Readme.it in English  home page
Readme.it in Italiano  pagina iniziale
readme.it by logo SoftwareHouse.it

Yoga Roma Parioli Pony Express Raccomandate Roma

Ebook in formato Kindle (mobi) - Kindle File Ebook (mobi)

Formato per Iphone, Ipad e Ebook (epub) - Ipad, Iphone and Ebook reader format (epub)

Versione ebook di Readme.it powered by Softwarehouse.it


DanielDefoe



FORTUNEE SFORTUNE
DELLA FAMOSAMOLL FLANDERS

 

 

 

 

Notabiografica


DanielDefoe nacque a Londra nel 1660 e vi morì il 26 aprile 1731.


Feceil commerciante e lo speculatoree nel corso di queste attivitàcomplicate da intrighi politiciebbe vari rovesci e infinemorto ilsuo protettore Guglielmo d'Orangefu condannato alla prigione e allaberlina. La sua attività letterariaall'inizio soltantolibellistica e giornalisticaacquista solo molto tardi (1719) uncarattere creativo.




L'AUTOREAI LETTORI


Daqualche tempo il mondo è talmente soffocato da romanzi e libridi avventureche sarà difficile per una storia privata esserpresa per veraquando in essa i nomi e gli altri particolari delpersonaggio siano taciuti; e su questo punto dovremo accontentarci dilasciare che il lettore dia sulle pagine che seguono la propriaopinioneper la quale ci rimetteremo al suo volere.


Immaginateche qui è l'autrice a scrivere la sua storia; fin dalbell'inizio del suo racconto espone le ragioni per cui le sembra didover nascondere il suo vero nomedopo di che non avràoccasione di parlare ancora della faccenda.


Bisognaavvertire che l'originale di questo racconto venne sistemato connuove parolee lo stile della famosa signora di cui si parlauntantino alterato; soprattuttosi è fatto in modo che costeiraccontasse la storia con parole più modeste di quelle che nonabbia usato la prima voltadato che la copia capitataci tra le maniera stata scritta in un linguaggio più degno di una personaancora rinchiusa in Newgate che non dell'umile penitente che lei hain seguito affermato di essere.


Lapenna impiegata a rifinire questa storia e a ridurla come la vedeteoraha trovato non poche difficoltà nel darle una vestepresentabilee fare che si esprima in un linguaggio leggibile.Quando una donna depravata nella sua prima gioventùuna donnaanziche nasce frutto della depravazione e del viziosi decide afornire un ragguaglio di tutte le sue azioni perversee discendeperfino alle occasioni e circostanze particolari attraverso le qualisi aprì per lei la strada della corruzione e non dimenticatutti i successivi passi mossi nel delitto per un periodo disessant'annisi trova in un bell'impaccio l'autore che vogliarivestire la storia in modo tanto decente da non dar luogospecialmente a lettori corrottidi volgerla a suo danno.


Tuttaviaè stata adoperata ogni possibile attenzione per evitare tuttii pensieri disonestitutte le espressioni meno che modeste nel nuovorivestimento di questo racconto; perfino nei suoi tratti peggiori. Aquesto scopoqualcosa della parte viziosa di questa vitache eraimpossibile raccontare secondo modestiavenne esclusoe diversealtre parti accorciate di molto. Quanto restasi spera non sia taleda offendere il più casto dei lettori né il piùmodesto degli ascoltatori; e dato che anche della peggiore dellestorie bisogna saper fare l'uso miglioresi spera che la morale dellibro terrà desta la serietà del lettoreanche quandoil racconto potesse disporlo diversamente. A fare la storia di unavita di vizio alla quale sia seguito il pentimentosi richiedenecessariamente che la parte viziosa venga rappresentata allo stessomodo che la verità dei fatti consente più perversaperillustrare ed abbellire la parte del pentimentoche sarà disicuro la migliore e la più splendidase raccontata con lostesso spirito e vivacità.


Siè fatto presente che non possono esserci la stessa vivacitàlo stesso lustro e bellezza nel riferire la parte del pentimento comein quella delittuosa. Qualunque sia la giustezza di questaosservazionemi sia consentito di dire che questo succede perchénon si prende lo stesso gusto e lo stesso piacere nella lettura; ed èpurtroppo vero che la differenza non sta nell'intrinseco meritodell'argomento quanto nel gusto e nel palato di chi legge.


Madato che quest'opera si raccomanda massimamente a coloro che sannocome vada letta e come se ne tragga quel profitto che per tutto ilsuo sviluppo la storia raccomandacosì giova sperare chequesti lettori vorranno ben più compiacersi della morale chenon della favoladell'applicazione che non della esposizioneedello scopo al quale mira lo scrittore più che della vita delpersonaggio trattato.


C'èin questa storiaabbondanza di bellissimi casi e tutti interpretatiprofittevolmente. C'èdato loro appositamente nel corso dellanarrazioneun piglio piacevole che naturalmente istruiscein unsenso o nell'altroil lettore. La prima parte intorno alla vitadissoluta che la protagonista conduce con il giovane signore diColchesterè piena di così felici accorgimenti direttia smascherare il delitto esvelando lo scioccospensierato e odiosocomportamento di tutti e due i colpevolimettere in guardia controla fine funesta di simili avventure tutti coloro i cui casi siadattano alla circostanzache risarcisce abbondantemente tutta lavivace descrizione che la protagonista ci fa della sua follia eperversità.


Ilpentimento del suo amante di Bathe come questi sia portato adabbandonarlaper il giusto allarme della malattia; il giustoavvertimento che a quel punto viene dato di guardarsi anche dallelegittime intimità con le persone più care e come senzal'aiuto divino siamo incapaci di perseverare nelle più solennirisoluzioni di vita virtuosa; sono tutte parti chealla persona divero discernimentosembreranno piene di una più realebellezza che non tutta la catena di casi amorosi che le introduce.


Afarla brevedato che l'intero racconto è accuratamenteripulito da tutte le frivolezze e licenziosità che contenevacosì è direttoe col massimo scrupoloa fini di virtùe di religione. Nessunoche non voglia macchiarsi di manifestaingiustiziapuò fare il minimo rimprovero a quest'opera o alnostro proposito nel pubblicarla.


Intutti i tempii difensori del teatro hanno fatto di questo il loroargomento più forte per persuadere la gente che le loro operesono utili e che ogni governo più civile e timorato di Diodovrebbe permetterne la rappresentazione. Sostengono cioèchequeste opere sono dirette a scopi di virtù e che nontrascuranotramite le più vivaci descrizionidi raccomandarela virtù e i principi generosi e di dissuadere e mostrarenella loro deformità ogni sorta di vizi e depravazione dicostumi. Fosse vero che così facessero e costantementeaderissero a questa massimacome paragone delle loro azioni sullascena: molto allora si potrebbe dire in loro favore.


Attraversotutta l'infinita varietà di questo librosempre ci si attienecon tutta severità a questo principio fondamentale: non c'èuna sola azione perversain nessuna sua parteche non si risolvaprima o poi nell'infelicità e nella sventura; non entra inscena un solo grande scellerato che non finisca infelice o penitente;non viene menzionata nessuna cosa cattiva che non trovi la suacondanna nel corso stesso del raccontoné una virtuosagiustache non porti con sé la sua lode. Che cosa piùesattamente risponde alla regola su espostada raccomandare perfinola rappresentazione di quelle cose che hanno contro di sétante altre giuste obiezioni? Voglio direl'esempio delle cattivecompagnieil parlare oscenoe simili.


Suquesto fondamentosi raccomanda il libro al lettorecome un'operain ogni parte della quale vi è qualcosa da impararee se necavano parecchie giuste e pie osservazioni. In queste chi legge potràtrovare qualche insegnamentose vorrà compiacersi di farnetesoro.


Tuttele imprese di questa illustre signora nelle sue rapine a dannodell'umanitàsembrano come altrettanti esempi per la genteonesta affinché stia in guardia; le fanno comprendere conquali metodi si adescanosvaligiano e derubano i creduloni e inconseguenza come si debba guardarsene. Il caso di quando derubòla bimbache la madre vanitosa aveva vestita vistosamente per lalezione di balloè per il futuro un ottimo avvertimento persimile gente; come purequando portò via l'orologio d'oro dalfianco di quella signorina nel parco.


Ilmodo in cui si appropriò del pacco di una ragazza scervellataallo scalo di Saint John's Street; il bottino fatto durantel'incendiol'avventura di Harwichtutto ci offre un eccellenteammonimento ad avere in questi casi una migliore presenza di spiritodavanti alle sorprese improvvisedi qualunque genere esse siano.


Lastoria di quando costei si darà finalmente a una vita onesta ea una condotta laboriosanella Virginiain compagnia del suo sposodeportatoè piena di insegnamenti per tutte le creaturesfortunate che sono costrette a ricercare sotto un altro cielo comerifarsi un'esistenzasia per la disgrazia della deportazionesiaper qualche altra calamità. Vi si impara che la buona volontàe l'applicazione ricevono il dovuto incoraggiamento perfino nellalanda più remota del mondo e che nessuno stato puòessere tanto bassospregevole o privo di possibilitàcheun'operosità instancabile non ci debba portare molto avantisulla via della liberazionee non possa col tempo risollevare la piùvile delle creature e rimetterla all'onore del mondo investendola diuna nuova parte nella vita.


Sonoqueste alcune delle conclusioni a cui veniamo guidati per mano inquesto libroed esse sono pienamente sufficienti a giustificarechiunque lo raccomandi al mondoe molto di più agiustificarne la pubblicazione.


Restanoancora due delle parti più belledi cui la presente storia dàuna qualche idea e ci introduce negli episodi. Esse sono peròtutte e due troppo lunghe per entrare nello stesso volume e sonoanzipotremmo direintieri volumi esse stesse.


Laprima è la vita della sua governantecome lei la chiamacheaveva percorsoa quanto parein pochi anni tutti gli illustri statidi gentildonnaprostituta e ruffiana; levatrice ecosì lechiamanopadrona-levatrice; usuraiaspacciabambinimanutengolaricettatrice; in una parola ladra e facitrice di ladri e consimilieppure anch'essa si pentì.


Laseconda è la vita del marito deportatoun malandrino cheaquanto sembratrascorse felicemente dodici anni di scelleratezzesulla pubblica stradaeppure alla fine seppe cavarsela tanto bene davenir deportato su sua domandanon come un condannato. La vita dicostui è incredibilmente avventurosa.


Macome dicevotutte e due le storie sono troppo lunghe per introdurlequie neppure posso promettere che un giorno usciranno a parte.


Inveritànon possiamo dire che questo nostro racconto arrivifin proprio alla fine della vita della famosa Moll Flandersdato chenessuno può scrivere la propria vita interamente fino allafinea meno che non vogliamo che la scriva una volta morto. Ma lavita del marito di leidato che è scritta da un terzodàun completo ragguaglio di tutti e due: quanto tempo vissero insiemein quella terrae come tutti e due tornaronodopo otto anni circadiventati ricchissimiin Inghilterradove lei vissesembrafinoalla più tarda etàma non fu più una penitentecosì eccezionale come era stata all'inizio. Quel che parecertoè che ha sempre parlato con orrore della sua vitaprecedentee di ogni momento di questa.


Nell'ultimascena del Maryland e della Virginia accaddero molte belle cose cherendono quella parte della sua vita assai bene accettama non sonoraccontate con quell'eleganza che hanno le altredi cui lei stessasi occupa; è quindi ancora per il meglio se interrompiamo qui.



Ilmio vero nome è così noto negli archivi e nei registridel carcere di Newgate e dell'Old Baileye vi sono ancora implicaticirca la mia personale condottacerti fatti così importantiche non dovrete attendervi che io accompagni al racconto il mio nomeo un ragguaglio della mia famiglia; può darsi che questo sivenga a sapere quando sarò morta; per il momento non sarebbeconvenientenoneppure se concedessero un'amnistia generalemagarisenza eccezione di persone o di reati.


Basteràse vi chiedo chedato che per alcuni dei miei peggiori compagni chesono ormai nell'impossibilità di nuocermi (essi uscirono daquesto mondocosa che spesso ho avuto ragione di temere per meattraverso la scala e la corda) il mio nome era Moll Flanderscosìmi vogliate permettere di conservare questo nome fino a quando io nonosi confessare quella che fui e insieme quella che sono.


Miè stato detto che in una delle nazioni nostre vicinenon sose in Francia o dovec'è un'ordinanza reale che quando undelinquente è stato condannato a morteoppure alle galere oalla deportazionese lascia dietro di sé qualche bambinodato che per la confisca dei beni dei genitoriquesti in generevanno derelittiimmediatamente lo Stato se ne prende cura e liricovera in un ospedale chiamato la Casa degli Orfanidove questiragazzi vengono allevativestitinutritieducati euna voltapronti a uscirecollocati a mestiere o a serviziocosì daessere messi in grado di mantenersi con un'onesta e laboriosacondotta.


Sequesta fosse stata l'usanza nel nostro paeseio non sarei rimastauna povera bimba abbandonatasenza amicinudapriva di aiuto e diconfortocome fu il mio destinoe questa mia condizione non solo miesponeva a tremende privazioni ancora prima che nemmeno fossi capacedi capire il mio stato o di rimediarvima mi spinse per un sentierodella vita in se stesso vergognoso e tale che nel suo corso solitoporta alla rapida distruzione di anima e corpo insieme.


Mala cosa andò diversamente. Mia madre era stata condannata didelitto capitale per un furtarello che non vale le parole che costa:

avevapreso a prestito tre pezze di fine tela d'Olanda nel negozio di uncerto mercante in Cheapside. I particolari sono troppo lunghi daraccontaree li ho sentiti riferire in tanti modi diversi che nonsaprei io stessa a quale attenermi.


Comunquefossetutti si trovano d'accordo sul fatto che mia madre invocòil suo statoe avendola riconosciuta incintale concessero unrinvio di circa sette mesidopo i quali venne richiamatacome làdiconoall'antica sentenzama ottenne in seguito la grazia diessere deportata alle colonieper cui mi lasciòche avevocirca sei mesiin manivi assicurotutt'altro che virtuose.


E'quello un tempo troppo vicina alle prime ore della mia vita perchéio passa raccontare nulla di me se non quello che so per sentitodire; basterà ricordare chenata com'ero in quel luogo disventuranon appartenevo a nessuna parrocchia alla quale potessiricorrere per sostentarmi nell'infanzia; e neppure so minimamentespiegarmi come mi abbiano tenuta in vitase non chemi hanno dettoqualche parente di mia madre mi prese con séma chi abbiafatto le spese e chi dato l'incaricolo ignoro.


Ilprimo ricordo di me che riesco a ritrovareo meglio che abbia maiappuratoè che vagabondavo con una banda di quella gente chechiamano zingario gitani; ma credo che con loro ci fossi statapochissimo perché non feci a tempo a rimetterci il coloredella pellecome succede a tutti i ragazzi che quelli tengono consé. Neppure so dire come sia capitata fra loro né comeli abbia lasciati.


Fua Colchester nell'Essexche gli zingari mi lasciaronoe ho mezzo inmente che fui io a lasciarli (mi nascosi cioèe non volli piùsaperne di proseguire con loro)ma su questo punto non sono in gradodi dare nessun particolare; questo solo ricordo cheraccolta aColchester da qualcuno degli incaricati della parrocchiafeci unraccontocom'ero venuta in città cogli zingari ma che nonavevo più voluto andare con loro e così mi avevanoabbandonataperò non sapevo dove si fossero diretti. Sembrainfatti chequantunque si fosse mandato attorno per tutta lacampagna alla ricercagli zingari non fossero reperibili. Era adessonaturale che provvedessero a meperchéquantunque per leggenon andassi a carico di nessuna parrocchia di questa o di quellaparte della cittàpure sapendosi del mio caso ed essendo ioancora troppo piccola per poter lavorare (non avevo più di treanni)i magistrati della città vennero toccati da compassioneè si presero cura di metanto che divenni una delle loroorfane come se fossi nata in quel posto.


Nellasistemazione che mi diederofu per me una fortuna di essere allogataa baliacome diconopresso una donna che era povera sìmaaveva visto tempi migliori e ricavava un piccolo sostentamentoincaricandosi di bambine della mia stessa condizionee provvedendoloro il necessario finché non fossero giunte a una certa etàin cui ci si poteva ripromettere di mandarle a servizio o aguadagnarsi diversamente il pane.


Questadonna aveva pure una piccola scuola in cui insegnava alle bambine aleggere e fare altri lavori; e dato cheripetoin passato avevavissuto in societàqueste bambine le tirava su con moltissimaartenon soloma con moltissima attenzione.


Inoltree questo valeva tutto il restole educava anche moltoreligiosamenteessendo lei stessa donna molto posata e pia; insecondo luogoottima massaia e molto pulita; in terzo luogogarbatae di buoni costumi. Sicchéeccettuati il vitto semplicel'alloggio povero e il vestire grossolanoeravamo allevate conaltrettanta gentilezza che se avessimo frequentato la scuola diballo.


Stettilà di continuo fino a che ebbi otto anni e poi arrivòla tremenda notizia che i magistrati (credo si chiamassero così)avevano deciso che entrassi a servizio. Io non ero capace di faremoltodovunque mi dovessero destinaresalvo che correre percommissioni e servire da sguattera in una cucina. Questo me l'avevanodetto molte volte e ne ero spaventatissimaperché sentivo unaprofonda avversione all'idea di entrare come si dicevaa serviziobenché fossi così giovane. Dissi alla mia balia checredevo di potermi guadagnare la vita senza andare a serviziosevoleva essere così buona da darmi il suo consenso; mi avevainfatti insegnato a lavorare d'ago e filare la lanache era laprincipale industria della cittàe le dicevo chese avessevoluto tenermiavrei lavorato per leilavorato indefessamente.


Quasiogni giorno le parlavo di lavorare indefessamentee insomma nonfacevo altro che lavorare e piangere tutto il giornocosa cheaffliggeva tanto quell'ottima donna che alla fine incominciò ainquietarsi perché mi voleva molto bene.


Ungiornoin seguitoessa entrò nella stanza dove noipoverebambinestavamo lavorandoe mi si sedette vicino proprio davantinon nel solito posto di maestrama come se avesse il proposito diosservarmi e vedermi lavorare. Io stavo eseguendo qualcosa cui leim'aveva messoricordo che erano camicie da cifrare che lei facevaper le clientie dopo un po' mi rivolse la parola: «Sciocchina»mi disse«piangi sempretu?» (perché allorapiangevo). «Vediamoperché piangi?» «Perchémi manderanno via» risposi«e mi metteranno a servire eio non so fare quei lavori.» «Mapiccola» mi disselei«se non sai fare quei lavoricol tempo imparerai e leprime volte non ti daranno delle cose troppo difficili.» «Sìche me le daranno» risposi«e se non sarò capacemi picchierannoe le cameriere mi picchieranno per farmi lavoraremoltoma io sono soltanto una bambina e non sono capace» e quimi rimisi a piangeretanto che non fui più in grado diparlare.


Ildialogo commosse la mia buona e materna baliache così deciseche per il momento non sarei andata a servire; mi disse quindi di nonpiangereche avrebbe parlato al signor Sindacoe non mi avrebberomandata a servire finché non fossi stata più grande.


Ebbeneneppure questo mi accontentòperché il solo pensierodi andare una volta o l'altra a servire era per me tanto orribilechese anche mi avesse assicurato che non ci sarei andata fino aivent'annisarebbe stata per me la stessa cosaavrei continuatotutto il tempo a piangerealla semplice idea che così sarebbestato un giorno.


Quandosi accorse che non mi ero ancora calmatacominciò astizzirsi.


«Eche vorresti fare?» mi disse. «Non ti ho già dettoche non andrai a servire finché non sarai più grande?»«Sì» rispondevo«ma allora dovròbene andare.» «Ma insomma» disse lei«questaragazza è pazza.


Come!vorresti fare la signora?» «Sì» risposi e mirimisi a piangere tanto dirottamente che tornai a strillare.


Questofece ridere la vecchia dama alle mie spallecome potete ben credere.«Ma certomadamigellasicuro» mi dissecanzonandomi«vorresti fare la signora; e com'è che diventerai unasignora? Con il lavoro delle tue ditaeh?» «Sì»ripetei iocon tutta ingenuità.


«Come?che cosa puoi guadagnare» mi disse«che cosa puoiraccogliere al giorno con il tuo lavoro?» «Sei soldi»risposi«a filaree otto se faccio un cucito semplice.»«Ohpovera signora» ripeté leiridendo «ache vuoi che ti serva questo?» «Basterà permantenermi» dissi«se mi lascerete vivere insieme convoi» e dissi questo in così desolato tono di supplicache quella povera donnacome mi raccontò in seguitosi sentìstruggere il cuore per me.


«Ma»riprese«ciò non basterà a mantenerti ecomperarti i vestitichi li comprerà i vestiti per la piccolasignora?» e dicendo questomi guardava sorridendo.


«Lavoreròtanto di più» dissi«e tutto il guadagno saràvostro.» «Povera piccola! non basterà amantenertisarà appena sufficiente per sfamarti.» «Eallora starò senza mangiare» ribatteicon tuttaingenuità; «ma lasciatemi vivere insieme con voi.»«Comesaresti capace di rinunciare a mangiare?» disse.


«Sì»ripetei ioproprio come una bimba«vi assicuro» eripresi a piangere dirottamente.


Intutto ciò non usai nessuna politica; potete facilmente capireche era tutta naturama mista a tanta ingenuità e passionechea farla breveanche quella povera creatura così maternascoppiò in lacrime e alla fine piangeva tanto quanto me. Poimi prese e mi portò fuori dalla stanza da lavoro. «Vieni»mi disse«non andrai a servirevivrai insieme con me» ela promessa per il momento mi calmò.


Inseguitoandando lei per lavori dal Sindacola storia venne a gallae fu tutta raccontata al signor Sindaco dalla mia buona balia.


IlSindacotanto gli piacquefece venire a sentirla sua moglie e lesue due figliee vi assicuro che se la spassarono un mondo tutti equattro.


Nonera trascorsa una settimanaperòche d'improvviso arrivadalla balia la signora Sindachessa con le due figlie a farle visitae visitare la scuola e le bambine. Quand'ebbero guardato un po' adestra e a sinistra la Sindachessa chiese alla balia: «Ebbenesignoraditemi dunquechi è quella marmocchia che vuol farela signora?». Io sentii la domanda e ne provai un grandesgomentoanche se non ne sapevo neppure il motivo; ma la signoraSindachessa mi si avvicinò.


«Ebbenemadamigella» disse«che bel lavoro state facendo?»La parola "madamigella" apparteneva a un linguaggio che siera sentito ben di rado nella nostra scuolae mi chiesi quale tristetitolo mi avesse dato; intanto però mi alzaifeci unariverenza e la Sindachessache mi tolse di mano il lavorologuardava e lodava molto; poi abbassò gli occhi su una dellemie mani e disse: «Eppurenon sarebbe da escludere chediventasse una signoraa quanto vedo: ha una mano di damaviassicuro». E questo mi fece un piacere infinitoma la signoraSindachessa non si fermò qui; si frugò in tascamidiede uno scellino e mi raccomandò di pensare al lavoro eimparare a eseguirlo bene. Dopo tuttomi dissenon era impossibileche sarei diventata una signora.


Intutta questa faccenda la mia buona vecchia baliala signoraSindachessa e le altrenon mi capivano affattoperché lorointendevano con la parola "signora" una cosae iounacompletamente diversa. Quel che io intendevoahimèper farela signoraera di potere lavorare per conto mio e guadagnare quantobastasse per non andare a servirementre quelle intendevano fare lagran vita e non so che altro.


Intantodopo che la signora Sindachessa se ne fu andataentrarono le sue duefiglieche anche loro vollero vedere la piccola signora e mi fecerodei lunghi discorsi e io rispondevo loro con il mio fare ingenuo;sempre peròquando mi chiedevano se avevo deciso di fare lasignorarispondevo: «Sì». Infine mi domandaronoche cos'era una signora. La domanda mi imbarazzò molto.Tuttavia spiegai negativamente che una signora era chi non andava aservirea fare i lavori casalinghi. Quelle damigelle se la godevanoun mondo; piaceva loro la mia chiacchiera; chesembrale divertivamoltoe mi diedero anche qualche soldino.


Quantoai soldinili consegnai tutti a quella che chiamavo la mia balia epadronae le dissi che le avrei consegnato anche in futuro tutti imiei guadagni di signora. Da questa mia uscita e da certe altrelavecchia istitutrice cominciò a capire che cosa intendessi perfare la signorae cioè niente più che guadagnarmi ilpane col mio lavoro. In fine mi chiese se era così davvero.


Lerisposi: «Sì» e tenni duro sostenendo che farequesto era fare la signora «perché»dissi «c'èqualcuna» e feci il nome di una tale che rammendava merletti elavava cuffie di trine: «quella è una signora e lachiamano madama.» «Povera piccola» disse la miavecchia balia«faresti presto a diventare una signora comequella: è una donna di pessima reputazioneche ha avuto duebastardi.» Di questo io non capii nullama risposi: «Soche la chiamano madama e non va a servire né a fare i lavori»insistendo perciò ch'era una signora e che anche io sareistata una signora come quella.


Anchequesta venne riferita alle dame che si divertirono parecchio; e ditanto in tanto le figlie del signor Sindaco venivano a trovarmi echiedevano della piccola signoracosa che dopotutto mi rendeva nonpoco fiera. Spesso ricevevo la visita di queste damigelle e qualchevolta venivano accompagnandosi con altretanto che ero ormai celebrein quasi tutta la città.


Avevoallora circa dieci anni e cominciavo a sembrare un po' donnaperchéero molto seria e garbata edato che avevo spesso sentito dire dalledame che ero carina e sarei diventata una vera bellezzavi assicuroche me ne gonfiavo non poco. Ma questa presunzione non ebbe su di meper il momento nessun cattivo effetto; soltantodato che quelle midavano spesso del denaro e io lo consegnavo alla mia baliaessaonesta donnaera così scrupolosa da spenderlo ancora per me emi forniva di cuffiettedi biancheria e di guantie io andavo tuttalindaperché se anche avessi dovuto coprirmi di straccipulita sarei stata sempree avrei piuttosto risciacquato io stessaquesti stracci.


Macome dicola mia buona baliaogni volta che mi regalavano deldenarolo impiegava scrupolosamente per me e diceva sempre alle dameche questo o quel capo del mio vestiario era stato acquistato con illoro denarocosa che le induceva a darmene dell'altro; finchéarrivò il giorno che davvero i magistrati ordinarono cheandassi a servire.


Maintanto ero diventata una così buona lavoratrice e le mie damemi usavano tante gentilezzeche quel pericolo era scongiurato;potevo infatti guadagnare per la mia balia quanto serviva al miomantenimentoe così lei disse ai magistrati chese leconcedevano l'autorizzazioneintendeva tenere la signoracome michiamavae farne il suo aiuto come maestra delle bambinecosa allaquale potevo attendere benissimovisto cheanche se molto giovaneero sveltissima nel mio lavoro.


Mala bontà di quelle dame non si fermò quiperchéquando sentirono che non ero più come prima mantenuta dallacittàmi regalarono più spesso dei denari; e via viache crebbimi portarono del lavorocome biancheria da cuciremerletti da rammendare e cuffie da acconciare per loroe non solo mipagavanoma mi insegnavano perfino come eseguirlo; in modo che eroveramente una signora nel senso che io davo a questa parolaperchéprima ancora di arrivare ai dodici anninon solo ero fornita divestiti e pagavo la balia per il mio mantenimentoma avevo anche deldenaro in tasca. Spesso anchequeste dame mi regalavano vestiti loroe delle loro bambine: calzesottaneabitichi una cosachiun'altra; e tutto questo la mia vecchietta destinava per me come unamammaconservandomi tuttocostringendomi ad averne cura e farne ilmiglior uso possibile perché era una massaia coi fiocchi.


Infineuna delle dame mi prese talmente a benvolere che manifestò ildesiderio di avermi un mese in casa suacosì disseperchéstessi con le sue figlie.


Oraper quanto la cosa fosse da parte sua una bontà straordinariaperòcome le rispose la mia buona vecchiasarebbe risultatapiù a danno che a vantaggio della piccola signoraa meno chelei non si risolvesse di tenermi per sempre. «Sì»disse la dama«questo è vero.


Laterrò allora con me soltanto una settimanaper vedere se conle mie figlie vanno d'accordo e se mi piace il suo caratterepoi neriparleremo; intantose viene qualcuno a cercarla come usano farepotete rispondere semplicemente che l'avete mandata da me.» Fuuna soluzione abbastanza prudenteed entrai perciò nella casadella dama; ma con le damigelle sue figlie mi trovai cosìbeneed esse con meche ebbi il mio da fare a venirmene via ealtrettanto dispiacque a loro separarsi da me.


Pureme ne venni via e vissi quasi un altro anno intero con la mia onestavecchiettaper la quale cominciavo a essere un grandissimo aiuto:ero ormai sui quattordici annialta per la mia età e conl'aria di una donnina. Però avevo avuto in casa di quella damaun tale assaggio della vita eleganteche non ero più cosìa mio agio come una volta nell'antica casa e adesso pensavo che farela signora era davvero una bella cosaperché avevodi quelche una signora siaidee completamente differenti da quelle diprima; e come pensavo che essere una signora fosse una bella cosacosì amavo trovarmi nel loro mondoe desideravo quindi diritornarci.


Avevocirca quattordici anni e tre mesiquando la mia vecchia cara baliauna mamma dovrei piuttosto chiamarlasi ammalò e morì.E mi trovai allora in una triste condizione davveroperchédato che non vi è un gran daffare a metter fine alla famigliadei poveriuna volta che li hanno portati al cimiterocosìappena sotterrata la povera vecchiagli orfani della parrocchiavennero immediatamente allontanati dai fabbricierila scuola ebbefine e agli allievi esterni non rimase altro da fare che restarsenein casa finché venissero mandati da qualche altra parte.Quanto a ciò che la balia lasciavavenne una sua figliadonna sposatache si impadronì di tutto ementre sgombravanola robaquella gente non seppe fare altro che canzonarmi e dirmi chela piccola signora poteva ormaise le garbavaaprire lei casa.


Iofui sul punto di uscire di senno per lo smarrimento e non sapevo chefare; perché mi trovavoper così diregettata sullastrico nell'immenso mondoecosa che era anche peggiol'onestavecchia aveva avuto in mano sua ventidue miei scelliniche eranotutto il patrimonio della piccola signora in questo mondoe quandoli chiesi alla figliacostei mi malmenò e disse che non nesapeva nulla. Era vero sìche la buona e povera vecchia neaveva parlato con la figlia dicendo che si trovavano nel tal postoche erano i denari della piccolae mi aveva chiamata due o tre volteper consegnarmelima disgraziatamente io mi trovavo altrove equando fui di ritornolei non era più in condizioni dioccuparsene. La figlia fu però in seguito tanto onesta daconsegnarmelibenché prima mi avesse trattata in modo tantocrudele.


Orasì ch'ero una povera signora sul serioe proprio quella nottesarei stata cacciata per l'immenso mondo; poiché la figliasgombrava tutta la roba e io non avevo neppure un tetto per ripararmio un tozzo di pane da mangiare. Ma sembra che qualche vicino abbiaavuto tanta compassione di me da avvertire la dama che mi avevaaccolta nella sua famiglia; e quella mandò immediatamente lacameriera a prendermi e io me ne andai da loro con armi e bagaglieil cuore sollevatovi assicuro. L'orrore della mia condizione miaveva fatto un tale effetto che non pensavo più ora a fare lasignorama ero dispostissima a fare la serva e quella qualunqueparte da serva che credessero opportuno assegnarmi.


Mala mia nuova generosa padrona aveva per me migliori progetti. Lachiamo generosaperché superava la buona vecchiacon laquale stavo primain tutto come nella ricchezza; dico in tuttoeccetto nell'onestàa proposito della qualebenchéquesta dama fosse scrupolosissimanon posso però lasciare diripetere in ogni occasione che la primabenché poveraeratanto integralmente onesta che di più è impossibile.


Erostata appena raccoltacome ho dettoda questa buona signorache laprima damala Sindachessa insommamandò le figlie aoccuparsi di me; e un'altra famiglia che mi aveva messo gli occhiaddosso quand'ero la piccola signorami mandò a cercare dopole altresicché di me facevano gran caso. Anzici fu nonpoco risentimentospecialmente da parte della Sindachessaper ilfatto che la sua amica mi avesse portata via a lei; giacchécome disseio le spettavo di dirittoessendo stata lei la prima amettermi gli occhi addosso. Ma quelle con cui eronon volevanosaperne di lasciarmi andare; equanto a mein nessun posto avreipotuto trovarmi meglio che là.


Cistetti fino a diciassette o diciott'annie avevo tutte leopportunità immaginabili per la mia educazione; la dama sifaceva venire in casa dei maestri per insegnare alle figlie aballarea parlare francese e a scriveree altri per istruirle nellamusica; iodato che ero sempre in loro compagnianon restavo loroindietroe sebbene i maestri non fossero destinati a istruire mepure con l'imitazione e le domande imparavo tutto quello che esseimparavano dall'insegnamento e dalle prescrizioni; così cheafarla breveimparai a ballare e parlare francese tanto bene quantoloroe a cantare molto meglioperché avevo la piùbella voce di tutte. Non fu una cosa altrettanto facile arrivare asuonare il clavicembalo o la spinettaper via del fatto che nonavevo un mio strumento per esercitarmi e potevo solamente servirmidel loro negli intervalli che lo lasciavano libero; pureimparaidiscretamente e un bel momento che le damigelle ebbero due strumentivale a dire un clavicembalo e anche una spinettami diedero essestesse delle lezioni. Quanto al ballo invecenon avrebbero nemmenopotuto impedirmi di imparare le contraddanzepoiché venivanosempre a cercarmi per compiere il numero; e d'altra parte eranoaltrettanto sinceramente desiderose d'insegnarmi tutto quello cheimparavano loroquanto io di approfittare dell'insegnamento.


Inquesto modogodevocome ho dettotutte le opportunitàeducative che avrei potuto avere se fossi stata altrettanto signoracome loro; e in alcune cose ero perfino in vantaggio sulle mie damebenché esse fossero mie superiorie voglio dire che i mieierano tutti doni di natura e tali che tutta la loro fortuna nonsarebbe bastata a procurarglieli. Innanzitutto io eroa quantosembrapiù bella di tutte loro; secondariamente ero megliofatta; e terzocantavo megliovoglio dire che avevo una vocemigliore; tutte cose nelle quali vorretesperopermettermi di direche non esprimo una mia vanagloriama l'opinione di tutti quelli checonoscevano la famiglia.


Insiemea questi pregiio avevo la solita vanità del mio sessoecioè che passando realmente per molto bella ese permetteteper una vera bellezzami rendevo benissimo conto della cosa e avevodi me un'opinione altrettanto lusinghiera quanto chiunque altroavrebbe potuto averee mi piaceva in modo particolare sentire lagente parlarnecosa che succedeva spesso ed era per me una grandesoddisfazione.


Finqui il mio racconto è scivolato senza intoppie in tuttoquesto periodo della mia vitaio non solo ebbi la reputazione divivere in un'ottima famigliauna famiglia considerata e rispettataovunque per virtù e posatezza e per ogni altra qualitàstimabilema io stessa avevo il carattere di una posatamodesta evirtuosa giovanee così ero sempre stata né avevo finoad allora avuto occasione di pensare ad altro o di sperimentare chefosse una cattiva tentazione.


Maproprio quello di cui ero troppo vanitosafu la mia rovinaopiuttosto fu la causa di questa rovina la mia stessa vanità.La damache mi teneva in casa suaaveva due figlidue gentiluominidi qualità e condotta davvero straordinariee volle la miasfortuna che andassi troppo d'accordo con tutti e duementre loro sicomportarono con me in modi ben diversi.


Ilpiù anzianoun allegro signore che conosceva la cittàquanto la campagna e benché fosse abbastanza frivolo dacommettere una cattiva azioneaveva però abbastanza buonsenso per pagare troppo caro i suoi piacericominciò con queldisgraziato laccio di tutte le donnevale a direa osservare intutte le occasioni quanto io fossi carinasecondo luiquantosimpaticaquanto ben portantee tutto il resto.


Questolo riuscì a fare così abilmente come se sapesseprendere una donna nella sua rete allo stesso modo in cui prendevauna pernice quando andava a cacciapoiché riusciva adiscorrere con le sue sorelle di quel che ho dettoquandobenchéio non fossi presentesapeva però che non ero tanto lontanada non potere in qualche modo ascoltare. Le sorelle gli replicavanocon voce sommessa: «Zittofratellofinirà che tisente; è nella camera qui vicino». Lui allora smetteva eparlava più sommessocome se prima non l'avesse saputoecominciava a riconoscere di aver fatto male; e quicomedimenticandositornava ad alzare la voce. Non c'era pericolo che ioche mi compiacevo tanto di sentirlonon l'ascoltassi in tutte leoccasioni.


Unavolta che ebbe così innescato l'amo e trovata abbastanzafacilmente la maniera di mettermelo davantigiocò a cartescopertee un giorno che passava davanti alla camera della sorella eio ero làeccolo che entra con un'aria allegra. «Ohmadamigella Betty» mi dice«come vamadamigella Betty?Vi fischiano le orecchiemadamigella Bettyvero?» Io gli feciuna riverenza e avvampaima non dissi nulla. «Perché ledici questofratello?» disse la dama. «Se èmezz'ora» rispose«che parliamo di lei dabbasso.»«Tuttavia» fece la sorella«sono sicura che nonpotete dirne male e perciò non ci importa di sapere di checosa abbiate parlato.» «Anzi» disse lui«lungidal dirne malenon abbiamo fatto altro che accumulare elogi e tiassicuro che si sono dette di madamigella Betty grandi cose; inparticolareche è la ragazza più bella di Colchester;e insomma in città cominciano a farle i brindisi.» «Mifai speciefratello» disse la sorella. «A Betty nonmanca che una sola cosama tanto varrebbe le mancasse tuttoperchéil mercato ai nostri tempi è contro il nostro sesso; e se unaragazza ha bellezzanascitaeducazioneintelligenzabuon sensogarbomodestia e tutto in abbondanzama non ha quattriniessa nonè più nullatanto varrebbe non avesse nulla; non c'èche i quattrini ai nostri tempi che raccomandino una donna; gliuomini non giocano che a colpo sicuro.» Il fratello piùgiovaneche si trovava a passare di làesclamò:

«Fermasorellacorri troppo; io sono un'eccezione a questa regola.


Tigiuro chese trovo una donna così perfetta come quella chedicinon penserò ai quattrini». «Oh»ribatté la sorella«ma starai attento a noninnamorartialloradi una che sia senza.» «Questoneanche non si sa» disse il fratello.


«Maperché» riprese il maggiore«perché tiriscaldi tanto contro la fortuna? Tu non sei di quelle alle qualimanchi una fortunaqualunque sia la cosa che ti manchi.» «Tiho capitofratello» ribatté la dama seccamente«tupensi che io abbia i quattrini e mi manchi la bellezza; macon itempi che corronobasteranno i primicosì che sto meglio ditante altre.» «Sì» disse il fratello piùgiovane«ma queste altre possono renderti la parigliaperchéla bellezza è anche capace qualche volta di portare via unmarito a dispetto dei quattrinie una cameriera che sia piùbella della padronapuò anche fare una miglior riuscita esalire in carrozza prima della padrona.» Mi sembròarrivato il momento di ritirarmie me ne andaima non tanto lontanoda non poter sentire tutto quello che dissero: un sacco di belle cosesul mio contoche stuzzicarono la mia vanitàmacome prestomi accorsinon erano la via buona per aumentare il mio credito nellafamigliapoiché il fratello minore e la sorella sibisticciarono gravemente a questo riguardo; e dato che il fratello ledisse nei miei confronti certe cose assai offensiveio mi accorsifacilmentedal contegno che lei tenne con me in seguitoche se neera risentita. E questo era davvero molto ingiustopoiché ionon avevo mai avuto la minima idea di quello che lei sospettava nelfratello più giovane; quello maggiore sìcol suo fareallusivo e remotoaveva detto infinite cose come per burlama iofui tanto pazza da crederle dette sul serio e da lusingarmi consperanze di quello chedovevo pure supporreegli non si era maiproposto.


Capitòun giorno che arrivò di corsa su per le scale alla camera dovele sorelle si riunivano per lavorare: ci veniva spesso. Diede lorouna voce prima di entrarecome faceva sempree ioche ero dentrosolami feci all'uscio dicendo: «Signorele damigelle non cisonopasseggiano nel giardino». Avanzavo dicendo questoquando egliche passava la sogliami prese tra le braccia comefosse per caso. «Ohmadamigella Betty» mi disse«sietevoi? Meglio ancora: è con voi che voglio parlarepiùche con loro»; e poi tenendomi fra le bracciami baciòtre o quattro volte.


Midibattei per liberarmi e non lo feci che debolmente; egli mi tenevastretta e non smetteva di baciarmifin quando gli mancò ilfiato esedendosidisse: «Cara Bettysono innamorato di te».


Devoconfessare che le sue parole mi incendiarono il sangue; ognisentimento mi si restrinse al cuoree fui tutta sconvolta. Egliripeté in seguitodiverse voltedi essere innamorato di mee il cuore mi diceva chiaro come una voce che questo mi piaceva; ognivolta anzi che disse: "Sono innamorato di te" il miorossore chiaramente rispose: "Potessi credervisignore".Tuttavia per quella volta non ci fu altro tra noi; era stata unasemplice sorpresa e mi rimisi presto.


Eravamostati insieme più del solitoma guardando per caso dallafinestraegli vide le sorelle che risalivano il giardinoe perciòvolle lasciarmimi baciò un'altra voltami disse che facevasul serio e che ben presto avrei avuto sue nuovee se ne andòcontentissimo. Quanto a meavrei avuto ragionesenza la disgraziatacircostanzadov'era l'equivoco: Betty faceva sul serioma quelsignore no.


Daquella voltala testa cominciò a farmi strani volie devo incoscienza riconoscere che non ero più io: un simile gentiluomodirmi che mi amava e che io ero una così bella creaturacomeinfatti mi diceva. A parole come quelle non sapevo reggere; la miavanità era esaltata al massimo. E' vero che la testa l'avevopiena di superbiamanon sapendo niente della perversità deitempinon mi preoccupavo minimamente per la mia virtù; e seil mio giovane padrone avesse provato fin dal primo istanteavrebbepotuto prendersi con me tutte le libertà che voleva; ma noncapì il suo vantaggio e questo fu per il momento la miasalvezza.


Nonpassò molto tempo che gli si presentò l'occasione diriprendermi e quasi nelle stesse circostanze; in realtà daparte suase non dalla miaci fu un po' più di calcolo. Andòcosì: le damigelle erano uscite in visita in compagnia dellamadre; il fratello non era in città; e quanto al padresitrovava a Londra da una settimana. Egli mi aveva così benetenuta d'occhioche sapeva dove io fossimentre io non sapevonemmeno che lui si trovasse in casaed ecco che sale svelto le scaleetrovandomi intenta al lavoroviene senz'altro nella camera versodi me e ricomincia il gioco di primaprendendomi tra le braccia enon smettendo di baciarmi per un quarto d'ora almeno.


Erala camera della più giovane delle sorelle quella in cui mitrovavo edato che in tutta la casa non c'era altri che la camerieraal pianterrenoper questo forse egli fu così audace; a dirlabreveinsommacominciava a fare sul serio con me. Forse mi trovavaun pochino troppo compiacentedato che io non gli opponevo la minimaresistenzamentre lui non faceva che tenermi tra le braccia ebaciarmi: la verità è che la cosa mi piaceva troppoperché mi sognassi di resistergli.


Poistanchi di quel giococi sedemmo e allora mi fece un lungo discorso;mi disse che lo portavo in cieloche non aveva pace se non riuscivaa convincermi del suo amoreche se io volevo riamarlo e renderlofelice sarei stata la salvezza della sua vitae molte cose squisitedel genere. Io di nuovo gli risposi poco o nullama mi accorsiagevolmente di essere una sciocca e di non capire per niente a checosa mirasse.


Egliallora si mise a passeggiare per la camera eprendendomi una manomi tirava con sé; all'improvvisocogliendo l'occasionemibuttò distesa sul lettodove prese a baciarmi con grandeviolenza; maper essere giustinon tentò su di me nessunavillaniasoltanto non smetteva di baciarmi. Fatto questogli sembròdi aver sentito qualcuno su per le scalesicché si alzòdal letto e mi fece alzareprotestandomi un amore sconfinato; madisse che era un sentimento onesto e che non intendeva farmi delmaledopo di che mi mise in mano cinque ghinee e se ne scesedabbasso.


Iorimasi più sconcertata da quei denari che non fossi statadalle carezze e mi esaltavo tanto che non sapevo più qualeterra calcassi coi piedi. Ho voluto essere tanto piùparticolareggiata in questo episodioperché se accade chequalche giovane ingenua lo leggapossa impararvi a stare in guardiacontro i falli che si accompagnano a una precoce coscienza dellapropria bellezza. Che una ragazza si convinca una volta di esserebella e non dubiterà mai della sincerità di tutti gliuomini che le diranno di essere innamorati di lei; perchésesi ritiene tanto attraente da affascinare un uomoè soltantonaturale che se ne riprometta l'effetto.


Questosignore aveva ormai infiammato il suo capriccio allo stesso modo chela mia vanità ecome se si fosse accorto di avereun'occasione e gli sapesse male di non approfittarneeccolo cheritorna su dopo circa mezz'ora e riprende con me lo stesso gioco diprimasoltanto con un po' meno di preamboli.


Eprima cosaentrando nella stanzasi gira e chiude la porta.


«MadamigellaBetty» dice«mi era sembratoprimache qualcunosalisse le scalema non era vero; a buon conto» aggiunge«semi sorprendono in questa camera con voinon mi troveranno almenonell'atto di baciarvi.» Gli dissi che non sapevo proprio chipotesse salire le scaledato che credevo che tutti fossero fuoritranne la cuoca e l'altra cameriera che non salivano mai da quellaparte. «Peròcara» disse lui«èbene assicurarsicomunque» e si sedette e cominciammo aparlare. Alloranonostante io fossi ancora avvampante per la suaprima visita e non dicessi gran chemi mise luiper cosìdirele parole sulle labbraraccontandomi quanto appassionatamentemi amasse e chesebbene gli fosse impedito fin che non disponevadella sua fortunaera però deciso di fare in quel giorno lamia e anche la sua felicità; cioè di sposarmi. Cose diquesto tipo ne disse molteche iopovera scioccanon capivo dovevolessero parare; mi comportavo come se non ci fosse altra specied'amore se non quello che cerca il matrimonioma se anche avesseparlato del primoio non avevo modocome non avevo la forzadirispondergli di no. Le cose non erano però ancora giunte aquesto punto.


Danon molto tempo ci eravamo sedutiquand'egli si alzò etappandomi letteralmente la bocca con i bacimi gettòun'altra volta sul lettoma questa volta andò con me piùin là che la decenza non mi permetta di accennarenéio avrei avuto la forza in quel momento di dirgli di nose avessetentato molto più che non fece.


Tuttaviabenché si prendesse con me queste libertàla cosa nonarrivò a quello che chiamano il favore supremo. Maa voleressere giustinon ne fece il tentativo; e si servì di questosuo sacrificio come di un argomento per tutte quelle libertàche si prese poi con me in altre occasioni. Finito che ebbenon sitrattenne più che qualche istantemacacciandomi in manoquasi una manciata d'oromi lasciò con mille proteste dipassione e che mi amava più di ogni altra donna al mondo.


Nonsembrerà sorprendente se dico che a questo punto feci qualcheriflessione; maahimèfurono pensieri di scarsa consistenza.Avevo uno sconfinato capitale di vanità e di superbiae unomolto scarso di virtù. Io invero cercavo a volte diimmaginarmi quale fosse lo scopo del mio giovane padronema nonfissavo il pensiero su altro che sulle belle parole e sull'oro; cheavesse o no intenzione di sposarminon mi sembrava una cosa digrande importanzae nemmenocome vedrete subitomi venne in menteanche solo di porgli delle condizionifino al giorno in cui non mifece una regolare domanda.


Miabbandonai così alla perdizione senza un pensiero al mondoesono un eloquente esempio per tutte quelle ragazze in cui la vanitàprevale sulla virtù Non ci fu mai niente di piùstupidoda una parte e dall'altra. Se io mi fossi comportata come siconveniva e avessi resistito secondo che volevano la virtù el'onoreegli o avrebbe smesso gli assaltinon trovando motivo diinsistere nel suo disegnoo mi avrebbe fatto una giusta e onorevoleproposta di matrimonio; nel qual casoqualsiasi rimprovero sipotesse rivolgere a luinessun biasimo avrei meritato io. Insomma sequell'uomo mi avesse conosciuta e avesse saputo quanto agevole gliera la conquista di quella bazzecola alla quale miravanon sisarebbe rotto il capo oltrema fattomi un regalo di quattro o cinqueghineeavrebbe dormito con me quando avesse voluto. D'altrondeseio avessi conosciuto i suoi pensierie quanto supponeva che sareistata difficile da conquistareavrei potuto porre io le miecondizioni ese anche non avessi stipulato per il matrimonioimmediatopotevo però chiedere che mi facesse uno stato finoa quel giorno e pretendere quello che avrei volutopoichéaveva quattrini a iosaoltre quanto doveva ancora venirgli come suaparte. Ma tutti questi pensieri io li avevo interamente abbandonati emi lasciavo soverchiare soltanto dall'orgoglio della mia bellezza edi sapermi amata da un simile gentiluomo. Quanto a quell'oropassavoore intere a contemplarlo; contavo e ricontavo le ghinee migliaia divolte al giorno. Mai nessuna povera donna vanitosa fu cosìavviluppata in ogni particolare della storiella come fui iosenza unpensiero per quello che mi aspettava e per la rovina che era a duepassi dalla mia porta; in veritàquella rovina credo diaverla piuttosto desiderata che non cercata d'evitare.


Intantoperòero abbastanza accorta da non dare il minimo motivo anessuno della famiglia d'immaginare che avessi con lui un qualsiasimaneggio. In pubblico non gli posavoquasigli occhi addossonérispondevo se mi rivolgeva la parola; ma con tutto questoavevamoogni tanto un piccolo incontrodove ci stavano una o due parole equalche volta un bacio. Non c'era però l'occasione opportunaper il male progettatospecialmente dato che lui andava piùper le lunghe di quanto non avesse motivoe sembrandogli l'operadifficile finiva per renderla tale davvero.


Madato che il diavolo è un tentatore infaticabilecosìnon manca mai di far nascere occasioni per le cattive azioni a cuispinge. Una sera che eravamo in giardino con le due sorelle piùgiovanitrovò il modo di farmi scivolare in mano unbigliettoin cui spiegava che l'indomani mi avrebbe pregata davantia tutti d'incaricarmi di una sua commissione e che lungo la strada cisaremmo visti.


Comed'accordodopo colazione mi disse con molta gravitàpresentitutte le sorelle: «Madamigella Bettydebbo pregarvi d'unfavore».


«Cos'ècos'è?» chiese la seconda sorella. «Macara»disse lui con molta gravità«se oggi non puoi faresenza madamigella Bettyper me serve lo stesso un'altra volta.»Sìsìrisposeropotevano benissimo fare senza; e lasorella si scusò della sua domanda. «Ma allora»disse la sorella maggiore«dovrai spiegare a Betty di che sitratta; se fosse una faccenda privata che noi non dobbiamo saperechiama Betty fuori un momento: eccola.» «Masorella»disse lui con molta gravità«che cosa credi? Iodesidero semplicemente che passi in High Street» (e tiròfuori una baverina) «nel tal negozio» e qui raccontòuna lunga storia di due cravatte finissime per cui aveva giàfatto un'offerta e voleva che andassi io e gli sbrigassi l'incaricodi comprarne una per quella baverina che mi mostravae se nonvolevano saperne di darmi le cravatte per quella cifradi offrireuno scellino di più ma discutere; poiescogitò ancoraaltre commissioni e continuò a ricordarsi di tante faccenduoleda sbrigare che avrei dovuto stare via parecchio.


Quandomi ebbe date le commissioniraccontò una lunga storia di unavisita che avrebbe fatto in una famiglia che tutti conoscevanodovesarebbero venuti i tali e i tal altri e molto formalmente invitòle sorelle ad accompagnarlo e questealtrettanto formalmentese nescusaronoper via che erano state avvertite che sarebbero venutedelle visite nel pomeriggio. Tutto questomanco a direegli l'avevafatto a bella posta.


Avevaappena chiuso boccache salì il suo servitore ad avvertirloche la carrozza di Sir W... H... era alla porta; corse dabbassoerisalì quasi subito. «Ahimè!» esclamava«tutto il mio bel pomeriggio è rovinato: Sir W... mimanda la sua carrozza e vuole parlarmi.» Pare che questo SirW... fosse un signore che abitava a circa tre miglia di làea lui il mio padrone aveva chiesto deliberatamente che gli prestassela carrozza per una faccenda privata e si erano messi d'accordo chemandasse a prenderlocome infatti feceverso le tre.


Senz'altrochiese la sua migliore parruccala spada e il cappello e ordinandoal servo di andare in quell'altra casa a presentare le sue scuse -vale a dire che trovò un pretesto per spedire via il servo -si preparò a scendere in carrozza. Mentre si avviavasi fermòun momento e mi parlò molto gravemente di quel suo incaricotrovando l'occasione di ripetermi a bassa voce: «Escicarissimapiù presto che puoi». Non risposi parolamagli feci la riverenzacome in risposta a quanto mi aveva dettodavanti a tutti.


Nonera passato un quarto d'orache uscivo io pure; non mi ero vestitadiversamente da primatranne che avevo un cappucciouna mascheraun ventaglio e un paio di guanti in tascasicché in tutta lacasa non ci fu il minimo sospetto. Il mio padrone mi aspettava in unviottolo fuori mano lungo il quale sapeva che dovevo passaree ilcocchiere già era stato istruito dove portarci; e fu in uncerto posto chiamato Mile Enddimora di un suo confidentedove noientrammo e dove trovammo ogni comodità di commettere tutto ilmale che ci piacque.


Unavolta che fummo insiemeegli cominciò a parlarmi con moltagravità e spiegarmi che non mi portava laggiù pertradirmi; che la sua passione per me non gli avrebbe permesso diingannarmi; che era deciso a sposarmi non appena avesse potutodisporre della sua sostanza; e che per il momentose volevoacconsentire alla sua richiestami avrebbe fatto uno statoonorevolissimo; e qui uscì in mille proteste di sinceritàe di affetto per meche mai mi avrebbe abbandonata e usòposso ben diremille preamboli più che non fosse necessario.


Tuttaviaalle sue sollecitazioni di risponderedissi che non avevo motivo dimettere in dubbiodopo tutte quelle protestela sinceritàdel suo amore per mema... e qui tacquicome se lasciassi a lui diindovinare il resto. «Ma che cosamia cara?» mi disse.«Capisco che cosa vuoi dire: se tu restassi incinta? Non èquesto? Ma allora» riprese«avrei cura di te e cipenserei iopenserei anche al bambino; e perché tu possaconvincerti che parlo sul serioeccoti un pegno» e in cosìdire tirò fuori dalla tasca una borsa di seta con dentro centoghinee e me la consegnò. «Ce ne sarà per teun'altra uguale» mi disse«tutti gli annifinchénon ci sposeremo.» Arrossii e impallidii alla vista della borsaeinsiemeall'ardore della sua propostasicché non fui piùin grado di dire una sola parolaed egli se ne accorse agevolmente.Cosìmessami la borsa in senonon gli opposi piùresistenzama gli lasciai fare quello che volle e tutte le volte chevolle; e in questo modo portai di colpo a compimento la miaperdizionepoiché da quel giornoavendo rinunciato allavirtù e alla modestianon mi rimase più cosa chevalesse a raccomandarmi né alla grazia del Signore néal soccorso umano.


