intorno in cerca di aiutoperché non conosceva aiuto.

Invece il serpente si mosse con sveltezzasembrò riflettere sul modo di salvarloe in effetti i suoi strani movimenti servivano almeno a impedire per qualche tempo le conseguenze più spaventose e immediate della disgrazia. Con il suo corpo flessibile tracciò un ampio cerchio intorno al cadavereafferrò l'estremità della coda con i denti e rimase fermo là.

Poco dopo apparve una delle belle cameriere di Lilieportò la sedia dalle undici gambe e con gesto affettuoso costrinse la bella a sedersi; subito dopo arrivò la seconda con un velo color del fuocoche adornò il capo della sua padrona più che coprirlo; la terza le diede l'arpae appena lei strinse a sé il meraviglioso strumentotraendo alcuni suoni dalle cordela prima tornò con uno specchio lucente e rotondo e si fermò di fronte alla bellaattirò i suoi sguardi e le presentò l'immagine più piacevole che si potesse trovare in natura. Il dolore aumentava la sua bellezzail velo il suo fascinol'arpa la sua graziae ognuno sperava di veder cambiare il suo triste stato quanto si augurava di trattenere per sempre la sua immagine come appariva in quel momento.

Con lo sguardo tranquillo fisso sullo specchioora traeva dalle corde suoni melodiosiora il dolore pareva cresceree le corde rispondevano con forza alla sua pena; aprì la bocca per cantare diverse voltema la voce le mancavae allora il suo dolore si sciolse in lacrimedue fanciulle la presero pietosamente per le braccial'arpa le scivolò dal grembola cameriera riuscì appena ad afferrarla con un gesto rapido e la portò via.

- Chi ci porterà l'uomo con la lampada prima che il sole tramonti? - Bisbigliò pianoma in modo percettibile il serpente; le fanciulle si guardaronoe le lacrime di Lilie si moltiplicarono. In quel momento arrivòsenza fiatola donna con il cesto.- Sono perduta e storpiata! - esclamò -. Guardatela mia mano è quasi scomparsa; né il barcaiolo né il gigante hanno voluto farmi traghettareperché sono ancora in debito con l'acqua; ho offerto inutilmente cento cavoli e cento cipollevogliono solo i tre pezzi e non si riesce a trovare nemmeno un carciofo in questo posto.

- Dimenticate le vostre preoccupazioni - disse il serpente -e cercate di aiutarci; forse questo potrà aiutare anche voi. Andate il più in fretta possibile in cerca dei fuochi fatuiè ancora troppo chiaro per vederlima forse li sentirete ridere e chiacchierare. Se si affrettanoil gigante li porterà al di là del fiumecosì potranno trovare l'uomo con la lampada e mandarlo qui.

La donna fece più in fretta che potée il serpente sembrò aspettare il ritorno dei due con la stessa impazienza di Lilie. Purtroppo i raggi del sole che tramontava indoravano già le cime più alte degli alberi della boscaglia e grandi ombre si allungavano sul lago e i prati; il serpente si agitò con impazienza e Lilie si sciolse in lacrime.

In preda a quest'ansia il serpente si guardava intornotemendo a ogni istante che il sole tramontasseche la putrefazione penetrasse nel cerchio magico e colpisse inesorabilmente il bel giovane. Alla fine guardò in alto nell'aria lo sparviero dalle penne rosso porporail cui petto raccoglieva gli ultimi raggi del sole. Sussultò dalla gioia per il segno propizioe non si ingannava; infatti poco dopo si vide l'uomo con la lampada che scivolava sul lagocome se camminasse sui pattini.

Il serpente non cambiò posizionementre Lilie si alzò esclamando: - Quale spirito benigno ti manda nel momento in cui ti abbiamo tanto desiderato e abbiamo tanto bisogno di te?

- Lo spirito della mia lampada mi ha spinto - rispose il vecchio - e lo sparviero mi ha guidato qua. Quando c'è bisogno di me scintillae io guardo nell'aria in cerca di un segno; un uccello o una meteora mi indicano verso quale regione del cielo io debba dirigermi. Sta' tranquillabella fanciulla! Non so se potrò essere d'aiuto; non può esserlo un'unica personama solo chi si unisce a molti altri al momento giusto. Aspettiamo e speriamo.

- Tieni chiuso il cerchio - continuò rivolgendosi al serpente; poi andò a sedersi vicino a luisopra un cumulo di terrae illuminò il corpo inanimato.

