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MarcheseDe Sade



JUSTINE

O

GLI INFORTUNI DELLA VIRTU'

 

 

 

 

Iltrionfo della filosofia sarebbe di gettare luce sull'oscuritàdelle vie adoperate dalla provvidenza per raggiungere i fini che essasi propone sull'uomoe da ciò tracciare qualche linea dicondotta che possa far capire a questo sventurato individuo bipede(continuamente sballottato dai capricci dell'essere checome sidicelo guida con tanto dispotismo) il modo in cui si devonointerpretare le decisioni prese nei suoi confronti da questaprovvidenza e la strada che si deve seguire per prevenire i capriccibizzarri di quella fatalità alla quale si danno venti nomidiversi senza essere ancora riusciti a definirla compiutamente.


Seinfattibasandoci sulle nostre convenzioni sociali e senza maideviare da quella venerazione che ci inculcarono nei loro confrontifin dalla più tenera etàdisgraziatamente capita cheper la malvagità degli altrinon abbiamo tuttavia incontratoaltro che spinementre i malvagi non raccoglievano che roseuominiprivi di un fondo di virtù tanto sperimentata da porsi al disopra delle considerazioni derivate da tali tristi circostanzenonpenseranno forse che sia più vantaggioso abbandonarsi allacorrente anziché resisterlenon diranno forse che la virtùper quanto bella siaquando disgraziatamente diventa troppo deboleper lottare contro il viziodiventa il peggior partito che si possaprendere e che in un secolo completamente corrotto la cosa piùsicura è fare come tutti gli altri? Un po' piùsmaliziati se si vuolee abusando dei lumi acquisitinon dirannoforse con l'angelo Jesrad di "Zadig" che non c'èalcun male da cui non nasca un benenon aggiungeranno a questo diloro iniziativa cheessendo la somma dei mali uguale a quella deibeni nella struttura imperfetta di questo mondo malvagioèessenziale per il mantenimento dell'equilibrio che ci siano tantibuoni quanti sono i cattivie che di conseguenza diventaindifferente al piano generale che il tale o il talaltro sia dipreferenza buono o cattivo; ese la sfortuna perseguita la virtùe la prosperità accompagna quasi sempre il viziorisultandola cosa indifferente dal punto di vista della naturaèinfinitamente meglio porsi dalla parte dei malvagi che prosperanoche non tra i virtuosi che vanno in rovina? E' dunque importanteprevenire tali pericolosi sofismi della filosofiaessenzialemostrare come gli esempi della virtù sventurata proposti aun'anima corrotta nella quale tuttavia restano ancora alcuni buoniprincipipossano ricondurre quest'anima al bene con altrettantaefficacia che se le fossero state offertesempre sul cammino dellavirtùle palme più brillanti e le piùlusinghiere ricompense. E' senza dubbio crudele dubbio doverdipingere tutte le sventure che opprimono una donna dolce esensibileamante al sommo grado della virtùe d'altro cantola fortuna più sfacciata in quella che la disprezza per tuttala vita; mase dalla rappresentazione dei due spettacoli scaturisseun beneci si potrà forse rimproverare di averli mostrati alpubblico? Si potranno avere dei rimorsi per avere stabilito un fattodal quale risulterà per il saggio che legge con profitto lalezione così utile della sottomissione agli ordini dellaprovvidenzauna parziale rivelazione dei suoi più segretienigmi e l'avvertimento fatale che spesso è per ricondurci ainostri doveri che il cielo colpisce accanto a noi proprio quegliesseri che meglio sembravano avere adempiuto ai propri?

Talisono i sentimenti che ci mettono la penna in manoed è inconsiderazione della loro buona fede che chiediamo ai nostri lettoriun po' d'attenzione e di interesse per le disgrazie della triste esventurata Justine.



Lacontessa di Lorsange era una di quelle sacerdotesse di Venere la cuifortuna è il risultato di un fisico incantevoledi unacondotta molto licenziosa e di parecchia scaltrezzae i cui titoliper quanto pomposi sianosi trovano soltanto negli archivi diCiteraforgiati dall'impertinenza che li fa propri e avallati dallasciocca credulità che li attribuisce. Brunapiena divitalitàun corpo ben fattoocchi neri con un'espressioneprodigiosaspiritosa e soprattutto con quello scetticismo alla modacheaggiungendo un po' di sale alle passionifa ricercare con moltapiù attenzione la donna in cui lo si avverte; costei avevaricevuto nondimeno la più brillante educazione che si potesseimmaginare; figlia di un grosso commerciante di via Saint- Honoréera stata educata con una sorella più giovane di lei di treanni in uno dei migliori conventi di Parigidovefino all'etàdi quindici anninessun consiglionessun maestronessun buonlibronessun talento le era stato negato. A quell'epocafatidicaper la virtù di una fanciullatutto le venne a mancare da ungiorno all'altro. Una spaventosa bancarotta precipitò suopadre in una situazione talmente crudele che tutto quello che eglipoté fare per scampare a una sorte funestafu di recarsiimmediatamente in Inghilterralasciando le figlie alla moglie chemorì di dolore otto giorni dopo la partenza del marito. Ipochi parenti rimasti stabilirono ciò che avrebbero fattodelle fanciullee poiché la loro eredità ammontava acirca cento scudi ciascunala decisione fu di aprire loro la portadi dar loro ciò che gli spettava e di renderle padrone delleproprie azioni. La signora di Lorsangeche si chiamava alloraJuliette e il cui carattere e personalità erano in sostanzaquasi formati come a trent'annietà che aveva all'epoca dellastoria che raccontiamonon apparve sensibile che al piacere diessere liberasenza riflettere neppure un istante sui crudelirovesci che spezzavano le sue catene. Quanto a Justinesua sorellache stava allora per compiere dodici annidal carattere cupo emalinconicodotata di una tenerezzadi una sensibilitàsorprendentinon avendo al posto dell'indole e dell'astuzia dellasorella che un'ingenuitàun candoreuna buona fede chedovevano farla cadere in tante trappolesentì tutto l'orroredella sua situazione. Questa giovinetta aveva una fisionomiacompletamente differente da quella di Juliette; quanto grandi eranol'artificioil gusto per l'intrigoe la civetteria che siscorgevano nei tratti dell'unaaltrettanto evidenti erano il pudorela delicatezza e la timidezza che si ammiravano nell'altra. Un'ariaverginalegrandi occhi azzurri pieni d'interesseuna pellesplendenteuna figura fine e flessibileun tono di voce commoventedenti d'avorio e bei capelli bionditale è il ritratto diquesta secondogenita affascinantele cui grazie ingenue e i trattideliziosi hanno un tocco troppo fine e delicato per poter esseredescritti compiutamente da un pennello che si proponesse diriprodurli.


Furonodate ventiquattr'ore a entrambe per andarsene dal conventolasciandoloro la cura di provvedere a se stesse con i cento scudi dove esseavessero voluto. Juliettefelice di essere padrona di se stessavolle per un momento asciugare le lacrime di Justinemavedendo chenon ci sarebbe riuscitasi mise a rimproverarla invece diconsolarlale disse che era una sciocca e che con l'età e conil fisico che avevanonon c'erano esempi di giovani che morissero difame; le ricordò la figlia di una loro vicinache scappatadalla casa paternaera attualmente mantenuta nel lusso da unappaltatore di imposte ed era molto ricca a Parigi. Justine ebbeorrore di questo esempio perniciosodisse che avrebbe preferitomorire piuttosto che seguirla e rifiutò con fermezza di andaread abitare con sua sorella non appena la vide decisa al genere divita abominevole di cui le faceva l'elogio.


Ledue sorelle si separarono dunque senza alcuna promessa di rivedersidal momento che i loro propositi erano così differenti.


Juliettechecome sostenevastava per diventare una gran damaavrebbe forseacconsentito a rivedere una fanciulla le cui inclinazioni "virtuose"e meschine l'avrebbero disonoratae dal lato suo Justine avrebbevoluto rischiare i suoi buoni costumi in compagnia di una creaturaperversa che stava per diventare vittima della crapula e del pubblicovizio? Ciascuna dunque si arrangiò a modo suo e lasciòil convento fin dall'indomani così com'era stato stabilito.


Justineche da bambina era stata vezzeggiata dalla sarta di sua madrepensòche quella donna sarebbe stata sensibile al suo destino; andòa trovarlale raccontò la sua disgraziata situazionelechiese lavoro e ne fu duramente respinta...


"Ohcielo!" disse questa povera creatura"è proprionecessario che il primo passo che faccio nel mondo mi conduca subitoai dispiaceri... questa donna un tempo mi voleva beneperchédunque oggi mi respinge?... Ahiméil fatto è che sonoorfana e povera...


chenon ho più risorse a questo mondo e che non si stimano lepersone se non in funzione degli aiuti o dei benefici che ci siimmagina di ottenere da loro." Justinevedendo ciòandòa trovare il curato della sua parrocchiagli chiese alcuni consiglima il caritatevole ecclesiastico le rispose in modo equivoco che laparrocchia era sovraffollatache era impossibile che lei potesseusufruire delle elemosinechese tuttavia avesse voluto servirlol'avrebbe alloggiata volentieri da lui; masiccome nel dire questeparole il santo uomo le aveva passato la mano sotto il mento dandoleun bacio un po' troppo mondano per un uomo di chiesaJustinecheaveva capito tuttosi ritrasse di scattodicendogli:

"Signoreio non vi chiedo né l'elemosinané un posto da servada troppo poco tempo ho lasciato uno stato al di sopra di quello chepuò far chiedere con insistenza queste due grazieper esseregià ridotta a tanto; io vi chiedo i consigli di cui la miagiovinezza e la mia sventura hanno bisognoe voi volete farmelicomprare con un delitto..." Il curatofurioso per questeparoleapre la portala caccia brutalmentee Justine respinta perla seconda volta fin dal primo giorno in cui è condannata allasolitudineentra in una casa dove vede un cartelloaffitta unapiccola camera ammobiliatala paga in anticipo e si abbandonasenon altro a suo agioalla disperazione che le ispirano la suasituazione e la crudeltà di quei pochi individui con cui lasua cattiva stella l'ha già costretta ad avere a che fare.


Illettore ci consentirà di abbandonarla per qualche tempo inquesto oscuro rifugioper ritornare a Juliette e per conoscere nelmodo più breve possibile come dal semplice stato dal quale lavediamo emergereessa diventi in quindici anni una donna titolatache possiede più di trentamila franchi di renditagioiellibellissimidue o tre case sia in campagna che a Parigieper ilmomentoil cuorela ricchezza e la fiducia del signore di Corvilleconsigliere di Statouomo che godeva allora del più grandeprestigio e in procinto di entrare nel ministero... Il cammino fuspinoso... non se ne può dubitareè con il tirociniopiù umiliante e più duro che quelle signorine fanno laloro stradae qualcuna che oggi è nel letto di un principeforse porta ancora sul suo corpo i segni umilianti della brutalitàdi quei libertini depravatinelle cui mani la gettarono i suoi primipassila sua giovinezza e la sua inesperienza.


Uscendodal conventoJuliette andò dritta e filata a trovare unadonna di cui le aveva parlato un'amica del suo ambiente che avevapreso una brutta stradae di cui aveva conservato l'indirizzo; ciarriva sfacciatamente col suo pacchetto sotto il braccioun vestitodi poco conto in disordinela più graziosa figura del mondo el'aria di una scolarettaracconta la sua storia a quella donnalasupplica di proteggerla come aveva fatto qualche anno prima con lasua vecchia amica.


"Quantianni avetebambina mia?" le chiede la signora Du Buisson.


"Quindicitra qualche giornosignora." "E mai nessuno..." "Ohnosignorave lo giuro." "Ma il fatto è chetalvolta in questi conventi un cappellano...


unasuorauna compagna... ho bisogno di prove sicure." "Nonsta che a voi procurarvelesignora..." E la Du Buissoninforcati un paio di occhiali e verificata l'esatta situazione dellecosedice a Juliette:

"Ebbenebambina mianon avete che da rimanere quimolta sottomissione aimiei consigliuna buona dose di compiacenza per i miei clientipuliziaeconomiasincerità con mebuoni rapporti con levostre compagne e furbizia con gli uomininel giro di qualche annovi metterò in condizione di ritirarvi in una camera con uncassettoneuna specchierauna domesticae l'arte che avreteacquisito da me vi darà modo di procurarvi il resto." LaDu Buisson s'impadronì del pacchetto di Juliettele chiese senon avesse denaro eavendo quest'ultima confessato candidamente diavere cento scudila cara mammina se ne appropriò assicurandoalla sua giovane allieva che avrebbe investito quel gruzzolo a suoprofittoma che non occorreva che una giovinetta avesse deldenaro... era un mezzo per far del male ein un secolo cosìcorrottouna giovane saggia e bennata doveva evitare con cura tuttociò che avrebbe potuto farla cadere in qualche trappola.


Terminatoil sermonela nuova venuta fu presentata alle sue compagneleindicarono la sua stanza nella casa e dall'indomanile sue primiziefurono in vendita; in quattro mesila stessa merce vennesuccessivamente venduta a ottanta persone che la pagarono tutte comenuovae solo alla fine di questo spinoso noviziato Juliette ebbe ildiploma di suora conversa. Da quel momento fu realmente consideratacome giovane della casa e ne condivise le libidinose fatiche...ulteriore noviziato; se nel primoeccettuata qualche derogaJuliette aveva servito la naturane dimenticò le leggi nelsecondo: stranezze criminaliturpi piacerisorde e abiettedissolutezzegusti scandalosi e bizzarrioriginalitàumiliantie tutto questo fruttoda un latodel desiderio di goderesenza mettere a repentaglio la sua saluteedall'altrodi unadannosa sazietà chefiaccando l'immaginazionenon lepermette più di schiudersi se non agli eccessie di appagarsise non di dissoluzioni... Juliette corruppe interamente i suoicostumi in questa seconda scuola e le vittorie che vide conquistatedal vizio degradarono completamente la sua anima; si accorse chenata per il criminedoveva almeno far le cose in grande e rinunciarea languire in uno stato subalterno chefacendole commettere lestesse colpe e avvilendola nello stesso modonon le procuravanemmeno lontanamente lo stesso profitto. Piacque a un vecchio signoreassai dissoluto che inizialmente l'aveva fatta venire solo perl'avventura di un quarto d'oraebbe l'arte di farsi manteneresplendidamente e comparve infine agli spettacolialle passeggiate alfianco dei notabili dell'ordine di Citera; la si guardòla sicitòla si invidiò e la briccona fu così abileche nel giro di quattro anni rovinò tre uominiil piùpovero dei quali aveva centomila scudi di rendita. Non ci fu bisognod'altro per farsi una reputazione; la cecità della gente dimondo è talechepiù una di queste disgraziate hadimostrato la sua disonestàpiù si è invogliatia entrare a far parte della schiera dei suoi spasimanti; pare che ilgrado del suo avvilimento e della sua corruzione diventi la misuradei sentimenti che si osa ostentare nei suoi confronti.


Juliettestava per compiere vent'anni quando un certo conte di Lorsangegentiluomo angioino di circa quarant'annisi innamorò a talpunto di leiche decise di darle il suo nome non essendo abbastanzaricco per mantenerla; le assegnò dodicimila franchi direnditale assicurò il resto della fortuna che ammontava aottose fosse morto prima di leile diede una casadei servitoriun blasonee una tale reputazione in società che in due o treanni essa arrivò a far dimenticare i suoi esordi. Fu a questopunto che la sciagurata Juliettedimenticando tutti i sentimentidella sua nascita onesta e della sua buona educazionetraviata dacattive letture e da cattivi consigliansiosa di godere da soladiavere un nomee nessuna catenaosò abbandonarsi al criminosopensiero di abbreviare i giorni di suo marito. Disgraziatamente essaconcepì ed eseguì questo progetto con sufficientesegretezza tanto da mettersi al sicuro da ogni possibilità diincriminazione e da seppellirecon il marito che la ostacolavatutte le tracce del suo abominevole delitto.


Tornatalibera e contessala signora di Lorsange riprese le sue anticheabitudinimacredendosi ormai qualcuno nella societàcimise un po' più di decenza; non era più una giovanemantenutama una ricca vedova che offriva graziose cenettein casadella quale tutta la città e tutta la corte erano fin troppoliete di essere ammessee che cionondimeno si faceva portare a lettoper duecento luigi e si vendeva per cinquecento al mese. Fino aventisei anni fece ancora brillanti conquisterovinò treambasciatoriquattro appaltatori di impostedue vescovi e trecavalieri dell'ordine del reedal momento che è rarofermarsi dopo un primo delittosoprattutto quando è andato abuon portoJuliettela sciagurata e colpevole Juliettesi macchiòdi due nuovi crimini simili al primol'uno per derubare uno dei suoiamanti che le aveva affidato all'insaputa della famiglia una sommaconsiderevole che la signora di Lorsange poté mettere alsicuro grazie a quest'odioso delitto; l'altro per avere piùrapidamente un legato di centomila franchiche uno dei suoiadoratori aveva registrato nel testamento in suo favore a nome di unaterza persona che le avrebbe poi restituito la somma dietro unapiccola ricompensa. A questi orrorila signora di Lorsange aggiunsedue o tre infanticidi; la paura di rovinare la sua bella figuraildesiderio di nascondere un doppio intrigotutto le fece prendere ladecisione di abortire più voltee questi delittiignoraticome gli altrinon impedirono a questa creatura scaltra e ambiziosadi trovare ogni giorno nuove vittime e di ingrossare continuamente ilpatrimonio accumulando delitti su delitti. E' purtroppo vero che laprosperità può accompagnare il crimine e che proprionel disordine e nella corruzione più meditatatutto ciòche gli uomini chiamano felicità può indorare il corsodella vita; ma che questa crudele e fatale verità non allarmiche l'altra veritàdi cui stiamo adesso per fornire unterribile esempiodella sventura che al contrario perseguita ovunquela virtùnon tormenti ulteriormente il cuore delle personeoneste. La fortuna che accompagna il crimine è solo apparente;a prescindere dalla provvidenza che deve necessariamente punire talisuccessiil colpevole nutre in fondo al cuore un verme cherodendolo senza treguagli impedisce di gioire di questo barlume difelicità che lo circonda e gli lascia invece il ricordostraziante dei delitti che gliel'hanno procurata. Riguardo allasventura che tormenta la virtùlo sfortunato perseguitatodalla sorte ha la sua coscienza per consolazionee le gioie segreteche gli derivano dalla sua purezza lo compensano ben prestodell'ingiustizia degli uomini.


Taleera dunque la situazione della signora di Lorsange quando il signoredi Corvilleuomo di cinquant'anni e che godeva del credito cheabbiamo descritto qui sopradecise di sacrificarsi completamente perquesta donna e di legarla saldamente a sé. Fosse cautelafosse abilitàfosse saggezza da parte della signora diLorsangeegli c'era riuscito e già da quattro anni viveva conlei come se fosse sua moglie legittimaquando l'acquisto di unabellissima proprietà nei pressi di Montargis li convinse atrascorrerci qualche mese dell'estate. Una sera del mese di giugno incuiapprofittando del bel tempoerano andati a piedi fino allacittà; troppo stanchi per poter ritornare al castello allostesso modoerano entrati nell'albergo dove si ferma la diligenza diLioneper mandare di qui un uomo a cavallo che cercasse una vetturaal castello; si riposavano in una sala bassa e fresca che guardavasul cortile quando la diligenza di cui abbiamo appena parlato giunsealla locanda. E' un divertimento naturale guardare i viaggiatori; nonc'è nessuno che in un attimo di ozio non pensi di occuparlocon una distrazione del genere quando essa gli si presenti. Lasignora di Lorsange si alzòil suo amante la seguì evidero entrare nell'albergo la comitiva di viaggiatori. Sembrava chenon ci fosse più nessuno nella vettura quando un cavalieredella gendarmeriascendendo dall'imperialericevette tra lebracciada uno dei suoi compagni ugualmente rannicchiati nellostesso postouna giovane di circa ventisei o ventisette anniavvolta in una mantelletta di cotone sdruscita e legata come unacriminale. Al grido d'orrore e di sorpresa che sfuggì allasignora di Lorsangela fanciulla si volse e lasciò vedere deitratti così dolci e così delicatiuna figura cosìesile e aggraziatache il signore di Corville e la sua amante nonpoterono trattenersi dal provare interesse per questa miserabilecreatura. Il signore di Corville si avvicina e chiede a uno deicavalieri che cosa avesse fatto quella sventurata.


"Infede miasignore" risponde il gendarme"la si accusa ditre o quattro delitti molto gravi; si tratta di furtodi assassinioe incendioma vi confesso che il mio compagno e io non abbiamo maiscortato un criminale con altrettanta ripugnanza; è lacreatura più dolce esembrala più onesta...""Ahah" disse il signore di Corville"non potrebbeessere una di quelle solite cantonate che capitano nei tribunali diprovincia? Dove è stato commesso il delitto?".


"Inuna locanda a tre leghe da Lione; è a Lione che è statagiudicatava a Parigi per la conferma della sentenza e torneràa Lione per essere giustiziata." La signora di Lorsange che siera avvicinata e aveva udito il raccontomanifestò a bassavoce al signore di Corville il suo desiderio di sentire dalla boccadi quella giovane la storia delle sue disgrazie e il signore diCorville che aveva anch'egli lo stesso desiderione fece richiestaai sorveglianti di quella giovanefacendosi riconoscere da loro;essi non si opposerosi decise che bisognava passare la notte aMontargissi chiese un appartamento comodo vicino al quale ce nefosse uno per i cavalieri. Il signore di Corville rispose dellaprigionierala slegaronoessa passò nell'appartamento delsignore di Corville e della signora di Lorsangele guardie cenaronoe si coricarono lì vicinoedopo che fu fatto prendere unpo' di cibo a quella sventuratala signora di Lorsangeche non sipoteva trattenere dal provare il più vivo interesse per lei eche senza dubbio diceva a se stessa: "Questa povera creaturaforse innocenteè trattata come una criminalementre tuttosi svolge felicemente intorno a mea me che sono sicuramente moltopiù criminale di lei"la signora di Lorsangedicononappena vide quella giovane un po' rinfrancataun po' consolata dallecarezze che le si facevano e dall'interesse che le si mostravalapersuase a raccontare in seguito a quali fatti lei che aveva un'ariacosì onesta e così saggiasi trovasse in unasituazione tanto tragica.



"Raccontarvila storia della mia vitasignora" disse la bella sventuratarivolgendosi alla contessa"significa offrirvi l'esempio piùsorprendente delle sventure alle quali va soggetta l'innocenza.Significa accusare la provvidenzalamentarsenecompiere quasi uncrimine e io non oso..." Delle lacrime sgorgarono allora copiosedagli occhi di quella povera giovane. Dopo aver dato loro corso perun un attimocominciò dunque il suo racconto con questeparole:

"Permettetemidi nascondere il mio nome; la mia nascitasignorasenza essereillustreè onesta. Io non ero destinata all'umiliazione dacui proviene la maggior parte delle mie disgrazie. Persi i mieigenitori giovanissimacredetti con quel poco che mi avevano lasciatodi potermi aspettare una sistemazione onestaerifiutandocostantemente quelle che non lo eranoconsumai senza accorgermene ilpoco che mi era toccato; più diventavo poverapiù erodisprezzata; più avevo bisogno di aiutomeno speravo diottenerlo o più me ne erano offerti di indegni e ignominiosi.Di tutte le sofferenze che provai in questa disgraziata situazionedi tutte le proposte orribili che mi furono fattevi citeròsolo quanto mi capitò in casa del signor Dubourguno dei piùricchi finanzieri della capitale. Mi avevano indirizzato a lui come auno degli uomini il cui prestigio e la cui ricchezza potevano senzadubbio addolcire la mia sortema chi mi aveva dato questo consiglioo voleva ingannarmio non conosceva la durezza d'animo di quest'uomoe la depravazione dei suoi costumi. Dopo aver aspettato due ore inanticamerainfine mi si fece entrare; il signor Dubourguomo dicirca quarantacinque annisi era appena alzato dal lettoavvolto inuna veste da camera svolazzante che nascondeva appena il suodisordine; stavano per pettinarlofece uscire il suo cameriere e michiese che cosa volessi da lui.


-Ahimésignore- gli risposi - sono una povera orfanella chenon ha ancora compiuto quattordici anni e che conosce giàtutte le sfumature della sventura. - Allora gli raccontai le miedisgraziela difficoltà di trovare una sistemazionelasfortuna che avevo avuto di consumare quel poco che possedevo nelcercarne unai rifiuti subitila stessa difficoltà di trovarlavoro o in una bottega o anche a domicilioe la speranza che lui mipotesse aiutare a trovare i mezzi per vivere.


Dopoavermi ascoltata con una certa attenzioneil signor Dubourg michiese se ero sempre stata onesta.


-Non sarei né così povera né cosìinguaiatasignore- gli risposi - se avessi voluto smettere diesserlo.


-Bambina mia- mi disse a questo punto - e a che titolo pretendeteche l'opulenza vi venga in aiutose voi non la servite in nulla?

-Serviresignorenon chiedo che questo.


-I servizi di una bambina come voi sono poco utili in una casanonintendo parlare di questonon avete né l'età néil fisico per fare il tipo di lavoro che mi chiedetema potete conun rigorismo meno ridicolo aspirare a una sistemazione onorevolepresso tutti i libertini. Ed è proprio là che dovetetendere; questa virtù di cui fate tutto questo sfoggiononserve a niente nel mondoavete un bel metterla in mostranon nericaverete un fico secco. Gente come noi che fa già tantoquando fa l'elemosinavale a dire una delle cose cui meno cidedichiamo e che più ci ripugnavuole essere compensata deldanaro che sborsa di tasca propriae che cosa può offrire unagiovinetta come voi per sdebitarsi di questi aiutise nonl'abbandono più totale a tutto ciò che si ritenga diesigere da lei?

-Ohsignorenon ci sono più dunque né caritàné sentimenti onesti nel cuore degli uomini?

-Molto pochibambina miamolto pochi. Ci si è ravveduti dallamania di fare favori gratuitamente agli altri; l'amor proprio ne eraforse per un attimo lusingatomadal momento che niente ècosì chimerico e così fugace come i suoi piacerise nesono voluti dei più concreti e si è capito che con unafanciulla come voi per esempiosarebbe infinitamente meglio avere incambio del proprio aiuto tutti i godimenti che può dare illibertinaggiopiuttosto che inorgoglirsi di averle fattol'elemosina. La reputazione di un uomo liberalecaritatevolegeneroso non valesecondo mela più piccola delle sensazioniderivanti dal godimento che potete darmiragion per cuid'accordocon quasi tutte le persone che hanno le mie inclinazioni e la miastessa etàvoi riterrete giustobambina miache io vi aiutiin misura proporzionale alla vostra obbedienza nei confronti di tuttociò che deciderò di chiedervi.


-Che durezzasignoreche durezza! Credete che il cielo non vipunirà?

-Sappipiccola noviziache il cielo è la cosa che meno ciinteressa al mondo; che quel che noi facciamo sulla terraglipiaccia o noè la cosa che ci preoccupa meno al mondo; tropposicuri del suo limitato potere sugli uomininoi lo affrontiamo ognigiorno senza tremare e le nostre passioni non hanno un vero fascinoper noise non quando trasgrediscono integralmente le sue intenzionio almeno quelle che gli stolti ci assicurano essere le sueintenzionima che sono in fin dei conti soltanto l'illusoria catenala cui impostura ha voluto legare le persone più forti.


-Ehsignorecon tali principiè necessario dunque che losventurato perisca.


-Che importanza ha? Ci sono più sudditi del necessario inFrancia; il governo che vede le cose in grandesi interessa moltopoco dei singoli individuipurché la macchina vada avanti.


-Ma credete che dei fanciulli rispettino i loro padri quando ne sonomaltrattati?

-A che servea un padre che ha troppi figlil'amore di quelli chenon gli sono di nessun aiuto?

-Sarebbe dunque meglio che fossimo soffocati nel nascere.


-Press'a pocoma lasciamo da parte questa politica di cui tu non devicapire niente. Perché lamentarsi della sorte che non dipendese non da noi di dominare?

-A che prezzogiusto cielo!

-Al prezzo di una chimeradi una cosa che ha solo il valore che ilvostro orgoglio le attribuisce... Ma lasciamo da parte anche questoproblema e occupiamoci di quel che ci riguarda in questo momento. Voidate una grande importanza a questa chimeraveroe io molto pocaragion per cui ve la lascio; i doveri che vi imporrò e per iquali riceverete una retribuzione equasenza essere eccessivasaranno di tutt'altro tipo. Vi metterò con la mia governantela servirete e ogni mattina davanti a mesia questa donna sia il miocameriere vi sottoporranno...


Ohsignoracome spiegarvi questa esecrabile proposta? troppo umiliatanel sentirmela farestorditaper così direnel momento incui si pronunciavano le parole... troppo vergognosa per ripeterlelavostra bontà vorrà supplirvi... il crudele mi avevacitato i sommi sacerdotie io dovevo esserne la vittima...


-Ecco tutto ciò che posso fare per voibambina mia- continuòquest'uomo rozzo alzandosi con indecenza - e ancora per questacerimoniasempre molto lunga e molto spinosavi prometto dimantenervi solo due anni. Ne avete quattordici; a sedici saretelibera di cercare fortuna altrovee fino a quel momento saretevestitanutrita e riceverete un luigi al mese. E' molto convenientenon ho mai dato tanto a quella che rimpiazzerete; è pur veroche non aveva come voi questa virtù intatta alla quale dategran peso e che io stimocome vedetecirca cinquanta scudiall'annosomma superiore a quanto riscuoteva quella che vi hapreceduto. Rifletteteci bene dunquepensate soprattutto allasituazione di miseria dalla quale vi prendoconsiderate che neldisgraziato paese dove siete è necessario che quelli che nonhanno di che vivere soffrano per guadagnarseloche voi soffriretecome lorone convengoma guadagnerete molto di più dellamaggior parte delle persone che si trovano nelle vostre condizioni.


Leindegne proposte di quel mostro avevano eccitato le sue passionimiafferrò brutalmente per il bavero del vestito e mi disse chequesta prima voltami avrebbe mostrato lui stesso di che cosa sitrattava... Ma la mia sventura mi diede coraggio e forzeriuscii asvincolarmi da luie slanciandomi verso la porta:

-Uomo odioso- gli dissi fuggendo - possa il cielo che tu offendicosì crudelmente punirti un giorno come meriti per la tuaabominevole barbarie; tu non sei degno né delle ricchezze dicui fai un così sporco usoné dell'aria stessa cherespiri in un mondo insozzato dalla tua ferocia.


Ritornaimestamente a casatutta assorta in questi pensieri tristi e cupiprodotto fatale della crudeltà e della corruzione degliuominiquando un raggio di fortuna sembrò brillare per unistante ai miei occhi. La donna da cui abitavo e che conosceva le miedisgraziemi venne a dire che aveva finalmente trovato una casa dovemi avrebbero accolto con piacere purché mi comportassi bene.


-Oh cielosignora- le risposi abbracciandola con trasporto - èla condizione che porrei io stessafiguratevi se non l'accetto conpiacere.


L'uomoche dovevo servire era un vecchio usuraio che si diceva si fossearricchito non soltanto prestando su pegnoma pure derubandoimpunemente gli altri ogni volta che riteneva di poterlo fare senzarischi. Abitava in via Quincampoixal primo pianocon una vecchiaamante che chiamava moglie e che era malvagia almeno quanto lui.


-Sofia- mi disse quell'avaro - o Sofia- era il nome che mi erodata per nascondere il mio - la prima virtù necessaria inquesta casa è l'onestà... se mai rubaste qui la decimaparte di un denaroio vi farei appendere per il collosapeteSofiama appendere fino a che non possiate più scamparne. Semia moglie e io godiamo di un po' di benessere nella nostravecchiaiaè a causa del nostro lavoro indefesso e dellanostra assoluta sobrietà... Mangiate moltobambina mia?

-Qualche oncia di pane al giornosignore- gli risposi - dell'acquae un po' di minestra quando sono così fortunata da trovarne.


-Minestraperbaccominestra... Guardateamica mia- disse ilvecchio avaro alla sua donna - gemete dei progressi del lusso. E'quasi un anno che questa cerca lavoroè un anno che questamuore di famee vuole mangiare minestra. A stento lo facciamo noiuna volta ogni domenicanoi che lavoriamo come forzati daquarant'anni. Avrete tre once di pane al giornofiglia miaunamezza bottiglia d'acqua di fonteun vecchio vestito di mia moglieogni diciotto mesi per farvi le sottane e tre scudi di paga alla finedell'anno se siamo contenti dei vostri servizise la vostraparsimonia corrisponde alla nostra e secon ordine e oculatezzariuscite a far prosperare un po' la casa. Il servizio a casa nostra ècosa da pocosiete solasi tratta di lucidare e pulire tre voltealla settimana quest'appartamento di sei stanzedi rifare il lettodi mia moglie e il miodi rispondere alla portadi incipriare lamia parruccadi pettinare mia mogliedi curare il caneil gatto eil pappagallodi badare alla cucinadi lavare le stoviglie usate eanche quelle non usatedi aiutare mia moglie quando ci prepara unboccone da mangiaree di impiegare il resto del giorno a cucirebiancheriacalzecuffie e a fare altri piccoli lavori domestici.Vedete che non è nienteSofiavi resterà molto tempoper voivi permetteremo di usarlo nel vostro interesse e di cucireanche la biancheria per il vostro uso personale e i vestiti di cuiavrete bisogno.


Immaginatecertamentesignorache bisognava essere nella situazione di miseriain cui mi trovavo per accettare un simile posto; non solo c'erainfinitamente più lavoro di quanto la mia età e le mieforze mi consentisseroma era mai possibile che riuscissi a viverecon ciò che mi si offriva? Tuttavia mi guardai bene dal farela difficile e venni assunta la sera stessa.


Sela crudele situazione in cui mi trovosignorami consentisse dipensare a divertirvi per un istante mentre devo pensare solo acommuovere la vostra anima in mio favoreoso credere che vi fareiridere nel raccontarvi tutti gli episodi di avarizia dei quali fuitestimone in quella casa; tuttavia una così grave catastrofemi attendeva fin dal secondo anno delle mie avventureche mi èmolto difficilequando ci pensooffrirvi qualche dettagliodivertente prima di intrattenervi su quelle terribili disgrazie.Dovete sapere tuttaviasignorache non si accendevano mai lumi inquella casa; l'appartamento del padrone e della padronafortunatamente posto di fronte al riverbero della stradalidispensava dall'aver bisogno d'altro aiuto e mai nessun'altra luceserviva loro per andare a letto. Non usavano affatto biancheriac'era nelle maniche del vestito del signorecome in quelledell'abito della signoraun vecchio paio di polsini cuciti allastoffa e che lavavo tutti i sabati sera affinché fossero inordine la domenica; niente tovaglieniente tovaglioli e tutto questoper evitare il bucatoattività domestica molto costosasosteneva il signore Du Harpinil mio rispettabile padrone. Non sibeveva mai vino da luil'acqua fresca eradiceva la signora DuHarpinla bevanda naturale di cui si erano serviti i primi uominiela sola che ci consigli la natura; ogni volta che si affettava delpanesi metteva sotto un cesto per raccogliere ciò checadevaci si aggiungevano poi metodicamente tutte le altre bricioleche si facevano durante i pastie tutto questo veniva fritto ladomenica con un po' di burro rancido come il piatto forte del giornodi riposo. Non bisognava mai battere gli abiti né i mobiliper paura di consumarlima spolverarli leggermente con un piumino;le scarpe del signore e della signora erano rinforzate con lamine diferro ed entrambi i consorti conservavano ancora con venerazione ilpaio che gli era servito il giorno delle nozze; tuttavia un servizioancora più bizzarro era quello a cui mi sottoponevano conregolarità una volta la settimana. C'era nell'appartamento unripostiglio abbastanza grande i cui muri non erano tappezzati;bisognava che con un coltello io andassi a raschiare una certaquantità di gesso dai muriche passavo subito in un setacciofinee ciò che ricavavo da questa operazione diventava lacipria con la quale acconciavo ogni mattina la parrucca del signore ela crocchia della signora. Piacesse a Dio che queste meschinitàfossero state le sole alle quali si abbandonavano questi esserivolgari; se non c'è nulla di più naturale del desideriodi conservare i propri beninon si può dire che lo siaaltrettanto la voglia di accrescerli con quelli degli altri e non civolle molto per accorgermi che era proprio in questo modo che ilsignore Du Harpin era diventato così ricco. Abitava sopra dinoi una persona molto agiatache possedeva molti bei gioielli e icui beniper il fatto di essere vicini di casa o forse perchéli aveva avuti tra le manierano ben noti al mio padrone. Spesso losentii recriminare con sua moglie su una certa scatola d'oro delvalore di trenta o quaranta luigidi cui sarebbe diventatocertamente il proprietariodicevase il suo procuratore fosse statoun po' più furbo; per consolarsi di aver dovuto rendere quellascatolal'onesto signore Du Harpin progettò infine di rubarlae fui io a essere incaricata dell'affare.


