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Guittone d'Arezzo



POESIE









Vogliade dir giusta ragion m'ha porta

Voglia de dir giustaragion m'ha porta
ché la mia donna m'accoglie em'apporta:
a tutto ciò che mi piace m'apporta.
Or nonm'è morte el suo sennoma porta
di vita dolceo' mi pascoe deporto
ché tanto acconciamente mi dé porto
entempestoso marche vol ch'eo porti
per lei la vita e faccial'inde apporti.
Ed eo si fopur li piaccia e li porti.
Tant'èdolce ed amorosa e conta
ch'altro non po l'om già contarni conta
che 'l pregio suoperch'amar chi sa conta:
piùch'altra assailà u' de' contarse conta.
Ond'eo nonposso già mettere 'n conto
la gran gio ch'hoché desé tenmi conto;
ma voglio ben che per suo tal mi conti
chéme più piaceè de' piacer più conti
istarliservoche segnor de' conti.
Tant'aggio en amar la voglia penta
etanto sua piagenza in cor m'è penta
che mai de servir leinon credo penta
né sia de me la sua figuraempenta.
Ch'ella m'ha for di noiosa noi pento
ed a ciòm'ha che più piaceme pento;
però s'èn forteforzosi e repenti
li miei piacer ver de lei sempre penti;
néce ciò far non credo mal repenti.
Deritto somerzéso ch'ègli a visa:
ch'altro per me ben si pensa edavisa?
Ma solamente lei saccio devisa
e so figura parme entutte visa.
Così m'ha departuto e devisato
da tutto ciòch'avea anche avisato
ch'a me non piace altra cosa ch'avisi;
ecert'ho in verità che gli altri visi
sonver del suod'ogne beltà divisi.
Prego fo lei che tuttor sia bensaggia
sì non m'auzida alcuna stagions'aggia
temenzach'eo l'afendase non saggia
che vero sia per affermatasaggia;
ch'eo son sì d'amar lei coverto e saggio
alconnon po de mio amor levar saggio;
però sì con lipiace e vol mi saggi
e merti tutti li miei fatti in saggi
comoli piacee li valenti saggi.
Vacanzons'el te piaceda miaparte
al bon messer Megliorche dona e parte
tutto ciòche l'omo ha 'n esta parte.

D'animofievilezza e codardia


D'animo fievilezza ecodardia
vizio dannoso troppo e disorrato
se gola e carnetenta a villania
od alcun altroadess'ha on conculcato.
E sìse cosaqual aspra lui sia
el pungee' cade e fache volpeccato:
demoni e vizi tutti han segnoria
del tutto d'essoeservo è lor provato.
Unde vile è via piò chefango o sterco
poi conculcano lui vizi e demoni:
ohquantialteri son d'esti vil servi!
Piò che di bassi trovamosecerco.
Ma quanto è maggio tal piùse ragioni
servopiò vil de' servi è de' conservi.



Nongiustiziacioè falsezza e torto


Nongiustiziacioè falsezza e torto
de vizio non sol part'èma tutto:
ov'ha podereogni diritto è morto
onnileggeonni ordoonni uso è strutto;
per legge sua propiotalento è porto.
Guai a bass'omche lui avant'èaddutto
e guai sor guai a chi più n'ha conforto
ed achi 'l ten sor tutto in guai corrotto.
Onn'è bon giustiziache dea rendendo
a Dioa sé ed al suo prossim'omo;
econ v'è onni bonoèvi onne merto.
E si tort'onnemale èritenendo
rapendo e dando ove non dea; e como
èmale tuttoonni mal merta certo.



Od'onni bono bonbona vertue


O d'onni bono bonbona vertue
e con cui bon sol bon potese dire;
e bono in sénon bonove non tue
ni male maleu' ben può tuoplasire.
Perdita teco temp'onni pro fue
e onta onoree noiaonni gioire;
pregio for te e bon omo ha due?
E bono teco epregio u' po fallire?
Pover ricchivillan gentilbassi alti
sontecoe for te onni contraro:
gioiose meraviglie in terrafai
come e sovente tristi e rei rubalti.
Tu sol onore e amormerti caro
e sola te Dio ama e pregia assai.



Devertù de scienziail cui podere


De vertùde scienziail cui podere
e valor grande po nullo stimare
mertoavan t'è; però che savere
condur vertù voltutte e allumare.
E dicopoco onne vertù valere
e onnibonou' ben no scienzia appare.
Vivanda sale e pan mensarechere
ma via più vertù scienza in onniaffare.
Scienzia è lucecibo e medicina
scudo e spadache difende e vince:
grandezzaonore fa sovra ben tutto.
No ègiammaiseguendo essaroina;
e onni boncon lei tenendovince
esenza leidi parte onn'è corrotto.



Tucostante e sicuro fondamento


Tucostante esicuro fondamento
de vertù tutta e guardiaumilitate
forcui del tutto vanno in perdimento
perdongrazi' ed onore sonsdegnate;
e in cui prendon pregio e piacimento
e da Dio e da omson meritate.
Teco tenendonullo è cadimento
ni malealcun sor te ha podestate.
Tu onni iniqui e rei vinci de leve
nonsol corpo ma core seguon tee;
diavol conquidi e Dio fai che voifare.
Al poder tuo non po poderné deve;
ben èbeato quelliove ben see
e dove nomiser del tutto appare.



Larghezzatu vertùdand'e tenendo


Larghezzatuvertùdand'e tenendo
ov'ècomequanto e quandodegno
e anche più nemic'om demettendo
che sovre onnitu' don mertevil tegno.
Tu traggi cor con forzo a bon vogliendo
ecovriove se'quasi onni non degno.
Omo pentuto assai hateavendo
ché tu perdono li procacci en regno.
Malvagibonistrani ed an nemici
angeli e Dio in amor tuo destringi
sedegnamente ben retto procedi.
A degni e bisognosi e per Diodici
a ricchi neghie rei fuggi e fingi
for quanto a grannicessità li vedi.



Castitatetu luce e tu bellore


Castitatetu luce e tubellore
e candore preclaro in onestate
smiraldo 'n gemmeros'è in onni fiore
und'odorevalorgrandegnitate.
Figlia spezial di Diod'angel sorore
tu angelicafai umanitate
celestial vivi in terra; a Re maggiore
tuoi carebelle figli'hai sposate.
Reine sono: empiesi 'l cel de loro
sìcome 'n terra de terrene spose;
e celestial spirto è 'n lordolcezza
a cui carnal val men che fango a oro.
Tuoi gioi'sigureorrategraziose
e d'onni parte magna han allegrezza.



Amistaded'envidia è medicina


Amistade d'envidia èmedicina
e de leggero piaga onni sua sana
ché preziosaè sua vertude fina
e bono è 'l maggio di naturaumana.
Luce del mondo e spezial larga vina
che 'n terra fai dibene onni fontana
pane de vita e le dolzor cocina
devinagrazia en lei giunge mondana.
E so' gaud'è l'autrui come 'lsu' bono
e essa è d'uman ben tutto savore
in cui bonosa reo e dolze amaro.
Vivendo senza lei mort'è ciascono
epover tutto 'l più ricco signore
e miser fort'e vil tutto'l più caro.



Temperanzadi corpo è sanitade


Temperanza di corpo èsanitade;
vita li allunga e gaudio in lui retene;
e tolle luidolore e 'nfermitade
e cure troppo; e pace in lui convene;
epresta a scienza tempo e caritade
e contr'ogni aversar d'om pugnabene
e dà di corpo ad alma podestade
ed in amor di bonlei lo contene.
Onni vertù in lei pasce e congaude
ecatuna di lei riceve aiuto.
Ohquanto coronata è ben sualaude!
Temperat'omo in part'è onni tenuto:
a pena piùpregiato alcuno s'aude
ché bon v'è tutto e malnullo 'nvenuto.



Pensand'omche val bon disiofa d'esso


Pensand'om che valbon disiofa d'esso
che desia. Qual è no lo procura?
Nonozioso star mai li è permesso:
desio lo punge e mettelo 'nrancura.
Und'abonda 'n séebon ovrandospesso
sìfa vertutequalese ben dura
vertuos'e beato om fa appresso
edà bon tutto: degno atto e' lavura.
Onni cosa che valvalsolamente
da la propia sua operazione
como non bono grand'omovalente.
Operi bon chi di bon vol menzione
e non a bon restiagiàma promente
a miglior sempre se pungia sperone.



Dolzevertùmansuetudoe degna


Dolze vertùmansuetudoe degna
e amatissim'a tuttie graziosa
no iramai 'n tené scandal regna
ma nel mezzo di guerra 'n pacehai posa;
ed in terr'ed in ciel gaudi tu' regna
e non giàt'è nemic'alcuna cosa.
Irala qual contrar'a tes'assegna
che piò che fera quasi è feriosa
tedelettate cheree te s'enchina
a ciò che tu li aiutionne su' ardore;
e dolcissima lei se' medicina.
Ohquanto èbono tuoquanto bellore!
Sì come naso a viso e tu adottrina
tudi costumi ornament'e colore.



Otudevino amor boncaritate


O tudevino amorboncaritate
raina de raine e bon dei boni
for cui giustiziaparva ha bonitate
ni vertù valned è mertou' nolponi;
giustizia umanau' tu hai podestate
no ha misterchetu sopr'essa doni;
chi ha teha di bon tutta ubertate
e qualenoaver nulla ragioni.
Catun forte inferm'u morto giace
e inte sana e ven salvo catono
angeli e om con dio galdendo inpace.
Senza tedico celo esser non bono
e terra e paradiso inte si face;
e dov'e'bon per te fatt'è e ver dono.



Gloriavera e onor tutto orrato


Gloria vera e onor tuttoorrato
è render Lui onorcui solo bono;
in om per séno è che mai trovato
cui no onorma onta èguiderdono;
ed altrui bon laudar laid'è peccato
e nelsecul ontoso esser ragiono.
Fogga onorchi vol d'onor granstato
e segua Diocui sol d'onor è dono;
chépicciol suo vero bon servidore
èmortoorrato mei di vivoree
e passa el ciel sua laude e ad angel monta
e Dio coronalui pone d'onore.
Ahiche mattezza onor tal cangiar èe
invil mondanch'è fine etternal onta!



D'animotu bona vertùfortezza


D'animo tu bonavertùfortezza
chi degno ben laudar po tuo valore?
Nonpiò soavità pregi d'asprezza
né temi povertàpiò che riccore.
Non mai vizio seguire èttedolcezza
ni vertù forte è ben portar dolore;
inmortes'è misterprendi vaghezza
né cosa mai chevizio hai 'n timore.
Tu pilastro de Giobbo e di Tubia
tud'amadori scudound'è vittora
che non piò re chegrilli in timor hai.
Pacienzacostanza e baronia
sempre per tein cor d'om se lavora
e laido quanto sentiin lui desfai.



Otugiustiziad'onestà sprendore


O tugiustiziad'onestà sprendore
non parte de vertùma vertù tutta
in te vertù e bon tutto tuttore
neltuo contraro onni malizia addutta.
Non bon ne' rei for te viver pofiore:
podercorp'e spirito in tuo ben frutta;
raina de vertùtunon timore
di cos'hainé de Diobene condutta;
ch'aDioad omo e a catuna cosa
rendi che dei in tempo e inragione
ché dirittura ètte sol amorosa.
De'debili tu retta e tu campione
in cui fortezza onni lor paceposa
tu freno a forti e tu sor lor bastone.



Carissimipiò fiate e or appare


Carissimipiòfiate e or appare
ch'è vizioch'è vertù inpart'alcona
per che se stesso po matto trovare
chi vertùscifa e bon vizio ragiona.
Dio mercénon dea bon coreamare
per se stessa vertù in quanto bona
e simel vizioin lui medesmo odiare?
Quanto via piò per quel che ciascundona?
O miracol doglioso e dispiagente:
vizio obedir a dannoad ontaa morte;
vertù fugir a vitaa prode e priso;
edea inferno cheder maggiormente
e Satanas seguir con penaforte
che con gioi Diobon padrea paradiso!



Tantode vertùfratie dignitate


Tanto devertùfratie dignitate
e sì a razional naturaavene
e tanto in vizio de malignitate
e sì de partetutte i desconvene
che piò val onta e noia e dannitate
convertùche con vizio onor e bene:
ed inferno a vertùsuavitate
serebbe e paradiso a vizio pene.
No aspra mai vertùnaturalmente
né vizio dolce giàse non cadesse
u'ragion in natura e giusto errasse.
Chi fu unque prode omverovalente
non vita prima che vertù perdesse
e non piòmorte che peccato amasse?



Devizi tuttifratie vertù dire


De vizituttifratie vertù dire
longa fora la tela e anoiosa
edi ciòche ditto ècredo venire
onni de vizio e devertude cosa.
Per che chi vol da vizio onni partire
e vertutetener lui delettosa
entendo ben che ciò possa fornire
sefede retta in isperanza posa.
E anco vol saver certo ciascono
chenon vertù po dir se non vogliosa
ose per onor moveinmert'alcono:
libera voglia vole e cher ascosa
far volontercomante un gran comono
ein Dio grazia e suastar graziosa.



Ocarissimi mieiqual è cagione


O carissimimieiqual è cagione
per che sì forte Diodisubidimo?
Ô ch'el sia reoo che 'l non giusto 'npone?
Chés'è ciòcerto non malse 'l fugimo.
Veggiamodonque d'esso onni offensione.
Ô lo bon sommoe di bontutto è primo
ed impon noi che corfatt'e sermone
abbiànlungi d'onni dilaido limo.
Discretorettoagente ordinorrato
vol costum'ogni nostroe a be sia
e che l'un aggiaall'altro in catun fato
amorebonitate e cortesia;
e regno inpregio dars'è ciò servato:
ecco rea di lui tutto evillania.



Necessaromangiar e bere è chiaro

Necessaro mangiar ebere è chiaro
ma non luxuriacred'om dica sperto:
chése necessari' ècomo scamparo
e scampan lei tantieprendon merto?
Ma necessaro el suo stimul apparo
con qualprode è vincente e vil deserto.
Ber e mangiare al tuttoè·lli contraro
ma troppo pió ch'èdilicatoi' ho sperto.
Astenenzi' è ben propio a ciòprovato
e grave senza lei difendimento;
ma tuttavia molti handifesoappare:
tal sé affriggendo e tal ovrand'orrato
tal per forza di cor gran valimento;
e sì senz'astenenza anche può stare.



Figliomio dilettosoin faccia laude

Figlio mio dilettosoin faccia laude
non con descrezionsembramem'archi:
laudasua volonter non saggio l'aude
se tutto laudator giusto benmarchi;
per che laudar me te non cor me laude
tutto che laudemerti e laude marchi:
laudando sparte bon de valor laude
leggeorrando di saggi e non di Marchi.
Ma se che degno sia figliom'acorgo
no amo certo guaire a·tte dicimi
chévolonteri a la tua lauda accorgo.
La grazia tua che «padre»dicimi
ch'è figlio tale assai pagocorgo
purchévera sapienzia a·ppoder cimi.



Giudicaree veder del tutto fermo


Giudicare e veder deltutto fermo
amiconon perten ch'ai divin occhi;
e soventeveden san'omo 'nfermo
e stimian palpar seta e palpiansprocchi;
vencer creden senza ferita schermo
ove fuggir n'ètardo avan rei stocchi.
Ciò pensando non guerr'amo guermo
ché 'l corpo mio non ferro amo 'l tocchi.
Catunrecoglier de'de ch'el somenza
ché 'l mal frutt'ha rendutoel crudel seme
che tanto fo sementato in comenza.
Ben faciascun ciò che venir poteme
e non che fu gran tempo; ela semenza
a ben comun veder vorriane inseme.



GiudiceUbertinin catun fatto


Giudice Ubertinin catunfatto
ove pertegno voiver sor guittone;
quanto tegno delsaver vostro matto
son folle forte e ho rea condizione
eperdo locodove solo accatto
come deseguo voireligione.
Ahiché non servo a Dio giustizia e patto
(e onne impeterebbiorazione!)
como voi di forzo e di savere
e d'ontache neenteè nigrettosa
servite al mondo e dimandate avere
e permolta leggera e venal cosa
vi date tutto epotendoapparere
sembra soave voi cosa noiosa!



Deocon fu dolce e ben aventuroso


Deocon fu dolce eben aventuroso
lo giorno che da me gioia partio
ch'alloradeparti' d'esser noioso
e despiacente a ragione e a Dio.
Allortornò lo mio travaglio a poso
e a saver lo mio folledesio
allora presi cor d'esser gioioso
en guisa talch'onnitormento obbrio.
Ahicomo e quanto allegro esser deggio
poida tua signoriamalvagio Amore
l'alma e 'l corpo mio francatoveggio.
Non piò l'amaro tuo sami dolciore
chében cerno da male e mal da peggio
mercé Luid'onni miobono fattore.



Alcunconto di teconte Gualtieri


Alcun conto di teconte Gualtieri
mi contaché gradir m'è teaudire
sì che non poco en te soe volentieri
tantom'agrada forte ai bon gradire:
e voi siet'esso; homi altomistieri
non piò tardarma servo al tu'desire:
francamente in allegrezza chieri
quanto al mio Signorposso servire.
Ché servir me né te for Lui nondia
ma vietar deggio - ed io lo vieto a tutti -
ciò chesenza luilassooperai. -
E tu vietalbel contein cortesia
litraiti miei e perigliosi motti
und'eo vertude strussi e viziornai.



Guidalosteassai se' lungiamente


Guidalosteassai se'lungiamente
a scola dei cortesi adimorato:
come villano e sìdesconoscente
te trova l'omoe sì mal costumato?
Nonapprendesti che catun valente
tenere dea lo valor suo celato
el'autrui direese alcun mai sente
defendere e covrire in catunlato?
E tu vai predicando 'n ogni canto
a fanciullia villanie a catono
che giostre molte hai vente e pro' se' manto.
Ciascunbiasmi e reo tensì te bono;
onde te pregian matti ecredon tanto
ma galeati saccenti non sono.



Otuom de Bolognasguarda e sente


O tuom deBolognasguarda e sente:
ciò ch'eo te dico a grande prodet'èe;
nel campo intrato se' per far semente
lo qual èpresto a catun seme anch'ee.
Donque se grano aver èttipiacente
mira bense gran sementio chee;
e se sementigioglio com nescente
e gran ricoglier crediahi che van see!
Chénatura né Dio noi sosterria
che ben de mal nascesseo malde bene;
se par talortorna final che dia.
E molto ciòte prova e fermo tene
Toscana e Romagna e Lombardia
che depoco seme l'aie aute han piene.



Giudicede Galluraen vostro amore


Giudice de Galluraen vostro amore
como e quanto è giunta l'alma mia
vostrovalente orrato e car valore
tacer m'offendee dir nol'arderia.
Mase bene poder seguisse core
de fatto amor nonpoco appareria;
ma non n'aggio poderné dirolfiore:
vogli'appo voi che vo piace che dia.
Ragion stima 'namor voglianon fatto
e prod'om dea ciò ch'èragion stimare;
e voimessersorpròsovra ragione.
Nonmia bassezza en vostro altero affare
vi queti: a me materia onnistagione
di bontà vostra è di mia fe contratto.



Guelfoconte e Pucciandonla voce


Guelfo conte ePucciandonla voce
de' gran vocinator de vostro priso
me fersovente e forte in core edoce
in vostro amor ciò che 'n mebono aviso
ché l'alma mia sovente a voi addoce
ovesavor de gioi grand'aggio priso.
Onni savor mi sa reo quasi enoce
inver quel che d'amor dapo m'è viso.
E 'l savorede voiche coco ha beno
è dolce e novo sì chem'amaria
onni altra cosa; und'io certo ragiono
chese vederpotesse onque la dia
ch'io vi vedesse e vi sentisse in sono
chegioi via più che nòi m'abonderia.



Deprusor parteprior de Fiorenza


De prusor parteprior de Fiorenza
amar voi e laudar son convitato;
ma deseguir lo 'nvit'aggio temenza:
bass'om non sembraamand'altosennato.
Ché grave pote amor far permanenza
ford'aguiglianzai posto 'n alcun lato;
e da umel saggi'om tendespiacenza
poi laudi e' merti'n faccia esser laudato.
Nonpoco desavensì como aviso
voler ricever laude o farpresente;
perch'in despregio tale pregi' ho priso:
unde laudarea voi voi son tacente.
D'amor cherer tra noi fume deviso;
mavoi segnore peto e me servente.



Finfoamicodire iovoi presente


Finfo amicodireiovoi presente
qual voi e quanto a me pregio presenta
eprov'appresso vostr'opera gente
lo core mio non già guairetalenta;
e ragion e saver non mel consente
laudar voisi bendegno vi senta.
E voi non sia più laudar me piacente
se'n vostro amor non v'è piacer ch'i' penta.
Nescente contocerto o disleale
laudare amico o ver signore in faccia
setanto o piòcom'el contalui vale.
Laccio coverto d'escaè laudaro' laccia
fellon semprice om e 'l mette amale;
per che chi m'ama a me' laudarme taccia.



Primoe maggio bonoal meo parere


Primo e maggio bonoal meo parere
è ben scerner malizia a bonitate;
secondovizio odiarvertù calere
e a poder seguir talvolontate.
Ma scernere vertù e desvalere
e vizioretenere en amistate
via periglio più porta edespiacere
che 'l longiare per non senn'a vertate.
E poi t'èamico e ver dato sentire
a foll'e vano amor del tutto tace;
nongiàche senti e diciin fatto isfarlo.
Mette nel Dio tuobono desire
il cui amor onni piacente piace
che bono èsommo e gioi gioiosa usarlo!



MesserGentilla ricca e nova pianta


Messer Gentillaricca e nova pianta
de vostra cara e orrata persona
è degenerazion tal e tamanta
e tanta è radicata in terrabona
che se la colta sapienza manta
e' defendeno spina einnocci' alcona
feraaltezza ella tende in tanta
e frutto finportar porea corona.
Peròmercénon siate a viziovago
né negrigente a ben forte pugnando
chévizio strugge onorcom foco paglia.
Né vostro core maivegiase pago
a bense meglior trova; megliorando
sembri valerenenteove più vaglia.



Nongià me greve fa d'amor la salma


Non giàme greve fa d'amor la salma
messer Bandinsì fu 'noratosommo;
ma tuttavia m'agrata e bel m'ès'alma
e cor n'hodislogato e franc'om son mo.
Tutto se dica ch'omo d'amors'alma
ogni contrado vendal pede al sommo.
Ragion'èse n'è dire proen salma
onde sì 'l sento ben etutto somm'ho;
ch'agiatamente in me scend'e sal mo
vera gioiache di vero ben disomma;
ond'io mi pago assaise paga asalm'ho.
Ben diritto è 'n ciò seguire somma
voiche non credo piaccia or esto salmo.
Seguita amareonque il malno v'asomma.



MastroBandinse mai dett'ho d'amore


Mastro Bandinsemai dett'ho d'amore
che del suo bene più ch'altr'om m'hadato
ché poco certo fedel servidore
se ver dir voglioson de lui istato
e picciul son de scenza e de valore
ver ciòche 'n alto loco hami locato
viso m'è che voi de maggiorcore
dovete en lui biasmar esser trovato
che de tutto valorvalete manto
e de gran fe fedel siete lui stato
per tal che benpiù valse Elena alquanto;
e onque non ne fust'anchemertato
né 'n lei trovaste cosa und'esca canto
anchen'abiate 'n vano assai cantato.



Tutt'elmaggiore bono amistà sia


Tutt'el maggiorebono amistà sia
che la natura umana in terra tegna
nonpoco giàma molt'om guardar dia
con quale far lui amistàconvegna.
Chécomo nemistàè quasi ria
onniamistà ch'a om non bono vegna;
efattategno el mantenerfollia;
e bel partir saversaver desegna.
Non donquevergogn'om bel desusarla
ché non vergogna giàmapregio apporta:
vergogni ben chi mal provide in farla.
Laudo tech'hai me sì amistà torta
ma non nemistàsembri; almen mi parla
ein loco d'amorcortesia porta.



GiudiceGherardoah meche stroppo


Giudice Gherardoahmeche stroppo
se 'l tuo decreto fusse appo alcun ladro
u setu fussi in India over qui zoppo
poi devenuto se' tantoleggiadro!
Unde me grava ben vicin che troppo
ma tuttavia comeposso vadro
ché de bass'amistà sciolt'hai elgroppo
e me non pregi più quasi ch'un giadro.
E certotutto 'l men non mi prestrabbo
a vettura a villan come tal so
erecevere 'n pregio onni legume.
E io medesmo alcuna leccaidrabbo
prest'èse me - poi d'esto mester so -
no 'lmio piò schifi che l'altrui ruzume.



Beneveggio ch'è chi te rabuffa


Bene veggioch'è chi te rabuffa
e carda dal capo infin a le centre
chepiò leggeramente assai te ciuffa
che se te chere e pregiesser valentre.
Ma che te mova umilità è buffa
chegià umile me non fustimentre
non dottasti aver meco laciuffa
de te che grand'è a cor picciul on v'entre.
Mache te mosse? Almeno io abbo
per folle dir procacciat'unsatollo
al qual me' converria ventre di lupo.
Ma ciòch'eo dico non tener a gabbo;
se 'n digiunar mi fai torcer locollo
pensa pur di trovar loc'alto o cupo.



Senon credesse dispiacere a Dio


Se non credessedispiacere a Dio
malederea el giorno e 'l mese e l'anno
chevoi ricco venisteamico mio
che nòi m'addusse adesso egiunse danno.
Chémentre povero fuste com'io
non giàparlarmi vi sembrava affanno;
ma tanto poi riccorv'inlegiadrìo
lettere mie da voi non respost'hanno.
Setoller me amico riccor dia
non degni Dio che mai riccodevegna:
onor d'amico piacenter mi sia.
E se pur ricco farnealcun ne degna
degni partirme ogni piacenza mia
sì chememoria mai di lui non tegna.



Picciule vile om grande e car tenire


Picciul e vile omgrande e car tenire
e chi non val contar di gran valore
èlosingao gabbao mal sentire
o molta otulitao troppoamore.
E voiDon Zenocaro mio bon sire
se me mettete onnicos'a lausore
che de me e del mio deame sortire
ha giustiziavia piò onta ch'onore.
Lausengergabbador enesciente
creder voi già non posso né oso
contradiritto e contra oppinione.
Resta donque oramai chesolamente
umilitàcore troppo amoroso
obbriò voiin me laudar ragione.



Veromio de vendemmia compare


Vero mio de vendemmiacompare
messer Gherardopodestà d'Ancona
leggedecreto e scenzia assai mi pare
che leggete e saveteo' siragiona
ed amor ed onorpadredonare
e cavallaria novau'par depona
el piò avar avarizia e largheggiare
penaallora e auro in pregio dona.
Non mova già de le man vostreil cardo
il qual sempre portastealtrui cardando;
ma parme 'lcardo divenuto or graffio
e voi di giocular fatto piccardo
arnesie gioi rapendo e derobbando
chi n'agiapoi che 'l veder nonaffio.



Lodire e 'l fatto tutto certo e 'l sono


Lo dire e'l fatto tutto certo e 'l sono
piacem'assai certodelettofiglio;
perché in amor tuo lo core pono
in prode tetenere m'assottiglio.
For che m'engiuliasti in pontoalcono
troppo servendo in che vengiar non viglio.
In taleengiulia assai degn'è perdono
ingiuriando sì non tesimiglio.
Crede figlio mionon già io taccia
a tuttociò che te voler s'addia;
ma tuttavia de me nonconfidare;
maquanto poicon Dio stretto t'abbraccia
e tuttosolo lui piacer desia:
confida d'essoe non temere orrare.



Vogl'eragion mi convit'e rechere


Vogl'e ragion miconvit'e rechere
in voi laudarvalente e car valore;
mapicciul mio e gran vostro savere
e troppo umilità mi fatemore.
Lo picciul meo è non bene accompiere
o' laragion de vostro orrato onore;
vostro grand'èch'omosaggial d'odere:
chi lauda in faccia lo fragella in core.
Eumiltàcui è propio biasmare
e vil tener lo suoposseditore
sì come vil alt'om caro stimare
temo vimetta laude in disamore;
perch'io mi taccio e vi lasso laudare
aquel sommo etternal ben laudatore.



Lonom' al vero fatt' ha parentado

Lo nom' al vero fatt'ha parentado:
le vacche par che t'abbian abracciato
over chet'han le streg' amaliato
tanto da lunga se' partit' o' vado.
Zaradirieto m'ha gittato 'l dado:
ciò non serea se l'avessegrappato.
Allegro sontu Meo che se' tornato;
se pelegrinfusticiò m'è a grado.
Noncredonato fusti daPistoia
ma da Pistoia fu la tua venuta
sì tardomovimento far ti sento.
Natura ten' pur di mulin da vento:
nunloco mostra sempre tua paruta;
chi sol è a sénonvive senza noia.





Inogne cosa vol senno e misura


In ogne cosa volsenno e misura
perché valor pregiato insegna fare;
chénon è l'om laudato per riccura
ma per isforzo de boncostumare.
En tutte cose sì conven paura
perch'ell'èforte cosa il cominciare;
ché 'l mal comenzo tardi vegiodura;
però convien dinanti l'om pensare.
Ma chi se movebentardi se pente
se d'altrui o da sé èconsigliato;
e ne' gran fatti non sia corrente
ché lodiritto senno sì è biasmato.
Però n'agiatecura in voi valente
ch'onor rechere lo ben costumato.



Tantoè Dio di servito esser degno


Tanto èDio di servito esser degno
chi più lo serveel po nullastimare
e tanto grave ingiuriarl'envegno
chi men l'engiuriael po non sadisfare.
Né bon per sé sperando ha certosegno
e sì non reo in Dio dea desperare:
misericordia ètutto el magior regno
che bono aggia o non bono undefidare.
Giustizia e Pietate hanno amicizia
e che vol l'unal'autra in Dio disia.
Ché non Giustizia om mai dannapoipente
né mercé dà mercévivamalizia.
Giustizia vole e sa mercé cui dia
e essa delei puna om dur nocente.



Credosavete benmesser Onesto

Credo savete benmesserOnesto
che proceder dal fatto il nome dia;
e chi nome haprende rispetto d'esto:
che concordevol fatto al nome sia.
Che'l ramese·l nomi auroio te·l detesto
e l'aurorame anco nel falso stia.
Ed e' donqua cosìmesseronesto
mutarvi nomeover fattovorria.
Sì come benprofetarme nomando
mercé miatant' hoguittoneggiato
beatoaccanto voitanto restando.
Vostronomemessereè caro e orrato
lo meo assai ontoso e vilpensando;
ma al vostro non vorrei aver cangiato.
Credo savetebenmesser Onesto
che proceder dal fatto il nome dia;
e chinome haprende rispetto d'esto
che concordevol fatto al nomesia.
Ché 'l ramese 'l nomi auroio tel detesto
el'auro rame anco nel falso stia.
Ed è donqua cosìmesseronesto
mutarvi nomeo ver fatto vorria.
Sì comeben profetarme nomando:
mercé miatant'hoguittoneggiato
beato accanto voi tanto restando.
Vostro nomemessereè caro e orrato
lo meo assai ontoso e vilpensando;
ma al vostro non vorrei aver cangiato.



Omofallitoplen de van penseri

Omo fallitoplen de vanpenseri
come ti po lo mal tanto abellire?
Dignitatericchezzae pompa cheri?
soperbia e delettanza vòi seguire?
No tiremembra che come coreri
se' in questo mondo pleno difallire?
morendo veggio par che nascessi ieri:
nulla ne porti eno sai ove gire.
Or donqua che no pensi en te stessi
che badiaver un giorno benenanza
per esser mille tristo e tormentoso?
Cometerresti folle che prendessi
aver un punto ben ed allegranza
peraver planto eterno e doloroso!



AteMontuccioed agli altriil cui nomo

A teMontuccioed agli altriil cui nomo
non già volontiermolto agio 'n obrio
a cui intendo che savoro ha 'l mi pomo
chemena il piccioletto arboscel mio
non diragio ora giàquanto e como
disiosodi voi agio desio;
ma dico tanto benche nel meo domo
con voi sovente gioi prendo e ricrio.
E poide' pomi miei prender vi piace
per Dioda' venenosi or viguardate
li quali eo ritrattai come mortali;
ma quellichetriaca io so verace
contra essi e contr'ogne veleno usate
aciò che 'n vita siate eternali.



Chebon Dio sommo sia creatore


Che bon Dio sommo siacreatore
provan soi creatore
che bone tutte sonnatoralmente
e de filosofi anche onne maggiore;
e bon sommofattore
fattura far non bona è non possente.
Bone feceletutte e om migliore
ma fel di sé signore
chéservo animal tal convenia nente.
E non male ni ben merteriafiore
non fusse 'n su valore
e non mertando averfora nongente.
Petro bon fece e me ma non in petro
con el si mal enpetro
che qual semente tal ricoglie becche
non da ben om malpecche
ven bon lungiando or suo fa men de vetro.
S'essa dannardea dio om fallo e che?
che pecca o fai che secche
giàquanti vol de boni a val de retro
e salvar bon no metro
d'onorfa maggio che danar bavecche.





Obon Gesùov'è core


O bon Gesùov'è core
crudel tanto e spietato
che veggia tecrucciato
e non pianto porti e dolore?
O bon Gesùnon èragion che doglia
(né allegri giammai chi non doleora)
poi 'ntende la tua dogliosa doglia
e manifesta vedela infigora?
Ahicome non dole omo o non cordoglia
ove dole onnifera creatora?
Pianserolasso!le mura
e cielo e terraah!dolore
del bon signor lor mostrando;
noi ne gim quasigabando:
tanto è fellon nostro core!
O ben Gesùmiri catono
quanto è ragion di te doler corale!
Tu primoomo facesti ad onni bono
riccofrancosano e non mortale;
essonon te pregiando e tu' gran dono
a la gran peca sua fu messo amale.
Misero fatto e mortale
vivendo e morendo a tristore
poimort'è legato in inferno
ove seria stato in eterno
demonilui possessore.
O bon Gesùtu troppo amando
la carnenostravil tantoprendesti;
scendesti a terranoi a cielmontando
efacendo noi diiom te facesti.
Riccoronoregioia a noi donando
povertà nostra e ointa e nòiprendesti;
e prender te permettesti
de pregion mettendonefore;
sputofragelli e morte
laida prendesti traforte
vitanoi dando tuttore.
O bon Gesùtu creatore
dei nostripadri e nostro; e tu messere
di vertùdi savere e divalore
di soavitàdi pregio e di piacere
e d'onninostro ben solo datore;
conservatorfor cui chi più valpere
in cui compiuto savere
larghezza somma e riccore
vertùe giustizia e potenza
e lealtà tutt'e piagenza
e tuttobonmal non fiore.
O bon Gesùnoi vedemo te
comemendico a piede afritto andare;
afamatoasetato e nudo se'
némagion hainé cosa alcunapare.
Or non se' tu di ciel eterra re?
Ricco cui e quanto e senz'alcun pare?
O perchétanto abassare
e far te de maggio menore?
Venuto se' tantotrabasso
solo montandonelasso!
ad onni compiuto riccore.
Obon Gesùtetal barone
vedemo lassopreso edenudato
legato en tondosiccome ladrone;
e 'l tuo bel visobattuto e sputacchiato;
apresso in croce afittoa pogione
beverfelede lancia esser piagato!
E già non fu tuopeccato
ché non fai che bono o migliore;
ma latrocinionostro fue
und'appeso e morto se' tue
tale nostro e tantosignore.
O bon Gesùtu contristato
e di cielo e diterra onni allegrezza!
Preso è solvitor d'ognilegato
laidita e lividata ogni bellezza
onore tutto e piacerdisorrato;
è dannata giustizia a falsezza
e disolat'ègrandezza
è vita e morte a dolore!
E di tutto ciòche ditt'aggio
el fellon nostro coraggio
no nd'ha pietàné amore.
O bon Gesùche villania
e chefellonesca e crudel crudeltate
vederte a talee saver per noisia
non piangerné doler di pietate!
O lassolasso!Chi non piangeria
se tal dolor vedesse a un suo frate?
Or noidolem spesse fiate
di fera - ahom traditore! -
e de pena viapiù leggera!
De tesommo benper sì fera
com'ènon ciascun piangitore?
O ben Gesùcom'èragione
chi non vol de la tua doglia dolere
allegrade latua resurrezione
e senza pena teco sostenere
ch'èoltraggiosa? E matta è pensagione
pensar nel gaudio tuoteco gaudere
mertar onta e danno tenere
omo che pro cher'eonore
ove affannare vol nente.
Nol chera mai corvalente
senza operar lìvalore.
O bon Gesùapre el core
nostrocrudelduro tanto
ritenendoa far di tepianto
com aigua 'n ispungiadolore.



