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Wolfang Goethe
I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER
Ho raccolto con cura e qui espongo quanto ho potuto trovare intorno alla storia del povero Werthere so che me ne sarete riconoscenti.
Voi non potrete negare la vostra ammirazione e il vostro amore al suo spirito e al suo cuorele vostre lacrime al suo destino.
E tuanima buonache come lui senti l'interno tormentoattingi conforto dal suo doloree fai che questo libretto sia il tuo amicose per colpa tua o della sorte non puoi trovarne di più intimi.
LIBRO PRIMO
4 maggio 1771
Come sono lieto di esser partito! Amico carissimoche è mai il cuore dell'uomo! Ho lasciato te che amo tantodal quale ero inseparabilee sono lieto! Pure so che tu mi perdonerai. Tutte le altre persone che conoscevamo non sembravano forse scelte apposta dal destino per angosciare un cuore come il mio? Povera Eleonora! Eppure io ero innocente. Che potevo fare se mentre le grazie capricciose di sua sorella mi procuravano un piacevole passatempoin quel povero cuore nasceva una passione? Ma... sono proprio del tutto innocente? Non ho forse alimentato i suoi sentimenti? Non mi sono dilettato delle sue sincereingenue espressioni che tanto spesso ci facevano rideree che erano invece così poco risibili? non ho io... Ah! l'uomo deve sempre piangere su se stesso! Io vogliocaro amicoe te lo promettoio voglio emendarmi; non voglio più rimuginare quel po' di male che il destino mi mandacome ho fatto finora; voglio godere il presente e voglio che il passato sia per sempre passato. Senza dubbio tu hai ragionecarissimoi dolori degli uomini sarebbero minori se essi - Dio sa perché siamo fatti così! - se essi non si affaticassero con tanta forza di immaginazione a risuscitare i ricordi del male passatopiuttosto che sopportare un presente privo di cure.
Sarai così buono di dire a mia madre che sbrigherò nel miglior modo possibile i suoi affari e gliene darò notizie quanto prima. Ho parlato con mia zia e non ho affatto trovato in lei quella donna cattiva che da noi si ritiene lei sia. E' una donna ardentepassionale e di ottimo cuore. Le ho reso noti i lamenti di mia madre per la parte di eredità che lei ha trattenuta; me ne ha esposto le ragioni e mi ha detto a quali condizioni sarebbe pronta a rendere tuttoe anche più di quanto noi domandiamo. Bastanon voglio scrivere altro su questo; dì a mia madre che tutto andrà bene. Intantoa proposito di questa piccola questioneho osservato che l'incomprensione reciproca e l'indolenza fanno forse più male nel mondo della malignità e della cattiveria. Almeno queste due ultime sono certo più rare.
Del resto io qui mi trovo benissimo; la solitudine è un balsamo prezioso per il mio spirito in questo luogo di paradisoe questa stagione di giovinezza riscalda potentemente il mio cuore che spesso rabbrividisce. Ogni alberoogni siepe è un mazzo di fiori e io vorrei essere un maggiolino per librarmi in questo mare di profumi e potervi trovare tutto il mio nutrimento.
La città in se stessa non è bellama la circonda un indicibile splendore di natura. Questo spinse il defunto Conte M. a piantare un giardino sopra una delle colline che graziosamente si intrecciano e formano leggiadrissime valli. Il giardino è semplicee si sente fin dall'entrare che ne tracciò il piano non un abile giardinierema un cuore sensibile che qui voleva godere se stesso. Ho già sparso lacrime su colui che non è piùin quel cadente gabinetto che era un giorno il suo posticino favorito e che ora è il mio. Presto sarò padrone del giardino; il giardiniere mi si è già affezionato in questi pochi giorni e non dovrà pentirsene.
10 maggio
L'anima mia è pervasa da una mirabile serenitàsimile a queste belle mattinate di maggio che io godo con tutto il cuore. Sono solo e mi rallegro di vivere in questo luogo che sembra esser creato per anime simili alla mia. Sono così felicemio carocosì immerso nel sentimento della mia tranquilla esistenza che la mia arte ne soffre.
Non potrei disegnare nulla oraneppure un segno potrei tracciare; eppure mai sono stato così gran pittore come in questo momento. Quando l'amata valle intorno a me si avvolge nei suoi vaporie l'alto sole posa sulla mia foresta impenetrabilmente oscurae solo alcuni raggi si spingono nell'interno sacrarioio mi stendo nell'erba alta presso il ruscello che scorree più vicino alla terra osservo mille multiformi erbette; allora sento più vicino al mio cuore brulicare tra gli steli il piccolo mondo degli innumerevoliinfiniti vermicciatoli e moscerinie sento la presenza dell'Onnipossente che ci ha creati a sua immagine e ci tiene in una eterna gioia. Amico mioquando dinanzi ai miei occhi si stende il crepuscolo e posa intorno a me il mondo e il cielo tutto nell'anima mia come la sembianza di donna amataallora spesso sono preso da un angoscioso desiderio e penso: Ahpotessi tu esprimere tutto questotrafonderlo sulla carta così pieno e caldo come vive in tee fosse questo lo specchio della tua animacome la tua anima è lo specchio del Dio infinito. Ma mi sprofondo in un abisso e soggiaccio alla potenza dello splendore di questa visione.
12 maggio
Io non so se spiriti ingannevoli si librino su questa contrada o se la caldaceleste fantasia che è nel mio cuore renda tutto così paradisiaco intorno a me. Ecco lì una fonteuna fonte alla quale io sono legato come Melusina alle sue sorelle. Tu scendi per un piccolo poggio e ti trovi dinanzi a un arcoda dove venti scalini ti conducono giù a una limpidissima acqua che sgorga da rocce marmoree.
Il piccolo muro che chiude il recintogli alti alberi che lo ombreggiano intornola freschezza del luogo: tutto questo ha un non so che di piacevole e di attraente. Non passa giorno che io non sieda lì un'ora. Vengono dalla città le fanciulle ad attingere acquainnocente e necessaria faccenda che una volta compivano le stesse figlie dei re. E quando sono lìil mondo anticopatriarcalerivive potentemente in me e ripenso come i nostri padri alla fontana stringevano e rompevano relazioni e come attorno alle fontane e alle sorgenti ondeggiassero spiriti benefici. Oh colui che non può partecipare a questi sentimentinon deve mai essersi dissetato a una fresca fontana dopo una faticosa passeggiatain un giorno d'estate!
13 maggio
Mi domandi se devi spedirmi i miei libri. Mio carote ne prego in nome di Diotienimeli lontani. Non voglio più esser guidatoravvivatoinfiammato; questo cuore arde abbastanza per se stesso; ho bisogno di un canto che mi cullie questo l'ho trovatoin tutta la sua pienezzanel vecchio Omero. Quante volte io calmo il mio sangue ardente... perché tu non avrai mai visto nulla di così mutevole come il mio cuore. Amico mioho bisogno di dire questo a te che tanto spesso ne hai sopportato il peso e che mi hai visto passare dall'affanno ai più arditi sogni e da una dolce malinconia alla più funesta passione? Di modo che io considero il mio cuore come un bambino ammalato; e gli concedo ogni capriccio. Ma non lo dire a nessuno: ci sarebbero persone che non me lo perdonerebbero.
15 maggio
L'umile gente del villaggio ormai mi conoscee tutti mi vogliono benespecialmente i bambini. Sulle prime quando io mi univo a loro e li interrogavo amichevolmente su questo o su quelloalcuni credevano che io volessi prendermi gioco di loro e mi rispondevano bruscamente.
Io non me ne ebbi a malesoltanto compresi più distintamente quanto spesso avevo già osservato: le persone di una certa condizione si tengono a una fredda distanza dal popolocome se credessero di perdere qualche cosa avvicinandolo; vi sono poi giovani spensierati e malvagi burloni che ostentano di abbassarsiper far maggiormente sentire alla povera gente la loro superbia.
So bene che noi non siamo né possiamo essere tutti uguali; ma ritengo che colui il quale sente il bisogno di allontanarsi dalla cosiddetta plebe per averne il rispettoè biasimevole quanto un codardo che si nasconda al suo nemico per tema di esserne ucciso.
Di recente andai alla fontana e trovai una giovane donna di servizio che aveva posato il secchio sull'ultimo scalino e guardava intorno per vedere se nessuna compagna venisse e l'aiutasse a posarselo sulla testa. Io scesi e la guardai. - Posso aiutarvi? - le chiesi. Diventò rossa rossa e disse: - Oh nosignore. - Senza complimenti. - Si aggiustò il cercine e io l'aiutai. Mi ringraziòe salì per la scala.
17 maggio
Ho fatto conoscenze d'ogni speciema non ho ancora trovato la SOCIETA'. Non so che cosa posso avere di attraente per questi uomini; molti di loro mi vogliono benemi seguono e a me dispiace quando la nostra via è comune solo per un piccolo tratto. Se tu mi domandi come è qui la gentedovrò risponderti: come dappertutto. La razza umana è cosa uniforme! I più passano la maggior parte del tempo lavorando per vivere enei brevi momenti di libertà che rimangono lorosi tormentano per cercare ogni mezzo per essere liberi. O destino degli uomini!
Del resto è proprio della buonissima gente. Talvolta io mi concedo un momento d'oblìo e godo con loro le gioie che all'uomo sono concesse:
sedere a una parca mensa con animo aperto e cordialefare una gitadisporre una ritmica danzae simili cose; questo esercita allora su di me una benefica influenza: soltanto io non devo pensare a tante altre forze che sono latenti in mee si corrompono inutilizzatee che io devo accuratamente nascondere. Il mio cuore ne è angosciato.
Mapureessere incompresi è la sorte di tutti noi.
Se fosse qui l'amica della mia giovinezzase io l'avessi conosciuta!
Ma dovrei dire a me stesso: tu sei un pazzotu cerchi ciò che in nessun luogo si può trovare! Ma io l'ho avuta; ho sentito il suo cuorela sua grande animae al suo cospetto mi sembrava di esser più di quello che io eroperché ero tutto ciò che potevo essere. Buon Dio! c'era allora una sola forza della mia anima che rimanesse inattiva? non potevo io forse spiegare tutto il mirabile sentimento col quale il mio cuore comprende la natura? Non erano forse i nostri colloqui un eterno intrecciarsi del più elevato sentimento e del più acuto INTELLETTOdi cui le gradazioni fino a quelle del mal garbo erano segnate dall'orma del genio? E ora! La sua etàpiù grave della mial'ha condotta alla tomba più presto di mee io non dimenticherò mai il suo forte sentire e la sua divina tolleranza.
Da pochi giorni ho incontrato un giovane B.dall'aspetto simpatico e aperto. Esce ora dall'Universitànon si ritiene un dottoma crede di saperne più degli altri. Infatti per quel che ho potuto capire si è applicato a studi di ogni sortae ha notevoli cognizioni. Appena ha saputo che io disegno molto e che so il greco (due cose miracolose in questo paese)è venuto da me e ha fatto pompa di molta sapienzada Batteux a Woodda de Piles a Winkelmann; mi ha assicurato che egli ha letto tutta la prima parte della teoria di Sulzere che possiede un manoscritto di Heine sullo studio dell'antichità. Io l'ho lasciato dire.
Ho fatto conoscenza con un'altra brava persona: il borgomastrouomo leale e schietto. Pare sia una vera gioia spirituale vederlo tra i suoi figli; ne ha novee specialmente si dice un gran bene della figliola maggiore. Mi ha pregato di andarlo a visitare e vi andrò uno di questi giorni. Abita in una tenuta di caccia del principea un'ora e mezzo da qui: dopo la morte di sua moglie ha avuto il permesso di ritirarvisi perché il soggiorno in città e nella casa comunale gli faceva troppo male. Inoltre ho incontrato degli originali in cui tutto è spiacevolee soprattutto insopportabili sono le manifestazioni di amicizia.
Addio; questa letteratutta storicati piacerà!
22 maggio
Già qualcuno ha pensato che la vita dell'uomo sia soltanto un sognoe questo sentimento si è impadronito anche di me. Quando io contemplo i confini nei quali stanno rinserrate le forze attive e speculative dell'uomo; quando vedo come ogni attività non mira che alla soddisfazione di bisogni i quali a loro volta non hanno altro scopo che di prolungare la nostra povera esistenzae vedo inoltre che il tranquillizzarsi su alcuni punti della nostra ricerca spirituale non è che una FANTASTICA rassegnazione di chi dipinga con svariate immagini e luminose vedute le pareti fra le quali è prigionierotutto ciòmio caro Guglielmomi rende muto. Io rientro in me stesso e trovo un mondoma formato più di presentimenti e di cupi desideri che di immagini e di forze viventi. Allora tutto ondeggia davanti ai miei sensiio sorrido e continuo a sognare nel mondo.
Tutti i più sapienti istitutori e maestri sono d'accordo nel dire che i fanciulli non sanno perché VOGLIONO; ma anche i grandisimili ai fanciullibarcollano su questa terra ecome quelli che non sanno donde vengono e dove vannonon agiscono secondo uno scopo determinato e si lasciano governare da biscotti e dolci e vergate; questo invece nessuno lo vuol credereeppure a me sembra sia una verità da toccare con mano.
Ammettoperché so quali obiezioni tu potresti farmiche sono proprio i più felici coloro che vivono giorno per giorno come i bambiniportando a spasso le bambole che vestono e spoglianogirando con gran rispetto intorno alla dispensa dove la mamma ha rinchiuso il pan dolcee quando infine riescono a ottenere la ghiottoneria desideratala divorano e con la bocca piena gridano: ancora! Queste sono felici creature! E anche sono felici coloro che danno splendidi nomi alle loro frivole occupazioni o alle loro passioni e fanno credere al genere umano che siano queste opere giganteschededicate alla sua salvezza e alla sua prosperità. Felice chi può vivere così! Ma chi umilmente riconosce a che cosa tutto questo conducechi vede come ogni savio borghese possasecondo che gli aggradatrasformare il suo giardino in un paradisoe come anche l'infelice continui il suo cammino sotto i fardelli e tutti siano egualmente interessati a vedere per un minuto di più la luce del solecolui pure è tranquillo e forma il suo mondo in se stessoed è feliceperché è un uomo. E per quanto limitati siano i suoi confiniegli custodisce pur sempre nel cuore il sentimento della libertà e sente di poterequando volesseabbandonare questo carcere.
26 maggio
Tu conosci da tempo la mia abitudine di costruiredi innalzarea casoin qualche luogo tranquillo una capanna e di vivere lì con ogni ristrettezza: anche qui ho trovato un posticino che mi è convenuto.
Circa a un'ora dalla città vi è un luogo chiamato Wahleim (nota dell'autore: il lettore non si dia pena di ricercare i luoghi qui nominati: si è creduto necessario di cambiare i veri nomi che si trovano nell'originale. Fine della nota). La sua posizione presso una collina è molto interessante equando si esce dal villaggio e si va su per un sentierosi ha il colpo d'occhio di tutta la valle. Una buona ostessa chepur essendo vecchiaè piacevole e vivaceoffre vinobirra e caffè; maquello che più importasono due tigli che con i loro archi coprono la piccola piazza dinanzi alla chiesa che è circondata da case di contadinifattoriecastelli. Non potrei facilmente trovare un posticino più intimo e segretodi modo che dall'osteria faccio portar fuori il mio tavolino e una sediae lì bevo il mio caffè e leggo Omero. La prima volta che per caso capitai sotto i tigli in un bel pomeriggiotrovai il luogo solitario. Tutti erano ai campi: soltanto un fanciullo di circa quattro anni sedeva per terra e fra le gambe ne teneva un altro di forse sei mesistringendolo con le braccia al petto in modo da fargli una specie di seggiola; e nonostante la vivacità con la quale egli volgeva attorno i suoi occhi nerisedeva perfettamente tranquillo. Faceva piacere a vederlo; mi sedetti su un aratro che era lì di fronte e disegnai con vero godimento la scena fraterna. Vi aggiunsi la siepe che era vicinauna porta di fienile e alcune ruote rottecosì com'erano dispostee dopo un'ora trovai che avevo fatto un disegno ordinato e interessante senza avervi messo nulla di mio. Questo mi ha confermato nel mio proposito di attenermi per l'avvenire unicamente alla natura. Essa soltanto è infinitamente riccaessa sola forma il grande artista. Si può dir molto in pro delle regole; a un dipresso quello che si può dire in lode della società civile: un uomo formatosi secondo le regole non farà mai nulla di assurdo e di cattivocome chi si modella sulle leggi della buona creanza non sarà mai un vicino insopportabilené potrà divenire un vero scellerato; ma tutte le regolesi dica quello che si vuoledistruggono il vero sentimento e la vera espressione della natura. Questo è troppo - dirai tu - esse non fanno che moderarerecidere i rami esuberanti eccetera. Caro amicodevo servirmi di un paragone? E' come l'amore! Un giovane si dedica completamente a una ragazza; passa tutte le ore del giorno presso di leiusa tutte le sue forze e le sue facoltà per mostrarle che le appartiene interamente. Viene allora un filisteoun uomo che occupa una carica importantee gli dice: Mio carissimo signore: amare è umanoma voi dovete amare virilmente! Dividete le vostre oredatene alcune al lavoroe dedicate alla fanciulla che amate quelle che vi restano libere. Contate i vostri averi econ quello che vi rimane dopo aver provveduto al necessarionon vi proibisco di fare a lei un regaloma non troppo spessoper esempio nel suo giorno natalizio e per il suo onomastico. Se il giovane segue il consigliopotrà diventare un uomo utile e consiglierei al Principe di dargli un impiego. Ma è finita per il suo amoree per la sua arte se egli è artista.
Oh amici miei! perché il torrente del genio così raramente straripacosì raramente spumeggia in grandi flutti e scuote le vostre anime stupite? Cari amiciè perché sulle due rive abitano dei tranquilli signoridi cui le casette campagnolele aiuole di tulipani e gli orti sarebbero devastatied essi sanno preservarsi dal minaccioso pericolo avvenire con argini e fosse costruite in tempo.
27 maggio
Mi accorgo di esser caduto in estasiparagoni e declamazioni e ho dimenticato di raccontarti quello che è poi accaduto dei due bambini.
Rimasi per ben due ore seduto sull'aratrotutto preso dal sentimento pittorico che ti descrive la mia frammentaria lettera di ieri. A sera una giovane donna venne verso i fanciulli che intanto non si erano mossi: aveva un cestello infilato al braccio e gridava da lontano:
Filipposei stato proprio bravo! Mi salutòio ricambiai il saluto ealzandomimi avvicinai a lei e le chiesi se fosse la madre dei due bimbi. Mi disse di sì ementre dava al più grande una mezza ciambellaprendeva in braccio il piccolo e lo baciava con tenerezza tutta materna. "Ho affidato il mio piccino a Filippo - mi disse - e sono andata in città col più grande per comprare pane biancozucchero e un tegamino di terra". Vidi tutto questo nel panieredi cui era caduto il coperchio. "Ora voglio cuocere una minestra per stasera al mio Giovanni (era il nome del più piccolo)quel birichino del mio figliolo maggiore mi ha rotto ieri il tegamedisputandosi con Filippo gli avanzi della pappa". Domandai del maggioree lei mi aveva appena detto che era nel prato a correr dietro a due ochequando il fanciullo arrivò saltellando e portando al secondo un ramo di nocciolo. Mi intrattenni ancora con la donna e seppi che era la figlia del maestro elementaree che il marito era in viaggio in Svizzera dove si era recato per raccogliere l'eredità di un cugino. "Volevano ingannarlo - mi disse - e non rispondevano alle sue lettere; così è andato di persona. Purché non gli sia accaduto nulla di male; io non ho avuto sue notizie!". Mi fece pena staccarmi da quella donna: diedi un KREUZER a ciascuno dei bimbie uno a lei perché comprasse per il piccolo un panino da aggiungere alla pappaquando sarebbe andata in città.
Ti assicuromio caroche quando non riesco a frenare i miei sensicalma il mio tumulto la vista di una creatura come questache trascorre in una felice tranquillità la stretta cerchia della sua esistenza e vive giorno per giornoe vede cadere le foglie pensando soltanto che l'inverno si avvicina.
Da allora io vado spesso laggiù. I fanciulli hanno fatto amicizia con mehanno lo zucchero quando io bevo il caffè e la sera dividono con me il pane e burro e il latte quagliato. La domenica non manca mai il loro KREUZERe se io non mi trovo lì all'ora della preghieral'ostessa ha l'ordine di distribuirlo.
Essi sono pieni di espansivitàmi raccontano ogni cosae io godo specialmente di osservare le loro passioni e l'esplosione dei loro desideri quando si riuniscono molti bambini del villaggio.
Ho durato gran fatica a persuadere la madre la quale temeva che i bambini potessero dar fastidio al SIGNORE.
30 maggio
Quello che ti dicevo recentemente a proposito della pitturapuò anche riferirsi alla poesia: si tratta soltanto di saper riconoscere quello che c'è di meglio e di osare esprimerlo: certo questo si chiama dir molto in poche parole. Oggi ho assistito a una scena cheben descrittaformerebbe il più bell'idillio del mondo: ma che importa dire POESIASCENAIDILLIO? perché bisogna sempre agghindarsi quando si vuole interessarsi a una manifestazione di natura?
Se ti aspettidopo questo esordioqualcosa di elevato e di eccezionalet'inganni. E' semplicemente un contadino che mi ha destato questa viva simpatia. Come al solito io racconterò molto male ecome al solitoio pensotu mi troverai esagerato: è ancora Wahlheime sempre Wahlheim che produce queste meraviglie.
Una comitiva era riunita sotto i tigli a bere il caffè: poiché non mi piaceva gran chepresi un pretesto per rimanere isolato.
Un contadino uscì da una casa vicina e si mise ad accomodare qualcosa all'aratro che io avevo recentemente disegnato. Il suo aspetto mi piacquegli parlaigli domandai delle sue condizioni; la conoscenza fu ben presto fatta ecome mi avviene con quella gentedivenne intimità. Mi raccontò che era al servizio di una vedova e che ne era trattato molto bene. Mi parlò tanto di lei e ne fece tali lodi che io potei subito capire come egli le fosse completamente devoto. Diceva che lei non era più giovaneche il primo marito l'aveva fatta soffrire e che non voleva più sposarsi; dal suo racconto traspariva chiaramente quanto egli la trovasse bella e affascinantequanto desiderasse di essere prescelto a cancellare il ricordo dei torti del primo maritoe io dovrei ripeterti il suo discorso parola per parola per darti un'idea della pura inclinazionedell'amore e della fedeltà di quell'uomo. Dovrei possedere le facoltà di un gran poeta per poterti ripetere al vivo l'espressione dei suoi gestil'armonia della sua voce e il fuoco che si rivelava nel suo sguardo. Nole parole non potrebbero mai esprimere la tenerezza che si manifestava nel suo essere e nel suo aspetto: sarebbe scialboincolore tutto quello che io potrei dire. Specialmente mi commoveva il suo timore che io potessi dubitare della correttezza dei suoi rapporti con lei. Soltanto nell'intimo dell'anima mia io posso ripetere il fascino da cui ero preso sentendolo parlare dell'aspetto di leidel suo corpo che lo attirava potentemente e lo avvincevapur essendo privo dello splendore della giovinezza. Nella mia vita non mi è mai accaduto di vedere un desideriouna caldanostalgica passione accompagnata da tanta purezza; devo dire anzi che non ho saputo neppure pensare e sognare così puramente. Non rimproverarmi se ti dico che al ricordo di quell'innocenza e di quella sincerità d'affetto l'anima mia ardeche mi segue dovunque il ricordo di quella fedeltà e di quella tenerezza e checome se io stesso fossi innamoratolanguisco e mi consumo.
Voglio cercare di vederla al più presto... ma piuttostopensandoci megliovoglio evitarla. E' meglio che io la veda attraverso gli occhi di colui che l'ama; forse ai miei propri occhi lei non apparirebbe qual è orae perché dovrei guastarmi la bella immagine?
16 giugno
Perché non ti scrivo? Me lo domandi proprio tu che sei un sapiente!
Dovresti indovinare che sto bene e che... In breve ho fatto una conoscenza che mi tocca proprio il cuore. Ho... non so quel che ho!
Sarà difficile che io possa raccontarti ordinatamente come ho conosciuto la più deliziosa fra le creature. Sono soddisfatto e contento; e per conseguenza non sono un buono storico.
Un angelo! ahiquesto ognuno lo dice della sua amata. E quindi non so come fare a dirti come lei sia perfettaperché sia perfetta: in breve lei è riuscita ad avvincere tutto il mio essere.
Una grande purezza si unisce a una grande intelligenzae la bontà e l'energiala pace dell'animo e l'amore alla vita attiva armonizzano in lei.
Tutte le cose che ti scrivo non sono che chiacchiere inutili e vane astrazioni che non esprimono nulla di quello che lei è. Un'altra volta... nonon un'altra voltaora subito voglio raccontartiperché se non lo faccio oranon mi decido più. Giacchéa dirti la veritàda quando ho cominciato a scrivertitre volte sono stato sul punto di posare la pennadi far sellare il cavallo e di andar là. Eppure stamattina ho giurato che non andrò oggima vado ogni momento alla finestra per vedere quanto è ancora alto il sole...
Non ho potuto resistereson dovuto andare. Ora sono di ritornoGuglielmomangerò il pane e burro della mia cena e ti scriverò. Quale gioia è stata per me il vederla nel cerchio vivace di tanti cari fanciullii suoi otto fratelli e sorelle!
Se continuo cosìalla fine ne saprai quanto in principio; ma ascoltae io mi sforzerò di venire ai particolari.
Ti scrissi ultimamente che ho conosciuto il consigliere S. e che egli mi ha invitato ad andarlo a trovare nel suo eremitaggioo meglio nel suo piccolo regno. Io trascurai la cosa e non vi sarei forse mai andatose il caso non mi avesse indicato quale tesoro si nascondeva in quella tranquilla contrada.
I nostri giovanotti avevano organizzato un ballo in campagnae io pure dovevo prendervi parte. Offrii il braccio a una ragazza buona e bellama nell'insieme insignificantee fu stabilito che io avrei preso una carrozza e che con la mia dama e una cugina saremmo andati al luogo scelto per la festaprendendo con noivia facendoCarlotta S. - Ora farà conoscenza con una bella signorina - disse la mia compagnamentre traversavamo la grande foresta diradata per andare verso la casa di caccia - Badi di non innamorarsene! - aggiunse la cugina. - E perché? - dissi io. - E' già promessa - rispose - a un brav'uomo che ora è in viaggio: è andato a mettere in ordine i suoi affari perché il padre è mortoe a procurarsi un buon impiego. - La notizia mi fu piuttosto indifferente.
Mancava ancora un quarto d'ora perché il sole raggiungesse la montagnaquando arrivammo alla porta della villa.
Era un caldo soffocantee le signore mostravano qualche preoccupazione per un temporale che alcune nuvole bianchegrigie e cupe sembravano far presagireradunandosi all'orizzonte. Io calmai i loro timoridandomi l'aria di saper presagire il tempobenché io stesso temessi che la nostra festa sarebbe stata turbata.
Io ero sceso di carrozzae una donnache era venuta alla porta del cortileci pregò di scusare un momentoche la signorina Carlotta sarebbe venuta subito. Traversai il cortileandai verso la casa ben costruita e quando salii la scala esterna e spinsi la portasi presentò ai miei occhi il più grazioso spettacolo che mai avessi visto. Nella sala d'entrata sei fanciulli dai due ai sei anni si agitavano intorno a una bella giovinettadi media staturaornata di una semplice veste bianca con nastri rosa al petto e alle braccia.
Aveva in mano un pane nero e tagliava a ciascuno dei piccoli che le erano intorno un pezzo proporzionato all'età e all'appetito; lo porgeva a ognuno gentilmentee ognuno proferiva il suo spontaneo "Grazie"dopo aver tenuto a lungo le manine in altoancor prima che il pane fosse tagliato; poi si allontanavano con la loro merenda saltellandoo alcunisecondo il loro più tranquillo caratteresi avvicinavano quieti al portone per vedere i forestieri e la carrozza sulla quale doveva montare la loro Carlotta. "Vi prego di perdonarmi - disse lei - se vi ho dato il fastidio di entrare e se ho fatto attendere le signore. Nel vestirmi e nel dar le disposizioni necessarie alla casa durante la mia assenzaho dimenticato di dare la merenda ai miei piccoli ed essi vogliono che il pane sia tagliato proprio da me". Balbettai un complimento insignificante; tutta la mia anima era presa dal suo aspettodal suono della sua vocedal suo portamentoed ero appena rinvenuto dalla sorpresa quando lei corse nella sua camera a prendere i guanti e il ventaglio. I bambini mi guardavano e stavano da partea una certa distanza; mi avvicinai al più piccolo: un bellissimo bimboche si ritrasse da meproprio quando Carlotta rientrava. Lei gli disse: "Luigidai la mano a quel signoretuo cugino". Il bimbo obbedì graziosamentee io non potei fare a meno di abbracciarlononostante il suo nasino imbrattato.
