Readme.it in English  home page
Readme.it in Italiano  pagina iniziale
readme.it by logo SoftwareHouse.it

Yoga Roma Parioli Pony Express Raccomandate Roma

Ebook in formato Kindle (mobi) - Kindle File Ebook (mobi)

Formato per Iphone, Ipad e Ebook (epub) - Ipad, Iphone and Ebook reader format (epub)

Versione ebook di Readme.it powered by Softwarehouse.it



Tomo secondo



LIBRO NONO



I - Qui comincia il VIIII libro: conta come nellacittà di Firenze fu fatto il secondo popoloe piùgrandi mutazioni che per cagione di quello furono poi in Firenzeseguendo dell'altre novitadi universali che furono in que' tempi

Negli anni di Cristo MCCLXXXXIIin calen difebbraioessendo la città di Firenze in grande e possentestato e felice in tutte cosee' cittadini di quella grassi e ricchie per soperchio tranquilloil quale naturalmente genera superbia enovitàsì erano i cittadini tra·lloro invidiosie insuperbitie molti micidii e fedite e oltraggi facea l'unocittadino all'altroe massimamente i nobili detti grandi e possenticontra i popolani e impotenticosì in contado come in cittàfaceano forze e violenze nelle persone e ne' beni altruioccupando.Per la qual cosa certi buoni uomini mercatanti e artefici di Firenzeche voleano bene vivere si pensarono di mettere rimedio e riparo alladetta pestilenzia; e di ciò fu de' caporali intra gli altriuno valente uomoantico e nobile popolanoe ricco e possentech'avea nome Giano della Belladel popolo di Sa·Martinoconséguito e consiglio d'altri savi e possenti popolani. Efaccendosi in Firenze ordine d'arbitrato in correggere gli statuti ele nostre leggisì come per gli nostri ordini consueto era difare per anticosì ordinarono certe leggi e statuti moltoforti e gravi contro a' grandi e possenti che facessono forze oviolenze contro a' popolariradoppiando le pene comuni diversamentee che fosse tenuto l'uno consorto de' grandi per l'altroe sipotessono provare i malificii per due testimoni di pubblica voce efamae che·ssi ritrovassono le ragioni del Comune: e quelleleggi chiamarono gli ordinamenti della giustizia. E acciò chefossono conservati e messi ad esecuzionesì ordinarono cheoltre al novero de' VI priori i quali governavano la cittàfosse uno gonfaloniere di giustizia di sesto in sestomutando di IIin II mesicome si fanno i priorie sonando le campane a martelloe congregandosi il popolo a dare il gonfalone della giustizia nellachiesa di San Piero Scheraggioche prima non s'usava. E ordinaronoche niuno de' priori potesse essere di casa de' nobili detti grandiche 'mprima ve n'avea sovente de' buoni uomini mercatantituttofossono de' potenti. E la 'nsegna del detto popolo e gonfalone fuordinato il campo bianco e la croce vermiglia. E furono eletti Mcittadini partiti per sesti con certi banderai per contradecon Lpedoni per bandierai quali dovessono essere armatie ciascuno consoprasberga e scudo della 'nsegna della crocee trarre ad ogniromore e richesta del gonfaloniere a casao a palazzode' priorieper fare esecuzione contro a' grandi; e poi crebbe il numero de'pedoni eletti in MMe poi in IIIIm. E simile ordine di gente d'armeper lo popolo e colla detta insegna s'ordinò in contado edistretto di Firenzeche·ssi chiamavano le leghe del popolo.E 'l primo de' detti gonfalonieri fu uno Baldo de' Ruffoli di portedel Duomo; e al suo tempo uscì fuori gonfalone con arme adisfare i beni d'uno casato detti Galli di porte Sante Marieper unomicidio che uno di loro avea fatto nel reame di Francia nella personad'uno popolano. Questa novità di popolo e mutazione di statofu molto grande alla città di Firenzee ebbe poi molte ediverse sequele in male e in bene del nostro Comunecome innanzi pergli tempi faremo menzione. E questa novità e cominciamento delpopolo non sarebbe venuta fatta a' popolani per la potenzia de'grandise non fosse che in que' tempi i grandi di Firenze non furonotra·lloro in tante brighe e discordiepoi che' Guelfitornarono in Firenzecom'erano allora ch'egli avea grande guerra tragli Adimari e' Tosinghie tra i Rossi e' Tornaquincie tra i Bardie' Mozzie tra i Gherardini e' Manierie tra i Cavalcanti e'Bondelmontie tra certi de' Bondelmonti e' Giandonatie tra'Visdomini e' Falconierie tra i Bostichi e' Foraboschie tra'Foraboschi e' Malispinie tra' Frescobaldi insiemee tra la casade' Donati insiemee più altri casati.



II - Come il popolo di Firenze feciono pace co' Pisanie molte altre notabili cose

L'anno seguente MCCLXXXXIII quegli che reggeano ilpopolo di Firenze per fortificare loro stato di popolo e affiebolireil podere de' grandi e de' possentii quali molte volte acrescono evivono delle guerrerichesti da' Pisani di pacei quali per leguerre erano molto affieboliti e abbassatiil popolo di Firenze nonguardando a·cciòalla detta pace assentironomandandone i Pisani il conte Guido da Montefeltro loro capitanoedisfaccendo il castello del Ponte ad Erae avendo i Fiorentinilibera franchigia in Pisa sanza pagare niente di loro mercatantie. Ealla detta pace furono i Lucchesie' Sanesie tutte le terre dellalega di parte guelfa di Toscana. E nota che infino a questo tempoepiù addietroera tanto il tranquillo stato di Firenzeche dinotte non si serravano porte alla cittàné aveagabelle in Firenze; e per bisogno di monetaper non fare libbrasivenderono le mura vecchiee' terreni d'entro e di fuori a chi v'eraacostato. E per l'ordine del popolo molte giuridizioni siraquistarono per lo Comuneche Poggibonizzi si recò tuttoall'obedienza del Comunech'avea giuridizione per séeCertaldoe Gambassie Catignano; e tolsesi a' Conti la giuridizionedi Viesca e del Terraioe Gangheretae Moncionee Barbischioe 'lcastello di Lorie casa Guicciardi; e in Mugello molte possesioni lequali aveano occupate i Contie gli Ubaldinie altri gentiliuomini; e raquistossi lo spedale di San Sebbioch'era del Comuneoccupato per grandi uomini. E sopra queste cose fu caporale unovalente e leale popolano d'Oltrarno chiamato Caruccio del Verre. Sìche nel cominciamento del popolo si fece molto di bene comunee aciascuno a cui fosse per addietro occupata possesione per glipotentidi fatto fu renduta. In questo tempo che 'l popolo diFirenze era fiero e in caldo e signoriaessendo fatto in Firenze unoeccesso e malificioe quello cotale che 'l fece si fuggì estava nella terra di Pratoper lo Comune di Firenze fu mandato aquello Comune che rimandasse lo sbandito. Eglino per mantenere lorolibertà nol vollono fare; per la quale cosa il Comune di Pratofu condannato per lo Comune di Firenze in libbre Xme rendessono ilmalifattoremandandovi uno messo solamente con una lettera. IPratesi disubbidientisi bandì l'oste per guastare Prato; egià mossa la camera dell'arme del Comunee le masnade acavallo e a pièi Pratesi recarono i danarie menarono ilmalfattoree pagarono la condannagione; e così di fatto faceale cose l'acceso popolo di Firenze.



III - D'uno grande fuoco che fu in Firenze nellacontrada di Torcicoda

Nel detto anno del MCCLXXXXIII s'apprese uno grandefuoco in Firenze nella contrada detta Torcicodatra San PieroMaggiore e San Simonee arsonvi più di XXX case con grandedammaggioma non vi morì persona. E nel detto tempo sifeciono intorno a San Giovanni i pilastri de' gheroni di marmibianchi e neri per l'arte di Calimalache prima erano di macignielevarsi tutti i monumenti e sepolture e arche di marmo ch'eranointorno a San Giovanni per più bellezza della chiesa.



IV - Come si cominciò la guerra intra il re diFrancia e quello d'Inghilterra

Nel detto anno MCCLXXXXIIIavendo avuta battaglia eruberia in mare tra' Guasconi ch'erano uomini del re d'Inghilterra e'Normandi che sono sotto il re di Franciadella quale i Normandiebbono il peggioree vegnendosi a dolere della ingiuria e dammaggioricevuto da' Guasconi al loro re di Francialo re fece richiedere ilre Adoardo d'Inghilterrail quale per risorto tenea la Guascognadovendone fare omaggio al re di Franciache dovesse fare farel'amenda alle sue gentie venire personalmente a·ffareomaggio della detta Guascogna al re di Franciae se ciò nonfacesse a certo termine a·llui datoil re di Francia col suoconsiglio de' XII peri il privava del ducato di Guascogna. Per laqual cosa il re Adoardoil quale era di grande cuore e prodezzaeper suo senno e valore fatte di grandi cose oltremare e di quaisdegnò di non volere fare personalmente il detto omaggiomamandò in Francia messer Amondo suo fratelloche facesse perluie soddisfacesse il dammaggio ricevuto per la gente del re diFrancia. Ma per l'orgoglio e covidigia de' Franceschiil re Filippodi Francia nol volle accettareper avere cagione di torre al red'Inghilterra la Guascogna lungamente conceputa e disiderata. Per laqual cosa si cominciò aspra e dura guerra tra' Franceschi egl'Inghilesi in terra e in mareonde molta gente morironoe furonopresi e diserti dall'una parte e dall'altracome innanzi per glitempi faremo menzione. E 'l seguente anno il re Filippo di Franciamandò in Guascogna messere Carlo di Valos suo fratello congrande cavalleriae prese Bordello e molte terre e castella sopra ilre d'Inghilterrae in mare mise grande navilio in corso sopragl'Inghilesi.



V - Come fu eletto e fatto papa Cilestino quintoecome rifiutò il papato

Negli anni di Cristo MCCLXXXXIIIIdel mese diluglioessendo stata vacata la Chiesa di Roma dopo la morte di papaNiccola d'Ascoli più di due anniper discordia de' cardinalich'erano partitie ciascuna setta volea papa uno di loroessendo icardinali in Perugiae costretti aspramente da' Perugini perchéeleggessono papacome piacque a·dDiofurono in concordia dinon chiamare niuno di loro collegioe elessono uno santo uomoch'avea nome frate Piero dal Morrone d'Abruzzi. Questi era romito ed'aspra vita e penitenziae per lasciare la vanità de·mondoordinati più santi monisterii di suo ordinesì sen'andò a·ffare penitenzia nella montagna del Morronela quale è sopra Sermona. Questi eletto e fatto venire ecoronato papaper riformare la Chiesa fece di settembre vegnente XIIcardinaligrande parte oltramontania·ppetizione e perconsiglio del re Carlo re di Cicilia e di Puglia; e ciò fatton'andò colla corte a Napoliil quale dal re Carlo fu ricevutograziosamente e con grande onore; ma perch'egli era semplice e nonlitteratoe delle pompe del mondo non si travagliava volentieriicardinali il pregiavano pocoe parea loro che a utile e stato dellaChiesa avere fatta mala elezione. Il detto santo padre aveggendosi diciòe non sentendosi sofficiente al governamento dellaChiesacome quegli che più amava di servire a·dDio el'utile di sua anima che l'onore mondanocercava ogni via comepotesse rinunziare il papato. Intra gli altri cardinali della corteera uno messer Benedetto Guatani d'Alagna molto savio di scritturaedelle cose del mondo molto pratico e sagaceil quale aveva grandevolontà di pervenire alla dignità papalee quello conordine avea cercato e procacciato col re Carlo e co' cardinalie giàda·lloro la promessala quale poi gli venne fatta. Questi simise dinanzi al santo padresentendo ch'egli avea voglia dirinunziare il papatoch'egli facesse una nuova decretaleche perutilità della sua anima ciascuno papa potesse il papatorinunziaremostrandoli assemplo di santo Clementeche quando santoPietro venne a morte lasciò ch'apresso a·llui fossepapa; e quegli per utile di sua anima non volle esseree fu in luogodi lui in prima santo Linoe poi santo Cleto papa; e cosìcome il consigliò il detto cardinalefece papa Cilestino ildetto decreto; e ciò fattoil dì di santa Lucia didicembre vegnentefatto concestoro di tutti i cardinaliin loropresenza si trasse la corona e il manto papalee rinunziò ilpapatoe partissi della cortee tornossi ad essere eremitaea·ffare sua penitenzia. E così regnò nel papatoV mesi e VIIII dì papa Cilestino. Ma poi il suo successoremesser Benedetto Guatani detto di soprail quale fu poi papaBonifaziosi dicee fu veroil fece prendere a la montagna diSanto Angiolo in Puglia di sopra a Bestiaove s'era ridotto a·ffarepenitenziae chi dice ne voleva ire in Ischiavoniae privatamentenella rocca di Fummone in Campagna il fece tenere in cortesepregioneacciò che·llui vivendo non si potesse apporrealla sua lezioneperò che molti Cristiani teneano Cilestinoper diritto e vero papanonostante la sua rinunziazioneopponendoche sì fatta dignità come il papato per niuno decretonon si potea rinunziaree perché santo Clemente rifiutasse laprima volta il papatoi fedeli il pur teneano per padree convennepoi che pur fosse papa dopo santo Cleto. Ma ritenuto preso Cilestinocome avemo dettoin Fummonenel detto luogo poco vivette; e quivimortofu soppellito in una piccola chiesa di fuori di Fummonedell'ordine di suoi frati poveramentee messo sotterra più diX bracciaacciò che 'l suo corpo non si ritrovasse. Ma allasua vitae dopo la sua mortefece Iddio molti miracoli per luionde molta gente aveano in lui grande devozione; e poi a·ccertotempo appresso dalla Chiesa di Roma e da papa Giovanni XXII fucanonizzatoe chiamato santo Piero di Morronecome innanzi al dettotempo fareno menzione.



VI - Come fu eletto e fatto papa Bonifazio ottavo

Nel detto anno MCCLXXXXIIII messer Benedetto Guatanicardinaleavendo per suo senno e segacità adoperato che papaCelestino avea rifiutato il papatocome adietro nel passato capitoloavemo fatta menzioneseguì la sua impresae tanto adoperòco' cardinali e col procaccio del re Carloil quale avea l'amistàdi molti cardinalispezialmente di XII nuovi eletti per Celestinoeistando in questa cercauna sera di notte isconosciuto con pocacompagnia andòe al re Carloe dissegli: "Reil tuo papaCelestino t'ha voluto e potuto servire nella tua guerra di Ciciliama nonn-ha saputo; ma se tu adoperi co' tuoi amici cardinali ch'iosia eletto papaio sapròe vorròe potrò";promettendogli per sua fede e saramento di mettervi tutto il poderedella Chiesa. Allora lo re fidandosi in luigli promise e ordinòco' suoi XII cardinali che gli dessero le loro boci. E essendo allalezione messer Matteo Rosso e messer Iacopo della Colonnach'eranocapo delle sette de' cardinalis'accorsono di ciòincontanente gli diedono le loroma prima messer Matteo RossoOrsini; e per questo modo fu eletto papa nella città di Napolila vilia della Natività di Cristo del detto anno; eincontanente che fue eletto si volle partire di Napoli colla corteevenne a Romae là si fece coronare con grande solennitàe onore in mezzo gennaio. E ciò fattola prima provisione chefecesentendo che grande guerra era cominciata tra 'l re Filippo diFrancia e·re Adoardo d'Inghilterra per la quistione diGuascognasì mandò oltre i monti due legati cardinaliperché gli pacificassono insieme; ma poco v'adoperaronoche'detti signori rimasono in maggiore guerra che di prima. Questo papaBonifazio fue della città d'Alagnaassai gentile uomo di suaterrafigliuolo di messer Lifredi Guatanie di sua nazioneGhibellino; e mentre fu cardinaleprotettore di lorospezialmentede' Todini; ma poi che fu fatto papa molto si fece Guelfoe moltofece per lo re Carlo nella guerra di Ciciliacon tutto che per moltisavi si disse ch'egli fu partitore della parte guelfasotto l'ombradi mostrarsi molto Guelfocome innanzi ne' suoi processimanifestamente si potrà comprendere per chi fia buonointenditore. Molto fu magnanimo e signorilee volle molto onoreeseppe bene mantenere e avanzare le ragioni della Chiesae per lo suosavere e podere molto fu ridottato e temuto; pecunioso fu molto peragrandire la Chiesa e' suoi parentinon faccendo coscienza diguadagnoche tutto dicea gli era licito quello ch'era della Chiesa.E come fu fatto papa anullò tutte le grazie de' vacanti fatteper papa Celestinochi non avesse la possesione; fece fare il nipoteal re Carlo conte di Casertae due figliuoli del detto suo nipotel'uno conte di Fondi e l'altro conte di Palazzo. Comperò ilcastello delle Milizie di Romache fu il palazzo d'Attavianoimperadoree quello crescere e reedificare con grande spendioe piùaltre forti e belle castella in Campagna e in Maremma. E sempre lasua stanza fue il verno in Romae la state a la prima in Rieti eOrbivietoma poi il più in Alagna per agrandire la suacittade. Lasceremo alquanto di dire del detto papaseguendo di tempoin tempo delle novità dell'altre parti del mondoemassimamente di quelle di Firenzeonde molto ne cresce materia.



VII - Quando si cominciò a fondare la nuovachiesa di Santa Croce di Firenze

Negli anni di Cristo MCCLXXXXIIIIil dì disanta Croce di maggiosi fondò la grande chiesa nuova de'frati minori di Firenze detta Santa Crocee a la consegrazione dellaprima pietra che si mise ne' fondamentivi furono molti vescovi eparlati e cherici e religiosie la podestàe 'l capitanoe'priorie tutta la buona gente di Firenzeuomini e donnecon grandefesta e solennitade. E cominciarsi i fondamenti prima da la parte didietro ove sono le cappelleperò che prima v'era la chiesavecchiae rimase all'oficio de' frati infino che furono murate lecappelle nuove.



VIII - Come fu cacciato di Firenze il grande popolareGiano della Bella

Nel detto anno MCCLXXXXIIIIdel mese di gennaioessendo di nuovo entrato in signoria de la podesteria di Firenzemesser Giovanni da Luccino da Commoavendo dinanzi uno processod'una accusa contro a messer Corso de' Donatinobile e possentecittadino de' più di Firenzeper cagione che 'l detto messerCorso dovea avere morto uno popolanofamigliare di messer SimoneGalastrone suo consortoa una mischia e fedite le quali aveano avuteinsiemee quello famigliare era stato morto; onde messer CorsoDonati era andato dinanzi con sicurtà della detta podestàa' prieghi d'amici e signorionde il popolo di Firenze attendea chela detta podestà il condannasse. E già era tratto fuoriil gonfalone della giustizia per fare l'esecuzionee eglil'asolvette; per la qual cosa in sul palagio della podestàletta la detta prosciogligionee condannato messer Simone Galastronedelle fediteil popolo minuto gridò: "Muoia lapodestà!"; e uscendo a corsa di palagiogridando: "Al'arme a l'armee viva il popolo!"gran parte del popolo fu inarmee spezialmente il popolo minuto; e trassono a casa Giano de laBella loro caporale; e ellisi dicegli mandò col suofratello al palagio de' priori a seguire il gonfaloniere dellagiustizia; ma ciò non fecionoanzi vennero pure al palagiodella podestàil quale popolo a furore con arme e balestraassaliro il detto palagioe con fuoco misono nelle portee arsollee entrarono dentroe presono e rubarono la detta podestà esua famiglia vituperosamente. Ma messer Corso per tema di sua personasi fuggì di palagio di tetto in tettoch'allora non era cosìmurato; de la quale furia i priorich'erano assai vicini al palagiodella podestàdispiacquema per lo isfrenato popolo nolpoterono riparare. Ma racquetato il romorealquanti dìappresso i grandi uomini che non dormivano in pensare d'abattereGiano de la Bellaimperciò ch'egli era stato de' caporali ecominciatori degli ordini della giustiziae oltre a·cciòper abassare i grandivolle torre a' capitani di parte guelfa ilsuggello e 'l mobile della partech'era assaie recarlo in Comunenon perch'egli non fosse Guelfo e di nazione Guelfoma per abassarela potenzia de' grandi; i quali grandi vedendosi cosìtrattares'acostarono in setta col consiglio del collegio de'giudici e de' notarii quali si teneano gravati da·lluicomeaddietro facemmo menzionee con altri popolani grassiamici eparenti de' grandiche non amavano che Giano de la Bella fosse inComune maggiore di loroordinarono di fare uno gagliardo uficio de'priori; e venne loro fattoe trassesi fuori prima che 'l tempousato. E ciò fattocome furono all'uficiosìordinarono col capitano del popoloe feciono formare unanotificagione e inquisizione contro al detto Giano de la Bella ealtri suoi consorti e seguacie di quegli che furono caporali amettere fuoco nel palagioopponendo com'egli aveano messa la terra aromoree turbato il pacifico statoe assalita la podestàcontro agli ordini della giustizia; per la qual cosa il popolo minutomolto sì conturbòe andavano a casa Giano della Bellae proffereagli d'esser co·llui in arme a difenderloocombattere la terra. E il suo fratello trasse in Orto Sammichele unogonfalone dell'arme del popolo; ma Giano ch'era uno savio uomosenon ch'era alquanto presuntuosoveggendosi tradito e ingannato dacoloro medesimi ch'erano stati co·llui affare il popoloeveggendo che·lla loro forza con quella de' grandi era moltopossentee già raunati a casa i priori armatinon si vollemettere alla ventura della battaglia cittadinescae per non guastarela terrae per tema di sua persona non volle ire dinanzimacessossie partì di Firenze a dì V di marzoisperandoche 'l popolo i·rimetterebbe ancora in istato; onde per ladetta accusaovero notificagionefu per contumace condannato nellapersona e isbanditoe in esilio morì in Francia (ch'aveaa·ffare di làed era compagno de' Pazzi)e tutti isuoi beni disfattie certi altri popolani accusati co·llui;onde di lui fu grande danno alla nostra cittadee massimamente alpopoloperò ch'egli era il più leale e dirittopopolano e amatore del bene comune che uomo di Firenzee quegli chemettea in Comune e non ne traeva. Era presuntuoso e volea le suevendette faree fecene alcuna contra gli Abati suoi vicini colbraccio del Comunee forse per gli detti peccati fuper le suemedesime leggi fattea torto e sanza colpa da' non giusti giudicato.E nota che questo è grande esemplo a que' cittadini che sono aveniredi guardarsi di non volere essere signori di loro cittadininé troppo presuntuosima istare contenti a la comunecittadinanzache quegli medesimi che·ll'aveano aiutato afarlo grande per invidia il tradiranno e penseranno d'abattere; essen'è veduta isperienza vera in Firenze per antico e pernovelloche chiunque s'è fatto caporale di popolo od'università è stato abattutoperò che·llo'ngrato popolo mai non rende altri meriti. Di questa novitade ebbegrande turbazione e mutazione il popolo e la cittade di Firenzeed'allora innanzi gli artefici e' popolani minuti poco podere ebbonoin Comunema rimase al governo de' popolani grassi e possenti.



IX - Quando si cominciò a fondare la chiesamaggiore di Santa Reparata

Nel detto anno MCCLXXXXIIIIessendo la cittàdi Firenze in assai tranquillo statoessendo passate le fortune delpopolo per le novità di Giano della Bellai cittadinis'accordarono di rinnovare la chiesa maggiore di Firenzela qualeera molto di grossa forma e piccola a comparazione di sì fattacittadee ordinaro di crescerlae di trarla addietroe di farlatutta di marmi e con figure intagliate. E fondossi con grandesolennitade il dì di santa Maria di settembre per lo legatodel papa cardinale e più vescovie fuvi la podestà ecapitano e' priorie tutte l'ordini delle signorie di Firenzeeconsagrossi ad onore d'Iddio e di santa Marianominandola SantaMaria del Fiorecon tutto che mai no·lle si mutò ilprimo nome per l'universo popoloSanta Reparata. E ordinossi per loComune a la fabbrica e lavorio de la detta chiesa una gabella didanari IIII per libbra di ciò che usciva della camera delComunee soldi II per capo d'uomo; e il legato e' vescovi vilasciarono grandi indulgenzie e perdonanze a chi vi facesse aiuto elimosina.



X - Come messer Gianni di Celona venne in Toscanavicario d'imperio

Nel detto anno MCCLXXXXIIII uno valente e gentileuomo della casa del conte di Borgognache·ssi chiamava messerGianni di Celonaa sommossa della parte ghibellina di Toscana e colloro favoreimpetrò da Alberto d'Osteric re de' Romanid'essere vicario d'imperio in Toscana; e ciò fattopassòin Italia con Vc Borgognoni e Tedeschi a cavalloe arrivònella città d'Arezzo; e in quella cogli Aretinie'Romagnuolie' ribelli di Firenzecominciò a·ffareguerra a' Fiorentini e Sanesie stette bene uno anno. A la fine nonpiaccendo a' Ghibellini perch'era di lingua francescafurono insospetto di lui; per la qual cosa poi per procaccio di papaBonifazioa petizione del Comune di Firenze e de' Guelfi di Toscanaper accordo si partì con sua gentee tornossi in Borgognal'anno MCCLXXXXVed ebbe dal Comune di Firenze XXXm fiorini d'oroesimile per rata da l'altre terre guelfe di Toscanaper mandarlo via.Nel detto anno MCCLXXXXIIII morì in Firenze uno valentecittadino il quale ebbe nome ser Brunetto Latiniil quale fu granfilosafoe fue sommo maestro in rettoricatanto in bene sapere direcome in bene dittare. E fu quegli che spuose la Rettorica di Tulioefece il buono e utile libro detto Tesoroe il Tesorettoe la Chiavedel Tesoroe più altri libri in filosofiae de' vizi e divirtùe fu dittatore del nostro Comune. Fu mondano uomomadi lui avemo fatta menzione però ch'egli fue cominciatore emaestro in digrossare i Fiorentinie farli scorti in bene parlareein sapere guidare e reggere la nostra repubblica secondo la Politica.



XI - Come fu canonizzato santo Luis re che fu diFrancia

Nel detto anno MCCLXXXXIIII papa Bonifazio co' suoifrati cardinali nella città d'Orbivieto canonizzò lamemoria del buono Luis re di Franciail quale morì per laCristianitade sopra la città di Tunisitrovando per veretestimonianze di lui sante opere a la sua vita e a la sua fineeavendo Iddio mostrati di lui aperti miracoli.



XII - Come i grandi di Firenze misono la città aromore per rompere il popolo

A dì VI del mese di lugliol'anno MCCLXXXXVi grandi e possenti della città di Firenze veggendosi fortegravati di nuovi ordini de la giustizia fatti per lo popoloemassimamente di quello ordine che dice che l'uno consorto sia tenutoper l'altroe che·lla pruova della piuvica fama fosse per duetestimoni; e avendo in sul priorato di loro amicisìprocacciarono di rompere gli ordini del popolo. E prima sì·ssipacificarono insieme de' grandi nimistà tra·llorospezialmente tra gli Adimari e' Tosinghie tra' Bardi e' Mozzi; eciò fattofeciono a certo dì ordinato raunata digentee richiesono i priori che' detti capitoli fossono corretti;onde della città di Firenze fu tutta gente a romore e al'armei grandi per sé a cavalli covertie co·lloroséguito di contadini e d'altri masnadieri a piè ingrande quantità; e schierarsi parte di loro nella piazza diSanto Giovanniond'ebbe la 'nsegna reale messer Forese degliAdimari; parte di loro a la piazza a Ponteond'ebbe la 'nsegnamesser Vanni Mozzi; e parte in Mercato Nuovoond'ebbe la 'nsegnamesser Geri Spiniper volere correre la terra. I popolani s'armaronotutti co' loro ordini e insegne e bandieree furono in grandenumeroe asserragliarono le vie della città in piùpartiperché i cavalieri non potessono correre la terraeraunarsi al palagio della podestà e a casa de' priorichestavano allora nella casa de' Cerchi dietro a San Brocolo; e trovossiil popolo sì possentee ordinati di forza e d'arme e digentee diedono compagnia a' prioriperch'erano sospettide'maggiori e de' più possenti e savi popolani di Firenzeunoper sesto. Per la qual cosa i grandi non ebbono niuna forza népodere contra loroma il popolo avrebbe potuto vincere i grandimaper lo migliore e per non fare battaglia cittadinescaavendo alcunomezzo di frati di buona gente dall'una parte a l'altraciascunaparte si disarmòe la cittade si racquetò sanza altranovitàrimagnendo il popolo in suo stato e signoriasalvochedove la pruova de la piuvica fama era per II testimonisi misefossono per III; e ciò feciono i priori contra volontàde' popolanima poco appresso si rivocò e tornò alprimo stato. Ma pur questa novitate fue la radice e cominciamentodello sconcio e male istato della città di Firenze che neseguì apressoche da indi innanzi i grandi mai non finaronodi cercare modo d'abattere il popolo a·lloro podere; e'caporali del popolo cercarono ogni via di fortificare il popolo ed'abassare i grandifortificando gli ordini della giustizia; efeciono torre a' grandi le loro balestra grossee comperate per loComune; e molti casati che nonn erano tiranni e di non grande poderetrassono del numero de' grandi e misono nel popoloper iscemare ilpodere de' grandi e crescere quello del popolo. E quando i dettipriori uscirono dell'uficiofu loro picchiate le caviglie dietroegittati de' sassiperch'erano stati consenzienti a favorare igrandi; e per questo romore e novitadi si mutò nuovo stato dipopolo in Firenzeonde furono capo Mancinie MagalottiAltovitiPeruzziAcciaiuolie Cerretanie più altri.



XIII - Come lo re Carlo fece pace col re Giamo d'Araona.

Negli anni di Cristo MCCLXXXXV morì il reAnfus d'Araonaper la cui morte don Giamo suo fratelloil quales'avea fatto coronare e tenea l'isola di Ciciliacercò suapace colla Chiesa e col re Carloe per mano di papa Bonifazio sifece in questo modo; che 'l detto don Giamo togliesse per moglie lafigliuola del re Carloe rifiutasse la signoria di Ciciliaelasciasse gli stadichi che 'l re Carlo avea lasciati in Aragonaciòerano Ruberto e Ramondo e Giovanni suoi figliuoli con altri baroni ecavalieri provenzali; e 'l papa col re Carlo promise di farerinunziare Carlo di Valosfratello del re di Franciail privilegioche papa Martino quarto gli avea fatto del reame d'Araona; e perchéa·cciò consentissegli diè il re Carlo lacontea d'Angiò e la figliuola per moglie. E per ciòfornire andò il re Carlo in Francia in personae lui tornandocoll'accordo fatto e co' suoi figliuolii quali avea diliberi dipregionesì passò per la città di Firenzenela quale era già venuto da Napoli per farglisi incontro CarloMartello re d'Ungheria suo figliuoloe con sua compagnia CCcavalieri a sproni d'oroFranceschie Provenzalie del Regnotutti giovanivestiti col re d'una partita di scarlatto e verdebrunoe tutti con selle d'una assisa a palafreno rilevate d'arientoe d'oroco l'arme a quartieri a gigli ad oroe acerchiata rosso ed'argentocioè l'arme d'Ungariache parea la piùnobile e ricca compagnia che anche avesse uno giovane re con seco. Ein Firenze stette più di XX dìattendendo il re suopadre e' frateglie da' Fiorentini gli fu fatto grande onoree eglimostrò grande amore a' Fiorentinionde ebbe molto la graziadi tutti. E venuto il re Carloe Rubertoe Ramondoe Giovanni suoifigliuoli in Firenze col marchese di Monferratoche dovea avere permoglie la figliuola del refatti in Firenze più cavalieriericevuto molto onore e presenti da' Fiorentiniil re con tutti ifigliuoli si tornò a corte di papa e poi a Napoli. E ciòfattoe messo a seguizione per lo papa e per lo re Carlo tutto ilcontratto della pacedon Giamo si partì di Cicilia eandossene in Araonae del reame si fece coronare; ma di cui si fossela colpao del papa o di don Giamoil re Carlo si trovòingannatoche dove lo re Carlo si credette riavere l'isola diCicilia a quetopartitosene don GiamoFederigo sequente suofratello vi rimase signoree a' Ciciliani se ne fece coronare contravolontà della Chiesa dal vescovo di Cefalonaonde il papamostrò grande turbazione contro al re d'Araona e Federigo suofratelloe fecelo citare a corteil quale re Giamo vi venne l'annoappressocome innanzi faremo menzione.



XIV - Come la parte guelfa furono per forza cacciati diGenova

Nel detto anno si cominciò grande guerra tra'cittadini di Genovatra la parte guelfaond'erano capo i Grimaldie la parte ghibellinaond'eran capo gli Ori e Spinoli; e ciòparve che si scoprisse per invidia tra·lloroe per lasignoria della terra: ché la state medesima aveano fatta lapiù grande e la più ricca armata in mare sopra iViniziani che mai facesse Comuneche più di CLX galee furonosanza gli altri legni grossi e sottiliche furono più di Ceciascuna parte e casato armando a gara l'uno dell'altro si sforzaro;e allora fu Genova e il suo podere nel maggiore colmo ch'ella fossemaiche poi sempre vennono calando. E parve che in quello stuolo sicominciasse la discordiache non passarono più innanzi cheMessinach'aveano ordinato d'andare infino a Vinegia; e tornati aGenovacominciarono tra·lloro battaglia cittadinescalaquale durò da L dìsaettandosi e combattendosi di dìe di notteonde molti ne moriro d'una parte e d'altrae in piùparti de la città misono fuocoe arse la Riva quasi tuttaela chiesa maggiore di Santo Lorenzoe più case e palazzi. Ala fine quegli di casa d'Oriae gli Spinolie' loro seguacisottotrattato di triegua si fornirono di molta gente nuova di Lombardia edella rivierae trovarsi sì fortiche per forza necacciarono i Grimaldi e' loro seguaci guelfi; e ciò fu digennaio nel MCCLXXXXV.



XV - De' fatti de' Tarteri di Persia

Nel detto anno essendo imperadore de' Tarteri diPersia e del Turigi Baido Canefratello che fu d'Argon Caneondeaddietro in alcuna parte facemmo menzione; e se Argon amò iCristianiquesto Baido fu cristianissimo e nimico de' Saracini; perla qual cosa i Saracini di suo paese con certi signori di Tarterifeciono con ispendio e gran promesse che Casano suo nipote efigliuolo che fu d'Argon si rubellò da·lluie venne incampo con grande oste de' Tarteri e Saracini contro a·llui percombattere. Baido veggendosi da gran parte de' suoi traditosi misea fuggireil quale da Casano fue seguitoe sconfittoe morto. E 'ldetto Casano fatto signore colla forza de' Saracinicome dettoavemoincontanente mutò condizionee come prima avea amati iSaracini e odiati i Cristianicosì apresso fu amico de'Cristiani e nimico de' Saracinie distrusse tutti coloroche·ll'aveano consigliato di fare male a' Cristianieappresso fece molto di bene per la Cristianità per raquistarela Terrasantacome innanzi al tempo faremo menzione.



XVI - Come Maghinardo da Susinana isconfisse iBolognesie prese la città d'Imola

Negli anni di Cristo MCCLXXXXVIin calen di aprileMaghinardo da Susinanaonde addietro facemmo menzioneavendo guerraco' Bolognesi per cagione della presa di Forlì e d'altre terredi Romagnaonde i Bolognesi aveano la signoriae fatta lega colmarchese Azzo da Ferrarail quale simigliante avea guerra co'Bolognesicoll'aiuto di sua gente e de' Ghibellini di Romagnavegnendo con oste sopra la città d'Imola ov'erano i Bolognesico·lloro forzacombattendo co·lloro gli sconfisse congrande danno de' presi e de' mortie prese la detta cittàd'Imola con molti Bolognesi che v'erano dentro.



XVII - Come il popolo di Firenze fece fare la terra diCastello San Giovanni e Castello Franco in Valdarno

Nel detto anno essendo il Comune e popolo di Firenzein assai buono e felice statocon tutto che i grandi avessonoincominciato a contradiare il popolocome detto avemoil popolo permeglio fortificarsi in contadoe scemare la forza de' nobili e de'potenti del contadoe spezialmente quella de' Pazzi di Valdarno edegli Ubertini ch'erano Ghibellinisi ordinò che nel nostroValdarno di sopra si facessono due grandi terre e castella; l'uno eratra Fegghine e Montevarchie puosesi nome Castello Santo Giovanniel'altro in casa Uberti a lo 'ncontro passato l'Arnoe puosongli nomeCastello Francoe francarono tutti gli abitanti de' detti castelliper X anni d'ogni fazzione e spese di Comuneonde molti fedeli de'Pazzi e Ubertinie di quegli da Ricasolie de' Contie d'altrinobiliper esser franchi si feciono terrazzani de' detti castelli;per la qual cosa in poco tempo crebbono e multiplicaro assaiefecionsi buone e grosse terre.



XVIII - Come lo re Giamo d'Araona venne a Romae papaBonifazio gli privileggiò l'isola di Sardigna

Nel detto anno alla richesta di papa Bonifazio il reGiamo d'Araona venne a Roma al detto papae menò seco lareina Gostanza sua madre e figliuola che fu del re Manfredie messerRuggieri di Loria suo amiraglioa' quali il papa fece grande onore ericomunicogli; e 'l detto re Giamo si scusò della 'mpresa chedon Federigo suo fratello avea fatta della signoria di Ciciliacomenon era essuta di sua saputa né di suo consentimentogiurandoin mano del papa in presenza del re Carlo che a richiesta del reCarlo e' sarebbe personalmentee con sua gente e forzacontro a donFederigo suo fratello ad aiutare racquistare l'isola di Cicilia; esimile promessa e saramento fece fare a messer Ruggieri di Loria suoamiraglio. Per la quale cosa il papa fece il detto re Giamoammiraglio e gonfaloniere della Chiesa in marequando si facesse ilpassaggio d'oltremaree privileggiollo del reame dell'isola diSardignaconquistandolo sopra i Pisani o chi v'avesse signoria; efece il detto papa che 'l re Carlo perdonò ogni offesaricevuta da messere Ruggieri di Loriae fecelo suo ammiraglio; perla qual cosa sappiendo don Federigogli tolse tutte sue rendite eonori ch'avea in Ciciliae al nipoteopponendogli tradigionefecetagliare la testa.



XIX - Come il conte di Fiandra e quello di Bari sirubellarono al re di Francia

Nel detto anno il conte Guido di Fiandra e il contedi Bari genero del re d'Inghilterra si rubellarono dal re di Franciaper oltraggi ricevuti dal re e da sua gentee allegarsi col reAdoardo d'Inghilterra. E intr'altre principali cagioni dellarubellazione del conte di Fiandra si fu perch'egli avea maritata lafigliuola al figliuolo del re d'Inghilterra sanza consentimento delre; onde non piaccendo al remandò per lo conte e per lacontessa di Fiandrae poi per la figliuola; e quando furono aParigilo re fece ritenere la detta donzella in cortese pregioneperché non fosse moglie del suo nimicoe poco tempo appressoella morì; e dissesi che fu fatta morire di veleno. Il contevedendo ritenuta sua figliae egli da·re in leggere guardialasciatosi partì privatamente di Parigi e fuggìsi inFiandrae dolendosi a' figliuoli e a la sua gente del torto che glifacea il re di sua figliafece le sue terre rubellare al re; e inLilla mise a guardia Ruberto suo primo figliuoloe a Doai Guiglielmosecondo figliuoloe a Coltrai messere Gianni di Namurro suofigliuolo; e il conte rimase a la guardia di Bruggiae 'l duca diBrabante suo nipote a la guardia di Guanto. Per la qual cosa il re diFrancia con grande oste andòe in Fiandra con la maggiore partedi sua baroniae con più di Xm cavalieri e popoloinnumerabilee puosesi a oste a Lillane la quale era messerRuberto di Fiandra e 'l siri di Falcamonte de la Magna con piùsoldati tedeschii quali difendeano la terra francamente. In questastanza il conte d'Artese isconfisse i Fiaminghi a Fornese lo red'Inghilterra arrivò in Fiandracome si tratterà nelseguente capitolo; per la qual cosae ancora perché la villadi Lilla non era bene proveduta né fornita di vittuaglias'arrendéo la terra al re di Franciaandandone sano e salvomesser Ruberto di Fiandra con tutti i soldati tedeschi. E avuta il redi Francia Lillaprese la sua gente Bettona e più altre villedi Fiandrae fece poi lo re di Francia cavalcare le terre del contedi Barie ardere e guastare.



XX - Come il conte d'Artese isconfisse i Fiamminghi aFornese come il re d'Inghilterra passò in Fiandra

Nel seguente anno MCCLXXXXVIIessendo cresciuta laguerra al re di Francia per lo re d'Inghilterrae per larubellazione del conte di Fiandra e di quello di Baricome dettoavemo di soprasì feciono lega ancora contro a·lluicol re Attaulfo d'Alamagnae mandogli il re d'Inghilterra XXXmmarchi di sterliniacciò che venisse con suo isforzo inFiandra per assalire il reame di Francia; e così promise egiuròe lo re d'Inghilterra promise di venirvi in persona; evennero alquanti cavalieri tedeschi in Fiandra al soldo de'Fiamminghii quali volendo co' Fiamminghi insieme assalire la contead'Arteseil conte d'Artese con grande cavalleria di Franceschitornato di Guascogna in Artese per la detta guerra cominciata per gliFiamminghiessendo al conte d'Artese già renduta la villa diBerghe a la marinasi fece loro incontro a Fornes in Fiandraequivi combattendo insiemeonde i Fiamminghi e' Tedeschi furonosconfittie morìvi il conte Guiglielmo di Giulierie Arrigoconte dal Bemontee 'l siri di Gaurae più altri baroni ecavalieri tedeschi e fiamminghi con più di IIIm tra a pièe a cavallo vi furono morti e presi. E dopo la detta sconfitta ilconte d'Artese prese Fornese feciono le comandamenta tutte le terredella marina e la valle di Cassella. In questo il re Adoardod'Inghilterra con grande navilioe con M e più buonicavalieri e con gente d'arme a piè assaie arrivò inFiandra al porto della Stunasì come avea promesso per lalega fatta col re d'Alamagna e col conte di Fiandrae prese la villadi Bruggiala quale fue abandonata da' Franceschiperò chenon v'avea fortezza né di muro né di fossi; e poin'andò a Guantoperò che Bruggia non era fortee gligrandi borgesi di Bruggia eran tutti della parte del reonde non sifidava di stare in Bruggia. A Guanto era il conte di Fiandra perattendere il re d'Alamagnail quale per più monetasi dissech'ebbe dal re di Francianon vennecome avea promesso e giurato; echi disse che il detto re d'Alamagna rimase per guerra che 'l re diFrancia per suoi danari e promessa di parentado gli fece muovere alduca d'Osteric; e a questo diamo più fede. Onde il re Adoardoveggendosi ingannato e traditoovero fallito dal re d'Alamagnaesentendo il grande podere del re di Franciae com'era giàmosso con tutta sua baroniaavuta Lillaper venire contro a·lluia Guantoe già era a Coltrai in Fiandra; per la qual cosa ilre d'Inghilterra non s'affidò di dimorare in Fiandraperòche venuto il re di Francia con sua osteil convenia essere soppresoo assediato in Bruggia o in Guantoo venire a battaglia co·llui;e dapoi che non era venuto il re d'Alamagna con sua gentenon aveapodere d'uscire a campo contro al re di Franciae però sipartì di Fiandra in grande frettae tornossi con sua genteinn-Inghilterrae lasciò il conte di Fiandra in Guanto inmale stato e da tutti abandonato. Lo re di Francia perchés'appressava il vernoe avea novelle come il re Carlo di Pugliavenia in Francia in servigio del re d'Inghilterrae per commessionedel papaper mettere accordo intra·llui e·re Adoardosuoi congiuntiparentie amicisì·ssi tornòin Francia con tutta sua ostelasciando grande guernigione di gented'arme a cavallo e a piè ne le dette terree fece fare aLilla e a Coltrai forti castelli. E tornato in Franciail re Carloordinò dal re di Francia al re Adoardo d'Inghilterra e 'lconte di Fiandra triegue per due annirimanendo al re di Francia perpatti Bruggiae Lillae Coltraie altre villele quali terre diFiandra erano già all'obedienzia e guadagnate per lo re diFrancia; e per dispensagione del papa il re d'Inghilterra prese permoglie la serocchia del re di Franciae accordogli di pace insieme.



XXI - Come papa Bonifazio privò del cardinalatomesser Iacopo e messer Piero della Colonna

Negli anni di Cristo MCCLXXXXVIIa dì XIIIdel mese di maggiotenendosi papa Bonifazio molto gravato da'signori Colonnesi di Romaperché in più cose l'aveanocontastato per isdegno di loro maggioranzama più si tenea ilpapa gravatoperché messer Iacopo e messer Piero de laColonna cardinali gli erano stati contradi a la sua lezionemai nonpensò se non di mettergli al niente. E in questo avenne cheSciarra de la Colonna loro nipotevegnendo al mutare della cortedi... a le some degli arnesi e tesoro de la Chiesale rubò epresee menolle in... Per la qual cagione agiugnendovi la malavolontade conceputa per adietroil detto papa contro a·llorofece processo in questo modo: che' detti messer Iacopo e messer Pierode la Colonna diacani cardinali del cardinalato e di molti altribenifici ch'aveano da la Chiesa gli dispuose e privò; e persimile modo condannò e privò tutti quegli de la casade' Colonnesicherici e laicid'ogni beneficio ecclesiastico esecolaree scomunicolliche mai non potessono avere beneficio; efece disfare le case e' palazzi loro di Romaonde parve molto malea' loro amici romani; ma non poterono contradire per la forza delpapa e degli Orsini loro contrari; per la quale cosa si rubellaronoal tutto dal papa e cominciarono guerraperò ch'egli eranomolto possentie aveano gran séguito in Romae era loro laforte città di Pilestrinoe quella di Nepie la Colonnaepiù altre castella. Per la qual cosa il papa diede laindulgenza di colpa e pene chi prendesse la croce contro a·lloroe fece fare oste sopra la città di Nepie il Comune diFirenze vi mandò in servigio del papa VIc tra balestrieri epavesari crociati co le sopransegne del Comune di Firenze; e tantostette l'oste a l'assedioche la città s'arendé alpapa a pattima molta gente vi morì e amalò percorruzzione d'aria ch'ebbe nella detta oste.



XXII - Come Alberto d'Osteric sconfisse e uccise Ataulfore d'Alamagnae com'egli fue eletto re de' Romani

Negli anni di Cristo MCCLXXXXVIIIdel mese digiugnoavendo i prencipi d'Alamagna privato Ataulfo della lezionedello 'mperio per cagione della sua dislealtàe perchés'era legato col re di Francia per sua monetae tradito il red'Inghilterra e il conte di Fiandracome addietro avemo fattamenzionee ancora per procaccio d'Alberto dogio d'Ostericfigliuoloche fu del re Ridolfoper avere la lezione con ordine e trattato delre Adoardoe con molta sua moneta data al detto Alberto per farevendetta del tradimento commesso per lo detto Ataulfo re d'Alamagna;e ciò fattoil detto dogio Alberto con sua potenzia di gented'arme venne contro al detto Ataulfoe in campo combattéco·lluie sconfisseloe rimase il detto Ataulfo morto nelladetta battaglia con molta di sua gente; e avuta Alberto la dettavittoriasi fece eleggere re de' Romanie poi confermare a papaBonifazio.



XXIII - Come i Colonnesi vennero a la misericordia delpapae poi si rubellarono un'altra volta

Nel detto annodel mese di settembreessendotrattato d'accordo da papa Bonifazio a' Colonnesii detti Colonnesicherici e laicivennero a Rieti ov'era la cortee gittarsi a pièdel detto papa a la misericordiail quale perdonò loroeassolvetteli della scomunicazionee volle gli rendessono la cittàdi Penestrino; e così fecionopromettendo loro diristituirgli in loro stato e dignitàla qual cosa non attenneloroma fece disfare la detta città di Penestrino del poggioe fortezze ov'erae fecene rifare una terra al pianoa la qualepuose nome Civita Papale; e tutto questo trattato falso e frodolentefece il papa per consiglio del conte da Montefeltroallora frateminoreove gli disse la mala parola: "Lunga promessacoll'attendere corto etc.". I detti Colonnesi trovandosiingannati di ciò ch'era loro promessoe disfatta sotto ildetto inganno la nobile fortezza di Penestrinoinnanzi che compiessel'anno si rubellarono dal papa e da la Chiesae 'l papa gliscomunicò da capo con aspri processi; e per tema di nonn esserpresi o mortiper la persecuzione del detto papasi partirono diterra di Romae isparsonsi chi di loro in Ciciliae chi in Franciae in altre partinascondendosi di luogo in luogo per non esserconosciutie di non dare di loro posta fermaspezialmente messerIacopo e messer Piero ch'erano stati cardinali; e cosìstettono inn-esilio mentre vivette il detto papa.



XXIV - Come i Genovesi sconfissono i Viniziani in mare.

Nel detto annoa dì VIII di settembreessendo grande guerra in mare tra i Genovesi e' Vinizianiciascunofece armatai Genovesi di CX galeee' Viniziani di CXX galee; e'detti Genovesiond'era capitano e amiraglio messer Lamba d'Oriapassarono la Cicilia e misonsi nel golfocon intendimento d'andareinfino a la città di Vinegiase in altro luogo non trovassonoi Viniziani; ma come furono in Ischiavoniatrovarono l'armata de'detti Viniziani a l'isola de la Scolcolaov'ebbe tra' due stuoliaspra e dura battaglia; a la fine furono sconfitti i Vinizianiemolti ne furono morti e presie LXX corpi di loro galee ne furonomenate co' pregioni in Genova.



XXV - De' grandi tremuoti che furono in certe cittàd'Italia

Nel detto anno furono molti tremuoti in Italiaspezialmente nella città di Rieti e in quella di Spuletoe inToscana nella città di Pistoiane le quali cittadi caddonomolte casee palazzie torrie chiesee fu segno del giudicio diDiodel futuro pericoloe aversitadiche poco appresso si cominciòin più parti d'Italiae spezialmente nelle dette nominatecittadicome innanzi per gli tempi faremo menzione.



XXVI - Quando si cominciò il palazzo del popolo diFirenze ove abitano i priori

Nel detto anno MCCLXXXXVIII si cominciò afondare il palagio de' priori per lo Comune e popolo di Firenzeperle novità cominciate tra 'l popolo e' grandiche ispesso erala terra in gelosia e in commozionea la riformazione del prioratodi due in due mesiper le sette già cominciatee i prioriche reggeano il popolo e tutta la repubblica non parea loro esseresicuri ove abitavano innanzich'era ne la casa de' Cerchi bianchidietro a la chiesa di San Brocolo. E colà dove puosono ildetto palazzo furono anticamente le case degli Ubertiribelli diFirenze e Ghibellini; e di que' loro casolari feciono piazzaacciòche mai non si rifacessono. E perché il detto palazzo non siponesse in sul terreno de' detti Uberti coloro che·ll'ebbono afar fare il puosono mussoche fu grande difalta a lasciare peròdi non farlo quadroe più discostato da la chiesa di SanPiero Scheraggio.



XXVII - Come fu fatta pace tra 'l Comune di Genova equello di Vinegia

Negli anni di Cristo MCCLXXXXVIIIIdel mese dimaggiopace fu tra' Genovesi e' Vinizianie ciascuno riebbe i suoipregioni con que' patti che piacquero a' Genovesi. Intra gli altrivollono che infra XIII anni niuno Viniziano non navicasse nel mareMaggiore di là da Gostantinopoli e nella Soria con galeearmateonde i Genovesi ebbono grande onoree rimasono in grandepotenza e felice statoe più che Comune o signore del mondoridottati in mare.