Dopoavermi fatto un gran discorso sulla scarsa importanza del furtosull'utilità stessa che aveva nella società perchéne ristabiliva l'equilibrio rotto dalla disparità dellericchezzeil signore Du Harpin mi consegnò una chiave falsami assicurò che era quella dell'appartamento del vicinocheavrei trovato la scatola in uno stipo apertoche avrei potutoprenderla senza alcun pericolo e che per un servizio cosìimportante si sarebbe fatto carico di corrispondermi nel giro di dueanni uno scudo in più sul mio salario.


-Oh signore- gridai - è possibile che un padrone osicorrompere a tal punto un domestico? chi mi impedisce di rivolgerecontro di voi le armi che mi mettete in mano e quali argomentipotreste obiettarmi se vi derubassi in base ai vostri stessiprincipi?

Ilsignore Du Harpinmolto stupito della mia rispostanon osandoinsisterema serbando un rancore segretomi disse che faceva cosìper mettermi alla provache ero molto fortunata di aver resistito aquella proposta insidiosa da parte sua e che sarei finita sulla forcase avessi accettato. Mi accontentai di questa rispostama mi resiconto fin da allora delle disgrazie che mi sarebbero toccate inseguito a tale propostae dell'errore che avevo commesso nelrispondere in modo così categorico. Comunque sianon sisarebbe potuta trovare una via di mezzo: o commettere risolutamenteil crimine di cui mi si parlavao rifiutare con altrettanta durezzala proposta; con una maggiore esperienza avrei lasciato la casaimmediatamentema era scritto nel libro del mio destino che ogniazione onesta suggeritami dal mio carattereavrebbe dovuto esserepagata con la sventuradovevo dunque subire la mia sorte senzapotervi sfuggire.


Ilsignore Du Harpin lasciò passare quasi un mesevale a direpress'a poco il periodo del compimento del secondo anno di soggiornoa casa suasenza dire parola e senza lasciar trapelare il minimorisentimento per il rifiuto che gli avevo oppostoquando una seraappena finiti i miei lavoriessendomi ritirata nella mia camera pergodermi qualche ora di ripososentii all'improvviso sfondare laporta verso l'interno e vidi non senza spavento il signore Du Harpinche conduceva un commissario e quattro soldati del corpo di guardiaverso il mio letto.


-Fate il vostro doveresignore- disse all'uomo della giustizia -questa disgraziata mi ha rubato un diamante del valore di millescudilo troverete nella sua camera o su di leièinevitabile.


-Io avervi derubatosignore- dissi buttandomi giù dal lettotutta tremante - iosignore? Ahchi sa più di voi quanto unasimile azione mi ripugni e quanto sia impossibile che io l'abbiacommessa!

Mail signore Du Harpin facendo molto rumoreperché le mieparole non fossero uditegridò che si procedesse allaperquisizionee il disgraziato anello fu trovato in uno dei mieimaterassi. Di fronte a prove così inoppugnabili non potevoreplicarefui immediatamente afferrataincatenata e condottaignominiosamente nella prigione del palazzo di giustiziasenza chemi fosse permesso di pronunciare una sola parola di ciò chepotevo dire in mia difesa.


Ilprocesso di una sventurata che non ha né un nome néappoggiè presto fatto in Francia. Si crede che la virtùsia incompatibile con la miseriae la sventura nei nostri tribunaliè una prova decisiva contro l'accusato; un'ingiustaprevenzione fa credere che colui che avrebbe dovuto commettere ilcriminel'abbia veramente commessoi sentimenti si misurano in basealla condizione in cui ci si trovaenel caso che titoli o fortunanon provino che siete una persona onestane viene immediatamentedimostrata l'impossibilità che voi siate appunto una personaonesta. Ebbi un bel difendermiebbi un bel fornire i migliorielementi di prova all'avvocato d'ufficio che mi avevano assegnato sulmomentoil mio padrone mi accusavail diamante era stato trovatonella mia cameraera chiaro che l'avevo rubato. Quando volli parlaredell'orribile proposta del signore Du Harpin e provare che ladisgrazia che mi toccava non era che la conseguenza della suavendetta e del desiderio di disfarsi di una creatura cheessendo inpossesso del suo segretodiventava automaticamente padrona della suareputazionetacciarono questa denuncia di diffamazione e mi disseroche il signore Du Harpin era conosciuto da quarant'anni come un uomointegro e incapace di simili orrori; pertanto mi vidi sul punto dipagare con la vita il rifiuto di partecipare a un delittoquando unavvenimento inatteso mi fece riconquistare la libertàma mirigettò anche nelle sventure che mi aspettavano ancora nelmondo.


Unadonna di quarant'anni che si faceva chiamare Duboisfamosa perdelitti di ogni sortasi trovava anche lei alla vigiliadell'esecuzione capitalealmeno più meritata della miadalmomento che i suoi delitti erano accertatimentre dei miei non se neera trovato neppure uno. Avevo ispirato a quella donna una specie disimpatia; una serapochi giorni prima che entrambe dovessimo esseregiustiziatemi disse di non andare a lettoma di stare vicino a leisenza dar nell'occhioil più vicino possibile alle portedella prigione.


-Tra mezzanotte e l'una- proseguì quella miserabile fortunata- il fuoco invaderà l'edificio... è il risultato deimiei pianiforse qualcuno morirà bruciatopoco importasicuramente noi ci salveremo; tre uominimiei complici e amicisiuniranno a noi e io ti garantisco la libertà.


Lamano del cielo che aveva punito in me l'innocenzasi mise alservizio del crimine nella mia protettriceil fuoco divampòl'incendio fu orribiledieci persone morirono carbonizzatema noici salvammo; lo stesso giorno raggiungemmo la capanna di unbracconiere della foresta di Bondyun tipo di furfante di speciediversama intimo amico dei componenti della nostra banda.


-Eccoti liberamia cara Sofia- mi disse allora la Dubois - puoiscegliere adesso il tipo di vita che ti piacema se posso darti unconsigliorinuncia alla pratica della virtùchecome vedinon ti è mai riuscita; uno scrupolo inopportuno ti ha condottaai piedi del patiboloun delitto odioso ti salva; pensa a che cosaserve il bene nel mondoe se vale la pena di immolarsi per esso. Tusei giovane e graziosafarò la tua fortuna a Bruxelles sevuoi; io vado làè la mia città; nel giro didue anni ti farò raggiungere l'apicema ti avverto che non ticondurrò alla fortuna attraverso la porta stretta della virtù;bisogna fare alla tua età più di un mestiere e servirsidi più di un intrigose si vuole percorrere in fretta lapropria strada...


Tumi capisciSofia... tu mi capiscidecidi dunque in frettaperchédobbiamo fuggirenon possiamo stare qui al sicuro se non per pocheore.


-Ohsignora- dissi alla mia benefattrice - ho grandi obblighi neivostri confrontimi avete salvato la vitasono senza dubbiodisperata di non doverla che a un delitto e potete essere piùche certa chese avessi dovuto parteciparviavrei preferito morirepiuttosto che commetterlo. So molto bene quali pericoli ho corso peressermi abbandonata ai sentimenti onesti che sempre sbocceranno nelmio cuorema quali che siano le spine della virtùlepreferirò sempre ai falsi splendori della prosperitàpericolosi benefici che accompagnano per un attimo il delitto. Ho inme una fede religiosa che grazie al cielo non mi abbandoneràmai. Se la provvidenza mi rende penoso il corso della vitalo fa perricompensarmi più ampiamente in un mondo migliore; questasperanza mi consolaaddolcisce i miei doloriplaca le mie lacrimemi fortifica nell'avversità e mi fa affrontare tutti i maliche la provvidenza deciderà di inviarmi. Questa gioia sispegnerebbe subito nel mio cuorese lo macchiassi con il delittoeassieme alla paura di conseguenze ancora più terribili inquesto mondoavrei di fronte a me lo spettacolo spaventoso deipatimenti che la giustizia celeste riserva nell'aldilà aquelli che la offendono.


-Ecco dei sistemi assurdi che ti porteranno presto all'ospizio deipoverifiglia mia - disse la Dubois aggrottando le sopracciglia. -Credimilascia perdere la giustizia celestei tuoi patimenti o letue ricompense futuretutto questo è bene dimenticarlo quandosi esce da scuolaoppure rischia di far morire di fame quelli chehanno la follia di crederciuna volta che ne sono usciti. La durezzadei ricchi legittima la disonestà dei poveribambina mia; chela loro borsa si apra ai nostri bisogniche l'umanità regninei loro cuorie le virtù potranno abitare nei nostri; mafinché la nostra disgraziala nostra pazienza nelsopportarlala nostra buona fedela nostra sottomissione nonserviranno che a rinforzare le nostre catenei nostri delittidiventeranno opera loro e saremmo molto ingenui se dovessimorifiutarceli per ridurre anche di poco il peso del giogo che ciimpongono. La natura ci ha fatto nascere tutti ugualiSofia; se lasorte si diverte a mescolare le carte di questo primo disegno delleleggi generalista a noi correggerne i capriccie riparare con lanostra avvedutezza le usurpazioni dei più forti...


Mipiace sentirliquesti ricchiquesti giudiciquesti magistratimipiace vederli predicare a noi la virtù; guarda quant'èdifficile astenersi dal furtoquando si ha tre volte più delnecessarioper viverequant'è difficile non architettare maiomicidiquando si è circondati solo da adulatori e da schiavisottomessiquanto è faticoso in verità esseretemperanti e sobriquando si è inebriati dalla voluttàe circondati dai cibi più succulentiquanta fatica fannoquelle persone a essere sincerevisto che non hanno alcun interesseper mentire. Ma noiSofianoi che questa provvidenza barbara di cuihai la follia di fare il tuo idoloha condannato a strisciare sullaterra come il serpente nell'erbanoi che siamo guardati condisprezzoperché siamo poveriche siamo umiliati perchésiamo debolinoi cheinfinenon incontriamo sulla terra che fielee rovitu vuoi forse che ci asteniamo dal delittoquando solo lasua mano ci apre la porta della vitaci nutreci conservao ciimpedisce di perderla; tu vuoi che noieternamente sottomessi eumiliatimentre quella classe che ci opprime ha per sé tuttii favori della fortunatu vuoi che noi abbiamo soltanto la fatical'abbattimento e il doloreil bisogno e le lacrimeil marchiod'infamia e il patibolo! NonoSofiano! O questa provvidenza chetu vagheggi non è fatta che per metterci in condizione diessere disprezzatioppure non sono queste le sue intenzioni...


ConoscilameglioSofiaconoscila meglio e convinciti chegiacché essaci obbliga a vivere in condizioni tali da rendere il male necessarioe ci lasciaal tempo stessola possibilità di esercitarloquesto male serve le sue leggi quanto il beneed essa dàvantaggi tanto all'uno quanto all'altro. Lo stato in cui ci crea èl'uguaglianzachi lo sconvolge non è più colpevole dichi cerca di ristabilirloentrambi agiscono in funzione degliimpulsi ricevutientrambi li devono seguiremettersi una bendasugli occhi e gioirne.


Loriconoscose mai fui scossa lo fui per le arti di questa donnaastutama una voce più forte della sua combatteva i suoisofismi nel mio cuore; l'ascoltai e dichiarai per l'ultima volta cheero decisa a non lasciarmi corrompere in alcun modo.


-Ebbene- mi disse la Dubois- fai quello che vuoiti abbandonoalla tua cattiva sorte; ma se ti fai impiccarecome dovràinevitabilmente succederevista la fatalità per cui ilcrimine resta generalmente impunito e la virtù invece èinevitabilmente condannataricordati almeno di non parlare mai dinoi.


Mentrediscorrevamoi tre compagni della Dubois bevevano col bracconiereepoiché il vino fa comunemente dimenticare al malfattore i suoidelitti e lo spinge spesso a rinnovarli sull'orlo stesso del baratroda dove è appena sfuggitoquesti scellerati non mi viderodecisa a salvarmi dalle loro mani senza provare contemporaneamente ildesiderio di divertirsi a mie spese.


Iloro principii loro costumil'oscuro locale in cui ci trovavamoquella specie di sicurezza di cui parevano goderela loroubriachezzala mia etàla mia innocenza e la mia figuratutto li incoraggiò. Si alzarono dal tavolotennero consigliotra di loroconsultarono la Duboistutte mossequesteil cuimistero mi faceva rabbrividire di terroree il risultato fu infinecheprima di andarmeneio dovessi decidermi a passare per le manidi tutti e quattroo di buon grado o con la forza; se avessiconsentito alle loro voglieciascuno mi avrebbe dato uno scudo perandare dove volevovisto che rifiutavo di seguirli; se bisognavainvece usare la forza per convincermila cosa si sarebbe fatta lostessomaaffinché il segreto fosse conservatol'ultimo deiquattro che avesse goduto di memi avrebbe conficcato un coltellonel petto e mi avrebbero sotterrata subito ai piedi di un albero. Vilascio pensaresignorache effetto mi fece quell'orribile proposta;mi gettai ai piedi della Duboisla scongiurai di essere una secondavolta la mia protettricema la scellerata non fece che ridere dellaspaventosa situazione in cui mi trovavo e a cui non dava alcun peso.


-Ohperbacco- disse - che sfortuna è la tuaobbligata comesei a sottometterti alle voglie di quattro fusti come questi! Ci sonodiecimila donne a Parigifiglia miache darebbero molti begli scudiper essere al tuo posto in questo momento... Ascolta- aggiunsetuttavia dopo un momento di riflessione - ho abbastanza autoritàsu questi balordi per ottenere la tua graziase vuoi rendertenedegna.


-Ahimésignorache cosa devo fare? - gridai in lacrime.Datemi degli ordinisono pronta.


-Seguirciessere nostra complice e commettere gli stessi misfattisenza la minima ripugnanzaa questo prezzo ti garantisco il resto.


Nonritenni di dover esitare; accettando andavo incontro a nuovipericoline convengoma erano meno imminenti di questipotevoancora evitarlimentre niente poteva liberarmi da quelli che miminacciavano.


-Andrò dovunquesignora- risposi alla Dubois- andròdovunque voleteve lo promettosalvatemi dalla furia di questiuomini e non vi lascerò mai.


-Ragazzi- disse la Dubois ai quattro banditi - questa giovane èdella bandaio ve la accolgo e insedio; vi impedisco di usarleviolenzanon disgustiamola fin dal primo giorno del mestiere chefacciamo; vi rendete conto che la sua età e il suo aspettopossono esserci utiliserviamoci di lei per i nostri interessienon sacrifichiamola ai nostri piaceri...


Male passioni raggiungono negli uomini un tale grado che nessuna voceriesce a dissuaderli; le persone con cui dovevo aver a che farenonerano in grado d'intendere ragione; schierandosi tutti e quattroinsieme davanti a me in uno stato tale da non potermi piùilludere sulla mia salvezzadichiararono unanimemente alla Duboischequand'anche il patibolo fosse lì vicinobisognava chediventassi loro vittima.


-Prima a me - disse uno di loro afferrandomi con le braccia.


to dell'esorcismoavevano riempito la stradadi una gran folla; chi arrivava chiedeva: "Cosa succede?""E' la Cadièrestregata da Girard". Figuratevi lacompassionel'indignazione del popolo.


Igesuiticolti dalla paurala vollero controbattereda barbari.


Tornaronodal vescovoordinarono e pretesero che si perseguisse la Cadièrela si imprigionasse quel giorno stesso e questa povera ragazzasulletto che l'aveva appena vista rantolaredopo questa orrenda crisiricevesse all'improvviso un sopralluogo giudiziario.


Sabatiernon lasciò il vescovo prima che avesse fatto chiamare il suogiudiceil vicario generale Larmedieued il suo promotore dellafede (o procuratore episcopale) Esprit Reybauddicendogli diprocedere immediatamente.


Impossibileillegale in diritto canonico. CI VOLEVA UN'ISTRUTTORIA PRELIMINAREsui fattiprima di andare a interrogare. Altre difficoltà: ilgiudice ecclesiastico aveva diritto a un simile sopralluogo SOLTANTOPER RIFIUTO DI SACRAMENTO. I due legisti della Chiesa fecero senzadubbio questa obiezione. Sabatier non volle sentir ragioni. Se ilcaso si fosse trascinato in questa fredda legalitàavrebbemancato il colpo di terrore.


Larmedieuo Lacrima-Diocon questo nome toccanteera un giudice compiacenteamico del clero. Non uno di quei magistrati rudi che marciano drittociechi cinghiali sulla grande strada della leggesenza vederedistinguere le persone. Aveva avuto grandi riguardi nel caso Aubanyil guardiano di Ollioules. L'aveva perseguito abbastanza lentamenteperché si salvasse. Poiquando lo seppe a Marsigliacome seMarsiglia fosse stata lontana dalla Francia"ultima Thule"o la "Terra incognita" degli antichi geografinon si mossepiù. Quifu un altro: questo giudice paralitico per il casoAubanymise le ali per la Cadièree le ali del fulmine.Erano le nove del mattino quando gli abitanti del vicolo videroincuriositi arrivare dai Cadière una bellissima processionemesser Larmedieu in testaed il Procuratore della corte episcopalescortati d'onore da due vicari della parrocchiadottori in teologia.Invasero la casa. Interrogarono la malata. Le fecero giurare di direla verità contro se stessadi infamarsi dicendo allagiustizia ciò che era di coscienza e confessione.


Potevarifiutarsi di rispondere; non avevano rispettato nessuna formalità.Ma non fece obiezioni. Giurò; voleva dire farsi inermedarsia loro. Legata una volta dal giuramentodisse tuttoanche cosevergognose e ridicoleche confessare è crudelissimo per unaragazza.


Ilprocesso verbale di Larmedieu ed il suo primo interrogatoriodimostrano un piano ben definito tra lui e i gesuiti: mostrare Girardzimbello e vittima delle menzogne della Cadière. Un uomo dicinquant'annidottoreprofessoredirettore di religiosemarimasto così innocente e creduloneche è bastata unaragazzinauna bambina a raggirarlo. La furbastrala svergognatal'ha ingannato sulle sue visionima non trascinato nei suoismarrimenti. Furibondaper vendicarsigli ha attribuito tutte leinfamie che poteva suggerirle una fantasia da Messalina.


L'interrogatoriolontanissimo dal confermare qualcosa di tutto questoèestremamente commovente per la tenerezza della vittima. Si vede cheaccusa solo costretta e forzata dal giuramento. E' dolce con i suoinemicianche con la perfida Guiolche (dice suo fratello) laconcessefece di tutto per corromperlaeinfinela perdettefacendole restituire le lettereche l'avrebbero difesa.


ICadière rimasero spaventati dall'ingenuità dellasorella. Nel suo rispetto per il giuramentos'era abbandonatacompletamenteumiliata per sepiegato mi sembrò tanto piùcrudelein quanto io non osavo muovermi per paura di esserescoperta.


Infinei criminali attori che la recitavanosenza dubbio sazisi alzaronoper riprendere la strada che doveva condurli a casasennonchéil padrone si avvicinò al cespuglio che mi nascondeva persoddisfare un bisogno. La mia cuffia alta mi tradìegli mivide:

-Gelsomino- disse al suo giovane Adone - siamo scopertimio caro...una fanciullauna profana ha scorto i nostri misteri; avvicinatitiriamo fuori questa sgualdrina di qua e vediamo che cosa fa inquesto posto.


Risparmiailoro la fatica di aiutarmi a uscire dal mio rifugiodistricandomisubito da me e gettandomi ai loro piedi:

-Oh signori- gridai tendendo le braccia verso di loro - abbiatecompassione di una disgraziata la cui sorte è più dacompiangere di quanto non pensiate; ci sono ben poche sventure chepossono stare alla pari delle mie; voglia il cielo che la situazionenella quale mi avete trovato non vi faccia nascere alcun sospetto sudi meessa è frutto della mia miseria più che dei mieitorti; invece di accrescere i mali che mi affliggonovogliatediminuirli aiutandomi nel trovare i mezzi per sfuggire alla miseriache mi perseguita.


Ilsignore di Bressaccosì si chiamava il giovane nelle cui maniero cadutamolto portato nella mente al libertinaggionon erafornito di una dose molto abbondante di sensibilità nel cuore.


Disgraziatamenteè fin troppo comune constatare come la dissolutezza dei sensispenga del tutto la compassione nell'uomo; il suo effetto abituale èdi indurire; sia che la maggior parte delle deviazioni indotte dalladissolutezza generi una sorta di apatia nell'animasia che la scossaviolenta che imprime alla massa dei nervi diminuisca la possibilitàdi percepirne i movimentiaccade sempre che un vizioso diprofessione sia raramente un uomo compassionevole. Ma a questacrudeltà connaturata nel tipo di persone di cui tratteggio ilcaratteresi aggiungeva ancora nel signore di Bressac un disgustocosì marcato per il nostro sessoun odio cosìinveterato per tutto ciò che lo caratterizzada rendereestremamente difficile ogni mio tentativo di suscitare nel suo animoi sentimenti con cui volevo commuoverlo.


-Che cosa fai là insommatortorella dei boschimi disse moltoduramente per tutta risposta quell'uomo che volevo intenerire... -di' la veritàhai visto quello che è successo traquesto giovane e mevero?

-Ionosignore- gridai subitonon credendo di fare alcun malemascherando la verità - siate ben certo che io non ho visto senon delle cose molto semplici; vi ho vistosignore e anche voiseduti tutti e due nell'erbaho creduto di capire chechiacchieravate un momentonon mi sono accorta d'altro.


-Voglio crederlo- rispose il signore di Bressac - e ciò pertua tranquillitàperché se dovessi pensare che tuabbia potuto vedere altronon usciresti mai da questo bosco...SuvviaGelsominoè prestoabbiamo il tempo di sentire leavventure di questa sgualdrina; che ce le racconti subitopoi lalegheremo a quella grossa quercia e proveremo i nostri coltelli dacaccia sul suo corpo.


Igiovani si sedetteromi ordinarono di mettermi vicino a loro e làraccontai ingenuamente tutto quello che mi era capitato da quando eroal mondo.


-SuGelsomino- disse il signore di Bressac alzandosi quando ebbifinito - siamo giusti almeno una volta nella nostra vitamio caro;l'imparziale Temi ha condannato questa sgualdrinanon consentiamoche le sentenze della dea siano così crudelmente disattese efacciamo subire alla criminale la pena a cui era stata condannata;non è un delitto quello che stiamo per compiereè unavirtùamico mioè un ristabilire l'ordine moraledelle cosee dal momento che abbiamo la disgrazia di modificarlotalvoltarestauriamolo coraggiosamente almeno quando se ne presental'occasione.


Ei crudelidopo avermi sollevata dal posto in cui mi trovavomitrascinavano già verso l'albero stabilitosenza lasciarsicommuovere né dai miei gemiti né dalle mie lacrime.


-Leghiamola in questo modo - disse Bressac al suo camerierepremendoil mio ventre contro l'albero.


Leloro giarrettierei loro fazzolettitutto servì e in unattimo fui legata così stretta che mi diventòimpossibile muovere uno qualsiasi dei miei membri; terminata questaoperazionegli scellerati strapparono la mia gonnasollevarono lamia camicia sulle spalleeuna volta posto mano ai loro coltelli dacacciacredetti che stessero per fare a pezzi tutte le partiposteriori che la loro brutalità aveva messo a nudo.


-Basta così- disse Bressacsenza che io avessi ricevutoancora un sol colpo - basta così perché ci conoscaperché veda che cosa possiamo farle e perché la teniamoin nostro potere. Sofia- continuò strappando i miei lacci -rivestitevisiate discreta e seguiteci; se vi fidate di menonavrete modo di pentirvenebambina miamia madre ha bisogno di unaseconda camerieravi presenterò a lei... sulla fede deivostri racconti io le risponderò della vostra condottama seabusaste della mia bontào tradiste la mia fiduciaguardatebene quest'albero che doveva servirvi da letto di mortericordateviche si trova a una lega dal castello dove vi conduco e che alla piùlieve colpa vi sarete immediatamente ricondotta...


Giàrivestitaa stento trovavo le parole per ringraziare il miobenefattoremi gettai ai suoi piedi... abbracciai le sue ginocchiagli feci tutte le promesse immaginabili che mi sarei comportata benema insensibile tanto alla mia gioia che al mio dolore:

-Andiamo- disse il signore di Bressac - sarà la vostracondotta a parlare per voi e solo quella deciderà del vostrodestino.


CiincamminammoGelsomino e il suo padrone chiacchieravano insiemeeio li seguivo umilmente senza far parola; in un'oretta arrivammo alcastello della contessa di Bressac e la magnificenza dell'insieme mifece capire che qualsiasi posto avessi occupato in quella casasarebbe stato senza dubbio più lucroso per me di quello diprima governante in casa del signore e della signora Du Harpin. Mifecero aspettare in un'anticamera dove Gelsomino mi apparecchiòun ottimo pranzetto; in questo tempo il signore di Bressac salìda sua madrele parlò di me e mezz'ora dopo venne lui stessoa cercarmi per presentarmi a lei.


Lasignora di Bressac era una donna di quarantacinque anniancora moltobella eall'apparenzamolto buona e soprattutto molto umanaperquanto mostrasse un po' di severità nei suoi principi e nellesue idee; era vedova da due anni di un uomo di gran casatochel'aveva sposata senz'altra ricchezza che il bel nome che le dava;tutti i beni pertanto che poteva sperare il giovane conte di Bressacdipendevano dalla madredato che ciò che aveva avuto da suopadre gli dava a stento di che mantenersi. La signora di Bressac viaggiungeva una pensione considerevoletroppo lontanacomunquedalbastare alle spese ingenti quanto irregolari di suo figlio; c'eranoalmeno sessantamila franchi di rendita in quella casae il signoredi Bressac non aveva né fratelli né sorelle; non si eramai riusciti a farlo entrare nell'esercito; tutto ciò che loallontanava dai suoi piaceri preferiti era così insopportabileper luida rendere del tutto impossibile ogni tentativo di imporgliqualsiasi genere di costrizione. La contessa e suo figliotrascorrevano tre mesi all'anno in questa proprietà e il restodell'anno lo passavano a Parigie questi tre mesi nei qualipretendeva che suo figlio stesse con leicostituivano giàun'intollerabile tortura per un uomo che non lasciava mai il luogodei suoi piaceri senza cadere nella più nera disperazione.


Ilmarchese di Bressac mi ordinò di raccontare a sua madre lestesse cose che avevo detto a luiequando ebbi finito il mioracconto:

-Il vostro candore e la vostra purezza- mi disse la signora diBressac - non mi permettono di dubitare della vostra innocenza.


Nonprenderò altre informazioni su di voi se non per sapere se voisiete in effetticome mi ditela figlia dell'uomo che indicate; seè cosìho conosciuto vostro padree questa saràun'ulteriore ragione per interessarmi più a fondo a voi.Quanto alla vostra faccenda presso i Du Harpinmi incarico disistemarla con un paio di visite al cancellieremio amico da sempre;è l'uomo più integro che ci sia in Francia; basteràdimostrargli la vostra innocenza per annullare quanto è statofatto contro di voi e perché possiate ricomparire senza alcuntimore a Parigi... Ma riflettete beneSofiache tutto quello che viprometto in questo momento ha come prezzo una condottairreprensibile; così vedrete che la riconoscenza che esigo davoitornerà sempre a vostro vantaggio.


Migettai ai piedi della signora di Bressacle giurai che non le avreimai dato ragione di essere scontenta di me e da quel momento presiservizio nella casa come seconda cameriera. Dopo tre giorni leinformazioni che la signora di Bressac aveva richiesto a Parigiarrivarono come meglio potevo desiderarlee tutte le idee disventura svanirono infine dalla mia mente per essere rimpiazzatedalla speranza delle più dolci consolazioni che mi fossepermesso aspettare; ma non era scritto nel cielo che la povera Sofiadovesse mai essere felice ese poteva godere casualmente dei momentidi tranquillitàciò accadeva solo per renderle piùamari quegli orrori che ne sarebbero immancabilmente derivati.


Appenafummo a Parigila signora di Bressac si affrettò a darsi dafare per me. Il primo presidente volle vedermiascoltò le miedisgrazie con interessela disonestà dei Du Harpin vennericonosciuta dopo un'inchiesta approfonditaci si convinse cheseavevo approfittato dell'incendio delle prigioni del palazzo digiustiziaalmeno non ci avevo preso parte attiva e tutto ilprocedimento fu annullato (mi assicurarono) senza che i magistratiche se ne occupavano ritenessero di dover espletare ulterioriformalità.


E'facile immaginare da quale affezione fui presa per la signora diBressac in seguito alla sua iniziativa; anche se non avesse mai avutoper me ogni sorta di gentilezzecome potevano simili azioni nonlegarmi a una protettrice così preziosa? Tuttavia non eracerto nelle intenzioni del giovane marchese di Bressac che io miaffezionassi in tal modo a sua madre; a parte i disordini odiosi deltipo che vi ho descrittonei quali questo giovane si buttava allacieca molto più a Parigi che in campagnanon impiegai moltotempo ad accorgermi che egli detestava sommamente la contessa. E' purvero che quest'ultima faceva di tutto per mettere fine alle suescappate o per contrariarloma poiché ci metteva forse un po'troppo rigoreil giovanereso più risoluto dagli effetti diquesta severitàci si abbandonava con maggiore ardoreel'unica cosa che la povera contessa otteneva dalle sue persecuzioniera di farsi odiare in sommo grado.


-Non pensate- mi diceva molto spesso il marchese - che mia madreagisca di sua iniziativa in tutto ciò che vi riguarda;credeteSofiachese io non insistessi a ogni occasionelei nonsi ricorderebbe quasi dei piaceri che ha promesso di farvi; essa vifa notare tutti i suoi passimentre questi sono stati fatti soltantoperché gliel'ho ricordato io. Oso dirloè dunque a mesolo che dovete riconoscenzae quella che esigo da voi deveapparirvi ancora più disinteressatadato che voi ne sapeteabbastanza per essere ben sicura cheper quanto graziosa voipossiate esserenon aspiro certo ai vostri favori... NoSofianoi servigi che aspetto da voi sono di tutt'altro generee quandosarete ben convinta di quanto ho fatto per voispero di trovare nelvostro cuore tutto ciò che sono in diritto di attendermi...


Questidiscorsi mi sembravano così oscuriche non sapevo comerispondervi; lo facevo dunque del tutto a caso e forse con troppafacilità.


E'questo il momento di farvi saperesignoral'unico torto effettivoche io abbia avuto da rimproverarmi nella mia vita...


chedico un tortouna stravaganza che non ebbe mai niente di uguale...Ma almeno non è un delittoè un semplice errore che hapunito solo me e del quale non mi sembra che la mano imparziale delcielo avrebbe dovuto servirsi per precipitarmi nell'abisso che siapriva a poco a poco sotto i miei piedi. Mi era stato impossibilevedere il marchese di Bressac senza sentirmi attratta verso di lui daun moto di tenerezza che niente poteva vincere in me. Per quanteriflessioni facessi sulla sua avversione per le donnesulladepravazione dei suoi gustisulle distanze morali che ci separavanonienteniente al mondo poteva spegnere questa passione nascenteese il marchese mi avesse chiesto la vitagliel'avrei sacrificatamille voltecredendo ancora di non far niente per lui. Egli eralontano dal sospettare i sentimenti che tenevo cosìaccuratamente nascosti nel mio cuore... era lontanol'ingratodalcapire la causa delle lacrime che versava ogni giorno la sventurataSofia sui vergognosi disordini che lo perdevanoma non poteva nonsospettare il mio desiderio di prevenire ciò che gli avrebbefatto piacerenon era possibile che non si accorgesse delle miepremure... Troppo cieche senza dubbioesse andavano fino al punto diservire ai suoi stessi disordinifinché almeno la decenza melo permettevae di nasconderli sempre a sua madre. Questo mioatteggiamento mi aveva in qualche modo guadagnato la sua fiduciaetutto quanto mi giungeva da lui mi era così preziosomiaccecavo talmente su quel poco che mi offriva il suo cuoreche ebbitalvolta l'orgoglio di credere di non essergli indifferentemaquanto presto l'eccesso delle sue sregolatezze finiva coldisilludermi! Esse erano tali che non solo la casa era piena didomestici di quell'esecrabile razzama prezzolava anche fuori unafolla di cattivi soggettipresso i quali andavao che venivanoquotidianamente da luie poiché questo piacere oltre a essereodioso non è uno dei meno costosiil marchese si rovinavaprodigiosamente. Mi prendevo talvolta la libertà di mostrargligli inconvenienti della sua condotta; mi ascoltava senza ripugnanzapoi finiva col dirmi che era impossibile liberarsi dal tipo di vizioche lo dominavae cheriprodotto sotto mille aspettiesso siarticolava a seconda delle varie età in sottospecie di variogenerechecol modificare ogni dieci anni le sensazioni a essoconnessevi trattenevano fino alla tomba quelli che avevano avuto ladisgrazia di rendergli omaggio... Mase provavo a parlargli di suamadre e dei dolori che le davanon osservavo che dispettostizzairritazione e impazienza di vedere così a lungo e in tali maniun bene che avrebbe dovuto già appartenerglil'astio piùinveterato contro questa madre rispettabile e la ribellione piùaperta contro i sentimenti più naturali. Sarebbe dunque verochequando si è arrivati a trasgredire cosìformalmente nei propri gusti le leggi di quest'istituzione sacrailseguito inevitabile del primo delitto consiste nel commettere conodiosa facilità e impunemente tutti gli altri?

Avolte mi servivo delle risorse della religione; quasi sempreconsolata da questatentavo di trasferire le sue dolcezze nell'animadi quel perversoquasi convinta di poterlo accattivare con questilegamise mai fossi riuscita a fargliene condividere le bellezze. Mail marchese non mi lasciò usare a lungo tali argomenti conlui; nemico dichiarato dei nostri santi misterischernitore accanitodella purezza dei nostri dogminegatore radicale dell'esistenza diun essere supremoil signore di Bressac invece di lasciarsiconvertire da mecercava piuttosto di corrompermi.


-Tutte le religioni partono da un principio falsoSofia- mi diceva- tutte danno per scontato il culto di un essere creatore; orasequesto mondo eternocome tutti gli altri in mezzo ai quali si muovenelle pianure infinite dello spazionon ha mai avuto inizio e nondeve avere mai finese tutti i prodotti della natura sono l'effettodi leggi che regolano anche luise il suo continuo agire e reagireimplica che il moto è parte fondamentale della sua essenzache cosa diventa il motore che voi gli attribuite gratuitamente?Credilo pureSofiaquesto dio di cui tu postuli l'esistenzanon èche il frutto dell'ignoranza da una parte e della tiranniadall'altra; quando il più forte volle incatenare il piùdebolelo persuase che un dio santificava le catene con le quali loschiacciavae quest'ultimoabbrutito dalla sua miseriafinìcol credere tutto ciò che l'altro voleva fargli credere. Tuttele religioninate da questa prima favoladevono dunque essereadditate al disprezzo quanto quellanon ne esiste una sola che nonporti su di sé i segni dell'impostura e della stupidità;in tutti i misteri che fanno fremere la ragioneio non vedo se nondogmi che oltraggiano la natura e cerimonie grottesche che ispiranosolo la derisione. Non appena gli occhi mi si aprironoSofiadetestai questi orrorimi feci una legge di calpestarli sotto ipiediun giuramento di non ritornarci per il resto della mia vita;imitami se vuoi farti riconoscere come un essere ragionevole.