"Cugino?" dissi iomentre le porgevo la manocredete che io sia degno della gioia di esser vostro parente? - Ohdisse leicon un arguto sorrisola nostra cuginanza è molto estesa; mi dispiacerebbe che voi foste il peggiore di tutti!.
Scendendo diede a Sofiauna fanciulla di circa undici annila maggiore dopo di leil'incombenza di badare ai più piccoli e di salutare il padre quando fosse ritornato dalla sua cavalcata. Ai piccoli raccomandò di ubbidire a Sofia come avrebbero obbedito a leied alcuni lo promisero sinceramente. Ma una piccola impertinente di circa sei anni disse: - Ma non sei tuCarlottinae noi preferiamo quando sei tu! - i due ragazzi più grandi si erano arrampicati sulla vettura ealla mia preghierala sorella permise loro di accompagnarci fino al limite della forestase promettevano di non farsi dispetti e tenersi ben saldi.
Ci eravamo appena seduti e le signore si erano da poco scambiati i saluti e le impressioni sui loro vestitie specie sui cappellie avevano passato in rivista la compagnia che ci attendevaquando Carlotta fece fermare il cocchiere e scendere i fratellii quali vollero baciarle un'altra volta la manociò che il primo fece con tutta la tenerezza con cui avrebbe potuto farlo un ragazzo di quindici annie l'altro con vivacità e spensieratezza. Lei salutò ancora una volta i bambini e proseguimmo il cammino.
La cugina le domandò se aveva finito il libro che recentemente le aveva mandato. - Nodisse Carlottanon mi piace e ve lo renderò:
anche il precedente non era migliore. - Rimasi meravigliato quando domandai di quali libri si trattava e lei mi rispose... (Nota dell'autore: Si è creduto necessario sopprimere questo passo della lettera per non dare ad alcunomotivo di lamento. Benché in fondo ogni autore darebbe ben poca importanza al giudizio di una fanciulla e di un giovane. Fine della nota). Trovavo una profonda individualità in tutto ciò che lei diceva e a ogni sua parola vedevo un nuovo fascinoun nuovo raggio del suo spirito brillarle sul viso che si andava animando sempre piùperché lei sentiva che io la comprendevo.
"Quando ero più giovane"dicevanulla mi dilettava quanto i romanzi. Sa Dio come ero felice se potevo la domenica sedermi in un angolo e seguire con tutto il cuore le vicende liete o tristi di una Miss Jenny. Non nego che ancor oggi questo genere di libri abbia attrattiva per me; ma giacché molto raramente posso prendere in mano un libro, bisogna che esso almeno sia completamente di mio gusto. E l'autore che io preferisco è quello che rappresenta il mio mondo, nel quale tutto avviene come intorno a me, le cui storie mi interessano e mi stanno a cuore come la mia vita domestica, che non è proprio un paradiso, ma che in complesso è una fonte di gioie inesprimibili.
Io facevo sforzi per nascondere la commozione che mi destavano quelle parole. Ma non potei durare a lungoperché quando la sentii parlare incidentalmentecon profonda verità del VICARIO DI WAKEFIELD di...
(Nota dell'autore: Anche qui sono stati tralasciati i nomi di alcuni autori nazionali. Quelli che godono il favore di Carlotta lo sentiranno nel proprio cuorese leggeranno questa paginae del resto nessuno ha bisogno di conoscere i gusti di lei. Fine della nota)non potei più trattenermile dissi tutto quello che mi venne in mentee solo qualche tempo dopoquando Carlotta rivolse la parola alle altreosservai che per tutto quel tempo erano rimaste con gli occhi spalancaticome se si fossero trovate in un altro mondo. La cugina mi guardava con aria canzonatoriama non me ne importava nulla.
La conversazione cadde poi sui piaceri della danza. - Se pure questa passione è colpevoledisse Carlottaconfesso che non c'è cosa al mondo che io metta al di sopra del ballo. E se mi passa qualcosa di triste per la testabasta che io strimpelli una contradanza sul mio piano scordato e subito mi torna il buon umore.- Durante la conversazione quanto mi beavo dei suoi occhi neri! E come le sue vivide labbra e le sue fresche guance deliziavano tutta la mia anima! Ed ero così preso dall'alto significato dei suoi discorsi che non udivo le parole con le quali si esprimeva - e tu che mi conosci puoi farti un idea di questo. - In breve scesi di carrozza come in preda a un sognoquando ci fermammo davanti alla casa della festaed ero così perduto nelle mie fantasticherietra i bagliori del crepuscoloche appena sentii la musica il cui suono scendeva fino a noi dalla sala illuminata.
Il signor Audran e un certo N. N... - come si può ricordare tutti i nomi? - che erano i ballerini della cugina e di Carlotta ci ricevettero allo sportello della carrozzas'impadronirono ciascuno della sua damae io condussi di sopra la mia.
Cominciammo a ballare il minuetto: io invitai una signora dopo l'altrae proprio quelle che avevano meno grazia non si decidevano mai a porgere la mano e a finire il ballo. Carlotta e il suo cavaliere cominciarono una danza inglese e tu puoi immaginare quale fu la mia gioia quando dovemmo metterci in figura con lei!
Lei metteva nel ballo l'anima e il cuoreil suo corpo si muoveva armoniosolei era spensierata e ingenua come se non pensassenon sentisse che la danza; e certo in quel momento ogni altra cosa era sparita per lei.
La pregai di concedermi la seconda contradanza; mi promise la terza econ la più grande franchezzami disse che amava molto il valzer.
"L'uso vuole che per il valzer ogni cavaliere resti con la sua damama il mio balla malee mi sarà grato se gli risparmierò questa fatica. La vostra ballerina è nelle stesse condizioni e invece ho visto nella danza inglese che voi siete molto abile; se volete dunque ballare il valzer con meandate a chiedermi al mio cavalieree io m'intenderò con la vostra dama". Le diedi allora la manoe fu deciso che nel frattempo il suo cavaliere avrebbe tenuto compagnia alla mia ballerina.
Via dunque! Ci divertimmo dapprima a intrecciare variamente le braccia. Con quale grazia e leggerezza lei si muoveva! Venne poi il momento di cominciare il valzer; le coppie cominciarono a girare le une intorno alle altre come sfere celestie ci fu un po' di confusione perché pochi sanno ballare bene. Noi fummo prudenti e lasciammo sfogare gli altri; poi quando i meno abili ballerini ebbero lasciato libero il campoci mettemmo in lizza con un'altra valida coppia: Audran e la sua dama. Non sono mai stato così abile e leggero:
non ero più un uomo. Avere fra le braccia un'amabile creaturagirare con lei in un turbine come la tempestae non veder più niente intorno a sé... Per dirti la veritàGuglielmoho giurato che se amassi una fanciulla e aspirassi a leidovrebbe ballare il valzer soltanto con me e non con altria qualunque costo. Tu mi capisciè vero?
Facemmo qualche girocamminando per la salaper riprendere fiato.
Poi lei sedettee le arance che avevo messo da partele sole che mi restavanoci furono utilissime... soltantoio mi sentivo il cuore trafitto quandoper complimentolei offriva uno spicchio a una vicina indiscreta.
Alla terza danza inglesenoi formavamo la seconda coppia. Mentre seguivamo la colonna danzante e io (Dio sa con quale gioia) pendevo dal suo braccio e dal suo sguardodove brillava la più sincera e pura espressione di piacerearrivammo presso una signora che avevo già osservato per il suo aspetto piacente benché non fosse più giovane.
Guardò Carlotta sorridendoalzò un dito in atto minaccioso epassandopronunziò due volte il nome di Alberto in tono significativo.
Chi è Alberto? se non sono indiscretochiesi a Carlotta. Lei stava per rispondermima dovemmo separarci per formare una catena di ottoe mi parve scorgerequando c'incontrammol'ombra di una preoccupazione sulla sua fronte. Quando mi diede la mano per la PROMENADEdisse: "Perché dovrei nascondervelo? Alberto è un onest'uomo al quale sono quasi promessa". Non era una novità per me:
le ragazze me lo avevano detto lungo il camminoeppure mi parve una notizia inattesa perché non l'avevo considerata in rapporto a lei che in pochi minuti mi era diventata tanto cara. In brevemi confusifui smemoratomi trovai in mezzo a un'altra coppiaguastai ogni cosae ci volle la presenza di spirito di Carlotta che mi tirava di qua e di là per ristabilire l'ordine al più presto.
Il ballo non era ancora finito quando i lampiche da molto tempo vedevamo brillare all'orizzonte e che sempre avevo dati per lampi di caloresi fecero più frequenti e il tuono coprì il suono della musica. Tre dame fuggironoe i loro cavalieri le seguirono: il disordine divenne generale e la musica cessò. Quando una disgrazia o qualche cosa di spaventoso ci coglie immersi nel piacereesso produce naturalmente in noi una forte impressionein parte a causa del contrasto che ce lo fa sentire più vivoin parte perché i nostri sensi sono aperti alle emozioni e ricevono più rapidamente ogni impressione. A questo io devo attribuire lo strano contegno al quale vidi abbandonarsi molte signore. La più saggia si mise in un angolovolgendo la schiena alla finestra e turandosi le orecchie; un'altra s'inginocchiò davanti a lei e le nascose la testa sul grembo; una terza venne tra loro due e abbracciò la sorellina in un torrente di lacrime. Alcune volevano ritornare a casa; altre non sapevano più quello che facevano e non avevano sufficiente presenza di spirito per tenere a freno i giovani storditi che sembravano molto occupati a raccogliere dalle labbra delle belle tremanti le angosciose preghiere che esse levavano al cielo. Alcuni signori erano scesi per fumare in pace la loro pipae il resto della compagnia accettò il saggio invito dell'ostessa che ci offriva una stanza fornita di imposte e di tende.
Appena vi fummo entrati Carlotta si occupò di disporre le sedie in circolo e quandoassecondando la sua preghieratutti ebbero preso postolei cominciò a spiegare un gioco. Vidi parecchi cavalieri chenella speranza di un pegno gustosoavevano l'acquolina in bocca e tendevano le loro membra. - Giochiamo a contaredisse Carlottae ora attenzione! Io andrò in giro da destra a sinistra e voi conterete uno dopo l'altrociascuno il numero che gli toccheràil computo deve essere rapido come il lampoe chi esita o si sbaglia ha uno schiaffo... e così fino a mille. - Era divertente a vedersi. Lei camminava in circolocol braccio teso. "Uno" disse il primoduecontinuò il secondotreil seguentee così di seguito. Poi lei cominciò ad andare in fretta e sempre più in fretta: Uno si sbaglia:
Paf! uno schiaffo epoiché il vicino rideanche Paf! E sempre più in fretta. Io stesso ebbi due colpi econ segreto piaceremi parve che erano più forti di quelli che dava agli altri. Uno scoppio generale di risate e di chiasso pose fine al gioco prima che si arrivasse a mille.
Gli amici fra di loro più intimi si tirarono da parte insieme; il temporale era cessato e io seguii Carlotta nella sala. Via facendo lei mi disse: "Con gli schiaffi hanno dimenticato il temporale e tutto il resto!". Non seppi rispondere nullama lei continuò: "io ero una delle più paurosema nel farmi forza per dar coraggio agli altri sono diventata coraggiosa io stessa". Ci avvicinammo alla finestra: tuonava in lontananzauna benefica pioggia cadeva sulla campagna e i più soavi profumi salivano fino a noi nell'aria tiepida. Carlotta si appoggiava col gomito alla finestrail suo sguardo errava sui campisi levava al cielopoi si posava su di meio vidi i suoi occhi pieni di lacrimelei posò la sua mano sulla mia e disse: Klopstock! Io ricordai l'ode sublime cui lei pensava in quel momento e mi immersi nel torrente di sensazioni che la sua parola aveva destato in me. Non potei trattenermimi chinai sulla sua mano e gliela baciai inondandola di dolci lacrime. E la guardai ancora negli occhi! Nobile poetase tu avessi potuto vedere in quello sguardo la tua apoteosi! e se io potessi ora non sentir più pronunciare il tuo nome così spesso profanato.
19 giugno
Non so più l'altro giorno a qual punto sono rimasto del mio racconto:
so che erano le due di notte quando andai a lettoe che se avessi potuto chiacchierare con teinvece di scrivertiti avrei probabilmente tenuto sveglio fino alla mattina.
Non ti ho ancora raccontato quello che accadde al nostro ritorno dal ballo e anche oggi non ne ho il tempo.
L'aurora era splendida; intorno a noi si stendevano i campi rinfrescati e la foresta stillante. Le nostre compagne di viaggio si assopirono; mi domandò se volevo anch'io fare altrettantodicendomi di non trattenermi per lei. "Finché vedrò questi occhi apertile dissi fissandolanon corro rischio di addormentarmi". E rimanemmo entrambi svegli fino alla porta di casa suache la cameriera venne ad aprire silenziosamente: alla domanda di Carlottalei disse che il padre e i bambini stavano benee che tutti dormivano ancora. La lasciaipregandola di permettermi di andarla a vedere il giorno stesso: acconsentìe io andai: da allora il solela luna e le stelle possono tranquillamente seguire il loro corso: io non so se sia giorno o nottee tutto il mondo scompare intorno a me.
21 giugno
Vivo giorni così feliciquali Dio ne concede ai suoi beati: qualunque cosa possa avvenirmi oranon potrò dire di non aver gustato le più pure gioie della vita. Tu conosci il mio Wahlheim; là mi sono definitivamente stabilito: sono soltanto a una mezz'ora di distanza da Carlotta e vi godo tutta la felicità che può essere concessa a un uomo. Eppure non avrei pensatoscegliendo Wahlheim come meta delle mie passeggiateche esso sarebbe stato così vicino al cielo. E quante volte nelle mie lunghe escursioni ho contemplatodal monteo dalla pianura che si stende al di là del fiumela casa di caccia che ora racchiude tutti i miei desideri!
Caro Guglielmoho tanto meditato sul desiderio degli uomini di allontanarsidi fare nuove scopertedi percorrere il mondopoi un impulso segreto limita il loro camminoli spinge sulla via tracciata dall'abitudineed essi non si curano più di quel che avviene a destra e a sinistra.
E' strano: quando sono venuto qui edall'alto della collinaguardavo la bella vallataessa da ogni parte mi attirava: là è il boschetto!
Oh potessi tu immergerti nella sua ombra! Lassù è la cima del monte!
Ah potessi tu da lì contemplare la vasta contrada! E la catena di collinee le valli piene di mistero! Oh potessi perdermi nel loro seno! E correvo lontanoe ritornavosenza aver trovato quello che cercavo. E quale è la distanzatale è l'avvenire! Un vasto panorama dai contorni confusi ci sta dinanzi all'anima: i nostri sensi come i nostri sguardi si perdono in essoe con tutto il nostro essere noi aspiriamo alla voluttà di provare un unicograndepotente sentimento. E quando abbiamo corsoquando il LAGGIÙ è divenuto il QUItutto è come primanoi siamo nella nostra povertànegli angusti confini che prima ci chiudevanoe l'anima sospira il sollievo che le sfugge.
Così il più irrequieto vagabondo desidera infine la sua patria e trova nella sua capannanel seno della sua sposanella schiera dei suoi bambininel lavoro compiuto per lorola gioia che invano ha cercato nel lontano mondo.
Quando la mattina al levar del sole io esco per recarmi al mio Wahlheim e lì nel giardino colgo da me stesso i pisellipoi mi siedo e li sgrano mentre leggo Omero; quando scelgo un pentolino nella cucinataglio il burrometto i piselli al fuocoli coproe siedo lì vicino per poterli di tanto in tanto rigirareallora io capisco perfettamente come i superbi pretendenti di Penelope uccidessero buoi e maialili facessero a pezzi e li arrostissero. Nulla mi dà una così sincera e profonda sensazione di pace come i tratti di vita patriarcale cheringraziando il Signoreposso senza affettazione introdurre nella mia vita.
Mi fa bene vedere che il mio cuore può gustare la sempliceinnocente gioia data all'uomo che porta alla sua tavola un cavolo che egli stesso ha piantatoe gode non solo del cavoloma di tanti bei giorni: della bella mattina in cui lo ha piantatodelle dolci sere in cui lo innaffiava e con gioia ne sorvegliava il progresso crescente:
tutto in quello stesso istante gli rinnova il godimento.
29 giugno
L'altro ieri il medico della città venne qui in casa del sindacoe mi trovò disteso a terrafra i bambini di Carlottaalcuni dei quali mi si arrampicavano addossomentre gli altri mi tiravano da ogni parte e levavano alte grida se io facevo loro il solletico. Il dottore che è un dogmatico fantoccio meccanicoe parlando aggiusta le pieghe dei suoi manichini e mette in mostra un grandioso collaretrovò questo gioco poco dignitoso per un uomo serio: lo vidi dal suo aspetto. Non me ne curailasciai che facesse discorsi gravi e fabbricai di nuovo ai ragazzi i castelli di carte che avevano distrutto. Poi egli andò in città a diffondere la notizia che i bambini del sindaco erano già abbastanza maleducatie che Werther finiva di guastarli!
Sìmio caro Guglielmoi bambini sono particolarmente cari al mio cuore. Quando li osservoe vedo in quei piccoli esseri il germe di ogni virtù e di ogni forza che un giorno sarà loro necessariaquando nell'ostinazione io scopro la futura costanza e fermezza di caratterenella vivacità il buon umore e la facilità con la quale passeranno fra i pericoli della vita... e tutto questo così puro e completosempre io ripeto le auree parole del Maestro degli uomini: guai a voi se non diverrete come uno di costoro! Eppure noi trattiamo come sudditi questi che sono nostri simili e che dovrebbero essere i nostri modelli. Essi non devono avere nessuna volontà... E noi forse non ne abbiamo? e perché dobbiamo essere privilegiati? Forse perché siamo più vecchi e più abili? Buon Diodal tuo cielo tu non vedi che vecchi e bambininiente altro! e tuo figlio da lungo tempo ci ha detto quali ti danno maggiore gioia. Ma essi credono in lui e non lo ascoltano - anche questa è cosa vecchia - e formano i loro bambini a loro immagine e somiglianzae... Addio Guglielmo: non voglio a questo proposito delirare di più!
Primo luglio
Che cosa deve essere Carlotta per un malatoio lo sento nel mio povero cuoreche è più sofferente di uno che giaccia in un letto di dolore. Lei passerà qualche giorno in cittàda una buona signora chesecondo quanto dicono i medicinon ha più molto da vivere e che in questi ultimi momenti vuole avere Carlotta presso di sé!
La settimana scorsa andai con lei a far visita al Parroco di San...; è un paesello fra i montia un'ora di qui. Arrivammo circa alle quattro; Carlotta aveva preso con sé la sorella minore. Quando entrammo nel cortile della canonicaombreggiato da due alberi di noceil buon vecchio sedeva su di una panca dinanzi alla porta di casae appena vide Carlotta sembrò rinascere a nuova vitadimenticò il suo nodoso bastonee osò muoversi per venirle incontro. Lei corse verso di luilo obbligò a sedersi mettendoglisi vicinogli portò molti saluti del padree abbracciò un fanciullo brutto e sudicioil bimbo più piccolo del pastoreil figlio della sua vecchiaia! E avresti dovuto vedere quale cura prese del vecchio: come alzava la voce perché giungesse chiara al suo orecchio mezzo sordocome gli raccontava di persone giovani e robustee pure morte improvvisamentecome gli vantava l'efficacia di Carlsbad lodando la sua decisione di passarvi l'estate e come badava a ripetergli che trovava il suo aspetto migliore e più vivace dell'ultima volta che lo aveva visto.
Nel frattempo io avevo presentato i miei omaggi alla moglie del pastore. Il vecchio era del tutto rianimato e poiché io non seppi trattenermi dal lodare i begli alberi di noce che ci davano ombra così grataegli cominciòbenché con qualche difficoltàa narrarcene la storia. "Non sappiamo chi abbia piantato il più vecchio- disse - chi nomina l'uno e chi l'altro pastore. Ma il più giovane ha proprio l'età di mia moglie: cinquant'anni in ottobre. Suo padre lo piantò la mattinae lei nacque la sera. Fu il mio predecessore nel presbiterio e non si può dire quanto l'albero gli fosse caro: né lo è meno a me.
Mia moglie sedeva su una pancaalla sua ombrae lavorava di calzaquando ioventisette anni fa - ero allora un povero studente - entrai per la prima volta in questo cortile".
Carlotta gli domandò di sua figlia; rispose che era andata in un prato _vicinocon il signor Schmidta vedere gli operaie il vecchio proseguì il racconto: disse come il suo predecessore avesse preso a volergli benee così pure la figlia di luie come egli fosse diventato dapprima il suo vicario e poi il suo successore. La storia era appena finita quando la figlia del pastore venne col signor Schmidtattraversando il giardino: accolse Carlotta con calda espansionee devo dire che non mi dispiacque affatto: è una brunetta vivace e ben fatta che deve rendere molto piacevole il tempo a chi lo passi con lei in campagna. Il suo innamorato (come tale si presentò subito il signor Schmidt) era una persona finema silenziosae non volle prender parte alla nostra conversazionebenché Carlotta ve lo spingesse continuamente. E io rimasi turbatopotendo vedere dal suo viso che non per mancanza d'intelligenza egli se ne stava appartatoma per capriccio e cattivo umore. E questo apparve in seguito anche più evidentegiacché quando passeggiando Federica si trovò con Carlotta ecasualmenteanche con meil viso di quel signoregià naturalmente brunodivenne così cupo che era proprio tempo che Carlotta mi tirasse per la manica e mi avvertisse che ero troppo gentile con Federica. Oranulla mi urta tanto quanto vedere gli uomini tormentarsi l'un l'altrospecie quando sono giovani che potrebbero godere di tutte le gioie e che invece si amareggiano i pochi giorni buoni concessi e troppo tardi si accorgono della loro irreparabile prodigalità. Questo proprio mi tormentae la sera quando ritornammo al presbiterio e fummo seduti attorno a una tavola dove ci servirono del latteallorché la conversazione cadde sui dolori e le gioie della vitanon potei trattenermi dal cogliere la palla al balzo e parlare con tutta l'anima contro il cattivo umore. "Spesso noi ci lamentiamodissiperché pochi sono i giorni buoni e molti quelli tristima abbiamo tortoa quel che mi sembra. Se avessimo sempre il cuore aperto e pronto a godere il bene che Dio ogni giorno ci concedeavremmo poi forza sufficiente per sopportare il male quando viene". - Ma noi non siamo padroni del nostro umore - disse la moglie del pastore - molte volte esso dipende dalla salute! quando si è sofferenti si sta male dovunque. - Le diedi ragionema aggiunsi: - Ebbeneconsideriamo la cosa come una malattiae vediamo se non esistono dei rimedi. - E' giustodisse Carlottacredo che molto dipenda da noia giudicare da me stessa. Quando qualcosa mi turba e minaccia di mettermi di cattivo umorecorro in giardino canticchiando qualche ballabilee tutto passa. - E' proprio quello che volevo direripresiavviene per l'umore come per la pigrizia: anzi è proprio una specie di pigrizia. Per natura vi siamo molto inclinatima se una volta abbiamo la forza di vincerlail lavoro ci pare facile e troviamo nell'attività un vero piacere". Federica ascoltava attentamentee il giovane si rivolse a me dicendo che non si è padroni di se stessie che tanto meno si può comandare ai propri sentimenti. "Ma in questo casoreplicaisi tratta di una sensazione spiacevoledi cui ciascuno si libererebbe volentieri; e nessuno sa fin dove arrivano le sue forze se non le ha prima sperimentate:
eppurechi è ammalatoconsulterà certo tutti i medici e con grande rassegnazione prenderà le medicine più amare per riacquistare la desiderata salute". Osservai che il nobile vecchio tendeva l'orecchio per prender parte alla conversazione; allora alzai la vocee rivolsi a lui il mio discorso: "Si predica contro tanti vizidissima ancora non ho sentito dire che dal pergamo si sia levata la voce contro il cattivo umore". - "Questo tocca ai pastori delle cittàdisse lui; i contadini non conoscono il cattivo umore; eppure se io lo facessi non sarebbe male: potrebbe se non altro servire di lezione a mia moglie e al signor Sindaco". - Tutti riseroed egli pure rise di cuorefinché un colpo di tosse lo presee interruppe per un poco il nostro discorso. Poi il giovane prese la parola: "Voi chiamate il cattivo umore un vizio; mi sembra che siate eccessivo". "A me non sembrarisposi; se qualcosa nuoce a noi stessi e agli altrimerita senz'altro tale nome. Come se non bastasse il non poterci render felici l'un l'altrodovremmo anche rapirci il piacere che talvolta il nostro cuore sa procurarsi? E trovatemi un uomo di cattivo umore che sia così bravo da nasconderloda sopportarlo solosenza turbare la gioia che lo circonda! O piuttosto non deriva la nostra inquietudine da un'intima coscienza della nostra indegnitàda uno scontento di noi stessiche sempre si collega con l'invidia e con una pazza vanità?
Noi vediamo felici delle persone che non ci debbono la loro felicitàe questo non possiamo sopportarlo!". Carlotta mi sorrisevedendo la commozione con la quale parlavoe una lacrima di Federica mi spinse a continuare: "Guai a colorodissiche si servono dell'influenza che hanno su di un cuore per rapirgli le semplici gioie che esso sa procurare a se stesso! Tutti i donitutte le premure della terra non compensano un istante di spontaneo piacererapitoci dalla gelosa importunità del nostro tiranno!" Il mio cuore era gonfio in quel momento; tutti i ricordi del passato si affollavano nell'anima miae gli occhi mi si empivano di lacrime.
Tutti ogni giorno dovrebbero dirsi: tu non puoi far altro per i tuoi amici che lasciar loro le gioie che hannoe render più vivo il loro piaceregodendone con essi. Infatti potresti tuse il loro animo fosse tormentato da un'angosciosa passione e oppresso dal doloreversar loro una goccia di balsamo consolatore?
E quando l'ultima più dolorosa malattia sorprenderà la creatura che tu avrai tormentato nel fiore degli annie che giacerà in uno stato di compassionevole esaurimentoquando il suo occhio spento sarà rivolto al cielo e il freddo sudore della morte bagnerà la sua pallida frontee tu starai presso il letto come un condannatocon l'intimo sentimento di non poter far nulla nonostante tutto il tuo buon volereallora una profonda angoscia ti stringeràpensando che daresti tutto al mondo per poter infondere nella creatura morente una stilla di forzauna scintilla di coraggio!
Il ricordo di una simile scenaalla quale avevo assistitosi risvegliò potente in me mentre pronunciavo queste parole. Mi coprii gli occhi con il fazzolettomi allontanai dalla compagniae solo la voce di Carlotta che mi chiamava perché era ora di andar viami fece rientrare in me stesso. Cammin facendo lei mi rimproverò di prendermela per tutto troppo vivamente; mi disse che questo mi farà morire e che devo aver riguardo di me. Angelo caro! per teio voglio vivere.
6 luglio
Carlotta è sempre presso la sua amica morenteed è sempre la stessa provvida cara creatura chedovunque si trovamitiga il dolore e porta la gioia. Ieri sera andò a passeggiare con Marianna e con la piccola Amalia; io lo sapevole raggiunsie andammo insieme. Dopo aver camminato un'ora e mezzotornammo verso la città e giungemmo alla fontana che mi era cara e che ora amo mille volte di più.
Carlotta si sedette sul muretto e noi rimanemmo in piedi davanti a lei. Io mi guardavo intornoe ripensavo al tempo in cui il mio cuore era solo. "Mia cara fontanadicevoda allora non mi sono più riposato alla tua frescurae qualche voltapassando in frettanon ti ho neppure guardata!". Abbassai gli occhi e vidi Amalia molto occupata a risalire con un bicchier d'acqua. Poi guardai Carlottae compresi tutto ciò che lei è per me. Intanto arrivò la piccola Amalia con il suo bicchiere. Marianna voleva prenderlo. - Noesclamò la piccina dolcementenotuCarlotta devi bere per prima! - Rimasi così commosso dalla spontaneità e dalla bontà con la quale aveva parlato chenon potendo in altro modo esprimere quello che sentivoalzai la bimba da terra e la baciai così fortemente che si mise a piangere e a gridare. "Avete fatto male"disse Carlotta. E io rimasi confuso. "Vieni Amaliacontinuòprendendola per mano e scendendo i gradiniora ti laverai subito con l'acqua freddae non sarà nulla".
Stetti a vedere con quale ardore la piccola si strofinava le guance con le manine bagnatefiduciosa che la sorgente miracolosa avrebbe portato via ogni impurità e le avrebbe risparmiato la vergogna di vedersi spuntare una brutta barba; Carlotta diceva: bastama la bimba continuava a lavarsi con ardorepensando che molto era meglio di poco. Ti assicuroGuglielmoche non ho mai assistito ad un battesimo con più grande rispetto. E quando Carlotta risalìvolentieri mi sarei prosternato davanti a leicome dinanzi a un profeta che avesse redento i peccati di una nazione.
