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William Shakespeare

 

ENRICO OTTAVO

 

 

 

PERSONAGGI

 

RE ENRICO OTTAVO

IL CARDINALE WOLSEY

IL CARDINALE CAMPEGGI

CHAPUYSambasciatore dell'imperatore Carlo Quinto

CRANMERarcivescovo di Canterbury

IL DUCA DI NORFOLK

IL DUCA DI BUCKINGHAM

IL DUCA DI SUFFOLK

IL CONTE DI SURREY

IL LORD CIAMBELLANO

IL LORD CANCELLIERE

GARDINERvescovo di Winchester

IL VESCOVO DI LINCOLN

LORD ABERGAVENNY

LORD SANDS

SIR ENRICO GUILDFORD

SIR TOMMASO LOVELL

SIR ANTONIO DENNY

SIR NICOLA VAUX

Segretari di Wolsey

CROMWELLdipendente di Wolsey

GRIFFITHgentiluomo d'onore della regina Caterina

Tre Gentiluomini

IL DOTTOR BUTTSmedico del Re

L'Araldo della Giarrettiera

Il Sovrintendente del duca di Buckingham

BRANDON

Un Sergente d'armi

Un Usciere della sala del Consiglio

Un Guardaportone e il suo Uomo

Un Paggio di Gardiner

Un Banditore

LA REGINA CATERINAmoglie del Repoi divorziata

ANNA BOLENAsua damigella d'onorepoi Regina

Una vecchia damaamica di Anna Bolena

PAZIENZAcameriera della regina Caterina

Signori e Signore; Cameriere della regina; SegretariUfficialiGuardiePersone del seguito. Spiriti

 

 

 

Scena: Londra; Westminster; Kimbolton

 

 

 

PROLOGO

 

Non vengo questa volta per farvi ridere: ora vi presentiamo fatti di grave e serio aspettotristialti commoventipieni di maestà e di doloree nobili scene che vi faranno piangere. Coloro che hanno sensi di pietà potranno quise voglionospargere qualche lacrima:

l'argomento davvero lo merita. Quelli che spendono il loro denaro con la speranza di sentir cose credibilitroveranno in questo dramma la verità. A quei tali che vengono a vedere soltanto qualche scena spettacolosa ese c'ètrovano che il dramma è passabilegarantisco chese vogliono star zittiin due brevi ore vedranno quanto li ripagherà largamente dello scellino speso per l'entrata. E resteranno delusi solo quelli che sono venuti per ascoltare piacevolezze oscene e rumore di scudi o per vedere un buffone col lungo abito multicolore e le mostre gialle; poichéuditori egregisappiate chese con la vera storia che abbiamo scelto combinassimo pagliacciate e risseperderemmo tutti i nostri amici intelligentioltre a sacrificare la reputazione di gente di cervelloche intende presentare soltanto uno spettacolo conforme alla verità. Per questoe perché si sa che siete i più scelti spettatori della città e i meglio dispostisiateper amor del cieloseri come vorremmo che foste: fate conto di contemplare in carne ed ossa le persone della nostra nobile storia come se fossero vive; immaginate di vederle nella loro grandezzaseguite dalla calca e dallo zelo di mille amici; poi di vedere come tutt'a un tratto questa potenza si cambi in desolazione; e allorase riuscirete ad essere allegridirò che un uomo può anche piangere il giorno delle nozze.

 

 

 

ATTO PRIMO

 

SCENA PRIMA - Londra. Un 'anticamera del Palazzo

(Entrano da una porta il DUCA DI NORFOLK e da un altra il DUCA DI BUCKINGHAM e LORD ABERGAVENNY)

 

BUCKINGHAM: Buon giorno e ben trovati. Come ve la siete passata dacché ci vedemmo l'ultima volta in Francia?

NORFOLK: Benegrazie; e sempre ardente ammiratore di quanto ho visto colà.

BUCKINGHAM: Una terzana inopportuna m'inchiodò a lettoquando quei due soli di gloriaquei due luminari dell'umanità s'incontrarono nella valle di Ardres.

NORFOLK: Fu tra Guynes e Ardres: ero presente e li vidi salutarsi a cavallo; quando smontaronosi abbracciarono stretti stretti come se fossero diventati un corpo soloe se ciò fosse realmente accadutodove sono i quattro sovrani che avrebbero pesato quanto quest'uno così composto?

BUCKINGHAM: E durante tutto quel tempo ero prigioniero nella mia stanza!

NORFOLK: Allora avete perduto lo spettacolo di quello che è gloria terrena: si potrebbe dire che la pompa era sino ad ora nubilema adesso è sposata a chi le è superiore. Ogni giorno sorpassava di gran lunga il precedentesinché l'ultimo compendiò in sé tutte le meraviglie di quelli che erano venuti prima. Un giorno i Francesitutti scintillanti e coperti d'oro come dèi paganimettevano gli Inglesi nell'ombra; il dì dopo la Gran Bretagna splendeva come una nuova India e ogni uomo che era colà pareva una miniera. I loro paggetti sembravano cherubini tutti dorati: e si sarebbe detto che le damenon avvezze a lavorarequasi sudassero sotto il peso degli splendidi ornamentisicché la fatica stessa serviva loro di rossetto.

Ora uno spettacolo era dichiarato insuperabilema quel che si vedeva la sera seguente lo faceva ritenere insipido e meschino. I due reuguali di splendoreerano al sommo o al basso della scala a seconda che si trovavano o no presenti: quello che era sotto gli occhi era lodatoequando erano presenti entrambigli astanti dicevano di non vederne che unoperché nessuno spettatore osava muovere la lingua a pronunciare un giudizio. Quando quei soli radiosi - poiché così li chiamavano - per mezzo dei loro araldi chiamavano alle armi i nobili spiriti dei cavalieriquesti compivano imprese che andavano oltre ogni immaginazionee così le antiche storie favolose apparivano ora anche troppo possibili e le gesta di Buovo acquistavano credito e fede.

BUCKINGHAM: Via! forse esagerate!

NORFOLK: Da gentiluomo e da uomo amante della verità vi assicuro che anche sulla bocca di un buon parlatore la realtà perderebbe gran parte di quella animazione che si esprimeva nell'azione effettiva. Tutto era regale e tutto disposto senza fare una grinzae l'ordine metteva ogni cosa nella sua luce: chi era stato incaricato dell'ordinamento compì il suo ufficio a meraviglia.

BUCKINGHAM: Chi fece da guida? voglio direchi mise insiemeper quanto ne sapete voile membra e il corpo di questo grande spettacolo?

NORFOLK: Uno da cui non ci si aspettava certamente che potesse organizzare con tanta abilità un tal complesso di cerimonie.

BUCKINGHAM: Ma chi èdi graziasignor mio?

NORFOLK: Tutto fu predisposto dal saggio discernimento di Sua Eminenza Reverendissima il cardinale di York.

BUCKINGHAM: Il diavolo se lo porti! non v'è cosa in cui non ficchi il suo naso d'ambizioso. Che c'entrava il cardinale con questa ostentazione di vanità? Mi chiedo se questo pezzo di grasso non possa con la sua massa intercettare i raggi del sole benefico e privarne la terra.

NORFOLK: Certamentemesserev'è in lui la stoffa che lo predispone a codesti negozi; poichénon essendo egli sostenuto dai ricordi delle gesta di antenatile cui onorevoli imprese segnano la strada ai successoriné chiamato a così alto ufficio per grandi servigi resi alla Coronané imparentato con eminenti collaboratorimatraendo a mo' di ragno la tela da se medesimoci mostra che la forza dei suoi meriti gli ha fatto strada: un dono che il cielo gli ha datoconcedendogli una posizione che viene subito dopo quella del re.

ABERGAVENNY: Non so dire che cosa gli abbia dato il cielo; qualche occhio più saggio penetri in questo misteroma per conto mio vedo l'orgoglio traspirargli da tutti i pori. Donde gli viene questo? se non dall'infernovuol dire che il diavolo è diventato avaroo che gli aveva dato tutto primacosicché ora il cardinale comincia a creare in sé un inferno nuovo.

BUCKINGHAM: Come diavolo s'è incaricatoper questa spedizione di Franciadi designare chi doveva seguirlo senza che il re lo sapesse?

Fa la lista dei gentiluominipersone per la più parte alle quali intende procurare più spesa che onore; e una sua letterascritta senza il concorso dell'onorevole Consigliocostituisce un ordine perentorio per coloro che sono negli elenchi.

ABERGAVENNY: So di parenti mieitre almenoche con questa spedizione hanno così sminuito il patrimonio che non saranno mai più ricchi come prima.

BUCKINGHAM: Molti hanno portato indosso il valore di castelli e si son rotta la schiena con questo gran viaggio. A che ha servito tutta questa vanità se non a dare occasione a una conferenza seguita da ben magri risultati?

NORFOLK: Penso con dolore che la pace tra noi e i Francesi non franca la spesa che abbiamo incontrata per concluderla.

BUCKINGHAM: Dopo lo spaventoso temporale che seguì la conclusione del trattatotutti gli uomini sembravano ispiratiesenza sapere l'uno dell'altroruppero nella stessa profezia: che questa tempestaguastando le sembianze esterne della pacene faceva presagire l'imminente rottura.

NORFOLK: E la profezia si è avveratapoiché la Francia è venuta meno ai patti e ha confiscato le nostre merci giacenti a Bordeaux.

ABERGAVENNY: E' per questo che l'ambasciatore è stato ridotto al silenzio?

NORFOLK: Sìdavvero.

ABERGAVENNY: Una pace proprio degna di tal nome e comprata a caro prezzo!

BUCKINGHAM: Ebbeneè il cardinale reverendissimo che ha condotto tutta questa faccenda.

NORFOLK: Sia detto con vostra buona licenzatutti hanno notato la ruggine che c'è fra voi e il cardinale. Vi consiglio - e questo viene da un cuore che vi augura ogni onore e doviziosa sicurezza - di considerare il malanimo del cardinale insieme con la sua potenza; e di tener presente inoltre che quello che il suo alto odio desidera di effettuare trova uno strumento adeguato nel suo potere. Ne conoscete il carattere; sapete che è vendicativo per natura; per conto mio so che ha una spada bene affilatalunga e che va lontano; e dove non arriva la scaglia. Fate tesoro del mio consiglio; lo troverete salutare: ma ecco qui lo scoglio che vi ho consigliato di schivare.

 

(Entrano il CARDINALE WOLSEYpreceduto da un Servo che porta la borsa col sigilloalcune Guardie e due Segretari con carte. Il CARDINALEpassandofissa BUCKINGHAM e BUCKINGHAM luientrambi sdegnosamente)

 

WOLSEY: Il sovrintendente del duca di Buckingham; ah! dov'è il suo interrogatorio?

PRIMO SEGRETARIO: Quise vi piace.

WOLSEY: E' egli qui in persona?

PRIMO SEGRETARIO: Sìse piace a Vostra Eminenza.

WOLSEY: Beneallora ne sapremo dell'altroe Buckingham perderà un po' della sua albagia.

 

(Esce Wolsey col Seguito)

 

BUCKINGHAM: Questo cagnaccio da macellaio ha il veleno in bocca e non so come mettergli la museruola; meglio perciò non svegliarlo finché dorme. La saccenteria di un pezzente conta più del sangue di un nobile!

NORFOLK: Come! siete tanto irritato? chiedete a Dio un po' di moderazione; e questo è l'unico farmaco che la vostra malattia richiede.

BUCKINGHAM: Gli ho letto in faccia che sa cose che mi pregiudicanoe il suo occhio mi ha guardato con dispregio come qualche cosa di abbietto. In questo istante mi sta giocando qualche brutto tiro. Se ne è andato dal re; ma lo seguirò e lo terrò in soggezione.

NORFOLK: Fermatevimio signore; la vostra ragione esamini in contrasto con la collera quello che vi accingete a fare. Per salire un ripido pendio occorre andare adagio sulle prime: la collera è come un cavallo generoso chea lasciargli le briglie sul collosi spossa per la sua stessa foga. Non c'è uomo in Inghilterra che sappia consigliarmi meglio di voi: fate ora per voi stesso quello che fareste per l'amico.

BUCKINGHAM: Me ne vado dal ree con le mie parole di gentiluomo schiaccerò l'arroganza di questo plebeo di Ipswicho dirò a gran voce che non esiste più differenza di persone.

NORFOLK: Usate prudenza; non scaldate pel vostro nemico la fornace a tal punto da scottare voi stesso; andando troppo velocemente possiamo oltrepassare quello che volevamo raggiungeree fallire la mèta col correre oltre misura. Non sapete che il fuoco che fa gonfiare il liquido finché traboccamentre sembra aumentarne il volumelo sciupa? Usate prudenza: vi ripeto che non c'è nessuno che possa con più forza governarvi che voi stessose col succo della ragione volete spegnere o almeno temperare il fuoco della passione.

BUCKINGHAM: Signorevi ringrazio e procederò seguendo il vostro consiglio; ma da notizie e prove limpide come fonti di luglioquando si distingue sul fondo ogni grano di ghiaiaso che questo orgogliosissimo uomodi cui non parlo per bile ma per motivi disinteressati e sinceriè corrotto e traditore.

NORFOLK: Non dite "traditore".

BUCKINGHAM: Al re lo dirò e darò alla mia affermazione la solidità della roccia. Questo santo volpone o lupoo tutt'e due- e davvero è tanto vorace quanto astuto e incline al male quanto fornito di mezzi per compierlopoiché la sua mente e l'autorità del suo ufficio s'infettano a vicenda - soltanto per fare sfoggio di fasto in Francia come in patriaha spinto il re nostro signore a questo costoso trattato e a questo colloquio che ha ingoiato tanta parte del nostro tesoro e checome un bicchieresi è rotto nel risciacquarlo.

NORFOLK: In fede mia è proprio vero.

BUCKINGHAM: Lasciatemi direper favoresignor mio. Questo furbo cardinale prese le disposizioni che gli piacquero per la conferenza e quando disse "così sia" furono approvate con tanto vantaggio quanto ve n'è a dar le grucce a un morto: ma l'ha fatto il cardinale-conte e tutto sta bene: l'ha tatto il degno Wolsey che non può sbagliare! Ora vien questo che a mio parere è come un figlio di quel vecchio babbo tradimento: l'imperatore Carlocol pretesto di visitare la regina sua zia - perché non era che un pretesto e lo scopo vero era di abboccarsi segretamente con Wolsey - venne in questo paese. Egli temeva che la conferenza dei due re e la loro amicizia gli recasse pregiudiziopoiché da quella facevano capolino pericoli a minacciarlo. Entrò segretamente in trattative col cardinale e come credo - e non temo di sbagliarmi perché son sicuro che l'imperatore pagò prima che l'altro promettessee così ottenne quel che voleva prima ancora di chiederlo - quando la strada fu fatta e lastricata d'orol'imperatore gli chiese che facesse cambiare politica al re e rompere quella pace.

Sappia il sovranoe presto lo saprà da meche il cardinale compra e vende così l'onore della Corona a suo piacimento e per suo profitto.

NORFOLK: Mi duole sentir questo di luie vorrei che fosse stato frainteso.

BUCKINGHAM: No; non c'è sillaba che non sia vera: lo rappresento esattamente quale apparirà alla prova.

 

(Entra BRANDON preceduto da un Sergente d'armi e da due o tre Guardie)

 

BRANDON: Fate il vostro doveresergente; suvviaeseguitelo.

SERGENTE: Mio signore duca di Buckingham e conte di HerefordStafford e Northamptonvi arresto per alto tradimento in nome del nostro augusto re.

BUCKINGHAM: Eccomio signore! la rete s'è chiusa sopra di me! Cadrò vittima dei suoi inganni e delle sue macchinazioni.

BRANDON: Sono dolente di assistere in persona al vostro arresto; ma è volere di Sua Maestà che siate condotto alla Torre.

BUCKINGHAM: Non mi gioverà affatto sostenere la mia innocenzaperché ho addosso tale tinta che annerirà anche la parte più candida della mia vita. La volontà del cielo sia fatta in questa e in tutte le altre cose. Obbedisco. Lord Abergavennyaddio.

BRANDON: No; deve farvi compagnia. (Ad Abergavenny) Il re vuole che anche voi siate rinchiuso nella Torre in attesa delle sue decisioni.

ABERGAVENNY: Come ha detto il ducasia fatta la volontà del cielo e si obbedisca agli ordini del re.

BRANDON: Ed ecco qui un mandato del re per arrestare lord Montacutee Giovanni de la Carconfessore del ducae un certo Gilberto Peck suo cancelliere...

BUCKINGHAM: Benebenequesti sono membri del complotto: speriamo che non ve ne siano altri.

BRANDON: Un certosino.

BUCKINGHAM: Oh! Nicola Hopkins.

BRANDON: Proprio lui.

BUCKINGHAM: Il mio sovrintendente mi ha tradito; il grandissimo cardinale gli ha mostrato di che colore è l'oro: le mie ore sono contate. Non sono che l'ombra del povero Buckinghame la mia figura è in questo istante oscurata dalla nuvola che ottenebra il chiaro sole della mia prosperità. Mio signoreaddio.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA SECONDA - Londra. La sala del Consiglio

(Squillo di tromba. Entrano RE ENRICO che si appoggia al braccio del CARDINALEi Nobilie SIR TOMMASO LOVELL: il Cardinale si siede in luogo più basso del Realla sua destra)

 

RE: La mia vita stessa e il meglio di essa ti ringraziano di tanta cura. Ero la mira di una congiura perfettamente organizzata e ringrazio te che l'hai soffocata. Venga al mio cospetto quel gentiluomo al servizio di Buckingham. Voglio sentirlo in persona confermare le sue dichiarazioni; punto per punto ci ripeterà i tradimenti del suo padrone.

 

(Grida dall'interno: "Largo alla regina!". Entra la REGINA CATERINA introdotta dal DUCA Di NORFOLK e dal DUCA DI SUFFOLK e s'inginocchia. Il Re si alza dal tronola fa levare in piedila bacia e poi la fa sedere al suo fianco)

 

CATERINA: Nodebbo restare in ginocchio: io sono una supplice.

RE: Alzatevi e sedetevi accanto a noi: non ditemi una metà di quello che volete perché avete la metà del nostro potere: l'altra metà vi è concessa prima ancora che sia chiesta; dite quello che desiderate ed è vostro.

CATERINA: Ringrazio Vostra Maestà. L'essenza della mia supplica è che voi abbiate cura di voi stesso e che in quella cura teniate in debito conto la dignità del vostro alto ufficio.

RE: Signora miaprocedete.

CATERINA: Vengo informata da molte persone e gente veritiera che c'è grande malcontento tra i sudditi: si sono mandati ordini fra loro che hanno ferito al cuore ogni senso di fedeltà alla Corona: e sebbene in questo sfoghino amaramente il loro risentimento contro di voimio buon signor cardinalecome istigatore di questi balzellianche il re nostro signore - il cui onore il cielo difenda da ogni macchia - ha la sua parte di male paroletali da far scoppiare i fianchi della lealtàe dar quasi luogo a ribellione clamorosa.

NORFOLK: Niente "quasi": è ribellione senz'altro; poiché in seguito all'imposizione del tributo tutti i lanaiolinon più in grado di mantenere i loro dipendentihanno licenziato i filatorii cardatorii follatorii tessitoricheincapaci di fare altro mestierespinti dalla fame e dall'indigenza e mettendosi da disperati allo sbaragliosi sono sollevati tumultuosamentesicché nelle loro file milita il pericolo.

RE: Balzelli! dove? quali? Signor cardinalevoi che ne siete biasimato come noisapete qualche cosa di questi balzelli?

WOLSEY: Se vi piacesirenon so che una parte di quello che riguarda l'amministrazione dello Stato e non ho altra distinzione che di essere nella prima riga di un drappello che marcia tutto con me.

CATERINA: Nomio signore; sia pure che non ne sappiate più degli altri: ma siete voi che ideate cose che poi tutti vengono a conosceredannose a coloro che non vorrebbero conoscerle e che debbono farne la conoscenza per forza. Questi tributi di cui il mio sovrano vorrebbe sapere qualcosa sono odiosissimi a udirli e chi ne sopporta il peso ci rimette la schiena. Dicono che li abbiate progettati voi; altrimenti bisogna riconoscere che soffrite di un biasimo troppo immeritato.

RE: E ancora coi tributi! di che natura sono? di che specievorrei saperesono questi balzelli?

CATERINA: Sono troppo temeraria nel tentare la vostra pazienzama mi fa ardita la vostra promessa di perdono. Il dolore dei sudditi nasce dalle ordinanzeche impongono l'immediata esazione di un sesto delle sostanze di ciascuno: a pretesto di ciò si adducono le guerre in Francia. Di qui parole temerarie e bocche che sputano su ogni osservanza e cuori in cui la fedeltà si raggela; dove erano preghiere trovate maledizionie si è giunti al punto che la collera in tutti ha il sopravvento sulla docile obbedienza. Vorrei che Vostra Maestà si occupasse di questo senza indugioperché è cosa di grande importanza e urgenza.

RE: Sulla mia parolaè cosa che mi dispiace assai.