-Oh signore- risposi al marchese - voi privereste una sventuratadella più dolce delle speranze se le toglieste questareligione che la consola; fermamente attaccata a quanto essa insegnaassolutamente convinta che tutti i colpi che le sono inferti sono ilfrutto del libertinaggio e delle passionidovrei dunque sacrificarea dei sofismi che mi fanno inorridirel'idea più dolce dellamia vita?

Aggiungevoa questo mille altri argomenti dettati dalla mia ragionescaturitidal mio cuorema il marchese non faceva che rideree i suoiprincipi capziosialimentati da un'eloquenza più energicasostenuti da letture che disgraziatamente io non avevo mai fattodemolivano sempre tutti i miei. La signora di Bressacricca di virtùe di pietànon ignorava che il figlio era solito difendere isuoi errori con tutti i paradossi dell'incredulità; se nelamentava sovente con meedal momento che si degnava di trovare unmaggior buon senso in me che nelle altre donne che la circondavanoamava confidarmi le sue pene.


Nelfrattempo il figlio si comportava sempre peggio con lei; era arrivatoal punto di non nascondersi piùnon soltanto aveva messointorno a sua madre tutta quella canaglia pericolosa che serviva aisuoi piacerima aveva spinto l'insolenza fino a dichiararle davantia mechese si fosse azzardata a contrastare ancora i suoi piaceril'avrebbe convinta della loro bellezza abbandonandosi a essi davantiai suoi stessi occhi. Piangevo su questi propositi e su questacondottami sforzavo di ricavarne dal profondo di me stessa gliargomenti per soffocare nel mio cuore questa disgraziata passione chelo divorava... ma è forse l'amore una malattia da cui si possaguarire? Tutto quanto cercavo di opporgli non faceva che attizzarepiù vivamente la sua fiammae il perfido Bressac non miappariva mai così attraente come quando trovavo riunitodavanti ai miei occhi quello che avrebbe dovuto spingermi a odiarlo.


Eranoormai quattro anni che abitavo in quella casasempre afflitta daglistessi dolorisempre consolata dalle stesse dolcezzequando lospaventoso motivo delle lusinghe del marchese mi fu infine rivelatoin tutto il suo orrore. Eravamo allora in campagnaero sola pressola contessa; la sua prima cameriera aveva ottenuto di rimanere aParigi d'estate per qualche affare di suo marito. Una serapochiistanti dopo essere uscita dalla stanza della mia padronamentreprendevo aria su un balcone della mia cameravisto che per il grancaldo non riuscivo a decidermi ad andare a lettoall'improvviso ilmarchese bussa alla porta e mi prega di lasciarlo parlare con me peruna parte della notte...


Ahiméogni istante che mi accordava il crudele autore dei miei malimisembrava troppo prezioso perché osassi rifiutarne alcuno;entrachiude accuratamente la porta egettandosi presso di me inuna poltrona:

-AscoltamiSofia- mi dice con un po' di imbarazzo - ho daconfidarti delle cose della massima importanzacomincia a giurarmiche non rivelerai mai niente di quanto sto per dirti.


-Ohsignorepotete credermi capace di abusare della vostra fiducia?

-Tu non sai che cosa rischierestise mi dimostrassi di essermisbagliato nell'accordartela.


-Il più grande dei miei dolori sarebbe di averla perduta; nonc'è bisogno d'altre minacce.


-EbbeneSofia... ho deciso di attentare alla vita di mia madreed èla tua mano che ho scelto per questa bisogna.


-Iosignore- gridai indietreggiando per l'orrore. - Oh cielocomepossono esservi venuti in mente due progetti di questo genere?Prendete la mia vitaio sono vostradisponeteneve la devoma nonpensate mai di ottenere da me che io mi presti a un delitto la cuisola idea è insostenibile per il mio cuore.


-AscoltaSofia- mi disse il signore di Bressac riportandomiindietro con calma - ho ben fatto conto della tua ripugnanzamadalmomento che tu sei intelligentemi sono illuso di vincerlamostrandoti che questo delitto che trovi così enormenon èin fondo se non una cosa molto semplice. Due delitti si offrono quiai tuoi occhi poco filosoficila distruzione del proprio simile e ilmale che si aggiunge a questa distruzione dato che questo simile ènostra madre. Quanto alla distruzione del proprio similestannecertaSofiaessa è puramente illusoriail potere didistruggere non è accordato all'uomoegli ha tutt'al piùquello di mutare le formema non quello di annientarle; oraogniforma è uguale agli occhi della naturaniente si perde nelcrogiolo immenso in cui si compiono le sue modificazionitutte leporzioni di materia che vi si gettano si rinnovano continuamentesotto altre formeequali che siano le nostre possibilità diincidere su tali processinessuna l'offende direttamentenessunasaprebbe oltraggiarla; le nostre distruzioni rinvigoriscono il suopotereconservano la sua energiama nessuna la diminuisce. Ehcheimporta alla natura sempre creatrice che questa massa di carne laquale oggi costituisce una donnadomani si riproduca sotto forma dimille insetti differenti? Oseresti forse dire che costruire unindividuo come noi costi alla natura uno sforzo maggiore di quellonecessario per dare la vita a un vermiciattoloe che essa debba diconseguenza parteciparvi con maggiore interesse? Orase il grado diattaccamento o piuttosto di indifferenza è lo stessoche cosapuò importarle se in seguito a quello che chiamate il delittodi un uomoun altro sia mutato in mosca o in lattuga? Quando mi saràstata provata la sublimità della nostra speciequando miverrà dimostrato che essa è talmente importante per lanatura che le sue leggi ne vengono offese qualora essa sia distruttaallora io potrò credere che questa distruzione è undelitto; maquando lo studio più attento della natura mi avràprovato che tutto ciò che vegeta su questo globoanchel'organismo più imperfetto che abbia creatoha un ugualevalore ai suoi occhinon ammetterò mai che la trasformazionedi tale organismo in mille altri possa in qualche modo infrangere lesue leggi; mi dirò: tutti gli uominitutte le piantetuttigli animalicrescendovegetandodistruggendosi con gli stessimezzi senza mai andare incontro a una morte realema a una semplicevariazione in ciò che si modificatuttidicospingendosidistruggendosiprocreando indifferentementeappaiono un istantesotto una forma e l'istante dopo sotto un'altra e possono perciòa seconda dei desideri dell'essere che vuole o che ha il potere dimodificarlicambiare migliaia di volte al giornosenza che una solalegge della natura ne venga minimamente offesa. Ma l'essere che ioprendo di mira è mia madreè l'essere che mi haportato nel suo seno. Ebbenesarà questa inutileconsiderazione a fermarmie che titolo avrà lei perriuscirci? Pensava forse a mequella madrequando la sua libidinele fece concepire il feto dal quale sono derivato? Le devo forsedella riconoscenza per essersi preoccupata solo del suo piacere? Delresto non è il sangue della madre che forma il fanciullomasolo quello del padre; il seno della femmina fruttificaconservaelaborama non produce nienteecco il pensiero che mai mi avrebbefatto attentare ai giorni di mio padrementre considero una cosamolto semplice spezzare il filo della vita di mia madre. Se èdunque possibile che il cuore del bambino possa commuoversigiustamente per qualche sentimento di gratitudine verso la madreciònon può accadere se non in ragione delle sue azioni nei nostriconfronti fin dal momento in cui siamo in età diapprofittarne. Se lei ne ha fatte di buonela possiamo oforseanchela dobbiamo amare; se invece non ne ha compiute che dimalvagiesvincolati da ogni rispetto nei confronti delle leggi dinaturanon soltanto non le dobbiamo più nientema tutto ciimpone di disfarcene per quella forza potente dell'egoismo cheimpegna naturalmente e invincibilmente l'uomo a sbarazzarsi di quantogli nuoce.


-Ohsignore- risposi tutta spaventata al marchese - l'indifferenzache voi attribuite alla natura non è di nuovo che il prodottodelle vostre passioni; vogliate per un istante ascoltare il vostrocuore invece di loroe vedrete che esso condannerà gliimperiosi ragionamenti del vostro libertinaggio.


Questocuoreal cui tribunale vi rinvionon è forse il santuariodove la natura che oltraggiate vuole che la si ascolti e che la sirispetti? Se essa gli ispira l'orrore più grande che si possaimmaginare per il delitto che meditatenon convenite forse con meche esso è condannabile? Mi obietterete che il fuoco dellepassioni distrugge in un istante questo orrorema voi non sarete piùtanto tranquillo quando rinasceràquando si faràsentire attraverso la voce imperiosa dei rimorsi. Maggiore èla vostra sensibilitàpiù il loro dominio saràstraziante per voi... ogni giornoin ogni minutola vedrete davantiai vostri occhila madre tenera che la vostra barbara mano avràprecipitato nella tombasentirete la sua voce querula pronunciareancora il dolce nome che era la delizia della vostra infanzia...apparirà nelle vostre ore di insonniavi tormenterànei sogniaprirà con le mani insanguinate le piaghe con cuil'avrete straziata; non un momento felice splenderà da quelmomento per voi sulla terratutti i vostri piaceri sarannoavvelenatitutte le vostre idee si confonderannouna mano celestedella quale misconoscete il poterevendicherà la vita cheavrete distruttoavvelenando la vostraesenza avere gioito deivostri misfattiperirete nel rimpianto mortale di avere osatocompierli.


Piangevomentre pronunciavo queste ultime parolemi precipitai alle ginocchiadel marcheselo scongiurai in nome di quanto aveva di piùcarodi dimenticare un traviamento infame che gli giurai di tenernascosto per tutta la vitama non conoscevo il cuore che cercavo diintenerire. Per quanto vigore potesse ancora avere questo cuoreildelitto ne aveva definitivamente spento ogni palpitoe le passionicon tutta la loro forza vi facevano regnare soltanto il crimine. Ilmarchese si alzò freddamente.


-Vedo che mi sono sbagliatoSofia- mi disse - ne sono forse tantodispiaciuto per voi come per me; non importatroverò altrimezzi e voi avrete perso molta della mia considerazionesenza che lavostra padrona abbia guadagnato niente.


Questaminaccia cambiò tutte le mie idee; non accettando il delittoche mi si proponevarischiavo molto per me e la mia padrona nesarebbe comunque morta; accettando di essere complicemi mettevo alriparo del corruccio del mio giovane padronee certamente salvavosua madre. Questo pensierobalenatomi alla mente in un istantemifece cambiare atteggiamento di colpoma poiché unripensamento tanto repentino avrebbe potuto apparire sospettorimandai a lungo la mia sconfittadiedi più volte al marchesel'occasione di ripetermi i suoi sofismiassunsi a poco a poco l'ariadi non sapere cosa risponderviil marchese mi credette vintalegittimai la mia debolezza con la potenza delle sue artialla fineebbi l'aria d'accettare tuttoil marchese mi saltò alcollo... Quanto questo impulso mi avrebbe colmato di gioiase queibarbari progetti non avessero distrutto tutti i sentimenti che il miodebole cuore aveva osato concepire per lui... se fosse statopossibile che io l'amassi ancora...


-Tu sei la prima donna che abbraccio- mi disse il marchese - einveritàè con tutta l'anima... sei deliziosabambinamia; un raggio di filosofia è dunque penetrato nel tuospirito; come era possibile che questa affascinante testolinarestasse tanto a lungo nelle tenebre?

Enello stesso tempo ci mettemmo d'accordo sul nostro progetto:

affinchéil marchese cascasse meglio nella reteavevo sempre mantenuto unacerta aria di ripugnanza ogni volta che precisava il suo progetto omi spiegava i mezzi per portarlo a termine il più prestopossibilee fu proprio questa finzionedel tutto lecita nella miainfelice situazioneche riuscì a ingannarlo meglio d'ognialtra cosa. Ci mettemmo d'accordo che nel giro di due o tre giorni almassimoscegliendo il momento in cui mi sarebbe stato piùfacile farloavrei versato di nascosto il contenuto di un pacchettodi veleno datomi dal marchese nella tazza di cioccolata che lacontessa aveva l'abitudine di prendere ogni mattina; il marchese sirese garante di ogni conseguenza che avrebbe potuto derivarmie mipromise duemila scudi di rendita da consumarsi o presso di luio nelluogo dove mi sarebbe sembrato opportuno vivere per il resto dei mieigiorni; mi firmò quanto aveva promessosenza specificare ilmotivo per cui mi veniva concesso tale favoree ci separammo.


Capitòintanto qualcosa di troppo singolaredi troppo capace di farvicomprendere il carattere dell'uomo atroce con cui avevo a che fareperché io non debba interrompere il racconto che aspettatesenza dubbio da mesulla fine della crudele avventura per cui mi erotanto impegnata. Due giorni dopo il nostro colloquioil marchesericevette la notizia che uno zio sulla cui successione non contavaassolutamentegli aveva appena lasciato morendo ottantamila franchidi rendita. Oh cielomi dissi nell'apprenderloè dunque cosìche la giustizia celeste punisce l'intenzione di concepire deimisfatti? Ho pensato di perdere la vita per aver rifiutato unmisfatto molto meno grave di questoed ecco quest'uomo al culminedella fortuna per averne concepito uno atroce. Tuttaviapentendomiimmediatamente di questa bestemmia contro la provvidenzami buttaiin ginocchiochiesi perdono a Dio e mi illusi che questa ereditàinattesa avrebbe almeno fatto cambiare i progetti del marchese...Quale erroregran Dio!

-Oh mia cara Sofia- mi disse il signore di Bressac accorrendo lastessa sera nella mia camera - come piovono le fortune su di me! Tel'ho detto venti voltenon c'è niente di meglio che concepireun crimine perché giunga subito la fortunasembra che la suastrada si schiuda facilmente solo agli scellerati. Ottanta esessantabambina miaecco centoquarantamila franchi di rendita cheserviranno ai miei piaceri.


-Che cosa ditesignore- risposi con uno stupore attenuato dallecircostanze di cui ero prigioniera - questa fortuna inattesa non vispinge ad aspettare con pazienza la morte che volete affrettare?

-Aspettarenon aspetterò due minutibambina mia: non pensiche ho ventotto anni e che è molto duro attendere alla miaetà? Che questo non cambi niente nei nostri progettite nesupplicoe ci sia data finalmente la consolazione di portarli atermineprima del nostro ritorno a Parigi... Fa' in modo che accadadomanidopodomani al più tardisono impaziente di darti incontanti un quarto della tua rendita e di farti entrare in possessodel totale.


Fecidel mio meglio per mascherare l'orrore che mi ispirava questoaccanimento nel delittoripresi il mio atteggiamento della vigiliama tutti i miei sentimenti finirono per spegnersimi convinsi che auno scellerato così indurito io non dovessi più chesentimenti di orrore.


Nientedi più imbarazzante della mia posizione; se non avessi portatoa termine il progettoil marchese si sarebbe presto reso conto chelo prendevo in giro; se avessi avvertito la signora di Bressacqualsiasi partito le avesse fatto prendere la rivelazione deldelittoil giovane si sarebbe visto ugualmente ingannato e avrebbepreso in quattro e quattr'otto decisioni ben più radicalitali da affrettare la morte della madre enello stesso tempodaespormi alle sue vendette. Mi restava la strada della giustiziamaper niente al mondo avrei consentito a prenderla; decisi dunquequalsiasi cosa potesse accaderedi avvertire la contessa; di tuttele soluzioni possibili questa mi parve la migliore e a essa miaffidai totalmente.


-Signora- le dissi l'indomani del mio ultimo colloquio col marchese- ho da rivelarvi qualcosa della massima importanzamaper quantovi tocchi da vicinosono decisa al silenziose non mi date prima lavostra parola d'onore di non manifestare al signore vostro figlioalcun risentimento per ciò che ha l'audacia di progettare;farete il necessariosignoraprenderete la decisione piùgiustama non direte parolavogliate promettermelooppure non diconulla.


Lasignora di Bressacnella convinzione che si trattasse di qualcunadelle solite stravaganze del figlios'impegnò nel giuramentoche esigevoe allora le rivelai tutto. La sventurata madre sisciolse in lacrime apprendendo questa infamia.


-Lo scellerato- gridò - che cosa ho mai fatto che non fosseper il suo bene? Se ho voluto prevenire i suoi vizi o distoglierlo daessiquale altro motivo se non la sua felicità e la suatranquillità potevano spingermi a tanto rigore? A chi devequesta eredità che gli è appena capitatase non allemie cure? Se glielo nascondevoera per delicatezza. Il mostro! OhSofiadammi le prove della bassezza del suo progettomettimi ingrado di non poterne più dubitareho bisogno di tutto quelloche possa finire di spegnere nel mio cuore i sentimenti della natura.


Eallora feci vedere alla contessa il pacchetto di veleno che mi avevaaffidato; ne facemmo inghiottire una leggera dose a un cane cherinchiudemmo con cura in una stanza e che morì nel giro di dueore in preda a orribili convulsioni. La contessanon potendo piùdubitaredecise immediatamente sul da farsimi ordinò didarle il resto del veleno e scrisse subito tramite un corriere alduca di Sonzevalsuo parentedi recarsi in segreto dal ministrodispiegargli la nefandezza di cui stava per essere vittimadi munirsidi un mandato per suo figliodi raggiungerla nelle sue terre conquesto mandato e con un ufficiale di poliziae di liberarla il piùpresto possibile dal mostro che cospirava contro la sua vita... Maera scritto nel cielo che questo abominevole delitto fosse portato atermine e che la virtù umiliata dovesse cedere alla violenzadella scelleratezza.


Losventurato cane sul quale avevamo fatto il nostro esperimento fecescoprire tutto al marchese. Lo sentì guaire; sapendo che eraamato da sua madrechiese con sollecitudine che cosa avesse e doveera andato. Coloro ai quali si rivolseessendo all'oscuro di tuttonon gli seppero dire niente. Da quel momento senza dubbio formulòdei sospetti; non disse parolama lo vidi inquietoagitatoe inguardia per tutto il giorno. Ne feci parte alla contessama nonc'era da esitaretutto ciò che si poteva fare era diconvincere il corriere a partire il più presto possibile e dinascondere il motivo della sua missione. La contessa annunciòal figlio che mandava a dire in gran fretta a Parigi al duca diSonzeval di prendere subito in mano la questione dell'ereditàdello zioperchése qualcuno non compariva all'istantec'era da temere un processo; aggiunse che pregava il duca di venire arenderle conto di tutto per decidersi essa stessa a partire con ilfiglio nel caso in cui la situazione lo avesse richiesto. Ilmarchesetroppo buon fisionomista per non scorgere l'imbarazzo nelviso di sua madreenello stesso tempoper non osservare un po' diconfusione nel miofinse di credere a tuttoma si mise piùsaldamente in guardia. Con il pretesto di una passeggiata con i suoifavoritisi allontana dal castelloaspetta il corriere in un luogodove avrebbe comunque dovuto passare. L'uomoche stava piùdalla sua parte che da quella della madrenon fece alcuna difficoltàa consegnargli i dispacci e il marcheseconvinto di quello chechiamava senza dubbio il mio tradimentodà cento luigi alcorriere con l'ordine di non ricomparire mai più nella casaeci fa ritorno con la rabbia nel cuore. Matrattenendosi nondimenoalla megliomi viene incontromi vezzeggia come al solitomichiede se la cosa si farà domanimi fa osservare che èessenziale che accada prima che arrivi il ducae si coricatranquillo e senza manifestare niente. Se questo disgraziato delittofu portato a termine come il marchese mi comunicò in seguitonon poté accadere se non nel modo che sto per raccontarvi...La signora prese la sua cioccolata il giorno dopo secondo le sueabitudinie poiché era passata solo attraverso le mie manisono sicurissima che non vi fosse stato mescolato niente; ma ilmarchese entrò verso le dieci del mattino nella cucinaetrovando il cuoco da sologli ordinò di andare immediatamentea cercargli delle pesche in giardino. Il cuoco protestò chegli era impossibile lasciare le sue pentoleil marchese insistettenella sua fantasia di voler subito mangiare delle pesche e disse cheavrebbe badato lui ai fornelli. Il cuoco esceil marchese esaminatutti i piatti del pranzo e versa molto probabilmente sui cardi chepiacevano tanto alla signorail fatale veleno che doveva troncare ilfilo dei suoi giorni. Si pranzala contessa mangia senza dubbio quelcibo funesto ed ecco compiuto il delitto. Non vi racconto tuttoquesto se non in base a dei sospetti; il signore di Bressac miassicurò nel disgraziato seguito di questa avventurache ilsuo progetto era stato portato a terminee le mie supposizioni mihanno fatto pensare che questo sia stato l'unico mezzo con cui egli èriuscito nei suoi intenti. Ma lasciamo da parte queste orribilicongetture e veniamo al modo crudele con cui fui punita per non avervoluto partecipare a quell'orrore e per averlo svelato... Appena ebbefinito di mangiareil marchese mi abbordò:

-AscoltaSofia- mi disse con tutta la flemma di un atteggiamentoapparentemente tranquillo - ho trovato un mezzo più sicuro diquello che ti ho proposto per venire a capo dei miei progettimatutto questo merita di essere studiato più a fondo; non mifido più di venire tanto spesso nella tua cameratemo gliocchi di tutti; trovati alle cinque precise all'angolo del parcotiprenderò con me e andremo insieme a fare una lunga passeggiatadurante la quale ti spiegherò tutto.


Confessochesia perché lo volesse la provvidenzasia per un eccessodi candore e di cecità da parte mianiente mi annunciava laterribile sventura che mi sarebbe capitata; mi credevo talmentesicura del segreto e delle manovre della contessache non avrei maiimmaginato che il marchese sarebbe stato in grado di scoprirli. C'eratuttavia un po' di disagio in me:

"Lospergiuro è virtù quando si promise il delitto" hadetto uno dei nostri poeti tragicima lo spergiuro è sempreodioso per l'anima delicata e sensibile che si trova costretta afarvi ricorso; il mio ruolo mi imbarazzavama non durò alungo.


Gliodiosi disegni del marchesenel darmi nuovi motivi di dolorefinirono col tranquillizzarmi su quelli. Venne verso di me con l'ariapiù allegra e più gioviale del mondoed entrammo nellaforesta senza far altro che ridere e scherzare com'era sua abitudinecon me. Quando tentavo di portare la conversazione sull'argomento percui mi aveva chiesto di incontrarlomi diceva sempre di aspettarepoiché temeva che ci osservassero e che non fossimo ancora alsicuro. A poco a poco ci avvicinammo a quel cespuglio e a quellagrande querciadove mi aveva incontrato la prima volta; non poteifare a meno di inorridire rivedendo quei luoghila mia imprudenza el'orrore della mia sorte sembrarono presentarsi allora ai miei occhiin tutta la loro gravità; voi potete immaginare come aumentòla mia pauraquando vidi ai piedi della funesta querciadove avevogià subito un trattamento così terribiledue deigiovani favoriti del marchese che passavano per quelli che amava dipiù. Quando ci avvicinammoessi si alzarono e gettaronosull'erba delle cordedei nerbi di bue e altri strumenti che mimisero addosso una grande paura.


Allorail marchesenon usando con me che gli epiteti più grossolanie più orribili:

-C... - mi disse senza che i giovani potessero ancora sentirlo -riconosci questo cespuglio dal quale ti ho tratta fuori come unabestia selvatica per ridonarti la vita che avevi meritato di perdere?Riconosci quell'alberoal quale minacciai di ricondurti se mi avessimai dato occasione di pentirmi della mia bontà?

Perchéhai accettato i servizi che ti ho chiesto contro mia madrese aveviin mente di tradirmie come hai potuto immaginare di servire lavirtù rischiando la libertà di colui al quale dovevi lavita? Posta di necessità fra due delittiperché haiscelto il più abominevole? Dovevi rifiutare quanto tichiedevoe non accettarlo per tradirmi.


Allorail marchese mi raccontò quello che aveva fatto perintercettare i dispacci del corriere e quali erano stati i sospettiche l'avevano messo in guardia.


-Che cosa hai fatto con la tua falsitàindegna creatura?

continuò.- Hai rischiato la vita senza salvare quella di mia madreil colpo èfatto e al mio ritorno spero di assistere al definitivo coronamentodei miei successi. Ma bisogna che ti puniscabisogna che tu impariche il sentiero della virtù non è sempre il migliore eche ci sono al mondo delle situazioni per cui la complicità inun delitto è preferibile alla delazione dello stesso.Conoscendomi come dovevi conoscermicome hai osato prenderti giocodi me? Ti sei forse immaginata che il sentimento della pietàche non ho mai ammesso nel mio cuore se non allo scopo di soddisfarei miei piacerio che qualche principio religioso che ho semprecalpestatosarebbero stati capaci di trattenermi?... o forse haipensato di far leva sulle tue grazie?

aggiunsecol tono della più crudele canzonatura... Ebbenetidimostrerò che queste grazietanto scoperte quanto possonoesserloserviranno ad attizzare meglio la mia vendetta.


Esenza darmi il tempo di risponderesenza manifestare la minimaemozione per il torrente di lacrime di cui mi vedeva inondataavendomi afferrata di forza per il braccio e trascinandomi verso isuoi accoliti:

-Eccola- disse loro - quella che ha voluto avvelenare mia madre eche forse ha già commesso l'odioso delitto per tante che sianostate le mie cure nel prevenirlo; sarebbe forse stato meglio metterlanelle mani della giustiziama avrebbe perso la vitae io vogliolasciargliela perché debba più a lungo soffrire;spogliatela subito e legatela con il ventre contro quest'alberocheio la castighi come merita.


L'ordinefu eseguito immediatamentemi misero un fazzoletto in boccamifecero abbracciare strettamente l'alberomi legarono per le spalle eper le gambelasciando il resto del corpo senza lacciaffinchénulla potesse ripararlo dai colpi che stava per ricevere. Ilmarchesestraordinariamente eccitatos'impadronì di un nerbodi bue; prima di colpireil crudelevolle osservare il mio volto;si sarebbe detto che nutrisse i suoi occhi delle mie lacrime e deisegni di dolore e di terrore che si imprimevano sulla miafisionomia... Passò quindi dietro di me a circa tre piedi didistanzae mi sentii immediatamente colpita con tutte le forze chegli era possibile mettercidal centro della schiena fino alle partimolli delle gambe. Il mio carnefice si fermò un istantetoccòbrutalmente con le sue mani tutte le parti che aveva appenamartoriato... non so che cosa disse a bassa voce a uno dei suoiaccolitima immediatamente mi si coprì la testa con unfazzoletto per cui non mi fu più possibile seguire i loromovimenti; accaddero dunque diverse cose dietro di meprima che siripetessero le sanguinose scene alle quali ero ancora destinata... -Sìbeneè così - disse il marchese prima dicolpirmie appena questa paroladella quale non capivo nientevenne pronunciatai colpi ricominciarono con maggior violenza; sifece ancora una pausale mani ritornarono una seconda volta sulleparti laceratesi parlò ancora a bassa voce... Uno deigiovani disse a voce alta: - Non sto meglio in questa posizione?... -e queste nuove parolealle quali il marchese rispose soltanto: - Piùvicinopiù vicino -furono seguite da un terzo attaccoancora più violento degli altridurante il quale Bressacdisse a due o tre riprese consecutive [queste] paroleaccompagnateda spaventose bestemmie: - Andatevene dunqueandatevene dunque tuttie duenon vedete che la voglio ammazzare io qui con le mie mani?

-Queste parole pronunciate con un tono di voce sempre piùeccitato misero fine all'insigne suppliziosi parlò ancoraper qualche minuto a bassa vocepercepii altri movimentie sentiiallentarsi le mie corde. Infine il mio sangueche vidi sparsosull'erbami fece capire lo stato in cui dovevo essere; il marcheseera soloi suoi accoliti erano scomparsi...


-Ebbenebaldracca- mi disse guardandomi con quella specie didisgusto che segue il delirio delle passioni - non trovi che la virtùè un po' costosae duemila scudi di rendita non valevanocento colpi di nerbo di bue?...


Milasciai cadere ai piedi dell'alberoero prossima a svenire...


Loscelleratonon ancora soddisfatto degli orrori cui si era appenalasciato andarecrudelmente eccitato dalla vista delle miesofferenzemi calpestò per terra e mi tenne sotto i suoipiedi fino al punto di soffocarmi.


-Sono fin troppo buono a salvarti la vitaripeté due o trevolte - stai attenta almeno all'uso che farai delle mie nuovebontà...


Allorami ordinò di alzarmi e di riprendere i miei pannie colandomiil sangue da ogni parteaffinché i miei abitii soli che mirestavanonon ne restassero macchiatiraccolsi meccanicamentedell'erba per asciugarmi. Nel frattempoegli camminava avanti eindietro lasciandomi farepiù occupato delle sue idee che dime. Il gonfiore delle mie carniil sangue che colava ancoraicrudeli dolori che mi tormentavanotutto mi rese quasi impossibilel'operazione di rivestirmie mai l'uomo feroce con cui avevo a chefaremai il mostro che mi aveva ridotto in quelle condizioniluiper il quale avrei dato la mia vita soltanto qualche giorno primamai il più lieve sentimento di pietà lo spinse anchesolo ad aiutarmi; quando fui prontami si avvicinò.


-Andate dove volete- mi disse - dovrebbe restarvi del danaro nelborsellinonon ve lo porto viama guardatevi bene dal ritornare dame o a Parigi o in campagna. Tra poco tutti vi considererannove neavvertol'assassina di mia madre; se respira ancorafarò inmodo che porti quest'idea nella tomba; tutta la casa lo saprà;vi denuncerò alla giustizia. Parigi diventa dunque per voitanto più inabitabile in quanto il vostro primo processo checredevate conclusoè stato solamente sospesove ne avverto.Vi è stato detto che tutto era finitoma vi hanno ingannata;la sentenza non è stata cassata; vi lasciavano in questasituazione per vedere come vi sareste comportata. Avete dunque oradue processi invece di uno; e al posto del vile usuraio come parteavversaun uomo ricco e potentedeciso a inseguirvi finoall'infernose con querele calunniatrici oserete mai abusare dellavita che voglio lasciarvi.


-Oh signore- risposi - quali che siano state le crudeltà cheavete usato nei miei confrontinon temete nulla di quello che iopossa fare; ho creduto di dover agire contro di voiquando sitrattava della vita di vostra madrema non prenderò mai piùaltre iniziativequando si tratterà solo della sventurataSofia. Addiosignorepossano i vostri delitti rendervi felice nellastessa misura in cui mi fanno soffrire le vostre crudeltàequalunque sia la sorte che il cielo vi riservafinché essovorrà prolungare i giorni della mia miserevole vitaio liimpiegherò nel pregare per voi.


Ilmarchese alzò la testanon poté impedirsi diosservarmi mentre dicevo queste paroleepoiché mi videcoperta di lacrime e malferma sulle gambenella paura senza dubbiodi commuoversiil crudele si allontanò e non guardòpiù dalla mia parte. Non appena scomparvemi lasciai cadere aterra e mi diedi tutta al mio dolorefeci risuonare l'aria con imiei gemiti e bagnai l'erba con le mie lacrime:

-O mio Dio- gridai - voi l'avete volutoera nella vostra volontàche l'innocente diventasse ancora una volta preda del colpevole;disponete di meSignoresono ancora ben lontana dai mali che avetesofferto per noi; possano quelli che io sopporto nel glorificarvirendermi degna un giorno della ricompensa che promettete al deboleche non guarda che a voi nelle sue tribolazioni e che vi glorificanelle sue pene!

Calavala nottenon ero in condizione di allontanarmipotevo reggermi astento; mi ricordai del cespuglio dove avevo trascorso la nottequattro anni prima in una situazione senza dubbio molto menodolorosami trascinai come potei ed essendomi coricata nello stessopostotormentata dalle mie ferite ancora sanguinantioppressa daimali dello spirito e dalle afflizioni del cuorepassai la notte piùcrudele che si possa immaginare. Poiché il vigore della miaetà e la robustezza del mio fisico mi avevano restituito unpo' di forza al sorgere del soletroppo atterrita dalla vicinanza diquel crudele castellome ne allontanai prontamentelasciai laforesta edecisa a raggiungere comunque le prime abitazioni che misi presentasseroentrai nel borgo di Claye distante circa sei legheda Parigi. Domandai della casa del chirurgome la indicarono; lopregai di medicarmi e gli dissi chefuggendo per una storia d'amoredalla casa di mia madre a Parigiero disgraziatamente incappata inquella foresta di Bondydove degli scellerati mi avevano ridottacome vedeva; mi curò a patto che sporgessi denuncia presso ilcancelliere del villaggio; acconsentii; verosimilmente si fecerodelle ricerche di cui non sentii mai parlaree il chirurgocheaveva voluto che alloggiassi da lui fino alla guarigionesi diedetanto da fare che prima di un mese fui completamente ristabilita.


Nonappena il mio stato mi permise di prendere ariala mia primapreoccupazione fu di trovare nel villaggio qualche giovane abbastanzaaccorta e intelligente per andare al castello di Bressac a informarsidi quanto era successo dopo la mia partenza.


Lacuriosità non era il solo motivo che mi spingeva a far questo;quella curiositàforse pericolosasarebbe stata sicuramenteinopportunama il poco denaro che avevo guadagnato presso lacontessa era rimasto nella mia cameraavevo appena sei luigi con mee al castello quasi trenta. Non immaginavo che il marchese fossetanto crudele da rifiutarmi quello di cui ero legittima proprietariaed ero convinta chepassato il primo furorenon mi avrebbe fattouna seconda ingiustizia; scrissi la lettera più commovente dicui fui capace... Ahimélo era fin troppoil mio tristecuore vi parlava forse ancora mio malgrado in favore di quel mostro;gli nascosi con cura il luogo in cui abitavolo supplicai direstituirmi i miei abiti e il poco denaro che si poteva trovare nellamia stanza. Una contadina di venti o venticinque annimolto vivace emolto intelligentemi promette di incaricarsi della missiva e diraccogliere di nascosto un numero sufficiente di informazionitalida soddisfarmi al suo ritorno sui diversi argomenti di cui l'avvertoche le avrei chiesto notizia; le raccomando espressamente di tacereil luogo da dove vienedi non parlare di me in alcun mododi direche la lettera le era stata consegnata da un uomo che l'aveva portatada più di quindici leghe di distanza. Giannettaera il nomedella mia messaggerapartì e ventiquattr'ore dopo mi riportòla risposta. E' essenzialesignorache voi sappiate che cosa erasuccesso a casa del marchese di Bressacprima ancora di mostrarvi ilbiglietto che ne avevo ricevuto.


Lacontessa di Bressaccaduta gravemente ammalata il giorno stessodella mia partenza dal castelloera morta repentinamente la nottestessa. Nessuno era venuto da Parigi al castello e il marchesesosteneva fra le lacrime più amare (il furbo!)che la madreera stata avvelenata da una cameriera che era poi fuggita il giornostesso e che si chiamava Sofia; si facevano delle ricerche su questacameriera e l'intenzione era di farla morire sul patibolose mail'avessero trovata. Per il restoin seguito a questa ereditàil marchese si trovava ora molto più ricco di quanto nonavesse credutoe i forzieri e le gemme della signora di Bressac(tutte cose queste delle quali si sapeva ben poco) avevano fruttatoal marchese più di seicentomila franchi in oggetti preziosi oin denaro liquidosenza contare naturalmente le rendite derivantidai beni immobili. Sebbene ostentasse il più vivo doloreilsignore di Bressac faceva molta faticasi dicevaa nascondere lasua gioiae i parenticonvocati per l'autopsia pretesa dalmarchesedopo aver compianto la sorte della sventurata contessa egiurato di vendicarla se quella che aveva commesso il delitto fossemai caduta nelle loro maniavevano lasciato il giovane in pieno epacifico possesso del frutto delle sue scelleratezze. Il signore diBressac aveva parlato lui stesso con Giannettale aveva fattodiverse domande alle quali la giovane aveva risposto con tantafermezza e tanta franchezza che si era deciso a scriverle unarispostasenza insistere più a lungo nel suo interrogatorio.