Male cose non si fermarono qui. Ritornai in cittàsbrigaiquella commissione che mi aveva affidata e fui di ritorno prima chenessuno mi giudicasse in ritardo. Quanto al mio padronesi trattennefuori fino a tarda nottee non ci fu in famiglia il minimo sospettosul conto suo o sul mio.


Dopoquella voltatrovammo frequenti occasioni di ripetere il nostrodelittoe specialmente in casaquando la madre e le sorelleuscivano in visitamomenti che non gli sfuggivano maitanto eraattento:

sapevaogni volta in anticipo quando dovevano uscire e in questi casi nonmancava di venirmi a sorprendere dov'erosolae senza troppirischi; in questo modo potemmo saziarci dei nostri infami piaceri perquasi mezzo anno; eppurecon mia massima soddisfazionenon eroancora incinta.


Maprima che finisse questo mezzo annoil fratello minore di cuiqualcosa ho accennato all'inizio del raccontomi si mise intorno; etrovandomi sola una sera in giardinocomincia con me la stessastoriami fa solideoneste proteste d'amore ea dirla brevemipropone sinceramente e onorevolmente di sposarlo.


Fuidavvero esterrefatta e mi trovai in un imbarazzo che il simile nonavevo mai provato. Resistetti alla proposta ostinatamente e cominciaiad armarmi di argomenti. Gli posi davanti la sproporzione delmatrimoniol'accoglienza che mi avrebbe fatto la famiglial'ingratitudine che avrei dimostrato ai suoi buoni genitoriche miavevano accolta in casa su così generosi principiraccogliendomi tanto in basso; a farla brevegli dissi ogni cosa cheseppi immaginare per dissuaderloeccetto i fatti come stavanocosache avrebbe certo messo fine alla questionema di questo non osainemmeno pensare di parlare.


Male cose presero allora una piega che proprio non mi aspettavo e miridusse agli estremi espedienti; poiché questo giovanecheera franco e lealenon mirava se non a quello che fosse della suastessa natura; e consapevole della propria innocenzanon fu cosìcircospetto come il fratello nel tenere segreta in famiglia la suainclinazione per madamigella Betty. E sebbene non facesse parola chegià mi aveva parlato della cosadisse però quantobastava per lasciar capire alle sorelle che era innamorato di meedi questo si accorse anche la madre. Esse allorapure senza fiatarnecon mene parlarono con lui e immediatamente mi accorsi che mitrattavano in tutt'altro modo rispetto a prima.


Sentivola nuvolabenché non prevedessi la burrasca. Era molto facileripetoaccorgersi che mi trattavano in tutt'altro modo e la cosapeggiorava di giorno in giornofinché infine seppi che da unmomento all'altro avrei ricevuto l'invito di andarmene.


Lanotizia non mi allarmòvisto che avevo la formaleassicurazione che qualcuno avrebbe provveduto a me; e specialmenteconsiderando che avevo motivo di aspettarmi ogni giorno di restareincintail che mi avrebbe costretta ad andarmene senza bisogno dipretesti.


Passòqualche tempoe il giovanotto colse l'occasione per dirmi che la suainclinazione per me era trapelata in famiglia. Non ne faceva a me ilrimproverodisseperché sapeva bene da che parte veniva lacosa. Mi spiegò che ne era stato causa il suo modo di parlaregiacché lui non aveva saputo tenere segreta la suaconsiderazione per me come forse avrebbe dovuto; e la ragione era chesi trovava a un punto chese io acconsentivoavrebbe detto a tuttiapertamente che mi amava e intendeva sposarmi; che il padre e lamadre potevano sì risentirsi e mostrarsi inesorabilima luiera in grado ormai di guadagnarsi la vitaavendo fatto gli studi dileggee quanto a mantenermi non aveva paura; che insommacomecredeva che io non avrei da vergognarmi di luicosì erarisoluto a non avere da vergognarsi di me; e sdegnava di aver pauradi riconoscermi per suaoralui che era deciso a riconoscermiquando fossi sua moglie. Non dovevo quindi se non concedergli la miamano: avrebbe risposto lui di tutto.


Orasì che mi trovavo davvero in una terribile situazionee mipentivo amaramente della mia arrendevolezza con il fratello maggiore;ma non per riflessioni di coscienzagiacché queste cose mierano estraneebensì perché non potevo pensare diessere la baldracca di un fratello e la moglie dell'altro.


Miritornò pure in mente che il primo fratello aveva promesso difarmi sua moglie non appena fosse venuto in possesso della suasostanzama subito mi ricordai quello che avevo molte volte pensatoche una volta conquistatami come amantenon aveva più dettouna parola di pigliarmi per moglie. E invero fino a quel momentomalgrado io dica di averci molto pensatopure la cosa non mi avevaresa per nulla inquietadato checome lui non sembrava minimamenteattenuare il suo affetto verso di mecosì neppure attenuavala sua generositàbenché avesse la finezza diraccomandarmi egli stesso di non spendere un soldo in vestiti néin altre vistosità insolite che avrebbero necessariamentemosso la famiglia ai sospettipoiché tutti sapevano chequelle cose per via ordinaria mi erano precluse e dovevo quindi averavuto ricorso a qualche amicizia privata che ben presto avrebberosospettato.


Mitrovavo ora in un bell'impiccio e non sapevo che fare. La difficoltàpiù grave era questa: il fratello minore non solo mi ponevauno strettissimo assedioma non gli importava che gli altri se neaccorgessero. Se ne entrava nella camera della sorella o nella cameradella madree si sedeva e mi diceva un sacco di gentilezze anchesotto i loro occhi; in modo che tutta la casa parlava della faccendae la madre gliene faceva rimproveroe quanto a me mi trattavano bendiversamente da prima. La madrea dirla breveaveva fatto certeallusioni come se fosse decisa a mettermi fuori della famiglia; inaltre parolea cacciarmi di casa. Oraio ero certa che la cosa nonpoteva essere un segreto per il fratellosoltanto che questi nonpoteva pensarecome infatti nessun altro pensava ancorache il piùgiovane mi avesse già fatto delle proposte; ma dato che capivochiaramente che la cosa non si sarebbe fermata quicosìcompresi ugualmente che era assolutamente necessario parlarglieneoche lui ne parlasse a mema non sapevo decidermi se io dovevoaffrontare quel discorso o lasciar correre fino a che non loaffrontasse egli stesso.


Dopouna seria riflessionepoiché davvero cominciavocome non maiprimaa considerare le cose molto sul seriomi decisi ad aprire ioquel discorso; e non passò molto tempo che se ne offrìl'opportunitàdato che proprio il giorno dopo il fratelloandò a Londra per non so che faccendae la famiglia essendoin visitaproprio come era accaduto quella volta e spesso ancoraaccadevaegli salì secondo l'abitudine sua a trascorrere unao due ore con madamigella Betty.


Eravamoseduti da qualche istantequando egli senza fatica si accorse che imiei lineamenti erano alteratiche non ero più con lui cosìspensierata e amabile come al solito especialmenteche avevopianto. Per osservare tutto ciò non gli ci volle molto e michiese in termini molto affabili che cos'era successo e se nulla mipreoccupava.


Avreivolutopotendodifferire il colloquioma non potevo piùnascondermi; e cosìdopo aver subito molte sollecitazionidirette a cavarmi quel segreto che io stessa quant'è piùpossibiledesideravo manifestaregli dissi che veramente una cosami preoccupavae una cosa di natura tale che non mi era possibiletenergliela nascostama che neppure sapevo in che modo parlargliene;una cosa che non solo mi aveva fatto trasecolarema mi gettava in unimbarazzo crudele eche se lui non voleva consigliarmiio davveronon sapevo a che partito affidarmi. Egli mi disse con grandesollecitudine cheper grave che fosse la cosaio non avrei dovutoinquietarmivisto che c'era lui per proteggermi di fronte al mondointiero.


Cominciaiallora rifacendomi dalla lontanae gli dissi che temevo che le damedella famiglia avessero avuto qualche segreto sentore della nostrarelazione; poiché non era difficile osservare che il loro mododi trattarmi era molto cambiato e ora accadeva che non di radotrovavano da ridire su di me e qualche volta si mettevano con me abisticciareper quanto non ne dessi loro il minimo appiglio. E poimentre prima dormivo sempre con la sorella maggioreultimamente erostata messa da sola o con qualcuna delle cameriere; e per caso avevosentito parecchie volte costoro dire di me cose ingiuste; ma quelloche confermava tutto quanto era il fatto che una delle donne mi avevaconfidato di aver sentito che io dovevo essere scacciata e che era unpericolo per la famiglia se restavo ancora in quella casa.


Eglisorrise a sentire tantoe gli chiesi allora come poteva fare cosìpoco conto di tutto ciòdato che sapeva benissimo chescoprendosi qualcosaio ero perduta e per lui anche sarebbe stato uncolposeppure non la rovina come per me. Gli rinfacciai di esserecome tutti gli altri del suo sessoche una volta che abbiano nellemani la reputazione di una donnatroppo spesso ne fanno ludibrio oalmeno la considerano una bagatellastimando cosa di nessun valorela rovina di quelle sulle quali hanno saziato il loro desiderio.


Eglimi vide accesa e seriae cambiò stile immediatamente: midisse che gli dispiaceva che pensassi una simile cosa di lui; che nonme ne aveva mai data la minima occasionema era stato invecealtrettanto zelante del mio buon nome quanto poteva essere delproprio; che era più che sicuro di aver condotto la nostrarelazione con tanta abilità che neppure un'anima in famigliane aveva il minimo sospetto; che se aveva sorriso ai miei sfoghieraper la conferma ricevuta ultimamente che della nostra mutua intesanon si faceva nemmeno congetturae cheuna volta che mi avessespiegato quale motivo aveva di sentirsi tranquilloanch'io avreisorrisoperché era certo che sarei stata più chesoddisfatta.


«Questoè un enigma che non riesco a capire» gli dissi«nécome mai debba restare soddisfatta se mi cacciano di casa; poichése non si sono scoperti i nostri rapportinon so proprio che altroposso aver fatto per cambiare rispetto a me la faccia di tutta lafamiglia: una volta mi trattavano con tanta benignitàcome sefossi anch'io una loro figlia.» «Ebbeneascoltapiccola» mi disse«che siano inquieti sul tuo contoèvero; ma che abbiano il minimo sospetto delle cose come stannoperquanto riguarda te e meè tanto poco vero che sospettanoinvece mio fratello Robin; ea dirla brevesono convintissimi cheti faccia la corte; quello scioccoanzigliel'ha messo in testa luistessoperché con loro non fa altro che scherzarci su erendersi ridicolo. Confesso che penso che faccia male a fare questoperché è impossibile che non veda come la cosa lipreoccupi e li renda duri con te; ma è anche per me una grandesoddisfazioneperché mi dà la certezza che non misospettano per nientee spero che sarà una soddisfazioneanche per te.» «Lo è» dissi«sotto uncerto aspetto; ma tutto questonon tocca ancora il mio caso eneppure è quello che più mi tormentaquantunque anchedi questo abbia dovuto inquietarmi.» «E che cos'èdunque?» mi chiese. Stavolta scoppiai in lacrime e non seppipiù dirgli nulla. Egli si ingegnòquanto potédi calmarmima infine si fece molto insistente perché glidicessi che cos'avevo. Gli risposi infine che mi sembrava giusto didoverglielo dire e che aveva pure diritto di sapere; e d'altra partein quel caso avevo bisogno del suo consigliovisto che mi trovavo intale perplessità da non sapere quale condotta tenere; e gliraccontai tutta la faccenda. Gli dissi quanto imprudentemente sifosse comportato il fratellomettendosi così pubblicamente inmostra; perchése quello avesse conservato il segretomisarebbe stato possibile respingerlo nettamentesenza dargliulteriori ragionie lui un bel momento avrebbe smesso le sueistanze. Aveva invece avuto la leggerezza di essere sicuro che non loavrei respinto ein secondo luogosi era presa la libertà direndere noti i suoi progetti a tutta la casa.


Glispiegai fino a che punto gli avessi resistito e quanto onorevoli esincere fossero le sue proposte; «ma» conclusi«lamia condizione sarà doppiamente difficile; poichécomeme ne sanno male ora perché desidera di avermicosì mene sapranno peggio quando verrà fuori che l'ho respinto; esenz'altro dirannoqui sotto c'è qualcosae che sono giàsposata a qualche altroaltrimenti non mi sognerei di rifiutare unmatrimonio tanto vantaggioso per me come è questo.» Ildiscorso lo sorprese molto in verità. Mi disse che erarealmente un caso per me molto critico e che non vedeva come avreipotuto uscirne; ma ci avrebbe pensato e mi avrebbe detto al nostroprossimo incontro la soluzione a cui fosse arrivato; per ii momentopreferiva non dessi il mio consenso al fratello e nemmeno gli dicessiun no definitivoma che lo tenessi ancora un po' in sospeso.


Credoche trasalii alla sua raccomandazione di non dare il mio consenso.Gli dissi che anche lui sapeva benissimo che non avevo consensi dadare; che si era impegnato di sposarmi ein conseguenzaio mi eroimpegnata con lui; che non aveva mai smesso in tutto quel tempo dichiamarmi sua moglie e io mi consideravo altrettanto definitivamentetale che se si fosse celebrata la cerimonia; dalle sue stesse labbralo avevo sentitoper tutto quel tempo mi aveva convinta a ritenermitale.


«Miacara» mi disse«ora non impensierirti su questo; se nonsono tuo maritoti sarò però vicino come un marito; eche tutto ciò che mi hai detto non ti preoccupima lascia cheesamini un po' più a fondo la cosa eal nostro prossimoincontroti saprò dire di più.» Mi tranquillizzòin questo modo quanto meglio seppe; io mi accorsi però che erapreoccupato e chepur trattandomi con molta dolcezza e dandomi millee mille e più bacie anche del denaronon cercò peròaltro per tutto il tempo che restammo insiemeche furono piùdi due ore; cosa che mi lasciò stupefatta e perplessaconsiderato come andava di solito e la comodità che avevamoquella volta.


Ilfratello non tornò da Londra per altri cinque o sei giorniece ne vollero altri due prima che egli avesse l'opportunità diparlargli; ma alloraprendendolo in dispartegli parlò dellacosa molto intimamentee quella stessa sera trovò modo(avemmo infatti un lungo colloquio) di riferirmi tutto il lorodialogocheper quanto ricordofu del seguente tenore.


Avevacominciato col dirgli che dopo la sua partenza gli erano giunteall'orecchio strane voci sul suo conto: insomma che faceva la corte amadamigella Betty. «Ebbene» disse il fratelloquasiincollerito«e con questo? Chi ha da ficcare il naso quidentro?» «Via via» disse l'altro«non andarein colleraRobin; io non pretendo di ficcarci il nasoma vedo chegli altri se ne preoccupano e ne hanno tratto pretesto permaltrattare quella povera ragazza. Questo io lo riterrei un affrontopersonale.» «Chi vuoi dire con "gli altri"?»fece Robin.


«Vogliodire la mamma e le ragazze» rispose il fratello maggiore.


«Masenti un po'» riprese«è una cosa seria? Vuoibene veramente alla ragazza?» «Quand'è così»disse Robin«voglio essere sincero con te:

laamo più di ogni altra donna al mondo e sarà miafacciano e dicano quello che vogliono. Sono convinto che la ragazzanon mi respingerà.» Mi trafisse il cuoreriferendomiquestoperché nonostante fosse molto ragionevole pensare chenon l'avrei respintopure io sapevoin coscienzadi doverlo faree intravedevo la mia rovina in questo gesto al quale ero costretta.Sapevo però che era mio interesse parlare diversamente allorae interruppi il suo racconto in questo modo: «Ah sì!»dissi«lui crede che non sappia respingerlo? Ma se neaccorgeràse non saprò respingerlo.» «Miacara» mi disse«lascia almeno che racconti tutta lafaccenda com'è andatae poi dirai quello che vorrai.»Riprese allora e mi disse che aveva così risposto: «Mafratello miosai che lei non possiede niente e tu puoi aspirare amolte dame con belle fortune». «Questo non importa»disse Robin«io amo quella ragazza e sposandomi non intendosoddisfare la mia borsainvece del mio gusto.» «Eccomia cara» concluse. «Come vedi non c'è modo diopporsi.» «Sì che c'è il modo»risposi«posso oppormi io; ora so come si dice noanche seprima non l'ho mai saputo; se il più grande gentiluomo diquesto paese mi chiedesse ora di sposarloio saprei rispondergli nocon tutta l'anima.» «Sìma vedimia cara»mi disse«che cosa potrai rispondergli? Sai benelo diceviprimache ti farà qui su molte domandee tutta la casainoltre si chiederà che cosa significhi questo.»«Ebbene» risposi con un sorriso«posso tappare atutti la bocca in un colpo solorispondendo a luie anche a loroche sono già sposata con suo fratello.» Sorriseleggermente a questa parolama potei accorgermi che era trasalitoenon riusciva a nascondere il turbamento nel quale l'avevo gettato.Tuttavia mi replicò: «Va benein un certo sensopotrebbe anche essere veroma io penso che tu scherzi soltantoquando parli di dare una simile risposta; potrebbe essere pocoopportunaper molti aspetti».


«Nono» risposi giocosamente«non tengo troppo a lasciaretrapelare questo segreto senza il tuo consenso.» «Ma checosa vorrai dire a quelliallora» riprese«quando tivedranno così decisamente contraria a un matrimonio chesecondo ogni apparenzasarebbe la tua fortuna?» «E come»dissi«dovrei essere senza scampo? Primonon ho nessunobbligo di dare loro ragioni: e d'altrondeposso rispondere che sonogià sposatae punto e bastae questo sarebbe sufficienteanche per luiperché non avrebbe più motivo di fareulteriori domande.» «Già» disse«matutta la casa ti sarà intorno a stuzzicarti ese rifiuteraiassolutamente di confidartisi raffredderanno con te e apriranno gliocchi ai sospetti.» «E allora?» dissi«cheposso fare? Che cosa vorresti che facessi? Ero già prima in unbell'impiccio quando ti ho parlatoe ti ho messo al corrente di ognicosa perché tu mi consigliassi.» «Cara mia»disse«su questo ho riflettuto moltostanne sicurae benchéil consiglio che ti do abbia per me molti motivi di mortificazione ea prima vista possa sembrarti stranopuretutto consideratononvedo migliore scappatoia per te che lasciare fare a Robin ese lotrovi sincero e risolutosposarlo.» A queste parole glilanciai un'occhiata di orrore ediventata pallida come la mortefuisul punto di cadere svenuta dalla sedia dove stavo; quandodando unbalzo«Mia cara» egli gridò«che cos'haidunque?

Dovete ne vai?» e molte cose di questo genere: per cuiscrollandomi e chiamandomimi riportò un po' in me stessabenché ci sia voluto un certo tempo perché riprendessidel tutto i sensie parecchi minuti perché fossi in grado diparlare.


Unavolta rimessami del tuttoegli ricominciò «Mia cara»disse«vorrei che ci pensassi seriamente. Puoi vedere moltobene il contegno che mantiene la mia famiglia nel caso presentee sesi trattasse di mecome si tratta di mio fratelloperderebberoassolutamente la luce della ragione. A quanto prevedosarebbe la miarovina e anche la tua.» «Ecco» dissicon la voceancora irata«tutte le tue proteste e i tuoi giuramenti cadonodavanti alla disapprovazione della famiglia.


Nonti ho sempre obiettato proprio questodi cui tu parlavi alla leggerae dicevi che gli eri superiore e non gli davi peso? Ora le cose sonoa questo punto? E' questa la tua lealtàil tuo onoreil tuoamore e la fermezza delle tue promesse?» Egli si mantenneperfettamente calmononostante tutti i miei rimproverie sìche non gliene risparmiavo; alla fine rispose: «Mia caraionon ho ancora mancato a una sola promessa che ti abbia fatto:

tidissi che ti avrei sposata una volta venuto in possesso del miopatrimonioma vedi anche tu che mio padre è sano e robustocapace di vivere ancora trent'anni buoni senza invecchiare piùdi tanti altri che sono in città; e tu stessa non mi hai maichiesto di sposarti primaperché sai benissimo che questadecisione potrebbe essere la mia rovina. Quanto al restodimmi tu seti ho mancato in qualcosa».


Ditutto questo non potevo negare una sola parola. «Ma perchéallora» dissi«visto che tu non mi hai abbandonataarrivi a consigliarmi un passo tanto orribile com'è quello dilasciarti? Non vuoi concedermi da parte mia nessun affettonessunamorementre da parte tua ce ne fu tanto? Non ti ho reso proprionessun contraccambio? Non ti ho dato delle prove di sinceritàe di passione? Non bastano i sacrifici dell'onore e della modestiache ti ho fattoa dimostrare che il mio essere è legato altuo con lacci troppo forti per poterli spezzare?» «Ma inquest'altro modo» mi rispose«ti faresti una condizionesicuraavresti una parte onorata nel mondoe il ricordo dei nostritrascorsi resterebbe sepolto in un silenzio eternocome se nientefosse mai stato; io per te nutrirò sempre un affetto sincerosoltanto che allora sarà un affetto onestoe non farànessun torto a mio fratello; tu sarai la mia cara sorellacome seiora la mia cara...» e si fermò.


«Latua cara baldracca» esclamai«volevi diree potevi bendirlo; ma capisco lo stesso. Mi piacerebbe però che turicordassi quei lunghi discorsi che mi facevie tutte quelle ore dipena che ti prendesti per convincermi che ero sempre una donnaonesta; che ero tua moglie in intenzione e che tra noi due erastretto un matrimonio tanto effettivo quanto se fossimo statipubblicamente uniti dal parroco della nostra parrocchia. Tu sai chequeste e non altre sono state le tue parole.» Mi accorsi diaver parlato un po' troppo duramentema riparai con quanto segue.Egli stette per un attimo immobilesenza fiataree io ripresi. «Nonpuoi» dissi«senza usarmi la più grandeingiustiziapensare che io abbia ceduto a tutte le tuesollecitazioni se non perché sentivo un amore incontestabile eincrollabile davanti a qualunque cosa potesse succedere. Se tu nutrisul mio conto pensieri tanto vergognosidevo chiederti allora qual èil fondamento che ti ho dato per un simile sospetto. Perciò seho ceduto alle tentazioni del mio amore e mi sono lasciata convincerea ritenermi davvero tua mogliedovrò dare ora smentire tuttequeste ragioni e chiamarmi la tua baldracca o la tua amanteche èlo stesso? E mi vuoi imporre tuo fratello? Puoi impormi i sentimentiche proverò? Puoi ordinarmi di non più amarti e diamare invece lui? Credi tu che sia in mia facoltà fare arichiesta un simile voltafaccia? Nocaro mio» dissi«convinciti pure: è impossibile. E qualunque sia ilvoltafaccia da parte tuaio ti terrò sempre fede; e vorreiben più volentierivisto che siamo a questo orribile puntorestare la tua baldracca che diventare la moglie di tuo fratello.»Egli sembrò contento e commosso a questo mio discorsoe midisse che restava della sua antica idea; che non mi aveva tradita innessuna delle promesse a me fattema nella faccenda che mipreoccupava gli si erano presentate tante gravissime considerazioniche aveva pensato all'altra soluzione come ad un rimedio: era peròconvinto che sarebbe stata una separazione soltanto parzialechepotevamo per il resto della nostra vita amarci come amici e che forseavremmo trovato nel nuovo stato maggiori soddisfazioni che non inquello presente. Quanto a tradire un segreto chese si risapevanonpoteva avere come effetto se non la rovina di tutti e duemiassicurava che da parte sua non avevo niente da temere: gli restavauna semplice domanda da farmi circa un possibile ostacoloe sequella domanda riceveva una risposta favorevolequesto l'avrebbesoltanto riconfermato nell'idea che quello era l'unico passo che mirimaneva.


Indovinaisenz'altro quale fosse la domandavale a direse non fossi per casoincinta. Quanto a questolo assicurainon aveva motivo dipreoccuparsiperché non ero incinta. «E alloramiacara» disse«adesso non abbiamo altro tempo. Tu pensaci:io non posso che rimanere dell'idea che questa sia la decisionemigliore che puoi prendere.» Ciò dicendo si accommiatòe con la massima frettadato che madre e sorelle suonarono alcancello proprio nell'istante che si alzava per andarsene.


Milasciò in un estremo disordine mentalee se ne accorse confacilità l'indomanie tutto il resto della settimanama nontrovò modo di parlarmi fino alla domenica successiva quandosentendomi indispostanon andai in chiesa; e anche luiaccampandonon so che scusaera rimasto in casa.


Stavoltami ebbe da sola a solo per un'ora e mezzoe riprendemmo a discuteretutti i punti di prima; alla fine gli chiesi vivacemente qualeopinione avesse dunque della mia modestiase poteva credere che iovolessi considerare anche solo un istante il pensiero di darmi a duefratellie lo assicurai che una cosa simile non l'avrei fatta mai. Eaggiunsi chese mi avesse detto che non ci saremmo mai piùvistipiù tremendo di che non c'era se non la mortenonavrei potuto lo stesso ascoltare un pensiero per me tanto disonorantee da parte sua tanto vile; lo supplicavo perciòse glirestava un briciolo di rispetto o di sentimento per meche non me nefacesse più parolao altrimenti mettesse mano alla spada e miuccidesse. Egli sembrò sorpreso da quella che chiamava la miaostinazione; mi disse che in questa faccenda ero ingiusta con mestessa e ingiusta con lui; che si trattava per tutti e due di unacrisi inaspettatama che non vedeva altra strada per salvarci dallarovinae tanto più quindi la mia ostinazione gli sembravaingiusta. Aggiunse poi con insolita freddezza chese non doveva piùfarmene parolanon sapeva di che altro ci restasse da parlaree sialzò in piedi per prendere commiato. Anch'io mi alzaicon lamedesima indifferenzama quando mi si accostò per darmiquello che sembrava un bacio d'addioscoppiai in un tale accesso dilacrime chebenché volessi parlarenon ci riuscivoepremendogli soltanto la manofacevo come se gli dicessi addiomapiangevopiangevo a dirotto.


Egliallora fu sensibilmente commosso; tornò a sedersie mi dissemolte cose affettuosema sempre insisteva sulla necessità diseguire il suo consiglionon lasciando per tutto quel tempo diprotestare chese io lo rifiutavoavrebbe tuttavia provveduto a me;mi faceva però chiaramente capire che mi avrebbe respintanella cosa essenzialecome amante cioè; dato che si sarebbefatto un punto d'onore di non usare con la donna cheper quantosapeva luipoteva darsi che un giorno o l'altro diventasse la mogliedi suo fratello.


Lacruda perdita dell'amante non faceva tanto la mia afflizione quantola perdita dell'uomo che in verità amavo alla folliae quelladi tutte le speranzesu cui avevo costruito il mio avvenirechegiungessimo un giorno a essere marito e moglie. Ne ebbi diconseguenza lo spirito come schiacciatotanto chea farla brevecaddi per l'angoscia in una violentissima febbre e durò tantoa lungo che più nessuno della famiglia sperava che misalvassi.


Miridussi a un punto davvero critico e spesso ebbi il delirio; ma nullami stava presente quanto il terrore di rivelarenei momenti dismarrimentoqualcosa che risultasse a pregiudizio del mio padrone.


Nelladesolazione del mio spiritoinoltredesideravo rivederlo e cosìdesiderava anche luipoiché davvero mi amavaappassionatamentema la cosa non era fattibile; non avevamo néio né lui la minima possibilità di sperarlo.


Perquasi cinque settimane rimasi a letto; e per quanto la violenza dellamia febbre dopo tre settimane fosse diminuitapure diverse volte miriprese; e i medici dissero due o tre volte che non sapevano piùche fare per menon potevano che lasciare mano alla natura e allamalattia di combattersi.


Passatecinque settimanemi sentii meglioma ero così debolecosìdeperitae mi rimettevo tanto lentamenteche i medici espressero illoro timore che dovessi diventare tisica; inoltreciò che miafflisse di piùsi mostrarono convinti che qualcosa miopprimeva l'animo einsommache fossi innamorata. A sentire tantotutta la casa mi si mise intorno sollecitandomi per sentire se ero ono innamoratae di chi; ma iocome ben potevonegai assolutamentedi essere innamorata.


Cifu un giorno a questo proposito un litigio a tavola per meunlitigio che quasi mise lo scompiglio nell'intera famiglia. Accaddeche quel giorno erano tutti a tavola eccetto il padre; quanto a meero malata e in camera mia. All'inizio della conversazione la vecchiasignorache mi aveva mandato qualcosa da mangiareordinòalla cameriera di salire a chiedermi se ne volevo ancorama lacameriera tornò con la notizia che non avevo nemmeno mangiatola metà di quello che mi aveva portato prima «Ahimè»disse la dama«quella povera ragazza! Ho una gran paura chemai più starà bene.» «Bene?» disse ilfratello maggiore; «e come potrebbe madamigella Betty starbene? se dicono che sia innamorata.» «Io non ci credoproprio» disse la vecchia signora. «Io non so»osservò la sorella maggiore«che cosa dirne: le hannofatto tanto baccano intorno e ch'era bellae che era un amoreech'era non so che cosae per giunta in modo che lei sentissecheormai a quella poveretta il cervello ha dato di voltaimmaginoechi sa che fissazioni possono nascere da quelle idee. Da parte mianon so proprio che dirne.» «Ma peròsorelladeviriconoscere che bella è veramente» disse il fratellomaggiore. «Ah sìe molto più bella di te anchecara mia» disse Robin«è ciò che timortifica.» «Andiamovianon si parla di questo ora»disse la sorella; «è una ragazza che ha i suoi pregielo sa: non ha bisogno di sentirseli enumerare per andarne vanitosa.»«Noi non parliamo del fatto che sia vanitosa» disse ilfratello maggiore; «ma del fatto che sia innamorata; puòdarsi che sia innamorata di se stessa: questaalmenosembral'opinione delle mie care sorelle.» «Vorrei che fosseinnamorata di me» disse Robin«in quattro e quattr'ottola tirerei fuori dalle sofferenze.» «Che cosa vuoi direcon questoragazzo?» chiese la vecchia dama; «come puoiparlare in questo modo?» «Masignora» ripreseRobincon molto candore«non crederete che io lascerei morired'amore quella povera ragazza e quando fosse amore per me poichebasta stendere la mano per avermi?» «Vergognafratello»disse la seconda sorella«come puoi parlare in questo modo?Vorresti sposare una donna che non ha il becco d'un quattrino?»«Adagiopiccola» disse Robin«la bellezza èuna dote e accompagnata dall'amabilità è dote doppia;ti augurerei che di queste due tu avessi metà del suocapitaleper dote.» E così le tappò la bocca.


«Miaccorgo» disse la maggiore delle sorelle«che se Bettynon è innamoratalo è però mio fratello. Chisaforse con lei non si è ancora dichiarato: scommetterei chenon gli direbbe di no.» «Quelle che cedono quando sonocercate» disse Robin«sono un passo più avanti diquelle che non sono state cercatee due passi più avanti diquelle che cedono prima che le cerchino: ecco una rispostasorellache va bene per te.» Questo fece avvampare la sorellachemontò su tutte le furie e disse che le cose erano ormaiarrivate a un punto che le sembrava l'ora di scacciare quella donna -quella donna ero io - fuori della famiglia; e che date le circostanzeattuali che impedivano di mettermi fuorisperava tuttavia che suopadre e sua madre ci avrebbero pensato non appena fosse statopossibile di muovermi.


Robinrispose che questo riguardava i due capi della famigliaai quali erainutile desse consigli una persona con tanto poco cervello com'erasua sorella.


Leparole furono molte e anche più gravi: la sorella strillavaRobin se ne faceva beffe e le dava la baiama la conseguenza fu chela povera Betty perse estremamente terreno nella famiglia. Io seppidella cosa e piansi dirottamente; la vecchia dama salì atrovarmiqualcuno avendole detto che mi ero preso tanto a cuorel'accaduto. Mi lagnai con lei che era ben duro che i medici dovesserofare sul mio conto un simile apprezzamentodi cui non avevanoragione; che mi riusciva anche più durotenute presenti lecircostanze in cui ero nella famiglia; e che speravo di non averfatto niente di tale da scapitarne nella sua stima né di averdato alcun pretesto al contrasto tra i figli e le figlie. Dissi chemi trovavo più nel bisogno di pensare alla mia bara che non ainnamorarmi e la supplicavo di non permettere che dovessi soffrirenell'opinione ch'ella aveva di meper gli errori di nessuno tranneche per i miei.


Lasignora fu sensibile alla giustezza di quanto dicevoma mi risposeche dato il grande rumore che s'era fattoe poiché il suofiglio minore parlava in modo così invadenteera suodesiderio che fossi con lei tanto leale da risponderle a una soladomandama sinceramente. Le dissi che avrei risposto e con tuttaschiettezza e sincerità. E alloraecco la domanda: michiedeva se non c'era nulla tra me e suo figlio Robert. Le dissi contutte le proteste di sincerità che seppi e che potevo benfareche né allora né mai c'era stato nulla: le dissiche il signor Robert aveva alzato la voce e motteggiatocome anchelei sapeva che era sua abitudinee che io avevo sempre preso quelsuo fare nel senso che immaginavo gli desse anche luidi un modo diesprimersi stravagante e allegro che non voleva significare nulla; eassicurandole che tra noi due non c'era un briciolo di quello che leiaveva dedottoosservai che quelli che avevano mossaquell'insinuazione avevano fatto a me gran torto e un pessimoservizio al signor Robert.


Lavecchia dama rimase pienamente soddisfatta e mi baciòmiparlò rasserenataraccomandandomi di avermi riguardo e nonlasciarmi mancare nulla; quindi si accomiatò. Mauna voltadiscesatrovò il giovanotto e tutte le figlie che si eranopresi di nuovo per i capelli: le ragazze erano fuori di sé daldispetto al sentirsi rinfacciare dal fratello che erano brutte; chenon avevano mai avuto un innamorato; che nessuno aveva mai fatto lorouna dichiarazioneche erano tanto sfacciate da mettersi avanti dasolee via di questo passo. Per farsene beffe il fratello eraricorso a madamigella Betty:

com'eragraziosacom'era amabilecome cantava meglio di tutte quanteemeglio ballavacom'era più bella; e nel fare questo nontralasciava una sola malignità che avesse il potere discottarle. La vecchia dama capitò dabbasso nel pieno delbattibecco eper farla finitariferì loro il discorso che miaveva tenuto e quello che avevo risposto: non esservi niente tra me eil signor Robert.


«Quisbaglia» disse Robin«perché se non ci fosseinvece molto tra noi duenoi saremmo ben più vicini che nonsiamo. Le ho già detto che le voglio un bene pazzo»disse; «ma non sono ancora venuto a capo di convincerlaquestamulache parlo sul serio.» «Non vedo perchédovresti» disse la madre«nessuno che abbia la testa sulcollo può credere che tu faccia sul serio parlando a questomodo con una povera ragazza di cui conosci bene la condizione.»«Ma sentifigliolo» riprese«visto che ci haiconfidato di non essere riuscito a convincerla che tu fai sul serioci dirai che cosa dobbiamo pensare noi? Tu divaghi talmente neldiscorso che nessuno può capire se parli sul serio o perscherzo; ma dato che vedo chea tua esplicita confessionelaragazza ha risposto la verità vorrei che anche tu facessi lostesso e mi dicessi seriamentein modo da potermene fidarese c'èqualcosa in questa storia o no. Fai sul serio o no? E' il cervelloinsommache ti ha dato di volta o no? E' una domanda precisa:desidero che tu ci tolga dall'incertezza a questo riguardo.»«In fede miasignora» disse Robin«non serve anulla tergiversare ancora o raccontare bugie: io faccio sul seriotanto sul serio quanto uno che sale sulla forca. Se madamigella Bettyrispondesse che mi ama e che accetta di sposarmiio la pigliereidomattina a digiunodicendo: Ce l'ho e me la tengo. Nemmeno miricorderei di fare colazione.» «Se è così»disse la madre«ecco un figlio perduto»e parlòin tono desolatocome persona molto afflitta. «Spero di nosignora» disse Robin«un uomo non è perdutoquando una buona moglie l'ha trovato.» «Maragazzo mio»disse la vecchia dama«questa donna è la miseria.»«E allorasignoraha tanto più bisogno di carità»ribatté Robin; «la toglierò dalle spalle dellaparrocchia e chiederemo insieme l'elemosina.» «Non sischerza su queste cose» disse la madre. «Io non scherzosignora» disse Robin«verremo a implorare il vostroperdono e la vostra benedizionee quella di mio padre.» «Tuttociò è fuori propositofigliolo» disse la madre;«se tu dici sul serioè la nostra rovina.» «Temodi no» rispose«perché ho una gran paura che leinon vorrà saperne di me. Dopo il trattamento che le ha usatomia sorellanon credo che riuscirò mai a convincerla diaccettarmi.» «Questa sì che è carina. Nonarriverà certo a questo punto.


MadamigellaBetty non è una sciocca» disse la sorella piùgiovane.


«Crediche abbia imparato a dire no più che non facciano le altre?»«Affattomadamigella Bello Spirito» rispose Robin«madamigella Betty non è una scioccama potrebbe darsiche non fosse libera e allora che si fa?» «Davvero»disse la sorella maggiore«che ne sappiamo? Chi puòessere dunque l'uomo? Non esce mai di casa; dev'essere una cosa fradi voi.» «Non ho nulla da rispondere io» disseRobin. «Sono stato interrogato abbastanza; qui c'è miofratello. Se dev'essere una cosa tra di noifatevi sotto con lui.»L'uscita colse nel vivo il fratello maggioreche ne concluse cheRobin doveva avere scoperto qualcosa. Tuttavia si dominòinmodo da non apparire turbato. «Andiamo» disse«noncercare di appioppare a me le tue storie; ti so dire che non trattoin questa derrata; io non ho niente a che fare con nessunamadamigella Betty in tutta la parrocchia» e così dicendosi alzò e se la batté. «Nono» disse lasorella maggiore«rispondo io per mio fratello; è unpo' più pratico del mondo.» Così finìquella conversazionema lasciò sbigottito il fratellomaggiore. Questi ne concluse che il fratello aveva scoperto ognicosae cominciò a chiedersi se non avessi avuto io stessa unamano nella faccenda; con tutto il suo destreggiarsiperònontrovava il modo di arrivare fino a me. Alla finefu tale il suotormento che arrivò alla disperazione e si decise a venirmi avederequalsiasi cosa dovesse nascerne. A questo scopoun giornodopo pranzo fece in modo di tenere d'occhio la sorella maggiore equando la vide dirigersi alle scalele corse dietro. «Aspettamisorella» disse«dov'è questa malata? Non si puòvederla una volta?» «Sì» rispose la sorella«credo che tu possa; ma lascia prima che entri io un momento:te lo dirò.» Quindi corse alla portami avvertìe subito lo richiamò. «Fratello» disse«puoientrarese vuoi.» E lui entròconservando il sussiegodi prima. «Dunque» disse sulla porta entrando«dov'èquesta malata innamorata? Come statemadamigella Betty?» Ioavrei voluto alzarmi dalla mia poltronama mi sentivo tanto deboleche stetti un momento senza riuscirci; lui se ne accorsee se neaccorse la sorella che disse: «Vianon sforzatevi d'alzarvi;mio fratello non vuole cerimoniespecialmente adesso che siete tantodebole.» «Nonomadamigella Bettystate sedutaviprego» disse lui«e si sedette su una poltrona di frontea mecon un'aria straordinariamente allegra.» Parlò unpezzo con noi saltando di palo in frasca ora di una cosaora diun'altraa bella posta per divertire la sorellae di tanto in tantoriportava il discorso sulla solita canzone. «Povera madamigellaBetty» diceva«è ben triste essere innamorati: viha ridotto ben male l'amore.» Alla fine parlai io: «Sonolieta di vedervi così allegrosignore» dissi«mapenso che il medico avrebbe potuto trovare qualcosa di meglio cheprendersi gioco della paziente. Se la mia malattia non fosse statache questoconosco troppo bene il proverbioe il dottore nonl'avrei nemmeno lasciato avvicinare al letto». «Qualeproverbio?» mi chiese. «Come...


"Maled'amoreasino il dottore?"E' questo che ditemadamigellaBetty?» Io sorrisi e non risposi.


«Anzi»riprese«a me pare che l'effetto abbia appunto provato che eraamoredato che sembra che il dottore vi abbia giovato ben poco: virimettete tanto adagiodicono. Sospetto ci sia qualcosa qui sottomadamigellasospetto che il vostro caso sia di quelli incurabili.»Sorrisi e dissi: «Nosignorestate certonon è questoil mio male».


Scambiammoun mucchio di questi discorsi ea voltealtri che significavanoaltrettanto poco. Ben presto mi chiese di cantare qualche canzonealche io sorrisi rispondendo che i giorni del mio canto erano finiti.Alla fine mi chiese se volevo che mi suonasse qualcosa sul flauto; lasorella intervenne a dire che temeva la mia testa non reggesse. Io mi'inchinai e dissi: «Vi pregomadamigellanon opponetevi: amomoltissimo il flauto».


Allorala sorella: «E tu suonadunque». Egli cavò ditasca la chiave del suo gabinetto. «Cara sorella» disse«sono molto pigro: fa' tu un salto a prendermi il flautoènel tal cassetto»; e nominò un luogo dove era sicuro nonaverlo messoperché la sorella potesse perdere un po' ditempo a cercarlo.


Nonappena questa fu uscitaegli mi riferì tutta la storia deldiscorso di suo fratello sul mio contoe mi espresse la suapreoccupazioneche era stato il motivo per cui aveva ricorso allavisita. Io gli assicurai che non avevo mai aperto bocca né colfratello né con nessun altro. Gli dissi la stretta spaventosain cui mi trovavo; che il mio amore per luie la sua proposta cheaccettassi di dimenticare questo sentimento e lo consacrassi a unaltromi avevano atterrita; e che mille e mille volte mi eroaugurata di morire piuttosto che guarire e ritrovarmi a lottarecontro l'identico stato di cose di prima. Aggiunsi che prevedevocomenon appena mi fossi ristabilitasarei stata costretta alasciare la famiglia; che riguardo al matrimonio con il fratellomiripugnava anche solo pensarci dopo quanto era avvenuto tra noiechepoteva esserne certocon il fratello non sarei piùnemmeno tornata sull'argomento; che se lui intendeva violare tutte lesue promessei suoi giuramenti e i suoi impegni con merestasse lacosa tra lui e la sua coscienzama io cheda lui convinta achiamarmi sua mogliegli avevo lasciata la libertà ditrattarmi come moglienon gli avrei mai dato il diritto di dire chechiunque egli fosse per menon gli conservassi tutta la fedeltàche da una moglie è dovuta.


Eglistava per rispondermi e aveva detto già che gli dispiaceva cheio non volessi lasciarmi convincere. Stava per continuarequandosentì giungere la sorellae anch'io la sentii; pure balbettaia fatica questa breve risposta: che non mi sarei mai lasciataconvincere ad amare un fratello e sposarne un altro.


Eglicrollò il capo e disse: «Dunque sono rovinato»alludendo a sé; in quel momento nella camera entrò lasorella e gli disse che non riusciva a trovare il flauto. «Bene»fece lui tutto allegro«questa pigrizia non va» e sialzòe si mosse alla ricerca del flauto. Ma ritornòanche lui a mani vuote: non che non avesse potuto trovarloma nonaveva nessuna voglia di suonare; e d'altronde l'incarico affidatoalla sorella aveva avuto in altro senso il suo effettopoichéegli non voleva altro che parlarmi e a questo era riuscitosebbenecon non troppa sua soddisfazione.


Iosentivoinveceuna grande soddisfazione di avergli dettoliberamente quello che pensavoe con tanta onesta franchezzacomeho spiegato; e benché questo non avesse affatto operato nelsenso che desideravovale a direobbligandomi maggiormentequell'uomopure gli toglievo ogni possibilità di abbandonarmialtro che direttamente offendendo il suo onore e mancando alla suaparola di gentiluomotramite la quale tante volte si era impegnatodi non mai abbandonarmi e di farmi sua moglie non appena avessetoccato la sua sostanza.


Nonpassarono molte settimane che io tornai a girare per la casaecominciai a rimettermi; ma non smettevo di starmene malinconica eritiratacosa che stupiva tutta la famigliaeccetto colui chesapeva i miei motivi. Puredovette passare molto tempo prima chedesse un segno qualunque di essersene accortoe ioaltrettantoritrosa a parlare quanto luimi comportavo con ogni rispetto in suapresenzama non cercavo di avanzare mai una qualsiasi parola che nonsuonasse impersonale. Questo durò per un sedici o diciassettesettimaneal punto chedato che io mi aspettavo di giorno in giornodi essere congedata dalla famiglia per via di quell'avversione chedovevano avermi posto per tutt'altri motivi di cui non avevo colpaero ormai certa che non avrei più avuto niente da quelsignoredopo tutte le sue solenni promessese non la rovina el'abbandono.


Allafine suscitai io stessa nella famiglia la questione della miapartenza; poiché un giorno checon la vecchia damaparlavoseriamente dei casi miei e di come la malattia mi avesse lasciato unagrande oppressione di spiritola vecchia mi disse: «Io temoBettyche quanto ti ho detto di mio figlio abbia malamente influitosu di tee che sia malinconica per causa sua: dimminon vuoiconfidarmi come stiano le cose fra voi duese la domanda non èindiscreta?

Perchéquanto a Robinnon fa altro che beffare e scherzare quando glieneparlo». «Eccoin tutta veritàsignora» lerisposi«le cose stanno come davvero non vorrei: saròcon voi assolutamente sincera in questoqualunque cosa me ne debbarisultare. Il signor Robert parecchie volte mi ha proposto disposarmie questa non è una cosa alla quale potessi aspiraretenuta presente la mia miserabile condizione. Gli ho sempreresistitoe questo forse in termini più espliciti che non misi confacessevista la considerazione che devo a ogni membro dellavostra famiglia. Tuttaviasignora» dissi«come potevodimenticare l'obbligo che ho a voi e alla vostra casafino al puntodi acconsentire a ciò che ero certa non potesse non riuscirvisgradito? Gli dissi esplicitamente che non avrei mai accolto unpensiero di quel tipo se non previo il vostro consenso e quello disuo padreai quali ero legata da tante fortissime obbligazioni.»«Ma è dunque possibileBetty?» disse la vecchiadama. «Alloratu sei stata con noi molto più giusta chenon siamo stati noi con te; perché tutti ti consideravamo comeuna specie di laccio per mio figlio eallarmata di questoiopensavo di proporti che te ne andassima non te ne avevo parlatofinoraperché temevo di darti un così grande doloreche di nuovo ti buttasse a terra. Giacché del rispetto per tene abbiamo sempreanche se non arriva al punto di consentirci larovina del mio figliolo; ora peròse le cose stanno davvero aquesto modonoi tutti ti abbiamo fatto un gravissimo torto.»«Quanto alla verità di quello che dicosignora»risposi«me ne appello a vostro figlio in persona. Se vorràusarmi un minimo di giustiziadovrà raccontarvi tutta lastoria esattamente come l'ho raccontata io.» La vecchia damaandò dalle figlie e raccontò loro tutta la storiaesattamente come gliel'avevo raccontata io. Quelle furono stupefattevi assicurocome del resto prevedevo. Una disse che non se losarebbe mai creduto; un'altra disse che Robin era uno sciocco; unaterza che lei non ci credeva una sola parola e che era pronta amettere la mano sul fuoco che Robin l'avrebbe raccontata intutt'altro modo. Ma la vecchia damache era decisa ad andare a fondonella faccenda prima che io avessi la minima opportunità dimettere il figlio al corrente di ciò che era avvenutodecisepure che avrebbe senz'altro parlato con il figlio e a questo scopo lomandò a cercare (era semplicemente andato da un avvocato incittà)ed egli senz'altro tornò a casa.


Appenafu giunto da loroperché erano tutte riunite: «SiediRobin» disse la vecchia dama«ho da parlarti».«Con tutto il cuoresignora» disse Robin con un'ariapiuttosto gaia. «Spero si tratti di una buona moglieperchéne ho davvero un gran bisogno.» «Come va questa storia?»disse la madre. «Non sostenevi che eri deciso a sposaremadamigella Betty?» «Sìmadamama c'èqualcuno che si oppone alle pubblicazioni.» «Che sioppone alle pubblicazioni! Chi può essere?» «Madamigellain persona» rispose Robin. «Com'è possibile?»disse la madre. «Le hai dunque chiesto di sposarti?»«Proprio cosìsignora» disse Robin. «E' giàil quinto formale attacco che le muovo da quando è guarita esono tuttora sconfitto; la muletta è talmente ostinata che nonvuol saperne di capitolare né di cedere a nessun pattose nona uno tale che non posso accettare.» «Spiegati»disse la madre«io sono sbalordita; non ti capisco. Spero chetu scherzi.» «Eppuresignora» riprese lui«ilcaso èquanto a meabbastanza chiarosi spiega da sé:non mi vuolem'ha detto; non è una cosa chiara? A me sembrachiaroe anche tondono?» «Sìma» dissela madre«parli di condizioni che tu non potresti farle; checos'è che vuole: una sistemazione? Il suo capitale dev'esseresecondo la sua sostanza; che dote porta?» «Quanto afortuna» rispose Robin«è abbastanza ricca: inquesto mi ritengo soddisfatto; ma sono io che non ce la faccio arispondere alle sue condizionie lei è risoluta chefuori dicosìnon mi prende.» Qui s'intromisero le sorelle.«Signora» disse la seconda«è impossibileparlare seriamente con lui; non vi darà mai in niente unarisposta come si deve; fareste meglio a lasciarlo stare e nonparlarne più: sapete come fare per togliergli quell'altra dasotto gli occhi.» Robin fu un po' punto dalla villania dellasorellama le rese subito il contraccambio. «Ci sono duespecie di personesignora» disse rivolgendosi alla madre«concui non serve discutere; e sonoi saggi e gli stupidi; è unpo' dura che io debba mettermi contemporaneamente con gli uni e congli altri.» Allora la più giovane intromise: «Devecrederci davvero delle stupidenostro fratelloper mettersi intesta di raccontarci che ha chiesto seriamente alla Betty di sposarloe lei non ha voluto».


«Rispondie non rispondidice Salomone» ribatté il fratello.«Quando un fratello dice che le ha fatto la proposta non menodi cinque volte e che lei ha formalmente rifiutato ogni voltamisembra che non spetta alla sorella minore mettere in dubbio la cosaspecialmente quando non l'ha fatto sua madre.» «La mammavedi tunon ha ancora capito» disse la seconda sorella. «C'èuna certa differenza» disse Robin«tra invitarmi aspiegaree dirmi che lei non ci ha creduto.» «Mainsommafigliolo» disse la vecchia dama«se ti vuoidegnare di ammetterci in questo misteroche cosa sono queste gravicondizioni?» «Sìsignora» disse Robin«l'avrei fatto da tempose queste seccatrici non mi avesserodisturbato con le loro interruzioni. Sonoqueste condizioniche ioottenga il consenso vostro e di mio padre; senza di che lei protestache non vorrà nemmeno più sentirmi parlare dellaproposta. E queste condizionicome ho dettoimmagino che non saròmai in grado di accettarle. Spero che le mie accese sorelle siriterranno soddisfatte orae arrossiranno un tantino.» Questarisposta fu per tutte uno stuporema un po' meno per la madreacausa di quello che le avevo detto io. Quanto alle figlieammutolirono un bel po'ma la madre disse con veemenza: «Questal'avevo già sentita ma non potevo crederci: se è cosìperòabbiamo allora tutti quanti fatto un grave torto aBettye lei si è comportata meglio che io non sperassi».«Davvero» disse la sorella maggiore«se ècosìsi è veramente comportata bene.»«Riconosco» disse la madre«che non fu colpa dileise Robin fu tanto sciocco da incapricciarsene; ma dargli unarisposta similedimostra più rispetto per noi che io nonsappia dirmi; tanto più apprezzerò la ragazza per tuttoil tempo che la conoscerò.» «Ma io no» disseRobin«a meno che voi non mi diate il vostro consenso.»«Ci penserò sopra» rispose la madre«e tiassicuro chese non ci fossero altre obiezioniquesto saggio dellasua condotta avrebbe fatto molto per convincermi.» «Speriamoche possa fare tutto» disse Robin; «se vi preoccupaste ditrovarmi pace quanto vi preoccupate di trovarmi quattrininon cimettereste troppo ad acconsentire.» «Ma dunqueRobin»riprese la madre«è veramente una cosa seria?

Sarestidavvero felice di sposarla?» «Sul seriosignora»disse Robin«mi sembra carina che continuiate a interrogarmisu questo proposito.


Nondirò più che voglio sposarla. Come posso venirne acapoquando vedete anche voi che non posso farne nulla senza ilvostro consenso?

Maquesto diròe seriamenteche non ne sposerò maiun'altrase Dio mi aiuta. O Betty o nessunaquesto è il miomotto: quanto al problema della scelta tra le duela decisione èaffidata al vostro cuoresignorapurché soltanto le mieamabili sorelle non ci abbiano che fare.» Tutto questo eraterribile per mepoiché la madre incominciò atentennare e Robin non le lasciava quartiere. Di più essa siconsigliò col figlio maggiore che fece uso di tutti gliargomenti possibili e immaginabili per convincerla ad acconsentireallegando il grande amore di suo fratello per meil generosorispetto che avevo mostrato alla famiglia rinunciando al miointeresse per un così delicato punto d'onore e mille altrecose. Quanto al padre poiera un uomo tutto preso nel vortice deipubblici affari e del guadagnoquasi mai in casapreoccupato delsuo interessema che lasciava ogni faccenda di quella specie allamoglie.


Potreteagevolmente convincervi che una volta portatosecondo quantocredevanoquell'imbroglio alla luce del solenon era piùcosì difficile o pericoloso per il fratello maggioredi cuinessuno sospettava nullaottenere un più libero accesso; lamadre anzie questo rispose ai suoi desiderigli fece la propostache parlasse lui della cosa con madamigella Betty. «Puòdarsifigliolo» gli disse«che tu veda piùdentro di me in questa faccendae capisca se lei è stata cosìesplicita come dice Robino no.» Questo era quanto di meglioegli potesse desiderare e si lasciò infatti convincere dallepreghiere della madre a venirmi a parlare: la vecchia dama mi portòda lui nella sua stanzami disse che suo figlio aveva qualcosa dadirmi da parte sua; poi ci lasciò soli e si chiuse la portaalle spalle.