XXVIII - Come fu fatta pace tra 'l Comune di Bologna e 'lmarchese da Esti e Maghinardo da Susinana per gli Fiorentini

Nel detto tempo e anno essendo stata lunga e grandeguerra tra 'l Comune di Bologna e' suoi uscitie col marchese Azzoda Estiil quale signoreggiava la città di Ferrarae quelladi Reggioe quella di Modonae con Maghinardo da Susinana grandesignore in Romagnai quali erano a una lega contro a' Bolognesiperprocaccio e industria de' Fiorentiniamici dell'una parte edell'altrapace fu fattae basciarsi insieme i sindachi de le partine la città di Firenze; e i Fiorentini furono promettitori emallevadori a la detta pace per l'una parte e per l'altraconsolenni carte e promessioni.



XXIX - Come il re Giamo d'Araona con Ruggieri di Loria econ l'armata del re Carlo sconfissono i Ciciliani a capo Orlando.

Nel detto anno avendo lo re Carlo fatta sua armataper andare sopra l'isola di Cicilia di XL galeeond'era ammiragliomesser Ruggieri di Loriae richesto per papa Bonifazio e per lo reCarlo il re Giamo d'Araona che aseguisse la promessa per lui fattaper li patti della pacecome adietro facemmo menzionevenne diCatalogna con XXX galee armatee accozzatosi a Napoli coll'armatadel re Carloe con Ruggieri di Loria loro ammiragliotutti insiemen'andarono verso Cicilia. Don Federigo co' suoi Ciciliani sentendo ildetto apparecchiamentofece suo isforzoe armò LX galeeecol suo ammiraglio messer Federigo d'Oria si misono in mare. E a capoOrlando in Cicilia s'accozzaro in mare le dette armate a dìIIII del mese di luglioe dopo la grande e aspra battaglia l'armatade' Ciciliani fue sconfittae tra morti e presi più di VImuomini e XXII corpi di galee; per la qual cosa si mostròpalesemente che 'l detto re Giamo e Ruggieri di Loria furono fedeli eleali a la promessa fatta al papa e al re Carlo. Bene si disse che selo re Giamo avesse volutodon Federigo suo fratello rimanea preso inquella battagliaperò che·lla sua galea fue nelle suemanie era finita la guerra di Cicilia; o che fosse di sua volontào di sua gente catalanail lasciarono fuggire e scampare.



XXX - Come fu fatta pace tra' Genovesi e' Pisani

Nel detto annodel mese d'agostofu fatta pace tra'Genovesi e' Pisanila qual guerra era durata XVII anni e piùonde i Pisani molto erano abassati e venuti a piccolo podere; e quasicome gente ricreduta feciono a' Genovesi ogni patto che sepponodomandaredando loro parte in Sardignae la terra di Bonifazio inCorsicae che' Pisani non dovessono navicare con galee armate infraXV annie de' pregioni che vennero in Genova de' Pisaniquandofurono lasciatinon erano vivi che apena il X.



XXXI - Quando di prima si cominciarono le nuove mura dela città di Firenze

Nel detto annoa dì XXVIIII di novembresicominciarono a fondare le nuove e terze mura della città diFirenze nel Prato d'Ognesanti; e furono a benedire e fondare la primapietra il vescovo di Firenzee quello di Fiesolee quello diPistoiae tutti i prelati e riligiosie tutte le signorie e ordinidi Firenze con innumerabile popolo. E murarsi allora da la torresopra la gora infino a la porta del Pratola qual porta era primacominciata insino l'anno MCCLXXXIIIIcoll'altre porte mastre di quada l'Arnoinsiemecome adietro facemmo menzione; ma per molteaverse novità che furono appresso stette buono tempo che nonvi si murò più innanzi che quelle mura de la fronte delPrato.



XXXII - Come il re di Francia ebbe a queto tutta Fiandrae in pregione il conte e' figliuoli

Nel detto anno MCCLXXXXVIIIIfallite le triegue dalre di Francia e 'l conte di Fiandralo re mandò in Fiandramesser Carlo di Valos suo fratello con grande oste e cavalleriailquale giunto a Bruggia cominciò guerra al conte ch'era inGuantoe a tutte le terre della marina che teneano col contee conpiù battaglie in più parti vinte per la gente di messerCarlo contra i Fiamminghi s'arenderono a messer Carlosalvo Guantoov'era il conte cogli suoi figliuoli messer Ruberto e messerGuiglielmoabandonati dagli amici e da' signorie eziandio da' loroborgesi. Per la qual cosa trattato ebbono con messer Carlo di fareonore al re di rendersi a·lluipromettendo messer Carlo soprasé di guarentirgli e rimettergli in amore del ree in lorostato e signoria. E compiuto il trattatorenderono Guantoch'ède le più forti terre del mondoe le loro persone a messerCarlo; il quale entrato in Guantoil conte Guido e messer Ruberto emesser Guiglielmo suoi figliuoli tradìe gli mandòpresi a Parigi. La qual cosa per l'universo mondo fu tenuta grandedislealtà a sì fatto signore. E ciò fatto permessere Carloe avuta tutta a queto la contea di Fiandralasciòmesser Giachefratello del conte di San Poloal tutto signore inFiandra per lo re con grande cavalleriae messer Carlo si tornòin Francia. E il detto messer Giache cominciò in Fiandra asprasignoriae radoppiare sopra il popolo assisee gabellee maletolteonde il popolo forte si tenea gravato. Avenne che per laPasqua di Risoresso vegnente lo re di Francia andòe a suodiletto in Fiandra per provedere il suo conquisto e fare festa; egiunto in Bruggiagli fu fatto grande onoree simile a GuantoeIproe l'altre buone terre; e tutti si vestirono di nuovo ad arte emestieri d'una assisafaccendo più diversi giuochi e festeeper lo re e sua baronia giostre; e la tavola ritonda si fece aGuidendallamaniere del conteonde d'Alamagna e d'Inghilterra vivennono più baroni e cavalieri a giostrare. Ma questa festa fufine di tutte quelle de' Franceschi a' nostri tempiché comela fortuna si mostrò al re di Francia e a' suoi allegra efelicecosì poco tempo appresso volse sua ruota nelcontrariocome innanzi al tempo faremo menzione. E l'originalecagioneoltre al peccato per lo re e suo consiglio commesso ne lapresura e morte della innocente damigella di Fiandrae poi iltradimento fatto contro al conte Guido e' suoi figliuoli presisi fuche al partire che 'l re fece di Fiandra gli artefici e popolo minutogli domandarono graziache fossono alleggiati delle importabiligravezze che messer Giache di San Polo e' suoi faceano loroe oltrea·cciò i grandi borgesi delle villeche tutti glimangiavano; non furono uditi dal rese non come il popolo d'Israeldal re Roboamma maggiormente tormentati da' borgesi e dagliuficiali del reonde appresso seguì il giudicio di Dio quasiimprovisocome al tempo intenderete.



XXXIII - Come il re di Francia s'imparentò col reAlberto d'Alamagna

Nel detto anno MCCLXXXXVIIII dopo il conquisto che 'lre di Francia fece di Fiandra Alberto d'Osteric re de' Romani feceparentado col re Filippo di Franciae diede per moglie al figliuoloprimogenito la figliuola del detto re di Francia; e ciò fu perl'amistà cominciatae servigio fatto al re di Francia per lore Alberto contro Ataulfo re de' Romanicome adietro è fattamenzione.



XXXIV - Come il prenze di Taranto fu sconfitto in Cicilia.

Nel detto annoin calen di dicembreFilippo prenzedi Taranto e figliuolo del re Carlo secondoessendo passato in sul'isola di Cicilia con VIc cavalieri e con XL galee armatelamaggiore parte Napoletani e gente del Regnoper guerreggiarel'isolaed era all'assedio a la città di Trapali; e donFederigo d'Araona che tenea Cicilia era con sua gentede la qualeera capitano don Brasco d'Araonae stavano in su 'l monte diTrapaliveggendo il male reggimento del detto prenze e di sua gentea loro posta scesono del detto montee co·lloro vantaggiopresono la battagliane la quale il detto prenze fu sconfittoepreso egli e grande parte di sua gente.



XXXV - Come Casano signore de' Tartari sconfisse ilsoldano de' Saracinie prese la Terrasanta in Soria

Nel detto annodel mese di gennaioCasanoimperadore de' Tartari venne in Soria sopra il soldano de' Saracinie menò seco CCm tra Tarteri e Cristiani a cavallo e a pièper condotta del re d'Erminia e di quello di Giorgiacristianissimie nimici de' Saraciniper racquistare la Terrasanta. Il soldanosentendo loro venutavenne d'Egitto in Soria con più di CmSaracini a cavallosanza l'altra sua oste di Soria ch'era infinita;e scontrarsi insieme i detti esercitie la battaglia fu grande eterribile. A la fine per senno e valentia del detto Casanoil qualesi tenne a piede con grande parte de la sua buona gente infino che'Saracini ebbono tanto saettatoch'egli ebbono voti i loro turcassidi saettee acciò che' Saracini non potessono risaettaresopra i suoi le loro saetteordinò che tutte quelle di suagente fossono sanza coccae le corde di suoi archi con pallottierache poteano saettare le loro e quelle de Saracini. E ciòfattocon ordinea certo suo segno fatto montarono a cavalloeaspramente assalirono i Saracini per modo che assai tosto gli mise inisconfitta e in fugga; ma molti Saracini vi furono morti e presielasciarono tutto il loro campo e arnesi di grande ricchezza. E ciòfattoquasi tutte le terre di Soria e di Gerusalem si renderono aldetto Casanoe divotamente andò a visitare il santo Sepolcro;e ciò fattonon potendo guari dimorare in Soriaconvenendogli tornare in Persia al Turigiper guerra che gli eracominciata da altri signori de' Tartarisì mandò suoiambasciadori in ponente a papa Bonifazio VIIIe al re di Franciaeagli altri re cristianiche mandassono de' signori e gente cristianaa ritenere le città e terre di Soria e della Terrasantach'egli avea conquistate; la quale ambasciata fue intesama malemessa a seguizioneperché per lo papa e per gli altri signoride' Cristiani s'intendea più alle singulari guerre e quistionitra·lloroch'al bene comune della Cristianità; che conpoca gente e piccola spesa si racquistava e tenea per gli Cristianila Terrasanta conquistata per Casanola quale con grande vergognaenon sanza merito di penaper gli Cristiani s'abandonò. Ondepartito di Soria il detto Casanopoco tempo appresso i Saracini siripresono Gerusalem e l'altre terre di Soria. Il detto Casano fuefigliuolo d'Argon Caneonde addietro in alcuna parte facemmomenzione. Questi fu piccolo e isparuto di sua personama virtudiosofu moltoe savioe pro' di sua personae aveduto in guerracortesissimo e largo donatoreamico grandissimo de' Cristianieelli e molti di sua buona gente si fece per la fede di Cristobattezzare. E la cagione perché Casano divenne Cristianononn-è da tacerema da farne notabile memoria in questonostro trattato a deficazione della nostra fedeper lo bellomiracolo ch'avenne. Quando Casano fu fatto imperadoresi fececercare per avere moglie per la più bella femmina che sitrovassenon guardandosi per tesoro o per altroe però mandòsuoi ambasciadori per tutto levante; e trovandosi la più bellala figliuola del re d'Erminiae quella adimandatail padrel'acettòin quanto piacesse a la pulcella. Quella molto saviarispuose ch'era contenta al piacere del padresalvo ch'ella voleaessere libera di potere adorare e coltivare il nostro signore GesùCristobene che 'l marito fosse pagano; e così fu promesso eaccettato per gli ambasciadori di Casano. Il re d'Erminia mandòla figliuola con frate Aiton suo fratelloe con altri frati ereligiosie con ricca compagnia di cavalierie donnee damigelle;e venuta a Casanomolto gli piacquee fu in sua grazia e amoreeassai tosto concepette di luie al tempo debito partorìocome piacque a·dDiola più orda e orribile creaturache mai fosse vedutae quasi per poco nonn-avea forma umana. Casanocontristato di ciòtenne consiglio co' suoi saviper gliquali fu diliberato che la donna avea commesso avolterioe fugiudicata ch'ella colla sua creatura fosse arsa. E apparecchiato ilfuoco in presenza di Casanoa cui molto ne dolevae di tutto ilpopolo della cittàla donna chiese grazia di volere suaconfessione e comunionesì come fedele Cristianae lacreatura battezzare e fare Cristiano. Fu conceduta la graziae comela creatura fu battezzata nel nome del Padree del Filioe delsanto Spiritoin presenza del padre e di tutto il popoloincontanente il fanciullo divenne il più bello e grazioso chemai fosse veduto. Del detto miracolo Casano fu molto allegroe congran festa la 'mperadrice e 'l figliuolo furono diliberi da morte; eCasano e tutto il popolo si battezzarono e feciono Cristiani. E nonvoglio che tu lettore ti maravigli perché scriviamo che Casanofosse quasi con CCm Tartari a cavalloche il vero fu cosìeciò sapemmo da uno nostro Fiorentino e vicino di casa iBastarinudrito infino piccolo fanciullo in sua cortee di qua perlui al papa e a' re de' Cristiani venne per ambasciadore con altride' Tarteriche ciò testimonò e a noi disse. E nonn-èda maravigliare peròperò che quasi tutti i Tarterivanno a cavallo e nonne a piè; e' loro cavagli sono piccoliemai non bisogna loro ferro in pièné orzo néaltra biadama vivono d'erbaggio e di fienolasciandogli pascerecome pecore; e uno de' Tarteri ne mena seco X o XX o più de'detti cavaglisecondo ch'è possente; e va l'uno dietro al'altro sanza altra guida; e sono con sottili briglie sanza frenoepovera sella d'una bardella e piccole scaglie incamutate. Armati sonodi cuoio cotto e d'archi e saette; e vivonsi di carne cruda o pococottae di pescee di sangue di bestiee latte e burro con pocopanee le più volte sanza pane; e quando hanno sete e nontrovassono acquasegnano l'uno de' loro cavagli e beonsi il sanguee ispesso l'uccidono e 'l si mangiano; e giacciono e dormono sanzalettose non il tappeto sopra la terrae sempre stanno a campoemolto sono obbedienti e fedeli al loro signoree fieri e crudeli inarmesì che al signore de' Tarteri è piùleggere di menare seco in oste CCm de' Tarteri a cavalloche nonsarebbe al re di Francia Xm. Avemo sì lungo detto de' costumide' Tarteri per trarre d'ignoranza coloro che di loro fatti nonsanno; ma chi più ne vorrà sapere legga il trattato difrate Aiton d'Erminia e i·libro del Milione di Vinegiacomein altra parte in questo libro avemo detto.



XXXVI - Come papa Bonifazio VIII diè perdono atutti i Cristiani ch'andassono a Roma l'anno del giubileo MCCC

Negli anni di Cristo MCCCsecondo la Nativitade diCristocon ciò fosse cosa che si dicesse per molti che peradietro ogni centesimo d'anni della Natività di Cristo il papach'era in que' tempi facie grande indulgenzapapa Bonifazio VIIIche allora era appostoliconel detto anno a reverenza della Nativitàdi Cristo fece somma e grande indulgenza in questo modo: chequalunque Romano visitasse infra tutto il detto annocontinuando XXXdìle chiese de' beati appostoli santo Pietro e santo Paoloe per XV dì l'altra universale gente che non fossono Romaniatutti fece piena e intera perdonanza di tutti gli suoi peccatiessendo confesso o si confessassedi colpa e di pena. E perconsolazione de' Cristiani pellegrini ogni venerdì o dìsolenne di festa si mostrava in Santo Piero la Veronica del sudariodi Cristo. Per la qual cosa gran parte de' Cristiani ch'alloraviveano feciono il detto pellegrinaggio così femmine comeuominidi lontani e diversi paesie di lungi e d'apresso. E fue lapiù mirabile cosa che mai si vedessech'al continuo in tuttol'anno durante avea in Roma oltre al popolo romano CCm pellegrinisanza quegli ch'erano per gli cammini andando e tornandoe tuttierano forniti e contenti di vittuaglia giustamentecosì icavagli come le personee con molta pazienzae sanza romori ozuffe: ed io il posso testimonareche vi fui presente e vidi. E dela offerta fatta per gli pellegrini molto tesoro ne crebbe a laChiesa e a' Romani: per le loro derrate furono tutti ricchi. Etrovandomi io in quello benedetto pellegrinaggio ne la santa cittàdi Romaveggendo le grandi e antiche cose di quellae leggendo lestorie e' grandi fatti de' Romaniscritti per Virgilioe perSalustioe Lucanoe Paulo Orosioe Valerioe Tito Livioe altrimaestri d'istorieli quali così le piccole cose come legrandi de le geste e fatti de' Romani scrissonoe eziandio deglistrani dell'universo mondoper dare memoria e esemplo a quelli chesono a venire presi lo stile e forma da·llorotutto sìcome piccolo discepolo non fossi degno a tanta opera fare. Maconsiderando che la nostra città di Firenzefigliuola efattura di Romaera nel suo montare e a seguire grandi cosesìcome Roma nel suo calaremi parve convenevole di recare in questovolume e nuova cronica tutti i fatti e cominciamenti della cittàdi Firenzein quanto m'è istato possibile a ricogliereeritrovaree seguire per innanzi istesamente in fatti de' Fiorentinie dell'altre notabili cose dell'universo in brieveinfino che fiapiacere di Dioa la cui speranza per la sua grazia feci la dettaimpresapiù che per la mia povera scienza. E cosìnegli anni MCCC tornato da Romacominciai a compilare questo libro areverenza di Dio e del beato Giovannie commendazione della nostracittà di Firenze.



XXXVII - Come il conte Guido di Fiandra con due suoifigliuoli s'arendeo al re di Francia. e come furono ingannati e messiin pregione

Nel detto annodel mese di maggioessendo ad ostesopra Fiandra messer Carlo di Valosfratello del re Filippo diFranciail conte Guido di Fiandra molto anziano e vecchiofecetrattato co·llui di venire con due suoi maggiori figliuoli ala misericordia del re di Franciarendendoli paceficamente ilrimanente della terra di Fiandra ch'egli tenea. Il detto messer Carlopromise che se ciò facesse di fargli fare graziae rendere lapace dal ree ristituirlo in suo stato; il quale conte s'affidòea·lluie gli rendé Bruggia e Guanto e l'altre terre diFiandrae con Ruberto e Guiglielmo suoi figliuoli vennero col dettomesser Carlo a Parigie gittarsi a la misericordiae a' pièdel re; il quale re per malvagio consiglionon asseguendo cosa chea·lloro fosse promessasanza nulla grazia gli fece mettere inpregione. Per lo quale tradimento e dislealtà grande male nevenne a la casa di Francia e a' Franceschi in brieve tempo appressocome Innanzi la nostra storia de' fatti di Fiandra faràmenzione.



XXXVIII - Come si cominciò parte nera e bianca primanella città di Pistoia

In questi tempi essendo la città di Pistoia infelice e grande e buono stato secondo il suo esseree intra glialtri cittadini v'avea uno lignaggio di nobili e possenti che sichiamavano i Cancellierinon però di grande antichitànati d'uno ser Cancelliereil quale fu mercatante e guadagnòmoneta assaie di due mogli ebbe più figliuolii quali perla loro ricchezza tutti furono cavalierie uomini di valore e dabene; e di loro nacquero molti figliuoli e nipotisì che inquesto tempo erano più di C uomini d'armericchi e possenti edi grande affaresicché non solamente i maggiori di Pistoiama de' più possenti legnaggi di Toscana. Nacque tra·lloroper la soperchia grassezzae per susidio del diavoloisdegno enimistà tra 'l lato di quelli ch'erano nati d'una donna aquelli dell'altra; e l'una parte si puosono nome i Cancellieri nerie l'altra i bianchi. E crebbe tanto che si fedirono insiemenon peròdi cosa innormae fedito uno di que' del lato de' cancellieribianchique' del lato de' Cancellieri neri per avere pace econcordia co·lloro mandarono quegli ch'avea fatta l'offesa ala misericordia di coloro che·ll'aveano ricevutache neprendessono l'amenda e vendetta a·lloro volontà; iquali del lato de' Cancellieri bianchi ingrati e superbinon avendoin loro pietà né caritàla mano dal bracciotagliaro in su una mangiatoia a quegli ch'era venuto a lamisericordia. Per lo quale cominciamento e peccato non solamente sidivise la casa de' Cancellierima più micidi ne nacquerotra·lloroe tutta la città di Pistoia se ne diviseche l'uno tenea coll'una parte e l'altro coll'altrae chiamavansiparte bianca e neradimenticata tra·lloro parte guelfa eghibellina; e più battaglie cittadinecon molti pericoli emicidine nacquero e furono in Pistoia; e non solamente in Pistoiama poi la città di Firenze e tutta Italia contaminaro le detteparticome innanzi potrete intendere e sapere. I Fiorentini per temache per le dette parti di Pistoia non surgesse rubellazione de laterra a sconcio di parte guelfas'intramisono d'aconciargli insiemee presono la signoria della terrae l'una parte e l'altra de'Cancellieri trassono di Pistoiae mandarono a' confini in Firenze.La parte de' Neri si ridussono a casa de' Frescobaldi Oltrarnoe laparte de' Bianchi si ridussono a casa i Cerchi nel Garboperparentadi ch'aveano tra·lloro. Ma come l'una pecora malatacorrompe tutta la greggiacosì questo maladetto seme uscitodi Pistoiaistando in Firenze corruppono tutti i Fiorentini epartiroche prima tutte le schiatte e' casati de' nobilil'unaparte tenea e favorava l'una partee gli altri l'altrae appressotutti i popolari. Per la qual cosa e gara cominciatanon che iCancellieri per gli Fiorentini si racconciassono insiemema iFiorentini per loro furono divisi e partitimultiplicando di male inpeggiocome seguirà appresso il nostro trattato.



XXXIX - Come la città di Firenze si partì esi sconciò per le dette parti bianca e nera

Nel detto tempo essendo la nostra città diFirenze nel maggiore stato e più felice che mai fosse statadapoi ch'ella fu redificatao primasì di grandezza epotenzae sì di numero di gentiche più di XXXmcittadini avea nella cittadee più di LXXm distrittualid'arme avea in contadoe di nobilità di buona cavalleria e difranco popolo e di ricchezze grandisignoreggiando quasi tuttaToscana; il peccato della ingratitudinecol susidio del nimicodell'umana generazionede la detta grassezza fece partorire superbacorruzzioneper la quale furono finite le feste e l'alegrezze de'Fiorentiniche infino a que' tempi stavano in molte delizieemorbidezzee tranquilloe sempre in convitie ogn'anno quasi pertutta la città per lo calen di maggio si faceano le brigate ele compagnie d'uomini e di donnedi sollazzi e balli. Avenne che perle 'nvidie si cominciarono tra' cittadini le sette; e una principalee maggiore s'incominciò nel sesto dello scandalo di porte SanPierotra quegli della casa de' Cerchi e quegli de' Donatil'unaparte per invidiae l'altra per salvatica ingratitudine. De la casade' Cerchi era capo messer Vieri de' Cerchie egli e quegli di suacasa erano di grande affaree possentie di grandi parentadiricchissimi mercatantiche la loro compagnia era de le maggiori delmondo; uomini erano morbidi e innocentisalvatichi e ingratisiccome genti venuti di piccolo tempo in grande stato e podere. Dellacasa de' Donati era capo messer Corso Donatie egli e quelli di suacasa erano gentili uomini e guerrierie di non soperchia ricchezzama per motto erano chiamati Malefami. Vicini erano in Firenze e incontadoe per la conversazione de la loro invidia co la bizzarrasalvatichezza nacque il superbio isdegno tra·lloroemaggiormente si raccese per lo mal seme venuto di Pistoia di partebianca e nera come nel lasciato capitolo facemmo menzione. E' dettiCerchi furono in Firenze capo della parte biancae co·llorotennero della casa degli Adimari quasi tuttise non se il lato de'Cavicciuli; tutta la casa degli Abatila quale era allora moltopossentee parte di loro erano Guelfi e parte Ghibellini; grandeparte de' Tosinghiispezialmente il lato del Baschiera; parte dicasa i Bardie parte de' Rossie così de' Frescobaldieparte de' Nerli e de' Mannellie tutti i Mozzich'allora eranomolto possenti di ricchezza e di statotutti quegli della casa degliScalie la maggiore parte de' Gherardinitutti i Malispinie granparte de' Bostichie Giandonatide' Piglie de' VecchiettieArriguccie quasi tutti i Cavalcantich'erano una grande possentecasae tutti i Falconierich'erano una possente casa di popolo. Eco·lloro s'accostarono molte case e schiatte di popolani eartefici minutie tutti i grandi e popolani ghibellini; e per loséguito grande ch'aveano i Cerchi il reggimento della cittàera quasi tutto in loro podere. De la parte nera furono tutti queglidella casa de' Pazzi quasi principali co' Donatie tutti iVisdominie tutti i Manierie' Bagnesie tutti i Tornaquinciegli Spinie' Bondelmontie' GianfigliazziAglie BrunelleschieCavicciuolie l'altra parte de' Tosinghie tutto il rimanente; eparte di tutte le case guelfe nominate di sopraché quegliche non furono co' Bianchi per contrario furono co' Neri. E cosìde le dette due parti tutta la città di Firenze e 'l contadone fu partita e contaminata. Per la qual cagione la parte guelfapertema che le dette parti non tornassono in favore de' Ghibellinisìmandarono a corte a papa Bonifazioche·cci mettesse rimedio.Per la qual cosa il detto papa mandò per messer Vieri de'Cerchie come fue dinanzi a·lluisì 'l pregòche facesse pace con messer Corso Donati e colla sua parterimettendo in lui le differenzee promettendoli di mettere lui e'suoi in grande e buono statoe di fargli grazie spirituali comesapesse domandare. Messere Vieri tutto fosse nell'altre cose saviocavalierein questo fu poco savioe troppo duro e bizzarrochedella richesta del papa nulla volse faredicendo che non avea guerracon niuno; onde si tornò in Firenzee 'l papa rimase moltoisdegnato contro a·llui e contro a sua parte. Avenne pocoappresso che andando a cavallo dell'una setta e dell'altra per lacittà armati e in riguardoche con parte de' giovani de'Cerchi era Baldinaccio degli Adimarie Baschiera de' TosinghieNaldo de' Gherardinie Giovanni Giacotti Malispini co·lloroseguaci più di XXX a cavallo; e cogli giovani de' Donati eranode' Pazzie Spinie altri loro masnadieri; la sera di calen dimaggioanno MCCCveggendo uno ballo di donne che si facea nellapiazza di Santa Trinital'una parte contra l'altra si cominciarono asdegnaree a pignere l'uno contro a l'altro i cavaglionde sicominciò una grande zuffa e misleaov'ebbe più feditee a Ricoverino di messer Ricovero de' Cerchi per disaventura futagliato il naso dal volto; e per la detta zuffa la sera tutta lacittà fu per gelosia sotto l'arme. Questo fue il cominciamentodello scandalo e partimento della nostra città di Firenze e diparte guelfaonde molti mali e pericoli ne seguiro appressocomeper gli tempi faremo menzione. E però avemo raccontato cosìstesamente l'origine di questo cominciamento de le maladette partibianca e neraper le grandi e male sequele che ne seguiro a parteguelfa e a' Ghibellinie a tutta la città di Firenzeeziandio a tutta Italia: e come la morte di messer Bondelmonte ilvecchio fu cominciamento di parte guelfa e ghibellinacosìquesto fue il cominciamento di grande rovina di parte guelfa e dellanostra città. E nota che l'anno dinanzi a queste novitadierano fatte le case del Comuneche cominciano a piè del ponteVecchio sopra l'Arno verso il castello Altrafontee per ciòfare si fece il pilastro a piè del pontee convenne sirimovesse la statua di Marte; e dove guardava prima verso levantefurivolta verso tramontanaonde per l'agurio degli antichi fu detto:"Piaccia a·dDio che la nostra città non abbiagrande mutazione".



XL - Come il cardinale d'Acquasparta venne per legatodel papa per racconciare Firenzee non lo potéo fare

Per le sopradette novitadi e sette di parte bianca enerai capitani della parte guelfa e il loro consigliotemendo cheper le dette sette e brighe parte ghibellina non esaltasse inFirenzeche sotto titolo di buono reggimento già ne facea ilsembiantee molti Ghibellini tenuti buoni uomini erano cominciati amettere in su gli uficie ancora quegli che teneano parte neraperricoverare loro statosì mandarono ambasciadori a corte apapa Bonifazio a pregarlo che per bene della cittade e di parte diChiesa vi mettesse consiglio. Per la qual cosa incontanente il papafece legato a·cciò seguire frate Matteo d'Acquaspartasuo cardinale Portuensedell'ordine de' minorie mandollo aFirenzeil quale giunse in Firenze del seguente mese di giugno deldetto anno MCCCe da' Fiorentini fu ricevuto a grande onore. E luiriposato in Firenzerichiese balìa al Comune di pacificareinsieme i Fiorentini; e per levare via le dette parti bianca e neravolle riformare la terrae raccomunare gli uficie quegli dell'unaparte e dell'altra ch'erano degni d'essere priori mettere insacchetti a sesto a sestoe trargli di due in due mesicome venissela ventura; che per le gelosie de le parti e sette incominciate nonsi facea lezione de' priori per le capitudini dell'artiche quasi lacittà non si commovesse a sobuglioe talora con grandeapparecchiamento d'arme. Quegli della parte bianca che guidavano lasignoria de la terraper tema di non perdere loro stato e d'essereingannati dal papa e dal legato per la detta riformazionepresono ilpeggiore consiglio e non vollono ubbidire; per la qual cosa il dettolegato prese isdegnoe tornossi a cortee lasciò la cittàdi Firenze scomunicata e interdetta.



XLI - De' mali e de' pericoli che seguirono a la nostracittà appresso

Partito il legato di Firenzela città rimasein grande gelosia e in male stato. Avenne che del mese di dicembreseguenteandando messer Corso Donati e' suoi seguaci e que' dellacasa de' Cerchi e' loro seguaci armati a una morta di casa iFrescobaldiisguardandosi insieme l'una parte e l'altrasi vollonoassalireonde tutta la gente ch'era a la morta si levarono a romore;e così fuggendo e tornando ciascuno a casa suatutta la cittàfu ad armefaccendo l'una parte e l'altra grande raunata a casaloro; messer Gentile de' CerchiGuido CavalcantiBaldinaccio eCorso degli AdimariBaschiera della Tosae Naldo de' Gherardini conloro consorti e seguaci a cavallo e a piècorsono a porte SanPiero a casa i Donatie non trovandogli a porte San Pierocorsono aSan Piero Maggioreov'era messer Corso co' suoi consorti e raunatada' quali furono riparatie rincacciatie fediti con onta evergogna de' Cerchi e de' loro seguaci; e di ciò furonocondannati l'una parte e l'altra dal Comune. Poi poco appressoessendo certi de' Cerchi in contado a Nepozzano e Puglianoe inquelle loro contrade e poderivolendo tornare a Firenzeque' dellacasa de' Donati raunata loro amistà a Remolecontesono ilpassoe ebbevi fedite e assalti d'una parte e d'altra; per la qualcosa l'una parte e l'altra furono accusati e condannati della raunatae assalti; e quegli di casa i Donati la maggior parte per non poterepagare andarono dinanzie furono messi in pregione. Que' de' Cerchivolendo fare a·lloro esemplodicendo messer Torrigiano diCerchio: "Per questo non ci vincerannocome feciono iTedaldiniche gli consumarono per pagare le condannagioni"; sìfece andare gli suoi dinanzie sostenuti in pregione contra voleredi messer Vieri de' Cerchi e degli altri savi della casacheconosceano la complessione e morbidezza de' loro giovani; avenne cheuno maladetto ser Neri degli Abati soprastante di quella pregionemangiando co·llorofece venire uno presente d'uno migliaccioavelenatodel quale mangiaronoonde poco appresso in due dìmorirono due de' Cerchi bianchie due de' Nerie PiggelloPortinarie Ferraino de' Broncie di ciò non fue nullavendetta.



XLII - Di quello medesimo

Essendo la città di Firenze in tanto bollore epericoli di sette e di nimistàonde molto sovente la terraera a romore e ad armemesser Corso DonatiIspiniPazzie partede' Tosinghie Cavicciulie loro seguacigrandi e popolani di lorosetta di parte neraco' capitani di parte guelfa ch'allora erano alloro senno e volere si raunarono nella chiesa di Santa Trinitae ivifeciono consiglio e congiura di mandare ambasciadori a corte a papaBonifazioacciò che commovesse alcuno signore della casa diFranciache gli rimettesse in istatoe abattesse il popolo e partebiancae in ciò spendere ciò che potessono fare; ecosì misono a seguizione; onde sappiendosi per la cittàper alcuna spirazioneil Comune e 'l popolo si turbò forteefune fatta inquisizione per la signoriaonde messer Corso Donati chen'era capo fu condannato nell'avere e personae gli altri caporaliche furono a·cciò in più di XXm libbreepagarle. E ciò fattofurono mandati a' confini Sinibaldofratello di messer Corsoe de' suoie messer Rossoe messerRossellino della Tosae degli altri loro consorti; e messerGiachinotto e messer Pazzino de' Pazzi e di loro giovanie messerGeri Spini e de' suoi al castello della Pieve. E per levare ognisospetto il popolo mandò i caporali dell'altra parte a'confini a Serrezzano: ciò fu messer Gentilee messerTorrigianoe Carbone de' Cerchie di loro consortiBaschiera de laTosa e de' suoiBaldinaccio degli Adimari e de' suoiNaldo de'Gherardini e de' suoiGuido Cavalcanti e de' suoie GiovanniGiacotti Malespini. Ma questa parte vi stette meno a' confinichefurono revocati per lo 'nfermo luogoe tornonne malato GuidoCavalcantionde morìoe di lui fue grande dammaggioperciòch'era come filosafovirtudioso uomo in più cosese nonch'era troppo tenero e stizzoso. In questo modo si guidava la nostracittà fortuneggiando.



XLIII - Come papa Bonifazio mandò in Francia permesser Carlo di Valos

Tornato a corte di papa il legato frate Matteod'Acquaspartae informato papa Bonifazio del male stato e dubitosodella città di Firenzee poi per le novità seguitedopo la partita del legatocome detto avemoe per infestagione espendio de' capitani di parte guelfa e de' detti confinatich'eranoal castello della Pieve presso a la cortee di messer Geri Spini(ch'egli e la sua compagnia erano mercatanti di papa Bonifazioe deltutto guidatori) co·lloro procaccio e studioe di messerCorso Donati che seguiva la cortesì prese per consiglio ildetto papa Bonifazio di mandare per messer Carlo di Valos fratellodel re di Franciaper doppio intendimento; principalmente per aiutodel re Carlo per la guerra di Ciciliadando intendimento al re diFrancia e al detto messer Carlo di farlo eleggere imperadore de'Romanie di confermarloo almeno per autorità papale e disanta Chiesa di farlo luogotenente d'imperio per la Chiesaper laragione ch'ha la Chiesa vacante imperio; e oltre a questo gli diètitolo di paciario in Toscanaper recare co la sua forza la cittàdi Firenze al suo intendimento. E mandato in Francia per lo dettomesser Carlo suo legatoil detto messer Carlo con volontà delre suo fratello vennecome innanzi faremo menzionecolla speranzad'essere imperadore per le promesse del papacome detto avemo.



XLIV - Come i Guelfi furono cacciati d'Agobbioe poicome ricoveraro la terrae cacciarne i Ghibellini

Nel detto annodel mese di maggiola parteghibellina d'Agobbio colla forza degli Aretini e de' Ghibellini de laMarcaper tradimento ordinato ne la terracacciarono i Guelfid'Agobbio e uccisonne assai; ma poia dì XXIIII di giugnovegnentei Guelfi usciti d'Agobbio colla forza de' Peruginientrarono in Agobbioe ricoverarono loro statoe cacciarne iGhibellini con grande danno e uccisione di loro.



XLV - Come la parte nera furono cacciati di Pistoia.

Negli anni di Cristo MCCCIdel mese di maggiolaparte bianca di Pistoia coll'aiuto e favore de' Bianchi chegovernavano la città di Firenze ne cacciarono la parte neraedisfeciono le loro casepalazzie possessioniintra l'altre unaforte e ricca possessione de' palazzi e torri ch'erano de'Cancellieri neriche si chiamava Dammiata.



XLVI - Come gl'Interminelli e' loro seguaci furonocacciati di Lucca

Nel detto annoe in quello tempoessendo la cittàdi Lucca molto insollita per la mutazione di Pistoiae per le partibianca e nerala casa degl'Interminelli di Lucca co·lloroseguaci Mordicastellie que' del Fondoe altri di loro settaiquali teneano parte biancae s'accostavano co' Ghibellini e' Pisanicredendo fare così in Lucca come i Cancellieri bianchi inPistoiasì uccisono messer Obizzo degli Obizzi giudice. Perla qual cosa la città di Lucca corse ad armee trovandosi laparte nera e' Guelfi di Lucca più possentisì necacciarono di Lucca combattendo gl'Interminelli e' loro seguaciedisfeciono le loro possessionie misono fuoco nella contrada che sichiamava il fondo di porta San Cervagioe arsonvi più di Ccase. E così si venne spandendo la maladetta parte perToscana.



XLVII - Come i Guelfi usciti di Genova per pace furonorimessi in Genova

Nel detto anno i Genovesi feciono pace co' Grimaldi egli altri loro usciti guelfi e col re Carloe rimisorgli in Genovae riebbono il castello di Monaco che 'l teneano gli uscitie collaforza del re Carlo faceano grande guerra a' Genovesi. Nel detto annofu guerra e battaglia tra i Veronesi e 'l vescovo di Trentoonde iVeronesi ebbono il peggiore e furono sconfitti. E nel detto anno pocoappresso morì messer Alberto de la Scala capitano e signore diVeronae grande tiranno in Lombardiae appresso di lui rimasonosignori messer Cane e gli altri figliuoli del detto messer Albertotutto fossono assai di piccola etade; ma innanzi che morisse fececavalieri VII tra' suoi figliuoli e nipotich'avea il maggiore menodi XII anni.



XLVIII - Come aparve in cielo una stella commata

Nel detto annodel mese di settembreapparve incielo una stella commata con grandi raggi di fummo dietroapparendola sera di verso il ponentee durò infino al gennaiode laquale i savi astrolagi dissono grandi significazioni di futuripericoli e danni a la provincia d'Italiae a la città diFirenzee massimamente perché la pianeta di Saturno e quelladi Marti in quello anno s'erano congiunte due volte insieme nel mesedi gennaio e di maggio nel segno del Leonee la luna scurata deldetto mese di gennaio similemente nel segno del Leoneil quales'atribuisce a la provincia d'Italia. E bene asseguì lasignificazionecome innanzi leggendo potrete comprendere; masingularmente si disse che la detta commeta significò l'aventodi messer Carlo di Valosper la cui venuta molte rivolture ebbe laprovincia d'Italia e la nostra città di Firenze.



XLIX - Come messer Carlo di Valos di Francia venne a papaBonifazioe poi venne in Firenze e caccionne la parte bianca

Nel detto anno MCCCIdel mese di settembregiunsene la città d'Anagna in Campagnaov'era papa Bonifazio co lasua cortemesser Carlo conte di Valos e fratello del re di Franciacon più conti e baronie da Vc cavalieri franceschi in suacompagniaavendo fatta la via da Lucca ad Anagna sanza entrare inFirenzeperché n'era sospetto; il quale messer Carlo dal papae da' suoi cardinali fu ricevuto onorevolemente; e venne ad Anagna lore Carlo e' suoi figliuoli a parlamentare co·llui e aonorarlo; e 'l papa il fece conte di Romagna. E trattato e messo inassetto col papa e co·re Carlo il passaggio di Cicilia a laprimavera vegnenteper la principale cagione perch'era mosso diFranciail papa non dimenticato lo sdegno preso contro a la partebianca di Firenzenon volle che soggiornasse e vernasse invanoeper infestamento de' Guelfi di Firenzesì gli diede il titolodi paciaro in Toscanae ordinò che tornasse a la cittàdi Firenze. E così fececolla sua gentee con molti altriFiorentini e Toscani e Romagnuoliusciti e confinati di loro terraper parte guelfa e nera. E venuto a Siena e poi a Staggiaque' chegovernavano la città di Firenzeavendo sospetto di suavenutatennero più consigli di lasciarlo entrare nella cittào no. E mandandogli ambasciadorie egli con belle e amichevoliparole rispondendo come venia per loro bene e statoe per mettergliin pace insieme; per la qual cosa quegli che reggeano la terratuttofossono a parte biancasi vocavano e voleansi tenere Guelfipresonopartito di lasciarlo venire. E così il dì d'OgnesantiMCCCI entrò messer Carlo in Firenzedisarmata sua gentefaccendogli i Fiorentini grande onorevegnendogli incontro aprocessionee con molti armeggiatori con bandieree coverti icavagli di zendadi. E lui riposato e soggiornato in Firenze alquantidìsì richiese il Comune di volere la signoria eguardia de la cittadee balìa di potere pacificare i Guelfiinsieme. E ciò fu asentito per lo Comunee a dì V dinovembre nella chiesa di Santa Maria Novellaessendosi raunatipodestàe capitanoe' priorie tutti i consiglierie ilvescovoe tutta la buona gente di Firenzee della sua domanda fattaproposta e diliberatae rimessa in lui la signoria e la guardiadella città. E messer Carlo dopo la sposizione del suoaguzzetta di sua bocca accettò e giuròe comefigliuolo di re promise di conservare la città in pacifico ebuono stato; e io scrittore a queste cose fui presente. Incontanenteper lui e per sua gente fu fatto il contradioche per consiglio dimesser Musciatto Franzesiil quale infino di Francia era venuto persuo pedotosì come era ordinato per gli Guelfi nerifecearmare sua gentee innanzi che messer Carlo fosse tornato a casach'albergava in casa i Frescobaldi Oltrarno; onde per la dettanovitade di vedere i cittadini la sua gente a cavallo armatalacittà fu tutta in gelosia e sospettoe a l'arme grandi epopolaniciascuno a casa de' suoi amici secondo suo podereabarrandosi la città in più parti. Ma a casa i prioripochi si raunaronoe quasi il popolo fue sanza capoveggendositraditi e ingannati i priori e coloro che reggeano il Comune. Inquesto romore messer Corso de' Donatiil qual era isbandito erubellocom'era ordinatoil dì medesimo venne in Firenze daPeretola con alquanto séguito di certi suoi amici e masnadieria pièe sentendo la sua venuta i priori e' Cerchi suoinemicivegnendo a·lloro messer Schiatta de' Cancellierich'era in Firenze capitano per lo Comune di CCC cavalieri soldatievolea andare contro al detto messer Corso per prenderlo e peroffenderlomesser Vieri caporale de' Cerchi non aconsentìdicendo: "Lasciatelo venire"confidandosi nella vanasperanza del popoloche 'l punisse. Per la qual cosa il detto messerCorso entrò ne' borghi della cittadee trovando le porte dele cerchie vecchie serratee non potendo entraresì se nevenne a la postierla da Pintich'era di costa a San Piero Maggioretra le sue case e quelle degli Uccellinie quella trovando serratacominciòe a tagliaree dentro per gli suoi amici fu fatto ilsomigliantesì che sanza contasto fu messa in terra. E luientrato dentro schierato in su la piazza di San Piero Maggioreglicrebbe genti e séguito di suoi amicigridando: "Vivamessere Corso e 'l barone!"ciò era messer Corsochecosì il nomavano; ed egli veggendosi crescere forza e séguitola prima cosa che feceandòe a le carcere del Comunech'erano nelle case de' Bastari nella ruga del palagioe quelle perforza aperse e diliberò i pregioni; e ciò fattoilsimile fece al palazzo de la podestàe poi a' priorifaccendogli per paura lasciare la signoria e tornarsi a·llorocase. E con tutto questo stracciamento di cittademesser Carlo diValos né sua gente non mise consiglio né riparonéatenne saramento o cosa promessa per lui. Per la qual cosa i tirannie malfattori e isbanditi ch'erano nella cittadepresa baldanzaeessendo la città sciolta e sanza signoriacominciarono arubare i fondachi e botteghee le case a chi era di parte biancaochi avea poco poderecon molti micidiie fedite faccendo ne lepersone di più buoni uomini di parte bianca. E duròquesta pestilenzia in città per V dì continui congrande ruina della terra. E poi seguì in contadoandando legualdane rubando e ardendo le case per più di VIII dìonde in grande numero di belle e ricche possessioni furono guaste earse. E cessata la detta ruina e incendiomesser Carlo col suoconsiglio riformarono la terra e la signoria del priorato di popolanidi parte nera. E in quello medesimo mese di novembre venne in Firenzeil sopradetto legato del papamesser Matteo d'Acquasparta cardinaleper pacificare i cittadini insiemee fece fare la pace tra que'della casa de' Cerchi e gli Adimari e' loro seguaci di parte biancaco' Donati e' Pazzi e' loro seguaci di parte neraordinandomatrimoni tra·lloro; e volendo raccomunare gli uficiqueglidi parte nera co la forza di messer Carlo non lasciaronoonde illegato turbato si tornò a cortee lasciòe interdettala cittade. E la detta pace poco duròche avenne il dìdi pasqua di Natale presenteandando messer Niccola de' Cerchibianchi al suo podere e molina con suoi compagni a cavallopassandoper la piazza di Santa Croceche vi si facea il predicareSimone dimesser Corso Donatinipote per madre del detto messer Niccolasospinto e confortato di mal farecon suoi compagni e masnadieriseguì a cavallo il detto messer Niccolae giugnendolo alponte ad Africo l'assalì combattendo; per la qual cosa ildetto messer Niccola sanza colpa o cagionené guardandosi diSimonedal detto suo nipote fu morto e atterrato da cavallo. Ma comepiacque a·dDiola pena fu apparecchiata a la colpachefedito il detto Simone dal detto messer Niccola per lo fiancolanotte presente morìo; onde tutto fosse giusto giudiciofutenuto grande dannoche 'l detto Simone era il più compiuto evirtudioso donzello di Firenzee da venire in maggiore pregio estatoed era tutta la speranza del suo padre messer Corsoil qualedella sua allegra tornata e vittoria ebbe in brieve tempo dolorosoprincipio di suo futuro abbassamento. In questo tempo poco appressonon possendo la città di Firenze posareessendo pregna dentrodel veleno della setta de' Bianchi e Nericonvenne che partorissedoloroso fine; onde avenne che·ll'aprile vegnente con ordine econ trattato fatto per gli Neri uno barone di messer Carloch'aveanome messer Piero Ferrante di Linguadococercò cospirazioneco' detti della casa de' Cerchie con Baldinaccio degli AdimarieBaschiera de' Tosinghie Naldo Gherardinie altri loro seguaci diparte biancadi volergli con suo séguito e di sua genterimettere in istatoe tradire messer Carlocon grandi impromesse dipecunia; onde lettere e co·lloro suggelli furono fatteoverofalsificatele quali per lo detto messer Piero Ferrantecom'eraordinatofurono portate a messer Carlo. Per la qual cosa i detticaporali di parte biancaciò furono tutti quegli della casade' Cerchi bianchi da porte San PieroBaldinaccio e Corso degliAdimaricon quasi tutto il lato de' BellincioniNaldo de'Gherardini col suo lato della casaBaschiera de' Tosinghi col suolato de la detta casaalquanti di casa i CavalcantiGiovanniGiacotto Malispini e' suoi consortiquesti furono i caporali chefurono citatie non comparendoo per tema del malificio commessooper tema di non perdere le persone sotto il detto ingannosi partirode la cittàacompagnati da' loro aversari; e chi n'andòa Pisae chi ad Arezzo e Pistoiaaccompagnandosi co' Ghibellini enimici de' Fiorentini. Per la qual cosa furono condannati per messerCarlo come ribellie disfatti i loro palazzi e beni in cittàe in contadoe così di molti loro seguaci grandi e popolani.E per questo modo fue abattuta e cacciata di Firenze la 'ngrata esuperba parte de' Bianchicon séguito di molti Ghibellini diFirenzeper messer Carlo di Valos di Francia per la commessione dipapa Bonifazioa dì IIII d'aprile MCCCIIonde a la nostracittà di Firenze seguirono molte rovine e pericolicomeinnanzi per gli tempi potremo leggendo comprendere.



L - Come messer Carlo di Valos passò in Ciciliaper fare guerra per lo re Carloe fece ontosa pace

Nel detto anno MCCCIIdel mese d'aprilemesserCarlo di Valos fornito in Firenze quello perché era venutocioè sotto trattato di pace cacciata la parte bianca diFirenzesi partìe andonne a cortee poi a Napoli; e làtrovato lo stuolo e apparecchiamento fatto per lo re Carlo di piùdi cento tra galee e uscieri e legni grossisanza i sottiliperpassare in Ciciliasì si ricolse in maree in sua compagniaRuberto duca di Calavra figliuolo del re Carlo con più di MDcavalieri. E apportato in Cicilia al porto di...scese in terra perguerreggiare l'isolama don Federigo di Raona signore di Cicilianon possendo resistere né comparire a la forza di messer Carloin mare né in terracon suoi Catalani si mise a fare guerraguerriata a messer Carloandandoli fuggendo innanzi di luogo inluogoe talora di dietro a impedirgli la vittuagliaper modo che inpoco tempo sanza acquistare terra neuna di rinomose non Termolemesser Carlo e sua gente furono per malatia di loro e de' cavagliper difalta di vittuagliaquasi straccati. Per la qual cosa pernecessitade convenne che si partisse con suo poco onore. E veggendoche altro non poteamesser Carlo sanza saputa del re Carlo ordinòuna dissimulata pace con don Federigocioè ch'egli prendesseper moglie la figliuola del re Carlo detta Alienorae chequando laChiesa e 'l re Carlo gli atassono acquistare altro reamech'eglilascerebbe a queto al re Carlo l'isola di Cicilia; e se nonsì·lladovesse tenere per dote della moglie tutta sua vitae appresso lasua morte i suoi figliuoli lasciare l'isola al re Carlo e a sue rededando loro Cm once d'oro. La qual cosa fattae promessa e giurataper le partie tornato messer Carlo coll'armata a Napoliemandatagli la figliuola del re Carlosì la sposò; mapoi di promessa fatta nulla s'aseguìo: e così percontradio si disse per motto: "Messer Carlo venne in Toscana perpaciaroe lasciòe il paese in guerra; e andòe inCicilia per fare guerrae reconne vergognosa pace". Il quale ilnovembre vegnente si tornò in Franciascemata e consumata suagente e con poco onore.



LI - Come si cominciò la compagna di Romania.