"Eccola"questa fatale lettera" disse Sofia togliendola fuori da unatasca"eccolasignora; essa è necessaria talvolta almio cuore e la conserverò fino al mio ultimo respiro;leggetela se riuscite a farlo senza inorridire." La signora diLorsangeavendo preso il biglietto dalle mani della nostra bellaavventurieravi lesse le seguenti parole:

"Unascelleratacapace di aver avvelenato mia madreha l'ardire discrivermi dopo questo esecrabile delitto. L'unica cosa che riesce afar bene è di tener nascosto il suo rifugio; essa puòstare certa chese la scoprononon le daranno sicuramente pace.


Checosa osa reclamare... come osa parlare di denaro e di abiti?

Ilvalore di quanto ha potuto lasciare equivale forse a quello dei furtiche ha commessoo durante il suo soggiorno nella casao quando haconsumato il suo ultimo delitto? Che eviti una seconda richiestasimile a questaperché la si avverte che la prossima volta illatore verrà trattenuto fino a quando il luogo che nasconde lacolpevole non sarà conosciuto dalla giustizia.""Continuatemia cara bambina" disse la signora di Lorsangerestituendo il biglietto a Sofia. "Ecco delle azioni che fannoorrore... Navigare nell'oro e rifiutare a una disgraziata che non havoluto partecipare a un delitto quanto ha legittimamente guadagnatoè un'infamia senza pari." "Ahimésignora"continuò Sofia riprendendo il seguito della sua storia"rimasi due giorni a piangere su questa sciagurata lettera; epiangevo molto di più per le azioni orribili che vi eranodescritte che per il rifiuto in essa contenuto. Eccomi dunquecolpevolegridaieccomi una seconda volta denunciata alla giustiziaper aver troppo rispettato le sue leggi... E sianon me ne pento;qualsiasi cosa possa capitarmiio non avrò da soffrire nédolori morali né rimorsi finché la mia anima resteràpura e finché il mio unico torto sarà quello diascoltare i sentimenti di giustizia e di virtù che non miabbandoneranno mai.


Miera tuttavia impossibile credere che le ricerche di cui il marchesemi minacciava fossero reali; erano così poco verosimilieracosì pericoloso per lui farmi comparire davanti a untribunaleche immaginai che nel proprio intimo egli dovesse esseremolto più spaventato della mia presenza vicino a luise maila scoprissedi quanto non dovevo io tremare delle sue minacce.Questi pensieri mi convinsero a restare nel luogo dove mi trovavoea sistemarmicise potevofino a quando le mie risorseun pochinoaccresciutemi permettessero di partire. Il signor Rodinera ilnome del chirurgo presso il quale abitavomi propose lui stesso dirimanere al suo servizio. Era un uomo di trentacinque annicon uncarattere durobruscobrutalema che godeva in tutto il paese diun'eccellente reputazione; tutto preso dalle sue occupazioninonavendo nessuna donna presso di séera ben contentoal suoritornodi trovarne una che prendesse cura della sua casa e dellasua persona; mi offriva duecento franchi all'anno e qualche briciolasui suoi profittie io accettai tutte le sue condizioni. Il signorRodin conosceva fin troppo bene il mio fisico per ignorare che nonavevo mai avuto un uomo; allo stesso tempo era al corrente del mioassoluto desiderio di conservarmi sempre pura e mi aveva promesso chenon mi avrebbe mai infastidito a questo riguardo; di conseguenza sigiunse senza indugio a un mutuo accordo... Ma non mi confidai mai almio nuovo padroneper cui egli ignorò sempre chi fossi.


Abitavoormai da due anni in quella casa eper quanto non cessassi di avervimolte penela tranquillità di spirito di cui godevo era quasiriuscita a farmi dimenticare i miei doloriquando il cieloil qualeaveva deciso che il mio cuore non potesse esprimere una sola virtùche non comportasse immediatamente sventure d'ogni generegiunseancora a strapparmi alla triste felicità nella quale mitrovavo momentaneamenteper farmi ripiombare in nuove sciagure.


Trovandomisola in casa un giornomentre andavo in su e in giù per lestanze dove i miei doveri mi chiamavanomi parve di sentir veniredei gemiti dal fondo di una cantinami avvicino...


distinguomegliosento le grida di una fanciullama una porta accuratamentesprangata la separava da me; mi era impossibile aprire la prigionedove si trovava. Mille idee mi passarono allora per la testa... Checosa faceva là quella creatura? Il signor Rodin non avevafiglinon conoscevo sorelle né nipoti alle quali potesseinteressarsi; l'estrema regolarità con la quale l'avevo vistoviverenon mi permetteva di credere che quella giovane fossedestinata ai suoi vizi. Per quale motivo la rinchiudeva dunque?Quanto mai curiosa di risolvere questi enigmioso interrogare labambinale chiedo che cosa faccia là e chi sia.


-Ahimé signorina- mi risponde piangendo la sventurata - sonola figlia di un carbonaio della forestaho solo dodici anni; questosignore che abita qui mi ha rapita ieri con uno dei suoi amiciin unmomento in cui mio padre mi aveva lasciata sola; essi mi hannolegatomi hanno gettato in un sacco pieno di cruscain fondo alquale non potevo gridareedopo avermi messa in groppa a uncavallomi hanno portata in questa casa ieri notte; mi hannorinchiusa immediatamente in questa cantina; non so che cosa voglianofare di mema all'arrivo mi hanno fatto mettere nudami hannochiesto quanti anni hoe infine quello che aveva l'aria di essere ilpadrone di casaha detto all'altro chedata la mia agitazioneeraopportuno rimandare di tre giorni l'operazionecheuna voltatranquillizzatail loro esperimento sarebbe riuscito meglioe cheper il resto rispondevo ottimamente a tutti i requisiti necessari al"soggetto".


Lafanciulla dopo queste parole tacque e ricominciò a piangerecon maggior forza; io la invitai a calmarsi e le promisi il mioaiuto.


Miera molto difficile capire che cosa il signor Rodin e il suo amicochirurgo come luivolessero fare di questa sventurata; tuttavia laparola "soggetto"che già in altre occasioni eratornata spesso nei loro discorsimi fece immediatamente sospettareche si proponessero di procedere alla vivisezione della disgraziatagiovinetta; tuttaviaprima di far mia questa terribile ipotesidecisi di informarmi meglio. Rodin ritorna con l'amicopranzanoinsiememi allontananofaccio finta di obbediremi nascondo e laloro conversazione mi convince fin troppo dell'orribile progetto cheessi avevano osato concepire.


-Mai- dice uno dei due - questa parte dell'anatomia saràperfettamente conosciutaa meno che non venga esaminata con la piùgrande accuratezza su un soggetto di dodici o tredici anni sezionatonel momento in cui i suoi nervi sono toccati dal dolore; èodioso che futili considerazioni intralcino in tal modo il progressodelle scienze... Ebbene si tratta di sacrificare un soggetto persalvarne dei milioni; si deve forse esitare a questo prezzo? Forseche l'assassinio legale di un individuo è di genere diverso daquello che intendiamo commettere con la nostra operazionee il fineche queste leggi tanto sagge si propongononon è forse quellodi salvare mille persone attraverso il sacrificio di una sola? Cheniente ci fermi dunque.


-Ohper meio sono deciso- riprese l'altro - e l'avrei giàfatto da tempose avessi osato farlo da solo.


Nonintendo raccontarvi il resto della conversazione: poiché sisvolgeva solo su argomenti tecnicila ricordo pocoe da quelmomento non mi occupai d'altro se non di salvare a ogni costo quellasventurata vittima di una scienza senza dubbio preziosa sotto ogniaspettoma i cui progressi mi sembravano pagati troppo cari alprezzo del sacrificio di un'innocente. I due amici si separarono eRodin si coricò senza dirmi nulla. L'indomanigiornodestinato alla crudele operazioneuscì secondo le sueabitudinidicendomi che sarebbe rincasato per pranzo con il suoamico come il giorno precedente; non appena fu fuorimi occupaisoltanto del mio progetto... Il cielo lo assecondòma comepotrei dire se abbia soccorso l'innocenza sacrificataoppure abbiadeciso di punire l'atto di pietà della infelice Sofia?... Viesporrò i fattivoi vedrete bene di rispondereall'interrogativosignora; sono talmente schiacciata dalla mano diquesta imperscrutabile provvidenza da non riuscire neppure piùa capire che cosa essa voglia fare di me; ho cercato di assecondarela sua volontàne sono stata barbaramente punitaètutto quello che posso dire.


Scendonella cantinainterrogo di nuovo la fanciulla... sempre gli stessidiscorsisempre le stesse paure; le chiedo se sa dove mettono lachiavequando escono dalla sua prigione...


-Lo ignoro- mi risponde - ma credo che la portino via... - Io cercocomunquee tutto d'un tratto avverto qualcosa sotto i miei piedimichinoè la chiaveapro la porta... La povera piccolasventurata si getta alle mie ginocchiabagna le mie mani di lacrimedi riconoscenzaesenza pensare a quello che rischiosenzariflettere sulla sorte che devo attendermimi occupo di far scapparela bambinariesco a farla uscire dal villaggio senza incontrarenessunola rimetto sulla strada del bosco e l'abbraccio gioendo comelei della sua felicità e di quella che sta per dare a suopadre quando comparirà davanti ai suoi occhie ritorno subitoa casa. All'ora stabilita i due chirurghi rientranofiduciosi diportare a termine con successo i loro odiosi progetti; pranzano conaltrettanta allegria e rapidità e scendono in cantina nonappena finito. Avevo preso come sola precauzione per nasconderequanto avevo fattoquella di rompere la serratura e di rimettere lachiave dove l'avevo trovataper far credere che la giovinetta si erasalvata da solama quelli che volevo ingannare non erano persone dafarsi mettere nel sacco così facilmente... Rodin risalefuriososi getta su di me etempestandomi di bottemi domanda checosa ho fatto della bambina che aveva rinchiuso; io comincio anegare... e la mia disgraziata franchezza finisce col farmi ammetteretutto. Niente può eguagliare allora le dure e violenteespressioni usate dai due scellerati; l'uno propose di mettermi alposto della bambina che avevo salvatol'altro progettò deisupplizi ancora più spaventosie questi discorsi e questeintenzioni si mescolavano alle botte checon lo sballottarmidall'uno all'altromi stordirono ben presto al punto da farmi caderea terra priva di conoscenza. La loro rabbia allora si placò.Rodin mi fa rinvenire enon appena ripresi i sensiessi mi ordinanodi mettermi nuda.


Obbediscotremando; appena mi trovo nello stato in cui [mi] desideranouno deidue mi tiene fermal'altro opera; mi tagliano un dito per piedemimedicano i taglimi strappano ognuno un dente in fondo alla bocca.


-Non è tutto- dice Rodinmettendo un ferro sul fuoco - l'horaccolta SFERZATAvoglio rispedirla MARCHIATA.


Edicendo questol'infamementre il suo amico mi tiene ben fermamiapplica dietro alla spalla il ferro rovente con cui si marchiano iladri...


-Che osi mettersi in mostra oraquesta baldraccache osi pure!

-disse Rodin furioso - e mostrando questa lettera ignominiosalegittimerò sufficientemente le ragioni che me l'hanno fattascacciare con tanta segretezza e rapidità.


Dettoquestoi due amici mi afferrano; era notte; mi conducono ai marginidella foresta e mi abbandonano crudelmente dopo avermi elencato tuttii pericoli di una denuncia contro di lorose avessi mai volutopresentarla nello stato di avvilimento in cui mi trovavo.


Un'altrapersona non si sarebbe preoccupata molto di questa minaccia; dalmomento che si poteva provare che il trattamento che avevo appenasubìto non era l'opera di alcun tribunaleche cosa avevo datemere? Ma la mia debolezzail mio solito candoreil terrore delledisgrazie che avevo sofferto a Parigi e al castello di Bressactuttomi stordìtutto mi spaventò e pensai soltanto adallontanarmi da quel fatale luogo non appena i dolori che provavo sifossero un po' calmati; poiché avevano accuratamente medicatole incisioni che mi avevano fattoi dolori cessarono fin dal mattinoseguenteper cuidopo aver trascorso sotto un albero una dellenotti più dolorose della mia vitami misi in cammino nonappena si fece giorno. Le piaghe dei miei piedi mi impedivano dicamminare alla sveltamadecisa ad allontanarmi al piùpresto dalle vicinanze di un bosco tanto funesto per mepercorsiquattro leghe quel primo giornoe altrettante l'indomani e il giornodopo; tuttavianon riuscendo a orientarmi e non osando chiederenullanon feci altro che girare attorno a Parigicosì laquarta sera del mio viaggio non mi trovavo che a Lieusaint; sapendoche questa strada poteva condurmi verso le province meridionali dellaFranciadecisi di seguirla e di raggiungere come potevo quei lontanipaesinella convinzione che la pace e il riposonegatimi in modocosì crudele nella mia patriami avrebbero forse atteso làin capo al mondo.


Fataleerrore! quanti affanni mi restavano ancora da provare! Il miosalariomolto più basso da Rodin che non dal marchese diBressacnon mi aveva permesso di mettere da parte nulla; avevofortunatamente tutto su di mevale a dire quasi dieci luigisommacui ammontava sia quanto avevo salvato da casa Bressacsia ciòche avevo guadagnato presso il chirurgo. Al culmine delle miedisgraziemi trovavo ancora fortunata dal momento che questi soldinon mi erano stati sottratti; pensai quindi che essi mi avrebberopermesso di sopravvivere almeno fino al momento in cui non avessipotuto trovare un altro posto di lavoro. Poiché le crudeltàdi cui ero stata fatta oggetto non erano visibilimi illusi dipoterle tenere sempre nascostee che il loro sfregio non mi avrebbeimpedito di guadagnarmi da vivere; avevo ventidue anniuna saluterobusta per quanto esile e minutaun aspetto di cui per miadisgrazia si facevano fin troppi elogialcune virtù cheperquanto mi avessero sempre nuociutomi consolavano tuttavia nel miointimo e mi facevano sperare che la provvidenza avrebbe accordatoloro alla finese non qualche ricompensaalmeno qualche pausa aimali che esse mi avevano attirato. Piena di speranza e di coraggiocontinuai la mia strada fino a Sens; làpoiché i mieipiedinon ancora completamente guaritimi facevano soffrireatrocementedecisi di riposarmi qualche giornoma non osandoconfidare a nessuno il motivo delle mie sofferenze e ricordandomidelle droghe che avevo visto usare da Rodin per ferite dello stessogenerene comprai alcune e mi curai da sola.


Unasettimana di riposo mi ristabilì completamente; forse avreipotuto trovare una sistemazione a Sensmaconvinta della necessitàdi allontanarminon volli nemmeno provare a chiederecontinuai lastrada con l'intenzione di cercare fortuna nel Delfinato; avevo tantosentito parlare nella mia infanzia di questo paesemi immaginai ditrovarci la felicità; vedrete come ci riuscii.


Innessuna circostanza della mia vita i sentimenti religiosi mi avevanoabbandonato; disprezzando i vani sofismi degli spiriti forticonvinta com'ero che essi fossero tutti un prodotto del libertinaggiomolto più che di una ferma persuasioneopponevo a essi la miacoscienza e il mio cuoree trovavo con l'aiuto dell'una e dell'altrole forze necessarie per controbatterli.


Costrettatalvolta dalle mie disgrazie a trascurare i miei doveri di pietàriparavo questi torti non appena ne trovavo l'occasione.


Eroda poco partita da Auxerreil 7 giugnonon dimenticherò maila datae avevo percorso circa due leghequando decisiper il grancaldo che cominciava a opprimermidi salire su una piccola alturadominata da un boschettoun po' lontana dalla strada verso sinistraper rinfrescarmi e riposare un paio d'ore evitando le spese di unalbergo e nello stesso tempo i rischi di una sosta sui bordi dellastrada maestra. Salgo e mi sistemo ai piedi di una querciadovedopo un pasto frugale costituito di un tozzo di pane e d'acquamiabbandono alle dolcezze del sonno; ne godetti per più di dueore nella pace più tranquilla. Svegliandomimi dilettai acontemplare il paesaggio che mi si offrivasempre dalla partesinistra della strada; nel mezzo della foresta che si stendeva aperdita d'occhio mi parve di vederea più di tre leghe da meun piccolo campanile levarsi modestamente verso il cielo:

-Dolce solitudine- mi dissi - quanto mi piacerebbe vivere qui!

Quellodeve essere il rifugio scelto da religiose o da santi anacoreti tuttipresi dai propri doveriinteramente consacrati alla religionelontani da questa perniciosa società dove il criminenellasua continua lotta contro l'innocenzariesce sempre ad averne lameglio; sono sicura che in quel luogo devono trovarsi riunite tuttele virtù.


Erooccupata in queste riflessioniquando una giovane della mia etàche guardava alcuni montoni su quella collinasi offrì d'untratto alla mia vista; l'interrogai su quell'abitazionemi disse chequello che vedevo era un convento di recollettioccupato da quattrosolitaridei quali nulla eguagliava la religionela continenza e lasobrietà.


-Ci si va- mi disse la giovane - una volta all'anno inpellegrinaggio per una vergine miracolosa da cui le persone pieottengono tutto ciò che vogliono.


Spintadal desiderio di andare subito a implorare qualche aiuto ai piedidella santa madre di Diochiesi alla giovane se volesse venire conme; mi rispose che le era impossibileche sua madre l'aspettavasubito a casama che la strada era facileme la indicò e midisse che il padre guardianoil più rispettabile e il piùsanto degli uomininon solo mi avrebbe accolto benevolmentema miavrebbe pure offerto aiutose mai fossi stata nella condizione diaverne bisogno.


-Lo chiamano reverendo padre Raffaele- continuò la giovane -è italianoma ha trascorso la sua vita in Franciasi trovabene in questa solitudine e ha rifiutato dal papadi cui èparentenon pochi lucrosi benefici; è un uomo che proviene dauna grande famigliadolceservizievolepieno di zelo e di pietàsui cinquant'anni e che tutti in paese considerano un santo.


Poichéil racconto di questa pastorella mi aveva convinta ancora di piùmi fu impossibile resistere al desiderio di andare in pellegrinaggioal convento e di riparare con il maggior numero di azioni pie chepotevotutte le negligenze di cui mi ero resa colpevole. Per quantofossi io stessa ad avere bisogno di caritàmi decisi di farlaalla giovaneed eccomi sulla strada di Sainte- Marie-des-Boistaleera il nome del convento verso il quale mi dirigevo. Quando miritrovai nella pianapersi di vista il campanile e mia unica guidada quel momento in poi fu la foresta; non avevo chiesto alla miainformatrice quante leghe c'erano dal posto in cui l'avevo trovatafino al convento e mi accorsi presto che esso era molto piùlontano di quanto non avessi pensato.


Tuttavianiente mi scoraggiaarrivo ai margini della forestaevedendo chemi resta ancora abbastanza lucedecido di addentrarmiciquasisicura di arrivare al convento prima di notte... Nel frattemponessun segno di vita si offriva ai miei occhinon una casae comestrada un sentiero poco battuto che seguivo a caso; avevo percorsoalmeno cinque leghe dalla collina dalla quale avevo creduto che almassimo tre dovessero condurmi a destinazionee nulla si offrivaancora ai miei occhiquandoessendo ormai il sole prossimo adabbandonarmisentii infine il rintocco di una campana a meno di unalega da me. Mi dirigo verso il suonomi affrettoil sentiero siallarga un po'... e dopo un'ora di cammino dal momento in cui avevosentito la campanascorgo infine delle siepi e subito dopo ilconvento. Niente di più agreste di questo eremo; nessunaabitazione lo circondavala più vicina era a più disei leghe di distanzae da ogni parte c'erano almeno tre leghe diforesta; l'edificio era situato in un avvallamentoavevo dovutoscendere parecchio per arrivarcie questa era stata la ragione percui avevo perso di vista il campanilequando mi ero trovata nellapiana. Vicino al muro che racchiudeva il convento si trovava lacapanna del frate giardiniereed era là che ci si rivolgevaprima di entrare.


Chiedoal santo eremita se è permesso parlare al padre guardiano...Egli mi chiede che cosa voglio da lui... gli faccio capire che undovere religioso... che un voto mi attira in questo pio rifugio e chemi sarei ristorata di ogni pena sofferta per arrivarcise avessipotuto gettarmi un istante ai piedi della vergine e del santodirettore nella cui casa era albergata quest'immagine miracolosa. Ilfratedopo avermi offerto da sedereentra subito nel convento epoiché faceva già nottee i padri eranodicevaatavolaimpiegò un po' di tempo prima di ritornare. Ricomparveinfine con un religioso:

-Ecco padre Clementesignorina- mi disse il frate - èl'economo della casavuol sapere se quello che desiderate ètanto importante da dover interrompere il padre guardiano.


PadreClemente era un uomo sui quarantacinque annidi una grossezzaenormealto come un gigantelo sguardo feroce e foscoil tono divoce duro e raucoe il suo arrivopiù che consolarmimimise una grande paura addosso... Fui assalita allora da un tremoreinvolontario esenza che fosse possibile impedirloil ricordo ditutte le disgrazie trascorse venne a offrirsi alla mia memoria.


-Che cosa volete? - mi disse il monaco molto duramente. - E' questal'ora di venire in una chiesa? Avete l'aria di un'avventuriera.


-Santo uomo- dissi inginocchiandomi - ho pensato che ci fosse sempretempo per presentarsi alla casa di Dio; sono venuta da molto lontanoper entrarci piena di fervore e di devozionechiedo di confessarmise è possibileequando vi avrò aperto la miacoscienzavedrete voi stessi se sono degna o no di prosternarmi aipiedi dell'immagine miracolosa che custodite nella vostra santa casa.


-Ma questa non è proprio l'ora di confessarsi- disse ilmonaco raddolcendosi. - Dove passerete la notte? Noi non abbiamoposto per alloggiarvi; sarebbe stato meglio venire di mattina.


Aqueste parole esposi tutti i motivi che me lo avevano impeditoepadre Clementesenza più rispondermiandò a riferiretutto al guardiano. Qualche minuto dopo sentii che aprivano lachiesae il padre guardianovenendomi incontro lui stesso verso lacapanna del giardinieremi invitò a entrare con lui neltempio. Padre Raffaeledi cui è bene darvi immediatamenteun'ideaera un uomo dell'età che mi era stata dettama alquale non si sarebbero dati quarant'anni; era esilemolto altoconuna fisionomia spirituale e dolceparlava molto bene il franceseanche se con pronuncia un po' italianaaffettato e premurosoesteriormente tanto quanto era truce e feroce nel suo intimocomeper altro avrò fin troppe occasioni per convincervene trapoco.


-Bambina mia- mi disse gentilmente il religioso - per quanto l'orasia assolutamente inopportuna e noi non abbiamo affatto l'abitudinedi ricevere tanto tardiascolterò tuttavia la vostraconfessionee penseremo poi ai mezzi per farvi trascorreredecentemente la notte fino all'ora in cui potrete domani prosternarviai piedi della nostra santa immagine.


Dettoquestoil monaco fece accendere alcune lampade intorno alconfessionalemi disse di sistemarmie dopo aver fatto ritirare ilfrate e chiudere tutte le portemi esortò a confidarmi conlui in tutta sicurezza. Perfettamente tranquillizzata da un uomo cosìdolcealmeno in apparenzadei timori che mi aveva causato padreClementedopo essermi inginocchiata ai piedi del mio direttoremiaprii interamente a lui ecol mio solito candore e la mia fiduciaabitualenon gli lasciai ignorare nulla di ciò che miriguardava. Gli confessai le mie colpe e gli confidai le miedisgrazieniente venne tralasciatonemmeno il vergognoso marchiocon cui mi aveva bollato l'esecrabile Rodin.


PadreRaffaele mi ascoltò con la più grande attenzionemifece ripetere ancora non pochi dettagli della mia storia con l'ariadella compassione e dell'interesse... e le sue domande principaliebbero tutte come oggettoa più ripresei seguenti punti:

1)Se fosse proprio vero che ero orfana e nata a Parigi.


2)Se fosse proprio sicuro che non avevo più parenti néamiciné protezionené alcuno a cui scrivere.


3)Se fosse stato solo alla pastorella che avevo esternato il desideriodi recarmi al conventoe se non le avessi dato appuntamento alritorno.


4)Se fosse sicuro che ero vergine e che avevo solo ventidue anni.


5)Se fossi certa di non essere stata seguita da nessunoe che nessunomi aveva vista entrare nel convento.


Avendopienamente soddisfatto a tutte queste domande e avendovi risposto conl'aria più candida:

-Ebbene- mi disse il monaco alzandosi e prendendomi per mano -venitebambina mia; è troppo tardi per farvi salutare lavergine staseravi procurerò la dolce soddisfazione di farela comunione domani ai piedi della sua immaginema cominciamo apensare alla cena e a un letto per voi questa notte.


Dicendoquestomi condusse verso la sagrestia.


-E come- gli domandai allora con una sorta di inquietudine che nonriuscivo più a dominare - e comepadre mionell'internodella vostra casa?

-E dove dunquegraziosa pellegrina? - mi rispose il monacoaprendouna delle porte del chiostro che dava sulla sagrestia e che miintroduceva nella casa vera e propria... Cometemete di passare lanotte con quattro religiosi? Ohvedreteangelo mioche non siamocosì bigotti come sembra e che sappiamo anche divertirci conuna bella ragazza.


Questeparole mi fecero trasalire. Oh giusto cielodissi a me stessasareidunque ancora vittima dei miei buoni sentimentie il desiderio diavvicinarmi a quanto la religione ha di più sacrosta forseper essere ancora una volta punito come un crimine?

Intantonoi avanzavamo sempre nell'oscurità; al termine di uno deilati del chiostrosi presenta infine una scalail monaco mi fapassare davanti a luie poiché si accorge di un po' diresistenza:

-Due volte baldracca- dice incollerito e cambiando immediatamente ilmellifluo del tono con l'aria più insolente - credi forse chesia il momento di tornare indietro? Ahcorpo di Baccovedrai benpresto se non sarebbe stato meglio per te capitare in un covo dibriganti piuttosto che in mezzo a quattro recolletti.


Tuttii motivi di terrore si moltiplicano così rapidamente ai mieiocchi che non ho il tempo di allarmarmi a queste parole; ne sonostata appena colpita che nuovi motivi di timore assalgono i mieisensi; la porta si apree vedo attorno a un tavolo tre monaci e tregiovani donnetutti e sei nello stato più indecente delmondo; due delle giovani erano completamente nudesi stavaspogliando la terza e i monaci erano pressoché nel medesimostato...


-Amici miei- disse Raffaele entrando - ce ne mancava unaeccola;permettete che vi presenti un vero fenomeno: ecco una Lucrezia cheporta sulle spalle il marchio delle donne di malaffare e là-continuò facendo un gesto tanto significativo quantoindecente... - làamici mieila prova certa di una verginitàriconosciuta.


Scoppidi risa salirono da tutti gli angoli della sala per questa singolarepresentazionee Clementequello che avevo visto per primogridòsubitogià mezzo ubriacoche bisognava immediatamenteverificare i fatti. La necessità in cui mi trovo didescrivervi le persone con cui stavomi costringe a interrompere quiil mio racconto; vi lascerò il meno possibile in sospeso sullamia situazione.


Conoscetesufficientemente Raffaele e Clementeperché possa passareagli altri due. Antoninoil terzo padre del conventoera unpiccoletto di quarant'anniseccosnellocon un temperamento difuocouna figura da satirovilloso come un orsodi unadissolutezza sfrenatadi una litigiosità e di una malvagitàsenza pari. Padre Gerolamodecano della casaera un vecchiolibertino di sessant'anniuomo duro e brutale come Clementeancorapiù ubriacone di luicheindifferente ai piaceri ordinariera costrettoper ritrovare qualche sprazzo di voluttàaricorrere a stranezze tanto depravate quanto disgustose.


"Fioretta"la più giovane delle donneera originaria di Digioneavevacirca quattordici annifiglia di un ricco borghese di quella cittàed era stata rapita dagli accoliti di Raffaele chericco e moltostimato nel suo ordinenon trascurava nulla di quanto potesseservire alle sue passioni; essa era brunaaveva occhi bellissimi elineamenti molto provocanti. "Cornelia" aveva circa sedicianniera biondaun'aria molto interessantebei capelliuna pellesplendida e la più bella figura che si potesse immaginare; eradi Auxerrefiglia di un mercante di vinoRaffaele stesso l'avevasedotta dopo averla segretamente attirata nella sua rete. "Onfale"era una donna di trent'annimolto altadi aspetto estremamentedolce e piacevolecon un corpo tutte curvecapelli superbiuncollo bellissimo e gli occhi più teneri che fosse possibilevedere; era figlia di un agiato viticoltore di Joignye stava persposare un uomo che doveva fare la sua fortunaquando Gerolamo larapì alla famiglia con le seduzioni più straordinarieall'età di sedici anni. Questa era la società nellaquale sarei vissutaquesta era la cloaca di impurità e disozzuradove mi ero illusa di trovare le virtù comenell'asilo rispettabile a esse conveniente.


Misi fece dunque capireappena fui all'interno di quello spaventosocerchio di personeche il meglio che potessi fare era di imitare laremissività delle mie compagne.


-Voi immaginate facilmente - mi disse Raffaele - che non servirebbe anulla tentare di resistere nel rifugio inaccessibile dove la vostracattiva stella vi ha condotto. Avetecome ditesopportato moltesventure e questo è senza dubbio vero almeno in base a quantoavete raccontato; guardate però che la più grande ditutte per una giovane virtuosamancava ancora all'elenco dellevostre disgrazie.


E'forse naturale essere vergine alla vostra etàe non si trattaforse di una specie di miracolo che comunque non avrebbe potutodurare a lungo? Ecco delle compagne chealla pari di voihannofatto delle storie quando si sono viste costrette a servircie checome farete anche voi da bravahanno finito per sottomettersiquando si sono accorte che ciò non poteva portarle se non adei maltrattamenti. Nella situazione in cui vi trovateSofiacomepotreste sperare di difendervi? Guardate un momento allo stato diabbandono in cui vivete nel mondo; per vostra ammissione non virestano più né parenti né amici; pensate unmomento alla vostra situazione in un luogo solitariolontano da ognisoccorsoignorato da tutto il mondotra le mani di quattrolibertini che senza dubbio non hanno voglia di risparmiarvi... da chidunque avrete aiutosarà forse quel Dio che venivate aimplorare con tanto zelo e che approfitta di questo fervore per farviprecipitare con più sicurezza nel trabocchetto? Vedete dunqueche non c'è alcuna potenza umana o divina che possa riuscire asottrarvi dalle nostre maniche non esiste né nella classedegli eventi possibiliné in quella dei miracolinessunsoccorso che possa riuscire a farvi conservare più a lungo lavirtù di cui andate così fierache possa infineimpedirvi di diventare in tutti i sensi e in tutti i modiimmaginabili la preda degli eccessi impuri ai quali stiamo perabbandonarci tutti e quattro con voi. Spogliatevi dunqueSofiaeche la rassegnazione più completa possa farvi meritare daparte nostra delle gentilezzechese non vi sottomettetesarannoimmediatamente sostituite dai trattamenti più duri e piùignominiositrattamenti che non faranno che irritarci ancora di piùsenza mettervi con questo al riparo dalla nostra intemperanza e dallenostre brutalità.


Capivofin troppo bene che quel terribile discorso non mi lasciava via discampoma non sarei stata forse colpevolese non avessi impiegatole risorse suggeritemi dal mio cuore e che la natura ancora milasciava? Mi getto ai piedi di Raffaeleimpiego tutte le forze delmio cuore per supplicarlo di non abusare del mio statole lacrimepiù amare vengono a inondare le sue ginocchiae tutto quelloche la mia anima può dettarmi di più pateticoosotentarlo piangendoma non sapevo che le lacrime sono un'attrattivain più agli occhi del crimine e del vizioignoravo che tuttociò che tentavo per commuovere quei mostrinon serviva adaltro se non a eccitarli maggiormente... Raffaele si alza infuriato:

-Prendete questa sgualdrinaAntonino- disse aggrottando lesopracciglia - emettendola immediatamente nuda davanti ai nostriocchiinsegnatele che non siamo uomini su cui la compassione possaaccampare diritti.


Antoninomi afferrò con un braccio secco e nervoso emescolando aisuoi propositi e alle sue azioni bestemmie spaventosein due minutifece saltare i miei vestiti e mi mise nuda davanti all'assemblea.


-Ecco una bella creatura- disse Gerolamo - che il convento mi cadaaddosso se da trent'anni ne ho visto una più bella.


-Un momento- disse il guardiano - mettiamo un po' d'ordine allenostre azioni: conosceteamici mieile formule di accettazione; chele subisca tutte senza alcuna eccezione e che contemporaneamente lealtre tre donne stiano intorno a noi per prevenire i nostri bisogni oper eccitarli.


Subitosi forma un cerchiomi si colloca in mezzoe là per piùdi due ore sono esaminataconsideratapalpata da quei quattrolibertiniricevendone di volta in volta complimenti o critiche.


Mipermetteretesignora" disse la nostra bella prigioniera aquesto punto arrossendo violentemente"di celarvi una parte deidettagli osceni che potei notare nel corso di questa prima cerimonia;se la vostra immaginazione riesce a rappresentarsi tutto quello cheil vizio può suggerire in casi del genere a dei dissolutiseriesce a vederli quei frati passare dalle mie compagne a me eviceversaparagonareavvicinareconfrontarediscuterenon avràancora verosimilmente che una pallida idea di ciò che avvennein questa prima parte dell'orgiae che fu ben poco in confronto agliorrori di cui dovevo ancora essere vittima.


-Suvvia- disse Raffaele i cui desideri prodigiosamente eccitatisembravano sul punto di non poter essere più trattenuti - ètempo di immolare la vittima; che ognuno di noi si prepari a farlesubire i suoi piaceri preferiti.


Equel malvagio dopo avermi sistemato su un sofànell'atteggiamento propizio ai suoi esecrabili piacerie facendomitener stretta da Antonino e Clemente... Raffaeleitalianomonaco edepravatosi soddisfece oltraggiosamentesenza farmi perdere laverginità. Oh colmo di sregolatezza! si sarebbe detto checiascuno di quegli uomini depravati si facesse una gloria didimenticare la natura nella scelta dei suoi indegni piaceri...Clemente si fa avantieccitato dalle infamie del suo superiore eancora di più da tutto ciò a cui si era abbandonatoosservandolo. Mi dichiara che non sarà più pericolosoper me del suo guardiano e che il luogo in cui sta per offrire il suoomaggio non metteràcome primain pericolo la mia virtù.Mi fa mettere in ginocchio eincollandosi a me in questa posizionele sue perfide passioni si esercitano in un luogo che mi impedisce dilamentarmi della sua irregolarità durante il sacrificio. SegueGerolamoil suo tempio era quello di Raffaelema non arrivava alsantuario; contento di osservare il sagratoemozionato da attiprimitivi la cui oscenità non si può descriverenongiungeva poi al completamento dei suoi desideri se non con quei mezzibarbari dei quali mi avete visto prossima a diventare vittima pressoDubourg e divenirlo realmente nelle mani di Bressac.


-Ecco dei felici preliminari - disse Antonino impadronendosi di me. -Venitepollastrellaveniteche io vi vendico dell'irregolaritàdei miei confratellie colgo infine le primizie lusinghiere che laloro intemperanza lascia a mia disposizione...


Maquali dettagli... gran Dio... mi è impossibile descriverli; sisarebbe detto che questo scelleratoil più libertino deiquattro per quanto sembrasse il meno lontano dalle vie della naturaconsentisse ad avvicinarsi a essaa porre una minore sregolatezzanel suo cultosolo per compensarsi di questa apparenza di minordepravazione con quanto poteva oltraggiarmi di più... Ahimése talvolta la mia immaginazione si era soffermata su questi piaceriio li credevo casti come il Dio che li ispiravadati dalla naturaper servire di consolazione agli uomininati dall'amore e dallatenerezza; ero molto lontana dal credere che l'uomoalla pari dellebestie ferocinon potesse gioire se non facendo inorridire le suecompagne; io provai tutto questoe a un tale grado di violenza che idolori della lacerazione naturale della mia verginità furono iminori che dovetti sopportare nel corso di questa aggressionema fual momento dell'orgasmoquando Antonino ebbe finito con delle gridacosì furiosecon degli assalti così brutali controogni parte del mio corpocon morsi infine così simili allesanguinose carezze delle tigriche per un istante mi credetti lapreda di qualche bestia feroce che non si sarebbe placata se nondivorandomi. Terminati questi orroriricaddi sull'altare dove erostata immolataquasi priva di conoscenza ed esanime.