Eglimi venne incontro ancora una volta e mi prese tra le braccia e mibaciò con grande tenerezzama mi disse che eravamo ormaiarrivati a quella crisi in cui dovevo decidermi per la felicitào l'infelicità di tutta la vita e chese non potevocompiacere al suo desideriola rovina ci aspettava l'una e l'altro.Poi mi raccontò tutta la storia fra Robincome lo chiamavaesua madre e le sorelle e lui stesso. «E orapiccola mia»disse«considera che cosa vorrà dire sposare ungentiluomo di buona famigliain buone condizioni di fortunacon ilconsenso di tutta la casae godere così tutto quello che ilmondo può offrirti; e che cosainvecesarà per teaffondare nella nera condizione di una donna che ha perso il suo buonnome: e chesebbene io sarò per te tutta la vita un segretoamicopurevisto che i sospetti mi seguiranno sempretu avraipaura di trovarti con me e io avrò paura di proclamarti mia.»Non mi lasciò il tempo di risponderema riprese in questomodo:

«Quelloche è passato fra noipiccolapurché cosìdecidiamopuò venire sepolto e dimenticato. Io non smetteròmai di essere il tuo amico sinceroe mi spoglierò di ognidesiderio di una più stretta intimità con tenonappena sarai diventata mia sorella; noi godremo di tutto quello che èonesto nell'intimità senza che tra noi debba mai essercinessun rimprovero che siamo caduti in fallo. Ti scongiuro di pensarcibene e di non sbarrarti la via della salvezza e della prosperità;e per convincerti che io sono sincero» aggiunse«tioffro qui cinquecento sterline per risarcirti in qualche modo dellelibertà che mi sono preso con tee per l'avvenire leconsidereremo una parte delle follie della nostra vitadi cui speroche ci sapremo pentire».


Dissetutte queste cose in termini molto più toccanti che non mi siapossibile ritrovaree voi potete immaginarlivisto che mi trattennein quel colloquio per più di un'ora e mezzo; rispose cosìa tutte le mie obiezioni e rafforzò il suo discorso con tuttigli argomenti che ingegno e arte umana potessero escogitare.


Tuttavianon posso dire che nessuna delle sue parole mi facesse tantaimpressione da darmi un pensiero decisivofinché alla fine midichiarò chiaro e tondochese io rifiutavogli dispiacevamolto ma doveva avvertirmi che non avrebbe mai più potutocontinuare nella situazione di prima; chenonostante mi amassetuttora e io gli piacessi sempreil senso della virtù nonl'aveva però talmente abbandonato da permettergli di andare aletto con una donna che il fratello corteggiava per farne sua moglie;che se lo lasciavo andare via con un rifiuto su quel puntoqualunquecosa lui stesse ancora per fare in mio soccorso a causa della suaprimitiva promessa che avrebbe pensato a mepure non avrei dovutomeravigliarmi se si sentiva in obbligo di dirmi che non avrebbe maipiù tollerato di vedermi in futuro: e chesinceramenteionon potevo pretendere questo da lui.


Ioaccolsi quest'ultima parte del discorso con qualche segno di stuporee di smarrimentoed ebbi non poca difficoltà a trattenermidal cadere priva di sensiperché sul serio io amavoquell'uomo a livello così eccessivo che non è facilefarsene idea; ma egli comprese il mio smarrimento e mi scongiuròdi pensare alla cosa con tutta serietà; mi assicurò cheera quello l'unico modo di conservare il nostro reciproco affetto;che nella nuova situazione avremmo potuto amarci come amicicon lamassima tenerezza e di un amore senza macchiaimmuni dai nostrigiusti rimproveri e immuni dai sospetti del prossimo; che egliavrebbe sempre riconosciuta da me la sua felicità; che sisarebbe per tutta l'esistenza sentito in debito con me e avrebbepagato quel debito fino al giorno del suo estremo respiro. Mi portòcosìinsommaa uno stato di esitazione: davanti mi stavanotutti i pericoli rappresentati a immagini vivide e per giuntaesaltati dalla mia fantasiadato che mi vedevo respinta nell'immensomondo come una qualunque prostituta scacciataperché eravamoa questoe magari pubblicamente svergognata come tale; con poco oniente per sostentarmisenza amiciziesenza conoscenze nel mondointerovia da quella città dove non potevo certo pretenderedi rimanere. Tutto questo mi atterriva oltre misuraed egli facevadel suo meglio in tutte le occasioni per mettermelo davanti dipintocon i peggiori colori. Dall'altra partenon trascurò di farmirisaltare la vita facileprosperache avrei avuto in sorte divivere.


Controbattétutto quello che in nome dell'affetto e dei primitivi impegni ioseppi obiettargliritornando sulla necessità che ora ci stavadavanti di cambiare i nostri progetti; e quanto alle sue promesse dimatrimonioil corso stesso delle cosedissele aveva rese vanepresentando la possibilità che io diventassi la moglie di suofratello prima del tempo al quale queste promesse avevano avutoriguardo.


Ecosì in una parolaposso ben diremi tolse la ragione aforza di ragionamenti; abbatté tutte le mie argomentazionieio cominciai a intravvedere un certo pericolodi cui prima non avevotenuto nessun conto; e ciò eradi venire abbandonata da tuttie duee lasciata sola nel mondo a cavarmela da me come potevo.


Quest'ultimaconsiderazione e i suoi ragionamenti mi convinsero alla fine adacconsentirema lo feci con tanta riluttanza che era facile vedereche io sarei entrata in chiesa come un orso va al palo. Avevo purequalche apprensione sulla mia personatemendo che il mio nuovosposoper il quale tra l'altro non sentivo il minimo affettoriuscisse tanto accorto da chiamarmi a un'altra resa di contilaprima notte che saremmo stati insieme a letto; ma l'abbia o no fattoappositamentenon sofatto sta che il fratello maggiore si incaricòdi ubriacarlo e moltoprima che fosse l'ora di mandarlo a lettocosicché io ebbi la soddisfazione di passare la prima nottecon un ubriaco. Come abbia fatto non soma conclusi che certo questaera una sua pensataper togliere al fratello la facoltà digiudicare della differenza tra una ragazza e una donna sposata; néil fratello ebbe mai alcun sospetto di tutto questoe nemmenos'impacciò a pensarci.


Madebbo ritornare un po' indietroal punto dove ho interrotto. Ilfratello maggioreadesso che aveva avuto ragione di mesi diedealla seconda partedi venire a capo della madree non smise finchénon l'ebbe portata a rassegnarsi e accettare la cosa senza neppureavvertire il padrealtro che per lettere; sicché essaacconsentì a che ci sposassimo privatamenteriservandosi ditrattare con il padre in seguito.


Poisi mise a lisciare il fratello e lo convinse che aveva reso ungrandissimo servigio a lui e strappato il consenso a sua madrecosacheper quanto veranon era certo stata fatta per la sua bellafacciama per il proprio tornaconto; eppurein questo modo loraggirò con ogni zelo e si ebbe i ringraziamenti del fidoamico per essere venuto a capo di rifilare tra le braccia delfratello come moglie la propria baldracca. Così naturalmentegli uomini rinnegano l'amore e la giustiziae perfino la religionepur di mettersi al sicuro.


Devoora ritornare al fratello Robincome noi lo chiamavamocheavutonel detto modo il consenso della madrecorse da me con la grandenotizia e mi raccontò tutta la storia com'era andatacon unasincerità così visibile chedevo confessarlomi fecemale l'essere costretta a fare da strumento per ingannare ungentiluomo tanto onesto. Ma non c'era rimedio: lui mi voleva a tuttii costie io non ero tenuta a spiegargli che ero la baldracca delfratelloper quanto non avessi altro modo di togliermelo di torno.Così a poco a poco mi rassegnai ed eccoci sposati.


Lamodestia mi vieta di rivelare i segreti del letto nuzialema nienteavrebbe potuto darsi di più appropriato al mio stato del fattochecom'è detto sopramio marito era tanto ubriaco quandovenne a letto che la mattina dopo non riusciva a ricordare se avesseo no avuto contatto con me e io fui costretta a dirgli che sìanche se in realtà non era veroper accertarmi che nonavrebbe potuto fare nessuna ricerca di altro tipo.


Aglieffetti della storia che racconto interessa ben poco entrare inulteriori particolari sulla famiglia o su di me nei cinque anni chevissi con questo marito: basti dire che ebbi da lui due figli e chein capo a cinque anni morì. Egli fu veramente per me un ottimomaritoe ci tenemmo molto buona compagnia; madato che dai suoi nonaveva ricevuto molto e nel poco tempo che era vissuto non avevaaccumulato molta sostanzala mia condizione non si trovòtroppo floridané con quel matrimonio mi ero rimessa molto insesto. Inveroavevo conservato un 500 sterline in obbligazionicheil fratello maggiore mi aveva offerto perché acconsentissi asposarmi; e questecon quanto avevo messo da parte del denaro che miaveva regalato in precedenza e con circa altrettanto da parte di miomaritofaceva di me una vedova con qualcosa come 1200 sterline intasca.


Imiei due figlipoimi vennero fortunatamente tolti di sulle bracciadai genitori di mio marito. Altro da madamigella Betty non ebbero.


Confesseròche non provai per la perdita di mio marito il dolore che avreidovutoe nemmeno posso dire di averlo mai amato come sarebbe statomio dovere o come meritava l'ottimo trattamento che mi usòdato ch'egli era un uomo teneroaffezionato e amabile quantoqualsiasi donna avrebbe potuto desiderare; ma suo fratelloche mistette sempre sotto gli occhiper tutto il tempo almeno che passammoin campagnaera per me una continua tentazionee non una sola voltaandai a letto insieme a mio marito senza desiderare invece di esseretra le braccia del fratello. E benché questi non mi avessemaidopo il matrimoniorivolto la minima attenzione in questosensoma si comportasse appunto come si conviene a un fratellopurea me era impossibile fare altrettanto einsommacommisi con luiogni giorno adulterio e incesto nei miei desideriil che fuor didubbio era altrettanto criminoso che in realtà.


Primache mio marito morisseil fratello maggiore si sposò edatoche noi ci eravamo trasferiti a Londraricevemmo dalla vecchiasignora l'invito di assistere al matrimonio. Mia marito ci andòma io dissi che ero indisposta e rimasi a casa; perchéadirla brevenon potevo reggere allo spettacolo di vederlo legato aun'altra donnaquantunque ben sapessi che io non lo avrei mai piùavuto lo stesso.


Mitrovavo oracome già un'altra voltalibera nel mondo e datoche ero ancora giovane e bellacome tutti dicevano e come viassicuro che io ben credevoe con una discreta fortuna in tascafacevo di me non poco conto. Mi corteggiarono diversi mercanti didiscreto riguardoe specialmente con grandissimo ardore un tizionegoziante di telein casa del qualedato che conoscevo suasorellaandai ad abitare dopo la morte di mio marito. Qui ebbi tuttala libertà e opportunità che volli di spassarmela efrequentare compagnieessendo la sorella di questo mio padrone dicasa una delle più folli e gaie creature di questo mondoenon così avara della sua virtù come avevo all'iniziocreduto. Costei mi introdusse in un mondo disordinatissimoe giunseal punto di portarsi a casa varie personedi quelli che era suogusto compiacereperché facessero la conoscenza della bellavedova. Edato che la fama e gli stupidi formano un solo consessoio fui stavolta meravigliosamente vezzeggiataebbi ammiratori inabbondanzae di quelli che si davano dell'innamorato; ma non trovaifra tutti un solo partito discreto. Quanto alla loro mira comunequella la capivo fin troppo bene per lasciarmi attirare un'altravolta in lacciuoli di quel tipo. Il mio caso era cambiato ormai;avevo dei quattrini in tascae niente da dire a quella gente. Erostata giocata una volta con quell'impostura che si chiama amoree lapartita era chiusa; ero decisa ormai di sposarmi o nientedisposarmi bene o nemmeno pensarci.


Perla veritàla compagnia degli uomini spensierati e spiritosimi piacevae spesso me ne venivano presentaticome pure di queglialtri; ma mi accorsiper fondata osservazioneche i tipi piùbrillanti mi facevano le più sciocche proposte; sciocchevoglio direrispetto a quello che io cercavo. D'altronde quelli chevenivano con le proposte migliorierano la razza più scioccae più spiacente del mondo. Non che io fossi contraria a unmercante; ma in questo caso avrei voluto un mercanteperdincicheavesse anche un po' del gentiluomo; tanto chese a mio marito fossevenuto in mente di portarmi a Corte o alla commediagli confacesseuna spada e un portamento da gentiluomo tanto quanto a un altro; noncome quelli che hanno ancora sulla giacca il segno dei legacci delgrembiuleo il segno del cappello sulla parruccache hanno l'ariadi essere attaccati alla spada e non la spada cinta a loroe portanoinsomma il proprio commercio scritto in fronte.


Ebbenealla fine trovai questo essere anfibioquesta creatura terracqueadetta un gentiluomo-mercante; e come giusto castigo della mia folliavenni presa nello stesso lacciuolocheposso ben direavevo tesoio stessa.


Eraanche lui un mercante di telepoichésebbene la mia compagnaavrebbe volentieri negoziato con me per conto del fratellopurequando si venne al puntosi trattava - pare - di diventare unasemplice amantee io mi tenevo stretta alla massima che una donnala quale possieda i quattrini per farsi sposarenon dovrebbe mairestare una mantenuta.


Ecosì il mio orgoglionon i miei principiil mio denarononla mia virtùmi conservarono onesta; benché come poisi videavrei fatto molto meglio a lasciarmi vendere dalla mia amicaal fratello piuttosto che vendermi da mecome fecia un mercanteche era un libertinoun gentiluomoun negoziante e un pezzentetutto in una volta.


Conil mio capriccio di sposare un gentiluomocorsi così allarovina e nel più grossolano dei modi che sia mai toccato a unadonna; poiché il mio novello marito trovandosi di punto inbianco fra mano un bel gruzzolosi buttò a fare unaprofusione di spese taliche tutto il mio e tutto il suo insieme nonavrebbero resistito un anno solo.


Fuinnamoratissimo di me per circa tre mesie quello che ricavaidall'avventurafu che almeno ebbi il piacere di vedergli spenderegran parte dei miei denari per me. «Senticara» mi disseun giorno«vogliamo andare a fare un giretto in campagnaperuna settimana?» «Ma sìcaro» risposi«dovevuoi che andiamo?» «Non m'importa dove» mi disse«ma ho in mente di comparire per una settimana come personaggidi qualità: andremo a Oxford» disse. «Ma come ciandremo?

Ionon so montare a cavalloe per una carrozza è troppodistante.» «Troppo distante!» esclamò; «nonc'è distanza che tenga per un tiro da sei. Se ti porto fuoridovrai viaggiare come una duchessa.» «Uhm» dissi«mio caroè una stravaganza; ma se proprio ci tieninon importa.» E così fissammo il giorno; ci fu una riccacarrozza con ottimi cavallipostiglione e due lacchè conbellissime livree; un gentiluomo a cavallo e un paggiosu un altrocavallocon la piuma sul cappello. I servi chiamavano tutti miomarito Milorde io ero Suo Onore la Contessa: viaggiammo cosìfino a Oxford e fu una bellissima gitagiacchéonore almeritonon c'era al mondo pezzente che sapesse fare il lord megliodi lui. Visitammo tutte le rarità di Oxford; discorremmocondue o tre membri della facoltàdi mandarci a studiare unnipote che era stato affidato a Sua Signoriae sarebbero stati lorostessi i suoi professori. Ce la spassammo a pigliare in giro varialtri disgraziati studiosifacendo balenare loro la speranza didiventare cappellani di Sua Signoria e portare un giorno la sciarpa;e vissuti così veramente quanto a spesa come la gente del granmondoci dirigemmo a Northampton ea farla brevedopo un giro dicirca dodici giorni ritornammo a casa. Fu una zuppa di 93 sterline.


Lavanità è la perfezione del fatuo. Mio marito aveva almassimo grado questa qualità: non considerava affatto lospendere. E dato che la sua storiapotete esserne certiha in séscarsissimo pesobasterà se vi dico che dopo circa due anni etre mesi fallìlo chiusero nel carcere provvisorioe luidato che era stato arrestato per un debito tanto grosso che nonpoteva dare cauzionemi mandò a chiamare.


Nonfu una sorpresa per meperché avevo previsto da un po' tempoche tutto sarebbe andato a rotolie mi ero adoperata per metteresepotevoqualcosa da parte per conto mio. Quando mi mandò achiamare peròsi comportò con me molto meglio diquanto non mi fossi aspettata. Mi disse chiaro e tondo che era statoun minchione e che si era lasciato cogliere alla sprovvista mentreavrebbe potuto pensarci prima; che ora prevedeva che non se lasarebbe cavata e perciò voleva che io tornassi a casa edurante la notte portassi al sicuro tutte le cose di qualche valoreche possedevo; poiche se mi riusciva di portare via dalla bottegaun cento o duecento sterline di mercelo facessi senz'altro.«Soltanto» avvertì«non farmi sapere nullané quel che potrai prendere né dove lo porteraiperchéquanto a me» disse«sono deciso ad uscire di qua eandarmene; e se accadràmia carache tu non abbia mai piùmie notizie ti auguro ogni bene; il mio solo rimpianto è peril danno che ti ho fatto.» Mi disse davvero delle parole moltonobili al momento del distaccoperché era un gentiluomocomevi ho dettoe fu quello tutto il beneficio che trassi dalla suafinezza: mi trattò fino all'ultimo con ogni nobiltàsolo spese tutto quanto avevo e mi ridusse a derubare i creditori permettere insieme di che tirare avanti.


Tuttaviasiate sicurifeci come mi aveva indicatoe preso cosìcongedo da luinon lo vidi mai piùdato che trovòmodo di evadere quella stessa notteo la successivadal carcereprovvisorio. Come abbia fatto non soperché non riuscii avenire a saper altro che questo: rientrò in casa circa alletre del mattinofece trasportare quello che restava delle sue mercialla Zecca e chiuse la bottegapoimesso insieme tutto il denaroche gli fu possibileraggiunse la Franciada dove mi vennero due otre lettere sue e basta.


Nonci vedemmo quando tornò a casaperchésentite le sueistruzioniio non avevo perso tempo e più nessun interesserimaneva che mi richiamasse in casavisto che poteva anche capitarmidi venirci trattenuta dai creditori Infattiessendo stata emessapoco dopo una dichiarazione di bancarottaavrebbero potutotrattenermi per ordine dei giudici. Ma mio maritodopo la suadisperata evasione dal carcerecompiuta lasciandosi scivolare quasidal tetto fin sul tetto di un altro edificio e di qui saltando daun'altezza di quasi due pianicosa da rompersi l'osso del collotornò a casa e asportò la sua roba prima che icreditori venissero per il sequestro; vale a direprima chepotessero ottenere la dichiarazione e raccogliere gli uscieri per lapresa di possesso.


Miomarito fu con me tanto cortese - ripeterò ancora una volta cheaveva molto del gentiluomo - che nella sua prima lettera mi facevasapere dove aveva pignorato per 20 sterline venti pezze di telad'Olanda che ne valevano più di 90 e accludeva la polizza perricuperarle pagando; il che io fecie a suo tempo ne ricavai piùdi 100 sterlineavendo agio di tagliarle e venderne a famiglieprivatesecondo che se ne presentava l'opportunità.


Tuttaviacon tutto ciò e con quanto avevo precedentemente messo dapartemi accorsitirati i contiche il mio caso era assai cambiatoe la mia fortuna diminuita poichéincluse le tele d'Olanda eun pacco di bella mussolina che mi ero assicurato in passatoequalche po' d'argenteria e altromi accorsi che potevo a mala penamettere insieme un 500 sterline; e la mia condizione era moltosingolare perchépur non avendo figli (uno ne avevo avuto dalmio gentiluomo- mercantema era morto e sepolto)pure ero unavedova disgraziataavevo e non avevo un maritoe non potevopretendere di sposarmi una seconda voltabenché fossi certache mio marito non avrebbe più rimesso piede in Inghilterraneanche se fosse vissuto altri cinquant'anni. In questo modoripetomi era precluso il matrimonioqualunque occasione potessi trovare; enon avevo una sola persona amica con la quale consigliarmi nellostato attualeo almeno tale da poterle confidare il segreto dellamia situazione; dato che se i giudici arrivavano a essere informatidel mio domicilioio venivo senz'altro fermata e tutto quello cheavevo da parteconfiscato.


Conquesti timorila prima cosa fu di trasferirmi in un luogo dove nonfossi conosciutae assumere un altro nome. Questo feci veramente:

andaianch'io alla Zecca presi alloggio in un posto molto ritiratomivestii dei costume di vedova e mi feci chiamare la signora Flanders.


Quibenché mi tenessi nascosta e le mie nuove conoscenze nonsapessero niente di mepure ebbi presto intorno una numerosacompagnia; e sia che le donne si trovino più rade fra la genteche si può frequentare in quel luogoo che nelle miserie delluogo certe consolazioni siano più necessarie che in altreoccasioniben presto mi accorsi che una donna piacente era una cosaincredibilmente preziosa tra quei figli della sofferenza: e chequegli stessi i quali non potevano pagare mezza corona per sterlinaai creditori e si indebitavano all'insegna del Toro per sfamarsitrovavano sempre un po' di denaro per una cenetta se la donna andavaloro a genio.


Comunqueper il momento mi mantenni intattabenché cominciassi - comel'amante di lord Rochester che le piaceva stare con lui ma piùin là non voleva andare - a godermi la fama di una baldraccasenza goderne i piaceri; e fu per questa ragione chestanca delpostononché della compagniacominciai a ventilare la miapartenza.


Eraveramente argomento di strane meditazioni per meil vedere uomininelle più difficili circostanzeridotti qualche grado piùin basso della rovinachemalgrado le loro famiglie fossero oggettodei loro stessi terrori e della carità del prossimopurefinché duravano padroni di un quattrino e anche di menosisforzavano di sommergere la loro infelicità nel viziocontinuando ad accumulare colpesudando per dimenticare azionipassate che sarebbe stato quello il momento giusto di ricordarepreparando insomma altra materia di pentimento e continuando apeccare come rimedio del peccato antico.


Manon è per niente affar mio predicare; questi uomini eranotroppo corrotti perfino per me. C'era qualcosa di orrendo e diassurdo nel loro modo di peccareperché era tutta unaviolenza fatta a se stessi:

nonsolo agivano contro coscienzama contro naturae niente era piùfacile che accorgersi dei sospiri che interrompevano i loro canti odel pallore e dello strazio che sedeva loro in fronte a dispettodegli sforzati sorrisi che fingevano. E anziqualche volta la veritàusciva dalla loro stessa boccanell'attimo in cui buttavano ildenaro in uno sfrenato festino o in un amplesso infame. Ne ho sentitichevolgendositraevano un sospiro profondo esclamando: "Farabuttoche sono! EppureBettyanima miabevo alla tua salute": doveil disgraziato alludeva all'onesta moglieche magari per sé eper i suoi tre o quattro bimbinon aveva una mezza corona.L'indomani mattina rieccolo a recriminaree magari la povera mogliein lacrime viene a cercarloportandogli il ragguaglio di quello chefanno i creditorie come lei con i bambini sono stati buttati instradaoppure qualche altra notizia tremenda; questo accrescemateria al rimorso; ma quando il disgraziato l'ha rimeditata escrutata fin che quasi è impazzitonon avendo principi che losostenganoniente dentro o sopra di sé che lo confortiincontrando da ogni parte solo tenebrasi butta ancora una voltaverso lo stesso ristorocioè si abbandona all'ubriachezza ealla libidinee abbattendosi nella compagnia di uomini che sono nelmedesimo suo statoripete il delitto e in questo modo ogni giornoprocede di un passo sulla via della distruzione.


Ionon ero abbastanza corrotta per una compagnia come quella. Alcontrario anzicominciai a considerare seriamente che cosa dovessifare: come andavano le mie cose e quale decisione potevo prendere.


Sapevodi non avere amicizie; nonemmeno una sola amicizia o un parente nelmondo; e quel poco denaro che mi era rimastoa vista d'occhio siconsumava: per il giorno che fosse tutto sfumato non vedevo davanti ame altro che angoscia e fame. Su queste considerazioniripetoepiena di orrore per il luogo dov'eromi decisi a sloggiare.


Avevoconosciuto un ottimo e sensato tipo di donnaanch'essa vedova comemema in migliori condizioni. Il marito era stato capitano di unanave ecapitatogli l'infortunio di un naufragio mentre era sulla viadel ritorno dalle Indie Occidentalisi era così disperatodella perdita cheper quanto avesse salva la vitamorì inseguito di crepacuore; e la vedova perseguitata dai creditorifucostretta di rifugiarsi alla Zecca. Ben presto con l'aiuto di personeamiche si rimise in sesto e ritrovò la sua libertà; esentendo che io ero rifugiata là più per tenerminascosta che non per sfuggire a determinate azioni legalie sentendoanche che andavo d'accordo con leio piuttosto lei con mein ungiusto aborrimento del luogo e della compagniami invitò avenire a starmene con leifino a che non mi fossi rimessa incondizione di ristabilirmi nel mondo a mio gusto; dicendomi pure chepotevo esser certa che qualche bravo capitano di nave si sarebbeinvaghito di me e mi avrebbe fatta la cortein quella parte dellacittà dove lei abitava.


Accettaila sua offerta e passai con lei la metà di un anno: sareirimasta anche di più se nel frattempo non fosse toccato a leiquello che aveva promesso a me: fece infatti un matrimoniovantaggiosissimo.


Maandassero pure le fortune degli altri a gonfie velele mie facevanoacqua assaie non trovai niente in pronto se non qualche nostromo osimili. Quanto ai comandantiessi erano generalmente di due specie.Primo: Quelli cheavendo un commercio bene avviatovale a dire unabuona naveerano decisi a non sposarsi se non con vantaggio.Secondo: Quelli chetrovandosi con le mani in manoerano allaricerca di una moglie che fornisse loro una nave; e voglio dire:

Primouna moglie chepossedendo qualcosapotesse metterli in grado diacquistare direttamente parte del possesso di una navein modo daincoraggiare i proprietari ad associarsi; oppure: Secondo una mogliechese anche non aveva fondiportasse però amicizieinteressate nella navigazione e servisse così a sistemare ilgiovanotto su una buona nave. Nessuno dei due era il mio casoragionper cui avevo molto l'aria di dovermene restare in magazzino.


Questaverità la imparai ben presto per esperienzavale a dire chelo stato delle cose in fatto di matrimonio non era più quellodi una volta: i matrimoni si facevano qui in conseguenza di calcolipraticiper stringere interessiper far prosperare affariel'amore non c'entrava per nienteo ben pocoin tutta la faccenda.


Comela mia cognata di Colchester aveva dettola bellezzal'intelligenzail garbol'amabilitàla condottal'educazionela virtùla pietàe tutti gli altripregi del corpo o dello spiritonon avevano nessun potere diaiutare: soltanto il denaro rendeva piacente la donna; gli uominisceglievano sì le amanti secondo il gusto della propriainclinazione e a una baldracca si richiedeva che fosse bellabenformatadi buon portamento e di contegno garbatoma quanto a unamoglienessuna deformità poteva urtare il senso e nessundifetto la stima; denari volevano essere; la dote non era mai storpiané mostruosae i quattrini arrivavano sempre graditicomunque fosse la moglie.


D'altrondedato che il mercato stava tutto nelle mani degli uominimi accorsiche le donne avevano perduto il privilegio di rispondere no; ch'eraormai un favore per una donna essere richiesta e che se qualchedamigella aveva tanta arroganza da simulare un rifiutomai piùle capitava l'opportunità di rifiutarsi una seconda volta etanto meno di rimediare al suo passo falso accettando quello cheaveva avuto l'aria di respingere. Gli uomini avevano una cosìlarga scelta ovunqueche le cose andavano molto male per le donne;sembravanoinsommasollecitare a tutte le portee se per stranocaso uno di loro veniva respinto da una sogliaera sicuro chel'avrebbero accolto a quella a fianco.


Inoltreosservai che gli uomini non si facevano scrupolo di mettersi a quellache chiamavano caccia di fondiquando in realtà non avevanoessi nessun fondo per appoggiarsiné qualità permeritarli; e si davano tante arieche alla donna non era neppureconsentito di prendere informazioni sul carattere o sulla sostanzadell'individuo che le aveva posto gli occhi addosso. Di questo ebbiun esempio nella persona di una giovane della casa accantocon laquale avevo contratto una certa intimità. Costei eracorteggiata da un giovane capitano esebbene possedesse qualcosacome una sostanza di 2000 sterlinedato che s'informò pressocerti vicini di lui sul caratteresulla moralità e sullaricchezza del pretendentequesti ne prese lo spunto per notificarlela prima volta che la vide chefrancamentela cosa gli aveva fattouna pessima impressione e che per il futuro non le avrebbe mai piùdato il disturbo di una sua visita. Questa la sentii raccontarequando da poco avevo fatto conoscenza con la giovane. Andai allora atrovarla per parlargliene; lei intavolò a quel riguardoun'intima conversazione e si sbottonò liberamente. Presto miaccorsi cheper quanto giudicasse di essere stata villanamentetrattatapure non era in suo potere di risentirsene; e che quantoindicibilmente l'offendevaera di aver perso quell'uomoe inparticolare che se lo fosse guadagnato un'altra meno ricca.


Cercaiallora di infonderle forza contro quella che chiamavo la sua viltà;le dissi che ioper quanto più povera di condizioneavreidisprezzato un uomo che mi credesse tenuta a prenderlo sulla suasemplice raccomandazione; e le dissi pure checon i mezzi di cuidisponevanon aveva nessuna necessità di abbassarsi alladisgrazia dei nostri tempi; che era già troppo che gli uominiinsultassero noialtre dagli scarsi mezzimase anche lei tolleravasenza risentirsene che le venisse fatto un simile affrontoavrebberinvilito il suo pregio per tutte le occasioni future. Le dissi che auna donna non può mancare mai l'opportunità divendicarsi di un uomo che l'abbia ignobilmente trattatae chemaniere di umiliare un simile individuo ce n'erano ancoraaltrimentibisognava concludere che le donne fossero le più sventuratecreature del mondo.


Piacqueroassai queste parole alla mia amicae mi disse seriamente che sarebbestata felicissima di far sentire a quell'uomo il suo risentimento eriportarlo a sé oppure prendersi la soddisfazione di unavendetta quanto più pubblica possibile.


Iole dissi chese voleva seguire il mio consigliole avrei mostratocome poteva portare a compimento il suo desiderio nell'una enell'altra cosae mi sarei impegnata di riportare l'uomo alla suaporta e far sì che supplicasse per venire ammesso. Quellasorrise a sentire ciò e mi lasciò presto capire chesemai l'uomo ritornava davanti alla sua portanon era tanto grande ilsuo risentimento da permetterle di lasciarcelo a lungo.


Comunqueaccolse molto volentieri la mia profferta di consiglio; e io le dissiche la prima cosa alla quale bisognava pensareera un tratto digiustizia che lei doveva a se stessae cioè: laddove ilcapitano aveva sparso tra le signore di essere stato lui a troncare eaveva preteso di attribuire a sé il vantaggio del rifiutoleidoveva fare in modo di diffondere tra le donnee di fare questo nonpotevano mancarle le occasioniche aveva presa qualche informazionesul suo conto e scoperto che non era poi l'uomo che si vantava diessere. "Che tutti sappiano inoltresignora" dissi"chequello non era l'uomo che voi credevatee che non vi sembròsicuro di impicciarvi con lui; chesecondo quanto avete sentitoeraun caratteraccio e andava vantandosi di aver molto spesso maltrattatodelle donnee specialmente ch'era sregolatissimo in fatto dicondotta morale" eccetera. Il quale ultimo appuntoa dire ilveronon mancava di verità; ma non mi sembrò che lamia amica tendesse per questo a trovare meno di suo gusto quell'uomo.


Conmolta prontezza si convinse di tutto questo e si mise immediatamenteall'opera per trovare gli strumenti. Non ci furono molte difficoltànella ricercapoiché raccontata la sua storia in generale aun paio di amiche pettegolequesta diventò la chiacchiera diogni tavolino da tè in tutta quella parte della cittàe io me la sentivo ripetere ovunque dove capitavo in visita. Inoltredato che era risaputo che io ero tra le conoscenze di quelladamigellamolto spesso mi veniva richiesta la mia opinioneeconfermavo la storia con tutti i necessari aggravamenti e presentavoil carattere dell'uomo sotto i più foschi colori; come spuntod'informazione confidenzialeaggiungevo quello che le pettegoleignoravano completamenteche avevo cioè sentito che l'uomo sitrovava in una pessima situazione; che aveva necessità di unbuon patrimonio per sostenere i suoi interessi davanti ai proprietaridella nave da lui comandata; che il suo contributo non era ancorastato versato ese non lo versava al più prestoiproprietari gli avrebbero tolta la nave e dato per successore ilprimo ufficialeche si offriva di acquistare quella porzione che ilcapitano aveva promesso di prendere.


Aggiunsipoiché il contegno di quella canagliacome lo chiamavomipungeva sul vivoche avevo anche sentito una diceria su una moglieviva e verde a Plymouth e su una seconda nelle Indie Occidentalicosacome tutti sapevanonon troppo inconsueta fra quel tipo digentiluomini.


Tuttoquesto fece l'effetto desideratoperché in breve la damigelladella porta accantofornita di un padre e di una madre chesorvegliavano lei e la sua sostanzavenne rinchiusa sotto chiave eil padre vietò al giovanotto l'accesso nella casa. E in unaltro luogo ancora la donna ebbeper quanto stranoil coraggio dirispondere no; e ormai il giovanotto non era più padrone difare un tentativoche non gli rinfacciassero la sua superbia e chelui pretendeva di negare alle donne il permesso di informarsi sul suoconto e cose del genere.


Eraormai venuta l'ora che cominciava a capire il suo sbaglioe vedendoallarmate tutte le donne di questa riva del fiumepassò aRatcliff e trovò accesso presso certe signore di laggiù;ma sebbene le giovani fossero anche làsecondo il bruttodestino del nostro tempocontentissime di venire richiestepureebbe tanta sfortuna che la sua fama lo seguì di là dalfiumein modo cheper quanto avrebbe potuto trovare mogli inabbondanzatuttavia non gli riuscì fra le donne che avevanodiscreti patrimoniche era quanto cercava.


Manon fu tutto. La mia amica inventò un altro stratagemma:indusse un giovane signoresuo parentea venirle a far visita due otre volte la settimana con un bellissimo cocchio e vistose livree.Allora le sue due intermediariee anch'iospargemmo subito ovunquela voce che questo signore veniva a farle la corte; che era unsignore che valeva mille sterline all'annoche s'era innamorato dilei e che lei sarebbe andata a stare dalla zia nel centrogiacchénon era conveniente che questo signore venisse a vederla con la suacarrozza a Rotherhithe dove le strade erano così anguste eimpraticabili.


Lacosa ebbe un effetto immediato. Del capitano si rise in tutte leriunionitanto che egli fu per darsi al diavolo: fece ricorso atutti i possibili modi di riconquistarlale scrisse le piùappassionate lettere del mondo ea farla brevecon la grandeassiduità ottenne di nuovo il permesso di visitarlacome luidicevasemplicemente per lavare il suo buon nome.


Inquest'incontro la mia amica fece di lui piena vendettapoichégli disse che non capiva proprio per chi l'avesse presasepretendeva che lei in un negozio di così grande importanzacom'era il matrimonio accettasse un uomo senza chiedere informazioni;chese si immaginava di poterla trascinare a suo piacere alle nozzee che lei fosse nella condizione magari di certe vicinediaccogliere cioè il primo buon cristiano che si presentassesisbagliava; chein una parolail suo carattere era davvero pessimooppure aveva assai mal meritato dai vicini e che insommaa meno chelui non fosse in grado di chiarire certi punti sui quali eragiustamente prevenutanon le restava altro da comunicarglise nondargli la soddisfazione di sapere che lei non aveva paura dirispondere no né a lui né ad altri.


Aquesto punto gli disse quello che aveva sentitoo piuttostoescogitato essa stessa per mezzo miosul suo carattere: il fatto chelui non aveva ancora pagato la porzione della navecome si andavadicendo; l'intenzione che avevano i proprietari di togliergli ilcomando e sostituirgli il primo ufficiale; lo scandalo che sollevavala sua condottaessendogli rimproverate le tali donne e le talaltre;il fatto che aveva una moglie a Plymouth e una seconda nelle IndieOccidentalie tutto il resto; e gli chiese se non aveva dunque dellebuone ragionifinché tutto non fosse chiaritoper rifiutarloe insistere di essere soddisfatta su punti che erano tantosignificativi.


Ilgiovanotto trasecolò talmente a questo discorsoche non sepperispondere una parolae la mia amica cominciava a crederevedendolotanto sottosoprache fosse tutto veropur sapendo di essere statalei la promotrice di quelle voci.


Eglituttavia dopo un po' si rimisee da allora fu il più umileil più modestoil più assiduo corteggiatore di questomondo.


Lamia amica gli chiese se la credeva proprio così ridotta alladisperazione da potere o dover tollerare un simile trattamentoe senon si era accorto che a lei piaceva chi non giudicasse indegno di séesporsi un po' di più; voleva alludere a quel signore da cuisi era fatta visitare per finta.


Conquesti espedienti lo ridusse ad accettare tutte le misure che leicredé bene di prenderetanto sulla sua condizione quantosulla sua condotta. Egli le mostrò prove inequivocabili cheaveva pagata la sua porzione di nave; le mostrò certificatidei proprietari dichiaranti falsa e infondata la diceria cheintendessero togliergli il comando; insomma si dimostròcompletamente l'opposto di quello che era stato prima.


Ecosì la convinsi che se gli uomini l'hanno detta sul nostrosesso nella questione del matrimoniopresumendo che ci sia questalarghezza di scelta e che le donne siano tutte a portata di manoilfatto è dovuto soltanto a questoche alle donne èvenuto meno il coraggio di tenere la loro posizione e chesecondoquanto dice lord Rochester:

"Nonc'è donna ingannata nell'amore che non possa punire ilseduttore".


Contutto questola damigella recitò tanto bene la sua parte chebenché si fosse decisa a sposarlotuttavia gli rese laconquista di sé la cosa più difficile del mondo; equesto lo ottenne non già con un contegno altezzoso eriservatoma con un'accorta prudenzarifacendo il gioco di lui asue spesepoiché com'egli aveva preteso di collocarsiconuna specie di disdegnoal disopra dell'obbligo di rispondere di séla mia amica lo attaccò proprio su questo punto enellostesso tempo che lo costringeva ad assoggettarsi a ogni immaginabileindagine sui fatti suoimanifestamente gli sbarrò l'adito aogni indiscrezione sui propri.


Alui era sufficiente ottenerla per moglie. Quanto al patrimonioessagli disse chiaro e tondo checome lui conosceva le sue condizioniera soltanto giusto che anch'essa conoscesse le sue; e benchéfino ad allora egli non avesse saputo di lei se non quanto ne dicevala voce pubblicapure le aveva fatte tante proteste d'amoreappassionato che ormai non era più il caso di chiederle altroche la mano come il supremo dei favorie simili sciocchezze cheusano gli innamorati.


Insommanon si era lasciata la minima opportunità di farle ulterioridomande sulla dote e la mia amica ne profittò collocando partedella sua sostanza - e a lui non disse niente - in certi depositifuori della portata maritalee di quanto restava egli si accontentòabbondantemente.


Eraanche vero che lei stava discretamentevale a dire che possedevacirca 1400 sterline in contantie queste gliele consegnò; glialtri li tirò fuori dopo qualche tempo come una gratificazionefatta a luiche lui dovette accettare con un grandissimo favorevedendo chesebbene non vi dovesse mettere manopotevano peròalleviargli l'articolo delle spese personali di lei; e devoaggiungere chedavanti a questo contegnoquel signore non solo sifece più umile nelle sue sollecitazioni per ottenerlama fualtresì un marito tanto più compiacente quando leidivenne sua. E qui non posso altro che ricordare alle donne quantoesse stesse si abbassino sotto la comune condizione di mogliechese mi è consentito parlare senza parzialitàègià di per sé abbastanza bassa; dico che si abbassanoda sé sotto la loro comune condizione e si preparano con leloro stesse mani le umiliazioniassoggettandosi da parte dell'uomoad insulti preventividei quali confesso che non vedo la necessità.


Questoracconto può servire quindi a far vedere alle dame che ilvantaggio non è poi tutto dall'altra partecome gli uomini siimmaginano; e cheanche se è vero che gli uomini hanno tranoi anche troppa facoltà di scelta e che si trovano delledonne capaci di disonorarsiavvilirsi e accettare il primo venutotuttavia se gli uomini vogliono donne che valgano la pena letroveranno sempre pochissimo accessibili; e quelle che sonoaltrimentirivelano spesso tali difettiuna volta conquistatedafar preferire le dame difficilipiù che non incoraggino gliuomini a persistere nelle loro facili conquiste e ad aspettarsi moglidi ugual pregio che accorrano al primo cenno.


Nullaè più certo del fatto che le dame hanno tutto daguadagnare con gli uominise tengano il loro posto e facciano vedereai loro pretesi adoratori che sanno risentirsi contro chi non leabbia nel debito contoe che rispondere un no non le spaventa. Gliuomini ci fanno una grossa ingiuria quando parlano del numero delledonnee ripetono che la guerrail mareil commercio e altriaccidenti hanno decimato così tanto il loro sesso che tra idue non c'è più proporzione; ma io sono ben lungi dalconcedere che il numero delle donne sia così alto o quellodegli uomini così basso. Se mi sarà lecito invece direloro la veritàlo svantaggio delle donne risultaterribilmente a scandalo degli uomini e sta unicamente in questo:checioèi tempi sono tanto corrotti e il loro sesso tantodepravatoche il numero di quegli uomini con i quali una donnaonesta può decidersi ad avere a che fareè davveroscarsoe soltanto di tanto in tanto ci si imbatte in un uomo con ilquale una donna onesta possa correre il rischio.


Maanche da quest'ultimo fatto non trarremo altra conseguenza se nonquesta: le donne stiano ancora più attente; che ne sappiamonoi infatti del vero carattere dell'uomo che ci fa la proposta? Direche una donna dovrebbe essere più corriva in questo casoècome dire che si debba essere più temerarie nell'osare perchéil pericolo è maggiorecosa chiaramente assurda.


D'altrondele donne hanno diecimila volte maggior ragione di essere caute erestie in quanto è più grande il rischio di esseretraditee se le dame andassero un po' più cautesmaschererebbero ogni inganno che si presentasse; poichéinsommadi ben pochi uomini oggi giorno la vita regge a un esame; eper poco che le dame si informasseroben presto si metterebbero ingrado di conoscere gli uomini e sapersi decidere. Quanto a quelle chenon ritengono la loro sicurezza degna di un solo pensiero; cheimpazienti del loro presentesi precipitano nel matrimonio come uncavallo nella battagliadi esse non so dire altro che questochesono un genere di donne per cui giova pregarecome per tutta lagente squilibratae hanno l'aria di gente che rischia tutta la suasostanza in una lotteria dove c'è una sola probabilitàsu centomila.


Nessunuomo che abbia senso comune considererà da meno una donnasemplicemente perché non si arrende al primo attacco o perchénon accetta la sua richiesta senza prima informarsi della persona odel carattere di lui; in caso contrario sìla deve giudicarela più debole delle creaturetenuto conto dell'andazzo degliuominie insomma deve formarsi una ben vile opinione delleattitudini di questa donna cheavendo una sola opportunitànell'esistenzabutta senz'altro quest'esistenza e fa del matrimoniocome della morteun salto nel buio.


Iosarei felice se il comportamento del mio sesso fosse piùregolato in questo particolareche è la stessa cosa per cuidi tutti i lati della vitaio credo che più soffriamo nelnostro tempo: nient'altro che mancanza di coraggiopaura di nonsposarsi piùdi quel terribile stato che si chiama esserevecchie zitelle. Questaripetoè la trappola delle donne;mache le dame una volta tanto vincano questa paura e agiscano comesi deveed eviteranno con maggior certezza quel pericolo tenendo illoro postoin un caso da cui dipende così strettamente laloro felicitàche non mettendosi a repentaglio come fanno; ese non si sposeranno tanto prestoci guadagneranno in questoche sisposeranno meglio. Si è sempre sposata troppo presto colei cheha preso un cattivo marito; e mai troppo tardi colei che ne hatrovato uno buono. In una parolanon c'è donna - eccetto icasi di deformità o di reputazione perduta - la qualepurchésappia farenon trovi una buona volta da sposarsi felicemente; ma seagisce precipitosamenteha diecimila probabilità contro unadi rovinarsi.


Mavengo ora al caso mioche a quel tempo era piuttosto difficile. Lecircostanze in cui mi trovavomi rendevano la comparsa di un buonmarito la cosa più necessaria di questo mondoma presto miaccorsi che mettendosi alla facile portata di tutti non se ne facevaniente.


Cominciòpresto a venir fuori che la vedova non possedeva nullae dire questoera dire di me tutto il male possibilepoiché ero educatabellaspiritosamodesta e simpaticatutte qualità che miriconoscevose a ragione o a torto non è qui il caso didiscutere. Ma tutte queste qualità erano nientese mancava ilmetallo. A farla brevela vedovasi dicevanon aveva quattrini.


Decisiquindiche era necessario cambiare condizionee fare una diversacomparsa in qualche altro posto; magari cambiare nomese ne trovavol'occasione.


Misia conoscenza dei miei pensieri l'amica intimala signora delcapitanoche avevo tanto fedelmente aiutata nella sua avventura colcapitano ed era disposta ad aiutarmi altrettantose volessiin uncaso simile. Non mi feci scrupolo di confidarle la mia situazione; imiei fondi erano piuttosto scarsidato che non avevo incassato che540 sterline alla conclusione del mio ultimo affaree per giunta neavevo già spese; mi restavano tuttavia circa 460 sterlineunbuon numero di vestiti molto ricchiun orologio d'oroqualchegioielloche però non valeva eccessivamentee circa 30 o 40sterline in tele che non avevo ancora collocato.


Lamia fedele e cara amicala moglie del capitanomi era tantoriconoscente per il servizio che le avevo reso nella suddettafaccendache non solo mi si dimostrò un'amica sicuramasapendo della mia situazionemi fece spesso dei regali secondo cheaveva denaro in tascatanto che quasi posso dire mi mantenesseecosì non toccavo il mio. Infine mi fece questa infeliceproposta: checome avevamo visto in precedenza gli uomini non farsiscrupolo di presentarsi come gente meritevole di una donna ricca chefosse tutta per lorocosì sarebbe stato solo giusto rendereloro la pariglia edove fosse possibileingannarli come loroingannavano.


Afarla brevela signora del capitano mi ficcò in testa questoprogetto e mi disse chepurché mi lasciassi guidare da leiera certa che avrei trovato un marito danarososenza lasciargli laminima opportunità di ridire sulla mia penuria. Le risposi chemi sarei affidata pienamente ai suoi consigli e che in quellafaccenda non avrei aperto bocca né fatto un passo se nonsecondo quanto mi avrebbe consigliatocontando che lei mi avrebbedistricato da ogni difficoltà nella quale potessi ficcarmi. Diquesto mi disse che rispondeva.


Laprima mossa che mi fece farefu che io la chiamassi cugina e andassiin una casa di suoi parenti in campagnadove mi indirizzòedove venne a farmi visita con il marito. Quichiamandomi cuginacondusse le cose in modo che tanto il marito che lei m'invitaronoinsieme con grande calore a venire in città loro ospitepoiché ora vivevano in tutt'altro luogo che non una volta.Successivamentedisse al marito che io ero padrona di almeno 1500sterline e molto di più potevo averea quanto pareva.


Direquesto al maritobastò: non serviva nulla da parte mia.Dovevo semplicemente starmene tranquilla in attesa degli eventidatoche senz'altro si sparse la voce per tutto il vicinato che la giovanevedova ospite del Capitano... valeva un patrimonioche possedeva1500 sterline per lo menoforse molto di piùe che l'avevadetto il capitano. Il qualechiunque lo interrogasse sul mio contonon si peritava di affermare la cosabenché non ne sapesseniente del tuttose non che gliel'aveva detto la moglie; e in questonon vedeva nessun maledato che credeva fosse realmente la verità.


Conla fama di questa ricchezzami trovai ben presto provvista di unsufficiente numero di adoratori (ecco che avevo anch'io una largascelta) come piaceva loro di chiamarsiesia detto di passataquesto conferma quanto sostenevo prima. Questo essendo il casoa meche avevo una difficile partita da giocarenon restava altro ora chescegliere fra tutti quell'uomo che avrebbe meglio fatto al caso mio;cioè quello che con le maggiori probabilità si sarebbefidato delle voci di ricchezza e non avrebbe indagato troppo a fondonei particolari. Se non potevo riuscire in ciònon sareiriuscita in nullapoiché la mia condizione non era tale dareggere a una attenta indagine.


Scelsiil mio uomo senza troppa difficoltàdal semplice giudizio chemi feci del suo modo di corteggiarmi. L'avevo lasciato sbizzarrirsinelle sue proteste che mi amava sopra ogni cosa al mondo; cheseaccettavo di farlo felicequesto gli bastava; tutte coselo sapevofondate sulla supposizione della mia gran ricchezzadella qualetuttavia io non avevo fatto parola.


Erail mio uomoma volevo sperimentarlo a fondo; e proprio in questostava la salvezzaperchése esitavasapevo di essereperdutacon la stessa certezza che era perduto lui se si decideva aprendermie non muovergli qualche difficoltà sulle suesostanzeera il vero modo per portarlo a muoverne sulle mie. Primadi tuttoperciòin tutte le occasioni ostentai di mettere indubbio la sua sincerità e gli dissi che probabilmente micorteggiava solo per i miei denari. Qui mi tappò la bocca conil diluvio delle suddette sue protestema io continuavo a mostraredi dubitare.


Unmattino nella mia camera si toglie l'anello di diamante e scrive sulvetro della finestra questo verso:

"Amosoltanto voivoi sola!".


Iolessie lo pregai di prestarmi l'anello con il quale scrissi sottocosì:

"Inamore di tutti è parola".


Eglimi prese l'anelloe scrisse un altro versocome segue:

"Lavirtù sola è un gran tesoro".


Glirichiesi l'anello e scrissi sotto:

"Mala virtù è il denaroil fato è l'oro".


Divennerosso come il fuoco a vedermi ribattere con tanta prontezza e in unasorta di furia mi disse che mi avrebbe conquistatae scrisse ancora:

"Disprezzol'oroeppure vi amo".


Arrischiaiogni cosa su un ultimo versocome potete vederepoichéscrissi audacemente sotto gli altri:

"Quest'affetto(son povera) vediamo".


Eraquesta per me una triste verità; se mi prestasse o no fedealloranon so: supponevo di no. Comunquemi corse addossomi presetra le braccia ebaciandomi con il massimo desiderio e con il piùgrande immaginabile trasportomi tenne stretta finché non sifece portare penna e calamaio e mi disse che gli scappava la pazienzaa scrivere fastidiosamente sul vetroma prendendo un fogliobuttògiù quanto segue:

"Lavostra povertà è un ricco partito".


Iopresi la penna e feci senz'altro seguire questo verso:

"Main segreto sperate abbia mentito".


Midisse allora che ero scortese perché non agivo beneprovocandolo così a contraddirmicosa che non era compatibilecon le buone manieree quindidato che l'avevo a poco a poco tiratoa buttare giù versimi pregava di non costringerlo asmettere. E scrisse un'altra volta:

"D'amoresolamente vi parlai".


Ioscrissi rispondendo:

"Chinon odiaama assai".


Egliprese questa risposta nel senso di un favoree allora depose learmivoglio direla penna. Ripeto che la prese come un favoreegrande era questo favorese avesse saputo ogni cosa. Comunque laprese come io avevo volutovale a direche gli lasciavo intenderedi essere disposta a continuare con luicome realmente avevo buoneragioni per fareconsiderando che era il più bonario e gaiodei tipi che avessi mai incontrato; e spesso riflettevo come fosse undoppio delitto ingannare un uomo similema quella necessitàche mi imponeva una sistemazione conveniente al mio statomiautorizzava. Era un fatto che il suo attaccamento per me e labonarietà del suo carattereper quanto potessero cospirarecontro il disegno di trattarlo indegnamentepure giovavano anchemolto a convincermi che meglio avrebbe sopportata la delusione luiche non una vittima di sangue bollentenon ricco di altri pregi chedi quelle stesse passioni che servono a fare l'infelicità diuna donna.


D'altraparteanche se con lui avevo scherzato (secondo quanto luisupponeva) tante volte sulla mia povertàcertamente si eragià precluso ogni specie di protesta per il giorno in cui laverità fosse venuta a galladato chefacesse sul serio o perscherzoaveva pure dichiarato di prendermi senza il minimo riguardoalla dote eper scherzo o sul serioio mi ero confessatapoverissima; e cosìa farla brevelo tenevo in tutti e due isensi e per quanto avrebbe potuto dirsi in seguito truffatononavrebbe però mai potuto accusarmi della truffa.


Daquesto giorno mi incalzò da presso edato che vedevo bene chenon c'era nessun pericolo di perderlorecitai con lui la partedell'indifferente più a lungo di quanto in un altro caso laprudenza non mi avrebbe consigliato; ma tenni conto di quanto questacautela e questa riluttanza mi avrebbero avvantaggiata su di lui peril giorno che avrei dovuto confessargli il mio vero stato; e condussila cosa con anche maggiore circospezioneaccorgendomi che egliinterpretava la mia condotta nel senso che dovevo avere una sostanzaoppure un senno ancor più grandi di quanto non apparisseroeche perciò non volevo rischiare.


Mipresi un giorno la libertà di dirgli che davvero lui mi avevausato la cortesia che si conviene a un innamoratodi essere dispostocioè a prendermi senza indagare come stessi a sostanzee cheio l'avrei ricompensato degnamentevale a diremi sarei informatadella sua sostanza quel minimo che era compatibile con laragionevolezzama speravo che mi avrebbe permesso di fargli qualchedomandaalla quale avrebbe o no risposto secondo come gli fosseparso; e una di queste domande era a proposito del modo come saremmovissuti e dovepoiché avevo sentito dire che possedeva unagrande piantagione nella Virginia e io - gli dissi - ci tenevo poco aessere deportata.


Cominciòsubito dopo questo discorso a iniziarmi spontaneamente allo stato deisuoi affari e a descrivermi in modo franco e aperto la sua realecondizionedove seppi che non se la passava per niente male; ma chegran parte della sua sostanza consisteva in tre piantagioni chepossedeva nella Virginia e queste gli fruttavano un'ottima rendita dicirca 300 sterline all'annoma chese fosse andato a stabilirsi sulpostogli avrebbero fruttato quattro volte tanto. "Benissimo"io pensai"mi porterai laggiù quando vorraima non telo dirò certo prima." Scherzai con lui sulla figura cheavrebbe fatto nella Virginiama mi accorsi che era pronto aqualunque mio desiderioe allora girai la storia. Gli dissi cheavevo buone ragioni per non accettare di andare a stabilirmi laggiù;dato che le sue piantagioni valevano tanto in quel paesele miesostanze non erano certo adatte a un gentiluomo da 1200 sterlineall'annocome mi aveva detto che le sue proprietàfrutterebbero.


Risposeche la cifra delle mie sostanze non voleva saperla; così miaveva detto fin dall'inizio e avrebbe mantenuta la parola; maqualunque fosse il loro ammontaremi assicurava che non mi avrebbemai sollecitata di venire con lui nella Virginiaoppure ci sarebbeandato da soloa meno che non mi decidessi io stessa.


