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JackLondon



ILTALLONE DI FERRO

 

 

 

 

Capitolo1


LAMIA AQUILA


Labrezza leggera dell'estate agita le sequoie e la Wild Water si frangecon ritmiche cadenze contro le pietre muscose. Ci sono farfalle nelsolee dovunque si leva il sonnolento ronzio delle api. C'ètanta pace e silenzio e io me ne sto quiinquietaa pensare. E'questa pace a rendermi inquieta: mi sembra irreale.


Unaquiete profondama è la quiete che precede la tempesta. Tendodunque l'orecchioe tutti i sensial primo segnale della tempestaimminente. Purché non sia prematura. Purché non scoppitroppo presto (1).


Sonoinquieta con ragione. Pensopenso continuamenteè piúforte di me. Ho vissuto così a lungo nella mischia che la pacee la quiete mi opprimono e non posso impedirmi d'indugiare colpensiero su quel turbine di devastazione e morte che presto siscatenerà.


Giàodo le grida delle vittimegià vedocome nel passato(2)tanta bella e preziosa carne falciata e mutilatatante animestrappate a forza dai loro nobili corpi e lanciate verso Dio. E' cosìche noi povere creature umane raggiungiamo i nostri scopi; soloattraverso stragi e distruzioni riusciamo a portare pace e felicitàdurature sulla terra!


Sìsono sola. Quando non penso a quel che saràpenso a quel cheè statoa ciò che non è piú: alla miaAquilache batte l'aria con le ali instancabililibrandosi ineterno verso il suo solel'ideale radioso della libertàumana. Non saprei starmene inerte ad aspettare il grande avvenimentodi cui lui è l'arteficeanche se non sarà presente almomento. Vi dedicò interi gli anni della sua vitalo pagòcon la vita. E' opera sua. Lo rese lui possibile (3).


Perciòin simile ansiosa attesaho deciso di scrivere di mio marito. Iosoltanto tra tutti potrò far luce sulla sua personalitàuna personalità tanto nobile che tuttavia non sarà maiabbastanza nota. Era un'anima grande equanto il mio amore èscevro da ogni egoismoil mio rammarico più grande èche lui non sia più qui ad assistere all'alba di domani. Nonpossiamo fallire: le basi che lui ha gettato sono troppo solidetroppo sicure.


Strapperemovia dal petto dell'umanità schiacciata il maledetto Tallone diFerro. Al segnale della riscossale legioni dei lavoratori di tuttoil mondo insorgerannoe nella storia non si sarà mai vistonulla di simile. La solidarietà delle masse lavoratrici èassicuratae per la prima volta scoppierà una rivoluzioneinternazionalevasta quanto il mondo (4).


Sonochiaramentetalmente presa da ciò che ci aspettache datempo ormai vivo giorno e nottesin nei minimi particolariilgrande avvenimento; anzinon riesco a pensare a mio marito senzapensare a esso. Lui ne fu l'animacome potrei separare le due cosenei miei pensieri?


Comeho dettoposso fare molta luce sulla sua personalità. Tuttisanno che ha lavorato moltoe penato ancor piùper lalibertà; ma nessuno può saperlo meglio di meche hocondiviso la sua vita in questi venti anni di ansiae ho avuto mododi apprezzare la sua pazienzail suo sforzo incessantela suatotale dedizione alla causa per la qualeappena due mesi faèmorto.


Cercheròdi raccontare in tutta semplicità in che modo Ernest Everhardentrò nella mia vita: come lo conobbicome finii coldiventare parte di luiquali profondi cambiamenti portò nellamia vita. In tal modo potrete guardarlo attraverso i miei occhi eapprendere di lui ciò che appresi io: tuttosalvo le cosetroppo intime e dolci perché io possa ridirle.


Lovidi per la prima volta nel febbraio del 1912. Era stato invitato apranzo da mio padre (5)e devo dire che quando varcò lasoglia di casa nostra a Berkeleynon mi fece un'impressione deltutto favorevole. Avevamo molta gente a pranzo e il suo ingresso nelsalotto in cui aspettavamo l'arrivo degli ospiti fu abbastanzaimbarazzante. Era la sera dei "predicatori"come dicevamio padre in famigliae Ernest non era certamente al suo posto traquella gente di chiesa.


Tantoper cominciareera mal vestito. Portava un completo di panno scuroconfezionatoche gli cascava addosso. In realtàneppure inseguito riuscì mai a trovare un abito che gli andasse bene.Anche quella seracome semprea ogni movimento che faceva i muscoliaggrinzivano la stoffa eper via dell'ampio toracedietro le spallela giacca faceva una quantità di pieghe. Aveva il collo d'uncampione di pugilato (6)grosso e robusto. E così questo èil filosofo socialeex maniscalcoscoperto da mio padremi dissi.Con quei bicipiti e quel collone aveva tutta l'aria infatti. Logiudicai immediatamente una specie di prodigioun Blind Tom (7)della classe operaia.


Quandopoi mi diede la manola sua fu una stretta forte e sicura.


Isuoi occhi neri mi fissarono con ardire - un po' troppo ardiremiparve. Ero nata e cresciuta in quell'ambienteinfattie a queltempo avevo un istinto di classe molto sviluppato. Tanto ardire in unuomo del mio stesso livello sociale mi sarebbe risultato più omeno imperdonabile; fui dunque costretta ad abbassare gli occhi e fucon vero sollievo che tirai oltre per andare a salutare il vescovoMorehouseuno dei miei predilettiun uomo di mezza etàseriodolcedall'aspetto mite di un Cristo einoltreun veroerudito.


Maquell'ardireche attribuii a presunzioneera quanto mai rivelatoredella vera personalità di Ernest Everhard: era semplicedirettonon aveva paura di niente e si rifiutava di perdere tempocon le convenzioni. "Mi piacesti subito"mi rivelòmolto tempo dopo. "Perché dunque non avrei dovutoriempirmi gli occhi di ciò che mi piaceva?". Ho appenadetto che non aveva paura di niente. Era un aristocratico autenticoanche se di fatto combatteva l'aristocrazia; un superuomol'esserebiondo descritto da Nietzsche (8)e pur tuttavia un ardentedemocratico.


Impegnataa ricevere gli altri invitatie forse anche per la cattivaimpressione riportatadimenticai quasi completamente il filosofodella classe operaia. In seguitoperòa tavolaattiròdi nuovo un paio di volte la mia attenzione. Stava ascoltando idiscorsi dei reverendi e nei suoi occhi notai un lampo divertito.


Hail senso dell'umorismopensaie quasi gli perdonai quel modo goffodi vestire. Intanto il tempo passava; il pranzo era inoltrato e luinon aveva aperto bocca neppure una volta mentre i reverendidiscutevano animatamente della classe operaia e dei suoi rapporti conla chiesa e di ciò che questa aveva fatto e ancora faceva peressa. Notai che mio padre era seccato di quel suo silenzio e a uncerto puntoprofittando di un attimo di calmagli chiese qualefosse la sua opinione. Ernest si limitò a scrollare le spalleedopo un secco "Non ho niente da dire"riattaccòa masticare mandorle salate.


Mamio padre non si dava facilmente per vinto edopo qualche istantedisse: "Abbiamo tra noi un rappresentante della classe operaia.Sono sicuro che potrebbe presentarci le cose da un punto di vistanuovo e interessante. Alludo al Signor Everhard".


Tuttisi mostrarono subito cortesemente interessati e sollecitarono Ernesta esporre le sue idee; ma il loro era un atteggiamento cosìchiaramente benevolo e tollerante da sembrar quasi condiscendenza. Miaccorsi che anche lui lo aveva notatoe ne era divertito. Giròlentamente lo sguardo sui convitati e in quei suoi occhi neri vidi unlampo di malizia.


"Nonsono tagliato per le cortesi discussioni degli ecclesiastici"esordì poicon tono modesto. Quindi esitò.


Silevarono alcune voci d'incoraggiamento: "Continuicontinui".E il dottor Hammerfield aggiunse:


"Nontemiamo la veritàda chiunque sia detta in buona fede".


"Leidunque distingue tra verità e sincerità?" ribattévivacemente Ernest con un sorriso.


Ildottor Hammerfield rimase un attimo perplessoquindi balbettò:


"Ancheil migliore di noi può sbagliaregiovanottoanche ilmigliore".


All'improvvisoErnest parve cambiare. In un attimosembrò un altro uomo.


"Beneallora comincerò col dirvi che v'ingannatetutti. Dellaclasse operaia voi non sapete un bel niente. La vostra esperienzasociale è falsa e priva di valore come il vostro modo diragionare".


Piùche le parole mi colpì il tono con cui le pronunciòerimasi scossa già al solo suono della sua voce: uno squillo ditromba che mi fece fremere tutta. Anche tutti i presenti ne furonoscossidestati di colpo dal solito torpore e dalla solita monotonia.


"Cosac'è di tanto falso e privo di valore nel nostro modo diragionaregiovanotto?" chiese il dottor Hammerfieldcon tonoindispettito.


"Sietedei metafisicie con la metafisica potete dimostrare qualunque cosa.Ma naturalmentequalunque altro metafisico potrà a sua voltadimostrarecon non poca soddisfazioneche avete torto. Nel campodel pensiero siete degli anarchici e avete la passione dellecostruzioni cosmiche. Ognuno di voi vive in un proprio universocreato dalla sua fantasia e secondo i suoi desiderima dell'altromondoquello vero in cui abitatenon sapete nientee il vostropensiero non ha posto nella realtà se non come fenomeno dialienazione.


Sapetea cosa stavo pensando poco fa sentendovi parlare a vanvera?


Aquegli scolastici del Medio Evo che con serietà e dottrinadibattevano il problema di quanti angeli possano danzare sulla puntadi un ago. Voisignorisiete lontani dalla vita intellettuale delventesimo secolo quanto poteva esserlo diecimila anni fa uno stregonepellerossa impegnato a fare incantesimi in una foresta vergine".


Agiudicare dal volto accesodalle sopracciglia aggrottatedallampeggiare degli occhidalle contrazioni del mento e dellamascellatutti segni di una natura aggressivasembrò che nelpronunciare quest'ultima frase fosse in preda all'ira. Era invece ilsuo modo di fare chetuttaviainvariabilmente scuoteva la genteesasperandola con quegli assalti impetuosi e improvvisi. I nostriinvitati stavano già perdendo il loro contegno consueto. Ilvescovo Morehouse ascoltava con attenzionepiegato in avanti; ildottor Hammerfield era rosso in viso per l'indignazione e anche glialtri erano sconvolti. Solo alcuni ancora sorridevano con ariadivertita di superiorità. Quanto a metrovavo la scena quantomai divertente. Lanciai un'occhiata a mio padre e addirittura temettiche stesse per scoppiare a ridere per l'effetto prodotto da quellaspecie di bomba umana che aveva osato buttare in mezzo a noi.


"Leisi esprime in maniera abbastanza vaga"dichiarò infineil dottor Hammerfield. "Cosa intende dire esattamentechiamandoci metafisici?" "Vi definisco metafisici"riprese Ernest"perché ragionate metafisicamente. Ilvostro metodo è l'opposto di quello scientifico e le vostreconclusioni non hanno alcuna validità.


Dimostratetutto e al tempo stesso nientee neppure due tra voi riescono amettersi d'accordo su un punto qualsiasi. Per spiegare l'universo ese stessoognuno di voi si tuffa nella propria coscienzaepretendere di spiegare la coscienza con la coscienza è comepretendere di sollevarsi da terra tirandosi per i lacci dellescarpe".


"Noncapisco"lo interruppe il vescovo Morehouse. "A me pareche tutte le cose dello spirito siano metafisiche. La stessamatematicala più esatta e convincente delle scienzeèmetafisica; ogni processo mentale di uno scienziato è giàun atto di natura metafisica. Certamente sarà d'accordo suquesto".


"Comelei stesso ha dettonon capisce"ribatté Ernest. "Ilmetafisico ragiona per deduzione partendo dalla sua stessasoggettività. Lo scienziatoinveceragiona per induzionebasandosi sui fatti forniti dall'esperienza. Il metafisico procededalla teoria ai fattilo scienziato dai fatti alla teoria. Ilmetafisico spiega l'universo secondo se stessolo scienziato spiegase stesso secondo l'universo".


"RingraziamoIddio di non essere scienziati"mormorò il dottorHammerfieldcon tono di compiacimento.


"Ecosa sietedunque?".


"Filosofi".


"Cisiamo"esclamò Ernestridendo. "Avete abbandonatoil solito terreno della realtà per librarvi in aria con unaparolacome se fosse una macchina volante. Per piacereritornatesulla terra e vogliate dirmia vostra voltacosa intendeteesattamente per filosofia".


"Lafilosofia è..." (il dottor Hammerfield si schiarìla voce) "è qualcosa che non si può definire inmodo comprensibile se non a menti e spiriti filosofici. Lo scienziatoche si limita a ficcare il naso tra le sue provette non potràmai capire la filosofia".


Lastoccata lasciò Ernest impassibile. Ma era abituato aritorcere l'attacco contro l'avversarioe così feceimmediatamentecon volto e voce affatto benevoli.


"Intal casosarete certamente in grado di comprendere la definizionedella filosofia che penso di proporvi. Primaperòvi invitoa rivelarne gli errori oppure a mantenere un silenzio metafisico. Lafilosofia non è altro che la più vasta di tutte lescienze. Il suo metodo non si distacca da quello di una qualunquescienza particolare o di tutte le scienze in generale. E appunto perquesto suo meccanismoquesto suo metodo di ragionamentoil metodoinduttivola filosofia fonde insieme tutte le scienze particolariformando una solagrande scienza. Come dice Spenceri dati di ogniscienza particolare formano una conoscenza unificata solo in partementre la filosofia sintetizza in sé la conoscenza offerta datutte le scienze. E' cioè la scienza delle scienzela scienzaassolutase volete. Che ne dite di questa definizione?".


"Moltoattendibile"mormorò il dottor Hammerfield.


MaErnest era senza pietà.


"Guardatevene"disse"la mia definizione è fatale alla metafisica. Sea partire da adessonon riuscite a trovare in essa neppureun'incrinaturasarete squalificati quando in seguito vorrete opporreargomenti metafisici. Passerete la vita intera a cercarequell'incrinatura e sarete costretti a restare metafisicamente mutifino a quando non l'avrete trovata".


Tacquein attesa. Il silenzio divenne penoso. Il dottor Hammerfield era adisagio e insieme perplesso. Quell'attaccodei veri e propri colpidi magliolo aveva sconcertato; non era abituato a quel modo didiscutere semplice e diretto. Il suo sguardo implorante fece il girodella tavolama nessuno prese la parola per lui. Sorpresi mio padreche rideva dietro il tovagliolo.


"C'èun altro modo per squalificare i metafisici"riprese Ernestquando la sconfitta del dottore fu ben chiara"giudicarli dalleloro opere. Cosa hanno fatto per l'umanità oltre a tesserefantasie aeree e scambiare per divinità la propria ombra?


Riconoscoche hanno aggiunto nuovi motivi d'allegria per il genere umanomaquale bene tangibile hanno mai apportato? Hanno filosofatoscusatemila parola di cattivo gustosul cuore come sede delle emozionimentre intanto gli scienziati studiavano la circolazione del sangue.Hanno declamato sulla peste e sulla carestiaconsiderandole flagellidi Diomentre intanto gli scienziati costruivano silos e risanavanogli agglomerati urbani.


Descrivevanola terra come centro dell'universomentre gli scienziati scoprivanol'America e scrutavano lo spazio per scoprirvi le stelle e le leggidegli astri. Insommai metafisici non hanno fatto assolutamenteniente per l'umanità. Hanno dovuto arretrare passo dopo passodavanti alle conquiste della scienza; ma appena i fattiscientificamente accertati rovesciavano le loro spiegazionisoggettivene fabbricavano altre su scala più vasta perspiegare appunto i fatti accertati. E cosìsenza dubbiocontinueranno a fare sino alla fine dei secoli. Signorii metafisicisono degli impostori. Fra voi e l'esquimese che immaginava dio comeun mangiatore di grasso vestito di pellicciac'è solo unadifferenza di qualche migliaio d'anni di fatti accertati. Tutto qui".


"Eppureil pensiero di Aristotele ha dominato l'Europa per dodici secoli"intervenne il dottor Ballingfordpomposo"e Aristotele era unmetafisico".


Quindiil dottor Ballingford girò lo sguardo sui commensalidaiquali fu ricompensato con cenni e sorrisi di approvazione.


"Ilsuo esempio non è per niente felice"rispose Ernest."Lei si riferisce a uno dei periodi più oscuri dellastoria dell'umanità.


Infattilo chiamiamo periodo d'oscurantismoun'epoca in cui la scienza eraschiava della metafisicala fisica si limitava alla ricerca dellapietra filosofalel'alchimia aveva preso il posto della chimicael'astrologia quello dell'astronomia. Triste dominio quello delpensiero di Aristotele!".


Ildottor Ballingford parve seccatoma subito si riprese e ribatté:


"Ancheaccettando il quadro nero che lei ci ha dipintodeve peròriconoscere alla metafisica un grande valore intrinsecoperchéè riuscita a liberare l'umanità dall'oscurantismoavviandola verso la luce dei secoli successivi".


"Lametafisica non ne ebbe alcun merito"ribatté Ernest.


"Come!"esclamò il dottor Hammerfield"non è stato forseil pensiero speculativo a condurre alle grandi scoperte?".


"Ahcaro reverendo"disse Ernest con un sorriso"la credevosqualificato. Non ha ancora trovato una sola incrinaturanella miadefinizione della filosofia e ora è sospeso nel vuoto. Maquesta è un'abitudine dei metafisici e io la perdono. Noripetola metafisica non ebbe alcun merito in tutto questo. Aiviaggi di scoperta spinse il bisogno di pane quotidianoseta egioiellimonete d'oro e metalli preziosi etra l'altrola chiusuradelle vie commerciali terrestri verso l'India. Quando caddeCostantinopoli nel 1453i turchi chiusero le vie carovaniere perl'Indiae i mercanti europei dovettero cercare altre strade.


Questafu la vera causa di quelle esplorazioni. Cristoforo Colombo prese ilmare per cercare una nuova via per le Indiepotete leggerlo su tuttii libri di storia. Si scoprirono così per caso fatti nuovi innaturacome la grandezza e la forma della terrae il sistematolemaico mandò i suoi ultimi bagliori".


Ildottor Hammerfield emise un grugnito.


"Nonè d'accordo?" domandò Ernest. "Allora mi dicadove sbaglio".


"Possosoltanto riconfermare il mio punto di vista" replicòaspramente il dottor Hammerfield. "Sarebbe altrimenti un tematroppo vasto".


"Nonesistono temi troppo vasti per uno scienziato"ribattéin tono corteseErnest. "Per questo lo scienziato scopre eottieneper questo è arrivato in America".


Nonho intenzione di descrivere tutta la seratasebbene sia per me unagioia ricordare ogni particolare di quel primo incontrodi quelleprime ore passate con Ernest Everhard.


Ladiscussione si fece molto animatae i reverendi avvampavanoquandoErnest li chiamava filosofi romanticilanterne magiche e cosìvia. Li interrompeva continuamente per richiamarli ai fatti.


"Ilfattoamicoil fatto inconfutabile"proclamava trionfanteogni volta che assestava un colpo decisivo. Era irto di fatti eglieli lanciava fra i piediglieli drizzava davanti in improvviseimboscateli bombardava con raffiche di fatti.


"Aquanto pare lei sacrifica soltanto sull'altare del fatto"lostuzzicò il dottor Hammerfield.


"Nonc'è altro dio che il fattoe il signor Everhard è ilsuo profeta"parafrasò il dottor Ballingford.


Ernestsorridendoapprovò col capo.


"Iosono come i texani"disse. Esollecitatospiegò:"Quelli del Missouri dicono sempre: 'Bisogna farmelo vedere';quelli del Texasinvecedicono: 'Bisogna mettermelo in mano'.Chiaro quindi che non sono dei metafisici".


Aun certo puntoavendo egli detto che i filosofi metafisici nonpotrebbero sopportare la prova della veritàil dottorHammerfield tuonò:


"Qualè questa prova della veritàgiovanotto? Vuole avere labontà di spiegarci quello che a lungo ha imbarazzato menti piùsagge della sua?".


"Volentieri"rispose Ernestcon quella sicurezza che li indispettiva. "Lementi sagge sono state a lungo imbarazzate dalla ricerca della veritàperché la cercavano per arialassù! Se fossero rimastesulla terra fermal'avrebbero trovata facilmente.


Comeavrebbero certamente scoperto che con ogni azione e pensiero praticodella loro vitaessi stessi costituivano appunto la prova dellaverità".


"Laprovala prova"ripeté con impazienza il dottorHammerfield.


"Lascida parte i preamboli. Ci dia ciò che abbiamo cercato tanto alungo: la prova della verità. Ce la dia e diventeremo deglidèi".


C'erain queste parolee nel modo con cui furono pronunciateloscetticismo aggressivo e ironico che la maggioranza dei convitatiprovava; il vescovo Morehouse parve però colpito.


"Ildottor Jordan (9) l'ha stabilito in maniera chiarissima"disseErnest. "Ecco il suo modo di verificare la verità: 'E'essa concretain atto? le affidereste la vostra vita?'".


"Figurarsi!"disse il dottor Hammerfield con un sorriso. "Non ha tenuto contodel vescovo Berkeley (10). In conclusionenon gli hanno mairisposto".


"Ilpiù nobile metafisico della confraternita"replicòErnestridendo"ma scelto male come esempio. Come egli stessoha dimostratola sua metafisica era campata in aria".


Ildottor Hammerfield s'indignòpunto sul vivocome se avessesorpreso Ernest nell'atto di rubare o mentire.


"Giovanotto"sbottò"questa affermazione è degna di tuttoquanto ha detto stasera. E' un'asserzione ignobile e assolutamentepriva di fondamento".


"Eccomibell'e sistemato"mormorò Ernestcon un'aria afflitta.


"Purtropponon mi sento colpito. Bisognerebbe farmelo toccare con manoreverendo".


"Benissimobenissimo"balbettò il dottor Hammerfield. "Nonpotrà certo dire che il vescovo Berkeley non abbia dimostratoche la sua metafisica non fosse pratica. Non ne ha le provegiovanottolei non ne sa niente. La metafisica di Berkeley ha semprefunzionato".


"Permela prova migliore che la metafisica di Berkeley era puraastrazionesta nel fatto che lo stesso Berkeley"e a questopunto Ernest riprese tranquillamente fiato"aveva la buonaabitudine di passare per le porte e non attraverso i muri; perchéper nutrire la propria vita s'affidava al pane e burro e alsostanzioso arrostoe si faceva la barba con un rasoio beneaffilato".


"Maqueste sono cose della vita fisica"esclamò il dottore"mentre la metafisica appartiene allo spirito".


"Efunziona anche in spirito?" chiese Ernestcalmissimo.


L'altroannuì.


"Ein spiritouna miriade di angeli può danzare sulla punta diun ago"continuò Ernestcon aria assorta. "Einspiritopuò esistere anche un dio impellicciato e mangiatoredi grassoperché non ci sono prove contrariein spirito. Eimmaginoreverendoche lei viva anche in spiritovero?".


"Ilmio spirito è il mio regno"rispose l'altro.


"Cioèvive nel vuoto. Ma sono sicuro che ritorna sulla terra all'ora deipasti o alle prime scosse d'un terremoto. O forse mi obietta che inun simile malaugurato caso non avrebbe nessun timore che il suo corpoimmateriale possa essere colpito da una tegola immateriale?".


Istintivamentee con gesto inconsapevoleil dottor Hammerfield si toccò latestadovenascosta tra i capelliaveva una cicatrice. L'esempiodi Ernest era stato quanto mai calzante:


duranteil grande terremoto (11)infattiil reverendo per poco non erastato schiacciato da un comignolo. Scoppiarono tutti a ridere.


"Ebbene"riprese Ernest quando l'ilarità si fu calmata"aspettosempre la prova del contrario". Poinel silenzio generaleaggiunse: "Passi pure questo suo ultimo argomentoma non èancora quello risolutivo".


Ildottor Hammerfield era ormai fuori combattimento; ma la battaglia sispostò in un'altra direzione. Punto per puntoErnest confutòogni loro asserzione. Quando sostenevano di conoscere la classeoperaialui ribatteva esponendo delle verità fondamentali chequelli non conoscevanoe li sfidava a contraddirlo. Parlava difattisempre fattifrenava i loro slanci verso la luna e liriconduceva sul terreno solido dei fatti.


Ricordobenissimo la scena! Mi pare di udirlo ancoracon quel suo tonoaggressivocolpirli col fascio dei fattidi cui ciascuno era unaverga sferzante! Senza pietà: non chiedeva tregua e non neaccordava (12). Non dimenticherò mai la scudisciata finale cheinflisse loro:


"Questasera avete ammesso più voltedirettamente o con le vostredichiarazioni d'incompetentidi non conoscere la classe operaia.


Nonvi biasimo per questo: come potreste conoscerlainfatti? Non vivetefra gli operaipascolate con la classe capitalista. E perchédovreste agire diversamente? I capitalisti vi paganovi nutronovidanno gli abiti che portate questa sera. In cambiovoi predicate aivostri padroni il tipo di metafisica che è loroparticolarmente gradito e che essi accettano perché nonminaccia l'ordine stabilito delle cose".


Aqueste paroleci fu una protesta generale.


"Ohnon metto in dubbio la vostra sincerità"proseguìErnest.


"Voisiete sinceri. Predicate ciò in cui credete. In questoconsistono la vostra forza e il vostro valore agli occhi deicapitalisti. Ma se per caso cominciaste a credere in qualcosa cheminaccia invece l'ordine stabilitole vostre prediche diventerebberoinaccettabili per i vostri padronie voi sareste licenziati. Ognitantonon spessoqualcuno di voi viene infatti congedato (13). Nonè così?".


Questavolta non ci fu nessuna protesta: tutti se ne stettero umilmente insilenziotranne il dottor Hammerfieldche disse:


"Soloquando il loro modo di pensare è falsovengono invitati adimettersi".


"Valea dire quando il loro modo di pensare è inaccettabile"ribatté Erneste aggiunse: "Per questo vi dicocontinuate a predicare e a guadagnarvi il vostro soldo maper amordel cielolasciate in pace la classe operaia. Voi state dalla partedel nemico. Non avete nulla in comune con essa. Le vostre mani sonobianche perché altri lavorano per voie i vostri stomachipieni per l'abbondanza di cibo". (A questo punto il dottorHammerfield fece una smorfia e tutti sbirciarono verso il suo enormepancionegrazie al qualesi dicevada anni non vedeva più ipropri piedi). "E le vostre menti sono infarcite di dottrine cheservono a reggere l'ordine stabilito. Siete dei mercenari sincerimercenari sincerilo ammettoma come lo era la Guardia Svizzera(14). Siate fedeli a chi vi dà il paneil sale e la paga;sostenete con le vostre prediche gli interessi dei vostri signorimanon venite a offrirvi alla classe operaia come falsi condottieri! Nonpotreste vivere onestamente in due campi opposti.


Laclasse operaia ha fatto a meno di voie credetemicontinueràa farne a meno. Inoltre se la sbrigherà meglio senza di voiche con voi".




NOTE:


1!Sebbeneavesse collaboratonaturalmentecon i dirigenti europeila SecondaRivolta fuin larga misuraopera di Ernest Everhard.Successivamenteil suo arresto e la sua esecuzione segretafuronoil grande avvenimento della primavera del 1932. E tuttavia avevapreparato così minuziosamente quella rivolta che i suoicompagni poterono mettere in atto i suoi piani senza confusione néindugio. Dopo l'esecuzione di Everhardla vedova si ritirò aWake Robin Lodgeun piccolo bungalow tra le Sonoma HillsinCalifornia.


2)Certamente si riferisce alla Comune di Chicago.


3)Con tutto il rispetto per sua moglie Avisva detto che Everhard fusoltanto uno dei tanti e abili dirigenti che progettarono la SecondaRivolta. Oggia distanza di secolipossiamo affermare che anche selui fosse sopravvissutoil risultato di quella rivolta non sarebbestato meno disastroso .


4)La Seconda Rivolta fu effettivamente internazionale. Si trattava diun disegno troppo vasto per essere elaborato dal genio di un uomosolo. In tutte le oligarchie del mondoi lavoratori erano pronti asollevarsi al segnale convenuto. La Germanial'Italiala Francia etutta l'Australasia erano paesi di lavoratoristati socialistipronti ad appoggiare la rivoluzione.

Elo fecerocoraggiosamente. Per questoquando fu soffocata laSeconda Rivolta furono anch'essi soffocatischiacciatidall'alleanza mondiale delle oligarchie e i rispettivi governisocialisti sostituiti da governi oligarchici.


5)John Cunninghampadre di Avis Everhardera professore alla StateUniversity di Berkeleyin California. Il suo campo era la fisicasvolgeva molte ricerche originali anche in altri campied era moltostimato come scienziato. Suoi principali contributi alla scienzafurono i suoi studi sugli elettroni esoprattuttola monumentaleopera intitolata "Identità della materia e dell'energia"nella quale stabilìin maniera inconfutabileche l'unitàultima della materia e quella della forza sono la stessa cosa. Primadi luila stessa idea era stata avanzatama non dimostratada SirOliver Lodge e da altri studiosi del nuovo campo della radioattività.


6)A quel tempo gli uomini si battevano a pugni per vincere un premio.Quando uno dei due cadevaprivo di sensi o mortol'altro guadagnavail premio.


7)Oscuro riferimento a un musicista negrociecoche verso la fine deldiciannovesimo secolo ebbe un istante di notorietà negli StatiUniti.


8)Friedrich Nietzscheil filosofo pazzo del secolo diciannovesimocheebbe visioni fantastiche della verità ma la cui ragioneafuria di girare nel gran circolo del pensiero umanosfuggìper la tangente.


9)Noto educatore della fine del diciannovesimo secolo e dell'inizio delventesimo. Era rettore dell'Università di Stanforduniversitàfondata per lascito privato.


10)Monista idealista che imbarazzò a lungo i filosofi del suotemponegando l'esistenza della materia; ma i suoi sottiliragionamenti finirono per crollare quando le nuove scoperte empirichedella scienza furono generalizzate in filosofia.


11)Quello che distrusse San Francisconel 1906.


12)Immaginequestaispirata alle abitudini di quel tempo. Quandotraquelli che si battevano all'ultimo sangue in quella loro manierabestialeun vinto gettava via le sue armiera facoltà delvincitore ucciderlo o risparmiarlo.


13)A quel tempo parecchi ministri furono espulsi dalla Chiesa per averpredicato dottrine inaccettabili. Ciò accadeva in particolarequando le loro prediche erano tinte di socialismo.


14)Guardie di palazzo straniere assoldate da Luigi sedicesimoun re diFrancia che fu decapitato dal popolo.




Capitolo2


SFIDE


Quandogli invitati andarono viamio padre si lasciò cadere su unasedia e s'abbandonò a una risata pantagruelica. Dalla morte dimia madre non lo avevo mai visto ridere così di cuore.


"Scommettoche il reverendo Hammerfield non s'è mai trovato in unasituazione del genere in vita sua"disse fra le risa. "Iltono cortese delle dispute ecclesiastiche! Hai notato che sulle primesembrava una pecorellaparlo di Everhardper mutarsi subito dopo inun leone ruggente? Ha un notevole rigore intellettualequell'uomo;sarebbe diventato uno scienziato di prim'ordine se avesse indirizzatole sue energie in tal senso".


Nonsarà necessario direa questo puntoche Ernest Everhard miinteressava molto: non soltanto per quanto aveva dettoe per il modoin cui l'aveva dettoma per se stessocome uomo. Non avevo maiincontrato uno come luie credo che per questoa ventiquattro annicompiutinon ero ancora sposata. Mi piacevadovetti ammetterloequesta mia simpatia era dovuta non alla sua intelligenza e alla suadialetticama ad altro. Nonostante quei suoi muscoli e quel suotorace da pugilemi aveva fatto l'impressione di un giovanedall'animo puro. Sentivo che sotto quell'apparenza del chiacchieroneintellettualec'era un animouno spirito delicato e sensibile. Loavvertivoin modo che potevo attribuire soltanto al mio intuitofemminile.


C'eranel suo dire tonante qualcosa che mi era andato a cuoree misembrava sempre di udirlo. Desideravo udirlo ancoravedere ancoranei suoi occhi quel lampo di gaiezza che smentiva l'impassibilitàdel resto del viso. E ancora altri sentimenti vaghiindistintimapiù profondisi agitavano in me. Quasi lo amavo giàsebbene sia sicura chese non lo avessi più rivistoquelvago sentimento si sarebbe spento efacilmenteavrei finito coldimenticarlo.


Manon era nel mio destino non rivederlo più: il nuovo interesseche mio padre aveva preso a nutrire per la sociologiae i pranzi chedava regolarmentenon lo avrebbero permesso. Mio padre non era unsociologo. Il suo matrimonio con mia madre era stato felicee felicelo avevano reso le sue ricerche di fisica; ma dopo la morte di miamadre quelle ricerche non erano più riuscite a colmarel'orribile vuoto. Si era occupato di filosofiacon poco interesseagli inizipoi con sempre maggiore impegnofinendo con l'occuparsidi economia politica e scienze sociali. Possedeva un vivo sentimentodella giustiziae così non tardò ad accendersi dipassione per la riparazione dei torti. Dal canto mionotavo consomma gioia questi segni di rinascente interesse per la vitapur nonimmaginando quale sarebbe stato il risultato. Con l'entusiasmo di unragazzos'immerse così in nuove ricerchesenza neppurechiedersi dove l'avrebbero portato.


Abituatoda sempre al lavoro di laboratorioaveva dunque trasformato la salada pranzo in un laboratorio di sociologia: vi si trovava riunitagente di ogni tipo e condizione: scienziatiuomini politicibanchiericommerciantiprofessorisindacalistisocialisti eanarchici. Lui li sollecitava alla discussione e analizzava le loroidee sulla vita e sulla società.


Avevaconosciuto Ernest poco tempo prima della "serata deipredicatori"e dopo che gli ospiti furono andati via seppi comel'aveva conosciuto. Una seraper stradasi era fermato ad ascoltareun uomo chein piedi su una cassetta di legnoparlava a un gruppodi operai. Era Ernest. Ma non era un oratore da strapazzo. Era moltoapprezzato dalla direzione del partito socialistaconsiderato unodei dirigenti e riconosciuto come tale dai dottrinari del socialismo.Aveva il dono di presentare in forma semplice e chiara anche iproblemi arduiera un educatore nato e non credeva di avvilirsisalendo su una cassetta di legno per spiegare l'economia politica ailavoratori.


Miopadre s'era dunque fermato ad ascoltarlo ed era rimasto interessato.Aveva poi avvicinato l'oratores'era presentato e lo aveva invitatoal pranzo dei reverendi. E solo dopo quel pranzo mi rivelò ilpoco che era riuscito a sapere. Era figlio di operaisebbenediscendesse da un'antica famiglia stabilitasi da più diduecento anni in America (1). A dieci anni aveva cominciato alavorare in fabbrica e in seguito aveva imparato il mestiere dimaniscalco. Era un autodidattaaveva studiato il francese e iltedescoe a quel tempo si guadagnava modestamente la vita traducendoopere scientifiche e filosofiche per una traballante casa editricesocialista di Chicago. Arrotondava poi il guadagno con i dirittiricavati dalla venditaristrettadelle proprie opere di economia efilosofia.


Questoappresi su di lui quella sera prima di andare a lettodove stetti alungo sveglia ascoltando ancoranel ricordoil suono della suavoce. Mi spaventai dei miei stessi pensieri. Somigliava cosìpoco agli uomini della mia classe! Sembrava così estraneocosì forte! La sua padronanza di sé mi piaceva einsieme mi spaventavae la mia fantasia galoppava tanto che misorpresi a considerarlo come amante e come marito. Avevo sempresentito dire che la forza degli uomini è un'attrattivairresistibile per le donne; ma Ernest era troppo forte. "Nono!" esclamai"è impossibileè assurdo!".E il giorno doposvegliandomiprovai il desiderio fortissimo dirivederlodi assistere alla sua vittoria in una nuova discussionedi vibrare ancora al suono bellissimo della sua vocedi ammirarlonella sua sicurezza e nella sua forzaquando spezzava la loroalbagia e distoglieva il loro pensiero dal solito circolo vizioso.Che importavano le sue smargiassate? Come lui stesso aveva detto"funzionavano"erano efficaci. Inoltreerano belle asentirsieccitanti come l'inizio di una battaglia.


Passaronoparecchi giorni durante i quali lessi i libri di Ernest prestatimi damio padre. Scrittala sua parola era come quella parlatachiara econvincente. La sua semplicità assoluta ti convinceva anche seil tuo dubbio continuava. Aveva il dono della luciditàdiesporre in maniera perfetta. E tuttavianonostante il suo stilemolte cose non mi piacevano. Dava troppa importanza a ciò chechiamava la lotta di classeall'antagonismo fra lavoro e capitaleal conflitto degli interessi.


Miopadrecompiaciutomi riferì il giudizio del dottorHammerfield su Ernest: "Un botolo insolente reso borioso da pocae inadeguata preparazione". Inoltreil dottor Hammerfield sirifiutava di rivederlo.


Ilvescovo Morehouseinveceera rimasto molto colpitoed era ansiosodi incontrarlo di nuovo. "Un giovane forte"avevadichiarato"e vivacemolto vivace. Ma troppo sicuro di sétroppo sicuro!".


Ernestritornò un pomeriggioin compagnia di mio padre. Il vescovoera già arrivato e stavamo prendendo il tè sullaveranda.


Laprolungata presenza di Ernest a Berkeleytra l'altroera dovuta alfatto che seguiva dei corsi speciali di biologia all'università;in piùa quel tempo lavorava intensamente a una nuova operaintitolata: "Filosofia e Rivoluzione" (2).


Quandoentròimprovvisamente la veranda parve troppo piccola. Nonperché lui fosse molto alto (era alto un metro e settantadue)ma perché sembrava irradiare un'atmosfera di grandezza. Nelsalutarmitradì una lieve esitazione che contrastavastranamente con il suo sguardo ardito e la sua stretta di mano fermae sicura.


Isuoi occhi non erano meno sicurimaquesta voltasembravanointerrogarementre mi guardavanocome il primo giornoindugiandoun po' troppo.


"Holetto il suo libro: 'Filosofia della classe lavoratrice'"dissie scorsi nei suoi occhi un lampo di compiacimento.


"Naturalmente"rispose"avrà tenuto conto del pubblico al quale èrivolto".


"Sìe appunto per questo non sono d'accordo con lei".


"Neppureio"disse il vescovo Morehouse"sono d'accordo con lei".


Ernestscrollò le spalle con aria rassegnatae accettò unatazza di tè.


Ilvescovo mi cedette la parola con un inchino.


"Leifomenta l'odio di classe"cominciai. "E a me pare unerroreun delittofare appello a tutto ciò che vi èdi limitato e brutale nella classe operaia. L'odio di classe èanti-sociale".


"Proclamola mia innocenza"rispose lui. "Non c'è odio diclasse né nel testo né nello spirito di nessuna miaopera".


"Oh!"esclamai con aria di rimprovero. Presi il libro e lo aprii.


Luisorseggiava il tè e mi sorridevamentre io sfogliavo lepagine.


"Paginacentotrentadue"dissie lessi ad alta voce: "'Pertantonell'attuale stadio dello sviluppo socialetra i datori di lavoro ei salariati esiste lotta sociale'!".


Loguardai con aria di trionfo.


"Manon vi si parla di odio di classe"rispose luisorridendo.


"Maparla di 'lotta di classe'".


"Nonsono certo la stessa cosa. Mi credanoi non fomentiamo l'odio.Sosteniamo soltanto che la lotta di classe è una leggedell'evoluzione sociale. Non ne siamo responsabili. Non è unanostra invenzione. Ci limitiamo a spiegarlacome Newton spiegava lagravitazione. Noi esaminiamo la natura del conflitto d'interessi cheprovoca la lotta di classe".


"Manon dovrebbe esserci nessun conflitto d'interessi!" esclamai.


"Sonoperfettamente d'accordo con lei"rispose. "E noisocialisti tendiamo appunto all'abolizione di questo conflitto diinteressi.


Scusimi lasci leggere un altro punto". Prese il libro e ne voltòalcuni fogli. "Pagina centoventisei: 'Il ciclo della lotta diclasseiniziato con la dissoluzione del comunismo primitivo dellatribù e la nascita della proprietà privatasiconcluderà con l'abolizione della proprietà individualedei mezzi dell'esistenza sociale'".


"Nonsono d'accordo con lei"lo interruppe il vescovotradendo conun lieve rossore nel volto ascetico l'intensità dei suoisentimenti. "Le sue premesse sono false. Non esiste conflittod'interessi fra lavoro e capitaleoalmenonon dovrebbe esistere".


"Laringrazio"disse con aria grave Ernest"di avermirestituito le mie premesse con questa sua affermazione".


Maperché dovrebbe esserci conflitto?" incalzò ilvescovo con calore.


Ernestsi strinse nelle spalle.


"Perchésiamo fatti cosìimmagino".


"Manon siamo fatti così!" esclamò l'altro.


"Stiamoforse parlando dell'uomo idealedivinoprivo di egoismo?"ribatté Ernest. "Ce n'è tanto pochi che si possonoconsiderare inesistenti. Oppure dell'uomo comuneordinario?".


"Dell'uomoordinario".


"Debolefallibile e soggetto a errare?".


Ilvescovo Morehouse annuì.


"Emeschinoegoista?" Il prelato annuì ancora.


"Badibene"avvertì Ernest. "Ho detto 'egoista'".


"L'uomocomune è egoista"affermò il vescovo con calore.


"Chevuole avere tutto ciò che può?".


"Vuoleavere il più possibile. E' deplorevolema è vero".


"Alloraci è cascato". La mascella di Ernest scattò comeuna trappola. "Glielo dimostro. Prenda un uomo che lavora suitram".


"Nonpotrebbe lavorare se non ci fosse il capitale"l'interruppe ilvescovo.


"E'veroma ammetterà che il capitale perirebbe se nonguadagnasse i suoi dividendi sulla mano d'opera".


Ilvescovo non rispose.


"Nonè d'accordo?" insistette Ernest.


Ilprelato annuì.


"Allorale nostre due proposizioni si annullano reciprocamentee ci troviamoal punto di partenza. Ricominciamo. I tranvieri forniscono la manod'opera e gli azionisti il capitale. Da quest'unione del lavoro colcapitale nasce il guadagno (3).


Entrambisi dividono questo guadagno: la parte che tocca al capitale si chiamadividendoquella che tocca al lavoro si chiama salario".


"Benissimo"l'interruppe il vescovo. "Ma non c'è motivo perchéquesta divisione non avvenga amichevolmente".


"Hagià dimenticato le premesse"replicò Ernest."Eravamo d'accordo nell'ammettere che l'uomo ordinario èegoista. L'uomo ordinario è quello che è. Ora invecelei parte per la tangente e vuol fare una distinzione fra quest'uomoe gli uomini come dovrebbero esserema come non sono in realtà.Ritorniamo sulla terra: il lavoratoreessendo egoistavuole averequanto più può nella divisione; il capitalistaessendoegoistavuoledel pariavere tutto ciò che puòprendere. Quando una cosa esiste in quantità limitatae dueuomini vogliono averne ciascuno la parte maggiorenasce un conflittod'interessi. E' il conflitto che esiste fra capitale e lavoroed èuno scontro inconciliabile.


Finchéesisteranno operai e capitalistilitigheranno per la divisione delguadagno. Se fosse stato a San Francisco questo pomeriggiosarebbestato costretto ad andare a piedinon circola neppure un tram".


"Unaltro sciopero?" (4) domandò il vescovoallarmato.


"Sìlitigano per l'equa divisione dei guadagni delle tranvie".


Ilvescovo si irritò.


"Hannotorto!" esclamò. "Gli operai non vedono al di làdel loro naso. Come possono sperare di conservare la nostrasimpatia?...".


"Quandoci obbligano ad andare a piedi"disse maliziosamente Ernest.


Eil vescovo concluse senza badargli:


"Illoro punto di vista è troppo meschino. Gli uomini devono agireda uomini e non da bestie. Ci saranno ancora violenze e uccisionievedove e orfani addolorati. Capitale e lavoro dovrebbero essereunitidovrebbero procedere insiemeper il reciproco interesse".


"Eccoche parte di nuovo per la tangente"osservò freddamenteErnest. "Vediamo di ritornare sulla terra e di non perdere divista la nostra asserzione: l'uomo è egoista".


Manon dovrebbe esserlo!" esclamò il vescovo.


"Suquesto punto sono d'accordo con lei. Non dovrebbe essere egoistamalo sarà sempre finché vivrà in un sistemasociale fondato su una morale meschina".


Ilprelato parve spaventato; mio padre entro di sé rideva.


"Sìuna morale meschina"riprese Ernestsenza esitazioni. "Edè l'ultima parola del vostro sistema capitalisticoèciò che sostiene la vostra chiesaciò che voipredicate ogni volta che salite sul pulpito: meschinanon c'èaltro nome".


Ilvescovo si rivolse per aiuto a mio padreil quale scosse il caporidendo.


"Credoche il signor Everhard abbia ragione"disse poi. "E' lapolitica del 'laissez-faire'dell'ognuno per sé e dio pertutti.


Comedisse l'altra sera il signor Everhardil compito di voi gente dichiesa consiste nel mantenere l'ordine stabilito e la societàè fondata su questo principio!".


"Maquesto non è l'insegnamento di Cristo!" esclamò ilvescovo.


"Oggila chiesa non insegna la dottrina di Cristo"rispose Ernest."Per questo gli operai non vogliono niente a che farci. Lachiesa approva la terribile brutalitàla ferocia con la qualeil capitalista tratta la classe lavoratrice".


"Nonl'approva affatto"obiettò il vescovo.


"Manon protesta neppure"replicò Ernest "e perciòapprovaperché non bisogna dimenticare che la chiesa èsostenuta dalla classe capitalistica".


"Nonavevo mai considerato la cosa da questo punto di vista"disseingenuamente il vescovo. "Ma credo che sbagli. So che letristezze e le brutture del mondo sono molte; so che la chiesa haperduto il... quello che voi chiamate proletariato" (5).


"Nonè mai stato con voi"esclamò Ernest. "Si èsviluppato fuori della chiesa e senza di essa".


"Nonla seguo più"replicò debolmente il vescovo.


"Lespiego. Dopo l'introduzione della macchina e del sistema industrialeverso la fine del diciottesimo secolola grande massa dei lavoratorifu allontanata dalla terra e l'antico sistema di lavoro mutò.Tolti dai loro villaggii lavoratori si trovarono rinchiusi nellecittà industriali; le madri e i fanciulli furono messi alavorare alle nuove macchine; la vita di famiglia cessò e lecondizioni divennero atroci. E' una pagina di storia scritta consangue e lacrime".


"Loso"l'interruppe il vescovocon un'espressione d'angoscia inviso. "Fu terribilema ciò avvenne in Inghilterraunsecolo e mezzo fa".


"Elìun secolo e mezzo fanacque il proletariato moderno"continuò Ernest. "Mentre il paese veniva trasformato daicapitalisti in un vero e proprio macellola chiesa tacevanonprotestò allora come non protesta oggi. Come dice Austin Lewis(6)parlando di quell'epocacoloro che avevano ricevuto ilcomandamento: 'Pascete i miei agnelli'hanno assistito senzaprotestare alla vendita e al massacro di quegli agnelli (7). Prima dicontinuare la prego di dirmi sinceramente se è o no d'accordo.


Lachiesa protestò a quel tempo?".


Ilvescovo Morehouse esitò: come il dottor Hammerfieldnon eraabituato a quel violento "corpo a corpo"come lo chiamavaErnest.


"Lastoria del secolo diciottesimo è stata scritta"suggerìquesti. "Se la chiesa tacque alloranon avrà taciutoanche nei libri".


"Purtroppotemo che sia rimasta muta"ammise il prelato.


"Erimane muta anche oggi".


"Suquesto non sono d'accordo".


Ernesttacqueguardò attentamente il suo interlocutore e accettòla sfida.


"Benissimo"disse"vedremo. Ci sonoa Chicagodonne che lavorano tutta lasettimana per novanta centesimi. Protesta forse la chiesa?".


"E'una novità per me"fu la risposta. "Novantacentesimi? E' orribile!".


"Lachiesa ha forse protestato?" insistette Ernest.


"Lachiesa lo ignora". Il vescovo appariva penosamente agitato.


"Eppurela chiesa ha ricevuto il comandamento: 'Pasci i miei agnelli!'"disse Ernestcon amara ironia. Poiriprendendosi:


"Perdonila mia ironiamonsignorema c'è da meravigliarsi se perdiamola pazienza con voi? Avete forse protestato presso le vostrecongreghe capitalistiche per l'impiego dei fanciulli nelle filande dicotone del Sud? (8). Bimbi di sei o sette anni lavorano tutte lenottiin turni di dodici ore: non vedono mai la santa luce delgiornoe muoiono come mosche. I dividendi sono pagati con il lorosangue e con quel denaro si costruiscono chiese magnifiche nel NewEnglandnelle quali voi predicate piacevoli banalità ailustri e panciuti beneficiari di quei dividendi".


"Nonsapevo"mormorò il vescovocon un filo di voce e ilviso pallidocome se soffrisse di nausea.


"Equindi non avete protestatovero?".


Ilvescovo fece un debole cenno di diniego.


"Cosìla chiesa tace oggi come tacque nel secolo diciottesimo".


Ilvescovo non rispose eper una volta tantoErnest non insistetteoltre.


"Enon dimentichi; ogni volta che un membro del clero protestalo sicongeda".


"Questonon mi sembra giusto".


"Leiprotesterebbe?".


"Fatemivederenella vostra comunitàdei mali come quelli di cui haparlato lei e io farò sentire la mia voce".


"Mimetto a sua disposizione per mostrarglieli"risposetranquillamente Ernest. "Le farò fare un viaggioattraverso l'inferno".


"Eio protesterò!". Il vescovo si era raddrizzato sullasedia e il dolce viso gli si tese nella fiera durezza del guerriero."La chiesa non rimarrà muta".


"Saràcongedato"lo avvertì Ernest.


"Lefornirò la prova del contrario"replicò l'altro."Le dimostrerò chese tutto ciò che dice èverola chiesa ha sbagliato per ignoranza; che tutto quanto c'èdi orribile nella società industriale è dovutoall'ignoranza della classe capitalistica. Essa rimedierà almale appena riceverà il messaggio che la chiesa avrà ildovere di comunicarle".


Ernestscoppiò a ridereuna risata così brutale che mi sentiiportata a prendere le difese del vescovo.


"Ricordi"dissi"che lei vede un solo lato della medaglia. Anche se leinon ci crede capaci di bontàsappia che c'è molto dibuono in noi. Il vescovo Morehouse ha ragione. I mali dell'industriaper quanto terribilisono dovuti all'ignoranza. Le diversitàdelle condizioni sociali sono troppo profonde".


"L'indianoselvaggio è meno crudele e meno implacabile della classecapitalistica"rispose luie in quel momento l'odiai.


"Leinon ci conoscenon siamo né crudeli né implacabili".


"Lodimostri"disse luiin tono di sfida.


"Comeposso dimostrarlo... a lei?". Cominciavo a irritarmi.


Scosseil capo. "Non pretendo che lo dimostri a me; le chiedo didimostrarlo a se stessa".


"Socosa pensare in proposito".


"Nonsa proprio nulla"rispose luibrutalmente.


"Andiamoandiamofiglioli"disse mio padreconciliante.


"Mene infischio..." cominciaiindignata; ma lui mi interruppe.


"Credoche lei abbia dei capitali investiti nelle filande Sierra; o che liabbia suo padreil che è lo stesso".


"Cosac'entra questo?" esclamai.


"Nonmolto"rispose luiparlando lentamente"solo che l'abitoche indossa è macchiato di sangue. Le travi del tetto che viriparagocciolano del sangue di fanciulli e di giovani validi eforti. Mi basta chiudere gli occhi per sentirlo colare goccia agocciaintorno a me".


Eaccompagnando la parola con il gestosi allungò nellapoltrona e chiuse gli occhi.


Scoppiaiin lacrimeper la mortificazione e la vanità ferita. Non eromai stata trattata tanto brutalmente in vita mia. Anche il vescovo emio padre erano a disagio e turbati. Cercarono di sviare laconversazione rivolgendola verso un argomento meno scottantemaErnest aprì gli occhimi guardò e volse altrove losguardo. La piega della sua bocca era severae il suo sguardo anche;non c'era nei suoi occhi il minimo lampo di gaiezza. Cosa stesse perdirequale nuova crudeltà stesse per infliggerminon l'avreimai saputoperché in quell'istante un uomo che passava sulmarciapiede si fermò a guardarci. Era un giovane robustovestito poveramenteche portava sulla schiena un pesante carico dicavallettisedie e parafuochi di bambù e panno. Guardava lacasa come se non osasse entrare per tentare di vendere la sua merce.


"Quell'uomosi chiama Jackson"disse Ernest.


"Robustocom'è" osservai seccamente"dovrebbe lavorareinvece di fare il merciaio ambulante" (9).


"Osservila sua manica sinistra"disse Ernest gentilmente.


Gettaiuno sguardo e vidi che la manica del giovane era vuota .


"Ancheda quel braccio scorre un po' del sangue che sentivo gocciolare dalvostro soffitto"continuò luicon lo stesso tono dolcee triste. "Ha perduto il braccio nella filanda Sierrae voil'avete gettato sul lastrico a morire come un cavallo mutilato.


Dicendovoiintendo il direttore e le altre persone impiegate da voi e glialtri azionisti che dirigono per voi le filande. Fu una disgraziadovuta allo zelo di quell'operaio per far risparmiare qualche dollaroall'azienda. Il braccio gli venne preso dal cilindro dentato dellacardatrice. Avrebbe potuto lasciar passare il sassolino che avevanotato fra i denti della macchinaavrebbe spezzato una doppia filadi punte; volle invece toglierlo e il braccio gli si impigliòe fu sfracellatodalla punta delle dita alla spalla. Era notte:nella filanda si facevano turni straordinari di lavoro. In queltrimestre fu pagato un forte dividendo. Quella notte Jackson lavoravada molte ore e i suoi muscoli avevano perduto la solita vivacità:per questo venne afferrato dalla macchina. Ha moglie e tre bambini".


"Eche cosa fece la società per lui?" chiesi.


"Assolutamenteniente. Nomi scusiqualcosa ha fatto. E' riuscita a far respingerel'istanza per danni e interessi che l'operaio aveva presentato quandouscì dall'ospedale. La società ha degli avvocatiabilissimi".


"Nonha detto tutto"feci con convinzione"e forse nonconoscete tutta la storia. Forse quell'uomo era un insolente".


"Insolente!Ah! Ah!". Quella sua risata era mefistofelica. "Gran dioinsolente col braccio sfracellato! Era un servitore dolce e umileenon risulta che sia mai stato un insolente".


"Mail tribunale"insistetti"non avrebbe deciso in suosfavore se non ci fosse sotto qualcos'altro".


"Ilprincipale avvocato consulente della società è ilcolonnello Ingramun uomo di leggemolto abile".


Miguardò con aria grave per un momentoquindi continuò:


"Vogliodarle un consigliosignorina Cunnigham: fare un'inchiesta sul casoJackson".


"Avevogià deciso di farlo"risposigelida.


"Benissimo"ribatté luiallegro. "E le dirò dove potràtrovare il nostro uomo. Ma fremo al pensiero della conclusione allaquale arriverà grazie al braccio di Jackson".


Ecosì il vescovo e io accettammo la sfida di Ernest. Poco dopose ne andaronoinsiemelasciandomi scossa per l'ingiustizia fattaalla mia classe sociale e a me stessa. Quel giovanotto era un bruto.Lo odiavoin quel momentoe mi consolavo al pensiero che la suacondotta era come bisognava aspettarsela da un membro della classeoperaia.




NOTE:


1)A quei tempila distinzione fra le famiglie natie nel paese e quellevenute di fuoriera nettamente e gelosamente segnata.


2)Questo libro continuò a essere stampato clandestinamentedurante i tre secoli del Tallone di Ferro. Parecchie copie delle suediverse edizioni si trovano nella biblioteca nazionale di Ardis.


3)A quel tempogruppi di uomini rapaci controllavano tutti i mezzi ditrasportoper il cui uso imponevano tariffe al pubblico.


4)Queste manifestazioni erano molto diffuse in quei tempi di caos eanarchia. A volte gli operai rifiutavano di lavorarealtre volte icapitalisti rifiutavano di lasciare lavorare gli operai.

Nellaviolenza e nel disordine di questi dissidimolta proprietàveniva distrutta e molte vite umane perivano. Tutto questo oggi cisembra inconcepibile come inconcepibile ci risulterebbe l'altraabitudine di quel tempoquella dei mariti di fracassare mobiliquando litigavano con le mogli.


5)"Proletariato" - dal latino "proletarius"nomedato nel censimento di Servio Tullio a coloro che per lo statocontavano soltanto perché facevano figli ("proles");in altre parolenon avevano alcuna importanza né per censo néper condizione sociale né per eccezionale abilità.


6)Candidato socialista al governatorato della California nelle elezionidell'autunno del 1906. Inglese di nascita e autore di numerosi testidi economia politica e filosofiaera uno dei dirigenti socialistidel tempo.


7)Non esiste pagina della storia più orribile di quella deltrattamento dei fanciulli e delle donne schiavi nelle fabbricheinglesi durante la seconda metà del secolo diciottesimodell'era cristiana. E in quegli inferni industriali nacqueroparecchie delle più offensive fortune dell'epoca.


8)Everhard avrebbe potuto trovare un esempio ancor più probantedi esplicita difesa della schiavitù da parte della chiesa delSud prima della cosiddetta "Guerra di secessione". Diamoqui alcuni di questi esempi tratti da documenti del tempo. Nell'A.D.1835l'Assemblea Generale della Chiesa Presbiteriana decise che "laschiavitù è riconosciuta nel Vecchio come nel NuovoTestamento e non è condannata dall'autorità divina".La Charleston Baptist Associationnello stesso annoaffermava in unsuo indirizzo che "Il diritto dei padroni di disporre del tempodei propri schiavi fu chiaramente riconosciuto dal Creatore di tuttele coseil quale è certamente libero di investire del dirittodi proprietà su qualunque oggetto chiunque a Lui piaccia".ll reverendo E. D. Sirnondottore in teologia e professore alCollegio Metodistico di Randolph-Maconin Virginiascrisse: "Cisono dei passi nelle Sacre Scritture che ribadisconoinequivocabilmente il diritto di proprietà degli schiavicontutte le conseguenze derivanti da tale diritto. E' chiaramentestabilito il diritto di acquistarne e di venderne. Nell'insiemedunquesia che si consulti la politica ebraica istituita da Diostessoo l'uniforme opinione e la pratica del genere umano in tuttii tempio i comandamenti del Nuovo Testamento e la legge moralesiamo portati a concludere che la schiavitù non èimmorale. Stabilito il fatto che i primi schiavi africani furonolegalmente condotti in schiavitùne consegue necessariamenteil diritto di mantenere anche i loro figli in servitù.Pertantola schiavitù esistente in America è fondatasul diritto".


Nessunameraviglia che un simile linguaggio sia stato tenuto dalla Chiesauna o due generazioni dopoin merito alla difesa della proprietàcapitalistica. Nel grande museo di Asgardesiste un libro intitolato"Saggi d'applicazione"opera di Henry Van Dyke.


Illibro venne pubblicato nell'anno 1905 dell'Era Cristianaed èun buon esempio di ciò che Everhard avrebbe chiamato mentalitàborghese. Si noti la somiglianza tra l'affermazione della CharlestonBaptist Association citata soprae la seguente di Van Dykesettant'anni dopo: "La Bibbia insegna che Dio possiede il mondo.Distribuisce a tutti gli uomini secondo il suo piacereconformementealle leggi generali".


9)Esistevanoa quel tempomigliaia di poveri merciai ambulanticheoffrivano di porta in porta la loro mercanzia. Era un vero spreco dienergia. I sistemi di distribuzione erano confusi e irrazionalicometutto l'insieme del sistema sociale.




Capitolo3


ILBRACCIO DI JACKSON


Nonimmaginavo neppure la parte importante che il braccio di Jacksonavrebbe avuto nella mia vita. Lui personalmentequando riuscii atrovarlonon mi fece una grande impressione. Lo scovai in unabaracca (1) dalle parti della baiaal limite della palude.


Tutt'intornoc'erano pozze d'acqua stagnantela cui superficie era coperta da unaschiuma verde e dall'aspetto putrido; e se ne levavano miasmiintollerabili.


Scopriiche era veramente la persona umile e mite che mi era stata descritta.Era tutto intento a un lavoro di impagliaturae mentre parlavo conluilavorava senza smettere. Nonostante la sua rassegnazionecolsinella sua voce come un senso di amarezza nascentequando mi disse:


"Avrebberopotuto impiegarmi come guardiano notturnoalmeno" (2).


Riusciia cavar poco da lui: aveva un'aria ebete che contrastava con ladestrezza mostrata nel lavorare con la sua unica mano.


Questomi suggerì una domanda:


"Comele è successo di restare impigliato col braccio nellamacchina?".


Miguardò come trasognato. Riflettépoi scosse il capo.


"Nonsonon so come sia accaduto".


"Negligenza?".


"Nonon la chiamerei negligenza: facevo delle ore supplementari ed ero unpo' stanco. Ho lavorato diciassette anni in quella filandae honotato che gli incidenti capitano proprio poco prima del fischiodella sirena (3). Scommetterei che ne accadono più nell'orache precede l'uscitache nel resto della giornata. Dopo averlavorato per parecchie ore senza interruzionesi è menoattenti. Lo so perché ne ho visti tanti fatti a pezziaffettati o sfracellati".


"Molti?"


"Centinaia.E anche bambini".


Trannealcuni particolari raccapricciantiil racconto che Jackson mi fecedell'incidente fu lo stesso di quello che avevo già sentito.Quando gli chiesi se nella manovra della macchina non avesse per casoinfranto qualche norma di sicurezzascosse il capo.


"Staccaila cinghia con la destra"disse poi"allungai quindi lasinistra per togliere la pietra senza verificare se la cinghia erastaccata. Credevo di averlo fatto con la destra - invece no. Non deltuttoalmeno; avevo agito troppo in fretta. E il braccio mi vennemaciullato".


"Dovettesentire un dolore atroce"dissicon simpatia.


"Lostritolamento delle ossa non fu... piacevole"fu la suarisposta.


Quantoalla citazione e al giudizio per danniaveva le idee un po' confuse.La sola cosa chiaraper luiera che non aveva ottenuto nessunrisarcimento. Secondo luila decisione contraria del tribunale eradovuta alla testimonianza dei capi-operai e del direttore checomes'espresse lui"non dissero quello che avrebbero dovuto dire".Decisi pertanto di rivolgermi anche a loro.


Unacosa era chiarache Jackson era ridotto in condizioni pietose. Suamoglie era malata e quel mestiere di merciaio ambulante non glifaceva guadagnare abbastanza da sfamare la famiglia. Era in arretratocon la pigionee il figlio maggioreun ragazzo di undici annilavorava già nella filanda.


"Potevanodarmi il posto di guardiano notturno"furono le sue ultimeparolementre me ne andavo.


Dopoun colloquio con l'avvocato che aveva patrocinato la causa diJacksone con il direttore e i due capi-operai che avevano depostocome testimonicominciai a rendermi conto che dopotutto Ernest avevaragione.


