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JonathanSwift



IVIAGGI DI GULLIVER

 

 

 

 

L'EDITORE AL LETTORE



Ilsignor Lemuel Gulliverautore di questi viaggiè un miocarovecchio amico e parente alla lontana da parte di madre. Treanni fa il signor Gulliverormai stanco delle continue visite dicuriosi alla sua casa di Redriffcomprò un piccoloappezzamento di terra con una comoda dimora nei pressi di NewarknelNottinghamshiresua terra nataledove si è ritirato a vitaprivatafra la considerazione dei vicini.


Sebbeneil signor Gulliver sia nato nel Nottinghamshiredove viveva suopadrel'ho più volte sentito ripetere che la sua famiglia eraoriginaria della contea di Oxfordtanto è vero che ci sonodiverse tombe ed epitaffi nel cimitero di Banburyin quella conteache portano inciso il nome dei Gulliver.


Primadi lasciare Redriffmi ha affidato questi foglidandomi libertàdi disporne come meglio credessi. Li ho letti con attenzione trevolte e devo dire che rivelano uno stile chiaro e scorrevole; sel'autore ha un difettoè quello di perdersi un po' troppo neiparticolaricome succede ai viaggiatori. Eppure la veritàsoffia su ogni pagina ed infatti l'autore stesso era talmente notocome persona veritierache era diventato proverbiale fra i suoivicini di Redriffi qualiper suffragare una loro affermazioneerano soliti aggiungere che era vera come se l'avesse detta Gulliver.


Suconsiglio di stimate personealle quali ho sottoposto il manoscrittocon il permesso dell'autoremi appresto a farlo circolare fra lagente nella speranza che possa costituirealmeno per un certoperiodoun'attrattiva per i nostri giovani nobiluominipiùproficua che non i soliti libelli politici e di partito.


Illibro avrebbe dovuto essere due volte più voluminoso di quelloche è. Infatti ho avuto il coraggio di togliere parecchi braniriguardanti i venti e le mareele varie rotte e le deviazioniilgoverno della nave in balìa della tempesta (scritto in gergomarinaresco)nonché le annotazioni sulle latitudini e sullelongitudini. Forse il signor Gulliver me ne vorrà un po'maho voluto rendere il libro adatto ai gusti di ogni lettore. Seinogni casola mia suprema ignoranza nell'arte nautica mi ha fattocommettere degli errorime ne assumo tutta la colpa. Se poi qualcheviaggiatorespinto da curiositàvorrà consultare ilmanoscritto originalecosì come mi fu consegnato dall'autoresarò felice di metterglielo a disposizione.


Perquanto riguarda i particolari della vita dell'autoreil lettore avràmodo di conoscerli nella prima parte del libro.


RichardSympsor.




PARTEPRIMA



VIAGGIOA LILLIPUT


1- L'AUTORE FORNISCE ALCUNE NOTIZIE Dl SE' E DELLA SUA FAMIGLIA.

PRIMENECESSITA' CHE LO SPINGONO A VIAGGIARE. FA NAUFRAGIO E NUOTA PERSALVARSI. APPRODA SANO E SALVO NEL PAESE Dl LILLIPUTVIENE CATTURATOE PORTATO ALL'INTERNO



Miopadre aveva una piccola tenuta nel Nottinghamshire ed io ero il terzodi cinque figli. All'età di quattordici anni mi mandòallo Emanuel College di Cambridge dove passai tre anni dedicandomiagli studi senza distrazionema poiché il peso del miomantenimentomalgrado l'esiguità dei soldi che mi mandavasifaceva troppo oneroso per i suoi scarsi mezzimi mise comeapprendista da James Batesrinomato chirurgo di Londracol qualerestai quattro anni. Le piccole somme che mio padre mi mandava ditanto in tanto le impiegai per imparare l'arte della navigazione edaltri rami della matematicautili per coloro che intendono navigarepoiché ritenevo che proprio questo sarebbe statoprima o poiil mi destino. Lasciato il signor Batestornai da mio padre e quicol suo aiutoquello dello zio Giovanni e di altri parentiraggranellai quaranta sterline e l'impegno di altre trenta all'annoper mantenermi a Leida. Per due anni e sette mesi vi studiaimedicinaconoscendone l'utilità nei lunghi viaggi.


Subitodopo essere tornato da Leidail mio buon maestro Bates mi feceottenere il posto di chirurgo sulla "Rondine"comandatadal capitano Abramo Pannellcon il quale rimasi tre anni e mezzofacendo uno o due viaggi nel levante e in altri paesi. Al mioritornoincoraggiato anche dal maestro Batesdecisi di stabilirmi aLondra e lui stesso mi mandò diversi pazienti. Alloggiai inuna casetta nell'Old Jury; poidal momento che mi consigliarono dicambiare tenore di vitapresi in moglie Maria Burtonseconda figliadi Edmondo Burtoncalzettaio in via Newgateche portò con séquattrocento sterline di dote.


Magli affari cominciarono a andare male con la morte del buon maestroBatesavvenuta due anni dopo; inoltre avevo pochi amici e non mireggeva il cuore di seguire l'esempio dei metodi disonesti di troppifra i miei colleghi. Per cuiconsigliatomi con mia moglie ed alcuniamicidecisi di riprendere la via del mare. Fui chirurgol'una dopol'altrain due navi e per sei anni feci parecchi viaggi nelle IndieOrientali e Occidentaligrazie ai quali incrementai un po' le miesostanze. Impiegavo il tempo libero leggendo i classiciantichi emodernidei quali mi portavo sempre dietro un buon numero di opere;quando ero a terra osservavo i costumi e la natura della gente e nestudiavo le linguenelle quali ero particolarmente versatograziead una memoria di ferro.


Dopol'ultimo di questi viaggiche si era rivelato poco redditiziomivenne la nausea del mare; e poi cresceva in me il desiderio distarmene a casa con mia moglie e la mia famigliola. Traslocai dunquedall'Old Jury a Fetter Lane e di qui a Wappingnella speranza ditrovare lavoro fra i marinaisenza per altro ottenerne alcunguadagno. Dopo avere atteso per tre anni che le cose volgessero almeglioaccettai la vantaggiosa offerta del capitano GuglielmoPrichardcomandante dell'"Antilope"in procinto dipartire per i mari del sud. Salpammo da Bristol il 4 maggio 1699 e ilviaggio all'inizio si svolse favorevolmente.


Visono buone ragioni per non stare a seccare il lettore con iparticolari delle nostre avventure in quei mari; basteràinformarlo cheal momento di andare da quei posti alle IndieOrientaliuna violenta tempesta ci trasportò a nord-ovestdella terra di Van Diemen.


Secondole misurazioni ci trovavamo a 30 gradi e 2 primi di latitudine sud.Dodici membri della ciurma se n'erano andati al creatore per lefatiche sovrumane e il rancio avariatoil resto versava in pessimecondizioni. Il 5 novembreche da quelle parti coincide con l'iniziodell'estatein una giornata di foschiai marinai scorsero unoscoglio a non più di mezza gomena dalla nave verso il quale cisospingeva inesorabilmente il vento: ci spaccammo in due tronconi. Insei della ciurma calammo in mare una scialuppa e ci mettemmo a vogareper allontanarci dalla nave e dallo scoglio. Secondo i calcoliremammo per circa tre leghe fino ad esaurire quelle poche forze checi erano rimastedopo il massacrante governo della nave. Ciaffidammo alla mercé delle ondema in capo a mezz'oraun'improvvisa raffica di settentrione rovesciò la scialuppa.Non so cosa capitò ai miei compagni della barcané aquelli che avevano cercato scampo sullo scoglioné infineagli altri che erano rimasti sulla nave. L'unica deduzione che possotrarre è che siano tutti morti.


Quantoa menuotai affidandomi alla fortunamentre il vento e la correntemi spingevano avanti. Di tanto in tanto lasciavo scendere verso ilfondo le gambesenza riuscire a toccare. Quando ero ormai sfinito eincapace di lottare sentii che toccavomentre la burrasca si era unpo' placata. Il pendio del fondale era così dolceche mi civolle un miglio di cammino prima di raggiungere la riva e calcolaiche a quell'ora dovevano essere le otto di sera. Mi addentrai percirca mezzo miglio senza riuscire a scoprire il minimo segno di casee di abitanti o almeno ero così strematoda non riuscire ascorgerli. Ero terribilmente stancoinoltre il caldo e quasi mezzapinta di acquavite tracannata prima di lasciare la navemi avevanomesso addosso un gran sonno. Mi distesi sull'erba bassa e tenera dovedormii così profondamentecome mai mi era capitatoper noveore filateperché quando mi svegliai era giorno pieno.


Cercaidi alzarmima non riuscii a muovermi poichéaddormentatomisupinomi sentii le braccia e le gambe legate da entrambe le partialla terra e così i capelli che avevo lunghi e folti. Sentivoche molti legacci sottili mi attraversavano il corpo dalle ascellealle cosce. Riuscivo solo a guardare in altomentre il sole crescevaabbagliandomi gli occhi. Sentivo un rumore confuso ai fianchimanella posizione in cui ero disteso non vedevo altro che il cielo. Dilì a poco sentii che qualcosa di vivo si muoveva sulla miagambasaliva pian piano sul petto fino ad arrivarmi al mento.Guardando in basso come meglio potevomi accorsi che si trattava diuna creatura umanaalta non più di quindici centimetriconarcofrecce e la faretra sulla schiena. Intanto sentivo che almenouna quarantina della stessa specie venivano dietro alla prima.Stupefatto al massimogridai tanto forte che quelli se lasquagliarono in preda al terrore ed alcunicome poi mi fu dettorimasero feriti saltando a terra dal mio corpo. Non tardarono a farsisotto di nuovo e uno di loroche si era arrischiato a venirmi tantovicino da potere scorgere tutto il mio voltoalzando gli occhi e lebraccia al cielo in segno di ammirazionegridò con vocestridula ma distinta: "Hekinah Degul!" Gli altri ripeteronoquelle parole parecchie voltema allora non sapevo che cosavolessero dire. Per tutto quel tempo rimasi in una posizione assaiscomodacome il lettore può immaginare. Alla finedivincolandomi per liberarmiriuscii a rompere i legacci e asvellere i pioli che mi tenevano il braccio sinistro legato a terra.Infattisollevandolo all'altezza del visoscoprii il modo con cuimi avevano legato e cosìcon un violento strattone che mifece un gran maleallentai le cordicelle che mi tenevano la testapiegata sulla sinistra. Ora potevo girare un tantino la testa. Maquegli esseri fuggirono di nuovo prima che potessi afferrarli; al checi fu un gran vociare in tono acutissimo eappena cessatosentiiuno di loro gridare forte: "Tolgo Phonac!". Un momento doposentii un centinaio di frecce che mi piovevano sulla mano sinistrapungenti come aghimentre quelli ne lanciavano in aria un altronugolocome noi facciamo in Europa con i mortai; per cui penso chemolte mi ricadessero sul corposebbene non le avvertissied altresulla faccia che mi affrettai a coprire con la sinistra. Esauritoquesto scroscio di frecceemisi un gemito di dolore e poichétentavo ancora di liberarmine scaricarono un'altra bordata piùnutrita della precedentementre alcuni di loro cercavano diinfilzarmi nei fianchi.


Avevoaddossoper fortunaun giubbetto di cuoio che loro non potevanoforare.


Pensaiche fosse più prudente starmene fermo almeno fino a nottefondaquando con la mano sinistra già sciolta avrei potutoliberarmi completamente. In quanto agli indigeniavevo ragione dicredere che avrei potuto sostenere i più grandi eserciti chemi avrebbero mandato controse erano tutti delle dimensioni diquello che avevo visto. Ma le cose si sarebbero svolte in mododiverso. Quando quella gente vide che me ne stavo fermosmisero dilanciare frecce. Dal crescente rumore capivo che la folla aumentava;inoltre a circa tre metri dal mio orecchio sentii battere per oltreun'oracome se stessero facendo qualche lavoro; girando la testa daquella parteper quel poco che mi era concesso da corde e piolividi che avevano innalzato un palco alto un mezzo metro da terracapace di ospitare quattro di quelle personecon due o tre scale persalirci sopra. Da lì uno di costoroche sembrava unpersonaggio importantemi rivolse un lungo discorso del quale noncapii un'acca. Ma avrei dovuto ricordare cheprima di cominciare ilsuo discorsoquel dignitario aveva gridato per tre volte: "Langrodehul san" (parolequesteche insieme alle precedenti mifurono poi ripetute e spiegate). Al che si erano fatte avanti unacinquantina di persone per tagliare le cordicelle che mi tenevanolegata la testa dal lato sinistro. Potei allora girarmi a destra perosservare l'aspetto e i gesti dell'oratore. Sembrava di mezza etàe più alto dei tre accompagnatori dei quali uno era un paggioche gli reggeva lo strascicoalto non più del mio dito mediomentre gli altri gli stavano ai fianchi per sostenerlo. Conoscevabene l'arte dell'oratoriainfatti non mi sfuggirono retorici appellidi minacceuniti ad altri di promessepietà e benevolenza.


Risposicon brevi parole e in tono di sottomissionealzando gli occhi e lamano sinistra al cielocome per invocarlo a mio testimonio; poiaffamato come ero per non avere mandato giù un boccone daquando avevo abbandonato la navespinto dai morsi sempre piùlaceranti della famepersi la pazienza e (contro ogni regola dibuona creanza) mi portai più volte la mano alla bocca perdimostrare che avevo bisogno di cibo.


Lo"hurgo" (così chiamano un gran personaggiocome poivenni a sapere) mi capì a voloscese dal palco e comandòche mi appoggiassero le scale ai lati del corpo. Più di uncentinaio di persone salirono su trascinando fino alla mia boccapanieri colmi di ciboraccolto e là inviato appena il reaveva avuto notizia della mia esistenza. C'erano carni di diversitipi di animaliche tuttavia non riuscii a riconoscere dal gusto.C'erano spallettecosci e lombi simili a quelli di montonebencucinati ma più piccoli delle ali di allodola.


Nemangiai due o tre alla volta con altrettante pagnottegrandi comepallini da sparo. Mi avvicinavano il cibo più svelti chepotevanomostrando in mille modi la loro meraviglia e lo stuporedinanzi alla mia mole smisurata e all'appetito che dimostravo. Allorafeci loro intendere che avevo sete. Si rendevano conto cheda quantoavevo mangiatonon mi sarebbe stata sufficiente una piccolaquantità; per cuida quel popolo ingegnoso che eranoimbracarono con grande abilità una delle botti piùgrosse che avevanola fecero rotolare verso la mia mano e ne tolseroil coperchio. La vuotai con una sorsata perché conteneva unamezza pinta scarsa di un vinello sul tipo del Borgognama anche piùdelizioso. Me ne portarono una seconda che trangugiai come la primapoi feci segno che ne volevo ancorama loro avevano finito lescorte.


Compiutiche ebbi questi prodigiloro si misero a gridare di gioia e aballarmi sul pettoripetendo più voltecome avevano fattoprima:

"HekinahDegul!". Mi fecero capire a segni che potevo buttare giùle bottima prima avvertirono la gente di fare largo gridando a granvoce: "Borach Mivola!". E quando le videro volare in ariascoppiarono in un generale "Hekinah Degul!". Confesso chepiù di una volta mi venne la tentazione di afferrarne unaquarantina o una cinquantinaquandonel loro andirivieni sul miocorpomi venivano a portata di manoe di scaraventarli giù aterra. Ma il ricordo di quanto avevo provatoche con ogniprobabilità non era il peggio di quanto potevano farminonchéla parola d'onore in cui mi ero impegnatosottomettendomi loropalesementecacciarono quelle fantasie. Né potevo dimenticareche ora mi trovavo legato a quel popolo dalle consuetudinidell'ospitalitàtrattato com'ero stato con tanta larghezza edovizia di mezzi. Comunque non finivo mai di meravigliarmiin cuormiodel coraggio di quei minuscoli mortali che avevano osato saliresul mio corpo e camminarci soprapur essendo a portata della manoche avevo liberasenza dar segno del minimo spavento alla vista diun essere mostruoso quale dovevo apparire loro.


Dopoqualche tempovisto che non richiedevo altro cibomi venne davantiun personaggio di alto rango inviato da Sua Maestà Imperiale.


Salitomisullo stinco destroSua Eccellenza camminò fino al mio voltocon un seguito di dodici persone poipresentatemi le credenziali consigillo realeche mi ficcò sotto gli occhiparlò peruna decina di minuti senza il minimo accento d'irama con fermezzaaccennando spesso in una direzioneche poi capii essere quella dellacapitale.


Essadistava un mezzo miglio e dovevo esservi portato per decisioneunanime del re e del suo Consiglio. Risposi poche parole senzarisultato e feci un segno con la mano liberaportandomela sull'altralegata ma passando sopra Sua Eccellenza e il suo seguito per nontravolgerlie quindi indicando sia la testa che il corpocercandodi far capire che volevo essere liberato. Lui sembrò capirmial volo perché scosse la testa in segno di diniego e allungòle mani in modo tale da farmi capire che dovevo essere trasportatocome un prigioniero. Volle però farmi capire con altri segniche avrei avuto altro cibo e altre bevande e un ottimo trattamento.Al che pensai di rompere di nuovo i legaccima quando mi toccòriassaggiare il bruciore delle loro frecce sul volto e sulle mani chesi erano coperti di vescichecon ancora molti dardi che di lìpenzolavanoavendo notato che nel frattempo il numero dei nemici eracresciutofeci loro capirea furia di gestiche avrebbero potutofare di me quello che volevano.


Alloralo "hurgo" e il suo seguito si allontanarono con grandedignità ed aria soddisfatta. Poco dopo sentii un gridogenerale e le parole "Peplom Selan" che venivano ripetutein continuazione mentre avvertivo che un gran numero di persone stavaallentando le corde dal lato sinistro del mio corpo. Mi fu cosìpossibile rigirarmi sul fianco destro per fare acqua in grandequantità fra lo stupore della folla la qualeintuito dai mieimovimenti quel che stavo per faresi aprì in due facendo unbel largo per evitare il torrente che cadeva con tanto fragore eirruenza. Poco prima mi avevano spalmato il volto e le mani diunguento odoroso chein un batter d'occhiomi aveva fatto sparireil bruciore causato dalle frecce. Se si aggiunge a questo calmante ilristoro che avevo avuto dal cibo e dalle bevandeentrambinutrientissimisi capirà come mi sentissi predisposto alsonno.


Dormiicome poi mi disserootto ore filate e non c'è dameravigliarseneperché i medici del re avevano allungato ilvino delle botti con una buona dose di sonnifero.


Sembravachefin dal momento in cui mi avevano visto dormire per terra dopol'approdoil re fosse stato avvertito da un veloce corriere e cheavesse stabilito in consiglio di farmi legare nel modo che ho giàdescritto (ordine che venne eseguito durante la nottementre erosprofondato nel sonno)di inviare una gran quantità divettovaglie e di preparare una macchina da traino per trasportarminella capitale.


Questadecisione potrà forse sembrare temeraria e non priva di rischie spero che nessun principe europeo vorràpresentandoglisiuna simile occasioneseguirne l'esempio; tuttavia la ritenni moltosaggia e generosa. Se infatti questa genteprofittando del miosonnoavesse tentato di farmi fuori con i loro dardi e i lorogiavellottimi sarei svegliato alla prima sensazione di bruciore.Allora avrei spezzato le corde che mi legavanospinto da una rabbiae una forza incontenibili e loronon essendo in grado di oppormi unavalida resistenzanon avrebbero potuto aspettarsi alcuna pietà.


Questopopolo eccelle nella matematica e ha raggiunto la massima perfezionenelle arti meccanichecon il favore e l'incoraggiamentodell'imperatorenoto mecenate della cultura. Questo principepossiede molte macchine montate su ruote per il trasporto di alberi edi altra roba molto pesante. Spesso fa costruire le navi da guerrache possono raggiungere la lunghezza di quasi due metriin mezzo aiboschi dove crescono gli alberi più grossie le fa quinditrasportare con queste macchine per tre o quattrocento metri fino almare. Furono dunque ingaggiati cinquecento fra carpentieri edingegneri per allestire il più grande traino che avessero maicostruito: un'armatura di legno alta dal suolo otto centimetrilungadue metri e larga uno e ventiche scorreva su ventidue ruote. Ilgrido che avevo sentito salutava l'arrivo di questa macchinachesembra fosse stata costruita nelle quattro ore che seguirono al mioapprodo. Me la sistemarono di fianco per tutta la mia lunghezzamala difficoltà maggiore consisteva nel sollevarmi e depormisopra il veicolo. Allora gli operai innalzarono ottanta pertiche ditrenta centimetriquindi si dettero ad imbracarmi il collole maniil corpo e le gambe con delle fasce che venivano sollevate da cordegrosse come spaghiche avevano altrettanti arpioni ad ogni capo.Novecento fra gli uomini più robustiscelti per quello scopotiravano le corde con l'aiuto di carrucole legate alla sommitàdelle pertiche. Fu così che in meno di tre ore fui sollevato esospeso su quella macchina alla quale mi legarono saldamente. Tuttoquesto mi fu raccontato perchémentre veniva eseguital'intera manovradormivo saporitamente sotto l'effetto di quellapozione che avevano mescolato al vino. Ci vollero millecinquecentocavallialti dieci centimetri o quasiper trasportarmi allacapitale checome ho già dettoera lontana un mezzo miglio.


Eravamoin cammino da quattro orequando mi svegliai per un incidenteveramente ridicolo. Il veicolo si era fermato per non so qualeintoppoquando due o tre giovinastripresi dalla curiositàdi osservarmi durante il sonnosaltarono sul mio corpo avanzandopian pianino fino al viso. Qui uno di loroun ufficiale delleguardieficcatami la punta aguzza della sua alabarda dentro lanarice sinistra mi fece il solletico come se fosse una pagliuzzacostringendomi a starnutire fragorosamente. Loro se la svignaronosenza essere vistied io seppi solo tre settimane dopo quale erastata la causa che mi aveva svegliato di soprassalto. Per il restodel giorno continuammo la marciamentre ci fermammo di notte. Avevoai lati cinquecento soldatialcuni con torce e altri con archi efreccepronti a tirarmi addosso se avessi tentato di muovermi.


All'albadel giorno dopo riprendemmo il cammino e verso mezzogiorno arrivammoa meno di duecento metri dalle porte della città.


L'imperatoree la corte ci vennero incontrotuttavia i dignitari non permiseroche Sua Maestà mettesse a repentaglio la vita salendomi sulcorpo.


Nelluogo in cui ci fermammo c'era un antico tempio considerato il piùgrande di tutto il reame. Profanato anni prima da un delittoorribilela gente lo consideravanel suo zelo religiososconsacrato e aveva finito per destinarlo ad uso comunedopo avereportato via gli arredi e gli oggetti dl culto. Fu deciso che avreialloggiato in questo edificio. L'immenso portale che dava a nordalto un metro e venti e largo più di mezzomi permetteva diinfilarmi dentro facilmente. Ai lati del portale c'erano duefinestrinea non più di quindici centimetri da terraedentro quella di sinistra i fabbri del re gettarono novantun catenesimili a quelle che pendono dagli orologi delle signore in Europa ealtrettanto grosse; esse vennero fissate alla mia gamba sinistra contrentasei chiavistelli. Davanti al tempioa circa sei metridall'altro lato della stradac'era una torre alta un metro e mezzo.Mi dissero che lì era salito il re con i principali dignitaridi corte per vedermima io non riuscivo a scorgerli. Si calcola chenon meno di centomila persone fossero uscite dalla città conlo stesso scopo e chea dispetto delle guardienon meno didiecimila alla volta mi salissero sopra con l'aiuto di scale. Ma fuemesso un proclama che lo proibivapena la morte. Quando gli operaifurono sicuri che non avrei spezzato le catenetagliarono le cordeche mi legavano ed io mi alzai in piedi con un animo cosìdepresso come non avevo mai avuto in vita mia. Non si puòesprimere il clamore e lo stupore della gente quando mi vide in piedie poi camminare. Le catene che mi trattenevano la gamba sinistraerano lunghe un due metri e mi consentivano non solo di camminareavanti e indietro e in semicerchiomafissate come erano a un diecicentimetri dalla portami permettevano di sgusciare dentro al tempioe distendermi per tutta la mia lunghezza.




2- L'IMPERATORE DI LILLIPUT CON IL SEGUITO VA A VISITARE L'AUTORE NELSUO CONFINO. DESCRIZIONE DELL'IMPERATORE E DEL SUO VESTITO. SIDESIGNANO DEI SAGGI PERCHE' INSEGNINO ALL'AUTORE LA LINGUA. QUESTI SIGUADAGNA LA SIMPATIA CON IL SUO MITE TEMPERAMENTO. GLI VENGONOFRUGATE LE TASCHE E SEQUESTRATE LA SPADA E LE PISTOLE



Quandofui in piedi mi guardai intorno e devo dire di non avere mai visto unpanorama tanto ameno. Tutto in giro la campagna sembrava un giardinosenza limiti in cui i campi recintatidell'ampiezza di una dozzinadi metriparevano essere altrettante aiuole di fiori. Ai campi sialternavano boschi alti una mezza pertica i cui alberi piùmaestosia mio giudizionon superavano i due metri. Ed eccoapparire a sinistra la città che sembrava una di quelle scenedipinte sui sipari teatrali.


Dadiverse ore sentivo sempre più impellente la necessitàdi liberarmi e non c'era da meravigliarsene perché non lofacevo da due giorni. Mi trovavo dunque alle strette fra il bisogno ela vergogna. La miglior cosa da fare fu quella di scivolare dentrocasa edopo essermi chiusa la porta alle spalledi inoltrarmi pertutta la lunghezza della catena e sgomberare il ventre di quel pesomolesto. Questa fu l'unica volta in cui mi macchiai di un'azionetanto poco pulita e voglio sperare che il lettore imparziale miconsidererà con indulgenzadopo avere soppesato con giudizionon avventato ed equanimela situazione e le angustie in cui mitrovavo. In seguito fu mia costante abitudine di sbrigare talifaccende appena sveglio e all'aria apertalontano quanto me lopermetteva la catena. Inoltre tutte le mattineprima dell'arrivodella genteavevo preso la precauzione di fare portare via quellamateria spiacevole da due servi adibiti a tale servizio e muniti dicarriole. Non mi sarei tanto a lungo soffermato su un dettaglio chea prima vistapuò apparire trascurabilese non avessiritenuto necessario giustificarmi con la gente in fatto di puliziapersonaleargomento sul qualecome mi è stato riferitoqualche maligno ha avuto da ridire sia in questa che in altreoccasioni.


Conclusaquesta tormentata faccendauscii di casa perché avevo bisognod'aria pura. L'imperatore era già disceso dalla torre e miveniva incontro sul suo cavalloazione che avrebbe potuto costarglicara perché la bestiaper quanto bene addestratama nonabituata alla vista di una montagna che le si muoveva davantisiimpennò imbizzarrita. Il principe tuttaviache era un ottimocavallerizzosi tenne in sella dando modo ai palafrenieri diaccorrere subito e di prendere le briglie e quindi smontò.Quando fu a terra mi guardò con grande ammirazionetenendosisempre oltre la lunghezza della catena.


Poiordinò a cuochi e maggiordomiche erano già prontidiportarmi da bere e da mangiare e loro spinsero verso di mepianopianole varie cibarie su certi carretti fino a che poteiafferrarli. Presi quei carretti in mano e li vuotai di un colpo:venti erano pieni di carne e dieci di vino. I primi si esaurirono inun paio di bocconimentre bevvi in un unico sorso il vino di diecigiare di creta contenute su un carro e così feci con il resto.


L'imperatricee i principi di sangue di entrambi i sessi sedevano a distanza nelleloro portantineaccompagnati da diverse dame del seguito; tuttaviaquando avvenne l'incidente del cavallo del rescesero e gli andaronotutti intorno. Descriverò ora la persona del sovrano. La suastatura supera quella di qualsiasi altro a cortedi quasi un'unghiae basta questo a incutere riverenza in chiunque sia al suo cospetto.Ha tratti decisi e mascolinilabbro austriaconaso aquilinopelleolivastraportamento erettocorpo e membra proporzionatimaniereaggraziate e andamento maestoso. Aveva ormai superato la giovinezzacon i suoi ventotto anni suonati e durante gli ultimi sette avevaregnato riportando vittorie militarinella generale prosperitàdel paese. Per vederlo megliomi distesi su un fianco in modo che ilmio volto fosse all'altezza del suomentre stava in piedi a soli tremetri di distanza. D'altra parte mi capitò da allora in poi diprenderlo in mano tante volteche non mi sbaglio nel farne ladescrizione. Aveva un abito semplice e disadornofra l'asiatico el'europeoma in testa portava un elmo leggerod'oroornato digemme e con una piuma sulla cima. Teneva in manopronto a difendersiin caso avessi rotto le catenela spada sguainata lunga ottocentimetricon l'impugnatura e il fodero tempestati di diamanti.


Avevala voce acuta ma chiara in ogni articolazionetanto che lo sentivobene anche quando stavo in piedi. Le signore e i cortigiani eranovestiti in modo sfarzosoe il posto che essi occupavano sembravanel suo insiemeuna gonna distesa al suoloricamata con figured'oro e d'argento.


SuaMaestà Imperiale mi rivolse più volte la parola e iogli risposianche se nessuno dei due riuscì a capire unasillaba. Come potei dedurre dai loro vestitic'erano anche parecchipreti e avvocati ai quali fu ordinato di parlarmi e io stesso mirivolsi a loro in tutte quelle lingue in cui riesco a spiccicarealmeno due parole in filaquali il tedesco e il fiammingoillatinoil franceselo spagnolol'italiano e la lingua franca. Fututto inutile. Dopo due ore la corte si ritirò e mi lasciaronoin compagnia di un nutrito corpo di guardia con l'ordine difronteggiare l'impertinenza e il malanimo della plebagliache nonvedeva l'ora di affollarmisi intorno il più vicino possibile.Qualcuno della folla ebbe perfino l'impudenza di scagliarmi addossoqualche frecciamentre me ne stavo seduto per terra accanto allaporta di casauna delle quali mi sfiorò un occhio. Allora ilcolonnello fece acciuffare sei dei caporioni e la migliore punizionegli sembrò quella di consegnarmeli legati. L'operazione fueseguita dai soldati che me li spinsero davanti con il calcio dellepicche. Li presi tutti insieme con la destra poi ne infilai cinquenella tasca della giacca; il sesto lo guardai come se avessi volutomangiarlo vivo. Il poveraccio urlava terribilmente mentre ilcolonnello e le guardie stavano sulle spinespecialmente quando mividero estrarre il temperino. Ma li tranquillizzai subito guardandocon dolcezza quel disgraziato e tagliando le corde con cui eralegato. Poi lo misi per terra e lui se la dette a gambe. Agli altririservai lo stesso trattamentotirandoli fuori uno ad uno di tasca;potei osservare che con quell'atto di clemenza mi ero guadagnato lariconoscenza dei soldati e della genteil che ebbe il suo pesoquando fu riferito a corte.


Sulfare della notte entrai con qualche difficoltà in casa e midistesi per terra; continuai così per una quindicina digiornidurante i quali l'imperatore ordinò che mi fossepreparato un letto.


Portaronoseicento letti di comune grandezza per mezzo di carri e furonomontati nella mia abitazione. Centocinquanta cuciti insieme vennero acostituire un'unica piazza di lunghezza e larghezza appropriateeanche se i rimanenti furono ammassati in quattro stratinon trovaiuna grande differenza con il pavimento di pietra dura. Con gli stessicriteri mi fornirono anche di lenzuolicoltroni e coperteveredelizie per chicome mesi era da tempo abituato ad ogniprivazione.


Coldiffondersi della notizia del mio arrivo per tutto il reamevenne avedermi un numero incredibile di ricchidi fannulloni e di curiositanto che i villaggi erano diventati quasi deserti e ne avrebberorisentito la coltivazione dei campi e le faccende domestichese SuaMaestà Imperiale non vi avesse messo un freno con proclami edecreti.


Prescrisseinfatti che quanti mi avevano visto se ne tornassero a casae chenon dovevano permettersi di avvicinarsi a meno di cinquanta metridalla mia abitazionesenza il permesso della Corte; il che portòai segretari di stato mance cospicue.


Nelfrattempo l'imperatore teneva frequenti riunioni di governo perdiscutere quale decisione prendere nei miei confronti e un amico miopersona di rango e molto addentro nelle segrete cosemi assicuròche la Corte si trovava in notevoli difficoltà per causa mia.Temevano che riuscissi a liberarmie che mantenermi fosse un costospropositato e tale da causare una carestia. A volte prendevano ladecisione di farmi morire di fame o almeno di tirarmi frecceavvelenate sulle mani e sul voltoche mi avrebbero spacciato inquattro e quattr'otto; ma dovevano poi considerare che il puzzo diuna così immensa carcassa avrebbe potuto diffondere la pestenella capitale e probabilmente in tutto il paese. Nel bel mezzo diquesti dibattitidiversi ufficiali dell'esercito si presentaronoalla porta del salone del consiglio. I due che furono ammessi feceroun resoconto della mia condotta nei confronti dei sopra citaticriminali. Questo suscitò un'impressione cosìfavorevole in Sua Maestà e nell'intero consiglioche vennenominata una commissione imperiale col compito di far consegnarequotidianamenteda parte di tutti i villaggi entro un raggio dinovecento metrisei buoiquaranta pecore ed altre derrate per ilmio sostentamentoinsieme ad una quantità proporzionale dipanevino ed altre bevande. Per il pagamento dovutoSua Maestàemise assegni garantiti dal tesoro della coronadal momento chequesto sovrano vive soprattutto delle sue rendite e raramentee soloin occasioni eccezionaliimpone tasse ai suoi sudditii quali sonocomunque tenuti a seguirlo in guerra a loro spese.


Venneistituito inoltre un corpo di seicento persone con la funzione difarmi da domesticiai quali furono concessi salari appropriati alloro mantenimento e dei padiglioni costruiti appositamente ai latidella mia porta. Fu poi ordinato a trecento sarti di farmi un abitosecondo la moda di quel paese; che sei studiosifra i piùfamosi di quelli di Sua Maestàsi dedicassero ad insegnarmila loro linguaed infine che i cavalli dell'imperatorequelli dellanobiltà e del corpo di guardia si addestrassero al miocospetto per abituarsi alla mia mole. Eseguiti come di dovere tuttiquesti decretifeci grandi progressi nella loro lingua in circa tresettimanedurante le quali Sua Maestà mi onorò diparecchie visitecompiacendosi di collaborare alla mia istruzionecon i maestri. Cominciavamo già a conversare in qualche modo ele prime parole che imparai furono per esprimergli il mio desideriodi riaveremercé suala libertàe glielo ripeteiquotidianamente in ginocchio. Lui mi risposecome potei capirechesarebbe stata una questione di tempo ed in ogni caso impensabilesenza il consenso del Consiglio della coronainfine che per primacosa dovevo: "Lumos Kelmin pesso desmar lon Emposo"cioègiurare un accordo con lui e il suo regno; che comunque sarei statotrattato con ogni cortesia e mi consigliava di guadagnarmi la stimasua e dei suoi sudditi con la pazienza e la riservatezza. Desideravainoltre che non me la prendessi a male se avesse dato l'ordine aisuoi ufficiali di perquisirmipoteva darsi che avessi addossodiverse armipericolose specie se proporzionate alla grandezza dellamia persona. Risposi che il desiderio di Sua Maestà potevaritenersi esauditopoiché ero pronto a spogliarmi e arovesciare le tasche in sua presenza. Glielo feci capire parte aparoleparte a segni. Lui replicò chesecondo le leggi delregnodovevo essere perquisito da due ufficiali edal momento chesi rendeva perfettamente conto che tutto ciò non poteva essereeseguito senza il mio consenso ed il mio aiutoaveva una cosìalta stima della mia generosità e del mio senso di giustiziada affidare alle mie mani i suoi ispettori. Qualunque cosa miavessero sequestratomi sarebbe stata restituita al momento dilasciare la loro terrao comunque ripagata al prezzo che avreiritenuto di dover fissare.


Presiin mano i due ufficiali e li misi prima nelle tasche della giacca equindi in tutte le altre tasche che avevoad eccezione di duetaschini ed una tasca segreta che non desideravo farmi ispezionarecontenenti cosucce di mia necessità e di nessun interesse perloro. In uno dei taschini avevo un orologio d'argento e nell'altro unborsello con poche monete d'oro. Questi gentiluominiforniti dicartapenne e calamaistesero un preciso inventario di tutto ciòche avevano vistopoidopo aver terminatomi chiesero di deporlinuovamente a terra per consegnarlo all'imperatore. In seguitotradussi nella nostra lingua quell'inventario che suonaparola perparolacosì:

"Inprimisnella tasca destra della giacca del Grande Uomo Montagna(così ho interpretato le parole 'Quinbus Flestrin') abbiamorinvenutodopo scrupolosa ispezionenull'altro che un pezzosmisurato di stoffa grossolanalargo a sufficienza per far datappeto nel salone del trono di Sua Maestà. Nella tascasinistra abbiamo visto una mastodontica cassa d'argentoconcoperchio dello stesso metalloche noi ispettori non riuscimmo asollevare. Dopo avergli chiesto di aprirlouno di noi balzòdentro e si trovò fino a metà gamba in una specie dipolvere chesollevandosi fino al nostro visoci fece entrambiripetutamente starnutire. Nella tasca destra del panciotto abbiamotrovato un fascio enorme di fogli di una materia bianca e sottileripiegati l'uno sull'altrodella grandezza di tre uomini almeno etenuti insieme da un grossissimo canapo; sopra avevano delle figurenere che riteniamo essere la scritturaciascuna lettera della qualeè grande quanto il palmo della nostra mano. In quella sinistrac'era una specie di strumento costituito da una ventina di lunghipali che scaturivano da un'unica travemolto simili alla palizzatache si trova davanti alla corte di Sua Maestà. Con questostrumento pensiamo che l'Uomo Montagna si pettini i capellianche seè solo un'ipotesiperché non lo abbiamo maiinfastidito con domandedal momento che ci facevamo intendere condifficoltà. Nel tascone destro del suo coprimezzo (traducocosì la parola 'ranfu-lo' con cui chiamavano i calzoni)abbiamo visto una colonna di ferro vuotalunga quanto un uomolegata ad un pezzo di legno duro e più massiccio dellacolonnadalla quale sporgevano di lato un paio di congegni di ferrodalla forma stranadi cui non conosciamo la funzione. Nella tascasinistra c'era una macchina identica a questa. Nella tasca piùpiccola della parte destra c'erano diverse baiaffe piatte e rotondedi metallo bianco e rossodi vario peso; alcune di quelle biancheche sembravano d'argentoerano così larghe e pesanti che ilmio compagno ed io facevamo fatica a sollevarle. Nella tasca sinistrac'erano due colonne nere di forma irregolare; riuscimmo ad arrivarciin cima solo con gran difficoltàpoiché eravamo infondo alla tasca. Una di queste era coperta e sembrava fatta di unsolo pezzomentre all'estremità dell'altra spuntava qualcosadi bianco e rotondogrosso due volte la nostra testa. Dentro ognunadi queste stava rinchiusa un'enorme lama di acciaio chesu nostraingiunzionelui ci mostrò. Temevamo infatti che fosseromacchine pericolose. Lui le tirò fuori dagli astucci e cidisse che al suo paese con una ci si radeva la barba e con l'altra cisi tagliava la carne. C'erano poi due taschini nei quali non fummocapaci di insinuarciperché erano come due fendituretaglienti alla sommità del coprimezzotenute aderenti dallapressione della pancia.


Daltaschino destro pendeva una pesante catena d'argento con appesa unamacchina straordinaria. Gli facemmo cenno di estrarre quel che stavaattaccato al capo della catena: si trattava di un globo per metàd'argento e per metà di un metallo trasparente attraverso ilquale si potevano vedere strane figure disposte in cerchio. Pensavamodi poterle toccarema le nostre dita non andarono oltre quellamateria traslucida. Ci mise agli orecchi quella macchina che facevaun rumore incessantecome quello di un mulino. Pensiamo che sitratti di qualche bestia sconosciuta o del dio che lui adorasiamoanzi favorevoli a questa seconda ipotesiperché ci assicurò(se abbiamo capito bene quel che ci dissedal momento che siesprimeva in maniera assai scorretta) che raramente intraprendevaqualche azione senza prima averlo consultato. L'ha definito il suooracolodicendo che gli indicava il momento giusto per ogni azione.Dal taschino sinistro tirò fuori una rete grande quasi quantoquella di un pescatorestudiata in modo da potersi aprire e chiuderecome un borsello ed infatti gli serviva a questo scopo; ci trovammodiversi pezzi di un metallo giallo e massiccio i qualise fosseroveramente d'oroammonterebbero ad una somma favolosa.


"Ispezionatein questo modo tutte le taschein ottemperanza al volere di SuaMaestàosservammo che portava intorno alla vita una cinturafatta con la pelle di qualche animale che doveva essere stato immensoe dalla qualea sinistrapendeva una spada della lunghezza dicinque uomini ea destrauna borsa o sacchetto a due scompartiognuno dei quali era capace di contenere tre sudditi di Sua Maestà.In uno di questi scomparti c'erano delle palle o globi di un metallopesantissimodella dimensione della nostra testache solo una manorobusta riusciva a sollevare; nell'altro un mucchio di certi granellinerinon di gran mole né troppo pesantipoiché nepotevamo tenere una cinquantina sul palmo della mano.


"Questoè l'esatto inventario di quanto abbiamo rinvenuto addossoall'Uomo Montagnail quale ha avuto con noi maniere di grandecortesia e il rispetto dovuto ad una commissione di Sua Maestà.


Firmatoe apposto il sigillo il quarto giorno della ottantanovesima luna delfausto regno di Sua Maestà.


ClefrenFrelockMarsi Frelock."


Lettol'inventario al cospetto dell'imperatorequesti mi ordinò diconsegnare i diversi oggetti. Per prima cosa mi chiese la sciabolache staccaifodero e tutto. Nel frattempo ordinò ad un suoesercito di tremila uomini scelti di circondarmi a distanzaconarchi e frecce pronte a scoccare; ma non ci feci attenzione perchétenevo gli occhi fissi sull'imperatore. Lui volle allora chesguainassi la sciabola cheper quanto si fosse un po' arrugginita inmare era in molti tratti ancora sfavillante: le truppe emisero unboato fra il terrore e la sorpresaperché ai raggi del sole iriflessi della sciabolache facevo ondeggiare qua e làabbagliavano i loro occhi. Sua Maestàche è unprincipe magnanimorimase meno sbigottito di quanto credessi e miordinò di rinfoderarla e di metterla per terra pian pianinoacirca sei piedi dall'estremità della mia catena. Poi volle unadelle colonne di ferro cavocioè le mie pistole da tasca. Letirai fuori e quindiper esaudire il suo desideriogliene spiegail'uso meglio che potevopoicaricatane una a salve (per fortuna ilsacchetto ben chiuso aveva impedito alla polvere di bagnarsisecondoun accorgimento che i prudenti marinai sanno di dover prendere) misiin guardia l'imperatore di non spaventarsi e la scaricai in aria.Questa volta vi fu uno sbalordimento assai più grande diquello espresso alla vista della sciabola. Caddero a terra acentinaiacome fossero stati colpiti a mortee perfinol'imperatoreper quanto avesse solo barcollatoper un certo temponon riuscì a riaversi. Così come avevo fatto con lasciabolaconsegnai entrambe le pistole e quindi il sacchetto dellapolvere e delle pallenon senza averlo prima messo in guardia chequesto doveva stare lontano dal fuococapace com'era di incendiarsialla minima scintilla e di fare saltare in aria il palazzo imperiale.Gli consegnai anche l'orologioche l'imperatore era curiosissimo divedere. Lui allora ordinò a due fra i più alti soldatidelle guardiedi infilarlo in una pertica e portarlo a spallacomefanno in Inghilterra i garzoni con le botti di birra. Era stupito nelsentire il continuo rumore e nel vedere la lancetta dei minuti che simuoveva; lui infatti riusciva a scorgerne il moto distintamenteperché quel popolo ha una vista molto più acuta dellanostra. Chiese il parere dei saggi che lo circondavano che risposeroin maniera evasiva e lontana dal verocome il lettore può bencomprendere senza che debba ripetermitanto più che nonriuscii a capirli del tutto. Fu poi la volta delle monete d'argento edi ramedel borsello con nove grosse monete d'oro ed altre piùpiccoledel pettinedella tabacchiera d'argentodel fazzoletto edel giornale di bordo.


Sciabolapistole e sacchetto di munizioni furono trasportati con carriall'arsenale di Sua Maestàmentre le altre cose mi furonorestituite.


Comeho già detto sopraavevo una tasca segreta che era lorosfuggita nella quale tenevo un paio di occhiali (che metto a volteperché ho la vista debole)un cannocchiale tascabile ediverse altre cosucce chesapendo che non avrebbero avuto nessunaimportanza per l'imperatorenon mi sentii in dovere di mostrarepurrispettando la parola data; e poi temevo che le avrei perdute o chesi sarebbero danneggiate una volta non più in mano mia.




3- L'AUTORE FA DIVERTIRE L'IMPERATORE E I NOBILI DI ENTRAMBI I SESSIIN MODO STRAORDINARIO. DESCRIZIONE DEI DIVERTIMENTI ALLA CORTE DILILLIPUT. L'AUTORE OTTIENE LA LIBERTA' A DETERMINATE CONDIZIONI



Ilgarbo e la mitezza del mio comportamento avevano così benimpressionato l'imperatore e la corte e non meno l'esercito e lagente in generaleche cominciai a nutrire qualche speranza diriacquistare in breve la libertà. Non trascurai niente perfavorire questo atteggiamento di benevolenza. I nativi avevano poco apoco sempre meno paura che facessi loro del male. Talvolta mi mettevoper terra e facevo danzare cinque o sei di loro sulla mia manoealla fine ragazzi e ragazze non ebbero paura di mettersi a giocare anascondino fra i miei capelli. Avevo ormai fatto notevoli progressinell'uso della loro lingua. Un giorno l'imperatore volleintrattenermi con parecchi dei loro giochi nazionalinei qualieccellono su tutti i paesi che ho conosciutosia nella abilitàche nel fasto. Nessuno mi divertì quanto quello dei funamboliche ballavano su di un sottile filo biancolungo un mezzo metro ealto da terra un trenta centimetri. Su questo gioco chiedo alpaziente lettore di potermi dilungare un po'.


Apraticare questo esercizio sono solo quelle persone candidate aricoprire cariche elevate o alte onorificenze della corte. Fin dagiovani vengono addestrate a questa arte e non tutte sono di sanguenobile o di cultura liberale. Quando una carica di primo piano èvacanteperché il titolare è morto o è cadutoin disgraziacinque o sei candidati alla successione presentanoall'imperatore la richiesta di potere intrattenere Sua Maestàe la corte esibendosi sulla corda.


Coluiche fa più salti senza cadereha diritto a subentrare inquella carica. Molto spesso gli stessi ministri sono obbligati a dareprova della loro bravuraper convincere l'imperatore che sono semprein possesso della loro abilità. Il tesoriere Flimnaploriconoscono tuttifa capriole sulla corda tesa un centimetro piùin alto degli altri nobili dell'impero. L'ho visto fare il saltomortale parecchie volte di seguitosopra una tavoletta fissata allacordicella non più spessa di un nostro spago. Dopo di luivienese non pecco di parzialitàil mio amico Reldresalprimo segretario agli internimentre tutti gli altri funzionari piùo meno si equivalgono.


Durantei giochi capitano assai spesso incidenti mortalidi cui le cronachesono piene. Ho visto coi miei occhi due o tre candidati rompersi leossaanche se il pericolo più grande lo corrono gli stessiministri che devono comprovare la loro abilità. Perchépresi come sono dall'ambizione di superare se stessi e i lorocolleghisi sforzano a tal puntoche nessuno si salva da qualchecapitomboloche poi sono due o tre per alcuni di loro. Mi vennedetto che un anno o due prima del mio arrivoil tesoriere Flimnap sisarebbe senza dubbio rotto l'osso del collose la violenza dellacaduta non fosse stata attutita da uno dei cuscini del re che percaso si trovava per terra.


C'èpoi un'altra gara chein particolari occasionisi svolge alla solapresenza dell'imperatoredell'imperatrice e del primo ministro.


L'imperatoremette sul tavolo tre sottili fili di seta lunghi dieci centimetriuno azzurrouno rosso e uno verde. Questi fili costituiscono i premiper coloro che l'imperatore intende distinguere con un segnocaratteristico della sua benevolenza. La cerimonia si svolge nel gransalone di governodove i candidati devono sottoporsi ad una prova diabilità assai diversa dalla precedente e di cui non ho vistoniente di simile nei paesi del vecchio e del nuovo mondo.


L'imperatoretiene in mano un bastonele cui estremità sono paralleleall'orizzontementre i candidatiavanzando l'uno dietro l'altroavolte saltano sopra il bastonea volte vi sgusciano sottoavanti eindietro per parecchie voltea seconda che il bastone venga alzato oabbassato. Capita che l'imperatore tenga un capo del bastone e ilprimo ministro l'altrooppure che sia quest'ultimo tenerlo daentrambe le parti. Colui che svolge il suo esercizio con maggiorescioltezza nel saltare e nello strisciare è ricompensato colfilo azzurromentre al secondo tocca quello rosso e al terzo quelloverde.


Essise li portano avvolti in due giri attorno alla vita efra i notabilidel regnosono pochi quelli che non sono in grado di fregiarsi diqueste cinture. I cavalli dell'esercito e delle scuderie imperialiche erano stati addestrati al mio cospettonon recalcitravano piùe mi venivano ai piedi senza dar segno di imbizzarrirsi. Allorastendevo una mano per terra e i cavalieri la saltavano con i lorocavalli; anzi ci fu un cacciatore reale chein sella a un maestosodestrieromi saltò il piedescarpa e tuttocon un balzostraordinario. Un giorno ebbi la ventura di divertire l'imperatore inmaniera veramente singolare. Lo pregai di ordinare che mi portasseroparecchi bastoni grossi come canne da passeggio e lunghi unasessantina di centimetri. Sua Maestà passò l'ordine alsovrintendente delle foresteil quale diede a sua volta istruzioniin proposito e il giorno seguente arrivarono sei boscaioli conaltrettanti carri trainati ognuno da otto cavalli. Presi nove diquesti pali e li infilai saldamente in terraformando un quadratodella superficie di un novanta centimetrifissai altri quattrobastoni ad ogni angolo all'altezza di novanta centimetri dal suolo ead esso paralleli; poi legai il fazzoletto ai nove pali messi perdritto tirandolo da tutti i quattro latifinché si tese comela pelle di un tamburoa questo punto i quattro bastoni paralleliche sovrastavano il fazzoletto di pocoservirono da ringhiera.Finito il lavorochiesi all'imperatore che facesse salire su questapiattaforma un gruppo dei suoi migliori cavalleggeriin tuttoventiquattroper esercitarsi. Sua Maestà accettò lamia proposta ed io li presi uno ad uno con la manocavallo e tuttocon i rispettivi ufficiali di addestramento. Formati i ranghisidivisero in due squadre dando luogo a finte scaramuccescagliandofrecce spuntatesguainando le spadefuggendo e inseguendoattaccando e battendo in ritirata; in brevedettero un saggio dellapiù perfetta disciplina militare che avessi mai visto. Ibastoni trasversali impedivano che cavalli e cavalieri cadesserosopra al palcoscenico e l'imperatore si divertì a tal punto daordinare che questi giochi fossero ripetuti per diversi giorni. Unavolta si fece sollevare lui stesso per impartire i comandi enonsenza poche difficoltàpersuase la stessa imperatrice a farsisollevare da me entro la sua portantinaper potere godere la scena aun due metri dalla piattaforma. Per fortuna durante questi spettacolinon avvennero disgrazie; solo una volta un cavallo focosocheapparteneva ad uno dei capitaniscalpitandolacerò con lozoccolo il fazzoletto facendoci un buco emancandogli il piederuzzolò insieme al cavalierema venni subito loro in aiuto.Con una mano infatti tappai il foromentre con l'altra misi a terrale squadre allo stesso modo in cui le avevo fatte salire. Il cavalloche era caduto si slogò la spalla sinistrama il cavaliere sela cavò senza un graffio e a me non rimase che rammendare allameglio il fazzolettodeciso d'ora in poi a non fidarmi piùdella sua resistenza in imprese tanto pericolose.


Dueo tre giorni prima della mia liberazionementre intrattenevo lacorte con questa specie di spettacoliarrivò un corriere perinformare Sua Maestà che alcuni dei suoi sudditimentrecavalcavano nelle vicinanze del luogo dove ero stato catturatoavevano scorto una gran roba nera distesa al suolodalla formastranaalta come una persona nel mezzo e larga come la camera daletto imperiale. Non si trattava di una cosa vivacome avevanosupposto in un primo momentoperché giaceva immobilesull'erbasebbene alcuni di loro vi avessero girato attorno varievolte. Salendo uno in groppa all'altro avevano raggiunto la cima cheera apparsa piatta e liscia mentrecamminandoci soprasi eradimostrata cava. Ritenevano che si trattasse di un qualche cosaappartenente all'Uomo Montagna ecol beneplacito di Sua Maestàprendevano l'impegno di trasportarla a corte con cinque cavalli.Capii subito cosa avevano trovatoe in cuor miomi rallegrai dellanotizia.


Quandodopo il naufragio avevo guadagnato la rivaero talmente frastornatocheprima di raggiungere il luogo dove mi ero addormentatodovevoaver perso il cappello che pure mi ero legato al capo con unsottogola quando ero sulla barca e che non si era slacciato per tuttoil tempo che avevo nuotato. Per qualche accidente casualeil lacciosi era rotto e ero convinto di averlo perso in mare. Pregai SuaMaestà di disporre che mi fosse riportato il prima possibiledopo avergli descritto la natura e l'uso di quell'indumento. Ilgiorno dopoinfattieccomelo trascinato dai carrettierisebbenenon si potesse dire che fosse in buono stato.


Nellafaldaa un paio di centimetri dall'orloavevano fatto due buchi neiquali avevano infilato due uncini e questia loro voltaeranolegati con una lunga corda ai finimenti dei cavalli. E così ilmio cappello era stato trascinato per più di mezzo miglioinglese.


Comunquedevo dire che rimase danneggiato molto meno del previstograzieall'uniformità e levigatezza di quella terra.


Duegiorni dopo questo avvenimentovenne ordinato all'esercitoacquartierato dentro e tutto intorno alla capitale lo stato diall'ertaperché all'imperatore era venuto il ticchio didivertirsi in modo assai strano. Volle che mi piazzassi ritto e agambe il più possibile divaricatecome il Colosso di Rodi.Quindi ordinò al suo generalevecchio condottiero pieno diesperienzae mio gran protettoredi schierare le truppe a ranghiserrati e di farle sfilare sotto di me al rullo dei tamburi: lafanteria in file di ventiquattro e la cavalleria di sedicicon lebandiere al vento e lance in resta.


Intutto erano tremila fanti e un migliaio di cavalieri. Sua Maestàordinòpena la morteche ogni soldato si attenesse al piùstretto senso di decenza nei miei confrontianche se alcuni degliufficiali più giovani alzarono lo stesso gli occhi mentre mipassavano sotto. E devo dire che i miei calzoni erano allora cosìmal ridottiche non mancarono occasioni di riso e di meraviglia.


Avevoinviato tanti memoriali e petizioni per ottenere la libertàche alla fine l'imperatore ne parlò prima nel gabinettoprivato e poi nella seduta plenaria del consigliodove nessuno sioppose ad eccezione di Skyresh Bolgolam che si compiacevasenza chelo avessi mai provocatodi essere mio nemico mortale. Ma tutto ilconsiglio gli votò contro e l'imperatore sanzionò ladecisione. Questo ministro era "galbet"o ammiraglio delregnogodeva la cieca fiducia del sovrano ed era molto capace neisuoi compiti sebbene fosse una persona dal carattere acido e rude.Alla fine lo convinsero ad acconsentirema lui ottenne in cambio distilare gli articoli e le condizioni che regolavano la mia libertàe sui quali ero tenuto a giurare. Fu lo stesso Skyresh Bolgolamseguito da due sottosegretari e da diverse persone di rangoaportarmi il documento con gli articoli in oggetto.


Dopoche mi furono lettimi chiesero di giurare fedeltà ai pattiprima secondo il costume della mia patriaquindi nel loroil qualeconsisteva nel tenermi il piede destro con la mano sinistramettendoil dito medio della destra sul cucuzzolo e il pollice sulla puntadell'orecchio sinistro. E poiché il lettore può esserecurioso di conoscere approssimativamente lo stile e le maniereespressive di quel popolononché gli articoli alle cuicondizioni ottenni la libertàho tradotto l'intero documentoparola per parolae ora lo presento al pubblico:

"GOLBASTOMOMAREN EVLAME GURDILO SHEFIN MULLY ULLY GUEpotentissimo imperatoredi Lilliputdelizia e terrore dell'universoi cui possedimenti siestendono per cinquemila "blustrug" (una circonferenza dicirca dodici miglia) ai confini del globo; monarca di tutti imonarchipiù alto di tutti i figli dell'uomoi cui piedicalpestano il centro dell'universo e la cui testa batte contro ilsoleal cui cenno i principi della terra si sentono tremare leginocchia; dolce come la primaverapropizio come l'estateferacecome l'autunnoterribile come l'inverno; Sua Maestà Altissimapropone all'Uomo Montagnagiunto recentemente nei nostri celestidominii seguenti articoli che egli si impegna a rispettare congiuramento solenne.


1.L'Uomo Montagna non partirà dai nostri domini senza nostraautorizzazionemunita del gran sigillo.


2.Non potrà permettersi di entrare nella capitale senza nostrospecifico ordinenel qual caso verrà dato un preavviso di dueore agli abitanti per ripararsi in casa.


3.Il suddetto Uomo Montagna limiterà le proprie passeggiate allestrade principali e più spaziose ed eviterà dicamminare o sdraiarsi sui prati o sui campi di grano.


4.Mentre percorre le strade sopraddette avrà la massima cura dinon calpestare i nostri amati sudditicavalli e carri; népotrà prendere in mano alcunosenza suo permesso.


5.Se si dà il caso di dover trasmettere una notizia urgentel'Uomo Montagna dovrà portare nella sua tasca ambasciatore ecavalloper un viaggio di sei giorni ogni lunaese richiestoriportare al cospetto di Sua Maestà detto ambasciatore sano esalvo.


6.Sarà nostro alleato contro il nemico dell'isola di Blefuscu efarà quanto sarà in suo potere per distruggerne laflotta che è in procinto di invaderci.


7.Nei momenti di oziodetto Uomo Montagna darà assistenza ainostri operaiaiutandoli a sollevare le pietre più grosse perterminare il muro del parco principale ed altri nostri edifici reali.Detto Uomo Montagna dovrà fornircinel tempo di due lunel'esatta misura dei nostri territori contando i passi tutt'intornoalla costa.


Perultimodietro solenne giuramento di rispettare i sopracitatiarticolidetto Uomo Montagna riceverà giornalmente unaprovvigione di cibo e di bevande sufficiente al mantenimento di 1728dei nostri sudditi; avrà libero accesso alla nostra AugustaPersona e riceverà altri segni della nostra benevolenza. Datonel nostro Palazzo di Belfoborac il dodicesimo giorno dellanovantesima luna del nostro regno."


Fucon somma gioia che giurai e sottoscrissi queste clausoleper quantoalcune di esse non fossero tanto onorevoli quanto avrei desideratofrutto esclusivamente della malevolenza dell'alto ammiraglio SkyreshBolgolam. Mi furono dunque tolte le catene e fui completamenteliberol'imperatore in persona mi fece l'onore di presiedereall'intera cerimonia. Gli dimostrai tutta la mia riconoscenzaprostrandomi ai suoi piedima lui mi ordinò di alzarmi; poidopo molte parole piene di benevolenzache taccio per non apparirevanitosoaggiunse di sperare che sarei stato un utile servitore eche avrei ben meritato quei segni di favore che mi aveva giàmanifestato o che avrei potuto ancora ricevere in futuro.


Nonsarà sfuggito al lettore che nell'ultima clausola concernentela mia liberazionel'imperatore si impegnava a fornirmi tanto vittoquanto bastava al mantenimento di 1728 lillipuziani. Qualche tempodopoquando chiesi a un amico cortigiano in che modo avevanostabilito quel numeromi rispose che i ragionieri di Sua Maestàmisurata l'altezza del mio corpo per mezzo di un quadranterilevandoche essa stava alla loro nella proporzione di dodici a unotratta laconclusione chevista la somiglianza dei corpiil mio dovevacontenerne almeno 1728 dei loroavevano stabilito che questo avevabisogno di tanto cibo quanto ce ne voleva per mantenere quel numerodi lillipuziani. Dal che il lettore può farsi un'ideadell'ingegnosità di quel popolocome dell'economia saggia edaccorta di quel grande monarca.




4- DESCRIZIONE DI MILDENDOCAPITALE Dl LILLIPUTE DEL PALAZZODELL'IMPERATORE. L'AUTORE SI INTRATTIENE CON IL PRIMO SEGRETARIOPARLANDO DEL GOVERNO DELLO STATO. L'AUTORE OFFRE AIUTO ALL'IMPERATOREIN CASO DI GUERRA


Ottenutala libertàla prima richiesta che feci fu quella di potervedere la capitale di Mildendo. L'imperatore me lo accordòsubitochiedendomi espressamente di non danneggiare néabitanti né case. Fu emesso un proclama col quale si avvertivail popolo della mia intenzione di visitare la città. Questa ècircondata da una muraglia alta circa ottanta centimetri e larga unatrentinacosì che ci si può scarrozzare soprabenissimo con cocchio e cavallied è fiancheggiata da potentitorrioni ogni tre metri.


Scavalcaila grande porta occidentale e cominciai a camminare di sghembo e conaccortezza per le strade principalicon il solo giubbetto addossoper paura di danneggiare i tetti e le grondaie delle case con lefalde della giacca. Camminai con estrema circospezioneattento a noncalpestare chi si fosse trovato per stradamalgrado la perentorietàdell'ordinanzache imponeva a chiunque di non uscirese non aproprio rischio e pericolo. Le finestre più alte e i tettierano talmente affollati di spettatoriche non credo di aver maivisto un luogo altrettanto gremito. La città è unquadrato perfetto con il lato di centocinquanta metri ed oltre.


Ledue strade maestreche incrociandosi formano i quattro quartierisono larghe un metro e mezzomentre i vicoli e le strade minori chevidi passandosenza poterci entraresono larghi dai trenta aiquaranta centimetri. La città può contenerecinquecentomila anime. Le case sono da tre a cinque pianibenforniti negozi e mercati.


Ilpalazzo imperiale è al centro della cittàall'incrociodelle vie maestre. E' circondato da un muro alto sessanta centimetriche si sviluppa a un sei metri di distanza. Da Sua Maestà ebbiil permesso di scavalcare il muro di cinta e poiché c'eraspazio abbastanzami fu possibile osservarlo da ogni lato. Ilcortile esterno è un quadrato di dodici metri ed incorporaaltri due cortili; in quello più interno ci sono gliappartamenti realiche desideravo proprio vederesebbene fosseassai difficileperché i portali che immettevano da unapiazza all'altra erano alti quaranta centimetri e larghi una ventina.Inoltre gli edifici della corte esterna erano alti almeno un metro emezzo e non li potevo scavalcare senza recare danni ingenti alcomplessosebbene le mura fossero di solide pietre squadrate e dellospessore di dodici centimetri. Eppure l'imperatore volevaardentemente che potessi ammirare il suo magnifico palazzoma questonon mi fu possibile se non in capo a tre giornidurante i qualitagliai alla basecol mio coltelloalcuni degli alberi piùmaestosi del parco reale che si trovava a un cento metri dalla città.Con questi alberi costruii due sgabelli dell'altezza di un metro eabbastanza solidi da reggere il mio peso. Avvertita una seconda voltala popolazionepercorsi di nuovo la città fino al palazzo conin mano gli sgabelli. Quando fui di fianco alla corte esternasaliisu uno dei banchetti e tenendo l'altro in manolo passai sopra iltetto deponendolo quindicon la massima attenzionenello spazio frail primo e il secondo cortileche ha una superficie di meno di mezzometro. Scavalcati agevolmente gli edifici e tirato sù ilbanchetto per mezzo di una fune con un uncinomi trovai nella corteinternae alloradistesomi di fiancoavvicinai il viso allefinestre dei piani intermedilasciate aperte appositamentee poteiscorgere gli appartamenti più stupendi che si possanoimmaginare. L'imperatrice e i principini erano nelle loro stanzeattorniati dalle personalità del seguito. Sua Maestàl'imperatrice si compiacque di sorridermi graziosamentetendendomifuori della finestra la mano da baciare.


Manon voglio anticipare al lettore descrizioni di questo genere che horiservato per un'opera più grandequasi pronta ormai per lastampacontenente una descrizione generale di questo imperofinodalla sua fondazioneattraverso una lunga stirpe di principi e conparticolare riferimento alle sue guerrealle istituzionialleleggialla culturaalla religionealle piante e agli animaliaicostumi e a tutti i modi di vivere che caratterizzano questa terrasenza per questo tralasciare anche altre notizie curiose edistruttive. Per ora è mia intenzione riferire fatti eavvenimenti accaduti a quel popolo o a me stesso durante lapermanenza di circa nove mesi in quell'impero.


Unmattinoquindici giorni dopo la mia liberazioneil primo segretarioagli affari privati (come è chiamato) Reldresal venne atrovarmi accompagnato da un solo servitore. Lasciata la carrozza aduna certa distanzami chiese di riservargli un'udienza di un'ora.


Acconsentiisubitosia per riguardo alla sua posizione e ai suoi meritipersonalisia ricordando i buoni servigi che mi aveva reso quandoavevo rivolto le mie suppliche alla corte. Dissi che mi sarei distesoal suolo per ascoltarlo meglioma lui preferì che lo tenessiin mano. Poi cominciò col complimentarsi per la mialiberazionenella quale disse che qualche merito spettava pure aluima che dovevo ringraziare come stavano andando le cose apalazzoaltrimenti non l'avrei ottenuta tanto alla svelta. "Perché"aggiunse"dietro le condizioni di prosperità comepossono apparire ad occhi estraneiil nostro paese ètormentato da due grossi malanni: all'interno la violenza dellefazioni e all'esterno il pericolo d'invasione di un potente nemico.Per quanto riguarda il primodevi sapere che per più disettanta lune questo impero è stato diviso da due partiti inlotta fra di lorodenominati "Tramecksan" e "Slamecksan"dai tacchi alti e dai tacchi bassi che portano come loro segno didistinzione.


"Sebbenesi sostenga che i tacchi alti siano più conformi allo spiritodella nostra antica costituzionesia come siaSua Maestà haimposto a tutti i funzionari dell'amministrazione governativa e degliuffici dipendenti dalla corona l'uso dei tacchi bassicome puoivedere coi tuoi stessi occhi. Quelli di Sua Maestà sonoaddirittura più bassi di un "drurr" rispetto aquelli degli altri cortigiani (il "drurr" corrisponde allaquattordicesima parte di un centimetro). Il rancore fra questi duepartiti si è inasprito così tantoche i suoicomponenti si rifiutano di bere e di pranzare insieme e addiritturadi rivolgersi la parola. Riteniamo che i "Tramecksan" o"Tacchialti" siano maggiori di numeroma senza dubbio ilpotere è tutto in mano nostra.


"Temiamotuttavia che Sua Maestà Imperialel'erede al tronodimostriqualche simpatia per i tacchi alti; è comunque certo che portauno dei due tacchi più alto dell'altroil che gli conferiscela tipica andatura dello zoppo. Oranel colmo di queste lotteintestinesiamo minacciati da un'invasione da parte degli abitantidell'isola di Blefuscul'altro grande impero dell'universovasto epotente quanto quello di Sua Maestà. Per quanto riguardainfattila tua affermazioneche ci sarebbero altri regni ed altristati nel mondoabitati da esseri della tua grandezzai nostrifilosofi sono alquanto scettici e sono inclini a pensare che tu siapiovuto dalla Luna o da una stella. E' comunque certo che uncentinaio di esseri del tuo peso basterebbero a distruggere in unbatter d'occhio i prodotti agricoli e il bestiame dei territori diSua Maestà. Inoltre non c'è il minimo accenno ad altripaesiche non siano i grandi imperi di Blefuscu e di Lilliputnellestorie delle seimila lune. Ma questi due potenti stati si sonoimpegnati in una reciproca ostinatissima guerra per trentasei lune.Ora ascolta quale ne fu l'occasione. E' da tutti ammesso che il modoconsueto di bere un uovo è di romperlo dalla punta larga; mail nonno di Sua Maestàapprestandosi un giornoquando erabambinoa bere un uovo e avendolo rotto secondo l'uso degli antichisi graffiò un dito. In conseguenza di ciòl'imperatoresuo padreemanò un editto col quale si imponeva ai sudditicon la minaccia di pene assai rigorosedi rompere le uova dallaparte della punta stretta. Il popolo reagì violentemente aquesta leggetanto checome ci narrano le storieci furono seirivoluzioni durante le quali un imperatore perse la vita e un altrola corona. A fomentare queste guerre civili furono sempre gliimperatori di Blefuscupresso i quali trovavano rifugio gliesiliatinon appena veniva soffocata una rivoluzione. Si calcola chenon meno di undicimila persone abbiano preferito la mortepiuttostoche accettare di rompere le uova dalla punta stretta. Su questacontroversia sono usciti centinaia di grossi volumianche se i libridei Puntalarga sono stati proibiti da lungo tempo e gli appartenentia quel partito siano stati interdetti a termini di legge da ogniimpiego. Durante queste discordie gli imperatori di Blefuscu cipresentaronoper mano dei loro ambasciatorinumerose protesteaccusandoci di avere aperto un vero scisma religiosopoichéavremmo offeso uno dei dogmi della dottrina del nostro profetaLustrogespressa nel capitolo cinquantaquattresimo del Brundrecal(che è il loro Corano). Si ritiene tuttavia che questo siastato un voler forzare il testole cui parole dicono esattamente chetutti i credenti dovranno rompere le uova dalla parte giusta. Oraèmia umile opinione che decidere della parte giusta spetti allacoscienza individuale o in ultima istanza al supremo magistrato. Ma iPuntalarga esiliati hanno ottenuto un così gran credito allacorte di Blefuscu e tanti aiuti materiali e morali dal loro partitoin patriache per trentasei lune si è combattuta una guerrasanguinosa tra i due paesi con alterne vittorie e durante le qualiabbiamo perso quaranta galeoni da guerra e un numero assai piùgrande di vascelli minoricon i loro equipaggi di marinai esperti edi soldatiper un totale di trentamila persone. I danni arrecati alnemico si pensa che siano maggiori dei nostri. Esso tuttavia haequipaggiato una flotta numerosa con la quale si prepara adinvadercie per questo Sua Maestàconfidando nella tua forzae nel tuo valoremi ha ordinato di esporti questo stato di cose."Pregai il segretario di farsi latore a Sua Maestà dei mieidevoti omaggi e di informarlo che non intendevocome stranieroimmischiarmi nelle loro faccende privatema che ero pronto a dare lamia vita per difendere la sua vita e il suo regno contro l'invasore.