La seranella gioia del mio cuorenon potei trattenermi dal raccontare il caso a una persona alla quale attribuivo un senso di umanitàperché intelligente: ma come capitai male! Egli mi disse che Carlotta non aveva agito beneche non bisogna mai far credere ai bambini delle fandonie perché questo dà origine a una quantità di errori e superstizioni dalle quali invece guardare i bambini fin dalla più tenera infanzia. Mi ricordai allora che quell'uomo da otto giorni aveva fatto battezzare un bambinolasciai cadere il discorsoe rimasi in cuor mio convinto di questa verità: bisogna fare con i bambini come Dio fa con noi: Egli non ci rende mai tanto felici come quando ci lascia nell'ebbrezza di una cara illusione!
8 luglio
Come si diventa bambini! quanto si desidera uno sguardo! proprio si diventa bambini! Eravamo andati a Wahlheim; le signore erano in carrozzae durante la passeggiata mi parve vedere negli occhi neri di Carlotta... perdonamisono pazzoma dovresti vederli tu quegli occhi! Per essere breve (giacché gli occhi mi si chiudono dal sonno) le signore erano salite in carrozza e noi stavamo lì intornoil giovane W. SelstadtAudran e io. Si chiacchierava vivacemente con quei giovani che erano abbastanza leggeri e frivoli. Cercai gli occhi di Carlotta; essi andavano dall'uno all'altroma su di mesu di me che stavo lì solo e tristesu di me non si fermarono! La carrozza partì e una lacrima bagnò i miei occhi. La seguii con lo sguardo e vidi la testa di Carlotta sporgersi fuori dello sportelloe voltarsi a guardare... chi? me forse? Mio caromi dibatto in questa incertezza e questa è la mia consolazione: forse lei si è voltata indietro per vedermi! forse! Buona nottesono proprio un fanciullo!
10 luglio
Dovresti vedere che figura stupida faccio quando in società si parla di leie quando qualcuno mi domanda se mi piace... Piacermi! Odio a morte questa parola! Che uomo sarebbe quello a cui piacesse Carlottae che non avesse pensieri e sentimenti pieni di lei! Piacere! del restorecentementequalcuno mi chiedeva se Ossiam mi piace!
11 luglio
La signora M. sta molto male: io prego per la sua vitagiacché soffro con Carlotta: la vedo raramente presso la mia amicae oggi lei mi ha raccontato una strana storia. Il vecchio M. è un sordido e cattivo avaro chedurante la vita di sua mogliel'ha tormentata e fatta stentare; pure lei ha sempre saputo cavarsi d'impiccio. Pochi giorni faquando il medico le ebbe tolta ogni speranzafece chiamare il marito - Carlotta era nella stanza - e gli disse: "Devo confessarti una cosa che dopo la mia morte potrebbe esser causa di turbamenti e dispiaceri: ho cercato fino ad ora di governare la nostra casa col massimo ordine e con la più stretta economia: ma tu devi perdonarmi di averti sempre ingannato in questi trent'anni. Tu stabilisti al principio della nostra vita in comune una piccola somma per le spese della cucina e tutti gli altri bisogni domestici: quando la nostra casa divenne più dispendiosa e i nostri affari si esteserotu non volesti aumentarein proporzione dei bisogniil denaro che mi davi ogni settimana: in una parola tu sai che nel tempo in cui maggiori furono le spesemi obbligavi a provvedere a tutto con sette fiorini alla settimana. Li ho accettati senza far rimostranzee ho poi prelevato il resto dalle nostre entrategiacché nessuno avrebbe potuto supporre che la padrona rubasse dalla cassa. Non ho sprecato nulla eanche senza questa dichiarazionesarei entrata fiduciosa nell'eternità; ma quella che dopo dovrà reggere la casa non saprebbe come faree tu potresti sostenere che con questa somma la tua prima moglie faceva fronte alle spese".
Parlai con Carlotta dell'incredibile cecità di spirito di un uomoil quale non si accorge che dev'esserci qualche misterose sette fiorini bastano a una spesa che importa il doppio. Ma ho conosciuto delle persone che senza stupore avrebbero tenuto nelle loro case l'inesauribile ampolla d'olio del Profeta.
13 luglio
Nonon m'inganno: leggo nei suoi occhi neri un vero interesse per meper la mia sorte. Io sentoe posso lasciar parlare il mio cuoresento che lei... devo in queste parole esprimere la mia celeste felicità? sento che lei mi ama!
Mi ama! E come sono divenuto caro a me stesso! a te posso dirlo perché hai l'animo atto a comprendermi. come mi sento elevato ai miei propri occhi da quando lei mi ama!
E' forse presunzione? o è coscienza dei veri sentimenti che ci uniscono? Io non conosco nessun uomo di cui temere l'influenza sul cuore di Carlotta. Pure quando lei parla del suo fidanzato con tanto calore e con tanto affettomi sento come un uomo al quale si sottraggano tutti i suoi onori e le sue dignitàe a cui si porti via la sua spada.
16 luglio
Quale brivido mi corre nelle vene quando per caso le mie dita toccano le suequando i nostri piedi s'incontrano sotto la tavola! Mi ritiro come dal fuocouna segreta forza mi spinge avanti di nuovoe tutti i miei sensi sono presi da vertigine. E la sua innocenzala sua anima ignara non le lasciano comprendere come queste piccole familiarità mi fanno male. Separlandolei posa la sua mano sulla miase nel calore della conversazione si avvicina a me in modo che il suo alito divino sfiori le mie labbraio credo di morirecome percosso dal fulmine. E se una voltaGuglielmoquell'anima celeste e fiduciosa io osassi... tu mi capisci? Noil mio cuore non è così corrotto! Ma è debolemolto debolee questa non è forse corruzione?
Lei mi è sacra. Ogni desiderio tace alla sua presenza. Non posso dire quello che succede in me quando le sono vicino; mi pare che tutta l'anima si riversi nei miei nervi. Carlotta sa una melodia che suona al pianoforte con un'angelica espressionecon grande semplicità e spirito. è la sua aria preferitae quando appena suona la prima notafuggono lontano da me penepreoccupazionicapricci.
Sono così preso da quella semplice melodia che non mi pare inverosimile niente di quel che si racconta del fascino della musica antica. E come lei sa cominciarla al momento opportunoproprio quando starei per tirarmi una palla nella testa. Il cupo turbamento della mia anima si dissipae io di nuovo respiro liberamente.
18 luglio
Guglielmoche sarebbe per il nostro cuore un mondo senza amore?
Quello che è una lanterna magica senza la luce. Appena tu introduci la piccola lampadaecco apparire sulla bianca parete le più svariate immagini! E se pur non sono che fantasmi passeggeriessi formano egualmente la nostra felicitàquando noi ci fermiamo dinanzi ad essi come ingenui fanciulli rapiti dalle apparizioni meravigliose. Oggi non ho potuto andare da Carlotta: sono stato trattenuto qui da persona che non potevo evitare. Che potevo fare? Ho mandato da lei il mio servitoresolo per avere intorno a me un uomo che oggi le fosse stato vicino. Con quale impazienza l'ho atteso! con quale gioia l'ho rivisto! Volentieri l'avrei abbracciato e baciatose non mi fossi vergognato.
Si racconta che la PIETRA FELSINEA quando rimane un po' esposta al solene raccoglie i raggi e risplende per una parte della notte...
Così pareva a me che avvenisse con quel ragazzo. Il pensiero che gli occhi di Carlotta si erano posati sul suo visosulle sue guancesui bottoni del suo vestitosul colletto del suo soprabitomi rendeva tutto ciò prezioso e sacro. In quel momento non avrei dato il mio servitore per mille talleri. La sua presenza mi faceva bene: Dio ti guardi dal ridere! Guglielmopossiamo chiamare illusioni questese ci rendono felici?
19 luglio
Io la vedrò! esclamo al mattino quando mi sveglioe con gioia guardo il bel sole: io la vedrò! E non ho altro desiderio per tutto il giorno. Tuttotutto è assorbito in questa prospettiva!
20 luglio
Non ho ancora accolto la vostra idea di farmi partire con l'ambasciatore per... Non mi piace troppo di essere subordinatoe inoltre tutti sappiamo che quest'uomo ha un cattivo carattere. Tu dici che mia madre desidererebbe molto di sapermi attivo; ciò mi ha fatto ridere. Non sono forse attivo anche ora? e in fondo non è forse indifferente che io raccolga piselli o lenticchie? tutto al mondo finisce in cose da nullae un uomo cheper volere altruima senza un'intima passioneuna personale necessitàsi affanna dietro al denarol'onore o altrosarà sempre un pazzo.
24 luglio
Ti sta tanto a cuore che io non trascuri il disegnoe io preferirei non parlartene affattopiuttosto che dirti che da qualche tempo in qua me ne occupo assai poco.
Mai sono stato più felicemai il mio sentimento della naturaesteso fino alle pietruzze e ai fili d'erbaè stato più integro e più profondo... eppurenon so come esprimermi; la mia forza di rappresentazione è debole: tutto è mobile e ondeggiante dinanzi a mee io non posso fissare un contorno; mi immagino che se avessi dell'argilla o della cera saprei ben modellarla. Se dura cosìfinirò col prendere dell'argilla e darle formadovessi anche fare delle palle!
Tre volte ho cominciato il ritratto di Carlottae tre volte mi sono vergognato: sono veramente dolente perché prima ero molto felice nel cogliere le somiglianze. Ho fatto invece la sua SILHOUETTEe bisogna che me ne contenti.
26 luglio
Sìmia cara Carlottami occuperò di ogni cosa e ordinerò quello che desiderate; datemi anzi un maggior numero di commissionidatemene spesso. Solo di una cosa vi prego: non mettete sabbia sui bigliettini che mi scrivete. Quello di oggi l'ho rapidamente avvicinato alle mie labbra e i miei denti hanno scricchiolato.
26 luglio
Molte volte mi sono proposto di non vederla troppo spesso. Ma chi potrebbe mantenere una simile promessa? Ogni giorno non so resistere alla tentazionee solennemente giuro a me stesso che l'indomani resterò lontano da lei. Ma fin dalla mattina trovo un motivo imprescindibile eprima di rendermene contosono a casa sua. Se la sera lei mi ha detto: Verrete dunque domani? come potrei non andare? o se lei mi dà una commissione trovo più conveniente andarle a portare io stesso la risposta.; e se infine la giornata è molto bellaio vado a Wahlheim equando mi trovo lìsono soltanto a una mezz'ora di distanza da lei: respiro la sua atmosfera... ed ecco mi trovo laggiù!
La mia nonna raccontava la storia di un monte magnetico. Le navi che si avvicinavano troppo ad esso perdevano a un tratto tutti i loro ferramenti; i chiodi volavano sulla montagna e i poveri naviganti perivano tra le tavole che precipitavano le une sulle altre.
30 luglio
Alberto è arrivatoe io me ne andrò; fosse egli il miglioreil più nobile degli uominial quale io fossi pronto a dichiararmi inferiore sotto ogni rispettopure mi sarebbe insopportabile vederlo davanti ai miei occhi in possesso di quella perfetta creatura. Possesso! BastaGuglielmo; il fidanzato è qui! è un bravocaro uomoper il quale bisogna provare simpatia. Fortunatamente non ero presente al suo arrivo: ne avrei avuto il cuore lacerato. è così generoso che non ha mai baciato Carlotta davanti a me. Che Dio lo ricompensi! Devo amarlo per il rispetto che ha per lei. Mi vuol benee io capisco che è per merito di Carlotta piuttosto che per sua propria inclinazione: perché le donne in questo sono abili e hanno ragione: se possono mantenere il buon accordo fra due adoratori è sempre un vantaggio per loroper quanto raramente una cosa di questo genere possa riuscire.
Intanto non posso negare ad Alberto la mia stima. Il suo aspetto tranquilli contrasta con l'irrequietezza del mio carattere vivaceche non riesco a nascondere. Ha molto sentimento e sa quello che significa possedere Carlotta. Sembra non andar soggetto al cattivo umore e tu sai che questo è il peccato che io odio di più negli uomini.
Egli mi ritiene un uomo di buon senso e l'attaccamentola calda amicizia che ho per Carlottal'interesse che prendo a tutto ciò che farendono più glorioso il suo trionfo ed egli la ama ancor di più.
Non so se qualche volta la tormenti con un po' di gelosia e non voglio indagare: se fossi al suo posto questo demonio non mi lascerebbe completamente tranquillo.
Ma in ogni modo la mia gioia di stare presso Carlotta è finita. Devo chiamare ciò pazzia o accecamento! Che importa il nome? è la cosa che conta! Prima che Alberto venisse sapevo già tutto quello che so ora:
sapevo che non potevo sperare nulla da lei... e non speravo infatti...
almeno per quanto è possibile non desiderare al cospetto di una così affascinante persona. E orada povero pazzomi meraviglio perché l'altro viene davvero e mi porta via la ragazza.
Io mi adiro e rido della mia miseriae mi burlo di tutti quelli che mi dicono che devo rassegnarmi poiché la cosa non può andare diversamente. Liberatemi da questi uomini di paglia! Mi aggiro correndo per le foreste ese incontro Carlotta e Alberto le siede al fianco nel giardinettosotto il pergolatoallora non posso più trattenermimi sento pazzo e faccio mille stravaganze. "Per amor di Diomi ha detto oggi Carlottavi pregonon fate scene come quelle di ieri sera! Siete spaventoso quando siete così allegro!". A dirla fra noi io calcolo il tempo in cui egli è occupato; subito mi affretto e sono felice quando la trovo sola.
8 agosto
Ti assicurocaro Guglielmoche certamente non pensavo a te quando dichiaravo insopportabili gli uomini che richiedono da noi la rassegnazione a un destino inevitabile. Non pensavo proprio che tu potessi essere di questo parere. E in fondo hai ragione. Solo una cosa voglio dirtimio caro: al mondo è molto difficile che le sensazioni e i modi d'agire si distinguano recisamente con un dilemma: ma vi sono tante gradazioniquante ve ne possono essere fra un naso aquilino e uno camuso.
Non avertene dunque a male se pur abbracciando tutto intero il tuo argomentoio cerco di sfuggire al suo dilemma: o questo o quello.
O tu hai speranza in Carlotta - mi dici - o non ne hai affatto: nel primo caso cerca di agiredi arrivare al compimento del tuo desiderio; nel secondo fatti forza e cerca di liberarti da una passione funesta che consuma le tue energie! Mio carohai detto benema si fa presto a dirlo!
Puoi tu domandare a un infelice la cui vita si spegne a poco a poco per un'insidiosa malattiapuoi tu chiedergli di troncare con una pugnalata la sorgente della vita? Il male che mina le sue forze non gli toglie nello stesso tempo il coraggio di liberarsene?
Veramente tu potresti rispondermi con un paragone analogo: chi non preferirebbe farsi tagliare un braccio piuttosto che mettere in gioco la vita per indecisione e per timore? Non so... e non vorrei che ci tormentassimo con i paragoni. PureGuglielmoho qualche volta dei momenti di coraggio improvviso e impetuoso e allora... se soltanto sapessi dove... me ne andrei volentieri.
Di sera.
Mi è capitato oggi fra le mani il mio diario che da molto tempo avevo trascuratoe mi sono meravigliato di vedere comein piena coscienzapasso passo mi sono addentrato in questa avventura! ho sempre veduto chiara la mia situazione eppure ho agito come un fanciullo: e ancora oggi vedo chiaroeppure non c'è nessuna apparenza di miglioramento.
10 agosto
Potrei vivere completamente felicese non fossi un pazzo. Raramente un insieme di circostanze favorevoli come quelle in cui io mi trovocontribuiscono a rallegrare l'anima di un uomo! Esser membro di un'amabilissima famigliaed essere amato dal vecchio come un figliodai bambini come un padre... e da Carlotta!... Inoltre quel bravo Alberto che non turba la mia gioia con nessun atteggiamento di cattivo umoreche mi circonda di affettuosa amicizia e per il qualedopo Carlottasono la persona più cara al mondo. Guglielmoè una gioia udirci quando passeggiamo insieme e ci intratteniamo di lei: non si potrebbe forse trovare una situazione più ridicolaeppurespessopensandocimi vengono le lacrime agli occhi. A volte egli mi racconta della virtuosa madre di Carlotta: mi dice che al letto di morte raccomandò alla figlia la sua casa e i suoi bambiniche da allora Carlotta fu animata da un nuovo spirito e divenne una vera madre nella serietà acquistata e nella cura della casache ogni istante della sua vita fu dedicato al costanteamorevole lavorosenza che per questo la sua vivace serenità l'avesse mai abbandonata. Io cammino vicino a lui e raccolgo fiori lungo la stradali riunisco accuratamente in un mazzo... poi li getto nel fiume che scorree li seguo con lo sguardo finché lentamente affondano.
Non so se ti ho scritto che Alberto si stabilisce qui e avrà a cortedove è moto ben vistoun posto ben retribuito. Ho visto pochi che lo uguaglino per l'ordine e l'attività negli affari.
12 agosto
Alberto è certamente il miglior uomo che esista sotto la volta celeste. Ieri ho avuto con lui una discussione che non dimenticherò.
Andai a casa sua per prendere congedogiacché mi è venuta la fantasia di andare cavalcando per le montagne dalle quali ora ti scrivo:
andando su e giù per la camerami caddero sotto gli occhi alcune pistole: "Prestamele per il viaggio"gli dissi. "Volentierimi risposese vuoi prender la pena di caricarle: io le tengo lì appese solo PRO FORMA". Ne scelsi unaed egli continuò: "da quando la mia previdenza mi ha giocato un brutto tironon voglio più avere a che fare con quegli strumenti". Ero molto curioso di sapere la storiaed egli raccontò: "Passavo la quarta parte dell'anno presso un amicoin campagna: avevo due pistole scarichee dormivo tranquillo. Una voltadurante un piovoso pomeriggio nel quale sedevo oziandonon so comepensai che potevamo essere assalitiche le pistole potessero esserci necessarie e che... bastatu sai come vanno queste cose. Dò le armi al servitore perché le ripulisca e le carichi: egli si mette a scherzare con le ragazzevuole spaventarle eDio sa comeil colpo parte: la bacchetta che era ancora nella canna colpisce una povera ragazza ai muscoli della mano destra e le spezza il pollice. Ho dovuto ascoltare i lamenti e pagare la curae da allora lascio le pistole scariche. - Mio caro amicoa che cosa serve la previdenza? Il pericolo non si lascia mai vedere per intero! Eppure...". Ora tu sai che io amo molto Albertofinché non arriva ai suoi EPPURE: non è cosa di per se stessa evidente che ogni regola ha le sue eccezioni? Ma quell'uomo è così scrupoloso che quando crede di aver detto qualcosa di troppo azzardato o genericoe non completamente veronon la finisce più di limitaremodificaredi aggiungere o di sopprimerefinché di quanto ha detto non rimane più niente. E in questo caso si sprofondò proprio nel TESTO... io finii col non ascoltarlo piùmi misi a fantasticaree con gesto rapido mi appoggiai alla fronte la canna della pistolaal di sopra dell'occhio destro. "Ebbeneche significa ciò?"esclamò Alberto strappandomi l'arma di mano. "è scarica"risposi. "E se pure è scaricache vuol dire questo?" riprese impazienteio non posso ammettere che un uomo sia così pazzo da uccidersi: il solo pensiero mi rivolta...Ma voi uomini, esclamai, quando parlate di qualche cosa, dovete sempre dire: è pazza, è savia, è buona, è cattiva! e questo che significa? Avete voi, che dite così, indagato i moventi interni di un'azione? Sapete scoprirne con certezza le cause, e capire perché è avvenuta e perché doveva avvenire? Se l'aveste fatto, non sareste così pronti a giudicare.
"Mi concederaidisse Albertoche alcune azioni rimangano degne di biasimoda qualunque motivo siano determinate".
Glielo concessiscrollando le spalle. Pure continuai: "Vi sono sempre dei casi eccezionali. è vero che il furto è un delitto. Ma l'uomo che ruba per salvare sé e i suoi che stanno per morire di famemerita pietà o castigo? Chi scaglierà la prima pietra contro il marito che nella sua giusta collera immola la sua donna infedele e l'indegno seduttore? contro la fanciulla che in un'ora di voluttà si perde nelle indicibili gioie dell'amore? Le stese nostre leggifredde e pedantisi lasciano commuovere e sospendono la loro punizione!" "Questo non c'entrareplicò Albertoperché un uomo che è in balìa delle passioni perde ogni forza di ragioneed è considerato come in preda all'ebbrezza o al delirio".
"Oh le persone ragionevoli!esclamai sorridendo. Passione! Ebbrezza!
Delirio! Voi siete così impassibilicosì estranei a tutto questovoi uomini per bene! Rimproverate il bevitorecondannate l'insensatopassate dinanzi a loro come il sacrificatore e ringraziate Diocome il fariseoperché non vi ha fatto simili a loro! Più di una volta io sono stato ebbrole mie passioni non sono lontane dal delirioe di queste due cose io non mi pento perché ho imparato a capire che tutti gli uomini straordinari che hanno compiuto qualcosa di grandee che pareva impossibilesono stati in ogni tempo ritenuti ebbri o pazzi.
Ma anche nella vita comuneè insopportabile sentir dire ogni volta che qualcuno sta per compiere un'azione liberanobileinattesa:
quell'uomo è ubriacoè pazzo! Vergognateviuomini sobri e savi!" "Ecco le tue solite fantasiedisse Albertotu esageri tuttoe in questo caso hai per lo meno il torto di paragonare il suicidio di cui ora è questionecon delle grandi gestamentre esso non può esser considerato che come una debolezza. Poiché certo è più facile morire che sopportare con fermezza una vita dolorosa".
Ero sul punto di interrompere il discorsoperché niente mi mette così fuori dei gangheri come vedere qualcuno armato di insignificanti luoghi comuni mentre io parlo con tutto il cuore. Pure mi contenniperché molte volte ho sentito addurre quell'argomento e me ne sono indignato: risposi dunque alquanto vivamente: "Tu lo chiami una debolezza? Ti pregonon lasciarti ingannare dall'apparenza. Puoi chiamare debole un popolo che geme sotto il giogo di un tiranno se infinefremendospezza le sue catene? Un uomo che nel terrore di vedere la sua casa in preda alle fiamme sente le sue forze centuplicatee solleva facilmente dei pesi che a mente calma potrebbe appena muovere? e uno che nel calore dell'offesa ne affronta seie li vincetu lo chiami debole? Emio carose lo SFORZO costituisce la forzaperché lo sforzo supremo dovrebbe essere il contrario?".
Alberto mi guardò e disse: "Non te ne avere a malema gli esempi che tu porti non hanno nulla a vedere col nostro discorso". "Può darsirisposigià più volte mi hanno detto che il mio modo di ragionare è spesso privo di logica. Vediamo se possiamo in altro modo figurarci quale coraggio deve avere un uomo che si decide a gettare il fardello della vitache è generalmente gradito. Perché solo in quanto noi sentiamo una cosapossiamo parlarne con giusto criterio.
La natura umanacontinuai dunqueha i suoi limiti: essa può sopportare la gioiala sofferenzail dolore fino a un certo puntoe soccombe se questo è oltrepassato. Non è questione di stabilire se un uomo è debole o fortema di vedere se egli può sopportare la sofferenza che gli è impostasia morale che fisica; e a me pare tanto strano dire che un uomo è vile perché si toglie la vitacome troverei assurdo dire che è tale perché muore di febbre maligna".
"Che paradosso!" esclamò Alberto. "Non tanto quanto tu pensiribattei. Ammetterai che noi chiamiamo mortale una malattia la quale assale la nostra costituzione naturale in modo che le sue forze sono in parte distrutte e in parte sminuite nella loro attività: sicché essa non può in alcun modo aiutarci né riattivareper mezzo di alcuna risoluzioneil corso della vita. Ebbeneamico mioapplichiamo questo allo spirito. Vedi quante impressioni agiscono sull'uomo nella sua limitata sferaquante idee penetrano in luifinché una crescente passione non gli toglie ogni serena forza di pensiero e lo trascina alla sua perdita. Invano l'uomo libero da ogni cura e in possesso della sua ragione lo guarda con pietàinvano cerca di convincerlo con la persuasione. è come un uomo sano che pur stando al letto di un infermo non può infondergli la minima parte delle sue forze".
Ma per Alberto queste erano idee troppo generali. Gli raccontai allora di una fanciulla che da poco tempo era stata trovata morta annegatae ripetei la sua storia. Era una buona giovane creaturacresciuta nell'angusta cerchia delle occupazioni casalinghenel lavoro di tutta la settimanae che non aveva altra prospettiva ed altro piacere oltre quello di andare a volte la domenicacon le sue compagnea passeggiare intorno alla cittàabbellita da qualche ornamento messo insieme a poco a poco; di ballare forse una volta nelle feste solenni e di chiacchierare qualche ora da una vicina con vivacità ed interesse a proposito di una disputa o di una maldicenza. L'ardore della sua giovinezza le fa provare infine degli intimi desideri accesi dalle lunsinghe degli uomini. Le sue antiche gioie le sembrano sempre più insipidee infine incontra un uomo verso il quale è irresistibilmente spinta da un sentimento sconosciuto e su cui posano tutte le sue speranze; dimentica il mondo interonon odenon vedenon sente che luinon aspira che a luil'Unico. E poiché non è corrotta dai vuoti piaceri di un' incostante vanitàil suo desiderio va dritto allo scopovuole essere di luivuole in un eterno legame raggiungere tutta la felicità che le manca e godere tutte le gioie alle quali aspira. Ripetute promesseche coronano tutte le sue speranzeardite carezze che accendono il suo desideriodominano tutta la sua anima; lei è in preda a un oscuro sentimento che le fa pregustare ogni gioiasi esalta al massimo gradostende infine le braccia per cingere l'oggetto dei suoi desideri... e il suo amato la abbandona. Lei si stupisce ecome insensatale pare di essere davanti a un abisso: tutto è tenebre intorno a lei; non ha nessun avvenirenessun confortonessuna speranzaperché l'ha lasciata colui nel quale si sentiva vivere. Non vede il vasto mondo che si stende davanti a leiné i molti che potrebbero consolarla della perdita subìta; si sente solaabbandonata da tutti al mondoe ciecaoppressa nell'angustia dell'orribile miseria del suo cuoresi precipita per distruggere tutti i suoi tormenti in una morte annientatrice. VediAlbertoè questa la storia di molte persone! e non ti pare proprio lo stesso caso di una malattia? La natura non trova nessuna via d'uscita dal labirinto delle forze turbate e contrariee l'uomo deve morire.
Guai a colui che potrà direvedendo un simile evento: che pazza! se avesse aspettatose avesse lasciato agire il tempola sua disperazione si sarebbe placataqualche altro si sarebbe trovato per consolarla! Sarebbe lo stesso che dire: quel pazzoè morto di febbre!
se avesse aspettato finché le forze gli fossero ritornatei succhi vitali purificatie calmato il tumulto del suo sangue! Egli vivrebbe ancora oggi e tutto sarebbe andato bene!".
Albertoa cui il paragone non pareva appropriatomosse ancora qualche obiezione; e fra l'altro disse che io avevo parlato di una semplice giovinettama che egli non capiva come si sarebbe potuto scusare un uomo di criteriodi mente non così limitatae che sa coglier un maggior numero di rapporti. "Amico mioesclamai io alloral'uomo è uomoe il po' d'intelligenza che egli può avere serve poco o niente quando arde la passione e l'essere umano è spinto verso i confini della sua forza. Tanto più... Ma ne parleremo un'altra volta" dissie presi il cappello... Il mio cuore era gonfio e ci lasciammo senza esserci compresi. Ma del resto in questo mondo è difficile che gli uomini si comprendano.
15 agosto
E' certo che al mondo nulla è necessario agli uomini quanto l'amore.
Sento che Carlotta sarebbe dolente di perdermie i bambini pensano che io debba sempre ritornare l'indomani. Oggi ero andato da Carlotta per accordare il suo pianofortema non è stato possibile perché i bambini mi hanno perseguitato per farsi raccontare una favolae Carlotta ha detto che dovevo soddisfare la loro volontà. Ho tagliato loro il pane della merenda che ora essi accettano volentieri da me come da Carlottae ho raccontato la storia della principessa che è servita da mani incantate. Ti assicuro che così imparo molte cosee sono meravigliato dell'impressione che produco. Poiché qualche volta devo inventare un particolarelo dimentico poi ripetendo il raccontoed essi subito osservano che l'altra volta la cosa era andata diversamentecosì che io ho imparato a recitare il mio rosario con un'invariata cantilena. E ho anche imparato che quando un autore fa di una sua storia una seconda edizione modificataanche migliore dal punto di vista poeticodeve necessariamente danneggiare il suo libro.