Graziosae pia


Graziosa e pia
virgo dolce Maria
permercé ne 'nvia - a salvamento!
Enviane a bon porto
veronostro conforto
per le cui man n'è porto - tutto bene;
inla cui pietanza
tutt'è nostra speranza
che ne doniallegranza - e tolla pene;
chéfor tuo dolce aiuto
catunfora perduto
sì come credotant'èfallimento.
Adonquedolce amore
gioia d'alm'e di core
dìperfetto savore - ed etternale
come noi po più cosa
dicore stare amorosa
che servir tepietosa- poi si vale?
Chében po star sicuro
chi ben t'am'a cor puro
d'esser pago intutto el suo talento.
Ahiperché sì nonpiace
acquistar te verace
come l'aver fallace - d'estomondo?
Già qual fusse signore
d'ogni terren riccore
nogl'impierebbe core- tant'è perfondo.
Ma solo è Diopossente
in pagar tutta gente
di tutto sommo eternalpagamento.
O cor dur e fellone
mira com'hai ragione
d'onnipart'e cagione - in Cristo amare
ch'ell'è tuo creatore
edel ben ch'hai datore
e che mortal dolore - volle portare
peradurce de noia
a la celestial gioia;
e ragion n'haichéd'un ben te dà cento.
Ma sì t'ha gransavore
lass'omterren dolciore
che del tuo criatore - non tisovene.
Ma certo poi la morte
troppo 'l comperrai forte
chéd'ogni dolor sorte - e onni pene
verran sovra telasso
eserai vano e casso
del gran dolciorch'al bono ha Dioconvento.
Ahiper Diobona gente
non più sìmalamente
seguiamo ad iscente - nostro danno!
Mettiamo in Dioservire
tutto coral desire
ché veggio ad om soffrire -gran tempo affanno
sol per gaudere un'ora.
Ahiperchénon labora
per istar mai sempre a sì gran gaudimento?
Vivae surgente vena
la qual ben tutto mena
preziosa reina -celestiale
per tua santa mercede
sovra de noi provede
chéforte ciascun sede- forte male!
Ma tuche poderosa
cortesee pietosa
se' tantomette in noi consulamento!



Meravigliosobeato

Meraviglioso beato
e coronato -d'onore!
Onor sé onor' acresce
a guisa de pesce - ingran mare
e vizio s'asconde e perisce
e vertù notrisce- a ben fare
sì come certo appare
per teDomenicosanto
unde aggio canto - in amore.
O nome ben seguitato
eonorato - dal fatto
Domenico degno nomato
a Domino dato - forpatto
chi tanto fu per Dio tratto
già fa mill'anni invertute
d'onni salute - coltore?
Agricola a nostro Signore
nonterra ma cor' - coltando
fedesperanz' e amore
con vivo valor- sementando:
oh quanti beni pugnando
fai [di] disertigiardini
con pomi di fin - savore!
Tu mastro reggendo e'nsegnando
medico sanando - oni 'nfermo
rustica cadutilevando
pilastro fermando - el non fermo
nel secul e inchiostro e in ermo
per costumivita e dottrina
la qual purs'afina - in valore;
a la Chiesa tu defensione
e forte campïone- eretto
tude' fedel' guarigione
e restorazione - erefetto
a ciascun mendo e defetto
t'ha per socorso noi dato
lonostro orrato - Signore.
Erore e stoltezza abondava
e catunostava - ne muto;
fede e vertù amortava
und'era 'l seculperduto
no'nd'avesse Dio proveduto
di teper cui benreformato
e amendat[o] - e follore.
O vero Domenicopoi
volesti da noi - allungiare
lassastinepadree a coi?
aifigliuoi tuoi- minestrare
di cui onni ben form'appare
e verospecchio u' s'agenza
ciascun c'ha piagenza - in amore.
Luxmundi e sal terre son certo
segondo in aperto - fa prova
elsovrabondoso lor merto
unde ciascun merto - par mova.
Chi miasentenza riprova
o vole di ciò faccia fede
ch'aperto sivede - tuttore?
Forse ch'io perdo tacere
poi non so compiere -aonore:
ché vertù di tanto savere
sommo chere -laudatore.
Und'eo serò tacitore;
ma tuttavia ciòch'è ditto
ascondo ni gitto - non fiore.



BeatoFrancescoin te laudare


Beato Francescoin telaudare
ragione aggi'e volere;
ma prendo unde savere
degnitàtanta in suo degno retrare?
Saver mi manca (e nullo è quasitanto)
e degnità assai via maggiormente
chédignissimo saggio e magno manto
gabbo e non laudolaudar l'omnesciente:
a grazioso in tutto e santo tanto
de miser ontoso omlaud'è non gente:
non conven pentulaio auro ovrare
enon de baronia
ni de filosofia
alpestro pecoraio omotrattare.
Non degno èsegnor meomagno ree
toccare ombrutto bel tanto bellore;
ma sì mi stringe amorlaudandotee
poi benigno te soe sostenitore.
Pur laudaria; ma quand'eomiro chee
laudar deggio valente e car valore
e quanto e qualde parte onni appare
magnomirabeldegno
quasi ismarrutovegno
e lo vil mio saver teme e dispare.
E se dotta lo meoparvo savere
a la faccia del tuo nobel valore
reprendel chiben dea fanciul temere
intrare in campo con campion forzore.
Ede cui scienza umana ave podere
che con valenza tua prendesseonore
che in largo occupa terra e mare
e cielo onne inalto?
Chi 'n lei ten donque assalto
èpiù ancheche semprein abondare.
E perché parva era umanascienza
e non degno om omo angel laudando
prese Dio la tualaude in sua potenza
tuo caro merto degno orrato orrando;
e noin direu' non ben par valenza
ma in mirabili fatti essaprovando;
ché più fiate augelli te feceonrare
ubidendo e seguendo
e a mortisurgendo
la tua caravertù fece parlare.
Ohquanto quanto e di manierequante
nei toi gran merti degni onrar pugnoe
in miraculi magnie grazie mante!
E tuttosembralui poco sembroe:
parvo parmagno far a magno amante;
unde orrevel del ciel te visitoe;
nond'angel giàné d'arcangelni pare:
ma di cherubinmaggio
magno esser messaggio
da magno a magno deasor magnoaffare.
Magno è Dio sommoe tu per lui tragrande
emister magno è tenbon laudar tale
e ben pascendo amorportar vivande
che fo da Dio a te vero e corale;
checomecerto in iscrittura pande
simile se desìa onni animale
esimel Dio chi lui pugna sembrare;
unde te che 'l pugnasti
sìonni altro obriasti
è prova el deggia d'amor tuttoamare.
Magne de tua vertùmagne d'amore
da Dio a te sonprove estee son nente
inver che c'è sorgrande esormaggiore
e sola tuach'è maggio e maggiormente
chéciò che fu en sé maggio e megliore
le suoi piaghemise in te apertamente;
e ciò per magne due coseasegnare:
una provando como
la via si è 'l tuo dentroomo;
altra teco una cosa esser mostrare.
Merabel meraviglia ocosa nova
quale è tua pare? Parli e sé nonceli.
Maggiom'è visote tal prova approva
che se'nchinati te fusser li celi
o toltao datacomo a Eliapiova
e suscitati in te tutti fedeli
o fusse Cristo in propiaforma in are
o in terra a te sceso
o suo spirto in teacceso
o se tu fatto in sua fazion su' pare.
Nascer de Cristoe tutta umanitate
fue mirabel magno oltr'onni conto;
ma fior efrutto d'essa e bonitate
suoi piaghe fuoroin qual se' tecongionto.
Ohquanta e quale è tua gran degnitate!
Beatoanche in via grande alto ponto
debber segni essi a segno in tesegnare;
che como in esso Cristo
salvò seculoesto
salute essa dovei tu reformare.
Isformata e quasimort'era salute
errore e vizio contra essa pugnando
quando tucon magna onni vertute
levastiforte e prolorcontastando.
Lingue parlanti inique hai fatte mute
e muteparlatrici e a bon trattando.
Ciech'era 'l mondo: tu failovisare
lebroso: hailo mondato
morto: l'hai suscitato
scesoa inferno: failo a ciel montare.
Segnano anche altro esti segni inteie.
Dice Cristo: chi vol poi me venire
tolla la croce sua esegua meie;
cioè piaghe suoie deggia in cor sculpire
enel suo dire e far portarle in seie;
e chi non ciònon polver cristian dire.
Unde tuche dovei ricoverare
in vita vera evoce
di penetenza croce
mertasti gonfalon esso portare.
Talse' e tanto e via maggio che tale;
e nei toi figli ohquant'alzigrandezza
in cui valore onni valente vale;
dator di scienza edi vertùfortezza
vit'e bellor del mondo e lumealquale
parva valenza sole hav'e chiarezza
che dentro allumancori e i fan fruttare
accendon caritate
schiaranveritate
diseccan vizi e fan vertù granare.
Ohquantoamorequanta devozione
quanta subgezione e reverenza
deono tee tuoi d'onni ragione
tutti cristiancon tutti ogni piagenza
acui asemproa cui ammonizione
hanno quasi quanto hanno divalenza!
Ben tenuti semo donque laudare
reveriregradire
ete e i toi seguire
con devozione tutta pugnare.
MercédonqueMesser; me perdonare
a te piaccia e ai toi
se nonlaudat'ho voi
degnoché non finire so cominciare.



Vegna- vegna - chi vole giocundare

Vegna- vegna - chivole giocundare
e a la danza se tegna.
Vegnavegnagiocundie gioi[a] faccia
chi ama Teda cui sol' onni gioia;
e chi nonT'amaAmornon aggia faccia
di giocundare in matera denoia.
Degna- degna; - non pò che reo portare
chi Tegioiosodisdegna.
No è mai gioia né solacciovero
che'n Te amarGesù sponso meo caro:
tant' amabelse' tutto e piacentero
dolc' è Tec' onni dolce e onniamaro.
Tegna- tegna - lo core in Te amare
sì chetutt'altro disdegna.
Profet'e santi invitan noiAmore
che 'nallegranza Te dovemo amare
e cantar canti e inni in Tuolausore
und'onni lauda e onni gloria pare.
Stregna- stregna -Amor noi sempre fare
ciò che d[e]ritto n'asegna.
O vitavital per cui eo vivo
for cui vivendo moro e vivo a morte
egaudio per cui gaudo e son gioivo
for cui gaudendo onni dolor misorte
degna- degna - la mia alma sponsare
e farlaTe tuttadegna.
O vero gaudio del mio spirtogauda
con tutto piacer diTe l'alma mia
sì che Tuo viso veggia e Tua voce auda
loco've gaudio tutto eternal sia.
Regna- regna - in me sìche regnare
mi faccia com' giusto regna.
Or venitevenite egiocundate
sponse del mio Signore e donne mie
e detutt'allegrezza v'allegrate
amando Lui de pur cor ciascundie.
Sdegna- sdegna - bon cor ciò che non pare
'al suoSegnor ben s'avegna.
Tegna- tegnachi cher penepenare
e aTua danza non vegna.



Padredei padri miei e mio messere


Padre dei padri mieie mio messere
fra Loderigodoglia e gioi m'adduce
grave tantasor voi tribulazione:
doglia in compassione
di frate e padre esignor meo savere
che nocimento ha tanto e nullo noce;
chégrave è molto malmal meritando
ma fort'è moltopiùmertando bene.
Quando retto om sostene
malchemertaonranza èma non magna;
e merta onta chilagna
prender che ha mertato;
ma onor grande onrato
èmal ben sostenereben operando
e via molto bene render demale
amor d'odio corale.
Bene render de ben che pregioaggrata?
In ciò quasi om mercata.
Vertù ècoronata
e pregio caro ha benmal repugnando.
E ciòcar messer padrein gioi mi scende
ché tale voi del tuttoessere penso
poi propio è di saggio omo valente;
chéproduceli in mente
onni dannoch'è for e in poderprende
e gioi porgeli in core e doglia in senso;
che deliziecarnale e temporale
se sa nemicheunde nemico èloro
perché dol di ben loro
del male allegra e lodesia e trova:
e tale propia è prova
de crestiancavaleri.
Grande forte misteri
a prova manifesta omo chevale
ché forte e grande om ben ben vi fina
e vi gaudev'affina;
ma quale ècomo eodebile e poco
quasi n'ècera a foco:
non prende om pro suo loco
vilcredendol tenerruina male.
Messer padredel cor meo la cervice
devotamente aipiei vostri s'enchina.
Ove grazia è devina
chi nonrendere dea grazi'e amore?
Mercécar meo Signore:
datemiin vostro core
alcuno loco ov'albergh'eose lice.
Messermercépadrein pietate:
vostra paternitate
bene in mesempre operate
se la divina meglio operi in voi.



Guidoconte Novellose om da pare


Guido conte Novellose om da pare
ingiurie porta magne in paceè manto;
mavia più troppose da suo menore;
e molto avanteben demal rendendo.
E dea tal mai chi prende ingiuriare
o non bonoalcun fare a bono tanto?
Villan troppo è maggio a chimaggiore
no studiar molto a bon bon respondendo;
e quanto piùde ben rendere male!
E se da om omo anta
e taleda Dio piùquant'ha?
Quanto e' meglio èmaggio
laid'èlaidir l'oltraggio.
Dio donquere dei reibon di bon quale?
Voitenuto maggio intra i maggiori
e non più grande chediscreto e retto
meritando e grazendo ov'è nonmerto
serete solo in Dio donque indescreto?
Tutte descreziontutti valori
per vilivani e per ontosi metto
de chi non bonluibono tanto esperto;
e chi lui bonoe' ha bon quanto deaqueto.
Laido laidisce tutto epiùbello. Guardate
mercédonque a non laidire
e gradite grazire
le grazie e i piacersoi
almen quanto gli altroi;
epoi vol voimercénonlui scifate.
Bono havi fatto e moltoe fa megli'ora
chélo migliore in bono de bono amore
v'ha sementato in core.
Mercében lo coltate
ma se non lo locate
tanti averàcontraritemo mora.



MesserPetro da Massa legato


Messer Petro da Massalegato
se di tal fusse e tanta autoritate
che lauda viporgesse el meo laudare
e fusse sì de parte altrasennato
che la cara di voi gran bonitate
bene potesse inragion sua pregiare
a vertà di ciò fare
èragion e mercé vostra e talento.
Ma come malvagio ompicciulo e vile
bonomagno e gentile
pregiar pochésuo pregiar è despregio
e lo despregiar pregio?
E se bonfusse e grande e onrato omo
con saver parvocomo
in voipregeria scienza e vertù magno?
E si bon fusse e saggio acompimento
anchemesserspavento
che voicome saggia umilpersona
non laude amiate alcona;
perch'iocontra piacerdiciò rimagno.
Come non dea voi già noioso dire
lovostro onrato car nobele onore
simel fedele amor che portovoi;
ché non già stima degno el meo plagire
adamico omo dir o a segnore
quale e quanto onor bon ave loi
madetti e fatti soi
quando convenprovar deggian quanto ama.
Maiomesserche parva aggio potenza
e vile onnevalenza
quant'aggio e quale in voi ver bono amore
non partuirpo core:
tenelo in ventre e vol non poi guaimenta;
ma si voigià talenta
saver s'io v'amovoi no me guardate.
Valoreè quello che core ad amar chiama
prendelaccia einnama
e di quanto valore valpiù piace;
e amor piùface
piacerequanto più ha podestate.



Soventevegio saggio


Sovente vegio saggio
per lo qualmeve pare
che pare - nulla cosa ad onor sia.
Però l'hoben per saggio
chi sovr'ogn'altra cosa
lo cosa - sì inséch'ello lì sia.
E di tutto mio senno
sìdimostro ed asenno
a chi volel audire
per ragion del meodire:
perché sormonta onor tutt'altro bene;
e qual èquella via
ch'a onore omo envia;
e con si vol tenere
e savermantenere
l'onorepoi che acquistato è tal bene.
Onoreè quello frutto
che de valore avene;
avene - e adorna locore e la vita.
E già non ave frutto
cosaove non haparte:
disparte- a tutto reo sta e fa vita.
Ov'è bensuo soggiorno
e di notte e di giorno
tanta gioia v'apare
nonporia venir pare
d'alcuno loco; e cosa altra no regna
sìben compi ed affini
tutti piaceri fini.
Altro l'om nonapporta
quando morte il traporta;
donque val meglio ch'emperi oche regna.
La via ch'a ciò l'om mena
è prodezzaed ardire
e dire - e farch'ai boni amico sia;
far di sébella mena
con vita adorna e gente;
e 'n gente - tutta usar bencortesia;
vivere sempre ad atti
che la gente gli adatti;
beneamico ad amici
de' stare; e a nemici
bene nemico d'opera e deviso;
e sia leale e largo
del suo poder a largo;
e sealquanto isforza
l'om de valer sua forza
in tutte coseben èsì com'eo viso.
Tener volese como
la detta dolzevia
ch'envia - l'omo a loco sì piacente?
Di tal guisach'omo
che sia valente e prode
sì prode- como deasi' a la gente.
Donqua si volch'affatto
(e ciò ètutto fatto)
misura guidi e tegna
ed a' freni si tegna
evaglia tanto quanto valer dia;
ché da poi sì pare
ala gentesi pare
che lo valore avegna
unde venir s'avegna
perche ciascuno in suo tenor se dia.
Or mi convene fare
delmantenere saggio
se saggio - sonper ben finar mio conto.
Madi sì grande affare
a ver bon porto adire
a dire - meconverrebbe esser ben conto;
ciò che neiente soe.
Parlosiccome soe;
però non mi riprenda
alcun omoma prenda
eveggia avante più ch'eo non gli asenno.
Chi vol mantenerpregio
guardi ben che dispregio
d'alcuna mala parte
en luinon tegna parte:
ciò è a far co la vertù delsenno.
Al Novel Conte Guido
canzone meate guido
perché'n sua via ben regna
e ben de tutti regna:
serebbe degno diportar corona.
Però non disisperi
lo suo valormasperi
che tant'alto èse Dio
mi doni onorech'io
lopens'anche segnor di qui a Corona.
E poi da lui te parte
ed inciascuna parte
briga per tutti regni.
Ove tu credi regni
omod'onormostralite gente
e me' promette prode.
Tutto eo nonsia prode
amo sovr'onni cosa
quel che prod'omo cosa
e vòiper cortesia siagli piacente.
Creda ciascunched io
parlod'onor con Dio
for cui onor ni prode
non fu giàni omprode.
Da lui è sol quant'om dir po bon sia.
Peròservendoamando
facemo a lui dimando
di quanto a noipertene
ché core prod'ei tene
in dare a catun piùch'el non desia.



Chipote departire


Chi pote departire
d'esto secolmalvagio el suo talento
ahicome grand'è lui bonaventura!
Ché tutto e' de' fallire
e quello che ci hapiù di tenimento
più tene in sé d'affanno edi rancura;
e ciascun om per sé pote vedere
che noia edespiacere
sosteneci più ch'agio o che piagenza;
e nongià mai potenza
aver poria la lingua a divisare
la noiae lo penare
ma divisar la gioi leggera è cosa
poivedemo che tutta a nòi reposa.
Ma queiche 'n Dioservire
hanno locato loro intendimento
son partuti d'affanno eda paura.
Ben molti usan a dire
ch'angosciosa e di grandeincrescimento
sia quella vita che per lor si dura
ma pare a meched e' hon van parere
ché tanto de piacere
graziadivina dona e loro agenza
ch'è lor di ciòguerenza
e face lor parer gioia 'l penare;
e lo dolzesperare
che 'l guiderdon del bon servir lor cosa
fa semprestar la lor vita gioiosa.
Già non hanno a fornire
desecular misteriunde tormento
crudele e duro segue e ventuttora
ché catuno a venire
se pena a ciò chepaghi el suo talento
e con più ci ha d'averpiù ciha rancura;
ché non li pagheria el suo volere
chi lidesse 'n podere
lo mondo tutto a tutta sua piagenza:
sempreaveria voglienza
che lo faria languire e tormentare.
Cosìgià mai posare
non po la mentetant'ètempestosa
da poi ch'è d'esto secol disiosa.
Semprehanno a possedere
quelli che servon Dio più piacimento
edi travaglio meno e di bruttura;
ma se quanto vedere
po l'omoad esto secol di tormento
sostenesser servendo a fede pura
sìfora mei più ch'eo non porea dire;
che non serebbeavere
quantunque ha d'esto secol di piagenza
for la Diobenvoglienza;
perch'è cosa che poco ave a durare
e poilo tormentare
dura mai sempreché fallir non osa;
nédei servi de Dio gioi dilettosa.
Donque pon ben vedire
quelliche mondan hanno intendimento
che troppo ha li 'n poder malanatura.
Qui hanno a sostenere
poco molto di bene a grantormento;
apresso pon vedir s'hon aventura
di perder quelriccorlo cui valere
non se poria mai dire
e dura tutto tempofor fallenza.
E là du' no guerenza
poranno aver disempre tormentare
li converrà regnare.
AhiDeocomomi sembra fera cosa
fuggir lo bene e fare al mal reposa!
SerOrlando da Chiusi
sì vi tene avere
che non partitefior di sua piagenza:
perch'agiate parvenza
vi face el mondo eDio sempre portare
e a ciascuno dare
sua parte e sua bastanzain onni cosa
perch'al piacer ben de ciascun vi posa.



Omosaccente vero


Omo saccente vero
la cui parolaapprova ogniunque saggio
sentina d'onni vizio l'ozio conta;
eper contraromonta
d'onne vertute operazion e loco;
und'eolaudo mistero
perché solo a valer punge coraggio
forcui lo più valente ozio aunta
e per cui forte giunta
invervalor om desvalente e poco.
Como savere appare u' non misteri
vercernendo da falso e ben da male?
E proezza che vale
o' noncontrar alcono?
E pazienza o bono?
Nulla è medicinau'nullo è male
esìnullo è valore
ovenull'ha u' provi;
donque desii e trovi
chi valer vollabore
for cui pregi'e valore
più che villannon hagià cavaleri.
E voiamicoa cui intendo faccia
bisognoassalto d'onni partechere
vostro valor vedere
e che valsapienzia
u' non è pazienzia
e vol d'onor de prode e depiacere
secondo el valimento
de catun ben pagare.
Piacciavidi forzare;
e valor e talento
non bon cominciamento
tornanoa fin ch'apiacenti e a Dio piaccia.



Comuneperta fa comun dolore

Comune perta fa comun dolore
ecomuno dolore comun pianto;
per che chere onni bon piangerragione:
perduto ha vero suo padre Valore
e Pregio amico bonoe grande manto
e valente ciascun suo compagnone
Giacomo daLeonain tebel frate.
Oh che crudele ed amaroso amaro
ne laperdita tua gustar dea core
che gustò lo dolzore
deidolci e veri tuoi magni condutti
chepascendo bon' ghiotti
lovalente valor tuo cucmava!
e pascea e sanava
catun mondan vergusto e viso chiaro
sentendo d'essi ben la bonitate.
Tufratemiover[o] bon trovatore
in piana e 'n sottile rima e 'n cara
ein soavi e saggi e cari motti
francesca lingua e proenzallabore
più de l'artina è bene in teche chiara
laparlastie trovasti in modi totti.
Tu sonatore e cantatorgradivo
sentitor bono e parlador piacente
dittator chiaro eavenente e retto
adorno e bello 'spetto
cortese lingua ecostumi avenenti
piacenteri e piacenti
. . . .
. . . .
datofu te tutto ciò solamente
. . . . [-ivo].
Non dic'alcundunque troppo io t'onori
acciò che non tu om di grannazione
chéquanto più de vilpiù de carpriso.
Omo quelloli cui anticessori
fuor di valente e nobelcondizione
se valor segueonor poco li èaviso;
sefiglio de distrier [distrieri] vale
no è gran cosae s'ènon lausor magno
ma magna è unta se ronzin somiglia;
ma'che è meraviglia
e cosa magna se di ronzin vene
chedestreri val bene;
e tal è da orrar sovra destrero
bass'omo che altero
ha core e sennoe òr se fa de stagno
und'èver degno d'aver pregio tale.
Non ver lignaggio fa sanguemacore
ni vero pregio poderma vertute;
e sì grazia edamore appo sciente.
Di cui sol pregio è gente
nullo oparvo e pregio in ben de fore
ma ne le interiore
ch'e don[de]move lui ch'e pregio o onta:
le più fiate desmonta
avalerea pregio e a salute
bealtà d'omolignaggio ericcore.



Magnibaroni certo e regi quasi

Magni baroni certo e regiquasi
conte Ugulingiùdici di Gallore
grandezzad'ogni parte in voi e magna:
ciò che grasisce il mio di voiamore
e volnon tanto sol già che permagna
ma cheacresca in tutti orrati casi;
ese vol di grandezza esta difore
più de l'enterïore
ché nulla di poderè podestate
nulla de dignitate
ver' che di bonitate
èsovragrande e d'onor tutto orrata.
Chi pò grande dir rege[reo]non bono?
chi parvo om magno bono?
Tutti rei parvi sontutti bon' magni:
chi grandezza d'onor vol coronata
digrandezza di bon ess' acompagni.
Grandezza di poder né pòné dia
se non di bonità seco ha grandezza:
grandedi bonità val per sé bene.
Vera[ce]mente in operarfortezza
grandezza di poder omo convene:
ché degno èonne reo debele sia.
Boni tutti potenti esser vorrieno
malistringendo in freno
e dando a bon' valor' valore ovrare:
undesol quasi amare
dea bon potenza fare
bonità operarpotendo in essa.
Perché dat'è podere e perchévale?
che per valerche vale?
Undenon che valente amipodere
ch'è animicoe lui ontalo adessa
poi ni voleni sa d'esso valere.
E voisignori miipotenza avete
grandemoltoe tempo essa overando:
operi magnoin mister magnotanto
vostro valor d'onor ver coronando.
Valore in parve coreapprova quanto?
Unde quandose non orproverete?
Arbore quelche non frutta in estate
fruttar quando sperate?
Signor'vostr'auro a propio è paragone:
non so quando stagione
nicagion ni ragione
valenza e bontà vostra aggia inmostrare
se no ora ben e promente mostra
la cità madrevostra
in periglio mortal postaaiutando
cui spero aiutardeggia u amare
chi sua cità non ama aitar pugnando.
DeDio iudicio e de catun scïente
e valor tutto e bonitàrichere
amare amico omquanto sédeggia.
Quant'amorein corpo om dea donque
nel quale a un seco congiuntoveggia
vecinoamicofilio onne e parente?
quale infermar nonpòeno esso e soi
vegnano 'nfermi in loi?
Com'esser pònon infermi omo adesso
che infermar sent'esso
ch'ama quanto sestesso
uno u plusor che sianouver migliaia?
Esto corpo èsignoriil comun vostro
ov'e voi e onne vostro.
E non donqueamerete amico tanto?
Uv'e bontànon in amore apaia?
Quantoamico omtanto bonpoco u manto.
Infermat'èsignor miila sorbella
madre vostra e dei vostrie la migliore
donna dela provincia e regin' anco
specchio nel mondoornamento ebellore.
Ohcome in pia[n]ger mai suo figlio èstanco
vederla quasi adoventata ancella
di bellor tutto ed'onor dinudata
di valor dimembrata
soi cari figli in morte ein pregione
d'onne consolazione
quasi in disperazione
ed'onni amico nuda e d'onni aiuto?
Tornata e povertà suagran divizia
la sua gioia tristizia
onne bon male giornoonne appiggiora
unde mal tanto strani han compatuto:
o noncompaton figlie d'ess' han cura?
O signor miichiche voihapotenza
e chi aver dea piagenza
maggiormente che voiessasanare?
Nullo a poder voi pare
nullo pò contastare;
invoi è sol sanando e ucidendo
esì come sanando è'n voi podere
esser vi de'a plagere
per casi due: unchequant'om maggio
maggio esser dea bonoben seguendo;
altrovoi pro più prod'èe mal dannaggio.
Tutto mondosignor'vi guardae sae
che 'l male e 'l ben restae
di vostraterra in voisì com'ho detto.
Pensate adonque retto
quantoin tanto aspetto
men d'onor e onor esser voi pòe.
Detiranni e di regi assai trovate:
merzénon v'assemprate
atiranni di lor terra struttori
ma a Roman boniin cui ver valorfoe;
ed essi ver' di bon' son miradori.
Onorprode e piacersaccio ch'amate;
ma non onor stimate
donar possa che bonnipro che onesto:
diritto e onor lesto
dispregio a essomésto
dannaggio si pò mei' che prode dire.
Piacere gioi' non mai onque conquista
om bon d'opera trista:
onorprode e piacer sol si procaccia
a piager d'essi a cui sòlbon plasire
in fare e dir che con vertù si piaccia.
Duefuro sempre e son in sallir scale
unde salse om e sale:
soneste due malizia e bonitate.
Saglir per malvestate
so ch'ontosopensate
penoso mantenerruinar leve;
e quale infine son nonruinati
nulla u par tornati.
Grandezza di bontà piena ed'onore
tenesi in gaudio e pacee non in breve
ma perpetualreggela amore.
Bene Pisani sansignor'sentire:
sol pònper voi guarire;
e sedi morte u' sonlor vita date
tuttocerto crediate
che d'etate in etate
ed essi e figli loroe voie vostri
terran refattor d'essi e salvatori.
Commodo estosignori
e voi e vostri fa perpetuale
amatiorrati e magni.Adonque mostri
vostra gran scienza in ben cerner da male.



Onnevogliosa d'omo infermitate


Onne vogliosa d'omoinfermitate
impossibel dico esser sanando
e spezialmentequando
è in carne di folle odioso amore.
E dice alcunoaver non podestate
d'amor matto lungiare
ni d'astenerpeccare.
E se ciò è veroiniquo è Diosignore
comandando che non pote om servare:
credemattoscusare
nesciente o reo Dio incusando;
ma si sé 'ncusae danna e mal peggiora
ché parvo èfornicare
picciol male onne fare
ver dir peccator Dio; eparvo ancora
dir ello non siache dirlo reo.
Non giàpermette Deo
dice Apostultentare
più che possa omportare;
ma dàportandoaiuto
medici; efuggendo
contrarii molti prendendo
pote omo sanare.
Nonvole a Roma andare
ver d'Alamagna ritto om caminando:
om contrasé pugnando
no è più che voler esservinciuto.
Non già dico spegnando esser leggero
accesoforte in om d'amore foco
a ciò che nulla o poco
volechi meglio voleess'ammortare;
e si ben voleè grave. Ech'è più fero
che combatter om sée?
Duroème piagar mee
conculcare per forzo e pregionare;
vincerecarne incesa anche e demone
prode vol ben campione.
Ma purvince omse volDio aiutando;
ma se non vol di piano vincercomo
vorràsé afrigendo omo?
Und'io operovano
se pria voler non sano.
E gravissimo ègrave essosanando
schifar che ama omo: odiar che piace
non de legger siface.
Unde non già guerire
ardirebbe alcun dire
maDio donandointendo
sanando esso podere
assegnare devere;
mabon suo fugge matto.
Ahnemico s'è fatto
saggio e veroamico se stesso;
s'el fuggeei punge appresso
e lo prende ereten forte valendo.
Laida e dannosa in corpo èmalatia
schifare cibi degni utili e boni
e dilettar carboni
epiù molto voler sé 'nnaverare.
E quale ciònon disvoler vorria?
Nullo giàse non fusse al tuttostolto.
Quanto piùquanto molto
di folle amore amar deadisamare
poiquanto offende piùpiù odiosa
deastar catuna cosa.
Quanto più di corpo anima vale
tantopiù grav'è in essa onne nocenza.
Anima a corpo èmaggio
no è a bestia omo non saggio:
da bestial parva abestia ha diferenza.
E non già teomosolo almatolle
esto amor tuo folle
ma bono onne tuo; dico
podercorpo e amico
vertutesapienza
Dioragione e tee.
E ciòdà tutto in chee?
In vil noiosa gioi brutta carnale.
Sempreodia om sé corale
che segue in carne vil bruttavoglienza.
Desconverrea non poco a banchero bono
vetro alcuncomprare libra d'argento;
e non piùper un cento
suosé e Dio dare in via piggiore?
Vetro el più vile purvale in caso alcono;
voler quel bruttoil qual folle amorchere
con mal molto tenere
disvalora e ontisce onnevalore.
Ohche pur brutti vizi esto bruttasse!
Ma bruttare nonpo brutti bruttezza:
donnecavalerichercibaroni
e genteorrataoh quanta!
bruttisce e ont'ha manta
credendoseavanzar piacevolezza;
ché vizio esto mattisce e faparere
desvalendo om valere
matt'omo più sapiente
compiù matto e' se sente.
E ch'è d'amante a matto?
Ohfollori quanti e quanti
fanno per senno amanti!
Emal per bonoovrando
unta omoorrar pensando;
e bono e senno mal u per malfare
chi po che disorrare?
Bono bene e per bene esser volfatto.
Male d'amor male ho tanto mostrato
e bono via piggiordei più dei mali
omini non bestiali
derebber desiderioprender guerendo
und'è fatto ora mai curare grato.
DonimiDio curando onne 'ntelletto
ed a infermi retto
voler sanando ecor forte seguendo.
Prima e maggio potenza essa divina
assegnoin medicina
in digiunarvegliarremosinare
servir retto eorrar cheder la gente.
Nullo for Dio sta fermo
nullo rilevainfermo:
ma cui Dio afferma e lieva e cui no nente;
vole Diobonoma no a chi non vole
e non forz'è a chi vole:
senzache po pugnare?
Troppo è laid'om posare
Dio volendolavori
fornendo i suoi misteri
si d'omo è Dioscudieri.
Quanti e quanto confonde
sperar troppo a pocounde
sol retto ovrare è retto in Dio sperare:
faccia ombon che po fare
eche Dio aiuti e compia al securoori.
Loglorioso Dionome invocato
levi omo sé contra sésé sé rendendo
spirto corpo abbattendo
ragionvoglia vertù vizio al totto
e ciò far com ho mostroal mio malato
dico che parta d'essaund'è sorpriso
deltutto oreglie e viso
pensermemoriae sia di lei non motto.
Eciò poteaffannando corpo e core
de forte altro labore
epugnando de Dio trar gaudio e pena;
ese non basta ciòlui pur convene
vino e carne lassare
caldo e troppo mangiare
eastenerquanto poder sostene
di materia. Ohche calda èfebra esta
unde calor tempesta!
Vol donque intrarfreddore
escir sanguecalore
forte vestir cellice
cocerefragellare
e di pondi carcare
matta carne; esìaffritta
pur conven sia sconfitta
e spirto aggia di leivettoria piena.
Non ten d'amar gran mena
corpoa cui a penaviver lice.
E se grave cura esta om vol dir sia
confesso senzafallo esserla grave;
ma stimar dea soave
male che tolle peggioomo valente.
Trar di cor piaga a gamba om voler dia
e non daspirtoa corpo assai più manto?
Ohche tormento equanto
sanando corpoomo sosten promente:
torcischipurgazionpogioni amare
sovra piaga piagare
braccio e gambarotta anche rompendo
e tutta essa in sanar corpo colpire.
Semai sosten sì fero
sanando om suo somero
sanando sévorral non sostenere?
In omo corpo è someri e spirtoregge.
Non ben regno si regge
somer re cavalcando:
servireesso e orrare
regi è nulla pregiare.
Maforcomparizione
voglia sovra ragione
corpo sor spirto èvia piggiorsormanco
servo in sé regger franco
e regieregger vil servo appellando.
Assegnat'ho con Dio guerir chivole;
ma di mal che non dole
guerendosostener vol chidolore?
E dole omo di che no ama? Come
no ami alma selangue?
No acqua come sangue
spargestisanando il suolangore?
Corpo ami; languendolì sanarlo pugni;
e onorche non logni
defendi fine a morte;
e non già pocoforte
pugni anco auro acquistando.
Come tutta valenza
vertùlibertàscienza
alma e Dio defendendo
pregio e amorreggendo
e degnità d'umanitate e nome
non pugni? Acerbepome
miserofuggee non venengustando.