WOLSEY: Quanto a mela mia parte in ciò non è andata oltre il mio voto individuale e anche questo ho dato in seguito all'approvazione dei nostri dotti giudici. Se parlano di me gli ignorantiche non conoscono né la mia persona né le mie qualitàe tuttavia vogliono scrivere la cronaca dei miei attipermettetemi di dirvi che è il destino della mia posizioneil bosco aspro attraverso il quale la virtù deve passare. Non possiamo limitarci nelle azioni necessarie per paura dei critici malevoli che semprecome pesci affamatiseguono una nave attrezzata di frescoma non ne ricavano altro beneficio che desiderare invano. Spesso quello che facciamo di meglio è attribuito ad altri o biasimato da interpreti mal disposti o poco intelligenti; e altrettanto spesso quello che facciamo di peggiopoiché fa impressione sulle loro menti grossolaneè applaudito come il nostro atto migliore. Se ci dobbiamo fermare per timore che le nostre idee siano schernite o criticate aspramentetant'è che mettiamo radici dove siamo o che posiamo qui come semplici statue di statisti.

RE: Le cose fatte bene e con cura non sanno di timorementre atti che non hanno riscontro nel passato fanno dubitare del loro esito. C'è un precedente per queste ordinanze? credo di no. Non dobbiamo togliere violentemente ai sudditi la protezione della legge e legarli al nostro capriccio. Un sesto del capitale di ciascuno? un tributo da far tremare! Ebbenese togliamo a un albero ramoscellicorteccia e parte del legnoanche se gli lasciamo la radiceuna volta che è così mutilato l'aria si berrà la linfa. In ogni contea dove si è fatta opposizionemandate con nostre lettere amnistia a chi ha impugnato la validità dell'ordinanza: vi pregopensateci voi; l'affido alle vostre cure.

WOLSEY (a parte al Segretario): Una parola. Fate scrivere lettere a ogni conteainformando del perdono e della grazia del re. Il popolo oppresso pensa assai male di me: si faccia correr voce che questa revoca ed amnistia si debbono alla nostra intercessione; e presto vi darò altre istruzioni su questa faccenda.

 

(Esce il Segretario. Entra il Sovrintendente)

 

CATERINA: Mi duole che il duca di Buckingham vi sia caduto in disgrazia.

RE: Duole a molti. E' un gentiluomo assai colto e oratore elegantissimo: nessuno ha più di lui doti naturalie la sua educazione è stata tale che può essere maestro di color che sannoné avere mai a chiedere l'altrui aiuto. Eppurevedetequando tali doni non sono ben collocati e lo spirito si corrompediventano forme di viziodieci volte più brutti di quanto erano belli dapprima.

Quest'uomo così completo e oggetto di tanta meravigliache ascoltavamo con attenzione così rapita che un'ora dei suoi discorsi ci sembrava un minutoha cambiatomia signorain mostruosi costumi i doni del cielo che una volta erano suoi e il suo spirito si è fatto nero come se l'inferno l'avesse insozzato. Sedete al mio fiancoe udrete dal sovrintendente - questo signore godeva tutta la sua fiducia cose da rattristare ogni persona d'onore. Ordinategli di ripetere la denuncia di codeste macchinazioniper le quali il nostro risentimento non sarà mai tropponé sarà troppo poca la nostra curiosità.

WOLSEY: Venite avanti e coraggiosamente riferite quello cheda suddito diligenteavete raccolto dalla bocca del duca di Buckingham.

RE: Parlate liberamente.

SOVRINTENDENTE: Prima di tutto era solito diree ogni giorno le sue parole erano infette di questi pensierichese il re fosse morto senza discendentisi sarebbe comportato in modo da impadronirsi dello scettro; precise parole di tal natura ho sentito dire da lui a suo generolord Abergavennyin presenza del quale ha anche giurato di vendicarsi del cardinale.

WOLSEY: E qui Vostra Maestà si compiaccia di notare questa pericolosa idea: deluso nelle sue bramevolge il suo intenso malvolere contro la vostra reale persona e lo estendeoltrepassando voiai vostri amici.

CATERINA: Mio dotto signor cardinaleparlate con spirito di carità.

RE: Continua: che fondamento dava al suo titolo alla corona quando fossi venuto meno io? l'hai mai sentito dir nulla a questo proposito?

SOVRINTENDENTE: Ve lo condusse una vana profezia di Nicola Hopkins.

RE: Chi era questo Hopkins?

SOVRINTENDENTE: Sireun frate certosino e suo confessoreche lo nutriva ad ogni momento con discorsi di sovranità.

RE: E come lo sai?

SOVRINTENDENTE: Non molto tempo prima che Vostra Maestà andasse in Francia il ducatrovandosi alla Rosanella parrocchia di San Lorenzo in Poultneymi chiese che cosa dicessero i Londinesi di quel viaggio e io risposi che si temeva che i Francesi avrebbero dato prova di slealtà a danno del re. E subito il duca disse che si temeva proprio di quello e che si sarebbero forse avverate le parole proferite da un santo monaco "che spesso - disse lui - mi ha chiesto licenza di intrattenere quando gli facesse comodo il mio cappellano Giovanni de la Car su cose di una certa importanza. Edopoché ebbe fatto giurare al cappellano sotto il suggello della confessione che non avrebbe ripetuto ad anima vivama a me soltanto le sue parolecon la solennità di chi confida gran cosedopo una pausa soggiunse: "Di' al duca che né il re né i suoi eredi avranno fortuna: digli anche di acquistarsi l'amore del popolo: il duca governerà l'Inghilterra".

CATERINA: Se ben vi conosco eravate il castaldo del duca e perdeste il posto in seguito ai reclami dei contadini: guardatevi dall'accusare per rancore un nobile a rovina della vostra anima che è cosa ancora più nobile. Ripetoguardatevene; sìve ne prego con tutto il cuore.

RE: Lasciatelo continuare. Va' avanti.

SOVRINTENDENTE: Sull'anima mianon dirò che la verità. Dissi al duca che il monaco poteva essere illuso dal demonio e che era pericoloso ruminarvi sue che il diavolo poteva preparare qualche piano tenebroso e farglielo prima accogliere nell'animo e poi eseguire; ma mi rispose: "Zittonon mi si può fare nulla di male"aggiungendo inoltre chese il re fosse morto nell'ultima malattia. sarebbero saltate le teste di sir Tommaso Lovell e del cardinale.

RE: Ah! perverso a tal punto? Ahah! In quest'uomo c'è lo spirito del male: hai nient'altro da dire?

SOVRINTENDENTE: Sìne hosire.

RE: Avanti.

SOVRINTENDENTE: Essendo a Greenwichdopo che Vostra Maestà ebbe rimproverato il duca a proposito di sir Guglielmo Bulmer...

RE: Mi ricordo quell'occasione. Il duca voleva ritenerlo come suosebbene fosse mio servo giurato. Ma continua: che venne da questo?

SOVRINTENDENTE: "Se per questo - disse - fossi stato chiuso nella Torre come mi aspettavoavrei fatto quello che mio padre intendeva di fare all'usurpatore Riccardoquando a Salisburychiese di essere ammesso al suo cospetto; cioèse gli fosse stato concesso mentre fingeva di fare atto di ossequiogli avrebbe piantato un coltello in corpo".

RE: Che traditore gigantesco!

WOLSEY: Oramadamapuò il re muoversi liberamentese un uomo simile non è in prigione?

CATERINA: Dio ci aiuti!

RE: C'è dell'altro che vorrebbe uscirti di bocca: che vuoi dire?

SOVRINTENDENTE: Dopo le parole "mio padre" e "coltello" si alzò e con una mano sullo stocco e l'altra sul pettolevando gli occhi al cieloproferì un terribile giuramentoil cui tenore era chese fosse stato trattato maleavrebbe superato suo padre di quanto l'effettuazione supera l'irresolutezza dei propositi.

RE: E questo era il suo scopo: piantarmi in corpo un coltello! Egli è già arrestato; fatelo subito venire al giudizio; se la legge gli può usare pietàl'avrà; se nonon la chieda a noi; per Dioè traditore al sommo.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA TERZA - Londra. Un'anticamera del Palazzo

(Entrano il LORD CIAMBELLANO e LORD SANDS)

 

CIAMBELLANO: E' possibile che gli incantesimi della Francia trasformino gli uomini in creature così strane?

SANDS: C'è sempre chi segue i nuovi costumiper ridicoli ed effeminati che siano.

CIAMBELLANO: A quel che vedotutto il buono che gli Inglesi hanno ricavato da questo ultimo viaggio non è che qualche smorfia del viso; ma sono accortiperchéquando le praticanogiurereste senz'altro che i loro stessi nasi siano stati consiglieri di Pipino e di Lotariotanto sono dignitosi.

SANDS: Hanno tutti gambe nuove e storpie: chi non li avesse visti camminare prima direbbe che il mal dei garretti regna fra loro come fra i cavalli.

CIAMBELLANO: Cancheromio signore! Anche gli abiti che portano sono di taglio così pagano che questi signori debbono avere logorato tutto quel che avevano di cristiano.

 

(Entra SIR TOMMASO LOVELL)

 

Che notizie ci portatesir Tommaso Lovell?

LOVELL: In fede miasignorenon ho che la notizia del proclama che è stato affisso alla porta della corte.

CIAMBELLANO: E che dice?

LOVELL: Parla della riforma dei costumi dei nostri bellimbusti viaggiatori che riempiono la corte delle loro litidei loro pettegolezzi e dei loro sarti.

CIAMBELLANO: Ne sono lietoe vorrei invitare i nostri "monsieurs" a riflettere che un cortigiano inglese può essere saggio senza avere mai visto il Louvre.

LOVELL: E così saràperché le prescrizioni del proclama dicono che debbono lasciare gli avanzi di quelle piume e grullerie che hanno preso in Franciai punti di stupida etichetta che vanno insieme con quellee i duelli e fuochi artificiali; che debbono cessare di offendere con la loro bella sapienza forestiera chi ne sa più di loroe rinunciare di netto alla fede che hanno nel tennisnelle calze lunghenelle brache corte coi rigonfie negli altri segni dei loro viaggi all'esteroe pensarla come tutti i galantuomini: se non faranno questodovranno ritornare dai loro vecchi amicie làsuppongopotranno con privilegio consumare quanto loro resta di vita viziosaed essere oggetto di riso.

SANDS: E' tempo di curare simili malattie che sono ormai diventate contagiose.

CIAMBELLANO: Che perdita faranno le nostre signore con la scomparsa di questi vanerelli!

LOVELL: E saranno dolori davvero! questi furbi figli di sgualdrina hanno una ricetta spiccia per metter supine le signore; non c'è nulla che uguagli un canto francese accompagnato dal violino.

SANDS: Il diavolo se li violini! Sono lieto che se ne vadanoperché certamente non c'è modo di convertirli: un onesto gentiluomo di campagna come sono ioper un bel pezzo tenuto lontano da questo giuocopotrà intonare il suo canto fermofarsi ascoltare per un'ora e magari sentirsi dire che è un discreto musicista.

CIAMBELLANO: Bravo lord Sandsvedo che il dente della giovinezza vi serve ancora.

SANDS: Sìsignoree mi servirà finché ne avrò un pezzettino.

CIAMBELLANO: Sir Tommasodove andavate?

LOVELL: Dal cardinale: Vostra Signoria è fra gli invitati.

CIAMBELLANO: Oh! è vero: per questa sera ha imbandito a molti signori e signore una cenauna cosa in grande; vi saranno tutte le bellezze del regnove lo garantisco io.

LOVELL: Questo prete ha un animo generosouna mano tanto prodiga di doni quanto la terra che ci nutre: le sue rugiade cadono dovunque.

CIAMBELLANO: Non vi è dubbio che è di un animo nobile; chi parla diversamente è una mala lingua.

SANDS: Gli è lecito farlo e ha i mezzi per farlo; in lui la parsimonia sembrerebbe un peccato peggiore dell'eresia: gli uomini della sua condizione dovrebbero essere molto generosi; son qui per dar l'esempio.

CIAMBELLANO: E' proprio vero; eppure ben pochi ora danno esempi di tanta magnificenza. Ma la mia barca aspetta: Vostra Signoria venga con me. Andiamobuon sir Tommasoo arriveremo in ritardo; e non vorrei farloperché questa sera sir Enrico Guilford ed io siamo maestri delle cerimonie.

SANDS: Servo vostro.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA QUARTA - Londra. Un'aula a Palazzo York

(Suono di oboi. Una piccola tavola sotto un baldacchino per il Cardinale e una tavola più lunga per gli ospiti. Entrano da una porta ANNA BOLENA e diverse altre Dame e Gentiluomini invitati; da un'altra porta entra SIR ENRICO GUILDFORD)

 

GUILDFORD: Signoreun generale benvenuto da parte di Sua Eminenza vi saluta tutte; egli dedica questa serata all'allegria e a voi: nessuno di così nobile brigataegli speraavrà portato qui un pensiero cruccioso: vi vuole allegre quanto la buona compagniail buon vino e la buona accoglienza rendono di solito la brava gente.

 

(Entrano il LORD CIAMBELLANOLORD SANDS e SIR TOMMASO LOVELL)

 

Signor mioarrivate in ritardo; invece a me il solo pensiero di così bella compagnia aveva messo le ali ai piedi.

CIAMBELLANO: Siete giovanesir Enrico Guildford.

SANDS: Sir Tommaso Lovellse il cardinale avesse la metà dei miei pensieri profaniqualcuna delle signoreprima ancora di sedereresterebbe servita di uno spuntino che le farebbe molto piacere: sulla mia parolaè una magnifica accolta di bellezze.

LOVELL: Ohse Vostra Signoria facesse da confessore a una o due di queste dame!

SANDS: E vorrei proprio esserlo: avrebbero da fare una comoda penitenza.

LOVELL: Quanto comoda?

SANDS: Tanto comoda quanto la potesse fornire un letto di piume.

CIAMBELLANO: Gentili signorevolete accomodarvi? Sir Enricofate sedere gli ospiti da codesta parteio mi occuperò di questa: Sua Eminenza sta per entrare. Nonon dovete essere così gelide; due donne l'una a fianco dell'altra fanno freddo: monsignor Sandssiete l'uomo da tenerle sveglie; vi pregosedetevi fra queste due signore.

SANDS: Ma certoe ne ringrazio Vostra Signoria. Permessogentili signore? se mi capita di dirle un po' grosseperdonatemi; l'ho ereditato da mio padre.

ANNA: Era un caposcaricosignore?

SANDS: Sìsìterribilmente e sempre innamorato; ma non mordeva nessuna: come faccio ora iodava venti baci in un fiato.

 

(La bacia)

 

CIAMBELLANO: Benissimosignor mio. E ora siete bellamente seduti.

Signorisarete voi a far penitenza se le belle dame se ne vanno facendo la faccia scura.

SANDS: Alla mia piccola parrocchia penso io.

 

(Suono di oboi. Il CARDINALE WOLSEY entra e occupa il tronetto)

 

WOLSEY: Benvenuticari ospiti: quella nobile dama o quel gentiluomo che non sono lieti a piacer loro non sono miei amici: questo a conferma del mio benvenutoe a voi tutti salute.

 

(Beve)

 

SANDS: Vostra Eminenza è nobile d'animo: fatemi dare una coppa che sia capace di contenere i miei ringraziamenti e mi risparmierete un mucchio di parole.

WOLSEY: Vi sono gratomonsignor Sands: fate stare allegre le vostre vicine. Ma voisignore mienon siete di buon umore: signori di chi è la colpa?

SANDS: Il vino deve salir loro alle guancemio signore; e allora chiacchiereranno tanto da ridurci al silenzio.

ANNA: Fate allegramente il vostro giuocomonsignor Sands.

SANDS: Sìquando vinco. A voisignora: e beveteperché è tal cosa...

ANNA: ...che non potete mostrarmi.

SANDS: L'avevo detto a Vostra Eminenza che avrebbero incominciato presto a parlare. (Suono di tamburi e trombe; sparo di cannoni)

 

WOLSEY: Che è mai questo?

CIAMBELLANO: Vada un po' a vedere qualcuno di voi.

 

(Esce un Servo)

 

WOLSEY: Che suono di guerra è questo e a che scopo? Nosignore mienon temete; secondo tutte le leggi della guerra siete coperte dall'immunità.

 

(Rientra il Servo)

 

CIAMBELLANO: Dunque? che c'è?

SERVO: Una nobile schiera di forestieripoiché tali sembrano: hanno lasciato la loro bissona e sono approdatie qui si dirigono come grandi ambasciatori che vengono in nome di principi stranieri.

WOLSEY: Lord ciambellanovoi che sapete il franceseandate a dar loro il benvenuto; edi graziariceveteli con molta dignità e conduceteli alla nostra presenzadove questo cielo di bellezze risplenderà in pieno su di loro. Qualcuno lo accompagni. (Esce il Ciambellanocol Seguito. Tutti si alzano e si levano le mense) Non avete ora che gli avanzi di un festinoma vi rimedieremo: buona digestione a tutti e un cordiale benvenuto ancora una volta. Benvenuti tutti!

(Suono di oboi. Entrano il RE e altri vestiti da pastoriintrodotti dal CIAMBELLANO. Si presentano subito al Cardinale e lo salutano con grazia)

 

Bella compagnia! che desiderano?

CIAMBELLANO: Non sapendo parlare inglese vogliono che si dica a Vostra Eminenza cheessendosi sparsa voce della nobile ed eletta brigata raccolta qui questa seraper la grande considerazione che hanno per la bellezza non potevano far di meno che lasciare il loro gregge e chiedervi licenza di vedere sotto la vostra guida queste signore e di godere per un'ora in loro compagnia.

WOLSEY: Ciambellanodite loro che onorano la mia povera casa e che per ciò li ringrazio mille volte e li prego di sollazzarsi a loro piacimento.

 

(Ciascuno si sceglie una dama e il Re sceglie Anna Bolena)

 

RE: La più bella mano che io abbia mai toccato! O bellezzanon ti avevo mai conosciuto prima d'ora!

 

(Musica. Danza)

 

WOLSEY: Signore!

CIAMBELLANO: Eminenza?

WOLSEY: Vi prego di dir loro da parte mia che si deve trovare fra di essi uno che per il suo rango merita più di me questo posto; solo che lo conoscessigli cederei il mio luogo con affetto ed ossequio.

CIAMBELLANO: Lo faròsignore.

 

(Bisbiglia agli individui mascherati)

 

WOLSEY: Che dicono?

CIAMBELLANO: Tutti confessano che c'è proprio davvero e vorrebbero che voi lo scopriste e allora accetterà la vostra offerta.

WOLSEY: Lasciatemi un po' vedere. Con vostra licenzasignorisu questa persona cade la mia scelta regale.

RE (togliendosi la maschera): Lo avete scopertocardinale: voi avete qui una bellissima compagnia e fate benemio signore; se non foste un ecclesiasticovi assicuro cardinaleche farei di voi cattivi pensieri.

WOLSEY: Sono lieto di vedere che Vostra Maestà è così amante delle piacevolezze.

RE: Lord ciambellanovi pregovenite qui: chi è quella bella signora?

CIAMBELLANO: Se piace a Vostra Maestàè la figlia di sir Tommaso Bullenvisconte di Rochforde dama d'onore della regina.

RE: In nome del cieloè un buon bocconcino. Cara miasarei scortese se vi offrissi il braccio senza darvi un bacio. Un brindisisignori!

Fate girare il bicchiere.

WOLSEY: Sir Tommaso Lovellè pronto il banchetto nella sala riservata?

LOVELL: Sìmio signore.

WOLSEY: Temo che Vostra Maestà si sia scaldato alquanto nella danza.

RE: Anche troppotemo.

WOLSEY: Maestànella sala attigua fa più fresco.

RE: Date tutti il braccio alle signore. Mia bella compagnanon vi lascerò per ora. Stiamo allegrimio buon signor cardinale: ho ancora una dozzina di brindisi da fare alla salute di così belle dame e un nuovo giro di danza. E poi andremo a dormire e sogneremo chi fu la più bella questa sera. Cominci la musica.

 

(Escono al suono delle trombe)

 

 

 

ATTO SECONDO

 

SCENA PRIMA - Westminster. Una strada

(Due Signori entrano e s'incontrano)

 

PRIMO SIGNORE: Dove andate con tanta fretta?

SECONDO SIGNORE: Dio vi salvi! all'Alta Corte di Giustiziaper sentire quel che avverrà del grande duca di Buckingham.

PRIMO SIGNORE: Vi risparmierò questa faticasignore: tutto è già finitoeccetto che la cerimonia di ricondurre il prigioniero alla Torre.

SECONDO SIGNORE: C'eravate?

PRIMO SIGNORE: C'ero proprio.

SECONDO SIGNORE: Ditemi quello che è accadutoper favore.

PRIMO SIGNORE: E' presto indovinato.

SECONDO SIGNORE: L'hanno trovato colpevole?

PRIMO SIGNORE: Sìcertoe l'hanno condannato.

SECONDO SIGNORE: Me ne duole.

PRIMO SIGNORE: E molti altri ancora.

SECONDO SIGNORE: Maper favorecome si è svolto il dibattimento?

PRIMO SIGNORE: Ve lo dirò in breve: il grande duca venne alla sbarrae alle accuse continuò a dichiararsi innocenteportando molti e validi argomenti per sottrarsi al rigore della legge. Al contrario il procuratore di Sua Maestà lo incalzò con gli interrogatoriprove e confessioni dei diversi testimoni. Il duca chiese di essere messo a confronto con loro e come testi a carico comparvero il suo sovrintendenteil cancelliere sir Gilberto Peck e Giovanni de la Carsuo confessorecon quel diavolo di monaco Hopkins che ha combinato tutto questo guaio.

SECONDO SIGNORE: Quello che lo nutriva di profezie?