Tuttoquestovi assicuroera secondo il mio desiderioe invero nullaavrebbe potuto succedermi di più gradito. Finora non avevosmesso di ostentare una tale indifferenza che spesso lo fecemeravigliaree di questo parlo essenzialmente perché unavolta ancora le dame si convincano che null'altrose non la mancanzadel coraggio di una simile indifferenzaavvilisce tanto il nostrosesso e lo predispone a essere così villanamente trattatocom'è infatti: se osassero ogni tanto rischiare la perdita diqualche pretendente bellimbustoche si dà grandi arie sullaforza dei suoi meriticertamente sarebbero meno neglette e piùcorteggiate. Se ora gli avessi rivelato quali erano le mie grandisostanzee che tutto sommato non arrivavano a 500 sterline mentrelui se ne attendeva 1500pure lo avevo ormai avvinghiato cosìbene e governato così a lungoche potevo essere sicura che miavrebbe presa anche nella peggiore fortuna; e veramente per luiquando seppe la veritàfu una minor sorpresa di quello cheavrebbe potuto esserepoiché non avendo il minimo biasimo dafarmivisto che fino all'ultimo mi ero tenuta su un'ariad'indifferenzanon gli rimaneva niente da ridire eccetto che insommaaveva sperato di più marisultando di menonon per questo sipentiva dell'affare; mi avvertiva solo che non sarebbe piùstato in grado di mantenermi con il lusso che si era ripromesso.


Afarla breveci sposammoe fu per me un matrimonio felicissimoviassicuroquanto alla persona; poiché nessuna donnacredoebbe mai un marito così compiacente; tuttavia il suo stato nonrisultò così florido come mi ero immaginatocomed'altra parte neppure lui trovò da migliorare quanto s'eraripromesso.


Quandofummo sposatimi ci voleva molta furbizia per metterlo a conoscenzadel mio capitaluccio e fargli intendere che non c'era altro; eppureera necessario. Colsi dunque l'occasione un giorno che eravamo soli ericominciai con lui un breve dialogo al riguardo. «Mio caro»dissi«da quindici giorni siamo marito e moglie; non ti sembral'ora che tu venga a sapere se hai preso una moglie che ha qualcosaoppure una spiantata?» «Quando faccia comodo a tecara»mi rispose; «a me basta la moglie che amo; non puoi dire che tiabbia troppo infastidito» aggiunse«con le mieinsistenze.» «E' vero» dissi«ma c'èin questo una grossa difficoltà che proprio non so comeaffrontare.» «Che cos'èmia cara?» michiese. «Ecco» dissi«è dura per mema èpiù dura per te. Sento che il Capitano...» (alludevo almarito dell'amica) «ti ha detto che io sono molto piùricca di quello che io abbia mai preteso di esseree il fatto èche io non l'ho mai pregato di questi servigi.» «Ebbene?»disse lui. «Il Capitano... può avermi detto questomache importa? Se tu non hai quanto dicese ne vergogni lui; tu non mihai fatto cifre e quindi non avrei motivo di rimproverarti se anchetu non avessi un soldo.» «Questo è talmentegiusto» risposi«e talmente generoso che mi addoloradoppiamente di non averne che poco.» «Meno tu haimiacara» disse«peggio staremo tutti e due; ma spero che iltuo dispiacere non nasca dal timore che io ti voglia trattareduramente perché non hai una dote. Nonose non hai nientedimmelo chiaro; al Capitano può darsi che rimprovereròdi avermi ingannatoma quanto a te non posso dirloquesto: nonammettevi anzi tacitamente di essere povera? avrei dovutoaspettarmelo.» «Ebbene» dissi«carosonofelice di non avere avuto mano in questo inganno prematrimoniale. Seti ingannerò da ora in avantinon sarà cosìgrave; che sono poveraè la veritàma neanche sonopoi così povera da non avere proprio nulla» e in cosìdire estrassi certe polizze di banca e gliene consegnai per 160sterline. «Ecco qualche cosacaro» dissi«e non èancora tutto.» Con quanto avevo detto primal'avevo ormai cosìpreparato a non aspettarsi più nienteche quel denaroperquanto in sé la somma fosse esiguagli giunse doppiamentegradito; riconobbe che era più di quanto si aspettavae chedopo il discorso che gli avevo fattonon aveva più nemmenodubitato che i miei vestiti bellil'orologio d'oro e uno o dueanelli di brillanti non fossero tutta la mia ricchezza.


Lasciaiche si rallegrasse di quelle 160 sterline per qualche giornoe poiessendo uscita in cittàquasi fossi andata a incassaregliportai altre 100 sterline in oro e gli annunciai che per lui c'eraancora qualche cosetta; ea farla brevein circa una settimana gliportai altre 180 sterline e circa 60 in teleche gli feci credere diessere stata costretta ad accettareinsieme con le 100 in oro chegli avevo già datocome accomodamento di un credito di 600alla valutazione privilegiata di poco più di cinque scelliniper sterlina.


«Estavoltamio caro» gli dissi«sono molto spiacente didoverti annunciare che ti ho consegnato tutte le mie sostanze.»Aggiunsi che se la persona che aveva le mie 600 sterline non miavesse truffataio avrei potuto portargliene 1000ma che cosìcom'erano andate le coseero stata leale e niente avevo trattenutoper me: se fossero state di piùgliele avrei date.


Eglifu così contento della mio modo di comportarmi e lieto dellasomma poiché aveva provato un terribile spavento che davveronon avessi niente del tuttoche l'accettò con immensagratitudine. E così venni a capo dell'imbroglio di passaresenza un soldo per un ricco partitoe di raggirare in questo modo unuomo al punto di farmi sposare. Dirò di passata che questa èperò una delle mosse più rischiose che una donna possafare e quella con cui maggiormente si espone a cattivi trattamentiper il futuro.


Miomaritoper dargli quello che gli spettaera una persona di infinitabontà ma non era però uno sciocco; e accorgendosi che isuoi redditi non consentivano il modo di vita che aveva pensato dicondurre se io gli avessi portato quanto aveva speratoe deludendoloil ricavo delle sue piantagioni nella Virginiami fece sentirespesso la sua voglia di andare laggiù a vivere del suo; espesso prendeva a magnificare quella maniera d'esistenza: quant'erafacilequanto abbondantequanto piacevole e via dicendo.


Benpresto io capii la sua intenzionee gliene parlai chiaro e tondo unmattino; gli dissi che capivo; che vedevo come le sue proprietànon valevano più niente a quella distanzaa fronte di quelloche avrebbero fruttato se ci fossimo trovati sul posto; e che mi eroaccorta che aveva intenzione di andare a viverci: non ignoravo che ilmatrimonio gli aveva portato una delusione eviste le sue speranzeinsoddisfatte da una partenon mi rimaneva altroper risarcirloche annunciargli che ero dispostissima ad andare con lui nellaVirginia e abitarci.


Midisse allora mille cose affettuose sul fatto che io gli avessiproposta una cosa simile. Mi assicurò chesebbene fosse statodeluso nelle sue speranze di una sostanzasua moglie non era unadelusione e che io gli davo tutto quello che una moglie puòdarema che la mia ultima proposta era tanto affettuosache nonsapeva nemmeno dire quanto.


Afar breve questa storiadecidemmo di partire. Mi disse che laggiùaveva un'ottima casabene arredatadove ci stavano sua madre e unasorellache erano tutta la sua parentela; che non appena fossearrivato luiquelle si sarebbero trasferite in un'altra casa chevita natural durante avrebbe appartenuto alla madre elei mortaalui; in modo che la casa sarebbe stata tutta per mee trovai infattiogni cosa esattamente secondo quanto mi aveva detto.


Caricammosulla nave che ci trasportò arredi in abbondanza per la nostracasaprovviste di tele e altri generi e un buon carico da smerciare;e partimmo.


Fareun ragguaglio del modo in cui si svolse il nostro viaggioche fulungo e pieno di pericoliè fuori dalle mie intenzioni; ionon tenni nessun diarioe neppure lo tenne mio marito. Tutto quantoposso dire è che dopo una tremenda traversatacorso due voltelo spavento di burrasche orribili eun'altra voltadi un caso anchepiù tremendovale a dire i piratiche salirono a bordo e ciportarono via quasi tutte le provvistee - cosa che per me sarebbestata la rovina suprema - avevano già preso con sé miomaritoma poi dalle mie suppliche si lasciarono piegare a liberarlo;dopo tutti questi casi tremendidicosbarcammo a York River nellaVirginia egiunti nella piantagionevi fummo accolti dalla madre dimio marito con tutta la tenerezza e l'affetto che si puòimmaginare.


Vivemmolà tutti insieme: la mia suocera su mia preghiera restando connoipoiché essa era una madre troppo affettuosa perchépotessi separarmene. All'inizio anche mio marito continuò talee qualee io mi giudicavo la più felice delle creaturequando un avvenimento bizzarro e inaspettato pose fine in un attimo atutta la mia felicità e rese la mia condizione la piùpenosa del mondo.


Lamia suocera era una vecchia allegra e piena di buon umore quant'altremai - posso chiamarla vecchia giacché suo figlio aveva piùdi trent'anni - eripetoera piacevolissimadi ottima compagniaea me in particolare raccontava per divertirmi un visibilio di storietanto sul paese dove ci trovavamo che sui suoi abitanti.


Tral'altromolte volte mi spiegò che la maggior parte degliabitanti di quella colonia c'erano venuti dall'Inghilterra incondizione molto bassae chein generaleerano di due tipi: primoquelli che vi avevano portato i padroni delle navi allo scopo divenderli come servi; secondoi deportati condannati per delittipassibili della pena di morte.


«Quandoarrivano qua» mi disse«noi non facciamo differenze; ipiantatori li compranoe lavorano tutti insieme nei campi finchénon hanno scontata la pena. Finita questa» continuò«liincoraggiamo a coltivare per loro contopoiché il paeseassegna loro un certo numero di acri di terraed essi si mettono allavoro di dissodare e ripulire il terreno; poi vi piantano tabacco ecereali per loro usoe dato che i mercanti li forniscono di utensilie dei generi necessari sul credito del raccolto prossimoessi tuttigli anni intensificano la coltivazione rispetto all'anno precedente eacquistano tutto quello di cui hanno bisogno con il raccolto cheaspettano. Da questo nascefiglia mia» disse«il fattoche molti avanzi di galera diventano personaggi di peso e c'èqui» concluse«più di un giudice di pacedi unufficiale delle squadre di vigilanza e di un magistrato di cittàche ha la mano marchiata.» Stava continuando nella storiaquando la parte che lei stessa vi aveva la fece interromperee conuna certa dose di bonaria confidenza mi spiegò che anche leiapparteneva alla seconda specie di coloni; che l'avevanopubblicamente deportataessendosi spinta tanto oltre in una certacircostanza da diventare una delinquente. «E questo è ilcontrassegnofiglia mia» aggiunsee mi tese un braccio e unamano delicati e candidima la palma della mano era marchiata afuococome appunto deve essere in questi casi.


Ilracconto mi commosse moltoma la mia suocera mi disse sorridendo:

«Nonti deve sembrare strano tutto questofigliolaperché inquesto paese parecchi dei personaggi di maggior conto hanno ilmarchio sulla manoe non si vergognano di confessarlo. C'è ilMaggiore...» disse«ch'era un distinto borsaiolo; c'èil Giudice Ba...r ch'era uno scassinatore di negozie tanto l'unoche l'altro sono stati marchiati; e potrei nominartene molti comequesti».


Spessofacevamo discorsi di questo genereche lei infiorettava diabbondanti esempi. Dopo qualche tempo - mi stava raccontando certestorie di un tale deportato da poche settimane - io cominciai apregarla in modo molto confidenziale di raccontarmi qualche episodiodella sua storia; cosa che fece con la massima schiettezza esinceritàe mi spiegò come a Londra si era imbattutaai tempi in cui era giovanein pessime compagnie e l'occasione erastata che sua madre la mandava spesso a portare vettovaglie per unasua parente rinchiusa a Newgate in uno stato miserando di fame; laquale parente venne poi condannata a mortema avendo ottenuto ilrinvio con una protesta di gravidanzain seguito era morta incarcere.


Aquesto punto la mia suocera si diffuse in una lunga descrizione degliinfami costumi di quel posto orrendo. «Ragazza mia»disse«può darsi che tu ne sappia ben pocoomagarinon ne abbia mai sentito parlare; ma puoi credermi» fece«seti dico quello che tutti sappiamo: crea più ladri e furfantiquell'unico carcere di Newgate che non tutti i ridotti e lecombriccole di delinquenti dell'intera nazione; è quel luogomaledetto» riprese«che fornisce metà degliabitanti di questa colonia.» E qui continuò la suastoria tanto a lungo e in modo così particolareggiato checominciai a sentirmi molto a disagio; ma quando arrivò a unparticolare per il quale fu necessaria la menzione del suo nomecredetti di caderle svenuta sotto gli occhi. Si accorse che non eropiù in me e mi chiese se non stavo bene e che cosa mi facevasoffrire. Le risposi che ero tanto afflitta dalla triste storia chemi aveva raccontata che mi sentivo sopraffatta e la supplicavo di noncontinuare. «Mamia cara» mi disse affettuosamente«perché queste cose ti dovrebbero dare pena? Sono fattiavvenuti che tu non eri nemmeno ancora al mondoe adesso a me nondanno più nessuna pena; anzi ci ripenso con soddisfazioneparticolare visto che è per mezzo loro che sono finita inquesto posto.» Poi continuò a raccontarmi com'eracapitata in una buona famiglia dove per il suo buon comportamento eper la morte della padrona la sposò il padronee da lui avevaavuto mio marito e sua sorella; comeuna volta morto il maritoaveva con la diligenza e la buona amministrazione migliorato lepiantagioni fino al punto in cui le vedevocosì che lamassima parte della proprietà era opera sua e non di suomaritodato che era vedova da più di sedici anni.


Questaparte del racconto la sentii con scarsissima attenzionepoichénon desideravo altro che ritirarmi e dare sfogo alla passione.


Giudichinotutti l'angoscia del mio spiritoquando mi trovai a riflettere chequella donna certissimamente non era né più némeno che mia madre e che io avevo ora avuto due figlied ero giàincinta di un terzoper opera di mio fratello e ogni notte dormivocon lui.


Fuiallora la più infelice delle donne di questo mondo. Oh! se lastoria non mi fosse stata mai raccontata tutto sarebbe andato bene;non sarebbe stato un delitto giacermi con mio maritoquando nonl'avessi saputo.


Avevoora un tale peso sul cuoreche mi teneva incessantemente sveglia;rivelare la cosanon mi sembrava che sarebbe giovato a nienteeppure tenerla nascosta sarebbe stato poco meno che impossibile;anzinon avevo dubbi che avrei parlato nel sonno e l'avrei rivelataa mio marito in qualunque caso. Se palesavo la cosail meno chepotevo aspettarmi era di perdere il maritopoiché era un uomotroppo per bene e troppo onesto per continuare a trattarmi comemoglieuna volta saputo che io ero sua sorella. Cosicché mene stavo tanto perplessa da non potersi dire.


Lascioa chiunque giudicare le difficoltà che si presentavano allamia mente. Ero lontana dal mio paese nativodi una lontananzaaddirittura paurosa e la traversata di ritorno era per meimpossibile. Vivevo con una certa comoditàma ormai in unasituazione di per se stessa insopportabile. Se mi fossi palesata conmia madrepoteva riuscirmi molto difficile convincerla di ogniparticolaree di prova non ne avevo nessuna. Dall'altra partesesolo mi faceva domande o non mi credeva senz'altroper me sarebbestata la rovinadato che il semplice accenno della cosa mi avrebbeimmediatamente separata da mio marito senza tirare né lui néla madre dalla mia; cosicché tra lo smarrimento da una parte el'incertezza dall'altrala mia rovina sarebbe stata certa.


Nellostesso tempodato che della cosa io ero anche troppo sicuravivevoin stato aperto e riconosciuto d'incesto e prostituzionee tuttoquesto sotto l'apparenza di essere una buona moglie. Non tanto mipreoccupava la materialità del delittoquanto che quell'attoaveva in sé qualcosa di repulsivo alla natura e mi rendeva miomarito persino disgustoso. Tuttaviapensandoci nel modo piùpacato di cui fui capacedecisi che era assolutamente necessariotenere tutto nascosto e non farne il minimo cenno né a miamadre né a lui; e vissi così nella massima angustia peraltri tre anni.


Pertutto questo tempo mia madre continuò spesso a raccontarmivecchie storie delle sue passate avventure chetuttavianon mierano in nessun modo graditepoiché per essese anche leinon me lo diceva chiaropotevo però capireaggiungendoviquel che io stessa sapevo da chi nei primi anni si era occupato dimeche in gioventù era stata prostituta e ladra; ma in veritàcredo che con l'andare degli anni si fosse poi sinceramente pentitadi tuttoe che attualmente fosse una donna molto piamolto posata ereligiosa.


Insommaqualunque fosse stata la sua vita di un tempouna cosa era certa: lamia era diventata per me insopportabiledato che vivevocome hodettonel più orribile stato di prostituzionee come nonpotevo ripromettermene niente di buonocosì in veritànon ne venne nessuna buona riuscita e tutta la mia apparenteprosperità andò in fumo e si concluse nel dolore enella distruzione. Ci volle ancora qualche tempoa dire il veroprima che giungessimo a questoma tutto cominciò a riuscircimale in seguito eciò che era peggiomio marito cambiòstranamentesi fece bisbeticogelososcortesee io fuialtrettanto impaziente di questa sua trasformazioneda quanto latrasformazione era irragionevole e ingiustificata. Le cose andaronotanto avanti e noi ci riducemmo infine tanto ai ferri cortiche iolo richiamai a una promessa che di buona voglia mi aveva fatto quandoavevo consentito a partire con lui dall'Inghilterrala promessa cioèchese non mi fosse piaciuta la vita di laggiùavrei potutoritornarmene in Inghilterra quando avessi volutoprevio avviso di unanno per dargli il tempo di ordinare i suoi affari.


Ripetoinvocai questa sua promessae devo confessare che neppure lo fecinei termini più riguardosi che avrei potuto usare; mainsistetti sul fatto che mi trattava in malo modoche io ero lontanadalle mie amicizie e non potevo farmi giustizia; che si dimostravageloso senza averne motivodato che tutta la mia condotta erairreprensibile e nessun pretesto poteva invocare: che insomma la miapartenza per l'Inghilterra gli avrebbe tolta ogni occasione dicontinuare.


Insistetticosì decisamente sulla mia richiesta che lui non potéesimersi dall'affrontare il punto: o mantenermi la parola data oromperla; e tutto questononostante facesse uso di ogni sua capacitàe muovesse la madre e dei terzi per convincermi a cambiare parere;dato che la mia decisione mi stava radicata nel cuore e ciòrendeva infruttuosi tutti i suoi sforziavendo io ormai allontanatoda lui il mio cuore. Aborrivo dal pensiero di giacergli ancorainsieme e ricorrevo a infiniti pretesti di malattia e di umore perimpedirgli di toccarmipoiché niente mi faceva piùpaura che il trovarmi un'altra volta incintacosa che avrebbe certoimpedito o per lo meno differito la mia partenza per l'Inghilterra.


Allafine però l'ebbi ridotto a un tale stato di disperazionech'egli si appigliò a uno sconsiderato e fatale partitocheinsomma non dovevo ritornare in Inghilterra; chesebbene tenessi lasua parolapure era troppo irragionevole la cosa; che per i suoiaffari sarebbe stata la rovinaavrebbe scardinato tutta la famigliae sarebbe equivalso a una capitolazione nel mondo; che perciònon dovevo pretendere tanto da lui e che nessuna moglie al mondorispettosa della propria famiglia e delle sostanze del marito sisarebbe sognata di insistere su una cosa simile.


Questomi ricacciò nella costernazioneperché quandoconsideravo con calma la faccenda e pensavo chi in realtàfosse mio maritoun uomo essenzialmente sollecito e prudente e cheniente sapeva della spaventosa condizione in cui mi trovavononpotevo non riconoscere a me stessa che la mia soluzione era troppoirragionevole e quale nessuna moglie preoccupata del bene dellapropria famiglia avrebbe potuto vagheggiare.


Madi ben altra natura erano i miei scontenti: io non lo consideravo piùcome maritoma bensì come uno stretto parenteil figlio dimia madreed ero decisa in un modo o nell'altro a liberarmene: comeperònon sapevo.


Certimalevoli dicono del nostro sesso chese siamo fissate su qualcosanon è possibile distoglierci dalla nostra decisione.


Insommaio non smettevo un istante di rimuginare sui mezzi per riuscire nelmio intento di partire e arrivai finalmente con mio marito al puntodi proporgli di andarmene da sola. Questo lo fece scoppiaree nonsolo mi diede della moglie ingratama anche della madre snaturata emi chiese come facevo a nutrire senza orrore un simile pensierocom'era quello di abbandonare senza madre i miei due figli (uno eramorto)per non vederli mai più. Era vero: se tutto fossestato normalenon avrei mai fatta una cosa similema ora era il miosolo desiderio di non vederliné loro né luimai più;e quanto all'accusa di snaturatezzami era facile risponderle dentrodi mequando sapevo che tutta la nostra relazione era snaturata almassimo grado.


Tuttavianon c'era modo di ottenere qualcosa da mio marito; egli non volevasaperne né di venire con me né di lasciarmi partire dasola; quanto ad andarmene senza il suo consensonon mi erapossibilecome sanno bene tutti quelli che conoscono la costituzionedi quel paese.


Aquesto riguardo avemmo molte contese in famigliache cominciavano adiventare eccessive; poiché io mi ero completamentedisaffezionata da lui e non badavo più che tanto alle mieparolema a volte gli parlavo un linguaggio che era unaprovocazione; a farla brevecercavo con ogni sforzo di costringerloa separarsi da mecosa che desideravo sopra tutto il resto.


Egliprese questo mio contegno molto male e realmente non aveva tutti itortipoiché alla fine rifiutai di giacere ancora nel suolettoe dato che in tutte le occasioni portava la rotturaall'esagerazionemi disse una volta che pensava fossi pazza e chese non cambiavo sistemami avrebbe messa in cura: vale a dire in unmanicomio. Gli risposi che si sarebbe accorto quel giorno che erotutt'altro che pazza e che non stava in potere né suo nédi nessun altro furfante di assassinarmi. Confesso che nello stessotempo mi prese un'estrema paura a questa sua idea di rinchiudermi inun manicomioperché questo avrebbe di colpo distrutto ognimia possibilità di svelare le cose come stavano: nessuno inquel caso avrebbe prestato fede a una mia sola parola.


Fuquindi per questo che decisi di palesare chiaramente tutta la storiaqualsiasi cosa ne dovesse nascere; ma in che modo farloo con chiquesta era una difficoltà inestricabile. Sennonché cifu un'altra lite con mio marito e salì a un tale eccesso chemi costrinse quasi a spifferargli in faccia la verità; masebbene mi trattenessi e non scendessi nei particolaridissi quantobastò per gettarlo nel più grande sbigottimento e allafine venne fuori tutta la storia.


Avevacominciato con una calma rimostranza sulla mia cocciuta decisione dipartire per l'Inghilterra; io la difendevoe una mala parola tirandol'altracom'è abitudine in tutte le contese di famigliaeglimi disse che non lo trattavo come fosse mio marito né parlavodei figli come spetta a una madre; ea farla breveche non meritavodi essere trattata come moglie; che lui aveva usato con me di ognipossibile buona maniera; che aveva discusso con tutta la bontàe la calma che si richiedono a un marito e a un cristianoe che iogli avevo fatto un ricambio tanto indegno quale usa piuttosto con uncane che con un uomoanzi con un estraneo spregevole che con unmarito; che gli ripugnava molto di ricorrere alla violenza con memache insomma capiva che questa era ormai necessaria e per l'avveniresi vedeva costretto a prendere misure tali che servissero acostringermi al mio dovere.


Questodiscorso mi incendiò il sangue all'estremoe nessuna fu maipunta maggiormente sul vivo. Gli risposiquanto alle sue buone ealle sue cattive maniereche tutte le disprezzavo allo stesso modo;che quanto al mio ritorno in Inghilterrane ero decisane nascessepure quel che poteva; e quanto al fatto che non lo trattavo comefosse mio marito e non mi dimostravo madre per i miei figlipotevaanche darsi ci fosse sotto qualcosa di più di quanto lui peril momento non sapeva; e ad ogni modo mi piaceva di dirgli almenoquesto: che né lui era il mio marito legittimo néquelli figli legittimie che avevo i miei motivi per non fare diloro più conto di quanto non facessi.


Confessoche mi prese una grande pietà per luinon appena dissiquestopoiché diventò pallido come un cadavereeammutolì come uno folgorato; una o due volte lo credetti sulpunto di svenire; insommalo prese un attacco simile a un colpoapoplettico; rabbrividìgocce di sudore o rugiada gliscorsero in visoma era gelido come il marmotanto ché mividi costretta a correre in cerca di qualcosa per tenerlo in vita.Quando si fu rimesso dal colposi sentì male e rigettòe poco dopo fu messo a letto e l'indomani aveva una febbre violenta.


Tuttaviasuperò la febbre e si rimisequantunque molto adagioequando cominciò a stare un po' megliomi disse che con la mialingua gli avevo inferto una ferita mortale: una cosa sola volevachiedermi prima di qualsiasi spiegazione. Qui lo interruppi e glidissi che mi dispiaceva di essermi spinta tanto oltrepoichévedevo lo sconvolgimento in cui l'avevo gettatoma che desideravonon mi chiedesse nessuna spiegazioneche avrebbe solamentepeggiorato le cose.


Questoaccrebbe la sua impazienza e realmente lo intrigò di làda ogni sopportazione; ora infatti cominciava a sospettare che cifosse sotto qualche mistero non dichiaratoma nessuna congettura loilluminava; tutto quello che gli guizzava nel cervelloera che ioavessi un altro marito in vitama gli garantii che questo nonc'entrava nemmeno per idea; e invero quell'altro mio marito era perme effettivamente come morto e mi aveva detto di considerarlo cometaleragion per cui da quel lato non avevo la minima preoccupazione.


Oraperò la cosa era troppo avanzata per nasconderla ancorae miomarito stesso mi diede l'opportunità di liberarmi del segretocon mia grande soddisfazione. S'era affaticato con me tre o quattrosettimanema senza nessun risultatosolo perché gli dicessise le parole che avevo pronunciato erano semplicemente per farloandare sulle furie oppure se al loro fondo non c'era qualcosa divero. Ma io continuai inflessibile e non volli saperne di darespiegazioni a meno che prima non acconsentisse al mio ritorno inInghilterracosa - mi rispose - che non avrebbe mai fattofinchéavesse avuto vita. D'altronde gli dissi che era in mio potere didisporvelo quando volessie anzidi far sì che addiritturami supplicasse di andarmene; e questo accresceva la sua curiositàe lo rendeva tanto insistente da non potersi dire.


Allafine si decise di raccontare tutta la storia alla madre e a mettermiquesta alle costole per cavarmi il segreto. Lei s'ingegnò conogni perizia veramentema io le sbarrai la strada immediatamentedicendole che tutto il mistero della faccenda stava appunto in lei;che proprio il mio rispetto per lei mi aveva fatto ricorrere alsotterfugio e cheinsommanon avrei detto una parola di più;la scongiuravo quindi di non insistere oltre.


Ammutolìa questa dichiarazione e non seppe decidere che dire o che pensare;ma scartando la risposta come un'astuzia da parte miacontinuòle sue insistenze in favore del figlio per aggiustarese possibilela rottura tra noi. Quanto a questole dissi che era davvero unabuona intenzione da parte suama che era impossibile riuscirci; eche se le avessi rivelata la verità su quanto sapevoanchelei avrebbe riconosciuto che era una cosa impossibile e avrebbesmesso di desiderarlo. Alla fine sembrò che mi lasciassisopraffare dalle sue insistenze e le dissi che mi sarei arrischiata aconfidarle un segreto della massima importanza e che subito sisarebbe convinta ch'era tale; avrei acconsentito a deporlo nel suosenosolo se s'impegnava solennemente di non farne parte al figliosenza il mio consenso.


Cimise molto a convenire su questa promessama piuttosto che lasciarsisfuggire il gran segreto finì per accettare e iodopo unprofluvio di altri preambolicominciai a raccontarle per filo e persegno la storia. Anzitutto le dissi quanto lei fosse coinvolta nellatriste rottura avvenuta tra suo figlio e meper via della storia chemi aveva raccontato di sé e del nome da lei portato ai tempidi Londrae che la sorpresa in cui mi aveva vista era nata di qua.In seguito le dissi la mia storia e il mio nome e le certificaiconulteriori prove di natura tale da riuscirle innegabiliche io nonero altroné più né menoche la sua bimbalasua figlianata della sua carne a Newgate; quella stessa che l'avevasalvata dalla forca trovandosi nel suo gremboe da leiche dovevapartire per scontare la penaera stata affidata nelle mani delletali persone.


Nonè possibile descrivere lo stupore che la prese; non eraaffatto disposta a prestarmi fede o a scendere ai particolariperchévide immediatamente lo sconvolgimento che doveva seguire nellafamiglia; ma ogni cosa si accordava così puntualmente con ifatti che mi aveva raccontato di sé e chese non mi avesseprima narratosi sarebbe magari contentata di negareche restòmuta e non seppe fare altro che gettarmi le braccia al collo ebaciarmi e piangermi addosso disperatamentesenza dire una solaparola per molto tempo. Alla fine esplose: «Sventuratafigliola!» disse«quale triste destino ha potutoportarti quaggiù? e tra le braccia di mio figliopoi! Ragazzanefanda!» riprese«ma non capisci che è finitaper tutti? Moglie del tuo stesso fratello! tre figlie due in vitadella stessa carne e dello stesso sangue tutti! Mio figlio e miafiglia che dormono insieme come marito e moglie! rovina e dannazione!Disgraziata famiglia! Che sarà ora di noi? Che diremo? chefaremo?». E così andò innanzi per un bel pezzo;né io avevo capacità alcuna di parlareose cel'avevonon sapevo che direpoiché qualunque parola miferiva in fondo all'anima. In preda a questo sbigottimento cilasciammo quella prima voltabenché lo smarrimento di miamadre fosse maggiore del miodato che la notizia per lei era piùfresca. Tuttaviami promise ancora che non avrebbe aperto bocca consuo figlio finché non ne avessimo riparlato.


Nonpassò molto tempopotete esser certiche ci fu un secondocolloquio sullo stesso argomento; e stavoltaavendo l'aria didimenticare la storia che di sé mi aveva raccontata o forsesupponendo che avessi scordato io qualcuno dei particolaricominciòa riferirmene alterando e omettendo; ma io le rinfrescai la memoriasu molte cose che supponevo avesse dimenticatoe poi le rimisidavanti tanto a proposito l'intera storiache le riuscìimpossibile di scostarsene oltre. Si diede allora nuovamente alleescandescenze e alle deprecazioni contro la sua acerba fortuna. Unavolta che lo sfogo si fu un po' calmatocominciammo una discussionea fondo su quanto si poteva fare prima di mettere a conoscenza dellafaccenda mio marito.


Maa che potevano servire tutti i nostri dibattiti? Nessuna di noi duevedeva una via d'uscita o se ci fosse da fidarsi a palesare aquell'uomo una simile verità. Era impossibile capire prima inqualche modo o congetturare l'umore con cui avrebbe accolta la cosa oi provvedimenti che avrebbe preso; e se poi avesse saputo cosìpoco dominarsi da rendere pubblica la vergognaera facile prevedereche ne sarebbe nata la rovina dell'intera famiglia; e se infineavesse approfittato del diritto che la legge gli davapotevasbarazzarsi di me sdegnosamente e lasciarmi che cercassi diricuperare attraverso i tribunali quel capitaluccio che era miobuttarlo tutto forse nelle spese del processo per poi ritrovarmi amendicare. E così io l'avrei magari visto dopo pochi mesi trale braccia di un'altra moglie e sarei stata la più miserandadelle creature di questa terra.


Diquesto mia madre era altrettanto cosciente quanto me; e tutto sommatonon sapevamo che fare. Dopo qualche tempo giungemmo a decisioni piùmoderatema c'era sempre un guaioche cioè i pareri mio e dimia madre erano alquanto diversierano anzi contraddittori; poichélei diceva che avrei dovuto seppellire completamente la faccenda econtinuare a vivere come moglie con mio maritofinché unqualche nuovo avvenimento non avesse reso più conveniente larivelazione; e lei nel frattempo avrebbe provato a riconciliarci eristabilire il nostro mutuo contento e la pace nella famiglia;potevamo usare insieme come nel passato e lasciare così tuttala faccenda in un segreto come di tomba; «poichéfigliamia» mi disse«siamo perdute tutte e due se la cosa siviene a sapere».


Perincoraggiarmi a questomi prometteva di migliorare la miacondizionee di lasciarmi alla sua morte quanto avrebbe potutogarantendolo dall'ingerenza di mio marito; in modo che se piùtardi la cosa si fosse risaputa sarei stata in grado di tirare avantida sola e inoltre ottenere da lui quanto era giusto.


Laproposta non mi andava a geniose anche da parte di mia madre eraonesta e generosa; i miei pensieri seguivano tutt'altro corso.


Quantoa tenerci in corpo la faccendae lasciare che tutto continuasse comeprimale risposi che non era possibile; e le chiesi come potevapensare che io reggessi all'idea di andare a letto con mio fratello.In secondo luogole dissi che il fatto che lei fosse in vita eral'unico appoggio della verità e chefinché lei miriconosceva per figlia e riteneva di doversi contentare che cosìfossenessuno avrebbe messo in dubbio la cosa; ma chese fossevenuta a morire prima della rivelazioneio sarei soltanto statapresa per un'impudente creatura che avesse inventato un similepretesto allo scopo di piantare il maritooppure giudicata tocca nelcervello. Poi le notificai come mio marito mi avesse giàminacciata del manicomio e quanta ansia questo mi avesse datoe cheanzi era questo il motivo che mi aveva costretta alla necessitàdi palesarmi a lei come avevo fatto.


Tuttosommato - le dissi - attraverso le più serie meditazioni cheero stata in grado di fareavevo preso la seguente decisionechesperavo lei volesse approvare come il giusto mezzo tra le due: chelei facesse ogni sforzo presso il marito per indurlo a concedermi dipartire per l'Inghilterrasecondo quanto avevo già chiestoea fornirmi di una sufficiente somma di denarovuoi in merci daportare con mevuoi in polizzeper il mio mantenimentonontrascurando un solo istante di ripetergli che una volta o l'altraavrebbe potuto decidersi a venirmi a raggiungere.


Chepoipartita iolei vedesse a sangue freddo di scoprirgli la cosagradatamente e secondo che la sua stessa discrezione avrebbeconsigliatoin modo che lui non avesse a giungervi di sorpresa néabbandonarsi a collere o altri eccessi; e badasse a far sì chenon trascurasse i figli né si risposassese prima non avevala notizia certa della mia morte.


Eraquesto il mio pianoe avevo per esso fondate ragioni; da quell'uomomi ero realmente alienata in conseguenza di tutto quanto succedeva;davvero lo odiavo come maritoe mi era impossibile liberarmi daquella radicata avversione che gli portavo. Nello stesso tempoilfatto di condurre una esistenza illegittima e incestuosa accrescevaquest'avversione e tutto vi si accumulava per fare della nostraconvivenza la cosa per me più nauseante del mondo; e realmentecredo che ero giunta a un punto tale che avrei subito gli amplessi diun cane altrettanto volentieri che lasciarmi toccare da luimotivoper cui non potevo reggere all'idea di dovermi stendere nel suoletto.


Nonposso dire che avessi ragione a spingere tanto all'estremo la cosaquando insieme non mi decidevo a rivelargli tutto; ma sto raccontandoquello che accaddenon quello che avrebbe o nodovuto accadere.


Inquesti pareri nettamente contrastanti continuammo a lungo io e miamadree ci riusciva impossibile di conciliare le nostre vedute; cifurono molte dispute tra noima nessuna di noi arrivava mai arinunciare al suo partito o guadagnarci l'altra.


Ioinsistevo sulla mia avversione a continuare come moglie con miofratello e lei insisteva sulla impossibilità di portarlo adacconsentire al mio ritorno in Inghilterra; e continuavamo in questaincertezza dissentendo non al punto da litigare o niente di similema soltanto da non saper decidere che fare per appianare quellaterribile rottura.


Allafine decisi per un partito disperato e comunicai a mia madre la miadecisioneche insomma gli avrei detto tutto io stessa. Mia madreandò fuori di sé dallo spavento soltanto all'idea: maio le dissi di non preoccuparsile spiegai che avrei fatto la cosa apoco a poco e con dolcezzaimpiegando tutta l'arte e l'affabilitàdi cui fossi capacee che inoltre avrei scelto il miglior momentopossibilebadando di coglierlo in posizione favorevole. Le spiegaiche non dubitavo neppure - visto che sapevo essere tanto ipocrita dafingere con lui più affetto che non nutrissi in realtà- che sarei riuscita in quello che volevoe forse ci saremmoseparati d'amore e d'accordo e a buoni pattipoiché di amarloa sufficienza come un fratello me la sentivose anche non di amarlocome marito.


Intutto quel frattempo lui si era ingegnato per scoprire da mia madrese era possibilequale fosse il significato di quella frasespaventosacosì dicevache ho ricordato più indietro;vale a direche io non ero la sua moglie legittima né i figlierano suoi legittimi figli. Mia madre gli dava parolegli diceva cheda menon si tirava fuori niente ma soltanto si capiva che c'eraqualcosa che intensamente mi turbavae sperava che a suo tempo miavrebbe potuto strappare il segreto; per il momento gli raccomandavamolto seriamente di trattarmi con maggior dolcezza e guadagnarmi conla sua solita umanità. Gli disse che io ero atterrita ecosternata dalle sue minacce di rinchiudermi in un manicomio esimilie lo consigliò di non ridurreper nessun motivounadonna alla disperazione.


Eglile promise che avrebbe mitigato il suo contegnoe le aggiunse diassicurarmi che mi amava come mi aveva sempre amatae che non avevanessun progetto di rinchiudermi in un manicomiochecchépotesse dire nell'esasperazione; inoltre desiderava che mia madrefacesse anche a me le stesse raccomandazioni e si sarebbe potutovivere insieme come nel passato.


Sperimentaisubito gli effetti dei negoziati. Mio marito trasformòimmediatamente la sua condotta e fu per me un tutt'altro uomo; nientepoteva darsi di più affettuoso e compiacente che lui inqualunque occasione; e altro io non potevo che rendergli in qualchemodo il contraccambiocosa che feci quanto meglio seppima nelmigliore dei casi mi riusciva soltanto con molto impacciopoichéniente era per me più terribile delle sue carezzee i timoridi ritrovarmi ingravidata un'altra volta da lui andavano lì lìper darmi le convulsioni. Questo mi fece capire che palesargli laverità senza aspettare oltre era assolutamente necessariomalo feci tuttavia con tutta la cautela e il riserbo immaginabili.


Daun mesequasidurava il suo comportamento e cominciavamo a vivereinsieme una nuova esistenza: se io avessi potuto contentarmi dicontinuare cosìcredo che sarebbe potuta durare fino allafine dei nostri giorni. Una serache sedevamo a discorrere insiemesotto una piccola tenda che faceva da pergolato all'ingresso delgiardinoegli era di umore assai amabile e gaio e mi diceva un saccodi cose affettuose sulla piacevolezza del nostro attuale buon accordoe sugli affanni della rottura passatae quale soddisfazione fosseper lui che potessimo di sperare di non ricascarci mai più.


Iotirai un profondo sospiroe gli dissi che nessuno al mondo potevarallegrarsi più di me del buon accordo che sempre c'era statotra noi o affliggersi della sua rottura; ma che mi dispiaceva didovergli rispondere che nel nostro caso c'era una disgraziatacircostanza che troppo mi pesava sul cuore ed io non sapevo comepalesarglila quale rendeva molto infelice la mia parte nel nuovostato e mi toglieva tutto il conforto del riposo.


Insistetteperché gli dicessi che cos'era. Gli risposi che non sapevodecidermi a farlo; chefino a quando lui l'ignorasseero infeliceio solama una volta che l'avesse saputotutti e due saremmo statiinfelici; e che perciò tenerlo all'oscuro di tutto era quantodi più amorevole potevo fare: per questo soltanto glinascondevo un segreto del quale la semplice presenza nel mio cuoreero convintasarebbe stata presto o tardi la mia morte.


Nonè possibile descrivere la sorpresa che lo prese e la doppiainsistenza che usò con me perché mi confidassi. Midisse che non potevo chiamarmi amorevole verso di luiche anzi nonpotevo nemmeno considerarmi fedelese gli tenevo nascosto quelsegreto. Si rifece a quanto gli avevo detto in passato e mi disse chesperava non avesse rapporto con quanto avevo gridato esasperata e chelui era risoluto a dimenticare interamentecome l'effetto di unospirito sconsiderato e toccato sul vivo. Gli risposi che mi auguravoanch'io di dimenticare tuttoma questo non poteva accaderetroppoprofonda durava la tracciae la cosa era impossibile.


Midisse allorachedato che era deciso a non più dissentire dame per nessun motivonon mi avrebbe dato noia oltrepreferendostare a tutto quello che facessi o dicessi; soltanto mi chiedeva lapromessa che quel tale segretoqualunque si fossenon dovesse maipiù interrompere il nostro vicendevole e tranquillo affetto.


Eraquesta la cosa più scottante che poteva dirmipoichéio avevo invece bisogno delle sue ulteriori insistenzeper farmiconvincere a rivelare quello che sarebbe stato davvero la mia mortese lo nascondevo ancora. E così gli risposi chiaro e tondo chenon potevo compiacermi troppo di non venir richiestaquantunque poinon sapessi come soddisfargli. «Vediamo un po'mio caro»gli dissi«quali condizioni mi offri perché ti metta alcorrente di tutta la faccenda?» «Tutto ciò chevuoi» rispose«tutto ciò che ragionevolmente puoichiedermi.» «Ebbene» dissi«andiamopromettimi per iscrittochenel caso che tu non trovi che io abbiacolpa e che sia per mia volontà coinvolta nelle cause dei maliche seguirannonon mi rivolgerai nessun rimproveronon mi tratteraipeggionon mi danneggerai né cercherai di farmi pagare perquello di cui non ho colpa.» «Questa» disse«èla richiesta più ragionevole del mondo: non farti rimproveriper quello di cui non hai colpa. Dammi penna e calamaio.» Corsiallora a prendere pennacalamaio e cartaed egli scrisse l'accordonelle stesse parole con cui l'avevo formulatoe lo firmò connome e cognome. «Dunque» disse«che altro c'èmia cara?» «Ecco» continuai«c'èd'altroche non dovrai rimproverarmi se non ti ho rivelato ilsegreto prima che io lo sapessi.» «Anche questo ègiustissimo» disse«accetto di cuore» e scrisseanche questo e firmò.


«Oraamico mio» dissi«non mi resta più che unacondizione da porre e cioèche dato che la faccenda nonriguarda altri che te e menon la rivelerai ad anima vivasalvo tuamadre; e che in tutti i provvedimenti che vorrai prendereuna voltainformatodato che anch'io con te ci sono coinvoltaper quantoinnocente come sei tunon farai nulla nell'esasperazionenulla cherisulti di pregiudizio mio o di tua madresenza che io ne siainformata e abbia prima acconsentito.» Questo lo sorprese unpo'e vergò le parole distintamentema le lesse e rilesseprima di firmarleesitando diverse volte e ripetendovi sopra: «Apregiudizio di mia madre! e a pregiudizio tuo!

Chemisteriosa faccenda è mai questa?». Tuttaviaalla finefirmò.


«Eora» dissi«mio caronon ti chiedo più altro periscrittoma dato che stai per sentire la cosa più inaspettatae più stupefacente che sia forse mai accaduta in nessunafamiglia di questo mondoti prego di promettermi che la accoglieraicon calma e con la presenza di spirito che si conviene a un uomoragionevole.» «Farò del mio meglio» rispose«a patto che tu non mi tenga più in sospesoperchécon tutti questi preamboli mi fai tremare.» «Ebbeneallora» dissi«è questo: come ti ho detto primain un impetoche io non ero la tua moglie legittima e che i nostrifigli non erano legittimicosì debbo anche ora farti saperecon calma e con simpatiama sempre con doloreche io sono tuasorella e tu sei mio fratelloe che siamo tutti e due figli di unamadre viventee in casa nostrae convinta che tutto questo èla veritàin modo da non poter essere negato nécontraddetto.» Lo vidi impallidire e stravolgersi; dissiallora: «Suricorda quanto hai promesso e prendi questo conpresenza di spirito; chi avrebbe potuto fare di più perprepararti alla notizia?». Pure chiamai un servitore e gli feciportare un bicchierino di rum (ch'è il cordiale ordinario diquei paesi)poiché vedevo che stava per svenire.


Quandosi fu un po' rimessogli dissi: «Questa storiasta' certorichiede una lunga spiegazione; abbi perciò pazienza epreparati a sentirlasarò quanto più breve èpossibile». Dopo di chegli raccontai quello che mi sembròindispensabile del fattoe specialmente il modo come mia madre eragiunta a rivelarmelo. «E oramio caro» dissi«capiraile ragioni dei miei patteggiamentie anche che io non sono stata lacausa di tutto questo né potevo esserloe che non potevoassolutamente saperne nulla prima d'ora.» «Sonoperfettamente convinto di tutto» mi rispose«ma èper me una tremenda sorpresa; conosco però un rimedio pertutto quantoun rimedio che porrà fine a tutte le tuedifficoltàsenza che tu debba tornare in Inghilterra.»«Sarebbe ben strano» osservai«strano come tuttoil resto.» «Nono» mi disse«si appianeràcome nulla: sono io l'unico ostacolo.» Dicendo queste paroleaveva l'aria piuttosto sconvoltama io al momento non mi presinessun timore per luiconvinta checome si usa direchi fa questecose non ne parla e chi ne parla non le fa.


Lareazione però non aveva ancora toccato il suo apicee miaccorsi che lui diventava pensoso e malinconico; in una parola misembrò che perdesse la testa. Tentai di provocarlo a unosfogoe di farlo discorrere della decisione che dovevamo prendere; avolte era a posto e parlava della cosa con qualche coraggioma ilpeso di questa era troppo greve sui suoi pensieri. Arrivò alpunto di tentare due volte di togliersi la vita: in uno dei tentativisi era già bell'e strangolato ese sua madre non entravanella stanza proprio in quel momentoci restava; purecon l'aiutodi un servitore negroessa tagliò la corda e lo riportòin vita.


Arrivatele cose a questo triste eccessola mia pietà verso di luicominciò a rinfocolare quella tenerezza che gli avevo portatoun tempoe mi sforzai sinceramente con il fare più affettuosoche mi fu possibiledi riparare la rottura; maa dirla in brevelasua angoscia aveva ormai acquisito una troppo grande violenzadivorava ogni capacità e lo gettò in un lento languoreche tuttavia non gli fu fatale. In una simile stretta io non sapevoche fareperché sembrava proprio che la sua vita stessefuggendoe forse io avrei potuto sposarmi in quel paese un'altravolta non senza il mio tornacontose restare laggiù avessepotuto fare al caso mio; ma anche il mio spirito era agitato;desideravo tornare in Inghilterra e niente mi avrebbe potutoaccontentare mancandomi questo.


Afarla breveper mezzo di un'instancabile insistenza mio maritochecome osservavo andava in apparenza consumandosivenne alla finepiegato ad acconsentiree cosìsospingendomi il destinoebbi via liberae con l'aiuto di mia madre ottenni un buonissimocarico di merce da portare con me in Inghilterra.


Quandoci lasciammoio e mio fratello (perché così lo dovròchiamare d'ora in poi) convenimmo chedopo il mio arrivo inInghilterraegli doveva simulare di ricevere la notizia che eromorta laggiùe cosìquando avesse volutoavrebbepotuto risposarsi. Accettò e mi promise che ci saremmo scritticome fratello e sorellae che mi avrebbe assistita e mantenuta finoalla fine dei miei giorni; che se fosse venuto a morte prima di meavrebbe lasciato alla madre ancora di che sostenermi in qualitàdi sorella: e sotto un certo aspetto tenne fede a questa parola.Solamentesi condussero in modo così stranoda farmene inseguito sentire il disappunto piuttosto gravementecome a tempodebito racconterò.


Mene partii nel mese di agosto dopo otto anni di permanenza in quellaterra; mi aspettava ora un nuovo seguito di sventurequale pochedonnecredohanno subito.


Facemmouna traversata abbastanza buona fin che non fummo a ridosso dellacosta ingleseche raggiungemmo dopo trentadue giornima qui fummosbattuti da due o tre burrascheuna delle quali ci sospinse fuoristrada sulla costa dell'Irlandadove gettammo l'ancora a Kinsale.Qui aspettammo un tredici giornitrovammo qualche ristoro a terra eci rimettemmo in marequantunque ci attendesse di nuovo un tempopessimodurante il quale la nave perse l'albero di maestracome lochiamano. Ma entrammo finalmente a Milford Havennel Gallesdoveper quanto fossi lontana dal nostro portopure sentendomi il piedeal sicuro sul fermo suolo dell'isola di Bretagnadecisi di nonavventurarmi più sulle acqueche mi erano state tanto ostili;e così portati a terra i vestiti e i quattrinicon le miepolizze di carico e gli altri documentimi decisi a venirmene aLondra e a lasciare che la nave giungesse come poteva alla suadestinazione: la quale era il porto di Bristoldove viveva ilprincipale corrispondente di mio fratello.


Arrivaia Londra circa in tre settimanedove seppi qualche tempo dopo che lanave era arrivata a Bristolma disgraziatamente sentii insieme cheper la tempesta che aveva subito e la perdita dell'alberoi danni abordo erano ingenti e la maggior parte del suo carico guasta.


Miaspettava ora la scena di una nuova vita e questa appariva tremenda.Ero partita di laggiù con qualcosa come un addio definitivo.


Quelloche portavo con me era invero di un considerevole valorepurchémi fosse arrivatoe per mezzo suo avrei potuto risposarmidiscretamente; maper com'erano andate le coseero ridotta a due otrecento sterline in tuttoe questo senza alcuna speranza dirincalzi. Ero interamente priva d'amicizieche dico? non avevonemmeno una conoscenzapoiché mi accorsi che eraassolutamente necessario non risuscitare le conoscenze vecchie; equanto alla mia ingegnosa amica che mi aveva in altri tempi fattapassare per un buon partitoera morta e così pure suo marito.


Lanecessità di occuparmi del mio carico di merci mi obbligòpoco dopo a fare un viaggio a Bristole mentre mi occupavo aquest'affaremi presi lo svago di recarmi a Bathpoichécom'ero ancora ben lontana dalla vecchiaiacosì il mio umoresempre gaiomeno che mai si smentiva; e dato che mi trovavo ora adessere una donnaper così diredi fortunapur essendo unadonna senza fortunami ripromettevo che una cosa o l'altra potessesuccedermi nel frattempotale da ristabilire la mia condizionecom'era già stato il caso in passato.


Bathè un soggiorno sufficientemente galante; dove la vita costaparecchio ed è piena d'insidie. Io ci andaiin veritàcon l'idea di afferrare quel che potesse offrirmi; ma devo esseretanto giusta con me stessa da protestare che non intendevo niente didisonestoné avevo in me inizialmente pensieri rivolti versoquella strada per la quale in seguito tollerai che si mettessero.


Mici fermai per tutta la fine di stagionecome dicono làestrinsi certe disgraziate conoscenzeche mi suggerirono le follienelle quali caddi in seguitopiù che non m'incoraggiassero aresistervi. Passavo giornate discretamente piacevoligodevo buonacompagniavale a dire compagnia gaia ed elegante; ma avevo losconforto di accorgermi che questa via mi buttava a terrae che datoche non avevo un reddito stabilespendere così il capitalenon era altro che un modo certo di uccidermi per dissanguamento; cosache mi fornì parecchie malinconiche riflessioni. Tuttavianonci badai e non smisi di lusingarmi che qualcosa potesse presentarsi amio vantaggio.


Manon mi trovavo nel posto adatto. Non ero più a Redriff dovespacciandomi da me per un discreto partitopoteva darsi che unqualche onesto capitano mi richiedesse in onorevoli termini dimatrimonio: ero a Bath dove gli uomini trovano qualche voltaun'amante ma piuttosto raramente cercano una moglie; e inconseguenzaè inevitabile che tutte le particolari conoscenzeche una donna può sperare laggiùabbiano una tendenzain questo senso.


L'iniziodella stagione l'avevo passato discretamente; perchéquantunque avessi fatto una certa qual conoscenza con un signore cheveniva a Bath per svagarsipure avevo evitato qualsiasi bruttacapitolazione. Avevo tenuto testa a qualche occasionale tentativogalante e in questo senso potevo dire di essermela cavata bene. Nonero ancora tanto depravata da abbandonarmi al vizio per semplicegustoe nemmeno le proposte erano così straordinarie datentarmi con la cosa essenziale che io cercavo.


Inquel principio arrivai comunque fino a questo punto: feci conoscenzacon una donna presso cui alloggiavola quale sebbene non tenesse unacasa malfamatapure non professava affatto i migliori principi. Intutte le occasioni io mi ero sempre comportata tanto beneda noncausare la minima tacca alla mia reputazionee tutti gli uomini cheavevo frequentato godevano di un così eccellente nome che afrequentarli non me ne venne il minimo biasimo. Nessuno di questi sipermise nemmeno di supporre che esistesse la possibilità diun'intesa disonesta con mese avesse scelto di farsi avanti; cen'era però unoquello che ho dettoil quale mi veniva sempreintorno per amore dello svago che gli dava la mia compagniacom'eglidiceva. Questa compagniacosì si compiaceva di ripeteregliera molto graditama per quella volta non ci fu altro.


Passaia Bath molte ore malinconiche dopo che tutta la compagnia se ne fuandata; giacchése anche andavo qualche volta a Bristol perdisporre della mia roba e raggranellare qualche soldoscelsituttavia di fare di Bath la mia residenza perchéessendo inbuoni rapporti con quella donna in casa della quale avevo alloggiatonell'estatetrovai che nell'inverno potevo viverci più a buonmercato che in qualunque altro posto. Quiripetopassai un invernoaltrettanto opprimente di quanto l'autunno era stato invece gaio; maavendo stretta una maggiore intimità con questa donna pressola quale abitavonon potei fare a meno di metterla un po' alcorrente di quello che più mi angustiava il cuore e in modospeciale della precarietà dei miei mezzi. Le dissi pure cheavevo nella Virginia una madre e un fratello in condizioni agiate; edato che avevo veramente scritto a mia madre in particolareperdescriverle il mio stato e la grande perdita che avevo soffertocosìnon mancai di far sapere alla mia nuova amica che aspettavo di laggiùuna sovvenzionecom'era infatti la verità. E dato che le navitraversavano da Bristol a York River nella Virginiae ritornoimpiegando generalmente meno tempo che da Londrae dato che miofratello corrispondeva principalmente con Bristolpensavo che avreifatto assai meglio ad aspettare la risposta qui che non tornando aLondra.


Lamia nuova amica si mostrò sensibilmente toccata dal mio statoe fu in verità tanto buona da ridurmi la retta a una cifracosì bassa durante l'invernoche mi convinsi che non ciguadagnava niente; e quanto all'alloggioper tutto l'inverno nonebbi da spendere un soldo.


Quandovenne la stagione di primaveralei continuò a trattarmi contutta la bontà che poteva; e rimasi con lei un altro po'finche non trovai necessario fare diversamente. Molto spesso scendevanoe alloggiavano in casa sua signori di riguardo e in particolare quelsignore cheho già dettomi era stato intorno l'invernoprecedente:

earrivò questa volta con un altro signore per compagno e dueservitorie prese alloggio in quella casa. Mi nacque il sospetto chel'avesse invitato la mia padronafacendogli sapere che stavo ancoracon lei; ma essa negò.