Altrafiata aggio giàdonneparlato


Altrafiata aggio giàdonneparlato
a defensione vostra ed apiacere;
ed anco in disamore aggio tacere
ove dir possa cosain vostro grato;
ché troppo ho di voilassoindebitato
non vostro merto giàma mia mattezza.
Ontaconto e gravezza
onor tutto e piacer che di voi presi.
Non che'l dico vo pesi;
ma debitor son voiché fabricate
horete mante e lacci a voi lacciando:
di che merzé domando
eprego vi guardiate ad onne laccio
ed a li miei piùavaccio;
ed io v'aiuterò com'io v'offesi
se liberestarpiù che lacciarviamate.
Donneper donnae donna eomo foe
sbandeggiatodeserto e messo a morte;
e donna poifedelbenigna e forte
parturio noi campionche ne salvoe.
Undedonnaper este ragion doe
e vizio in ira e bonità inpiacere
deavia più d'omoavere:
vizio odiar per Evavergognare
de leiper lei mendare
e bonitate amar tutta inMaria
e no mai col suo parto avere scordo
né n'alconponto accordo
col serpente infernal che sodusse Eva.
E nos'iosome greva
mostrare voi come possiatel fare
pur che farelovoi greve non sia.
Onne cosa è da odiar quanto tendanno;
vizioda cui solo onne dannaggio
odiar dea del tuttoonne coraggio
e 'n lui consomare amare affanno.
D'angeli demonifeceund'hanno
di cielo inferno e di ben mal peroe.
Umanitàdannoe
[ e mise a onta for di paradiso; ]
[ per lui fu Cristoucciso; ]
infermità angostia e guerra tutta
n'èsol per esso adotta;
e se non vizio alcun fossenon male
mabene d'onne parte abonderea.
Quale danno terrea
se fere tutteonne demonioonne omo
fosse sovra d'un omo?
ma vizio aucisetutti a una sol botta
de temporale morte ed eternale.
Come nondir si po mal che peccato
non dir potesi ben già chevertute
da cui solo ha giustizia onne salute
como da viziotutto è crociato.
Solo è vertù de Dio logrande stato;
in vertù fece e regge angeli ed omo;
regnocittà e domo
manten vertù; e solo essa èch'onore
in om merita e amore;
vertù de Dio ed omo unquasi face.
Unde perfetto conta Dio om tale
di sommo ed'eternale
regno fal reda e partel d'ogni noia
sovrampiendoldi gioia.
Vertù è possession d'onne riccore
loqual non perde alcunse non lui piace.
Onne vizio com'onne malfuggire
onne vertù seguir com onne bene
voi donquedonne miesempre convene;
ma ciò che non vi vol nentefallire
è castitàfor cui donna gradire
noncontutt'altre vertùmai poria;
e castitate obria
e scusain donna quasi ogn'altro mendo.
Ohche molto io commendo
donnache tene casto corpo e core!
Vivere in carne for voler carnale
èvita angelicale.
Angeli castitate hanno for carne
ma chi l'avecon carne
in tant'è via maggior d'angeldicendo:
reinaè talsponsata al re maggiore.
Chi non pote o non volcastità tale
che ha marito overo aver desia
d'onn'altrocasta in corpo ed in cor sia
se tutto lei marito èdesleale;
ché carnal vizio in om forte sta male
ma purin donna via più per un cento;
ché donna in ciòspermento
face d'aver cor traito e nemico
di parente edamico
de maritode se stessa e de Dio;
ché vergogna edingiuria a ciascun face
unde sempre onta in face
e doglia incor chi più l'ama più tene.
Ohquanto e qualn'avene
per diletto ch'è van brutto e mendico
odiobrobiodannaggio ed onne rio.
Molti ghiotti sonmolti; ma nulloè tanto
che marchi mille desse in pesce alcono
comedonna dà quasi onne suo bono
in deletto d'amor mesto dipianto:
ché dolor più di gioia è locomanto.
Miramirao madonnache fai;
per sì vil cosadai
Dio ed amico; e loro e tuo gran pregio
torni in villandispregio.
Ohiquanto fòratedonnamen male
sel'amadore tuo morte te desse
che ben tal te volesse!
Chépregio vale ed aunor più che vita.
Oi donna sopellita
inbrobio tanto ed in miseriaaviso
che peggio' d'onne morte èvita tale.
Merzémerzé de voidonnemerzede!
Nonsembrante d'amornon promessione
ni cordogliosa altruilamentagione
vi commovapoi voi tanto decede.
Ché benevi poria giurare in fede
che qual più dice ch'ama è'nfingitore
e dol senza dolore
molto promettee ha in cor dipoco dare
voi volendo gabbare;
e odio via più d'altro èperiglioso.
Ma se tuttocom diceamasse forte
e se languissea morte
crudele essere lui pietade tegno;
se dar volesse unregno
più di veleno alcuno è da schifare:
non chepregio e onor tolle amoroso.
Conven con castitate a donnaavere
umilitàmansuetudo e pace:
figura mansueta nonconface
orgoglio asprezza e odio alcun tenere.
Punger colombaahiche laid'è vedere!
Benigno corlingua cortese eretta
che pace d'amor metta
in casa e foreaver la donnadia;
ché vedere vilia
garrendo e mentendo ebiastimando
escir de donnaè talcome se fele
rendessearna de mele.
Vaso di manna par donna e de gioia:
come renderpo noia?
Quasi candida roba e donna sia
saggiase ben denotaonneguardando.
S'i' prego voi da lor donne guardare
pregonon men che lor da voi guardiate:
nonper Deov'afaitate
chélaccio è lor catun vostro ornamento.
Ben donaintendimento
che vender vol chi sua roba for pone.
Caval chenon si vende alcun nol segna
né già mostra chetegna
lo suo tesoro caro om ch'a ladroni
lo mostri edaffazoni.
Donnese castità v'è 'n piacimento
covraonestà vostra bella fazone.
Ditt'aggio manto e non troppose bono:
non gran matera cape in picciol loco.
Di gran cosa dirpoco
non dicese al mestieri o dice scuro.
E dice alcun ch'èduro
e aspro mio trovato a savorare;
e pote essere vero. Und'ècagione?
che m'abonda ragione
perch'eo gran canzon faccio eserro motti
e nulla fiata tutti
locar loco li posso; und'eorancuro
ch'un picciol motto pote un gran ben fare.



Oravegna a la danza


Ora vegna a la danza
e conbaldanza - danzi a tutte l'ore
chi spera in voiAmore
e dicui lo cor meo disia amanza.
Ohquanto è dilettoso estodanzare
in voi laudare- beata Maria!
E che maggior dolcezza edilettore
ch'aver di voiAmor...



Amorm'ha priso ed incarnato tutto


Amor m'ha priso edincarnato tutto
ed a lo core di sé posanza
e diciascuno membro trae frutto
da poi che priso ha tanto dipossanza.
Doglia onta e danno hame condutto
e del mal meo mifa aver disianza
e del ben di lei spietat'ème 'n tutto
sìmeve e ciascun'alma ha 'n disdegnanza.
Spessamente lo chiamo edico: Amore
chi t'ha dato di me tal segnoraggio
ch'haiconquiso meo senno e meo valore?
Eo prego che ti facie meomessaggio
e che vade davante al tuo segnore
e d'esto convenenteil facie saggio.



Amormerzedeintende s'eo ragione


Amormerzedeintende s'eo ragione
chero davante la tua segnoria
che form'hai miso di mia possessione
e messo in quella de la donnamia
e sempre mi combatti onne stagione.
Perché lo faipoi sono a tua balia?
Ché non fer quellache contra tepone
suo senno e suo talento e te guerria?
Mostri che tu nonse' comun segnore
se lei riguardi e me vuoi far morire
o veroche non hai tanto valore.
Ben credo l'averesti in tuo servire;
mase non poi di metuo servidore
or non te piaccia ch'io deggiaperire.



Spietatadonna e feraora te prenda


Spietata donna eferaora te prenda
di me cordogliopoi morir mi vedi;
chetanta pietà di te discenda
che 'n alcuna misura mevefidi.
Che lo tuo fero orgolio no m'offenda
s'eo ti riguardoché con el m'aucidi
e la tua cera allegra me si renda
soluna fiata e molto mi provedi
en guiderdon di tutto meoservire
ché lo tuo sguartio in guerigion mi pone
e lopur disdegnar fami perire.
Or mira qual t'è piùreprensione:
o desdegnarper fare me morire
o guardarperch'eo torni a guerigione.



Deoche non posso or disamar sì forte


Deochenon posso or disamar sì forte
como fort'amo voidonnaorgogliosa!
Capoi che per amar m'odiate a morte
per disamarmi sareste amorosa;
ch'altresìcom'è bon dirittosorte
che l'uno como l'altro essere osa
poi di gran tortoch'ème 'n vostra corte
fattome vengerea d'alcunacosa.
Torto è taleno lo vidi anco pare:
non osarmepiacer ciò ch'è piacente
ed essere odiato peramare
Malgrado vostro e mio son benvogliente
e seròché non posso unque altro fare
e fa mister che pur vegnavincente.



Ahi!con mi dol vedere omo valente


Ahi! con mi dolvedere omo valente
star misagiato e povero d'avere
e lomalvagio e vile esser manente
regnare a benenanza ed a piacere;
edonna pro corsese e canoscente
ch'è laida sìchevive in dispiacere;
e quella ch'ha bieltà dolze epiagente
villana ed orgogliosa for savere.
Ma lo dolor di voidonnam'amorta
ché bella e fella assai piùch'altra sete
e più di voi mi ten prode e dannaggio.
Ohche mal aggia il die che voi fu porta
sì gran bieltàch'altrui ne confondete
tanto è duro e fellon vostrocoraggio!



Deocomo pote adimorar piacere


Deocomo poteadimorar piacere
o amistate alcunaa bon talento
en me versodi quellache parere
mortalmente nemica me la sento?
Ch'eol'ho servita a tutto 'l me podere
e 'n chererli mercé giàno alento
che solamente deggia sostenere
senn'e orgoglio efacciami contento.
E non mi val; und'eo tormento e doglio
dital guisache se 'l vedesse pento
chi m'odia a mortesi nd'avriacordoglio.
E tutto ciò non cangia in lei talento
masempre sì n'avanza il fero orgoglio;
ed so di lei amar perònon pento.



Ahibona donnaortutto ch'eo sia


Ahibona donnaortutto ch'eo sia
nemico voicom'è vostra credenza
giàv'enprometto esta nemistà mia
cortesemente e con omilparvenza;
e voi melassopur con villania
e con orgogliomostrate malvoglienza.
Ma certo en nimistà val cortesia
eli sta bene alsì co 'n benvoglienza.
Ch'usando cortesia pol'om dar morte
e render vita assai villanamente:
or siatedonque me nemica forte
e m'auzideteamorcortesemente!
Epiacemi non menche se me sorte
a vita amistà vildesconoscente.



Pietàdi meper Diovi prendaAmore


Pietà dimeper Diovi prendaAmore
poi sì m'avete forteinnaverato;
da me parte la vita a gran dolore
se per tempo davoi non sono atato
ch'altri de me guerir non ha valore;
comoquello che 'l tiro ha 'nvenenato
che 'n esso è lo veneno ele dolciore.
E voiamorsì aveteme mostrato
che tantode dolzor meve donate
ch'amorti lo venen sì nonm'auzida
perch'eo mi renda in vostra podestate.
E la merzéch'ognor per me si grida
de dolze e de pietosaumilitate
piacciavi l'orgoglio vostro conquida.



SeDeo - m'aiutiamorpeccato fate


Se Deo -m'aiutiamorpeccato fate
se v'allegrate - de lo malemeo:
com'eo - più cher merzépiù misdegnate;
e non trovate- amorperchéper Deo!
farch'eo - de mia amorosa fedeltate
la maiestate - vostraamorrecheo;
non creo - che però ragione abbiate
chem'auzidiate- amorcor di zudeo.
Non veo- amorche cosa vimancasse
se 'n voi degnasse - fior valer merzede
chéciò decede - orgoglio e vi sta bene.
Tegno eo - tanto ch'eomerzé trovasse
che mai non fasse - più per medefede
che dir: merzede- amormerzémerzene!



Amormerzéper Deomerzémerzede


Amormerzéper Deomerzémerzede
del gran tortochépiù v'amo che mene.
Lassomorte perdona om per merzede
aquel che di morir servito ha bene;
e no è cor crudel sìche merzede
no 'l faccia umiltal che pietà retene;
evence Deo per sua vertù merzede
e cosa altra che voi no lisi tene.
Ma certo già non porete orgogliando
montartantoche più sempre eo non sia
con merzede cherereumiliando.
E pur conven che l'alta umiltà mia
vad'aforza orgoglio vostro abassando
e facciavi d'umana segnoria.



Deocom'è bel poder quel di merzede


Deocom'èbel poder quel di merzede
e como più d'ogni altro ègrazioso!
Ché mercé vince orgoglio e lo decede
emerzé fa crudel core pietoso.
Ragione e forzo veggio chedecrede
ch'om non po lei contradir né star oso:
pervertù fa più talorciò si vede
che tutto 'lmondo per forzo orgoglioso.
Ed eo lo provo per la donna mia
ch'èfatta ben più d'ogne altra pietosa
de più crudel chemai fosseni sia:
fecielaDio merzésìgraziosa
in difesa de picciola balia
ed in guerenza de crudelecosa.



Ferodolore e crudel pena e dura


Fero dolore e crudelpena e dura
ched eo soffersi en coralmente amare
menòmiassai sovente in dismisura
e mi fece de voidonnasparlare.
Orche meo senno regna 'n sua natura
sìche dal ver so lamenzogna strare
conosco che non ment'om ni pergiura
piùch'eo feci onni fiata 'n voi biasmare.
Ché non vive alcunche tanto vaglia
dicesse che 'n voi manchi alcuna cosa.
ch'eovincer nond'el credesse in battaglia.
Non fo natura in voipoderosa
ma Deo pensatamenteu' non è faglia
vi fe'com fece Adamo e sua sposa.



Hoda la donna mia in comandamento


Ho da la donnamia in comandamento
ch'eo reconforti onni bon servidore
chedè disconfortato ed ha tormento
perché inver lui suadonna ha fero core;
e vol ch'io dica lui ch'alcun spavento
nonaggiach'esser dia pur vincitore;
ca me mostropria che lospremento:
ch'avia più ch'altro amaroor hodolzore.
Incontro amore e servir e merzede
ed umiltate epreghero e sofrenza
chi po campo tener? Nullosi crede.
Tantosottile e grande è lor potenza
che vince Deo; donqueperché decrede
alcun om de sua donnao n'ha temenza?



Deoche ben aggia il cor meoche sì bello


Deoche ben aggia il cor meoche sì bello
ha saputo logar suointendimento!
Ché core è ben tanto nesciente efello
che 'n donna laida o vil mette talento.
O sconoscente!Ma no è 'l meo quello:
che talche bella e cara e saggiasento
più ch'altra del mondoè 'l voler d'ello;
perche amo seguir suo piacimento
sìche lo forzo meo sempre'l savere
in lei servire opera senza enfenta
for guiderdone omerto alcun cherere.
Sia de me quello che lei piùatalenta
che 'n loco ov'ha conoscenza e podere
non credo maich'om de servir si penta.



Poipur di servo star ferm'ho 'l volere

Poi pur di servostar ferm'ho 'l volere
vorrea per lei me fosse comandato;
maservigio non chesto e più 'n piacere
a chi 'l ricevee 'lservo è più laudato;
e sta a servente mal farsicherere
e lo signor de chesta è affannato;
e al signoretocca in dispiacere
similemente merto adimandato.
Ch'adimandareaffanna e falla il servo
e lo signore anoia e par forzato
sìche non guaire ha de mertar onore.
A non cheder ni far chederm'aservo;
seraggio talnon credo esser blasmato
e la miadonna en sé spero migliore.



Miriche dico onni omche servidore


Miri che dicoonni omche servidore
talenta star per avanzar suo stato.
Duecose son che vole aver segnore
a ciò che 'l servo suo siameritato:
conoscenza e poder sono; né fore
d'esse no idia mert'esser sperato.
Con mertase non poconoscidore
nésconoscenle ricco oltra su' grato?
Per ch'a signore meo tal donnaho prisa
che conoscenza tiella in suo podere
e ched èricca a tutta mia devisa;
ch'eo non disio d'aricchir d'avere
made gioiach'è 'n lei de sì gran guisa
non saverìapensar piùné volere.



Qualunquebona donna hae amadore


Qualunque bona donna haeamadore
che mette opera e fede in lei servire
lealemente atutto el suo valore
e non demanda ciò che vole avere
cheface como bono servidore
(ché servo no ha già balia'n cherere
ma de' servire e de' star speradore
che liproveggia chi dea provedere)
sì fa reo fallose lo fasperare
in attendere ciò che li è in desire;
etale servo dia la donna amare.
Ma quello ch'è povero diservire
e poderoso di mercé chiamare
a nulla bona donnadia gradire.



Benl'ha en podere e la ten conoscenza


Ben l'ha enpodere e la ten conoscenza
com'eo già dissila madonnamia
chesenza chieder lei ciò che m'agenza
m'avedonato e miso me en balia.
Ché de' mercede certoa miaparvenza
trovar bon servo in bona segnoria;
ché 'n mené 'n lei no è stata fallenza
de cosa alcunach'avenevel sia.
Perch'io so 'n prova ch'a bono segnore
néa bona donna non po l'om servire
quanto li merta e facelid'onore.
Donque chi vol d'amor sempre gioire
conven ch'entendain donna de valore
ché 'n pover loco om non po aricchire.



Sìcomo ciascun omoenfingitore


Sì comociascun omoenfingitore
eoramaggiormente assai ch'amante
sostato ver di leidi bieltà fiore;
e tanto giuto ei sodietro e davante
con prego e con mercé e conclamore
facendo di perfetto amor sembiante
che me promiseloco en su' dolzore
adesso che lei fusse benestante.
Eopensando la mia gran malvagia
e la gran fede in lei dolce epietosa
sì piansi di pietà. per fede mia;
efermai me di lei non prender cosa
alcuna maisenza mertarlapria
avendo forte e ben l'alma amorosa.



Epoi lo meo penser fu sì fermato


E poi lomeo penser fu sì fermato
certo li feci tutto elconvenente:
sì come disleale erali stato
e como mipromisi esser me gente.
Reconoscente foi del meo peccato
efermaime di lei non prender nente
se nol mertava priasìch'onorato
fosse 'l prendere e 'l dar compitamente.
E pregaicheper Deonon si sdegnasse
ma desseme di sé pienafidanza
d'intender me fin ch'eo di cor l'amasse.
Ed ella disseme che 'n mia possanza
s'erasì misaches'ormaivetasse
lo meo piacerli torneria 'n pesanza.



Entale guisa son rimaso amante


En tale guisa sonrimaso amante
e disioso di voler amare
sì che lo coremeo tutto e 'l sembiante
aggio locato in ciò dir sempre efare.
E lo savere meo mi mette avante
ch'eo deggia la mia amainamorare
di leiche amo più che tutte quante
l'altredel mondoe più mi piace e pare.
Ma tuttavia l'amor quasiè neente
ver quel ch'eo so ch'ad amare convene
cheprendere e donar vol giustamente.
Macomo in ferro più che'n cera tene
e val entagliavarrà similmente
amorch'è'n me più che 'n altro servene.



Amorse cosa è che 'n signoria


Amorse cosa èche 'n signoria
aggicomo si dicealcuno amante
ricevemi atuo servo in cortesia
ché ragion n'haisegondo 'l meosemblante;
poi che non prendo da la donna mia
se fedeltànon te nde faccio avante
en amarla sì bench'eo degnosia
de prendere en lei gioia sì grande.
Or diràl'om ch'eo son folse non prendo
poi ch'aver posso e che perd'e'diritto
prima che falla. E' prender me defendo
perché'n me non potrebbe aver deletto
ben di leis'avant'eo di lei nonprendo
en cortesia; donque fo ben s'aspetto.



Eonon son quel che chera esser amato


Eo non sonquel che chera esser amato
tanto com'amo 'bencom'altro face;
mapur chero d'amar sì di bon grato
e sì coralemente esì verace
como madonna m'amae fora orrato
e pago enciò che più forte me piace.
E no e più delsuo voler gravato
alcunch'eo so del meo: sì midispiace
che m'è dolor mortal vedere amare
piacent'omotalor donna non bella
e non amerà luima le dispare;
etrovo me che non guari amo quella
che m'ama forte e che piacentepare
in tutte cose ove bieltà s'apella.



AhiDeochi vidde mai tal malatia

Ahi Deochi vidde maital malatia
di quella che sorpreso hame lo core?
ché lacosa ch'altrui par venen sia
è sola medicina al meodolore
cioè l'amorch'ogni om ch'el signoria
guaimentae dice che per lui si more
e pur se pena di trovare via
comode sé islocar possa lo core.
Ed eo pur peno di condurlo amene
e di venir de sua corte servente
perché disio ciòpiù ch'altro bene.
Ma pur languiscolassoe mor'sovente
dapoi ch'ello di me cura non tene:
adonque guarrea mel'altrui nocente.



Bensaccio de vertà che 'l meo trovare

Ben sacciode vertà che 'l meo trovare
val pocoe ha ragion de menvalore
poi ch'eo non posso in quel loco intrare
ch'adorna l'omde gioia e de savere.
E non departo d'a la porta stare
pregandocheper Deomi deggia aprere:
allora alcuna voce audir mepare
dicendome ch'eo sia di bon sofrere.
Ed co sofert'ho tantolungiamente
che devisa' de me tutto piacere
e tutto ciòched era in me valente:
per ch'eo rechiamo e chero lo savere
diciascun om ch'è prode e canoscente
a l'aiuto del meo grandespiacere.



Amormercéch'or m'è mister che stia


Amormercéch'or m'è mister che stia
ché senzaciò non oso ormai sperare.
Pur mi conven che dentro u difor sia
ciò è de perder tuttoo d'accattare
evoien mee la madonna mia;
ed a voi lei en mei è mercéfare.
Donque vi pregoAmorper cortesia
che me vi piaccia invoi pur d'acquistare.
Ma se perder n'è belperchéperd'eo
e la madonna mia? Tal non è usaggio
d'alcungiusto signoreAmorper Deo;
ma eo però ver voi non dicooltraggio
ma soferromi in pace il dolor meo
e viveròfor voi quanto par aggio.



Amorecerto assai meravigliare


Amorecerto assaimeravigliare
me fa de voi ciò che n'adiven mee
chelungiamente con mercé clamare
v'ho richesto a signorcert'a gran fee;
ma quant'eo più recheolor men pare
ch'eopresso sia di voi trovar mercee
e veggio vo a fedeldesiderare
talche non vole che v'odia e descree.
Donquederitto n'hos'eo meraviglio
che voglio e deggio e posso esserservente
ecom'eo siam'ingegno e m'asottiglio;
e tutto ciònon vale a me neente.
Or no m'è biasmo giànéme repiglio
ma prego che miriate 'l convenente.



MastroBandino amicoel meo preghero


Mastro Bandinoamicoel meo preghero
vòi ch'entendiate sì ch'aonor vo sia.
Amare voglio e facemi mistero
che non son degnoe 'n gran ben n'averria
chésenza ciòaver onorno spero;
e pur d'ennamorar no ho bailia.
Unde sovente vivondein pensero
ché meraviglia sembrame che sia
vedendomanti stanno innamorati
sì che tutt'altro poneno inobbria
en tale locou' son sempre isdegnati.
Però voprego m'assenniate via
ch'a ciò mi guidia guisa de liamati
ché credo bene aggiatene bailia.



LealGuittonenome non verteri


Leal Guittonenomenon verteri
degno de laude se' maggiorche taccio;
leanzasembra el consil che mi cheri
como tu vogli amarche 'l cor faghiaccio.
Amico caroeo tel do volonteri
avegna chegrand'ardimento faccio
ché in questo fatto gran sennorecheri;
ma pur dirò gioios'e 'n ciò tepiaccio.
Ormai sta solo e in loco celato
e sol bellezza pensae canoscenza
de la tua donnaed altro non pensare.
D'amorragionase se' accompagnato;
a le' tuo' sta' con ellagioi né'ntenza
tutto cela: sì porai amare.



MastroBandinvostr'e d'Amor mercede


Mastro Bandinvostr'e d'Amor mercede
or aggio ciò che tant'hodisiato
sì che lo core meo non se crede
esser de gioiamai apareggiato
pensando quanto è 'n lui d'Amor fede
equanto è preso el suo servire in grato
e qual èquella donna en cui el crede
e com'ha pregio 'l suo benacquistato;
per ch'al mondode ciòmeo par nonregna
considerando ben ciò che par aggio;
e paremevibene cosa degna.
Donque se lo cor meo tant'allegraggio
pare noncredeveritate assegna;
ch'è beneed esser dea per bonusaggio.



Tuttorch'eo dirò gioi'gioiva cosa

Tuttor ch'eodirò «gioi'»gioiva cosa
intenderete che divoi favello
che gioia sete di beltà gioiosa
e gioia dipiacer gioi[o]so e bello
e gioia in cui gioioso avenirposa
gioi' d'adornezze e gioi' di cor asnello
gioia in cuiviso e gioi' tant'amorosa
ched e gioiosa gioi' mirare inello.
Gioi' di volere e gioi' di pensamento
e gioi' di dire egioi' di far gioioso
e gioi' d'onni gioioso movimento:
perch'eogioiosa gioi'sì disioso
di voi mi trovoche maigioi' non sento
se 'n vostra gioi' il meo cor non riposo.



Oimèlassocom'eo moro pensando


Oimèlassocom'eo moro pensando
gioiadi voi ver me fatta noiosa!
Perch'eonon so veder como né quando
eo v'affendesse fior d'alcunacosa.
Ch'al comenzargioiosa gioich'amando
ve demostrai deme fed'amorosa
voi foste dolce ver di mesembrando
de darmigioi in voi sempre gioiosa.
Or non degnate pur de farvi loco
undevo veggiacrudel morte mia
che faite me pregiar la vita poco
edire: morteper pietatesia
guerenz'a me di sì cocentefoco
che m'aucide vivendo mille via.



Gioiamorosaamorgrazi' e mercede


Gioi amorosaamorgrazi' e mercede
così com'a mia donna e a miosignore;
ch'ora venite assai là do' ve vede
lo viso meover me de bel colore:
perché 'n voi l'ama mia salvar sicrede
e 'l corpo viver mai sempre a onore
ch'omo no ègià sì fermo 'n sua fede
non fallisse ant'eo vervostro amore.
E sonne pago sìmai più nonbramo
che direvi com'eo coralemente
starvi sempre fedel desioe amo.
Or piacciaviper Deodonna plagente
de daremipoipiù non cher' ni chiamo
loc'e stagion de dir talconvenente.



Piagentedonnavoi ch'eo gioi appello


Piagente donnavoich'eo gioi appello
a ciò che 'l vostro nome dir nonoso
perché de tanto parevele e bello
me poterebbe a dirtornar noioso
(però soffrite ch'eo dicave quello
che v'èdiritto nomeed è nascoso
e che meve non par propio nibello
secondo el fare de voi amoroso)
loc'e stagion donatemesovente
ove posso dir ben ciò ch'opo m'hae
ma pur nondico giàsì son temente;
e non dispregio mech'amor me 'l fae:
orpoi sì sete in tutte cosegente
datemi 'n ciò argomento e securtae.



Gioiosagioisovr'onni gioi gioiva


Gioiosa gioisovr'onni gioi gioiva
onni altra gioi ver voi noia misembra
perch'eo n'ho tanto l'anima pensiva
che mai de cosanull'altra mi membra
che a vedere como porto o riva
prenderpotesse intra le vostre membra
poi senza ciò non mi sa bench'eo viva
tant'a lo cor vostra beltà mi membra.
Ma noal mondo è signor sì crudele
chemen dottandonoli offrisse morte;
a voi lo core meo sempre fedele
peròdimora intra crudele sorte:
ché tacer mi fa 'l cor piùamar che fele
se dir vogliola pena è dobbra forte.



Ahidolce gioiaamara ad opo meo


Ahi dolce gioiaamara ad opo meo
perchétaipinoho voi tantodottare
ch'orso non setené leonpar Deo
ma cosa cheno po né sa mal fare?
Orse fuste un dragonchénon pens'eo
che vi farebbe un angelo tornare
lo cor benigno ela gran fede ch'eo
aggio locata e missa in voi amare?
Non chevi sento e vi conosco tale
se fussevi mortalmente nemico
voime non osereste voler male.
Tant'è lo vostro cor corteseamico
d'amor dolcepietoso e naturale
perch'eo mi riconfortoe di dir dico.



Dett'hode dir: dirògioia gioiosa


Dett'ho dedir: dirògioia gioiosa
e credo piaccia voi darmiodienza;
però ch'omo mentir e dir ver osa
for prova nonabbiate in me credenza:
dico che v'amo sìch'ogni altracosa
odio inver voi di coral malvoglienza
e no è penatanto dolorosa
ch'eo non soffrissein far vostra piagenza.
Eme e 'l mioe ciò ch'i posso e vaglio
dono voicui fedelstar più mi piace
ch'esser de tutto esto mondoamiraglio.
Voglio da voi sol che 'l portiate in pace;
che ciòpensandosiatutto mi squaglio
del gran dolzorch'entr'a lo cormi face.



Eot'aggio inteso e te responderaggio


Eo t'aggiointeso e te responderaggio
(però che volonter non sonvillana)
e noncom'altre fan giàper oltraggio
masolo per ragion cortese e piana.
Dici che m'ami forte a buoncoraggio;
or mira ben se la parola è sana
ca per amoramor te renderaggio
edel contrarciò ch'è ragioncertana.
E te e 'l tuo voli me fedel dare;
or mira como crescesegnoraggio:
qual e' fedeltu tal voli me stare.
Consiglia mecom'om leale e saggio
ch'eo deggia ver del tuo dimando fare;
chéde leal consiglio nom partraggio.



Graziee merzé voigentil donna orrata


Grazie emerzé voigentil donna orrata
dell'udienza e del responsogente
ch'io non udio mai donnaaltra fiata
parlasse tantodibonairamente
che non si dice per parola ornata:
che giànon m'osa quasi esser spiacente;
e sìche tale gioia incor m'ha data
che mai non credo siame nòi nocente.
Amosol quel che v'è prode ed orranza;
fedel son d'ubidirvostro comando;
tal fede chero e tal amor m'avanza.
Consigliovo che tosto e non dottando
de mi' amar e de mia fefidanza
prendiatecomo sia vostro comando.



Eonon tegno già quel per bon fedele


Eo nontegno già quel per bon fedele
che falso consel dona a sosegnore
e voleli donar tosco per mele
e far parer la suavergogna onore;
ma tegnol deservente assai crudele
che gransembiante ha 'n sé d'om traditore.
Reo è per lopastorch'è senza fele
lupoche po d'agnel prendercolore.
Ma non te poi ver me sì colorare
che ben non teconosca apertamente;
avegna ch'eo però non vòilassare
ch'eo non te receva a benvogliente
secondo el modo delo tuo parlare
intendendolo pur simplicemente.



Lodolor e la gioi del meo coraggio


Lo dolor e lagioi del meo coraggio
non vo poriabona donnacontare;
chédolor hoche m'è d'onn'altro maggio
che voi pur reovoletemi pensare;
gioi ho di ciòche mio amore e mioomaggio
vi piaceal modo de lo meo parlare;
ma non mi tornaguaire in allegraggio
se voi per fin non mi posso aprovare.
Peròvo pregoper merzéche agio
e loco date medu'pienamente
demostri vois'eo son bon o malvagio.
Es'eo sonbonpiaccia vo pienamente
e s'eo so reosofrir pena emesagio
voglio tuttosì con voi serà gente.



Deocon dimandi ciòche t'ho donato


Deocondimandi ciòche t'ho donato
e che 'n possibel t'èsempre d'avere?
Non hai tu loco e agioe ascoltato
èdiligentemente il tuo volere?
Efolle o saggio ch'eo t'aggiatrovato
resposto t'aggio sempre a pian parere?
Dimostra seragion hai d'alcun lato
ed eo son presta a prenderla inpiacere.
Ma se dimandi alcun loco nascoso
prov'è che laragion tua no è bella:
per che né mo né maidar non te l'oso.
Ora te parte ormai d'esta novella
poiconosciuto hai ben del mio resposo
che troppo m'è al cornoios'e fella.



Oimèche diteamor? merzé per Deo


Oimèche diteamor? merzé per Deo
ch'eo no oso vietar vostrocomando
e nol posso ubidirmentre che veo
vostro piacersìm'ha distretto amando.
Adonqualasso meche fare deo?
No loposso vedermoro pensando.
Per cortesia e per merzérecheo
sovra ciò vostro consiglio e 'l demando.
Beneveggio che di partir potenza
darmi potetes'a voi piacebene
solo in disabellir vostra piagenza
e 'n dir e 'n far ciòch'a spiacer pertene;
ma se potetee no 'l fateèparvenza
che vo piace ch'eo mora in vostra spene.



Consigliotiche parti; e se 'l podere


Consiglioti che parti;e se 'l podere
di' che non l'haicreder non l'oso fiore:
ch'eoso ch'amor non t'ha troppo a tenere
anzi se' falso amanteenfingitore
e dicimi ch'eo peni a dispiacere
sol per parered'innamorato core;
ch'opo non t'è: non son de talparere
che far potesse de me amadore.
Parteti es'amar voliama cotale
ched è più bella troppo ed è tuapare;
non meche laida sone non te vale.
E sappeti ches'eodovesse amare
eo non ameria tenon l'abbi a male
tutto sietu d'assai nobile affare.



Lassonon sete làdov'eo tormento


Lassononsete làdov'eo tormento
piangendo e sospirandoamorpervoi
che bene vi parrea più per un cento
ch'eo non vodicoinnamorato poi.
Ma non vo me crediate for spremento;
e seben fino amante eo sono e foi
acconcesi ver me vostro talento;
ese non sonpoi dite: amate altroi.
E se bella non seteed eo vitegno
più bella ch'altra assai: perciòprovate
ch'amor mi stringepiù ch'eo non v'assegno.
Eonon cher già che come per me amiate
ma con re ama unbass'om de suo regno:
a ciò non credo me sdegnar deggiate.



Perfermo se' ben omche gravemente


Per fermo se'ben omche gravemente
te se defenderia de follegiare
néuna donna non guaire saccente
sì sottilmente altrui sasermonare
Or non vòi dire ch'eo sia saggia nente;
maquale sontu non me poi 'ngegnare
ché né funéserà tal convenente
in mio piacer già maipernull'affare.
E poi che sì conosci il voler meo
no mefar corucciarparteti omai!
ch'eo ti farea parer lo stalloreo
tutto sie tudei trel'un ch'amo assai
più checos'altra mai (fe chedo a Deo)
ma non de quello amor che penserhai.



Ahicome m'è crudelforte e noiosa


Ahicomem'è crudelforte e noiosa
ciascuna partee 'l partir e lostare!
Partire non poss'eo d'amar voi; cosa
sola sete 'npoterme gioi donare
e sete sì piacente ed amorosa
chevi fareste a uno empero amare.
Star non possopoi voi piacer noosa
ma diteme ch'a voi noioso pare.
E vostra nòi movenoiosamente
ché vorrea mille fiate anti morire
chedire o far ver voi cosa spiacente.
Ma se vi spiacciolassoperservire
sarò per deservir forse piacente?
Certo megliom'è morte sofferire.



Mepesa assai s'è sì grave el tuo stato


Mepesa assai s'è sì grave el tuo stato;
e s'eo dovessedar ciò che mi cheri
con tu prenderlo di'avacci'accordato
fora per la mia partee volenteri.
Ma perchédar nol deggioaggiol vietato
pregando che ne partì eltuo penseri;
e sì consigli Deo me 'n ogne lato
com'eofatt'aggio te 'n esto misteri.
Donque te parte; e se di' che nonpoi
mutar la volontà del tuo coraggio
come mutar donquecredi l'altrui?
Or pensa di tenere altro viaggio:
certo sii benche sta volta è la poi
che d'esto fatto ormai teparleraggio.



Donquemi partolassoalmen de dire


Donque mi partolassoalmen de dire
o de farne 'n sembrante alcun parvente;
eguarderomi al meo poder de gire
locoove veder possavi nente.
Epiaccia vo per Deo di non soffrire
ch'eo mai v'auda néveggia al meo vivente;
ché morto m'ha lo dilettoso audire
elo sguardar vostra fazon piacente.
Ma s'eo non audonéveggioné membro
lo gran piacer piacenteamordevoi
ch'angel di Deo sembrate in ciascun membro;
forse mo partoe 'ntenderò in altroi
che m'averà per sì fincom'eo sembro;
ese mi valpensat'aggio già coi.



Gioiagioiosaa me nòi e dolore


Gioia gioiosaa me nòi e dolore
Deoperché sì v'agrada lomal meo?
Ché rechesta e pregata ho voi mant'ore
che nonvo piaccia ch'eo siaper Deo
là du' v'aldani veggiaacciò che fore
vegna d'amare voipoi che vi creo;
e nonmi val la mia rechesta fiore
ma ditemi che pur bisogna ch'eo
viveggia e v'audae non v'ami né serva:
altro non c'èfor ch'eo moravi piace!
E ben morriama star forzom'a vita
poiservir me desvalperch'e' deserva;
e forse me varràchési conface
locoonde conoscenza è dipartita.



Visonon m'è ch'eo mai potesse gioia


Viso nonm'è ch'eo mai potesse gioia
più giustamente voidonnaapellare
che posso agualvostra mercedenoia;
chénoioso è 'l vostro dire e 'l fare:
poi de cortese assaivillana e croia
havi la lauda mia fatta tornare.
Ché lagrande beltà d'Alena en Troia
non fu pregiata piùsì como pare
che la beltate e l'onor e 'l piacere
devoi aggio de fin pregio pregiato;
mapoi vi sete data endispiacere.
con dir noioso e con villan pensato
eo vidispregio e metto a non calere
e spiace me ciò che piacerm'è stato.



Leggiadradonna e aprufica altera


Leggiadra donna eaprufica altera
or già mi noce il meo corteseggiare
chéme n'avete a vil; tanto giudera
v'ha fatta devenir lo meolaudare.
Or non pensate voi che sì leggera
fussemivillania dire o fare;
sì fora benma non m'èpiagentera
non già per voima per me non biasmare.
Made dire o de far più cortesia
a voi e a ciascun de vostragente
me guarderaggio ben per fede mia.
E se vi fusse statounque piacente
tener mi potavate in vita mia
sol con boneparolea bon servente.