PRIMO SIGNORE: Proprio lui. Tutti costoro l'hanno accusato insistentementeed egli avrebbe voluto respingere queste accuse ma non vi riuscì; e così i suoi pari in forza di queste testimonianze l'hanno riconosciuto colpevole di alto tradimento. Molte cose disse e dottamenteper salvarsi la vitama non ci si badò o produssero solo una sterile compassione.

SECONDO SIGNORE: E dopo tutto questo come si comportò?

PRIMO SIGNORE: Quando fu ricondotto alla sbarra per ascoltare il suo rintocco funebrevoglio dire la sentenzaera agitato da tal dolore che sudava profusamentee parlò incolleritomale e con troppa impetuosità; ma si ricompose ancora e nel seguito diede prova di nobilissima pazienza.

SECONDO SIGNORE: Non credo che abbia paura della morte.

PRIMO SIGNORE: Certamente nonon è mai stato una donnicciola; ma può darsi che si dolga della causa.

SECONDO SIGNORE: Sicuramente sotto tutto questo c'è il cardinale.

PRIMO SIGNORE: E' probabileper quel che si può congetturare. Prima di tutto ci fu l'arresto di Kildareallora vicario del re in Irlandaerimosso costui dall'ufficiofu mandato colà il conte di Surreye in tutta fretta ancheperché non aiutasse il suocero.

SECONDO SIGNORE: Questo è stato un astuto ed esoso espediente di governo.

PRIMO SIGNORE: Non c'è dubbio che se ne vendicherà al suo ritorno.

Tutti hanno notato che se il re favorisce qualcunoil cardinale gli trova subito impiego ben lontano dalla corte.

SECONDO SIGNORE: Tutto il popolo lo odia mortalmente ea parlar sincerovorrebbero che fosse dieci braccia sotto terra; e altrettanto amano il duca e vanno pazzi per lui: lo chiamano il generoso Buckinghamlo specchio di ogni cortesia...

PRIMO SIGNORE: Fermatevisignoree guardate quel nobile rovinato di cui avete fatto parola.

 

(Entra BUCKINGHAM che viene dal giudizio. Uscieri lo precedono; il filo della scure è rivolto verso di luie ai suoi lati camminano Alabardieri. Lo accompagnano SIR TOMMASO LOVELLSIR NICOLA VAUXLORD SANDSGente del popoloeccetera)

 

SECONDO SIGNORE: Avviciniamoci e osserviamolo.

BUCKINGHAM: Buona gente tuttavoi che siete venuti sin qui per compassionarmiascoltate quello che vi dirò e poi ritornate alle vostre case e dimenticatemi. Oggi sono stato condannato come traditore e con questa taccia debbo morire: eppure ove io non sia stato fedelese ho una coscienzami condanni a eterna perdizione nel momento in cui la scure mi cadrà sul collo; di ciò m'è testimonio il cielo! Non serbo per la mia morte alcun rancore alla legge chedate le premessenon ha fatto che rendere giustiziama vorrei che coloro che cercarono di procurarmela fossero stati più cristiani: eppuresiano quel che si vogliono essereperdono loro di cuore: non si glorino però del mal fare né si costruiscano le loro private sulle tombe dei grandipoiché allora il mio sangue innocente griderebbe contro di essi. Non spero di vivere più a lungo in questo mondo né domanderei che mi fosse concessosebbene la clemenza del re sia più grande dei miei peccati.

Voi pochinobili amici e compagniche mi amaste e ardite piangere per Buckinghama cui è amarezza e morte lasciarviaccompagnatemi come angeli custodi sino al mio ultimo istantee quando la scure cadrà su meseparando l'anima mia dal corpofate una sola dolce offerta delle vostre preghiere e sollevate la mia anima al cielo.

Andiamo avantiin nome di Dio.

LOVELL: Supplico Vostra Signoriaper caritàdi perdonarmi generosamente se mai avete nascosto alcun rancore in cuor vostro verso di me.

BUCKINGHAM: Sir Tommaso Lovelltanto sinceramente vi perdono quanto vorrei essere perdonato: perdono a tuttinon vi possono essere così innumerevoli offensori che io non mi senta in grado di rappacificarmi con loro: nessun nero odio contrassegnerà la mia tomba. Ricordatemi a Sua Maestà ese parlerà di Buckinghamvi prego di dirgli che l'avete visto avviato al cielo: i miei voti e le mie preghiere sono per il re efinché l'anima non mi abbandoniinvocherò su di lui le benedizioni divine: viva egli più anni di quel che io non abbia tempo di contarepossa la sua autorità essere sempre amorosa e sempre amatae quando la vecchiaia lo condurrà alla morteegli e la bontà giacciano insieme nella stessa tomba!

LOVELL: Debbo condurre Vostra Signoria alla riva del fiume e poi passare la consegna a sir Nicola Vaux che ha l'incarico di accompagnarvi al termine del vostro viaggio.

VAUX: Olàpreparateviil duca sta venendo: approntate la barca e fornitela di tutto quello che si addice alla nobiltà della sua persona.

BUCKINGHAM: Nosir Nicolalasciate stare: ogni solennità in mio onore sarebbe ora una beffa. Quando venni qui ero gran connestabile e duca di Buckinghamora sono soltanto il povero Edoardo Bohun; eppure son più ricco dei miei vili accusatori che mai non hanno saputo che cosa fosse verità: io invece la suggello con tal sangue che li farà gemere un giorno. Il mio nobile padreEnrico di Buckinghamche fu il primo a levarsi in armi contro l'usurpatore Riccardoessendosi rifugiato presso il servo Banister in un momento di pericolofu tradito da quel miserabile e cadde senza essere sottoposto a giudizio; la pace di Dio sia con lui. Enrico Settimoil re seguenterimpiangendo sinceramente la morte di mio padreda quel regale principe che erami rimise in possesso dei miei onori e nobilitò ancora una volta il mio nometogliendolo dalla rovina in cui era caduto. Ora suo figlioEnrico Ottavomi ha tolto con un sol colpo per sempre la vital'onore il nome e tutto quello che mi rendeva felice. Sono stato giudicato edebbo riconoscerlocon grande decoro; e questo mi rende un po' più fortunato del mio disgraziato padre; ma abbiamo avuto in fondo la stessa sortecaduti entrambi per opera dei nostri servidi quegli uomini che amavamo di più; ohservizio snaturato e sleale! Il cielo sa quello che fa; eppurevoi che mi ascoltateaccogliete come cosa certa quello che vi dice un moribondo.

Quando largheggiate d'affetto e di consigliguardatevi d'andare oltre il limite; poiché coloro che vi fate amici e a cui date il cuoreappena appena notano il minimo inciampo nella vostra fortunacorrono via da voi come l'acqua e non li ritroverete più se non quando intendono di affogarvi. Buona gentepregate per me! ora debbo lasciarvi: è giunto l'ultimo momento della mia lunga ed affannata vita. Addio: e se vorrete narrare qualche cosa di tristeracconterete come caddi. Ho finitoDio mi perdoni.

 

(Esce il Duca con quelli che lo accompagnano)

 

PRIMO SIGNORE: Ohche cosa pietosa! Messere credo che ciò richiami troppe maledizioni sul capo di coloro che ne sono stati gli autori.

SECONDO SIGNORE: Se il duca è innocenteè cosa ben dolorosa; eppure posso farvi cenno di un male chese accadràsarà anche più grande di questo.

PRIMO SIGNORE: Gli angeli del cielo ce ne guardino! che sarebbe mai?

Non dubitate certo della mia segretezzamessere?

SECONDO SIGNORE: Questa notizia riservata è così importante che richiede veramente una discrezione a tutta prova per tenerla celata.

PRIMO SIGNORE: Mettetemene a parte; non sono un chiacchierone.

SECONDO SIGNORE: Mi fido di voie lo sapretemessere. Non avete sentito recentemente sussurrare di una separazione del re da Caterina?

PRIMO SIGNORE: Sìma la voce fu di breve durata: perchéquando il re ne sentì parlarecon gran collera comandò al nostro sindaco di farla subito cessate e di ridurre al silenzio chi osava diffonderla.

SECONDO SIGNORE: Ma quella che pareva calunniamessereora si riscontra veritàpoiché è più viva che maie si ritiene per certo che il re ci si proverà. O il cardinale o qualcun altro che gli sta pressoin odio alla buona reginagli hanno instillato uno scrupolo che la condurrà alla rovinae a confermarlo è giunto da poco il cardinale Campeggi per questa faccendacome tutti credono.

PRIMO SIGNORE: E' opera del cardinale Wolsey: è una sua macchinazione solo per vendicarsi dell'imperatore che non ha voluto concedergli a sua richiesta l'arcivescovado di Toledo.

SECONDO SIGNORE: Credo che abbiate còlto nel segno; ma non è crudele che proprio lei abbia a sentire il bruciore di questa umiliazione? Ma il cardinale è caparbio e la regina cadrà.

PRIMO SIGNORE: E' cosa assai triste. Ma non sta bene parlarne così in pubblico; faremo altre considerazioni in luogo più appartato.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA SECONDA - Londra. Un'anticamera del Palazzo

(Entra il LORD CIAMBELLANO leggendo una lettera)

 

CIAMBELLANO: "Mio Signorequanto ai cavalli che Vostra Signoria aveva ordinatiè stata mia cura diligente di vedere che fossero ben scelticonvenientemente addestrati e bardati a dovere. Erano giovani e belli e della miglior razza che si trovi nel settentrione. Quando erano pronti a partire per Londra un uomo del cardinale per suo ordine e con un atto di autorità me li ha toltidicendomi che il suo padrone aveva la precedenza su qualsiasi suddito se non anche sul ree questo ci ha chiuso la bocca". E temo che lo farà: ebbenese li abbiae credo che si prenderà tutto il resto.

 

(Sopraggiungono i DUCHI DI NORFOLK e DI SUFFOLK)

 

NORFOLK: Ben trovatomonsignor ciambellano.

CIAMBELLANO: Buon giorno alle Vostre Signorie.

SUFFOLK: Che sta facendo il re?

CIAMBELLANO: L'ho lasciato soloimmerso in gravi pensieri ed ansie.

NORFOLK: E qual è la causa?

CIAMBELLANO: Sembra che certi scrupoli per il matrimonio con la cognata stiano assediando da presso la sua coscienza.

SUFFOLK: Noè la sua coscienza che sta assediando da presso un'altra signora.

NORFOLK: Proprio così: è opera del cardinaledel cardinale-re; quel cieco preteda vero figlio favorito della fortunagira e rigira le cose come vuole. Ma il re lo conoscerà un giorno per quello che è.

SUFFOLK: Dio lo voglia! altrimenti non giungerà mai a conoscere se stesso.

NORFOLK: Quanto santamente attende alle sue occupazioni! e con che zelo! poichéavendo rovinato l'accordo tra noi e l'imperatoreil grande nipote della reginascende nel profondo dell'animo del re e vi semina idee di pericolodubbirimorsipaure e disperazionie tutto questo per via del matrimonio. Per guarirne il re consiglia il divorziola perdita di colei chetenuta da lui per venti anni come un gioiello sospeso al suo collonon ha mai perduto il suo splendoredi quella donna che l'ama con quella perfezione d'amore con cui gli angeli amano gli uomini buoni e cheanche quando il più grave colpo della fortuna cadrà su di leicontinuerà a benedire il re: e non è questa una pia azione del cardinale?

CIAMBELLANO: Dio mi guardi da tali consiglieri! E' verissimo che questa voce circola dappertutto; ogni lingua ne parla e ogni cuore generoso ne piange: tutti quelli che osano scrutare questa faccenda vedono il motivo ultimola sorella del re di Francia. Il cielo un giorno aprirà gli occhi al recosì a lungo ciechi per quest'uomo temerario e perverso.

SUFFOLK: E ci libererà da questa schiavitù.

NORFOLK: Dobbiamo pregare e con tutto il cuore per la nostra liberazione; altrimenti quest'uomo prepotente ci ridurrà tutti da principi a paggi. Tutti gli onori umani gli giacciono davanti come un ammasso informe perché egli lo foggi a quella guisa che vuole.

SUFFOLK: Quanto a memiei signoriné lo amo né lo temo; questo è il mio pensiero: giacché non è lui che mi ha fattomi reggerò se piace al re. Le sue maledizioni e le sue benedizioni non mi toccano: le une e le altre sono un fiato di vento a cui non credo. Lo conoscevo già e lo conosco anche ora. Così lo abbandono a colui che lo ha reso così orgogliosoil papa.

NORFOLK: Entriamoe con qualche altra faccenda cerchiamo di distrarre il re dai gravi pensieri che lo angustiano troppo: mio signorevolete farci compagnia?

CIAMBELLANO: Dispensatemene; il re mi ha mandato altrove e inoltre non credo che sia il momento di disturbarlo: state benesignori.

NORFOLK: Graziebuon ciambellano.

 

(Esce il Lord Ciambellano; il Re tira la cortina: sta seduto e legge pensoso)

 

SUFFOLK: Quanto triste appare! certamente è assai afflitto.

RE: Chi è làehi?

NORFOLK: Dio non voglia che sia in collera.

RE: Chi è làdico? come osate turbare le mie meditazioni? chi sono ioeh?

NORFOLK: Un re benevolo che perdona tutte le offese commesse non di proposito. Se veniamo meno al nostro dovere in questo modo è per una ragione di Statocirca la quale desideriamo conoscere la vostra volontà .

RE: Siete temerari; andatevene: vi dirò quando è ora di parlar di affari; è forse questo il momento di trattare di faccende terreneeh?

 

(Entrano WOLSEY e CAMPEGGI col mandato papale)

 

Chi è là? il mio buon cardinale? ohmio Wolseytu che sei balsamo alla mia coscienza feritatu che sei l'uomo atto a sanare un re! (A Campeggi) Benvenuto nel nostro regnodottissimo e reverendo signore:

noi e le cose nostre siamo a vostra disposizione; (a Wolsey) mio buon signorevedete voi che queste non siano vane parole.

WOLSEY: Sireciò non può essere. Vorrei che Vostra Maestà ci concedesse un'ora di udienza privata.

RE (a Norfolk e Suffolk): Siamo occupatiandate.

NORFOLK (a parte a Suffolk): Questo prete non ha proprio orgoglio!

SUFFOLK (a parte a Norfolk): Nonon c'è neanche da parlarne: non vorrei esserne affetto come lui nemmeno se mi si desse il suo posto: ma questo non può continuare.

NORFOLK (a parte a Suffolk): Se è cosìgli menerò un buon colpo.

SUFFOLK (a parte a Norfolk): E io un altro.

 

(Escono Norfolk e Suffolk)

 

WOLSEY: Vostra Maestà ha creato un precedente di saggezza che supera quella di ogni altro principe nell'affidare francamente i suoi scrupoli alla decisione della Chiesa: ora chi può essere in collera con voi? che odio può giungere sino al vostro trono? Gli Spagnuolilegati a lei da sangue e da simpatiadebbono confessarese hanno spirito di onestà che il giudizio è giusto e nobilmente condotto.

Tutto il clero nei regni cristianivoglio dire la parte più dottapuò parlare liberamente. Romanutrice di sapienza giuridicain seguito al vostro augusto invitoci ha mandato una lingua che parli per tutte: questo valentuomoquesto dotto e giusto preteil cardinale Campeggiche ancora una volta presento a Vostra Maestà.

RE: E ancora una volta gli do il benvenuto e lo abbraccioe ringrazio il Sacro Collegio per il suo affetto e per avermi mandato proprio l'uomo che desideravo.

CAMPEGGI: Vostra Maestà è tanto nobile che merita l'affetto di tutti gli stranieri. Nelle mani di Vostra Altezza presento il mandatoin virtù del quale e per ordine della Curia Romana voieccellentissimo cardinale di Yorksarete compagno a me suo servo nell'esprimere sulla questione un giudizio imparziale.

RE: Tutti e due imparziali. La regina sarà tosto informata della ragione per cui siete venuto. Dov'è Gardiner?

WOLSEY: So che Vostra Maestà l'ha sempre amata tanto che non le negherà quello che una donna di meno alto grado potrebbe chiedere per legge: l'aiuto di dotti che difendano la sua causa.

RE: Sìli avrà e dei migliorie la mia approvazione sarà per colui che assolverà meglio questo ufficio: il cielo non voglia che sia altrimenti. Cardinalevi pregochiamatemi Gardineril mio nuovo segretario: vedo che è un individuo capace.

 

(Esce Wolsey)

(Rientra WOLSEY con GARDINER)

 

WOLSEY (a parte a Gardiner): Datemi la mano: vi auguro ogni bene; ora siete al servizio del re.

GARDINER (a parte a Wolsey): Ma anche sempre al servizio di Vostra Eminenza che mi ha elevato a questo posto.

RE: Venite quiGardiner.

 

(Cammina con lui bisbigliando)

 

CAMPEGGI: Monsignore di Yorkun certo dottor Pace è stato predecessore di quest'uomo nell'ufficio di segretario?

WOLSEY: Sìlo è stato.

CAMPEGGI: Non era ritenuto persona dotta?

WOLSEY: Sìsicuramente.

CAMPEGGI: Vi assicuro allora che si sparla persino di voisignor cardinale.

WOLSEY: Come! di me?

CAMPEGGI: Non si fanno scrupolo di dire che voi eravate geloso di luie che temendo che salisse per la sua virtùlo avete tenuto sempre fuori del paese: questo lo avrebbe addolorato tanto che ne sarebbe impazzito e morto.

WOLSEY: Dio l'abbia in pace! Questa è considerazione da cristiani:

quanto agli autori di mormorazioni vi è un luogo dove saranno puniti.

Egli era uno scioccoperché voleva essere virtuoso ad ogni costo:

questo brav'uomose gli do un ordinefa quello che gli dico: non voglio nessuno vicino se non a questi patti. Imparate questofratello: non viviamo per cadere nelle mani di persone più basse di noi.

RE: Riferite ciò alla regina con ogni riguardo. (Esce Gardiner) Il luogo più adatto che mi viene in mente per ricevere tanta accolta di dottrina è Blackfriars: là sarete convocati per questa grande incombenza. Mio Wolseyfate mettere in ordine il posto. O mio signorenon è un gran dispiacere per un uomo di cuore abbandonare una così cara compagna? mala coscienzala coscienza! ohè un punto molto sensibile! e mi è forza lasciarla.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA TERZA - Londra. Anticamera negli appartamenti della Regina

(Entrano ANNA BOLENA e una vecchia Dama)

 

ANNA: Non per questoproprio. Questo è il punto più doloroso: dopo che Sua Maestà è vissuto tanto con leied ella così buona signora che nessuna lingua ha potuto calunniarla - per l'anima mianon ha mai saputo che cosa significasse far male - dopo essere stata tanti anni sul trono crescendo in maestà e pompadolci al primo acquisto ma amarissime a perdersidopo tutto questo cacciarla viaè tal calamità che un mostro ne sarebbe impietosito.

DAMA: I cuori più duri s'inteneriscono e piangono per lei.

ANNA: In nome di Diosarebbe meglio che non avesse saputo che cosa è il fasto: sebbene sia una cosa terrenase la fortuna bisbetica lo toglie a chi lo godeè una sofferenza tanto dolorosa quanto la separazione dell'anima dal corpo.

DAMA: Ahimèpovera signora! è ridiventata straniera in questa terra.

ANNA: E tanto più merita compassione. Davvero: è proprio meglio nascere in umile stato e viver contenti in mezzo a gente modesta che ammantarsi in un doloroso luccichio e portare un'aurea corona di cordoglio.

DAMA: Il sapersi contentare è quanto di meglio si possa avere.

ANNA: Per la mia fede e la mia verginitànon vorrei essere regina.

DAMA: Io sì che lo vorrei e sarei disposta a rischiare la mia verginità per questo; e lo vorreste anche voi a dispetto di codesto vostro pizzico di ipocrisia; voi che avete tante attrattive femminilidi donna avete anche il cuore che ha sempre desiderato alto statoricchezza e sovranità: queste sono di gran belle cosee sia detto con tutto il dovuto rispetto per la vostra beghineriala vostra coscienzacapace ed elastica come pelle di caprettoaccoglierebbe questi donise vi piacesse di tirarla al punto giusto.

ANNA: Nodavvero.

DAMA: Sìdavvero e davvero; ma non vorreste proprio essere regina?

ANNA: Noper tutto l'oro del mondo.

DAMA: E' strano: vecchia come sonoper un soldo storto mi lascerei indurre a divenire regina: maper favoreche cosa direste se vi facessero duchessa? avreste forza sufficiente per portare il peso di tale titolo?

ANNA: Nocerto.

DAMA: Allora siete proprio di debole costituzione: ma scendiamo un gradino. Non vorrei essere un giovane conte e venirvi tra i piedi per provocare in voi più d'un semplice rossore: se la vostra schiena rifiuta anche questo incaricosarebbe troppo debole per portare il peso di un bambino.

ANNA: Che discorsi mi fate! Vi assicuro ancora che non vorrei essere regina per tutto il mondo.

DAMA: Sìma certo per questa piccola Inghilterra affrontereste il rischio di accettare l'emblema regale: io stessa lo farei per la contea di Carnarvonanche se alla Corona non appartenesse altro. Ma chi viene qua?

 

(Entra il LORD CIAMBELLANO)

 

CIAMBELLANO: Buon giornosignore. Quanto varrebbe la pena di pagare per conoscere il segreto dei vostri discorsi?

ANNA: Mio buon signorenon vale proprio la pena che lo domandiate:

stavamo commiserando i dolori della nostra signora.