Nel detto anno MCCCIIpartito messer Carlo diCicilia e rimasa l'isola in paceuna grande gente di soldaticatalanigenovesie altri italiani istati in Cicilia a la dettaguerra per l'una parte e per l'altrasi partirono di Cicilia con XXgalee e altri legnionde feciono loro capitano uno frate Ruggieridell'ordine de' Tempieriuomo dissolutoe di sanguee crudeleepassarono in Romania per conquistare terrae puosonsi nel reame diSalome e quello distrussonoe guastarono la Grecia infino inGostantinopolie crescendo il loro podere d'ogni colletta di gentelatinafuggitividissolutie paterinie d'ogni setta scacciativivendo illibitamente fuori d'ogni leggesi chiamaro la Compagnastando e vivendo in corso e in guerra a la roba d'ogni uomo; e ciòch'aquistavano era comunedistruggendo e rubando ciò chetrovavanosanza ritenere cittào castellao casale cheprendessonoma quelle rubate ardendo e guastando. E così duròla detta dissoluta compagna più di XII anniuccidendo piùloro signorie rimutandoli in poco tempo chi più avea séguitoo podere. A la fine tornaro sopra le terre del dispotocioèil reame di Macedoniae quelle distrussono; e poi ne vennero nelducato d'Atenae rubellarsi dal conte di Brenna ch'era duca d'Atenae loro capitano e signoree per quistioni da·llui a·llorosi combatterono insiemee sconfissono il detto duca loro signoreea·llui tagliarono la testae presono le terre suee diquelle della Morea; e quegli signoraggi tra·lloro sipartirono; e disabitarono e distrussono gli antichi fii de'Franceschiche que' signoraggi teneanoe le loro donne e figliuoleche a·lloro piacquero ritennero e le presono per moglierimasono abitanti e paesani della terra. E così le delizie de'Latiniacquistate anticamente per gli Franceschii quali erano ipiù morbidi e meglio stanti che in nullo paese del mondopercosì dissoluta gente furono distrutte e guaste. Lasceremo de'fatti di Romania e di Ciciliae torneremo a le novità chesursono in Firenze e in Toscana per la cacciata de' Bianchi diFirenze.



LII - Come i Fiorentini e' Lucchesi feciono oste soprala città di Pistoiae come ebbono per assedio il castello diSerravalle

Nel detto anno MCCCIIdel mese di maggioessendo lacittà di Pistoia ribellata a' Fiorentini e a' Lucchesi per lacacciata de' Bianchi di Firenze e degl'Interminelli di Luccae partedi loro detti usciti ridotti in Pistoia per fare guerrail Comune diFirenze e quello di Lucca di concordia feciono oste a la cittàdi Pistoiae furonvi di Firenze tra cavallate e soldati M cavalierie VIm pedonie di Lucca più di VIc cavalieri e bene Xmpedoni; e la città di Pistoia guastarono intorno intornoistandovi ad assedio per XXIII dì. Dentro a Pistoia era messerTosolato degli Uberti loro capitano di guerra con IIIc cavalierieguardò e difese bene la cittade. A la fine veggendo i Lucchesiche la stanza di Pistoia era speranza vana di potere per forza o perassedio avere la cittàs'accordaro di ritrarsi adietroco·lloro ostee di porsi all'assedio del castello diSerravallech'era de' Pistolesi ed era molto forte; e così fufatto. E al detto assedio rimasono le due sestora delle cavallate diFirenzerimutandosi a tempo a tempo con parte di loro soldati egente a piè assaitenendo i Fiorentini il loro campo di versoPistoia. E quello castello combattutoe con più difici grossiche gittavano dentro maceratoma per tutto ciò non s'arendeaperò che dentro v'avea più di IIIIc de' maggiori e de'migliori cittadini di Pistoiai quali difendeano il castelloe alcontinuo assalivano il campo vigorosamentea la fine per malaprovisione di vittuaglia a tanta gentequanta avea dentro traPistolesi e terrazzani e forestierich'era più di MCC uominisanza le femmine e' fanciullifallì loro; per la qual cosaper necessità di vivanda s'arrenderono pregioni al Comune diLucca a dì VI di settembre del detto anno; onde più diCCC Pistolesi n'andarono legati pregioni a la città di Luccae gli altri terrazzani rimasono fedeli de' Lucchesii quali Lucchesivi feciono una nuova e forte rocca da la parte loro di Valdinievolee uno grosso muro da la rocca vecchia di qua ov'è la pieve ala Nuovaper tenere meglio il detto castello a·lloroubbidienzarecandogli a loro contado.



LIII - Come i Fiorentini ebbono il castello di Piano diTrevigne e più altre castella ch'aveano rubellate i Bianchi.

Nella stanza del detto assedio di Pistoia si rubellòa' Fiorentini il castello di Piano di Trevigne in Valdarno perCarlino de' Pazzi di Valdarnoe in quello col detto Carlino sirinchiusono de' migliori nuovi usciti Ghibellini e Bianchi diFirenzegrandi e popolanie faceano grande guerra nel Valdarno; perla qual cosa fu cagione di levarsi l'oste da Pistoialasciando iFiorentini il terzo della loro gente all'assedio di Serravalle inservigio de' Lucchesicome detto avemoe tutta l'altra oste tornatain Firenzesanza soggiorno n'andarono del mese di giugno in Valdarnoe al detto castello di Pianoe a quello istettonoe assediarono perXXVIIII dì. A la fine per tradimento del sopradetto Carlino eper moneta che n'ebbe i Fiorentini ebbono il castello. Essendo ildetto Carlino di fuorifece a' suoi fedeli dare l'entrata delcastelloonde molti vi furono morti e presipure de' miglioriusciti di Firenze. E ciò fattotornati a Firenze con questavittoriasanza soggiorno andarono popolo e cavalieri di Firenze inMugello sopra i signori Ubaldinii quali co' Bianchi e co'Ghibellini s'erano rubellati al Comune di Firenzee guastarono iloro beni di qua da l'alpe e di là. E tornati in Firenzelastate medesima cavalcarono in Valdigrieve sopra il castello di MonteAgliari e di Monte Agutoi quali aveano rubellati que' della casade' Gherardinich'erano di parte biancae quelle due castellas'arrenderono a pattisalve le personeal Comune di Firenzelequali il Comune di Firenze fece disfare. E nel detto anno iFiorentini ebbono gran vittoria in ogni loro oste e cavalcata chefecionobene aventurosamente perseguitando in ogni parte gli uscitibianchi e' ghibellini con loro distruzzione.



LIV - Come l'isola d'Ischia gittò maravigliosofuoco

Nel detto anno MCCCII l'isola d'Ischiala quale èpresso a Napoligittò grandissimo fuoco per la suasolfaneriaper modo che gran parte dell'isola consumòeguastò infino al girone d'Ischia; e molte gentie bestiameela terra medesima per quella pestilenzia morirono e si guastarono. Emolti per iscampare fuggirono a l'isola di Procita e a quella diCaprie a terra ferma a Napolie a Baiae a Pozzuoloe in quellecontrade; e durò la detta pestilenzia più di due mesi.Lasceremo alquanto de' nostri fatti di Firenze e di que' d'Italiaefaremo incidenza e disgressione per raccontare grandi e maravigliosenovitadi che a questo tempo avennero ne·reame di Franciacioènelle parti di Fiandrale quali sono bene da notare e da farneordinata memoria nel nostro trattato.



LV - Come il popolo minuto di Bruggia si rubellòdal re di Franciae uccisono i Franceschi

Come noi lasciammo adietro nel capitoloche 'l re diFrancia ebbe al tutto la signoria di Fiandrae in sua pregione ilconte e due suoi figliuoli l'anno MCCLXXXXVIIIIe lasciato guernitodi sua gente e di suoi balii il paesee che gli artefici minuti diBruggiacome sono tesserandoli e foloni di drappie beccariecalzolaie altrifossono uditi a ragione per la loro petizione dataa lo ree adirizzati di loro pagamenti per gli loro lavoriiedell'assise de la terrale quali erano loro incomportabili; la dettagente de la Comune non fu udita né adirizzati; ma i balii delre a preghiera de' grandi borgesi e per loro moneta i caporali de'detti artefici e popolo minutoi quali erano i principali Piero leRoi tesserandolo e Giambrida beccaiocon più di XXX de'maggiori di loro mestieri e arti misono in pregione in Bruggia. Enota che 'l detto Piero le Roi fu il capo e commovitore de la Comunee per sua franchezza fu sopranominato Piero le Roie in fiammingoConnicheroicioè Piero lo re. Questo Piero era tessitore dipanni povero uomoe era piccolo di persona e sparutoe ciecodell'uno occhioe d'età di più di LX anni; linguafrancesca né latina non sapeama in sua lingua fiammingaparlava meglioe più ardito e stagliato che nullo di Fiandrae per lo suo parlare commosse tutto il paese a le grandi cose che poiseguiroe però è bene ragione di fare di lui memoria.E per la presa di lui e de' suoi compagni il popolo minuto di Bruggiacorsono la terra e combatterono il borgocioè il castello ovestanno gli schiavini e' rettori della terrae uccisono de' borgesie per forza trassono di pregione i loro caporali. E ciò fattodi questa querela si fece triegua e appello a Parigi dinanzi al reedurò bene uno anno la quistione; e a la fine per moneta spesaper gli grandi borgesi di Fiandra intorno a la corte del re il popolominuto ebbono la sentenzia incontro; onde venuta la novella aBruggiaque' de la Comuna si levarono da capo a romore e ad arme; maper paura delle masnade e de' grandi borgesi si partirono di Bruggiae andarne a la terra del Damo ivi presso a III migliae quellacorsonoe uccisono il balio e' sergenti che v'erano per lo reerubarono i grandi borgesi de la terrae uccisorne; e ciòfattocome genti disperati e in furiavennero a la terrad'Andiborgo e feciono il somigliante; e poi ne vennero al maniere delconte che si chiama Malapresso a Bruggia a tre migliache v'eradentro il balio di Bruggia e da LX sergenti del ree quella fortezzaper forza presonoe sanza misericordia o redenzione quantiFranceschi dentro avea misero a morte. I grandi borgesi di Bruggiaveggendo così adoperare e crescere la forza al minuto popolotemettono di loro e de la terra; incontanente mandarono in Franciaper soccorso; per la qual cosa lo re incontanente vi mandòmesser Giacomo di San Polo sovrano balio di tutta Fiandracon MDcavalieri franceschie con sergenti assai; e giunti a Bruggiapresono e fornirono i palagi de l'Alle del Comune e tutte le fortezzede la terra con guernigione di loro genti d'armeistando la terra diBruggia in grande sospetto e guardia. E crescendo la forza e l'ardireal minuto popolocome piacque a·dDioper pulire il peccatode la superbia e avarizia de' grandi borgesi e abattere l'orgogliode' Franceschiquegli artefici e popolo minuto ch'erano rimasi inBruggia feciono tra·lloro giura e cospirazione di disperarsiper uccidere i Franceschi e' grandi borgesie mandarono per gli loroisfuggiti a la terra del Damo e quella d'Andiborgoond'erano lorocapi e maestri Piero le Roi e Giambridache venissono a Bruggialiquali cresciuti in baldanza per la vittoria e uccisione per lorocominciata contro a' Franceschia bandiere levatee le femmine comegli uominivennero in Bruggia la notte di... com'era ordinato; epoteallo fareperò che lo re avea fatti abattere i fossi eporte di Bruggia. E giunti nella terradandosi nome con que d'entroe gridando in loro linguaggio fiamingoche da' Franceschi nonn-eranointesi; "Viva la Comunee a la morte de' Franceschi!"abarraro le rughe de la terra. Per la qual cosa si cominciò ladolorosa pestilenzia e morte de' Franceschiper modo che qualunqueFiammingo avea in sua casa nullo Francescoo l'uccideao 'l menavapreso a la piazza dell'Allaove la Comune era raunata e armatae làgiugnendo i presicome tonnina in pezzi erano tagliati e morti.Sentendo i Franceschi levato il romoree armandosi per raunarsiinsiemesi trovavano da' loro osti tolti i frenie le selle de'cavalli nascose. E più ne faceano le femmine che gli uomini; echi era montato a cavallo trovava le rughe abarratee gittati loro isassi da le finestree morti per le vie. E così duròtutto il giorno la detta persecuzioneove morironoche con ferrieche di sassie d'esser gittati gli uomini dalle finestre delle torrie palazzi dell'Alleov'erano in fortezze più di MCCFranceschi a cavallo e più di MM sergenti a piedeonde tuttele rughe e piazze di Bruggia erano piene di corpi mortie di sanguee carogna de' Franceschiche più di tre dì glipenarono a sotterrareportandogli in carra fuori della terraegittandogli in fosse a' campi; e de' grandi borgesi assai vi furonomortie tutte loro case rubate. Messer Giache di San Polo con pochifuggendo scampòperch'abitava presso all'uscita della terra;e questa pestilenzia fu uno... del mese di...gli anni di CristoMCCCI.



LVI - De la grande e disaventurosa sconfitta che'Franceschi ebbono a Coltrai da' Fiaminghi

Dopo la detta rubellazione di Bruggia e morte de'Franceschi i maestri e' capitani della Comune di Bruggiaparendoloro avere fatte e cominciate grandi impresee grande misfattocontro a·re di Francia e sua gentee considerando di nonpotere per loro medesimi sostenere sì gran fascioessendosanza il loro signore e sanza altro aiutosì mandarono inBrabante per lo giovane Guiglielmo di Giulierifratello dell'altromesser Guiglielmo di Giulieri che morì per la sconfitta diFornes ad Arazzo in pregione del conte d'Artesecome adietro facemmomenzione. Questo Guiglielmo era nato per madre della figliuola delvecchio conte Guido di Fiandrae figliuolo del conte di Giulieri diValdirenoed era gran cherico. Sì tosto come fu richesto daque' di Bruggiaper vendicare il suo fratello da' Franceschilasciòla chericia e venne in Fiandrae da que' di Bruggia fu ricevuto agrande onoree fatto loro signore. Incontanente fece gridare ostesopra la villa e terra di Guantoche si tenea per lo re; ma la terraera forte de le più del mondo per sito e per murafossierivieree padulisicché il loro assalto fue invano; onde sipartirono e andarono a le terre del Franco di Bruggia de le marine diFiandrae quelle quasi tutte con poca fatica recaro in lorosignoriacome fu le SchiuseNuovoportoBerghee ForneseGravalinguae più altre ville; onde gran popolo crebbe a que'di Bruggia. E ciò sentendo il giovane Guido figliuolo delconte di Fiandra della seconda donnanato della contessa di Namurrovenne in Fiandrae accozzossi con Guiglielmo di Giulieri suo nipotee furono insieme fatti signori e guidatori del popolo di Fiandraribello del re di Francia; e tornando da le terre delle marineebbono a patti Guidendallail ricco maniere del conteove avea piùdi Vc Franceschi. E ciò fattovenne messer Guido a oste sopraColtrai con XVm di Fiaminghi a pièe ebbe la terrasalvo ilcastello del rech'era molto forte e guernito de' Franceschi acavallo e a piè. Guiglielmo di Giulieri andòeall'assedio al castello di Cassella con parte dell'ostee in questaistanza quegli della terra d'Ipro e di Camua di loro volontàs'arendero a messer Guido di Fiandraonde crebbe gran podere a'Fiaminghie ingrossossi l'oste a Coltrai. Quegli del castello chev'erano per lo resi difendeano francamentee co·lloroingegni e difici disfeciono e arsono gran parte della terra diColtrai; ma per lo improviso assedio de' Fiamminghi non eranoguerniti di vittuaglia quanto bisognava loro; e però mandaronoin Francia al re per soccorso tostanoonde il re sanza indugio vimandò il buono conte d'Artese suo zio e de la casa di Franciacon più di VIIm cavalieri gentili uominicontie duchiecastellanie banderesionde de' caporali fareno menzionee con XLmsergenti a piède' quali erano più di Xm balestrieri.E giunti sopra il colle il quale è di contro a Coltraiversola via che va a Tornaiin su quello s'acamparonopresso delcastello a mezzo miglio. E per fornire le spese della cominciataguerra di Fiandra lo re di Franciaper male consiglio di messerBiccio e Musciatto Franzesi nostri contadinisì fecepeggiorare e falsificare la sua monetaonde traeva grande entrataperò che ella venne peggiorando di tempo in temposìche la recò a la valuta del terzoonde molto ne fu abominatoe maldetto per tutti i Cristiani; e molti mercatanti e prestatori dinostro paese ch'erano co·lloro moneta in Francia ne rimasonodiserti. Il buono e valente giovane messer Guido di Fiandraveggendol'esercito de' Franceschi a cavallo e a piè che gli eranovenuti adossoe conoscendo ch'egli non potea schifare la battagliao abandonare la terra di Coltrai e l'assedio del castelloelasciandolo e tornando a Bruggia col suo popolo era morto e confusosì mando per messer Guiglielmo di Giulieri ch'era all'assediodi Cassella che lasciasse l'assedioe colla sua oste venisse a·lluie così fu fatto; e trovarsi insieme con XXm uomini a pièche nullo v'avea cavallo per cavalcare se non i signori. E diliberatoal nome di Dio e di messer san Giorgio di prendere la battagliauscirono della terra di Coltraie levarono il loro campoch'era dilà dal fiume de la Lisciae passarono in su uno rispianatopoco di fuori della terraper lo cammino che va a Guantoe quivi sischieraro incontro a' Franceschi; ma segacemente presono vantaggioche a traverso di quella pianura corre uno fosso che raccogliel'acque della contrada e mette nella Lisciail quale è largoil più V braccia e profondo IIIe sanza rilevato che si paiadi lungiche prima v'è altri suche quasi s'acorga chev'abbia fossato. In su quello fosso dal loro lato si schieraro a modod'una luna come andava il fossoe nullo rimase a cavallomaciascuno a piècosì i signori e' cavalieri come lacomune genteper difendersi da la percossa delle schiere de' cavallide' Franceschie ordinarsi uno con lancia (che l'usano ferratetegnendole a guisa che si tiene lo spiedo a la caccia del porcosalvatico)e uno con uno grande bastone noderuto come manica dispiedoe dal capo grosso ferrato e puntagutolegato con anello diferro da ferire e da forare; e questa salvaggia e grossa armadurachiamano godendaccioè in nostra lingua buono giorno. E cosìaringati uno ad unoche altre poche armadure aveano da offendere oda difenderecome genti povere e non usi in guerracome disperatidi saluteconsiderando il grande podere de' loro nimicisi vollonoinnanzi conducere a morire al campoche fuggire e essere presi e perdiversi tormenti giudicati: feciono venire per tutto il campo unoprete parato col corpo di Cristosì che ciascuno il videein luogo di comunicarsiciascuno prese uno poco di terra e si misein bocca. Messer Guido di Fiandra e messer Guiglielmo di Giulleriandavano dinanzi a le schiere confortandogli e amonendo di ben farericordando loro l'orgoglio e superbia de' Franceschie 'l torto chefaceano a' loro signori e a·lloroe a quello che verrebbonoper le cose fatte per lorose' Franceschi fossono vincitori; emostrando loro ch'essi combatteano per giusta causae per iscampareloro vita e di loro figliuolie che francamente dovesseroprincipalmente intendere pure amazzare e fedire i cavalli. E messerGuido di sua mano in su 'l campo fece cavaliere il valente Piero leRoi con più di XL de la Comunepromettendose vincessonoaciascuno dare retaggio di cavaliere. Il conte d'Artese capitano educa dell'oste de' Franceschiveggendo i Fiamminghi usciti a campofece stendere il campo suoe scese più al piano contro a'nemicie ordinò i suoi in X schiere in questo modo: che de laprima fece guidatore messer Gianni di Barlas con MCCCC cavalierisoldatiProvenzaliGuasconiNavarresiSpagnuolie Lombardimolto buona gente; de la seconda fece conduttore messere Rinaldod'Itria valente cavaliere con Vc cavalieri; la terza schiera fu diVIIc cavalierionde fu capitano messer Rau di Niellaconestabile diFrancia; la quarta battaglia fu di VIIIc cavalierila quale guidavamesser Luis di Chiermonte della casa di Francia; la quintail conted'Artese generale capitano con M cavalieri; la sestail conte di SanPolo con VIIc cavalieri; la settimail conte d'Albamalae il contedi Due il ciamberlano di Francavilla con M cavalieri; l'ottavamesser Ferri figliuolo del duca de·Lorenoe il conte diSassona con VIIIc cavalieri; la nona battaglia guidava messerGottifredi fratello del duca di Brabantee messer Gianni figliuolodel conte d'Analdo con Vc cavalieri brabanzoni e anoieri; la decimafu di CC cavalieri e di Xm balestrierila quale guidava messereGiache di san Polo con messer Simone di Piemonte e Bonifazio diMantovacon più d'altri XXXm sergenti d'arme a pièLombardiFranceschie Provenzalie Navarresidetti bidalicongiavellotti. Questa fu la più nobile oste di buona gente chemai facesse il detto re di Franciadov'era il fiore de la baronia ebaccelleria de' cavalieri de·reame di Franciadi Brabanted'Analdoe di Valdireno. Essendo aringate le battaglie dell'unaparte e dell'altra per combatteremesser Gian di Burlase messerSimone di Piemontee Bonifaziocapitani di soldati e balestrieriforestierimolto savi e costumati di guerrafurono al conastabole edissono: "Sireper Dio lasciamo vincere questa disperata gentee popolo di Fiaminghi sanza volere mettere a pericolo il fiore dellacavalleria del mondo. Noi conosciamo i costumi de' Fiaminghi: e' sonousciti di Coltrai come disperati d'ogni saluteo per combattere oper fuggirsie sono acampati di fuorie lasciato nella terra i loropoveri arnesi e vivanda. Voi starete schierati co la vostracavalleriae noi co' nostri soldati che sono usi di fare assalti ecorreriee co' nostri balestrierie cogli altri pedoniche n'avemodue cotanti di loroenterremo tra loro e la terra di Coltraie gliassaliremo da più partie terregli in badalucchi e scheremugigran parte del dì. I Fiaminghi sono di grande pastoe tuttodì sono usi di mangiare e di bere; tegnendoli noi in bistentoe digiunigli straccheremoe non potranno durareperché nonsi potranno rinfrescare; si partiranno del campo a rotta da·lloroschieree come voi vedrete ciòspronate loro adosso convostra cavalleriae avrete la vittoria sanza periglio di vostragente". E di certo così veniva fattoma a cui Idio vuolemale gli toglie il sennoe per le peccata commesse si mostra ilgiudicio di Dio; e intra gli altri peccati il conte d'Artese aveadispregiate le lettere di papa Bonifazioe con tutte le bollegittate nel fuoco. Udito questo consiglio il conastabolesìgli piacque e parve buonoe venne co' detti conostaboli al conted'Artesee dissegli il consiglioe come gli parea il migliore. Ilconte d'Artese rispuose per rimproccio: "Pru diablece sont deguiglie di Lombarse vos conostable aves ancore du pol del lu";cioè volle dire ch'e' non fosse leale al reperché lafigliuola era moglie di messer Guiglielmo di Fiandra. Allora ilconestabole irato per lo rimproccio uditodisse al conte: "Sirese vos verres u gie irai vos ires bene avant". E come disperatostimandosi d'andare a la mortefece muovere sue bandieree brocciòa·ffedire francamentenon prendendosi guardianésappiendo del fosso a traverso dov'erano schierati i Fiamminghicomeadietro facemmo menzione. E giugnendo sopra il detto fossoiFiamminghi ch'erano dall'una parte e dall'altra cominciarono a fediredi loro bastoni detti godendac a le teste de' destrierie facevaglirivertire e ergere adietro. Il conte Artese e l'altre schiere ebattaglie de' Franceschiveggendo mosso a fedire il conastabole consua genteil seguiro l'uno appresso l'altro a sproni battuticredendo per forza de' petti de' loro cavalli rompere e partire laschiera de' Fiamminghi; a·lloro avenne tutto per contrarioche per lo pingere e urtarei cavagli dell'altre schiere per forzapinsono il conostabolee il conte Artesee sua schiera a traboccarenel detto fosso l'uno sopra l'altro; e 'l polverio era grandecheque' di dietro non poteano vederené per lo romore de' colpie grida intendere i·loro falloné·lla dolorosaisventura di loro feditori; anzi credendo ben fare pignevano pureinnanzi urtando i loro cavagliper modo ch'eglino medesimi perl'ergere e cadere di loro cavagli l'uno sopra l'altro s'afollavanoefaceano affogare e morire gran parteo i piùsanza colpo diferrio di lanceo di spade. I Fiamminghi ch'erano aserrati e fortiin su la proda del fossoveggendo traboccare i Franceschi e' lorocavaglinon intendeano ad altro che amazzare i cavalierie' lorocavagli isfondare e isbudellaresicché in poco d'ora nonsolamente fu ripieno il fosso d'uomini e di cavaglima fatto granmonte di carogna di quegli. Ed era sì fatto giudicioche'Franceschi non poteano dare colpo a' loro nemicima eglino medesimiafollavanoe uccideano l'uno l'altro per lo pignere che faceanocredendo per urtare rompere i Fiaminghi. Quando i Franceschi furonoquasi tutte loro schiere radossati l'uno sopra l'altroe confusi permodo che per loro medesimi convenia o che traboccassono co' lorocavaglio fossono sì stretti e annodati a schiera che non sipoteano reggerené andare innanzi né tornare adietroi Fiaminghi ch'erano freschie poco travagliati i capi de' corni dela loro schieraonde dell'uno era capitano messer Guido di Fiandrae dell'altro messer Guiglielmo di Giulierigli quali in quellogiorno feciono maraviglie d'arme di loro manoessendo a pièpassaro il fossoe rinchiusono i Franceschiper modo che uno vilevillano era signore di segare la gola a' più gentili uomini. Eper questo modo furono sconfitti e morti i Franceschiche di tuttala sopradetta nobile cavalleria non iscampò se non messer Luisdi Chiermontee il conte di San Poloe quello di Bologna con pochiperché si disse che non si strinsono al fedire; onde sempreportarono poi grande onta e rimproccio in Francia. Tutti gli altriduchicontie baronie cavalieri furono morti in su il campoealquanti fuggendo per le fosse e maresi morti furono; in somma piùdi VIm cavalierie di pedoni a piè sanza numerorimasonomorti a la detta battaglia sanza menarne nullo a pregione. E questadolorosa e sventurata sconfitta de' Franceschi fue il dì disanto Benedettoa dì XI di lugliogli anni di Cristo MCCCII;e non sanza grande giudicio divinoperò che fu quasi unoimpossibile avenimento. E bene ci cade la parola che Dio disse alpopolo suo d'Israelquando la potenzia e moltitudine di loro nimicivenia loro adossoi quali erano con piccola forza a·llorocomparazionee temendo di combatteredisse: "Combattetefrancamenteché la forza della battaglia nonn-è solone la moltitudine de le gentianzi è in mia manoperòch'io sono lo Idio Sabaothcioè lo Idio dell'oste". Diquesta sconfitta abassò molto l'onoree lo statoe fama del'antica nobilità e prodezza de' Franceschiessendo il fioredella cavalleria del mondo isconfitta e abbassata da' loro fedeliela più vile gente che fosse al mondotesserandie follonied'altre vili arti e mestierie non mai usi di guerrache perdispetto e loro viltade da tutte le nazioni del mondo i Fiaminghierano chiamati conigli pieni di burro; e per queste vittorie salironoin tanta fama e ardirech'uno Fiamingo a piè con uno godendacin mano avrebbe atteso due cavalieri franceschi.



LVII - Di quale lignaggio furono i presenti conti esignori di Fiandra

Dapoi ch'avemo innarrato le grandi novità ebattaglie cominciate tra 'l re di Francia e 'l conte di Fiandra e'suoie seguiranno appresso per gli tempine pare convenevole diraccontare dell'esser e legnaggio de' detti contiperò chefeciono grandi cosee di loro furono valenti signori. Questi continon sono per lignaggio mascolino dello stocco degli antichi conti diFiandraonde fue il buono primo imperadore Baldovino che conquistòGostantinopolie 'l valente conte Ferranteil quale si combattécollo imperadore Otto insieme col buono re Filippo il Borniocomeadietro facemmo menzione; e fu suo non solamente Fiandrama lacontea d'Analdoe Vermandoise Tiracia infino presso a Compigno. Equegli primi conti portarono l'arme agheronata gialla e nera; maquesti d'oggi ne nacquero per femmina in questo modo. Quando morìil detto conte Ferrantedi lui non rimase figliuolo maschioma solouna piccola figlia femmina chiamata Margherita. Questa rimase aguardia e tuteria d'uno savio chericoch'avea nome messer Giand'Avenesfigliuolo del signore di Don piero in BorgognaoveroCampagnae per suo senno avea guidato il conte Ferrante e tutto ilsuo paese. Questi ritenne la signoria per la fanciulla; e quand'ellafue in etàsi giacque co·lleie ebbene uno figliuolochiamato Gianni; e per coprire la vergogna di lui e della damigellalasciòe la chericiae sposò la contessa Margherita amogliee poi n'ebbe uno figliuoloe questi fue il presente valentee buono Guido conte di Fiandra; e poco apresso morìo messerGian d'Avenese rimase la detta contessa Margherita co' detti duesuoi figliuolie non riprese marito; e guidava molto saviamente suaterra e paesee quando bisognòandò in arme com'unocavalieree fu molto savia e ridottata donnae fece molte buoneleggi e costume in Fiandra che ancora s'oservano. AvennequandoGianni e Guido suoi figliuoli furono cavaliericiascuno volea esserconte di Fiandraonde piato ne nacque ne la corte del re di Franciae convenne ne fosse sentenzia; e citata la contessa Margherita algiudicio innanzi al redisse che Guido era degno d'essere conte diFiandraperò ch'egli era nato di matrimonioe Gianni no;onde crucciato Giannich'era il maggioreinanzi al re di Francia esuo consiglio in presenza della madre disse: "Dunque sono iofigliuolo della più ricca puttana del mondo?". Lacontessacome saviasi gabbò delle parolee rispuose aGianni: "Io non ti posso torre Analdo di tuo retaggioma io tivoglio torre che a la tua armech'è il campo ad oro e leoneneroa·leone tu non facci mai unghioni né linguaperché la tua è stata villana; e Guido voglio il portitutto intero". E così fu giudicato e confermato per lo redi Francia e per gli dodici peri. Onde di messer Gianni sono discesii conti d'Analdoe di messer Guido conte di Fiandra messere Rubertodi Bettonae messer Guiglielmo e messer Filippo della sua primadonna avogada di Bettona; e della seconda donna figliuola del contedi Luzzimborgo e contessa di Namurrola quale contea fece comperareper gli figliuoli al conte di Fiandrasì nacquero messerGianni conte di Namurroe il buono messer Guidonee messer Arrigodi Fiandra; del quale Guidone la nostra storia ha parlato ne la dettasconfitta di Coltraie parlerà ancora in più parti diloro prodezze e valentiee però ne paiono degni di loronazione avere voluto fare memoria.



LVIII - Come lo re di Francia rifece sua ostee con tuttosuo podere venne sopra i Fiaminghi; e tornossi in Francia con pocoonore

Dopo la detta sconfitta di Coltrai incontanentes'arrendero a messer Guido di Fiandra quegli di Guantoe que' diLillae Doaie Cassellasì che non rimase terra névilla piccola né grande in Fiandrache non tornasse a lecomandamenta di messer Guido; e per la detta vittoria la Comunad'ogni terra di Fiandra presono ardire e signoriae cacciarne i lorograndi borgesiperché amavano i Franceschi; e non tanto inFiandrasimile avenne in Brabantee in Analdoe in tutte lorocircustanzieper lo favore della Comuna di Fiandra. Come in Franciafue la dolorosa novella della detta sconfittanonn-è dadomandare se v'ebbe dolore e lamentoche non v'ebbe villacastellomanieroo signoraggioche per gli cavalieri e scudieri che rimasonomorti a Coltrai non v'avesse dame e damigelle vedove. Lo re diFranciapassato il dolorefece come valente signorecheincontanente fece bandire oste generale per tutto il reame; e perfornire sua guerra sì fece falsificare le sue monete; e labuona moneta del tornese grossoch'era a XI once e mezzo di finetanto il fece peggiorareche tornò quasi a metadee similela moneta prima; e così quelle dell'oroche di XXIII e mezzocarati le recò a men di XXfaccendole correre per piùassai che non valeano: onde il re avanzava ogni dì libbre VImdi parigini e piùma guastò e disertò il paeseche la sua moneta non tornò a la valuta del terzo. E fornitolo ree apparecchiata la sua grande e ricca ostesi mosse daParigie del mese di settembre presente del detto anno MCCCIIfuead Arazzo in Artese con più di Xm cavalierie con piùdi LXm pedoni; e in Italia mandò per messer Carlo di Valos suofratelloche rimossa ogni cagione dovesse tornare in Francia; e cosìfece poco appresso. I Fiaminghi sentendo l'apparecchio e venuta delre di Franciamandaro in Namurro per lo conte messer Giannifigliuolo del conte di Fiandrae maggiore di messer Guidoil qualeera molto savio e valente; e lui venutoil feciono loro generalecapitano dell'ostee come gente caldae baldanzosa della vittoriada Coltrais'apparecchiaro di tendee padiglionie trabacchecontutto che assai aveano di quelle de' Franceschi; e ciascuna terra evilla per sé si soprasegnaro di soprasberghe e d'armeeciascuno mestiere per sée raunarsi a Doaie furono piùdi LXXXm uomini a piè bene armati e soprasegnatie con tantocarreggio che portava il loro arneseche copria tutto il paesee insomma era a vedere la più bella e ricca oste di gente a pièche mai fosse tra' Cristiani. Lo re di Francia colla sua grande enobile oste uscì fuori d'Arazzo per entrare in Fiandraeacampossi a una villa che si chiama Vetritra Doai e Arazzoe erasì grandeche tenea di giro più di X miglia. IFiaminghi come franca gentee bene guidati e condottinon atteserol'oste a Doaima uscirono di Doaie s'afrontarono incontro a l'ostedel regridando dì e notte: "Battagliabattaglia!"e innanimati di combatteree sovente aveano insieme scarmugi ebadalucchie non v'avea Fiammingo a piè con suo godendac inmano che non attendesse il cavaliere francescoper la baldanza presasopra loroe' Franceschi per contradio inviliti. E ciò fu delmese d'ottobrenel quale cominciò grandi pioggee 'l paese èpieno di paduli e di fossee sempre terreno che mai non si puoteosteggiare il verno; onde il carreggio del re ch'aducea la vivandaall'oste per li fondati cammini non poteano venirené icavalieri co·lloro cavalli apena uscire del campo. Per laquale confusione l'oste del re venne in tanti difettie divittuaglia e d'altroche non poterono più tenere campoeconvenne che di necessità si levasse da ostecon sua grandeonta e vergognafaccendo triegua per uno anno: e tornossi addietroad Arazzoe poi a Parigicon grande spendioe con grande mortalitàde' suoi cavagli. Alcuno disse in Francia che intra l'altre cagionidella partita dell'oste del re fu per inganno del re Adoardod'Inghilterrail quale amava i Fiaminghie per favoragli disse a lamogliela quale era serocchia del re di Franciain segretosegacemente e con frode: "Io temo che 'l re di Francia nonriceva vergogna e pericolo in questa ostech'io sento che vi saràtradito da certi suoi baroni medesimi". La reina prese a vero laparolae incontanente la significò al re di Francia suofratelloond'egli entrò in sospetto e gelosia de' suoibaronima non sapea di cuie partissi per lo modo che detto avemocon onta e vergogna: e potrebbe esser stata l'una cagione e l'altradella sua partita. E partita l'oste del rei Fiaminghi si tornaronoin loro terre con grande festa e allegrezza. Avemo sìdistesamente innarrate queste storie di Fiandraperché furononuove e maravigliosee noi ci trovammo in quegli tempi nel paeseche con oculata fede vedemmo e sapemmo la veritade. Lasceremoalquanto di questa materiainfino che verranno i tempi del termine efine di questa guerra tra 'l re di Francia e' Fiaminghiche fu assaipiccolo tempo appressoe torneremo a nostra materia a raccontare lenovità d'Italia e della nostra città di Firenze chefurono in quegli tempiseguendo nostro trattato.



LIX - Come Folcieri da Calvoli podestà di Firenzefece tagliare la testa a certi cittadini di parte bianca

Nel detto anno MCCCIIessendo fatto podestàdi Firenze Folcieri da Calvoli di Romagnauomo feroce e crudeleaposta de' caporali di parte nerai quali viveano in grande gelosiaperché sentivano molto possente in Firenze la parte bianca eghibellinae gli usciti iscriveano tutto dìe trattavano conquegli ch'erano loro amici rimasi in Firenzeil detto Folcieri fecesubitamente pigliare certi cittadini di parte bianca e Ghibellini;ciò furono messer Betto Gherardinie Masino de' CavalcantieDonato e Tegghia suo fratello di Finiguerra da Sammartinoe NuccioCoderini de' Galigaiil quale era quasi un mentacattoe Tignoso de'Macci; e a petizione di messer Musciatto Franzesich'era de' signoridella terravolloro essere presi certi caporali di casa gli Abatisuoi nimicii quali sentendo ciò si fuggiro e partiro diFirenzee mai poi non ne furono cittadini; e uno massaio de le Calzefu de' presioppognendo loro che trattavano tradimento nella cittàco' Bianchi usciti. O colpa o non colpaper martorio gli fececonfessare che doveano tradire la terra e dare certe porte a' Bianchie Ghibellini; ma il detto Tignoso de' Macci per gravezza di carnimorì in su la colla. Tutti gli altri sopradetti presi gligiudicòe fece loro tagliare le testee tutti quegli di casagli Abati condannare per ribellie disfare i loro benionde grandeturbazione n'ebbe la cittàe poi ne seguì molti mali escandali. E nel detto anno fue gran caro di vittuagliae valse lostaio del grano in Firenze a la rasa soldi XXII di soldi... ilfiorino d'oro.



LX - Come la parte bianca e' Ghibellini usciti diFirenze vennero a Puliccianoe partirsene in isconfitta

Nel detto annodel mese di marzoi Ghibellini e'Bianchi usciti di Firenze co la forza de' Bolognesi che si reggeano aparte biancae coll'aiuto de' Ghibellini di Romagna e degliUbaldinivennero in Mugello con VIIIc cavalieri e VIm pedoniond'era capitano Scarpetta degli Ordilaffi da Forlìe presonosanza contasto il borgo e poggio di Puliccianoe assediarono unafortezza che vi teneano i Fiorentinicredendo ivi fare capo grossoe recare il Mugello sotto loro obbedienzae poi stendersi co·lloroforza a la città di Firenze. Saputa la novella in Firenzesubitamente cavalcaro in Mugello popolo e cavalieri con tutta laforza de la cittade; e giunti al borgoe venuti i Lucchesi e l'altraamistàe di là uscendo ischierati e messi in ordineper andare a' nemicii cavalieri di Bologna sentendo la sùbitavenuta de' Fiorentinie trovandosi ingannati da' Bianchi usciti diFirenze ch'aveano loro fatto intendere che' Fiorentini per tema diloro amici rimasi dentro non ardirebbono d'uscire della terrasitennono traditie con paura grande sanza niuno ordine si partiro daPulicciano di Mugelloe andarsene a Bolognaonde i Bianchi e'Ghibellini usciti rimasono rotti e scerratie partirsi una nottesanza colpo di spada come sconfittilasciando tutti i loro arnesiepiù di loro gittarono l'armee rimasonvi de' morti e preside' migliori per certi iscorridori iti innanzi. Intra gli altrinotabili e orrevoli cittadini e antichi Guelfi e fattisi Bianchi vifu preso messer Donato Alberti giudicee Nanni di Ruffoli da leporte del vescovo. Nanni vegnendo presofu morto da uno de'Tosinghie a messer Donato Alberti tagliato il capoper quellalegge medesima ch'egli avea fatta e messa in ordine di giustiziaquando egli regnava ed era priore. E col detto messer Donato Albertifurono menati presi e tagliate le teste a due de' Caponsacchie unodegli Scolarie Lapo de' Ciprianie a Nerlo degli Adimarie altriintorno di X di piccolo affare; per la quale rotta i Bianchi e'Ghibellini usciti molto abassaro.



LXI - Incidenzacontando come messer Maffeo Visconti fucacciato di Melano

Nel detto anno MCCCIIa dì XVI di giugnomesser Maffeo Visconti capitano di Milano fu cacciato della signoria.La cagione fue ch'egli e' figliuoli al tutto voleano la signoria diMilanoe a messer Piero Viscontie gli altri suoi consortie aglialtri cattani e varvassori non participava nullo onore. Per la qualcosa scandalo nacque in Milanoe' signori de la Torre colla forzadel patriarca d'Aquileacon grande oste vennero sopra Milanoeco·lloro messer Alberto Scotti di Piagenzae il conteFilippone da Paviae messer Antonio da Fosseraco di Lodi. MesserMaffeo uscì contro a·lloroma per la quistione ch'aveaco' suoi fue male seguitoe non avea podere contro a' nemici; ondemesser Alberto Scotti si fece mezzano per fare accordoe ingannòe tradì messer Maffeoche rimessosi in luigli tolse lasignoria del capitanatoonde messer Maffeo per onta non volletornare in Milano; ma sanza battaglia si tornarono in Milano isignori della Torree rimasono signori di Milano messer Mosca emesser Guidetto di messer Nappo della Torre. E poco appresso mortomesser Moscail detto messer Guidetto si fece fare capitano diMilanoe menò aspramente la sua signoriae fue molto temutoe ridottatoe perseguitò molto il detto messer Maffeo e'figliuolisì che gli recò quasi a nientee convenias'andassono tapinando in diversi luoghi e paesie a la fine per lorosicurtà si ridussono a uno piccolo castello in ferraresech'era de' marchesi da Esti suoi parentiche Galasso suo figliuoloavea per moglie la serocchia del marchese. E sappiendolo messereGuidetto de la Torrecapitano di Milano e suo nimicosìvolle sapere novelle di lui e di suo statoe disse a uno accorto esavio uomo di corte: "Se tu vuogli guadagnare uno palafreno euna roba vaiaandrai in tal parte ov'è messer MaffeoViscontie espia di suo stato". E per ischernirlo li disse:"Quando tu se' per prendere commiato da·lluifaragli duequestioni: la primache tu il domandi come gli pare staree chevita è la sua; la secondaquand'e' crede potere tornare inMilano". Il ministriere entrò in cammino e venne a messerMaffeoe trovollo in assai povero abito secondo suo antico stato; eal dipartirsi da·lluiil pregò che gli facesseguadagnare uno palafreno e una roba vaia; rispuose che volentierimanon da·lluiche non l'avea; disse: "Da voi no·llavoglio ioma rispondetemi a due questioni ch'io vi farò";e dissele come gli furono imposte. Il savio intese da cui venienoerispuose subito molto saviamente; a la prima disse: "Parmi starebeneperò ch'io so vivere secondo il tempo". A laseconda rispuosee disse: "Dirai al tuo signoremesserGuidettoche quando i suoi peccati soperchieranno i miei io torneròin Milano". Tornato l'uomo di corte a messer Guidettoerapportata la rispostadisse: "Bene hai guadagnato il palafrenoe la robache bene sono parole del savio uomo messer Maffeo".



LXII - Come si cominciò la quistione e nimistàtra papa Bonifazio e 'l re Filippo di Francia

Nel detto tempobenché fosse cominciato assaidinanzi la sconfitta di Coltrai lo sdegno del re di Francia contro apapa Bonifazioper cagione che la promessa che 'l detto papa aveafatta al re e a messer Carlo di Valos suo fratello di farlo essereimperadore quando mandò per luicome addietro facemmomenzionela qual cosa non attennequale che si fosse la cagioneanzi nel detto anno medesimo avea confermato a re de' Romani Albertod'Osteric figliuolo che fu del re Ridolfo; per la qual cosa il re diFrancia forte si tenne ingannato e tradito da·lluie per suodispetto ritenea e facea onore a Stefano della Colonna suo nimicoilquale era in Francia sentendo la discordia mossae lo re favoravalui e' suoi a suo podere. E oltre a·cciò il re fecepigliare il vescovo di Palmia in Carcasceseopponendogli ch'erapaterinoe ogni vescovado vacante del reame godeva i benie volevafare le 'nvestiture. Onde papa Bonifazioil quale era superbo edispettosoe ardito di fare ogni gran cosacome magnanimo epossente ch'egli era e si teneaveggendosi fare quegli oltraggi alremescolò lo sdegno co la mala volontàe fecesi altutto nimico del re di Francia. E in prima per giustificare sueragioni fece richiedere tutti i grandi parlati di Francia chedovessono venire a corte; ma il re di Francia contradissee non glilasciò partireonde il papa maggiormente s'inanimòcontro al ree trovò per sue ragioni e decreti che 'l re diFranciacome gli altri signori cristianidovea riconoscere da lasedia appostolica la signoria del temporalecome dello spirituale: eper questo mandò in Francia per suo legato uno cherico romanoarcidiacano di Nerbonache protestasse e amonisse lo re sotto penadi scomunicazione di ciò faree di riconoscere da·lluie se ciò non facesselo scomunicassee lasciasse lo'nterdetto. E 'l detto legato vegnendo nella città di Parigiil re non gli lasciò piuvicare le sue lettere e privilegianzi gliele tolse la gente del ree accomiatarlo del reame. E venutele dette lettere papali innanzi al re e suoi baroni al tempioilconte d'Artesech'allora viveaper dispetto le gittò nelfuoco e arseleonde grande giudicio glie n'avennee lo re ordinòdi fare guardare tutti i passi di suo reameche messo o lettere dipapa non entrasse in Francia. Sentendo ciò papa Bonifazioiscomunicò per sentenzia il detto Filippo re di Francia. E lore di Francia per giustificare sée per fare suo appellofece in Parigi uno grande concilio di cherici e prelati e di tutti isuoi baronidiscusando sée opponendo a papa Bonifazio piùaccuse con più articoli di resiae simoniae omicidiaedaltri villani peccationde di ragione dovea esser disposto delpapato. Ma l'abate di Cestella non volle consentire all'apelloanzisi partìe tornossi in Borgognamale del re di Francia: eper così fatto modo si cominciò la discordia da papaBonifazio al re di Franciala quale ebbe poi male fine; onde poinacque grande discordia tra·lloroe seguìne moltomalecome appresso faremo menzione. In questi tempi avenne inFirenze una cosa bene notabileche avendo papa Bonifazio presentatoal Comune di Firenze uno giovane e bello leoneed essendo nellacorte del palagio de' priori legato con una catenaessendovi venutouno asino carico di legneveggendo il detto leoneo per paura chen'avesseo per lo miracoloincontanente assalì ferocementeil leone; con calci tanto il percosseche l'uccisenon valendolil'aiuto di molti uomini ch'erano presenti. Fu tenuto segno di grandemutazione e cose a venirech'assai n'avennero in questi tempi allanostra città. Ma certi alletterati dissono ch'era adempiuta laprofezia di Sibillaove disse: "Quando la bestia mansuetaucciderà il re delle bestieallora comincerà ladisoluzione della Chiesa etc."; e tosto si mostrò in papaBonifazio medesimocome si troverrà nel seguente capitolo.



LXIII - Come il re di Francia fece prendere papa Bonifazioin Anagna a Sciarra della Colonnaonde morì il detto papapochi dì appresso

Dopo la detta discordia nata tra papa Bonifazio e ilre Filippo di Francia ciascuno di loro procacciò d'abatterel'uno l'altro per ogni via e modo che potesse: il papa d'agravare ilre di Francia di scomuniche e altri processi per privarlo del reame;e con questo favorava i Fiamminghi suoi ribellie tenea trattato colre Alberto della Magnae studiandolo che passasse a Roma per labenedizione imperialee per fare levare il regno al re Carlo suoconsortoe al re di Francia fare muovere guerra a' confini di suoreame da la parte d'Alamagna. Lo re di Francia da l'altra parte nondormiama con grande sollecitudinee consiglio di Stefano dellaColonna e d'altri savi Italiani e di suo reamemandò unomesser Guiglielmo di Lungreto di Proenzasavio cherico e sottilecon messer Musciatto de' Franzesi in Toscanaforniti di molti danaricontantie a ricevere da la compagnia de' Peruzziallora suoimercatantiquanti danari bisognassenon sappiendo eglino perché.E arrivati al castello di Staggiach'era del detto messereMusciattoivi stettono più tempomandando ambasciadoriemessie letteree faccendo venire le genti a·lloro disagretofaccendo intendente al palese che v'erano per trattareaccordo dal papa al re di Franciae perciò aveano la dettamoneta recata: e sotto questo colore menarono il trattato segreto difare pigliare in Anagna papa Bonifazioispendendone molta monetacorrompendo i baroni del paese e' cittadini d'Anagna; e come futrattato venne fatto: che essendo papa Bonifazio co' suoi cardinali econ tutta la corte ne la città d'Anagna in Campagnaond'eranato e in casa suanon pensando né sentendo questo trattatoné prendendosi guardiae s'alcuna cosa ne sentìpersuo grande cuore il mise a non calereo forsecome piacque a Dioper gli suoi grandi peccatidel mese di settembre MCCCIIISciarradella Colonna con genti a cavallo in numero di CCCe a piè disua amistà assaisoldata de' danari del re di Franciacollaforza de' signori da Ceccanoe da Supinoe d'altri baroni diCampagnae de' figliuoli di messer Maffio d'Anagnae dissesi col'assento d'alcuno de' cardinali che teneano al trattatoe unamattina per tempo entrò in Anagna colle insegne e bandiere delre di Franciagridando: "Muoia papa Bonifazioe viva il re diFrancia!"; e corsono la terra sanza contasto niunoanzi quasitutto lo 'ngrato popolo d'Anagna seguì le bandiere e larubellazione; e giunti al palazzo papalesanza riparo vi saliro epreso lo palazzoperò che 'l presente assalto fu improviso alpapa e a' suoie non prendeano guardia. Papa Bonifazio sentendo ilromoree veggendosi abandonato da tutti i cardinalifuggiti enascosi per paura o chi da mala partee quasi da' più de'suoi famigliarie veggendo che' suoi nimici aveano presa la terra eil palazzo ove egli erasi cusò mortoma come magnanimo evalentedisse: "Da che per tradimentocome Gesù Cristovoglio esser preso e mi conviene morirealmeno voglio morire comepapa"; e di presente si fece parare dell'amanto di san Pieroecolla corona di Gostantino in capoe colle chiavi e croce in manoin su la sedia papale si puose a sedere. E giunto a·lluiSciarra e gli altri suoi nimicicon villane parole lo scherniroearrestarono lui e la sua famigliache co·llui erano rimasi:intra gli altri lo schernì messer Guiglielmo di Lungheretoche per lo re di Francia avea menato il trattatodond'era presoeminacciollo di menarlo legato a Leone sopra Rodanoe quivi ingenerale concilio il farebbe disporre e condannare. Il magnanimo papagli rispuose ch'era contento d'essere condannato e disposto per glipaterini com'era eglie 'l padre e·lla madre arsi perpaterini; onde messer Guiglielmo rimase confuso e vergognato. Ma poicome piacque a Dioper conservare la santa dignità papaleniuno ebbe ardire o non piacque loro di porgli mano adossomalasciarlo parato sotto cortese guardiae intesono a rubare il tesorodel papa e della Chiesa. In questo dolorevergogna e tormentoistette il valente papa Bonifazio preso per gli suoi nimici per IIIdì; ma come Cristo al terzo dì risucitòcosìpiacque a·llui che papa Bonifazio fosse diliberoche sanzapriego o altro procacciose non per opera divinail popolo d'Anagnaraveduti del loro erroree usciti de la loro cieca ingratitudinesubitamente si levaro a l'armegridando: "Viva il papaemuoiano i traditori!"; e correndo la terra ne cacciarono Sciarradella Colonna e' suoi seguacicon danno di loro di presi e de'mortie liberato il papa e sua famiglia. Papa Bonifazio vedendosilibero e cacciati i suoi nimiciper ciò non si rallegrònienteperò ch'avea conceputo e addurato nell'animo il doloredella sua aversità: incontanente si partì d'Anagna contutta la cortee venne a Roma a Santo Pietro per fare concilioconintendimento di sua offesa e di santa Chiesa fare grandissimavendetta contra il re di Franciae chi offeso l'avea; ma comepiacque a Dioil dolore impetrato nel cuore di papa Bonifazio per la'ngiuria ricevuta gli sursegiunto in Romadiversa malatiachetutto si rodea come rabbiosoe in questo stato passò diquesta vita a dì XII d'ottobregli anni di Cristo MCCCIIIenella chiesa di San Piero a l'entrare delle portein una riccacappella fattasi fare a sua vitaonorevolemente fue soppellito.