Ahimala noiamal vo doni Deo


Ahimala noiamal vodoni Deo
che mal dicente a forza esser me fate;
unde ciascunper cortesia recheo
che mel perdonpoi ch'è forvolontate.
Malvagia donnapoi lo fatto meo
vi spiaceperchéamor mi dimostrate?
Bon è 'l sembrante e lo parlar èreo:
mester è che l'un sia de falsitate.
Or no or sìmostratemi sovente;
partir né star no oso in vostroamore;
né mor né vivo: tale è 'lconvenente.
Deomala donnasiatene segnore
a dir o no o siben fermamente
ch'eo parta en tuttoo ve stea servidore!



Deoche mal aggia e mia fede e mio amore


Deoche malaggia e mia fede e mio amore
e la mia gioventute e 'l miopiacere
e mal aggia mia forza e mio valore
e mia arte e mioingegno e mio savere
e mal aggia mia cortesia e mio onore
emio detto e mio fatto e mio podere
e mia canzon mal aggia e mioclamore
e mio servire e mio merzé cherere;
poi ch'almaggior mister ch'avesse mai
o cred'avernon m'han valutofiore.
Ahicon mallasso!en lor mi confidai
ché 'nfidanza de lor debel valore
vincente senza fallo esser pensai
deciò ch'eo son venciuto a desinore.



Certonoianon so ch'eo faccia o dica


Certonoianonso ch'eo faccia o dica
sì trovo en voi diversaopenione:
cortese e dolce e amorosa amica
veggio sempre ver mevostra fazone;
e la lingua villana ed enemica
è semprever me piùtutta stagione:
com'eo più d'amar voiprendo fatica
e la fazon più de dolcezza pone.
Ed èstagionche 'l sembiante è non bello
ed altreche lalengua è non villana
perch'io non m'oso allegrar néstar fello
ch'onne parte mi fere e mi resana;
sì sonsmarrutoch'eo non veggio quello
che fare deggia enver ragion sìstrana.



Lassoen che mal punto ed en che fella


Lassoen chemal punto ed en che fella
e crudel parte misi intendimento!
Chéme e 'l mio disamoe amo quella
che nel mal mio poder mette etalento
e piò che cosa alcuna altra li abella
lodoloroso meo grave tormento:
ben è sembranteoi me lassoched ella
fu fatta sol per meo distrugimento.
Adonque che ferò?Pur sofriraggio?
Non già; ma parterò contra decore:
se me non vincoaltrui mal vinceraggio.
E metteròlo meo corale amore
en loco talche sia cortese e saggio
nonche m'alcidas'eo son servidore.



Ahilassocomo mai trovar poria


Ahilassocomo maitrovar poria
cortese donnapoi che m'è villana
la piòcortese ch'a sto mondo sia
che per ragion tanto cortese epiana
rechest'ho che mi don sua signoria
ch'orso o dragoneoqual fera è più strana
sì nd'averea mercedee cortesia
e fora ver di me dolce ed umana?
Deocomo puòsua dolce bocca dire
parola amara sì crudelemente
chefammi crudel morte sofferire?
Ahicon mal vidi sua beltàpiagente
e 'l suo chiar viso e suo dolce avenire
e 'l dire e 'lfar di leipiù ch'altro gente!



Altroche morte ormai non veggio sia


Altro che morteormai non veggio sia
de lo dolore meo trapassamento;
ch'eobiasmo e laudo e vogli'e non vorria
che d'amar lei partisse el meotalento.
Ché pur contendo co la voglia mia
onde mitrovolassoognora vento;
e poi che veggio che scampar nondia
giammainon faccio alcun difendimento.
Poi morir deggiodirò che m'amorta
quellach'onore e valor e piacere
ebeltate sovra tutt'altre porta
e crudeltate e fierezza evolere
de darmi morte sìche non mi apporta
amorservire né pietà cherere.



CertoGuittonde lo mal tuo mi pesa


CertoGuittondelo mal tuo mi pesa
e dolmi assaiché me ne 'ncolpitanto
s'altri il suo ti difendeor fatti offesa
s'aver noldia già tanto ni quanto?
Se per ragion sonmi de tedefesa
donque perché di mei fai tal compianto?
Ver èche la ragion tua non ho 'ntesa
como cheresti me in privatocanto.
Ma vene in tale parte e 'n tal stagione
e pensa dicherer securamente
ciò che credi che sia di tuaragione
ch'eo tel convento dar ben dobbramente;
ma non chererné sia la tua 'ntenzione
ciò che 'l chieder e 'ldar fusse spiacente.



Gioiad'onne gioi e - movimento


Gioia d'onne gioi e -movimento
non mi repento- se villan so stato
nécurucciato - voi; che però sento
a me 'l talento - vostroumiliato.
Che 'n ciò fui dato - solo a 'ntendimento
delvalimento - quale è 'n me tornato;
e ho parlato - contrasapimento
ché piacimento - sol ho en voi trovato.
E segravato - m'avete sovente
sì dolcemente - m'avetrapagato
lo vosto orrato - dirche son galdente.
Làdu' piagente - v'èverrò di grato
e siame dato -ciò che più v'è gente
che piùcherente - non serò trovato.



Gioiagioiosa più che non po dire


Gioia gioiosapiù che non po dire
la lingua miané devisar locore
che bellezz'e adornezze e gran plagire
de donne aveteed'onne altra migliore
ma cortesiavalor senn'e savire
aveted'om de compiuto valore;
sommaramentequanto po ciauzire
detutto ben om bon conoscidore
èbella donnaen voi; da cuieo tegno
corecorpopodere e ciò che aggio;
e sonnebenvostra mercededegno.
Ché tutto ciò che bramael me coraggio
donatemicon sì gioioso segno
che temodi morir sol d'allegraggio.



Benaggia ormai la fede e l'amor meo


Ben aggia ormaila fede e l'amor meo
e tutto ciò che mai dissich'avesse;
ché de ragion è certoal parermeo
ch'al lor valor non mai par credo stesse:
ché dolcee pietosa inver me veo
più ch'alcuna ch'eo giorno ancovedesse
ch'è fatta quellain cui fierezza creo
che piùd'onni altra assai sempre potesse.
Siccome a Lanzelotto omosimiglia
un prode cavalersimil se face
a lei di fera donna ameraviglia.
Manti baron d'alto valor verace
l'hanno saggiataassai; ma sì lor piglia
che mai tornar ver ciò nonhanno face.



Voiche penate di saver lo core


Voi che penate disaver lo core
di quei che servon l'amorosa fede
partite vo daciò per vostro onore;
ch'onne peccato è'nver dequelmercede.
Ch'un omo ennudo e de lo senno fore
or miri quelche faom che lo fede!
Ché tal è queicui bendistringe amore
che d'occhi né di cor punto nonvede.
Ennudo stae non se po covrire
de demostrar la sua granmalatia
a leiche pote lui di ciò guerire.
Donque chi'l vedein sé celar lo dia
e contastallo a chi 'l volessedire
per star cortese e fuggir villania.



Amoreo gioiabella gioiasento


Amore o gioiabellagioiasento
tant'a lo corche de dolzor m'aucide
e sentireneben più per un cento
se non che de me stesso aggiomercide
che temo di morir. No li consento
ma fo sì chede me 'l troppo devide
ché spessamente m'ha gioia sìvento
ch'a forza camposì non mi conquide.
Perchéd'amor meo par esser non osa:
chése cont'ave de contessaamanza
re de reinaecco piccol cosa;
Ma è grandequand'om basso amistanza
ave d'un'alta donna e graziosa
com'eoda voidonnasenza mancanza.



Ahicomo ben del meo stato mi pare


Ahicomo ben delmeo stato mi pare
merzede miache no nd'è folle aparo!
Ch'eo mostro amore in parteche me spare
e làdov'amo quasi odioso paro.
Ed emmi greve ciò; ma purcampare
vòi dai noiosi e da lor nòi mi paro
adonore de leiche 'n beltà pare
no li fo Elena che amaoParo.
Or non so perch'eo mai cosa apparasse
s'eo non apparo acovrirsì non para
ciò che m'aucideria quandoparesse.
Ma 'l cavalerche ad armi s'apparasse
com'eo faccioen ciòsempre campara
senza cosa che nente li sparesse.



Nonsia dottoso alcun omperch'eo guardi


Non siadottoso alcun omperch'eo guardi
a donnaunde li tegnagelosia
che vista fo che di ciascuna embardi
ma non peròch'eo la volesse a mia.
Ché lei che m'ha feruto con soidardi
non guardo maisì che parevel sie
e solo perchéd'essa om non se guardi
en tante parte amar fo semelia.
Or diràl'om: non ben se' ti guardato:
credendoti covrirmostrat'haivia
com'omo apprenda tuo segreto stato.
Perch'eo dirògià ben certo follia:
ch'eo mi sento ver ciò tantosennato
che qual più popiù me nocente sia.



Com'eopiù dicopiù talento dire


Com'eopiù dicopiù talento dire
gioiade voide tuttoonor gioiosa;
e non tanto peròche de servire
ho semprel'alma mia desiderosa
quanto per vostr'alto valorchegire
veggio a montemontando ogni altra cosa
che donnacoronata a voi tenire
non se po parche per ragion non osa:
poireina de tutto alto valore
e de beltà compiuta en pregiodegno
e de ciò tuttoche dimanda onore
sete sìbencom'altra è de suo regno;
e chi val molto a poco dericcore
che varrebbe ad assai mostra ben segno.



Detutte cose è cagione e momento


De tuttecose è cagione e momento
che omo voleo diceo facegioia:
ch'ha onore e prode e piacere 'n talento
l'om solamenteper venire a gioia.
Chi tutto 'l mondo avesse a suonon sento
cheli tendesse cos'altrache gioia:
adonque par però versperimento
che quello è ricco piùch'ave piùgioia.
Perciò m'approvo al più ricc'om che sia
poidi gioi aggio ognor compiutamente
ciò che lo core meo voleche sia;
e s'eo mostrar l'osasse intra la gente
com'èciò verchi più saggi'è diria
ch'eo verodico assai ben giustamente.



Benmeraviglio como on conoscente


Ben meraviglio comoon conoscente
o ver omo che ama per amore
po ver cui amaistar croio e spiacente
e farli a suo poder noia e dolore
perchéd'alcuno modo lui parente
li sia la donna ch'ama l'amadore;
poisa che ciò li aven forzatamente
perch'ha 'n poder d'amorl'alma e lo core.
Donque farla merzede e cortesia
e ben suogrande e de la donna maggio
covrirli e darli a stagion agio evia;
che s'ello pur guardar vol lo passaggio
e l'om de girsoffrir non pofollia
li gioca sìche monta ont'edannaggio.



Gioiamorosaamorvostro lignaggio


Gioi amorosaamorvostro lignaggio
so ben ched è d'assai nobilaltezza
e so che de valorné de coraggio
né depiacerné d'ornata bellezza
né de farnéde dir cortese e saggio
altra no è de tant'altagrandezza:
donqu'eoche bass'om sonragion non aggio
segondociò d'aver vostra contezza;
ma segondo gran fede e bonoamore
che 'n voi hostando più vostro che meo
sondegno ben d'aver tanto d'onore.
Chése verace sìfuss'eo ver Deo
con son ver voivivosenza tinore
ne girealoco ov'è santo Matteo.



Infede miache 'n amor grande aiuto


In fede miache 'n amor grande aiuto
mi fora ch'eo foss'orbotale fiada;
etal che fosse sordo; e tal che muto;
e dico como adesso a cuiagrada:
Orboperché meglio che l'aveduto
per scuro locoè meo penser che vada;
e sordoperché quando alcunom muto
sento là standoove 'l mio cor piùbada
temendo ch'altro siaprendo paura
e perdo aver sollazzoed angoscia aggio
che gauderia se fosse sordo allora;
e mutoperché quando il suo coraggio
demostrame madonna perfigura
de la 'ntenzone d'esso eo fosse saggio.



Conpiù m'allungopiù m'è prossimana

Conpiù m'allungopiù m'è prossimana
la fazzondolce de la donna mia
che m'aucide sovente e mi risana
e m'avemiso in tal forsenaria
che 'n parte ch'eo dimor' in terrastrana
me par visibil ch'eo con ella sia
e [un]' or credo talsperanza vana
ed altra mi ritorno en la follia.
Cosìcomo guidò i Magi la stella
guida[me] sua fazzon gendomeavante
che visibel mi par e incarnat'ella.
Però vivogioioso e benistante
che certo senza ciò crudele efella
morte m'auciderea immantenante.



Gioiamorosaamorsempre lontano


Gioi amorosaamorsempre lontano
son da voilasso! Mal v'aggio veduta
e malefui crudel tant'e villano
contra 'l vostro voler feci partuta
agireohimè dolentein terra strano
ov'allegrezza e gioiaggio perduta;
ché 'ntra pianti e sospir m'han posto apiano
e m'han ormai vita quasi tolluta.
Lasso! Perchévagh'eo d'argento e d'oro
avendo voisì preziosoavere
che non paréggiavi altro tesoro?
Or non procaccioa ciòche 'l meo servere
aggio perduto en voi amandoemoro
poi voinid altro bennon posso avere.



Ahidolze cosaperfetta speranza


Ahi dolze cosaperfetta speranza
amica di ciascun omoe più mia
chétu paghi più l'om sua disianza
non fa quello che tene insignoria;
già quale ha più podere e benenanza
senzal'aiuto tuo non viveria.
Dunqua chi vive a noia e a pesanza
Setu no l'aiutassior che feria?
Mal: ed eo peggioche tra stranagente
ed en strano paese e 'n crudel soe
sconfortato da miadonna e d'amico
e d'onni cosafor di tech'è gente:
miconforto tuttor che mister n'hoe
....................................



Lontanoson de gioi e gioi de mene


Lontano son de gioi egioi de mene
e de gioi son più ch'eo non fui giammai;
diperdit'acquistato aggio gran bene
e de procaccio male e dannoassai.
Quel ch'eo non ho m'aiuta e mi mantene
e quel ch'hom'affende e don'asmai;
gioia e gran dolzor sento di pene
e degioi penetormenti e guai.
Ora sono là v'io non fui giànente:
chi mi serve me piace e fa dannaggio
e bene e dispiacerlo diservente.
Messer Gherardodi non saver saggio
lo chiar escuro: ben è meo convenente;
dehquel sguardate che nonguardoom saggio.



Gioiaamorosaamorpensando quanto


Gioia amorosaamorpensando quanto
fu 'l fallo meo crudel e villanforte
cert'eo m'auziderea volenter manto
se l'om ragionavesse en darse morte.
E s'eo trovar credesse en alcun canto
chede ciò fusse gragiamento o corte
eo me li accuseria 'n talguisa tanto
che de morte verria sovra me sorte.
Ma poi mereconfortoamorpensando
che più che 'n altra'n voiregna pietanza
e ciò mi fa midirmerzéclamando;
ch'altra guisavivrebbi in desperanza
tanto ontososonconsiderando
com'io potea ver voi pensar fallanza.



Deporto- e gioia nel meo core apporta

Deporto - e gioia nelmeo core apporta
e·mmi desporta - al mal ch'aggioportato
che de porto - saisina aggioed aporta
ch'entr'a laporta - ov'e' for gie aportato.
Fe' porto - tal de lei che nontrasporta
ma me comporta - ov'eo son trasportato;
ch'on porto- me non fa piùse·mm'aporta
elladu' porta - su'estar diportato.
Comportat'ho - de mal tanto ch'eo porti:
deporti- opo me fanno a trasportarelo
de portar - morto 'v'eo s'on miportara.
Non comportara - ch'altri mi comporti
nei porti-s'ei sia qual vole a portare
ché del portar - mei leim'adesportara.



Decoralmente amar mai non dimagra

De coralmente amarmai non dimagra
la voglia miané di servir s'arretra
leiver' cui de bellezza ogn'altr'è magra
per che ciascun ver'me sementa 'n petra:
ch'Amor di gioia mi corona e sagra
und'hodi ben più ch'altr'ompiù che metra;
dunque ragionde servir lei m'adagra
poi son d'Amore a maggior don ch'ametra.
Ché manto n'hopur chi vol n'aggia invilia
eme'nde sia ciascun noioso encontra
ch'al mio voler non facciafest'e vilia
merzé di lei ch'ogni om su' nemic'ontra
ver' cui bastarda fu Sarna Subilia
per che tutto benmeo d'essa m'acontra.



Giàlungiamente sono stato punto

Già lungiamentesono stato punto
sì punto - m'ave la noiosa gente
dicendode saver uve mi punto;
sl tal punto - mi fa quasi piangente.
Poise·mmi mironon credone punto
sì punto - so''ve'n stando onor v'è gente
poi lo mio voler de gioi' hapunto
che punto - è versosi face ha piagente.
Feròcomo lo bono arcero face:
face - fa de fedire in taleparte
sparte - di ciòu' non par badifede.
A tuttiamanti sì de' farse face:
sface - ciò de penserl'aversa parte
parte - che vive in error de su' fede.



Devaloroso voler coronata


De valoroso volercoronata
megliomadonna meach'altra de regno
en cui locore'l corpo e l'alm'ho data
perfettamente senz'alcunretegno
adonquepoi di me sete lungiata
perdut'ho e la miavita e 'l suo sostegno;
per che morireohimè lassom'agrata
ché s'eo più vivo ormaimatto devegno.
Mavoiamorper Deovi confortate
ché picciul è permia morte dannaggio
e per la vostra onor tutto abassate.
Eper vostro confortoel meo coraggio
se reconfortae fors'anche'l tornate
per la vostra allegranzaen allegraggio.



Villanadonnanon mi ti disdire

Villana donnanon mi tidisdire
volendomi sprovar fin amadore:
ch'eo fin non sonvers'ho talento dire
néd essere vorreatant'hai ladore.
Caper averti a tutto meo desire
eo non t'amara un giorno peramore
ma chesta t'ho volendoti covrire
ché piùvolere terriami disnore.
Ché tu se' laida 'n semblanti evillana
e croia 'n dir e 'n far tutta stagione
e se' leggiadraed altizzosa e strana
ché 'n te noiosa noia è perragione
donna laidache leggiadra se' e vana
e croiached'alter' oppinïone.



Nonmi disdicovillan parladore

Non mi disdicovillanparladore
a quello intendimento che ditt'hai.
Or como crederiache 'n te valore
di fino amant'e amor fusse giamai?
ch'ogn'altrafina cosa è di te fore
e la contrara per te regnaassai.
Ma disdicomi acciò che m'è dolore
crudeldi morte il dimando che fai
cioe ch'io t'ami: orcome amarporia
cosa che di tutto è[me] dispiagente
com' tu se'?Mad e' ho ragion ti dia
odiar a morteed i' 'l fo coralmente:
tuperò mi dispregie villania
mi dice assai la tua bocca chemente.



Acertomala donnamal' accatto

[A] certomaladonnamal' accatto
farebbe l'om a star teco a tencione
tant'haivillan parlar accort' e adatto
e tanto pien di tutta rearagione.
Per ch'io mi credo che sovente hai fatto
dann'e disnora me con tuo sermone
e manti omini hai mess' in mal baratto
ed'altro non par ch'aggi' oppinïone.
Se vuoi ch'i' dica 'l versì com'e' 'l saccia
perché disditta se' diraggiolbene:
ché tupensando c'hai laida la faccia
e se' croi'e villanaallor te tene
paura forte che gabbo non faccia;
perciòdisdicie far ciò ti convene.



Cosìti doni Dio mala ventura

Così ti doni Dio malaventura
com' tu menzogna di' ad iscïente
credendo ch'i'm'arrenda per paura
di tua malvagia lingua mesdicente.
Ma iosoffer[r]ea prima ogni bruttura
e morteched i' te dessiminente
ch'eo fora degna di soffrir arsura
come quella ch'abestia si consente.
E se ciò èche me non tegnamente
bona né bellate qual credi tegna?
pur lo piggiorde tutti e 'l più spiacente.
E gran fastidio m'ès'om ti disdegna
per dispiagenzae tu ti tien' sìgente
chetal penser haicredi che divegna.



AhiDeochi vidde donna vizïata

Ahi Deochi viddedonna vizïata
di reo parlar ritratto da mal' arte
come tuche se' meco a ragion stata?
e veggio che del gioco non hai parte.
Però parto vinciuto; e sì m'agrata
poi siavincente d'ogna mala parte
non campi perciò tu a mal'usata
ch'i' non vorria di malvagìa ritrarte.
Che Diomale ti dia come se' degna
e tollati la vitaa ciò chedanno
non fusse più di tua malvagia 'nsegna:
chétutto vizio rïo ed inganno
è di te natoe tuo pensernon regna
in altroche 'n crïar vergogna e danno.



Orson maestra di villan parlare

Or son maestra divillan parlare
perché saccia di te dir villania
chévillan dire e dispiacevel fare
sì ritrova' in te ciascunadia
ch'un piccol mamol ne porria ritrare
più che fattonon aggioin fede mia
ché quello che ditt'ho giànente pare
inverso de la tua gran malatia.
Ma io vorrebbilassaesser morta
quando con omo ch'i' l'ho disdegnato
cometu se'tale tencion fatt'aggio.
Ben puoi tener ormai lalingu'acorta
e dir ciò che ti piacee star fidato
che'n alcun modo non responderaggio.



Mepiace dir como sento d'amore


Me piace dir comosento d'amore
a pro di queiche men sanno di mene.
Secondo ciòche pone alcuno autore
amore un disidero d'animo ène
disiderandod'esser tenedore
de la cosa che più li piace bene;
loqual piacere ad esso è creatore
e cosa ch'a sua guida ilcor retene.
Penser l'avanza e lo cresce e rinova
e vallo semprein sua ragion fermando
e falli fare di ciò che volprova;
saver lo vacon più puòmenomando
naturael tene e non vol già che mova
per cosa alcunade lo suocomando.



Estoamor non è tutti comunale


Esto amor non ètutti comunale
perché non sono d'una complessione
chétal è che non mai di ciò gli cale
e tal che 'n suacura altro non pone.
E certo son ched adivenche tale
fiat'èche l'omo ama e tal che none;
tale ama tai non de'e talch'eguale
somiglieranno di sua condizione.
Durezzabrigacontrario accidente
adimorare l'om fa senza amore:
amore fa corvago e cor vertente
or amare ora noe d'un tenore
istar doe;che l'un ama e l'altro nente
reo accident'èin qual no èfattore.



Ôsoa natura e so poder d'amore


Ô soa naturae so poder d'amore
certo assai meravigliosa cosa;
ché lopoder è talch'altro valore
non ha loco ver lui ov'el benposa;
e sua natura fa el conoscidore
disconoscente e dàlaida resposa
e 'l molto leal falso e traditore
e 'l pregiatodeven villana cosa.
E fa tutto 'l contrar ben doblamente
egioia e dol mesclatamente rende
e no poria già dir quantosovente.
Ora eo no son per dir ciò che ne scende;
ma purlo modo sol semplicemente
como po faccia chi d'amor s'enprende.



Lomodo de l'amante essere dia


Lo modo de l'amanteessere dia
talch'avanti che scovra il so coraggio
faccia checonto de la donna sia
o vero d'omo alcun di suo legnaggio
che'n cagion de tener lui compagnia
possa presso de lei tenereusaggio
e cheper luia lei ritratto sia
quand'elli facealcun bon vassallaggio.
Ed ello peni sì farlo sovente
chequelli ed altri possa assai ritrare
davanti lei di lui pregiovalente;
poi ch'aconcio ave così il su' afare
mostriliben com'è su' benvogliente
e mir'se 'n vista lei piace odispare.



Perchédiversi casi sonconvene


Perché diversicasi sonconvene
usar ver ciò deversa operazione;
chése le piaceallegro star vol bene
e pur penar com piùpiaccia a ragione:
e se le sparpur con cherer merzene
e conmostrar tormento in sua fazone
facendo ciò ch'a lei piacerpertene
dimori a lei amar tutta stagione.
Sovra qualunqued'esti casi regna
proceda sì come gli ho divisato
edintorno di ciò quel che sa vegna;
ché per me no lipuò esser mostrato
in sì picciola parteognunquainsegna:
en fare e 'n dir sia da sé assennato.



Eonon credera già ch'alcuno amante


Eo noncredera già ch'alcuno amante
se possa de la sua donnadolere
ca'n tutto 'l menno sia sì bene istante
che'n vista alcuna mostrai ben volere;
e ciò ch'el cherfarebbe il simigliante
se 'l se potesse far con bel parere.
Orse no dicee fa de sì sembiante
dèvela l'om peròfalsa tenere?
No certo giàs'è donna di bonpregio
che dice noperché non vol mostrare
ch'aggiatalentopoi nond'ha podere;
ché senza frutto aver no voldispregio:
sembiante fa perché deggia sperare
che donarvolse tempo e' sa cherere.



Ordirà l'omo già che lo podere


Ordirà l'omo già che lo podere
ciascuna donna ha benpoi che le piace
e pote bene istar tanto in piacere
che verodicee tanto ch'è fallace;
e s'ha gran voglia e piccolosavere
loco e podere assai vede verace
ch'a poca voglia egran sennovedere
non po prendere e far ciò checonface;
donqua chi ama peni a valer tanto
che 'n obrianzametta lo savere
e cresca vogliase di lei vol vanto.
Per logran forzo de merzé cherere
vincerà orgoglio egravoso ischianto
che contr'a ciò non po fianza tenere.



Ortorno a dir che l'amante ave a fare


Or torno adir che l'amante ave a fare
da poi ch'è per sembiantiassai provato.
Entender dia ch'a lei possa parlare
in alcunloco palese o celato.
Prenda locose po far dimandare;
se nodimandi cagion d'altro lato;
caper ingegno e per forzamostrare
vol la donna che vegna tal mercato.
E s'ècelato loco ov'e' l'aconta
basci e abracci ese consentimento
levede alcunè tutto ciò che monta.
Or se no po de séfar parlamento
parli per tal che sia privata e conta
e sia suaparse podi valimento.



Orchi dirào ver chi farà dire


Orchi dirào ver chi farà dire
da poi ch'avènched ha loco e stagione
s'è maggio o pare o menor depodere
la donnase vol guardi per ragione;
e quale ell'èdi core e di savere
e quale d'atto e qual di condizione:
perchédiversa via se vol tenere
colà dov'ha deversaoperazione.
Ché tal vole minaccia e tal preghera
e talcortese dire e tal villano
e tal parola umile e tale fera;
ètal che dir con fort'ama l'è sano
e tal che non èbonae fasse altera
e fa 'l so cor ver de l'amante istrano.



Eden ciascuna volsi conto e saggio


Ed en ciascunavolsi conto e saggio
ciascun caso guardandocomo e quando:
male più volte esser cortese e saggio
e' se vol propiamentecomenzando.
E più ver de la donna ch'è damaggio
che verso de la pare dritto usando:
ver de la pare voletale usaggio
che ver de la minor vole comando.
Qual èparequal maggioqual minore?
me pol om dire; ed eo rispondobene:
quella che 'n convenente altro e maggiore
è sovrasovramaggio; quella ch'ène
en altro pareè 'n ciòmaggior forzore;
e quella ch'è minor par simel vene.



Dicao dir facciaa lei che sormaggio ène


Dicao dir facciaa lei che sormaggio ène
che 'l sembiantebenevol e pietoso
che 'l piacente piacer che 'n viso tene
e'l gran bellor del suo stato amoroso
e 'l pregio finch'al suovalor convene
e 'l dire e 'l far di lei sì agrazioso
etutto ciò che donna ave de bene
che 'n lei trova om che dinatura è uso
la fa piacer sì dolzementech'ello
èlei coralmente fedelquanto
è sol per ubidir ciòche l'è bello;
e che merto di ciò vole soltanto
che lei piaccia che suosenza robello
sia mentre vive;e hal mertato manto.



Verla maggio si vol quasi tenere


Ver la maggio sivol quasi tenere
simele modosì como laudare
e tantodire e fare e mantenere
sape di benver di ciascuno afare.
Etanto è grazioso il suo piacere
che suo fedelcom piùlei possa amare
e' vol sempre esser del corpo e podere
se voldirecom'io dissio dir fare.
Epoi ch'el s'è sìlei tutto donato
piaccia d'esser ver lui tanto pietosa
che lidoni sua grazia e suo bon grato
almeno en dire ed en sembrargioiosa;
e sentesi sì ben sovramertato
e pago sìche mai non brama cosa.



Elei ched è si parcom'aggio detto


E leiched è si parcom'aggio detto
de' l'omo certo reverenzafare
ch'omo nom posecondo il mio intelletto
verso d'alcunatroppo umiliare
per conducere a ben lo suo diletto:
ch'umeltàfa core umele fare
e lauda le fa prender bon rispetto
e tollelede laida responsion fare.
Dunque umilmente laudando leifaccia
direo ver dicaquanto po più bene
com'èsuo tutto in far ciò che le piaccia;
e pregando per Deo eper merzene
ritegnalo basciando infra sue braccia
che ciòe tutta sua voglia e sua spene.



Modoci è anche d'altra condizione


Modo ci èanche d'altra condizione
lo qual tegn'omo ben perfettamente:
ciòè saver sì dirche la cagione
possa avere da direaltro parvente.
Chése tutto la donna ave ragione
evoglia di tenerlo a ben volente
si vergogna dir sìse laquistione
l'è postaper lo propio convenente.
Donna volsempre «no» dire e «sì» fare;
chésì far vole che sia conoscente
e vole d'altra partedimostrare
che del penser de l'om saccia neente
e tutto ciòche fa ver quello afare
enfinger de no farlo ad isciente.



Similementevole ch'om s'enfeggia


Similemente vole ch'oms'enfeggia
di non vederee veggia ogne su' stato
e vol che siasaggi' om perché proveggia
e senta suo volere e suopensato:
e di tal modo si conduca e reggia
e cheggia suo volersì colorato
che cagion possa aver che non s'aveggia
nésaccia di venire in tale lato.
Ché per ferm'è ciòch'io dissi di sovra:
che la donna per forza e per inganno
volemostrare che vegna tal ovra.
Dunque procaccia quei talor suodanno
che fa opera lei che si più scovra
chévergognandopoi tello in afanno.



Inche modo po l'om sì dire e fare


In chemodo po l'om sì dire e fare
como mestere in tale cosafae?
S'è conto sì ch'a lei possa parlare
(chevale piùcom più conto li stae)
diràch'alcuna volta e' vol mostrare
cosa che lei conosce e sae
ch'èlaida sìche troppo li dispare;
che amendar ne poràse vorrae.
E se dice: dill'ora!el li può dire
ch'ècosa a dimostrar rimotamente
s'ella non se ne vol disabellire.
Ladonna poi se pensae 'l fatto sente;
ese per altra guisa e' de'avenire
però li avene a ciò che gli èpiacente.



Chino è conto de' fare altro viaggio


Chi no èconto de' fare altro viaggio;
ma chi per alcun modo esserepone
faccia che siasì farà come saggio:
chépur può farse ben mettese a cione.
Che se l'omo da primaè lei salvaggio
en opo più salvatichezza pone
sévergognandoe parlali d'oltraggio;
per che tard'ha de lei ben suaragione.
Ma s'elli è contoin oso e 'n dire e 'n fare
edella in ascoltare e 'n consentire
hanno più agio a farciascuno afare
sì che grave li può gioiafallire:
ma tuttavia sì voglio eo dimostrare
modo altroa' quels'a ciò non sa venire.



Quandola donna ha 'n oste o 'n altro lato


Quando ladonna ha 'n oste o 'n altro lato
marito o padre o suo procianparente
faccia l'amante come lì sia stato;
poi torni emandi lei dir mantenente:
Madonnacotal uomo si ètornato
a cui talvostr'amicoun convenente
impose chedicesse a voi in celato:
sì 'l vi vorrebbe dirse v'èpiacente.
S'ella s'avededice: est'è saccente
che 'lmesso non vol saccia il voler ch'hae
ed io posso mostrar nonsaccia nente:
se far lo deggiaor n'ho matera assae.
Se nons'avedeamen loco consente
ove lei parle; e forse più glifae.



Anchesi può l'amante inamicare


Anche si puòl'amante inamicare
di donna o d'uomoche suo conto sia
etanto di piacere deali fare
che volenteri in servir lui se dia:
eda poi ciòsarà degno mostrare
quello che lo corsuo vole e desia
e quanto saverà megliopregare
comedi ciò atato esser vorria.
Ese la donnao l'om che siavol bene
a compimento adesso il fatto tegno:
ché s'aconvento a ciò ch'e' vol non vene
sì la conduca aloco per ingegno;
ch'a convento od a forza pur convene
far ciòche vol l'amante for ritegno.



Mepare aver ben dimostrata via


Me pare aver bendimostrata via
che chi la sa compiutamente usare
che pernecisità quasi la dia
cui dura assai coralmented'amare.
Ma d'essa como l'om vo la balia
e come l'aggianon sepena guare
se no la parte; e so ch'è restia
e con pocoprocaccio d'acquistare.
Com de' tal omo donna concherere
chesé dovria mai sempre blasmare
quella che l'accogliesse insuo piacere?
Molto val om ch'a donna possa stare
a difensionpoi ch'om ben la rechere
e li fa ciò ch'op'è verquello afare.



Conprego e con merzé e con servire


Con pregoe con merzé e con servire
e con pietanza e con umilitate
econ esser piagente in fare e 'n dire
ver lei e ver ciascun di suaamistate
e ver ciascuna cosaond'avenire
possa in bon pregiode le genti orrate
la condurrà per forza in suopiacere
ché contra ciò non po aver potestate.
Maè talor che la donna ama di voglia
vedendo l'om di sében disioso:
sì se conforta e ver de lui s'orgoglia.
Alorval ben ver lei farsi orgoglioso
e demostrar che de l'amor sitoglia
e di meglior di lei farsi amoroso.



Aldiree al dire faree al cherere


Al diree aldire faree al cherere
si vol guardar e loco e stagione
e lostato di leisi che 'l volere
ch'ha bonopossa far bonaragione:
ché non agio talor fa sostenere
cosa ch'altriha di far voglia e cagione
ed agio le fa far ciò che 'ncalere
non averia per nulla condizione.
Loco se voldoveavenevol sia
a lui di direa lei d'ascoltare
e stagion quandosta for compagnia
e lo suo stato alegroe 'l suo pensare
ècurucciosoperché fatto sia
per suo marito alcun noiosoafare.



Evol essere l'om sofrente bene


E vol essere l'omsofrente bene
ver tutta noia che di ciò gli avegna;
equanto più la donna orgoglio tene
più umel far lasua parola e degna:
e gran promettetor star li convene
e farche l'om ben celador lo tegna
e largo ver la donna ov'è suaspene
e 'n arme avanzator de la sua ensegna.
E li conven benesser conoscente
del voler de la donnae di che fare
dicasempree in che punto è in parvente;
e se non sa per séde' consigliare
con omche sia di ciò bene saccente
edanche a quel che dett'aggio mirare.



Sempreporia l'om dir en esta parte


Sempre poria l'omdir en esta parte
trovando assai che dicere di bono
en tanteguise departite e sparte
le parte d'essa e le condizion sono:
peròda ciò mi si faccio disparte
con quel ch'ho detto; avegnache ciascuno
me piace che 'n ciò prenda 'ngegno ed arte
eveggia avanti più ch'eo no li sòno.
Tra ch'eo sopocoed ho piccolo aiuto
loco ed agio de dire tanto afare
soche lo detto meo non ha compiuto;
ma tuttavia però no midispare:
pur esser non porà ch'alcuno aiuto
non donialtruiche n'ostarie 'l penare.



S'eotale fosse ch'io potesse stare

S'eo tale fosse ch'iopotesse stare
senza riprender meriprenditore
credofareb[b]i alcun o[m] amendare
certoal mio pare[r]d'u[n] laidoer[r]ore:
chequando vuol la sua donna laudare
le dice ched èbella come fiore
e ch'è di gem[m]a over di stella pare
eche 'n viso di grana ave colore.
Or tal è pregio per donnaavanzare
ched a ragione mag[g]io è d'ogni cosa
che l'omopote vedere o toc[c]are?
Che Natura [né] far pote néosa
fat[t]ura alcuna né mag[g]ior né pare
forche d'alquanto l'om mag[g]ior si cosa.



Poinon vi piace ch'eo v'amiameraggio-


Poi non vipiace ch'eo v'amiameraggio-
vi dunque a forza? Non piaccia unquea Deo!
Mal aggia chi tien donna in tale usaggio
d'amarlapoiche sa dir che l'è reo.
Così li fa parer d'usareoltraggio
e d'accogliere orgoglio e segnor reo.
Ma eo voglio miprendiate ad agradaggio
e diciate: ben vegnaamico meo.
E fiorsvantaggio in ciò voi non farone
ché vostro pro soch'è maggio che meo
e maggio omo che donna è aragione.
Etutto che 'l prencipio fosse reo
s'omilieria lavostra condizione
se ciascun far volesse sìcom'eo.