Aprima vista giudicai l'avvocato un essere debole e inettoe non mistupii che Jackson avesse perso la causa. Il mio primo pensiero fuche in fondo aveva avuto ciò che si meritava per aver sceltoun difensore simile. Poi mi ritornarono alla mente le affermazioni diErnest: "La società ha degli avvocati abilissimi"el'altra: "Il colonnello Ingram è un uomo di legge moltoabile". Conclusi allora chenaturalmentela società erain grado di pagarsi difensori migliori di quelli che potevapermettersi un povero diavolo di operaio come Jackson. Ma questo eraun particolare secondario; a mio avvisodoveva esserci una ragioneben valida se Jackson aveva perso la partita.


"Comemai perse la causa?" domandai.


L'avvocatoparveper un attimoperplesso e preoccupato; e provai pietàper quel disgraziato. Poi cominciò a lamentarsi. Penso chefosse un piagnone nato. Era un uomo sconfitto fin dalla culla. Silamentò dei testimonila cui deposizione era stata favorevolesolo alla parte avversa. Non era riuscito a strappargli una solaparola a favore di Jackson. Sapevano bene da quale parte stava lapagnotta. Quanto a Jacksonera uno stupido: si era lasciatointimidire e confondere dal colonnello Ingramche era abilissimo neicontrointerrogatori. Lo aveva confuso con le sue domandee gli avevastrappato delle risposte rovinose.


"Intendedirmi forse che Jackson stava dalla parte della ragione eciònonostanteperse?" gli domandaiesitando. "Vuole forseinsinuare che non c'è giustizia alla corte del giudiceCaldwell?".


Ilpiccolo avvocato mi guardò fisso per un istante; poi ognitraccia di bellicosità scomparve dal suo volto.


Ripresea lamentarsi. "Avevo poche possibilità. Si fecero beffedi Jacksone di me con lui. Quale probabilità di riuscitaavevo? Il colonnello Ingram è un grande avvocato. Se non fosseun giurista di prim'ordinecrede che avrebbe in mano le FilandeSierrail Sindacato Fondiario di Erstonla Berkeley Consolidatedl'Oaklandla San Leandro e la Società Elettrica Pleasanton?E' un legale di societàe questi legali non sono pagati peressere stupidi. Perché mai le Filande Sierrasolo esseglidanno ventimila dollari l'anno? Perchécapirà beneagli occhi degli azionistiegli vale quella somma. Ionon valgotanto. Se valessi tanto non sarei uno spostatoun morto di famecostretto ad accettare casi come quello di Jackson. Cosa crede cheavrei guadagnato anche se avessi vinto il processo?".


"Pensoche l'avrebbe spogliato (4)molto probabilmente".


"Naturalmente"esclamòirritato. "Anch'io devo vivere" (5).


"Maha moglie e figli!" ribattei.


"Iopure ho moglie e figli. E non c'è nessuno al mondooltre meche si preoccupi perché non muoiano di fame!".


Ilviso gli si addolcìimprovvisamente. Aprì la cassadell'orologio e mi mostrò le fotografie di una donna e duebambine.


"Guardieccole. Abbiamo avuto brutti momentibrutti. Avevo intenzione dimandarle in campagna se avessi vinto quel processo.


Nonstanno bene quima non ho i mezzi per mandarle altrove".


Quandomi alzai per congedarmiricominciò il suo piagnisteo:


"Nonho avuto un briciolo di fortuna! Il colonnello Ingram e il giudiceCaldwell sono amicissimi. Non dico che quell'amicizia avrebbeinfluito sulla causase avessi ottenuto una deposizione come si deveda parte dei testimonima devo aggiungeretuttaviache il giudiceCaldwell e il colonnello Ingram frequentano la stessa loggialostesso circolo. Abitano nello stesso quartieredove io non possoviverele loro mogli sono sempre insieme. E fra loro è unoscambio continuo di partite di whiste cose del genere".


"Etuttavia lei crede che Jackson avesse il diritto dalla parte sua?".


"Nonlo credo: ne sono sicuro. In principio credetti persino che avesseprobabilità di vincerema non lo dissi a mia moglie per nondarle inutili speranze. Era ossessionata dall'idea di un soggiorno incampagna. E' stata abbastanza delusa anche così".


APeter Donnellyuno dei capi-operai che avevano deposto al processodomandai: "Perché non richiamò l'attenzione sulfatto che Jackson era stato ferito perché aveva cercato dievitare un guasto alla macchina?".


Riflettéa lungo prima di rispondermi; poi si guardò attornocon ariasospetta e disse:


"Perchého una moglie e i tre più bei figli che si possa immaginareper questo".


"Noncapisco".


"Inaltre paroleperché sarebbe stato imprudente".


"Intendedire...".


M'interruppecon foga:


"Vogliodire quello che dico. Da molti anni lavoro come filatore.


Hocominciato da bambino ai fusie da allora non ho più smessodi lavorare. Lavorando durosono giunto alla posizione attualeprivilegiata. Sono capo-operaioe dubito chese stessi affogandoun solo operaio della filanda mi porgerebbe una mano.


Untempo facevo parte del sindacatoma durante due scioperi mi schieraidalla parte del padronee così mi chiamarono 'crumiro'.


Nonuno solo di loro berrebbe una birra con me se gliela offrissi.


Guardile cicatrici che ho sulla testa: mi hanno colpito con dei mattoni.Non c'è apprendista che non maledica il mio nome. Il mio soloamico è la società. Non è mio dovere sostenerlama essa è il mio paneil mio companatico e la vita dei mieibambini. Ecco perché non ho detto nulla".


"Jacksonebbe forse qualche colpa dell'incidente?" chiesi.


"Avrebbedovuto ottenere il risarcimento dei danni. Era un buon operaio chenon aveva mai dato noia a nessuno".


"Nonera dunque libero di dire la verità?" aggiunsiin tonosolenne.


Scosseil capo.


"Laveritàtutta la verità e nient'altro che la verità?"ripetei con tono solenne.


Ilsuo viso si contrasse ancora; lo sollevònon verso di memaverso il cielo.


"Milascerei bruciare anima e corpoa fuoco lentonell'inferno eternoper amore dei miei figli"rispose.


HenryDallasil direttoreera un tipo dal viso volpino che mi squadròcon insolenza e si rifiutò di parlare. Non riuscii a cavargliuna sola parola sul processo e la deposizione dei testimoni. Ebbimiglior fortuna con l'altro capo-operaioJames Smith. Era un uomodall'espressione durae provai una stretta al cuore vedendolo. Anchelui mi diede l'impressione di non essere un uomo liberoe durante lanostra conversazione mi accorsi che la sua intelligenza era superiorea quella della media degli uomini della sua specie. D'accordo conPeter Donnellydisse che a Jackson avrebbero dovuto pagare almeno idannisi spinse anche oltredefinendo fredda e spietata ladecisione di gettare sul lastrico quel povero operaio dopo che erastato menomato dall'incidente. Aggiunse anche che gli incidenti sullavoro erano frequenti nelle filande e che le società sibattevano fino all'ultimo per risparmiare il pagamento dei danni.


"Rappresentanomigliaia di dollari l'anno per gli azionisti"dissee mentreparlava mi ricordai dell'ultimo dividendo pagato a mio padre e cheera servito per comprare un bell'abito per me e dei libri per lui.Ricordai che Ernest aveva detto che il mio vestito era macchiato disanguee sentii la mia carne fremere sotto gli abiti.


"Nellasua deposizione non fece rilevare che Jackson fu vittima diquell'incidente perché volle evitare un guasto allamacchina?".


"No"risposee strinse le labbra amaramente. "Dichiarai che Jacksonera stato ferito per negligenza e noncuranzae la società nonera responsabile".


"Cifu dunque negligenza da parte di Jackson?".


"Sipuò chiamarla come si vuole. Il fatto è che quando halavorato parecchie ore consecutiveun uomo è stanco".


Quell'uomocominciava a interessarmi. Era certamente un tipo poco comune.


"Leiè più istruito della maggior parte degli operai"osservai.


"Hofrequentato la scuola superiore"rispose. "Mi pagavo glistudi lavorando come uomo delle pulizie. Volevo arrivareall'universitàma quando mio padre morì dovettientrare a lavorare nella filanda. Volevo diventare naturalista"aggiunsetimidamentecome se avesse confessato una debolezza."Adoro gli animali. Invece sono entrato in quella filanda.Promosso capo- operaiomi sposaipoi ci fu la famiglia e... be'non fui più padrone di me stesso".


"Cosaintende dire?" domandai.


"Stavospiegando perché al processo deposi a quel modo... seguii leistruzioni ricevute...".


"Dachi?".


"Dalcolonnello Ingram... Fu lui a suggerire la deposizione che dovevofare".


"Eche fece perdere la causa a Jackson".


Annuìe il rossore invase il suo volto scuro.


"EJackson aveva moglie e due bambini da mantenere".


"Loso" dissetranquillamentema il viso gli si oscuròancor più.


"Dica"continuai"fu facile per leida quello che era quandofrequentava la scuola superioretrasformarsi in un uomo capace diuna cosa simile?".


Lasua pronta collera mi spaventò. Vomitò (6) unabestemmia sconcertantee strinse il pugno come per colpirmi.


"Miscusi"disse subito dopo. "Nonon è statofacile... E ora credo che farebbe meglio ad andarsene. Ha saputotutto quello che voleva sapere. Ma lasci che l'avverta di una cosa.Non le servirà a niente ripetere ciò che le ho detto.Negherei tuttovisto che non ci sono stati testimoni. Negherei finoall'ultima parolae se fosse necessarionegherei anche sul bancodei testimonisotto giuramento".


Dopoquesto colloquioandai a trovare mio padre nel suo studio pressol'Istituto di Chimicadove incontrai Ernest. Fu una sorpresa; miaccolse con il suo sguardo arditola sua stretta di mano forte esicura e quello strano miscuglio di sicurezza e goffaggine che eratipico di lui. Sembrava che avesse dimenticato il nostro ultimoincontro e la sua atmosfera burrascosa; ma io non ero disposta adimenticare.


"Hoapprofondito il caso Jackson"dissibruscamente.


Subitosi mostrò attento e interessatoe attese che continuassibenché leggessi nei suoi occhi la certezza che le mieconvinzioni precedenti erano scosse.


"Credoche abbia subìto un duro torto"ammisi. "Io...io... credo che un po' del suo sangue goccioli effettivamente dalnostro soffitto".


"Naturalmente"rispose"se Jackson e tutti i suoi compagni fossero trattatipiù umanamentei dividendi sarebbero minori".


"Nonsarà più un piacere per me mettermi un bel vestito"aggiunsi.


Misentivo umile e contritama avvertivo anche come una dolcesensazione a immaginare Ernest come una specie di confessore. In quelmomentocome semprela sua forza mi seduceva. Mi sembrava cherisplendesse come una promessa di pace e protezione.


"Lostesso proverebbe vestendosi di tela di sacco"dissecon ariagrave. "Ci sonocome safilande di jutadove succedono lestesse cose. Dappertutto è lo stesso. La vostra vantataciviltà è fondata sul sangueimbevuta di sanguee névoi né alcun altro può sfuggire alla macchia rossa. Conchi ha parlato?".


Gliraccontai tutto.


"Nessunodi loro è libero delle proprie azionitutti sono incatenatiall'implacabile macchina industriale. E il più doloroso diquesta tragedia è che sono vincolati da legami sentimentali: ifigliquelle giovani vite che per istinto essi proteggono; e questoistinto è più forte della loro morale. Anche mio padreha mentitorubatocommesso ogni sorta di azioni disonorevoli perdarci un pezzo di panea me e ai miei fratelli e sorelle. Era unoschiavo della macchinache gli spezzò la vitastremandolofino alla morte".


"Malei almeno"lo interruppi"è un uomo libero".


"Noncompletamente"replicò. "Non sono vincolato dalegami sentimentali. Ringrazio il cielo di non avere bambinianchese li amo molto. Se però mi sposassinon oserei averne".


"E'certo una pessima tesi"esclamai.


"Loso"disse lui triste. "Ma è una tesi opportunista.Sono rivoluzionarioe la mia è una vocazione pericolosa".


Risiincredula.


"Setentassi di penetrare di notte in casa di suo padre per rubargli idividendi della Sierrache farebbe?".


"Dinotte ha una rivoltella sul comodino accanto al letto.


Probabilmentele sparerebbe addosso".


"Ese io e qualche altro guidassimo un milione e mezzo di uomini (7)nelle case di tutti i ricchici sarebbe una bella sparatoriavero?".


"Sìma non lo farete".


"E'esattamente quello che vogliamo fare. E la nostra intenzione èdi impossessarci non solo delle ricchezze che sono nella casemaanche delle fonti di quelle ricchezzetutte le minierele ferroviele officinele banche e i negozi. Questa è la verarivoluzione. E' una cosa molto pericolosa. E temo che il massacrosarà più grande di quanto immaginiamo. Macome dicevooggi nessuno è completamente libero. Siamo tutti presinell'ingranaggio della macchina industriale. Ha scoperto infatti diessere presa anche lei nell'ingranaggiocome tutti quelli con cui haparlato.


Neinterroghi altrivada dal colonnello Ingramperseguiti igiornalisti che non vollero parlare del caso Jackson sui giornaliei direttori stessi dei giornalie scoprirà che tutti sonoschiavi della macchina industriale".


Pocopiù tardiparlando con luigli feci appena una domanda suirischi corsi dagli operaie in cambio lui mi tenne una vera epropria lezione di statistica.


"Malo trova in tutti i libri"concluse. "Sono state raccoltele cifreed è definitivamente provato che gli infortunirelativamente rari nelle prime ore del mattinosi moltiplicanorapidamente man mano che gli operai si stancano e perdono le loroenergie muscolari e mentali.


Puòdarsi che lei ignori che suo padre ha una probabilità trevolte maggiore di un operaio di conservare la propria vita e i propriarti intatti. Ma le società di assicurazione lo sanno (8).


Essechiedono a suo padre quattro dollari e rotti di premio annuale peruna polizza di mille dollariper la quale chiedono invece quindicidollari a un operaio".


"Elei?" domandai. E nel momento stesso in cui gli rivolgevo questadomandami resi conto che provavo per lui abbastanza interesse.


"Ohio! " fece con noncuranza. "Come rivoluzionario ho circaotto probabilità su una di essere ucciso o ferito. Ai chimiciesperti che manipolano gli esplosivile società diassicurazione chiedono otto volte più di quanto chiedono aglioperai. Credo che non vorrebbero assicurarmi affatto. Perchéme lo chiede?".


Batteile palpebre e sentii una vampata salirmi al visonon perchélui s'era accorto della mia ansiama perché io stessa l'avevoavvertita.


Proprioin quel momento entrò mio padre e si preparò per uscirecon me. Ernest gli restituì dei libri che aveva preso inprestito e uscì per primo. Sulla soglia si voltò e midisse:


"Apropositointanto che sta turbando la sua tranquillità dispiritoe io faccio altrettanto col vescovopotrebbe andare atrovare le signore Wickson e Pertonwaithe. Sacredoche i loromariti sono i due principali azionisti della filanda. Come tutto ilresto dell'umanitàquelle due donne sono vincolate allamacchinama al punto da starvi appollaiate sopra".




NOTE:


1)Termine con il quale venivano indicate certe case in rovinacadentinelle quali gran parte dei lavoratori trovava ricovero a quel tempo.Pagandoinvariabilmenteun affitto enormeconsiderato il valore diquella casaai proprietari.


2)A quei tempi le ruberie erano incredibilmente comuni.


Tuttirubavano la proprietà agli altri. I dirigenti della Societàrubavano legalmente o facevano legalizzare le loro ruberiementre leclassi più povere rubavano illegalmente. Nullache non fossecustoditoera sicuro. Un numero enorme di uomini era impiegato comeguardiano per proteggere la proprietà. Le case dei benestantierano depositi di sicurezzasotterranei e fortezze insieme.


L'appropriarsidi cose personali altruiche osserviamo oggi nei nostri figlièconsiderato come un retaggio istintivo del caratteristico furtocomunissimo in quei tempi.


3)I lavoratori erano chiamati al lavoro e rimessi in libertà dafischi laceranti e snervanti di sirene a vapore.


4)La funzione dei legali delle società anonime era di servirecon metodi corrottile tendenze di queste a arraffare denaro a ognicosto. E' noto che Theodore Roosevelta quel tempo presidente degliStati Uniti dissenell'A. D. 1905nel discorso d'apertura dell'annoaccademico all'Università di Harvard: "Tutti noi sappiamochecome stanno attualmente le cosemolti dei più influentie meglio retribuiti membri del foroin ogni centro di ricchezzasidedicano particolarmente alla ricerca del modo più audace eingegnoso che permetta ai loro ricchi clientiindividui o societàdi aggirare le leggi fatte per regolarenell'interesse pubblicol'uso delle grandi ricchezze".


5)Esempio tipico della lotta cruenta che investiva l'intera società.Gli uomini si depredavano a vicendacome lupi voraci. I piùgrandi divoravano i più piccolie nel branco sociale Jacksonera uno dei lupi più trascurabili e piccoli.


6)Diciamoper spiegare non la bestemmia di Smith ma il verbo energicoadoperato da Avische quella brutalità di linguaggiocomunea quell'epocaesprimeva perfettamente la bestialità dellavita che si conduceva alloravita di "bruti" invece che diessere umani.


7)Allusione al totale di voti ottenuti dalla lista socialista nelleelezioni del 1910. L'aumento progressivo di questo totale indica larapida crescita del partito della rivoluzione negli Stati Uniti: 2068voti nel 1888; 127713 nel 1902; 435040 nel 1904; 1108427 nel 1908 e1688211 nel 1910.


8)In quella lotta costantenessunoper quanto riccopoteva esseresicuro del futuro. Appunto per assicurare il benessere dellafamigliagli uomini inventarono le assicurazioni.


Questosistema che nel nostro tempo illuminato sembra assurdo e ridicoloera allora una cosa seria. La cosa più buffa è che ifondi delle compagnie di assicurazioni erano di frequente svaligiatie dissipati dalle persone stesse incaricate di amministrarli.




Capitolo4


GLISCHIAVI DELLA MACCHINA


Piùpensavo al braccio di Jacksonpiù ero scossa. Ero stata messadi fronte alla realtà; per la prima volta vedevo la vita. Glianni universitarilo studio e l'educazione che avevo ricevutorestavano fuori della vera vita. Avevo imparato solo delle teoriesulla vita e la societàcose che fanno un bellissimo effettosulla cartama solo ora vedevo la vita come essa è realmente.Il braccio di Jackson era un fattoe nella mia coscienza risuonavanoancora le parole di Ernest: "E' un fattoamicoun fattoinconfutabile".


Mache tutta la nostra società fosse fondata sul sanguemisembrava mostruosoimpossibile. E tuttavia c'era Jacksone nonpotevo cancellarlo. Il mio pensiero ritornava continuamente a luicome la calamita verso il polo. Era stato trattato in modoabominevole. Non gli avevano pagato il suo sangue onde ricavarne unpiù grosso interesse. Conoscevo almeno una ventina di famiglieagiate e soddisfatteche incassando i loro dividendi prosperavanoper la loro partesul sangue di Jackson. Ma se la societàpoteva seguire il suo corso senza curarsi dell'orribile trattamentoinflitto a un uomonon era dunque probabile che molti altri fosserostati trattati allo stesso modo? Ricordavo ciò che Ernestaveva detto delle donne di Chicagoche lavoravano per novantacentesimi di dollaro la settimanae dei bambini schiavi nellefilande di cotone nel Sud. E mi sembrava di vedere le loro poveremani scarnedissanguateche tessevano la stoffa di cui era fatto ilmio abito; poiritornando col pensiero alle filande Sierra e aidividendi pagativedevo il sangue di Jackson sulle mie mani. Nonpotevo sfuggire a quell'uomo: ormai era oggetto di tutte le miemeditazioni...


Infondo all'animoavevo l'impressione di essere sull'orlo di unprecipizio; mi aspettavo qualche nuova terribile rivelazione dellavita. E non ero la sola: tutti i miei familiari stavano per rimanernesconvolti; prima di tuttimio padre. L'influsso di Ernest su di luiera per me evidentissimo. Poiil vescovo Morehouseche l'ultimavolta che l'avevo visto mi era parso un uomo malato: era in uno statodi estrema tensione nervosa e nei suoi occhi c'era un orroreindefinibile. Da quel poco che appresi capii che Ernest avevamantenuto la promessa di fargli fare un viaggio attraverso l'inferno;ma non riuscii a sapere quali scene diaboliche gli fossero passatedavanti agli occhiperché era troppo agitato per parlarne.


Aun certo puntocolpita dallo sconvolgimento del mio piccolo mondo edell'universo interoconclusi che Ernest ne era la causa e pensai:"Eravamo così felici e tranquilli prima della suacomparsa!". Ma subito dopo capii che tale pensiero era untradimento della realtà e Ernest mi apparve trasfigurato inapostolo della verità: con gli occhi scintillanti e la fronteintrepida d'un arcangelo che si batte per il trionfo della luce edella giustiziaper la difesa dei poveridei derelitti e deglioppressi. E davanti a me si presentò un'altra visione: quelladi Cristo. Anche Lui aveva preso le difese dell'umile e dell'oppressocontro i poteri stabiliti dei sacerdoti e dei farisei. Ricordai laSua morte sulla crocee il cuore mi si strinse di angoscia alpensiero di Ernest. Era anche lui destinato al martiriolui con quelsuo accento di lottala sua bella virilità?


Eimmediatamentecapii che l'amavo. Mi struggevo dal desiderio diconsolarlo. Pensavo alla sua vita tristemeschina e dura.


Pensaia suo padreche per lui aveva mentito e rubato e si era consumato dilavoro sino alla morte. E a lui che cominciava a dieci anni alavorare nella filanda. Il cuore mi si gonfiava del desiderio diprenderlo fra le bracciadi posare la sua testa sul mio pettolasua testa stanca di tanti pensierie di dargli un istante di riposoun po' di conforto e di oblìoun attimo di tenerezza.


Incontraiil colonnello Ingram a un ricevimento di ecclesiastici.


Loconoscevo da anni e feci dunque in modo di attirarlo dietro alcunealte palme e altre piante in vasoin un angolodovesenza chepotesse sospettaresi trovò come preso in una trappola.


Cominciòcol dispensarmi le solite galanterie e spiritosaggini; era semprestato un uomo dai modi piacevolipieno di diplomaziatattoriguardoe formalmente la persona più distinta della nostrasocietà. Accanto a luipersino il venerabile presidedell'università risultava goffo e impacciato.


Nonostantequeste sue qualitàscoprii tuttavia che il colonnello Ingramera nelle stesse condizioni dei meccanici analfabeticon i qualiavevo parlato. Non era un uomo libero: anche lui era legato allaruota. Non dimenticherò mai la trasformazione che avvenne inlui quando avviai il discorso sul caso Jackson. Il suo sorriso gaiosvanì come per incantoe un'espressione spaventosa sfiguròall'istante i suoi lineamenti d'uomo ben educato. Provai lo stessotimore provato davanti all'accesso di collera di James Smith. Nonbestemmiò: questa l'unica differenza fra lui e l'operaio.Godeva la fama di uomo di spiritoma per il momento il suo spiritoera in rotta. Inconsciamentecercava a destra e a sinistra una viad'uscitama io lo tenevo come in una trappola.


Ohquel nomeJacksonlo faceva soffrire! Perché avevo avviatoun simile discorso? Lo scherzo gli sembrava privo di spiritosegnodi cattivo gusto e di mancanza di tatto da parte mia. Non sapevoforse che nella sua professione i sentimenti personali non hannoalcun valore? Lui li lasciava a casaquando andava in ufficiodovenon ammetteva che i sentimenti professionali.


"AJackson spettava un'indennità?" gli chiesi.


"Certamente...almenoil mio parere personale è che ne aveva diritto. Ma ciònon ha nessun rapporto con l'aspetto legale della cosa".


Cominciavaa ritrovare il suo spirito smarrito.


"Midicacolonnellola legge non ha alcun rapporto col dirittolagiustiziail dovere?".


"Ildovere... il dovere... Bisognerebbe cambiare la prima sillaba dellaparola"risposecon un sorriso.


"Ilpotere?".


Annuì."E tuttavia è con la legge che dovremmo otteneregiustizia?".


"Eil paradosso è che ce la rende".


"Questaè un'opinione professionalevero?".


Avvampò;avvampò letteralmente e di nuovo cercò una via discampo; ma io gli bloccavo la strada e non mostravo intenzione dimuovermi.


"Midica"continuai"quando si abbandonano i proprisentimenti personali per quelli professionalinon si compie quelloche potrebbe essere definito una specie di autolesionismospirituale?".


Nonebbi risposta. Il colonnello era fuggitoingloriosamenterovesciando una palma nella fuga.


Inseguito provai con i giornali. Scrissi un resoconto spassionato eobiettivo del caso Jackson. Mi astenni dall'esporre le persone concui avevo parlatoanzinon feci neppure alcun cenno a esse.


Raccontaii fatti come erano accadutiricordai i lunghi anni durante i qualiJackson aveva lavorato alla filandail suo tentativo di evitare unguasto alla macchinal'incidente e la sua attuale e miserabilecondizione. Con solidarietà perfettai tre quotidiani e i duesettimanali locali respinsero il mio scritto.


Riusciiad avvicinare Percy Laytonun giovane laureato che s'era dato algiornalismo e a quel tempo stava facendo il suo apprendistato pressoil più autorevole dei tre quotidiani. Sorrise quando glidomandai perché i giornali avessero soppresso ogni notiziariguardante Jackson e il suo processo.


"Politicaeditoriale"disse poi. "Non ne sappiamo nulla noisonoaffari del direttore".


"Maperché questa politica?" insistetti.


"Siamotutt'uno con le industrie. Anche pagando il prezzo di un annuncioanche pagando dieci volte la tariffa ordinarianon si riuscirebbe afare pubblicare quella informazione su nessun giornalechi volessefarla passare di nascosto perderebbe il posto".


"Eche dice della vostra politica? Mi sembra che la vostra funzione siadi deformare la veritàsecondo gli ordini dei padroniche aloro volta obbediscono ai capricci delle industrie".


"Ionon c'entro in tutto questo". Per un attimo parve a disagiopoiil viso gli si rischiarò: aveva trovato una scappatoia.


"Personalmentenon scrivo mai nulla che non sia vero. Sono in regola con lacoscienza. Certo avvengono molte cose ripugnanti nel corso di unagiornata di lavoromacapiràquesto fa parte della routinequotidiana"concluse con logica infantile.


"Peròlei spera di occupare un giorno il posto del direttore e di fareanche lei la sua politicanon è così?".


"Sarògià stato incallito dal tempo".


"Alloravisto che ancora non è del tutto incallitomi dica cosapensaoradella politica editoriale in generale".


"Nonpenso nulla"risposecon vivacità. "Se si vuolfare strada nel giornalismonon bisogna scalpitare eccessivamente.Questoalmenol'ho imparato". E scosse quel suo giovane capo.


"Ela giustizia?".


"Leinon conosce il gioco. Tuttonaturalmenteè giustoperchétutto finisce sempre benecapisce?".


"Deliziosamentevago"mormoraima il cuore mi sanguinava per la sua giovanilesprovvedutezzae avrei voluto invocare soccorso e scoppiare inlacrime.


Cominciavoa vedere al di là delle apparenze della società nellaquale ero sempre vissutae scoprivo la terribile realtànascosta.


ControJackson era stato ordito un tacito complottoe cominciai adavvertire un fremito di comprensione per l'avvocato piagnucolone cheaveva sostenuto la causa in modo tanto miserevole. Ma quel complottos'allargava sempre più e non era più diretto solocontro Jackson: era diretto contro tutti gli operai mutilati dellafilanda. Ese così eraperché non contro tutti glioperai di tutte le officine e delle industrie?


Sele cose stavano cosìla società era bugiarda. Miritraevo inorridita davanti alle mie stesse conclusioni. Era troppoabominevoletroppo orribileper essere vero. Eppure Jackson e ilsuo braccioe quel sangue che colava dal nostro soffitto e mimacchiava l'abitoerano veri. I Jackson erano moltice n'eranocentinaia nella sola filandacome lui stesso aveva detto. Il suoricordotutti questi pensierimi perseguitavano.


Andaia trovare il signor Wickson e il signor Pertonwaithei due maggioriazionisti delle Filande Sierra; macome gli operai al loro servizionon riuscii a commuoverli. Scoprii che seguivano una morale superiorea quella del resto della società e che potrei chiamare lamorale aristocraticala morale dei padroni (1).


S'espresseroin termini vaghi sulla loro politicasulle loro capacitàcheidentificavano con la probitàe mi si rivolsero con tonopaternocondiscendenti di fronte alla mia giovinezza e inesperienza.Erano più irrecuperabili di tutti coloro che avevo avvicinatonel corso della mia inchiestaconvintissimi della rettitudine dellaloro condotta; al riguardo non potevano esserci né dubbio nédiscussione. Si credevano i salvatori della societàarteficidella felicità delle massee fecero un quadro patetico dellesofferenze che la classe operaia avrebbe subìto senza illavoro che loro e loro soltantocon la propria saggezzaleprocuravano.


Reducedall'incontro con quei due saggividi Ernest e gli raccontai dellamia esperienza. Mi guardò con un'aria soddisfatta.


"Benissimo"disse. "Comincia a scoprire la verità da sola. La suaempirica generalizzazione è esatta. Nella macchina industrialenessuno è libero delle proprie azionitranne il grossocapitalistae neppure lui lo èse mi consente questoirlandesismo (2). I padronivedesono del tutto certi di agire inmodo giusto. Questa è l'assurdità che corona tuttol'edificio.


Sonocosì legati dalla loro natura umanache non possono fare unacosa senza crederla buona. Hanno bisogno di una sanzione per le loroazioni. Quando vogliono intraprendere qualcosanegli affaris'intendedevono aspettare che nasca nel loro cervello una specie diconcezione religiosafilosofica o moraledella bontà diquesta cosa. Dopodiché la realizzano senza accorgersi che ildesiderio è padre del pensiero avuto. Qualsiasi cosa siprefiggano di farela sanzione non manca mai. Sono dei casuidicisuperficialidei gesuiti. Si sentono perfino autorizzati a fare ilmale purché ne risulti un bene. Una delle immagini piùridicole e assiomatiche create da loro è quella della lorosuperioritàin saggezza ed efficienzarispetto al restodell'umanità. Partendo da questo punto di vistasi arroganoil diritto di ripartire pane e companatico a tutto il genere umano.Hanno perfino risuscitato la teoria del diritto divino dei redei remercantilinel loro caso (3).


Ilpunto debole della loro posizione sta nel fatto che sonosemplicemente uomini d'affari. Non sono filosofinon sono deibiologi o dei sociologi: se lo fosserotutto procederebbe meglionaturalmente. Un uomo d'affari che fosse nello stesso tempo versatoin queste scienzesaprebbe più o meno cosa occorreall'umanità. Ma anche tolti dal loro dominio commercialequesti signori sono stolti. S'intendono solo di affari. Noncomprendono né il genere umano né il mondoe tuttaviasi erigono ad arbitri della sorte di milioni di affamati e di tuttala massa umana. La storiaun giorno gli farà una gran risatain faccia".


Preparatacom'ero ad affrontare la signora Wickson e la signora Pertonwaithela conversazione che ebbi con loro non mi serbò alcunasorpresa. Erano signore della migliore società (4).


Abitavanoin sontuosi palazzi e avevano parecchie altre residenzeun po'dappertutto: in campagnain montagnasulle rive dei laghi e delmare. Una vera folla di servitori si affaccendava attorno a loroela loro attività sociale era straordinaria. Patrocinavano leuniversità e le Chiesee i pastoriin particolareeranopronti a piegare le ginocchia davanti a loro (5). Erano due verepotenzecon tutto quel denaro a disposizione. Disponevano del poteredi sovvenzionare il pensierocome ben presto mi sarei resa contograzie agli insegnamenti di Ernest.


Imitavanoi loro maritie si esprimevano con gli stessi termini vaghi intornoalla politicaai doveri e alle responsabilità dei ricchi.Erano sviate dalla stessa morale dei loro maritila morale dellaloro classee ripetevano frasi sensazionali che non capivanoneppure.


Inpiùquando dipinsi loro la deplorevole condizione dellafamiglia di Jacksons'irritarono; e siccome mi stupivo perchénon avevano offerto nessun aiuto volontariodichiararono che nonavevano bisogno di lezioni in fatto di doveri sociali. Quando chiesiloroapertamentedi soccorrerlorifiutarono non meno apertamente.Lo strano è che espressero il loro rifiuto con parole quasiidentichebenché fossi andata da loro separatamente e l'unaignorasse che ero andata dall'altra. La loro comune risposta fu cheerano ben felici di avere l'occasione di dimostrareuna volta pertutteche non avrebbero mai premiato la negligenza e che nonvolevanopagando per l'incidentespingere i poveri a ferirsivolontariamente (6).


Ederano sincerequelle signore. Il doppio convincimento della lorosuperiorità di classe e della loro autorità personalele inebriava. Trovavano nella loro morale di casta una sanzione pertutte le azioni che compivano. Nell'allontanarmi dallo splendidopalazzo della Pertonwaithemi voltai a guardarlo ancora una volta ericordai la frase di Ernest: che anche quelle donne erano legate allamacchinama in modo da esservi sedute proprio in cima.




NOTE:


1)Prima della nascita di Avis EverhardJohn Stuart Mill scriveva nelsuo saggio "Sulla Libertà": "Ovunque esiste unaclasse dominantedagli interessi di questa classe e dai suoisentimenti classisti ha origine gran parte della morale pubblica".


2)Le contraddizioni verbalichiamate "bulls"furono permolto tempo un piacevole vizio degli antichi irlandesi.


3)I giornali del 1902 di quell'era cristianaattribuiscono a George F.Baerpresidente dell'Anthracite Coal Trustl'enunciazione di questoprincipio: "I diritti e gli interessi delle classi lavoratricisaranno protetti dai cristiani ai quali Dionella sua infinitasapienzaha confidato gli interessi della proprietà in questopaese".


4)La parola "società" è qui usata in sensoristrettosecondo l'abitudine del tempoper indicare i farfallonidoratii quali senza lavorare si concedevano tutti i godimenti. Gliuomini di affari e i lavoratori non avevano né il tempo nél'occasione per quel gioco di societàprivilegio dei ricchi edei fannulloni.


5)"Portate il vostro denaro infetto"era il sentimentoesplicito della chiesa durante quel periodo.


6)Sulle colonne dell'"Outlook"rivista critica settimanaledi quegli annialla data del 18 agosto 1906è riferita lastoria di un operaio che perse un braccio nelle stesse circostanze diJackson.




Capitolo5


GLIAMICI DELLO STUDIO


Ernestveniva spesso a casa nostraattirato non solo da mio padre e dallediscussioni a tavola. Sin d'allorami lusingavo di avere anch'io unapiccola parte in quelle sue visitee non tardai molto a essernecerta. Perché non ci fu mai al mondo un innamorato come ErnestEverhard. Di giorno in giornoil suo sguardo e la sua stretta dimano andarono facendosi più fermi e sicurise possibilee ladomanda che avevo visto spuntare nei suoi occhi diventò semprepiù imperativa.


Lamia prima impressione era stata sfavorevolepoi mi ero sentitaattratta da lui. Quindi era seguito un moto di repulsione il giornoin cui aveva insultato la mia classe e me stessama ben presto miero resa conto che non aveva per niente calunniato il mondo in cuivivevoche tutto quanto aveva detto di duro e di amaro era vero; epiù che mai mi avvicinai a lui. Divenne il mio oracolo. Aimiei occhistrappava la maschera della società e mi lasciavaintravedere certe verità incontestabili quanto spiacevoli.


Nonon ci fu mai innamorato come lui. Una ragazza non vive fino aventiquattro anni in una città universitaria senza avereesperienze d'amore. Ero stata infatti corteggiata da imberbimatricoleda professori attempati e da campioni di atletica e difoot-ball. Ma nessuno aveva condotto l'assalto come Ernest. Mistrinse fra le braccia prima che me ne accorgessie le sue labbra siposarono sulle mie prima che avessi avuto il tempo di protestare oresistere. Davanti alla sincerità del suo ardorela dignitàconvenzionale e la riservatezza verginale risultavano ridicole. Persil'equilibrio davanti al suo splendido impeto invincibile. Non mi fecenessuna dichiarazione: mi prese fra le braccia e diedi per scontatoche ci saremmo sposati. In proposito non ci fu nessuna discussione.L'unica che ci fu sorse più tardi: sulla data di matrimonio.


Erainauditoinverosimilee tuttaviacome la sua famosa prova dellaveritàfunzionò. Gli affidai la mia vitae quellafiducia fu ben riposta. Tuttaviadurante i primi giorni del nostroamorequando pensavo all'irruenza e all'impeto del suo amoreeropresa dal timore del futuro. Ma erano timori infondati; nessuna donnaebbe mai la fortuna di avere un uomo più dolce e piùtenero.


Dolcezzae violenza si fondevano stranamente nella sua passionesicurezza egoffaggine nel suo modo di fare. Da quel velo di goffaggine non siliberò maied era deliziosa! Si comportava nel nostro salottocome un elefante che s'aggira tra porcellane (1).


Fua quel tempo che gli ultimi miei dubbi sulla profondità delmio amore per lui svanirono (dubbi incoscienti per lo più). AlCircolo degli "Amici dello Studio"in una magnifica nottedi battaglia in cui Ernest affrontò i padroni nel lororifugioebbi la rivelazione del mio amore in tutta la sua pienezza.Il Circolo degli "Amici dello Studio" era il piùraffinato di tutta la costa del Pacifico. Era stato fondato da MissBrentwooduna vecchia zitella favolosamente riccache ne avevafatto il proprio maritola propria famigliail proprio giocattolo.I soci erano i più ricchi membri della società e lementi più capaci fra i ricchicompresonaturalmenteunnumero esiguo di uomini di scienzaper dare all'insieme un tonointellettuale.


IlCircolo degli "Amici dello Studio" non disponeva di unapropria sede: era un circolo speciale i cui membri si riunivano unavolta al mesein casa di uno di loroper ascoltare una conferenza.Gli oratori erano di solito pagatima non sempre. Se un chimico diNew York faceva una scoperta sul radiumper esempioglirimborsavano le spese del viaggio attraverso il continente americanoe gli davano inoltre una forte somma per indennizzarlo del tempoperduto; e così facevano con l'esploratore di ritorno dalleregioni artiche o con i nuovi astri della letteratura e dell'arte.Nessun estraneo era ammesso a quelle riunionie "Gli Amicidello Studio" si erano proposti di non lasciar trasparire nulladelle loro discussioni sulla stampadi modo che anche gli uomini distatose fossero intervenutie ce n'erano statie dei piùgrandiavrebbero potuto esporre liberamente il proprio pensiero.


Hoqui davanti a me la lettera sgualcita che Ernest mi scrisse vent'annifadalla quale trascrivo il brano seguente:


"Tuopadre è membro degli 'Amici dello Studio' quindi puoipartecipare. Vieni martedì sera. Ti assicuro che trascorreraiuno dei momenti migliori della tua vita. Nei tuoi recenti incontricon i padroni non sei riuscita a smuoverli; io li scuoterò perte. Li farò latrare come lupi. Tu hai messo in dubbio la loromoralitàe quando la loro onestà è contestatadiventano ancor più presuntuosi e compiacenti. Io invece liminaccerò nella borsae ne rimarranno scossi sin nelle radicipiù profonde della loro vera natura. Se vienivedrai l'uomodelle cavernein abito di societàdifendere coi dentiringhiandoil suo osso. Ti prometto un vero pandemonioe la vistaedificante della natura della bestia.


Mihanno invitato per demolirmi. L'idea è stata di MissBrentwoodma ha commesso la dabbenaggine di farmelo capire quando miha invitato. Ha già loro offerto altre volte questo tipo didivertimento: la presenza fra loro di qualche riformatore dall'animodolce e fidente. Miss Brentwood crede che io sia mite come un gattinoe buono e stupido come un bovino. Devo confessare che ho fatto delmio meglio per convincerla in questo senso. Dopo aver prudentementetastato il terrenoha finito per indovinare il mio carattereinnocuo. Avrò un buon compenso: duecentocinquanta dollariquanto si addice a colui chesebbene radicaleuna volta fucandidato al seggio di governatore. Inoltredovrò indossarel'abito da sera: in vita mia non mi sono mai camuffato cosìebisognerà che ne prenda uno a nolo. Ma farei anche di piùpur di entrare fra gli 'Amici dello Studio'".


Quellasera il circolo si riuniva nientemeno che in casa dei Pertonwaithe.Avevano aggiunto altre sedie nella grande salae c'erano di sicuroduecento "Amici" convenuti a sentire Ernest. I veriprincipi della buona società. Mi divertii a calcolarementalmente il totale delle ricchezze che rappresentavano:


centinaiadi milioni. E non si trattava di ricchi fannulloni ma di uominid'affari che avevano parte importantissima e attiva nella vitaindustriale e politica.


Stavamotutti sedutiquando Miss Brentwood presentò Ernest. Sispostarono subito in fondo alla sala dove lui avrebbe parlato. Era inabito da serae appariva meravigliosocon quelle sue larghe spallee la testa regale esemprequell'inimitabile tocco di goffagginenei suoi movimenti. Credo che l'avrei amato anche solo per quelloeguardandolo provai un'immensa gioia. Mi sembrava di sentire ilbattito del suo polso nel mioil contatto delle sue labbra sullemie. Ero così orgogliosa di luiche provai il desiderio dialzarmi e gridare a tutta l'assemblea: "E' miomi ha strettafra le sue bracciae occupo quella mente agitata da così altipensieri".


Infondo alla salaMiss Brentwood lo presentò al colonnello VanGilbert al quale sapevo che era assegnata la presidenza dellariunione. Il colonnello era un grande avvocato di societàanonime; inoltre era immensamente ricco. Il più piccoloonorario che si degnava di accettare era di centomila dollari. Era unmaestro del diritto. La legge era per lui un burattino di cui reggevatutti i fili; e la plasmava come argilla; la torceva e la deformavacon un gioco di pazienza cinesesecondo i propri disegni. I suoimodi e il suo eloquio erano un po' vecchio stilema l'immaginazionel'informazionele risorseerano aggiornatissime. La sua celebritàdatava dal giorno in cui aveva fatto invalidare il testamentoSkardwell (2). Solo per questo aveva ricevuto cinquecentomiladollarie da quel tempo la sua ascesa era stata rapida come quelladi un razzo. Era considerato da molti il primo legale del paeselegale di società anonimenaturalmente: tale da non poteressere escluso da una classifica dei tre più grandi legalidegli Stati Uniti.


Questisi alzò e cominciò col presentare Ernestcon frasiscelte che lasciavano intravedere una leggera ironia sottintesa. Fusottilmente sarcastico nella sua presentazione di quel riformatoresociale membro della classe operaiae parecchi presenti sorrisero.Ne fui urtata e guardai Ernestsentendo crescere la mia irritazione:sembrava che non provasse risentimento alcuno per quelle frecciateanzipeggiopareva non accorgersene neppure.


Stavaseduto tranquillocalmomezzo assonnato. Sembrava davvero unosciocco. Un'idea rapida mi attraversò la mente: si lasciavaforse intimidire da quello sfoggio di prestigio economico eintellettuale? Poi sorrisi. Non mi avrebbe ingannatano:


ingannavagli altricome aveva ingannato Miss Brentwood. La quale stava sedutain una poltrona in prima filae più volte aveva voltato latesta verso l'una o l'altra delle sue conoscenze per confermareconun sorrisole allusioni dell'oratore.


Quandoil colonnello ebbe finitoErnest si alzò e cominciò aparlare. Iniziò a voce bassacon frasi semplici e staccateinframmezzate da lunghe pausecon evidente disagio. Narròdella sua nascita nella classe operaiadella sua infanzia trascorsain un ambiente miserodove lo spirito e la carne erano ugualmenteaffamati e tormentati. Descrisse le ambizioni e l'ideale della suagiovinezzae la sua concezione del paradisodove vivevano solo gliuomini delle classi superiori.


"Sapevo"disse"che più in alto di me regnavano l'altruismo delpensiero puro e nobileuna vita altamente intellettuale. Sapevotutto questo perché avevo letto romanzi rosa (3)in cui tuttigli uomini e le donnetranne l'impostore e l'avventurierapensanocose nobiliparlano un raffinato linguaggioe compiono attigloriosi. In brevecome accettavo il sorgere del sole accettavoanche il fatto che più in alto di me stava quanto di piùbellonobile e generoso è al mondoinsommatutto ciòche conferiva onore e dignità alla vitatutto ciò chela rendeva degna di essere vissutache compensava gli uomini ditanto lavoro e di tanta miseria".


Parlòin seguito della sua vita alla filandadel suo apprendistato comemaniscalco e del suo incontroinfinecoi socialisti. Aveva trovatotra loro menti e intelletti superiori e numerosi ministri delVangelodestituiti perché il loro cristianesimo era troppogeneroso in una società di adoratori di feticci; vi avevatrovato professori fiaccati dalla crudele servitùuniversitaria alle classi dominanti. Definì i socialisti deirivoluzionari che lottano per rovesciare la società nazionaleodiernaper costruire sulle rovine la società nazionaledell'avvenire. E disse tante e tante cose che sarebbe troppo lungotrascrivere; ma non dimenticherò mai il modo col qualedescrisse la sua vita fra i rivoluzionari. Dal suo eloquio erasparita ogni titubanza: la voce si elevava forte e sicurasiaffermavasplendeva come lui stessocome i pensieri che versavafuori a fiotti.


"Inquei rivoluzionari trovai pure una fede ardente nell'umanitàun caldo idealismola voluttà dell'altruismodella rinunciae del martirio; tutte le splendide realtà dello spiritoinsomma. E la loro vita era puranobilee sentita. Ero in contattocon anime grandi che esaltavano la carne e lo spirito al di sopra deidollari e dei centesimie per le quali il debole lamento del bimbosofferente nei tuguri ha maggiore importanza di tutto il pomposoarmamentario dell'espansione commerciale e dell'impero del mondo.Vedevo dovunqueintorno a mela nobiltà dell'ideale el'eroismo della lottae le mie giornate erano piene di sole e lenotti stellate. Vivevo nel fuoco e nella rugiadae davanti ai mieiocchi fiammeggiava incessantemente il Santo Graalil sanguepalpitante e umano di Cristopegno di soccorso e di salvezzadopolunga sofferenza e maltrattamenti".


L'avevogià visto trasfiguratoma questa volta come non mai. Lafronte gli splendeva della divinità interioree gli occhilucevano ancor più in mezzo all'aureola radiosa da cuisembrava avvolto. Gli altri però non vedevano questa lucecosicché attribuii la mia visione alle lacrime di gioia ed'amore che mi riempivano gli occhi. In ogni modoil signor Wicksonche sedeva dietro di menon appariva certo commossoperchégli sentii lanciarecon tono ironicol'epiteto di: "utopista"(4).


MaErnest passò a raccontare di come si era innalzato nellasocietàsinché alla fine era entrato in contatto conle classi superiori e aveva conosciuto uomini che occupavano postichiave.


Eracosì sopravvenuta in lui la delusioneche espresse contermini poco lusinghieri per gli ascoltatori. La vita non gli erasembrata più nobile e generosa; era spaventato dall'egoismoche incontrava dappertutto. Ciò che lo stupiva ancor piùera l'assenza di vitalità intellettuale. Luiche aveva frescoil ricordo dei suoi amici rivoluzionarisi sentiva colpito dallastupidità della classe dominante. Inoltre aveva scoperto chenonostante le loro magnifiche chiese e i loro predicatorigenerosamente pagatiquei padroniuomini e donneerano esserivolgarmente materialisti.


Parlavanobene del loro piccolo idealedella loro cara piccola moralematolta questa vuota verbositàil male fondamentale delle loroidee era materialista. Erano privi della moralità veradellamoralità che Cristo aveva predicato e che ormai non si insegnapiù.


"Hoconosciuto persone che nelle loro diatribe contro la guerrainvocavano il nome del dio della pacementre distribuivano fucili aiPinkerton (5) per abbattere quelli che scioperavano nelle loro stessefabbriche. Ho conosciuto tipi che inveivano contro la brutalitàdel pugilato ma che erano complici di frodi alimentari per le qualimuoionoogni annopiù innocenti di quanti non ne massacròErode dalle mani insanguinate. Ho visto gente autorevolecolonnedella Chiesache sottoscrivevano somme ingenti a favore dellemissioni stranierema che facevano lavorare dieci ore al giornonelle loro fabbriche le ragazzinecompensandole con salari di fame eincoraggiando in tal modo la prostituzione.


Certirispettabili signori dai lineamenti aristocratici non erano chefantocci che davano il loro nome a società il cui scoposegreto era di spogliare la vedova e l'orfano; certi altricheparlavano seriamente e posatamente della bellezza dell'idealismo edella bontà di Dioavevano trascinato e tradito i loro sociin un grosso affare. Altri ancorache dotavano di nuove cattedre leuniversità e contribuivano alla costruzione di magnifichecappelle votivenon esitavano a giurare il falso davanti aitribunali per motivi di denaro. Un talemagnate delle ferrovierinnegava senza vergogna la parola data come cittadinouomo d'onoree cristianoconcedendo storni segreti... e ne concedeva spesso! Ildirettore di un giornale che pubblicava l'annuncio di medicinebrevettatemi definì demagogo perchè lo sfidai apubblicare un articolo che dicesse la verità su quel ritrovato(6). Un collezionista di belle edizioni che prendeva a cuore le sortidella letteratura pagava intere botti di vino al reggitore brutale eilletterato di un'amministrazione municipale. Un senatore (7) era lostrumentolo schiavoil burattino di un politicante dalle foltesopracciglia e dalla bocca enorme; lo stesso accadeva del governatoreCaioe del giudice Tizio alla Corte Suprema. Tutti e tre usufruivanodi viaggi gratuiti in ferrovia; inoltrequel tale capitalista dallapelle lucidauntuosaera il vero padrone della macchina politicaperché padrone del padrone della macchina politica e delleferrovie che concedevano i biglietti di favore.


Inquesto modoinvece di un paradisoscoprii l'arido deserto delcommercialismo. Non vi trovai che stupidagginetranne in ciòche riguarda gli affari. Non incontrai una persona onestanobileattivama ne trovai parecchi che grufolavano nel marciume. Nontrovai altro che egoismo smisurato di gente spietatae unmaterialismo meschino e ingordopraticato e pratico".


Disseloro molte altre verità su di essi e sulle proprie delusioni.Intellettualmente l'avevano annoiato; moralmente e spiritualmentedisgustato a tal punto che era ritornato con gioia ai suoirivoluzionari che almeno erano rettinobilisensibilitutto ciòche i capitalisti non sono.


"Eora"aggiunse"lasciate che vi parli della rivoluzione".


Primadevo però dire che questa mortificante requisitoria li avevalasciati freddi. Scrutai i loro volti e vidi che conservavano un'ariadi condiscendente superiorità. Ricordai quello che Ernest miaveva detto: "Qualunque accusa contro la loro morale nonriuscirà a scuoterli". Osservai però che l'ardiredel suo linguaggio aveva colpito Miss Brentwoodche appariva seccatae inquieta.


Ernestcominciò col descrivere l'esercito della rivoluzionee quandoespose in cifre la sua forza (secondo i risultati elettorali neidiversi paesi)l'assemblea cominciò ad agitarsi.


Un'espressionedi viva attenzione comparve sui loro volti e le loro labbra sistrinsero. Il guanto di sfida era stato gettato.


Descrissel'organizzazione internazionale che univa il milione e mezzo disocialisti negli Stati Uniti ai ventitre milioni e mezzo disocialisti sparsi nel resto del mondo.


"Questoesercito della rivoluzioneforte di ventitre milioni di uominifariflettere le classi dominanti. Il grido di questo esercito è:nessuna tregua. Dobbiamo avere ciò che voi possedete.


Nonci accontenteremo di meno. Vogliamo le redini del poteree avere inmano il destino del genere umano. Ecco le nostre manile nostreforti mani. Vi toglieremo il poterei palazzi e tutti i vostri agidoratie verrà il giorno in cui dovrete lavorare perguadagnarvi il panecome fa il contadino nei campio il commessonelle vostre metropoli. Ecco le nostre mani; sono forti".


Ementre parlavaprotendeva le sue forti spalle e allungava le suegrandi bracciae i suoi pugni di fabbro fendevano l'aria comeartigli d'aquila. Sembrava il simbolo del lavoro trionfantecon lemani tese per schiacciare e distruggere i suoi sfruttatori.


Scorsinell'uditorio un fremito quasi impercettibiledavanti a quel quadrodella rivoluzioneevidentepossente e minaccioso.


Certole donne sussultaronoe la paura comparve sui loro volti.


Pergli uomini non fu la stessa cosa: uscì dalle loro gole ungrugnito profondoche vibrò nell'aria un istantepoi tacque.Era la premessa del ringhio che avrei sentito più volte quellaserala manifestazione del bruto che si svegliava nell'uomo edell'uomo stesso nella sincerità delle sue passioni primitive.E non avevano coscienza di questo loro mormorioera il ringhio delbrancodell'ordal'espressione e la dimostrazione riflessa del loroistinto. In quel momentovedendo i loro volti irrigidirsi e il lampodi stizza nei loro occhicapii che non si sarebbero lasciatistrappare facilmente il dominio del mondo.


Ernestcontinuò il suo attacco; attribuì l'esistenza d'unmilione e mezzo di rivoluzionari negli Stati Uniti al cattivo governodella società esercitato dalla classe capitalistica. Dopo averaccennato alle condizioni economiche dell'uomo primitivo e dei popoliselvaggi dei nostri giorniche non dispongono di utensili nédi macchine ma solo dei mezzi naturali di produzioneillustròbrevemente lo sviluppo dell'industria e dell'organizzazione socialefino al giorno d'oggiin cui la capacità produttivadell'individuo evoluto è mille volte superiore a quella delselvaggio.


"Bastanocinque uominioggiper produrre pane per un migliaio di persone. Unuomo solo può produrre tessuti di cotone per duecentocinquantapersonemaglierie per trecentocalzature per mille. Si potrebbequindi concludere che con una buona amministrazione della societàl'uomo civile moderno dovrebbe essere in condizioni molto miglioridell'uomo preistorico. Ma lo è? Vediamo. Oggi negli StatiUniti esistono quindici milioni di uomini (8) che vivono in povertàe per povertà intendo quella condizione in cuiper mancanzadi nutrimento e di ricovero convenientenon può essereraggiunta una certa efficienza nel lavoro. Ogginegli Stati Unitinonostante la vostra cosiddetta legislazione del lavoroesistono tremilioni di bambini che lavorano come operai (9). Il loro numero èraddoppiato in dodici anni. A questo propositomi chiedo: perchévoipadroni della societànon avete pubblicato le cifre delcensimento del 1910? E rispondo per voi: perché quelle cifrevi hanno spaventati. La miseria in cifre avrebbe potuto affrettare larivoluzione che va preparandosi.


Maritorno alla mia accusa: se le capacità produttive dell'uomomoderno sono mille volte superiori a quelle dell'uomo primitivoperché mai ci sono attualmente negli Stati Uniti quindicimilioni di persone che non sono nutrite e alloggiateconvenientementee tre milioni di bambini che lavorano? E' un'accusaseria. La classe capitalistica si è resa colpevole di unacattiva amministrazione.


Difronte al fatto che l'uomo moderno vive più miseramente delsuo antenato selvaggiomentre la sua capacità produttiva èmille volte maggiorenon è possibile altra conclusione chequesta: la classe capitalistica ha mal governato; voi siete cattiviamministratoricattivi padronie la vostra cattiva gestione èimputabile al vostro egoismo. E su questoquistaserafaccia afaccianon siete in grado di risponderminon più chesull'esistenza di un milione e mezzo di rivoluzionari negli StatiUniti. Non potete smentirmi. Anzivi sfido a farlo. Di piùoso dire che non risponderete neppure quando avrò finito diparlare.


Suquesto argomento la vostra lingua è legataper quanto agilepossa essere quando si tratta di altri argomenti.


Avetedato prova d'essere incapaci di amministrare; avete mandato allamalora la civiltà. Nei consessi legislativi vi siete levati(come ancor oggi vi levate) a parlare dell'impossibilità diraccogliere profitti senza il lavoro dei minorenni e dei bambini.


Manon state soltanto alla mia parola: tutto questo è scritto eregistrato. Avete addormentato la vostra coscienza con chiacchieresull'idealesecondo la vostra cara morale. Ed eccovi lìgonfi di potenza e ricchezzainebriati dal successo! Ebbenecontrodi noi non avete speranza di vittoria maggiore di quanta ne abbiano ifuchi riuniti intorno all'alvearequando le api operaie gli silanciano addosso per porre fine alla loro facile esistenza. Sietefalliti nell'amministrazione della societàche vi saràtolta di mano. Un milione e mezzo di uomini della classe operaia sonosicuri di attirare alla loro causa il resto delle masse lavoratrici edi strapparvi il dominio del mondo. Ecco la rivoluzionesignori:fermatela se potete!".


Perun po'l'eco della sua voce risuonò ancora nella gran sala;poi il profondo mormoriogià sentito primasi gonfiòe una dozzina di loro si alzaronourlando e gesticolando perattrarre l'attenzione del colonnello Van Gilbert. Notai che MissBrentwood agitava convulsamente le spallee provai un attimo diirritazioneconvinta che ridesse di Ernest. Poi capii che non sitrattava di un accesso di riso ma di nervi. Era terrorizzata di ciòche aveva fatto gettando quella torcia ardente in mezzo al suo carocircolo degli "Amici dello Studio".


Ilcolonnello Van Gilbert non si curò della dozzina di presentichestravolti dalla collerachiedevano a gran voce la parola; luiper primo si rodeva dalla rabbia. Si alzò di scatto agitandoun braccioe per un po' riuscì a mandare solo suoniinarticolati; poi un fiume di parole si riversò fuori dallasua bocca. Ma non era il linguaggio dell'avvocato da centomiladollaridalla retorica un po' antiquata.


"Errorisu errori"esclamò. "In vita mia non ho mai sentitotanti errori in così poco tempo. Inoltregiovanottonon hadetto niente di nuovo. Tutto questo l'avevo già appreso ascuola prima che lei nascesse. E sono trascorsi già quasi duesecoli da quando Rousseau ha enunciato la vostra teoria socialista.Il ritorno alla terra? Balle! Revisione? La biologia ne dimostral'assurdità. E' proprio vero che la semi-ignoranza ènocivae lei ne ha dato prova questa sera con le sue teoriesballate! Errori su errori! In vita mia non ho mai provato tantodisgusto come di fronte a un simile rigurgito di errori! Eccoguardicome considero le sue affrettate generalizzazioni e i suoi discorsiinfantili". Fece schioccare le dita in segno di disprezzo eaccennò a sedersi.


L'approvazionedelle donne si manifestò in esclamazioni acutee quella degliuomini in suoni rauchi. Quanto a quelli che avevano chiesto laparolametà di essi si misero a parlare tutti insieme.


Unaconfusione indescrivibileuna vera Babilonia. Il vasto appartamentodei Pertonwaithe non aveva mai ospitato un tale spettacolo. Questidunqueerano i capitani dell'industriai padroni del mondoquestiselvaggi ringhiosi e stizzosi in abito da sera? In veritàErnest li aveva scossi stendendo le mani verso i loro portafogliquelle mani cheai loro occhirappresentavano gli artigli di unmilione e mezzo di rivoluzionari.


Malui non perdeva mai la testa in nessuna circostanza. Prima che ilcolonnello riuscisse a sedersiErnest fu in piedi e fece un balzoavanti.


"Unoper volta!" ruggì con tutte le sue forze.


Ilgrido dei suoi ampi polmoni dominò la tempesta umanae lasemplice forza della sua personalità impose il silenzio.


"Unoper volta"ripeté con tono più calmo. "Lasciatemirispondere al colonnello Van Gilbert. Dopoaltri potrannoattaccarmima uno per voltaricordate. Non siamo a una partita dipallone".


"Quantoa lei"continuò rivolgendosi al colonnellonon haconfutato nulla di ciò che ho detto. Ha semplicemente espressoalcuni apprezzamenti eccitati e dogmatici sul mio equilibrio mentale.E' una tattica che potrà risultare utile negli affarima conme non vale. Non sono un operaio venuto a implorarecol cappello inmanoun aumento di salario o protezione contro la macchina allaquale lavora. Finché avrete a che fare con menon potreteassumere arie dogmatiche per smentire la verità.


Conservateleper i rapporti coi vostri schiavi salariati che non osano risponderviperché avete in mano il loro panela loro vita.


Quantoal ritorno alla natura di cui lei sostiene di aver sentito parlare ascuola prima che io nascessimi permetta di farle osservare cheaquanto pareda allora in poi non ha imparato più niente. Ilsocialismo non ha nulla in comune con lo stato di naturacome ilcalcolo differenziale non ha rapporti col catechismo! Avevodenunciato la mancanza d'intelligenza della vostra classetrannenella trattazione degli affari; lei mi ha fornitosignoreunedificante esempio a sostegno della mia tesi".


Questaterribile stoccata al caro avvocato da centomila dollarifu il colmoper i nervi di Miss Brentwood. Il suo accesso isterico raddoppiòdi violenzatanto che dovettero trascinarla fuori della salamentrepiangeva e rideva contemporaneamente. E non era tuttoil peggiodoveva ancora arrivare.


"Noncredete alla mia parola"riprese Ernest dopo questainterruzione. "Le vostre stesse autoritàcon voceunanimericonosceranno la vostra assoluta mancanza d'intelligenza.Gli stessi vostri fornitori di scienza vi diranno che siete inerrore.


Consultateil più modesto dei vostri sociologi e chiedetegli qualedifferenza passa fra la teoria di Rousseau e quella del socialismo.Interrogate i vostri più ortodossi economisti borghesicercate in qualsiasi testo dimenticato negli scaffali delle vostrebiblioteche sovvenzionatee da ogni parte vi verrà rispostoche non c'è nessun nesso fra il ritorno alla natura e ilsocialismoma cheal contrariole due teorie sono diametralmenteopposte. Vi ripetonon credete alla mia parola! La prova dellavostra mancanza d'intelligenza è lànei libriin queilibri che voi non leggete mai. E quanto a mancanza di intelligenzaleiavvocatoè un campione della sua classe.


Leiè un esperto di diritto e di affaricolonnello Van Gilbert.


Leisa servire bene le società anonime e ne aumenta i dividendiinterpretando a modo suo la legge. Benissimosi accontenti diquesto. Lei è un ottimo avvocato ma un pessimo storico. Dellasociologia non sa niente del tutto ein fatto di biologiasembracontemporaneo di Plinio il Vecchio".


Ilcolonnello si dimenava sulla poltrona; nella sala regnava un silenzioassoluto: tutti i presenti erano affascinatiparalizzati. Trattarein quel modo il famoso colonnello Van Gilbert era inauditoinimmaginabile; il colonnello davanti al quale persino i giudicitremavano quando si alzava a parlare in tribunale. Ma Ernest non davamai tregua al nemico.


"Questonaturalmentenon è un biasimo per lei"aggiunse. "Aciascuno il suo mestiere. Lei fa il suo e io il mio. Lei è unospecialista in fatto di leggisoprattutto quando si tratta ditrovare il mezzo migliore per sfuggire a esse o di farne di nuoveavantaggio delle classi privilegiatem'inchino davanti a lei. Maquando si tratta di sociologiache è materia miatocca a leiinchinarsi davanti a me. Non lo dimentichi. E non dimentichi neppureche la legge è effimerae che lei non s'intende di cose noneffimere. Di conseguenzale sue affermazioni dogmatiche e le sueimprudenti generalizzazioni su argomenti storici e sociologicinonvalgono il fiato che spreca per enunciarle".