Raffaeleordinò alle donne di prendersi cura di me e di farmi mangiarema un accesso di dolore furioso assalì la mia anima in quelmomento crudele; non potei resistere all'orribile idea di aver persoquel tesoro di verginitàper il quale avrei cento voltesacrificato la vitadi vedermi rovinata da gente da cui avrei dovutoattendermi invece il massimo aiuto e le più grandiconsolazioni morali. Le mie lacrime colarono copiosele mie gridarisuonarono nella salami rotolai per terrami strappai i capellisupplicai i miei carnefici di darmi la morteebenché gliscelleratitroppo induriti per tali scenesi occupassero piuttostodi gustare nuovi piaceri con le mie compagne che di calmare il miodolore o di consolarlodisturbati nondimeno dalle mie gridasidecisero a mandarmi a riposare in un luogo dove non potessero piùsentirle... Onfale stava per accompagnarmiquando il perfidoRaffaeleosservandomi ancora con sguardo lubrico malgrado lo statocrudele in cui mi trovavodisse che non voleva che me ne andassisenza che diventassi ancora una volta sua vittima... Non appena ebbeconcepito tale progetto lo eseguì... ma poiché i suoidesideri avevano bisogno di un più alto grado di eccitazioneriuscì a trovare le forze necessarie alla realizzazione delsuo nuovo crimine solo dopo aver messo in atto i crudeli sistemi diGerolamo... Che eccesso di degradazionegran Dio! Era possibile chequei viziosi fossero così feroci da scegliere il momento diuna crisi di dolore morale così lancinante come quello cheprovavoper farmene subire uno fisico altrettanto barbaro?

-Ohperbacco- disse Antonino riprendendomi di nuovo - non c'ènulla di meglio che seguire l'esempio di un superioreniente èpiù provocante delle recidive: il doloresi dicedispone aipiacerisono convinto che questa bella giovane mi renderà trapoco il più felice degli uomini.


Emalgrado la mia ripugnanzamalgrado le mie grida e le mie supplichedivento ancora per la seconda volta lo sventurato zimbello degliinsolenti desideri del miserabile... Finalmente mi lasciano uscire.


-Se non avessi preso un anticipoquando questa bella principessa èarrivata- disse Clemente - essa non uscirebbeperbaccosenzaservire una seconda volta alle mie passionima non perderàniente ad aspettare.


-Le prometto la stessa cosa- disse Gerolamofacendomi sentire ilvigore del suo braccio nel momento in cui passavo accanto a lui - maper stasera andiamo tutti a dormire.


EssendoRaffaele dello stesso avvisole orge furono interrotte; eglitrattenne presso di sé Fioretta con cui senza dubbio passòla nottee ciascuno si ritirò per conto proprio. Ero stataaffidata a Onfale; questa sultanapiù anziana delle altreaveva avuto l'incaricoa quanto paredi prendersi cura dellecompagne; mi condusse nel nostro appartamento comuneuna specie ditorre quadrata nei cui angoli era posto un letto per ognuna di noiquattro. Uno dei monaci seguiva di consueto le giovani quando siritiravano e chiudeva la porta con due o tre mandate; fu Clemente chesi incaricò di questo compito; una volta làdiventavaimpossibile uscirnenon c'era altro sfogo in quella camera se non ungabinetto per le nostre necessità e la nostra puliziala cuifinestra era munita di una inferriata altrettanto stretta di quelladella stanza da letto. Per il resto nessun genere di mobiliounasedia e una tavola vicino al letto con una brutta tenda di cotonequalche baule di legno nel gabinettoalcune seggiolettebidée un tavolo comune per la toilette; non fu che l'indomani che mi resiconto di tutto questo; troppo prostrata per riuscire a vederequalcosa in quel primo momentomi occupai solo del mio dolore. Ohgiusto cielodicevo tra meè dunque scritto che nessun attodi virtù uscirà dal mio cuore senza essereimmediatamente seguito da una sofferenza! Ehche male facevo dunquegran Dioa desiderare di compiere in questa casa i miei doverireligiosioffendevo il cielo nel volermici affidareera questo ilprezzo che mi dovevo attendere? O misteriosi decreti dellaprovvidenzaapritevi dunque un istante ai miei occhise non voleteche mi ribelli alle vostre leggi! Lacrime amare seguirono questeriflessioni e ne ero ancora tutta bagnataquando verso l'alba Onfalesi avvicinò al mio letto.


-Cara compagna- mi disse - vengo a esortarti a prendere coraggio; hopianto come te nei primi giorni e ora ci ho fatto l'abitudinetufarai come me; i primi momenti sono terribilinon è soltantol'obbligo di soddisfare continuamente i desideri sfrenati di questiviziosi che fa il supplizio della nostra vitaè la perditadella libertàè la maniera brutale con cui siamotrattate in questa casa infame... - Gli sventurati si consolano nelvederne altri soffrire accanto a loro; per quanto cocenti fossero lemie sofferenzeio riuscii a calmarle un istante per pregare la miacompagna di mettermi al corrente dei mali che dovevo aspettarmi. -Ascolta- mi disse Onfale sedendosi vicino al mio letto - sto perparlarti in confidenzama ricordati di non abusarne... Il piùcrudele dei nostri malimia cara amicaè l'incertezza sulnostro destino; è impossibile dire che cosa accada quando silascia questo luogo. Abbiamo delle proveper quel tanto che ci èpermesso di procurarcene nella nostra solitudineche le giovaniscartate dai monaci non ricompaiano più nel mondo; essi stessice ne avvertononon ci nascondono che questa dimora è lanostra tomba; non passa anno dunque in cui non ne escano due o tre.Che cosa gli succede? Se ne disfano? A volte ci dicono di sìaltre volte ci assicurano di noma nessuna di quelle che sonousciteper quante promesse ci abbiano fatto di sporgere denunciacontro questo convento e di darsi da fare per la nostra liberazionenessunadicoha mai mantenuto la sua parola.


Mettonoessi a tacere queste denunceo impediscono alle giovani di farle?Quando chiediamo a quelle che arrivano notizie sulle compagne chesono partiteesse ci dicono di non saperne nulla.


Checosa accade dunque a queste sventurate? Ecco che cosa ci tormentaSofiaecco la fatale incertezza che costituisce il tormento deinostri infelici giorni. Da quattordici anni mi trovo in questa casaed ecco più di cinquanta giovani che ho visto uscire... dovesono andate a finire? Perché tutte avevano giurato diaiutarcie nessuna fra loro ha mantenuto mai la parola data?

Ilnostro numero è fissato a quattro... almeno in questa cameraperché siamo tutte più che persuase che ci sia un'altratorre che corrisponde a questa e dove essi ne tengono un numerouguale; molti elementi della loro condottamolti loro discorsi ce nehanno convintomaanche se queste compagne esistononoi non leabbiamo mai viste. Una delle prove più importanti che abbiamoa questo propositoè che non serviamo mai due giorni diseguito; fummo impiegate ierici riposeremo oggi; oracertamentequesti viziosi non fanno un solo giorno di astinenza. Niente delresto spiega il nostro allontanamento dal conventol'etàilmutamento del voltola noiail disgustonient'altro che il lorocapriccio li spinge a darci quel fatale congedo di cui non sappiamoin che modo riusciremo mai ad approfittare. Ho visto qui una donna disettant'anninon partì che l'estate scorsa; ci si trovava dasessant'annie mentre si teneva costeine ho viste congedare piùdi dodici che non avevano sedici anni. Ne ho viste alcune partire tregiorni dopo il loro arrivoaltre al termine di un mesealtre dopomolti anni; non c'è in questo alcuna regola se non la lorovolontà o piuttosto il loro capriccio. La condotta non valeugualmente niente: ne ho viste che facevano di tutto per soddisfare iloro desideri e che partivano al termine di sei settimane; altrescontrose e lunatiche che essi tenevano un gran numero di anni. E'dunque inutile consigliare a una nuova arrivata un qualsiasi generedi condotta; la loro fantasia infrange tutte le legginon c'èniente di sicuro a volerle rispettare. Riguardo ai monacici sonopoche differenze; Raffaele è qui da quindici annida sedicianni ci abita ClementeGerolamo è qui da trent'anniAntoninoda dieci; è il solo che ho visto arrivarerimpiazzò unmonaco di sessant'anni morto durante un eccesso di dissolutezza...Questo Raffaelefiorentino d'origineè parente prossimo delpapa con il quale è in ottimi rapporti; è solo dopo ilsuo arrivo che la vergine miracolosa assicura la reputazione delconvento e impedisce ai curiosi di guardare troppo da vicino quantoaccade quima la casa era già organizzata come la vedi quandoegli ci arrivò. Sono quasi ottant'anni che essasi dicevaavanti allo stesso modo e che tutti i guardiani che ci sono venutinon ne hanno modificato la regola tanto vantaggiosa per i loropiaceri; Raffaeleuno dei monaci più libertini del nostrosecoloci si fece mandare solo perché la conoscevaed èsua intenzione di mantenerne i segreti privilegi per tutto il tempoche potrà. Dipendiamo dalla diocesi di Auxerrema il vescovoche sia al corrente o nonon l'abbiamo mai visto comparire in questiluoghi; in generale essi sono poco frequentati; eccettuato il periododella festa che cade verso la fine di agostoqui non vengono diecipersone in un anno. Tuttaviaquando degli estranei si presentanoilguardiano ha cura di riceverli bene e di ispirar loro rispetto concontinue ostentazioni di austerità e di spirito religioso; sene tornano contentifanno l'elogio della casadi modo chel'impunità di questi scellerati si basa sulla buona fede delpopolo e sulla credulità dei devoti. Del resto niente di piùsevero delle leggi che regolano la nostra condotta e niente di tantopericoloso per noi quanto infrangerle in qualsivoglia maniera. E'essenziale che ti esponga qualche particolare su questo articolo-continuò la mia istitutrice - perché qui non èuna scusa dire: non mi punite per l'infrazione di questa leggel'ignoravo; bisogna o farsi istruire dalle compagneo indovinaretutto da sole; non ci si avverte di nientee ci si punisce di tutto.La sola punizione ammessa è la frusta; era abbastanza logicoche un particolare dei piaceri di quegli scellerati diventasse laloro punizione favorita; tu lo provasti senza commettere nessunacolpa ierilo proverai presto per averne commesse; tutti e quattrosono infatuati di questa barbara mania e tutti e quattro l'esercitanoa turno in veste di carnefici. C'è ogni giorno uno che sichiama il reggente del giornoè lui che riceve i rapportidella decana della cameralui che è incaricato dell'ordineall'interno dell'haremdi tutto quanto riguarda le cene alle qualisiamo ammesselui che multa le colpe e che le punisce di persona;vediamo dunque di prendere in esame ciascuno di questi articoli.Siamo obbligate a essere sempre in piedi e vestite alle nove delmattino; alle dieci ci si porta del pane e dell'acqua per colazione;alle due si serve il pranzo che consiste in una minestra molto buonaun pezzo di bollitoun piatto di legumia volte un po' di fruttaeuna bottiglia di vino per noi quattro. Regolarmente tutti i giorniestate o invernoalle cinque di sera il reggente viene a farcivisita; è allora che riceve le delazioni della decana; e ledenunce previste dal regolamento vertono sulla condotta delle giovanidella sua camerase esse hanno avuto qualche accenno di stizza o diribellionese ci si è alzate all'ora stabilitase si èstate attente nel pettinarsi e nel lavarsise si è mangiatocome si deve e infine se ci sono stati progetti d'evasione. Bisognarendere conto esattamente di tutte queste cosee pure noi rischiamodi essere punitese non lo facciamo. Di làil reggente delgiorno passa nel nostro gabinetto e vi controlla diverse cose;eseguito il suo compitoè raro che esca senza divertirsi conuna di noi e spesso con tutte e quattro. Non appena è uscitose non è il nostro giorno per cenaresiamo padrone di leggereo conversaredi distrarci tra noi e di coricarci quando vogliamo; sedobbiamo cenare quella sera con i monaciuna campana suonaciavverte di prepararci; il reggente del giorno viene a prenderci luistessoscendiamo in quella sala dove ci hai vistoe la prima cosache si fa è di leggere il registro delle colpe dall'ultimavolta che ci siamo presentate; prima le colpe commesse durantequell'ultima cenaconsistenti in negligenzein raffreddamento difronte ai monaci nei momenti in cui li serviamoin difetto digentilezzadi sottomissione o di pulizia; a questo si aggiunge lalista delle colpe commesse nella camera durante i due giorniprecedenti in base al rapporto della decana. Le colpevoli vengonomesse una dopo l'altra al centro della sala; il reggente del giornoelenca le loro colpe e i tipi di punizione cui sono state condannate;poisono messe nude dalla decana o dalla sottodecanase è ladecana ad aver mancatoe il reggente somministra la punizioneprescritta con tanta energia che è difficile dimenticarsene.Ora l'arte di questi scellerati è tale che è quasiimpossibile che ci sia un solo giorno in cui non venga eseguita unaqualche punizione.


Adempiutoquesto compitole orge comincianodescrivertele sarebbeimpossibile; capricci così bizzarri possono mai avere regole?Il punto essenziale è di non rifiutare mai niente...


preveniretuttoeper quanto tale precauzione sia buonanon si èproprio sicuri che essa serva sempre. A metà delle orgesicena; anche noi siamo ammesse a questo pastosempre molto piùdelicato e sontuoso dei nostri; i baccanali riprendono quando inostri monaci sono ormai alticci; a mezzanotte ci si separaalloraciascuno è padrone di tenere una di noi per la nottelafavorita va a dormire nella cella del monaco che l'ha scelta eritorna a trovarci l'indomani; le altre rientranoe trovano allorala stanza pulitai letti e il guardaroba in ordine. Il mattinononappena ci si è alzateprima dell'ora di pranzocapitatalvolta che un monaco faccia chiamare una di noi nella sua cella; èil frate che ha cura di noiche ci viene a cercare e che ci conducedal monaco che ci desiderail quale ci riaccompagna poi egli stessoo ci fa ricondurre dallo stesso fratequando non ha piùbisogno di noi. Questo cerbero che riassetta le nostre stanze e checi riaccompagna talvoltaè un vecchio frate che vedraiprestodi settant'anniorbozoppo e muto; è aiutato perquel che riguarda l'amministrazione generale della casa da altri treuno che prepara da mangiareuno che bada alle celle dei padrispazza dappertutto e aiuta anche in cucinae il portiere che haivisto entrando. Di questi frati vediamo soltanto quello che ci servee una sola parola rivolta a lui verrebbe immediatamente consideratacome il peggiore dei nostri delitti. Il guardiano viene talvolta afarci visita; c'è allora qualche cerimonia d'uso che lapratica ti insegnerà e la cui inosservanza èconsiderata un delittoperché il desiderio che essi hanno ditrovarne dei nuovi per avere il piacere di punirlili spinge amoltiplicarli ogni giorno che passa. E' raro che Raffaele venga afarci visita senza qualche intenzione e queste intenzioni sono sempreo crudeli o fuori della normacosì come hai avuto occasionedi convincertene. Per il restosempre chiuse fra quattro paretinonc'è un solo momento nell'anno in cui ci lascino prendere ariaper quanto ci sia un giardino sufficientemente grandema non èfornito di sbarre e si potrebbe temere un'evasionetanto piùpericolosa perchéinformando la giustizia temporale ospirituale dei crimini che si commettono quici si ristabilirebbeimmediatamente l'ordine. Non adempiamo mai ad alcun dovere religioso;ci è proibito sia pensarcisia parlarne; discorsi di questogenere sono una delle colpe che meritano con assoluta certezzaun'immediata punizione. Questo è quanto ti posso diremiacara compagna- aggiunse la nostra decana - l'esperienza tiinsegnerà il resto; fatti coraggio se ti è possibilema rinuncia per sempre al mondonon si è mai dato il caso cheuna giovaneuscita da questa casaabbia potuto rivederlo.


Dalmomento che quest'ultima affermazione mi aveva messo in corpo unaterribile angosciachiesi a Onfale che cosa pensasse veramente dellasorte delle giovani congedate.


-Che cosa vuoi che ti dica- mi rispose - la speranza mettecontinuamente in forse questo orribile pensiero; tutto mi prova cheuna tomba serve loro da rifugioe mille ideefiglie della speranzavengono a ogni istante a distruggere questa convinzione troppofatale. Si è avvertite solo al mattino - proseguìOnfale - di quanto hanno deciso sul nostro conto; il reggente delgiorno viene prima di pranzo e dicecosì me lo immagino io:"Onfalepreparate la vostra robail convento vi congedaverròa prendervi al calar delle tenebre"poi esce. La congedataabbraccia le sue compagnepromette loro mille e mille volte diaiutarledi sporgere denunciadi divulgare quanto accade: l'orasuonail monaco arrivala giovane partee non si sente piùparlare di lei. Tuttaviase è uno dei giorni in cui si cenanulla cambia nei confronti delle altre volte; la sola cosa cheabbiamo notato in quei giorni è che i monaci si sfiancanomolto menoche bevono molto di piùche ci mandano via moltoprima e che non resta mai nessuna a dormire con loro.


-Cara amica- dissi alla decana ringraziandola delle sue istruzioni -forse avete avuto sempre a che fare con delle bambine alle quali èmancata la forza di mantenere la promessa... Vuoi che ci scambiamoquesta promessa? Comincio io per prima a giurarti su quanto ho di piùsacro al mondoche o ne morròo distruggerò questeinfamie. Mi prometti lo stesso dal canto tuo?

-Senz'altro- mi disse Onfale - ma stai certa dell'inutilitàdi queste promesse; donne più anziane di teforse ancora piùsconvoltese è possibileche venivano dalle migliorifamiglie della provincia e che avevano pertanto armi ben piùaffilate delle tuegiovani che avrebberoin una paroladato ilsangue per mehanno mancato agli stessi giuramenti; permetti dunquealla mia crudele esperienza di considerare inutile il nostro e di nonfarci troppo affidamento.


Parlammopoi del carattere dei monaci e delle nostre compagne.


-Non c'è nessun uomo in Europa - mi disse Onfale - piùpericoloso di Raffaele e di Antonino; la falsitàla bassezzala malvagitàla litigiositàla crudeltàl'empietà sono le loro qualità naturali e non si vedemai un solo lampo di gioia nei loro occhise non quando si sonoabbandonati fino in fondo a tutti questi vizi. Clemente che sembra ilpiù bruscoè tuttavia il migliore di tuttinon c'èda temere se non quando è ubriaco; bisogna stare molto attentea non cadere nelle sue mani in quei momentisi corrono spesso bruttirischi. Per quanto riguarda Gerolamoè per natura brutalegli schiaffii calci e i pugni è quanto si puòguadagnare sicuramente con luimaquando le sue passioni sonospentediventa dolce come un agnellofatto questo che lodifferenzia nettamente dai primi duei quali invece riaccendono leloro passioni con inganni e atrocità d'ogni genere. Riguardoalle giovani- continuò la decana c'è ben poco dadire; Fioretta è una bambina che non ha grande ingegno e dicui si fa ciò che si vuole. Cornelia ha un animo moltosensibileniente la può consolare della sua sorte.


Dopoaver ricevuto tutte queste informazionidomandai alla mia compagnase fosse possibile accertarsi se c'era o no una torre con dentroaltre infelici come noi:

-Se esistonocome sono quasi sicura- disse Onfale - non se ne potràessere informate se non tramite qualche indiscrezione dei monaciodal frate muto cheservendocisi occupa senza dubbio anche di loro;ma queste notizie sarebbero estremamente pericolose. A cosa ciservirebbe d'altronde sapere se siamo sole oppure nodal momento chenon possiamo aiutarle? Se ora tu mi chiedi quale prova io abbia dellaverosimiglianza di questo fattoti dirò che certi lorodiscorsi a cui non fanno casosono più che sufficienti perconvincercene; che una voltad'altrondeuscendo di mattino dallacella di Raffaelenel momento in cui superavo la soglia della suaporta e lui stesso mi seguiva per ricondurmi indietrovidisenzache Raffaele se ne accorgesseil frate muto entrare da Antonino conuna bellissima giovane di diciassette o diciotto anni che certamentenon era della nostra stanza. Il fratevedendosi scopertola spinserapidamente nella cella di Antoninoma io la vidi; non se ne fecenulla e tutto finì lì; avrei forse corso dei gravirischise si fosse venuto a sapere del fatto. E' dunque certo che cisono altre donne qui oltre a noi e chedal momento che ceniamo coimonaci un giorno su dueesse vi cenano nell'altroin numero moltoprobabilmente uguale al nostro.


Onfaleaveva appena finito di parlareche Fioretta rientrò dallacella di Raffaele dove aveva trascorso la nottee poiché eraespressamente proibito alle giovani di comunicarsi a vicenda quantoera loro capitato in quella circostanzavedendoci sveglieci auguròsemplicemente il buongiorno e si buttò spossata sul suo lettodove rimase fino alle noveche era l'ora in cui tutte ci si alzava.La tenera Cornelia mi si avvicinòpianse guardandomi... e midisse:

-O signorinacome siamo sventurate!

Fuportato il pranzole mie compagne mi forzarono a prendere qualcosamangiai anch'io per far loro piacere; la giornata trascorseabbastanza tranquilla. Alle cinquecome aveva detto Onfaleilreggente del giorno entrò; era Antoninomi domandòridendo che impressione avevo dell'avventurae poiché non glirisposi se non abbassando gli occhi inondati di lacrime:

-Si faràsi farà- disse sogghignando - non c'ècasa in Francia dove si formino le giovani meglio di qui.


Fecela sua visitaprese la lista delle colpe dalle mani della decanachetroppo buona per elencarne moltediceva spesso che non avevaniente da rilevaree prima di lasciarci Antonino mi si avvicinò...Inorridiicredetti di diventare ancora una volta vittima di quelmostroma poiché questo poteva succedere in qualsiasimomentoche cosa importava che accadesse allora o l'indomani?Tuttavia me la cavai con qualche brutale carezzae lui si gettòpoi su Corneliaordinando a tutte quante eravamo là diservire alle sue passioniquando avesse incominciato a manipolarla.Lo scelleratogonfio di lussurianon rifiutandosene una solatermina le sue manovre con quella sventurata come aveva fatto con meil giorno primavale a dire con gli atti più consumati dellabrutalità e della depravazione. Questo genere di ammucchiateerano abbastanza frequenti; era quasi sempre d'usoquando un monacogodeva di una delle compagneche le altre tre lo circondassero pereccitare i suoi sensi da ogni parte e affinché la voluttàpotesse penetrare in lui attraverso tutti i pori. Parlo ora qui diquesti particolari impuriperché non ci debba piùtornarenon essendo mia intenzione di soffermarmi più a lungosull'indecenza di queste scene. Abbozzarne una è descriverletutteeper quel che riguarda il lungo soggiorno che feci in quellacasami propongo di non parlarvi più se non degli avvenimentiessenzialisenza spaventarvi più a lungo con i dettagli. Dalmomento che non era il nostro giorno di cenace ne stemmo abbastanzatranquillele mie compagne mi consolarono come poteronoma nientepoteva lenire dolori come i miei; invano vi si adoperaronopiùmi parlavano dei miei mali e più essi mi sembravano cocenti.


L'indomaniappena furono le noveil guardianoper quanto non fosse lui ilreggente del giornovenne a controllarmichiese a Onfale secominciavo ad accettare la mia situazioneesenza prestareattenzione alla rispostaaprì una delle cassapanche delnostro gabinetto e ne tirò fuori svariate vesti femminili:

-Visto che non avete niente con voi- mi disse - bisogneràpure che pensiamo a vestirviforse più per noi che per voi;quindi nessuna riconoscenza; io non sono affatto d'accordo su questivestiti inutiliequand'anche lasciassimo stare le giovani che ciservono nude come bestiel'inconveniente sarebbe comunque moltolievealmeno per mema i nostri padri sono persone di mondo chevogliono lusso e ornamentibisogna dunque accontentarli.


Egettò sul letto parecchie vestaglieuna mezza dozzina dicamiciequalche cuffiacalze e scarpee mi disse di provare tutto;assistette alle mie prove e non rinunciò a palparmi in modoindecente ogniqualvolta la situazione glielo permetteva. Si trovaronotre vestaglie di taffettà e una di tela di cotonechepotevano andarmi bene; mi permise di tenerle e di servirmi anche delrimanentericordandomi che tutte queste cose erano della casa e cheavrei dovuto restituirle se mai ne fossi uscita prima di consumarle;avendogli questi diversi particolari dato la possibilità diosservare atteggiamenti che lo avevano eccitatomi ordinò dimettermi io stessa nella posizione che sapevo convenirgli... vollichiedere graziamavedendo già la rabbia e la collera neisuoi occhipensai che la cosa sarebbe finita prima se gli avessiubbiditomi misi nella sua posizione... il libertinocircondatodalle altre tre giovanisi soddisfece come aveva abitudine di fare aspese dei costumidella religione e della natura. Io lo avevoeccitatomi fece molte feste durante la cena e fui destinata apassare la notte con lui; le mie compagne si ritirarono e mi trovainel suo appartamento. Non vi parlo più né delle mieripugnanzené dei miei dolorisignoravoi ve li poteteimmaginare i più grandi possibilie d'altrondeil loroquadro monotono nuocerebbe forse a quelli che mi restano da farvi.


Raffaeleaveva una cella graziosaarredata con gusto e con tutti iparticolari della dissolutezza; non mancava niente di tutto quantopotesse rendere questo ritiro gradevole enello stesso tempoadattoal piacere. Non appena ci trovammo dentroessendosi Raffaele messonudoe avendomi ordinato di imitarlosi fece a lungo eccitare alpiacere con gli stessi strumenti con cui usava poi stimolarvisi investe di parte attiva. Posso dire che feci in quella sera un corso dilibertinaggio non meno completo di quello di una giovane di mondo frale più provate a questo genere di turpi esercizi. Dopo esserestata maestraritornai ben presto a essere allievama c'era unabella differenza fra il modo in cui lo avevo trattato e quello in cuimi si trattavae anche se non mi si era stata chiesta alcuna sortadi indulgenzami trovai presto nella necessità di implorarlaa calde lacrime; ma si burlò delle mie preghiereprese lemisure più barbare perché non mi muovessiequando sivide ben padrone di mefui trattata per due ore con una severitàsenza pari. Non si limitava alle parti destinate a quest'usopercorreva tutto indistintamentei luoghi più diversileprominenze più delicateniente sfuggiva al furore del miocarneficee le sue voluttuose titillazioni si modellavano suisintomi dolorosi che i suoi sguardi coglievano con tanta preziosità.


-Corichiamoci- mi disse infine - questo forse è troppo pertee certamente non abbastanza per me; non ci si stanca di questosanto esercizioe ciò non è che una pallida immaginedi quello che si vorrebbe realmente fare.


Cimettemmo a letto; Raffaele si mostrò per tutto il tempoaltrettanto libertino che depravatoe tutta la notte io fui schiavadei suoi criminali piaceri. In un istante di calmache mi parve dicogliere durante quegli eccessilo supplicai di dirmi se mi eralecito sperare di poter un giorno uscire da quella casa.


-Certamente- mi rispose Raffaele - tu non ci sei entrata che perquesto; quando avremo deciso tutti e quattro di accordarti ilcongedol'avrai senza alcun dubbio.


-Ma - gli dissi per strappargli qualche informazione - non temete chele donne più giovani e meno discretecome io vi giuro di nonesserlo per tutta la vitanon possano talvolta rivelare quello chesi è fatto presso di voi?

-E' impossibile - disse il guardiano.


-Impossibile?

-Ohsenza alcun dubbio.


-Potreste spiegarmi...


-Noè il nostro segretoma tutto quello che ti posso dire èche tu sia discreta o no una volta uscitati saràassolutamente impossibile rivelare mai nulla di quello che si fa quidentro.


Dettequeste parolemi ordinò brutalmente di cambiare discorso enon osai più insistere. Alle sette del mattinomi fecericondurre nella mia stanza dal fratee combinando quello che miaveva detto con quanto avevo appreso da Onfalepotei convincermiper mia somma disgraziache era più che certo cheprovvedimenti ben più radicali venivano presi nei confrontidelle giovani che lasciavano la casae chese esse non parlavanomaiciò era dovuto al fatto cherinchiudendole dentro unabarase ne toglieva loro ogni possibilità. Rabbrividiilungamente a questa terribile idea eessendo riuscita a distruggerlaa forza di combatterla con la speranzafinii con lo stordirmi népiù né meno come le mie compagne.


Inuna settimana tutti i miei giri furono fatti e in questo intervalloebbi l'orribile opportunità di rendermi conto delle variedeviazioni e delle diverse infamie messe in atto volta per volta daciascuno dei monaci; in tutti loro come in Raffaelela fiaccola dellibertinaggio non si accendeva se non attraverso la pratica dellaferocia più spintaecome se questo vizio di cuori corrottidovesse essere in loro la fonte di tutti gli altriera soltantonell'esercitarlo che si sentivano definitivamente gratificati.


Antoninofu quello per cui dovetti soffrire di più; èimpossibile immaginarsi fino a che punto lo scellerato spingesse lasua crudeltà nel delirio delle sue sregolatezze. Sempredominato da queste tenebrose deviazionisolo esse lo disponevano algodimentosolo esse sostentavano i suoi fuochi quando egli logustavasolo loro servivano a portarlo a termine quando era giuntoall'ultimo stadio. Stupita chemalgrado questoi mezzi cheimpiegava non giungesseromalgrado la loro violenzaa mettereincinta qualcuna delle sue vittimechiesi alla nostra decana comeriuscisse a evitarlo.


-Distruggendo lui stesso immediatamente - mi disse Onfale - il fruttocreato dal suo ardore; non appena si accorge di qualche progressocifa inghiottire per tre giorni di seguito sei grandi bicchieri di unatisana che distrugge entro il quarto giorno qualsiasi segno della suaintemperanza; questo è appena successo a Corneliaa me ècapitato tre voltee non ne deriva alcun inconveniente per la nostrasaluteal contrario sembra che si stia molto meglio dopo. D'altrondeè il solocome tu vedi- continuò la mia compagna -con cui si abbiano a temere pericoli del genere; l'irregolaritàdei desideri di ognuno degli altri non ci dà nessunapreoccupazione al riguardo.


AlloraOnfale mi domandò se non era vero chefra tuttiClementefosse quello di cui avevo meno da lagnarmi.


-Ahimé- risposi - in mezzo a una folla di orrori e diimpuritàche ora disgustano e ora rivoltanomi èmolto difficile dire chi è quello che mi sfianca di meno; miesasperano tutti e vorrei già esserne fuoriquale che sia lasorte che mi attende.


-Ma potrebbe anche darsi che tu sia presto soddisfatta- continuòOnfale - tu sei venuta qui per casonon si contava su di te; ottogiorni prima del tuo arrivo si stava per dare un congedoe non siprocede mai a questa operazione se non si è sicuri dellasostituzione. Non sono sempre essi stessi che fanno i reclutamenti;hanno agenti ben pagati che li servono con zelo; sono quasi certa cheda un momento all'altro ne arriverà una nuova; e così ituoi desideri potranno essere soddisfatti.


D'altrondeeccoci alla vigilia della festa; raramente l'avvenimento ha terminesenza portare loro qualche novità; o seducono qualche giovaneattraverso la confessioneo ne imprigionano qualcunama èraro che in questa occasione non riescano a sgranocchiare una qualchepollastrella.


Arrivòinfinequesta famosa festa; crederestesignoraa quale mostruosaempietà giunsero i monaci in questa circostanza? Si disseroche la vista di un miracolo avrebbe raddoppiato il fulgore della lororeputazione e di conseguenza rivestirono Fiorettala piùpiccola e la più giovane di noidi tutti gli ornamenti dellaverginela legarono alla vita con delle corde ben mimetizzate e leordinarono di alzare le braccia con compunzione verso il cielo quandosi fosse sollevata l'ostia. Poiché questa infelice piccolacreatura era minacciata del trattamento più crudele se avessepronunciato una sola parola o fosse venuta meno al suo ruoloessa sicomportò meglio che poté e la frode ebbe tutto ilsuccesso che ci si poteva attendere; il popolo gridò almiracololasciò ricche offerte alla vergine e se ne partìpiù convinto che mai dell'efficacia delle grazie di questamadre celeste.


Inostri libertininell'ansia di perfezionare la loro empietàvollero che Fioretta comparisse alla cena con gli stessi paramentiche le avevano attirato tanti omaggie ognuno di loro infiammòi suoi odiosi desideri col sottometterla in questo costumeall'irregolarità dei propri capricci. Eccitati dal primodelittoi mostri non si fermarono là; la stesero poi nudabocconi su una grande tavolaaccesero dei ceripiazzaronol'immagine del nostro Salvatore davanti alla sua testa e osaronoconsumare sulle reni di questa infelice il più terribile deinostri misteri. Io svenni a questo spettacolo orribilemi fuimpossibile sostenerlo.


Raffaelevedendo ciòdisse che per ammansirmi bisognava che servissida altare a mia volta. Mi si prendemi si piazza nello stesso luogodi Fioretta e l'infame italianocon atti ben più atroci e bendiversamente sacrileghiconsuma su di me lo stesso orrore che avevaappena finito di compiere sulla mia compagna. Mi si portò viadi là priva di sensifu necessario accompagnarmi nella miacamera dove per tre giorni di seguito piansi lacrime disperatesull'orribile delitto di cui ero stata partecipe mio malgrado...Questo ricordo dilania ancora il mio cuoresignoranon possopensarci senza versare delle lacrime; la religione è in me ilportato naturale del sentimentotutto ciò che l'offende ol'oltraggia fa sanguinare il mio cuore.


Tuttavianon ci parve che la nuova compagna che attendevamo fosse stata presatra la folla delle persone che erano state attirate dalla festa;forse questa recluta ebbe posto nell'altro haremma niente accaddeda noi. Le cose continuarono così per alcune settimane; neerano già trascorse sei da quando mi trovavo in quell'odiosacasaquando Raffaele entrò verso le nove del mattino nellanostra torre. Sembrava molto tesoaveva gli occhi d'un allucinato;ci esaminò tutteci sistemò una dopo l'altra nella suaposizione preferitae si fermò in modo particolare davanti aOnfale. Resta parecchi minuti a contemplarla in quella posizionesiagita sordamentesi abbandona a qualcuna delle sue fantasiepredilette senza però consumarne nessuna... Poifacendolaalzarela fissa qualche minuto con occhi severi e la ferocia dipintasui lineamenti:

-Ci avete servito abbastanza- le dice infine - la società vilicenziavi porto il vostro congedo; preparateviverrò aprendervi io stesso al calar delle tenebre.


Dettoquestola esamina ancora con la stessa aria ed esce bruscamentedalla stanza.


Nonappena fu fuoriOnfale si gettò nelle mie braccia:

-Ah- mi disse piangendo - ecco il momento che ho temuto tanto quantoho desiderato... che cosa mi accadràgran Dio!

Feciquanto potei per calmarlama niente ci riuscì; mi giurònei termini più vivaci che avrebbe messo in atto tutto quelloche potevaper liberarci e per sporgere denuncia contro queitraditorise mai gliene avessero lasciato i mezzie il modo in cuime lo promise non mi lasciò dubitare un istante che l'avrebbefattooppure che la cosa era senza dubbio impossibile. La giornatatrascorse come al solito e verso le sei Raffaele stesso ritornò.


-Andiamo- disse bruscamente a Onfale - siete pronta?

-Sìpadre mio.


-Andiamoandiamo subito.


-Permettete che abbracci le mie compagne.


-Benebeneè inutile- disse il monaco tirandola per unbraccio - vi si aspettaseguitemi.


Alloralei chiese se bisognava che portasse con sé i suoi vecchiabiti.