CIAMBELLANO: Nobile attodegno della vostra bontà: c'è ancora speranza che tutto finisca bene.

ANNA: E così siane prego Dio.

CIAMBELLANO: Avete un animo gentile e le benedizioni del cielo accompagnano creature come voi. A confermare che quel che ho detto è verità e che in alto luogo si sono osservate le vostre molte virtùSua Maestà vuole che vi riferisca quanto bene pensa di voi e che si propone di onorarvi nientemeno che col titolo di marchesa di Pembrokeunendo a questo titolo la somma annua di mille sterline come appannaggioper tutta sua grazia.

ANNA: Non so che specie di obbedienza io gli possa offrire; offrirgli più di tutto quello che ho è ancor nullané le mie preghiere sono debitamente santificate né i miei voti valgono più che inani vanità; eppure preghiere e voti sono tutto quello che posso dargli in ricambio. Prego Vostra Signoria di riportare a Sua Maestà i ringraziamenti e l'espressione dell'umile sottomissione di un'ancella vergognosache prega per la sua salute e maestà.

CIAMBELLANO: Signoranon mancherò di confermare il re nella buona opinione che ha di voi. (A parte) L'ho osservata bene; bellezza e dignità sono così commiste in lei che hanno fatto presa sul re e chissà che da questa dama non possa venire una gemma che illuminerà tutta l'isola. (Forte) Me ne andrò dal re e gli dirò che ho parlato con voi.

ANNA: Addioonorato signore.

 

(Esce il Lord Ciambellano)

 

DAMA: Ebbenecosì va il mondovedete! Ho mendicato in corte per sedici anni e sono ancora una mendicantené ho saputo mai tra il troppo presto e il troppo tardi trovare così bene il giusto mezzo da cavarne un buon gruzzolo di sterline; e voioh fato! voi che siete un pesciolino appena appena venuto qui maledetta questa fortuna che vi capita vostro malgrado! - vi trovate piena la bocca senza neanche darvi il fastidio di aprirla.

ANNA: E' una cosa ben strana per me.

DAMA: Che sapore ha? è amara? scommetto quaranta soldi che non lo è.

C'era una volta una signorache non voleva essere reginanonon lo voleva per tutto il limo dell'Egitto; è una vecchia storia: l'avete sentita?

ANNA: Suvviasiete in vena di piacevolezze.

DAMA: Quando parlo di voi mi sentirei di andare più su dell'allodola.

Marchesa di Pembroke! e mille sterline l'anno per pura grazia e senza alcun corrispettivo! Davvero questo ne promette altre migliaia: lo strascico della grandezza è più lungo che il davanti della gonna.

Ormai so che la vostra schiena può portare il titolo di duchessa:

ditenon vi sentite più forte di quello che eravate prima?

ANNA: Buona signoradivertitevi con le vostre particolari fantasie e lasciatemi in pace. Potessi morirese questo mi fa arrossire di piacere: mi fa piuttosto venir meno al pensiero di quello che può seguire. La regina è sconsolata e noilontane da lei da tantola dimentichiamo: vi pregonon ditele quello che avete sentito qui.

DAMA: Per chi mi prendete?

 

(Escono)

 

 

 

SCENA QUARTA - Londra. Un'aula in Blackfriars

(Squillo di trombefanfara e suono di cornette. Entrano due Sacristi con piccole verghe d'argento; quindi due Segretari in abito da dottoril'ARCIVESCOVO DI CANTERBURY da soloi VESCOVI Dl LINCOLNELYROCHESTER e SAINT ASAPH; a una certa distanza viene un Gentiluomo che porta la borsa col Gran Sigillo e un cappello cardinaliziodue Preti che portano croci d'argento; un Gentiluomo Usciere a capo scoperto accompagnato da un Sergente d'armi con la mazza d'argento; due Gentiluomini con due alte colonnine d'argento; dopo di loro l'uno a fianco dell'altro i due CARDINALI e due Nobili con la spada e la mazza. Il RE si siede sotto un baldacchino e i due CARDINALI un po' più in basso come giudici. La REGINA si mette a qualche distanza dal RE. I Vescovi prendono posto un po' in disparte dal tribunale come se fossero in Concistoro; ancora più lontano i Segretari. I Pari seggono subito dopo i Vescovi. Il resto del Seguito sta in bell'ordine sul palcoscenico)

 

WOLSEY: Si ordini il silenzio mentre si legge il mandato che abbiamo ricevuto da Roma.

RE: Che bisogno c'è? è già stato letto pubblicamente e da ogni parte se ne riconosce l'autoritàsarà tempo risparmiato.

WOLSEY: E così sia: procedete.

SEGRETARIO: Dite: "Enrico re d'Inghilterrapresentati al tribunale".

BANDITORE: Enricore d'Inghilterrapresentati al tribunale.

RE: Presente!

SEGRETARIO: Dite: "Caterinaregina d'Inghilterrapresentati al tribunale".

BANDITORE: Caterinaregina d'Inghilterrapresentati al tribunale.

 

(La Regina non rispondesi alza dalla sediaattraversa la Corteva dove si trova il Res'inginocchia ai suoi piedi e parla)

 

CATERINA: Siredesidero che rendiate giustizia al mio buon diritto e che mi commiseriate; poiché sono una poverissima donnauna straniera nata fuori dei vostri dominie non ho qui giudici imparzialiné sicurezza di benevolenza e di procedimento spassionato. Ahimèsirein che cosa vi ho offeso? che causa di risentimento vi ho dato col mio contegnoperché abbiate a respingermi così da voi e a togliermi la vostra grazia? Il cielo mi è testimonio che sono sempre stata una moglie sottomessa e fedelesempre pronta a far la vostra volontàsempre paurosa di provocare la vostra disapprovazionesempre attenta al vostro visolieta o triste a seconda che lo vedevo diversamente atteggiato. Quando mai ho contraddetto un vostro desiderio o non l'ho fatto mio? quale dei vostri amici non ho cercato di amareanche quando sapevo che era mio nemico? quale dei miei amici che si fosse attirata la vostra collera ho continuato a trattar con benevolenza e anzi non ho senz'altro licenziato? Sirericordate che in questo stato di obbedienza sono stata vostra moglie per più di venti anni e che ho avuto la benedizione di concepire da voi molti figli: se durante tutto questo tempo potete dire e provare alcunché contro il mio onore e il mio rispetto del vincolo coniugaleil mio amoreil senso di dovere verso la vostra sacra personain nome di Dio cacciatemi e il più turpe disprezzo mi colpisca e mi consegni ai rigori della giustizia.

Permettetemi di dire che il re vostro padre aveva reputazione di principe prudentissimod'ingegno e giudizio eccellente e insuperabile; Ferdinandomio padrere di Spagnaera considerato come uno dei sovrani più saggi che da molti anni avessero regnato in quel paese; e non si può negare che avevano raccolto da tutti i regni un'assemblea di saggi a discutere delle nostre nozze. Costoro giudicarono legale il nostro matrimonio; perciò vi prego umilmente di darmi tempo sinché non abbia consultato i miei amici di Spagnadi cui solleciterò l'avviso: se noin nome di Diosia fatta la vostra volontà.

WOLSEY: Madamaavete quie scelti da voi stessaquesti reverendi padriuomini di singolare integrità e saperegli eletti del paeseche sono raccolti per perorare la vostra causa: è inopportuno che cerchiate di tirare in lungo il giudiziosia per la vostra stessa tranquillità sia per l'urgenza di rettificare quanto di irregolare v'è nella posizione del re.

CAMPEGGI: Sua Eminenza ha parlato bene e con giustizia; perciòmadamaè bene che questa reale udienza proceda e che vengano esposti e ascoltati senza indugio gli argomenti delle due parti.

CATERINA: Signor cardinaleparlo a voi.

WOLSEY: Che desideratemadama?

CATERINA: Starei per piangerema pensando che sono reginao che ho a lungo sognato di esserloe che certamente sono la figlia di un remuterò le mie lacrime in scintille infuocate.

WOLSEY: Siate paziente ancora per un poco.

CATERINA: Lo sarò quando voi sarete umileo piuttosto primaperché Dio altrimenti mi punirebbe. Convinta da ragioni assai forti credo che siate mio nemico e perciò vi ricuso come giudice; poiché siete voi che avete attizzato tra il mio signore e me questa fiammala rugiada del cielo possa estinguerla! Perciò ripeto che elevo formale protesta con tutta l'anima e vi ricuso come giudicepoichélo dichiaro ancora una voltavi considero mio mortale nemicoe per nulla zelante della verità.

WOLSEY: E io dichiaro che questo è un linguaggio nuovo sulle vostre labbra; di voi che avete sempre professato spirito di carità e dato prove con gli atti di avere animo soave e saggezza assai superiore a quella del vostro sesso. Madamami fate torto: non ho nessun rancore né desiderio di essere ingiusto con voi né con alcun altro: a quello che ho fatto e che farò in seguito sono stato autorizzato dal Concistorosìdall'intiero Collegio dei cardinali. Mi accusate di avere soffiato sul fuoco e io lo nego: il re è presente: se gli constasse che queste parole sono in contrasto con quanto ho fattocome potrebbee giustamenteferire la mia falsità come voi avete ferito la mia veracità! Se poi sa che sono innocentesa anche che mi avete fatto torto. Perciò sta in lui di darmi riparazionee questa consiste nel rimuovere da voi tali pensierie prima che Sua Maestà interloquisca vi supplico di negar fede nella vostra mente a quello che avete detto e di non ripeterlo più.

CATERINA: Mio signoremio signoreio sono soltanto una donnatroppo debole per resistere alla vostra astuzia. Usate contegno dimesso e umili parolee con questa umiltà di portamento e di discorso in apparenza contrassegnate il vostro ufficio e il vostro statoma in realtà avete il cuore zeppo di arroganzabile e orgoglio. Aiutato dalla fortuna e dal favore di Sua Maestà avete percorso con facilità i primi gradini e ora siete salito dove i potenti sono vostri stipendiati e le vostre parolecome domestici obbedientivi servono nell'ufficio che vi piace di assegnar loro. Debbo dirvi che siete più geloso del vostro onore che della vostra alta professione spirituale; e ancora vi ricuso come mio giudice e qui in presenza di tutti mi appello al papachiedendo di portare l'intiera causa davanti a Sua Santitàperché sia giudicata da lui.

 

(S'inchina al Re e fa l'atto di andarsene)

 

CAMPEGGI: La regina è ostinatarecalcitrante alla giustiziapronta a lagnarsene e sdegnosa di esserne giudicata; e non va bene. Sta andandosene!

RE: Richiamatela.

BANDITORE: Caterinaregina d'Inghilterrapresentati al tribunale.

GENTILUOMO USCIERE: Madamavi richiamano.

CATERINA: Non sta a voi dirlo! vi pregocontinuate per la vostra strada: quando richiameranno voitornerete indietro: ora Iddio mi aiuti! Mi tormentano sì che la mia pazienza non regge più. Vi pregoandiamo: non indugierò né comparirò mai più per questa causa in alcuno dei loro tribunali.

 

(Escono la Regina e il Seguito)

 

RE: Vattene pureCaterina: se alcuno dirà di avere una moglie migliore non otterrà più fede alcuna dopo aver detto cosa così falsa.

Se le tue rare qualitàla soave dolcezzala santa mitezzala condotta di saggia moglie che pur comandando sembrava obbediree le altre tue doti nobili e virtuose potessero rivelarti appienosaresti la regina di tutte le regine della terra. E' di nobile origine e si è sempre comportata verso di me in armonia con la nobiltà del suo sangue.

WOLSEY: Mio amato sirepoiché dove sono stato derubato e messo in catenelà debbo essere scioltosebbene non subito e pienamente risarcitoumilissimamente chiedo che Vostra Maestà si compiaccia di dichiarare in modo che tutti costoro possano sentire se ho mai per il primo avviato questo argomento con voi o fatto nascere scrupoli che vi spingessero a mettere in questione il matrimonioo se ho mai parlato di lei senza ringraziare il cielo per averci dato così regale signorao se ho mai proferito la minima parola che potesse pregiudicare la sua attuale dignità o recare offesa alla sua nobile persona.

RE: Signor cardinalevi dichiaro del tutto innocente; sìsul mio onore vi libero da questa taccia. Sapete benissimo che avete molti nemici che non sanno perché lo siano macome bòtoli di villaggioabbaiano quando sentono altri abbaiare: da alcuni di questi la regina è stata aizzata contro di voi. La vostra innocenza è proclamata; ma desiderate una maggiore giustificazione? Eccola: avete sempre voluto che questa faccenda dormisseche mai si toccasse ese vi sono stati approcciavete cercato di ostacolarli: sul mio onore rappresento il cardinale com'èe sin qui lo giustifico. Ma orase mi concedete tempo e attenzionemi farò ardito a dirvi che cosa mi ha mosso a questo atto. Notate bene e state attentie vi dirò come tutto ciò accadde. La mia coscienza cominciò a sentire disagioscrupolo e rimorso per certi discorsi fatti dal vescovo di Bajonaallora ambasciatore di Francia e mandato qui per trattare del matrimonio fra il duca di Orléans e mia figlia Maria. Nel corso delle trattativeprima che si giungesse a una decisione definitivaeglivoglio dire il vescovochiese una dilazione per interpellare il re suo signore sulla legittimità di nostra figlia in relazione al mio matrimonio con la vedova di mio fratello. Il motivo di questa dilazione mi scosse nel fondo della coscienzaentrò in me con violenzami fece tremare il cuore e aprì tale strada che insieme a questo dubbio si affollarono e penetrarono a forza nel mio spirito molte considerazioni che mi resero perplesso. Prima di tutto mi pareva che il cielo non mi arridesse e che per sua volontà il grembo di mia mogliese concepiva un maschionon gli rendesse altro servizio che quello che la tomba rende al cadavereperché i figli morivano prima di nascere o poco dopo che avevano cominciato a respirare quest'aria terrena. Di qui mi venne il pensiero che era un castigo del cielo e che il mio regnopur essendo degno del miglior erede del mondonon ne sarebbe stato allietato per opera mia; quindicom'era naturalepassai a meditare sul pericolo che questi Stati correvano per tale mancanza di prole; e ciò mi diede molte amare trafitture al cuore. Agitato così sul mare tempestoso della coscienza mi volsi a cercare quel rimedio pel quale siamo qui raccolticioè volli quietare l'animo mioallora tormentato e oggi non ancora completamente sanatocon l'aiuto di tutti i reverendi padri e dottori egregi del paese. Prima cominciai a farne riservatamente parola con voimonsignore di Lincolne ricorderete come sudavo nel mio turbamento quando mi rivolsi a voi.

LINCOLN: Certamentesire.

RE: Ho parlato a lungo: compiacetevi ora voi stesso di dire come mi rassicuraste.

LINCOLN: Piaccia a vostra altezzala vostra richiestariguardando cosa di tanta importanza e di così terribili conseguenzemi turbò al punto chedubitando del più audace consiglio che avevo in animo di darviincitai Vostra Maestà a seguire quella via che qui ora state effettivamente seguendo.

RE: Poi ne parlai con voimonsignore di Canterburye ne ottenni il permesso di convocare quelli che sono qui ora adunati: ogni persona di riverenza in questa corte io l'ho sollecitatama in particolare mi sono regolato secondo il consenso formale che mi avete dato per iscritto: perciò continuateperché nessuna antipatia per la buona reginama il pungolo acuto delle ragioni che ho addottespinge innanzi questo procedimento. Se riuscite a provare che il nostro matrimonio è legalesulla mia vita e per la mia dignità di re vi assicuro che saremo lieti di passare quanto ci resta di vita mortale con Caterinasin qui la più eccellente creatura e ritenuta impareggiabile in tutto il mondo.

CAMPEGGI: Se piace a Vostra Maestàè necessario chein assenza della reginarinviamo il giudizio ad altro giorno: frattanto si deve insistere presso di lei perché ritiri l'appello che intende fare a Sua Santità.

RE (a parte): Mi accorgo che questi cardinali si gingillano con me:

aborro questa inerzia dilatoria e queste furberie di Curia. O Cranmermio dotto e amato servoritornati prego; con te ritornerà il mio conforto. Sospendete l'udienza: andiamo.

 

(Escono nell'ordine in cui erano entrati)

 

 

 

ATTO TERZO

 

SCENA PRIMA - Londra. Le stanze della regina

(La REGINA e le sue Ancelle intente al lavoro)

 

CATERINA: Prendi il liutoragazza: la mia anima è rattristata da dolorosi pensieri; canta e disperdilise puoi: smetti di lavorare

 

CANZONE

Orfeo col liuto le forestee dei monti le fredde creste al suo canto chinar fe';

germogliavan piante e fioricome ovunquecon piogge e soliprimavera movesse il pié.

Ogni cosa che l'udia suonareanche l'onde in mezzo al mareflettea il capo nel languor.

Tal dei dolci suoni è il potereche ogni affanno e dispiacere s'addormentao udendo muor.

 

(Entra un Gentiluomo)

 

CATERINA: Che c'è?

GENTILUOMO: Se piace a Vostra Maestài due grandi cardinali attendono nella sala delle udienze.

CATERINA: Vogliono conferire con me?

GENTILUOMO: Così mi hanno detto di comunicarvimadama.

CATERINA: Pregate le loro signorie di venir qua. (Esce il gentiluomo) Che possono volere da mepovera e debole donna caduta in disgrazia?

La loro visita non mi fa piacere; tuttaviapensandoci megliodovrebbero essere uomini buoni e le loro azioni altrettanto rette: ma l'abito non fa il monaco.

 

(Entrano WOLSEY e CAMPEGGI)

 

WOLSEY: Sia pace a Vostra Maestà.

CATERINA: Le Vostre Signorie mi trovano qui in forma di mediocre massaia: vorrei essere perfetta nel caso che avvenisse il peggio. Che desiderate da mereverendi signori?

WOLSEY: Nobile signorase vi compiacerete di ritirarvi in una stanza appartatavi diremo la ragione della nostra venuta.

CATERINA: Ditela qui: non vi è nulla di quel che ho fattoin coscienzadi cui debba parlarsi in un angolo segreto: potessero tutte le donne dire altrettanto con un animo altrettanto sincero. Poco mi importadi tanto sono privilegiata fra le donneche le mie azioni siano giudicate da ogni linguaconsiderate da ogni occhioattaccate dalla malignità e dai bassi pettegolezzicosì inalterabilmente pura è stata la mia vita. Se volete qualche cosa da mese desiderate investigare la mia condotta di moglieparlate apertamente: la verità richiede franchezza.

WOLSEY: "Tanta est erga te mentis integritasregina serenissima"...

CATERINA: Niente latinosignor cardinale: dal giorno della mia venuta non sono stata così negligente scolara da ignorare la lingua di coloro in mezzo ai quali vivo. Una lingua straniera rende la mia causa più stranapiù sospetta; vi pregoparlate inglese: qui vi sono alcune donne chese dite la veritàve ne saranno grate per amor della loro povera padrona. Credetemile è stato fatto gran tortosignor cardinale: del peccato che ho commesso più volontariamente posso essere assolta in inglese.

WOLSEY: Nobile signorasono dolente che la mia integrità e i servigi resi a Sua Maestà e a voi abbiano generato così profondo sospetto dove tutto era concepito in buona fede. Non veniamo a macchiare con accuse quell'onore che ogni lingua loda né per mettervi a tradimento in una situazione dolorosa - vi siete già anche troppobuona signora - ma per sapere come la pensate in questo grande dissenso fra voi e il reper dirvi la nostra opinione da uomini sinceri e onesti e per portare qualche conforto alla vostra causa.

CAMPEGGI: Onoratissima madamail cardinale di Yorkper nobiltà d'animozelo e rispetto sempre dimostrato a Vostra Maestàda quell'uomo buono che èvuole dimenticare il biasimo che con manifesta esagerazione avete poco fa inflitto a lui e alla sua veracitàe vi offre i suoi buoni uffici e consigli in segno di pace.

CATERINA (a parte): Sìper tradirmi. Miei signorivi ringrazio entrambi per il vostro buon volere; parlate da galantuomini e prego Dio che tali vi mostriate alla prova. Ma in verità non so come rispondere lì per lì con la mia meschina intelligenza a uomini così gravi e sapienti su di un punto di tale importanzache mi tocca da vicino nell'onore elo temoancor più da vicino nella vita. Sedevo or ora lavorando con le mie ancellenon aspettandomi affattoDio lo sauna simile visita e per una simile faccenda. Per riguardo a quella che fui - poiché sento gli ultimi aneliti della mia grandezza - lasciatemi prender tempoEminenzee cercare persone con cui consultarmi: ahimèsono donnasenza amici e senza speranza!

WOLSEY: Madamafate torto all'affetto del re con questi timori: le vostre speranze e i vostri amici sono infiniti.

CATERINA: Di ben poco vantaggio per me in Inghilterra. Credetesignoriche un qualsiasi Inglese oserebbe consigliarmi oanche se fosse sconsiderato al punto da essere onestoardirebbe essermi pubblicamente amico in opposizione al re senza essere messo a morte?

No davvero; gli amicicoloro che saprebbero pesare le mie afflizionicoloro a cui potrei accordare fiducianon sono qui: come ogni altro mio conforto sono lontaninel mio proprio paesesignori.

CAMPEGGI: Vorrei che Vostra Maestà lasciasse da parte le tribolazioni e seguisse il mio consiglio.

CATERINA: E qualesignore?