- Portate qui il dolce canarino e ponetelo nel cerchio!-. Le fanciulle presero il piccolo cadavere dal cesto che la donna aveva lasciato lì e obbedirono all'uomo.

Intanto il sole era tramontatoementre l'oscurità crescevail serpente e la lampada dell'uomo cominciarono a fare luce a modo loroe anche il velo di Lilie diffondeva intorno a sé una tenue luceche colorava le sue guance pallide e la sua veste bianca con leggiadria infinitacome una delicata aurora. Si guardarono l'un l'altro in silenziol'ansia e la tristezza erano mitigate da una speranza certa.

Videro comparire con piacere la vecchia in compagnia delle due allegre fiammeche intanto dovevano aver sperperato moltoperché erano diventate di nuovo parecchio sottilima non per questo si mostrarono meno garbate con la principessa e le sue cameriere. Dissero le solite cose con grande sicurezza e in modo molto espressivosi mostrarono soprattutto molto sensibili al fascino che il velo luminoso conferiva a Lilie e alle sue compagne. Le fanciulle abbassarono gli occhi con modestia e l'elogio alla loro bellezza le rese davvero belle. Tutti erano contenti e tranquilli tranne la vecchia. Nonostante il marito le assicurasse che la sua mano non poteva ritirarsi ancorafinché la sua lampada l'avesse illuminatalei dichiarò più di una volta che se continuava così il suo nobile arto sarebbe sparito prima di mezzanotte.

Il vecchio con la lampada aveva ascoltato con attenzione il discorso dei fuochi fatui ed era felice che la conversazione avesse distratto e rasserenato Lilie. E in effettinon si sa comesi era fatta mezzanotte. Il vecchio guardò le stelle e cominciò a parlare: - Siamo riuniti in un'ora feliceognuno compia il suo compitoognuno faccia il suo doveree i singoli dolori si dissolveranno in una felicità generalecome un'infelicità generale distrugge le singole gioie.

Dopo queste parole si sentì un rumore meravigliosoperché tutte le persone presenti parlavano per sé e dicevano a voce alta quello che dovevano fare. Solo le tre fanciulle tacevano; una era addormentata vicino all'arpal'altra vicino al parasolela terza vicino alla sediae non si poteva dar loro torto perché era molto tardi. Le giovani fiammedopo alcuni complimenti rivolti all'inizio anche alle camerierealla fine si limitarono a Liliela più bella di tutte.

- Prendi lo specchio - disse il vecchio allo sparviero -e illumina le fanciulle addormentate con il primo raggio di sole e svegliale con la luce che si riflette dall'alto.

Il serpente cominciò a muoversiaprì il cerchio e si diresse lentamentea grandi spireverso il fiume. I due fuochi fatui lo seguirono solennie si sarebbe potuto crederli fiamme assai serie. La vecchia e suo marito afferrarono il cestola cui tenue luce finora si era vista appenatirarono dai due lati facendolo diventare sempre più grande e luminosovi deposero il corpo del giovane e gli posarono sul petto il canarinoil cesto si alzò in alto e si librò sulla testa dei vecchie seguì da vicino i fuochi fatui. La bella Lilie prese in braccio il cane e seguì la vecchial'uomo con la lampada chiuse il corteoe il luogo era illuminato in modo straordinario da tutte queste luci diverse.

Ma la compagniaraggiunto il fiumevide con non poco stupore che un arco meraviglioso s'innalzava sull'acqua; il benevolo serpente aveva preparato per loro una via scintillante. Se di giorno avevano ammirato le trasparenti pietre preziose di cui pareva fatto il ponteoradi nottesi stupirono del suo luminoso splendore. L'arco lucente si stagliava netto verso l'alto contro il cielo scuroma in basso vividi raggi guizzavano verso il centro e rivelavano la saldezza flessibile della costruzione. Il corteo avanzava lentamentee il barcaiolo che guardava da lontanodalla sua capannacontemplò stupito la curva luminosa e le strane luci che la percorrevano.

Avevano appena raggiunto l'altra riva quando l'arco cominciò a oscillare e ad avvicinarsi all'acqua ondeggiando. Il serpente poco dopo toccò terrae il cesto si posò sul terrenoe il serpente formò di nuovo il suo cerchio; il vecchio si chinò davanti a lui e gli disse: - Che hai deciso?