-Nienteniente- disse Raffaele - non è tutto della casa? Nonavete più bisogno di tutto questo.


Poiriprendendosi come qualcuno che ha parlato troppo:

-Tutti questi vecchi abiti sono ormai inutili per voive ne faretealtri su misura che vi andranno molto meglio.


Domandaial monaco se mi permetteva di accompagnare Onfale soltanto fino allaporta della casama mi rispose con uno sguardo così fosco eduroche indietreggiai dallo spavento senza osar ripetere ladomanda. La nostra infelice compagna uscì gettando su di mesguardi pieni di inquietudine e di lacrimee non appena fu fuori ciabbandonammo tutte e tre al dolore che questa separazione ci costava.Mezz'ora dopo Antonino venne a prenderci per la cena; Raffaele noncomparve se non circa un'ora dopo che eravamo disceseaveva l'ariamolto agitatasi intrattenne più di una volta a voce bassacon gli altrienondimenotutto andò come al solito.Tuttavia notaicome già mi aveva avvertito Onfaleche ci sifece ritornare molto prima nelle nostre camere e che i monacicheavevano bevuto molto più abbondantemente di quanto eranosoliti faresi limitarono a eccitare i loro desideri senza maipermettersi di consumarli. Quali conseguenze ricavare da questeosservazioni? Io osservai ogni cosaperché si sta attenti atutto in simili occasionimaper quanto riguarda le conseguenzenon fui capace di formularne neppure unae forse non vi avreiriferito questi particolari se non fosse per l'effetto sconvolgenteche essi mi fecero.


Restammoquattro giorni ad aspettare notizie di Onfalevia via persuase chenon avrebbe mancato al giuramento che aveva fattoconvinte subitodopo che la crudeltà delle misure prese nei suoi confronti leavrebbe tolto ogni possibilità di esserci utile; disperammoinfine e la nostra inquietudine non mancò di aumentare.


Ilquarto giorno dalla partenza di Onfale ci si fece scendere per lacena secondo il solito costumema quale fu la sorpresa per tutte etre nel vedere una nuova compagna entrare da una porta esterna nellostesso momento in cui noi ci affacciavamo alla nostra.


-Ecco quella che la società destina a rimpiazzare l'ultimapartitasignorine - ci disse Raffaele. - Abbiate la bontà divivere con lei come se fosse vostra sorellae di addolcire la suasorte per quanto potete. Sofia- mi disse allora il superiore -siete la più anziana del gruppoe vi promuovo al grado didecana; voi ne conoscete i doveriabbiate cura di adempierli conprecisione.


Avreitanto voluto rifiutaremanon potendolocontinuamente obbligata asacrificare i miei desideri e la mia volontà ai desideri ealla volontà di quegli uomini rozzimi inchinai e gli promisiche l'avrei accontentato in tutto e per tutto.


Allorasi tolsero dalle spalle della nostra compagna le mantelline e legarze che nascondevano il suo busto e il suo volto e vedemmo unafanciulla di quindici annidalla figura più attraente edelicata del mondo; i suoi occhiper quanto umidi di piantociparvero superbiessa li alzò con grazia su ciascuna di noi eposso dire di non aver mai visto nella mia vita uno sguardo piùcommovente; aveva lunghi capelli biondo cenere che ondeggiavano sullesue spalle in boccoli naturaliuna bocca fresca e vermigliaunanobiltà naturale nell'atteggiare il capoe qualcosa di tantoseducente nell'insieme che era impossibile vederla senza sentirsiattratti involontariamente verso di lei.


Apprendemmopresto da lei (e lo aggiungo qui per non parlare che una volta soladi quanto la riguarda) che si chiamava Ottaviache era figlia di unricco negoziante di Lioneche era stata educata a Parigi e che stavaritornando con una governante dai suoi genitoriquandoaggredita dinotte tra Auxerre e Vermentonera stata portata via suo malgradoverso quella casasenza che avesse più potuto avere notiziedella carrozza che la conduceva e della donna che l'accompagnava; daun'ora era chiusasolain una camera bassa e là si stavaabbandonando alla disperazionequando erano venuti a prenderla perportarla da noisenza che alcun monaco le avesse ancora detto unasola parola.


Iquattro libertinirimasti per un istante a bocca aperta davanti atanta grazianon ebbero la forza che di ammirarla; l'impero dellabellezza costringe al rispettolo scellerato più corrotto glirende suo malgrado una sorta di omaggioche non si puòinfrangere senza rimorsi. Ma mostri come quelli con cui avevamo a chefarelanguiscono poco sotto simili freni.


-Suvviasignorina- disse il guardiano - fateci vederevi pregoseil resto delle vostre grazie corrisponde a quanto la natura profondesui vostri lineamenti.


Epoiché la bella giovane si turbavapoiché arrossivasenza comprendere che cosa le si voleva direil brutale Antonino laafferrò per le braccia e le disse con bestemmie ed epitetitroppo indecenti perché sia qui possibile ripeterli:

-Non capite dunquepiccola smorfiosache vi si vuole dire dimettervi immediatamente tutta nuda...


Nuovipianti... nuovi rifiutima Clemente la afferra e fa scomparire in unbaleno tutto quello che velava il pudore di questa affascinantecreatura. Era difficile che le grazie che la decenza nascondeva inOttaviapotessero meglio rispondere a quelle che i costumi lepermettevano di mostrare. Non ho mai vistosenza dubbiouna pellepiù biancamai forme più splendideetuttaviatantafreschezzatanta innocenza e delicatezza stavano per diventare lapreda di quei barbari. Era solo per essere guastate da loroche lanatura sembrava aver voluto prodigare tanti favori; si formòimmediatamente un cerchio intorno a leiecome avevo fatto anch'ioessa lo percorse in tutti i sensi. Il focoso Antonino non ha la forzadi resistereun crudele attentato su queste grazie nascenti mette inmoto l'omaggio e l'incenso fuma ai piedi del dio... Raffaele vede cheè tempo di pensare a cose più serie; lui stesso nonriesce più a trattenersi; si impadronisce della vittimalasistema secondo i suoi desideri; e dato che la fanciulla non siadeguava alle sue esigenzeprega Clemente di tenerla fermaOttaviapiangenon la si ascolta; il fuoco brilla negli occhi diquell'odioso italiano; padrone del luogo che prenderàd'assaltosi direbbe che non ne consideri gli accessi se non permeglio prevenire tutte le resistenze; nessun artificionessunpreparativo vi si impiega.


Perquanto enorme sia la sproporzione tra le forze dell'assalitore edella ribellenon per questo egli desiste dalla conquista; un gridostraziante della vittima ci annuncia infine la sua disfatta.


Manulla intenerisce il suo feroce vincitore; più essa ha l'ariadi implorare la sua graziapiù lui la incalza con ferociaela sventurata è ignominiosamente violata come mesenza avercon questo cessato di essere vergine.


-Mai alloro fu più difficile- disse Raffaele rianimandosi -ho creduto che per la prima volta nella mia vita non sarei riuscito aottenerlo.


-Che io la prenda così- disse Antonino senza lasciarla alzare- c'è più di una breccia nel baluardo e voi ne aveteconquistata solo una.


Dicee avanzando ferocemente alla battagliain un istante èpadrone della piazza; nuovi gemiti si sentono...


-Dio sia lodato- disse l'orribile mostro - avrei temuto la sconfittasenza i lamenti della vintail trionfo ha per me un valore soloquando è costato delle lacrime.


-In verità- disse Gerolamo avanzando con delle verghe in mano- neanch'io cambierò questa dolce posizioneessa favorisce almassimo le mie intenzioni.


Egliconsideratoccapalpal'aria risuona subito di un sibilospaventoso. Quelle belle carni cambiano di colorela tintadell'incarnato più vivo si mescola allo splendore dei giglima quello che diletterebbe forse per un momento l'amore stesso se lamoderazione guidasse queste maniediventa immediatamente un delittocontro le sue leggi. Niente arresta il perfido monacopiùl'allieva piange e più esplode la severità delpedagogo... tutto è trattato allo stesso modonulla ottienegrazia ai suoi occhi; non c'è ben presto una sola parte diquel bel corpo che non porti l'impronta della sua barbarieed èinfine sulle tracce sanguinanti dei suoi odiosi piaceri che ilperfido spegne i suoi fuochi.


-Io sarò più dolce- disse Clemente afferrando la bellatra le braccia e incollando un bacio impuro sulla sua bocca dicorallo...


-ecco il tempio dove sto per sacrificare...


Nuovibaci lo infiammano ancora su quella bocca adorabiledisegnata daVenere stessa. Costringe l'infelice fanciulla alle infamie che lodilettanoe il luogo felice dei piaceriil più dolce asilodell'amore si insudicia infine dei suoi orrori.


Ilresto della serata non fu diverso dalle altre che sapetema poichéla bellezzal'età commovente di quella giovane eccitavanoancora di più gli scelleratitutte le loro atrocitàraddoppiarono; la sazietà ancor più che la pietànel rinviare la sventurata nella sua stanzafinì colrestituirlealmeno per qualche oraquella calma di cui avevabisogno. Avrei desiderato molto poterla consolare almeno quella primanottema costretta a trascorrerla con Antoninosarei stata iostessaal contrarioche mi sarei trovata nella situazione di averbisogno di aiuto; avevo avuto la sfortunanon di piacerela parolanon si addirebbema di eccitare più ardentemente di qualsiasialtra gli infami desideri di quel viziosoe ormai erano ben poche lesettimane in cui non trascorressi quattro o cinque notti nella suastanza. Ritrovai l'indomani rientrando la mia nuova compagna inlacrimele dissi tutto quello che mi era stato detto per calmarlasenza riuscire con lei più di quanto si fosse riusciti con me.Non è molto facile consolarsi di un mutamento di sorte cosìimprovviso; quella giovane aveva d'altronde un gran fondo di fedevirtùonore e sentimentoper cui la sua situazione nonpoteva che apparirle più crudele. Raffaeleche l'aveva presain grande favorepassò parecchie notti di seguito con leiea poco a poco lei si comportò come le altresi consolòdelle sue disgrazie con la speranza di vederle finire un giorno ol'altro.


Onfaleaveva avuto ragione nel dirmi che l'anzianità non influiva sulcongedo chedettato soltanto dal capriccio dei monaci o forse daulteriori ricercheci poteva essere imposto in capo a otto giornicome dopo vent'anni; non erano trascorse sei settimane da quandoOttavia era con noiquando Raffaele venne ad annunciarle la suapartenza... lei ci fece le stesse promesse di Onfale e disparve comeleisenza che noi sapessimo mai che cosa le era accaduto.


Restammoper circa un mese senza veder arrivare la sua sostituta.


Fudurante questo intervallo che ebbicome Onfaleoccasione dipersuadermi che noi non eravamo le sole giovani che abitassero nellacasae che un'altra costruzione ne celava senza dubbio un numerouguale al nostro. Tuttavia Onfale non andò molto al di làdei sospettimentre la mia avventuraben altrimenti convincenteconfermò di fatto quello che io immaginavo; ecco come capitò.


Avevoappena trascorso la notte da Raffaele e ne uscivo secondo l'uso versole sette del mattinoquando un frate molto vecchiodisgustoso comei nostri e che non avevo ancora vistosopraggiunse d'un tratto nelcorridoio con una ragazzona di diciotto o vent'anni che mi sembròmolto bella e fatta a pennello.


Raffaeleche doveva ricondurmisi faceva attendere; arrivò quando mitrovavo effettivamente di fronte a quella giovane che il frate nonsapeva dove mettere per sottrarla ai miei occhi.


-Dove conducete questa creatura? - disse il guardiano furioso.


-Da voimio reverendo padre - rispose l'abominevole mercurio. -Vostra Eccellenza dimentica che me ne ha dato l'ordine ieri sera.


-Vi avevo detto alle nove.


-Alle settemonsignoremi avete detto che la volevate vedere primadella vostra messa.


Edurante tutto questo tempo io esaminavo la mia compagna che miguardava con pari sbalordimento.


-Ebbene che importa- disse Raffaele riconducendomi nella sua stanzae facendoci entrare quella giovane. - Ecco - mi disse - Sofia- dopoaver chiuso la porta e detto al frate di aspettare - questa ragazzaoccupa in un'altra torre lo stesso posto che occupate voi nellavostraè decana; non c'è alcun inconveniente nel fattoche le nostre due decane si conoscanoe perché la conoscenzasia più completaSofiati farò vedere la nostraMarianna tutta nuda.


QuestaMariannache mi sembrava una ragazza molto sfacciatasi svestìin un attimo e Raffaeleordinandomi di eccitare i suoi desiderilasottomise davanti ai miei occhi ai suoi piaceri preferiti.


-Ecco quello che volevo da lei- disse l'infameappena fusoddisfatto - basta che abbia trascorso la notte con una ragazza perdesiderarne al mattino una nuova; nulla è insaziabile come inostri gusti; più vi si sacrificapiù essi sirinfocolano; per quanto sia sempre la stessa cosasi immaginanosempre nuove attrattivee l'istante in cui la nostra sazietàspegne i nostri desideri con unaè quello stesso in cui illibertinaggio viene a eccitarli con un'altra. Voi siete due ragazzedi fiduciaquindi tacete entrambe; andateSofiaandateil fratevi ricondurrà; ho ancora qualche nuovo mistero da celebrarecon la vostra compagna.


Promisiil segreto che si esigeva da me e mi allontanaiormai sicura che nonfossimo le sole che servivano ai piaceri mostruosi di quegli sfrenatilibertini.


Nelfrattempo Ottavia era stata subito rimpiazzata; una contadinella didodici annifresca e graziosama molto inferiore a leiful'oggetto che essi misero al suo posto; nel giro di due anni diventaila più anziana. Fioretta e Cornelia partirono a loro voltagiurandomi come Onfale di darmi loro notizie senza peròriuscirci meglio di quella sventurata; l'una e l'altra erano stateappena sostituiteFioretta da una di Digione di quindici annigrassa e paffuta che non aveva a suo favore se non la sua freschezzae la sua etàCornelia da una giovane di Autun di un'ottimafamiglia e di singolare bellezza. Quest'ultimadi sedici annimiaveva fortunatamente sottratto il cuore di Antoninoquando miaccorsi chese ero stata esclusa dai favori di questo libertinoerooramai sul punto di perdere il mio prestigio anche presso gli altri.L'incostanza di quei disgraziati mi fece temere della mia sortemiresi conto che essa annunciava il mio congedoe avevo fin troppo lacertezza che quel crudele ripudio era una sentenza di morteda nonesserne allarmata almeno per un istante. Dico un istante! Infelicecom'eropotevo dunque tenere alla vitae la più grandefelicità che potesse capitarminon era forse quella dilasciarla? Queste riflessioni mi consolaronoe mi misero in grado diaspettare il mio destino con tanta rassegnazione che non mi servii dialcun mezzo per far risalire il mio prestigio. Le malvagità mischiacciavanonon c'era un attimo in cui non ci si lamentasse di menon passava giorno in cui non fossi punita; pregavo il cielo easpettavo la fatale sentenza; ero forse in procinto di riceverlaquando la mano della provvidenzastanca di tormentarmi sempre allostesso modomi strappò da quel nuovo abissoper farmi subitodopo ricadere in un altro. Ma non anticipiamo gli eventi e cominciamoa raccontarvi l'avvenimento che ci liberò tutte quantefinalmente dalle mani di quegli insigni viziosi.


Eranecessario che gli orribili esempi del vizio premiato venisseroriconfermati in quella circostanzacome era sempre avvenuto sotto imiei occhi in ogni occasione della mia vita; era pure scritto chetutti quelli che mi avevano tormentataumiliatatenuta in catenericevesserosempre sotto i miei occhiil premio dei loro misfatticome se la provvidenza si fosse presa l'incarico di mostrarmil'inutilità della virtù; funesta lezione che non mifece cambiare opinione e chedovessi pure sfuggire alla spadasospesa sulla mia testanon mi impedirà di essere sempre laschiava di questa divinità del mio cuore.


Unmattinosenza che ce lo aspettassimoAntonino comparve nella nostrastanzae ci annunciò che il reverendo padre Raffaeleparentee protetto del Santo Padrestava per essere nominato da Sua Santitàgenerale dell'Ordine di San Francesco:

-E iobambine mie- ci disse - passo al guardianato di Lione; trapoco due nuovi padri ci sostituiranno in questa casaforsearriveranno oggi stesso; noi non li conosciamoè possibileche vi rispediscano ognuna a casa suacome anche che vi tengano quimaquale che sia la vostra sortevi consiglio per il vostro bene eper l'onore dei due confratelli che lasciamo quidi nascondere iparticolari della nostra condotta e di non confessare se non quelloche è impossibile non ammettere.


Unannuncio così lusinghiero per noi non ci consentiva dirifiutare al monaco quello che sembrava che gli stesse più acuore; gli promettemmo di fare tutto ciò che desiderava e illibertino volle ancora salutarci una per una tutte e quattro.


Intravederela fine delle sventure ne fa sopportare gli ultimi colpi senzalamentarsi; non gli rifiutammo niente e uscì per separarsi persempre da noi. Ci si servì il pranzo come di consueto; circadue ore dopopadre Clemente entrò nella nostra stanza con duereligiosivenerabili sia per la loro età sia nel loro aspettoesteriore.


-Convenitepadre mio- disse uno di loro a Clemente - convenite chequesto libertinaggio è orribile e che è molto singolareche il cielo l'abbia tollerato tanto a lungo.


Clementeconvenne umilmente su tutto quello che gli era dettosi scusòdel fatto che né lui né i suoi confratelli non avevanoinnovato niente e aggiunse che avevano gli uni e gli altri trovatotutto nello stato in cui ora lo restituivano; che per la veritài soggetti cambiavanoma che anche questa variazione l'avevanotrovata già bell'e stabilitae che non avevano fatto altroche attenersi all'uso raccomandato dai predecessori.


-Sia- riprese lo stesso padre che mi sembrò essere il nuovoguardiano e che in effetti lo era - siama distruggiamo il piùpresto possibile questo esecrabile libertinaggiopadre mio; essoripugnerebbe tra le persone di mondovi lascio immaginare che cosadebba essere per dei religiosi.


Alloraquesto padre ci chiese che cosa volessimo fare. Ciascuna rispose chedesiderava ritornare o nel suo paese o presso la sua famiglia.


-Sarà fatto cosìbambine mie- disse il monaco - e iodarò a ognuna di voi la somma necessaria per ritornarcimabisognerà che partiate l'una dopo l'altraa due giorni didistanzache partiate da solea piedie che mai riveliate nientedi quello che è accaduto in questa casa.


Logiurammo... ma il guardiano non si accontentò di questogiuramentoci esortò ad avvicinarci ai sacramenti; nessuna dinoi rifiutòe ci fece giurare ai piedi dell'altare cheavremmo tenuto nascosto per sempre quello che era successo nelconvento. Feci come le altreese infrango la promessa con voisignoraè perché mi attengo allo spirito piùche alla lettera del giuramento richiestoci dal buon prete; il suoscopo era che non se ne sporgesse denuncia in nessun casoe sonosicura nel raccontarvi queste avventure che non ne deriveràmai nulla di increscioso per l'ordine di quei padri. Le mie compagnepartirono per primee poiché ci era stato proibito dimetterci d'accordo ed eravamo state separate fin dal momentodell'arrivo del nuovo guardianonon ci ritrovammo più. Avendochiesto di andare a Grenoblemi furono dati due luigi per potermicirecare; ripresi gli abiti che avevo al mio arrivo in quella casaciritrovai gli otto luigi che ancora mi restavano etutta contenta difuggire finalmente e per sempre da quello spaventoso asilo del vizioe di uscirne nel modo più semplice e più inattesomiinoltrai nella foresta e mi ritrovai sulla strada di Auxerre nellostesso posto dove l'avevo lasciata per venire a gettarmi da solanella trappolaproprio tre anni dopo quello spropositovale a direquando avevo oramai venticinque anni meno qualche settimana. La miaprima preoccupazione fu di inginocchiarmi e di chiedere nuovamenteperdono a Dio dei peccati involontari da me commessi; lo feci con benmaggiore compunzione di quanto non mi fosse riuscito presso glialtari insozzati della casa infame che abbandonavo con tanta gioia.Lacrime di rimpianto scesero poi dai miei occhi: - Ahimé- midissi - ero pura quando lasciai l'altra volta questa stessa stradaguidata da un sentimento di devozione destinato a essere cosìfunestamente ingannato... e in quale triste stato mi vedo ora! -Placate un po' queste tristi riflessioni con il piacere di vedermiliberacontinuai la mia strada. Per non annoiarvi più alungosignoracon dettagli chetemopotrebbero mettere alla provala vostra pazienzanon mi soffermerò piùse voivorretese non sugli avvenimenti che o mi insegnarono cosefondamentalio cambiarono ancora il corso della mia vita. Dopoessermi riposata qualche giorno a Lionegettai un giorno per caso losguardo su un giornale straniero appartenente alla donna presso cuialloggiavoe quale fu la mia sorpresa di vedervi ancora il delittopremiatodi vedervi giunto all'apice della potenza uno deiprincipali autori delle mie disgrazie. Rodinquell'infame che miaveva così crudelmente punita per avergli risparmiato unomicidioobbligato a lasciare la Francia per averne senza dubbiocommessi altristava per essere nominatodiceva quel foglio dinotizieprimo chirurgo del re di Svezia con uno stipendio favoloso.- Che faccia pure fortunalo scellerato- mi dicevo - che la facciapuredal momento che la provvidenza lo vuolee tu infelicecreaturasoffri da solasoffri senza lamentartipoiché èscritto che le tribolazioni e le pene devono essere lo spaventosoappannaggio della virtù.


Partiida Lione in capo a tre giorni per prendere la strada del Delfinatonella vana speranza che un po' di prosperità mi attendesse inquella provincia. Appena mi trovai a due leghe da Lioneandandosempre a piedicom'era mia abitudinecon un paio di camicie equalche fazzoletto nelle tascheincontrai una vecchia che mi abbordòcon aria addolorata e mi pregò di farle la carità.Compassionevole di naturanon conoscendo alcun piacere al mondoparagonabile a quello di rendere un servizioprendo immediatamentela mia borsa per trarne qualche moneta e darla a quella donnamal'indegna creaturaben più svelta di meper quanto l'avessigiudicata vecchia e cadenteafferra lestamente la mia borsamibutta a terra con un vigoroso pugno nello stomacoe non ricomparepiù ai miei occhiuna volta rialzatase non cento passi piùavantiassieme a quattro furfantiche mi fanno gesti minacciosi seoso avvicinarmi... - Oh giusto cielo- gridai con amarezza - èdunque impossibile che nessun moto virtuoso debba nascere in mesenza che sia immediatamente punito dalle sventure più crudeliche io possa temere nell'universo! - In quel momento terribiletuttoil mio coraggio fu prossimo ad abbandonarmi. Ne chiedo oggi perdonoal cieloma fui quasi sul punto di ribellarmi. Mi si offrivano duealternativeentrambe spaventose:

oandare a unirmi a quei delinquenti che mi avevano appena derubato inmodo così crudeleo ritornare a Lione e abbandonarmi allibertinaggio... Dio mi fece la grazia di non soccombereeperquanto la speranza che rianimò in menon fosse che l'alba diavversità ancora più terribilinon cesso diringraziarlo di avermi confortata. La catena di sventure che miconduce oggisebbene innocenteal patibolonon mi varràaltro che la morte; altre decisioni mi sarebbero costate l'ontairimorsil'infamiae la prima è molto meno crudele per me ditutto il resto.


Continuaila mia stradadecisa a vendere a Vienne i pochi effetti personaliche avevo con meper raggiungere Grenoble. Camminavo tristementequando a un quarto di lega dalla cittàscorsi nella piana adestra della stradadue uomini a cavallo che ne calpestavano unterzo con gli zoccoli dei loro cavallie chedopo averlo lasciatocome mortoerano poi fuggiti a spron battuto. Quello spettacolospaventoso mi intenerì fino alle lacrime... - Ahimé-mi dissi - ecco uno sventurato da compiangere ancora più dime; a me resta almeno la salute e la forzaio posso guadagnarmi lavitae se costui non è riccose si trovasse nella mia stessasituazioneeccolo storpiato per il resto della vita. Che cosasarebbe stato di lui? - Per quanto avessi dovuto difendermi da queisentimenti di commiserazioneper quanto crudelmente ne fossi stataappena punitanon potei resistere ad abbandonarmici ancora. Miavvicino a quel moribondo; avevo un po' d'acquavite con me; glielafaccio respirare; apre gli occhi alla lucei suoi primi moti sonoquelli della riconoscenzaessi mi stimolano a continuare nelle miecure; strappo una delle mie camicie per medicarlouno di quei pochicapi di vestiario che mi restano per sopravviverela riduco in pezziper quell'uomotampono il sangue che cola dalle sue feritegli doda bere un po' del vino di cui portavo una piccola scorta in unafiaschetta per darmi forza durante il viaggio nei momenti distanchezzaimpiego il resto per inumidire le sue contusioni. Infinel'infelice riprende d'un tratto le sue forze e il suo coraggio; perquanto a piedi e con un abbigliamento abbastanza modestononsembrava tuttavia di mediocre condizioneaveva con sé qualcheoggetto preziosoanelliun orologioe altri monilima piuttostomalconci a causa della sua disavventura. Mi chiede finalmenteappenapuò parlarechi è l'angelo benefattore che gli portaaiutoe che cosa può fare per testimoniare la suagratitudine.


Avendoancora l'ingenuità di credere che un'anima legata dallariconoscenza dovesse essere mia per semprecredo di poter gioiresenza pericolo del dolce piacere di rendere partecipe delle mielacrime quello che aveva appena finito di versarne tra le miebracciagli racconto tutte le mie avventurele ascolta coninteresse equando ho finito di narrare l'ultima disgrazia che mi ècapitata e il cui racconto gli dà la prova del crudele statodi miseria in cui mi trovo:

-Come sono felice - esclama - di poter almeno ricompensarvi di tuttociò che avete fatto per me! Il mio nome è Dalvillecontinua l'avventuriero - posseggo un bellissimo castello fra lemontagne a quindici leghe da qui; vi offro un rifugiose voleteseguirmi fin làe perché questa offerta non metta insospetto la vostra sensibilitàvi spiego in che cosa mipotrete essere utile. Io sono sposatomia moglie ha bisogno di unadonna fidata accanto a sé; abbiamo ultimamente licenziato uncattivo soggetto e ora vi offro il suo posto.


Ringraziaiumilmente il mio protettore e gli chiesi per quale motivo un uomocome lui si avventurava a viaggiare senza scorta e si esponevacomein effetti era appena accadutoa essere malmenato da dei malfattori.


-Abbastanza robustogiovane e vigorosoho preso l'abitudine - midisse Dalville - di andare dal luogo dove abito fino a Vienne inquesto modo; la mia salute e la mia borsa ci guadagnano. Non che sianell'obbligo di fare economie; infattigrazie a Diosono ricco evoi ve ne accorgerete quanto primase mi farete la cortesia divenire da me. Quei due uomini con i quali avete visto che ho avuto ache faresono due nobilucci del cantone forniti solo della cappa edella spadal'uno guardia del corpol'altro gendarmeinsomma dueimbroglioni; ho vinto loro cento luigi la settimana scorsa in unabisca di Vienne; dato che non avevano in due neppure la trentesimaparte della somma dovutami mi ero accontentato della loro parolaliincontro oggigli chiedo quello che mi devono e avete visto come mihanno pagato.


Stavodeplorando con quest'onesto gentiluomo la duplice sfortuna di cui erarimasto vittimaquando mi propose di rimetterci in cammino.


-Mi sento un po' meglio grazie alle vostre cure- disse Dalville - lanotte si avvicinaandiamo in una locanda che si trova a circa dueleghe da quida dovecon i cavalli che vi prenderemo domanimattinapotremo forse arrivare a casa mia la sera stessa.


Assolutamentedecisa di approfittare del soccorso che il cielo sembrava mandarmiaiuto Dalville a rimettersi in marcialo sostengo durante il camminoedopo aver abbandonato ogni strada conosciutaavanziamo persentieri che portavano direttamente alle Alpi. Troviamoeffettivamente dopo due leghe l'albergo di cui Dalville avevaparlatoci ceniamo allegramente e onestamente insieme; dopo ilpastoegli mi raccomanda alla padrona di casache mi fa dormireaccanto a leie il giorno dopo su due mule prese in affitto escortate a piedi da un servo dell'albergoraggiungiamo le frontieredel Delfinatodirigendoci sempre verso le montagne. Dalvillemoltomalridottonon poté peraltro sopportare il viaggio senzasoste e ioper parte mianon ne fui dispiaciutagiacchépoco abituata a viaggiare in quel modomi trovavo ugualmentescomoda. Ci fermammo a Virieu dove fui fatta oggetto delle stessecure e le stesse gentilezze da parte della mia guidae il giornodopo proseguimmo il nostro cammino sempre nella stessa direzione.Verso le quattro di seraarrivammo ai piedi delle montagne; làpoiché la strada diventava quasi impraticabileDalvilleraccomandò al mulattiere di stare sempre vicino a me perevitare che mi capitasse un incidentee così ci infilammonelle gole della montagna. Non facemmo che girare e salire perquattro leghee ci eravamo talmente allontanati da ogni abitazione eda ogni strada civile che credetti di essere arrivata ai confini delmondo. Cominciai a esser presa da un po' di inquietudine. Girovagandotra quelle rocce inaccessibiliricordai gli andirivieni nellaforesta del convento di Sainte- Marie-des-Boise l'avversione cheavevo preso per tutti i luoghi isolatimi mise una gran pauraaddosso anche di questo. Infine scorgemmoarroccato a strapiombo suuno spaventoso precipizioun castello chesembrando sospeso sullapunta di una roccia scoscesaaveva piuttosto l'aria di un'abitazionedi fantasmi che di gente civile. Vedevamo questo castello senza chenessun sentiero sembrasse raggiungerlo; tuttavia la strada cheseguivamoutilizzata solo dalle capre e piena di sassi da ogni latoera quella che vi conduceva sia pure attraverso continui andirivieni.


-Ecco la mia abitazione - mi disse Dalville nel momento in cui pensòche il castello avesse attirato i miei sguardiecome io gliespressi il mio stupore di vederlo abitare in tale solitudinemirispose piuttosto bruscamente che si abitava dove si poteva.


Fuinello stesso tempo colpita e spaventata dal tono della sua voce;nulla sfugge nella sventuraun'inflessione più o menoaccentuata in quelli da cui dipendiamospegne o rianima la speranza;poiché però non c'era più modo di tirarsiindietrofeci finta di niente. Infinedopo aver girato a lungoattorno a quella vecchia stambergaessa comparve improvvisamente ainostri occhi; là Dalville scese dalla mulaedopo avermiinvitata a fare altrettantole riconsegnò tutte e due alservolo pagò e gli ordinò di andarsenealtroparticolare questo che non mi piacque per niente. Dalville si accorsedel mio turbamento.


-Che aveteSofia? - mi disse mentre ci incamminavamo a piedi verso lasua abitazione. - Non siete fuori della Franciaquesto castello èalla frontiera del Delfinatoma è comunque alle suedipendenze.- E siasignore- risposi - ma come può esservivenuto in mente di fissare la vostra dimora in questa specie di covodi assassini?

-Ohcovo di assassinino- mi disse Dalville guardandomi in modosornione mentre avanzavamo - non è assolutamente un covo diassassinibambinama non è neanche una casa di gente perbene.


-Ahsignore- risposi - voi mi fate pauradove mi portate dunque?

-Ti porto a servire dei falsaribaldracca- mi disse Dalvilleprendendomi per un braccio e facendomi attraversare con la forza unponte levatoio che si era abbassato al nostro arrivo e che si alzòsubito dopo. - Eccoti arrivata- aggiunse quando fummo nel cortile -vedi questo pozzo? - continuò indicandomi una grande eprofonda cisterna vicino alla portadi cui due donne nude facevanogirare la ruota che versava acqua in un serbatoio. - Ecco le tuecompagne ed ecco il tuo compito; a condizione che tu lavori dodiciore al giorno a girare questa ruota e che tu sianon diversamentedalle tue compagnedebitamente e duramente percossa ogni volta cherallenti il ritmo delle tue prestazioniti saranno accordate seionce di pane nero e un piatto di fave al giorno. Per quanto riguardala tua libertàrinunciacinon rivedrai mai più ilcielo; quando sarai morta per la faticati precipiteremo in quelbuco che vedi accanto al pozzosul mucchio delle trenta o quarantaragazze che già sono lì sepolte e ti rimpiazzeremo conun'altra.


-Santo cielosignore- gridai gettandomi ai piedi di Dalville -vogliate ricordarvi che vi ho salvato la vitachemosso per unmomento dalla riconoscenzasembraste offrirmi la felicità eche non era certo questo che dovevo aspettarmi.


-Che cosa significa per tescusaquesto sentimento di riconoscenzacon il quale pensi di avermi legato? - disse Dalville. - Ragionadunque megliomeschina creaturache cosa facevi quando mi haisoccorso? Tra la possibilità di continuare la tua strada equella di venire da mehai scelto la seconda in base a un impulsodel tuo cuore... Ti abbandonavi dunque a un tuo piacere? Da che cosadiavolopretendi che io sia obbligato a ricompensarti dei piaceri aiquali ti sei abbandonatae come ti viene in mente che un uomo comeme che naviga nell'oro e nell'opulenzache ha una rendita di piùdi un milionee che sta per partire per Venezia a goderne i frutti asuo agiosi degni di abbassarsi a dovere qualche cosa a unamiserabile della tua specie? Mi avessi anche reso la vitanon tidarei ugualmente nulladal momento che non l'hai fatto che per testessa. Al lavoroschiavaal lavoro! Impara che la civiltàsconvolgendo le istituzioni della naturanon le ha tolto per questoi suoi diritti; essa creò fin dall'inizio degli esseri forti edegli esseri deboli; la sua intenzione era che questi ultimi fosserosempre sottomessi ai primicome l'agnello al leonecome l'insettoall'elefante; l'abilità e l'intelligenza dell'uomo mutaronopoi i rapporti fra gli individui; non fu più la forza fisica adeterminare l'importanza socialefu piuttosto la forza acquisita conla ricchezza. L'uomo più ricco diventò il piùforteil più povero diventò il più debolemaa parte ogni considerazione sulle cause della potenza dei singolilapreminenza del forte sul debole fu sempre nelle leggi della natura;ad essa era del tutto indifferente che la catena che imprigionava ildebole fosse tenuta dal più ricco o dal più forte e cheessa schiacciasse il più debole oppure il più povero.Questi impulsi di riconoscenza a cui tu fai appelloSofiaessa liignora; non fu mai contemplato nelle sue leggi che il piacere alquale uno si abbandona facendo un favorediventasse un motivoperquello che lo ricevevadi rinunciare ai suoi diritti sull'altro.Vedi forse tra gli animaliche ci servono d'esempioquestisentimenti di cui tu ti glori? Dal momento che io ti domino con lamia ricchezza o con la mia forzaè forse naturale che ti cedai miei dirittio perché hai reso un servigio a te stessa operché la tua politica ti ha suggerito che l'unico modo diriscattarti era quello di servirmi? Maanche se il servizio fossereso da pari a parimai l'orgoglio di un'anima nobile si lasceràsottomettere dalla riconoscenza. Non è forse sempre umiliatocolui che riceve da un altroe questa umiliazione che provanoncompensa forse sufficientemente l'altro del servizio reso? Non èforse un godimento per l'orgoglio elevarsi al disopra del propriosimileci vuole forse qualcos'altro per colui che obbligae sel'obbligazioneumiliando l'orgoglio di quello che ricevediventa unpeso per luicon quale diritto lo si può costringere asopportarlo? Perché dovrei io consentire a lasciarmi umiliareogni volta che incontro lo sguardo di quello che mi ha fatto unpiacere? L'ingratitudineinvece di essere un vizioè dunquela virtù delle anime fierecosì come il fare del beneè la virtù delle anime deboli; lo schiavo lo predica alsuo padrone perché ne ha bisognoma costuimeglio guidatodalle sue passioni e dalla naturanon deve piegarsi se non a ciòche gli serve o a ciò che gli piace. Si facciano pure tutti ifavori che si vogliono se in questo si trova una soddisfazionemanon si esiga mai niente per aver provato un piacere del genere.