Feceuna pausae osservò con aria assorta quel viso oscurato estravolto dalla colleraquel petto ansantequel corpo che siagitavaquelle mani che si aprivano e chiudevano convulsamente.


"Mavisto che ha fiato da sprecarele offro l'occasione di sprecarlo. Hoincolpato la sua classe: mi dimostri che la mia accusa èfalsa. Le ho fatto osservare la condizione disperata dell'uomomoderno - tre milioni di bambini schiavi negli Stati Unitisenza ilcui lavoro ogni profitto sarebbe impossibile; e quindici milioni dipersone mal nutritemal vestite e peggio alloggiate - le ho fattoosservare comecon l'organizzazione moderna e l'organizzazionesociale e l'impiego delle macchinele capacità produttivedell'uomo civile d'oggi sono mille volte superiori a quelle dell'uomodelle caverne; e ho affermato che da questa duplice circostanza nonsi può trarre altra conclusione che questa: il malgovernodella classe capitalistica. Questa era la mia accusae chiaramentee a più ripresel'ho sfidata a rispondermi. Ho detto anzi dipiù. Le ho predetto che non avrebbe risposto. Avrebbe potutousare il fiato per smentire la mia profezia. Ha invece definito ilmio discorso una somma di errori.


Mene dimostri la falsitàcolonnello Van Gilbert; rispondaall'accusa che io e un milione e mezzo di miei compagni abbiamolanciato contro la vostra classe e contro di lei".


Ilcolonnello dimenticò completamente che la carica di presidentegli imponeva di dare la parola a coloro che la chiedevanosi alzòdi scatto eagitando in tutte le direzioni le bracciasmarrendosiin sfoghi di retorica e perdendo del tutto la calmamalmenòErnest per la sua giovinezza e la sua demagogiaattaccandoistericamente la classe operaiache definì come priva di ognicapacità e valore.


Finitaquella tirataErnest replicò:


"Comeuomo di leggelei è certo il più irragionevole fraquanti abbia mai conosciuto. La mia giovinezza non ha niente a chefare con quanto ho dettoe così pure la mancanza di valoredella classe operaia. Ho accusato la classe capitalistica di averretto male la società. Non mi ha ancora risposto. Non haneppure tentato di rispondere. Non sa cosa dire? Lei è ilcampione fra tutti i presenti. Tutti quieccettuato mependonodalle sue labbra.


Aspettanoda lei la risposta che essi non sanno dare.


Quantoa mele ho già dettoso che non soltanto non potràrisponderema che non tenterà neppure di farlo".


"Questoè intollerabile!" esclamò il colonnello. "E'un insulto!".


"E'intollerabile il fatto che lei non risponde"replicògravemente Ernest. "Nessuno può essere insultatointellettualmente. L'insulto per se stesso è un fatto emotivo.Si riprendadia una risposta intellettuale alla mia accusaintellettualeche cioè la classe capitalistica ha malgovernato la società". Il colonnello rimase mutoeun'espressione di accigliata superiorità gli apparve sul visocome in chi non voglia compromettersi discutendo con un cialtrone.


"Nonsi avvilisca"continuò Ernest. "Si consoli pensandoche mai nessuno della sua classe è stato in grado dirispondere a questa accusa".


Poisi volse verso gli altriimpazienti di prendere la parola.


"Eccoora l'occasione per voi. Avantie non dimenticate che vi ho sfidatituttiqui presentia darmi la risposta che il colonnello VanGilbert non ha saputo dare".


Misarebbe impossibile ripetere tutto ciò che fu detto durantequella discussione. Non avrei mai immaginato la quantità diparole che si possono dire nel breve spazio di tre ore. In ogni modofu uno spettacolo meraviglioso. Più i suoi avversari siinfiammavanopiù Ernest gettava olio sul fuoco. Conosceva afondo l'argomentoe li pungeva con una parola o con una frasecomecon un ago adoperato con arte. Sottolineava e correggeva i loroerrori di ragionamento. Questo sillogismo era falsoquestaconclusione non aveva alcun rapporto con le premesse; questa premessaera un'imposturaperché sviluppata ad arte in vista dellaconclusione. Questa era un'inesattezzaquella una presunzione equest'altra ancora un'asserzione contraria alla veritàsperimentale stampata su tutti i libri.


Avolte lasciava la spada per la mazzae sbaragliava i loro pensieri adestra e a manca. Pretendeva sempre fatti e rifiutava di discutere leteorie. E i fattiche citava lui stessoerano disastrosi per loro.Appena attaccavano la classe operaiareplicava: "Il bue chiamacornuto l'asinoma questo non vi libera dalle corna". E aognuno e a tutti diceva: "Perché non avete rispostoall'accusa che ho lanciato contro la vostra classe? Avete parlatod'altroe d'altro ancora riguardante altre cosema non mi aveterisposto. Forse perché non sapete cosa rispondere?".


Soloalla fine della discussione il signor Wickson prese la parola. Eral'unico rimasto calmoe Ernest lo trattò con un riguardo chenon aveva concesso agli altri.


"Nonè necessaria alcuna risposta"disse il signor Wicksoncon voluta lentezza. "Ho seguito tutta la discussione constupore e ripugnanza. Sìsignorivoi membri della mia stessaclassemi avete disgustato. Vi siete comportati come sciocchiscolari.


L'idead'introdurre in una simile discussione i vostri precetti di morale èil fulminepassato di modadel politicante volgare. Non vi sietecomportati né come persone mondane né come esseriumani.


Visiete lasciati calpestare e malmenare. Siete stati rumorosi eprolissima avete soltanto ronzato come le zanzare attorno a unorso. Signoril'orso è là" (e additòErnest) "ritto innanzi a voie il vostro ronzìo gli hasolo solleticato le orecchie.


Credetemila situazione è seria. L'orso ha mostrato le zannepronto aschiacciarvi. Ha detto che vi sono negli Stati Uniti un milione emezzo di rivoluzionaried è vero. Ha detto che hannointenzione di toglierci il poterei palazzie tutto il doratobenessereed è vero. E' pure vero che un cambiamentoungrande cambiamentosi prepara nella societàmafortunatamente potrebbe anche non essere il cambiamento previstodall'orso. L'orso ha detto che ci schiaccerà. Ebbenesignorie se schiacciassimo noi l'orso?".


Nellavasta sala si levò un roco mormorio. Furono scambiati cenni diapprovazionedi incoraggiamento. Sui volti apparve un'espressionefermadecisa.


Confreddezzasenza passioneil signor Wickson continuò:


"Manon è con un brontolìo che schiacceremo l'orso:all'orso bisogna dare la caccia. All'orso non si risponde con leparole.


Glirisponderemo col piombo. Siamo al poterenessuno può negarlo.


Invirtù di questo poterenoi rimarremo al nostro posto".


Esi voltò verso Ernest. Il momento era drammatico.


"Eccodunque la nostra risposta. Non abbiamo parole da sprecare con voi.Quando allungherete le manidi cui vantate la forzaper afferrare inostri palazziil nostro benessere doratovi faremo vedere checos'è la forza. La nostra risposta sarà costituita dalrombo degli obicidagli scoppi delle granatedai crepitii dellemitragliatrici (10). Noi schiacceremo i vostri rivoluzionari sotto ipiedi e calpesteremo il loro viso. Il mondo è nostrone siamopadronie resterà nostro. Quanto all'esercito del lavoroèstato nel fango dagli inizi della storiae ioche interpreto lastoria come si devedico che rimarrà nel fangofinchéio e i mieie coloro che verranno dopo di noiresteremo al potere.Ecco la grande parolala regina delle parole: 'Potere'! NéDioné Mammonama 'il Potere'! Riempitevi la bocca di questaparola: 'il Potere'!".


"Leimi ha dato una risposta"disse tranquillamente Ernest"edera la sola che potesse essere data. Il Potere! E' quanto predichiamonoi alla classe operaia! Sappiamoe lo sappiamo a prezzo di un'amaraesperienzache nessun appello al dirittoalla giustiziaall'umanitàpotrà commuovervi. I vostri cuori sonoduri come i talloni con i quali calpestate i poveri. Perciòmiriamo alla conquista del potere. E col potere dei nostri votiilgiorno delle elezionivi toglieremo il governo..." "Equand'anche otteneste la maggioranzauna maggioranza schiacciantenelle elezioni?" lo interruppe il signor Wickson. "E serifiutassimo di cedervi il poteredopo che l'avrete carpito con leurne?".


"Abbiamoprevisto anche questo"replicò Ernest. "Virisponderemmo col piombo. Il Potere! Siete voi che avete proclamataquesta la regina delle parole! Benissimo. Sarà questione diforza. E il giorno in cui riporteremo la vittoria nelle elezionisevi rifiuterete di rimettere nelle nostre mani il governo di cui cisaremo impadroniti costituzionalmente e pacificamenteebbenevirisponderemo allo stesso modoe la nostra risposta saràcostituita dal rombo degli obicidagli scoppi delle granate e daicrepitii delle mitragliatrici.


Inun modo o nell'altronon potrete sfuggirci. E' vero che aveteinterpretato bene la storia. E' vero che dagli inizi della storia illavoro è umiliato nel fango; è ugualmente vero cheresterà sempre nel fango finché voi e i vostri avreteil poterevoii vostri e coloro che verranno dopo di voi. Siamod'accordo. Il potere sarà l'arbitro. E' sempre statol'arbitro: la lotta di classe è una questione di forza. Oracome la vostra classe ha abbattuto la vecchia nobiltà feudalecosì sarà abbattuta dalla mia classedalla classe deilavoratori. E se interpretate la biologia e la sociologia con lastessa correttezza con cui avete interpretato la storiaviconvincerete che questa fine è inevitabile. Non importa chesia fra un annofra dieci o fra mille: la vostra classe saràabbattuta. E sarà rovesciata dal potere. Noi dell'esercito dellavoro abbiamo ruminato questa parola al punto che ne siamoinebriati. Il Potere! E' veramente la regina delle parolel'ultimaparola!".


Cosìebbe termine la serata degli Amici dello Studio.




NOTE:


1)A quel tempo non si era ancora scoperta la vita semplicee c'eral'abitudine di riempire le case di ninnoli. Le stanze erano veri epropri musei la cui pulizia richiedeva un lavoro continuo. Il diavolodella polvere era il padrone di casa: c'erano mille modi per attirarela polvere e pochi per liberarsene.


2)L'invalidazione dei testamenti era una delle caratteristiche deltempo. Coloro che accumulavano grosse fortune non sapevano in chemodo disporne alla loro morte. La redazione e l'invalidazione deitestamenti erano specializzazioni complementari come quelle dellecorazze e degli obicie così si ricorreva a uomini di leggefinissimi per redigere testamenti che non fossero invalidabili. Mafatalmente questi finivano poi con l'essere invalidati dagli stessilegali che li avevano redatti.


Ciònonostantei ricchi persistevano nell'idea che fosse possibile fareun testamento inattaccabilee quest'illusione fu mantenuta pergenerazioni intere dagli uomini di leggenei loro clienti. Insommauna ricerca analoga a quella del dissolvimento universale fatta daglialchimisti del Medio Evo.


3)Una strana letteraturad'un genere particolaredestinata adiffondere nei lavoratori idee false sulla vera natura delle classiprivilegiate.


4)Gli uomini di quel tempo erano schiavi di alcune formuleel'abiezione di questo servilismo è incomprensibile per noi.


C'eranelle paroleuna magia più forte di quella dei giocatori dibussolotti. Le menti erano così confuseche una sempliceparola aveva il potere di annientare le conclusioni di tutta una vitadi pensiero e di ricerche. La parola "utopista" era fraqueste e bastava pronunciarla per condannare i disegni meglioconcepiti di miglioramento e di rigenerazione economica. Popoliinteri erano presi da una specie di follia alla semplice enunciazionedi espressioni come "un dollaro onesto" o "un saccopieno di mangime"la cui invenzione era considerata un trattodi genio.


5)In origine erano dei detective privati; ma divennero ben prestosostenitori salariati dei capitalisti e poi finirono per essere imercenari dell'oligarchia.


6)Le medicine brevettate erano veri e propri imbroglima la gente cicredeva come alle grazie e alle indulgenze del Medio Evo.


Lasola differenza era che i farmaci brevettati costavano di piùed erano nocivi.


7)Fin verso il 1912 la maggior parte del popolo conservòl'illusione di governare il paese attraverso le elezioni. In realtàil paese era governato dal cosiddetto meccanismo politico.


Inprincipioi capi o imprenditori di questi meccanismi estorcevano aicapitalisti grosse somme per influire sulla legislatura; ma i grossicapitalisti non tardarono a capire che sarebbe stato piùeconomico per loro avere direttamente nelle loro mani quelmeccanismoe pagare essi stessi i capi.


8)Robert Hunterin un libro intitolato "Poverty"pubblicatonel 1906affermava che a quel tempo negli Stati Uniti dieci milionidi individui vivevano in povertà.


9)Secondo il censimento del 1900 (l'ultimo le cui cifre siano statepubblicate)negli Stati Uniti il numero dei minorenni che lavoravanoera di 1752187.


10)La sostanza di questo pensiero trova dimostrazione nella seguentedefinizione tolta da un'opera intitolata "The Cynic's WordBook"pubblicata nell'A. D. 1906 e scritta da un certo AmbroseBiercenoto misantropo dell'epoca: "Grape - shot (shrapnel):Argomento che l'avvenire prepara in risposta alle richieste delsocialismo americano".




Capitolo6


SEGNIPREMONITORI


Fuverso quell'epoca che cominciarono a piovere intorno a noifitti erapidigli avvertimenti del futuro. Ernest aveva già espressoalcuni dubbi sul grado di prudenza di cui mio padre dava provaricevendo in casa sua socialisti e sindacalisti notie frequentandoapertamente le loro riunioni; ma mio padre aveva riso di quellepreoccupazioni. Quanto a meimparavo molte cose conversando con idirigenti e i pensatori della classe operaia.


Vedevoil rovescio della medaglia. Ero sedotta dall'altruismo e dal nobileidealismo che vedevo in loro enello stesso tempoero spaventatadall'immensità del nuovo orizzonte letterariofilosoficoscientifico e sociale che mi si apriva davanti.


Imparavorapidamentema non abbastanza in fretta per capire sin da allora ilpericolo della nostra posizione.


Gliavvertimenti non mancaronoma non vi davo importanza. Cosìseppi che la signora Pertonwaithe e la signora Wicksonla cuiinfluenza era formidabile nella nostra città universitariaavevano espresso l'opinione che giovane com'eromi mostravo troppopremurosa e decisa con una pericolosa tendenza a volermi intrometterenegli affari degli altri. Le loro osservazioni mi sembrarononaturalidata la parte avuta nell'inchiesta sull'affare Jacksonmanon immaginavo affatto la portata e l'importanza d'un giudizio delgenereemesso da arbitri di così grande influenza sociale.


Osservaiinfattiun certo riserbo nella solita cerchia delle mie conoscenzema l'attribuii alla disapprovazione che sollevava il mio progetto dimatrimonio con Ernest. Solo molto tempo dopoErnest mi dimostròche l'atteggiamento della gente fra la quale vivevo era tutt'altroche spontaneoma concertato e diretto da forze occulte. "Haiospitato in casa un nemico della tua classe"mi disse. "Nonsoltanto gli hai dato asiloma gli hai concesso il tuo amore eaffidato la tua persona. E' un tradimento verso la tua classe e nonsperare di sfuggire alla punizione".


Maprima di questoun pomeriggio che Ernest era da memio padreritornò tardi a casa e ci accorgemmo che era adirato operlomenofilosoficamente arrabbiato. Raramente dava inescandescenzema si permettevaogni tantoun certo sdegnomisuratoche lui chiamava il suo "tonico". Lo vedemmodunqueappena entratocon la sua dose di collera tonificante.


"Cosane pensate?" annunciò. "Sono stato a colazione conWilcox".


Wilcoxera il rettore a riposo dell'universitàla cui menteristretta era un deposito di luoghi comuni in voga nel 1870 e che nonsi era mai sognato di aggiornare.


"Miha invitatomi ha mandato a chiamare".


S'interruppe.Noi aspettavamo ansiosi.


"Oh!è stato pieno di tattolo riconoscoma sono statorimproverato! Da quel vecchio fossile!".


"Credodi sapere perché l'ha rimproverato"disse Ernest.


"Nonl'immagina neppure"rispose mio padre.


"Invecesì"ribatté Ernest. "E non si tratta di unacongetturama di una deduzione. Ha biasimato la sua vita privata".


"E'vero"esclamò mio padre. "Come ha fatto aindovinare?".


"Sapevoche sarebbe accadutol'avevo avvertita".


"E'vero"rispose mio padreriflettendo. "Ma non riuscivo acrederlo. In ogni modosarà una prova di piùeconvincenteda inserire nel mio libro".


"Nonè nulla in confronto a ciò che l'aspetta se insiste nelricevere tutti quei socialisti e radicalicompreso me".


"E'precisamente quello che mi ha rimproverato il vecchio Wilcoxcon unmucchio di commenti senza logica. Mi ha detto che davo prova didubbio gustoche andavo contro la tradizione e la dignitàdell'universitàe checomunqueimpiegavo male il mio tempo.Ha poi aggiunto altre cose non meno vaghe. Non sono riuscito a farglidire qualcosa di più definitoma l'ho messo in una condizionemolto imbarazzante: si ripeteva continuamentedicendo quanto grandefosse la sua considerazione per me e come tutti mi rispettassero comescienziato. Non è stato un compito piacevole per lui; hocapito benissimo che lo imbarazzava".


"Nonè un uomo libero. Non si trascina sempre con piacere lapropria catena" (1).


"Gliel'hofatto confessare. Mi ha dichiarato che quest'anno l'universitàha bisogno di più fondi di quanto lo Stato è disposto aconcederee che possono essere forniti da ricchi personaggi che nonvedrebbero certo con piacere l'università allontanarsi daisuoi ideali elevatideviando dalla ricerca imparziale della puraverità. Quando ho cercato di metterlo con le spalle al murochiedendogli come la mia vita privata potesse nuocere agli idealidell'universitàmi ha offerto una vacanza di due annidurante i quali avrei ricevuto lo stipendio interoper un viaggio dipiacere e di studio in Europa. Naturalmente non potevo accettare unasimile proposta".


"Sarebbestato meglio se avesse accettato"disse Ernestgrave.


"Maera un tentativo di corruzione"protestò mio padre; eErnest approvò con un cenno del capo.


Quelvecchio fossile mi ha anche detto che nei salotti si chiacchierasicritica mia figlia perché si fa vedere in pubblico incompagnia di una persona nota come leie che questo è incontrasto col decoro e la dignità dell'università. Luipersonalmente non ci vede nulla di malema se ne parlae io dovreirendermene conto!".


Ernestrifletté un attimo. Il suo viso si oscurò. Era grave ecorrucciato. Dopo un po' dichiarò:


"C'èdell'altro sottooltre agli ideali universitari. Qualcuno ha fattopressione su Wilcox".


"Crede?"esclamò mio padrecon un'espressione che rivelava piùuna grande curiosità che paura.


"Vorreitentare di spiegarle un'idea che mi si va formando lentamente"disse Ernest. "Mainella storia del mondola società èstata trascinata da una corrente tanto furiosa come oggi. I rapidimutamenti del nostro sistema industriale ne provocano altrinon menorapidiin tutte le strutture religiosepolitiche e sociali. Unarivoluzione invisibile e formidabile si sta preparando nelle intimefibre della nostra società. Queste cose si avvertono solovagamentema sono nell'ariaoggiora. Si sente incombere qualcosadi vastovagopauroso. La mia mente si rifiuta di prevedere laforma in cui questa minaccia diventerà realtà. Aveteascoltato Wickson l'altra sera; c'era lo stesso qualcosainforme eindefinibilenelle sue paroledettate da un'inconsapevolecognizione proprio di quel qualcosa".


"Vuoldire..." cominciò mio padrema s'interruppeesitante.


"Vogliodire che un'ombra gigantesca e minacciosa comincia a proiettarsi sulpaese. La chiami anche ombra dell'oligarchiase vuoleche sarebbela definizione piu approssimativa che oso darema non saprei direquale ne sia la natura (2). Ma ecco cosa voglio dire soprattutto: leiè in una situazione pericolosaun pericolo che il mio timoreforse esageradato che non posso misurarlo.


Seguail mio consiglioaccetti le vacanze che le offrono".


"Masarebbe una vigliaccheria"replicò mio padre.


"Nienteaffatto! Lei è un uomo di una certa età; ha giàsvolto il suo compitoun bel compito per giunta; lasci la presentelotta a chi è giovane e forte. E' compito nostrodella nuovagenerazione.


Lanostra cara Avis sarà accanto a mequalunque cosa accadaela rappresenterà sul campo di battaglia".


"Manon possono nuocermi" obiettò mio padre. "Grazie adiosono indipendente. Ohla prego di credere che mi rendo contodelle terribili persecuzioni che potrebbero infliggere a unprofessore la cui vita dipendesse esclusivamente dall'università.Ma io sono indipendente. Non sono entrato nell'insegnamento per lostipendio.


Possovivere bene con le mie rendite: loro possono togliermi solo lostipendio".


"Nonvede le cose abbastanza a fondo"rispose Ernest. "Seaccade ciò che temopossono privarla delle sue rendite eperfino del capitaleoltre che dello stipendio".


Miopadre rimase in silenzio per qualche attimo. Riflettevaprofondamentee una profonda rugasegno di decisionegli comparvesulla fronte. Infinecon tono decisodisse:


"Nonaccetterò questa vacanza". S'interruppe di nuovo.Continuerò a scrivere il mio libro (3). Può darsi chelei sbagli. Matorto o ragioneresterò al mio posto".


"Benissimo.Lei sta avviandosi sulla stessa strada del vescovo Morehouse: andràincontro alla stessa catastrofe. Sarete tutti e due ridotti allostato di proletari prima di raggiungere lo scopo".


Ildiscorso si spostò sul prelatoe noi chiedemmo a Ernest diraccontarci ciò che sapeva di lui.


"E'rimasto colpito fin nel profondo dell'animo dal viaggio in cui l'hotrascinato attraverso l'inferno. Gli ho fatto visitare le baracchedei nostri operaigli ho fatto vedere i rifiuti umani rigettatidalla macchina industrialeche gli hanno raccontato la loro vita.L'ho condotto nei bassifondi di San Franciscoe ha potuto constatareche l'alcolismola prostituzionela criminalitàhanno unacausa più profonda che non la corruzione naturale. Ne èrimasto profondamente colpitopeggiosi è appassionato allacausa. Il colpo è stato troppo duro per quel fanatico dellamorale checome spesso accadenon ha il minimo senso pratico. Siagita nel vuotofra ogni sorta di illusioni umanitarie e disegni diinterventi presso le classi colte. Sente che è suo dovereineluttabile far rivivere l'antico spirito della chiesa e render notoil suo messaggio ai padroni. Si è entusiasmato; presto o tardiscoppieràma non posso predire quale forma assumerà lacatastrofe . E' un animo puro ed entusiastama così pocopratico! Si spinge più lontano di menon riesco a tenerlosulla terra; vola verso il suo orto degli ulivi e poi verso il suocalvario. Perché le anime così nobili sono nate peressere crocifisse".


"Etu?" domandai con un sorriso che nascondeva l'ansia tormentosadel mio amore.


"Iono"risposepure sorridendo. "Potrò esseregiustiziato o assassinatoma non sarò mai crocifisso. Sonopiantato troppo solidamente e ostinatamente sulla terra".


"Maperché preparare la crocifissione del vescovo? Non negheraid'esserne la causa".


"Perchédovrei lasciare uno a vivere tranquillamente nel lussomentremilioni di lavoratori vivono nella miseria?".


"Alloraperché consigli a mio padre di accettare quella vacanza?".


"Perchénon sono un'anima pura ed entusiasta. Perché sono solidoostinato ed egoistaperché vi amo e dicocome Ruth: 'La tuagente è la mia gente'. Il vescovopoinon ha una figlia.Inoltre per quanto minimo sia il risultatoper quanto debole einsufficiente si riveli il tentativoprodurrà qualchebeneficio per la rivoluzione; e tutte le briciole contano".


Nonpotevo condividere il suo parere. Conoscevo bene la nobile natura delvescovo Morehousee non riuscivo a immaginare che la sua vocesorgendo in favore della giustizianon fosse altro che un vagitodebole e impotente. Non conoscevo ancoraeffettivamentecomeErnestla dura vita. Lui vedeva con chiarezza la futilità diquella grande animache gli avvenimenti prossimi mi avrebberorivelato con maggiore chiarezza.


Dopoalcuni giorniErnest mi raccontòcome una cosa molto stranal'offerta che aveva ricevuto dal governo. Gli proponevano il posto disegretario al ministero del lavoro. Ne fui felice. Lo stipendio erarelativamente altoavrebbe costituito una solida base per il nostromatrimonio. Quel genere di lavoro doveva certo piacere a Erneste ilfiero orgoglio che provavo per lui mi fece considerare quellaproposta come un giusto riconoscimento delle sue capacità.Improvvisamenteosservai nei suoi occhi il lampo che gli era tipico:si prendeva gioco di me. "Non... rifiuteraivero?"domandai con voce tremante.


"E'un tentativo di corruzione"disse. "C'è sottol'abile intervento di Wickson edietro il suoquello di genteancora più in alto. E' un vecchio truccocome la lotta diclasseche consiste nello scegliere i propri capitani togliendoliall'esercito del nemico. Poveri lavoratori eternamente traditi!


Sapessiquanti sindacalistiin passato sono stati comprati così!


Costamenomolto meno assoldare un generaleche non affrontarlo con ilsuo esercito e combatterlo. C'è stato... ma non voglionominare nessuno! Sono già abbastanza indignato. Cara e teneraamica miasono un capitano del lavoronon posso vendermi. Se nonavessi altri motivila sola memoria del mio povero e vecchio padreestenuato sino alla morte basterebbe a impedirmelo".


Avevale lacrime agli occhiquell'eroeil mio grande eroe. Non avrebbemai perdonato l'ingiustizia fatta a suo padrele sordide bugie e ifurti meschini ai quali era stato spinto per dare il pane ai suoifigli.


"Miopadre era un brav'uomo"mi disse un giorno. "Era un'animabuonamutilatascorticata dalla miseria della vita. I suoi padronibrutidue volte brutine fecero una bestia vinta.


Dovrebbeessere ancora vivocome tuo padreera fortema fu preso nellamacchina e logorato a morteper accrescere il profitto altrui.Pensaper produrre dividendiil sangue delle sue vene fu mutato inun pranzo innaffiato da vini prelibati in una ridda di ori o inun'orgia dei sensi per ricchi oziosi e parassitii suoi padroni. Duevolte bruti!".




NOTE:


1)Gli schiavi africani e i criminali avevano attaccata alla gamba unacatena di ferro. Soltanto dopo l'avvento della fratellanza dell'uomosimili usi barbari furono abbandonati.


2)C'erano statiprima di Everharduomini che avevano presentitoquell'ombrasebbenecome luifossero stati incapaci di precisarnela natura. John C. Calhoun diceva: "Un potere superiore a quellodello stesso popolo è sorto nel governo. E' un insiemed'interessi molteplicidiversi e potenticombinati in una massaunica e mantenuti dalla forza di coesione dell'enorme riserva cheesiste nelle banche". E il grande umanista Abraham Lincolndichiaravaqualche giorno prima del suo assassinio:


"Prevedonel prossimo avvenire una crisi che mi fa tremare per la sicurezzadel mio paese... Le società anonime sono state innalzate altrono: ne seguirà un'era di corruzione nelle classi elevateeil potere capitalista del paese si sforzerà di prolungare ilsuo regno appoggiandosi sui pregiudizi del popolosinché laricchezza non sia condensata in poche mani e la repubblicadistrutta".


3)Il libro: "Economia ed educazione" fu pubblicatoquell'anno. Ne esistono tre esemplari: due ad Ardis e uno ad Asgard.Trattava diffusamente d'uno dei fattori di conservazione dell'ordinecioè della tendenza al capitalismo delle università edelle scuole inferiori. Era un atto di accusa logico e schiacciantecontro tutto un sistema di educazione che sviluppava nella mentedegli studiosi solo idee favorevoli al regimeescludendo ogni ideacontraria o sovversiva. Il libro fece scalpore e fu immediatamentesoppresso dall'oligarchia.




Capitolo7


LAVISIONE DEL VESCOVO


"Ilvescovo ha rotto i freni"mi scrisse Ernest. "Si libra nelvuoto assoluto. Oggi vuol cominciare a rimettere in piedi il nostromiserabile mondoannunciandogli il proprio messaggio. Mi haavvertitoe non sono riuscito a dissuaderlo. Questa sera presiedel'I.P.H. (1) e includerà il messaggio nell'allocuzione diapertura.


Possopassare a prenderti per andare a sentirlo? Naturalmente il suo sforzoè condannato in partenza a fallire. Ti spezzerà ilcuore... e spezzerà anche il suoma per te saràun'ottima lezione. Saimia cara e tenera amicaquanto sia fiero deltuo amore e come vorrei meritare la tua più alta stimapercompensare ai tuoi occhiin un certo qual modola mia indegnitàa questo onore. Il mio orgoglio desidera persuaderti che il miopensiero è corretto e giusto. Le mie ideeal riguardosonoamare; la futilità di quell'animoche pure è nobileti dimostrerà che la mia asprezza è necessaria. Vienialla riunione di questa sera. Per quanto tristi possano essere gliincidentisento che ti terranno più stretta a me".


L'I.P.H.aveva convocato per quella seraa San Franciscoun'assemblea peresaminare lo sviluppo dell'immoralità pubblicae per studiarei rimedi. Presiedeva il vescovo Morehouse checome osservai subitoera in uno stato di grande eccitazione nervosa.


Aisuoi lati sedevano il vescovo DickinsonH. H. Jonescapo dellafacoltà di etica dell'università di Californialasignora W. W. Hurdgrande organizzatrice di opere di caritàPhilip Wardaltro grande filantropoe altri astri di minoregrandezza nel campo della morale e della carità. Il vescovoMorehouse si alzò e esordìsenza preamboli:


"Attraversavole strade in carrozza: era notte. Ogni tanto guardavo fuori dalfinestrino. A un tratto i miei occhi parvero aprirsi e vidi le cosecome sono. Il mio primo gesto fu di portarmi una mano alla fronteper nascondermi l'orribile realtàe nell'oscurità mirivolsi questa domanda: Che cosa si può fare?


Unattimo dopola domanda assunse quest'altra forma: Che cosa avrebbefatto il mio divino Maestro? A questo puntouna luce improvvisasembrò riempire lo spazioe il mio doveremi parve chiarodella chiarezza del solecome Saul aveva visto il suosulla stradadi Damasco. Feci fermarescesi e dopo qualche parola scambiata condue donne pubblichele indussi a salire nella mia vetturacon me.Se Gesù ha detto il veroquelle due infelici erano due miesorellee la sola possibilità di purificazione stava nel mioaffetto e nella mia tenerezza per loro. Vivo in uno dei quartieri piùbelli di San Francisco. La casa in cui abito è costata milledollaril'arredamento e i librie le opere d'arte altrettanto. Lamia casa è un castello dove abitano anche numerosi domestici.Ignoravo sinora a che cosa possano servire i maniericredevo chefossero fatti per viverci. Ora lo so. Condussi le due ragazze distrada nel mio palazzo e ora rimarranno con me. E di sorelle miediquesta speciespero di riempire le vaste camere della mia dimora".


Gliascoltatori andavano agitandosi sempre più e i visi di quelliseduti sulla pedanamanifestavano uno spavento e una costernazionecrescente.


All'improvvisoil vescovo Dickinson si alzò econ un'espressione didisgustoabbandonò la pedana e la sala. Ma il vescovoMorehousedimentico di tuttogli occhi pieni della sua visionecontinuò:


"Osorelle e fratelliin questo modo di agire trovo la soluzione ditutte le difficoltà. Non mi rendevo conto dell'utilitàdelle carrozze. Ora so. Sono fatte per trasportare i deboligliammalati e i vecchinon per rendere onore a quelli che hanno perdutopersino il senso della vergogna.


Nonsapevo perché i palazzi fossero costruitima oggi l'hoscoperto: le residenze ecclesiastiche dovrebbero essere convertite inospedali e asili per chi è caduto lungo la viae che sta permorirvi".


Feceuna lunga pausadominato evidentemente dall'intensità del suopensieroe incerto sul modo migliore di esprimerlo.


"Sonoindegnocari fratellidi dirvi alcunché in fatto dimoralità. Ho vissuto troppo a lungo in un'ipocrisia vergognosaper essere in grado d'aiutare gli altrima il mio atto verso quelledonneverso quelle sorellemi mostra che la migliore via èfacile a trovare. Per coloro che credono in Gesù e nel suoVangelonon possono esserci fra gli uomini altri rapporti che quellidi affetto. L'amore solo è più forte del peccatopiùforte della morte.


Dichiarodunque ai ricchi fra voi che il loro dovere è di fare ciòche ho fatto e faccio io. Tutti quelli che vivono nell'agiatezzaprendano in casa un ladro e lo trattino come un fratello; prendanoun'infelice e la trattino come una sorellae San Francisco non avràpiù bisogno di polizia e magistrati. Le prigioni sarannosostituite da ospedalie il delinquente spariràinsieme aldelitto.


Nondobbiamo dedicarci solo a far denaro: dobbiamo dare noi stessicomefaceva Cristo. Questo oggi è il messaggio della Chiesa. Cisiamo allontanati moltosmarrendocidall'insegnamento del Maestro.Ci siamo consumati nel nostro lusso. Abbiamo innalzato il vitellod'oro sull'altare. Ho qui una poesia che riassume tutto questo inpochi versi. Ve la leggerò. Fu scritta da un'anima smarritache però vedeva le cose chiaramente (2). Non bisognainterpretarla come un attacco contro la chiesama contro gli agi ela pompa del cleroche si è allontanato dal sentierotracciato dal Maestro e ha abbandonato le sue pecorelle. Eccola:


Trombed'argento nella Cattedrale squillarono sul popolo inchinatoe sullespalle io vidi sollevatore di Romail Divino Mortale.


Pretenella sua veste lilialeredi regale porpora ammantatotre voltecinto di serto regaleil Papa andòilluminando il creato.


Peldeserto dei secoli il mio cuore pervenne sino a un solitario mare e aun viandante in cerca di sua pace.


Uccelloin nido e volpe in tana giace; invano io solo cerco di posareferisco i piedi e bevo il mio dolore".


Ilpubblico era agitatoma non commosso. Il vescovo Morehouse non se neaccorgevaseguiva la sua via con cuore fermo.


"Eccoperché dico ai ricchi fra voie a tutti i ricchi: 'Voi avetecrudelmente oppresso le pecore del Maestrovoi avete indurito ivostri cuoriavete indurito i vostri orecchi alle voci che gridanosulla viavoci di sofferenza e di dolore che non volete sentire mache saranno esaudite un giorno! Ecco perché io predico...'".


Maa questo punto H. H. Jones e Philip Wardche da un po' si eranoalzati dai loro scannipresero il vescovo per un braccio e lotrascinarono giù dalla pedanamentre la sala rimanevaoppressa dallo scandalo.


Appenain stradaErnest scoppiò in una risata che mi sconvolse.


Ilcuore stava per scoppiarmile lacrime per scorrere.


"Haannunciato loro il suo messaggio!" esclamò Ernest. "Laforza umana e la natura mite del vescovo si sono rivelate agli occhidei suoi affezionati seguaci cristianii quali hanno concluso chenon aveva la testa a posto. Hai visto con che rapidità glihanno fatto abbandonare la pedana? In veritàl'inferno deveaver riso di questo spettacolo".


"Eppureciò che il vescovo ha detto questa sera creerà unaforte impressione"osservai.


"Credi?"fece Ernestironico.


"Faràmolta sensazione"affermai. "Ho visto i cronisti scriverecome mattimentre lui parlava".


"Neppureuna parola di quanto ha detto apparirà domani sui giornali".


"Nonposso crederlo"esclamai.


"Aspettae vedraineppure una parolaneppure un pensiero. La stampaquotidiana? Un trucco continuo".


"Mai cronisti? Li ho visti con i miei occhi".


"Neppureuna parola di quanto ha detto verrà stampata. Dimentichi idirettori dei giornali. Il loro stipendio dipende dalla loro linea dicondottae la loro linea di condotta segue questo criterio: nonpubblicare nulla che costituisca una seria minaccia per l'ordinecostituito. Le dichiarazioni del vescovo rappresentano un assaltoviolento alla morale corrente. Sono considerate eresia. Gli hannofatto abbandonare la pedana per impedirgli di dire di più. Igiornali puniranno la sua eresia col silenzio e l'oblio.


Lastampa degli Stati Uniti? E' un'escrescenza capitalistica. La suafunzione è di servire lo stato attuale delle cosemanipolandol'opinione pubblica; e l'esegue a meraviglia. Lascia che ti predicaciò che avverrà. I giornali domani racconterannosemplicemente che il vescovo non sta beneche ha lavorato troppo eche questa sera ha avuto un collasso. Fra qualche giornoun altroannuncio: che è in uno stato di prostrazione nervosae che lesue pecorelle riconoscenti hanno fatto una sottoscrizione affinchégli sia concessa una vacanza. Quindi potrà accadere una diqueste due cose: o il vescovo riconoscerà l'errore commesso eritornerà dalle vacanze perfettamente guaritosenza piùvisioni; oppure persisterà nel suo delirio e in questo caso igiornali ci informeranno con frasi patetichedi profonda simpatiache è diventato matto. Infinegli lasceranno raccontare lesue visioni davanti a pareti imbottite".


"Oraesageri!" esclamai.


"Agliocchi della società sarà veramente impazzito"rispose Ernest. "Quale onest'uomosano di menteprenderebbe incasa dei ladri e delle prostitute per vivere con loro come fratelli esorelle? E' vero che Cristo è morto fra due ladronima èun'altra storia. Pazzia? Ma il ragionamento di un uomo col quale nonsi è d'accordo sembra sempre falsoe naturalmente la mentedel vescovo è sconvolta. Dov'è la linea di separazionefra una mente falsa e una mente pazza? E' inconcepibile che unindividuo di buon senso possa essere in disaccordo radicale con lenostre più sane conclusioni.


Netroverai un bell'esempio nei giornali di questa sera. Mary MacKennaabita nella parte meridionale di Market Street. Benché poveraè perfettamente onesta. E' perfino buona patriota. Solo che siè fatta delle idee false circa la bandiera americana e laprotezione di cui dovrebbe essere il simbolo. Ed ecco che cosa le ècapitato: suo maritovittima di un infortunioè rimasto pertre mesi all'ospedale. Lei ha cercato di guadagnare facendo lalavandaia ma ciò nonostante è rimasta arretrata nelpagamento del fitto di casa. Ieri l'hanno messa sul lastrico. Primaaveva sventolato la bandiera nazionale davanti alla sua porta eriparandosi dietro di essaaveva proclamato che in virtù diquella protezione non avevano il diritto di buttarla sulla strada.


Checosa hanno fatto? L'hanno arrestata e dichiarata pazza! Oggi èstata sottoposta all'esame medico dei periti ufficialiche l'hannoriconosciuta pazza e l'hanno rinchiusa nella casa di salute di Napa".


"Iltuo esempio non calza. Supponi che io sia in disaccordo con tuttisul valoremettiamodi un'opera letteraria. Non mi manderebbero perquesto al manicomio".


"Verissimo"replicò Ernest. "La tua diversità di opinione noncostituirebbe una minaccia per la società. Questa è ladifferenza.


Leopinioni anormali di Mary MacKenna e del vescovo sono invece unpericolo per l'ordine costituito. Che succederebbe se tutti i poverisi rifiutassero di pagare l'affitto rifugiandosi sotto la protezionedella bandiera americana? La prosperità sarebbe distrutta. Leconvinzioni del vescovo non sono meno pericolose per l'attualesocietà. Dunquelo aspetta il manicomio".


"Nonposso crederci." "Aspetta e vedrai"disse Ernest. Easpettai.


Lamattina dopomandai a comprare tutti i giornali: non riportavanoneppure una parola di quanto il vescovo Morehouse aveva detto. Uno odue riferivano che si era lasciato vincere dalla commozione. Lestupidaggini degli oratori che avevano parlato dopo di lui eranoinvece interamente riprodotte.


Parecchigiorni dopoun breve annuncio informava che il prelato era partitoin vacanza per ragioni di salutein seguito a un eccesso di lavoro.Fin qui Ernest aveva ragione. Ma non si parlava ancora di pazzianeppure di esaurimento nervoso. Non immaginavo neppure la viadolorosa che il dignitario della chiesa era destinato a percorrerequella via dall'orto di Getsemani al Calvarioche Ernest avevaintravisto per lui.




NOTE:


1)Non esiste indizio che possa illuminarci sull'organizzazionerappresentata da queste iniziali.


2)Oscar Wildeuno dei maestri della letteratura del secolodiciannovesimo dell'era cristiana.




Capitolo8


IDISTRUTTORI DELLA MACCHINA


Pocotempo prima che Ernest si presentasse come candidato al Congressonella lista socialistamio padre diede quello chein privatochiamò il pranzo dei "Profitti e perdite". Ernest lochiamò invece il pranzo dei Distruttori della macchina.


Inrealtàfu un pranzo di uomini d'affaripiccoli uominid'affarinaturalmente. Credo che nessuno fra loro fosse interessatoin un'impresa il cui capitale superasse i duecentomila dollari. Eranodunque i veri rappresentanti degli uomini d'affari medio-borghesi.C'era Owendella SilverbergOwen e C.un'importante dittagrossista di drogheriacon numerose succursalidi cui noi eravamoclienti. C'erano i soci della grande casa farmaceutica Kowalt eWashburn; c'era il signor Asmunsenproprietario d'un'importante cavadi granito nella Contea di Contra Costae parecchi altri dellostesso livelloproprietari o soci di piccole industriepiccolicommerci e piccole imprese: in una parolapiccoli capitalisti.


Eranopersone abbastanza interessantidall'aria intelligente e con unlinguaggio semplice e chiaro. Si lamentavanoall'unanimitàdei consorzi e la loro parola d'ordine era:


"Aboliamoi trust!". Secondo loro erano all'origine di tutte leoppressioni; e tuttisenza eccezioneripetevano la stessa lagnanza.Sostenevano la nazionalizzazione delle grandi impresecome leferrovie e le postenonché l'inasprimento fiscale contro igrossi profitti per distruggere le grandi concentrazioni di capitali.Lodavano anchecome un possibile rimedio alle miserie localilamunicipalizzazione delle imprese di pubblica utilitàcomel'acquail gasi telefoni e i trasporti pubblici.


Particolarmenteinteressante fu il racconto del signor Asmunsen sulle suevicissitudini di proprietario di cava. Confessò che questa suacava non gli aveva dato mai nessun utilenonostante il grandequantitativo di ordinazioni che gli aveva procurato il grandeterremoto di San Francisco. La ricostruzione della città eradurata sei annidurante i quali il volume dei suoi affari si eraquadruplicatoma non per questo lui si era arricchito.


"Lacompagnia delle ferrovie è al corrente dei miei affari megliodi me"spiegò. "Conosce al centesimo le spese digestione e i termini dei miei contratti. Come mai sia cosìbene informata posso solo immaginarlo. Deve avere delle spie fra imiei impiegati e delle conoscenze tra i firmatari dei contratti.Perchébadateappena ho firmato un grosso contrattovantaggioso che mi assicura un buon guadagnoi prezzi di trasportoaumentano come per incanto. Non mi si danno spiegazionima leferrovie si prendono il mio guadagno. In questi casi non sono mairiuscito a convincere la compagnia a rivedere le sue tariffementrein seguito a incidenti o aumenti di spese di gestioneo dopo lafirma di contratti meno vantaggiosi per mesono sempre riuscito aottenere un ribasso. Insommale ferrovie si prendono tutti i mieiguadagnigrandi o piccoli".


Ernestl'interruppe per chiedergli:


"Ciòche le rimanein fin dei contiequivale pressappoco allo stipendioche la compagnia ferroviaria le darebbe come direttorequalora fosseproprietaria della cava?".


"Esattamente"rispose il signor Asmunsen. "Non molto tempo fafeci eseguireun controllo dei miei libri in questi ultimi due annie hoconstatato che i miei guadagni equivalgono pari pari allo stipendiodi un direttore. Tanto varrebbe allora che le ferrovie possedesserola cava e l'affidassero a me in gestione".


"Conquesta differenzaperò"disse Ernestridendo. "Chela compagnia ferroviaria si sarebbe caricata dei rischi che lei haavuto invece la bontà di addossarsi".


"E'vero"ammise il signor Asmunsencon tristezza.


Quandotutti ebbero detto la loroErnest rivolse varie domande.


Cominciòdal signor Owen.


"Seimesi fa avete aperto una succursalequi a Berkeley?".


"Sì"rispose il signor Owen.


"Daallorainfattiho notato che tre piccole drogherie hanno dovutochiudere. La vostra succursale ne è la causa?".


"Nonavevano nessuna probabilità contro di noi"rispose ilsignor Owencon soddisfazione.


"Perchéno?".


"Avevamoun capitale più forte. Nel commercio all'ingrosso la perdita èsempre minima e il guadagno maggiore".


"Cosicchéil vostro negozio assorbiva i guadagni delle tre piccole botteghe.Capisco. Ma mi dica: che ne è dei proprietari delle trepiccole deogherie?".


"Unoconduce il nostro furgone per le consegne. Non so cosa facciano glialtri".


Ernestsi voltò improvvisamente verso il signor Kowalt.


"Leivende spesso a prezzo di costoa volte perfino sottocosto (l). Chene è dei proprietari delle piccole farmacie che ha messo conle spalle al muro?".


"Unodi essiil signor Haasfurtherè attualmente capo del nostroservizio ordinazioni".


"Elei ha assorbito i guadagni realizzati prima da loro?".


"Certamente:per questo siamo negli affari".


"Elei"disse Ernest rivolgendosi bruscamente al signor Asmunsen.


"Leiè disgustato perché le ferrovie le sottraggono i suoiguadagnivero?".


Ilsignor Asmunsen annuì.


"Leiinvece vorrebbe tenersi per sé i suoi profittivero?".


Ilsignor Asmunsen annuì di nuovo.


"Aspese degli altri?" Nessuna risposta. Ernest insistette:


"Aspese degli altri?".


"E'così che si guadagna" replicò seccamente il signorAsmunsen.


"Dunqueil gioco degli affari consiste nel guadagnare a scapito degli altrie nell'impedire agli altri di guadagnare a spese nostre. E' cosìvero?".


Dovetteripetere la domanda e il signor Asmunsen alla fine rispose:


"Sìè così. Però noi non ci opponiamo a che glialtri facciano i loro guadagnipurché non siano esorbitanti".


"Peresorbitanti intendesenza dubbiogrossi guadagni. Però nonvede nessun inconveniente nel fare grossi guadagni per suo conto...vero?".


Ilsignor Asmunsen confessò la propria debolezza in materia.


AlloraErnest si rivolse a un altroun certo signor Calvinuna voltagrosso proprietario di latterie.


"Qualchetempo falei combatteva il trust del latte"disse. "Orapartecipa alla politica agricola (2). Come mai questo cambiamento?".


"Ohnon ho abbandonato la lotta"rispose il signor Calvincheaveva infatti un'aria aggressiva. "Io combatto il trustsull'unico terreno sul quale è possibile combatterloquellopolitico. Le spiego: fino a qualche anno fanoi produttori di lattefacevamo ciò che volevamo".


"Mavi facevate concorrenza fra voi?" l'interruppe Ernest.


"Sìe questo abbassava i profitti. Allora tentammo di organizzarcimac'erano sempre alcuni produttori indipendenti che guastavano i nostridisegni. Poi venne il trust del latte".


"Sovvenzionatodal capitale della Standard Oil" (3) disse Ernest.


"E'vero"ammise il signor Calvin. "Ma non lo sapevamo a queltempo. I suoi agenti ci affrontarono senza mezzi termini e ci poseroquesta alternativa: o entrare nella lega e ingrassarcio star fuorie perire. La maggior parte di noi entrò nel trustgli altricreparono di fame. Ohall'inizio quanto denaro...! Il latte fuaumentato di un centesimo al litroe un quarto di quel centesimo eranostro. Gli altri tre quarti andavano al trust. Poi il latte fuaumentato di un altro centesimoma di questo non toccò nullaa noi. Le nostre lamentele furono inutili. Il trust era diventato ilpadrone. Ci rendemmo conto di essere delle semplici pedine. Infineanche il quarto di centesimo addizionale ci fu tolto. Poi il trustcominciò a stringere la vite. Che cosa potevamo fare? Fummospremuti. Non c'erano più produttorisolo un trust dellatte".


"Macol latte aumentato di due centesimimi pare che avreste potutosostenere la concorrenza"suggerì Ernest con malizia.


"Locredevamo anche noi. Abbiamo tentato". Il signor Calvin fece unapausa. "E fu la nostra rovina. Il trust poteva lanciare il lattesul mercato a un prezzo inferiore al nostro. Poteva ancora avere unpiccolo guadagno quando noi eravamo in pura perdita. Ci ho rimessocinquantamila dollari in quell'affare. La maggior parte di noidichiarò fallimento (4). I produttori di latte furono spazzativia".


"Cosicché"disse Ernest"visto che il trust s'era preso i suoi guadagnilei s'è dato alla politicaaffinché una nuovalegislazione distrugga a sua volta il trust e le permetta diriprendere i suoi guadagni?".


Ilviso del signor Calvin si rischiarò.


"E'proprio quello che ho detto nelle mie conferenze ai mezzadri.


Questoèin sintesiil programma".


"Peròil trust dà il latte a migliori condizioni dei lattaiindipendenti".


"Perbaccopuò ben farlocon l'organizzazione e le nuove macchine chepuò procurarsi con i suoi capitali".


"Questoè fuori discussione. Può certamente farlo eciòche più contalo fa"concluse Ernest.


Ilsignor Calvin si lanciò allora in un'arringa politica perspiegare il suo punto di vista. Parecchi altri lo imitarono concaloree il loro grido unanime fu che bisognava abolire i trust.


"Poveridi spirito!" mi bisbigliò Ernest. "Ciò chevedonolo vedono bene; solamentenon vedono più in làdel loro naso".


Dopoun po' riprese il controllo della discussione ecom'era suaabitudinelo tenne per tutta la sera.


"Viho ascoltati con attenzione"cominciò"e vedoperfettamente che seguite il gioco degli affari in maniera ortodossa.Per voila vita si riassume nel guadagno. Avete la convinzione fermae tenace di essere stati creati e messi al mondo con l'unico scopo diaccumulare denaro. Soltantoc'è un ostacolo: sul piùbello della vostra proficua attivitàecco che il trust vitaglia i guadagni. Eccovi in un dilemma apparentemente contrario agliscopi della creazione; e voi non vedete altro mezzo di salvezza chel'annientamento di questo disastroso intervento.


Hoseguito attentamente le vostre parolee c'è un solo modo perdefinirvi: siete dei distruttori della macchina. Sapete che vuoldire? Ve lo spiego subito. Nel diciottesimo secoloin Inghilterrauomini e donne tessevano il panno su telai a manoa casa loro. Eraun procedimento lento e costosoquel sistema di manifattura adomicilio. Poi venne la macchina a vaporecon tutti i congegni perguadagnare tempo. Un migliaio di telai riuniti in una grande officinae messi in moto da una macchina centraletessevano il panno a moltominor prezzo dei tessitori che possedevano telai a mano. Nellafilanda si affermava l'associazionedavanti alla quale si cancellala concorrenza. Gli uomini e le donne che avevano lavorato da solicon telai a manoandavano ora nelle fabbriche e lavoravano ai telaia vaporenon più per se stessi ma per i proprietariicapitalisti. Ben presto anche i bambini si misero ai telai meccaniciin cambio di salari ridottie sostituirono gli uomini. I tempi sifecero duri. Il livello di benessere si abbassò rapidamente.Morivano di famee dicevano che tutto il male veniva dalle macchine.Alloravollero rompere le macchine. Non vi riuscirono; erano deipoveri illusi.


Voinon avete ancora capito questa lezione; ed eccodopo un secolo emezzovolete anche voi distruggere le macchine. Avete ammesso voistessi che le macchine del trust compiono un lavoro piùefficace e a minor prezzo del vostroper questo non potetecombatterlee tuttavia vorreste distruggerle. Siete ancora piùillusi degli sprovveduti operai inglesi. E mentre voi ripetete chebisogna ristabilire la concorrenzai trust continuano adistruggervi.


Dalprimo all'ultimoraccontate la stessa storiala scomparsa dellarivalità e l'avvento dell'associazione. Lei stessosignorOwenha distrutto la concorrenzaqui a Berkeleyquando la vostrasuccursale ha fatto chiudere bottega a tre piccoli droghieriperchéla vostra associazione era più efficiente. Ma appena sentitesulle vostre spalle il peso di altre associazioni più fortiquelle dei trustvi mettete a urlare.


Questoperché non siete una società forteecco tutto. Seformaste un trust di prodotti alimentari per tutti gli Stati Uniticantereste un'altra canzonee la vostra antifona sarebbe:


'Sianobenedetti i trust!'. Eppurenon soltanto la vostra piccolaassociazione non è un trustma voi stesso avete coscienzadella sua poca forza. Cominciate ad avvertire la fine. Vi accorgetechenonostante tutte le vostre succursalinon rappresentate che ungettone sul tavolo da gioco. Vedete interessi enormi crescere digiorno in giorno; sentite le mani guantate di ferro dei profittatoriimpadronirsi dei vostri guadagnie prendervi un pizzico quiunpizzico là: così il trust delle ferrovieil trust delpetrolioil trust dell'acciaioil trust del carbone; e sapete chealla fine vi distruggerannovi prenderanno fino all'ultimo centesimoi vostri mediocri guadagni.


Ciòprovasignoreche lei è un cattivo giocatore. Quando hastrozzato i tre piccoli droghierisi è sentito orgogliosohavantato l'efficacia e lo spirito dell'impresaha mandato sua mogliein Europacon i guadagni fatti divorando quei poveri negozietti. E'la legge del pesce più grossoe lei ha mangiato in un solboccone i suoi rivali.


Maecco che a sua volta è morsicato da pesci più grossiancorae urla come una cornacchia. E quanto dico di leivale pertutti i presenti. Urlate pure. State giocando una partita e laperdete.


Questovi manda in bestia.


Soltantolamentandovinon siete sinceri; non confessate che vi piacesfruttare gli altri mungendolie che fate tutto questo chiassoperché altri tentano di fare lo stesso con voi. Nosietetroppo scaltri per questoe dite tutt'altro. Fate i discorsipolitici dei piccoli borghesicome il signor Calvin poco fa. Checosa diceva? Ricordo alcune sue frasi: 'I nostri princìpioriginari sono solidi'. 'Questo paese deve ritornare ai princìpiamericani fondamentalie ognuno sia libero di approfittare delleoccasioni con uguali probabilità...'. 'Lo spirito di libertàsul quale si basa questa nazione... Ritorniamo ai princìpi deinostri avi!...'.


Quandoparlava dell'uguaglianza delle probabilità per tuttialludevaalla facoltà di spremere guadagnifacoltà che gli èora tolta dai grandi trust. E la cosa illogica è questa: chea furia di ripetere queste frasiavete finito col credere in esse.


Desideratel'occasione per spogliare i vostri simili uno per volta e visuggestionate al punto di credere che volete la libertà.


Sieteingordi e insaziabilima persuasi dalla magia delle vostre frasi difareinveceopera di patriottismo. Trasformate il desiderio diguadagnoche è puro e semplice egoismoin sollecitudinealtruistica per l'umanità sofferente. Avantisuuna voltatantoqui fra noi siate sinceriguardate la realtà in facciae chiamatela col suo vero nome".


Tutt'intornoalla tavola c'erano visi congestionati che esprimevano una grandeirritazionemista a una certa inquietudine. Erano tutti un po'spaventati da quel giovanotto dal viso glabroe dal suo modo diparlarenonché dalla sua terribile maniera di chiamare lecose col loro nome. Il signor Calvin si affrettò a rispondere:


"Eperché no?" chiese. "Perché non potremmoritornare alle tradizioni dei nostri padri che hanno fondato questarepubblica?


Leiha detto molte cose veresignor Everhardper quanto duro possaesserci stato ingoiarle. Ma quifra noipossiamo parlarci chiaro.Togliamo la maschera e accettiamo la verità come il signorEverhard l'ha chiaramente detta.


E'vero che noi piccoli capitalisti diamo la caccia al guadagnoe cheil trust ce lo toglie. E' vero che vogliamo distruggere i trust perpoter conservare i nostri profitti. E perché non dovremmofarlo? Mi dica perché non dovremmo farlo".


"Aheccoci al nocciolo della questione"disse Ernestcon ariasoddisfatta. "Perché no? Cercherò di dirveloperquanto non sia facile. Voialtrivedeteavete studiato gli affarinella vostra cerchia ristrettama non avete affatto approfondito laquestione dell'evoluzione sociale. Siete in pieno periodo ditransizione nell'evoluzione economicama non ci capite nullae daquesto deriva tutto il caos. Mi domandate perché non poteteritornare indietro. Per il semplice motivo che non èpossibile.


Nonpotete far risalire un fiume verso la sorgente. Giosuè fermòil sole sopra Gebeonema voi vorreste fare di più; voisognate di far tornare indietro il sole. Vorreste fare andare iltempo all'indietrodal mezzogiorno all'aurora.


Davantialle macchine per risparmiare lavoroalla produzione organizzataall'efficacia crescente delle societàvorreste fermare ilsole dell'economia di una o più generazionifarlo ritornare aun'epoca in cui non c'erano né grandi ricchezzenégrandi macchinené strade ferrate: in cui le legioni dipiccoli capitalisti lottavano l'una contro l'altranell'anarchiaindustriale; in cui la produzione era primitivadispendiosa edisorganizzata. Credetemi: il compito di Giosuè fu piùfacileaveva inoltre l'aiuto di Geova. Ma voipiccoli borghesisiete stati abbandonati da dio. Il vostro sole declinae nonrisorgerà mai piùe non è neppure in vostropotere fermarlo ora nel suo corso. Siete perduticondannati asparire completamente dalla faccia della terra.


"E'il fiat dell'evoluzioneil comando divino. L'associazione èpiù forte della rivalità. Gli uomini primitivi eranopoveri schiavi che si nascondevano nelle grotte tra le roccema ungiorno si unirono per lottare contro i loro nemici carnivori. Lefiere avevano il solo istinto della rivalitàmentre l'uomoera dotato di un istinto di cooperazione; perciò stabilìla sua supremazia su tutti gli altri animali. E da allora non hafatto che creare associazioni sempre più vaste. La lottadell'organizzazione contro la concorrenza data da un migliaio disecolie sempre ha trionfato l'organizzazione. Quelli che siarruolano nel campo della concorrenza sono destinati a perire".


"Perògli stessi trust sono nati dalla concorrenza"interruppe ilsignor Calvin.


"Giustissimo!"rispose Ernest. "E i trustinfattil'hanno distrutta. Perquestocome avete voi stessi confessatoè finito il tempodelle vacche grasse".


Alcunerisate corsero per la tavolale prime in tutta la serae il signorCalvin non fu l'ultimo a partecipare all'ilarità provocata dalui stesso.


"Eoravisto che parliamo di trustcerchiamo di chiarire un certonumero di punti"riprese Ernest. "Voglio esporvi alcuniassiomi; se non vi vannoavrete solo da dirlo. Se tacetevorràdire che siete d'accordo. Non è forse vero che un telaiomeccanico tesse il panno in maggiore quantità e a minor prezzodi un telaio a mano?". Fece una pausama nessuno prese laparola. "Di conseguenzanon è del tutto folleforsedistruggere i telai meccanici per ritornare al processo grossolano ecostoso della tessitura a mano?". Molte teste si agitarono insegno di assenso.


"Nonè vero che l'associazione d'interessi conosciuta sotto il nomedi trust producein maniera più pratica e piùeconomicaquanto non producano un migliaio di piccole impreserivali?". Non si levò nessuna obiezione. "Dunquenon è irragionevole distruggere questa associazioned'interessi economici e pratici?".


Nuovosilenzioche durò a lungo. Infineil signor Kowalt domandò:


"Chefare allora? Distruggere i trust è la nostra sola via persfuggire al loro dominio".


Ernestparve accendersi immediatamenteanimato da una fiamma ardente.


"Glieneindico un'altra"esclamò. "Invece di distruggerequelle macchine meravigliosecontrolliamole. Approfittiamodell'efficienza e dell'economia che ci offrono. Soppiantiamo gliattuali padroni e facciamole funzionare noi stessi. Questosignoriè il socialismo; un'associazione più vasta di trustun'organizzazione sociale e economica più grande di quante nesono esistite finora sul nostro pianeta. Ed è al passo conl'evoluzione. Affrontiamo le associazioni con un'associazionesuperiore. Abbiamo buone carte in mano. Schieratevi con noi e saretedalla parte vincente".


Cifurono delle proteste. Scuotimenti di testa e mormorii.


"Vabenepreferite essere anacronistici"disse Ernest ridendo.


"Preferitesvolgere la parte atavica; scomparirete come ogni atavismo. Vi sietemai chiesti cosa vi capiterà quando nasceranno associazionid'interessi più formidabili degli attuali trust? Vi siete maipreoccupati di ciò che diventerete quando i consorzi sifonderanno nel trust dei trustin un trust socialeeconomico epolitico?".


Evoltosi improvvisamente verso il signor Calvin:


"Dicalei se non ho ragione. Sarete obbligati a formare un nuovo partitopoliticoperché i vecchi partiti sono nelle mani dei trust.Questi costituiscono il principale ostacolo alla vostra propagandaagricola. Ogni ostacolo che incontrateogni colpo che riceveteognisconfitta che subitederiva dai trust. Non è forse vero?".


Ilsignor Calvin taceva imbarazzato.


"Risponda"insistette Ernest con tono incoraggiante.


"E'vero"confessò il signor Calvin. "Ci eravamoimpadroniti del potere legislativo nello stato dell'Oregon e avevamofatto approvare ottime leggi protezionistema il governatoreche èuna creatura dei trusts'è opposto. Invece nel Coloradoavevamo eletto un governatore che non poté entrare in azioneper l'opposizione del potere legislativo.


Duevolte abbiamo fatto approvare un'imposta nazionale sul redditoe duevolte la Corte Suprema l'ha rigettata come contraria allacostituzione. Le corti sono nelle mani dei trustnoiil popolononpaghiamo i nostri giudici abbastanza bene. Ma verrà ungiorno...".


"Incui il cartello dei trust controllerà la legislatura"interruppe Ernest"in cui il cartello dei trust sarà algoverno".


"Mai!Mai!" esclamarono i presentieccitati e bellicosi.


"Mivolete dire cosa faretequando verrà quel giorno?"chiese Ernest.


"Cisolleveremo con tutte le nostre forze"esclamò il signorAsmunsenla cui risolutezza fu salutata da calorose approvazioni.


"Saràla guerra civile " osservò Ernest.


"Esia la guerra civile!" rispose Asmunsenappoggiato da nuoveacclamazioni. "Non abbiamo dimenticato le gesta dei nostriantenati. Per la nostra libertà siamo pronti a combattere e amorire".


Ernestsorridendodisse:


"Nondimenticatesignoriche poco fa eravamo tacitamente d'accordo chela parola libertànel caso vostrosignifica ricavareprofitti dagli altri".