LXIV - Ancora diremo de' morali ch'ebbe in sé papaBonifazio

Questo papa Bonifazio fu savissimo di scrittura e disenno naturalee uomo molto aveduto e praticoe di grandeconoscenza e memoria; molto fu altieroe superboe crudele controa' suoi nimici e aversarie fue di grande cuoree molto temuto datutta gentee alzò e agrandì molto lo stato e ragionidi santa Chiesae fece fare a messer Guiglielmo da Bergamoe amesser Ricciardo di Siena cardinalie a messer Dino Rosoni diMugellosommi maestri in legge e decretalie egli co·lloroinsiemech'era grande maestro in decreto e in divinitàilsesto libro delle decretaliil quale è quasi lume di tutte leleggi e decreti. Magnanimo e largo fu a gente che gli piacessee chefossono valorosivago molto della pompa mondana secondo suo statoefu molto pecuniosonon guardando né faccendosi grande néstretta coscienza d'ogni guadagnoper agrandire la Chiesa e' suoinipoti. Fece al suo tempo più cardinali suoi amici econfidentiintra gli altri due suoi nipoti molto giovanie uno suozio fratello che fue della madree XX tra vescovi e arcivescovi suoiparenti e amici della piccola città d'Anagna di ricchivescovadie l'altro suo nipote e' figliuolich'erano conticomeadietro facemmo menzionelasciò loro quasi infinito tesoro; edopo la morte di papa Bonifazio loro zio furono franchi e valenti inguerrafaccendo vendetta di tutti i loro vicini e nimicich'aveanotradito e offeso a papa Bonifaziospendendo largamentee tegnendoal loro propio soldo CCC buoni cavalieri catalaniper la cui forzadomarono quasi tutta Campagna e terra di Roma. E se papa Bonifaziovivendo avesse creduto che fossono così pro' d'arme e valorosiin guerradi certo gli avrebbe fatti re o gran signori. E nota chequando papa Bonifazio fu preso la novella fu mandata al re di Franciaper più corrieri in pochi giorniper grande allegrezzaecapitando i primi corrieri ad Ansiona di là da la montagna diBrigail vescovo d'Ansionail quale allora era uomo d'onesta esanta vitaudendo la novella quasi stupìistando uno pezzoin silenzio contemplandoper l'amirazione che gli parve dellapresura del papae tornando in sédisse palese dinanzi a piùbuona gente: "Il re di Francia farà di questa novellagrande allegrezzama i' ho per ispirazione divina che per questopeccato n'è condannato da Dio; e grandi e diversi pericoli eaversità con vergogna di lui e di suo lignaggio gli averrannoassai tosto; e egli e' figliuoli rimarranno diretati del reame".E questo sapemmo poco tempo appresso passando per Ansiona da personedegne di fede che vi furono presenti a udire. La quale sentenzia fuprofezia in tutte le sue particome appresso per gli tempiraccontando de' fatti del detto re di Francia e de' figliuolisipotrà trovare il vero. E nonn-è da maravigliare dellasentenzia di Diochecon tutto che papa Bonifazio fosse piùmondano che non richiedea alla sua dignitàe fatte avea assaidelle cose a dispiacere di DioIdio fece pulire lui per lo modo chedetto avemoe poi l'offenditore di lui pulìnon tanto perl'offesa della persona di papa Bonifazioma per lo peccato commessocontro a la maestà divinail cui cospetto rappresentava interra. Lasceremo di questa materiach'ha avuto sua finee torneremoalquanto adietro a raccontare de' fatti di Firenze e di Toscanachefurono ne' detti tempi assai grandi.



LXV - Come i Fiorentini ebbono il castello del Montalee come feciono oste a Pistoia co' Lucchesi insieme

Nell'anno di Cristo MCCCIIIdel mese di maggioiFiorentini ebbono il castello del Montale presso di Pistoia a quattromigliacavalcandovi una notte subitamentee fu loro dato pertradimento di certi terrazzaniche n'ebbono IIIm fiorini d'oropertrattato di messer Pazzino de' Pazziche v'era vicino per la suaposessione di Palugiano. Il quale castello era molto forte di sitoedi murae di torri; e come i Fiorentini l'ebbonoil fecionoabattere e disfare infino nelle fondamentae la campana di quelloComunech'era molto buonala feciono venire in Firenzee puosesiin su la torre del palagio della podestà per campana de'messie chiamossi la Montanina. E disfatto il Montaledel dettomese medesimo i Fiorentini dall'una parte e' Lucchesi da l'altrafeciono oste a la città di Pistoiae guastarla intornointornoe furono MD cavalieri e VIm pedonie tornarsi a casa sanzacontasto niuno. In questo anno morì a Bologna il savio evalente uomo messer Dino Rosoni di Mugellonostro cittadinoilquale fu il maggiore e il più savio legista che fosse infinoal suo tempo. E in questo medesimo tempo morì in Bolognamaestro Taddeo detto da Bolognama era stato per suo matrimonionostro cittadinoil quale fue sommo fisiziano sopra tutti quegli de'Cristiani.



LXVI - Come fu eletto papa Benedetto XI

Dopo la morte di papa Bonifazio il collegio de'cardinali raunati insieme per eleggere nuovo papacome piacque aDioin pochi dì furono in concordiae chiamarono papaBenedetto XIa dì XXII d'ottobre nel detto anno MCCCIII.Questi fu di Trevigi di piccola nazioneche quasi non si trovòparentee nudrìsi in Vinegiaquand'era giovane chericoainsegnare a' fanciugli de' signori da ca' Corino; poi fu fratepredicatoreuomo savio e di santa vitae per la sua bontà eonesta vita per papa Bonifazio fu fatto cardinalee poi papa. Mavivette in su 'l papato mesi otto e mezzo; ma in questo piccolo tempocominciò assai buone cosee mostrò gran volere dipacificare i Cristiani. E prima fece accordo dalla Chiesa al re diFranciae ricomunicò il detto ree confermò ciòche papa Bonifazio avea fattoe mandò a Firenze frateNiccolaio da Prato cardinale ostiense per legatoper pacificare iFiorentini co' loro usciticome innanzi faremo menzione.



LXVII - Come il re Adoardo d'Inghilterra riebbe Guascognae sconfisse gli Scotti

In questo anno Aduardo re d'Inghilterra fece accordocol re Filippo di Franciae riebbe la Guascogna faccendonegliomaggioe ciò assentì lo re di Franciaper la tenzach'avea colla Chiesa per la presura che fece fare di papa Bonifazioe per la guerra de' Fiaminghiacciò che 'l detto red'Inghilterra non gli fosse contro. E in questo anno medesimo ildetto re Aduardo essendo malatogli Scotti corsono inn-Inghilterra;per la qual cosa il re si fece portare in barae andò ad ostesopra gli Scottie sconfisseglie quasi ebbe in sua signoria tuttele terre di Scoziase non quelle de' maresi e d'aspre montagneoverifuggiro i ribelli scotti col loro reil quale avea nome Ruberto diBoscodi piccolo lignaggio fattosi re.



LXVIII - Come in Firenze ebbe grande novità ebattaglia cittadinaper volere rivedere le ragioni del Comune

Nel detto anno MCCCIIIdel mese di febbraioiFiorentini tra·lloro furono in grande discordiaper cagioneche messer Corso Donati non gli parea esser così grande inComune come voleae gli pareva esser degno; e gli altri grandi epopolani possenti di sua parte nera aveano presa più signoriain Comune che a·llui non pareae già preso isdegnoco·lloroo per superbiao per invidiao per volere esseresignoresì fece di nuovo una sua setta acostandosi co'Cavalcantiche i più di loro erano Bianchidicendo chevoleva si rivedessono le ragioni del Comunedi coloro ch'aveanoavuti gli ufici e la moneta del Comune a minestrare; e feciono capodi loro messer Lottieri vescovo di Firenzech'era de' figliuolidella Tosa del lato biancocon certi grandi contra i priori e 'lpopolo; e combattési la città in più parti e piùdìe armarsi più torri e fortezze de la cittàal modo antico per gittarsi e saettarsi insieme; e in su la torre delvescovado si rizzò una manganella gittando a' suoi contradivicini. I priori s'aforzaro di gente d'arme di città e dicontadoe difesono francamente il palagioche più assalti ebattaglie furono loro date; e col popolo tennero la casa de'Gherardini con grande séguito di loro amici di contadoe lacasa de' Pazzi e quella degli Spinie messer Tegghia Frescobaldi colsuo lato; e furono uno grande soccorso al popoloe morinne messerLotteringo de' Gherardini d'uno quadrello a una battaglia ch'era inporte Sante Marie. Altra casa de' grandi non tenne col popoloma chiera col vescovo e con messer Corsoe chi non gli amava si stava dimezzo. Per la quale disensione e battaglia cittadina molto male sicommise in città e contado di micidiie d'arsionie ruberiesì come in città sciolta e rottasanza niuno ordine disignoriase non chi più potea far male l'uno a l'altro; e erala città tutta piena di sbanditie di forestieriecontadiniciascuna casa colla sua raunata; e era la terra perguastarsi al tuttose non fossono i Lucchesi che vennero a Firenze arichiesta del Comune con grande gente di popolo e cavalierievollono in mano la quistione e la guardia della città; e cosìfu loro data per necessità balìa generalesìche XVI dì signoreggiarono liberamente la terramandando ilbando da loro parte. E andando il bando per la città da partedel Comune di Luccaa molti Fiorentini ne parve malee grandeoltraggio e soperchioonde uno Ponciardo de' Ponci di Vaccherecciadiede d'una spada nel volto al banditore di Lucca quando bandivaonde poi non feciono più bandire da·lloro partemaadoperarono sìch'a la fine racquetaro il romoree ciascunaparte feciono disarmaree misono in quieto la terrachiamando nuovipriori di concordiarimanendo il popolo in suo stato e libertadesanza fare nulla punizione di misfatti commessise non chi ebbe ilmale s'ebbe il danno. E per arrota alla detta pestilenzia fu l'annogran famee valse lo staio del grano a la rasa più di soldiXXVI di soldi LII il fiorino d'oro in Firenzee se non che 'l Comunee que' che governavano la città si providono dinanzie aveanofatto venire per mano di Genovesi di Cicilia e di Puglia bene XXVImdi moggia di granogli cittadini e' contadini non sarebbono scampatidi fame: e questo traffico del grano fue coll'altre una delle cagionidi volere rivedere la ragione del Comune per la molta moneta che vicorse; e certia diritto o a tortone furono calonniati e infamati.E questa aversità e pericolo della nostra città non fusanza giudicio di Dioper molti peccati commessi per la superbiainvidia e avarizia de' nostri allora viventi cittadiniche alloraguidavano la terrae così di ribelli di quella come di coloroche·lla governavanoch'assai erano peccatori; e non ebbe finea questocome innanzi per gli tempi si potrà trovare.



LXIX - Come il papa mandò in Firenze per legato ilcardinale da Prato per fare pacee come se ne partì con ontae con vergogna

Nella detta discordia tra' Fiorentini papa Benedettocon buona intenzione mandò a Firenze il cardinale da Prato perlegato per pacificare i Fiorentini tra·lloroe simile co'loro usciti e tutta la provincia di Toscana; e venne in Firenze a dìX del mese di marzo MCCCIIIe da' Fiorentini fu ricevuto a grandeonore e con grande reverenzacome coloro che parea esser partiti ein male statoe coloro ch'aveano stato e volontà di benvivere amavano la pace e la concordiae era converso per gli altri.Questo messer Niccolao cardinale della terra di Prato era fratepredicatoremolto savio di Scrittura e di senno naturalesottileesagacee avedutoe grande praticoe di progenia de' Ghibellini eranatoe mostrossi poi che molto gli favoròcon tutto ch'a laprima mostrò d'avere buona intenzione e comune. Come fu inFirenzein piuvico sermone e predica nella piazza di San Giovannimostrò i privilegi de la sua legazioneed ispuose il suointendimento ch'aveaper comandamento del papadi pacificare iFiorentini insieme. I buoni uomini popolani che reggeano la terraparendo loro stare male per le novità e romori e battagliech'aveano in que' tempi mosse e fatte i grandi contro al popolo perdisfarlo e abatteresì·ss'acostarono col cardinale avolere pacee per riformagione degli opportuni consigli gli diedonopiena e libera balìa di fare pace tra' cittadini d'entro e'loro usciti di fuorie di fare i priori e' gonfalonieri e signoriede la terra a sua volontà. E ciò fattointese aprocedere e a fare fare pace tra' cittadinie rinnovòl'ordine di XVIIII gonfalonieri de le compagnie al modo dell'anticopopolo vecchioe chiamò i gonfalonierie diè loro igonfaloni al modo e insegne che sono oggisanza rastrello della'nsegna del re di sopra; per la quale nuova informazione delcardinale il popolo si riscaldò e raforzò moltoe'grandi n'abassaroe mai non finaro di cercare novitadi e opporre alcardinale per isturbare la paceperché i Bianchi e'Ghibellini non avessono stato né podere di tornare in Firenzee per potere godere i beni loro messi in Comune per ribellie incittà e in contado. Per tutto questo il cardinale non lasciòdi procedere a la paceper l'aiuto e favore ch'avea dal popoloefece venire in Firenze XII sindachi degli uscitidue per sestounode' maggiori Bianchi e uno Ghibellinoi nomi de' quali sono questi[...] e fecegli albergare nel borgo di San Niccolòe·legatoalbergava ne' palazzi de' Mozzi da San Grigorioe sovente gli avea aconsiglio co' caporali guelfi e neri di Firenzeper trovare i modi esicurtà de la pacee ordinare parentadi tra gli usciti e'grandi d'entro. In questi trattatia' possenti Guelfi e Neri pareaa·lloro guisa che 'l cardinale sostenesse troppo la parte de'Bianchi e de' Ghibellini; ordinarono sottilmente per iscompigliare iltrattato di mandare una lettera contrafatta col suggello delcardinale a Bologna e in Romagna agli amici suoi Bianchi eGhibelliniche rimossa ogni cagione e indugiodovessono venirea·fFirenze con gente d'arme a cavallo e a piè in suoaiuto; e chi disse pureche fue veroche 'l cardinale vi mandò;onde di quella gente venne infino a Crespinoe di tali in Mugello.Per la quale venuta in Firenze n'ebbe grande sombuglio e gelosiae·legato ne fu molto ripreso e infamato: o avesse colpa o nose ne disdisse al popolo. Per questa gelosiae ancora per temach'ebbono d'essere offesi i XII sindachi bianchi e ghibellinisipartirono di Firenzee andarsene ad Arezzoe la gente che veniva allegato per suo comandamento si tornarono adietro a Bologna e inRomagnae raquetarono la gelosia alquanto in Firenze. Coloro cheguidavano la terra consigliarono il cardinale per levare sospettoch'egli se n'andasse a Pratoe acconciasse i Pratesi insiemeesimile i Pistolesie intanto si piglierebbe modo in Firenze de lagenerale pace degli usciti. Il cardinale non possendo altrocosìfecee in buona fe' o no ch'avesse intenzionese n'andò aPratoe richiese i Pratesi che si rimettessono in luie che glivoleva pacificare. I caporali di parte nera e' Guelfi di Firenzeveggendo le vestigie del cardinalech'egli favorava molto iGhibellini e' Bianchi per rimettergli in Firenzee vedeano che conquesto il popolo il seguivaavendo sospetto che non tornasse apericolo di parte guelfaordinarono co' Guazzalotri da Pratopossente casa e di parte nera e molto Guelfidi fare cominciare inPrato scisma e riotta contra 'l cardinalee levare romore nellaterra; onde il cardinale veggendo i Pratesi male dispostie temendodi sua personasì si parti di Pratoe iscomunicò iPratesie interdisse la terrae vennesene a Firenzee fece bandireoste sopra Pratoe diede perdonanza di colpa e di pena chi andassesopra i Pratesie molti cittadini se n'aparecchiaro per andarvi acavallo e a piègente ch'erano in fede e piùGhibellini che Guelfie andarono infino a Campi. In questa ordinedell'oste gente assai si raunaro in Firenze di contadini eforestierie cominciò a crescere il sospetto e gelosia a'Guelfionde molti ch'a la prima aveano tenuti col cardinalesifurono rivolti per gli sdegni che vedeanoe i grandi di parte nerae simile quegli che piaggiavano col cardinalesi guernirono d'arme edi gentee la città fu tutta scompigliata e per combattersiinsieme. I·legato cardinale veggendo che non potea fornire suointendimento di fare oste a Pratoe la città di Firenzedisposta a battaglia cittadina tra·lloroe di queglich'aveano tenuto co·llui fattisi contradiprese sospetto epaurae subitamente si partì di Firenze a dì IIII digiugno MCCCIIIIdicendo a' Fiorentini: "Dapoi che volete esserein guerra e in maladizionee non volete udire né ubbidire ilmesso del vicaro di Dioné avere riposo né pace travoirimanete colla maladizione di Dio e con quella di santa Chiesa"scomunicando i cittadinie lasciando interdetta la cittadeonde sitenne che per quella maladizioneo giusta o ingiustanon fossesentenzia e gran pericolo della nostra cittade per l'aversitàe pericoli che·ll'avennero poco appressocome innanzi faremomenzione.



LXX - Come cadde il ponte alla Carraiae morivvi moltagente

In questo medesimo tempo che 'l cardinale da Pratoera in Firenzeed era in amore del popolo e de' cittadinisperandoche mettesse buona pace tra·lloroper lo calen di maggioMCCCIIIIcome al buono tempo passato del tranquillo e buono stato diFirenzes'usavano le compagnie e brigate di sollazzi per la cittadeper fare allegrezza e festasi rinnovarono e fecionsene in piùparti de la cittàa gara l'una contrada dell'altraciascunochi meglio sapea e potea. Infra l'altrecome per antico aveano percostume quegli di borgo San Friano di fare più nuovi e diversigiuochisì mandarono un bando che chiunque volesse saperenovelle dell'altro mondo dovesse essere il dì di calen dimaggio in su 'l ponte alla Carraiae d'intorno a l'Arno; eordinarono in Arno sopra barche e navicelle palchie fecionvi lasomiglianza e figura dello 'nferno con fuochi e altre pene e martorie uomini contrafatti a demoniaorriboli a vederee altri i qualiaveano figure d'anime ignudeche pareano personee mettevangli inquegli diversi tormenti con grandissime gridae stridae tempestala quale parea idiosa e spaventevole a udire e a vedere; e per lonuovo giuoco vi trassono a vedere molti cittadini; e 'l ponte allaCarraiail quale era allora di legname da pila a pilasi caricòsì di gente che rovinò in più partie caddecolla gente che v'era suso; onde molte genti vi morirono eannegaronoe molti se ne guastarono le personesì che ilgiuoco da beffe avenne col veroe com'era ito il bandomoltin'andarono per morte a sapere novelle dell'altro mondocon grandepianto e dolore a tutta la cittadeche ciascuno vi credea avereperduto il figliuolo o 'l fratello; e fu questo segno del futurodanno che in corto tempo dovea venire a la nostra cittade per losoperchio delle peccata de' cittadinisì come appresso faremomenzione.



LXXI - Come fu messo fuoco in Firenzee arsene una buonaparte della cittade

Partito il cardinale da Prato di Firenze per lo modoche detto avemo adietrola città rimase in male stato e ingrande scompiglioché·lla setta che teneva colcardinaleond'erano caporali i Cavalcanti e' GherardiniPulci e'Cerchi bianchi del Garboch'erano mercatanti di papa Benedettoconséguito di più case di popoloper tema che' grandi nonrompessono il popolos'avessono la signoriae ciò furonodelle maggiori case e famiglie de' popolani di Firenzecom'eranoMagalottie ManciniPeruzziAntellesie Baroncellie Acciaiuolie AlbertiStrozziRiccie Albizzie più altried eranomolto guerniti di fanti e gente d'arme. I contradi erano di partenerai principalimesser Rosso della Tosa col suo lato de' Nerimesser Pazzino de' Pazzi con tutti i suoila parte degli Adimari chesi chiamano Cavicciulie messer Geri Spini e' suoi consortiemesser Betto Brunelleschi; messer Corso Donati si stava di mezzoperch'era infermo di gottee per lo sdegno preso con questi caporalidi parte nera; e quasi tutti gli altri grandi si stavano di mezzoe'popolanisalvo i Medici e' Giugnich'al tutto erano co' Neri. Ecominciossi la battaglia tra' Cerchi bianchi e' Giugni alle loro casedel Garboe combattevisi di dì e di notte. A la fine sidifesono i Cerchi coll'aiuto de' Cavalcanti e Antellesie crebbetanto la forza de' Cavalcanti e Gherardiniche co' loro seguacicorsono la terra infino in Mercato Vecchioe da Orto Sa·Micheleinfino a la piazza di San Giovanni sanza contasto o riparo niunoperò ch'a·lloro crescea forza di città e dicontado; però che·lla più gente di popolo gliseguivanoe' Ghibellini s'acostavano a·lloro; e venieno inloro soccorso que' da Volognano con loro amici con più di Mfantie già erano in Bisarno. E di certo in quello giornoeglino avrebbono vinta la terrae cacciatone i sopradetti caporalidi parte guelfa e nerai quali aveano per loro nemiciperchési disse ch'aveano fatta tagliare la testa a messer Betto Gherardinie a Masino Cavalcantie agli altricome addietro facemmo menzione.E come erano in sul fiorire e vincere in più parti della terraove si combatteva i loro nimiciavennecome piacque a Dioo perfuggire maggiore maleo permise per pulire i peccati de' Fiorentiniche uno ser Neri Abaticherico e priore di San Piero Scheraggiouomo mondano e dissolutoe ribello e nimico de' suoi consorticonfuoco temperato in prima mise fuoco in casa i suoi consorti in OrtoSammichelee poi in Calimala fiorentina in casa i Caponsacchi pressoa la bocca di Mercato Vecchio. E fu sì empito e furioso ilmaladetto fuoco col conforto del vento a tramontana che traeva forteche in quello giorno arse le case degli Abati e de' Maccie tutta laloggia d'Orto Sammichelee casa gli Amierie Toschie CiprianieLambertie Bachinie Buiamontie tutta Calimalae le case de'Cavalcantie tutto intorno a Mercato Nuovo e Santa Ceciliae tuttala ruga di porte Sante Marie infino al ponte Vecchioe Vaccherecciae dietro a San Piero Scheraggioe le case de' Gherardinie de'Pulcie Amideie Lucardesie di tutte le vicinanze di luoghinomati quasi infino ad Arno; e insomma arse tutto il midolloetuorloe cari luoghi della città di Firenzee furono inquantitàtra palagi e torri e casepiù di MVIIc. Ildanno d'arnesitesaurie mercatantie fu infinitoperò chein que' luoghi era quasi tutta la mercatantia e cose care di Firenzee quella che non ardeaisgombrandosiera rubata da' malandrinicombattendosi tuttora la città in più partionde moltecompagniee schiattee famiglie furono disertee vennono inpovertade per la detta arsione e ruberia. Questa pistolenza avenne ala nostra città di Firenze a dì X di giugnogli annidi Cristo MCCCIIIIe per questa cagione i Cavalcantii quali eranode le più possenti case di gentie di posessionie d'averedi Firenzee' Gherardini grandissimi in contadoi quali eranocaporali di quella settaessendo le loro case e de' loro vicini eseguaci arseperdero il vigore e lo statoe furono cacciati diFirenze come rubellie' loro nemici raquistarono lo statoe furonosignori della terra. E allora si credette bene che i grandirompessono gli ordini della giustizia del popoloe avrebbollo fattose non che per le loro sette erano partiti e in discordia insiemeeciascuna parte s'abracciò col popolo per non perdere istato.Convienne ancora lasciare alquanto a raccontare dell'altre novitadiche in questi tempi furono in più partiperché ancorane cresce materia dell'averse fortune della nostra città diFirenze.



LXXII - Come i Bianchi e' Ghibellini vennero a le porte diFirenzee andarne in isconfitta

Tornato il cardinale da Prato al papa ch'era aPerugia co la cortesì·ssi dolfe molto di coloro chereggeano la città di Firenzee molto gli abominòdinanzi al papa e al collegio de' cardinali di più crimini edifettimostrandogli peccatori uominie nimici di Dio e di santaChiesae raccontando il disinore e 'l tradimento ch'aveano fatto asanta Chiesavolendogli porre in buono stato e pacefico; per la qualcosa il papa e' suoi cardinali si turbarono forte contra iFiorentinie per consiglio del detto cardinale da Prato fece il papacitare XII de' maggiori caporali di parte guelfa e nera che fossonoin Firenzei quali guidavano tutto lo stato della cittadei nomide' quali furono questi: messer Rosso della Tosamesser CorsoDonatimesser Pazzino de' Pazzimesser Geri Spinimesser BettoBruneleschi [...] che dovessono venire dinanzi a·llui sottopena di scomunacazione e privazione di loro beni; i quali obbedientiincontanente v'andaro con grande compagnia di loro amici e famigliarimolto onorevolementee furono più di CL a cavalloperiscusarsi al papa di quello che 'l cardinale da Prato avea loro messoadosso. E in questa richesta e citazione di tanti caporali di Firenzeil cardinale da Prato sagacemente si pensò uno grandetradimento contro a' Fiorentiniche incontanente scrisse per suelettere a Pisae a Bolognae in Romagnaad Arezzoa Pistoiae atutti i caporali di parte ghibellina e bianca di Toscana e diRomagnache si dovessono congregare con tutte le loro forze e degliamici a piè e a cavalloe in uno dì nomato venire conarmata mano a la città di Firenzee prendere la terraecacciarne i Neri e coloro ch'erano stati contro a·lluie checiò era di coscienza e volontà del papa (la qual cosaera grande bugia e falsitàche 'l papa di ciò nonseppe niente)confortando ciascuno che venissono securamenteperchéla città era fiebole e aperta da più partie che persua industria n'avea trattie fatti citare a corte tutti i caporalidi parte nerae dentro avea gran parte che risponderebbono loroedarebbono la terrae che facessono la loro raunata e venuta segretae tosto. I quali avute queste lettere furono molto allegrieconfortandosi del favore del papaciascuno a suo podere si guernìe mosse a venire verso Firenze a la giornata ordinata. E prima duedìper la grande volontadetutta l'altra ragunata de'Bianchi e Ghibellini vennero verso Firenze per modo sì segretoche furono a la Lastra sopra Montughi in quantità di MVIccavalieri e di VIIIIm pedoni innanzi che in Firenze si credesse perla più genteperò ch'egli non lasciavano venirea·fFirenze niuno messo che ciò anunziasse; e se fossonoscesi a la città il dì dinanzisanza dubbio aveano laterraperò che non v'avea nulla provedenzanéguernigione d'arme né difesa. Ma egli s'arestarono la notte adalbergo a la Lastra e a Trespiano infino a Fontebuona per attenderemesser Tolosato degli Uberti capitano di Pistoiail quale facea lavia a traverso dell'alpe con CCC cavalieri pistolesi e soldatie conmolti a piede; e veggendo la mattina che non veniagli usciti diFirenze si vollono studiare di venire a la terracredendolasi averesanza colpo di spada; e così fecionolasciando i Bolognesi ala Lastrache per loro viltào forse perché a' Guelfich'erano tra·lloro non piacea la 'mpresa: vegnendo l'altragenteentraro nel borgo di San Gallo sanza nulla contastocheallora non erano a la città le cerchie delle mura nuovené'fossie le vecchie mura erano schiuse e rotte in più parti. Eentrati dentro a' borghiruppono uno serraglio di legname con portafatto nel borgoil quale fue abandonato da' nostri e non difesodelquale gli Aretini trassono il chiavistello della detta portae perdispetto de' Fiorentini il portarono ad Arezzoe puosollo nella lorochiesa maggiore di Santo Donato. E venuti i detti nemici giùper le borgora verso la cittadesi schieraro in su 'l Cafaggio dicosta a' Servie furono più di XIIc di cavalieri e popolograndissimoper molti contadini seguitiglie di que' d'entroGhibellini e Bianchi usciti a·lloro aiuto; la quale fu perloro mala capitaneriacome diremo appressoche si puosono in luogosanza acqua; ché se si fossono schierati in su la piazza diSanta Croceaveano il fiume e l'acqua per loro e per gli cavagliela Città Rossa d'intorno fuori delle mura vecchiech'eratutta acasata da starvi al sicuro ogni grande ostema a cui Iddiovuole male gli toglie il senno e l'accorgimento. Come la sera dinanzisi seppe la novellain Firenze ebbe grande tremore e sospetto ditradimentoe tutta la notte si guardò la terra; ma per losospetto chi andava quae chi làsanza ordine niunoisgombrando ciascuno le sue case. E di vero si disse che dellemaggiori e migliori case di Firenze di grandie de' popolanie'Guelfi seppono il detto trattatoe promesso aveano di dare la terra;ma sentendo la gran forza de' Ghibellini di Toscana e nimici delnostro Comunei quali erano venuti co' nostri uscititemettonoforte di loro medesimie d'esserne poi cacciati e rubatisìrimossono propositoe intesono a la difensa cogli altri insieme.Certi de' nostri caporali usciti con parte della gentesi partironodi Cafaggio dalla schierae vennero a la porta delli Spadariequella combattero e vinsonoe entraro delle loro insegne e di loroinfino presso a la piazza di San Giovanni; e se la schiera grossach'era in Cafaggio fosse venuta appresso verso la terrae assalitaalcuna altra portadi certo non aveano riparo. Ne la piazza di SanGiovanni erano raunati tutti i valenti uomini e' Guelfi cheintendeano a la difensione della cittànon però grandequantitàforse CC cavalieri e Vc pedonie con forza dellebalestra grosse ripinsono i nimici fuori della portae con dannod'alquanti presi e morti. La novella andò a la Lastra a'Bolognesi per loro spiee rapportarono che i loro erano rozzi esconfittiincontanentesanza saperne il certoche non era peròverosi misono in viachi meglio potéo fuggire; escontrandogli messer Tosolato con sua gente in Mugelloche venia esapea il verogli volle ritenere e rimenare indietro. Non ebbe luogoné per prieghi né per minacce. Quelli de la loroschiera grossa del Cafaggioavuta la novella da la Lastracome iBolognesi s'erano partiti in rottacome piacque a·dDioincontanente impauriroe per lo disagio di stare infino dopo nona aschiera a la fersa del solee gran caldo ch'erae non aveano acquaa sofficienza per loro e per loro cavallicominciarono a partirsi eandare via in fuggagittando l'armi sanza asalto o caccia dicittadiniche quasi e' non uscirono loro dietrose non certimasnadieri di volontà; onde molti de' nimici ne morirono perferri e per traffelaree rubati l'arme e' cavallie certi presifurono impiccati nella piazza di San Galloe per la via in su glialberi. Ma di certo si disse che con tutta la partita de' Bolognesie fossono stati fermi insino a la venuta di messer Tosolatoche 'lpoteano sicuramente fare per lo piccolo podere de' cavalieridifenditori ch'avea in Firenzeancora avrebbono vinta la terra. Maparve opera e volontà di Dioe che fossono amaliatiperchéla nostra città di Firenze non fosse al tutto disertarubatae guasta. Questa non proveduta vittoria e scampamento della cittàdi Firenze fue il dì di santa Margheritaa dì XX delmese di lugliogli anni di Cristo MCCCIIII. Avenne fatta sìstesa memoriaperché a·cciò fummo presentieper lo grande rischio e pericolo di che Dio iscampò la cittàdi Firenzee perché i nostri discendenti ne prendano esemploe guardia.



LXXIII - Come gli Aretini ripresono il castello diLaterinoche 'l teneano i Fiorentini

Nel detto anno MCCCIIIIa dì XXV del mese diluglioessendo la città di Firenze in tante aversitadi efortunegli Aretini cogli Ubertini e' Pazzi di Valdarno vennero contutto loro podere di gente d'arme a cavallo e a piede al castello diLaterinoil quale teneano i Fiorentinie aveano tenuto lungo tempoper forzae quello coll'aiuto de' terrazzani fu loro dato; e larocca la quale aveano fatta fare i Fiorentinil'avea in guardiamessere Gualterotto de' Bardiperch'era venuto a Firenze per lenovitadi che v'erano stateconvenne s'arrendesse pochi dìappressoperò ch'era rimasa mal fornitae per le novitàdi Firenze non aspettavano soccorso. E alcuno disse che gli Ubertinisuoi parenti il ne tradiro e ingannaroe chi disse che lo 'nganno fufatto al Comune. De la quale perdita del castello spiacque molto a'Fiorentiniperò ch'era molto fortee in una contrada chetenea molto a freno gli Aretini.



LXXIV - Ancora di novitadi che furono in Firenze ne' dettitempi

Nel detto annoa dì V d'agostoessendo presonel palagio del Comune di Firenze Talano di messer BoccaccioCavicciuli degli Adimari per malificio commessoonde dovea esserecondannatoi suoi consortitornando la podestade con sua famigliada casa i prioril'asaliro con armee fedirono malamentee di suafamiglia furono morti e fediti assai; e' detti Cavicciuli entraronoin palagioe per forza ne trassono il detto Talano sanza contastoniunoe di questo malificio non fu giustizia né punizioneniuna; in sì corrotto stato era allora la città diFirenze. E la podestàch'aveva nome messer...per isdegno sipartìoe tornossi a casa sua co la detta vergognae la cittàrimase sanza rettore; ma per necessità i Fiorentini feciono inluogo di podestà XII cittadinidue per sestouno grande euno popolanoi quali si chiamarono le XII podestadie ressono lacittade infino a tanto che venne la nuova podestade.



LXXV - Come i Fiorentini feciono oste e presono ilcastello delle Stinche e Montecalviche 'l teneano i Bianchi

Nel detto anno e mese d'agostoessendo la cittàdi Firenze retta per le XII podestadiordinarono oste perperseguitare i Bianchi e' Ghibellinii quali aveano rubellate piùfortezze e castella nel contado di Firenzee intra gli altri erarubellato il castello delle Stinche in Valdigrieve a petizione de'Cavalcantial quale andò la detta ostee puoservi l'assedioe combatterloe per patti s'arrendero pregionie 'l castello fudisfattoe' pregioni ne furono menati in Firenzee messi nellanuova pregione fatta per lo Comune su 'l terreno degli Uberti dicosta a San Simone; e per lo nome di que' pregioni venuti dalleStincheche furono i primi che vi furono messila detta pregioneebbe nome le Stinche. E disfatto il castelloe partita la dettaostene venne in Valdipesae assediaro Montecalviil quale aveanorubellato i Cavalcantie quello assediato e combattutos'arenderonosalve le persone; ma uscendone uno figliuolo di messer BancoCavalcantiper uno de' figliuoli della Tosa fu mortoonde ebbonogrande biasimo per la sicurtà data per lo Comunee nullagiustizia per lo Comune ne fu. Lascereno alquanto de le nostre aversenovità di Firenzee faremo incidenzatornando alquanto ditempo adietro per raccontare la fine della guerra dal re di Franciaa' Fiaminghila quale lasciammo adietro.



LXXVI - Incidenzatornando alquanto adietro a racontaredelle storie de' Fiaminghi

Negli anni di Cristo MCCCIII i Fiamminghi co·llorooste grandissima corsono il paese d'Artese faccendo grande dammaggioe arsono il borgo d'Arches fuori di Santo Mierie puosonsi a camponel bosco di là dal fiume de la Liscia. I Franceschi ch'eranoin Santo Mieripiù di IIIIm uomini a cavallo e gente a piedeassai col maliscalco di Franciasaviamente ingannarono i Fiamminghiche parte di loro al di lungi dell'oste si misono in guato una nottee l'altra cavalleria e gente de' Franceschi assalirono i Fiaminghi dala parte del borgo d'Artese. I Fiaminghi vigorosamente tutti simisono a la 'ncontra de' Franceschie cominciarono la zuffa; glialtri Franceschi ch'erano nell'aguato uscirono al di dietro sopra iFiamminghii quali veggendosi assalire improvisosi misono inisconfittae rimasorne morti più di IIImgli altri sifuggirono al poggio di Casella. In questo medesimo anno e tempo ilbuono messer Guido di Fiandrail quale per retaggio della madrev'usava ragione sopra la contea d'Olanda e d'Isilandala quale teneail conte d'Analdo suo cuginoprima coll'aiuto e forza de' Fiaminghicorse parte della contea d'Analdoe poi con grande oste e naviliopassò in Isilandae prese la terra di Midelborgoe quasitutto il paese e quelle isole d'intornosalvo la terra di Siliseala quale era molto forte e bene guernita. In questo anno venne diPuglia in Fiandra messer Filippo figliuolo del conte Guido diFiandrae lasciò e rifiutò al re Carlo di Puglia ilcontado di Tietidi Lancianoe de la Guardia in Abruzziil qualeegli tenea in fio dal re e per dote de la moglieper soccorrere ilpadre e' frategli e il suo paese di Fiandrae amò megliod'essere povero cavaliere sanza terraper aiutare e soccorrere lasua patria e avere onoreche rimanere in Puglia ricco signore.Incontanente che fue in Fiandra da' Fiamminghi fu fatto signore ecapitano di guerrail quale usò in Italia e in Toscana e inCicilia a le nostre guerre; fu molto sollecito e francoperòche alquanto era di testae coll'oste de' Fiamminghi andòsopra Santo Mierie corse e distrussono gran parte del paese infinoa la marina; e poi assediò la guasta terra dell'antica cittàdi Ternana in Arteseperò ch'era sanza murapur cinta difossee dentro v'erano in guardia CC cavalieri lombardie MD pedonitoscani e lombardi e romagnuoli con lance lunghe e tutti bene armatia la nostra guisaonde i paesani di là si maravigliavanomoltoe di loro aveano grande spavento; i quali avea fatti venire diLombardia messer Musciatto Franzesi e messer Alberto Scotti diPiagenzala quale era una buona masnada e valentee d'onde iFiaminghi più temeano. E credendogli i Fiaminghi avere presiin Ternanaperò che per moltitudine di loroch'erano piùdi cinquantamiliaaveano presa per forza la portae valico ilfossoi Lombardi e' Toscani faccendo serragli e sbarre ne la ruga dela terraritegnendo e combattendo co' Fiamminghisì glirisistettono tutto il giorno; ma crescendo la potenza de' Fiamminghiper la moltitudine lorocompresono tutta la terra d'intornosalvoda la parte del fiumee credendosi avere circondati e presi tutti iLombardi sanza riparo; ma i Lombardi e' Toscanicome savi e maestridi guerrafeciono uno bello e sùbito argomento al loroscampoe a ingannare i Fiaminghi; ciò che ch'eglino stiparonodue case l'una incontro a l'altrale quali erano in capo del pontedel fiume de la Liscia che correa di costa a la terrae vegnendoritegnendo la battaglia manesca co' Fiaminghilasciandosi perdere diserraglio in serraglio al loro scampo e ritrattacome furono pressoal ponte misono fuoco nelle dette case stipatee valicarono il pontesani e salvie di là dal fiume stavano schierati sonando lorostormentie faccendo schernie de' Fiaminghie saettando loro; e poiricolti tuttise n'andarono a la terra d'Aria in Artesee poi a lacittà di Tornai. I Fiaminghi per la forza del gran fuoco nonebbono podere di seguirglionde rimasono con onta e vergognascornati dello 'nganno de' Lombardie per cruccio misono fuocoeguastarono e arsono tutta la città di Ternana; e poi sanzasoggiorno se n'andarono per Artese guastando il paesee puosonsi adoste a la forte e ricca città di Tornai quasi intorno intornocon loro grande esercitoe crescendo loro oste. Ma la cittàera bene guernita di buona cavalleria e de le masnade de' Lombardi eToscaniche poco o niente gli curavano; ma di continuo le dettemasnade uscivano fuori della terrae assalivano l'oste de' Fiaminghidi dì e di nottedando loro molto affanno e sollecitudineefaccendo romire la grandissima oste; e com'erano cacciati da'Fiaminghisi riduceano in su i fossi di fuori sotto la guardia de letorri de la città e de' loro balestrieri ordinati in su lemura; e nulla altra gente facie guerra a' Fiaminghie di cui piùtemessono; e per questo modo sovente gabbavano i Fiaminghi. In questastanza dell'asedio di Tornai lo re di Francia molto straccato dispendioper trattato del conte di Savoia si presono triegue per unoanno da·llui a' Fiaminghie levossi l'assedio da Tornai; e 'lconte Guido di Fiandra fu lasciato di pregione sotto sicurtàdi saramento e di stadichie di ritornare in pregione infra certotempo; e andò così vecchio com'era in Fiandra congrande allegrezza per vedere suo paese libero da la signoria de'Franceschie fare festa a' suoi discendenti e buona gente del paese.E ciò fattodisse ch'omai non curava di morirequando a·dDiopiacesse; e per lo saramento si tornò in pregione a Compignoe poco stante si morì e rendé l'anima a·dDio inaggio di più di LXXX annicome valente e savio uomoe buonosignore; e lui mortoil corpo suo fu recato in Fiandrae soppellitoa grande onore.



LXXVII - Come fu sconfitto e preso in mare messer Guido diFiandra colla sua armata da l'amiraglio del re di Francia

Fallite le triegue dal re di Francia a' Fiaminghil'anno appresso MCCCIIIIlo re di Francia fece uno grandeapparecchiamento di molti baroni per andare in Fiandracon piùdi XIIm buoni cavalieri gentili uominie con più di Lmpedoni; e col detto esercito e con grande fornimento passò inFiandra. In mare fece suo amiraglio messer Rinieri de' Grimaldi diGenovavalente e franco uomo e bene aventuroso in guerra di mareilquale da Genova venne nel mare di Fiandra con XVI galee bene armateal soldo del re per guerreggiare per terra e per mare i Fiaminghiper levare l'assedio da la terra di Cirigea in Fiandraa la qualeera il buono e valente messer Guido di Fiandra con più di XVmFiaminghi sanza quegli del paese di sua parte. E corseggiaronoefatta gran guerra a le terre marine di Fiandrae preso molto naviliocon mercatantia di Fiamminghi per lo detto amiraglio sì andòper soccorrere Sirisea con XX navi armate a Calesee colle dette XVIgalee. Messer Guido di Fiandra veggendolo venirelasciòfornito in terra l'asedio a Silisea con Xm Fiaminghie armòLXXX naviovero coccheal modo di quello marefornite con castellaper battagliae in ciascuna il meno C uomini fiaminghi e del paesee egli in persona con molta buona gente salì in su la dettaarmata e navilioavendo il detto messer Rinieri Grimaldi e' Genovesiper nienteper lo poco navile ch'avea a comparazione del suo; ma nonistimava quello che portavano in mare le galee de' Genovesi armate.Sì s'afrontarono insiemee l'asalto fu grande e forte efurioso del navilio di messer Guido per gli Fiaminghiper losoprastare che le sue navi colle castella armate faceano a le galeedell'amiraglio. Ma messer Rinieri conoscendo il modo del combatteredi quelle navie de la marea e ritratta che fae quello mare per lofiottosì si ritrasse adietro a·rremi colle sue galeee lasciò le sue navi per abandonatele quali erano armate digenti di quella marina; onde la maggiore parte furono prese eisbarattatee credevasi messer Guido e' Fiaminghi avere vittoria de'suoi nemicie messo l'amiraglio in fugga. Ma il savio amiraglioattese colle sue galee tanto che tornò il fiotto co la pienamareacom'è costume di quello mare; e la sua genterinfrescata venne con forte rema de le sue galee come cavaglicorrentie con molti balestrieri a moschetti in su ciascuna galeaassalendo e saettando le cocche e navi de' Fiaminghionde moltifurono fediti e morti. I Fiaminghi non costumati di sì fattoassalto e battagliae non potendo per forza di vele tornare adietroné ire innanziisbigottirono molto. I Genovesi co·lloronavilio mescolandosi tra 'l navilio de' Fiaminghisì simisono IIII galee co l'amiraglio a combattere la grande cocca dellostendale ov'era messer Guido di Fiandra co' suoi baronie quella perforza di saettamento e per prestezza di genti co le spade in manosagliendo da più parti in su la coccaquella presono conmolti fediti e morti da ciascuna partee messer Guidotra gli altrich'erano rimasis'arendero pregioni. E presa la nave di messerGuidol'altre furono tutte sconfittee la maggiore parte prese. Eper abondante la gente de' Fiaminghi ch'erano all'assedio della terradi Sirisea furono assediati eglinoe per difetto di vittuaglia chifuggì a pericolo di mortee chi s'arrendéo pregione; emesser Guido con molti altri ne fu menato preso in Francia e aParigi. Questa pericolosa e grande sconfitta ebbono i Fiaminghi al'uscita del mese d'agostogli anni di Cristo MCCCIIII. In questomedesimo tempo certi di Baiona in Guascogna co·lloro navilequali chiamano cocchepassarono per lo stretto di Sibiliae venneroin questo nostro mare corseggiandoe feciono danno assai; e d'allorainnanzi i Genovesi e' Viniziani e' Catalani usaro di navicare co lecocchee lasciarono il navicare delle navi grosse per piùsicuro navicaree che sono di meno spesa: e questo fue in questenostre marine grande mutazione di navilio.



LXXVIII - Come lo re di Francia sconfisse i Fiaminghi aMonsimpeveri

Ne la detta stateinnanzi la sopradetta sconfitta dimessere Guido di Fiandrai Fiaminghi sentendo la venuta del re diFrancia facea sopra lorofeciono grande apparecchiamento d'osteefurono più di LXme co' loro signori e capitanimesserFilippo di Fiandrae messer Gianni conte di Namurroe messer Arrigosuo fratelloe messer Guiglielmo di Giuliericogli altri baroni diFiandrae di Namurroe d'Alamagnae altri loro amici venneroco·lloro oste a Lilla e a le frontiere per contradiare al re ea sua gente l'entrata in Fiandra. La gente del re vegnendo da laparte di Tornaifeciono una grande punga al passo del ponte aGuandino in su la Liscia per passare il fiumee fuvi morto ilvalente cavaliere messer Gianni Buttafuoco di que' di Gianville conpiù altri cavalieri franceschima a la fine i Franceschifurono vincitori del passoe valicò il re con tutta sua ostee acampossi tra Lilla e Doagio nella valle del luogo dettoMonsimpevero. I signori di Fiandra co·lloro oste scesono diMonsimpevero ov'erano acampatie stesono loro alberghi e tendeeacamparsi nella piaggia sanza dirizzare tende o trabaccheconintenzione di venire a la battaglia incontanenteper le novellech'aveano già della sconfitta d'Isilanda di messer Guido; epuosonsi a la rincontra del re di Francia e di sua ostee scesonotutti a pièchi avea cavalloapparecchiati di combattere; eaveano tanto carreggioche di loro carri per loro fortezza esicurtade si chiusono intorno intorno tutta loro osteche girava piùdi III migliae lasciarono al campo V uscite. Ma intanto fecionomala capitaneria di guerrache quando istesono i loro padiglioni etrabacche levandosi dal poggio di Monsimpeveritutto torciarono ecaricarono co' loro arnesa e vittuaglia in su le loro carrae quasieglino medesimi s'assediarono e aseccarono; onde i Franceschiassalendogli al continuo in quella giornata con XIIII battaglieciòsono schierech'aveano fatte di loro cavalleriache di ciascuna eraguidatore e capitano uno de' maggiori signori di Franciategnendolia badalucchi e agirandogli d'intorno co·lloro schiereordinatesonando trombe e nacchere al continuomolto gliaffannavano; e eglino rinchiusi nel carrinopoco si poteano aiutaree offendere i Franceschi. E oltre a questofaccendo venire iFranceschi i loro pedonie spezialmente i bidaliciò sonoNavarresiGuasconie Provenzalie con altri di Linguadocoleggerid'armecon balestra e co' loro dardi e giavellotti a fusonee conpietre pugnerecce conce a scarpelli a Tornaionde il re avea fattivenire in su più carraassaliro il carreggio de' Fiaminghiein più parti lo 'ntorniaro e rubaroe istando in su' carride' Fiaminghi saettando e gittando pietre e dardi alle schiereondemolto forte affriggeano il popolo di Fiandra; e massimamente perché'l tempo era caldissimoe il fornimento di bere e di mangiare diFiaminghiche poco possono stare digiuniera loro malagevolee nonordinato da potere avereperò ch'era in su' carrionde moltofurono confusi. E stando in questo tormento infino presso al vespronon potendo più durarequasi come disperati di salutealquanti di loro co' loro signori e capitani ordinarono d'usciredella bastita de' carrie assalire l'oste de' Franceschi; e il buonomesser Guiglielmo di Giulleri con certi eletti di Bruggia e delFranco di Bruggia fue una schierae messer Filippo di Fiandra concerti di quegli di Guanto e del paese un'altra schierae messerGianni conte di Namurro con certi di quegli d'Ipro e de la marinafurono un'altra schiera. E subitamentenon prendendosi guardia diciò i Franceschiuscirono a uno segno e grido del loro campoda tre particon gran furia e romore assalendo i Franceschi; e fuesì grande e forte l'assalto de' Fiaminghiche messer Carlo diValose il conte di San Poloe più altre schiere furonorottee misonsi in volta. In buono messer Guiglielmo di Giulleri conque' di Bruggia e del Franco se n'andarono diritto al padiglione elogge del re di Francia con sì gran furiauccidendo chiunquesi parava loro innanzisì che non ebbono quasi nullocontrasto; sì furono al padiglione del retrovando gli arostie la vivanda della cena de' Franceschi a fuocoe quelle tutte rubaroe mangiaronoe andando cercando la persona del reil trovaronoisproveduto e quasi disarmatoa pièche indosso non aveaarmese non uno ghiazzerino; e perché nol trovarono coll'armireali indossonol conobbonoche di certo morto l'avrebbonochen'aveano il poderee avrebbono finita la loro guerrase Idiol'avesse asentito; e pur così sconosciutoebbe lo re troppoaffare a montare a cavallo; e furongli morti a' piè parecchigrandi borgesi di Parigich'aveano l'uficio di metterlo a cavallo.Ma come fu montatocominciò a sgridare i suoi e dare loroconfortoe di suo corpo fare maraviglie d'armecome quegli ch'erafortee di fazzione di corpo il meglio fornito che nullo Cristianoche al suo tempo vivesse; sicché in poca d'ora ebbe sìriscosso da' nemicie messigli in voltae ricoverato il campo. Emesser Carlo suo fratello e gli altri baroni che co·lloroschiere de' cavalieri fuggienosentendo che il re con sua schieratenea campotornaro adietro e ingrossaro la battaglia del ree fusì possenteche mise in rotta e in isconfitta i Fiamminghi. Ein quella punga rimase morto il buono messer Guiglielmo di Giuliericon più cavalierie baronie buoni borgesi ch'erano co·lluima non sanza grande dammaggio de' Franceschie che in quello assaltomorìo il conte d'Alzurroe 'l conte di Sansurroe messerGianni figliuolo del duca di Borgognae più altri baroni ecavalieri in quantità di MD e piùe di Fiaminghi virimasono morti più di VIme lasciaro tutto il loro carrino earnese; e durò l'aspra battaglia infino a la notte con torchiaccesi. E di certo per virtù solo della persona del re iFranceschi vinsono e ebbono vittoria della detta battaglia: e messerFilippo di Fiandra con gran parte de' Fiaminghi si fuggiroericoverarono la notte in Lillae messer Gian di Namurro e messerArrigo suo fratello fuggirono la notte a Iproe rimaso lo re co'Franceschi vincitori in su 'l campo. L'altro dì appressoordinò che' Franceschi morti fossono soppellitie cosìfu fatto in una badia la quale è ivi di costa al piano ove fula battagliae fece decreto e gridare sotto pena del cuore e d'averech'a nullo corpo de' Fiaminghi fosse data sepolturaad asemplo eperpetuale memoria. E io scrittore ciò posso testimoniare diveroche a pochi dì appresso fui in su 'l campo dove fue labattagliae vidi tutti i corpi morti ancora non intaminati. E ladetta battaglia fu all'uscita del mese di settembregli anni diCristo MCCCIIII.