Afar - meo - porto - cante - parte - ch'eo


A far -meo - porto - cante - parte - ch'eo
a dire - sagio - conto - com -apare;
a far - meo - porto - cante - parte - cheo
a dire -sagio - conto - com - apare.
Amor - di gioia - ch'è fatto -mi deo
contare - esto - cor - pieno - sì - d'amare
amor- di gioia - ch'è fatto - mi deo
contare - esto - cor -pieno - sì - d'amare.
Penetro - che modo - canaporto
coragio - mando - di pregion - sofrango
amanse - o fero- amante - O restei - lasso.
Penetro - che modo - canaporto
coragio - mando - di pregion - sofrango
amarse - o fero- amante - o restei - lasso.



Ahichera - donnadi valore al sommo


Ahichera -donnadi valore al sommo
perché fera - m'è silassovostr'alma?
Più ch'era - assai vostro fedele sonmo
sì non fera - né fo cosa alcuna alma.
Chechera - vostro pregio orato sommo
non mi fera - più mailingua che calma
con ch'era - vostra grandezza sommo
sìch'a fera - aportar sì grande salma.
Conchero - si chel'almo di ben soma
se lo fero - di voi torna dolze almo
chefere - me sì forteil mal m'asomi.
Ben chero - tant'amorragione soma
ma sofero - se voi piacesse almo
che fere -segnor sono forte somi.



Compagnoe amiconon t'oso vetare


Compagno e amiconont'oso vetare
cosa ch'emponi mete bene stante:
dico che nondei maravigliare
se non tenuto se' leale amante;
chéverità d'amico in te non pare
ma di nemico mostri ognisembiante
sì come puoi in aperto provare
se lo saveretuo mettiti avante.
Amicol'amor tuo val peggio ch'ira
epeggio torna leiche se 'l tuo core
la disamassecom'amar lacrede;
mase la voli amareora ti gira
e torna l'amor odio el'odio amore
e sì farai di vero amico fede.



Amicocaro meovetar non oso


Amico caro meovetar nonoso
ned ubidire deggio il tuo comando;
ché 'l tuo affarem'è tanto amoroso
ch'ogni preghero fai prendo incomando
e di cheder perdon son coraggioso
più perdisubidir che dir fallando:
perch'io darò consiglio nonoioso
perché ti parte 'n tutto lei amando.
Dici che tuadonzella ha te gioi data
la quale per diritto noia conto:
nola laudo: pote esser blasmata.
E se parti di lei non dolerpunto
ché l'onore e 'l pro tuo cresce ed agrata
se dalfollor di lei fa' te digiunto.



Eosono sordo e muto ed orbo fatto


Eo sono sordo emuto ed orbo fatto
per uno acerbe amore che m'ha priso.
Ed aragione 'l ve diraggio 'n atto:
ché sordo son quando lisono al viso
e muto a lei parlaree non batto
lingua népolsosì sono conquiso;
e orbo quando la veggio sontrasatto
ché non credo che me veggia nel viso.
Ahi Deo!Perché non m'ave morto Amore?
Ca vivere a me medesmo ènoia
e par che spiaccia a la donna mia.
Ch'un'ora il die mifora grande gioia
vedere leiche m'ha in segnoria
che meveagghiaccia e fiamma lo core.



Nonmi credea tanto aver fallato


Non mi credea tantoaver fallato
ca mi celasse mostrar so clarore
la rosa delgiardinoa cui son dato
perder potesse per altrui furore.
Nonso perché mi avvengaisventurato!
Ché sopra me nonfu mai servidore
d'amarvifresco giglio dilicato:
nova feritaavi' data al meo core.
Per Deovi pregonon siate altera;
poiché'l meo core avi' 'n vostro tenore
nol sdegnate tener vostroservente.
Non è ragion che lial servo pera:
se ciòavviengran falsità fa Amore
lo quale nasce cotantosovente.



Dolentetristo e pien di smarrimento


Dolentetristo epien di smarrimento
sono rimaso amante disamato.
Tuttorlanguiscopeno e sto in pavento
piango e sospir di quel ch'hodisiato.
Il meo gran bene asciso è in tormento:
or sonmolto salitoalto montato
non trovo cosa che m'sia valimento
senon com omo a morte iudicato.
Ohilasso mech'io fuggo in ogniloco
poter credendo mia vita campare
e làond'iovadotrovo la mia morte.
La piacente m'ha messo in talefoco
ch'ardo tutto e incendo del penare
poi me non amaed eol'amo sì forte.



Millesalute v'mandofior novello


Mille salutev'mandofior novello
che di spinoso ramel sete nato.
Per beneamare in gioi mi rannovello
e com'a visco augel m'avi' pigliato.-
Fermo e lial di voi servo m'appello
e parmi bello di servirea grato;
ché 'n vostro onore mio cor non è fello
avo obedire sempre apparecchiato.
Se per fallanza v'avessefallato
perdonimi la vostra conoscenza:
al piacer vostro lavendetta sia.
Ch'ad ogni pena sofferir son dato
né maiper pena faraggio partenza
pensando che voi sete spene mia.



Sesolamente de lo meo peccato


Se solamente de lomeo peccato
portassi penetenzanon calesse
anzi me ne terriaa bene nato:
crederia Deo li mei preghi audesse;
ma portar penaed esser giudicato
de la follia che altri commettesse
credoche seria per sentenziato
come omicida qual om m'offendesse.
Peròmadonnanon me giudicate
se la gente villana escanoscente
faceno quel che chiede loro usanza;
e per scusatoen cortesia m'aggiate
ché sempre sto pensoso etemorente:
de l'altrui fallo chiedo perdonanza.



Doglioe sospiro di ciò che m'avvene


Doglio esospiro di ciò che m'avvene
che servo voisoprana dibiltate
ed in redoppio mi tornan le pene;
e voimadonnadiciò non curate
anzi mi date dogliache mi tene
e chem'ancidese voi non m'atate.
Sospira 'l corequando misovvene
che voi m'amavied ora non m'amate.
E non èmeraviglia s'eo mi doglio
ché la ventura mia tuttordisvene
e le bellezze vostre van doppiando.
Quando mi penso iltempo ch'aver soglio
in disperanza m'torna tutto 'l bene
e liconforti me ne van mancando.



Feraventura è quella che m'avvene


Fera venturaè quella che m'avvene
ch'altri fa 'l male ed eo ne soncolpato
e faccio l'orma ov'eo non pongo el piene:
nel locoov'io non vosì son trovato;
pur mal m'incontra adoperandoel bene
e porto pena de l'altrui peccato.
Solo una cosa èquel che mi sostene
di ciò ch'io ne son quasiconsumato:
che la menzogna passa tostamente
e la fermezzarimane in suo stato
e questo aggio veduto certamente.
Peròmadonnaaggimi per scusato
ché 'nverso voi non feci falsonente
ché 'n verità non l'avre' pur pensato.



Bensi conosce lo servente e vede


Ben si conosce loservente e vede
lo qual sua donna di puro core ama
che ciòch'è dentro fora mostra in fede
sempre di lei sguardandola fama
e sempre sua innoranza e valor chiede;
altro nonprezzanon disiané brama
né moveria per cosaalcuna il piede
in ciò ch'a lei già mai recasseinfama.
Dicol per voimadonnaveramente
ch'eo non potreisavere alcun dannaggio
che vi facesse danno o disonore
chenon desse tormento al meo coraggio:
di cosa detta mi sentodolente
ed a voi rendo me come a signore.



Nonper meo fallolassomi convene


Non per meofallolassomi convene
addimandar perdono e pietanza
edamorosi pianti e dolci pene
patirch'eo n'aggio non per miafallanza.
Ma 'l fino amore tanto mi distene
ch'aggio inverquellain cui tegno speranza
ch'eo porto in pace ciòchem'addivene
e di penar non faccio dimostranza;
però che'n breve sua mercede attendo
ché la mia donna èsaggia e canoscente
sìche tornare al primo locospero.
Perch'io non son colpevol conoscendo
ma pregherollapietosamente
ch'ella mi dica perché m'è guerrero.



S'elsi lamenta null'om di ventura


S'el si lamentanull'om di ventura
a gran ragion mi movo a lamentanza
sìcome omche si credia in altura
ed è caduto e tornato inbassanza.
E vo piangendo e moro di paura
poi che mi vidi intanta sicuranza
di quellach'è più bellacriatura
che Deo formasse senza dubitanza.
E par che m'aggiamesso per niente:
e penso e veggio che non ha ragione
se nonche l'è lo mio servire a noglia.
Ed io più le staròsempre obbidente
e sempre le vo stare in pregasione
ch'ellami renda la sua bona voglia.



Gentileed amorosa criatura


Gentile ed amorosacriatura
soprana di valore e di biltate
voi ch'avite d'angella figura
lume che sovra ogn'altro ha claritate
merzévi chiede fideltate pura
se v'aggio offesoche mi perdoniate:
epiù mi pesa di vostra rancura
che se la morte di me hapodestate.
E dell'offesa fatene vengianza
in quale guisa piùpiacer vi sia
ed io la soffriraggio umilemente.
E s'io usaiinver di voi fallanza
credettivi piacere in fede mia;
poichévi spiaceil mio cor se ne pente.



Laplaneta mi pare oscurata


La planeta mi pareoscurata
de lo chiar soleche riluce a pena;
similemente nelcielo è cangiata
turbata l'aereche stava serena.
Lunae stella mi par tenebrata
salvandone unache già nons'allena
e per vertute nel cielo è formata;
per lei losole si commove e mena.
Or ben mi par che 'l mondo siastravolto:
forse ch'avrà a tornare in sua drittura
laditta stellache mi dà conforto.
Omo non de' sperar troppoin altura
e per bassezza non si tegna morto
ché troppogira spesso la ventura.



Ciascunoesemplo ch'è dell'omo saggio


Ciascunoesemplo ch'è dell'omo saggio
da la gente de' esser cartenuto;
e un n'audiviqual eo vi diraggio:
mentre omo dorme lotempo ha perduto.
Per me lo dicoche perduto l'aggio
perdendomolto bench'avrei avuto
lo quale avere già mai nonporaggio
se non ritorna lo tempo ch'è suto.
Eo credoche s'intenda lo dormire
a la stagione quando omo poria
avergran benese lo precacciasse;
ma per lentezza sì lo lassagire.
Omo dormendo molte cose avria
ch'assai sarebbe meglioche vegliasse.



Qualomo si diletta in troppo dire


Qual omo si dilettain troppo dire
tenuto è dalla gente in fallaggio:
spessefiate giova lo tacere;
chi troppo tace tenuto èsilvaggio.
A la stagione è senno a sofferire
e chitroppo s'umilia non è saggio;
scarsezza face l'omoarricchire
troppa scarsezza fa talor dannaggio.
Donque misuraci convene avere
in tutte cose ch'ave l'omo a fare
chétuttor noce fare oltra misura.
Ché per ventura puote tantosire
la cosa poich'è grave a ritornare
e se non fa consennopoco dura.



Ladolorosa menteched eo porto


La dolorosa menteched eo porto
consuma lo calorche mi sostene
sìch'eo non aggio membro se non morto
for che la linguach'a locor si tene.
E questa parla per contar lo torto
lo qual mitace Amore; e non s'attene
e dice: Ohlassafor son diconforto
ché d'ogni parte disciolt'ha il mio bene!
Solper servire Amor coralemente
sono giunto del tutto a nonpodere
sì come quegli ch'a lo foco è tratto.
Edeo dolente vivo in foco ardente
e perdo la potenza e lo sapere:
inmartir si discioglie ogni mio atto.



Dolcezzaalcuna o di voce o di sono


Dolcezza alcuna o divoce o di sono
lo meo core allegrar non può giàmai
pensando che diviso e lontan sono
da quella ch'amoameraggio ed amai.
Né per dolzore in cantando risono;
mapur di doglia canteraggio omai:
come l'augel dolci canticonsono
ch'è preso in gabbia e sosten molti guai.
Tantegravose doglie e pene porto
e 'n viso ed in diviso com mi pare
sedi presso vi sono o di lontano.
Sempre mi trovo in tempestosoporto
e lo dolor per mezzo il volto appare:
credendomiappressareio m'allontano.



Partitosono dal viso lucente


Partito sono dal visolucente
e penso se pote esser veritate.
Pensando miro e guardoinfra la gente
e non mi rende il sole claritate.
Poi sospiro edico: Ohimèdolente
taupino meche sperovanitate!
Perduto aggio lo core con la mente
e son silvaggiodell'umanitate
ché per amore aveva ricevuto
pensandoche Iddio m'avea donato
di ben servire a del mondo la fiore.
Eme partendosono sì smarruto
chese di presto non sonritornato
eo moriraggio per lo suo amore.



Dogliosoe lasso rimase 'l meo core


Doglioso e lassorimase 'l meo core
poi che partistedolce rosa aulente
da meche stato vi son servidore
e sarò semprea tutto 'l meovivente.
Sì che blasmare mi posso d'Amore
che di talpena mi fa sofferente
e con gran doglia ha fatto partitore
ilcor dall'almach'è tuttor presente;
ed ha lassato il corpoquasi morto
che va e venema non po parlare;
ed ogn'omguardané vede chi sia.
Ma par che viva come legnotorto
poiché non posso in me più ritornare
senon reditedolce spene mia.



Sedi voidonnami negai servente


Se di voidonnami negai servente
però 'l meo cor da voi non fudiviso.
Ché san Pietro negò 'l Padre potente
epoi il fece aver del paradiso;
e santo fece Paulo similmente
dapoi santo Stefano ave' occiso:
però non disconforto la miamente
ancora d'amar voi non fui sì acceso.
Com'io sonoorafui ed esser voglio
né contrafare mai losimigliante
infino che mia vita avrà a durare.
Edell'offese forte pento e doglio;
in ginocchion mi gitto a voidavante:
lo meo fallire sono per mendare.



Nonoso dirné farne dimostranza


Non oso dirné farne dimostranza
de la gran dogliach'al core misento
ch'eo son caduto in tanta disperanza
ch'ogni sollazzocontomi tormento.
Perch'io mi vidi in tale sicuranza
ched eod'amor facia il meo talento:
e pur del vero ho commessofallanza
inver del meo amore e fallimento.
Onde prego voidonne innamorate
e quanti innamorati son di core
che chiaminomercé per cortesia
a quellach'è la fior de lecontrate
ch'aggia membranza di quel che si muore
e guardasidi dicer villania.



Donnalo reo fallire mi spaventa


Donnalo reo falliremi spaventa
quando mi membra lo meo cor fallace
la felloniacome dava intenta
di stare a voi fiero e contumace.
Sìch'eo non posso veder come assenta
che 'n voi deggia trovar mercéverace
se non che vostra bontate consenta
di rivocarmi aservose 'l vi piace;
scusandomich'Amore isnaturato
ognorastretto in tal guisa m'affrena
ch'eo son dispensatored'umiltate;
ed altra volta mi tien sì infiammato
delvostro orgoglio e la doglia e la pena
ched eo despero in quellavolontate.



Benmi morraggios'eo non ho perdono


Ben mimorraggios'eo non ho perdono
dall'avvinentea cui ho tantooffiso
che non mi vale ditto reoné bono
in guisaalcunache per lei sia intiso.
Quando la veggio paremi unotrono
un foco ardente che mi fiere al viso;
allora guardointornose veruno
vede la pena mia che m'ha conquiso.
Onde viprego e chiamovi mercede
che m'perdonates'eo aggio fallato
ché'l mendar voglio con opra e con fede.
E non sguardar secondo ilmeo peccato
ché Cristo al peccatore ave mercede
soloche mende quello ch'è incolpato.



OSommo bono e de bon solo autore


O Sommo bono e debon solo autore
e de tutto valore
e d'onore - datore - e dipiacere;
o vitain cui vivendo alcun non more
for cui mort'ètuttore
chi maggiore - o migliore - ten vita avere;
o dolcezzada cui onni dolzore
in cui dolz'è dolore
da cui forè- langore - onne gaudere
o quandoquandocar meo bonsegnore
apprende nel meo core
tutt'ardore - d'amore - in techerere?
Merzémerzéo vital vita mia:
onn'altroème n'obbria;
e sol sia - onni via - nel mio piacere
volerteco e svolere;
e dolere- a piacere - tu'bon me sia.
Ohs'io mai lo cor mio deggio savere
amorte possedere
egaudere - d'avere - tua manentia
fiaamorefia!
Cortesia -me dia - de te valere!



Solament'èvertù che debitore


Solament'è vertùche debitore
fusse ciascun d'amore
e solo vizio a cui odiopertene;
vertù dea nel nemico amar bon core
e portardesamore
a se medesmoquant'e' 'l vizio tene.
Come dunque sifa conoscidore
o dice aver valore
chi vertù fugge evizio 'n sé mantene;
e Dioin cui tutta vertùtuttore
e sol d'essa datore
non desiané fior con luiconvene?
Chi non sa Diochi dir po sapiente
o tener pervalente
chi fugge quelper cui sol po valere?
O ricco èda tenere
omche del tutto bon no ha neiente?
Grande comecuiha vizio 'n podere
o gentil po savere
figlio stando del'enfernal serpente?
E che mancache? Nente
a chi figlio ederede ed è messere.



Obenignao dolceo preziosa


O benignao dolceo preziosa
o del tutt'amorosa
madre del mio signore e donnamia
ove fuggeo' chiamao' sperar osa
l'alma miabisognosa
se tumia miglior madrehaila 'n obbria?
Chisenon tumisericordiosa
chi saggia u poderosa
u degna 'n farmiamore u cortesia?
Mercédonque: non più mercénascosa
né paia 'n parva cosa
ché grave 'nabondanza è carestia.
Né sanaria la mia gran piagafera
medicina leggera.
Masi tutta sì fera e bruttapare
sdegneraila sanare?
Chi gran mastroche non gran piagachera?
Se non miseria fusseove mostrare
se poreanélaudare
la pietà tua tanta e sì vera?
Convendunque misera
a teMadonnamiserando orrare.



Ahicomo è ben disorrato nescente


Ahicomo èben disorrato nescente
qual piò tiensi saccente
sedivin giudici'onn'intender crede
e ciò che lo saver suonon ben sente
reo stimar mantenente
unde Dio dice iniquo eperde fede!
Mirao superbi'om desconoscente
se ben te scernemente
onne opera d'omche meglio vede:
ben male e male bendice sovente.
Come dunque sì gente
devine schernerai?Pens'ov'è fede.
Minor mal è pensar non sia Deo
chenon pensarlo reo;
ché como necessaro ello pur sia
èch'ello bono sia;
e se non bononon Dio. Che dunqu'eo?
Selui bon credoe che far creder dia?
Ohche fella mattia
diralcun: - no è bonché ben non veo! -
e: - fallirpria creo
divina bonitàche scienzia mia! -



Ofelloneschio traitio forsennati


Ofelloneschio traitio forsennati
o nemici provati
de noistessipiò d'altri mortali:
signorepadre avench'ha noicreati
e de sé comperati
e che ben terren dannespiritali
e a regn'eternale hane ordinati
sol per odiarpeccati
e per vertudi amar razionali;
se nol seguinsaren quitribulati
e appresso dannati
senza remedio atorment'eternali!
O miser noicome non donque amore
di tanto etal signore
o diletto di sì dolze gran bene
lo cornostro non tene
e ci fa sol ragion om debitore?
E se dei donisuoi noi non sovene
né diletto ne vene
di ciòche ne promettealmen lo core
ne dea stringer temore
di tanteperigliose eternai pene.



Sìcomo già dissi anchealcuna cosa


Sìcomo già dissi anchealcuna cosa
non si po dirdannosa
disorratané laidau' non peccato;
vivandatuttao' vizioè venenosa
e gioi onni noiosa
e onnibonch'è 'n elmal è stimato.
Tutto tanto èreaquasi gioiosa
onni part'è viziosa
inver di quelloov'odio è radicato;
soventein vizio catun altroposa
cosach'è graziosa
a corpo e a podere e crescestato:
in vizio d'odio corpoalmapodere
agioposopiacere
padrefiliiamiciterra e regna
legge e usanzadegna
e temporale ed eternal benpere.
E 'l suoe i soiesée Dio desdegna
e odia om ch'odio tegna:
e s'alcunvol vantar crescerv'avere
tegnalse 'l po tenere:
sol cresce'nfernoe demon gaudio assegna.



Sìcome no a corpo è malattia


Sì comeno a corpo è malattia
disorrata né ria
inver dilebbranon a spirto è nente
ontosa e perigliosa appoeresia;
e quanto spirto è via
maggio di corpomal famalamente.
Per che nulla prod omo orrato sia
fuggir mai piùné pria
che lui non tocchi error pregio némente.
Ahiche gente gent'om mi sembra stia
che purofedelbon sia
se tutto pecca e corre a mal sovente.
Valent'om deal'altrui vizio celare
e la vertù laudare;
e spezialmentepo greve scudieri
despregiar cavaleri
né cavaler baronné baron ree
se tutto 'n vizio alcun sentelo stare.
Comedonque biasmare
pote degno Dio alcun misteri
rio n'avendopensieri
u solacciandou' laidir poss'om fee?



Ofrati mieivoi che disiderate


O frati mieivoiche disiderate
e di gran cor pugnate
in arricchir di van poverriccore
primamente non poco a Dio peccate
se tuttoprocacciate
for dislealtà e for follore;
e corpo tropposovente affannate
ese talor posate
tempest'ha dentrogiorn'e nottecore;
e arricchendo piùnon piùpagate
madove più montate
più pagamentoscende e cresce ardore.
E provis'è ciascuns'è menpag'ora
e piò travagli e cor'ha
con molto suonon giàfece col meno;
ond'aver sacco pieno
e voito corecarco ènon aitora.
Non gaude aver omch'aver fa rancora
ch'el mors'aver desmora
e dolsi semprese non mette 'n seno
unde falui veneno
se ben mangiao se ben vest'ancora.



Audache dico chi vole arricchire


Auda che dico chivole arricchire
e cornon saccoimpire
e ornar non giàfazionma mente.
Riccor è solo 'n desider complire;
eciò no po avenire
che per desiderar poco e piacente.
Desiotroppo è non legger fornire;
unde non giàplasire
ma despiacenza porge e mal sovente;
e di non plagentercome gioire
senz'apresso noire
pot'om alcunch'orrato agiusto sente?
Adonque vol avant'omo schifare
ciò che noipossa fare
a valor di valente e saggio core
e reducendoamore
a degno e a chi gioi degna po dare.
Soperchia cura etropp'onni labore
parta di sé tuttore
e retto deggia emansueto andare
sovra catuno affare
rendendose di sésempre dolzore.



Trecose sonper che move catono


Tre cose sonperche move catono
non bonsiccome bono;
son este tre: onorproe piacere.
Mad errore o fallor tal fiat'ha alcono:
dispregioonorragiono
dannaggio prodee gaudio ha dispiacere.
Estagione è ch'i' onor propono.
Piacer e pro che sono?
Purassai (devea minor valere)
ma quando con saver bene dispono.
Secontra onore e' sono
onni pro dannoè noi onnigaudere.
Com'esser po pro ov'è tristezza?
O vercom'allegrezza
in che coscenza morde e unta rende?
E dove onorse prende
essere como po dann'u gramezza?
Non gioia e pro prodomo in pregio spende
ch'omo la dona o vende
o prest'a proded'altro o di vaghezza;
nulla piacevilezza
altrui posso 'n mefarse pregi' offende.



Audachi vole adessa il mio parere


Auda chi voleadessa il mio parere.
Che brevemente chere
e voi di noirazional natura?
Voledicoche noi amiam savere
eprocacciarlo avere
e appresso disio abbiamo e cura
in odiar efuggir male a podere
ed amare e cherere
a valor grande bene dafe pura
e dei doi mal sempr'al minor tenere
e de ben doichedere
el maggio bono a tempo e a misura.
Non mai restar nelbon alcun non dia
ove miglior sa sia
ned al miglioreov'èd'optimo prova;
e chi disse: non mova
om che sta bennon giàdisse follia
a ciò che dubitosa è cosa nova;
chésovente se trova
dannaggio on in che pro credria.
E non giàben seria
non sian certi pollastrie' starse ad ova?



Ahiche grave dannaggio e che noioso


Ahiche gravedannaggio e che noioso
per un parvo pertuso
fortericca e grannave perire
e nobel terra più per un discuso!
Maoltr'anche gravoso
e dispiacente estim'al meo sentire
deomoin cui savere è copioso
e valor valoroso
in fareretto e piacentero dire
und'onor caroorrato e grazioso
eamor amoroso
di part'onne ferea sor lui venire
e noioso alcunvizio in lui resede
disorna e dicede
onne suo bonoe 'l fadisagradito:
ciò è ch'ha e' perito
pregi' e onordel mondo. E chi che 'l vede
viso catuno laido è piòlaidito
di quant'è 'l piò pulito:
valor ove piòvalvizio piò el lede:
perché chi mei se crede
meise guardi non sia da vizio unito.



Odonne mieleale e buono amore


O donne mielealee buono amore
ch'eo port'a vostr'onore
sovente porgeme gioi egramezza.
Gioiquand'aldo orrar vostro valore
che defendabellore
d'onni macula d'onta e di laidezza;
ché intantoche donna incrina il core
a carnale fallore
for di lei vapregioe ven laida bellezza
E gramezzasentendo eldisinore
d'alcunache follore
segua tantoche d'om aggiacontezza.
O come sieteo donne mie'ngannate
credend'esseramate
e pensando no altri ed senta giae!
Ohche non setelae
o' scroven vostri amanti onne vertate;
ché ciascunde la sua gabbo se fae.
Und'è chi per lor sae
u chi perpresenzionquant'operate;
sì chequando pensate
nolsaccia nulloogn'om lo parlerae.



Ovoigiovane donneo misagiate


O voigiovanedonneo misagiate
o voi non maritate
che pregio a castitàfaiteamore
onoreprode e gioi per tutte fiate
vi doni adubertate
el dibonaire bon nostro Signore.
Ché castitateben voi sole orrate
ché donne maritate
non giovendonneda riccore
non portan già d'onor gran quantitate
inservar castitate.
Vil pregio è vincer vil combattitore.
Maquale offende quanto è da pregiare
amo certo celare.
Ahicomo po non giovan donna ardire
carnal voglia seguire
vedendotante e tai gioven guardare?
A donna maritata om che po dire
sela vede fallire
e caste molte for marito stare?
Ricca quantodispare
con pover pure in casto e bon plasire!



Omotto vile e di vil cor messaggio


O motto vile edi vil cor messaggio
d'onni vertù salvaggio
e d'onnibrevileggio e pregio umano
dir omo a donna: - io son tuo servoeaggio
sì stretto in te coraggio
moreseper mercéno fai el sano! -
Dove legge tutte e dove usaggio
u' senn'ove coraggio
ove altezza di schif'animo e strano?
Perchénon vole d'omo om signoraggio
e dal divin servaggio
dice nonpo lo core suo far piano;
ed a femina vil talor barone
trascurataragione
valore e onorservo se dae;
e sol de notte vae
perlochi laidi e straincome ladrone.
Ohse ragion portasse alpartir ch'hae!
Non forse uniria giae
l'autezza de l'umanacondizione
unde senza questione
sé dannabrevileggio;e bestial fae.



MesserBottaccio amicoogn'animale


Messer Bottaccioamicoogn'animale
dico razionale
in quanto ten ragion di suanatura;
e omch'ha legge e ragion naturale
ben cernendo damale
e in disragionata opera dura
dico piò d'onnebestia è bestiale.
Ô onta e dannoa tale
ragion;ché non ragionma voler cura.
No scienza averma scienzaoperarvale;
e matt'è via più quale
se mal fapiò sa arte o iscrittura.
E voimesserche non bestialfigura
ma caraumana e pura
de gran lignaggio e grandi amicisete
ahiche gran torto avete
non ben seguendo umanadirittura!
Mercé donque: se già montar volete
nondeletto seguete
ma sol vertùch'ogni dificio mura
o'pregio e amor dura;
vizio d'onni ben strugge onni parete.



Sevoleamicoamor gioi a te dare


Se voleamicoamor gioi a te dare
non poc'hail a pregiare
ché ben tefache non fec'ad om nato.
Ché gioi non diede mainévolle dare
né di darla mi pare
fosse podere 'n luianche trovato.
Ma valor e poder de danneggiare
senz'alcun quasipare
non fo giorno de lui desaprestato.
Pungente spina non pogià fico dare
né amor gioi d'amare
se non fosseper te desnatorato.
Despiacciatedespiacci'amicod'esso
piògalear te stesso
contandoteche noi lentipiacere;
es'haigioia 'n calere
chierl'ove tutto for languire ha presso.
Miramira che alore e che savere
che corpo e che podere
per benseguir ragioneètte promesso!
Ma che? 'n obbria l'haimesso
troppo seguendo el tuo gioven volere.



MesserGiovanni amico'n vostro amore


Messer Giovanniamico'n vostro amore
mia nigrigenza n'more
ché nonpot'ozioso alcun amare
e odio e vizio tutto amore ha 'nmore:
ov'è ben forteAmore
varetto u tortoa ventoet fero mare.
Ad auro penge finonon certo a more:
non voidonque amore
ma amadorecomo 'n retto amar è
vertùdà luie lui so sempre amor è.
Rett'ed orratoamore
cose grave fa levi e dolze amare.
Und'e'tutto che pocoamor molto amo
e pur d'amor fuggo amo
e che no amo 'n meforte amaria
e' rechiamo a Maria
poi peggio val di mort'on noamante.
Ohche no 'l core nostro amico amo
amorchente beamo
che laido alcun non mai giorno amaria.
Ben vita amaria
omo catun che disia 'n sé amante.



Alberigolde Landoappena cosa


Alberigol de Landoappenacosa
disconcia ed annoiosa
è piùche mai bensembrio ben male;
e sì non degna giànigraziosa
piòche ben disascosa
esser catunaed apparerche vale.
E se 'n cos'altre mal tal u ben posa
in omchepreziosa
sovra catuna è tantoadunque quale?
Paia vertùdov'ènon piò nascosa;
e vil voglia viziosa
perda'l mantel e sembr'in fatto tale.
E dico in far di tutti omreggimento
meglio d'altro spermento
ché valor tutto esaver fa misteri
a rettor cavaleri
poi en ess'è d'ognibisogno avvento.
E voi spezial de reggimento ovreri
crescet'onnipenseri
onni amoronni studio a valimento:
aprovat'a bonsento
vostro valor sempr'a miglior savere.
L'auro vostroreggendo è bon trovato
a paragon provato;
ora 'ntendoched ell'è mess'a foco
e voi piace non poco
chégran mister è da gran core amato.



Dilettoe caro mionova valore


Diletto e caro mionovavalore
che novo e bono amore
ha novamente in voiaudocreata
novella e dolce adduce in me dolzore
che novel dammicore
nel qual novo cantar crear m'aggrata
a memoria delvostro novo vigore
e renovando ardore
a tanta nova disianzaorrata
novo porgendo sempre in voi onore
che bon novosavore
ve renovi la mente onni fiata.
Renovi en voirenovi usoe talento
e con novo stormento
novo canto cantare in novoamore
del novel bon Segnore
und'è ben novoe veglio hanascimento.
E novo e veglio lui siate tuttore
novel bonservidore
perché la nova sua vitaove sento
novo epien piacimento
v'adduca en novo de sant'om lausore.



MesserBerto FrescubaldiIddio


Messer BertoFrescubaldiIddio
riccoreamore 'n fio
e pregio e gaudio havoi non poco dato.
Ahiche laido èche villancherio
se 'l mettete n'obbrio!
Or non è fallo e mal sìdisorrato
non render lui fedel fedel desio?
Comese non asìio?
Segnor terren rend'om com'ha mertato;
e fatto ontoso evillan nullo mio
tegno giàquanto s'io
di ben mal rendoe non di ben bon grato.
E voimercé! Non piò villanch'altrui
lo cor vostro sia lui
ché non servigio d'omcred'obbriate;
non donque isdegnate
che vizio odiare e vertùamar cher voi.
Acciò che degna che fatto vo siate
e chefar vol mertiate
piacciano voi piacer sì degni soi
eio piacciavi poi
che 'n me piacete e amo in veritate.



Ograndi secularvoi che pugnate


O grandi secularvoi che pugnate
con bombanza sì grande in cortesia
echi v'onora e amaintendoamate
e chi vo serve non per vois'obbria
e per neente altrui servite e date
e in despregio èvoi far villania
ahicome Dio mertar solo obbriate
ma non defar che lui oltraggio sia?
Ô lebrosonoiosoo ver nondegno
che tanto èv'a desdegno?
Non v'ama e serve e dàvoi voi e quanto
avete in catun canto
per voi fornire e peraltrui donare?
E sempre se promette in darvi regno!
Talevostr'onor tegno
da poi in ciò vo disorrate tanto
qualchi lordasse manto
e 'l viso e' se pugnasse e i piedi ornare.



Ovoi detti segnorditemi dove


O voi detti segnorditemi dove
avete segnoraggio o pur franchezza;
ch'invenir nolso giàma prusor prove
a lo contrar di voi mi danfermezza
che già non v'obedisce uno tra nove
la cuiubidienza èvi vaghezza;
e disubident'un noia piùmove
non fanno ubiditor mille allegrezza:
a vostra guisa nonventa né piove
né dà piacer ciascun giàné gravezza.
D'altra parte penseroaffanno epena
superbiacupidezzaenvidia e ira
e ciascun vizio a suaguisa vo mena.
Lo non poder di voi v'affrena e gira
poder divostro aversar v'incatena:
ben fa ciascun se ben su' stato mira.



Mirimiri catunoa cui bisogna


Mirimiri catunoacui bisogna
e col suo bon saver reggiase dritto
e non giàprendané tegna a rampogna
ciò ch'èdeproprioa sua salute scritto.
Ami nel drappo suo cardoe nosugna:
cardar'è aunto ov'ha palmar trafitto.
Selosenghieri e auro e amici islogna
pregi poi poco lo podere e 'lfitto;
dico che quanto el di montar più pugna
maggiormenteè nel basso e dietro affitto.
Ché se poder fa soldoe voler livra
perché meno si paga ove piùacquista
ma' gaude el mondo e Dio chisegnor saggio
che desua guerra e d'altrui si delivra
soi vizi aspegne e sua vertùavvista
ha de sé e del suo lo segnoraggio.



Ahiche villano e che folle follore


Ahiche villanoe che folle follore
fue ribellarmetebenigno Dio!
Or nolassosacc'eo che creatore
e salvator e redentor se' mio?
enon che tu d'ogni meo ben fattore
e vero sanator d'onni meo rio?
enoncon se'd'ogni segnor segnore
re d'onni re e bon del tuttoe pio?
e non che me chieri far posseditore
d'onni tuo bensìfort'haime 'n desio?
Ed io pur desdegnando e perseguendo
cometu reo o meo grande avversaro
ech'eo non potea piùsempre dolendo;
e tutradolze meo bon segnor caro
purpiacente sempre èmecherendo
sì come forte fuss'eonecessaro.



Ahicomo matto è ben senza questione


Ahicomomatto è ben senza questione
omo che mette sua voglia 'namare
ché tutti soi misteri 'n obria pone.
E' tanto lodistringe in ciò pensare
che doglia e danno sempre han luistagione
che 'n mante guise lo face mal trare;
e tutte gioiche 'n ciò amore oppone
mister è pur che 'n nòideggian finare.
Adonque che savere guidal quello
che d'amare sepena e va forzando
poi tale acquisto facene per ello?
Ed ioche l'ho provatoel raccomando
a cui el piacech'io son luiribello
merzé de luich'a mal vammi lungiando.



Otulass'omoche ti dai per amore


O tulass'omoche ti dai per amore
come po tu sì 'l tuo dannoabellire?
Ché ben de' altri sostener labore
pregioacquistando o riccor a piacire;
e tu de tutto ciò mettetifore
e nel contrar te peni di venire:
legger de gioia e gravede dolore
teneti sempre el tuo folle desire.
E se valesseacondizion d'amare
in ciascuna vertù compiutamente
quantoAlessandro re valse in donare
sì te despregierebbe elconoscente
perch'è 'l mal troppoes'alcun beneappare
veggio che torna a gran mal finalmente.



Pareche voglia dicere l'autore


Pare che voglia dicerel'autore:
per la vertude che lo sole rende
sovra la terradissolve vapore
e levandolo in alto lo distende;
volendolisottrare lo calore
reconvertese 'n acqua e 'n terra scende.
Cusìavene de lo peccatore:
in ciò che deveria servireoffende.
Per caldo di superbia si leva
salendo en altocade'n terra plana
ché non ha movimento da regnare;
credendoallegerirepur agreva.
Ma se servasse la coscenza sana
losole lo farea fruttificare.



Gioncell'afonteparpaglione a foco


Gioncell'a fonteparpaglione a foco
per ispesso tornare si consuma:
favilla dedesdegno a poco a poco
soave core di forore alluma.
A chi lomale altrui si conta a gioco
a quando a quando sua faccias'agruma
l'ultim'att'èse mante volte noco
che Dioparte l'argento da la sciuma.
Omo po tanto salutare altrui
chesalutando fasselo nemico;
maggioremente donquese lofere.
Soverchiopareè quel che destrui
la bonavolontate de l'amico
per l'oltragiose cose che sofere.