- Di sacrificarmi prima di essere sacrificato - rispose il serpente -; promettimi che non lascerai nessuna pietra sulla terraferma.

Il vecchio promise e disse alla bella Lilie: - Tocca il serpente con la mano sinistra e il tuo innamorato con la destra.

Lilie s'inginocchiò e toccò il serpente e il cadavere. Nello stesso istante questi sembrò riviveresi mosse nel cestosi sollevò e si mise a sedere. Lilie voleva abbracciarloma il vecchio la trattenneaiutò il giovane ad alzarsi e lo guidò per farlo uscire dal cesto e dal cerchio.

Il giovane stava in piediil canarino svolazzò sulla sua spallain tutti e due era tornata la vitama lo spirito non era ancora tornato in loro; il bell'amico aveva aperto gli occhi e non vedevao almeno sembrava guardare ogni cosa senza nessuna partecipazionee appena lo stupore di fronte a quest'evento si attenuò un po'si accorsero dello straordinario mutamento del serpente. Il suo bel corpo slanciato si era frantumato in mille e mille pietre preziose lucenti; la vecchia l'aveva urtato sbadatamentecercando di afferrare il suo cestoe la forma del serpente non si vedeva piùsull'erba vi era solo un bel cerchio di pietre preziose.

Il vecchio si mise subito a raccogliere le pietre nel cestofacendosi aiutare dalla moglie. Insieme portarono il cesto sulla riva in un punto elevatoe lui scosse l'intero contenuto nel fiumenon senza riluttanza da parte della bella e della moglieche avrebbero scelto volentieri qualcosa per loro. Le pietre galleggiarono sulle onde come stelle lucenti e brillanti e non si riusciva a capire se si perdevano in lontananza o andavano a fondo.

- Signori - disse il vecchio con deferenza ai fuochi fatui -ora vi indicherò la strada e vi aprirò un passaggioma voi ci renderete un grande servizio aprendoci le porte del tempioattraverso le quali dovremo passare questa voltae che nessuno all'infuori di voi può dischiudere.

I fuochi fatui si inchinarono educatamente e rimasero indietro. Il vecchio con la lampada li precedette fra le rocce che si aprivano davanti a lui; il giovane lo seguì in modo meccanico; silenziosa e incerta Lilie si teneva a una certa distanza da lui; la vecchia non intendeva restare indietro e tese la manoin modo che la luce della lampada di suo marito potesse illuminarla. I fuochi fatui chiusero il corteo; piegarono le punte delle loro fiamme una verso l'altra e sembrava parlassero tra di loro.

Non avevano camminato a lungoquando il corteo si trovò davanti a una grande porta di bronzole cui ante erano chiuse da una serratura d'oro. Il vecchio chiamò subito i fuochi fatuiche senza farsi sollecitare a lungo consumarono alacremente con le loro fiamme appuntite serratura e chiavistello.

Il bronzo risuonò forte quando le porte si aprirono rapidamente e nel santuario apparvero le dignitose statue dei reilluminate dalle luci che penetravano all'interno. Tutti si inchinarono davanti ai venerabili dominatori; i fuochi fatuiin particolarenon mancarono di eseguire bizzarri inchini.

Dopo una pausa il re d'oro chiese: - Da dove venite?

- Dal mondo - rispose il vecchio.

- Dove andate? - chiese il re d'argento.

- Nel mondo - disse il vecchio.

- Che volete da noi? - chiese il re di bronzo.

- Accompagnarvi - disse il vecchio.

Il re composito voleva cominciare a parlarequando il re d'oro disse ai fuochi fatui che gli si erano avvicinati: Allontanatevi da meil mio oro non è per il vostro palato -. Si rivolsero subito verso quello d'argento e si strinsero a lui; la sua veste risplendeva magnificamente dei loro riflessi gialli. - Siete i benvenuti - disse -ma non posso nutrirvi; saziatevi in un altro posto e portatemi la vostra luce.

Si allontanaronopassarono davanti a quello di bronzoche sembrò non accorgersi di loroe scivolarono fino a quello composito.

- Chi dominerà il mondo? - chiese con voce balbettante.

- Chi si regge sui suoi piedi! - rispose il vecchio.

- Sono io! - disse il re composito.

- Questo si saprà - disse il vecchio -perché l'ora è giunta.