Tuttii convitati erano infuriatianimati da uno spirito bellicoso. Ma lavoce di Ernest dominò il tumulto:


"Ancorauna domanda: dite che vi solleverete con tutte le vostre forze quandoil governo fosse strumento dei trust; di conseguenzail governoricorrerebbe contro la vostra forza all'esercito regolarela marinala miliziala poliziain una parola a tutta la grande e organizzatamacchina bellica degli Stati Uniti. Che fine farebbe allora la vostraforza?".


Suiloro volti apparve una profonda costernazione.


Senzalasciar loro il tempo di riflettereErnest partì per un nuovoattacco:


"Nonmolto tempo faricordateil nostro esercito regolare era di solicinquantamila uomini. I suoi effettivi sono stati aumentati da unanno: ora conta trecentomila uomini".


Erinnovò il suo attacco:


"Nonbasta: mentre vi lanciavate all'inseguimento del vostro fantasmafavoritoil guadagnoe improvvisavate omelie sul vostro carofeticciola concorrenzaconquiste ancora più penose ecrudeli sono state realizzate dai trust: c'è la milizia".


"E'la nostra forza"esclamò il signor Kowalt. "Conessa respingeremo l'attacco dell'esercito regolare".


"Cioèfarete parte voi stessi della milizia"replicò Ernest"e sarete mandati nel Maine o nella Floridanelle Filippine oin altro luogoper domare i vostri compagni in rivoltain nomedella libertà. Nello stesso tempoi vostri compagni delKansasdel Wisconsin o di un altro statofaranno parte anch'essidella milizia e verranno in Californiaper soffocare nel sangue lavostra stessa guerra civile".


Questavolta i presenti rimasero addirittura scandalizzati e muti.


Allafine il signor Owen mormorò:


"Nonci arruoleremo nella milizia. E' semplicissimo: non saremo cosìingenui".


Ernestscoppiò in una risata.


"Nonvi siete resi conto dell'associazione che è stata formata.


Nonpotete difendervi: sarete arruolati a forza nella milizia".


"Esisteuna cosa che si chiama diritto civile"insistette il signorOwen.


"Manon quando il governo proclama la legge marziale. Il giorno in cuiparlaste di sollevarvi in massala vostra stessa massa si leverebbecontro di voi. Sareste arruolati nella miliziavolenti e nolenti.Sento già qualcuno pronunciare le parole: detenzionearbitraria. Invece di questa avreste l'autopsia. Se rifiutaste dientrare nella milizia o di obbedireuna volta arruolatisarestetrascinati davanti a una corte marziale e abbattuti come cani. E' lalegge".


"Nonè la legge"affermò con autorità il signorCalvin. "Non esiste una legge simile. Tutto questo lei se l'èsognatogiovanotto. Ma come? Parla di mandare la milizia nelleFilippine?


Sarebbecontro la costituzione. La costituzione dice chiaramente che lamilizia non potrà mai essere mandata all'estero".


"Cosac'entra la costituzione?" ribatté Ernest. "Lacostituzione è interpretata dalle corti e questecome hadetto il signor Asmunsensono strumento dei trust. Inoltrecome hoaffermatola legge vuole così. E' leggeda annida noveannisignori".


"E'legge"chiese il signor Calvincon aria incredula"chesi possa essere arruolati a forza nella milizia... e condannati dauna corte marziale se ci rifiutiamo?".


"Precisamente"rispose Ernest.


"Comemai allora non abbiamo mai sentito parlare di questa legge?"domandò mio padre; e capii benissimo che anche a lui la cosariusciva nuova.


"Perdue motivi"rispose Ernest. "Primoperché non si èmai presentata l'occasione di applicarla: se fosse stato necessarione avreste già sentito parlare. Secondoperché questalegge è stata approvata in fretta dal Congresso e in segretodal Senato:


praticamentesenza nessun dibattito. Naturalmente i giornali non ne hanno maifatto cenno. Noi socialisti lo sapevamo e l'abbiamo pubblicato neinostri giornali. Ma voi non leggete mai i nostri giornali".


"Iosostengo che lei sogna"disse il signor Calvinconostinazione. "Il paese non avrebbe mai permesso una cosasimile".


"Eppureil paese l'ha permessadi fatto"replicò Ernest. "Equanto al sognaremi dica se questo le sembra un sogno".


Etratto di tasca un opuscolol'aprì e si mise a leggere:


"'SezionePrima. E' decretatoeccetera ecceterache la milizia si componga ditutti i cittadini validi di età superiore ai diciotto anni einferiore ai quarantacinqueabitanti i diversi Statiterritori e ildistretto di Columbia...


SezioneSettima. Che ogni ufficiale o graduato arruolato nella milizia' -ricordatesignorichesecondo la Sezione Primasiete tuttiarruolati - 'che rifiuterà e non si presenteràall'ufficiale di reclutamentodopo essere stato chiamato com'èprescrittosarà tradotto davanti a una corte marziale epassibile di pene secondo la sentenza di detta corte...


SezioneNona. Che la miliziaquando sarà chiamata in servizio attivonegli Stati Unitisarà soggetta alle stesse leggi di guerradell'esercito regolare degli Stati Uniti'.


Eccoa che punto siamosignoricittadini americani e compagni dimilizia. Nove anni fanoi socialisti pensavamo che questa leggefosse rivolta contro i lavoratorima sembra che sia rivolta anchecontro voialtri. Il deputato Wileynel breve dibattito che fuconsentitodichiarò che la legge 'mirava a creare una forzadi riserva per prendere il popolo alla gola'. Il popolo siete voisignori'e per proteggere ad ogni costo la vitala proprietàla libertà'. E in avvenirequando vi solleverete con tutta lavostra forzaricordate che vi rivolterete contro la proprietàdei trust e contro la libertàlegalmente accordata ai trustdi sfruttarvi.


Signorivi hanno strappato i dentivi hanno tagliato le unghieil giorno incui insorgeretearmati solo della forza della vostra virilitàma sprovvisti di unghie e di dentisarete inoffensivi come unalegione di molluschi".


"Noncredo a una sola parola di questo"esclamò il signorKowalt.


"Unasimile legge non esiste. E' una storia inventata da voialtrisocialisti".


"Ildisegno di legge è stato presentato alla Camera il 30 lugliodel 1902 dal rappresentante dell'Ohio. E' stato discusso rapidamentee approvato dal Senato il 14 gennaio del 1903. E esattamente settegiorni dopola legge è stata approvata dal Presidente degliStati Uniti".




NOTE:


1)Cioè abbassando i prezzi di vendita sino alla pari del costodella merce etalvoltaanche al disotto. Una grossa societàpoteva vendere in perdita più a lungo di una piccolae questoera un mezzo usato spesso per battere la concorrenza.


2)Numerosi tentativi furono fatti a quel tempo per organizzare laclasse decadente dei mezzadri in un partito politicoallo scopo didistruggere i trust con severe misure legislative. Ma tutti glisforzi fallirono.


3)Il primo gran trustche precedette di circa una generazione glialtri.


4)Fallimentoo bancarotta: istituto speciale che permettevaall'industriale che non era riuscito a vincere la concorrenzadi nonpagare i suoi debiti. L'effetto era di mitigare le condizioni ferocidi quella lotta all'ultimo sangue.


5)Everhard diceva il vero. Sbagliava soltanto sulla data dellapresentazione del disegno di leggeche era il 30 giugno e non il 30luglio. Esistonoa Ardisgli Annali dd Congressonei quali siparla di questa legge con le seguenti date: 30 giugno; 91516 e 17dicembre 19027 e 14 gennaio 1903. L'ignoranza manifestata a quelpranzo dagli uomini d'affari non era affatto eccezionale. Pochissimiconoscevano l'esistenza di quella legge.


Nelluglio 1903un rivoluzionarioE. Untermannaveva pubblicato aGirardnel Kansasun opuscolo che trattava della legge sullamilizia. L'opuscolo fu venduto fra i lavoratori madata laseparazione delle classinon si diffuse fra la borghesiache neignorò l'esistenzarestando nell'ignoranza.




Capitolo9


LAMATEMATICA DI UN SOGNO


Frala costernazione provocata dalla sua rivelazioneErnest riprese laparola:


"Parecchidi voiquesta serahanno dichiarato che il socialismo èimpossibile. Poiché avete parlato di ciò che èinattuabilepermettetemi ora di dimostrarvi ciò che èinevitabile: ossiala scomparsa non solo di voi piccoli capitalistima anche di grossi capitalisti e persinoa un certo momentodeitrust. Ricordate che l'ondata del progresso non si ritrae mai. Senzariflussoessa procede dalla concorrenza all'associazionedallapiccola fusione alla grandedalle grandi fusioni ai grandi e potenticartellisino al socialismoche è la più gigantescadi tutte le organizzazioni.


Voimi dite che sogno. Benissimo. Vi esporrò i dati matematici delmio sogno. Anzivi sfido in anticipo a dimostrare la falsitàdei miei calcoli. Voglio esporvi l'inevitabilità del crollodel sistema capitalisticoe dedurrematematicamentela causa dellasua fatale decadenza. Abbiate pazienza se il punto di partenza sembraun po' lontano dall'argomento.


Esaminiamodapprimail funzionamento di un'industria privatae non esitate ainterrompermi se dico qualcosa su cui non siete d'accordo. Prendiamoper esempiouna fabbrica di scarpe. Questa fabbrica compra il cuoioe lo trasforma in scarpe. Ecco che del cuoio per cento dollarientrain fabbrica e ne esce sotto forma di scarpeper un valoremettiamodi duecento dollari. Che cos'è avvenuto? E' stato aggiunto alvalore del cuoio un altro valore di cento dollari. Come mai? Ilcapitale e il lavoro hanno aumentato il valore iniziale.


Ilcapitale ha fornito la fabbricala macchina e ha pagato le spese. Lamano d'opera ha dato il lavorolo sforzo combinato del capitale edel lavoro ha aggiunto un valore di cento dollari al valore dellamateria prima. Fin qui siete d'accordo?".


Cifu un grande annuire di teste.


"Illavoro e il capitaleavendo prodotto cento dollaridevono oraripartire la somma. Le statistiche su divisioni di questo genere sonofrazionariequindiper convenienzaci accontenteremo di una certaapprossimazioneammettendo che il capitale prenda per sécinquanta dollari e che il lavoro ricevasotto forma di salarioglialtri cinquanta dollari. Non staremo a cavillare su questa divisione(1)quali che siano i contratti si finisce sempre col mettersid'accordoa un prezzo o a un altro. E non dimenticate che ciòche io dico per un'industria si applica a tutte. Chiaro fin qui?".


Iconvitati assentirono.


"Orasupponiamo che il lavoroavendo ricevuto la sua quota di cinquantadollarivoglia ricomprare delle scarpe. Potrà comprarne soloper cinquanta dollarinon è così?


Passiamoadesso da questo caso particolare a quello di tutte le impreseindustriali degli Stati Unitinon soltanto del cuoioma di tutte lematerie primedei trasporti e del commercio in generale. Diciamoincifra tondache la produzione annuale delle ricchezzenegli StatiUnitiè di quattro miliardi di dollari. Il lavoro ricevedunquecome salariouna somma di due miliardi l'anno. Dei quattromiliardi prodottiil lavoro può riscattarne due. Non ci sonodubbi al riguardoanzi la mia valutazione è già moltolarga. A causa di mille trucchi da parte del capitaleinfattiillavoro non ottiene mai la metà del prodotto totale.


Masorvoliamo su questoe ammettiamo che il lavoro ottenga i duemiliardi. E' evidenteallorache il lavoro può consumaresolo due miliardimentre bisogna tener presenti gli altri duemiliardi che il lavoro non può né riscattare néconsumare".


"Illavoro non consuma neppure i suoi due miliardi"dichiaròil signor Kowalt. " Se li spendessenon avrebbe depositi nellebanche".


"Idepositi di risparmio sono una specie di fondo di riservache puòessere speso in frettacome in fretta è stato accumulato.


Sonole economie messe da parte per la vecchiaiale malattiegliincidenti e le spese dei funerali. Sono il boccone di pane conservatonella credenza per il domani. Noil lavoro assorbe la totalitàdel prodotto che può comprare con i suoi guadagni.


Alcapitaledunquerestano due miliardi. Dopo aver pagate le speseconsuma il resto. Il capitaleinsommabrucia i suoi due miliardi?".


S'interruppee rivolse apertamente la domanda a parecchi dei presentichescossero il capo.


"Nonlo so"ammise francamente uno di loro.


"Invecelo sa"rispose Ernest. "Rifletta un istante. Se ilcapitale consumasse la sua partela somma totale del capitale nonpotrebbe aumentareresterebbe costante. Invece se dàun'occhiata alla storia economica degli Stati Unitivedrà cheil capitale aumenta continuamente. Dunqueil capitale non brucia lasua parte. Ricordate quando l'Inghilterra possedeva le azioni dimolte delle nostre ferrovie? Con l'andar degli anni le abbiamoriscattate. Che cosa si deve concluderese non che la parte delcapitale impiegato ha permesso questo? Oggi i capitalisti degli StatiUniti possiedono centinaia e centinaia di milioni di dollari inazioni messicanerusseitaliane e greche: che cosa sono se non unpo' di quella parte che i capitalisti non hanno consumato?


Findalle origini del sistema capitalisticoil capitale non ha maiconsumato tutta la sua parte della ripartizione.


Eveniamo al punto: negli Stati Uniti ogni anno viene prodottaricchezza per quattro miliardi di dollari. Il lavoro ne riscatta e neconsuma dueil capitale trattiene gli altri due. Resta pertanto unaforte quota che non viene consumata. Che cosa si può fare? Illavoro non può sottrarne perché ha già consumatoi suoi guadagni. Il capitale non se ne serveperché giàsecondo la sua naturaha assorbito tutto quanto poteva. L'eccessorimane. Che cosa se ne può fare? Che cosa se ne fa?".


"Sivende all'estero"azzardò il signor Kowalt.


"Precisamente"convenne Ernest. "Da questo eccesso nasce il nostro bisognod'uno sbocco esterno. Si vende all'esterosi è costretti avenderlo all'estero: non c'è altra scelta. E questo eccessovenduto all'estero costituisce ciò che noi chiamiamo: labilancia commerciale in nostro favore. Tutti d'accordo fin qui?".


"Stiamocertamente perdendo tempo con questo abbiccì dell'economia"intervenne il signor Calvinseccato. "Lo conosciamo tutti".


"Sesono stato tanto pignolo nell'esposizione di questo abbiccì èappunto per confondervi"replicò Ernest. "E' questoil bello della faccenda. E vi confonderò subito.


GliStati Uniti sono un paese capitalistico che ha sviluppato le proprierisorse. Grazie al suo sistema industrialedispone di un eccesso diprodotti di cui deve liberarsi all'estero (2).


Ciòche è vero per gli Stati Uniti vale anche per tutti i paesicapitalistici le cui risorse sono sviluppate. Ognuno di questi paesidispone di un surplus ancora intatto. Non dimenticate che hanno giàtrafficato tra loro e checiò nonostantec'è ancoraun surplus disponibile. In tutti questi paesi il lavoro ha speso isuoi guadagni e non può più comprare nulla; in tuttiil capitale ha consumato solo ciò che gli permette la suanatura. Il rimanente è un peso mortoperché nonpossono scambiarselo fra loro. Come se ne libereranno?".


"Vendendoloai paesi sottosviluppati"suggerì il signor Kowalt.


"Precisamente.Vedete dunque che il mio ragionamento è chiaro e semplicetanto che voi stessi potete completarlo. Passiamo ora al puntosuccessivo. Supponiamo che gli Stati Uniti riversino il loro surplusin un paese le cui risorse non siano sviluppate; nel Brasileperesempio. Ricordate che questo surplus è fuori e al di sopradel commercioessendo gli articoli di scambio già consumati.Che cosa potrà dunque dare il Brasilein cambioagli StatiUniti?".


"Dell'oro"disse il signor Kowalt.


"Manel mondo c'è una quantità limitata di oro"obiettò Ernest.


"Dell'oroin forma di titoliobbligazioni e simili"rettificò ilsignor Kowalt.


"Orasì che ha colto nel segno. Gli Stati Uniti riceveranno dalBrasile in cambio del loro surplusazioni e altre garanzie. Che cosavuol dire questose non che gli Stati Uniti entreranno in possessodi ferroviefabbricheminiere e terreni nel Brasile? E che cosa nerisulterà?".


Ilsignor Kowalt rifletté e scosse il capo.


"Velo dico subito"continuò Ernest. "Risulteràquesto: che le risorse del Brasile verranno sviluppate. Benepassiamo ancora al punto successivo. Quando il Brasileper impulsodel sistema capitalisticoavrà sviluppato le sue risorsepossiederà anch'esso un surplus non consumato. Potràsbarazzarsene negli Stati Uniti? Noperché questi hanno giàil loro. Gli Stati Unitia loro voltapotranno continuare ancora ariversare il loro surplus nel Brasile? Noperché questo paeseha già il suo.


Checosa succederà? Ormai Stati Uniti e Brasile devono cercaretutti e due i loro sbocchi in paesi le cui risorse non siano ancorasfruttate. Ma scaricando i loro surplus in nuovi paesiquesti sisvilupperanno a loro volta e non tarderanno a disporre anch'essi disurplus. Quindi cercheranno altri paesi in cui scaricarli. Orastatebene attentisignoriil nostro pianeta non è cosìgrande; c'è un numero limitato di paesi sulla terra.


Quandotutti i paesi del mondodal primo all'ultimoavranno del surplus daimpiegare e troveranno gli altri paesi nelle stesse condizionichecosa accadrà?".


Feceuna pausa e osservò i suoi ascoltatori. La perplessitàsui loro volti era uno spettacolo divertente. Ma a essas'accompagnava anche una profonda inquietudine. Fra tante astrazioniErnest aveva evocato una visione chiara. Ormai tutti la distinguevanochiaramente e ne avevano paura.


"Abbiamocominciato dall'abbiccìsignor Calvin"dissemaliziosamente Ernest"ora vi ho esposto il restodell'alfabeto.


E'semplicissimo; è questo il bello. Certamente lei avràpronta una risposta. Ebbeneche cosa accadrà quando tutti ipaesi del mondo avranno della ricchezza superflua non consumata? Doveandrà a finire il vostro sistema capitalistico?".


Ilsignor Calvin scosse il capopreoccupato. Evidentemente cercava unerrore nel ragionamento di Ernest.


"Rifacciamoinsieme il cammino già percorso" riassunse Ernest.


"Siamopartiti prendendo in considerazione un'industria particolarequelladelle calzaturee abbiamo stabilito che la divisione del prodottoottenuto dalla collaborazione fra capitale e lavoro in questaindustria è la stessa che in tutte le altre.


Abbiamovisto che il lavoro può ricomprarecol suo salariosolo unaparte del prodottoe che il capitale non consuma il resto.


Abbiamovistocomedopo che il lavoro ha consumato tutto ciò di cuiha bisognorimane ancora un eccesso disponibile. Abbiamoriconosciuto che si può disporre di questo eccesso soloriversandolo all'estero. Abbiamo convenuto che il trapasso di questaricchezza in un paese nuovo ha l'effetto di sviluppare le risorse diquestodi modo ché in poco tempo quel paese finisce coldisporre a sua volta di un surplus. Abbiamo esteso questo processo atutti i paesi del nostro pianetafino a giungere alla conclusioneche ogni paesedi anno in annodi giorno in giornoviene adisporre di un surplus non consumato. Ora torno a chiedervi: che cosane faremo di questa ricchezza in eccesso?".


Anchequesta volta nessuno rispose.


"Sentiamosignor Calvin" sollecitò Ernest. "Non ci arrivo"ammise il signor Calvin.


"Nonci ho mai pensato"dichiarò il signor Asmunsen. "Eppureè chiaro come un libro stampato".


Perla prima volta sentivo esporre la teoria di Karl Marx (3) sulplusvaloree Ernest l'aveva esposta in maniera così sempliceche anch'io rimanevo stupitaincapace di rispondere.


"Viproporrò un mezzo per liberarvi del surplus"disseErnest.


"Gettateloin mare. Gettatevi ogni anno le centinaia di milioni di doliari chevalgono le calzaturegli abitiil granoe tutte le ricchezzecommerciali. La faccenda sarebbe risolta?".


"Losarebbe certamente"rispose Mister Calvinma è assurdopensarlo".


Ernestgli fu addosso come un fulmine.


"E'forse meno assurdoleisignor distruttore di macchinequandoconsiglia il ritorno ai sistemi antidiluviani dei nostri nonni? Checosa propone di fare per liberarci dall'eccesso di ricchezza?Risolverebbe il problema cessando di produrre quell'eccesso. E comeeviterebbe di produrlo? Ritornando a un metodo di produzioneprimitivocosì disordinato e irragionevole che diventerebbeimpossibile ottenere la minima eccedenza".


Ilsignor Calvin deglutì: il colpo era riuscito. Deglutìdi nuovopoi tossì per schiarirsi la gola.


"Haragione"disse. "Mi ha convinto: è assurdo. Mabisogna pur fare qualcosaè questione di vita o di morte pernoi medi borghesi. Non vogliamo certo morire. Preferiamo essereillogici e ritornare ai metodi dei nostri padrianche se dispendiosie grossolani. Riporteremo l'industria allo stato in cui era prima deitrust. Romperemo le macchine. E voicosa farete?".


"Nonpotete distruggere le macchine"replicò Ernest. "Nonpotete fermare l'evoluzione. Avete contro due grandi forzeuna dellequali è più potente della media borghesia. I grandicapitalistii trustin altre parolenon vi lasceranno tornareindietro. Non vogliono la distruzione delle macchine. E piùpotente del trust è la forza del lavoro. Essa non vipermetterà mai di distruggere le macchine. La proprietàdel mondocomprese le macchinesta tra i trust e il lavoro. Questoè lo schieramento in campo. Nessuno dei due avversari vuole ladistruzione delle macchinema ciascuno ne vuole il possesso. Inquesta lotta non c'è posto per la media borghesiavero pigmeofra due titani. Non capitevoi poveri medi borghesiche siete presifra due macine che hanno già cominciato a girare.


Viho dimostrato matematicamente l'inevitabile crollo del sistemacapitalistico. Quando ogni paese si troverà in possesso dibeni in eccedenza inconsumabili e invendibiliil sistemacapitalistico crollerà sotto l'enorme peso dei profitti che haaccumulatoe quel giorno non ci sarà nessuna distruzione dimacchinebensì la lotta per il loro impossessamento. Se illavoro ne uscirà vincitoreil vostro cammino saràfacile. Gli Stati Unitianzi il mondo intero entreranno in un'eranuova e prodigiosa. La vitaanziché essere schiacciata dallemacchinesarà resa da esse più bellapiùfelice e più nobile. Come membri della media borghesiaabolitainsieme con la classe dei lavoratorila sola chesopravviveràparteciperete all'equa ripartizione dei prodottidi quelle macchine meravigliose. E noinoi tuttine costruiremo dipiù meravigliose ancora. Non ci sarà piùricchezza non consumataperché non esisteranno piùprofitti".


"Mase la battaglia per il possesso delle macchine fosse vinta daitrust?" intervenne il signor Kowalt.


"Inquesto caso"rispose Ernest"voi e il lavoroe noituttisaremmo schiacciati sotto il tallone di ferro di un dispotismoimplacabile e terribile come ogni dispotismo che ha insanguinato lepagine della storia dell'uomo. Ci sarà allora un solo nome perindicare quel dispotismo: il Tallone di Ferro!" (4) "Ma ilvostro socialismo è un sogno"disse infine il signorCalvine ripeté: "Un sogno!".


"Alloravi parlerò di qualcosa che non è un sogno"rispose Ernest"qualcosa che chiamerò Oligarchia e voichiamate Plutocrazia. Entrambiperòintendiamo la stessacosa: il grande capitaleossia i trust. Vediamo chi ha in mano ilpotereoggi.


Perfare questoesaminiamo la società nella sua divisione diclasse.


Lasocietà è divisa in tre grandi classi. Prima fra tutteè la plutocraziacomposta dai ricchi banchieridai magnatidelle ferroviedai direttori delle grandi società e daimagnati dei trust; la secondala borghesiala vostrasignoricomprende i grandi professionisti. Infinela terza e ultimala miaclasseil proletariatoformata dai lavoratori salariati (5).


Nonpotete negare che il possesso della ricchezza forma attualmentel'essenza del potere negli Stati Uniti. In quale proporzioneperòquesta ricchezza è divisa tra le tre classi?


Eccole cifre: la plutocrazia dispone di sessantasette miliardi.


Sulnumero totale delle persone che esercitano una professione negliStati Unitisoltanto lo zero nove per cento appartiene allaplutocrazia; eppure la plutocrazia possiede il settanta per centodella ricchezza totale. La borghesia dispone di ventiquattromiliardi; il ventinove per cento di persone che esercitano unaprofessione appartengono alla borghesia e godono del venticinque percento della ricchezza totale. Resta il proletariato. Esso dispone diquattro miliardi. Di tutte le persone che svolgono un lavoroilsettanta per cento appartiene al proletariatoche possiede solo ilquattro per cento della ricchezza totale. Da quale parte è ilpoteresignori?".


"Standoalle vostre cifrenoidella classe mediasiamo più potentidei lavoratori"osservò il signor Asmunsen.


"Madefinendoci deboli voi non migliorate affatto la vostra condizionerispetto alla forza della plutocrazia"rispose Ernest.


"D'altrondenon ho finito. C'è una forza superiore alla ricchezzasuperiore nel senso che non può esserci strappata. La nostraforzala forza del proletariatosta nei nostri muscolinellenostre mani che votanonelle nostre dita che possono premere ungrilletto. E' la forza primitivaalleata della vitasuperiore allaricchezzae che la ricchezza non può cancellare.


Lavostra forzainveceè caduca: vi può essere tolta. Inquesto stesso momentola plutocrazia sta per togliervelae finiràper strapparvela tutta. E allora cesserete d'essere la classe mediaverrete a noidiventerete proletari. Eciò che piùimportaaggiungerete forza alla nostra forza. Vi accoglieremo comefratelli e combatteremo fianco a fianco per la causa dell'umanità.


Ilavoratori non hanno niente di concreto da perdere: la loro parte diricchezza nazionale è fatta di abitimobili e in casirarissimiuna casa libera da ipoteche. Voi invece disponete di unaricchezza concretane avete per ventiquattro miliardie laplutocrazia ve la porterà via. Naturalmenteè piùprobabile che sia il proletariato a portarvela via per primo. Noncapite la vostra posizionesignori? La vostra media borghesia èla pecorella tremante fra il leone e la tigre. Se non saretedell'unosarete dell'altra. E se la plutocrazia vi avràprimail proletariato avrà in seguito la plutocrazia: èsoltanto questione di tempo.


Anchela vostra ricchezza attuale non dà la vera misura della vostrapotenza. In questo momentola forza della vostra ricchezza èun guscio vuoto. Per questo lanciate il vostro debole grido diguerra: 'Ritorniamo ai metodi dei nostri padri'. Avvertite la vostraimpotenza e il vuoto del vostro guscio. Vi dimostrerò oraquesto vuoto:


Qualè il potere degli agricoltori? Più del cinquanta percento sono schiavi perché semplici fittavoli o perchéoppressi da ipoteche. Sono schiaviancoraper il fatto che i trustpossiedono o controllano - che è poi la stessa cosa - tutti imezzi necessari per la distribuzione dei prodotti agricoli sulmercatocome i frigoriferii silosle ferrovie e le linee dinavigazione. Inoltrei trust controllano i mercati. In tutto questogli agricoltori non dispongono del minimo potere. Quanto al loropotere politicome ne occuperò parlando di quello dellaborghesia.


Digiorno in giornoi trust schiacciano gli agricoltori come hannostrozzato il signor Calvin e tutti i produttori di latte; e di giornoin giorno i commercianti sono schiacciati allo stesso modo. Ricordatecomein sei mesiil trust del tabacco è riuscito adistruggere più di quattrocento negozi di tabacchi nella solaNuova York. Dove sono gli antichi padroni delle miniere di carbonfossile? Saprete certamentesenza che debba ripeterveloche oggi iltrust delle ferrovie possiede o controlla tutte le cave di antracitee di bitume. Lo Standard Oil Trust non possiede forse una ventina dilinee marittime? Non controlla anche le miniere di rame? Per nonparlare poi del trust degli altiforniche ha organizzato comeimpresa secondaria. Ci sono diecimila città negli Stati Unitiilluminatequesta serada società controllate o di proprietàdella Standard Oile altrettante dove i trasporti elettriciurbaniperiferici o interurbanisono in mano a quel trust. I piccolicapitalistiuna volta cointeressati in queste migliaia di impresesono spariti. E questo voi lo sapetee vi state avviando per lastessa strada.


Aipiccoli industriali succede quel che succede agli agricoltori; tuttosommatogli uni e gli altri sono oggi ridotti a un vassallaggiofeudale. Lo stesso si può dire dei professionisti e degliartisti che oggisalvo il nomesono dei servi mentre gli uominipolitici sono dei lacché.


Perchémai leisignor Calvinpassa i giorni e le notti a organizzare gliagricoltoricome il resto della borghesiain un nuovo partitopolitico? Perché i politicanti dei vecchi partiti non voglionosaperne delle vostre idee antiquateperché sonocome hodettoi servii lacché della plutocrazia.


Hodefinito anche i professionisti e artisti servi del regime attuale.Che altro sono infatti? Dal primo all'ultimoprofessoripredicatorieditorisbrigano il loro lavoro servendo laplutocraziail loro ufficio consiste nel propagare solo ideeinoffensive o elogiative sui ricchi. Tutte le volte che tentano dipropagare idee minacciose per la plutocraziaperdono il posto; inquesto casose non hanno messo nulla da parte per i tempi difficilisi riducono al livello del proletariato e vegetano nella miseria odiventano agitatori. E non dimenticate che la stampail pulpito el'università manipolano l'opinione pubblicastabiliscono ilclima mentale del paese. Quanto agli artistinon hanno che dapiegarsi al gusto più o meno ignobile della plutocrazia.


Main sostanzala ricchezza da sola non costituisce il vero potere; èun mezzo per raggiungere il poteree il potere lo esercita ilgoverno. Ma chi è al governo oggi? Forse il proletariatoconi suoi venti milioni di individui che svolgono vari lavori emestieri? L'idea fa ridere persino voi. Forse la borghesiacon isuoi otto milioni di vari professionisti?


Neppure.Chi dunque detiene il potere del governo? La plutocraziacon appenaun quarto di milione di membri attivi. Eppure non è questoquarto di milione di uomini che lo detiene realmentebenchéne siano tutti i custodi. Il cervello della plutocrazia che controllail governo si compone di sette piccoli e possenti gruppi. E nondimenticate cheoggiquesti gruppi agiscono praticamenteall'unisono (6).


Lasciateche vi accenni alla potenza di uno solo di questi gruppiquellodelle ferrovie. Impiega quarantamila avvocatiper vincere le causein tribunale; distribuisce migliaia di tessere gratuite ai giudiciai banchieriai direttori di giornaliai pastoriai membri delleuniversitàdelle legislature di stato e del Congresso.Mantiene ricchissimi e lussuosi focolai di intrigole 'lobby' (7)nelle capitali di ogni statonella capitale della nazione e tutte legrandi e piccole città del paese; s'avvale di un immensoesercito di azzeccagarbugli e di politicantiche hanno il compito dipartecipare ai comitati elettorali e alle assemblee di partitodicircuire i giuratidi subornare i giudici e di adoperarsi con tuttele loro forze a favore degli interessi del gruppo (8).


Signoriho solo accennato alla potenza di uno dei sette gruppi checostituiscono il cervello della plutocrazia (9). I vostriventiquattro miliardi di ricchezza non vi danno il venticinque percento del potere governativo. Sono un guscio vuotoe presto anchequesto guscio vi sarà tolto. Oggi la plutocrazia ha tutto ilpotere nelle sue mani. E' lei che crea le leggiperchécontrolla il Senatoil Congressola magistraturae il poterelegislativo in ogni stato. E non è tutto qui. Dietro la leggedeve esserci la forza che la renda esecutiva. E oggi la plutocraziafatte le leggiha a sua disposizione la polizial'esercitolamarinae infine la miliziaossia voiio e noi tutti".


Quandoebbe finito non ci furono discussioni: i convitati si alzarono subitoda tavola. Silenziosi e afflittisi congedarono tutti a bassa voce.Sembravano ancora spaventati dalla prospettiva dell'avvenire che gliera stata fatta intravedere.


"Lasituazione è seria"disse il signor Calvin a Ernest. "Hopoche obiezioni da fare a quanto lei ha detto. Solo non sonod'accordo sulla sua condanna della media borghesia. Noisopravvivremoe distruggeremo i trust".


"Eritornerete ai metodi dei vostri padri"concluse Ernest.


"Giustissimo!So bene chein un certo sensosiamo dei distruttori di macchineeche questo è un assurdo. Ma oggi tutta la vita èillogicacon tutti gli intrighi della plutocrazia.


Comunqueil nostro modo di distruggere le macchine è almeno pratico epossibilementre il vostro sogno non lo è. Il vostro sognosocialista non è... che un sogno. Noi non possiamo seguirvi".


"Vorreisolo che lei e i suoi v'intendeste un po' di sociologia eevoluzione"rispose Ernest con aria assorta stringendogli lamano. "Ci risparmieremmo una quantità di fastidi".




NOTE:


1)Everhard espone qui chiaramente la causa di tutti i disordinisindacali del tempo. Nella divisione del frutto della collaborazionefra capitale e lavoroil capitale esigeva il più possibileealtrettanto pretendeva il lavoro. Il dissidio su questa divisione erainconciliabile. In regime di produzione capitalisticalavoro ecapitale continuarono a litigare per questa ripartizione. Ai nostriocchioggiè uno spettacolo vergognosoma non dobbiamodimenticare che sono trascorsi sette secoli da quel tempo.


2)Theodore Rooseveltpresidente degli Stati Unitiqualche anno primadel tempo di cui si trattafece in pubblico questa dichiarazione:"Occorre una reciprocità più estesapiùliberalenella compera e vendita delle merciin modo che si possadisporre in maniera soddisfacentenei paesi stranieridellasovrapproduzione degli Stati Uniti". Naturalmente lasovrapproduzione eccessiva a cui accennavaera costituita dalguadagno dei capitalisti eccedente la loro capacità diconsumo.


Contemporaneamenteil senatore Mark Hanna dichiarava: "La produzione dellaricchezza negli Stati Uniti è annualmente superiore di unterzo al consumo". Un altro senatoreChauncey Depewaggiungeva: "Il popolo americano produce annualmente duemiliardi di dollari di ricchezza in più di quanto consuma".


3)Karl Marxil grande eroe intellettuale del socialismoera un ebreotedesco del secolo diciannovesimocontemporaneo di John Stuart Mill.Stentiamo a credere oggidopo l'enunciazione delle teorie economichedi Marxche durante molte generazioni egli possa essere stato derisoda pensatori e scienziati. A causa delle sue teorie fu bandito dalsuo paese natale e morì in esilioin Inghilterra.


4)E' questa la prima volta in cui per designare l'Oligarchia vieneusata questa espressione.


5)Questa divisione della società fatta da Everhard èconforme a quella di Lucien Sanialuna delle autorità deltempo in fatto di statistica. Secondo i suoi calcolibasati sulcensimento del 1900negli Stati Uniti il numero degli appartenentialle tre classisecondo la professioneera il seguente:Plutocrazia: 250251. Borghesia: 8429845. Proletariato: 20393137.


6)Sino al 1907si considerava il paese dominato da undici gruppiquesto numero fu ridotto in seguito alla fusione dei cinque gruppidelle ferrovie in un unico gruppo. I cinque gruppi fusi insiemeegli altri loro alleatieconomici e politicierano: a) James J.Hillche controllava il Nord-Ovest. b) Il gruppo delle ferroviedella Pennsylvaniacon a capo Schiffdirettore finanziarioinsiemecon alcune grosse banche di Filadelfia e di New York. c) Harrimanncon Frickavvocato consulentee Odellluogotenente politicochecontrollava le linee di trasporto al centro del continente delSud-Ovest e del Sud Pacifico. d) Gli interessi ferroviari dellafamiglia Gould. e) MooreReid e Leedsconosciuti come "Quellidi Rock Island".


Questepotenti oligarchienate dal conflitto della concorrenzadovevanoseguire inevitabilmente il cammino che conduce al cartello.


7)Lobbyistituzione speciale che aveva lo scopo di intimidire ecorrompere i legislatori che avrebbeto dovuto rappresentare gliinteressi del popolo .


8)Una decina d'anni prima di questo discorso di Everhardla Camera diCommercio di New York aveva pubblicato un rapporto dal qualeriportiamo quanto segue: "Le ferrovie controllano decisamente ilpotere legislativo della maggioranza degli Stati dell'Unione: fanno edisfanno a loro piacimento i senatorii deputatii governatoriesono i veri ispiratori della politica governativa".


9)Rockefeller proveniva dal proletariatoe a forza di risparmio e discaltrezza riuscì a organizzare il primo trust perfettoquello che è conosciuto col nome di Standard Oil. Non possiamoesimerci dal citare una pagina notevole della storia di quel tempoper dimostrare come la Standard Oil per il bisogno di impiegare icapitali in eccessoabbia schiacciato i piccoli capitalistiaffrettando il crollo del sistema capitalistico.


DavidGraham Phillips era uno scrittore radicale del tempoe questacitazione è tolta da un suo articolo nel "SaturdayEvening Post" del 4 Ottobre 1902. Abbiamo questo solo esemplaredel giornaledalla forma e dalla tiratura del quale dobbiamo peròconcludere che era uno dei periodici più diffusi: "Circadieci anni fail reddito di Rockefeller era valutato da un'autoritàcompetente in trenta milioni di dollari. Aveva raggiunto il limitedel proficuo investimento di profitti nell'industria petrolifera.


Inquestainfattisi riversavano somme enormi in contantipiùdi due milioni di dollari al meseper il solo John DavidsonRockefeller. Il problema dell'impiego di questo denaro diventavaserio. Il reddito del petrolio ingrossavacresceva sempree ilnumero dei possibili impieghi sicuri era limitatopiù diquanto sia adesso. Tuttavianon fu l'avidità di nuoviguadagni a spingere i Rockefeller verso altri campi oltre alpetrolio: vi furono costretti dal flusso di ricchezzache lacalamita del loro monopolio attirava irresistibilmente. Dovetteropersino ingaggiare una schiera di analisti e ricercatori diinvestimento. Si dice che il capo di questo personale riceveva unostipendio annuo di 125000 dollari.


Laprima escursioneo incursionecospicua dei Rockefelleravvenne nelcampo delle ferrovie. Nel 1895 controllavano un quinto di tutta larete ferroviaria del paese. Che cosa possiedono oattraversomaggioranze azionariecontrollano oggi? Sono padroni di tutte legrandi ferrovie di New Yorka nordest e ovesteccetto unanellaquale la loro quota è di pochi milioni. Hanno interessi nellamaggior parte delle grandi linee ferroviarie che s'irradiano daChicago: dominano parecchie reti che si estendono fino al Pacifico. Iloro voti formano la potenza del signor Morganorama bisognaaggiungereperòche essi hanno bisogno del suo cervello piùche non lui dei loro voticosì che questa combinazionerisultain larga misurada comunità d'interessi. Ma le soleferrovie non bastavano ad assorbire rapidamente quelle enormiricchezze. I 2500000 dollari di J. D. Rockefeller non tardarono adiventare cinquesei milioni al mesefino a 75000000 dollaril'anno. I petroli si mutavano in continuo guadagnoe i guadagnialoro volta impiegati in altre impresedavano nuovi milioni ognianno.


IRockefeller s'interessarono allora del gas e dell'elettricitàquando queste industrie raggiunsero un livello di investimentosicuro. E ora gran parte del popolo americanoqualunque sia il tipodi illuminazione che impiegacomincia a dare il suo contributo allaricchezza dei Rockefeller non appena il sole tramonta. Quindi silanciarono nell'impresa del prestito agrario.


Siracconta che qualche anno faquando la prosperità avevapermesso agli agricoltori di liberarsi dalle ipotecheJ. D.


Rockefellerne fosse addolorato fino alle lacrimeotto milioni di dollari checredeva bene impiegatia un buon interesseper annigli venivanorigettati in braccio e richiedevano un nuovo impiego.


Questoaggravio inatteso del suo perpetuo cruccio di trovare un impiego afavore della progenie del petrolio e della progenie della progeniefu più di quanto potesse sopportare un uomo afflitto dacattive digestioni...


IRockefeller passarono quindi alle miniere: ferrocarbonerame epiombo; poi ad altre società industrialialle tranviealleobbligazioni di stato e municipalialle linee marittimealleimprese armatorialiai telegrafialla proprietà immobiliareai grattacielialle caseagli alberghi e agli edifici commerciali eamministrativialle assicurazioni sulla vita e alle banche. Benprestonon ci fu un solo campo dell'industria dove i loro milioninon fossero al lavoro...


Labanca dei Rockefeller - la National City Bank - è la piùimportante degli Stati Uniti. E' superata solo dalla Bancad'Inghilterra e dalla Banca di Francia. I depositi oltrepassanoinmediai cento milioni di dollari al giorno; essa domina il mercatodei valori di Wall Street come la borsa. Ma non è sola:


costituisceil primo anello di una catena di Banche Rockefeller che comprendequattordici banche e consorzi nella città di New Yorkoltrealle banche fortissime e influentissime in tutti i grand centrieconomici del paese.


J.D. Rockefeller possiede azioni della Standard Oilper un valore diquattro o cinque milioni di dollari. Ha cento milioni di dollari neltrust dell'acciaioquasi altrettanto in un altroe così viaal punto che la mente si stanca ad elencarli. Le sue entrate furonol'anno scorso di cento milioni di dollari circaed è dubbioche i redditi di tutti i Rothschild messi insieme raggiungano unacifra superiore. E continuano ad aumentare a gran balzi".




Capitolo10


ILVORTICE


Dopoquel pranzo di uomini d'affariavvenimenti di straordinariaimportanza si succedettero come lampi; e nel mio piccoloio cheavevo sempre vissuto i miei giorni placidi nella calma della nostracittà universitariafui trascinatacon tutte le mie vicendepersonalinel vasto vortice delle vicende mondiali.


Chefosse il mio amore per Ernest a far di me una rivoluzionariao lachiara visione da lui offertami della società in cui vivevonon saprei dire. Ma rivoluzionaria divennie fui travolta da unturbine di avvenimenti che appena tre mesi prima mi sarebberosembrati impossibili.


Lacrisi del mio destino coincise con grandi crisi sociali.


Innanzitutto mio padre fu congedato dall'università. Ohnon fucongedato nel vero senso della parola: gli chiesero di dare ledimissioniecco tutto. La cosa in se stessa non aveva grandeimportanza. In realtàmio padre ne fu divertito. Il suocongedoaccelerato dalla pubblicazione del suo libro "Economiaed educazione"confermava la sua tesi. Poteva esistere provamigliore del fatto che il sistema educativo era dominato dalla classecapitalistica?


Maquesta conferma non servì a nulla: nessuno seppe che era statocostretto a dimettersi dall'università. Era uno scienziatocosì famoso che una notizia del genere insieme con laspiegazione del motivo delle dimissioni forzateavrebbe creatogrande indignazione in tutto il mondo. I giornali furono invecegenerosi di elogicongratulandosi con lui per aver rinunciato allafatica delle lezionicosì da consacrare il suo tempo allaricerca scientifica.


Sulleprime mio padre risepoi si indignò: la sua rabbia "tonica".Poi gli soppressero il libro; glielo soppressero in maniera cosìcauta che sulle prime non ci capimmo niente.


Lapubblicazione dell'opera aveva immediatamente causato parecchioscalpore nel paese. Il libro era stato cortesemente criticato dallastampa capitalistica; critica espressa come dispiacere che un cosìgrande scienziato avesse abbandonato il suo campo per avventurarsi inquello della sociologiache gli era del tutto sconosciutoe dovenon aveva tardato a smarrirsi. Questo durò una settimanadurante la quale mio padre scherzò dicendo che aveva toccatoun punto debole del capitalismo. Poiimprovvisamentegiornali eriviste non parlarono più del volume; e in modo non menoimprovvisoesso sparì dalla circolazione. Impossibiletrovarne una copia presso tutti i librai. Mio padre scrisse aglieditori e gli fu risposto che i piombi s'erano rovinati in seguito aun incidente. Ne seguì una corrispondenza confusa. Messi conle spalle al murogli editori finirono col dichiarare che nonvedevano la possibilità di ristampare l'operama che eranodispostissimi a cedere ogni diritto su di essa.


"Ein tutto il paese non troverà un'altra casa editrice dispostaa pubblicare il suo libro"disse Ernest. "Se fossi in leimi metterei subito al sicuro. Perché questo è solo unsaggio di quanto le riserva il Tallone di Ferro".


Miopadre era prima di tutto uno scienziato e non traeva mai conclusioniaffrettate. Per lui un esperimento di laboratorio non era tale finchénon era stato eseguito fin nei minimi particolari.


Intrapresecosì un giro paziente di tutti gli editori. Gli trovarono unaquantità di pretestima nessuno volle occuparsi del libro.


Quandofu ben convinto che la sua opera era stata soppressamio padre tentòd'informarne il pubblicoma i suoi comunicati alla stampa venneroignorati. Credette allora di trovare la sua occasione a una riunionepolitica socialista alla quale assistevano numerosi giornalistisialzò e raccontò la storia di questo sopruso. Il giornodopoleggendo i giornaliprima ne risepoi si infuriò oltreogni dose "tonica". Nessuno parlava del suo libromatravisavano la sua condotta in modo spiacevole.


Avevanostorpiato le sue parole e le sue frasitrasformando le sue sobrie emisurate osservazioni in un discorso da anarchico sbraitante. Tuttociò con molta abilità. Ricordo in particolare unesempio: mio padre aveva usato l'espressione "rivoluzionesociale"e il cronista aveva tranquillamente eliminatol'aggettivo "sociale". La dichiarazione venne quindidiffusa in tutto il paese dall'Associated Presse da ogni parte silevarono grida d'allarme. Mio padre fu bollato come anarchico enichilistae in una vignettache venne ampiamente riprodottafuritratto nell'atto di agitare una bandiera rossaalla testa di unatorma irsuta e selvaggiaarmata di torcecoltelli e bombe alladinamite.


Venneaspramente attaccato da tutta la stampain lunghi e spietatiarticoliper la sua anarchiae furono fatte allusioni a una suaincipiente follia. Questa tatticacome ci informò Ernestnonera una novità da parte della stampa capitalisticacheinviava di solito i suoi cronisti a tutte le riunioni socialisteconl'ordine di alterare e travisare ciò che veniva dettoperspaventare la borghesia e distoglierla da ogni idea di una possibileunione col proletariato. Ernest insistette molto perché papàabbandonasse la lotta e si mettesse al riparo.


Lastampa socialistainveceraccolse il guantoe tutti gli operai cheleggevano i giornali seppero che il libro era stato soppresso; maquest'informazione non oltrepassò la cerchia dei lavoratori.In seguitouna grande casa editrice socialista"Il richiamoalla ragione"si accordò con mio padre per pubblicare ilsuo libro. Mio padre ne fu entusiastaErnest invece ne fu allarmato.


"Ledico che siamo alle soglie dell'ignoto. Avvengono intorno a noiinsegretograndi cose. Le sentiamoinfatti; non ne conosciamo lanaturama la loro presenza è certa. Tutta la compaginesociale ne freme. Non mi chieda di cosa si tratti perché nonne so niente. Ma in questo movimentoc'è una realtàconcreta che sta prendendo formasta cristallizzandosi. Lasoppressione del suo libro ne è una prova. Quanti altri sonostati soppressi?


Loignoriamo e non potremo mai saperlo; siamo nel buio. Bisognaaspettarsi la soppressione della stampa e delle case editricisocialiste. Temo anzi che sia imminente. Stiamo per esseresoffocati".


Megliodegli altrisentiva il corso degli avvenimenti: infattimeno di duegiorni dopofu sferrato il primo assalto. "Il richiamo allaragione" era un settimanale diffuso fra il proletariato con unatiratura di settecentocinquantamila copie; inoltrepubblicava spessodelle edizioni specialida due a cinque milioni di copie pagate edistribuite dal piccolo esercito volontario dei lavoratoriraggruppati attorno al "Richiamo". Il primo colpo fudiretto contro queste edizioni e fu una brutta mazzata.L'Amministrazione delle poste stabilìcon una decisionearbitrariache quelle edizioni non facevano parte della solitacircolazione del giornalee con questo pretesto rifiutò diaccettarle nei suoi treni postali.


Unasettimana dopoil Ministero delle poste decretò che ilgiornale stesso era sedizioso e lo escluse definitivamente dai suoitrasporti. Era un terribile attacco alla propaganda socialista: il"Richiamo" era in condizioni disperatee pensò diraggiungere i suoi abbonati avvalendosi dei corrieri espressimaquesti rifiutarono il loro aiuto. Era il colpo di grazia; non quellodefinitivo però. Il "Richiamo" era deciso acontinuare la pubblicazione dei libri. Ventimila copie di quello dimio padre erano in rilegatura e altre ancora erano in stampa. Poiimprovvisamenteuna serauna folla di teppisti agitando unabandiera americana e cantando inni patriotticiappiccò ilfuoco ai vasti locali della tipografia del "Richiamo"distruggendola completamente.


E'da notare che la piccola città di Girardnel Kansasera unalocalità assolutamente tranquilla dove non erano mai avvenutidisordini operai. Il "Richiamo" rispettava i salaristabiliti dai sindacati edi fatto costituiva l'ossatura dellacittàperché occupava centinaia di uomini e di donne.La teppaglia che aveva distrutto la tipografia non era formata daabitanti di Girard; era sbucata fuori dal nulla per scomparirvi dinuovo immediatamente a fatto compiuto. Ernest vide in quell'episodiouna sinistra minaccia.


"Stannoorganizzando le Centurie Nere (1) anche negli Stati Uniti"disse. "Questo è solo l'inizio. Vedremo ben altro. IlTallone di Ferro prende coraggio".


Ecosì il libro di mio padre fu tolto di mezzo. In seguitoconil passare del tempoavremmo sentito parlare molto delle CenturieNere. Di settimana in settimanaaltri giornali socialisti venivanorespinti dalle poste ein parecchi casi accaddele Centurie Neredistrussero le tipografie. Naturalmentela stampa nazionalesosteneva la politica delle classi dominantie i giornali soppressifurono calunniati e denigratimentre le Centurie Nere venivanopresentate come i veri patrioti e salvatori della società.Queste calunnie erano così convincentiche alcuni ministridel culto fecerodal pulpitol'elogio delle Centurie Nerepurdeplorando la necessità della violenza.


Lastoria incalzava. Le elezioni di autunno si avvicinavanoe Ernest fuscelto dal partito socialista come candidato al Congresso. Le sueprobabilità di riuscita erano quanto mai favorevoli. Losciopero dei trasporti pubblici di San Francisco era fallitocomeera fallito quelloconseguenza del primodei carrettieri. Questedue sconfitte erano state disastrose per l'organizzazione sindacale.La Federazione dei Lavoratori Portualicon i suoi alleatiglioperai dei cantieriaveva sostenuto i carrettierie tuttol'edificio eretto a fatica era crollato senza vantaggio négloria. Lo sciopero fu cruento. La polizia ferì a colpi dimanganello moltissimi lavoratorie l'elenco dei morti aumentòin seguito al ricorso che essa fece di una mitragliatrice.


Diconseguenzagli uomini erano furiosiebbri di sangue e di vendetta.Battuti sul terreno da essi stessi sceltoerano pronti a dare unarisposta sul terreno politico. Mantenevano la loro organizzazionesindacale; ciò che dava loro forza e coraggio per la lotta incorso.


Leprobabilità di Ernest diventavano sempre più forti.Ogni giorno nuovi sindacati decidevano di sostenere i socialistielui stesso non poté fare a meno di ridere quando seppe cheanche gli Ausiliari delle Pompe Funebri e gli Spennatori di Volatilisi erano schierati dalla loro parte.


Ilavoratori erano ormai ostinati. Mentre si affollavano con veroentusiasmo nelle riunioni socialisterestavano insensibili alletrovate dei vecchi politicanti. Costoro si trovavano di solitodavanti a sale vuoteche solo ogni tanto si affollavano di gente cheriservava loro una tale accoglienza chepiù di una voltaerastato necessario l'intervento della polizia.


Lastoria incalzava; l'aria vibrava di avvenimenti attuali e imminenti.Il paese era sull'orlo della crisi (2)dovuta a una serie di anniprosperosi durante i quali era diventato sempre più difficilecollocare all'esterno l'eccesso di produzione. Le industrielavoravano a orario ridottomolte grandi fabbriche avevanoaddirittura smesso la produzionein attesa di smerciare l'eccesso diquella precedentee dappertutto i salari venivano ridotti.


Unaltro grande sciopero falliva. Duecentomila lavoratorimetalmeccanicicoi loro cinquecentomila alleati metallurgicieranostati vinti nella lotta più sanguinosa che avesse maisconvolto gli Stati Uniti. Vere e proprie battaglie erano statecombattute contro piccoli eserciti di crumiri (3) armatimessi incampo dalle associazioni padronali. Le Centurie Nere avevano fatto laloro comparsa nelle località più distanti fra lororecando grandi danni alle proprietà; di conseguenzaeranostati mandati centomila uomini dell'esercito regolare degli StatiUniti per porre cruentemente fine alla cosa.


Ungran numero di capi operai furono giustiziatimolti altriimprigionati e migliaia di scioperanti rinchiusi nei recinti etrattati in modo esecrabile dai soldati.


Sistavano scontando gli anni della passata prosperità. Tutti imercati crollavano enel crollo generale dei prezziquello dellavoro crollava più rapidamente degli altri. Il paese erascosso da una crisi industriale. Dappertutto gli operai scioperavanoe se non entravano in sciopero erano scacciati dagli stessi padroni.I giornali riferivano numerosi fatti di violenza e di sanguee intutto le Centurie Nere avevano la loro parte. Sommosseincendidistruzioni a catenaquesto il compito che esse assolvevano condiligenza. L'esercito regolare scendeva anch'esso in camporichiamato dalle violenze delle Centurie Nere (5). Tutte le cittàe i villaggi sembravano accampamenti militari; gli operai eranofucilati come cani. I crumiri venivano reclutati fra la massa deidisoccupatie quando avevano la peggio coi membri dei sindacaticomparivano le truppe regolarisempre in tempo per difenderli eschiacciare gli altri. Inoltrec'era la milizia. Fino allora non erastato necessario ricorrere alla legge segreta sulla milizia; solo lasua parte regolarmente organizzata entrava in azionee operavadappertutto. In ultimoin quei tempi di terrorel'esercito regolarefu aumentato di centomila uomini dal governo.


Maiil mondo del lavoro aveva ricevuto una lezione tanto severa.


Questavolta i grandi capitani dell'industriagli oligarchiavevanogettato tutte le loro forze nella breccia aperta dalle associazionipadronali. Si trattavain realtàdi associazioni borghesichestimolate dalla crisidalla durezza dei tempidal crollo deimercatie sostenute dall'alta finanzainflissero all'organizzazionedel lavoro una terribile e decisiva sconfitta.


Un'alleanzadunquepotentissimama al tempo stesso una specie di alleanza fraleone e agnello; e la borghesia non avrebbe tardato ad accorgersene.


Laclasse lavoratrice era agitata da idee sanguinose di vendettama eraanche annientata. Eppure la sua sconfitta non pose fine alla crisi.Le banche che già costituivano una forza non indifferente perl'oligarchiacontinuavano ad accettare i risparmi dei lavoratori. Ilgruppo di Wall Street (6) trasformò la borsa in un turbine chespazzò via tutti i beni del paese. E sui disastri e sullerovines'innalzò la forza della nascente oligarchia:imperturbabileindifferente e sicura di sé. Questa serenitàe sicurezza erano terrificanti. Per ottenere lo scopoessa nonricorreva soltanto a tutta la propria potenzama anche a quella delTesoro degli Stati Uniti. I capitani dell'industria si erano poivolti contro la media borghesia. Le associazioni padronaliche liavevano aiutati a sconfiggere l'organizzazione del lavoroerano aloro volta sconfitte dai loro antichi alleati.


Inmezzo al crollo dei piccoli finanzieri e industrialii trustresistevano magnificamente. Non solo erano solidima anche attivi.Seminavano ventosenza paura né esitazioniperchéessi soli sapevano il modo di raccogliere tempesta e trarne profitto.E quale profitto! Quali immensi raccolti! Abbastanza forti per tenertesta all'uragano che avevano contribuito largamente a scatenaresiscatenavano essi pure e saccheggiavano ciò che turbinavaintorno a loro. I valori di borsa erano pietosamente eincredibilmente crollati e i trust allargavano la loro sfera d'azionein proporzioni non meno incredibili: le loro imprese si estendevanoin numerosi campi nuovie sempre a spese della media borghesia.


Cosìl'estate del 1912 conobbe l'assassinio della classe media borghese.Lo stesso Ernest rimase colpito dalla rapidità con la quale fuinferto il colpo di grazia. Scosse il capopieno di cattivi presagie cominciò a guardare senza speranza alle elezioni d'autunno.


"E'inutile"diceva Ernest"siamo stati già sconfitti.Il Tallone di Ferro è un fatto. Avevo posto tutte le miesperanze in una vittoria tranquilla alle urne. Ho avuto torto.Wickson aveva ragionesaremo spogliati delle poche libertàche ci rimangono. Il Tallone di Ferro ci calpesterà; nonrimane altroa questo puntoche una rivoluzione sanguinosa dellaclasse operaia. Naturalmente avremo la vittoriama fremo al pensierodi quello che ci costerà".


Daallora Ernest ripose tutta la sua speranza nella rivoluzione.


Suquesto puntoanziandava più in là del suo partito. Isuoi compagni di partito non erano d'accordo con lui. Continuavano acredere che la vittoria poteva essere ottenuta con le elezioni.


Nonche fossero storditi dal colpo ricevuto; erano troppo padroni di sée troppo coraggiosi per questo: erano soltanto increduli.


Ernestnon riusciva a ispirare loro un vero timore dell'oligarchiariuscivaa commuoverlima erano sempre troppo sicuri della loro forza. Nonc'era posto per l'oligarchia nella loro teorica evoluzione sociale;di conseguenzal'oligarchia non poteva esistere.


"Timanderemo al Congressoe tutto si sistemerà"glidissero in una delle nostre riunioni segrete.


"Equando mi avranno sbattuto fuori dal Congressomesso con le spallecontro un muro e fatto saltar il cervello"chiese freddamente"che cosa farete dopo?".


"Cisolleveremo con tutta la nostra forza"risposero una dozzina divociimmediatamente.


"Allorasguazzerete nel vostro stesso sangue"fu la sua risposta.


"Conoscoquesto motivo; l'ho sentito cantare dalla borghesiae dov'èora la sua forza?".




NOTE:


1)Le Centurie Nere erano bande reazionarie organizzate dall'autocraziaagonizzante durante la Rivoluzione russa. Questi gruppi reazionariattaccavano i gruppi rivoluzionari; inoltreal momento opportunoprovocavano disordini e distruggevano le proprietà per fornireall'autocrazia il pretesto per ricorrere ai Cosacchi.


2)In regime capitalistico questi periodi di crisi erano tantoinevitabili quanto assurdi. La proprietà era sempre causa dicalamità. Il fatto era dovutonaturalmenteall'eccesso diprofitti che si accumulavano.


3)In teoria e in praticain tuttofuorché nel nomei crumirirappresentavano l'esercito privato dei capitalisti.


Perfettamenteorganizzati e armatierano sempre pronti a essere caricati su trenispeciali e trasportati sui luoghi degli scioperioppure erano tenutidi riserva dai padroni. Solo tempi così strani potevanooffrire lo spettacolo di un certo Farleynoto capo dei crumirichenel 1906 attraversò gli Stati Uniti su treni speciali da NewYork a San Franciscoalla testa di un esercito di 2500 uomini armatied equipaggiati per rompere lo sciopero dei carrettieri diquest'ultima città. Un'infrazione vera e propria alle leggidel paese. Ma il fatto che la cosa rimase impunitacome migliaia dialtri episodi del generemostra fino a che punto la magistraturafosse creatura della plutocrazia.


4)Durante uno sciopero dei minatori dell'Idahonella seconda metàdel diciannovesimo secolomolti scioperanti furono rinchiusi dallatruppain un recinto per buoi. La cosae il nomesi perpetuarononel ventesimo secolo.


5)Il solo nomenon il concettoera stato importato dalla Russia. LeCenturie Nere rappresentavano un'evoluzione degli agenti segreti delcapitalismo e comparvero la prima volta nelle lotte dei lavoratoridel secolo diciannovesimo. Non vi sono dubbi al riguardo. E questo èstato ammesso addirittura dal Commissario del lavoro degli StatiUniti del tempoCarrol D. Wright. Nel suo libro intitolato "Lebattaglie del lavoro"troviamo questa sua dichiarazione: "Inalcuni grandi scioperi storicigli impiegati stessi hanno incitatoalla violenza"; e aggiunge che gli industriali provocarono diproposito gli scioperi per sbarazzarsi dell'eccedenza della loromercee che molti treni furono bruciati dagli agenti dei padronidurante gli scioperi delle ferrovieper accrescere il disordine. Dasimili agenti nacquero le Centurie Nereche diventarono poi l'armaterribile dell'oligarchiagli agenti provocatori.


6)Nome di una strada della vecchia New Yorkdove era la Borsa e dovel'irrazionale ordinamento della società permetteva lamanipolazione segreta di tutte le industrie del paese.




Capitolo11


LAGRANDE AVVENTURA


Ilsignor Wickson non aveva fatto nulla per vedere mio padre.


S'incontraronoper caso sul traghetto per San Francisco; e quindi l'avvertimento chegli diede non fu premeditato. Se il caso non li avesse fattiincontrare non ci sarebbe stato nessun avvertimento.


Delrestoniente sarebbe cambiato. Mio padre discendeva dall'antico esolido ceppo del "Mayflower" (1) e il buon sangue non mentemai.


"Ernestaveva ragione"mi disse appena tornato a casa"Ernest èun giovane straordinarioal punto che preferirei vederti sua mogliepiuttosto che sposa del re d'Inghilterrao dello stessoRockefeller".


"Cos'èsuccesso?" chiesi allarmata.


"L'oligarchiasta per schiacciarci. Wickson me l'ha fatto chiaramente capire. E'stato molto gentileper essere un oligarca. Mi ha offerto diriprendermi all'università. Che te ne pare? Wicksonquelsordido strozzinoha il potere di decidere se insegnerò o noall'università dello Stato? Ma mi ha offerto di meglio ancora:mi ha proposto di farmi nominare rettore di un grande istituto discienze fisiche che hanno in progetto di creare. L'oligarchia devepur liberarsi in qualche modo della sua ricchezza in eccessocapisci?


'Ricordaquel che dissi a quel socialista innamorato di sua figlia?' ha detto.'Gli dissi che avremmo schiacciato la classe operaia. Orbenelofaremo. Quanto a leilei sa checome scienziatol'ho in granrispettoma se unisce la sua sorte a quella del proletariatoebbenestia attento. Non posso dirle altro!'. Quindi mi ha voltato le spallee se ne è andato".


"Segnoche dovremo sposarci prima del previsto"fu il commento diErnestquando gli riferimmo la cosa.