5- CON UNO STRATAGEMMA STRAORDINARIO L'AUTORE PREVIENE L'INVASIONE.

GLIVIENE CONFERITA UN'ALTA ONORIFICENZA. GLI AMBASCIATORI DI BLEFUSCUSOLLECITANO LA PACE. PER UNA SVISTA SCOPPIA UN INCENDIO NEGLIAPPARTAMENTI DELL'IMPERATRICE. MEZZI USATI DALL'AUTORE PER SALVARE ILPALAZZO



L'imperodi Blefuscu è un'isola posta a nord-nord-est di Lilliputdacui è separata da un canale largo ottocento metri. Non l'avevomai visto per cuiquando seppi di questo tentativo d'invasioneevitai di andare sulla costaper timore che qualche vascello nemicomi vedessetanto più che non sapevano niente della miaesistenza. Ogni contatto fra i due imperi era stato severamenteproibitopena la mortedurante la guerrainoltre il nostroimperatore aveva posto l'embargo su tutte le navi. Feci sapere a SuaMaestà di un mio pianotramite il quale mi sarei impadronitodell'intera flotta nemica che si trovava alla fonda del portoprontaa salpare col primo vento favorevole.


Miinformai presso i più esperti marinai per conoscere laprofondità del canale che avevano spesso scandagliato e seppiche nel mezzodove l'acqua è più altaha unaprofondità di settanta "glumgluff"corrispondente acirca un paio di metri e che il resto non supera mai la cinquantinadi glumgluff. Mi diressi quindi verso la costa nordorientalepropriodi fronte all'isola di Blefuscu e quiaccovacciatomi dietro unacollinapresi il cannocchiale tascabile e potei inquadrare la flottanemica in radacomposta di circa cinquanta navi da guerra e un grannumero di mercantili. Tornai a casa e mi feci preparareforte di unaprecisa autorizzazione realequante più corde e barre diferro fosse possibile trovarefra le più lunghe e le piùrobuste. Le corde erano grosse come spaghi e le barre lunghe comeferri da calza: così intrecciai tre corde per farne una piùresistente e lo stesso feci con i ferri che attorcigliai tre allavoltapiegando la cima ad uncino. Legati cinquanta uncini adaltrettante cordetornai alla costa dovetoltami la giubbalecalze e le scarpecamminai in acqua per mezz'oracol solo giubbettodi pelleprima di trovarmi in alto mare. Guadai più in frettache potevo e quando fui nel mezzo nuotai per una trentina di metrifinché toccai di nuovo. In meno di mezz'ora ero arrivato allaflotta.


Inemici furono così spaventati nel vedermiche si gettaronotutti quanti fuori delle navi nuotando verso la rivadove si eraradunata una folla di non meno di trentamila anime. Allora tiraifuori i miei arnesi einfilato un uncino al buco di prua di ognivascellolegai le corde tutte insieme all'estremità. Mentreero impegnato in questa faccendail nemico mi scagliò addossoqualche migliaio di freccemolte delle quali mi colpirono il volto ele manidandomi un fastidio dannato con il loro brucioreintollerabile e rallentando l'operazione.


Maero preoccupato soprattutto per i miei occhi di cui rischiavo laperditase non mi fosse venuta improvvisamente un'idea. Tra le altrecosucce di necessità quotidianaportavo in una tasca segretasfuggita agli ispettori imperialicome ho già detto sopraunpaio di occhiali. Li tirai fuori; poiinforcatili il piùsaldamente possibilepotei continuare arditamente il mio lavoro adispetto delle frecce nemichemolte delle quali colpivano le lentisenza altro danno che farle saltellare sul naso. Avevo ormai finitodi agganciare gli unciniper cuiafferrato in mano il groppo dicordecominciai a tirare. Non una nave si muovevaperchéerano tutte saldamente ancoratee così la parte piùtemeraria dell'impresa era tutta da fare. Fui costretto a lasciare lacorda con gli ami innescati alle prue delle navi e mi misi a tagliarecon risolutezza le corde delle ancore per mezzo di un temperinobuscandomi più di duecento frecce sul volto e sulle mani.Riafferrai la parte annodata con tutte le corde e mi tirai dietroagevolmente una cinquantina delle più grandi navi da guerranemiche.


Quellidi Blefuscuche non avevano la più pallida idea di quello cheavrei fattoper un po' rimasero sbalorditi. Mi avevano vistotagliare gli ormeggi pensando che volessi soltanto mandare le navialla derivao farle sbattere una contro l'altrama quando viderol'intera loro flotta sfilare in perfetto ordine dietro di meemiseroun ululato di disperazione impossibile da descrivere o da concepire.Quando fui fuori tiromi fermai un po' per estrarre le frecce che mipendevano ancora dal volto e dalle mani e per strofinarmi conquell'unguento che mi avevano dato il giorno del mio arrivocome giàsapete. Poi mi tolsi gli occhiali easpettato per un'ora circal'arrivo della bassa mareaguadai il canale col mio trainoarrivando sano e salvo al porto reale di Lilliput.


L'imperatorein compagnia della corteaspettava in piedi sulla spiaggia lasoluzione di questa grande impresa. Vide venire avanti le navi inampio schieramento come una mezzalunama non meche ero immersonell'acqua fino al petto. Quando fui in mezzo al canale l'angosciadella corte si fece ancora più cupaperché l'acqua miarrivava al collo e all'imperatore non rimaneva che credermi in fondoal mare e vedere nella sovrastante flotta intenzioni ostili. Mapresto si ripresero tutti quanti dalla pauraperché ilfondale gradualmente saliva e in breve tempo fui a portata di voce.Alloraalzando in alto il groppo di corde a cui erano legate le naviche mi portavo a rimorchiogridai a gran voce: "Evviva ilpotente imperatore di Lilliput!". Questo grande monarca miaccolse sulla riva con tutti gli elogi possibili e immaginabili e minominò "nardac" all'istanteche è la maggioronorificenza che si conferisce in quel paese.


SuaMaestà avrebbe voluto che trovassi il modo di trasportare nelsuo porto tutto quanto restava della flotta nemica. E' cosìsmisurata l'ambizione dei regnantiche lui pensava addirittura diridurre l'intero impero di Blefuscu a provincia e di affidarne ilgoverno ad un vicerédi sterminare gli esuli Puntalarga e dicostringere quel popolo a rompere le uova dalla punta stretta: allorasarebbe diventato l'unico monarca del mondo intero. Feci ogni sforzoper dissuaderlo da questo disegnoportando ragioni squisitamentepolitiche e di giustiziadichiarando infine energicamente che non misarei mai prestato a ridurre in schiavitù un popolo libero ecoraggioso; tanto è vero chequando la faccenda vennediscussa in consiglioi ministri più saggi si schieraronodalla mia parte.


Questamia esplicitacoraggiosa dichiarazione era talmente contrastante coni disegni politici di Sua Maestà che non me l'avrebbe maiperdonata; ne parlò infattiin maniera assai subdolainconsigliodurante il quale mi hanno riferito che alcuni dei piùsaggi si dimostraronocon il loro silenziosolidali con la miaaffermazione; mentre altriche mi erano rimasti sempre ostilinonsi astennero certo dal pronunciare giudizi chein maniera indirettaalludevano a me. Da quel momento nacque un'intesa segreta fra SuaMaestà e un gruppo di ministri contro di meintesa che sirivelò di lì a due mesi e fu sul punto di causare lamia rovina. Tanto insignificanti sono ritenuti i servigi resi airegnantiquando vengono contrapposti al rifiuto di compiacere alleloro passioni!

Tresettimane dopo la mia impresa clamorosaarrivò da Blefuscuuna solenne missione diplomatica col compito di presentare umiliofferte di pace; questa infatti venne ratificata in breve tempo acondizioni vantaggiosissime per il nostro imperatore. Non staròcerto a importunare il lettore con il resoconto di questa ambasceria;basterà dire che era composta di sei ambasciatori con unseguito di circa cinquecento persone e che fecero un ingressomaestosodegno della grandezza del loro monarca e dell'importanzadella missione. Quando si furono concluse le trattative di paceperle quali mi ero adoperato favorevolmente con tutto il peso che avevoo che pensavo ancora di avere a cortei plenipotenziari di Blefuscuai quali era stato riferito in segreto quanto li avevo aiutatichiesero formalmente di farmi visita. Cominciarono con ilcomplimentarsi per il mio lavoro e per la mia generositàpoimi invitarono nel loro paese in nome del loro imperatore e infine michiesero di dare loro qualche saggio della mia forza sovrumanadicui avevano sentito dire cose incredibili. Li accontentai subitomanon voglio annoiare il lettore entrando nei particolari.


Dopoavere intrattenuto per qualche tempo i plenipotenziaricon loroinfinito piacere e con non minore meravigliali pregai di volerpresentare i miei più umili rispetti all'imperatorela famadelle cui virtù aveva destato tanta ammirazione in tutto ilmondo e alla cui augusta persona avrei reso omaggio prima diritornare in patria. Fu così chela prima volta che mi capitòdi recarmi dal nostro Sovranogli chiesi il permesso di fare visitaal monarca di Blefuscu. Lui me lo concesseanche secome poteiconstatare senza ombra di dubbiocon gelida cortesia. Non riuscii acapire la ragione di tale atteggiamentofinché una certapersona mi sussurrò all'orecchio che Flimnap e Bolgolamavevano presentato quell'incontro fra gli ambasciatori e me come unsegno di infedeltà. Eppure mai nel mio cuore c'era stato postoper un simile sentimento e fu questa la prima volta che cominciai afarmi un'opinione dubbia di corti e di ministri.


Vasottolineato il fatto che questi ambasciatori mi parlarono per mezzodi un interpretepoiché le lingue di questi due statidifferiscono l'una dall'altra non meno di due lingue europeesenzacontare poi che ognuno dei due paesi va fiero delle sue originiantichedella bellezza e della espressività della proprialinguacon ostentato disprezzo per quella del vicino. Il nostroimperatorecomunqueavvalendosi della supremazia acquisita con lacattura delle navili costrinse a presentare le credenzialiadottando il lillipuziano come lingua diplomatica ufficiale. Devoinoltre osservare chesia il continuo traffico commerciale fra i dueregnisia il flusso ininterrotto e reciproco di esiliati dall'uno odall'altro paesesia l'abitudine di entrambe le nazioni di mandare irampolli di buona famiglia nel paese accanto per vedere il mondo eimparare usi e costumi degli uominifacevano sì che quasitutte le persone di un certo gradooltre alla totalità deimercanti e dei marinaisapessero sostenere una conversazione inentrambe le lingue. Ebbi l'opportunità di accorgermene quandoalcune settimane dopomi recai a fare visita all'imperatore diBlefuscuun atto cheal colmo delle sciagureprovocate dallamalvagità dei miei nemicifu per me una gran fortunacomeriferirò a suo tempo.


Illettore si ricorda forse che quando firmai quei famosi articoligrazie ai quali potei ottenere la libertàce n'erano alcuniche mi dispiacquero parecchio perché li ritenevo troppoumiliantima davanti ai quali mi ero dovuto sottomettere a causadella situazione intollerabile. Diventato ormai un "nardac"che è la più alta carica in quell'imperoquellelimitazioni sembravano degradanti per la mia dignità; tanto èvero che lo stesso imperatoreper amore di veritànon neaveva fatto più menzione. Eppure fu di lì a poco che micapitò l'occasione di rendere a Sua Maestà quello chealmeno alloraritenni un servigio straordinario. A mezzanotte fuisvegliato di soprassalto dalle urla di centinaia di persone che siaccalcavano alla porta; frastornato e preso da un vago senso diterroreli sentivo ripetere di continuo la parola "burglum"finché alcuni funzionari di corteapertosi un varco fra lafollami scongiurarono di recarmi a palazzodove gli appartamentidella regina erano in preda alle fiammecausate dalla sbadatagginedi una damigella addormentatasi mentre leggeva un romanzo.


Mialzai in un baleno; poiessendo già stato impartito l'ordinedi sgomberare la stradaper altro illuminata dal chiarore di unanotte di lunariuscii a correre a Palazzo senza calpestare nessuno.Avevano già appoggiato le scale ai muri ed erano tutti munitidi secchigrossi come ditalicoi quali quei poveretti siingegnavano come potevano a rifornirmi di acqua cheoltretuttositrovava ad una certa distanza: ma le fiamme erano cosìimpetuose che i loro sforzi servivano a ben poco. Avrei potutosoffocarle con la mia giaccama nella fretta l'avevo lasciata a casaed ero uscito con il semplice panciotto di cuoio. Sembrava un casodisperato e senza dubbio il palazzo sarebbe stato divorato dallefiamme fino alle fondamentase la presenza di spiritoche èraramente il mio fortenon mi avesse suggerito un'idea luminosa. Lasera prima avevo bevuto una certa quantità di quel vinodeliziosissimo chiamato "Glimigrim"dotato di proprietàdiuretiche (e che i blefuscudiani chiamano "Flunec"sebbene il nostro sia migliore). Fortunatamente non mi ero liberatonemmeno di una goccia e poisia per il calore delle fiammesia peril gran daffare nel domarleavevo addosso un tale stimolo diurinareche lo feci con tanta abbondanza e con getti cosìprecisida estinguere il fuoco in tre minuti. Il resto di quelnobile palazzola cui erezione era costata tanti anni di lavororimase così indenne.


Eraormai l'alba e me ne tornai a casasenza attendere per congratularmicon l'imperatoreperchésebbene avessi compiuto un servigioimportantissimonon ero sicuro di come Sua Maestà se lasarebbe presa per il modo in cui l'avevo eseguito. Fra le leggistatutarie del regno si fa infatti assoluto divieto ad ogni personadi qualsiasi cetodi far acqua entro i recinti del palazzo. Mi detteun certo sollievo un messaggio di Sua Maestà nel quale miassicurava che avrebbe ordinato all'alta corte di giustizia diconcedermi un condono formale; ma in realtà non riuscii mai adottenerlo; anzi mi fu detto in segreto che l'imperatriceinorriditaper il mio gestosi era ritirata dall'altro lato della cortedecisaa lasciar andare in rovina quei quartierie che in presenza dei suoiintimi non nascondeva propositi di vendetta.




6- CULTURALEGGI E COSTUMI DEGLI ABITANTI Dl LILLIPUT. L'EDUCAZIONEDEI FIGLI. LE ABITUDINI DELL'AUTORE IN QUELLA TERRA. COME RIABILITO'UNA GRANDE DAMA



Sebbenevoglia stendere un trattato a parte per descrivere questo imperotuttavia mi fa piacere nel frattempo darne un'idea generale allettore. Tutti gli animalile piante e gli alberi di questa terrasono in proporzione con l'altezza degli uomini che ècomeabbiamo vistomeno di quindici centimetri; così per esempio icavalli e i buoi più alti vanno da dieci a quindicicentimetrile pecore sono alte quattro centimetrio giù dilìle oche son come passeri e via di seguito nella scaladiscendentefino ad arrivare agli esseri più piccoli cheerano quasi invisibili ai miei occhi. La natura aveva del pari dotatola vista dei lillipuziani in conformità del loro mondo; questaera infatti acutissima ma incapace di vedere lontano. Tanto per dareun'idea della loro vista a distanza ravvicinataricorderò diessermi beato a vedere un cuoco farcire un'allodola piùpiccola di una mosca e una ragazzina cucire con un ago invisibile eun altrettanto invisibile filo. Gli alberi più altiche sitrovano nel grande parco realeraggiungono i due metri e riuscivo amalapena a toccarne la cima. Vengono poiin proporzionetutte lealtre pianteche lascio all'immaginazione del lettore.


Nonho granché da dire per il momento della loro culturacheaveva conosciuto per anni una grande fioritura in tutti i settori. Mala loro scrittura è certamente singolare poiché noncorre da sinistra a destra come per gli europeiné da destraa sinistra come per gli arabiné dall'alto al basso come peri cinesiné dal basso verso l'alto come per i cascagibensìdi traversoda un angolo all'altro del fogliocome fanno le signoreinglesi.


Seppellisconoi loro morti a testa all'ingiù perché credono che dopododicimila lune risorgeranno e durante quel periodo la terracheloro ritengono piattasi sarà rovesciata completamentecosìche quellial momento della resurrezione dei corpisaranno belli epronti su due piedi. I saggi ammettono l'assurdità di questadottrinaeppure si continua a praticarla per compiacere allecredenze del volgo. Certe leggi e certi costumi di questo impero sonodavvero singolaritanto che sarei tentato di giustificarlese nonfacessero a pugni con quelle del mio paese. C'è solo dasperare che vengano rispettate con la stessa solerzia. La primaallaquale mi riferiscoriguarda le spie: ogni delitto contro lo statoviene punito con estrema severità; tuttaviase l'accusatodimostra durante il processo la sua innocenzal'accusatore vieneimmediatamente condannato ad una morte infamantementre le sue terree i suoi beni costituiranno una ricompensa quattro volte maggiore perla perdita di tempoper il pericolo corsoper il rigore dellaprigioneper le spese di difesa sostenute dall'accusato.


Sei beni del delatore sono insufficientisupplirà la Corona.


L'imperatorein persona gli conferirà in pubblico un segno della sua stimae la sua innocenza verrà proclamata dai banditori nei rionidella città.


Consideranola frode un delitto più grave del furto e succede raramenteche non venga punita con la morte; infatti loro ritengono chese lacura e la vigilanza esercitate da un comune cervello possonopreservare i beni personali dalle unghie dei ladrinon ci sonochiavistelli con i quali l'uomo comune riuscirà a difendersida un'astuzia diabolica. Inoltrepoiché è necessarioun rapporto continuo di compravendita a creditolà dove sipermettesse o si indulgesse all'esercizio della frodeo non cifossero leggi per punirlal'onesto ci rimetterebbe sempre le penne atutto vantaggio del manigoldo. Mi ricordo chequando tentai diintercedere presso il re in favore di uno sciagurato che si eraappropriato di una somma di denaro destinata al suo padroneinvolandosi con essaavendogli fatto osservareallo scopo diattenuare la colpache in fondo si trattava solo di abuso difiduciasembrò orrendo a Sua Maestà che portassi adifesa di quell'uomo la peggiore delle aggravanti; a me rimase benpoco da replicareoltre il luogo comune che dice "paese chevaiusanze che trovi"rosso di vergogna come ero.


Ricompensee punizioni costituiscono l'asse intorno al quale gira la ruota dellostatoeppure non mi è capitato mai di vedere questa massimamessa in pratica come a Lilliput. Chiunque è in grado diesibire prove sufficienti di settantatre lune filate di rispetto alleleggi stataliha diritto a privilegivariabili a seconda dellacondizione socialeinsieme ad una certa somma di denaro da prelevareda un fondo destinato a questo fine; contemporaneamente gli vieneconferito il titolo di "Snilpall" o "Legale" daaggiungere al suo nomesenza che tuttavia possa essere trasmesso aifigli. Sembrò loro un limite gravissimo della nostralegislazioneil fatto che da noi le leggi infliggono soltanto pene.Per questo l'immagine della giustizia che viene raffigurata nei lorotribunali ha sei occhidue davantidue di dietro ed uno per latoasignificare la sua estrema circospezioneed inoltre una borsa dimonete d'oroapertanella mano destra e una spada nel fodero nellasinistraper dimostrare che essa è più incline allaricompensa che alla punizione.


Quandoscelgono il personale per ogni tipo di impiegoconsiderano lamoralità dell'individuo molto di più della sua abilità;e poiché il governo è necessario all'umanitàsono convinti che un comune cervello sia idoneo ad un compito come adun altroe che la Provvidenza non si è sognata mai di faredel governo un'attività misteriosacomprensibile ad unristretto numero di intelligenze superioridi cui non ne nascono piùdi due o tre in un secolo. Essi invece pensano che tutti sono dotatidi sinceritàgiustiziatemperanza e simili; virtùquestela cui osservanzaunita all'esperienza e alle buoneintenzionisaranno sufficienti a rendere idoneo un individuo alservizio del suo paeseeccetto quei casi nei quali sia richiesto unospecifico corso di studi. Ma non c'è dote intellettualestraordinaria che possa rimpiazzare la mancanza di virtùetichee gli impieghi non possono essere affidati alle mani disimili individui. In ogni caso gli errori commessi per ignoranzainassenza di cattiva intenzionenon saranno mai tanto funesti per ilbene pubblico come quelli commessi da unodisposto per natura allacorruzioneche in più sappia manovrare abilmente perdifendere e moltiplicare i suoi raggiri.


Inmodo simile si negano cariche pubbliche a quanti non credono allaDivina Provvidenza; ed infattivisto che i sovrani si ritengonoinviati della Provvidenzanon c'è cosa più assurda peri lillipuziani di un principe che affida incarichi a persone chedisconoscono quell'autorità in nome della quale egli agisce.


Neldare un sunto di queste e di altre leggi che seguirannosappia beneil lettore che mi riferisco alle istituzioni primitive di quel popoloe non allo scandalosissimo stato in cui si è ridottoper lanatura degenerata dell'uomo. Per quanto concerne le vergognoseabitudini di acquistare cariche danzando sulla cordao posti diprestigio saltando sopra i bastoni o strisciandovi sottofaccioosservare al lettore che furono introdotte per la prima volta dalnonno dell'attuale sovrano e che si sono sviluppate fino all'attualerigoglio grazie al progressivo aumento delle lotte faziose.


L'ingratitudineè per loro un delitto capitalecosì come si legge chesia stato anche in altri paesi. Loro infatti ragionano in questomodo:

seuno rende il male a chi gli ha fatto del benecome potrà ilresto del genere umanoche non ha fatto nullaconsiderarlo unfratello?

Perquesto un simile uomo non è degno di vivere.


Leloro idee riguardi ai doveri dei genitori e dei figli sono l'oppostodelle nostre. Dato che l'unione dei sessi si fonda sulla grande leggedella natura per propagare e continuare la speciei lillipuzianiuomini e donne vanno insieme né più né meno checome gli altri animaliseguendo l'istinto della concupiscenza;l'affetto per i figli deriva quindi dallo stesso principio naturale.Per questo non sfiora loro il cervello che un figlio debba sentirsiin obbligo verso il padre per averlo generato o verso la madre peraverlo messo al mondo; la qual cosaconsiderate le miserie dellavitanon èin séné un beneficio né unatto di volontà dei genitoriin tutt'altre faccendeaffaccendati durante i loro incontri amorosi. Per questi e similiragionamentiè loro opinione che i genitori siano gli ultimifra tutti a meritare la fiducia di una buona educazione dei figli. Inogni città hanno nidi d'infanzia pubblicidove tutti igenitoriad eccezione dei contadinidevono inviare i figli dientrambi i sessi all'età di venti lunequando si pensa cheabbiano acquisito una qualche propensione all'obbedienzaper essereallevati ed educati. Ci sono scuole di vario genereadatte allediverse condizioni dei due sessicon insegnanti che addestrano iragazzi a quel tipo di vita che si confà ai loro genitorisviluppando nel contempo le loro capacità e inclinazioni. Daròprima qualche notizia degli asili per maschi e quindi di quelli perfemmine.


Quelliper maschi di famiglie nobili o elevate sono dotati di maestri saggie severi affiancati da uno stuolo di assistenti. Cibo e vestiariosono semplici e privi di ricercatezza. Gli allievi vengono allevatinel rispetto dei principi dell'onoredella giustiziadel coraggiodella modestiadella clemenzadella religione e dell'amore per lapropria terra; inoltre si affida loro qualche cosa da fare in ogniora del giornoad eccezione di quando mangiano e dormono. Questisono d'altra parte intervalli assai breviai quali andranno aggiuntedue ore di svagoimpiegate nel compiere esercizi fisici. Finoall'età di quattro anni ci sono degli uomini a vestirlidopodi chemalgrado la loro elevata condizione socialedevono farlo dasoli; le donne che svolgono il loro servizio nelle scuoletutte suicinquanta annicompiono soltanto i servizi più umili. Aibambini non è concesso di conversare con la servitù esi divertono in gruppi più o meno numerosisempre sotto gliocchi di un maestro o del suo assistente.


Inquesto modo si impedisce che ricevano le deleterie influenze delvizio e della folliaalle quali sono sottoposti i nostri bambini. Igenitori possono far visita ai figli solo due volte all'anno e pernon più di un'ora; è loro concesso di baciarli soloall'arrivo e alla partenzamentre il maestropresente a questiincontriimpedirà loro di parlare sottovoce al bambinodiusare vezzeggiativi nei suoi confrontidi portargli regaligiocattolidolciumi e roba simile.


Laretta per il mantenimento e l'educazione dei figli è a caricodei genitori ese non viene pagatase ne delega la riscossione agliesattori imperiali.


Gliasili per i figli della classe mediadi mercanticommercianti eartigiani sono organizzatiin proporzionesecondo lo stesso schema;i ragazzi avviati a qualche mestierevanno a fare gli apprendistiall'età di sette annimentre i figli dei notabili continuanoa studiare fino a quindici annietà che corrisponde a ventunoda noima la vita di collegio si fa meno rigida durante gli ultimitre anni.


Negliasili femminili le bambine di nobile famiglia vengono educate come imaschicon la sola differenza che vengono vestite da inservienti delloro sessosempre al cospetto del maestro e del suo assistentefinché non siano in grado di farlo da sole all'età dicinque anni. Se qualcuna di queste inservienti cede alla tentazionedi raccontare alle bambine storie paurose o fiabescheoppure certipettegolezzi che le cameriere comunemente divulganovengono frustatein pubblico per tre volteimprigionate per un anno e confinate vitanatural durante nelle più squallide contrade del paese. Inquesto modo si insegna alle fanciullecome ai maschia disprezzarela codardia e la frivolezza e a non curarsi degli ornamenti dellapersona che non rientrino nella normale decenza e pulizia. Non honotato nessuna differenza nella educazione dei due sessiadesclusione degli esercizi fisici cheper le ragazzesono menopesanti e di alcune nozioni di economia domestica impartite loro;riducendo sensibilmente la cultura generalela loro massima èinfatti chefra gente di rangouna moglie deve essere sempre unasaggia e piacevole compagnadal momento che la sua giovinezza nondura in eterno. Quando raggiungono i dodici anniche è l'etàdel matrimonio per lorotornano a casamentre ai vivissimiringraziamenti dei genitori e dei tutorinei confronti degliinsegnantisi unisce il pianto dirotto delle ragazze che dannol'addio alle compagne.


Negliasili per bambine di più umile rango si avviano le convittriciai lavori che appropriati al loro sesso e alla loro condizione.Quelle che fanno le apprendisteescono a sette annile altrerestano fino a undici.


Lefamiglie modeste che tengono i figli in questi istitutioltre allaretta annuale che per loro è assai bassadevono fornire aldispensiere una piccola parte dei loro guadagni mensili comesovvenzione al mantenimento della loro prole; per questo le spese deigenitori sono limitate dalla legge. Infatti i lillipuziani ritengonoche non ci sia niente di più egoistico degli atti di quellagente cheper soddisfare il proprio piaceremette al mondo deifiglilasciando agli altri l'onere di mantenerli. Le persone dicondizione elevata si impegnano a destinare una certa somma ad ognifiglioa seconda del rangoe queste somme vengono sempreamministrate con grande senso di economia e giudizio.


Icontadini si tengono i figli a casa e siccome il loro compito èdi coltivare la terrala loro educazione ha poca importanza per ilbene pubblico; i vecchi e i malati sono mantenuti in ospizioedinfatti l'accattonaggio è un'attività sconosciuta inquesto paese.


Aquesto punto non dispiacerà forseal curioso lettoreaverequalche notizia riguardo le faccende domestiche e le abitudini da meseguite durante il mio soggiorno di nove mesi e tredici giorni inquesta contrada. Spinto dalla necessità e dal bernoccolo perla meccanicami costruii un tavolo ed una sedia abbastanza comodicon gli alberi più grandi del parco reale. Duecento sartevennero chiamate per confezionarmi camicielenzuola e tovaglietutte del tipo di stoffa più robusto e ruvido che fu possibiletrovare. Malgrado ciòfurono costrette a sovrapporne piùstratiperché il tipo più pesante è molto piùsottile della nostra tela batista. La loro tela è alta sette ootto centimetri e una pezza ha la lunghezza di un metro. Le sarte mipresero le misure mentre stavo sdraiato per terral'una montandomisul collo e l'altra a mezza gambatirando i capi di una grossa funementre una terza ne misurava la lunghezza con un regolo di duecentimetri e mezzo. Poi fu loro sufficiente misurarmi lacirconferenza del pollice destro perchéin base ai lorocalcoli matematiciil doppio di questa corrisponde a quella delpolsoe via di seguito per quelle del collo e del torace. Poiseguendo il modello della mia vecchia camicia che distesi per terraspianandola da ogni latomi servirono a pennello. Furono impiegatianche trecento sarti per farmi gli abitima essi avevano un altromodo di prendere le misure. Mi fecero mettere in ginocchio ed uno dilorosalito su di una scala che mi arrivava al collolasciòcadere un filo a piombo dall'altezza del colletto fino al suolocalcolando in questo modo l'esatta lunghezza della giacca; petto ebraccia li misurai da solo. Quando furono prontii miei abitilacui confezione venne eseguita in casa miaperché anche la piùspaziosa delle loro dimore sarebbe stata insufficiente a contenerlisembravano uno di quei lavori di rattoppo che fanno le nostre donnein Inghilterracon l'unica differenza che nel mio casole toppeerano tutte dello stesso colore.


Perprepararmi il pranzo c'erano trecento cuochialloggiati in comodecasette erette tutto intorno alla mia dimoradove vivevano con leloro famigliecon il compito di prepararmi ognuno due piatti.


Prendevoin mano venti servitori e li posavo sulla tavolamentre altri centoaspettavano al suoloalcuni con vassoi di carnealtri con barilottidi vino e di liquori sulle spalle. I venti di sopraad un mio cennoissavano quella roba con un sistema di carrucole assai ingegnosocome noi solleviamo le brocche d'acqua dai pozzi. Un piatto di carnecostituiva per me un boccone e un barilotto di vino una buonasorsata. Il loro montone non è buono il nostroma la carne dibue è eccellente. Una volta mi diedero una lombata cosìgrandeche dovetti farla in tre pezzima è un caso moltoraro. I camerieri rimanevano a bocca aperta vedendomi mangiare tuttaquella robaossa compresecome da noi si fa con le allodole. In unboccone facevo fuori un'oca o un tacchino e vi assicuro che i lorosono molto migliori dei nostri. Dei volatili più piccoli neinfilavo venti o trenta sulla punta del mio coltello.


Ungiorno Sua Maestàinformato delle mie abitudinivolle avereil piacerecome ebbe la compiacenza di chiamarlodi pranzare conmeinsieme alla regale consorte e i principi reali d'ambo i sessi.Quando venneroli sistemai con i loro seggi regali sul tavoloproprio di fronte a me con le guardie al loro fianco. Era presenteanche il gran tesoriere Flimnap con la bacchetta biancaed ebbi mododi notare che mi guardava con un che di astioso; ma lì per lìnon gli diedi gran pesotutto preso a divorare il doppio di quelloche ero solito fareper rendere onore alla mia amata patria e perriempire d'ammirazione la corte. Ho ragione di credere che questavisita privata di Sua Maestà desse a Flimnap l'occasione dimettermi in cattiva luce agli occhi del suo signore. Quel ministroin segretomi era stato sempre ostilesebbene apparentementeostentasse nei miei confronti maniere assai più cordiali diquanto il suo carattere scontroso gli permettesse abitualmente difare. Egli illustrò dunque a Sua Maestà le condizionigrame in cui versavano le finanze e gli disse che si trovavacostretto ad emettere prestiti ad interesse altissimoche le cedoledello Stato non circolavano al di sotto del nove per centoche erocostato a Sua Maestà più di un milione e mezzo di"sprugs" (che sono le loro monete auree più grossesimili a pagliuzze) e che insomma sarebbe stato consigliabile che SuaMaestà mi congedasse alla prima occasione.


Sentoil dovere a questo punto di salvare l'onore di una nobile dama chesenza colpa alcunasoffrì per causa mia. Il ministro deltesoro si era messo in testa che sua moglie lo tradivaistigato daqualche mala linguasecondo la quale lei si sarebbe pazzamenteinnamorata di me. Anziper un certo tempo corse voce a corte che leisarebbe venuta in segreto a trovarmi. Ora tengo a dichiarareapertamente che questa è un'infamia vergognosapriva di ognifondamentotanto più che Sua Grazia si degnò sempre ditrattarmi con i segni innocenti della liberalità edell'amicizia. Ella venne certo a casa miama sempre pubblicamente ein compagnia di non meno di tre personefra le quali sua sorellalafiglia e qualche amicacome del resto facevano altre dame di corte.I miei stessi servitori possono inoltre testimoniare se hanno maivisto una carrozza alla mia porta senza sapere chi ci fosse dentro.In questi casidopo essere stato avvertito da un servitoreera miaabitudine andare immediatamente alla porta; quindipresentati i mieiomaggiprendevo in mano la carrozza con due cavalli (se si trattavaun tiro a sei era cura del postiglione staccarne quattro) e lasistemavo con attenzione sulla tavolaattorno alla quale avevosistemato una barriera mobilealta quindici centimetri per prevenireincidenti. Mi è capitato spesso di avere sulla tavola quattrocarrozze contemporaneamentetutte piene di genteverso le quali michinavo dopo essermi seduto sulla mia sedia. Mentre mi intrattenevocon gli occupanti di una carrozzai cocchieri facevano girare lealtre intorno al tavolo. Ho passato così molti pomeriggi inpiacevoli conversazioni. Ma sfido il gran tesoriere e le sue due spie(di cui dirò i nomiaccada quel che accada)Clustril eDrunloa dimostrare che qualcuno sia venuto da me in incognitoeccezion fatta per il segretario Reldresal il qualecome ho dettosopraveniva in nome del re. Non mi sarei tanto a lungo soffermatosu questi particolarise non vi fosse coinvolta la reputazione diuna nobile signoraper non dire nulla della miasebbene allora mifregiassi del titolo di "nardac"che il tesoriere nonaveva.


Tuttisanno infatti che lui è un "glumglum"un titolo piùbasso dell'altrocome in Inghilterra un marchese sta ad un ducaquantunque debba riconoscere che lui aveva la precedenza su di me invirtù della sua carica. Queste calunniedi cui ebbi notiziaqualche tempo dopoper un caso banale sul quale non occorresoffermarsifecero sì che il tesoriere si comportasse assaimale con la moglie e ancora peggio con me. Quando alla fine siaccorse dell'erroresi riconciliò con la consortema con mei ponti erano ormai rotti e dovetti constatare quanto la stessasimpatia dell'imperatore nei miei confronti diminuisse rapidamentetanto era influenzato da quel suo favorito.




7- INFORMATO CHE SI TESSE UNA TRAMA PER ACCUSARLO DI ALTO TRADIMENTOL'AUTORE FUGGE A BLEFUSCU. SUE ACCOGLIENZE IN QUELLO STATO



Primadi raccontare il modo in cui abbandonai questo regnosarànecessario informare il lettore di un intrigo che per due mesi fuordito contro di me.


Finoad allora non avevo avuto nessuna consuetudine con le cortiallequali mi era stato impossibile accedere a causa delle mie modestecondizioni. Avevo tuttavia letto e sentito parlare abbastanzadell'indole dei prìncipi e dei ministrima non mi sarei maiaspettato di scoprirne gli effetti più deleteri in un paesecosì lontano e per di più governatocome credevosecondo princìpi opposti a quelli usati in Europa.


Mistavo preparando ad andare a Blefuscu per rendere visitaall'imperatorequando un dignitario di corteal quale avevo resobuoni servigi (al momento in cui era caduto in disgrazia presso SuaMaestà)venne a trovarmi di notte in una lettiga chiusachiedendomi udienza senza tuttavia mandare a dire il suo nome.Congedati i lacchèinfilai la portantina con dentro ildignitario nel taschino del panciotto; poidopo avere detto ad unservo fidato che ero indisposto e che mi sarei coricatosbarrai laporta di casa ecome sempreposai la portantina sul tavolosedendomi accanto. Dopo i convenevoliaccortomi che sua signoria eramolto turbato gliene chiesi la ragione; lui mi pregò diascoltarlo pazientementeperché c'era di mezzo la miareputazione e la mia vita.


Questeche seguono sono le parole che annotai diligentemente subito dopo lasua partenza: "Devi sapere che il Consiglio della Corona èstato convocato più volte a causa tua e sempre in segretoeche due giorni or sono Sua Maestà ha preso una fermadecisione. Ti sarai accorto che Skyris Bolgolam ("galbet" oalto ammiraglio) è statofino dal tuo arrivotuo mortalenemico. Non conosco l'origine di questo odioma è certo cheessodopo la strepitosa vittoria su Blefuscuche ha oscurato la suafama di ammiraglioè aumentato enormemente.


Suaeminenza l'ammiraglioin combutta con il tesoriere Flimnapla cuiavversione nei tuoi confronti è nota per la faccenda dellamogliecon il generale Limtocil ciambellano Lalcon e il giudicesupremo Balmuff hanno preparato i capi di accusa contro la tuapersonaper tradimento ed altri delitti che comportano la penacapitale." Questo preambolo mi mise in tale stato di agitazionecosciente come ero dei miei meriti e della mia innocenzache fui piùvolte sul punto di interromperloma lui mi ingiunse di faresilenzioproseguendo con queste parole: "A rischio della vita ericordando i favori che mi hai resomi sono procurato informazionisul processo che si vuole istruire a tuo caricoinsieme a questacopia dove sono riportati i capi di accusa nei tuoi confronti:


CAPID'ACCUSA CONTRO QUINBUS FLESTRIN (l'Uomo Montagna)


Articolo1


Premessochea norma dello statuto di Sua Maestà ImperialeCalinDeffar Plunechiunque sia sorpreso a fare acqua entro i recinti delpalazzo reale è passibile dell'imputazione di alto tradimentociò malgrado il citato Quinbus Flestrinin flagranteviolazione della leggecol pretesto di spegnere le fiammenell'appartamento della amatissima consorte imperiale di Sua Maestàha malevolmenteproditoriamentediabolicamente soffocato dettoincendio scoppiato nel sopraccitato appartamentosito all'internodei recinti del menzionato Palazzo Realeper mezzo di getti diurinaviolando le norme statutarie previste nel casoecceteraecceterain violazione del decretoecceteraeccetera.


Articolo2


Ilsopraddetto Quinbus Flestrindopo che ebbe portato nel porto realela flotta imperiale di Blefuscuavendo ricevuto l'ordine da SuaMaestà di catturare tutte le altre navi rimanenti a Blefuscu edi degradare quell'impero al rango di Provinciaper essere governatoda un nostro Vicerénonché di distruggere e mettere amorte non solo i Puntalarga esiliati ma quanti in quell'impero sirifiutassero di abiurare immediatamente alla eresia puntalarghistaegliil sopraccitato Flestrincomportandosi da infame traditore neiconfronti della benefica e serena Maestà Imperialepresentòistanza di essere esonerato da tale servigioadducendo il pretestoche gli ripugnava forzare le coscienze o distruggere la libertàe la vita di un popolo innocente.


Articolo3


Nelquale si ricorda chementre erano arrivati gli ambasciatori dellacorte di Blefuscu per implorare da Sua Maestà la paceegliil sopraddetto Flestrinda vero traditore ribelleaiutòappoggiòoffrì ospitalità e ricreazioni aisopra citati ambasciatorisebbene fosse a piena conoscenza checostoro erano gli emissari di un principe chefino a poco tempoprimaera stato nemico dichiarato di Sua Maestà Imperiale ein guerra con Lui.


Articolo4


Nelquale si rileva che il detto Quinbus Flestrincontravvenendo aidoveri di un suddito fedeleè in procinto di recarsi allaCorte dell'Imperatore di Blefuscuquantunque provvisto unicamente diun assenso verbale da parte della nostra Maestà Imperiale; ein nome di detto permessointende intraprendere tale viaggio conanimo falso e proditorioal fine di recare aiutosostegno eincitamenti all'imperatore di Blefuscufino a poco tempo fa nemico ein guerra aperta con la menzionata Maestà Imperiale.


"Devodire che ci sono anche altri articolima questidi cui ti ho lettoun estrattosono i più importanti. Certosi deve riconoscereche durante i numerosi dibattiti per metterti in stato di accusaSuaMaestà ha più volte dimostrato la sua volontà diclemenzaricordando i servigi che gli hai prestato e cercando diattenuare la gravità delle imputazioni. Ma l'ammiraglio e iltesoriere hanno insistito che tu sia condannato ad una morte atroce einfamanteproponendo di appiccare il fuoco alla tua dimora durantela nottesotto la vigilanza del generale e di ventimila fanti armatidi frecce avvelenate e pronti a scagliartele sul volto e sulle mani.Si voleva ordinare in tutta segretezza ai tuoi inservienti dicospargere il letto e la biancheria di succhi velenosicapaci didecomporre la carne e di farti morire fra atroci sofferenze. Ilgenerale stesso aderì a questa proposta e per un certo temposi costituì una salda maggioranza a te sfavorevole. Ma SuaMaestà era decisonei limiti del possibilea risparmiarti lavita e riuscì ad avere dalla sua parte il ciambellano dicorte. Fu a questo punto che l'imperatore volle sentire l'opinione diReldresalprimo segretario agli interniche si è sempredimostrato tuo amico. Le sue parole confermarono l'idea che ti seifatta di questa persona. Lui riconobbe la gravità delleaccusema ricordò nello stesso tempo che si doveva ricorrerepur sempre alla clemenzala miglior virtù di un principe edella quale Sua Maestà poteva di diritto andare fiero. Disseche era a tutti nota l'amicizia che lo legava a te da tanto tempo eche di conseguenza le sue opinioni potevano sembrare partigiane aquel consessotuttaviain ossequio a quanto gli era statorichiestoavrebbe espresso in piena libertà le sue idee.Disse allora che Sua Maestàin riconoscenza dei buoni servigiresi e in ottemperanza alla sua natura misericordiosaavrebbe dovutorisparmiarti la vitalimitandosi a accecarti entrambi gli occhi. Conquesta risoluzione egli umilmente credeva che si potesse in qualchemodo fare giustiziamentre tutto il popolo avrebbe applauditoquell'atto di clemenza imperialee con esso la generosità ela giustizia di coloro che hanno l'onore di essere suoi consiglieri.


Aggiunseche la perdita della vista non avrebbe in alcun modo ridotta la tuaforzagrazie alla quale sei tanto utile a Sua Maestà poichéanzi la cecità aumenta il coraggioin quanto ci impedisce divedere i pericolise è vero che proprio il timore per i tuoiocchi era stato il maggiore ostacolo nel portar via la flotta nemicae cheinfinesarebbe stato per te sufficiente vedere attraverso gliocchi dei ministricosì come fanno anche i monarchi piùpotenti.


"Questaproposta incontrò la più intransigente disapprovazionedel consiglio. L'ammiraglio Bolgolam non poté trattenere lasua ira esaltando in piedi su tutte le furiedisse che non sicapacitava come un segretario agli interni osasse proporre di salvarela vita di un traditore; che i servigi che tu avevi reso eranoproprio per la ragion di statola peggiore aggravante ai tuoidelitti; che la tua capacità di spegnere incendi orinandovisopracome avevi fatto con l'appartamento della regina (azione chericordò con orroreavrebbe potutoin un'altra occasioneprovocare l'inondazione del Palazzo; che così comegraziealla tua forzaavevi potuto trascinare fin qui la flotta nemicaaltrettanto bene avresti potuto riportarla al nemico al primodissapore che tu avessi avuto con noi; che infine aveva le sue buoneragioni di credertiin fondo al cuoreun Puntalarga e poichéil tradimento cova nel cuore prima di manifestarsiin conseguenza diciò ti accusava di tradimentoinsistendo che tu fossi messo amorte.


"Dellastessa opinione si disse il gran tesoriere. Mise in luce in qualimisere condizioni si fosse ridotto l'erarioincapace ormai di farefronte al tuo mantenimentosostenendo inoltre che la propostaavanzata dal segretario agli internidi cavarti gli occhinon solonon costituiva un rimedio contro il dannoma avrebbe contribuito adaccrescerlo. Ti sarebbe infatti successo come a certi tipi di uccellicheuna volta accecatimangiano il doppio ingrassando rapidamente.


Conclusedicendo che Sua Maestà e il Consigliotuoi giudici naturalierano fermamente convinti della tua colpevolezzadi per séragione sufficiente per condannarti alla pena capitaleanche senzale prove formali richieste dalla lettera della legge.


"MaSua Maestà Imperialenettamente contrario alla pena di mortesi compiacque graziosamente di osservare chese il Consiglioriteneva la perdita della vista una punizione troppo lievesisarebbe potuta aggiungere ad essa qualche altra mutilazione. A questopunto il tuo amicosegretario agli internidopo aver chiesto diessere ascoltatoper replicare a quanto aveva sostenuto il tesorierecirca le difficoltà incontrate dall'erario per mantenertidisse che Sua Eccellenzache era il solo a disporre delle renditeimperialiavrebbe potuto ovviare facilmente a questo inconvenientetagliandoti gradualmente i viveri; grazie a questo espediente tisaresti infiacchito rapidamenteavresti perso l'appetitoconsumandoti in pochi mesi dopo di che il puzzo della tua carcassanon avrebbe certo costituito un pericoloridotta come sarebbe statadella metà. E poisubito dopo la tua mortecinque o seimilasudditi avrebbero dovuto spolparti le ossa in fretta e furia eseppellire la carne nelle contrade più remote del regno perprevenire epidemiementre il tuo scheletro sarebbe rimasto come unmonumento per l'ammirazione dei posteri.


"Fucosì che si giunse ad un compromesso per l'amicizia delsegretario. Si stabilì dunque di tenere segreto il progetto difarti morire d'inediamentre venne verbalizzata la decisione diinfliggerti l'accecamento. A questo nessuno si oppose ad eccezionedell'ammiraglio Bolgolam il qualeistigato dalla reginadi cui eraun favoritocontinuò ad insistere sulla pena di morte. Lareginainfattinon aveva mai smesso di odiarti dopo che tuspegnesti l'incendio nell'infamante ed illegale maniera che sai.


"Entrotre giorni il tuo amico segretario verrà a leggerti i capid'accusa e a dimostrarti la grande clemenza e la simpatia di SuaMaestàgrazie alla quale ti si condanna solamente allaperdita degli occhi; penaquestaalla quale Sua Maestà èsicuro che ti sottoporrai con animo gratomentre venti chirurghireali avranno cura che l'operazionela quale consiste nelloscagliarti acuminatissime frecce nei globi ocularimentre te nestarai disteso sul pavimentovenga eseguita secondo le regole.


"Lascioa te prendere le misure più opportunementre ioper nondestare sospettidevo svignarmela in gran segretocome sonovenuto." Uscita sua Signoriarimasi solo con mille dubbi eincertezze sul da farsi. Secondo un'abitudine introdotta dall'attualeregnante e dal suo ministero (che non trovava riscontrocome mi fudettonelle procedure seguite nei tempi antichi)dopo che la Corteaveva decretato un'esecuzione crudelevuoi per appagare l'iraregaleo la malvagità di qualche favoritol'imperatore inpersona teneva un discorso al consiglio riunito in seduta plenarianel quale esprimeva la sua grande clemenza e la sua generositàcome doti conosciute e risapute in tutto il mondo. Questo discorsovenne promulgato e diffuso in tutto il reame e nulla diffuse ilterrore nella popolazione quanto i riferimenti encomiastici allaclemenza reale; perché si sapeva ormai molto bene chequantopiù si insisteva e si propagandavano tali encomitanto piùdisumana sarebbe stata la penae tanto più innocentel'accusato destinato a subirla. Quanto a medevo confessare chenonessendo mai stato destinato alla vita di cortené pernascitané per educazioneed essendo quindi un pessimogiudice in materianon riuscivo a capire dove fosse tutta quellaclemenza e quella simpatia alla quale la sentenza faceva riferimento;anzie forse mi sbagliomi sembrava più rigorosa che mite.Più di una volta fui sul punto di accettare il processosperando di poter attenuare i fatti menzionati nei vari capid'accusavisto che non li potevo negare; ma troppe volte in vita miaho assistito a processi di stato che immancabilmente finivano secondole direttive dei giudiciper affidarminella condizione in cui mitrovavo e con tali nemiciad un verdetto tanto pericoloso. Per unmomento pensai di opporre resistenza perchéfinchéfossi rimasto liberodifficilmente tutte le forze riunitedell'impero avrebbero potuto soggiogarmimentre avrei potuto conestrema facilità ridurre in macerie la capitale a furia disassate. Eppure respinsi con orrore questa idearicordandomi delgiuramento che avevo fatto a Sua Maestàdei favori che avevoricevuto da luie del titolo di "nardac" che si eradegnato di conferirmi. Né ero entrato a tal punto nel ruolo dicortigianoda persuadermi che la severità oggi dimostratamidall'imperatore avrebbe potuto cancellare tutti gli obblighicontratti nel passato.


Allafine presi una decisione che potrà suscitare qualcheperplessità e non a sproposito; infatti ammetto che devo imiei occhie di conseguenza la libertàall'avventatezza ealla mancanza d'esperienzaperchése avessi conosciutoallora la vera natura di prìncipi e ministriquale poi mi ècapitato di osservare in molte altre cortie i loro modi di trattareprigionieri sotto accusa meno colpevoli di memi sarei sottopostosubito e di buon grado ad una condanna tanto lieve. Ma conl'impulsività propria dei giovaniavendo il permessoimperiale di far visita all'imperatore di Blefuscupresi al volol'occasione prima dello scadere dei tre giornicomunicando perlettera al mio amico segretario che sarei partito il giorno stessoper Blefuscu; senza attendere una rispostami diressi verso la costadell'isola dove si trovava all'ancora la nostra flotta. Afferrai unagrossa nave esalpate le ancorelegai una corda alla prua poidopoessermi spogliatoci misi gli abiti e la copertache tenevo sottoil braccioe cominciai a trascinarmela dietroun poi' guadando e unpo' nuotandofinché arrivai al porto reale di Blefuscudovela gente mi aspettava da tempo.


Dueguide mi portarono alla capitale che ha lo stesso nome. Le portai inmano finché giungemmo a duecento metri dalle porte dellacittàquindi le mandai ad avvertire un segretario di cortedel mio arrivo e a riferirgli che attendevo gli ordini di Sua Maestà.Un'ora più tardi mi fu detto che Sua Maestà con tuttala famiglia reale e gli ufficiali di corte stavano per venireincontro a ricevermi. Mi feci avanti per un centinaio di metri ementre Sua Maestà e il seguito scendevano da cavallo el'imperatrice e le dame dalle carrozzenon mi sembrò chequelle signorie dessero segni di paura o di imbarazzo. Mi stesi perterra per baciare la mano a Sua Altezza e alla consorte imperialepoi gli dissi che ero venuto per mantenere la promessa fattacon ilpermesso del mio padronel'imperatoreper avere l'onore di vedereun così potente monarca e offrirgli i miei servigicompatibilmente ai doveri che mi legavano al mio sovrano. Ma non fecialcun riferimento al fatto che ero caduto in disgraziaprima ditutto perché non ne avevo avuto la comunicazione ufficiale edunque avrei potuto essere totalmente all'oscuro dei progetti a miodanno né d'altra parte potevo pensare che l'imperatore diLilliput avrebbe divulgato la notizia mentre non ero in suo potere;su questo ultimo puntotuttaviadovetti accorgermi presto che misbagliavo.


Nonstarò qui a infastidire il lettore con il resocontoparticolareggiato del mio ricevimento a cortesecondo la generositàdi un così gran principe; né ai disagi che dovettiaffrontare per mancanza di una casa e di un lettocostretto come fuia dormire per terra avvolto nella mia coperta.




8- GRAZIE AD UN FORTUNATO IMPREVISTO L'AUTORE TROVA IL MODO DILASCIARE BLEFUSCU EDOPO ALCUNE TRAVERSIETORNA SANO E SALVO INPATRIA



Tregiorni dopo il mio arrivo me ne andavo curiosando verso la costa nordorientale dell'isolaquando vidi a mezzo miglio della riva qualcosache sembrava una barca rovesciata. Mi levai calze e scarpe ecominciai a inoltrarmi nell'acqua per due o trecento metrifinchévidi che si trattava proprio di una barcache mi veniva incontro conil flusso della marea e che qualche tempesta aveva probabilmentestrappato ad una nave. Tornai subito alla capitale per farmi prestareda Sua Maestà venti dei più alti galeoni che gli eranorimasti dopo la perdita della flotta e tremila marinaial comandodel suo viceammiraglio. Mentre la flotta salpava per costeggiarel'isolaraggiunsi con una scorciatoia il posto dove avevo trovato labarca. La marea l'aveva portata ancora più vicina alla riva. Imarinai d'altra parte erano tutti provvisti di cordame che avevo inprecedenza attorcigliato insieme per renderlo più resistente.All'arrivo delle navimi spogliai e camminai nell'acqua fino a uncento metri dalla barca; qui fui costretto a fare una bella nuotataper raggiungerla. I marinai mi lanciarono un capo della corda chelegai stretta all'anello di prua della barcamentre l'altro capovenne legato a uno dei vascelli. Ma mi sembrò subito unafatica improbaperché non riuscivo a destreggiarmi nell'acquadove non toccavo. Dovetti quindi nuotare dietro la barcaspingendolacon una mano più spesso che potevofinchéaiutatodalla mareariuscii a raggiungere il punto dove si toccava. Mifermai per prendere fiato qualche minutopoi detti un'altra spintaalla barca con l'acqua che mi arrivava ormai alle ascelle. Il piùormai era fatto e non mi rimase che tirare fuori il cordame stivatoin una navelegando la barca al traino di nove velieri che mi eranoaccanto. Con il favore del ventole mie spinte e il traino dellenaviportammo la barca a non più di quaranta metri dalla rivae quiaspettata la bassa mareala trascinai in secco. Con l'aiutodi duemila uominifornii di corde e paranchiriuscii a rimetterlacon la chiglia sulla sabbia e fu allora che mi accorsi che eraleggermente danneggiata.


Nonstarò a seccare il lettore con la difficoltà che ebbinel trasportare quell'imbarcazione al porto reale di Blefuscufacendola scorrere su palila cui preparazione mi richiese diecigiorni di fatiche; arrivato alla capitale fui accolto da una grandefolla estasiata alla vista di un così enorme vascello. Dissiall'imperatore che la mia buona stella mi aveva fatto imbattere suquella barcacapace di trasportarmi in un qualche paese dal qualeavrei potuto raggiungere la mia terra nataleper cui gli chiesi dipotere usufruire di materiali per rimetterla in sesto e di ottenereil permesso di partire. Luidopo gentili espressioni dirincrescimentome lo concesse.


Pertutto quel tempo rimasi molto sorpreso che il nostro imperatore nonsi fosse fatto vivo presso la corte di Blefuscu con qualche messaggioche riguardasse la mia persona; in seguito fui segretamente informatoche Sua Maestà di Lilliputignaro che fossi al corrente delsuo progettoera convinto che mi fossi recato a Blefuscu solo permantenere la promessae col suo assensocome era noto a tuttieche sarei ritornato quando fossero finiti i festeggiamenti. Colpassare del tempotuttaviacominciò a preoccuparsi del mioritardo per cuiconsigliatosi con il gran tesoriere e gli altridella congregadecise di inviare un messo fidato con una copia delleaccuse a mio carico.


Questoemissario avrebbe dovuto presentare all'imperatore di Blefuscu laclemenza del suo padroneil quale si era limitato a condannarmi allaperdita degli occhicomunicandogli inoltre che mi ero sottratto allagiustizia per cuise non avessi fatto ritorno entro due oresareistato privato del titolo di "nardac" e dichiaratotraditore.


L'emissarioaggiunse poi chenel mutuo rispetto e rafforzamento dell'amiciziadei due paesiil suo padrone non dubitava che il fratello diBlefuscu avrebbe fatto in modo di rispedirmi a Lilliputlegato manie piediper subire la punizione che spetta ai traditori.


L'imperatoredi Blefuscu rifletté per tre giornipoi fece conoscere la suarispostapiena di cortesia e di scusenella quale specificava chequanto al fatto di rinviarmi indietro tutto legatosuo fratellosapeva bene che era impossibile; che se pure ero stato io asottrargli la flottatuttavia si sentiva in debito per quanto avevofatto al momento di ratificare la pace. Inoltre entrambi i sovrani sisarebbero liberati ben presto di mepoiché avevo rinvenutosulla spiaggia un enorme vascellocapace di trasportarmi in mare eaggiunse che lui stesso aveva ordinato di ripararlo sotto la miadirezione. In questo modo sperava che in poche settimane entrambi gliimperi si sarebbero liberati di una presenza tanto ingombrante.


Conquesta risposta l'emissario fu rinviato a Lilliputmentrel'imperatore di Blefuscu mi raccontò il tutto a cose fatteoffrendomi allo stesso tempo e in gran segreto la sua benevolaprotezionese avessi voluto restare al suo servizio. Ma sebbene loritenessi sincero in questa propostaero ormai deciso a non riporrepiù fiducia nei principi e nei ministrialmeno fino a quandol'avessi potuto evitare; per cui gli presentai umili scuseinsiemealla più viva riconoscenza per le sue buone intenzioni. Glidissi che la buona o cattiva sorte mi aveva fatto imbattere in unabarca e che preferivo affidarmi all'oceanopiuttosto che essere ilpomo della discordia fra due potenti sovrani. Non mi sembròtanto dispiaciuto della mia decisioneanzida un certo avvenimentocapii che il re e i ministri erano più che felici della miapartenza.


Tuttoquesto contribuì ad affrettare i preparativi di un commiatomolto più imminente di quanto avessi credutoe non mimancarono certo gli aiuti della corteimpaziente di vedermi andarevia. Furono messi a mia disposizione cinquecento sarti per fare levele della barcaottenute sovrapponendo tredici strati del tessutopiù robusto che avevanomentre io stesso faticai non poco aconfezionare cordame e sartie attorcigliando dieciventi e anchetrenta delle loro corde più grosse e robuste. Per àncorapresi un pietrone nel quale mi ero imbattuto lungo la spiaggia dopolunghe ricerche; per ingrassare la barca mi dettero il sego ditrecento buoi. Il difficile fu tagliare le piante più grosseper farne i remi e l'alberaturama per fortuna ebbi lacollaborazione dei maestri d'ascia reali che levigarono i tronchidopo che li avevo sgrossati.


Dopoun mese fu tutto pronto e mi recai da Sua Maestà per prenderecommiato. Quando l'imperatore uscì dal palazzo con la famigliarealemi distesi per baciargli la mano che lui benevolmente mitendeva e così feci con l'imperatrice e i prìncipi. SuaMaestà mi regalò cinquanta borse di duecento "sprugs"ognuna e il suo ritratto a grandezza naturale che sistemai subito inuno dei miei guanti perché non si danneggiasse. Ma tante etante furono le cerimonie della partenza che non voglio star qui aimportunare il lettore con la loro descrizione.


Stivaila barca con la carne di un centinaio di buoitrecento pecorepanee bevande in proporzione adeguata e tanti cibi precotti quanti nepoterono confezionare quattrocento cuochi. Feci portare sulla barcaanche sei mucchedue tori e altrettante pecore e montoni permoltiplicarne la razza nel mio paese; per dar loro da mangiaredurante il viaggio mi portai anche un fascio di fieno e un sacchettodi grano.


Misarebbe piaciuto imbarcare anche una dozzina di indigenimal'imperatore non me lo avrebbe consentito in nessun modo ed anzidopo un'accurata ispezione nelle mie taschemi fece giuraresull'onore che non avrei portato via nessuno dei suoi sudditisiapure con il loro consenso.


Sistemataogni cosa meglio che potevosalpai il ventiquattro settembre 1701alle sei del mattino edopo avere percorso quattro leghe indirezione nordsospinto dal vento che spirava da sud-estalle seidella sera vidi un'isoletta a mezza lega in direzionenordoccidentale. Mi avvicinai e gettai l'àncora dalla partecontro vento di quell'isola che sembrava disabitata; allora miristorai un po' e mi misi a dormire. Riposai della grossa e per seiore filate perchéun paio d'ore dopo che mi ero svegliatospuntò il giorno; feci colazione prima del sorgere del solequindilevata l'àncora e con il favore del ventoripresi ilcammino nella direzione del giorno precedente con la guida dellabussola tascabile. Volevo raggiungere possibilmente una di quelleisole che si trovano a nord-est della terra di Van Diemen. Per tuttala giornata non vidi nullama il giorno dopoverso le tre delpomeriggioquando dai calcoli fatti avevo percorso ventiquattroleghe da Blefuscuvidi una vela che seguiva una rotta simile allamia verso sud-est. Lanciai dei richiamima non ebbi risposta anchesecol calare del ventostavo sempre più avvicinandomi.Cercai di prendere vento più che potevo finchédopomezz'orasi accorsero di mealzarono la bandiera e spararono uncolpo dl cannone. Mi è difficile trovare le parole peresprimere la gioia davanti a quell'inaspettata occasione di rivederela mia amata terra e gli amati cari che vi avevo lasciati. La naveammainò le vele ed accostai ad essa alle sei della sera del 26settembre. Il cuore mi balzò in gola al vedere i coloridell'Inghilterra. Mi infilai pecore e mucche nelle tasche dellagiacca e salii a bordo col mio piccolo carico di provviste. Sitrattava di una nave inglese da carico cheattraverso i mari delnord e del sudtornava dal Giappone; il capitanopersonacivilissima ed ottimo marinaioera il signor John Biddel diDeptford. Ci trovavamo a trenta gradi di latitudine sud. Fral'equipaggio di una cinquantina di persone incontrai un vecchiocompagnocerto Pietro Williams che mi parlò assai bene delcapitano.


Questimi trattò infatti con cortesia e volle sapere il posto cheavevo lasciato per ultimo e dove fossi diretto; risposi in pocheparolema quello pensò che vaneggiassi e che i pericoliaffrontati mi avessero dato di volta al cervello. Al che tirai fuoripecore e mucche dalle tasche e luicon grande meravigliadovettericredersi. Allora gli mostrai l'oro che mi aveva donato l'imperatoredi Blefuscucon il ritratto di Sua Maestà a grandezzanaturale e altre rarità di quel paese. Gli detti due borse diduecento "sprugs" ciascuna e gli promisi chequandosaremmo arrivati in Inghilterragli avrei regalato una mucca e unapecora pregne.


Nonstarò ad annoiare il lettore con il resoconto del viaggio cheper la maggior parte fu veramente propizio. Arrivammo ai Downsnell'Inghilterra meridionale il 13 aprile 1702 e devo lamentarmi diuna sola disgrazia. I topi di bordo mi avevano portato via una pecorae ne ritrovai le ossa spolpate in un buco. Portai a terra tutti glialtri animali del mio greggeche feci pascolare in un campo da giocoa Greenwich; trovarono un'erba tenera che mise loro un buon appetitosebbene avessi temuto il contrario. Né mi sarebbe statopossibile tenerli in vita in un così lungo viaggiose ilcapitano non mi avesse dato i suoi biscotti più buoni cheridotti in polvere e mescolati ad acquaavevano costituito il lorocibo quotidiano.


Duranteil breve periodo che rimasi in Inghilterraguadagnai parecchiomostrando le mie bestie a persone di rango eprima di riprendere ilmare per il mio secondo viaggiole vendetti per seicento sterline.Quando sono ritornato l'ultima voltaho trovato che l'allevamento èassai aumentatospecie quello delle pecore; per cui spero che saràdi grande incremento per le manifatture della lanaconsiderata lafinissima qualità del vello.


Conmia moglie e la famiglia non rimasi che due mesiperché ilvivissimo desiderio di scoprire terre straniere non mi permise direstare più a lungo. A mia moglie lasciai mille e cinquecentosterline e un buon alloggio a Redriff; il resto dei miei benipartein monete e parte in mercilo portai con me nella speranza dimigliorare le mie sostanze. Il vecchio zio Giovanni mi aveva lasciatoin eredità della terra vicino a Epping che rendeva unatrentina di sterline l'annoe poi avevo affittato il mio terrenodetto del Toro Neroa Fetter Laneche mi procurava un'analogasomma. Non c'era dunque pericolo che la mia famiglia rischiasse didover vivere della carità parrocchiale.


Miofiglio Giannicosì chiamato dal nome dello zioera unragazzo a modo e frequentava la scuolamia figlia Bettina (oggisposa e madre) aveva allora l'età in cui si imparal'uncinetto. Presi commiato da mia moglie e dai miei figlinon senzalacrime da parte mia e loroe m'imbarcai sull'"Avventura"una nave da carico di trecento tonnellatecomandata dal capitanoGiovanni Nicholas di Liverpool diretta a Surat. Il resoconto diquesto viaggio sarà materia della seconda parte del libro.




PARTESECONDA



VIAGGIOA BROBDINGNAG


1- UNA TEMPESTA TERRIBILE. IN CERCA D'ACOUA CON UNA LANCIA SULLA QUALESALE L'AUTORE PER ESPLORARE IL PAESE. ABBANDONATO SULLA SPIAGGIAVIENE CATTURATO DA UN ABITANTE DEL LUOGO E PORTATO A CASA DI UNAGRICOLTORE. DESCRIZIONE DEGLI ABITANTI



Lanatura e il destino mi hanno sempre costretto ad una vita attiva esenza riposotanto che a due mesi dal mio ritorno in patria miimbarcai nell'Inghilterra meridionaleil 20 giugno 1702sull'"Avventura"comandata dal capitano Giovanni Nicholasdella Cornovagliadiretta a Surat. Navigammo con il vento in poppafino al Capo di Buona Speranzadove scendemmo per rifornircid'acqua.


Scopertauna fallascaricammo la merce per passare l'inverno in quei postiepoiché nel frattempo il capitano si era preso le febbrinonfu possibile riprendere il mare fino alla fine di marzo. Spiegate levelefacemmo buon viaggio fino oltre lo stretto del Madagascar.


Quandofummo a nord di quell'isolaa circa cinque gradi di latitudine sudsebbene i venti soffino di solito in quei paraggi fra nord e ovestdall'inizio di dicembre ai primi di maggioil 19 aprile si alzòun vento molto più impetuoso del solito che si mise a soffiareincessantemente da occidente per venti giornidirottandoci ad estdelle isole Molucche e a circa tre gradi a nord della lineadell'equatorecome rilevò il capitano il 2 di maggio. Quelgiorno il vento cadde e lasciò il posto a una calma assolutadi cui mi rallegrai non poco. Ma luiche aveva sulle spalle la lungaesperienza di quei marici ordinò di prepararci ad affrontareuna tempesta cheinfattinon si fece aspettare: il giorno dopocominciò a soffiare il vento da sudchiamato il monsone dimezzogiorno.


Prevedendoche si sarebbe presto scatenata una burrascaraccogliemmo la vela ditarchiapronti ad ammainare quella di trinchetto e poichévolgeva al peggioci assicurammo che i cannoni fossero fissatisaldamente e ammainammo l'albero di mezzana. La nave si trovava allargo e così pensammo che sarebbe stato meglio affrontare imarosipiuttosto che starcene lì a farci sballottare senzagoverno. Facemmo quindi terzaruolo della vela di trinchetto accodandole scottementre il timone stava con la barra tutta a vento. La naverispondeva a meraviglia. Legammo quindi la drizzama la vela erasquarciata da cima a fondocosì dovemmo ammainare il pennonetirando giù la vela sul ponte e togliendo di mezzo qualsiasicosa per farle posto. Era proprio un violentissimo fortunale e imarosi s'infrangevano con pericoloso e insolito vigore. Alammo lagomena dell'asta della ghiacercando di dare una mano al timoniere.Non volevamo infatti ammainare la gabbia di maestraperchécon la sua spinta affrontavamo assai bene le onde e sapevamo che lagabbia di maestra dava alla nave stabilitàspingendola piùsicura verso il mareche non ci mancava di certo.


Quandosi placò la tempestaspiegammo le vele di trinchetto e dimaestrafacendo riprendere fiato alla nave. Venne poi la volta dellevele di mezzanadella gabbia di maestra e di trinchetto.Veleggiavamo a est-nord-estsospinti dal vento di sud-ovest. Tirammoa bordo le murate di destramettemmo fuori i bracci di sopravvento ele mantiglie; ponemmo in opera i bracci di sottoventoprocedendo conle boline ben strette; infine alammo l'attrezzatura di mezzana versoil ventoperché si gonfiasse il più possibile.


Durantela tempestaseguita da un forte vento di sud-sud-ovestla nave erastata trascinatasecondo i calcoliper circa cinquecento leghe adorientetanto che anche il più vecchio dei marinai non sapevacapacitarsi in che parte del mondo fossimo andati a finire. Non cimancavano certo le provvisteil vascello era solidol'equipaggio inbuona salutema l'acqua era agli sgoccioli. La cosa migliore eraquella di tenere la stessa rottapiuttosto che dirigerci piùa nordcol pericolo di andare a finire nelle province settentrionalidella gran Tartaria o nei mari glaciali.