CAMPEGGI: Affidatevi alla protezione del re che vi è molto affezionato e animato da grande benevolenza: sarà molto meglio per il vostro onore e per la vostra causa; se il giudizio della legge vi fosse contrariove ne andreste da questo paese disonorata.

WOLSEY: Vi suggerisce giusto.

CATERINA: Voitutti e duemi suggerite quello che desiderate: la mia rovina E' questo un consiglio da buoni cristiani? Andatevene! Vi è ancora un cielo che sovrasta a tutti; là siede un giudice che nessun re può corrompere.

CAMPEGGI: Il vostro furore s'inganna su di noi.

CATERINA: Tanto più dovreste vergognarvene. Vi credevo santi uominisull'anima mia vere e proprie virtù cardinali; ma temo che siate peccati cardinali e cuori falsi: emendatelialtrimenti vergogna a voi! E' questo il confortoil rimedio sovrano che portate a una dama miserabilea una donna sperduta tra voiderisaschernita? Non vi auguro la metà dei miei dolori; ho troppa carità. Ma un giorno ricorderete questo ammonimento: state in guardiaper amor del cielostate in guardiaperché una volta o l'altra il peso dei miei dolori non ricada sopra di voi.

WOLSEY: Voi farneticatemadama: voi riducete la nostra offerta di bene a una espressione di malanimo.

CATERINA: Siete voi che riducete me alla distruzione: guai a voi e a tutti i falsi professanti come voi! Se avete senso di giustizia e di pietàse di sacerdoti avete qualche cosa di più che l'abitocome mai mi consigliate di mettere la mia causa vacillante nelle mani di colui che mi odiaahimèche mi ha già bandita dal suo letto e per lungo tempo dal suo amore? Sono vecchiamiei signorie il solo vincolo che ho con lui è il vincolo dell'obbedienza. Che cosa può accadermi che superi questa miseria? pensate pure a scovarese vi riuscitemaledizione peggiore di questa.

CAMPEGGI: Le vostre paure sono anche peggiori.

CATERINA: Lasciatemi parlare per me stessaperché la virtù non trova amici: ho vissuto tanto a lungo ed è questa tutta la ricompensa che ricevo per essere stata una moglie fedeleuna donnaoso dirlo senza vanagloriamai segnata di sospetti? per questo sono andata incontro al re con tutti i miei affettil'ho collocato nel mio amore subito dopo Diol'ho obbedito e ho spinto la mia devozione fino all'idolatriaal punto da dimenticar quasi di recitare le preghiere per contentarlo? Questo non è bellosignori. Portatemi come esempio una donna sempre fedele al maritouna che non abbia mai sognato altra gioia che di fargli piacere e vi dirò che io ho in aggiunta al massimo che essa può fare un'altra onorevole qualità: una grande pazienza.

WOLSEY: Madamala vostra mente divaga lontana dal bene a cui miriamo.

CATERINA: Signorenon oso commettere la colpa di rinunciare volontariamente al titolo che il vostro sovrano mi ha conferito sposandomi: tranne la morte nulla mi toglierà le mie dignità.

WOLSEY: Vi pregoascoltatemi.

CATERINA: Piacesse al cielo che non avessi mai calpestato questo suolo inglese o sentite le adulazioni che vi allignano! Avete facce di angelima Dio conosce i vostri cuori. Che sarà ora di memiserabile donna? sono la creatura più infelice del mondo. Ahimèpovere ragazzedove sono ora le vostre fortune? Naufraga in un regno dove non trovo clemenzaamicisperanzedove nessun parente piange per me e dove forse non mi si concederà una tombachinerò la testa e perirò come il giglio che fioriva una volta nel campo e ne era signore.

WOLSEY: Se Vostra Maestà potesse convincersi che le nostre mire sono onestesi sentirebbe più riconfortata: buona signoraperché dovremmoper qual motivofarvi torto? non lo consentono la nostra posizione e il nostro carattere: ufficio nostro è di sanarenon di seminare tali dolori. Per amor del cielopensate a quello che fate; pensate che potete danneggiarvistraniarvi del tutto dal re con questo comportamento. I cuori dei principi sono assai teneri all'obbedienzala bacianoma contro gli spiriti riottosi gonfiano e diventano terribili come bufere. So che avete un animo soavenobile e calmo come la bonaccia: vi pregocredeteci quello che professiamo di essere: pacificatorivostri amici e servi.

CAMPEGGI: Lo scoprirete da voi stessasignora. Fate torto alle vostre virtù con queste paure di donnicciola: un nobile spirito quale è quello che vi è stato datosempre rigetta lontano da sé tali dubbi come se fossero moneta falsa. Il re vi ama: guardatevi dal perderne l'affetto; quanto a noise volete fidarvi di noi in questa faccendasiamo pronti a usare tutto il nostro zelo per servirvi.

CATERINA: Fate quello che voletemiei signori e vi prego di scusarmi se mi sono comportata scortesemente; sapete benissimo che manco dell'ingegno che occorrerebbe per rispondere degnamente a persone quali siete voi. Presentate i miei ossequi a Sua Maestà: è ancora padrone del mio affetto e lo sarà delle mie preghiere finché vivrò.

Suvviareverendi padriconsigliatemi: vi supplica ora colei chequando pose piede su questa terraera lontana dal pensare che avrebbe dovuto comperare le sue dignità a così caro prezzo.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA SECONDA - Londra. Il Palazzo

(Entrano il DUCA DI NORFOLKil DUCA DI SUFFOLKil CONTE DI SURREY e il LORD CIAMBELLANO)

 

NORFOLK: Se ora vi unite nelle vostre lagnanze e le sostenete con fermezzail cardinale non si reggerà sotto il loro peso: se vi lasciate sfuggire quest'occasione sono certo che soffrirete altri spregi oltre a quelli che soffrite già.

SURREY: Sono lieto di approfittare della minima occasione per vendicare su di lui il male fatto a mio suoceroil duca.

SUFFOLK: Quale dei pari non ha sofferto del suo dispregio o per lo meno non è stato stranamente trascurato? quando mai il cardinale ha considerato la nobiltà in altri che in se stesso?

CIAMBELLANO: Voi parlate di quello che vi farebbe piacere: so benissimo quali sono i suoi torti verso di voi e verso di mema ho molti dubbi sul male che possiamo farglisebbene l'occasione sembri favorirci. Se non potete impedirgli l'accesso al renon tentate nulla contro di luiperché nella sua lingua vi è qualche cosa che affascina il sovrano.

NORFOLK: Non temetecodesto incantesimo è rotto: il re ha scoperto contro di lui cose da guastare per sempre il miele delle sue parole.

Noegli è ingolfato nel suo sfavoreda non potersi più risollevare.

SURREY: Messeresarei ben lieto di udire una volta l'ora notizie come questa.

NORFOLK: Credeteloè vero: si è scoperta tutta la contraddittorietà del suo procedere nella faccenda del divorzioe vi fa la figura che vorrei facesse il peggiore dei miei nemici.

SURREY: Come sono venuti alla luce i suoi intrighi?

SUFFOLK: In modo assai strano.

SURREY: Comecome?

SUFFOLK: Le lettere mandate da Wolsey al papa sono andate smarrite e sono finite sotto gli occhi del re: in queste il cardinale supplicava Sua Santità di arrestare il procedimento di divorziopoichése si fosse svoltovedo - scriveva - che il mio re è rimasto irretito dall'amore per una dama della regina, Anna Bolena.

SURREY: E il re lo sa?

SUFFOLK: Certamente.

SURREY: E farà effetto?

CIAMBELLANO: Da queste manovre il re vedrà come il cardinale procede tortuosamente e nascostamente. Ma a questo riguardo tutte le sue furberie falliscono ed egli porta la medicina dopo la morte dell'ammalatoperché il re ha già sposato la bella signora.

SURREY: Fosse vero!

SUFFOLK: Il vostro desiderio vi porti fortuna signor mioperché è già appagato.

SURREY: Tutta la mia gioia segua questa unione.

SUFFOLK: E io dico amen.

NORFOLK: Tutti lo diranno.

SUFFOLK: Sono già state prese le disposizioni per l'incoronazione:

però si tratta di notizia fresca fresca e non è il caso di ridirla a tutti. Mamiei signoriè una splendida creatura e perfetta di animo e di corpo: sono convinto che da lei deriverà qualche benedizione a questo paese che ne acquisterà eterna fama.

SURREY: Ma il re manderà giù questa lettera del cardinale? Dio non voglia!

NORFOLK: Amen !

SUFFOLK: Nono; ci sono altre vespe che gli ronzano intorno al naso e che gli faranno sentire ancora più presto la puntura. Il cardinale Campeggi è partito di soppiatto per Roma senza prendere formale congedo: ha lasciato in sospeso la causa del re ed è corso via come agente di Wolsey per secondare il suo piano. Vi assicuro che a questa notizia il re ha gridato "ah!".

CIAMBELLANO: Dio lo infuri e lo faccia gridare "ah!" ancor più forte.

NORFOLK: Ma quando ritorna Cranmer?

SUFFOLK: E' ritornato sotto forma di opinioni raccolte da tutte le più famose università del mondo cristiano che hanno persuaso il re al divorzio: tra poco saranno resi di pubblica ragione il suo secondo matrimonio e l'incoronazione di Anna. Caterina non sarà più chiamata reginama principessa vedova del principe Arturo.

NORFOLK: Questo Cranmer del quale parlate è una brava persona e s'è occupato molto della faccenda del re.

SUFFOLK: Sìe per questo lo vedremo nominare arcivescovo.

NORFOLK: L'ho sentito dire anch'io.

SUFFOLK: E' proprio così; ma ecco il cardinale.

 

(Entrano WOLSEY e CROMWELL)

 

NORFOLK: Osservateosservate: che faccia scura!

WOLSEY: Avete consegnato il plico al reCromwell?

CROMWELL: In sue proprie mani nella camera da letto.

WOLSEY: Ne ha guardato il contenuto?

CROMWELL: Lo ha subito dissigillato e il primo documento che ha trovato l'ha letto molto seriamentesi capiva dal viso che era soprappensiero. Ha ordinato che vi presentiate qui a lui questa mattina.

WOLSEY: Sta per uscire dalla camera?

CROMWELL: Ormai credo di sì.

WOLSEY: Lasciatemi solo alquanto. (Esce Cromwell) (A parte) Dev'essere la duchessa d'Alençonsorella del re di Francia: deve sposare lei!

Anna Bolena! no; non voglio Anne Bolene per lui: in un matrimonio c'è qualcosa di più che un bel viso. Bolena! no niente Bolena. Vorrei avere presto notizie da Roma. La marchesa di Pembroke!

NORFOLK: E' malcontento.

SUFFOLK: Può darsi che abbia sentito dire che il re sta affilando la sua collera contro di lui.

SURREY: E l'affili beneo Dioper la tua giustizia!

WOLSEY (a parte): La dama dell'ex-regina e figlia di un cavaliere diventar padrona della sua padrona! la regina della regina! la fiamma della candela è fumosa: tocca a me scatizzarlae allora si spegnerà.

Che importa se so che è virtuosa e meritevole? So anche che è una luterana biliosa e non giova alla nostra causa che essa posi nel cuore del recosì difficile a governarsi; e poi è sorto un ereticoanzi un eresiarcaCranmeruno che si è insinuato nelle grazie del re ed è divenuto il suo oracolo.

NORFOLK: E' irritato per qualche cosa.

SURREY:. Vorrei che fosse cosa che gli rodesse le fibre più vitali del cuore!

 

(Entrano il REche legge un foglioe LOVELL)

 

SUFFOLK: Il reil re!

RE: Che massa di ricchezze ha accumulato per suo conto! e che pazze spese sembra fare a ogni ora! in nome dell'economiacome mai è riuscito a mettere insieme tutto questo? Ditemimiei signoriavete veduto il cardinale?

NORFOLK: Siresiamo stati qui ad osservarlo. Qualche insolita agitazione è nel suo cervello: si morde le labbra e trasaliscesi ferma improvvisamentechina gli occhisi porta un dito alla tempia; di scatto incomincia a camminare a gran passipoi si ferma ancorasi batte il petto e subito alza gli occhi alla luna: insomma gli abbiamo visto prendere i più strani atteggiamenti.

RE: Può essere benissimo: vi è certo un tumulto confuso nella sua mente. Questa mattina mi ha mandato dei documenti da leggere come gli avevo chiestoe sapete cos'ho scopertocertamente non messo là apposta? un inventario che elenca le diverse parti della sua argenteriail suo tesororicche stoffe e ornamenti domestici che trovo in quantità così smisurata da eccedere la proprietà normale di un suddito.

NORFOLK: E' volere del cielo: qualche spirito soprannaturale ha messo questa carta nel plico per deliziarne i vostri occhi.

RE: Se pensassi che le sue contemplazioni vanno oltre la terra e si appuntano a un oggetto spiritualelo lascerei alle sue meditazioni:

ma temo che i suoi pensieri appartengano alla sfera che è sotto la luna e non siano degni della sua seria considerazione.

 

(Il Re si siede e bisbiglia a Lovell che si avvicina al Cardinale)

 

WOLSEY: Il cielo mi perdoni! Dio benedica sempre Vostra Maestà.

RE: Mio buon signoresiete pieno di sostanza celestiale e in mente conservate l'inventario delle vostre migliori doti che ora stavate certo scorrendo. Voi non avete agio di togliere alle vostre occupazioni spirituali un attimo per rivedere i conti in materia terrena: certoin questo non vi stimo buon amministratorema sono lieto di sapere che condividete un simile difetto con me.

WOLSEY: Sireagli uffici sacri destino una parte del tempoun'altra a trattare quegli affari di Stato che sono di mia competenzae la natura chiede momenti di ristoro a cui iosuo fragile figlio fra i miei fratelli mortalidebbo rivolgere l'attenzione.

RE: Dite bene.

WOLSEY: E Vostra Maestà possa sempree ve ne offrirò il destrocongiungere nella sua mente il mio ben fare col mio ben dire.

RE: Dite bene ancoraed è già un fatto buono il dire bene: eppure le parole non sono fatti. Mio padre vi amava e lo diceva e col fatto confermava le sue parole a vostro riguardo. Dacché sono salito al trono vi ho tenuto vicino al mio cuorevi ho impiegato in uffici di gran rendimento edi piùho limitato la mia parte per concedere a voi i frutti della mia generosità.

WOLSEY (a parte): Che vuol dir questo?

SURREY (a parte): Dio conduca questa faccenda a buon fine.

RE: Non ho fatto di voi il primo uomo nello Stato? Vi prego di dirmi se quello che ho detto è vero: e se vi sentite di confessarlodite se vi sembra di essere a noi obbligato. Che dite?

WOLSEY: Sireconfesso che le vostre regali grazie fatte piovere giornalmente su di me erano più di quel che occorresse a soddisfare i miei desideri più studiatiche andavano al di là di quanto umani sforzi potessero attingeree che i miei sforzi furono sempre inferiori ai desiderima pari alla mia capacità: i miei propositi erano miei soltanto in quanto tendevano al bene della vostra sacra persona e all'interesse dello Stato. Per i grandi favori che avete accumulati su di mepovero immeritevolenon posso che render grazie di suddito fedelerivolgendo le mie preghiere al cielo per voi e dedicandovi la mia lealtà che è destinata a crescere continuamentefinché la morteche è l'inverno della vital'uccida.

RE: Bella risposta; questo è il ritratto di un suddito leale ed obbediente: l'onore di esserlo è compenso sufficiente in se stessoepel suo contrariola punizione sta nel disonore. Presumo che la mano e il cuoreil cervello e ogni atto della vostra attività dovrebbero volgersi a mevostro amicopiù che ad alcun altronon tanto per il vincolo generico del dovere quanto per un senso d'affetto tutto particolaregiacché la mia mano ha fatto piovere largizioniil mio cuore amorela mia potenza onore sopra di voi più che su alcun altro.

WOLSEY: Professo che ho lavorato per il bene di Vostra Maestà più che per il mio proprio e cheanche se l'intiero mondo rompesse ogni vincolo di dovere verso di voi e l'estirpasse dal cuoreanche se i pericoli abbondassero tanto fitti quanto il pensiero può immaginarli e apparissero nelle forme più orribilila mia fedeltàcome uno scoglio contro il torrente minacciosoromperebbe al suo avvicinarsi l'impetuosa corrente e io resterei intieramente vostro senza lasciarmi scuoterecome sono sempre stato e sarò per l'avvenire.

RE: Nobili parole. Notatesignoriche cuore fedelepoiché anche voi avete visto come me lo ha aperto. (Dandogli alcune carte) Leggete questoe questoe poi andate a far colazione con quanto appetito vi resta.

 

(Esce guardando il Cardinale con fiero cipiglio. I Nobili lo seguono sorridendo e bisbigliando)

 

WOLSEY: Che significa ciò? che collera improvvisa è questa? come me la sono attirata? S'è allontanato da me accigliandosicome se i suoi occhi fulminassero rovina: così il leone irritato guarda il cacciatore audace che lo ha ferito e poi lo annienta. Debbo leggere questa carta e temo di trovarvi la ragione della sua collera. E' così: essa è la mia rovina: è il conto dell'immensa ricchezza che ho accumulata per mio personale profittoper comperare il papato e per compensare gli amici di Roma. O negligenza su cui solo uno sciocco poteva incespicare! che demone perverso mi ha fatto mettere un segreto così geloso nel plico che ho mandato al re? non v'è dunque rimedio? nessun espediente per levarglielo di mente? So che deve averlo agitato assai; ma so anche di un modo chese farà presami salverà a dispetto dell'avversa fortuna. Ma che è ciò? "Al Santo Padre". Come è vero che vivoè la lettera che ho scritto a Sua Santitàinformandolo di tutto. Alloraaddio! ho toccato il sommo di ogni grandezza e dal pieno meridiano della gloria precipito ora al tramonto: cadrò come una luminosa meteora della sera e nessuno più mi vedrà.

 

(Rientrano i DUCHI DI NORFOLK e DI SUFFOLKil CONTE DI SURREY e il LORD CIAMBELLANO)

 

NORFOLK: Ascoltate la volontà del re: egli vi comanda di consegnarci immediatamente il Gran Sigillo e di rimanere confinato a Asher Housedimora del vescovo di Winchesterin attesa delle sue decisioni.

WOLSEY: Fermatevi: dov'è l'ordine scrittosignori? un comando di tanta importanza non può essere dato verbalmente.

SUFFOLK: Chi oserà opporsi a parole cheuscite testualmente dalla bocca del rene esprimono la volontà?

WOLSEY: Zelanti signoridebbo e oso oppormi finché del pensiero del sovrano non abbia prove più sicure che non siano il vostro desiderio di farmi male e le vostre parole atte a compierlo. Ora mi accorgo di che vile metallo siete fatti: l'invidia! Con che gusto seguite la mia cadutacome se vi nutrisse! e con che docile compiacenza operate in ogni cosa che contribuisce alla mia rovina! seguite pure le vie dell'invidiavoi perversi; la carità cristiana ve lo consente e col tempo avrete senza dubbio la ricompensa che meritate. Quel sigillo che chiedete con tanta violenzail remio e vostro signoreme l'ha dato con le sue proprie mani e mi disse di goderlo per tutta la vita coll'ufficio e gli onori che lo accompagnano; eper confermare la sua bontàl'ha fatto mio con lettere patenti: ora chi lo prenderà?

SURREY: Il re che lo ha dato.

WOLSEY: Deve riprenderlo lui stessoallora.

SURREY: Sei un traditore orgogliosoprete.

WOLSEY: Menti: entro quarantott'ore Surrey si accorgerà che avrebbe fatto meglio a bruciarsi la lingua anziché dir questo.

SURREY: La tua ambizioneo vizio scarlattoha tolto a questo paese in lacrime il nobile Buckinghammio suocero: le teste dei tuoi confratelli cardinali e la tua e tutte le tue parti migliori messe insieme non valevano quanto un suo capello. Maledetti i tuoi intrighi!

mi mandasti vicario del sovrano in Irlanda togliendomi la possibilità di soccorrerloallontanandomi dal re e da tutto quello che avrebbe potuto ottenergli clemenza per una colpa che tu stesso gli avevi attribuita; la tua grande bontàper santa commiserazionegli diede l'assoluzione con la mannaia.

WOLSEY: Ciò e ogni altra cosa che questo signore ciarliero mi addebita è falsissima. Il duca si ebbe con tutte le forme di legge quello che meritava. Il consesso dei pari che lo condannò e la turpe causa della sua fine attestano che sono innocente di ogni rancore personale per quanto riguarda la sua morte. Se fossi uomo di molte parolemio signorevi direi che non avete onestà e onore; ve lo dichiarerei io chein fatto di lealtà e fedeltà al remio sempre reale signoresupero di gran lunga chi è meglio di Surrey e tutti coloro che ne approvano le pazzie.

SURREY: Per l'anima miala tua sottana ti proteggepretealtrimenti ti sentiresti la mia spada in corpo. Signoripotete tollerare tanta arroganza? e da un individuo come questo? se viviamo tanto umilmente da lasciarci tiranneggiare da un abito scarlattoaddio nobiltà. Sua Eminenza si faccia avanti e ci attiri col berretto rosso come si fa con le allodole.

WOLSEY: Ogni bontà è veleno pel tuo stomaco.