La prima impressione ci trova docili e l'uomo è fatto in modo che lo si può persuadere delle più strane avventurema esse s'imprimono subito fortemente negli spiritie guai a colui che vuole sradicarle e distruggerle.
18 agosto
Doveva proprio avvenire che ciò che forma la felicità dell'uomo fosse anche la fonte della sua miseria? Il pienocaldo sentimento che prova il mio cuore per la viva natura mi dava tanta gioiatrasformava in un paradiso il mondo intorno a mee deve ora trasformarsi in un insopportabile strumento di penain uno spirito tormentatore che mi segue dappertutto. Quando io contemplavo una volta dalla roccia che sporge sul fiume la fertile vallatae vedevo ogni cosa intorno a me germogliare e sgorgare; quando vedevo quei monti rivestiti di folti alberi dalla base alla cimaquelle valli dagli svariati contorni che amate foreste ombreggiavanoe il mite ruscello che scorreva tra canneti mormoranti e rispecchiava le graziose nuvole che il mite vento della sera cullava nel cielo; quando sentivo gli uccelli animare intorno a me la foresta e vedevo milioni d'insetti danzare allegramente nell'ultimo ardente raggio di solee il suo ultimo cadente sguardo liberare dal verde involucro il ronzante scarabeoe il brulicare della vita mi faceva attento al suolo; e il muschioche trae dalla dura roccia il nutrimentoe la ginestra che cresce sulle aride colline sabbiosemi rivelavano l'intimafiorentesacra vita della natura: tutte queste cose io abbracciavo col mio cuore ardentemi sentivo come divinizzato in quella copia di cose bellee le splendide forme del mondo sconfinato si muovevano ravvivando ogni cosa nel mio animo. Monti enormi mi circondavanoabissi mi stavano dinanzitorrenti tempestosi precipitavanofiumi scorrevano ai miei piedila foresta e la montagna risuonavano; io vedevo tutte queste forze misteriose agire e creare all'unisono nelle profondità della terrae poi sulla terra e sotto il cielo brulicare le razze delle svariate creature.
Tuttotutto si popola di mille forme diverse; e gli uomini si rinchiudono sicuri nelle loro casette e immaginano di essere signori del mondo. Povero pazzo che giudichi ogni cosa ristretta perché sei così piccolo! Dalla montagna inaccessibile al deserto che nessun piede ha calcatoall'estremo dell'ignoto oceanoalita lo spirito dell'eterno creatore e si rallegra di ogni grano di polvere che lo comprende e vive! Oh quante volte avrei voluto allora sulle ali della gru che volava sul mio capoessere trasportato alla riva del mare sconfinatobere alla coppa spumante dell'infinito l'ardente gioia di viveree solo per un istante far penetrare nel mio seno ristretto una stilla della beatitudine che prova l'essere il quale tutto crea in sé e per sé.
Fratelloil solo ricordo di quelle ore mi fa bene. Lo stesso sforzo che io faccio per risvegliare in me quei sentimenti ineffabiliper esprimerli ancora eleva l'animo mioe mi fa doppiamente sentire l'angoscia dell'ora presente.
Mi sembra che dinanzi alla mia anima sia stato tirato un sipario e lo spettacolo della vita sconfinata si cambia davanti a me nell'abisso della tomba eternamente aperta. Tu puoi dire: questo esiste! quando tutto passaquando ogni cosa scompare con la velocità del fulminee così raramente conserva l'integrità del suo essereed è travolta nel torrente e annientata contro le rocce? Non passa un istante che non distrugga te e i tuoinon uno in cui tu non sianon debba essere un distruttore; la più innocente passeggiata costa la vita a mille poveri insettiun passo distrugge gli edifici delle formiche faticosamente costruitie seppellisce in una tomba ingloriosa tutto un piccolo mondo. Ah non le grandi rare catastrofi del mondo mi commuovononon le inondazioni che inghiottiscono i vostri villagginon i terremoti che distruggono le vostre città; mi atterrisce la forza annientarice che è nascosta nell'essenza della natura; la quale non produce nessuna cosa che non sia distrutta dalla sua vicinao che da se stessa non si distrugga. Così io vado barcollante e tormentato fra il cielo e la terra e le forze creatrici che mi circondano: e vedo soltanto un essere mostruoso che eternamente divora e rumina.
21 agosto
Invano io le tendo le braccia al mattinoquando mi sveglio da sogni penosiinvano la cerco la notte sul mio letto quando un dolcepuro sogno mi fa credere di sedere vicino a lei sul prato e di tenere la sua manoe di coprirla di baci. Ahquando sono ancora quasi immerso nell'ebbrezza del sonnoe la cerco... e poi mi sveglioun torrente di lacrime irrompe dal mio cuore oppressoe io piango sconsolatamente nella prospettiva di un cupo avvenire.
22 agosto
E' una disgraziaGuglielmole mie forze attive si consumano in una irrequieta indolenzanon posso restare in ozio e neppure posso far nulla. Non ho forza d'immaginazionenon ho sentimento di natura e i libri mi disgustano: e quando noi manchiamo a noi stessitutto ci manca. Io te lo giurovorrei talvolta essere un operaio che lavora a giornata per avere la mattina al risveglio la prospettiva del giorno che vieneper avere un impulsouna speranza. Spesso invidio Alberto che vedo sepolto nelle carte fino agli occhie immagino che sarei contento se fossi al suo posto. E già qualche volta sono stato sul punto di scrivere a te e al ministro per sollecitare quel posto all'ambasciata chea quanto tu mi dicinon mi verrebbe rifiutato. E del resto lo credo anch'io: il ministro mi vuol bene da molto tempo e mi ha detto più volte che dovrei dedicarmi a qualche occupazione; e per un'ora penso anch'io che questo sarebbe bene. Ma quando poi rifletto mi viene in mente la favola del cavallo cheinsofferente della sua libertàsi fece mettere sella e brigliae fu igniominiosamente cavalcato... e non so che cosa devo fare. E del restoamico mioquesto impulso che mi spinge a cambiare di condizione non è forse un'intimamorbosa impazienza che dovunque mi perseguiterà?
28 agosto
Certose il mio male potesse guarirequesta brava gente lo guarirebbe. Oggi è stato il giorno del mio compleannoe stamattina all'alba ho ricevuto un pacchettino di Alberto. Aprendolociò che prima d'ogni altra cosa colpì il mio sguardo fu uno dei nastri rosa pallido che Carlotta portava quando io la conobbie che da allora parecchie volte le avevo chiesto. C'erano anche due libretti in dodicesimo: il piccolo Oméro di Wetsteinun'edizione che avevo spesso desiderato per non dovermi trascinar dietropasseggiandoquella dell'Ernesti. Vedi come esse prevengono i miei desiderie come cercano di farmi tutti i piccoli piaceri suggeriti dall'amicizia che valgono mille volte di più di splendidi doni con i quali la vanità del donatore ci umilia. Io bacio quel nastro mille voltee ad ogni mio respiro rivive in me il ricordo della beatitudine che mi diedero quei pochi giorni feliciche più non ritorneranno. è così Guglielmoe io non mormoro. i fiori della vita non sono che apparizioni. Quanti passano senza lasciar tracciaquanti pochi danno frutti e quanti pochi di questi frutti diventano maturi! Eppurefratello miopossiamo noi trascuraredisprezzare i frutti maturie lasciarli marcire inutilizzati?
Addio! è una magnifica estate; spesso salgo sugli alberi da frutta nel giardino di Carlottacon una lunga perticae raggiungo le pere sulla cima. Lei sta sotto l'albero e prende i frutti che io lascio cadere giù.
30 agosto
Infelice! Non sei pazzo? non inganni te stesso? Che diverrà questa passione furiosa e senza fine? Io non prego più che per lei; alla mia immaginazione non si presenta altra immagine che la suae tutto quello che mi circonda nel mondo lo considero soltanto in quanto ha rapporto con lei. E passo così ore felicissimefinché devo strapparmi questa immagine. AhGuglielmofin dove mi trascinerà il mio cuore?
Quando sono stato seduto due o tre ore vicino a lei e mi sazio del suo aspettodei suoi gestidelle sue celesti espressionia poco a poco tutti i miei sensi si esaltanoun'ombra si stende dinanzi ai miei occhisento appenami pare d'essere afferrato alla gola da una mano omicidae poi il mio cuorenei suoi battiti precipitosicerca sollievo per i miei sensi oppressi e non fa che aumentare il loro turbamento... Guglielmospesso non so se vivo! E se qualche volta la tristezza mi vince e Carlotta non mi concede l'estrema consolazione di bagnar di lacrime la sua manodevo andarmenefuggireperdermi lontano nei campi; allora la mia gioia è di arrampicarmi su di un monte scoscesodi aprirmi un sentiero attraverso una foresta impraticabileattraverso i cespugli che mi ferisconoattraverso le spine che mi lacerano. Allora mi sento un poco meglioun poco! E se talvolta oppresso dalla stanchezza e dalla sete io soccombo lungo il cammino; se qualche volta nella notte profondaquando la luna piena brilla sul mio caponella foresta solitariaio mi siedo sul tronco ricurvo di un albero per dare ristoro ai miei piedi feritinel chiarore crepuscolareio mi addormento di un sonno faticoso. Oh Guglielmola solitaria dimora di una cellail saio di crini e il cilicio sarebbero un sollievo al quale la mia anima aspira. Addio! Io non vedo a questa sofferenza altro limite che la tomba.
3 settembre
Devo partire! Ti ringrazioGuglielmodi avere reso salda la mia risoluzione oscillante. Già da quindici giorni penso che la lascerò.
Devo partire! Lei è di nuovo in città presso un'amica. E Alberto...
e... bisogna che io parta!
10 settembre
Che notteGuglielmo! ora io posso sopportare qualunque cosa. Non la vedrò più! Oh potessi volare fra le tue bracciaed esprimerticaro amicocon le mie lacrime e i miei slanci tutti i sentimenti che agitano il mio cuore. Ora siedo quianelantecerco di calmarmiaspetto il mattinoe col sorger del sole i cavalli saranno pronti.
Lei dorme tranquillae non pensa che non mi vedrà più. Mi sono strappato da leisono stato forte abbastanza per non tradire il mio segreto in un colloquio di due ore. Emio Dioquale conversazione!
Alberto mi aveva promesso di trovarsi in giardino con Carlotta subito dopo cena. Ero in terrazzasotto i grandi castagnie guardavo il sole che per l'ultima volta vedevo tramontare di là della valle amatadi là del mite ruscello. Tanto spesso ero stato lì con lei a contemplare il magnifico spettacolo... E ora! Andavo su e giù per quel viale che mi era caro: una segretasimpatica attrattiva mi aveva trattenuto in quel luogo prima che io conoscessi Carlotta; e qual piacere era stato per noial principio della nostra relazionescoprire reciprocamente la nostra preferenza per quel luogouno dei più romantici creati dall'arte!
Prima di tuttofra i castagnisi gode di una bella vista... ma mi ricordo di averti molte volte scritto di queste alte pareti di faggiche limitano il viale che diventa sempre più cupo a causa di un boschetto vicinofinché tutto finisce in una piazzetta chiusa intorno a cui sembrano alitare tutti i fremiti della solitudine. Io sento ancora il fascino segreto che provai la prima volta che vi entraimentre splendeva alto il sole di mezzogiorno; presentivo che esso doveva esser per me teatro di beatitudine e di dolore.
Avevo già trascorso una mezz'ora immerso nei tristi e dolci pensieri della separazione e del rivedersiquando li sentii salire sulla terrazza. Corsi loro incontro econ un brividopresi la mano di lei e la baciai. Eravamo appunto arrivatiquando la luna si levò dalla collina coperta di cespugli; conversammo un poco e poi giungemmo al gabinetto oscuro. Carlotta entrò e si sedetteAlberto si mise vicino a lei e io pure; ma la mia inquietudine non mi permise di stare a lungo seduto; mi alzaimi misi davanti a Carlotta; feci qualche passo in su e in giùmi sedetti di nuovo: era uno stato di angoscia. Lei ci fece osservare il bell'effetto di luna che dal fondo del boschetto di faggi illuminava davanti a noi tutta la terrazza; il colpo d'occhio era splendido e ci colpiva ancor piùin quanto eravamo avvolti da una profonda oscurità. Eravamo silenziosi edopo qualche tempolei cominciò a dire: non posso mai passeggiare al chiaro di luna senza pensare a tutti i miei mortisenza esser presa dal sentimento della morte e dell'avvenire. Noi avremo una seconda vitaproseguì con accento forte e sentito; maWertherci potremo ritrovarericonoscere? Che cosa pensateche ne dite voi?
- Carlotta - dissie le tesi la mano mentre gli occhi mi si empivano di lacrime - ci rivedremo; qui e lassùnoi ci rivedremo. - Non potei dire altro. Guglielmodoveva lei farmi questa domanda mentre io avevo in cuore l'angoscia dell'addio?
Lei continuò ancora: e i nostri cari Assenti sannosentono che quando noi siamo felici li ricordiamo con caldo affetto? L'immagine di mia madre mi sta sempre dinanzi quandonella serata tranquillai suoi bambinii miei bambinisono rimasti intorno a me come erano riuniti intorno a lei. Allora io guardo il cielo con nostalgiche lacrimee desidero che lei possa vedere almeno un istante come mantengo la parola che le ho dato all'ora della mortequando le giurai di essere la madre dei suoi bambini. Con profondo sentimento io esclamo:
PerdonamiCarase non sono per loro quello che tu stessa saresti stata. Pure io faccio tutto ciò che posso; essi sono almeno vestitinutriti equel che più importacurati e amati. Se tuSantapotessi vedere la nostra unionebenediresti con la più calda riconoscenza quel Dio a cui con le supreme amarissime lacrime chiedesti la felicità dei tuoi figli...
Così diceva Carlotta... o Guglielmochi può ripetere quello che diceva? Come può una lettera fredda e morta dare un'idea della celeste essenza del suo spirito? Alberto l'interruppe dolcemente: Vi commuovete troppoCarlotta. So quanto questi pensieri vi sono carima vi prego... Oh Albertodisse leiio so che tu non hai dimenticato le sere che passavamo seduti intorno al tavolino rotondoquando il babbo era in viaggioe avevamo mandato a letto i bambini. Tu avevi spesso un buon libroe qualche volta venivi a leggerci qualcosa. Lo scambio di idee con quell'anima sublime non superava ogni dolcezza?
Dio vede le lacrime che verso nel mio letto quando gli domando di farmi somigliare a mia madre!
Carlottaesclamaimentre mi gettavo ai suoi piedi e le prendevo la mano inondandola di piantoCarlottala benedizione di Dio e lo spirito di tua madre stanno su di te! - Se l'aveste conosciutadisse lei stringendomi la manoera degna di esser conosciuta da voi. - Credetti venir meno: mai una così grandealta parola mi era stata rivolta. Carlotta disse ancora: quella donna doveva morire nel fiore degli anniquando il suo bimbo più piccolo non aveva ancora sei mesi!
La sua malattia fu brevelei era tranquillarassegnata; solo i suoi figli le facevano penaspecialmente il piccino. Quando sentì avvicinarsi la finee mi disse: falli venir su; ed io feci entrare i più piccoli ignarii più grandi fuori di sé dall'angosciaquando furono attorno al lettoe giunse le mani e pregò per loropoi li baciò uno dopo l'altroe li mandò viami disse: "Sii la loro mamma"io le diedi la manoin segno di promessa. "Tu prometti moltofiglia mia - mi disse - il cuore di una madrel'occhio di una madre! Ho visto spessodalle tue lacrime riconoscentiche tu comprendi quello che valgono. Li avrai per i tuoi fratellie abbi per tuo padre la fedeltà e l'obbedienza di una sposa. Tu li consolerai". Domandò di vederlo: egli era uscito per nasconderci il dolore che provava: era disfatto... Tu eri nella cameraAlberto. Lei sentì camminare qualcunodomandò chi erae posò su noi due uno sguardo tranquillo e consolatopensando che saremmo stati felici insieme... Alberto le gettò le braccia al colloe la baciò esclamando: Lo siamolo saremo!
Il tranquillo Alberto era fuori di sée io non sapevo più in che mondo mi trovavo.
Werther - disse Carlotta - quella donna doveva morire! Dioquando penso che ci lasciamo portar via così quelli che sono più cari al nostro cuore; e nessuno lo sente così fortemente come i bambinii quali a lungo si lamentarono perché gli uomini neri avevano loro portato via la Mamma.
Lei si alzò; io ero rientrato in me stessoe tremavo; rimasi sedutoe tenni stretta la sua mano. "Bisogna rientraredisse Carlottaè l'ora" e volle liberare la sua manoma io la trattenni con più forza.
"Ci rivedremogridaici ritroveremoe FRA TUTTI ci riconosceremmo.
Vado viacontinuaivado via volontariamente..."; purese avessi dovuto dire PER SEMPREnon avrei potuto. "Addio Carlotta! Addio Alberto! Ci rivedremo". "Domanipenso"disse lei scherzando. Sentii questo DOMANI. Ahlei non sapevaquando ritirò la sua mano dalla mia... Si allontanarono lungo il viale; io rimasi fermo; li seguii con lo sguardo nel chiarore della lunami gettai a terrapiansie mi rialzai improvvisamente; corsi sulla terrazza e vidi ancora da lontanoall'ombra dei grandi tigliil suo abito bianco luccicare presso la porta del giardino; tesi le braccia; lei sparì.
LIBRO SECONDO
20 ottobre 1771
Siamo arrivati ieri. L'ambasciatore è indisposto e rimarrà in casa per qualche giorno. Se non fosse così poco gentiletutto andrebbe bene.
Io osservoosservo che il destino mi ha riservato delle dure prove.
Ma coraggio! Uno spirito leggero sopporta tutto! Uno spirito leggero?
ridovedendo che questa parola mi corre alla penna. Ohun carattere un pò più leggero mi renderebbe il più felice fra gli uomini. Come?
mentre altri con le loro poche forzecol loro poco talento si pavoneggiano soddisfatti davanti a meio dubito della mia forzadei miei doni naturali? Buon Diotu che me li hai tutti elargitiperché non ne riprenderesti la metàdandomi in cambio la fiducia in me stesso e la gioia di quello che possiedo?
Pazienza! Pazienza! le cose andranno meglio. Perchédevo dirteloamico miotu hai ragione: da quando ogni giorno sono circondato dalla folla e vedo quello che fanno gli altri e come si comportanosono molto più contento di me. Certo poiché noi siamo fatti in modo che paragoniamo tutti a noi stessie noi stessi a tuttila felicità o il dolore dipendono da coloro con i quali stiamo a contattoe nulla è più pericoloso della solitudine. La nostra immaginazioneche è naturalmente portata ad elevarsialimentata dalle fantastiche immagini della poesiasi crea una schiera di esseri fra i quali noi occupiamo l'ultimo posto; e all'infuori di noi tutto ci sembra splendido e ogni persona perfetta. E questo è naturalissimo. Spesso sentiamo che ci manca qualche cosae proprio quel che ci manca ci sembra di trovarlo in un'altra persona alla quale attribuiamo tutto ciò che noi pure abbiamoe inoltre una grazia ideale. Così immaginiamo l'uomo felice. ed esso è una creatura della nostra fantasia.
Quando invece nonostante tutto la nostra debolezza e lo sforzo che dobbiamo compiereproseguiamo la nostra operaspesso osserviamo che pur andando lentamente e perdendo tempo avanziamo più di altri che vanno a forza di vele e di remi... ed è allora che si è veramente consci di se stessi; quando si va alla pari con gli altried anzi si sorpassano.
26 novembre
Tutto sommato comincio a trovarmi discretamente qui. Per fortuna c'è molto da fare; inoltre gli uomini di ogni speciee le nuovevarie figure che mi sfilano dinanzi formano uno spettacolo svariato. Ho conosciuto il conte C.un uomo che ogni giorno imparo a rispettare di più: ha una mente largae non è freddo perché sa vedere le cose fino in fondo; la sua conversazione rivela molta sensibilità all'amicizia e all'affetto. Egli ha preso interesse a me da quando ho trattato un affare con luie fin dalle prime parole ho osservato che c'intendevamo e che egli poteva parlare con me come con nessun altro.
E io non posso lodare abbastanza la sua lealtà verso di me. Non vi è al mondo gioia pura e calda come quella di vedere una grande anima che si apre a noi.
24 dicembre
L'ambasciatore mi dà molte noiee io l'avevo previsto. è il pazzo più puntuale che esistaè esatto e minuzioso come una vecchia zitella; un uomo che non è mai contento di sé e dinanzi al qualeper conseguenzanessuno può trovare grazia. A me piace lavorare correntementee quello che è scritto è scritto; egli è capace di rendermi una memoria e di dire: Va benema riguardatela ancora; si trova sempre una parola più propriauna particella più giusta. Avrei vogliaalloradi sbattere la testa nel muro. Non deve mancare un Ené una congiunzioneed egli è nemico mortale di tutte le inversioni che talvolta mi sfuggono; quando il pericolo non è modulato sopra un ritmo tradizionaleegli non capisce niente: è una sofferenza avere a che fare con simili uomini.
La fiducia del conte C. è la sola cosa che mi ricompensi. Ultimamente egli mi dicevacon tutta franchezzacom'è scontento della lentezza e della minuziosità del mio ambasciatore. Queste persone rendono tutto più difficile per loro stessi e per gli altri: bisogna rassegnarvisi come un viaggiatore che deve valicare una montagna: se il monte non ci fossela via sarebbe più corta e più comoda; ma poiché c'èbisogna oltrepassarlo!
Il mio vecchio si accorge della preferenza che il Conte ha per me; questo gli dispiace e cerca tutte le occasioni per dir male del conte in mia presenza; naturalmente io ribattoe la discussione si fa aspra. Ieri egli mi mise fuori dai gangheri dicendo: "Il Conte s'intende benissimo degli affari di questo mondo; lavora con facilità e scrive benema manca di conoscenze solide come tutti i begli spiriti".
E a questo punto egli fece un gesto come per dire: Senti la stoccata?
Ma non produsse su di me alcun effetto; e solo disprezzai l'uomo che poteva pensare e agire così. Resistetti e lottai abbastanza vivacemente. Dissi che il Conte era un uomo degno di stima per il suo carattere e per la sua cultura. Non ho mai visto nessunodissiche sia riuscito a svolgere il suo spiritoa estenderlo su innumerevoli argomentie a conservare nello stesso tempo una tale attività per la vita pratica. Ma per il suo cervello questo era araboe io mi allontanai per non prendere una bile sentendolo sragionare ancor di più.
Di tutto questo è vostra la colpadi voi tutti che mi avete messo sotto il giogo e mi avete decantato l'attività. Attività! Se non fa più di me colui che pianta patate e che va a vendere grano in cittàvoglio ancora lavorare dieci anni sulla galera dove sono ora incatenato.
E quale miseria dissimulataquale noia regna fra il popolo sciocco che si vede qui accalcato! Quale mania di primeggiare per cui osservanospiano il modo di guadagnare un passo gli uni sugli altri!
frivolemiserabili passioni che si mostrano a nudo. C'è una donnaper esempioche parla a tutti della sua nobiltà e delle sue terrein modo che ogni forestiero penserà: è una pazza a cui un po' di nobiltà e la fama delle sue terre hanno fatto girare la testa! Ma c'è di peggio: questa donna è la figlia di uno scritturale del vicinato! Io non posso concepire come l'umanità abbia tanto poco senno da prostituirsi in questo modo!
Invece io osservo ogni giorno che si ha torto di giudicare gli altri da se stessi. E poiché ho tanto da fare nel pensare a me stesso e questo mio cuore è così turbinosolascio volentieri che gli altri seguano la loro strada purché mi lascino seguire la mia.
Quello che più mi importuna sono le ineluttabili distinzioni sociali.
So benissimo quanto è necessaria la differenza di classie quanti vantaggi ne ritraggo io stesso: ma vorrei che non venisse a sbarrarmi la strada proprio quando potrei godere quaggiù un po' di gioiaun'illusione di felicità. Ho conosciuto recentementealla passeggiatala signorina B.una graziosa creatura chein questo mondo artefattoconserva molta naturalezza. Conversammo con gran piacere reciprocoe quando ci lasciammo le domandai il permesso di recarmi a farle visita. Me lo concesse con tanta gentilezza che a stento potei aspettare il momento conveniente per andare da lei. Lei non è di quie abita con una zia. La fisionomia della vecchia non mi piacque. Ebbi per lei molti riguardile rivolsi spesso la parolae in meno di mezz'ora riuscii a capire ciò che la signorina stessa mi confermò poi: cioè che la sua cara zia manca di tutto nella vecchiaia; che non ha mezzinon ha spiritoe non possiede che la schiera dei suoi antenatinon ha altro rifugio oltre il RANGO del quale si gloriaaltro godimento oltre quello di guardare dalla finestra i borghesi che passano. In gioventù deve essere stata bellae ha consumato la sua vita; prima ha tormentato molti poveri giovani con i suoi capricci; poi nei suoi anni maturi si è piegata all'ubbidienza verso un vecchio ufficialeche a prezzo di un discreto matrimonio passò con lei l'età del bronzoe morì. Ora è sola nell'età del ferroe nessuno la guarderebbese la nipote non fosse così graziosa.
8 gennaio 1772
Che razza d'uomini sono quelli di cui l'anima è tutta assorta dal cerimonialedi cui ogni pensiero ed ogni sforzo tende a sedersi a tavolaarrampicandosi su di una sedia più elevata! E non si può dire che non abbiano occupazioni; al contrarioi lavori si accumulano per loroperché questi piccoli traffici impediscono il disbrigo degli affari importanti. La settimana scorsa vi furono delle difficoltà nella disposizione delle corse in slittae il nostro piacere fu guastato.
Pazzi sono coloro i quali non vedono che il posto non significa nientee che colui che ha il primo posto raramente ha l'ufficio più importante! Quanti re sono governati dai loro ministriquanti ministri dai segretari. Qual è dunque il primo? secondo me colui che domina gli altriche ha sufficiente potere o astuzia per far servire le loro passioni all'esecuzione dei suoi piani.
20 gennaio
Devo scrivervicara Carlottaqui nella stanza di un povero albergo di villaggiodove mi sono riparato dal cattivo tempo. Finché sono stato nel triste nido di D... dove mi aggiro tra una folla del tutto straniera al mio cuorenon un istante è trascorso nel quale un impulso non mi abbia detto di scrivervi; e ora in questa capannain questa solitudinein questa prigionementre la neve e la grandine turbinano contro la mia finestrail mio primo pensiero è stato per voi. Appena sono entrato quila vostra immagineil vostro ricordo mi hanno penetrato in modo così sacro e ardente! Mio Dioè questo il primo momento felice che io ritrovo!
Se mi vedestecaraimmerso in questo torrente di distrazioni! come sono inariditi i miei sentimenti: non un istante il mio cuore è soddisfattonon ho un'ora di beatitudine! Nullanulla: sto come davanti a una cassetta di curiosità: vedo piccoli uomini e piccoli cavalli che corrono dinanzi a mee spesso mi domando se non è un'illusione ottica. Mi divertoo meglio essi si divertono con me come con una marionettae talvolta io stringo al mio vicino la sua mano di legnoe rabbrividisco. La sera mi propongo di godere il levar del sole e il mattino seguente non mi muovo dal letto; il giorno mi riprometto lo spettacolo del chiaro di luna e poi rimango nella mia camera. Non so precisamente perché mi alzoperché vado a letto. Mi manca il lievito che teneva in fermento la mia vita; è svanito il fascino che mi teneva desto nelle profonde nottil'incanto che la mattina mi destava dal sonno è fuggito.
Non ho trovato qui che una donnala signorina B.; vi assomigliaCarlottaper quanto si può rassomigliarvi. Eccodirete voiecco che si mette a fare dei graziosi complimenti! Ed è vero in parte. Da qualche tempo sono molto gentile perché non posso fare altrimenti; ho molto spirito e le donne dicono che nessuno è capace come me di lodare (e di mentire - aggiungerete voi - perché l'una cosa non può avvenire senza l'altravero?). Ma volevo parlare della signorina B. è piena di sentimentoed esso traluce dai suoi occhi azzurri. La sua elevata condizione le è di peso perché non soddisfa nessun desiderio del suo cuore. Lei aspira ad uscire da questo tumultoe talvolta nei campi sogniamo ore di completa felicità... e sogniamo di voiCarlotta!
Molto spesso lei deve rendervi omaggio... cioè non develo fa spontaneamentevolentieri sente parlare di voi; vi ama.
Oh se fossi seduto ai vostri piedinella piccola stanza tranquillae i nostri cari piccini giocassero intorno a mee io potessiquando il loro chiasso vi dà noiaraccogliermeli intorno tranquilli e avvincerli con una storia terribile!
Il sole tramonta superbamente sulle valli risplendenti di nevela tempesta è passata e io... devo rientrare nella mia gabbia! Addio!