Il16 giugno 1703 un mozzo annunciò terra dall'albero maestro. Il17 potemmo vedere distintamente una grande isola o un continentenonsapevamo infatti di quale dei due si trattasseda cui si spingevaverso sud una lingua di terra e un'insenatura dall'acqua troppo bassaperché ci si potesse avventurare una nave di cento tonnellate.


Gettammol'ancora a un miglio dall'insenatura e il capitano mandò unadozzina dei suoi uomini armatiin una barca provvista di recipientiper vedere se c'era dell'acqua dolce. Chiesi il permesso di andarecon loro per potere visitare quella terra e fare possibilmentequalche scoperta. Arrivati a terra non vedemmo né fiumi nésorgentiné nessun segno di abitanti. Gli uomini si miseroquindi a esplorare la spiaggia per scoprire qualche sorgente d'acquadolce vicino al marementre ioda solomi inoltrai per un migliodalla parte opposta in quella terra desolata e rocciosa. Mi sentivoormai stancoe poiché non c'era nulla che mi avesseinteressatome ne tornai indietro pian piano verso l'insenatura.Quando fui in vista del mare vidi che gli uomini erano giàrisaliti sulla scialuppa e remavano alla disperata verso la nave.


Stavoper chiamarlima sarebbe stato vanoquando vidi un essere enormeche arrancava in mare dietro di loro più forte che poteva.


L'acquanon gli arrivava oltre i ginocchi e faceva passi enormima loroavevano per fortuna un vantaggio di un mezzo miglioe poichéil mare intorno era costellato di scogli acuminatiil mostro nonriuscì a raggiungere la barca. Questo mi fu detto dopoperchéal momento non osai seguire le cose fino in fondoma corsi aperdifiato nella direzione dalla quale ero venuto. Salii quindi peruna ripida collina che mi aprì una certa visuale sullacampagna circostante. Questa era coltivata in ogni sua partemaquello che mi stupì fu l'altezza dell'erbaforse fienocapace di superare i sette metri.


Capitaiin una strada maestratale infatti mi sembrava quello che per gliabitanti del luogo non era che un viottolo attraverso un campod'orzoe mi inoltrai per un trattosenza riuscire a vedere nulla oquasi da entrambi i latipoiché si era ormai all'epoca delraccolto e il grano arrivava almeno a tredici metri. Mi ci volleun'ora per giungere alla fine del camporecintato da una siepe altapiù di trenta metri e con alberi così maestosi che nonmi fu possibile calcolarne l'altezza. Per passare da un campoall'altro c'era un cavalcasiepi a quattro gradinitenuto fermo da unpietrone poggiato sulla sommità. Non mi sognai nemmeno didargli la scalataperché i gradini erano alti un due metri ela pietra più di sei. Stavo appunto cercando un varco nellasiepequando vidi all'improvviso un abitante di quel paese nel campovicinogrande come quello che si era messo ad inseguire la barca.Era alto come un campanile e ad ogni passo percorrevaad occhio ecroceuna decina di metri. Pieno di di un terrore indicibile corsi anascondermi fra il granoda dove lo potei osservare mentrein cimaal cavalcasiepiguardava indietro verso il campo percorso e lo udiigridare con una voce molto più alta di uno squillo di tromba;anzi era tale il frastuono che scuoteva l'aria chein un primomomentopensai che si trattasse di un tuono. Al che vennero altrisette mostri alti come lui armati di falcettiognuno dei quali eralargo come sei delle nostre falci messe insieme. Vestiti molto piùdimessamente del primosembravano i suoi servi o i suoi contadini einfattial suo comandocominciarono a mietere il campo dove mitrovavo. Cercai di tenermi il più possibile lontano da loroma i miei movimenti erano impediti dagli steli del grano chelasciavano varchi di non più di trenta centimetri e attraversoi quali cercavo di insinuarmi. Mi detti comunque un gran daffare perraggiungere una parte del campo dove il grano era stato abbattutodalla pioggia e dal vento; ma qui mi fu impossibile proseguireperché gli steli formavano un groviglio così strettoche non mi permetteva il passaggio; e poi le reste delle spigheabbattute erano così robuste e acuminate che mi bucarono tuttolacerandomi le vesti. Sentii in quel momento la voce dei mietitori anon più di cento metri alle mie spalle. Allo stremo delleforzee sopraffatto dalla disperazionemi distesi fra due solchisperando di finire in quel luogo i miei giorni.


Compiansimia moglievedova inconsolabile e i miei figli orfanideplorando lafollia e l'ostinazione checontro gli avvertimenti degli amici e deiparentimi avevano portato ad intraprendere un secondo viaggio.Stravolto com'eromi venne in mente Lilliputi cui abitanti miguardavano come il prodigio più grande che si potesseconcepiredove potevo tirare con una mano sola l'intera flottaimperiale e dove feci quelle imprese che nelle cronache dell'Imperoresteranno a memoria perennetestimonianza di milioni di uomini peri posteri increduli. Ed ora riflettevo sull'umiliazione che avreidovuto provare nell'essere un'inezia in quel paesequale potrebbeessere un lillipuziano fra noi. Ma questa era in fondo l'ultima dellemie disgrazie perchése è vero che le creature umanesono più selvagge e crudeli in proporzione alla loro molecosa altro potevo aspettarmise non di diventare un boccone per ilprimo di questi barbari che avesse avuto la fortuna di acchiapparmi?Hanno proprio ragione i filosofiquando dicono che grande o piccoloè solo questione di paragoni; e potrebbe darsi il caso che ilillipuziani scoprano una qualche terra dove gli abitanti sonorispetto a loro tanto minuscoliquanto loro lo erano nei mieiriguardi. E chi può dire che questa stessa prodigiosa razza dimortali possa essere a sua volta superata di gran lunga in qualcheremota parte del mondodi cui nulla sappiamo?

Atterritoe confuso com'eromi perdevo in queste riflessioniquando uno deimietitori giunse a meno di dieci metri da me. Sapevo ormai che allaprossima mossa sarei stato schiacciato dal suo piede o tranciato dalsuo falcetto per cuiquando quello stava per muoversigridai conquanta forza avevo in corpo. Al che quella creatura colossale sifermò di colpoosservò tutt'intorno per un po'finchémi vide acquattato per terra. Mi osservò con la cautela di chicerca di acchiappare un qualche animaletto pericoloso evitandogli dimordere o di graffiarecome mi è capitato di fare con ledonnole in Inghilterra. Alla fine si azzardò a prendermi daldi dietrostringendomi la vita fra il pollice e l'indiceportandomiall'altezza dei suoi occhi e a una distanza di tre metri da essiperpotermi vedere meglio.


Capiial volo la sua intenzione e per fortuna ebbi la presenza di spiritodi non dibattermi mentre mi sollevava in ariaquantunque mistringesse forte ai fianchi per paura che gli scivolassi fra le dita.


Osaisolo alzare gli occhi al cielogiungendo le mani in attosupplichevolepronunciando poche parole in tono umile e imploranteadatto alla condizione in cui mi trovavoperché sentivo chein ogni momento mi avrebbe potuto sbattere per terracome in generesi fa con certi animaletti rabbiosi che si vuole ammazzare. Perfortunalui sembrò attratto dalla mia voce e dai gesti ecominciò a guardarmi più con curiosità che consospettomeravigliato di sentirmi articolare la voce in parole chepure non poteva comprendere. Nel frattempo non potei trattenere igemiti e le lacrimegirando la testa verso i fianchicome perfargli capire il dolore che mi procurava la stretta delle sue dita.Lui sembrò capirmiperché alzò la falda dellagiacca deponendomici sopra con delicatezzamettendosi a correreverso il suo padroneun facoltoso agricoltoreil primo che avevovisto nel campo.


Dopoche il contadino ebbe raccontato al suo padrone di avermi trovatocome capii dal loro discorsoquest'ultimopresa una pagliuzzagrossa come un bastone da passeggiomi alzò le falde dellagiaccaperché forse credeva che fossero delle protezioninaturali; poi mi soffiò sui capelli per guardarmi meglio ilvolto. Allora chiamò i vari garzoni e chiese loro se per casoavessero mai visto nei campi creature come me e quindi mi posòpian piano per terra sulle quattro gambema io mi alzai subito inpiedi e cominciai a passeggiare avanti e indietro assai lentamentecome per fare capire a quella gente che non avevo nessuna intenzionedi fuggire. Loro si sedettero in circolo intorno a me per osservaremeglio le mie mosse: mi tolsi il cappello e feci una gran riverenzaverso l'agricoltorepoi m'inginocchiai alzando le mani e gli occhial cieloparlando più forte che potevo.


Tiraifuori di tasca una borsa di monete d'oro e gliela porsi condeferenza; lui la tenne sul palmo della manose la portòvicinissima agli occhi per vedere di che cosa si trattavapoiconla punta di uno spillo che sfilò da una manicala rigiròpiù voltesenza tuttavia intuire cosa fosse. Gli feci capiredi distendere la mano al suolo ed alloraaperta la borsariversaitutto l'oro sulla palma.


Contenevasei scudi spagnoli di quattro pistole l'uno ed altre venti o trentamonete spicciole; vidi che si bagnava con la saliva la punta delmignolo per prendere una o due monete d'orosenza tuttavia rendersiconto di che cosa si trattava. Mi fece capire a segni di rimettere lemonete nella scarsella e la scarsella in tascacosa che pensaiopportuno di faredopo avergliela offerta più volte.


L'agricoltoreera ormai certo di trovarsi dinanzi ad una creatura dotata diragione. Fu così che tentò più volte di parlarmicon quella sua voce che mi rintronava negli orecchi con il frastuonodi un mulino a ventosebbene le sue parole fossero variamentearticolate. Gli risposi con tutto il fiato che avevo in corpoindiverse linguementre lui avvicinava l'orecchio ad un paio di metri;ma invanoperché era come se stessimo parlando fra sordi.Allora mandò i servi di nuovo al lavoro e tirò fuori ditasca il fazzolettospianandolo e piegandolo in due sulla manodistesa a terra con la palma rivolta verso l'altofacendo segno disaltarci sopra. Non mi fu difficile obbedirgliperché avevodavanti uno spessore di non più di trenta centimetri eperpaura di caderemi distesi tutto lungomentre lui mi rimboccòfino alla testa con il rimanente del fazzoletto. E in questo modo miportò a casa sua.


Appenaarrivatochiamò sua moglie aprendo il fazzoletto: quella feceuno strillo e un salto indietrocome fanno le donne alla vista di unragno o di un rospo. Ma quando pian pianino ebbe preso un po' diconfidenza con me ed ebbe visto come obbedivo a puntino ai segni chesuo marito mi facevasi riebbe ed anzi finì peraffezionarmisi. Si era ormai a mezzogiorno e una fantesca portòin tavola il pranzo che consisteva in un'unica portata di carnecomesi fa in casa dei contadiniin un piatto dal diametro di settemetri. Quella famiglia era composta dall'agricoltore e da sua moglietre figli e una nonnauna vecchia più di là che diqua. Quando si furono sedutil'agricoltore mi posò a pocadistanza da lui sulla tavolaalla vertiginosa altezza di quasi diecimetri da terra.


Perpaura di cadere cercavo di tenermi il più possibile lontanodagli orli. La moglie tagliò uno spilluzzico di carnepoisminuzzò del pane sul piatto di legno e me lo mise davanti. Misentii in dovere di farle una bella riverenza e quindiestratti ilmio coltello e la mia forchettami misi a mangiare con un gustobeato. La padrona mandò la fantesca a prendere un bicchierinoda liquore della capacità di due galloni e lo riempì divino; presi il vaso con tutte e due le mani e alzando a gran faticabevvi alla salute della signoraurlando i migliori ossequi nella mialinguail che li fece scoppiare dal rideretanto che rimasi mezzointontito dal fracasso. Quel vinello sapeva di sidro e non era poimale. Allora l'agricoltore mi fece segno di andare vicino al suopiattoma mentre camminavo sulla tavola tutto eccitatocome vorràcomprendere il lettore benevoloinciampai su una crosta cadendobocconi sulla tovagliasenza tuttavia farmi male. Mi rialzai discatto e vedendo che quella buona gente era rimasta spaventatapresiil cappelloche tenevo sotto il braccio secondo la buona creanzaemulinandolo sopra il capo detti tre evviva per dimostrare che non miero fatto niente. Mentre mi avvicinavo a quello che d'ora in poichiamerò il mio padroneil più piccolo dei suoi figliche gli sedeva accantoun moccioso screanzato di una decina d'annimi sollevò per le gambe tenendomi sospeso tanto in altochetremavo da capo a piedi; ma suo padre mi strappò dalle suemani affibbiandogli allo stesso tempo un tale ceffone sull'orecchioda scaraventare a terra un reggimento di cavalleriaordinandogli dialzarsi da tavola. Ma per paura che il bambino se la potesse prenderecon mee conoscendo bene la crudeltà dei bambini neiconfronti dei passeridei coniglidei cuccioli di gatti e di canimi inginocchiai eindicando il figliofeci capire al mio padroneche lo perdonasse.


Ilpadre acconsentì e il bambino riprese il suo postomentre miavvicinai alla sua mano per baciargliela; allora il padrone glielaprese costringendolo a farmi una specie di ruvida carezza.


Siera a metà del pranzoquando la gatta prediletta balzòin grembo alla padrona di casa. Sentii un rombo come avessi allespalle una dozzina di telai al lavoro egirandomimi accorsi cheerano le fusa del gattoun animale grande tre volte un buecomepotei capire dalla testa e da una zampa che sporgevano sulla tavolamentre la padrona gli dava da mangiare accarezzandolo. L'aspettoferoce di questo animale mi scombussolò tuttosebbene mitrovassi dall'altro lato del tavolo a più di quindici metri daluie la padrona lo tenesse stretto per paura checon un balzomiafferrasse coi suoi artigli. Ma non c'era alcun pericoloperchéla gatta non mi degnò di uno sguardo quando il padrone mi misea meno di dieci metri da lei. D'altra parte è un luogo comunee un'esperienza vissuta personalmente nei miei viaggiche fuggire omostrarsi impaurito dinanzi ad un animaleè il modo miglioreper farsi inseguire. Così non detti il minimo segno dispaventomi misi anzi a passare e ripassare impettito davanti allatesta della gattasempre più vicinofinché quella sitirò indietro quasi avesse paura di me. Dei due o tre cani cheentrarono nella stanzae ce ne sono sempre nelle case dei contadiniebbi ancora meno spaventosebbene uno di questi fosse un mastinodalle dimensioni di quattro elefanti messi insieme e l'altro unlevrieropiù alto ma meno imponente.


Allafine del pranzoentrò la balia con in braccio un poppante diun anno chedopo avermi osservato per un po'cominciò astrillare così fortecome fanno i bambini quando si impuntanoper qualche capriccioche dal Ponte di Londra le sue grida sisarebbero sentite fino a Chelsea. Presa da compassionela madre miprese e mi porse al bambino il qualeafferratomi per la vitasificcò la mia testa in bocca; mi misi a urlare cosìforte che il piccino si impaurì e mi lasciò cadere.


Misarei senza dubbio rotto l'osso del collose la madre non avesseteso sotto di me il suo grembiule. Per placare il fanciullola baliaricorse a un sonagliocostituito da una specie di orcio con dentrodei macigni e appeso al collo del poppante con un robusto canapo. Mafu tutto inutiletanto che fu costretta a dargli da poppare comeultimo rimedio. Devo confessare di non aver mai visto nulla diripugnante quanto la sua mostruosa mammella cheper altrononsaprei a che cosa paragonareper dare al curioso lettore un'ideadella moledella forma e del colore: traboccava per un due metribuoni e ne aveva almeno cinque di circonferenza. Il capezzolo eragrosso quanto la metà della mia testa ed eracome tutta lamammellatalmente chiazzato e cosparso di lentiggini e pustolechenon c'era niente di più nauseante; e posso dire di averlovisto molto bene poichémentre la balia se ne stava seduta adar da poppare a tutto suo agiomi trovavo sopra la tavola. Questospettacolo mi fece riflettere sulla pelle liscia e soave delle nostredonne che ci appare tanto attraenteperché sono della nostradimensionementre i difetti sarebbero visibili solo attraverso unalente di ingrandimento. L'esperienza infatti ci insegna che anche lapelle più bianca e vellutata appare rugosaineguale e pienadi chiazze vista a distanza ravvicinata.


Miricordo che quando ero a Lilliputla carnagione di quella minuscolagente mi sembrava la più bella di questo mondo ed anzifuproprio là cheparlando con un dotto mio amicomi sentiidire che la mia faccia gli appariva assai più bella e lisciaquando mi guardava da terradi quanto lo fosse allorché losollevavo più vicino. Mi confessò che in questo casogli si presentava davanti una vista sconvolgente: grandi crateri mibutteravano la pellefra i peli della barba dieci volte piùgrossi delle setole d'un cinghiale e le macchie che rendevanodisuguale e ripugnante la carnagionesebbene possa asserire a miofavore di non essermi mai abbronzato granché durante i viaggie di non essere in fondo un campione disonorevole della mia razza. Seinvece la discussione cadeva sulle dame della corte imperialelui midiceva che una era lentigginosaun'altra aveva la bocca asalvadanaroun'altra ancora il naso a patatamentre a me sembravanotutte perfette. Riconosco che si tratta di un'ovvia riflessionemaho dovuto pur farla perché il lettore non credesse che questecreature fossero deformi; mentre al contrario sono una razza benfatta especie il mio padronesebbene fosse un contadinoaveva unportamento eretto e dignitosotratti gradevoli e membraproporzionatequando lo guardavo dalla distanza di diciotto metri.


Finitoil pranzol'agricoltore uscì di casa per raggiungere ibracciantinon senza affidarmi prima alle cure e alla vigilanzadella mogliecome capii dalle parole e dai gesti che le rivolse. Erostanco e avevo un gran sonnocosa che lei intuì benissimotanto e vero che mi depose sul suo letto coprendomi con unfazzolettobianco e pulitoma più ruvido della vela maestradi un galeone.


Dormiiper un paio d'oredurante le quali sognai di essere a casa con miamoglie e con i figli e quando mi svegliai nella solitudine di quellastanza enormealta fra i sessanta e i novanta metrilarga unacinquantina e sperduto in un letto di ventisentii piùpungente il dolore che avevo nel cuore. La mia padrona mi avevachiuso in cameramentre accudiva alle faccende. Un impellentebisogno mi spinse a tentare di scendere dal lettoma questo era altootto metri e d'altra parte pensai fosse inutile mettermi a urlarevista la portata della mia voce e la sterminata distanza che midivideva dalla cucina dove si trovavano gli altri. Mentre riflettevosul da farsidue topi si arrampicarono su per le coperte ecominciarono a trotterellare annusando qua e là per il letto.Uno di loro mi arrivò quasi al visoal chein uno scatto dipaurasguainai la sciabola per difendermi.


Quegliorrendi animali ebbero il coraggio di attaccarmi da due parti ed unodi loro osò allungarmi una zampa sul collettoma ebbi lapresenza di spirito di squarciargli la pancia prima che mi potessefare del male. Mi cadde ai piedi esanime e l'altrovista la sortedel compagnosgusciò via non senza essersi beccato unasciabolata sul groppone che gli assestai mentre fuggivafacendogliperdere una vera scia di sangue. Dopo questa avventurami misi acamminare lentamente per il letto per riprendere fiato e recuperarela calma. Questi topi erano grossi come mastinima piùfamelici e aggressivitanto chese mi fossi tolto il cinturoneprima di coricarmia quest'ora sarei stato senza dubbio ridotto inpoltiglia e divorato. Misurata la coda del topo mortomi accorsi cheper un pelo non arrivava ai due metri:

misi rivoltava lo stomaco quandoancora sanguinantedovettitrascinare via la carogna dal letto. Oltretuttonon essendo ancoramorto dovetti finirlo con un fendente sulla collottola.


Quandodi lì a poco entrò la padrona e mi vide tuttoinsanguinatocorse a prendermi per mano. Le indicai il topo mortofacendole capire che non ero ferito; lei non si teneva dallacontentezza e chiamò la fantesca chepreso il topo con unpaio di mollelo gettò dalla finestra. La padrona mi mise sudi un tavolino ed io ne approfittai per mostrarle la spadainsanguinata chedopo averla asciugata con una falda della giaccarinfilai nel fodero. Avevo da sbrigare un paio di quelle cosette chenessun altro poteva fare al mio posto e per questo cercai di farcapire alla padrona che mi mettesse per terra. Lei mi accontentòed io non potevo far altro che indicarle la porta e inchinarmiparecchie voltepoiché mi vergognavo di farle capire le mienecessità con altri gesti. Alla finee non senza difficoltàla buona donna capì ciò che volevoper cuipresomi dinuovo in manomi portò in giardino deponendomi di nuovo perterra. Corsi a duecento metri di distanzale feci segno di nonseguirmi e di non guardare dalla mia partepoinascostomi fra duefoglie d'acetosami liberai dei miei bisogni.


Speroche il benevolo lettore vorrà scusarmi se mi soffermo susimili particolari i qualiper quanto insignificanti possanoapparire ad una mente meschina e volgaresaranno certamente divalido aiuto per il filosofo che voglia allargare l'orizzonte deisuoi pensieri e della sua immaginazione e renderli utili al bene siapubblico che privato.


Nelpresentare infatti questa ed altre relazioni dei miei viagginellequali raccontato la veritàsenza fare ricorso agli ornamentidella linguadello stile e della culturaè stato questo ilmio unico scopo. Ma proprio questo viaggio mi hanel suo complessotalmente colpito l'immaginazione e mi è rimasto cosìimpresso nella memoriachetrasferendolo nella scritturanon hoomesso il minimo dettaglio.


E'stato solo ad una rilettura del mio scritto che ho cancellato alcunipassi di scarsa importanzaper non essere accusato di raccontarecose noiose e insignificantiche spesso si imputanoe non a tortoai racconti dei viaggiatori.




2- LA FIGLIA DELL'AGRICOLTORE. L'AUTORE E' PORTATO AL MERCATO E POINELLA CAPITALE. I PARTICOLARI DEL VIAGGIO



Lamia padrona aveva una figlia di nove anniuna bambina saggia per lasua etàche sapeva cucire benissimo e con grazia i vestitiper la bambola. Lei e sua madre sistemarono la culla della bambolafacendone il giaciglio dove potessi trascorrere la nottepoi miserola culla nel cassetto di una credenza e questo fu appeso ad unoscaffale a muro per paura dei topi. E per tutto il tempo che rimasicon questa gente fu questo il mio letto cheman mano che riuscivo afarmi capireresi più comodo.


Questaragazzina era così bravache era bastato che mi spogliassi unpaio di volte in sua presenzaperché imparasse subito avestirmi e a spogliarmianche se evitavo sempre di darle questofastidioappena mi lasciava fare da solo. Mi confezionò settecamice ed altri capi di biancheria con la stoffa più fine chefu possibile trovaresebbene fosse più ruvida della tela disacco. Ed era lei che mi lavava i panni con le sue stesse mani.Inoltre mi faceva da maestra per insegnarmi la loro lingua. Bastavache indicassi un oggettoche lei me ne diceva il nome e in pochigiorni fui capace di chiedere qualsiasi cosa volessi.


Eradi animo buono eper la sua etànon molto cresciutapoichéarrivava appena a tredici metri. Prima la famigliapoi l'interoreame mi chiamarono Grildrignome che lei mi aveva dato per prima esimile al latino "nanunculus"all'italiano "omino"e all'inglese "mannikin".


Devoa lei la mia sopravvivenza e non ci separammo mai finchérestai in quel paese. La chiamavo Glumdalclitcho piccola bambinaiae sarei un ingrato se non ricordassi l'attenzione e l'affetto che midimostrò sempree inoltre vorrei essere in grado diricompensarla come si meritainvece di essere statocome temocausa involontaria della sua disgrazia.


Enel frattempo si era diffusa in giro la notizia che il mio padroneaveva trovato nei campi uno strano animalepiccolo come uno"splaknuck"ma fatto in tutto e per tutto come un uomocapace di imitarlo in ogni azioneche parlava una lingua tutta suache pure aveva imparato diverse parole della loroche camminava sudue gambesi comportava in modo amabile e mansuetorispondeva airichiamifaceva quello che gli veniva dettoaveva membra benproporzionate e una carnagione più tenera di una bambina ditre anni di nobile nascita. Fu così che un altro agricoltoreche abitava vicino al mio padrone ed era suo amicovenne a farcivisita per verificare quanto si diceva in giro. Mi misero subito inmostra posandomi sulla tavola dove camminai ai loro comandisguainaie rinfoderai la spadafeci l'inchino all'ospite del padronemirivolsi a lui nella sua lingua per chiedergli come stava e dargli ilbenvenutoseguendo in tutto i suggerimenti della mia piccolabambinaia. L'ospiteun vecchio dalla vista cortainforcò unpaio d'occhiali per vedermi meglio ed io non potei trattenermi dalridere di cuoreperché i suoi occhi sembravano come una lunapiena che splende da due finestre contemporaneamente.


Glialtri risero con me appena capirono la causa della mia ilaritàsebbene il vecchio fosse abbastanza stupido da prendersela earrabbiarcisi sopra. Era un dannato spilorcio e dovetti constatarloamaramentequando mise in testa al mio padrone la maledetta idea dimettermi in mostra come un portento alla fiera del villaggiodistante una mezz'ora di cammino e a circa ventidue miglia dallacasa. Capii subito che stavano architettando qualcosa di losco neimiei confrontiquando vidi il mio padrone e il suo amico cheparlottavanoindicando di tanto in tanto dalla mia parte. In quelclima di paura mi sembrò addirittura di avere capito il sensodi alcune loro parolema la mattina seguente fu la mia piccolabambinaia Glumdalclitch a riferirmi il loro pianodopo che erariuscita abilmente a far parlare sua madre. La povera bambina mi posein grembopoi cominciò a piangere di vergogna e didisperazione. Aveva paura che quella gente rozza potesse farmi delmale; avrebbero potuto stringermi fino a procurarmi la morte ofracassarmi le ossa nel maneggiarmi. Lei aveva avuto modo di notarela mia natura ritrosa e quanto fossi suscettibile nell'onore; capivacon quale indignazione avrei affrontato l'idea di essere esibito allaplebagliaper denarocome un mostricciattolo da baraccone. Disseche papà e mamma le avevano promesso che sarei stato di suaproprietàma ormai sapeva bene che sarebbe successo come conquell'agnellino dell'anno scorso cheuna volta ingrassatofuvenduto al macellaio.


Daparte miadevo dire di essere rimasto molto meno rattristato dellamia bambinaiaperché avevo ben radicata in me la speranza cheun giorno avrei recuperato la libertà. Per quanto poiconcerneva la vergogna di essere mostrato come un prodigioin quelpaese mi sentivo totalmente un estraneo; e chi mai avrebbe potutorinfacciarmi quelle sciagure al mio ritorno in Inghilterraquando ilRe in personase fosse stato al mio postoavrebbe dovuto subire lostesso trattamento?

Seguendoil consiglio dell'amicoil padrone mi portò al mercato nellacittà vicina rinchiuso in una scatolaportando con séanche la bambinala mia piccola amicache fece salire davanti a sésul cavallo. La scatola era chiusaeccetto una porticina dalla qualepotevo entrare e uscire e alcuni fori fatti col succhiello perpermettermi di respirare. La bimba aveva avuto l'accortezza dimetterci dentro il materassino della bambola perché potessisdraiarmima nonostante la brevità del percorsofuisbatacchiato qua e là per tutto il viaggio. Non bisognainfatti dimenticare che il cavallo percorreva ad ogni passo labellezza di dodici metriprovocando dei sobbalzi paragonabili albeccheggio di una nave in preda alla più furiosa delletempestecon una frequenza anche maggiore. Si trattava di un viaggiopoco più lungo che andare da Londra a Sant'Albano. Il miopadrone prese alloggio alla locanda solita edopo aver parlato perun po' con il locandiere e avere sistemato le coseprese a nolo unbanditoreo "grultrud"perché desse notizia pertutta la città che alla locanda dell'"Aquila Verde"era in mostra una creatura portentosapiù piccola di un"splacnuck" (un animaletto di quei luoghi assai minuto elungo un metro e ottanta)simile in ogni parte del corpo ad unessere umanofornito di parola e capace di fare mille mossettine.


Sceltala stanza più vasta della tavernami misero sulla tavola diun trenta metri quadri. La mia piccola bambinaia si mise accanto allatavolaseduta su uno sgabello per proteggermi e dirmi cosa avreidovuto fare. Per evitare un sovraffollamentoil padrone fece entraresolo trenta persone alla volta per assistere allo spettacolo. Seguivoi comandi della bimba che ora mi diceva di camminare avanti eindietro sul tavoloora mi faceva domande entro i limiti delleparole che conoscevo e alle quali rispondevo più forte chepotevo. Mi giravo più volte verso gli spettatoriliossequiavodavo loro il benvenuto e facevo loro altri discorsettiche avevo imparato. Poi alzavo un ditale pieno di vino ecome fosseil mio calicebevevo alla loro salutesnudavo la spada mulinandolasecondo le mosse della scherma inglesepoipreso un frammento distoppia dalla bambinafacevo il lancio del giavellotto imparato ingioventù.


Insommain tutta la giornata feci dodici replichecostretto a ripeteresempre le stesse sciocchezzefinché fui mezzo morto di faticae di rabbia. Quelli che avevano assistito allo spettacoloriferivanotali meravigliee la gente premeva contro la porta della locanda perentrare. Era nell'interesse del padrone che nessuno mi toccasseadeccezione della bambinae per questo aveva disposto tutt'intorno altavolo una fila di panche che mi tenevano fuori della portata deglispettatori. Ci fu comunque uno screanzato di scolaro che mi tiròuna nocciolina in testa mancandomi per un pelo. Questa ricadde contale violenza chese mi avesse colpitomi avrebbe fatto saltare ilcervelloperché era grossa quasi come una zucca. Non midispiacque certo vedere quel mascalzoncello preso a pedate e buttatofuori dalla stanza.


Allafine della giornata il mio padrone dichiarò pubblicamente chemi avrebbe messo in mostra il prossimo giorno di mercato. Intantoseguendo le sue cure interessateil padrone mi costruì unveicolo più confortevole. Infatti ero così stanco dopoil viaggio e dopo aver dato spettacolo per otto ore filateche mireggevo a mala pena in piedisenza avere la forza di pronunciare unaparola. Mi ci vollero almeno tre giorni per riprendermie dire che acasa non mi aspettava di certo una vita tranquillaperchétutti i signorotti del vicinatosentita la novitàvennero avedermi a casa dell'agricoltore.


Entravanoalmeno una trentina alla voltacon mogli e figli (quel paese èinfatti assai popoloso) e per mostrarmi il padrone esigeva il prezzodella sala al completoanche se si trattava di una sola famiglia.Per diverso tempo non ebbi un momento di pace per tutti i giornidella settimanaad eccezione del mercoledìche è illoro giorno di festa.


Ilpadroneche cominciava a rendersi conto di quali guadagni gli avreiprocuratodecise di portarmi a fare il giro delle città piùimportanti del regno. Sistemato il podereprocuratosi quanto eranecessario per un lungo viaggiopreso commiato dalla moglieil 17agosto 1703a un due mesi dal mio arrivo su quella terrail padroneed io ci mettemmo in cammino per la capitalesituata al centro delregno e a circa tremila miglia dalla nostra casa. Sua figliaGlumdalclitch salì sul cavallo dietro di luiportando ingrembo una cassettinanella quale ero rinchiusoche si era legataalla vita. La bambina l'aveva imbottita in ogni lato con la stoffapiù fine che aveva potuto trovarepoi ci aveva messo dentroil lettino della bambolacoperte e tuttorendendo l'ambiente il piùpossibile comodo.


Dietrodi noi cavalcavaunica nostra compagniaun ragazzo di fatica cheportava i bagagli.


Ilpadrone aveva l'intenzione di presentarsi in tutte le cittàlungo il camminodisposto anche a deviare dalla via maestra dicinquanta miglia o del doppioper raggiungere quei villaggi o quelledimore di signorottidai quali si aspettava qualche guadagno. Ilviaggio non fu poi tanto faticosoperché percorrevamo dallecentoquaranta alle centosessanta miglia giornaliere; la buonaGlumdalclitchinfattiogni tanto diceva di essere sfinitaalloscopo di risparmiarmi. Di quando in quandosu mia richiestalei mifaceva uscire dalla scatola per prendere una boccata d'aria eammirare il paesaggiopur tenendomi sempre ben stretto alguinzaglio. Passammo sopra cinque o sei fiumi più larghi e piùprofondi del Nilo o del Gange; in quella terra anche un ruscello hala portata del Tamigi al Ponte di Londra. Il nostro viaggio duròdieci settimane e organizzammo spettacoli in diciotto cittàsenza contare i villaggi e le case private. Il 26 ottobre arrivammonella capitale chenella loro linguaè chiamata Lorbrulgrudo "Orgoglio dell'Universo". Il mio padrone alloggiònella strada principalenon lontano dal palazzo reale. Poi cominciòa fare avvisi del solito tipocon la descrizione della mia persona edel mio ingegno; prese in affitto un salone immensoci fece mettereun tavolo del diametro di diciotto metrisul quale avrei tenuto lemie rappresentazionifacendolo circondare da una palizzatatiporinghiera alta due metriperché non cadessi di sotto. Dettispettacolo dieci volte al giorno fra l'ammirazione generale. Parlavoormai la loro lingua decentemente e capivo benissimo quando mirivolgevano la parolainoltre avevo imparato l'alfabeto e riuscivo atradurre anche qualche frase scritta; infatti Glumdalclitch mi avevainsegnato a leggere quando eravamo a casa e nelle ore libere duranteil viaggio. Aveva sempre in tasca un libriccinonon molto piùgrande di un atlanteche era un manuale di catechismo per bambinesul quale mi insegnò a riconoscere le lettere e quindi adinterpretare le parole.




3- LA CORTE MANDA A PRENDERE L'AUTORE. LA REGINA LO COMPRADALL'AGRICOLTORE E LO PRESENTA AL RE. DISPUTA CON I DOTTORI Dl CORTE

GLISI PREPARA UN APPARTAMENTO. GODE DEI FAVORI DELLA REGINA. DIFENDEL'ONORE DELLA PATRIA. SUE SCHERMAGLIE CON IL NANO DELLA REGINA



Ilpadrone diventava tanto più ingordoquanto piùaumentavano i guadagni fatti a spese della mia salute la qualesottoposta a tutti quegli strapazzicominciava a risentirneseriamente. Avevo perso l'appetito ed ero ridotto pelle e ossatantoche luiconvinto che ci avrei lasciato la pelle in pochi giornieradeciso a spremermi come un limone. Mentre rimuginava fra séquesti propositisi presentò un gran ciambellanoo"slardral"con l'ordine di portarmi subito a corte perdivertire la regina e le dame di compagnia alcune delle qualiche miavevano già vistoavevano raccontato grandi cose della miabellezzadel mio comportamento e del mio buon senso.


SuaMaestàinsieme alle altre damerimase incantata oltre ognidire delle mie maniere cortesi. Mi inginocchiai e chiesi l'onore dipotere baciare il piede di Sua Maestàma Sua Grazia volleporgermi il mignolo (mentre nel frattempo ero stato messo sopra untavolo) che presi fra le braccia portandolocol più granderispettoalle labbra.


Leimi fece alcune domande sul mio paese e sui viaggi che avevo fattoedio le risposi quanto più succintamente mi fu possibile. Allorami chiese se avessi vissuto volentieri a corte. Mi prostrai fino atoccare il piano del tavolo replicando con umili parole che ero loschiavo del mio padronema chese fosse dipeso da mesarei statoorgoglioso di dedicare la mia vita al servizio di Sua Maestà.Lei chiese al padrone se era disposto a vendermi ad un prezzoragionevole e questiconvinto che avessi i giorni contatinon cipensò due volte chiedendo mille monete d'oro. Gli furonopagate immediatamente. Ogni moneta era grossa come ottocento"moydores" portoghesima se teniamo presente la differenzadi proporzioni fra quella terra e l'Europae l'alto costo dell'oroin quel paesequel prezzo non corrispondeva nemmeno a mille ghineeinglesi.


Allorami permisi di chiedere alla reginaora che ero divenuto il suo umileservitore e vassalloil favore di far entrare al suo servizio ancheGlumdalclitchche era stata sempre così dolce e premurosa conmein modo che potesse continuare ad essere la mia insegnante e lamia nutrice. Sua Maestà accolse la richiesta e ottenne ilconsenso del padrefelicissimo di avere una figlia a corte. Labambina non nascondeva la sua gioia. Il mio padrone di un tempo siritirò e mi salutò dicendo che mi lasciava in buonemani; non dissi una parola e mi limitai ad un lieve inchino del capo.


Lafreddezza del mio saluto non era sfuggita alla regina la qualeuscito l'uomome ne chiese la ragione. Risposi a Sua Maestàin tutta franchezza che ero riconoscente verso quell'uomo per nonavermi schiacciato sotto i piediquando per caso mi trovò nelsuo campoma che gli avevo lautamente ripagato ogni obbligo con iguadagni che aveva fatto mostrandomi alle fiere paesane ein ultimocol ricavato della mia vendita; che fino dal primo momento che avevopassato con lui ero stato sottoposto ad una vita cosìmassacranteche avrebbe ucciso un animale dieci volte piùrobusto di meche la mia salute era seriamente minata per lostrapazzo di dover divertire la gentaglia ad ogni ora del giorno eche infinese il mio padrone non avesse intuito il mio deperimentoSua Maestà non mi avrebbe certo comprato tanto a poco. Maaggiunsi anche che ora non avevo più nessun timore di esseremaltrattatoessendo sotto la protezione di una così grande ebuona imperatriceornamento della naturadiletto del mondodeliziadei sudditifenice della creazionee che i timori del mio vecchiopadrone si sarebbero dimostrati infondatiperché mi sentivogià rifiorire per influsso della augustissima presenza di SuaMaestà.


Fuquesto in breve il mio discorsopronunciato con grandi improprietàed incertezzela cui ultima parte era stata formulata nello stile esecondo l'etichetta di quel popoloalcuni particolari della quale mierano stati insegnati da Glumdalclitch durante il nostro viaggio acorte.


Lareginache si era dimostrata più che comprensiva neiconfronti del modo di esprimermirimase stupita nel trovare tantospirito e buon senso in un animaletto così minuscolo. Mi presesul palmo della sua mano e mi portò dal re che si era ritiratonei suoi appartamenti. Sua Maestà il reuomo di aspetto graveed austeromi dette appena uno sguardo e chiese alla regina inmaniera assai freddada quanto tempo le era saltato in mente diinvaghirsi degli "splacknuck". E non c'è dubbio chedisteso com'ero sul palmo della mano della reginalui mi aveva presoper uno di quegli animaletti. Ma la sovranauna donna di spiritodotata di un sottile senso dell'umorismomi mise in piedi sulloscrittoiopregandomi di raccontare al re le mie peripezie. Lo fecicon un breve discorsetto mentre Glumdalclitchche fu fatta entraredopo essere stata impalata sulla soglia dello studiolo perl'impazienza di starmi vicinoconfermò tutto quanto eraaccadutodal momento in cui ero stato portato a casa di suo padre.


Sebbeneil re fosse una persona colta quanto altri mai in quel regnoportatosoprattutto alla filosofia e agli studi di matematicadopo avermiosservato con attenzione e avermi visto camminare erettoprimaancora che avessi parlato mi prese per un automa (un'arte che avevafatto grandi progressi in quel paese) costruito da qualche abilissimoartefice. Ma quando mi sentì parlare e constatò chequanto dicevo era proprio di un essere umano e razionalenon nascoseil suo sbalordimento. Tuttavia non volle credere a quanto gli avevoraccontato riguardo al mio arrivo su quella terraanzi lui pensavache fosse tutta una bugia inventata da Glumdalclitch e suo padreeche quest'ultimo mi avesse messo in bocca quelle parole con l'unicoscopo di vendermi ad un prezzo più alto. Fisso su questa suaideami fece altre domandealle quali risposi adeguatamente con ilsolo difetto di un accento straniero e di una conoscenza limitatadella linguae magari con qualche espressione rozza imparata dalcontadino e certo non adeguata al raffinato codice della corte.


Ilre mandò subito a chiamare tre sommi dottori chesecondo ilsistema di quella terraerano di turno. Questi Signoridopo avermiesaminato con estrema attenzioneespressero pareri diversipurconcordando che non potevo essere nato secondo le normali legginaturaliperché nulla in me garantiva una capacità diconservazione della specie; non avevo agilitànon sapevoarrampicarmi sugli alberiné scavare tane sotto terra. Dopoavermi passato in rassegna i denticon cura estrematrassero laconclusione che ero un carnivoroanche se non riuscivano a capire inche modo potevo nutrirmivisto che i quadrupedi di quella terraerano troppo grossi per mee i topi ed altri animali consimilitroppo voracia meno che mi cibassi di lumache o di altri insetti;ma con dottissimi argomenti finirono per escludere anche questaultima ipotesi.


Unodi loro sembrava convinto che fossi un embrione o un aborto; ma glialtri due confutarono questa supposizionedimostrando che tutte lemie membra erano ben fatte e completamente sviluppaterilevandoinoltre dai peli della barbache poterono vedere con una lented'ingrandimentoche avevo un'età adulta. Impossibile poiconsiderarmi un nanoperché la mia costituzione era minuta aldi là di ogni paragonetanto è vero che lo stesso nanodella reginal'esserino più piccolo del regnoera pur semprealto nove metri. Dopo un lungo dibattito vennero alla conclusioneunanime che dovevo essere un "relplum scalcath"che allalettera vuol dire "lusus naturae"una definizione chesarebbe piaciuta ai moderni filosofi europeile cui scuoledisdegnano di ricorrere alla vecchia scappatoia delle cause occultecon le quali i seguaci di Aristotele cercano di mascherare la loroignoranzaa tutto vantaggio delle magnifiche sorti progressive dellaumana conoscenza.


Giuntia questa conclusione decisivachiesi di avere umilmente la parola.Rivolgendomi al relo informai che venivo da una terra dove vivevanomilioni di esserimaschi e femminedelle mie stesse dimensioni; unaterra dove animalialberi e case erano tutti in proporzione con gliuominidove di conseguenza ero in grado di difendermi e disostentarmi allo stesso modo in cui avveniva per i sudditi di SuaMaestà. Credevo di aver dato una risposta esauriente a queisignorii quali tuttavia risposero con un sorrisetto sprezzantericonoscendo che magari avevo imparato bene la lezione del contadino.


Ilreche aveva molto più sale in zuccacongedò queisaggi e mandò a chiamare il contadino il qualeper fortunanon aveva ancora lasciato la città. Prima di tutto il re parlòcon lui in sede privatapoi lo mise a confronto con me e con labambina; dopo di che cominciò a pensare che quanto gli avevamoraccontato potesse essere vero. Volle dunque che la regina desseordine che mi trattassero con ogni riguardo e che Glumdalclitchcontinuasse a prendersi cura di meperché aveva visto quantoaffetto ci univa.


Lefu destinato un comodo appartamento a corteinoltre ebbe unagovernante che si sarebbe occupata della sua educazioneunacameriera per vestirla ed altre due inservienti per faccende piùumili; ma prendersi cura di me sarebbe stato suo unico privilegio. Laregina ordinò al suo ebanista che mi costruisse una cassettinacome camera da lettosecondo i desideri miei e di Glumdalclitch.Questo uomo era un artigiano ingegnosissimo enel tempo di tresettimanemi preparò una cameretta lignea di venticinquemetri quadratialta trecon finestre scorrevoliuna porta e duespogliatoiche non aveva nulla da invidiare ad una camera londinese.Il ripiano che faceva da soffitto si alzavagirando su due cardiniper poterci calare dentro il letto preparatomi dal tappezziere delre. Tutte le mattine Glumdalclitch lo tirava fuori per dargli ariame lo rifaceva con le sue stesse manipoi la sera lo rimettevadentroavendo cura di chiudere a chiave il coperchio dopo che eroentrato. Un valente costruttorefamoso per certi suoi modelli inminiaturasi mise al lavoro per farmi due sediefornite dischienale e piolicon un materiale simile all'avorioed inoltre duetavoli e un armadio nel quale avrei potuto tenere le mie cosucce. Lastanza era imbottita da ogni latocompreso il pavimento e ilsoffittoper prevenire eventuali sbadataggini di quanti avrebberotrasportato la cassettinae soprattutto per attutire le scossequando sarei andato in carrozza. Volli che mi mettessero unaserratura alla porta per difendermi dai topi e il fabbroprova eriprovami costruì la più piccola serratura che sifosse mai vista in quel paesementre io ne ho vista una piùgrande solo alla porta di un signorotto inglese. Temendo cheGlumdalclitch potesse perderlatenni la chiave in una delle mietasche. La regina ordinò le sete più fini sul mercatoper farmi fare degli abiti; fu trovata una stoffa molto piùspessa di quella per i lenzuoli efinché non mi ci abituaimi ci sentii molto impacciato. Mi vestirono dunque secondo la moda diquel regnotra il persiano e il cinesema in ogni caso in manierapiù che seria e decorosa.


Laregina amava tanto la mia compagnia che non si sedeva a tavola senzadi me. Avevo un tavolino ed una sedia che venivano sistemati sultavolo della reginaaccanto al suo braccio sinistro. Glumdalclitchstava seduta su di un banchetto vicino alla tavola per assistermi eprendersi cura di me. Avevo un servizio completo di piattiscodellee posate d'argento chein confronto a quelli della reginanon eranopiù grandi di quelli che ho visto una volta a Londrain unnegozio di giocattoliper arredare una casa da bambola. La miapiccola bambinaia teneva le stoviglie in una cassettina d'argento chesi portava in tascatirandole fuori all'ora dei pasti e avendo curadi pulirle di persona. Con la regina pranzavano solo le dueprincipessinela maggiore di sedici anni e la più piccola ditredici e un mese.


SuaMaestà mi metteva sul piatto un pezzetto di carne ed io netagliavo una piccola porzionema il suo divertimento era proprio nelvedere quel pranzo in miniaturadal momento che lei (che pure era distomaco delicato) in un solo boccone ingoiava quanto possono mangiareuna dozzina di mietitori inglesi al pranzo della battiturauna vistache qualche volta non mancava di darmi il voltastomaco. Stritolavafra i denti un'ala d'allodolaossa e tuttosebbene nove volte piùgrossa di un tacchino cresciutoaccompagnandola con un pezzo di panepiù grande di un paio di pagnotte da dodici pence. Beveva inun calice d'oro e ad ogni sorso mandava giù il contenuto d'unabotte. I coltelli erano grandi il doppio di una falce considerandoanche il manicoe della stessa proporzione erano le altre posate.Ricordo che una volta Glumdalclitch mi portò a fare il girodelle altre tavole apparecchiate dove c'erano una dozzina di coltellie forchette portentose in azione; devo dire di non aver mai visto invita mia una scena tanto terrificante.


Tuttii mercoledì (checome ho già dettoè il lorogiorno festivo)la regina e i figli di tutti e due i sessi facevanocolazione nell'appartamento del re; e poiché ero diventato ilsuo favoritoin queste occasioni il mio tavolino veniva sistematoalla sua sinistradavanti alla saliera. Al re piaceva moltissimoconversare con me e mi chiedeva dei costumidella religionedellaleggedella politica e della cultura europeamentre cercavo dirispondergli nella maniera più esauriente. Avevaun'intelligenza così lucida ed una facoltà di giudiziocosì esattache faceva riflessioni ed osservazioni sagge suquanto gli raccontavo. Ma devo tuttavia confessare cheun giorno incui mi ero dilungato un po' troppo a parlare della mia patriadilettadei nostri commercidelle guerre per terra e per maredegli scismi religiosidei partitii pregiudizi della suaeducazione presero a tanto il sopravventoche non poté fare ameno di prendermi sul palmo della mano eaccarezzandomischerzosamente con l'altra e ridendo di cuoredi chiedermi se ero un"whig" o un "tory". Quindirivolgendosi al primoministroche stava in piedi accanto a lui con un bastone bianco inmanoalto più dell'albero maestro della nave reale "LaSovrana"disse malinconicamente che l'umana grandezza era benpoca cosase minuscoli insetti come me potevano arrogarsene ildiritto:

"Eppurescommetto" aggiunse poiche anche questi esserini hanno i lorobravi titoli e le cariche onorifichecostruiscono piccoli nidi ecatapecchie che chiamano case e città; ostentano vesti ecarrozzefanno all'amorecombattonodisputanotruffanotradiscono..." E continuò di questo passo mentre sentivoil sangue salirmi alla testa al solo sentire disprezzata la nostranobile patriamaestra nelle arti e nelle armisferza della Franciaarbitra dell'Europasede di tutte le virtùdella pietàdell'onoredella veritàorgoglio ed invidia dell'universo.


Mapoiché non ero in condizioni di rintuzzare queste ingiuriepensandoci sopra cominciai a dubitare di essere stato realmenteoffeso. In effettidopo essermi abituato per mesi a vedere e aconversare con quella gentea osservare oggetti proporzionalmentemaestosiil primitivo sgomento provato al cospetto di quelle moligigantesche era in me tanto svanito chese avessi visto allora ungruppo di signori inglesi con le loro damevestiti con il lusso piùsfarzosoche recitavano il rituale di corte pavoneggiandosifacevano riverenzecinguettando fra di loroa dire la veritàmi sarebbe venuta una gran voglia di ridere loro in facciacosìcome questo sovrano e i suoi dignitari avevano fatto nei mieiconfronti. D'altra parte non potevo trattenermi dal sorridere anchedi me stessoallorché la reginaprendendomi in manomimetteva davanti allo specchioattraverso il quale vedevocontemporaneamente le nostre due figure; ed era così ridicoloquel confrontoche credevo di essermi rimpicciolito rispetto allemie normali dimensioni.


Nullami mandava più in bestia e mi mortificava del nano dellaregina cheessendo la creatura più piccola di quel regno(credo che non fosse più alto di nove metri)al vedere unintruso tanto più minuscolo di luiera diventato diun'insolenza insopportabile. Quando mi passava vicino nell'anticameradella reginamentre me ne stavo discorrendo con signore e signori dicortenon mancava mai di fare il gradasso e di pavoneggiarsio dilanciarmi qualche battuta cocente sulla mia statura. A mia volta lochiamavo fratellolo invitavo a farsi sottocon altre stoccatepungenti che usano i paggi di corte.


Ungiorno a pranzo questo maligno nanerottolopreso dalla stizza perqualche mio motto argutosalito sul tramezzo della sedia dellareginami afferrò per la vita e mi gettò in una tazzadi panna dandosela a gambe. Affondai fin sopra la testa e me la sareivista bruttase non fossi stato un nuotatore provettotanto piùche in quel momento Glumdalclitch si trovava dall'altra parte dellastanza e la regina era così terrorizzatache non ebbe lapresenza di spirito di aiutarmi. Per fortuna la mia piccola bambinaiami venne in soccorso tirandomi fuoridopo che avevo ingoiato un belpo' di panna. Mi misero subito a lettoanche se tutto il danno sirisolse nella perdita del mio abitoirrimediabilmente imbrattato. Ilnano si buscò una buona dose di frustate e fu costretto atrangugiare tutta la tazza di panna; inoltre da quel giorno nonrientrò più nei favori della reginachepoco dopoloaffidò ad una dama di alto rango. Fu quella l'ultima volta chelo vidicon mia grande gioiaperché non so immaginare a chepunto di malvagità avrebbe potuto spingerlo il suo livore.


Giàun'altra volta mi aveva giocato un tiro mancino che aveva fattoridere la regina di cuorenon senza indignarla subito dopo e a talpunto chese non avessi generosamente interceduto per luisarebbestato cacciato immediatamente. Sua Maestà aveva preso un ossobuco evuotatolo del midollol'aveva rimesso sul piatto per drittocome stava prima; il naso colse il momento a volo ementreGlumdalclitch era vicino alla credenzasalì sul suo sgabellomi prese per le gambe e mi infilò fino al petto dentroall'ossodove rimasi a dondolare in quella posizione ridicola.Mettermi a urlare mi sembrava indecorosocosì per qualcheistante gli altri non si resero conto di quello che mi era successo.Per fortuna i principi non mangiano mai cibi troppo caldicosìche non riportai scottature alle gambesebbene avessi ridotto calzee pantaloni in uno stato pietoso. Per mia intercessione il nano se lacavò con una frustata.


Succedevaspesso che la regina si prendesse gioco di me per la mia paura e michiedeva se i miei compatrioti fossero altrettanto codardi.


Eradovuto al fatto che quella terra èin estateletteralmenteinvasa dalle mosche e quegli insetti ripugnantigrossi come leallodole di Dunstablenon mi davano pace durante il pranzo con illoro ronzioanzi spesso si posavano sul mio cibo lasciandovi uova edescrementi che apparivano in bella vista ai miei occhinon a quellidegli altri commensali dotati di una vista più lunga ma moltomeno acuta della mia. A volte mi si posavano sul naso o sulla frontee mi punzecchiavano sul vivo con quel loro tanfo repellentementreseguivo con gli occhi quella materia purulenta grazie alla qualecome affermano i naturalistipossono camminare sul soffitto. Avevoun gran daffare per difendermi contro questi animali ripugnanti e nonpotevo fare a meno di sobbalzare quando mi si posavano sul volto. Ilnano si divertiva a catturare diverse moschecome fanno da noi gliscolariper liberarle poi tutte insieme sotto il mio nasocon miagrande paura e divertimento della regina. Allora cercavo di dar lorouna stoccata al volocon grande abilità che destaval'ammirazione generale.


Ricordoche una mattina Glumdalclitch mi aveva messo sul davanzale dellafinestra con la mia cassettinacome faceva sempre nei giorni di beltempo per farmi prendere un po' d'aria; non volevo infatti che lacassetta fosse appesa ad un chiodo come si fa in Inghilterra con lestie. Avevo appena aperto una finestra e mi ero seduto a tavola afare colazione con un pezzo di tortaquando un nugolo d vespeattratte dall'odoreentrò nella stanza con un ronzio fortesimile a quello dei bordoni di cento cornamuse. Alcune ridussero inbriciole la torta e se la portarono viaaltre si misero a girarmiintorno alla facciastordendomi con il frastuonoterrorizzandomicon i loro pungiglioni.


Conun atto di coraggio riuscii a estrarre la spada e a attaccarle involo; ne uccisi quattromentre le altre volarono viadopo di che miprecipitai a chiudere la finestra. A questi insettigrossi comepernicitolsi i pungiglionilunghi quattro centimetri e aguzzi comeaghi. Li conservai per ricordo edopo averli mostrati in diversipaesi europei insieme ad altre rarità al mio ritorno inInghilterrane regalai tre al Gresham College conservando il quartoper me.




4- DESCRIZIONE DEL PAESE. UNA PROPOSTA PER CORREGGERE LE CARTEGEOGRAFICHE. IL PALAZZO REALE E LA CAPITALE. MODO TENUTO DALL'AUTORENEL VIAGGIARE. DESCRIZIONE DELLA CATTEDRALE



Vorreifornire al lettore una breve descrizione di questo paesenei limitidelle mie esperienze di viaggioche coprirono un duemila migliatutto intorno alla capitale Lorbrulgrud. Facevo parte del seguitodella regina chequando accompagnava il re nelle sue ispezioninonoltrepassava mai questo limitema si fermava ad aspettarlo fino alsuo ritorno dalle frontiere. I territori di questo sovrano siestendono per quasi seimila miglia in lunghezza e da tre a cinquemilamiglia in larghezza. Dal che deduco che i nostri geografi commettonoun errore grossolanoquando credono che tra il Giappone e laCalifornia ci sia solo acqua. Sostengo al contrario che deve puresserci una terra che controbilanci il gran continente dellaTartariaper cui oggi dovrebbero correggere le loro carteaggiungendo questa larga fascia di terra con il settorenord-occidentale dell'Americaed io sono disposto a dare loro unamano.


Questoregno è una penisola delimitata ad oriente e a settentrione dauna catena di montagne alte trenta migliarese invalicabili da tuttauna serie di vulcani. Nemmeno i più saggi hanno la piùpallida idea se al di là di queste montagne viva una qualcherazza di uomini e quale essa sia. Per i tre quarti la penisola èlambita dal marema in tutto il regno non c'è un portotantopiù che agli estuari dei fiumi le coste sono talmentepunteggiate di scogli e il mare che vi si frange è cosìimpetuosoche nessuno vi si è mai avventuratonemmeno con uncanotto: ne deriva che questi popoli sono tagliati fuori da ognicontatto con il resto del mondo. Ma all'interno i fiumi piùgrandi sono un'ottima via di commercio e ricchissimi di pesce; èinfatti assai raro che questa gente peschi pesci di mareche hannopiù o meno le stesse dimensioni di quelli europei e sono perloro una misera frittura. Da questo si può dedurre che lanatura ha scelto questa terra per dare una dimostrazione dellapropria potenza con la creazione di piante ed animali giganteschianche se lascio ai filosofi spiegarne la ragione. Succede comunqueche di tanto in tanto questa gente catturi una balena che sia andataa incagliarsi sugli scogli e che costituisce per loro un ottimo cibo.Si tratta di balene mostruose che un uomo riesce a stento atrasportare sulle spalle e che spesso vengono portate nella capitaleed esposte come pesce pregiato.


Unadi queste venne servita alla mensa realeanche se al re non piacquemoltonauseato forse dalla sua grandezza chein ogni casononraggiungeva quella di certe balene che ho visto in Groenlandia.


Questaè una terra molto popolata e infatti conta cinquantuno cittàun centinaio di cittadelle circondate da muraoltre a un numeroimprecisato di villaggi. Per dare un'idea al sagace lettorebasteràche gli descriva Lorbrulgrudla vasta capitale che si estende in dueparti pressoché uguali sulle sponde di un fiume fino acomprendere un totale di ottomila case. Ha un'estensione che inlunghezza arriva a tre "glonglungs" (una loro misura checorrisponde a cinquantaquattro miglia) e in larghezza a due e mezzo.Ho tratto le misura dalla pianta reale della cittàdisegnatadall'ordine reale dei topografigrande una trentina di metri. Perchéla potessi misurare agevolmenteme la distesero per terra ed ioapiedi scalzicalcolai il diametro e la circonferenza etenendopresente la scalacredo di avere dato misure esatte.


Ilpalazzo reale non è formato da un'unica costruzionebensìda un gruppo di edifici che si estendono per una circonferenza disette miglia. I saloni principali sono alti settantacinque metri elunghi in proporzione. Quando Glumdalclitch usciva con la suagovernante per una passeggiata o per far compereveniva loroassegnata una carrozza; in genere mi univo alla compagniachiusonella mia scatolao assai più spesso in mano alla bambina chemi mostrava i palazzi e la folla durante il percorso. Sebbene non nesia matematicamente certocredo che la nostra carrozza fosse grandecome Westminster-Hall e appena un po' più bassa.


Ungiorno la governante fece fermare la carrozza davanti a vari negozidove mi capitò di osservare le scene più orrende maiviste da occhio europeo: c'era una donna con un tumore al pettocheera cresciuto in maniera mostruosatutto pieno di buchi in molti deiquali sarei potuto precipitare tutto lungo; un uomo aveva una verrucasul collo più grossa di cinque sacchi di lana; un altro poiaveva gambe di legno alte sei metri. Ma lo spettacolo piùripugnante era costituito dai pidocchi che brulicavano sulle lorovestitanto più che vedevo questi insetti distintamentecontutte le parti del corpomentre grufolavano con i grugni porcinimolto meglio di quanto si possono studiare al microscopio i pidocchieuropei. Era la prima volta che mi si mostrava una tale scena e avreidesiderato dissezionare uno degli insettise per disgrazia nonavessi lasciato i miei strumenti e i bisturi sulla navesebbenequella vista repellente mi avesse già dato il voltastomaco.


Oltrealla cassetta solitala regina volle che me ne fosse costruita unapiù piccoladi un tre metri per duepiù maneggevoleper i viaggi e tale da non stancare Glumdalclitchche la portava ingremboe per non ingombrare la carrozza. Come già eraaccaduto per la primafu eseguita dal solito artigianoche seguivai miei suggerimenti. Si trattava di una cassettina da viaggioperfettamente quadratacon una finestra al centro di tre delleparetiprotetta da grate per prevenire incidenti nei lunghi viaggi.All'esterno della quarta paretepriva di finestreerano fissati dueanelli attraverso i quali il portatore infilava una cinghia di cuoioche poi si allacciava attorno al torace. Il compito di portarmi sullespalle in questa mia casettina era delegatoin assenza diGlumdalclitcha qualche servitore fidato e serissimosia chefacessi parte del seguito che accompagnava i reali nei loro viaggioche discendessi con loro nei giardinio mi recassi a far visita aqualche grande dama o a qualche ministro di stato. Infatti i nobilidel regno erano entrati in confidenza con me e mi stimavanoforsepiù per il favore dimostratomi dal re che per mio merito.Quandodurante i viaggila carrozza mi veniva a noiaun servo acavallo si allacciava al petto la mia scatolaposandola su di uncuscino innanzi a lui e da quella altezza mi potevo godereattraverso le tre finestreuna completa panoramica del paesaggio.Questa cassetta portatile era dotata di un lettino da campoun'amacasospesa al soffittoun tavolino e due sediefissati al pavimentoper evitare che venissero gettati qua e là dagli scossoni delcavallo o del calesse. A med'altra partequel beccheggio violentonon dava un gran fastidioabituato com'ero agli interminabili viaggidi mare.


Sepoi mi pigliava il pallino di fare un giretto per la cittàGlumdalclitch si teneva in grembo la cassettina stando seduta in unaportantina apertacome si usa in quei luoghiportata da quattrouomini e affiancata da altri due in livrea di corte. La gentecheaveva sentito parlare di mesi affollava intorno alla portantina; labambina allora faceva fermare i lacchè epresomi in manomimostrava tutt'intorno.


Volevovedere la cattedrale e soprattutto il suo campanileche tutti diconosia la torre più alta del regno. La mia bambinaia un giornovolle accontentarmi e mi condusse a vederloanche se ne ritornaidelusoperché da terra alla guglia non supera i trecentometriun'altezza che in fondoconsiderata la differenza fra loro enoi europeinon è che faccia restare a bocca aperta e tale danon reggere il confrontofatte le debite proporzionicon ilcampanile di Salisburyse non vado errato. Non voglio con questodegradare in alcun modo quel paeseal quale mi sentiròobbligato per tutta la vitaperchéquanto a quella torremancava in altezzaveniva recuperato ampiamente in bellezza e inimponenza. Le murain pietra vivahanno uno spessore di trentametri ed ogni bozza è dodici metri quadrati; esse sonoadornate da ogni parte da statue marmoree di dei e imperatoripiùgrandi che al verosistemate dentro delle nicchie. Il caso volle chemisurassi un mignolo checaduto da una di quelle statuegiaceva trala spazzatura senza che nessuno se ne fosse accorto; esso aveva larispettabile lunghezza di un metro e mezzo.


Glumdalclitchlo avvolse in un fazzoletto e se lo portò a casadove loripose fra altri gingilli di cui era molto gelosacome fanno delresto le bambine di quell'età.


Lecucine reali sono un bell'esempio di architetturaalte un duecentometri e ricoperte a volta. Il forno principale è un diecipassi più basso della cupola di San Paolo a Londrache al mioritorno sono andato di proposito a misurare. Ma se mi dovessi metterea descrivere l'attaccapentolei tegamile cuccumegli spiedi chegiravano con i loro arrostiforse non mi credereste ed anzi qualcunomi accuserebbe di esagerarecome fanno spesso i viaggiatori. Edinveceproprio per evitare questa tentazionesono andatoall'estremo opposto; tanto è vero chese mai questo librodovesse essere tradotto nella lingua di Brobdingnag (che è ilnome di questo regno) e fosse inviato in questo paesenonmancherebbe il risentimento del re e del suo popoloche ho inqualche modo offeso dandone una rappresentazione riduttiva.


Lestalle reali accolgono fino a un massimo di seicento cavallialtiuna ventina di metri. Quando il re percorre la città perqualche festività solenneè scortato da una guardiad'onore di cinquecento cavalli; non credevo di aver mai visto nulladi più grandiosofinché non mi capitò di vedereparte del suo esercito in ordine di battaglia; ma ci saràun'altra occasione per parlarne.




5- AVVENTURE DELL'AUTORE. UN'ESECUZIONE CAPITALE. L'AUTORE DA' PROVADELLA SUA ABILITA' DI MARINAIO



Racconteròalcune di quelle avventure imbarazzanti e ridicole a cui mi esponevala minuscola statura in quella terra nella qualeper altroavreipotuto vivere abbastanza felice. Glumdalclitch aveva l'abitudine diportarmi spesso con la mia cassettina nei giardini di corteanzi avolte mi faceva uscireprendendomi in mano o facendomi camminare perterra. Ricordo che un giorno il nano ci venne dietro (naturalmenteavvenne prima che fosse cacciato dalla reggia) e poiché la miacustode mi aveva posato per terrail nano ed io ci trovammo gomito agomito sotto un filare di meli nanie non voglio con questa scioccaallusione fare l'argutocome accade spesso in questo e nel nostropaese. Quel mascalzone aspettò chementre passeggiavopassassi sotto uno di quegli alberiper scrollarmelo sulla testa.Sentii una dozzina di melegrosse come botti di Bristolfischiarminelle orecchiefinché una mi cadde sulla schiena mentre stavochinobuttandomi a terra. Per fortuna non mi fece granché evolli che il nano fosse perdonatoperché ero stato io aprovocarlo.


Unaltro giorno Glumdalclitch mi depose in un prato soffice e liscioperché mi svagassimentre lei passeggiava nei paraggi con lagovernante. Nel frattempo venne uno scroscio di grandine che mi gettòa terra e i chicchi mi coprirono il corpo di lividi cosìgrandi che sembrava quasi che fossi stato lapidato con palle datennis. Riuscii comunque a strisciare carponi fin sotto una siepe ditimodove mi distesi supino dalla parte sottovento. Ma ero cosìammaccato da capo a piediche per dieci giorni dovetti restaretappato in casa. E non c'è da meravigliarseneperchéla natura in quei luoghi rimane in ogni suo azione fedele alleproporzionicosicché un chicco di grandine è ottocentovolte più grosso di un chicco europeo; ve lo posso dire peresperienzaperché ho voluto togliermi lo sfizio di misurarli.


Main quello stesso giardino mi accadde di peggio. Un giorno la piccolacustodeacconsentendo alle mie insistenze di essere lasciato soloper un po' con i miei pensierimi depose in un luogo apparentementesicuro eavendo lasciato a casa la scatolaraggiunse la governantee altre signore in un'altra parte del giardino. Era ormai abbastanzalontana da non potermi più sentirequando capitò neiparaggi il barboncino bianco del giardiniere. Dopo avere fiutato ingiroil cane mi trovò epresomi in boccacorse dal suopadrone e mi depose scodinzolando felice ai suoi piedi. Per fortunaera un cane ben ammaestrato e mi portò fra i denti senza ilminimo graffio o la minima lacerazione delle vesti. Ma non poteteimmaginare la paura del povero giardiniere che mi conosceva bene edera stato sempre gentilissimo nei miei confronti. Quando mi sollevòfra le mani e mi chiese come stavoero così frastornatosenza fiatoda non riuscire a dire una parola.


Quandodopo poco mi ripresiil giardiniere mi portò dalla miacustode chenel frattempoessendo ritornata a cercarmi nel luogo diprimastava sulle spine perché non riusciva a vedermi néa farsi sentire. Lì per lì se la prese con ilgiardinierema la cosa fu messa a tacere e non fu mai risaputa acorte per non far arrabbiare la regina. Da parte mia non mi opposi disicuroper non rovinarmi la reputazione con ciò che eraaccaduto.


Questoincidente indusse in ogni caso Glumdalclitch a non fidarsi mai e anon perdermi di vista. Questa era una decisione che temevo da tempoinfatti le avevo nascosto via via certi incidenti non gravimaspiacevoliche mi erano capitati. Una volta un nibbiolibrandosisul giardinofece una picchiata proprio su di me e se non avessisguainato la spada andandomi a nascondere sotto una folta siepemiavrebbe portato via tra gli artigli. Un'altra volta camminavosull'orlo di un buco di talpa scavato di frescoquando vi precipitaidentro fino al collo e dovetti inventare non so quale bugia pergiustificare gli abiti infangati. Mi capitò anche disbucciarmi gli stinchi andando a sbattere contro il guscio di unalumacamentre solo soletto pensavo alla mia povera Inghilterra.


Nonso dire se fosse per me più piacevole o mortificante vederechedurante quelle passeggiate solitarienemmeno i passeri avevanopaura di mementre mi venivano intorno in cerca di vermiciattoli edi altro cibocon sovrana indifferenza. Ricordo che un tordo arrivòal punto di portarmi via di mano un pezzo di torta che Glumdalclitchmi aveva dato per colazione. Se poi cercavo di catturare qualcuno diquesti uccellimi si rivoltavano contro tentando di pizzicarmi leditache tenevo fuori della loro portataper poi tornarsenepacificamente a saltellare qua e là in cerca di vermi e dilumache. Un giornoprocuratomi un robusto randelloriuscii adassestare un bel colpo ad un fanello che precipitò a terrastordito; lo presi per il collo con entrambe le mani per portarlotrionfante alla mia piccola custode. Ma l'uccelloripresosi dallostordimentocominciò a sbattermi le ali sul volto e su tuttoil corpo così impetuosamente chesebbene lo tenessi lontano abraccia disteseanche per evitare i suoi artiglifui più diuna volta sul punto di lasciarlo andare. Per fortuna accorse uno deiservi che gli dette una bella tirata di collo e il giorno dopo mi fuservito a pranzo per volere della regina. Per quanto posso ricordarequel fanello era un po' più grosso di un cigno.