Insommaquesto signore scese là e riprese a girarmi intornoscegliendomi fra tutte come sua speciale confidente. Era ungentiluomo compitoquesto bisogna riconoscerloe la sua compagniami riusciva tanto gradevole quanto la miase debbo credergliriusciva a lui. Non mi faceva altre dichiarazioni se non di unostraordinario rispettoe aveva della mia virtù un'opinionetale checome affermò più volteera convinto chesemi avesse proposto qualunque altra cosaio l'avrei respintosdegnosamente. Seppe presto da me che ero vedova; che ero giunta aBristol dalla Virginia con le ultime navi e che aspettavo a Bathl'arrivo della prossima flotta di laggiùche mi dovevaportare considerevoli valori. Seppi da lui che aveva una mogliemache questa signora era tocca nel cervello e si trovava affidata allecure dei suoi stessi parenticosa alla quale egli aveva dato il suoconsenso per evitare qualunque appunto gli si potesse rivolgere ditrascurarne la cura. Per il momento era venuto a Bath per svagarsi lospirito tanto oppresso da quel triste caso.


Lamia padronache di sua iniziativa incoraggiava l'intesa in tutte leoccasionimi fece di lui un ritratto molto favorevolecome di unuomo d'onore e di caratteree insieme di grande ricchezza. E inverità anch'io avevo motivo di pensarlo; poichésebbene alloggiassimo allo stesso piano ed egli fosse spesso entratoin camera miaperfino quand'ero a lettoe io nella suatuttavianon arrischiò mai più di un bacioné ad altroneppure mi sollecitò se non parecchio tempo dopocomevedrete.


Spessoparlavo con la mia padrona della straordinaria modestia di questosignore e lei mi ripeteva che fin dal primo giorno se n'era accorta;mi diceva sempre però chesecondo leidovevo sperare qualchecompenso per la compagnia che gli tenevopoiché non milasciava un momento di respiro. Le risposi che non gli avevo dato ilminimo pretesto di pensare che ne avessi bisogno o che avreiaccettato niente da lui. Mi disse che di questo si sarebbe incaricatalei stessa e condusse le cose tanto abilmente che la prima volta chefui sola con lui dopo che quella gli ebbe parlatoegli cominciòa fare qualche domanda sulle mie condizionicome mi fossi mantenutadal giorno del mio arrivo e se non mi serviva del denaro. Gli tennitesta arditamente. Gli dissi chesebbene il mio carico di tabaccofosse guastonon era però interamente perduto; che ilmercante al quale ero stata indirizzata si era comportato con metanto onestamente che non avevo sofferto e che speravo con qualcheeconomia di resistere finché non giungesse dell'altrocheaspettavo con la nuova flotta; avevo intanto abbassato le mie spese ementre la stagione scorsa avevo una camerieraora ne facevo senza; ementre allora avevo una camera e una sala al primo pianoora avevouna sola stanza al secondoe così via; «ma la mia vita»dissi «mi contenta come allora»; aggiungendo che la suacompagnia mi aveva fatto passare giorni ben lieti che non avreigoduto altrimenticosa questa per cui gli ero molto obbligata; e inquesto modo gli tolsi per il momento il pretesto a ogni offerta. Nonpassò molto tempo che ritornò all'attacco e mi disseche gli sembravo restia a confidargli il segreto della miasituazionecosa che lo addolorava molto; assicurandomi che se neinformava non con l'intenzione di soddisfare la sua curiositàma semplicemente per essere in grado di aiutarmi se fosse il caso; madata che non volevo ammettere di trovarmi bisognosa di aiutononaveva più che una cosa da chiedermi e cioè che glipromettessi chenel caso mi fossi trovata in qualche difficoltàmi sarei aperta con lui francamente e lo avrei adoperato con quellastessa libertà con la quale mi faceva la proffertaaggiungendo che l'avrei sempre trovato un amico sincerose ancheforse avevo qualche sospetto a fidarmene.


Nontacqui niente di ciò che una persona immensamente obbligatapoteva dirgli per fargli capire che apprezzavo debitamente la suagenerosità; e in verità da quel giorno non mi mostraipiù con lui riservata come un tempo benché nessuno dinoi due uscisse ancora dai più stretti confini della virtù;ma per quanto libera diventasse la nostra conversazioneio nonriuscivo però a giungere a quella libertà da luidesideratacioè a dirgli che mi servivano quattrinibenchéin segreto fossi felicissima della profferta.


Passòqualche settimanae non gli chiedevo ancora niente; quando la miapadrona di casadonna scaltrache svariate volte mi aveva incitatama si era accorta che non sarei stata capace di farmi avanticoniauna storia di sua fantasia e bruscamente mi entra in camera mentrestavo con lui. «Cara vedovella!» dice«ho bruttenotizie per voi stamattina.» «Di che si tratta?» lechiedo. «I francesi hanno catturato le navi della Virginia?»poiché era questa la mia paura.


«Nono» disse«ma quel tale che avete mandato ieri a Bristolper soldiè di ritorno e dice che non ce ne sono» Nonmi piacque proprio per niente la sua trovata; mi sembrò cheavesse troppo l'aria di voler stimolare il mio protettorecosa dicui non c'era bisognoe capivo che non avevo niente da perdere amostrarmi restiaperciò la fermai senz'altro. «Nonarrivo a capire come possa dire questo» risposi«poichévi garantisco che mi ha portato tutto quello che gli avevo ordinatoecco qua» trassi fuori il mio borsellino con dentro qualcosacome dodici ghineee aggiunsi: «E' mia intenzione darli a voiquasi tutti.» Il mio compagno sembrò un tantino urtatoda quelle sue parole quanto ero stata iopigliandolecosì miero immaginatacome un'impertinenza da parte sua; ma quando mi ebbesentita dare una simile risposta ritornò in séimmediatamente. L'indomani mattina riparlammo della cosae miaccorsi che era pienamente soddisfatto; mi disse sorridendo chesperava non mi sarei trovata a corto di denaro senza farglielosapere: altra era stata la mia promessa. Io gli spiegai che ero moltooffesa del fatto che la mia padrona avesse parlato cosìpubblicamente di cose che non la riguardavano per niente; masupponevo che stesse per chiedermi quanto le dovevootto ghineecircache mi ero decisa a restituirlee le avevo restituito quellasera stessa.


Diventòd'ottimo umore quando mi sentì dire che avevo pagato queldebitoe per il momento cambiò discorso. Ma l'indomanimattinaavendo sentito che mi ero alzata prima di luimi chiamòdalla sua stanza e io risposi. M'invitò che entrassi; eraancora coricato quando io arrivai e mi pregò di farmi avanti esedermi sulla sponda del letto perchémi spiegòavevaqualche cosa da dirmi. Dopo qualche cortesiami chiese se potevoessere veramente franca con lui e dargli una sincera risposta a unadomanda che voleva farmi. Dopo qualche cavillo a proposito dellaparola "sincera" e chiestogli se gli avevo mai datorisposte che non fossero sinceregli promisi di sì. Ebbenealloradissela sua richiesta era che gli facessi vedere il mioborsellino.


Ficcaisubito la mano in tasca eridendogli in visoestrassi ilborsellinodove c'erano tre ghinee e mezzo. Mi chiese allora seerano quelli tutti i miei fondi. Gli risposi che no- e continuavo aridere - no certo.


Ebbenedissevoleva allora che gli promettessi che sarei andata a prenderee gli avrei portato tutto il denaro che avevofino all'ultimo soldo.Gli risposi che così avrei fatto e me ne andai in camera miaepreso un cassettino privatodove c'erano circa sei altre ghinee equalche po' d'argentoglielo portai e versai sul lettodicendoglich'era quella tutta la mia sostanzaparola d'onorefino all'ultimosoldo. Egli li guardò un pocoma senza contarlie liriammucchiò tutti nel cassettopoi tastandosi in tasca netrasse una chiave e mi pregò di aprirgli uno stipetto di noceche stava sul tavolo e di portargli il tal cassettocome feci. Inquesto cassetto c'era una gran somma in oromi pare un duecentoghineema non so quante precisamente. Prese il cassetto estringendomi la manome la fece ficcare dentro e cavarne una granmanciata; io riluttavoma egli teneva strettamente la mano nella suae me la introdusse nel cassetto e mi fece prendere quasi tante ghineequante ne potei stringere in una volta.


Ottenutoquestome le fece deporre in gremboe prendendo il mio cassettinovi versò con il suo tutto il mio denaroe mi disse diandarmene e portare tutto nella mia camera.


Riferiscola storia per filo e per segnoa motivo della sua piacevolezzaeper mostrare il tono dei nostri discorsi. Non passò moltotempo che egli cominciò ogni giorno a trovare da ridire suivestiti e sulle trine e sulle cuffie ein una parolami tormentavaperché comprassi di megliocosa che tra parentesi non misarebbe dispiaciuto affatto di farebenché non ne avessil'aria. Nulla al mondo io amavo più che il vestire elegante;ma gli dissi che dovevo pure economizzare il denaro che mi avevaprestatoaltrimenti non sarei stata in grado di restituirglielo. Mirispose allorain poche paroleche dato che aveva per me unasincera stima e sapeva la mia condizionequel denaro non me lo avevadato a prestitoma regalatoe che gli sembrava bene che me lo fossimeritatoconcedendoglicome facevotanto esclusivamente la miacompagnia. In seguitomi fece prendere una cameriera e aprire casaeandatosene quel suo amicomi costrinse ad accogliere lui atavola: cosa che feci molto volentiericonvintacome fui infattiche non ci avrei perso nulla. E nemmeno la padrona di casa mancòdi trovarci il suo tornaconto.


Facevamoquesta vita da un tre mesiquando la società di Bathcominciando a diradarsiil mio protettore parlò di andarsenee non gli sarebbe dispiaciuto che fossi venuta a Londra con lui.


Nonmi ritrovai troppo in quella propostaessendo all'oscuro dellaposizione che avrei occupata e di come mi avrebbe poi trattatalaggiù. Maintanto che la cosa era controversaegli siammalò; aveva fatto una corsa in un luogo del Somersetshirechiamato Sheptone vi cadde gravemente malatotanto malato da nonpoter rifare il viaggio; sicché rimandò a Bath ilservitore che mi pregasse di noleggiare una carrozza e raggiungerlo.Prima di partireaveva affidato a me il suo denaro e gli altrioggetti di valoree non sapevo come disporne; pure li misi al sicurocome meglio potetti e chiusi l'alloggio e corsi a Sheptondove lotrovai molto gravetanto che lo convinsi a farsi riportare inlettiga a Bathdove c'era disponibilità di un maggior aiuto edi migliori medici.


Acconsentitoche ebbelo riportai a Bath: circa un quindici migliaper quantoricordo. Qui continuò la febbre e rimase a letto per cinquesettimanee per tutto questo tempo io gli feci da infermieracurandolo con altrettanta attenzione che se fossi stata sua moglie;davverose fossi stata sua moglie non avrei potuto fare di più.


Vegliaitante volte al suo capezzale che alla fine non volle saperne divedermi là sedutae allora feci mettere nella stanza unlettuccio dove mi coricavoproprio ai piedi del suo letto.


Misentivo davvero afflitta da quel suo stato e del timore di perdere unamico come egli erae sarebbe stato in futuroper me. Usavo starelà seduta e piangergli al capezzale per ore e ore. Finalmenteandò meglio e diede qualche speranza di guarirecome infattiguarìma molto lentamente.


Sele cose stessero diversamente da come dirònon avreidifficoltà a palesarlecome è chiaro che in altri casiho fatto; ma invece affermo che in tutto quel nostro commerciose sitolga l'entrare nella stanza quando uno di noi due era in letto e sitolgono gli indispensabili servigi dell'assistenza a lui prestatanotte e giorno durante la malattiané la minima parola néil minimo gesto disonesto erano passati tra noi. E così fossecontinuato fino alla fine!

Entroun certo tempo si rimise in forze e andò ristabilendosirapidamentee io volevo portare via quel mio lettuccioma non me lopermise finché non fu in grado di starsene senza che qualcunolo vegliasse: allora mi trasferii nella mia camera.


Preseparecchie occasioni per esprimermi la sua riconoscenza per le mietenere cure; e una volta che fu ristabilito mi fece un regalo di 50ghinee per il mio zelo ocome lui dicevaperché avevoesposta la mia vita tentando di salvare la sua.


Poimi fece sentire dichiarazioni del sincero e inviolabile affetto chelo legava a mema con ogni possibile riservatezza per la mia e lasua virtù. Gli risposi che ne ero contentissima e non chiedevoaltro.


Maegli giunse al punto di affermarmi chetrovandosi nudo dentro unletto in mia compagniaavrebbe altrettanto religiosamente rispettatala mia virtùquanto l'avrebbe difesa se io fossi stataassalita da un bruto. Gli prestai fedee glielo dissi anche; ma nonera ancora contento: mi disse che aspettava una qualunque occasioneper darmene una dimostrazione indubitabile.


Moltotempo dopoebbi occasione di andare per quel mio affare a Bristolnella quale circostanza egli noleggiò una carrozza e volleaccompagnarmi. Stavolta in verità la nostra intimitàcrebbe. Da Bristol mi portò a Gloucesterche era soltanto unagita di piacerea respirare un po' di quell'aria; e ci capitòqui di non trovare altro posto nella locanda che una gran camera condue letti. Il padrone della locanda salendo con noi per mostrarci lecamereed entrando in quellagli disse con molta franchezza:«Signorenon è affar mio indagare se questa donna sia ono vostra mogliema in caso che non siapotete servirvi di questidue letti con altrettanta decenza che se foste in due camere» ein così dire tirò una gran tenda che attraversava lastanzae realmente separava i letti. «Sì» replicòprontamente il mio amico«questi letti vanno; e quanto alrestosiamo parenti troppo stretti per dormire insieme benchépossiamo restare in una stessa camera» ciò che diede unafaccia onesta alla cosa. Quando fummo sul punto di metterci a lettoegli discretamente uscì dalla stanza finché non fuisotto le copertee poi salì nell'altro letto donde peròcontinuò un pezzo a chiacchierare con me.


Allafineripetendo quella sua solita frase che si sentiva di stare nudodentro un letto in mia compagnia e non farmi il minimo oltraggiosalta fuori del letto. «E oramia cara» mi dice«vedrete quanto sarò onesto con voi e se sapròmantenere la mia parola» ed eccolo che viene verso il mioletto.


Iofeci qualche resistenza ma debbo confessare che non gli avreiresistito tropponemmeno se non ci fosse stata quella sua promessa;sicché dopo una breve lotta mi abbandonailasciandolo entrarenel letto. Quando ci fuegli mi prese tra le braccia e giacqui cosìcon lui tutta la nottema null'altro egli mi fece o tentò difarmi che stringermi così come ho detto tra le braccia: nullaripetoin tutta la nottee si 'alzò e si rivestì almattinolasciandomi altrettanto intatta da parte sua quanto nelprimo giorno della mia vita.


Miparve questa una cosa straordinaria e probabilmente sembreràlo stesso anche ad altri che sanno come operino le leggi dellanatura; giacché egli era un uomo vivo e gagliardo. E nemmenosi può dire che abbia agito così per un principio direligione ma semplicemente per affettoinsistendo sul fatto chesebbene io fossi per lui la donna più desiderabile del mondopuredato che mi amavanon poteva farmi torto alcuno.


Ammettoche era un nobile principioma siccome non l'avevo mai visto primacosì mi sembrò proprio da sbalordire. Continuammo peril rimanente del viaggio nel modo di primae ritornammo a Bathdoveavendo la comodità di venire da me ogni volta che volessereplicò spesso quel suo saggio di continenzae spesso iodormii con luie quantunque tutte le familiarità di marito emoglie ci fossero usualipure nemmeno una volta egli tentò diandare oltree molto ne era orgoglioso. Non dico che fossi anch'iocosì pienamente soddisfatta della cosa com'egli sembravacrederepoiché devo ammettere che ero molto piùviziosa di lui.


Vivemmoa questo modo circa due annicon questa sola eccezioneche lui andònel frattempo a Londra tre voltee una volta ci rimase quattro mesi;maper essere giustinon mancò mai di fornirmi di tantodenaro che bastasse a mantenermi generosamente.


Secosì avessimo continuatoconfesso che avremmo avuto di cheandare davvero orgogliosi; macome dice chi sanon è benearrischiarsi troppo sull'orlo di un limite. Così capitòanche a noi; e anche qui devo essere tanto giusta con il mio amico dariconoscere che la prima infrazione non venne da lui. Fu una notteche eravamo insieme a letto accalorati e allegri e bevuti tutti e dueun po' più del solitocredoquantunque non al punto daperdere la testa; quandodopo certe altre follie che non possonominareioche ero allacciata strettamente fra le sue bracciaglidissi (ripeto quelle parole con vergogna e orrore d'animo) che misentivo in cuore la forza di scioglierlo dal suo impegnoper unanotte e non oltre.


Eglimi prese in parola immediatamente e dopo non fu più possibileresistergli; né in verità io avevo intenzione diresistergli ancora.


Cosìsi ruppe il nostro regime di virtù e io cambiai la miaposizione di amica per il dissonante e per niente melodioso titolo dibaldracca.


Lamattina eccoci tutti e due in contrizione; io piangevo dirottamentelui dichiarava il suo gran rincrescimento; ma questo era tutto quelloche potessimo fare per il momentoe la strada una volta aperta e gliostacoli della virtù e della coscienza spezzatinon cirestava più gran cosa da abbattere.


Pertutto il resto di quella settimana la compagnia che ci facemmo fupiuttosto tetra; io lo guardavo coprendomi di rossore e di tanto intanto uscivo nella malinconica obiezione: «E se ora restoincinta? Che sarà di me?». Egli mi faceva coraggiodicendomi chefino a quando gli fossi fedelemi sarebbe statofedele; e dato che la cosa era ormai a tal punto (dove realmente nonaveva mai avuto intenzione di giungere)se però restavoincintaavrebbe pensato lui a tutto e anche a me. Il che ci ridiedebaldanza. Lo assicurai chese ero incintaavrei voluto morire permancanza di una levatrice piuttosto che indicare lui come padre; elui mi assicurò che non mi sarebbe mancato nientenel casoche fossi incinta. Queste scambievoli assicurazioni ci imbaldanzironoal male e dopo di allora replicammo il nostro delitto tutte le volteche ci piacquefin che alla fine quello che avevo temuto accadde emi trovai davvero incinta.


Quandone fui sicurae della cosa ebbi convinto anche luici demmo apensare quali misure potevamo prendere per venirne a capo e ioproposi di confidarci con la mia padrona e chiederle consiglio. Eglifu d'accordo. La padronadonna (come ebbi modo di sperimentare) nonnuova a queste cosenon ne fece gran caso; disse che sapeva findall'inizio che ci saremmo arrivati e tanto parlò che anchenoi ne ridemmo. Come ho dettotrovammo in lei una vecchia esperta intali faccende; e si incaricò lei di tuttosi impegnòdi trovarci levatrice e baliadi venire incontro a tutte le indaginie tirarcene fuori con reputazionee così fece davvero consomma perizia.


Avvicinandosiil mio tempopregò il mio gentiluomo di ritirarsi a Londraoalmeno fare come se ci andasse. Lui partitoinformò gliincaricati della parrocchiache c'era in casa sua una dama che stavaper partorirema lei conosceva molto bene il marito e ne diede ancheil nomesecondo che seppe ben simulareche fu Sir Walter Cleave;informandoli che era un degno gentiluomoche lei stessa avrebberisposto per tutte le indagini e via dicendo. Di questo sicontentarono senz'altro gli incaricati e io me ne stetti a letto conaltrettanto credito che se fossi stata davvero Milady Cleave; e venniassistita nel parto da tre o quattro tra le mogli dei primi cittadinidi Bathcosa tuttaviache mi rese anche più costosa al mioamico.


Spessogli espressi il mio rincrescimento su questo puntoma egli miingiungeva di non pensarci proprio.


Datoche mi aveva provveduta abbondantemente di denaro per le spesestraordinarie del partonon mi lasciai mancare proprio niente inquell'occasionema neppure mi feci passare per troppo spensierata estravagante; e d'altrondeconoscendo ormai il mondocome avevopotuto conoscerloe sapendo che questo tipo di cose di solito nonduranoebbi cura di mettere da parte tutti quei soldi che mi fupossibileper il giorno del temporalecom'io dicevo; e a lui fecicredere che li avevo spesi tutti nella messa in scena eccezionale delmio parto.


Inquesto modocon quello che mi aveva regalato come ho giàdettoebbi in tascauna volta partoritoduecento ghinee tutte permecontando anche quanto mi restava di mio.


Diedialla luce un bel maschiettoveramente un bimbo delizioso; e quandoil mio amico ebbe la notiziame ne scrisse una letteraaffettuosissima e molto obbligante e poi mi disse chesecondo luiavrei dato una miglior idea di me se venivo a Londra non appena mifossi alzata e ristabilita; che mi aveva già preparatol'alloggio a Hammersmithcome se arrivassi soltanto da Londra; e chequalche tempo dopo sarei ritornata a Bathe lui con me.


Gradiimolto questa proposta e noleggiai appositamente un carrozza; presicon me il mio bambinouna balia che lo accudiva e allattavae unacamerierae partii per Londra.


Mivenne incontro a Reading con la sua vettura e facendomici salirelasciò la camerierala balia e il bimbo nella carrozza danolo. Mi introdusse così nei miei nuovi appartamenti diHammersmithdei quali ebbi ogni motivo di essere contentissimapoiché erano camere veramente belle.


Mitrovavo dunque all'apice di quella che potevo chiamare prosperitàe niente mi mancava se non di essere sposatala qual cosa peròera assolutamente impossibile nel nostro caso; ragion per cui mistudiavo in ogni occasione di risparmiare quanto potevopensandocome ho dettoalla stagione della carestia. Sapevo bene che questogenere di cose non sempre continuano; che gli uomini che hannoun'amante la cambiano spessose ne stufano o ingelosisconoo questoo quest'altro; e che non sempre le dame trattate con tanta manierahanno sufficiente cura di conservare con una prudente condotta lastima di se stesse o il delicato punto della propria fedeltà ea ragione allora vengono messe da parte con disprezzo.


Masu questo punto ero sicurapoiché come non avevo desiderio dicambiarecosì non avevo conoscenze di sorta e quindi nessunatentazione di guardare più lontano. Non frequentavo altracompagnia se non quella della famiglia che mi alloggiava e dellamoglie di un pastore a due passi da noi; e così quando il mioamico non c'eranon facevo nessuna visitae neppure quando egliveniva mi trovava mai fuori della mia camera o del salotto; se uscivoqualche volta a prendere un po' d'ariaera sempre in sua compagnia.


Questogenere di vita con quell'uomoe il suo con meera certo la cosameno intenzionale del mondo; spesso egli mi giurava che tanto altempo che aveva fatta la mia conoscenzaquanto ancora in quellaprima notte che avevamo infranto la nostra regolaegli non aveva maiavuto il minimo disegno di farmi sua; che sempre aveva nutrito per meun affetto sincero ma nemmeno l'ombra del desiderio di fare ciòche aveva fatto. Io l'assicuravo che di questo non avevo maidubitato; che se ne avessi dubitatonon avrei tanto facilmenteacconsentito alle libertà che ci avevano portato a quel passo:era stata tutta una sorpresadovuta al fatto che troppo lontano cieravamo lasciati indurre dal nostro reciproco desiderio di quellanotte. In veritàho spesso osservato da allorae lo lascioper avviso ai lettori di questa storiache si dovrebbe essere cautinel compiacere ai nostri desideri di lascive e disoneste libertàaltrimenti potrà accaderci che le nostre decisioni ci venganomeno proprio nel momento in cui sarebbe più necessario il loroaiuto.


E'anche vero che fin dal primo giorno che avevo preso a frequentarlomi ero decisa a darmi a luise me l'avesse chiesto; ma questo eraperché mi serviva il suo sostegno e non disponevo di altrimezzi per assicurarmi la sua persona. Ma quando quella notte citrovammo insieme ecome ho già dettoeravamo andati tantooltremi accorsi della mia debolezza; il desiderio era irresistibilee fui costretta ad arrendermi tuttaprima ancora che lui me lochiedesse.


Fututtavia tanto generoso con me che non me ne fece mai un rimprovero;e neppure espresse mai nessuna avversione per la mia condotta innessun'altra circostanzama sempre affermò di trovare nellamia compagnia altrettanta gioia come nel primo giorno che ci eravamoincontrati.


E'anche vero che non aveva moglieo megliola sua per lui non era unamogliema le meditazioni della coscienza strappano spesso un uomospecialmente quando sia un uomo di giudiziodalle braccia diun'amantecome alla fine capitò anche a luianche se inun'altra occasione.


D'altrondesebbene non mi facessero difetto gli intimi rimorsi di coscienza perla vita che conducevoe questo perfino nei momenti di piùintensa gioia che potessi godereavevo però sempre latremenda prospettiva della miseria e della fameche mi pesavaaddosso come uno spettro spaventososicché non avevo modo diriconsiderare il cammino percorso; mentrecome la miseria mi avevaportata a quella vitacosì il terrore della miseria mi cifaceva insisteree spesso decisi di smettere senz'altro non appenaavessi almeno ammassato tanto denaro da mantenermi. Ma eran tuttipensieri di nessuna consistenza eogni volta che il mio amicoarrivavasvanivano; poiché la sua compagnia riusciva talmentedeliziosa che non era possibile restare triste con lui; lemeditazioni erano argomento soltanto delle ore che passavo insolitudine.


Vissiper sei anni in questoinsieme felice e infelicestatoe durantequesto tempo gli misi al mondo tre figliolidei quali nonsopravvisse che il primo; e benché in quei sei anni abbiatraslocato due volteritornai tuttavia l'ultimo anno nel mio primoalloggio di Hammersmith. Fu qui che un mattino venne a sorprendermiun'affettuosa ma tristissima lettera del mio protettore percomunicarmi che stava molto male e temeva di dover ricadere un'altravolta gravemente malatoma che dato che i parenti della moglie glierano in casanon era possibile che lo raggiungessicosa di cuituttavia mi esprimeva il suo grande rammaricoe fossi certa che nondesiderava altro se non che mi fosse lecito di vegliarlo e curarlocome in passato.


Lanotizia mi mise sottosoprae mi sentivo ansiosissima di sapere comestava. Aspettai una quindicina di giornio quasie null'altro migiunse. Fui molto sorpresa e cominciai a sbigottirmi sul serio.


Credoche nella quindicina che seguìstetti per diventare pazza.Era mio particolare imbarazzo di non sapere direttamente doveabitava; perché dapprima mi ero convinta che stesse in casadella suocera; matrasferitami a Londra con l'aiuto delleindicazioni che avevo ricevute per indirizzargli le lettere seppipresto come informarmie scoprii che stava in una casa diBloomsburydove aveva trasportata tutta la famiglia; e che la mogliee la suocera coabitavano con luibenché alla moglie nonvenisse detto che si trovava sotto lo stesso tetto con il marito.


Quipoi seppi ben presto che stava per morirecosa che ridusse anche mequasi allo stesso puntoper l'ansia di averne una precisa notizia.


Unasera feci la pensata di travestirmi da camerierain cuffietta tondae cappellino di pagliae bussai a quella portacome inviata da unadama del quartiere dove egli stava primae presentando gli omaggidei miei padronidissi che ero mandata a sentire come stesse ilsignor...e come avesse passata la notte. Rimettendo il messaggio misi presentò l'occasione che cercavopoiché attaccaidiscorso con una delle cameriere e scambiammo una lunga chiacchieratada vere comari:

ioseppi tutti i particolari della malattiache risultò unapleuriteaccompagnata da tosse e da febbre. Mi disse pure chi c'eranella casa e come stava la moglie alla qualea sentire leinondisperavano di potere ancora restituire la ragione; ma quanto alsignorei medici dicevano che restava ben poco da sperare: nellamattinata lo avevano già dato per spacciato e al momento nonstava gran che megliopoiché non si aspettavano che avrebbepiù passata la notte.


Questefurono per me notizie gravie cominciai a intravedere la fine dellamia prosperità e accorgermi che non mi ero sbagliata a fare lasaggia economa e risparmiare qualcosa finché lui era vivodato che ora non avevo più alcuna speranza d'avvenire.


Quellopoi che rendeva i miei pensieri opprimenti era che io avessi unfiglioun caro e grazioso ragazzo di circa cinque annie per luinon ci fosse nessuna provvisionenessuna almeno che io sapessi. Inmezzo a queste riflessioni e con il cuore desolatome ne tornaiquella sera a casa e cominciai a chiedermi come sarei vissuta e comepotevo sistemarmi per il resto dei miei giorni.


Poteteessere certi che non trovai pace finché non ebbi chiestoun'altra volta al più presto se il mio protettore era ancoravivo; e non volendo avventurarmi io stessaspedii diversi fintimessaggerifinché dopo una lunga attesa di altri quindicigiorniseppi che c'era qualche speranza di salvezzaper quantofosse tuttora gravissimo.


Smisiallora di mandare per notizie e qualche tempo dopo sentii dalvicinato che si era già alzato e poi che tornava a uscire.


Nonavevo nessun dubbio che ben presto si sarebbe fatto vivo e cominciaia congratularmi che il mio stato fosseper così direristabilito. Aspettai una settimanadue settimanecon mia grandesorpresa quasi due mesie ancora non sentivo novità se noncheuna volta ristabilitosi era recato in campagna per respirareun po' d'aria buona dopo la malattia. In seguito passarono altri duemesi e poi seppi che era ritornato nella sua casa di cittàmanemmeno stavolta si fece vivo.


Gliavevo scritto parecchie lettereal solito indirizzoe trovai chedue o tre erano state ritiratema non le altre. Tornai a scrivere inun tono più insistente che maie in una di queste gli facevosapere che sarei stata costretta a venirlo a cercare io stessaesponendogli la mia condizionel'affitto da pagarela mancanteprovvisione per il bimboe infine lo stato miserando in cui versavoio stessaindigente di tuttodopo la sua solennissima promessa dioccuparsi e provvedere.


Diquesta lettera tirai una copia; e accortami che la prima stette ingiacenza all'indirizzo quasi un mese e nessuno la cercavatrovai ilmodo di fargliene consegnare in mano la copia in un caffèdove avevo scoperto che aveva presa l'abitudine di andare.


Questalettera gli strappò una rispostadalla quale seppi cheperquanto io fossi ormai condannata all'abbandonomi aveva peròscritto qualche tempo primaconsigliandomi di ritornare a Bath.Quanto al contenuto della letteraci verrò senz'altro.


E'cosa vera che una malattia è l'occasione in cui rapporticom'erano stati i nostri vengono considerati con diversa disposizionee visti con ben altri occhi da quelli che ci servivano in passato: ilmio amante era arrivato a toccare i battenti della mortesullasoglia dell'eternitàea quanto parelo avevano colto ildovuto rimorso e malinconiche riflessioni sulla propria passata vitadi intrighi e frivolezze. Tra l'altroi suoi colpevoli rapporti conmeche davvero non erano niente di più o di meno che uncontinuato adulteriogli erano apparsi nella loro vera essenzanoncome egli si era sempre compiaciuto di pensarli per il passato; estavolta egli li considerava con giusto aborrimento.


Nonposso inoltre fare a meno di osservaree lo lascio per avviso al miosesso in simili casi di galanteriache ogni qualvolta un pentimentosincero segue una colpa di questo generenon manca mai di nascerel'odio verso l'oggetto; e quanto più l'attaccamento parevaforte primatanto maggiore sarà quest'odio in proporzione. Ecosì sarà sempre; in veritànon puòandare diversamentepoiché come può darsi un vero esincero aborrimento del delittoquando permanga l'amore per lacausa? Insieme all'aborrimento del peccatotroverete sempre l'orroreper il complice del peccato; non può essere altrimenti.


Cosìaccadde anche per mebenché l'educazione e il senso digiustizia del mio protettore gli impedissero di spingere la cosaall'eccesso.


Comunquela breve storia di quanto egli fece in proposito è questa:

seppedalla mia ultima lettera e dalle altre che venne a cercare dopochenon ero andata a Bath e che la sua prima lettera non mi era arrivata.Mi scrisse allora quanto segue:

"Signorami sorprende che la mia lettera dell'8 del mese scorso non vi siagiunta: vi do qui la mia parola ch'essa fu consegnata al vostroindirizzonelle mani della vostra cameriera.


Nonè necessario che vi metta al corrente della prova che hosubito in questi ultimi tempie comedopo esser giunto sull'orlodella tombavenni risanato per l'inattesa e immeritata grazia delCielo. Non deve sembrarvi strano sedurante la prova che hosoffertola nostra disgraziata relazione non fu l'ultimo dei carichiche mi oppressero la coscienza. Non è necessario che dica dipiù: delle cose di cui occorre pentirsioccorre pureemendarsi.


Sareilieto se decideste di ritornare a Bath. Vi accludo qui una polizza di50 sterline per liberarvi del vostro appartamento e recarvi laggiùe spero che non vi sorprenderà se aggiungo che per questo solomotivo e non per nessun torto che voi mi abbiate fatto'non cipotremo vedere mai più'. Avrò la debita cura del bimbo;lasciatelo dove si trova o prendetelo con voisecondo quantopreferite. Vi auguro di giungere alle stesse mie riflessionie chepossano essere tali da giovarvi. Sonoeccetera.


Questalettera mi trafisse come mille ferite; i rimproveri della miacoscienza furono quali non so esprimerepoiché non eroaffatto cieca alla mia colpa; e pensavo che sarebbe stato un delittomeno grave aver continuato a vivere con mio fratellopoichénel nostro matrimonio sotto questo aspetto non c'era colpanessunoavendolo fatto apposta.


Manemmeno una volta mi capitò di pensare che in tutto quel tempoio ero una donna già sposatala moglie del signor...mercante di teleche per quanto mi avesse abbandonata costrettodalle circostanzenon aveva però nessun potere di sciogliermidal contratto matrimoniale che ci univané di concedermi lalegale autorizzazione di rimaritarmi; e così per tutto queltempo io ero stata niente di più che una baldracca eun'adultera. Allora cominciai a rimproverarmi tutte le libertàche mi ero presa e a rimproverarmi che ero stata un'insidia per quelgentiluomo e che realmente ero io la prima responsabile del delitto;che ora egli era stato misericordiosamente strappato all'abisso da unconvincente influsso operato sul suo spiritoma che io ero rimastacome abbandonata dal Cielo a perseverare nella mia vita diperdizione.


Sottoil peso di questi pensieri continuai meditabonda e malinconica perquasi un mese e non andai a Bathpoiché non avevo la minimavoglia di ritrovarmi con quella donna dove ero stata in passatotemendo - così mi sembrava - che lei potesse istigarmiun'altra volta a un colpevole modo di vita come che aveva giàfatto; e d'altronde mi seccava di farle sapere che ero stataabbandonata.


Adessoero pure molto inquieta per il mio bambino. Era come la morte per mesepararmeneeppure quando considerai il pericolo di restare ungiorno o l'altro con lui sulle braccia senza possibilità dimantenerlomi decisi a lasciarlo; contemporaneamente arrivai peròalla conclusione di restargli vicinaonde avere la soddisfazione divederlosenza il pensiero di dover provvedere a lui. Inviai quindial mio gentiluomo una breve letteradove scrivevo che avevo obbeditoin tutto alle sue ingiunzionisalvo per il ritorno a Bath; chesebbene separarmi da lui fosse per me un colpo dal quale non mi sareirimessa piùpure mi ero convinta della giustezza delle sueriflessionie non mi sarei neppure lontanamente indotta a desiderared'impedirgli di cambiare vita.


Poipassavo a descrivergli le mie condizioni nei termini piùcommoventi. Gli dicevo che la triste sequela di rovesciper cui laprima volta s'era preso di generosa amicizia verso di mel'avrebbeo almeno speravofatto un po' intenerire e preoccuparsi di meperquanto la parte colpevole dei nostri rapporti l'avessimo smessa: queirapporti ai quali nessuno di noi duesono convintaaveva voluto asuo tempo arrivare. Gli dicevo che era mio desiderio pentirmi conaltrettanta sincerità quanto luima lo scongiuravo di farmiuno stato che bastasse a strapparmi alle spaventose tentazioni dellamiseria e dell'abbandono. Che se poi aveva la minima preoccupazioneche potessi dargli fastidio in avvenirelo pregavo di mettermi ingrado di ritornare da mia madre nella Virginiada dove sapeva chevenivoe così sarebbe finito ogni suo timore a questoriguardo. Concludevochese avesse voluto inviarmi ancora 50sterline per agevolare la mia partenzagli avrei rimessa unaquietanza generale promettendo di non importunarlo mai più conaltre richiestetranne che per avere notizie dei progressi delbimboche avrei mandato a prenderese trovavo mia madre ancora invita e me in condizioni tali da permetterlotogliendogli cosìanche quello dalle braccia.


Inveritàtutta questa era una frodee cioè non avevo laminima intenzione di tornare nella Virginiacome il racconto dellemie passate avventure di laggiù può aver convintochiunquema lo scopo era di spillarglise era possibilequelleultime 50 sterlineben sapendo che erano quelli gli ultimi quattriniche potessi ancora sperare. Comunquel'argomento che usaie cioèdi rimettergli una quietanza generale e non infastidirlo maipiùprevalse effettivamente: il protettore mi mandò unapolizza di questa cifra da una persona che portava con sé unaquietanza generale che dovetti firmaree che io firmai con tuttafranchezzae cosìbenché amaramente contro la miavolontàvenne messo un punto fermo a tutta la storia. E quinon posso fare a meno di riflettere sulle tristi conseguenze delleeccessive libertà che si prendono tra persone del nostro statocon il pretesto delle pure intenzionidell'amore d'amiciziae tuttoil resto; poiché in queste amicizie la carne ha in genere unacosì grande parte che sarebbe piuttosto strano che i desiderinon prevalessero alla fine sulle più solenni decisioni; e ilvizio irrompe attraverso le offese alla costumatezzache in realtàl'amicizia innocente dovrebbe salvaguardare con il più gelosorigore.


Malascio i lettori di questi avvenimenti alle loro proprie giudizioseriflessioniche essi stessi sapranno fare ben piùefficacemente di meche mi sono tanto presto abbandonata e non sonoperciò che una povera predicatrice.


Erodunque un'altra volta in celibatocome posso ben dire; sciolta datutte le obbligazioni di questo mondosia di moglie sia di amanteeccetto che per quel mio marito mercantedal qualenon avendo ormaiavuto notizie per quasi quindici anninessuno potrà farmi unacolpa se mi stimavo interamente libera; considerando anche che altempo della sua partenza mi aveva detto chenon avendo di luifrequenti notiziene concludessi che era morto e mi considerassilibera di rimaritarmi con chi meglio volessi.


Cominciaidunque a fare i miei conti. Per mezzo di molte lettere e di grandisollecitazioni e anche per l'intervento di mia madreavevo ricevutodalla Virginia una seconda spedizione di merci da parte di quello chechiamavo mio fratello. Questo era per risarcire il guasto del caricoche avevo portato con mee anche stavolta a condizione che glifirmassi una quietanza generalecosa cheper quanto mi sembrassedurafui tuttavia costretta a promettere. Ma seppi barcamenarmi cosìbene in questo caso che ritirai la merce prima di avere messo lafirma alla quietanza e in seguito trovai ogni volta ora un pretestoora un altro per sottrarmi e insomma rifiutare di mettere quellafirma; finché un bel momento non tirai fuori che volevoscrivere prima a mio fratello.


Contandoquesto rincalzoe prima che mi arrivassero le ultime 50 sterlinevidi che la mia fortuna ammontavatutto sommatoa circa 400sterlinecosicché con quelle altre furono circa 450. Da partene avevo messo un altro centinaioma qui mi capitò undisastroche fu questo: un orefice nelle cui mani avevo affidato lasommafallìe così perdetti 70 sterlinenonarrivando la liquidazione dell'orefice più in là del 30per cento. Avevo pure un po' d'argenteriama non moltae di vestitie biancheria ero discretamente fornita.


Conquesto capitale avevo da ricominciare la mia strada nel mondomaricordatevi che non ero più la stessa donna che aveva vissutoa Rotherthithe poichésoprattuttoavevo quasi vent'anni dipiù e né l'età né le mie scorribande inVirginia e ritornoavevano avuto il potere di ringiovanirmi; esebbene non trascurassi niente che potesse giovare a farmi bellatranne il liscioal quale non volli mai abbassarmirestava peròsempre qualche differenza fra i venticinque e i quarantadue.


Almanaccaiinnumerevoli modi di vita futurae presi seriamente a considerareper quale strada mettermima niente si offriva. Ebbi cura di farmipassare davanti al mondo per qualcosa di più che non fossiemisi in giro che valevo un patrimonio e tutta la mia sostanza eranelle mie manicosa questa verissimama quell'altra vera come hodetto. Non avevo conoscentiuna delle più gravi miedisgraziee la conseguenza era che non avevo un consigliere especialmente nessuno al quale confidare il segreto della miacondizione; e l'esperienza mi ha insegnato che la mancanza diamicizie è la peggiore estremitàseconda soltanto allamiseriaalla quale possa ridursi una donna. Dico una donnaperchémi sembra evidente che gli uomini possono fare a se stessi daconsigliere e da guida e sanno come districarsi dalle difficoltàe affrontare gli affari meglio delle donne: mentrese una donna nonha un amico da mettere al corrente delle cose sueche la consigli el'assistadieci contro uno che è perduta; anzipiùdenari hapiù grave pericolo corre di essere offesa etruffata; e questo fu il caso nella faccenda delle 100 sterline cheaffidai nelle mani dell'oreficecome ho dettoquando già ilcredito di costui sembra che andasse declinandoma ioche non avevocon chi consultarminon ne sapevo niente e così ci rimisi imiei soldi.


Quandouna donna resta così derelitta e priva di guidaèproprio simile a una borsa di denari o a un gioiello smarriti nellapubblica stradapreda del primo che passi; se succede che un uomo divirtù e saldi principi li troviquesti li farà gridaredal banditore e può darsi che il proprietario ne sentaqualcosa; ma quante volte questi valori non cadranno in mani che nonsi faranno il minimo scrupolo di impossessarseneper una volta chefiniscono invece in buone mani?

Taleera evidentemente il caso miodato che mi trovavo a essere unacreatura abbandonata e priva di guidauna che non aveva soccorsi néassistenza né lumi per la propria condotta: sapevo quello acui miravo e ciò che mi servivama ignoravo del tutto comeperseguire il mio fine direttamente. Quello che volevo era sistemarmiin una stabile condizione ese avessi avuto in sorte un buon maritoposatosarei stata con lui una moglie tanto fedele quanto la virtùstessa avrebbe potuto formarla. Se le cose andarono diversamenteilvizio entrò sempre però dalla porta del bisognonon daquella dell'inclinazione; e io mancandone capivo troppo bene qualefosse il valore di una vita stabileper tentare men che nulla controla mia felicità; anzisarei stata una moglie anche miglioree di moltoproprio per tutte le avversità che avevo sofferto;e nessuno può dire che negli anni passati come moglie io abbiamai dato ai miei mariti la più piccola inquietudine in fattodi condotta.


Matutto questo era niente; io non trovavo di che incoraggiarmiaspettavovivevo con ogni regolaritàe con quella frugalitàche si conveniva alla mia situazionema niente si offrivaniente sipresentavae il capitale spariva a vista d'occhio. Non sapevo chefare; mi angosciava il cuore il terrore della miseria imminente.Avevo qualche soldoma non sapevo come sistemarloe d'altronde gliinteressi non sarebbero bastati a mantenerminon a Londra almeno.


Finalmentesi aprì una nuova speranza. Abitava nella mia stessa casa unadama del norde niente si ripeteva più di frequente nei suoidiscorsi chea sentirlail buon mercato delle derrate e la facilevita praticabile al suo paese; come tutto lassù era abbondantee a buon prezzocome gli abitanti erano di grande compagniae viadicendo: fin che alla fine non le dissi che quasi quasi mi metteva latentazione di andarmici a stabilire; poiché essendo io unavedovabenché avessi di che viverenon avevo peròmodo di far fruttare il mio. Le dissi che Londra era un soggiornotroppo dispendiosoe che mi accorgevo di non poterci vivere con menodi 100 sterline all'annofuorché rinunciando a ogni societàalla camerieraa tutte le pretesee sotterrandomi nell'isolamentocome se vi fossi costretta dalla necessità.


Avreidovuto accennare che anche con leicome con tutti quantinon avevosmesso di simulare che valevo un patrimonioo per lo meno tre oquattro mila sterline se non altroe tutto in mano mia; e quella mele fece assai dolci non appena le sembrai un tantino propensa adandare nel suo paese. Mi disse che aveva una sorella stabilita pressoLiverpool; che suo fratello era un gentiluomo di peso lassù epossedeva pure grandi beni in Irlanda; e che lei stessa li avrebberaggiunti entro due mesi. Se volevo farle compagnia fin lassùsarei stata come lei la benvenuta per un mese o anche piùcome mi sarebbe piaciutofin che non avessi sperimentato come queiposti mi andassero a genio; e se poi ritenevo opportuno distabilirmicisi sarebbe incaricata lei che i suoi si occupasseroper quanto personalmente non prendessero pensionantidiraccomandarmi a qualche discreta famigliadove potessi abitare conmia soddisfazione.


Secostei avesse saputo la mia vera condizionenon avrebbe mai tesotanti lacciuoli e fatto tanti inutili passiper accalappiare unapovera creatura desolatabuona a tanto poco una volta cascataci; ein verità ioche mi vedevo alla disperazione e convinta chepeggio non poteva andarminon ero troppo ansiosa di quello che mipotesse capitarepurché non mi toccassero offese corporali.Mi lasciai cosìnon senza però molti inviti e grandiproteste d'amicizia sincera e vero affetto; mi lasciairipetoconvincere a unirmi a leiein conseguenzami misi sul piede dipartenzabenché non avessi la minima idea di dove sareicapitata.


Equi mi trovai in un grande impiccio: quel poco che avevo al mondo eratutto in denarotranneho già dettoun po' d'argenteriadibiancheria e i miei vestiti; e quanto a suppellettili domesticheneavevo poco o nullaavendo vissuto sempre in appartamenti in affitto;non avevo però un amico al mondo al quale affidare quel pocooppure chiedere consiglio su cosa dovessi farne. Pensai alla banca ealle altre compagnie di Londrama non avevo un amico che potessiincaricare dell'operazione; e conservare e portare su di me polizzedi bancatesseremandati e simili non mi sembrava molto prudenteperché se li perdevo andava perduto il mio denaro e per me erala fine; e d'altronde potevano derubarmi o magari assassinarmi perimpadronirsenein qualche posto fuori mano. Non sapevo proprio chepartito prendere.


Unamattina pensai di andare io stessa alla bancadov'ero stata diversevolte per riscuotere gli interessi di certe polizze che avevo e doveil segretarioal quale mi ero indirizzatam'era sembrato personaonestissimae in particolare tanto scrupoloso cheavendo una voltaio sbagliato nel conteggio e ritirato meno di quello che mi spettassee già venendomene viami fece il conto e consegnò ladifferenzache avrebbe potuto intascare egli stesso.


Lovenni a cercare e gli chiesi se poteva incomodarsi e farmi daconsigliere: ero una povera vedova senza amicizie e non sapevo comeregolarmi. Mi rispose che se volevo il suo parere intorno a cose chefossero della sua partitaavrebbe fatto del suo meglio perchénon avessi a rimettercima che mi avrebbe inoltre indirizzata a unbrav'uomo molto posatodi sua conoscenzaanch'egli segretario nellostesso ramo per quanto non nella stessa Casa: di costui era ottimo ilconsiglio e la fidata onestà. «Giacché»aggiunse il segretario«rispondo io di quest'uomofinoall'ultimo dei suoi passi; se voisignoraavrete a rimetterci unsolo quattrinotoccherà a me risarcirvi. E' un piacere perlui venire in aiuto alla gente nel vostro caso: lo pratica come unatto di carità.» Io rimasi un po' perplessa a questodiscorso; ma dopo la pausa di un istante gli dissi che avreipiuttosto voluto affidarmi a luidato che lo conoscevo per onestoma se questo non era possibileavrei accettato la suaraccomandazione meglio di quella di chiunque altro «Oso diresignora» riprese«che sarete altrettanto contenta delmio amico quanto di me ementre io non possoegli èpienamente in grado di darvi assistenza.» A quanto sembraerasovraccarico di lavoro in banca e si era impegnato a non occuparsi dialtro lavoro che non fosse del suo ufficio. Aggiunse che quel suoamico non avrebbe preteso niente per il suo consiglio o assistenzaefu questo che realmente mi convinse.


Fissòla sera stessauna volta chiusa la bancaper il nostro incontro conil suo amico; e non appena l'ebbi visto e questi cominciò adiscorrere della cosami sentii pienamente convinta che avevo a chefare con una persona onestissima: l'onestà gli si leggeva invisoe la sua reputazionecome seppi in seguitoera cosìeccellente ovunqueche non mi restava spazio per ulteriori dubbi.


Dopoil nostro primo incontronel quale non feci che ripetere quantoavevo già dettofissò per il giorno dopo un altroappuntamentodicendomi che potevo intanto accertarmi di lui coninvestigazioniche tuttavia non avrei saputo come compiereprivacom'ero di ogni conoscenza.


Citrovammocome eravamo d'accordol'indomani e stavolta gli aprii piùliberamente il mio caso. Gli descrissi a fondo le mie condizioni; cheero una vedova arrivata dall'Americadel tutto abbandonata e sola;che possedevo qualche soldomolto pochie mi tormentavo per iltimore di perderlinon avendo una sola persona amica al mondo allaquale affidarne l'amministrazioneche stavo per trasferirmi nel norddell'Inghilterra dove sarei vissuta meno dispendiosamentesenzasperperare il mio capitale; che di buon grado avrei depositato questidenari alla banca se avessi osato portare su di me le polizzema nonsapevo come o con chi corrispondere a questo proposito.


Mirispose che potevo depositare alla banca il denaro in conto correntee la registrazione nei libri mi avrebbe dato il diritto di ritirarloin qualunque momento; e trovandomi nel nordpotevo spiccare mandatoal cassieree riceverne quando volessi; ma in questo caso verrebbeconsiderato un deposito liquido e la banca non mi corrisponderebbealcun interesse. Potevo d'altronde impiegarlo nell'acquisto dititolie in questo modo l'avrei tenuto al sicurosennonchéquando poi volessi dispornesarei dovuta venire a Londra per fare lavoltura e neppure sarebbero state poche le difficoltà perriscuotere il dividendo semestralea meno che non fossi venuta io dipersona o mi fossi servita di un amico tanto fidato da intestargli ititoli per metterlo in grado di occuparsene in vece miae quiritornava la stessa difficoltà di prima; e in così diremi guardava fissamentecon un leggero sorriso. Alla fine disse:«Perchésignoranon vi prendete un agente che sioccupi di voi e del denaro e così vi tolga finalmente ilpensiero dalla testa?». «Sissignoree magari anche ildenaro di tasca» ribattei; «davvero il rischio con questasoluzione sarebbe lo stesso.» Ma ricordo che mi dissi insegreto:

«Sareicontenta se mi facessi francamente la tua proposta: ci penserei duevolte prima di rispondere no».


Aquesto modo continuò per un pezzo euna volta o duearrivaia pensare che facesse sul serio; ma fu con vera delusione che sentiiinfine che aveva moglie: tuttaviaquando ammise che aveva mogliecrollò il capo e disse con un certo cruccio che insomma avevamoglie e non l'aveva. Cominciai a pensare che fosse nella condizionedel mio ultimo amante e che gli fosse capitata una moglie pazza oqualcosa di simile. Il nostro colloquiotuttavianon duròpiù molto quella volta; egli mi disse che troppi affari glifacevano fretta in quel momentoma chese volevo passare da lui nonappena fosse liberoavrebbe ripensato a quello che fosse fattibilenel mio caso per regolare con qualche sicurezza i miei interessi. Glirisposi che sarei venuta e gli chiesi dove abitava. Mi diede periscritto l'indirizzoeconsegnandomelome lo lesse ad alta voce edisse: «E' quisignorase pure oserete fidarvi di me».«Sì» gli risposi«credo che posso rischiarea fidarmi di voivisto che avete mogliea quanto mi ditee che ame non occorre un marito; d'altrondeoso affidarvi il mio denaroche è tutto quanto possiedo al mondoe se perdessi questopotrei bene arrischiarmi dovunque.» Egli mi risposescherzosamente certe cose gentili e garbate che mi avrebbero fatto ungrande piacere se fossero state dette sul serio; ma il discorsocambiòio presi l'indirizzo e promisi di passare in casa suaalle sette di quella stessa sera.


Quandoarrivaiil segretario mi suggerì diversi modi di collocare ilmio denaro nella bancaallo scopo di ricavarne qualche interesse; masempre si intrometteva questa o quella difficoltà che luirilevava come pericolosa; e trovai in lui un'onestà cosìsincera e disinteressatache cominciai a credere di essermi proprioimbattuta nell'onest'uomo che cercavo e che non avrei avuto mai piùl'occasione di mettermi in mani migliori; così gli dissi congrandissima franchezza che fino a quel giorno non mi ero maiincontrata con un uomo o una donna di cui potessi aver fiducia o coni quali potessi ritenermi al sicuroma che ora vedevo luipreoccuparsi così disinteressatamente della mia sicurezza checon ogni fiducia gli avrei affidata l'amministrazione di quel pocoche possedevose pure voleva accettare di essere l'agente di unapovera vedova che non poteva corrispondergli nessun salario.


Feceun sorriso ealzandosi in piedisi inchinò con moltorispetto.


Mirispose che non poteva prendere se non in ottima parte che avessi dilui un'opinione così eccellente; che non intendevaabbandonarmi; che voleva fare tutto quanto poteva per venirmi inaiutosenza pretendere un salario; ma che in nessun modo si sentivadi accettare un incarico che poteva farlo cadere in sospetto di mirepersonalie chesupponendo che io venissi a mancarelo potevatrarre in controversie con i miei esecutoricosa in cui non avevanessunissima voglia di cimentarsi.


Glidissi chese queste erano tutte le sue obiezionile avrei sgominatesubito convincendolo che non c'era nessun tipo di difficoltà;dato cheprimoquanto a sospettare di luiadesso se mai era ilmomentoe non invece mettergli nelle mani l'incarico; e d'altrondese un bel momento io lo avessi sospettatoegli non aveva che dapiantare tutto e rifiutarsi di continuare. Secondoquanto agliesecutorigli garantivo che non avevo eredi né parenti dinessun genere in Inghilterrae per erede o esecutore non avrei avutoaltri che luia meno che il mio stato non cambiassema in questocaso sarebbero finiti insieme per lui l'incarico e l'incomodo. Diquesto tuttavia non avevo per il momento nessuna speranza; e glidissi chese morivo nella mia condizione attualetutta quellasostanza sarebbe stata suae l'avrebbe meritata per la sua lealtàverso di medella quale ero convinta in anticipo.


Aquesto discorso cambiò viso e mi domandò da dove mivenisse tanta benevolenza per lui; e con aria assai soddisfatta midisse che non sentiva di prevaricare se si augurava di essere scapoloper amor mio.


Sorrisie gli risposi chedato che non erala mia profferta non potevaavere nessuna mira su di lui e che augurarsi non significa potere:sarebbe stato criminoso verso sua moglie.