Nonafferrai allora quel suo ragionamentoma non tardai a capirlo. Aquel tempo fu pagato il dividendo trimestrale delle filandeSierra...o meglio avrebbe dovuto essere pagatoperché miopadre non ricevette il suo. Dopo parecchi giorni di attesascrisseal segretario e ottenne immediatamente risposta: gli si comunicavache dai libri della società non risultava che mio padrepossedesse azioni e gli si chiedevano gentilmente maggioridelucidazioni. "Gliele darò io le delucidazioni a quelvillano"dichiarò mio padre avviandosi alla banca perritirare le azioni in questione dalla cassetta di deposito.


"Ernestè un uomo eccezionale"disse al ritornomentrel'aiutavo a togliersi il soprabito. "Lo ripetofiglia mia; iltuo fidanzato è un uomo eccezionale".


Sapevosentendolo parlare cosìche dovevo prepararmi a qualche nuovasventura.


"Mihanno già schiacciato. Non ci sono più titolilacassetta è vuota. Dovete sposarvi al più presto".


Semprefedele ai suoi metodi di laboratoriocitò le Filande Sierrain tribunalema non riuscì a farvi comparire i libri deiconti. La Sierranon luicontrollava i giudici: questo spiegavatutto. Non solo la sua istanza fu rigettatama la legge sanzionòquello spudorato furto.


Ripensandociorami pare quasi ridicolo il modo in cui fu battuto. Incontròper caso Wickson per strada a San Franciscogli diede del furfante.Per questo fu arrestato per diffamazionecondannato dal tribunale dipolizia a pagare un'ammendae dovette promettereprevia cauzionedi starsene quieto. Un fatto così ridicolo che lui stesso nonpoté fare a meno di ridere. Ma che scandalo sulla stampalocale! Si parlava allora con gravità del bacillo dellaviolenza che infestava tutti quelli che abbracciavano la causa delsocialismoe mio padrenonostante la sua lunga vita pacificafucitato come un esempio illuminante dello sviluppo di quel microbodella violenza. Più di un giornale insinuò che per itroppi studi scientifici doveva avergli dato di volta il cervellolasciando intendere che si sarebbe dovuto rinchiuderlo in manicomio.E non si trattava di semplici chiacchiere. Il pericolo incombevaseriamente. Ma mio padre fu abbastanza saggio da capirlo.L'esperienza del vescovo Morehouse gli era servita di lezione. Se nestette buono sotto quel diluvio di ingiustiziee credo che la suapazienza sorprese gli stessi nemici.


Inseguitotoccò alla casala nostra casa. Improvvisamentesaltò fuori un'ipotecae dovemmo abbandonarla. Naturalmentenon c'era nessuna ipotecanon c'era mai stata: il terreno era statoacquistato e la casa pagata appena costruita. Casa e terreno eranosempre stati liberi da ogni vincolo. Ciò nonostantesaltòfuori una falsa ipotecaredatta e firmata legalmente e regolarmentecon le ricevute degli interessi versati durante un certo numero dianni. Mio padre non reagì. Come gli avevano rubato il denaroora gli rubavano la casa; non era possibile far ricorso. Ilmeccanismo della società era nelle mani di coloro che avevanogiurato di rovinare mio padre. Ma poiché in fondo era unfilosofomio padreormainon s'indignava.


"Sonocondannato a essere schiacciato"mi diceva"ma questa nonè una buona ragione per non cercare di essere calpestato ilmeno possibile. Le mie vecchie ossa sono fragili e ho imparato lalezione. Sa dio se ci tengo a passare i miei ultimi giorni in unmanicomio".


Questomi fa ricordare che non ho ancora raccontato la storia del vescovo.Ma prima devo dire del mio matrimonio. Nel vortice degli avvenimentila sua importanza si perdelo soe dunque ne farò appenamenzione.


"Oradiventeremo veri proletari"disse mio padre quando fummoscacciati dalla vecchia casa: "Ho spesso invidiato al tuo futuromarito la perfetta conoscenza del proletariato; ora potròprovare e imparare personalmente".


Dovevaavere nel sangue il desiderio dell'avventuraperchéconsiderava la nostra catastrofe alla stregua dell'avventura. Non silasciò prendere né dalla collera nédall'amarezza; era troppo filosofo e troppo semplice per esserevendicativoe viveva troppo nel mondo dello spirito per rimpiangeregli agi materiali che avevamo dovuto abbandonare. Quando citrasferimmo a San Franciscoin quattro miserabili camerenel ghettoa sud di Market Streets'imbarcò in quell'avventura con lagioia e l'entusiasmo di un bimboma insieme con la chiara visione ela comprensione di una mente superiore. In realtànon siridusse mai alla cristallizzazione mentale e ai falsi apprezzamentidei valoriperché quelli non avevano alcun senso per lui; isoli valori che riconosceva erano i fatti matematici e scientifici.Eradevo direun essere eccezionale: aveva la mente e l'anima deigrandi uomini. A volte superava persino Ernest che era il piùgrande uomo che avessi mai conosciuto.


Etuttavia provai qualche conforto in quel cambiamento di vitae cioèla gioia di sfuggire all'ostracismo metodico e progressivo al qualeeravamo sottoposti nella nostra città universitaria conl'inimicizia della nascente oligarchia. E anche a me quella nuovavita finì col sembrare un'avventurae la più grande ditutteperché era un'avventura d'amore. La nostra crisifinanziaria aveva affrettato il nostro matrimonio; cosicchéandai ad abitare come sposa il piccolo appartamento di Pell Streetnel ghetto di San Francisco.


Madi tutto rimane soltanto questo: ho fatto felice Ernest. Sono entratanella sua vita tempestosa non come un elemento di disordinema comeun elemento di pace e riposo. Gli ho portato la calma: fu il mio donod'amore a luie il segno infallibile di non essere venuta meno.Riuscire a far dimenticaresuscitare la luce della gioia in queipoveri occhi stanchi: ecco la mia gioia. E poteva essermene riservatauna maggiore?


Queicari occhi stanchi! Si prodigò sempre come pochi hanno maifattotutta la sua vita si prodigò per gli altri. Tale fu lamisura della sua umanità. Era un umanitariouna creaturad'amore.


Colsuo spirito battaglieroil suo corpo di gladiatore e il suo geniod'aquilaera dolce e tenero con mecome un poetama un poeta cheviveva i suoi canti nell'azione. Sino alla morte cantò lacanzone umanala cantò per puro amore di questa umanitàper la quale diede la sua vita e fu crocifisso.


Etutto questosenza la minima speranza d'un premio futuro. Nella suaconcezione del mondo non esisteva vita futura. Luiche fiammeggiavad'immortalitàla negava a se stesso; e questo era il piùgran paradosso della natura. Quello spirito ardente era dominatodalla filosofia fredda e incresciosa del monismo materialistico.Quando tentavo di confutare le sue ideedicendogli che misuravo lasua immortalità dal volo della sua animae che mi sarebberooccorsi secoli per conoscerla a fondoridevae le sue braccia sitendevano a me; mi chiamava la sua dolce metafisicae ognistanchezza spariva dai suoi occhi; io vi intravedevo quella fiammad'amore cheda solaera una nuova e sufficiente affermazione dellasua immortalità.


Altrevolte mi chiamava la sua cara dualista e mi spiegava come Kantpermezzo della ragion puraaveva abolito la ragione al fine di adorareDio. Stabiliva un paralleloe mi accusava di macchiarmi della stessacolpa. E quando iocolpevoledifendevo quel modo di pensare perchéprofondamente razionalelui si limitava a stringermi piùforte e rideva come soltanto potrebbe farlo un amante di Dio. Eropersonalmenteportata a negare che eredità e ambientespiegassero la sua originalità e il suo genio non piùche gli aridi tentativi della scienza di afferrareanalizzare eclassificare la fuggevole essenza che si nasconde nella formazionestessa della vita.


Sostenevoche lo spazio è un'apparizione di Dioe l'anima unaproiezione della sua essenza; e quando lui mi chiamava la sua dolcemetafisicaio lo chiamavo il mio immortale materialista; e ciamavamo ed eravamo felici. Io gli perdonavo il suo materialismo invirtù dell'opera sconfinata compiuta nel mondo senza darsipensiero del progresso personale; in virtù anche diquell'eccessiva modestia spirituale che gli impediva di inorgoglirsie perfino di avere coscienza e regale fierezza del suo animoveramente eccezionale.


Maorgoglio ne aveva. Come potrebbe non averne un'aquila?


Sostenevache era più bello per un'infima molecola mortale sentirsidivina che per un dio sentirsiappuntodivinoe in tal modoesaltava quella che lui considerava la propria mortalità. Glipiaceva citare i versi di un certo poema. Non lo aveva mai conosciutoper intero e aveva cercato invano di scoprirne l'autore. Riporto quii versi non solo perché li prediligevama perchéesprimono il paradosso che era nel suo spirito. Perché comepuò unocon fremitoardore ed esaltazionerecitare questiversi e restare insieme mortalecreatura effimera e formaevanescente?


Eccoli:Gioia su gioia e conquista su conquista sono i diritti destinatimiper nascitae grido la lode dei miei giorni infiniti all'echeggiantelimite della terra.


Dovessisoffrire ogni morte umana sino alla fine ultima del tempoil calicedelle mie gioie l'avrò alfine vuotatoin ogni tempo e luogo.


Schiumadell'Orgogliosapere del Poteredolce gusto della Femminilità!


Scolosino alla fecciain ginocchioperché sìdàgusto questo bere:


brindoalla Vitabrindo alla Morte e schiocco le labbra col cantoperchéquando morrò un altro "Io" porgerà oltre lacoppa.


Coluiche scacciasti dall'Eden ero ioSignoreioe là torneròancora quando terra e aria saran squarciate dal mare al cielo; perchéquello è il mio mondoil mio mondo stupendo degli affannimiei più caridal primo lieve vagito di neonato al tormentodelle doglie di femmina.


Caricodell'energia di una razza increatacombattuto da un desideriomondanol'irruente flusso del mio giovane sangue scatenatospegnerebbe il fuoco del Giudizio.


Iosono l'UomoI'Uomodalla carne fremente alla polvere della miaterrena aspirazionedal covante buio del grembo pregno allosplendore dell'anima mia nuda.


Ossadelle mie ossacarne della mia carneil mondo tutto s'apprende almio desiderioe la sete insaziata di un Eden maledetto tormenteràla terra affinché sia esaudito.


OnnipossenteDioquando vuoto il calice della vita di tutti i raggi luminosi delsuo arcobalenol'ingrato impegno della notte eterna non saràtroppo lungo per i miei sogni.


Coluiche scacciasti dall'Eden ero ioSignoreioe là torneròancora quando terra e aria saran squarciate dal mare al cielo; perchéquello è il mio mondoil mio mondo stupendo degli affannimiei più caridal luminoso bagliore della corrente artica albuio della mia notte amorosa.


Ernestlavorò sempre troppo. Era sostenuto solo dalla robustacostituzioneche però non cancellava la stanchezza nellosguardo.


Isuoi cari occhi stanchi! Non dormiva più di quattro ore emezzo per nottee nonostante questonon trovava mai il tempo difare tutto quello che avrebbe voluto. Neppure un istante interruppela sua attività di propagandistaed era sempre impegnatoconmolto anticipoper conferenze a organizzazioni operaie. Poi ci fu lacampagna elettoralealla quale si dedicò fino al limite delpossibile. La soppressione delle case editrici socialiste lo privòdei suoi diritti d'autoree fu costretto a lavorare duro perprocurarsi da vivereperché oltre a tutti gli altri lavoridoveva anche darsi da fare per guadagnarsi la vita. Traduceva moltoper riviste scientifiche e filosofiche; rincasava tardi la seragiàstanco per la lotta elettoralee si dedicava a quell'occupazionefino alle prime ore del mattino. E soprattutto coltivava i suoistudi! Li continuò fino alla morte; e studiava follemente.


Nonostantequestotrovava il tempo per amarmi e rendermi felice.


Iofondevo tutta la mia vita con la sua. Imparai la stenografia e ladattilografia e diventai la sua segretaria. Mi diceva spesso che eroriuscita ad alleggerirlo di metà del lavoroe cosìimparai a capire le sue opere. I nostri interessi divennero comunilavoravamo insieme e ci distraevamo insieme.


Iminuti di tenerezza rubati al lavoro: una semplice parolauna rapidacarezzauno sguardo d'amore; e questi minuti erano tanto dolciquanto più furtivi. Vivevamo sulle vettedove l'aria èpura e frizzantedove ci si impegna per l'umanitàdove ilsordido egoismo non potrebbe respirare. Amavamo l'amore che per noisi coloriva delle tinte più belle. Edi tuttoquesto rimane:


nonfallii il mio scopo. Gli diedi un po' di riposoa lui che siprodigava per gli altrial mio caro mortale dagli occhi stanchi!




NOTE:


1)Una delle prime navi che trasportarono coloni in Americadopo lascoperta del Nuovo Mondo. Per lungo tempoi discendenti di costoroandarono straordinariamente orgogliosi della loro origine; poiquelsangue prezioso si diffuse a tal puntoche ormai praticamentecircola nelle vene di tutti gli americani.




Capitolo12


ILVESCOVO


Fudopo il mio matrimonio che ebbi occasione di rivedere il vescovoMorehouse. Bisognaperòche racconti con ordine i fatti.


Dopoil suo sfogo al convegno dell'I.P.H. il vescovoanima dolce e mitecedendo alle insistenze dei suoi amiciera partito per una vacanzadalla quale era tornato più deciso che mai a predicare ilmessaggio della Chiesa. Con grande costernazione dei fedelila suaprima predica fu in tutto e per tutto simile al discorso che avevapronunciato lì al convegno. Ripetécitando numerosiesempi e sconvolgenti particolariche la chiesa si era allontanatadagli insegnamenti del Maestroe che al posto di Cristo era statoinnalzato il dio Mammona. Il risultato fu chedi prepotenzavennerinchiuso in una clinica per malattie nervosementre i giornalipubblicavano articoli patetici sul suo collasso nervosolodando altempo stesso la santità della sua figura.


Entratoin clinicafu tenuto prigioniero. Mi presentai più voltemami fu sempre rifiutata la possibilità di vederlo. Rimasidunque terribilmente impressionata dalla sorte di quel sant'uomoassolutamente sano di corpo e di menteschiacciato dalla volontàbrutale della società. Perché il vescovo era sano dimentequanto puro e nobile di cuore. Come diceva Ernestla sua soladebolezza era l'erronea conoscenza della biologia e della sociologiaper cui aveva scelto male il modo di tentare di cambiare le cose.


Ciòche mi esasperavaera l'impotenza a difendersi di quel prelato. Secontinuava a proclamare la verità così come la vedevaera condannato all'internamento perpetuo; e ciò senza poterprotestare. Il suo patrimoniola sua posizionela sua cultura nonpotevano salvarlo. Le sue idee costituivano un pericolo per lasocietàche non poteva concepire come conclusioni tantopericolose potessero provenire da uno spirito sano; almenoa mequesto sembra che fosse l'atteggiamento generale.


Mail vescovochesebbene mite e d'animo puro non mancava di acumecapì chiaramente il pericolo della situazionesi vide presoin una retee cercò di scappare. Non potendo contaresull'aiuto dei suoi amicicome quello che mio padreErnest e io gliavremmo volentieri datoera costretto a battersi da solo.


Nellasolitudine forzata della clinicaguarìrecuperòl'equilibrio. I suoi occhi cessarono di contemplare visioni; la suamente si purgò della fantastica idea che il dovere dellasocietà fosse quello di nutrire le pecorelle del signore.


Comeho già dettoguarì completamentee i giornali e lagente di chiesa salutarono il suo ritorno con gioia. Mi recaiimmediatamente nella sua chiesa. La predica fu dello stesso tenore diquelle tenute un tempoprima del suo accesso di visionario. Ne fuidelusa e scossa. La lezione inflittagli l'aveva forse ridottoall'obbedienza? Era dunque un vile? Aveva abiurato per paura?


Oppurela pressione era stata troppo forteed egli si era lasciatoschiacciare dal carro di Juggernaut (1) dell'ordine stabilito?


Andaia fargli visita nella sua bella dimora. Lo trovai tristemente mutatodimagritocol volto solcato da rughecome non lo avevo mai visto.Fu chiaramente sconcertato della mia visita. Parlandosi tiravanervosamente le maniche della veste; i suoi occhi inquieti giravanoda ogni parte per evitare i miei; la sua mente sembrava preoccupata.La nostra conversazioneinterrotta da pause straneda bruschicambiamenti d'argomentofu così incoerenteda imbarazzare.Era costui l'uomo calmo e sicuro di sé che avevo un tempoparagonato a Cristocon i puri occhi limpidilo sguardo dirittosenza debolezzacome la sua anima?


Erastato malmenato e domato. Il suo spirito era troppo mite; non eraabbastanza forte per far fronte alla società organizzata.


Misentii invasa da una tristezza indicibile. Le sue spiegazioni eranoambiguepaventava in maniera così evidente ciò cheavrei potuto direche non ebbi cuore di rivolgergli la minimadomanda.


Miparlò della sua malattia con abbandono; parlammo apertamentedella chiesadella riparazione dell'organoe delle scarse opere dicarità. Alla finemi vide partire con tale piacere che neavrei riso se il mio cuore non fosse stato gonfio di lacrime.


Poverodebole eroe. Se avessi saputoperò! Lui combatteva come ungigante e io non lo sospettai nemmeno. Solointeramente solo inmezzo a milioni di suoi similicombatteva a modo suo. Sospeso fral'orrore del manicomio e la sua fedeltà alla verità ealla giustiziasi aggrappava disperatamente a quest'ultimama eracosì solo che non aveva neppure osato fidarsi di me. Avevaimparato troppo bene la lezione!


Nonpassò moltoche rimasi invece edificata. Un bel giorno ilvescovo sparìsenza aver avvertito nessuno della suapartenza. Le settimane passavano senza che tornasse: circolaronomolte voci sul suo conto; si disse persino che si era ucciso in unaccesso di pazzia. Ma queste voci tacquero quando si seppe che avevavenduto tutto quello che avevala casa in cittàquella dicampagnaa Menlo Parki quadrile raccolte d'arte e perfino la suacara biblioteca. Aveva liquidato tutto in segretoprima di partire.


Questoaccadde quando anche su di noi si era abbattuta la sorte avversa.Solo quando ci fummo stabiliti nella nuova casaavemmo il tempo dichiedere di lui. Improvvisamente tutto si chiarì. Una seraprestoverso l'imbrunirecorsi all'angolo a comprare dellecostolette per la cena di Ernest. Perchénel nostro nuovoambientechiamavamo cena l'ultimo pasto del giorno.


Propriomentre uscivo dal macellaioun uomo varcava la soglia delladrogheria vicinache faceva angolo con la strada. Una stranaimpressione di familiarità mi spinse a guardarlo meglio. Maaveva già voltato l'angoloe camminava a passo svelto. C'eranell'insieme delle spalle e nella corona dei capelli argentati che siintravedevano fra il colletto e il cappello dall'ala rialzataun nonso che che mi risvegliò vaghi ricordi. Invece diriattraversare la stradaseguii quell'uomo. Affrettai il passocercando di controllare le idee che si affollavano in testa. Noimpossibilenon poteva essere luivestito a quel modocon unvecchio vestito di telacon i calzoni troppo lunghisfilacciati infondo.


Mifermairidendo di me stessae stavo per abbandonare quel folleinseguimento. Ma quella schiena e quei capelli d'argento mi eranotroppo noti. Lo raggiunsi esorpassandologettai uno sguardo disbieco al suo visopoi mi voltai bruscamentee mi trovai a faccia afaccia con il... vescovo.


Anchelui si fermòaltrettanto bruscamentesorpreso. Un grossopacco di carta che aveva in mano gli cadde a terra squarciandosi espargendo sul marciapiede una grande quantità di patate. Miguardò con stupore e spaventopoi sembrò vinto; lespalle gli si abbassarono e trasse un profondo sospiro.


Glitesi la mano. La prese; la sua era madida. Tossì con ariaimbarazzatae la fronte gli si imperlò di grosse gocce disudore.


Evidentementeera molto turbato.


"Lepatate"mormorò con voce spenta"sono preziose!".Le raccogliemmo e le rimettemmo nella busta laceratache lui tenevaora con cura nel cavo del gomito.


Cercaidi esprimergli la mia gioia nel vederloe l'invitai a venire subitoin casa nostra.


"Miopadre sarà contento di rivederla"dissi. "Abitiamoa due passi da qui".


"Impossibile"rispose. "Devo andarearrivederci". Si guardòintorno con aria inquietacome se temesse di essere riconosciutoefece l'atto d'incamminarsi. Poivedendomi decisa a seguirloa nonperderlo di vistaaggiunse:


"Midia il suo indirizzoverrò a trovarvi più in là".


"No"risposi con fermezza. "Deve venire subito".


Guardòil sacchetto delle patate che gli dondolava dal braccio e i pacchettiche aveva nell'altra mano.


"E'impossibiledavvero"disse. "Scusi la scortesiaseavessi saputo".


Miguardò come se fosse sul punto di commuoversima un attimodopo si riprese. "E poi ho questa roba con me"proseguì."E' proprio un caso pietosoterribile. Si tratta di una vecchiaalla quale devo portarla subito. Ha famebisogna che corra da lei.


Capisce?Verrò dopo. Glielo prometto".


"Vengocon lei"dissi. "E' lontano?".


Sospiròinfine si arrese.


"Solodue isolati"disse. "Affrettiamoci".


Accompagnatadal vescovofeci la conoscenza del quartiere in cui abitavo. Nonavrei mai immaginato che contenesse miserie così grandi!Naturalmente la mia ignoranza veniva dal fatto che non mi occupavo dicarità. Ero convinta che Ernest avesse ragione quandoparagonava la beneficenza a un cauterio su una gamba di legnoe lamiseria a un'ulcera che bisognava togliereinvece di mettervi su unimpiastro. Il suo rimedio era semplice. Dare all'operaio il prodottodel suo lavoroe una pensione a coloro che sono invecchiatilavorando; non ci sarebbe stato più bisogno di elemosine.Persuasa della bontà di questo ragionamentocospiravo con luiper la rivoluzionee non spendevo la mia energia per sollevare lemiserie sociali che nasconocostantementedall'ingiustizia delsistema sociale.


Seguiiil vescovo in una piccola stanza di circa quattro metri per tre. Vitrovammo una povera vecchietta tedescadi sessantaquattro anniaquanto mi disse. Fu sorpresa di vedermima mi fece un cenno cordialecol caposenza smettere di cucire un paio di calzoni da uomo cheteneva sulle ginocchia. In terravicino a leice n'erano parecchialtri. Il vescovoaccortosi che non c'erano più nélegna né carboneuscì per comprarne.


Raccolsiun paio di pantaloni ed esaminai il lavoro della vecchia.


"Seicentesimisignora"disse lei scuotendo il capo leggermente econtinuando a cucire. Cuciva lentamentema senza smettere unistante. Sembrava condannata a cucire in eterno.


"Perquesto lavoropagano sei centesimi?" chiesi stupita. "Quantotempo c'impiega?" "Sìtanto mi danno"rispose. "Sei centesimi per la finiturae ciascuno richiede dueore di lavoro. Ma il padrone non lo sa questo"aggiunsevivacementelasciando trasparire il timore di avere delle noie. "Nonsono svelta: ho l'artrite alle mani. Le giovani sono molto piùabili di me: impiegano metà del tempoper finire ogni pezzo.


Ilpadrone è un brav'uomo; mi lascia portare il lavoro a casaora che sono vecchia e il rumore delle macchine mi stordisce. Se nonfosse così gentilemorirei di fame... Sìquelle chelavorano all'officina prendono otto centesimi. Ma che vuole? Non c'èabbastanza lavoro per le giovanie non c'è bisogno dellevecchie... Spesso ho un solo paio di calzoni da finire prima disera".


Ledomandai quante ore lavorassee mi disse che dipendeva dallastagione.


"D'estatequando ci sono molte ordinazionilavoro dalle cinque del mattinofino alle nove di sera. Ma d'inverno fa troppo freddo e non riesco asgranchirmi le maniallora devo lavorare di piùqualchevolta sin dopo la mezzanotte.


Sìl'estate scorsa è andata male. I tempi sono duri. Il buon diodeve essere in collera. Questo è il primo lavoro che ilpadrone mi ha dato in tutta la settimana. E quando non c'èlavoro non si mangia! Mi sono abituata. Ho cucito tutta la vita; almio vecchio paeseun tempopoi quia San Franciscodatrent'anni...


Quandosi può guadagnare il denaro per l'alloggiotutto va bene.


Ilproprietario è molto buonoma alla scadenza pretendel'affitto. Vuole solo tre dollari per questa stanza. Non ècaro.


Eppureè una fatica a mettere insieme tre dollari".


S'interruppesenza smettere di cuciree scosse il capo.


"Dovràstare bene attenta a come spende"osservai.


Feceun cenno di assenso. "Una volta pagato l'affittole cose nonvanno male. Naturalmente non posso comprare la carnené illatte per il caffè. Ma faccio sempre un pasto al giorno equalche volta anche due".


Avevapronunciato le ultime parole con una punta d'orgoglioun vago sensodi vittoria. Ma mentre continuava a cucire in silenziovidiaddensarsi nei suoi occhi buoni una grande tristezzae gli angolidella bocca abbassarsi. Il suo sguardo vagò lontano. Poi sistropicciò gli occhi in frettaaltrimenti non avrebbe visto acucire.


"Nonè la fame che mi spezza il cuore"spiegò. "Cisi abitua.


Piangoper mia figliauccisa dalla fabbrica. E' vero che lavorava moltomanon posso capire come abbia potuto morireperché era robusta.Era giovaneaveva solo quarant'annie lavorava da trenta. Avevacominciato prestoè veroma mio marito era morto per loscoppio di una caldaia. Che potevamo fare? Aveva solo dieci annimaera molto sviluppata per la sua età. La macchina per cucirel'ha uccisa; lei lavorava più svelta di tutte le altre. Hopensato tanto a questoe so tuttoperciò non posso piùandare in fabbrica: la macchina per cucire mi fa malesembra dirmi:l'ho uccisa io! l'ho uccisa io! Canta questo ritornello tutto ilgiorno. Allora penso a mia figlia e non riesco assolutamente alavorare".


Isuoi occhi stanchi si erano velati di nuovoe dovette asciugarliprima di riprendere il lavoro. Udii il vescovo arrancare su per lescale e aprii la porta. In che stato era!


Portavasulle spalle mezzo sacco di carbonee sopradella legna.


Avevail viso coperto di fuligginee il sudoreper lo sforzo compiutogli gocciolava dalla fronte. Lasciò cadere il carico in unangolo vicino alla stufa e si asciugò la faccia con unfazzoletto di tela grezza. Stentavo a credere ai miei occhi. Ilvescovonero come un carbonaioaveva una rozza camicia di cotoneuna tuta. Questa era la cosa più assurda di tutte: la tuta!alla quale mancava persino un bottone. Era quanto di piùincongruo vi potesse esseresdrucita in fondoe trattenuta allavita da una cintura di cuoio.


Seil vescovo aveva caldole mani gonfie della povera vecchia eranointirizzite per il freddo. Prima di lasciarlail vescovo accese ilfuocomentre io sbucciavo le patate e le mettevo a bollire. Dovevoimparare poicol tempoche di questi casi ce n'erano parecchiemolti anche peggiori nascosti negli orribili interni delle case delquartiere.


Rientrandotrovammo Ernest in pensiero per la mia assenza.


Passatala prima sorpresa dell'incontroil vescovo si sdraiò in unapoltronaallungò le gambe coperte di tela azzurra e mandòcertamenteun sospiro di sollievo. Eravamodissei primi tra isuoi vecchi amici che rivedeva dopo la sua fuga: nelle ultimesettimanela solitudine gli era pesata enormemente. Ci raccontòmolte cosema soprattutto espresse la gioia che provava nel metterein pratica i precetti del suo divino Maestro. "Perché oraveramente"disse"nutro i suoi agnelli. E ho imparato unagran cosa: non si può curare l'anima finché lo stomaconon è pieno. Gli agnelli di dio devono essere nutriti conpanepatate e carne; solo così le loro menti sono pronte aricevere un cibo elevato".


Mangiòvolentieri il pranzo che avevo preparato. Non aveva avuto mai tantoappetitoalla nostra mensa. Parlammo dei giorni passatie ci disseche in vita sua non era mai stato così bene come nella suanuova condizione.


"Vadosempre a piediora"dissee arrossì al ricordo deltempo in cui girava in carrozzacome se fosse stato un peccatoreimperdonabile.


"Lamia salute è ottima"aggiunse in fretta"e sonofelicissimoveramente felicissimo. Ora veramente ho coscienza diessere un eletto del Signore".


Eppureil suo viso serbava costante un'impronta di tristezzaperchéora si era fatto carico dei dolori del mondo. Vedeva la vita sottouna luce ben diversa da come l'aveva intravista nei libri della suabiblioteca.


"Eil responsabile di tutto questo è leigiovanotto"disserivolto a Ernest che parve imbarazzato e intimidito.


"L'avevo...l'avevo avvertita"balbettò.


"Nonha capito"rispose il vescovo. "Non è unrimproveroma un ringraziamento. Le sono grato d'avermi mostrato lamia vita. Dalle teorie sulla vitalei mi ha condotto alla vitastessa. Ha squarciato i velie strappato le maschere. Ha portato laluce nella mia nottee ora anch'io vedo la luce del giorno. E sonofelicetranne..." esitòdolorosamentee come un velodi sofferenza gli oscurò lo sguardo"tranne questapersecuzione. Non faccio male a nessuno. Perché non milasciano in pace? Ma non si tratta neppure di questo quanto piuttostodel tipo di persecuzione. Accetterei persino di essere fustigatobruciato in una graticola o crocifisso con la testa in giù; mail manicomio:


mispaventa! Pensate: una casa di pazzi! E' ripugnante! Ho visto deicasilà in clinica: dei pazzi furiosi. Mi si gela il sangueal solo ricordo. Essere rinchiuso tutta la vitafra urli e sceneviolenti! Nonosarebbe troppo...!".


Eracommovente: le mani gli tremavano: tutto il corpo rabbrividiva efremeva al pensiero della scena evocata. Ma ben presto riacquistòla calma.


"Scusatemi"disse in tutta semplicità"sono i miei nervi. E se atanto dovesse condurmi il servizio di Diosia fatta la sua volontà.Chi sono maida avere il diritto di lagnarmi?".


Guardandolofui quasi sul punto di esclamare: "Ohgrande e buon pastore!Eroeeroe di Dio!".


Nelcorso della serataapprendemmo altre cose sul suo conto.


"Hovenduto la casao meglio le mie casee tutti i miei possedimenti.Sapevo di doverlo fare di nascostoaltrimenti mi avrebbero presotutto. Sarebbe stato terribile. Spesso mi meraviglio per la granquantità di patatepanecarnecarbone e legna che si puòcomprare con una somma che va dai due ai trecentomila dollari".


Esi rivolse a Ernest:


"Leiaveva ragioneragazzo mio: il lavoro è pagato tremendamentepoco. Non ho mai fatto il più piccolo lavoro in vita miatranne quello di esortare i farisei. Credevo di predicar loro ilmessaggio divino... e valevo mezzo milione di dollari. Non sapevocosa significasse quella somma prima d'aver visto quanta roba si puòcomprare. Allora ho capito qualcosa di più: ho capito chetutte quelle patate e quel pane e quel latte mi appartenevano e chenon avevo fatto mai niente per produrli. Mi è sembrato chiaroallorache altri avevano lavorato per produrli e ne erano statiprivati poi. E quando sono sceso in mezzo ai poveriho trovatoquelli che erano stati derubatiquelli che erano affamati emiserabili perché derubati".


Loriportammo alla sua storia.


"Ildenaro? L'ho depositato in banche diverse con nomi diversi.


Nonpotranno mai togliermeloperché non lo scopriranno mai. E'tanto utile il denaro! Serve per comprare tanta roba. Prima ignoravocompletamente a cosa potesse servire il denaro!".


"Almenone avessimo per la nostra propaganda"disse Ernestsovrappensiero. "Potrebbe esserci di molto aiuto".


"Credete?"disse il vescovo. "Non ho molta fiducia nella politica:


temodi non intendermene".


Ernestera molto timido in fatto di soldi. Non insistette pur conoscendobenissimo le difficoltà nelle quali si dibatteva il partitosocialistaper mancanza di fondi.


"Vivoin una stanza a buon mercato"continuò il vescovo"maho sempre paurae non sto a lungo nello stesso posto. Ho pure inaffitto due camere in case operaiein quartieri diversi della città.E' una stranezzalo soma è necessario. Rimedio in partecucinando da me; ma a volte trovo da mangiare per poco nellecaffetterie. E ho fatto una scoperta: i tamales (2) sono ottimiquando fa frescola sera. Soltantosono cari: ho scoperto un postodove ne danno tre per dieci centesimi; non sono buoni come gli altrima soddisfano. E così ho finalmente trovato la mia missionenel mondoe lo debbo a leigiovanotto. E' la missione del miodivino Maestro". Mi guardò con occhi lucenti: "Mi hasorpreso mentre stavo nutrendo un suo agnellocome sa:


naturalmentemanterrete il segretotutti e due".


Lodisse con tono disinvolto che rivelava peròin fondoun verotimore. Promise di ritornare da noi.


Mauna settimana dopoi giornali c'informarono del triste caso delvescovo Morehouse che era stato rinchiuso in un manicomio di Napa; ilsuo stato lasciava peròa quanto parevaqualche speranza.


Inutilmentecercammo di vederloinutilmente ci demmo da fare perché fossesottoposto a un'inchiesta. Non potemmo avere altre notizie di luisenon reiterate dichiarazioni che non bisognava sperare nella suaguarigione.


"Cristodisse al giovane ricco di vendere tutto ciò che possedeva"disse Ernestcon amarezza. "Il vescovo ha obbedito al comandoed è stato rinchiuso in un manicomio. I tempi sono cambiatidall'epoca di Cristo! Oggi il ricco che dà tutto al povero èun pazzo. Non ci sono dubbi al riguardo. E' il verdetto dellasocietà".




NOTE:


1)Idolo del dio indiano Vishnusotto il cui carro i devotis'immolavano.


2)Piatto messicano del quale si parla spesso nella letteratura deltempo. Sembra che fosse condito con molte spezie.


Laricetta non è giunta sino a noi.




Capitolo13


LOSCIOPERO GENERALE


Ernestvenne eletto al Congresso con la grande avanzata socialista che siverificò nell'autunno del 1912. Uno dei grossi fattori checontribuirono ad accrescere il numero dei voti per i socialisti ful'eliminazione di Hearst (1). Riuscirci fu facile per la plutocrazia.Hearst spendeva diciotto milioni di dollari l'anno per mandare avantii suoi innumerevoli giornalisomma che gli era ripagata inabbondanza dalla borghesia sotto forma di pubblicità.


Lasua forza finanziaria era alimentata dunque dalla borghesia. I trustnon gli affidavano pubblicità (2). Per distruggerloperciòbastava togliergli la pubblicità.


Laclasse media non era ancora completamente vinta: conservavaun'ossatura massicciama era inerte. I piccoli industriali e gliuomini d'affari che si ostinavano a sopravvivereprivi di potereerano in balia della plutocrazia. Appena l'alta finanza fece loro uncennotolsero dunque la pubblicità dalla stampa di Hearst.


Costuisi batté eroicamente: fece stampare i suoi giornali in puraperditarimettendoci di tasca sua un milione e mezzo di dollari almesee continuò a pubblicare annunci che non gli venivanopagati. Alloraper nuovo ordine della plutocraziala sua meschinaclientela lo inondò di un fiume di ingiunzioni a smettere lapubblicità gratuita. Hearst si ostinò. Fu alloracitatoe siccome persisteva nel suo rifiuto di obbedirefucondannato a sei mesi per offesa alla Cortementre veniva spinto alfallimento da un diluvio di azioni per danni e interessi. Non avevavie d'uscita. L'alta banca lo aveva condannato; aveva in mano sua imagistrati che dovevano confermare la sentenza. Con luicrollòil partito democratico che aveva da poco irretito.


Questadoppia disfatta pose davanti ai suoi seguaci solo due strade: quellache conduceva al partito socialista e l'altraquella che conducevaal partito repubblicano. Fu così che noi raccogliemmo i fruttidella propaganda cosiddetta socialistadi Hearst; la grandemaggioranza dei suoi seguaci venne infatti a ingrossare le nostrefile.


L'espropriazionedegli agricoltoriche ebbe luogo a quel tempoci avrebbe procuratoun altro forte aumento di voti senza la breve e futile vita delpartito degli agricoltori. Ernest e i capi socialisti fecero sforzidisperati per attirare a sé gli agricoltori; ma la distruzionedei giornali e delle case editrici socialiste costituiva un ostacoloformidabilee la propaganda orale non era ancora sufficientementeorganizzata. Successe dunque che politicanti del tipo del signorCalvinche non erano altro che agricoltorida lungo tempoespropriatiattirarono gli altri agricoltori dalla propria parteesprecarono la loro forza politica in un'inutile campagna.


"Poveriagricoltori!" esclamò una volta Ernestcon un risosardonico. "I trust li hanno in pugno e li fanno rigare dritto".


Lasituazione era proprio questa. I sette grandi trust agendo insiemeavevano fuso i loro enormi capitali e avevano costituito un trustagricolo. Le ferrovieche controllavano le tariffei banchieri egli speculatori di borsa che controllavano i prezziavevano da tempodissanguato gli agricoltoricostringendoli a indebitarsi fino alcollo. Dall'altra partei banchieri e gli stessi trust avevanoprestato loro grosse somme: quindi erano nella rete. Non restava chegettarli a mare; e il trust agricolo si accinse a farlo. La crisi del1912 aveva già provocato un terribile crollo dei prezzi sulmercato dei prodotti agricoli.


Essifurono ancora deliberatamente ridotti a prezzi di fallimentomentrele ferroviecon tariffe proibitivespezzavano la spina dorsaleall'agricoltore. In questo modoi fittavoli erano obbligati acontrarre nuovi prestitinon potendo pagare i vecchi debiti. Fuallora decretata la chiusura delle ipoteche e il recuperoobbligatorio degli effetti sottoscritti; in tal modo gli agricoltorifurono costretti dalla necessità a cedere le loro terre aitrust. Quindi furono ridotti a lavorare per conto dei trustcomegerentisovrintendenticapomastri e semplici bracciantie tuttisalariati. In una paroladiventarono schiaviservi della glebaconun salario di fame. Non potevano abbandonare i loro padronicheappartenevano tutti alla plutocraziané andare a stabilirsiin cittàdove questa regnava ugualmente. Se abbandonavano laterraavevano una sola alternativa: fare i giramondoossia lalibertà di morire di fame.


Maanche questo fu loro impedito da leggi drastiche contro ilvagabondaggioapplicate rigorosamente.


Naturalmentequa e làci furono agricoltori e intere comunità diagricoltori che sfuggirono all'espropriazione grazie a circostanzeeccezionali; ma furono casi sporadici che non avevano alcun valoreel'anno successivoin un modo o nell'altrosubirono la stessa sorte(3).


Sispiega così lo stato d'animo dei socialistinell'autunno del1912. Tuttitranne Ernesterano convinti che il capitalismo fossegiunto alla fine. L'intensità della crisiil numero deidisoccupatila repressione degli agricoltori e della mediaborghesiala sconfitta decisiva inflitta su tutta la linea aisindacatilasciavano credere nell'imminente condanna dellaplutocrazia.


Ahimécome ci ingannavamo sulla forza dei nostri nemici!


Dappertuttoi socialistidopo un'esposizione esatta sullo stato delle coseproclamavano la loro prossima vittoria alle urne. La plutocraziaaccettò la sfida epesate e valutate le coseci inflisse lasconfitta dividendo le nostre forze. Dai suoi agenti segretifecediffondere dappertutto la voce che il socialismo era una dottrinasacrilega e ateae attirando nelle sue file le varie chiesespecialmente quella cattolicaci privò di un buon numero divoti di lavoratori. Sempre attraverso i suoi agenti segretiincoraggiò quindi il partito agrario e gli fece propagandaperfino nelle città e negli ambienti della borghesiasoccombente.


Mal'avanzata del socialismo si verificò ugualmentesoloinvecedel trionfo che ci avrebbe assicurato i posti chiavee lamaggioranza in tutti i corpi legislativiottenemmo la minoranza.


Cinquantadei nostri candidati furono eletti al Congressoma quando preseropossesso del loro seggionella primavera del 1913si trovaronocompletamente esautorati. E tuttavia ebbero più fortuna degliagricoltorii qualipur avendo conquistato una dozzina di segginon poterono neppure esercitare le loro funzioniperché ititolari in carica rifiutarono loro di cedere il posto e lamagistratura era controllata dall'oligarchia. Ma non è il casodi anticipare gli avvenimentidevo ancora raccontare dei disordinidell'inverno del 1912.


Lacrisi nazionale aveva provocato un'enorme riduzione dei consumi. Ilavoratoridisoccupatisenza denaronon facevano acquisti. Diconseguenzala plutocrazia si trovò così a disporrecome mai prima di alloradi un'eccedenza di beni. Fu costretta asmerciarla all'esteroe aveva bisogno di fondi per attuare i suoidisegni giganteschi. I suoi sforzi animosi per buttare questeeccedenze sul mercato mondialela misero in competizione con laGermania. I conflitti economici degeneravano quasi sempre inconflitti armati e anche questa volta si la regola si verificò.I guerrafondai tedeschi si tennero pronti e altrettanto fecero gliStati Uniti.


Questaminaccia di guerra era sospesa come una nube di temporalee tuttoera predisposto per una catastrofe mondiale; perché tutto ilmondo era teatro di crisisommosserivalità d'interessidappertutto soccombeva la borghesiadappertutto sfilavano cortei discioperantidappertutto s'udiva il rombo della rivoluzione sociale(4).


L'oligarchiavoleva la guerra contro la Germaniaper molte ragioni; perchéaveva molto da guadagnare negli avvenimenti vari che avrebbesuscitato un simile conflittoin quello scambio di trattatiinternazionali e nella firma di nuove alleanze. Inoltreil periododelle ostilità doveva portare un consumo notevole di surplusnazionaleridurre le fila degli scioperanti che minacciavano tutti ipaesi e dare all'oligarchia il tempo di maturare i suoi disegni eattuarli. Un conflitto di quel genere l'avrebbe messa virtualmente inpossesso di un mercato mondiale.


Leavrebbe dato un esercito permanente che non avrebbe ormai piùdovuto congedare. Infinenella mente del popoloil motto:


"Americacontro Germania" avrebbe dovuto sostituire l'altro:


"Socialismocontro Oligarchia".


Ela guerra avrebbe dato effettivamente tutti questi fruttise non cifossero stati i socialisti. Un'adunanza segreta di dirigentidell'Ovest fu convocata nelle nostre quattro stanzette di PellStreet. In essa fu esaminato prima l'atteggiamento che il partitodoveva assumere. Non era la prima volta che veniva discussa lapossibilità di un conflitto armato (5). Ma era la prima voltache succedeva negli Stati Uniti. Dopo la nostra riunione segretaentrammo in contatto con l'organizzazione nazionalee ben prestofurono scambiati telegrammi in codice attraverso l'Atlanticofra noie l'Internazionale.


Isocialisti tedeschi erano disposti ad agire con noi. Erano piùdi cinque milionidi cui molti appartenenti all'esercito regolareein buoni rapporti con i sindacati. Nei due paesii socialistielevarono una fiera protesta contro la guerra e minacciarono losciopero generaleal quale nel frattempo si prepararono. Inoltreipartiti rivoluzionari di tutti i paesiproclamarono pubblicamente ilprincipio socialista che la pace internazionale doveva esseremantenuta a tutti i costianche con le sommosse e le rivoluzioni inogni paese.


Losciopero generale fu l'unica grande vittoria di noi socialistiamericani. Il 4 dicembre il nostro ambasciatore fu richiamato daBerlino. Quella stessa nottela flotta tedesca attaccòHonoluluaffondò tre incrociatori americani e uncacciatorpedinieree bombardò la città. Il giornodopola guerra fra Germania e Stati Uniti era dichiaratae in menodi un'ora i socialisti avevano proclamato lo sciopero generale neidue Paesi.


Perla prima voltail dio tedesco della guerra affrontò gliuomini della sua nazionecioè quelli che ne sostenevanol'impero e senza i quali egli stesso non avrebbe potuto sostenerlo.La novità di quello stato di cose stava nella passivitàdella loro rivolta. Non si battevano; non facevano nullae la loroinerzia legava le mani al loro Kaiseril quale cercava solo unpretesto per sguinzagliare i suoi mastini e dare addosso alproletariato ribelle; ma il pretesto non venne mai. Non poténé mobilitare l'esercito per la guerra contro lo stranieronéscatenare la guerra civile per punire i suoi sudditi recalcitranti.Non una ruota del meccanismo del suo impero si muovevai treni nonviaggiavano e i telegrammi non erano trasmessi perché itelegrafisti e i ferrovieri sostenevano lo scioperocome il restodella cittadinanza.


Lostesso avvenne negli Stati Uniti: i lavoratoriorganizzatiavevanofinalmente imparato la lezione: sbaragliati sul terreno da essisceltolo abbandonarono e passarono su quellopoliticodeisocialistiperché lo sciopero generale era uno scioperopolitico.


Inoltrele organizzazioni del lavoro erano state così duramentebattute che non importava loro più niente: si unirono allosciopero per pura disperazione. I lavoratori abbandonarono il lavoroa milionisoprattutto i metalmeccanici si distinsero: le loro testeancora sanguinavanola loro organizzazione era apparentementedistruttaeppure marciarono compatti con i loro alleatiimetallurgici.


Perfinoi semplici manovali e tutti i lavoratori indipendenti interruppero illavoro. Lo sciopero generale aveva organizzato tutto in modo chenessuno potesse lavorare. Le donne furono le più attivepropagandiste dello sciopero. Fecero fronte contro la guerra; nonvolevano che i loro uomini venissero mandati al macello. Ben prestol'idea dello sciopero generale s'impadronì dell'anima popolaree vi risvegliò la vena umoristica; da quel momento si propagòcon rapidità contagiosa. I fanciulli di tutte le scuolescioperaronoe i professori a scuola trovarono le aule deserte. Losciopero prese l'aspetto di una grande scampagnata nazionale. L'ideadella solidarietà nel lavoromessa in rilievo sotto quellaformacolpì l'immaginazione di tutti. Infinenon si correvanessun pericolo in quella colossale monelleria. Chi poteva esserepunito quando tutti erano colpevoli?


GliStati Uniti erano paralizzati.


Nessunosapeva ciò che accadeva: non c'erano più négiornali né postané telegrammi. Ogni comunitàera isolata dalle altre come se miglia di deserto l'avessero separatadal resto del mondo.


Praticamenteil mondo aveva cessato di esisteree rimase in quello strano modoper un'intera settimana. A San Francisco ignoravano perfino quelloche succedeva dall'altra parte della baiaa Oakland o a Berkeley.


L'impressioneprodotta sulle nature sensibili era fantasticaopprimente: sembravache fosse morto qualcosa di grandeche una forza cosmica fossescomparsa. Il polso del paese non batteva piùla Nazionegiaceva inanimata. Non si sentivano più correre i tramnéi camion per le vie; non si udiva il fischio delle sirenenéil ronzio dell'elettricità nell'ariané il grido deigiornalai:


nientetranne il passo furtivo di persone isolate che a rari intervalliscivolavano via come fantasmi oppressi e resi irreali dal silenzio.


Inquella lunga settimana silenziosal'oligarchia imparò lalezione e l'imparò molto bene. Lo sciopero fu un avvertimento.Non avrebbe dovuto più ripetersi; ci avrebbe pensatol'oligarchia.


Allafine della settimanacom'era stato prestabilitoi telegrafistidella Germania e degli Stati Uniti ripresero il lavoro. Per mezzoloro i dirigenti socialisti dei due Paesi presentarono il loroultimatum ai governanti. La dichiarazione di guerra fu revocatae lepopolazioni dei due paesi ripresero il lavoro.


Questoritorno alla pace determinò un patto di alleanza fra laGermania e gli Stati Uniti. In realtàquest'ultimo trattatofu concluso fra l'imperatore e l'oligarchiaper poter affrontare ilcomune nemico: il proletariato rivoluzionario dei due Paesi.


Quest'alleanzafu poi rotta proditoriamente in seguitodall'oligarchiaquando isocialisti tedeschi si sollevarono e scacciarono il loro imperatoredal trono. Era esattamente lo scopo che si era proposto l'oligarchiain tutta la vicenda: distruggere il grande rivale sul mercatomondiale. Messo da parte l'imperatorela Germania non avrebbe avutopiù beni in eccesso da vendere all'esteroperchéperla natura stessa di uno stato socialistala popolazione tedescaavrebbe consumato tutto ciò che avrebbe prodotto.Naturalmenteavrebbe continuato a scambiare con l'estero alcuniprodotti che produceva con altri che non producevail che era bendiverso da un surplus non consumato.


"Scommettoche l'oligarchia troverà una giustificazione"disseErnest quando seppe del tradimento nei confronti dell'imperatoretedesco. "Come sempresarà persuasa di aver agitolealmente e per il giusto".


Infattil'oligarchia dichiarò pubblicamente di aver agito per il benedel popolo americanoscacciando dal mercato mondiale l'odiato rivalee permettendo così di riversare sul mercato il nostro surplus.


"Ilcolmo dell'assurdità"disse Ernesta questo proposito"è che siamo ridotti a un tale punto di impotenza chequegli idioti dispongono liberamente dei nostri interessi. Ci hannomesso nella condizione di vendere di più all'estero; il chesignifica che saremo obbligati a consumare di meno qui in patria".




NOTE:


1)William Randolph Hearstgiovane milionario della Californiadivenneil più potente proprietario di giornali del paese. I suoigiornalipubblicati in tutte le più importanti cittàsi rivolgevano alla borghesia in declino e al proletariato.


Lasua clientela era così vastache riuscì a impadronirsidel guscio vuoto del vecchio partito democratico. La sua era unaposizione anomalapredicava una specie di socialismo alla buonamitigato da una non ben precisata forma di capitalismo borghesecomeun miscuglio di acqua e olio. Non aveva nessuna probabilità diriuscirema durante un breve periodo fu fonte di seriepreoccupazioni per la plutocrazia.


2)Il costo della pubblicità era iperbolico in quei tempicalamitosi. La concorrenza esisteva solo fra piccoli capitalistichericorrevano perciò alla pubblicitàdella quale i trustnon sentivano il bisogno.


3)La distruzione dei piccoli proprietari terrieri romani fu molto menorapida di quella degli agricoltori e piccoli capitalisti americaniperché nel secolo ventesimo ci fu una spinta in tal senso chenon ci fu ai tempi dell'antica Roma.


Moltissimiagricoltorispinti dalla passione per la terra e desiderosi dimostrare fin dove potevano giungere nel ritorno alla vita selvaggiacercarono di sfuggire all'espropriazione desistendo da qualsiasiaccordo commerciale. Non vendevano né compravano piùnulla. Fra loro cominciò a rinascere un sistema primitivo discambio in natura. Le loro privazioni e sofferenze furono orribilima resistettero e il movimento acquistò una certa importanza.


Latattica con cui furono sconfittifu quanto mai logica e semplice: laplutocraziaforte del controllo del governoaumentò leimposte. E i tributi erano il punto debole degli agricoltori.


Avendocessato di comprare e di venderenon avevano denarocosicchéalla fine dovettero vendere le terre per pagare i tributi.


4)Da tempo si udiva quel rombo. Fin dal 1906 Lord Areburg aveva dettoalla Camera dei Lords: "L'inquietudine dell'Europailpropagarsi del socialismo e la sinistra apparizione dell'anarchiasono avvertimenti fatti ai governi e alle classi dirigenti e segnoche la condizione delle classi operaie diventa intollerabilee chese si vuole evitare una rivoluzionebisogna fare in modo diaumentare i salariridurre le ore di lavoro e abbassare il prezzodei beni indispensabili". Il "Wall Street Journal"organo degli speculatoricommentava in questi termini il discorso diLord Arebury: "Queste parole sono state pronunciate da unaristocraticoda un membro dell'organo più conservatored'Europa.


Perciòhanno più valore. La politica economica che egli raccomanda hamolto più valore di quella insegnata nella maggior parte deilibri: è questo un segnale d'allarme. Fatene tesorosignoridel ministero della guerra e della marina!". Nello stesso tempoSydney Brooks scriveva in Americanell'"Harper's Veekly":"Non volete sentir parlare di socialisti a Washington. Perché?Gli uomini politici sono sempre gli ultimi del paese a vedere ciòche accade sotto il loro naso. Rideranno della mia predizionema iodico con certezza che alle prossime elezioni presidenzialiisocialisti avranno più di un milione di voti.


5)Fu al principio del secolo ventesimo che l'organizzazione socialistainternazionale formulò definitivamente la condotta da seguirein caso di guerrae che si può riassumere così:"Perché i lavoratori di un paese combatterebbero contro ilavoratori di un altro paese? Per il bene del loro padronicapitalisti?". Il 21 maggio 1905quando si parlava d'una guerratra Austria e Italiai socialisti d'Italiadi Austria e d'Ungheriatennero un congresso a Trieste e lanciarono la minaccia d'unosciopero generale dei lavoratori dei tre paesise la guerra fossestata dichiarata. Quell'avvertimento fu rinnovato l'anno dopoquandol'"Affare del Marocco" minacciò di trascinare inguerra la Franciala Germania e l'Inghilterra.




Capitolo14


ILPRINCIPIO DELLA FINE


Sindal mese di gennaio del 1913Ernest si era reso perfettamente contodella piega che prendevano le cose; ma non gli fu mai possibileconvincere gli altri dirigenti socialisti che l'avvento del Tallonedi Ferro era imminente. Erano troppo fiduciosie gli eventiprecipitavano troppo rapidamente. La crisi era scoppiata in tutto ilmondo. Virtualmente padrona del mercato mondialel'oligarchiaamericana escludeva da esso una ventina di nazioni sovraccariche diprodotti esuberantiche non potevano né consumare névendere; cosicché a queste non rimaneva altra via di scampo senon una riorganizzazione radicale. Non potevano continuare nellasovrapproduzione; per quel che risultava loroil sistemacapitalistico era fallito.


Lariorganizzazione di questi paesi prese la forma della rivoluzione. Fuun'epoca di confusione e di violenza. Istituzioni e governitraballavano dovunque. Dappertuttotranne in due o tre paesigli expadronii capitalistilottavano con accanimento per conservare iloro beni. Ma il potere fu loro tolto dal proletariato militante.Finalmentesi avverava la profezia classica di Karl Marx: "Suoneràl'ora della fine della proprietà privata capitalisticae gliespropriatori saranno a loro volta espropriati". Infattiappenai governi capitalistici crollavanosorgevano al loro posto governidi repubbliche cooperative.


"Perchémai gli Stati Uniti rimangono indietro?". "Rivoluzionariamericanisvegliatevi"."Che succededunquein America?".Tali erano i messaggi che ci mandavano i compagni vittoriosi deglialtri paesi. Ma noi non potevamo mantenerci al passo. L'oligarchia cisbarrava il cammino con la sua possente mole.


"Aspettateentreremo nella lotta in primavera"rispondevamo"alloravedrete!".


Lanostra risposta nascondeva un segreto pensiero. Eravamo riusciti adattirare a noi gli agricoltori ein primaverauna dozzina di statisarebbero passati in loro poterein base ai risultati dell'autunnoprecedente. Subito dopoquesti stati avrebbero dovuto costituirsi inrepubbliche cooperative; il resto sarebbe venuto da sé.


"Ese il partito agrario non ce la fa?" chiese Ernest. E i suoicompagni lo chiamavano profeta di sventure.


Inrealtàquella possibilità non era il male peggiore cheangustiava Ernest; lui prevedeva e temeva soprattutto la diserzionedi alcuni grandi sindacati operai e il sorgere delle caste.


"Ghentha indicato agli oligarchi il modo d'agire"diceva.


"Scommettereiche hanno per breviario il suo 'Benevolent Feudalism'" (1).


Nondimenticherò mai la serata in cuidopo una vivace discussionein casa nostra con una mezza dozzina di dirigenti sindacaliErnestsi rivolse a me e mi disse tranquillamente: "Ormai èfatta.


IlTallone di Ferro ha vinto. La fine è vicina".


Quellapiccola riunione in casa nostra non aveva carattere ufficialemaErnestd'accordo con gli altri compagnicercò di otteneredai dirigenti sindacali la promessa che avrebbero fatto partecipare iloro uomini al prossimo sciopero generale. Dei sei dirigentipresentiO'Connorpresidente dell'associazione dei metalmeccaniciera stato il più ostinato nel rifiutare questa promessa.


"Eppuresapete quale terribile bastonata vi ha procurato la vostra superatatattica nello sciopero e nel boicottaggio"disse Ernest.


O'Connore gli altri annuirono.


"Eavete imparato cosa si può ottenere con uno scioperogenerale"continuò Ernest. "Abbiamo impedito laguerra con la Germania. Non si era mai vista una così bellaprova di unione solidale da parte dei lavoratori. Essi possono edevono reggere il mondo. Se vuoi continuare a stare con noisegneremo la fine del capitalismo. E' la nostra sola speranzae ciòche più importala vostra unica via di scampo. Qualunque cosafacciate secondo la vostra vecchia tatticasiete giàcondannati alla sconfittanon foss'altro che per il semplice motivoche i tribunali sono controllati dai vostri padroni" (2).


"Tucorri troppo"rispose O'Connor. "Voi non conoscete tuttele vie di scampo. Ce n'è un'altra. Sappiamo quel che facciamo.Ne abbiamo abbastanza degli scioperi. In questo modo ci hannoschiacciatima credo che non avremo più bisogno di farscioperare i nostri uomini".


"Ecome faretedunque?" chiese bruscamente Ernest.


O'Connorsi mise a riderescuotendo la testa. "Vi posso dire questo: nonabbiamo mai dormito. E non stiamo sognando neppure ora".


"Speroche non vi sarà nulla da temere e nessun motivo di arrossire"disse Ernestcon diffidenza.


"Credoche conosciamo meglio il fatto nostro"fu la risposta.


"Dacome lo tenete nascostodev'essere un fatto oscuro"replicòErnest con calore.


"Abbiamopagato la nostra esperienza con sudore e sanguee ci saremoguadagnati ciò che otterremo"rispose l'altro. "Lavera carità comincia da se stessi".


"Haipaura di dirmi come vi salverete. Ebbenete lo dico io"e lacollera di Ernest divampò. "Vi siete accordati colnemicoecco cosa avete fatto. E avrete la vostra parte di bottino.Avete venduto la causa dei lavoratoridi tutti i lavoratori.Disertate il campo di battaglia come i vili".


"Nondico nulla"rispose O'Connorcon aria crucciata. "Soltantomi pare che sappiamo un po' meglio di voi ciò che dobbiamofare".


"Enon vi curate affatto dei bisogni del resto dei lavoratori. Con uncalciomandate all'aria la solidarietà".


"Nonho niente da dire"replicò O'Connor"solo che sonopresidente dell'associazione dei metalmeccanici ed è miodovere difendere gli interessi degli uomini che rappresento: eccotutto".


Dopola partenza dei sindacalisticon una calma che ricordava quella chesegue la tempestaErnest mi espose il corso degli eventi futuri.


"Isocialisti predicevano con gioia l'avvento del giorno in cui illavoro organizzatosconfitto sul terreno industrialesi sarebbeunito su quello politico. Ora il Tallone di Ferro ha sconfitto isindacati sul loro campo e li ha spinti verso il nostroma questoper noianziché ragione di gioiasarà fonte di guai.Il Tallone di Ferro ha imparato la lezione. Gli abbiamo mostrato lanostra potenzacon lo sciopero generalee s'è preparato aimpedirne un secondo".


"Macome potrà impedirlo?" domandai.


"Semplicementesovvenzionando i grandi sindacati. Questi non si uniranno a noi nelprossimo sciopero generalee di conseguenza lo sciopero non saràgenerale".


"Mail Tallone di Ferro non potrà sostenere all'infinito unapolitica così dispendiosa".


"Ohnon ha assoldato tutti i sindacati: non è necessario! Ecco checosa accadrà: i salari saranno aumentati e le ore di lavorodiminuite nei sindacati delle ferroviedegli operai metallurgicidei macchinisti e dei metalmeccanici. In questi sindacaticontinueranno a prevalere migliori condizioni; l'appartenenza a essiequivarrà a un posto in paradiso".


"Maancora non capisco. Che cosa ne sarà degli altri sindacati? Cene sono molti di più fuori di questa nuova lega".


"Tuttigli altri sindacati saranno sfruttati e lentamente sparirannoperchéosserva benei macchinistii metalmeccanici e imetallurgici fanno tutto quanto è assolutamente indispensabilenella nostra civiltà delle macchine. Sicuro della lorofedeltàil Tallone di Ferro può ridere degli altrilavoratori. Il ferrol'acciaioil carbonele macchinei trasporticostituiscono l'ossatura dell'organismo industriale".


"Mae il carbone?" chiesi. "Ci sono circa un milione diminatori".


"Praticamentesi tratta di lavoratori non specializzatinon avranno alcun peso. Iloro salari saranno ridotti e le ore di lavoro aumentate. Sarannoschiavicome tutto il resto dell'umanitàe diventeranno ipiù abbrutiti. Saranno obbligati a lavorare come i contadiniper i loro padroni che hanno loro rubato la terra. E sarà lostesso per gli altri sindacati non aderenti alla lega. Li vedremovacillare e morire. I loro appartenenti saranno condannati ai lavoriforzati dal loro stomaco vuoto e dalla legge del paese.


Saicosa ne sarà di Farley (3) e dei suoi crumiri? Te lo dicosubito: il loro mestierecome talespariràperchénon vi saranno più scioperi. Vi saranno solo rivolte dischiavi. Farley e la sua banda saranno promossi a guardiani dischiavi. Certo non verranno chiamati così; si dirà chefaranno osservare la legge che prescrive il lavoro obbligatorio. Iltradimento dei grandi sindacati prolungherà la lottama diosa dove e quando trionferà la rivoluzione.


Conuna combinazione potente come quella dell'oligarchia con i grandisindacaticome sperare che la rivoluzione possa trionfare?


Quellacombinazione potrebbe durare in eterno".


Ernestscosse il capo.


"Unadelle nostre solite generalizzazioni è che ogni sistemafondato sulle classi e sulle caste contiene in sé il germedella propria dissoluzione. Quando una società èfondata sulle classicome si può impedire il formarsi dellecaste? Il Tallone di Ferro non può impedirlo e ne saràalla fine distrutto. Gli oligarchi hanno già formato una castafra loro; ma aspetta che i sindacati privilegiati sviluppino la loro.Ciò non può tardare. Il Tallone di Ferro farà ilpossibile per impedirlo ma non ci riuscirà.


Isindacati privilegiati contengono il fior fiore dei lavoratoriamericani: uomini forti e capacientrati nei sindacati nella lottaper il posto migliore. Tutti i migliori operai degli Stati Unitiaspireranno a diventare membri dei sindacati privilegiati.


L'oligarchiaincoraggerà queste ambizioni e le rivalità che nederiveranno. Così quegli uomini fortiche avrebbero potutodiventare dei rivoluzionarisaranno avvinti dall'oligarchia ericorreranno alla forza per sostenerla.


D'altrapartele caste operaiei membri dei sindacati privilegiatisisforzeranno di trasformare le loro organizzazioni in vere e propriecorporazionie ci riusciranno. La qualità di membro vidiverrà ereditaria. I figli succederanno ai padrie il sanguecesserà di affluire da quel serbatoio di forza che è ilpopolo. Ne risulterà una degradazione delle caste operaiechediventeranno sempre più deboli. Nello stesso tempoformandoun'istituzioneacquisteranno una certa potenza temporanea pari aquella delle guardie palatine nell'antica Roma; ci sarannorivoluzioni di palazzofinché le caste operaie avranno inmano le redini del potere. Questi conflitti accelererannol'inevitabile indebolimento delle castefinché un giornorisorgerà il potere del popolo".