Ledamigelle di corte invitavano spesso nei loro appartamentiGlumdalclitch perché volevano che mi portasse con séper vedermi da vicino e toccarmi. Capitava allora che mi spogliasseroda capo a piedi per infilarmi quanto ero lungo in senodove provavoun senso di disgusto perchéad essere sinceridalla loropelle emanava un afrore disgustoso; e non lo dico per mancanza dirispetto a quelle dame sublimiper le quali nutro il più altorispetto. Ma penso di avere un olfatto acutissimo in proporzione almio corpo minutomentre quelle illustri damigelle erano senza menoattraenti per i loro amantio l'una nei confronti dell'altracosìcome accade per le persone dello stesso rango in Inghilterra. Dopotuttol'odore naturale della loro pelle era molto piùtollerabile di quando si mettevano il profumoche aveva l'immediatoeffetto di farmi perdere i sensi. Ricordo ancora che un carissimoamico di Lilliput si lamentòin un giorno afoso durante ilquale avevo fatto attività fisicaper il forte afrore cheemanavosebbene non possa non riconoscere di avere questo difettocome non ce l'ha la maggior parte degli uomini. Penso invece cheavesse un odorato finissimo nei miei confronticosì comeaccade a me con questa gente.


Equi non posso non rendere giustizia alla reginamia padronae aGlumdalclitchmia piccola bambinaiacosì fragranti nelfisico quanto le dame d'Inghilterra.


Quelloche mi metteva più a disagioquando la mia custode mi portavaa far visita a queste damigelleera quel loro modo di trattarmisenza riguardicome una creatura incapace di provare qualsiasisensazione.


Loroinfatti si spogliavano completamente per mettersi la camiciaproprioinnanzi a me. Mi mettevano sopra la toeletta ed io mi trovavo propriodi rimpetto ai loro corpi nudi i qualia dire il verononcostituivano affatto una vista provocantené suscitavano inme altro sensose non di disgusto ed orrore. Avevano una pelle cosìscabra e rugosacosì chiazzataquando la vedevo da vicinocon qua e là dei nèi grandi come scodellecon pelipenduli più grossi dello spago da imballaggioche non ènecessario che mi dilunghi sul resto del loro corpo. Né sifacevano scrupolo di fare i loro bisogni in mia presenzaunaquantità di almeno due botti in un vaso di adeguata capacità.La più carina di queste damigelleuna ragazzina di sediciannimi metteva a cavalcioni su uno dei suoi capezzoli e mi facevaaltri giochetti sui qualicol permesso del lettorepreferireisorvolare.


Allafine me ne dispiacque così tantoche chiesi a Glumdalclitchdi inventare qualche scusa per non rivedere mai più quellasignorina.


Ungiorno venne il nipote della governante per invitare lei eGlumdalclitch ad assistere ad un'esecuzione capitale. Si trattava diun tizio che aveva assassinato un suo amico. Sebbene contro vogliala mia buona bambinaiadal cuore così tenerofu costretta adaggregarsi alla compagnia. Quanto a mesebbene fossi alieno dasimili spettacolifui tentato di assistere a qualcosa che misembrava straordinaria. Il malfattore venne legato ad una sediasopra un palco costruito appositamentepoi con un colpo secco di unaspada lunga dodici metri gli venne mozzata la testa. Vene ed arteriescagliarono in aria un tale fiotto di sangue da superare il grande"Jeu d'Eau" di Versaillesmentre la testarotolando sulpalcofece un tale frastuono da farmi sobbalzaresebbene fossidistante un miglio.


Abituatacom'era a sentirmi parlare di arte nauticae tutta tesa a trovareogni occasione per farmi svagare quando ero giù di spiritolaregina mi chiese un giorno se sapevo manovrare una vela e se me lacavavo bene coi remi; poi mi chiese se per caso non fosse un buonristoro fare una rematina. Le risposi naturalmente che ero esperto inmateria dal momento cheper quanto medico di bordose occorrevadovevo lavorare come un comune marinaio. Ma non vedevo come potevofare simili esercizi in quel paesedove il più piccolo scafoera grande almeno come un nostro veliero da guerrae in acque doveera impossibile che reggesse una barchetta adatta alle miedimensioni. Sua Maestà rispose chese avessi progettato unabarca adeguata al mio casol'avrebbe fatta costruire da un suocarpentiere e avrebbe pensato lei a trovare un posto adatto dovefarla navigare. Il carpentiere era un artigiano abilissimo che indieci giorniseguendo le mie istruzioniportò a termine ilmodellino funzionante di una barcafornita di sartiamesulla qualeavrebbero potuto prendere posto otto persone come me. La regina nerimase estasiata e la portò in grembo al re il quale la fecemetterecon me dentroin una vaschetta. Ma purtroppo non c'eraspazio per manovrare. La regina aveva in mente un'altra idea: fececostruire al falegname un trogolo di legno lungo novanta metrilargoquindici e profondo due. Dopo averlo ben bene impeciato per evitareche perdessefu sistemato sul pavimento dell'anticameralungo laparete. Due servi potevano riempirlo in mezz'ora e quando l'acquacominciava a farsi stantìaveniva fatta defluire attraversoun tubo sistemato sul fondo. Venivo spesso a remarci per mio piaceree per divertire la regina e le altre damegrandi ammiratrici dellamia maestria e agilità. Talvolta alzavo la vela e non avevopoi da far altro che reggere il timonesospinto dal venticello deiloro ventagli o dal fiato di qualche paggioe magari dandospettacolo di abilitàpoggiando ora a destra ora a sinistraa mio piacimento. Quando avevo finitoGlumdalclitch portava la barcadentro la mia cassetta e l'appendeva ad un chiodo per farlaasciugare.


Unavolta però mi capitò un incidente che avrebbe potutocostarmi la vita. Un paggio aveva messo in acqua la barchetta e lagovernante di Glumdalclitchnella dignità delle sue funzionistava per depormici dentroquando le scivolai fra le dita e sareicaduto sul pavimento dall'altezza di dodici metrise per fortuna nonfossi rimasto impigliato ad uno spillone appuntato sul busto dellasignora. Infatti la punta dello spillo mi si infilò fra lacamicia e i calzoni agganciando la cintolatanto che rimasi amezz'aria finché Glumdalclitch venne in mio soccorso.


Un'altravolta avvenne che uno di quei servi sbadatiche ogni tre giornidovevano cambiare l'acqua del trogolonon si accorse che fra unsecchio e l'altro aveva lasciato cadere nel trogolo anche un belranocchio. Questoche si era andato ad acquattare in qualche angoloappena entrai nella barchettacredendola un ottimo galleggiantevisaltò sopra facendola inclinare da una partementre migettavo con tutto il mio peso dall'altra per impedirle dirovesciarsi. Allora il ranocchio cominciò a saltare qua e làsulla barcasopra la mia testaimbrattandomi tutto con il suo limodisgustoso. L'enorme dimensione ne faceva l'animale piùinforme che si possa concepire; nonostante ciò rifiutail'aiuto di Glumdalclitch e volli misurarmi con luifinché lomisi in fuga a colpi di remo.


Mail pericolo più serio lo corsi per colpa di una scimmia cheapparteneva ad uno sguattero della cucina reale. Glumdalclitch eraoccupata da qualche partecosì mi aveva chiuso nella suastanza con le finestre spalancate per il caldo torrido. Erano aperteanche quelle della cassetta più grandeche prediligevo perl'ampiezza e la comodità. Me ne stavo seduto al tavolino apensarequando sentii un tonfo arrivare dalla finestra e qualcosache saltellava nella stanza.


Senzamuovermi dalla sediami sporsi in avanti per guardarenon senzapaurae vidi questo animale bizzarro cheruzzandosaltellava su egiùfinché arrivò vicino alla cassettascrutandolapieno di curiosità e di stuporefuori e dentrofacendo capolino alla porta e alla finestra. Dapprima mi ritirainell'angolo più lontano della scatola poiterrorizzato dallascimmia che indagava da tutte le partiebbi la presenza di spiritodi ficcarmi sotto il letto. Per un po' continuò a farcapolinoghignando e squittendoma alla fine mi vide einfilandouna zampa attraverso la portacome fa il gatto con il toposebbenemi spostassi continuamentemi acchiappò per le falde dellagiacca (che erano di seta paese spessa e resistente) trascinandomifuori. Mi sollevò con la zampa anteriore e mi strinse al pettocome fa una balia col bambino (infatti mi è capitato di vederequesta specie di animali comportarsi in maniera simile coi gattini).


Alminimo tentativo di reagiremi strinse così forte che pensaifosse più prudente avere un atteggiamento di sottomissione.Con l'altra zampa mi accarezzava continuamente e credo proprio che miavesse preso per uno dei suoi piccoli. Nel bel mezzo di queste sueespressioni di affettofu disturbata da certi rumori che provenivanodalla portacome se qualcuno stesse per entrare; con un balzo fu suldavanzale della finestra da cui era venuta ecamminando a tre zampee stringendomi con la quarta tra tegole e grondaiesi arrampicòsul tetto vicino al nostro. Sentii il grido di Glumdalclitch che mivide portare via. La povera bambina era disperatal'intero palazzosottosoprai servitori correvano con le scale e a centinaia viderola scimmia seduta sul cornicione di un palazzo che mi stringeva comeun suo scimmiottino con una zampa mentre con l'altra mi dava damangiare costringendomi a ingozzare frammenti di cibo che si cavavadalle borse laterali della boccapicchiandomi quando mi rifiutavo diobbedire. La scena erase non per meabbastanza comica e non possorisentirmi con quanti si misero a ridere. Molti cominciarono alanciare sassisperando di far scendere la scimmiama era untentativo pericoloso che venne immediatamente proibito per paura chemi colpissero facendomi schizzare le cervella.


Ormaiavevano appoggiato le scale e molti stavano salendoquando lascimmiavistasi circondataincapace di correre a tre zampemilasciò sul tetto e scappò via. Rimasi lì un belpezzo a cinquecento metri dal suolosul punto di precipitaredimomento in momentodi tegola in tegola fino in fondospinto da uncolpo di vento o tradito dalle vertigini. Finalmente un bravoragazzouno dei lacchè della mia bambinaiami prese einfilatomi nella tasca dei calzonimi portò a terra.


Eromezzo soffocato da quella robaccia che la scimmia mi aveva ficcato ingolama la piccoladolce custode me ne tolse più che potécon uno spillodopo di che riuscii a vomitare con grande sollievo.Dovetti rimanere a letto un paio di settimane per la gran spossatezzache mi sentivo addosso e per le ammaccature che quella bestia miaveva provocato con la sua presa. Durante la malattiail relaregina e tutta quanta la corte mandarono a chiedere notizie della miasalutee la regina in persona non mancò di farmiripetutamente visita. La scimmia venne uccisa e fu dato ordinetassativo di non introdurre animali simili a palazzo.


Quandoguariiresi visita al re per ringraziarlo delle sue premure e luischerzò non pocoprendendomi in giro per quanto mi eracapitato.


Michiese a che cosa pensassi quando mi trovavo in braccio alla scimmiase era di mio gradimento il cibo e il suo modo di imboccareseinfine non mi avesse stuzzicato l'appetito l'aria fina dei tetti.


Vollesapere poi cosa avrei fatto se mi fosse capitato qualcosa di simileal mio paese; ma gli risposi che noi non abbiamo scimmiee quelleche vengono esibite come animali esoticisono così piccoleche avrei potuto tenerne a bada una dozzinase avessero osatoattaccarmi.


Perquanto poi riguardava quel mostruoso animale col quale avevo avuto ache fare (grande non meno di un elefante)se la paura non mi avesseparalizzatoimpedendomi di ricorrere alla spada (mentre parlavoavevo uno sguardo truce e portavo la mano all'elsa)nel momento incui allungava la zampa gli avrei forse assestato un colpo cosìterribileche l'avrebbe ritirata più in fretta di quantol'aveva protesa. Parlai col tono risoluto di chi non sopporta che ilsuo coraggio venga messo in discussioneanche se ebbe come unicoeffetto quello di far ridere a crepapelle tutti i presentiincapacidi trattenersi sebbene di fronte a Sua Maestà. Questo mi feceriflettere su quanto siano vani tutti i tentativi che facciamo persalvare l'onore al cospetto di quanti ci sono superiorio con iquali non abbiamo la minima possibilità di confronto. Eppureda quando sono ritornato in Inghilterra ho visto un simileatteggiamento in certe miserabili persone chesenza la minimanobiltà di natalidi meritid'ingegnoo di senso comuneassumono un atteggiamento altezzoso mettendosi sullo stesso pianodegli uomini più grandi del regno.


Nonc'era giorno che non fornissi alla corte motivo di riso con qualchestoriella faceta e Glumdalclitchpur con tutto il suo affetto permeaveva imparato con malizia a raccontare alla regina tutte lesciocchezze che facevo per farla ridere. Un giorno in cui la bambinaera stata poco benefu portata dalla governante a prendere un po' diaria buona a trenta miglia dalla città. Quando fummo scesidalla carrozzavicino a un sentiero di campagnaGlumdalclitch posòa terra la scatola per farmi sgranchire le gambe. Sul sentiero c'erauna bella fatta di vacca ed io detti sfoggio della mia abilitàcercando di saltarla. Presi la rincorsa ma purtroppo il salto eratroppo cortoper cui ci piombai in mezzo fino al ginocchio. Me netirai fuori a fatica ed uno dei lacchè dovette pulirmi allameglio con il fazzoletto ma ero talmente imbrattatoche dovettirimanere per tutto il viaggio rinchiuso nella cassetta. La regina lovenne a sapere e il lacchè si preoccupò di diffonderela notizia al resto della cortecosì che per qualche giornorisero tutti alle mie spalle.




6- ESPEDIENTI DELL'AUTORE PER INGRAZIARSI I SOVRANI. OSTENTA LA SUAABILITA' Dl MUSICISTA. RISPONDE ALLE DOMANDE DEL RE SUI PAESI EUROPEI

OSSERVAZIONIDEL SOVRANO



Unao due volte alla settimana assistevo al risveglio del re e capitavaspesso che lo vedessi farsi radereuna scena a prima vistaraccapricciante. Il rasoio era grande più del doppio di unafalce comune. Sua Maestà si radevacome accade in quel paesedue volte alla settimana. Una volta riuscii a farmi dare dal barbiereun bioccolo di spuma dal quale tirai fuori quaranta o cinquantarobustissimi peli. Poi presi una tavoletta di legno alla quale dettila forma di un dorso di pettinefacendoci una serie di fori aduguale distanza uno dall'altro con uno spillo sottilissimo datomi daGlumdalclitch. Ci fissai i peli a furia di raschiarli e appuntirliverso la puntafino a costruirmi un pettine decenteed in ogni casoun valido sostituto del mioormai inservibile per aver perso quasitutti i denti. E poichi altri in quel posto era capace dicostruirmene uno nuovo così minuscolo e preciso?

Questaprima prova mi mise in testa un'altra ideala cui realizzazioneoccupò molte delle mie ore libere. Chiesi alla cameriera dellaregina di mettermi da parte i capelli di Sua Maestà rimastisul pettinefinché ne ammucchiai abbastanza. Mi rivolsi poiall'artigiano che mi aveva costruito la cassettina e al quale erastato ordinato di mettersi a mia disposizione per qualsiasi lavorettoche mi fosse servitochiedendogli di farmi la struttura di duesediecome quelle che aveva già costruito per la miastanzetta. Poi gli dissi di fare tutta una serie di fori con unalesina sottilissima intorno alla spalliera e al sedile; passai icapelli più robusti attraverso questi foriproprio come si facon le sedie di canna che si usano in Inghilterra. Quando le ebbifinitele regalai alla regina che da allora in poi le custodìin camera sua per mostrarle come una rarità eccezionalefral'ammirazione di quanti le videro. La regina avrebbe voluto che mifossi seduto su una di essema rifiutai con sdegnosostenendo cheavrei preferito affrontare mille volte la mortepiuttosto chedeporre una parte poco onorevole di me stesso su quei preziosicapelli che un tempo avevano adornato la testa di Sua Maestà.


Siccomeho il pallino delle arti manualicon i capelli restanti feci unborsellino lungo un metro e mezzocon sopra ricamato in lettered'oro il nome della reginae lo regalai a Glumdalclitch con ilconsenso della sovrana. Ad essere sinceri era più per bellezzache per altropoiché non avrebbe retto il peso di una moneta;ma lei non ci teneva nullao al massimo certe cosucce che allebambine piace conservare.


Acorte si davano frequenti concertipoiché il re era amantedella musica. Ci portavano spesso anche mesistemando la miacassetta sopra un tavolo; ma quei suoni erano così fortichenon riuscivo a cogliere il motivo. Era come se tutte le fanfare e itamburi dell'esercito reale mi suonassero nelle orecchie. Avevo presol'abitudine di far sistemare la cassetta il più lontanopossibiledi chiudere porte e finestre e tirare le cortine: solocosì quella musica cominciava a piacermi.


Daragazzo avevo imparato a strimpellare qualche motivo alla spinetta.


Glumdalclitchne aveva una in camera sua dove si esercitava due volte allasettimana sotto la guida di un maestro di musica. La chiamo spinettaperché più o meno somigliava a questo strumento e la sisuonava nello stesso modo. Mi venne in mente che avrei potuto suonareal re e alla regina qualche motivetto inglese su questo strumento. Maera un'impresa disperataperché la spinetta era lunga quasidiciotto metri ed ogni tasto misurava una trentina di centimetricosì che anche a braccia aperte non avrei potuto abbracciarepiù di cinque tasti. Inoltre per premere un tasto ci volevauna forza maggiore di quella che avevoanche se avessi suonato con ipugni. Tanta fatica non sarebbe servita a nulla. Ma inventai un nuovometodo che consisteva in questo: preparai due bastonigrossi comecomuni mazzepiù larghe da un lato; poi felpai la base piùlarga con pelle di topo in modo chebattendocinon avreidanneggiato i tasti e non avrei interrotto il ritmo. Davanti allaspinetta fu posta una pancapoco più in basso della tastierasulla quale correvo avanti e indietro battendo i tasti giusti coimiei batacchi. Riuscii così ad eseguire una giga con grandivertimento delle Loro Maestà. Certo fu l'esercizio fisicopiù pesante che avessi mai affrontatosebbene non riuscissi apremere più di sedici tasti e non fossi capacediconseguenzadi suonare contemporaneamente in chiave di violino e dibassocome fanno i veri musicisticon limiti non indifferenti perla mia esecuzione.


Accadevaspesso che il reuomo sagace e d'intelletto finissimocome ho giàavuto modo di riferiremi volesse sopra la sua scrivania con lascatola e tutto; mi faceva accomodare su di una delle mie seggiolinea un tre metri di distanza dal suo voltoper cui venivo a trovarmiallo stesso livelloe in questo modo si svolsero fra noi diversediscussioni. Un giorno mi presi la libertà di dirgli che isuoi pregiudizi nei confronti dell'Europa e degli altri paesi delmondo non erano degni delle altissime qualità di cui eradotata la sua mente; che la ragione non era affatto proporzionalealle dimensioni del corpotanto è vero che al mio paese sidiceva che i più alti fossero i più minchioni; che nelregno animale spettava alle api e alle formiche il primato dellaindustriositàdella abilità e della sagacia; che perquanto mi potesse considerare un essere da nullatuttavia speravo divivere tanto da potere rendere a Sua Maestà qualche servigioeminente. Luiche mi aveva ascoltato con interessecominciòa farsi di me un'opinione migliore. Volle che gli facessi una precisadescrizione dell'Inghilterra poichése come monarca eraprofondamente attaccato ai propri ordinamenti (e così dovevanoessere anche gli altricome aveva capito dalle mie parole)non perquesto sarebbe stato meno felice di conoscere quelle leggi chemeritano di essere imitate.


Tiimmagineraicortese lettorequanto avessi ardentemente desideratodi avere la lingua di Cicerone e di Demosteneper poter essere ingrado di celebrare adeguatamente le lodi della mia patria dilettaecon essa lo stile adatto ai suoi meriti e alla sua prosperità.


Cominciaidunque la mia dissertazione informando Sua Maestà che i nostristati sono composti di due isole che comprendono tre grandi regnisotto un unico sovranooltre alle colonie d'America.


Misoffermai a lungo a illustrare la fertilità del suolo e lamitezza del clima. Passai quindi a descrivere diffusamente ilparlamento inglese compostoda una parteda quell'illustre consessodetto Camera dei Paridi cui fanno parte persone di nobilissimosangue e di anticacospicua ricchezza. Descrissi la severaeducazione che veniva loro impartita nel campo delle arti e in quellodelle armiper farne i consiglieri del re e del regnomembri delcorpo legislativodell'inappellabile alta corte di giustiziacampioni pronti a dedicare il loro valorel'integrità e lafedeltà alla causa del re e della patria. Dissi che eranoquesti l'ornamento e il baluardo del regnodegna stirpe diillustrissimi antenati che ebbero nell'onore l'unica ricompensa allavirtùche mai sarebbe mancata in nessuno dei lorodiscendenti. A questi si univanocome parte integrantedell'assembleasanti uomini col titolo di vescovicon il compitospecifico di curare la religione e quanti si dedicano al suoinsegnamento fra il popolo. E' il sovrano in persona con i suoiconsiglieri più saggi a cercarli in tutto il paesescegliendoli fra quei preti che hanno acquisito meritatissima famaper la santità della vita e la dottrina profondaveri padrispirituali del clero e del gregge.


Dissiancora che l'altro ramo del parlamento era costituito da un'assembleadetta Camera dei Comunicomposta dai migliori gentiluominiliberamente designati dal popoloin considerazione della lorocapacità e dell'amor patrioa rappresentare la saggezza dellanazione. Questi due rami costituiscono la più augustaassemblea che si abbia in Europa e ad essa viene affidatainsieme alrel'attività legislativa.


Fuquindi la volta delle corti di giustizia le qualisotto lapresidenza dei giudicisaggi e venerandi interpreti della leggehanno il compito di sentenziare sulle contese dei diritti e delleproprietàdi punire il vizio e di proteggere l'innocenza. Nondimenticai di accennare alla saggia amministrazione delle nostrefinanzenonché al valore e all'efficienza delle nostre forzedi terra e di mare; quindi gli dissi il numero globale della nostrapopolazionecalcolando quanti milioni di anime potessero appartenereall'una o all'altra setta religiosa o a questo o a quel partitopolitico. Non dimenticai i nostri sport e i nostri svaghi e ognialtro aspetto del nostro vivere civile che potesse tornare ad onoredella patria. Conclusi con un breve profilo storico degli eventi chesi sono svolti in Inghilterra nell'ultimo secolo.


Questaconversazione continuò per cinque udienzeognuna di un'oracon la massima attenzione del sovranoil quale spesso prendeva notadi quanto dicevosegnandosi a parte le domande che mi avrebbe poirivolto.


Appenaebbi finito questo lungo resocontoin una sesta udienzaSua Maestàconsultò i suoi appunti e mi sottopose tutta una serie didubbidi domande e di obiezioni su ogni argomento. Cominciòcol chiedermi quali metodi seguivamo per temprare il corpo ecoltivare la mente dei nostri nobili rampolli e in quali occupazionivenivano impegnati nell'età in cui si può plasmare unindividuo; in quali modi l'assemblea riempiva i vuoti aperti dallafine di qualche nobile famiglia; quali doti erano richieste a quelliche sarebbero diventati i nuovi lord. E poi se fosse mai capitato chegli umori del principela corruzione di una dama di corte o di unprimo ministroil progetto di rafforzare un partito control'interesse pubblicoavessero agevolato tali promozioni. Quale fossela conoscenza che questi lord avevano della legge del loro paeseese fosse tale da permettere loro di decideresenza appellodellaproprietà dei loro compatrioti. Se fossero immuni da avariziafavoritismiingordigiatanto da respingere con sdegno somme didenaro o infami complotti. Inoltre mi chiese se quei santi uominicome li avevo definitiavessero raggiunto l'episcopato per la lorodottrina in materia di religione e per la santità della lorocondottadopo avere respinto per tutta la loro carriera di pretiogni interesse temporale; o se per caso non si fossero prostituiti acerti nobilidi cui avrebbero continuato a servire gli interessi unavolta ammessi all'assemblea.


Vollepoi sapere quali raggiri si compivano per eleggere quelli che avevochiamato rappresentanti ai Comuni; seper esempiouno straniero conla borsa piena fosse in grado di comprarsi i voti destinati alsignore localeo a qualche altro nobile del circondario.


Inche modo si spiegava che alcuni desiderassero fortemente di far partedi questa assembleaquando io stesso avevo messo in risalto ilfastidio e la spesa che questa carica richiedevatale da gettare sullastrico le loro famiglie; da questo loro modo di agire emergeva uncosì alto grado di virtù civica e di interesse per ilpubblico bene che a Sua Maestà veniva qualche sospetto chequei signori non fossero completamente sinceri. Volle infatti saperese quei gentiluominicosì animati da zelonon avessero inmente di rifarsi abbondantemente della fatica e delle spesesostenutesacrificando il pubblico bene agli scopi di un principeinetto e viziosoin combutta con qualche ministro corrotto. Suquesto punto mi fece un'infinità di domandevalutandoattentamente la questione e proponendomi tali e tanti interrogativied obiezioniche credo prudente non riferire.


C'eranomolte cose che Sua Maestà desiderava sapere a proposito deinostri tribunali ed io ero in grado di rispondere con cognizione dicausaperché in passato ero stato mezzo rovinato da un lungoprocesso in cancelleriaper il quale avevo dovuto pagare le spese.Mi chiese quanto tempo e quanto denaro ci voleva per risolvere unacausa; se gli avvocati potevano difendere cause apertamente ingiustevessatorie e oppressive; se i partiti politici e le fazioni religioseavevano peso sulla giustizia; se gli avvocati erano persone educateal senso universale della giustizia o solamente esperti degli usi edei costumi nazionaliprovinciali o puramente locali; se costoro o iloro giudici avevano collaborato alla stesura di quelle leggi che poiinterpretavano e glossavano a loro piacimento; se era mai accadutoche costoro avessero avutoin tempi diversiil ruolo di difensori edi accusatori nella medesima causacostringendo i testi a dimostrareil contrario di quanto avevano testimoniato; se la loro fosse unacorporazione ricca o povera; se ricevevano parcelle in denaro perdifendere le cause o esprimere pareri; seinfinevenissero ammessia far parte della Camera dei Comuni.


Ildiscorso cadde quindi sull'amministrazione della finanza pubblica.


SecondoSua Maestà la memoria doveva avermi traditoperchéavevo calcolato l'introito annuo dell'erario in circa cinque o seimilionimentre le uscite del bilancio da me riferite ammontavano apiù del doppio. Tenne a dirmi che su questo argomento avevapreso appunti precisiperché sperava che il nostro sistemafinanziario gli avrebbe fornito utili suggerimentie che quindi icalcoli che aveva fatto erano esatti. Sedunquequanto gli avevodetto era veronon riusciva a rendersi conto di come un regnopotesse spendere tanto di più di quanto gli era permessocomeaccade ad un comune cittadino. E alloraquali erano i nostricreditori? E dove trovavamo i soldi per pagarli?

Quandomi sentì parlare di certe guerre lunghe e pesanti cadde dallenuvole e pensò che noi fossimo un popolo attaccabrigheinostri vicini pessime persone e i nostri generali più ricchidei satrapi. Mi chiese quali interessi avevamo fuori delle nostreisoleesclusi naturalmente i traffici commercialisanciti datrattatie la difesa costiera. Ma soprattutto rimase sorpreso quandomi sentì parlare di un esercito mercenario mantenuto anche inperiodo di pace e in un paese libero. Se eravamo governaticomeavevo sostenutoda rappresentanti che noi stessi avevamo elettononriusciva a capacitarsi di chi avevamo paura o contro chi mai avremmodovuto combattere; e poi mi chiese espressamente se una casa privatanon fosse difesa meglio dal padronedai figli e dall'interafamigliapiuttosto che da una mezza dozzina di canaglie raccattatecon quattro soldi in mezzo alla stradale quali avrebbero guadagnatocento volte di più sgozzando chi dovevano difendere.


Risedella mia buffa aritmetica (come si compiacque di definirla) con laquale calcolavo il numero degli abitanti dividendoli in settepolitiche e religiose. Disse che non capiva come quelli cheprofessavano opinioni dannose per il pubblico bene dovessero essereobbligati a cambiarlené perché non dovessero essereobbligati a nasconderle; perchése nel primo casol'atteggiamento è quello della tirannianel secondo èquello della debolezza; alla fin fine si può permettere alsingolo cittadino di avere veleni in casa suama non di venderlicome sciroppi.


Mifece osservare chefra i passatempi della nobiltàavevofatto riferimento al gioco. Volle sapere a che età sicominciava a praticarlo e a quale a smetterlo; quanto tempo gliveniva dedicato; se poteva in certi casi intaccare il patrimoniosegente abbietta e corrotta riuscivacon l'abilità nel giocoad accumulare ricchezze tali da avere i nobili in pugno o abituarli apessime compagniedistraendoli completamente dalla cura dellospirito e costringendolia furia di perditead esercitarequell'arte infame sugli altri.


Rimaseletteralmente sbalordito a sentire la storia degli avvenimenti che sierano verificati negli ultimi cento annibollandoli come un cumulodi cospirazioniribellioniassassinimassacririvoluzioniesili:gli effetti peggiori che l'avariziala faziositàl'ipocrisiala perfidiala crudeltàla rabbiala follial'odiol'invidiala bramala malizia e l'ambizione possonoprodurre.


Inun'altra udienza Sua Maestà ricapitolò quanto gli avevodetto confrontando le domande con le risposte; poidopo avermi presoin una manoe passandomi l'altra sui capelli con un gesto dibenevolo rimproveromi rivolse le seguenti paroleche nondimenticherò mainé per la sostanzané per ilmodo in cui le disse: "Mio piccolo amico Grildrigmi hai fattoun gran panegirico della tua patriadimostrandomi che le qualitàessenziali per diventare un legislatore sono l'ignoranzal'ozio e ilvizio; che le leggi sono spiegateinterpretate ed applicate inmaniera ineccepibile da quanti hanno interesse e abilità nelpervertirleconfonderle ed eluderle. Qualche aspetto delle vostreistituzioni può essere stato almeno tollerabile in originemaormai è cancellato ed il resto si è deteriorato nellacorruzione. Da quanto hai detto non sembra affatto chead un certoruolo nella societàdebba corrispondere una certa condotta divitae tanto meno che i nobili vengano dichiarati tali in nome dellaloro virtùche i preti vengano promossi per la pietà ela dottrinai soldati per il valorei giudici per l'integritài senatori per l'amore del paesei cancellieri per la saggezza.Certo spero che tuche hai passato gran parte della vita viaggiandosia immune dai molti vizi del tuo paesema da quello che ho sentitodalle tue relazioni e dalle risposte che ti ho tirato fuori a granfaticanon posso fare altro che ritenere la maggior parte dei tuoicompatrioti la razza più perniciosa di vermiciattolidetestabili a cui la natura abbia permesso di strisciare sulla facciadella terra."




7- AMOR PATRIO DELL'AUTORE. IL RE RIFIUTA UNA PROPOSTAVANTAGGIOSISSIMA. IGNORANZA DEL RE IN POLITICA. IMPERFETTA E LIMITATACULTURA Dl QUEL POPOLO. LE LEGGIL'ESERCITO E I PARTITI POLITICI



Solol'ineludibile amore della verità mi ha impedito di ometterequesta parte del racconto. Invano provavo a manifestare il miorisentimento; era costantemente messo in ridicoloe non mi rimanevaaltro che sopportare con pazienzamentre la mia patria veniva cosìatrocemente ingiuriata. Sono profondamente dispiaciutoal pari diogni mio lettoreche le cose siano andate in questo modoma ilsovrano era tanto curioso e pignoloche la gratitudine e le buonemaniere mi obbligavano a dargli soddisfazione. A mia discolpa sipotrà dire almeno che seppi eludere abilmente molte delle suedomande e che nelle risposte riuscii ad addolcire la realtàdei fattimolto più di quanto la nuda verità potrebbetolleraredimostrando per la mia patria quell'encomiabile parzialitàche Dionigi d'Alicarnasso raccomanda giustamente allo storico. Nonparlai dunque delle debolezze e delle corruzioni politiche della miaterra natalecercando di mettere in una luce propizia bellezze evirtùe a questo scopo puntai con tutte le mie forze durantele conversazioni con quel monarcaanche se sfortunatamente non ebbisuccesso.


Maallo stesso tempo bisogna saper comprendere anche un re che viveescluso dal resto del mondocompletamente all'oscuro degli usi e deicostumi vigenti negli altri paesi; in uno stato d'ignoranzadunqueche è il più favorevole al sorgere dei pregiudizi e diuna visuale ristretta chenoi europeiabbiamo di gran lungasuperato. E sarebbe un bell'affare se i concetti di vizio e di virtùdi un principe così lontano dovessero far testo per tuttal'umanità!

Aconferma di quanto ho detto e per dimostrare più ampiamentegli effetti meschini di una educazione limitataracconterò unfatto incredibile. Sperando di ingraziarmi ancora di più quelsovranogli parlai di un'invenzione avvenuta tre o quattrocento annior sono. Si trattava della preparazione di una certa polvere capaceanche in gran quantitàdi incendiarsi in un attimoal minimocontatto con una scintillae di saltare in aria con tutto ciòche c'era intornocol fragore e lo sconquasso di un tuono. Gli dissiche se si pressava dentro un tubo di bronzo o di ferro una certaquantità di questa polverein proporzione allo spessore dellacannasarebbe stata capace di lanciare una palla di piombo o diferro con tanta forzache niente avrebbe potuto sostenere l'urto.Grosse pallelanciate cosìnon solo sbaragliavano con unsolo colpo intere schiere di un esercitoma radevano al suolo lemura più solideaffondavano galeoni con mille uomini a bordoese incatenate fra lorotranciavano alberi e cordamesquarciavanocentinaia di corpiseminando la distruzione sulla loro scia. Glidissi che si potevano riempire di questa polvere anche mastodontichepalle di ferroche poi venivano lanciate con apposite macchine daguerra all'interno di città sotto assediodove erano capacidi squarciare il selciatodi ridurre in frantumi le case lanciandoschegge da ogni partefacendo saltare le cervella a quanti fosseronelle vicinanze. Di questa polvere conoscevo i componentie glidissi che erano comunissimi e a buon mercatoche sapevo la misuradegli ingredienti e che avrei potuto insegnare agli artigiani comecostruire tubi grossi in proporzione alle dimensioni di quel regno;che i più lunghi potevano raggiungere trenta metri e che unatrentina di quei tubicaricati con la polvere e le pallesarebberostati in grado di radere al suolo le mura fortificate delle piùgrandi città del regno in poche orecompresa la stessacapitalese mai avesse osato discutere i suoi ordini. Offrii dunquea Sua Maestà questo segretocome umile tributo diriconoscenza del suo favore e della sua protezione.


Ilre rimase inorridito dalla descrizione di quelle terribili macchine edalla proposta che gli avevo fatto. Non sapeva capacitarsi come uninsettuccio debole e impotente come me (questa fu la suadefinizione)potesse concepire idee così abominevoliperverse e irresponsabilisenza mostrare il minimo segno dicommozione davanti a tutte le scene di sangue e di distruzione chegli avevo presentato come effetto di quelle terribili macchineeconcluse che il loro inventore doveva essere stato qualche genio delmalenemico dell'umanità. Quanto a luidisse con estremaseveritàche per quanto niente lo avesse mai attratto come lenuove scoperte nel campo delle arti e della naturaavrebbe preferitoperdere metà del suo regnopiuttosto che conoscere questosegreto ed anzi mi proibì categoricamente di parlarneseavevo cara la vita.


Stranieffetti di una vista corta e di una mentalità ristretta! Comesi può pensare che un principe in possesso di tutte le qualitàche lo rendono degno di venerazionestima ed amoredotato di virtùviriligrande saggezza e profonda culturafornito di un ammirevoletalento nel governare i sudditi che lo adoravanoavesse potutolasciarsi sfuggire di mano l'occasione di diventare padrone assolutodella vitadella libertà e delle fortune del suo popoloperuno scrupolo infondato e superfluoinconcepibile a noi europei? Enon lo dico con l'intenzione di sminuire le virtù innumerevolidi quell'eccellente monarcala cui personalità sembreràdi certo assai ridotta agli occhi del lettore inglese proprio perqueste sue idee; credo piuttosto che questo suo limite abbia originedall'ignoranzanel non avere considerato la politica una scienzacome hanno fatto i più acuti ingegni europei. Ricordobenissimo che un giornoconversando con il requando dissi cheavevamo varie migliaia di libri sull'"arte del governo"lui trasse da questa informazione conclusioni diametralmente oppostea quelle che intendevoche cioè il nostro ingegno fosseproprio meschino. Dichiarò di aborrire e disprezzare imisterigli artifici e gli intrighi tanto nei sovrani che neiministri. Non sapeva dire cosa intendessi con segreto di statoquando non si aveva a che fare né con nemici né connazioni rivali. Tutta la sua conoscenza del governare si limitava apoche cose: al buon senso e alla ragionealla giustizia e allaclemenzaalla velocità nel compimento delle cause civili epenali e ad altri luoghi comuni che non vale la pena di menzionare.Secondo luichiunque fosse riuscito a fare crescere due spighe digrano o due fili d'erba dove ne cresceva uno soloavrebbe reso unservizio al suo paese e all'umanitàtanto più grandedell'intera progenie dei politicanti messi insieme.


Lacultura di questo popolo è grandemente limitata e consisteesclusivamente nello studio della moraledella storiadella poesiae della matematica. In queste materie bisogna riconoscere cheeccellonoanche se quest'ultima è applicata esclusivamente atutto ciò che può dimostrarsi utile nella vitadall'agricoltura alle arti meccaniche.


Diconseguenza raccoglierebbero ben poca stima presso di noi. Per quantoconcerne idee astratteentitàtrascendenza non mi riuscìmai di ficcargliele in testa.


Leleggi scritte di quel paese non superano mai il numero delle ventiduelettere dell'alfabeto e sono pochissime quelle che raggiungono unasimile lunghezza. Inoltre sono formulate in parole semplici e pianeperché queste persone non sono abbastanza acute da scoprirepiù di un senso in una parolatanto è vero checommentare una legge è un delitto capitale. Per quantoconcerne le cause civili o penalihanno così scarsiprecedentiche non sono certo in grado di vantare grande esperienza.


Datempo immemorabile conoscono l'arte della stampa come i Cinesimanon hanno per questo grandi biblioteche. Quella realeche èla più grandenon supera il migliaio di volumi; essa èsistemata in una galleria lunga trecentosessanta metri ed ebbi ilpermesso di consultare i testi a mio agio. L'artigiano della reginaaveva costruito nella camera di Glumdalclitch una macchina di legnoalta più di sette metrisimile a una scala a piolicongradini lunghi quindici metri. Era una doppia scala mobile con ipiedi a circa tre metri dalla parete. Mentre il libro che miinteressava veniva appoggiato alla paretesalivo sul gradino piùalto della scala e cominciavo a leggere da sinistra camminando versodestra per otto o dieci passia seconda della lunghezza delle righe.Ad ogni riga del libro scendevo un gradino fino ad arrivare in fondoalla scaladopo di che salivo di nuovo per leggere la pagina accantoeancoraper girare pagina con tutte e due le maniperchéera spessa e rigida come un cartone lungo sei metri.


Hannouno stile chiarovirilescorrevole e mai fioritoperché nonc'è nulla che sfuggono quanto le parole superflue o leespressioni di puro e semplice abbellimento. Ho avuto sotto manomolti loro librispecie quelli di storia e di morale. Fra questiultimi provai un gran piacere dalla lettura di un trattatello che sitrovava sempre in camera di Glumdalclitch e che apparteneva alla suagovernanteun'austera e attempata signorache si dilettava diletture morali e devote.


Argomentodel libro era la fragilità del genere umano ed era letto coninteresse solo dalle donne e dal popoloma confesso che ero curiosodi sapere quanto potesse dire uno scrittore di quella terra su unsimile soggetto. L'autore passava in rassegna gli argomenti topicidei moralisti europeimostrando come la natura dell'uomo fossequella di un essere miserabilemeschinoindifesoincapace diripararsi dalle insidie del clima e dalla aggressività dellefiere e inferiore agli altri esseri viventi nella forzanellavelocitànella vistanella operosità. Inoltreaggiungeva che la natura era senza meno degenerata in queste ultimeetà di declino del mondo ed era ormai solo in grado diprodurre aborti in confronto alle creature di altri tempi.


Sostenevache in origine gli uomini dovevano essere stati più grandi eche nelle epoche più remote dovevano esserci stati deigiganticome d'altra parte è detto dalla storia e dallatradizione ed è comprovato dal ritrovamento di ossa e di cranidi gran lunga superiori a quelli dell'uomo moderno. Dalle stesseleggi della natura deduceva che in origine gli uomini dovevano esserepiù grandi e più robustinon così vulnerabilicome al giorno d'oggiin cui possono venire accoppati da una tegolao dal sasso di un bambinoo magari affogare in un ruscello. Daquesto modo di ragionarel'autore faceva discendere varie normemorali per la vita quotidiana che credo inutile riportare.


Daparte mianon mi restò che riflettere su come gli uominisiano disposti sotto tutti i climi a fare commenti moralio meglioa protestare e a lamentarsi dopo tutte le accuse che lanciamo allanatura. E sono sicuro chea guardare benequelle accuse sonoinfondate per noi come per quel popolo.


Quantoal loro esercitosi vantano che quello reale consiste dicentosettantaseimila fanti e trentaduemila cavalierise si puòchiamare esercito un'accozzaglia di mercanti e contadini reclutatinelle città e nelle campagne al comando dei nobilotti localisenza nessuna paga o ricompensa qualsiasi. Le loro esercitazioni nonlasciano nulla a desiderare e lo stesso può dirsi delladisciplinaanche se di questo non faccio loro un gran meritoperchéogni contadino è al comando del suo padrone ed ogni mercantedel notabile della cittàscelti per elezione come avviene aVenezia.


Hovisto spesso la guarnigione di Lorbrulgrud fare le manovre in uncampo enorme di venti miglia quadrate nei dintorni della città.Non c'erano in tutto più di venticinquemila fanti e seimilacavalierianche se mi è impossibile essere precisoconsiderata l'estensione di terreno che occupavano. Un cavaliere colsuo bel destriero poteva essere alto trenta metri. Ho visto l'interosquadrone di cavalleria sguainare la spada ad un comando e brandirlain aria e posso dirvi che non si può immaginare nulla di piùgrandiososorprendentestupefacente. Sembrava che dai quattroangoli del cielo guizzassero simultaneamente mille fulmini.


Erocurioso di sapere come fosse venuto in mente a questo sovranoi cuiterritori sono inaccessibili da ogni parte del mondodi pensare aglieserciti o di insegnare al proprio popolo la disciplina militare.


Vennia sapere dalle loro storie e dalle varie conversazioni che nel corsodel tempo avevano sofferto degli stessi guai che affliggono l'interogenere umanocioè di una nobiltà sempre piùribelle allo scopo di conquistare il poteredi un popolo assetato dilibertàdi sovrani favorevoli ad instaurare poteri assoluti.Sebbene le leggi del regno fossero intese a tenere in equilibrioqueste tre tendenzespesso sono state violate da ognuna delle partidando luogo a guerre civilil'ultima delle quali ebbe fine per operadel nonno del presente sovranocon una generale riconciliazione. Fustabilito allora di mantenere l'esercitocostituito di comuneaccordosotto la più severa disciplina.




8- IL RE E LA REGINA FANNO UN VIAGGIO AI CONFINI. L'AUTORE LIACCOMPAGNA. RACCONTO PARTICOLAREGGIATO DI COME LASCIA IL PAESE


RITORNOIN INGHILTERRA



Ildesiderio istintivo di recuperare prima o poi la libertà nonmi aveva mai lasciatoanche se mi era impossibile studiare il modo ofare un progetto che avesse la minima possibilità di riuscita.La mia nave era stata la prima che fosse stata avvistata dalle costedi quella terra ed inoltre il sovrano aveva dato ordini precisi chese ne fosse apparsa un'altraavrebbe dovuto essere tirata in secco eportata nella capitale su un carrettinocon tutto l'equipaggio.Aveva intenzione di trovarmi una donna delle mie dimensioni affinchépotessi procreare; tuttavia avrei preferito morirepiuttosto chelasciare dei figli destinati a vivere in gabbie come docili canarinida vendere ai signorotti del regno come rarità esotiche. Senzadubbio fui trattato con gran gentilezzaero il favorito di un grandesovrano e della reginail diletto dell'intera cortema a condizionitali che mal si convengono alla dignità di un uomo. Non potevodimenticare il pegno di una famiglia lasciata in patriae poi volevovivere tra persone con le quali poter parlare da pari a pari e potercamminare per strade e sentieri senza paura di venire schiacciatocome un rospo o un cucciolo. Eppure la mia liberazione avvenne moltoprima del previsto e in maniera fuori dell'ordinario: un racconto chemerita di essere riferito in tutti i particolari.


Vivevoin quella terra da due anni e all'inizio del terzo accompagnaiconGlumdalclitchil re e la regina in visita alle coste meridionali delregno. Ero trasportato come sempre nella mia comoda cassettina daviaggio. Avevo fatto appendereper mezzo di quattro corde di setaagli angoli della stanzaun'amaca stendendomi sulla quale attenuavole scosse violente a cui ero sottoposto quando un servitore miportava davanti a sé sul cavallocome io stesso spessochiedevo. Inoltre avevo pregato l'artigiano di farmi un'apertura ditrenta centimetri quadrati sul soffittonon proprio in verticalesull'amacaper arieggiare la stanza mentre dormivo; una sorta difinestrella che potevo chiudere a mio piacimento per mezzo di unpannello che scorreva su delle scanalature.


Quandofummo arrivati alla fine del viaggioil re pensò di passarequalche giorno nel suo palazzo di Flanflasnicuna cittadina adiciotto miglia dalla costa. Glumdalclitch ed io eravamo stanchimorti; quanto a me mi ero preso un bel raffreddore e la bambina eracosì indisposta da non poter lasciare la camera. Volevoardentemente vedere l'oceanoche era la mia unica via di salvezzase mai avessi potuto fuggire. Feci finta di stare molto peggio diquanto realmente stessi e chiesi il permesso di respirare la salubrearia di marein compagnia di un paggio che mi era molto affezionatoe che già altre volte aveva avuto l'incarico di proteggermi.Non dimenticherò mai il dispiacere di Glumdalclitchleraccomandazioni che il paggio si prendesse cura di meil piantodirotto al momento di separarcicome se avesse avuto qualche oscuropresentimento di quanto sarebbe successo. Il paggio mi portòsulla scatoladurante il viaggio di una mezz'ora dal palazzo indirezione della scogliera e del mare. Quando fummo arrivatiglichiesi di depormi a terra e quindialzata una delle finestredettiuno sguardo pieno di tristezza all'oceano. Non mi sentivo ancorarimesso e dissi al paggio che avrei fatto un pisolino ristoratoresull'amaca. Il ragazzo chiuse la finestra con cura per via dellecorrenti d'aria. Mi addormentai in un batter d'occhio e tutto quelloche posso supporre è che il ragazzopensando che non corressialcun pericolose ne fosse andato in cerca di uova di gabbiano tragli scoglicome l'avevo visto fare poco prima dalla finestra. Siacome siami svegliai di soprassalto per uno strattone violentodell'anello fissato al soffitto della scatola. Questa veniva portataad altezze vertiginose e quindi procedeva con una velocitàimpressionante.


Laprima scossa mi aveva quasi buttato giù dall'amacaanche sepoi il movimento era diventato abbastanza regolare. Gridai piùvolte con quanta forza avevo nei polmonima invano. Guardai dallefinestre e vidi solo nubi e cielo. Sentivo sopra la testa un rumorestrano come un battito di ali e all'improvviso mi balenò inmente la spaventosa condizione in cui mi trovavo. Qualche aquilaaveva preso col becco l'anello della scatola con l'intenzione difarla cadere dall'alto sugli scoglicome fanno questi uccelli con letartarugheper prendermi e mangiarmi. Questi predatori hannoun'astuzia ed un fiuto straordinariocapaci di guidarli a predelontanissime e nascoste molto meglio di meche ero protetto daquattro misere tavolette.


Dopopoco sentii che il rumore e il battito delle ali crescevamentre lascatola sbalzava qua e là come un'insegna in una giornata divento.


Misembrò di sentire dei colpi dati dall'aquila (chi altri potevamai essere a reggere l'anello della scatola?) e all'improvviso sentiiche stavo cadendo a capofitto: un minuto intero ad una velocitàche mi toglieva il fiato. Poi un ammaraggio violentissimo che mirintronò le orecchie come le cascate del Niagarabuio fittoper ancora un minutofinché la scatola sobbalzò cosìin alto che potevo vedere la luce dalle finestre. Mi resi conto cheero caduto in mare. Sovraccarica del mio peso e di quello dei mobilioltre che delle cerniere di ferro che rinforzavano gli angoliinferiori e superiorila scatola affondava in acqua per un metro emezzo. Era probabilmente accaduto che l'aquilache mi portava conséera stata attaccata da altri uccelli rapaciavidi didividersi la predae che questa per difendersi fosse stata costrettaa lasciare la scatola. Le lamine di ferro che rinforzavano il fondol'avevano mantenuta in equilibrio durante la cadutaimpedendole disfasciarsi al contatto con le onde. Le connessure erano perfette e laporta non girava su cardini ma si alzava e si abbassava come unasaracinescatanto che lasciava entrare pochissima acqua.


Cercaidi sbloccare l'apertura del soffitto per fare entrare un po' d'ariama scesi mezzo soffocato dall'amaca senza riuscirvi.


Quantoavrei desiderato essere con la mia buona Glumdalclitchdalla qualeero così lontano dopo solo un'ora dall'esserci lasciati! Eposso dire in tutta verità che nel colmo delle mie disgrazieil mio solo pensiero andava alla povera bambinaai dolore cheavrebbe provato con la mia perditaalla fine della sua fortunaaldispiacere della regina. Ci sono stati probabilmente pochiviaggiatori che si siano trovati in momenti così pericolosicome me che ero continuamente sul punto di vedere la mia scatolaandare in pezzi o rovesciarsi al primo alito di vento o alla primaondata. Se si fosse rotto uno solo dei vetri sarebbe stata la mortecerta e se ciò non avvennedevo ancora ringraziare leinferriate delle finestrecostruirete per difendermi durante iviaggi di terra. Vedevo l'acqua scorrere a rivoli sul pavimentosebbene le falle fossero piuttosto modeste e cercassi di tamponarlein qualche modo. Con tutte le forze tentai di aprire il tetto dellascatola per salirvi sopra e non morire soffocato in quello che misembrava ormai il fondo di una stivama fu tutto inutile. E poianche se ci fossi riuscitosarei andato ugualmente incontro allamorte per il freddo e la fame. Passai dunque quattro ore in questecondizioni ad aspettaree forse direi meglio a desiderare la morte.


Hogià spiegato al lettore che sul lato privo di finestre dellascatola erano fissate due robuste maniglieattraverso le quali ilservitore che mi portava a cavallo infilava una cintura di cuoio chesi allacciava al petto. Ero al colmo dello sconforto quando sentiioalmeno ne ebbi l'impressionequalcosa che raschiava dal lato in cuierano poste le maniglie e subito dopo mi sembrò che la scatolavenisse tirata a rimorchioperché di tanto in tanto sentivouna specie di strappo che faceva affondare la scatola fin sopra lefinestre lasciandomi al buio. La speranza cominciò arinascermi in cuoreanche se non capivo cosa stesse accadendo.Provai a svitare una delle sedie che erano state avvitate alpavimento edopo averla fissata di nuovo proprio sotto il finestrinoche avevo apertoci salii su e cominciai a gridare aiuto a gran vocein tutte le lingue che conoscevo. Poi legai il fazzoletto sulla puntadi un bastone che mi portavo sempre dietrolo feci passare per ilbuco sul soffitto e cominciai a sventolarlo: se mai ci fosse statauna naveuna sola barchettai marinai avrebbero capito che qualchesciagurato era rinchiuso nella scatola.


Imiei tentativi di richiamo non avevano nessun effettoanche se eroormai sicuro che la cassetta veniva trascinatatanto è veroche dopo un'oretta il lato cieco urtò contro qualcosa disolido. Temetti si trattasse di uno scoglio poiché erasballottato più che maipoi sentii un rumore proveniente daltettocome il raschiare di un canapo fatto scorrere attraverso glianelli. Mi sentii quindi sollevarea trattiper almeno un metro; alche misi fuori di nuovo il bastonegridando aiuto fino a diventareroco. Mi rispose un grido ripetuto tre volteche mi riempì diuna tale gioianon immaginabile da chi non l'ha provata. Sentii unoscalpiccìo sopra il soffitto e qualcuno che chiedeva a vocealta in inglese: "Se c'è qualcuno laggiùsifaccia sentire". Risposi che ero un inglese che il destino avevavoluto trascinare nelle sciagure più nere che mai uomo abbiapatitoimplorando nel modo più commovente di essere tiratofuori dalla prigione in cui mi trovavo. La voce di prima mi risposeche non avevo nulla da temereperché la cassa era saldamentelegata alla nave e che sarebbe subito venuto un carpentiere peraprire un foro sufficiente a farmi uscire. Risposi che non ce n'erabisogno e che oltretutto avrebbe richiesto troppo tempo; sarebbebastato che un marinaio avesse infilato un dito dentro uno deglianelli e l'avesse portata sulla nave per deporla nella cabina delcapitano. Quando mi sentirono fare questi discorsialcuni pensaronoche mi avesse dato di volta il cervelloaltri si misero a ridere; edinfatti non mi era nemmeno balenato per la testa che potevo trovarmitra gente come me. Il falegname mi aprì un passaggio di piùdi un metro segando le tavolefacendo quindi calare una scala. Cisalii sopra e finalmente misi piede sulla nave ormai allo stremodelle forze.


Imarinai rimasero tutti a bocca aperta e mi rivolsero una granquantità di domande alle quali non avevo alcuna voglia dirispondere.


Inoltremi dava il capogiro vedermi intorno tanti pigmeiperché talimi sembravano quei marinaidopo avere abituato la vista agli oggettiimmensi che avevo lasciato. Ma il capitanosignor Thomas Wilcockun'onesta persona originaria dello Shropshireresosi conto che stavoper sveniremi portò nella sua cabina e mi fece bere uncordiale; poi mi fece sdraiare sul lettoraccomandandomi di riposareun po'perché ne avevo estremo bisogno. Prima diaddormentarmi feci capire al capitano che nella cassetta avevo deimobili troppo pregiati per lasciarli andare in malora: una bellaamacaun robusto letto da campodue sedieun tavoloun armadio einoltre che la mia stanza era tappezzata o meglio imbottita di seta ecotoneche se poi avesse mandato a prendere la cassa da uno dei suoiuomini e l'avesse fatta portare nella sua cabinagliela avrei apertasotto gli occhimostrandogli tutti i miei beni. A sentire tuttequeste sciocchezzeil capitano penso che stessi vaneggiandoin ognicaso mi promise di far eseguire quanto gli avevo richiesto(senz'altro per non contrariarmi) esalendo sul pontemandòalcuni uomini dentro la cassa dalla qualecome potei in seguitoconstatare tirarono fuori tutti gli oggetti e scollaronol'imbottitura. Quanto alle sedieal tavolo e all'armadioessendoavvitati ai pavimentone uscirono seriamente danneggiatiperchéquei marinai rudi e ignoranti li strapparono a forza. Quindischiodarono alcune tavole che potevano servire alla nave edopo averpreso tutto quello che servivabuttarono a mare la carcassa chepiena di falle da tutte le particolò subito a picco. Dopotuttofui felice di non aver assistito allo scempio che avevanofattoperché mi avrebbe commossoriportandomi alla memoriamomenti della vita che avrei preferito dimenticare.


Dormiidiverse ore ma di un sonno irrequietomischiato a sogni e incubi delposto che avevo lasciato e degli scampati pericoli. Al risvegliotuttaviastavo molto meglio. Erano le otto di sera e il capitanofece subito portare la cenapensando che avessi digiunato troppo alungo. Mi trattò con estrema cortesia e poté rendersiconto che non avevo l'aspetto di un pazzoné parlavo avanvera equando fummo solimi chiese di raccontargli dei mieiviaggi e per quale caso ero stato abbandonato in quel gigantescocassone di legno. Mi disse che verso mezzogiornomentre guardava conil cannocchialel'aveva avvistato a grande distanzaprendendoloall'inizio per un veliero al quale avrebbe voluto accostaredato chefaceva un'analoga rottaper comprare delle gallette di cui a bordoaveva ormai esaurite le scorte.


Mauna volta scoperto l'erroreaveva messo in mare la lancia per saperedi che cosa si trattassee aggiunse che i suoi uomini eranoritornati spaventatissimigiurando di aver visto una casagalleggiante. Lui ci aveva risoed era sceso di persona sulla barcafacendo portare anche un robusto canapo. Col mare calmovi avevagirato intorno più volte e aveva potuto osservare le finestree le inferriate che le difendevano. Nel lato privo di aperture avevavisto due anelliaveva ordinato di dirigersi da quella parte equindidopo aver legato la corda ad uno di essiaveva fattorimorchiare il cassone (come lui lo chiamava) alla nave. Giunti làaveva legato un'altra corda al secondo anello e aveva fatto sollevareil cassone per mezzo delle carrucoleanche se tutto l'equipaggio nonriuscì a sollevarlo più di un metro. Avevano visto ilbastone con il fazzoletto venir fuori da un buco e avevano pensatoche qualche sciagurato doveva essere rinchiuso là dentro. Glichiesi se lui o qualche marinaio avesse per caso avvistato qualcheuccellaccio enorme volare più o meno nello stesso momento incui mi aveva scorto. Mi rispose chementre dormivo aveva parlato coni marinai e uno di loro aveva raccontato di aver visto tre aquilevolare verso settentrioneanche se non avevano nulla di strano perquanto riguardava le dimensioni. Penso che ciò fosse dovutoalla grande altezza a cui volavano e naturalmente il capitano nonpoté capire il senso della mia domanda. Poi chiesi al capitanoa quale distanza potevamo essere dalla terra più vicina e luimi rispose chesecondo i calcolici trovavamo a circa un centinaiodi leghe dalla costa. Lo assicurai che si era sbagliato della metàalmenodal momento chequando ero caduto in mareavevo lasciato laterra da cui venivo da più di due ore. Lui credette avessiancora la testa sconvolta e me lo fece capireinvitandomi a riposarein una cabina che mi aveva fatto preparare. Lo tranquillizzaidicendogli che mi ero ripreso grazie alla sua ospitalità ealla sua compagniae che ero in pieno possesso delle mie facoltà.Lui si fece serio e manifestò il desiderio di saperein tuttalibertàse per caso mi ero macchiato di qualche delittoorrendotanto da perdere il controllo di me stesso per il rimorsoea causa del quale qualche principe mi avesse lasciato andare alladeriva nel cassonecosì come in altri paesi si abbandonano icriminali in una barca sconquassata e senza viveri. In fondopurdispiacendogli di avere raccolto sulla sua nave un delinquenteerapronto a giurare sul suo onore che mi avrebbe lasciato libero alprimo porto a cui avessimo attraccato. Secondo luiad accrescere ilsospetto sarebbero stati certi discorsi strampalati che avrei fattoprima ai marinai e poi a lui stessoconcernenti il cassonenonchégli sguardi sospettosi e il comportamento che avevo tenuto durante lacena.


Lopregai di aver pazienza e di ascoltare il mio racconto; cominciaiinfatti da quando avevo lasciato l'Inghilterra per la prima voltafino ad arrivare al momento in cui lui mi aveva avvistato. E dato chela verità trova sempre gli animali ragionevoli disposti adaccoglierlacosì questo onesto e valente marinaioa cui nonmancava una certa infarinatura culturale e molto buon sensosiconvinse della mia sincerità. Per dargli una prova concreta diquanto gli avevo raccontatolo pregai di farmi portare l'armadio dicui avevo in tasca le chiavimentre già sapevo in che modo imarinai avevano finito la cassa. L'aprii in sua presenzamostrandogli la mia collezione di oggetti rari raccolti nel paese dalquale ero stato portato via in maniera così portentosa. C'erail pettine che mi ero costruito con i peli della barba del re e unaltrosempre di pelima con il dorso fatto con un frammento arcuatodell'unghia del pollice della regina; poi un'intera raccolta di aghie di spilli di varie lunghezze da trenta centimetri a mezzo metro;quattro pungiglioni di vespa simili a chiodialcuni capelli dellareginaun anello d'oro che un giorno lei mi aveva regalato consquisita gentilezzasfilandoselo dal mignolo e infilandomelo dallatesta come un collare. Pregai il capitano di accettare l'anello comeringraziamento della sua cortesiama lui rifiutò decisamente.Gli mostrai un callo che avevo estirpato con le mie mani dal piede diuna damigella d'onoregrosso come una zucca del Kent e cosìduro cheal mio ritorno in Inghilterralo feci scavare a forma dicoppa e rilegare in argento. Infine gli feci osservare i pantaloniche avevo indossofatti con pelle di topo.


Miriuscì di fargli accettare soltanto il dente di un lacchèal quale si era interessato e che senza dubbio gli piacevamoltissimo. Mi ringraziò tante di quelle voltequantequell'oggetto non meritavaanche se si trattava di un bel dentesanissimoperché era stato estratto per sbaglioda unchirurgo inespertoad uno dei servitori di Glumdalclitchchesoffriva di mal di denti. Mi ricordo che l'avevo raccoltopulito benbene e conservato nel mio armadio. Era lungo una trentina dicentimetri e dieci di diametro.


Ilcapitano rimase più che soddisfatto dal racconto e disse chequando sarei tornato in Inghilterraavrei dovuto scrivere un libroper il diletto della gente. Gli risposi che l'Inghilterra era invasada libri di viaggioche solo le cose straordinarie potevano speraredi suscitare interesse e che molti autori sembravano piùportati a ascoltare la loro vanità e il loro interesseoaddirittura la volontà di piacere al pubblico piùrozzoche non la nuda verità; che in fondo il mio raccontoavrebbe contenuto ben poco oltre agli eventi ordinarise siescludono certe descrizioni di piantealberiuccelli ed altrianimali esoticii costumi primitivi e idolatri di popoli selvaggidei quali sono pieni certi volumi. Lo ringraziai comunque per il suoapprezzamento e gli promisi che avrei preso in considerazione il suoconsiglio.


C'erauna cosa che non riusciva a capire e cioè perchéparlassi così a voce alta; mi chiese infatti se per caso il ree la regina di quella terra fossero un po' duri d'orecchi. Glirisposi che mi ero abituato ad urlare per due annitanto èvero che lui e i suoi uominisebbene li comprendessi abbastanzabenemi sembrava che sussurrassero le parole. Quando ero in quelpaese mi trovavo nella condizione di uno chedalla stradapretendadi parlare con un altro in cima ad un campanile; le cose naturalmentecambiavano quando mi mettevano sul tavolo o mi prendevano in mano.Gli dissi che poi avevo notato un'altra cosa: quando ero salito abordo della sua nave per la prima voltala ciurma di marinai che miattorniava mi era sembrata la più disprezzabile e minutaaccozzaglia di persone che avessi visto. Allo stesso modoquando mitrovavo a cortemi era impossibile posare lo sguardo su unospecchiodopo essermi abituato alla grandezza prodigiosa deglioggettisenza avvertire un senso di disprezzo nei miei confrontiscaturito dall'istintivo paragone. Quando stavamo cenandomi ricordòil capitanofissavo gli oggetti con un senso di meraviglia e spessoriuscivo a malapena a trattenere il riso. Lui non aveva capito laragione del mio atteggiamento e l'aveva attribuita al mio statomentale. Gli confermai tutto quanto e infatti mi meravigliavo dinanziai suoi piatti larghi come monete d'argentoal cosciotto di porcoche avrei finito con un morsoal bicchiere più piccolo d'unguscio di nocee così via con il resto delle stoviglie e deicibi che gli descrissi con analoghi paragoni. La regina mi avevaprocurato un intero arredo di oggetti proporzionati a me quando eroal suo servizioma non bisogna dimenticare che in realtà ilmio metro percettivo si era abituato agli oggetti che vedevo da ogniparte e avevo finito per ignorare le mie dimensioni realicome fannogli uomini con le loro colpe. Il capitano colse a volo la frecciata emi rispose per le rime con il vecchio proverbio ingleseche "avevogli occhi più grandi della trippa" visto chedopo averdigiunato tutto il giornoero stato di così poco appetito; econtinuando con il suo tono facetodisse che avrebbe dato non soquanto per vedere il cassone portato dal becco dell'aquila e quindiprecipitare in mare da tanta altezza: uno spettacolo sublime emeravigliosodegno di essere tramandato alle generazioni future! Epoi il paragone con Fetonte era così ovvioche non potéfare a meno di propormeloanche se rimasi un po' freddino alla suabattuta.


Ilcapitano tornava dal Tonchino in Inghilterra ed era stato sospinto a44 gradi di latitudine e a 143 gradi di longitudine nord-est. Ma dopodue giorni che ero stato raccolto a bordo fummo spinti dal ventoaliseo verso sud e quindicosteggiata la Nuova Olandaverso ovest-sud-ovest e verso sud-sud-ovest finché doppiammo il Capo diBuona Speranza. Ma non starò ad annoiare il lettore con ildiario di un viaggio tranquillo. Il capitano fece fermare la nave indue o tre porti e inviò la scialuppa per il rifornimento deiviveri e dell'acqua; ma io scesi soltanto al nostro arrivo ai Downsil 3 giugno 1706nove mesi dopo la mia fuga. Come pegno deltrasporto offrii la mia roba al capitanoma lui rispose deciso chenon avrebbe accettato un soldo. Ci salutammodopo che gli fecipromettere che sarebbe venuto a trovarmi a Redriff. Presi a nolo uncavallo e una guidaal prezzo di cinque scellini che mi feciprestare dal capitano.


Lecasegli alberiil bestiame e le pecore che incontravo stradafacendomi sembravano così minuscoli che credevo di essere aLilliput. Avevo timore di travolgere i passanti e spesso gridavo lorodi sgombrare la stradatanto che rischiai più di una volta ditornare a casa con la testa rotta per l'impertinenza.


Giuntoal villaggiodovetti chiedere l'ubicazione di casa mia e dopo che unservo ebbe aperta la portaentrai chinandomi per non battere latestacome fanno le oche per entrare nella stia. Mia moglie corse adabbracciarmima io mi prostrai più in basso dei suoi ginocchitemendo che non sarebbe arrivata a baciarmi. Mia figlia siinginocchiò per chiedermi la benedizioneeppure non la vidifinché si rialzòabituato com'ero a volgerecostantemente lo sguardo verso l'alto eoltretuttopretesi dicingerle la vita con una sola mano. Guardai dall'alto in basso iservitori ed un paio d'amici che si trovavano in casacome sefossero dei pigmei ed io un gigante. Dissi a mia moglie che era statatroppo parsimoniosaperché lei e la bambina mi sembravano duepasserotti. In poche parolemi comportai in maniera tanto bislaccache loro furono della stessa opinione del capitano e mi presero permatto. Ricordo tutto questo come esempio del potere che l'abitudine eil pregiudizio possono acquisire su di una persona.


Nonpassò molto tempo che ci si poté intendere tuttiquantiparenti ed amicicome primaanche se mia moglie continuavaad insistere che non sarei mal più partito per altri viaggi.Macome il lettore potrà constatarea nulla sarebbero valsele sue proteste contro il volere di un destino malvagio. E per ilmomento termina qui la seconda parte dei miei sfortunati viaggi.




PARTETERZA



VIAGGIOA LAPUTABALNIBARBILUGNAGGGLUBBDUBDRIB E GIAPPONE


1- L'AUTORE INTRAPRENDE IL SUO TERZO VIAGGIO. VIENE RAPITO DAI PIRATI.MALVAGITA' DI UN OLANDESE. ARRIVA IN UN'ISOLA. E' ACCOLTO A LAPUTA



Nonero a casa da più di dieci giorniquando venne a trovarmi ilcapitano Guglielmo Robinsonoriginario della Cornovagliacomandantedella "Buona Speranza"una solida nave di trecentotonnellate. Ero già stato come chirurgo a bordo di una navecomandata da luie sua per un quartoin un viaggio in Levante. Miaveva sempre trattato come un fratellopiù che come unufficiale di grado inferioree quando aveva saputo del mio ritornoera venuto a trovarmi per amiciziacome pensai allorapoichéparlammo solo come due amici che non si rivedono da tanto tempo.Tornò varie volte e dopo essersi congratulato per la miasalutemi chiese se ero ormai deciso a sistemarmi per sempre in quelpostoaggiungendo quindi che entro due mesi avrebbe fatto un viaggionelle Indie orientali. Alla finedopo qualche preambolomi dissechiaro e tondo se volevo fargli il chirurgo di bordo; in casoaffermativo ne avrei avuto un altro alle mie dipendenze con dueaiutanti. Inoltre mi avrebbe dato una paga doppiapoichésapeva che avevo una grande esperienza di navigazionealmeno quantola suae avrebbe intrapreso affari solo dietro mio consigliodividendo con me il comando della nave.


Midisse tante altre cose allettanti ed iosapendo che era una granbrava personanon potei tirarmi indietro. Inoltre ero piùassetato che mai di vedere il mondomalgrado gli ultimi rovesci chemi si erano abbattuti sulla testa. Riuscii anche a ottenere ilconsenso di mia mogliel'ultimo scogliograzie ai vantaggi che siriprometteva per i figli.


Salpammoil 5 agosto 1706 e arrivammo al Forte di San Giorgio l'11 aprile1707; qui sostammo tre settimane per fare riposare i marinaimoltidei quali erano ammalati. Ci dirigemmo quindi verso il Tonchino e quigiuntiil capitano decise di proseguire oltrepoiché lemerci che avremmo dovuto caricare non sarebbero state pronte prima diqualche mese. Perciònella speranza di rifarsi delle spese acui andava incontrocomperò un brigantino stivandolo diquelle mercanzie che i tonchinesi rivendono nelle isole vicinefecesalire a bordo quattordici marinaitre dei quali indigenie me loaffidò mandandomi a mercanteggiarementre lui avrebbesistemato i suoi affari a Tonchino.