Mirispose che sbagliavo; «poiché» disse«comevi ho accennato primaio ho una moglie e non l'hoe non sarebbepeccato augurarle la forca.» «Non so niente della vostracondizione a questo propositosignor mio» dissi; «ma nonpuò essere ben fatto che vogliate morta vostra moglie.»«Vi ripeto» disse un'altra volta«che è enon è mia moglie; e voi non sapete chi io mi sia né chisia lei.» «Questo è vero» risposi«ionon sosignorechi voi siate; ma vi credo un onest'uomoe perquesto ho in voi tanta fiducia.» «Sìsì»riprese«così sono infatti; ma sono anche un'altracosamia signora; perché» disse«a parlar chiaroio sono becco e lei una baldracca.» Pronunciò questeparole con una specie di festevolezzama le accompagnava un cosìpenoso sorriso che mi accorsi quanto il pensiero lo trafiggesseeparlando aveva assunto un'aria tetra.


«Inquesto caso la faccenda cambiasignore» dissi«per quelriguardo di cui parlavate; ma un beccovoi lo sapetepuòessere un onesto uomo; e qui la cosa non cambia per niente.D'altrondepenso» continuai«chevista la disonestàdi vostra moglie con voivoi siete anche troppo onesto ariconoscerla per mogliema di questo non spetta a me immischiarmi.»«Anzi» ribatté«penso di togliermela daipiedi; poiché a dire il verocara signoranon si puòneppure dire che io sia un becco soddisfatto; al contrarioviassicuro che la cosa mi irrita al più alto gradoma non possofarci niente: se una vuole essere baldraccasarà baldracca.»Lasciai cadere quel discorso e ricominciai a parlare del fatto mio;mi accorsi però che il segretario non si rassegnava a taceree così lo lasciai dire e lui mi raccontò tutte lecircostanze del casotroppe per riferirle qui: in particolar modochementre lui era stato assente dall'Inghilterra per un certo tempoprima di entrare in quell'impiegoquella donna aveva avuto duebambini da un ufficiale dell'esercito; e che dopo che egli giunse inInghilterra evedutala sottomessal'ebbe ripresa con sé e lamanteneva con molta bontàlei lo derubò di tuttoquello su cui poté mettere le maniscappò col garzonedi un mercante di telee viveva tuttora lontana da lui.


«Sicchésignora» concluse«quella è baldracca non perbisognoche è lo stimolo ordinarioma per inclinazione e pergusto del vizio.» Gli espressi allora la mia pietàaugurandogli di liberarsi alla buon'ora di quella donnae di nuovovolevo tornare a discorrere della mia faccendama niente serviva.Alla fine mi piantò addosso gli occhi: «Ascoltatemisignora» disse«siete venuta a chiedermi consiglio e iovi assisterò con altrettanta lealtà che se foste unamia sorella; ma ora debbo rovesciare le posizioni visto che voi mi cicostringetetrattandomi con tanta benevolenzae credo che dovròchiedere consiglio a voi. Ditemiche deve fare un pover'uomo dellabaldracca che l'ha ingannato? Che posso fare per avere da lei quellagiustizia che mi spetta?».


«Ahimè!signore» dissi«è un caso troppo delicato per imiei consiglima se ho ben capitolei vi ha piantatoe dunque vela siete bellamente tolta di torno; che altro potete ancoradesiderare?» «Sìsenza dubbio se n'èandata» rispose; «ma con tutto ciò non ne sonoancora libero.» «Questo è vero» ripresi«costei può perfino farvi dei debitima la legge viprovvede dei mezzi adatti a impedirlo; potete farla pubblicamenteinterdirese questo è il termine.» «Nono»mi rispose«non è questo il punto; a tutto questo hopensato; non è di questo che parloma vorrei sbarazzarmi dilei per sposarmi un'altra volta.» «Caro signore»dissi«allora dovete divorziare; se avete modo di provarequanto diteè certo che ci riuscirete e sarete finalmentelibero.» «Troppo seccante e dispendioso» mirispose.


«Tuttavia»dissi«se vi riuscisse di indurre una qualche donna di vostrogusto ad ascoltarvisuppongo che vostra moglie non vi contesterebbela libertà ch'essa stessa si prende.» «Già»mi rispose«ma credete che sarebbe cosa facile portare unadonna onesta a un simile passo? quanto alle altre» aggiunse«ne ho già di lei fin sopra i capelliper immischiarmiancora con baldracche.» Mi balenò in mente: "Tiavrei io ascoltato con tutta l'animase soltanto ti fossi fattoavanti" ma ciò lo dissi tra me. A lui risposi:

«Macosìvoi sbarrate la porta a qualunque donna onesta volesseaccettarvipoiché condannate chiunque fosse disposta acorrere il rischio con voise concludete che una donnala quale viprenda così come siete oranon può essere onesta».


«Eppure»disse«io vorrei che mi convinceste che una donna onesta puòaccettarmi; mi sentirei di correre questo rischio»; e qui sivolse netto a me: «Voi mi accetterestesignora?».


«Nonè buon gioco» risposi«dopo quanto avete detto;tuttavia perché non pensiate che vi chieda soltanto unaritrattazionevi risponderò chiaro e tondo: Noio noi mieiaffari con voi sono di tutt'altro tipo; e non avrei mai creduto chedel mio serio ricorso a voi in questa mia disperata condizionevoiavreste fatta una commedia.» «Masignora» midisse«la mia condizione è altrettanto disperata quantola vostrae ho altrettanto bisogno di consiglio io quanto voiperché credo che se non troverò un soccorso da qualcheparteimpazzirò dalla disperazione e vi assicuro che non soassolutamente che strada prendere.» «Certo» dissi«è più facile dare un consiglio per il casovostro che non per il mio.» «Parlateallora» midisse«ve ne supplicoperché ora mi ridate coraggio.»«Ecco» risposi«se il caso vostro è tantosemplicenon avete che da chiedere il divorzio legalee poitroverete donne oneste quante ne vorreteda richiederle in buonafede; il nostro sesso non è così scarso che debbamancare una moglie per voi.» «Ebbene dunque» midisse«parlo sul serio: seguirò il vostro consiglio; maposso farvi in precedenza una domanda seria?» «Qualunquedomanda» gli risposi«tranne quella di prima.»«Nocosì non va» mi disse«perché èquella insomma la domanda che devo farvi.» «Voi potetefarmi tutte le domande che voletema la mia risposta l'avete giàavuta» risposi; «e d'altrondesignore» continuai«è possibile che abbiate di me una così vileopinione da supporre che io possa rispondere in precedenza a unadomanda simile? C'è donna al mondo che possa credere chefacciate sul serio o pensare che abbiate altro in mente che dipigliarla in giro?» «Nono» disse«io nonvi piglio in giroma dico sul serio; pensateci su.» «Signormio» gli fecicon una certa severità«io vennida voi a proposito di un affare; volete essere tanto buono dacomunicarmi quale sarebbe il vostro consiglio in proposito?»«Ci avrò pensato» rispose«quando verretela prossima volta.» «Già» dissi«miavete proibito però di venirci mai più.» «Eperché?» chiesecon una faccia sbigottita.


«Perché»gli dissi«non potete pensare che io vi faccia visita a quelproposito del quale parlate.» «Ebbene» disse«promettetemi di tornare ancoracomunquee io non ve neparlerò più fino a che non avrò ottenuto ildivorzio. Ma vi prego di perpararvi ad essere meglio dispostaunavolta che sarà fatto; poiché proprio voi sarete ladonna o diversamente non chiederò nemmeno il divorzio: debboquesto alla vostra inopinata bontànon fosse che a questamaho pure altri motivi.» Non avrebbe potuto dirmi cosa al mondopiù gradita; tuttaviasapevo che il modo di assicurarmelo eradi tenerlo a distanza fin che il successo era così remoto comeapparivae che ci sarebbe stato tutto il tempo di accettareunavolta che lui fosse in grado di effettuare la cosa. Così glirisposi con molto rispetto che avremmo avuto tutto il tempo dipensarci quando fosse in condizioni di parlarne piùseriamente; intantogli dissiio sarei andata molto lontanonéa lui sarebbero mancati soggetti in abbondanza da soddisfarlo anchedi più. Per il momento la lasciammo lìe lui mi fecepromettere che sarei tornata l'indomani per quella mia faccendacosache ottenne con qualche fatica; mentrese avesse potuto leggermi piùdentronon aveva bisogno di fatica alcuna per convincermi.


Vennila sera successivasecondo l'intesae mi feci accompagnare dallacamerieraper mostrargli che avevo una cameriera. Egli mi feceintendere che era suo desiderio che la cameriera mi aspettassemanon ne volli sapere e le ordinai a voce alta di tornare a prendermiverso le nove. Questo egli lo rifiutò e mi disse che miavrebbe riaccompagnata luicosa che non mi piacque eccessivamenteimmaginando che volesse fare questo per venire a conoscenza del miodomicilio e indagare sul mio carattere e stato. Tuttaviami ciarrischiaipoiché tutto quanto la gente laggiù sapevanei mie confrontiridondava a mio vantaggio; e lui di me non sapevaaltro se non che ero una donna di fortunae una creatura moltomodesta e posata; cosa chevera che fosse o meno in assolutopurevedete anche voi quanto importi per tutte le donne che speranoqualcosa nel mondose vogliono preservare il nome della loro virtùquand'anche ne abbiano sacrificato la sostanza.


Vidie mi piacque non pocoche aveva provveduto a prepararmi una cena.Vidi pure che se la passava molto bene e aveva una casa discretamentericca e tale che me ne rallegrai di cuoredato che consideravo giàtutto come roba mia.


Avemmoun secondo colloquio sullo stesso argomento dell'altro. Egli ribadìsenza infingimenti il suo proposito; mi protestò tutto il suoaffetto e in verità non avevo motivo di dubitarne; dichiaròche esso risaliva al primo istante che gli avevo parlatoe moltoprima che avessi accennato all'intenzione di lasciargli i miei averi."Non importa a quando risale" pensavo"purchéduri poisarà sempre sufficiente." Poi passò aspiegarmi quanto l'avesse catturato la mia profferta di affidargliogni avere "Così volevo infatti" pensai"maallora credevo anche che fosse scapolo." Una volta cenatonotaiche insisteva molto per farmi bere due o tre bicchieri di vino; ioperò non volli saperne e non bevvi che un bicchiere o due.Allora mi disse che aveva una proposta da farmiche dovevopromettergli di non prendere in cattiva partequand'anche nonaccettassi. Gli risposi che speravo che non stesse per proporminiente di disonorevolespecialmente in casa suae che se tale erala presentepreferivo non ne facesse parola per non trovarmi nellanecessità di mostrargli un risentimento che disdiceva allastima che gli portavo e alla fiducia che in lui avevo ripostoentrandogli in casa. E lo pregavo di darmi licenza di andarmenedopodi che presi a infilarmi i guanti e a prepararmi per la partenzabenché tuttavia non ne avessi l'intenzione più che luinon intendesse permettermelo.


Edecco: mi scongiurò di non parlare di partenzami assicuròche era lontano le mille miglia dal volermi proporre checchessia didisonorevole e chese così pensavoanch'egli preferiva nondirne altro.


Quinon mi garbò più per niente. Gli risposi che erodisposta ad ascoltare qualunque discorso volesse farmiconvinta chenon avrebbe detto niente che fosse indegno di sé osconveniente per me che l'ascoltavo. Allorami disse che la propostaera la seguente: io avrei dovuto sposarloquantunque non avesseancora ottenuto il divorzio da quella baldracca di sua mogliee perassicurarmi che le sue intenzioni erano onorevolimi prometterebbedi non pretendere che gli coabitassi o dormissi insiemefin che nonfosse pronunciato il divorzio. Fin dalla prima parola diquest'offerta il mio cuore gridò sìma era necessariofare ancora un poco l'ipocrita con lui; così finsi direspingere con un certo calore la richiesta come assurdagli dissiche una simile proposta non poteva avere altro senso ched'invilupparci tutti e due in un groviglio di difficoltà;poiché se alla fin fine poi non otteneva il divorzioilmatrimonio non avremmo però potuto scioglierlo e nemmenostarvi dentroin modo che lasciavo a lui di riflettere in qualecondizione ci saremmo venuti a trovare nel caso che le sue speranzedi divorzio andassero frustrate.


Insommaportai così a fondo l'argomento in contro che lo convinsi chela sua proposta non aveva il minimo buon senso; egli allora passòa un'altrae fu che dovessi firmare e sigillare con lui uncontrattoche pattuisse che l'avrei sposato non appena pronunciatoil divorzionullo nel caso che non glielo concedessero.


Glidissi che questa era più ragionevole della precedente; ma chedato che era la prima volta che potevo supporlo tanto dimentico di séda parlare sul serionon era mia abitudine rispondereaffermativamente a una prima sollecitazione: ci avrei pensato su.


Scherzavocon quest'innamorato come il pescatore alla lenza fa con la trota:sentivo di averlo solidamente all'amo: così mi presi giocoanche di questa propostae lo frustrai. Gli dissi che di me sapevatroppo poco e gli consigliai di raccogliere informazioni; e lasciaiche mi riaccompagnasse a casapur non invitandolo a entrarepoichégli osservai che non sarebbe stato conveniente.


Afarla breveosai rifiutare di firmare quel contrattoe il motivo fuquesto: la dama che mi aveva invitata ad andare con lei nelLancashireinsisteva tanto ostinatamente e mi faceva balenare lassùfortune così mirabolanti e cose tanto belleche nonresistetti alla tentazione di andare a provare. «Puòdarsi» dicevo«che mi rimetta in sesto per bene»;esu questonon mi facevo scrupolo di abbandonare il mio galantuomodi cittàdi cui non ero innamorata al punto di non poterlolasciare per uno più ricco.


Inuna parolarifiutai di impegnarmi; ma gli dissi che sarei andata nelnorde che avrebbe saputo dove indirizzarmi le lettere perl'incarico che gli avevo affidato; che gli avrei concesso un pegnosufficiente della mia stimalasciando nelle sue mani quasi tuttoquello che possedevo al mondo; e che per il momento gli davo la miaparola chenon appena fosse finita la causa di divorziose me neavesse mandato un ragguagliosarei ritornata a Londra e finalmenteavremmo parlato sul serio della cosa.


Eraun basso disegnobisogna pure che lo confessiquello con il qualepartivobenché mi avessero invitata lassù con undisegno anche peggiorecome il seguito della storia chiarirà.Andai dunque con la mia amicacome la chiamavonel Lancashire. Pertutto il percorso del viaggio lei mi vezzeggiò con ogniapparenza di un sincero e schietto attaccamento; per tutto ilpercorsopagò le spesetranne il nolo della carrozza; e suofratello venne a incontrarci a Warrington con una carrozza signoriledonde proseguimmo fino a Liverpool accompagnate da tutte le cerimonieche potevo desiderare.


Fummopure ospitate con grande liberalità tre o quattro giorni nellacasa di un mercante di Liverpool; tralascio di scrivere il suo nomea motivo di quello che seguì. Poi la dama mi disse che volevaportarmi nella casa di un suo zio dove saremmo state splendidamenteospitate; e lo ziocome essa lo chiamavamandò una carrozzacon quattro cavalli a prendercie viaggiammo per una quarantina dimiglia non so in che direzione.


Arrivammoa buon conto in una villa signorilepiena di una famiglia numerosacon un vasto parcouna società veramente straordinariaedove la dama era chiamata cugina. Le dissi chese aveva pensato diportarmi tra una società come quellaavrebbe dovutoavvertirmi che mi provvedessi di un miglior guardaroba. Le dame dilassù ascoltarono le mie parole e mi spiegarono con moltotatto che nel loro paese non valutavano soltanto le persone dalvestire come si faceva a Londra; che la cugina aveva dato loro unpieno ragguaglio della mia condizionee che per brillare a me nonoccorrevano abiti; insomma mi trattarono non per quella che ero maper quella che pensavano fossivale a direuna dama di grandefortuna.


Laprima cosa che scoprii qui fu che tutta la famiglia era cattolicaromanae così pure la cugina; tuttavia nessuno al mondoavrebbe potuto comportarsi meglio con mee ricevevo tutte quellecortesie che avrei ricevuto se fossi stata della loro confessione.Vero si è che non avevo in me quel tanto di principi darendermi puntigliosa in fatto di religione; e senz'altro imparai aparlare favorevolmente della Chiesa Romana; in particolareespressil'idea che vedevo poco più che un pregiudizio di educazione intutte le differenze che correvano fra i cristiani sulle cose di fedee chese per caso mio padre fosse stato cattolico romanonondubitavo che sarei stata altrettanto soddisfatta della loro religioneche della mia.


Questopiacque loro moltissimo ecome ero assediata giorno e notte da unaeccellente compagnia e da una conversazione festosacosì ebbipure intorno a me due o tre vecchie dame che mi tastaronosull'argomento della religione. Io fui tanto compiacente che non mifeci scrupolo di assistere alla loro Messa e conformarmi a tutti igesti dei quali mi diedero l'esempioma non volli essere troppofacilee così in generale le incoraggiavo soltanto a sperareche mi sarei fatta cattolica romana previa istruzione nella dottrinacattolicacom'essi dicono; e la cosa rimase a questo punto.


Mitrattenni lassù circa sei settimane; poi la mia guida miriportò in un villaggetto di campagnaa circa a sei miglia daLiverpooldove suo fratellocom'essa lo chiamavavenne a farmivisita nella sua carrozza accompagnato da due lacchè in bellalivrea; e senz'altro prese a farmi la corte. Sembrerebbe strano cheio mi facessi ingannare come mi capitòe davvero credevo lastessa cosa anch'iodato che a Londra possedevo una carta sicuradecisa a non buttarea meno che trovassi da rimettermi molto bene insesto. Puresecondo tutte le apparenzequesto fratello era unpartito degno della mia considerazione e il meno che si valutassero isuoi possedimenti erano 1000 sterline annue; anzi la sorella dicevache ne fruttavano 1500e la maggior parte si trovava in Irlanda.


Ioche ero una grande fortunae passavo per talevenivo considerata aldisopra di ogni domanda sulle mie sostanze; e la mia falsa amicafondandosi su di una voce oziosale aveva portate da 500 sterline a5000 eal tempo che venne in campagnaparlava di 15000.L'irlandesepoiché tale sentii che eraperse la testa aun'esca simile; e insomma mi corteggiòmi fece regali e siindebitò come un folletutto per le spese della sua corte.Debbo però fargli giustizia: aveva una straordinaria eleganzaaristocraticaera altoben fatto e possedeva un garbo meraviglioso:conversava con tanta naturalezza del suo parco e delle scuderiedeicavalli e dei guardacacciadei boschidei fittavoli e deiservitoricome si trovasse nel suo castello e tutte quelle cose iome le vedessi intorno.


Maineppure mi interrogò sulla mia fortuna né sul miostato; mi garantì invece chequando fossimo a Dublinomiavrebbe dato in sopraddote un'ottima tenutache rendeva 600sterlinee che era disposto a firmare senz'altro l'atto o contrattodi dotazioneper assicurarmela in effetto.


Eraun linguaggioquestoche davvero non c'ero abituata e mi sconvolsetutti i criteri; avevo poi all'orecchio un demonio in gonnellachedi ora in ora andava ripetendomi che specie di gran vita conducesseil fratello. Ora veniva a prendere i miei ordinicome desiderassifar dipingere la carrozza e come la volessi arredata; ora qualelivrea doveva indossare il mio paggio; ero insomma abbacinataeavevo perso ogni facoltà di rispondere no; a farla breveacconsentii a sposarlo; tuttaviaperché la cosa riuscisse piùintimaandammo nell'interno della campagna e ci sposò unsacerdotecheme n'ero accertatapoteva unirci altrettantoeffettivamente che un parroco anglicano.


Nonposso negare di aver fatto durante quest'impresa certe riflessionisul mio vergognoso abbandono del devoto segretarioche mi amavatanto sinceramente e che andava tentando di liberarsi da quellascandalosa baldracca che l'aveva trattato in modo cosìbarbaroripromettendosi dalla nuova scelta un'infinita felicità;la quale nuova scelta si concedeva intanto a un altro in manieraquasi altrettanto scandalosa quale era stata quella della moglie.


Mala scintillante lustra di una grande ricchezza e di tante cose belleche quell'ingannata creatura occupata a ingannarmi dipingeva di orain ora alla mia fantasiami spronòsenza lasciarmi il tempodi pensare a Londra né a nessuna cosa di laggiùetanto meno agli obblighi che mi legavano a un uomo che valevainfinitamente più di colui che ora mi stava davanti.


Mala cosa era fatta; ero ormai tra le braccia del mio nuovo sposo checonservava tuttora il suo sfoggio: magnifico di grandezza e tale chenon meno di un migliaio di sterline all'anno avrebbero potutomantenere l'ordinario apparecchio in cui si mostrava.


Dopoun mese circa di matrimonioegli incominciò a parlare del mioviaggio a West Chester per imbarcarci alla volta dell'Irlanda.


Tuttavianon mi fece nessuna frettapoiché restammo dov'eravamo peraltre tre settimane e poi mandò a Chester a prendere unacarrozza che ci venisse incontro alla Rupe Neracome la chiamanodirimpetto a Liverpool. Qui ci recammo su di una bella imbarcazioneche chiamano pinacciaspinta a sei remi; i servitorii cavalli e ilbagaglio traversando in chiatta. Egli si scusò con me delfatto che non aveva conoscenze a Chesterma mi avrebbe preceduta ecercato un qualche elegante appartamento in una casa privata. Glichiesi quanto ci saremmo fermati a Chester. Mi rispose: non certo piùdi una notte o due; avrebbe noleggiato subito una carrozza perportarci a Holyhead.


Glidissi allora che non doveva assolutamente incomodarsi a cercarmi unalloggio privato per una o due nottigiacché essendo Chesteruna vasta città non avevo nessun dubbio che avremmo trovatoottime locande e di che sistemarci benissimo. Scendemmo infatti a unalocanda non lontano dalla Cattedrale; non ricordo più a qualeinsegna.


Quiil mio sposoparlando del mio viaggio in Irlandami chiese se nonavevo affari da assestare a Londra prima della partenza. Gli risposiche noo almeno non di molto importantitutte cose alle quali sipoteva benissimo attendere per lettera da Dublino. «Signora»mi disse con molto rispetto«la maggior partesuppongodellavostra sostanzache a quanto sento da mia sorella consisteprincipalmente in denaro liquido depositato alla Banca d'Inghilterraè certo al sicuro; manel caso che si richiedesse untrasferimento o una qualunque mutazione di proprietàpotrebbeessere necessario andare a Londra e assestare ogni cosa prima delviaggio.» Io ebbi un'aria trasecolata a questo discorsoe glirisposi che non capivo; chea mia conoscenzanon avevo depositialla Banca d'Inghilterrae speravo che non potesse affermare che gliavessi mai raccontata una cosa simile. Nomi risposenon gli avevodetto questoma sua sorella aveva detto che la maggior parte dellamia sostanza era depositata là; «e ho voluto parlarvenemia cara» mi disse«semplicemente perché se sipresentasse l'occorrenza di assestarla e di provvedervi in qualchemodonon ci toccasse il rischio e l'incomodo di un'altratraversata»; giacchéaggiunsenon ci teneva a espormitroppo in viaggi di mare.


Misorprese molto questo discorsoe cominciai a chiedermi che potessevoler dire; e subito mi resi conto che la mia amicaquella chechiamava fratello il mio sposodoveva avermi descritta con coloriche non erano i miei; e decisi che avrei visto in fondo alla faccendaprima di lasciare l'Inghilterra e prima di mettermi in paesesconosciuto nelle mani di chi sa chi.


Aquesto proposito l'indomani chiamai in camera mia la sorella emettendola al corrente del colloquio che avevamo avuto il fratello ediola scongiurai di ripetermi che cosa gli avesse detto e qualefosse il fondamento sul quale aveva concluso il nostro matrimonio.Lei ammise di avergli detto che valevo una fortuna; e allegòche così aveva sentito a Londra. «Sentito a Londra?»scattai vivamente; «l'avete mai sentito da me?» Norisposericonosceva di non averlo mai sentito da mema peròle avevo detto parecchie volte che quanto possedevo era a mia interadisposizione. «Certamente» ribattei con vigore«manon vi dissi mai che possedessi qualcosa come una fortuna; nonemmeno che avessi al mondo 100 sterline o il valore di 100 sterline.E come si sarebbe accordato con la mia fortuna» continuai«cheio volessi venire qui nel nord con voisemplicemente avendo sentitoche la vita era a buon mercato?» A queste parolechepronunciai con voce alta e frementeentrò mio maritoe lopregai di farsi avanti e sedersipoiché avevo qualcosa dellamassima importanza da dire in presenza di tutti e duequalcosa cheera assolutamente necessario ascoltasse anche lui.


Ebbeun'aria un po' sconcertata alla sicurezza con la quale sembravoparlaree si fece avanti e mi sedette vicinonon senza aver primachiuso l'uscio; dopo di chedato che ero irritatissima; cominciai erivolgendomi a luidissi: «Temomio caro» (perchéa lui parlai con benevolenza) «che con il nostro matrimonio visia stato usato un grandissimo ingannoe un torto del quale nonsarete risarcito mai più; ma dato che io non vi ho avutopartevoglio esserne scagionata secondo quanto è giustoeche la colpa ricada dove deve e non altrovepoiché io mi lavole mani di tutto.» «Quale torto può essermi statofattomia caranel nostro matrimonio?» rispose. «Iosono convinto che ritorna tutto a mio onore e vantaggio.» «Velo spiegherò subito» dissi«e ho una grande paurache non avrete motivo di ritenervi ben trattato; ma vi convinceròmio caroche io non vi ho avuto parte.» Allora si mostròsbigottito e ansiosoe cominciòcredoa sospettare quelloche seguì; pureguardandomi e dicendo soltanto: «Continuate»sedette mutocome in attesa di quello che avevo da dire. Continuai.


«Vichiesi ieri sera» dissi volgendomi a lui«se mai mifossi vantata con voi della mia ricchezza e se mai vi avessi detto dipossedere una fortuna alla Banca d'Inghilterra o in qualche altroluogoe voi ammetteste che mai avevo fatto questocom'è laverità. Ora desidero che mi diciate quiin presenza di vostrasorellase vi ho mai dato qualche motivo di pensare una cosa simileo se mai neanche vi abbia fatto intorno parola» ed egli ammiseun'altra volta che era veroma disse che mi ero sempre mostrata unadonna ricca e lui ci contavae sperava di non essersi ingannato. «Ionon chiedo ora se siete stato ingannato» ribattei«temoche lo siate statoed io con voi; ma voglio scagionarmi dall'averpreso parte all'inganno.


«Hochiesto poco fa a vostra sorella se mai le ho parlato di ricchezze odi beni di mia proprietào se mai gliene ho fattol'inventarioe mi ha ammesso di no. E vi pregosignora»dissi«siate con me tanto leale da incolparmise potetequalora io vi abbia mai affermato di possedere una sostanza; e comese l'avessi avutami sarei mai decisa a venire in questo paese convoi allo scopo di risparmiare quel poco di mioe vivere menodispendiosamente?» Di tutto questo non poté contestareuna parolama ripeté di aver sentito a Londra che ero padronadi un'immensa fortunala quale era depositata alla Bancad'Inghilterra.


«Eorasignor mio» dissi rivolgendomi un'altra volta al mio sposonovello«usatemi la giustizia di dirmi chi è che ci haingannati tutti e due al punto da farvi credere che io valessi unafortunae da decidervi a corteggiarmi e sposarmi?» Egli nonpoté articolare parolama indicò la sorellaetrascorso un momento di silenzioscoppiò nella piùfuribonda collera alla quale abbia mai visto in vita mia abbandonarsiun uomovituperandola e dandole della baldracca e ogni nome piùbrutto che gli venne in mente; e che l'aveva rovinatoe dichiaròche a sentire lei io valevo 15000 sterlinee 500 ne aveva promesse alei per il matrimonio procacciato.


Poiaggiunserivolgendosi a meche quella non era affatto sua sorellama era stata per due anni la sua baldracca; che in acconto delmercato aveva già ricevuto da lui 100 sterlinee se le cosestavano davvero come io dicevoegli era perduto senza remissione; enella sua frenesia giurò che le avrebbe senz'altro spaccato ilcuorecosa che ci atterrì tutte e due. La donna si mise apiangeree disse che ogni cosa l'aveva sentita in quella casa doveabitavo. Ma questo non ebbe altro effetto che di esasperarlomaggiormente: che lei dovesse fargliela tanto grossa e spingere lecose a tal punto sulla semplice fede di un sentito dire. Poirivolgendosi a me un'altra voltami avvertì con tutta onestàche temeva assai non fossimo tutti e due perduti: «Perchéa dirtela chiarachiarissimaio non possiedo un soldo. Quel pocoche avevoquesta strega me l'ha fatto buttare nell'apparecchio chevedi». La donna colse il momento che lui era intento aparlarmiuscì da quella stanza e non la vidi mai più.


Ioora ero smarrita quanto lui e non sapevo che dire. Pensavo che la miasorte era stata peggioreper molti rispetti; ma sentirgli dire cheera perduto e insieme che nemmeno aveva un soldomi cacciòveramente fuori di me. «Ma dunque» gli dissi«tuttonon è stato che un'infernale impostura: noi siamo sposati sulfondamento di una doppia frode; tu con questa delusione a quanto paresei rovinato; e anch'iose avessi avuto una sostanzasarei rimastatruffatavisto che dici che non possiedi niente.» «Veramentesaresti stata truffatacarissima» mi disse; «ma nonrovinatadato che 15000 sterline ci avrebbero permesso di viverebenissimo in questo paese; e io ero deciso a consacrartene finol'ultimo quattrino; non ti avrei fatto torto di un solo scellinoeper il resto avrei supplito con il mio amore per te e la miatenerezza fino all'estremo dei miei giorni.» Tutto questo eraassai onestoe credo veramente che dicesse quello che pensava efosse un uomo tanto adatto a rendermi felice per carattere e modiquanto altri mai; ma il fatto che non possedesse niente e si fosseindebitato in paese per quel ridicolo motivorendeva desolato etremendo il nostro futuroe davvero non sapevo che dirmi o che cosapensare.


Glirisposi che era troppo penoso che tanto amore e tante buoneintenzioni quanto ne trovavo in luidovessero a questo modoprecipitare nell'infelicità; che sulla nostra strada nonvedevo se non desolazioneperché quanto a mela miadisgrazia era questa: quel poco che avevo non sarebbe bastato asoccorrerci per una settimanae in così dire tirai fuori unapolizza di 20 sterline e undici ghineechegli dissiavevorisparmiato sul mio piccolo redditoe dalla descrizione chequell'essere mi aveva fatto del modo di vita di quel paese avevosperato dovessero bastarmi per tre o quattro anni. Dissi cheseparandomi da quella sommaio restavo priva di mezzie lui sapevacerto quale sia la condizione di una donna che non abbia un soldo intasca; eppuregli dissise li volevaeccoli.


Mirispose con grande sollecitudinee credo che gli vidi le lacrimeagli occhiche mai li avrebbe toccati; che aborriva l'idea dispogliarmi e cacciarmi nella miseriache gli restavano cinquantaghinee al mondoe le tirò fuori e le buttò sul tavoloinvitandomi a prenderleanche se privo di quelle dovesse morire difarne.


Glirisposicon la stessa sollecitudineche non potevo reggere asentirlo parlare in quel modo; cheal contrariose aveva daproporre un qualche piano di vita praticabileio avrei fatto tuttoquello che mi si chiedesse e sarei vissuta quanto modestamente luiavrebbe desiderato.


Misupplicò di non parlare più con quel tonoaltrimentigli dava di volta il cervello; disse che era stato tirato su dagentiluomobenché era ridotto in basso statoe che ormai nonrestava se non una strada da prenderema anche questa non avrebbegiovatose io prima non rispondevo a una sua domandacosa tuttaviaalla quale non intendeva forzarmi. Gli dissi che avrei rispostofrancamente; fosse o non fosse poi di suo gradimento la rispostaquesto non sapevo.


«Ebbenealloracarissima» disse«dimmi chiaro se quel poco chepossiedi ci può consentire una certa figura nel mondounqualche statooppure no?» Fu mia fortuna che io non mi fossimanifestatané me né la mia condizioneper nienteeanzi nemmeno avessi rivelato il mio nome; poiché vedendo cheda quell'uomoper quanto buono e per quanto onesto apparissenientepotevo attendermi altro se non di vivere con quello che sapevo chesarebbe presto finitodecisi di tenergli tutto nascosto tranne lapolizza e le undici ghinee; e sarei stata lieta di perdere quelli eritrovarmi nel luogo da dove lui mi aveva tolta. In veritàavevo su di me un'altra polizza di 30 sterlineche era tutto quelloche mi ero portata dietroper tirare avanti in quel paesevisto chenon sapevo quello che avrei potuto trovarci; poiché quelladonnala mezzana che ci aveva in quel modo traditimi aveva ficcatoin testa strane speranze di un vantaggioso matrimonio e io non volevorestare a corto di denariqualunque cosa potesse succedermi. Glitenni nascosta questa polizzae questo mi rese anche piùliberale quanto al restoin considerazione del suo statogiacchédi vero cuore lo commiseravo.


Maper tornare a quella domandagli risposi che mai l'avevointenzionalmente ingannato e mai mi ci sarei decisa. Ero dolente didovergli dire che quel poco di mio non ci sarebbe bastato; che nonera nemmeno sufficiente a me sola nell'Inghilterra meridionalee perquesta ragione mi ero messa nelle mani di quella donna che lochiamava fratelloavendomi essa assicurato che avrei potutoalloggiarmi a dozzina signorilmente per 6 sterline all'anno in unacittà detta Manchesterdove non ero stata ancora; e nonsuperando tutta la mia rendita le 15 sterline annueio avevo pensatoche quella vita mi sarebbe stata facile e avrei intanto aspettato dimeglio.


Eglicrollò il capo e rimase muto. Passammo una serata moltotriste; cenammo insieme tuttavia e insieme dormimmo quella notte. Lacena era quasi finita che il volto gli si schiarì e rallegròe fece portare una bottiglia di vino. «Suvviacarissima»disse«se anche il caso è gravenon giova a nienteaccasciarsi. Viaprendila come meglio sai; mi ingegnerò atrovare un modo o l'altro per vivere; se soltanto puoi mantenere teè meglio che niente. Io dovrò ritornare alla lotta; unuomo deve pensare da uomo; chi si scoraggiapiega il capo allasfortuna»; così dicendoriempì un bicchiere e lovuotò alla mia salutetenendomi la mano per tutto il tempoche mandò giù il vino e affermando che ero io il suopiù grande pensiero.


Eraveramente una natura schietta e indomitae questo mi riusciva anchepiù doloroso. C'è un certo sollievo perfino nel doverela propria rovina a un uomo d'onore piuttosto che a un furfante; manel nostro caso la delusione più grande era la suapoichérealmente aveva speso una grossa somma e vale la pena di notare comequella donna avesse agito per delle bagatelle. Anzituttola bassezzadi costei va osservatache pur di intascare 100 sterlinefucontenta di fargliene spendere tre o quattro volte tantomalgradofossero probabilmente tutto quello che aveva al mondoe piùancora; e intanto nienteoltre un pettegolezzo da salottole davaaffidamento di affermare che io possedessi una sostanza o valessi unafortunao simili cose. E' bensì vero che il disegno diingannare una donna riccase tale fossi stataera sufficientementeinfame; il mascherare con grandi apparenze una povera realtàera una frodee sufficientemente grave; ma il nostro caso aveva purequalche singolaritàe questo a discarico del mio uomopoichéegli non era uno scapestrato che facesse il mestiere di ingannare ledonne ecome a qualcuno è riuscitomettere le manisuccessivamente sopra sei o sette partitie svaligiarle eabbandonarle. Egli era un gentiluomosfortunato e abbassatomaaveva visto altri tempi; e benchése io avessi avuto unasostanzasarei stata indignata contro quella sgualdrina per il suotradimentopure in veritàquanto all'uomosu di lui unasostanza non sarebbe stata mal spesavisto che era davveroun'incantevole personadi principi generosidi buon senso eabbondanza d'umore geniale.


Pergran parte di quella notte continuammo l'intima conversazionepoichénessuno di noi due dormì molto; egli era altrettanto pentitodi avermi giocato tutti quegli inganniquanto se avesse commesso undelitto capitale e stesse per andare al supplizio; tornò aoffrirmi fino all'ultimo scellino che aveva in tasca e dichiaròche si sarebbe arruolato nell'esercito per guadagnarne altri.


Glichiesi perché era stato tanto crudele da volermi portare inIrlandaquando doveva pur pensare che laggiù non avrebbepotuto mantenermi. Mi prese tra le sue braccia. «Carissima»mi disse«non ho mai avuto intenzione di andare in Irlandaetanto meno di portarci te; semplicemente sono venuto qui per sfuggirealla curiosità della gente che avevano sentito delle mieintenzionie perché nessuno potesse chiedermi quattrini primache io ne fossi provvisto.» «Ma dove dunque saremmoandati» dissi«via di qui?» «Senticarissima» mi rispose«ti confesserò tutto ilpiano come l'avevo predisposto: contavouna volta qui di fartiqualche domanda sulla tua fortunacome vedi che ho fattoe quandotucome mi ripromettevomi avessi dato qualche dato piùprecisoavrei accampato qualche scusa per differire a un'altra voltail viaggio in Irlandae così ce ne saremmo andati a Londra.Alloracarissima» disse«mi ero deciso a confessarti intutto e per tutto lo stato dei miei affarie palesarti sì chemi ero servito di questi artifici per ottenere il tuo consenso asposarmima che ora non avevo più nessun altro pensiero senon di implorare il tuo perdono e di ripeterti quanto mi sareisforzato di farti dimenticare quello che era stato con la felicitàdei giorni futuri.» «Veramente» gli dissi«vedoche avresti presto fatto di conquistarmi; e questa è la miainfelicità: che non ho la possibilità di dimostrarticon quanta condiscendenza mi sarei riconciliata con teperdonandotitutti i tiri che mi avevi giocatoper ricompensarti di tantaamabilità. Macaro» dissi«che possiamo fareora? Tutti e due siamo rovinati; e che pro ci viene dal fatto che cisiamo riconciliativisto che non abbiamo di che vivere?»Almanaccammo un sacco di progettima niente poteva servire dove nonc'era di che cominciare. Alla fine mi pregò di non parlarnepiùpoichémi dissegli avrei spezzato il cuore; ecosì parlammo un po' di altre cosefin che alla fine prese dame un coniugale commiato e si addormentò.


Sialzò prima di me il giorno dopo e in veritàdato cheero stata sveglia quasi tutta la notteio ero tutta assonnata erimasi a letto fin quasi alle undici. Intanto lui prese i cavalliitre servitutta la sua biancheria e il bagaglioe se ne andòlasciandomi sul tavolo una breve ma commovente letterala seguente:

"Carissima- sono un mostro; ti ho ingannatama ci sono stato spinto daun'abietta creaturacontrariamente ai miei principi e al costume ditutta la mia vita. Perdonamicarissima! ti chiedo perdono con la piùassoluta sincerità: mi sento il più miserabile degliuominiavendoti così ingannata. Ero così felice dipossedertie ora sono tanto tormentato che non posso fare a meno difuggire lontano da te.


Perdonamicarissima; ancora una voltaperdonami! Non reggo a vederti rovinataper opera miamentre io sono incapace di aiutarti. Il nostromatrimonio è nulloio non mi sentirò mai più laforza di rivederti; da questo momento te ne dispenso; se trovi darimaritarti con tuo vantaggionon rifiutare per riguardo a me. Tigiuro qui sulla mia fede e sulla parola di un uomo d'onoreche nondisturberò mai la tua pacequando pure lo venissi a saperecosa che tuttavia non è probabile. E parimentise tu non tirimariterai e se io trovassi la buona fortunaquesta saràanche tuadovunque tu sia.


Tiho messo in tasca qualcosa del fondo di denaro che mi rimane; fissatedue posti per te e la cameriera sulla diligenza e andate a Londra.Spero che quanto ti lascio basterà alle spesesenza che tudebba intaccare il tuo. Ancora una volta imploro sinceramente il tuoperdono e così farò tutte le volte che in futuropenserò a te. Addiocarissimaper sempre! Sono il tuoaffezionatissimo J. E."Niente mai di quello che mi capitòin vita mi lacerò così a fondo il cuore come questoaddio. Gli rimproverai nei miei pensieri mille volte di avermilasciatapoiché con lui sarei andata in capo al mondopurmendicando il pane. Mi tastai in tasca e ci trovai dieci ghineeilsuo orologio d'oroe due anellucciuno di brillantidel valore dicirca 6 sterlinee l'altro una semplice verga d'oro.


Misedetti e per due ore non smisi di fissare questi oggettie quasinon dissi parolafinché la mia cameriera non mi richiamòannunciandomi che il pranzo era servito. Mangiai pochissimo e dopo ilpasto mi prese una crisi violenta di piantodurante la quale ognitanto lo lo chiamavo per nomee il suo nome era James. "OhJemmy!" dicevo"ritornaritorna. Ti darò tutto ilmiomendicheròdigiunerò con te." E corsi aquesto modofarneticandoparecchie volte intorno alla camerae ditanto in tanto mi sedevo e poi ricominciavo a piangere; e passai cosìil pomeriggiofino quasi alle setteche la serata andòimbrunendoperché era agostoquando con mia indicibilesorpresarieccolo che ritorna alla locanda e mi sale dritto incamera.


Provaiil massimo immaginabile rimescolio e così anche lui. Nonarrivavo a capire il motivo di quel ritornoe mi cominciònell'animo il contrasto se dovessi rallegrarmi o affliggermi; pureil mio affetto prevalse su ogni cosa e non mi fu possibile nasconderela mia gioiache era troppo grande per sorridere e si manifestòin uno scoppio di lacrime. Egli non appena fu entrato nella stanzami corse incontro e mi abbracciò tenendomi stretta e quasimozzandomi il fiato con i baci: ma non diceva una parola. Alla fineio parlai. «Caro» dissi«come hai potutoandartene?» Ma a questo non diede rispostaperché gliera impossibile parlare.


Sfogatoil nostro primo rapimentomi disse che si era allontanato piùdi quindici migliama che gli era mancata ogni forza di continuarese non ritornava a vedermi e prendere ancora una volta commiato dame.


Gliraccontai come avevo passato il mio tempo e quanto forte avessiinvocato il suo ritorno. Mi rispose che mi aveva chiaramente sentitagiunto nella foresta Delamerein un punto che distava dodici miglia.


Iosorrisi. «No» disse«non credere che scherziperché se mai nella mia vita ho sentito la tua vocestavoltati ho sentita chiamarmi forte e mi è sembrato spesso divederti che mi correvi dietro.» «E dimmi» gli feci«che cosa dicevo?» poiché non gli avevo riferitole mie parole. «Chiamavi a voce alta» rispose«edicevi: Oh Jemmyoh Jemmy! ritornaritorna.» Io mi misi aridere. «Carissima» mi disse«non ridereperchéti assicuro che sentii la tua voce tanto chiaramente quanto adessosenti la mia; se ti fa piacerepossiamo andare davanti a unmagistratoe te lo giurerò.» Cominciai allora atrasecolare e stupiree in verità a sbigottirmie gliriferii quello che avevo realmente fatto e come l'avevo invocatosecondo che ho detto. Dopo che ci fummo un po' divertiti di questogli dissi: «E oranon ti allontanerai più da me; verròpiuttosto con te fino in capo al mondo».


Mirispose che sarebbe stato per lui ben difficile lasciarmimapoichési dovevasperava che avrei preso la cosa con quanta calma avreipotuto; quanto a sélo presentivaquella sarebbe stata lasua fine.


Midisse tuttavia di aver riflettuto che mi aveva lasciata sola a fareil viaggio per Londraviaggio non breve; e chedato che per lui erauguale mettersi su quella come su un'altra stradasi era deciso adaccompagnarmici o almeno fin nelle vicinanze; e se poi se ne fosseandato senza neppure salutarmiio non avrei dovuto volergliene male:

cosìmi fece promettere.


Miraccontò come aveva licenziato i suoi tre servitorivenduto iloro cavalli e spedito i tre in cerca di miglior fortunatutto in unbreve spazioin una città dov'era passatonon so quale; «equesto» disse«mi costò qualche lacrima: piansitutto solopensando quanto fossero più felici del loropadronepoiché loro non avevano che da bussare alla porta delpiù vicino gentiluomochiedendo di un postomentre io»disse«non sapevo né dove andare né che fare dime».


Glidissi che mi ero sentita tanto completamente infelice separandomi daluiche peggio non poteva essere; e adesso che era ritornatononvolevo più lasciarlose accettava di prendermi con sédovunque stesse per dirigersi. Accettavo per il momento di andareinsieme a Londra; ma non era possibile che acconsentissi a separarmida lui alla fine senza che ci salutassimo: gli dissi scherzando chese faceva cosìl'avrei richiamato con quella stessa voce diprima. Poi tirai fuori il suo orologio e glielo restituiie insiemei due anelli e le dieci ghinee; ma non ne volle saperecosa che mifece sospettare fortemente che fosse deciso ad andarsene durante ilviaggio e abbandonarmi.


Valgala verità: le condizioni in cui si trovavale frasiappassionate della sua letteral'affabile e cavalleresco trattamentoche da lui avevo ricevuto in tutta la faccendacon la sollecitudineche in essa mi aveva dimostrato e il suo modo di rinunciare a quellagrossa porzionedonata a medel piccolo fondo che gli era rimastotutto questo si fondeva a farmi una tale impressioneche l'idea disepararmi da lui mi riusciva insopportabile.


Duegiorni dopo lasciammo Chesterio sulla carrozza di posta e lui acavallo. A Chester licenziai la cameriera. Egli era decisamentecontrario a che restassi senza camerierama dato che l'avevo assuntain campagna (a Londra ne facevo senza)gli spiegai che sarebbe statobarbaro portare con noi quella povera ragazza e poi mandarla via nonappena giunti in città; e inoltre sarebbe stato un inutileaggravio di spesa durante il viaggio. Lo contentai così e aquesto proposito si arrese.


Miaccompagnò fino a Dunstablea un trenta miglia da Londraequi mi disse che il destino e le sue disgrazie gli imponevano dilasciarmi e che non era opportuno per lui entrare a Londrapermotivi che non poteva importarmi di conoscere; e vidi che sipreparava a partire. La mia carrozza di posta di solito non fermava aDunstablema pregandoli io di un quarto d'oraacconsentirono adaspettare un po' alla porta di una locandadove noi scendemmo.


Unavolta nella locandagli dissi che non avevo più che unagrazia da chiedergli e cioèche dato che non voleva sapernedi proseguiremi concedesse di restare con lui in quella cittadinauna o due settimaneperché intanto potessimo pensare unqualche modo di sfuggire a una sorte così spietata comesarebbe stata per tutti e due la separazione definitiva; e che avevoqualcosa di una certa importanza da proporgliche forse anche luiavrebbe giudicato praticabile a nostro vantaggio.


Laproposta era troppo ragionevole per rifiutarvisie cosìchiamò la padrona e le disse che sua moglie si era ammalataammalata al punto di riuscirle impossibile di proseguire indiligenzadov'era quasi morta dallo strapazzo; e le chiese se nonpoteva trovarci per due o tre giorni un alloggio in qualche casaprivatadove avessi agio di riposarmi un po'poiché ilviaggio mi aveva veramente sfinita. La padronaun ottimo tipo didonnacostumata e cortesevenne subito a vedermi; mi informòche aveva due o tre buonissime camere in una parte silenziosa dellacasa: era certase le vedevoche le avrei trovate di miogradimentoe mi avrebbe affidata a una delle sue cameriere allaquale sarebbe toccato soltanto di attendere ai miei ordini.


Questomi sembrò tanto gentile che non potetti se non accettare;andai quindi a vedere le camereche mi piacquero moltoe davveroerano estremamente ben ammobiliate e con una posizione incantevole;pagammo quindi la nostra corsatirammo giù il bagaglio e cidecidemmo a fermarci qualche giorno.


Quigli dissi che ormai avrei vissuto con lui fino al mio ultimo soldoma non gli avrei permesso che spendesse neanche un solo scellino deisuoi. Ci fu a questo proposito un po' di affettuosa contesama glidissi che era l'ultima volta che avrei goduto della sua compagniaelo pregavo di lasciarmi il comando in quell'unica cosa soltantointutto il resto sarebbe stato il padrone: allora si contentò.


Quiuna serache eravamo a passeggio per i campigli dissi che volevofargli la proposta di cui gli avevo fatto cenno; econformementegli raccontai com'ero vissuta nella Virginiae che laggiùavevo una madre che pensavo fosse ancora in vitasebbene mio maritofosse morto da qualche anno. Gli dissi che se i miei averi non sifossero perdutiaveri che tra parentesi magnificai abbastanzaavreipotuto portargli tantoche ora non saremmo stati nella necessitàdi separarci in quel modo. Poi entrai a parlare del modo come lagente faceva la piantagione in quei paesicome la costituzione delposto concedeva loro un appezzamento di terra; oalmenoche sipoteva acquistarne a un prezzo così basso che non mettevaneanche conto di parlarne.


Glidiedi poi un pieno e particolareggiato ragguaglio del modo che sirichiede per coltivare la terra; comeportandosi dietro non piùdel valore di due o trecento sterline in merci inglesicon qualcheservitore e qualche strumentoun uomo attivo poteva in breve gettarele fondamenta di una famigliae passati pochi anni ammassare unpatrimonio.


Lomisi al corrente dei prodotti di quella terracome il suolo andavaaccudito e preparato e quale fosse il suo reddito solito;dimostrandogli chenello spazio di pochi anni da un simile inizioera altrettanto certo che noi saremmo stati ricchi come attualmenteeravamo certi di essere poveri.


Questomio discorso lo sorprese; poiché ne facemmo l'unico argomentodelle nostre conversazioni per quasi una settimana di seguitoe inquesto spazio di tempo gli mostrai come un libro stampatocome siusa direche era moralmente impossibilepresumendo una normale eragionevole buona condottache noi non ce la cavassimo laggiùe non prosperassimo.


Alloragli spiegai a quali ripieghi avrei avuto ricorso per mettere insiemeuna simile somma di 300 sterline o circae gli dimostrai che metodoeccellente sarebbe stato questo per mettere fine alle nostredisgrazie e rifarci uno stato nel mondo che si avvicinasse a quelloche tutti e due avevamo sperato. Aggiunsi che dopo sette anni saremmostati in grado di affidare la nostra piantagione in buone mani eritornare a riceverne il frutto in Inghilterradove ce lo saremmogoduto; e gli citai esempi di certuni che così avevano fatto evivevano ora facendo una bellissima figura a Londra.


Insommainsistetti tanto che lui era sul punto di acconsentirema ora unacosa ora un'altra ci ostacolava; finché alla fine egli micambiò le carte in tavola e si mise a parlarequasi allostesso effettodell'Irlanda.


Midisse che un uomo che sapesse confinarsi in un'esistenza campagnuolapurché trovasse i fondi per intraprendere una coltivazionepoteva avere laggiù poderi per 50 sterline all'annononinferiori a quelli affittati per 200; che il frutto era talee cosìricco il suoloche se pure non si metteva gran che da parteeraperò certo che si vivrebbe con esso altrettanto bene quanto ungentiluomo di 3000 sterline di rendita in Inghilterra; e che avevafatto il progetto di lasciarmi a Londra e lui recarsi per tentare inIrlandadovese trovava di poter gettare una base discretad'esistenzaappropriata al rispetto che nutriva per mee su questonon nutriva dubbisarebbe venuto a prendermi per portarci anche me.


Ebbiun orribile spavento chedopo una proposta simileegli mi prendessein parolavale a direpretendesse di convertire in contante il mioreddito e portarselo in Irlanda per tentare il suo esperimento; maera troppo onesto per volere o potere accettare una cosa similequand'anche gliela proponessi; e in questo mi prevennepoichéaggiunse che sarebbe sì partito a tentare la fortuna comeaveva detto ese trovava di poter fare qualcosa di utileallora conl'aggiunta del miouna volta che fossi andata anch'iosaremmovissuti da nostri parima però non avrebbe arrischiato deimiei scellini neppure unose non dopo aver sperimentato in piccoloe mi assicurò chenon concludendo niente in Irlandamiavrebbe allora raggiunta e aiutata nel mio progetto della Virginia.


Simostrò così deciso nell'idea di sperimentare prima ilsuo progettoche non seppi resistergli; mi promise però dimandarmi al più presto sue notizieuna volta che fossearrivatoe di farmi sapere se le speranze rispondevano al suo pianoa fine chemancando ogni probabilità di successoio potessiprendere l'opportunità di prepararmi a quell'altro nostroviaggio e questa voltami assicuravasarebbe venuto con me inAmerica con tutto il cuore.


Piùdi questo non seppi strapparglie la cosa ci tenne occupati quasi unmeseper tutto il quale mi godetti la sua compagniadi cui la piùgradita non avevo incontrato mai fino ad allora. Durante questo tempomi fece conoscere la storia della sua vitache davvero era stupendae piena di un'infinita varietàbastevole a comporre unracconto ben più vivaceper via di tutte quelle avventure edi quei casiche qualunque mi sia mai capitato di vedere in unlibro; ma di lui avrò occasione di parlare ancora in seguito.


Ciseparammo alla finebenché da parte mia con la massimariluttanza; e in verità anche lui si accomiatò da meassai mal volentierima la necessità lo forzavadato che leragioni per cui non voleva entrare a Londra erano di moltaimportanzacome in seguito potetti convincermi a fondo.


Glidiedi un indirizzo dove scrivermibenché tuttora conservassiil principale segretoche consisteva nel tenerlo sempre all'oscurodel mio vero nomechi fossi e dove potesse cercarmi; parimenti anchelui mi lasciò detto dove potevo indirizzargli una letteracosì che fosse sicuro di riceverla.


Entraia Londra l'indomani del giorno della nostra separazionema non andaidirettamente nel mio antico alloggio: per una mia particolare ragionepresi un alloggio privato in Saint John's Streetovverocome vienevolgarmente chiamataSaint Jones'spresso Clerkenwelldoveessendo completamente solaebbi modo di fermarmi a riflettereseriamente sui miei sette mesi passati di vagabondaggiopoichétanto tempo ero stata fuori. Con infinito piacere mi volgevo aconsiderare le ore deliziose passate con il mio ultimo marito; maquesto piacere scemò di molto quando poco dopo mi accorsi cheinsomma ero incinta.


Ilcaso era piuttosto inquietanteper via della difficoltàcheprevedevodove mai avrei potuto aver agio di partorireessendo inquei tempi un punto molto delicatoper una donna che fosseforestiera e priva di amiciziecome essere curata in quel frangentesenza una garanziache io infatti non avevo né sapevo dovetrovare.


Pertutti questi mesi avevo avuto cura di tenermi in corrispondenza conil mio amico della bancao piuttosto lui aveva avuto cura dicorrispondere con mepoiché mi aveva scritto una volta ognisettimana; e quantunque non avessi speso i miei denari tantorapidamente da avere bisogno di altripure gli avevo scritto anch'iospesso perché sapesse che ero in vita. Lasciai istruzioni nelLancashirein modo che mi vennero inoltrate le sue lettere; e neltempo che stetti ritirata in Saint Jones'sne ricevetti da lui unamolto affabiledove mi assicurava che il suo processo di divorzioera a buon puntobenché nel corso di esso fossero natedifficoltà che lui non si aspettava.