Alberto è con voi? E come...? Dio mi perdoni questa domanda!
8 febbraio
Da otto giorni abbiamo un tempo orribilee io me ne rallegro. Poiché da quando sono quinon è mai apparso nel cielo un bel giorno senza che qualcosa non me l'abbia guastato o distrutto. Almeno quando piove e nevica e gela e disgela... io penso che non si può star peggio in casa che fuori o viceversae così va bene. Quando invece la mattina il sole sorge e promette una bella giornatanon manco mai di esclamare: ecco un bene divino che gli uomini possono rapirsi gli uni agli altri. Non c'è niente che essi non si rapiscano reciprocamente:
salutebuon nomegioiariposo eil più delle volteper ingenuitàignoranzaristrettezza di mente ea sentir lorocon le migliori intenzioni! Vorrei talvolta pregarli in ginocchio di non sbranarsi a vicenda con tanto furore.
17 febbraio
Ho paura che il mio ambasciatore e io non potremo durare a lungo insieme. Quell'uomo è assolutamente insopportabile! Il suo modo di lavorare e di trattare gli affari è così ridicolo che io non posso trattenermi dal criticarlodall'agire spesso secondo il mio criterio e il mio modo di vedere enaturalmentequello che io faccio non va mai bene. Proprio per questo si è lamentato di me a cortee il ministro mi ha fatto un rimproveromite in veritàma sempre un rimproverotanto che io pensavo di dare le mie dimissioniquando ho ricevuto da lui una lettera privata (nota dell'autore: Per il riguardo dovuto ad autorevoli personaggi si è omessa questa lettera e anche un'altra più giù menzionata; la più viva riconoscenza del pubblico non avrebbe potuto giustificare un simile ardire. Fine della nota)una lettera dinanzi alla quale mi sono inginocchiato e ho adorato quello spirito altonobilesaggio. In qual modo egli riprende la mia sensibilità troppo acuta! egli si compiace di vedere un felice ardore di giovinezza nelle mie idee esaltatenella mia attivitànel mio desiderio di influire sugli altrinella mia risolutezza negli affarie cercanon di distruggere tutto questo fervorema di moderarlodi indirizzarlo in modo che esso possa trovare il suo giusto svolgimento e produrre un effetto durevole. Così per otto giorni io sono fortificato e in pace con me stesso. Il riposo dell'animala soddisfazione della propria coscienza sono cose bellissime. è un vero peccatomio caro amicoche questo gioiello sia fragile quanto è splendido e prezioso.
20 febbraio
Dio vi benedicaamici miei carie vi dia i bei giorni che a me sono negati!
Io ti ringrazioAlbertodi avermi ingannato; aspettavo di apprendere quando avrebbe avuto luogo il vostro matrimonioe avevo deciso che quel giorno avrei solennemente staccato dalla parete la SILHOUETTE di Carlottae l'avrei sepolta fra le altre carte. Ora voi siete sposie la sua immagine è sempre lì. Che vi resti! perché non dovrebbe rimanervi? Io so che sono vicino a voichesenza farti tortosono nel cuore di Carlotta; in esso occupo il secondo postoe voglio e devo conservarlo. Diventerei pazzo se lei potesse dimenticare.
Albertoc'è un inferno in questo pensiero. AddioAlberto! Addioangelo del cielo! Carlottaaddio!
15 marzo
Ho dovuto sopportare una mortificazione che mi caccerà di qui. Mi mordo la lingua: diavolo! la cosa non potrà accomodarsie la colpa sarà vostraperché voi mi avete spronatotormentatoincitato ad assumere un posto che non corrispondeva alle mie inclinazioni. E ora ecco quello che mi capita! E perché tu non dica che le mie idee esaltate sono causa di tuttoti faròmio signoreun racconto chiaro e semplice quale potrebbe tracciarlo un cronista.
Il conte C. mi vuol bene e mi tiene in contoquesto ormai è risaputo e te l'ho detto cento volte. Ieri ero a pranzo da luied era appunto il giorno in cui una nobile società di signore e gentiluomini si riunisce in casa sua per trascorrere la serata; non ci avevo affatto pensato e non mi era passato per la menteche noi subalterni non siamo al nostro posto in queste riunioni. Dunquepranzo dal Conte; dopo pranzo passeggiamo in lungo e in largo nella gran salaio parlo con lui e col colonnello B... che era sopraggiuntoed arriva così l'ora della riunione. Dio mi è testimone che non pensavo a nulla.
Arriva la nobilissima signora S. con il suo egregio consorte e con quell'ochetta di figlia dal seno appiattito e dal grazioso abbigliamento; essi prendono EN PASSANT un'aria sdegnosa epoiché io ho per questa gente una cordiale antipatiavolevo congedarmi e aspettavo soltanto che il Conte fosse libero dalle loro chiacchierequando la mia signorina B. entrò. Poiché il cuore mi batte sempre un poco quando la vedorimasi in piedi dietro la sua seggiolae osservai soltanto dopo qualche tempo che lei mi parlava con meno franchezza del solitoed era un po' confusa. Rimasi sorpreso. è anche lei simile a tutta questa gentepensavoed ero urtatoe volevo andarmenepure restavo perché avrei voluto scusarlae non potevo pensar male di leie speravo ancora che mi avrebbe rivolto qualche parola gentile... e... che vidi? Intanto la compagnia fu al completo.
Il barone F... con tutto il guardaroba del tempo in cui fu incoronato l'aulico consigliere R...che qui si faceva annunciare in qualità di signor R. con la sua sorda signora; e non bisogna dimenticare il signor J. mal vestitoche colma le lacune del suo antico gotico guardaroba con dei moderni stracci: insomma c'era una follae io parlai con alcune persone di mia conoscenzatutte molto laconichenon pensavo e non badavo che alla mia signorina B.e non avevo osservato che in fondo alla sala le donne si parlavano all'orecchioche fra gli uomini avveniva qualche cosache la signora S. parlava col Conte (tutto questo me lo ha poi raccontato la signorina B.); infine il Conte venne da mee mi trascinò nel vano di una finestra.
Voi conoscetemi dissei nostri strani costumivedo che la società non è contenta di vedervi qui; io non vorrei per niente al mondo... Io lo interruppi: Eccellenzavi faccio mille scuse; avrei dovuto pensarci primae so che voi mi perdonerete questa assurdità; avrei già voluto prender congedo; un cattivo genio mi ha trattenutogli dissi sorridendomentre mi inchinavo. Il Conte mi strinse le mani con un'espressione che rivelava tutto il suo animo. Silenziosamente mi allontanai dalla compagniami misi in una carriola e mi feci condurre a M. per veder tramontare il sole dalla collinae leggere in Omero quel mirabile canto che narra come Ulisse fu ospitato dal guardiano dei porci: esso calzava a pennello!
La sera ritornai all'ora di pranzo; c'erano ancora pochi ospiti nella sala: giocavano a dadi in un angoloed avevano rialzato la tovaglia.
Giunge il signor Adelinposa il cappellomi guardae mi dice piano:
Hai avuto delle noie? - Io? domandai. - Ma sìil Conte ti ha fatto abbandonare la sua società. - Vada al diavoloesclamaisono stato felice di respirare aria libera. - è benedisse luiche tu prenda la cosa leggermente; mi dispiace soltanto perché ormai se ne parla dappertutto. - Allora finalmente cominciai ad essere annoiato sul serio. Tutti quelli che venivano a tavola mi guardavanoio pensavo che era per quelloe il sangue mi andava alla testa.
Oggi ancoradovunque io vado mi si compiange; sento che gli invidiosi trionfano e dicono che si vede quel che succede ai presuntuosi che si prevalgono di un po' di spirito e si credono autorizzati a passar sopra a tutte le convenienze... Ci sarebbe da piantarsi un coltello nel cuore. Si vanti infatti finché si vuole l'indipendenza di carattere: vorrei proprio vedere chi potrebbe sopportare che dei facchini parlassero di lui quando possono trovare un pretesto: quando le chiacchiere sono senza baseallora è più facile tollerarle!
16 marzo
Tutto mi provoca e urta la mia suscettibilità. Oggi nel viale ho incontrato la signorina B.non mi sono potuto trattenere dal rivolgerle la parola eappena ci siamo un poco allontanati dalla compagniale ho manifestato il mio risentimento per la sua condotta dell'altra sera. - OWerthermi ha detto con voce commossacome poteste interpretar male il mio turbamentovoi che conoscete il mio cuore? Che cosa non ho sofferto per voi dal momento in cui sono entrata nella sala! Prevedevo ogni cosae cento volte fui sul punto di parlarvi. Sapevo che le signore S. e T. si sarebbero allontanate coi loro mariti piuttosto che restare in vostra compagnia: sapevo che il Conte non poteva rompere con loro... e ora tutto questo chiasso...
- Comesignorinadissinascondendo la mia angoscia mentre tutto quello che mi aveva detto Adelin l'altro giorno mi correva in quel momento nelle vene come acqua bollente... - Che cosa mi siete già costato! - aggiunse la dolce creatura mentre gli occhi le si empivano di lacrime. Io non ero più padrone di me stessoe stavo per gettarmi ai suoi piedi. - Spiegatevi - le dissi. Le lacrime le rigarono le guance; ero fuori di me. Lei asciugò i suoi piantisenza cercare di nasconderli. - Voi conoscete mia ziacominciò; lei era presente alla scenae potete immaginare con quali occhi l'ha vista. Wertherieri sera e stamane ho dovuto ascoltare una predica sulla mia relazione con voi: ho dovuto sentirvi abbassaredemoliresenza poteresenza osare difendervi che a metà.- Ogni parola che lei pronunciava mi penetrava nel cuore come una spada.
Lei non sentiva come sarebbe stato più caritatevole di tacermi tutto questo e continuò a parlare di tutte le chiacchiere che si sarebbero fatte e di quale specie di persone avrebbe trionfato. E mi disse che si sarebbe goduto di veder punito il mio orgoglio e il mio disprezzo per gli altri che mi si rimprovera da tanto tempo. Sentir da lei tutto questoGuglielmoe con l'accento della più viva simpatia. Ero annientatoe mi sento ancora ribollire il cuore! Avrei voluto che qualcuno osasse parlarmi di fronte per poterlo trapassare con la mia spada; starei meglio se vedessi del sangue! E cento volte ho preso in mano un coltello nel desiderio di dare aria al mio cuore oppresso. Si parla di una nobile razza di cavalli i quali quando sono troppo accaldati e affaticati si spezzano istintivamente una venaper respirare più liberamente. Spesso io vorrei aprirmi una vena che mi desse l'eterna libertà.
24 marzo
Ho dato a corte le mie dimissionie spero che saranno accettatee voi mi perdonerete di non aver prima chiesto il vostro permesso. Devo ormai partiree so tutto quello che mi direste per indurmi a restare.
Dunque... Fate che mia madre prenda bene la cosa: non riesco a contentare me stessoe lei deve avere pazienza se non posso contentare anche lei. Certo sarà dispiaciuta. La bella corsa che suo figlio aveva intrapreso verso gli alti gradi del Consiglio segreto e dell'ambasciata è interrotta ad un trattoed eccolo ricaduto nel branco dei comuni mortali! Giudicate pure la cosa come credeteed immaginate tutte le possibili combinazioni con le quali avrei dovuto e potuto restare; è inutileio parto. E perché sappiate dove vadovi dirò che c'è qui il Principe xxxche trova molto piacere nella mia compagnia e cheappena ha conosciuto le mie decisionimi ha pregato di andar con lui nelle sue terre e di passarvi la bella primavera. Mi ha promesso di lasciarmi perfettamente libero e poiché fino a un certo punto c'intendiamovoglio tentare la fortuna e partire con lui.
Poscritto.
19 aprile
Grazie per le tue due lettere. Non ti ho risposto perché ho aspettatoper spedire questa miache le mie dimissioni fossero accettate dalla corte; temevo che mia madre potesse rivolgersi al ministro e ostacolasse i miei disegni. Ma ormai è finita e ho il mio congedo. Non posso dirvi con quanto rimpianto me lo hanno datoe quello che mi ha scritto il ministro: prorompereste in nuovi lamenti. Il principe ereditario mi ha mandato una gratificazione di venticinque ducatiaccompagnata da parole che mi hanno commosso fino alle lacrime; non ho dunque bisogno del denaro di cui recentemente scrissi a mia madre.
5 maggio
Domani parto da qui e poiché il mio paese nativo non è che a sei miglia dalla via che dobbiamo percorrerevoglio rivederlovoglio rivivere gli antichi giorni felicitrascorsi come in sogno. Voglio entrare proprio per quella porta per la quale uscii con mia madre quandodopo la morte di mio padrelei abbandonò quel luogo tranquillo e caro per andarsi a rinchiudere nella sua città natale.
AddioGuglielmoavrai notizie del mio viaggio.
9 maggio
Mi sono recato alla mia patria con l'animo di chi compie un pellegrinaggioe sono stato invaso da sentimenti inattesi. Giunto al gran tiglio che si trova presso S. a un quarto d'ora dalla cittàfeci fermare la carrozzadiscesi e mandai avanti il postiglione per assaporare a mio agiocon tutto il cuoreogni ricordo nella sua vivacità e novità.
Mi fermai sotto il tiglio chequando ero bimboera stato méta e confine delle mie passeggiate. Come tutto era mutato! Allorain una felice ignoranza io aspiravo a slanciarmi nel mondo ignotodove credevo di trovare per il mio cuore un tal pascolo e un tal godimentoda poter soddisfare e colmare il mio ardentenostalgico desiderio.
Ora io ritorno dal lontano mondo... ahiméamico miocon quante speranze delusecon quanti piani distrutti! Ecco sorgere dinanzi a me i monti che mille volte erano stati méta dei miei desideri. Potevo restare delle ore seduto aspirando a valicare le cimeperdendomi con la fantasia nelle valli e nelle foreste che apparivano al mio sguardo in una dolce luce crepuscolare; e quando all'ora fissata dovevo ritornarmenecon quale rincrescimento abbandonavo il mio posto favorito! Mi avvicinai alla città; e salutai amichevolmente le antiche casette a me note; le nuove mi diedero noiacome tutti i cambiamenti che erano stati fatti. Varcai la porta della mia città e mi orientai subito e completamente. Ma non voglio entrare in particolari; per me erano pieni di fascinoma diventerebbero monotoni nella narrazione.
Avevo deciso di prendere alloggio nella piazzavicino alla nostra antica casa. Osservai passando che la scuola dove una buona vecchia rinchiudeva e ammucchiava noi ragazziera stata trasformata in una bottega di vendita al minuto; ricordai allora l'irrequietezzale lacrimelo smarrimentol'angoscia; tutto ciò che avevo sopportato in quel buco. Non potevo fare un passo senza trovare qualcosa di notevole. Un pellegrino in Terra Santa non trova certo tanti luoghi consacrati da ricordi religiosie difficilmente la sua anima può esser così piena di profonda commozione. Ancora un esempiofra mille:
scesi lungo il fiume fino a una certa fattoria: quella via mi era consueta un tempoed era quello il luogo in cui noi ragazzi ci esercitavàmo a chi faceva più volte rimbalzare nell'acqua le pietre piatte: ebbi vivo il ricordo di quando mi fermavo talvolta a contemplare il fiumea seguirne il corso con meravigliosi presagia immaginare strani paesi per i quali esso sarebbe passato; ben presto la mia fantasia trovava i suoi confinipure io mi sentivo trascinato lontanosempre più lontanofinché mi perdevo nella contemplazione di una vaga lontananza. Cosìamico mioerano gli antichi nostri padri:
rinserrati in angusti confinieppure felici! così infantili erano il loro sentimento e la loro poesia. Quando Ulisse parla del mare immensodella terra sconfinataegli è umanoveroprofondoaffascinante e misterioso. Che mi importa di poter ripetere ora con ogni scolaretto che la terra è rotonda? Poche zolle sono sufficienti all'uomo per vivere e godereancor meno per riposarvi di sotto.
Mi trovo ora nella casa di caccia del principe; ed è molto piacevole vivere con lui che è sincero e semplice: è circondato da strani uomini che non riesco a comprendere. Non sembrano birbantieppure non hanno l'aspetto di persone perbene: talvolta mi sembrano degni di rispettoeppure non posso confidarmi con loro. Una cosa che pure mi dispiace è che il principe parla spesso di cose che conosce solo attraverso letture o conversazionie ne parla sempre dal punto di vista sotto il quale gli altri gliele hanno presentate.
Inoltre egli apprezza la mia intelligenza e i miei talenti più del mio cuorela sola cosa di cui sono orgogliosoche è sorgente di ogni forzadi ogni gioiadi ogni dolore. Tutti possono sapere quello che io so... ma il mio cuorelo possiedo io solo.
25 maggio
Avevo in mente qualcosa di cui non volevo parlarvi finché non fosse un fatto compiuto; poiché invece la cosa non ha avuto seguitoposso egualmente spiegarmi. Volevo entrare in servizio militare; ci ho pensato a lungo especialmente per questoho seguito qui il principe che è generale agli ordini di ... Durante una passeggiata gli esposi la mia ideama egli mi dissuase eper non dare ascolto alle sue ragioniavrei dovuto esser guidato dalla passione piuttosto che dal capriccio.
11 giugno
Dì quello che vuoinon posso restare qui più a lungo. Che cosa dovrei fare? il tempo non mi passa mai; il principe mi tratta nel miglior modo possibileeppure non mi sento a mio agio: in fondo non abbiamo niente di comune l'uno con l'altro. Egli è un uomo di criterioma di un criterio molto comune: la sua conversazione non mi interessa più di quel che m'interesserebbe un libro ben scritto. Resterò ancora otto giorni e poi riprenderò le mie peregrinazioni: quel che ho fatto di meglio qui è stato il disegnare. Il principe sente l'artee la sentirebbe ancor di più se la sua mente non fosse ristretta in noiose formule scientifiche e in una rigida terminologia. Talvolta mi mordo le labbraquando percorro con l'immaginazione i vasti campi della natura e dell'arteed egli pensa di stupirmi lanciando nel discorso qualche termine tecnico.
16 giugno
Sìio sono soltanto un viandanteun pellegrino sulla terra. E voi siete qualcosa di più?
18 giugno
Dove penso di andare? te lo dirò in confidenza. Resterò qui ancora quindici giorni dopo i quali ho detto che desidero visitare le miniere di ...; in fondo non c'è nulla di vero; voglio avvicinarmi a Carlottae questo è tutto. Rido del mio cuore... ma finisco col far sempre la sua volontà.
29 luglio
Nova beneva tutto bene! Ioil suo sposo! Dioche mi hai creatose tu mi avessi concesso questa beatitudine avrei passato la mia vita ad adorarti. Non voglio penetrare i tuoi decretie Tu perdonami queste lacrimeperdonami questi vani desideri! Leimia sposa! se avessi potuto stringere tra le mie braccia la più amabile creatura...
Un brivido mi scuoteGuglielmoquando Alberto cinge la sua figurina ben fatta!
Edevo dirlo? perché noGuglielmo? Lei sarebbe stata più felice con me che con lui: egli non è l'uomo che possa colmare i desideri del suo cuore. Un difetto di sensibilitàun difetto... chiamalo come vuoi...
ma io non vedo il suo cuore battere all'unisono con quello di lei a qualche passaggio di un libro amato durante il quale il mio cuore e quello di Carlotta si sarebbero incontrati; e in cento altri casi quando ci avviene di esprimere i nostri sentimenti sulle azioni di altri. Caro Guglielmo! Invero egli l'ama con tutta l'animae che cosa non merita un simile amore!
Un uomo insopportabile è venuto ad interrompermi: le mie lacrime si sono disseccate; io mi sono distratto. Addiomio caro.
4 agosto
Non sono solo io: tutti gli uomini sono delusi nelle loro speranzeingannati nella loro attesa. Sono andato in cerca della mia buona donnasotto il tiglio. Il bambino più grande mi è venuto incontroe le sue grida di gioia hanno fatto accorrere la madreche mi è parsa molto abbattuta. La sua prima parola fu: - Signoreil mio Gianni è morto! Era il bimbo più piccolo. E mio maritoaggiunseè ritornato dalla Svizzera e non ha portato nulla: senza l'aiuto di persone buone avrebbe dovuto mendicare: gli è venuta la febbre lungo la via. - Non potei dir nulla; regalai qualcosa al bambinoe lei mi pregò di accettare qualche melaciò che io fecilasciando quel luogo pieno di tristi ricordi.
21 agosto
Talvoltacome per un colpo di manotutto cambia per mee la vita si illumina di un giocondo sorrisoahisolo per un istante! Quando mi perdo così nei sogninon posso impedirmi di pensare: ese Alberto morisse! Tu saresti...sìlei sarebbe... e proseguo in questa visione finché essa mi porta sull'orlo di abissi davanti ai quali mi ritraggo con orrore.
Quando esco dalla porta di cittàe percorro la via per la quale andai la prima volta a prendere Carlotta per condurla al ballo come tutto mi sembra mutato! Tuttotutto è finito! Nessuna traccia di quel mondo svanitonessun battito di cuore che risponda ai miei sentimenti passati. Sono come un fantasma che ritornassee vedesse arso e distrutto il castello che un tempoegliprincipe fiorenteaveva fabbricato ornandolo di ogni splendoree che morendo aveva lasciatopieno di speranzeal diletto figlio.
3 settembre
Talvolta non posso concepire che un altro possaosi amarlamentre io l'amo così unicamenteprofondamentecompiutamentee non conosconon sonon ho che lei al mondo!
4 settembre
Sìè così. Come la natura volge verso l'autunnocosì l'autunno si fa in me e intorno a me. Ingialliscono le mie fogliee già le foglie degli alberi vicini sono cadute. Ti parlai una volta di un contadinoappena venni qui? Ora ho chiesto sue notizie a Wahlheim; mi dissero che era stato licenziato dal suo servizioe nessuno sapeva altro sul suo conto. Ieri l'ho incontrato per casosulla strada di un altro villaggiogli ho rivolto la parolae mi ha raccontato la sua storia che mi ha profondamente commossocome facilmente comprenderai quando a mia volta te l'avrò narrata. Ma perché tutto questo? perché non tengo per me ciò che mi angoscia e mi addolora? perché vengo a turbare anche tee ti porgo sempre motivo di compiangermi e biasimarmi? forse pure questo vorrà il mio destino.
Il giovane rispose alle mie prime domande con una cupa tristezza nella quale mi parve di riscontrare un po' di confusionema poicome se ad un tratto avesse riconosciuto se stesso e meconfessò le sue colpe e lamentò le sue sventure. Se potessiamico mioripeterti tutte le sue parole! egli confessava e raccontavaprovando a questo ricordo soddisfazione e gioiache la passione per la sua signora era in lui aumentata giorno per giorno; che infine egli non sapeva più che cosa fare néper usare la sua espressionedove battere la testa. Non poteva né berené mangiarené dormire; aveva un nodo alla golafaceva quel che non avrebbe dovutodimenticava quello che gli era stato ordinatoera come perseguitato da un cattivo spirito; finché un giorno sapendo che lei si trovava in una camera al piano superiorel'aveva seguitao meglio si era sentito attratto verso di lei; poiché lei non cedeva alle sue preghiere aveva voluto prenderla con la forza; non sapeva che cosa era avvenuto in lui e giurava dinanzi a Dio che le sue intenzioni verso di lei erano sempre state pureche il suo desiderio era quello di sposarla e di passarle la vita accanto. Dopo aver così parlato per qualche tempoesitò come qualcuno che ha ancora qualcosa da dire e non osa. Mi confessò infine timidamente le piccole familiarità che lei gli aveva promessoi favori che gli aveva concesso... E s'interruppe due o tre volte per dire e ripetere con le più vive proteste che non diceva questo per metterla in cattiva luceche egli l'amava e l'apprezzava come primache queste cose non gli erano mai uscite di boccae che me le diceva solo per mostrarmi che non era cattivo né pazzo... E quiamico mioricomincio il mio eterno ritornello che vorrei sempre ricantare: se potessi descriverti quell'uomo quale mi eraquale mi sta ancora dinanzi! Se sapessi dirti tutto perfettamente perché tu potessi sentire come il suo destino m'interessae deve interessarmi! Ma bastatu conosci la mia sortetu mi conoscie sai benissimo cos'è che mi attira verso tutti gli infelicie specialmente verso quello!
Rileggendo la mia lettera mi accorgo che ho dimenticato di raccontarti la fine della storiache del resto s'indovina facilmente. La donna si difese: sopravvenne il fratello che da lungo tempo odiava il servoda lungo tempo desiderava di vederlo uscire dalla casa perché temeva che un nuovo matrimonio della sorella privasse dell'eredità i suoi figliche avevano concepito delle belle speranze essendo la vedova senza figlioli. Questo fratello l'aveva immediatamente scacciato e aveva dato alla cosa tanta pubblicità che la donnaanche se avesse volutonon avrebbe osato riprenderlo in casa. Ora aveva preso un altro servitore e si diceva che anche a causa di questo lei era in discordia con il fratello: si assicurava anzi che lo avrebbe sposatoma il giovane era deciso a non sopportare una cosa simile.
La storia che ti narro non è esageratané imbellita; posso dire anzi di averla raccontata debolmentee di averle fatto perdere la sua forza perché ho usato parole usuali e corrette.
Questo amorequesta fedeltàquesta passione non è dunque una finzione poetica: essa esistevive splendidamente pura in quella classe di uomini che noi chiamiamo rozzi e incoltinoigente così raffinata da diventare ineducata. Ti prego di leggere questa storia con raccoglimento. Io sono calmo oggi scrivendotie tu vedrai dalla mia calligrafia che non sono affrettato e agitato come al solito:
leggimio caroe pensa che questa è pure la storia del tuo amico.
Sìecco quel che mi è successoe che mi succederà: e io non ho la metà della forza e del coraggio che possiede quel povero infelice al quale non oso quasi paragonarmi.
5 settembre
Lei aveva scritto un bigliettino a suo marito che alcuni affari trattenevano in campagna. Cominciava così: carocarissimovieni il più presto che puoiio ti aspetto con grande gioia. Un amico sopraggiunto annunciò che Albertoper alcune circostanzenon sarebbe ritornato tanto presto. Il biglietto rimase sul tavoloe la sera mi capitò fra le mani. Lessie sorrisi: lei mi domandò perché... - L'immaginazione è un dono divinorisposi: ho potuto pensare un istante che quelle righe fossero scritte per me... - Lei non continuò il discorso che parve dispiacerlee io tacqui.
6 settembre
Mi è costata cara la decisione finalmente presa di buttar via il vestito BLEU che portavo il primo giorno che danzai con Carlottama era diventato assolutamente insopportabile. Ne ho ordinato uno proprio uguale con il colletto e la guarnizione e che ha pure i pantaloni e il panciotto gialli.
Certo non farà lo stesso effetto. Non so... ma col tempo penso che anche questo mi diventerà più caro.
Carlotta è stata qualche giorno assente; era andata a prendere Alberto. Oggi sono entrato nella sua stanzami è venuta incontroe con gran gioia le ho baciato la mano.
Un canarino è volato dallo specchio sulla sua spalla. - Ecco un nuovo amico- ha detto prendendolo in mano - è destinato ai miei piccoli.
Guardate com'è carino: se gli dò del panebatte l'ala e becca con grazia; mi bacia anchevedete! - E quando avvicinò l'animaletto alla sua bocca esso premette amorosamente le dolci labbra come se avesse potuto apprezzare la beatitudine di cui godeva.
- Deve baciare anche voi - dissee spinse l'uccellino verso di me: il beccuccio passò dalla sua bocca alla miae le beccate erano come un soffioun presagio di godimento d'amore.
Dissi allora: il suo bacio è interessato: cerca nutrimentoe rimane scontento dopo una vana carezza.
Mi mangia anche sulla boccaaggiunse Carlotta. E gli offrì qualche briciola di pane con le labbra sulle quali sorridevano gioconde le gioie di un innocente amore. Io volsi il viso altrove. Lei non doveva far questo; non doveva infiammare la mia immaginazione con queste visioni di celeste innocenza e di gioia; non doveva risvegliare il mio cuore dal sonno nel quale talvolta lo culla l'indifferenza della vita!
E perché no? Lei ha fiducia in me! sa come io l'amo.
15 settembre
C'è da diventar furiosiGuglielmovedendo che ci sono degli uomini incapaci di comprendere e di sentire il poco che c'è ancora di buono sulla terra. Ricorderai gli alberi di noce sotto i quali mi sedetti con Carlotta nel cortile del buon parroco a San ...; splendidi alberi cheDio lo sami riempivano di una grande gioia spirituale. Quale pacequale ombra fresca essi diffondevano sul presbiterio!