Dopotre giorni di navigazionefummo investiti da una grande tempesta checi sospinse verso nord-nord-est per cinque giorni di seguito e quindiverso est. Seguì un periodo di serenosebbene continuasse asoffiare una brezza sostenuta da occidente. Il decimo giorno fummoinseguiti da due navi pirata che presto ci raggiunseroperchéil nostro brigantino stracarico era lentissimo. Noid'altra partenon fummo in grado di difenderci.


Fummoaccostati dalle due navi contemporaneamentee i due pirati salironoall'arrembaggio alla testa dei loro uomini; tuttaviaavendocitrovato tutti in ginocchiocome avevo ordinato all'equipaggiocilegarono ben bene e ci lasciarono sotto sorveglianzamentrecominciarono a ispezionare il brigantino.


Trai briganti ebbi modo di notare un olandese il qualesebbene noncomandasse nessuna delle due navisembrava godere di una certaautorità. Capì dal nostro aspetto che eravamo inglesiefarfugliando la nostra linguaci assicurò che saremmostati legati schiena contro schiena e gettati in mare. Dato che mifacevo capire abbastanza nella sua lingualo implorai di intercederepresso il capitano in nostro favorein considerazione della nostrastessa origine cristiana protestante e dell'appartenenza a due paesivicinilegati da vincoli di amicizia. Questo lo mandò sututte le furietanto che ricominciò con le stesse minacce erivolgendosi ai suoi compari in una lingua che credo fosse ilgiapponeseusò più volte la parola "Christianos".


Ilcapitano della nave più grossaun giapponese che sapevaqualche parola di olandesevenne verso di me e mi fece moltedomande. Gli risposi con grande deferenza e lui mi comunicòche non saremmo stati ammazzati. Feci al capitano un profondo inchinoe quindirivoltomi all'olandesegli dissi quanto mi dispiacessetrovare maggior misericordia in un pagano che in un cristiano.Purtroppo in seguito ebbi modo di pentirmi di quelle paroletemerarieperché quel cane di un rinnegato prima tentòin tutte le maniere di convincere i due capitani a farmi gettare inmare e poivisto che quelli non potevano infrangere una promessa cheavevano fattoriuscì a farmi infliggere delle torturepeggiori della morte stessa. I miei uomini furono assegnati alle duenavi in parti ugualimentre il brigantino venne affidato ad unequipaggio di pirati. Quanto a medecisero di lasciarmi alla derivasu una canoamunita di remi e di vela e provviste per quattrogiornisebbene all'ultimo momento il capitano giapponesecon ungesto di umanitàme le raddoppiasse prelevandole dalla suacambusa e lasciandomi andare senza che fossi perquisito.


Mentrescendevo sulla canoal'olandese mi accompagnò dal ponte dellanave con tutte le imprecazioni e parolacce più volgari dellasua lingua.


Appenaun'ora prima che avessimo avvistato i piratiavevo fatto unarilevazione secondo la quale ci trovavamo a 46 gradi di latitudinenord e 183 gradi di longitudine; ed al loro avvicinarsi avevo avutomodo di vedere con il mio cannocchiale tascabile diverse isole indirezione sud-est. Alzata la velache subito si gonfiò di unventicello gagliardopuntai sull'isola più vicinacheraggiunsi dopo a tre ore. Era praticamente uno scogliotuttavia citrovai delle uova di uccelli marini che cossidopo avere acceso unfuoco di arboscelli ed alghe secche. Questa fu la mia cenadecisocom'ero a risparmiare il più possibile le provviste. Disposidelle alghe per terra e mi ci buttai sopra al riparo di un costone; efeci così una buona dormita.


Ilgiorno dopo salpai in direzione di un'altra isola e poi di una terzae di una quartaun po' veleggiando e un po' remandoanche se nonstarò ad annoiare il lettore con una relazione accurata dellemie pene; basterà ricordare che il quinto giorno approdaiall'ultima isola che si vedevasituata a sud-sud-est delleprecedenti.


Quest'isolaera in realtà molto più lontana di quanto credessi e mici vollero cinque ore buone per arrivarci. Inoltre fui costretto afarne quasi il giro prima di trovare un'insenatura più largatre volte la mia imbarcazione nella quale approdai. Si trattava diun'isola rocciosa con pochi ciuffi d'erba e verdure di un aromafinissimo.


Portaia terra le provviste che misi al riparo in una delle tante grotte equindi mi rifocillai. Raccolsi molte uova sugli scoglialghe ed erbesecche con le quali contavo di cuocerle il giorno dopo; per fortunaavevo con me pietra focaiaacciarinoesca ed uno specchiettoustorio. Passai la notte nella caverna delle provviste buttandomisopra le erbe raccolte come combustibile. Dormii malissimoperchél'inquietudine ebbe la meglio sulla stanchezza tenendomi sveglio apensare all'impossibilità di tirare avanti in un luogo cosìdesolato e alla fine atroce che mi aspettava. Ero tanto abbattuto eprivo di speranze che non ce la facevo ad alzarmianziprima cheriuscissi a scivolare fuori dalla caverna raccogliendo tutte le mieforzeil giorno era già alto. Camminai sulle rocce per unpo'sotto un cielo chiarissimo ed un sole tanto infuocato dacostringermi a tenere la testa bassa; ma d'improvviso il sole sioscurò in maniera diversa da come accade quando ècoperto da una nuvola. Girandomividi un grande corpo opaco cheveniva verso l'isola. Sembrava fosse all'altezza di un due miglia enascose il sole per un sette minutianche se l'aria non mi sembròper questo meno torrida o il cielo meno luminoso; ebbi la sensazionedi essere come all'ombra di una montagna. Mentre si avvicinava poteiconstatare che era di una materia compattacon il fondo piattoliscio e splendente per il riverbero del mare sottostante. Mi trovavosu un'altura a cento metri dalla spiaggia e vidi questo oggettoenorme discendere verso di me a meno di un miglio.


Tiraifuori il cannocchiale e scorsi distintamente diverse persone chesalivano e scendevano lungo i fianchi scoscesi dell'oggettosenzatuttavia capire che cosa stessero facendo.


Ebbiun moto di gioiaperché l'istinto vitale mi faceva sperareche in qualche modo sarei sfuggito alla disperata condizione in cuimi trovavo; eppure non sarà facile al lettore capire il sensodi stupore che contemporaneamente mi prendeva nel vedere un'isolavolante abitata da uomini capacicome sembravadi farla salirescendereaccelerare progressivamente a loro piacimento. Non erocerto in vena di riflettere sul fenomeno e per il momento ero tuttoteso a vedere quale direzione prendessepoiché sembravaindugiare. Poco dopotuttaviaavanzò maggiormente e poteicosì notare che era formatatutt'intornoda loggioni egradinate chead intervalli regolaripermettevano di saliredall'una all'altra galleria. Nella loggia vidi persone che stavanopescando con lunghe canne ed altre intente a guardare. Sventolai ilberretto (il cappello si era logorato da tempo) e il fazzoletto indirezione dell'isola eal suo ulteriore avvicinarsimi misi aurlare come un ossesso; guardavo con estrema attenzione e cosìpotei scorgere una piccola folla che si era radunata dalla partedell'isola che dava verso di me. Sebbene non rispondessero alle miegrida capii che mi avevano vistopoiché indicavano dalla miaparte. Vidi anche quattro o cinque uomini che salirono a precipizioverso la sommità dell'isola e là sparirono: pensai chefossero stati mandati lassù per ricevere ordini da qualchepersona eminente.


Intantoil numero degli spettatori era cresciuto e dopo una mezz'ora l'isolaaveva fatto manovra sistemandosi in modo che la galleria piùin basso veniva a trovarsi all'altezza della roccia dove mi trovavo ea non più di cento metri. Mi prostrai come uno che supplicacon estrema umiltàma dall'isola non arrivò nessunarisposta. Quelli che si trovavano proprio di fronte a me sembravanopersone di rangoa giudicare dal loro abito. Mi guardavano eparlavano fra loro accanitamente ed infine uno di loro si espresse inun linguaggio chiaroforbito e musicale simile all'italiano nelsuonoper cui gli risposi in quella lingua nella speranza che almenola cadenza potesse influenzare gradevolmente il suo orecchio. Anchese non ci comprendemmo a parolequelli dell'isola non fecero faticaa capire quello che volevotanto ero ridotto malamente.


Mifecero capire a segni di scendere dal costone roccioso e di dirigermiverso la spiaggia; ubbidii e l'isola prese quotapoiquando mi fusopra la testavenne calata dalla galleria più bassa unacatena che terminava con un sedile sul quale mi posi e vennisollevato con un sistema di pulegge.




2- CARATTERI E UMORI DEGLI ABITANTI DI LAPUTA. CENNI SULLA LOROCULTURA.

ILRE E LA CORTE. VIENE RICEVUTO L'AUTORE. TIMORI ED INQUIETUDINIDEGLI ABITANTI. COMPORTAMENTO DELLE DONNE



Appenamisi piede sull'isolafui circondato da una folla di personedellequali quelle che mi erano più vicinesembravano di una certaimportanza. C'era nei loro sguardi un senso di stuporené eromeno meravigliato di loroperché non avevo mai visto personecosì strane nella foggia degli abitinell'aspetto e nei modi.Avevano la testa reclinata a destra o a sinistracon un occhiorivolto verso la punta del naso e l'altro al cielo. Avevano le vestiricamate con figure del soledella luna e degli astri intrecciatecon quelle di violiniflautiarpetrombechitarreclavicembali emolti altri strumenti sconosciuti in Europa. Scorsi qua e làdiverse persone in abiti da servitori che tenevano in mano unbastoncino con in cima una vescicaal posto di uno staffilecondentro dei sassolini e dei fagioli secchicome poi mi fu detto. Ditanto in tanto battevano la vescica gonfia sulla bocca e sugliorecchi dei presentiun gesto di cui al momento non riuscivo acapire il significato. Sembra che questi personaggi siano talmenteimmersi nelle loro speculazionida non essere in grado né diparlarené di seguire le parole altruia meno che nonvengano risvegliati da una sensazione tattile prodotta negli organidella favella e dell'udito. Per questoquanti se lo possonopermetterehanno in casa un battitore (o "climenole" nellaloro lingua) fra i loro domesticiche si portano sempre dietroquando si recano in visita. Quando si incontrano due o tre personeil compito dei battitori è quello di colpire la bocca di chideve parlare e contemporaneamente l'orecchio destro di coloro a cuisono dirette le parole. Il battitore è anche un'esperta guidadurante il camminoinfatti a volte colpisce leggermente gli occhidel deambulanteperché questi è così assortoda correre in ogni momento il pericolo di precipitare in un burronedi imboccare tutti i pali che incontra sulla stradadi travolgeregli altri o esserne travolto e gettato in qualche rigagnolo.


Hodovuto dare queste informazioni al lettorealtrimenti si sarebbetrovato in imbarazzo come medinanzi al modo di procedere di questepersonementre mi portavano su per le gradinate fino alla cimadell'isola edi lìal palazzo reale. Durante la salita sidimenticavano continuamente cosa stavano facendo e mi piantavano inassofinché la loro memoria veniva sollecitata dai battitori;per il resto sembravano ignorare il mio aspetto straniero e le gridadella gente comune molto meno assorta di loro.


Arrivammofinalmente al palazzo reale e fui ammesso nella sala delle udienze;qui vidi il re seduto sul tronocircondato da persone d'alto rango.Davanti al trono c'era un tavolo pieno di globisfere e strumentimatematici di tutti i generi. Sua Maestà non si accorse dinoimalgrado lo strepito che si sollevò al nostro arrivo e lepersone di corte che accorrevano da ogni parte della reggia. Eraimmerso nella soluzione di un problema e dovemmo aspettare un'oraprima che lo portasse a compimento. Ai lati del trono c'erano duepaggi muniti di vescichee quando si accorsero che aveva finitounogli colpì leggermente la bocca e l'altro l'orecchio destro: alche ebbe un sobbalzo come uno che si sveglia di soprassaltoquindigirandosi dalla nostra partericordò la ragione per la qualeci trovavamo davanti a luidella quale era stato preventivamenteinformato. Disse qualcosaed allora un paggio mi si mise di lato emi colpì leggermente l'orecchio destro. Feci segno che nonavevo affatto bisogno di quello strumento; un gestoil miocheimpressionò sfavorevolmente la corte circa le mie capacitàintellettualicome seppi più tardi. Per quello che possosupporreil sovrano mi fece diverse domande ed io cercai dirispondergli facendo ricorso a tutte le lingue che conoscevo. Quandofu chiaro che non ci capivamoordinò che fossi portato ad unappartamento del palazzodove mi furono assegnati due servitori (edinfatti questo principe si distingue dai suoi predecessori perl'ospitalità concessa agli stranieri). Ebbi l'onore dipranzare con quattro dignitari che ricordavo di aver visto vicino alre. Ci servirono due portate di tre piatti ciascuna: la primacomposta di un cosciotto di montone dalla forma di triangoloequilaterodi arrosto di manzo a forma di romboide ed una torta acicloide; la seconda composta di due anitre disposte a violinosalsicce e insaccati dalla forma di flauti e di oboepetto divitello tagliato come un'arpa. I camerieri ci tagliarono il pane aconicilindriparallelogrammi ed altre figure geometriche.


Duranteil pranzo mi feci coraggio e chiesi il nome di diversi oggetti nellaloro lingua e quelle nobili persone si compiacquero di rispondermicon l'aiuto dei battitoriperché speravano chese fossigiunto al punto di intrattenere una conversazione con loromiavrebbero meravigliato con le loro scoperte. In breve tempo ero ingrado di chiedere del panedel vino e qualsiasi altra cosadesiderassi.


Dopopranzo i miei commensali si congedarono e fu introdotta una personacol suo battitoreinviata dal re. Portava con sé cartapennacalamaio e due o tre librie mi fece capire a cenni cheveniva ad insegnarmi la lingua. Ci mettemmo a tavolino per quattroore filatedurante le quali scrissi un gran numero di parole incolonna con accanto la traduzione. Imparai anche delle frasi breviperché il mio insegnante prima ordinava ad uno dei servi diprendere un oggettodi voltarsidi fare un inchinodi sederedialzarsidi camminare e così viae poi mi faceva scrivere lafrase corrispondente. In uno dei suoi libri mi mostrò leimmagini del soledella lunadelle stelledello zodiaco. deitropicidei circoli polarie i nomi di molte figure piane e solide.Mi disse anche i nomi e le caratteristiche di tutti gli strumentimusicali e la terminologia dell'arte musicale.


Dopoche se ne fu andatoriscrissi in ordine alfabetico tutte le parolecon i loro significati accanto. In pochi giornigrazie alla miamemoria portentosapotevo dire di avere una certa conoscenza dellaloro lingua.


Quellache chiamo "isola volante" o "galleggiante" èchiamata nella loro lingua Laputaun nome di cui non mi riuscìmai di rintracciare l'etimologia certa. Nella loro antica linguaormai in disuso"lap" significa "alto"e"untuh" vuol dire "colui che governa"; per cuidicono che Laputa sarebbe derivata per corruzione da Lapuntuh.


Personalmentenon condivido questa derivazione che mi sembra un po' forzata. Miazzardai a comunicare a quei saggi una mia ipotesisecondo la qualeLaputa sarebbe come "lap outed"dove "lap" staad indicare esattamente il riflesso dei raggi solari sulla superficiemarina e "outed" un'alama non voglio imporla a nessuno ela sottopongo al giudizio del lettore.


Coloroai quali ero stato affidato fecero venire il giorno dopo un sarto perprendermi le misure di nuovi abitiperché i miei eranoridotti in brandelli. Questi seguiva un metodo completamente diversoda quello usato in Europa. Con un quadrante mi prese l'altezza e poimunito di regoli e compassifece il calcolo delle dimensioni del miocorpo trasferendo su carta i lineamenti della mia persona. Mi portògli abiti dopo una settimanamal cuciti e senza avere nulla a chefare con le mie dimensioni. Senza dubbio si era sbagliato in qualchecalcoloma dopo aver visto che certi sbagli si verificavano spessoci passai sopra.


Approfittandodell'immobilità dovuta alla temporanea mancanza di vestiti ead un malessere che durò qualche giornoarricchii moltissimoil mio vocabolario ed infattiquando fui in grado di andare di nuovoa cortecapii molti dei discorsi del re e potei rispondergli. SuaMaestà aveva dato ordine di dirigere l'isola a nord- est finoa raggiungere la verticale di Lagadola capitale del regnoche sitrovava sulla terra ferma. Era lontana circa novanta leghe e ilviaggio durò quattro giorni e mezzoma non mi accorsi perniente che l'isola stava procedendo per aria. Il secondo giornoverso le undiciil re in personainsieme ai nobiliai cortigiani eagli ufficialipreparati gli strumentisi misero a suonare per treore di seguitotanto che rimasi come storditosenza per altrocomprendere il significato di quel concerto. Fu il mio maestro ainformarmi che la gente dell'isola aveva un udito sensibile allamusica delle sfereche essi stessi di tanto in tanto eseguivanoessendo ormai la corte preparata all'esecuzione negli strumenti incui ognuno primeggiava.


Duranteil viaggio in direzione della capitaleil re fece fermare piùvolte l'isola su città e villaggi per raccogliere le petizionidei suoi sudditi. Venivano lanciate dall'isola delle corde sottili alcui capo la gente annodava le proprie richieste che quindi venivanoritirate susimili ai pezzi di carta che i ragazzini legano allacoda dei loro aquiloni. A volte tiravamo a bordocon un sistema dicarrucolevino e vettovaglie.


Lemie conoscenze di matematica mi furono utilissime per appropriarmidella loro fraseologia che si basava appunto sulla scienza e sullamusicatanto più che anche di quest'ultima avevo una certainfarinatura. Le loro idee prendono corpo attraverso figuregeometriche e se voglionoper esempioelogiare la bellezza di unadonnaricorrono per descriverla a rombicerchiparallelogrammiellissi ed altra terminologia geometricaoppure al lessico dell'artemusicaleche non starò qui ad esemplificare. Nella cucinareale vidi una gran quantità di strumenti musicali ematematici con i quali davano forma alle pietanze.


Leloro case sono costruite malissimole mura sghembe. Le stanzeavevano angoli di tutte le misure e questo per il loro sovranodisprezzo per le applicazioni pratiche della geometriacome scienzapurissima che si involgarisca nella vile meccanicamentre gli operaisono incapaci di seguire le loro raffinate istruzioni e fanno erroria catena. Indubbiamente questi saggi sono espertissimi davanti a unfoglio di carta e armati di righematite e compassi; ma non ho vistopersone più goffeinetteimpacciate nelle comuni azioni ditutti i giorniné menti più pigre e lente di fronte adargomenti che non siano quelli di musica e di matematica. Sonopessimi ragionatori ed hanno un senso spiccato della contraddizioneeccetto quando sono nel giustoil che accade di rado. Non sannonemmeno cosa siano immaginazionefantasiainvenzione; parole questeche non esistono nella loro linguaessendo i loro pensieri attiratiunicamente dalle scienze che ho detto sopra.


Sonoin parecchisoprattutto fra quanti coltivano il settore astronomicoad avere la massima fiducia nell'astrologia giudiziariaper quantopoi si vergognino di professarla pubblicamente. Ma quello che mimeravigliò più di tuttofu il loro interesseinesauribile per le novità e la politica: si interessavanosenza sosta agli affari pubblicisputavano sentenze sul governodello stato e disputavano con passione e sottigliezza incredibile leidee di un partito. Anche in Europa mi è capitato di notare lastessa tendenza nei matematicisenza essere riuscito a trovareun'analogia fra le due scienze; a meno che la gente si sia messa intesta checosì come il cerchio più stretto èformato di tanti gradi quanti ne ha il più ampioil governo ela conduzione del mondo richiedano la stessa abilità con cuisi fa girare una trottola. Sono tuttavia portato a credere che questaqualità derivi da una comune debolezza della natura umanapronta a farci intestardire su quei problemi che meno ci competonoenei confronti dei quali la nostra ignoranzavuoi per studio che perlimiti naturaliè sovrana.


Questaè gente eternamente irrequietaincapace di godersi un momentodi tranquillità e la loro instabilità è causatada motivi da cui è quasi immune il resto dei mortali. Temonosempre che qualche cambiamento abbia luogo nei corpi celesti e da quinasce il loro stato d'ansia; hanno pauraad esempioche nel suoprogressivo avvicinarsi al solela terra finisca col tempo peresserne assorbita ed ingoiata; che il volto del sole si incrosti deisuoi stessi effluvidiventando incapace di trasmettere la luceall'universo; che la terra sia scampata per un pelo alla carezzadell'ultima cometa che l'avrebbe potuta ridurre in un ammasso dicenere e che la prossimache secondo i loro calcoli dovrebbecomparire fra trentuno annici distruggerà tutti quanti. Seinfatti questa cometa si avvicinerà al solenel suo perielioentro un certo grado (come sono spinti a credere dai loro conti)riceverà un calore diecimila volte più intenso delferro rovente per cui proseguirà il suo viaggio con una codaincandescente lunga più di un milione di migliacapace diinfiammare la terra e incenerirla se solo passasse ad una distanza dicentomila miglia dal nucleoo testa della cometa. Temono anche cheil solecon la continua diffusione di raggi e senza alcun recuperofinisca per esaurirsi e per spegnersicon la conseguente distruzionedella terra e degli altri pianeti che ricevono sostentamento dallasua luce.


Ilsovrastare presunto di questi ed altri cataclismi li tiene inperpetuo stato d'ansia: non riescono a riposare tranquillinéa trarre nessun sollievo dai piaceri comuni e dai sollazzi dellavita.


Quandosi incontrano al mattinola prima domanda che si rivolgono riguardala salute del sole; se aveva una buona cera al momento di coricarsi edi sorgere e quali speranze possano esserci di evitare la carezzadella cometa. Si appassionano a queste discussionicome i bambinisono affascinati da terribili storie di fantasmi e folletti e che poihanno paura di andare a dormire.


Ledonne dell'isola traboccano dal desiderio di viveredisprezzano iloro mariti e vanno matte per quegli stranieri che affollano lacortesia che provengano dal sottostante continentesia che sianostati mandati dalle varie città e corporazionisia che sianolì per i loro affari privati. Se gli abitanti dell'isola lidisprezzanoperché non conoscono le loro disciplinele donnescelgono fra questi gli amanti.


Ilgrave è che i due possono darsi da fare indisturbatiperchéil marito è costantemente rapito in meditazioni. E cosìla signora ed il suo amante possono intrattenersi con la massimafamiliarità in sua presenzapurché sia provvisto dicarta e accessori e senza il battitore al fianco.


Moglie figlie si lamentano di essere segregate nell'isolache pure a mesembra il luogo più ameno di questo mondo; e malgrado esseabbiano a disposizione tutto il lusso possibile e sia loro permessodi fare il proprio comodopure desiderano vedere il mondo e prendereparte ai divertimenti della capitale. Questo è possibile solocon un permesso speciale del redifficilissimo da ottenere perchéi nobili sanno per esperienza quanto sia difficile poi far tornare ledonne sull'isola.


Mifu anche raccontata la storia di una gran dama di cortemadre didiversi figlimoglie del primo ministroche è la persona piùricca del regnouomo di bell'aspetto e innamoratissimo di leiabitante nel palazzo più fastoso dell'isola. Bene: la donnascese a Lagado accampando ragioni di salutee qui si nascose senzadare più notizie per alcuni mesifinché il re nonmandò a cercarla. La trovarono in una sudicia bettola copertadi stracciperché aveva dato in pegno i vestiti per mantenereun vecchio lacchè deforme che la batteva tutti i giorni e dalquale riuscirono a separarla solo con la forza. Sebbene il maritol'avesse accolta con estrema gentilezza e senza il minimo rimproveroriuscì a svignarsela di nuovo con tutti i suoi gioielli perraggiungere l'amante e da allora non si è più sentitoparlare di lei.


Allettore questa sembrerà una storia tipicamente europea oinglesepiuttosto che di un paese tanto lontano. Desidererei cheriflettesse che i capricci delle donne non conoscono limiti di climao di nazionalità e che sono simili ovunquemolto piùdi quanto si creda.


Inun mese i miei progressi nella lingua furono buoni e quando ebbil'onore di essere ricevuto a cortefui in grado di rispondere alledomande di Sua Maestà. Questi non mostrò il minimointeresse per le leggiil governola storiala religione e icostumi del mio paesema si limitò a chiedermi informazionisugli studi di matematica che vi venivano svoltiche d'altra parteaccolse con indifferenza e disprezzoper quanto il battitorecercasse di tenerlo ben sveglio.




3- UN FENOMENO RISOLTO DALLA FILOSOFIA E DALL'ASTRONOMIA MODERNA.

PROGRESSIDEI LAPUZIANI IN QUESTA ULTIMA SCIENZA. COME IL RE REPRIME LEINSURREZIONI



Quandochiesi al re il permesso di ispezionare l'isolame lo concesse conpiacere facendomi accompagnare dal maestro. La prima cosa che miinteressava sapere era per quale causanaturale o artificialeerain grado di muoversi ed ora ne darò una spiegazione allettore.


L'isolavolante o galleggiante ha una forma perfettamente circolare con undiametro di 7837 metricioè un quattro miglia e mezzopercui ha una superficie di diecimila acri mentre lo spessore èdi trecento metri. La baseo se si vuole la superficie inferioreche è quella che si vede dal bassoè una lastralevigata di diamantespessa duecento metri. Ad essa seguono stratidiversi di altri minerali e il tutto è ricoperto da un tappetodi terra fertile di tre o quattro metri. La superficie superiore sisviluppa in declivio verso il centro dove sono convogliate le rugiadee le piogge che cadono sull'isolatramite numerosi ruscelli. Qui leacque sono raccolte in quattro vaste cisternelarghe un mezzo miglioe a un duecento metri dal centro. Il sole fa evaporare l'acquadurante la giornatacosì che le cisterne non traboccano mai.D'altra parte il sovrano puòvolendoportare l'isola al disopra delle nuvole e dei vapori e prevenire così ogni pioggia.Infatti i naturalisti sono concordi nell'affermare che le nuvole nonsalgono al di sopra delle due migliao almeno questo succedeva inquel paese.


Alcentro dell'isola si apre un pozzo largo cinquanta metriattraversoil quale gli astronomi discendono in una vasta grottadetta appunto"flandona gagnole" o caverna degli astronomiposta a uncento metri sotto il livello della faccia superiore del diamante. Lacaverna è illuminata a giorno da venti lampade la cui luce èriflessa dalle pareti adamantine. Qui si può trovare una granquantità di sestanti di tutti i tipiquadrantitelescopiastrolabied altri strumenti astronomici. Ma ciò da cuidipende il destino dell'isola è un magnete di proporzionicolossalia forma di spoletta da tessitorelungo sei metri e spessopiù di tre nel punto più largo. Il magnete èsostenuto da un mozzo di diamante che lo attraversa da una parteall'altra e attorno al quale gira: esso è calibrato allaperfezionetanto è vero che lo si può far girare conuna lieve pressione della mano.


Locirconda un cilindro di diamantevuotodella profondità edello spessore di quattro metri e del diametro di dodicipostoorizzontalmente e sostenuto da otto piedi di diamanteognuno deiquali è alto sei metri. Nella parte internaal centroc'èuna scanalatura di trenta centimetri nella quale si innestano gliestremi del mozzo girevole.


Ilmagnete è inamovibileperché il rivestimentocilindrico e i suoi supporti sono un tutt'uno con la lastraadamantina che costituisce il basamento dell'isola.


Grazieal magnete l'isola può salire e scendere o muoversi indirezioni varie. Infatti il magnete è dotato da un lato di unaforza di attrazione nei confronti della terra sottostante sulla qualegoverna il redall'altro di una forza di repulsione. Quando ilmagnete viene messo in posizione eretta con il polo positivo verso laterral'isola scende; quandoviceversail polo negativo vienerivolto in giùl'isola sale. Se il magnete sta in posizioneobliqual'isola scivola via planando diagonalmenteperché leforze del magnete agiscono sempre parallelamente alla suainclinazione.


Conquesto moto ad inclinazione alternal'isola è in grado disorvolare le varie province dei territori reali. Per spiegare il suomovimentostabiliamo che A-B rappresenti una linea che attraversal'isolamentre il segmento c-d stia per il magnete (c=polo positivod=polo negativo) e C per l'isola. Ammettiamo che il magnete vengadisposto lungo il segmento c-d con il polo negativo verso il basso:

l'isolasarà sospinta in altoin linea obliquaverso D. Giunta alpunto Dammettiamo di girare il magnete intorno al suo asse fino avolgere in basso il polo positivo: esso farà scendere l'isolaobliquamente al punto Edovese giriamo ancora il magnete fino aricondurlo alla posizione di E-Fcon il polo negativo verso ilbassol'isola risalirà trasversalmente verso Fe qui giuntapotremmo girare il magnete con il polo positivo verso Ge da G ad He così via.


Cambiandola posizione del magnete secondo la nostra volontàfaremoprocedere l'isola con un'alternanza di salite e discese in diagonalefino ad esplorare tutti i territori dell'isola.


Madobbiamo notare che l'isola non può oltrepassare i limitidella terra sottostantené innalzarsi al di sopra dellequattro miglia. Gli astronomiche hanno dedicato ponderosi trattatialle proprietà del magnetelo spiegano così: la forzamagnetica non agisce oltre le quattro migliainoltre il mineraleinfluenzato dal magnete si trova nelle viscere della terrasottostante e negli abissi del mareentro un raggio di sei migliadalle coste. Esso non è dunque diffuso per tutto il globomasoltanto nei territori del re. Con in mano un simile potere era statofacile per un sovrano ridurre in proprio dominio le terre sottoposteall'influenza magnetica.


Quandoil magnete è parallelo all'orizzontel'isola rimane immobile;infatti in questo caso i due poli sono ad uguale distanza dalla terraepoiché l'uno attrae e l'altro respinge con la stessa forzane deriva uno stato di quiete.


Ilmagnete è affidato ad alcuni astronomi che lo girano di voltain volta secondo gli ordini del sovrano. Essi passano la maggiorparte della vita nella osservazione dei corpi celesti con telescopidi gran lunga più precisi dei nostried infattisebbenequelli più lunghi non vadano oltre il metrohanno unacapacità d'ingrandimento molto superiore ai nostri e dannoimmagini siderali infinitamente più nitide. Grazie a questatecnica avanzata sono in grado di estendere le loro esplorazioni delcosmo molto più lontano di noi. Hanno così potutostilare un elenco di diecimila stelle fissementre il nostroinventario più completo non va oltre un terzo di quel numero.Inoltre hanno scoperto due astri minorio satellitiche giranointorno a Martedei quali il più vicino dista dal pianeta trevolte il suo diametrol'altro cinque volteed entrambi gli ruotanointorno con i rispettivi tempi di rivoluzione di dieci e di ventunoore e mezzosicché il quadrato dei loro tempi periodici stain proporzione molto approssimata al cubo delle distanze dal centrodi Marte. Ciò dimostra con chiara evidenza che sono governatidalla stessa legge di gravitazione che sostiene tutti gli altri corpicelesti.


Hannorilevato anche l'esistenza di novantatre differenti cometedeterminandone i periodi con precisione matematica. Se questo fosseverocome loro sostengono con estrema sicurezzasarebbe veramenteutile che queste loro scoperte fossero rese pubblichecosìche le teorie sulle cometeche al momento sono tanto opinabili eincompletepotrebbero raggiungere il grado di perfezione checaratterizza le altre parti dell'astronomia.


Ilre dell'isola volante potrebbe essere il sovrano più dispoticose riuscisse ad avere dalla sua l'appoggio incondizionato deiministrima questiche hanno vasti possedimenti nel continente edinoltre conoscono bene l'incerto futuro di un favoritononpermettono che la terra sottostante l'isola venga ridotta in stato ditirannia.


Seaccade che una città si ribelli o cada in preda a fazionirivoluzionarieo si rifiuti di versare i tributi al sovranoquestipuò ricorrere a due metodi per ricondurla all'obbedienza. Ilprimo e meno rigoroso consiste nel portare l'isola sopra la cittàin questione e i territori limitrofiin modo da privare quellapopolazione dei benefici dei raggi solari e della pioggiaprovocandomalattie e carestie spaventose. Può anche accadere che gliabitanti vengano lapidati con lanci di pietre dall'isolafino adessere costretti a rifugiarsi in grotte e cavernementre i tettidelle loro case volano in frantumi. Senonostante questiavvertimenticontinuano nell'insurrezione e nella disobbedienzailsovrano ricorre ai rimedi estremiposando l'isola sulla cittàe schiacciando uomini e case.


Tuttaviaè raro che arrivi ad adottare simili soluzioni; ed èlui il primo ad essere riluttanteoltre naturalmente ai ministri chevedono in questo espediente un modo per attirarsi l'odio dei sudditie per provocare la devastazione delle loro proprietà chegiacciono interamente sul continentementre l'isola appartiene aldemanio regio.


Mac'è anche un altro serio motivo che impedisce ai sovrani diricorrereeccetto casi di gravissima insubordinazioneallapunizione estrema. Si dà infatti il caso che le cittàpiù grandiipotetiche candidate alla distruzionesianocircondate da rocce altissime o da guglie e pinnacoli di pietraavendo scelto non a caso quei territori per prevenire similicatastrofi; per cui un'improvvisa picchiata dell'isola potrebbeprovocare un serio danneggiamento della base adamantina la qualesebbene sia dello spessore di un centinaio di metripotrebbeschiantarsi per un colpo secco o fendersi per il calore che sisprigiona dagli incendi delle case sottostanticome accade spessoche si crepino i fondi di ferro o di pietra dei nostri camini. Ilpopolo sa bene tutto ciòe quindi capisce fino a che puntogli è lecito spingere la resistenzaquando sia in gioco lasua libertà o le sue proprietà. Il rea sua voltaseè provocato all'estremo e si decide a ridurre una cittàad un cumulo di maceriefa scendere l'isola con una delicatezzaestremasimulando all'ultimo minuto misericordia verso i cittadini.Evita in questo modo di danneggiare il basamento di diamante. Sequesto accadessei filosofi sono concordi nel ritenere che ilmagnete non sarebbe più in grado di sostenerla e l'interamassa precipiterebbe al suolo.


Secondouna legge inderogabile del regno è assolutamente vietato al ree ai suoi due figli maggiori di scendere dall'isolacosì comealla regina fino a quando non abbia superato l'età in cui siconcepisce.




4- L'AUTORE LASCIA LAPUTAED E' ACCOMPAGNATO A BALNIBARBI


DESCRIZIONEDELLA CAPITALE E DELLE CAMPAGNE CIRCOSTANTI. VIENE OSPITATO DA UNGRAN SIGNORE. SUA CONVERSAZIONE CON QUESTO SIGNORE



Nonposso certo dire di essere stato trattato male in quest'isolaanchese mi sentivo come messo da parte e oggetto a volte di un certodisprezzoperché il re e la gente in genere non mostravanoalcun interesse al di fuori della matematica e della musica; e poichéin queste scienze ero molto inferiore a lorovenivo considerato consufficienza. Oltre tuttoessendo ormai a conoscenza dei segretidell'isolaavevo una voglia matta di andarmenetanto più chequella gente mi aveva annoiato. Riconosco che sono dei veri talentiin quelle due scienzedi cui ho qualche conoscenzama allo stessotempo sono così persi nelle loro riflessioni speculativechenon si possono immaginare compagni più scostanti. Durante idue mesi del mio soggiorno conversai soltanto con le donneimercantii battitorii paggiaumentando il disprezzo dei saggi neimiei confronti; eppure quelle furono le uniche persone con le qualiriuscii in qualche modo a stabilire un contatto. Studiando conimpegnoavevo raggiunto una buona conoscenza della loro lingua edero stanco di rimanere recluso in un'isola di muti e di sordicosìdecisi di andarmene alla prima occasione.


Acorte viveva un gran signoreparente stretto del ree per questaunica ragione tenuto in dovuto rispetto. Per il resto loconsideravano la persona più ignorante e stupida dell'isola.Aveva compiuto non poche delicate missioni per la coronaera dotatodi qualità naturali e di culturadi probità e di sensodell'onore; ma sfortunatamente non aveva orecchio per la musica. Imaligni dicevano che addirittura non era capace di andare a ritmo eche i maestri avevano sudato sette camicie per fargli imparare irudimenti della matematica. Nei miei confronti fu di una grandecortesiami fece l'onore di farmi visita chiedendomi notizie dellavita in Europadelle leggidei costumidella cultura nei varipaesi che avevo conosciuto durante i miei viaggi. Mi ascoltava conestrema attenzione e faceva osservazioni acutissime. Loaccompagnavano due battitorima questi entravano in funzione solo acorte e durante le cerimonie; quando eravamo insieme li congedava.


Pregaiquesto illustre personaggio di rivolgere al re una supplica perchépotessi lasciare l'isola. Questi me lo concesseanche se amalincuoreperché pensava di avermi fatto offertevantaggiose; tuttavia le respinsi con i sensi della mia piùprofonda stima e deferenza.


Presicommiato dal sovrano e dalla corte il 16 febbraio. Il re volle farmiun dono del valore di duecento sterline ed ancora più grandefu quello del suo congiuntoil mio protettoreinsieme ad unalettera di presentazione per un suo amico di Lagado. L'isola sitrovava in quel momento sopra una montagna a due miglia dalla cittàcosì potei scendere nella stessa maniera in cui ero salito.


Ilpaese che è sottoposto al re dell'isola volante risponde alnome di Balnibarbi e la capitalecome ho già dettoa quellodi Lagado. Mi sentii rinascere a posare i piedi sulla terra ferma emi incamminai sicuro di me verso la capitaleperché erovestito come gli abitanti del luogo e in grado di parlaretranquillamente con loro. Trovai quasi subito la casa del personaggioindicatomigli presentai la lettera da parte del nobile dell'isola efui ricevuto con grande gentilezza.


Questogran signoreche si chiamava Munodimi fece preparare un alloggioin casa sua e vi abitai per tutto il soggiorno in quel paesetrattato con la più cordiale ospitalità.


Ilgiorno seguente al mio arrivomi accompagnò in carrozza avedere la città che è grande circa la metà diLondracon edifici costruiti in maniera stramba e quasi tutti in unostato deplorevole. La gente per le strade camminava frettolosaconun che di selvatico addossolo sguardo fissoi vestiti a brandelli.


Uscimmoda una delle porte della città e ci addentrammo per un tremiglia nella campagnadove vidi parecchi contadini che lavoravano laterra con quelli che dovevano essere degli strumentisenza capireche cosa stessero facendo; né riuscivo a vedere le minimetracce di erba o di granomalgrado il suolo fosse fertile. Questestrane folle cittadine e campagnole mi riempivano di stuporeper cuichiesi alla guida che significato avesse quel gran brulichio ditestemani e facce indaffarate in città e in campagnavistoche non ero stato capace di cogliere il minimo segno di un'attivitàproduttiva; che anzinon avevo mai visto un terreno così maltenutocase tanto diroccate e un popolo tanto miserabile eindigente.


LordMunodi era una persona di prim'ordine; già governatore diLagado per diversi anniera stato messo in disparte sotto l'accusadi incapacità da un complotto di ministri. Il re continuava atrattarlo con benevolenza e a stimarlo per la rettitudineanche selo considerava di scarsissima intelligenza.


Quandogli ebbi francamente esposto le mie riserve su quel paese e sugliabitantilui si limitò a rispondermi che avevo vissuto troppopoco fra loro per potermi fare un giudizioe che in ogni paese cisono usanze diverse e altri simili luoghi comuni. Quando tornammo apalazzotuttaviami domandò se mi piaceva quell'edificiosevi avevo notato stranezzecosa avevo da obiettare alle vesti e aglisguardi dei domestici. Ma era una domanda retoricaperchétutto in casa sua filava alla perfezione ed era tenuto con ordine edeleganza.


Risposiallora che l'accortezza di Sua Eccellenzala posizionei mezzi dicui disponeva l'avevano preservato dal cadere in quegli errori in cuigli altri erano stati sospinti dalla follia e dalla miseria. Mirispose che se fossi andato con lui nella sua residenza di campagnaa un venti miglia dalla cittàavremmo avuto maggior agio perapprofondire la conversazione. Dissi che poteva considerarmi a suadisposizione e così partimmo il mattino seguente.


Camminfacendo mi fece notare i vari modi in cui i contadini coltivavano laterra; metodi che mi erano incomprensibiliperchéesclusipochissimi appezzamentinon riuscivo a vedere né una spiga digranoné un filo d'erba. Dopo tre ore la scena cambiòcompletamente:

citrovavamo ora in una campagna lussureggiantecon case di agricoltorivicine una all'altracostruite a regola d'arte e campi recintaticoltivati a granoa vigneto o a pascolo. Non ricordo di aver maivisto una scena tanto amena. Sua Eccellenza notò che mi erorasserenato in viso e dissesospirandoche cominciavano i terrenidi sua proprietà e che sarebbero continuati ininterrottamentefino alla villa. Aggiunse inoltre che i suoi compatrioti lobeffeggiavano e lo tenevano in sommo disprezzoperché nonsapeva amministrare meglio i suoi averi dando un esempio negativo atutto lo statoe che gli unici a seguirlo erano pochissimi vecchiinetti e deboli come lui.


Allafine giungemmo alla villaun edificio dal nobile stilecostruitasecondo i canoni dell'architettura classica. Fontanegiardinisentierivialiboschetti erano disposti con uno spiccato sensodella funzionalità e del buon gusto. Elogiavo quanto vedevotutt'intornoma Sua Eccellenza sembrò non accorgersene findopo cena quandorimasti senza terzi incomodi attornomi dissemalinconicamente che era incerto se far demolire le sue abitazioni dicittà e di campagnaper ricostruirle secondo la modacorrentese distruggere le sue piantagioni e impiantarne altreseguendo l'uso del tempoe infine dare analoghe disposizioni a tuttii suoi fittavoliper non incorrere nell'accusa di orgoglioeccentricitàpresunzioneignoranzacapriccio e magariaumentare lo sfavore del re nei suoi confronti. Aggiunse chel'ammirazione che provavo sarebbe sparita o diminuita quando fossistato messo al corrente di certi particolaridi cui non avevosentito certamente parlare a cortevisto che la gente lassùera troppo presa nelle sue speculazioni per occuparsi di quantoaccadeva in basso.


Riassumendole sue parole seppi cheuna quarantina di anni primacerte personeerano salite sull'isola di Laputa sia per affari che per prendersiuna vacanza. Ne erano ridiscese cinque mesi dopo senza aver fattograndi progressi in matematicama gonfie di spiriti volatiliassorbiti nelle regioni aeree. Al loro ritorno queste personecominciarono a mettere tutto in discussionedecise a sovvertire lebelle artile scienzela lingua e le arti meccaniche per informarlea nuovi principi. A questo fine ottennero un permesso reale peredificare in Lagado un'accademia di inventori. Ben presto diventòuna mania e non ci fu città di una certa grandezza in tutto ilregnoche non avesse la sua brava accademia. In questi istituti gliscienziati creano nuovi metodi e nuove regole per la coltivazione deicampi e per la scienza delle costruzioniinventano nuovi strumentied utensili per ogni tipo di lavoro e di produzionegrazie ai qualisostengono che una sola persona farà il lavoro di dieci e chei palazzi saranno costruiti in una settimana e con materiali cosìresistenti da sfidare l'eternità. I frutti della terramatureranno in qualunque stagione farà comodocento volte piùabbondanti di primaper non parlare di altre felici prospettive.L'unico inconveniente è che nessuno di questi progetti èstato portato a terminementre la campagna giace in uno statomiserevolele case vanno in rovinala gente è privata dicibo e di vestiario. Tuttaviainvece di essere presi dallosconfortosono cento volte più decisi a proseguire i loroesperimentispinti dalla disperazione e dalla speranza insieme.Quanto a luiche si sentiva un uomo privo di iniziativapreferivaandare avanti alla maniera degli antichivivere nella casa degli avie comportarsi in ogni momento della vita senza voler sovvertirenulla. Solo una minoranza sparuta di nobili intelletti lo avevanoseguitosebbene fossero guardati con disprezzo e malevolenzacomenemici dell'arte e pessimi compaesanicapaci solo di anteporre iloro comodi e i loro agi al progresso generale della patria.


SuaEccellenza aggiunse che non voleva guastarmi con altri dettagli ilpiacere di visitare la grande accademiadove intendeva portarmi ilgiorno dopo. Volle soltanto che dessi uno sguardo ad un edificiodiroccato sui fianchi di una montagna a un tre miglia di distanza.


Disseche un tempo possedeva un mulino efficientissimo a mezzo miglio dacasa sua azionato dalla corrente di un fiume ricco di acquecapacedi smaltire il lavoro della sua fattoria. Sette anni prima si erarecato a fargli visita un gruppo di quegli inventori con la propostadi demolire il vecchio mulino e costruirne un altro sui fianchi dellastessa montagnanella cui dorsale proponevano di scavare un lungocanale per la raccolta delle acque che sarebbero poi stateconvogliate al mulino per mezzo di condotte e macchine varie;sostenevano infatti che ad una certa altezza l'aria rende l'acquainstabile disponendola al movimento e cheper azionare il mulinosarebbe stata sufficiente una quantità d'acqua inferiore aquella di un fiume che scorra in dolce declivioproprio perchéprecipita dalle alture circostanti.


LordMunodi aveva accettato la proposta su insistenza di alcuni amici eperché si trovava in rapporti poco buoni con la corte; ma dopodue anni di lavoroin cui erano stati impiegati cento operail'esecuzione si dimostrò pessimail progetto andò inmalora e tutti ne gettarono la colpa sulle sue spalle. Da allora inpoi gli inventori non avevano fatto altro che deriderloavevanoconvinto altri a gettarsi in analoghe imprese a cui seguivanoidentici risultati.


Dopopochi giorni facemmo ritorno in città e Sua Eccellenzaconoscendo la cattiva fama che aveva presso l'accademiaritenneopportuno farmi accompagnare da un suo amico. Mi presentò comeun grande ammiratore delle invenzioni e una persona piena diinteressi e di fede. Ed in qualche modo tutto ciò rispondeva averitàperché in gioventù ero stato a mio modoun inventore.




5- L'AUTORE VISITA LA GRANDE ACCADEMIA Dl LAGADO. AMPIA DESCRIZIONEDELLE ARTI ALLE QUALI SI DEDICANO GLI STUDIOSI



Questaaccademia non è costituita da un blocco unico ma da uncomplesso di diversi edifici che si affacciano su entrambi i latidella strada; si trattava di cade chedestinate ad andare in rovinaerano state acquistate e riservate a questo scopo.


Ricevutocon molta cortesia dal guardianoprolungai per diversi giorni lavisita all'accademia. Ogni stanza ospita uno o più ricercatorie credo di avere visitato non meno di cinquecento stanze.


Ilprimo che vidi era sperdutola faccia e le mani sporchebarba ecapelli lunghistracciato e sbruciacchiato in varie parti; ivestitila camiciala pelle erano tutte dello stesso colore. Avevadedicato otto anni a un progetto per estrarre i raggi solari dallezucche.


Questili avrebbe chiusi in fiale di vetropronti per riscaldare l'aria inestati rigide e inclementi. Mi disse che nutriva la segreta speranzadi poterecon altri otto anni di studiodotare della luce solareead un prezzo modicoi giardini del governatore. Per il momento silamentava che i suoi fondi fossero all'asciutto e mi pregò dilasciargli qualcosa a titolo d'incoraggiamento del suo ingegnotantopiù che era stata una stagione proibitiva per le zucche. Glidetti qualche soldoinfatti il mio accompagnatore mi aveva fornitodi denaro a questo scoposapendo bene che era pratica comune degliscienziati batter cassa a quanti li vanno a visitare.


Passaiin un'altra stanzama feci un salto indietro per il tanfo terribileche mi aveva investito. La guida mi spinse avantisussurrandomi inun orecchio di non offendere a quel modo l'inventoreindividuopermalosissimoper cui non ebbi il coraggio nemmeno di tapparmi ilnaso. Questi era il decano di tutti i ricercatori. Aveva il volto ela barba di un colore giallastrole mani e i vestiti imbrattati disporcizia. Quando gli venni presentatolui mi buttò lebraccia al collo e certamente avrei preferito fare a meno di quellamanifestazione di affetto. Fin dal suo ingresso nell'accademia si eraadoperato per rigenerare gli escrementi umani nei cibi da cui eranoderivatiscomponendoli in varie sostanzeestraendo il fiele che licolorafacendo esalare l'odorescremando la schiuma prodotta dallasaliva. Tutte le settimane la società gli mandava unrecipientecolmo di escrementi umanidella grandezza di una bottedi Bristol.


Nevidi un altrointento a calcinare il ghiaccio per estrarne polvereda sparoil quale volle sottoporre alla mia attenzione un suotrattato riguardante la malleabilità del fuocoche eraintenzionato a pubblicare.


Venivapoi un architetto di fine ingegno che aveva studiato un nuovo metodoper costruire le case cominciando dal tetto e scendendo gradualmentefino a gettare le fondamentabasandosi sulla pratica di quegliinsetti sagaci che sono i ragni e le api.


Unuomocieco dalla nascitaera circondato da un gruppo di apprendistinelle sue stesse condizioni; il loro compito era quello di mescolarei colori per i pittoriseguendo gli insegnamenti del loro maestroche li riconosceva al tatto e all'odorato. Sfortunatamente eranoancora dei principiantima anche il loro maestro commetteva unosbaglio dopo l'altro; ciò non toglie che questo artista avessetutta la stima e l'incoraggiamento dell'intera confraternita.


Inun'altra stanza ebbi il piacere di conoscere un inventore il qualeaveva trovato un nuovo modo di arare la terra con i porcirisparmiando fatica e la spesa dell'aratro e delle bestie. Consigliail metodo seguente: in un acro di terra si seppellisconoallaprofondità di venti centimetri e ad una distanza di quindiciuna certa quantità di ghiandecastagnedatteri ed altrafrutta di cui i maiali sono ghiottissimi; poi si portano seicento diquesti animali sul campo dovein pochi giornirigireranno tuttaquanta la terra alla ricerca del ciborendendola non solo pronta adessere seminatama perfino concimata dal loro sterco. Certodopoalcuni esperimenti avevano scoperto che il costo e l'ammattimentoerano ingentimentre il raccolto quasi inesistente. Ma non c'èdubbio che questa invenzione sia passibile di grandi migliorie.


Lepareti e il soffitto di un'altra stanza erano tappezzati interamentedi ragnatelead esclusione di un buco dal quale passava l'inventore.Quando entraiquello mi gridò di non rovinargli le telepoicompianse il fatale errore della gente che per tanto tempo avevafatto ricorso ai bachi da setamentre lui possedeva un numerostrabiliante di insetti domestici tanto più bravi dei bachiperché sapevano filare e tessere. Inoltre sosteneva checonl'impiego dei ragnisi sarebbe potuta evitare la spesa dellatintura; mi convinse in tutto e per tutto quando mi mostrò unnugolo di mosche dai colori stupendi con le quali alimentava i suoiragnii qualia loro voltaavrebbero filato tele sgargiantiadatte a soddisfare le più accese fantasie. Gli sarebbebastato trovare gli alimenti idonei per le mosche: certi tipi diresineoli e sostanze agglutinanticapaci di dare forza eresistenza ai fili.


C'eraun astronomo impegnato a collocare sul campanile del municipio unameridianaaccordando i moti diurni e annuali della terra e del solecon casuali movimenti della banderuola.


Avevoaccusato un leggero dolore di pancia e allora la guida mi portòin un'altra stanzache c'era lo studio di un medico eminentefamosissimo perché curava questo disturbo usando lo stessostrumento per operazioni contrarie. Si serviva di un paio di manticiportentosi che finivano in un sottile beccuccio d'avorio cheintroduceva per vari centimetri nell'ano; aspirandone l'ariasosteneva che riusciva a rendere le viscere flosce come vescichesecche. Se poi si trattava di un disturbo più grave e tenacedopo avere introdotto il cannello soffiava dentro l'aria dei manticie poi li riempiva nuovamenteavendo cura nel frattempo di turarel'orifizio anale con il pollice.


Sesi fosse ripetuta l'operazione per due o tre voltel'aria immessaavrebbe dovuto erompere con violenza trascinandosi dietro la causadel malecome l'acqua di una pompacon immediato sollievo delpaziente.


Lovidi sperimentare entrambi i metodi su di un canema il primo non misembrò che desse alcun effetto. Dopo il secondo trattamentoil cane fu sul punto di esplodere ed emise una scarica cosìirruenta da recare danno ad entrambie poi morì sul colpo.Lasciammo quel medico che tentava di rianimarlo con lo stesso metodo.Visitai molte altre stanzema non starò ad annoiare illettore con tutte le curiose invenzioni che vididato che mi piacela brevità.


Finoa quel momento avevo visitato solo un'ala dell'accademia: l'altra eraadibita ad ospitare i promotori delle scienze speculativedi cui mioccuperò subito dopo avere menzionato un altro illustrepersonaggio che loro chiamano "l'artista universale." Cidisse che da trenta anni si macerava il cervello per migliorare lavita umana. Gli avevano messo a disposizione due sale stracolme dioggetti rari e stupefacentie cinquanta uomini al suo servizio.Alcuni erano intenti a condensare l'aria in una sostanza solida easciuttaestraendone il nitro e lasciando defluire le particellefluide o acquose; altri a rendere soffice il marmo per farne cuscinie puntaspilli; altri ancora a pietrificare gli zoccoli dei cavalliper prevenire le fenditure.


Quantoall'artistain quel tempo era occupato in due superbi progetti: ilprimo consisteva nel seminare la terra con la pula chesecondo luiconteneva la vera virtù germinativail seme del semecomevolle dimostrarmi con vari esperimenti che non capii completamente.Il secondo nel cospargere due agnelli da latte con resineminerali evegetali per prevenire la crescita della lana; sperava infatti che inbreve tempo sarebbe riuscito a diffondere in tutto il regno questanuova razza di pecore calve.


Attraversammouna strada per entrare nell'altro settore dell'accademia checome hodettoè abitato dagli inventori nel campo della conoscenza.


Ilprimo che vidi si trovava in una stanza enormecircondato daquaranta allievi. Appena ci fummo scambiati i convenevoliavendonotato i miei sguardi incuriositi verso un immenso telaio cheprendeva quasi tutta la stanza in larghezza e in lunghezzadisse cheforse mi sarei meravigliato nel vederlo intento a migliorare il campodella conoscenza per mezzo di attività meccaniche e manuali.Ma il mondo si sarebbe presto accorto della sua incomparabileutilità; aggiunse di sentirsi fiero perché mai fino adallora era saltata in testa a qualcuno un'idea tanto geniale. Dissepoi checome ognuno sa benela via per apprendere le arti e lescienze è dura e faticosa; ma con la sua invenzione anche ipiù ignoranti avrebbero potuto scrivere libri di filosofiapoesiapoliticaleggematematicateologia. Ingegno e applicazionenon servivano a nulla; sarebbe stata sufficiente una modica spesa euno sforzo muscolare irrisorio. Allora mi portò al telaioattorno lungo il quale erano sistemati in fila gli allievi. Era unquadrato di sei metriposto nel mezzo della stanzadalla superficiecomposta di molti pezzi di legnosimili a dadi comuni di diversedimensioni e tenuti insieme da fili sottili. Sopra ogni faccia deidadi era stato incollato un pezzo di carta e tutti insiemecomprendevano le parole della loro lingua in tutte le formedeclinazioni e coniugazionisebbene senza una distribuzionesistematica. Il docente richiamò la mia attenzione perchéstava per azionare la macchina. Al suo comando ogni allievo impugnòla rispettiva manovella di ferro che sporgeva dal telaio (erano intutto quaranta)poi dette un giro improvviso cambiando completamentela disposizione delle parole. Allora fece leggere pian pianino atrentasei ragazzi le diverse righe come apparivano sulla superficiedel telaioe quando pescava tre o quattro parole che si potevanounire per formare una frasela dettava agli altri quattrochefungevano da scrivani. L'operazione venne ripetuta tre o quattrovolte e ad ogni giro di manovella le parole sbalzavano di seggio conil rovesciarsi dei dadi.


Glistudenti lavoravano al telaio per sei ore al giorno e il docentevolle mostrarmi parecchi volumi in folio nei quali aveva raccoltofrasi sconnesse che intendeva ricucireper fornire al mondo la summacompleta di tutte le arti e le scienze. Indubbiamente riconobbe cheil metodo doveva essere ancora perfezionato e reso più rapido;ciò sarebbe stato possibile se si fosse aperta unasottoscrizione pubblica per far costruire cinquecento telai simili intutta Lagado e si fossero obbligati i vari direttori dei telai amettere in comune le loro collezioni di dati.


Midisse con enfasi che si era dedicato allo studio di questa invenzionefin dalla più tenera giovinezzache aveva trasferito l'interovocabolario nel telaio facendo un calcolo preciso in qualiproporzioni sono distribuiti nei libri i nomii verbi e le altreparti del discorso.


Espressii miei riverenti omaggi a questa persona per la sua grande chiarezzae affabilità e gli promisi che se mai un giorno fossiritornato nella mia terra natiagli avrei reso giustiziadichiarandolo il solo inventore di questa macchina prodigiosa. Glichiesi anzi il permesso di disegnare lo schema su di un pezzo dicartaperché in Europa gli inventori hanno l'abitudine dirubarsi a vicenda i progetticosì da far nascere controversieinterminabili per stabilire il vero creatore. Con questo mio disegnoavrei preso ogni precauzione per evitare che qualcun altro siattribuisse il merito dell'invenzione.


Passammosuccessivamente alla scuola di linguedove alcuni dotti eranoriuniti in consulto per migliorare quella del loro paese.


Ilprimo progetto consisteva nel ridurre tutte le parole polisillabichea monosillabicancellando verbi e paeticipi dal lessicovisto chetutte le cose immaginabili non sono che nomi.


L'altroera un progetto schematico per abolire completamente le parole. Essoveniva caldamente proposto per i vantaggi che procurava alla salute ealla velocità della comunicazione. Infatti ogni parola chepronunciamo provoca una grossa azione corrosiva nei polmonicontribuendo ad abbreviarci la vita. Si proponeva dunque questoespediente per cuise le parole altro non sono che nomi per le cosesarebbe stato molto più conveniente che gli uomini si fosseroportati appresso quelle cose di cui intendevano parlare per qualsiasifaccenda. Questa invenzione si sarebbe tradotta in praticacongrandi vantaggi concreti e salutarise le donne in combutta con ilpopolino ignorante non avessero minacciato una rivoluzionesostenendo la libertà di parlare con le loro linguecosìcome facevano i loro antenati: e poi mi si venga a dire che il popoloè amante del sapere!

Ciononostantealcuni saggi si mantengono fedeli a questo progetto di parlare con lecoseche presenta solo questo inconveniente per cuise un uomo hada discutere di faccende complicateè costretto a portarsisulle spalle un sacco di cosea meno che possa permettersi il lussodi farsi aiutare da servitori stracarichi. Mi è capitatospesso di vedere un paio di questi sapienti sopraffatti da enormifagottisimili in tutto ai nostri venditori ambulantii qualiincontrandosi depongono il loro fardelloaprono i sacchi eintrattengono conversazioni di un'ora; poi rinfilano dentro i lorostrumentisi aiutano a vicenda a ricaricarsi sulle spalle i fardellie si salutano.


Perconversazioni breviognuno può portarsi in tasca osottobraccio gli oggetti necessari ea casanessuno si sentiràcertamente a corto di munizioni; per questo l'aula dove si incontranoi seguaci di questa invenzione è strapiena di cose pronte perfornire materia a questo tipo di conversazioni artificiali.


Questainvenzione offriva anche un altro vantaggioperché avrebbepotuto essere considerata come una lingua universalecompresa intutte le nazioni civili che usano più o meno gli stessi tipidi utensiliil cui impiego sarebbe stato familiare ad ognuno. Inquesto modo gli ambasciatori avrebbero potuto dialogare direttamentecon sovrani e ministri pur ignorandone completamente la lingua.


Vennepoi la volta della scuola di matematicadove l'insegnante seguiva unmetodo inimmaginabile a noi europei: si scrivevanocon inchiostrocomposto di tintura cefalicaenunciati e dimostrazioni su unasottile ostia. Lo studente doveva trangugiarla a stomaco vuoto e pertre giorni era tenuto a pane ed acqua. Quando l'ostia venivadigeritala tintura cefalica saliva al cervello portando con séanche gli enunciati matematici. Fino ad allora i risultati si eranodimostrati inferiori all'aspettativa; questo era dovuto a qualcheinesattezza nella dosema anche alla disubbidienza di questiragazzacci recalcitranti i quali si liberano di questa pozionedisgustosa prima di averla digeritaoppure non rispettando la dietaalimentare richiesta.




6- CONTINUA LA DESCRIZIONE DELL'ACCADEMIA. L'AUTORE PROPONE ALCUNIMIGLIORAMENTI CHE VENGONO ACCOLTI ONOREVOLMENTE



Lavisita alla scuola degli innovatori politici non fu affattopiacevole: quello mi sembrò un mondo di pazziuno spettacoloche ha sempre il potere di rattristarmi. Questi sciagurati siproponevano di convincere i sovrani a scegliere i favoriti in basealla saggezzaalla capacità e alla virtù; volevanoinsegnare ai ministri che il loro operato deve essere rivolto al benepubblico e a ricompensare il meritol'abilità effettivaiservigi eminenti; infine intendevano far capire ai prìncipiche il loro interesse era una cosa sola con quello del popolo e cheera loro dovere scegliereper certi impieghi dello statosoloquelle persone realmente qualificate a svolgerliinsieme a tantealtre fantasie e chimere che l'uomo non si era mai sognato dipensare. Questa visita mi convinse ancora di più del vecchiodettoche non esiste al mondo nulla di tanto folle e stravaganteche qualche filosofo non abbia preso per vero.


E'mio dovere tuttavia riconoscere che non tutti i saggi di questa partedell'accademia soffrivano di allucinazioni. C'era anzi un sapiente digrande ingegnoeminente conoscitore dell'arte e dei sistemi digoverno. Questa persona illustre aveva dedicato i suoi studi maggioria escogitare i rimedi effettuali per ogni forma di dissoluzione e dicorruzione in cui incorre l'amministrazione del bene pubblicosiaper colpa dei vizi e delle carenze dei governantisia per lo spiritodi rivolta di quanti dovrebbero obbedire. Ed a questo scopo produrròun esempio: se gli scrittori e i filosofi sono d'accordo che esisteuna strettauniversale analogia fra il corpo politico e il corpofisiconon ci saranno dubbi che la salute di entrambi potràessere conservata con gli stessi ricostituenti e le malattie curatecon gli stessi rimedi. Tutti sanno che i senatori e i consigli deiministri sono afflitti dalla sovrabbondanza di certi umori maligniribollenti e devastatorii quali provocano dolori alla testa escompensi al cuoreconvulsioni terribilidolorose contrazioni deinervi e dei tendini delle manispecie della destratravasi di bileflatulenzevertiginideliried inoltre tumori scrofolosi pieni dimateria purulentacon tutta una sintomatologia che si manifesta inspumose eruttazioni acidefame da lupo e difficoltàdigestiveoltre ad altre manifestazioni collaterali che possiamotralasciare. Il nostro eminente studioso di medicina proponeva quindiche ci fossero dei medici i qualiall'apertura dei dibattiti alsenatodovessero controllarne i membri per i primi tre giorni dellasedutae alla fine di ogni giornatatastando il polso ad ognisenatoreconsiderando attentamente i sintomi e riunendosi a consultoper stabilire la natura delle varie affezioni e i rimedi a cuiricorrere. Il quarto giorno sarebbero dovuti ritornare al senatoseguiti dai loro speziali stracarichi delle necessarie medicinepersomministrare a ciascun membroprima dell'inizio del dibattitolassativiaperitividetergenticorrosiviastringentipalliativilassativi anticefalgiciittericiapoflemmaticiacustici nelle dosirichieste dai vari casiripetendovariando o interrompendo la curaalla seduta seguente a seconda degli effetti prodotti.


Sitrattava di un progetto che avrebbe richiesto una modica spesa esecondo la mia modesta opinionesarebbe stato di valido aiuto persbrigare gli affari di statospecie in quei paesi dove i senatoridetengono il potere legislativo; avrebbe favorito l'unanimitàabbreviato il dibattitoaperto bocche che stanno sempre chiuseechiuso quelle che sono sempre apertemoderato l'irruenza deigiovanisvegliato la calma dei vecchianimato gli addormentati eplacato gli irruenti.


Sisa inoltre che i favoriti dei sovrani sono di memoria cortaper cuiil nostro medico proponeva che si dovesse mettere qualcuno allecostole del ministro in questione per suggerirglicon parolesemplici e breviquello che doveva fare e quindial momento diandarsenedare al suddetto ministro una bella tirata di nasoo uncalcio nel ventreo un pestone sui callio uno strappo d'orecchioinfilargli uno spillo nel sedereo fargli un braccio nero dipizzichiper evitare che si dimenticasse; e alla fine di ognigiornata avrebbe dovuto ripetere l'operazionefino a quando avesserisolto o si fosse deciso a rifiutare nettamente la faccenda.


Sostenevainoltre che nelle assemblee ogni senatore dovesse non solomanifestare la sua opinione e difenderla accanitamentema votare poicontro di essaperché solo in questo modo e seguendo questaprocedura si sarebbe potuto operare sicuramente in favore delpubblico bene.


Avevaescogitato un sistema meraviglioso per riconciliare le parti avversedi una assemblea secondo il seguente metodo: si prendano un centinaiodi rappresentanti delle fazioni avverse e li si dispongano due a duea seconda della misura della zuccasi faccia in modo che valentichirurghi taglino gli occipiti delle coppie contemporaneamenteinmodo da dividere equamente i cervelli; quindi si scambino di postogli occipiti ricucendo l'uno al posto dell'altro.


Sipotrà obiettare che è un lavoretto che richiede unacerta precisionetuttavia il medico sosteneva cheuna volta presacila manoavrebbe dato risultati indiscutibili. Suffragava la sua tesicon le seguenti riflessioni per cuise si lasciavano i due emisfericerebrali a combattersi nello spazio ristretto della calotta cranicaavrebbero in breve tempo trovato il modo di accordarsidando luogo aquella equità e moderazione del pensierotanto necessarie perle teste di quanti credono di essere venuti al mondo solo perosservarne e regolarne i movimenti. Per quanto poi riguardava lareale differenza di materia grigiain qualità e in quantitànelle teste dei capipartitoil medico mi assicurò che erapraticamente nulla.


Micapitò poi di assistere ad una discussione animata fra dueprofessori sul modo e sui mezzi più agevoli ed efficaci perspillare denaro senza opprimere la gente. Il primo sosteneva che ilmodo migliore era quello di imporre una tassa sui vizi e sullefollieaffidando ad una giuria di vicini di casa il compito distabilire l'imponibile per ciascuno. Il secondo era di parereoppostosostenendo di dover tassare quelle qualità dellamente e del corpo delle quali gli uomini vanno fieristabilendol'imponibile proporzionalmente all'eccellenza delle dotidaaccertare su dichiarazione del legittimo possessore. L'imponibile piùalto sarebbe toccato a quanti si ritengono favoriti dall'altro sessoe sarebbe stato da stabilire di volta in volta su loro dichiarazionea seconda della natura e del numero dei favori che hanno ricevuto. Lospiritoil valore e l'educazione avrebbero dovuto nello stesso modoincorrere in tasse pesantistabilite in maniera simileattenendosialla parola del possessore tenuto a dichiarare il "quantum"posseduto. Onoregiustiziasaggezza e cultura sarebbero statiinvece indenni da tasseper la natura di quelle qualità chenessuno riconosce al proprio vicinoné è capace divalutare in se stesso.


Ledonne avrebbero dovuto pagare le tasse in proporzione alla lorobellezza e al gusto nel vestiredi cui sarebbero state gli unicigiudicisecondo un privilegio già accordato all'altro sesso.Quanto alla costanzaalla castitàal buon senso e alladolcezza era inutile stabilire tassazioni perché poi nonsarebbe valso la pena raccoglierle.


Affinchéi senatori fossero fedeli alla coronasi proponeva che i membri sigiocassero i vari incarichi a dadifacendoli tuttavia giurarepreventivamente che avrebbero votato in favore della corteindipendentemente dalla buona o cattiva fortuna; i perdenti avevanoil diritto di giocarsi gli incarichi via via vacanti. Era un modoeccellente per tenere sveglia la speranza e per convincere i senatoriche ogni delusione andava imputata alla sfortunadea dalle spalleben più robuste di quelle di un ministero.


Unaltro professore mi sottopose tutta una serie di proposte perscoprire i complotti contro il governosecondo le quali siconsigliava ai grandi statisti di tenere d'occhio i pasti dellepersone sospetteannotandone l'oraosservando da che parte stavanocoricaticon quale mano si pulivano il sederee poi esaminarne gliescrementiil colorel'odoreil saporela consistenzalafacilità o la difficoltà della digestionee quindiformarsi un'opinione dei loro pensieri e dei loro progettiperchégli uomini non sono mai tanto sericogitabondi e concentrati comequando sono al gabinetto.


Avevapotuto notarlo da esperimenti varitanto è vero che in talimomenti se uno di loro si metteva a pensareper pura immaginazionequale sarebbe stato il modo migliore di assassinare il rei suoiescrementi prendevano un colore verde e una tinta completamentediversa quando si limitava ad immaginare di provocare una rivolta odi incendiare la capitale.


Iltrattato era scritto con grande acutezzacon annotazioni utili epreziose per i politici anche se ancora in stato di abbozzotanto èvero che mi azzardai a dirlo all'autoreproponendogli alcuneaggiunte. Accolse i miei suggerimenti con una disposizione piùaperta di quanto in genere dimostrino gli scrittorispecie quelliche si dedicano al settore dell'inventivadichiarandosi felice diricevere altre informazioni in proposito.