La bella Lilie si aggrappò al collo del vecchio e lo baciò con affetto.- Venerabile padre disse -ti sono mille volte grataperché sento per la terza volta la parola presaga -. Aveva appena finito di parlare quando si strinse ancora più forte al vecchioperché la terra aveva cominciato a tremare sotto di loro. Anche la vecchia e il giovane si tennero strettisolo i mobili fuochi fatui non si accorsero di nulla.

Si poteva sentire distintamente che tutto il tempio si muovevacome una nave che si allontana dolcemente dal porto quando l'ancora viene levata; le profondità della terra sembrarono schiudersi davanti a lui per farlo passare. Non incontrò nullaneppure una roccia gli sbarrò la strada.

Per qualche istante una pioggia sottile parve cadere dall'apertura della cupola; il vecchio tenne più stretta la bella Lilie e le disse:

- Siamo sotto il fiumevicini alla meta. Poco dopo credettero di essere fermima si ingannavano; il tempio salì verso l'alto.

E sulle loro teste si sentì un singolare frastuono. Assi e travi cominciarono a precipitare alla rinfusa schiantandosi contro l'apertura della cupola. Lilie e la vecchia balzarono di latol'uomo con la lampada afferrò il giovane e rimase immobile. La piccola capanna del barcaiolo - era leiinfattiche il tempio salendo aveva divelto e accolto in sé- discese lentamente fino a coprire il giovane e il vecchio.

Le donne gridarono fortee il tempio tremò come una nave che tocca terra inaspettatamente. Le donne si aggiravano angosciate nella penombra intorno alla capannala porta era chiusa e nessuno rispose ai loro colpi. Bussarono con più violenza e si stupirono non poco quandoalla fineil legno cominciò a risuonare. In virtù della forza racchiusa nella lampada la capanna era diventata tutta d'argento. Poco dopo cambiò addirittura aspetto: perché il nobile metallo abbandonò le forme casuali delle assidelle porte e delle travie si ampliò fino a diventare una magnifica costruzione lavorata a sbalzo. Un piccolo tempio magnifico si ergeva al centro di quello grandeo se si vuoleun altare degno del tempio.

Il nobile giovane si avviò verso l'altosu una scala che saliva dall'internol'uomo con la lampada gli faceva lucee un altroche era apparso in una corta veste bianca e teneva in mano un remopareva sorreggerlo; riconobbero subito il barcaiolo che un tempo abitava nella capanna trasformata.

La bella Lilie salì gli ultimi gradini che portavano dal tempio all'altarema doveva continuare a tenersi lontana dal suo innamorato.

La vecchiala cui mano era diventata sempre più piccola mentre la lampada era stata nascostagridò: - Devo essere ancora più infelice?

Fra tanti prodiginessuno può salvare la mia mano?

Suo marito indicò la porta aperta e disse: - Guardaè spuntato il giornocorri a bagnarti nel fiume.

- Che consiglio! - esclamò lei -. Diventerò tutta nera e scomparirò completamenteperché non ho ancora pagato il mio debito.

- Va' - disse il vecchio -dammi ascolto! Tutti i debiti sono saldati.

La vecchia si allontanò in frettae in quel momento la luce del sole che sorgeva apparve sulla corona della cupolail vecchio si mise fra il giovane e la fanciulla ed esclamò a voce alta: Tre sono le cose che dominano sulla Terra: la saggezzal'apparenza e la forza -. Alla prima parola il re d'oro si alzòalla seconda quello d'argento e alla terza si era sollevato lentamente quello di bronzoquando il re compositoall'improvvisosi mise a sedere goffamente.

Chi lo guardavaa dispetto del momento solennepoté trattenersi a fatica dal ridereperché non era sedutonon era distesonon era appoggiatoma era crollato scompostamente.

I fuochi fatuiche fino a quel momento si erano affaccendati intorno a luisi scostarono; malgrado la luce pallida del mattino parevano di nuovo ben nutriti e con le fiamme vivide; avevano succhiato abilmentefino in fondocon le loro lingue affilatela venatura d'oro della colossale statua. Gli spazi vuoti irregolari che si erano creati rimasero aperti per un po'e la figura conservò la sua antica forma.

Ma quandoalla fineanche le venature più sottili furono consumatela statua crollò all'improvvisoe purtroppo proprio nei punti che restano interi quando l'uomo si siede; invece le articolazioniche avrebbero dovuto piegarsirimasero rigide. Chi non riuscì a riderne dovette distogliere gli occhi; quella via di mezzo tra forma e ammasso era ripugnante a vedersi.