LXXIX - Come poco appresso la sconfitta di Monsimpevero iFiaminghi tornaro per combattere col re di Franciae ebbono buonapace

L'altro dì appresso che 'l re di Francia ebbela vittoria de' Fiaminghi sì si partì di quello luogoove fue la battagliae con tutta sua oste si puose all'asedio a laterra di Lillaov'era rinchiuso e rimaso messer Filippo di Fiandracon certa buona gente d'arme per difendere la terra; e quella tuttacircundatasì che nullo ne potea uscire né entrare; egirava l'oste del re più di VI migliae fece rizzare moltidifici e torri di legname per combattere la terra e 'l castelloilquale era molto forte e bellofatto per lo re a la prima guerra; edi certo sanza lungo dimoro si credea lo re avere la villa e 'lcastello per forza o per fame. In questo stante avenne grandemaravigliae bene da farne nota e ricordanza; che tornato messerGianni di Namurro a Bruggiae richesti quelli del paese al soccorsodi Lillanon isbigottiti né ispaurati de le due grandisconfitte ricevute così di corto a Sirisea in mare né aMonsimpeveroma con grande ardire e buono volere tutti quelli delpaese lasciando ogni loro arte e mestiere s'apparecchiarono di venirea l'oste; e in tre settimane dopo la sconfitta ebbono rifatti ipadiglioni e trabacche; e chi non ebbe panno linosì le fecedi buone bianche d'Ipro e di Guanto. E raunaro di tutto il paese ilcarreggio e tutti i fornimenti d'ostee armossi nobilementee tuttiper compagnie d'arti e di mestiericon soprasberghe nuove di finidrappi divisata l'una compagnia da l'altra; e furono bene Lm d'uominid'armee tutti si giurarono insieme di mai non tornare a·llorocasach'egli avrebbono buona pace dal reo di combattersi co·lluie con sua genteperò che meglio amavano di morire a labattaglia che vivere in servaggio. E così caldi e disperati nevennero al ponte a Guarestona sopra la Liscia presso di Lillaeacamparsi incontro all'oste del re di Francia; e per loro araldi (ciòsono uomini di corte) feciono richiedere lo re di battaglia. Quandolo re vide venuto così grande esercito de' Fiaminghi in cosìpoco di tempoe così disposti a battagliasi maravigliòmoltoe temette forteavendo assaggiato a Monsimpevero la lorodisperata furia; e richiese suo consiglio de' suoi baronide' qualinon v'ebbe niuno sì ardito che non avesse temenzadicendo alre: "Bene che Idio ci desse di loro la vittorianon sarebbesanza grande pericolo de la nostra gente e cara baroniaperòche si combatteranno come gente disperata". Per la qual cosa ilduca di Brabantech'era venuto come mezzano nell'oste del re colconte di Savoia insiemesi tramisono d'acordo e pace dal re e'Fiamminghi; e come piacque a·dDioe per la tema de'Franceschila pace fue fatta e confermata in questo modo: che'Fiaminghi rimarrebbono in loro franchigia e libertà per lomodo antico e consuetoe ch'eglino riavrebbono i loro signori liberidelle carcere de·re di Franciaciò era messer Rubertodi Bettona primogenito del conte Guido di Fiandrae che succedea aessere contee messer Guiglielmo di Fiandrae messer Guido diNamurro suoi fratellie più altri baroni e cavalieri eborgesi fiaminghi presi; e che il re ristituirebbe al conted'Universafigliuolo del detto messere Ruberto conte di Fiandralacontea d'Universa e quella di Rastrellole quali il re di Franciaper la guerra gli avea tolte e levate. D'altra parte i Fiaminghiperpatti della pace e amenda al relasciavano a queto tutta la parte diFiandra dal fiume della Liscia verso Francia che parlano piccardocioè LillaDoaie Orcie Bettonacon più villette;e oltre a·cciò pagare al re in certi termini libbre CCmdi buoni parigini. E così fu giurata e promessae messa aseguizionee in questo modo ebbe fine la dura e aspra guerra da·redi Francia a' Fiaminghi. Lasceremo di questa materiach'hae avutosuo finee torneremo a nostraa dire de' fatti d'Italia e de lanostra città di Firenzech'assai novità vi furono inquesti tempi. E prima de la morte di papa Benedettoe di quelli chesuccedette appresso.



LXXX - Come morì papa Benedettoe de la nuovalezione di papa Clemento quinto

Negli anni di Cristo MCCCIIIIa dì XXVII delmese di lugliomorì papa Benedetto nella città diPerugiae dissesi di veleno; che stando egli a sua mensa a mangiaregli venne uno giovane vestito e velato in abito di femmina servigialedelle monache di Santa Petornella di Perugiacon un bacinod'argentoiv'entro molti begli fichi fiorie presentogli al papa daparte della badessa di quello monestero sua devota. Il papa gliricevette a gran festae perché gli mangiava volentieriesanza farne fare saggioperch'era presentato da femminane mangiòassaionde incontanente cadde malatoe in pochi dì morìoe fu soppellito a grande onore a' frati predicatorich'era di quelloordinein Santo Arcolano di Perugia. Questi fue buono uomoe onestoe giustoe di santa e religiosa vitae avea voglia di fare ognibenee per invidia di certi de' suoi frati cardinalisi disseilfeciono per lo detto modo morire; onde Idio ne rendé lorosecolpa v'ebbonoassai in brieve giusta e aperta vendettacome simostrerrà appresso. Ché dopo la morte del detto papanacque scismae fue grande discordia infra 'l collegio de' cardinalid'eleggere papae per loro sette erano divisi in due parti quasiiguali; dell'una era capo messere Matteo Rosso degli Orsini conmesser Francesco Guatani nipote che fu di papa Bonifazioedell'altra erano caporali messer Nepoleone degli Orsini dal Monte e'l cardinale da Pratoper rimettere i loro parenti e amici Colonnesiinn-istatoe erano amici del re di Franciae pendeano in animoghibellino. E essendo stati per tempo di più di nove mesirinchiusi e costretti per gli Perugini perché chiamassonopapae non poteano avere concordiaa la fine trovandosi ilcardinale da Prato con messer Francesco cardinale de' Guatani insegreto luogodisse: "Noi facciamo grande male e guastamentodella Chiesa a non chiamare papa". E messer Francesco disse: "Enon rimane per me". Quello da Prato rispuose: "E s'io citrovassi buono mezzosaresti contento?". Rispuose di sì;e così ragionando insieme vennero a questa concordiaperindustria e sagacità del cardinale da Pratotrattando coldetto messer Francesco Guatani in questo modo gli diede il partitoche l'uno collegio per levare ogni sospetto eleggesse treoltramontanisofficienti uomini al papatocui a·lloropiacessee l'altro collegio infra XL dì prendesse l'uno dique' trecui a·lloro piacessee quegli fosse papa. Per laparte di messer Francesco Guatani fu preso di fare la lezionecredendosi prendere il vantaggioe elesse tre arcivescovioltramontanifatti e criati per papa Bonifazio suo ziomolto suoiamici e confidentie nemici del re di Francia loro aversaroconfidandosiche l'altra parte prendessed'avere papa a·llorosenno e loro amico; infra quegli tre fu l'arcivescovo di Bordello ilprimo più confidente. Il savio e proveduto cardinale da Pratosi pensò che meglio si potea fornire il loro intendimento aprendere messer Ramondo del Gotto arcivescovo di Bordelloche nullodegli altricon tutto che fosse creatura del papa Bonifazioe nonamico del re di Franciaper offese fatte a' suoi nella guerra diGuascogna per messer Carlo di Valos; ma conoscendolo uomo vagod'onore e di signoriae ch'era Guasconeche naturalmente sonocupidiche di leggeri si potea pacificare col re di Francia; e cosìpresono il partito segretamentee per saramento egli e la sua partedel collegioe ferme dall'uno collegio all'altro le carte e cautelede le dette convenenze e pattiper sue lettere propie e degli altricardinali di sua parte scrissono al re di Franciae inchiuse dentrosotto loro suggelli i patti e convenenze e commessione da·lloroa l'altra parte del collegioe per fidati e buoni corrieri ordinatiper gli loro mercatanti (non sentendone nulla l'altra parte)mandarono da Perugia a Parigi in XI dìamonendo e pregando ilre di Francia per lo tinore delle loro lettere che s'egli volesseracquistare suo stato in santa Chiesae rilevare i suoi amiciColonnesiche 'l nimico si facesse ad amicociò era messerRamondo del Gotto arcivescovo di Bordellol'uno de' tre eletti piùconfidenti dell'altra partecercando e trattando co·lluipatti larghi per sé e per gli amici suoiperò che insua mano era rimessa la lezione dell'uno di que' tre cui a·lluipiacesse. Lo re di Francia avute le dette lettere e commessionifumolto allegro e sollicito a la 'mpresa. In prima mandate lettereamichevoli per messi in Guascogna a messer Ramondo del Gottoarcivescovo di Bordelloche gli si facesse incontroche gli voleaparlare; e infra i presenti VI dì fu il re personalmente conpoca compagnia e segreta conferito col detto arcivescovo di Bordelloin una foresta badia nella contrada di San Giovanni Angiolini; eudita insieme la messae giurata in su l'altare credenzalo reparlamentò co·lluie con belle parolediriconciliarlo con messer Carloe poi sì gli disse: "Vediarcivescovoi' ho in mia mano di poterti fare papa s'io voglioeperò sono venuto a te: e perciòse tu mi prometteraidi farmi sei grazie ch'io ti domanderòio ti faròquesto onore; e acciò che tu sie certo ch'io n'ho il podere"trasse fuori e mostrogli le lettere e le commessioni dell'unocollegio de' cardinali e dell'altro. Il Guascone covidoso delladignità papaleveggendo così di subito come nel re eraal tutto di poterlo fare papaquasi stupefatto de l'alegrezza gli sigittò a' piedie disse: "Signore mioora conosco chem'ami più che uomo che siae vuomi rendere bene per male: tuhai a comandare e io a ubidiree sempre sarò cosìdisposto". Lo re il rilevò susoe basciollo in boccaepoi gli disse: "Le sei speziali grazie ch'io voglio da te sonoqueste. La primache tu mi riconcilii perfettamente colla Chiesaefacci perdonare del misfatto ch'io commisi de la presura di papaBonifazio. Il secondodi ricomunicare me e' miei seguagi. Il terzoarticoloche mi concedi tutte le decime del reame per V anniaiutoa le mie spese ch'i' ho fatte per la guerra di Fiandra. Il quartoche tu mi prometti di disfare e anullare la memoria di papaBonifazio. Il quintoche tu rendi l'onore del cardinalato a messerIacopo e a messer Piero de la Colonnae rimettigli in istatoe faico·lloro insieme certi miei amici cardinali. La sesta grazia epromessa mi riservo a luogo e a tempoch'è segreta e grande".L'arcivescovo promise tutto per saramento in sul Corpus Dominie oltre a·cciò gli diè per istadichi il fratelloe due suoi nipoti; e lo re giurò a·llui e promise difarlo eleggere papa. E ciò fattocon grande amore e festa sipartiromenandone i detti stadichi sotto coverta d'amore e diriconciliargli con messer Carloe tornossi lo re a Parigi; eincontanente riscrisse al cardinale da Prato e agli altri di suocollegio ciò ch'avea fattoe che sicuramente eleggessono papamesser Ramondo del Gotto arcivescovo di Bordellosiccome confidentee perfetto amico. E come piacque a Diola bisogna fue sìsollecitache in XXXV dì fu tornata la risposta del dettomandato a la città di Perugia molto segreta. E avuta ilcardinale da Prato la detta rispostala manifestò al segretoal suo collegioe richiese cautamente l'altro collegio che quandoa·lloro piacessesi congregassono in unoch'eglino voleanooservare i pattie così fu fatto di presente. E raunatiinsieme i detti collegie come fu bisogno a retificare e confermarel'ordine de' detti patti con vallate carte e saramenti fu fattosolennemente. E ciò fattoper lo detto cardinale da Pratoproposta saviamente una autorità de la santa Scritturachea·cciò si confaceae per l'autorità a·lluicommessa per lo modo dettoelesse papa il sopradetto messer Ramondodal Gotto arcivescovo di Bordello; e quivi con grande allegrezza daciascuna parte fue accettato e confermatoe cantato con grandi vociTe Deum laudamus etc.non sappiendo la parte di que' di papaBonifazio lo 'nganno e 'l tranello com'era andatoanzi si credeanoavere per papa quello uomo di cui più si confidavano: egittate fuori le polizze della lezionegran contasto e zuffe ebbetra·lle loro famiglieche ciascuno dicea ch'era amico di suaparte. E ciò fattoe usciti i cardinali di là ov'eranoinchiusiincontanente ordinaro di mandargli la lezione e decretooltre i monti là dov'egli era. Questa lezione fu fatta a dìV di giugnogli anni di Cristo MCCCVed era stata vacata la sediaappostolica X mesi e XXVIII dì. Avemo fatta sì lungamenzione di questa lezione del papa per lo sottile e bello ingannocome fatta fuee per esemplo del futuroe però che gran cosene seguirono appressocome per inanzi faremo al tempo del suo papatoe del successore memoria. E questa lezione fu cagione perchéil papato rivenne agli oltramontani e la corte n'andò oltre imontisicché del peccato commesso per gli cardinali italianidella morte di papa Benedettose colpa v'ebbonoe della frodolentelezione furono bene gastigati da' Guasconicome diremo appresso.



LXXXI - De la coronazione di papa Clemento quintoe de'cardinali che fece

Portata la lezione e 'l decreto a l'eletto papaarcivescovo di Bordello infino in Guascogna dov'egli eraaccettòil papato allegramentee fecesi nominare papa Clemento quintoeincontanente mandò per sue lettere citando tutti i cardinaliche sanza indugio venissono a la sua coronazione a Leone sopra ilRodano in Borgognae simile richiese il re di Franciae 'l red'Inghilterrae quello d'Araonae tutti i nomanati baroni di làda' montiche fossono a la sua coronazione. De la quale richesta ecitazione la maggiore parte de' cardinali italiani si tennero gravatie forte ingannaticredendosi che avuto il decreto venisse a Roma acoronarsi; e messer Matteo Rosso degli Orsinich'era il priore de'cardinali e il più atempatoe che più malvolentieri sipartiva da Romaavedutosi dello inganno ch'egli e la sua parteaveano avuto di questa lezionedisse al cardinale da Prato: "Venutose' a la tua di conducerne oltre i montima tardi ritorneràla Chiesa in Italiasì conosco fatti i Guasconi". Evenuto il papa e' suoi cardinali a·lLeone sopra Rodanofueconsecrato e coronato papa il dì di santo Mattino a dìXI di novembregli anni di Cristo MCCCVin presenza del re Filippodi Franciae di messer Carlo di Valose di molti baroniil qualecome promesso gli aveail ricomunicò e ristituì inogni onore e grazia di santa Chiesala quale gli aveva levata papaBonifazioe donogli le decime di tutto il suo reame per V anni; e arichesta del detto re per le presenti digiunea dì XVII delmese di dicembrefece XII cardinali tra Guasconi e Franceschiamicie uficiali del reintra' qualicome promesso aveafece cardinalimesser Iacopo e messer Piero de la Colonnae ristituigli in ognigrazia ch'avea loro tolta e levata papa Bonifazio; e confermòal re Giamo d'Araona il privilegio che gli avea dato papa Bonifaziodel reame di Sardigna. E ciò fattose n'andò con suoicardinali e con tutta la corte a la sua città di Bordelloovetutti gl'Italianicosì bene i cardinali come gli altrifurono male veduti e trattatisecondo il grado de la loro dignitàperò che tutto guidavano i cardinali guasconi e franceschi.Nel detto verno fue grandissimo freddo per tuttoe spezialmenteoltre i montiche ghiacciò il Rodanosì che su vi sipotea passare a piè e a cavalloe tutti i grandi fiumie ilRenoe la Mosae Sennae l'Erae lo Scalto ad Anguersa; eeziandio ghiacciò il mare di Fiandraed a le marme d'Olanda eSilanda e Danesmarce più di tre leghe infra mareche fu granmaraviglia. Lasceremo alquanto de' fatti del papa al presenteetorneremo a nostra materia de' fatti di Firenze.



LXXXII - Come i Fiorentini e' Lucchesi assediarono evinsono la città di Pistoia

Negli anni di Cristo MCCCVavendo i Fiorentini avutele mutazioni dette adietro de la cacciata de' Bianchi a le porteequella parte bianca e ghibellina scacciata e vinta in tutte partiquasi di Toscanasalvo de la città di Pistoiala quale sitenea per parte bianca col favore de' Pisanie degli Aretinieeziandio de' Bolognesii quali si reggeano a parte biancasidubitaro che non crescesse la loro potenzia sostegnendo Pistoiasì·ssi providono e chiamaro loro capitano di guerraRuberto duca di Calavrafigliuolo e primogenito rimaso del re Carlosecondoil quale venne in Firenze del mese d'aprile del detto annocon una masnada di CCC cavalieri araonesi e catalanie moltimugaveri a pièla quale fu molto bella gentee aveatra·lloro di valenti e rinomati uomini di guerra; il quale da'Fiorentini fu ricevuto a modo di re molto onorevolemente. E riposatoalquanto in Firenzes'ordinò l'oste sopra la città diPistoia per gli Fiorentini e Lucchesi e gli altri della compagnia diparte guelfa di Toscana: e mossono bene aventurosamente col dettoduca loro capitano a dì XX del presente mese di maggio; e'Lucchesi e l'altra amistà vennero da l'altra parteecircundarono la città intorno intorno co le dette ostieguastarla d'intorno; e poco tempo appresso l'afossaro e steccaro aldi fuori con più battifollisì che nullo vi poteaentrare né uscire; dentro v'erano tutti i Pistolesi bianchi eghibellinie messer Tosolato degli Uberti con masnada di CCCcavalieri e pedoni assaisoldati per gli Bianchi e Ghibellini diToscana. E stando i Fiorentini nella detta oste intorno a Pistoiasiteneano un'altra piccola oste in Valdarno di sopra a l'assedio delcastello d'Ostinail quale aveano fatto rubellare i Bianchi; equello ebbono a patti i Fiorentini del presente mese di giugnoefeciongli disfare le mura e le fortezze. Per la detta oste ch'erasopra la città di Pistoia messer Nepoleone degli Orsinicardinale e 'l cardinale da Pratoa petizione de' Bianchi eGhibellinirichiesono papa Chimento ch'egli si dovesse interporre dimettere pace tra' Fiorentini e' loro usciticom'avea cominciato ilsuo antecessoro papa Benedetto per bene del paese d'Italiae ch'eglifacesse levare l'oste da Pistoia: onde il detto papa mandò duesuoi legati cherici guasconie del mese di settembre furono inFirenze e nell'oste; e comandarono al Comunee simile al ducaRubertoe a' Lucchesie agli altri capitani dell'osteche sidovessono levare da l'assedio di Pistoia sotto pena discomunicazione. Al quale comandamento i Fiorentini e' Lucchesi furonodisubidienti e non si partirono dall'assedio di Pistoia; per la qualcosa i detti legati iscomunicaro i rettori de la cittade e' capitanidell'oste e puosono lo 'nterdetto a la città di Firenze e alcontado. Il duca Ruberto per non disubbidire al papa si partìdell'oste con sua privata famigliae andonne a corte a Bordelloelasciò nell'oste il suo maliscalcomesser Dego de la Rattacatalanoe tutti i cavalieri i quali v'avea menati al servigio de'Fiorentini e al loro soldo; e' Fiorentini e' Lucchesiricrescendol'assedio al continuoe' convenia che tutti i cittadini v'andassonoo mandassono come toccava per vicendao pagassono una imposta percapo d'uomo com'era tassatola quale si chiamò la Sega. Neldetto assedio ebbe molti assalti e badalucchi a cavallo e a pièe dammaggio dell'una parte e dell'altraperò che dentro aveafranche masnade; e chiunque era preso che n'uscissea l'uomo eratagliato il pièe a la femmina il nasoe ripinto adietronella città per uno ser Lando d'Agobbiocrudele e dispietatooficialeil quale per gli Fiorentini fu sopranomato Longino. E cosìistette e durò la detta oste tutta la vernatanon lasciandoper nevi né per piove né ghiacci. A la fine vegnendo aque' d'entro meno la vivandae sentendo che di Bologna era cacciatala parte biancaavendo perduta ogni speranza di soccorsosìs'arendero salve le personee tennonsi insino a tanto che nulla virimase a mangiareavendo mangiati i cavaglie pane di saggina e disemolanero come mora e duro come ismaltoe quello ancora fallito;e ciò fu a dì X del mese d'aprilegli anni di CristoMCCCVI. E renduta la terrase n'uscirono le masnade e' caporali de'Bianchi e Ghibellini. E avuta la detta vittoria di PistoiaiFiorentini e' Lucchesi feciono tagliare le mura della città egli steccatie rovinare ne' fossi; e più torri e fortezzefeciono disfare; e il contado di Pistoia partiro per metadee laparte di verso levante e del monte di sotto con tutte le castella e'l piano infino presso a la città ebbono in parte iFiorentiniprivileggiandolsi a perpetuo. E feciono disfare la roccadi Carmignano per levarlasi da la vista di Firenzela quale iFiorentini aveano comperata da messer Musciatto Franzesichegliel'avea data messer Carlo di Valosquando fue paciaro in Toscana.E' Lucchesi ebbono da la parte di ponente da la città in làverso Serravallee tutta la montagna di sopra; e la signoria dellacittà di Pistoia rimase a' Fiorentini e Lucchesidell'unopodestàe dell'altro capitano. E per questo modo fue abattutala superbia e grandezza de' Pistolesie puliti de' loro peccatierecati a tanto servaggio. E ciò fattotornarono i Fiorentiniin Firenze con grande allegrezza e trionfo; e a messer Bino Gabriellid'Agobbioallora podestà di Firenze e capitano dell'osteentrando in Firenzegli fu recato sopra capo il palio di drappo adoro per gli cavalieri di Firenze a piede a modo di re; e per similemodo feciono i Lucchesi a la loro tornata in Lucca. Nel detto annodell'asedio di Pistoia fu grande caro in Toscanae valse in Firenzelo staio del grano a la misura rasa mezzo fiorino d'oro.



LXXXIII - Come la città di Modena e di Reggio sirubellarono al marchese da Estie come furono cacciati i Bianchi e'Ghibellini di Bologna

Nel detto anno MCCCVdel mese di febbraiosirubellaro al marchese Azzo da Esti la città di Modona e quelladi Reggiole quali per lungo tempo l'avea tenute e signoreggiatetirannescamentee ressonsi a Comunee in loro libertade. E neldetto annoin calen di marzoreggendosi la città di Bolognaa parte biancae avendo compagnia co' Bianchi e' Ghibellini diToscana e di Romagnail popolo di Bolognail quale naturalmente èguelfonon piacendo loro sì fatto reggimento e compagnia co'Ghibellini di Toscana e di Romagna loro antichi nemicie perconforto e soducimento de' Guelfi di Firenzelevaro la cittàa romorecon armata mano cacciarono de la città e del contadoi caporali di parte biancae' Ghibellini tuttie usciti di Firenzee isbandirli per ribelli; e ordinaro che neuno Bianco o Ghibellino silasciasse trovare in Bolognao nel distrettosotto pena dell'averee della personaandandoli cercando e uccidendo co·llorobargellodiputato per lo popolo sopra·cciò con granséguito di masnadieri. E feciono i Bolognesi incontanente legae compagnia co' Fiorentini e co' Lucchesi e cogli altri Guelfi diToscana.



LXXXIV - Come si levò in Lombardia un fra Dolcinocon grande compagnia d'ereticie furono arsi

Nel detto anno MCCCV nel contado di Noara inLombardia uno frate Dolcinoil quale non era frate di regolaordinatama fraticello sanza ordinecon errore si levò congrande compagnia d'ereticiuomini e femmine di contado e di montagnedi piccolo affareproponendo e predicando il detto frate Dolcino séessere vero appostolo di Cristoe che ogni cosa dovea essere incarità comunee simile le femmine esser comunie usandolenon era peccato. E più altri sozzi articoli di resiapredicavae opponeva che 'l papae cardinalie gli altri rettoridi santa Chiesa non oservavano quello che doveano né la vitavangelicae ch'egli dovea esser degno papa. E era con séguitodi più di IIIm uomini e femminestandosi in su le montagnevivendo a comune a guisa di bestie; e quando falliva loro vittuagliaprendevano e rubavano dovunque ne trovavano; e così regnòper due anni. A la fine rincrescendo a quegli che 'l seguivano ladetta dissoluta vitamolto scemò sua settae per difetto divivandae per le nevi ch'eranofu preso per gli Noaresi e arso conMargherita sua compagnae con più altri uomini e femmine checo·llui si trovaro in quelli errori.



LXXXV - Come papa Clemento fece legato in Italia messerNepoleone degli Orsini cardinalee come fue male ricevuto

Ne l'anno MCCCVIavendo rapporto papa Clemento da'legati ch'egli mandò in Firenze come i suoi comandamenti nonerano ubiditi di levare l'oste da Pistoiasì·ssiindegnò contro a' Fiorentinie per sodducimento e consigliodel cardinale da Prato sì fece legato e paciaro generale inItalia messer Nepoleone degli Orsini dal Montecardinalee diegligrandi privilegi e autoritadi: il quale si partì da Leonesopra Rodanoe passò i montie mandando a' Fiorentini chevoleva venire in Firenze per fare pace e concordia da loro e i lorouscitie quegli che reggeano la città per sospetto di lui nolvollono ricevere; onde da capo gli riscomunicòe confermòlo 'nterdettoe andonne a la città di Bologna del mese dimaggioe volea somigliantemente pacificare i Bolognesi insiemeerimettere in Bologna i loro usciti bianchi e ghibellini. Quegli chereggeano la terraavendo preso sospetto di luiperché pareache favorasse i Bianchi e' Ghibellinie per sodducimento de'Fiorentinidi Bologna villanamente l'acommiatarominacciato per lobargello de la persona se non votasse la terra. Il quale sanzaindugio si partìe andonne a la città d'Imola inRomagnache si tenea per gli Bianchi e' Ghibellini; e andandone perlo contado di Bolognagli furono rubati e tolti molti de' suoiarnesi e some; per la qual cosa il detto legato aspramente procedettecontro a·lloro per iscomunica e interdetto de la terraeprivogli dello Studioe scomunicò qualunque scolaio andasseallo Studio a Bologna.



LXXXVI - Come i Fiorentini assediaro e ebbono il fortecastello di Monte Accenico e disfeciolloe feciono fare laScarperia

Nel detto annodel mese di maggioi Fiorentiniandarono ad oste sopra 'l castello di Monte Accenico in Mugelloepuosonvi l'assedio; il quale castello era de' signori Ubaldinie eramolto bello e riccoe fortissimo di sito e di doppie muraperòche·ll'avea loro fatto edeficare con grande spendio ediligenzia il cardinale Ottaviano loro consorto; nel quale castellos'erano ridotti gran parte degli Ubaldinie quasi tutti i ribellibianchi e ghibellini usciti di Firenzee faceano guerra esoggiogavano tutto il Mugello e infino all'Uccellatoio. E al dettocastello stette l'oste infino a l'agostogittandovi difici efaccendovi cave; ma tutto era invanose non che gli Ubaldinitra·lloro vennero in discordiae il lato di messer Ugolino dasenno il patteggiaro co' Fiorentini per mano di messer Geri Spiniloro parentee diedollo per promessa di XVm fiorini d'oroonde digran parte n'ebbono male pagamento. E quegli che v'erano dentrol'abandonaroe andarne sani e salvi; e 'l castello fue tuttoabattuto e disfatto per gli Fiorentiniche non vi rimase casa népietra sopra pietra. E feciono fare i Fiorentini giuso al piano diMugellonel luogo detto la Scarperiauna terra per fare battifolleagli Ubaldinie torre i loro fedelie feciolli franchiacciòche Monte Accenico mai non si potesse riporre. E cominciossi la dettaterra a edificare a dì VII di settembregli anni di CristoMCCCVIe puosolle nome Santo Barnaba. E ciò fattodel mesed'ottobre vegnente i Fiorentini cavalcarono co·lloro osteoltre l'alpee guastarono tutte le terre degli Ubaldiniperch'aveano fatta guerra e ritenuti i Bianchi e' Ghibellini.



LXXXVII - Come i Fiorentini rafortificaro il popoloefeciono il primo esecutore degli ordini de la giustizia

Nel detto anno MCCCVIdel mese di dicembreparendoa' popolani di Firenze che i loro grandi e possenti avessero presaforza e baldanza per la guerra fatta e vittorie avute contra iBianchi e' Ghibellini usciti di Firenzesì vollono riformareil popolo di Firenzee chiamarono XVIIII gonfalonieri de lecompagniee che tutti i popolani per contrade com'erano ordinatiquando bisogno fossetraessono con arme a loro gonfalonee al'oferta della festa di santo Giovanni andassono co' detti gonfaloni;che in prima s'andava ciascuno de le XXI arti per loroe sotto illoro gonfalone de la detta arte. E ciò ordinato e messo inordine di giustiziae' diedono loro XVIIII gonfaloni al modod'insegne de l'antico popolo vecchioe poi al tempo che 'l cardinaleda Prato venne in Firenzeerano rinovellati. Bene erano al suo tempoXX gonfaloniche n'era uno balzano in San Piero Scheraggiochelasciaro; e dove al tempo de·legato da Prato nonn-avea ne'gonfaloni null'altra insegna se non dell'arme delle compagnie e delpopolosì vi s'agiunse sopra ciascuno gonfalone il rastrellodell'arme del re Carloe chiamossi il buono popolo guelfo. E delmese di marzo vegnente per fortificamento di popolo feciono venire inFirenze l'essecutore degli ordinamenti de la giustiziail qualedovesse inchiedere e procedere contro a' grandi che offendessono ipopolani. E il primo esecutore che venne in Firenze ebbe nome Matteoe fue della città d'Amelia di terra di Romae fu valente uomoe molto temuto da' grandie fatto cavaliere per lo popolo; de lequali novitadi e reformazione di popolo i grandi si tennero fortegravati.



LXXXVIII - Di grande guerra che si cominciò almarchese da Ferrarae come morìo

Nel detto anno MCCCVI i VeronesiMantovanieBresciani feciono lega insiemee grande guerra mossono al marcheseAzzo da Esti ch'era signore di Ferraraper sospetto preso di luich'egli non volesse esser signore di Lombardiaperch'avea presa permoglie una figliuola del re Carlo; e corsono la sua terraetolsongli più di sue castella. Ma l'anno appressofatto suoisforzoe con aiuto de la gente di Piemonte del re Carlofece ostegrande sopra loroe corse le loro terree fece loro grandedammaggio. Ma poco tempo appresso amalò e si morì ildetto marchese Azzo in grande miseria e istento; il quale era statoil più leggiadro e ridottato e possente tiranno che fosse inLombardiae di lui non rimase figliuolo neuno madornalee la suaterra e signoria rimase in grande quistione tra frategli e nipotieuno suo figliolo bastardo ch'avea nome messer Francescoil quale iViniziani molto favoravanoperch'era nato di Vinegia; e molta brigae guerra con danno de' Viniziani ne seguì appressocomeinnanzi per gli tempi faremo menzione.



LXXXIX - Come messer Nepoleone Orsini legato venne adArezzoe dell'oste che Fiorentini feciono a Gargosa

Negli anni di Cristo MCCCVII messer Nepoleone degliOrsini legato per la Chiesa si partì di Romagnae passòin Toscanae venne a la città d'Arezzoe dagli Aretini furicevuto a grande onore; e stando in Arezzo raunò tutti i suoiamici e fedeli di terra di Romade la Marcae del Ducatoe diRomagnae gli usciti bianchi e ghibellini di Firenze e dell'altreterre di Toscanain quantità di MDCC cavalieri e popolograndissimoper fare guerra a' Fiorentini. I Fiorentini sentendo suavenuta e raunatasì·ssi guernironoe richiesono gliamicie trovarsi nel torno di IIIm cavalieri e più di XVmpedonie partìsi di Firenze del mese di maggiononattendendo che·legato e sua gente gli asalissee co·llorooste n'andarono francamente in sul contado d'Arezzoe tennero la viadi Valdambraguastando il paese; e presono più castella delComune d'Arezzo e degli Ubertinie feciolle disfare. E andando versoArezzosi puosono a oste al castello di Gargosae quello strinsonocon battaglie e dificie erano per averlo. Ma il legato per levarsid'adosso la detta ostecon savio consiglio de' buoni capitani diguerra ch'erano co·lluisi partì d'Arezzo con tuttasua cavalleria e gentee fece la via da Bibbiena per lo Casentinoevenne infino al castello di Romenamostrando di scendere l'alpeedi venire a la città di Firenzedando suono che gli doveaessere data la terra. I Fiorentini sentendo sua venutaebbono grandepaura e gelosiae feciono grande guardia nella terrae rimandarononell'oste a Gargosa per la loro cavalleria e gente; ma innanzi che imessi vi giugnessonoque' dell'oste sentiro la partita che·legatofece d'Arezzoe come facea la via del Casentino; temendo de la cittàdi Firenzeincontanente si ricolsonoe la sera quasi di notte sipartirono disordinatamentee tutta la notte cavalcarono chi meglione potea venire. La quale partita de' Fiorentini e di loro amici fuesanza alcuno dannoma non sanza grande vergogna di mala condotta edi grande pericolo. Che se il legato avesse lasciati in Arezzo CCCcavalieri e M pedonie alla levata de' Fiorentini gli avessonoassalitine tornavano sconfitti. E per lo detto modo chi prima e chipoi si tornarono in Firenze; e saputo ciòil legato si tornòcon sua gente inn-Arezzo. Dopo queste cose i·legato andòa Chiusi e al castello della Pievee più trattati d'accordoebbe co' Fiorentinii quali mandaro a·llui loro ambasciadoricercando di rimettere in Firenze i Bianchi e' Ghibellini con certipattie pacificarli insieme. E dopo molte rivolturei Fiorentininon fidandosie tegnendo il legato in vana speranzatutto iltrattato tornò in niente. Per la qual cosa il legatoveggendosi non ubbidito e scemato il suo poderecon poco onore sipartì di Toscanae tornossi oltre i monti a la cortelasciando i signori che reggeano Firenze scomunicatie la cittàe 'l contado interdetta. E rimasi i Fiorentini male dispostidelpresente mese di luglio del detto anno feciono sopra i cherici unagrande e grave imposta; e perché non voleano pagarepiùingiurie furono fatte a' chericie a' loro osti e fittaiuolie pureconvenne che pagassono. E la Badia di Firenzeandandovi l'uficialeisattore con sua famigliai monaci chiusono le portee sonarono lecampane; per la qual cosa dal popolo minuto e da' malandriniconsospignimento di loro possenti vicini grandi e popolani che non gliamavanofurono corsi a furoree tutti rubati. E poi il Comuneperch'aveano sonatovolea tagliare il campanile da pièedisfecionne di sopra presso che la metade; la quale furia fue moltobiasimata per la buona gente di Firenze.



XC - Come morìo il buono re Adoardod'Inghilterra

Nel detto anno MCCCVIIdel mese di giugnomorìoil buono e valente Adoardo re d'Inghilterrail quale fue uno de'valorosi signori e savio de' Cristiani al suo tempoe beneaventuroso in ogni sua impresa di là da mare contra iSaracinie in suo paese contra gli Scottie in Guascogna contro aFranceschie al tutto fu signore dell'isola d'Irlanda e di tutte lebuone terre di Scoziasalvo che 'l suo rubello Ruberto di Bustofattosi re degli Scottisi ridusse con suoi seguagi a' boschi emontagne di Scoziail quale dopo la morte del detto Adoardo fecegran cose contro agl'Inghilesi. Appresso la morte del buono reAdoardoAdoardo suo primogenito prese per moglie Isabella figliuoladel re Filippo di Francia; diedono compimento a l'accordo de laquistione di Guascognae isposata la detta donna del mese di gennaiopresentela quale era delle belle donne del mondoe poi la Pasquadi Risoresso vegnente si fece coronareegli e la reinacon grandefesta e onore.



XCI - Come il re di Francia andò a Pittieri apapa Chimento per fare condannare la memoria di papa Bonifazio

Nel detto anno e mese di giugno MCCCVIIessendo papaChimento venuto co la corte a petizione del re di Francia a la cittàdi Pettieriil detto re di Francia con tre suoi figliuolie conmesser Carlo di Valos e messer Luisi suoi fratellie con molti altribaroni e cavalierie col conte di Fiandra e' suoi figliuoli efratelli vennero a Pittieri: e dato per lo papa compimento e fermezzaa la pace del re di Francia al conte di Fiandra e' Fiaminghiil redi Francia richiese al papa la quinta cosa che s'aveva fattaprometterequando il re gli promise di farlo fare papacioèch'egli condannasse la memoria di papa Bonifazioe facesse ardere lesue ossa e corpo; e fece opporre contra lui a' suoi cherici e avogadiXLIII articoli di resiaprofferendo di provagli; onde il papa e'suoi cardinali furono in grande turbazione per la detta richestaperò che 'l re volea o per ragione o per forza fornire lepruovee come detto è adietroil papa gliel'avea promesso egiurato; e di ciò si pentea moltoma non s'osava scoprirecontra 'l volere del ree torto e abassamento de la Chiesa gli pareafarese l'asentisseperò che in papa Bonifazio di ragionenon si trovava nulla memoria di resiama si trovava per lo VI librode le decretali ch'egli fece comporremolto cattolico e utilee perpapa Bonifazio si trovava molto esaltata la santa Chiesa e le sueragioni; e ancora piùdel collegio de' cardinali v'avea diquegli ch'avea fatti papa Bonifazioe 'l cardinale da Prato intragli altri era uno di quegli; e se la memoria di papa Bonifazio fossedannataconveniva che fossono disposti del cardinalato. Per la qualcosacosì la setta de' cardinali ch'aveano tenuto col re diFrancia in questo caso erano contro a·lluicome quegli dellasetta del nipote di papa Bonifazio. E stando la Chiesa in questacontumacia e perseguizione fatta per lo reil papa non sapea che sifareche male gli parea a rompere il suo saramento e promessa fattaal ree peggio gli parea a corrompere e guastare la Chiesa di Roma.A la fine strignendosi di ciò a segreto consiglio col saviocardinale da Pratoche sapea le sue segrete promessesì glidisse: "Qui nonn-ha che uno rimediocioè che ti convienedissimulare col ree che tu gli dichi cheperché quelloch'egli domanda di papa Bonifazio sia forte caso a passare per laChiesae parte del collegio de' cardinali non vi s'accordinoconviene di necessitàe ancora più acconcio del suointendimentoe più abbominazione de la memoria di papaBonifazioche le pruove degli articoli ch'egli gli oppone sifacciano in concilio generalee fia più autentico e fermo. Eper non avere contastosì metterai dinanzi al collegio cheper più grandi e utili cosein bene e istato di santa Chiesae de' Cristiani che bisogni si faccia in concilio generale; e che inquello farai pienamente quello che domanda. E 'l detto concilioordina e componi a la città di Viennaper più comuneluogo a' Franceschie Inghilesie Tedeschie Italianie a queglidi Linguadoco; e a questo non ti potrà opporre nécontradiare: e ciò faccendotu e la Chiesa sarai in tualibertà; e partendoti di qui e andando a Viennasìsarai fuori de le sue forze e di suo reame". Al papa piacquemolto il consiglioe miselo a seguizionee fece la risposta al re:onde il re si tenne forte gravatoma non potendo il re a·cciòbene contradirepromettendogli il papa che bene il servirebbeefaccendogli molte altre grazie e richesteacconsentìecredendosi sì adoperare al concilio a Viennache gli verrebbefatto il suo intendimento. E così si tornò a Parigiemandò Luis suo primo figliuolo in Navarra con grande compagniadi baroni e cavalierie fecelo a la città di Pampalonacoronare del reame di Navarra; e 'l papa piuvicato di fare concilioe diterminatolo d'ivi a tre anni a Viennacon tutta la corte pocotempo appresso uscì del reame di Franciae venne a Vignone inProenza nelle terre del re Ruberto.



XCII - Come e per che modo fu distrutta l'ordine emagione del Tempio di Gerusalem per procaccio del re di Francia

Nel detto anno MCCCVIIinnanzi che 'l re di Franciasi partisse da la corte a Pittierisì accusò edinunziò al papa per sodducimento de' suoi uficialie percupidigia di guadagnare sopra loroil maestro del Tempio e lamagione di certi crimini ed errori che al re fu fatto intendente che'Tempieri usavano. Il primo movimento fu per uno priore di Monfalconedi tolosana de la detta ordineuomo di mala vita ed ereticoe pergli suoi difetti messo in Parigi in perpetuale carcere per lo suomaestro. E trovandovisi dentro con uno Noffo Dei nostro Fiorentinopieno d'ogni magagnesì come uomini disperati d'ogni salutee maliziosi e reicon trovare la detta falsa accusae perguadagnare e uscire di pregione per l'aiuto del re. Ma ciascuno diloro feciono mala fine poco appresso: Noffo impiccatoe 'l prioremorto a ghiado. Per fare al re guadagnare la misono innanzi a' suoiuficialie' detti il misono dinanzi al re; onde per sua avarizia simosse il ree sì ordinò e fecesi prometteresegretamente al papa di disfare l'ordine de' Tempieriopponendocontro a·lloro molti articoli di resia: ma più si diceche fu per trarre di loro molta monetae per isdegni presi colmaestro del Tempio e colla magione. Il papa per levarsi d'adosso ilre di Franciaper la richesta ch'egli avea fatta del condannare papaBonifaziocome avemo detto dinanzio ragione o torto che fosseperpiacere al re gli asentì di ciò fare; e partito il rein uno dì nomato per sue letterefece prendere tutti iTempieri per l'universo mondoe staggire tutte le loro chiese emagioni e possessionile quali erano quasi innumerabili di podere ericchezze; e tutte quelle del reame di Francia fece occupare il reper la sua cortee a Parigi fece prendere il maestro del Tempioilquale avea nome fra Giache de' signori da Mollai in Borgognacon LXfrieri cavalieri e gentili uominiopponendo contro a·llorocerti articoli di resiae certi villani peccati contra naturach'usavano tra·lloro; e che alla loro professione giuravanod'atare la magione a diritto e a tortoe a uno modo quasi comeidolarie isputavano nella crocee che quando il loro maestro siconsegrava era di nascoso e privatoe non si sapea il modo; eopponendo che i loro anticessori per tradimento feciono perdere laTerrasantae prendere a la Monsura il re Luis e' suoi. E sopra ciòfatte dare per lo re certe pruovegli fece tormentare di diversitormenti perché confessassono; e non si truova che nientevolessono di ciò confessare né riconoscere. Etegnendoli più tempo in pregione a grande stentoe nonsappiendo dare fine al loro processoa la fine di fuori di Parigi daSanto Antonioe parte a San Luis in Franciain uno grande parcochiuso di legnameLVI de' detti Tempieri fece legare ciascuno a unopaloe cominciare a mettere loro il fuoco da' piè e a legambe a poco a pocoe l'uno innanzi a l'altro amonendogli che qualedi loro volesse raconoscere l'errore e' peccati loro opposti potessescampare; e in su questo martorio confortati da' loro parenti e amiciche riconoscessonoe non si lasciassono così vilmente moriree guastareniuno di loro il volle confessare; e con pianti e gridascusandosi com'erano innocenti e fedeli Cristianichiamando Cristo esanta Maria e gli altri santicol detto martorio tutti ardendo econsumando finirono loro vita. E riserbato il maestro loroe 'lfratello del Dalfino d'Alverniae fra Ugo di Paraldoe un altro de'maggiori de la magionee istati uficiali e tesorieri del re diFranciafurono menati a Pittieri dinanzi al papae fuvi il re diFranciae promesso loro grazia se riconoscessono il loro errore epeccatoalcuna cosa si dice ne confessaro; e tornati a Parigievenuti due legati cardinali per dare la sentenzia e condannarel'ordine sotto la detta confessionee per dare alcuna disciplina aldetto maestro e' suoi compagniessendo incontro a Nostra Dama diParigi in su grandi pergamie letto il processoil detto maestrodel Tempio si levò in piè gridando che fosse udito: efatto silenzio per lo popolosi disdisse che mai quelle resie epeccati loro opposti nonn-erano state veree che l'ordine di loromagione era santa e giusta e cattolicama ch'egli era ben degno dimortee voleala sofferire in paceperò che per paura e perlusinghe del papa e del rein alcuna parte l'aveano per inganno loroconfessate. E rotto il sermone e non compiuto di dare sentenziasipartiro i cardinali e gli altri parlati di quello luogo. E avutoconsiglio col reil detto maestro e suoi compagni in su l'Isola diParigi dinanzi a la sala del re per lo modo degli altri loro frierifurono messi a martirioardendo il maestro a poco a pocoe sempredicendo che la magione e loro religione era cattolica e giustaaccomandandosi a Dio e a santa Maria; e simile fece il fratello delDalfino; fra Ugo di Paraldo e l'altro per paura del martorioconfessaro e raffermaro quello ch'aveano detto dinanzi dal papa e alree scamparoma poi moriro miseramente. E per molti si disse chefurono morti e distrutti a torto e a peccatoe per occupare i lorobenii quali poi per lo papa furono privileggiatie dati a lamagione dello Spedalema convennegli loro ricogliere e ricomperaredal re di Francia e dagli altri prencipi e signorie con tantaquantità di monetache cogli 'nteressi corsi poi la magionedello Spedale fu ed è più povera che non era prima delloro propioo che Idio il dimostrasse per miracolo. E lo re diFrancia e' suoi figliuoli ebbono poi molte vergogne e aversitadieper questo peccatoe per quello della presura di papa Bonifaziocome innanzi si farà menzione. E nota che la notte appressoche'l detto maestro e'l compagno furono martorizzatiper frati ealtri religiosi le loro corpora e ossa come relique sante furonoricoltee portate via in sacri luoghi. In questo modo fu distrutta emessa a niente la ricca e possente magione del Tempio di Gerusalemgli anni di Cristo MCCCX. Lasceremo de' fatti di Franciae torneremoa' nostri fatti d'Italia.



XCIII - Di novitadi e sconfitte che furono in Romagna e inLombardia

Nel detto anno MCCCVIIdel mese d'agostoessendo iGuelfi a l'assedio a Brettinorola lega de' Ghibellini di Romagnaraunati insieme co·lloro amistà sconfissono li Guelfi;e furonne tra morti e presi più di MM tra piè e acavallo. E l'aprile vegnente MCCCVIII il popolo de la città diParma con trattato d'Orlando de' Rossi e de' suoi cacciarono di Parmamesser Ghiberto da Coreggioil quale n'era signore; per la qual cosas'acompagnò co' Mantovani e' Veronesie imparentossi co'signori della Scala; e del mese di giugno vegnente il detto messerGhiberto venne verso Parma co la forza di messere Cane della Scalaecon quella de' Mantovani e Parmigiani. I Parmigiani uscendo controa·lloro furono sconfittie 'l detto messer Ghiberto tornòin Parma e funne signoree caccionne i Rossi e' suoi nemicie fecemozzare la testa a XXVIIII popolanii quali erano stati caporali ala sua cacciata.



XCIV - Come fue morto il re Alberto de la Magna

Nel detto anno MCCCVIIIin calen di maggiolo reAlberto d'Alamagnache s'attendea d'essere imperadorefu morto aghiado da uno suo nipote a tradigione a uno valicare d'uno fiumescendendo de la naveper cagione che 'l detto re Alberto glioccupava il retaggio de la parte sua del ducato d'Osteric. Lasceremoalquanto delle cose de' forestierie torneremo a raccontare de lenovitadi che ne' detti tempi furono nella nostra città diFirenze.



XCV - Come una podestà di Firenze si fuggìcol suggello dell'Ercore del Comune

Nel detto anno MCCCVIIIessendo podestà diFirenze uno messer Carlo d'Amelia fratello del primo esecutore degliordini della giustiziaavendo egli e sua famiglia fatte in Firenzemolte baratteriee guadagneriee pessime operee già di ciòmolto scopertotemendosi al suo sindicato esser condannato eratenutola notte di santo Giovanni del mese di giugno furtivamentesi fuggì con sua privata famigliaonde fu condannato perbaratteria. E per riavere pace e danari dal Comune sì ne portòseco il suggello del Comunedov'era intagliata l'imaginedell'Ercoree tennelo più tempoistimandosi che 'l Comune iltraesse di bandoe ricomperasselo molta moneta: onde il Comune ilmise in abandono operando altro suggello e notificandolo in tuttepartisì che non fosse data fede a quello suggello. A la fineil suo fratello gliele tolsee rimandollo in Firenzee d'allorainnanzi s'ordinò che né podestà né prioritenessono suggello di Comunema fecionne cancelliere e guardiano ifrati conversi di Settimoche stanno nella camera dell'arme delpalagio de' priori.