Glidissi che nel regno di Tribniache gli indigeni chiamano Langdenedove avevo soggiornato a lungola gran massa della gente eracomposta di spietestimoniinformatoriaccusatoridelatoriquerelantigiurati falsitutti al servizio dei ministri e dei lororappresentanti. In quel regno i complotti vengono organizzati daglistessi ministriallo scopo di dimostrare il proprio acume di uominipoliticiper ridare vigore ad amministrazioni fasulleper soffocareil malcontento o distrarre l'opinione pubblicariempire i loroforzieri con il frutto delle confischealzare o abbassare il creditopubblicoe in tutti questi casi per assicurarsi il più ampiovantaggio personale. In primo luogo stabiliscono quale persona debbaessere accusata di sedizionequindi mettono le mani sulle carte e lelettere di ipotetici congiurati che vengono nel frattempo gettati inprigione. Le carte confiscate sono affidate ad un gruppo di linguistiabilissimi nello scoprire gli arcani significati di parolelettere esillabe. Farò qualche esempio di questa loro abilitànel decodificare:

unalatrina vuol dire consiglio privatoun branco di oche il senatouncane zoppo un invasorela peste l'esercito stanzialeunoscarafaggio un ministrola gotta uno dell'alto clerola forca unsegretario di statoun orinale un comitato di nobiliuno stacciouna dama di corteuna scopa la rivoluzioneuna trappola un impiegoun pozzo senza fondo le finanzeuna fogna la corteun berretto asonagli un favoritouna canna rotta una corte di giustiziaunabotte vuota un generaleuna piaga aperta il governo.


Sequesto metodo falliscesono in grado di ricorrere ad altri dueveramente efficaciche i saggi chiamano acrostici e anagrammi.


Comincianocol decodificare le lettere iniziali secondo il senso politico: la Nad esempio vuol dire rivoluzionela B un reggimento di cavalleriala L una flotta. Oppurecambiando di posto alle lettere alfabetichesono capaci di scoprire i disegni più nascosti della congiurain qualsiasi scritto. Se scrivessi per esempio ad un amico:

"Miofratello Tommaso ha le emorroidi"il sagace linguista scopriràche le lettere che compongono questa frase possono formare leseguenti parole: "Resisti... la congiura è portata inpatria... la torre;" e questo è il metodo anagrammatico.


Ilprofessore mi fu grato per questi esempi e promise che mi avrebbeonorevolmente citato nel suo trattato.


Inquel paese non c'era nient'altro che mi invitasse a restare e cosìcominciai a pensare seriamente al mio ritorno in patria.




7- L'AUTORE LASCIA LAGADO E ARRIVA A MALDONADA. NON TROVA BASTIMENTIIN RADA. BREVE VIAGGIO A GLUBBDUBDRIB. COME VIENE RICEVUTO DALGOVERNATORE



Questostato fa parte di un continente che credo si estenda ad oriente diquella zona sconosciuta dell'Americaad ovest della California e anord del Pacifico. Lagado non dista più di centocinquantamiglia dal suo porto che dà su questo oceanoove si svolgonofloridi commerci con la grande isola di Luggnaggche si trova anord-ovest a circa 29 gradi di latitudine nord e 140 di longitudine.Essa è dunque a sud-est del Giapponeda cui dista uncentinaio di leghe; fra i due sovranidi Luggnagg e del Giapponec'è una stretta alleanza e spesso si scambiano le visite.Decisi dunque di orientarmi in questa direzionecome prima tappa delmio ritorno in Europa. Presi a nolo un paio di muli ed una guida perfarmi indicare la strada e trasportare i miei pochi bagagli. Presicommiato dal mio protettore che mi aveva trattato cosìsquisitamente durante la permanenza in città e che volle farmiun grosso regalo alla partenza.


Ilviaggio si svolse senza incidenti o imprevisti di sorta. Quandogiunsi al porto di Maldonada (questo infatti è il suo nome)non c'erano navi pronte a salpare per Luggnaggné eranopreviste nell'immediato futuro. Ebbi modo comunque di conoscere variepersone in questa città portualegrande più o menoquanto Portsmouthdalle quali fui ricevuto con grande cortesia. Undistinto gentiluomo mi suggerìvisto che prima di un mese nonci sarebbero state navi per Luggnaggdi fare una puntatinaall'isoletta di Glubbdubdrib che dista cinque leghe in direzionesud-ovest; lui ed un suo amico si offrirono di accompagnarmifornendomi anche una piccola imbarcazione.


Perquanto posso capire dal nomecredo che Glubbdubdrib voglia direl'isola dei maghi o degli stregoni: è grande circa un terzodell'isola di Wightmolto fertileed è governata dal Capo diuna tribù di maghi. I componenti di questa tribù sisposano fra loro e il più vecchio copre la carica di principeo governatore. Questi vive in un palazzo maestoso in mezzo ad unparco di circa tremila acricircondato da una muraglia di pietresquadrate alta sei metri. Nel parco sono stati ricavati anche alcunicampi recintati per il bestiameil grano e i giardini.


Ilgovernatore e i suoi familiari hanno servitori e domestici veramentefuori dal comune; infattigrazie alle sue arti negromantichequestiha il potere di evocare qualunque persona dal regno dei morti etenerla al proprio servizio per ventiquattro ore ma non di più;inoltre non può richiamare la stessa personasalvo casistraordinariprima che siano trascorsi tre mesi.


Arrivammoall'isoletta verso le undici del mattino e uno dei gentiluomini chemi accompagnavano si recò dal governatore per chiedergliudienza per conto di uno straniero che avrebbe voluto riverirlo. Civenne immediatamente concessa e tutti e tre varcammo le porte delpalazzo fra due file di guardiecon armi e vesti di antichissimafoggia e un non so che nell'aspetto che mi fece accapponare la pelle.Passammo attraverso numerose sale fra file di domestici misteriosianch'essi dall'aspetto enigmaticofinché giungemmo alla saladelle udienze dovedopo tre riverenze profonde e alcune domandegenericheci fecero sedere su tre sgabelli vicino all'ultimo gradinodel trono di Sua Altezza. Lui capiva la lingua di Balnibarbisebbenefosse diversa da quella dell'isola. Volle che gli facessi unresoconto dei miei viaggi e quindiper dimostrare che intendevatrattarmi con familiaritàcongedò tutti i suoiattendenti con un lieve cenno del dito; quelli si dissolseronell'aria con mio grande stuporecome le immagini di un sogno alrisveglio improvviso.


Nonriuscii a riavermi finché il governatore mi assicuro che nonmi sarebbe stato fatto del male ed inoltrevisto che i mieicompagniche già erano stati ospiti del governatoreeranodel tutto tranquillipresi fiato e feci per Sua Altezza un riassuntodelle mie avventurenon senza qualche indugio e guardando disottecchi dalla parte in cui avevo visto quegli spettrali domestici.Ebbi l'onore di sedere alla tavola del governatoredove un'altraschiera di fantasmi ci servì le pietanze o se ne stavaimpalata accanto alla tavolama già sentivo di essere menoterrorizzato del mattino. Rimasi a palazzo fino al tramonto e chiesiprofondissime scuse al governatore per non potere accettare la suaospitalità. Coi miei due amici presi alloggio nella vicinacittà che è anche la capitale dell'isola; il giornoseguente tornammo a presentare i nostri omaggi al governatore.


Continuammocosì per dieci giornitrascorrendo la giornata colgovernatore per tornare a sera nelle nostre camere. Mi ero ormai cosìtanto familiarizzato alla vista degli spiritiche già allaterza o alla quarta volta non mi fecero più nessun effetto. Seun senso di disagio comunque restavaquesto venne ben prestosuperato dalla curiosità. Sua Maestà infatti si dissedisposto a evocare qualunque persona avessi nominato e quante avessivolutodalla creazione del mondo a oggie che avrebbe imposto lorodi rispondere a qualunque mia domandalimitata naturalmente alperiodo da loro vissuto. Avrei potuto essere certo di una cosaecioè che non mi avrebbero mentitoperché le menzognesono un'arte di nessuna utilità nel regno degli inferi.


Ringraziaisentitamente Sua Altezza per questo favore inusitato; eravamo in unsalone dal quale si poteva godere una vista stupenda del parco equasi per impulsodesiderai di assistere a scene grandiose emagnifiche: vedere Alessandro Magno alla testa del suo esercitosubito dopo la battaglia di Arbela. E così mi apparvead unlieve cenno del dito del governatorenel vasto campo sotto lafinestra della scala.


Alessandrofu fatto salire di soprama devo dire che capii a mala pena il suogreco (io stesso ne so pochissimo). Mi dette la sua parola d'onoreche non era stato avvelenatoma che era morto di febbricausate dasbornie solenni.


Poimi fu possibile vedere Annibale che passava le Alpiil quale midisse che non aveva nemmeno una goccia di aceto nel suo accampamento.


VidiCesare e Pompeo alla testa dei loro eserciti in procinto di attaccarebattaglia e poi il primo dei due nel suo ultimosuperbo trionfo.Chiesi di vedere l'antico senato romano in un salone e in un'altrastanza una moderna assemblea: il primo mi sembrò una riunionedi eroi e di semideiil secondo un branco di merciaiborsaiolimasnadieri e teppisti.


Sumia richiesta il governatore fece venire avanti Cesare e Bruto; lavista di quest'ultimo provocò in me un senso di profondavenerazioneaffascinato com'ero dai tratti del suo viso cherivelavano virtù intrepidafermezzaamor patriosincerorispetto del prossimo. Notai con piacere che questi due personaggiandavano d'accordo ed anzi fu lo stesso Cesare a dirmi che le piùgrandi imprese della sua vita erano molto inferiori alla gloria dichi gliele aveva sottratte. Ebbi l'onore di conversare con Bruto ilquale mi disse che era in compagnia del suo antenato GiuniodiSocrateEpaminondaCatone il GiovaneTommaso Moro: un sestumviratoa cui tutte le epoche di questo mondo non sono in grado di aggiungereun settimo.


Sarebbeun fastidio per il lettore se gli facessi l'elenco dei personaggiillustri che furono evocati per soddisfare il mio desiderio di vederescorrere davanti ai miei occhi il mondo intero in ogni suo periodo distoria. Volli saziarmi la vista soprattutto con quanti ebbero ilmerito di cacciare tiranni e usurpatori e con chi seppe restituire lalibertà a popoli oppressi e scherniti. Ma come potreitrasformare in piacevole racconto per il lettore le delizie che daquesti incontri vennero alla mia anima?




8- ANCORA SU GLUBBDUBDRIB. ALCUNE CORREZIONI ALLA STORIA ANTICA EMODERNA



Dedicaiun giorno intero all'evocazione di quegli antichi che primeggiarononel sapere e nell'ingegno. Chiesi infatti di fare apparire Omero eAristotele alla testa dei loro rispettivi commentatorima questierano una tale schiera che invasero l'intera corte e in parterestarono fuori del palco. Riconobbi a prima vista quei due grandi inmezzo alla folla e seppi distinguerli uno dall'altro. Omero era piùalto e più prestante del compagnocamminava con un portamentoeretto nonostante l'età e aveva gli occhi più mobili epenetranti che mi sia mai capitato di vedere. Aristotele era curvo ecamminava appoggiandosi a un bastonela faccia smuntai capelliradi e spioventila voce cavernosa. Mi accorsi che eranocompletamente estranei con gli altridei quali non avevano maisentito parlare. Un fantasmadi cui non dirò il nomemibisbigliò all'orecchio che i commentatori risiedevano nellazona più lontana degli inferi da quella dove abitavano i duegrandiper un senso di vergogna e di colpatipica di chi hastravolto completamente il messaggio dei due saggi.


PresentaiDidimo ed Eustazio a Omero e riuscii a convincerlo a trattarli megliodi quanto meritasserolui infatti si era subito accorto chemancavano del genio necessario a penetrare lo spirito di un poeta. Maquando presentai Scoto e Ramo ad Aristotele con un breve cenno alleloro ideequesti perse le staffe e mi chiese se gli altri del gruppoerano altrettanto testoni.


Pregaiil governatore di evocare Cartesio e Gassendi e li convinsi aspiegare i loro sistemi ad Aristotele. Il grande filosofo riconobbeapertamente gli errori che aveva commesso nella filosofia naturaleperché per molti aspetti aveva proceduto basandosi susupposizionicome sono costretti a fare gli uominie osservòche Gassendiil quale aveva reso tanto gustosa la teoria dl Epicuroe lo stesso Cartesio dei "vortici" sarebbero stati messi daparte. Predisse lo stesso destino alla teoria della gravitazionedicui sono così zelanti assertori i saggi di oggi. Disse che infondo i vari sistemi con i quali si cerca di spiegare la natura nonsono che modedestinate a cambiare anno per anno; e perfino quantifingono di ricorrere a dimostrazioni matematiche andranno fuori modadopo un periodo di smagliante fortuna.


Passaicinque giorni a parlare con molti altri antichi saggividi molti frai primi imperatori romaniinfine riuscii a convincere il governatorea farci preparare un pranzo dal cuoco di Eliogabalo; anche se questinon fu in grado di dar prova della sua maestria culinaria a causa dicerti ingredientiormai introvabili. Un ilota di Agesilao ci preparòuna minestra spartana: me ne bastò un cucchiaio!

Idue gentiluomini che mi avevano accompagnato mi comunicarono chesarebbero dovuti ritornare entro tre giorni per i loro affariprivatiper cui occupai questo breve periodo per vedere alcunidefunti dell'era modernache si fossero messi in luce negli ultimidue o trecento anni nella nostra terra o in altri paesi europeiepoiché sono un ammiratore appassionato delle illustri famigliedi antica stirpechiesi al governatore di far apparire un paio didozzine di sovrani con tutti i loro antenati in filafino a nove odieci generazioni. Ricevetti una dolorosa sorpresa: invece di unalunga fila di teste coronatevidi in una famiglia due suonatoritrecortigiani azzimati e un prelato italiano. In un'altra un barbiereun abate e due cardinali. Avevo troppa venerazione per i sovraniperinsistere in un argomento così delicato. Ma non nutrivo certoillusioni circa i duchii contii marchesii baroni e via diseguitotanto è vero che mi divertii abbastanza arintracciare negli antenati i segni derivati dalle varie generazioni.Mi fu facile scoprire da dove una famiglia prendeva il mentopronunciatoperché un'altra aveva avuto tanti furfanti per unpaio di generazionie per altre due dei pazzi; perché in unaterza c'erano tanti scervellati e in una quarta tanti furbi; da dovederivava il motto di Polidoro Virgilio riferito ad un grande casato:"Nec vir fortisnec foemina casta". E quindi scoprireperché certe famiglie si ornano della crudeltàdellafalsitàdella viltàcome fossero altrettante armiaraldiche; chi era stato il primo ad immettere in famiglia lasifilidechi avesse trasmesso in linea diretta un tumore scrofolosoai propri discendenti. Né certo mi meravigliai al vedere certialberi genealogici interrotti da paggilacchèvalletticocchieribiscazzierisuonatoriattoricapitaniborsaioli. Lastoria moderna mi dette il voltastomaco. Dopo avere passato inrassegna gli uomini più famosi degli ultimi cento annimiaccorsi di quanto la gente era stata ingannata da scribacchinivenduticapaci di assegnare meriti di gloria militare ai vigliacchii più saggi consigli ai pazzila sincerità agliadulatorila virtù romana ai traditori della patriala pietàagli ateila castità ai sodomitila verità aidelatori; e quante persone innocenti e di grande valore erano statecondannate a morte o all'esilio per i raggiri dei ministrilacorruzione dei giudicila malvagità delle fazioni; quantiribaldi erano stati elevati agli incarichi del più grandeprestigiodignitàfiduciaprofitto; quale grande importanzanelle decisioni e negli eventi di cortiassemblee e senato avevanoavuto ruffianiputtanemezzaniparassiti e buffoni; e che opinionemi feci della saggezza e della integrità dell'animo umanoquando fui informato dei motivi reali che avevano provocato le piùgrandi imprese e rivoluzioni e degli accidenti fortuiti che neavevano decretato il successo!

Aquesto proposito scoprii quanto siano in mala fede e nell'ignoranzaquegli storici che dicono di scrivere aneddoti o storie segretecherivelano chi ha spedito al creatore tanti sovrani col velenoche tifanno assistere ai colloqui di re e primi ministri svoltisi senzatestimoniche ti aprono sotto gli occhi le casseforti e i cuoridegli ambasciatori senza poi indovinarne una! Inoltre scoprii le verecause di tanti grandiosi eventi che hanno sbalordito il mondo: comeuna puttana sa manovrare il sottoscalail sottoscala un'assembleaun'assemblea un intero senato. Un generale mi confessòcandidamente di aver vinto una battaglia campale grazie alla viltàe agli errori madornali; un ammiraglio mi assicurò di aversbaragliato il nemico al qualeper mancanza di comunicazionivolevavendere la flotta; tre Sovrani mi assicurarono di non aver mai sceltouna persona per i suoi meritise non per sbaglio o per tradimento dialcuni ministri nei quali avevano riposto fiduciae aggiunsero chese fossero tornati a vivereavrebbero fatto lo stesso perchécome mi dimostraronoun trono reale non si regge se non sullacorruzionementre il carattere seriosobrio e aperto del virtuoso èuna palla al piede per gli affari di stato.


Aquesto punto mi venne la curiosità di sapere in quale modo econ quali metodi tanta gente si era procurata alte onorificenze egrosse fortune. Limitai la mia indagine ai tempi modernianche senon ai giorni nostriperché non avevo intenzione di offenderenessunostranieri compresi (spero infatti di non dover ricordare allettore che in nessun senso alludo alla mia patria con questoesempio). Furono evocate moltissime persone che si trovavano nellacondizione sopra accennata e fu sufficiente un esame superficiale perdelinearci scene di una tale infamiache ogni volta che le ricordomi riempiono di tristezza: spergiuroprevaricazioneseduzionefroderuffianeria e simili erano le arti più pulite allequali confessarono di essere ricorsi e verso le quali dimostrai unacerta comprensione. Ma quando diversi ammisero di dovere poteri ericchezze alla sodomia e all'incestoaltri alla prostituzione allaquale avevano costretto mogli e figliealtri al tradimento del lorosovrano e della patriaaltri ancora al velenoe i più allacorruzione della giustizia a danno di innocentispero di essereperdonato se tutte queste rivelazioni raffreddarono in me quellaprofonda venerazione che ho istintivamente per le persone importantiverso la cui dignità noi inferiori dobbiamo il massimorispetto.


Avevosentito parlare spesso di grandi servigi resi a stati e a sovrani equindi espressi il desiderio di vedere alcune di queste personemami fu risposto che di costoro si era persa ogni memoria ad esclusionedi pochi che la storia ci ha tramandato come ribaldi e traditori.Quanto agli altrinon ne avevo mai sentito parlare: me li vididavanti con sguardi tristissimie poveri in canna; moltissimi anzimi riferirono di essere morti in disgrazia e in miseriae quelli cherimanevano di avere sputato l'anima sul patibolo o appesi alla forca.


Tragli altri c'era una persona che aveva avuto un destino abbastanzasingolare; lo accompagnava un giovane di circa diciotto anni. Midisse di essere stato per vari anni comandante di una nave e di avereavuto la fortuna di infrangere le linee nemiche nella battaglianavale di Aziodove aveva affondato tre fra le più grossenavi avversarie e catturata una quartacostringendo Antonio allafuga e diventando artefice unico della vittorianella quale avevatuttavia perduto suo figlioche ora aveva al fianco. Aggiunse chedopo avere saputo che la guerra era praticamente finitasi erarecato a Roma chiedendo che gli fosse affidata una nave piùimportanteil cui comandante era stato ucciso; nave checon totaledisprezzo per i suoi meritivenne affidata ad un ragazzino che invita sua non aveva nemmeno visto il marema che era figlio diLibertinauna donna al seguito di una delle amanti dell'imperatore.Mentre si preparava a riprendere il suo postofu accusato dinegligenza e la nave fu affidata ad un paggio favorito di Publicolail vice ammiraglio. Non gli rimase che ritirarsi in un suo piccolopoderetto lontano da Romadove finì i suoi giorni. Curioso disapere come fossero andate le cosefeci evocare Publicolache eraammiraglio al tempo della battagliail quale confermò ognicosadimostrando anzi che il comandanteper modestiaaveva taciutomolti dei propri meriti.


Rimasisorpreso nel vedere come il lussoche pure vi era stato introdottomolto tardiavesse in così breve tempo devastato quell'imperoe ciò mi fece meravigliare molto meno della corruzione dialtri paesi dove vizi di tutte le specie hanno regnato più alungoe dove lodi e ricchezze sono prerogativa unica di un capoilquale è probabilmente l'ultimo che le meriti.


Attraversol'evocazione di varie personeavevo avuto modo di constatarel'aspetto fisico che avevano al loro tempoe questa vista mi avevafatto malinconicamente riflettere su quanto fosse degenerata la razzaumana in questi ultimi cento anniquanto la sifilide con tutti isuoi nomi e le sue conseguenze avesse alterato l'aspetto degliinglesirattrappito i corpispossato i nervirilassato muscoli etendiniresa esangue la carnagioneflaccida e corrotta la carne.


Allorachiesi umilmente che fosse evocato qualcuno di quei campagnoliinglesi di vecchio stampoun tempo famosi per la semplicitàdei modidel mangiare e del vestireper il loro senso dellagiustizia e della libertàper il loro coraggio e amor patrio.Non rimasi certo insensibile dinanzi a questo paragone dei vivi coimortinel considerare come quelle virtù antiche erano stateprostituite per la brama di denaro dai loro nipoti i qualia furiadi vendere i propri voti e manipolare le elezionihanno contrattotutti i vizi di cui è piena la corte.




9- L'AUTORE TORNA A MALDONADA. SI IMBARCA DIRETTO AL REGNO DILUGGNAGG. VIENE ARRESTATO E PORTATO A CORTE. SUO RICEVIMENTO. SOMMAINDULGENZA DEL SOVRANO VERSO I SUOI SUDDITI



Arrivatoil giorno della partenzapresi commiato da Sua Altezza ilgovernatore di Glubbdubdrib econ i miei due amicitornai aMaldonada dovedopo una settimana di attesariuscii a trovare unanave per Luggnagg. I due amici ed altri ancora vollero essere tantogentilida riempirmi di provviste e accompagnarmi a bordo. Feci unviaggio di un mese durante il quale fummo investiti da una violentatempestatanto da dover piegare verso occidente per trovare ventifavorevoli che qui spirano per oltre sessanta leghe. Il 21 aprile1708 entrammo nel fiume che sfocia in mare a Cumegnigcittàportuale a sud-est di Luggnagg. Gettata l'ancora a due leghe dallacittàsegnalammo di inviare un pilota; ne vennero due che ciguidarono fra scogli e fondali che costituiscono una pericolosissimabarrieraoltre la quale si apre un bacino dove può essereaccolta un'intera flotta proprio sotto le mura della città.


Nonso se volontariamente o menofatto sta che alcuni marinai della navedissero ai piloti che ero uno straniero e un gran viaggiatorequestiinformarono subito un doganiere che mi perquisì allo sbarco.


L'ufficialedi dogana mi parlò nella lingua di Balnibarbiche in quellacittà tutti parlanospecialmente i marinai e gli addetti alladoganaper i traffici che si svolgono con quella terra. Gliraccontai alcuni dei miei casicercando di rendere la mia storiacredibile e coerenteanche se gli nascosi la mia nazionalità.Volevo infatti proseguire per il Giapponee dato che gli olandesisono i soli che possono entrare in quel paesedissi di essereappunto un olandese.


Raccontaidunque che avevo fatto naufragio sulle coste di Balnibarbi e che erostato gettato su uno scoglio da dove ero stato sollevato nell'isolavolante di Laputa e che ora cercavo un qualche modo per raggiungereil Giapponedove avrei potuto trovare un imbarco per tornare inpatria. L'ufficiale mi rispose che doveva trattenermi in stato difermofin tanto che non gli fossero giunte disposizioni dalla cortealla quale avrebbe segnalato immediatamente la mia presenzae che inogni caso ci sarebbe voluta una settimana almeno per la risposta. Miportò a un alloggio comodo e sorvegliato da una sentinella;avevo a disposizione un bel giardino e fui trattato con mitezzaaspese del sovrano. Ricevetti la visita di molte persone chedesideravano vedere questo straniero che molti dicevano provenienteda lontane terre a loro sconosciute.


Comeinterprete mi servii di un giovane che aveva fatto il viaggio con me;era di Luggnagg maavendo risieduto per alcuni anni a Maldonadaconosceva bene tutte e due le lingue. Grazie a lui potei conversarecon tutti i miei visitatorianche se tutto si ridusse ad unasequenza di domande e risposte.


Dopouna settimana arrivò dalla corte la sospirata risposta:

consistevain un salvacondotto per farmi scortare a Traldragdubb o Trildrogdrib(ricordo infatti che veniva pronunciata in entrambe i modi) da diecicavalli. Mi si concedeva di portare il seguitoanche se questo siriduceva a quel povero ragazzo che mi faceva da interprete e che oracon una paga modestaera entrato al mio servizio. Chiesi umilmenteche ci assegnassero due muli per il viaggio; mentre costoro inviaronoun messaggero con mezza giornata di anticipo per avvertire il sovranodel mio arrivo e comunicargli di concedermi graziosamente l'onore di"leccare la polvere ai piedi del trono". Questa era unatipica espressione dell'etichetta di corteanche se potei verificareche era qualcosa di più di una questione formale; tanto èvero chequando fui ricevuto a due giorni dal mio arrivodovettistrisciare sul ventre leccando il pavimento via via che avanzavoanche seper riguardo a uno stranieroil pavimento era pulitissimoe senza un granello di polvere. Ma era pur sempre un trattamentoparticolareriservato esclusivamente ai notabili che chiedevanoun'udienza; mentre se qualche poveraccio ha nemici a cortesi trovadavanti un pavimento dove la polvere è stata messa diproposito; ricordo di aver visto un signore con la bocca talmenteimpastata di sporcizia chearrivato ai piedi del tronoera statoincapace di pronunciare una parola. Gli espedienti non sonopossibiliperché sputare o pulirsi la bocca in presenza diSua Maestà è tassativamente proibito. C'era poiun'altra usanza che non trova certo la mia approvazione: quando ilsovrano intendeva infliggere una morte indolore e pietosa ad unnobilefaceva cospargere il pavimento con una polverina scura capacedi dare la mortea chi la leccavanel tempo di ventiquattro ore. Amaggior gloria di questo sovrano clemente e della assidua attenzioneche mostrava per le vite dei suoi sudditi (che i sovrani europeidovrebbero imitare) va aggiunto che faceva pulire a specchio ilpavimento dopo ogni esecuzionearrabbiandosi con i domesticitrasandati. Lo sentii io stesso dare ordini di fustigare un paggioche si era scordato di proposito di fare pulire il pavimento dopoun'esecuzione capitaleun atto che era costato la vita di un giovanegentiluomo di belle speranze il qualeintrodotto ad un'udienzaerafinito avvelenatosebbene il re non avesse avuto nessuna intenzionea quel tempodi mandarlo all'altro mondo. Ma tanta era la clemenzadi questo principeche risparmiò al paggio la sua dose difrustatedopo avergli fatto promettere che non avrebbe commessoaltre sciocchezzeperlomeno senza ordini speciali.


Maper tornare in argomentoappena fui arrivato a pochi passi daltronomi alzai sulle ginocchia ebattendo sette volte la fronte sulpavimentopronunciai le seguenti parole che mi erano state insegnatela notte precedente: "Ickpling gloffthrobb squutserumm blhiopmlashnalt Zwin tnodbalkguff slhiophad gurdlubh asht"che sonopoi gli ossequi che in questo paese si pronunciano quando si èammessi alla presenza del re e che in inglese suonano più omeno in questo modo:

"PossaSua Maestà celestiale sopravvivere al sole undici lune emezzo". Il sovrano replicò qualcosa che non capiia cuirisposi come mi era stato detto: "Fluft drin yalerick dwuldutnprastrad mirplush"che vuol dire esattamente: "La mialingua è nella bocca dell'amico"col che volevo dire chedesideravo essere assistito dal mio interprete. Il giovane vennesubito fatto entrare e grazie a lui risposi a tutte le domande che ilsovrano mi rivolse nel giro di un'ora. Rispondevo nella lingua diBalnibarbi che veniva immediatamente tradotta dal mio interprete inquella di Luggnagg.


Lamia presenza fu molto gradita a Sua Maestà il quale ordinòal suo "bliffmarklub"o gran ciambellanodi preparare unalloggio per me e il mio interprete a corte e di fornirci di unasomma giornaliera per i pasti e una borsa di denaro per le spesecorrenti.


Rimasitre mesi in questa terra a totale disposizione del sovranoil qualemi aveva preso a benvolere e mi aveva rivolto offertevantaggiosissime. Ma coscienza e prudenza mi ricordavano che dovevopassare il resto dei miei giorni con mia moglie e con la famiglia.




10- ELOGIO DEGLI ABITANTI DI LUGGNAGG. DESCRIZIONE DEGLI STRULDBRUGGS ERESOCONTO DELLE CONVERSAZIONI SU QUESTO ARGOMENTO FRA L'AUTORE EDALCUNE EMINENTI PERSONE



ILuggnaggiani sono un popolo cortese e generoso esebbene non prividi quell'orgoglio tipico dei paesi d'orientesi dimostrano ospitalicon gli stranierispecialmente con quelli benvoluti dalla corte.


Avevofatto conoscenza con diverse persone della migliore società econ l'aiuto dell'interpretemi intrattenni con loro in conversazionipiacevoli.


Mitrovavo un giorno in loro compagniaquando uno di quei notabili michiese se avevo mai visto gli "struldbruggs" o Immortali.Risposi di nochiedendo a mia volta cosa intendevano con quelladefinizione riferita a creature mortali. Mi rispose che di tanto intanto nasceva un bambino con un neo rosso sulla fronteproprio soprail sopracciglio sinistro e che questo segno indicava che non sarebbemorto mai. Aggiunse che la macchia era larga come una monetinad'argento ma che col tempo tendeva ad ingrandirsi e a cambiarecolore; a dodici anni diventava verde e tale rimaneva fino aventicinquepoi si faceva blu notte e a quarantacinque annidiventava nera e grande come uno scellino e così sarebberimasta per sempre. Queste nascite erano tanto rare chein tutto ilregnopensava che non ci fossero più di millecento"struldbruggs" di entrambi i sessiuna cinquantina deiquali si trovavano nella capitalee fra gli altri una bambina di treanni. Non era una prerogativa di certe famiglie generareStruldbruggsma solo del casomentre gli stessi figli degli"struldbruggs" erano mortali come il resto degli uomini.


Comenascondere la meraviglia e la gioia a sentire questo raccontoquandocol mio stesso interlocutoreche capiva la lingua di Balnibarbimiero lasciato andare ad espressioni a dir poco eccessive ed estatiche:"O terra felicedove ogni bambino ha la probabilità didiventare immortale! O popolo fortunato che gode della vista di tantiesemplari delle antiche virtù e di maestri capaci diinsegnargli la saggezza dei tempi antichi! Ma più felici ditutti i venerabili "struldbruggs" i qualinati liberi dalprincipale vincolo della vita umanahanno liberi animi che ignoranola malinconia che l'ombra della morte genera in noi!". Mi resiconto alloracon stuporeche non avevo visto nessuno di questiimmortali a corte; d'altronde una macchia nera sulla fronte èun segno che non poteva essermi sfuggito e poicome poteva essereche il sovranoda quella persona giudiziosa che eranon avesse alsuo fianco consiglieri tanto saggi e preziosi?

Oforse la virtù di quei reverendi saggi era troppo severa per icostumi dissoluti della corte? Ci insegna infatti l'esperienza che igiovani sono troppo volubili e leggeri per sottostare alle ferreeragioni dei vecchi. E siccome Sua Maestà mi aveva lasciatolibero accesso alla sua augusta personadecisi di chiedergliene ilmotivocon l'aiuto dell'interpretealla prima occasione; che poisia che avesse seguito il mio consiglio o menogli avrei comunquechiestovisto che mi aveva più volte offerto di stabilirmi acortedi passare il resto della vita a conversare con quegli esserisuperiori che sono gli "struldbruggs"se naturalmente miavessero accolto fra loro.


Ilsignore al quale avevo rivolto queste parole e che mi compresebenissimo perché parlava la lingua di Balnibarbi (come ho giàriferito)mi risposecon un sorriso sulle labbratipico di chi haun moto di commiserazione per l'ignoranteche era felice di portarmifra costoro in ogni momentochiedendomi se poteva riferire aglialtri che ci attorniavano quello che gli avevo detto. Appena ebberiferito il contenuto del colloquiosi misero a parlottare fra loroma non capii una sillabané riuscii a cogliere dal loroatteggiamento quale impressione avessero suscitato in loro le mieparole. Dopo un momento di pausa il mio interlocutore mi disse che isuoi e i miei amici (così volle chiamarli) avevano apprezzatomoltissimo le mie giudiziose osservazioni sulla inestimabile felicitàe sui vantaggi di una vita immortaleche anzi desideravano conoscerecome avrei preordinato la vitase mi fosse capitato di nascere"struldbrugg".


Risposiche non mi sarebbe di certo mancata la parola davanti a un argomentotanto attraente e generosospecie per uno come meportato afantasticare su cosa avrei fatto se fossi stato un generaleun reun nobile prestigioso; ed infatti avevo spesso passato in rassegnatutti i modi possibili di passare il tempose fossi stato sicuro divivere per sempre.


Seil caso mi avesse fatto venire al mondo "struldbrugg"unavolta scoperta la mia fortuna e abbattuto il muro fra vita e mortemi sarei dedicato con mezzi e arti di ogni tipo a radunare ricchezzefin tanto da diventarein duecento anni di sagacia e di parsimonial'uomo più ricco della mia terra. In secondo luogo mi sareidedicato fin dalla giovinezza allo studio delle arti e delle scienzefino a superare col tempo tutti gli altri in sapienza. Infine misarei dedicato a registrare eventi memorabili e avvenimenti pubblicie a delineare con imparzialità la natura di prìncipi edi statisti man mano che si succedevanoaccompagnando ogni capoversodi questo registro con le mie chiose personali. Avrei inoltre tenutouna cronaca veritiera dei vari cambiamenti dei costumidella linguadella modadell'alimentazione e dei passatempi. Sarei diventato pertutto il regno un pozzo di scienza e un oracolo vivente.


Dopola sessantina non mi sarei più sposato e avrei vissuto con unacerta larghezza di mezzima senza spreco. Mi sarei dedicato allaformazione di giovani promettentiforte della mia esperienzadellememorie e delle osservazionicementate da innumerevoli esempiinsegnando loro la virtù nella vita pubblica e privata. Ma imiei amici più cari sarebbero stati gli altri immortalifra iquali ne avrei preferito una dozzinadai più antichi fino adarrivare ad alcuni miei coetanei. Se mai qualcuno di loro si fossetrovato in stato di necessitàgli avrei procurato un alloggiodignitoso nei dintorni della mia proprietàe avrei volutosempre alla mia tavola qualcuno di loroinsieme ai migliori di voimortalidi cui avrei sopportato la morte senza penagrazieall'interminabile tempovolgendomi con lo stesso animo ai posterinello stesso modo in cui un mortale si diletta a coltivare rose etulipani nel suo giardinosenza rimpiangere quelli che appassironol'anno precedente.


Gli"struldbruggs" ed io ci saremmo comunicati le nostreosservazioni nel corso del tempo; avremmo preso nota di come lacorruzione si insinua subdolamente nel mondoopponendoci ad ogni suopassomettendo in guardia l'umanitàcorroborandone ledifesefino a prevenirecon l'efficace testimonianza del nostroesempio viventela degenerazione progressiva della natura umanalamento costante di tutte le epoche.


Siaggiunga ancora il piacere di assistere a vari sconvolgimenti instati ed imperiai cambiamenti nelle classi socialia nobili cittàcadute in rovina e sordidi villaggi assunti al rango di sediimperialifiumi famosi ridotti a ruscellioceani che si ritirano dauna costa per sommergerne un'altrala scoperta di terre sconosciutela barbarie che dilaga nei paesi più progrediti e quelliprimitivi diventare civili. Potrei assistere alla scoperta dellalongitudinedel moto perpetuodella panacea universale e alperfezionamento di molte altre grandi invenzioni.


Qualiprodigiose scoperte potremmo fare nell'astronomiasopravvivendo allenostre stesse predizioni e confermandoleosservando il corso dellecomete e il loro ritornoe i moti del soledella luna e dellestelle!

Arrivaiquindi alla trattazione di molti altri argomenti che mi venivano inmentesollecitati dal desiderio di una vita e di una felicitàsublunare.


Appenaebbi finito la mia tiratache fu tradotta dall'interpreteipresenti si misero quasi tutti a parlottare tra di loronon senzacerte risatine di scherno nei miei confronti. Alla fine lo stessogentiluomo che mi aveva fatto da interprete mi comunicòanchea nome degli altriche avrebbe corretto alcuni errori in cui erocaduto per la ristrettezza della mente umanaun limite naturale chemi rendeva meno responsabile di certe ingenuità. Disse dunqueche gli "struldbruggs" erano una caratteristica unica diquella terrache a Balnibarbi e in Giapponedove aveva risiedutocome ambasciatoreaveva trovato la gente incredula nei confronti diquesto fenomeno; che d'altronde io stessocon il mio stuporequandoavevo sentito parlare degli immortaliavevo dimostrato chiaramenteche si trattava di una cosa mai sentita prima e addiritturaincredibile. Oltretuttoquando aveva soggiornato nei due regni dettiprimaaveva capito da molti colloquiche una lunga vita era ilmassimo desiderio dell'umanità e che chiunque fosse giàcon un piede nella fossateneva ben saldo il secondo per non cadercidentro; gli stessi centenari speravano ancora nella vita. Guardavanoalla morte come al più grande dei malispinti in questo da unistinto naturale. Solo nel paese di Luggnag si poteva registrare untiepido desiderio per la vita e questo perché i suoi abitantiavevano davanti agli occhi l'esempio degli "struldbruggs".


Gliavevo prospettato un sistema di vita degli immortaliil qualesecondo luiera contro ragione e contro giustizia perché sifondava sulla certezza di una gioventù perenne e dialtrettanto perenni salute e vigore: una speranza che non trova postonemmeno nel cuore dei pazziper quanto folli possano essere i lorodesideri. La domanda che mi era stata rivolta non poneva il problemase l'uomo avesse accettato di essere sempre nel rigoglio dellagiovinezzadotato di ricchezze ed assistito dalla salute fisica;viceversa in che modo avrebbe affrontato una vita perennementesottoposta ai malanni che accompagnano sempre la vecchiaia. E seanche fossero stati ben pochi gli uomini disposti ad accettarel'immortalità a quelle condizionituttavia aveva notato chela gente a Balnibarbi e in Giappone faceva di tutto per rimandare lamorteper quanto arrivasse in età tardae gli era capitatoraramente di sentire persone che morivano volentierieccetto quelletormentate dal dolore e dalle pene. Mi chiese poi se nella mia patriae nelle terre nelle quali avevo viaggiato non avevo forse notatouguali tendenze. Dopo questo preambolomi diede alcune notizie sugli"struldbruggs". Fino all'età di trent'anni sicomportavano come comuni mortalidopo di che entravano in uno statodi malinconia e di prostrazione che tendeva ad aumentare gradatamentefino agli ottanta anni. Glielo avevano confessato loro stessiedinfattipoiché ne nascevano solo due o tre in unagenerazionesarebbe stato difficile farsene un'opinione generale.Arrivavano alla soglia dei sessantache è il limite medio deimortalinon solo con quelle malattie della mente e infermitàdel corpo che affliggono gli uomini in generalema con ben altreancoradovute alla terribile prospettiva di non morire mai. Nonerano soltanto individui testardinoiosiavidibisbeticileggerichiacchieronima anche incapaci di intrecciare amicizie e immuni daogni forma di affetto che si fermavain ogni casoa quello per ifigli dei figli. Lew loro uniche passioni erano l'invidia e ildesiderio impotente: invidia per i vizi dei giovani e la morte deivecchi; si sentono esclusi dalla possibilità di assaporare ilpiacere e nello stesso tempoquando vedono un funeralesi lamentanoe si disperano per quel porto di quiete dove gli altri si dirigono eche a loro rimane negato per sempre. Non ricordano niente adeccezione di quello che hanno imparato e osservato in gioventùe nella mezza età e anche questo in maniera confusa. Perquanto riguarda la verità ed i particolari di un certoavvenimentoè molto più sicuro affidarsi alle cronachetradizionali che alla loro memoria. I meno sciagurati fra lorosonoquelli che rimbambiscono e perdono del tutto la memoriaperchéalmeno sono in qualche modo oggetto di cure e di assistenzaavendoperduto quei pessimi difetti che hanno gli altri.


Seuno "struldbrugg" sposa una donna della sua specieilmatrimonio viene sciolto per la clemenza della legge statale nonappena il più giovane dei due arriva agli ottanta anni; lalegge ritiene infatti che sia un atto di doverosa pietà il nonraddoppiarecon il peso della mogliela sciagura di un uomocondannato senza alcuna colpa ad una vita perenne su questo mondo.


Alloscadere dell'ottantesimo annoper la legge sono morti e gli eredisubentrano nelle proprietàmentre loro possono usufruire diuna misera pensione per il sostentamento; i poveri sono mantenuti aspese dello stato. Inoltre vengono esonerati per supposta incapacitàda ogni impiego di fiducia o di profitto; non possono acquistareterre né prenderle in affittonon sono ammessi come testimoninelle cause civili e penali e nemmeno nelle controversie sui confinidelle proprietà.


Anovanta anni perdono i denti e i capellinon hanno più ilsenso del gustomangiano o bevono quello che capitasenza appetitoe senza piacere. Rimangono perennemente sofferenti delle malattie giàcontrattesenza migliorare né peggiorare. Dimenticano i nomidelle cose e delle personeanche quando si tratta degli amici piùintimi e dei parenti. Né trovano svago nella letturaperchéquando sono arrivati in fondo a una frasehanno giàdimenticato l'inizio; e così vengono a perdere anche l'ultimopassatempo possibile.


Inoltrela nostra lingua cambia con una certa rapiditàper cui uno"struldbrugg" nato in una certa epoca non capisce quellinati in altre; dopo duecento annise si escludono poche parolesonotagliati fuori anche dalla possibilità di conversare con imortali e si trovano a vivere come stranieri in patria.


Perquanto posso ricordarequeste furono le notizie che mi detteroriguardo agli "struldbruggs". Alcuni mi mostrarono moltevolte parecchi di questi immortaliil più giovane dei qualinon superava i duecento anni; e quando dissero loro che ero un grandeviaggiatore e che avevo visto tutte le parti del mondonon diederoil minimo segno di curiositàné mi fecero alcunadomanda; mi chiesero solo di lasciare loro uno "slumskudask"un ricordinoche è un modo di chiedere l'elemosina ed eluderela legge che lo vieta severamentepoiché sono mantenuti aspese pubblicheanche se si tratta di una pensione più chescarsa.


Lagente comune li odia e li disprezzala loro nascita è pertutti un funesto presagio e viene ricordata per molto tempo; tantoche per conoscere la loro età è necessario ricorrere airegistri di nascitache tuttavia non vanno oltre i mille annimentre gli altri sono andati perduti in incendi o durante disordini.Il modo più comune per sapere la loro etàèquello di chiedere loro quali re o grandi personaggi ricordano equindi consultare gli annali di storiapoiché senza dubbiol'ultimo re di cui hanno memoria era salito al trono prima che loroavessero compiuto ottanta anni.


Costituivanola vista più mortificante che si possa concepire e le donneerano più orribili degli uomini. Non si portano addossosoltanto le deformità della estrema vecchiaia: un che dispettraleveramente indescrivibilesi impossessa di loro aumentandocon gli anni; fra una dozzina riconobbi il più vecchiosebbene tra loro non corressero più di un secolo o due.


Illettore comprenderà bene comecon quanto avevo visto eascoltatoil mio tanto vantato desiderio di una vita eterna si fosseaffievolito e come mi vergognassi delle arcadiche scene che avevoprospettato.


Nessuntiranno avrebbe potuto escogitare una morte più atroceinbraccio alla quale non mi sarei gettato pur di sfuggire ad una similevita. Il reche era venuto a sapere ciò che era successononmi risparmiò le più divertite canzonaturedicendomiche magari mi avrebbe prestato una coppia di "struldbruggs"da portare in patria per fare passare alla gente la paura dellamorte. Ma le leggi fondamentali del regno lo impedivanoaltrimentiavrei accettato ben volentieri il fastidio e la spesa di portarmelidietro.


Dovevoormai riconoscere che tutta la legislazione del regno riguardante gliStruldbruggs poggiava su ragioni concrete e ogni altra nazione sisarebbe comportataa parità di condizioniin modo analogo;altrimentipoiché l'avarizia è la conseguenza naturaledella vecchiaiagli immortali sarebbero diventati col tempo gliunici proprietari dell'intero paeseimpadronendosi dello stessopotere politico; e constatata la loro incapacitàavrebberocausato la rovina di un popolo intero.




11- L'AUTORE LASCIA LUGGNAGG E SI IMBARCA PER IL GIAPPONE DA DOVESUUNA NAVE OLANDESEARRIVA AD AMSTERDAM E DA QUI IN INGHILTERRA



Speroche questa mia descrizione degli "struldbruggs" abbiainteressato il lettoreperché è abbastanza inconsuetao almeno non ricordo di avere incontrato qualcosa di simile nei libridi viaggio che mi sono capitati fra le mani. Se ho tortospero diessere perdonatoperché molto spesso capita che i viaggiatoridi uno stesso luogo finiscano per descrivere gli stessi fenomenisenza per questo essere accusati di averli copiati da coloro chehanno scritto prima di loro.


Datoche fra questo paese e il Giappone si svolge un intenso trafficocommercialepuò darsi che qualche autore giapponese abbiadato notizia degli "struldbruggs"; ma rimasi cosìpoco tempo in quella terranella più completa ignoranza dellalinguache non mi fu possibile svolgere indagini. Spero che gliolandesi vorranno interessarsi e colmare autorevolmente le mielacune.


SuaMaestàche pure mi aveva offerto diverse volte degliincarichi a cortevisto che ero ormai deciso a tornare in patriasidegnò di concedermi il suo consensofacendomi anche l'onoredi consegnarmi una lettera di presentazionescritta di propriopugnoindirizzata all'imperatore del Giappone. Mi regalòanche 444 monete d'oro (questo popolo predilige i numeri pari) e undiamante rosso che vendetti in Inghilterra per 1100 sterline.


Il6 maggio 1709 mi congedai con grande solennità dal sovrano edai miei amici. Il re volle farmi scortare dalle sue guardie aGlanguenstaldche è il porto più grande nella spondasud-occidentale dell'isola. In sei giorni trovai una nave che andavain Giappone e in quindici di viaggio arrivai in quella terra.Approdammo in un porticciolo chiamato Xamoschinella costasud-orientale del Giappone.


Lacittà si sviluppa verso occidente lungo uno stretto angustoche porta verso nord in un lungo braccio di maresulla cui spondanord- occidentale sorge la capitale di Yedo.


Sbarcandomostrai ai doganieri la lettera del sovrano di Luggnagg diretta a SuaMaestà imperiale; riconobbero il sigillolargo come il palmodella mia manocon il calco del re che solleva da terra unmendicante sciancato. Saputo della letterai magistrati miricevettero come un ministromi assegnarono carrozze e servitori emi portarono a Yedo. Qui fui ammesso a una udienza durante la qualefu aperta la lettera con grandi cerimonie e tradotta all'imperatoreda un interprete il qualea sua voltami riferì dicomunicare al sovrano le mie richieste. Queste sarebbero stateaccolte comunquein considerazione del suo reale fratello diLuggnagg. L'interpreteche trattava affari con gli olandesiavevacapito subito dal mio aspetto che ero europeoper cui tradusse leparole dell'imperatore in olandese lingua che parlava benissimo. Comeavevo già pensato fra merisposi che ero un mercante olandeseche aveva fatto naufragio in una terra lontana e dalla qualeperterra e per mareera giunto a Luggnagg e da qui in Giappone con unanave. Siccome sapevo che molti miei compatrioti commerciavano conquel paesenella speranza di trovare un'occasione per tornare inEuroparivolgevo umile istanza perché mi fosse concesso ilfavore di essere accompagnato a Nangasac.


Rivolsianche un'altra petizione in nome dell'amicizia che legava Sua Maestàal re di Luggnaggche cioè mi fosse risparmiata la cerimoniaimposta ai miei compatrioti di calpestare il crocefissoperchéero stato condotto in quel regno soltanto dalle mie sciaguresenzaavere il minimo desiderio di impiantare traffici commerciali. Questaultima richiesta sembrò sorprenderlo ed infatti disse che eroil primo fra i miei compatrioti che si faceva scrupoli di compierequell'azionetanto da far immaginare che fossi un cristiano. Sia perle ragioni che avevo addottoma soprattutto per riguardo al re diLuggnaggavrebbe accolto quella mia bizzarra richiesta come unfavore eccezionalepurché la cosa avvenisse con moltariservatezza e gli ufficiali ci fossero passati sopra come se se nefossero dimenticati. Volle assicurarmiinfattiche se i mieicompatrioti olandesi avessero scoperto il segretomi avrebberosgozzato durante il viaggio. Feci ringraziare l'imperatoredall'interprete per questo favore inconsueto e quindi fui aggregatoad una guarnigione che si recava a Nangasacnon senza che venisseordinato al comandante di avere cura di me e gli fossero dateparticolari istruzioni per la faccenda del crocefisso.


Arrivaia Nangasac il 9 giugno 1709dopo un viaggio interminabile efaticosissimoma qui feci presto conoscenza con alcuni marinaiolandesi della "Amboyna"un poderoso legno diquattrocentocinquanta tonnellate. Parlavo bene l'olandese perchéavevo vissuto a lungo in quella terrafrequentando un corso a Leidae così loroappena seppero quale era stata la mia ultimatappa di viaggiovollero sapere in quali terre ero stato e qualcosadella mia vita. Imbastii una storia piuttosto breve e in qualche modocredibilepassando sotto silenzio la maggior parte delle mieavventure. Siccome avevo diverse conoscenze in Olandanon mi fudifficile inventare i nomi dei miei genitoriche feci passare perpovera gente della provincia di Guelderland. Avrei voluto pagare alcapitanocerto Theodorus Vangrultil prezzo del viaggio perl'Olandama luisentito che ero un medicovolle solo metàdel prezzoa patto che fossi disposto a prestare la mia opera. Primadell'imbarcomolti marinai mi chiesero come avevo adempiuto allacerimonia di cui ho parlato sopra. Risposi evasivamente che avevoadempiuto a tutti i riti richiesti dalla corte imperiale. Non mancòun maligno di un mozzo che mi additò ad un ufficialesostenendo che non avevo ancora calpestato il crocefisso; ma l'altroa cui era stato ordinato di farmi passareaffibbiò a quelfurfante venti vergate di bambù sulle spalle; dopo di chenessun altro mi infastidì con altre domande.


Nonaccadde nulla di particolare durante questo viaggio.


Navigammocon vento favorevole fino al Capo di Buona Speranzadove facemmo unasosta per imbarcare acqua. Il 6 aprile arrivammo sani e salvi adAmsterdam con la sola perdita di tre marinaimorti di malattia e diun altro caduto in mare dall'albero maestro non lontano dalle costedella Guinea. Da Amsterdam mi imbarcai subito su di una piccola naveolandese per l'Inghilterra.


Il10 aprile 1710 entrammo ai Downs. Sbarcai la mattina dopo e vidiancora una volta la mia terra natale dopo un'assenza di cinque anni esei mesi. Corsi di gran carriera a Redriffdove arrivai alle due delpomeriggio dello stesso giorno e trovai mia moglie e la famiglia inbuona salute.




PARTEQUARTA



VIAGGIONEL PAESE DEGLI HOUYHNHNM


1- L'AUTORE IN VIAGGIO COME COMANDANTE Dl UNA NAVE. AMMUTINAMENTODELL'EQUIPAGGIO. IL COMANDANTE VIENE RINCHIUSO NELLA CABINA ESBARCATO IN UNA TERRA SCONOSCIUTA. S'INOLTRA NEL PAESE. DESCRIZIONEDELLA STRANA SPECIE DI ANIMALI DETTI YAHOO. L'AUTORE INCONTRA DUEHOUYHNHNM



Seavessi imparato allora che cosa sia la felicitàmi sarei resoconto che i cinque mesi trascorsi con mia moglie e i bambini eranostati i più belli della mia vita. Lasciai invece mia moglieincinta ed accettai la vantaggiosa offerta di comandarel'"Avventura"un solido mercantile di trecentocinquantatonnellateperché ormai avevo una grande esperienza dinavigazione ed ero stanco di fare il medico di bordoattivitàalla quale mi sarei potuto dedicare al bisogno: per questo assoldaiun abile e giovane chirurgocerto Robert Purefoy. Il 7 settembre1710 salpammo da Portsmouth e il 14 incrociammo il capitano Pocock diBristol presso l'isola di Teneriffediretto a Campeche per tagliarelegno indiano. Due giorni dopo una tempesta separò le nostrenavi e al mio ritorno seppi che la sua era colata a picco con tuttol'equipaggio ad eccezione di un mozzo. Era un bravo uomo ed unvaloroso marinaioanche se la sua testardaggine provocò lasua morte come quella di tanti altri. Se avesse seguito i mieiconsiglia quest'ora sarebbe sano e salvo come mea casa con i suoifamiliari.


Mimorirono parecchi uomini di febbri malignetanto che dovettireclutare nuova ciurma alle isole Barbado e Sottoventodove approdaisecondo gli ordini dei mercanti per i quali lavoravo. Mi sarei benpresto pentito di questo ingaggio di nuovi marinaiperchéscoprii che la maggior parte di loro erano stati bucanieri inpassato. Avevo un equipaggio di cinquanta uomini e il mio compito eradi commerciare con gli indiani dei Mari del Sud e aprire nuove viecommerciali. Ma quei delinquenti che avevo ingaggiato demoralizzaronoil resto dell'equipaggio e tutti insieme ordirono una congiura perimpadronirsi della nave e farmi prigioniero. Attuarono il loro pianouno dei giorni seguenti: irruppero nella mia cabinami legarono manie piedi e minacciarono di gettarmi in mare al minimo tentativo diribellione.


Dissiche ero loro prigioniero e che accettavo la mia sorte; me lo fecerogiurare e quindi mi slegarono limitandosi a incatenarmi una gamba alletto e a mettermi sotto il tiro di una sentinella armataconl'ordine di spararmi se tentavo di fuggire. Mi mandarono da bere e damangiare e loro presero il comando della nave. Avevano in mente ditrasformarsi in una banda di pirati e depredare i galeoni spagnolianche se per far questo avevano bisogno di imbarcare altri uomini.


Deciseroquindi di vendere le mercanzie che erano a bordo della nave edirigersi a Madagascar per assoldare altra ciurmatanto piùche diversi marinai nel frattempo erano morti. Continuarono lanavigazione per diverse settimane e quindi cominciarono a commerciarecon gli indiani; ma ero all'oscuro della rottaperché mitenevano rinchiuso in cabina sotto continua minaccia di morte.


Il9 maggio 1711 un tal Giacomo Welch scese in cabinaper dirmi che ilcapitano aveva deciso di sbarcarmi. Feci le mie rimostranze e cercaidi sapere chi fosse il nuovo capitanoma fu tutto inutile. Miinfilarono a forza dentro una scialuppa permettendomi di portare conme gli abiti miglioriche erano come nuovie un pacco dibiancheriama niente armisalvo la spada; anche se poi ebbero lagenerosità di non frugarmi le tasche nelle quali avevoinfilato i soldi e altri oggetti di prima necessità. Remaronoper circa una lega e quindi mi lasciarono su una spiaggia. Chiesiloro che terra fosse quellama giurarono che ne sapevano quanto me eaggiunsero solo che il capitano (come lo chiamarono) aveva stabilitodi liberarsi di me dopo aver venduto il caricosulla prima terra chefosse stata avvistata.


Ripreseroil mare in tutta fretta e mi urlarono di non fermarmi lì pernon essere travolto dalla mareapoi mi dissero addio.


Andaiverso la riva in queste misere condizioni e presto raggiunsi la terraferma; mi accasciai su un rialzo del terreno per riposarmi e perriflettere sul da farsi. Appena mi fui ripresomi inoltrai nel paesedeciso a consegnarmi ai primi selvaggi che avessi incontratocercando di contrattare la mia vita con braccialettianelli di vetroed altre cianfrusaglie che avevo nelle tasche e che i marinai portanosempre dietro. Lunghi filari di alberinon piantati dall'uomo madisposti così dalla naturasegnavano quella pianura ricca dipraterie e campi di avena. Avanzavo con prudenza perché temevodi essere preso alla sprovvista e magari di buscarmi qualche frecciaalle spalle o di fiancofinché mi immisi in un sentiero conmolte impronte umanedi mucche e tantissime di cavalli. Vidi allafine parecchi animali in un campo e un paio su un alberotutti dellastessa razza. Erano di aspetto sconcertantedeformetanto che nerimasi impressionato e mi nascosi dietro un cespuglio per osservarli.Alcuni vennero vicino al cespuglio ed ebbi modo di vederli meglio.Avevano la testa e il petto coperti di pelo foltoalcuni arricciatoaltri liscio; barbuti come caproniavevano una striscia di pelo checorreva lungo tutta la schiena ed ancora pelo sugli stinchi e suipiedi. Il resto del corpo era scopertodi una pelle scura comequella dei bufali. Non avevano coda né peli sul posterioresalvo che intorno all'ano; suppongo che ce li abbia fatti crescere lanatura come difesa per quando si accosciano per terra. Questa èinfatti la loro posizione abitualeanche se si sdraiavano o stavanodritti sulle zampe posteriori. Si arrampicavano sugli alberi conl'agilità degli scoiattoliperché avevano lunghiartigli appuntiti e ricurvi su tutte e quattro le zampe. Inoltreerano capaci di saltare e fare balzi con una agilitàsorprendente. Le femmine erano più piccole rispetto ai maschiavevano peli lunghi e lisci sulla testa e una peluria sottile sulresto del corpo salvo che intorno all'ano e alle pudende. Mentrecamminavanole mammelle penzolavano fra le zampe anteriori fin quasia strusciare per terra.


Entrambii sessi avevano capelli di vari coloricastanirossinerigialli.Nel complesso devo dire di non aver mai visto durante i miei viaggianimali così ripugnanti o almeno esseri che abbiano suscitatoin me un simile senso di repulsione.


Credendodi avere visto abbastanzanauseato e sprezzantemi alzai e ripresiil sentiero battutonella speranza che mi portasse alla capanna diqualche indigeno. Avevo fatto pochi passi quando mi trovai uno diquesti animali che mi sbarrava la strada venendomi incontro.


Appenaquel mostro orrendo mi vide fece mille smorfiefissandomi come fossiqualcosa di assurdo per luipoi si avvicinò alzando una dellezampe anteriorinon so se per curiosità o per aggredirmi:sguainai la sciabola dandogli un colpo di piattonon osando colpirlocol filo della lamaper non attirarmi contro gli abitanti del postoinferociti per la mutilazione o l'uccisione di un loro capo dibestiame.


L'animalesentì il colposaltò indietro e si mise a ululare cosìforteche una mandria di almeno quaranta suoi simili si raggruppòintorno a memugolando con le loro facce repellenti; corsi allora aipiedi di un albero econ le spalle al troncoli tenni a distanzamulinando la sciabola. Molti di quei maledetti si afferrarono allefronde e salirono sull'alberoda dove si misero a farmi piovereaddosso i loro escrementi: mi salvai abbastanza bene stringendomi ilpiù possibile al ceppononostante fossi comunque asfissiatodallo sterco che mi cadeva tutto intorno.


Eroormai senza via d'uscitaquando all'improvviso li vidi fuggireprecipitosamente; mi azzardai a lasciare l'albero e a proseguire peril sentieropensando tra di me che cosa li avesse tantoterrorizzatiquando a sinistra vidi un cavallo checon la sua molleandaturaera stato la causa della fuga improvvisa di quegli animaliche mi avevano aggredito. Il cavallo scartò appena quando mifu vicinoma si riprese subito e mi guardò in faccia dandosegni di meravigliapoigirandomi intornomi osservò mani epiedi. Avrei voluto proseguire il camminoma lui si piantò inmezzo al sentieroanche se con un aspetto mansueto e senza il minimosegno ostile. Ci guardammo l'un l'altro per qualche minutopoi miazzardai ad allungare una mano per accarezzargli la crinierazufolando come fanno i fantini quando hanno a che fare con una bestianuova. L'animale dette segno di non gradire il mio gesto corteseperché scosse la testa eaggrottando la frontesollevòlentamente la zampa anteriore sinistra per allontanare la mia mano.Poi nitrì a più riprese e con diverse modulazionitanto che mi sembrò che articolasse un suo linguaggio.


Eravamopresi in questo strano confrontoquando ecco arrivare un altrocavallo che si diresse verso il primo con un fare cortesesitoccarono lo zoccolo anteriore destro con molto garbonitrendodiverse volte a turnovariando i suoni che sembravano articolati. Siallontanarono di qualche passo come volessero discutere in dispartetra lorocamminando fianco a fianco avanti e indietrocome personeintente a considerare qualche importante decisionepur girandosi ditanto in tanto verso di meper assicurarsi che non fuggivo.Sbalordii a vedere un simile comportamento in animali privi diragionepensando fra me e me che se gli abitanti di questa terraerano dotati di ragione in proporzione ai loro cavallidovevanoessere il popolo più saggio di questo mondo. Rincuorato daquesto pensierodecisi di rimettermi in cammino fino a scoprire unacasa o un villaggioo incontrare qualcuno degli indigeni. Ma ilprimo dei due cavalliche era un grigio pomellatoaccortosi chesgattaiolavo viami nitrì dietro in maniera cosìespressiva che mi sembrò quasi di capire il significato: mivolsi e gli andai accanto come per aspettare i suoi ordinicercandoin tutte i modi di nascondere i miei timori; non nego che mi sentivoabbastanza a disagio pensando a come sarebbe andata a finire questaavventura e il lettore non faticherà a credere che questa miasituazione non mi piaceva affatto.


Idue cavalli mi si avvicinarono e cominciarono a ispezionarmi il visoe le mani con grande attenzione: quello grigio cominciò astrofinarmi il cappello con lo zoccolo mettendomelo di traverso tantoda costringermi a toglierlo per riaggiustarmelo in testa; questosorprese visibilmente lui e il suo compagnoche era un baio;quest'ultimo si mise a considerare le falde della mia giacca evistoche mi scendevano tutt'intorno alla personasi guardarono ancora conun senso di meraviglia. Mi accarezzò la mano come se ammirasseil colore della pelle e la sua morbidezzama me la strinse cosìforte fra lo zoccolo e il garretto che non riuscii a trattenere ungemitodopo di che mi toccarono con la massima delicatezza. Rimaseroperplessi al vedermi calze e scarpeanzi le tastarono piùvolterivolgendosi l'un l'altro dei nitriti e assumendo unatteggiamento simile a quello di un filosofo che si appresta arisolvere un qualche fenomeno nuovo e pieno di difficoltà.


Nelcomplesso questi animali si comportavano in maniera tanto razionale econseguentepiena di giudizio e di acumeche dovevano essere deimaghi che avevano assunto quell'aspetto equino per qualche loro scoponascosto finchéimbattutisi in un estraneoavevano deciso dicontinuare con lui nello scherzo; o forse erano veramentemeravigliati nello scorgere un uomo tanto differente negliatteggiamentinel fisiconell'aspetto da quelli che probabilmentevivevano in quelle terre lontane. Seguendo questo mio ragionamentomi decisi a rivolgere loro queste parole: "Signorise sietedegli stregonie tutto sta a dimostrarlosappiate che sono unosciagurato inglese gettato dalla sfortuna sulle vostre costeper cuiprego uno di voi di portarmi in groppacome un vero cavalloalvillaggio più vicino dove possa trovare ospitalità.Come ricompensa vi darò questo coltellino e questobraccialetto"e così dicendo tirai fuori quegli oggettidi tasca.


Quelledue creature mi guardarono in silenzio mentre parlavo e sembravanoascoltarmi con la massima attenzione. Quando ebbi finitonitrironopiù voltecome se stessero conversando fra loro su unargomento importante. Ebbi modo di notare che la loro lingua davacorpo ed espressione ai loro sentimenti e che dalle parole si sarebbepotuto ricavare un alfabeto più semplice di quello cinese.


Riusciia distinguereripetuta più volte da entrambila parola"yahoo" e sebbene non ne conoscessi il significatoprovaia pronunciarla mentre i cavalli parlavano tra loro; profittando diuna loro pausaripetei "yahoo" a voce alta imitandoperquanto mi fu possibileil nitrito del cavallo. Rimasero visibilmentesorpresi e il grigio ripeté due volte la stessa parolacomeper insegnarmi l'accento giusto ed io gli andai dietro con la voceriuscendo a migliorare ogni volta la pronunciaanche se rimasilontano dalla perfezione. Il baio a sua volta provò conun'altra parola molto più difficile da pronunciare e chesecondo l'ortografia inglesesi potrebbe scrivere nel modo seguente:"houyhnhnm". Non mi fu facile come con la primaanche sedopo due o tre prove migliorai notevolmenteaccrescendo ancora dipiù la loro sorpresa.


Dopoche ebbero parlato un altro po' di temposempre di mei duecompagni si salutarono gentilmente come primastrofinandosi lozoccolo ed il grigio mi fece segno di camminare dietro di lui; pensaidi obbedirgli almeno fino a quando non avessi trovato una guidamigliore. Quando provai ad rallentare il passosi mise a fare"hhuunhhuun"; capii cosa voleva dire e a mia volta cercaidi fargli capire che ero stanco e non ce la facevo ad andare piùin fretta. Allora si fermò per farmi riposare un po'.




2- UN HOUYHNHNM PORTA L'AUTORE A CASA SUA. DESCRIZIONE DELLA DIMORA EACCOGLIENZA RISERVATA ALL'AUTORE. IL CIBO DEGLI HOUYHNHNM. ANGUSTIEDELL'AUTORE PER LA MANCANZA DEL VITTO. INFINE SI RISTORA. DESCRIZIONEDEI SUOI PASTI



Dopoavere camminato per un tre migliaarrivammo a una specie di lungoedificio la cui struttura era formata da pali di legno conficcati alsuolocon le pareti formate da graticci e coperte da un basso tettodi paglia. Mi sentii riavere e tirai fuori di tasca alcune di quellecianfrusaglieche i viaggiatori si portano dietro per regalarle agliindiani selvaggi dell'America o di altri paesisperando diingraziarmi gli abitanti del villaggio.


Ilcavallo mi fece entrare per primo: era un ambiente molto vasto con ilpavimento di argilla ben battutalungo tutta una parete correvano untrogolo ed una mangiatoia. C'erano due giumente e tre puledrima nonin piedi a mangiarebensì accosciati per terra; questo mimeravigliò moltissimoma ancora di più quando li vidiaccudire alle faccende domestiche. Anche questi sembravano dei comunianimalima il loro atteggiamento mi confermò nellasupposizione per cui il popolo che era riuscito ad addomesticare inquesto modo degli animalidoveva essere senza meno tanto saggio dasuperare ogni altra nazione di questo mondo. Dopo di me entròsubito il grigiocome se mi volesse proteggere da eventualirimostranze degli altriai quali nitrì varie volte con tonoautorevolericevendone risposte.


C'eranoaltre tre stanzeoltre a quella dove ero entratoche completavanol'edificio; comunicavano tramite tre porte in fila che costituivanouna vera e propria fuga prospettica. Passammo nella seconda stanza esulla soglia della terza il grigioentrandomi fece cenno diaspettare. Ne approfittai per riempirmi le mani di tutti queigingilli che avevo destinato ai padroni di casa: due coltellinitrebraccialetti di perle falseuno specchietto e una collanina dichiodi di vetro. Il cavallo nitrì due o tre volte dalla sogliaed io mi aspettavo una qualche voce umana in rispostama udii solodei nitriti venire dal di dentromagari un po' più acuti deiprecedenti. Pensai che si trattasse della casa di qualche notabiledel postotante erano le cerimonie da espletare prima di esserericevuti in udienzaanche se non riuscivo a capire come una personadi alto rango avesse come unici servitori dei cavalli. Temetti anchedi vaneggiare per le sofferenze e le sciagure degli ultimi tempi;cercai di scuotermi e mi misi ad osservare la stanza in cui miavevano lasciatoammobiliata come la precedentesebbene in manierapiù elegante. Mi strofinai gli occhi più voltemaeccoli davanti a mesempre gli stessi oggetti; mi detti dei pizzichisulle braccia e sui fianchi per svegliarmisperando di essere insognoe non mi restò che concludere che tutto doveva essereopera di negromanzia e di magia. Non ebbi altro tempo per riflettereperché il grigio comparve sulla soglia e mi fece cenno diseguirlo nella terza stanza: c'era una bella giumenta con duepuledrini accosciati su stuoie di paglia ben intrecciatabendisposte e pulitissime.


Dopoche fui entratola puledra si sollevò dalla stuoiami venneaccanto edopo avermi scrutato attentamente il viso e le manimirivolse uno sguardo sprezzante; poi si volse al cavallo e sentii chesi ripetevano diverse volte la parola "yahoo"di cui nonsapevo il significatoanche se era stata la prima che avevoimparato. Avrei dovuto saperlo ben prestoa mia eterna umiliazioneperché il cavallofacendomi cenno con la testa e ripetendo laparola "hhunnhhunn"come aveva fatto sulla stradavolleche lo seguissi e mi guidò in una specie di cortile dove c'eraun altro edificio non lontano dal primo. Quando entrammovidi tre diquegli esseri abominevoli che avevo incontrato subito dopo lo sbarcoche si cibavano di radicidi carne di asino e di canecome seppipoie di qualche mucca morta di malattia o per qualche disgrazia.Erano legati per il collo ad un palo con robusti rampicantisiportavano il cibo alla bocca con le zampe e lo sbranavano con identi.