L'uomo con la lampada fece scendere dall'altare il bel giovaneche però continuava a guardare fisso davanti a sée lo portò davanti al re di bronzo. Ai piedi del potente principe era posata una spadain una guaina di bronzo. Il giovane la cinse.La spada a sinistrala destra libera! - esclamò il potente re.

Poi andarono da quello d'argentoche abbassò il suo scettro verso il giovane. Questi lo prese con la mano sinistrae il re disse con voce cortese: - Pascola le pecore!

Quando giunsero dal re d'oroegli pose in testa al giovane la corona di foglie di quercia con un gesto di paterna benedizione e disse:- Riconosci il sommo bene!

Durante questi discorsi il vecchio aveva osservato attentamente il giovane. Dopo aver cinto la spada il suo petto si sollevòle sue braccia si mossero e i suoi piedi si fecero più saldi; prendendo in mano lo scettro la forza sembrò attenuarsi e insieme diventare più potente in virtù di una grazia indicibile; ma quando la corona di foglie di quercia ornò i suoi ricciolii tratti del suo viso si animaronoi suoi occhi risplendettero di uno spirito ineffabilee la prima parola sulle sue labbra fu Lilie.

- Cara Lilie!- esclamò salendo la scala d'argento per andarle incontro: infatti lei aveva osservato il suo giro dalla sommità dall'altare -. Cara Liliecosa può desiderare un uomo che ha tuttooltre all'innocenza e al tranquillo affetto che il tuo cuore mi offre?

Ohamico mio - continuò rivolgendosi al vecchio e guardando le tre statue sacre -il regno dei nostri padri è splendido e sicuroma tu hai dimenticato la quarta forza che domina il mondoancora più certala forza dell'amore. A queste parole si gettò al collo della bella fanciulla; lei si era liberata del velo e le sue guance si tinsero del più bel rossore immortale. Il vecchio replicò sorridendo: - L'amore non dominama formae questo è molto di più.

Fra tanta solennitàfelicità ed estasinon si erano accorti che era giorno pienoe all'improvviso attraverso la porta aperta apparvero alla compagnia oggetti del tutto inaspettati. Un grande spazio circondato da colonne costituiva l'atrioal termine del quale si vedeva un lungo e magnifico ponteche si tendeva sul fiume con molte arcate; su entrambi i lati era disposto uno splendido e comodo colonnato per i viandantiche si erano già riuniti là a migliaia e andavano avanti e indietro alacremente. La grande strada nel mezzo era animata da un flusso di greggibestie da somacavalieri e carrozze che la percorrevano in tutte e due le direzioni senza urtarsi. Tutti sembravano stupiti della comodità e della magnificenza del pontee il nuovo re e sua moglie erano incantati dal movimento e dalla vita di questo grande popolocosì come il loro amore reciproco li rendeva felici.

- Onora la memoria del serpente - disse l'uomo con la lampada ; tu gli devi la vitale tue genti il pontein virtù del quale queste rive vicine saranno unite e diventeranno paesi popolati. Quelle pietre preziose scintillanti che galleggianoresti del suo corpo sacrificatosono i pilastri che reggono questo ponte meravigliosoche si è costruito da solo e si sosterrà da solo su di essi.

Gli chiesero una spiegazione del prodigioso segretoquando dalla porta del tempio entrarono quattro belle fanciulle. Riconobbero subito le tre compagne di Liliedall'arpadal parasole e dalla sediama la quartapiù bella delle altreera uno sconosciuta che attraversò il tempio e salì i gradini d'argento scherzando fraternamente con loro.

- In un futuro mi crederai di piùcara donna? - disse l'uomo con la lampada alla bella-. Salute a te e a ogni creatura che questa mattina si bagnerà nel fiume!

La vecchia ringiovanita e imbellitadel cui aspetto non era rimasta tracciacircondò con braccia giovani e rinvigorite l'uomo con la lampadail quale accolse le sue carezze con affetto.- Se sono troppo vecchio per te - disse sorridendo -oggi potrai sceglierti un altro sposo; da oggi in poi non è più valido nessun matrimonio che non venga concluso di nuovo.

- Non sai che anche tu sei diventato più giovane? - rispose lei.