SURREY: Sicuroma alla bontà con cui per via di estorsioni avete raccolto tutta la ricchezza del paese in mano vostracardinale; alla bontà con cui avete scritto al papa contro il recome si è visto dai plichi intercettati: a questa vostra bontàpoiché mi provocatepenserò io a dare la massima notorietà. Lord Norfolkgiacché siete veramente nobile e avete considerazione pel bene generaleper l'onore della nostra nobiltà disprezzata e dei nostri discendenti che non saranno neanche gentiluomini se costui vivediteci l'elenco delle sue colpei capi d'accusa raccolti dalla sua vita. Vi farò trasalire più che il campanello del Santissimo Sacramentoquando quella bella bruna stava tra le vostre braccia e vi baciava signor cardinale.

WOLSEY: Quanto disprezzerei quest'uomose la carità cristiana non me lo vietasse!

NORFOLK: I capi d'accusa sono in mano del re e rivelano atti assai turpi.

WOLSEY: Tanto più bella e immacolata apparirà la mia innocenzaquando il re riconoscerà la mia fedeltà.

SURREY: Questo non vi salverà: grazie alla mia memoria ricordo alcuni dei capi e li ripeterò. Oracardinalese saprete arrossire e dire "sono colpevole"dimostrerete ancora una certa onestà.

WOLSEY: Parlate puresignori; sfido le vostre accuse peggiori: se arrossisco è perché mi tocca vedere un nobile senza creanza.

SURREY: Meglio senza creanza che senza testa. E ora a voi. In primo luogosenza il consenso del re e a sua insaputavi siete adoperato per essere fatto legatoe in tale ufficio avete mutilata la giurisdizione dei vescovi.

NORFOLK: Secondo: in tutte le lettere a Roma e a principi stranieri scrivevate "Ego et Rex meus" trattando il re come un vostro servo.

SUFFOLK: In terzo luogoall'insaputa del re e del Consiglioquando andaste in ambasciata presso l'imperatoreardiste portare in Fiandra il Gran Sigillo.

SURREY: Parimentisenza autorizzazione del sovrano e del governodeste ampio mandato a Gregorio de Cassado di concludere una lega fra Sua Maestà e il duca di Ferrara.

SUFFOLK: Per semplice ambizione avete fatto imprimere sulle monete del re il cappello cardinalizio.

SURREY: Poi avete mandato una sostanza incalcolabile - e come l'abbiate accumulata lascio giudicare alla vostra coscienza per arricchire Roma e spianarvi la via agli onori con assoluto impoverimento del regno. Molti altri capi di accusa vi sonoma poiché riguardano voi personalmente e sono odiosi non voglio insudiciarmene la bocca.

CIAMBELLANO: Signoreè virtù non incalzare troppo un caduto. Le sue colpe lo espongono al rigore della legge; lasciate ad essa l'ufficio di punirlo e non esercitatelo voi. Mi piange il cuore a vederlo ridotto così in basso dall'antica grandezza.

SURREY: Gli perdono.

SUFFOLK: Cardinalepoiché gli atti che avete compiuti recentemente nel regno nella vostra qualità di legato sono infrazioni alla legge che vieta il ricorso ai tribunali stranieriil re ha ordinato che sia emesso contro di voi un mandato per il sequestro di tutta la vostra proprietàterrecase e beni mobili e qualunque altra cosa che vi appartienee infine che siate bandito. Questo è l'ordine che ho ricevuto.

NORFOLK: E così vi lasceremo alle vostre meditazioni circa una vita migliore. Quanto alla vostra riottosa risposta circa la consegna del Gran Sigillo il re la sapràe senza dubbio ve ne sarà grato. Così addioassai poco buono mio signor cardinale.

 

(Escono tutti eccetto Wolsey)

 

WOLSEY: E addio al poco bene che mi volete. Addioun lungo addio a tutta la mia grandezza! Questo è il destino dell'uomo: oggi gli spuntano le tenere foglie della speranzadomani mette i fiori e portaspessi sopra di sésplendori variopinti; il terzo giorno viene il geloun gelo mortale e quandoda quel facilone che èpensa che la sua grandezza stia maturandoquel gelo lo morde alla radice ed egli cade come faccio io in questo momento. Come monelli allegri nuotano sostenendosi con le vescichecosì per molti anni mi sono avventurato su questo mare di gloriama in acque troppo profonde: il mio gonfio orgoglio si è finalmente afflosciato sotto il mio pesoe ora mi lasciastanco e invecchiato nel servizioalla mercé di una corrente impetuosa che deve chiudersi sopra di me per sempre: vana pompa e gloria di questo mondovi odio: sento il mio cuore aprirsi a nuova vita. Quanto miserabile è quel pover'uomo che pende tutto dal favore del principe! fra il sorriso e il benevolo aspetto del sovrano che vogliamo cattivarci e la rovina che è in suo potere di infliggereci sono più dolori e paure che non diano le guerre o non soffrano le donne nel parto: e quando cadiamoprecipitiamo come Lucifero senza più alcuna speranza di risollevarci.

 

(Entra CROMWELL e rimane attonito)

 

Che haiCromwell?

CROMWELL: Non riesco a parlaresignore.

WOLSEY: Come! Stupito alle mie disgrazie? E il tuo spirito non riesce a comprendere come un grande uomo debba cadere? nose tu piangisono caduto proprio davvero.

CROMWELL: Come si sente Vostra Eminenza?

WOLSEY: Bene; né mai veramente così felicemio buon Cromwell; ora conosco me stessoe sento dentro di me una pace che avanza tutte le dignità terreneuna coscienza calma e tranquilla. Il re mi ha sanato e umilmente lo ringrazio; da queste spallecolonne in rovinaper tutta sua clemenza ha tolto il peso del troppo onoreun carico che farebbe affondare una flotta. Oh! Cromwellè un fardello troppo pesante per un uomo che volge le sue speranze al cielo!

CROMWELL: Sono lieto che Vostra Eminenza abbia fatto buon uso di questa sventura.

WOLSEY: Spero di sì. Sicuramente ora per una certa fortezza d'animo che sento sono in grado di sopportare più guai e molto maggiori di quelli che i miei nemici pusillanimi possono infliggermi. Che si dice in giro?

CROMWELL: La notizia più grave e dolorosa è che siete caduto in disgrazia del re.

WOLSEY: Dio lo benedica!

CROMWELL: Un'altra è che sir Tommaso Moro è stato nominato Lord Cancelliere al vostro posto.

WOLSEY: Questa è un po' inaspettata. Ma è un dotto; possa continuare a godere a lungo il favore di Sua Maestà e a rendere giustizia a onore della verità e della sua coscienza. Quando avrà finito il corso della sua vita e dormirà benedettole sue ossa riposino in una tomba bagnata dalle lacrime degli orfanelli che avrà protetti! E ce n'è ancora?

CROMWELL: Cranmer è tornato ben accolto ed è stato nominato arcivescovo di Canterbury.

WOLSEY: Questa è proprio una notizia davvero!

CROMWELL: L'ultima è che madama Annache il re ha segretamente sposata da qualche tempoquest'oggi ha fatto la sua comparsa in pubblico come regina andando alla chiesaed ora non si parla d'altro che della sua incoronazione.

WOLSEY: Ecco il peso che mi ha tirato giù. Cromwellil re mi ha ingannato; per causa di quella donna ho perduto tutte le mie glorie; nessun sole proclamerà più gli onori che mi si rendevano o illuminerà le nobili brigate che aspettavano da me un sorriso. Va'allontanati da meCromwell; sono un pover'uomo caduto e indegno di essere il tuo signore e padrone: va' in cerca del requel sole a cui auguro di non mai tramontare. Gli ho detto chi sei e quanto fedele: egli farà la tua fortuna. Conosco la sua nobile natura e per poco che si ricordi di me non lascerà perire i tuoi degni servigi. Buon Cromwellnon trascurarlo; industriati ora e provvedi alla tua propria salvezza.

CROMWELL: O mio signoredebbo proprio lasciarvidebbo abbandonare un padrone così buonocosì nobile e così sincero? Chi non ha il cuore di ferro sia testimonio del cordoglio con cui Cromwell lascia il suo signore. Il re avrà i miei servigima le mie preghiere saranno sempre per voi.

WOLSEY: Cromwellnon avrei mai pensato di versare una lacrima in tutte queste mie miseriema con la tua onesta fedeltà mi costringi a comportarmi come una femminuccia. Asciughiamoci gli occhi: ascoltamiCromwelle quando sarò dimenticatocome lo sarò certamentee dormirò in un freddo marmo insensibile ove non s'udrà più di me menzione alcunadi' quel che ti ho insegnato. Di' che Wolseyche aveva camminato una volta per le vie della gloria e scandagliato tutte le profondità e le secche dell'onorenel momento del naufragio ti indicò una strada per cui salirestrada certa e sicurasebbene il tuo padrone l'avesse smarrita. Osserva la mia caduta e quel che mi ha condotto a rovina. Cromwellte ne ammoniscoliberati dall'ambizione:

per causa di quel peccato gli angeli caddero: come può l'uomo che è l'immagine del Creatore sperare di trarne profitto? Ama te stesso come ultima cosa: accarezza quei cuori che ti odiano: l'onestà profitta più che la corruzione. Nella tua destra porta sempre la dolce pace per ridurre al silenzio le lingue invidiose. Sii giusto e non temere.

Tutti i fini a cui miri siano quelli del tuo paesedi Dio e della verità: allorase cadraiCromwellcadrai da martire benedetto!

Servi il ree orati pregoconducimi nelle mie stanze: farai colà un inventario di tutto quello che ho sino all'ultimo soldo: è del re:

l'abito che vesto e la mia fedeltà assoluta al cielo sono tutto quanto posso chiamare mio proprio. OhCromwell! Cromwell! se avessi servito Dio con la metà dello zelo con cui ho servito il sovranonon mi avrebbe nella vecchiaia abbandonato inerme nelle mani dei nemici.

CROMWELL: Mio buon signoresiate paziente.

WOLSEY: Lo sono. Addiosperanze della corte: tutte le mie speranze sono rivolte al cielo.

 

 

 

ATTO QUARTO

 

SCENA PRIMA - Una strada. Westminster

(Entrano due Signori e s'incontrano)

 

PRIMO SIGNORE: Ben trovato ancora.

SECONDO SIGNORE: E voi pure.

PRIMO SIGNORE: Siete venuto a prender posto qui e a veder madama Anna ritornare dalla incoronazione?

SECONDO SIGNORE: Non ho altro da fare. L'ultima volta che ci trovammo qui fu quando il duca di Buckingham ritornava dal processo.

PRIMO SIGNORE: Verissimo; ma quell'occasione ci presentava una vista dolorosaquesta invece uno spettacolo di gioia generale.

SECONDO SIGNORE: Benebene: a celebrare questo giorno con festecortei e altre splendide dimostrazioni di onore i cittadini hanno spiegato una larghezza veramente principesca; maper dar lode a chi toccabisogna dire che sono sempre pronti a farlo.

PRIMO SIGNORE: Non c'è mai stato nulla di più grande néve l'assicurodi più gradito.

SECONDO SIGNORE: Posso prendermi la libertà di chiedervi che cosa contiene la carta che avete in mano?

PRIMO SIGNORE: Sì; è la lista di quelli chesecondo la consuetudinevorrebbero prestar servizio il giorno dell'incoronazione. Il duca di Suffolk è il primo e domanda l'ufficio di gran siniscalco; poi c'è il duca di Norfolk che aspira ad essere conte maresciallo; il resto potete leggervelo da voi.

SECONDO SIGNORE: Graziemessere: se non conoscessi queste consuetudiniricorrerei alla vostra carta. Ma ditemivi pregoche cosa è accaduto di Caterinala principessa vedova? come procede la sua causa?

PRIMO SIGNORE: Anche di questo posso dirvi qualche cosa. L'arcivescovo di Canterbury con altri dotti e reverendi padri del suo ordine ha tenuto recentemente udienza a Dunstable a sei miglia di distanza da Ampthill dove si trovava la principessachecitata da loro più voltenon è comparsa. Ea dirla in breveper la sua contumacia e per i recenti scrupoli del resi è pronunciato l'annullamento del suo ultimo matrimonio e il divorzio col consenso generale di tutti quei saggi uominidopo di che la signora è stata trasferita a Kimbolton dove ora giace inferma.

SECONDO SIGNORE: Ahimèbuona signora! (Si ode uno squillo di trombe) Suonano le trombe: avvicinatevila regina sta per arrivare.

 

(Suono di oboi)

 

CORTEO DELL'INCORONAZIONE

 

(1. Vivace squillo di trombe.

2. Due Giudici.

3. Il LORD CANCELLIERE preceduto dalla borsa col Sigillo e dalla mazza.

4. Coristi che cantano e Musici.

5. Il SINDACO DI LONDRA che porta la mazza. L'Araldo con la sua cotta d'arme e con una corona di rame dorato sul capo.

6. Il MARCHESE DI DORSET con scettro d'oro e corona nobiliare d'oro sulla testa. Con lui è il CONTE DI SURREY che porta la verga d'argento con la colomba e ha in testa la corona di conte. Collari dell'ordine.

7. Il DUCA DI SUFFOLK con la corona e il manto di cerimonia; ha una lunga verga bianca come insegna di Gran Siniscalco. Con lui è il DUCA DI NORFOLK con la verga di Maresciallo e corona in capo. Collari dell'ordine.

8. Baldacchino portato da quattro rappresentanti dei Cinque Porti; sotto di esso la REGINA con gli abiti di cerimoniaincoronata e coi capelli riccamente adorni di perle. Ai suoi lati il VESCOVO DI LONDRA e quello di WINCHESTER.

9. La vecchia DUCHESSA DI NORFOLKche ha una corona d'oro lavorata di fiori e regge lo strascico della Regina.

10. Alcune Dame e Contesse con corone semplici d'oro senza fiori.

Il corteo passa sul palcoscenico in bell'ordine e con grave solennità)

 

SECONDO SIGNORE: Un corteo veramente regaleve l'assicuro. Quelli li conosco: ma chi è colui che porta lo scettro?

PRIMO SIGNORE: Il marchese di Dorsete quello con la verga è il conte di Surrey.

SECONDO SIGNORE: E quel signore dall'aspetto ardito e valoroso sarebbe mai il duca di Suffolk?

PRIMO SIGNORE: Proprio luiil gran siniscalco.

SECONDO SIGNORE: E quello è monsignore di Norfolk?

PRIMO SIGNORE: Sì.

SECONDO SIGNORE (guardando la Regina): Il cielo ti benedica! hai il viso più dolce che abbia mai visto. Signor miocome è vero che ho un'animacostei è un angelo: quando il re la stringeha fra le braccia tutte le Indieanzi qualche cosa di più grande e di più ricco; non mi sento di biasimare i suoi scrupoli di coscienza.

PRIMO SIGNORE: Quelli che portano sopra di lei il baldacchino di onore sono quattro baroni dei Cinque Porti.

SECONDO SIGNORE: Fortunati lorocome del resto tutti quelli che le sono vicini. M'immagino che colei che regge lo strascico sia quella vecchia damala duchessa di Norfolk.

PRIMO SIGNORE: Sìe le altre sono tutte contesse.

SECONDO SIGNORE: Lo dicono le loro corone nobiliari: son proprio stelle davveroma talvolta stelle cadenti.

PRIMO SIGNORE: Basta!

 

(Esce il corteo e si sente un grande squillo di trombe. Entra un Terzo Signore)

 

Dio vi salvimessere. Dove siete stato a farvi arrostire così?

TERZO SIGNORE: Nell'abbaziatra la folla dove non si sarebbe più potuto ficcar dentro un dito: sono ancora soffocato dall'esuberanza del loro giubilo.

SECONDO SIGNORE: E allora avete veduto la cerimonia?

TERZO SIGNORE: Sicuro.

PRIMO SIGNORE: E come è stata?

TERZO SIGNORE: Meritava proprio di essere vista.

SECONDO SIGNORE: Mio buon signoreditecene qualche cosa.

TERZO SIGNORE: Per quanto posso. La splendida fiumana di nobili e di dameavendo condotto la regina al posto designato nel corosi ritirò a una certa distanzamentre Sua Maestà si sedette su un ricco trono per riposarsi un pococirca mezz'orapresentando liberamente agli spettatori le grazie della sua persona. Credetemisignori; è la più bella donna che sia mai giaciuta presso un uomo: e quando la gente poté vederla benenacque tal rumore come fanno le sartie in mare durante una violenta tempestaaltrettanto forte e composto di altrettanti toni diversi: cappellimantelli - farsettisicuro! - volavano per aria: e se le facce fossero state movibilioggi avrebbero perduto anche quelle. Non ho mai veduto tanta gioia prima d'ora. Donne con gran pancia e lontane tre giorni dal partocome gli arieti nelle guerre dei tempi passatiurtavano la folla e la facevano vacillare. Nessuno poteva dire "ecco mia moglie"tanto stranamente erano impastati in un blocco solo.

SECONDO SIGNORE: E poi che c'è stato?

TERZO SIGNORE: Alla fine Sua Maestà s'alzò e con passi modesti andò all'altaredove si inginocchiò e in pio atteggiamento alzò i begli occhi al cielopregando devotamente; poi si levò ancora e s'inchinò al popolo e allora dall'arcivescovo di Canterbury fu nobilmente ornata degli attributi della regalitàcioè dell'olio santodella corona di Edoardo il Confessoredella verga con la colomba e di tutti gli altri emblemi. Fatto questoil coro accompagnato dai migliori musici del regno cantò il "Te Deum". E la regina s'allontanò e con lo stesso elaborato cerimoniale ritornò a Palazzo Yorkdove si fa il banchetto.

PRIMO SIGNORE: Non dovete chiamarlo più Palazzo York; è cosa sorpassatapoichédopo la caduta del cardinalequel titolo non esiste più: il palazzo ora è del re e si chiama Whitehall.

TERZO SIGNORE: Lo so; ma il cambiamento è così recente che il vecchio nome mi viene spontaneo alle labbra.

SECONDO SIGNORE: Chi erano i due reverendi vescovi ai lati della regina?

TERZO SIGNORE: Stokesly e Gardiner; l'uno vescovo di Winchestergià segretario del rel'altro vescovo di Londra.

SECONDO SIGNORE: Si dice che il vescovo di Winchester non ami molto l'arcivescovoil virtuoso Cranmer.

TERZO SIGNORE: Tutti lo sanno: tuttavia non c'è ancora guerra aperta; quando verràCranmer ha una persona fedele che non lo abbandonerà.

SECONDO SIGNORE: Chi può mai esseredi grazia?

TERZO SIGNORE: Tommaso Cromwellun uomo molto stimato dal re e veramente un degno amico. Il re l'ha nominato consegnatario dei gioielli della Corona esin da oramembro del Consiglio Privato.

SECONDO SIGNORE: E merita dell'altro.

TERZO SIGNORE: Sìsenza ombra di dubbio. Suvviasignorivenite con me: vado a corte e sarete miei ospiti: ho anch'io un po' d'influenza colà; cammin facendo vi dirò altre cose.

PRIMO E SECONDO SIGNORE: Servo vostromessere.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA SECONDA - Kimbolton

(Entra CATERINAinfermacondotta da GRIFFITHsuo gentiluomo d'onoree da PAZIENZAsua ancella)

 

GRIFFITH: Come si sente Vostra Maestà?

CATERINA: O Griffithammalata a morte! le gambecome rami sovraccarichisi piegano a terra e desiderano di liberarsi dal loro peso. Datemi una sedia: così; ora mi sembra di stare meglio. Non mi hai dettoGriffithmentre mi conducevi quiche è morto il cardinale Wolseyquel famoso figlio della grandezza?

GRIFFITH: Sìmadama; ma credo che Vostra Maestàper il dolore che soffrivanon mi abbia prestato orecchio.

CATERINA: Ti pregobuon Griffithdimmi come è morto: se è morto beneè fortuna che mi abbia preceduta per darmi il buon esempio.

GRIFFITH: A quel che si diceha fatto una buona mortemadama.

Dopoché il risoluto conte di Northumberland lo ebbe arrestato a Yorkmentre era portato a rispondere alle gravi accuse mosse contro di luisi è improvvisamente ammalato e si è aggravato tanto da non reggersi più sulla mula.

CATERINA: Ahimèpover'uomo!

GRIFFITH: Finalmente a piccole tappe è giunto a Leicester e ha preso alloggio nell'abbazia. Al reverendo abateandato a riceverlo onorevolmente con tutti i monacidisse queste parole: "Padre abateun vecchiosfinito dalle tempeste del governoè venuto a lasciare le stanche ossa fra voi; dategli un po' di terra per carità!". Poi si coricò e il male continuò violento sinché tre giorni dopoverso le otto di serache egli stesso aveva predetto sarebbe stata l'ultima ora della sua vitapieno di pentimentocontinue meditazionilacrime e espressioni di dolorerese le sue dignità alla terrala parte migliore di sé al cielo e si addormentò nella pace del Signore.

CATERINA: E così riposi: le sue colpe gli siano leggere. TuttaviaGriffithlasciami dir questo di lui: e cercherò di parlare con carità. Era uomo di insaziabili brame orgogliosee desideroso di essere sempre alla pari coi principi: uno che con le sue arti aveva fatto schiavo tutto il regno; cosa lecita a lui la simonia; unica legge il suo arbitrio; al cospetto del re diceva il falso e con lui era sempre ambiguo nelle sue parole e nei suoi sensipietoso solo quando meditava rovina; le sue promesse grandi come lo era lui medesimoma il mantenerlecome è ora egli stessonullo; nella vita privata fu immorale e di cattivo esempio al clero.