Com'erano splendidi i loro ramie sacro il ricordo dei venerandi sacerdoti che li avevano piantati da tanti anni! Il maestro spesso ricordava il nome di uno di loro che aveva appreso dal suo avo: fu senza dubbio un uomo virtuoso e sotto quegli alberi mi fu sempre sacra la sua memoria. Ebbeneil maestro aveva le lacrime agli occhiti assicurodicendomi ieri che li hanno abbattuti. Abbattuti! Mi sento impazziree sarei pronto a uccidere quel cane che ha vibrato il primo colpo di scure. Io che sarei capace di prendere il lutto se avessi nel mio giardino una coppia d'alberi simili a quellie uno dovesse morire di vecchiaiaio devo vedere una cosa simile. Purecaro Guglielmoc'è un compenso; vedi che cos'è il sentimento umano: tutto il villaggio è indignatoe io spero che la moglie del pastore si accorgerà dal burrodalle uova e dagli altri segni di amicizia che di solito ricevedi aver ferito la sua parrocchia. Perché è stata leila moglie del nuovo pastore (il nostro vecchio è morto)una donna magra e malaticcia che ha molte ragioni di non prendere interesse a nessuno al mondoperché nessuno ne prende per lei. è una pazza che si picca di essere sapienteche si dedica allo studio del canone e lavora enormemente alla nuova riforma morale e critica del cristianesimo; si stringe nelle spalle alle fantasticherie di Lavaterla sua salute è scossae di conseguenza non gusta alcuna gioia su questa terra. Soltanto una creatura simile poteva esser capace di abbattere i miei alberi: vedinon me ne posso capacitare! Figurati che le foglie cadute le insudiciavano e rendevano umido il cortilegli alberi le toglievano la lucee quando le noci eran mature i fanciulli vi gettavano contro delle pietre... e tutto questo le dava ai nervila turbava nelle profonde meditazioni durante le quali pesa e confronta KennicotSemler e Michaelis. Quando ho visto tutti scontenti nel villaggioe specialmente i vecchiho detto loro:
perché avete sopportato questo? - Se il borgomastro vuol qualche cosami hanno dettoche possiamo fare noiqui in campagna? Ma almeno qualcosa di bene è avvenuto: il borgomastro e il pastore (il quale sapeva questa volta di trar profitto dai capricci di sua moglie che di solito non rendono il suo pranzo più lauto)avevano pensato di dividersi a mezzo il guadagno; ma è intervenuto il fisco che ha detto:
è roba miaperché aveva antichi diritti sulla parte del presbiterio dove erano gli alberie li ha venduti all'incanto. Essi giacciono abbattuti! Oh se fossi stato principela moglie del pastoreil borgomastro e il fisco vedrebbero... Principe! Giàse fossi principe che m'importerebbe degli alberi del mio paese?
10 ottobre
Mi basta vedere i suoi occhi neri per essere felice! Vediquello che mi cruccia è che Alberto non sembra essere così felice come...
speravacome sarei io se... Non mi piacciono i puntini sospensivima questa volta non posso esprimermi altrimentie mi sembra di essere abbastanza chiaro.
12 ottobre
Ossian ha preso il posto di Omero nel mio cuore. In quale splendido mondo egli mi conduce! a errare sulla brughiera al mormorìo del vento tempestoso che nella nebbia vaporosa fa apparire i fantasmi degli avi nella pallida luce lunare; a udire dai monti attraverso il mugghiare dei torrenti nelle foreste i gemiti mezzo soffocati che gli spiriti esalano nelle loro cavernee i lamenti della fanciulla che sospira il suo dolore intorno alle quattro pietre coperte d'erba e di muschio che formano la tomba dell'eroe che amava. Quando io incontro allora il grigio bardo errante che cerca nella landa le orme dei suoi padrie non trova che le loro tombee piangendo si volge all'amata stella della sera che si nasconde nel mare tempestosoe i tempi del passato rivivono nell'anima dell'eroee ancora un raggio amichevole illumina il pericolo ai coraggiosi e la luna rischiara il battello che ritorna vittorioso; quando io leggo sulla sua fronte il tormento profondoquando vedo l'ultimo fulgido eroe andare stanco e vacillante verso la tomba e attingere sempre nuove gioie dolorose e ardenti nella debole presenza delle ombre dei suoi mortie abbassare gli occhi verso la terra fredda sulle alte erbe fluttuantied esclamare: Verràverrà il viandante che mi ha conosciuto nella mia bellezza e chiederà: dov'è il cantoreil nobile figlio di Fingal? Il suo passo sfiorerà la mia tombae invano egli mi cercherà sulla terra. O amico! volentieri allora io trarrei la spada come un nobile scudieroper liberare ad un tratto il mio principe dal lacerante tormento di una vita che lentamente si spegneper mandare la mia anima a raggiungere il semidìo liberato.
19 ottobre
Ah qual vuotoquale orribile vuoto sento nel mio cuore! Spesso io penso: se tu potessi unauna sola volta stringerla al pettotutto il vuoto sarebbe colmato.
26 ottobre
Mi convinco sempre piùmio caroche l'esistenza di una creatura è assai poca cosa. Venne un'amica a trovare Carlotta e io mi ritirai nella stanza vicina e presi un libroma non potei leggere; allora presi una penna per tentar di scrivere. Le sentivo parlare piano; si raccontavano cose insignificantinovità del paeseche una si sposavae che un'altra era malatamolto malata: aveva una tosse seccail viso scarnoe aveva degli svenimenti: non scommetterei un soldo sulla sua vitadisse l'una. Anche il signor N. N. sta molto maledisse Carlotta. è già tutto gonfioaggiunse l'amica. E la mia vivace fantasia mi trasportava al letto di questi infermi; vedevo con quale rimpianto si sentivano mancar la vitaGuglielmoe le fanciulle parlavano di loro come si parla d'un estraneo che muore! E quando io volgo intorno lo sguardo e vedo questa camerae gli abiti di carlotta e le carte di Albertoe i mobili che mi sono familiarie perfino il calamaiopenso: tu immagini di esser tutto per questa casa! i tuoi amici ti apprezzano; spesso tu procuri loro la gioia e pensi che non potresti vivere senza di loroeppure se tu te ne andassise tu acomparissi dalla loro cerchia? sentirebberoe per quanto tempo sentirebbero il vuoto che la tua perdita lascerebbe nella loro esistenza? per quanto tempo? L'uomo è così effimero che anche lì dove più sicura è la sua esistenzadove egli imprime l'unica vera traccia della sua presenza e cioè nel ricordonell'anima dei suoi amicianche lì deve annientarsi e sparireprontamente sparire!
27 ottobre
Mi prende il desiderio di lacerarmi il petto e di battere la testa contro il muro quando vedo quanto poco noi possiamo gli uni per gli altri. Ohnessuno potrebbe darmi l'amorela gioiail calorela voluttà che io non porto in me!e io non potreise pure avessi il cuore pieno di beatitudinerender felice colui che sta dinanzi a me senza forza e senza ardore.
Di sera.
Ho tante sensazioni in me e il pensiero di lei le assorbe tutte; ho tante cosee senza di lei tutto è nulla per me.
30 ottobre
Almeno cento volte sono stato sul punto di gettarmi al suo collo! Sa il Dio onnipotente che cosa significa vedersi passare dinanzi una creatura affascinante e non poterla toccare; eppure toccare è istinto naturale per gli uomini. Non tendono i bimbi le loro manine verso tutto quello che cade sotto i loro sensi? E io?
3 novembre
Dio sa quante volte io vado a lettoanzi con la speranza di non risvegliarmi più: e la mattina apro gli occhirivedo il sole... e sono infelice. Ohse io fossi capricciosose potessi prendermela col tempodar la colpa a una terza personaa un'impresa fallitanon sentirei che a metà il peso del mio malumore. Ma ahiméson troppo convinto che la colpa è soltanto mia... cioènon la colpa. In me si cela la fonte di ogni dolore come un tempo era in me la fonte di ogni beatitudine. Non sono forse io stesso che un tempo ondeggiavo in un mondo di sentimentiche ero ad ogni passo circondato da un paradisoche avevo un cuore capace di abbracciare l'universo in un amplesso d'amore? è morto ora questo cuoreda lui non sgorga più alcun incanto: i miei occhi sono inariditie i miei sensi che non sono più rinfrescati da lacrime ristoratrici fanno corrugare angosciosamente la mia fronte. Soffro infinitamente perché ho perduto quella che era per me l'unica gioia della mia vita: la benefica forza vivificatrice con la quale creavo un mondo intorno a me: essa è scomparsa! Quando dalla mia finestra guardo verso i colli lontani e vedo il sole mattutino dissipare la nebbia e illuminare i prati giù nelle valliquando vedo il fiume serpeggiare fra i salici spogliquando questa meravigliosa natura sta dinanzi a me senza vita come un quadretto coloratoe tutta la bellezza non può fare sgorgare una scintilla di gioia dal mio cuore al mio cervelloiomiserosto là al cospetto di Dio come una fonte inariditaun secchio disseccato. Spesso mi sono prostrato a terra e ho invocato da Dio le lacrime come un agricoltore invocherebbe la pioggia vedendo il cielo implacabilmente azzurro sul suo capo eintornola campagna assetata.
Ma ahimé! Dio non ci dà la pioggia e il bel tempo secondo le nostre impazienti preghieree i giorni di cui mi tormenta il ricordoperché erano così felici? perché io attendevo con pazienza che si manifestasse la volontà divina e accettavo con cuore riconoscente i benefici di cui mi colmava.
8 novembre
Lei mi ha rimproverato i miei eccessima con quanta grazia! I miei eccessi perché talvoltada un bicchiere all'altro di vinoarrivo a bere una bottiglia. - Non fate cosìmi dissepensate a Carlotta! - Pensare!dissi ioavete bisogno di dirmelo? Che io pensi o non pensivoi siete sempre presente nel mio spirito. Oggi ero seduto in quel luogo dove voi recentemente scendeste in carrozza... - Lei parlò d'altro e non mi lasciò continuare il discorso. Caro miosono un uomo finito: Lei può fare di me ciò che vuole.
15 novembre
Ti ringrazioGuglielmodel tuo amichevole interessamentodei tuoi buoni consiglie ti prego di stare tranquillo. Lasciami sopportare ancora; nonostante la mia pena ho forza sufficiente per arrivare alla fine. Tu sai che io onoro la religione; sento che essa è sostegno per molti affaticatiristoro per molti abbattuti: ma può e deve esserlo per tutti? Se tu guardi il vasto mondovedrai migliaia di persone per le quali la religione non è stata un confortosiano esse state educate o no ai suoi princìpie che sarà per me? Lo stesso figlio di Dio non dice forse che attorno a lui staranno coloro che il Padre gli ha dato? E se io non gli fossi stato dato? se il Padre volesse tenermi per sécome mi dice il cuore? Io ti prego di non interpretare male quanto ti dico: non vedere irreverenza in queste innocenti parole: è tutta la mia anima che ti apro; se tu non mi comprendi preferirei aver taciuto: perché non amo spendere vane parole su un argomento che ciascuno intende poco quanto me. Non è il destino degli uomini sopportare quanto possono e vuotare fino in fondo la coppa della vita?
E se il Dio del cielo trovò il calice troppo amaro per le sue labbra umaneperché io dovrei mostrarmi forte e dire che lo trovo dolce? E perché dovrei vergognarmi nello spaventoso momento in cui tutta la mia esistenza oscilla fra l'essere e il non esserein cui il passato brilla come un lampo sul tenebroso abisso dell'avveniree tutto crolla intorno a mee l'universo sprofonda con me... Non è la voce della creatura in se stessa angosciatadeboleirresistibilmente trascinata nel precipizio che grida nella profondità interna della sua vana forza esaurita: Mio Diomio Dioperché mi hai abbandonato? E dovrei arrossire di questa paroladovrei non essere angosciato in un momento al quale non è potuto sfuggire neppure Colui che avvolge i cieli come una tela?
21 novembre
Lei non vedenon sente che prepara un veleno che trascinerà me e lei nell'abisso; e io con piena voluttà bevo fino in fondo la coppa che mi porge per annientarmi. Che significa il dolce sguardo che spesso...
spesso? nonon spessoma qualche voltami rivolge? la benevolenza con la quale accoglie un'involontaria espressione del mio sentimentola compassione per la mia sofferenza che si dipinge sulla sua fronte?
Ieriquando me ne andailei mi porse la manoe disse: - Addiocaro Werther - Caro Werther! Era la prima volta che mi chiamava CARO e questa parola mi penetrò fino al midollo delle ossa. Cento volte me la sono ripetutae ieri seramentre andavo a lettoe mormoravo mille cose pianoho detto: Buona nottecaro Werther!e ho dovuto ridere di me stesso.
22 novembre
Non posso pregare: Dio miolasciamela! Eppure spesso mi pare che sia mia; non posso neppure pregare: concedimela! perché e di un altro.
Sottilizzo quindi con i miei dolori ese me lo permettessipotrei fare una litania di antitesi.
24 novembre
Lei sente ciò che io soffro: oggi il suo sguardo mi è arrivato fino al cuore. L'ho trovata sola; non ho detto nientee lei mi ha guardato. E in lei non ho più visto l'affascinante bellezzala luce del nobile intelletto: tutto era scomparso ai miei occhi: un più splendido sguardo agiva su di meesprimendo tenero interessedolce compassione. Perché non ho osato gettarmi ai suoi piedi? perché non ho osato gettarmi al suo collo e coprirla di baci? Lei è fuggita al pianofortee con voce dolce e leggera accompagnava le note col suo canto armonioso. Non ho mai visto così seducenti le sue labbra; pareva che si aprissero ardenti per bere i dolci suoni che sgorgavano dallo strumentoe ai quali la sua bocca pura rispondeva soltanto come un'eco divina. Ahse potessi esprimermi... Non resistetti più a lungo; m'inchinai e giurai: mai oserò imprimere su di voi un baciolabbra sulle quali aleggiano spiriti celesti. Eppureio voglio...
Vedidinanzi alla mia anima sta come un muro di separazione. Questa felicità... e poi morire per espiare questo peccato... è un peccato?
26 novembre
Qualche volta mi dico: "il tuo destino è unico: pensa che gli altri sono feliciche mai nessuno è stato tormentato come te". Poi leggo un poeta del tempo anticoe mi pare di leggere nel mio proprio cuore. Ho ancora tanto da soffrire! ci sono stati prima di me degli uomini altrettanto infelici?
30 novembre
Non devonon devo mai rientrare in me stesso! dovunque vado un'apparizione mi seguee mi fa perdere il senno. Oggi! quale destino! povera umanità.
Ero andato alla fontana verso mezzogiorno; non avevo nessuna voglia di mangiare. Tutto era desertoun vento di ponente umido e freddo soffiava dai monti e grigie nuvole di pioggia venivano dalla valle. Da lontano vidi un uomoin un povero abito verdeche si arrampicava fra le rocce e sembrava cercare delle erbe. Quando giunsi più vicino a luied egli volse la testa al rumore che io fecividi un'interessante fisionomia di cui una tranquilla tristezza formava il carattere principalee che esprimeva soltanto un sentimento buono; i suoi capelli neri erano fermati in due rotoli con delle forcelle; gli altri erano riuniti in una grossa treccia che gli cadeva sulle spalle.
Poiché il suo abbigliamento sembrava rivelarlo di una classe inferiorepensai che non si sarebbe offeso vedendomi attento al suo lavoroe gli chiesi che cosa cercasse. Mi rispose con un profondo sospiro: "cerco dei fiorie non ne trovo alcuno. Veramente non è la stagionedissi sorridendo. Ci sono tanti fioriegli continuòdiscendendo fino a me. Nel mio giardino ci sono delle rose e due specie di caprifogli: uno me l'ha dato mio padre; e crescono come le male erbe; da due giorni li cerco e non posso trovarli. Anche là fuori ci sono sempre fiori: gialliazzurrirossi e la centaura ha dei bei fiori. Non posso trovarne". Osservai qualcosa d'inquieto nel suo viso e gli chiesicercando di deviare il discorsoche cosa voleva fare con quei fiori. Uno strano sorriso lo rischiarò. Non mi tradiretedisse mettendosi un dito sulla bocca: ho promesso un mazzo di fiori alla mia fidanzata. - Va benissimodissi. - Egli aggiunse: ha tante altre coseè ricca. - Eppure fa conto del vostro mazzo. - Sìcontinuòlei ha tanti gioielli e una corona. - Come si chiama? - Se gli Stati Generali mi pagassero io sarei un altro uomo. C'era un tempo in cui tutto mi andava bene. Ora è finita! ora sono... E levò al cielo un umido sguardo espressivo. - Eravate dunque felice? domandai. - Ohvorrei essere com'ero allora. Mi sentivo così benecosì allegromi trovavo nel mio elemento come un pesce nell'acqua. - Enrico! gridò una vecchia che si avvicinava per il sentiero. Enricodove ti eri nascosto? Ti abbiamo cercato dappertutto. Vieni a tavola! - è vostro figlio? le chiesi avvicinandomi a lei. - Sìè il mio povero figliorispose. Dio mi ha dato una croce pesante da portare. - Da quanto tempo è così? domandai. - Così tranquillolei dissesaranno appena sei mesi; e ringrazio il Signore che almeno sia arrivato a questo; prima è stato per un anno intero furiosoe l'hanno tenuto alla catena in manicomio. Ora non fa nulla di male a nessuno: solo ha sempre da fare con imperatori e re. Era così buonotranquillomi aiutava a vivere; aveva una bella scrittura. A un tratto è diventato pensierosoè caduto in uno stato febbrilepoi nel delirio: ora è come voi lo vedete. Se potessi narrarvisignore... - Interruppi quel torrente di parole e domandai: - Qual è dunque il tempo che egli rammenta e nel quale dice di esser stato così felicecosì contento? - Poverettodisse con un sorriso di pietà: vuol parlare del tempo in cui era fuori di sé: ricorda sempre di quando era in manicomio e non aveva coscienza di se stesso. - Fui colpito come da un fulmine; misi del denaro nelle mani della donnae fuggii in fretta.
Allora eri felice - esclamavo mentre rapidamente mi avviavo alla città; - allora eri come un pesce nell'acqua! Dio del cielo: questo è il destino che hai dato agli uomini: di esser felici soltanto prima di acquistare la ragionee dopo averla perduta! Disgraziato! eppure io invidio il tuo turbamentolo smarrirsi dei sensi nel quale tu langui.
Tu esci pieno di speranza a raccogliere fiori per la tua reginad'invernoe ti rattristi e non puoi comprendere perché non ne trovi.
E io... io esco senza speranzasenza scopoe ritorno come sono uscito. Tu immagini quale uomo saresti se gli Stati Generali ti pagassero. Felice creatura che puoi attribuire a un ostacolo terreno la tua mancanza di felicità. Tu non senti che la tua miseria dipende dal tuo cuore distruttodal tuo cervello turbatoe che tutti i re della terra non possono aiutarti.
Deve morire disperato colui che deride un malato che viaggia verso lontane fonti che aumenteranno la sua malattia e renderanno più dolorosa la sua fine; colui che insulta un cuore oppresso che per liberarsi dai suoi rimorsi e metter fine ai dolori dell'anima intraprende un pellegrinaggio al santo sepolcro. Ogni passo che gli lacera i piedi per i sentieri non segnatiè una goccia di balsamo per il suo animo oppresso; ad ogni giornata di cammino il suo cuore si riposaalleviato da molte afflizioni. E voi osate chiamare questa folliavoimercanti di parole adagiati sui vostri guanciali? Follia!
Diotu vedi le mie lacrime! Dovevi tudopo aver creato misero l'uomo dargli anche dei fratelli che gli rapissero il poco che possiedee il poco di fiducia che egli ha in teDio d'amore! Poiché la fiducia in una pianta salutarenel succo della vigna non è altra cosa che la fiducia in tela persuasione che tu hai comunicato a tutto quanto ci circonda una forza che guarisce o che consola e di cui possiamo aver bisogno ad ogni istante. Padreche io non conosco! Padre che prima riempivi la mia animae che ora hai distolto da me il tuo viso!
chiamami a te! non rimanere più a lungo silenzioso! il tuo silenzio non potrà trattenere quest'anima assetata! Un uomoun padrepotrebbe forse adirarsi quando il figlio ritornando all'improvviso gli si gettasse al collo esclamando: sono tornatopadre mio! Non ti irritare se abbrevio il pellegrinaggio che secondo il tuo volere avrei dovuto ancora proseguire. Il mondo è uguale dappertutto: nella fatica e nel dolorenella ricompensa e nella gioia: ma che m'importa? Io sto bene dove tu seie vicino a te voglio godere e soffrire. E tuamato padre divinorespingeresti da te questo figlio?
primo dicembre
Guglielmol'uomo di cui ti ho parlatolo sfortunato feliceera scrivano presso il padre di Carlottae una passione che egli ebbe per leiche tenne nascosta e che poi rivelòper la quale fu esonerato dal serviziolo ha reso folle. Cerca di sentireattraverso queste aride parolein quale turbamento mi ha messo questa storia quando Alberto me l'ha raccontata tanto freddamente quanto tu forse la leggerai.
4 dicembre
Io ti prego... Vediper me è finita; non posso resistere più a lungo.
Oggi ero seduto vicino a leiero seduto e lei suonava al piano varie melodìesempre con grande espressione... Che devo dire? La sorellina vestiva la sua bambola sulle mie ginocchia. Mi sono venute le lacrime agli occhi; mi sono chinatoe il suo anello nuziale ha colpito il mio sguardoe ho pianto. In quellaCarlotta ha cominciato l'anticadolce melodìa... in fondo all'animo mi si sono ridestati deliziosi sentimenti e un ricordo del passato di altri tempi in cui avevo inteso la melodìadi tristi giorni sopravvenutidi doloredi speranze delusee poi... andavo su e giù per la stanza; il mio cuore si spezzava dall'emozione. - In nome di Dio. proruppi infineandando bruscamente verso di leiin nome di Diofinitela! - Si fermòe mi guardò fissamente. - Siete molto ammalatoWerthermi disse con un sorriso che mi penetrò l'anima; i vostri cibi favoriti vi ripugnano.
Andateviacalmatevivi prego. - Mi sono strappato da lei e... Diotu vedi la mia miseria e vi porrai fine.
6 dicembre
Come mi perseguita quell'immagine! Che io vegli o sogniessa riempie tutta la mia anima! Quise io chiudo gli occhiqui nella mia fronte dove si concentra l'interiore forza visivastanno i suoi occhi neri.
Qui! io non posso esprimerti questo. Se chiudo gli occhi essi sono làcome un marecome un abisso essi stanno davanti a medentro di medominano i miei pensieri.
Che cos'è mai l'uomoquesto semidìo tanto apprezzato? Non gli mancano le forze proprio quando gli sarebbero più necessarie? E che egli prenda lo slancio nella gioia o si sprofondi nel dolorenon è forse in entrambi i casi arrestatoricondotto al cupofreddo sentimento di se stessomentre aspirava a perdersi nell'oceano dell'infinito?
Molto avrei desiderato che sugli ultimi giorni del nostro amicopieni di interesse per noici fossero rimaste sufficienti testimonianze di sua manocosì da non dover interrompere con un racconto il seguito delle lettere che egli ci ha lasciato.
Ho cercato con cura di raccogliere notizie esatte dalla bocca di persone che potevano essere ben informate sulla sua storia; essa è molto semplice; tutte le relazioni concordano fra di loro salvo in qualche piccolo particolare: soltanto riguardo al carattere dei personaggi le opinioni differiscono e i giudizi sono disparati.
Lo scoraggiamento e la tristezza avevano messo sempre più profonde radici nell'anima di Werthersi erano profondamente congiunti e si erano impadroniti a poco a poco di tutto il suo essere. L'equilibrio del suo spirito era completamente distrutto: un ardoreuna violenza segreta che agivano su tutte le sue forze naturaliprodussero gli effetti più tristie lo lasciarono infine in preda a un abbattimento al quale egli non poteva ormai reagire che con sofferenze più penose di tutti i mali fino allora sopportati. L'angoscia del cuore logorò le ultime forze del suo spiritola sua vivacitàla sua penetrazione; egli diveniva tristesempre più infelicee più ingiusto man mano che diveniva più infelice. Questo almeno dicono gli amici di Alberto; essi sostengono che Werther non aveva potuto apprezzare quell'uomo puro e tranquillo che era arrivato a godere una felicità lungamente desideratané la sua condotta per assicurarsi questa felicità nell'avvenireegli che ogni giorno dissipava tutto il suo bene per assaporare la sera la sofferenza e la miseria. Albertoessi dicononon era punto cambiato in così breve spazio di tempoera sempre lo stesso uomo che Werther aveva conosciuto fin da principio e che tanto aveva stimato e onorato. Egli amava Carlottasoprattuttoera orgoglioso di leie desiderava che tutti la trovassero la più perfetta creatura. Deve quindi esser biasimato se desiderava allontanare da lei ogni apparenza che potesse farla sospettare? se non era in quel periodo disposto a dividere con nessuno anche nel modo più innocente un tesoro così prezioso? Essi ammettono che Alberto abbandonava spesso la stanza nella quale si trovava sua moglie quando Werther era presentema non per odio o avversione verso l'amicobensì perché aveva compreso che la sua presenza gli dava noia.
Il padre di Carlotta era stato preso da un'indisposizione che l'obbligava a rimanere in casa; mandò dunque la carrozza alla figlia che si recò da lui. Era una bella giornata d'inverno: la prima neve era caduta abbondante e ricopriva tutto il paesaggio. Werther la raggiunse il giorno seguente per ricondurla a casa se Alberto non fosse venuto a prenderla.
La bella giornata ebbe poco effetto sul suo umore cupouna squallida tristezza gli gravava sull'animo; lugubri visioni si erano impadronite di luie il suo spirito non poteva che passare da uno all'altro pensiero doloroso. Poiché viveva in continuo malumoreanche le condizioni degli altri gli sembravano più critiche e più torbide; egli credeva di aver turbato il buon accordo fra Alberto e sua mogliesi faceva dei rimproveri ai quali univa un segreto dispetto contro il marito. Su questo si aggiravano i suoi pensieri durante il cammino.
Sìsìdiceva tra sécon sorda collera; ecco quest'unione intimaamichevoletenerareciproca; ecco la durevole e sicura fedeltà: è sazietà e indifferenza. L'affare più insignificante non lo occupa più di questa donna preziosa? sa egli apprezzare la sua felicità? sa stimare Carlotta come essa merita? Lei è suabenissimoè sua. Lo socome so molte altre cose; credo di essermi abituato a questo pensieroma esso mi farà impazzire e morire. E la sua amicizia per me dura ancora? Non vede già nel mio attaccamento a Carlotta qualcosa che lede i suoi diritti? nelle mie premure per lei un segreto rimprovero? Lo solo sentoegli non mi può soffriredesidera che mi allontanila mia presenza gli pesa.
Spesso egli rallentava il suo passo rapidospesso si fermava e sembrava voler tornare indietroma proseguiva il suo camminoe tra questi pensieri e monologhi era infine arrivatoquasi contro la sua volontàalla casa di caccia.
Entròdomandò notizie del vecchio e di Carlotta; trovò la casa un po' sottosopra. Il ragazzo più grande gli disse che era successa una disgrazia a Wahlheim; un contadino era stato assassinato. Ciò non gli fece una grande impressione; entrò nella camera e trovò Carlotta occupata a dissuadere il vecchio che nonostante la sua infermità voleva andare sul luogo del delitto per fare un'inchiesta. L'assassino era ancora sconosciuto: la vittima era stata trovata la mattina davanti alla porta di casa e si formavano congetture; il morto era al servizio di una vedova la quale aveva avuto prima un altro domestico che aveva lasciato la casa non in buoni termini.
A questa notizia Werther rimase vivamente colpito: - Possibile!esclamòdevo andare a vederenon posso tardare un istante. E corse a Wahlheim. Tutti i suoi ricordi si risvegliaronoe non un istante egli dubitò che il colpevole non fosse quel giovane al quale aveva talvolta parlatoe che gli era diventato caro.
Mentre passava sotto i tigli per recarsi all'osteria dove il corpo era stato depostofu preso da orrore alla vista del luogo a lui caro. La soglia dove i bambini del vicino avevano tanto giocato era lorda di sangue. Amore e fedeltài più bei sentimenti dell'uomoerano convertiti in violenza e delitto. I grandi lauri erano senza foglie e ghiacciati; le belle siepi che s'inarcavano al di sopra dei muretti del cimitero erano spogliee attraverso gli arbusti nudi si vedevano le pietre tombali coperte di neve.
Quando egli si avvicinò all'osteria davanti alla quale era riunito tutto il villaggiosi levò improvviso un grido. Si vide da lontano un gruppo di uomini armatie ciascuno disse che si conduceva l'assassino. Werther lo guardòe non rimase in dubbio a lungo. Sìera proprio il servo che qualche tempo prima aveva incontrato errante in preda a cupo furorea segreta disperazione.
Che hai fattodisgraziato! esclamò Werther avvicinandosi al prigioniero. Questi lo guardò tranquillorimase un momento in silenziopoi rispose senza commuoversi: "Nessuno l'avràlei non avrà nessuno".