- Sono contento se i tuoi occhi giovani mi vedono come un giovane gagliardo; accetto di nuovo la tua manoe sarò felice di vivere con te per il prossimo millennio.

La regina diede il benvenuto alla sua nuova amica e scese con lei e le altre compagne di giochi dall'altarementre il re in mezzo ai due uomini guardava verso il ponte osservando attentamente il brulichio del popolo.

Ma la sua contentezza non durò a lungo; vide infatti qualcosa che gli procurò un po' di disappunto. Il grande giganteche non sembrava essersi ripreso ancora dal sonno del mattinoavanzò barcollando sul pontecausando un gran disordine. Come al solito si era alzato ubriaco di sonno e intendeva bagnarsi nella solita insenatura del fiume; al suo posto trovò la terraferma e brancolò sui larghi pilastri del ponte. Anche se si muoveva fra uomini e animali in modo molto maldestrola sua presenza venne considerata da tutti con meravigliama nessuno si spaventò; quando però il sole abbagliò i suoi occhie lui alzò le mani per ripararsil'ombra dei suoi enormi pugni dietro di lui passò tra la folla in modo così violento e goffo che uomini e bestie precipitarono in massasi ferirono e corsero il rischio di essere gettati nel fiume.

Il reche aveva osservato l'incidentecercò la spada con un movimento inconsultopoi si ricomposeguardò con calma il suo scettrola lampada e il remo dei suoi compagni. - Indovino i tuoi pensieri - disse l'uomo con la lampada- ma noi con le nostre forze siamo inermi di fronte a quest'inerme. Sta' tranquillo! Nuoce per l'ultima voltae per fortuna la sua ombra ci abbandonerà.

Intanto il gigante si era avvicinato sempre piùaveva lasciato cadere le mani per lo stupore di quello che vedevanon provocò più nessun danno ed entrò nell'atrio a bocca aperta.

Arrivato alla porta del tempioall'improvviso venne trattenuto al suolo in mezzo al cortile. Rimase là come una colossale e poderosa statua di pietra lucente e rossastrae la sua ombra segnò le ore in un cerchio tracciato a terra intorno a luinon in cifre ma in immagini nobili e significative.

Il re si rallegrò non poco nel vedere come fosse diventata utile l'ombra del gigante; non poco si meravigliò la reginaquando salì sull'altare insieme con le sue fanciulleadornata con magnificenzae vide il singolare quadroche copriva quasi la vista del ponte dal tempio.

Intanto il popolopoiché il gigante stava fermosi affollò intorno a luilo circondò e lo osservò con stupore. Di lì la moltitudine si rivolse al tempiodi cui sembrò accorgersi solo allorae si affollò sulla porta.

In quel momento lo sparviero con lo specchio si librò in alto sul tempioraccolse la luce del sole e la diresse sul gruppo che stava sull'altare. Il rela regina e i loro accompagnatori apparvero nella volta in penombra illuminati da uno splendore celestee il popolo si prosternò. Quando la moltitudine si riprese e si rialzòil re con i suoi stava scendendo dall'altareper raggiungere il suo palazzo attraverso sale nascostee il popolo si disperse nel tempio per appagare la sua curiosità. Contemplò con stupore misto a rispetto i tre re in piedima era ancora più avido di sapere quale ammasso potesse nascondersi sotto il tappeto nella quarta nicchia; infattichiunque fosse statocon ragionevole ritegno aveva steso sul re crollato una splendida copertache nessun occhio umano poteva penetrare e che nessuna mano avrebbe osato togliere.

Il popolo non avrebbe più smesso di guardare e di stupirsie la moltitudine incalzante sarebbe rimasta schiacciata nel tempiose la sua attenzione non si fosse rivolta nuovamente alla grande piazza.

Monete d'oro parevano cadere inaspettatamente dall'ariarisuonando sulle lastre di marmoi viandanti si precipitarono per impadronirsene; e questo prodigio si ripeté ora in un puntoora in un altro. Certamente i fuochi fatuiandandosenesi stavano divertendo un'altra voltae spargevano allegramente l'oro delle membra del re crollato. Il popolo avido continuò a correre da ogni partesi urtò e continuò ad affannarsi anche quando le monete non caddero più. Alla fine si disperse lentamentesi incamminò per la sua stradae fino a oggi il ponte ha brulicato di viandantie il tempio è il più frequentato di tutta la Terra.




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