Nonbisogna dimenticare che questo quadro della lenta evoluzione socialevenne tracciato da Ernest nel primo momento di abbattimento provocatodalla defezione dei grandi sindacati. Io non ho mai accettato questosuo modo di vederee dissento ancor più mentre scrivo questerigheperché orasebbene Ernest non sia piùcitroviamo alla vigilia di una rivoluzione che spazzerà tutte leoligarchie.


Horiferito la profezia di Ernestperché fatta da lui. Purcredendovinon cessò mai di lottare come un gigante perimpedirne l'attuazionee più di ogni altro al mondo resepossibile la rivolta di cui aspettava il segnale (4).


"Mase l'oligarchia rimane"lo interrogai"cosa ne saràdella ricchezza enorme che accumulerà di anno in anno?".


"Dovràspenderlain un modo o nell'altroe sii sicura che troveràil modo. Saranno costruite strade magnifiche; la scienza esoprattutto l'Arte avranno uno sviluppo straordinario. Quando glioligarchi avranno domato completamente il popoloavranno tempo daperdere per le cose. Diventeranno adoratori del belloamanti dellearti: incoraggiati da loro e generosamente pagatigli artisti simetteranno all'opera. Ne risulterà un'apoteosi del Genio; gliuomini di talento non saranno più obbligaticome finoraaseguire il cattivo gusto borghese delle classi medie.


Saràun'età d'oro per l'artelo predico: sorgeranno cittàdi sognoin confronto alle quali le vecchie città sembrerannomeschine e volgari. E in quelle meravigliose cittàglioligarchi risiederanno e adoreranno la Bellezza (5).


Cosìil surplus sarà speso via via che il lavoro produrrà.La costruzione di quelle opere d'arte e di quelle grandi cittàporterà alla loro spettanza di fame i milioni di lavoratoricomuniperché l'immensità della spesa richiederàimmensità di ricchezza. Gli oligarchi costruiranno per milleper diecimila anni forse. Costruiranno come non sognarono mai di faregli egizii babilonesie quando non esisteranno piùle lorocittà meravigliose rimarrannoe la fratellanza dei lavoratoriprenderà il loro posto (6).


Questeoperegli oligarchi le faranno perché non potranno farealtrimenti. Queste grandi opere saranno una forma d'investimento delsurpluscome le classi dominanti dell'antico Egitto erigevano itempi e le piramidi con la ricchezza rubata al popolo. Sottol'oligarchia fiorirà non una casta sacerdotalema una castadi artistimentre le caste operaie prenderanno il posto della nostraborghesia mercantile. Esottovi sarà l'abissodove fracarestia e pestemarcirà e si riprodurrà costantementeil popolo comunela maggioranza della popolazione. E un giornochissà quandoil popolo sorgerà dall'abisso; le casteoperaie e l'oligarchia andranno in rovinae allorafinalmentedopoun lavoro di secoliverrà il tempo dell'uomo vero. Avevosperato di vederloquel giornoma soorache non lo vedrò".


Feceuna pausa e mi guardòa lungopoi aggiunse:


"L'evoluzionesociale è troppo lentanon trovimia cara?".


Locircondai con le mie braccia; la sua testa mi si posò sulcuore.


"Cullami"mormorò come un bambino viziato"vorrei dimenticarequesta mia visione dell'avvenire".




NOTE:


1)L'"Our Benevolent Feudalism" apparve nel 1902. Si èsempre detto e sostenuto che fu Ghent a far nascere l'ideadell'oligarchia nelle menti dei capitalisti. Questa convinzionepersiste nella letteratura dei tre secoli del Tallone di Ferro eperfino nel primo secolo della Fratellanza Umana. Oggi sappiamo cosapensare di quel principio; ma rimane il fatto che Ghent fu uno degliinnocenti più calunniati di tutta la storia.


2)Quale esempio dell'ostilità dei giudici contro la classeoperaia citiamo i seguenti casi. L'impiego dei bambini era un fattonormale nelle regioni minerarie; in Pennsylvanianel 1905 ilavoratori riuscirono a fare approvare una legge per la quale ladichiarazione giurata dei parenti circa l'età e il gradod'istruzione dei fanciulli dovevada allora in poiessereconfermata da documenti. Questa legge fu immediatamente denunciatacome incostituzionale dal tribunale della contea di Luzernecon ilpretesto che violava il Quattordicesimo emendamento stabilendo unadistinzione fra persone della stessa classeossia fra i minori dicirca quattordici anni; e la Corte di Stato confermò taledecisione. La corte di New Yorknella sessione speciale dell'A. D.1905denunciò come incostituzionale la legge che proibivaalle donne e ai minori di lavorare nelle officine dopo le nove diseracol pretesto che si trattava di "una legislazione diclasse". Anche a quel tempoessendo i panettieri oppressi da unlavoro eccessivole sessioni Riunite della Corte di New Yorkemanarono una legge che limitava il lavoro di questi operai a dieciore al giorno. Ma nel 1906la Corte Suprema degli Stati Unitidichiarò questa legge incostituzionaleadducendofra glialtri motiviche: "Non v'è ragione valida per limitarela libertà delle persone o dei contrattistabilendo le ore dilavoro nel mestiere del fornaio".


3)James Farleycelebre crumiro dell'epocaera un uomo dotato digrande capacitàe di coraggio più che di moralità.Si innalzò molto sotto il regime del Tallone di Ferroe finìcol farsi ammettere nella casta degli oligarchi.


Fuassassinato nel 1932da Sarah Jenkinsil cui marito era statoucciso trent'anni prima dai crumiri di Farley.


4)Le previsioni sociali di Everhard erano degne di nota. Con chiarezzaalla luce degli avvenimentiprevedeva la defezione dei sindacatiprivilegiatila nascita e la lenta decadenza delle caste operaiecome la lotta fra queste e l'oligarchiaper il controllo dellagrande macchina governativa.


5)Dobbiamo ammirare l'intuito di Everhard. Molto prima che la sempliceidea di città meravigliosecome Ardis e Asgardnascessenella mente degli oligarchilui intravide queste cittàsplendide e la necessità della loro creazione.


6)Da quel giornosono passati tre secoli di Tallone di Ferroe oggipercorriamo le strade e abitiamo le città edificate daglioligarchi. E' vero che abbiamo continuato a costruirema le cittàdegli oligarchi sussistono; io scrivo queste righea Ardisunadelle più belle fra tutte.




Capitolo15


ULTIMIGIORNI


Versola fine di gennaio del 1913l'atteggiamento dell'oligarchia neiconfronti dei sindacati privilegiati cambiò. I giornaliannunciarono un aumento di salario senza precedenti enello stessotempouna riduzione delle ore lavorative per i dipendenti delleferroviei lavoratori del ferro e dell'acciaioi metalmeccanici e imacchinisti. Ma gli oligarchi non permisero che tutta la veritàfosse immediatamente divulgata. In realtài salari eranostati aumentati molto di più e i privilegi concessi eranomaggiori di quanto non si sapesse. Tutto questo era segretoma isegreti finiscono sempre col trapelare. Gli operai privilegiati siconfidarono con le loro moglile quali a loro volta chiacchieraronoe in breve tutti i lavoratori seppero ciò che era accaduto.


Eralo sviluppo logico e semplice di quello che nel diciannovesimo secolosi chiamava "partecipazione al furto". Nella lotta che sisvolgeva tra le industrie di quel tempo si era tentato pure laripartizione degli utili fra gli operai; ossiaalcuni capitalistiavevano tentato di calmare i lavoratori facendoli partecipare aiprofitti. Ma la partecipazione agli utili eracome sistemauna cosaassurda e impossibile. Poteva riuscire solo in alcuni casi isolatinell'ambito di un sistema di lotte industrialiperché setutto il lavoro e tutto il capitale si fossero divisi i profittilecose sarebbero ritornate al punto di partenza.


Inquesto mododall'idea inattuabile di una partecipazione ai guadagninacque l'idea pratica di partecipazione al furto.


"Pagatecidi più e rifatevi sul pubblico"divenne il grido diguerra dei sindacati forti. E questa politica egoistica riuscìqua e là. Facendo pagare al pubblico si faceva pagare allagran massa del lavoro non organizzatoo debolmente organizzato.Erano in realtà i lavoratori che procuravano un maggioraumento di salario ai loro compagnimembri dei monopoli sindacali.Quest'ideacome ho dettofu spinta alla sua conclusione logicasuvasta scaladall'unione degli oligarchi con i sindacati privilegiati(1).


Appenala defezione dei sindacati privilegiati fu risaputanel mondo deilavoratori sorsero mormorii e proteste. Poi i sindacati privilegiatisi ritirarono dalle organizzazioni internazionali e si sciolsero daogni impegno di organizzazione e di solidarietà.


Nenacquero torbidi e violenze. I loro membri furono bollati cometraditori: nei bar e nei bordellinelle strade e nelle fabbricheovunquefurono assaliti dai compagni che essi avevano con tantaperfidia abbandonato.


Cifurono numerose teste rotte e parecchi morti. Nessun privilegiato eraormai al sicuro. Per recarsi al lavoro o per ritornarnedovevanounirsi in gruppi. Camminavano sempre al centro della stradaperchésul marciapiede correvano il pericolo di ricevere in testa mattoni opietre lanciati dall'alto. Ebbero così il permesso di armarsie le autorità li aiutarono in tutti i modi. I loro persecutorifurono condannati a lunghi anni di carcereo furono trattaticrudelmente; nessuna persona estranea ai sindacati privilegiati avevadiritto di portare armie ogni infrazione a questa legge eraconsiderata un grave reato e come tale punita.


Tuttii lavoratori danneggiati continuarono a vendicarsi dei rinnegati.Subito comparvero all'orizzonte nuove caste. I figli dei traditorierano perseguitati dai figli dei lavoratori traditial punto che nonpotevano più giocare nelle strade e andare a scuola. Le moglie le famiglie dei rinnegati erano condannate all'ostracismo; al puntoche il droghiere del rione era boicottato se vendeva loro qualcosa.


Comerisultatorespinti da ogni partei traditori e le loro famiglieformarono dei clan. Essendo impossibile vivere sicuri in mezzo alproletariato ostilesi trasferirono in nuove località abitateesclusivamente da loro. Questo movimento fu favorito dagli oligarchi:furono costruite per loro case igieniche e modernecircondate dagiardinii loro figli frequentavano scuole create per loro con corsispeciali di insegnamento manuale e scienze applicate. Così finda principioe fatalmente quasida quell'isolamento nacque unacasta. I membri dei sindacati privilegiati diventarono gliaristocratici del lavoro e furono separati dagli altri operai. Meglioalloggiatimeglio vestitimeglio nutritimeglio trattatiessipresero parte alla divisione del bottinocon frenesia.


Nelfrattempoil resto della classe operaia era trattato piùduramente che mai. Alla maggioranza furono tolti molti piccoliprivilegi di cui godeva; i salari e il livello economico siabbassarono rapidamentele scuole pubbliche ben presto decaddero elentamentel'educazione cessò di essere obbligatoria. Ilnumero degli analfabeti della nuova generazione crebbe in modoimpressionante.


Laconquista da parte degli Stati Uniti del mercato mondiale avevascosso il resto del mondo. Istituzioni e governi cadevano e sitrasformavano dappertutto. La Germanial'Italiala Francial'Australia e la Nuova Zelanda stavano organizzandosi in repubblichecooperative. L'Impero britannico crollava a pezzi.


L'Inghilterraera stremata. L'India era in piena rivolta. Il grido di tuttol'Oriente era "L'Asia agli asiatici". E dall'EstremoOrienteil Giappone spingeva le razze gialle e brune contro labiancae mentre sognava un impero continentale e si sforzava diavverare il sognodistruggeva la sua stessa rivoluzione proletaria.Fu una semplice guerra di castedi coolies contro samuraie ilavoratori socialisti furono giustiziati in massa.


Quarantamilafurono uccisi nella battaglia per le strade di Tokioe nell'inutileassalto al palazzo del Mikado. A Kobevi fu un macello; il massacrodei filatori di cotonea raffiche di mitragliatricièdiventato l'esempio classico e terribile della capacità disterminio delle moderne macchine di guerra.


L'oligarchiagiapponesenata dal sanguefu la più feroce di tutte. IlGiappone dominò l'Oriente e conquistò tutta la parteasiatica del mercato mondialetranne l'India.


L'Inghilterrariuscì a domare la rivoluzione dei suoi proletari e aconservare l'India a costo d'uno sforzo che per poco non ladistrusse. Dovette abbandonare le grandi colonie; perciò isocialisti poterono far dell'Australia e della Nuova Zelanda dellerepubbliche cooperative e il Canada fu perduto per la madre patria.Ma il Canada soffocò la rivoluzione socialista conl'intervento del Tallone di Ferro; il quale aiutava nello stessotempo il Messico e Cuba a reprimere le loro rivolte.


IlTallone di Ferrodopo aver saldato in un solo blocco politico tuttal'America del Norddal Canale di Panama all'Oceano Articosi trovòsolidamente piantato nel Nuovo Mondo.


L'Inghilterrasacrificando le sue grandi colonieera riuscita a salvare l'Indiama anche questa fu una vittoria momentanea; rimandòsemplicemente la sua guerra per l'India col Giappone e il restodell'Asia. Era destinataentro breve tempoa perdere quellapenisolae quell'avvenimento a sua volta sarebbe stato causa di unalotta fra l'Asia unificata e il resto del mondo.


Mentrela Terra intera era dilaniata dai conflittinegli Stati Unitil'avvento della pace era sempre lontano. La defezione dei grandisindacati aveva impedito la rivolta dei nostri proletarima laviolenza regnava dappertutto. Oltre i torbidi dei lavoratorioltreil malcontento degli agricoltori e dei pochi superstiti della classemediasorgeva e si diffondeva una rinascita religiosa. Un ramo dellasetta degli Avventisti del Settimo Giorno era sortoe s'era subitosviluppato notevolmente.


Isuoi fedeli proclamavano la fine del mondo.


"Nonci mancava che questanella confusione generale"esclamòErnest. "Come sperare che ci sia solidarietàfra tantetendenze contrarie e divergenti?".


Ein veritàil movimento religioso andò assumendo unosviluppo allarmante. Il popoloa causa della miseria e dellaprofonda delusione per tutte le cose terreneera preparatopronto einfiammato per un cielo dove i suoi tiranni industriali sarebberoentrati non più che un cammello attraverso la cruna di un ago.


Predicatoridagli occhi torvi vagabondavano di paese in paese emalgrado leproibizioni delle autorità civili e le persecuzionila fiammadi questo fanatismo religioso era mantenuta viva da innumerevoliriunioni segrete.


Eranogli ultimi giorniproclamavanol'inizio della fine del mondo! Iquattro venti erano scatenati: dio agitava i popoli spingendoli allaguerra. Erano tempi di visioni e miracolidi veggenti e profetialegioni. La gentea centinaia di migliaiaabbandonava il lavoro efuggiva verso le montagne ad aspettare l'imminente venuta di dio el'ascensione dei centoquarantaquattromila eletti. Ma dio non apparivae loro morivano in gran parte di fame. Nella disperazionerazziavanole fattoriee il tumulto e l'anarchiainvadendo anche le campagnenon facevano altro che esasperare le pene dei poveri agricoltoriespropriati.


Mapoiché le fattorie e i granai erano proprietà delTallone di Ferronumerose truppe furono mandate nei campi e ifanaticicon la punta delle baionettevennero ricondotti al lavoronelle città. Ma continuavano a sollevarsi. I loro capi furonogiustiziati per sedizioneo rinchiusi in manicomi. I condannatiandavano al supplizio con la gioia dei martiri. Furono tempi difollia. L'inquietudine si estese. Perfino nei desertinelle forestenelle paludidalla Florida all'Alaskapiccoli gruppi di indianisopravvissuti erravano come fantasmi in attesa dell'avventodell'atteso Messia.


Inquesto caoscontinuava a innalzarsi con serenità e sicurezzaquasi prodigiosela sagoma del mostro dei mostri: l'oligarchia.


Conferrea determinazione il Tallone di Ferro dominava quel groviglio dimilioni di esserifaceva uscire l'ordine dalla confusionee ponevale proprie fondamenta sullo stesso caos.


"Aspettateche subentriamo noi"ripetevano gli agricoltorie cosìci disse anche Calvinnel nostro appartamento di Pell Street.Guardate quanti stati abbiamo conquistato. Con l'appoggio di voisocialistifaremo cantare loro un'altra canzoneappena saremosubentrati a loro.


"Abbiamodalla nostra milioni di malcontenti e poveri"replicavano isocialisti. "Alle nostre file si sono aggiunti i contadinilaborghesia e i braccianti. I capitalismo cadrà in pezzi. Fra unmese manderemo cinquanta rappresentanti al Congresso. Fra due annitutte le cariche ufficiali saranno nostreda quella di presidente aquella municipale di accalappiacani".


Alche Ernest replicavascuotendo il capo: "Quanti fucili avete?


Sapetedove trovare il piombo in gran quantità? Quanto alla polverecredetemile combinazioni chimiche sono migliori dei pasticcimeccanici".




NOTE:


1)Tutti i sindacati dei lavoratori ferroviari entrarono in questaassociazione. E' interessante notare che la prima vera applicazionedella politica della "partecipazione al furto" era statafatta nel secolo diciannovesimo da un sindacato di ferrovierivale adire la Fratellanza dei Macchinistidella quale un certo P. M.Arthur era da vent'anni il capo. Dopo lo sciopero della PennsylvaniaRailroad nel 1877costui sottopose ai macchinisti un progetto cheprevedeva un accordo con le ferrovie staccandosi dagli altrisindacati. Questo disegno egoistico riuscì perfettamente; daqui la parola "Arthurisation"per indicare lapartecipazione dei sindacati al furto. L'origine di questa parola èstata per molto tempo incerta per gli studiosima ora sembra sia benchiara.




Capitolo16


LAFINE


Quandoper Ernest e per me arrivò il momento di andare a Washingtonmio padre non ci accompagnò: si era appassionato alla vitaproletaria. Considerava il nostro misero rione un vasto laboratoriosociologicoe sembrava travolto in una sola e interminabile orgia diricerche. Fraternizzava con gli operai ed era ammessoconfidenzialmente in numerose famiglie; faceva inoltre vari lavoriche rappresentavano per luioltre che una distrazioneuna vera epropria indagine scientifica. Vi prendeva gusto e ritornava a casacon le tasche piene di appuntisempre pronto a raccontare qualchenuova avventura. Era il perfetto scienziato.


Nonera obbligato a lavorareperché Ernest con le sue traduzioniguadagnava abbastanza da mantenere tutti e tre; ma mio padre siostinava a inseguire il suo fantasma preferito chea giudicare dallavarietà dei lavori che facevadoveva essere una specie diProteo. Non dimenticherò mai la sera in cui ci portò ilsuo inventario di merciaio ambulantevenditore di lacci e bretellené il giorno in cui entrai per comprare della merce indrogheria sull'angolo e fui servita da lui. In seguitosenza moltasorpresaseppi che era stato per tutta una settimana garzone nel bardi fronte a noi. Fu successivamente guardiano notturnorivenditoreambulante di patateincollatore di etichette in una fabbrica discatolamefacchino in una fabbrica di scatole di cartoneportatored'acqua in una squadra impiegata nella costruzione di una lineatranviaria; e seppi pure che aveva fatto parte dell'Unione deiLavapiattipoco tempo prima che venisse sciolta.


Credoche fosse rimasto affascinato dall'esempio del vescovoo perlomenodalla sua tutaperché ne portava una anche luicon unastretta cintura in vita esottouna camicia di cotone grezzo.


Dellasua vita precedenteconservò solo l'abitudine di cambiarsil'abito per il pranzoo meglio per la cena.


Quantoa meinsieme con Ernest mi trovavo bene dappertutto; quindilafelicità di mio padrein quelle condizioninon poteva cheaccrescere la mia.


"Dapiccolo"diceva"ero molto curioso. Volevo sapere tutti iperché e i come. Fu così che diventai fisico. Oggi lavita m'incuriosisce come alloraed è questa curiositàche ce la rende degna di essere vissuta".


Avolte si spingeva a nord di Market Streetnel quartiere dei negozi edei teatrie là vendeva giornalifaceva commissioni eprocacciava taxi. Un giornochiudendo appunto lo sportello di untaxisi trovò faccia a faccia con il signor Wickson. Congrande giubilo ci raccontò di quell'incontro la sera stessa.


"Miha guardato fisso e a lungo mentre chiudevo lo sportelloe hamormorato: 'Che il diavolo mi porti!'. Proprio così si èespresso:


Cheil diavolo mi porti! Era arrossito e così confusoche hadimenticato di darmi la manciama ha ripreso subito il controllo disé perchédopo pochi metriil taxi è tornatoindietro con lui che si sporgeva dal finestrino: 'Professore'haesclamato'questo è troppo! Cosa posso fare per lei?'. 'Hochiuso il suo sportello'ho risposto'secondo l'uso potrebbe darmiuna piccola mancia'. 'Non si tratta di questo'ha brontolato'voglio direfare qualcosa di utile'. Diceva sul serio: chissàqualche rimorso di coscienza. Così per qualche attimo sonorimasto a riflettere.


Quandoho aperto la boccaè stato a sentirmi attentamente: maavreste dovuto vederlo alla fine. 'Ebbene'gli ho detto'potrebbeforse restituirmi la casa e le mie azioni delle Filande Sierra'".


Miopadre s'interruppe.


"Checosa ha risposto?" domandai con impazienza.


"Nulla:che cosa poteva rispondere? Ma ho ripreso la parola:


'Speroche sia felice'. Mi guardava con curiosità e sorpresa. Hoinsistito: 'Dicaè felice?'. Immediatamenteha ordinato altassista di partiree l'ho sentito bestemmiare furiosamente. Quelmalnato non mi ha dato la mancia e tanto meno mi ha restituito lacasa e le azioni. Come vedicarala carriera di factotum di tuopadre è piena di delusioni".


Efu così che mio padre rimase nel nostro appartamento di PellStrettmentre Ernest e io andavamo a Washington. Sennonchéil colpo di grazia stava per giungere prima di quanto immaginassi.


Contrariamentealla nostra aspettativanon fu fatto nessun ostruzionismo perimpedire ai socialisti eletti di prendere possesso dei loro seggi alCongresso. Sembrava che tutto filasse liscioe io ridevo di Ernestche vedeva perfino in questa facilità un sinistro presagio.


Trovammoi nostri compagni socialisti pieni di fiducia nelle loro forze epieni di disegni ottimisti.


Alcunimembri del partito agrario eletti al Congresso avevano accresciuto lanostra forza ed elaborammo con loro un programma particolareggiato suquello che c'era da fare. Ernest partecipava lealmente edenergicamente a questi lavoripur non potendo fare a meno diripetereogni tantoe apparentemente fuori proposito:


"Quantoalla polverele combinazioni chimiche sono migliori dei pasticcimeccanicicredetemi!".


Iguai cominciarono prima per gli agrarinei vari stati che avevanoconquistato alle ultime elezioni; si trattava di una dozzina distatima ai nuovi eletti non fu permesso di prendere possesso dellaloro carica. I perdenti si rifiutarono i cedere il postoe con ilpretesto di brogli elettorali crearono una quantità diostacoli legali. Gli agrari furono ridotti all'impotenza: itribunaliloro ultima speranzaerano nelle mani dei nemici. Se gliagraridelusifossero ricorsi alla violenzatutto sarebbe statoperduto. Quanto ci demmo da farenoi socialistiper trattenerli.Per giorni e notti Ernest non chiuse occhio. I maggiori dirigentidegli agrari capirono e collaborarono pienamente con noi. Ma nonservì a nulla: l'oligarchia voleva la violenza e scatenòi suoi agenti provocatorii qualiindiscutibilmenteprovocarono laRivolta dei Contadini.


Essascoppiò in dodici stati. Gli agrari espropriati siimpadronirono con la forza del governo degli stati. La cosanaturalmenteera incostituzionale e gli Stati Uniti misero in motol'esercito; gli agenti del Tallone di Ferro eccitavano dovunque lapopolazionetravestiti da artigianifittavoli o contadini. ASacramentocapitale della Californiagli agrari erano riusciti amantenere l'ordinequando una fitta banda di agenti segreti sirovesciò sulla città condannata. Gruppi compostiesclusivamente da spie incendiarono e saccheggiarono diversi edificie officinee infiammarono le menti del popolo a tal punto che essosi unì a loro nel saccheggio. Per alimentare questo incendionei quartieri poveri fu distribuito alcool a fiumi. Poiquando tuttofu prontoentrarono in scena le truppe degli Stati Unitiche eranoin realtà i soldati del Tallone di Ferro.


Undicimilatra uominidonne e bambini furono fucilati per le strade diSacramentoo assassinati nelle case. Il governo federale prese ilposto del governo dello Statoe tutto fu perduto per la California.Anche altrove le cose andarono nello stesso modo. Tutti gli staticonquistati dagli agrari furono domati con la violenza e affogati nelsangue. Come sempredapprima il disordine era scatenato dagli agentisegreti e dalle Centurie Neree subito dopo venivano chiamate letruppe. La sommossa e il terrore regnavano in tutti i distrettirurali.


Giornoe notteil fumo degli incendi delle fattoriedelle città edei villaggi riempì completamente il cielo. Si ricorse all'usodella dinamite: si fecero saltare ponti e gallerie e deragliare itreni. I poveri contadini furono fucilati e impiccati in massa. Lerappresaglie furono terribili: numerosi plutocrati e ufficiali furonomassacrati. I cuori erano assetati di sangue e di vendetta.


L'esercitoregolare combatteva gli agrari con l'accanimento che avrebbe usatocontro i pellirossené gli mancavano le scuse.


Duemilaottocentosoldati erano stati annientati nell'Oregon da una spaventosa serie diesplosioni di dinamitee numerosi treni militari erano statidistrutti nello stesso modocosì che i soldati difendevano laloro pelleproprio come gli agricoltori.


Quantoalla miliziala legge del 1903 venne applicata e i lavoratori diogni stato furono obbligatipena la mortea fucilare i lorocompagni degli altri stati. Naturalmente all'inizio le cose nonandarono lisce: molti ufficiali e soldati della milizia furono uccisio mandati a morte da stolte corti marziali. La profezia di Ernest nelcaso dei signori Kowalt e Asmunsen si avverò con agghiacciantepuntualità. Tutti e duedichiarati idonei per la miliziafurono arruolati in California per la spedizione repressiva controgli agricoltori del Missouri.


Tuttie due rifiutarono dl prestar servizio: ma non venne loro neppureconcesso il tempo di confessarsi: portati davanti a una stolta cortemarzialefurono condannati. Morirono entrambi con la schiena rivoltaal plotone di esecuzione.


Moltigiovaniper non servire nella miliziasi rifugiarono nelle montagnediventando fuorileggee solo quando la pace fu ristabilita ebbero laloro punizione. Non avevano guadagnato nulla aspettandoperchéil governo fece un proclama invitando i cittadini al di fuori dellalegge ad abbandonare le montagne entro il termine massimo di tremesi. Alla scadenza del terminemezzo milione di sodlati furonomandati nelle regioni montanee non ci fu né processonégiudizio: ogni uomo che incontravano era ucciso sul posto. La truppaagiva in base al criterio che solo i proscritti erano rimasti inmontagna. Qualche gruppotrincerato in forti posizioniresistettevalorosamentema alla fine tutti i disertori furono sterminati.


Nellamente della popolazione venne intanto impressa una lezione piùimmediata con il castigo inflitto alla milizia ribelle del Kansas. Ilgrande ammutinamento del Kansas si verificò proprio all'iniziodelle operazioni militari contro gli agrari. Seimila uomini dellamilizia si sollevarono: da parecchie settimane erano inquieti escontenti ed erano tenuti in consegna per questo motivo. E' fuoridubbioperòche la prima rivolta fu anticipata da agentiprovocatori.


Nellanotte del 22 aprilegli uomini di truppa si ammutinarono e ucciserogli ufficialidi cui solo pochi poterono sfuggire al massacro.Questo oltrepassava il programma del Tallone di Ferroi cui agentiavevano lavorato sin troppo bene. Ma tutto faceva gioco per laplutocraziaormai pronta per l'esplosione: l'uccisione di tantiufficiali fornì una giustificazione per quanto avvenne inseguito. Come per magiasbucarono fuori quarantamila uominidell'esercito regolare che circondarono l'accampamentoo megliolatrappola. Gli infelici militi si accorsero che le cartucce prese aldeposito non erano del calibro dei loro fucilie innalzarono labandiera bianca per arrendersima inutilmente: nessunodi loro sopravvisse. I seimila furono sterminati fino all'ultimouomo. Dapprima bombardati a distanza con obici e granatefurono poifalciati a colpi di mitragliatrice mentre si lanciavanodisperatamente contro le schiere che li circondavano.


Hoparlato con un testimone oculare: mi ha detto che neppure un militepoté avvicinarsi a meno di cinquanta metri da quella macchinamicidiale. Il suolo era cosparso di cadaveri. In una carica finale dicavalleriai feriti furono massacrati a colpi di sciabola e dirivoltella e schiacciati sotto gli zoccoli dei cavalli.


Mentreavveniva l'annientamento degli agrariscoppiava la rivolta deiminatoriultimo rantolo d'agonia del lavoro organizzato.


Dichiararonosciopero in centocinquantamila. Ma erano troppo dispersi in tantipaesiper trarre vantaggio della loro forza numerica. Furono isolatinei loro distrettibattuti e obbligati a sottomettersi. Fu la primaoperazione di reclutamento di schiaviin massa. Pocock vi guadagnòi galloni di capociurma supremoe insieme un odio inestinguibile daparte del proletariato (l). La sua vita fu soggetta a numerosiattentati: ma sembrava che possedesse un talismano contro la morte. Iminatori devono a lui l'introduzione di un sistema di passaporto allarussache tolse loro la libertà di spostarsi all'interno delpaese.


Nelfrattempoi socialisti resistevano. Mentre gli agrari cadevano frale fiamme e il sanguementre il sindacalismo era smantellatonoirimanevamo compatti e perfezionavamo le nostre organizzazionisegrete. Inutilmente gli agrari ci rimproveravano.


Noirispondevamoe con ragioneche qualunque rivolta da parte nostrasarebbe stata la fine di ogni rivoluzioneper sempre. Il Tallone diFerrodapprima titubante circa il modo di agire verso l'interoproletariatoavrebbe trovato le cose più semplici e lisce diquanto non si aspettassee non avrebbe desiderato altroper finirlauna buona voltache una sollevazione da parte nostra.


Manoi lo prevenimmononostante gli innumerevoli agenti provocatorinelle nostre fileche usavano sistemi molto grossolania queitempie avevano molto da imparare. I nostri Gruppi di Combattimentoli eliminarono a poco a poco.


Fuun compito arduo e sanguinosoma lottavamo per la nostra vita e perla Rivoluzioneed eravamo obbligati a combattere il nemico con lesue stesse armi. Però noi combattevamo con lealtà.Nessun agente del Tallone di Ferro fu giustiziato senza processo. Puòdarsi che siano stati commessi errorima se vi furonofurono moltorari. I nostri Gruppi di Combattimento erano formati dai miglioricompagnidai più arditidai più disposti alsacrificio.


Ungiornodopo dieci anniErnest fece un calcolo: avvalendosi dei datiforniti dai capi di questi gruppicalcolò che la durata mediadi vita degli iscrittiuomini e donnenon oltrepassasse i cinqueanni. Tutti i compagni dei Gruppi di Combattimento erano eroi; e ilpiù strano è che a tutti ripugnava attentare alla vitaumana. Quegli amanti della libertàfacevano violenza allaloro naturapensando che nessun sacrificio era troppo grande per unacausa tanto nobile.


Loscopo che ci eravamo prefissi era triplice. Volevamo innanzituttoliberare le nostre file dagli agenti provocatori; in seguitoorganizzare i Gruppi di Combattimento all'infuori dell'organizzazionesegreta e generale della Rivoluzione; per ultimointrodurre i nostriagenti scelti in tutti i rami dell'oligarchianelle caste operaiespecialmente i telegrafistisegretari e commessinell'esercitofrale spie e i guardia- schiavi. Era un'opera lenta e pericolosaespesso i nostri sforzi fallivano dolorosamente.


IlTallone di Ferro aveva trionfato nella guerra aperta; ma noi stavamoall'ertanell'altra guerrasotterraneasconcertante e terribileche avevamo intrapreso. In questa lotta tutto era invisibilequasitutto imprevisto: come una lotta fra ciechima svolta con moltoordinesecondo uno scopo e una direttiva. I nostri agenti siinsinuavano fra gli ingranaggi di tutta l'organizzazione del Tallonedi Ferro mentre la nostra era permeata di agenti avversari; secondouna tattica tortuosa e oscurapiena di intrighi e cospirazionicomplotti e controcomplotti. E dietro tutto questosempreminacciosasi ergeva la mortela morte violenta e terribile. Uominie donne sparivanoi nostri migliorii nostri più caricompagni.


Scomparivanoda un giorno all'altro e non li rivedevamo piùapprendevamoche erano morti.


Nonesistevano più né sicurezza né fiducia. L'uomoche complottava con noi poteva essere un agente del Tallone Ferroper quel che ne sapevamo. Ma era lo stesso dalle due parti; eppureeravamo costretti a basarci sulla fiducia e la certezza. Fummo spessotraditi; la natura umana è debole. Il Tallone di Ferro potevaoffrire denaro e divertimenti e le gioie e i piaceri che le suemeravigliose città riposanti consentivano; noi non avevamoaltro da offrire che la soddisfazione di essere fedeli a un nobileidealee questa lealtà non aspettava altra ricompensa che ilcontinuo pericolola tortura e la morte.


L'uomoè deboleho dettoe a causa di questa debolezza eravamocostretti a offrire l'unica ricompensa che ci era consentita: lamorte. Era una necessità per noi punire i traditori. Quandoaccadeva che uno dei nostri ci tradisseuno o più vendicatorifedeli erano lanciati alle sue calcagna. Poteva accadere di fallirenell'esecuzione dei nostri decreti contro nostri nemicicome nelcaso di Pocockma la punizione era infallibile quando si trattava dicastigare i falsi fratelli. Alcuni compagni si lasciarono corromperecol nostro permessoper avere accesso nelle cittàmeravigliose e eseguirvi le nostre sentenze contro i veri traditori.Main fondoesercitavamo un tale timore che era piùpericoloso tradirci che restarci fedeli.


LaRivoluzione assunse un carattere profondamente religioso.


Adoravamodavanti all'altare della Rivoluzioneche era quello della Libertà.Il suo spirito divino ci rischiarava. Uomini e donne si consacravanoalla Causa e a essa votavano i loro naticome un tempo al serviziodi dio. Eravamo gli adoratori dell'Umanità.




NOTE:


1)Albert Pocockaltro famoso crumiro degli anni precedentiche finoalla morte riuscì a tenere soggetti tutti i minatori delpaese. Gli successe il figlioLevis Pococke durante cinquegenerazioni quella famosa razza di schiavisti regnò sulleminiere di carbone.


Pocockil vecchioconosciuto con il nome di Pocock primoè statodescritto così: "Una testa lunga sottileper metàcircondata da una frangia di capelli scuri e grigicon zigomisporgenti e un grosso mento... Colorito pallidoocchi grigi senzasplendorevoce metallica e un atteggiamento languido". Era natoda genitori poveri e aveva cominciato la sua carriera come garzone dibar.


Divennein seguito poliziotto privato al servizio di una societàferroviaria e si trasformò a poco a poco in crumiro diprofessione. Pocock quintoultimo della schiattamorì per loscoppio di una bomba durante una rivolta di minatori nel TerritorioIndiano. Questo avvenne nel 2073 dell'era cristiana.


2)Quei gruppi d'azione furono modellati in genere sul tipo delleorganizzazioni dei combattenti della Rivoluzione Russa emalgradogli sforzi incessanti del Tallone di ferroresistettero tre secolicioè per tutto il periodo della sua esistenza.


Compostida uomini e donne ispirati da ideali sublimie impavidi davanti allamortei Gruppi di Combattimento esercitarono una prodigiosainfluenza e moderarono la brutalità dei governanti. La loroopera non si limitò a una guerra invisibile contro gli agentidell'oligarchia. Gli stessi oligarchie spesso persino i subordinatidegli oligarchigli ufficiali dell'esercito e i capi delle casteoperaiefurono obbligati a prendere in considerazione i decreti deiGruppie quando disobbedivano erano puniti con la morte. Le sentenzedi questi rivendicatori organizzati erano conformi alla piùrigorosa giustizia; soprattutto era notevole la loro proceduraimparziale e perfettamente giuridica. Non c'erano giudiziimprovvisati. Quando un uomo era presoera giudicato lealmente eaveva la possibilità di difendersi. Necessariamentemoltifurono processati e condannati in contumaciacome nel caso delgenerale Lamptonnel 2138 d.C. Questi era forse il piùsanguinario e il più crudele dei mercenari dell'oligarchia. Fuinformato dai Gruppi di Combattimento che era stato giudicatoriconosciuto colpevole e condannato a morte; e questo avvertimentogli venne dato dopo averlo tre volte esortato a cessare dal trattareferocemente il proletariato. Alla notizia della condanna Lamptonprese ogni precauzione possibile e immaginabilee per anni i Gruppidi Combattimento si sforzarono invano di eseguire la loro sentenza.Molti compagniuomini e donnefallirono nel loro tentativo e furonocrudelmente condannati dall'oligarchia. Fu proprio il caso delgenerale Lampton a far riesumare la crocifissione come mezzo diesecuzione legale. Ma alla fine il condannato trovò il suogiustiziere nella persona di una giovane di diciassette anniMadeline Provenceche per ottenere il suo scopo serviva da due anninel palazzo come guardarobiera. Essa morìdopo tortureorribili e prolungate in una cella. Oggi la sua statua di bronzosorge nel Pantheon della Fratellanzanella meravigliosa cittàdi Serles.


Noiche ignoriamo gli spargimenti di sanguenon dobbiamo giudicaretroppo severamente gli eroi dei Gruppi di Combattimento.


Essihanno dato la loro vita per l'umanitàper la quale nessunsacrificio sembrava troppo grande. D'altra parteuna necessitàinesorabile li costringeva a dare al loro sentimentoin un'epocasanguinariauna forma sanguinosa. I Gruppi di Combattimento furonol'unica freccia nel fianco che il Tallone di Ferro non potéestirparsi. A Everhard spetta la paternità di questo stranoesercito. I suoi successi e la sua resistenzadurante trecento annimostrano la saggezza con la quale egli organizzòe lasolidità delle basi da lui gettate perché legenerazioni successive vi costruissero sopra. Da un certo punto divistaquesta organizzazione può essere considerata la suaopera principalea parte il grande valore dei suoi contributieconomici e sociali e le sue gesta di massimo dirigente dellaRivoluzione.




Capitolo17


LALIVREA SCARLATTA


Conla devastazione degli stati agrarii rappresentanti di questopartito sparirono dal Congresso. Furono istituiti processi per altotradimento e il loro posto fu occupato da creature del Tallone diFerro. I socialisti vennero a trovarsi in pietosa minoranza ecapirono che la loro fine era vicina. Il Congresso e il Senato eranoormai pure e semplici finzionidelle farse. I problemi pubblici vierano dibattuti con gravità e votati secondo le formetradizionalima servivano solo a convalidare con una proceduracostituzionale gli atti dell'oligarchia.


Ernestsi trovava nel fitto della mischia quando sopraggiunse la fine. Fudurante la discussione di un disegno di legge per l'assistenza agliscioperanti. La crisi dell'anno prima aveva ridotto vaste masse delproletariato a un livello ancora più basso di quello dellafamee il propagarsi e prolungarsi dei disordini le sprofondavanosempre più in basso. Milioni di persone morivano di famementre gli oligarchi e i loro sostenitori si rimpinzavano a dismisura(1). Chiamavamo quegli infeliciil popolo dell'abisso (2): e peralleviare le loro sofferenzei socialisti avevano presentato queldisegno di leggeche al Tallone di Ferro non piacque. Aveva infattiil suo modo di vedereper quanto riguardava la sistemazione dimilioni di esserie siccome questa concezione non era la nostraaveva dato ordini affinché questo progetto venisse respinto.


Erneste i suoi compagni sapevano che il loro sforzo sarebbe stato vano mastanchi di essere tenuti nell'incertezzadesideravano una decisionequalunque essa fosse. Non riuscendo a ottenere nullasperavanoalmeno di porre termine a quella farsa legislativa in cui eravamocostretti a recitare un ruolo passivo.


Ignoravamoquale aspetto avrebbe assunto la scena finale; ma non l'avremmo maiimmaginata più drammatica di quanto fu poi in realtà.


Quelgiorno mi trovavo nella tribuna riservata al pubblico.


Sapevamotutti che sarebbe accaduto qualcosa di terribile. Era nell'ariae lasua presenza era resa visibile dalle truppe allineate nei corridoi edagli ufficiali raggruppati davanti alle porte dello stessoCongresso. L'oligarchia stava evidentemente per sferrare il grancolpo.


Ernestaveva preso la parola e descriveva le sofferenze dei disoccupaticome se accarezzasse la folle speranza di intenerire quei cuori equelle coscienze: ma i membri repubblicani e democraticisogghignavano e si burlavano di luiinterrompendolo con esclamazionie rumori.


ImprovvisamenteErnest cambiò tattica: "So benissimo che nulla di quantodico potrà influire su di voi"esclamò: "nonavete anima.


Sietedegli invertebratidei rammolliti. Vi chiamate pomposamenterepubblicani e democraticima non esiste un partito di questo nome:in questa Camera non ci sono né repubblicani nédemocratici.


Nonsiete altro che degli adulatori e ruffiani delle creature dellaplutocrazia. Parlate all'antica del vostro amore per la libertàvoi che indossate la livrea scarlatta del Tallone di Ferro".


Lasua voce fu coperta dalle grida: "Abbassoabbasso!" e luiaspettòsdegnosamenteche il clamore si calmasse. Alloraaprendo le bracciacome per abbracciarli tuttivolgendosi verso icompagni gridò:


"Ascoltateil muggito delle bestie ben pasciute!".


Scoppiòun pandemonio. Il presidente batteva sul tavolo per ottenere ilsilenzio e lanciava occhiate agli ufficiali ammucchiati davanti alleporte. Ci furono delle grida di "Sedizione!" e un membro diNew Yorknoto per la sua rotonditàlanciò l'epitetodi "Anarchico!".


L'aspettodi Ernest non era dei più rassicuranti: tutto il suo spiritocombattivo vibravala sua espressione era quella di un animaleaggressivo. E tuttavia rimaneva calmo e padrone di sé.


"Ricordate"gridò con voce che copriva il tumultovoi non mostrate alcunapietà per il proletariatoricordate che verrà ilgiorno in cui il proletariato non avrà pietà di voi".


Legrida di Sedizioso! Anarchico! raddoppiarono.


"Soche non voterete questo disegno di legge"continuòErnest.


"Aveteavuto dai vostri padroni l'ordine di votare contro. E osate trattarmida anarchicovoi che avete distrutto il governo del popolovoi cheapparite in pubblico con la vostra vergognosa livrea scarlatta! Noncredo nel fuoco dell'infernoma a volte mi spiace e sono tentato dicrederci; in questo momentoper esempioperché lo zolfo e lapece non sarebbero una punizione eccessiva per i vostri delitti.Finché esisteranno i vostri similil'inferno sarà unanecessità cosmica".


Cifu un movimento alle porte. Ernestil presidente e tutti i deputatisi volsero a guardare in quella direzione.


"Perchénon ordinate ai vostri soldati di entraredi compiere il lorolavorosignor presidente?" chiese Ernest. "Essiobbedirebbero subito".


"Cisono altri piani"fu la risposta"per questo i soldatisono qui".


"Pianicontro di noiimmagino"schernì Ernest. "Assassinioo qualcosa del genere".


Allaparola "assassinio" il tumulto ricominciò. Ernestnon riusciva più a farsi sentirerimase tuttavia in piediaspettando che tornasse la calma. In quel momento avvenne. Dal mioposto in tribuna vidi soltanto il lampo di un'esplosione. Il rumoremi stordì: vidi Ernest vacillare e cadere in una nube di fumomentre i soldati si precipitavano nei corridoi tra i seggi. I suoicompagni balzarono in piediinferocitipronti a qualsiasi violenzama Ernest li calmò per qualche attimoe agitò lebraccia per imporre il silenzio.


"E'un complotto"urlòmettendo in guardia i compagni. "Nonvi muovete o sarete tutti uccisi".


Dettoquestosi afflosciò lentamenteproprio quando i soldatigiungevano sino a lui. Un istante dopofecero sgombrare le tribune enon vidi più nulla.


Sebbenefosse mio maritonon mi permisero di avvicinarlo; anziappena dettoil mio nome fui arrestata. Contemporaneamentefurono arrestati tuttii membri socialisti del Congresso presenti a Washingtoncompresol'infelice Simpsonobbligato a letto in albergo da una febbretifoidea.


Ilprocesso fu rapido: tutti erano già condannati. Quanto aErnestlo straordinario è che non fu giustiziato. Fu unosbaglio dell'oligarchiae le costò caro. A quel tempo eratroppo sicura di sé; inebriata dal successonon credeva cheun manipolo di eroi potesse avere la forza di minare la sua solidabase. Domaniquando scoppierà la grande rivoltae tutto ilmondo risuonerà dei passi in marcia di milioni e milionil'oligarchia capiràma troppo tardifino a che punto si siaingigantita quella banda di eroi.


Comerivoluzionariauna che era all'interno del partito e conosceva lesperanzei timori e i piani segreti dei rivoluzionarisono ingradocome pochidi rispondere all'accusa lanciata contro di lorodi aver fatto esplodere quella bomba nel Congresso. E posso affermaretranquillamentesenza riserve né dubbiche i socialistisiaquelli del Congresso sia quelli di fuorierano estraneiall'esplosione. Non sappiamo chi abbia lanciato l'ordignosiamo peròsicuri che non fu lanciato da nessuno dei nostri.


D'altrapartediversi indizi tendono a dimostrare che il Tallone di Ferrosia il responsabile di quell'atto. Naturalmentenon possiamoprovarloe la nostra conclusione è solo fondata su induzioni.Ma ecco i fattiquali ci risultano. Il presidente della Camera erastato informato dagli agenti segreti del governoche i membrisocialisti del Congresso sarebbero passati alla tattica terroristicae che avevano già fissato il giorno del loro esordioche eraesattamente quello dell'esplosione. Per precauzioneil Campidoglioera stato circondato dalla truppa.


Poichénoi non sapevamo nulla della faccenda della bombapoiché unabomba era scoppiata realmentee le autorità avevano preso ledebite misure di sicurezzaè più che naturaleconcludere che il Tallone di Ferro fosse informato di tutto.Sosteniamo inoltre che il Tallone di Ferro fu il vero colpevole diquell'attentatoche preparò e eseguì con lo scopo difarne cadere la colpa su di noicausando la nostra rovina.


Dalpresidentela notizia trapelò a tutti i membri della Camerache indossavano la livrea. Durante il discorso di Ernestsapevanodunque che sarebbe stato commesso un atto di violenza; e bisognarender loro giustizia: essi credevano sinceramente che sarebbe statocommesso dai socialisti. Al processosempre in buona fedemoltidichiararono di aver visto Ernest prepararsi a lanciare la bombascoppiata poi anzitempo. Naturalmente non avevano visto nientemanella loro fantasiastimolata dalla pauracredettero di aver vistoveramente.


Comedichiarò Ernest al processo: "E' ragionevole pensare chese avessi avuto intenzione di lanciare una bombaavrei mai sceltouna così piccola bomba inoffensiva? Non conteneva neppurepolvere sufficiente. Ha fatto molto fumo senza ferire nessunoall'infuori di me. E' scoppiata proprio ai miei piedi e non mi haucciso.


Credetemiquando mi metterò a lanciare bombefarò danni sulserio. I miei petardi non faranno solo fumo".


Ilpubblico ministero replicò che la debolezza dell'ordigno eradovuta a errore dei socialistie così l'esplosioneintempestivaavendo Ernest lasciato cadere l'ordigno per nervosismo.E quest'argomentazione fu confermata dalla testimonianza di coloroche pretendevano di aver visto Ernest maneggiare la bomba e lasciarlacadere.


Dalcanto nostronessuno sapeva come fosse stata lanciata. Ernest midisse che un attimo prima dell'esplosione l'aveva sentita e vistacadere a terra vicino a lui. Lo affermò pure al processomanessuno gli credette. D'altronde la cosa era "cucinata"secondo l'espressione popolare. Il Tallone di Ferro aveva deciso didistruggercie non esisteva difesa possibile.


Secondoun proverbiola verità finisce sempre con il trionfare (4):comincio a dubitarne. Diciannove anni sono trascorsie con tutti inostri sforzi incessantinon siamo riusciti a scoprire chi lanciòveramente la bomba. Evidentemente dovette essere stato un agente delTallone di Ferroma non siamo mai riusciti a raccogliere il benchéminimo indizio sulla sua identitàe oggi non rimane checlassificare la cosa fra i misteri della storia.




NOTE:


1)Condizioni simili si osservano in Indianel secolo diciannovesimosotto il dominio britannico. Gli indigeni morivano di fame a milionimentre i loro padroni li privavano del frutto del lavoro chespendevano in cerimonie e cortei feticisti. Non possiamo nonvergognarciin questo secolo di lumidella condotta dei nostriantenatie dobbiamo limitarci a pensare filosoficamente chenell'evoluzione sociale lo stadio capitalistico stapressapococomel'età scimmiesca all'epoca dell'evoluzione animale. L'Umanitàdoveva superare quei periodi per uscire dal fango degli organismiinferiori; e le era naturalmente difficile liberarsi interamente diquella viscida feccia.


2)Questa espressione è una trovata dovuta al genio di H. G.


Wellsche visse alla fine del secolo diciannovesimo. Fu un veggente infatto di sociologiauno spirito sano e normalee nello stesso tempoun cuore veramente umano. Numerosi frammenti delle sue opere sonogiunti fino a noie due delle sue opere migliori: "Anticipations"e "Mankind in the Making" ci sono arrivate intatte.


Primadegli oligarchie prima di EverhardWells aveva previsto lacostruzione di città meravigliose di cui parla nei suoi librichiamandole città del piacere.


3)Persuasa che le sue memorie fossero state lette dai suoicontemporaneiAvis Everhard non accenna al risultato del processoper alto tradimento. Ci sono nel manoscritto molte altre lacune delgenere. Cinquantadue membri socialisti del Congresso furonoprocessati e giudicati colpevoli. Stranamente nessuno fu condannato amorte. Everhard e undici altrifra cui Theodore Donnelson e MatthewKentfurono condannati all'ergastolo.


Glialtri quaranta furono condannatichi a trenta chi a quarantacinqueannimentre Arthur Simptonche il manoscritto dice ammalato ditifoidea al momento dell'esplosionenon ebbe che quindici anni dicarcere. Secondo la tradizionefu lasciato morire di fame nella suacella per punirlo della sua intransigenza ostinata e del suo odioardente e indefettibile per tutti servi del dispotismo. Morì aCabanasnell'isola di Cubadove tre altri suoi compagni eranodetenuti. I cinquantadue socialisti del Congresso furono rinchiusinelle fortezze militari sparse in tutti gli Stati Uniti: cosìDubois e Woods furono rinchiusi a Porto Rico; Everhard e Merryweathernell'isola di Alcatraznella baia di San Franciscoche da moltotempo serviva da prigione militare.


4)Avis Everhard avrebbe dovuto aspettare molte generazioni per ottenerela rivelazione del mistero. Quasi cento anni fa e quindi piùdi seicento anni dopo la sua mortefu scoperta negli archivi segretidel Vaticano la confessione di Pervaise. Non sarà forseinopportuno fare qualche accenno a quest'oscuro documentosebbeneormai non abbia più per gli storici alcun valore.


Pervaiseun americano di origine francesenel 1913 era in prigione a NewYorkin attesa di essere processato per omicidio.


Sappiamodalla sua confessioneche senza essere un criminale incallitoavevaun carattere impulsivoimpressionabile e appassionato. In un impetodi folle gelosia aveva ucciso la mogliecosa abbastanza diffusa aquel tempo. Il terrore della morte s'impadronì di luicomeraccontò in seguito lui stessoe per sfuggirne sarebbe statodisposto a fare qualunque cosa. Gli agenti segretiper ridurlo alleloro miregli confermarono che si era reso colpevole di omicidio diprimo gradodelitto che era punito con la pena capitale. Ilcondannato veniva legato a una apposita sedia esotto il controllodi medici specialistiucciso dalla corrente elettrica. Questo tipodi esecuzionechiamato sedia elettricaera molto in vogaa queltempo: solo in seguito fu sostituito dall'anestesia. Costuibrav'uomo in fondoma natura superficiale improntata a una animalitàviolentaaspettando in una cella l'inevitabile mortesi lasciòfacilmente convincere a gettare una bomba nel Congresso. Dichiaraanzinella sua confessioneche gli agenti del Tallone di Ferro gliassicurarono che l'ordigno sarebbe stato inoffensivoe che nonavrebbe ucciso nessuno. Fu introdotto di nascosto in un palcoufficialmente chiuso per riparazioni. Avrebbe dovuto scegliere lui ilmomento opportuno per gettare la bombama confessaingenuamenteche fu talmente preso dal discorso di Ernest e dal tumulto da essosuscitatoche per poco non dimenticò il compito affidatogli.


Nonsolo Pervaise fu scarceratoma gli fu concessa una pensione a vita.Non doveva godersela a lungoperò: nel settembre del 1914 fucolpito da reumatismo al cuore e morì dopo tre giorni. Mandòa chiamare un prete cattolicoal quale si confessò. PadreDurbanconsiderandola molto graverimise la sua confessione perscritto e la firmò come testimone. Noi possiamo soltanto faredelle congetture su quanto avvenne dopo. Il documento era certoabbastanza importante per trovare la via di Roma. Potenti influenzefurono messe in movimento per evitarne la divulgazione.


Soltantonel secolo scorsoLorbiail celebre scienziato italianodurante lesue ricerchelo scoprì. Oggidunquenon rimane alcun dubbioche il Tallone di Ferro sia responsabile dell'esplosione del 1913. Eanche se la confessione di Pervaise non fosse mai venuta alla lucenon vi sarebbe stato alcun dubbio ragionevole: quell'episodio chemandò in prigione cinquanquantadue deputatiè dellastessa natura di tanti altrisanguinosicommessi dagli oligarchi eprima di essidai capitalisti.


Comeesempio classico di massacri di innocenticommessi con ferocia eindifferenzabisogna citare quello dei cosiddetti anarchici diHaymarketa Chicagonella penultima decade del secolodiciannovesimo. Esempio a séè poi l'incendio doloso ela distruzione dei possedimenti capitalistici compiuti daicapitalisti medesimi. Per delitti di questo genere furono punitinumerosi innocenti "incastrati" come si usava dire a queltempo.


Durantele sommosse operaie della prima decade del secolo ventesimoneidisordini fra i capitalisti e la Federazione Occidentale deiMinatorifu usata una tattica similema più sanguinosa. Gliagenti dei capitalisti fecero saltare in aria la stazione ferroviariadi Independence: tredici uomini furono uccisi e molti altri feriti. Icapitalisti che guidavano il meccanismo legislativo e giudiziariodello stato del Coloradoaccusarono di questo delitto i minatori eper poco non li fecero condannare.


Romainesuno degli strumenti di questo "affare"era in prigione inun altro statonel Kansasquando gli agenti dei capitalisti gliproposero il colpo. Ma le confessioni di Romainesal contrario diquelle di Pervaise furono pubblicate quando era ancora in vita. Nellostesso tempovi fu ancora il caso di Moyer e Haywooddue dirigentisindacali forti e risoluti: l'uno presidente e l'altro segretariodella Federazione Occidentale dei Minatori. L'ex governatoredell'Idaho era stato assassinato misteriosamente: i socialisti e iminatori avevano apertamente incolpato di questo delitto iproprietari delle miniere. Maviolando le norme costituzionalistataliin seguito a una intesa fra i governatori dell'Idaho e delColoradoMoyer e Haywood furono presigettati in carcere e accusatidi omicidio. Questo provocò la seguente dichiarazione diEugene V. Debsdirigente dei socialisti americani di quel tempo: "Idirigenti sindacali che non si possono corrompere si arrestanoe siassassinano. Moyer e Haywoodsono colpevoli soltanto del reato difedeltàtenace e incorrottaalla classe operaia. Icapitalisti hanno spogliato il nostro paesecorrotto la nostrapoliticadisonorato la nostra giustizia; ci hanno calpestato e orasi propongono dl ammazzare coloro che non sono così abietti dasottomettersi al loro brutale dominio. I governatori del Colorado edell'Idaho non fanno che eseguire gli ordini dei loro padroniiplutocrati. La lotta è incominciata fra i lavoratori e laplutocrazia. Questa puòsìsferrare il primo colpoviolentoma noi sferreremo l'ultimo".




Capitolo18


ALL'OMBRADELLA SONOMA


Dimedurante quel periodonon ho molto da dire. Fui tenuta sei mesiin carcere senza alcuna imputazione. Ero una "sospetta"parola tremenda che doveva essere ben presto conosciuta da tutti irivoluzionari. Ma il nostro servizio segretoappena organizzatocominciava a funzionare. Verso la fine del secondo mese di prigioniauno dei miei carcerieri mi si rivelò come un rivoluzionario inrapporto con la nostra organizzazione. Alcune settimane dopoJosephParkhurstche era appena stato nominato medico delle carcerisifece conoscere come membro di uno dei nostri Gruppi di Combattimento.


Cosìattraverso tutta la trama dell'oligarchiala nostra organizzazionetesseva insidiosamente la sua tela. Ero informata di quanto avvenivaall'esternoe ognuno dei nostri dirigenti reclusi era in contattocon i nostri bravi compagniche si celavano sotto la livrea delTallone di Ferro. Quantunque Ernest fosse rinchiuso a tremila miglialontanosulla costa del Pacificoero continuamente in comunicazionecon luicosì che potemmo corrispondere con perfettaregolarità.


Inostri dirigentiprigionieri o liberipotevano dunque discutere edirigere il movimento. Sarebbe stato faciledopo alcuni mesifarevadere parecchi di loroma poiché il carcere non limitava lanostra attivitàrisolvemmo di evitare ogni tentativoprematuro. Cinquantadue parlamentari e più di trecentodirigenti rivoluzionari erano in prigione. Decidemmo di liberarlitutti insieme. L'evasione di pochi avrebbe allarmato gli oligarchieforseimpedito la liberazione degli altri. D'altra partepensavamo che quella fuga collettivaorganizzata in tutto il paeseavrebbe avuto sul proletariato un grosso effetto psicologicoe chequella dimostrazione della nostra forza avrebbe ispirato fiducia atutti.


Siconvennedunquequando fui rilasciata dopo sei mesiche avreidovuto sparire e preparare un rifugio sicuro per Ernest. Ma non erafacile appena in libertàle spie del Tallone di Ferro mi simisero alle calcagna. Bisognava far perdere le tracce e andare inCalifornia. Ci riuscimmoalla finein maniera abbastanzadivertente. Il sistema dei passaporticopiato dai russistava giàsviluppandosi; se volevo rivedere Ernest dovevo far perderecompletamente le mie tracceperché se fossi stata seguita loavrebbero riacciuffato. D'altro cantonon potevo neppure viaggiarevestita da proletaria; non mi rimaneva altro espediente se non quellodi fingermi membro dell'oligarchia. Gli oligarchi supremi eranopochima migliaia di persone di minor valorecome Wicksonperesempioche possedevano milionierano i satelliti degli altrimaggiori. Poiché le mogli e le figlie di questi oligarchiminori erano numerosissimefu deciso che mi sarei spacciata per unadi loro. Anni dopola cosa sarebbe stata impossibileperchéil sistema dei passaporti fu così perfezionato che tuttiuomini donne e bambinifurono registratie seguiti nei lorospostamenti.


Almomento opportunoi miei pedinatori furono sviati dalla mia pista.Un'ora dopo Avis Everhard non esisteva piùmentre una certasignora Felice Van Verdighanaccompagnata da due cameriere e da uncagnolinononché un'altra cameriera per detto cagnolino (1)saliva su un vagone pullman (2) chequalche istante dopofilavaverso occidente.


Letre cameriere che mi accompagnavano erano tre rivoluzionariedi cuidue facevano parte dei Gruppi di Combattimentoe la terzaGraceHolbrookammessa l'anno seguente a far parte di un gruppofugiustiziata sei mesi dopo dal Tallone di Ferro. Era lei che servivail cagnolino. Delle altre dueunaBertha Stolescomparve dodicianni dopo; l'altraAnna Roylstonvive ancora e ha parte sempre piùimportante nella rivoluzione (3).


Attraversammogli Stati Unitisenza il minimo incidente fino alla California.Quando il treno giunse a Oaklandalla stazione della SedicesimaStradascendemmo e Felice Van Verdighan scomparve per semprecon ledue cameriereil cane e la cameriera del cane. Le tre giovaniandarono con dei compagni fidatialtri si incaricarono di me.Mezz'ora dopo essere sbarcata dal trenoero a bordo di un piccolobattello da pesca nelle acque della baia di San Francisco. Sbalzatida terribili raffiche di ventoandammo alla deriva per quasi tuttala nottema vedevo le luci di Alcatrazdove Ernest era rinchiusoequella vicinanza mi confortava. All'albaa forza di remiraggiungemmo le Marin Islands. Là rimanemmo nascosti tutto ilgiorno; la notte seguenteportati dalla marea e spinti dal ventoattraversammo in due ore la baia di San Pablo e risalimmo il PetalumaCreek.


Unaltro compagno mi aspettava con i cavallie senza indugi ci mettemmoin camminoal lume delle stelle. A nord vedevo la massa indistintadella Sonoma Mountainverso la quale eravamo diretti.


Lasciammoalla nostra destra la vecchia città di Sonoma e risalimmo uncanyon che sprofondava tra i primi contrafforti della montagna. Lastrada da carreggiabile divenne sentiero e poi una semplicemulattierache finì col perdersi tra i pascoli dell'altamontagna. Raggiungemmo a cavallo la cima del monte Sonoma. Era questoil cammino più sicuroperché là nessuno potevaosservare il nostro passaggio.


L'albaci sorprese sulla cresta del versante settentrionalee nella lucegrigia ci inoltrammogiù in discesatra sequoie e canyonancora lambiti dal calore dell'estate morente. Era quello il miopaesaggiolo conoscevo e lo ammiravoe ben presto divenni io laguida. Era il mio nascondigliol'avevo scelto io. Ci inoltrammo suun pascolo d'altura e l'attraversammo; poioltrepassata una piccolaaltura ricoperta di quercescendemmo su un pascolo piùpiccolo e risalimmo un'altra crestaquesta volta all'ombra deimandronos e dei manzanitas dorati. I primi raggi del sole cicolpirono alla schiena mentre salivamo. Un volo di quaglie si levòcon un frullo dal bosco; un grosso coniglio ci tagliò lastrada a salti rapidi e silenziosi; un daino al quale il soleindorava il collo e le spallevalicò la cresta davanti a noie scomparve. Seguimmo per un tratto la pista dell'animalediscendemmo poi a piccoseguendo un sentiero a zig-zag che l'animaleaveva disegnatonel folto di un magnifico gruppo di sequoie checontornava uno stagno dalle acque rese scure dai minerali checontenevano. Conoscevo quel cammino sin nei minimi particolari perchéun tempo uno scrittoremio amicoaveva posseduto là unafattoria. Anche lui era diventato rivoluzionarioma con minorefortuna di meperché era già sparitoe nessuno avevasaputo dove né come fosse morto. Lui solo conosceva ilnascondiglio verso il quale mi dirigevo. Aveva comprato la fattoriaper la bellezza pittoresca del postoe l'aveva pagata caracongrande scandalo dei fattori del luogo. Si divertiva a raccontarmi chequando diceva il prezzo pagato quelli scuotevano il capo costernatiedopo una serie di calcoli mentaliesclamavano: "Non potràricavarne neppure il sei per cento".