Il prigioniero fu condotto nell'osteria e Werther scappò via. La spaventosaviolenta emozione aveva prodotto una scossa in tutto il suo essere. Per un istante egli fu strappato alla sua tristezzaal suo scoraggiamentoalla sua apatica rassegnazione; la pietà lo penetrò potentementeed egli fu preso da un irresistibile desiderio di salvare quell'uomo. Lo indovinava così infelicelo sentiva così scusabile anche nel delittosi metteva così bene al suo posto che credeva fermamente di persuadere anche gli altri. Già desiderava poter parlare in suo favoregià la difesa più efficace correva alle sue labbra e si affrettava alla casa di caccia ecammin facendonon poteva trattenersi dal dire a mezza voce quel che avrebbe voluto esporre al borgomastro.
Quando entrò nella stanzasi trovò in presenza di Alberto. Questo lo sconcertò un momentoma ben presto si riprese ed espose con calore i suoi sentimenti al borgomastro. Questi di tanto in tanto scuoteva la testa ebenché Werther esprimesse con la massima vivacitàpassionesincerità quanto un uomo può dire per difendere un altro uomopurecome facilmente si può immaginareil vecchio non fu affatto scosso.
Non lasciò neppure che il nostro amico arrivasse fino in fondolo contraddisse e lo biasimò perché proteggeva un assassino; gli mostrò che in questo modo ogni legge sarebbe violatala sicurezza sociale sarebbe sconvolta dalle basi; aggiunse poi che in un simile caso non poteva far nulla senza assumere una responsabilità troppo grandee che la cosa doveva andare secondo l'ordine e le regole prestabilite.
Werther non si arrese ancorasoltanto pregò il borgomastro di chiudere gli occhi se fosse stato possibile aiutare il giovane a fuggirema il borgomastro rifiutò ancora. Alberto finalmente prese parte al discorsoe si mise dalla parte del vecchio; Werther fu sopraffatto e soffrendo orribilmente si rimise in cammino dopo che il borgomastro gli ebbe detto ancora una volta: nonon può essere salvato.
Queste parole dovettero colpirlo profondamentecome possiamo vedere da un biglietto trovato fra le sue cartee che senza dubbio fu scritto in quello stesso giorno.
"Tu non puoi esser salvatoinfelice! Vedo bene che non può esserci salvezza per noi".
Quello che Alberto aveva infine detto del prigioniero alla presenza del borgomastroaveva profondamente irritato Werther: egli aveva creduto di scorgere dell'animosità contro di luie benché dopo più mature riflessioni al suo spirito penetrante non sfuggisse che i due uomini potevano avere ragionepure gli parve di non poterne convenire senza venir meno ai suoi più intimi sentimenti.
A questo proposito troviamo fra le sue carte un foglietto che forse esprime il suo pensiero riguardo ad Alberto.
"Che serve che io dica e ripeta: è bravoè buono? il mio cuore è lacerato: non posso essere giusto".
La serata era dolceil tempo volgeva al disgelo e Carlotta ritornò a piedi con Alberto. Cammin facendo si guardava ogni tanto intorno come se la compagnia di Werther le fosse mancata. Alberto cominciò allora a parlare di luie a biasimarlo mentre nello stesso tempo lo giustificava. Parlò della sua infelice passionedesiderando che gli riuscisse di vincerla. - Lo desidero anche per noidissee ti prego di cercare di modificare la sua condotta verso di tedi fargli diradare le sue visite troppo frequenti. La gente comincia ad osservarlee so che se ne parla di qua e di là. - Carlotta tacquee Alberto parve aver compreso il suo silenzio; da quel momento almeno non parlò più di Werther davanti a leie quando era lei che ne parlava egli lasciava cadere il discorso e lo portava su un altro argomento.
L'inutile tentativo di Werther per salvare quel povero infelicefu l'ultimo guizzo di una luce che si spegne; da allora egli ricadde più profondamente nel dolore e nell'apatìa; fu poi quasi fuori di sé quando udì che forse sarebbe stato chiamato come testimone contro il giovaneche aveva adottato il sistema di negare.
Tutto ciò che gli era accaduto di spiacevole nella sua vita attivale noie all'ambasciatale cose non riuscitei dispiaceri avutitutto gli ritornava continuamente allo spirito. Il suo stato d'animo giustificava quasi il suo restare inattivosi sentiva privo di ogni prospettiva avvenireera incapace di prendere una qualunque decisione necessaria alle occupazioni quotidiane della vita; ed era così abbandonato interamente ai suoi sentimentiai suoi pensieri strania una sconfinata passionenell'eterna monotonìa di una triste relazione con una donna amata e caradi cui egli turbava il riposolottando contro le sue stesse forzeconsumandole senza scopo e senza direttivache la sua triste fine si avvicinava sempre più.
Il suo turbamentola sua passionei suoi sforzi e le sue lottela sua stanchezza di vivere infinesono fortemente espressi in alcune lettere che egli ha lasciato e che vogliamo riportare qui.
12 dicembre
Caro Guglielmoio mi trovo nella condizione in cui si sono dovuti trovare coloro che si credevano posseduti da uno spirito maligno. Non so che cosa mi prende talvolta: non è angoscianon è desiderioè un internoignoto tunmulto che minaccia di lacerarmi il pettoche mi stringe la gola. Alloraahiméio corro senza méta fra le spaventose scene notturne di questa stagione nemica degli uomini.
Ieri sera ho dovuto uscire. Era appunto cominciato il disgeloe avevo sentito dire che il fiume era straripatoche tutti i ruscelli erano gonfi e che da Wahlheim la mia amata valle era inondata. Vi corsi tra le undici e mezzanotte. Era uno spaventoso spettacolo vedere dalla roccia le onde agitate che turbinavano al chiarore della luna sui campii prati e le siepie veder tutta la valle trasformata in un mare tempestoso al soffio del vento. E quando la luna di nuovo appariva posandosi sulle nuvole oscure e dinanzi a mei flutti con un terribilemagnifico riflesso si svolgevano e risonavanoero preso da un fremito e poi da un desiderio: con le braccia aperte mi sporgevo sul baratroe aspiravo all'abisso fondo e mi smarrivo nella gioia di sommergere in quella tempesta i miei tormentiil mio doloredi rotolare laggiù rumoreggiando come le onde. Eppure non potevo staccare il piede dal suolo e metter fine a tutti i tormenti! Compresi che la mia ora non era ancora venuta. Ah Guglielmocome avrei dato volentieri la vita per attraversare le nubi e sollevare i flutti insieme con quel vento tempestoso! Ah questa gioia non sarà forse concessa un giorno al povero prigioniero?
Con quanto dolore abbassai lo sguardo verso un posticino dove mi ero riposato con Carlottaall'ombra di un salicedurante una calda passeggiata estiva! Il posto era anche sommerso e riconobbi appena il saliceGuglielmo! E pensavo ai suoi pratialla campagna che circondava la casa di cacciaal nostro pergolato distrutto dal torrente devastatore. E il raggio di sole del passato brillò al mio pensiero come un sogno di pascoli e prati o di onori e di gloria sorride al prigioniero! Ero lì... e non mi accuso perché ho il coraggio di morire... Io avrei... Ora siedo qui come una vecchia che raccoglie la sua legna fusto a fusto per prolungare e alleviare ancora un istante la sua vita languente e priva di gioie.
14 dicembre
Che cosa provo amico mio? Ho paura di me stesso. Il mio amore per lei non è forse il più santoil più puroil più fraterno amore? Ho mai sentito nell'anima un desiderio colpevole? Non voglio giurare... E ora... sogni... Avevano proprio ragione gli uomini che attribuivano a potenze estranee alcune manifestazioni contraddittorie! Stanottetremo nel dirloio la tenevo tra le bracciala stringevo al pettocoprivo di innumerevoli baci la sua bocca che mormorava amore; il mio sguardo nuotava nell'ebbrezza del suo! Mio Dio! sono colpevole se provo ancora adesso un sentimento di beatitudine rievocando interiormente questa ardente voluttà? CarlottaCarlotta! è finita per me: i miei sensi si smarrisconoda otto giorni non ho più la forza di pensaree i miei occhi sono pieni di lacrime. Sto male dappertutto.
Non desidero nulla. Sarebbe meglio per mese me ne andassi.
In questo periodo di tempo e in tali circostanze la decisione di abbandonare la vita si era radicata con maggior forza nell'animo di Werther. Dopo esser ritornato presso Carlottaquesta era sempre stata la sua prospettivala sua speranza suprema; ma aveva detto a se stesso che voleva agire senza fretta né precipitazionee che voleva compiere questo passo dopo essersi profondamente convinto e deciso con calma.
I suoi dubbila sua lotta interiore si rivelano in un biglietto che sembra essere il principio di una lettera a Guglielmoe che è stato trovato fra le sue cartesenza data.
"La sua presenzail suo destinol'interesse che lei prende al miofanno sgorgare le ultime lacrime dal mio cervello disseccato.
Alzare il siparioe passarvi dietro: questo è tutto! e perché temereed essere indecisi? forse perché non si sa che cosa avviene di là? o perché non si ritorna? e perché è innato al nostro spirito l'immaginare tenebre e confusione nei luoghi di cui non sappiamo nulla di certo?"
Infineegli si familiarizzò sempre più con quel triste pensieroe una prova della sua fermairrevocabile decisionesi trova nella seguenteambigua lettera che egli scrisse all'amico.
20 dicembre
"Rendo grazie alla tua amiciziaGuglielmoche ti ha fatto interpretare così la mia parola. Hai ragioneper me la miglior cosa sarebbe di partire. La proposta che mi fai di ritornare fra voi non mi piace completamente; vorrei almeno fare ancora una deviazionetanto più che possiamo sperare di avere un ghiaccio solido e buone strade.
Mi fa anche molto piacere che tu pensi di venirmi a prendere: lascia però passare una quindicina di giorni e aspetta da me un'altra lettera con ulteriori avvisi. è necessario non raccogliere alcun frutto prima che sia maturo. E quindici giorni di più o di meno contano molto.
Dirai a mia madre di pregare per suo figlioe le dirai che le domando perdono di tutti i dispiaceri che le ho dato. Era mio destino di turbare coloro che avrei dovuto rendere felici. Addiomio carissimo!
Che il cielo ti benedica; addio!"
Che cosa passava in quel periodo nell'animo di Carlottaquali erano i suoi sentimenti verso il maritoverso l'amico infelicepossiamo appena tentare di esprimerlosebbeneconoscendo il suo caratterepossiamo farcene un'ideae ogni bell'anima femminile possa penetrare in quella di Carlotta e SENTIRE con lei.
Senza alcun dubbio lei era decisa a tentare ogni mezzo per allontanare Werthered esitava a causa di un tenero amichevole sentimentosapendo quanto una cosa che gli pareva quasi impossibile lo avrebbe fatto soffrire. Pure in quel momento si sentiva più che mai spinta ad agire seriamente; suo marito serbava su quest'amicizia l'assoluto silenzio che lei stessa aveva sempre serbatoe Carlotta voleva mostrargli con i fatti che aveva sentimenti degni dei suoi.
Lo stesso giorno in cui Werther aveva scritto al suo amico l'ultima lettera qui riferitaera la domenica prima di Natale; andò la sera da Carlottae la trovò sola. Era occupata a mettere in ordine dei giocattoli che aveva destinato ai fratellini come doni di Natale. Egli parlò del piacere che avrebbero goduto i bambinie del momento in cui all'inaspettata apertura di una porta sarebbe apparso l'alloro illuminatoornato di dolci e di melefacendo provare ai fanciulli gioie paradisìache. "Anche voidisse Carlottacercando di nascondere la sua confusione con un dolce sorrisoanche voi avrete il vostro regaluccio se sarete buonouna candela di cerae qualche altra cosa ancora!" - "E che cosa significa per voi esser buonoegli esclamòcome devo essereche cosa posso farecara Carlotta?" - "Giovedì seradisse leiè la vigilia di Natale; i bambini verrannomio padre verràognuno avrà il suo regalo; venite anche voi... ma non prima". - Werther tacque stupefatto. "Vi pregocontinuò Carlottadeve essere così; ve ne prego per la mia pace; non è possibile continuare in questo modo". E non lo guardavae andava su e giù per la stanza dicendo piano: così non si può continuare! Comprendendo poi in quale orribile stato queste parole mettevano il giovanelei cercava di deviare con altri argomenti i suoi pensierima invano. "NoCarlottaesclamava luinon vi vedrò più!". - "Maperché? replicava leiWerthervoi potetevoi dovete rivedermisoltantomoderatevi. Ah perché siete nato con questa violenzaquesta passione irresistibileostinata che vi prende per tutto ciò a cui vi avvicinate? Vi pregodisse ancora stringendogli la mano; vi pregomoderatevi. Pensate a tutti i godimenti che possono procurarvi il vostro spiritola vostra istruzionei vostri talenti: siate un uomo! rinunciate a questo infelice amore per una creatura che può soltanto compiangervi!". Egli stringeva i dentie la guardava cupo. Ma la donna gli teneva sempre la manodicendo: "Per un momentoascoltatemi a mente calmaWerthernon sentite che vi sbagliatee che andate volontariamente verso l'abisso? PerchéWertheramare proprio me che appartengo a un altro?
proprio me? Io temoio temo che l'impossibilità di possedermi sia quella che eccita il vostro desiderio". Egli svincolò la sua mano da quella di lei e l'avvolse in uno sguardo stupito e corrucciato. "Benedissemolto bene! è forse di Alberto questa osservazione? In verità è abileveramente abile!" - "Ognuno potrebbe fare una simile riflessionereplicò lei. Non si deve trovare nel mondo una fanciulla che possa soddisfare i desideri del vostro cuore? Pensate a questocercateeve lo promettotroverete. Un viaggio senza dubbio potrà distrarvi. Cercatee troverete una creatura degna del vostro amore; poi ritornate e godremo insieme la dolcezza di una sincera amicizia".
Con un freddo sorriso egli disse: "Il vostro discorso si potrebbe stampare e raccomandare a coloro che governano i popoli! Mia cara Carlottalasciatemi riposare un pocopoi tutto si accomoderà!" - "SoltantoWerthernon venite prima della vigilia di natale!". Egli voleva risponderequando Alberto entrò nella stanza. Si diedero freddamente la buonasera e passeggiarono su e giù nella camera imbarazzati. Werther cominciò un discorso insignificanteche ben presto cadde. Alberto fece lo stessopoi domandò a sua moglie di alcune commissioni esentendo che non erano state eseguitepronunciò parole che a Werther parvero fredde e anche aspre. Voleva andarsenee non potevae aspettò fino alle ottomentre il suo dispetto e il suo malumore aumentavanoaspettò fino a che la tavola fu apparecchiatae prese infine il cappello e il bastone. Alberto lo invitò a restarema a lui parve vedere in quelle parole un complimento convenzionaleper cui ringraziò freddamente e se ne andò.
Giunse a casaprese il lume dalle mani del domestico che voleva fargli luceandò solo nella sua stanza. Pianse forteparlò da sé con violenzapasseggiò agitato su e giù per la camerainfine si gettò vestito sul letto; lì lo trovò il domestico quando verso le undici osò entrare e domandare se il signore voleva farsi togliere gli stivali.
Egli lasciò faree poi ordinò al servo di non entrare la mattina seguente senza esser chiamato.
Il lunedì mattinaventuno dicembrescrisse la seguente lettera chedopo la sua mortefu trovata suggellata sulla sua scrivania e che fu consegnata a Carlotta. La riporto qui in frammenti come probabilmente fu scrittadate le circostanze.
"E' decisoCarlottavoglio moriree te lo scrivo senza esaltazione romanticarassegnatoil mattino dell'ultimo giorno in cui ti vedrò.
Quando tucaraleggerai questa letterala fredda tomba chiuderà i resti mortali dell'uomo irrequietoinfeliceche negli ultimi momenti della sua vita non conosce dolcezza più grande di quella di intrattenersi con te. Ho trascorso un'orribilema pur benefica notte:
essa ha fortificatodeterminato la mia risoluzione: voglio morire!
Quando ieri mi sono strappato da te in una spaventosa esaltazione dei miei sensi il cui tumulto mi opprimeva il cuoree tristedisperato vicino a temi sentivo avvolgere da un brivido orribile e freddopotei appena raggiungere la mia stanzacaddi in ginocchio e Tuo Diomi concedesti il sollievo di versare le più amare lacrime! Mille ideemille diversi pensieri tumultuarono nel mio animoe uno infineultimounicorimase fermo e incrollabile: morire! Mi sono coricatoe stamattina nella calma del risveglio quel pensiero è ancora calmo nel mio cuore: voglio morire! Non è disperazione; è la certezza di aver terminato il mio compitoe di sacrificarmi per te. SìCarlottaperché dovrei tacerlo? uno di noi tre deve spariree io sarò quello!
Amica mianel mio cuore lacerato spesso si è insinuata l'insana idea... di uccidere... tuo marito! te! me! Così sia. Quando in una bella sera d'estate tu salirai sulla collinaricordati di me: ricorda quante volte ho attraversato la vallepoi volgi il tuo sguardo verso il cimiteroverso la mia tomba; guarda il vento che fa ondeggiare l'erba alta nello splendore del sole che tramonta... Ero tranquillo quando ho cominciato a scriveree ora... ora piango come un bambino pensando a tutto questo rigoglio di vita intorno a me".
Verso le dieci Werther chiamò il suo domesticoe mentre si faceva aiutare a vestirsi gli disse che avrebbe fatto un viaggio di alcuni giorni; che bisognava mettere in ordine gli abitie preparare ogni cosa per i bagagli; gli diede anche l'ordine di richiedere tutti i conti da saldaredi farsi rendere alcuni libri prestatie di dare due mesi anticipati ad alcuni poveri cui egli soleva fare settimanalmente un'elemosina.
Si fece portare il pranzo in camera e poi andò a cavallo dal borgomastroche non trovò a casa. Passeggiò pensieroso per il giardinocome se avesse voluto ancora una volta raccogliere e assaporare tutta la malinconìa dei ricordi.
I bambini non lo lasciarono a lungo tranquillo; lo rincorserogli saltarono addosso e gli dissero che trascorso il domanie il giorno seguente e un altro ancora sarebbero andati da Carlotta a ricevere i doni di Natale e gli narrarono le meraviglie che sognavano con la loro immaginazione infantile. Domaniegli esclamòdopodomàni e un altro giorno ancora... Li baciò tutti con affetto e voleva lasciarli quando il più piccolo volle dirgli una cosa all'orecchio. E gli raccontò che i fratelli grandi avevano scritto belle lettere di auguriotanto lunghee che ce n'era una per il babbouna per Alberto e Carlottae anche una per il signor Werther: le avrebbero mostrate il giorno di capodanno! Werther fu sopraffatto dalla commozioneregalò qualcosa a ciascuno dei bimbimontò a cavallolasciò i saluti per il padree partì con le lacrime agli occhi.
Ritornò a casa verso le cinque e ordinò alla donna di sorvegliare il fuoco e di mantenerlo acceso fino alla notte. Al servo disse di mettere in fondo al baule i libri e la biancheriae di preparare gli abiti. Probabilmente allora scrisse il seguente periodo della sua ultima lettera a Carlotta.
"Tu non mi attendi! tu pensi che io ti ubbidirò e ti rivedrò soltanto la sera della vigilia di Natale. Oh Carlottaoggi o mai più! La vigilia di Natale tu terrai questa carta fra le manitremerai e la bagnerai con le tue lacrime. Io voglio! io devo! Come mi sento soddisfatto di essermi deciso!"
Carlotta intanto si trovava in una strana situazione. Dopo la sua ultima conversazione con Werther aveva compreso quanto le sarebbe stato doloroso separarsi da luiquanto egli avrebbe sofferto se si fosse dovuto allontanare da lei.
In presenza di Alberto era stato dettocome incidentalmenteche Werther non sarebbe ritornato prima della vigilia di Natalee Alberto si era recato a cavallo da un funzionario col quale aveva degli affari da definire e in casa di cui avrebbe trascorso la notte.
Carlotta era dunque sola; nessuno dei fratelli le era vicinoe lei si abbandonava ai suoi pensieriesaminando con calma il suo stato d'animo. Si vedeva unita per la vita a un uomo di cui conosceva l'amore e la fedeltàal quale si era data con tutto il cuoree che sembrava essere stato creato apposta dal cielocosì tranquillo e sicuroper formare la felicità di una donna onesta; sentiva che cosa sarebbe sempre stato per lei o per i suoi figli. D'altra parte Werther le era divenuto molto caro: dal primo momento in cui si erano conosciutil'affinità dei loro caratteri si era rivelata: la loro lunga relazionee alcuni speciali momenti che avevano vissuto insieme le avevano lasciato in cuore un'impressione indelebile. Era abituata a farlo partecipare a tutto quanto interessava il suo pensiero e il suo cuore; la partenza di lui minacciava la sua esistenza di un vuoto che non avrebbe potuto esser colmato. Oh se avesse potuto in quel momento cambiarlo in un fratellocome sarebbe stata felice! se avesse osato fargli sposare una delle sue amiche avrebbe potuto sperare di rimetterlo in buoni rapporti con Alberto!
Aveva passato in rivista tutte le sue amiche; a ognuna trovava qualche difettoe a nessuna avrebbe volentieri dato Werther. E così pensando finì col sentire profondamente pur senza formulare chiaramente il suo pensieroche il suo segreto desiderio era quello di tenerselo per sémentre invece non poteva e non doveva tenerselo. La sua anima bella e purache era stata fino allora libera e coraggiosasentì in quel momento il peso di una malinconìa che le precludeva ogni speranza di gioia. Il suo cuore era oppressoi suoi occhi offuscati da una nube oscura.
Erano le sei e mezzo quando sentì Werther che saliva la scalae ben presto riconobbe il suo passola sua voce che chiedeva di lei. Per la prima voltapossiamo quasi direil cuore le batté forte all'arrivo di lui. Avrebbe voluto non riceverloe quando entrò gli disse con un appassionato turbamento: "Non avete tenuto la vostra parola!" - "Non ho promesso nulla"fu la risposta. - "Avreste almeno dovuto aver riguardo alla mia preghierareplicò lei: ve lo domandavo per la pace mia e vostra".
Lei non sapeva bene quel che dicevae neppure quel che faceva quando mandò a chiamare qualche amica per non rimanere sola con Werther. Egli posò sulla tavola dei libri che aveva portatone chiese altrimentre Carlotta ora desiderava ora temeva che le amiche venissero. La cameriera tornò e disse che le due amiche chiedevano scusa di non poter venire.
Lei pensò allora di far rimanere la donna con il suo lavoro nella stanza vicinama poi cambiò idea. Werther andava su e giù per la stanzalei si avvicinò al pianoe cominciò un minuettoche però non gli riusciva. Si calmò intantoe poté tranquillamente sedere vicino a Werther nel solito posto sul divano.
"Non avete niente da leggere?" chiese. Werther non aveva nulla. "Lànel mio cassettoriprese Carlottac'è la vostra traduzione di alcuni canti di Ossian: non li ho ancora lettiperché speravo sempre di udirli da voima da allora non è mai stato possibile". Egli sorriseprese il poemae un brivido lo scosse quando lo ebbe fra le manie gli occhi gli si empirono di lacrime quando li posò sullo scritto.
Sedettee cominciò a leggere:
"Stella della notte crepuscolaretu risplendi fulgida all'occidentetu alzi dal seno della tua nuvola la testa raggiantee maestosamente avanzi sulla tua collina. Che cosa guardi nella brughiera? I venti tempestosi si sono calmatida lontano giunge il mormorìo del torrente; onde sussurranti si frangono contro la roccia lontana; nei campi si diffonde il ronzìo degli insetti della sera. Che cosa guardibella luce? Ma tu sorridie passie ti circondano i flutti che bagnano la tua chioma graziosa. Addioraggio tranquillo. Risplendi tusplendida luce dell'anima ossianica!
"Ed essa appare in tutto il suo splendore. Vedo i miei amici che non sono piùessi si raccolgono su Loracome nei giorni passati. Fingal avanza come un'umida colonna di nebbiaintorno gli stanno i suoi eroied ecco i bardi del canto! Ullinodalle grigie chiomeRyno maestosoe Alpinil dolce cantoree tuMinonache con dolcezza ti lamenti! Come siete cambiatiamici mieidai giorni festosi di Selma in cui noi ci disputavàmo il premio del cantocome i venti primaverili che sfiorando alterni la collina fanno piegare la flessibile erba mormorante!
"Allora Minona avanzò bellacon lo sguardo abbassato e gli occhi pieni di lacrime: i suoi folti capelli erano agitati dal vento che soffiava dalla collina... Una cupa tristezza oscurò l'anima degli eroi quando la dolce voce si levò; perché spesso essi avevano visto la tomba di Salgarspesso la tenebrosa dimora della bianca Colma. Colmaabbandonata sulla collinacon la sua voce armoniosa; Salgar aveva promesso di venirema scendeva intorno la notte. Ascoltate la voce di Colma quando era solaseduta sulla collina".
COLMA "è notte! io sono solaperduta sulla collina tempestosa. Il vento soffia nelle montagne; il fiume precipita giù dalla roccia. Nessuna capanna mi ripara dalla pioggia; sono abbandonata sulla collina tempestosa.
"Esci dalle nubio Luna! risplendetestelle della notte! Un raggio mi guidi al luogo dove il mio cuore riposa dopo le fatiche della cacciaavendo vicino l'arco disteso e i cani ansanti.
"Perché indugia il mio Salgar? Ha forse dimenticato la sua promessa?
Qui è la rocciae l'albero e il torrente mormoranteed egli aveva promesso di trovarsi qui al cader della notte; oh dove si sarà smarrito il mio Salgar? Io volevo fuggire con teabbandonare il padre e i fratelli orgogliosi! Da lungo tempo sono nemiche le nostre stirpima noi non siamo nemicio Salgar!
"Taci un istanteo vento! calmati un breve attimoo torrenteaffinché la mia voce possa risonare attraverso la vallee il mio viandante mi oda. Salgarsono io che ti chiamo. Qui c'è l'albero e la roccia! Salgarmio amatosono qui; perché tardi a venire?
"Vedila luna risplendeil fiume riluce nella vallele rocce grigie si ergono sulla collina: ma io non vedo lui sulle alture; i suoi cani dinanzi a lui non annunciano la sua venuta. Devo sedere qui sola.
"Ma chi sono coloro che io vedo sdraiati laggiù sulla brughiera? Il mio amato? mio fratello? Parlatemiei cari. Essi non rispondono.
Quanta angoscia nell'animo mio! Ahessi sono morti. Le loro spade sono tinte di sangue! Fratellofratelloperché hai ucciso il mio Salgar? O mio Salgarperché hai ucciso mio fratello? Mi eravate tutti e due tanto cari! Tu eri bello tra millesulla collina. Egli era terribile nel combattimento. Rispondetemi! Udite la mia vocemiei cari! Ahimé sono mutimuti per sempre! Il loro petto è freddo come la terra!
"Dalle rocce del colledalla cima dei monti tempestosiparlatespiriti dei morti! parlate! io non avrò paura! Dove siete andati a cercare riposo? in quale caverna delle montagne vi ritroverò? Non colgo neppure una debole voce nel ventonessuna risposta spirante nella tempesta della collina.
"Rimango qui nella mia desolazioneaspetto piangendo il mattino.
Scavate la tombaamici dei mortima non chiudetela finché io non venga. La mia vita svanisce come un sogno; come potrei restare ancora?
Voglio abitare con i miei amici presso il torrente della roccia fragorosa... Quando farà notte sui monti e soffierà il vento nella landala mia ombra si fermerà nel vento e piangerà la morte dei miei amici. Il cacciatore mi sentirà dal suo pergolatotemerà la mia vocee poi l'amerà: perchè sarà dolce la mia voce nel piangere i miei amici: mi erano entrambi assai cari!
"Questo era il tuo cantoo Minonafiglia di Tormandalle rosee guance. Piangemmo amare lacrime per Colmae la nostra anima era cupa.
"Ullino partì con la sua arpa e accompagnò il canto di Alpin... La voce di Alpin era dolcel'anima di Ryno era un raggio ardente. Ma già essi riposavano nella stretta casae la loro voce non si udiva più a Selma. Un giorno Ullino ritornava dalla cacciaprima che gli eroi fossero caduti: egli sentì la loro gara di canti sulla collina. Il loro canto era dolcema triste; essi piangevano la morte di Moraril primo degli eroi. La sua anima era come l'anima di Fingal; la sua spada come la spada di Oscar. Ma egli caddee il padre piansee gli occhi della sorella furono pieni di lacrimesi riempirono di lacrime gli occhi di Minonasorella dello splendido Morar. Ella indietreggiò dinanzi al canto di Ullinocome la luna al tramonto quando prevede la tempestae nasconde in una nuvola la sua bella testa. Io accompagno sull'arpa con Ullino il canto del dolore".