Logran desio face allegerare


Lo gran desio faceallegerare
cosache molto grava a la fiata;
addonqua per lomolto addisiare
la cosa grave pare allegerata.
Provasi peresempro d'ucellare
o d'altra cosa molto disiata
che fa locore tanto confortare
che disiando compie la giornata.
E peròse la cosa dura e grave
abbellisce lo cor e attalenta
no gli ènessuna pena a soferire.
Ad uno pare paglia ad altro trave;
eperò no se spande la sementa
come se conveneraa Deoservire.



Nonme posso fidare en mia defenza


Non me possofidare en mia defenza
ch'aggio nemici forte viziati
li qualinott'e giorno a lor potenza
me fanno guerrasì sonspietati.
Sottili son per lunga sperienza
de li mali ch'hanfatti e ordinati;
forti e crudeli per la gran perdenza
quandode paradiso fuor gittati.
Astudianose a fareme perdire
lo locoche perdero in lor follia
sì son de l'altrui beneinvidiosi.
Altri che Dio non mi può guerire
de li lacciche tendeno per via
tanto sottilemente son nascosi.



Franchezzasegnoriasenno e riccore


Franchezzasegnoriasenno e riccore
più che cos'altra mai ci ama ciascono;
ediritto ben certo è tale amore
se la 'ntenzion fossefondata in bono.
Ché non franco è chi sol segue sucore
ned è segnor chi regge un gran comono
nésaggio chi poetané dottore
né ricc'om permolt'auro ragiono;
ma franco è quei la cui voglia èragione
in cui non ha podere alcun temore
e non giàDio o legge a lui impone;
e chi meglio se regge è meisegnore
e saggio più chi piò a Dio si pone
ericco più chi più scifa riccore.



Oquanto fiedi me forte sanando


O quanto fiedi meforte sanando
tudolze amica meabona coscienza
non dal meocor la tua verga cessando
ferendo adessa ch'eo penso afallenza.
E com'om pro caval fello spronando
partendome davizio e da spiacenza
l'alma m'adolci più che melgostando
s'alcun'ora mi movo a tua piacenza.
O fren di scienzae d'onestà sperone
o verga di giustiziaamica mia
ocibo il qual Dio di vertù compone
piò che cos'altramai pregiar te dia
ché tutto 'l mondo en me par ben nonpone;
guaiguai a quelloen cui non hai balia.



Ahiche bon m'è vedere ben patiente


Ahichebon m'è vedere ben patiente
omo d'engiulia e di dolorgravato
e mansueto e ben umil possente
e pover puro e nel suopoco agiato
e secular che tene in ciel la mente
e cherco alsuo mistier ben concordato
e frate el cui disio solo Dio sente
edolce e giusto saggio e pro perlato;
ma ciò che piacemeforte piò via
è giovan om dilicato e sano
che difatto è casto e di talento.
Onni guerra leggera stimosia
enver di quellaed onni aversar vano;
per che 'l ventorpiò d'altro ho 'n piacimento.



Ograveo fellonescoo periglioso


O graveofellonescoo periglioso
sovra d'onni nemicoreo peccato;
omortal piò penal o' piò gioioso
e piùtramatto forte o' piò sennato;
o dove accatti piòvia piò dannoso
e unito più troppo u' piùpregiato;
o dove piò sigur piò temoroso
e guerramaggio o' piò de pac'hai stato;
o tu inferno sol d'angeli ed'omo
nemico tuttostruggimento e morte
di tutta affatto lanatura umana!
O noi orbati e forsennaticomo
desiàn tepoi ben tec'è reo forte
efor tenoi onni cosa èsana?



Otracoitata e forsennata gente


O tracoitata eforsennata gente
già non vidd'io miravigliarsialcono
ch'al mio Dio ribellai sì lungiamente
lo qual mifece e fa quant'ho di bono;
erendendomi luiimmantenente
meravigliaste sì tutti a comono
e ditecomo posso esser sofrente
che mondano piacer tant'abandono.
Manon meravigliateahimatticomo
sovrabondosa gioi non m'ha giàmorto
membrando unde da voi son dipartuto;
ché dibestia tornat'esser cred'omo
di legno franco o' ferm'e' tegn'aporto
ov'è terreno bensperocompiuto.



Nescienzae più scienza carnale


Nescienza e piùscienza carnale
e seculardi mal tutt'è cagione
chéconoscendol chiaronull'ama male
ni mette in che no amaoperazione.
Ma carnal scienza ai soi mostra sol vale
in carneprocurar delettazione.
Superbiavari e van! Simil e tale
lorscienza in mond'amar mostra ragione
e carne o mondo amar èpropia vena;
unde malizia tutta e vizio appare
ch'a periglio ea morte el secul mena.
E quanto scienz'è tal maggi' e piùchiar'è
maggio nel detto amor voglia fa piena;
e quantopiena piùpiù fa mal trare.



Superbiatu se' capo di peccato


Superbiatu se' capo dipeccato;
per te pecca chi pecca in mod'alcono;
vizi tutt'altriinforzi e cresci 'n stato
vertù onni distruggi in onnibono.
Vizio de diavol se' propio provato
e tutt'i toi spezialfigli soi sono;
tu solo contra Dio sempr'hai pugnato
e ch'elloti sostegna io non ragiono;
ma fund'e funderae lei e i toitutti
con diavol padre vostro in mal tutto
e in cel e in terrahaveli strutti.
Mort'ha 'l mondomontand'onni corrutto;
montatiaffiggelor temor desdutti:
e catun quasi in fin ruina strutto.



Avariziatu meriti affanno


Avarizia tu meriti affanno
deplusor parte; e molt'angosci'ha 'n core
ove più prende tecon più tradanno;
ché dentro voitiu' piòenpi di fore.
Ricchezze sempre in te pover on fanno:
legne afoco sonmontando ardore;
non mai soggiorno i toi giorn'enott'hanno
in acquistoin guardia od in timore.
Religiosi faipropietari
somoniachi chierchi e baratteri
baron rattorcavaler usurari
ladrone e fel ciascun nel su' misteri
d'amicie di fratel grand'aversari
e tener fai quasi Iddio denieri.



Lussuriatu di saggi' om matto fai


Lussuriatu di saggi'om matto fai
adultro chercoe vil serv'om signore
e tutto 'lsecul quasi a male trai;
piò de vizio altro e piòd'altr'hai vigore.
Corpo 'nfermiinveglipoder isfai
e tollipregio e ben d'onni valore.
Speziale in cherc'e 'n donnaoverestai
affoga in onta onni lor ben e more.
Ahiche mercatoontoso e matto aviso
Dio e sé dare e cos'onni sua bona
perparva e brutta gioimest'a tormento!
Ahiche valente e coronatopriso
vincer tee spezial gioven persona;
e che ontosaomsaggio esserne vento!



Invidiatu nemica a catun see


Invidiatu nemica a catunsee
e ai toi piùché li consumi in doglia;
Dioe sé perde e tutti om beni in tee
ché d'onni bonnemica in lui pon voglia.
Catuno tuo prova malvagio sée
poiodia bonoe luise puòs'orgoglia;
onni vertùaltrui lui vizio èe
e riccore a povertà lospoglia.
L'altrui luce l'acceca e onor onta;
triaca èlui veneno e 'l bene male;
odia bon tutti e grandie essi lui.
Equanto ben piò crescein mal piò monta:
a cui sabon vizio retener tale
tegnalo fermoe ben mostrisi altrui.



Viziodi golatu brutto e ontoso


Vizio di golatubrutto e ontoso
quasi sor tutti; for quel di lussura.
Onta fai'n dirfare far noioso
poder desfain'ispendi oltramisura.
Corpo turbiinfermi e fai gravoso
anima in te danniché fai rancura;
e chi 'n opra di te èpoderoso
indarno contra vizi altrui lavura.
Lussura inde evanitate molta
crii nel mondo certo e cupidezza
che fa rattorie usurieri in colta.
E piò ontosa e grave è tuagravezza
ché laida è troppo la cagione estolta;
ché men d'uncia 'n palato è tua dolcezza.



Tuvizioaccidiaa cui ben fastidioso


Tu vizioaccidiaa cui ben fastidioso
operar è nemico; èttevalore
pigrizianegrigenzia e miser poso;
lentezza e tarditatehai 'n amore.
O poltron vizio vilmisernoioso
e fastidiosoa bon tutti tuttore
tu ne lo stato d'ogn'on se' odioso
peccatoe danni porgi e disinore;
corpo 'nfermioccidipoderestrai
onoramor scaccivizi accolli;
giac'e mangi'omundebesti' una 'l fai.
Vivi in te son soppellit'i folli
perigliosoe ontoso a tutti stai
ma pur a' cherchi e a' signor piùtolli.



Irapessimo vizioacceca mente


Irapessimo vizioacceca mente
incende e turba om dentr'e di fore
morde e piagael su' cor primeramente
ed en altro poi stende el suofurore.
Onne vizio in essa è piò possente;
qualepiò valnon val en ella fiore
perché nel tempo suoè piò saccente
chi più tacente e menooperadore.
Chéchi la segueDio e sé litolle
vicin tutti e amicie 'l fa noioso
e d'onni bona parteel desaccolle
ché carcare non può om legnospinoso;
e 'l piò saccente è con ella folle
equal è maggiomaggio el fa ontoso.



Sede voidonna gente


Se de voidonna gente
m'hapreso amorno è già meraviglia
ma miracolsomiglia
come a ciascun no ha l'anima presa;
ché de cosapiacente
savemo de vertà ch'è nato amore.
Or davoiche del fiore
del piacer d'esto mondo sete appresa
com pol'om far defesa?
Ché la natura entesa
fo di formare voico 'l bon pintore
Policreto fo de la sua pentura;
che non pocor pensare
né lingua devisare
che cosa in voi potesseesser piò bella.
AhiDeoco sì novella
pote aesto mondo dimorar figura
ch'è de sovra natura?
Chéciò che l'om de voi conosce e vede
semigliaper miafede
mirabel cosa a bon conoscidore.
Quale donque esserdeo
poi tale donna intende il meo preghero
e mertavolontero
a cento dobli sempre el meo servire?
Cert'ho miracolch'eo
non morto son de gioia e de dolzore;
chécomo perdolore
po l'om per gioia morte sofferire.
Ma che? Lo meoguerire
è stato con schermire
ver zo mettendo tutta miapossanza;
ché quando troppo la sento abondare
mantenentem'acorgo
e con dolor socorgo
quale me credo che maggioresia.
Ché de troppa grassia
guerisce om per se stessoconsumare
e cose molto amare
gueriscon zo che dolzeaucidereno:
de troppo bene è freno
malee de maletroppo è benenanza.
Tantostodonna mia
com eo vo vidifoi d'amor sorpriso
né già mai lo meo viso
altracosa che voi non devisoe.
E sì m'è bon ch'eosia
fedele voiche 'n me non trovo cosa
ver ciòcontrariosa
che l'alma e lo saver deletta cioe.
Per che tuttome doe
voicui più che meo soe.
Meo non son giàch'a far vostro piacere;
ché volonter isfareime inpersona
per far cosa di mene
che piò stesse vobene:
ché già non m'osa unqu'altro esser avoglia
ch'ubedir vostra voglia;
e s'eo de voi disio cosaalcona
sento che savi bona
e che valor v'accresce inallegranza.
De tale disianza
non piaccia a Deo ch'io mai possamovere.
Per tutto ciò non servo
né porea maiservirl'onor né 'l bene
che per voi fatto m'ène;
chétroppo è segno d'amoroso amore
far lo signor del servo
su'par; ed è ben cosa che non mai
pot'om mertare assai.
Donquecomo de merto avrò onore?
Ché sì comol'Autore
ponch'amistà di core
è voler deconcordia e desvolere
faite voi meché zo voletech'eo.
Ma bon conforto m'ène
checon più altotene
segnor suo servopiù li po valere;
ché nonpo l'om capere
sol per servire en la magion de Deo
sìcomo sento e veo;
ma bona fede e gran voglia en piòfare
l'aiuta e 'l fa poggiare
ché voglia e fe tal Di'ha fatto valere.
Eo non posso apagare
a dirdonnade voil'animo meo;
chése m'aiuti Deo
quanto piùdicopiù talento dire;
e non po dimostrare
la linguamea com'è vostro lo core:
per poco non ven fore
a direvelo so coral desire.
Ed a ciò che 'n servire
potessedevenire
en quale loco piò fosse maggiore
vorrea chel'amistà nostra de fatto
ormaidonnas'usasse;
chése per me s'osasse
dirtroppo tarda enver ciòdimorate.
Ché de fare amistate
certo lo tardare paremematto;
e comperato accatto
non sa sì boncomo quel ch'è'n don priso;
e sì como m'è viso
endugio agrande ben tolle savore.
Currado da Sterletomea canzone
vomando e vo presento
ché vostro pregio vento
m'ha voifedele e om de ciò ch'eo vaglio;
e se non mi travaglio
devostro regio dirquest'è cagione
che bene en suaragione
non crederea già mai poter finare:
non dea l'omcomenzare
la cosaonde no è bon fenidore.



Amornon ho podere


Amornon ho podere
di piùtacere ormai
la gran noi che mi fai;
tanto mi fa' dolere
cheme pur sforza voglia
amorch'eo de te doglia.
Peròper cortesia
sosten la mia follia;
poi de doler cagione
midàs'io n'ho ragione.
Amoror mira s'hone
ragion chedoler dia
ch'a la tua segnoria
caper quasi om non pone
emanti contra voglia
ne fai amar con doglia;
e non possolcapere
checon merzé cherere
me' li promettiassai:
tanto a gran schifo m'hai?
Amorcerto tort'hai;
epar poco savere
voler tu retenere
talche te spregia assai
eche ver te s'orgoglia;
e meche de gran voglia
tu' servidor mifone
pur sdegni; und'e' morrone
d'esta noisìguerria
lo core e l'alma mia.
Amorpiù ch'altr'omdia
te piacerper ragione
che sì 'n piacere sone
dela madonna mia
che pregar che m'acoglia
né che 'lservir meo toglia
non m'è mestierciò sai;
manon me parrà mai
forte de lei gaudere
né d'alcunsuo piacere.
Amorpoi sostenere
de lo mai me non fai
no èragionben sai
ch'eo del ben deggia avere;
chése 'lmal me no sfoglia
non mi rende 'l ben foglia:
ciòs'eonon servol pria
non saver m'averria;
e fo fallosecione
prendou' degno non sone.
Amorverso e canzone
eciascuna ragione
che de solazzo sia
lass'eo tutta via
mentrech'esta rea doglia
non torna in bona voglia.



Cherocon dirittura


Chero con dirittura
ad amorepietanza
che parta mia natura
da sì villanaamanza
com'eo da voidonnaaggio;
ch'amor né bonousaggio - in voi non trovo.
Meo penare e languire
merzéné ben servire - non val ch'eo provo.
Provo vo con versaggio
maggiormente isdegnosa
ver l'amoroso usaggio
che nonfo l'Orgogliosa:
ché solo chi ve mira
già mai dela vostr'ira - non se parte;
ese n'aveste albire
farestelovenire - in mala parte.
Parte in voi non tene
cortesia nésavere;
sì sete altera bene
non date lor podere
senon vedete como
se po tenere l'omo - de non sguardare
là've natura agenza
tutta dolze piacenza - for mancare.
Mancarenon poria
se lo pensaste bene
de voi gran cortesia;
sìcessaria di pene
eo che son vostro amante;
ed alcun om dottante- non saria
de voi sguardarché vago
ché soloper ciò pago - viveria.
Viveria in maggio gioia
chenull'omdonna altera
solo che senza noia
la vostra dolcecera
sempre ch'eo la sguardasse
enver me s'allegrasse- epago fora;
ma sia 'n vostro piacere
ch'eo torni in meo podere -senza dimora.



Ahibona donnache è devenuto


Ahibonadonnache è devenuto
lo compiuto - savere
e l'alterapotenza
de vostra conoscenza- ch'or non pare?
Orgoglio evillania l'ave conquisa
e misa - a non valere;
ch'èlassogran pietanza
che me fa in doloranza - adimorare:
ca lomeo bono amore
e 'l celato servire
fa voi fallo parire
emevelassofalso entenditore.
Amore meose Deo m'alongi noia
egioia - en voi me dia
a la stagion ch'eo foi
talentoso de voi- lo tempo mio
sì picciol era- no m'è visofiore
amore- che de voi pria
nulla cosa vedesse
ni poiche meve stesse - in tal desio
de servire e d'amare;
chédonnach'ha bellezze
più de voi ed altezze
mi darea disé gioi senza penare.
Ma non po l'omo aver gioia négioco
de loco - altroche quello
ch'al core piace edabella;
ché non cura sol quella - ov'ha bellezza
senzagran piacimento ed amoroso.
Ché gioioso - e novello
gaioed adorno bene
lo viso esser convene- unde vaghezza
de finoamore cria.
Tutto ciò in voi sogiorna:
senno e proezzaadorna
v'è for paraggioe zo m'ha 'n segnoria.
Permante guise è l'amistanza fina
fina - donnafra noi
chetrambi sen d'un tempo:
faite ch'abbiam per tempo - unocoraggio.
Ché la 'mprimera mia speranza sete
e serete -la poi:
che voi m'amiate o noe
mai altro me non poe - darallegraggio.
Amar chi v'ama tanto
amorgià nonfallate
ma se voi non lo amate:
ché Deo chi l'ama mertain cento tanto.
Ora considerateamorper Deo
se de lo meo -servire
deggi'esser meritato:
cas'eo non sono usato - là've sete
per poco amor no èma per temore
ch'a l'onore- e al piacere
de voi non fosse reo.
Male de benper Deo-non mi rendete
né stea per vil temenza
che non mi diateaiuto
ch'ardimento compiuto
sta bene a donna de vostravalenza.
Ubertindolze amico
or agio eo ben provato
ch'amartroppo celato
ten l'om de gioi d'amor sempre mendico.



Gioiaed allegranza


Gioia ed allegranza
tant'hai nelmio cor datafino amore
che pesanza non credo mai sentire;
peròtanta abondanza
ch'è dei fin beniavanzala tuttore
chede ciascun porea sovragioire.
E no lo porea dire
di sìgran guisacome in cor la sento:
però mi tegno ad esseretacente
ché no lo guida fin conoscimento
chi contr'alsuo forzor vo star rapente.
Rapente disianza
in me èadimorata per mant'ore
caro amorede te repleno gire.
Amorperch'altra usanza
me non porea far degno prenditore
del granriccore ch'aggio al meo disire?
Avegna ch'en albire
lo midonasse grande fallimento
or l'ho preso e posseggioal meoparvente
standone degnoché for zo no sento
che 'lcore meo sofferissel neente.
Neente s'enavanza
omo ch'acquistal'altrui con follore
ma perta fasecondo el meo parire
esofferir pesanza
per acquistare a pregio ed a valore
ècosa ch'a l'om dea sempre piacire.
Ed eo posso ben dire
cheper ragion di molto valimento
ho preso benche m'è tantopiacente
che tutt'altra gioi ch'ho no è già 'lquento
di quellache per esso el meo cor sente.



Tuttomi strugge 'n pensero e 'n pianto


Tutto mistrugge 'n pensero e 'n pianto
amore meola fera dubitanza
cheaggioche la noia e lo spavento
ch'è fatto voinon vosconforti tanto
che l'amorosa nostra delettanza
vo facciaabandonare a gran tormento
Ma poi mi riconforta e faisbaldire
vostro franco coraggio
e la fina valenza
che giàper la temenza
di lor villano usaggio
non vi lasci far cosa difallire.
Soventeamorson eo ripreso forte
che d'amar voidiparta mia intendanza:
eo dico in tutto ch'eo non sonnifoi
vostro amador; che par dolor de morte
lo cor mi parta: eaggiate per certanza
per quella fedeamorche porto voi
nonme 'nde porea cosa entervenire
per ch'eo già mai negasse
lovostro fino amore;
ma temo che l'aunore
vostro no 'ndeabbassasse:
così mi struggoistando a gran martire.
Sequei che 'l nostro amor voglion storbare
vedesser ben com'elli ègra' 'mpietanza
non serea in ciò già maiamorlorcura;
mapoi no 'l sannosi convene trare
a noitant'angosciosa doloranza
non se i porrebbe mai poner misura.
Maciò no voi sconfortiamorper Deo:
che già no èvalenza
saver star pur a gioia
ma verso de gran noia
farbona sofferenza:
e torna tostoa ragionbon lo reo.



AhiDeoche dolorosa

Ahi Deoche dolorosa
ragioneaggio de dire
che per poco partire
non fa meo corsolomembrando d'ella!
Tant'è fort' e angosciosa
che certo agran pena
aggio tanto de lena
che di bocca for traga lafavella;
e tuttavia tant' angosciosamente
che non mi posso giàtanto penare
ch'un solo motto trare
ne possa interparlandoin esta via;
ma' che pur dir vorria
s'unque potesseel nome el'efetto
del malche sì distretto
m'av'a sécheposar non posso nente.
Nome ave Amore:
ahi Deoch'èfalso nomo
per ingegnare l'omo
che l'efetto di lui cred'amoroso!
Venenoso dolore
pien di tutto spiacere
forsennatovolere
morte al corpo ed a l'alma lo coso
ch'è 'l suodiritto nome in veritate.
Ma lo nome d'amor pot'omsalvare
segondo che mi pare:
"amore" quanto "amorte" vale a dire
e ben face amortire
onor e prode egioiaove si tene.
Ahicom'è morto bene
qual hasìcome mein podestate!
Principio de l'efetto
suoche saver mitolle
e me fa tutto folle
smarruto e tracoitato malamente
perch'a palese è detto
ca eo son forsennato:
sì sondisonorato
e tenuto noioso e dispiacente.
E me e 'l meo indisamore holasso
e amo solo lei che m'odia a morte;
dolorpiù ch'altro forte
e tormento crudele e angoscioso
espiacer sì noioso
che par mi strugga l'almail corpo e 'lcore
sento sìche 'l tinore
propio non porea dir:perciò me'n lasso.
Amoreperché tanto
se' ver'mene crudele
già son te sì fedele
che non faccioaltro mai che 'l tuo piacere?
Ché con pietoso pianto
econ umil mercede
ti so' stato a lo piede
ben fa quint'anno amercé chedere
adimostrando sempre il dolor meo
ch'e sìcrudelee la mercé sì umana:
fera no e sìstrana
che non fosse divenuta pietosa;
e tu purd'orgogliosa
mainera se' ver' me sempre restato
und'eo sondisperato
e dico malpoi ben valer non veo.
Orgoglio evillania
varrea più forse in tene
che pietanza omercene
per che voglio oramai di ciò far saggio:
chéveggio spesse via
per orgoglio atutare
ciò che mercéchiamare
non averea di far mai signoraggio.
Però crudelvillano enemico
seraggioAmorsempre ver' tese vale;
esenon piggior male
ch'eo sostegno or non posso sostenere
faraimeadispiacere
mentre ch'eo vivoquanto più porai:
ch'eonon serò giamai
in alcun modo tuo leale amico.
O noAmorma morte
quali e quanti dei pro'
d'onore e di pro
haigià partiti e parti a malo engegno!
Ché gioi'prometti forte
donando adesso noia;
e se talor dàigioia
ohquanto via piggior che noi' la tegno!
como che ventapei' che perta a gioco
èsegondo ciò pare.
Perch'io biasmare te deggio e laudare:
biasmar di ciòchemiso al gioco m'hai
ov'ho perduto assai;
e laudar che non maivincer m'hai dato;
perch' averia locato
lo core in te giocandoe or lo sloco.
Amornon me blasmar s'io t'ho blasmato
ma latua fellonesca operazione:
ché non ha già ladrone
deche biasmi signor c'ha lui dannato
ma da sentirli grato
semerta morte e per un membro e varco;
com'io te de l[o] marco
delo mal tuo non ho grano un pesato.



Arenformare amore e fede e spera


A renformareamore e fede e spera
e ben conforto entra noibella gioia
eper intralassar corrotto e noia
e che 'n trovar lo saver meo nonpera
me sforzeraggio a trovar novel sono.
Ma non èguaire ancora
ch'eo fui in aventura
di perdere trovare evita
per la mia folle partita
ché ciascun giornoattendeva esser morto;
allor che mi fu porto
vostro dolzesaluto
che m'ha dolzor renduto
e retornato in tutto statobono.
Nostro amorch'ebbe bon cominciamento
mezzo e finemegliordonnane chere;
ché bona incomincianza indispiacere
tornase è malvagio el fenimento;
elontanstando doe amiche persone
e avendo isconforto
de ciòch'è loro apporto
ed agio e cagion de fallire
e d'altraparte gioire
se par coraggio di perfetto amore;
chévile e fellon core
tosto baratto face
ma lo puro everace
allora monta e affina en suo valore.
Fede e speranzaaggiateamore meo
ché 'n amar voi sempr'eo cresco emegliuro:
così v'ho 'l core e 'l senno e 'l voler puro
che'n obrianza ho meve stesso e Deo.
Voi mi Deo sete e mia vita e miamorte:
chés'eo so en terra o 'n mare
in perigliosoaffare
voi chiamocom'altri fa Deo
tantosto liber miveo.
Mia vita sete bendolze amorpoi
sol mi pasco de voi;
emia morte anco sete
chés'amar me sdicete
un giornoin vita star mi fora forte.
Adonquedolze amorviso m'èbene
che ben conforto de' porger fra noi
ciòch'eoposso onne ben sperar de voi
e voisecondo el parer meodemene:
ed anco ciòche valoroso core
non si mostra asavere
sofrir gioia e piacere
ma noia assaiquando aporta
o'vil cor perde e sconforta.
E perché 'n aquistare affanno?Eo veglio
solo per poder meglio
vostro servigio fare
e valersìche stare
potesse sofficiente en vostro amore.
Noiae corrotto intralassar dovemo
pensando quanto dolze eamorosa
serà nostra amistàpoi che 'n gioiosa
partedolze d'amor rassembreremo;
ch'usando l'om pur de portarpiacere
non conosce che vale;
masostenendo male
a benetornandodolzore
piò che non sa gli ha savore:
ed'altra parteamorvoi non savate
para di mia amistate;
edeoche ciò pensava
de voi gioir dottava:
che non seràsì spero anco valere.
En le parti d'Arezzoo neldistretto
che voidolze amorsiate
mando che videggiate
per ciò ch'ho detto allegrare
e perchésete for pare
fra le forzose al mondo donne Artine;
chésì com'è più fine
or d'ogn'altro metallo
sonelleamorfor fallo
più fine ch'altre a ciascun benealetto.



Lassopensando quanto


Lassopensando quanto
mevetutto tenìa
en gran piacer la mia - gioiosa gioia;
e chesollazzo e canto
e ben tutto ch'avia
m'è orper miafollia- corrotto e noia;
e ch'entra gente croia
ed enselvaggia terra
mi trovo; ciò m'è guerra- ondemorria
de mie mans'altri osasse
a ragion darsi morte.
Ahilassoor foss'eo 'n corte- ov'om giugiasse
cui ver d'Amorfallasse - in pena forte!
Morte loco cherrea
ché depena menore
non porea meo follore - giugiarse bene;
poi leiche 'n terra è dea
de beltate e d'onore
e de tuttovalore - che pregio tene
fallio; casua mercene
nonguardando meo stato
m'avea sì pareggiato - en gioid'amore
per sua gran cortesia
non già perchémertato
l'avesse. Ahiche peccato - èper fe mia
venirom che vil sia - in alto stato!
Non è poco el dolore
chequa m'ha preso e tene
lontan di tutto bene - e dove amico
nonho in leiche fore
mi solìa trar di pene;
ma quantoveggio m'ène - e par nemico.
Piò male ho ch'e' nondico
ed è neente a ragione:
ma s'eo vivocagione - n'èsola spene;
ché làov'ogn'altra cosa
m'èsì fallita in tutto
de tollerme corrotto - essa nonposa
né metter mia dogliosa - alma in desdotto.
Cosìm'è solo amica
la mia dolze speranza
che fammidoloranza - unque obbriare;
ché non voi già chedica
ni deggia aver dottanza
che possa spietanza - alcunastare
en leich'a non peccare
la ten sìconoscenza
com'angel non potenza; - a ciò ch'usanza
enatura ha 'n lei miso
quanto più po di bene
ed onnecontrar bene - ess'ha diviso:
per che perdon promiso - hamendespene.
Ben ho del perdon fede
tanta ragion m'assegna;
ma nolo cor meo degna - aver ardire
de cheder lei merzede
fin ch'e'pena sostegna
tantoche mendo vegna - al meo fallire:
e no mifa soffrire
talento d'acquistare
a lei tosto tornare- ov'aben vegna;
maperché 'n parte soe
u' pocome 'ndeserto
prender de fallo om merto- e' qua steroe
en malmentre seroe - del mendo certo.
Va a le parte d'Arezzo
canzone a lei di quale
spera m'aiuta e vale.
Remembranza mi sconfortae menaccia;
ma dì ch'a sua merzede
di tornar pur hofede- e voglio faccia
di me ciò che li piaccia - e ragioncrede.



Mantestagione veggio


Mante stagione veggio
chel'omo èsenza colpa
miso a dispregio grande;
e talche colpa pande
ne va sìch'om non colpa.
En ciascuncaso eo seggio;
ch'omo gran pregio damme
dicendome chetegno
ciò ch'eo non ho né 'nvegno
in parte; anconon pensa
che 'n parte u' el dispensa
lì i' voe bonsamme.
Ma certo eo lo me tollo
ad aventura troppo
per chegran ben mel credo;
ch'el non verrà ver fredo
senzatener fior stroppo
de veritate sollo.
E l'om tenuto falso
poiapprovato è giusto
si n'ha bon pregio tosto;
chéqual de lui poi dice
cosa che li mesdice
dicei l'om: non se'salso.
Poi ch'omo lo so penso
trova de van giudicio
sìnon crede se stesso
se ben vederà spesso
ciòch'ha 'n credere officio:
sì me so' ben despenso!
Eciascun ch'amar vole
tegna altrui in tal gabbo
com'eo faccioe fatt'abbo:
che la 've amo ho 'n vista
ch'eo mai faccialivista
ni cosa ch'om far sole.
Ma 'n altra parte fo
d'amorsembranza e modo
ove non sento pro;
e se ciascunotro
ch'altr'a stagion mi modo
non so ch'eo faccia o fo;
ormi piace ch'om creda
ch'eo pur ad arte parli:
ch'eo non dicoper farli
lasciar né tener fermo
ciò che pensa;ché sermo
non mende tolle 'n preda.
Bono certo misape
che ciascun noccia me
quanto potever ciò:
chéper mia fepro' ci ho
perché coverto ho me:
undesegrazia cape
far ver de tal servigio
volonter loro folla!
Orpur non prendan molla
de far lor vita croia
e de parlar denoia
e d'acquistar desprigio.
Prenda la mia parola
ciascunsì como vole;
chédi ciò ch'esser sole
eoper lor non mi stanco
che non mi posson manco
far d'una cosasola.



Tuttors'eo veglio o dormo

Tuttors'eo veglio o dormo
dilei pensar non campo
ch' Amor en cor m'atacca.
E tal voler hod'òr mo
com' di sappar in campo
o di creder a tacca.
Ebon sapemicomo
eo n'acquistasse Como;
ma' che diritton'ò
perch'eo non dico no
di lei servir mai dì
dicachi vol:«Maidì!»
Bon ho diritto [ 'n ]somma
s'en amar lei m'aduco
del cor tutt'e dell'alma
perch'èdi valor somma;
e che piacer aduco
dat'a amor dell'alma
chepiù m'ama che sé!
Ciò dia saverchese
torn'a suo pregio magno
per me onta no magn'ò
chési ben m'am'a dobbio
m'è al certo che dobbio.
Om ch'ama pregio e pò
più che legger en scola
Amorvaleli pro:
ché più leggero è Po
a passarsenza scola
che lo mondo a om pro'
senza Amorche dà
core bisogno da
sprovar valor e forzo;
perché ciascun omfor zo
che briga e travagli' agia
se valenon varràgià.
Amor già per la gloia
che 'nde vegna nonlaudo
quanto per lo travaglio
ch'e per aver la gioia
ch'ètalsua par non l'audo.
Ver' che varriatravaglio
s'eo lateness'ad agio
ben sempre a meo agio:
poi tutte gioiel'om'à
varreanon val oma';
fallo grand'agio vile
perche tal gioi' mal vil'e.
Poso e travaglio mésto
dato etolto a modo
sempre piacere è me
e de ciascuno mesto
sì bonamente a modo
gran pagamento è me.
Evalsembramimeglio
quanto riso ver' méglio
sperarch'aver d'amica:
chépoi l'amané mic'à
ver'che sperava averne
e de gran state a vern'è.
Scurosaccio che par lo
mio dettoma' che parlo
a chi s'entend' edame:
ché lo 'ngegno mio dàme
ch'i' me pur provid'onne
mainerae talento ònne.
Movecanzoneadessa
vanne 'n Arezzo ad essa
da cui tegno ed ò
se'n alcun ben mi do;
e di' che presto so'
di tornarse volso.



Gloriavanatu furtivamente


Gloria vanatufurtivamente
di vertù tutte d'om tolli onni merto;
tuvenen dolce e malatia piagente
laccio mortal di bell'escacoverto
tu fai vincendo om esser perdente:
de quanto elloprocaccia hate deserto;
tra i seculari ontisci omo valente
efai noiosi di piacenti certo.
Se tutto opera degna om fad'onore
non dea chieder onorné però farla
main onor de bon solo e d'amore
di quelloche dà grazia inoperarla.
E s'a bon chieder pregio è desinore
ontaquanta a malvagio è bon stimarla?



Lagioia miache de tutt'altre è sovra


Lagioia miache de tutt'altre è sovra
en sua lauda volch'eo trovino 'n sovro
de suo piacer; ma fallo ad essas'ovro
la canzon miasì ch'a ciascuno s'ovra.
Giàdi ragion però non credo s'ovri
per che l'engegno m'è'n piacere s'ovri
en sottil motti e 'n dolzi e altisovre
deciò che chereme sua corte s'ovre.
En gran valor valertant'alto sovra
saggi'om non no di lei laudar star sovro
suogran bellor piagente; e nente sovro-
orrat'èma piùfin che non par sovra.
Altra no è sì ben cominci esovri;
en tutto ciò dove donna altra s'ovri;
perchéfor contenzond'onne ben sovre
tutt'altrepiò che duca incortesovr'è
Ahben d'amordeo merzécon belsovra
poi lo cor suo d'amar far non vol sovro!
Per me fetroppo ho gran derittos'ovro
lo suo gran valor find'ogn'altrosovra.
Ché di ciò che per lei m'è 'n piacers'ovri
de far in del voler non credo sovri
del contrar tuttesue voglie son sovre
perch'eo son suo de quel che 'n dir sonsovre.
Sempre d'amor l'alma mia stat'è sovra;
or m'haper suo tuttors'eo poso e s'ovro
e non viveria mai standolisovro
sì m'ha lo cor adusato a la sovra-
ricca suagioiaen cui piacer vòi s'ovri
lo core e 'l corpo meosìmai non sovri:
ché de bass'om m'ave fatt'altosovre
tutt'altrie ben d'amore 'n corte sovr'è.
Ciòche per me se dice ognora e s'ovra
de benl'onor è suoperò che s'ovro
la bocca e i motti miei deportoèsovro
de saver suoché fior di me non sovra
ni ciòni cosa ch'opo è che me sovri;
solo temo che di lei non misovri
morteper troppo dolzor che m'è sovre
le membratutte e non da lui stan sovre.