Maera mortoe i suoi figli non avevano ereditato la fattoria.


Casostranoessa apparteneva ora al signor Wickson che possedeva tutto ilpendio orientale e settentrionale della Sonoma Mountaindallaproprietà degli Spreckels fino alla linea di demarcazionedella Bennett Valley. Ne aveva fatto un magnifico parco di dainichesi stendeva per migliaia di acri di prateria in pendio dolcediboschi e canyondove gli animali s'aggiravano in libertà comese fossero allo stato selvaggio. Gli antichi proprietari del terrenoerano stati scacciatie un asilo per menomati mentali era statodemolito per far posto ai daini.


Comese tutto questo non bastasseil padiglione di caccia del signorWickson era situato a un quarto di miglio dal mio rifugio.


Maquestoanziché un pericolocostituiva una garanzia disicurezza. Saremmo stati sotto la protezione di un oligarca minore.Bastava questo ad allontanare ogni sospetto. L'ultimo posto al mondoin cui le spie del Tallone di Ferro potevano pensare di cercareErnest e meera certo il parco dei daini del signor Wickson.


Legammoi nostri cavalli tra le sequoievicino allo stagno. Da unnascondiglio fatto in un tronco marcioil mio compagno tiròfuori varie cose: un sacco di farina di cinquanta libbrecibi inscatola di ogni tipoutensili da cucinacoperte di lanateleceratelibri e l'occorrente per scrivereun grosso pacco dilettereun bidone di cinque galloni di petrolio e un gran rotolo digrossa corda. Si trattava di una tale provvista di roba che sarebberooccorsi vari viaggi per trasportarla al nostro rifugio.


Perfortuna non era lontano. Presi il rotolo di corda e mi avviai avantiinoltrandomi in un fitto di arbusti e virgulti che formavanofra duealture boscoseuna specie di viale verde che finiva bruscamentedavanti alla riva scoscesa di un torrente. Era un piccolo corsod'acqua alimentato da sorgenti sotterranee che neppure nella piùcalda estate si seccava. Da ogni parte sorgevano alture boscose: cen'erano moltee sembravano gettate là dal gesto negligente diun Titano. S'innalzavano di qualche trentina di metrierano prive dibase rocciosacomposte solo di terra vulcanica rossala famosaterra color vino della Sonoma. Fra questi rialziil piccolo torrentesi era scavato un letto molto scosceso e profondamente incassato.


Bisognòcalarsi giùper scendere fino al letto del torrented'unabuona trentina di metri; dopo di che arrivammo al grande buco. Nullarivelava l'esistenza di quel baratroche non era un buco nel verosenso della parola. Ci si trascinava carponifra un'inestricabileconfusione di arbusti e tronchie ci si trovava di colpo sul marginedel baratro. Lungo e largo una sessantina di metriera profondocirca la metà. Forse per qualche remota causa geologicaall'epoca della formazione delle alturee certo per effetto diun'erosione capricciosal'escavazione era avvenuta nel corso deisecolicausata dallo scolo delle acque. Di terra neppure l'ombra;tutto era immerso nella vegetazione: dalla sottile verginella allefelci dorate e alle imponenti sequoie e ai pini giganti. Questigrandi alberi s'innalzavano persino sulle pareti del baratro. Alcunierano inclinati di quarantacinque gradima la maggior partesvettavano diritti dalle pareti quasi perpendicolari e soffici.


Eraun nascondiglio ideale. Nessuno si spingeva mai fin lìneppure i ragazzi del villaggio di Glen Ellen. Se l'incavo fossestato nel letto di un canalone di uno o più miglia dilunghezzasarebbe stato conosciutoma non era così. Da uncapo all'altroil corso d'acqua non aveva più di cinquecentometri di lunghezza.


Nascevaa trecento metri a monte della trinceada una sorgente in fondo auna prateriae a cento metri a valle sboccava in aperta campagnaarrivando al fiume attraverso un terreno erboso e ondulato.


Ilmio compagno girò la corda attorno a un albero edopo avermiben legatami fece scendere. In un istante fui in fondo. Poco dopolui mi mandò giùcon lo stesso sistematutte leprovviste del nascondiglio. Poi ritirò la cordala nascoseeprima di partire mi mandò un cordiale arrivederci.


Primadi continuare devo dire qualche parola su questo compagnoJohnCarlsonumile eroe della Rivoluzioneuno degli innumerevoli fedeliche costituivano le file dell'esercito. Lavorava per Wicksonnellestalle del padiglione di caccia; infatti avevamo traversato la Sonomasui cavalli di Wickson. Per circa vent'annifino al momento in cuiscrivoJohn Carlson è stato la guardia del rifugio e durantetutto questo tempo sono sicura che non un solo pensiero sleale hasfiorato la sua mente neppure in sogno. Era di carattere calmo egravea tal punto che non si poteva fare a meno di chiedersi checosa la Rivoluzione rappresentasse per lui.


Eppurel'amore della libertà proiettava una luce tranquilla inquell'anima oscura. Sotto certi aspetti era meglio che non fossedotato di immaginazione. Non perdeva mai la testa. Obbediva agliordini e non era né curioso né chiacchierone. Un giornogli chiesi come mai avesse scelto di fare il rivoluzionario.


"Sonostato soldato da giovane"rispose. "Ero in Germania. Làtutti i giovani devono far parte dell'esercito e nel reggimento alquale appartenevo avevo un compagno della mia età. Suo padreera ciò che voi dite un agitatoreed era stato messo inprigione per delitto di lesa maestàcioè per averdetto il vero sull'Imperatore. Suo figlio mi parlava spesso delpopolodel suo lavoro e del modo con cui viene derubato daicapitalisti. Mi diede una nuova prospettiva alla vita e diventaisocialista. Quel che diceva era giusto e benee non l'ho maidimenticato. Venuto negli Stati Unitimi misi in contatto con isocialisti e mi feci accogliere come membro di una sezione. Era iltempo del S.L.P.


(4).In seguitoquando ci fu la scissioneentrai a far parte del S.P.locale. Lavoravo allora per un noleggiatore di cavalli a SanFranciscoprima del terremoto. Ho pagato le mie quote per ventidueanni. Sono sempre membro e pago sempre la mia quotaanche se oggi sideve farlo in grande segretezza. Adempirò sempre questodoveree quando verrà la Repubblica Cooperativa saròcontento".


Rimastasolapreparai la colazione sul fornello a petrolio e misi in ordinela mia nuova dimora. Spessodi buon mattino o verso seraCarlsonveniva al rifugio e vi lavorava per una o due ore.


Agliiniziil mio tetto fu la tela ceratain seguito drizzammo unapiccola tendadopoquando fummo certi della sicurezza del nostroeremocostruimmo una piccola casa. Era completamente nascosta allosguardo di chi si affacciasse sull'abisso; la vegetazionelussureggiante di quell'angolo riparato formava una difesa naturale.Inoltrela casa si appoggiava alla parete verticale ein quellostesso muroscavammo due piccole camerepuntellate da forti travidi querciaben areate e asciutte.


Avevamotutte le comodità. Quandoin seguitoil terrorista tedescoBiedenbach venne a nascondersi con noivi installò unapparecchio che distruggeva il fumo; cosìle sere d'invernopotevamo sedere intorno al fuoco crepitante.


Aquesto punto bisognerà che parli anche di questo terroristadall'animo dolceche fu certamente il più incompreso deinostri compagni rivoluzionari. Biedenbach non ha mai tradito lacausae non è stato giustiziato dai suoi compagnicome sicrede. E' una frottola inventata dai servi dell'oligarchia. Ilcompagno Biedenbach era molto distratto e di poca memoria. Fu uccisoda una delle nostre sentinelle nel rifugio sotterraneo di Carmelperché aveva dimenticato la parola d'ordine. Fu un erroredeplorevolecerto; ma è assolutamente falso affermare cheavesse tradito il suo Gruppo di Combattimento. Mai uomo piùsincero e leale ha lavorato per la Causa (5).


Sonoormai circa diciannove anni che il rifugio scelto da me èquasi sempre abitatoe per tutto questo tempocon una solaeccezionenon è mai stato scoperto da estranei. Eppure erasolo a un quarto di miglio dal padiglione di caccia di Wicksone aun miglio appena dal villaggio di Glen Ellen. Tutte le mattine etutte le seresentivo il treno arrivare e partiree regolavo il mioorologio sulla sirena della fabbrica di mattoni (6).




NOTE:


1)Questa scena ridicola costituisce un documento tipico dell'epocaeillustra bene la condotta di quei padroni senza cuore. Mentre ilpopolo moriva di famei cagnolini di lusso avevano delle cameriereparticolari. Questo di Avis Everhard era un travestimento moltopericolosoma era una questione di vita o di morteed era in giocola causaquindi è da considerarsi veritiero.


2)Si chiamavano così le vetture più lussuose dei treni diquel tempodal nome del loro inventore.


3)Nonostante i continui e quasi inconcepibili pericoliAnna Royalstonraggiunse la bella età di novantun anni. Come i Pococksfuggirono agli esecutori dei Gruppi da Combattimentoessa sfidòquelli del Tallone di Ferro. Prospera in mezzo ai pericolila suavita sembrava protetta da un sortilegio. Lei stessa era unagiustiziera per conto dei Gruppi da Combattimento: la chiamavanoVergine Rossa e diventò una delle eroine della Rivoluzione.


All'etàdi sessantanove anni uccise Halcliffe "Il sanguinario"nonostante fosse scortato da una guardia del corpoe se la cavòsenza una scalfittura. Morì di vecchiaia nel suo lettoin unrifugio segreto e sicuro di rivoluzionarisui monti Ozark.


4)Socialist Labor Party.


5)Nonostante tutte le ricerche sui documenti dell'epocanon abbiamotrovato nessuna documentazione su questo personaggio. Se ne parlasoltanto nel manoscritto di Avis Everhard.


6)Il viaggiatore curioso che si dirigesse verso il Sudpartendo daGlen Ellensi troverebbe su un viale che segue precisamente l'anticastrada di sette secoli fa. A un quarto di miglio da Glen Ellensuperato il secondo pontevedrebbe a destra una barranca che siestende come una cicatriceattraverso un gruppo di alture boscose.Questa barranca è il posto dove si esercitava l'antico dirittodi pedaggio che esisteva in quel tempo di proprietà privatesui terreni di un certo signor Chauvetpioniere francese venuto inCalifornia all'epoca dei cercatori d'oro. Le alture boschive sonoquelle di cui parla Avis Everhard.


Ilgrande terremoto del 2368staccò il fianco di uno di queirialzi che riempì la trincea nella quale gli Everhard avevanoil loro rifugio. Ma dopo la scoperta del manoscritto sono stati fattidegli scavi ed è stata trovata la casa con le due camereinterne contenenti gli utensili accumulati durante una lungapermanenza.


Tragli altri resti degni di notaè stato trovato l'apparecchiodistruttore del fumo di cui si parla in questo racconto. Gli studiosiche si interessassero all'argomento in questionepotrebbero leggereil volume di Arnold Benthamche uscirà in questi giorni.


Aun miglio a nord ovest delle alturesi trova l'area della Wake RobinLodgealla confluenza della Wild Water e della Sonoma.


Osserviamodi sfuggita che la Wild Water si chiamava un tempo Graham Greekcomesi legge in alcune vecchie carte. Ma il nuovo nome rimane. A WakeRobin LodgeAvis Everhard dimorò poi a parecchie ripresequandocamuffata da agente provocatore del Tallone di Ferropotérappresentare impunemente la sua parte in mezzo agli uomini e agliavvenimenti. Il permesso ufficiale le fu concesso niente di meno chedal signor Wicksonl'oligarca minore di cui parla il manoscritto.




Capitolo19


TRASFORMAZIONE


"Bisognache tu ti trasformi completamente"mi scriveva Ernest.


"Bisognacessare di esistere e diventare un'altra donnanon solo cambiandomodo di vestirema perfino pelle sotto l'abito nuovo.


Bisognache tu ti rifaccia completamente di modo che neppure io possariconoscertimutando vocegestimodo di fareandaturatuttainsomma".


Obbediiesercitandomi parecchie ore al giorno a seppellire definitivamentel'Avis Everhard di un tempo sotto la pelle d'una donna nuova chepotrei chiamare il mio altro io. A questo risultato si puòarrivare solo lavorando con tenacia: mi applicavo infatti quasi senzainterruzione persino intorno ai particolari minimi della intonazionedi vocesinché quella del mio nuovo essere non fu stabile emeccanica. Possedere quest'automatismo era la condizione prima edessenziale per riuscire nello scopo.


Bisognavaarrivare al punto d'ingannare me stessa. Si prova qualcosa di similequando s'impara una nuova linguail franceseper esempio. Agliinizi la si parla in modo coscientecon uno sforzo di volontà;si pensa in inglese e si traduce in franceseoppure si legge infrancese ma si traduce in inglese prima di capire. Poi lo sforzodiventa automatico; lo studente si trova su un terreno solido: leggescrive e pensa in francese senza più ricorrere all'inglese.


Cosìper i nostri travestimentiera necessario che ci esercitassimo finoa che la nostra parte artificiale fosse diventata reale al punto cheper ridiventare noi stessioccorresse uno sforzo di attenzione e divolontà. In principionaturalmenteandavamo un po' allacieca e ci smarrivamo spesso.


Stavamocreando un'arte nuovae c'era molto da scoprire. Ma il lavoroprogredivadappertutto; nuovi maestri sorgevano in quest'artee siveniva formando a poco a poco tutta una serie di trucchi e diespedienti. Questa esperienza divenne una specie di manuale chepassava di mano in mano e faceva parteper così diredelprogramma di studio della scuola della Rivoluzione (1).


Fua quel tempo che mio padre scomparve. Le sue lettere che mi eranosempre giunte regolarmentecessarono. Non fu più visto nelnostro appartamento di Pell Street. I compagni lo cercaronodappertutto: tutte le prigioni del paese furono esplorate dai nostriinformatori segreti; ma rimase irreperibilecome se la terral'avesse inghiottitoe fino a oggi non è stato possibileavere il minimo indizio su come morì (2).


Passaimesi di solitudinelì nel rifugioma non furono vani. Lanostra organizzazione progrediva rapidamente e montagne di lavoro dasbrigare si ammucchiavano ogni giorno. Dalla prigioneErnest e glialtri dirigenti decidevano ciò che si doveva faree spettavaa noiche eravamo fuorieseguire. Il nostro programma comprendevaper esempiola propaganda a vocel'organizzazione del sistema dispionaggiocon tutte le sue ramificazioni; la fondazione ditipografie clandestineil nostro treno sotterraneocome lochiamavamoossia la possibilità di comunicazione fra i nostrinuovi rifugiche erano migliaiaquando venivano a mancare glianelli della catena creata in tutto il paese.


Perquestocome dissiil lavoro non finiva mai. Dopo sei mesiil mioisolamento fu interrotto dalla venuta di due compagne: due ragazzedue brave e buone creatureamanti appassionate della libertà:Lora Petersonche sparì nel 1922e Kate Bierceche sposòpoi Du Bois (3)e che vive ancora con noiin attesa della nuovaaurora.


Giunseroin uno stato febbrilecome si può ben immaginare in dueragazze sfuggite a un pericolo improvviso di morte. Tra l'equipaggiodel battello da pesca che le trasportava attraverso la baia di SanPabloc'era una spiauna creatura del Tallone di Ferro; un tale cheera riuscito a farsi credere rivoluzionario e ad avere accesso aisegreti della nostra organizzazione. Senza dubbio era sulle mietracceperché sapevano da tempo che la mia scomparsa avevapreoccupato seriamente il servizio segreto dell'oligarchia. Perfortunacome si vide in seguitonon aveva rivelato a nessuno la suascoperta. Evidentemente aveva rimandato il suo rapporto a piùtardisperando di condurre a buon fine l'impresa di trovare il miorifugio e impadronirsi della mia persona. Le sue informazioniperirono con lui. Con un pretesto qualsiasiquando le ragazzesbarcarono a Petaluma Creek e montarono a cavalloanche luiabbandonò il battello.


Quasia metà strada della SonomaJohn Carlson lasciò che leragazze andassero avanti sul suo cavalloe ritornò indietro apiedi. Gli erano sorti dei sospetti. Catturò la spiae dalracconto che ci fece potemmo farci un'idea di quanto era avvenuto.


"L'hosistemato"disse semplicemente. "L'ho sistemato"ripeté; una luce sinistra brillava nei suoi occhi e le manideformate dal lavorogli si aprivano e chiudevano in modo eloquente."Non ha fatto rumore. Ora l'ho nascostoe questa notte loseppellirò come si deve".


Durantequel periodomi stupivo spesso della mia metamorfosi chea volte misembrava perfino inverosimile sia forse perché ero vissutanella tranquillità di una città universitariasiaperché ero diventata una rivoluzionaria abituata alle scene diviolenza e di morte. L'uno o l'altro mi sembrava impossibile: sel'uno era verol'altro doveva essere un sogno; ma quale delle duecose era vera? La mia vita attuale di rivoluzionaria nascosta infondo a una scarpata era forse un sogno? Oppure potevo credermi unaribelle che sognava un'esistenza precedente in cui non avevoconosciuto nulla di più eccitante del tè o del ballodelle società benefiche e delle conferenze? Madopo tuttocredo che fosse un'esperienza comune a tutti i compagni schieratisotto la bandiera rossa della fratellanza umana.


Ricordavospesso persone di quell'altra vita estranamenteesse apparivano esparivano di tanto in tanto nella mia nuova vita.


Comeil vescovo Morehouse. Invano l'avevamo cercatodopo lo sviluppodella nostra organizzazione; era stato trasferito di manicomio inmanicomio. Avevamo seguito le sue tracce dal manicomio di Napa aquello di Stockton e di là al manicomio di Santa Clara Valleychiamato Agnewsma a questo punto si perdevano le tracce. Il suoatto di morte non esisteva. Doveva essere riuscito in qualche modo afuggire. Non immaginavo affatto le terribili circostanze nelle qualilo avrei rivistola visione passeggera e rapida che avrei avuto diluinel turbine della carneficina della Comune di Chicago.


Nonrividi più Jacksonl'uomo che aveva perso un braccio nelleFilande Sierra e che era stato la causa occasionale della miaconversione alla Rivoluzionema sapevamo tutti ciò che avevafatto prima di morire. Non si era mai unito ai rivoluzionari.


Inaspritodal destino avversocovando nel cuore il ricordo del male che gliavevano fattodiventò anarchiconon nel senso filosofico macome un qualunque animale spinto dall'odio e dal desiderio divendetta. E si vendicòe bene. Una nottementre tuttidormivano in casa Pertonwaitheeludendo la vigilanza dellesentinellefece saltare in aria il palazzo. Neppure uno sfuggìal massacroneppure le sentinelle. Poi luiin prigionein attesadel processosi soffocò sotto le coperte.


Bendiversi furono i destini del dottor Hammerfield e del dottorBallingford: rimasti fedeli al loro padronefurono ricompensati conpalazzi vescovilidove vivono in pace col mondo. Tutt'e due sonodifensori ed esaltatori dell'oligarchiae tutti e due sono diventatigrassi.


"Ildottor Hammerfield"spiegò un giorno Ernest"èriuscito a modificare la sua metafisica in modo da poter assicurareal Tallone di Ferro la sanzione divinapoi a farvi entrarel'adorazione della bellezzae in ultimo a ridurre allo stato dispettro invisibile il vertebrato gassoso di cui parla Haeckel. Ladifferenza fra il dottor Hammerfield e il dottor Ballingford sta nelfatto che quest'ultimo concepisce il dio degli oligarchi come un po'più gassoso e un po' meno vertebrato".


PeterDonnellycapo-operaio delle Filande Sierrache avevo incontratodurante la mia inchiesta sul caso Jacksonpreparò a tutti unasorpresa. Nel 1918 assistevo a una riunione dei Rossi di SanFrancisco. Di tutti i nostri Gruppi di Combattimento era questo ilpiù formidabileil più feroce e spietato. Non facevaesattamente parte della nostra organizzazione; i suoi membri eranodei pazzi fanatici; al punto che noi non osavamo incoraggiare il lorostato d'animo. Però eravamo in rapporti amichevolisebbenenon li considerassimo dei nostri. Ero làquella seraper unafaccenda di capitale importanza; in mezzo a una ventina di uominiero la sola non mascherata. Sbrigata la faccendafui accompagnata dauno di loro. Passando in un corridoio buiola mia guida accese unfiammiferol'avvicinò al viso e si tolse la maschera.


Intravidii lineamenti appassionati di Peter Donnellypoi il fiammifero sispense.


"Volevosolo farle vedere che ero io"disse nell'oscurità.


"RicordaDallasil direttore?".


Ricordaila faccia di volpe di quell'uomo.


"Ebbenel'ho sistemato come si meritavaper primo"disse Donnelly conorgoglio. "Poi mi sono fatto accogliere tra i Rossi".


"Macome mai è qui?" domandai. "E sua moglie? E i suoifigli?" "Morti"rispose. "Per questosonoqui... No"aggiunse in fretta"non per vendicarli: sonomorti tranquillamentenel loro letto... di malattia... Capireteungiorno o l'altro doveva accadere! Finché erano vivi ho avutole mani legate; ora che non ci sono più vendico la miavirilità sprecata. Un tempo ero Peter Donnellycapo-operaioma oggi sono il Numero 27 dei Rossi di San Francisco. Vengala faròuscire".


Udiiparlare ancora di lui parecchio tempo dopo. Aveva detto la veritàa modo suodicendomi che tutti i suoi erano morti: uno invece eravivoTimothyma lui lo considerava mortoperché si eraarruolato nei Mercenari del Tallone di Ferro. Ogni membro dei Rossidi San Francisco s'impegnavacon giuramentodi compiere dodiciesecuzioni all'annoe di uccidersi se non fosse riuscitonell'intento. Le esecuzioni non erano però arbitrarie. Quelgruppo di esaltati si riuniva spesso e pronunciava sentenze in seriecontro membri e servi dell'oligarchia che si erano esposti alla suavendetta. Il compito delle esecuzioni veniva poi assegnato a sorte.


Lafaccenda che mi aveva condotto làquella seraera perl'appunto un verdetto del genere. Uno dei nostri compagniche damolti anni era riuscito a mantenere il suo posto come commessonell'ufficio locale del servizio segreto del Tallone di Ferroavevadestato i sospetti dei Rossi di San Franciscoche l'avevanocondannato. La sentenza sarebbe stata letta quel giorno stesso.


Naturalmentelui non era presente e i suoi giudici ignoravano che fosse uno deinostri. La mia missione era di testimoniare sulla sua identitàe lealtà. Ci si domanderà come fossi informata diquesta faccenda. La spiegazione è molto semplice: uno deinostri agenti segreti faceva parte dei Rossi di San Francisco. Erainfatti necessario seguire le mosse sia degli amiciche dei nemici;e quel gruppo di fanatici era troppo importante per sfuggire allanostra sorveglianza.


Maritorniamo a Peter Donnelly e a suo figlio. Tutto andò beneper il padre fino al giorno in cuinel gruppo estratto a sorte fra icondannati da giustiziarela cui esecuzione spettava a luitrovòil nome del figlio. Allora gli si risvegliò quell'istintopaterno un tempo così forte in lui. Per salvare suo figliotradì i compagni. Il suo disegno fu in parte sventato: ciònonostanteuna dozzina di Rossi di San Francisco furono giustiziatie il Gruppo venne quasi distrutto. Per rappresagliai sopravvissutifecero fare a Donnelly la fine che meritava. Suo figlio non glisopravvisse a lungo; i Rossi di San Francisco s'impegnarono congiuramento solenne a sopprimerlo. L'oligarchia fece tutti gli sforziper salvarlo: lo trasferì da una parte all'altra del paese;tre Rossi persero la vita per catturarlo. Il gruppo si componeva solodi uominima alla fine ricorsero a una donnaa una delle nostrecompagneAnna Roylston. Il nostro gruppo le proibì diaccettare quella missione; ma da leiche aveva sempre avuto unavolontà propria e sdegnava ogni disciplinae inoltre eraintelligente e attirava la simpatianon si poteva ottenere nulla.


Rappresentavaun tipo a sédiverso da qualsiasi altra rivoluzionaria.Nonostante il nostro divietosi ostinò e volle compierequesto atto.


AnnaRoylston era una creatura veramente affascinantele bastava un cennoper sedurre un uomo. Aveva già infiammato i cuori di numerosinostri giovani compagni e aveva attratto altri alla nostraorganizzazione. Tuttaviarifiutava sempre di sposarsi.


Amavateneramente i bambinima riteneva che un figlio l'avrebbe distrattadalla Causa alla quale aveva dedicato la vita.


Fuun gioco facilissimo per Anna Roylston conquistare Timothy Donnelly.Non provò nessun rimorso di coscienzaperché proprioin quel tempo avvenne il massacro di Nashvillenel quale iMercenariagli ordini di Donnellyassassinarono ottocento tessitoridi quella città. Ma lei non uccise Donnelly con le sue mani;lo consegnò ai Rossi di San Francisco. Questo successe l'annoscorso. Ora Anna è stata ribattezzata: i rivoluzionari lachiamano la "Vergine Rossa" (5).


Ilcolonnello Ingram e il colonnello Van Gilbert sono altri duepersonaggi noti che conobbi in seguito. Il colonnello Ingrams'innalzò molto nell'oligarchia e diventò ambasciatorein Germaniaprofondamente detestato dal proletariato dei due paesi.


Loconobbi a Berlinoquandoaccreditata spia internazionale delTallone di Ferromi ricevette in casa sua e mi diede un preziosoaiuto. Posso dichiarare ora che il mio doppio ruolo mi permise dicompiere vari incarichi importanti per la Rivoluzione.


Ilcolonnello Van Gilbert era noto come "Ringhio" Van Gilbert.Suo merito principale fu la collaborazione alla stesura del nuovocodicedopo la Comune di Chicago. Ma già primacome giudicesi era attirato una condanna a morte per la sua diabolica crudeltà.


Iofui una delle persone che lo giudicarono e condannarono: e AnnaRoylston eseguì la sentenza.


Ancoraun fantasma della mia vita passata: l'avvocato di Jackson.


JosephHurd era davvero l'ultima persona che mi aspettassi di rivederee ilnostro fu uno strano incontro. Due anni dopo la Comune di Chicagouna sera tardiErnest e io arrivammo insieme al rifugio di BentonHarbour nel Michigansulla riva del lago opposta a quella diChicagoproprio quando stava terminando il processo di una spia. Lasentenza di morte era stata pronunciata e stavano portando via ilcondannato. Appena ci videsfuggì ai guardiani e si precipitòai miei piedistringendomi le ginocchia come in una morsaimplorando pietà come in delirio. Quando alzò verso dime il suo viso spaventatoriconobbi Joseph Hurd. Oradi tutte lescene terribili che ho vistonessuna mi ha commosso quanto lospettacolo di quella creatura disperata che implorava la grazia.Attaccato disperatamente alla vitasi avvinghiava a me nonostantegli sforzi di molti compagni per staccarlo. Quando alla fine lotrascinarono viaio caddi a terra svenuta. E' meno terribile vedermorire uomini fortiche sentire un vile implorare per aver salva lavita (6).




NOTE:


1)A quell'epoca il travestimento diventò una vera arte. Irivoluzionari avevano scuole di recitazione in tutti i loro rifugi.Sdegnavano gli accessori degli artisti ordinaricome false barbe eparruccheche erano una trappola. Il travestimento doveva esserefondamentaleintrinsecodoveva costituire nell'individuo una sortadi seconda natura. Si racconta che la Vergine Rossa divennebravissima in quest'artealla quale dovette il successo della sualunga carriera.


2)Queste sparizioni erano uno degli orrori dell'epoca. Se ne parlavacontinuamente nelle canzoni e nelle storie. Erano un risultatoinevitabile della guerra insidiosa che infuriò durante queitre secoli. La cosa era però frequente anche presso glioligarchi e le classi operaie. Senza preavvisosenza rumoreuominidonne e bambini sparivano; non si rivedevano piùe la lorofine rimaneva avvolta nel mistero.


3)Il Du Boisattuale bibliotecario di Ardisdiscende in linea dilettada quella coppia di rivoluzionari.


4)Oltre alle caste operaie c'era la casta militarecostituita da unesercito regolare di soldati di professionei cui ufficiali eranomembri dell'oligarchiaconosciuti tutti col nome di Mercenari.Questa istituzione sostituiva la miliziadivenuta impossibile sottoil nuovo regime. Era stato istituito un servizio segreto diMercenarioltre a quello del Tallone di Ferroche era una via dimezzo fra l'esercito e la polizia.


5)Solo dopo che la Seconda Rivolta fu schiacciatail gruppo dei Rossidi San Francisco rifiorì e per due generazioni imperversò.A quel tempoun agente del Tallone di Ferro riuscì a farsiammettere in esso e a entrare in tutti i segreti conducendolo cosìalla fatale distruzione. Ciò accadde nel 2002. I membri delgruppo furono giustiziatiuno per unoa tre settimane d'intervalloe i loro cadaveri furono esposti nel ghetto operaio di San Francisco.


6)Il rifugio di Benton Harbour era una catacomba la cui entrata eraabilmente dissimulata da un pozzo. E' conservata in buono statoivisitatori possono in realtà percorrere il labirinto dicorridoi fino alla sala delle riunionidove certamente avvenne lascena descritta da Avis Everhard. Più in làsono lecelle dove erano tenuti i prigionieri e la camera della morte doveavevano luogo le esecuzioni; più oltre ancorail cimitero: uninsieme di lunghe e tortuose gallerie scavate nella rocciaaventisu ogni latonicchie dove riposano i Rivoluzionari ivi deposti daicompagni ormai da tanti anni.




Capitolo20.


UNOLIGARCA IN MENO


Iricordi della vita passata mi hanno spinto troppo oltre nella storiadi quella nuova. La liberazione in massa dei nostri amici prigionieriavvenne piuttosto tardinel corso del 1915. Sebbene complessasimile impresa avvenne senza incidenticon un successo che fu pernoi un onore e un incoraggiamento. Da una quantità diprigionicarceri militarifortezze disseminate da Cuba allaCalifornialiberammo in una sola notte cinquantuno dei nostriCongressisti su cinquantaduee più di trecento altridirigenti.


Nonci fu il minimo incidente: non solo scapparono tuttima tuttiraggiunsero i ricoveri preparati. Il solo dei nostri rappresentantiche non facemmo evadere fu Arthur Simpsongià morto aCabanyas dopo crudeli torture.


Idiciotto mesi che seguirono segnano forse il periodo piùfelice della mia vita con Ernestper tutto quel tempo non cilasciammo un istantementre più tardirientrati nel mondoabbiamo spesso dovuto vivere separati. L'impazienza con cui aspettavoquella sera l'arrivo di Ernest era grande come quella che provo oggidavanti alla rivolta imminente. Ero stata così a lungo senzavederlo che impazzivo quasi all'idea che il minimo contrattempo neinostri disegni potesse tenerlo ancora prigioniero nella sua isola. Leore mi sembravano secoli. Ero sola. Biedenbach e tre altri giovanianch'essi nascosti nel nostro ricovero si erano appostati dall'altrolato della montagnaarmati e pronti a tutto. Credo infatti chequella nottein tutto il paesetutti i compagni fossero fuori dailoro rifugi .


Appenail cielo impallidì per l'avvicinarsi dell'auroraudiidall'alto il segnale convenuto e mi affrettai a rispondere.


Nell'oscuritàper poco non abbracciai Biedenbach che scendeva per primoma unistante dopo ero nelle braccia di Ernest. Mi accorsi in quel momentotanto la trasformazione era profondache dovevo fare uno sforzo divolontà per ridiventare l'Avis Everhard di un tempocon isuoi modiil suo sorrisole sue frasi e le sue intonazioni di voce.Solo controllandomi riuscivo a conservare la mia antica identità.Non potevo permettermi di abbandonarmi anche solo un attimotantoautomaticamente imperativa era diventata la nuova personalitàche mi ero creata.


Quandofummo all'interno della nostra piccola capannavidi il volto diErnest alla luce della lampada. Tranne il palloreacquistato durantela permanenza in carcerenon c'era - o mi pareva di non vedere -alcun cambiamento in lui. Era sempre lo stesso: il mio amantemiomaritoil mio eroe. Solo una certa aria ascetica gli affinava un po'i tratti del voltoconferendogli un'espressione di nobiltàche ingentiliva l'eccesso di vitalità impetuosa che avevasempre segnato i tratti del suo volto. Forse era diventato un po' piùgravema una luce allegra gli brillava sempre negli occhi. Anche sedimagrito di una decina di chiliconservava una forma perfettaavendo sempre allenato i muscoli durante la prigionia: ed erano diacciaio. In realtàera in condizioni migliori di prima dientrare in carcere. Trascorsero parecchie ore prima che la sua testasi posasse sul guanciale e che si addormentasse sotto le mie carezze.Io non chiusi occhio:


erotroppo felice e non avevo diviso con lui le fatiche dell'evasione edella corsa a cavallo.


Mentredormivami cambiai d'abitomi pettinai diversamenteripresi la mianuova personalità. Quando Biedenbach e gli altri compagni sisvegliaronomi aiutarono a preparare un piccolo scherzo. Tutto erapronto ed eravamo nella piccola camera sotterranea che fungeva dacucina e sala da pranzoquando Ernest aprì l'uscio ed entrò.In quel momentoBiedenbach mi chiamò col nome di Marye iomi rivolsi a lui per rispondergli. Guardai Ernest con l'interessecurioso che una giovane compagna manifesterebbe vedendo per la primavolta un eroe tanto noto della Rivoluzione. Ma lo sguardo di Ernestsi fermò appena su di me e fece il giro della stanzacercandocon impazienza qualcun altro.


Glivenni allora presentata col nome di Mary Holmes.


Percompletare lo scherzoavevamo preparato un posto in più atavola esedendocilasciammo una sedia vuota. Mi sarei messa agridare dalla gioia nel veder crescere l'ansia di Ernest. E nonriuscii a trattenermi a lungo.


"Dov'èmia moglie?" disse lui bruscamente.


"Dormeancora"risposi.


Erail momento criticoma la mia voce gli risultò nuovanonriconobbe nulla di familiare in essa. Il pasto continuò.Parlai moltocon esaltazionecome avrebbe potuto fare l'ammiratricedi un eroemostrando chiaramente come il mio eroe fosse lui. Giunsicosì al colmo dell'ammirazione e dell'entusiasmo eprima chelui potesse intuire la mia intenzionegli gettai le braccia al colloe lo baciai sulla bocca. Mi allontanòe lanciò intornouno sguardo incerto e seccato... I quattro uomini scoppiarono aridere; seguirono le spiegazioni. Ernest rimase dapprima incredulo:mi scrutò attentamente e sembrava quasi convintopoi scosseil capoper niente disposto a credere. Solo quandoridiventatal'Avis Everhard di un tempogli mormorai all'orecchio i segreti notiesclusivamente a me e a luifinì con l'accettarmi come suamoglie.


Dopodurante il giornomi prese fra le bracciadicendo di sentirsibigamo.


"Seila mia cara Avis"disse"ma sei pure un'altra. Essendodue donne in unacostituisci il mio harem. Comunqueper il momentosiamo al sicuro. Ma se gli Stati Uniti diventassero per noi troppopericolosiavrei tutto il diritto di diventare cittadino turco"(l).


Conobbiallora la perfetta felicitàlì nel nostro rifugio.


Dedicavamolunghe ore a lavori serima lavoravamo insieme. Fummo l'unodell'altra per un lungo periodo di tempoe il tempo ci sembravaprezioso. Non ci sentivamo isolatiperché i nostri compagniandavano e venivano portando l'eco sotterranea di un mondo diintrighi rivoluzionario il racconto di lotte ingaggiate su tutto ilfronte della battaglia. L'allegria non mancava.


Sopportavamomolto lavoro e molte sofferenzema i vuoti delle nostre file eranopresto colmati e avanzavamo sempree fra i colpi e i contraccolpidella vita e della mortetrovavamo il tempo di ridere e di amare.C'eranofra noiartistiscienziatistudentimusicisti e poeti;in quella fucina d'intelletti fioriva una cultura più nobile epiù raffinata che nei palazzi e nelle cittàmeravigliose degli oligarchi. D'altrondemolti dei nostri compagnis'erano professionalmente dedicati ad abbellire quei palazzi e quellecittà di sogno (2).


D'altrapartenon eravamo confinati nel nostro rifugio. Spessola notteper fare del motopercorrevamo a cavallo la montagnausando lecavalcature di Wickson. Se solo sapesse quanti rivoluzionari hannoportato le sue bestie! Organizzavamo persino delle merende nei postipiù solitari che conoscevamodove rimanevamo dall'alba altramontotutto il giorno. Ci servivamo pure della panna e del burrodi Wickson; e Ernest non si faceva alcuno scrupolo ad ammazzare lesue quaglie e i conigli e persinose gli capitavaqualche giovanedaino (3).


Inrealtà era un rifugio delizioso. Credo però di averdetto che fu scoperto una voltae ciò m'induce a parlaredella scomparsa del giovane Wickson. Ora che è morto possodire liberamente la verità. C'era in fondo al nostro rifugioun angoloinvisibile dall'altodove il sole batteva per parecchieore. Ci avevamo portato un po' di sabbia del fiumedi modo che c'eraun caldo secco che rendeva piacevolea chi volessestare disteso alsole.


Inquel puntoun giornodopo pranzomi ero mezzo assopitatenendo inmano un volume di Mendenhall (4). Stavo così comoda e misentivo così tranquilla che neppure il lirismo infiammato delpoeta riusciva a commuovermi.


Fuirichiamata alla realtà da una zolla di terra che cadde ai mieipiedi; poisentii in alto uno stropicciare precipitoso di piedi e unistante dopo vidi un giovane chefatto un ultimo scivolone lungo laparete brullaatterrava davanti a me.


EraPhilip Wicksonche allora non conoscevo. Mi guardòtranquillamenteed emise un leggero fischio per la sorpresa.


"Ohbella!" esclamò etogliendosi il cappelloquasi subitoaggiunse: "Le chiedo scusanon mi aspettavo di trovare qualcunoqui".


Ebbimeno sangue freddo di lui. Ero ancora una principiante in fatto dicomportamento in circostanze disperate. Se avessi avuto l'esperienzache acquistai in seguitoquando diventai spia internazionalemisarei mostrata meno confusane sono sicura.


Invecemi alzai di colpo e lanciai il grido di allarme.


"Chesuccede?" chiese luiguardandomi incuriosito. "Perchégrida?".


Eraevidente che non aveva neppure sospettato la nostra presenzascendendo laggiù. Me ne accorsi con vero sollievo.


"Perchécrede che abbia gridato?" replicai. Ero proprio inetta a queltempo.


"Nonso"risposescuotendo il capo. "Probabilmente avràdegli amicilà. In ogni modo bisogna spiegarmi questafaccenda. C'è qualcosa di losco. Lei è su una proprietàprivata: questo terreno è di mio padre e...".


Main quel momento Biedenbachsempre corretto e dolcegli ingiunsealle spallea bassa voce:


"Maniin altogiovanotto!" Il giovane Wickson alzò prima lemanipoi si voltò per vedere in faccia Biedenbach che glipuntava addosso un fucile automatico 30.30. Wickson rimasetranquillissimo.


"Oh!Oh!" fece"un nido di rivoluzionariaddirittura unvespaioa quanto pare. Ebbenenon rimarrete a lungo quipossoassicurarvelo".


"Forseci rimarrà leie abbastanza per cambiar opinionerisposetranquillamente Biedenbach. Intanto devo pregarla di venire dentrocon me".


"Dentro?"il giovanotto era stupito. "Avete dunque una catacombaqui? Hosentito parlare di cose di questo genere".


"Entrie vedrà"rispose Biedenbachcol suo accento piùcorretto.


"Maè illegale"protestò l'altro.


"Sìsecondo la vostra legge"rispose il terrorista in tonosignificativo. "Ma secondo la nostra leggeinveceèpermesso.


Bisognabene che si metta in mente che lei è entrato in un mondo deltutto diverso da quello in cui è vissuto finoradominatodall'oppressione e dalla brutalità".


"Vedremo"mormorò Wickson.


"Ebbenerimanga con noi per discutere la questione".


Ilgiovane si mise a rideree seguì il suo rapitore nell'internodella casa. Fu condotto nella camera più internasotto terrae guardato da uno dei compagnimentre noi discutevamo sul da farsiin cucina.


Biedenbachcon le lacrime agli occhidisse che bisognava ucciderloe sembròmolto sollevato quando la maggioranza respinse la sua terribileproposta. D'altrondenon era neanche il caso di pensare di lasciarlibero il giovane oligarca.


"Vidirò io cosa dobbiamo fare: teniamolo con noi ed educhiamolo"disse Ernest.


"Seè cosìchiedo il privilegio di illuminarlo in materiadi giurisprudenza"esclamò Biedenbach.


Tuttirisero a questa proposta. Avremmo dunque tenuto prigioniero PhilipWickson e gli avremmo insegnato la nostra morale e la nostrasociologia. Nel frattempo c'era altro da fare: bisognava far sparireogni traccia del giovane oligarcaincominciando da quelle che avevalasciato sul pendio friabile della scarpata. Il compito spettòa Biedenbachil qualesospeso a una cordalavorò abilmenteper tutto il resto della giornata e fece sparire ogni segno. Cancellòpure tutte le impronteincominciando dal bordo della scarpata finoal canalone. Poial crepuscoloJohn Carlson chiese le scarpe algiovane Wickson.


Nonvoleva darlee si mostrò disposto a lottare per difenderle.


MaErnest gli fece sentire il peso della sua mano da maniscalco.


InseguitoCarlson si lagnò delle numerose bolle e scorticaturedovute alla strettezza delle scarpema con esse aveva fatto unlavoro ardito e importantissimo. Partendo dal punto in cui avevamosmesso di cancellare le tracce del giovanottoCarlsondopo avercalzato le scarpe del giovane Wicksonsi era diretto a sinistraeaveva camminato per miglia e migliacontornando monticellivalicando cimearrampicandosi lungo i canalonisino a far perderele tracce nell'acqua corrente di un ruscello. Toltesi le scarpepercorse il letto del ruscello per un certo trattopoi rimise leproprie. Una settimana dopoil giovane Wickson ritornò inpossesso delle sue scarpe.


Quellanottela muta di caccia fu sguinzagliata e non si potédormire nel rifugio. Il giorno dopoper molte volte i cani sceserolungo il canalone abbaiando ma si lanciarono a sinistraseguendo lafalsa traccia lasciata da Carlsone i loro latrati si perserolontanotra le gole della montagna. Intantoi nostri uominiaspettavano nel rifugiocon le armi in pugno; avevano rivoltelleautomatiche e fucili nonché una mezza dozzina di ordigniinfernali fabbricati da Biedenbach. Quale sorpresa per i cercatori sesi fossero avventurati nel nostro nascondiglio!


Horivelato ora la verità sulla scomparsa di Philip Wicksonuntempo oligarca e poi fedele servitore della rivoluzione. Perchéfinimmo per convertirlo. Aveva una intelligenza pronta e plasmabile euna natura fondamentalmente sana. Parecchi mesi dopo gli facemmovalicare la Sonoma su uno dei cavalli di suo padrefino al PetalumaCreekdove s'imbarcò su una piccola scialuppa da pesca. Conun viaggio felicea tappegrazie alla nostra ferrovia segretalomandammo sino al rifugio di Carmel.


Làrimase due mesitrascorsi i quali non voleva piùabbandonarciper due motivi: primos'era innamorato di AnnaRoylston; secondoera diventato dei nostri. Solo dopo essersiconvinto dell'inutilità del suo amore cedette ai nostridesideri e acconsentì a ritornare a casa di suo padre. Benchéabbia finto fino alla morte di essere un oligarcafu in realtàuno dei nostri agenti più preziosi. Molte e molte volte ilTallone di Ferro fu sorpreso per l'insuccesso dei suoi disegni edelle sue operazioni contro di noi.


Seavesse saputo quanti dei suoi membri lavoravano per si sarebbespiegato anche i suoi insuccessi. Il giovane Wickson fu sempre fedelealla Causa (5). La sua stessa morte è dovuta a questa suafedeltà al dovere. Durante la grande tempesta del 1927contrasse la polmonite di cui morì per assistere a unariunione dei nostri dirigenti.




NOTE:


1)A quell'epoca la poligamia era ancora praticata in Turchia.


2)Non si tratta di vanteria da parte di Avis Everhard: il fior fioredel mondo artistico e intellettuale era composto di rivoluzionari.Fatta eccezione di pochi musicisti e cantanti e di qualche oligarcatutti i grandi creatori dell'epocatutti quelli i cui nomi sonogiunti sino a noierano rivoluzionari.


3)Fino allorala panna e il burro si estraevano ancora dal latte dimuccacon procedimenti grossolani. La preparazione chimica dei cibiancora non esisteva.


4)Nei documenti letterari dell'epoca si parla spesso dei poemi diRudolph Mendenhallche i suoi compagni chiamavano "La fiamma".Era indubbiamente un genio; mafatta eccezione di qualche frammentodi poemi citato da altri autoridi suo non ci è giunto altro.Fu giustiziato dal Tallone di Ferro nel 1928.


5)Il caso di questo giovane non è eccezionale. Molti figlid'oligarchiper ragioni morali o per romanticismovotarono la lorovita all'ideale rivoluzionariospinti da un sentimento d'onestào dal fatto che la loro fantasia era stata sedotta dall'aspettoglorioso della rivoluzione. Già prima molti figli di nobilirussi avevano fatto lo stessodurante la lunga rivoluzione di quelpaese.




Capitolo21


LABESTIA RUGGENTE DELL'ABISSO


Durantela nostra prolungata permanenza nel rifugiofummo regolarmenteinformati di tutto quanto avveniva nel mondo esternocosì chepotemmo valutare con precisione la forza dell'oligarchia contro cuilottavamo. Col flusso dei mutamentile nuove istituzioniacquistavano forme più precise e i caratteri e gli attributidella stabilità. Gli oligarchi erano riusciti a inventare unamacchina governativa tanto estesa quanto complessama che continuavaa funzionaremalgrado i nostri sforzi per intralciarla edistruggerla.


Questafu una sorpresa per molti rivoluzionari che non l'avevano ritenutopossibile. Ciò nonostantel'attività del paesecontinuava. Molti lavoravano nei campi e nelle minierema eranonaturalmentegli schiavi. Quanto alle industrie fondamentaliprosperavano su tutta la linea. Gli appartenenti alle grandi casteoperaie erano soddisfatti e lavoravano volentieri. Per la prima voltain vita loro conoscevano la pace industriale. Non si preoccupavanopiù di riduzioni di orariscioperiserratetimbri disindacati; vivevano in case più comodein graziose villettedi proprietàveramente deliziose in confronto alle soffitteabitate una volta. Il loro nutrimento era miglioreavevano meno oredi lavorovacanze più lungheuna scelta più variegatadi piaceri e svaghi intellettuali. Né si preoccupavano deiloro fratelli e sorelle meno fortunatidei lavoratori sfavoritidalla sortedel popolo caduto nell'abisso. Si annunciavaperl'umanitàun'era di egoismo. E tuttavianeppure questo èesattoperché le caste operaie formicolavano di nostriagentidi uomini che avevanoal di là dei bisogni praticile radiose visioni di Libertà e Fratellanza.


Un'altragrande istituzione che aveva preso forma e funzionava perfettamenteera quella dei Mercenari. Questa truppa che traeva originedall'antico esercito regolarecontava ormai un milione di uominisenza tener conto delle forze coloniali. Abitavano in città aloro destinate e amministrate da un governo praticamente autonomoegodevano di numerosi privilegi. Questi Mercenari consumavano granparte del problematico surplus. Persero però ogni simpatia daparte del resto della popolazione e svilupparono una loro coscienza emoralità particolari. Anche fra loro avevamo migliaia diagenti (1).


L'oligarchiastessa si sviluppò in modo notevole ebisogna confessarloinaspettato. Come classesi diede una disciplina; ognuno dei suoimembri ebbe un incarico precisocon l'obbligo di svolgerlo. Non cifurono più giovani ricchi e oziosi; la forza dei giovaniserviva a consolidare quella dell'oligarchia. Servivano sia comeufficiali superiori nell'esercito sia come capitani o direttorinell'industria. Facevano carriera nelle scienze applicatee molti diloro diventarono ottimi ingegneri. Facevano parte di numeroseamministrazioni pubblicheassumevano impieghi nelle colonie ed eranoarruolati a migliaia nei diversi servizi segreti. Venivano iniziatise così si può direall'insegnamentoalle artiallareligionealla scienza e alla letteratura; e in questi diversi campisvolgevano una funzione importantemodellando la mentalitànazionale in modo d'assicurare la continuità dell'oligarchia.


Siinsegnava loroe più tardi essi stessi insegnavano aglialtriche ciò che facevano era giusto. Assimilavano le ideearistocratiche fin dal principioquandoda bambini iniziavano laloro esperienza del mondo esterno. E di queste idee erano intessutele loro fibresin nel profondo dell'animo. Si consideravano domatoridi bestie feroci. Sotto di loroperòruggiva sempre ilbrontolio sotterraneo della rivolta. E tra lorofurtivamentesiaggirava senza tregua la morte violenta: bombepallottolecoltellierano le zanne di quella bestia ruggente dall'abisso che essidovevano domare per la sopravvivenza dell'umanità. Sicredevano i salvatori del genere umano e si consideravano lavoratorieroici che si sacrificavano per il suo bene.


Eranoconvinti che la loro classe fosse l'unico sostegno della civiltàe chese avessero ceduto un solo istanteil mostro li avrebbeinghiottiti nel suo ventre cavernoso e viscidocon tutto ciòche vi è di bellobuonopiacevole e meraviglioso al mondo.


Senzadi lorol'anarchia avrebbe regnato sovrana e l'umanitàsarebbe ricaduta nella notte primordiale dalla quale era emersa contanta fatica. L'orribile spettro dell'anarchia era costantementeposto davanti agli occhi dei loro figlifino a cheossessionati daquel timorefossero a loro volta pronti a ossessionare i lorodiscendenti. Quella era la bestia che bisognava calpestaree la suadistruzione costituiva il dovere supremo dell'aristocratico. Insommacon i loro sforzi e sacrifici incessantiessi costituivano l'unicoostacolo fra la debole umanità e il mostro vorace; e di questoerano convintifermamente.


Noninsisterò mai abbastanza su questa profonda presunzione moraledi tutta la classe degli oligarchi. E' stata la forza del Tallone diFerro; e fin troppi compagni hanno impiegato molto tempo a capirlo.Molti di essi hanno attribuito la forza del Tallone di Ferro al suosistema di ricompense e punizioni. E' un errore. Il cielo e l'infernopossono essere i fattori primi dello zelo religioso di un fanaticoma per la grande maggioranza si tratta di semplici accessori neiconfronti del bene e del male. L'amore del beneil desiderio delbenel'insoddisfazione nei confronti di tutto ciò che non èdel tutto benein una parolala buona condottaecco il primofattore della religione. E altrettanto si può diredell'oligarchia. Il carcerel'esiliola degradazioneda un latodall'altro gli onorii palazzile città meravigliosenonsono che contingenze. La grande forza motrice della oligarchia èla convinzione di far bene. Non badiamo alle eccezioninon teniamoconto dell'oppressione e dell'ingiustizia tra le quali il Tallone diFerro nacque; tutto questo è notoammessosottinteso. Ilpunto è che la forza dell'oligarchia consisteattualmentenella convinzione e soddisfazione della propria rettitudine.


Mad'altra parteanche la forza della Rivoluzione durante questi ultimie terribili anni è consentita soprattutto nella consapevolezzadi essere nel giusto. Non si spiegano altrimenti i nostri sacrificiné l'eroismo dei nostri martiri. Per questo solo motivol'animo di Mendenhall si infiammò per la Causaper questosolo scrisse il suo meraviglioso canto del cigno in quell'ultimanotte della sua vita. Per questo soloHurlbert morì sotto latorturarifiutando fino all'ultimo di tradire i compagni. Per questosolo Anna Roylston rinunciò alla felicità dellamaternitàe John Carlson è rimasto senza alcuncompenso guardiano fedele del rifugio di Glen Ellen. Senzadistinzioniuomini o donnegiovani o vecchiillustri o umiliintelligenti o semplicisi uniscono agli altri compagni dellaRivoluzionee la forza che li muove sarà sempre un profondo eimperturbabile desiderio di giustizia.


Mami sono allontanata dal mio raccontodivagando. Prima di abbandonareil nostro rifugioErnest e io avevamo compreso perfettamente che lapotenza del Tallone di Ferro andava sviluppandosi. Le caste operaiei Mercenari e le schiere innumerevoli di poliziotti e agenti di ognispecieerano interamente asserviti all'oligarchia. Tutto sommatonon contando la perdita della libertàvivevano meglio diprima. D'altra partela grande massa disperata del popolodelpopolo dell'abissosprofondava in un abbrutimento apatico fatto diassuefazione a tanta squallida miseria. Dei proletari di forzaeccezionale che si distinguevano dal greggegli oligarchi siimpadronivanomigliorando le loro condizioni e ammettendoli nellecaste operaie o fra i Mercenari. Spariva in questo modo ognimalcontentoe il proletariato si ritrovava privo dei suoi capinaturali.


Lacondizione del popolo nell'abisso era pietosa. La scuola comune nonesisteva più; viveva come bestie in grandi e squallidi ghettioperaimarciva nella miseria e nel degrado. Tutte le antiche libertàerano state abolite. A questi schiavi del lavoro era negata persinola scelta del lavoro. Allo stesso modoveniva loro anche negato ildiritto di spostarsi da un posto all'altro o di possedere armi. Eranoservinon della terracome gli agricoltorima della macchina e dellavoro. Quandodi radosi aveva bisogno di loro per un'impresastraordinaria come la costruzione di grandi stradelinee elettrichecanaligalleriepassaggi sotterranei e fortificazionivenivanoreclutati in massa nei ghetti e decine di migliaia di servivolentio nolentierano trasportati sul luogo del lavoro. Un vero esercitodi schiavi lavora attualmente per la costruzione di Ardise sonoalloggiati in miserabili baracchedove la vita di famiglia nonesiste e dove la decenza è sostituita da una bestialepromiscuità. E lìnel ghettorugge la bestiadell'abissotanto temuta dagli oligarchiche pure l'hanno creata el'alimentanoimpedendo la scomparsa della scimmia e della tigrenell'uomo.


Eanche ora corre voce di un nuovo reclutamento per la costruzione diAsgardla città meravigliosa che quando sarà finitadovrà superare tutti gli splendori di Ardis (3). Noirivoluzionari cureremo la continuazione di quest'opera colossalecheperò non sarà compiuta da miserabili schiavi. Le murale torri e le guglie di questa città di sognos'innalzerannoal ritmo delle canzonie la sua bellezza incomparabile saràcementatainvece che da gemiti e sospiridall'armonia e dallagioia.


Ernestera molto impaziente di ritrovarsi nel mondo e di riprendere la suaattivitàperché i tempi sembravano maturi per lanostra Prima Rivoltaquella che fallì tanto miseramente conla Comune di Chicago. Ma io m'impegnavo a disciplinare il suo animoalla pazienzae per tutto il tempo che durò il suo tormentomentre Hadlyfatto venire apposta dall'Illinoislo trasformava inun altro uomo (4)lui concepiva i grandi progetti di organizzazionedel proletariato istruitoe preparava i piani per mantenere almenoun principio di educazione nel popolo dell'abissoqualoranaturalmentesi fosse avverata l'ipotesi di uno scacco della PrimaRivolta.


Solonel gennaio del 1917 abbandonammo il nostro rifugio. Tutto erapronto. Immediatamenteprendemmo il nostro posto di agentiprovocatori nel gioco del Tallone di Ferro. Io passavo per sorella diErnest. Quel posto ci era stato dato dagli oligarchi o dai nostriautorevoli compagni tra le loro schiere. Eravamo in possesso di tuttii documenti necessaripersino il nostro passato era in regola. Conl'aiuto necessarionon era difficile perché nel regno d'ombrein cui era tenuto sempre il servizio segretol'identitàrimaneva più o meno nebulosa. Simili a fantasmigli agentiandavano e venivanoobbedivano a ordiniadempivano il loro dovereseguivano traccefacevano rapporti a funzionari che essi nonvedevano maio cospiravano con altri agenti che non avevano maivisto prima e mai avrebbero rivisto.




NOTE:


1)I Mercenari svolsero un ruolo importante negli ultimi tempi delTallone di Ferro. Essi mantenevano l'equilibrio del potere neiconflitti fra oligarchi e caste operaiegettando il peso della loroforza da una parte o dall'altrasecondo il gioco degli intrighi edelle cospirazioni.


2)Dall'inconsistenza e incoerenza morale del capitalismogli oligarchitrassero tuttavia una nuova etica coerente e compiutadecisa erigida come l'acciaiola più assurdala meno scientifica enello stesso tempo la più possente che abbia mai servito unaclasse di tiranni. Gli oligarchi credevano nella loro moralesebbenefosse smentita dalla biologia e dall'evoluzionee per tre secolipoterono arrestare la possente marea del progresso umano: esempioprofondoterribilesconcertante per il moralista metafisico; e chedeve ispirare al materialista molti dubbi e riconsiderazioni.


3)Ardis fu terminata nel 1942 e Asgard nel 1984 dell'era cristiana. Lacostruzione di quest'ultima durò cinquantadue annie occorseil lavoro ininterrotto di mezzo milione di servi. In certi periodiil loro numero superò il milionesenza tener conto dellecentinaia di migliaia di lavoratori privilegiati e di artisti.


4)Fra i rivoluzionaric'erano numerosi chirurghi che avevanoacquistato una grande abilità nella vivisezione. Secondo lestesse parole di Avis Everhardpotevano letteralmente trasformare unuomo in un altro. Per essil'eliminazione di cicatrici e deformitàera un gioco. Mutavano i tratti del volto con tale precisione che nonrimaneva alcuna traccia dell'intervento. Il naso era uno degli organipreferiti per simili interventi. Innestare la pelle e trapiantarecapelli era una cosa ordinaria per loroche ottenevano cambiamentidi espressione con abilità straordinaria e modificavanoradicalmente gli occhile sopraccigliale labbrala boccaleorecchie. Con abili interventi alla linguaalla golaalla laringealle fosse nasalipoteva essere modificato persino il modo diparlare. In quell'epoca di disperazione occorrevano rimedi disperatie i medici rivoluzionari erano all'altezza dei tempi. Tra gli altriprodigic'era la possibilità di allungare un adulto di cinqueo dieci centimetrie di accorciarlo di quattro o cinque. La loroarte oggi è andata perduta. Non ne abbiamo più bisogno.




Capitolo22


LACOMUNE DI CHICAGO


Lanostra qualità di agenti provocatori non solo ci permetteva diviaggiare moltoma ci metteva in contatto col proletariato e con inostri compagni rivoluzionari. Eravamo contemporaneamente nei duecampi avversiservendo con ostentazione il Tallone di Ferromalavorando segretamente e con tutto l'ardore per la Causa. I nostrierano numerosi nei vari servizi segreti dell'oligarchiae malgrado irimaneggiamenti e le riorganizzazioni subiti dai servizi segretinonsono mai stati eliminati del tutto.


Ernestaveva contribuito in massima parte al piano della Prima Rivoltafissata per i primi giorni della primavera del 1918.


Nell'autunnodel 1917eravamo tutt'altro che preparatie la Rivoltascoppiandoprematuramenteera destinata a fallire.


Naturalmentein un piano così complicatola fretta può esserefatale. Il Tallone di Ferro l'aveva previstoe si era preparato.


Avevamostabilito di lanciare il primo attacco contro il sistema nervosodell'oligarchia. Questa non aveva dimenticato la lezione ricevuta altempo dello sciopero generale e si era premunita contro la defezionedei telegrafisti installando stazioni telegrafiche protette daiMercenari. Dal lato nostroavevamo preso tutte le misure per pararequesta mossa. Al segnale convenutoda tutti i rifugi sparsi nelpaeseda tutte le cittàdai villaggi e dai baraccamentisarebbero usciti compagni fedeli che avrebbero fatto saltare lestazioni telegrafiche. In questo modofin dal primo urto il Tallonedi Ferro sarebbe stato messo a terra e praticamente smembrato.


Nellostesso tempoaltri compagni avrebbero dovuto far saltare con ladinamite i ponti e le gallerieinterrompendo l'intera reteferroviaria. Gruppi speciali avrebbero rapito gli ufficiali deiMercenari e della poliziacome pure alcuni oligarchi di particolarerilievo o che esercitavano importanti funzioni. Così i capinemici sarebbero stati allontanati dal campo di battaglia. E questanon avrebbe tardato a accendersi dappertutto.


Moltecose dovevano succedere contemporaneamente appena la parola d'ordinefosse stata data. I patrioti del Canada e del Messicodi cui ilTallone di Ferro non immaginava neppure la vera forzasi eranoimpegnati a imitare la nostra tattica. C'erano poi i compagni (ledonneperché gli uomini sarebbero stati impiegatidiversamente) incaricati di affiggere i proclami stampati nellenostre tipografie clandestine. Quelli fra noi che ricoprivanoimportanti impieghi nel Tallone di Ferroavrebbero dovuto cercarecon ogni mezzo di far precipitare nel disordine e nell'anarchia tuttoi loro uffici. Avevamo migliaia di compagni fra i Mercenari.


Illoro compito consisteva nel far saltare i depositi e distruggere ildelicato meccanismo dell'intera macchina bellica.


Operazionianaloghe sarebbero state compiute nelle città dei Mercenari etra le caste operaie.


Inuna parolavolevamo assestare un colpo improvvisomagistrale edefinitivo. L'oligarchia sarebbe stata distrutta prima di potersiriavere dallo stupore. Ci sarebbero stati momenti terribili e ilsacrificio di molte vitema nessun rivoluzionario si lascia fermareda questo tipo di considerazione. Nel nostro pianodipendevamo moltopersino dal popolo non organizzato dell'abissoche doveva esseresguinzagliato verso i palazzi e le città dei padroni. Che cosaimportavano la perdita di vite e la distruzione delle proprietà?La bestia dell'abisso avrebbe ruggitola polizia e i Mercenariavrebbero ucciso. Ma la bestia dell'abisso avrebbe ruggito perqualunque causa e gli sterminatori di professione avrebbero uccisocon ogni mezzo. Cosìi vari pericoli che ci minacciavano sisarebbero neutralizzati a vicenda.


Nelfrattemponoi avremmo fatto il nostro lavoroin gran parteindisturbatie avremmo conquistato il controllo della macchina dellasocietà.


Taleera il nostro piano; ogni particolareprima elaborato in segretoera poivia via che si avvicinava il momento dell'esecuzionecomunicato a un numero sempre crescente di compagni. Questoallargamento progressivo del complotto era il suo punto debolepericoloso. Ma non ci si arrivò mai. Tramite il suo serviziodi spionaggioil Tallone di Ferro ebbe notizia della Rivoltae sipreparò a infliggerci una nuova e sanguinosa lezione. Chicagofu il posto scelto per la dimostrazioneche fu esemplare.