XCVI - Come fu morto il nobile e grande cittadino diFirenze messer Corso de' Donati

Nel detto anno MCCCVIIIessendo nella cittàdi Firenze cresciuto scandolo tra' nobili e potenti e popolani diparte nera che guidavano la città per invidia di stato e disignoriacome si cominciò al tempo del romore della ragionecome addietro facemo memoria; questo invidioso portato convenne chepartorisse dolorosa fineche per le peccata della superbiaeinvidiae avariziae altri che regnavano tra·lloro eranopartiti in setta; e dell'una era capo messer Corso de' Donati conséguito d'alquanti nobili e di certi popolanie intra glialtri quegli della casa di Bordonie dell'altra erano capo messerRosso della Tosamessere Pazzino de' Pazzie messer Geri Spiniemesser Betto Brunelleschi co' loro consortie con quegli de'Cavicciulie di più altri casati grandi e popolanie lamaggiore parte de la buona gente della cittadei quali aveano gliufici e 'l governamento de la terra e del popolo. Messer Corso e'suoi seguagi parendo loro esser male trattati degli onori e oficia·lloro guisaparendogli essere più degniperòch'erano stati i principali ricoveratori dello stato de' Neri ecacciatori della parte bianca; ma per l'altra parte si disse chemesser Corso volea essere signore della cittade e non compagnone;quale che si fosse il vero o la cagionei dettie quegli chereggeano il popolol'aveano in odio e a grande sospettodapoi s'eraimparentato con Uguiccione della FaggiuolaGhibellino e nimico de'Fiorentini; e ancora il temeano per lo suo grande animo e podere eséguitodubitando di lui che non togliesse loro lo stato ecacciasse de la terrae massimamente perché trovarono che 'ldetto messere Corso avea fatta lega e giura col detto Uguiccione dala Faggiuola suo suoceroe mandato per lui e per suo aiuto. Per laqual cosae per grande gelosiasubitamente si levò lacittade a romoree sonarono i priori le campane a martelloe fu adarme il popolo e' grandi a piè e a cavalloe le masnade de'Catalani col maliscalco del rech'era a posta di coloro cheguidavano la terra. E subitamentecom'era ordinato per glisopradetti caporalifu data una inquisizione overo accusa a lapodestàch'era messer Piero de la Branca d'Agobbioincontroal detto messer Corsoopponendogli come dovea e volea tradire ilpopoloe sommettere lo stato della cittadefaccendo venireUguiccione da Faggiuola co' Ghibellini e nimici del Comune. E larichesta gli fu fattae poi il bandoe poi la condannagione: inmeno d'una orasanza dargli più termine al processomesserCorso fu condannato come rubello e traditore del suo Comuneeancontanente mosso da casa i priori il gonfalone della giustizia conpodestàcapitanoe esecutoreco·lloro famiglie e co'gonfaloni de le compagniecol popolo armato e le masnade a cavalio agrido di popolo per venire a le case dove abitava messer Corso da SanPiero Maggiore per fare l'esecuzione. Messer Corso sentendo lapersecuzione che gli era mossa e chi disse per esser forte a fornireil suo proponimentoattendendo Uguiccione de la Faggiuola con grandegenteche già n'era giunta a Remole - sì s'eraaserragliato nel borgo di San Piero Maggiore a piè de le torridel Cicinoe in Torcicodae a la bocca che va verso le Stinchee ala via di San Brocolo con forti isbarree con genti assai suoiconsorti e amici armatie con balestrai quali erano rinchiusi nelserraglio al suo servigio. Il popolo cominciò a combattere idetti serragli da più partie messer Corso e' suoi adifendere francamente: e duròe la battaglia gran parte del dìe fue a tantoche con tutto il podere del popolosei·rinfrescamento de la gente d'Uguiccionee gli altri amicidi contado invitati per messer Corso gli fossono giunti a tempoilpopolo di Firenze avea quello giorno assai a·ffare; chéperché fossono assaierano male in ordine e non moltoinn-accordoperò ch'a parte di loro non piacea. Ma sentendola gente d'Uguiccione come messer Corso era assalito dal popolositornaro adietroe' cittadini ch'erano nel serraglio si cominciaronoa partireonde rimase molto sottile di gentie certi del popoloruppono il muro del giardino di contro alle Stinchee entraronodentro con grande gente d'arme. E veggendo ciò messer Corso e'suoie che 'l soccorso d'Uguiccione e degli altri suoi amici gli eratardato e fallitosì abandonò le casee fuggìsifuori de la terrale quali case dal popolo incontanente furonorubate e disfattee messer Corso e' suoi perseguiti per alquanticittadini a cavallo e Catalani mandati in pruova che 'l pigliassono.E per Boccaccio Cavicciuli fu giunto Gherardo Bordoni in sull'Africoe mortoe tagliatagli la manoe recata nel corso degli Adimarieconfitta a l'uscio di messer Tedici degli Adimari suo consortopernimistade avuta tra·lloro. Messer Corso tutto soloandandosenefue giunto e preso sopra a Rovezzano da certi Catalani acavalloe menandolne preso a Firenzecome fue di costa a San Salvipregando quegli che'l menavanoe promettendo loro molta moneta se loscampassonoi detti volendolo pure menare a Firenzesìcom'era loro imposto da' signorimesser Corso per paura di venire ale mani de' suoi nemici e a essere giustiziato dal popoloessendocompreso forte di gotte ne le mani e ne' piedisi lasciòcadere da cavallo. I detti Catalani veggendolo in terral'uno diloro gli diede d'una lancia per la gola d'uno colpo mortaleelasciarollo per morto: i monaci del detto monistero il ne portaro nela badiae chi disse che inanzi che morisse si rimise ne le mani diloro in luogo di penitenziae chi disse che il trovar morto; el'altra mattina fu soppellito in San Salvi con piccolo onore e pocagenteper tema del Comune. Questo messer Corso Donati fue de' piùsavie valente cavalieree il più bello parlatoree 'lmeglio praticoe di maggiore nominanzae di grande ardire e impresech'al suo tempo fosse in Italiae bello cavaliere di sua persona egraziosoma molto fu mondanoe di suo tempo fatte in Firenze moltecongiurazioni e scandali per avere stato e signoria; e peròavemo fatto de la sua fine sì lungo trattatoperò chefu grande novità a la nostra cittadee seguirne molte coseappresso per la sua mortecome per gl'intendenti si potràcomprendereacciò che sia assempro a quegli che sono avenire.



XCVII - Come arse la chiesa di Laterano di Roma

Nel detto anno MCCCVIIIdel mese di giugnos'apprese il fuoco ne' palagi papali di Santo Giovanni Laterano diRomae arsono tutte le case de' calonacie tutta la chiesa ecircuitoe non vi rimase ad ardere se non la piccola cappelletta involte di Sancto Sanctorumove si dice ch'è la testa disanto Piero e quella di santo Paoloe molte relique di santi: e ciòfu con grandissimo dammaggio di tesoro e d'arnesisanza lo 'nfinitodanno della chiesa e palazzi e case. Poi sappiendolo papa Chimentol'anno appressovi mandò suoi uficiali con grande quantitàdi monetae la detta chiesa fece ristoraree rifare piùbella e più ricca che non era primae simile i palazzi papalie le case de' calonacie penarsi a·ffare parecchi anniecostarono molto tesoro a la Chiesa.



XCVIII - Come i grandi di Samminiato disfeciono il loropopolo

Nel detto anno MCCCVIIIdel mese d'agostoi grandidi Samminiato del Tedescocome sono Malpigli e Mangiadoripersoperchi ricevuti dal popolo di Samminiatoovero perché 'lpopolo gli tenea cortiper modo che non poteano signoreggiare laterra a·lloro sennosì s'accordaro insieme e fecionovenire loro amistà di fuorie con armata mano combattero colpopolo e sconfissonglie molti n'uccisono e presonoe a certicaporali feciono tagliare la testae tutti i loro ordini arsonoela campana del popolo feciono sotterraree tennero poi il popolo ingrande servaggio infino che le dette due case non ebbono discordiatra·lloro.



XCIX - Come i Tarlati furono cacciati d'Arezzoerimessivi i Guelfi

Nel detto anno MCCCVIIIdel mese di gennaioilpopolo d'Arezzo con aiuto e favore d'Uguiccione da Faggiuola chebadava d'esserne signore cacciarono de la cittade i signori diPietramaladetti Tarlatiper soperchi e oltraggi che faceano a'cittadini; e poco appresso vi rimisono la parte guelfache quegli diPietramala n'aveano tenuti fuori per XXI anni; e quegli chesignoreggiavano la cittadech'erano mischiati Guelfi e Ghibellinisi faceano chiamare la parte Verde; e mandarono loro ambasciadoria·fFirenzee feciono pace co' Fiorentinicome i Fiorentinila seppono divisare; ma poco tempo durò questo stato inArezzoché vi tornarono i Tarlati.



C - Come gli Ubaldini tornarono a ubidienza del Comunedi Firenze

In questo medesimo tempo i signori Ubaldinis'accordarono co' Fiorentinie vennero in Firenze a·ffarereverenza e le comandamenta del Comunee sodaro la cittadinanza ditenere il passaggio de l'alpi sicuro per idonei mallevadori. E 'lComune di Firenze dimise e perdonò loro ogni misfattoeaccettogli per cittadini e distrittualiloroe' loro fedeli eterree che in ogni atto e fazioni dovessono fare al Comune comedistrittuali e cittadini.



CI - Per che modo fue eletto imperadore di Roma Arrigoconte di Luzzimborgo

Nel detto anno MCCCVIIIessendo morto lo re Albertode la Magnacome dicemmo addietroper la cui morte vacava lo'mperioe i lettori de la Magna erano in grande discordia tra·llorodi fare la lezionelo re di Franciasentendo la detta vacazionesì·ssi pensò che gli verrebbe fornito il suointendimento con poca fatica per la sesta promessa che gli avea fattapapa Chimento segretamentequando gli promise di farlo fare papacome adietro facemmo menzione; e raunò suo segreto consigliocon messer Carlo di Valos suo fratelloe quivi scoperse il suointendimentoe i·lungo disiderio ch'egli avea avuto di fareeleggere a la Chiesa di Roma a re de' Romani messer Carlo di Valoseeziandio vivendo Alberto re de la Magnaco la sua forza e podere edispendioe col podere del papa e de la Chiesa: ch'altre volte perantico avea rimossa la lezione de' Greci ne' Franceschie de'Franceschi negli Italianie degl'Italiani negli Alamannioramaggiormente ci dee venire fattodapoi che vaca lo 'mperioemassimamente per la detta promessa e saramento che gli avea fattapapa Clementoquando il fece fare papa. E scoperse tutto il segretocontratto co·lluie fatto ciòdomandò il loroconsiglio e fece giurare credenza. A questa impresa fue lo reconfortato per tutti gli suoi consiglierie che in ciòs'aoperasse tutto il podere de la corona e di suo reamesìche venisse fattosì per l'onore di messer Carlo di Valos chen'era degnoe perché l'onore e dignità dello 'mperiotornasse a' Franceschisì come fu per antico lungo tempo pergli loro anticessoriCarlo Magno e gli suoi successori. Inteso perlo re e per messer Carlo il conforto e buon volere del suo consigliosì furono molto allegrie ordinaro che sanza indugio lo re emesser Carlo con grande forza di baroni e cavalieri d'arme andassonoa Vignone al papa innanzi che gli Alamanni facessono altra lezionemostrando e dando boce che la sua andata fosse per la richesta fattacontra la memoria di papa Bonifazio; e che quando il re fosse acorterichiedesse al papa la sesta segreta promessacioèd'eleggere e confermare imperadore di Roma messer Carlo di Valosetrovassesi sì forte di sua genteche nullo cardinale néaltriné eziandio il papanon l'ardisse a rifusare. E ciòordinatosì comandò a' baroni e cavalieri ches'aparecchiassono d'arme e di cavagli a fare compagnia al re perandare a la corte a Vignonee quegli del siniscalco di Proenzafossono apparecchiatie doveano essere in numero di più diVIm cavalieri d'arme. Ma come piacque a Dioper non volere che laChiesa di Roma fosse al tutto sottoposta a la casa di Franciaquestoapparecchiamento del re e il suo intendimento fu fatto segretamenteassentire al papa per uno del segreto consiglio del re di Francia. Ilpapa temendo della venuta del re con tanta forzae ricordandosidella sua promessa fattariconoscendo ch'era molto contraria a lalibertà della Chiesasì ebbe segreto consigliosolamente con messer d'Ostia cardinale da Pratoche giàaveano preso isdegno col re di Francia per le disordinate richesteeperché se la Chiesa avesse condannata la memoria di papaBonifaziociò ch'avea fatto era casso e annullatoe 'lcardinale di Prato fue per Bonifazio fatto cardinale con certi altricome detto avemo in altra parte. Il detto cardinale udendo quello chesentia il papa della 'ntenzione e della venuta del re di Franciasìdisse: "Padre santoqui nonn-ha che uno remediocioèche innanzi ti faccia la richesta il reper te s'ordini co' prencipide la Magna segretamente e con istudio ch'eglino facciano lezioned'imperio". Al papa piacque il consiglioma disse: "Cuivolemo per imperadore?". Allora il cardinale molto antivedutonon tanto solamente per la libertà della Chiesaquanto a suapropietà e di sua parte ghibellina rilevare in Italiadisse:"Io sento che 'l conte di Luzzimborgo è oggi il miglioreuomo de la Magnae il più leale e il più francoe piùcattolicoe non mi dubitose viene per te a questa dignitàch'egli non sia fedele e obbediente a te e a santa Chiesae uomo davenire a grandissime cose". Al papa piacque per la buona famache sentia di lui; disse: "Questa lezione come si puòfornire per noi segretamentemandando lettere con nostra bollachenol senta il collegio de' nostri frati cardinali?". Rispuose ilcardinale: "Fa' a·llui e a' lettori tue lettere colpiccolo e segreto suggelloe io scriverò loro per mie letterepiù a pieno il tuo intendimentoe manderolle per miofamigliare"; e così fu fatto. E come piacque a·dDiogiunti i messaggi ne la Magna e presentate le letterein otto dìi prencipi de la Magna furono congregati a Midelborgoe ivi sanzaniuno discordante elessero a re de Romani Arrigo conte diLuzzimborgo; e ciò fu per la industria e studio del dettocardinaleche scrisse a' prencipi infra l'altre parole: "Fated'essere in accordo del talee sanza indugiose nonio sento chela lezione e la signoria dello 'mperio tornerà a' Franceschi".Fatto ciòla lezione fu pubblicata in Francia e in corte dipapa incontanente; non sappiendo il modo il re di Franciache faceal'apparecchiamento per andare a cortesi tenne ingannatoe mai nonfu poi amico del detto papa.



CII - Come Arrigo imperadore fue confermato dal papa

Nel detto annoessendo fatta la lezione d'Arrigo diLuzzimborgo a re de' Romanisì mandò a Vignone a cortea papa Clemento per la sua confermazione il conte di Savoia suocognato e messer Guido di Namurro fratello del conte di Fiandra suocuginoi quali dal papa e da' cardinali onorevolemente furonoricevutie del mese d'aprile MCCCVIIIIper lo papa il detto Arrigofue confermato a imperadoree ordinato che 'l cardinale dal Fiesco e'l cardinale di Prato fossono legati in Italia e in sua compagniaquando venisse di qua da' monticomandando da parte de la Chiesa cheda tutti fosse ubbidito. Incontanente che' suo' ambasciadori furonotornati co la confermagione del papase n'andò ad Asia laCappella in Alamagna con tutta la baronia e prelati d'Alamagnaefuvi il duca di Brabantee 'l conte di Fiandrae 'l conte d'Analdoe più baroni di Franciae ad Asia per l'arcivescovo diCologna onorevolemente e sanza nullo contasto fu de la prima coronacoronato il dì de la Epifania MCCCVIII a re de' Romani.



CIII - Come i Viniziani presono la città diFerrara e poi la perdero

Nel detto anno MCCCVIIIa dì X di gennaioiViniziani presono per forza di loro navilio la città diFerrarala quale era de la Chiesa di Romae cacciarne messerFrancesco da Esti; per la qual cosa dal sopradetto papa furonoscomunicatie contra loro fatto gran processoe a chi desse aiuto ala Chiesa fu fatta grande indulgenza per due legati del papa chevennero in Lombardiai quali coll'aiuto de' Bolognesi e della legadi Lombardia de la parte della Chiesa racquistarono Ferrarasalvo ilCastello Tedaldo ch'era in capo della terramolto forte e grandeche rimase a' Viniziani; e in quello mese i Viniziani furonosconfitti a Francolinoch'erano venuti per assediare Ferraraper lagente della Chiesa.



CIV - Come il maestro dello Spedale prese l'isola diRodi

Nell'anno MCCCVIIIdel mese di febbraioi frieridello Spedale ebbono grandi privilegi dal detto papa Chimento digrandi perdonanze a chi facesse loro aiuto al conquisto d'oltremaree per Italia andarono predicandoe raunarono moneta assaie poi lastate vegnente il loro maestro da Napoli fece suo passaggioepresono l'isola di Rodi in Turchia con grande danno de' Saracini ede' Greci.



CV - Come il re d'Araona s'apparecchiò di venirein Sardigna

Nel detto anno e meseapparecchiandosi il red'Araona di venire a prendere Sardignae avea richesti i Fiorentinie' Lucchesi e la taglia di Toscana di fare compagnia co·lloroa guerreggiare i Pisanii detti Pisani gli mandarono loroambasciadori in tre galee con molta monetaonde il detto re sirimase de la detta impresa.



CVI - Come i Guelfi furono cacciati di Pratoe poi loracquistarono

Nell'anno MCCCVIIIIa dì VI d'aprileiBianchi e' Ghibellini di Prato ne cacciarono fuori i Guelfi e' Neri;il seguente dì fu per loro ricoverato coll'aiuto de'Fiorentini e de' Pistolesie per gli Fiorentini vi fu messa lasignoria.



CVII - Come i Tarlati tornarono inn-Arezzo e cacciarne iGuelfi

Nel detto annoa dì XXIIII del mese d'aprilei Tarlati d'Arezzo co·lloro parte ghibellina tornarono inArezzoe cacciarne fuori i Guelfi e' Verdie uccisonne assaieruppono la pace ch'aveano co' Fiorentini.



CVIII - Quando morì il re Carlo secondo

Nel detto annoil dì di Pentecostaa dìIII di maggiomorì il re Carlo secondoil quale fu uno de'larghi e graziosi signori ch'al suo tempo vivessee nel suo regno fuchiamato il secondo Allessandro per la cortesia; ma per altre virtùfu di poco valoree magagnato in sua vecchiezza disordinatamente invizio carnalee d'usare pulcelleiscusandosi per certa malattiach'avea di venire misello; e lui mortoa Napoli fu soppellito agrande onore.



CIX - De' segni ch'aparirono in aria

Nel detto anno MCCCVIIIIa dì X di maggiodinottequasi al primo sonnoapparve in aria uno grandissimo fuocogrande in quantità d'una grande galeacorrendo da la parted'aquilone verso il meriggio con grande chiaroresì che quasiper tutta Italia fu vedutoe fu tenuto a grande maraviglia; e pergli più si disse che fu segno de la venuta dello 'mperadore.



CX - Come i Fiorentini ricominciarono guerra ad Arezzo

Nel detto annodì XXIII di maggiocavalcarono i Fiorentini CC cavallate e certi pedonie la masnadade' Catalani col maliscalco del duca al Monte San Savinoche sitenea per gli Fiorentinie di là andaro in sul contadod'Arezzo ardendo e guastandoe furono infino a le porte d'Arezzoefeciono dannaggio assai. Poi a dì VIII di giugno si tornaronoin Firenze sani e salvi.



CXI - Come i Lucchesi vollono disfare Pistoiae'Fiorentini furono contradianti

Nel detto annoin calen di giugnoi Lucchesivennero a Serravallepopolo e cavalieriinnanimati di disfarePistoia al tuttoo almeno la loro metade; la qual cosa a' Fiorentininon piacqueparendo loro spietata e crudel cosa. Diedono parola a'Pistolesi che si difendessonoe a chi di Firenze gli volesseaiutaresì che coll'aiuto di messer Lippo Vergellesichetenea il castello de la Sambucaessendo i Lucchesi già aPontelungogli ripararo con danno e vergogna di loro. Per la qualcosa i Fiorentini aconsentiro a' Pistolesi che rifermassono la terra;i quali in due dì rimondarono i fossi e rifeciono gli steccaticon bertesche intorno a la cittàe a·cciòfurono uominie donnee pretie fanciulliche fu tenuto grancosa. La quale benignità e pietà de' Fiorentini tornòloro poi per più volte molto contradiacon grandi pericoli espendii de' Fiorentinisì come innanzi per gli tempi si faràmenzionee più volte poi fu più commendata la furiade' Lucchesiche la piatà e astinenza de' Fiorentini.



CXII - Come il re Ruberto fu coronato del regno diCicilia e di Puglia

Anno MCCCVIIIIdel mese di giugnoil duca Rubertoallora primogenito del re Carloandò per mare da Napoli inProenza a la corte con grande navilio di galee e grande compagniaefue coronato a re di Cicilia e di Puglia da papa Clemento il dìdi santa Maria di settembre del detto annoe aquetato di tutto ilpresto che la Chiesa avea fatto al padre e a l'avolo per la guerra diCiciliail quale si dice ch'erano più di CCC migliaia d'onced'oro. Nel detto mese e anno i Guelfi furono cacciati d'Amelia per laforza de' Colonnesi.



CXIII - Come gli Ancontani furono sconfitti dal conteFedrigo

Nel detto anno e mese di giugno il conte Fedrigo daMontefeltro con quegli da Iegie d'Osimoed altri Marchigianighibellini sconfissono gl'Ancontani ch'erano a oste sopra il contadodi Iegi: furonne tra presi e mortitra di cavallo e di pièpiù di Vm.



CXIV - Come messer Ubizzino Spinoli fu cacciato di Genovae sconfitto

Nel detto anno MCCCVIIIIdì XI di giugnoessendo messer Ubizzino Spinoli signore di Genovae cacciatine piùtempo dinanzi i Guelfie poi gli Ori e loro séguitoe gliSpinoli suoi consorti da bassoe la terra tenea quasi a guisa ditirannoi detti usciticosì i Guelfi come i Ghibellinifatta lega e compagnia vennero co·lloro isforzo di gente acavallo e a piè assai infino in Ponzevera per rientrare inGenova. Il detto messer Ubizzino con suo isforzo di gente a cavallo epopolo di Genova a piè si fece a lo 'ncontrogli uscitivigorosamente assalendo il popolo di Genovail quale era partitoemale seguiro messer Ubizzinoma si misono in fuggaonde fusconfitto con piccola mortalità di gente: si fuggì inSerravalle co' suoi seguagi. Gli Orie' Grimaldie gli altri uscitisi rientraro in Genova sanza fare altra novitàse non chefeciono disfare il castello di Luccoli ch'era in Genovadel dettomesser Ubizzino.



CXV - Come i Viniziani furono sconfitti a Ferrara

Nel detto annoa l'uscita di luglioi Fiorentinimandarono cavalieri e pedoni in servigio de la Chiesa al cardinalePelagrù nipote e legato del papail quale era al soccorso diFerrarache v'erano i Viniziani per comune ad oste per terra e peracquaonde il detto legato ebbe a grande grado da' Fiorentinich'erano interdetti da la Chiesae però non lasciaro ilservigio. Poi il settembre vegnente la gente del legato co'Fiorentini e Bolognesi combattero co' Viniziani e sconfissongli a dìXXVII d'agosto prossimoonde rimasono tra morti e presi e anegati inPo de' Viniziani più di VIm uominie perdero al tutto Ferrarae 'l Castello Tedaldo. Poi l'anno appresso tornando il detto legatoin Toscanavenne in Firenzee per li Fiorentini gli fu fatto grandeonoree presentargli IIm fiorini d'oroe 'l carroccio gli andòincontro con grande processione; per la qual cosa e servigio fatto ildetto legato assolvette i Fiorentini de la 'nterdizione e scomunicae riconciliogli colla Chiesa della discordia dove gli aveva messimesser Nepoleonecome adietro si fece menzionee rendél'oficio a' Fiorentini a dì XXVI di settembreanno detto.



CXVI - De la guerra de' Volterrani e que' di SanGimignano

Nel detto anno MCCCVIIIIdel mese d'agostosicominciò grande guerra tra' Volterrani e que' di San Gimignanoper quistione di loro confini; e ciascuno fece suo isforzo di piùdi VIIc cavalieri per partee durò la guerra più mesicon grande spendio e dammaggio dell'una parte e dell'altrad'arsionie di guasto e di più avisamenti. I Fiorentini e' Sanesi assaisi travagliaro d'aconciargli insieme; quando volea l'uno non voleal'altroche si tenea soverchiato. A la fine i Fiorentini vicavalcaro con grande isforzodicendo d'esser contra la parte che nonvolesse l'acordo. Quegli dibattuti di spese e della guerrasirimisono ne' Fiorentini; e per gli Fiorentini fue giudicata eterminata la quistionee messi i termini a' confinie ciascuno a'suoi termini fece una fortezzae fu fatta la pace. E nel detto mesed'agostoscurò tutta la luna; e po' l'ultimo dì digennaio scurò gran parte del solee 'l febbraio seguenteancora scurò la luna. Nel detto anno fu grande dovizia di panee vino: valse lo staio del grano in Firenze soldi VIIIe 'l cognodel mosto in certe parti meno di soldi XL.



CXVII - Come gli Orsini di Roma furono sconfitti da'Colonnesi

Nel detto annodel mese d'ottobresi riscontrarocerti degli Orsini e di Colonnesi e di loro seguaciin quantitàdi CCCC a cavallofuori di Romae combatterono insiemee'Colonnesi furono vincitorie fuvi morto il conte dell'Anguillaraepresi VI degli Orsinie messer Riccardo de la Rota degliAnibaldeschi ch'era in loro compagnia.



CXVIII - Come gente d'Arezzo furono sconfitti dalmaliscalco de' Fiorentini

Nel detto annodi febbraioil re Ruberto mandòin Firenze sua bandiera al suo maliscalco ch'era in Firenze con CCCcavalieri catalaniche in prima che fosse coronato a reil suodetto maliscalco portava pure pennone della sopransegna del duca.

Il detto maliscalco per provare la bandiera e perandare in servigio di que' de la Città di Castelloi qualiaveano richesti i Fiorentini d'aiuto contra gli Aretinicon suagente a cavallo e a piècon III de' maggiori di Firenze persestoe con certi pedoni elettisi partiro di Firenze martidìa dì X di febbraioe furono intorno di CCCL cavalieri e VIcpedoni. Feciono la via di Valdarno e poi per Vallelunga a l'olmod'Arezzoguastando per lo contado d'Arezzo. Gli Aretinipopolo ecavalierie usciti di Firenzecon Uguiccione da Faggiuola lorocapitano sotto Cortona si pararono loro dinanzi credendogli averesorpresigli assaliro per loro feditorii quali dal dettomaliscalco e Fiorentini furono rottie Uguiccione col popolo sifuggì ad Arezzo inn-isconfittae rimansovi morti Vanni de'Tarlatie Cione de' Gherardinie uno de' Pazzi di Valdarno con piùaltrie tre di loro bandiere ne vennero co' pregioni a Firenze. Contutta la vittoriafue tenuta folle andataperché si misonoin forte passo e ne la forza de' nimici.



CXIX - Come i Fiorentini feciono oste ad Arezzo

Nell'anno MCCCXdì VIII di giugnoiFiorentini co·lloro amistà in quantità di IImcavalieri e popolo a piè grandissimo si partirono di Firenzeper andare ad oste ad Arezzo. Prima si partissono vennono lettere emessi da Arrigo imperadorecomandando a' Fiorentini che l'oste nonandasse sopra Arezzocon ciò sia cosa ch'ell'era sua terraech'egli intendea di pacificargli insieme a la sua venuta in Italia.Per la qual cosa in Firenze n'ebbe quistioneche chi volea e chi nonvolea che l'oste v'andasse. A la fine il popolo pur vinsech'ell'andassee andò infino al vescovado vecchio d'Arezzo; equivi si fermò il campo guastando intorno la terra; e piùbattaglie si diedono a la terra; e gran parte degli steccati daquella parte per gli Fiorentini s'abattero; e dissesi per molti chela terra s'arebbe avuta per forzaperò che gli Aretini eranoin fiebole statose non che certi grandi di Firenze per nudrire laguerra e moneta che n'ebbono - se 'l vero fu - non l'assentirono. Ala fine si partì l'ostee lasciaro uno battifolle molto fortepresso ad Arezzo a due miglia al poggio ch'è sopra l'olmofornito di genti cogli usciti d'Arezzoil quale fece loro moltaguerra; e' Fiorentini tornarono in Firenze sani e salvi dì XXVdi luglioanno detto.



CXX - Come gli ambasciadori d'Arrigo re de' Romanivennero in Firenze

Nel detto annodì III di lugliovennero inFirenze messer Luis di Savoia eletto sanatore di Roma con II prelaticherici d'Alamagna e messer Simone Filippi da Pistoiaambasciadoridello 'mperadorericheggendo il Comune di Firenze ches'aparecchiassono di fargli onore a la sua coronazionee che glimandassero loro ambasciadori a Losanna; e richiesono e comandaro chel'oste ch'era ad Arezzo si dovesse partire. Fu per gli Fiorentinifatto un grande e bello consiglioove saviamente spuosero loroambasciata. Risponditore fu fatto per lo Comune messer BettoBruneleschiil quale prima rispuose con parole superbe e disonesteonde da' savi fu biasimato; poi per messer Ugolino Tornaquincisaviamente rispostoe cortesemente. Contenti si partiro a dìXII di luglioe andarono nell'oste de' Fiorentini ad Arezzoefeciono il somigliante comandamento si partisse l'oste; la quale nonsi partì per ciò. Rimasersi in Arezzo i dettiambasciadori assai indegnati contro a' Fiorentini.



CXXI - Di miracolosa gente che s'andarono battendo inItalia

Nel detto anno apparì grande maravigliachesi cominciò in Piemontee venne per Lombardia e per lariviera di Genovae poi per Toscanae poi quasi per tutta Italiache molta gente minutauomini e femmine e fanciulli sanza numerolasciavano i loro mestieri e bisognee colle croci innanzis'andavano battendo di luogo in luogogridando misericordiaefaccendo fare l'uno a l'altro molte pacitornando più genti apenitenzia. I Fiorentini e più altre città non glilasciarono entrare in loro terrema gli scacciavano dicendo ch'eramale segnale nella terra ove intrassero. E nel detto tempoa di XIIdi maggioil re di Francia fece a Parigi ardere il maestro delTempio con LIIII suoi frieri de' maggiori de la magioneopponendoloro resia; ma i più dissono che fu loro fatto torto peroccupare le loro possesionie a la loro morte riconoscendosi econfessandosi buoni Cristiani.

 

LIBRO DECIMO



I - Qui comincia il libro X: come Arrigo conte diLuzzimborgo fu fatto imperadore

Arrigo conte di Luzzimborgo imperiò anni IIIImesi VII e dì XVIIIda la prima corona infino a la sua fine.Questi fue savio e giusto e graziosoprode e sicuro in armeonestoe cattolico; e di piccolo stato che fosse per suo lignaggiofue dimagnanimo cuoretemuto e ridottato; e se fosse vivuto piùlungamente avrebbe fatte grandissime cose. Questi fu eletto aimperadore per lo modo scritto addietroe incontanente ch'ebbe laconfermazione dal papa si fece coronare in Alamagna a re; e poi tuttele discordie de' baroni de la Magna pacificòcon sollecitointendimento di venire a Roma per la corona imperialee perpacificare Italia de le diverse discordie e guerre che v'eranoe poidi seguire il passaggio oltremare in racquistare la TerrasantaseDio gliel'avesse conceduto. Questi stando in Alamagna per pacificarei baronie fornirsi di moneta e di gente per passare i montiVincislao re di Boemmia morìdel quale non rimase nulla redamaschiose non due figliuole; l'una già moglie del dogio diChiarentanal'altra per consiglio de' suoi baroni diè permoglie a Giovanni suo figliuoloe lui ne coronò re diBoemmiae lasciollo in suo luogo in Alamagna.



II - Come parte guelfa fu cacciata di Vinegia

Nell'anno MCCCXdel mese di giugnofatta congiurain Vinegia per quegli della casa di Querinie per messer Bruiamontede lo Scopolo di Vinegia col loro séguitoper abbattere ildogio ch'allora era in Vinegia da ca' Grandanigo e' suoi seguaciquasi recata la terra a parteGuelfi e Ghibellini si combattero perle dette parti ne la città. A la fine que' da ca' Querini eloro séguito Guelfi furono vinti e cacciati della terraeguasti i loro palazzi (e fue la prima disfazione di casa che fossemai fatta in Vinegia)e certi di loro caporali presi furonodicollatie co·lloro due gentili uomini di Firenzeuno degliAdimarie uno de' Siziich'erano in loro compagnia.



III - De le profezie di maestro Arnaldo da Villanuova

Nel detto anno MCCCX maestro Arnaldo da Villanuova diProenza gran savio filosafo in Parigi questionavae annunziava perargomenti de le profezie di Daniello e de la Sibilla Eritea chel'avento d'Anticristo e persecuzione de la Chiesa dovea essere tra 'lMCCC e 'l MCCCCquasi intorno al LXXVI annoe di ciò feceuno libro il quale intitolò Della speculazione de l'aventoAnticristiper la qual cosa fu tenuto nuovo errore di fede.Partissi di Parigi per tema dello 'nquisitoreperò che glialtri maestri di Parigi il faceano perseguitaree andonne in Ciciliaa don Federigoe poi in suo servigio morì in mareandandoper ambasciadore a corte di papa.



IV - Come in Ferrara si fece congiura per ribellare laterra a la Chiesa

Nel detto annodel mese di lugliocongiurazione sifece in Ferrara per rubellare la terra a la Chiesae quasi l'aveanorubellata. Il legato cardinale Pelagrù subitamente la soccorsecoll'aiuto de' Bolognesi; e mostrando di riformare la terrafececonsiglio de' cittadini in Castello Tedaldoe ritenne XXXVI de'migliori e maggiori de la terrae subitamente gli fece impiccare insulla piazza di Ferrara; e poi a dì XXII d'agosto il dettocardinale venne in Firenzee fugli fatto grande onore da'Fiorentinicome dicemmo adietro.



V - Come i Todini furono sconfitti da' Perugini

Nel detto anno e mese di luglio i Perugini fecionooste a Todie mandarono per aiuto a' Fiorentinii quali vimandarono il mariscalco del rech'era al loro soldocon CCCcavalieri. I Todini uscirono fuori a battagliae furono sconfitticon grande danno di loro gentedi morti e presi assai per lo valoredel detto maliscalco e di sue masnade.



VI - Come i Guelfi furono cacciati di Spuleto

Nel detto mese di luglio furono cacciati i Guelfi diSpuleto per Currado di Nastagio di Filignogrande capitano di parteghibellinaco la forza de' Todini. Poi i Perugini per piùtempo feciono oste e guerra assai a Spuleto; poi l'anno appressoaccordo fu tra·lloro e' Todini e gli Spuletinie rimessi iGuelfi in Todi e in Spuleto.



VII - Come Arrigo imperadore si partì de la Magnaper passare in Italia

Nel detto anno MCCCX lo 'mperadore venne a Losannadel mese di... con poca genteattendendo il suo isforzo el'ambascerie de le città d'Italiae ivi dimorò piùmesi. Sentendo ciò i Fiorentiniordinaro di mandargli unaricca ambasceriae simigliante i Lucchesie' Sanesie l'altreterre della lega di Toscana; e già erano eletti gliambasciadorie levati i panni per le robe per loro vestireonoratamente. Per certi grandi Guelfi di Firenze si sturbòl'andatatemendo che sotto inganno di pace lo 'mperadore nonrimettesse gli usciti ghibellini in Firenze e gli ne facesse signori;e in questo si prese il sospettoe appresso lo sdegnoonde seguìgrande pericolo a tutta Italiache essendo gli ambasciadori di Romae que' di Pisa e dell'altre città a Losanna in Savoialo'mperadore domandò perché non v'erano que' di Firenze;per gli ambasciadori degli usciti di Firenze fu risposto al signorech'egli aveano sospetto di lui. Allora disse lo 'mperadore: "Malehanno fattoche nostro intendimento era di volere i Fiorentinituttie non partitia buoni fedelie di quella città farenostra camera e la migliore di nostro imperio". E di certo siseppe da gente ch'erano appresso di lui ch'elli era infino allora conpuro animo in mantenere quegli che reggeano Firenze in loro statoegli usciti n'aveano grande paura; che d'allora innanzi per questoisdegno e per mala informazione de' suoi ambasciadori venutia·fFirenzee de' Ghibellinie Pisanis'apprese alcontradio. Per la qual cosal'agosto presentei Fiorentini entratiin sospetto feciono M cavalieri cittadini di cavallatee sicominciarono a guernire di soldati e di monetae a fare lega col reRuberto e con più città di Toscana e di Lombardiaperisturbare la venuta e coronazione dello imperadore; e' Pisani acciòche passassesì mandarono LXm fiorini d'oroe altrettantigli promisono quando fosse in Pisa; e con questo aiuto si mosse daLosannaché da·ssé non era ricco signore dimoneta.



VIII - Come il re Ruberto venne in Firenze tornando da lasua coronazione

Nel detto anno MCCCXdi XXX di settembreil reRuberto venne in Firenze tornando da Vignonedov'era la corte delpapada la sua coronazione: albergò in casa de' Peruzzi dalParlagioe da' Fiorentini gli fu fatto grande onoree armeggiataepresenti grandi di monetae dimorò in Firenze infino a XXIIIIdì d'ottobre per riconciliare i Guelfi insiemech'eranodivisi per sette intra·lloroe per trattare al riparo dello'mperadore. In riconciliargli poco potéo adoperare; tanto eral'errore cresciuto tra·llorocome adietro è fattamenzione.



IX - Come Arrigo imperadore entròe in Italiaeebbe la città di Milano

Nell'anno MCCCXall'uscita di settembrelo'mperadore si partì da Losanna con sua gentee passòla montagna di Monsanesee all'entrata d'ottobre arrivò aTorino in Piemonte; appresso giunse ne la città d'AstidìX d'ottobre. Per gli Astigiani fu ricevuto pacificamente per signoreandandogli incontro con grande processione e festae tutte lediscordie tra gli Astigiani pacificò. In Asti attese suegentie inanzi si partisse ebbe presso a IIm oltramontani a cavallo.In Asti soggiornò più di due mesiperò che inquello tempo tenea la signoria di Milano messer Guidetto de la Torreuomo di grande senno e podereil quale avea tra soldati e cittadinipiù di IIm uomini a cavalloe per sua forza e tirannia tenevafuori di Milano i Visconti e loro parte ghibellinae eziandiol'arcivescovo suo consorto con più altri Guelfi. Questo messerGuidetto avea lega co' Fiorentini e cogli altri Guelfi di Toscana edi Lombardiae contendea la venuta dello 'mperadoree sarebbeglivenuto fattose non che' suoi consorti medesimi co·lloroséguito condussero lo 'mperadore a venire a Milano colconsiglio del cardinale dal Fiesco legato del papa. Messer Guidettonon possendo al tutto riparareasentì a la sua venuta contrasua voglia; e così entrò lo 'mperadore in Milano lavilla de la festa di Natalee il dì di Bifaniadì VIdi gennaiofu coronato in Santo Ambruogio da l'arcivescovo di Milanode la seconda corona del ferro onorevolemente egli e la moglie. E ala detta coronazione furono gli ambasciadori quasi di tutte le cittàd'Italiasalvo quegli di Firenze e di loro lega. E dimorando inMilanopacificò tutti i Milanesi insiemee rimisevi messerMaffeo Visconti e sua partee l'arcivescovo e' suoie ogni uomo chen'era di fuori. E quasi tutte le città e signori di Lombardiavennero a fare le comandamentae dargli grande quantità dimoneta; e in tutte le terre mandò suo vicarosalvo Bologna ePadovach'erano contra lui a la lega de' Fiorentini.



X - Come i Fiorentini chiusono di fossi le nuovecerchie della cittade

Nel detto annoil dì di santo AndreaiFiorentini per tema della venuta dello 'mperadore sìordinarono a chiudere la città di fossi da la porta a SanGallo infino a la porta di Santo Ambruogioovero detta la Croce aGorgoe poi infino al fiume d'Arno: e poida la porta di San Galloinfino a quella dal Prato d'Ognesanti erano già fondate lemurasì le feciono inalzare VIII braccia. E questo lavoro fufatto sùbito e in poco tempola qual cosa fermamente fu poilo scampo de la città di Firenzecome innanzi si faràmenzione; imperciò che la città era tutta schiusae lemura vecchie quasi gran parte disfattee vendute a' prossimanivicini per allargare la città vecchiae chiudere i borghi ela giunta nuova.



XI - Come quegli de la Torre furono cacciati di Milano

Nel detto annodì XI del mese dìfebbraioveggendosi messer Guidetto de la Torre fuori de la signoriadi Milanoe Maffeo Visconti e gli altri suoi nimici assai innanzi alo 'mperadoresi pensò di rubellare a lo 'mperadore la cittàdi Milanoche v'avea col signore poca cavalleriach'era andata esparta per le città di Lombardiae sarebbegli venuto fattose non che Maffeo Viscontimolto savione fece aveduto lo'mperadore e 'l maliscalco suo e 'l conte di Savoia. Per la qual cosala città si levò a romore e ad armee alcuna battagliav'ebbe: altri dissono che messere Maffeo Visconti per suo senno esagacità lo 'ngannò per farlo sospetto de lo'mperadorevegnendo a·llui segretamentee dolendosi de lasignoria dello 'mperadore e de' Tedeschimostrando ch'amasse megliola libertà di Milano che sì fatta signoria; e innanzivolea lui per signore che lo 'mperadoree ch'egli co' suoi glidarebbe ogni aiuto e favore per cacciarne lo 'mperadore. Al qualetrattato messer Guidetto intesefidandosi dell'antico nimicopervolontà di ricoverare suo stato e signoriao che fosse per lisuoi peccatich'assai n'avea; e approvossi la risposta di messerMaffeola quale gli fece per l'uomo di cortecome contammo adietro.Messer Maffeo sotto la detta promessa il tradìe tutto ilpalesò a lo 'mperadore e al suo consiglio; e a questo diamoassai fede per quello ne sentimo poi da savi Lombardi ch'allora eranoin Milano. E per questa cagione fu richesto dallo 'mperadore messereGuidetto de la Torre che si scusasse; non comparìma si partìcon suoi seguaci di Milanoopponendo che non avea colpa deltradimentoma che' suoi nimici gli aveano ciò apposto perdistruggerlo e cacciarlo di Milano. Per gli più si credépure che colpa avesseperò ch'egli era in lega co' Fiorentinie co' Bolognesi e coll'altre città guelfee si disse che nedovea avere moneta assai da' Fiorentini e loro lega. Ma quale sifosse la cagionee incontanente per le dette sodduzioni sìrubellò a lo 'mperadore la città di ChermonadìXX di febbraioe questa rubellazione e l'altre di Lombardia furonodi certo con industria e spendio de' Fiorentini per dare tantoa·ffare in Lombardia a lo 'mperadore che non potesse venire inToscana. In questo tempo i Ghibellini di Brescia cacciarono fuori iGuelfie simigliante avenne in Parma; per la qual cosa lo 'mperadoremandò suo vicario e gente in Bresciae fece fare l'accordoerimettere i Guelfi nella terrai quali poco appresso veggendosiforti ne la terrae rubellata Chermonae confortati da' Fiorentinie Bolognesi con danari e grandi impromessecacciarono i Ghibellinidi Bresciae al tutto si rubellarono a lo 'mperadorees'apparecchiaro di farli guerra.



XII - Come in Firenze ebbe grande caroe altrenovitadi

Nel detto anno MCCCXdal dicembre al maggiovegnentein Firenze ebbe grandissimo caroche lo staio del granovalse uno mezzo fiorino d'oroed era tutto mischiato di saggina. Ein questo tempo l'arti e la mercatantia non istette in Firenze maipeggioe spese di Comune grandissimee gelosie e paure per l'aventodello 'mperadore. In quello tempoa l'uscita di febbraioi Donatiuccisono messer Betto Brunelleschie poco appresso i detti Donati e'loro parenti e amici raunati a San Salvi disotterraro messer CorsoDonatie feciono gran lamento e l'uficio come allora fosse mortomostrando che per la morte di messer Betto fosse fatta la vendettaech'egli fosse stato consigliatore della sua morteonde tutta lacittà ne fu quasi ismossa a romore.



XIII - Come in Firenze vennono orlique di santo Barnaba

Nel MCCCXIdì XIII d'aprilevennero inFirenze reliquie del beato appostolo santo Barnabale quali mandòda corte di papa il cardinale Pelagrù al Comune di Firenzeperché sapea che' Fiorentini l'aveano in grande devozione. Efune fatta in Firenze grande reverenza e solennitàe furonoriposte nell'altare di Santo Giovanni.



XIV - Come lo 'mperadore assediò Chermonae suagente ebbe Vincenza

Nel detto annodì XII del mese d'aprilefaccendo lo 'mperadore oste sopra Chermonamandò il vescovodi Ginevra suo cugino con IIIc cavalieri oltramontanie co la forzadi messer Cane de la Scala di Verona subitamente tolse la cittàdi Vincenza a' Padovanie quegli ch'erano di Padova nel castello perpaura sanza difendersi abandonarono la fortezzala quale perdita fuegrande isbigottimento a' Padovani e a tutta loro parte; per la qualcosa poco tempo appresso s'acconciarono collo imperadoree diedonglila signoria di Padovae Cm fiorini d'oro in più paghee 'lsuo vicaro ricevettono. Il detto vescovo di Ginevra andò poi aVinegia e richiese i Viniziani da parte de lo 'mperadore d'aiuto:feciongli grande onoree donargli per comperare pietre preziose perla sua corona libbre M di viniziani grossi. E in Vinegia di que'danari e d'altri si fece la corona e la sedia imperiale molto ricca enobiled'ariento dorata la sediae d'oro con molte pietre preziosela corona.



XV - Come lo 'mperadore ebbe la città diChermona

Nel MCCCXIdì XX d'aprileessendo lo'mperadore ad oste a Chermonaessendo la città molto strettaperché s'erano male proveduti per la loro sùbitaribellazionerendero la città a lo 'mperadore a misericordiaper trattato dell'arcivescovo di Ravennail quale gli ricevette eperdonò loroe fece disfare le mura e tutte le fortezze de lacittàe di moneta forte gli gravò. E avuta Chermonaincontanente andò ad oste sopra la città di Brescia adì XIIII di maggioe là si trovò con piùisforzo e con maggiore cavalleria e migliore ch'egli avesse maichedi vero si trovò più di VIm buoni uomini di cavalloiIIIIm e piùTedeschi e Franceschi e Borgognoni e gentiliuominie gli altriItaliani; che auto lui Milano e poi Chermonapiù grandi signori de la Magna e di Francia il vennero aserviree chi a soldoe molti per amore. E di certo s'allora avesselasciata la 'mpresa de l'assedio di Brescia e venutosene in Toscanaegli aveva a queto BolognaFirenzeLuccae Sienae poi Romae 'lregno di Pugliae tutte le terre contrarieperò che nonerano forniti né provedutie gli animi de le genti moltovariatiperché 'l detto imperadore era tenuto giusto signoree benigno. Piacque a Dio ristesse a Bresciail quale assedio moltoil consumò di genti e di podere per grande pestilenzia dimorte e malatiecome innanzi farò menzione.



XVI - Come i Fiorentini per la venuta dello 'mperadoretrassono di bando tutti i Guelfi

Nel detto annoa dì XXVI d'aprileavendo iFiorentini novelle come Vincenza e Chermona erano rendute a lo'mperadoree come andava all'asedio di Bresciaper fortificarsifeciono appresso dicreto e ordinee trassono di bando tutti icittadini e contadini guelfi di che che bando si fossepagando certapiccola gabella: feciono più ordini di leghe in città ein contado e coll'altre terre guelfe di Toscana.



XVII - Come i Fiorentini con tutte le terre guelfe diToscana feciono lega insieme contra lo 'mperadore

Nel detto anno MCCCXIin calen di giugnoiFiorentiniBolognesiSanesiLucchesiPistolesie' Volterranietutte l'altre terre guelfe di Toscana feciono parlamento e fermaronolega insiemee fermarono taglia de' cavalierie giurarsi insieme ala difensione e contasto dello 'mperadore. E appressoa dìXXVI di giugnoi Fiorentini mandarono a Bologna il maliscalco del recon IIIIc cavalieri catalanich'erano al loro soldo per la guardiadi Bolognae per contastare a lo 'mperadore se venisse da quellaparte; e simigliante vi mandaro i Sanesi e' Lucchesie dimorarvi piùmesi tra in Bologna e in Romagna in servigio del re Ruberto.



XVIII - Come il re Ruberto fece pigliare per inganno iGhibellini di Romagna

Nel detto annodì VIII di lugliovenne inFirenze messer Giliberto da Santiglia con CC cavalieri catalani e Vcmugaveri a pièche gli mandava il re Ruberto in Romagna pervisconteperò che 'l papa avea fatto lo re conte di Romagna.Come fu di làco la forza del maliscalco prese tutti icaporali ghibellini di Forlìe di Faenzae d'Imolaedell'altre terre di Romagnae misegli in pregione perché nongli rubellassono la terrae acomiatòne tutti i Ghibellini e'Bianchi usciti di Toscana che v'erano.



XIX - Come il marchese del papa prese Fano e Pesaro

Nel detto annoa l'entrante di settembreilmarchese ch'era ne la Marca per lo papa prese la città di Fanoe quella di Pesaroche s'erano rubellate a la Chiesa.



XX - Come lo 'mperadore Arrigo ebbe la città diBrescia per assedio

Nel detto anno MCCCXIessendo lo 'mperadore ad ostea Bresciapiù assalti v'ebbeove morì gente assai dique' d'entro e di que' di fuoriintra' quali fu morto a uno assaltod'uno quadrello di balestro grossomesser Gallerano di Luzzimborgofratello carnale e maliscalco dello 'mperadoree più altribaroni buoni cavalieri; onde fu grande spavento a tutta l'oste. E perquella baldanza i Bresciani uscendo ispesso fuori ad assalire l'ostedel mese di giugno parte di loro furono rotti e sconfittie furonnepresi da XL de' maggiori della terrae morti ben CCintra' qualipresi fue messere Tebaldo Brusciatiil quale era capo della gented'entroe uomo di grande valoreed era stato amico dello'mperadoree avealo rimesso in Brescia quando ne furono cacciati iGuelfi: fecelo isquartare a quattro cavagli come traditoree piùaltri fece dicapitareonde il podere de' Bresciani molto affiebolìo;ma però que' d'entro non lasciarono la difensione della città.In quello assedio si corruppe l'aria per la puzza de' cavalli e dellalunga stanza del campoonde v'ebbe grandissima infermità ed'entro e di fuorie amalaro gran parte degli oltramontanie moltigrandi baroni vi morironoe se ne partirono per la malatiaemorirne poi in cammino. Intra gli altri vi morì il valentemesser Guido di Namurro fratello del conte di Fiandrache fu capode' Fiamminghi a la sconfitta di Coltraiuomo di gran valore erinnomea; per la quale cagione i più dell'oste consigliavanolo 'mperadore se ne partisse. Egli sentendo maggiormente la difaltadentrosì de la 'nfertà e mortalitàe sìdi vittuagliasi fermò di non partirsich'egli avrebbe laterra. Quegli di Bresciafallendo loro la vivandaper mano delcardinale dal Fiesco si renderono a la misericordia dello 'mperadorea dì XVI di settembre nel detto anno. Com'ebbe la cittàle fece disfare tutte le mura e le fortezzee condannogli in LXXmfiorini d'oroe con gran fatica in più tempo per loro malestato gli ebbe; e C de' migliori della cittàgrandi epopolarimandò a' confini in diverse parti. Partito dall'osteda Brescia con sua grande perdita e dammaggioche il quarto de lasua gente non gli era rimasae quella gran parte infermafece suoparlamento in Chermona. Quivi per sodduzione e conforto de' Pisani ede' Ghibellini e Bianchi di Toscanasi fermò di venire aGenova e là riformare suo statoe in Milano lasciò pervicaro e capitano messer Maffeo Viscontie in Verona messer Canedella Scalae in Mantova messer Passerino di Bonaposie in Parmamesser Ghiberto da Coreggiae così in tutte l'altre terre diLombardia lasciò a tiranninon possendo altro per lo suo malestatoe da ciascuno ebbe moneta assaie brivileggiogli de le dettesignorie.



XXI - Come i Fiorentini e' Lucchesi guernirono lefrontiere per la venuta dello 'mperadore

Nel detto annoa dì XVII d'ottobreiFiorentini sentendo che·llo 'mperadore venia a Genovapresonoin guardia il castello e la rocca di Samminiato del Tedescoefornirlo di cavalieri e di pedonie mandarono gente a Volterraacciò che non si rubellasse per gli Ghibellini a lo 'mperadoreo a sua parte; e' Lucchesi fornirono tutte le castella di Lunigiana edel Valdarno di ponente.