GRIFFITH: Madamale colpe degli uomini vivono nel bronzomentre scriviamo le loro buone azioni nell'acqua. Consente Vostra Maestà che dica quel che di bene si può ricordare di lui?

CATERINA: Sìbuon Griffithaltrimenti sarei troppo cattiva.

GRIFFITH: Questo cardinalesebbene di umile origineera indubbiamente fattofin dalla cullaper giungere ad alti onori.

Persona di gran cultura e di maturo giudiziograndemente saggioeloquente e persuasivo: altero e brusco con chi non l'amavamaa quelli che gli stavano intornopiacevole come l'estate. Sebbene insaziabile nell'acquistaree questo era peccatonel donare aveva generosità quanto mai principesca: deporranno sempre a suo favore le istituzioni gemelle che creò in Ipswich e Oxford. Una di esse cadde con lui non desiderando di sopravvivere alla grandezza del suo creatore; l'altrasebbene non finitatuttavia così famosacosì eccellente nelle arti e così sicuramente diretta a più grandi mète che la cristianità proclamerà sempre la virtù del suo fondatore. La caduta gli conferì felicitàperché allorae solo alloraebbe piena coscienza di se stessoe scoprì quanta beatitudine vi è nell'essere piccoli: e per aggiungere alla sua vecchiaia più reverenza di quella che gli uomini potessero darglidirò che morì col timor di Dio.

CATERINA: Per salvare l'onore della mia memoria dal disfacimento dopo la mortevorrei avere un cronista onesto al pari di Griffith che lodasse e proclamasse ciò che feci da viva. Tu con la tua modestia e sincerità religiosa mi hai fatto onorare in morte l'uomo che avevo più odiato in vita: la pace sia con lui. Pazienzastammi vicina e ponimi più in basso: non ti disturberò per molto ancora. Buon Griffithfammi suonare quella musica triste che ho battezzato il mio rintocco funebrementre sto meditando su quell'armonia celeste verso la quale mi vado dirigendo.

 

(Musica triste e solenne)

GRIFFITH: Dormebuona ragazza; sediamo in silenzio per non svegliarla: pianogentile Pazienza.

 

VISIONE

(Entrano camminando solennemente l'uno dopo l'altro sei Personaggi vestiti di bianco con ghirlande di alloro in testamaschere dorate sul viso e rami di alloro o di palma in mano. Fanno un inchino a Caterinapoi danzano. Alla fine di certe figure i primi due le tengono sospesa sul capo una ghirlandamentre gli altri quattro le fanno inchini pieni di reverenza; poi i due che tenevano la ghirlanda la consegnano ai due che vengono dopo e che nelle loro figure seguono lo stesso procedimento tenendole la ghirlanda sospesa sulla testa; efatto ciòconsegnano il serto agli ultimi due che fanno come i precedenti: alloracome ispirataCaterina nel sonno dà segni di godere e alza le mani al cielo. Finalmentedanzandoi Personaggi scompaiono portando la ghirlanda con loro. La musica continua)

 

CATERINA: Spiriti della pacedove siete? Ve ne siete andati tutti e mi lasciate qui nel dolore?

GRIFFITH: Madamasiamo qui.

CATERINA: Non chiamo voi: non avete visto entrar nessuno dopoché mi sono addormentata?

GRIFFITH: Nomadama.

CATERINA: No? non avete visto proprio ora una schiera di beati invitarmi a un banchettomandando dal loro viso mille e mille raggi su di me come fa il sole? Mi hanno promesso la felicità eternaGriffithe mi hanno recato ghirlande che mi sento indegna di portare; ma le porterò certamente.

GRIFFITH: Sono lietissimomadamache tali sogni felici abbiano occupata la vostra fantasia.

CATERINA: Fate cessare la musica; suona troppo dura e triste al mio orecchio.

 

(La musica cessa)

 

PAZIENZA: Non notate come Sua Maestà ha improvvisamente cambiato aspetto? come smunto è il suo viso! quanto pallida è diventata e fredda come la terra! osservatele gli occhi.

GRIFFITH: Sta morendoragazza mia; pregaprega.

PAZIENZA: Il cielo la conforti.

 

(Entra un Messaggero)

 

MESSAGGERO: Se Vostra Signoria permette...

CATERINA: Siete un impertinente: non mi si deve maggior rispetto?

GRIFFITH: Sapendo che ella non vuole rinunciare all'usata dignitàmeritate biasimo per essere stato così sgarbato: suvviainginocchiatevi.

MESSAGGERO: Chiedo umilmente scusa a Vostra Maestà; la fretta mi ha fatto essere scortese. C'è qui un signore mandato dal reche domanda di essere ricevuto.

CATERINA: Fallo entrareGriffith: ma che io non veda più questo individuo.

 

(Escono Griffith e il Messaggero. Rientra GRIFFITH con CHAPUYS)

 

Se la vista non m'ingannadovreste essere l'ambasciatore dell'imperatoremio augusto nipote; voi vi chiamate Chapuys.

CHAPUYS: Sìmadamaper servirvi.

CATERINA: Mio signorele mie condizioni e i miei titoli sono stranamente cambiati da quando mi conosceste la prima volta; mavi pregoche cosa desiderate da me?

CHAPUYS: Nobile signoraprima di tutto di presentarvi il mio omaggiopoi di dirvi che vengo da parte del reche è assai dolente della vostra infermità e per mezzo mio vi manda i suoi augusti saluti e con tutto il cuore vi supplica di stare di buon animo.

CATERINA: O mio buon signoreè un conforto che giunge troppo tardi; è come la grazia dopo un'esecuzione capitale. Questa dolce medicina somministrata al momento opportuno mi avrebbe guarita; ma ora non vi sono più conforti per me se non nella preghiera. Come sta Sua Altezza?

CHAPUYS: Madamaè in buona salute.

CATERINA: E sempre lo sia; e sempre fioriscaanche quando io avrò dimora tra i vermi e il mio povero nome sarà bandito dal regno.

Pazienzaavete spedito quella lettera che vi avevo fatto scrivere?

PAZIENZA: Nomadama.

 

(Dà la lettera a Caterina)

 

CATERINA: Signoreumilmente vi prego di consegnarla a Sua Maestà.

CHAPUYS: Ben volentierimadama.

CATERINA: In questa lettera ho raccomandato alla sua bontà l'immagine del nostro casto amorela sua giovane figlia: le rugiade del cielo cadano abbondanti su di lei benedicendola. L'ho supplicato di darle una virtuosa educazione: ella è giovane e di carattere nobile e modestoe spero che farà una buona riuscita; l'ho pregato anche di amarla un po' per ricordo di sua madre che amò lui il cielo sa quanto caramente. Un'altra mia povera richiesta è che la sua benevolenza abbia compassione delle mie disgraziate donneche mi hanno seguita per tanto tempo e con fedeltà nella buona e nell'avversa fortuna: non ce n'è nessunave lo assicuro - e questo non è il momento di mentire - che per virtù e per reale bellezza d'animoper onestà e condotta decorosa non meriti un ottimo maritoe se è nobile tanto meglio:

certamente saranno felici quegli uomini che le sposeranno. L'ultima preghiera è per i miei uomini; essi sono dei più poverima la povertà non è mai riuscita ad allontanarli da me: desidero che si paghi debitamente il salario che loro spetta e qualche cosa di piùperché si ricordino di me: se il cielo si fosse compiaciuto di darmi più lunga vita e i mezzi per farlo non ci separeremmo a questo modo. E questo è tutto il contenuto della lettera: emio buon signoreper amor di quello che vi è più caro al mondo e per la pace cristiana che voi desiderate alle anime dei defuntivi prego di aiutare questa misera gente e di indurre il re a rendere giustizia al mio ultimo desiderio.

CHAPUYS: Per il cielo lo faròo possa io perder l'aspetto d'uomo!

CATERINA: Vi ringrazioonesto signore. Ricordatemi umilmente a Sua Maestà; ditegli che la causa dei suoi lunghi affanni sta lasciando questo mondo e ditegli anche che morendo lo benediròpoiché così farò certamente. I miei occhi si velano. Addiosignore. Griffithaddio.

NoPazienzanon lasciatemi ancora: voglio andare a letto; chiamate altre donne. Quando sarò mortabuona ragazzafate che io sia trattata col debito onore: cospargetemi di candidi fioriperché tutti sappiano che sono stata una casta moglie sino alla morte; imbalsamatemi e poi esponete il mio cadavere; sebbene depostaseppellitemi da regina e da figlia di re. Non reggo più!

 

(Escono conducendo via Caterina)

 

 

 

ATTO QUINTO

 

SCENA PRIMA - Londra. Una galleria nel Palazzo

(Entra GARDINERVescovo di Winchesterpreceduto da un Paggio con una torciae incontra SIR TOMMASO LOVELL)

 

GARDINER: E' l'unaragazzonon è vero?

PAGGIO: E' sonata proprio adesso.

GARDINER: Queste ore dovrebbero essere dedicate alle esigenze della naturanon ai divertimenti; è il tempo destinato a ristorare le forze col riposo rigeneratore ed è male sciuparlo. Buona nottesir Tommasodove andate così tardi?

LOVELL: Siete stato dal remio signore?

GARDINER: Sìe l'ho lasciato che giocava a primiera col duca di Suffolk.

LOVELL: Anch'io debbo andare da lui prima che vada a lettoe perciò vi saluto.

GARDINER: Un momentosir Tommaso Lovell. Che c'è? Sembra che abbiate frettaese non sono troppo indiscretofate qualche cenno al vostro amico della faccenda che vi occupa a così tarda ora. Come si dice degli spiriti che vanno attorno a mezzanottele faccende notturne sono di più strana natura che quelle che vogliono essere sbrigate di giorno.

LOVELL: Mio signoresento affetto per voi e oso affidare al vostro orecchio un segreto più importante di questa faccenda. La regina ha le doglie: dicono che stia assai male e si teme che muoia di parto.

GARDINER: Prego col cuore che il frutto che porta in sé viva e abbia buona fortuna; maquanto alla piantala vorrei vedere sradicata sino da ora.

LOVELL: Quasi mi sentirei di dire amene tuttavia la coscienza mi dice che è una buona e soave creaturache meriterebbe i migliori auguri.

GARDINER: Ma messeremessere! ascoltatemisir Tommaso; siete un gentiluomo che la pensa come mesaggioreligioso; lasciate che ve lo dicanon andrà mai beneno che non andràsir Tommaso Lovellve lo assicuro iofinché Cranmer e Cromwelli suoi due strumentie lei stessa non dormano nella fossa.

LOVELL: Oramesseremi parlate dei due personaggi più eminenti del regno. Quanto a Cromwelloltre a essere nominato consegnatario dei gioielli della Coronaè stato fatto conservatore dei rotuli e segretario del re e inoltre è avviato a maggiori promozioni di cui col tempo sarà carico. L'arcivescovo è braccio destro e portavoce del sovrano; e chi oserebbe pronunciare una sola sillaba contro di lui?

GARDINER: Sìsìsir Tommaso; ci sono di quelli che lo osanoed io stesso mi sono arrischiato a dir chiaramente quel che penso di lui; e davvero quest'oggimessereve lo garantisco iocredo di aver persuaso i membri del Consiglio che è - perché so che è e loro sanno che lo è - un grande ereticouna pestilenza che infetta tutto il paese: e mossi da questo ne hanno fatto cenno col reil quale per sua benevolenza e con cura di buon sovranoprevedendo l'avverarsi dei gravi mali che gli abbiamo esposti con le nostre ragioniha dato ascolto a tali lagnanzein quanto ha ordinato che domattina l'arcivescovo si presenti al Consiglio. E' un'erbacciasir Tommasoe dobbiamo estirparla. Ma vi distraggo troppo a lungo dalle vostre faccende. Buona nottesir Tommaso.

LOVELL: E buona notte a voimio signore; servo vostro.

 

(Escono Gardiner e il Paggio)

(Entrano il RE e SUFFOLK)

 

RE: Carlonon voglio più giocare questa notte; non riesco a fissarvi su la mente; siete troppo bravo per me.

SUFFOLK: Sirema non ho mai vinto giocando con voi prima.

RE: SìpocoCarlo; né vinceresti affatto se avessi tutta la mente al giuoco. OraLovellche notizie mi rechi da parte della regina?

LOVELL: Non potei riferirle personalmente quanto mi avevate ordinatoma glielo feci sapere per mezzo della sua dama. Vi ringrazia umilmente e invita Vostra Maestà a pregare per lei.

RE: Che dici? pregare per lei? come! grida già pel dolore?

LOVELL: Me l'ha detto la sua dama e mi ha aggiunto che nel suo patimento ogni trafittura è una sofferenza mortale.

RE: Ahimèbuona signora!

SUFFOLK: Dio la sgravi felicemente del suo peso con facile travaglio e allieti di un erede la Maestà Vostra.

RE: E' mezzanotteCarlo; ti pregovattene a letto e nelle tue preghiere ricorda le condizioni della povera regina. Lasciatemi solopoiché i miei pensieri non gradiscono compagnia.

SUFFOLK: Auguro a Vostra Maestà una notte tranquilla: ricorderò la buona regina nelle mie preghiere.

RE: Buona notteCarlo.

 

(Esce Suffolk. Entra SIR ANTONIO DENNY)

 

Che c'èsignore?

DENNY: Sirevi ho condotto monsignor arcivescovocome mi avete ordinato.

RE: Ah! l'arcivescovo di Canterbury?

DENNY: Sìmio buon signore.

RE: E' vero; dov'èDenny?

DENNY: Aspetta che vi sia comodo di riceverlo.

RE: Introducilo.

 

(Esce Denny)

 

LOVELL (a parte): Certo è per la faccenda di cui mi ha parlato il vescovo: sono venuto in buon momento.

 

(Rientra DENNY con CRANMER)

 

RE: Sgombrate la galleria. (Lovell sembra volersi trattenere) Ah! vi ho detto di andare: che mai!

 

(Escono Lovell e Denny)

 

CRANMER (a parte): Ho paura: perché è così corrucciato? E' il suo aspetto di quando incute terrore: le cose non vanno bene.

RE: Suvviamonsignore; certamente desiderate di sapere perché vi ho mandato a chiamare.

CRANMER (inginocchiandosi): E' mio dovere di obbedire ai voleri di Vostra Maestà.

RE: Vi pregoalzatevimio buono e virtuoso arcivescovo. Camminiamo insieme su e giù: ho notizie da comunicarvi; suvviadatemi il braccio. Ah! mio buon monsignoremi duole di quello che sto per dirvi: ne sono proprio dispiacentissimo. Recentementee molto a contraggenioho udito assai gravi lagnanze contro di voi chedebitamente prese in considerazionehanno indotto me e il Consiglio a farvi comparire domattina al nostro cospetto. E poiché non potrete pienamente scolparvi sino al procedimento che si farà per le accuse a cui avete a risponderedovrete pazientare e rassegnarvi a fare della Torre la vostra dimora. E' necessario che così si procedao altrimenti nessun testimonio oserebbe comparire contro di voiche siete nostro collega nel Consiglio.

CRANMER (inginocchiandosi): Ringrazio umilmente Vostra Maestà e sono assai lieto di cogliere questa buona occasione per essere vagliato accuratamentesicché il grano si separi in me dalla pula: poiché so benissimo che nessuno più di mepover'uomoè bersaglio di lingue calunniatrici.

RE: Alzatibuon Cranmer. La tua sincerità e integrità hanno messo profonde radici in me che sono tuo amico: dammi la manoalzati e riprendiamo a camminare insieme Oraper tutto quel che vi è di santoche razza di uomo siete? M'aspettavo che mi avreste chiesto di mettervi a confronto coi vostri accusatori e di ascoltarvi senza mettervi in prigione.

CRANMER: Venerato sovranola mia sincerità ed onestà sono gli argomenti su cui mi reggo; se essi non resistonoiocoi miei nemiciesulterò per la mia stessa rovina alla quale non darò pesose risulterò privo di quelle virtù. Ma non temo per nulla quello che si può dire contro di me.

RE: Non sapete qual è la vostra posizione nel mondonel gran mondo? I vostri nemici sono molti e di gran contoe altrettali debbono essere i loro intrighi. Non sempre la giustizia e la verità della causa ottengono riconoscimento dal verdetto. Con quanta facilità menti corrotte possono indurre furfanti altrettanto corrotti a deporre sotto giuramento contro di voi! e non sarebbe la prima volta. I vostri avversari sono potentie quanto potenti altrettanto malevoli. Credete di poter avere miglior fortunavoglio dire in fatto di testimoni falsiche il Maestro di cui siete ministro quando viveva su questa malvagia terra? Viavia; scambiate un precipizio per un salto innocuo e sembrate voler provocare la vostra propria distruzione.

CRANMER: Dio e Vostra Maestà proteggano la mia innocenzaaltrimenti cadrò nella trappola che mi è stata preparata.

RE: State di buon animonon prevarrannose non do loro mano libera.

Confortatevie non mancate di comparire domattina davanti a loro; se in seguito alle loro accuse volessero imprigionarvinon mancate di opporre le migliori ragioni con tutta la forza che il momento vi suggerirà: se le preghiere non gioverannoconsegnate loro questo anello e appellatevi a me in loro presenza. Guarda un po': il buon uomo piange! è un galantuomosul mio onore. Vergine benedetta! giuro che è sincero e l'uomo migliore del mio regno. Andatevene e fate come vi ho detto. (Esce Cranmer) Le lacrime gli impediscono di parlare.

 

(Entra la vecchia Dama e LOVELL la segue)

 

GENTILUOMO (dall'interno): Indietro: che fate?

DAMA: Niente indietro: le notizie che porto faran creanza del mio ardimento. Ora gli angeli volino sopra il tuo augusto capo e proteggano la tua persona con le ali benedette.

RE: Dal tuo aspetto indovino che notizie mi porti. La regina si è sgravata? di' "sì" e che è un maschio.

DAMA: Sìsìmio sovranoè un bel maschio: Dio del cieloora e sempre beneditela! E' una bambinama vi promette maschi per l'avvenire. Sirela regina desidera che andiate a vederla e a fare la conoscenza di questa nuova venuta: vi somiglia come una ciliegia a un'altra ciliegia.

RE: Lovell!

LOVELL: Sire.

RE: Datele cento marchivado dalla regina.

 

(Esce)

 

DAMA: Cento marchi! sulla mia parola mi darà di più: questa è la mancia per uno staffiere. Ne avrò degli altri o glieli caverò a furia di brontolare. Per così poco gli ho detto che la bambina gli somiglia?

O me ne darà degli altri o dirò che non è vero: battiamo il ferro finché è caldo.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA SECONDA - Londra. Davanti alla Sala del Consiglio

(GaloppiniPaggi eccetera in attesa. Entra CRANMERArcivescovo di Canterbury)

 

CRANMER: Spero di non essere in ritardo; eppure il gentiluomo mandato dal Consiglio mi disse di affrettarmi. Tutto chiuso? che significa ciò? Olà! chi è di servizio? certo mi conoscete.

 

(Entra un Usciere)

 

USCIERE: Sìmonsignore; ma non posso far nulla per voi.

CRANMER: Perché?

 

(Entra il DOTTOR BUTTS)

 

USCIERE: Vostra Signoria deve attendere finché non vi chiamino.

CRANMER: Davvero!

BUTTS (a parte): Questa è malvagità. Sono lieto di essere passato di qui in buon momento: il re lo saprà ben presto.

 

(Esce)

 

CRANMER (a parte): E' Buttsil medico del re: mentre passavache occhiata seria mi ha dato! Prego il cielo che non sia l'annuncio della mia rovina. Certamente questa è una macchinazione deliberata di qualcuno che mi odiaper umiliare la mia dignità; ma Dio tocchi loro il cuore; per parte mia non ho mai provocato di proposito il loro malanimo. Eppurese non fosse per questo scoposi guarderebbero bene dal tenere così un collega alla porta fra paggistaffieri e lacchè.

Ma bisogna fare quello che vogliono: attenderò con pazienza.

 

(Entrano il RE e BUTTS a una finestra in alto)

 

BUTTS: Mostrerò a Vostra Maestà lo spettacolo più strano...

RE: Che maiButts?

BUTTS: Lo spettacolo più strano che Vostra Altezza abbia mai visto da un pezzo.

RE: Dove?

BUTTS: Làsire: è l'alto grado a cui è giunto monsignore di Canterburyche sta in pompa magna fra galoppinipaggi e lacchè.

RE: E' proprio lui davvero. E' questo l'onore che si fanno reciprocamente? E' bene che sopra di loro ci sia ancora qualcuno.

Credevo che si fossero scompartita fra loro tanta onestà o almeno tanta creanza da non permettere a un uomo della sua posizione e cosi gradito a me di fare anticameraattendendo il beneplacito di Lor Signorie alla porta come un corriere con plichi. Per la Vergine MariaButtsè furfanteria bella e buona: ma lasciamoli stare e tiriamo la cortina; ne sentiremo di più tra poco.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA TERZA - Londra. La Sala del Consiglio

(Entra il LORD CANCELLIERE che si mette a sedere a capo del tavolo a sinistra; prima di lui resta vuoto il seggio che spetterebbe all'Arcivescovo di Canterbury; il DUCA DI SUFFOLKil DUCA DI NORFOLKil CONTE DI SURREYil LORD CIAMBELLANO e GARDINER prendono posto ordinatamente ai due lati. CROMWELL siede all'altra estremità come segretario. Usciere alla porta)

 

CANCELLIERE: Dite di che cosa si trattasignor segretario: perché siamo qui riuniti?