Dopoqueste parole alle quali Dalville non mi diede il tempo dirisponderedue servi mi afferrarono su suo ordinemi spogliarono emi incatenarono con le mie due compagne; e così fui obbligataa dar loro una mano la sera stessasenza che mi si permettesse diriposarmi della lunga marcia che avevo appena fatto. Non eratrascorso un quarto d'ora da quando ero stata legata a quella fataleruotache tutta la banda dei falsariche avevano appena finito laloro giornatami circondò per esaminarmi con il loro capo intesta. Tutti mi coprirono di sarcasmi e di impertinenze per ilmarchio d'infamia che portavobenché innocentesul miosventurato corpo; mi si avvicinaronomi palparono brutalmente inogni partefacendo apprezzamenti mordaci su tutto quello chemostravo mio malgrado. Terminata questa dolorosa scenasiallontanarono un po'; a questo punto Dalvilleafferrata una frustada cocchiereche stava sempre a portata di manome ne sferròcon tutta la sua forza cinque o sei colpi su ogni parte del corpo.


-Ecco come sarai trattatasgualdrina- mi disse colpendomi - quandoper tua sfortuna mancherai al tuo dovere; non ti frusto ora peravervi mancatoma solo per dimostrarti come tratto quelli chedisubbidiscono.


Poichéogni colpo mi strappava un lembo di pelle e io non avevo mai provatoun dolore più lancinante né nelle mani di Bressac néin quelle dei barbari monacimi misi a urlare dibattendomi sotto iferri; queste contorsioni e queste urla furono motivo di risate per imostri che mi osservavanoed ebbi la crudele soddisfazione diimparare laggiù chese ci sono degli uomini chespinti daldesiderio di vendetta o da indegne voluttàpossono gioire deldolore degli altrice ne sono pure alcuni così barbaramenteorganizzati da gustare le stesse delizie senza altro motivo che lasoddisfazione dell'orgoglioo la più spaventosa curiosità.L'uomo è dunque cattivo di naturalo è dunque neldelirio delle passioni quasi altrettanto come nella loro assenzaein ogni casole sofferenze dei suoi simili possono costituire unesecrabile godimento per lui.


Intornoal pozzo c'erano tre bugigattoli oscuri separati l'uno dall'altro esprangati come prigioni; uno dei servi che mi aveva incatenatom'indicò la mia e io mi ritirai dopo aver ricevuto da lui larazione d'acquadi fave e di pane che mi era destinata. Fu in questoluogo che potei abbandonarmi infine completamente all'orrore dellamia situazione.


E'mai possibile- mi dicevo - che ci siano degli uomini talmentebarbari da soffocare in se stessi il sentimento della riconoscenzaquesta virtù alla quale mi lascerei andare con tanta gioiaseun'anima onesta mi mettesse nella condizione di provarla? Come dunqueessa può essere misconosciuta dagli uominie quello che lasoffoca con tanta disumanitàche cosa deve essere se non unmostro? Ero tutta presa da queste riflessioni e piangevo a caldelacrimequando improvvisamente la porta della mia prigione si aprì:era Dalville. Senza dire nullasenza pronunciare una parolaposa aterra la candela che lo illuminavasi getta su di me come una bestiaferocemi sottomette ai suoi desiderirespingendo a botte le difeseche cerco di opporglideride quelle che non sono il frutto se nondei miei ragionamentisi soddisfa brutalmenteriprende il lumescompare e chiude la porta. Ebbene- mi dico - è maipossibile portare l'offesa più a fondo di cosìe chedifferenza può esserci tra un uomo del genere e l'animale menodomestico dei boschi?

Frattantoil sole si alza senza che io abbia goduto di un solo istante diriposole nostre celle si apronoci incatenano di nuovo eriprendiamo il nostro triste lavoro. Le mie compagne erano duegiovani dai venticinque ai trent'anni chebenché abbrutitedalla miseria e deformate dall'eccesso delle pene fisichelasciavanotrasparire ancora qualche traccia di bellezza; il loro corpo erabello e ben fatto e una delle due aveva ancora dei magnifici capelli.Una triste conversazione mi fece apprendere che erano state entrambein tempi diversiamanti di Dalvilleuna a Lionel'altra aGrenoble; che lui le aveva portate in quell'orribile ospizio doveerano vissute per qualche anno ancora nei medesimi rapporti con luie checome ricompensa per i piaceri che gli avevano datolui leaveva condannate a questo umiliante lavoro. Seppi da quelle che egliaveva ancoraal momento attualeun'amante incantevolechepiùfortunata di lorolo avrebbe seguito senza dubbio a Venezia dovestava per recarsise le somme considerevoli di danaro che avevafatto recentemente passare in Spagna gli avessero procurato lelettere di cambio che aspettava per l'Italiavisto che non volevaesportare il suo oro a Venezia; non ne aveva mai mandato in quellacittàera in un paese diverso da quello in cui pensava diabitareche dava l'incarico ai suoi corrispondenti di passare lemonete false; con questo mezzonon disponendo nel luogo dove contavadi fissare la sua dimora se non di divise stranierela suamacchinazione non sarebbe mai stata scoperta e la sua fortuna era inquesto modo assicurata. Ma tutto avrebbe potuto cambiare da unmomento all'altro e la fuga che meditava dipendeva sostanzialmente daquest'ultima vendita in cui era impegnato il grosso dei suoi tesori;se Cadice accettava le sue piastre e i suoi luigi falsi e gli mandavabiglietti di banca buoni a Veneziaegli sarebbe vissuto felice econtento per il resto dei suoi giorni; se invece l'inganno fossestato scopertocorreva il rischio di essere denunciato e impiccatocome meritava. Ahimé- mi dissi apprendendo questiparticolari - la provvidenza sarà per una volta giustaessanon permetterà che un mostro come questo riesca nel suointento e noi saremo vendicate.


Versomezzogiorno ci davano due ore di riposodi cui approfittavamo perandaresempre separatamentea prendere aria e a mangiare nellenostre camere; alle due ci incatenavano di nuovo e ci facevano girarefino al calar del solesenza che ci fosse mai permesso di entrarenel castello. Essi ci facevano stare così nude per cinque mesidell'annosia per il gran caldocomunque incompatibile con illavoro bestiale cui eravamo sottopostesia perchésecondoquanto mi assicurarono le mie compagnefossimo più esposte aicolpi che ogni tanto il nostro truce padrone veniva a somministrarci.D'inverno ci davano un paio di pantaloni e una casacca attillatasorta d'abito cheinguainandoci strettamente da ogni parteesponevaugualmente con facilità i nostri sventurati corpi allefrustate del carnefice. Dalville non comparve affatto quel primogiornoma verso mezzanottefece la stessa cosa che aveva fatto lanotte prima. Volli approfittare di questo momento per supplicarlo diaddolcire la mia sorte.


-E con quale diritto? - mi chiese il barbaro. - Forse perchévoglio per un momento togliermi un capriccio con te? Devo forsevenire ai tuoi piedi a chiederti dei favori per cui tu possa esigerequalche risarcimento? Non ti chiedo niente... io prendo e non vedoperché l'avvalermi di un mio preciso diritto su di te debbaimplicare come conseguenza il dovermi astenere dall'esigerne unsecondo. Non c'è amore nel mio attoè un sentimentoche il mio cuore non ha mai conosciuto. Mi servo di una donna pernecessitàcome ci si serve di un vaso per un altro bisognomavisto che io non accordo mai a questo essere che il mio denaro ole mie forze la sottomettono al mio desiderioné stima nétenerezzavisto che quello che prendo io non lo devo se non a mestessoe che non esigo mai da lei se non una completa sottomissionenon vedo perché io debba essere tenutodi conseguenzaadaccordarle alcuna gratitudine. Sarebbe come dire che un ladro cheruba la borsa di un uomo in un bosco perché è piùforte di luigli deve anche riconoscenza per il torto che gli hafatto; lo stesso si può dire dell'oltraggio fatto a una donnaesso può essere un motivo per fargliene un secondoma mai unaragione sufficiente per accordarle dei risarcimenti.


Dalvilleuna volta soddisfatti i suoi desideriuscì bruscamentedicendomi appunto queste parole e mi sprofondò in nuoveriflessionichecome potete immaginarenon andavano certo a suofavore. La sera egli venne a vederci lavorare e trovando che durantela giornata non avevamo tirato la quantità d'acqua stabilitaprese la sua crudele frusta e ci frustò a sangue tutte e tresenza che questo gli impedisse (sebbene non mi avesse risparmiata piùdelle altre) di venire quella notte stessa a fare con me la stessacosa che aveva fatto le volte precedenti. Gli mostrai le ferite dicui mi aveva ricopertaosai ricordargli ancora il tempo in cui avevostrappato la mia camicia per medicare le suema Dalvilletraendo daciò come sempre un piacere particolarenon rispose ai mieilamenti se non con una dozzina di schiaffi mescolati ad altrettanteinvettive di vario generee mi lasciò làcome semprenon appena si fu soddisfatto. Questo trattamento durò circa unmesedopo il quale ricevetti dal mio carnefice se non altro lagrazia di non essere più esposta all'odioso tormento divedergli prendere ciò che egli era così poco degno diottenere. La mia vitanonostante questonon cambiò affattonon ebbi né più né meno pace né maggiorio minori maltrattamenti.


Passòun anno in questa crudele situazionequando si sparse infine nellostabilimento la voce che non solo la fortuna di Dalville era fattache non soltanto era riuscito a ottenere sulla piazza di Venezial'immensa somma di denaro da lui richiesta in biglietti di bancamache gli si ordinava ancora qualche milione di monete false e che ilricavato gli sarebbe stato trasferito a Venezia sempre in bigliettidi bancaquando lui lo avesse voluto.


Eraimpossibile che questo scellerato facesse una più brillante einsperata fortuna; partiva con un reddito di più di unmilionesenza contare le speranze che ne poteva concepire; questoera il nuovo esempio che la provvidenza mi preparavaquesto era ilnuovo modo con cui essa voleva ancora una volta dimostrarmi che soloil crimine porta alla prosperità e che la virtù èsolo sfortunata.


Dalvillesi preparò alla partenzavenne a trovarmi la vigilia amezzanottecosa che non aveva più fatto da molto tempo; fului stesso ad annunciarmi la sua fortuna e la sua partenza. Mi gettaiai suoi piedilo scongiurai con le più vive preghiere diridarmi la libertà e i pochi soldi necessari per arrivare aGrenoble.


-A Grenobletu mi denunceresti.


-Ebbenesignore- gli dissibagnando le sue ginocchia con le mielacrime - vi giuro di non metterci piede; per convincervenefate dimeglioconducetemi con voi fino a Venezia; forse laggiù nontroverò dei cuori così duri come nella mia patriaeuna volta che voi vorrete lasciarmi partirevi giuro su tutto ciòche ho di più sacro che non vi importunerò mai più.


-Io non ti darò né un aiuto né uno scudoreplicòduramente quell'insigne briccone - tutto ciò che si chiamaelemosina o carità ripugna talmente al mio modo di vedere lecose chefossi anche tre volte più ricco di quanto non lo siagiànon acconsentirei a dare neanche mezzo soldo a un povero;ho dei principi a questo riguardo da cui non derogherò mai.Essere poveri rientra nell'ordine della natura; creando gli uominidisuguali per forzeessa ci ha reso certi sul suo desiderio chequesta diseguaglianza si conservasse anche dopo i cambiamenti che lanostra civiltà avrebbe apportato alle sue leggi. Il poveroprende il posto del debolete l'ho già detto; alleviare lesue pene significa distruggere l'ordine stabilitoopporsi all'ordinedella naturasconvolgere l'equilibrio che è alla base deisuoi disegni più sublimi. Significa voler stabilireun'eguaglianza pericolosa per la societàincoraggiarel'indolenza e la pigriziainsegnare al povero a derubare il riccoquando costui decide di rifiutargli il suo aiutoe questo perl'abitudine che tale aiuto avrà instillato nel povero diottenerlo anche senza lavorare.


-Ohsignorecome sono crudeli questi vostri principi!

Parlerestenello stesso modose non foste stato sempre ricco?

-Sono ben lungi da esserlo sempre statoma ho saputo dominare lasorteho saputo calpestare questo fantasma di virtù che nonconduce se non alla forca o all'ospizioho capito ben presto che lareligionela generosità e l'umanità sono sicuriostacoli per chiunque voglia far fortunae ho consolidato la miasulle macerie dei pregiudizi umani. E' beffandomi delle leggi divinee umaneè sacrificando senza sosta il debole quando loincontravo sul mio camminoè abusando della buona fede edella credulità degli altriè rovinando il povero ederubando il ricco che sono arrivato al tempio inaccessibile delladivinità che onoravo.


Perchénon mi hai imitato? Hai avuto in mano la tua fortunala virtùchimerica che le hai preferito ti ha forse ricompensato dei sacrificiche hai fatto per lei? E' troppo tardidisgraziatatroppo tardi;piangi sui tuoi errorisoffri e cerca di trovarese puoiin senoai fantasmi che riverisciciò che la tua credulità tiha fatto perdere.


Aqueste crudeli paroleDalville si precipitò su di me... Ma mifaceva un tale orrorei suoi spaventosi principi mi ispiravano unodio così profondoche lo respinsi duramente; egli cercòdi usare la forzama non ci riuscìsi prese la rivincita condelle crudeltàmi coprì di bottema non riuscìad avere ragione di me; il fuoco si spense senza successo e lelacrime sprecate di quel pazzo mi vendicarono infine dei suoioltraggi...


Ilgiorno dopoprima di partirequesto disgraziato ci offrì unanuova scena di crudeltà e di barbarie di cui non è datodi trovare equivalenti neppure negli Annali di Andronicodi Nerone edi Tiberio. Tutti credevamo che la sua amante partisse con lui edegli l'aveva fatta vestire per l'occasione; al momento di salire acavallo la condusse verso di noi.


-Ecco il tuo postovile creatura - le disse ordinandole di svestirsi.- Voglio che i miei amici si ricordino di me e per questo lasceròloro come pegno la donna di cui mi credono più innamorato; mapoiché qui non ce ne vogliono più di tre... e io partoper un viaggio molto pericoloso durante il quale avrò bisognodelle armiproverò ora le mie pistole su una di voi.


Dicendoquestone carica unala punta al petto di ognuna delle tre donneche giravano la ruotae rivolgendosi infine a una delle sue anticheamanti:

-Va'- le dissebruciandole le cervella - vai a portare mie notizieall'altro mondovai a dire al diavolo che Dalvilleil piùricco degli scellerati di questa terraè colui che sfida nelmodo più insolente sia la mano del cielo che la sua.


Lasventuratache non era morta subitosi dibatte a lungo nelle suecatenespettacolo orribile che l'infame assapora con delizia; allafine la fa togliere di là per mettere al suo posto l'amantevuole vederla fare tre o quattro giricolpirla di sua mano unadozzina di volte con una frusta da cocchiere; compiute questeatrocitàl'abominevole uomo sale a cavallo seguito da dueservi e si allontana per sempre ai nostri occhi.


Tuttocambiò all'indomani della partenza di Dalville; il suosuccessoreuomo dolce e ragionevoleci fece liberare subito.


-Non è questo un lavoro da donne- ci disse con bontà -tocca agli animali far girare questa macchina; il mestiere chefacciamo è già abbastanza criminale perché cisia bisogno di offendere l'essere supremo con atrocitàgratuite.


Cisistemò nel castelloreintegrò senza chiedere nullal'amante di Dalville negli incarichi che essa svolgeva nella casaenel laboratorio ci diedealla mia compagna e a mel'incarico ditagliare le monetelavoro senza dubbio molto meno faticosoe per ilquale ci ricompensò con delle belle camere e un vittoeccellente. In capo a due mesi il successore di DalvillechiamatoRolandoci fece sapere che il compare era arrivato felicemente aVeneziache ci si era stabilitoci aveva incassato la sua fortuna evi godeva di tutta la prosperità di cui aveva potuto vantarsi.


Lasorte del suo successore fu molto lontana dall'essere la stessa; losfortunato Rolando era onesto e lo era più di quanto non ce nefosse bisogno per uscirne stritolato all'istante. Un giorno che tuttoera tranquillo al castellomentresotto la direzione di questo buonpadroneil lavoroper quanto criminalesi svolgeva senza fatica econ piacereimprovvisamente le mura vengono assaltate; in mancanzadel ponte levatoiosi dà la scalata ai fossati e lostabilimentoprima ancora che i nostri abbiano il tempo di pensare adifendersisi trova invaso da più di cento cavalieri dellagendarmeria. Toccò arrendersici incatenarono tutti comebestieci legarono su dei cavalli e ci condussero a Grenoble. Ohcielo- mi dissi entrandoci - ecco dunque questa città in cuiavevo la follia di credere che ci avrei incontrato la felicità!Il processo dei falsari fu presto fatto e furono tutti condannatialla forca. Quando videro il marchio che portavonon si diederoquasi la pena di interrogarmie stavo per essere condannata come glialtriquando tentai di ottenere pietà dal celebre magistratoonore di quel tribunalegiudice integerrimocittadino predilettofilosofo illuminatola cui benevolenza e umanità scolpirannoper sempre nel tempio della memoria il suo celebre e rispettabilenome: egli mi ascoltò...


feceanzi di piùconvinto della mia buona fede e della veritàdelle mie sventuresi degnò di consolarmi con le sue lacrime.Oh grand'uomoa te rendo omaggiopermetti al mio cuore dioffrirtelola riconoscenza di una sventurata non ti peseràsicuramentee il tributo che lei ti offre onorando il tuo cuoresarà sempre la gioia più dolce del suo. Il signor S.volle addirittura prendere le mie difesei miei lamenti venneroascoltatii miei gemiti trovarono anime ben dispostele mie lacrimecolarono su cuori che non rimasero insensibili alle mie sventure eche la sua generosità mi aprì. Le deposizioni generalidei criminali che si stava per giustiziaree che mi erano statefavorevolivennero ad appoggiare lo zelo di colui che aveva decisodi interessarsi a me. Fui dichiarata sedotta e innocentecompletamente discolpata e liberata dall'accusa con piena e completalibertà di fare quel che avrei voluto. Il mio protettoreaggiunse ai suoi servigi quello di farmi ottenere una questua che mivalse circa cento pistole; vedevo infine la felicitài mieipresentimenti sembravano realizzarsi e mi credevo alla fine dei mieimaliquando piacque alla provvidenza convincermi che ne ero ancoraben lontana.


All'uscitadi prigionemi ero sistemata in un albergo di fronte al pontesull'Isèredove mi avevano assicurato che mi sarei trovata inun ambiente onesto; la mia intenzione era di restarci per qualchetemposecondo i consigli del signor S.per vedere se trovassi unqualche lavoro nella cittào di ritornare a Lionese non cifossi riuscitacon delle lettere di presentazione che egli avrebbeavuto la bontà di darmi. Mangiavo in quest'albergo a quellache si chiamava la tavola dell'ospitequandoil secondo giornomiresi conto d'essere guardata fissamente da una dama grassamolto benvestitache si faceva chiamare baronessa; a forza di osservarla amia voltacredetti di riconoscerlaavanzammo reciprocamente l'unaverso l'altraci abbracciammo come due persone che si sonoconosciute ma che non riescono a ricordarsi dove. Infine la grassabaronessaprendendomi in disparte:

-Sofia- mi disse - mi sbaglio o non siete forse quella che hosalvato dieci anni fa dalla prigione di Parigi e non riconoscete laDubois?

Pocolusingata da questa scopertarisposi comunque con gentilezza; maavevo a che fare con una delle donne più furbe e abili che cisiano mai state in Francianon ci fu modo di liberarmene. Mi colmòdi gentilezzemi disse che si era interessata alla mia faccenda contutta la cittàma che ignorava che si trattasse di me; debolecome mio solitomi lasciai condurre nella camera di questa donna ele raccontai le mie disavventure.


-Mia cara amica- mi disse abbracciandomi di nuovo - se ho desideratovederti così da solaè per farti sapere che la miafortuna è fattae che tutto quello che ho è a tuadisposizione.


Guarda- mi disseaprendo degli scrigni pieni d'oro e di diamanti - ecco ifrutti del mio lavoro; se avessi onorato la virtù come teoggi sarei o impiccata o imprigionata.


-Oh signora- le dissi - se voi dovete tutte queste ricchezze solo adei criminila provvidenzache finisce sempre per essere giustanon ve le lascerà godere a lungo.


-Errore- mi disse la Dubois - non pensare che la provvidenzafavorisca sempre la virtù; che un attimo di prosperitànon ti faccia cadere in simili errori. E' del tutto indifferente peril mantenimento delle leggi della provvidenzache uno sia vizioso eche un altro invece si dedichi alla virtù; essa ha solobisogno di una quantità uguale di vizi e di virtùel'individuo che esercita gli uni o le altreè la cosa checonta meno per lei al mondo.


AscoltamiSofiaascoltami con un po' di attenzionetu sei intelligente e iovorrei infine convincerti. Non è la scelta che l'uomo fa delvizio o della virtùmia carache gli fa trovare la felicità;la virtùcosì come il vizionon è infatti cheun modo di comportarsi fra la gente; non si tratta quindi di seguirel'uno piuttosto che l'altrama di prendere la strada di tutti;quello che se ne allontanaha sempre torto. In un mondo interamentevirtuosoti consiglierei la virtùpoichéessendoessa necessariamente ricompensatasi raggiungerebbe infallibilmentela felicità; in un mondo totalmente corrottonon ticonsiglierei nient'altro che il vizio. Quello che non segue la stradadegli altri perisce inevitabilmentetutto ciò che incrocia lourtae poiché è il più deboleè fataleche ne venga frantumato. Invano le leggi vogliono ristabilirel'ordine e riportare gli uomini alla virtù; troppo viziose perintraprendere un simile compitotroppo deboli per riuscirciesse loallontaneranno per un istante dal cammino battutoma non glielofaranno mai abbandonare del tutto.


Quandol'interesse generale degli uomini le avrà totalmente corrottequello che non vorrà farsi corrompere come tutti gli altrilotterà dunque contro l'interesse generale; orache felicitàpuò attendersi colui che va sempre contro l'interesse deglialtri? Se tu mi dici che è il vizio ad andare control'interesse degli uominisarò pronta a riconoscerlo come veroin un mondo composto in parti uguali di viziosi e di virtuosiperchéin questo caso l'interesse degli uni urterebbe visibilmente control'interesse degli altrima non è questo il caso in unasocietà del tutto corrotta; i miei vizi alloranonoltraggiando che il viziosofanno nascere in lui altri vizi che lorisarciranno del male soffertoe tutti e due ci ritroviamo felici.Siamo quindi tutti coinvolti in un movimento generaleè unamoltitudine di colpi e di contraccolpiper cuiriguadagnando subitociò che ha appena persoognuno di noi si ritrovacontinuamente in una posizione felice. Il vizio non èpericoloso che per la virtùpoichédebole e timidaessa non osa mai nulla; tuttaviauna volta bandita la virtùdalla terradal momento che il vizio non oltraggerebbe più senon il viziosoesso non turberà mai nullafarànascere altri vizima non altererà nessuna virtù. Misi obietteranno i buoni effetti della virtù? Anche questo èun sofismaessi non servono che al debole e sono inutili a colui chesi è reso autosufficiente grazie alla sua energia e non habisogno se non della sua abilità per raddrizzare i capriccidella sorte.


Comepuoi pretendere di non aver fallito nella tua vitafiglia miadalmomento che hai sempre percorso al contrario la strada che tuttiseguivano? Se ti fossi lasciata trascinare dalla correntesarestiarrivata in porto come me. Quello che vuole risalire un fiumearriverà a destinazione altrettanto velocemente di colui chelo discende? L'uno vuole andare contro natural'altro le siabbandona. Tu mi parli sempre della provvidenzae chi ti assicurache essa ami l'ordine edi conseguenzala virtù?

Nonti porta forse continuamente esempi delle sue ingiustizie e delle sueirregolarità? E' forse mandando agli uomini la guerralapeste e la carestiaè con l'aver messo insieme un universovizioso in ogni sua parteche essa manifesta ai tuoi occhi il suogrande amore per la virtù? E perché vuoi che gliindividui viziosi le dispiaccianodal momento che essa stessa nonagisce se non attraverso i viziche tutto è vizio ecorruzioneche tutto è crimine e disordine in quello chevuole e che fa? E da chi ci vengono d'altronde questi istinti che ciinclinano al male? Non è forse la sua mano che li offrec'èforse una sola nostra volontà o sensazione che non ci venga dalei? E' dunque ragionevole affermare che essa lasci inalterate o cidia delle inclinazioni per delle cose che le sarebbero comunqueinutili? Se dunque i vizi le servonoperché dovremmo opporcia essiche diritto avremmo di procurare di distruggerlie qual èla ragione per cui si dovrebbe resistere al loro richiamo? Un po' piùdi filosofia nel mondo rimetterà presto tutto a posto e faràvedere ai legislatori e ai magistrati che quei vizi che essirimproverano e puniscono con tanto rigorehanno talvolta un'utilitàben più grande di quelle virtù che essi predicano senzamai ricompensarle.


-Ma quand'anche diventassi così debolesignora- risposi aquesta corruttrice - da abbandonarmi ai vostri orribili sistemicomeriuscireste a soffocare i rimorsi che essi farebbero continuamentefigliare nel mio cuore?

-Il rimorso è una chimeraSofia- riprese la Dubois - non èche lo stupido mormorio di un'anima troppo debole per riuscire adannientarlo.


-Annientarlo? E' mai possibile?

-Niente di più facilenon ci si pente se non di ciò chenon si è soliti fare. Rifate spesso quello che vi dàdei rimorsi e riuscirete a spegnerli; opponete a essi la luce dellepassionile leggi imperiose dell'interesse personale e li avretepresto distrutti. Il rimorso non prova il crimineesso denotasolamente un'anima facile da sottomettersi. Basterebbe un ordineassurdo che ti vietasse sui due piedi di uscire da questa camerachenon ne usciresti senza rimorsobenché tu sia certa di nonfare nulla di male nell'uscirne. Non è dunque vero che ci siasolo il crimine a far sentire dei rimorsi; convincendosidell'inconsistenza dei crimini o della loro necessità sulpiano generale della naturasarebbe dunque possibile vincere ilrimorso che si prova nel commetterlialtrettanto facilmente di comelo sarebbe nel caso che esso ti venisse dal fatto che sei uscita daquesta camera dopo l'ordine illegale da te ricevuto di restarci.Bisogna cominciare con un'analisi puntuale di tutto quello che gliuomini chiamano col nome di crimineiniziare a convincersi che essidefiniscono in questo modo solo l'infrazione delle loro leggi e deiloro usi nazionaliche quel che si chiama crimine in Franciacessadi esserlo a qualche centinaio di leghe di làche non c'ènessuna azione che sia considerata come un vero e proprio crimineuniversalmente in tutto il mondoe che di conseguenza nulla in fondomerita sul piano della ragione il nome di crimineche tutto dipendedalle opinioni e dalla geografia. Date queste premesseèdunque assurdo obbligarsi a praticare delle virtù che altrovesono considerate dei vizie fuggire crimini che in altre regionihanno il valore di buone azioni. Ti chiedoorase un esame comequestocondotto con tanta ponderazionepossa lasciare dei rimorsiin colui cheper suo piacere o nel suo interesseavrà fattoin Francia qualcosa che è considerato un atto virtuoso in Cinao in Giapponee che tuttavia lo coprirà d'infamia nella suapatria. Si arresterà forse davanti a questa futile differenzaese nel suo spirito c'è un po' di filosofiasaràessa capace di fargli nascere dei rimorsi? Orase il rimorso nondipende che da un divietose esso nasce solo dall'avere infranto deifreni e non per aver commesso un'azioneè forse una decisionesaggia quella di volerlo conservare così com'èo non èforse assurdo non distruggerlo subito? Abituiamoci a considerare comeindifferente l'azione che ha fatto nascere in noi dei rimorsigiudichiamola in quanto tale esaminando in via comparativa gli usi ei costumi di tutte le nazioni della terra; una volta fatte questeconstatazionisi ripeta quell'azionequalunque essa siail piùspesso possibile e la luce della ragione distruggerà presto ilrimorsoannienterà questo sentimento tenebrososolo fruttodell'ignoranzadella codardia e dell'educazione. Sono trent'anniSofiache una lunga catena di vizi e di crimini mi conduce passopasso verso la fortunae ora sto per raggiungerla; ancora due o trecolpi fortunati e passo dallo stato di miseria e di mendicitàin cui sono nataa una rendita di più di cinquantamilafranchi.


Crediforse che in questa brillante carriera il rimorso sia venuto un soloistante a farmi sentire le sue spine? Non pensarci neancheio nonl'ho mai conosciuto. Quand'anche un malaugurato rovescio mi venisse agettare di colpo dalla cima del successo al baratro della sfortunanon accetterei per questo di riconoscerlo; mi lamenterei degli uominio della mia inettitudinema sarei sempre in pace con la miacoscienza.


-E sia! Ma ragioniamo un momento in base agli stessi principifilosofici di cui vi servite. Con quale diritto pretendete che la miacoscienza sia così salda come la vostradal momento che essanon è mai stata abituata a vincere gli stessi pregiudizi; ache titolo esigete che il mio animoche è diverso dal vostropossa far propri gli stessi sistemi? Voi sostenete che in natura c'èuna somma di male e di bene e che di conseguenza bisogna che ci siaun certo numero di persone che pratica il bene e altre invece che siabbandonano al male. Il partito per il quale io optoanche dal puntodi vista dei vostri principinon è dunque sconosciuto allanatura; non pretendete dunque che io mi allontani dalle regole cheesso mi prescriveeallo stesso modo in cui voi trovatein basealle vostre stesse affermazionila felicità sulla strada davoi seguitacosì dovete ammettere che mi sarebbe impossibileincontrarla al di fuori di quella che percorro io. Non pensated'altronde che l'occhio vigile delle leggi lasci a lungo in pacequello che le trasgredisce; non ne avete appena visto l'esempio con ivostri stessi occhi? Di quindici scelleratitra i quali avevo avutola disgrazia di vivereuno solo si salvaquattordici perisconoignominiosamente.


-E' questa che tu chiami una sventura? Prima di tuttoche cosaimporta quest'ignominia a uno che non ha più principi? Quandosi è andati oltre ogni limitequando l'onore non è piùche un pregiudiziola reputazione una chimeral'avvenireun'illusionenon è la stessa cosa morire sulla forca o nelproprio letto? Ci sono due tipi di scellerati al mondo: quello cheuna grande ricchezzaun prestigio straordinario mette al sicuro daquesta tragica finee quello che non riuscirà a evitarlaseviene preso; quest'ultimonato poveronon deve avere che dueprospettivese ha dell'iniziativa: la fortuna o la ruota. Se riescenella prima prospettivaottiene ciò che ha desiderato; seinvece va incontro all'altrache rimpianti può averevistoche non ha niente da perdere? Le leggi non servono dunque a nulla nelcaso degli scelleratidato che esse non toccano quelli che sonopotentiquelli che hanno fatto fortuna le schivanoe quelli infineche sono stati sfortunatinon avendo altra risorsa che la lorospadanon hanno nessuna ragione di temerle.


-Ehcredete che la giustizia celeste non aspetti al varco in un mondomigliore quelli che il crimine non ha spaventato in questo mondo?

-Io credo chese Dio esistesseci sarebbero meno mali sulla terra;credo anche chese c'è il male sulla terratutti questidisordini sono voluti da Dio stesso oppure che è al di sopradelle sue forze impedirlo; oraio non temo un Dio che non èse non debole oppure che è cattivoio lo sfido senza paura emi faccio beffe delle sue folgori.


-Voi mi fate inorridiresignora- dissi alzandomi - perdonatemi dinon potere ascoltare più a lungo i vostri esecrabili sofismi ele vostre odiose bestemmie.


-FermatiSofiase non posso vincere la tua ragioneche io seducaalmeno il tuo cuore. Ho bisogno di tenon rifiutarmi l'aiuto che stoper chiederti; ecco cento luigili metto da parte in tua presenzasono per te quando il colpo sarà fatto.


Spintaa questo punto dal mio istinto naturale a fare del benedomandaisubito alla Dubois di che si trattasseper prevenire con tutte lemie forze il crimine che si apprestava a commettere.


-Ecco di che cosa si tratta- mi disse - hai notato quel giovanenegoziante di Lione che mangia con noi da tre giorni?

-ChiDubreuil?

-Certamente!

-E allora?

-Egli è innamorato di teme l'ha confidato. Possiedeseicentomila franchi o in oro o in carta monetain una cassettinaposta vicino al suo letto. Permettimi di far credere a quest'uomo chetu acconsenti ad ascoltarlo; che ciò sia vero o noche tiimporta? Lo inviterò a proporti un giretto fuori cittàlo convincerò che con la passeggiata riuscirà a farmeglio con te; tu lo divertirailo terrai fuori casa il più alungo possibile; io lo deruberò in quel momentoma nonscapperò subito dopoi suoi beni saranno già a Torinoquando io sarò ancora a Grenoble.


Useremotutta l'arte possibile perché i suoi sospetti non cadano su dinoifaremo finta di aiutarlo nelle sue ricerche; nel frattempoannuncerò la mia partenzalui non si stupiràtu miseguirai e i cento luigi saranno tuoi quando arriveremo entrambe inPiemonte.


-Va benesignora - dissi alla Duboisben decisa ad avvertire losventurato Dubreuil dell'infame tiro che gli si voleva giocare; e permeglio ingannare quella scellerataaggiunsi: - Ma avete pensatosignorache se Dubreuil è innamorato di meio possoavvertendolo o vendendomi a luiguadagnare molto di più diquel poco che mi offrite per tradirlo?

-Questo è vero- mi disse la Dubois - in veritàcomincio a credere che il cielo ti abbia dato un'abilità nelcrimine molto superiore a quella che ha dato a me. Ebbene-continuòmettendosi a scrivere - eccoti il mio biglietto damille luigiosa rifiutare adesso.


-Me ne guarderò benesignora- dissi prendendo il biglietto -ma cercate almeno di capire che è dal mio infelice stato chedipendono sia la mia debolezza sia il torto che ho di soddisfarvi.


-Io veramente volevo farne un merito al tuo spirito- disse la Dubois- se tu preferisci che io ne accusi la tua sventurasarà comevuoiservimi sempre e sarai contenta.


Cimettemmo d'accordo su tutto; da quella sera stessa incominciai aessere un po' più gentile con Dubreuil e mi resi conto cheeffettivamente egli aveva un debole per me.


Nulladi più imbarazzante della mia situazione; ero senza dubbio benlungi dal prestarmi al crimine propostomianche se ci fosse stato daguadagnare tre volte tantoma mi ripugnava parecchio far impiccareuna donna che mi aveva salvato dieci anni prima; volevo impedire ilcrimine senza denunciarlo e ci sarei certamente riuscita conqualunque altra persona che non fosse stata una scellerata incallitacome la Dubois. Ecco dunque quello che mi risolsi a faresenzarendermi conto che la subdola manovra di questa abominevole creaturanon solo avrebbe distrutto tutto l'edificio dei miei onesti progettima mi avrebbe persino punita per averli concepiti.


Nelgiorno stabilito per la passeggiatala Dubois ci invitòentrambi a pranzo nella sua camera; accettammo eterminato ilpranzoDubreuil e io discendemmo per sollecitare la vettura che cipreparavano. Poiché la Dubois non ci accompagnòfuidunque sola per un momento con Dubreuil prima di salire in carrozza.


-Signore- gli dissi concitatamente - ascoltatemi con attenzionenonfate scandalo e seguite soprattutto a puntino quanto vi diròdi fare. Avete un amico fidato in questo albergo?

-Siho un giovane socio su cui posso contare come su me stesso.


-Ebbenesignoreandate subito a dirgli di non abbandonare un soloistante la vostra camera per tutto il tempo che staremo fuori per lapasseggiata.


-Ma ho la chiave della camera nella mia tasca; che significa questoeccesso di precauzione?