RYNO.
"Il vento e la pioggia sono cessatiil mezzogiorno è serenole nuvole si aprono. Il sole incostante illumina fuggevolmente la collina. Il torrente della montagna precipita raggiando nella valle.
Dolce è il tuo mormorìoo torrentema più dolce è la voce che io odo. è la voce di Alpin che piange il morto. La sua testa è curva per la vecchiezzai suoi occhi sono arrossiti dal pianto. Alpin! nobile cantoreperché sei solo sulla collina silente? perché gemi come un turbine nella forestacome un'onda sulla riva lontana?".
ALPIN.
"Le mie lacrimeRynosono per i mortila mia voce per gli abitatori della tomba. Tu sei alto sulla collinae bello tra i tigli della pianura. Ma tu cadrai come Morare sulla tomba verrà un afflitto a piangere. I colli ti dimenticheranno; il tuo arco disteso poserà in un'alta sala.
"Tu eri rapidoMorarcome un capriolo sulla rocciaterribile come una fiamma notturna nel cielo. la tua collera era una tempestala tua spada nella battaglia era come un lampo sulla landa. La tua voce sembrava il torrente dopo la pioggiail tuono grondante tra le montagne. Molti caddero sotto il tuo bracciola fiamma della sua ira li consumò. Ma quando tu ritornavi dal combattimentocom'era calma la tua fronte! Il tuo viso era come il sole dopo la tempestacome la luna nella notte silenziosa; il tuo seno era tranquillo come il lago quando è cessato il rumore del vento.
"Ormai è angusta e oscura la tua dimora! con tre passi misura la tua tomba... e prima tu eri così grande! Quattro pietre coperte di muschio sono il tuo solo monumento; un albero spogliolunghe erbe mormoranti al vento indicano al cacciatore la tomba del possente Morar. Non hai la madre che ti pianganon una fanciulla che ti dia le lacrime dell'amore. Morta è colei che ti ha generatocaduta è la figlia di Morglan.
"Chi è quell'uomo che avanza appoggiato al bastone? e il suo capo è bianco per la vecchiaiai suoi occhi arrossiti dal pianto? è tuo padreMorartuo padre che non ebbe altri figli che te. Egli udì la tua voce nella battagliasentì che i nemici erano stati distrutti:
seppe la gloria di Morar! Ah! e non seppe nullaforsedella sua ferita? Piangipadre di Morarpiangi! Ma non ti ode tuo figlio!
Profondo è il sonno dei mortiprofondo il loro cuscino di polvere.
Mai egli sentirà la tua vocemai sarà risvegliato al tuo appello. Ah quando si farà luce nella tombae sarà detto a colui che dorme:
risvegliati!
"Addionobilissimo fra gli uominiinvincibile sul campo di battaglia! Ma il campo non ti vedrà piùla cupa foresta non risplenderà più al bagliore del tuo brando. Tu non lasci alcun figlioma il canto del bardo farà risonare il tuo nomee i tempi futuri sentiranno parlare di tesapranno del caduto Morar.
"Alti si leveranno i pianti degli eroipiù alti di tutti i sospiri di Arminoppresso dal dolore. Questo canto gli rammentava la morte del figlio caduto nel fiore della giovinezza. Carmor era seduto presso l'eroeCarmor il principe di Galmal dall'eco sonora. Perchédiss'eglirisuona il gemito di Armin? perché piangere qui? Il canto e la musica non echeggiano forse per mitigare e alleviare il dolore dell'animo? essi sono come una nebbia leggera che salendo dal lago si diffonde sulla valle e bagna di rugiada i fiori sboccianti; ma il sole ritorna con tutta la sua forzae la nebbia è dispersa. Perché sei così pieno di doloreArminsignore di Gorma circondata dai flutti?
"Addolorato! a ragione io lo sono e non è lieve la causa del mio dolore. Carmortu non hai perduto nessun figlionon hai perduto nessuna figlia fiorente; vive il valoroso Colgarvive Annira la più bella tra le fanciulle. I rami del tuo tronco fiorisconoCarmorma Armin è l'ultimo della sua razza. Buio è il tuo lettoDaura; profondo è il tuo sonno nella tomba. Quando ti risveglierai con i tuoi canticon la tua voce melodiosa? Levateviventi d'Autunnoturbinate sull'oscura brughiera! rumoreggiatetorrenti nella foresta! muggitetempeste sulle cime delle querce! Passao Lunaattraverso le nuvole infrantee mostra a tratti il tuo pallido viso. Ricordami la notte orribile in cui perirono i miei figliin cui cadde il potente Arindal e sparì scomparve la bella Daura.
"Daurafiglia miaeri bella! bella come la luna sulle colline di Furabianca come la neve appena cadutadolce come il soffio dell'aria. Arindalil tuo arco era fortela tua lancia rapida sul campoil tuo sguardo come nebbia sull'ondail tuo scudo una nuvola di fuoco nella tempesta!
"Armarfamoso guerrierovennee desiderò l'amore di Daura; ella non gli resisté a lungo; belle erano le speranze degli amici di lei.
"Ma Erathfiglio di Odgalfremeva di rabbia perché suo fratello era stato ucciso da Armar. Egli vennetravestito da marinaio. Bella era la sua barca sull'onda; i suoi capelli erano bianchi per la vecchiaiacalmo il suo viso austero. Egli disse: Bella fanciullaamata figlia di Arminlà sulla roccianon lontanonel lagodove i rossi frutti occhieggiano dall'alberolà Armar attende Daura; io vengo per portare a lui la sua amata sui mobili flutti.
"Ella lo seguìe chiamò Armar; le rispose soltanto la voce della roccia. Armar! mio amato! perché mi tormenti così? Ascoltafiglio di Arnath! ascoltaè Daura che ti chiama!
"Erathil traditorefuggì ridendo verso la terra. Lei alzò la voce e chiamò il padre e il fratello: Arindal! Armin! Nessuno viene a salvare Daura?
"La sua voce giunse di là dal mare. Arindalil figlio mioscendeva dalla collinacarico del bottino di caccia; le frecce gli tintinnavano al fiancoaveva l'arco in manocinque cani neri gli erano intorno. Egli vide l'ardito Erath sulla rivalo preselo legò a una querciagli cinse i fianchi di solidi laccie il prigioniero riempiva l'aria dei suoi lamenti.
"Arindal affronta le onde sul suo battello per andare a liberare Daura. Giunse Armac in furorefece partire la freccia dalle piume grigiee ti colpì al cuoreArindalfiglio mio; tu fosti colpito invece di Erath il traditore; la barca raggiunse la roccia; Arindal cadde e morì. Ai suoi piedi scorse il sangue di tuo fratello; quale doloreo Daura!
"Le onde distrussero la barca. Armar si precipitò nel lagoper salvare la sua Daura o morire. Improvvisamente un colpo di vento piombò dalla collina sul lago: Armar andò a fondo e non ritornò a gallamai più.
"Io sentivo il lamento di mia figliasola sulla roccia battuta dalle onde. Ripetute e forti erano le sue gridae iosuo padrenon potevo salvarla. Tutta la notte restai sulla riva; la vedevo ai deboli raggi lunari; tutta la notte sentìi i suoi lamenti; forte era il ventoe la pioggia batteva impetuosa i fianchi della montagna. La sua voce diventava più debolee prima che spuntasse il giorno ella esaltò il suo ultimo respirocome il vento della sera fra l'erba della roccia.
Morì oppressa dal doloree lasciò solo Armin. Non è più colui che era la mia forza in guerranon è più quella che era il mio orgoglio fra le fanciulle.
"Quando vengono le tempeste dai montiquando la tramontana gonfia le ondeio siedo sulla riva sonora e guardo la terribile roccia. E spesso nella cadente luce lunareio vedo gli spiriti dei miei figliche illuminati da una luce crepuscolarepassano insiemetristemente riuniti".
Un torrente di lacrimeche cadde dagli occhi di Carlotta alleviando il suo cuore oppressointerruppe la lettura di Werther. Egli gettò via le carteprese la mano di leie versò lacrime amare. Carlotta posava la testa sull'altra mano e si copriva gli occhi con il fazzoletto. La commozione di entrambi era spaventosa. Essi sentivano la loro triste sorte nel destino di quegli eroi; la sentivano insiemee le loro lacrime si confondevano. Le labbra e gli occhi di Werther bruciavano il braccio di Carlotta; un brivido la prese; si volle allontanarema il dolore e la pietà la tenevano come incatenata. Sospiròcercò di riprendersi esinghiozzandopregò Werther di continuare la lettura; lo pregò con voce divina. Werther tremòe gli parve che il suo cuore si spezzasse; riprese i fogli e lesse con voce interrotta:
"Perché mi sveglisoffio di primavera? Tu mi carezzie dici: io bagno la terra con la rugiada del cielo! Ma il tempo del mio declino è prossimoprossima è la tempesta che strapperà le mie foglie. Domani verrà il viandanteverrà colui che vide la mia bellezzae volgerà gli occhi intorno nei campi cercandomie non mi troverà...".
La potenza di queste parole colpì l'infelice. Egli si gettò ai piedi di Carlottaal colmo della disperazionele prese le manise le premette sugli occhisulla fronte; e come un presentimento del suo orrendo proposito passò attraverso l'anima di lei. I suoi sensi si smarrironoprese le mani di Wertherse le strinse al senos'inchinò verso di lui in preda a una dolorosa commozionee le loro guance ardenti si toccarono. Il mondo era sparito per loro. Egli la circondò con le sue bracciala strinse al seno e coprì di caldi baci le sue pallidetremanti labbra. - Werther! esclamò lei svincolandosicon voce soffocataWerther! - E debolmente con una mano lo allontanò dal suo seno. - Werther - disse ancora con voce esprimente il più nobile sentimento. Egli non resistettese la lasciò sfuggire dalle bracciae cadde davanti a leismarrito. Lei si alzò violentemente e in un doloroso turbamentotremando d'amore e di colleradisse: - è l'ultima voltaWerther! Non mi vedrete mai più. - E guardando ancora amorosamente l'infelice corse nella stanza vicina e chiuse la porta.
Werther tese le braccia verso di leima non osò trattenerla. Rimase sdraiato a terra con la testa sul divano e stette in questa posizione più di mezz'orafinché un rumore lo fece rientrare in sé. Era la donna di servizio che voleva apparecchiare la tavola. Egli andò su e giù per la stanzae quando si vide di nuovo soloandò alla porta del gabinettoe disse a bassa voce: CarlottaCarlotta! una sola parola ancorasoltanto un addio! Lei non rispose. Egli attesepregò e attesepoi si strappò di là gridando: addioCarlottaper sempre addio!
Arrivò alla porta della città. Le guardieche lo conoscevanolo lasciarono passare senza dir nulla. La neve cadevamista a pioggiaed egli bussò alla porta di casa sua soltanto verso le undici. Il domestico osservòquando egli ritornòche al suo signore mancava il cappello. Non osò dir nullalo spogliòe tutti i suoi vestiti erano inzuppati di pioggia. Si trovò poi il suo cappello su una roccia che dalla collina sporge sulla valleed è cosa inconcepibile che in quella notte piovosa e oscura egli sia salito su quella roccia senza precipitare.
Si mise a lettoe dormì a lungo. Il servo lo trovò che scriveva quando il mattino seguente gli portò il caffè. Egli aggiunse quanto segue alla lettera per Carlotta.
"Per l'ultima voltaper l'ultima volta dunque io apro gli occhi. Ed essi non devono più vedere il sole perché una giornata triste e nebbiosa lo tiene coperto. Prendi dunque il luttoo natura! Tuo figlioil tuo amicoil tuo amante si approssima alla sua fine.
Carlottaè un sentimento ineffabileche somiglia a un confusotorbido sognodire a se stessi: questo è l'ultimo giorno! L'ultimo!
Carlottanon ha senso per me la parola ultimo. Io mi sento oggi nel pieno delle mie forzee domani sarò giacente senza forze a terra.
Morire! Che cosa significa? Vedinoi sogniamo quando parliamo di morte. Io ho visto più volte morirema i limiti dell'umanità sono così angusti che per essa non hanno senso il principio e la fine dell'esistenza. Oggi sono ancora in possesso di me stesso... sono ancora tuotuo o mia amata. E fra un istante separatopassatoper sempre forse? NoCarlottano. Come posso io morire? come puoi tu morire? Noi esistiamo! Morire! che cosa significa? Questa è una parolaun suono vanoche non ha senso per il mio cuore. MortoCarlottasepolto nella terra freddain un luogo strettooscuro!...
Io avevo un'amica che era stata tutto per me nella mia solitaria giovinezza; morìe io seguii i suoi funeralie stetti vicino alla fossa nel momento in cui vi calavano la bara e le corde stridendo discesero e risalirono; poi la prima palata di terra cadde nella fossa e la bara diede un suono sordocuposempre più cupo e infine fu coperta. Io mi prosternai presso la fossacolpitoscossoangosciatolacerato nel mio intimoma senza sapere che cosa mi era accadutoche cosa mi sarebbe accaduto. Morire! Tomba! io non capisco questa parola!
Perdonamiperdonami! Ieri... avrebbe dovuto essere l'ultimo istante della mia vita. Mio angelo! per la prima volta; per la prima volta questo sentimento pieno di voluttà mi ha penetrato: lei mi ama! mi ama! Brucia ancora le mie labbra il sacro fuoco che colava a torrenti dalle tue: un nuovo ardore è nel mio cuore. Perdonamiperdonami!
Ahio sapevo bene che tu mi amavilo sapevo dai primi sguardi dai quali traspariva la tua animadalla tua prima stretta di manoeppurequando ti avevo lasciatoquando vedevo Alberto vicino a tericadevo nei miei dubbi febbrili.
Ricordi tu i fiori che mi mandasti in quella fatale riunione nella quale non potesti dirmi una parola né porgermi la mano? Ho passato metà della notte inginocchiato dinanzi ad essied essi per me suggellavano il tuo amore. Ma ahiméqueste impressioni passavano come nell'anima del credente passa il sentimento della grazia divina che pure egli ha ricevuto da Dio con segni sacri e visibili.
Tutto questo è passeggeroma l'eternità stessa non potrebbe spegnere la fiamma di vita che ho raccolto ieri dalle tue labbra e che sento in me! Lei mi ama! Questo braccio l'ha circondataqueste labbra hanno tremato sulle sue labbraquesta bocca ha balbettato sulla sua. è miatu sei miaCarlottaper sempre!
Che importa se Alberto è tuo marito? Marito? Questo serve per il mondoe per il mondo è un peccato il mio di amartie di volerti strappare alle sue braccia. Un peccato? beneio me ne puniscoma l'ho assaporato in tutta la sua celeste voluttàil mio cuore ha attinto in esso balsamo e forza di vita. Tu sei mia da questo momentomiao Carlotta. Io ti precedovado da mio padreda tuo padre. Con lui mi lamenterò ed egli mi consolerà finché tu verrai; io ti verrò incontro a voloti prenderòe resterò vicino a teal cospetto dell'infinito in un eterno abbraccio.
Non sognonon deliro. Vicino alla tombavedo più chiaro. Noi esisteremoci rivedremovedremo tua madre! io la vedròla troveròaprirò il mio cuore davanti a lei. Tua madrela tua perfetta immagine!".
Verso le undici Werther domandò al suo domestico se Alberto era ritornato. Il servo disse: sìho sentito condurre nella stalla il suo cavallo. Allora Werther gli diede un biglietto apertosu cui aveva scritto:
"Volete essere così gentile da prestarmi le vostre pistole per un viaggio che penso di fare? Addiostate bene".
La buona Carlotta aveva dormito poco la notte precedente: ciò che aveva temuto si era avveratoe avverato in un modo che lei non aveva potuto né temere né presentire. Il suo sangue fino allora puro e tranquillo era in una febbrile agitazione; mille diversi sentimenti agitavano il suo nobile cuore. Era forse il fuoco degli abbracci di Werther che lei sentiva nel petto? era indignazione per il suo ardire temerario? era un doloroso paragone fra il suo stato presente e i giorni d'ingenua e libera innocenza e di tranquilla fiducia in se stessa? Come avrebbe potuto andare incontro a suo marito? come informarlo di una scena che avrebbe potuto benissimo confessarema che non osava confessare neppure a se stessa? Per tanto tempo avevano taciuto uno verso l'altro; doveva essere lei per prima a rompere il silenzio e in un momento così inopportuno fare al marito l'inattesa rivelazione? Già temeva che la sola notizia della visita di Werther facesse al marito una spiacevole impressione: che sarebbe avvenuto alla notizia di una simile improvvisa catastrofe? Poteva lei sperare che il marito vedesse la cosa nella sua giusta luce e non giudicasse senza prevenzione? e poteva desiderare che egli le leggesse nell'anima? E d'altronde poteva lei dissimulare verso l'uomo agli occhi del quale era stata sempre aperta e trasparente come un cristallo e al quale non aveva mai nascosto né mai potrebbe nascondere nessuno dei suoi sentimenti? Tutte queste cose la riempivano di preoccupazione e di perplessità; e sempre il suo pensiero tornava a Werther che era perduto per leiche lei non poteva lasciareche dovevaahimélasciare a se stesso e al quale non sarebbe rimasto più nulla dopo averla perduta.
Quanto gli era stata dolorosabenché allora non fosse riuscita a spiegarselala freddezza sopravvenuta tra Werther e Alberto! Due uomini intelligenti e buoniper alcuni segreti dissensi avevano cominciato col serbare il silenzio l'uno verso l'altro; ognuno pensava alle sue ragioni e ai torti dell'altroi loro rapporti si erano turbati e inaspritied era diventato impossibile sciogliere il nodo nel momento critico da cui tutto dipendeva. Se una dolce intimità li avesse presto avvicinatise il loro affetto e la loro indulgenza reciproca si fossero ravvivati ed avessero aperto i loro cuoriforse il nostro amico avrebbe potuto ancora essere salvato.
Aggiungiamo a tutto questo un'altra circostanza singolare. Werthercome noi sappiamo dalle sue letterenon aveva fatto un mistero del desidério che egli aveva di lasciare questa vita. Alberto l'aveva sempre combattutoe qualche volta Carlotta e il marito avevano parlato di questo. Albertoche sentiva per il suicidio una forte avversioneaveva spessocon vivacità assai strana per il suo carattereespresso i suoi dubbi sulla sincerità di un simile propositoe aveva comunicato a Carlotta la sua incredulità. Lei si tranquillizzava dunque quando al suo pensiero si presentava questa triste preoccupazionema d'altra parte le pareva che ciò le impedisse di comunicare al marito le ansie che la tormentavano in quel momento.
Alberto ritornòe Carlotta gli andò incontro con una vivacità un poco imbarazzata; egli non era allegronon aveva potuto concludere il suo affaretrovando nel vicino borgomastro un uomo inflessibile e minuzioso. Le cattive strade avevano aumentato il suo malumore.
Chiese se era successo nulla di nuovoe lei gli rispose precipitosamente che Werther era venuto la sera prima. Alberto domandò poi se erano giunte letteree seppe che una lettera e dei pacchi si trovavano nella sua stanza; vi andò e Carlotta rimase sola. La presenza del marito che amava e stimava le aveva prodotto in cuore una nuova impressione; il ricordo della sua nobiltà d'animodel suo amore e della sua bontà l'avevano calmatae sentiva un segreto desiderio di seguirlo; prese il suo lavoro e andò nella stanza di lui come soleva fare. Lo trovò occupato ad aprire i pacchi e a leggere: alcuni sembravano avergli portato notizie poco piacevoli. Lei gli fece qualche domanda alla quale Alberto rispose brevementemettendosi a scrivere al suo tavolino.
Passarono così un'ora l'uno vicino all'altrae l'animo di Carlotta diventava sempre più cupo. Lei sentiva come le sarebbe stato difficile dire al marito ciò che le pesava sul cuore anche se egli si fosse trovato nelle migliori disposizionie cadde in una malinconìa tanto più dolorosa in quanto si sforzava di nasconderla e di inghiottire le lacrime.
L'apparizione del domestico di Werther la gettò in una grande ansia; questi porse il biglietto ad Alberto che si volse tranquillamente alla mogliee le disse: "Dagli le pistole"e al ragazzo disse:
"Augurategli buon viaggio da parte mia". Carlotta fu colpita come dal fulminesi alzò vacillandosenza sapere che cosa le accadesse.
Lentamente si avvicinò alla pareteprese l'armane tolse la polvereesitò e avrebbe indugiato ancora a lungo se Alberto non l'avesse scossa con uno sguardo interrogativo. Diede al domestico il funesto ordigno senza poter articolare parolae appena egli fu uscitopiegò il lavoro e andò nella sua stanza in preda a un'incertezza indicibile.
Il suo cuore le faceva presagire tutti gli orrori. Talvolta era sul punto di gettarsi ai piedi del marito e di rivelargli tutto: la storia della sera precedentela sua colpa e i suoi presentimenti. Ma poi pensava che un simile passo non avrebbe avuto alcun risultatoe che mai lei poteva sperare di indurre il marito a recarsi da Werther. La tavola era già preparata e una buona amica che era venuta soltanto per chiedere qualcosache voleva andar via subito... e che restòrese sopportabile la conversazione durante il pranzo: i commensali si fecero forzaparlaronoraccontarono e si distrassero.
Il servitore tornò con le pistole da Werther che gliele prese di mano con entusiasmo quando sentì che Carlotta stessa gliele aveva date. Si fece portare pane e vinodisse al domestico di andare a tavolae si sedette per scrivere.
"Esse sono passate per le tue manitu le hai pulite dalla polvereio le bacio mille volte: tu le hai toccate; e tuspirito del cielofavorisci la mia risoluzione! tuCarlottami porgi l'armatudalle cui mani io desideravo ricevere la mortee oggi ahimé la ricevo. Ho interrogato il mio servitore. Tu hai tremato quando gli hai dato le armitu non hai pronunciato alcun addìo! Ahiméahimé! nessun addìo!
Doveva il tuo cuore chiudersi per me a causa di quel momento che mi ha legato a te per l'eternità? Carlottanessun volger di secoli potrebbe cancellare quell'impressione! E io sento che tu non puoi odiare colui che arde per te".
Dopo il pastoegli ordinò al domestico di finire i bagaglistrappò molte carteuscì e saldò qualche piccolo debito. Ritornò a casapoi andò di nuovo fuori città enonostante la pioggiasi recò nel giardino del contepasseggiò per la campagnaritornò al cader della notte e scrisse.
"Guglielmoper l'ultima volta ho visto i campi e la foresta e il cielo. A te pure il mio addìo! Mia cara mammaperdonatemi! ConsolalaGuglielmo! Dio vi benedica! Tutte le mie cose sono in ordine. Addìo!
ci rivedremoe saremo più felici".
"PerdonamiAlbertoio ti ho male ricompensato. Ho turbato la pace della tua casaho fatto nascere la diffidenza tra voi. Addìo! voglio metter fine a questo stato di cose. Che la mia morte possa rendervi felici! AlbertoAlberto! rendi felice quell'angeloe la benedizione divina ti accompagnerà!".
Passò ancora gran parte della serata frugando fra le sue cartene strappò molte e le gettò nel fuoco; suggellò alcuni pacchi diretti a Guglielmo. Essi contenevano piccole composizionipensieri staccatiparecchi dei quali ho visto; verso le diecidopo aver ordinato che fosse riattizzato il fuoco e che gli si portasse una bottiglia di vinomandò a letto il servitore di cui la stanzacome tutte quelle degli altri domesticiera molto lontanosul di dietro della casa.
Egli andò a letto vestito per esser pronto molto presto perché il signore gli aveva detto che i cavalli sarebbero stati davanti alla porta prima delle sei.
Dopo le undici.
"Tutto è silenzio intorno a mee la mia anima è tranquilla. Ti ringraziomio Diodi concedere ai miei ultimi istanti questo calorequesta forza.
Vado alla finestramia carae vedovedo attraverso le nuvole agitate dal ventoalcune stelle del cielo eterno. Novoi non cadrete! Iddìo vi porta nel suo cuorecome porta pure me. Vedo le prime stelle del Carrola più cara fra tutte le costellazioni. Essa stava dinanzi a mein altoquando la notte uscivo dalla tua casa e varcavo la soglia della tua porta. Con quale ebbrezza la guardavo!
Quante voltealzando la mano l'ho presa come segnocome sacro simbolo della mia felicità presente... e ora... OCarlottatutto mi ricorda te: non ti sentoforseintorno a me? e non ho conservato avidamentecome un fanciullomille piccole cose che tu avevi toccato?
E la tua cara SILHOUETTE! Te la dò Carlottae ti prego di farle onore. Millemille volte l'ho baciatamille volte l'ho salutata quando uscivo o quando ritornavo a casa.
Ho scritto a tuo padre un biglietto pregandolo di proteggere il mio corpo. Vi sono due tigli nel cimiterodietronell'angolo che dà sulla campagna: là desidero riposare; tuo padre puòe farà questo per il suo amico: pregalo anche tu. Non voglio costringere i pii cristiani a posare il loro corpo presso quello di un povero infelice. Vorrei che mi seppelliste sulla stradao nella valle solitariache il Prete e il Levita passando si facessero il segno della crocee il Samaritano versasse una lacrima.
Mi fermo qui Carlotta. Non fremo prendendo in mano il freddoorrendo calice nel quale berrò l'ebbrezza della morte. Tu me l'hai portoe io non esito. Così si compiono tutti i desideri e le speranze della mia vita; così battofreddo e rigidoalla bronzea porta della morte.
Avessi avuto almeno la gioia di morire per te! di sacrificare la mia vita per te! Morirei con coraggiocon gioiase sapessi di procurarti la pacela felicità della vita. Ma a pochi eletti è concesso di versare il loro sangue per coloro che amano e di procurare con la morte una vita nuova e feconda ai loro cari.
Voglio esser sepolto con questi abitiCarlottatu li hai toccati e consacrati: anche di questo ho pregato tuo padre. La mia anima si librerà sulla mia tomba. Non mi si devono frugare le tasche. Il nastro rosa pallido che avevi in petto quando ti vidi per la prima volta fra i tuoi bambini... obaciameli tantoe racconta loro la storia dell'infelice amico. Cari! essi si affollano intorno a me. Ahcome mi legai a tefin da quel primo istante non potevo più lasciarti! Quel nastro deve essere sepolto con me: tu me lo regalasti il giorno del mio compleannoe come mi fu caro! Ah non immaginavo dove mi avrebbe condotto la via che seguivo! Sii calmati pregosii calma!
Sono cariche. Battono le dodici! Il mio destino si compia! CarlottaCarlottaaddìo! addìo!".
Un vicino vide il lampo e sentì il colpo; ma poiché dopo tutto rimase tranquillonon ci pensò più.
La mattina alle sei il domestico entrò col lume. Trovò il suo signore a terravide le pistole e il sangue. Chiamòlo scosse: nessuna risposta. Corse dal medicoda Alberto. Carlotta udì suonare il campanello e un tremito la scosse in tutte le membra. Svegliò il maritosi alzarono e il servo diede loro la notizia tremando e piangendo: Carlotta cadde svenuta ai piedi di Alberto.
Quando il medico giunse presso l'infelicelo trovò in uno stato disperato; il polso battevale membra erano tutte paralizzate. Egli si era colpito alla testasull'occhio destroil cervello era saltato. Per precauzione gli fu aperta una vena al braccio: il sangue uscì: respirava ancora.
Dal sangue che era sulla spalliera della poltrona si poté comprendere che egli si era colpito stando seduto alla scrivania; poi era caduto e si era rotolato convulsamente intorno alla poltrona. Giaceva supino presso la finestrasvenuto; era completamente vestitoin giacca blù e in panciotto giallo.
La casail vicinatola città si commossero. Giunse Alberto. Werther era stato adagiato sul lettocon la fronte bendata; il viso era di un mortale pallore e non faceva alcun movimento. Il rantolo era ancora spaventosoora deboleora più forte: si attendeva la fine.
Aveva bevuto soltanto un bicchiere di vino. Il dramma di Emilia Galotti era aperto sulla sua scrivanìa.
La commozione di Albertoil dolore di Carlotta sono inesprimibili.
Il vecchio borgomastro accorso a cavalloalla notiziacon calde lacrime baciò il morente. I figli più grandi giunsero subito dopo di lui a piedisi prosternarono presso il letto esprimendo acerbo doloregli baciarono le mani e la boccae il maggiore che egli aveva sempre predilettonon si staccò dalle sue labbra fino all'ultimo respiroe bisognò con la forza strapparlo di lì. A mezzogiorno Werther morì. La presenza del borgomastro e gli ordini che diede calmarono l'agitazione della folla. La seraverso le undiciegli fu sepolto nel luogo da lui designato. Il vecchio e i figli seguirono il féretro; Alberto non ne ebbe la forza: si temeva per la vita di Carlotta. Alcuni artigiani lo trasportaronoe nessun sacerdote lo accompagnò.