CROMWELL: Col beneplacito delle Signorie Vostrel'argomento principale riguarda monsignore di Canterbury.

GARDINER: Ne è stato informato?

CROMWELL: Sì.

NORFOLK: C'è qualcuno che attende?

USCIERE: Di fuorisignori?

GARDINER: Sì.

USCIERE: Monsignore arcivescovoè là da mezz'oraa vostra disposizione.

CANCELLIERE: Fatelo entrare.

USCIERE: Vostra Signoria può entrare ora.

 

(CRANMER entra e si avvicina al tavolo)

 

CANCELLIERE: Mio buon arcivescovo sono dolentissimo di sedere qui in questo momento e di vedere quella sedia vuota: ma siamo tutti uomini e per nostra natura fragili e soggetti alle debolezze della carne; pochi sono angeli: e per questa debolezza e mancanza di saggezza voiche dovreste ammaestrarci meglio di ogni altrovi siete comportato malee non pocoverso il re e le sue leggiriempiendo l'intero reame col vostro insegnamento e per mezzo dei vostri cappellani - poiché questo ci è stato riferito - di nuove opinioni fuori del comune e pericoloseche sono in realtà eresie e che potrebbero risultare assai perniciosequalora non venissero corrette.

GARDINER: E questa correzione deve essere immediatamiei nobili signori; coloro che domano cavalli selvaggi non li conducono a mano per addestrarlima ne frenano la bocca con saldi morsi e li spronano finché non si piegano docilmente al maneggio. Se per bonarietà o puerile riguardo verso la dignità di un uomo tolleriamo questa malattia contagiosaaddio medicinae che ne seguirà allora?

turbamentitumulti e una generale corruzione dell'intiero Statocome può attestare l'esempio offertoci a caro prezzoe vivo ancora nella nostra memoria come oggetto di pietàdai nostri vicini dell'Alta Germania.

CRANMER: Miei buoni signorisin quiin tutto il corso della mia vita e del mio ufficiomi sono industriato con non poco studio a far sì che i miei insegnamenti e l'energico esercizio della mia autorità seguissero una sola via sicurae sempre a fin di bene; né vi è uomo al mondolo dico con cuore sincerosignori mieiche più di me detesti e più combatta nell'intimo della sua coscienza e nel suo ufficio gli insidiatori della pace. Prego il cielo che il re non trovi mai un cuore meno fedele del mio. Gli uomini che si nutrono d'invidia e di tortuosa malignità osano mordere i migliori. Supplico le Signorie Vostre di concedere in questo procedimento che i miei accusatoriquali che sianovengano messi a confronto con me in vostra presenza e sostengano francamente le loro accuse.

SUFFOLK: Nomio signoreciò non può essere; siete un membro del Consiglio e per ragione della vostra carica nessuno oserà accusarvi.

GARDINER: Monsignoredobbiamo tagliar corto con voiperché abbiamo affari di maggiore importanza. E' volere di Sua Maestàe noi siamo dello stesso parereche al fine di esaminare meglio il vostro caso siate rinchiuso nella Torre; quiviquando sarete ridotto alla condizione di privato cittadinovedrete che molti si faranno arditi d'accusarvitanti invero che temo non riuscirete a tener loro testaCRANMER: Ah! Buon monsignore di Winchestervi ringrazio; siete sempre mio buon amico: se riuscirete a fare a modo vostro sarete giudice e giuratotanta è la vostra clemenza. Comprendo il fine a cui mirate:

la mia rovina. L'amore e l'umiltà si addicono a un ecclesiastico meglio che l'ambizionemonsignore; riconquistate con la moderazione le anime traviate e non allontanatene sdegnosamente nessuna da voi.

Per quanto possiate mettere a dura prova la mia pazienzariuscirò a scagionarmi; per questo non ho nessun dubbiocome voi non avete nessuno scrupolo di fare il male ogni giorno. Potrei dire di piùma me lo vieta la reverenza per il vostro ufficio.

GARDINER: Monsignoremonsignoresiete un settario; questa è la dura e semplice verità: codesti artificiosi argomenti rivelano a chi vi comprende la debolezza delle vostre parole.

CROMWELL: Monsignore di Winchestercon vostra licenzasiete un po' troppo aspro; uomini così nobiliper quanto traviatimeritano rispetto per il loro passato: è crudeltà schiacciare così un caduto.

GARDINER: Signor segretariochiedo scusa a Vostro Onoredei presenti siete proprio quello che meno dovrebbe parlare in questo modo.

CROMWELL: Perchémonsignore?

GARDINER: Non so forse che siete un partigiano di questa nuova setta?

non c'è da fidarsi di voi.

CROMWELL: Non c'è da fidarsi?

GARDINER: Non c'è da fidarsiripeto.

CROMWELL: Ci fosse da fidarsi altrettanto della vostra onestà! allora gli uomini si volgerebbero a voi con le preghiere e non coi timori.

GARDINER: Non dimenticherò queste parole sfacciate.

CROMWELL: Fatelo purema non dimenticate neanche la vostra vita sfacciata.

CANCELLIERE: Questo è troppo: smettetelasignori; vergogna!

GARDINER: Non ho altro da dire.

CROMWELL: Nemmeno io.

CANCELLIERE: E ora a voimonsignore. All'unanimitàcredosiamo d'avviso che siate condotto come prigioniero alla Torre per rimanervi sino a che siano note le ulteriori decisioni del re: siamo tutti d'accordosignori?

TUTTI: Sì.

CRANMER: Non c'è altra via di clemenza? e debbo proprio andare alla Torresignori?

GARDINER: Che altro vi aspettereste? siete proprio irritante. Qualcuno della guardia si prepari.

 

(Entrano alcune Guardie)

 

CRANMER: Per me? debbo andare colà come un traditore?

GARDINER: Prendetelo in consegna e conducetelo alla Torre.

CRANMER: Fermateviho ancora qualche cosa da dire. Guardate quisignori: in virtù di questo anello sottraggo la mia causa alle granfie di uomini crudeli e l'affido a un nobilissimo giudiceil re mio signore.

CIAMBELLANO: Questo è l'anello del re!

SURREY: Non è una contraffazione?

SUFFOLK: E' l'anello veroper Dio: non ve l'avevo dettoche quando avessimo messo in moto questa pietra pericolosasarebbe caduta su noi stessi?

NORFOLK: Credetesignoriche il re lascerà torturare anche soltanto il dito mignolo di quest'uomo?

CIAMBELLANO: E' anche troppo chiaro: e quanto più varrà per il re la sua intiera vita! Vorrei proprio essere del tutto fuori di questa faccenda!

CROMWELL: Avevo capito benissimo che nel raccogliere storie e denunce contro quest'uomo la cui onestà è invisa solo al demonio e ai suoi discepolisoffiavate su di un fuoco che vi avrebbe bruciato: e ora state in guardia!

 

(Entra il RE guardandoli con collerae siede)

 

GARDINER: Venerato sovranoquanti giornalieri rendimenti di grazia dobbiamo al cieloche ci ha dato un tal principenon solo buono e saggioma religiosissimo: uno che con ogni rispetto fa della Chiesa il fine principale della sua dignità eper rafforzare tale santo doverein segno della sua grande considerazioneviene a giudicare in persona la causa tra la Chiesa e questo grande colpevole!

RE: Vescovo di Winchestersiete sempre stato molto valente nell'improvvisare lodi; ma sappiate che non vengo ora per udire tali adulazioniche al mio cospetto sono troppo trasparenti e nude per nascondere le vostre colpe. Poiché non potete giungere sino a memi fate il cagnolino e credete di guadagnare le mie grazie movendo la lingua; ma prendimi pure per chi vuoison certo che hai una natura crudele e sanguinaria. (A Cranmer) Buon uomosieditie ora il più orgoglioso tra voiil più audace osi muovere un dito contro di te:

per tutto quel che c'è di santosarebbe assai meglio per lui morire che pensare soltanto che non sei fatto per questo ufficio.

SURREY: Piaccia a Vostra Maestà...

RE: Nossignorenon mi piace. Credevo di avere uomini di una certa intelligenza e saggezza nel mio Consiglio; ma non ne trovo nessuno. Vi sembra discernimentosignori mieifar attendere quest'uomoquesto buon uomo - pochi di voi meritano tal titolo - questo onesto uomo come un servo pidocchioso alla porta del Consiglio? uno tanto grande quanto siete voi? come! che vergogna è questa! forse che il mio mandato vi ha ingiunto di dimenticare sino a questo punto chi siete? Vi ho autorizzato a esaminarlo da consiglierenon da staffiere: vi sono alcuni di voilo vedoche più per rancore che per zelo di giustizia vorrebbero spingere questo procedimento sino all'ultimose ne avessero il mezzoma il mezzo non l'avranno sinché campo.

CANCELLIERE: Venerato sovranoVostra Grazia mi conceda di parlare a giustificazione di tutti. Circa il suo arrestose c'è buonafede negli uominie vi è certamente in mela decisione non fu presa per malanimo: il nostro proposito era che egli potesse essere debitamente giudicato e giustificato agli occhi del mondo.

RE: Benebenemiei signori; rispettateloaccoglietelo tra voi e trattatelo benepoiché lo merita. Dirò soltanto questo di lui: che se un principe è debitore di un sudditoio lo sono di lui pel suo affetto e fedele servizio. Non fate più chiacchierema abbracciatelo:

siate amicimiei signorie vergognatevi! Monsignore di Canterburyho un favore da chiedervi e non mi dovete dir di no; c'è una bella fanciulla che non è stata ancor battezzata: fatele da padrino e date le risposte per lei.

CRANMER: Il più grande monarca potrebbe gloriarsi di tale onore: come posso meritarlo iopovero e umile suddito di Vostra Maestà?

RE: Capiscocapiscomonsignore; vorreste risparmiare il dono dei cucchiai. Avrete due nobili compagne con voi: la vecchia duchessa di Norfolk e la marchesa di Dorset: vi accomodano? Monsignore di Winchesterancora una volta vi ordino di abbracciare e amare quest'uomo.

GARDINER: Lo faccio con cuore sincero e affetto fraterno.

CRANMER: Il cielo sa quanto mi tengo cara questa vostra assicurazione.

RE: Buon uomo queste lacrime di gioia mostrano la sincerità del tuo cuore: vedo che si avvera la voce pubblica che dice di te: "Fate un cattivo servizio a monsignor di Canterburyed egli sarà vostro amico per sempre". Suvviaqui stiamo perdendo il tempo; desidero vivamente di far cristiana questa piccolina. Signoripoiché vi ho unitirimanete uniti: io ci guadagnerò forza e voi onore.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA QUARTA - Londra. Il cortile del Palazzo

(Rumore e tumulto fra le scene. Entrano il Guardaportone e un suo Uomo)

 

GUARDAPORTONE: Smettete di far questo baccanofurfanti: prendete la corte per Paris Garden? I villanzonismettetela di urlare. (Voce dall'interno: "Buon guardaportoneappartengo alla dispensa")

Appartieni alla forca e va' a farti impiccarebriccone! E' questo il posto da far tanto baccano? Andatemi a prendere una dozzina di randellie robustiquesti non sono che verghette al confronto. Vi gratterò la testa. Che bisogno c'è che veniate a vedere un battesimo?

v'aspettate dolci e birra quizoticoni?

UOMO: Per favoremessereabbiate pazienza: a meno che non li spazziamo via dalla porta a cannonateè tanto impossibile disperderli quanto farli stare a letto la mattina di calendimaggioil che non sarà mai: è più facile smuovere la croce di San Paolo che costoro.

GUARDAPORTONE: Come hanno fatto a entrare quei pezzi da forca?

UOMO: Ahimè! non lo so. Come entra l'acqua del mare durante l'alta marea? Di quante legnate un sodo bastone lungo quattro piedi può distribuire e vedete quanto poco ne è rimasto- non ne ho risparmiata una sola.

GUARDAPORTONE: Non avete fatto nientecaro mio.

UOMO: Non son poi Sansone né sir Guy né Colbrandda falciarmeli d'innanzi: ma se ne ho risparmiato uno solo che avesse testa da colpiregiovane o vecchiouomo o donnacornuto o cornificanteche io non veda più carne di buee non lo vorrei per tutto l'oro del mondo!

 

(Di dentro): "Uditesignor guardaportone!"

GUARDAPORTONE: Son subito da voicucciolo mio. Voi intanto tenete bene la porta chiusagiovanotto.

UOMO: E che cosa vorreste che facessi?

GUARDAPORTONE: Che cosa dovreste fare se non mandarli a ruzzoloni a dozzine? E' questo Moorfieldsda farci la rivista? o è venuto a corte un qualche strano Indiano col suo grosso strumentoche le donne ci assediano tanto? Dio mi benedicache frittura di fornicazione c'è alla porta! in coscienza questo battesimo ne farà nascere altri mille!

qui c'è babbopadrino e tutti insieme.

UOMO: E i cucchiai saranno anche più grossisignore. C'è un tale vicino alla porta che pare un braciereperchéin coscienzaha condensato nel naso venti giorni della canicolae tutti quelli che gli stanno vicini sono nel caldo equatoriale e non hanno bisogno di fare altra penitenza per i loro peccati: ebbeneho colpito questa specie di meteora tre volte sulla testa e tre volte ha scaricato il naso contro di me e sta là come un mortaio pronto a spararci addosso.

Vicino a lui c'era una scemamoglie di un merciaioche mi canzonava per aver provocato tanta combustione al punto che le cadde di testa quel colabrodo di cappelluccio. Una volta sbagliai la meteora e colpii invece quella donna che gridò "aiuto"e allora vidi correre da lontano in suo soccorso quaranta armati di nodosi bastonibelle speranze dello Strand dove la donna abita. Mi attaccarono e io mi mantenni sulle mie posizioni; alla fine vennero ai ferri cortie ancora tenni loro testa; quando improvvisamente dei ragazzifrombolieri in ordine sparsoche li seguivanomi scaricarono contro tal pioggia di ciottoli che volentieri avrei rinfoderato il mio onore e li avrei lasciati padroni del campo: fra loro c'era proprio il diavolo certamente.

GUARDAPORTONE: Questi sono i giovanotti che tuonano in teatro e fanno a pugni per torsoli di melee nessun pubblico li può sopportare se non la teppaglia di Tower Hill e i loro cari confratelli di Limehouse.

Ne ho già fatto mettere qualcuno in gattabuia e là balleranno tre giornioltre al banchetto di frustate che serviranno loro due servi del bargello.

 

(Entra il LORD CIAMBELLANO)

 

CIAMBELLANO: Misericordiache folla c'è qui! e cresce ancora; vengono da tutte le parti come se ci fosse la fiera. Dove sono i guardaportonequei pigri furfanti? L'avete fatta bella a lasciar entrare tutta questa canaglia: e costoro sono i vostri cari amici dei sobborghi? senza dubbio ci sarà molto spazio per le signore quando ritorneranno dal battesimo!

GUARDAPORTONE: Con tutto il rispetto per Vostra Signorianoi non siamo che uominie quel che si può fare senza essere ridotti in pezzil'abbiamo fatto: un esercito non riuscirebbe a tenerli in riga.

CIAMBELLANO: Com'è vero Diose il re se la prende con mevi farò mettere tutti in ceppi senza tanti complimenti: e vi farò grandinare addosso buone multe per la vostra negligenza! Siete oziosi bricconi e state qui a succhiar fiaschi invece di fare il vostro servizio. Udite!

suonano le trombe; stanno già ritornando dal battesimo: rompete la folla e fate strada alla compagnia perché passi senza faticao vi troverò una prigione che vi darà lavoro per due mesi.

GUARDAPORTONE: Largo alla principessa.

UOMO: Omaccionescostatio ti farò dolere la testa.

GUARDAPORTONE: Tuvestito di cambellottolevati dalla cancellatao ti butto dall'altra parte.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA QUINTA - Londra. Il Palazzo

(Entrano i Trombettieri sonando; poi due Anzianiil SINDACOl'ARALDO DELLA GIARRETTIERACRANMERil DUCA DI NORFOLK col bastone di Marescialloil DUCA DI SUFFOLKdue Nobili che portano grandi bacili per i doni del battesimo; poi quattro Nobili che reggono un baldacchino sotto il quale viene la madrinaDUCHESSA DI NORFOLKcon la neonata ravvolta in un ricco manto; lo strascico è sostenuto da una Dama. Seguono quindi la MARCHESA DI DORSETaltra madrinae Dame. Il corteo sfila una volta sul palcoscenico e poi parla l'Araldo)

 

ARALDO: O cielonella tua infinita bontà manda vita prosperalunga e sempre felice alla grande e possente principessa d'InghilterraElisabetta!

 

(Squillo di trombe. Entra il RE con Guardie)

 

CRANMER (inginocchiandosi): Le madrinemie nobili compagneed io stesso così preghiamo per la Vostra Reale Maestà e per la buona regina. Ogni conforto e gioia che il cielo abbia mai accumulato per rendere i genitori felicicada ad ogni ora su voi nella persona di questa graziosa fanciulla.

RE: Graziemonsignore arcivescovo. Qual è il suo nome?

CRANMER: Elisabetta.

RE: Alzatevimonsignore. (Il Re bacia la Bambina) Con questo bacio prendi la mia benedizione. Ti protegga Dioalle cui mani affido la tua vita.

CRANMER: Amen.

RE: Mie nobili madrinesiete state troppo prodighe: vi ringrazio cordialmente e lo farà anche questa bambinaquando avrà imparato a parlare.

CRANMER: Concedetemi di continuaresirepoiché il cielo me lo ordinae nessuno dica che queste parole sono adulatriciperché si riscontreranno vere. Questa regale fanciulla - il cielo le muova sempre intorno - sebbene ancora in culla promette alla nostra terra mille benedizioni che il tempo maturerà: ella sarà esempio a tutti i principi suoi contemporanei e a tutti i loro successori: ma pochi che ora vivono vedranno tanta perfezione. La regina di Saba non fu più cupida di saggezza e di virtù che non sarà quest'anima pura: le principesche virtù che foggiano un possente sovrano come il nostrosi raddoppieranno in lei con tutte le altre qualità che accompagnano i buoni. La verità la nutriràpensieri santi e celestiali la consiglieranno sempresarà amata e temuta: i sudditi la benediranno e i nemici tremeranno come un campo di grano battuto e chineranno la testa sotto il peso del dolore. Il bene crescerà con lei: nel suo regno ogni uomo mangerà tranquillo all'ombra della vite che egli stesso avrà piantatae intonerà gli allegri canti della pace ai suoi vicini. Dio sarà conosciuto secondo veritàe tutti coloro che le staranno intorno impareranno da lei le perfette vie dell'onore; e da quelle e non dal sangue deriveranno la loro grandezza. Questa pace non morirà con leipoiché como quando si spegne l'uccello delle meravigliela vergine fenicedalle cui ceneri ne nasce un'altra ugualmente degna di ammirazioneessa lascerà la sua fortuna a un re chequando il cielo la toglierà da questa nube di tenebresorgerà come una stella dalle sacre ceneri della sua maestàgrande per fama come fu lei e altrettanto saldo sul trono. La pacel'abbondanzal'amorela veritàil terroregià servi di questa eletta fanciullaapparterranno a luie a lui si appoggeranno come la vite all'albero.

Dovunque splenderà il sole luminoso saranno celebrati il suo onore e la grandezza del suo nomecreatori di nuove nazioni: egli fiorirà e come il cedro della montagna stenderà i suoi rami su tutte le pianure sottostanti. I figli dei nostri figli vedranno questo e ne benediranno il cielo.

RE: Tu ci proclami meraviglie.

CRANMER: Per la felicità dell'Inghilterra ella vivrà sino alla vecchiaia. Molti giorni la vedranno operaree nessun giorno senza un atto che lo celebri. Volesse Iddio che non vedessi altro! ma ella deve morirepoiché i santi la vorranno in loro compagnia; ma morirà verginegiglio immacolatissimoe tutto il mondo la piangerà.

RE: Arcivescovohai fatto di me un uomo. Posso dire di non avere mai posseduto nulla prima che nascesse questa bambina. Questo oracolo confortante mi ha così allietato che quando sarò in cielovorrò vedere che cosa farà questa piccina e lodarne il Creatore. Vi ringrazio tutti. A voisignor sindacoe ai vostri colleghi sono molto obbligato; sono assai onorato per la vostra presenza e proverete la mia gratitudine. Precedetemisignori; dovete andar tutti dalla regina che vuole ringraziarvi e che altrimenti ne soffrirebbe nella salute. Oggi tutti dimentichino che hanno affari a casa loropoiché resteranno qui: per questa piccolina tutti faranno festa.

 

(Escono)

 

 

 

EPILOGO

 

E' assai probabile che questo dramma non piaccia a tutti gli spettatori. Alcuni vengono per riposare e per dormire durante un atto o due; ma temiamo di avere spaventati costoro col suono delle nostre trombecosicché diranno che lo spettacolo non val niente. Altri vengono per sentir parlar male dell'amministrazione civica e per dire "quant'è spiritoso!" ma non s'è fatto neanche questo. Quindi temo che tutto il bene che ci aspettavamo di sentire pel dramma si ridurrà questa volta all'interpretazione indulgente che ne daranno le donne buoneperché ne abbiamo loro mostrata una di tal carattere. Se sorrideranno e diranno che lo spettacolo è tollerabileso che poco dopo anche gli uomini migliori saranno dalla nostra parte: poiché la va proprio malese stan fermi quando le mogli comandano loro di applaudire. 




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