Tutto'l dolorch'eo mai portaifu gioia


Tutto 'ldolorch'eo mai portaifu gioia
e la gioia neente apo 'ldolore
del meo corlassoa cui morte socorga
ch'altro nonvegio ormai sia validore.
Chéprima del piacerpoco ponoia
ma poipo forte troppo om dar tristore:
maggio convenche povertà si porga
a lo ritornadorch'al'entradore.
Adonqua eolassoin povertà tornato
delpiù ricco acquistato
che mai facesse alcun del meoparaggio
sofferrà Deo ch'eo pur viva ad oltraggio
ditutta gente e del meo for sennato?
NOn credo giàse nonvol meo dannaggio.
Ahilassoco mal vidiamaro amore
lasovra natoral vostra bellezza
e l'onorato piacenter piacere
etutto ben ch'è 'n voi somma grandezza!
E vidi peggio ildibonaire core
ch'umiliò la vostra altera altezza
a farnoi due d'un core e d'un volere
perch'eo più ch'omo maiportai ricchezza.
Ch'a lo riccor d'amor null'altro èpare
né raina po fare
ricco recomo né quantoomo basso
né vostra par raina amor è passo.
Donquachi 'l meo dolor po pareggiare?
Ché qual più perdeacquista in ver melasso.
Ahicon pot'omche non ha vitafiore
durar contra di mal tutto for grato
sì com eolassoostal d'ogne tormento?
Ché se 'n lo piùfort'om fosse amassato
sì forte e sì coralmentedolzore
com'è dolore in megià trapassato
forade vitacontra ogne argumento.
Comelassoviv'eo de vitafore?
Ahi mortevillania fai e peccato
che si m'haidesdegnato
perché vedi morir opo mi fora
e perch'io piòsovente e forte mora!
Ma mal tuo grato eo pur morròforzato
de le mie manse mei non posso ancora.
Mal ho piùch'altroe menlassoconforto:
ché s'eo perdesse onortutto ed avere
e tutti amici e de le membra parte
sì miconforteria per vita avere;
ma qui non possopoi ho di me torto
eritornato in voi forzo e savere
che non fueamor meogiàd'altra parte
Donqua di confortar com'ho podere?
E poi savernon m'aiutae dolore
me pur istringe il core
pur conven ch'eomatteggi; e sì facci'eo;
perch'om mi mostra a dito e delmal meo
se gabba; ed eo pur vivo a disinore
credoa mal gradodel mondo e di Deo.
Ahibella gioianoia e dolor meo
e puntofortunallassofue quello
de vostro dipartircrudel miamorte
che doblo mal tornò tutto meo bello!
Sìdel meo mal mi dol; ma più per Deo
ème lo vostroamorcrudele e fello;
ca s'eo tormento d'una parte forte
evoi da l'altra più strigne 'l chiavello
como la piùdistretta enamorata
che mai fosse aprovata;
ché ben faforza dimession d'avere
talor bass'omo in donn'alta capere;
maciò non v'agradìo già né v'agrata:
donqued'amor coral fu 'l ben volere.
Amormerzéper Deoviconfortate
ed a me non guardate
ché picciol èper mia morte dannaggio
ma per la vostraamorsenza paraggio.
Eforse anche però mi ritornate
se mai tornare deggioinallegraggio.
AmoreAmorpiù che veneno amaro
non giàben vede chiaro
chi se mette in poder tuo volontero:
che 'lprimo e 'l mezzo n'è gravoso e fero
e la fine di ben tutto'l contraro
o' prende laude e blasmo onne mistero.



Gentenoiosa e villana

Gente noiosa e villana
e malvagiae vil signoria
e giùdici pien' di falsia
e guerraperigliosa e strana
fanno melassola mia terra odiare
el'altrui forte amare:
però me departut'ho
d'essa e quavenuto;
e a la fé che 'l maggio spiacimento
che lo meocor sostene
e quelquando sovene
mene d'essao de cosa
chevi faccia reposa:
tanto forte mi è contra talento.
Certoche ben è ragione
io ne sia noios' e spiacente
membrarch'agiato e manente
li è ciascun vile e fellone
emesagiato e povero lo bono;
e sì como ciascono
deletta adespregiare
altrui più ch'altro fare;
e como envilia eodio e mal talento
ciascun ver' l'altro ei porta
e ch'amistàli è morta
e moneta è 'n suo loco;
e com' solazzoe gioco
li è devetatoe preso pesamento.
Membrar noiaanche me fae
como bon uso e ragione
n'è partuto e reacondizione
e torto e falsezza li stae;
e che scherani e ladronie truianti
meglio che mercatanti
li vede om volonteri;
ecom' no li ha misteri
om ch'en altrui o 'n sé vogliaragione
ma chi è lausengeri
e sfacciato parlieri
liha loco assaie quello
che mostrar se sa bello
ed èmaestro malvagio e volpone.
Donque può l'om ben vedere
chese me dol tanto membrare
che lo vedere e 'l toccare
devia piùtroppo dolere:
per ch'om non po biasmar lo me' partire;
es'altri volme dire:
«Om dia pena portare
per sua parteaiutare»
eo dico ch'e vertàm' essa ragione
e[n]me' part'è perdita:
ch'eo l'ho sempre servita
efomi aun sol ponto
mestiernon m'aitò ponto
ma fomi quasionni om d'essa fellone.
Parte servir ni amare
d[ev]ianispezïale amico;
ché segnore ni cap'hodico
percui dovesse restaurare;
ni 'n mia spezialitate a far li aveva
nila guerra voleva;
la casa e 'l poder ch'eo
li avea era nonmeo
mai lo teneva dal comune in fio
sìche dal prenceen Bare
lo poria a men trovare;
per ch'amo ch'el siastrutto
com' me struggeva al tutto
sì che nemico nonavea più rio.
Estròvi donqueperdendo
onoreprode e plagire
e rater[r]òmi di gire
ad aquistaregaudendo?
No: stianvi quelli a cui la guerra piace
e prode ebene face;
tutto chese catono
com'eopotesse a bono
partirpiccolo fosse el remanente;
ma l'un perché non pòe
el'altro perché a ciòe
istar tornali frutto
biasmael partire en tutto;
ma so che 'l lauda en cor lo conoscente.
Noncreda om che paura
aggia me fatto partire
ché siguroistar e gire
ha più vile ch'eo tra le mura
m'e ciòc'ho detto con giusta cagione;
e se pace e ragione
li tornassea durare
sempre vorria là stare;
ma che ciò sianon veggioenante creo
languendomegliorando
e 'n guerigionsperando
d'essa consommamento:
per che chi 'l partimento
piùavaccio famen dann'ha 'l parer meo.
Solo però lapartenza
fumi crudele e noiosa
che la mia gioia gioiosa
vidilain grande spiagenza
ché disseme piangendo: «Amoremeo
mal vidi el giorno ch'eo
foi de te pria vogliosa
poich'en sì dolorosa
parte deggio de ciòlassofinire
ch'eo verrò forsennata
tanto son benmertata
s'eo non fior guardat'aggio
desnore ni danaggio
amet[t]erme del tutto in tuo piacere.»
Macomo lei dissibene
el meo può pensar gran corrotto
poi l'amorosodesdotto
de lei longiare mi convene;
ma la ragion che dettoaggio di sovra
e lo talento e l'ovra
ch'eo metto inagrandire
me per lei più servire
me fa ciò faree dia portar perdono:
ché già soleva stare
pergran bene aqulstare
lontan om lungiamente
da sua donnapiacente
savendo luied a·lleiforte bono.
Va'miacanzonead Arezzoin Toscana
a lei ch'aucide e sana
lo meocore sovente
e di' ch'ora parvente
serà como val bennostra amistate:
ché castel ben fornito
e non guaireassallito
no è tener pregiato
ma quel ch'e asseggiato
eha de ciò che vol gran necestate.
E anco me di' lei e aciascuno
meo caro amico e bono
che non dia sofferire
penadel meo partire;
ma de sua rimembranza aggio dolere:
ch'adannaggio ed a noia
è remesso e a croia
gente e fellopaiese;
m'eo son certo 'n cortese
pregi' aquistando e solazzoed avere.



Gentilmia donnagioi sempre gioiosa


Gentil mia donnagioi sempre gioiosa
vostro sovrapiacente orrato affare
compiutodi ben tuttooltra pensare
di mortal cor magn'e mirabelcosa
sorprese l'alma mia de tutto amore;
e non già meovalore
me conquistò de voi la segnoria
ma la grancortesia
de vostro dolze e debonaire core;
non giàguardando ciòched in bassezza
tornasse vostr'altezza
masolo de quetar lo meo follore.
Gentil mia donnaamors'i' per uncento
avesse magno corforz'o savere
operandol sol sempre invoi valere
prendendovi final consomamento
vostro compiuto donnon mertarìa;
ché la passione mia
fo de naturafellonesca tanto
non mai partia de pianto
senza tornar vostroonor grande a onta.
Voi lo tornasteamoree non v'adusse
cosach'a mala vista fusse
ma solo l'alma d'ogne pietàponta.
Gentil mia donnadono è ch'al fattore
èmagno e a chi 'l prende è quasi nente;
ma 'l vostro donoamornon fo parvente
ch'eo presi vita e voi donaste onore.
Macertoamore meod'esta fallanza
v'aduce perdonanza
lo bisognoo' fuigrande oltra ch'eo dico;
ché non ho giànemico
sì feroch'a pietà non fosse dato.
Chénon è vizioma virtùpietate;
ma vizio ècrudeltate
e contra del pietoso esser spietato.
Gentil miadonnaassai porea mostrare
ragionche porterea 'n vostradefesa;
ma tuttavia vorrea morte aver presa
e ciò ch'èstato fosse anco ad istare.
Ché poi che corse tra villanagente
alcun parlar nesciente
nulla scusa ostar mai l'omo nepora.
Donqua men danno fora
de la morte d'un omsìcom'iobasso
ch'un sol punto d'onor foste fallita;
ch'onorval più che vita
per che pria morto esser vorrialasso!
Gentil mia donnaamornon mi val voglia;
masevalessegià parrebbe tanto
che nel mondo no ha loco nécanto
no li portasse pietanza e doglia;
che già fu megentil mia donnanoia
vostr'amorosa gioia
ver ch'ora mi sereadestruggimento
d'onne crudel tormento
potendo vo tornare invostro stato:
ché dirittura vol che no schifare
deggi'ompena portare
unde possa mendar ciò ch'ha peccato.
Gentilmia donnanon poss'a valere
menderaggio a podere;
che com'eovi servii de folle amore
mai sempre a vostro onore
vo serveròde quant'eo so valere
remosso onne villano intendimento;
e persimil convento
piacciaviamormia fedeltà tenere.



Altragioi non m'è gente


Altra gioi non m'ègente
ned altr'amo de core
che 'l pregio e lo valore
del'amorosa gente.
Così coralemente
m'ha di lei presoamore
che non porea far fiore
ver me cosa spiacente;
perche m'è più piacente
lo malse mal me face
chelo ben non me piace
de gentech'è nodrita
en desorratavita
e vive al dispiacer d'onne valente.
Sor tutto amorm'ègente
de gioioso savore
quello del meo segnore;
ed èciò giustamente
però ch'è veramente
d'altabieltate fiore:
per ch'eo n'ho tal dolzore
ca men obriosovente
quando li tegno mente
ch'elli ha tutto verace
quantoa baron conface:
tanto è dobla fornita
l'opera suacompita
de tutto ciò che vol pregio valente.
Perch'eoson lui sì gente
che me po ben tuttore
far parerl'amarore
d'assai dolze parvente;
ma lo dolze neente
po fardi tal sentore
ch'eo bon conoscidore
non sia d'elcertamente.
Tant'è dolce e piacente
ched en core ed enface
sta sì che non se sface
già maini fapartita
la gioich'aggio sentita
de lui; sì fall'a medolze e valente.
Conte da santa Fiore
de voi parlosegnore
ché vo son maggiormente
ch'eo non dicoservente;
e servir pur me piace
se già merto nonface;
ma credo la mia vita
serà anco grazita
per voiAldobrandinconte valente.



Orache la freddore


Ora che la freddore
desperdeonne vil gente
e che falla e desmente
gioiacanto edamore
ho di cantar voglienza
per mantener piacenza
tuttoche perta e danno
e travaglio ed affanno
vegname d'onneparte;
ma per forza sen parte.
Quand'omo ha 'n suopiacere
tempostagione e loco
mester faceli poco
isforzarsea valere;
ma mester falli allora
che nel contrar dimora
permantenersi a bene;
e cento tanti tene
pregio nochierch'atorto
vento acquista bon porto.
S'eo per forza de core
contrade tutta noia
prendo e ritegno gioia
e canto ora infavore
d'onne sconfortato omo
che conforti! e mir'como
valmeglio esser gaudente
non avendo neente
ch'aver lo secoltotto
dimorando a corrotto.
Piangendo e sospirando
nonacquista l'om terra
ma per forza di guerra
saggiamentepugnando.
E quello è da laudare
che se sa confortare
làdov'altr'om sconforti;
ma che prodezza porti
sì che 'nbon stato torni
non che dorma e sogiorni.
Conforti ogn'omo evaglia;
ché per valor convene
che di mal torni a bene
es'è 'n bassoche saglia;
che 'n dannaggio om valente
nonfu mai lungiamente
perché non vol d'un danno
far duema grande affanno
mettercomo quell'ono
torni per forza abono.
Perfetto om valoroso
de' fuggir agio e poso;
e giornoe notte affanno
seguircessando danno
e prender pregio eprode;
e sì detto è l'om prode.
Ser Orlando daChiuse
in cui già mai non pose
perduta disconforto
se'l tempo è stato torto
par che dirizzi aguale;
per cheparrà chi vale.



Ahilassoor è stagion de doler tanto

Ahi lassoor è stagion de doler tanto
a ciascun om che ben amaRagione
ch'eo meraviglio u' trova guerigione
ca morto no l'hagià corrotto e pianto
vedendo l'alta Fior sempre granata
el'onorato antico uso romano
ch'a certo pèrcrudel fortevillano
s'avaccio ella no è ricoverata:
chél'onorata sua ricca grandezza
e 'l pregio quasi è giàtutto perito
e lo valor e 'l poder si desvia.
Oh lassoorquale dia
fu mai tanto crudel dannaggio audito?
Deocom'hailosofrito
deritto pèra e torto entri 'n altezza?
Altezzatanta êlla sfiorata Fiore
fomentre ver' se stessa eraleale
che ritenea modo imperïale
acquistando per suoalto valore
provinci' e terrepress'o lungemante;
e sembravache far volesse impero
sì como Roma già feceeleggero
li erac'alcun no i potea star avante.
E ciò listava ben certo a ragione
ché non se ne penava per protanto
como per ritener giustizi' e poso;
e poi folliamoroso
de fare ciòsi trasse avante tanto
ch'al mondono ha canto
u' non sonasse il pregio del Leone.
Leonelassoor no èch'eo li veo
tratto l'onghie e li denti e lovalore
e 'l gran lignaggio suo mort'a dolore
ed en crudelpregio[n] mis' a gran reo.
E ciò li ha fatto chi? Quelliche sono
de la schiatta gentil sua stratti e nati
che fun perlui cresciuti e avanzati
sovra tutti altrie collocati a bono;
eper la grande altezza ove li mise
ennantir sìche 'lpiagãr quasi a morte;
ma Deo di guerigion feceli dono
edel fe' lor perdono;
e anche el refedier poima fu forte
eperdonò lor morte:
or hanno lui e soie membreconquise.
Conquis'è l'alto Comun fiorentino
e colsenese in tal modo ha cangiato
che tutta l'onta e 'l danno chedato
li ha semprecomo sa ciascun latino
li rendee i tolleil pro e l'onor tutto:
ché Montalcino av'abattuto aforza
Montepulciano miso en sua forza
e de Maremma ha lacervia e 'l frutto;
SangimignanPog[g]iboniz' e Colle
eVolterra e 'l paiese a suo tene;
e la campanale 'nsegne e liarnesi
e li onor tutti presi
ave con ciò che seco aveadi bene.
E tutto ciò li avene
per quella schiatta chepiù ch'altra è folle.
Foll'è chi fugge il suoprode e cher danno
e l'onor suo fa che vergogna i torna
e dibona libertàove soggiorna
a gran piacers'aduce a suogran danno
sotto signoria fella e malvagia
e suo signor fa suogrand' enemico.
A voi che siete ora in Fiorenza dico
che ciòch'è divenutoparv'adagia;
e poi che li Alamanni in casaavete
servite i benee faitevo mostrare
le spade lorcon chev'han fesso i visi
padri e figliuoli aucisi;
e piacemi che lordobiate dare
perch'ebber en ciò fare
fatica assaidevostre gran monete.
Monete mante e gran gioi' presentate
aiConti e a li Uberti e alli altri tutti
ch'a tanto grande onorv'hano condutti
che miso v'hano Sena in podestate;
Pistoia eColle e Volterra fanno ora
guardar vostre castella a loro spese;
e'l Conte Rosso ha Maremma e 'l paiese
Montalcin sta sigur senzale mura;
de Ripafratta temor ha 'l pisano
e 'l perogin che 'llago no i tolliate
e Roma vol con voi far compagnia.
Onor esegnoria
adunque par e che ben tutto abbiate:
ciò chedesïavate
potete farcioè re del toscano.
Baronlombardi e romani e pugliesi
e toschi e romagnuoli emarchigiani
Fiorenzafior che sempre rinovella
a sua cortev'apella
che fare vol de sé rei dei Toscani
dapoi cheli Alamani
ave conquisi per forza e i Senesi.



Ahilassoche li boni e li malvagi

Ahi lassoche liboni e li malvagi
omini tutti hano preso acordanza
di metterele donne in despregianza;
e ciò più ch'altro far parche lor agi.
Per che mal aggia el ben tutto e l'onore
che fattohan lorpoi n'han merto sì bello;
m'eo sarò lorribello
e prenderò solo la defensione
e aproveròfalso lor sermone
e le donne bone in opera e in fede;
mavoglio che di ciò grazi' e mercede
rendano voigioiagioiosaAmore.
Non per ragionma per malvagia usanza
sovrale donne ha preso om signoria
ponendole 'n dispregio e 'nvillania
ciò ch'a sé cortesia pon' e orranza.
Ahiche villan giudicio e che fallace!
ch'a Deo e a ragione èom tenuto
e per ciascun statuto
sì come donnaaguardar de fallire:
e tanto avante più quanto è piùsire
e maggiormente ha saggia oppenïone.
Adonque avemo aveder per ragione
qual più se guarda: quel blasmar menface.
Embolarobbaaucidearde o desface
periuraengannatrade o falsa tanto
donna quant'om? non giàma quasisanto
e 'l fatto sover' ch'è quel d'om fallace.
Carnaltalento è 'n loro d'un podere
al qualsavemdonna megliocontende;
e s'el già la sorprende
perché lei nesia port'o prego o pregio
ma chi 'l porgein fallir dobra·idispregio;
e qual armito è quel che se tenesse
s'unaplagente donna el richedesse
com'om fa leide quanto el savalere?
Iulio Cesar non penò tempo tanto
nétanto mise tutto 'l suo valore
a conquistar del mondo essersignore
talor non faccia in donna om altretanto;
e tal èche non mai venta dovene.
Poi più savere e forza en l'om sitrova
perché non si ben prova?
Non volma falla e fadonna fallare:
adonque che diritto ha 'n lei biasmare?
Giànon e meraviglia qual s'arende
ma qual s'aiuta e [ qual se ]defende
poi d'entro e de for tanto assalto tene.
Quant'èpiù ch'om d'amore a 'nformar fera
più feramente ilten poi l'ha fermato
como ferro ch'è più durotagliato
e ten la taglia poi meglio che cera;
l'onor suo tornaad onta e 'l prode a danno
sé ned amico né Dioguarda fiore
a seguir bene Amore;
e om non mett' a ciòtanto coranza
tutto ragion non sias'el tene amanza
e no'nd'è un d'amor tanto corale
che 'nver' sua donna stiaferm' e leale;
ma donna pur trov'om for tutto inganno.
Male sandirma non già devisare
ché Deoche mosse Sésempre a ragione
de limo terre l'om fece e formòne
ela donna dell'omsiccome appare;
adonqu'è troppo piùnaturalmente
gentil cosa che l'omo e meglio è nata
epiù sembra ch'amata
ella fosse da Dio nostro signore;
emaggiormente più feceli onore
che non per omma per donnasalvare
ne volle veramente ed a Sé trare;
e ciònon fu senza ragion neente.
Vale per sé: nent'ho detto asembrante;
apresso val ché fa l'omo valere:
ché'ngegnoforzoardimentopodere
e cor de tutto ben mettereavante
donali donna en su' amorosa spera;
for che el nonsaveria quasi altro fare
che dormire e mangiare.
Adonque ilsenno e lo valor c'ha l'omo
da la donna tener lo deasìcomo
ten lo scolar dal so maestro l'arte;
ed ella quanto face amala parte
dall'om tener lo pò simel mainera.
Provaaltra no 'nde fo di ciò c'ho detto
ma miri ben ciascuno sever dico
ché già no me desdico
de starne aconfession d'omo leale;
e partase d'usar sì villanmale
solo cui villania par e menzogna:
ché 'l remanentetrar de sua vergogna
non sirà tal ch'io già n'aggiadeletto.
Gentil mia donnafosse in voi tesoro
quanto v'èsenno en corla più valente
fora ver' voi neente;
e sedeo pur per reina vi tegno
e' vi corona onor com'altra regno:
chétanto è 'n voi di ben tutt' abondanza
che viso m'èAmorche la mancanza
d'ogni altra prenda in voi assai restoro.
AdArezzo la mia vera canzone
mandoAmorea voiper cui campione
eservo de tutt'altre esser prometto.



Amortanto altamente


Amor tanto altamente
lo meoentendimento
ave misoche nente
aggio ardimento - di contare edire
como di lei m'ha priso;
ma vista tal presento
che leiha certo miso
come 'n suo segnoraggio meo desire.
A che di ciòm'aveggio
certo celar nol deggio;
non che celar lo bene
chedel segnore avene - fosse fallire
(falla chi piùpiacente
nol fache 'l ver consente)
ma a lo male dia
omben donare obbria- poi vol servire.
Eoche servir talento
ladetta via tegno:
al male obbria consento
al benche 'n mentee 'n viso ognor me sia;
e l'opra laudata
(di ciò metterson degno)
è sìche sia cercata
a chi èd'alta donna en segnoria.
Se serve for fallenza
che non aggiatemenza
perché tant'alta sia
ché già pergentilia - non vene orgoglio;
ma en ciò non fallire
lipo gioia sentire;
ed omo che desia
de su' par segnoria - laudarnon voglio.
Tant'alto segnoraggio
ho disiato avere
noncredo aver ned aggio
al mondo parsecondo mia valenza;
e ciòconsiderando
quanto e dolze e piacere
su me disteseamando
vecino foi che morto di temenza.
Ma vaccio miriprese
un pensero cortese:
com sempre gentilezza
facelocare altezza - en pietanza.
Allor temor demisi
fedeltàli promisi;
como l'avea en coraggio
lei feci prender saggio -per semblanza.
Poi ch'aprovò lo saggio
con finaconoscenza
ch'era di fin omaggio
ma' fo suo segnoraggio -conceduto.
Nel suo chiarito viso
amorosa piagenza
fue d'altocore miso
ch'el senza ciò non mai fora partuto.
Quandode ciò m'accorse
tal gioia en cor me sorse
che mi faceaffollire:
e veggio pur grazire - me 'n sua plagenza.
Adonquenon dannaggio
mi fa lo temor ch'aggio
ma deggiol beneamare
ché storbato m'ha fare - ver lei fallenza.
Fallenzaera demando
far lei senza ragione;
poi veggio chesìstando
m'ha sovrameritato el meo servire.
Però 'n tacerm'asservo
perché già guiderdone
non dea chederbon servo;
bisogna i' n'hoche 'l chere 'l suo servire
se noatendendo m'allasso;
poi m'avvenisselasso!
che mi trovassein fallo
sì come Prezevallo - a non cherere.
Verrei apresente morto!
Ma non tal penser porto
né sìmala credenza
ché sola conoscenza - halla in podere.
Vacanzonea lei ch'ène
donna e segnor di mene
e di' che'n nulla cosa
che lei non sia gioiosa - e' non so vago
ma distarle servente
tacitore e soffrente;
e vo che di mefaccia
tutto ciò che le piaccia; - ed e' me pago.
PoiMazeo di Rico
ch'è di fin pregio rico
mi salutamispia;
e di' ch'a ragion fia - el guiderdone
dea perder chi 'lchiede;
e di ciò fagli fede
che 'l servir piùdispregia
e guiderdon non pregia - a tal cagione.



Gioiagioiosa piagente


Gioia gioiosa piagente
misuraè ragione
tutta stagione - deggiasi trovare.
Como èpiù possente
lo segnorepiù dia
a la suasegnoria - ragione usare;
per che sempr'el avanza
a pregio ed apossanza
a lo piacer de Dio e de la gente.
Chi sua guida nonprende
a lo 'ncontraro scende:
a la fine del gioco venperdente.
Peròper Deovi piaccia
ch'orgoglio evillania
la segnoria - di voi non deggia avere
che (poi tantove piaccia
misura e canoscenza)
non ha potenza - in voinépo valere.
Ora torni a ragione
la vostra openione
per Diopiagente donna ed amorosa
sì ch'aggiate pietanza
di mech'ad abondanza
amo più voiche me od altra cosa.
D'estoamore meo
m'aven com'a queilasso
che 'n vivo sasso - suasementa face:
e come a queiche reo
nemico onora e serve
chepure lui diserve - e strugge e sface.
Ché non mi parto 'natto?
Non posso; sì son matto
[ . . . . . ]
chemeglio amo da voi
ciòch'io non chero altroi
tuttoquello ched eo vorrebbi avere.
Amornon mi dispero
ca nonfora valenza:
bona soffrenza - fa bon compimento;
e lo grecescoempero
l'ora che Troia assise
non se devise - per soffrirtormento
né perché sì fort'era
che dinulla manera
vedea che se potesse concherere;
e pur misel amorte:
e chi lo suo più forte
conquidedobla laude volavere.
Poi mai non mi rafreno
amorde voi servire
dicherire - merzede abo ragione;
ed averave meno
ogne gioia dimene
solo ch'a bene - vi sia qualche stagione:
ca piùanche sarete
più dolzeed averete
più in void'amor che nulla criatura;
ché lo grande amarore
puotetornar dolzore
e più dolzeche dolze per natura.
Amorpur vincer creo
combattendo per Deo;
ed ho le mie battaglie sìordinate:
contra disamorfede;
contr'orgogliomerzede;
econtra di ferezzaumilitate.



Sìmi destinge forte


Sì mi destingeforte
l'amoroso disio
e sì disconfortata è lamia spera
che la vita m'è morte;
ed esto malemio
creato fue di sì mala manera
ch'esso solo di locoond'è creato
pote cercar guerenza
cioè dallapiangente donna mia.
E certo eo no vorria
ch'avesser ta' vertùi nemici mei
ma voglio ben de lei
perché mi piace piùper lei morire
che per altra guerire
poi che mi credo tuttoin sua piagenza;
ché me piace ed agenza
e morte e vitaqual che più l'è 'n grato.
En grato quale sia
certonon so di vero
poiché per me né per altrui nonposso
dir lei la voglia mia;
ma lo suo piacentero
semblantein nascente in gioia è mosso
e me mostra di lei granbenvoglienza
sì che mi fa sperare
ch'ella m'acorerebbecon gran fede
en sua dolze merzede
se domandato fossele permene.
Ma purlasso!non ène
poi non oso per me néper altrui;
sì forte temo a cui
eo poi paleggi di sìgrande affare:
meglio m'è tormentare
che 'nver l'onorsuo far fior di fallenza.
Fallenza forse pare
a lei ch'io sonpartuto
di là ove stavae stogli or più lontano
Manon mi de' blasmare
ché più già non muto:
locore meo m'a pur lei prossimano.
Ma mutat'ho il corpo e fosemblante
ch'io non aggia che fare
in quella parte ov'èsua dimoranza
perch'io so per certanza
che discoverto amorenon val fiore;
ché tempo con dolzore
poco dura; e tolleonore e pregio:
però non mi dispregio
né midispiace forte ognor penare
per lei lontano stare
poi non mitegna meno fino amante.
Vamia canzonlà ov'io non possogire
e raccomanda mene
a leiche m'ha per suo lealservente;
e dì che sia piagente
di dareme matera e'nsegnamento
di dir lo mio talento
com'io potesse lei;poich'io non saccio
como da per me faccio
di ciòpensare; ed hammi messo e tene
lontan di tutto bene
e fammidoloroso ognor languire.



Tuttoch'eo poco vaglia


Tutto ch'eo pocovaglia
forzerommi a valere
perch'eo vorrea plagere
al'amorosacui servo mi dono.
E de la mia travaglia
terraggioesto savere
che non farò parere
ch'amor m'aggia gravatocom'eo sono.
Ché validor valente
pregio e cortesia
nonfallané dismente;
non dich'eoche ciò sia
mavorria similmente
valers'unque poria.
D'amar lei non midoglio;
ma che mi fa dolere
lo meo folle volere
che m'aveaddutto a amar sì alt'amanza.
Sovente ne cordoglio
nosperando potere
lo meo disio compiere
né pervenire ensì grand'allegranza.
Ma che mi dà conforto
ch'avenochier talora
contra fortuna porto:
così di mia'nnamora
non prendo disconforto
né mi disperoancora.
Omo che 'n disperanza
si getta per doglienza
disperdeconoscenza
e prende loco e stato di follia.
Allor facemostranza
secondo mia parvenza
che poca di valenza
ritegnaed aggia sua vil segnoria;
ma quelli è da pregiare
ched'un greve dannaggio
si sa ben confortare;
ed eo similusaggio
terrò: del meo penare
già nondispereraggio.
Aggio visto mant'ore
magn'omo e poderoso
caderbasso ecoitoso
partir da gioco e d'ogne dilettanza;
e vistoaggi'om di core
irato e consiroso
venir gaioe gioioso
ingioi poggiare e 'n tutta beninanza.
Tale vista ed usato
mi fasperar d'avere
di ben loco ed istato:
ch'eo non deggiotemere
(tanto sono avallato)
di più bassocadere.
Conforto el meo coraggio
né ciò non honé tegno:
ma a tal spera m'attegno
che mi fa farmiracola e vertute.
Chéquando più ira aggio
opiù doglia sostegno
ad un pensier m'avegno
lo qualm'allegra e stringe mie ferute:
così mi fa allegrare
lagran gioiach'attende
lo meo cor per amare;
d'altra partem'offende
ch'audii pover nomare
chi in gran riccore intende.



Oraparrà s'eo saverò cantare

Ora parràs'eo saverò cantare
e s'eo varrò quanto valer giàsoglio
poi che del tutto Amor fug[g]h' e disvoglio
e piùche cosa mai forte mi spare:
ch'a om tenuto saggio audocontare
che trovare - non sa né valer punto
omo d'Amornon punto;
ma' che digiunto - da vertà mi pare
se lopensare - a lo parlare - sembra
ché 'n tutte parte ovedistringe Amore
regge follore - in loco di savere:
donque comovalere
pòné piacer - di guisa alcuna fiore
poidal Fattor - d'ogni valor disembra
e al contrar d'ogni mainer'asembra?
Ma chi cantare vole e valer bene
in suo legno anochier Diritto pone
e orrato Saver mette al timone
Dio fa suastellae 'n ver Lausor sua spene:
ché grande onor négran bene no è stato
acquistato - carnal vogliaseguendo
ma promente valendo
e astenendo - a vizi' e apeccato;
unde 'l sennato - apparecchiato - ognora
de core tuttoe di poder dea stare
d'avanzare - lo suo stato ad onore
noschifando labore:
ché già riccor - non dona altruiposare
ma 'l fa 'lungiare- e ben pugnare - onora;
matuttavia lo 'ntenda altri a misora.
Voglia in altrui ciascun ciòche 'n sé chere
non creda pro d'altrui dannaggiotrare
ché pro non può ciò ch'onor tolledare
né dà onor cosa u' grazia e amor père;
egrave ciò ch'è preso a disinore
a lausore - dispesoesser poria.
Ma non viver credria
senza falsia - fell' ommavia maggiore
for'a plusor - giusto di cor - provato:
chépiù onta che mort' è da dottare
e portar -disragion più che dannaggio;
ché bella morte omsaggio
dea di coraggio - più che vita amare
chénon per star- ma pèr passare- onrato
dea credereciascun d'esser creato.
In vita moree sempre in morte vive
omofellon ch'è di ragion nemico;
credendo venir riccovenmendico
ché non già cupid' om pot' esserdive:
ch'adessa forte più cresce vaghezza
e gravezza -u' più cresce tesoro.
Non manti acquistan l'oro
mal'oro loro; - e i più di gentilezza
e di richezza - e dibellezza - han danno.
Ma chi richezza dispregi' e manente
echi gente - dannaggio e pro sostene
e dubitanza e spene
e siconten - de poco orrevelmente
e saggiamente - in séconsente - affanno
segondo vol ragione e' tempi dànno.
Onnecosa fu solo all'om creata
e l'om no a dormir né amangiare
ma solamente a drittura operare
e fu descrezïonlui però data.
NaturaDioragion scritta ecomune
reprensïon - fuggirpregio portare
ne comanda;ischifare
viziie usar - via de vertù n'empone
onnecagione - e condizion - remossa.
Ma se legge né Dio nol'emponesse
né rendesse - qui merto in nulla guisa
népoi l'alm' è divisa
m'e pur avisa - che ciascundovesse
quanto potesse - far che stesse - in possa
onni cosache per ragion è mossa.
Ahicome vale me pocomostranza!
ché 'gnoranza - non da ben far ne tolle
quantotalento folle;
e mai ne 'nvolle - a ciò malvagiausanza
ché più fallanza - è che leanza -astata.
No è 'l mal più che 'l bene a farleggero;
ma' che fero - lo ben tanto ne pare
solo perdisusare
e per portar - nel contrar disidero:
u' ben mainero -e volontero - agrata
usarl' aduce in allegrezza onrata.



Vergognaholassoed ho me stesso ad ira


Vergogna holassoed ho me stesso ad ira;
e doveria via piùreconoscendo
co male usai la fior del tempo mio.
Perchéno lo meo cor sempre sospira
e gli occhi perché mai finanpiangendo
e la bocca di dir: merzedeDio
poi franchezza dicore e vertù d'alma
tutta sommisiohimè lassoalservaggio
de' vizi mieinon Dioné bon usaggio
nédiritto guardando in lor seguire
non mutando desire?
S'eoresurgessecom fenice face
già fora a la fornace
loputrefatto meo vil corpo ardendo;
mapoi non possoattendo
chelo pietoso padre me sovegna
di tal guisach'eo vegna
purificatoe mondo di carne e alma.
Ohilasso! Già vegg'io genereomano
che segnoril naturalmente è tanto
che 'l minorom talenta emperiare;
e ciòpiù ch'altroi piacee più li è strano
d'aver segnor; ché Diovolontier manto
non vole già ciascunsì comepare.
Come poi donque lo minore e 'l maggio
sommette a viziocorpo ed alma e core?
Ed è servaggio alcunlassopeggiore
od è mai segnoria perfetta alcona
che suapropia persona
tenere l'omo ben sotto ragione?
Ahiche somm'è'l campione
che làov'onne segnor perdeèvincente
né poi d'altro è perdente;
chéloco u' la vertù de l'alma empera
non è nocentespera
né temané dolorned allegraggio.
Omorti fatti noi de nostra vita
o stolti de vil nostro savere
opoveri de riccorbassi d'altezza;
com'è vertà danoi tanto fallita
ch'ogne cosa di vizio è noi piacere
edogne cosa de vertù gravezza?
Già filosofiDio nonconoscendo
né poi morte sperando guiderdone
ischifarvizi aver tutta stagione
seguendo sì vertùch'onesta vita
fu lor gaudio e lor vita.
Noi con donque puòcosa altra abellire
che 'n vertù lui seguire
lo qualchi 'l segue ben perde temore?
Ché non teme segnore
mortené povertàdannoné pene
ch'ogni cosa gliè bene
sì come noi è malnon luiseguendo.
Pugnam donque a valer forzosamente;
no 'l benschifiam perché noi sembri grave;
ch'orrato acquisto nonfue senza affanno;
e se l'om pene per vertute sente
ne' viziusar sempr'è dolze e soave
che spesso rede doglia onta edanno.
Ma ciò ch'è 'n noi contra talento e uso
n'ègravee n'è legger ciò ch'è con esso
ch'usoe volerch'avemo nel mal messo
ne 'l fa piaceree despiacer lobene.
Adonqua ne convene
acconciare a ben voglia ed usanza
sevolem benenanza;
ché non è bense da ben non ènato
e onne gioi di peccato
è mesta con doloree finamale;
ed onne cosa vale
dal fine suoche n'è donqueamoroso.
Come a lavorator la zappa è data
è datoel mondo noi: non per gaudere
ma per esso eternal vitaacquistare;
e no l'alma al corpo è già creata
ma'l corpo a l'almae l'alma a Deo piacere
perché Luipiùche noidevemo amare.
Emprima che noi stessiamò noiesso;
ese ne desamammo e demmo altrui
di se medesmoraccattonne poi.
Ahiperchélasso!avem l'alma sìa vile?
Già l'ebb'ei sì a gentile
che presepertrar lei d'eternal morte
umanitate e morte.
Abbialla donquecaraed esso amiamo
ove tutto troviamo
ciò che puònostro cor desiderare;
né mai altro pagare
ne puògiàche lo ben ch'ha noi promesso.
O sommo benda cui bentutto è nato
o luceper qual vede ogne visaggio
osapienzaunde sa ciascun saggio!
neiente feci metu merecrii;
desviaitu me renvii;
ed orbai metu m'hai lumerenduto!
Ciò non m'ha conceduto
mio mertoma la tuagran bonitate.
O somma maestate
quanto laudareamarservirdeo tee
demostra ognora a mee
e fa ch'a ciò lutto meocor sia dato!
A messer Cavalcante e a messer Lapo
vamiacanzonee dì lor ch'audit'aggio
che 'l sommo ed inoratosegnoraggio
pugnan di conquistartornando a vita;
ese tusaili aita
e dì che 'l comenzar ben cher tuttore
mezzoe fine megliore
e prende onta l'alma e 'l corpo tornare
a malben comenzare:
e dì ch'afermin lor cori a volere
seguireogne piacere
di quelliche per tutto è nostro capo



Ahiquant'ho che vergogni e che doglia aggio


Ahiquant'ho che vergogni e che doglia aggio
e quant'ho che sbaldiscae che gioire
se bene isguardocol veder d'om saggio
u' sou' fuiu' spero anche venire!
Vergognar troppo e dolerlassodeggio
poi fui dal mio principio a mezza etate
in loco laidodesorrato e brutto
ove m'involsi tutto
e venni ingrottoinfermopovernuto
ciecosordo e muto
desviatovanitomorto e peggio:
ché tutto el detto mal m'avea savore;
chéquanto al prenditore
più mal piaceè peggiore.
Chépur nel mallo qual for grato offende
alcun remedio omprende
ma mal gradivo ben tutto roina
e non ha medicina
chesolo la divina pietate.
Quanto Deosua merzédatom'avea
di sennodi coraggio e di podere
solo a sua lauda ed asalute mea
ed al prossimo meo prode tenere
ad oltraggio di Luied a mia morte
ed a periglio altrui l'operailasso!
Fra glialtri miei follor foch'eo trovai
de disamorch'amai:
pregiaiontae cantai dolze di pianto;
ed ingegnaime manto
in fare meed altrui saccente e forte
'n perder perdendo nostro Dio eamico.
Guai a melassodico
e guai a chi nemico
ed omomatto credee segue legge
d'omo ch'è senza legge!
Peròfugga lo meo folle dir como
suo gran nemico ogn'omo
ch'eo 'lvieto o tutti e per malvagio il casso.
Ma vergognar di mia ontam'inora
e m'allegra doler del meo dolore;
e quanto loco piùbrutto fue lora
piùch'io ne son partitohamisavore;
poi voitradolze e beata Maria
non guardando miagrande e vil bassezza
in vostra altezza alteraoltra penseri
avostro cavaleri
mi convitastee mi degnaste amare
e del secolretrare
che loco è de bruttezza e de falsìa
Ahiquant'ho che sbaldisca e che far gioia
poi piacer ho denoia
bella vita de croia
d'avoltro amor tanto compiutaamanza
e de tutta onta orranza
santa religion de mondanloco
e de l'enfernal foco
spero compiuta ed eternaldolcezza!
O voidi Dio figliamadre e sposa
d'angeli tutti ed'omini reina
i' non mertai mai già tanto gran cosa
masolo fu vostra pietanza fina.
E se partiste me de laido ostale
névoi donarné me prender bast'anco;
che del mal tuttoundegrave là venni
come prima contenni
né tuttoinfermo sonné liber bene.
Ed a voi non convene
tornarmia dietroné tenermi tale;
ché se alcun bon segnoreun omo acolle
malatonuto e folle
a suo poder lo volle
asanitatea roba ed a savere;
e s'el poi sa valere
de quantoval la lauda è del segnore;
sì com'è ildisinore
sepoi l'acoglielo schifa e tel manco.
E voiAmorpur acolto m'avete
e de vostra masnada ormai segnato;
peròmerzé; le man vostre mettete
ne la zambra del figlio vostroonrato
e me fornite voi ben sofficiente
chenon mancandofornir pote ogn'omo.
O donna mianon mi faite carizia
di sìtragran devizia;
néperch'eo sia for mertoamorsdegnate
ma stringavi pietate
che pria vi strinse for mertareo nente.
E se ch'io mertiAmor meopur volete
di che darmidovete
ché null'aggiosavete
ma' che miseria e male;unde ben faite
sech'eo vo diame date
non per mema pervoi; ché s'eo non merto
voi pur mertate certo
ciòch'eo mertar vorria; ma posso como?
O quandoquando de masnada acorte
e poi de corte a zambraAmor meovegno?
Ché purme 'l fa vostra pietà sperare
unde veder mi pare
primaperché pietà s'onora tanto
nel bisognosomanto
quanto giustizia nel giudicio forte;
edar di male bendono è maggiore
che di ben dar megliore;
ed alpersecutore
maggio cosa èch'al famigliarben fare
emaggio è cominciare
no è seguirea quel ch'èpoderoso:
unde sperar pur oso
ma come bisognoso e non giàdegno.