Nonmi dispiacque la novità che questo processo fosse piùlento di quanto lui non s'aspettasse; perchésebbene nonfossi ancora in stato di sposarmelo (non ero tanto sciocca damettermi con lui quando sapevo di essere incinta di un altrocomecerte donne di mia conoscenza avrebbero arrischiato)pure non erodisposta a perderloein una parolacontavonon appena alzata dallettodi non lasciarmelo sfuggirese lui era sempre della vecchiaidea. Capivo chiaramente infatti che dell'altro mio marito non avreisentito parlare piùe dato che lui aveva tanto insistito ache mi rimaritassiassicurandomi che la cosa non l'avrebbe offeso eche nemmeno avrebbe preteso di riavermicosì non mi feciscrupolo di decidermi al nuovo passose mi fosse stato possibile ese l'amico avesse mantenuto la parola; e che l'avrebbe mantenutaavevo grandi motivi di essere certa dalle lettere che mi scrivevalettere che più tenere e affettuose non avrei potuto ricevere.


Cominciòa ingrossarmisi il ventre e la gente della casa accorgendosene presea farmelo osservare enei limiti consentiti dalla creanzamidichiarò che pensassi a cambiare alloggio. Questo mi mettevain un bell'impiccioe diventai parecchio malinconicapoichéseriamente non sapevo a che santo votarmi; non mi mancavano i denarima gli amicie ora sembrava probabile che avrei avuto sulle bracciaun figlio da manteneredifficoltà che fino ad allora non misi era mai parata davanticome quanto fin qui detto fa fede.


Nelcorso della faccenda mi ammalai gravemente e in verità la miamalinconia aumentava la malattia. Questa alla fine si rivelòuna semplice febbrema i miei "timori" erano davvero chedovessi abortire. Non dovrei dire timoripoiché sarei stataben felice di abortirema non potetti mai nemmeno accogliere ilsemplice pensiero di prendere qualcosa che favorisse l'aborto; mirivoltavaripetoanche il solo pensarci.


Tuttaviaparlandomenequella signora che teneva la casa mi propose di mandareper la levatrice. Nicchiai all'inizioma dopo un po' acconsentii; ledissi però che non conoscevo nessuna levatricee lasciavoquindi che ci pensasse lei.


Sembrache la padrona di quella casa non fosse tanto nuovaquanto avevoprima pensatoa un caso come il mioe sarà chiaro subito:

mandòinfatti per la levatrice che ci voleva; quellavoglio direche civoleva per me.


Costeisembrava molto navigata nel suo mestiereintendo come levatrice; maaveva pure un'altra professione della quale era esperta quanto lamaggior parte delle donnese non di più. La mia padrona leaveva detto che ero parecchio malinconica e chesecondo leiquestoappunto mi aveva fatto male; una voltain mia presenzale disse:

«Signora...credo che l'incomodo di madama sia di quelli che vi riguardanovi prego perciònel caso che possiate aiutarla in qualchemododi aiutarlaperché mi sembra una signora molto perbene» e con queste parole lasciò la camera.


Veramenteio non ci capii nullama la mammana cominciò con tuttaserietà a spiegarmiappena quella se ne fu andataquello cheaveva voluto dire «Signora» mi fece«sembra chenon capiate il discorso della vostra padrona; e quand'anche capistenon ci sarebbe nessun bisogno di farglielo sapere.


«Volevadire che vi trovate in una condizione che forse vi rende difficilequesto partoe che vi seccherebbe se la cosa si risapesse.


Nonè necessario che aggiunga altrodevo dirvi soltanto chesestimaste opportuno farmi conoscere tutto quanto del vostro caso èindispensabile che io sappia (perché di ficcare il naso inqueste cose non ho desiderio)potrebbe anche darsi che io sarei ingrado di assistervie agevolarvi le cose e scacciarvi tutti i bruttipensieri.» Ogni parola che quella donna pronunciava era per meun balsamo e m'infondeva nel vivo del cuore nuovo animo e nuova vita:il sangue riprese senz'altro a circolare e ridiventai un'altra; mirimisi a mangiare e ben presto migliorai. Quella mi andava dicendoparecchie cose a questo stesso proposito eavendomi sollecitata anon avere riguardi con lei e promesso nel più solenne dei modidi conservare il segretotacque un attimo come in attesa di sentireche impressione mi avesse fatto e che cosa avrei detto.


Erotroppo consapevole del bisogno in cui versavo di una donna simileper non accettare le sue profferte; le risposi che il mio caso era inparte come aveva immaginato e in parte nopoiché in veritàero sposata e un marito l'avevoper quanto in quei giorni fossetanto lontano da non potere pubblicamente comparire.


Leitagliò corto e mi ribatté che la cosa non lariguardava; tutte le dame che ricorrevano alle sue cure erano per leidonne sposate. «Ogni donna incinta» disse«ha unpadre del suo bambino»; e che il padre fosse o non fosse unmarito non la riguardava; il compito suo era di assistermi nel miostato presenteavessi o no un marito; «poichésignoramia» disse«avere un marito che non può comparireè come non averloe perciò che siate moglie omantenuta è tutt'uno per me.» Ebbi presto occasione diaccorgermi chefossi baldracca o fossi mogliequi mi toccava dipassare per baldraccacosicché lasciai stare. Le risposi chequanto diceva era veroma che tuttaviase dovevo aprirle il miocasodovevo pure dirle le cose come stavano e non diversamente; ecosì glielo raccontai quanto più brevemente seppie lafeci finita «Vi importuno con tutto questosignora» ledissi«non perchécome dicevate anche voila cosaabbia molto a che fare con l'ufficio vostro; ma questo ci ha a chefare che non mi preoccupa per niente l'idea di essere vista o tenutanascostaanzi mi è del tutto indifferente: mi imbarazza ilfatto che non ho conoscenze di di nessun tipo in questa parte delpaese.» «Vi capiscosignora» rispose; «nonavete nessuna garanzia da offrire per venire incontro all'importunitàdella parrocchiausuale in questi casie forse» continuò«non sapete nemmeno troppo bene che fare del bambinouna voltache sia nato.» «Non tanto mi preoccupa la seconda quantola prima cosa» dissi. «Ebbenesignora» mi risposela levatrice«volete fidarvi e mettervi nelle mie mani? Io stonel tal luogo; se anche non prendo informazioni sul vostro contovoipotete prenderne sul mio. Mi chiamo B...; abito in via tale»nominò la via «all'insegna della Culla. Di professionelevatrice; ci sono molte dame che vengono a partorire in casa mia. Hodato garanzia generale alla parrocchiaper tranquillizzarli chenessun aggravio loro destinato verrà alla luce sotto il miotetto. Ho ancora soltanto una domanda da farvi per tutta la faccendasignorae se la risposta sarà soddisfacentenon dovrete piùpreoccuparvi di niente.» Capii senz'altro che cosa volesse diree le risposi: «Signoracredo di capire. Grazie a Diose mimancano gli amici in questa parte della terranon mi mancano iquattriniquanti ne saranno necessaribenché neppure diquesti non abbondi»; cosa che aggiunsiperché non siattendesse grandi cose.


«Ebbenesignora» mi disse«è questo il puntosenza diquesto niente può farsi in questi casi; però»aggiunse«vedrete che non vi farò torto né vichiederò un'esagerazionee saprete tutto in anticipocosìche possiate prendere le vostre misuree fare le cose in grande ocon economiasecondo come vi sembrerà il caso.» Ledissi che lei mi sembrava che conoscesse così bene le miecondizioniche altro non volevo chiederle se non questo: chedatoche avevo denaro a sufficienzama non eccessivamentefacesse lei inmodo che io dovessi spendere quanto meno era possibile del superfluo.


L'altrarispose che mi avrebbe prodotto il conto delle spese in questioneindue o tre forme: scegliessi a mio gradimento; e di questo la pregaianch'io. L'indomani portò il conto con sé: ecco lacopia delle tre liste:

1.Per un soggiorno di tre mesi in casa suaincluso il vittoa 10scellini la settimana: 6 sterline0 scellini0 d.


2.Per un'infermiera nell'ultimo mese e biancheria puerperale: 1sterlina10 scellini0 d.


3.Per il pastore che battezzi il bimboe i padrini e lo scrivano: 1sterlina10 scellini0 d.


4.Per una cena di battesimointervenendo cinque miei invitati: 1sterlina0 scellini0 d.


Peril suo onorario di levatricee l'intesa con la parrocchia: 3sterline3 scellini0 d.


Allacameriera per il servizio: 0 sterline10 scellini0 d.


Totale:13 sterline13 scellini0 d.


Questaera la prima lista; la seconda era concepita negli stessi termini:

1.Per un soggiorno e il vitto di tre mesieccetera20 scellini lasettimana: 12 sterline0 scellini0 d.


2.Per un'infermiera nell'ultimo mesee biancheria e trine: 2 sterline10 scellini0 d.


3.Per il pastore che battezzi il bimboecceteracome sopra: 2sterline0 scellini0 d.


4.Per una cenae confetture: 3 sterline3 scellini0 d.


Peril suo onorariocome sopra: 5 sterline5 scellini0 d.


Peruna cameriera: 1 sterlina0 scellini0 d.


Totale:25 sterline18 scellini0 d.


Quest'erala lista di second'ordine; la terzami disseera di un grado piùaltaper quando intervenissero il padre o persone amiche:

1.Per un soggiorno e il vitto di tre mesioccupando due cameree unasoffitta per la donna: 30 sterline0 scellini0 d.


2.Per un'infermiera nell'ultimo mesee un finissimo corredo dibiancheria puerperale: 4 sterline4 scellini0 d.


3.Per il pastore che battezzi il bimboeccetera: 2 sterline10scellini0 d.


4.Per una cenae quello che provvede il vino: 6 sterline0 scellini0 d.


Peril mio onorarioeccetera: 10 sterline10 scellini0 d.


Perla camerieraoltre la propriasoltanto: 0 sterline10 scellini0d.


Totale:53 sterline14 scellini0 d.


Ioscorsi tutte e tre le listee mi venne da sorridere: le dissi chenon mi sembrava proprio che non fosse ragionevole nelle suerichiesteogni cosa consideratae che non dubitavo che la suaospitalità sarebbe stata eccellente.


Mirispose che di questo sarei stata giudice io stessauna volta vistocon i miei occhi. Le dissi che ero molto spiacentema temevo didover essere una cliente dell'ultimissimo ordine; «e puòdarsisignora» aggiunsi«che per via di questo non mifarete la migliore accoglienza». «Macchénienteaffatto» rispose«dato che per una cliente della terzalistane ho due della seconda e quattro della primae prendo inproporzione altrettanto da queste ultime che da qualunque altra. Seperò dubitate del mio trattamentosarà liberaqualunque persona di vostra fiducia di sincerarsi se avremo o no curadi voi.» Poi passò a spiegarmi le particolaritàdella lista. «In primo luogosignora» disse«vorreiche osservaste come dice tre mesi di vitto e alloggio a soli 10scellini per settimana; oso garantire che non avrete da lamentarvidella mia tavola. Immagino» disse«che non viviate conmenodove state ora.» «No davvero» risposi «nona questo prezzovisto che pago 6 scellini la settimana per lacamerae penso io al vittoche mi viene a costare molto di più.»«Allorasignora» continuò«se il bambinovenisse a mancarecome succede a volteecco che risparmiamol'articolo del pastore; e se non avete conoscenze da invitaresirisparmia la spesa della cena; cosicché levati questiarticolisignora miail vostro parto vi costerà non piùdi 5 sterline e 3 scellini oltre la vostra spesa ordinaria.»Era questa la cosa più ragionevole che avessi mai sentito; percui sorrisie le dissi che sarei diventata sua cliente; ma le dissipure che dato che avevo ancora due mesi e più da aspettaremisarebbe forse toccato di restare da lei oltre i tre mesie volevosapere se non sarebbe poi stata costretta di mettermi fuori prima deltempo. Mi rispose che no: la sua casa era vastae d'altronde nonaveva l'abitudine di mettere fuori nessuna che avesse partoritofinché essa stessa non ci fosse disposta: quanto poi al casoche altre dame si presentasseronon era tanto malvista nel vicinatoda non poter trovare ricovero anche per ventise fosse necessario.


Miconvinsi che nel suo genere era una donna egregiaea farla breveconvenni di mettermi nelle sue mani. Lei allora mi parlòd'altrodiede un'occhiata all'appartamento che mi ospitavatrovòda ridire sulla mancanza di servizio e di comodità e miassicurò che in casa sua avrei goduto di un ben altrotrattamento. Le spiegai che mi peritavo di parlareperchédaquando mi ero ammalatala padrona di casa mi sembravao almeno cosìpensavopiù arcignaper il fatto che fossi incinta; e temevoda lei qualche affrontonel caso supponesse che fossi incapace didare sufficientemente conto di me.


«Santocielo» mi rispose quella«sua signoria non ènuova a queste cose; ha cercato anzi di ospitare delle dame nelvostro statoma non aveva modo di rispondere per la parrocchia; ed'altrondeuna così distinta signora come voi la conoscete!Tuttaviavisto che ora ve ne andatenon impicciatevene; provvederòio che siate trattata un po' meglio finché rimarretee non vicosterà neppure niente in più.» Non capii chevolesse dire; tuttavia la ringraziai e ci lasciammo.


L'indomanimattina mi mandò un pollo arrosto caldo e una bottiglia di"sherry"incaricando la fantesca di dirmi che sarebberimasta ai miei ordini ogni giorno finché abitavo là.


Questomi sembrò straordinariamente per bene e cortesee accettai dibuona voglia. Alla sera quella mandò un'altra voltapersentire se non mi serviva niente e comandare alla fantesca di passareda lei l'indomani per il pranzo. La fantesca aveva avuto l'ordine diprepararmi la cioccolata al mattino prima di usciree a mezzogiornomi portò un'animella di vitello interae un piatto di brodoper il pranzo; e in questo modo la mia levatrice mi sostentava adistanzacosì che ne fui felicissima e mi ristabiliirapidamenteessendo state in verità le mie angosce di primail motivo principale del mio malanno.


Miaspettavocome in genere accade tra quel tipo di genteche lacameriera da me inviata fosse una di quelle sfrontate sgualdrinevenute su in Drury Lanee a questo proposito ero piuttosto inquieta;tanto che non la lasciai dormire in casa mia la prima nottema letenni gli occhi addosso altrettanto attentamente che se fosse statauna ladra manifesta.


Madamacomprese presto l'antifona e rimandò la ragazza con unbigliettino che sull'onestà della sua cameriera potevocontare; che ne avrebbe risposto lei in tutto; e che non era suaabitudine assumere persone di servizio senza le massime garanzie.Questo mi rimise tranquilla; e in verità il contegno dellacameriera parlava di per se stessopoiché mai entrò innessuna famiglia una ragazza più modestapiùtranquilla e posataed ebbi in seguito occasione di convincermene.


Nonappena mi fui tanto rimessa da poter uscirevenni con la cameriera avisitare la casa e vedere l'appartamento che mi sarebbe toccato; etrovai tutto così leggiadro e pulito che insomma niente ebbida ridirema provai un meraviglioso piacere di quello che mi sioffriva e chetenute presenti le mie tristi condizioniera piùdi quanto avessi sperato.


Cisi aspetterà forse che dia qualche ragguaglio sulla naturadelle inique pratiche di quella donna nelle mani della quale erocaduta; ma sarebbe troppo incitamento al vizio far conoscere al mondoquali facili misure si prendessero in quella casa per togliere alledonne il fastidio di un figlio clandestinamente generato.Quell'austera mammana faceva ricorso a vari mezzi e uno era questochenato il bimbomagari non nella sua casa (poiché lecapitava che si rivolgessero a lei per molti parti privati)avevasempre persone pronte che per una qualche somma toglievano il bimbodalle braccia della clientee altresì dalle braccia dellaparrocchia; e di questi bimbidiceva leisi prendevano una curascrupolosa. Che cosa ne facessero di tanticonsiderato il numero delquale secondo la sua stessa ammissione si occupavanon soimmaginarmi.


Mitrovai a discutere molte volte con lei su questo punto; ma leiabbondava del seguente argomentoche insomma in quel modo salvava lavita di più di un innocente agnellinocome li chiamavacheforse sarebbe stato assassinatoe di più di una donna chemessa alla disperazione dalla propria disgraziapoteva diversamentesentirsi tentata di distruggere la prole. Mi dicevo d'accordo suquestoche era una cosa molto lodevolepurché quei poveribambini capitassero poi in buone mani e non fossero maltrattati etrascurati dalle balie.


Mirispose che di questo si prendeva sempre cura e in quella faccendanon si serviva che di balie onestissime e tali da potersene fidare.


Nonseppi contrapporle nullae fui così costretta a dire:«Signoranon metto in dubbio che voi facciate il doverevostroma il grande punto è ciò che fanno quellealtre» e lei tornò a richiudermi la bocca dicendo che cimetteva la massima cura.


Lasola cosa che mi offese nelle conversazioni di quella donna su questiargomentifu che una volta discorrendo dell'avanzato stato della miagravidanzasi lasciò sfuggire qualcosa come significando checon il mio permesso avrebbe potuto liberarmi anticipatamente delfardello; oin parole povereche poteva darmi qualcosa per farmiabortirese desideravo mettere fine così ai miei fastidi; masubito le lasciai intendere che aborrivo anche il semplice pensieroe quella - a dire il vero - lasciò cadere il tentativo contanta abilità che non avrei potuto affermare se davvero se lofosse proposto o semplicemente avesse accennato a quel ripiego come aun'orribile azione; poiché girò tanto bene la frase eafferrò con tanta prontezza quello che io pensavo che stavagià parlando negativamente prima che io mi fossi spiegata.


Arestringere questa parte nel più breve spazio possibilelasciai l'alloggio di Saint Jones's e raggiunsi la mia nuovagovernantecome la chiamavano in quella casae qui in veritàvenni trattata con tanta cortesiae servita con tanta cura e ognicosa era così eccellenteche ne fui sbalordita e all'inizionon potevo capire quale vantaggio ne venisse alla mia governante. Mascoprii in seguito che ella professava di non trarre profitto dallapensione dei clienti né in verità avrebbe potutoricavarne molto. Il suo profitto stava invece negli altri articolidel trattamento e qui guadagnava parecchiovi assicuro; poichénon è quasi credibile quanto lavoro avessetanto in casa chefuorie tutto sempre di tipo privato oper dirla in chiare paroledi tipo meretricio.


Duranteil tempo che le stetti in casache furono all'incirca quattro mesivennero non meno di dodici donne di piacere a partorire da leiecalcolo che ne avesse altre trentatrépiù o menosotto le sue cure fuori; una delle quali alloggiava presso la miaantica padrona di Saint Jones'smalgrado tutta la distinzione diquest'ultima.


Stranatestimonianzaquesta che ho dettodella crescente corruzione deinostri tempi e cheperversa come io ero statapure mi rivoltavaogni sentimento. Cominciò il posto dov'eroe soprattutto leabitudinia ributtarmi: eppure devo riconoscere che mai io vidieneppure credo che sarebbe stato possibile vederela minimasconvenienza in quella casa per tutto il tempo che ci rimasi.


Nessunuomo fu mai visto salire quelle scaletranne che per visitare ledame degenti nel mese di convalescenzae anche allorasempre incompagnia della vecchiala quale si faceva un punto d'onore nel suogoverno che nessun uomo dovesse toccare una donnanemmeno la moglienel mese di convalescenza; e sotto nessun pretesto al mondo avrebbepermesso a un uomo di dormire nella casaquand'anche fosse con lamoglie; e il suo motto in proposito era questoche non le importavaquanti bambini nascessero in casa suama finché poteva nonvoleva che ve ne fossero di concepiti.


Potevadarsi che spingesse la cosa più in là del necessariomaammesso che fosse un erroreera però un felice errorepoiché in questo modo lei mantenevaqual era infattilareputazione del proprio mestieree si fregiava di questo vantocheanche se si occupava di donne depravatepure non era per niente unostrumento della loro depravazione. Ciò nonostante era unaparte ben indegna la sua.


Duranteil mio soggiorno e prima che fossi costretta a lettoricevetti unalettera dal mio fiduciario della bancapiena di cose tenere egentilie di vive istanze per il mio ritorno a Londra; mi arrivòcon un ritardo di una quindicina di giornipoiché prima eraandata nel Lancashire e poi mi era stata girata. Concludevacomunicandomi che aveva ottenuto la sentenza contro la moglie e chesarebbe stato in grado di mantenermi la parolaquando io avessivoluto; e aggiungeva un sacco di proteste d'amore e d'affettoqualisi sarebbe guardato bene dal farmi se avesse saputo dei fatti mieieche ioa dire il veronon avevo proprio meritato.


Scrissila risposta a questa lettera e la datai da Liverpoolla inviavo peròper mezzo di un messaggeroallegando che era stata inoltrata apersona amica in città.


Mirallegravo con lui per la sua liberazionema sollevavo certiscrupoli sulla legittimità di un secondo matrimonio e glidicevo che ero certa che avrebbe riflettuto con molta serietàsu questo punto prima di decidersitroppo grande essendol'importanza del passo agli occhi di un uomo del suo discernimentoper avventurarcisi avventatamente. E concludevo augurandogli ognibene qualunque decisione prendessesenza scoprirgli niente della miaintenzione né di dare nessuna risposta alla sua richiesta chelo raggiungessi a Londra: soltanto menzionavo alla lontana unprogetto di ritornare nel corso dell'annoportando la mia lettera ladata d'aprile.


Mimisi a letto verso la metà di maggioe diedi alla luce unaltro bellissimo maschiettocontinuando nella buona salute che mi èsolita in questi casi. La mia governante fece la sua parte dilevatrice con la massima arte e abilità immaginabilie superòdi gran lunga tutto quanto avessi mai sperimentato in passato.


Lasollecitudine che ebbe per me nel tempo del partoe poi nellaconvalescenzafu taleche non avrebbe potuto fare di meglio sefosse stata mia madre. Ma che nessuna si senta incoraggiata alleopere licenziose dal trattamento di questa abile signorapoichéessa è passata a miglior vita e oso dire che non si èlasciata dietro persona che possa o voglia eguagliarla.


Credoche fossi a letto da una ventina di giorniquando mi arrivòun'altra lettera dell'amico della banca con la stupefacente notiziache aveva ottenuto la definitiva sentenza di divorzio contro lamoglieche gliel'aveva partecipata il tale giornoe che per venireincontro a tutti i miei scrupoli sul suo nuovo matrimonio aveva unarisposta quale io non mi aspettavo di certoné lui avrebbedesiderato; poiché sua moglieche già prima soffrivadi rimorsi per il modo come l'aveva trattatouna volta sentito chelui aveva causa vintasi era miserabilmente quella sera stessa datala morte.


Siesprimeva con molta generosità quanto alla parte che potevaavere avuto nella triste fine di quella donnama negava di averciavuto mano e diceva che egli si era soltanto fatto giustizia in uncaso in cui manifestamente era stato danneggiato e oltraggiato.Tuttavia riconosceva di esserne molto addolorato e che in questomondo non gli restava più prospettiva di contentezza se nonnella speranza che io sarei venuta a confortarlo con la miacompagnia; e qui insisteva violentemente perché gli dessiqualche speranza che almeno sarei ritornata in città e misarei fatta vederee allora mi avrebbe parlato più a lungodella cosa.


Lanotizia mi lasciò sbalordita e cominciai subito a riflettereseriamente sul fatto mioe quale inesprimibile sventura fosse diavere un bimbo sulle braccia. A che partito appigliarmiperònon lo sapevo. Scoprii infine alla lontana il mio caso allagovernante; da parecchi giorni avevo un'aria malinconica e lei nonsmetteva di starmi intorno per conoscere che cosa mi angustiasse. Anessun costo potevo rivelarle di aver ricevuta una proposta dimatrimoniodopo che tanto spesso le avevo ripetuto di esseremaritatain modo che non sapevo proprio cosa dirle. Ammettevo chec'era qualcosa che mi preoccupava parecchioma nello stesso tempo ledicevo che quello non potevo dirlo ad anima viva.


Leicontinuò a sollecitarmi per molti giornima non erapossibilele ripetevoche confidassi il mio segreto a qualcuno. Equestoinvece di accontentarlaaumentò le sue insistenze;essa invocò il fatto che le erano stati confidati in questocampo i maggiori segretiche nascondere tutto era il suo mestiere eche svelare cose di simile natura per lei sarebbe stata la rovina. Michiese se mi fosse mai successo di coglierla a spettegolare dellefaccende del prossimo: come dunque potevo sospettarla? Mi disse cheaprirmi con leiera come non parlarne con nessuno; che essa era unatomba; e che davvero il mio doveva essere un caso ben stranoseneppure lei poteva trarmi d'impaccio; mentre tenendolo nascosto miprivavo di ogni possibile aiutoo mezzo d'aiutoe le toglievol'occasione di rendermi un servigio. Insommaebbe un'eloquenza tantoammaliatrice e un potere di persuasione tanto grandeche non ci fumodo di nasconderle niente.


Cosìmi decisi di aprirle il mio cuore. Le raccontai la storia del miomatrimonio nel Lancashire e la delusione di tutti e due; comec'eravamo trovati e lasciaticome lui mi aveva scioltaper quantola cosa stava in suo poteree data ogni libertà dirimaritarmigiurando cheanche venendone a conoscenzanon miavrebbe mai richiesta né disturbata né messa in piazza;e che ero convinta di essere liberama mi atterriva indicibilmenteil rischiotemendo le possibili conseguenze di una scoperta.


Poipassai a dirle dell'ottima proposta che mi era stata fattalemostrai le lettere dell'amico che mi invitavano a Londra; con quantapassione fossero scrittema cancellai il nome e anche la storiadella mala fine della mogliedissi solo ch'era morta.


Lamia governante si mise a ridere dei miei scrupoli riguardo almatrimonioe mi disse che quell'altro non era un matrimonioma unasemplice truffa da una parte e dall'altra; e chedato che c'eravamoseparati di comune accordol'essenza del contratto era caduta el'obbligazione scambievolmente rimessa. Su questa questione aveva gliargomenti sulla punta delle dita; ea farla brevemi dimostròl'indimostrabile; non però che a questo fine non operasseroanche i miei desideri.


Maecco che sorgeva la grande e cruciale difficoltàvoglio direil bambino; di essomi dissebisognava disfarsi e questo in modoche nessuno mai potesse scoprirlo. Sapevo che non c'era da pensare amaritarmi se non tenendo nascosto che avevo avuto un bambinopoichél'amico avrebbe potuto accorgersi dalla sua età ch'esso eranatoe anzi era stato concepitodopo il nostro abboccamentoequesto avrebbe mandato a monte ogni cosa.


Puremi stringeva tanto vivamente il cuore l'idea di separarmi senzascampo dal bimbo eper quanto potevo saperne iodi lasciarloassassinare o deperire nell'abbandono e nei maltrattamenti - che erasu per giù la stessa cosa - che non potevo fermarvi ilpensiero senza inorridire. Vorrei che tutte quelle donne cheaccettano di togliersi di torno i loro bimbicome si dice per amoredel decororiflettessero che questo è soltanto un concertatometodo d'assassiniovale a direun modo d'ammazzarli senza pagarnelo scotto.


E'chiaro a chiunque capisca qualcosa dei bimbiche noi tutti veniamoal mondo miserabili e inetti tanto a soddisfare i nostri bisogniquanto anche solo a manifestarli; e che privi di aiuto siamodestinati a morire: e questo aiuto non solo esige una manosoccorritricesia della madre sia di qualche altroma due cose sononecessarie in questa mano soccorritricee cioèsollecitudinee capacità; senza di che una metà dei bimbi che vengonoal mondo morirebberomorirebbero anche se non si lasciasse loromancare il ciboe un'altra metà dei rimanenti finirebberostorpi o scemiperderebbero l'uso di qualche arto o magari ilcervello. E non dubito neppure che queste siano in parte le ragioniper cui la natura ha posto l'affetto verso i figli nel cuore dellemadri; senza di che mai esse sarebbero in grado di dedicarsicom'ènecessarioalle cure e alle veglie penose indispensabili alsostentamento dei bimbi.


Poichéquesta sollecitudine è necessaria alla conservazione deibimbiil trascurarli è un assassinarlieripetodarli dagovernare a gente che non abbia un briciolo di quell'indispensabileaffetto impartito dalla naturaè un trascurarli al gradoestremo; per alcunianzila cosa va più lontano e sipropongono di distruggerli; cosicchémuoia il bimbo osopravvivaquello che si commette è sempre un intenzionaleassassinio.


Tuttequeste considerazioni mi si presentavano alla mentee nella formapiù nera e terribile. Siccome avevo molta fiducia nella miagovernanteche avevo ormai imparato a chiamare madrele fecipresenti tutti i cupi pensieri che mi nascevano a quel riguardo e ledissi l'angustia in cui versavo. Lei sembrò ascoltare conmolta maggiore serietà questa che non l'altra parte; ma datoche in queste cose era indurita al di là di ogni possibilitàdi lasciarsi commuovere dalle ragioni religiose e dagli scrupoli dicommettere assassiniocosì fu lo stesso impenetrabile aquelle ragioni che nascevano dal sentimento. Mi chiese se non erastata sollecita e tenera con me durante la mia degenzacome fossidavvero una sua figlia. Le risposi che infatti lo ammettevo. «Ebbenemia cara» disse«e quando ve ne andreteche cosa sareteancora per me? E a meche importerebbe se anche vi impiccassero?Credete che non vi siano donne chesecondo che porta il loromestiere con cui si guadagnano il panenon si pregino di esserealtrettanto sollecite dei bimbi quanto le madri stesse?

Andiamofigliola» disse«non abbiate timore; chi saràstata la nostra balia? Voi siete sicura di essere stata allattata davostra madre? eppure siete grassottella e ben fattafigliola»continuò la vecchiacciae in così dire mi accarezzavasul viso. «Non datevi pensiero» riprese con il suo farecanzonatorio; «qui non ho assassini; mi servo delle miglioribalie che ci sianoe altrettanto pochi bambini fanno una cattivariuscita nelle loro maniquanti ne fallirebbero se le madri stesseli allattassero. Qui non ci fanno difetto la sollecitudine e lacapacità.» Mi punse sul vivo quando mi chiese se erosicura di essere stata allattata da mia madre. Ioal contrarioerosicura di no; e cominciai a tremare e ad impallidire alle sempliciparole. Certamentemi dicevocostei non può essere unastregao avere rapporti con qualche spirito in grado di informarlasu chi io fossi prima di poterlo sapere io stessa; e le fissai gliocchi addosso come in preda allo spavento; ma riflettendo che eraimpossibile che lei sapesse qualcosa di mel'idea mi lasciò emi ritrovai a mio agioper quanto non di colpo.


Lagovernante notò la mia agitazionema non ne sapeva ilsignificato; e tirò avanti nelle sue folli parole sullainsipienza che dimostravo credendo chenon facendoli allattare tuttidalla madresi assassinassero i bambinie voleva convincermi che ibimbi dei quali lei si incaricava erano trattati con altrettantoriguardo che se le madri stesse ne avessero avuto cura.


«Puòdarsimamma» le risposi«per quanto so io; ma i mieidubbi hanno un solido fondamento.» «Avantiallora»disse«sentiamone qualcuno.» «Eccoprima ditutto» risposi«voi date un tanto a quella gente perchétolgano il figlio dalle braccia dei genitorie se ne occupino finchécampi. E noi sappiamomamma» dissi«che quella èpovera gentedi cui tutto il profitto consiste nel liberarsidell'impiccio non appena possibilecome si può quindidubitare chedato che è molto meglio per loro che il bimbomuoianon siano poi tanto solleciti della sua esistenza?»«Vapori e fantasie» mi rispose; «vi dico che tuttoil loro credito sta nella vita del bimboe sono altrettantosollecite che voialtre madri.» «Ahmamma» dissi«se solo voi foste certa che il mio piccolo sarà tenutocon ogni curasecondo che meritaio sarei felice; ma non èpossibile che mi contenti su questo puntoa meno che non veda iostessae nel mio caso presente voler vedere sarebbe per me la rovinae la distruzione; quindi non so come fare.» «Belleragioni!» disse la governante«vorreste vedere ilbambino e non vederlovorreste essere nello stesso tempo nascosta evisibile.


Questecose sono assurdemia carae bisogna quindi che facciate come altremadri altrettanto coscienziose hanno fatto prima di voieaccontentarvi delle cose come devono esserese anche non vanno comevorreste voi.» Capii che cosa intendesse con "madricoscienziose": avrebbe detto "puttane coscienziose"sennonché non voleva indispormivisto che veramente in quelcaso io non ero puttanaessendo una donna legittimamente sposataove non si volesse invocare il mio precedente matrimonio.


Adogni modoqualsiasi cosa io fossinon ero arrivata a quel colmod'indurimento che di solito accompagna la professione; voglio direche non ero snaturata e noncurante della sicurezza di mio figlio; econtinuai in quest'onesto sentimento tanto a lungo che fui lìlì per rinunciare al mio amico della bancail quale insistevatanto decisamente perché lo raggiungessi e sposassiche nonc'era quasi più rifiuto possibile.


Allafine la vecchia governante mi venne a cercare con la sua solitabaldanza. «Ascoltatefigliola» disse«ho scopertoun modo con il quale avrete la certezza che il vostro bimbo saràben trattatomentre quelli che se ne occuperanno non sapranno mainiente di voi.» «Ahmamma» dissi«se potetefare questovi sarò per sempre obbligata.» «Ebbene»mi disse«siete disposta a sborsare una sommetta annualepiùforte di quanto passiamo solitamente alle persone che si impegnanocon noi?» «Sì» risposi«e con tuttoil cuorepurché possa mantenere l'incognito.» «Quantoa questo» mi disse«state pur sicura:

labalia non oserà mai chiedere di voi; e una volta o dueall'anno voi verrete con me a vedere il bambinoa vedere come lotrattano e ad accontentarvi di saperlo in buone manisenza chenessuno sappia di voi.».


«Come»dissi«credete chequando verrò a vedere il mio bimbosarò capace di tenere nascosto che sono sua madre? Credetepossibile questo?» «Ebbene» mi rispose«sepaleserete la cosala balia non ne saprà di più perquesto: le sarà proibito di accorgersene. Se vorràfarloci rimetterà la somma che crederà voi lepaghiatee inoltre le verrà tolto il bambino.» Tuttoquesto mi piacque molto. E così la settimana successiva vennechiamata una contadina da Hertfordo di quei paraggiche per 10sterline in denaro avrebbe preso interamente su di sé ilgoverno del bimbo. Ma se le concedevo in più 5 sterlineall'anno si sarebbe impegnata a portare il bimbo in casa della miagovernante tutte le volte che avremmo desiderato oppure noi saremmoandate laggiù a visitarlo e ad assicurarci se lo trattavabene.


Questadonna aveva un aspetto molto sano e promettente. Era la moglie di uncampagnuoloma portava vesti e biancheria ottimee ogni cosaappuntino; fu con il cuore che scoppiava e molte lacrime che lelasciai il bimbo. Ero stata a Hertford e avevo visto lei e la suacasache mi piacque abbastanza: le promisi grandi cose se avessetrattato il bimbo con bontàcosì capì fin dallaprima parola che ero io la madre. Tuttavia mi sembrò cosìfuori mano e lontana dalla possibilità di informarsi sul miocontoche pensai di essere sufficientemente al sicuro. E cosìa farla breveacconsentii che tenesse il bambino e le diedi 10sterlinecioèle diedi alla mia governante che le consegnòalla poveretta sotto i miei occhi: questa accettò di non maipiù restituirmi il bambino né pretendere altro permantenerlo e allevarlo; le promisi soloquando ne avesse unagrandissima curadi darle qualcosetta in più tutte le volteche sarei venuta a trovarlicosicché non mi impegnai a pagarele 5 sterline e promisi soltanto alla governante di farlo.


Miliberai così di quel gran cruccio in un modo chese anche nonmi soddisfaceva del tuttopure per mevisto come mi andavano lecose alloraera il più conveniente di qualunque si sarebbepotuto escogitare per il momento.


Incominciaiallora a corrispondere con il mio amico della banca in uno stile piùaffettuosoe in particolare verso i primi di luglio gli mandai unalettera che contavo di essere a Londra in 'agosto. Mi scrisse unarisposta concepita nei più appassionati termini del mondoemi chiedeva di avvertirlo del mio ritorno in tempo utile: mi sarebbevenuto incontro a due giornate di cammino. Questo mi imbarazzòtremendamentee non sapevo che risposta dargli. Un bel giorno midecisi a prendere la carrozza di posta per West Chester; all'unicoscopo di darmi la soddisfazione dell'arrivoperché luipotesse davvero vedermi tornare in quella stessa carrozza; poichémi era nato un geloso sospettoquantunque non ne avessi nessunfondamentoche lui sapesse che io non ero in campagna.


Cercaidi vincere quest'idea con ogni ragionamentoma tutto fu inutile:quell'impressione mi pesava così tanto sullo spiritocheresisterle era impossibile. Alla fine mi ricordaicome un ulteriorevantaggio del mio nuovo piano di uscire da Londrache questa sarebbestata una lustra eccellente per la vecchia governante e avrebbeinteramente nascosto tutti i miei altri intrighidato che lei nonsapeva affatto se il mio nuovo adoratore stesse a Londra o nelLancashire; equando le dissi del mio propositofu pienamenteconvinta che vivevo nel Lancashire.


Fattii preparativi per questo viaggione informai l'amicoe mandai lacameriera che fin dall'inizio mi aveva servitaa fissarmi un postosulla carrozza. La governante avrebbe voluto che mi facessiaccompagnare dalla cameriera fino all'ultima posta e la rimandassipoi sulla vetturama la convinsi che non era una cosa conveniente.Quando ci separammomi disse che non pensassi a prendere accordi perla corrispondenzapoiché vedeva manifesto che l'amore per ilmio bimbo mi avrebbe costretta a scriverlee a farle visita inoltreuna volta che fossi di ritorno a Londra. Le assicurai che cosìsarebbe stato e mi accommiataiben contenta di essermi liberata diuna dimora simileper quanto squisiti fossero le comodità checi avevo trovato.


Miservii del posto sulla carrozza solo parzialmentescendendo in unposto chiamato Stonenel Cheshiredove non solo non avevo niente dafarema neppure la minima conoscenza. Sapevo però checondei quattrini in tascaci si ritrova dappertutto; così vialloggiai due o tre giorni e infinecogliendo l'occasionetrovai unposto in un'altra carrozza e mi pagai il passaggio fino a Londranonsenza inviare al mio uomo una letteracome sarei arrivata il talgiorno a Stony-Stratforddove il cocchiere mi aveva detto che dovevapernottare.


Accaddeche la mia era una carrozza speciale chenoleggiata apposta pertrasportare a West Chester certi gentiluomini che andavano inIrlandaritornava ora indietro e non si teneva legata a coincidenzeesatte di tempo e di luogocome le solite postali; cosìessendo toccato al mio uomo di aspettare tutta la domenicaebbetempo di prepararsi a partirecosa che diversamente non avrebbepotuto.


Mail preavviso era così breve che non gli riuscì digiungere a Stony- Stratford in tempo per incontrarsi con me allasera; mi incontrò invece in un luogo detto Brickhill lamattina successivaproprio mentre facevamo il nostro ingresso nellacittadina.


Confessoche fui assai felice di vederlopoiché la sera prima erorimasta un po' delusa. E mi piacque doppiamente per la forma in cuivennedato che arrivò con una bellissima carrozza signorilea quattro cavallie un servitore ai suoi servizi.


Mifece subito lasciare la carrozza di postache si fermò a unalocanda di Brickhill; e scendendo in quella stessa locandafecestaccare la sua carrozza e ordinò il pranzo. Gli chiesi cheintendeva con ciòvisto che io pensavo di continuare ilviaggio. Mi rispose che noavevo bisogno di prendermi un po' riposoe quella era un'ottima locandanonostante la città fossepiccola; non avremmo quindi proseguito oltrequella seraqualsiasicosa dovesse accadere.


Nonvolli insistere troppoperchévisto che aveva fatta tantastrada per incontrarmi e affrontato così grandi speseerasoltanto ragionevole che ora lo accontentassi un po'; su questo puntofui quindi arrendevole.


Dopoil pranzo uscimmo a passeggio per la cittadinaa vedere la chiesa econtemplare l'aperta campagna com'è abituale per i forestieri;ci fu di guida nella visita alla chiesa il nostro albergatore. Notaiche il mio uomo si informava molto della persona del parrocoe capiisubito l'antifona: senza dubbio mi avrebbe chiesto che ci sposassimo.A questa idea seguì subito l'altrache insomma non l'avreipiù respinto; poichéa dirla chiaranelle attualicircostanze non avevo più la possibilità dirispondergli picche; non avevo ormai motivo di arrischiare ancora unacosa così poco sicura.


Mentresimili pensieri mi correvano per il capoche fu questione di pochiistantiosservai che l'albergatore se lo prendeva in disparte e glibisbigliava qualcosanon però tanto a bassa voce che nonsentissi questo: «Signorese mai vi occorresse...». Noncolsi il restoma mi sembra che volesse dire questo: "Signorese mai vi occorresse un pastoreio ho un amico un po' fuori mano chevi servirà a meravigliae sarà segreto quantovorrete". E il mio compagno rispose tanto forte che sentii: «Vabenissimocredo di sì».


Eroappena ritornata alla locanda che l'amico mi si mise intorno conparole irresistibili a questo effetto chedato che aveva avuto labuona fortuna di incontrarmi e tutto concorrevaavrei accelerato lasua felicità se avessi voluto concludere senz'altro lafaccenda sul posto. «Che volete dire?» gli feciarrossendo un po'o. «Comein una locanda e in viaggio? Che Dioci assistama come è possibile che diciate simili cose?»«Posso dirle benissimo» mi rispose«sono venutoapposta per dirvelee ora vi mostro quello che ho fatto» e incosì dire estrasse un grande involto di carte. «Voi mispaventate» replicai; «che cos'è tutta questaroba?» «Non abbiate pauramia cara» dissee midiede un bacio. Era questa la prima volta che si prendeva tantalibertà da chiamarmi "mia cara"; poi continuò:«Non abbiate paura; vedrete di che si trattadalla primaall'ultima» e aprì l'involto.


C'eraprima di l'atto o sentenza di divorzio contro sua moglie e la pienatestimonianza che era stata una baldracca; poi venivano i certificatidel pastore e dei funzionari della parrocchia dove aveva vissutocomprovanti che era stata sepolta e dichiaranti il modo del decesso;la copia dell'autorizzazione del procuratore ai giurati di radunarsie la risposta dei giurati espressa con la formula: "Non composmentis". Tutto questoallo scopo di darmi intera soddisfazioneper quantoa dire il veroio non fossi tanto scrupolosase miavesse a fondo conosciutada non poterlo accettare anche senza tuttiquei documenti. Li scorsi tuttavia a uno a unoquanto meglio seppi;e gli dissi che i documenti erano realmente molto chiarima che nonavrebbe dovuto portarseli dietrovisto che avevamo tempo asufficienza. Sìmi risposeio forse avevo tempo asufficienzama nessun altro tempo se non il presente era sufficienteper lui.


C'eranoaltre carte arrotolate e gli chiesi che fossero. «Finalmente»mi disse«era questa la domanda che volevo mi faceste»;e tirò fuori un astuccetto di zigrinoe ne tirò fuoripresentandomeloun bellissimo anello di diamanti. Non avrei potutorifiutarlose anche avessi volutoperché me lo infilònel dito; gli feci quindi semplicemente una riverenza. Poi tiròfuori un altro anello: «E questo» disse«èper un'altra occasione» e se lo ficcò in tasca.


«Benemostratemelo almeno» gli dissi sorridendo; «immagino checos'è; e credo proprio che siate ammattito.» «Sareiammattito se avessi fatto di meno» mi rispose; ma tuttavia nonlo mostravae io avevo una gran voglia di vederlo; per cui dissi:«Benemostratemelo dunque». «Ferma» esclamò«prima guardate qua» e riprese in mano il rotolololesse eguarda un po'! era una licenza di matrimonio per noi due.«Ma insomma» dissi«avete perso il cervello?Eravate convintoa quanto pareche avrei ceduto alla prima parolao deciso a non sentir rifiuti.» «Quest'ultima ècerto la verità» ribatté. «Ma potrebbedarsi che vi sbagliaste» gli dissi. «Nono» mirispose«non si può respingerminon si deverespingermi» e così dicendo prese a baciarmi con tantaviolenza che non seppi liberarmi da lui.


Nellacamera c'era un letto e noi passeggiavamo avanti e indietroassortinel colloquio; alla fine egli mi afferrò di sorpresa tra lebraccia e mi gettò sul lettoe se stesso con mee sempretenendomi stretta ma senza prendersi la minima licenzami sollecitòad acconsentire con tante suppliche e argomentazioni ripetuteprotestando il suo amore e giurando che non mi avrebbe lasciata senon gli davo la mia promessache alla fine dissi: «Insommaaquanto pare siete davvero deciso a non lasciarvi respingere».«Nono» mi disse«non si puònon si devenon bisogna respingermi.» «E va bene» risposidandogli un bacio leggero«vuol dire che non vi respingeranno;lasciate che mi alzi.» Fu talmente rapito dal mio consenso edal modo gentile con il quale lo diediche cominciai a un tratto acredere che lo prendesse per un matrimoniosenza aspettare altreformalità; ma gli facevo torto perché egli mi diede lamanomi rialzò e dandomi due o tre baci mi ringraziòper la mia resa gentile; e tanto era sopraffatto da questasoddisfazione che gli vidi salire le lacrime agli occhi.


Giraila testa dall'altra parte perché mi si riempivano di lacrimegli occhi anche a mee gli chiesi il permesso di ritirarmi unistante in camera mia. Se mai ebbi un grano di pentimento sincero perla mia abominevole vita dei ventiquattr'anni trascorsifu allora.Quale fortuna per il genere umanodissi tra meche nessuno giunga avedere nel cuore del prossimo! Come sarebbe stato bello se findall'inizio fossi stata la moglie di un uomo tanto onesto e tantoinnamorato!

Poimi venne da pensare: "Quale abominevole creatura sono io mai! equale torto non farò a quest'uomo innocente! Quanto poco eglisospetta chedivorziato da una baldraccasta buttandosi tra lebraccia di un'altra! che sta per sposare una donna che ha dormito condue fratellie partorito tre figli al suo stesso fratello! una donnavenuta al mondo a Newgatefiglia di una baldracca che adesso èdeportata per ladra! Una donna che ha dormito con tredici uominiepartorito un bambino dopo il nostro ultimo incontro! Povero diavolo!"dissi"che cosa farà mai?". Finito che ebbi dirimproverarmi in questo modocontinuai così: "Ebbenesedevo essere sua mogliese piacerà a Dio di farmi la graziasarò per lui una moglie fedele e lo ameròproporzionatamente allo strano eccesso della sua passione per me; lorisarcirò con quanto vedràdei torti che gli faccioiquali non vedrà".


Egliaspettava con impazienza che uscissi dalla camerama vedendo chetardavoscese dabbasso e cominciò a parlare del parroco conl'albergatore.


L'albergatoreun tipo servizievolebene intenzionato peròaveva giàmandato per l'ecclesiastico; e non appena il mio pretendente cominciòa parlargli di mandarlo a cercare: «Signore» gli disse«l'amico mio è qui»; e cosìnon essendocibisogno di altre paroleli presentò l'uno all'altro. Unavolta davanti al pastoreil mio uomo gli chiese se si sentiva disposare una coppia di forestieritutti e due d'accordo.


Ilparroco rispose che il Signor... gliene aveva accennato; che speravanon si trattasse di un affare clandestino; che gli sembrava unsignore serio equanto alla damapensava bene che non fosse unaragazzina tale da rendere necessario il consenso di persone amiche.


«Pertogliervi ogni dubbio a questo riguardo» disse il miopretendente«leggete questo foglio» e tirò fuorila licenza. «Basta» disse il pastore: «dov'èla dama?» «Ve la porto subito» rispose il mioamico.


Dettoquestosalì le scale; io intanto ero uscita dalla camera;venne e mi disse che il pastore era giù e chevista lalicenzaera disposto di tutto cuore a sposarci«ma primavuole vederti»; mi chiese perciò se volevo che salisse.


«Cisarà tutto il tempo domattina» gli risposi «no?»«Vedi» mi disse«mia carasembrava avessescrupolo che tu fossi una qualche ragazzina rapita ai genitorie iolo rassicurai che eravamo tutti e due in età da disporre delnostro consenso; per questo mi ha chiesto di vederti.» «Vabene» dissi«fa come vuoi»; e così miportarono il parrocoche era un brav'uomodi cuor contento. Gliavevano raccontatosembrache noi ci eravamo incontrati in quelposto per caso; che io ero arrivata su di una carrozza di Chester eil mio compagno appositamente sulla propria; che avremmo dovutotrovarci la sera prima a Stony- Stratfordsennonché non gliera stato possibile spingersi fin laggiù.


«Ebbenesignore» disse il parroco«ogni brutta avventura ha unlato bello. La delusionecaro signore» rivolgendosi al miocompagno«è stata per voima la bella avventura permedato che se vi foste incontrati a Stony-Stratford non avrei avutol'onore di unirvi in matrimonio. Padroneavete un Libro dellePreghiere Comuni?» Scattai come spaventata. «Masignore»esclamai«che volete dire?

Come?sposarci in una locandae per di più nottetempo!»«Madama» rispose il pastore«se volete lacerimonia in chiesapossiamo accontentarvi; ma vi assicuro che ilvostro matrimonio sarà altrettanto valido celebrato qui comein chiesa; i canoni non ci fanno obbligo di celebrarli esclusivamentein chiesa; e quanto all'ora tardain questo caso non è dinessuna importanza: i nostri principi vengono uniti in matrimonionelle loro stanzee alle otto o alle dieci di sera.» Ci misiun bel pezzo a lasciarmi convinceree ostentai di non volereassolutamente sposarmi che in chiesa. Ma era tutta una finta: e cosìin fine ebbi l'aria di lasciarmi piegaree l'albergatore con mogliee figlia vennero fatti salire. L'albergatore fece da padrino e dascrivano in una volta sola; così fummo sposatie non ci mancòl'allegria; benché debba confessare che i rimproveri inflittia me stessa precedentemente mi pesassero sul cuore strappandomi ognitanto un profondo sospirodel quale il mio sposo si accorgevae sisforzava allora di infondermi coraggiocredendo - poveretto - che mirestasse qualche esitazione verso il passo che avevo fatto tantoaffrettatamente.


Quellasera ce la godemmo senza risparmioeppure tutta la faccenda passòcosì segreta nella locandache neppure uno della servitùne seppe nullapoiché mi servirono l'albergatore e suafigliae non permisero a nessuna delle cameriere di salire. Lafiglia dell'albergatrice la feci mia damigella d'onore; e l'indomanimattinamandato per un bottegaioregalai alla giovane una bellagalala migliore che trovai in cittàe dato che vi regnaval'industria delle trineregalai alla madre un pezzo di merletto perfarsene una cuffia.


Unaragione per cui l'albergatore faceva tanto mistero era che glisarebbe dispiaciuto se il pastore della parrocchia ne avesse saputoqualcosa; ma tuttavia qualcosa si riseppee così ci fu ungrande scampanio l'indomani di buon'orae una musicaquale la cittàpoteva offriresuonò sotto la nostra finestra. Mal'albergatore sostenne con faccia tosta che c'eravamo sposati primadi entrare in città e semplicementeessendo suoi antichiavventoriavevamo celebrato in casa sua il banchetto nuziale.


Nonci bastò il cuore di muoverci il mattino seguente; poichéinsommatra il disturbo delle campane mattutine e tra perchéforse non avevamo dormito quel tantoci prese in seguito un talesonno che restammo a letto fin quasi a mezzogiorno.


Iopregai la padrona che facesse smettere in città ogni musica eogni scampanioe questa seppe fare tanto bene che sopravvenne unagrande quiete; ma un caso bizzarro troncò per un bel pezzoogni mia felicità.


Lagrande sala della locanda guardava verso la stradae iospintamifino in fondo alla saladato che era una calda e bella giornataavevo aperto la finestra e vi stavo a prendere un po' d'ariaquandovidi tre signori che passarono a cavalloentrando in una locandaproprio di fronte a noi.


Nonera possibile nasconderselo né avevo dubbi: il secondo dei treera il mio marito del Lancashire. Provai uno spavento di morte: maifinora mi ero trovata in una tale costernazione; mi sembrò chela terra dovesse inghiottirmi; il sangue mi si agghiacciònelle vene e cominciai a tremare come assalita da un freddo accessodi febbre.


Ripetoche non avevo proprio dubbi; riconobbi i suoi abitiriconobbi ilcavalloe riconobbi il viso.


Ilprimo pensiero che fecifu che mio marito non era presente e nonpoteva sorprendere il mio turbamentoe di questo fui molto contenta.


Nonera passato molto tempo dalla loro entrata nella casache i trevennero alla finestra della loro stanzacome si fa sempre; ma lafinestra della mia era chiusave l'assicuro. Non seppi tuttaviatrattenermi dallo sbirciare verso di loro ed ecco che lo rividilosentii chiamare uno dei servitori per qualcosa che gli servivae miebbi tutte le più spaventose conferme possibili che lui eraproprio la stessa persona.


Lamia successiva ansia fu di sapere che cosa mai venisse a fare in quelpostoma questo non era possibile. A volte la mia immaginazionefoggiava l'idea di una qualche cosa tremenda; a voltedi un'altra;un momento pensavo che mi avesse scoperta e fosse venuto arinfacciarmi l'ingratitudine e la mancanza di fede; poi immaginavoche stesse salendo le scale per venirmi a oltraggiare; e pensieriinnumerevoli mi correvano per la testadi cose che per il suo caponon erano mai passate né mai sarebberoa meno che il diavolonon gliele avesse scoperte.


Continuaiin quello spavento per circa due ore e non distolsi quasi mail'occhio dalla finestra e dalla porta della locanda dov'erano i tre.Alla finesentendo un grande strepito nel viottolo davanti alla lorolocandacorsi alla finestra econ mia grande soddisfazioneli viditutti e tre uscirsene e dirigere il trotto verso occidente. Seavessero preso la strada di Londrail mio spavento non sarebbecessatoper paura di rincontrarlo e di essere da lui riconosciuta;ma prese invece per la via opposta e questo vinse il mio turbamento.


Cidecidemmo a partire l'indomanima verso le sei della mattina ciallarmò un gran tumulto nella stradae gente che passava acavallo come fossero fuori di sé; e che altro erase non loschiamazzo dell'inseguimento di tre banditi che avevano svaligiatodue carrozze e parecchi viaggiatori presso Dunstable Hille si erasparsa la vocesembrache fossero stati visti a Brickhillnellatale locandaproprio in quella dov'erano scesi quei tre signori.


Lacasa venne subito circondata e frugatama si trovarono testimoni asufficienzache i tre signori se n'erano andati da più di treore.


Siccomesi raccolse una gran follasapemmo subito la notizia; e stavolta miprese una grande ansia d'altro tipo. Dissi senz'altro alla gente dicasache potevo affermare che quei tre erano persone onestepoichéconoscevo uno di quei signori per onestissimo e padrone di una certasostanza nel Lancashire.


Ilsergente che era arrivato insieme con gli inseguitori venne subitoinformato di ciòe venne a cercarmi per sentirlo dalla miastessa bocca; io lo assicurai che avevo visto quei tre signori standoalla finestra; che li avevo in seguito visti alle finestre dellastanza dove pranzavano; che li avevo visti salire a cavalloe potevoassicurarlo che uno di essi era la tal personapadrone di una bellasostanzamolto considerato nel Lancashireda dove appunto venivo ioallora.