XXII - Come papa Chimento diede legati a lo 'mperadoreArrigo che 'l coronassono

Negli anni di Cristo MCCCXI papa Chimento a larichesta de lo 'mperadorenon potendo in persona venire a Roma acoronarlo per cagione del concilio ordinatomandò il vescovod'Ostia cardinale da Prato legatoche potesse in ciò come lapersona del papa; il quale fu co·llui in Genova del mese...; emandò il detto papa legato in Ungheria messer Gentile da...cardinale per coronare Carlo Rimbertofigliuolo che fu di Carlo...nipote del re Rubertodel reame d'Ungheriae per dargli ... favoredella Chiesa. E così fecee dimorovvi più tempo inUngheria il detto cardinaletanto ch'ebbe conquistato quasi tutto ilpaese il detto Carloe lui coronato paceficamente. E alla suatornata in Italia del detto cardinale ebbe comandamento dal papa chetutto il tesoro della Chiesa ch'era a Roma e in altre terre delPatrimonio conducesse di là da' monti a·lluiil qualecosì fece infino a la città di Lucca. Di làno·llo potéo più innanzi conducere per terra néper mareperché la riviera di Genova così per terracome per mare era tutta scommossa a guerra per le partiGuelfi eGhibelliniper la venuta dello 'mperadore. Lasciollo in Lucca nellasagrestia di San Frianoil quale tesoro fu poi rubato per gliGhibellinicome innanzi faremo menzione.



XXIII - Come papa Chimento fece concilio a Vienna inBorgognae canonizzò santo Lodovico figliuolo del re Carlo

Nel detto anno MCCCXIper calen di novembreildetto papa Chimento celebrò concilio a Vienna in Borgogna perla promessa fatta al re di Franciaper cagione della quistione mossaper lo detto re contra la memoria di papa Bonifaziocome adietrofacemmo menzioneov'ebbe più di CCC vescovisanza gli abatie prelati; e durò infino... In quello concilio si dichiaròche papa Bonifazio era stato cattolicoe non in caso di resia ove ilre di Francia gli mettea adossoe trovossi modo per contentare il redi Franciae fecesi dicreto che per offesa che 'l re di Franciaavesse fatta al detto papa Bonifazio o a la Chiesa mai a·lluiné a sue rede potesse essere opposto né dato briga; eordinossi che tutti i beni e possessioni ch'erano state della magionedel Tempiofossono della magione dello Spedalele quali convenneche la magione dello Spedale ricomperasse grandissimo tesoro da·ree da' signori che·ll'aveano occupate; onde la magione delloSpedale si credette essere riccae per lo grande debito venne inmale stato. Al detto concilio fu il re di Francia e piùsignorie fecionvisi più costituzionie si cominciòil settimo libro de' decretali. E compiuto il concilioil papa sen'andò a Bordello. In quello concilio fu canonizzato a santoLodovico arcivescovo di Tolosafrate minorefigliuolo del re Carloe primogenitoe fratello del re Rubertoe per essere religiosolasciò l'onore mondano e la corona del reame. Fu uomo benignoe di santa vitae molti miracoli mostrò Iddio per luieprima a sua vita e poi.



XXIV - Come lo 'mperadore Arrigo venne nella cittàdi Genova

Nel detto anno MCCCXIa dì XXI d'ottobrelo'mperadore venne di Lombardia a Genova con VIc cavalieri di sua genteoltramontanisanza i Lombardi. Per gli Genovesi fu ricevuto comeloro signore onorevolementee fattagli gran festae datogli altutto la signoria della terra; che fu tenuto grande cosaessendo lalibertà e la potenza de' Genovesi sì grandecome nullacittà de' Cristiani in mare e in terra. Il detto imperadorepacificò tutte le discordie de' Genovesie rimisevi messerUbizzino Spinoli e' suoi seguaciche n'erano fuori per rubegliefece fare pace tra·lloro e gli Ori e loro parte: donargli iGenovesi alla sua venuta Lm fiorini d'oroe alla 'mperadrice XXm.



XXV - Come in Arezzo venne vicario d'imperio

Negli anni MCCCXIdel mese d'ottobrevenne adArezzo vicaro dello 'mperadore uno gentile uomo di Padova: pacificògli Aretini insiemee rimisevi dentro i Guelfie poco appresso vimorì di rema.



XXVI - Come in Firenze vennero ambasciadori dello'mperadoree furonne cacciati

Nel detto anno e mese d'ottobre venieno a Firenzemesser Pandolfo Savelli di Roma e altri cherici per ambasciadoridello 'mperadore; furono a la Lastra sopra Montughii priori diFirenze mandarono loro che non entrassono in Firenzee sipartissono. I detti non volendosi partirefurono rubati permalandrini di Firenzecon consentimento segreto de' priori; e conrischio delle persone fuggendose n'andarono per la via di Mugelload Arezzoricheggendo poi in Arezzo tutti i nobili e' signori e'Comuni di Toscana che s'apparecchiassono d'esser a la coronazionedello 'mperadore a Roma.



XXVII - Come i Fiorentini mandarono loro masnade inLunigiana per contradiare i passi a lo 'mperadore

Nel detto annodel mese d'ottobresentendo iFiorentini che lo 'mperadore era partito di Lombardia e ito versoGenovafeciono tornare da Bologna il maliscalco co' loro soldatiefeciongli andare in Lunigiana a Pietrasanta e a Serrezzano con altrabuona gente di Firenze e di Lucca a guardare il passo di PortaBeltramo e la via della marinaperché lo 'mperadore nonpotesse venire a Pisa.



XXVIII - Come in Genova morì la 'mperadrice

Nel detto annodel mese di novembremorì inGenova la 'mperadrice moglie dello 'mperadorela quale era tenutabuona e santa donna; fue figliuola del duca di Brabante; esoppellissi a' frati minori con grande onore.



XXIX - Come lo 'mperadore fece suo processo contra iFiorentini

Nel detto anno e mese lo 'mperadore fece in Genovasuo processo contro a' Fiorentiniche se infra XL dì non glimandassono XII buoni uomini con sindaco e pieno mandato ad ubbidirloche gli condannava in avere e in persona dove fossono trovati. Non vimandò il Comune di Firenzema a tutti i Fiorentini mercatantich'erano in Genova comandato fue si dovessono partiree cosìfeciono; ma poi ogni mercatantia che si trovò in Genova innome de' Fiorentini fue impacciata per la corte dello 'mperadore.



XXX - Di scandalo ch'ebbe in Firenze tra' lanaiuoli

Nel detto anno e mese i lanaiuoli di Firenze vennonotra·lloro in grande divisione e sette per cagione delconsolatoe fune quasi a romore la città.



XXXI - Come il re Ruberto mandò gente a'Fiorentini per contastare lo 'mperadore

Nel detto annodì XV di dicembreil reRuberto mandò a Firenze CC de' suoi cavalieri ch'erano inRomagnaperché i Fiorentini e' Lucchesi potessono megliocontastare il passo a lo 'mperadore; ond'era capitano il conte diLuni da Raona.



XXXII - Come la città di Brescia si rubellòa lo 'mperadore

Nel detto annoa l'uscita di dicembrei Guelfi diBrescia rientrarono nella terra per ribellarla da la signoria dello'mperadore. Cavalcovvi messer Cane della Scala con suo isforzoecacciogline fuori con grande loro dammaggio. E nel detto mese didicembre messer Ghiberto da Coreggioche tenea Parmasi rubellòda la signoria dello imperadore; e simile feciono i Reggiani; e'Fiorentinie l'altra lega de' Guelfi di Toscanamandarono loroaiuto di gente a cavallo.



XXXIII - Come in Firenze ebbe grande novità per lamorte di messere Pazzino de' Pazzi

Nel detto annodì XI di gennaioavenne inFirenze che messere Pazzino de' Pazziuno de' maggiori caporali chereggea la città e più amato dal popoloandando afalcone in isola d'Arno a cavallo sanza guardia con suoi falconieri efamigliariPaffiera de' Cavalcanti l'uccisecoll'aiuto de'Brunelleschi e d'altri masnadieri in sua compagnia a cavalloatradimentosecondo si disseperò che messer Pazzino da·lloronon si guardava; e ciò fece per vendetta di Masino de'Cavalcanti e di messer Betto Brunelleschidando colpa al dettomesser Pazzino gli avesse fatti morire. Per la quale cosarecato ilcorpo suo morto al palagio de' priori per più infamare iCavalcantila città si mosse tutta a romore e ad armee colgonfalone del popolo in furia sì corse a casa i Cavalcantiemisevisi fuocoe da capo furono cacciati di Firenze i Cavalcanti. Eper questa cagione il popolo di Firenze alle spese del Comune feceIIII de' Pazzi cavalieridotandoli de' beni e rendite del Comune.



XXXIV - Come la città di Chermona si rubellòdallo imperadore

Nel detto anno MCCCXIdì X del detto mese digennaioi Chermonesi si rubellarono a la signoria dello 'mperadoree cacciarne fuori sua gente e 'l suo vicarioe ciò fu persoddotta de' Fiorentiniche ancora v'aveano loro ambasciadore atrattare ciòpromettendo a' Chermonesi grande aiuto di danarie di gente; ma male fu loro per gli Fiorentini attenuto.



XXXV - Come il maliscalco dello 'mperadore giunse inPisae cominciò guerra a' Fiorentini

Nel detto annodì XXI di gennaiomesserArrigo di Namurro fratello del conte Ruberto di Fiandramaliscalcodello 'mperadoregiunse per mare in Pisa con poca gentee a due dìappresso uscì di Pisa con sua gente di qua dal Ponte ad Eraetutte le some de' Fiorentini che venieno da Pisa fece prendere erimenare in Pisa; onde i Fiorentini ebbono grande danno. Per questacagione i Fiorentini mandarono gente a cavallo e a piede a la guardiadi Samminiato e di quella frontiera.



XXXVI - Come i Padovani si rubellarono dalla signoriadello 'mperadore

Nel detto annodì XV di febbraioi Padovanicol conforto de' Fiorentini e Bolognesi si rubellarono da la signoriadello 'mperadoree cacciarne il suo vicario e sua gente; e a romoreuccisono messer Guiglielmo Novello loro cittadinoe gran capo diparte ghibellina in Padova.



XXXVII - Come lo 'mperadore Arrigo venne nella cittàdi Pisa

Nel detto annoa dì XVI del mese di febbraiolo 'mperadore si partì di Genova per mare con XXX galee pervenire a Pisa: per fortuna di tempo gli convenne dimorare inPortoveneri XVIII dì; poi di là arrivò a PortoPisanoe in Pisa entrò a dì VI di marzo MCCCXIe da'Pisani fu ricevuto come loro signorefaccendogli grande festa eprocessionee al tutto gli diedono la signoria della cittàfaccendoli grandi doni di moneta per fornire sua genteche granbisogno n'aveva. In Pisa dimorò infino a dì XXIId'aprile MCCCXIIattendendo gente nuova di suo paese. In questodimoro in Pisa il maliscalco suo colla sua gente molte cavalcate easalti fece sopra le terre e castella de' Lucchesi e di Samminiatodel Tedescosanza tenere campo o assedio. In quelle cavalcatepresono il castello di Buti e la valle che teneano i Lucchesi; altroaquisto non vi fece di terra alcuna. In Pisa si trovò con MDcavalieri oltramontani cogl'infrascritti baroni e signori:l'arcivescovo di Trievi suo fratello carnaleil vescovo di Leggefratello del conte di Bari suo cuginoil duca di Bavierail contedi Savoia suo cognatoil conte di Foresemesser Guido fratello delDalfino di Viennamesser Arrigo fratello del conte di Fiandra suomaliscalco e cuginomesser Ruberto figliuolo del detto conte diFiandrail conte d'Alvagna d'Alamagna chiamato Luffo Mastrocioèin latino Mastro Siniscalcouomo di grande valoree piùaltri conti de la Magna non conosciuti da noicastellani e banderesiassaiciascuno di questi signori con sua gentee molti ItalianiLombardi e Toscani. I Fiorentini e gli altri Toscani sentendolo inPisas'aforzarono di cavalieri e di gente in grande quantitàper contastallo.



XXXVIII - Come gli Spuletini furono sconfitti da' Perugini

Nel detto anno MCCCXIdì XXVIII di febbraiogli Spuletinich'erano a parte ghibellinafurono sconfitti da'Peruginie assai ne furono tra presi e morti.



XXXIX - Della raunata che 'l re Ruberto e la lega diToscana feciono a Roma per contastare la coronazione d'Arrigoimperadore

Nell'anno MCCCXIIdel mese d'aprilesentendo il reRuberto l'aparecchiamento che il re d'Alamagna facea in Pisa pervenire a Roma per coronarsisì mandò innanzi a Romaala richesta e colla forza degli Orsinimesser Gianni suo fratellocon VIc cavalieri catalani e pugliesie giunsono in Roma dìXVI d'aprile; e mandò a' Fiorentini e Lucchesi e Sanesi el'altre terre di Toscana ch'erano in lega co·llui che vimandassono loro isforzo; onde v'andarono a dì VIIII di maggioMCCCXII di Firenze CC cavalieri di cavallate de' migliori cittadinie 'l maliscalco del re Rubertoch'era al loro soldocon CCCcavalieri catalani e M pedonimolto bella genteond'ebbe la 'nsegnareale messer Berto di messer Pazzino de' Pazzivalente e saviogiovane cavalieree a Roma morì al servigio del re e delComune di Firenze. E di Lucca v'andarono CCC cavalieri e M pedoni; eSanesi CC cavalieri e VIc pedoni; e molti d'altre terre di Toscana edi terra di Roma vi mandarono gente. I quali tutti furono in Roma adì XXI di maggio MCCCXII al contasto della coronazione delloimperadoree colla forza de' detti Orsini di Roma e di loro seguacipresono Campidoglioe messer Luis di Savoia sanatore per forza necacciarono: presono le torri e fortezze a piè di Campidogliosopra la Mercatantiae fornirono Castello Adriano detto Santagnoloe la chiesa e' palagi di San Piero; e così più dellametade di Roma e la meglio popolatae tutto Trastevero ebbono perforza e signoria. I Colonnesi e loro séguito che teneano laparte dello imperadore teneano LateranoSanta Maria MaggioreCuliseoSanta Maria Ritondale Miliziee Santa Savina; e cosìciascuna parte imbarrata e aserragliata con grandi fortezze. Edimorandovi la gente de' Fiorentiniil dì di santo GiovanniBatistaloro principale festafeciono correre in Roma palio disciamito chermisisì come usano il detto dì inFirenze.



XL - Come lo 'mperadore Arrigo si partì di Pisae andò a Roma

Nel detto annodì XXIII d'aprileil red'Alamagna si partì di Pisa con sua gente in quantitàdi MM cavalieri e piùe fece la via per Maremmae poi per locontado di Siena e per quello d'Orbivieto sanza soggiornare; esanz'altro contrasto se n'andò a Viterbo e quello ebbe sanzacontradioperò ch'era nella signoria de' Colonnesi. Epassando lui per lo contado d'Orbivietoi Filippeschi d'Orbivietocol loro séguito di Ghibellini cominciarono battaglia nellacittà contro a' Monaldeschi e gli altri Guelfi d'Orbivieto perdare la terra a lo 'mperadore. I Guelfi trovandosi forti e benguerniticombatterono vigorosamente innanzi che' Ghibellini avessonola forza della gente dello 'mperadoresì gli vinsono ecacciarono della cittàcon molti morti e presi di loro parte.Soggiornando poi più giorni lo re d'Alamagna in Viterboperché non potea avere l'entrata de la porta di San Piero diRomae ponte Emale sopra Tevero era guernito e guardato per la forzadegli Orsinia la fine si partì di Viterboe in su Montemalos'attendòe poi per forza della sua gente di fuorie diquella de' Colonnesi e di loro séguito d'entroassaliro lefortezze e guardie di ponte Emalee per forza le vinsonoe cosìentrò in Roma a dì VII di maggioe andonne a SantaSavina ad albergo.



XLI - Come messer Galeasso Visconti di Milano prese lacittà di Piagenza

Nel detto anno MCCCXIIessendo i Guelfi della cittàdi Piagenza in grande divisione tra·lloromesser AlbertoScotti ch'era capo dell'una setta si elesse per loro podestàper VI mesi messer Galeasso Visconti figliuolo del capitano diMilano. Compiuto il termineil detto messer Galeasso sotto spezied'ambasceria mandò a Milano il detto messer Alberto ScottoeX de' maggiori Guelfie X Ghibellinie a Milano furono ritenuti iGuelfi; poi messer Galeasso con CC cavalieri che gli vennono daMelanocoll'aiuto de' Ghibellinie massimamente di quegli dellacasa di Landacorse la terra e fecesene fare signoree caccionne iGuelfidì XXIIII di luglio del detto anno.



XLII - Come i Fiorentini levarono in isconfitta i Pisanida Cerretello

Nel detto annoa dì XX di maggioessendo iPisani ad assedio d'uno loro castello in Valderach'avea nomeCerretellovi cavalcarono i Fiorentini da Vc cavalieri di cavallatee le loro masnade di Catalanie levargli da oste in isconfittaefuronne assai morti e presi di gente a piede.



XLIII - Come Arrigo di Luzzimborgo fu coronato imperadorein Roma

Nel detto tempodimorando il re de' Romani in Romapiù tempo per potere venire per forza a la chiesa di San Pieroa coronarsipiù battaglie feciono la sua gente contra queglidel re Ruberto e de' Toscani che 'l contradiavanoe per forzavinsono e racquistarono Campidoglioe le fortezze sopra laMercatantiae le torri di San Marco. E di certo si crede ch'avrebbevinta in gran parte della pungase non che uno giornoa dìXXVI di maggioa una gran battaglia il vescovo di Legge con piùbaroni d'Alamagnaavendo rotte le sbarree correndo la terra infinopresso al ponte Santangiolola gente del re Ruberto con quella de'Fiorentini partendosi di Campo di Fiore per vie traverseper costafediro a la detta gente che cacciavae rupponglie più diCCL cavalieri ne furono tra morti e presiintra' quali fu il dettovescovo di Legge presoe menandolo uno cavaliere in groppa di suocavallo disarmato a messer Gianni fratello de·re RubertounoCatalano a cui era stato morto il fratello in quella caccia il fedìdietro a le reni d'uno stoccoonde giugnendo a Castello Santangiolopoco stette morì; onde fu grande dannoperò che erasignore di gran valore e di grande autorità. Per la dettaperdita e sconfitta la gente del re Ruberto e loro séguitopresono gran vigoree quella del re d'Alamagna il contradio.Veggendo il signore che l'urtare non facie per luie che ne perdeasua gente e suo onoreavendo prima mandato al papa per licenza che'cardinali il potessono coronare in quale chiesa di Roma a·lloropiacessesì·ssi diliberò di coronarsi in SanGiovanni Laterano; e in quella fu coronato per lo vescovo d'Ostiacardinale da Pratoe per messer Luca dal Fiesco e messer ArnaldoGuasconi cardinaliil dì di san Piero in Vincoladìprimo d'agosto MCCCXIIcon grande onoreda quella gente ch'eranoco·lluie da quegli Romani ch'erano di sua parte. E coronatolo 'mperadore Arrigopochi giorni appresso se n'andò a Tibolia soggiornaree lasciò Roma imbarrata e in male statoeciascuna parte tenea le sue contrade afforzate e guernite. De' suoibaroni si partìfatta la coronazioneil dogio di Baviera esua gentee altri signori de la Magna che·ll'aveano servitosicché con pochi oltramontani rimase.



XLIV - Come lo 'mperadore si partì di Roma pervenire in Toscana

Poi si partì lo 'mperadore da Tibolie vennecon sua gente a Todie da' Todini fu ricevuto onorevolemente e comeloro signoreperò che teneano sua parte. I Fiorentini e glialtri Toscanisentendo che lo 'mperadore s'era partito di Roma efacea la via verso Toscanaincontanente mandarono per la loro gentech'era a Romaper esser più forti a la sua venuta. E tornatala detta gentei Fiorentini e l'altre terre di Toscana si guernironole loro fortezze di cavalieri e di genteper risistere a la venutadello 'mperadoretemendo forte della sua forzae faccendo piùconfinatiGhibellini e sospetti; e' Fiorentini crebbono il numerodelle loro cavallate in XIIIce soldati aveano col maliscalco e conaltri da VIIcsicché circa MM cavalieri aveano; e ciascunaaltra città e terra di Toscana de la lega del re Ruberto e diparte guelfa s'erano isforzati di gente d'arme per tema dello'mperadore.



XLV - Come lo 'mperadore venne a la cittàd'Arezzoe poi come venne verso la città di Firenze

Del detto mese d'agostonel MCCCXIIsi partìlo 'mperadore da Todi e venne per lo contado di Perugia guastando eardendoe per forza prese la sua gente Castiglione Chiusino soprai·lagoe di là venne a Cortonae poi ad Arezzoedagli Aretini fu ricevuto a grande onore. E in Arezzo fece suaraunanza per venire sopra la città di Firenzee subitamentesi partì d'Arezzoe entrò in sul contado di Firenze adì XII di settembree di presente gli fu renduto il castellodi Caposelvole in su l'Ambrach'era de' Fiorentini. E poi si puosead oste al castello di Montevarchiil qual era bene guernito digentesoldati a cavallo e a pièe di vittuaglia: a quellofece dare più battagliee votare i fossi dell'acqua perriempiere. Quegli della terra veggendo ch'erano sì fortecombattutie avea la terra le mura basseche i cavalieri dello'mperadore a piè combattendoe colle scale salendo a le muranon temendo saettamento né gittamento di pietresìisbigottirono fortee maggiormente sentendo che' Fiorentini non glisoccorreanosì s'arendero il terzo dì a lo 'mperadore.Avuto Montevarchisanza dimoro venne ad oste a Castello SanGiovannie per simigliante modo gli si rendéoe presevi daLXX cavalieri catalani soldati de' Fiorentini; e così sanzariparo ne venne nel borgo di Fegghine.



XLVI - Come i Fiorentini furono quasi sconfitti alcastello de l'Ancisa da lo 'mperadore

I Fiorentinisentendo lo 'mperadore partitod'Arezzoincontanente cavalcaro popolo e cavalieri di Firenzesanzaattendere altra amistàal castello de l'Ancisa in su l'Arnoe furono intorno di XVIIIc di cavalieri e gente a piè assaiea l'Ancisa s'acamparo per tenere il passo a lo 'mperadore. Eglisentendo ciòcon sua gente armata venne nel piano de l'Ancisain su l'isola d'Arno che si chiama il Mezzulee richiese iFiorentini di battaglia. I Fiorentini non sentendosi di numero dicavalieri guari più che quegli dello 'mperadoree erano sanzacapitanonon si vollono mettere a la ventura de la battagliacredendosi per lo forte passo riparare lo 'mperadoreche non potessevalicare verso Firenze. Lo 'mperadore veggendo che' Fiorentini nonvoleano combattereper consiglio de' savi uomini di guerra usciti diFirenze si prese la via del poggio di sopra a l'Ancisaper istrettie forti passi valicò il castelloe venne da la parte versoFirenze. Veggendo l'oste de' Fiorentini la sua mossadubitando nonvenisse a la città di Firenzeparte di loro col maliscalcodel re e sue masnade si partirono da l'Ancisa per essergli dinanzi alcammino. Il conte di Savoia e messer Arrigo di Fiandrach'eranovenuti innanzi a prendere il passosotto a Montelfi vigorosamentefediro a quelli ch'erano a la frontierae col vantaggio ch'aveanodel poggio gli misono in volta e in isconfittaseguendogli parte diloro infino nel borgo de l'Ancisa. La rotta de' Fiorentini fu piùper lo sbigottimento del sùbito assaltoche per dammaggio digente; che tra tutti non vi morirono XXV uomini di cavalloe meno diC a·ppiede; e quasi tutti quegli oltramontani che per forzavennono cacciando infino nel borgo rimasono morti. Ma pure la gentedello 'mperadore rimasono vincenti de la pungai Fiorentini moltoimpauriti; e quella notte lo 'mperadore s'atendò di qua dal'Ancisa verso Firenze due miglia. I Fiorentini rimasono nel castellode l'Ancisa quasi assediati e con poco fornimento di vittuaglia sìfattamenteche se lo 'mperadore fosse stato fermo a l'assedioiFiorentini ch'erano ne l'Ancisa erano quasi tutti morti e presi. Macome piacque a Diolo 'mperadore prese consiglio la notted'andarsene al diritto a la città di Firenzecredendolasiavere sanza contastolasciandosi l'oste de' Fiorentini adietro nel'Ancisacome assediati e molto impauriti e peggio ordinati.



XLVII - Come lo 'mperadore Arrigo si puose ad oste a lacittà di Firenze

E così il seguente giornodì XVIIII disettembre MCCCXIIlo 'mperadore venne ad oste a la città diFirenzeardendo la sua gente quanto si trovavano innanzi; e cosìpassò il fiume d'Arno allo 'ncontro ov'entra la Mensolaeattendossi a la badia di Santo Salvi forse con M cavalieri. L'altrasua gente rimase in Valdarnoe parte a Todii quali gli venneropoi. E vegnendo per lo contado di Perugiada' Perugini furonoassaliti e quegli si difesono: con danno e vergogna de' Peruginipassarono. E giunse lo 'mperadore sì sùbitoche i piùde' Fiorentini non poteano credere vi fosse in persona; ed erano sìismarriti per tema della loro cavalleriach'era rimasa a l'Ancisaquasi come isconfittiche se lo 'mperadore o sua gente in su lasùbita venuta fossono venuti a le portele trovavano aperte emale guernite; e per gli più si crede ch'avrebbe presa lacittà. Tuttora i Fiorentiniveggendo l'arsioni delle case perlo cammino faceaa suono di campana s'armarono il popolo e co'gonfaloni delle compagnie vennero ne la piazza de' loro priorie 'lvescovo di Firenze con cavagli de' cherici s'armòe trasse ala difensione de la porta di Santo Ambruogio e di fossie tutto ilpopolo a piede co·lluie serraro le portee ordinarono igonfalonieri e loro gente su per gli fossi a le poste a la guardia dela città di dì e di notte. E dentro a la cittàda quella partepuosono uno campo con padiglionilogge e trabaccheacciò che la guardia fosse più fortee fecionosteccati su per fossi d'ogni legname e bertesche in assai brievetempo. E così dimoraro in grande paura i Fiorentini due dìche' loro cavalieri e oste tornarono da l'Ancisa per diverse vie perValle di Robbiano e da Santa Maria in Pianeta a Montebuoni di nottetempore. Giunti in Firenzela città si rassicurò: e'Lucchesi vi mandarono a l'aiuto e guardia de la città VIccavalieri e IIIm pedonie' Sanesi VIc cavalieri e IIm pedonie'Pistolesi C cavalieri e Vc pedonie' Pratesi L cavalieri e IIIIcpedonie' Volterrani C cavalieri e IIIc pedonie Colle e SanGimignano e Samminiato ciascuno L cavalieri e CC pedonii BolognesiIIIIc cavalieri e M pedoni. Di Romagna vi vennono tra di Rimine e diRavenna e di Faenza e Cesena e l'altre terre guelfe CCC cavalieri eMD pedonie d'Agobbio C cavalierie da la Città di CastelloL cavalieri. Di Perugia non vi venne aiuto per la guerra ch'aveanoco' Todini e Spuletini. E così infra VIII dì postol'assedio per lo 'mperadoresi trovarono i Fiorentini co·lloroamistà più di IIIIm uomini a cavalloe gente a pièsanza numero. Lo 'mperadore era con XVIIIc cavalierigli VIIIcoltramontanie M Italianidi Romade la Marcadel Ducatod'Arezzoe di Romagnae de' conti Guidie di quegli di SantaFioree usciti di Firenzee gente a piè assai; peròche' nostri contadini da la parte ov'e' possedeatutti seguivano ilsuo campo. E fu quell'anno il più largo e uberoso di tuttevittuaglie che fosse XXX anni adietro. A l'assedio dimorò lo'mperadore infino a l'ultimo dì del mese d'ottobreguastandoil contado tutto da la parte di levantee fece gran danno a'Fiorentini sanza dare battaglia niuna a la cittàstando inisperanza d'averla di concordia; e tutto l'avesse combattutaera sìguernita di gente a cavalloche due tanti e più n'aveva a ladifensione della città che di fuorie gente a piè perognuno IIII. E rassicurarsi sì i Fiorentiniche i piùandavano disarmatie teneano aperte tutte l'altre portefuori cheda quella parte; e entrava e usciva la mercatantiacome se nonv'avesse guerra. Dell'uscire fuori i Fiorentini a battagliao perviltà o per senno di guerrao per non avere capoin nullaguisa si vollono mettere a la fortuna del combattereche assaiaveano il vantaggios'avessono avuto buono capitanoe tra·lloropiù uniti che non erano. Ben feciono una cavalcata aCerretelloche v'erano tornati i Pisani a ostee ancora gli nelevarono a modo di sconfitta del mese d'ottobre. Lo 'mperadore fumalato più giorni a San Salvie veggendo non potea avere lacittà per accordoné la battaglia non voleano iFiorentini.



XLVIII - Come lo 'mperadore si partì dall'asedio daSan Salvi e andonne a San Cascianoe poi a Poggibonizzi

Lo 'mperadore con sua oste si partì la nottevegnendo la Tusantiardendo il campovalicò Arno per la viaond'era venutoe acampossi nel piano d'Ema di lungi a la cittàda III miglia. Né già per sua levata i Fiorentini nonuscirono la notte della cittàma sonarono le campanee ognigente fu ad arme; e per quello si seppe poila gente dello'mperadore ebbono gran tema della levatache la notte non fossonoassaliti dinanzi o a la retroguardia da' Fiorentini. La mattinavegnente una parte de' Fiorentini andarono al poggio di SantaMargherita sopra il campo dello 'mperadoree a modo di badalucchipiù assalti gli fecionode' quali ebbono il peggiore: e convergogna là dimorato III giornisi partìe andonnecon sua oste in sul borgo di San Casciano presso a la cittàVIII miglia; per la qual cosa i Fiorentini feciono afossare ilcrescimento del sesto d'Oltrarnoch'era fuori delle mura vecchieincalen di dicembre MCCCXII. E stando lo 'mperadore a San Cascianoglivennono in aiuto i Pisani ben Vc cavalieri e IIIm pedonie Mbalestrieri di Genovae giunsono a dì XX di novembre. A SanCasciano dimorò infino a dì VI di gennaio sanza fare a'Fiorentini altro assalto se non di correrie e guasto e arsioni dicase per lo contadoe prese più fortezze de la contrada; néperciò i Fiorentini non uscirono fuori a battagliase non incorrerie e scheremugiquando a danno dell'una parte e quandodell'altrada non farne gran menzionese non ch'a una avisaglia aCerbaia di Valdipesa furono i nostri rotti da' Tedeschie morìuno degli Spinie uno de' Bostichie uno de' Guadagni per lorofranchezza in questa stanzach'erano d'una compagnia di volontàa una insegna campo verde e banda rossa con capitanoe chiamavansi icavalieri della Bandade' più pregiati donzelli di Firenzeeassai feciono d'arme. Ma in quella stanza i Fiorentini s'aleggiaronodi gran parte di loro amistàe dierono loro commiatoe allo'mperadore medesimo mancò gentee per lo suo lungo dimoro eper disagio di freddo si cominciò nel campo a San Cascianogrande infermeria e mortalità di gentela quale corruppe lacontrada fortee infino in Firenze seguì parte; per la qualcagione si partì lo 'mperadore con sua oste da San Cascianoeandonne a Poggibonizzie prese il castello di Barberino e di SanDonato in Poggioe più altre fortezze: a Poggibonizzi ripuoseil castello in sul poggiocome solea essere anticamentee puoseglinome Castello Imperiale. Là dimorò infino a dìVI di marzoe gli fallò molto la vittuagliae soffersevigran soffratta egli e tutta sua osteche' Sanesi dall'una parte e'Fiorentini da l'altra gli aveano chiuse le stradee IIIc soldati delre Ruberto erano in Colle di Valdelsache 'l guerreggiavano alcontinuo; e tornando da Casoli CC cavalieri dello 'mperadorefuronosconfitti da' cavalieri del re ch'erano in Colle dì XIIII difebbraio MCCCXII. E d'altra parte il maliscalco co' soldati de'Fiorentini era a guerreggiarlo in San Gimignanosì che lostato dello 'mperadore scemò moltosì che quasi nongli rimasono M uomini a cavalloche messer Ruberto di Fiandra se nepartì con sua gentee da' Fiorentini fu combattuto di costa aCastello Fiorentinoe morta e presa di sua gente gran partee eglicon pochi si fuggìcon tutto ch'assai tenne campoe assaidiè a·ffare a quella gente l'assaliroch'erano per unoquattroed ebbonne vergogna.



XLIX - Come lo 'mperadore si partì da Poggibonizzie si tornò in Pisae fece molti processi contro a'Fiorentini

Lo 'mperadore veggendosi così assottigliato edi gente e di vittuagliae eziandio di monetache nulla gli erarimaso da spenderese non che ambasciadori del re Federigo diCiciliai quali apportarono a Pisa e vennono a·llui aPoggibonizzi per fermare lega co·llui incontro al re Rubertogli diedono XXm dobbre d'oro. Con quelle pagati i debitisi partìda Poggibonizzie sanza soggiorno si tornò a Pisa a dìVIIII di marzo MCCCXII assai in male stato di sé e di suegenti; ma questa somma virtude ebbe in séche mai peraversità quasi non si turbòné per prosperitàch'avesse non sì vanagloriò. Tornato lo 'mperadore inPisafece grandi e gravi processi sopra i Fiorentini di torre a lacittà ogni giuridizione e onoridisponendo tutti giudici enotarie condannando il Comune di Firenze in Cm marchi d'arientoe'più grandi cittadini e popolari che reggeano la cittànell'avere e persone e ne' loro benie che i Fiorentini nonpotessero battere moneta d'oro né d'argento; e consentìper privilegio a messer Ubizzino Spinola di Genova e al marchese diMonferrato che potessono battere in loro terre i fiorini d'orocontraffatti sotto il conio di quegli di Firenze; la qual cosa da'savi gli fu messa in grande difalta e peccatoche per cruccio e malavolontà ch'avesse contro a' Fiorentini non dovea niunoprivileggiare che battessono fiorini falsi.



L - Come lo 'mperadore condannò il re Ruberto

Sopra il re Ruberto fece simigliantemente grandiprocessicondannandolo nel reame di Puglia e della contea diProenzae lui e sue rede nelle personecome traditori dello'mperio; i quali processi furono poi cassi e annullati per papaGiovanni XXII. E stando lo 'mperadore in Pisamesser Arrigo diFiandra suo maliscalco cavalcò in Versiliain Lunigiana conVIIIc cavalieri e VIm pedonie per forza prese Pietrasanta dìXXVIII di marzo MCCCXIII. I Lucchesii quali erano a Camaiore collosforzo de' Fiorentinie non ardirono a contastaresi tornarono inLucca. E Serrezzanoche 'l teneano i Lucchesis'arrenderono a'marchesi Malispini che teneano collo imperadore.



LI - Come lo 'mperadore s'apparecchiò per andarenel Regno contro al re Rubertoe si partì di Pisa

Fatto ciòprese consiglio lo 'mperadore dinon urtare co' Fiorentini e cogli altri Toscaniche poco n'aveaavanzatoma peggiorato suo stato; ma di farsi dal capoe d'andaresopra il re Ruberto con tutto suo isforzoe torregli il Regno; e sevenuto gli fosse fattosi credea essere signore d'Italia; e di certocosì sarebbe statose Idio non avesse riparatocome faremomenzione. Egli s'allegò col re Federigoche tenea l'isola diCiciliae co' Genovesie ordinò che ciascuno a giorno nomatoavesse in mare grande navilio di galee armate; in Alamagna e inLombardia mandò per gente nuovae così richiese tuttii suoi sudditi e' Ghibellini d'Italia. In questo soggiorno in Pisaraunò moneta assaie non dormendotuttora al suo maliscalcofacea guerreggiare Lucca e Samminiatoma poco n'avanzò. Nellastate MCCCXIII che soggiornò in Pisavenutogli suo isforzosi trovò con più di MMD cavalieri oltramontanii piùAlamannìe Italiani ben MD. I Genovesi armarono a suarichesta LXX galeeonde fu amiraglio messer Lamba d'Oriae vennecol detto stuolo in Porto Pisanoe parlò a lo 'mperadore; epoi n'andò verso il Regno a l'isola di Ponzo. Il re Federigoarmò L galeee il giorno nominatodì V d'agostoMCCCXIIIlo 'mperadore si partì di Pisa; e quello dìmedesimo si trovòlo re Federigo si partì coll'armatadi Messinae con M cavalieri si puose in su la Calavrae prese lacittà di Reggioe più altre terre.



LII - Come lo 'mperadore Arrigo morìo aBonconvento nel contado di Siena

Partito lo 'mperadore di Pisapassò su perl'Elsa e combatté Castello Fiorentinoe nol potéoavere: passò oltre tra Poggibonizzi e Colle infino a Sienalungo le porte. In Siena avea gente assai; e cavalieri di Firenzealquanti per badalucchi uscirono per la porta di Cammolliaedebbonne il peggioree furono ripinti per forza nella città; ecosì Siena in grande pauralo 'mperadore valicò lacittàe puosesi a campo a Monte Aperti in su l'Arbia. Làcominciò amalarecon tutto che infino a la partita di Pisa sisentisse; ma per non fallire la partita sua al giorno ordinatosimise a cammino. Poi andò in piano di Filetta per bagnarsi albagno a Maceretoe di là andò al borgo a Bonconventodi là da Siena XII miglia. Là agravò forteecome piacque a·dDiopassò di questa vita il dìdi santo Bartolomeodì XXIIII d'agosto MCCCXIII.



LIII - Conta come morto lo 'mperadore si divise la suaostee' suoi baroni ne portarono il corpo a la città di Pisa

Morto lo 'mperadore Arrigola sua ostee' Pisanietutti i suoi amici ne menarono grande doloree' FiorentiniSanesie' Lucchesie quegli di loro lega ne feciono grande allegrezza.Incontanentelui mortosi partirono gli Aretini e gli altriGhibellini della Marca e di Romagna dell'oste da Bonconventone laquale avea gente grandissima a cavallo e a piede. I suoi baroni e'cavalieri pisani con loro gente sanza soggiorno passarono per laMaremma col corpo suoe recarlo in Pisa: là con grandedoloree poi con grande onore il soppellirono al loro Duomo. Questafu la fine dello 'mperadore Arrigo. E non si maravigli chi leggeperché per noi è continuata la sua storia sanzaraccontare altre cose e avenimenti d'Italia e d'altre province ereami; per due cose: l'unaperché tutti i Cristianiedeziandio i Saracini e' Greciguardavano al suo andamento e fortunae per cagione di ciò poche novità notabili erano innulla parte altrove; l'altraper le diverse e varie grandi fortuneche gl'incorsono in sì piccolo tempo ch'egli visseche dicerto si credea per gli savi che se la sua morte non fosse stata sìprossimanaal signore di tanto valore e di sì grandi impresecom'era egliavrebbe vinto il Regno e toltolo al re Rubertochepiccolo apparecchiamento avea al riparo suo. Anzi si disse per moltiche 'l re Ruberto no·ll'avrebbe attesoma itosene per mare inProenza; e appresso s'avesse vinto il Regno come s'avisavaassai gliera leggere di vincere tutta Italiae dell'altre province assai.



LIV - Come Federigo detto re di Cicilia venne per mare ala città di Pisa

Federigo di Ciciliail qual era in mare con suostuolocome fatta è menzioneagiuntosi già co'Genovesisentendo de la morte dello 'mperadorevenne in Pisae nonavendo potuto vedere lo 'mperadore vivosì 'l volle vederemorto. I Pisani per dotta de' Guelfi di Toscana e del re Ruberto sìvollono il detto don Federigo fare loro signore: non volle lasignoriama per sua scusa domandò loro molto larghi pattifuori di misuracon tutto che per gli più si credette chebene che' Pisani gli avessono fattinon avrebbe voluto lasciare lastanza di Cicilia per signoreggiare Pisa; e così sanza grandedimoro si tornò in Cicilia. I Pisani rimasi molto sconsolati ein pauravollono fare signore il conte di Savoia e messer Arrigo diFiandra: nullo volle ricevere; ma tutti i caporali e' baroni ch'eranocollo imperadore si partirono e tornarono in loro paesi. Altricavalieri tedeschi e brabanzoni e fiamminghi co·lloro bandiererimasono al soldo de' Pisani intorno di mille a cavallo. E i Pisaninon potendo avere altro capitanoelessono Uguiccione da Faggiuola diMassa Trabarail quale era stato per lo 'mperadore vicaro in Genova.Questi venne a Pisa e prese la signoriae appressocol séguitode' cavalieri tedeschi che vi rimasonofece in Toscana grandissimecosecome innanzi si farà menzione.



LV - Come il conte Filippone di Pavia fu sconfitto aPiagenza

Nel detto anno MCCCXIIIdel mese d'agostoil conteFilippone di Pavia co la parte guelfa vegnendo sopra Piagenzache·lla tenea messer Galeasso Viscontifu sconfitto e preso.



LVI - Come i Fiorentini diedono la signoria di Firenzeal re Ruberto per cinque anni

Nel detto anno MCCCXIIIancora vivendo lo'mperadorei Fiorentini parendo loro essere in male statosìper la forza dello 'mperadore e di loro uscitie ancora dentrotra·lloro per le sette nate per cagione delle signoriesidiedono al re Ruberto per V annie poi appresso si raffermarono perIII. E così VIII anni appresso il re Ruberto n'ebbe lasignoriamandandovi di VI in VI mesi suo vicario; e 'l primo fumesser Iacomo di Cantelmo di Proenzache venne in Firenze del mesedi giugno MCCCXIII. E per simile modo appresso feciono i Lucchesi e'Pistolesi e' Pratesi di darsi alla signoria del re Ruberto. E dicerto fu lo scampo de' Fiorentiniche per le grandi divisioni tra'Guelfi insiemese 'l mezzo della signoria del re non fosse stataguasti e stracciati s'arebbono tra·lloroe cacciata parte.



LVII - Come gli Spinoli furono cacciati di Genova

Nel detto annodel mese di febbraio e di marzoessendo morto lo 'mperadoree partito Uguiccione da Faggiuola diGenovai Genovesi ghibellini tra·lloro ebbono grandediscordia per invidia degli ufici e signoria della terra; che gliOrii ch'erano possentie gli Spinoli somiglianteciascuno voleaessere il maggiore. Per la qual cosa vennero a battaglia cittadinainsiemela quale durò per XX dì continui moltopericolosache tutta la città era partital'una parte cogliOrie l'altra cogli Spinoli; nella quale battaglia molti ebbe mortid'una parte e d'altra. A la fine misono fuoco combattendoondearsero più di IIIc case nel migliore della città; edibattuti di tanta pestilenzagli Spinoli non tanto per forzacacciatima per isdegno si partirono della cittàe andarne aBazzalla; e la terra rimase a la signoria di quegli d'Oria e de'Grimaldi che teneano co·lloroe feciono stato comune dipopoloe durò più anni.



LVIII - Come Uguiccione signore in Pisa fece molta guerraa' Lucchesi sì che misono i Ghibellini usciti per isforzatapace in Lucca

Nel detto anno MCCCXIIIessendo Uguiccione in Pisaper signore appresso la morte dello 'mperadore colla masnada tedescanon istette oziosoma innanzi ch'a·lloro fosse cominciataguerravigorosamente assalirono i Lucchesi e' Samminiatesicavalcandogli molto spesso infino a le porteardendo e guastando; ein più avisamenti sempre n'ebbono i Lucchesi il peggioreperòche per la loro discordia tra' Guelfi medesimiper sette fatte perinvidia di loro signoriemale intendeano a seguire l'antica lorobuona sollecitudine e unità e vittoriema scemando lorocavallate e soldati; per la qual cosa a' Fiorentini convenia portaretutto il fascio e la spesasovente cavalcando a Luccapopolo ecavalieria la loro difensione. Ma Uguiccione co' Pisani essendo dipressopartiti i Fiorentiniincontanente gli cavalcavasìche molto gli afrisse; e per la loro divisione de la quale era capodell'una setta messer Luti degli Obizzie dell'altra messer ArrigoBerarduccicontra la volontà de' Fiorentini pace feciono co'Pisanirendendo loro Ripafratta e più altre castella de'Pisanich'anticamente aveano sopra loro guadagnatee rimisono inLucca quegli della casa degl'Interminegli e loro séguito; ondei Fiorentini molto isdegnarono e furono crucciosi.



LIX - Della morte di papa Chimento

Nell'anno MCCCXIIIIdì XX d'aprilemorìpapa Chimento: volendo andare a Bordello in Guascognapassato ilRodano a la Rocca Maura in Proenzaamalò e morì.Questi fu uomo molto cupido di monetae simoniacoche ognibenificio per danari s'avea in sua cortee fu lussurioso; che palesesi dicea che tenea per amica la contessa di Pelagorga bellissimadonnafigliuola del conte di Fusci. E lasciò i nipoti e suolignaggio con grandissimo e innumerabile tesoro. E dissesi chevivendo il detto papaessendo morto uno suo nipote cardinale cu'egli molto amavacostrinse uno grande maestro di negromanzia chesapesse che dell'anima del nipote fosse. Il detto maestrofatte sueartiuno cappellano del papa molto sicuro fece portare a' dimoniaiquali il menarono a lo 'nfernoe mostrargli visibilemente unopalazzoiv'entro uno letto di fuoco ardentenel quale era l'animadel detto suo nipote mortodicendogli che per la sua simonia eracosì giudicato. E vide nella visione fare un altro palazzo ala 'ncontrail quale gli fu detto si facea per papa Clemento; e cosìrapportò il detto cappellano al papail quale mai poi non fuallegroe poco vivette appresso: e morto luilasciato la notte inuna chiesa con grande luminaras'accese e arse la cassae 'l corposuo da la cintola in giù.



LX - Come Uguiccione co' Pisani presono la cittàdi Luccae rubarono il tesoro della Chiesa

Nel detto anno MCCCXIIIIessendo i Ghibellinirimessi in LuccaUguiccione molto tegnendo corti i Lucchesicherendessono i beni loroe' Guelfi di Lucca che gli s'aveano apropiatinon gli voleano rendereper lo detto Uguiccione tradimento fuordinato in Lucca cogl'Interminelliche v'erano rimessie conQuartigiani e Pogginghi e Onesti. E subitamente a dì XIIII digiugno nel detto annola terra sì misono a romorecombattendo insiemee giugnendo Uguiccione a le porte co' Pisani eloro isforzo per la detta partegli fu data la postierla del Prato.Onde entrò nella terra con sua gente il vicaro del re Rubertomesser Gherardo da Sa·Lupidio de la Marcae gli altri Guelfidi Lucca male in accordo e peggio forniti di cavalieri e di gente; ebene ch'avessono mandato per soccorso a' Fiorentinii quali giàvenuti a Fucecchioma il loro soccorso fu tardiperchéUguiccione co' Pisani aveano corsa la terra. Per la qual cosa ilvicaro del re Ruberto e gli altri Guelfi non potendo resistereuscirono di Lucca e vennonne a Fucecchioe a Santa Maria a Monteel'altre castella del Valdarnoe la città di Lucca per gliPisani e' Tedeschi fu corsa e spogliata d'ogni ricchezzache perVIII dì durò la ruberia così agli amici come a'nemicipur chi più avea forzacon molti micidii e incendii.E oltre a·cciò il tesoro della Chiesa di Romache 'lcardinale messer Gentile da Montefiore de la Marca avea percomandamento del papa tratto di Roma e di Campagna e del Patrimonioe avevalo lasciato in San Friano di Luccaper lo detto Uguiccione esue masnade tedeschee per gli Pisani tutto fu rubato e portato inPisa. E non si ricorda di gran tempi passati che una cittàavesse una sì grande aversità e perdite per parte chevi rientrasse com'ebbe la città di Lucca d'avere e di persone.



LXI - Come messer Piero fratello del re Ruberto venne inFirenze per signore

Nel detto anno e mese di giugno i Fiorentini avendonovelle della perdita di Luccafurono molto crucciosi e scommossiegià avendo dinanzi gl'indiziis'erano mossi al soccorsomagiunsono tardiché Uguiccione co' Pisani erano piùvicinie prima fornirono d'avere Lucca. I Fiorentiniessendoperduta Luccapresono poi le castella di Valdarno che ancora siteneano a parte guelfaciò furono FucecchioSanta Maria aMonteMontecalviSanta Crocee Castello Francoe Montetopoli; ein ValdinievoleMontecatini e Montesommano; ma Serravallein su laperdita di Luccaper nigrigenza e avarizia de' Pistolesinonvolendo spendere CCC fiorini d'oro per dare a le masnade che 'lteneanodagli usciti di Pistoia fu preso; e così Toscanaapparecchiata a grande guerra per la rivoluzione della cittàdi Lucca. I Fiorentini mandarono incontanente in Puglia al re Rubertoche mandasse loro uno de' frategli con gente a cavallo e per lorocapitano. Il re Ruberto sanza in dugio mandò a·fFirenzemesser Piero suo minore fratellogiovane molto grazioso e savio ebellocon CCC uomini di cavalloe con savio consiglio di suoibaroni; e giunse in Firenze a dì XVIII d'agosto del dettoanno: da' Fiorentini fu ricevuto a grande onore come loro signoredandoli del tutto la signoria della cittàe faceva i priori etutti gli uficiali di Firenze. E fu sì grazioso apo iFiorentiniche se fosse vivutoper gli più si dice che'Fiorentini l'avrebbono fatto loro signore a vita.



LXII - Come il re Ruberto andò con grande stuolosopra Ciciliae assediò la città di Trapali

Nel detto anno MCCCXIIII il re Ruberto per vendicarsidi don Federigo di Cicilia che alla venuta dello 'mperadore gli avearotta pacee allegatosi co·lluie prese le sue terre inCalavrasì fece una grande armata a Napoliche tra diProenza e di Puglia e de·Regno e Genovesi armò CXXgaleee tra uscieri e legni grossi da portare cavagli e arnesid'oste presso di Csì che CC e più legni a gabbia fulo stuoloe con MM cavalieri e gente a piè senza numero. Egliin persona col prenze Filippo e con messer Gianni suoi fratelli sipartirono di Napoli col detto stuolo del mese d'agosto del dettoannoe puose in Cicilia a Castello a Maree per forza l'ebbe; e poia la città di Trapali puose l'assedio per mare e per terraequella credendosi di presente avere per trattati fatti prima ch'e' simovesseda' cittadini di Trapali ingannato tueche sotto i dettitrattati fatti fare a posta di don Federigo fu tanto lo 'ndugio dellapartita del re Rubertoch'egli fornì Trapali di gente e divittuagliae rafforzò la città per modo che perbattagliache più e più ve ne diè il reRubertono·lla potéo avere: e per lungo stallo e maletempo di pioggiae l'oste mal fornita di vittuaglia per lo tempocontrariogrande infermeria e mortalità fu nell'oste. Il reRuberto veggendo non potea avere la cittànécombattere non volea don Federigo co·llui in mare né interrafatta fu triegua per tre anni tra·lloroe cosìsi partì il re Ruberto con sua oste assai peggioratoe sanzanulla aquistare: di là tornò in Napoli il dì dicalen di gennaioanno MCCCXIIIIe più galee delle sueafondarono in mare colla genteperch'erano state nuove e non riconcein sì lungo soggiorno.



LXIII - Come i Padovani furono sconfitti a Vincenza damesser Cane della Scala

Nel detto anno MCCCXIIIIdì XVIII disettembreessendo i Padovani con tutto loro isforzoandarono aVincenzae presono i borghie assediavano la terra. Messer Canesignore di Verona subitamente venne in Vincenza con poca gente assalìi Padovani; e eglino male ordinaticonfidandosi de la presa de'borghisì furono sconfittie molti di loro presi e morti.



LXIV - Come i Fiorentini feciono pace cogli Aretini

Nel detto anno MCCCXIIIIa dì XXVIII disettembrei Fiorentini e' Sanesi e tutta la lega di parte guelfa diToscana feciono pace cogli Aretini per mano di messer Piero figliuolodel re Carlo in Firenzech'abitava in casa i Mozzi a capo del ponteRubaconte.