Ilcavallopadrone di casaordinò ad un puledro sauroche erauno dei suoi inservientidi slegare il più grosso di queglianimali per portarlo nel cortile. Mi misero di fianco a quellabestiacciamentre servo e padroneche ripetevano sovente la stessaparola "yahoo"si misero a fare confronti fra le nostremembra. E' impossibile descrivere il misto di orrore e sorpresaquando scoprii in quell'essere abominevole le sembianze di unacreatura umana; certo con la faccia appiattitail naso schiacciatole labbra prominentila bocca larga; ma queste sono caratteristichetipiche di tutti i paesi selvaggidove si lasciano dormire i bambinibocconi per terra o vengono trasportati dietro le spallecon lafaccia premuta contro le spalle della madre. Le zampe anteriori degli"yahoo" erano come le mie braccia solo che avevano unghielunghela pelle delle palme nera e ruvidail dorso della manocoperto di peli. Lo stesso poteva dirsi per i piedianche se ilrapporto sfuggiva al cavallo a causa delle mie calzaturee per tuttoil resto del corpoesclusicome ho già dettoil pelame e ilcolore della pelle.


Quelloche imbarazzava i cavalli era il resto del mio corpotanto diversoda quello di uno "yahoo"proprio per gli abiti di cui nonavevano nessuna conoscenza. Il sauro mi offrì una radice cheteneva (come vedremo a suo tempo) fra lo zoccolo e il garretto: lapresila odorai e gliela restituii molto cortesemente. Allora tiròfuori dalla tana degli "yahoo" un brandello di carne diasinoma quella mandava un tanfo così nauseante che mi fecegirare con disgusto. La ributtò agli "yahoo" che ladivorarono in un lampo. Allora mi mostrò un ciuffo di fieno edun garretto d'avenama scossi la testa per dire che non era cibo perme. Ormai mi rendevo conto chese non trovavo un mio similesareimorto di fame e d'altrondeper ciò che riguardava queglisconci "yahoo"anche se a quel tempo erano pochi quelliche amavano più di me il genere umanodevo confessare di nonavere mai provato tanto ribrezzo per degli esseri viventi; e pertutto il periodo che restai laggiùpiù li avevo vicinoe più aumentava la mia repulsione. Il cavallo lo capìsubito ed infatti fece riportare lo "yahoo" nel covile.Quindi si portò alla bocca lo zoccolocon mia somma sorpresaanche se il gesto non aveva nulla di forzato ed era anzi il piùnaturale di questo mondofacendomi altri segni per sapere cosa avreivoluto mangiare; purtroppo non potevo dargli una rispostacomprensibilee anche se poi mi avesse capitonon sapevo dove avreitrovato del cibo adatto a me. Nel frattempo vidi passare una mucca;allora indicandolafeci capire al cavallo che avrei voluto mungerla.


L'ideaebbe il suo effetto ed infatti il cavallo mi ricondusse nell'edificioe ordinò ad una serva giumenta di aprire una stanza chefungeva da deposito per il lattecontenuto in secchie di legno erecipienti di cretastraordinariamente linda e ordinata. Me ne detteuna bella tazza che bevetti avidamente e mi sentii ristorato.


Versomezzogiorno vidi arrivare davanti a casa un veicolocome unatreggiatrascinata da quattro "yahoo". C'era un vecchiodestrieroche sembrava distintoil quale ne scese con le zampeposterioriperché si era ferito la zampa anteriore: veniva apranzo dal mio cavallo che lo ricevette con gentilezza.


Pranzarononella stanza più bella; la seconda portata era a base di avenabollita nel latte che tutti mangiarono fredda ad esclusione delvecchio. Le mangiatoie erano poste nel mezzo della stanzaincerchiodivise in vari scompartimentre tutto intorno stavanoseduti i cavalli su fasci di paglia. Al centro c'era una rastrellieracon divisioni corrispondenti ai vari settori della mangiatoiacosìcché ogni cavallo potesse mangiare il proprio fienoe il proprio beverone di latte e avenacon grande ordine e decenza.I puledrimaschio e femminasi comportarono benementre il padronee la padrona di casa erano festosi e pieni di riguardo per il loroospite. Il grigio mi ordinò di mettermi accanto a lui ecertamente lui e il suo ospite parlarono molto di mecome poteicapire dalle occhiate che mi dava quest'ultimo e dalla parola "yahoo"che ricorreva nei loro discorsi.


Intantomi ero infilato i guanti; questo gesto lasciò perplesso ilgrigioil quale non nascose il proprio stupore nel vedere cosa avevofatto alle mie zampe anteriorianzi ci posò due o tre voltedi seguito i propri zoccolicome per farmi capire che avrei dovutofarle ritornare come prima; lo accontentai sfilandomi i guanti emettendomeli in tasca. Questo aumentò i loro commenti e miaccorsi che stavo conquistando la loro simpatiae ne avrei prestosentito gli effetti. Mi dissero di pronunciare le poche parole cheavevo imparato ementre erano a tavolail padrone mi insegnòil nome dell'avenadel lattedel fuocodell'acqua e di altresostanze. Imparai questi termini alla sveltagrazie alla miapredisposizione per le lingue straniere.


Finitoil pranzoil padrone mi portò in un angolo econ segni eparolecercò di farmi capire tutto il suo imbarazzo perchénon sapeva cosa darmi da mangiare. Loro chiamano l'avena "hlunnh";pronunciai questa parola due o tre volte perchése all'iniziol'avevo scartatain un secondo tempo pensai che avrei potuto farciuna specie di pane checon il lattemi avrebbe almeno sostentatofino al momento in cui fossi riuscito ad andare in altri paesifragente della mia razza. Il cavallo allora mi fece portare dalla servagiumenta un bel mucchio d'avena su un vassoio di legno. Feciabbrustolire sopra il fuoco l'avenala sfregai ben bene per liberarei grani che passai in una specie di setaccio e che infine tritai fradue pietre. Poiimpastando questa specie di farina con acquaneottenni una focaccia che cossi al fuoco. La mangiai ancora caldainzuppata nel latte. A prima vista questo ciboche oltre tutto èassai comune in diversi paesi europeimi sembrò insipidomacol tempo sarebbe migliorato; e poi non era certo la prima volta chetiravo la cinghia e che constatavo come la natura si accontenti dipoco. Ed inoltre non posso fare a meno di riconoscere cheper tuttoil periodo che rimasi in quell'isolanon ebbi il minimo malanno. Avolte riuscii a catturare un coniglio o un uccellino con lacciolifatti con peli di "yahoo"a raccogliere erbe aromaticheche lessavo e mangiavo col panecome l'insalatae di quando inquando mi concessi un po' di burro e di siero come bevanda.


Daprincipio sentivo la mancanza del salema presto mi abituai amangiare insipido e sono convinto che l'uso indiscriminato del sale èpiù che altro frutto del benessereperché esso fuintrodotto da principio come uno stimolo al bereeccetto quando sidebba preservare la carne in lunghi viaggi o in luoghi lontani daigrandi mercati. Fra tutti gli animalil'unico a farne uso èl'uomotanto è vero chedopo avere lasciato quest'isola mici volle molto tempo prima di riabituarmi al sapore di cibi salati.


Perquanto riguarda la mia alimentazionecredo di essermi dilungatoabbastanzaanche se altri scrittori di viaggi scrivono pagine epagine sull'argomentocome se poi al lettore interessassepersonalmente sapere se mangiavano bene o male. Era comunquenecessario soffermarsianche se brevementesu questo argomentoperché non si pensasse che era impossibile vivere in questopaese e con simili abitanti.


Asera il padrone mi fece preparare un posto dove dormirea sei metridalla casama separato dal covile degli "yahoo". Mi gettaisulla paglia ecopertomi con i miei stessi abitifeci una belladormita.


Inseguito mi sarei sistemato molto megliocome il lettore sapràfra brevequando descriverò in maniera piùparticolareggiata le mie abitudini in quel paese.




3- IL PADRONE HOUYHNHNM INSEGNA LA LINGUA ALL'AUTOREDESIDEROSO DIAPPRENDERE. DESCRIZIONE DELLA LINGUA. VENGONO MOLTI NOTABILIHOUYHNHNM PER VEDERLO. L'AUTORE RACCONTA AL PADRONE I SUOI VIAGGI



Ilmio sforzo principale era puntato a imparare la lingua che il miopadrone (come da ora in poi lo chiamerò)i puledri e tutta laservitù equina volevano insegnarmi. Consideravano un prodigioche un essere bruto desse segni evidenti di ragione; infatti indicavoogni oggetto e ne chiedevo il nome che poi trascrivevoquando erosolonel mio diario; cercavo di correggere l'accentofacendoripetere a quelli della famiglia la stessa parola. In questa attivitàmi fu di grande aiuto un puledro sauro che aveva le mansioni piùumili.


Siccomei cavalli parlano attraverso il naso e la golala loro linguaassomigliafra tutte le lingue europeeall'alto olandese o tedescoma è più espressiva e meno ruvida. L'imperatore CarloQuinto aveva fatto la stessa osservazione quando affermò chese avesse dovuto parlare al suo cavallogli si sarebbe rivolto intedesco.


Ancheil mio maestro era impaziente e curioso e dedicò la maggiorparte del suo tempo libero a insegnarmi. In seguito mi avrebbe dettodi essere convinto che fossi uno "yahoo"anche se ladocilità nell'imparareil garbo e la pulizia che dimostravolo lasciavano perplessoproprio perché erano qualitàletteralmente opposte alla natura di quegli animali. I miei vestitierano per lui un problemaperché non sapeva se facevano partedel corpotanto più che non me li toglievo mai prima diandare a letto e mi rivestivo prima di uscire all'aperto. Il suodesiderio più grande era quello di sapere da dove venivodoveavevo imparato a ragionaredi sentirmi raccontare la mia storia.Sperava infatti chevisti i progressi che facevo nella loro linguasarei stato ben presto in grado di raccontare la mia vita. Peraiutare la memoriascrivevo tutte le parole che via via imparavosecondo l'ortografia inglesecon accanto la traduzione. Dopo qualchetempo facevo questa computazione alla presenza del mio padrone. Mi civolle del bello e del buono per fargli capire quel che stavo facendoperché loro non hanno la minima idea di libri e letteratura.


Nelgiro di poco più di due mesi ero in grado di capire le suedomande e dopo tre mesi potevo dargli anche qualche accettabilerisposta. La cosa che più lo incuriosiva era sapere da qualeparte del paese venivo e come avevo imparato ad imitare un essererazionaleperché gli "yahoo"ai quali assomigliavonelle parti scoperte dai vestiticome la testail visole manimalgrado qualche guizzo di furbizia istintiva e una spiccatadisposizione al maleerano gli esseri più refrattari adimparare qualsiasi cosa. Risposi che venivo dal mareda una terralontana; che ero stato in compagnia di molti miei simili in un granderecipiente vuoto e ricavato dal tronco di parecchi alberi; che i mieicompagni mi avevano costretto a sbarcare su quella costalasciandomisolo. Riuscii a farmi capire a furia di segni e con grandedifficoltà. Lui mi rispose che dovevo essermi sbagliato o chegli avevo detto "una cosa che non era" (nella loro linguanon esistono parole che esprimano bugie o falsità); perchésapeva che oltre il mare non poteva esserci altra terranéche un'accozzaglia di esseri bruti potesse guidare un recipiente dilegno in mare. E poi non c'era "houyhnhnm" che sapessecostruire un tale aggeggioné in ogni caso lo avrebbeaffidato ad uno "yahoo".


Nellaloro lingua "houyhnhnm" significa cavallo esecondol'etimologiaperfezione della natura. Dissi al padrone che per ilmomento avevo grandi difficoltà nell'esprimermi perchémi mancavano le parolema che in breve tempo gli avrei raccontatocose meravigliose.


Sicompiacque allora di fare in modo che la giumentai puledrinietutta la servitù si dedicassero in ogni modo a istruirmi eogni giorno se ne prendeva cura lui stesso per due o tre ore. Diversicavalli e giumente di rango vennero a farci visitaperché siera sparsa la notizia nei dintorni di uno "yahoo"straordinariocapace di parlare come un "houyhnhnm" e cheaddirittura faceva intravedere nelle parole e nelle azioni qualchebarlume di ragione. Questi signori cavalli si compiacquero non pocodi parlare con medi farmi domande alle quali rispondevo comepotevo. Questo esercizio mi fece fare progressi così grandiche a cinque mesi dal mio approdo capivo tutto e mi esprimevo consufficiente chiarezza.


Gli"houyhnhnm" che vennero a far visita al mio padrone pervedermi e parlare con meerano poco convinti che fossi un vero"yahoo"perché il mio corpo aveva un rivestimentodiverso. Quello che li frastornava era la mancanza di pelle scura edi pelameesclusa la testail viso e le mani. Ma avevo giàrivelato il segreto al mio padrone casualmente un quindici giorniprima.


Hogià raccontato che tutte le serequando gli altri se n'eranoandati a dormiremi spogliavo degli abiti che poi mi facevano dacoperta. Una mattina capitò che il mio padrone mandasse il suovallettoil puledro sauroa chiamarmi di buon'ora. Quando entròil saurodormivo saporitamentecon le vesti che erano scivolate daun lato e la camicia che mi era salita sul petto. Mi svegliai per ilrumore e luiimpacciatissimofarfugliò l'ambasciata allameglio.


Dopodi che corse terrorizzato dal padrone per riferirgli confusamente lascena intravista. Avevo capito subito quello che era successo perchérecatomi dal padrone appena vestitomi sentii chiedere il senso diquello che aveva raccontato il servitoresecondo il quale quandodormivo ero un essere diversoche ero in parte di colore biancoinparte gialloo almeno non proprio biancoin parte bruno.


Finoa quel momento avevo tenuto nascosta la faccenda dei vestiti perdistinguermi il più possibile da quei maledetti "yahoo"ma ormai era inutile continuare. E poi le mie vesti già malridotteprima o poi sarebbero cadute a pezzi e a quel punto avreidovuto ricorrere alla pelle degli "yahoo" o di qualchealtro animalerivelando naturalmente il segreto. Per cui informai ilmio padrone che nella terra dalla quale provenivo quelli della miarazza avevano l'abitudine di coprirsi con pelli o lane di animaliconciate ed elaboratesia per decenza che per ripararsi dal rigoredel clima; gliene avrei dato un esempio spogliandomi dinanzi a luiriservandomi solo di non scoprire quelle parti che la natura ci hainsegnato a nascondere. Lui rispose che il mio era uno stranodiscorsospecie nell'ultima parteperché non riusciva acapire come la natura ci avesse insegnato a nascondere ciò cheessa stessa ci ha dato; che né lui né gli altri dellasua famiglia provavano vergogna per alcuna parte del corpoma che milasciava libero di fare secondo i miei gusti. Innanzi tutto misbottonai la giacca e me la sfilaipoi continuai con il panciottole scarpele calzei pantalonimi feci scendere la camicia allavita attorcigliandomela intorno alle anche per coprire le mie nudità.


Ilcavallo assistette pieno di curiosità e di stupore all'interaesibizioneraccolse con la zampa i vari indumentiuno per unoesaminandoli con attenzionemi passò la zampa sul corpo senzafarmi male e mi girò intorno più volte. Disse chedovevo essere senza dubbio uno "yahoo"anche se potevanotare molte differenze rispetto agli altri della mia razza nellapelle bianca e liscianella mancanza di peli in molte parti delcorponella forma e nella dimensione delle unghiein quel mio mododi camminare sempre sulle zampe posteriori.


Nonvolle vedere altro e mi permise di indossare gli indumentiperchégià tremavo di freddo.


Alloragli feci capire come mi trovassi a disagio a sentirmi chiamare con ilnome di quell'animale ripugnante e spregevole che è lo"yahoo"lo pregai di risparmiarmi quell'appellativo e diimpedire che fosse usato dai membri della sua famiglia e dagli amiciai quali mi avrebbe mostrato. Inoltre gli chiesi di non rivelare ilsegreto dei vestitifino a quando mi fossero durati; in quanto alsauro che aveva assistito alla scenaSuo Onore gli avrebbe potutobenissimo ordinare di non farne parola.


Ilpadrone si compiacque di accontentarmi e così non fu svelatoil segreto degli abitialmeno finché non cominciarono alacerarsi e fui costretto a ricorrere a vari espedienti di cui avròmodo di parlare.


Intantovolevo a tutti i costi migliorare la conoscenza della linguaperchéil cavallo si stupiva molto di più a sentirmi parlare eragionareche a osservare il mio corponudo o vestito che fosse.


Inoltrepareva impaziente di sentire le meraviglie che gli avevo promesso.


Daquesto momento in poi raddoppiò l'impegno nell'istruirmi; miportò spesso in mezzo agli altri dopo averli pregatiinseparata sededi trattarmi con cortesiaperché questoatteggiamento mi avrebbe messo di buon umore. Non passava giorno cheoltre a insegnarmi la linguanon mi chiedesse notizie di meallequali rispondevo meglio che potevo. In questo modo gli avevo giàfornitoanche se in maniera inesattaalcune informazioni sommarie ed'altronde sarebbe noioso mettersi qui a passare in rassegna i varistadi attraverso i quali giunsi a una conversazione piùfluida. E' importante però ricordare che la prima notiziaparticolareggiata e completa che gli detti di me fu la seguente.


Glidissi dunque checome avevo già provato altre volte aspiegargliero venuto da una terra lontanissima insieme a unacinquantina di esseri della mia stessa razza; che avevamo viaggiatoper mare in una grande tinozza di legnopiù grande della suacasa. Cercai di descrivergli nel modo migliore il vascello e difargli capirecon l'aiuto del mio fazzoletto apertocome potesseessere sospinto dal vento; che poi era avvenuta una lite e ero statoabbandonato in una spiaggia del suo paese e che mi ero inoltratonella campagna senza sapere dove andavofino al momento in cui miaveva liberato da quegli orrendi "yahoo".


Allorami chiese chi aveva costruito la nave e come fosse stato possibileche gli "houyhnhnm" del mio paese lo avessero lasciato farea degli esseri privi di ragione. Gli risposi che sarei andato avantinel racconto solo ad un patto: che non avrebbe dovuto offendersi diquanto avrei raccontato; solo dopo avere avuto la sua promessa gliavrei riferito le meraviglie che da tanto gli avevo promesso.


Acconsentìe allora gli dissi che la nave era stata costruita da esseri come mei qualinel mio paese come in tutti gli altri che avevo visitatoerano gli unici esseri razionali e quindi gli unici a governare; cheanziquando ero approdato nel suo paesela prima cosa che mi avevastupito era stato vedere dei cavalli che si comportavano comecreature dotate di ragionetanto quanto potevano esserlo lui e isuoi compagni nello scoprire segni di intelletto in un essere cheavevano chiamato "yahoo". Riconoscevo di assomigliare inmolte parti del corpo a questi brutima non certo alla loro naturadi esseri degenerati. Aggiunsi chese mai la fortuna mi avesseconcesso di far ritorno in patriadove avevo intenzione diraccontare i miei viaggichi avesse ascoltato il mio racconto miavrebbe accusato di dire cose che non esistevanodi essermiinventata tutta questa storia. E poicon tutto il rispetto per luila sua famigliai suoi amici e dopo avergli ricordato la promessa dinon prendersela a maledovetti aggiungere che sarebbe sembratoimpossibile agli occhi dei miei compatrioti che un "houyhnhnm"potesse essere la creatura che comanda una nazione e lo "yahoo"una bestia.




4- CONCETTI DI VERITA' E DI MENZOGNA SECONDO GLI HOUYHNHNM. ILDISCORSO DELL'AUTORE INCONTRA LA DISAPPROVAZIONE DEL SUO PADRONE

L'AUTOREFORNISCE ULTERIORI PARTICOLARI SU SE STESSO E SUI SUOI VIAGGIPERICOLOSI.



Mentremi ascoltavasembrava che il padrone avesse il disagio dipinto sulviso. In questa terrainfattidubitare e non credere sono cosìestranei alla menteche gli abitanti non sanno come comportarsi intali occasioni. Più di una voltalo ricordo beneargomentodi conversazione con il mio padrone era stato la natura dell'uomonelle altri parti del mondoe avendo dovuto parlargli di falsitàe di menzognemi ci era voluto del bello e del buono per farglicapire cosa intendevoper quanto avesse un ingegno acutissimo.Secondo lui infatti il fine del linguaggio è rendercicomprensibili a vicenda e di essere informati dei fattima se ognunodice una cosa che non è viene meno lo scopo dellacomunicazioneperché da un lato non posso dire di capire ilmio interlocutoredall'altro sono così lontano dal ricevereun'informazioneche mi trovo peggio che nell'ignoranzaportato comesono a credere che una cosa sia nera quando è biancao cortaquando è lunga. Questo era tutto quello che sapeva sullafacoltà della menzognacosì bene capita e messa inpratica da tutte le creature umane del mondo.


Maper ritornare alla nostra discussionequando affermai che gli"yahoo" erano i soli a dominare nel mio paesegli sembròuna cosa incomprensibile e mi chiese se avevamo degli "houyhnhnm"e quali compiti erano loro affidati. Gli risposi che ne avevamomoltissimiche in estate pascolavano nei campi e d'inverno venivanotenuti nelle stalle alimentati con fieno ed avenadove un servitore"yahoo" li strigliavapettinava loro la crinieralavavaloro le zampedava loro da mangiare e rifaceva i giacigli. "Capiscocapisco" rispose il mio maestro. "Da quanto mi dicisebbene gli "yahoo" pretendano di essere creaturerazionalisono pur sempre schiavi degli "houyhnhnm";magari i nostri "yahoo" fossero altrettanto docili!".Scongiurai Suo Onore di non farmi proseguireperché erosicuro che quanto avrei potuto dire sull'argomento gli sarebbedispiaciuto moltissimo. Lui invece volle sapere tuttobuono ecattivo che fossee a me non rimase che obbedirgli. Dissi dunque chegli "houyhnhnm"da noi chiamati cavallierano senz'altroi più generosi e i più affezionati fra gli animalidomesticiapprezzati soprattutto per la forza e per la velocitàimpiegati dalle persone benestanti che li possedevano per viaggiareper correreper trasportare carrozze; aggiunsi che venivano trattaticon cura e affetto finché non si ammalavano o si azzoppavanoperché allora venivano venduti per essere impiegati neiservizi più umili prima di moriredopo di che si scuoiavano esi vendeva la pelle per quello che poteva valerementre il corpoveniva lasciato in preda ai cani e agli uccelli. Quelli di razza piùcomune avevano un trattamento molto diversoperché venivanoimpiegati dai contadinidai carrettieri e dalla plebaglia in lavorifaticosissimi ricompensati da cibo peggiore. Poi cercai di spiegargliil nostro modo di viaggiarela forma e l'uso delle brigliedellaselladegli speroni e della frustadei finimenti e delle ruote. Poigli dissi che applicavamo delle piastre di una materia durissimadetta ferrosotto gli zoccoliper impedire che si spaccassero neiterreni accidentati sui quali capitava di viaggiare.


Conprofonda indignazioneil padrone mi chiese come osavamo montaresulla groppa di uno "houyhnhnm"poiché non c'eranodubbi che anche il più debole fra i suoi servi sarebbe statocapace di scrollarsi di dosso il più forte degli "yahoo"o di rotolarsi per terra per schiacciarlo sotto il suo peso. Risposiche avevamo l'abitudine di addestrare i nostri cavalli da quandoavevano tre o quattro anni; che se poi qualcuno si dimostrava restiofiniva per fare il cavallo da tiro; che erano battuti da giovani alminimo capriccio e infine che i maschidestinati alla sella o allacarrozzaa due anni venivano castrati per sbollire i loro spiriti erenderli docili e mansueti.


Eranosenza dubbio sensibili alle punizioni e alle ricompenseanche se nondavano segni di ragione più di quanto accade agli "yahoo"in questa terra.


Peressere il più possibile chiaro con il mio padronedovettiricorrere a vari giri di paroleperché la loro lingua non hacerto una grande varietà di terminivisto che i loro bisognie le loro passioni sono molto minori rispetto ai nostri. Eppure èimpossibile esprimere tutto il suo risentimento di fronte al modobarbaro in cui trattiamo gli "houyhnhnm"soprattutto dopoche gli ebbi riferito il nostro uso di castrare i cavalliperimpedire che si riproducano e per renderli più mansueti. Disseche se esisteva un paese dove gli "yahoo" erano i soli adessere dotati di ragionespettava certamente a loro governareperché con il tempo la ragione vince sempre la forza bruta.Tuttaviaconsiderando la forza dei nostri corpispecialmente delmiogli pareva che non ci fossero esseri della nostra dimensione piùdisadatti all'uso della ragione nelle comuni attività dellavita.


Vollesapere infatti se le persone fra le quali vivevo assomigliavano piùa me o agli "yahoo". Gli risposi che più o menoquelle della mia età erano come mema la pelle di quelli piùgiovani e delle femmine era più soffice e morbidain questeultime anzi era bianca come il latte. Riconobbe che ero differentedagli "yahoo"senza dubbio più pulito di loro esenza deformità fisicheanche se nella vita pratica questedifferenze risultavano degli svantaggi: le unghie dei piedi anteriorie posteriori non mi servivano a nientei piedi davanti poi nonsapeva nemmeno come chiamarliperché non mi aveva mai vistocamminare a quattro zampeinoltre erano troppo delicati per ilterrenocosì scoperti come in genere li portavo. Se anche licoprivo con quei rivestimenti straniquesti non erano nédella stessa formané ugualmente forti dei piedi posteriori.Inoltre il mio modo di camminare era tra i più insicuriperché se scivolavo con una delle due zampeinevitabilmenteruzzolavo per terra. Poi passò ad elencare i difetti dellealtre parti del corpo: la faccia piattail naso sporgentegli occhisul davanti del corpo che mi costringevano a girarmi quando volevoguardare di latol'incapacità di mangiare senza portarmi unazampa alla boccae un gran numero di giunture che servivano solo aquesto scopo. Non capiva a cosa servissero tutte quelle fessure espaccature nei piedi posterioriincapaci di procedere su sassi acutie taglienti senza la protezione della pelle di qualche altro animalecosì come accadeva per l'intero mio corpocostretto aripararsi contro il caldo e il freddo con qualche difesa che ognigiorno mi mettevo addosso e mi toglievocon grande fastidio.


Infineaveva notato che nel suo paese non c'era animale che non dimostrasseodio istintivo per gli "yahoo"sfuggiti dai deboli eignorati dai forti. Per cuianche ammesso che fossimo dotati diragionegli sembrava impossibile vincere quel senso di repulsioneche tutti provavano nei nostri confrontiné d'altra partecapiva come avessimo potuto addomesticarli per porli al nostroservizio. In ogni casodisse che non voleva discutere oltre diquesta faccendaperché gli interessava molto di piùsapere la mia storiaconoscere il paese dove ero nato e le avventuredella mia vitafino al momento in cui ero capitato in quel paese.


Lorassicurai che avrei desiderato ardentemente di soddisfare ogni suodesiderioanche se avevo molti dubbi di riuscire a spiegarecompiutamente concetti di cui Suo Onore non aveva la piùpallida ideaperché non c'era niente di analogo in quellaterra. Avrei in ogni caso fatto del mio meglioricorrendo a dellesimilitudini e chiedendogli aiuto quando avessi avuto bisogno diparole precise; aiuto che lui mi promise senz'altro.


Dissidunque che ero nato da un'onesta famigliain un'isola chiamataInghilterrache era lontana dalla sua terra quanto il cammino chepoteva percorrere il più robusto dei suoi servi nel corso diun anno solare; avevo imparato l'arte del medico il cui compito èquello di curare le ferite e i malanni del corpo causati da incidentio atti di violenza. Il mio paese era governato da un uomo-femminadella nostra razza che chiamavamo regina; da esso ero partito peraccumulare una certa ricchezza per mezzo della quale sarei vissutocon la famiglia al mio ritorno. Nel mio ultimo viaggio avevo ilcomando della nave e di un equipaggio di una cinquantina di "yahoo"molti dei quali erano morti in viaggiotanto che ero stato costrettoad assoldarne altri di diversa nazionalità. La nostra nave erastata sul punto di affondare un paio di voltela prima a causa diuna violenta tempestala seconda perché aveva rischiato difracassarsi sugli scogli.


Aquesto punto il padrone mi aveva interrotto per chiedermi come avevofatto a convincere degli stranieriprovenienti da diversi paesiadavventurarsi in mare al mio serviziodopo le perdite che avevosubito e i rischi che avevo corso. Gli risposi che erano deglisciagurati senza arte né partecostretti ad abbandonare iloro paesi per la miseria o per qualche delitto; alcuni erano statirovinati dai processialtri avevano speso fino all'ultimo centesimonel berein baldracchenel gioco; c'erano dei traditori e moltiassassiniladriavvelenatoritruffatorispergiurimasnadierifalsaristupratori e sodomitidisertori e transfughi in camponemicomoltissimi evasi dalle galere. Nessuno di loro sarebbe piùritornato in patriadove lo aspettava la forca o la prigione a vitaperciò erano costretti a tirare avanti in paesi stranieri.


Durantequesto mio resocontoil padrone mi interruppe parecchie volte.Infatti per descrivere molti dei crimini commessi da questaaccozzaglia apolide di marinaiero stato costretto a ricorrere agiri di paroletanto è vero che ci vollero parecchi giorni didiscussione prima che potesse capirmi. Lui non riusciva a comprenderecome e perché la gente dovesse perseguire quei vizi. Cercai dichiarirgli la faccendadandogli qualche idea del desiderio dipotenza e di ricchezzadegli effetti disastrosi che la lussurial'intemperanzala malvagità e l'invidia sono capaci diprovocareprocedendo di volta in volta con esempi ed ipotesi. Comeuno che sia improvvisamente colpito nell'immaginazione da una storiamai sentita primalui alzava gli occhi pieni di stupore e diindignazione. Nella loro lingua non esistevano parole per esprimeregovernoguerraleggepunizione ed altri mille concetti; ma era unessere intelligentissimoe a forza di riflettere e di conversarealla fine raggiunse una perfetta conoscenza di quanto la natura umanaè capace di fare dalle nostre partiper cui volle che glifornissi ulteriori particolari su quella terra chiamata Europa e sulmio paese in particolare.




5- SU RICHIESTA DEL PADRONEL'AUTORE LO INFORMA DELLE CONDIZIONIDELL'INGHILTERRA. CAUSE DI GUERRA FRA I SOVRANI EUROPEI. L'AUTORECOMINCIA A SPIEGARE LA COSTITUZIONE INGLESE



Sappiail lettore che il seguente riassunto delle conversazioni che ebbi conil mio padrone toccaanche se per sommi capii punti piùimportanti da noi discussi nel giro di un paio d'annipoichéSuo Onore desiderava tanti più chiarimenti quanto piùprogredivo nella lingua "houyhnhnm". Gli descrissi meglioche potei le condizioni dell'Europa parlando di commerci e diproduzionedi arti e di scienze e le risposte che davo alle suedomandeche prendevano spunto da vari argomentifornivano materiainesauribile di conversazione. Cercherò comunque di offrire ilsucco di quanto avemmo modo di dire sulla mia patriatrattando gliargomenti con ordine e con assoluto rispetto del veroindipendentemente dal momento in cui i vari argomenti vennerodiscussi. Il mio unico problema è di rendere con fedeltàe imparzialità i ragionamenti del mio padronesia per miaincapacitàsia per la difficoltà di tradurli nelnostro barbaro inglese.


Obbedendoa quanto mi aveva chiesto Suo Onoregli esposi la rivoluzione cheaveva portato sul trono d'Inghilterra il principe di Orangela lungaguerra con la Francia intrapresa da quel sovrano e proseguita con laregina che gli è succedutai suoi sviluppi fino ad oggi conil concorso di tutte le grandi potenze della cristianità. Susua richiestacalcolai che durante il corso di quella guerra eranostati uccisi un milione circa di "yahoo"prese uncentinaio di città e colate a picco o date alle fiamme nonmeno di cinquecento navi.


Michiese quali fossero le cause che portano un paese a scendere inguerra contro un altro; gliene elencai solo alcune: a volte èl'ambizione di un principe che non si sente sazio delle terre e delpopolo che governaaltre è la corruzione di qualche ministroche spinge il sovrano ad una guerra allo scopo di soffocare o didistrarre il malcontento dei sudditi contro la pessimaamministrazione Le differenze di opinione sono costate milioni divite umane: seper esempio la carne sia paneo il pane carnese ilsucco di un certo frutto sia vino o sia sanguese fischiare sia unvizio o un nobile atto; se sia meglio baciare un legno o gettarlo sulfuoco; se il colore più bello per un vestito sia il neroilbiancoil rosso o il grigio; se debba essere lungo o cortolargo ostrettopulito o sporco e mille altre ancora. Senza contare che leguerre causate da divergenze di opinionisoprattutto su cose dinessuna importanzasono quelle più micidiali e piùlunghe.


Avolte nasce una lite fra due sovrani per dividersi i possedimenti diun terzo ai quali non hanno alcun diritto. Altre è un principeche litiga con un altroper paura che l'altro litighi con lui. Orasi intraprende una guerra perché il nemico è troppopotenteora perché è troppo debole. Si dà ilcaso che i nostri vicini vogliano ciò che noi possediamooabbiano loro le cose che a noi fanno gola; allora ci azzuffiamo finoa che ci prendono le nostre cose o ci danno le loro.


Giustopretesto di guerra è invadere un paese dopo che è statodecimato da pestilenze e carestiedilaniato da lotte intestine.


Altrettantogiusto è muovere guerra al nostro alleato vicinoquandoquesti possieda una città o una regione che arrotonderebbe efarebbe compatti i nostri territori. Se un sovrano invia il proprioesercito in un paese povero e sprovvedutoè perfettamentelegale che si mandi a morte almeno una metà degli abitantiriducendo gli altri in stato di schiavitùper portare loro lafiaccola della civiltà e illuminare le tenebre della barbarie.Se un sovrano chiede l'aiuto di un altro per proteggersi controun'invasionela più regaleonorevole e frequente forma diaiuto consiste nell'accaparrarsi le terre che abbiamo difesodall'invasione uccidendogettando in prigione o in esilio il sovranoche dovevamo liberare. Le parentele di consanguineità o dimatrimonio sono cause sufficienti di guerrae quanto più sonostrette le parentele fra sovranitanto più sono disposti alitigare. I paesi poveri sono affamatiquelli ricchi sono prepotentie fame e orgoglio sono sempre in lite. E' per queste ragioni che ilmestiere più nobile è quello del soldato; un soldatoinfatti è uno "yahoo" pagato per uccidere a sanguefreddo quanti più simili gli è possibilesenza chequesti gli abbiano fatto nulla.


Cisono in Europa dei re straccioni i qualinon potendo intraprendereguerre coi loro mezzinoleggiano i loro soldati alle nazioni piùriccheun tanto al giorno per uomo; tre quarti del ricavato lointascano e questo costituisce il grosso delle loro rendite. Diquesti sovrani ce ne sono molti nell'Europa del nord.


"Letue spiegazioni sulla guerra" mi disse il padrone"sonol'illustrazione più efficace della vostra pretesa ragione eper fortuna è più la vergogna che vi tirate addosso deldanno che siete in grado di provocare. Infatti la natura ha fatto inmodo da evitare che vi facciate male sul seriopoiché conquella vostra bocca piatta che si apre in mezzo al visonon siete ingrado di mordervi a vicendase uno dei due non lo consente. E poiavete delle unghie così tenere e delicate nelle zampeanteriori e posterioriche basterebbe uno solo dei nostri "yahoo"a mettere in fuga una dozzina dei vostri. Credo che quando haicalcolato il numero dei morti in guerratu mi abbia detto una cosache non è." Non potei fare altro che scuotere la testa esorridere della sua ingenuitàe poiché ho una certadimestichezza con l'arte della guerra gli descrissi cannonicolubrinemoschetticarabinepistolepallottolepolvere dasparospadebaionetteassediattacchiritirateminecontrominebombardamentibattaglie navalivascelli colati a piccocon mille uominiventimila morti per parte ; gemiti dei morenti emembra che volano per aria e fumofrastuonoconfusione; soldatischiacciati dagli zoccoli dei cavalli e poi fugheinseguimentivittorie; campi disseminati di cadaveri lasciati in pasto ai caniailupiagli uccelli da preda e saccheggirapine stupriincendi edistruzioni. E per far risplendere il valore dei miei compatriotigli dissi che li avevo visticon questi miei occhifar saltare inaria cento nemici alla volta durante un assedio e altrettanti in uncombattimento navale e di aver vistoo quei corpi senza vita ricaderea brandelli dal cielofra gli applausi degli spettatori.


Stavoper dargli altri particolariquando il padrone mi ordinò ditacere e mi disse chechiunque aveva familiarità con lanatura degli "yahoo"li riteneva degli esseri cosìabbiettida essere capaci di compiere le azioni che gli avevodescrittose niente niente la loro forza e la loro astuzia fosserostate pari alla loro malvagità. Ma se da un lato le mie parolegli avevano riattizzato il naturale disgusto che nutriva per quegliesseridall'altro gli avevano provocato un vero sconvolgimentodell'animomai provato prima. Forse una volta che si fosse abituatoad ascoltare quelle orrende parolele avrebbe accolte con minoreripugnanza. Perchéper quanto provasse odio per gli "yahoo"del suo paesenon li odiava per questo più di un "gnnayh"(un uccello da preda) per la sua crudeltà o di un sasso aguzzoche gli avesse scheggiato lo zoccolo. Eppurequando una creatura chepretende di essere razionaleè capace di simili azioniabominevolic'è da temere che la corruzione della ragione siapeggiore della brutalità in se stessa. Pensava infatti cheinvece della ragionefossimo dotati soltanto di qualche altraqualità capace di aumentare la nostra predisposizione alviziocosì come uno specchio d'acqua mossa riflette di uncorpo mal fatto l'immagine non solo ingigantitama ancora piùdistorta.


Diguerra ne aveva dunque sentito abbastanzasia in questa che in altrediscussioni; ma c'era un altro argomento che gli era rimasto pocochiaro. Aveva sentito da me che alcuni membri dell'equipaggio avevanoabbandonato la loro terra perché erano stati rovinati dallalegge; il significato di questa parola gli era stato giàspiegatoma allora non riusciva a capire come la leggeil cui fineè di rendere giustizia a ognunopotesse essere anche la suarovina. Per cui mi pregò di spiegargli esattamente cosaintendevo con la parola leggevisto che la natura e la ragione eranodelle guide sicure per quanticome noici ritenevamo esserirazionalicapaci di indicare il lecito e l'illecito.


Risposia Suo Onore che la giurisprudenza era una scienza di cui sapevo benpocoa parte l'esperienza negativa che avevo avutoquando mi erorivolto a un avvocato per certe ingiustizie subite. In ogni casoavrei cercato di soddisfare i suoi desideri.


Glidissi che nel nostro paese c'erano delle persone istruite fin dagiovani nell'arte di dimostrareattraverso la moltiplicazione delleparole inutiliche il bianco è nero o il nero èbiancoa seconda del desiderio di chi li paga: tutti gli altri sonoal loro confronto degli schiavi.


Facciamoun esempio: se il mio vicino ha messo gli occhi sulla mia muccapagaun avvocato perché dimostri che ha diritto di impossessarsene.A questo punto non mi resta che pagare un altro avvocato perdifendere i miei dirittitanto più che è contro ogniprincipio di legge che un individuo possa difendersi da solo. Oraproprio ioche sono il vero possessore della muccami trovo in unasituazione svantaggiosa per due motivi: per prima cosa il mioavvocatoabituato fin da quando era nella culla a difendere ilfalsosi trova come un pesce fuor d'acqua a dover difendere il veroun compito innaturale per lui e che affronta in modo goffo e di malavoglia. In secondo luogo dovrà procedere con la massimacautela per non incorrere nelle ire del giudice e nel disprezzo deicolleghicome uno che abbia svilito la professione. Non mi restanoquindi che due modi per non perdere la mucca: il primo è dipassare sottobanco all'avvocato del mio avversario una doppiaparcella; lui allora potrà tradire il suo cliente facendocapire che ha la giustizia dalla sua parte. Oppure il mio avvocatodovrà fare apparire la flagrante ingiustizia della miapretesariconoscendo che la mucca appartiene al mio avversario; e seci saprà faresi guadagnerà indubbiamente il favoredella corte.


OraSuo Onore deve sapere che questi giudici sono persone incaricate dirisolvere le controversie sulla proprietà o di giudicare icriminali; essi sono scelti fra quegli avvocatiuna volta abilimaormai diventati vecchi e fannullonicheabituati per tutta la vitaa andare contro la verità e la giustiziasono fatalmenteportati a favorire la frodelo spergiuro e la prepotenza. Ne hoconosciuti alcuni che hanno rifiutato laute offerte da chi aveva lagiustizia dalla sua partepiuttosto che offendere la corporazionecon un'azione contraria alla natura del loro ufficio.


Fraquesti avvocati vige una massimasecondo la quale quanto èstato fatto in precedenza deve essere preso come regola per i casifuturi; per questo raccolgono tutte le sentenze emesse contro ilcomune senso della giustizia e la ragione umana. Queste citazioniche vanno sotto il nome di "precedenti"valgono come verie propri principi di autorità per giustificare le opinioni piùiniqueprincipi ai quali i giudici si attengono inesorabilmente.


Nelladifesa gli avvocati evitano accuratamente di entrare nel meritosoffermandosi invece con tirate insolentiiraconde e noiose sucircostanze che con il caso non hanno nessun rapporto. Ritorniamoall'esempio di prima: loro non si sognano neppure di accertare aquale titolo il mio avversario pretenda di avere la mucca; invecevogliono sapere se la mucca è rossa o nerase ha le cornalunghe o cortese il campo dove pascola è tondo o quadratose è munta nella stalla o all'apertoa quali malattie èsoggetta e così via. Dopo di che consultano i "precedenti"aggiornano la causa a altre sedute e dopo dieciventi o trenta anniemettono la sentenza.


E'interessante notare che questa corporazione si è creata unproprio gergo incomprensibile ai comuni mortalinel quale redige leproprie leggiche cerca in tutti i modi di moltiplicarefino alpunto che il vero è indistinguibile dal falsoil giustodall'ingiustoe che magari ci vogliono trenta anni per decidere seil campo avuto in eredità da sei generazioni appartiene a me oa uno straniero lontano trecento miglia.


Neiprocessi per delitti contro lo stato si adotta un procedimento piùrapido e lodevole: il giudice manda a sentire quel che ne pensa chicomanda e poi spedisce alla forca o mette in libertàl'accusatocol rispetto formale della legge.


Aquesto punto il padrone mi interruppe osservando chese questiavvocati erano uomini tanto abili e ingegnosi come li avevodescrittiera un peccato che invece di fare quella professione noninsegnassero agli altri la loro saggezza e la loro cultura. Madovetti assicurarlo cheal di fuori della loro professionecommercialeerano gli esseri più stupidi ed ignoranti cheesistanoi conversatori più vuotinemici giurati dellacultura e del saperesempre disposti a tradire la ragione umananella loro professionecome in ogni altra occasione.




6- CONTINUA LA DESCRIZIONE DELL'INGHILTERRA SOTTO LA REGINA ANNA. LAFIGURA DEL PRIMO MINISTRO EUROPEO



Ilcavallo mio padrone non arrivava a concepire per quali motivi questagenìa di avvocati si fosse messa ad intrigare e a imbrogliarea quel modo le cartefino a costituire una vera e propriaassociazione a favore dell'ingiustiziacon l'unico scopo didanneggiare i propri simili; né aveva la minima idea di cosavolessi dire quando parlavo di "guadagno". A questo puntosi presentò il problema spinosissimo di spiegargli l'uso deldenarola materia di cui era fattoil valore dei metalli e quindiche quando uno "yahoo" aveva fatto incetta di una buonascorta di questa preziosa sostanzaera in grado di comprarsiqualsiasi cosadai vestiti più costosi alle case piùlussuosedai vasti appezzamenti di terreno a tavole imbandite con icibi più succulentioltre a poter scegliere le femmine piùbelle. E poiché il denaro era l'unico dio in grado diconcedere tutte queste graziei nostri "yahoo" eranoconvinti di non averne mai abbastanzasia che volessero sperperarloo accumularloa seconda della loro inclinazione naturaleall'avarizia o alla prodigalità. Da noi il ricco si gode ifrutti della fatica dei poverii quali stanno al primo nellaproporzione di mille a uno; anzi la quasi totalità della gentetira avanti fra gli stentifaticando dalla mattina alla sera permantenere nel lusso quel piccolo numero di fortunati.


Perchiarire questi concetti mi dilungai abbastanza sull'argomento e sualtri particolari collateralima il cavallo mi interrompevacontinuamente per avere lumipoiché lui partiva dalpresupposto che tutti gli animali avessero diritto alla loro parte diprodotti della terraspecialmente quelli che dominavano gli altri;per cui volle sapere cosa fossero questi cibi tanto costosi e perchéne fossimo così ghiotti. Gli presentai un elenco di ricettecosì come mi venivano in mentespiegandogli il modo dipreparare i vari piatti con ingredienti che le nostre navi ciportavano dalle terre più lontane e quindi passai ai vinialle salse e a altre infinite leccornie. Lo informai che perpreparare una degna colazione per certe nostre femmine "yahoo"e per trovare il vasellame adatto su cui servirlabisognavapercorrere non meno di tre volte il giro della terra. A lui il nostrosembrò un paese sciaguratovisto che non produceva cibosufficiente per gli abitanti; e soprattutto era sorpreso che lamancanza di acqua potabile in un territorio così grande cicostringeva a procurarcela oltre il mare con le nostre navi.


Glirisposi che la mia dolce patrial'Inghilterraproduceva cibo trevolte superiore al fabbisogno dei suoi abitanti e lo stesso potevadirsi per vini e liquoriestratti da grani o da vari frutticosìcome per altri generi di prima necessità. Tuttavia gli dissiche esportavamo in altri paesi la maggior parte dei prodotti primariper avere in cambio altre cose che diffondevano e accrescevano semprepiù le malattieil viziola folliae tutto questo alloscopo di alimentare il lusso e l'intemperanza dei maschi e la vanitàdelle femmine. Per questo molta gente era costretta a mantenersichiedendo l'elemosinadepredandorubandoimbrogliandoruffianeggiandospergiurandoadulandosubornandofalsandogiocandomentendoalterandolusingandoprepotenteggiandovendendo il votoscribacchiandoastrologandoavvelenandoputtaneggiandoprezioseggiandodiffamandofacendo i liberipensatori e così di seguitosebbene mi fosse assai difficilefargli capire il significato di ogni termine.


Poigli dissi che importavamo vino dall'estero non per mancanza di acquama perché ci rendeva allegriintorpidiva i nostri sensiciliberava dalla malinconiafaceva nascere nel cervello le fantasiepiù strane e bizzarresollevava gii spiriticacciava itimorizittiva la ragione per un certo tempoci toglieva l'usodelle membra sprofondandoci nel sonnoanche se poi ci risvegliavamoin uno stato di malessere e di prostrazioneperché l'abuso diquesta bevanda genera malattie e ci rende la vita corta e piena diacciacchi.


Proprioper questo la maggior parte della nostra gente si arrabbatta e tiraavanti cercando prodotti voluttuari per i ricchi e necessitàprimarie per i propri simili. Quando per esempio sono ben vestito ecalzato nella mia terrami porto indosso il lavoro di un centinaiodi operai e da un numero ancora maggiore sono prodotti i mobili dicasa mia; per vestire mia moglie poici vuole il lavoro di un numerocinque volte maggiore.


Poicominciai a parlargli di tutta un'altra banda di persone che siguadagnavano da vivere curando i malatiprendendo spunto per questonuovo argomento dall'accenno che avevo fatto più volte aimarinai che si erano ammalati nella mia nave. Non nascondo le enormidifficoltà che incontrai per farlo entrare in questo nuovoargomento. Lui si rendeva perfettamente conto che uno "houyhnhnm"potesse perdere le forze a pochi giorni dalla morte o ferirsigravemente in qualche incidente; ma gli pareva impossibile che lanaturache concepisce ogni suo atto in maniera perfettapotessepermettere che malattie di ogni tipo si insinuassero nei nostri corpie per questo voleva conoscere le ragioni d tanta sciagura. Glispiegai che ci nutrivamo di mille cose che provocavano effetticontrastantiche mangiavamo quando non avevamo fameche bevevamosenza avere seteche magari stavamo in piedi tutta la notte a bereliquori fortissimi senza mandare giù un solo boccone: questacondotta d vita ci disponeva alla pigriziainfiammava i visceriaccelerando o bloccando la digestione. Inoltre certe femmine "yahoo"contraevano una malattia capace di corrodere sino al midollo le ossadi quanti avevano contatti con loro. Questa ed altre malattievenivano trasmesse di padre in figliocosì che c'era un grannumero di bambini che venivano mondo portandosi dietro malattiecomplicatissime. Gli dissi che sarebbe stato impossibile fargli unelenco delle infermità che affliggono il corpo umanoin ognisuo membro o giuntura e che sono non meno di cinque o seicentocheper farla breve ogni sua parte interna ed esterna aveva la malattiacorrispondente. Contro queste malattie poteva ricorrere ad unacategoria di persone istruite per curareo far finta di curareimalati. E poiché sono un po' addentro al mestiere dissi a SuoOnore che speravo di fargli cosa gradita spiegandogli il metodosegreto della loro cura. I medici partono dal presupposto che tutti imali derivano dalla indigestioneper cui la migliore cura èun'evacuazione potente che può avere luogo sia attraversol'orifizio naturalesia dalla bocca. Per prima cosadunquefannouna pozione con erbemineraliresineoliconchigliesalisucchialgheescrementicortecciarettilirospiranocchiragniossa e carne di cadavere e di uccellibestie e pesci; sitratta della mistura più ripugnante e schifosa che si possaimmaginarecapace di sconvolgere all'istante lo stomaco; questoinfatti lo chiamano un emetico. Oppure aggiungono alla pozione altriingredienti velenosi pescati nello stesso fondo di farmacia e fannointrodurre questa medicina ugualmente disgustosa e ripugnante per levisceredall'orifizio superiore o inferiorea seconda del pallinodel medico; il composto rilassa le budella tirandone fuori ilcontenutoe questo è quello che loro chiamano purga oclistere. I medici sostengono che l'orifizio superiore anterioreserve all'intromissione di solidi e di liquidimentre quelloinferiore posteriore è adibito all'evacuazione; ma poichéquesti grandi ingegni hanno pensato con il massimo acume che durantele malattie la natura sia estromessa dalla sua sede naturaleperrimettercela pensano di sottoporla ad un trattamento oppostoscambiando le funzioni dei due buchi e cioè introducendosolidi e liquidi per via anale e facendo evacuare dalla bocca.


Oltrealle malattie reali ne abbiamo anche di immaginarieper le quali imedici hanno inventato cure altrettanto immaginarie; mali e cure diquesto genere hanno nomi vari e sono diffusissimi tra le femmine"yahoo".


Mala qualità più grande di questa banda di medici èla loro abilità nel fare pronostici; quando una malattia seriasi aggrava loro sono favorevoli a predire la morteuna soluzione chehanno sempre a portata di manocosa che non avviene con laguarigione. Se per caso si presentano segni di miglioramentodopoche loro hanno emesso il verdettopiuttosto che passare per falsiprofetisono capacissimi di dimostrare alla gente la loro abilitàprofessionale aumentando la dose per questo scopo. In questo modosanno rendersi utili a mogli e mariti stanchi l'uno dell'altroaiprimogenitiai ministri e molto spesso ai principi.


Avevogià avuto occasione di parlare al mio padrone dei caratterigenerali del nostro governo e in particolare della nostra eccellentecostituzione che suscitava la meraviglia e l'invidia del mondointero.


Mapoiché avevo nominato un ministrolui volle sapere poco dopoa che genere di "yahoo" mi riferivo.


Glidissi che un primo ministro è un essere che non conosce gioieo doloriamore o odiorabbia o pietàche è capace diappassionarsi solo per la brama di ricchezzepotere e titoli. Unatale persona sa usare la lingua per ogni cosameno che per esprimereciò che pensa.


Nondice mai la verità o se la dice la fa passare per unamenzognacosì come spaccia per vere le bugie piùincredibili. Quelli alle cui spalle dice male sono senz'altroprossimi a qualche promozionementre se dice bene di teagli altrio in tua presenzapuoi stare sicuro che sei perduto. Una suapromessasoprattutto se accompagnata da giuramentoè unpessimo segno e chi ha un briciolo di senno batte in ritirata eabbandona ogni speranza.


Unuomo può arrivare a essere ministro in tre modi: il primoconsiste nel saper valorizzare con abilità la moglielafiglia o la sorella; il secondo nel tradire o nel soppiantare ilpredecessore; il terzo nel dimostrare durante i pubblici dibattiti ilmassimo dello zelo contro la corruzione della corte.


Unprincipe scaltro saprà sempre scegliere quelli che hannoseguito quest'ultima stradaperché questi zelanti sidimostrano sempre i più ossequiosi e servizievoli nelsoddisfare i desideri dei loro padroni.


Unavolta che hanno mano libera su tutti gli impieghiquesti ministri simantengono al potere corrompendo la maggioranza del senato o delparlamentofinchécon una legge chiamata Atto di Immunità(di cui gli descrissi il contenuto)si sottraggono ad ogni resa deiconti e si ritirano a vita privatasazi delle spoglie del paese.


Laresidenza di un primo ministro è un vero e proprio collegiodove si educano gli alunni nel suo stesso mestiere: paggiservitoriportieri a furia di imitare il padrone diventano loro stessi ministrinei rispettivi settori ed imparano alla perfezione le tre artifondamentali dell'insolenzadella menzogna e della corruzione. Comeil loro maestrohanno la loro piccola corte stipendiata da personealtolocate e non è raro che riescano ad imporsicon raggiri ela massima sfrontatezzaquali degni successori del loro signore.


Quantoa quest'ultimoin genere è manovrato da una bagascia inpensione o dal lacchè favoritoche diventano il tramite perottenere favoritanto chein ultima analisipossono essereconsiderati a buon diritto i veri governanti del regno.


Ungiorno il padroneche mi aveva sentito parlare di nobiltàvolle farmi un complimento che in realtà non meritavo affatto.Era sicuro che fossi il rampollo di un qualche nobile casatoperchéero troppo differente dagli "yahoo" del suo paese nelcolore della pellenelle membra e nella conformazione generale delcorpoanche se non si poteva fare un paragone con la loro forza edagilità. Ma queste ultime deficienze erano probabilmente daimputare al mio diverso stile di vita; e poioltre alla facoltàdi parolaero dotato di qualche sprazzo di ragione che mi avevafatto passare per un prodigio presso i suoi conoscenti.


Mifece osservare che nella sua razza il biancoil grigio e il sauronon avevano membra proporzionate come il baioil nero e il grigiopomellatoné erano dotati dello stesso grado di intelligenzané della capacità di svilupparla; di conseguenzarimanevano sempre dei servitorisenza aspirare ad accoppiarsi concavalli che non fossero della loro condizioneperché un attodel genere sarebbe sembrato nella sua terra mostruoso e contronatura.


Rivolsial padrone i miei più umili ringraziamenti per l'ottimaopinione che si era fatta di mema gli assicurai che discendevo dauna famiglia umile e onesta che era stata appena in grado di darmiun'educazione discreta a furia di sacrifici. Quanto alla nobiltàdel nostro paeseera assai differente da come lui la concepiva. Inostri giovani nobilotti sono allevati fin da piccoli nel lusso enell'ozio; con l'adolescenza cominciano a dissipare il loro vigorecon femmine viziose e contraggono malattie repellenti. Quando il lorocapitale è agli sgocciolisposano una donna di bassacondizionebruttamalaticciasolo perché ha qualche soldoe non importa se la disprezzano e la odiano. Da questi matrimoninascono figli scrofolosideformi e rachitici; la stessa famiglia èdestinata a estinguersi nel breve giro di tre generazionia meno chela moglie si dia da fare per continuare la razzascegliendo il padrefra qualche servitore. I veri segni di sangue blu sono corpomalaticcioaspetto esanguecolorito giallognolo; mentre un nobilerobusto e sanguigno passa subito agli occhi di tutti per il figlio diun mozzo di stalla o di un cocchiere.


Alletare del corpo corrispondono quelle della menteche è unmiscuglio di umor nerotorporeignoranzacapricciosensualitàe superbia.


Nessunalegge può essere fattamodificata o abolita senza il consensodi questa classe illustre di nobilii quali hanno il potere didecidere senza appello di tutte le nostre proprietà.




7- IL GRANDE AMOR PATRIO DELL'AUTORE. OSSERVAZIONI DEL CAVALLOSUOPADRONESULLA COSTITUZIONE E SUL GOVERNO INGLESE. PARALLELI ECONFRONTI. ALCUNE RIFLESSIONI DEL CAVALLO SULLA NATURA UMANA



Illettore si meraviglierà di certo nel sentirmi parlare cosìfrancamente dei miei simili ad una razza di mortalii quali avevanogià una pessima opinione del genere umanoper avere colto lasomiglianza che c'era fra me e gli "yahoo".


Eppuredevo confessare che le tante virtù di quegli eccellentiquadrupediconfrontate con le corruzioni umanemi avevano apertogli occhi e il pensiero così tanto che ormai cominciavo aguardare sotto una luce diversa le azioni e le passioni umane. Sapevoormai che l'onore dei miei simili non meritava tanti riguarditantopiù che era difficile sostenerne il prestigio davantiall'acuto giudizio del mio padronecapace ogni giorno di farmiscoprire in me stesso mille magagne di cui non avevo avuto prima lapiù pallida idea e che da noi non verrebbero consideratenemmeno fra le debolezze umane.


Epoise devo essere franco con il lettoreconfesso che c'era unaragione anche più profonda in quel mio rappresentare le cosein maniera crudaper come vanno realmente. Mi trovavo in questaterra da meno di un annoe già provavo un amore ed unavenerazione tale per i suoi abitantiche ero fermamente deciso a nonritornare fra gli uominibensì a passare il resto della vitafra questi ammirabili "houyhnhnm"a contemplare e apraticare ogni virtù senza avere incitamenti né esempiviziosi. Purtroppo il fatomio eterno nemicovolle sottrarmi aquesta felice esperienza. Oggi mi conforta pensare che ho semprecercato di attenuare le colpe e i difetti dei miei similipur avendoa che fare con un esaminatore avvedutoprospettando le cose sotto laluce più favorevole. E dopo tuttochi non avrebbe peccato diparzialità verso la propria terra natìa?

Tuttociò che ho raccontato fu materia di discussione con il padroneper gran parte del tempo in cui ebbi l'onore di essere al suoservizioanche se ho dovuto sintetizzare non poco per non dilungarmieccessivamente.


Avevoormai risposto a tutte le sue domande e mi sembrava di averesoddisfatto completamente la sua curiositàquando un mattinodi buon'ora mi mandò a chiamare facendomi sedere accanto a lui(un onore che non mi aveva mai concesso fino a quel momento); poicominciò dicendo che aveva soppesato attentamente il mioraccontosia per ciò che riguardava la mia persona che la miapatria; ci considerava senz'altro una specie animale alla quale eratoccata in sortechissà mai per quale caso fortuitoqualchebriciolo di ragione chetuttaviaimpiegavamo solo per rendere piùperniciosa la nostra naturale inclinazione al male e per acquisirenuove forme di corruzione dalle quali eravamo esenti per natura. Cosìfacendoavevamo distrutto anche quelle poche qualità positiveche avevamo avuto in dotetutti tesi come eravamo a centuplicare ibisogni originali e a consumare la vita nell'inutile sforzo disoddisfarli con le nostre invenzioni. Quanto a megli sembrava ormaichiaro che non avevo né la forza né l'agilità diuno "yahoo"camminavo malfermo sulle zampe posteriorisembravo aver fatto di tutto per neutralizzare gli artigliinutilialla mia difesae per togliermi il pelame dal musoche pure era unottimo riparo dal freddo e dal caldo. Infinenon sapevo nécorrere velocementené arrampicarmi con agilità suglialberi come facevano gli "yahoo" miei fratelli (come vollechiamarli) di quella terra.


Secondoluii difetti delle nostre leggi e del governo derivavano dallagrave carenza di ragione edi conseguenzadi virtù; perchéla ragione è di per sé sufficiente a guidare unacreatura razionale: ma purtroppoda quanto gli avevo raccontatodella nostra gentecapiva che eravamo tutt'altro che ragionevolianche se si era accorto che avevo nascosto molti particolari per nonsvilire del tutto i miei compatriotie che spesso avevo detto coseche non sono.


Avevala conferma di questa sua opinione nel fatto chementrerassomigliavo in ogni parte del corpo agli "yahoo"adeccezione della forzadell'agilitàdella lunghezza delleunghie e di altri caratteri non certo prodotti dalla naturache purecostituivano uno svantaggio per la mia difesaquesta somiglianza eraaltrettanto netta per ciò che riguarda la nostra mentalitàcosì come aveva potuto capire da quanto gli avevo detto sulnostro modo di viveresui nostri costumi e sulle nostre azioni. Erarisaputo che gli "yahoo" si odiavano a vicenda comenessun'altra specie animale; la ragione di questo comportamento stanel fatto che essi sono in grado di sentire la ripugnanza che suscitala loro razza negli altri meno che in se stessi. Per questo lui eraconvinto che ci coprissimo il corpo con l'unico scopo di nascondereagli occhi degli altri la nostra deformitàaltrimentiinsopportabile. Ora si accorgeva che non era così e che leliti furibonde fra gli esseri abominevoli della sua terra eranoscatenate dalle stesse cause che provocavano le nostre.


"Infatti"aggiunse"se getti a un branco di cinque "yahoo"tanto cibo quanto basterebbe per cinquanta di quei mostriinvece dimettersi tranquillamente a divorare il loro pastosi azzuffanoferocemente perché ognuno vorrebbe averlo tutto per sé.Infattiquando venivano fatti mangiare all'apertoci voleva sempreun guardiano alle loro costole e quando erano nella stalla dovevanoessere legati uno lontano dall'altro." Continuò dicendochese una vacca moriva per vecchiaia o per qualche incidenteprimaancora che uno "houyhnhnmn" potesse metterla al sicuro daisuoi "yahoo"scendevano a branchi dal vicinato peragguantarla e si gettavano in una orribile mischiafacendosi con gliartigli delle ferite spaventosesebbene difficilmente fossero ingrado di uccidersinon avendo a disposizione quegli strumenti dimorte che sono una nostra esclusiva invenzione. Altre volte eranobranchi di "yahoo" di diversi luoghi che ingaggiavano zuffesimili senza un apparente motivo; quelli di una località simettevano a spiare gli altri per coglierli di sorpresa. Ma sel'impresa fallivatornavano ai loro covili eper mancanza di unnemico esternoingaggiavano fra di loro quella che definirei unaguerra civile.


Miraccontò inoltre che in certi campi si potevano trovare deiciottoli splendenti di vari coloridi cui gli "yahoo"andavano matti.


Comespesso capitaqueste pietre erano incassate nel terreno e allora gli"yahoo" erano capaci di scavare con le unghie per giorni egiornifinché riuscivano a estrarle e a nasconderle a mucchinelle loro taneguardandosi di sbiecoper paura che i loro compagniscoprissero l'ubicazione del loro tesoro. Il mio padrone non era mairiuscito a scoprire la ragione di questa loro brama maniaca nése queste pietre servissero a qualche cosa per gli "yahoo"ma ora era convinto che corrispondevano a quella avarizia umana chegli avevo descritto. Un giorno infatti aveva provato a togliere unmucchio di questi ciottoli dal luogo dove erano stati nascosti da uno"yahoo"; quel sordido animaleche aveva perduto il tesoroa forza di ululare attirò sul posto l'intero brancopoi simise a urlare come un disperato e a gettarsi sui suoi compagniprendendoli a morsi e unghiatequindi cominciò a struggersia smettere di mangiare e di lavorarefinché il mio padroneaveva ordinato ad un servo di rimettere le pietre nello stesso buconascondendole come prima. Appena lo "yahoo" le ebberitrovateritornò ad essere come primapieno di forze e dibuonumorema si mise subito a spostarle in un nascondiglio piùsicuro e da allora in poi diventò una bestia molto docile.


Ilcavallo mi confermò poi un'osservazione che mi era giàcapitato di fare e che cioè le zuffe più violente fraquesti animali avvenivano proprio in quei campi dove si trovavanociottoli lucidispecie per le continue incursioni di "yahoo"provenienti dai posti vicini.


Capitavaspesso chementre due "yahoo" si litigavano una di questepietrearrivasse un terzo il qualeapprofittando del momentosiportava via il ciottolo; il padrone vedeva una certa affinitàfra questo e i nostri processi. Pensai bene di non deluderloalmenoper salvarci la facciaperché la soluzione da lui presentataera molto più giusta di tante sentenze dei nostri tribunali.In fondoin quel casoi due pretendenti non perdono altro al di làdella pietra per cui si combattonomentre le nostre corti digiustizia non portano a soluzione una causa prima di avere spogliatoi contendenti.


Continuandonella sua descrizioneil padrone mi disse che niente rendevaschifosi questi animaliquanto la loro voracità insaziabilecapace di divorare tutto senza distinzioneerberadicibacchecarne in decomposizione e magari tutto insieme; inoltre la loronatura li portava a gustare con maggiore avidità tutto quelloche riuscivano a rapinare lontano piuttosto che quello che trovavanonei covili già pronto per loro. Se catturavano predespropositatecontinuavano a ingozzarsi fino al punto di scoppiarepoi si mettevano a rodere certe radici che avevano il potere di farlievacuare abbondantemente.


Mac'era un'altra radicesuccosissimadi cui andavano matti gli"yahoo" e che si mettevano a succhiare avidamente;piuttosto rara e difficile da dissotterrareproduceva gli stessieffetti che il vino ha nell'uomo: ora li spingeva ad abbracciarsi avicendaora a sbranarsi ed a urlarea sghignazzarea chiacchieraredi continuoa barcollare qua e là finché incespicavanoe cadevano addormentandosi per terra come ghiri.


Ebbimodo di osservare che in questa terra gli "yahoo" sono gliunici animali che si ammalanoper quanto più raramente deicavalli dalle nostre parti; e si ammalano non per il cattivotrattamentoma unicamente per la sporcizia e l'ingordigia. Nellaloro lingua queste malattie vengono classificate sotto unadenominazione unica derivata dal nome stesso di quelle bestie: "hneayahoo" o "male dello yahoo" e viene curato facendoloro ingoiare un miscuglio dei loro escrementi solidi e liquidi. Irisultati sonocome ho potuto vedereeccellentie pertantoraccomando caldamente questa terapia ai miei compatriotiper il benedi tutticome rimedio specifico dei malanni da indigestione.


Perquanto riguarda la culturail governo della cosa pubblicale artile industrie ed simili attivitàil padrone ammise che nonesisteva somiglianza fra gli "yahoo" di quella terra e noianche se si era soffermato a riflettere soprattutto sulle analogie dicarattere naturale. Eppure aveva sentito qualche "houyhnhnm"più curioso e attento degli altri parlare di certi branchi cheavevano per capo uno "yahoo"così come i cervi deiparchi seguono uno che li guidae che era sempre quello piùdeformemalvagio e attaccabrighe degli altri.


Questocapomandria era sempre seguito da un favoritoa lui molto simileche aveva il compito di leccargli i piedi e il deretano e diportargli al covile le femmine "yahoo"; in compenso diquesti servigi riceveva qualche brandello di carne d'asino. Odiato datutto il brancoquesto favorito stava sempre attaccato alle costoledel capo e continuava nei suoi ufficifinché venivarimpiazzato da uno ancora più ripugnante. Nel momento in cuicadeva in disgraziasi formava un vero e proprio corteo degli"yahoo" della zonamaschi e femminegiovani e vecchichecon il successore in testasi precipitava su di lui come unsolo uomo e lo ricopriva di escrementi dalla testa ai piedi. A questopunto il padrone lasciò a me decidere fino a che punto questoesempio potesse essere calzante per cortifavoriti e ministri deinostri paesi.


Nonraccolsi questa insinuazione maligna che degradava l'intelletto umanoal di sotto dell'istintiva sagacia di un braccoche riconosce esegue sempre il latrato del cane più intelligente della muta.


Ilpadrone mi disse poi che gli "yahoo" avevano dellecaratteristiche particolari di cui non avevo fatto alcun cennooquasiquando gli avevo descritto il genere umano. Come tutti glialtri animaligli "yahoo" avevano le femmine in comunecon la sola differenza che la femmina "yahoo" continuava adaccoppiarsi anche in stato di gravidanza; inoltre i maschi siazzuffavano con le femmine con la stessa ferocia con cui sicombattono i maschi tra di loro: due abitudini che dimostrano un talegrado di abiezionemai raggiunta da nessun altro genere di animali.


Unaltro aspetto degli "yahoo" che non finiva mai di stupirloera il loro indulgere alla sporcizia e all'oscenitàcaratteristiche che li distinguevano da tutti gli altri animaliportati naturalmente alla pulizia. Non fui in grado di controbatterele prime accuseperché non avevo argomenti per difendere lamia razza; altrimenti l'avrei fatto senz'altrospinto magari dallamia stessa natura. Forse avrei potuto dimostrare che gli uomini nonsono i soli a meritare l'accusa di sporciziase in quella terra cifossero stati dei maialii qualiper quanto più docili degli"yahoo"non possono pretendere certamente di essere anchepiù puliti. Purtroppo non ce n'erano e solo in teoria pensaiche Suo Onore ne avrebbe convenutose li avesse visti grufolare erovesciarsi nella mota.


Ilpadrone accennò anche ad un altro atteggiamento degli "yahoo"notato diverse volte dai suoi servitori e del quale non riusciva acapire il motivo. A volte a qualche "yahoo" saltava ilpallino di acquattarsi in un angolo dove si metteva a guaireastrepitarea scalciare contro tutti quelli che gli si avvicinavano ea rifiutare il cibomentre i servi non capivano che cosa gli fossesuccesso. L'unico rimedio era quello di assegnarlo ad un lavorofaticosissimodopo di che rinsaviva completamente. Ancora una voltanon dissi parola contro la mia razzaanche se avevo riconosciutosenza ombra di dubbioin questo atteggiamentoi germidell'ipocondria che attecchiscono nel riccoinfiacchito dai vizi edall'ozio. Se certi individui potessero essere sottoposti allo stessotrattamentomi assumerei l'incarico di curarli.