Ditute le cittàChicago era la più matura per laRivoluzione (1). Chicagochiamata un tempo la "città delsangue"avrebbe meritato di nuovo quel soprannome. Troppiscioperi vi erano stati soffocati al tempo del capitalismo perchégli operai potessero dimenticare o perdonare. La rivolta covavaperfino tra le caste operaie della città. Sebbene questeavessero mutato condizione e avessero ottenuto molti favoriconservavano tuttavia un odio inestinguibile per la classe dominante.Questo stato d'animo aveva contaminato anche i Mercenaritrereggimenti dei quali erano pronti a unirsi a noiin massa.


Chicagoera sempre stata un centro di conflitti fra lavoro e capitaleunacittà dove si combatteva nelle viedove le morti violenteerano frequentissimedove la coscienza di classe e l'organizzazioneerano sviluppate tanto nei lavoratori quanto nei capitalisti; doveun tempopersino gli insegnanti formavano dei sindacati affiliatialla Confederazione Americana del Lavoroinsieme a quelli deimanovali e dei muratori. Chicagodunquedivenne l'epicentro diquella prematura Prima Rivolta.


Lasituazione venne fatta precipitare dal Tallone di Ferro. Fuun'operazione molto abile. Tutta la popolazionecomprese le castedei lavoratori privilegiatifu sottoposta a un trattamentooltraggioso. Impegni e accordi furono violati: furono inflitticastighi severi per errori insignificanti. Il popolo dell'abisso fusvegliato a colpi di frusta dalla sua apatia. Il Tallone di Ferro inrealtà si preparò a far ruggire la bestia.


Contemporaneamentemostrò un'incredibile noncuranza per le misure di sicurezzapiù elementari. La disciplina s'era allentata fra i Mercenaririmasti sotto le armi mentre parecchi reggimenti erano statitrasferiti e sparsi in varie parti del paese.


Nonci volle molto per portare a termine questo programma: fu unafaccenda di poche settimane. Noi rivoluzionari avemmo sentore chequalcosa stava succedendoma non disponevamo di elementi sufficientiper comprendere la verità. Pensavamo in realtà che sitrattasse di uno spirito di rivolta spontaneo che avremmo dovutoincanalare e mai pensavamo che potesse essere invece preparatodeliberatamente e così segretamentenell'ambito del Tallonedi Ferroda non lasciar trapelare nulla a noi. L'organizzazione diquel movimento controrivoluzionario fu perfettacome pure la suaesecuzione.


Eroa New Yorkquando ricevetti l'ordine di recarmi immediatamente aChicago. L'uomo che mi trasmise quest'ordine era un oligarcalocapii sentendolo parlare. Sebbene non conoscessi il suo nomee nonvedessi che il suo visoquelle istruzioni erano troppo chiare perchépotessi sbagliare. Chiaramentemi resi conto che la nostracospirazione era stata scopertae che eravamo stati anticipati.Tutto era pronto per l'esplosione e gli innumerevoli agenti delTallone di Ferrome compresaavrebbero fatto scattare la scintillada lontano o recandosi sul posto. Mi vanto di aver conservato il miosangue freddosotto lo sguardo scrutatore dell'oligarca; ma il cuoremi batteva all'impazzata.


Primache avesse finito di dare i suoi ordini implacabiliavevo giàvoglia di urlare e di stringergli la gola fra le mani.


Appenavia dalla sua presenzafeci il calcolo del tempo disponibile. Se lafortuna mi assistevapotevo disporre di qualche minuto per mettermiin contatto con qualche dirigente localeprima di saltare sul treno.Badando bene a non farmi pedinarecorsi come una pazza all'Ospedaledi Pronto Soccorsoed ebbi la fortuna di essere ricevutaimmediatamente dal direttore sanitarioil compagno Galvin. Conl'affannostavo per comunicargli la notiziaquando mi interruppe:


"Sotutto"dissecon una calma che contrastava col lampo dei suoiocchi irlandesi. "So perché sei venutaho ricevuto lanotizia un quarto d'ora fae l'ho già trasmessa. Qui faremotutto il possibile per tener calmi i compagni. Chicagosolo Chicagodev'essere sacrificata".


"Haitentato di metterti in comunicazione con Chicago?" domandai.


Scossela testa: "Nessuna comunicazione telegrafica è possibile.


Chicagoè isolata dal resto del mondoe vi si scateneràl'inferno".


Tacqueun istantee lo vidi stringere i pugni. Poi esclamò:


"Perdiovorrei andarciperò!".


"C'èancora una possibilità per impedirlo"dissi"se ilmio treno non ha incidenti e arriva in tempooppure se altricompagni del servizio segreto che hanno saputo la verità fannoin tempo ad arrivarci".


"Voialtrivi siete lasciati sorprendere stavolta"disse.


"Ilsegreto era molto ben custodito"risposi. "Solo i massimicapi lo sapevanofino a oggi. Poiché fino a loro ancora nonsiamo arrivatieravamo dunque al buio. Se almeno Ernest fosse qui!


Forseè a Chicago orae allora tutto andrà bene".


Ildottor Calvin scosse il capo.


"Secondole ultime notiziedev'essere stato mandato a Boston o a New Haven.Il servizio segreto per il nemico lo deve urtare enormementema èmeglio che restare rinchiusi in un rifugio".


Mialzai per andaree Galvin mi strinse forte la mano.


"Fattiforza"mi raccomandòsalutandomi. "Se la primarivolta è perdutane faremo una secondae saremo piùprudenti. Arrivederci e buona fortuna. Non so se ti vedròancora. Dev'essere terribile laggiùma darei volentieri diecianni di vita per esserci".


IlTwentieth Century (2) lasciava New York alle sei di sera per arrivarea Chicago alle sette del mattino. Quella sera era molto in ritardo.Seguivamo un altro treno. Nel mio vagone pullman fra gli altripasseggeri c'era il compagno Hartmananche luicome menelservizio segreto del Tallone di Ferro. Mi parlò del treno checi precedeva. Era una replica del nostroma senza passeggeri abordo. In caso di attentato al Twentieth Centurysarebbe saltato inaria il treno vuoto. A bordo del nostroperònon c'era moltagente: contai appena dodici o tredici passeggeri nella nostravettura.


"Devonoesserci personaggi importanti su questo treno"disse Hartmanamo' di conclusione. "Ho notato una carrozza riservatain coda".


Eragià nottequando ci fu il primo cambio di locomotiva. Scesisul marciapiedi per respirare un po' d'aria pura e per guardarmi unpo' intorno. Dai finestrini del vagone riservatointravidi treuomini che conoscevo. Hartman aveva ragione: uno era il generaleAltendorffgli altri dueMason e Vanderboldche costituivano ilcervello del servizio segreto dell'oligarchia.


Erauna bella notte di luna pienama mi sentivo agitata e non potevodormire. Alle cinque del mattino mi alzai e mi vestii .


Chiesialla cameriera della toeletta quanto ritardo avevamo e mi rispose:"Due ore". Era una mulatta. Osservai che aveva i lineamentitirati e gli occhi cerchiaticome dilatati da un'ansia continua.


"Cosale succede?" domandai.


"Nullasignorinanon ho dormito bene"rispose.


Laguardai più attentamentee tentai uno dei nostri segniconvenzionali. Risposee mi assicurai così che era deinostri.


"Staper succedere qualcosa di terribile a Chicago"disse. "Siamopreceduti da un finto treno. Questo e quelli militari ci causanoritardo".


"Trenimilitari?".


Fececenno di sì.


"Lalinea ne è piena. Li abbiamo incontrati tutta la notte. Etutti diretti a Chicago. Hanno tutti la precedenza e questo significache c'è sotto qualcosa. Ho un amico a Chicago"soggiunsecon tono di scusa"è uno dei nostri. E' fra iMercenarie temo per lui".


Poveraragazza! Il suo innamorato apparteneva a uno dei tre reggimentiinfedeli.


Hartmane io facemmo colazione nel vagone restaurante io mi sforzai dimangiare. Il cielo era coperto e il treno filava con un cupo tuononella prima luce grigia del giorno. Persino i negri che ci servivanosapevano che si stava preparando qualcosa di tragico.


Avevanoperduto la loro solita spensieratezza e sembravano depressi. Eranolenti nel servireavevano la mente rivolta altrove e bisbigliavanoincupiti fra loroin fondo al vagonevicino alla cucina. PerHartman la situazione era disperata.


"Chepossiamo fare?" chiese per la ventesima voltaalzando lespalle. Poiindicando il finestrino: "Eccotutto èpronto. Puoi star certa che ce n'è una fila così lungotutta la strada ferrata".


Alludevaai treni militari schierati sui binari morti. I soldati preparavanoil rancio sui fuochi accesi vicino ai binari e guardavanoincuriositiil nostro treno che proseguiva senza rallentare la suacorsa velocissima.


Quandoentrammo in Chicagotutto era tranquillo. Evidentemente niente dianormale era ancora accaduto. Alla periferia portarono a bordo igiornali del mattino. Non dicevano niente di nuovoeppure chi sapevapoteva leggere fra le righe molte cose che sfuggivano al lettorecomune. Si avvertiva lo scaltro intervento del Tallone di Ferro inogni colonna. Si lasciavano intravedere alcuni punti debolinell'armatura dell'oligarchia mas'intendenulla di definitivo; sivoleva che il lettore trovasse la spiegazione da séattraverso le allusioni. Tutto era raggiunto con molta destrezza.Come in letteraturai giornali del mattino del 27 ottobre erano deicapolavori.


Mancavanole notizie localie questo di per sé era già un colpomaestro. Avvolgeva Chicago nel misteroe suggeriva al lettore comunel'idea che l'oligarchia non osasse darne. C'erano accenni a sommosseinventate naturalmenteatti di insubordinazione commessi un po'dappertuttoaccompagnati da compiaciute allusioni ai provvedimentirepressivi da prendere. Si parlava di stazioni telegrafiche fattesaltare in ariae di grossi premi per chi avesse collaborato allascoperta degli autori. Naturalmentenessuna stazione telegrafica erasaltata in aria. Veniva dunque data notizia di molti colpi delgenereperfettamente rispondenti ai disegni dei rivoluzionari. Tuttoquesto doveva dare ai compagni di Chicago l'impressione che unarivolta generale stesse per cominciaree nello stesso tempo creareuna gran confusione mediante particolari su scacchi parziali. Chi nonera ben informato non poteva sfuggire alla vaga ma certa sensazioneche tutto il paese era pronto per una sommossa già cominciata.


Venivaannunciato che la defezione dei Mercenari in California era diventatacosì seriache una mezza dozzina di reggimenti erano statisbandati e dispersie che i soldati con le loro famiglie erano statiespulsi dalle loro città e rigettati nei ghetti operai. Ora iMercenari di California eranoin realtài più fedelidi tutti ai loro padroni. Ma cosa ne sapevano a Chicagoisolatacom'era dal resto del mondo ? Un dispacciomutilato durante latrasmissionedescriveva la sollevazione della cittadinanza di NewYorkche s'era unita alle caste operaiee finiva affermando (lacosa doveva passare per un bluff) che le truppe avevano ilsopravvento.


Enon solo con la stampa gli oligarchi avevano tentato di divulgarenotizie false. Venimmo a sapere dopo chea più ripresesulfar della notteerano giunti messaggi telegrafici destinatiunicamente a essere intercettati dai rivoluzionari.


"Credoche il Tallone di Ferro non avrà bisogno di noi"osservòHartmanmettendo via il giornale che stava leggendoquando il trenoentrò nella stazione centrale. "Era inutile mandarci qui.I loro piani sono riusciti meglio di quanto sperassero. L'inferno siscatenerà da un momento all'altro".


Mentrescendevasi voltò a guardare in fondo al treno.


"L'immaginavo"disse. "Hanno sganciato il vagone riservato quando hanno portatoa bordo i giornali".


Eraprostrato. Tentai d'incoraggiarloma non fece caso ai miei sforzi. Aun trattomentre attraversavamo la stazionesi mise a parlaresvelto a bassa voce. Sulle prime non capii.


"Nonne ero sicuroe non ne ho parlato con nessuno"disse. "Dasettimane tento l'impossibilee ancora non sono sicuro. Stia attentaa Knowlton. Dubito di lui. Conosce il segreto di molti nostri rifugi.Ha in mano la vita di centinaia di noie credo che sia un traditore.La mia è solo un'impressionefinorama da un po' di tempo honotato un certo cambiamento in lui. E' possibile che ci abbia vendutiose non l'ha fattoha intenzione di farlo.


Nesono quasi certo. Non potevo svelare i miei sospetti a nessuno manon so perchésento che non lascerò vivo Chicago.Tenga d'occhio Knowlton. Cerchi di attirarlo in trappola. Losmascheri.


Nonso niente di più. E' solo un'intuizionenon ho nessunindizio".


Inquel momento uscivamo dalla stazione.


"Ricordi"concluse Hartmancon tono frettoloso. "Tenga d'occhioKnowlton".


Eaveva ragione: non trascorse un mesee Knowlton pagò con lavita il suo tradimento. Fu formalmente giustiziato dai compagni delMilwaukee.


Lestrade erano tranquilletroppo tranquille. Chicago sembrava morta.Non si sentiva il rombo e il frastuono del trafficonon passavanomacchine. I tram erano fermi e la soprelevata non funzionava. Ognitanto s'incontrava qualche passante solitario che tirava via allasveltaverso una meta ben definita. S'indovinava tuttavia nella suaandatura un'indecisione stranacome se temesse che le case potesserocrollare o che il marciapiede gli sprofondasse sotto i piedi. Qua elàperòoziavano dei ragazzini e nei loro occhi sileggeva un'attesa contenutacome se aspettassero avvenimentimeravigliosi e commoventi.


Daqualche partelontano a sudgiunse il rumore sordo diun'esplosione. Poipiù nulla. La calma ritornò; ma iragazziniallarmatitendevano l'orecchio come giovani daini nelladirezione del suono. Le porte delle case erano chiuselesaracinesche dei negozi abbassate. Ma c'erano molti poliziotti eguardie in giro e ogni tanto una pattuglia di Mercenari sfrecciava inautomobile.


Dicomune accordoHartman e io giudicammo inutile presentarci ai capilocali del servizio segreto. Sapevamo che saremmo stati giustificatidagli avvenimenti successivi. Ci dirigemmo dunque verso il grandeghetto operaio della Zona Sud con la speranza di avvicinare qualcunodei nostri compagni. Era troppo tardi. Ma non potevamo restare senzafar niente in quelle strade spettrali e silenziose. Dov'era Ernest?Non facevo che chiedermelo. Cosa succedeva nelle caste operaie e inquelle dei Mercenari della città? E nella fortezza?


Comein risposta a questi interrogativis'udì nell'aria un romboprolungatoun brontolio un po' attutito dalla distanza mapunteggiato da una serie di rapide detonazioni.


"E'la fortezza"esclamò Hartman. "Il cielo abbia pietàdi quei tre reggimenti!".


Aun incrocionotammoin direzione dei macelliuna gigantescacolonna di fumo. Al successivo ne vedemmo parecchie altre ches'innalzavano al cielodalla parte della Zona Ovest. Sopra la cittàdei Mercenari si librava un rosso pallone frenato che scoppiòproprio mentre lo guardavamolasciando cadere da ogni parte i suoibrandelli in fiamme. Nullaperòlasciava pensare a unatragedia aereaperché non sapevamo se nel pallone c'eranoamici o nemici. Un vago rumore ci giunse agli orecchisimile alribollire lontano di una pentola gigantesca. Hartman disse che era ilcrepitio delle mitragliatrici e dei fucili automatici.


Ciònonostanteintorno a noi c'era ancora calma. Passarono dapprimaagenti di polizia e pattuglie in macchinapoi una mezza dozzina diautopompe che ritornavano evidentemente da un incendio.


Unufficialea bordo di un'automobileinterrogò i pompieridicui uno rispose: "Non c'è acqua. Hanno fatto saltare lecondutture principali".


"Abbiamodistrutto la provvista dell'acqua"osservò Hartmanentusiasta. "Se possiamo far questo in un tentativo di rivoltaprematuraisolato e fallito sul nascereimmaginiamo cosa si puòfare in un tentativo collettivo e concorde in tutto il paese!".


Lamacchina dell'ufficiale che s'era rivolto ai pompieri si allontanòrapidamente. All'improvviso scoppiò un fragore assordante: lavetturacol suo carico umanofu sollevata in un turbine di fumopoi precipitò in un mucchio di rottami e di cadaveri.


Hartmanesultava. "Benebene"ripeteva a bassa voce. "Oggiil proletariato riceve una lezionema ne dà anche una".


Lapolizia accorse sul luogo del disastro. Un'altra pattuglia in autos'era fermata. Quanto a meero come intontita dall'avvenimentoimprovviso. Non capivo che fosse accaduto sotto i miei occhie m'eroappena accorta che eravamo stati accerchiati dalla polizia. A untrattovidi un agente che stava per abbattere Hartman; ma questicon sangue freddogli diede la parola d'ordine: vidi la rivoltellavacillarepoi abbassarsie sentii il poliziotto brontolare deluso.Era in collera e malediceva l'intero servizio segreto. Dichiaròche quella era gente sempre fra i piedi. Hartman gli rispose colcaratteristico tono altezzoso degli agenti segretispiegandogli glierrori della polizia.


Pocodopo mi resi conto di quanto era accaduto. Parecchi curiosi si eranofermatie due uomini stavano per sollevare l'ufficiale ferito perportarlo nell'altra automobilema furono presi da panico improvvisoe tuttispaventatisi sparpagliarono in varie direzioni. I dueavevano lasciato cadere di colpo il ferito e correvano come glialtri. Anche l'agente che aveva bestemmiato si mise a correreeHartman e io facemmo lo stessosenza sapere perchéspinti daun cieco terrore ad allontanarci al più presto da quel luogofatale.


Nonera successo nulla di particolare in quel momento; eppure mi spiegavotutto. I fuggitivi ritornavano timidamentemaogni tantoalzavanogli occhi con apprensione verso le finestre delle alte case chedominavano da ogni parte la stradacome le pareti d'una goladirupata. La bomba era stata lanciata da una di quelle innumerevolifinestre: ma quale? Non c'era stata una seconda bombasoltanto lapaura.


Dopodichéscrutammo attentamente e con timore le finestre. La morte potevaessere in agguato dietro una di esse. Ogni casa poteva nascondereun'insidia. Era guerrain quella giungla moderna che è unagrande città. Ogni strada poteva essere un canyonogniedificio una montagna. Nulla era cambiato dai tempi dell'uomoprimitivononostante le autoblindo che ci ronzavano intorno.


Nelgirare un angolo ci imbattemmo in una donna stesa a terra in un lagodi sangue. Hartman si chinò su di lei. Io mi sentii svenire.Dovevo vedere molti mortiquel giornoma l'eccidio in massa non micolpì come quel primo cadavere abbandonato làai mieipiedisul lastricato.


"Colpitaal petto"dichiarò Hartman.


Ladonna stringevasotto il braccioun pacco di manifesticome fosseun bambino. Anche morendo non aveva voluto staccarsi da quella cheera stata la causa della sua morte. Infattiquando Hartman riuscìa toglierle il paccovedemmo che era formato da grandi foglistampati: erano i proclami dei rivoluzionari.


"Unacompagna!" esclamai.


Hartmansi limitò a maledire il Tallone di Ferroe continuammo per lanostra strada. Fummo fermati più volte da agenti e pattugliema le parole d'ordine ci permisero di proseguire. Non cadevano piùbombe dalle finestre: sembrava che gli ultimi passanti fosserosvaniti e le strade fossero tornate più tranquille che mai. Mala gigantesca pentola continuava a ribollire in lontananzail rumoresordo delle esplosioni giungeva da ogni partee colonne di fumosempre più numerose levavano sempre più in alto i lorosinistri pennacchi.




NOTE:


1)Chicago era l'inferno industriale del diciannovesimo secolo. A questopropositoè giunto fino a noi uno strano aneddoto di JohnBurnsgrande dirigente socialista inglese ed ex membro delgabinetto. Stava visitando gli Stati Uniti quandoa Chicagoungiornalista gli domandò cosa pensasse di quella città:


"Chicago"rispose"è un'edizione tascabile dell'inferno".Poco tempo dopomentre s'imbarcava per ritornare in Inghilterraunaltro giornalista lo avvicinò per chiedergli se aveva cambiatoopinione su Chicago: "Sìcertamente"rispose JohnBurns. "Ora la mia opinione è che l'inferno siaun'edizione tascabile di Chicago".


2)Letteralmente: ventesimo secolo. Così si chiamava il trenoritenuto a quel tempo il più veloce del mondo. Era moltofamoso.




Capitolo23


ILPOPOLO DELL'ABISSO


Improvvisamentele cose cambiarono; un fremito di animazione sembrò vibrarenell'aria. Passarono sfrecciando duetreuna dozzina di auto con abordo persone che ci gridavano avvertimenti.


All'incrociosuccessivouna delle macchine fece una svolta stretta senzarallentare e un istante dopoal posto che aveva appena lasciato edal quale era già lontanaI'esplosione di una bomba scavavauna gran buca. Vedemmo la polizia sparire correndo per le vielaterali: sapevamo che qualcosa di spaventoso si avvicinava. Nesentivamo il brontolio crescente.


Potemmogià vedere la testa della colonna che occupava la strada da unmarciapiede all'altromentre l'ultima autoblindo sfrecciava via.Poigiunta alla nostra altezzaquesta si fermò. Ne scese infretta un soldato: recava qualcosa che depose con molta precauzionenel rigagnolo del marciapiedepoi ritornò con un balzo al suoposto. L'autoblindo ripartìgirò all'angolo escomparve. Hartman corse verso il rigagnolo e si chinòsull'oggetto.


"Nonsi avvicini"mi gridò.


Lovidi armeggiare febbrilmente. Quando mi raggiunseaveva la fronteimperlata di sudore.


"Hotolto l'innesco"disse"e al momento giusto. Quel soldatoè un incapace: l'aveva destinata ai nostri compagnima nonaveva calcolato il tempo giusto. Sarebbe scoppiata prima. Ora nonscoppierà più".


Gliavvenimenti precipitavano. Dall'altro lato della viaun po' piùlontanoalle finestre di un caseggiatodistinguevo delle personeche guardavano. Avevo appena finito di farlo osservare a Hartmanquando fiamme e fumo si svilupparono su quella parte della facciatae l'aria fu scossa da un'esplosione. In alcuni puntil'intonacocaduto mostrava l'armatura di ferro al di sotto.


Pocodopola facciata della casa di fronte era dilaniata da altreesplosioni simili. Nell'intervallo si sentirono crepitare pistole efucili automatici. Quel duello durò parecchi minutipoi sispense. Evidentemente i nostri compagni occupavano uno deicaseggiatie i Mercenari quello di frontee gli avversari sicombattevano attraverso la strada; ma non potevamo sapere da qualeparte fossero i nostri.


Inquel momentola colonna che procedeva sulla strada era giunta quasialla nostra altezza. Appena le prime file passarono sotto le finestredelle case rivaliil bombardamento riprese con forza. Da un lato sigettavano bombe nella stradadall'altro se ne lanciavano contro lacasa di fronteche rispondeva al fuoco. Ora sapevamo quale fosse lacasa occupata dai nostrii quali facevano un buon lavorodifendendola gente della strada dalle bombe del nemico.


Hartmanmi prese per un braccio e mi tirò dentro un vasto androne.


"Nonsono i nostri compagni"mi disse all'orecchio.


Leporte interne sotto quell'androne erano chiuse e sprangate. Nonavevamo via di scampo. In quel momento la testa della colonna passò.Non era una colonnama una confusa massa di genteun torrenteinquieto che riempiva la via; era il popolo dell'abisso esaltato eassetato che s'era levato ruggendo per chiedere il sangue deipadroni. L'avevo già vistoquel popolo dell'abissoavevoattraversato i suoi ghetti e credevo di conoscerloeppure misembrava di vederlo per la prima volta. La sua muta apatia erasvanita: dava ora uno spettacolo affascinante e terribile. Mi silevava ora davanti in vere ondate di rabbiaruggendo e brontolandocarnivoroebbro del whiskey dei depositi assalitiebbro d'odio edella sete di sangue. Uominidonne e bambiniin cenci e stracciferoci e cupe intelligenze senza più sembianze umane neivoltima bestialitigri ormaiincarnati anemici e gran ciuffi dipelivolti pallidi a cui la società vampiro aveva succhiatola linfa vitale; megere appassite e vecchi barbuti dalla testa dimortogioventù corrotta e vecchiaia cancrenosafacce didemoniasimmetriche e torvecorpi deturpati dalla malattia e dalmorso d'una eterna carestiafeccia e schiuma della vitaordeurlantiepilettichearrabbiatediaboliche.


Potevaforse essere altrimenti? Il popolo dell'abisso non aveva nulla daperderefuorché la sua miseria e la pena di vivere. E checosa aveva da guadagnare? Null'altro che un'orgia finale e terribiledi vendetta. Mi venne da pensare che in quel torrente di lava umanaci fossero degli uominidei compagnidegli eroila cui missioneera stata quella di sollevare la bestia dell'abisso affinchéil nemico potesse domarla.


Allorami accadde una cosa sorprendente; avvenne in me una trasformazione.La paura della mortemia o degli altrimi aveva abbandonata. Peruna strana esaltazionemi sentivo una creatura nuova in una nuovavita. Nulla aveva importanza. La Causa era perdutaquesta voltamaavrebbe potuto trionfare domanipiù giovane e ardente chemai. Così potei osservare con calmo interesse gli orrori chesi scatenarono nelle ore successive. La morte non significava nullama la vita non significava di più.


Oraosservavo gli avvenimenti con attenta obiettività; trascinatadalla correntevi prendevo parte con la stessa curiosità. Lamia mente s'era levata alla fredda altezza delle stelle e avevacoltoimpassibileuna nuova scala dei valori. Se non avessi fattocosì credo che sarei morta.


Mezzomiglio già di folla era sfilato quando fummo scoperti. Unadonnavestita di stracci incredibilicon le guance infossate e gliocchi neriprofondici scoprì. Subito mandò unmugolio acuto e si precipitò verso di noitrascinandosidietro parte della folla. Mi sembra ancora di vederla mentre avanzavaa balzi davanti agli altricon i capelli grigi svolazzantiilsangue che le colava dalla fronte e dalle ferite al capo. Brandivaun'ascia in una manomentre l'altrasecca e rugosasembravastringere convulsamente il vuotocome artigli di uccello da preda.Hartman si lanciò davanti a me. Il momento non era adatto allespiegazioni. Eravamo vestiti decentementee ciò bastava.


Ilsuo pugno colpì la donna fra gli occhicheper la forza delcolpofu rigettata indietro; ma incontrato il muro dei compagni cheavanzavano rimbalzò avantistordita e confusamentre l'asciasi abbatteva senza forza sulla spalla di Hartman.


Unattimo dopo non capii più nulla. Ero sommersa dalla folla. Lostretto spazio in cui eravamo risuonava di imprecazioniurla ebestemmie. Colpi mi piovevano addosso. Mani mi strappavano elaceravano gli abiti e la carne. Ebbi la sensazione di essere fatta apezzi. Sul punto d'essere rovesciatasoffocataecco una manovigorosa afferrarmi per una spalla e trarmi violentemente.


Sopraffattadalla sofferenzasvenni. Hartman non uscì vivo daquell'androne; per difendermi aveva affrontato lui il primo urto.


Questomi aveva salvatoperché subito dopo la calca era diventatacosì fittache non era stato possibile fare altro contro dime che agitare mani e stringere pugni.


Ripresicoscienza nel mezzo di una sfrenata agitazione; intorno a me tuttos'agitava. Ero trascinata da una mostruosa ondata che mi portavanonsapevo dove. L'aria fresca mi accarezzava la fronte e dava forza aipolmoni. Stordita e debolesentivo vagamente che un braccio solidomi circondava la vitasollevandomi e portandomi avanti. Vedevoagitarsi davanti a me la parte posteriore di un soprabito d'uomo checon una spaccatura dall'alto al bassolungo la cucitura centralepalpitava come un polso regolareaprendosi e chiudendosi al ritmodell'andatura. Quel fenomeno mi affascinòfinché nonripresi completamente coscienza. Poi sentii mille punture di spillinelle guance e nel nasoe mi accorsi che il viso mi grondava sangue.Il mio cappello era sparito e i capellidisfattiondeggiavano alvento. Un forte dolore alla testa mi fece ricordare di una mano chenella mischia mi aveva strappato i capelli. Il petto e le bracciaerano coperti di lividi e doloranti.


Leidee mi si chiarivano. Senza fermarmi nella corsa mi voltai aguardare l'uomo che mi sosteneva e che mi aveva strappata alla follae salvata. Lui notò il mio movimento.


"Tuttobene"esclamò con voce rauca. "L'ho subitoriconosciuta".


Ionon lo riconoscevo ancora; ma prima di dire una parola mi accorsi dicamminare su qualcosa di vivoche si contrasse sotto il mio piede.Spinta da quelli che mi seguivanonon potei chinarmi a vederemaseppi che era una donna caduta che migliaia di piedi calpestavanosenza tregua sul selciato.


"Tuttobene"ripeté l'uomo. "Sono Garthwaite".


Erabarbutomagro e sudicioma potei riconoscere in lui il robustogiovane che tre anni prima aveva passato qualche mese nel nostrorifugio di Glen Ellen. Mi diede la parola d'ordine del serviziosegreto del Tallone di Ferro per farmi capire che anche lui ne facevaparte.


"Lalibererò ioappena ne avrò l'occasione"midisse. "Ma cammini con precauzionee stia attenta a non fare unpasso falsoe a non cadere: ne va di mezzo la vita!".


Tuttosuccedeva all'improvvisoquel giorno: bruscamentedi colpolafolla si fermò. Urtai violentemente una donna che mi precedeva(l'uomo dal cappotto con lo spacco era scomparso) e quelli che miseguivano mi piombarono addosso. L'inferno s'era scatenatocon unacacofonia di urlimaledizionigrida d'agoniache dominavano ilcrepitio delle mitragliatrici e delle fucilate.


Ladonna che mi precedeva si piegò su se stessastringendosi ilventre con una stretta disperata. Contro le mie gambe un uomo sidibatteva negli spasimi della morte.


Miaccorsi che eravamo alla testa della colonna. Non ho mai saputo comemai fosse scomparso quel mezzo miglio di umanità che ciprecedevae mi chiedo ancora se sia stato distrutto da qualchespaventosa macchina da guerra e ridotto a pezzio se abbia potutofuggire disperdendosi. Il fatto è che eravamo làintesta alla colonnae non più in mezzoe che in quel momentoeravamo falciati da una sibilante pioggia di piombo.


Appenala morte fece un po' di vuotoGarthwaiteche non aveva abbandonatoil mio bracciosi precipitò alla testa di una colonna disopravvissuti verso il largo porticato di un palazzo di uffici.


Fummoschiacciati contro le porte da una massa di creature ansantitrafelatee rimanemmo a lungo in quell'orribile posizione.


"Checosa ho mai fatto!" si lamentava Garthwaite. "L'hotrascinata in una bella trappola. Nella strada potevamo avere qualchesperanzaqui non ne abbiamo alcuna. Non ci rimane altro che gridare:Vive la Révolution!". Poi ebbe inizio quel che c'era daaspettarsi. I Mercenari uccidevano senza tregua. La spaventosapressione esercitata prima su di noidiminuiva in proporzione alleuccisioni. I morti e i moribondicadendofacevano largo.


Garthwaitemise la bocca sul mio orecchio e mi gridò delle parole che nonriuscii a cogliere in mezzo a quel chiasso assordante.


Senzaaspettare oltremi presemi gettò a terra e mi coprìcol corpo di una donna agonizzante. Poia forza di spingere estringerescivolò vicino a meriparandomi in partecol suocorpo.


Mortie moribondi si ammucchiavano sopra di noi e su quel mucchioi feritisi trascinavano gemendo. Ma quei movimenti cessarono ben presto eregnò un mezzo silenziointerrotto da gemitisospiri erantoli.


Sareirimasta schiacciata senza l'aiuto di Garthwaiteeppurenonostante isuoi sforzimi sembra incredibile che abbia potuto sopravvivere auna simile compressione. Tuttaviaa parte la sofferenzaero vintada un senso di curiosità. Come sarebbe andata a finire? Checosa avrei provato morendo? In questo modo ricevetti il battesimo disangueil battesimo rossonella strage di Chicago. Sino ad alloraavevo considerato la morte in teoriama da allora essa fu per me unfatto senza importanzatanto è facile.


Mai Mercenari non erano ancora soddisfatti. Invasero il portico perfinire i feriti e cercare gli scampati checome noisi fingevanomorti. Sentii un uomostrappato di sotto un mucchioimplorarepietàsinché un colpo di rivoltella non gli spezzòla parola a metà. Una donna si lanciò da un altromucchio grondando sangue espianando la rivoltellasparò.Prima di soccombere scaricò sei volte l'armacon qualerisultato non seppiperché seguivamo quelle tragedie solo conl'udito. A ogni istante ci giungevano folate di rumori di scenesimilidi cui ognuna finiva con un colpo di arma da fuoco. Negliintervalli sentivamo i soldati parlare e bestemmiare fra i cadaveriincitati dai loro ufficiali.


Finalmentesi rivolsero al nostro mucchio e sentimmo la pressione diminuire manmano che toglievano i morti e i feriti. Garthwaite pronunciòla parola d'ordine. Dapprima non lo udirono. Alzò un po' piùla voce.


"Ascoltate"disse un soldato. E subito si udì l'ordine breve di unufficiale.


"Attenzionelà: fate piano".


Ohquella prima boccata d'aria mentre ci liberavano! Garthwaite parlòper primoma dovetti sottostare anch'io a un breve interrogatorioper provare che ero proprio al servizio del Tallone di Ferro.


"Sonoproprio agenti provocatori"concluse l'ufficiale.


Eraun giovane imberbeun cadetto di qualche grande famiglia dioligarchi.


"Bruttomestiere"brontolò Garthwaite. "Darò le miedimissioni e cercherò di entrare nell'esercito. Sietefortunativoialtri!".


"Lomeriterebbe"rispose l'ufficialetto. "Posso darle una manoe cercare di sistemare la cosa. Basterà che dica come vi hotrovati".


Esegnato il nome e il numero di Garthwaitesi volse dalla mia parte:


"Elei?".


"Oh!io mi sposo"risposi con disinvoltura"e mando tutto aquel paese".


Cosìci mettemmo a chiacchierare tranquillamentementre i feriti attornoa noi venivano finiti. Tutto questo oggi mi sembra un sognoma inquel momento mi sembrava la cosa più naturale del mondo.Garthwaite e l'ufficialetto si impegolarono in una vivace discussionesulla diversità fra i metodi di guerra moderni e quellaguerriglia urbana tra strade e grattacieli. Io li ascoltavo mentre mipettinavo e aggiustavo alla meglio con degli spilli gli strappi dellagonna. Intantoil massacro dei feriti continuava. A volte i colpi dirivoltella coprivano la voce di Garthwaite e dell'ufficiale e liobbligavano a ripetersi.


Hopassato tre giorni in quel carnaio della Comune di Chicagoe possodare un'idea della sua incredibilità dicendo che in quei tregiorni non vidi altro che il massacro del popolo dell'abisso e lebattaglie da un grattacielo all'altro. In realtànon ho vistonulla dell'opera eroica compiuta dai nostri. Ho sentito l'esplosionedelle loro mine e delle loro bombeho visto il fumo degli incendiappiccati da loro e nient'altro. Però ho seguito in parte unagrande azionel'attacco alle fortezze in palloneoperato dai nostricompagni. Ciò avvenne il secondo giorno. I tre reggimentiribelli furono distrutti fino all'ultimo uomo. Le fortezze eranozeppe di Mercenari; il vento soffiava in direzione favorevole e inostri aerostati partivano da un caseggiato della City.


Ilnostro amico Biedenbachdopo la sua partenza da Glen Ellenavevainventato un esplosivo potentissimo battezzato da lui col nome di"espredite". Quei palloni erano certo muniti delle suecariche infernali. Erano semplici mongolfieregonfiate con ariacaldagrossolanamente costruite in frettama che bastarono allaloro missione. Seguii la scena da un tetto vicino. Il primo pallonemancò completamente il bersaglio e scomparve nella campagna.In seguito peròne avremmo sentito ancora parlare. Erapilotato da Burton e O'Sullivanche sceserolasciandosi andare alladerivasopra una ferrovia proprio mentre passava un treno militarelanciato a tutta velocità verso Chicago. I due lasciaronocadere tutto il carico di espredite sulla locomotivai cui rottamiostruirono la strada per parecchi giorni. Il bello è che ilpallonealleggerito del carico di esplosivofece un salto in aria eatterrò solo una dozzina di miglia lontanodi modo che inostri due eroi furono sani e salvi.


Ilsecondo pallone finì tragicamente. Volava male e troppo bassoperciò fu colpito dalle fucilate e crivellato come uncolabrodoprima di giungere alla fortezza. Aveva a bordo Hertford eGuinnesche saltarono in aria insieme con il campo su cui siabbatterono.


Biedenbachne fu disperato (tutto questo ci fu detto dopo)tanto che s'imbarcòda solo sul terzo pallone. Anche lui volò troppo bassoma lasorte gli fu favorevoleperché i soldati non riuscirono adanneggiare il pallone. Mi sembra di rivedere tutta la scena come laseguii allora dal tetto del grattacielo. Il sacco gonfio in alto el'uomo appeso di sotto come un puntino nero. Non riuscivo a scorgerela fortezzama quelli che erano con me sul tetto dicevano che eraproprio sotto il pallone. Non vidi cadere il carico di espreditemavidi il pallone fare un balzo in alto.


Unattimo dopo una colonna di fumo s'innalzò nell'ariae solodopo udii il tuono dell'esplosione. Il mite Biedenbach avevadistrutto una fortezza. Dopodue altri palloni si levaronocontemporaneamente. Uno fu distrutto dall'esplosione dell'espreditel'altrospaccato dal contraccolpocadde proprio sulla fortezza cheera rimasta ancora intatta e la fece saltare in aria. Non potevaandar megliosebbene due compagni ci rimettessero la vita.


Maritorniamo al popolo dell'abissoperché in realtà ebbicontatto solo con esso. Quella gente massacrò con rabbiadistrusse tutto il centro della città e fu distrutta a suavoltama non riuscì a raggiungere la Zona Ovestla cittàdegli oligarchi. Questi s'erano ben premuniti: per quanto terribilepotesse essere la devastazione al centroessicon le loro mogli e iloro bambinidovevano uscirne incolumi. Si dice che durante quellegiornatei loro figli si divertissero nei parchie che il temafavorito dei loro giochi fosse l'imitazione dei grandi cheschiacciavano sotto i piedi il proletariato.


Maper i Mercenari non fu facile affrontare il popolo dell'abisso e altempo stesso combattere anche contro i nostri. Chicago restòfedele alle sue tradizionie se tutta una generazione dirivoluzionari fu distruttaessa trascinò con sénellasua cadutaquasi una generazione di nemici. Naturalmenteil Tallonedi Ferro tenne segreta la cifra delle proprie perditema anche avoler essere cauti si può calcolare in centotrentamila ilnumero dei Mercenari uccisi. Sfortunatamentei nostri compagni nonavevano speranza di successo. Invece che sostenuti da una rivolta ditutto il paeseerano solie l'oligarchia poteva disporrecontro dilorodella totalità delle sue forze. In quell'occasioneoraper oragiorno per giornotreno per trenoa centinaia di migliaiafurono riversate truppe a Chicago. Ma il popolo dell'abisso erainfinito.


Stanchidi ucciderei soldati intrapresero una vasta manovra avvolgente chedoveva finire col cacciare la plebagliacome bestiamenel lagoMichigan. Appunto agli inizi di questa manovraGarthwaite e ioavevamo incontrato l'ufficialetto. Il piano fallìgrazie allavoro meraviglioso dei compagni. I Mercenariche speravano diriunire tutta la massa in un solo greggeriuscirono a precipitarenel lago non più di quaranta infelici. Accadeva spesso chementre qualche gruppo era trascinato verso il moloi nostri amicicreavano una diversione e la folla scappava da qualche brecciapraticata nelle file.


Neavemmo un esempiopoco dopo il nostro incontro con l'ufficiale. Lacolonna di cui avevamo fatto parte e che era stata respintatrovòla ritirata chiusa verso sud e verso est da forti contingenti ditruppe. Intantoquelle che avevamo incontrato verso sud stringevanoora dal lato ovest. Il nord rimaneva l'unica via apertae appuntoverso il nord s'incamminò la colonnaossia verso il lagotormentata sugli altri tre lati dal tiro delle mitragliatrici e deifucili automatici. Ignoro se quel gruppo presentì la propriasorte o se il fatto avvenne per un sussulto istintivo del mostro;comunque siala folla improvvisamente si incolonnò per unatraversaleverso ovestpoi al primo incrocio ritornòindietroe si diresse a sudverso il grande ghetto.


Inquel preciso momentoGarthwaite e io tentavamo di raggiungerel'ovest per uscire dalla zona dei combattimentie ripiombammo nelpieno della mischia. Svoltando un angolovedemmo la moltitudineurlante che si precipitava verso di noi. Garthwaite mi prese per unbraccio. Stavamo per metterci a correre quando mi trattenne in tempoper impedirmi di essere travolta dalle ruote di una mezza dozzina diautoblindo armate di mitragliatrici che accorrevano a tutta velocitàseguite da soldati armati di fucili automatici.


Mentreprendevano posizioneecco che la folla gli si precipitòcontrocome per sommergerli prima che potessero aprire il fuoco.


Quae là qualche soldato scaricò il suo fucilema queglispari isolati non facevano nessun effetto sulla turba che continuavaad avanzaremuggendo di furore. Evidentemente era difficilemanovrare le mitragliatrici. Le autoblindo sulle quali erano montatesbarravano la viain modo che i soldati dovevano prender posizionein mezzo a esse o sul marciapiede. Altri soldati sopraggiungevanoinnumero sempre crescentee noi due non riuscivamo a tirarci fuori daquel pasticcio. Garthwaite mi teneva sempre per un braccioe tutt'edue eravamo quasi schiacciati contro la facciata di una casa.


Lafolla era a meno di dieci metriquando le mitragliatrici aprirono ilfuoco. Nessuno poteva sopravvivere a quella mortale scarica dipiombo. La calca aumentava semprema la folla non avanzava piùsi ammucchiava in un enorme cumuloin un'onda sempre crescente dimorti e moribondi. Quelli che stavano dietro spingevano gli altriavantie la colonnada un marciapiede all'altropareva rientrarein se stessa come un cannocchiale. I feritiuomini e donnerigettati sopra la cresta di quell'orribile flussoarrivavanodibattendosi fin sotto le ruote delle autoblindofra i piedi deisoldati che li trafiggevano con le baionette. Vidi però uno diquegli infelici rimettersi in piedi e saltare addosso a un soldato emorderlo alla gola. Tutt'e duesoldato e schiavorotolaronostrettamente allacciatinel fango.


Ilfuoco cessò. Il lavoro era finito. La calca era stataarrestata nel suo folle tentativo di aprirsi un varco. Fu datol'ordine di sgombrare le vie delle autoblindo. Ma non potevanoavanzare su quel mucchio di cadaverie l'ordine fu di imboccare unastrada traversale. I soldati stavano per levare i corpi di sotto alleruotequando successe il fatto. Venimmo a sapere dopo com'eraavvenuto. In fondo all'isolato c'era un edificio occupato da uncentinaio di compagnii qualiavanzando sui tetti da un edificioall'altroerano arrivati proprio sopra i Mercenari ammassati nellavia. Allora avvenne il contro-massacro.


Senzaalcun preavvisouna pioggia di bombe cadde dall'alto dell'edificio.Le autoblindo furono fatte a pezzie con esse molti soldati. Insiemecon i sopravvissutinoi due ci ritirammo in una folle corsa.All'estremità opposta dell'isolato fu ancora aperto il fuocosu di noi dall'alto di un altro edificio. I soldati avevano copertodi cadaveri la strada; toccava a lorooradi far da tappeto.Garthwaite e io sembravamo protetti da una magia. Come primacirifugiammo sotto un porticoma questa volta il mio compagno nonintendeva lasciarsi prendere. Quando lo scoppio delle bombe cessògettò uno sguardo a destra e a sinistra.


"Laplebaglia ritorna"mi gridò. "Bisogna uscire daqui".


Corremmotenendoci per manosul marciapiede insanguinatoscivolandoaffrettandoci verso l'angolo tranquillo più vicino.


Nellastrada traversale scorgemmo alcuni soldati che scappavano.


Nonc'era nessun pericolo: la via era libera. Ci fermammo a guardareindietro. La folla avanzava ora lentamenteera intenta ad armarsidei fucili dei morti e a finire i feriti. Vedemmo la finedell'ufficialetto che ci aveva salvati. Si sollevò a fatica suun gomito e scaricò la sua pistola automatica.


"Eccola mia probabilità di promozione che se ne salta!" disseGarthwaite ridendomentre una donna si lanciava sul feritobrandendo un coltello da macellaio. "Andiamocene. E' ladirezione sbagliatama ne usciremo in qualche modo".


Fuggimmoverso estattraverso strade tranquillee a ogni svolta ci tenevamopronti a ogni eventualità. Verso sudun immenso incendioilluminava il cielo; era il grande ghetto che bruciava.


Allafine crollai sull'orlo del marciapiedesfinitaincapace di fare piùun solo passo. Ero piena di lividi e scorticaturee il corpo midoleva tutto. Eppuretrovai la forza di ridere quando Garthwaitedissearrotolando una sigaretta:


"Soche mi sono cacciato in un grande pasticcio per cercare di salvarlaperché non vedo proprio nessuna soluzione. E' un vero eproprio caos. Ogni volta che cerchiamo di uscirnesuccede qualcosache ci ributta dentro. Siamo ad appena uno o due isolati dal luogo incui l'ho salvata. Amici e nemicisono tutti confusi insieme. E' uncaos. Non si sa da chi siano occupati questi maledetti edifici. Secerchi di scoprirloti becchi una bomba in testa. Se camminitranquillamentet'imbatti nella plebaglia e sei falciato dallemitragliatricioppure incappi nei Mercenari e sei fatto a pezzi daicompagni appostati su un tetto. E per giuntala plebaglia arriva eti uccide".


Scossemalinconicamente la testaaccese una sigaretta e sedette accanto ame.


"Ecome se non bastasseho una fame..." soggiunse. "Mangereile pietre".


Unattimo dopoera in piedi per cercare effettivamente una pietra inmezzo alla strada: la prese per rompere la vetrina di un negozio.


"E'un pianterreno e non vale niente"spiegò mentre miaiutava a passare per l'apertura praticata. "Ma non possiamocercare di meglio. Ora lei si farà un sonnellino e io andròin ricognizione.


Finiròbene per toglierla dall'impaccioma ci vorrà tempochissàquanto... e qualcosa da mangiare".


Eravamoin una bottega di finimenti. Mi improvvisò un letto con dellecoperte da cavallo nell'ufficio sul retro. Sentivo sopraggiungere unaterribile emicrania e fui felice di chiudere gli occhi per tentare didormire.


"Ritornosubito"disse luilasciandomi. "Non assicuro che troveròun'automobilema certo porterò qualcosa da mangiare".


Equella fu l'ultima volta che lo vidi. Lo incontrai solo tre annidopo! Non ritornò: fu mandato in un ospedalecon unapallottola in un polmone e un'altra nella nuca.




Capitolo24


INCUBO


Nonavevo chiuso occhio la notte prima sul Twentieth Centurye questounito alla stanchezzafece sì che ora mi addormentaiprofondamente. Quando mi svegliai la prima voltaera giànotte.


Garthwaitenon era ritornato. Avevo perso l'orologio e non avevo idea di che orafosse. Distesa lìcon gli occhi chiusi udivo lo stesso cuporombo di lontane esplosioni. L'inferno ancora infuriava. Mi trascinaiattraverso la bottega fino all'ingresso. I riflessi nel cielo digrossi incendi illuminavano la strada a giornoal punto che sisarebbe potuto leggere facilmente i caratteri più minuti. Davari isolati di distanza giungeva il crepitio delle bombe a mano edelle mitragliatricie da più lontano l'eco di una serie diforti esplosioni. Ritornai al mio letto di coperte e miriaddormentai.


Quandomi svegliai di nuovouna luce gialladebolefiltrava fino a me.Era l'alba del secondo giorno. Ritornai verso l'ingresso del negozio:il cielo era coperto da una nube di fumo striata da lampi lividi.Dall'altro lato della stradastava avanzando un povero schiavo. Conuna mano premuta su un fiancosi lasciava dietro una scia di sangue.Gli occhipieni di spaventogiravano in tutte le direzioni e sifissarono un istante su di me.


Ilvolto aveva l'espressione patetica e muta di un animale ferito eperseguitato. Mi videma non si stabilì nessun legame franoinéda parte sua almenola minima simpatia. Si piegòsu se stessoe si trascinò oltre. Non poteva aspettarsinessun aiuto al mondo: era una delle prede perseguitate in quellagrande caccia organizzata dai padroni. Tutto ciò che potevasperaretutto ciò che cercava era un buco dove nascondersicome una bestia selvatica. Lo scampanio di un'ambulanza che passavaall'angolo lo fece sussultare. Le ambulanze non erano fatte per isuoi simili.


Conun gemitosi lanciò nell'ombra di un portico. Un attimo doporiprese il suo cammino disperato.


Ritornaialle mie coperte e aspettai ancora per un'ora il ritorno diGarthwaite. Il mal di testa non era scomparsoanzi aumentava.


Dovevocompiere uno sforzo di volontà per aprire gli occhie quandoli volevo fissare su un oggettoera una vera tortura. Il cervello mipulsava dolorosamente. Debole e vacillanteuscii in strada passandodalla vetrina rottacercando istintivamente e a caso di sfuggire aquell'orribile massacro. Da quel momento vissi in un incubo. Ilricordo di ciò che successe nelle ore successive èquello di un incubo. Alcuni avvenimenti mi sono rimasti nettamenteimpressicon immagini indelebili separate da intervalli diincoscienzadurante i quali avvennero cose che ignoro e che nonsaprò mai.


Ricordodi essere inciampata sull'angolo nelle gambe di un uomo:


erail povero diavolo di poco primache si era trascinato fin làe s'era steso a terra. Rivedo distintamente le sue povere maninodosesimili più a zampe e artigli che a manitutte stortee deformate dal lavoro quotidianocon i palmi coperti da enormicalli. Ripreso il mio equilibrioguardai la faccia di queldisgraziato e vidi che era ancora vivo; i suoi occhi mi fissavanovagamente e mi vedevano.


Doponella mia mente non ci sono altro che benefiche lacune. Non sapevopiù nullanon vedevo più nulla: mi trascinavosemplicemente in cerca di un rifugio. Poil'incubo continuòalla vista di una strada coperta di cadaveri. Mi ci trovaiimprovvisamentecome un vagabondo che incontri inaspettatamente uncorso d'acqua. Ma quel fiume non scorreva: indurito dalla morteugualeuniformesi stendeva da un capo all'altro della strada ecopriva perfino i marciapiedi. A intervallicome ghiaccistratificatidei mucchi di cadaveri ne rompevano la superficie.


Quellapovera gentei dell'abissoquei poveri servi perseguitati giacevanolà come conigli di California dopo una battuta (l).


Osservaiquella strada di morte nelle due direzioni; non un movimentonon unrumore. Gli edificimutiguardavano la scena con le loro numerosefinestre. Una volta peròuna volta solavidi un bracciomuoversi in quel fiume letargico. Avrei giurato che quel braccio sicontorceva in un gesto di agonia; e con esso si levò una testainsanguinataorribile spettro che mi borbottò paroleinarticolate e ricadde e non si mosse più.


Vedoancora un'altra strada fiancheggiata da case tranquillee ricordo ilpanico che mi richiamò violentemente alla ragione quando miritrovai davanti al popolo dell'abisso: questa volta era una correnteche si riversava verso di me. Poi mi accorsi che non avevo nulla datemere. La corrente se ne andava lentamente e dalla sua profonditàsorgevano gemitilamentimaledizionidiscorsi insensati perintontimento o isterismo. Essa trascinava con sé giovanissimie vecchideboliammalatiimpotenti e disperatitutti i rifiutidell'abisso. L'incendio nel grande ghetto della Zona Sud li avevavomitati nell'inferno della lotta in stradae non ho mai saputo doveandassero né ciò che accadde di loro (2).


Hoil vago ricordo di aver rotto una vetrina e di essermi nascosta inuna bottegaper sfuggire a una folla inseguita dai soldati. In unaltro momentouna bomba mi scoppiò vicinoin una viatranquilla dovesebbene guardassi in tutti i sensinon scorsi animaviva. Ma il successivonitidoricordo comincia con un colpo difucile; mi accorsi improvvisamente che servivo da bersaglio a unsoldato che era a bordo di un'automobile. Mi mancò e alloraistantaneamentemi misi a gridare la parola d'ordine. Il ricordodella mia corsa in quell'automobile rimane avvolto da una nubeinterrotta da un nuovo lampo; un colpo di fucile tirato dal soldatoseduto vicino a me mi fece aprire gli occhi: vidi George Milfordcheavevo conosciuto un tempo a Pell Streetcrollare sul marciapiede.Nello stesso istanteil soldato sparò di nuovoe Milford sipiegò in duepoi cadde in avantia braccia e gambe aperte. Isoldati sghignazzarono e l'automobile sfrecciò oltre.


Ditutto ciò che avvenne in seguitoricordo questo: immersa inun profondo sonnofui svegliata da un uomo che camminava su e giùvicino a me. Aveva i lineamenti tirati e la fronte imperlata disudoreche gli gocciolava sul naso. Con una mano premeva l'altracontro il pettoe il sangue colava a terra a ogni passo.


Indossaval'uniforme dei Mercenari. Attraverso un muro giungeva il romboattutito degli scoppi delle bombe. La casa dove mi trovavo eraevidentemente impegnata in un duello con un'altra casa.


Quandoun dottore venne a medicare il soldato ferito seppi che erano le duedel pomeriggio. Poiché il mal di testa duravail medicosospese il lavoro per darmi un rimedio energico che doveva calmare ilcuore e darmi sollievo. Mi addormentai di nuovoe quando mi svegliaiero sul tetto dell'edificio. Nelle immediate vicinanze la battagliaera finitae stavo guardando l'assalto dei palloni contro lafortezza. Qualcuno mi teneva un braccio intorno alla vitae io miero rannicchiata contro di lui. Mi sembrava naturale che fosseErneste mi chiedevo perché avesse le sopracciglia e icapelli arrossati.


Perpuro caso ci eravamo ritrovati in quell'orribile città. Luiignorava che avevo lasciato New York epassando nella camera dovedormivonon aveva potuto credere ai suoi occhi. Da quell'ora nonvidi più granché della Comune di Chicago. Dopo averosservato l'attacco dei palloniErnest mi ricondusse nell'internodella casadove dormii tutto il pomeriggio e tutta la notteseguente.


Làtrascorremmo anche il terzo giornoe il quarto abbandonammo Chicagodato che Ernest aveva ottenuto il permesso dalle autorità eun'automobile.


Lamia emicrania era passatama ero stanca di corpo e di animomoltostanca. Nell'automobileaddossata a Ernestosservavo con occhiodistaccato i soldati che cercavano di portare la macchina fuori dellacittà. La battaglia continuavama solo con scontri isolati.Qua e làinteri distretti ancora in mano ai nostrieranocircondati e guardati da forti contingenti di truppe. Così icompagni si trovavano chiusi in centinaia di trappole isolatementrel'opera di sterminio continuava. La resa significava morte perchénon si dava quartiere. Combatteronoeroicamente fino all'ultimo uomo(3).


Ognivolta che ci avvicinavamo a una di queste trappolele guardie cifermavano e ci obbligavano a fare un largo giro. Una volta capitòche non restava altra via per oltrepassare due roccaforti deicompagnise non passando attraverso una zona incendiata che sitrovava nel mezzo. Da ogni lato sentivamo il rombo e il ruggito dellabattagliamentre l'automobile s'apriva un varco fra rovine fumanti emura cadenti. Spesso le strade erano bloccate da vere montagne dirottamiche dovevamo aggirare. Ci smarrivamo in un labirinto dimaceriee la nostra marcia era lenta.


Imacelli (ghettoimpianti e tutto il resto) erano rovine fumanti.Lontanosulla destraun denso velo di fumo oscurava il cielo. Ilsoldato autista ci disse che era la città di Pullman oper lomenociò che ne rimanevaperché era stata distruttada cima a fondo. C'era andato con la macchina a portare dei dispaccinel pomeriggio del terzo giorno. Eradisseuno dei luoghi dove labattaglia si era scatenata con più furore; strade intere eranodiventate impraticabili per i mucchi di cadaveri.


Nelvoltare intorno alle mura rovinate di un edificio nella zona deimacellila macchina dovette fermarsi davanti a una barriera dicorpisi sarebbe detta una grossa onda pronta a infrangersi.


Indovinammofacilmente quello che era successo. Nel momento in cui la follalanciata all'attaccosvoltava l'angoloera stata decimata a brevedistanza da una mitragliatrice che sbarrava la strada laterale. Maneppure i soldati s'erano sottratti alla carneficina: una bombadoveva essere scoppiata in mezzo a loroperché la follatrattenuta un istante dal mucchio dei morti e dei feritisi era poiprecipitata come un'onda vivente e fremente.


Mercenarie schiavi giacevano mescolatimutilati e squarciatisui rottamidelle automobili e delle mitragliatrici.


Ernestscese dalla vettura. Il suo sguardo era stato attratto da una frangiafamiliare di capelli bianchiche scendevano su delle spallericoperte solo da una camicia di cotone. Non guardai; solo quando mifu di nuovo vicino e l'automobile si mossemi disse:


"Erail vescovo Morehouse".


Fummopresto in aperta campagnae gettai un ultimo sguardo al cielocoperto di fumo. Il tuono appena percettibile di un'esplosione cigiunse da molto lontano. Allora nascosi il volto sul cuore di Erneste piansi in silenzio per la Causa che era perduta. Il suo braccio mistrinse con amorepiù eloquente di qualsiasi parola.


"Perdutaper questa voltacara"mormorò; "ma non persempre.


Abbiamoimparato molte cose. Domani la Causa si rialzerà piùforteper saggezza e disciplina".


L'automobilesi fermò alla stazione dove dovevamo prendere il treno per NewYork. Mentre aspettavamo lungo la banchinatre direttissimi lanciativerso Chicago passarono con un rumore di tuono. Erano carichi dilavoratori stracciatigente dell'abisso.


"Levedi schiavi per la ricostruzione della città" disseErnest.


"Tuttiquelli di Chicago sono stati uccisi".




NOTE:


1)A quell'epoca la popolazione era così rada che pullulavano lebestie selvatiche ed erano un vero flagello. In California siintrodusse l'uso delle battute di caccia contro i conigli. In un datogiorno tutti gli agricoltori della zona si riunivano e percorrevanola campagna in linee convergenti spingendo i conigli a decine dimigliaia verso un recinto preparato prima dove uomini e ragazzi liuccidevano a colpi di randello.


2)Si è a lungo discusso se il ghetto della Zona Sud fosse statoincendiato incidentalmente o volontariamente dai Mercenari.


Oggiè assodato che furono questi ad appiccare l'incendio perordine dei loro capi.


3)Molti edifici resistettero più di una settimana; unoresistette fino a undici giorni. Ogni edificio fu preso d'assaltocome un fortee i Mercenari furono obbligati ad attaccare piano perpiano. Fu una lotta micidiale. Non si chiedeva né si concedevatregua. In quel genere di combattimentoi rivoluzionari avevano ilvantaggio di essere in alto. Furono alla fine distruttima a prezzodi forti perdite. Il fiero proletariato di Chicago si mostròdegno della sua antica fama. Tanti morti ebbealtrettanti nemiciuccise.




Capitolo25


ITERRORISTI


Soltantoalcune settimane dopo il nostro ritorno a New YorkErnest e iopotemmo renderci pienamente conto della portata del disastro che siera abbattuto sulla Causa. La situazione era amara e sanguinosa. Inmolti posti sparsi in tutto il paese erano scoppiate rivolte eavvenuti massacri di schiavi. La lista dei martiri crescevarapidamente. Innumerevoli esecuzioni avevano avuto luogo un po'dappertutto. Le montagne e le contrade deserte rigurgitavano direietti e di fuggiaschi inseguiti senza pietà. I nostri stessirifugi erano strapieni di compagni sulla cui testa pendeva unataglia. A opera delle spiemolti dei nostri rifugi furono invasi daisoldati del Tallone di Ferro.


Molticompagni erano scoraggiati e favorevoli a una tattica terroristica.Il crollo di ogni speranza li rendevaè il caso di diredisperati. Molte organizzazioni terroristiche che non avevano nientea che fare con noi saltarono fuori dal nulla e ci causarono moltiguai (1). Questi traviatipur prodigando follemente la loro vitafacevano spesso fallire i nostri disegni e ritardare la nostraricostruzione.


Intutto questoil Tallone di Ferro proseguiva impassibile verso il suoscoposcuotendo il tessuto socialeepurando i Mercenarile casteoperaie e i servizi segreti per espellerne i compagnipunendo senzaodio e senza pietàaccettando in silenzio tutte lerappresaglie e riempiendo i vuoti tra le proprie file appena siformavano. ContemporaneamenteErnest e gli altri dirigentilavoravano con dedizione per organizzare le forze della Rivoluzione.Si comprenderà la portata di questo compitotenendo contodi...(2).




NOTE:


1)Gli annali di questa breve epoca di sconforto furono scritti colsangue. La vendetta era il motivo dominante; i membri delleorganizzazioni terroristiche non si preoccupavano affatto della lorovita e non sapevano nulla dell'avvenire. I "Danites"cheprendevano nome dagli angeli vendicatori della mitologia dei Mormonie si fermarono sulle montagne del Grande Ovestsi sparsero lungotutta la costa del Pacifico da Panama all'Alaska.


Le"Valchirie" erano un'organizzazione femminilee la piùterribile di tutte. Non era ammessa nell'organizzazione se non coleiche avesse avuto parenti prossimi assassinati dall'oligarchia.Avevano la crudeltà di torturare i loro prigionieri fino allamorte. Un'altra famosa organizzazione femminile era quella delleVedove di Guerra. I "Berserkers" (guerrieri invulnerabilidella mitologia scandinava) formavano un gruppo affine a quello delleValchiriecomposto da uomini che non davano valore alla vita. Furonoessi a distruggere completamente la città dei Mercenarichiamata Bellonaabitata da oltre centomila persone. I "Bedlamiti"e gli "Helldamiti" erano associazioni gemelle di schiavi.Una nuova setta religiosache non prosperò a lungosichiamava "L'ira di Dio". Questi gruppi di genteterribilmente seriaavevano i nomi più fantastici; fra glialtri: Cuori sanguinantiFigli dell'albaStelle mattutineFenicotteriTre triangoliLe tre barreI RuboniciI Vendicatorigli Apaches e gli Erebusiti.


2)Questa è la fine del Manoscritto Everhard. S'interrompebruscamentea metà d'una frase. Avis dovette essere avvisatadell'arrivo dei Mercenariperché fece in tempo a mettere insalvo il manoscritto prima di scappare o di essere fatta prigioniera.


C'èda rammaricarsi che non sia vissuta abbastanza da portarlo a terminepoiché avrebbe certamente fatto luce sul mistero che dasettecento anni avvolge la condanna e la morte di Ernest Everhard.




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