-E' molto più importante di quanto voi non lo crediatesignoreprendete queste precauzioni o non esco con voi. La donnadalla cui camera siamo appena uscitiè una scelleratahaorganizzato questo nostro incontro con il solo scopo di derubarvi piùtranquillamente durante la vostra assenza. Affrettatevisignoreciosservaè pericolosa; che io non abbia l'aria di mettervi inguardia; date subito la chiave al vostro amicoche vada ainstallarsi nella vostra camera con qualche altra persona se questogli è possibilee che nessuno si muova di lìfinchénon siamo tornati. Vi spiegherò tutto il resto quando saremoin carrozza.


Dubreuilmi dà rettami stringe la mano per ringraziarmi e corre adare degli ordini in base alle mie raccomandazioni; ritornapartiamoecammin facendogli racconto tutta l'avventura. Questo giovane mitestimoniò tutta la riconoscenza possibile per il servizioresogli edopo avermi scongiurato di raccontargli la veritàsulla mia situazionemi assicurò che nulla di ciò chegli raccontavo delle mie avventurepoteva suscitare in lui tantaripugnanza da impedirgli di offrirmi la sua mano e la sua fortuna.


-La nostra posizione è identica- mi disse Dubreuil - sonofiglio di un commerciante come voi; i miei affari sono andati beneivostri invece non hanno avuto successo; sono troppo felice di poterriparare ai torti che la fortuna vi ha fatto.


RifletteteciSofiaio sono padrone di me stessonon dipendo da nessunovado aGinevra per investire una grossa somma che i vostri buoniavvertimenti mi hanno permesso di salvare; voi mi seguirete fin lìeuna volta arrivatidivento il vostro sposo e voi non ritornate aLione che sotto questo nome.


Unatale proposta mi lusingava troppo perché osassi rifiutarlamanon mi conveniva accettarla senza prima far presente a Dubreuil tuttociò di cui avrebbe potuto pentirsi. Egli mi fu grato per lamia delicatezza e mise ancor più calore nelle sue profferte...


Sventuratacreatura che erobisognava dunque che la fortuna non si presentassemai a me se non per farmi più vivamente sentire l'angoscia dinon poterla raggiungeree che fosse stabilito una volta per semprenei decreti della provvidenza che dalla mia anima non si schiudessemai una virtù che non mi precipitasse subito dopo nellasventura! La nostra conversazione ci aveva già condotti a dueleghe dalla città e stavamo per discendere dalla carrozza pergodere della freschezza di qualche viale sulla riva dell'Isèredove avevamo stabilito di far due passiquando improvvisamenteDubreuil mi disse che si sentiva molto male... Scendeterribiliconati di vomito lo assalgonolo faccio subito risalire in carrozzae ripartiamo al galoppo per Grenoble; Dubreuil sta così maleche occorre portarlo a braccia nella sua camera. Il suo statosorprende i suoi amiciche secondo i suoi ordini non si erano mossidal suo appartamento. Io non lo abbandono... arriva un medico; santocieloil responso sulle condizioni di questo sventurato non ammettedubbiè stato avvelenato. Appena apprendo questa spaventosanotizia corro nell'appartamento della Dubois...


lascellerata... era partita... vado in camera miail mio armadio èsfondatoi pochi denari e abiti che possiedo sono stati rubatie laDuboismi assicuranosta correndo da tre ore in direzione diTorino... Non c'era dubbio che fosse lei l'autrice di questimolteplici delittiera andata da Dubreuil einfuriatasi per avercitrovato gentesi era vendicata su di me; era lei che avevaavvelenato Dubreuil durante il pranzoaffinché al ritornosefosse riuscita a derubarloquesto sventurato giovanepreoccupatopiù della sua vita che di rincorrerlala lasciasse fuggiretranquillamente e fossi io più di lei a essere sospettatadella sua morte essendo questa sopraggiuntaper così diretra le mie braccia. Corro di nuovo da Dubreuilnon mi lascianoavvicinare; stava morendo tra i suoi amici ma nello stesso tempo midiscolpavali assicurava che ero innocente e gli vietava diaccusarmi. Appena ebbe chiuso gli occhiil suo socio si affrettòa venire a darmi queste notizieassicurandomi di stare tranquilla...Ahimécome avrei potuto esserlocome avrei potuto nonpiangere amaramente la perdita del solo uomo chedall'inizio dellemie sventuresi era così generosamente offerto di farmiuscire dal mio miserabile stato... come avrei potuto non deplorare ilfurto che mi faceva ripiombare nel fatale baratro della miseria dallaquale non riuscivo a venir fuori? Confidai tutto al socio diDubreuilsia quello che avevano combinato contro il suo amicosiaciò che era accaduto a me; egli ebbe pietà di merimpianse amaramente il suo socio e condannò l'eccesso didelicatezza che mi aveva impedito di andare a rivelare tutto nonappena ero stata messa al corrente dei progetti della Dubois. Fummod'accordo che questa orribile creaturaalla quale bastavano quattroore per mettersi al sicuro in un altro paeseci sarebbe arrivataprima che avessimo deciso di farla inseguireche ci sarebbe costatomolto denaroche il padrone dell'albergovivamente compromesso perle denunce che stavo per sporgere e nel difendersi con quanta forzapotevaavrebbe finito forse per annientare una persona che nonsembrava vivere a Grenoble se non in qualità di scampata a unprocesso criminalee non mantenersi che in grazia della pubblicacarità... Questi ragionamenti mi convinsero e mi spaventaronotalmente che presi la decisione di andarmene senza congedarmi dalsignor S.il mio protettore. L'amico di Dubreuil approvòquesta decisionenon mi nascose chese questa disavventura fossevenuta a gallale deposizioni che sarebbe stato obbligato a fare miavrebbero compromesso per quante precauzioni dovesse prenderesia acausa del mio legame con la Duboissia per la mia ultima passeggiatacon il suo amicoe pertantoin base a tutte queste considerazionimi rinnovava vivamente il consiglio di partire subito da Grenoblesenza vedere nessunoben sicura che per quel che lo riguardavanonavrebbe mai fatto nulla contro di me.


Ripensandoin cuor mio a tutta questa avventurami convinsi che il consiglio diquesto giovane era tanto migliore in quanto egli era certo che agliocchi degli altri io avevo l'aria di essere la colpevolecosìcom'era sicuro che non lo ero; che il solo fatto che deponessepienamente a mio favore - il consiglio dato a Dubreuilda lui forsenon spiegato con la dovuta chiarezza al momento della morte - nonavrebbe costituito una prova veramente decisiva su cui avrei potutocontare. In base a tutte queste considerazioni mi decisi dunqueall'istante e misi subito dopo al corrente della mia risoluzione ilsocio di Dubreuil.


-Io vorrei - mi disse - che il mio amico mi avesse incaricato diqualche legato in vostro favorelo avrei eseguito con grandepiacere; vorrei anche - mi confidò - che egli mi avesse dettoche doveva a voi il consiglio di far sorvegliare la sua camera mentreusciva con voi; ma non l'ha fattoci ha soltanto detto piùvolte che voi non eravate assolutamente colpevole e di nondenunciarvi per nessun motivo. Sono dunque costretto a limitarmi allasola esecuzione dei suoi ordini. La sventura che voi mi dite di aversubìto a causa suami spingerebbe a fare qualcosa di piùdi mia iniziativase lo potessisignorina; ma entro negli affarisolo adessosono giovane e la mia fortuna è più chemodesta; non un soldo di Dubreuil mi appartienesono obbligato arendere subito tutto alla sua famiglia. PermettetedunqueSofiache io mi limiti al solo piccolo servizio che sto per rendervi; eccocinque luigied ecco- mi disse facendo salire nella sua camera unadonnache avevo intravisto nell'albergo - ecco un'onestacommerciante di Chalon-sur-Saôneche è il mio paesed'origine; essa ci sta ritornando dopo essersi fermataventiquattr'ore a Lione per i suoi affari.


-Signora Bertrand- disse il giovanepresentandomi a questa donna -ecco la persona che vi raccomando; essa è ben lieta di trovareun qualche lavoro in provincia; vi pregocome se doveste farlo permedi adoperarvi quanto potete per sistemarla nella nostra cittàin modo conveniente alla sua nascita e alla sua educazione. Che ciònon le costi nulla fino a quel momentovi rimborserò di tuttola prima volta che ci incontreremo... AddioSofia... La signoraBertrand parte questa notteseguitela e voglia il cielo che un po'più di felicità vi accompagni in un paese dove avròforse la soddisfazione di rivedervi presto e di dimostrarvi per ilresto della mia vita la riconoscenza per il modo in cui vi sietecomportata nei confronti di Dubreuil.


L'onestàdi questo giovaneche in fondo non mi doveva nullami fecemiomalgradoversare delle lacrime; accettai i suoi donigiurandogliche avrei fatto di tutto per poterglieli rendere un giorno. Ahimé- mi dico partendo - se l'esercizio di una nuova virtù mi haor ora precipitato nella sventuraalmeno per la prima volta nellamia vita ho avuto una sia pur piccola consolazione in questo abissospaventoso di mali dove la virtù mi precipita di nuovo. Nonrividi più il mio giovane benefattore e partiicome avevadecisocon la Bertrandla notte dopo la disgrazia di Dubreuil.


Lasignora Bertrand viaggiava su una piccola carrozza coperta trainatada un cavallo che guidavamo a turno dall'interno; là c'erano isuoi vestiti e abbastanza denaro contantenonché una bimba didiciotto mesiche lei allattava ancora e a cui io non tardai per miasfortuna ad affezionarmi altrettanto profondamente di colei che leaveva dato la luce.


Lasignora Bertrand era una specie di pescivendola priva di spirito e dieducazionesospettosachiacchieronapettegolanoiosa e limitatapiù o meno come tutte le donne del popolo.


Scaricavamoregolarmente ogni sera tutta la sua roba nell'albergo e dormivamonella stessa camera. Arrivammo a Lione senza che accadesse nulla dinuovoma durante i due giorni di cui questa donna aveva bisogno peri suoi affarifeci in questa città un incontro abbastanzasingolare; passeggiavo sulla banchina del Rodano con una giovanedell'albergo che avevo pregato di accompagnarmiquando vidiimprovvisamente venirmi incontro il reverendo padre Antoninooraguardiano dei recolletti di questa cittàcarnefice della miaverginitàe che avevo conosciutocome ricordatesignoranel piccolo convento di Sainte-Marie-des-Boisdove mi aveva condottola mia cattiva stella. Antonino mi fermò disinvoltamente e michiese senza farsi troppi scrupoli per la presenza di questa servase volevo andarlo a trovare nella sua nuova abitazione e quiriprendere i nostri antichi piaceri.


-Ecco un bel donnone- disseriferendosi alla ragazza che miaccompagnava - che sarà ugualmente ben ricevuto; noi abbiamonella nostra casa dei buontemponi capacissimi di tener testa a duebelle figliole.


Arrossiiviolentemente a simili discorsi e per un momento cercai di farcredere a quest'uomo che si sbagliava; non riuscendocigli feci deisegni per frenarlo almeno davanti alla mia accompagnatricema nullariuscì a calmare quell'insolente e le sue sollecitazioni sifecero sempre più pressanti. Infinevista la nostraostinazione a non volerlo seguiresi limitò a chiederci coninsistenza il nostro indirizzo: per sbarazzarmi di lui mi venneimprovvisamente l'idea di dargliene uno falso; egli se lo annotòsu di un suo taccuino e ci lasciò assicurandoci che ci saremmopresto riveduti. Rientrammo all'albergo; cammin facendo spiegai comepotei la storia di questa disgraziata conoscenza alla serva che eracon memasia perché ciò che le dissi non l'avessepienamente convintasia a causa della tendenza al pettegolezzopropria di questo tipo di ragazzecapii dai discorsi della Bertrandal momento della disgraziata avventura che mi capitò con leiche era stata messa al corrente dei miei rapporti con quell'indegnomonaco; comunque siaegli non ricomparve e noi partimmo. Uscitetardi da Lionearrivammo quel primo giorno solo fino a Villefranchee fu laggiùsignorache accadde la terribile disgrazia chemi fa oggi sembrare ai vostri occhi una criminaleanche se non losono stata in quel terribile frangente più che in tutti glialtri momenti della mia vita in cui voi mi avete visto tantoingiustamente schiacciata dai colpi della sortee senza chenient'altro mi abbia precipitato in fondo all'abisso della sventurase non quella mia naturale tendenza al bene che mi era sempre statoimpossibile spegnere nel cuore.


Arrivatenel mese di febbraio verso le sei di sera a Villefranchela miacompagna e io ci eravamo affrettate a cenare e ad andare a dormireprestoper fare il giorno dopo un tratto di strada più lungo.Non erano trascorse due ore che dormivamoquando un denso fumoinfiltratosi nella nostra camera ci svegliò entrambe disoprassalto. Non ci furono dubbi che il fuoco fosse oramai vicino...santo cielol'incendio si era sviluppato in modo spaventoso; apriamola nostra porta mezze nude e non sentiamo intorno a noi che ilfracasso dei muri che crollanoil rumore terrificante delleintelaiature che si spezzano e le urla raccapriccianti deglisventurati che precipitano nel fuoco. Le lingue di queste fiammedivoratrici si allungano di colpo verso di noi e ci lasciano appenail tempo di precipitarci fuori; noi ci gettiamo e ci troviamo confusetra la folla degli sventurati chenudi come noiqualcuno per metàustionatocercano scampo nella fuga... In quel momento mi viene inmente che la Bertrandpiù occupata di se stessa che dellafiglianon ha pensato di salvarla dalla morte; senza avvertirlatorno di corsa nella nostra camera attraverso le fiamme che miaccecano e mi bruciano in più parti del corpoafferro lasventurata creaturinae ritorno indietro per riportarla a sua madre;appoggiandomi su una trave per metà consumatami scivola ilpiedeil primo movimento è di mettere le mani davanti a me;questo impulso naturale mi costringe ad abbandonare il preziosofardello che tengo e la sventurata creaturina cade nelle fiamme sottogli occhi di sua madre. Questa terribile donnanon pensando néallo scopo che mi ero prefissata di salvare sua figlianéallo stato in cui la cadutaavvenuta davanti ai suoi occhiavevaposto anche mesconvolta dal doloremi accusa della morte dellafigliasi getta con impeto su di me e mi riempie di botte. Nelfrattempo l'incendio si spegneil gran numero dei soccorritoririesce a salvare quasi la metà dell'albergo. La primapreoccupazione della Bertrand è di rientrare nella sua camerauna delle meno danneggiate; ricomincia a lamentarsidicendomi chebisognava lasciare stare sua figlia e che essa non avrebbe corsoalcun pericolo. Ma che cosa diventa quandocercando i suoi denariscopre di essere stata completamente derubata! In preda alladisperazione e alla rabbiami accusa apertamente di essere la causadell'incendio e di averlo appiccato al solo scopo di derubarla contutto comodominaccia di denunciarmiepassando subito dalleminacce all'azionechiede di parlare con il giudice del luogo. Ho unbel protestare la mia innocenzalei non mi ascolta; il magistratoche cerca non era lontanoaveva lui stesso organizzato i soccorsicompare su richiesta di quella donna cattiva... Essa sporge denunciacontro di mela infiora di tutto quello che le passa per la testa alfine di darle maggiore forza e credibilitàmi dipinge comeuna giovane di costumi licenziosisfuggita alla forca a Grenoblecome una creatura di cui un giovanesenza dubbio il suo amantel'hacostretta a occuparsi suo malgradoparla anche del recolletto diLione; in una parolaniente è tralasciato di ciò chela calunnia inasprita dalla disperazione e dal desiderio di vendettapuò ispirare di più crudele. Il giudice riceve ladenunciasi procede a una ricognizione dell'edificio; si scopre cheil fuoco è stato appiccato in un granaio pieno di fienodovemolte persone testimoniano di avermi vista entrare la serae ciòera vero; cercando un gabinetto che non mi era stato indicato consufficiente precisione dalle serve cui mi ero rivoltaero entrata inquesto granaio e c'ero rimasta per un periodo di tempo abbastanzalungo da far sospettare ciò di cui mi si accusava. Ha iniziodunque l'inchiesta con rito formalesono ascoltati i testimoniniente di quello che posso avanzare a mia discolpa èminimamente intesosi dimostra che sono io l'incendiariasiraccolgono prove sul fatto che ho dei complici chementre io agivoda una partehanno compiuto il furto dall'altraesenza richiedereulteriori precisazioniil giorno dopo di prima mattina sonoriportata nella prigione di Lione e incarcerata come incendiariainfanticida e ladra.


Abituataormai da lungo tempo alla calunniaall'ingiustizia e alla sventuraabituata sin dall'infanzia a non abbandonarmi a un qualunquesentimento virtuoso se non con la certezza di trovarci delle spinerimasi più intontita che straziata dal dolore e piansipiuttosto che lamentarmi. Nel frattemposiccome è naturale achi soffre di cercare tutti i mezzi possibili per uscire dall'abissoin cui è stato precipitato dalla sfortunami ricordai dipadre Antonino; per quanto piccolo fosse l'aiuto che mi potessiaspettare da luinon rinunciai al desiderio di vederlolo fecichiamare. Dal momento che non sapeva chi avesse bisogno di luiarrivòfece finta di non riconoscermi; allora dissi alguardiano che era possibile che non si ricordasse di meessendostato il mio direttore spirituale quando ero molto giovanema cheappunto per questo chiedevo un colloquio segreto con lui; viacconsentirono entrambi. Appena fui sola col monacomi gettai aisuoi piedi e lo scongiurai di salvarmi dalla crudele situazione incui mi trovavo; gli provai la mia innocenza e non gli nascosi che leindegne proposte che mi aveva fatto due giorni primaavevanoindisposto contro di me la persona alla quale ero stata raccomandatae che ora era la mia accusatrice. Il monaco mi ascoltò conmolta attenzionee appena ebbi finito:

-AscoltaSofia- mi disse - e non andare in collera come sei solitafarequando metto in causa i tuoi maledetti pregiudizi; vedi dove tihanno condotto i tuoi principiora puoi convincerti facilmente chenon sono mai serviti ad altro se non a precipitarti da un abisso a unaltrosmetti dunque di seguirli una buona volta per tutte nella tuavitase vuoi scampare alla morte. Non vedo che un solo mezzo perriuscirci; abbiamo qui uno dei nostri padri che è parenteprossimo del governatore e dell'intendentelo avvertirò; di'che sei sua nipoteegli ti farà venire presso di lui inquanto tale e sono persuaso che con la promessa di metterti inconvento per sempreimpedirà la continuazione del processo.In realtà tu spariraiegli ti consegnerà a me e io miincaricherò di nasconderti fino a che nuove circostanze mipermettano di restituirti la libertàma tu sarai tutta miadurante il periodo in cui starai chiusa presso di me; non te lonascondoschiava sottomessa dei miei capriccili soddisferai tuttisenza esitazionemi capisciSofiatu mi conosciscegli dunque traquesta soluzione o il patibolo e non farmi aspettare troppo larisposta.


-Andatevenepadre- risposi con orrore - andatevenevoi siete unmostro per osar approfittare così crudelmente della miasituazione da costringermi a scegliere tra la morte e l'infamia;uscitesaprò morire innocente e morirò almeno senzarimorsi.


Lamia resistenza eccita lo scelleratoha il coraggio di mostrarmi finoa che punto le sue passioni sono accese; quell'infame osa pensarealle carezze dell'amore tra l'orrore e le catenesotto la spadastessa che attende di colpirmi. Voglio fuggiremi rincorremi gettasulla miserabile paglia che mi serve da giaciglioese non consumainteramente il suo criminemi ricopre tuttavia di tracce cosìfuneste da togliermi ogni dubbio sulle sue abominevoli intenzioni.


-Ascoltate- mi disse rassettandosi - voi non volete che vi siautile; ebbenevi abbandononon vi sarò di aiuto né vinuoceròma se vi azzardate a dire una sola parola contro dimevi toglierò subito ogni mezzo di difesa accusandovi deicrimini più atroci; rifletteteci bene prima di parlare ecercate di capire quello che dirò al carcerierealtrimentinon perdo un momento a schiacciarvi.


Bussaentra il guardiano:

-Signore- gli dice lo scellerato - questa povera figliola sisbagliavoleva parlare con un certo padre Antonino di Bordeauxionon la conosco né l'ho mai conosciuta; mi ha pregato diascoltare la sua confessionel'ho fattovoi conoscete le nostrelegginon ho dunque nulla da dire; vi saluto entrambi e saròsempre pronto a ritornare qualora si giudicasse necessario il mioministero.


Antoninoesce pronunciando queste parolee mi lascia a un tempo stupefattadella sua astuzia e confusa per la sua insolenza e il suolibertinaggio.


Nullaprocede più speditamente dei tribunali di primo grado; quasisempre composti da idiotida puritani imbecilli o da brutalifanaticipiù o meno sicuri che occhi migliori dei lorocorreggeranno le loro stupiditàniente li ferma quando sitratta di commetterne qualcuna. Fui dunque unanimemente condannata amorte da otto o dieci bottegai che componevano il rispettabiletribunale di questa città di bancarottieri e speditaimmediatamente a Parigi per la conferma della sentenza. Le piùamare e dolorose riflessioni finirono allora per straziare il miocuore.


Sottoquale fatale stella debbo essere nata- mi dissi - perché misia impossibile concepire un solo sentimento virtuoso senza che essosia subito seguito da un diluvio di malie com'è possibileche questa provvidenza illuminata di cui amo adorare la giustiziapunendomi della mia virtùabbia nello stesso tempo innalzatosenza indugio ai fasti della potenza quelli che mi schiacciavano coni loro vizi? Un usuraiodurante la mia fanciullezzavolle spingermia commettere un furtoio rifiutoegli si arricchisce e io mi trovosul punto di essere impiccata. Dei farabutti vogliono violentarmi inun bosco perché rifiuto di seguirliessi prosperano e io cadonelle mani di un marchese depravato che mi colpisce con cento colpidi nerbo di bue perché non volevo avvelenare sua madre. Di làvado da un chirurgo al quale risparmio di compiere un delittoesecrabilequesto boia per tutta ricompensa mi mutilami marchia einfine mi caccia; non c'è dubbio che sia riuscito a portare atermine i suoi delittiegli fa fortuna e io sono obbligata amendicare il pane. Voglio avvicinarmi ai sacramentivoglio implorarecon fervore l'essere supremo da cui mi vengono tante disgrazieel'augusto tribunale in cui spero di purificarmi attraverso uno deinostri misteri più sacridiventa lo spaventoso teatro del miodisonore e della mia infamia; il mostro che abusa di me e che micopre di ignominia viene subito innalzato ai più grandi onorimentre io ricado nell'abisso spaventoso della mia miseria. Voglioaiutare un poveromi deruba. Soccorro un uomo svenutolo scelleratomi mette a girare una ruota come una bestia da somami tempesta dibotte quando le forze mi mancanotutti i favori della sorte loarricchiscono e io sto quasi per perdere la vita per essere stataforzata a lavorare per lui. Una donna indegna mi vuole spingere acommettere un nuovo crimineperdo per la seconda volta i pochi beniche possiedo per salvare i soldi della sua vittima e per preservarladalla disgrazia; questo sventurato vuole ricompensarmi offrendomi lasua manoma muore tra le mie braccia prima di poterlo fare. Metto inpericolo la mia vita durante un incendio per salvare un bambino chenon è mioeccomi per la terza volta sotto la spada di Temi.Imploro la protezione di un malvagio che mi ha coperto di ignominiaoso sperare di trovarlo sensibile di fronte al cumulo spaventoso deimiei maliè di nuovo a prezzo del mio disonore che quelbarbaro mi offre il suo aiuto... Oh provvidenzami è dunquepermesso di dubitare della tua giustiziae sarebbero stati forse piùgrandi i flagelli che mi avrebbero colpitaseseguendo l'esempiodei miei aguzziniavessi sempre adorato il vizio? Queste eranosignorale imprecazioni che osavomio malgradopermettermi... chemi erano strappate dall'orrore della mia sortequando voi vi sietedegnata di lasciar cadere su di me uno sguardo di pietà e dicompassione...


Viporgo mille scusesignoraper avere così a lungo abusatodella vostra pazienzaho riaperto le mie piagheho turbato lavostra tranquillitàquesto è tutto ciò chetrarremo l'una e l'altra dal racconto di queste crudeli avventure. Ilsole si alzale mie guardie stanno per chiamarmilasciatemi andareincontro alla morte; io non la temo piùessa accorcerài miei tormentiessa porrà loro fine; la morte dev'esseretemuta solo dalle persone fortunatei cui giorni trascorrono puri eserenima la sventurata creatura che non ha calpestato se nonserpentii cui piedi insanguinati non hanno attraversato se nonroviche non ha conosciuto gli uomini se non per odiarliche non havisto la luce splendente del giorno se non per detestarlaquella checrudeli sventure di ogni genere hanno privato dei genitorifortunaaiutiprotezioneamiciquella che al mondo non ha più senon lacrime per abbeverarsi e tribolazioni di cui nutrirsi... questacreaturavi dicovede avvicinarsi la morte senza tremareladesidera come un porto sicuro dove ritroverà la pace nel senodi un Dio troppo giusto per permettere che l'innocenzaavvilita eperseguitata sulla terranon trovi un giorno nel cielo la ricompensadelle sue lacrime."


L'onestosignore di Corville non aveva ascoltato questo racconto senza esserneprofondamente commosso; quanto alla signora di Lorsangenella quale(come abbiamo detto) i mostruosi errori della sua giovinezza nonerano riusciti affatto a spegnere la sensibilitàera sulpunto di svenire.


"Signorina"disse a Sofia "è difficile ascoltarvi senza provare pervoi il più vivo interesse... ma bisogna confessarlounsentimento inspiegabilepiù vivo ancora di quello che vi hodescrittomi spinge invincibilmente verso di voi e fa miei i vostrimali. Mi avete nascosto il vostro nomeSofiami avete tenutonascosta la vostra originevi scongiuro di rivelarmi il vostrosegreto; non pensate che sia una vana curiosità che mi spingea parlarvi in questo modo; se ciò che sospetto fosse vero... oJustinese voi foste mia sorella!" "Justine... signora chenome!" "Essa avrebbe oggi la vostra età." "OJuliettesei proprio tu" - disse la sventurata prigionieraprecipitandosi fra le braccia della signora di Lorsange... "Tusorella miagran Dio... che bestemmia ho dettoho dubitato dellaprovvidenza... Ahmorirò molto meno infelicepoichého potuto abbracciarti ancora una volta!" E le due sorellestrette nelle braccia l'una dell'altranon si esprimevano piùche con dei singhiozzinon si intendevano più che con le lorolacrime... Il signore di Corville non poté trattenere le sue evedendo che gli era impossibile non provare il più grandeinteresse per questa faccendauscì subito ed entrò inuno studioscrisse al guardasigillidipinse con tratti di sanguel'orrore della sorte della sventurata Justinesi rese garante dellasua innocenzachiese che la pretesa colpevole fosse rinchiusa nelsuo castello fino al momento della revisione del processo e siimpegnò a riconsegnarla non appena gliene fosse giuntol'ordine del capo supremo della giustizia. Scritta la letteralaconsegna ai due cavalierisi fa riconoscere da loroordina diconsegnare subito la lettera e di tornare a riprendere la loroprigioniera a casa suanel caso che ne ricevano l'ordine del capodella magistratura; i due uominiche capiscono con chi hanno a chefarenon temono di compromettersi ubbidendonel frattempo vienefatta avanzare una carrozza...


"Venitebella sventurata" dice allora il signore di Corville a Justineche trova ancora tra le braccia di sua sorella "venitetuttocambierà per voiin quattro e quattr'otto; non saràmai detto che le vostre virtù non trovino la loro ricompensaqui sulla terra e che voi incontriate solo anime di ferro...seguitemisiete mia prigionieraio solo rispondo di voi." E ilsignore di Corville spiega allora in poche parole tutto ciòche ha appena fatto...


"Uomorispettabile quanto caro" dice la signora di Lorsangeprecipitandosi ai piedi del suo amante "ecco il più belgesto che avete fatto in vita vostra. E' giusto che sia colui checonosce a fondo il cuore dell'uomo e lo spirito delle leggiavendicare l'innocenza oppressaa soccorrere la sventura schiacciatadalla sorte... Sìeccola... eccolala vostra prigioniera...vaiJustinevai... corri a baciare subito i piedi di questoprotettore giusto che non ti abbandonerà come gli altri... Osignorese i lacci d'amore che mi legano a voi mi erano preziosiquanto più tenaci lo diventeranno ora che sono resi piùbelli dai vincoli della natura e più forti dalla piùtenera stima!" E queste due donne abbracciavano con foga leginocchia di un amico così generoso e le bagnavano con le lorolacrime. Il signore di Corville e la signora di Lorsange sidilettavano incredibilmente a far passare Justine dall'eccesso dellasventura al colmo dell'agiatezza e della prosperità; sideliziavano a nutrirla dei cibi più succulentila facevanodormire nei letti più sofficivolevano che fosse padrona incasa loroe in tutto questo mettevano tutta la delicatezza che erapossibile aspettarsi da due anime sensibili... La sottoposero perqualche giorno a delle curele fecero dei bagnile misero dei beivestitila resero bella; era l'idolo dei due amantifacevano a garaper farle dimenticare le sue sventure. Con tutte le precauzioni delcaso un eccellente chirurgo si incaricò di far sparire quelmarchio infamantefrutto crudele della scelleratezza di Rodin. Tuttorispondeva ai voti della signora di Lorsange e del suo delicatoamante; già le tracce della sventura si cancellavano dallabella fronte dell'amabile Justine... già le grazie viristabilivano il loro dominio; alle tinte livide delle sue goted'alabastro si succedevano le rose della primavera; il sorrisocancellato così a lungo dalle sue labbra vi riapparve infinesull'ala dei piaceri. Da Parigi arrivavano le migliori notizieilsignore di Corville aveva messo tutta la Francia in movimentoavevaravvivato lo zelo del signor S. che si era unito a lui nel dipingerele sventure di Justine e nel ridarle la pace che le era ben dovuta...Arrivarono infine le lettere del recheliberando Justine da tuttii processi che le erano stati ingiustamente intentati fin dalla suafanciullezzale rendevano il titolo di onesta cittadinaimponevanoper sempre il silenzio a tutti i tribunali del regno che avevanocomplottato contro questa sventurata e le accordavano dodicimilafranchi di pensione sulle somme confiscate nell'officina dei falsaridel Delfinato. Poco mancò che lei non morisse di gioia venendoa conoscenza di notizie così meravigliose; versò perparecchi giorni dolcissime lacrime fra le braccia dei suoiprotettoriquando improvvisamente il suo umore cambiò senzache fosse possibile indovinarne la causa. Diventò tristeinquietasognanteogni tanto piangeva in mezzo ai suoi amici senzapotere lei stessa spiegare il motivo delle sue lacrime.


"Nonsono nata per tanta felicità" diceva ogni tanto allasignora di Lorsange "ohcara sorellaè impossibile chepossa durare." Ci si affannava a spiegarle che tutti i suoiprocessi erano terminati e che non doveva più avere alcunmotivo di inquietudine; la cura posta nel non fare il nomeneimemoriali scritti in sua difesadi nessuno dei personaggi con cuiera stata compromessa e la cui influenza poteva incutere timorenonpoteva che contribuire a tranquillizzarla; eppure nulla ci riuscivasi sarebbe detto che questa povera giovanesolo destinata allasventura e con la netta sensazione che la mano della sfortuna erasempre sospesa sulla sua testapresentiva l'ultimo colpo da cuisarebbe stata schiacciata.


Lasignora di Lorsange abitava ancora in campagna; si era verso la finedell'estatesi progettava una passeggiata che un tremendo temporalein via di formazione sembrava dover rovinare; il gran caldo avevacostretto a lasciare tutte le finestre aperte nel salone. Il lampobrillala grandine cadeil vento soffia con impetotuonispaventosi scoppiano tutto attorno. La signora di Lorsangeatterrita... la signora di Lorsange che ha una paura terribile deltuonosupplica sua sorella di chiudere tutto il piùrapidamente possibile; il signore di Corville rientrava in quelmomento; Justine desiderosa di calmare sua sorellacorre a unafinestralotta per un minuto contro il vento che la respingeimprovvisamente un fulmine la rovescia in mezzo al salone e la lasciasenza vita sul pavimento.


Lasignora di Lorsange getta un grido lamentoso... sviene; il signore diCorville chiama aiutosi dividono le curesi rianima la signora diLorsangema la sventurata Justine era stata colpita in modo tale chenon c'era più speranza di salvarla. Il fulmine era entratoattraverso il seno destrole aveva bruciato il pettoed era uscitodalla boccasfigurando il viso in modo tale che faceva orroreguardarla. Il signore di Corville ordinò che fosse portata viasubito. La signora di Lorsange si rialzacon l'aria della piùgrande calma e vi si oppone.


"No"dice al suo amante "nolasciatela sotto i miei occhi per unistanteho bisogno di guardarla per rafforzarmi nella risoluzioneche sto per prendere; ascoltatemisignoree non opponetevisoprattutto alla decisione che intendo prendere e da cui nulla almondo potrà ora distogliermi. Le disgrazie inaudite che hannocolpito questa sventuratabenché avesse sempre rispettato lavirtùhanno qualche cosa di troppo straordinariosignoreper non aprirmi gli occhi su me stessa; non pensiate che io siaaccecata da quei falsi bagliori di felicità di cui abbiamovisto godere nel corso delle sue avventure gli scellerati che l'hannofatta soffrire. Questi capricci della sorte sono gli enigmi dellaprovvidenza che non sta a noi svelarema che non ci devono neppuresedurre; la prosperità del malvagio non è che una provaa cui la provvidenza ci sottoponeessa è come il fulmine ilcui ingannevole lampo non abbellisce per un istante l'atmosferasenon per precipitare negli abissi della morte lo sventurato che essoabbaglia... Eccone l'esempio sotto i nostri occhi; le continuecalamitàle spaventose e ininterrotte disgrazie di questasfortunata giovane sono un avvertimento che l'Eterno mi dà dipentirmi delle mie sregolatezzedi ascoltare la voce del rimorso edi gettarmi infine tra le sue braccia. Che trattamento dovrei temereda luiio... i cui crimini vi farebbero fremere se li conosceste...io il cui libertinaggiola cui empietà... il cui rifiuto ditutti i principi hanno segnato ogni istante della mia vita... checosa dovrei mai aspettarmivisto che è in questo modo che ètrattata quella che non ebbe da rimproverarsi un solo errorevolontario durante la sua vita... Separiamocisignoreètempo..


nessunacatena ci legadimenticatemi e siate felice chegrazie a unpentimento eternoio vada ad abiurare ai piedi dell'essere supremole infamie di cui mi sono macchiata. Questo colpoterribile per meera non di meno necessario alla mia conversione in questa vita e allafelicità che oso sperare nell'altra; addiosignorenon mivedrete mai più. L'ultimo segno che io mi aspetto dalla vostraamicizia è di non fare nessuna ricerca per sapere che cosasono diventata; vi aspetto in un mondo migliorele vostre virtùvi ci devono condurre; possano le macerazioni tra cuiper espiare imiei criminipasserò gli infelici anni che mi restanopermettermi di rivedervi un giorno." La signora di Lorsange escesubito di casafa attaccare una carrozzaprende del danaro con sélascia tutto il resto al signore di Corville dandogli disposizionidettagliate per alcuni lasciti a opere pie e corre a Parigi doveentra nel convento delle carmelitanein cui a capo di pochissimianni diventa il modello e l'esempiosia per la sua grande pietàsia per la saggezza del suo spirito e l'estrema regolarità deisuoi costumi.


Ilsignor di Corvilledegno di ottenere gli incarichi piùelevati della sua patriane viene onorato solo per farecontemporaneamente la felicità del popolola gloria delsovrano e la fortuna degli amici.


Ovoi che leggete questa storiapossiate trarne lo stesso profitto diquesta donna mondana e redentapossiate convincervi con lei che lavera felicità si trova solo in seno alla virtù e chese Dio permette che essa sia perseguitata sulla terraè perprepararle nel cielo la più lusinghiera delle ricompense.


Terminatoin capo a quindici giorni l'8 luglio 1787