Lasicurezza con la quale dichiarai queste cose rintuzzò un po'il popolaccio minuto e soddisfece talmente il sergenteche subitobatté la ritiratadisse alla folla che i tre non erano iloroma aveva raccolto l'informazione che erano invece onestigentiluomini; e tutti così se ne tornarono per la loro strada.Quale fosse la verità della storia io non lo sapevoma certoè che le carrozze vennero svaligiate a Dunstable Hill e rubate560 sterline in denaro; e inoltre era stato fermato anche qualcunodei mercanti di trine che viaggiano sempre per quella strada. Quantoai tre signoririmando a più tardi ogni spiegazione.


Ecosì quell'allarme ci fermò per un'altra giornataperquanto il mio sposo andasse dicendomi che era sempre la cosa miglioreviaggiare dopo una rapinapoiché era certo che i ladri sel'erano battuta lontanouna volta allarmata tutta la regione; ma ionon ero tranquilla e questo essenzialmente per paura che la miaantica conoscenza fosse ancora in viaggio e dovesse per caso vedermi.


Nonho mai passato quattro giorni di seguito più deliziosi intutta la mia vita. Non ero che una semplice sposina in quei giornieil mio novello marito si ingegnava di rendermi tutto facile. Ohsequesto stato di vita avesse potuto continuare! come tutti i mieicrucci passati li avrei dimenticatied evitati gli affanni futuri!Ma io avevo un passato dei più indegnidel quale rispondereparte in questo mondo e parte nell'altro.


Cene venimmo via il quinto giorno; e l'albergatorevedendomi inquietasalì di persona a cavallo insieme con suo figlio e tre onestipaesanimuniti di buone armi da fuoco; e senza dirci nienteseguirono la carrozza e vollero vederci arrivare sani e salvi aDunstable.


Nonpotemmo fare a meno di invitarli a pranzo con una certa generositàuna volta arrivatie questo costò al mio sposo un dieci ododici scellinie qualcosa inoltre dovemmo dare agli uomini perrisarcirli del tempo perduto; soltanto l'albergatore non vollesaperne di accettare niente.


Quantoho raccontatofu il più felice dei casi che potessecapitarmi; perché se fossi arrivata a Londra non ancoramaritataavrei dovuto o scendere in casa sua per l'ospitalitàdella prima notte o palesargli che non avevo un solo conoscente intutta la cittàche potesse offrire a una povera sposa incompagnia del marito l'alloggio della prima notte. Ma ora non ebbiscrupolo di andargli direttamente in casa insiemee qui senz'altropresi possesso di una dimora ben arredata e di un maritodiscretamente facoltosocosicché mi si apriva la prospettivadi una vita di gioiaa patto che ci sapessi fare; ed ebbi tuttol'agio di riflettere sul reale valore dell'esistenza chepotevocredereavrei condotto adesso. Sarebbe stata ben differente dalladissoluta parte da me recitata in precedenza; e quanto è piùfelice una vita virtuosa e temperata che non quella che si chiama unavita di piacere!

Ahse quella particolare scena della vita fosse durata oppure io avessiappresoda quel tempo in cui la conobbia gustarla nella sua veradolcezzae non fossi caduta in quella povertà che è ilveleno infallibile della virtù: quanto felice sarei stataenon solo allorama forse per sempre! poichéfin che vissi inquel modoio fui davvero penitente di tutta la mia esistenzapassata. Mi giravo a guardarla con orrore e si sarebbe con veritàpotuto dire che odiavo me stessa per colpa sua. Meditavo spesso comeil mio amante di Bathcolpito dalla mano di Diosi era pentito e miaveva abbandonatarifiutando di vedermi ancorasebbene mi amassealla follia; mentre iosospinta da quel pessimo fra tutti i demonila povertàero tornata a quell'abietta professione; e avevofatto del vantaggio di quello che chiamano un bel viso il rimedio deimiei bisognie della bellezza una mezzana del vizio.


Sembravaproprio che adesso fossi entrata in un porto sicurodopo iltempestoso viaggio della mia esistenza passatae cominciai a provarericonoscenza per la mia liberazione. Stavo seduta tutta sola per oree oree piangevo al ricordo delle passate follie e delle orribilistravaganze di una vita perversae a volte mi lusingavo di essermisinceramente pentita.


Mavi sono tentazionialle quali non è dato all'umana natura diresisteree ben pochi sanno quale sarebbe il loro contegnosefossero ridotti alle stesse necessità. Come la cupidigia èalla radice di ogni malecosì la povertà è lapeggiore di tutte le insidie. Ma non insisterò su questodiscorso fin che non sarò venuta al punto.


Mene vivevo con questo marito nella massima tranquillità; egliera un uomo calmogiudizioso e posato: fatto di virtùdimodestia e di sincerità enegli affari diligente escrupoloso. Il giro di questi affari non era molto ampioe il suoreddito sufficiente a un ordinario tenore di vita molto comoda. Nondico sufficiente a tenere un equipaggioe a fare bella figura comedice il mondocosa che non avevo sperato né desideravo;perchécome ora aborrivo dalla leggerezza e stravaganza dellamia vita passatacosì avevo ormai deciso di starmene ritiratae sobria sotto il mio tetto. Non frequentavo la societànonfacevo visite; mi occupavo della famigliami davo tutta a miomarito; e questo tipo di vita diventò per me una gioia.


Vivemmoper cinque anni che furono un seguito ininterrotto di pace e digioiaquando un colpo improvviso di una mano quasi invisibiledistrusse ogni felicità e mi ricacciò per il mondo inuna condizione che era il rovescio di tutto quanto avevosperimentato.


Miomarito affidò a un collega scrivano una somma di denaro troppoforte perché le nostre sostanze potessero sopportarne laperdita: lo scrivano lo tradì e la perdita ricaddeschiacciante sulle spalle di mio marito. Pure non era grande al puntoche luise avesse avuto il coraggio di guardare in faccia lasfortunanon potessecome io gli dicevofacilmente recuperarladato l'ottimo credito di cui godeva:

poichéaccasciandosi sotto l'affanno si viene soltanto a raddoppiare ilpesoe chi si mette in testa di morircici muore.


Nonservì a niente dargli parole di conforto; il colpo erapenetrato troppo in profonditàcome una pugnalata che gliavesse toccato le viscere; si fece malinconico e sconsolatoinseguito cadde in stato letargicoe morì. Io avevo previsto labotta: e mi aveva invaso una tremenda oppressione di spiritodatoche vedevo chiaro che se lui morivaio ero perduta.


Dalui avevo avuto due figlie niente piùperchécominciavo a entrare in un'età che dovevo ormai smettere:avevo quarantott'annie immagino chese anche mio marito fossevissutonon ne avrei fatti altri.


Mitrovavo ora in una condizione davvero paurosa e sconsolatae permolti aspetti peggiore che mai. Anzituttoera ormai passata la miaetà fiorita nella quale potevo sperare che qualcuno micercasse come amante; tutto quel grato pregio da qualche tempo erascadutoe non apparivano più che le rovine di quello che erastato; e peggio di ogni altra cosa era questache mi trovavo aessere la più abbattuta e sconsolata delle creature viventi.Io che avevo fatto coraggio a mio marito e tentato di rianimare isuoi spiriti oppressi dal dolorenon sapevo ora rianimare i miei;mancavo proprio di quella forza nel doloreche gli avevo dettoessere tanto necessaria per reggere al peso.


Mail mio caso era poi davvero deplorevolerestando io interamentepriva di amicizie e di aiutie la perdita sofferta da mio maritoaveva di tanto abbassato i suoi mezzi chesebbene a dire il vero nonfossi in debitopure non mi era difficile prevedere che quantorestava non mi sarebbe bastato a lungo; che giorno per giorno ilcapitaluccio andava consumato nel mantenermicosicché benpresto sarebbe sfumato tuttoe allora non mi vedevo davanti altraprospettiva che l'estrema miseria. Questa mi si rappresentava cosìvividamente al pensieroche sembrava mi fosse giàsopraggiuntaprima ancora che fosse nemmeno vicina; e inoltre le miestesse paure raddoppiavano la mia angosciapoiché miimmaginavo che ogni quattrino che spendevo per una pagnotta fossel'ultimo che mi restasse al mondoe che l'indomani avrei dovutorimanere a bocca asciutta e insomma morire di fame.


Inquesta angoscia non avevo assistenzanon avevo nessuna amicizia chemi potesse confortare né consigliare; stavo seduta a piangeree tormentarmi notte e giornotorcendomi le mani e a volte delirandocome una donna forsennata; e in veritàspesso mi sono stupitache non mi abbia dato di volta il cervelloperché provavoquei vapori con una tale intensitàche non di rado il miointelletto era completamente stravolto in chimere e fantasie.


Passaiin questo stato spaventoso due annispendendo quel poco che mirestavapiangendo di continuo sulla mia paurosa condizionema nonavendo la minima speranza o prospettiva di aiuto; posso ben dire cheandavo soltanto dissanguandomi a morte; e ormai avevo pianto da tantotempo e tanto spessoche di lacrime non me ne venivano piùecominciavo a disperarepoiché rapidamente impoverivo.


Peravere un po' di respiromi ero sbarazzata della casa e stavo in unappartamento; e dato che andavo riducendo il mio tenore di vitavendetti la maggior parte della robaraggranellando così unpo' di danarocon il quale vissi quasi un annospendendo con lamassima parsimonia e stiracchiando quanto potevo ogni cosa; masemprese guardavo al futuro che mi aspettavami veniva meno ilcuore nel petto all'inevitabile avvicinarsi della povertà edel bisogno. Ohche nessuno legga questa parte della storia senzariflettere seriamente alla condizione di una creatura desolataecome esso stesso si dibatterebbemancando di ogni amico e mancandodel pane: arriverà certo alla decisione non solo dirisparmiare quello che possiedema di alzare gli occhi al cielo incerca di appoggio e si ricorderà la preghiera del saggio: "Nonridurmi in miseriaSignoreperché potrei rubare".


Ricordinotutti che il tempo della miseria è un tempo di tentazioneorribilee che viene a mancare ogni forza di resistenza: la povertàincalzal'anima è gettata nella disperazione dal bisognochecosa si può fare?

Fuuna seraquando ridottaposso direall'ultimo anelito - credo dinon esagerare se dico che ero pazza e farneticante - sospinta da nonso quale impulso e non sapendoinsommaquel che facessi o perchélo facessimi vestii bene (avevo ancora qualche buon abito) e usciiper le strade. Sono certissima che non avevo intenzioni di nessuntipo quando uscii; e nemmeno sapevo né riflettevo dove sareiandata o per che cosa; ma come il demonio mi spinse fuoripreparandoper me la sua escacosì fu lui di certo a portarmi sul postodato che io non sapevo dove andavo né cosa facessi.


Errandocosì senza metapassai davanti alla bottega di uno spezialein Leadenhall Streetdove vidi deposto su uno sgabello propriodavanti al banco un fagottino avvolto in tela bianca; dall'altrapartevolgendogli le spallestava una cameriera che alzava gliocchi alla sommità della bottega dove il garzone dellospezialesuppongodritto in piedi sul bancoanche lui volgendo lespalle alla portae con una candela in manoguardava e tastavasull'ultimo scaffale in cerca di qualcosacosicché tutti edue erano impegnatie in bottega non c'era nessun altro.


Fuquella l'esca; e il demonio che tese l'insidia mi incitò comese avesse parlatopoiché ricordoe non lo dimenticheròmaiche fu come una voce pronunciata alla mia spalla: "Prendiil fagotto; svelta; fallo subito". Non era ancora finitochemisi il piede sulla soglia e volgendo la schiena alla ragazzacomese mi fossi scostata da un carretto che passavaallungai la manodietro di mee presi il fagotto e me ne andai stringendoloe néla cameriera né il garzone né altri si accorsero di me.


Nonè possibile esprimere l'orrore che avevo nell'anima in tuttoquel frattempo. Quando me ne venni vianon avevo più cuore dimettermi a correre e nemmeno di modificare il passo. In veritàattraversai la via e girai alla prima svolta che mi si paròdavanticredo fosse una via che attraversava Fenchurch Street; di làattraversai e girai per tante vie e tante svolteche non seppi mairicordare quale cammino abbia fatto né dove sia andata; nonsentivo la terra sotto i piedie più mi allontanavo fuori daogni pericolopiù svelta camminavofinché stanca etrafelata non fui costretta a sedermi su di una panchina davanti auna portae qui mi accorsi che ero arrivata in Thames StreetpressoBillingsgate. Presi un po' di fiatoe mi rimisi in cammino; avevo ilsangue tutto in fiamme; mi batteva il cuore come fossi sorpresa da unimprovviso spavento. Insommaprovavo un tale sbigottimentoche nonsapevo né dove andare né che fare.


Dopoche mi fui così spossata a camminare in giro tanto tempo e contanta smaniacominciai a rifletteree mi diressi a casa nel mioappartamentodove arrivai circa alle nove di sera.


Ache scopo fosse stato fatto quel fagottinoo per quale ragionedeposto dove l'avevo trovatoio non lo sapevoma quando mi decisiad aprirloci trovai un corredo di pannolini infantilibuonissimi equasi nuovi di cui la trina era finissima; poi una scodella inargento della capacità di una fogliettaun boccalettod'argentoe sei cucchiai con qualche altro po' di biancheriaunacamicia da donnatre fazzoletti di setae nel boccale una carta18scellini e 12 soldi in danaro.


Pertutto il tempo che andai scoprendo questi oggettiero sotto un cosìspaventoso carico di terrore e in un tale panico mentalebenchéfossi completamente al sicuroche non so esprimerne la natura. Misedetti piangendo con grande trasporto "Signore" dicevo"che cosa sono ora? una ladra? Dunque la prossima volta miprenderanno e mi porteranno a Newgatee mi faranno il processocapitale!" E in così dire ripresi a piangere e fu alungoe sono certa chepovera com'erose avessi vinto la pauraavrei certo riportato indietro quegli oggetti; ma dopo un po' mipassò la voglia. Per quella notte mi misi a lettoma dormiimolto poco; mi stava ancora sul cuore il senso orribile della miaazionee non so quel che abbia detto o fatto in quella notte e tuttoil giorno seguente. Poi mi giunse un'impazienza di sapere com'eraandato il furto; e avrei pure voluto sapere come stavano le cosesequella era roba di qualche poveretta o di una persona ricca. "Magari"dissi" sarà qualche vedova disgraziata come mecheaveva fatto su questi oggetti con l'intenzione di andarli a vendereper un po' di pane da sfamare sé e un povero bimboe adessodigiunano e scoppia loro il cuore per il bisogno di quel poco cheavrebbero potuto ricavarne." E questo pensiero mi tormentòpeggio che tutto il restoper tre o quattro giorni.


Male mie proprie angustie fecero tacere tutte queste riflessionie laprospettiva che morissi anch'io di fame (di giorno in giornoquest'idea mi si faceva più terribile) gradatamente mi indurìil cuore. Ciò che in modo speciale mi pesava allora sullospiritoera il fatto che già mi ero emendata esecondoquanto speravopentita di tutte le mie passate iniquità; cheavevo vissuto per vari anni un'esistenza posataaustera e solitariama ora le tremende necessità del mio stato mi avrebberosospinta corpo e anima alle porte della distruzione; e due o trevolte caddi in ginocchiorivolgendo a Diocome meglio seppilapreghiera che mi liberasse; ma non posso tacere che dietro le miepreghiere non c'era speranza. Non sapevo che fare; fuorisoltantoterrori; dentrotenebre; e riconsideravo la mia vita passata comenon me ne fossi pentitariflettevo che il Cielo cominciava ora acastigarmi e mi avrebbe resa altrettanto infelice quant'ero stataperversa.


Searrivata a questo puntonon mi fossi fermataavrei forse trovato unpentimento sincero; ma dentro al cuore avevo un perfido consigliereche di continuo mi istigava a ricorrere per mio sollievo ai mezzipeggiori; e una seracon quello stesso impulso perverso che avevadetto: "Prendi quel fagotto" tornò a tentarmi cheuscissi e mi mettessi in cerca di quel che potevo trovare.


Stavoltauscii che era ancora chiaroe andai vagabondando senza metaallaricerca non sapevo di chequando il demonio mi tese sui miei passiun laccio di natura veramente orribilee quale né prima néin seguito non ho incontrato mai più. Traversando AldersgateStreetvidi una bella bambina che era stata alla scuola di ballo ese ne tornava a casa tutta sola; e il mio istigatore da vero demoniomi gettò su questa innocente creatura. Le rivolsi la parola edessa mi rispose con la sua ciancetta; la presi per mano e la guidaifinché non giunsi a un viottolo lastricato che porta inBartholomew Closedove la feci entrare. La bimba mi disse che nonera quella la strada di casa sua.


Lerisposi: «Sìtesoroè questa; ti porteròio a casa». La bimba aveva al collo un piccolo vezzo di pallined'orosul quale avevo posto gli occhi e nell'oscurità delviottolo mi curvai fingendo di aggiustare l'incastro che si eraallentatole tolsi la collanina e la bimba non se ne accorse: poi lafeci proseguire. Vi dico che a questo punto il demonio mi suggerìdi uccidere la bimba nel viottolo scuroperché non piangessema il semplice pensiero mi spaventò talmente che fui sul puntodi cadere a terra. Feci invece girare la bimba e le dissi di tornareindietroperché quella non era la strada di casa sua: labimba disse che sarebbe andata; e io presi per Bartholomew Closepoigirai verso un altro passaggio che porta in Long Lanee poi avantiin Charterhouse Yardriuscendo in Saint Johns's Street; quinditraversando verso Smithfielddiscesi per Chick Laneentrai in FieldLanealla volta del ponte di Holborndovemescolandomi alla follache vi passa d'ordinarionon era più possibile che mi sirintracciasse. Fu questa la mia seconda sortita nel mondo.


Ipensieri suggeritimi da questo bottino sgominarono tutti i pensierisuggeriti dall'altroe le riflessioni che avevo fatto si dileguaronoimmediatamente: la povertà mi rendeva di pietra il cuoree ilbisogno in cui mi trovavo mi rendeva incurante di tutto il resto.L'ultima impresa non mi lasciò troppo rimorsopoichédato che del male a quella povera bambina non ne avevo fattopensaipiuttosto che avevo inflitto ai genitori un meritato castigo per laloro negligenza di lasciare la povera creatura tornare sola a casaemi dicevo che così avrebbero imparato a stare piùattenti un'altra volta.


Questacollana di palline poteva valere un 12 o 14 sterline. Immagino che untempo fosse stata della madrepoiché era troppo larga perl'uso della bimbama che forse la vanità che la bambinacomparisse bene alla scuola di ballo aveva indotto la madre afargliela portare; e non c'è dubbio che a riprendere la figliaaveva mandato una camerierama costeispensierata sgualdrinasiera forse soffermata con qualcuno di passaggioe così lapovera bimba aveva gironzolato fino a cadere nelle mie mani.


Tuttaviaalla piccola non feci nessun male; non le feci nemmeno pauradatoche avevo ancora in me moltissimi delicati pensierie non facevo senon quantoposso ben direla necessità mi costringeva afare.


Ebbiun sacco di avventure dopo quest'ultima. Ma ero giovane del mestieree non sapevo comportarmi diversamente da come il demonio misuggeriva; e realmentemolto di rado mi veniva a mancare la suatentazione. Mi capitò un'avventurache fu per me un'insperatafortuna. Stavo attraversando nell'ombra della sera Lombard Streetproprio all'estremità di Three Kings Courtquandod'improvviso mi giunge al fianco un tale che correva come il lampo emi getta un fagottoche teneva in manodietro i piedi làdov'ero contro l'angolo della casaalla svolta del viottolo.Nell'istante che lo buttòmi disse: «In nome del cielosignoralasciatelo stare dov'è» e scappò via.Dietro gli sbucarono altri duee subito dopo un giovanotto senzacappelloche gridava: «Fermaal ladro!». Inseguironocosì da vicino i due ultimiche questi dovettero buttarequanto avevano preso e per soprammercato uno dei due venne raggiunto;l'altro scampò.


Tuttoil tempo io stetti come impietritafin che non ritornaronosospingendo il poveretto catturato e trascinando le robe che avevanoripresocontenti e felici di aver recuperato il bottino e agguantatoil ladro; e così mi passarono davantipoiché io avevosolo l'aria di una che stesse ferma mentre la gente sfollava.


Unao due volte chiesi cos'era successoma la gente non diede segno dirispondermi e nemmeno io fui troppo insistente; dopo però chela folla fu tutta passatacolsi l'occasione per rigirarmi eraccogliere quanto mi stava ai piedi e filare via. Tutto questoinveritàmi riuscì con minore turbamento che non lealtre voltepoiché quel fagotto io non lo rubavoma mipioveva bell'e rubato nelle mani.


Arrivaial sicuro nel mio alloggio con il fardelloche consisteva in unapezza di bel lustrino nero e una pezza di velluto; quest'ultimaunavanzo di circa undici jarde; la prima invecepezza intera di quasicinquanta. Sembra che avessero saccheggiato la bottega di unsetaiolo. Dico saccheggiato perché le merci perdute eranotanto considerevoli e quelle ricuperate abbondantissime: credo cheammontassero a circa sei o sette pezze diverse di seta. Come avesserofatto a mettere le mani su tanta robanon so; ma dato che io nonavevo derubato se non il ladronon mi feci scrupolo di impossessarmidella mercee di andarne anche molto soddisfatta.


Finoraavevo avuto una discreta fortunae mi indussi a parecchie altreimprese chesebbene non fossero di grande guadagnopure miriuscirono bene; ma attraversavo un quotidiano spavento di capitaremale un giorno o l'altrosicura di finire una buona volta sullaforca. L'impressione che tutto questo mi faceva era troppo forteperché non ne tenessi contoe mi impediva di mettermi intentativi cheper quanto sapevo ioavrei potuto effettuare conmolta sicurezza; ma un'impresa non posso passare sotto silenziovisto che per lunghi giorni fu la mia tentazione. Mi spingevo spessofin nei villaggi intorno a Londra a esplorare se nulla lì mivenisse a tiro; e passando davanti a una casa presso Stepneyvidisul davanzale di una finestra due anelliuno piccolo di brillanti el'altro una semplice verga d'oroposati là di certo daqualche noncurante damaricca più di quattrini che dicervellomagari solo per il tempo di lavarsi le mani.


Passeggiaidiverse volte davanti alla finestra per osservare se mi veniva fattodi scorgere qualcuno dentro la stanzae non vedevo nessuno. Pure nonero sicura. Mi balenò subito in mente di tamburellare sulvetrocome se volessi parlare con qualcunoe se qualcuno era làsarebbe certo venuto alla finestrae allora gli avrei detto dimettere al sicuro quegli anelliperché avevo visto due tipiloschi che vi avevano messo l'occhio addosso. Detto fatto.


Tamburellaiuna volta o due e nessuno si fece vedere: battei allora forte controil riquadro di vetroche si ruppe con poco rumorepresi i dueanelli e me ne andai; quello di brillanti valeva 3 sterlineel'altro 9 scellini.


Eora non sapevo come trovare uno spaccio per la mia robaspecialmentele due pezze di seta. Non avevo nessuna voglia di disfarmene per unabagatellacome solitamente fanno questi poveri disgraziati di ladrii quali dopo che hanno arrischiato la vita per un oggetto di qualchevaloresono costrettiuna volta riuscitia rivenderlo per unboccone di pane; io invece ero decisa a fare diversamentecomunqueavessi dovuto arrabattarmi; tuttavia non sapevo bene che modo avreitenuto. Alla fine mi decisi ad andare a cercare la mia anticagovernante e accordarmi un'altra volta con lei.


Puntualmentele avevo mandato ogni anno le 5 sterline per il mio bambinofinchéero stata in grado di farloma alla fine mi ero vista costretta asmettere. Le avevo però scritto una lettera dove le spiegavocome la mia condizione si era abbassata; che avevo perso il marito enon mi trovavo più in grado di continuaree imploravo chequel poverino non avesse troppo a patire per le sventure di suamadre.


Orale feci una visita e la trovai che esercitava ancora un po' l'anticomestierema non era più nelle floride condizioni di unavolta; poiché un certo signore al quale era stata rapita lafiglia - e sembra che la mia governante vi avesse avuto mano -l'aveva citata in giudizio; e per il rotto della cuffia soltanto leiaveva scansato la forca. Le spese inoltre l'avevano divorata vivacosicché la sua casa non era più arredata che moltopoveramente e lei non aveva più quel gran nome di una voltanel suo lavoro; puresi teneva in piedicome si dicesulle propriegambee dato che era una faccendona e le restava un capitalucciosiera fatta usuraia e tirava avanti discretamente.


Miaccolse con tutta civiltà e nel suo solito modo accattivantemi disse che non mi avrebbe tolto per nulla il rispetto perchéfossi decaduta; che aveva badato a che il mio bimbo non mancasse dicurese anche io non potevo più pagaree che la donna che loteneva aveva di che viveresicché non avevo motivo dipreoccuparmene fino a che non fossi meglio in grado di farloeffettivamente.


Ledissi che non mi restava gran che in denaroma mi restavano certioggetti che potevano valere qualcosase lei mi sapesse dire comedovevo fare per venderli. Mi chiese che oggetti fossero. Tirai fuorila collana di palline d'oro e le dissi che era uno dei regali fattimida mio marito; poi le mostrai i due pacchi di setache le dissivenivano dall'Irlanda e mi ero portati dietro a Londrae infinel'anelluccio di brillanti. Quanto al pacchetto del vasellame e deicucchiaiavevo io stessa trovato il modo di disfarmene; e quanto aipannolinisi offrì di prenderli lei convinta che fossero robamia. Mi spiegò che si era fatta usuraia e che avrebbe vendutoper me quegli oggetti come fossero pegni a lei affidati; e mandòsubito a cercare i suoi intermediari che li comprarono dalle sue manisenza scrupolo alcunoe li pagarono anche bene.


Cominciaiallora a pensare che quella donna indispensabile avrebbe potutoaiutarmi un po'nello stato in cui versavoa trovareun'occupazionepoiché mi sarei data con gioia a qualunqueonesto lavoro se l'avessi trovato; ma di lavoro onesto a lei non necapitava.


Sefossi stata più giovane avrebbe forse potuto aiutarmimaormai i miei pensieri si erano allontanati da quella specie dioccupazionecome cosa che era del tutto fuori luogo dopo lacinquantinaqual era il caso mioe non glielo nascosi.


Allafine mi invitò a stabilirmi in casa sua fino a che non trovavoqualcosa: mi sarebbe costato molto poco; e accettai di gran cuore.


Oravivendo un po' più a mio agiopresi qualche misura perallontanare il bimbo avuto dal mio ultimo marito; e anche questo lamia governante mi agevolòpattuendo un versamento di solecinque sterline all'annose pure le trovavo. Questo mi fu di taleaiuto che per un bel po' smisi quel brutto mestiere al quale mi erodata ultimamentee con gioia avrei accettato un lavoroma era unacosa ben difficile per una che non conosceva nessuno.


Trovaituttavia finalmente lavori di trapunto per letti di damesottane esimili; e l'occupazione non mi dispiaceva affattolavoravo conimpegno e in questo modo cominciavo a viveresennonché queldiligente demonio che aveva deciso che dovessi continuare al suoserviziodi continuo mi istigava che uscissi a passeggiovale adirea vedere se nulla nell'antico genere mi venisse a tiro.


Unasera obbedii ciecamente alla sua intimazionee feci un lungo giroper le viema non mi imbattei in nessuna occasione. Non contentaancorala sera successiva tornai a uscire epassando davanti a unabirreriavidi spalancata la porta di una stanzettaquasi sullastradae sul tavolino un boccale d'argentosuppellettile molto inuso nelle taverne di quei tempi. Pare che ci fosse stata a berequalche brigatae i garzoni negligenti avessero poi dimenticato diriporlo. Entrai nel camerino decisamente eposando il boccaled'argento sull'angolo della pancami ci sedetti davantie bussaicon il piede; accorse un garzone e gli comandai di portarmi unafoglietta di birra caldaperché faceva molto freddo; ilgarzone partìe lo sentii scendere in cantina a spillare labirra. Durante la sua assenzane venne un altrogridando: «Avetechiamato?». Gli risposi con un'aria malinconica dicendo: «Noil garzone è già andato a prendermi una foglietta dibirra».


Mene stavo così sedutaquando sentii la donna del banco dire:«Se ne sono andati tutti dal cinque?» ch'era il camerinodove mi trovavoe il garzone rispose: «Sì». «Chiha ritirato il boccale?» chiese la donna. «Io»rispose un altro dei garzoni; «eccolo là»additando evidentemente un altro boccaleche aveva riportato persbaglio da un altro camerino; o può anche darsi che il mariolonon ricordasse più di non averlo presocome certamente nonaveva.


Ascoltaitutto questo con molta soddisfazionepoiché mi accorsichiaramente che non si erano accorti della mancanzapur credendo cheil boccale fosse stato ritirato; e allora bevetti la mia birrachiesi di pagare e andandomene dissi: «Attento all'argenteriaragazzo» intendendo il gotto d'argento da una foglietta che miaveva portato per berci. Il garzone rispose: «Sissignoraarrivederci» e me ne uscii.


Tornaia casa dalla mia governantee mi sembrò questa voltal'occasione di metterla alla provaaffinché potesse prestarmisoccorso se cadessi nella necessità di essere scoperta. Da unpo' ero in casa equando trovai l'opportunità di parlarleledissi che avevo un segreto della massima importanza da confidarleselei mi rispettava abbastanza per conservarmi ii segreto. Mi risposeche aveva conservato fedelmente uno dei miei segreti: perchédovevo dubitare che non me ne avrebbe conservato un altro? Le dissiche mi era capitato il più strano caso del mondoproprioimpensatamentee così le raccontai per filo e per segno lastoria del boccale: «E l'hai portato via con temia cara?»mi chiese. «Proprio così» le risposimostrandoglielo.


«Maora che debbo fare?» continuai; «non debbo riportarlo?»«Riportarlo?» esclamò lei. «Ma certamentese vuoi finire a Newgate.» «Come?» le dissi«nonsaranno tanto vili da prendermivisto che glielo riporto.» «Tunon conosci quella razza di gentefigliola» mi disse; «nonsoltanto ti porteranno a Newgatema ti faranno anche impiccaresenza tenere il minimo conto della tua onestà nel restituirlo;o magari presenteranno una lista di tutti gli altri boccali che hannoperdutoper farteli pagare.» «E allorache cosa devofare?» chiesi. «Ecco» mi rispose«visto chel'hai fatta da furba nel portartelo viadevi continuare a tenerlo:tornare indietro non si può. E d'altra partefigliola»mi disse«non ne hai bisogno tu più di loro? Vorreiaugurarti di mettere le mani su un affare simile tutte le settimane.»Il colloquio mi diede un nuovo concetto della governante e mi accorsicheda quando si era fatta usuraiale bazzicava intorno un tipo digente del tutto diversa dalle oneste persone che incontravo inpassato in casa sua.


Erocon lei soltanto da poco tempoche di questo mi accorsi anche piùchiaramente che non in passatopoiché tutti i momenti vedevoarrivare else di spadecucchiaiforchetteboccali e similioggettinon per impegnarlima senz'altro da vendere; e la miagovernante li comperava tutti senza fare domandee a buonissimipatti per sésecondo quanto traspariva dalle sue parole.


Miaccorsi pure che nell'esercizio del suo mestiere essa faceva fonderetutta l'argenteria acquistataal fine che nessuno potessereclamarla; e una mattina venne a dirmi che stava per iniziare lafusione ese volevoavrebbe disposto anche del mio boccalecosìche nessuno potesse riconoscerlo. Le risposi che ero contentissima; eallora me lo pesò e me ne ripagò intero il valore comeargentocosa che non faceva per il resto dei suoi avventori.


Qualchetempo dopouna volta che stavo lavorando con molta malinconiacominciò a chiedermi che mai avessi. Le risposi che avevo ilcuore gonfio; il lavoro scarseggiava e mi mancavano i mezzinonsapevo a che partito appigliarmi. Quella si mise a ridere e mi disseche dovevo uscire un'altra volta a tentare la fortuna: poteva darsiche mi imbattessi in un altro pezzo d'argenteria. «Ahmamma»le risposi«è un mestiere questo che non ci ho nessunacapacitàe se mi beccanoper me è la fine.» Midisse: «Io posso trovarti una maestra che ti renderàtanto abile quanto lei». La proposta mi fece tremareperchéfin da allora non avevo avuto né conoscenti né compliciin questo ceto. Ma la governante l'ebbe vinta su tutta la miaritrosia e i miei timori; e in pochissimo tempocon l'aiuto diquella complicediventai una ladra altrettanto temeraria e abilequant'era mai stata Moll la Tagliaborseper quantose la sua famanon mentebella nemmeno la metà di lei.


Lacompagna che lei mi trovòesercitava tre rami dell'arteecioè:

ilfurto nelle bottegheil furto dei cassetti e dei portafoglie lasottrazione degli orologi d'oro dal fianco delle dame; lavoroquest'ultimo che eseguiva con tanta destrezza che mai nessuna donnagiunse alla perfezione dell'arte come lei. Mi piacevano molto laprima e l'ultima di queste attivitàe per un po' l'assistettinell'esecuzioneall'identico modo che la sostituta assiste unalevatricesenza compensi.


Infinemise anche me al lavoro. Mi aveva insegnato l'arte e parecchie voltele avevo già spiccato un orologio dal fianco con moltamaestria.


Finalmentemi indicò la vittimache fu una giovane signora incintafornita di un bellissimo orologio. Bisognava perpetrare il furtomentre quella usciva di chiesa. La mia complice si mise al fiancodella dama e finseproprio mentre quella si avvicinava agli scalinidi cadere; e cadde contro quell'altra con tanta violenza che le feceuno spavento terribilee tutte e due cacciarono uno strillo. Eproprio nell'istante che l'altra urtava la damaio mi impossessavodell'orologio etenendolo nel modo giustolo strattone stesso delladama liberò l'uncinoe quella nemmeno se ne accorse. Miallontanai subito e lasciai la mia maestra rimettersi a poco a pocodallo spavento e così pure la dama; che subito si accorsedella scomparsa dell'orologio. «Ahi» disse la miacollega«allora erano quei furfanti che mi hanno buttata aterrastate certa; mi meraviglio che la signora non si sia accortadel furto prima: avremmo potuto agguantarli.» Seppe colorarecosì bene la cosa che nessuno pensò a sospettarlae iogiunsi a casa una buon'ora prima di lei. Fu questa la mia primaimpresa in compagnia. L'orologio era davvero molto finoeaccompagnato da molti pendaglie la governante ce lo pagò 20sterlinedi cui ebbi la metà. Passai così ladrainteraincallita a un grado tale d'insensibilitàche vincevaogni rimorso di coscienza o di modestiae a un punto che non avreimai creduto di poter raggiungere.


Inquesto modo il demonio che aveva cominciato servendosi diun'irresistibile povertàa suggerirmi queste male azionimiportò a un punto di là dalla mediaproprio quando lemie condizioni non erano più tanto terribili; poichéora avevo trovato un filone di lavoro edato che a maneggiare l'agonon ero incapacesembrava assai probabile che mi sarei potutaguadagnare il pane abbastanza onestamente.


Devopur dire che se una simile speranza di lavoro mi si fosse presentataal bel principioquando cominciavo a sentire l'approccio delletristi condizioni: se una simile speranzadicodi guadagnarmi ilpane lavorandomi si fosse presentata alloramai sarei caduta inquell'infame mestiere o fra una banda tanto infame come quella con laquale mi ero imbarcata; ma l'esercizio mi ci aveva incallitae io mifeci temeraria all'estremo; e ciò tanto più perchéda molto tempo ormai continuavoe mai mi avevano presa; dato cheafarla brevecon la mia nuova socia in nequizie continuammo tanto alungo insiemesenza che mai fossimo scoperteche non soltantoimbaldanzimmoma arricchimmoe ci fu una volta che avevamo in manoventuno orologi d'oro.


Ricordoun giorno chesentendomi un po' più seriamente disposta cheal solitoe vedendo che mi stava davanti un così discretocapitalepoiché avevo di mia spettanza circa 200 sterline indenaromi entrò un energico pensiero - non dubito che venisseda qualche spirito buonose pure ce n'è - checomeall'inizio la povertà mi aveva istigatae le mie angustiesospinta a quegli orribili ripieghicosìvisto ora chequelle angustie erano alleviatee inoltre che con il lavoro potevoguadagnare qualcosa allo scopo di mantenermi e avevo una cosìsolida banca che mi appoggiavaperché non potevo dunquesmetterefinché mi andava bene? che certo non potevoaspettarmi di passarla sempre liscia; euna volta sola che fossisorpresaper me sarebbe stata la fine.


Fuquesto senza dubbio l'istante felice chese avessi dato ascolto aquel celeste suggerimentoda qualsiasi parte mi venissemi sarebbeancora rimasta una speranza di vita migliore. Ma il mio destino erasegnato diversamente: l'attento demonio che mi aveva indotto al maleaveva su di me una presa troppo salda per lasciarmi andare; invececome la povertà mi aveva indotta a quel puntocosìl'avarizia mi ci mantennefin che non fu più possibileuscirne. Quanto agli argomenti che la ragione mi dettava perconvincermi a smetteresi faceva avanti l'avarizia dicendo:"Continua; hai avuto fortuna; continua fin che non avraiquattrocento o cinquecento sterline: allora devi smetteree ti saràfacile allora vivere senza più lavorare del tutto".


Ecosì ioche ero entrata una volta negli artigli del demoniovi rimanevo trattenuta solidamente come da un incantesimoe nonavevo nessun potere di uscire dal cerchiofin che non fui subissatain labirinti di disgrazie troppo grandi per uscirne mai più.


Tuttaviaqueste riflessioni non passarono in me senza lasciare traccia efecero sì che mi comportassi con una maggiore cautela che peril passatopiù di quanto non usassero per sé le miestesse iniziatrici. La mia collegacome la chiamavo (avrebbe dovutochiamarsi la mia maestra)fu la prima a capitare male con un'altradelle sue allieve: poichéun giorno che si trovavano intraccia di bottinofecero un tentativo nella bottega di un mercantedi tele di Cheapsidema vennero beccate da un lavorante dagli occhidi lincee arrestate con due pezze di cambraia addosso.


Questofu sufficiente per spedirle tutte e due a Newgatedove ebbero ladisgrazia che certi dei loro precedenti misfatti vennero a galla.


Formatecontro di esse due altre accusele disgraziatepotute convincereanche di questevennero condannate a morte. Tutte e due invocaronolo stato di gravidanza e tutte e due vennero riconosciute incintequantunque la mia maestra fosse incinta quanto me.


Ioandavo molto di frequente a visitarle e condolermi con loroaspettandomi che la prossima volta sarebbe toccata a me; ma quelladimora mi ispirava tanto orrorese riflettevo che era il luogo dellamia infelice nascita e delle sventure di mia madreche non potevopiù reggercisicché smisi di andarle a trovare.


Eahimè! se soltanto avessi saputo ascoltare l'ammonimento dellaloro sciagurapotevo ancora essere felicepoiché ancora erolibera e nessuna accusa mi era stata fatta; ma questo eraimpossibilela mia misura non era ancora colma.


Lamia collegache aveva il marchio per delitti passativennegiustiziata; la delinquente più giovane si salvòavendo ottenuto un rinvioma languì di fame in carcere permolto e molto tempofinché finalmente non inclusero il suonome in quello che chiamano un condono generalee lei potéuscire.


Questotremendo esempio della mia collega mi spaventò di cuoree perun bel pezzo smisi le scorrerie; ma una nottenelle vicinanze dellacasa della governantesi sentì il grido: «Al fuoco!».La governante guardò in istradapoiché saltammo tuttein piedie subito esclamò che la casa della tal dama aveva iltetto tutto in fiammee così era veramente. Allora mi diedeuna spinta. «Sentifigliola» disse«èun'occasione raravisto che l'incendio è così vicinoche tu ci puoi arrivare prima che la calca blocchi la via.» Esenz'altro mi diede l'imbeccata. «Va'figliola» disse«a questa casa e precipitati dentro e racconta alla signoraoa chiunque ti si pari davantiche tu vieni in loro soccorso e che timanda la signora tale» una sua conoscentecioèpiùa monte nella stessa via.


Usciifuori earrivata a quella casali trovai tutti sottosopracomepotete immaginare. Mi precipitai e imbattendomi in una dellecameriere le dissi: «Ahimèragazza! com'è stataquesta tremenda disgrazia? Dov'è la tua padrona? E' salva? Edove sono i bimbi? Vengo da parte di Madama... per darvi aiuto».La cameriera scappò via.


«Signorasignora» diceva strillando con quanto fiato aveva in corpo«c'è una signora da parte di Madama... che viene adaiutarci.» Quella povera donna mezza fuori di sennocon unfagotto sotto il braccio e due bimbimi venne incontro. «Signora»le dissi«lasciate che porti questi poverini da Madama...; viprega di mandarglieli: penserà lei a questi due innocenti»e in così dire gliene tolgo uno di manoe lei mi deponel'altro tra le braccia. «Sìsìper amore delCielo» diceva«portateli via. Ah! ringraziatela per lasua bontà.» «Non avete altro da mettere in salvosignora?» le chiesi; «Madama... ne avrà cura.»«Oh Dio!» mi disse«che il Cielo la benedica;prendete questo involto di argenteria e portatele anche questo. Ohquant'è buona! Ahimèquest'è la finelarovina!» E scappò via fuori di sée le camerieredietroe io me ne partii coi due bambini e con il fagotto.


Eroappena uscita in istrada che vidi un'altra donna avvicinarsi. «Ahsignora» mi dissein tono pietoso«questo bambino vicadrà. Viaviache brutta giornata: lasciate che vi aiuti»e dà tosto di piglio al mio fagotto per portarselo lei. «Nono» dissi«se volete aiutarmiprendete il bambino permano e conducetelo voi fino in fondo alla strada; verrò convoi e vi compenserò del disturbo.» Quella non potépiù tirarsi indietrodopo quanto le avevo detto; ma ancheleiinsommaera venuta per la mia stessa bisogna e non mirava adaltro che al fagotto; venne tuttavia con me fino alla portanonpotendo esimersi. Una volta giuntele bisbigliai: «Filaragazzacapisco cosa cerchi; ce n'è in abbondanza anche perte».


Micapì al volo e se ne andò. Io bussai con grande baccanoalla portae dato che la casa era già tutta in piedi per ilfragore dell'incendiomi venne senz'altro aperto e dissi: «E'sveglia la signora? Ditelevi pregoche Madama... la supplica chele faccia il favore di prendere i due bambini; povera signorasaràla rovinahanno la casa tutta in fiamme». Accolsero i bambinicon molta umanitàcommiserarono la sciagura della famigliaeio me ne tornai con il mio fagotto. Una delle cameriere mi chiese senon dovevo lasciare anche il fagotto. Risposi: «Notesoroquesto va altrovenon è roba loro».


Eroormai lontana dalla confusionee proseguii portando il fagottodell'argenteriadi un volume considerevoledirettamente a casadalla vecchia governante. Mi disse che non l'avrebbe aperto subito:

ritornassilaggiù e cercassi altro.


Misuggerì un consimile approccio presso la dama della casacontigua a quella in fiammee io feci il tentativo di arrivarcimal'allarme dell'incendio era ormai tanto esteso e tante trombegettavano acqua e la via era talmente ingombra di calcache nonriusciiper quanto facessiad avvicinarmi; e allora tornai dallagovernante eportato il fagotto in camera miami misi a esaminarlo.E' con orrore che riferisco quale tesoro vi trovai; basti dire cheoltre la massima parte dell'argenteria di quella famigliagiàconsiderevoleci trovai una catena d'orodi foggia anticadi cuiil castone era rottosicché immagino che da qualche anno nonfosse più portatama ciò nonostante l'oro era sempreoro; e poi una scatoletta di anelli da luttola fede nuziale delladamaqualche frammento di antiche gioie d'oroun orologio d'orouna borsa che conteneva un valore di circa 24 sterline in vecchiemonete d'oroe svariati altri oggetti preziosi.


Erail più grande e il peggiore dei bottini che mai mi fossetoccato; perché davverose anche negli altri casicome hogià dettofossi ormai incallita di là da ogni capacitàdi riflessionepure mi rimescolò fino in fondo all'animaquando gettai lo sguardo su questo tesoroil pensiero di quellapovera sconsolata signora che aveva già perduto tanto delresto e che certo si riteneva sicura di aver salvato almenol'argenteria e le cose più preziose. Pensavo al suosmarrimento quando avrebbe scoperto che l'avevano ingannatae che lapersona che si era occupata dei bambini e della robaera venutasecondo l'affermazioneda parte della dama della via contiguamaperò i bambini erano stati affidati a quest'ultima senza chelei ne sapesse niente.


Ammettoripetoche l'inumanità di quest'azione mi commosse molto e miammollì indicibilmentetanto che per quel riguardo misalirono le lacrime agli occhi; macon tutto che mi accorgessi difare una cosa crudele e inumananon mi sentii il minimo impulso arestituire niente. I buoni pensieri si dileguaronoe subitodimenticai anche le circostanze che li avevano suggeriti.


Néquesto fu tutto; perché per quanto con l'ultima impresa fossidiventata considerevolmente più ricca di primapure la miadecisione precedentedi abbandonare quell'orrendo mestiere nonappena avessi guadagnato un po' di piùnon mi tornò;sentii anzi il bisogno di guadagnare dell'altro; e l'avarizia ebbequesta riuscitache non pensai più di giungere un giorno a untempestivo cambiamento di vitabenchéfin che non ci fossiarrivatanon potessi aspettarmi né sicurezza nétranquillo possesso di quello che avevo guadagnato.


Dell'altroe dell'altro ancora: questo era diventato il mio motto.


Allafinecedendo alle sollecitazioni del mio delittomi liberai di ognirimorso e tutte le mie riflessioni su questo punto si ridussero soloa questo: che poteva forse succedermi di mettere le mani su di unbottino che finisse ogni cosa; ma sebbene io senza dubbio avessitrovato questo bottino straordinariopure ogni buon colpo neprometteva un altroe mi riusciva di un tale incoraggiamento acontinuare il mestiereche proprio non sentivo nessuna inclinazionea smettere.


Inuna simile circostanzaincallita dal buon successoe decisa acontinuarecaddi nella trappola nella quale era deciso che dovessitrovare l'estremo frutto di quel genere di vita. Ma anche di questonon era ancora giunta l'orapoiché mi toccarono nel generemolte altre avventure fortunate.


Lamia governante nutrì per un certo tempo una vera ansia sullasorte disgraziata di quella mia collega che venne impiccata; poichécostei ne sapeva di lei quanto bastava per farle fare la stessa finee questo disturbava parecchio i sonni della governante: la gettavaanzi in un grande spavento.


Bisognaperò dire chequando morì senza aver rivelato quantosapevala mia governante si sentì al sicuro a questopropositoe forse fu anche felice che l'avessero impiccatapoichédipendeva solo dalla vittima di guadagnarsi un condono a spese degliamici; tuttavia la perdita di lei e la coscienza della sua generositànel tralasciare di fare mercato di quanto sapevaindussero lagovernante a piangerla con grande sincerità. Io cercai diconfortarla quanto meglio seppi e lei mi contraccambiòindurandomi a meritare anche più compiutamente la stessasorte.


Comeho già dettotuttaviail fatto mi rese più guardingae in particolare diventai restia ai furti nelle botteghe specialmentedi setaioli e mercanti di teleche sono un tipo di gente che tengonogli occhi molto aperti. Mi arrischiai una volta o due fra irivenditori di trine e i merciaie in particolare in una bottega chedue donne giovani avevano aperto da pocosenza troppa esperienza delloro commercio. Ne portai via una pezza di merletto del valore di seio sette sterline e una cartina di refe. Ma non fu che una volta sola:un simile scherzo non mi poteva riuscire la seconda.


Consideravamosempre sicuro il colpoquando sentivamo di una nuova bottegaespecialmente quando i proprietari fossero gente non esperta dellavendita. Simili negozianti devono convincersi che una volta o dueagli inizi gliela vorranno fare e bisogna che siano davvero personescaltre per riuscire a impedirlo.


Dopodi questimi riuscirono ancora due o tre colpi ma erano bazzecole dipoco conto. Siccome per un pezzo non si presentarono occasioninotevolicominciai a pensare che sul serio dovevo ritirarmi dagliaffari; ma la mia governanteche non aveva nessuna voglia diperdermi e si riprometteva da me grandi cosemi fece fare un giornola conoscenza di una ragazza e di un tale che passava per il maritobenchécome si vide poiquella non fosse sua mogliema sifossero semplicemente associati nel lavoro al quale attendevanoeanche in qualcos'altro. A farla brevequei due rubavano insiemedormivano insiemevennero presi insieme e alla fine salirono allaforca insieme.


Entraiin una specie di lega con costoro per i buoni uffici dellagovernantee mi portarono con sé in tre o quattro spedizionidove più che altro assistetti a certe inette e grossolaneruberienelle quali nient'altro che un enorme fondo d'impudenza daparte loro e una cieca trascuraggine da parte dei derubati poteronodare loro il successo. Per cui mi decisi a stare in futuro moltoattenta al modo come mi arrischiassi in compagnia di quei due; e inveritàper due o tre disgraziati progetti che mi volleroproporrerifiutai l'offertae li convinsi essi stessi a nonmettercisi. Una volta in particolare mi proposero di derubare unorologiaio di tre orologi d'oro che avevano adocchiato durante ilgiorno notandone il ripostiglio. L'uomo aveva un tale assortimento dichiavi di ogni tipo che non dubitava neppure di aprire il ripostigliodove l'orologiaio li aveva chiusi; fissammo così una specie dipiano; ma quando ripensai meglio alla faccendami accorsi che siproponevano di scassinare la casae non volendo io sapere dimettermi in una simile impresavi andarono senza di me. Riuscirono aintrodursi nella casa forzandolae scassinarono il ripostigliodov'erano chiusi gli orologima non ve ne trovarono che uno diquelli d'oro e un altro d'argentodei quali si impadronironotornando fuori con la massima facilità. Ma qui la gente dicasa allarmata si mise a gridare: «Al ladro!» e dei duel'uomo venne inseguito e catturato; la ragazzache aveva potutobatterselavenne disgraziatamente fermata a qualche distanza e avevaindosso gli orologi. Era così la seconda volta che scampavoperché tutti e due vennero presi e impiccati sebbene tantogiovanivista la loro qualità di delinquenti vecchi; e cosìcome dicevo primainsieme rubavano e insieme salirono la forca. Fuquesta la fine della mia nuova associazione.


Presiora a comportarmi con la massima cautelavisto che l'avevo scampataper il rotto della cuffia e mi stava davanti agli occhi un simileesempio; ma avevo una nuova tentatrice che ogni giorno mi istigava;intendo parlare della governante. Finalmente si presentò uncolpo chedato che era dovuto alla sua preparazionelei se neaspettava una bella parte di bottino. C'era una grossa partita dimerletto di Fiandra tenuta in una casa privatadove appunto lei neera stata informatae dato che il merletto di Fiandra era merce dicontrabbandoera una gran preda per quell'ufficiale di dogana cheavesse potuto metterci le mani. Ebbi un completo ragguaglio dallagovernantea proposito tanto della quantità quanto del postopreciso dove stava nascosta; cosicché andai da un ufficiale didogana e gli raccontai che avevo una denuncia da farglise miassicurava che mi sarebbe toccata la debita parte del compenso. Lamia offerta era tanto ragionevoleche nulla poteva dirsi piùgiustosicché il doganiere accettò epreso con séun sergentemosse con me all'assalto della casa. Siccome gli avevodetto che ero in grado di trovare senz'altro il nascondiglioegli milasciò fare; e dato che l'apertura era molto buiami cificcai dentro con una candela in manoe in questo modo gli tendevole pezzebadandomentre gliene consegnavodi nascondermene addossoquante più potevo convenientemente. In tutto c'era un valoredi circa 300 sterline di merlettie me ne conservai un valore di 50per me sola. I proprietari del merletto non erano quelli di casamabensì un mercante che l'aveva loro affidatoe cosìquelli non provarono lo sbigottimento che mi ero aspettato.


Lasciaiil doganiere in preda alla gioia più viva e arcicontento delbottino conquistatodandogli appuntamento in una casa indicata dalui stessodove andai non appena mi fui disfatta della mercanzia cheavevo indossocosa che egli non sospettò neppure. Quandogiunsiincominciò a discutereconvinto che io non sapessi diavere un diritto sul bottinoe molto volentieri mi avrebbe spacciatacon 20 sterline; ma io gli feci intendere che non ero tanto ignorantecome immaginava; ma insieme ero pure contenta che mi proponesse unasomma sicura. Chiesi 100 sterlinee quello salì a 30; iodiscesi a 80; lui salì a 40: a farla breveme ne offrì50e io accettaisoltanto chiedendogli una pezza di merlettochestimai dovesse valere 8 o 9 sterlinevisto che intendevo servirmeneper me ed egli me l'accordò.


Cosìintascaiquella stessa notte50 sterline in denaro e posi fine alnegozio; e l'ufficiale di dogana non seppe mai chi fossi nédove chiedere di mein modo chese anche scopriva che mi eroappropriata di parte della mercanzianon avrebbe saputo come venirmia incolpare.


Divisimolto scrupolosamente il bottino con la governantee da questa voltapassaipresso di leiper una che sapeva comportarsi con grandeabilità nei casi più delicati. Avevo trovato chequest'ultimo lavoro era il migliore e il più facile che mi sioffrissee mi diedi di proposito a investigare sulle merci dicontrabbando. Ne compravo in partepoi di solito tradivo iproprietarima nessuna di queste denunce ammontò a niente diconsiderevolecom'era quella prima raccontata. Mi guardavo peròdal correre i grandi rischi come vedevo fare agli altriche ognigiorno finivano male.


Lasuccessiva impresa di qualche importanza fu il tentativo control'orologio d'oro di una dama. Ebbe luogo in mezzo alla folla di unaconventicoladove io corsi il grandissimo rischio di essere beccata.


Avevogià in pugno l'orologiomadando alla dama un forte urtocome se qualcuno mi ci avesse sospinta e in quell'istante imprimendoall'orologio uno strattonemi accorsi che non veniva viacosicchésubito lasciai la presa e mi misi a strillarecome se mi avesserosgozzatache qualcuno mi aveva pestato il piede e che certo làc'erano borsaioliperché qualcuno aveva dato uno strattone almio orologio. Bisogna osservare che in simili avventure noi ci siabbigliava con ogni curae io indossavo un buon abito e avevo alfianco un orologio d'oro che era da signora come le altre.


Appenadetto questosento che pure l'altra dama strilla: «Al ladro!»giacchédissequalcuno aveva tentato di strappare anche alei l'orologio.


Quandole avevo toccato l'orologioio le stavo addossoma quando gridaimi ero fermatasi può diredi bottoe la calcasospingendola un po'anche la dama fece baccanoma questo avvenne aqualche distanza da metanto che non si insospettì perniente; e anzi quand'ella strillò: "Al ladro!"qualcun altro gridò: «Sicuroe qui ce n'era un altro:anche con questa dama hanno tentato».


Proprioin quell'istanteun po' più oltre fra la calcae fu una granventuratornarono a gridare: «Al ladro!» e stavoltadavvero.




Google





Google