SuoOnore aveva notato inoltre che la femmina "yahoo" simetteva dietro cespugli o rialzi del terreno per guardare i giovanimaschi che passavanofacendo capolino e mille altre smorfiebizzarreemanando allo stesso tempo un tanfo insopportabile; sequalche maschio si avvicinavalei indietreggiava piano pianovoltandosi a guardarlo fingendo timore e poi andava in qualche postopiù sicurodove sapeva che il maschio l'avrebbe seguita.


Seuna femmina straniera capitava nel gruppole si facevano attorno treo quattro femmine che cominciavano a fissarlasghignazzando efacendo mille smorfie e ad annusarla tutta quanta; poi siallontanavano con gesti che sembravano di disgusto e disprezzo.


Puòdarsi che il padrone fosse stato un po' troppo sofistico nelconsiderare questi atteggiamentiche lui stesso o altri dei suoiavevano osservato; eppure dovetti constatare con stupore e gran penache i germi della lasciviadella civetteriadella malevolenzadello scandalo sono un istinto naturale per le donne.


Stavosulle spine perché mi aspettavo che il padrone accusasse da unmomento all'altro gli "yahoo" di quei desideri contronaturatanto comuni da noi. Ma la natura non sembra essere stata unamaestra molto espertapoiché dalle nostre parti questipiaceri più raffinati sono il prodotto esclusivo dell'arte edella ragione.




8- L'AUTORE RIFERISCE DIVERSE CARATTERISTICHE DEGLI YAHOO. NOBILIVIRTU' DEGLI HOUYHNHNM. EDUCAZIONE ED ESERCIZI DEI LORO FIGLI


L'ASSEMBLEAGENERALE



Conoscevola natura umana molto meglio di quanto fosse possibile al miopadroneper cui non mi fu difficile riconoscere nella descrizionedegli "yahoo" me stesso e i miei simili; ero anzi sicuro dipoter fare altre scoperte anche da solo. Per questo chiesi al cavalloil permesso di andare fra gli "yahoo" del circondariopermesso che mi fu concesso perché Suo Onoreconoscendo lamia ripugnanza per quegli esseriera sicuro che non mi sareilasciato corrompere. Volle anzi che andassi sempre sotto laprotezione di un puledro sauromolto robusto e di indole buonasenza la cui scorta non mi sarei mai azzardato a affrontareun'avventura simile. Ho già avuto modo di narrare comefindall'arrivofossi stato importunato da quegli animali repellentitanto è vero chedue o tre volte che mi ero allontanato senzala sciabolaavevo rischiato di assaggiare i loro artigli. Tral'altro ho motivo di credere che loro avessero intuito cheappartenevo alla loro specieinfatti se mi capitava di rimboccarmile maniche o di scoprirmi il pettocon il mio protettore vicinomisi accostavano il più possibilepoi si mettevano ad imitare imiei gesti in maniera goffacome fanno le scimmiema sempre conintenzioni ostilicosì come una bertuccia con calze eberretto diventa il capro espiatorio se capita in un branco discimmie selvatiche.


Findalla più tenera infanzia dimostrano un'agilitàsorprendente. Una volta acchiappai un piccolo maschio di tre anni ecercai di farlo stare buono con i gesti più affettuosi diquesto mondoma quel folletto cominciò a strillareagraffiare e a mordere con una tale violenzache fui costretto alasciarlo andare giusto in tempoperché un'intera banda diadulti era accorsa al trambusto; anche setrovato sano e salvo ilcuccioloe il puledro al mio fianconon avevano osato avvicinarsi.Quel piccolo "yahoo" emanava una puzza terribilequalcosafra la donnola e la volpema persino più intensa. Mi erodimenticato di un altro particolareche forse il lettore avrebbepreferito che lo avessi omesso del tutto: mentre lo tenevo inbraccioquel mostriciattolo mi imbrattò i vestiti con unascarica dei suoi escrementi liquidi e giallastri. Per fortuna lìvicino c'era un ruscello nel quale mi lavai meglio che poteianchese osai presentarmi al mio padrone solo dopo essere rimasto un belpezzo all'aria aperta.


Gli"yahoo" sono gli esseri più refrattari che esistanoa qualsiasi insegnamento e tutta la loro capacità non va oltreil saper tirare o portare dei carichi. Eppure sono sicuro che questacaratteristica deriva soprattutto dalla loro indole perversa eribelle. Sono infatti astutimaliziositraditori e vendicativi;sebbene robusti e resistentisono dei vigliacchi e di conseguenzainsolentiabietti e crudeli. Quelli di pelo rossosono in genere ipiù maligni e i più libidinosi del gruppo ed anchequelli più forti e attivi.


Gli"houyhnhnm" tengono un certo numero di "yahoo" incapanne non lontano dalle loro tettoie e li impiegano in variservizimentre ne impiegano la maggior parte nei campi dove simettono a estrarre radici o vanno in cerca di carogne equalchevoltaacchiappano una donnola o dei "luhimuhs" (una speciedi topi selvatici) che divorano avidamente. L'istinto li porta ascavarsi con le unghie buche profonde lungo i dirupinelle quali sirintanano da solimentre le tane delle femmine sono un po' piùlarghe per accogliere due o tre cuccioli.


Finda piccoli nuotano come rane e riescono a rimanere sott'acqua permolto tempo in cerca di pesciche le femmine danno poi ai loropiccoli. A questo proposito chiedo scusa al lettore se gli raccontoun'avventura grottesca.


Mitrovavo un giorno con il mio protettore lontano da casa; c'era uncaldo torridoper cui gli chiesi il permesso di fare un bagno in unfiume che scorreva vicino. Col suo consenso mi spogliai e mi immersilentamente nell'acqua. Una femmina "yahoo"che era nellevicinanzeassistette alla scena ecome sembrò a me e alcavallopresa da un desiderio incontenibilesi precipitòverso di mefece un gran tuffo in acqua e mi piombò a pochimetri di distanza. Non mi sono mai spaventato tanto in vita mia; ilcavallo pascolava lì intorno senza sospettare nessun pericolomentre lei mi abbracciava in maniera oscena; mi misi a urlare conquanta voce avevo in gola finché arrivò il puledro algaloppo. Lei lasciò la presa a malincuore e saltòsull'altra riva continuando a fissarmi e a guaire per tutto il tempoche mi rivestivo.


Questoepisodio fece ridere il padrone e la sua famigliama per me fu unagrande mortificazione. Ormai non potevo più negare di essereuno "yahoo" in tutto e per tuttose costituivoun'attrattiva per le femminecome fossi uno dei loro maschi. Questafemmina non era di pelo rossocosa che avrebbe in qualche modogiustificato un desiderio un po' troppo smodatoanzi era nera comeuna prugna e nel complesso meno ripugnante delle altreperchécredo non avesse più di undici anni.


Poichévivevo ormai da tre anni in quel paeseil lettore si aspetteràun resoconto dei costumi degli abitanticome fanno i viaggiatorieinfatti mi ero dedicato a studiarli attentamente.


Questenobili creaturegli "houyhnhnm"praticano per istintonaturale la virtù e non hanno la minima idea di cosa sia ilmale; la ragione è la loro massima quotidiana e la guida diogni loro azione.


Perloro la ragione non ha nulla di problematico come accade da noidovegli uomini possono dimostrare che tutti e due gli aspetti di unaquestione sono giustima ti folgora come una convinzione intuitivaed immediatanon corrotta dalla passione e dall'interesse. Ricordoquanto mi fu difficile far comprendere al mio padrone la parolaopinioneo in quanti modi si potesse affrontare un argomentoperchéla ragionesecondo luici aveva insegnato ad affermare o a negaresolo quelle cose di cui siamo sicuriessendo incapaci di giudicareciò che non conosciamo. Di conseguenza gli "houyhnhnm"ignorano mali come le controversiei litigile disputeleargomentazioni su principi falsi o dubbi. E fu così chequando cercavo di spiegargli i nostri vari sistemi di filosofianaturalenon riusciva a trattenere le risate davanti a un essere chesi diceva razionale e dimostrava il proprio valore nella conoscenzadelle congetture fatte da altri e per di più in cose la cuiconoscenzaammesso che fosse talenon sarebbe servita a niente. Inquesto concordava perfettamente con le idee di Socratecome ce le hatramandate Platonee lo dico a maggior gloria di quel principe deifilosofi. Da allora in poi mi è capitato molto spesso dipensare che una dottrina come quella avrebbe fatto piazza pulitadelle biblioteche europeee che molte di quelle strade che portano isaggi alla fama si sarebbero dimostrate dei vicoli ciechi.


Ledue virtù cardinali degli "houyhnhnm" sono amiciziae benevolenzavirtù che non brillano soltanto in momentiparticolarima sono esercitate dall'intera specie. Lo stranieroproveniente dalla parte più lontana del paese ètrattato né più né meno come il vicino di casa esi sente a suo agio come a casa sua. Hanno in gran conto il decoro ela cortesiamentre ignorano le cerimonie. Per i loro piccoli nonhanno un affetto ciecobensì li educano secondo i principidella ragionetanto è vero che il mio padrone si dimostraaffettuoso con i figli del vicino non meno che con i propri. Per loroamare l'intera specie è un insegnamento che proviene dallanaturamentre la ragione aiuta a distinguere le persone e ariconoscere dove brilli un grado superiore di virtù.


Quandouna madre "houyhnhnm" ha dato alla luce due figlimaschi efemminanon si accoppia piùa meno che perda uno dei duefigliil che succede raramente. Si accoppiano di nuovo solo inquesto caso; se tuttavia una coppiain cui la femmina non puòpiù concepireperde un figliouna più giovane cede ilproprio ed è questo l'unico altro caso in cui due cavalli siaccoppiano ancora finché la femmina abbia concepito. Questocontrollo è necessario per impedire che la terra siasovrappopolataanche se la razza inferiore degli "houyhnhnm"destinata a svolgere mansioni subalternenon è sottoposta adun così severo regime e ogni coppia può generare trefigli dello stesso sesso che saranno domestici presso le famiglienobili.


Imatrimoni avvengono tenendo conto dei colori degli sposi e quindidelle mescolanze che potranno risultare nei figli. Nel maschio siricerca soprattutto la forza e nella femmina la bellezzama non perl'amorequanto per evitare la degenerazione della specie; tanto èvero che se è la femmina a eccellere nella forzail maschioadatto dovrà essere prestante. Non hanno la più pallidaidea di corteggiamentiamoreregalidoticapitali matrimonialitutte parole inesistenti nella loro lingua. Le giovani coppie siincontrano e si uniscono secondo la decisione di genitori e amici; èquanto vedono ogni giorno e la considerano una delle azioni di unessere ragionevole. Non si è mai sentito parlare di adulteri odi altre forme di impudiciziamentre le coppie unite in matrimoniotrascorrono la vita in quell'amicizia e benevolenza reciproche chehanno per tutti gli altri della loro speciesenza ombra di gelosiapassionediscordia o stanchezza.


Ammirevolie degni di essere imitati sono i loro sistemi educativi per i giovanidi entrambi i sessi. Finché non hanno raggiunto l'etàdi diciotto anni hanno il permesso di assaggiare i chicchi d'avenasolo nei giorni prescritti e il latte molto di rado; in estatepascolano un paio d'ore al mattino e al pomeriggiosecondo un orarioche viene rispettato anche dai genitorimentre ai servi vieneconcessa solo metà del tempo. La pastura viene in genereportata a casa dove possono mangiarla tranquillamente nelle orelibere.


Igiovani di entrambi i sessi vengono educati alla laboriositàalla temperanzaal movimentoalla pulizia; al mio padrone sembròuna cosa abnorme che si potesse dare un'educazione diversa ai maschie alle femminese si esclude l'insegnamento dell'economia domesticaed infatti osservò giustamente che presso di noi metàdella popolazionequella femminileè capace soltanto dimettere al mondo i figli; di conseguenza affidare l'educazione diquesti figli ad animali buoni a nulla era già dimostrazione dibarbarie.


Gli"houyhnhnm" invece educano i figli alla resistenza fisicaalla velocità e alla forza facendoli esercitare in gare dicorsa su percorsi scoscesi o accidentati; quando sono ricoperti disudore devono tuffarsi con tutto il corpo nell'acqua di uno stagno odi un fiume. Quattro volte all'anno i puledri di varie localitàsi incontrano per disputare gare di abilità nella corsanelsalto o in altri esercizi di agilità e di forza; il premioconsiste in un canto coraleche viene intonato in onore del puledroo della puledra vincente. Durante questi festeggiamentii servitoriconducono nello spiazzo un'orda di "yahoo" carichi difienoavena e latte per il banchetto degli "houyhnhnm"dopo di che questi bruti vengono immediatamente portati via per nondisturbare l'assemblea.


Ogniquattro anninel giorno dell'equinozio d'invernosi svolge lariunione del consiglio di rappresentanza dell'intero popolo. Ilraduno avviene in una pianura a un venti miglia dalla nostra casa esi protrae per più di cinque giorni. Vi si discutono variargomentifra i quali le condizioni e lo stato dei vari distrettise vi sia abbondanza o scarsità di foraggiodi mucche e di"yahoo". Se si scopre che in qualche zona c'èpenuria dei beni e dei prodotticosa che accade raramentelacomunità supplisce con unanime spontaneità.


Visi discute anche la regolamentazione delle nascite; cosìperfare un esempiose uno "houyhnhnm" ha due maschi e unaltro due femmineuno dà il proprio maschio in cambio di unafemmina; se una famigliain cui la madre non può piùconcepireha perso un figliol'assemblea decide quale altra coppiadebba supplire alla perdita.




9- GRANDE DIBATTITO NELL'ASSEMBLEA GENERALE DEGLI HOUYHNHNM


PROVVEDIMENTIADOTTATI. CULTURA DEGLI HOUYHNHNML'ARCHITETTURA E I CULTI FUNEBRI.LIMITI DELLA LINGUA



Unadi queste assemblee si svolse durante la mia permanenza in quelpaeseun tre mesi prima della partenza e il padrone ci andòin rappresentanza del suo distretto. All'ordine del giorno c'era laripresa del dibattito già affrontato altre volteche era poiil loro unico argomento controverso e di cui il padrone mi fece unresoconto al suo ritorno.


Laquestione dibattuta era se si dovessero sterminare o meno gli "yahoo"dalla faccia della terra. Uno dei rappresentanti della mozione afavore dello sterminio aveva portato prove efficaci e ragionatesecondo le quali gli "yahoo" erano gli esseri piùoscenirumorosi e deformi che fossero stati creati dalla natura e ipiù refrattaricocciutiribelli e maligni; non facevanoaltro che attaccarsi di nascosto ai capezzoli delle mucche degli"houyhnhnm"uccidere e divorare i loro gatticalpestarel'erba e l'avena appena venivano persi d'occhio ed altre nefandezze.Ricordò anche un'antica leggendasecondo la quale gli "yahoo"non sarebbero originari di quella terra:

annie anni prima due o tre di quei mostri sarebbero comparsi in cima auna montagnaforse generati dalle esalazioni del fango a contattocon i raggi del soleo forse dalla schiuma del mare. Questi "yahoo"si erano moltiplicati e in breve tempo la loro razza era diventatacosì prolifica da inondare e infestare l'intero paese. Perliberarsi di questo flagellogli "houyhnhnm" avevanopromosso una caccia su tutto il territorioavevano circondato ilbranco e dopo avere ucciso il più vecchioogni "houyhnhnm"si era preso un paio dei più giovanili aveva rinchiusi incovili riducendoli a quel grado di docilità compatibile conesseri tanto selvaggi per naturae se ne era servito per iltrasporto dei carichi pesanti. Secondo il mio padrone c'era moltaverità in questa leggendaperché se quegli esserifossero stati degli "ylnhniamshy" (o aborigeni del luogo)non avrebbero suscitato tanto odio negli "houyhnhnm" e intutti gli altri animali; e anche se la loro natura malvagia lomeritavaquesto odio non sarebbe arrivato a quelle vette se si fossetrattato di aborigenialtrimenti sarebbero stati già da tempoestromessi dal paese. Inoltre quello che proponeva il loro sterminiososteneva che il fatto di averli adibiti ai servizi piùpesanti aveva fatto sì che i cavalli avessero commessol'imprudenza di trascurare l'allevamento degli asinianimalimansuetidociliparsimoniosipronti a tutte le faticheprivi diquella puzza pestilenzialeanche se molto meno agili degli "yahoo";e poianche se il loro raglio non era certo una musica per leorecchieera comunque preferibile all'ululato degli "yahoo".


Moltialtri espressero la stessa opinione; poi il mio padrone proposeall'assemblea una soluzione per la quale aveva preso lo spunto da me.


Ritenevaveritiera la tradizionericordata dall'onorevole membro che lo avevaprecedutosecondo la quale i due primi "yahoo" apparsi inquelle contrade sarebbero stati portati dal mare; ma una voltaapprodatidopo essere stati abbandonati dai compagnisi eranoritirati sulle montagnedove la specie era gradualmente degeneratafino ad inselvatichirsimolto più della specie originariadalla quale discendeva quella coppia primitiva. A sostegno di questasua tesi disse di possedere uno straordinario "yahoo"(alludeva a menaturalmente) di cui molti avevano già sentitoparlare e che altri avevano già visto. Raccontò lorocome mi aveva trovato e che il mio corpo era protetto da un manufattodi pelo e di pelli di altri animali; poi continuò dicendo cheparlavo un lingua stranierama che avevo già imparato laloroche avevo raccontato le avventure che mi avevano portato a queilidi e infine chequando mi aveva visto senza tutte quelle pelliaddossoero un vero e proprio "yahoo"con l'unicadifferenza di una pelle più chiaradi meno peli e di unghiepiù corte.


Poipassò a raccontare come avessi cercato di convincerlo che gli"yahoo" della mia terra ne erano anche i governantichevenivano considerati esseri razionali e tenevano in stato di servitùgli "houyhnhnm"; che aveva riconosciuto in me uno "yahoo"solo un po' più civile per qualche barlume di ragionelaqualein ogni casostava alla loro come quella degli "yahoo"stava alla mia. Fra le altre cose che gli avevo raccontatoricordòall'assemblea l'abitudine occidentale di castrare gli "houyhnhnm"per renderli più docili; e visto che si trattava diun'operazione facile e sicurapensava che non ci sarebbe stato davergognarsi a imparare la saggezza dai bruticosì come siimpara la laboriosità dalle formiche e l'arte dellacostruzione dalle rondini (ho tradotto così la parola"lyhannh"sebbene sia un volatile più grosso); percui riteneva che questa pratica potesse essere applicata ai giovani"yahoo"col doppio vantaggio di renderli piùmansueti e di estinguere col tempo l'intera speciesenza spargimentidi sangue. Nel frattempo si sarebbe potuto stimolare l'incrementodella razza degli asiniche non sono solamente più utilisotto tutti gli aspettima presentano il vantaggio di essere adattial lavoro all'età di cinque annimentre gli altri lo sono aquella di dodici.


Questofu quanto il padrone ritenne opportuno riferirmi di ciò cheera stato discusso in consiglioeppure si era compiaciuto di tacereun particolare che mi riguardava direttamente e di cui avrei sentitoben presto gli amari effetti. Al momento opportuno ne parleròal lettoreil quale sappia che da quel particolare derivarono tuttele sfortune che mi capitarono nella vita.


Gli"houyhnhnm" non conoscono la scritturaperciò laloro conoscenza si fonda esclusivamente sulla tradizione. D'altrondeaccadono così pochi avvenimenti di rilievo in un popolo tantovirtuosointeramente governato dalla ragione ed escluso dal contattocon altri popoliche la loro storia può essere ricordata amemoria senza stancare la mente.


Hogià detto che non sono soggetti a malattieper cui non hannobisogno di medicianche se possiedono un'eccellente farmacopea abase di erbe per la cura di contusioni o abrasioni ai garrettiallegiunture o in altre parti del corpo.


Calcolanol'anno dal cammino del sole e della lunama non usano lasuddivisione in settimane. Hanno notevole dimestichezza con i moti diquesti due astri e sanno comprendere la natura delle eclissi: questainfatti è la massima conoscenza a cui è pervenuta laloro astronomia.


Devoriconoscere che in poesia sono superiori a tutti gli altri mortali;come potrà essere imitatainfattil'esattezza delle lorosimilitudini o la minuzia e la precisione delle loro descrizioni?

Entrambequeste doti abbondano nei loro versiche elogiano sempre labenevolenza e l'amiciziaesaltano i vincitori dei tornei e deigiochi ginnici. Hanno case rustiche ed semplici al massimoanche secostruite con perizia e adattissime a difenderli dai rigori delclima.


Inquella terra cresce un albero strano cheall'età diquarant'annisi secca alle radici e precipita a terra con la primabufera; poiché si tratta di piante dritte come fusii cavallile appuntiscono da un lato sbozzandole con pietre taglienti (nonconoscono infatti l'uso del ferro) e quindi le infilano nel terreno aventicinque centimetri l'una dall'altra; poi chiudono gli interstizicon paglia intrecciata oa voltecon graticci ed è questo ilmodo con cui fanno anche i tetti e le porte.


Gli"houyhnhnm" usano con un'abilità prodigiosainimmaginabilela parte cava fra il garretto e lo zoccolo dellezampe anterioriné più né meno come noiadoperiamo le mani C'era una cavalla bianca al servizioin casanostrache fu capace di infilare un ago che le avevo dato diproposito. Compiono ogni lavoro manualecome mungere o mietereconun'abilità identica. Nella loro terra si trova una specie diselce durissima che sfregano contro le altre pietre e che trasformanoin zappeaccette e martelli. Con gli strumenti ricavati da questapietra mietono il fieno e l'avena che cresce spontaneamente in molticampi. Poi spetta agli "yahoo" trasportare a casa i fascidi avena e ai servitori batterla sotto le tettoie per ricavarne igrani che conservano in appositi magazzini. Sono capaci di costruirsianche dei vasi piuttosto rozzi di legno o di argilla che fannocuocere al sole.


Senon capita loro qualche disgraziamuoiono di vecchiaia.


Vengonosepolti nei luoghi più appartatimentre parenti ed amici nonmostrano né dolore né gioia per la loro perdita. Glistessi morenti non lasciano trasparire il minimo segno di rimpiantoper il mondo che lascianocome se si stessero accommiatando dagliamici per tornare a casa. Ricordo che un giorno il padrone aveva datoun appuntamentoa casa suaa un amico e alla sua famiglia; quandoarrivò il giornola moglie dell'amico e due puledriniarrivarono molto più tardi del previstoscusandosi per ilmarito che proprio quel mattino era "lhnuwnh": una parolache ha una forte carica espressiva nella loro lingua e che vuol dire"ritornare alla prima madre". Si scusava dunque di nonessere venuta prima poichéessendo il marito morto la mattinatardisi era a lungo consigliata con i servitori per trovare unposto adatto alla sepoltura. Per il restodurante la visitasi eracomportata giovialmente come tutte le altre volte: tre mesi dopotoccò anche a lei.


Vivonoin genere fino a settantasettantacinque anni e raramente arrivanoalla soglia degli ottanta. Poche settimane prima della mortesentonouna debolezza che si diffonde progressivamente per il corposenzaalcun dolore. In questo tempo ricevono le visite degli amiciperchéloro non sono in grado di andare in giro liberamente. A dieci giornidalla morteche sanno presentire con una precisione impressionanterestituiscono le visite a tutti quelli che abitano nel vicinatotrasportati su tregge trainate da "yahoo". Un veicoloquestoal quale fanno ricorso non solo in questa occasionema anchequando devono fare lunghi viaggi da vecchi o si sono azzoppati perqualche disgrazia. Nel restituire la visita agli intimiprendono daloro solenne commiatocome se si recassero in qualche parte lontanadel paese per trascorrere il resto della vita.


Nonso se ci sia bisogno di sottolineare che nella loro lingua nonesistono parole per esprimere tutto ciò che è maleadeccezione di quei termini che derivano dalle deformità e dallecattive qualità degli "yahoo". Così perdefinire la stoltezza di un servola negligenza di un figliolapietra che taglia il piedeil perdurare della cattiva stagione ecose similiricorrono al relativo termine seguito dall'epiteto"yahoo"; "hhnm yahoo""whnaholm yahoo""ynlhmnawihlma yahoo" e per parlare di una catapecchia"ynholmhnmrohlnw yahoo".


Potreidilungarmi ancora moltissimo sui costumi virtuosi di questo popoloeccezionaletuttavia preferisco rimandare il lettore ad un miovolume dedicato interamente a questo argomento; intanto continueròraccontando la mia triste catastrofe.




10- VITA SEMPLICE E FELICE DELL'AUTORE FRA GLI HOUYHNHNM. SUECONVERSAZIONI E GRANDI PROGRESSI NELLA VIRTU'. IL PADRONE GLIANNUNCIA CHE DEVE LASCIARE IL PAESE. SVIENE PER IL DOLOREUBBIDISCE.CON L'AIUTO DI UN COMPAGNO Dl SERVITU' SI COSTRUISCE UNA CANOA E SIAVVENTURA IN MARE



Miero ormai organizzato un'esistenza semplice e felice. Il padrone miaveva fatto costruire una casa secondo le abitudini del luogoa unsei metri da casa sua; avevo intonacato di argilla le pareti ericoperto il pavimento di stuoie di giunchi che avevo intrecciati dame; mi ero costruito una specie di traliccio battendo le piante dicanapa che in quel luogo crescono ovunquepoi l'avevo riempito conle penne di uccellicatturati con laccioli di peli di "yahoo"e che avevo trovato squisiti. Aiutato dal puledro sauroche svolgevala parte più faticosa del lavoromi ero costruito due sedie.


Imiei abiti si erano ormai ridotti a degli stracciper cui me neconfezionai altri con pelli di coniglio e di un altro bell'animaledelle stesse dimensioni chiamato "nnuhnoh"che ha un pelomorbidissimo. Queste pelli mi servirono anche per farmi delle calzedecenti. Quanto alle scarpecominciai a risuolarle con pianelle dilegno fino a quando resse la tomaiapoi la sostituii con pelle di"yahoo" fatta seccare al sole. Mi succedeva spesso ditrovare del miele nelle cavità degli alberilo mescolavo allatte o lo spalmavo sul pane. E chi altri meglio di me avrebbe potutotestimoniare la verità di queste due massime: "La naturasi accontenta di poco" e "la necessità aguzzal'ingegno"?

Godevodi salute perfetta nel corpo e nell'animonon dovevo provarel'amarezza dell'incostanza o dei tradimenti degli amiciné leoffese di un nemico ignoto o palese. Non dovevo corrompereadulare ofare il ruffiano per procurarmi i favori di qualche potente o del suofavorito. Non dovevo difendermi contro la frode e la prepotenza: quinon c'erano medici a rovinarmi la salutené avvocati amandarmi il capitale in maloranon delatori prezzolati pronti acarpire le mie parole e azioni per farne altrettante prove d'accusaqui non c'erano schernitoricriticonimaldicentiborsaioliladroniscassinatoriavvocatimezzanibuffonibiscazzieripoliticantibegli spiritimalinconiciparolaisofististupratoriassassinipredatoricantanti; né condottieri oseguaci di fazioni e partitiné chi spinge al vizio con gliesempi e la seduzione; non prigionimannaiepatibolicolonne oflagelli; non bottegai o inventori truffaldini; non orgogliovanitào simulazione; non gonzimantenutiubriaconipasseggiatrici osifilidici; non mogli spendereccechiacchierone e lascive; nonpedanti presuntuosi e sciocchi; non compagni importuniprepotentilitigiosichiassonirumorosivuotipresuntuosibestemmiatori;non delinquenti innalzati dalla polvere in virtù dei loroviziné nobili ridotti sulla polvere grazie alle loro virtùné lordviolinistigiudici o maestri di ballo.


Piùdi una volta il padrone mi ammise alla presenza di diversi"houyhnhnm" venuti a fargli visita e mi permise di rimanerenella stanza per assistere ai loro colloqui. Spesso lui e i suoicompagni si rivolgevano anche a me. Altre volte seguii il padrone invisita presso amici. Naturalmentein simili casiparlavo solo se mirivolgevano domande e poi lo facevo sempre con rammaricoperchéavrei potuto dedicare quel tempo a migliorare me stesso. Era per meuna delizia stare ad ascoltare quelle conversazioni i cui argomentierano sempre qualcosa di utileespressi con sobria efficaciaconforte senso del decoroeppure senza la minima enfasi; chi parlavapiaceva agli altri e a se stesso e non c'erano interruzioniaccaloramentitirate noiose o divergenze di opinione. Essi sono delparere chequando delle persone a modo si 'incontranouna pausafavorisca la conversazione e credo sia vero; infatti durante queibrevi silenzi vengono in mente nuove idee che ravvivano laconversazione. I loro argomenti vertono in genere sull'amicizia esulla benevolenzal'ordine e l'economia; ma a volte possonoriguardare i fenomeni naturali o le antiche tradizionii limitidella virtùle ferree regole della ragionele decisioni daprendere nella prossima assemblea e infine i pregi della poesia. Nonlo dico per vanagloriama spesso la mia presenza diventava argomentodi conversazioneperché il padrone raccontava loro la storiamia e del mio paesesulla quale si soffermavano tutti a farecommentianche se non troppo lusinghieri per il genere umano; perciònon starò a riportare le loro osservazioni. Mi si permettasolo di dire checon mia grande meravigliail mio padronedimostrava di capire molto meglio di me la natura degli "yahoo".Passò in rassegna tutti i vizi e le follie del genere umano ene scoprì moltissimi che gli avevo taciuto; in realtàgli era bastato considerare gli "yahoo" della sua terra eimmaginare come sarebbero diventatise avessero avuto solo unbriciolo di intelligenza e quindi concluse che una creatura similedoveva essere tanto sciagurata quanto ignobile.


Confessoin tutta sincerità che quel poco di valido che possiedo lodevo alle lezioni del mio padrone e alle conversazioni che si eranosvolte fra lui e i suoi amicie mi sento molto più orgogliosodi aver partecipato ad esse come semplice uditorepiuttosto che seavessi trionfato nel più eccelso dei simposi europei. Ammiravola forzala bellezza e la velocità degli abitanti; una simileghirlanda di virtù in creature tanto amabili mi riempiva di unsenso di venerazione nei loro confronti. All'inizio non avevo sentitoquel timore istintivo che provano nei loro confronti gli "yahoo"e gli altri animali; si fece strada in me poco a pocoma molto piùin fretta di quanto credessiinsieme a un sentimento di rispetto edi gratitudinedovuto al fatto che avevano voluto distinguermi dalresto della razza.


Quandoandavo col pensiero alla mia famigliaagli amiciai compatriotialla razza umana in generaleli consideravo ormai per quello cheerano: "yahoo" nell'animo e nel corpoforse con unbriciolo di civiltà e in grado di distinguersi per l'uso dellaparolama allo stesso tempo capaci di sfruttare quel po' di ragionesolo per moltiplicare i loro vizitanto più abietti deiconfratelli di quiche almeno conoscono solo quelli forniti da madrenatura. Se poi mi capitava di vedere la mia immagine riflessa sullospecchio d'acqua di un ruscello o di una fontanagiravo il viso daun'altra partepieno di orrore e di disgusto per me stesso;sopportavo meglio la vista di uno "yahoo"che non del miocorpo. A forza di conversare con gli "houyhnhnm" e diosservarli pieno di ammirazionefinii per imitare i loro gesti e iloro atteggiamentitanto che questa abitudine si è ormairadicata in me. Quando i miei amici mi dicono bruscamente che "trottocome un cavallo"mi sembra il più bel complimento chepossa ricevere; anche parlando mi capita spesso di modulare la vocecome gli "houyhnhnm" e se qualcuno me lo fa rilevareprendendomi in giroper me è tutt'altro che unamortificazione.


Misentivo pienamente felice e credevo di aver trovato una sistemazionedefinitivaquando il padrone mi mandò a chiamareunamattinapiù presto del solito. Capii subito che eraimbarazzato e non sapeva come incominciare. Dopo un po' mi disse chenon sapeva come me la sarei presa per quanto doveva comunicarmiaggiunse quindi che nell'ultima assembleaquando era stato ilmomento di discutere la faccenda degli "yahoo"i varirappresentanti si erano dichiarati offesi perché uno di loroaveva osato accogliere uno "yahoo" (sarei stato io) nellapropria famigliaper trattarlo come uno "houyhnhnm"piuttosto che come un bruto; che era risaputo delle sue frequenticonversazioni con questo brutocome se ricevesse piacere o vantaggiodalla sua compagnia; che infine si trattava di un comportamentocontrario alla ragione e alla naturasconosciuto da sempre al loropopolo. L'assemblea lo aveva esortato a prendere una delle seguentisoluzioni: o lui mi considerava come tutti gli altri membri della miarazzao mi costringeva a ritornarmene a nuoto alla terra da dove erovenuto. La prima soluzione venne immediatamente scartata da tuttiquegli "houyhnhnm" che mi avevano già conosciuto acasa del padrone o nella loro; sostennerooltretuttoche proprioquei certi bagliori di ragione nell'oscura brutalità degliistinti mi avrebbe trasformato nel capo di tutti gli "yahoo"capace di organizzare una vera e propria secessione di questi animalinelle parti montagnose del paesedalle quali saremmo scesi di notteper distruggere il bestiame degli "houyhnhnm"secondo gliusi di una razza contraria al lavoro e dedita alla rapina.


Ilpadrone disse anche che ogni giorno i vicini lo sollecitavano amettere in atto l'esortazione dell'assemblea e che quindi non potevarimandarla ancora. Dato che aveva forti dubbi sul fatto che sareistato capace di tornarmene a nuoto nella mia terravolle che micostruissi una specie di imbarcazione simile a quella che gli avevodescrittoadatta a viaggiare per mare; per questa impresa metteva amia disposizione i suoi servi e quelli dei vicini. Concluse dicendocheda parte suaavrebbe desiderato tenermi al servizio per tuttoil tempo che fossi vissutoperché avevo saputo mitigare moltidifetti e cattive abitudinisforzandomi in tutte i modi di imitaregli "houyhnhnm".


Aquesto punto devo fare osservare cheper esprimere quanto vienedecretato dall'assemblea di questo popolosi usa la parola"hnhlcayn" che vuol dire più o meno esortazione.Secondo loroinfattiun essere razionale può essereavvertito o esortato; dire costretto non avrebbe sensoperchécome potrebbe un individuo disobbedire al dettato della ragionesenza rinunciare allo stesso tempo alla propria natura di essererazionale?

Alleparole del mio padrone sprofondai nella disperazione più neraed essendo incapace di sopportare quel dolore terribilecaddisvenuto ai suoi piedi. Quando ripresi i sensimi disse che mi avevacreduto mortoperché infatti la loro razza non èsoggetta a certe debolezze della nostra natura. Gli risposi con unfilo di voce che la morte sarebbe stata una grazia troppo grande perme e proseguii dicendogli chesebbene non fossi in grado dibiasimare l'esortazione dell'assemblea o la fretta dei vicinituttavia secondo la mia capacità di giudizio senza dubbiodebole e ingiustauna presa di posizione meno rigorosa non misarebbe sembrata irrazionale. E poi la mia resistenza nel nuoto nonmi avrebbe portato oltre una legamentre la terra più vicinane distava non meno di cento; quanto ai materiali per costruirmi unabarcaper la maggior parte non esistevano in quella terra; in ognicaso avrei provato ugualmentespinto dalla gratitudine e dal sensodi obbedienza nei confronti di Suo Onoreanche se ritenevo l'impresaimpossibile e mi consideravo ormai candidato alla morte. In fondolacertezza di una morte prematura non mi spaventava affatto perchéammesso pure che fossi riuscito a scamparlacome avrei potutopassare il resto dei miei giorni fra gli "yahoo"scivolando a poco a poco nei miei vecchi difettisenza quei sublimiesempi che mi potessero guidare sui sentieri di una vita virtuosa?Conclusi dicendo cheda quel miserabile "yahoo" che eronon mi illudevo neppure di scuotere le argomentazioni granitichesulle quali poggiavano le decisioni prese dai saggi "houyhnhnm"e che pertanto lo ringraziavo umilmente per avermi offerto lacollaborazione dei servi nel costruire un vascello; gli chiesisoltanto che mi fosse concesso tempo sufficiente per eseguire unlavoro tanto difficoltoso e gli assicurai che avrei cercato di tenerein vita questo sciagurato che ero. Se mai fossi tornato inInghilterrasperavo di essere utile alla mia razzacelebrando glielogi dei famosi "houyhnhnm" e proponendo al genere umanodi imitarne le incomparabili virtù.


Ilpadrone mi rispose con poche parole piene di gentilezzami concessedue mesi per finire la barca e ordinò al puledro sauroche adistanza mi permetto di chiamare mio collegadi seguire le mieistruzioni; avevo infatti detto al padrone che mi era sufficiente ilsuo aiuto e poi sapevo che aveva un debole per me.


Incompagnia del puledro andai prima di tutto in quella parte dellacosta dove ero stato sbarcato dai ribellisalii su un'altura dallaquale esplorai l'orizzontefinché mi sembrò di vederein direzione nord-est un'isoletta; tirai fuori il cannocchiale e lapotei vedere nitidamente ad una distanza di un cinque leghe. Al saurosembrava soltanto una nuvola celestinapoiché non potevaconcepire che ci fossero altre terre; così non aveva la minimaesperienza nel distinguere oggetti in mare apertoa differenza dinoi che abbiamo molta più confidenza con questo elemento.


Unavolta scoperta l'isolanon stetti a fare altre considerazionimastabilii che sarebbe stata quella la prima tappa del mio esiliolasciando il resto al destino.


Tornatoa casa e dopo essermi consigliato col puledroandammo in unboschetto non lontano doveio con il coltello e lui con una selcetagliente e legata saldamente ad un manico di legnosecondo la lorousanzaci mettemmo ad abbattere rami di querciagrossi come bastonida passeggioed altri tronchi più grandi. Non staròqui ad annoiare il lettore con le mie nozioni di maestro d'ascia;basti dire che in sei settimanegrazie all'aiuto del puledro chefece il lavoro più faticosoportai a termine un'imbarcazionesul tipo di una canoa indianaun po' più larga di quellacoperta con pelli di "yahoo" cucite insieme con filo dicanapa che avevo filato da me. Anche la vela era fatta di questepelli per le quali avevo scelto quelle di giovani "yahoo"perché quelle dei vecchi erano troppo spesse e indurite; mifeci naturalmente anche quattro pagaie. Poi caricai a bordo unapiccola cambusa di carne cottasia conigli che uccellie duerecipientiuno di latte e l'altro di acqua dolce.


Collaudaila canoa in uno stagno non lontano dalla casa del padroneviapportai le correzioni necessarieturai le falle con sugna di"yahoo"finché mi sembrò sicura e in gradodi portare me e il carico.


Quandofu tutto a postofeci portare l'imbarcazione sulla spiaggia sopra untraino spinto con gran cautela dagli "yahoo"tenuti afreno dal sauro e da un altro servitore.


Tuttoera ormai pronto e il giorno della partenza presi commiato dal miopadronedalla sua signora e da tutta la famiglia con gli occhi pienidi lacrime e il cuore gonfio. Suo Onoretuttaviaforse percuriosità o forse anchese posso dir cosìperriguardo nei miei confrontivolle vedermi partire con la canoa e sifece accompagnare alla costa da molti dei vicini. Dovetti aspettarel'alta marea per più di un'ora poivisto che soffiava unventicello in direzione dell'isola verso la quale volevo far rottami accomiatai ancora una volta dal padrone. Stavo per inginocchiarmiper baciargli lo zoccoloquando lui volle esprimermi tutta la suagentilezza sollevandomelo alla bocca. So bene quanto mi hannocriticato per avere ricordato questo particolare; i detrattoril'hanno considerata una menzognaperché un personaggio tantoillustre non avrebbe mai concesso un così chiaro segno didistinzione ad una persona tanto inferiore come me.


Nonho dimenticato certamente che è costume dei viaggiatorivantarsi di speciali favori ricevutima questi censori cambierebberoidea se avessero conosciuto la nobile e generosa natura degli"houyhnhnm".


Presentaii miei rispetti a tutti gli altri "houyhnhnm" che erano incompagnia del mio padrone e quindisalito sulla canoami allontanaidalla riva.




11- PERICOLOSO VIAGGIO DELL'AUTORE. ARRIVA ALLA NUOVA OLANDA E SPERA DISTABILIRVISI. E' FERITO DALLA FRECCIA DI UN INDIGENO. VIENE CATTURATOE IMBARCATO A FORZA IN UNA NAVE PORTOGHESE. GRANDE CORTESIA DELCAPITANO. ARRIVO IN INGHILTERRA



Iniziaiquesto mio viaggio disperato il 15 febbraio 1715 alle 9 del mattino.Soffiava un vento favorevoletuttavia all'inizio usai soltanto iremi; ma poipensando che mi sarei presto stancato e che il ventopoteva cadere da un momento all'altromi arrischiai ad alzare lapiccola vela e cosìcon l'aiuto della mareapercorsi circauna lega nel tempo di un'ora e mezzo. Il padrone e i suoi amici eranorimasti sulla spiaggia finché non mi avevano visto scomparireall'orizzonte e di tanto in tanto sentivo il puledro sauro (che miera stato sempre affezionato) gridare "hnuy illa nyha maiahyahoo""abbi cura di tegentile yahoo"!

Lamia intenzione era di scoprirese fosse stato possibilequalcheisoletta disabitatacapace di darmi col lavoro l'indispensabile persopravvivereuna soluzionequestache mi sembrava infinitamentepiù desiderabile che vivere come un primo ministro nella piùcivile delle corti europeetanto era l'orrore che provavo alla solaidea di tornare a vivere in una società governata dagli"yahoo". Nella solitudine avrei potuto vivere solo con imiei pensieri e i dolci ricordi di quei virtuosi e inimitabili"houyhnhnm"senza correre il pericolo di ricadere nei vizie nella corruzione dei miei simili.


Siricorderà il lettore ciò che dissi quando la ciurma siribellò al mio comando e mi relegò sotto copertadoverimasi per diverse settimane senza sapere la rottae si ricorderàpure chequando mi caricarono sulla scialuppai marinai migiuraronoin buona fede o menodi non sapere in quale parte delglobo ci trovassimo. Ora credo che fossimo a circa 10 gradi a sud delCapo di Buona Speranza o a circa 45 gradi di latitudine sud o almenocosì mi sembrò di capire dai loro mezzi discorsiepoiché volevano raggiungere il Madagascardedussi chedovevamo trovarci a sud-est della rotta per quell'isola.


Sebbenequeste fossero solo delle vaghe congetturedecisi comunque dipuntare verso estnella speranza di raggiungere la costa sud -occidentale della Nuova Olanda e forse qualcuna di quelle isole aponente. Soffiava vento occidentalealle sei di sera avevo percorsoalmeno diciotto leghe in direzione estquando vidi a mezza lega didistanza una minuscola isola che ben presto raggiunsi: si trattava diuno scoglio con un'insenatura formata dall'erosione dei marosi. Vientrai con la canoa e quindi mi arrampicai sul costone da dove vidiuna fascia di terra verso oriente che si estendeva da sud a nord.


Passaila notte nella canoa e al mattino ripresi il viaggio finchéarrivaisette ore dopoalla costa sud-orientale della Nuova Olanda.


Trovaiconferma alla conclusione alla quale ero altre volte giuntoesecondo la quale le carte nautiche e geografiche collocano questaterra almeno tre gradi più ad est di quanto realmente sitrovi.


Comunicaiquesta opinionemolti anni faal mio degno amico Ermanno Mollcorredata dalle mie spiegazionima lui ha continuato a credere adaltri autori.


Nelposto dove toccai terra non vidi indigeni e d'altronde non me lasentivo di inoltrarmi disarmato in quel paese. Mangiai crudi alcunimolluschi trovati sulla spiaggiaperché non volevo cheaccendendo qualche fuocoi nativi mi scoprissero. Andai avanti tregiorni a nutrirmi di ostriche e di frutti di marerisparmiando leprovviste ed ebbi anche la fortuna di trovare un ruscello conun'acqua buonissima che mi diede grande sollievo.


Ilquarto giorno mi avventurai di buon ora un po' più versol'interno e vidi venti o trenta indigeni su di un altura a non piùdi cinquecento metri da me. Uominidonnebambini se ne stavanoaccovacciaticompletamente nudi intorno a un fuococome capii dallevolute di fumo. Uno di loro mi scorsediede l'allarme agli altri ecinque di lorolasciate donne e bambini intorno al fuocovenneroverso di me. Corsi a precipizio verso la spiaggiarisalii sullacanoacercando di allontanarmima i selvaggivedendomi fuggiremicorsero dietro eprima ancora che potessi essere fuori dalla portatadei loro archifui raggiunto al ginocchio sinistro da una frecciadi cui porterò nella tomba la cicatrice. Poiché potevatrattarsi di una freccia avvelenatamentre remavo per guadagnarespazioin un mare fortunatamente calmissimosucchiai il sanguedalla ferita e la fasciai alla meglio.


Eroincerto su cosa fare perchépur volendo puntare a nord pernon tornare sul posto di primaero costretto a remare e ad andarecontro vento. Mentre stavo guardandomi intorno per trovareun'insenatura sicuravidi una vela in direzione nord-nord-est che diminuto in minuto si faceva più grande; per un po' fui indubbio se aspettare che si avvicinassema alla fine la repulsioneper la razza "yahoo" ebbe il sopravvento: voltai la canoadalla parte opposta dirigendomi a sud col favore del vento e laspinta dei remifinché raggiunsi l'insenatura dalla quale eropartito la mattina. Avrei preferito vivere con quei barbaripiuttosto che con "yahoo" europei. Accostai la barca allariva e mi nascosi dietro una rocciaaccanto al ruscello di cui hogià parlato.


Nelfrattempo la nave era giunta a mezza lega dall'insenatura e avevacalato una scialuppa per rifornirsi di acqua dolce in quel posto chesembra fosse conosciuto. Mi accorsi della barca solo all'ultimominutoquando era ormai troppo tardi per cercare un altronascondiglio. Quando furono a terrai marinai scoprirono la miaimbarcazione edopo averla rovistatane dedussero che ilproprietario doveva essere nei dintorni. Quattro di loro si misero afrugare ogni fessura ed ogni anfrattofinché mi scoprironoacquattato con il volto contro la roccia. Rimasero meravigliatidinanzi al mio stranoinconsueto abbigliamentoall'abito fatto dipellialle scarpe dalle suole di legno e alle calze foderate di peloe ciò malgrado capirono subito che non potevo essere unindigenoperché quelli vanno sempre nudi. Uno di loro miordinò di alzarmi e volle sapere chi fossi. Parlavaportogheseuna lingua che capisco benissimoper cui alzandomi glirisposi che ero un povero "yahoo" esiliato dagli"houyhnhnm" e non volevo altro che andarmene via da solo.Restarono ammirati nel sentirmi parlare la loro lingua e ormaidall'aspettoavevano capito che ero un europeo; tuttavia noncapivano cosa volessi dire con quelle due parole"yahoo" e"houyhnhnm"e poi non potevano trattenere le risate asentire quel mio tono di vocemolto simile al nitrito di un cavallo.Ero combattuto fra l'odio e la paurachiesi loro di essere lasciatolibero di andarmene e mi stavo incamminando lentamente verso labarcaquando loro mi afferraronobersagliandomi di domande persapere da dove venivodi quale paese eroe così via. Risposiloro che ero nato in Inghilterrada dove ero partito cinque anniprima; allora il mio paese e il loro erano in pace per cui speravoche non mi avrebbero considerato un nemico; da parte mia non avevointenzione di fare del male a nessuno: ero un povero "yahoo"in cerca di una terra deserta in cui passare il resto di una vitasfortunata.


Quandoli sentii parlaremi sembrò l'atto più innaturale cheesistacome se un cane o una vacca si metesse a parlare inInghilterrao uno "yahoo" nella terra degli "houyhnhnm".Quei buoni portoghesida parte loroerano altrettanto stupiti nelvedermi vestito in quel modo e nel sentirmi parlare con quellaintonazione cavallinaanche se capivano benissimo le parole.


Furonoveramente pieni di umanità nei miei confrontidissero che illoro capitano mi avrebbe portato a Lisbona senza pretendere un soldoe da lì sarei potuto ritornare nel mio paeseche due marinaisarebbero tornati dal capitano a riferire quanto era successo e aricevere ordini; nel frattempose non avessi solennemente giurato dinon fuggiremi avrebbero trattenuto con la forza. Pensai che fosseprudente accettare la loro proposta. Loro erano curiosi di conoscerela mia storiama non si può dire che dessi lorosoddisfazionetanto è vero che pensarono che fossi andato viadi testa per le sofferenze patite. Dopo due ore tornò lascialuppache era partita carica d'acquacon l'ordine del capitanodi portarmi a bordo. Mi inginocchiaiimplorando di lasciarmi liberoma fu tutto inutile; legato ben bene mani e piedi fui caricato dipeso sulla barca e quindi sulla naveper approdare alla fine nellacabina del comandante.


Sichiamava Pedro de Mendez ed era una persona affabile e generosa; mipregò di fornirgli qualche notizia su di mee mi chiese cosaavrei preferito mangiarepoi disse che sarei stato trattato comeluiaggiungendo altre cortesietanto che mi stupii di trovare tantagentilezza in uno "yahoo". Rimasi cupo e silenziososulpunto di svenirenauseato dall'odore che veniva da lui e dai suoiuomini. Alla fine chiesi di mangiare alcune provviste della miaimbarcazionema lui mi mandò un pollo e del vino eccellentepoi diede ordine che mi facessero coricare in una cabina pulita. Nonvolli spogliarminé mettermi sotto le coperte e dopomezz'oraquando pensavo che fosse l'ora del ranciosgattaiolailungo la murata della nave per gettarmi in mare e cercare a nuoto lalibertàpiuttosto che rimanere fra gli "yahoo". Maun marinaio mi vide e informò il capitanoil quale mi feceincatenare nella cabina.


Dopoil pranzo venne a trovarmi Don Pedro per sapere la ragione di ungesto tanto disperatomi assicurò che avrebbe fatto per metutto quanto fosse stato possibile e mi commosse tanto che decisi ditrattarlo come un animale dotato di un briciolo di ragione. Gli fecidunque una breve relazione dei miei viaggidell'ammutinamento che miaveva costretto a scendere in una terra sconosciuta e del periodopassato in quel posto. Ma tutto questo gli sembrò un sognouna visione e non un racconto ed io me la presi a male; infatti avevoormai perso l'abitudine di dire bugietipica dei paesi governatidagli "yahoo"i quali sospettano sempre che quanto diconogli altri non sia vero affatto. Allora gli chiesi se nel suo paesec'era l'abitudine di dire cose che non sono vere. Poi gli assicuraiche avevo ormai dimenticato cosa volesse dire falsità e che sefossi vissuto mille anni fra gli "houyhnhnm" non avreisentito una bugia che è una bugiasulle labbra del piùumile dei servitori. Gli dissi ancora che non mi importava affatto selui mi credeva o meno e che comunquein cambio della sua cortesiaavrei avuto indulgenza per la sua natura di creatura corrotta e avreirisposto a tutte le sue obiezionifinché avesse scoperto laverità.


Ilcapitano era una persona saggia e più volte cercò intutti i modi di cogliermi in contraddizione durante il racconto maalla fine cominciò a farsi un'opinione migliore della miasincerità; tuttavia mi disse chevisto il mio attaccamentotenace alla veritàdovevo dargli la mia parola d'onore chedurante il viaggio non avrei fatto sciocchezze; altrimenti eracostretto a tenermi prigioniero fino a Lisbona. Glielo promisianchese gli dichiarai contemporaneamente che avrei preferito affrontareuna vita di stentipiuttosto che tornare a vivere fra gli "yahoo".


Ilviaggio si svolse senza particolari imprevisti. Mi sentivo grato neiconfronti del capitano e spesso non potevo rifiutare i suoi invitiinsistenti a sedermi a tavola con luicercando in tutti i modi dinascondere la repulsione che provavo contro il genere umano. Se avolte mi era impossibile nasconderlalui faceva finta di niente. Maper la maggior parte della giornata preferivo restarmene nella miacabina per non vedere nessun marinaio. Il capitano mi invitòpiù di una volta a togliermi quelle vesti selvatiche e mioffrì i suoi migliori abiti: non mi lasciai convincerepoichémi sentivo sconvolgere alla sola idea di indossare indumenti smessida uno "yahoo". Gli chiesi in prestito solo un paio dicamicie cheessendo state lavate dall'ultima volta che le avevaindossatenon avrebbero dovuto lasciare alcun afrore. Me le cambiavoogni due giorni e facevo il bucato con le mie mani.


Il5 novembre 1715 entrammo nel porto di Lisbona eal momento dellosbarcoil comandante volle assolutamente che indossassi i suoi abitiper non farmi sopraffare dalla marmaglia incuriosita. Mi portòa casa sua edietro mia insistente richiestami ospitòall'ultimo pianoin una stanza che dava sul retro. Lo pregai di nondire una parola su quanto gli avevo raccontato sugli "houyhnhnm"perché se si fosse risaputa una simile storiaanche sevagamentesarei stato assediato dalla gente e avrei corso il rischiodi cadere nelle mani dell'inquisizionese non di salire sul rogo. Ilcapitano mi convinse ad accettare degli abiti nuovi esiccome nonavrei sopportato di sentirmi addosso le mani del sarto che miprendeva le misureci pensò Don Pedro che aveva più omeno la mia staturaper cui me li trovai indosso abbastanza precisi.Mi rifornì anche di altri oggetti indispensabiliai qualiebbi l'accortezza di fare prendere aria per ventiquattro ore prima diusarli.


Ilcapitano non era sposatoviveva con tre servitori checomunquefurono esonerati dal servizio a tavola: inoltre il suo comportamentopieno di cortesiaunito a un forte senso di bontà e di umanacomprensionemi fecero tollerare ben presto la sua compagnia. E poil'ascendente che aveva su di me aumentò fino a farmi guardarefuori della finestra interna. Giorno dopo giorno mi convinse apassare in un'altra stanza e a dare una sbirciata fuorisullastradama fui costretto a ritrarmi in preda al panico. Dopo ad unasettimana era riuscito a farmi scendere fino alla porta di casa. Ilterrore sembrava svanire gradualmenteanche se aumentavano ildisgusto e la repulsione. Ebbi il coraggio di accompagnarloaddirittura per stradacercando di proteggermi il naso con erba diruta e a volte con il tabacco.


Dopodieci giorni Don Pedroal quale avevo confidato la mia condizionefamiliaremi disse con estrema franchezza che era mio assolutodovere ritornare in patria per vivere con mia moglie e i miei figli.Aggiunse che attraccata al porto c'era una nave inglese pronta persalpare le ancore e che lui mi avrebbe fornito del necessario per ilviaggio. Perché stare qui a ripetere le parole con le qualitentava di convincermi e le mie obiezioni? In fondososteneva non atortoun'isola deserta come la volevo ionon esistevamentre avreipotuto vivere in casa mia come mi piacevamagari come un recluso.


Allafine acconsentiivisto che non c'era altro da fare. Così il24 novembre salpai da Lisbona su un mercantile inglese del cuicomandante non volli sapere neppure il nome. Don Pedro mi accompagnòalla nave e mi prestò venti sterlinepoi salutandomi volledarmi un abbraccio che tollerai facendomi forza. Durante il viaggiofeci finta di stare poco bene e mi chiusi in cabina per non averecontatti con il capitano o con i suoi uomini. Il 5 dicembre 1715gettammo l'ancora ai Downs alle nove del mattino e alle tre delpomeriggio ero già sano e salvo a Redriffin casa mia.


Qualenon furono la sorpresa e la gioia di mia moglie e del miei familiariche ormai mi avevano dato per morto! Eppure devo essere sincero: laloro vista mi riempì di risentimentodi disprezzo e disgustoche aumentavano quanto più pensavo ai legami che mi tenevanoavvinto a loro. Sebbene fossi stato costretto a tollerare la vistadegli "yahoo" e a conversare con Don Pedro de Mendez dopoil mio sciagurato esilio dalla terra degli "houyhnhnm"tuttavia nei miei pensieri c'erano sempre lorogli "houyhnhnm"con le loro idee e le esaltanti virtù. Quando poi pensavo cheavevo avuto contatti carnali con una femmina della razza "yahoo"e che avevo messo al mondo altri esseri della stessa specieprovavouna vergogna indicibile e mi sentivo sconvolto dall'orrore.


Varcatala sogliamia moglie mi si gettò al collo baciandomi ed ioche da tanti anni avevo perso il contatto con quell'animalerepellentepersi i sensi per più di un'ora.


Mentresto scrivendosono ormai passati cinque anni dal mio ritorno inInghilterra; durante il primo anno non riuscivo a sopportare lapresenza di mia moglie e dei figliil loro odore era intollerabile.


Miera impossibile mangiare con loronella stessa stanzae ancora ogginon si azzardano a toccare il mio pane o bere nel mio bicchiere equanto a menon permetto a nessuno di loro di prendermi per mano.


Laprima spesa che ho fattoè stato l'acquisto di due giovanistalloni che ospito in una stalla sempre pulita. Dopo di loro il mioprediletto è il garzoneil cui odore di stalla mi rimette almondo. I miei cavalli mi capiscono abbastanza bene e passo almenoquattro ore al giorno a parlare con loro. Cosa siano briglie e sellanon se lo immaginano nemmenonutrono per me un affetto sincero e unavera amicizia.




12- VERIDICITA' DELL'AUTORE. SUOI SCOPI NEL PUBBLICARE IL PRESENTELIBRO. BIASIMO PER QUEI VIAGGIATORI CHE SI ALLONTANANO DALLA VERITA'


L'AUTOREDIMOSTRA DI NON AVERE SECONDI FINI NELLO SCRIVERE IL SUO LIBRO.REPLICA AD UN'OBIEZIONE. METODI SEGUITI NEL FONDARE COLONIE


LODIDEL SUO PAESE NATALE. GIUSTIFICA IL DIRITTO DELLA CORONA SULLE TERREDESCRITTE DALL'AUTORE. DIFFICOLTA' NELLA LORO CONQUISTA


L'AUTORESI CONGEDA DAL LETTOREESPONE COME INTENDE VIVERE PER IL FUTUROSUGGERISCE BUONI CONSIGLI E CONCLUDE



Cosìgentile lettoreti ho raccontato la storia fedele dei miei viaggiche comprendono un arco di sedici anni e oltre sette mesicercandocostantemente la verità più che gli ornamentiesteriori.


Avreiforse potuto meravigliarti con racconti strani e incredibilima hopreferito raccontarti i fatti così come sono accaduti in unostile semplicissimoperché il mio intento principale èsempre stato quello di istruirtinon di divertirti.


Sarebbestato facile per chicome meha viaggiato in terre lontaneraramente visitate da inglesi o da europeiimbastire descrizioni dianimali portentosimarini e terrestri; mentre il vero scopo di unviaggiatore dovrebbe essere quello di migliorare gli uominidirenderli più saggi e di temprarne gli animi con esempi buoni ecattivitratti dalla descrizione di terre lontane.


Vorreiche si potesse approvare una legge che costringesse tutti iviaggiatoriche intendono dare alle stampe le loro relazioni diviaggioa giurare al cospetto del lord cancelliere sulla assolutaveridicità di quanto hanno scritto. Allora la gente nonsarebbe più ingannatacome avviene ai giorni nostriin cuicerti scrittori rifilano al lettore le più grossolanemenzognepur di imporre sul mercato i propri libri. In gioventùho letto molti libri di viaggi con grandissimo piacere; ma oggi cheho percorso gran parte del mondo e sono in grado di smascherare conla mia esperienza molti di quei racconti favolosinutro una vera epropria repulsione per questo genere di libri e indignazione davantiallo spettacolo della credulità della gente cosìvolgarmente presa in giro.


Pertantovisto che i miei amici hanno avuto la bontà di ritenere chequeste mie povere fatiche potranno non essere sgradite al paesemisono imposto questa massima inderogabile: "Sii sempre fedelealla verità"; né d'altra parte potrei tollerare laminima tentazionefino a quando ho presente nella memoria la lezionee l'esempio del mio nobile padrone e maestro e degli altri illustri"houyhnhnm"dei quali ebbi l'onore per tanto tempo diessere un umile discepolo:

"Necsi miserum Fortuna sinonem finxitvanum etiammendacemque improbafinget".


Sobene che non si ottiene una grande reputazione con questo genere discritti che non richiedono né genialitànésapienzané altro talento che non sia una buona memoria e undiario fedele; e so anche che gli scrittori di viaggicome icompilatori di dizionarisono stati dimenticatisepolti dallavalanga della produzione recente che li sovrasta. E' molto probabileche quei viaggiatori che prima o poi visiteranno le terre descrittein questo libro saranno in grado di scoprire i miei errori (se ce nesono) e di fornire altri particolarirelegandomi fra quanti sonooramai superati e facendo svanire nell'oblio il mio nome discrittore. Per chi insegue la fama questa sarebbe una mortificazioneterribilema dato che il mio unico fine è il pubblico benenon incorrerò affatto in simili disillusioni. Chi mai leggeràle gesta degli eccelsi "houyhnhnm" senza provarecontemporaneamente vergogna per i propri viziquando si consideril'unico essere dotato di ragione e signore di questa terra? Di quelleterre lontane dove dominano gli "yahoo" non ho altro dadiread eccezione di Brobdingnagche è la nazione menocorrotta e di cui dovremmo seguire le sagge regole nella morale enella politica. Ma non voglio aggiungere altro e preferisco che illettore assennato rifletta da sé e tragga le proprieconclusioni.


Misoddisfa non poco pensare che questa mia opera non andràincontro a critiche; quali obiezioni si potranno mai fare a unoscrittore che racconta soltanto i fatticosì come sonoaccaduti in lontane contradecon le quali non abbiamo alcuninteresse commerciale o politico? Per il restoho evitato in ognimodo di cadere in quegli errori comuni a tutti gli scrittori diviaggi; non prendo partito per nessunoma scrivo sempre spogliandomida passionipregiudizi o malevolenza nei confronti di chiunque e diqualsiasi gruppo di persone. Scrivo cioè per perseguire il piùnobile degli scopiche è quello di informare e istruire ilprossimoe credo senza offendere la modestia di eccelleregrazie ailunghi colloqui avuti con i più egregi "houyhnhnm".Non scrivo per la famané per il denaro; ho anzi evitato ogniparola che potesse suonare come allusione e offesa anche per quelliche sono prontissimi a raccoglierle. Spero per questo di potermiconsideraresenza ombra di parzialitàun autoreincensurabilecontro il quale si spunteranno gli acuti ingegni diquella tribù di revisoricriticiosservatoriponderatoridenunciatoripostillatori.


Qualcunomi ha sussurrato all'orecchio che il mio primo dovere di sudditoinglese sarebbe stato quello di inviare un memoriale al segretario distatoperché ogni terra scoperta da un suddito appartienealla corona. Ho seri dubbi che le eventuali conquiste dei popoli dicui parlo possano essere compiute con la facilità con la qualeFernando Cortez sottomise gli Americani indifesi. Quanto aiLillipuzianinon credo che ci sia convenienza a allestire una flottae un esercito per farli nostri vassallimentre non so se siaprudente andare a stuzzicare quelli di Brobdingnago come se lapossa cavare un esercito inglese con un'isola che gli vola sul capo.Gli "houyhnhnm" hanno indubbiamente poca dimestichezza conla guerrauna scienza a loro ignotaspecie per ciò riguardale armi da tiro.


Eppurese fossi ministrosarei contrario a invadere il loro statoperchéla saggezzala concordiail coraggiol'amor patrio sono tuttevirtù che compensano di gran lunga le carenze della loro artebellica. Immaginati ventimila di loro che irrompono nel mezzo di unesercito europeosconvolgendone le filarovesciandone i carriscalciando con gli zoccoli fino a ridurre in poltiglia i volti deicombattentitanto da meritare quanto fu detto di Augusto:recalcitrat undique tutus.


Piuttostoche avanzare proposte di conquista di quel paese magnanimovorreiche fossero loro nella condizione di mandare un numero sufficiente dicavalli a civilizzare l'Europainsegnandoci i principi basilaridell'onoredella giustiziadella temperanzadella veritàdello spirito civiledella forza d'animodella morigeratezzadell'amiciziadella benevolenzae della fedeltà: virtùdi cui restano i nomi da noinelle opere di autori antichi emodernicome posso testimoniare io stesso con le mie scarse letture.


Mac'era un'altra ragione che mi rendeva poco favorevole a rimpinguarecon le mie scoperte i domini di Sua Maestà: e a dire il veromi venne qualche scrupolo riguardo alla giustizia distributiva deiprincipiquando si tratta di allargare i loro possedimenti. Facciamoun esempio: una ciurma di pirati è trascinata chissàdove dalla tempestafinché un mozzo avvista terra dall'alberomaestro; sbarcano per depredare e saccheggiaresi incontrano con unpopolo pacificovengono trattati con ogni cortesiadanno un nuovonome a quella terrane prendono possesso formale in nome del repiantano in terra un tavolaccio marcio o una pietra a futura memoriadel fattoassassinano due o tre dozzine di indigenine trascinanovia una coppia come esemplariritornano in patria e ottengono lagrazia del re. Ecco come nasce un nuovo dominio fondato sul dirittodivino: alla prima occasione si mandano delle navisi deportano o simassacrano gli indigenisi torturano i loro capi per sapere dove sial'oroviene data via libera ad ogni atto disumano e ad ognilussuriala terra fuma del sangue dei suoi abitanti; e questaesecrabile banda di macellai impiegata in una spedizione cosìdevota è una colonia modernamandata a portare la nostrareligione e la nostra civiltà ad un popolo barbaro e idolatra.


Devodire che tutto questo non ha nulla a che fare con la nazionebritannicache è di esempio al mondo intero per la saggezzala curala giustizia con le quali impianta le proprie colonieperle generose elargizioni con cui promuove la religione e la sapienzaper la scelta di pastori devoti e capaci nel diffondere il verbocristianoper l'oculatezza con cui dalla madrepatria invia in quellecolonie persone sobrie nella vita e nei costumiper la giustiziarigorosa che assegna alle colonie funzionari amministrativiintegerrimi e di perizia eccezionale e infinea coronare l'interoapparatoper l'invio di governatori vigili e virtuosiche hanno acuore sopra ogni altra cosa la felicità del popolo chegovernano e l'onore del loro sovrano.


Mai paesi che ho descritto in questa mia opera non hanno alcuna vogliadi farsi conquistareridurre in schiavitùassassinare edeportare dai colonizzatoriinoltre non sono produttori di zuccheroe di tabacconé hanno miniere d'oro e d'argentoper cuipenso umilmente che non meritino in alcun modo né il nostrozeloné il nostro valore e nemmeno il nostro interesse.Tuttaviase quelli che sono interessati alla faccenda sono didiversa opinionesono pronto a deporre sotto giuramentouna voltaconvocatoche mai uomo europeo ha conosciuto quelle terre prima dimese gli abitanti sono degni di fede.


Quantopoi alla formalità di prenderne possesso in nome del miosovranonon mi sfiorò nemmeno il cervelloe anche se mifosse venuto in mentedate le condizioni in cui mi trovavosarebbestato senz'altro più prudente e salutare rinviarlo a un'altrapiù propizia occasione.


Orache ho risposto all'unica obiezione che mi può essere mossa investe di viaggiatoreprendo definitivamente congedo dal corteselettore e mi ritiro al piacere della meditazione nel mio giardinettodi Redriffa mettere in pratica le sublimi lezioni dei virtuosi"houyhnhnm"a educare gli "yahoo" della miafamigliaper quanto sarà possibilea rendere docile la loronatura animalea guardarmi spesso in uno specchio per abituarmi allavista di un essere umano ed infine a deplorare la condizione brutalein cui versano gli "houyhnhnm" del mio paesesempre prontoa trattarli con estremo rispetto per amore del mio nobile padronedella sua famigliadei suoi amici ai quali i cavalli di quiassomigliano in tutti i loro trattisebbene i loro intellettiportino i segni della degenerazione.


Lasettimana scorsa ho permesso a mia moglie di pranzare con meall'altro capo di una tavola molto lunga e di rispondereanche secon la massima concisionealle poche domande che le ho fatto.Tuttavia l'odore di "yahoo" continua a perseguitarmi e sonocostretto a portarmi continuamente al naso rutalavanda e foglie ditabacco.


Sebbenenon sia facile per un uomo in là con gli anni cambiare leproprie abitudininon dispero di poter sopportare col tempo lacompagnia di qualche "yahoo" del vicinatosenza dover piùa trepidare per i suoi denti e i suoi artigli.


Inteoria la mia riconciliazione con la specie "yahoo" sarebbepossibilese solo si limitassero a praticare quei vizi e quellestoltezze che hanno ereditato dalla natura. Non è la vista diun avvocatodi un borsaiolodi un colonnellodi un buffonedi unlorddi un giocatoredi un politicodi un ruffianodi un medicodi un testimoniodi un seduttoredi un procuratoredi untraditoreo simili che mi irrita: questo è nell'ordinenaturale delle cose; ma quando vedo uno essere orgoglioso di questicumuli di deformità e di malanni fisici e moraliallora perdola pazienza e non riesco più a capire come una bestia diquesta portata possa avere un simile atteggiamento vizioso. I saggi evirtuosi "houyhnhnm" che hanno tutte quelle eccellenti dotiche accompagnano a una creatura razionalenon hanno un nome peresprime questo viziocosì come la loro lingua non ha terminiper nominare ciò che è maleeccetto quelli attraversoi quali descrivono le qualità abominevoli degli "yahoo"anche se fra queste non sono riusciti a scoprire l'orgoglio. Einfatti non conoscono a fondo la natura dell'uomocome si mostra inpaesi nei quali ha la supremazia. Da parte miaavendo una maggioresperienzapotei vederne già i primi sintomi fra i selvaggi"yahoo".


Gli"houyhnhnm"che vivono sotto il governo della ragionenonsono orgogliosi delle loro qualitàpiù di quanto losia io per il fatto che possiedo un braccio o una gamba; e certamentenessuno sano di mente potrebbe gloriarseneanche se fosse undisgraziato senza una di queste membra. Mi sono dilungato su questoargomento per il desiderio di rendere meno insopportabile lacompagnia di "yahoo" inglesi e perciòse c'èqualcuno affetto in qualche modo da questo vizio assurdoloscongiuro di non presentarmisi neppure davanti.




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