Otude nome Amorguerra de fatto

O tude nome Amorguerra de fatto
segondo i toi cortesi eo villaneggio
masegondo ragion cortesia veggio
s'eo blasmo teo chi tec' hacontratto.
Per che seguo ragionnon lecciaria
und'ho giàmante via
portato in loco di gran ver menzogna
ed in locod'onor propia vergogna
in loco di saver rabbi' e follia;
ortorno de resia
in dritta ed in verace oppinïone:
esemostranza di viva ragione
valer potesse ai guerrer dittiamanti
credo varraggio lorché 'n modi manti
demosterròla lor condizion rea.
Peggio che guerraAmoromo te lauda
talperché fort' hailo 'ngegnato tanto
ch'ello te crede diopotente e santo
e tal però ch'altrui ingegna e frauda.
Lovil pro'parladore lo nisciente
e lo scarso mettente
e leiallo truiante e 'l folle saggio
dicon che faie palese 'lselvaggio;
ma chi ben senteel contrar vede aperto.
Esefuss'esso certo
onta gli èperché foll'è lacagione
perché non misur'ha ei né ragione;
es'ei fusse ch'al ben far non soggiorna
ma parte Amorpartendoonta li torna
chéfallendo ben farpregio èdiserto.
Dicon anche di teguerranescienti
che ben li ètroppoe s'è malsì n'è bono:
ciòche non per ragion defender pòno
ma fai lor sìparertant'haili venti.
Ché 'l principio n'è reo:ch'attende e brama
ciò che maggiormente ama;
mangiardormirposar non puòpensando
pur di veder lei che lostringe amando;
e 'l mezzo è reoch'adessa el fageloso;
afamat' e bramoso
sta manti giornie poi pascesiun'ora
u pogo u troppo in angostia e in paura;
e se bon fusseel primoel mezzo e tutto
la fine è pur rea: per chedestrutto
principio e mezzoreo te solo coso.
Peggio cheguerravia reo se' più ch'omo:
ché l'omo perde inte discrezïone
e la razionale operazione
per che non poitra gli animali è omo;
ch'el mesconosce Dioe crede echiama
sol dio la donna ch'ama;
con magna gioia el suo struggee li pare
ricco conquisto e onorato fare
consummar séche men pote e men vive;
e gire ove receve
mortetalorsembra·i tornar più verde.
Adonque Dioonorpro esé perde;
epoi perduto ha ciòperd' ogniamico:
procaccia che? ch'un denaio falsodico
chi l'avessefaria'l forte più dive.
O ver destruggitorguerramortale
nato di quello unde mal tutto vene
como s'apprende iltuo laccioe si tene!
Che grave forzo e saver contra i vale?
ChéSanson decedesti e Salamone;
ma lor non defensione
ahichegrand'onor porge a chi defende!
Donque miri om che reo mal di tescende
e pensi ben lo valor de la cosa
che gli è tantoamorosa:
ché schifo e conoscente omo dovria
voleredesmembrato essere pria;
ch'è perè tanto mal per tebailito
che peggio val che morto om vivo aunito
e mortoonrato mei' ch'en vita posa.
Peggio che guerraAmornon t'hoblasmato
perché m'ai' affannato
più ch'altroomeno messo in tuo van bene:
ch'oltra merto e ragionquasi forpene
me desti più ch'a omo altro vivente.
Ma ragion nonconsente
ch'om laudi el reo perché ben lui n'avegna:
equand' eo penso bensaver m'asegna
che ciò che l'om di tepregiaben maggio
èsegondo ragioneont'e dannaggio
perche te blasmo e pregio ormai neiente.
Canzone miatutto che pocovaglia
demonstrar te travaglia
lo periglioso mal del dettoAmore
e di' che scusa alcun'ha de follore
omo de folleggiareappoderato;
ma quelli è senza scusa assai colpato
che noli tocca guerra e cher battaglia.



Overa vertùvero amore


O vera vertùvero amore
tu solo se' d'onne vertù vertù
e bensolo noi tu
da cui solo onne bono e for cui nente!
Non giàteco labore
ned amar grand'è amaroe picciol dolze
tecosembra tradolze;
né de gran dolze dolze om forte sente.
Tude legge divina e naturale
ed umanafinale
intenzion mi sembrie propio frutto;
e tu sommo condutto
che corpo ed alma sani epasci in gioia;
e tu fastidio e noia
d'onne malvagioe bonsoloche i boni
parer fai tra i felloni
che giammai nondimore entra i malvagi
né da' malvagi ha' bono
chétra i fellon - ragiono -
onne amor odio ed onne pac'èguerra.
Unde non già poco erra
chi omo pregia alcunoove non se';
ché viziosenza te
si conta onnevertute
né alcuno ha salute
né ben nentepurquant'el vol s'adagi.
O vero amortu uno fai
de Diod'angeloe d'omoe in loco ono
li lochi ad onne bono;
e solo èloco ben sommo compito
perché compiuto vi stai;
chétanto è bono in catun locoquanto
lì ha di tepocou manto.
Und'è seculo ben quasi perito;
e sefor teamorben vi perisce
e mal sempre vi cresce
no meraviglia ègiàché nel ciel fue
ove non fosti tue
perigliogrande troppoe morte venne.
Catunche for te tenne
non Diovolné ragionein alcun loco;
for teben né malpoco;
und'è Legge in te tutta e Profezia
e che vol Dioe prode
ad om. Faceempiprode;
ché cielo e terra inte mert'om gaudere.
Ohche dolce piacere
seria nel mondoamordolceda poi
tu ben fossi tra noi!
Non già valle dipianto
ma di gioia e di canto:
Paradiso lo seculsembreria!
Amorvero bonte devemo
di cord'almadi mente edi valore
portare a nostro signore
in tempiin cose tutteintutto retto.
Perché ragion n'avemo
e perch'ènecessaro e utel noi
iusto dico amar lui
come padre e fattorsommo e perfetto
di noi e d'onne a noi frate ed amico;
egiustizia anch'è - dico -
come signor naturalbonpiacente
unde aven solamente
corpoalmapodere e onnibene;
e giustizia èché tene
amor tanto a noi;noi dii facendo
sé fece omo eporgendo
amor noidolzorericcore e vita
nostra onta e noia forte
e povertàe morte
in sé sostenne; e giustizia èch'enferno
nevol torreed eterno
regno a catun dar sommo; ed èragione
ché scienza e vertù pone
in noi quantonoi piace
e perch'el sol ne face
da mal partireed al ben farn'aita.
Ed anch'èamorben ragione
portar te tutto luicome a bon tutto;
ché no animal brutto
sembrare dea giàom razionale.
Non bestia ha descrezione
ben cernendo dalmeglioe d'una guisa
auro e piombo pesa.
Dea sì far om?No; ma stimar che vale
ciascuna cosa in scienza e in amore;
chérazional core
amar non dea più né men cosaalcuna
che di quant'ella è bona
che sol degno d'amorbonità fae.
E Dio donque'n cui stae
perfezion d'onnebene e bonper cui
sol ven bono in altrui
non del tuttoentuttoamar dovemo?
Degno credo noi pare!
Seper ciascunaamare
d'este dette ragiondevenlo tanto
per tutte ensembrequanto?
E sol per ragion essaund'el discese
in terra e morteprese
noi troppo amandovia
nente el mertaria
omch'avesseonni amorche tutti avemo.
Ed èbono amornecessaro
teportar luia ciò ch'el te 'n no porti
e che 'n amorcomporti
e servi noi e' che 'n amor n'ha dato;
ché nonpoco è noi caro
partir da male e ben mantenerpunto
danoi stando el degiunto:
sol da lui bono èsol per luiservato!
E util è amar luich'è bono amando;
malefuggimo odiando
e sol boni in Amore bon venimo
ed amato elseguimo
seguendo el conquistamo e possedemo
possedendo elgaudemo
e gaudendo onni bono noi. Ch'è meno
in gaudiovero longo e pieno?
Chi prende de ben vano è corto emanco
come 'l ben mondan sempre.
Solo bono è Dioch'empie
e sorempie onni senno e onni core.
No è giàfatto om fore
ch'a la divina forma; und'è sol essa
cheben l'empie ed abessa
e sì largo e prefondo
se tuttoentra lo mondo
sembrai neentee nente ei conven anco.
E de'teamor bonoportare
secondo natural legge e divina
catunoa chi vicina
con ello in Cristosì come a se stesso;
chéfrati sencomo appare
in carne e 'n spirto d'Adamo e d'Eva; ed'ona
eclesia madre bona
semo membri in un corpo insembrieapresso
d'un sangue e d'una carnee fatti ad ono
gaudereeternal bono.
Per chesenza amico bonocomo
po stare compot'omo
in onne bonosologià gaudere
esolmalsostenere?
In gauder certo solo om su' ha ricchezza
nongaudio; e ma' gravezza
esolperiglio sostenere e morte.
Conquanti el vol siadico
om solosenza amico;
econ amicogrande è 'l ben leggero
e mal parvo è 'l trafero;
egraveu' sono amiciesser può male?
Bene a giusto e benvale.
Amar ben donque è bene
e gentil corconvene
quanto sé altrui amare e servir forte.
Alquantoamordett'ho perchee
infra noi te devem dir como dea;
dicoch'amor non crea
che sol piacere e non piacer che bono.
Partaciascun donque da sée
al piacer de l'amico onnispiacente
ed aduca piacente;
e se conven ch'amor pur sia inciascuno
e' sian da poi un core ed un podere
sì chenon mai volere
né desvolere l'un for l'altro deggia;
ma'non facciané cheggia
alcuno a l'altro desonesta cosa
chénon già è amorosa
ma contra amorquant'ècontra onestate;
e non utilitate
né deletto sia maid'amar cagione
ma propio e sol valore;
ché quanto creaamore
d'utele e delettoe' ven fallito
deletto e utel gito
even salvatichezza e talor ira.
E chi magior sé mira
menoreen amor vegna;
e l'uno all'altro tegna
onni piacerfor nullaoffensione.
O bono amoreo bona onni vertù
male de voime fu
forse contezza datalasso!poi
non amo e seguovoi!
Ahicomomiserv'oso altrui laudare
poi v'oso in meschifare?
Giustizia predicare ad om fallace
ahicon mal gliconface!
Tacerò donque ormai? o che faraggio?
S'eoparlosenza fallo
accresce onta meo fallo;
e se prode alcunparlandofaccio
danneggio altruis'eo taccio;
perch'eo purparlerò. Già Salamone
non per offensione
lassòvizio biasmare:
non è già bon peccare
ma bonvizio spegnare e folle e saggio.
O bono amores'el ti piaceaPisa
prendi e liga li cori
di dui mei bon signori:
messereGuido Boccio e Guido frate
che d'ona volontate
amburo sianoonni lor giornocome
ambur son d'un sol nome;
e me terzo lorcerto
vorria. Ma che? Nol merto;
rendome loro servo a lordevisa.
Bandin conte e Gualteri
non poco volonteri
verriacon voi congiunto in tanto amore;
ma de grande a menore
convenebenvoglienza: io non la saccio;
unde amor comun taccio
e cherose piace voi
che sia sempre infra noi
ciò che dea dabon servo a ben segnore.



Degnoè che che dice omo el defenda


Degno èche che dice omo el defenda;
e chi non sente ben cessi parlare
es'el parlamendare
deggialo penitendo e perdon chera;
e meconvene a defensione stenda
che mal legger non sia più cheben fare
da poi già 'l dissie pare
lo credano plusorcosa non vera.
Dico che male amaro è in natura
e 'lcontrar suo bondolcepiacente;
e cor ben natoralmenteordinato
in cui sano è palato
bono dolce e reo amarsavora;
ma chi disordinato halo e 'nfermo
a lo contrario èfermo
sì come in corporal palato avene
d'infermo a sanobene
e 'n giudicio di non saggio e saggio.
Di bon porta versaggio
quel che giudica bonsanosaccente.
Chi più èbonobon conosce a meglio
econ megliomegli'ave inamore
perch'ama in suo valore
rettogiustoben catunacosa;
und'alma più che corpo amae sa i meglio
cieloche terraquanto e 'l sa migliore;
e d'amor fa savore
nelquale dolce par cosa noiosa.
Quanto tradolce dolc'è in essadonque!
E se 'ffannoso è bono alcuna fiata
scifal giànonbonma più 'l desia.
Prod'om cher pugnar pria
conprode che con vilche non vole onque:
ov'è valorfavalore e porge merto.
Gravezza in corpo certo
faceohchepocoov'è dolcezza in core!
Equando èvviamarore
non guaire corpo in agiar ben monta.
Ov'om falla eprend'onta
onni sua gioi de noi dea star meschiata.
Non ha giàmai savor non bono a bono
ni fore suo savor propio è bonloi
sì como è certo noi.
Carnal piacere odiaro emondan santi
e lo despiacer quasi amò catono;
e sedicemDio ciò fece nei soi
troviall'anche in altroi
infilosofi orrati e magni manti;
ch'è ben razionalseguirragione
e non sensi gauderma intelletto.
E no 'n vizio mavertù ho gaudio assai;
gaudio in vizio è non mai
se'n natura non ven corruzione
segondo che 'l saggio Aristoteldice
e mostra omo felice
vertù ovrando. In cui gaudio èpieno
e' no male terreno
ni bene pregia alcunma la cuimente
gaudio dentro non sente
fugge a van corporal parvodiletto.
Cristo el giovo suo dice soave
la soma leve; e santaanche scrittura
dice la via dei rei gravepretosa;
e Arestotelposa
in sentenza esta; e saggio onni assì l'ave.
E cheèquando noi sembr'altramente
for che 'nfermonesciente
e disnaturat'è nostro cor fatto
da viziatouso stratto
lo qual già fece e fa cibo veneno
e triacanon meno
sembrar fa venenosaove ben dura?
Non donqu'è'l mal più a far che 'l ben leggero
ma più grav'èin natura e in uso anco.
Gaudendo tribula ommale operando;
bonben gaudepenando.
Gaudecombattend'om bon cavalero
e donnamaschio bel figlio facendo
martirmorte soffrendo;
e leggerstimo arar più ch'embolare
astenere in mangiare
piùche sovente el ventre molto empiere
e castità tenere
piùch'avoltraree ovrar che star nel banco.
IacomoGiovanniamicie Meo
me piace onni dir meo
interpetrare e difendere inPisa
deggiate a vostra guisa
e come piace voi mel calognate.



Poimale tutto è nulla inver peccato


Poi maletutto è nulla inver peccato
e peccato onne parvo inverd'errore
e onne error leggeroal viso meo
ver non creder siaDeo
né vitaappresso d'estaa pena o merto;
come dipeccati altri aggio parlato
dispregiando e lungiando essid'amore
mi soduce disioe punge or manto
in male tale etanto
metter consiglio alcun leale e certo
a dimostrareaperto
lo grande errore a chi vis'haché veggia
perragion chiara e nova
e per decevel prova
dei soi stormenti etestimon ver molti.
Ma non del mio saver dico già farlo
madel suoper cui parlo;
ché la sua gran mercé spermi proveggia
ed amaestri e reggia
la lingua mia in assennandostolti.
Dio demostrandomostrarò primamente
che libritutti quasi in tutte scienze
provando luison soie cartequando
parlan de luilaudando;
e testimon son soi populitotti
Onni linguaonni schiattae onni gente
conferman luidestrutte altre credenze;
e non sol nescienti omin selvaggi
mali più molto e maggi
dei filosofi tutti e altri dotti.
Eciò ch'afferman totti
come Tulio diceènecessaro;
perchésì com'el dice
non saggioalcun Dio isdice;
e santi apressoen cui non quasi conto
ofilosofi manti e saggi fuoro
che con parole loro
non solo giàma per vita el testaro.
Come donque omo chiaro
e saggio alcuncontra parlar po ponto?
Dico anco a ciò che non visibilcosa
di nulla venne e non fece se stessa;
e se l'una da l'altraesser dicemo
la prima unde diremo?
Ese principio dir volemnon fusse
tale opinion dico odiosa
a filosofi manti e saggiadessa;
e impossibele è che figlio sia
se non padre fupria;
e se nullo priachi segondo adusse?
E se da omo ommosse
fera da fera; e ciel da cui
in cui ordenbellore
talee tanto è valore?
Ô da om? No; né d'om vedemgià maggio.
Chi sente bene e pensa e non stima
che padreun fusse prima
che fu da nullo e cosa onne da loi
el qual neifatti soi
possentebonosommo si prova e saggio?
Cosa unapria mostrataunde cos'è onne
ch'è de necessitàDio dir dovemo
mostramo apresso ciò: com'om poi morte
malporta u ben forte.
AristotelBoezio e altri manti
SenacaTulio ad un testimon sonne;
e per ragionm'è visoanche'l vedemo.
Da poi non pagaria
lo minor cor che sia
tutt'estomondocome tali e tanti
pagar potenequanti
hane intra sé?Ma tutti altri animali
in bisogno e 'n talento
hano quipagamento.
Donque è fera d'om maggio e Dio piùpiace
u loco è altro ove pagar om dea?
E non Dio bonserea
se non loco altro; qui ricchi son mali
miseri boni epenali;
giustizialà parlandoin parte or tace.
Chesia loco altro apparme pareespresso
e sto mondo esser ricco esì bello
ché ricchecare e dolze ed amorose
tantecontene cose
a pagando cor d'om son quasi nente.
Qualtanti etali pagandoesser dea esso?
Dico ch'è 'n esto amancaech'ello
ha d'alcun male onne suo ben laidito;
e benche ci èfenito
di grandezzadi tempo è pur sovente.
E se malparvo om sente
tra grandi e molti benicon può pagare?
Ehno alma eternale
paga ben temporale
né ben finito nonfinita voglia!
De necessità donque convene
chefor maltutto bene
nel loco sialo qual possa bastare
a cor d'om pagofare.
E tal è essou' sperian Dio n'acoglia.
Locoapprovatoove pagar dea bono
diremo degian rei loco abitare?
Noesser può già mai gauda malizia
u' ben reggegiustizia
né bonitàu' malizi'ha podere.
Noncon malvagi mai gauder bon pono:
sol dei bon donque esso bon locoappare.
E se per loro boni loco bono hano
senza locoserano
malvagi? Noche pur den loco avere.
Ma qual dovemsavere
giustizia e l'orden nostro anche servando.
Com bonil'han bon tale
longe da onni male
for d'ogni bon l'han reireo del tutto.
Lochi approvati e qualiu' son diremo;
el bonoin ciel credemo
a convito om con Dio e angeli stando;
emalvagi abitando
con demon tutti là sotterra ebrutto.
Vescovo d'Arezzo e Conte magno
in vostr'amendametto
esto e mio tutto detto
e mi vi dono apressoin quantovaglio
di fedel fede e amoroso amore
fedel bon servidore;
es'io la segnoria vostra guadagno
en che manco remagno
non maltorname bono e gioi travaglio.



Ocari frati mieicon malamente


O cari frati mieicon malamente
bendata hane la mente
nostro peccato e tolto haneragione!
E certo apresso ciò per gran neiente
nond'apella om giomente
ché d'omo non avem più chefazone.
Che se descrezione
arbitropodercorsenno evertute
noi fue dato in salute
a nostra dannazion loconvertemo;
ché tutto adessa avemo
fatta descrezionmalvagio ingegno
arbitroservo di peccato tutto
defensore esostegno
e campion di disragionpodere
cor che contrapiacere
ha tutte cose oneste e graziose
ed ha perdilettose
quelle tutte che legge e Dio disdegna
e saver chedisensegna
drittoDioe malvagità n'aprende
vertùch'ogne vertù pena dar sotto
e vizi cria e in poder listende.
Demonio a Dio e corpo ad alma avemo
e lo secoltenemo
patria propiasommaeternale.
E ciò èlassi!unde bendati semo
per che ciascuno remo
tenemvogando quanto potem ver male.
Or chi è ora leale
chifedelchi benignochi cortese
non m'è certo palese;
machi è malvagio e chi galeadore
e chi per disamore
e permalvagità e falseza ingegna
amico o frateveggione acomuno.
E quel per maggior regna
e maggiormente orrato e pro èfatto
che mei sa di baratto
treccando e galeando ad ognemano;
e se soave e piano
umile Dio temendo alcun se trova
chenon baratto mova
miserovilecodardo è tenuto;
perche d'offender lui vago è catuno
e soi vicin tutti petentrebuto.
Ma non galea alcun tantoné mira
nédavante se tira
non segualo penser noia ed affanno:
soperbiacupidezzainvidia e ira
tanto no volle e gira
che nostrementi poso alcun non hanno.
Vergogna porta e danno
e travagliovi ha più chi più ci tene
e mal vi ha piùche bene
chi più ci ha di piacere e men di noia;
ch'onnemondana gioia
tardacortaleggeraè de nòimesta;
la fineu' pende tuttoè sola doglia.
Ma noia èsempre presta
lungagravee sol ha fine a morte!
Ov'èsolazo in corte
u' poso in zambrau' locou' condizione
ovequando stagione
dove puro piacer paresse un punto?
Legno quasidigiunto
è nostro core in mar d'ogne tempesta
ove purfugge porto e chere scoglia
e di correr ver morte ora nonresta.
O struggitor di noise qui è gravezza
ov'èdonqua allegrezza
Forse 'n infernoove corremo a prova?
E siempiù stolti ch'apellam stoltezza
se de tanta mattezza
alcunsi partepoi verità ritrova;
e mirabile e nova
cosatenem no chi mai fama bene;
ed entra gli altri mene
biasmatoe crociato avetepoi
Dio mi partì da voi;
e dove piùd'onor degno m'ha fatto
esso meo car Segnorla sua merzede
piùme biasmate matto
dicendo pertenevame gaudere
poi tempoagiopodere
e bella donna e piacentera avia;
e ch'ègrande villia
e fera crudeltà disnaturata
la qual nonfu trovata
in fera alcunaund'om parlasse mai
ch'abandonifigliuol che picciol vede
com'io tre picciolelli abandonai.
Orcome potev'iomattigaudere
ov'è gran despiacere?
Oltrach'io dissi: Chi meglio adimora?
Non temponon locononpodere
né mia donna in piacere
mi fue giorno giàmai tanto quanto ora
ch'onne soperchia cura
unde non posa voicorpo né core
mi tolle el meo segnore.
Und'eo mi gaudoquasi; e se per questo
eternal vita acquisto
sì granmercato mai non fue veduto.
Ben agia chi noi pria chiamògaudenti
ch'ogn'omo a Dio renduto
lo più diritto nome èlui gaudente;
ché qual più aspramente
religioneportaha più dolzore
d'ogne mondan segnore
s'èdi spirito bonché contra voglia
ogni dolcezza èdoglia.
Non ioma voi donqu'ai figliuoli spietosi
procacciandoilanguire infra i languenti
ed eo li mei gaudere infra igaudiosi!
Ora s'eo fosse a mia guisa segnore
d'ogne terrenriccore
giovane sempre e deretano in vita
ed albergasse solonel meo core
tutto mondan dolzore
e ogne noia da me fossepartita
come cosa fallita
e fosser fatte a lo piacer meofine
figlie e moglier reine
e tutti re i figliuoisì miseria
oltra pensier mattia
non tutto abandonar ciòDioseguendo;
chésoloin gran disertoognunque pena
perlo meo Dio soffrendo
vale meglio. Non tale bene vale
quantoben ver ver male?
Primo: ben temporal val men che neente
verben che non dismente;
secondo: ben terreno è fastidioso
verben divin gioioso;
terzo: ben ch'ha mal fine è di malpeggio
e mal che tolle peggio e ben ch'a meglio mena
sommoeternal ben chiamar lo deggio.
O caro segnor meo e dibonare
comom'osa blasmare
alcunse m'ho donato te seguire?
Tanto m'haifatto e fai e mi dei fare
nol porea meritare
se mi seguisseogn'omo in te servire.
O che mert'hobei sire
chepria che'l mondo formassim'amasti?
ed apresso creasti
non fera giàma omo razionale;
e non di popol tale
che non conosca temadi tua gente.
Creato m'allevasti ed allevato
fuite contra apresente:
tu corpo ed alma in terra e in mare spesso
midefendesti d'esso;
chi t'è contra seguiva ed altro tutto;
em'hai di loco brutto
e tempestoso dato agiato e santo;
faimigioioso manto
e parti a grado tuo de tutto rio
e di' mecoronare e far beato
ed in eterno empiermi onne desio.
Ovengiator di mia ontao ventore
d'onne meo percussore
o versoccorso a tutti miei bisogni
pur non de te me slogni
ferrofocoinfermitateaffanno
omoferademonio o cosa quale
tenerporeami danno?
Nulla certo: ma prod'è in te durando.
Maio solo peccando
mi posso corpo ed alma aucider leve;
chédove mal m'è greve
e bene rende me picciol savore
non èche poco amore.
Languendo gaudereacomo gaudea
in fede interaed in amor corale
Lorenzo al foco ed alla croce Andrea.
Capitanod'Arezzo Tarlato
non te mirar montato:
te smonti giàché valle han tutti i monti
sì come in plusorponti
tu medesmo n'hai saggio alcuno fatto.
Ned obriar ched'ogne monte el sommo
è sempre istremo e ratto
e chefinghiosi e pien d'oncin son valli
e li plusor for calli.
Ahiche laid'è di gran monte avallare
e nel valle afondare:
nelvalle d'ogne valle ed eternale
sentina a tutto male;
e chebell'è d'esti monti salire
in quel monte eternal d'ogne bensommo
e d'esta vita vil grande partire!



Odolce terra aretina

O dolce terra aretina
piantom'aduce e dolore
(e ben chi non piange ha dur core
over chemattezza el dimina)
membrando ch'eri di ciascun delizia
arcad'onni divizia
sovrapienaarna di mel terren tutto
corted'onni disdutto
e zambra di riposo [carca] e d'agio
refittoroe palagio
a privadi e a stran' d'onni savore
d'ardir granmiradore
forma di cortesia e di piagenza
e di genteaccoglienza
norma di cavaler'di donne assempro.
Ohquandomai mi tempro
di piantodi sospiri e di lamento
poi d'onniben ti veggio
in mal ch'aduce peggio
sì che mi faitemer consummamento?
Or è di caro piena l'arca
l'arnadi tosco e di fele
la corte di pianto crudele
la zambrad'angostia tracarca.
Lo refittoro ai boni ha savor pravi
e aifellon soavi;
especchio e mirador d'onni vilezza
di ciascunalaidezza
villana e brutta e dispiacevel forma
non di cavalier'norma
ma di ladronie non di donne assempro
ma d'altro: ove mitempro?
sì ha'rea genteel bon fatto malvagio
und'al corp' hai mesagio
a l'alma penae merto eternal morte:
chéDio t'ha in ira forte
a te medesma e a ciascun se' 'n noia;
ea fermato erede
ch'ai figliuoi tuoi procede
sì che ver'lor tristia è la tua gioia.
Ahicomo malmala gente
detutto bene sperditrice
te stette sì dolce notrice
eantico tanto valente!
Ché di ben tutto la trovastipiena:
secca hai quasi la vena;
l'antico tuo acquistòl'onor tutto:
tu l'hai oramai destrutto
tulupo [ de lagreggia ] ispergitore
siccom' esso pastore.
Ma se pro tornadanno ed onor onta
la perta a cui si conta?
pur vostraArtinfelloni e forsennati.
Ahiche non fuste nati
di quelliiniquischiavie vostra terra
fusse in alcuna serra
de le grande Alpiche si trovan loco!
e là poria pugnare
vostro feroceaffare
orsileonidragon' pien' di foco.
O gente iniqua ecrudele
superbia saver sì te tolle
e tanto venir fa tefolle
venen t'ha savor più che mele.
Ora te sbendaormai e mira u' sedi
e poi te volli e vedi
detro da te il locoove sedesti;
e ove sederesti
fussiti retta benehai apensare.
Ahiche guai tu déi trare
ciascun se'n sében pensa ed in comono
che onorche pro e che bono
che peramici che per tein'hai preso!
Che s'hai altrui offeso
ealtri a te: ché mal né ben for merto
non funéseràcerto;
per che saggio om che gran volgransementa:
ché già non pò sperare
de mal benalcun trare
né di ben malné Dio credo 'lconsenta.
Crudeliaggiate merzede
dei figliuoi vostri e divoi:
ché mal l'averebbe d'altrui
chi sé medesimodecede.
E se vicina né divina amanza
no mette in voipietanza
el fatto vostro solo almen la i metta;
e s'alcun bendeletta
el vostro coreor lo mettete avante
ché noncon sol semblante
né con parlare in mal far vo metteste
macon quanto poteste.
Degn'è donque che ben poderforziate
ni del ben non dottiate
poi che nel male aveste ogniardimento:
ché senza alcun tormento
non torna aguerigion gran malatia
e chi accatta caro
lo malnon certoavaro
ad acquistar lo bene essere dia.
Non corra l'omo a cuiconven gir tardi
né quei pur miri e guardi
a cuitutt'avaccianza aver bisogna:
ché 'n un punto s'eslogna
efugge temposì che mai non riede.
Ferma tu donque elpiede
chés'ello te trascorre e ora cadi
no atendermai vadi;
né mai dottare alcun tempo cadere
se or tesai tenere.
Adonque onni tuo fatto altro abandona
e sol pens'e ragiona
e fa' come ciò meni a compimento:
chése bene ciò fai
onne tuo fatto fai;
se nonciascun tuoben va' perdimento.
Ahicome foll'è queiprovatamente
che dotta maggiormente
perder altrui che séné 'l suo non face
ma che quant'ha desface
a pro de talunde non solo ha grato!
ed è folle el malato
che lodolor de la 'nfertà sua forte
e temenza di morte
sosteneavante che sostener voglia
de medicina doglia;
e foll'èquei che s'abandona e grida:
«AhSignor Dioaida!»;
efoll'è anche chi mal mette e ha messo
nel suo vicinprosmano
per om no stante e strano;
e foll'è chi malprova e torna a esso.



Tantosovente dett'aggio altra fiada


Tanto soventedett'aggio altra fiada
de dispiacenza e de falso piacere
chebel m'èforte ed agradivo or dire
ciò che de verogrado in cor m'agrada.
Primamente nel mondo agrado pace
undem'agrada vedere
omo e robba giacere
in boschial certosìcome in castelli;
e m'agrada li agnelli
lungo i lupi vederpascere ad agio;
e m'agrada a misagio
rappador saver tutti efrodolenti;
e agradami veder fuggir carizia
sorvenendodevizia
e abondanzache pasce e che reface
tutte affamategenti
unde vanno gaudenti
giocundando e laudando esso che 'lface.
Ben m'è saver de re che vizi scusa
e casto emansueto e pur se tegna
nel cui regno ragionnon forzaregna
eche l'altrui non cherné 'l suo mal usa;
e bel m'èmanto alt'omo umil savere;
e bel m'è forte segnore
cherende salute e amore
a soi debel vicini; e bel me sae
omoriccoche strae
la mano sua d'onne larghezza vana
e la stendee la piana
a lemosina far d'allegro core.
Bello m'ègiovan om semplice e retto
d'onne laidezza netto;
e bellovergognar veglio e dolere
di che fue peccatore
contra Dionostro segnore
e bel se mendar sa a so podere.
Piacemicavalier cheDio temendo
porta lo nobel suo ordine bello;
epiacem dibonare e pro donzello
lo cui desìo è solpugnar servendo;
e giudiceche 'n sé serva ben legge
enon torto defende;
e mercanteche vende
ad un ver motto e nonsua robba lauda;
e poverche non frauda
né s'abandonagiàné se contrista
ma per affanno acquista
chelui è necessaroe se contene
en el suo pocotuttoallegramente.
E forte m'è piacente
omoche ben 'naversità si regge;
e sorpiace chi bene
onne ingiuriasostene
e chi ha 'n sé e chi ben predica elegge.
Edeletto veder donnache porta
a suo segnor fede amorosa e pura
eche dà pacee che piacer lui cura
e saggiamentesefallail comporta;
e donna bella che bellezza obria;
e onnidonna e donzella
che basso e rado favella
e ch'ha temente evergognoso aspetto.
Veder forte deletto
donnache sommette ecastitate
bellore e gioventate
e via più s'ha maritoavoltro e brutto;
e donnach'è vedova solaed hae
brigae famiglia assae
veder ch'acquistitegnatolla e dia
conardimento tutto
pregio prendendo e frutto
lungiando a sépeccato e villania.
Sami bon papala cui vita è luce
alcui sprendor ciascun mal far vergogna
ed al cui specchio s'ornaed a ben pugna
unde guerra diparte e pace aduce;
e perlatolacui operazione
abito albo ed officio
paga ben quelbeneficio
e quella degnitàche data è lui;
ereligioso chepoi
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parte delmondono nel mondo sede;
e gentil giovane omo e dilicato
cheben porta chercato
poi d'onne parte incontra ha gran campione;
emastro in nostra fede
la cui vita fa fede
che solo in nostralegge è salvazione.
Agrada e piace e sa bel forte ebono
pensar la benivel bontate
e l'entera e ver pietate
diquel giudice eternoen cui potenza
resta la mia sentenza;
em'adolza lo cor sovente audire
la fermezza e l'ardire
de liantichi cristian bon cavaleri:
ahiche dolz'è membrar lapacienza
e la grande astenenza
e l'ardor de lor grancaritate
e come al martir gion costanti e feri
non certo menvolonteri
che pover giocolaro a grande dono
e basso cherco asua gran degnitate.