LXV - Come apparve una stella commeta in cielo

Nel detto anno MCCCXIIII apparve una commeta di versosettantrione quasi a la fine del segno de la Verginee duròpiù di VI semmanee secondo che dissono gli astrologisignificò molte novità e pestilenze ch'appresso furonoe la morte del re di Francia e di suoi figliuoliche morirono pocoappresso.



LXVI - Della morte di Filippo re di Francia e di suoifigliuoli

Nel detto anno MCCCXIIIIdel mese di novembreil reFilippo re di Franciail quale avea regnato XXVIIII annimorìdisaventuratamenteche essendo a una cacciauno porco salvatico glis'atraversò tra gambe al cavallo in su ch'erae fecelnecaderee poco appresso morì. Questi fu de' più belliuomini del mondoe de' maggiori di personae bene rispondente ognimembrosavio da·ssé e buono uomo erasecondo laicoma per seguire suoi dilettimassimamente in cacciasì nondisponea le sue virtù al reggimento del reameanzi lecommettea in altruisicché le più volte si reggea permale consiglioe quello credea troppoonde assai pericoli recòal suo reame. Questi lasciò III figliuoli: Luis re di NavarraFilippo conte di Pettierie Carlo conte de la Marcia. Tutti questifurono in poco tempo l'uno appresso l'altro re di Franciasuccedendol'uno a l'altro per morte. E poco innanzi che il re Filippo loropadre morisseavenne loro grande e vituperevole isventurache lemogli di tutti e tre si trovarono in avolterio; e sì eranociascuno di loro de' più begli Cristiani del mondo. La mogliede·re Luis fu figliuola del duca di Borgogna. Questi quando fure di Francia la fece strangolare con una guardanappae poi prese amoglie la reina Crementafigliuola che fu di Carlo Martellofigliuolo del re Carlo secondo. La seconda e la terza donna di lorofuron serocchie e figliuole del conte di Borgognae rede dellacontessa d'Artese. Filippo conte di Pettieri per disdette de la suae che l'amava moltola si ritolse per buona e per bella: Carlo contedella Marciamai non rivolle la suama la tenne in pregione. Questasciagura si disse ch'avenne loro per miracoloper lo peccato regnatoin quella casa di prendere a moglie loro parentinon guardandogradoo forse per lo peccato commesso per lo loro padre dellapresura di papa Bonifaziocome il vescovo d'Ansiona profetizzòsecondo dicemmo addietro.



LXVII - Della lezione che fu fatta in Alamagna di dueimperadoril'uno il dogi di Bavierae l'altro quello d'Osteric

Nel detto anno MCCCXIIII per li prencipi de la Magnafu fatta lezione di due re de la Magna. L'uno fu il fratello del dogidi Baviera chiamato Lodovicouomo valoroso e franco. Questi ebbe piùbociciò fu quella dell'arcivescovo di Maganza e di quello diTrievie quella del re Giovanni di Buemmia e del dogio di Sassognae quella del marchese di Brandimborgo. Federigo d'Osteric ebbe quelladell'arcivescovo di Cologna e quella del dogio di Baviera nimico delfratello. Queste ebbe certee ebbe quella del dogio di Chiarentanail quale dicea dovea essere re di Boemmia di ragioneperch'avea permoglie la prima figliuola di Vincislao reda. E ebbe la boce d'uno de'marchesi di Brandimborgoche dicea ch'era di ragione marchesemanon possedea. Ma Lodovico più presso era di ragioneimperadorese non che 'l dogio di Baviera suo fratello perpromessione fatta diè la sua boce co' detti altri lettori aFederigo dogio d'Ostericde la quale isvariata lezione grandescandalo surse in Alamagna tra l'uno eletto e l'altroe tra 'l dogiodi Baviera e Lodovico eletto suo fratelloe più assembramentie guerre ebbe tra·lloro.



LXVIII - Come Uguiccione signore di Pisa fece gran guerra ale terre vicine

Nell'anno MCCCXIIIIavendo Uguiccione da Faggiuolaco' Pisani e' Tedeschi presa la città di Luccacome adietro èfatta menzionetutte le castella che' Lucchesi aveano de' Pisanipossedute infino al tempo del conte Ugolino rendé al Comune diPisade le quali i Pisani feciono disfare Asciano e CuosaeCastiglione di Valdiserchioe Nozzanoe 'l ponte a Serchioeritennero il castello di Ripafrattail Mutronee 'l Viereggio di sula marinae Rotaiae 'l borgo di Serrezzano. E in questo medesimotempo e nel caldo di tanta vittoria il detto Uguiccione colla masnadade' Tedeschi cavalcando sovente sopra i Pistolesi infino aCarmignanoe sopra i Volterranie per tutta Maremmae sopraSamminiatoe per assedio ebbe il castello di Cigoli e di piùaltre loro castellae molto gli affrissee poi si puose ad asedio aMontecalviche 'l tenevano i Fiorentini: per non essere soccorso sirendéo a Uguiccione e a' Pisanisalve le persone.



LXIX - Come coronato il re Luis di Franciaandòad oste sopra i Fiaminghima niente v'aquistò

Nell'anno MCCCXVil dì di san GiovanniBatista di giugnoLuis si coronò re di Francia colla reinaCrementa sua moglie. Incontanente che fu coronatofece bandire ostesopra i Fiamminghirompendo triegue e pace che il re Filippo suopadre avea fatte co·lloro; e in persona con tutta la baroniadi Franciain numero di Xm o più cavalieri e popoloinnumerabileandò in Fiandrae puosesi a campo a Coltrai. Ilconte Ruberto di Fiandra co' suoi Fiamminghi gli vennono a lo'ncontro a Coltrai per combattere co·llui. Come piacque a Diodel mese d'agosto cadde tanta piova (e 'l paese di Fiandra ècome marese)che 'l carreggio che apportava la vittuaglia a l'ostede' Franceschi non potea uscire di camminoe le tende e' padiglionide la detta oste sì circondati d'acque e di pantanoche nonpoteva appena andare l'uomo dall'uno padiglione a l'altro; sìche per lo difetto de la vittuagliae per lo guastamento del campoconvenne che il re di Francia si partisse da oste del mese disettembrecon vergogna e con gran dammaggio quasi di tutti i loroarnesi. E poi il detto conte di Fiandra con sua oste andòinfino a Cassella e Santo Mieri per assediare la terrae se non chequegli de le buone ville non vollono più vergogna fare al reelli avrebbono potuto correre tutto Artese sanza contasto neuno.



LXX - Come Uguiccione signore di Lucca e di Pisa feceporre l'assedio al castello di Montecatini

Nel detto anno Uguiccione da Faggiuola co la forzadelle masnade de' Tedeschisignore al tutto di Pisa e di Luccatrionfando per tutta Toscanafece porre oste e assedio a Montecatiniin Valdinievoleil quale teneano i Fiorentini dopo la perdita diLuccae quello guernito di buona gentecon battifolli fu moltodistrettosì che gran difetto aveano di vittuaglia. IFiorentini mandato nel Regno per lo prenze Filippo di Tarantofratello del re Rubertoper contastare la rabbia d'Uguiccione e de'Pisani e de' Tedeschiquegli venne a Firenze dì XI di lugliocon Vc cavalieri al soldo de' Fiorentini con messer Carlo suofigliuolo contra voglia del re Rubertoconoscendo il suo fratelloper più di testa che savioe con questo non bene aventurosodi battagliema il contradio; e se' Fiorentini avessono voluto piùindugiareil re Ruberto mandava a Firenze il duca suo figliuolo conpiù ordine e con più consiglio e migliore gente: ma lafretta de' Fiorentinico lo studio della contradia fortunagli fecepure volere il prenzeonde a·lloro seguì grandedammaggio e disinore.



LXXI - Come il prenze di Taranto venuto in FirenzeiFiorentini uscirono ad oste per soccorrere Montecatinie furonosconfitti da Uguiccione de la Faggiuola

Venuto il prenze di Taranto e 'l figliuolo inFirenzeUguiccione con tutto suo isforzo di Pisa e di Luccae delvescovo d'Arezzoe de' conti da Santa Fioree di tutti i Ghibellinidi Toscana e usciti di Firenzee con aiuto de' Lombardi da messerMaffeo Visconti e da' figliuoliil quale Uguiccione fue con noverodi XXVc e più di cavalierie popolo grandissimovenneall'assedio del detto castello di Montecatini. I Fiorentini perquello soccorrere raunarono grande ostericheggendo tutta loroamistà: vi furono BolognesiSanesiPeruginide la Cittàdi Castellod'Agobbioe di Romagnae di Pistoiadi Volterrae diPratoe di tutte l'altre terre guelfe e amici di Toscanainquantitàco la gente del prenze e di messer Pierodi XXXIIcdi cavalierie gente a piè grandissimae partirsi di Firenzedì VI d'agosto. E venuta la detta oste de' Fiorentini e delprenze in Valdinievole a la 'ncontra di quella d'Uguiccionepiùdì stettono affrontatiil fossato della Nievole in mezzoconpiù assalti e badalucchi. I Fiorentini con molti capitani econ poca ordine i nemici aveano per niente; Uguiccione e sua gentecon tema grandee per quella faceano grande guardia e saviacondotta. Uguiccione avendo novelle che i Guelfi delle sei migliaiadel contado di Lucca per sodduzione de' Fiorentini venieno versoLuccae già aveano rotta la scorta e la strada onde venia lavittuaglia a l'oste d'Uguiccioneprese per consiglio di levarsidall'assedioe di notte si ricolsee fece ardere i battifollievenne con sua gente schierata in sul congiugnimento dello spianatodell'una oste e dell'altraa intenzionese 'l prenze e sua oste nonsi dilungassedi valicare e andarsene a Pisa; e se 'l volessonocontrastared'avere l'avantaggio del campoe di prendere la venturadella battaglia. Il prenze e' Fiorentini e loro oste veggendo ciòin sul giorno si levarono da campoe istendero loro padiglioni earnesie 'l prenze malato di quartanacon poca provedenza nontenendo ordine di schiere per lo sùbito e improviso levamentodi campos'affrontarono con i nimicicredendogli avere in volta.Uguiccione veggendo non potea schifare la battagliafece assalire leguardie dello spianatoch'erano i Sanesi e' Colligiani e altria'suoi feditori intorno di CL cavalieriond'era capitano col pennoneimperiale messer Giovanni Giacotti Malespini rubello di Firenzee 'lfigliuolo d'Uguiccionee quegli Sanesi e Colligiani sanza contrastoruppero e trascorsono infino a la schiera di messer Piero ch'eracolla cavalleria de' Fiorentini. Quivi i detti feditori furonorattenutie quasi tutti tagliati e mortie rimasevi morto il dettomesser Giovannie 'l figliuolo d'Uguiccione e loro compagniaeabattuto il pennone imperialecon molta buona e franca gente.



LXXII - Ancora de la detta battaglia e sconfitta de'Fiorentini e del prenze

Essendo cominciato l'assaltoe Uguiccione veduto ilmale sembiante di fuggire che feciono i Sanesi e' Colligiani per lapercossa de' suoi feditoriincontanente fece fedire la schiera de'Tedeschich'erano da VIIIc cavalieri e piùe queglirabbiosamente assalendo la detta oste male ordinatache per lasùbita levata gran parte de' cavalieri non erano armati ditutte loro armie' pedoni male in ordineanzi al fedire che fecionoi Tedeschi di costai gialdonieri lasciarono cadere le loro lancesopra i nostri cavalierie misonsi in fugga; la quale intra l'altrefu gran cagione della rotta dell'oste de' Fiorentiniche la dettaschiera de' Tedeschi pignendo innanzi gli misono in volta con pocoritegnosalvo dalla schiera di messer Piero e de' Fiorentinicheassai sostennono; a la perfine furono sconfitti. Ne la qualebattaglia morì messer Piero fratello del re Rubertoe non siritrovò mai il corpo suo; e morìvi messere Carlofigliuolo del prenzee 'l conte Carlo da Battifollee messerCaroccio e messer Brasco d'Araona conostaboli de' Fiorentiniuominidi gran valore; e di Firenze vi rimasono quasi di tutte le grandicase e di grandi popolariin numero di CXIIII tra morti e presicavalieri delle cavallatee di Sienadi Bolognae di Perugia edell'altre terre di Toscana e di Romagna pur de' migliori; ne la qualbattaglia furono di tutte genti morti tra uomini a cavallo e a piededa IIm e presi da MD. Il prenze con tutta l'altra gente si fuggìchi verso Pistoiae chi verso Fucecchioe chi per la Cerbaiaondemolti capitando a' pantani della Guiscianadel sopradetto numero de'morti sanza colpi annegarono assai. Questa dolorosa sconfitta fu ildì di santo Giovanni dicollatodì XXVIIII d'agostoMCCCXV. Fatta la detta sconfittail castello di Montecatinis'arrendéo a Uguiccionee 'l castello di Montesommanoiquali teneano i Fiorentini; e quegli che dentro v'erano se n'andaronosani e salvi per patti.



LXXIII - Come Vinci e Cerreto Guidi si rubellarono a'Fiorentini

Come la detta sconfitta fu fattai signorid'Anghiano rubellarono dal Comune di Firenze il loro castello diVincie Baldinaccio degli Adimari rubello di Firenze rubellòil castello di Cerreto Guidi di Greti; e fuggendo i Fiorentini e glialtri de la detta sconfittane presono e rubarono assai; e poi perpiù tempo fatta compagnia con Uguiccionee poi con Castrucciodi Luccagrande guerra feciono al contado di Firenze in quellacontradae più volte vi furono rotti e ricevettono danno isoldati di Firenze e que' d'Empolie di Pontormoe del paese per lemasnade de' Tedeschi di Lucca. A la fine per patti e per danariessendo tratto di bando Baldinaccio e altricon vergogna del Comunedi Firenzerenderono le dette castella a' Fiorentini.



LXXIV - Come il re Ruberto mandò in Firenze percapitano il conte Novello

Nel detto anno i Fiorentini per la detta sconfittanon isbigottitima vigorosamente la loro città di Firenzeriformarono e d'ordini e di forza di gente d'arme e di monetaesteccarsi i fossi per la loro difensionee mandarono al re Rubertoper uno capitano di guerrail quale sanza indugio mandòa·fFirenze il conte d'Andria e di Montescaglioso detto conteNovello de la casa del Balzocon CC cavalieri; e costìstettono al riparo della fortuna d'Uguiccione sanza perdere stato osignoria o castello o altra tenutaonde i Ghibellini e usciti diFirenze si trovarono ingannatiche si credeano avere vinta la terrafatta la sconfitta: ed e' fu il contradioche già per ciònon fu il danno sì grandeche essendo in Firenzeparessev'avesse mai avuta sconfittanon lasciando gli artefici di fare iloro lavori continuo.



LXXV - Come Uguiccione fece tagliare la testa a BanduccioBonconti e al figliuolograndi cittadini di Pisa

Nell'anno MCCCXVIdel mese di marzotrionfandoUguiccione della detta vittoriae avendo la signoria di Pisa e diLuccavolendo come tiranno al tutto dominare sanza contastofecepigliare in Pisa Banduccio Bonconti e 'l figliuolouomo di grandesenno e autoritadee molto creduto da' suoi cittadiniperchéper bene del suo Comune contrastava a la sua tiranniagli fecesubitamente dicapitareopponendo loro falsamente che teneanotrattato col re Ruberto; onde i Pisani forte s'indegnarono contraUguiccionema per la sua forza e signoria nullo l'ardiva acontastare. Facciamne menzione per quello che·nn'avenne poi.



LXXVI - Come i Fiorentini si divisono tra·lloro persettee feciono bargello

Nel detto anno MCCCXVI i Fiorentini volendosifortificare e riparare a la forza d'Uguiccionemandarono in Franciaambasciadori e sindachi per fare venire per loro capitano messerFilippo di Valos figliuolo di messer Carlo di Francia con VIIIccavalieri franceschiil quale per la turbazione della morte del reLuis di Francia suo cugino non venne; e ancora v'ebbe sturbo edifetto per le sette che nacquero grandissime tra' Fiorentinichel'una parte de' Guelfi amavano la signoria de·re Ruberto e de'Franceschie gli altri il contradio e' voleano; e mandarono inAlamagna per lo conte di Liutimberghe perché menasse Vccavalieri tedeschie simigliante non venneroe volentieri avrebbonotolta la signoria data al re Ruberto. Onde in Firenze si cominciògrande scisma e parte tra' Guelfi; e dell'una parte che disamavano lasignoria del re Ruberto erano capo messer Simone della Tosa con certigrandie' Magalotti con certi popolarii quali al tutto co·lloroisforzo e séguito signoreggiavano la terra; e se non fosse perla tema d'Uguiccionecertamente la parte del re Ruberto n'avrebbonocacciata fuori della città; e mandarne il conte Novello consua genteche non era ancora dimorato in Firenze che IIII mesicapitano di guerrae dovea dimorare uno anno: e sì era inFirenze vicaro in luogo di podestà e capitano per lo reRubertoma poco podere v'aveaperò che la setta contrariaaveano la forza e signoria del priorato e degli altri offici e ordinide la terra. E per meglio signoreggiare la terra ed essere piùtemutila detta setta reggente criò e fece uno bargello serLando d'Agobbiouomo carnefice e crudele; e il dì di calen dimaggio MCCCXVI gli diedono il gonfalone e la signoria; il qualecontinuo stava con Vc fanti armati con mannaie a piè delpalagio de' priorie subitamente mandava pigliando Ghibellini erubelli e loro figliuoli e altri cui gli piacea di fattoin cittàe in contadoe sanza giudicio ordinale di fatto gli facea a' suoifanti tagliare colle mannaie; e così fece a' cherici sacridella casa degli Abatie a uno giovane innocente della casa de'Falconierie a più altri di basso affare; onde il comunepopolo di Firenze isbigottiti della guerra di fuori d'Uguiccioneede la tirannesca e crudele signoria d'entrociascuno vivea in pauracosì i Guelfi come i Ghibellinii quali non erano di quellasettae la città era caduta in pessimo stato; se non che Idiovi provide con corto rimediocome innanzi farà menzione.



LXXVII - Come si murarono parte delle mura di Firenzeefecesi una mala moneta

Nel detto anno e temposotto la signoria del dettobargelloin Firenze si compierono di murare le mura dal pratod'Ognesanti a San Galloe fecesi una moneta falsa in Firenzech'eraquasi tutta di rame bianchita d'ariento di fuorie contavasi l'unodanari VIche non valea danari IIIIe chiamarsi bargellini: fumolto biasimata per gli buoni uomini.



LXXVIII - Come Uguiccione da Faggiuola fu cacciato dellasignoria di Pisa e di Luccae come Castruccio di prima ebbe lasignoria di Lucca

Nel detto anno MCCCXVIdì X d'aprileessendoin Lucca per signore il figliuolo d'Uguiccione da FaggiuolaCastruccio della casa degl'Interminelli (non perciò de'migliori della casama era di grande ardire e séguito)avendo fatto in Lunigiana certe ruberie e micidi contra volontàd'Uguiccionepreso fu in Lucca dal figliuolo d'Uguiccione pergiustiziare. Quelli per la forza de' suoi consorti e séguitonon l'osava né ardia a·ffare: mandò perUguiccione suo padree egli venne a Lucca con parte di suacavalleria per seguire la detta giustizia. Sì tosto come fu insul Monte San Giulianoil popolo di Pisa si levò a romore persoperchi ricevutie per la morte di Banduccio Bonconti e delfigliuoloonde forte s'erano gravati della signoria d'Uguiccioneonde fu capo Coscetto dal Colle franco popolaree corsono con arme econ fuoco al palagio ove stava Uguiccione e sua famigliagridando:"Muoia il tiranno d'Uguiccione"; e così rubarono euccisono tutta sua famigliae rimutaro stato nella terrae fecionoloro signore il conte Gaddo de' Gherardeschiuomo savio e di granpodere. Uguiccione trovandosi in Luccaquasi la terra scommossa perrubellarsi contra lui per la cagione di Castruccioe avendo novelleda Pisa che' Pisani s'erano rubellatiper paura si partì eglie 'l figliuolo e sua gentee andarsene verso Lombardia nelle terredel marchese Spinettae poi a Verona a messer Cane della Scala.Castruccio scampatoa grido fu fatto signore di Lucca per uno annocoll'aiuto e favore di messer Pagano di QuartigianiPogginghieOnestie con patto che 'l detto messer Pagano fosse signore incontadoe compiuto l'annoscambiare la signoria. Ma Castruccio peressere al tutto signoregli colse cagionee cacciollo di Lucca edel contado; e tali sono i meriti de' tiranni. E così inpicciolo tempo a Uguiccione fu mutata la fortunae l'una cittàe l'altra tratta de la sua tirannica signoria. Questo fu ilguidardone che lo 'ngrato popolo di Pisa rendé a Uguiccione daFaggiuolache gli avea vendicati di tante vergognee racquistateloro tutte loro castella e dignitàe rimisigli nel maggiorestatoe più temuti da' loro vicini che città d'Italia.



LXXIX - Come il conte da Battifolle fu vicario in Firenzee caccionne il bargelloe mutòe stato in Firenze

Nel detto anno MCCCXVI gran parte de' Guelfi grandi epopolani di Firenze ch'aveano data la signoria al re Rubertoi qualierano gran parte di tutte le maggiori schiatte de la terraeco·lloro quasi tutti i mercatanti e arteficiparea loro malestare per la signoria del bargellosegretamente si dolfono perlettere e ambasciadori al re Rubertoe richiesollo ch'egli facessevicario di Firenze il conte Guido da Battifolle; il quale dal re fuaccettato e fatto. E 'l detto conte del mese di luglio del detto annovenne a Firenzee prese la signoria per lo re. L'altra setta chesignoreggiava la città nel prioratoche non amavano lasignoria del re Rubertovolentieri l'avrebbero contastato; ma ilconte da Battifolle era sì Guelfo e sì possente vicinoche no·ll'ardirono a contastare a la sua venuta in Firenze. Mapoco pote' aoperare i·lloro contradio per la sua signoriaperla forza del bargelloe perché tutti e VII i priori egonfaloniere erano di quella settae' gonfalonieri delle compagniedell'arti di Firenze. Ma avenne in quello tempo che la figliuola delre Alberto de la Magnaserocchia del dogio d'Ostericandava amarito a Carlo duca di Calavra figliuolo del re Rubertoe passòper Firenze: incontro per acompagnarla venne l'arcivescovo di Capovacancelliere del ree messer Gianni fratello del re Rubertoe 'lconte camerlingoe 'l conte Novello con cavalieri in numero di CC.Venuti in Firenzeper lo conte da Battifolle vicario del ree pergli altri cittadini ch'amavano la sua signoriasi dolfono a queglisignori della signoria del bargelloe mostrarono com'era contral'onore e stato del re; onde avenne che si tramisono d'accordo e perparole e per minacce che' Guelfi si raccomunassono insieme de lasignoriae convenne che si facesse; sì che a la lezione de'prioriche venia in mezzo ottobreche VII erano già fatti diquella setta che reggea la cittàconvenne che VI altri de laparte del re s'agiugnessono a quegli. E come quegli signori furono cola donna a Napolie fatto asapere al re lo stato di Firenze e lasignoria del bargelloincontanente mandò il re a Firenze chela detta signoria s'abbattessee 'l bargello più non fosse; ecosì fu fatto. E partissi il bargello di Firenze del mesed'ottobre MCCCXVIperò che la parte del re col podere delconte da Battifolle vicario avea già sì presa forzache non che di disfare l'oficio del bargelloma la seguente lezionede' XIII priori furono quasi tutti de la parte ch'amavano la signoriadel re; e così al tutto il conte da Battifolle con quellaparte rimasono signorie si mutò stato in Firenze sanza nullaaltra turbazione o cacciamento di genti. La quale gente di verotennero la città in assai pacifico e tranquillo stato piùtempo appressoonde la città s'avanzò e miglioròassai; e per lo detto conte da Battifolle vicario s'ordinò ecominciò e fece gran parte del palagio nuovo ove sta lapodestà. E nel detto annodel mese di gennaioa la signoriadel detto conte nacque al Terraio in Valdarno uno fanciullo con duecorpi così fattoe fu recato in Firenzee vivette piùdi XX dì; poi morì a lo spedale di Santa Maria dellaScalal'uno prima che l'altro: e volendo essere recato vivo a'priori ch'allora eranoper maraviglia non vollono ch'entrasse inpalagiorecandolsi a pianta e sospetto di sì fatto mostroilquale secondo l'oppenione degli antichi ove nasce era segno di futurodanno.



LXXX - Conta di grande fame e mortalità ch'avenneoltremonti

Nel detto anno MCCCXVI grande pestilenzia di fame emortalità avenne nelle parti di Germaniacioè nellaMagna di sopra verso tramontanae stesesi in Olandae in Frisiaein Silandae in Brabantee in Fiandrae in Analdoe infino ne laBorgognae in parte di Francia; e fu sì pericolosache piùche 'l terzo de la gente morironoe da l'uno giorno a l'altro quegliche parea sano era morto. E 'l caro fu sì grande di tuttevittuaglie e di vinoche se non fosse che di Cicilia e di Puglia visi mandò per mare per gli mercatanti per lo grande guadagnotutti morieno di fame. Questa pestilenzia avenne per lo vernodinanzie poi la primavera e tutta la state fu sì fortepiovosae 'l paese è bassoche l'acqua soperchiò eguastò ogni sementa. Allora le terre affogarono sìchepiù anni appresso quasi non fruttaronoe corruppe l'aria. Edissono certi astrolaghi che la cometa ch'aparve dinanzi nelMCCCXIIII fu segno di quella pestilenziach'ella dovea venire perchéla sua infruenzia fu sopra quegli paesi. E in quello tempo la dettapestilenzia contenne simigliante in Romagna e in Casentino infino inMugello.



LXXXI - Della lezione di papa Giovanni XXII

Giovanni XXIInato di Caorsa di basso affaresedette papa anni XVIIImesi II e dì XXVI. Questi fu elettodì VII d'agosto MCCCXVI in Vignone da' cardinaliessendostata vacazione bene di due annie tra·lloro in grandediscordiaperò che' cardinali guasconich'erano una granparte del collegiovoleano la lezione in loroe gli cardinaliitaliani e franceschi e provenzali non aconsentienosì eranostati a punto del Guascone. Dopo la molta contesaquasi come inmezzanorimisono l'una parte e l'altra le boci in costuicredendosii Guasconi la rendesse al cardinale di Bidersi ch'era di loronazioneo al cardinale Pelagrù. Questi con assentimento deglialtri Italiani e Provenzalie per trattato di messer NepoleoneOrsini cardinalecapo di quella setta contro a' Guasconila diedea·ssé medesimoper ordinato modo secondo i decretali.Questi fue uno povero chericoe di nazione del padre ciabattiereecol vescovo d'Arli cancelliere del re Carlo secondo s'allevòe per sua bontà e sollecitudine essendo in grazia del reCarloe a sua spensaria il fece studiaree poi il re il fece farevescovo di Vergiù; e morto l'arcivescovo d'Arli messer Pieroda Ferriera cancelliere e suo maestroil re Ruberto il fece in suoluogo cancelliere; e poi con suo studio e sagacità mandandolettere da parte del re Ruberto a papa Chimento di sua raccomandigiade le quali il resi dissenon seppe neente; per le quali lettereil detto vescovo di Vergiù fu promutato e fatto vescovo diVignonee poi cardinale per lo suo senno e studio; onde il reRuberto innanzi che fosse cardinale era male di luie aveali toltoil suggelloperch'egli avea suggellate le dette lettere in suofavore al detto papa Chimento sanza sua coscienza. Questo papaGiovanni fu coronato in Vignone il dì di santa MariadìVIII di settembreanno MCCCXVI. Poi fu grande amico del re Rubertoe egli di lui; e per lui fece di grandi cosecome innanzi faràmenzione. Questo papa diede compimento al settimo libro de ledecretaliil quale avea cominciato papa Clementoe rinovellòla Pasqua e festa del sagramento del corpo dì Cristo congrandi indulgenzie e perdonichi fosse a celebrare gli ufici sacri aogn'orae diè perdono generale a tutti i Cristiani di XL dìper ogni volta che si facesse reverenza quando il prete nominasseGesù Cristo; questo fece poi nell'anno MCCCXVIII.



LXXXII - Come il re Ruberto e' Fiorentini feciono pace co'Pisani e' Lucchesi

Nell'anno MCCCXVIIdel mese d'aprilepace fu fattadal re Ruberto a' Pisani e Lucchesie simigliante la fece fare ildetto re a' Fiorentini e Sanesi e Pistolesie tutta la lega di parteguelfa di Toscana; e con tutto che per gli Guelfi malvolentieri sifacesse per la sconfitta ricevuta da·lloroe dando biasimo alre Ruberto di viltàsì 'l fece per gran senno eprovedenzae per pigliare lena e forza per sé e per gliFiorentinie non urtare co' nimici a la fortuna de la loro vittoriae per altri maggiori intendimenticome innanzi farà menzione.I patti ebbe il re da' Pisani che quando facesse generale armataglidarebbono V galee armateo la moneta che costassonoe vollefacessono in Pisa una cappella e spedale per l'anime de' morti a lasconfitta da Montecatino a perpetua memoria; e ancora di questo furipresoe lo re la fece fare a gran provedenza. I Fiorentini ebbonopatti d'essere liberi e franchi in Pisae le castella che aveano sitenessono; e tornarono i pregioni in Firenze dì XXVIIII dimaggio: furono XXVIII tra cittadini e contadini nobili e buonipopolanisanza più altriminuta gente e contadini. E ladetta pace co' Pisani non avrebbe avuto effetto con tutto il poderedel re Rubertoperò che' Pisani in nulla guisa voleano farefranchi i Fiorentini in Pisané altri patti domandatiparendo lorocom'eranoal di sopra de la guerra con vittoriasenon fosse adoperato per gli Fiorentini una bella e sottile maestriadi guerra per l'uficio passato de' prioriintra' quali avea di savie discreti uominidella quale è bene da fare notevole memoriaper assempro di quegli che sono a venire. Essendocome detto èdinanzirinnovato lo stato in Firenze per la signoria del conte aBattifollee era ancora molto teneroe avendo la guerra di Pisa edi Luccanon erano in sicuro statosì usarono questa saviadisimulazione: ch'eglino elessono XIIII buoni uomini popolanierinchiusogli nell'opera di Santo Giovannie commisono loro chefacessono nuove gabellee delle vecchie radopiassonosì cheil Comune avesse d'entrata Dm di fiorini d'oro l'annoo più;e di questo ordine si diede la boce per la cittadee di mandare inFrancia per uno de' realifigliuolo o nipote del reper capitanocon M cavalieri franceschi. E questa providenza fu commessa per loconte e per tutto l'uficio de' priori in Alberto del Giudiceuomo digrande autoritadecon Donato Acciaiuolie co·noiche tuttie tre eravano di quello collegioe fune dato il suggello del Comunee piena autorità con giurata credenza. Incontanente per glidetti furono fatte fare lettere da parte del Comune al re di Franciae a messer Carlo suo fratellopregandogli per bene e stato di santaChiesa e di parte guelfae riparare la venuta di nuovo imperiocimandassono uno de' loro figliuoli con M cavalieri al nostro soldo; eordinossi colle compagnie di Firenze ch'aveano affare in Franciachefacessono lettere di pagamento di LXm fiorini d'oroper dare perarra e fare la promessa de' gaggi a Carlo; e scrissesi al papa e apiù de' suoi cardinali amici del nostro Comune ch'eglinoiscrivessono e confortassono lo re e messer Carlo di questa impresa.Fatte le dette lettereebbono uno fidato corriere francescoeordinarono ch'andasse a Parigi per la via di Vignoneov'era il papain XV dì per lo cammino di Pisa; e disparte s'ordinòsagretamente per quegli ch'era sopra le spie ch'una spia fidata glifacesse compagnia a condurlo per Pisa. E come furono in Pisacom'eratemperatola detta spia scoperse al conte e agli anziani del dettocorriereil quale feciono pigliare colle dette letteree quelleaperte e lettes'ammirarono forte dell'ordine impresasìgrande per lo nostro Comunee di tanta entrata di gabelle:consigliaro che per loro non facea di mantenere la guerrapotendoavere pace; e con tutti i loro viziicredendoci avere ingannati perla presa delle dette lettererimasono ingannati; e di presentemandarono al nostro Comune che rimandassono i loro ambasciadoritrattatori della pace a Montetopolie i loro verrebbono a Marti; ecosì fu fatto. E innanzi si partissono si diècompimento a la paceal piaceree com'era prima domandata per gliFiorentini: e così si mostra che·lla savia providenzabene guidata e colla credenzanelle guerre e nell'altre impresevince ogni forza e potenziae reca a·ffine onorevole ognigran cosa.



LXXXIII - Come i Fiorentini disfeciono la mala monetaefeciono la buona del guelfo nuovo

Nel detto anno MCCCXVII i Fiorentini disfeciono lamala moneta bargellina che correa per danari VI l'unoed erano divaluta di danari IIIIo menoe fecionne una da danari XXche pocovalea meglio per bontà d'argentoche poi si disfece quella daXXnon piaccendo al popoloe feciono la buona moneta del guelfo dadanari XXX l'unoe quella da XV danari di buono argento di legad'once XI e mezzo di fine. E in quello annodel mese di lugliosifondarono in su·ll'Arno la pila del nuovo ponte detto Realeefeciono le mura da quella torre di su l'Arno infino a la porta diSanto Ambruogioe quelle di su la riva d'Arno in su l'isola infinoal Corso de' Tintori di costa l'orto di Santa Croce.



LXXXIV - Come il re Ruberto mandò sua armata inCiciliae fece gran danno

Nel detto anno essendo fallite le triegue dal reRuberto a quello di Ciciliaper lo detto re si fece armata in Napolidi LX galeesanz'altri legni passaggerionde fu amiraglio ecapitano messer Tommaso di Marzano conte di Squillaciil quale conXIIc d'uomini a cavallo e gente a piè assaipassò coldetto stuolo in Ciciliae puose a Castello a Maree poi per terran'andò in Valle di Mazaraguastando intorno a Trapali e tuttala contradae le galee per maree grandissimo danno fece di tuttoil formento ch'era a le piagge; poi ritornò co la detta osteper la via da Coriglione a Palermoe quivi per più giornidimorò; e tutti i giardini e vigne de la cittàd'intorno guastòe le tonnare del porto: d'allora innanzivennero in queste marine grande abbondanza di tonniche prima non cen'avea. E poi se n'andòper terra i cavalierie le galee permareinfino a Messinaguastando ciò che innanzi gli sitrovavasanza riparo niuno; intorno a Messina stette ad oste piùdi XV dìguastando tutte le vigne e' giardini di Messina. Ilre Federigo non ardì di comparire né per terra néper mare; ma si dimorò a Castrogianni con sua osteper laqual cosa l'isola di Cicilia ricevette in quello anno più diguerra che prima non avea ricevuta dal re Carlo primoné dalsecondo. E dissesise il re Ruberto l'avesse continuato l'annoappressoi Ciciliani non avrebbono durato; ma papa Giovanni volleche triegue fossono per V annie la città di Reggio inCalavra e più castella intorno che·re Federigo aveaconquistate a la venuta dello 'mperadore Arrigo rimise nelle mani eguardia della Chiesa; la qual triegua il re Ruberto accettòper la 'mpresa ch'avea fatta di Genova per recarla a sua partecomeinnanzi farà menzionee per racquistare le dette terrelequali riebbe poi in guardia da la Chiesa; onde quello di Cicilia sitenne tradito e ingannato da la Chiesa e dal re Rubertoperòche il re Ruberto le si ritenne in sua signoria.



LXXXV - Come Ferrara si rubellò da la Chiesa

Nel detto annoa dì IIII d'agostoiFerraresi si rubellarono da la signoria de la Chiesa e del reRubertoe a romore assalirono e uccisono e presono la sua masnadach'erano Catalani a soldo; e poco appresso i marchesi de la casa daEsti se ne feciono signoricome aveano ordinato co' loro cittadini.



LXXXVI - Come Uguiccione da Faggiuola tornava per rientrarein Pisae le novità ne furono in Pisae di Spinettamarchese

Nel detto anno MCCCXVIIdel mese d'agostoUguiccione da Faggiuola coll'aiuto di messer Cane da Verona vennesubitamente con gente a cavallo e a piè assai infino inLunigianaco la forza e per le terre di Spinetta marcheseil qualeintendea di venire a Pisa per certi trattati ch'avea nella cittàper gente di sua setta; il quale trattato fue scopertoe a grido dipopoloonde Coscetto dal Colle di Pisa si fece capo: col consigliodel conte Gaddo corsono a furore a casa i Lanfranchi che s'intendeanocon Uguiccionee uccisonne quattro de' maggiori de la casae piùdi loro mandaro a' confinie di loro séguito. SentendoUguiccione che non potea fornire la sua impresasi ritornò inLombardia a Verona. Castruccio signore di Lucca e nimico d'Uguiccionefece lega col conte Gaddo e co' Pisanie col loro aiuto de'cavalieri andò ad oste sopra Spinetta marchese ch'avea dato ilpasso a Uguiccionee tolsegli Fosdinuovo fortissimo castelloeVerruca Buosie di tutte sue terre il disertaro; e 'l detto Spinettasi fuggì con sua famiglia a messer Cane della Scala a Verona.



LXXXVII - Come la parte ghibellina uscì di Genova

Nel detto anno MCCCXVIIa dì XI di settembreessendo la città di Genova in istato di popoloma piùv'aveano podere i Grimaldi e' Fiescadori e la loro parte de' Guelfiche gli Ori e' Ghibellini; l'una perché il re Rubertofavoreggiava i Guelfil'altra perché gli Spinoli ch'erano diparte ghibellina erano nimici di quegli d'Oriae fuori di Genovaalquanti della casa de' Grimaldi per dispetto preso contra queglid'Oria feciono tornare in Genova gli Spinoli sotto protesto chestessono a le comandamenta del Comune. Come quegli della casa d'Oriae i loro amici sentirono ciòsì ebbono sospetto e temad'essere traditi da' Guelfi e da' Grimaldie la città ne fuad arme e a romore; e quegli d'Oria non trovandosi poderosi per locontradio de' Guelfie eziandio per gli Spinoli ghibellini loronimicisì·ssi celarono eglino e' loro amici sanzacomparire in forza d'arme; per la qual cosa i Guelfi presono vigoree furono a l'armee feciono capitani di Genova messer Carlo dalFiesco e messer Guasparre Grimaldi a dì X di novembreMCCCXVII. Veggendo ciò gli Spinoli ch'erano tornati in Genovache·lla terra era venuta al tutto a parte guelfae conoscendoche ciò era fatto per industria e opera del re Rubertoincontanente s'accordarono con quegli della casa d'Oria e loro amicighibellinie si partirono della città sanza altrocacciamentoonde appresso seguì grande scandalo e guerracome per innanzi farà menzioneperò che·lledette due case d'Oria e di Spinola erano le più poderoseschiatte d'Italia in parte d'imperio e ghibellina.



LXXXVIII - Come i Ghibellini di Lombardia assediaronoChermona

Nel detto annoa dì XX di settembrela parteghibellina di Lombardiain quantità di CC cavalieri e genteassai a·ppièond'era capitano messer Cane della Scaladi Veronapuosono assedio a la città di Chermonae avendolamolto strettaper forte tempo di piova convenne si partissonodall'assedioe ancora perché i Bolognesi per fargli levare daChermona cavalcarono sopra la città di Modonae guastarlaintornoe fecionvi danno assai.



LXXXIX - Come messer Cane della Scala fece oste sopra iPadovanie tolse loro molte castella

Nel detto annodel mese di dicembreil detto messerCane con suo isforzo venne a oste sopra i Padovanie prese Monselicied Estie gran parte di loro castellae recogli sì alsottileche 'l febbraio vegnente non possendo contastarefecionopace come piacque a messer Canee promisono di rimettere iGhibellini in Padovae così feciono.



XC - Come gli usciti di Genova co la forza de'Ghibellini di Lombardia assediarono Genova

Ne l'anno MCCCXVIIIessendo usciti di Genova queglidella casa d'Oria e di Spinola col loro séguitoe per loropodere si stavano nella riviera di Genova a le loro posessionimandarono loro ambasciadori in Lombardiae trattato e lega fecionocon messer Maffeo Visconti capitano di Milano e co' figliuolie contutta la lega di Lombardia di parte d'imperio e ghibellina. Per laqual cosa messer Marco Visconti figliuolo del detto messer Maffeovenne di Lombardia con grande oste di genteTedeschi e Lombardi acavallo e a pièe co' detti usciti di Genova puosono assedioa la detta città da la parte di Co di Fare e di borghi; e ciòfu a dì XXV di marzo MCCCXVIII; e pochi dì appressoquegli della casa d'Oria coll'aiuto degli altri usciti fecionoun'altra oste a la città d'Albingano nella riviera di Genovae quella ebbono a patti in pochi giorni. Appressostante la dettaoste a Genovamesser Adoardo d'Oria tenne trattato co l'abao delpopolo di Saonae entrò nella detta città di Saona dinotte celatamentee incontanente colla forza de' Ghibellini dellaterrache la maggiore partita erano di parte imperialesìrubellarono la detta terra al Comune di Genova del mese d'aprile; perla qual cosa molto acrebbe la forza agli usciti di Genovache quasitutta la riviera di ponente era a·lloro signoriasalvo ilcastello di Monaco e Ventimiglia e la città di Nolie nellariviera di levante teneano Lerici.



XCI - Come i Ghibellini di Lombardia ebbono Chermona

Nel detto anno MCCCXVIIIdel mese d'aprilela parteghibellina di Lombardia co la forza de la gente di messer Cane ebbonola città di Chermona per tradimentoper una porta che fueloro datacon grande danno de' Guelfi ch'erano dentro.



XCII - Come gli usciti di Genova presono i borghi diPrea

Nel detto annoa l'uscita di maggioavendo i dettiusciti assediata la torre di Co di Fare per due mesie quella sitenea francamente per que' d'entroper uno sottile dificio di canapiche venia della torre a una cocca del porto di Genovae per quellosi fornia e rinfrescava a contradio di tutta l'ostesì simisono i detti usciti a cavare e tagliare sotterra la detta torre.Quegli d'entrotemendo non cadessesì renderono la torresalve le personee chi disse per danari; e tornati in Genovafuronogiudicati a mortee traboccati di fuori. Istando al detto assedioecontinuo davano battaglia a' borghi di Prea che sono fuori a la portade le Vacche; combattendo per forza il presono a dì XXV digiugno nel detto annoonde avanzarono moltoe que' d'entro a Genovaperderoper modo che l'oste di fuori crebbe e si ridusse ne' borghie presono la montagna di Peraldo e di San Bernardo di sopra a Genovae accircondaro la terra; e sopra il Bisagno puosono un altro camposì che la città per terra era tutta assediatae permare avea persecuzione assai per galee di Saona e degli usciti chesignoreggiavano il mare.



XCIII - Come il re Ruberto venne per mare al soccorso diGenova

Nel detto anno MCCCXVIIIessendo la parte de' Guelficosì assediati nella città di Genova e per mare e perterrasì mandarono a Napoli loro ambasciadori al re Rubertoil quale avea fatta fare in Genova la detta commutazionech'egli glidovesse soccorrere e aiutare sanza indugio; e se ciò nonfacessenon si potevano teneresì erano a stretta divittuaglia e d'assedio. Per la qual cosa il re Ruberto incontanentefece una grande armata di XLVII uscieri e XXV galee sottilie piùaltri legni e cocche cariche di vittuaglia; e egli in persona colprenze di Taranto e con messer Gianni prenze de la Morea suoifratellie con più baroni e con quantità di MCCcavalieripartì di Napoli dì X di luglioe venne permaree entrò in Genova a dì XXI di luglio MCCCXVIIIeda' cittadini fu ricevuto onorevolemente come loro signoreerifrancò la cittàche poco si potea tenere per difaltadi vittuaglia. Incontanente che 'l re fu giunto in Genovagli uscitilevarono l'oste ch'aveano messa in Bisagnoe si ridussono a lamontagna di San Bernardo e di Peraldoe a' borghi di Prea versoponente.



XCIV - Come i Genovesi diedono la signoria di Genova alre Ruberto

Nel detto annoa dì XXVII di luglioicapitani di Genova e l'abao del popolo e la podestà in pienoparlamento rinunziarono la loro balìa e signoriae convolontà del popolo diedono la signoria e la guardia dellacittà e della riviera al papa Giovanni e al re Ruberto per Xannisecondo i capitoli di Genova; e 'l re Ruberto la prese per lopapa e per sécome quegli che più tempo dinanzi l'aveadisiderataa intenzione quando avesse a queto la signoria di Genovasi credea racquistare l'isola di Ciciliae venire al di sopra ditutti gli suoi nimici; e a questo intendimento procacciò piùtempo dinanzi la rivoluzione della cittàe di farne cacciarefuori gli Ori e gli Spinoliperò che più volteessendone eglino signori di Genovacontastarono il re Ruberto e ilre Carlo suo padree atarono quegli d'Araona che teneano l'isola diCiciliacome adietro è fatta menzione.



XCV - De la viva guerra che gli usciti di Genova co'Lombardi feciono al re Ruberto

Per la venuta del re Ruberto in Genova non affiebolìol'oste di fuorima maggiormente crebbe per l'aiuto de' signori diLombardia di parte d'imperioe rifeciono lega collo imperadore diGostantinopolie col re Federigo di Ciciliae col marchese diMonferratoe con Castruccio signore di Luccae ancora co' Pisani alsegreto. E stando all'assedioforti e gravi battaglie continuamentedavano a la cittàtraboccandola con più dificieassalendola da più patti di dì e di nottecome gentedi gran vigoresì fattamenteche 'l re Ruberto con tutto ilsuo isforzo non aquistò niente sopra loro in niuna parteanzicon cave sotterra puntellaro gran pezzo delle mura da la porta aSanta Agnesae quelle feciono caderee parte di loro per forzaentrarono nella cittàonde il re in persona s'armò contutta sua gentee con gran vigore affrontandosi in su le murarovinate colle spade in manopure i maggiori baroni e cavalieri delre ripinsono fuori i loro nemici con gran danno di gente dell'unaparte e dell'altrae rifeciono le mura con grande affanno in poco ditempolavorandovi di dì e di notte. Istando il re e sua gentein Genova così assediato e combattutosì mandòper aiuto in Toscanae di più patti l'ebbe; da' Fiorentini Ccavalieri e Vc pedoni tutti soprasegnati a giglie di Bolognaaltrettantie simigliante di Romagna e di più altre partieandarono a Genova per mare per la via di Talamone; sì chegiunta l'amistàil re si trovò in Genova in calen dinovembre del detto anno con più di MMD cavalieri e pedonisanza numero. Di fuori n'avea più di MD cavalieried eracapitano dell'oste messer Marco Visconti di Milanoe aveano lefortezze de' monti d'intornoper modo che 'l re non poteacampeggiare. E così dimoraro le dette osti in guerra strettadi badalucchi e di traboccarsi e saettarsi tutta la detta stateeeziandio il vernoche l'uno da l'altro non potea avanzare. E inquesta stanza il detto messer Marco Visconti ebbe tanta audaciachefece richiedere il re Ruberto di combattere co·llui corpo acorpoe quale vincesse rimanesse signore; per la qual cosa il remolto isdegnò.



XCVI - Come nella città di Siena si fece unacongiura e ebbevi romore e gran mutazione

Nel detto annodel mese d'ottobreMCCCXVIIInellacittà di Siena nacque scandalo e romoredel quale fue capomesser Sozzo Dei e messer Deo de' Tolomeicon séguito de'giudici e de' notari e beccari che voleano muovere il reggimentodello stato della cittàe molto vi furono di pressoe lacittà tutta ad arme. E trovandosi la gente de' Fiorentinich'andavano a Genova in Sienaa richesta del detto Comune seguironol'oficio de' nove che reggeano la terraonde quegli della dettacongiura vennero a nientee furono cacciati di Siena; onde si criògrande divisione nella cittàe per questa cagione nonmandarono i Sanesi aiuto al re Ruberto. E alcuno disse cheperchél'ordine de' nove che si reggea molto al volere de' Salimbeni (eaveavi de' Ghibellini) non voleano mandare aiuto al re Rubertoque'de' Tolomei feciono quella novità; ma di vero si credecominciasse per mutare stato nella città per la briga giànata tra' Tolomei e' Salimbenitrovando quella cagione.



XCVII - Come la gente del re Ruberto sconfissono gliusciti di Genova a la villa di Sestoe si partirono dall'assediodella città

Nel detto anno MCCCXVIIIessendo il re Ruberto statoassediato in Genovaper lo modo che addietro fa menzionepiùdi VI mesisi pensò che non potea gravare i nimici suoi difuori se non ponesse sua oste in terra tra' borghi e Saona: feceordinare una armata dì LX tra galee e uscierie ivi su fecericogliere da VIIIcL cavalierie gente a piè bene XVm; e conquesta gente furono quegli de' Fiorentini e gli altri Toscanie diBolognae Romagnuolie partirsi di Genova a dì IIII difebbraio per porre la detta gente nella contrada di Sesto. Sentendociò gli usciti e que' di fuoriincontanente vi mandarono diloro gente a cavallo e a piè in grande quantità percontastare la riva a l'oste del re Rubertoacciò che nonponessono in terra la gente del re. Arrivaro a dì V difebbraioe con grande travaglio mettendosi innanzi botti votecombattendo co' nimici manescamenteonde i principali furono iFiorentini e gli altri Toscani che prima scesono di galee sotto laguardia de' balestrieri delle galee ch'erano a la rivae per forzad'arme presono terrae la gente degli usciti ruppono e sconfissonoin su la piaggia di Sestoe assai ne furono morti e presi; e quegliche scamparono fuggirono ne' borghi e a Saona; e la notte vegnentetutta l'oste ch'erano ne' borghi e al monte di Peraldo e di SanBernardo si partiroe sì n'andaro verso Lombardiaelasciarono tutti i loro arnesi sanza ricevere altra cacciache il renon volle che sua gente si mettesse a seguirgli al periglio in quellemontagne. Appresso quegli della città di Genova ripresono iborghi di Prea e Co di Faree tutte le fortezze di fuori.



XCVIII - Come il re Ruberto si partì di Genova eandò a corte di papa in Proenza

Nell'anno MCCCXVIIIIa di XXVIIII d'aprileil reRuberto si partì di Genova con XL galeee con sua gente sen'andò in Proenza ov'era la corte del papa a Vignonee ivi dapapa Giovanni fu ricevuto onorevolemente. In Genova lasciò persuo vicario messer Ricciardo Gambatesa d'Abruzziuno savio signorecon VIc cavalieri e con più sergenti a pièe con piùgalee a la guardia di Genova.



XCIX - Come gli usciti di Genova co' Lombardi tornaronoall'assedio di Genova

Nel detto anno MCCCXVIIIIsentendo gli usciti diGenova partito il re Rubertosì armarono in Saona XXVIIIgaleeonde fu amiraglio messer Currado d'Oriae mandarono inLombardia per aiutoe raunarono M e più cavalierilamaggiore parte Tedeschie grande quantità di popolo; e a dìXXVII di luglio del detto anno tornarono a oste sopra Genovaepuosonsi a campo in Ponzeverae a dì III d'agosto vegnentes'appressarono a la cittàdando battaglia a' borghi da piùparti per terra da la parte di Bisagno; e le dette galee entrarononel porto combattendo fortemente la cittàma nienteacquistarono. E a dì VII d'agosto vegnente fue una grandebattaglia nel piano di Bisagno tra gli usciti e quegli della cittàe l'una parte e l'altra ricevettono danno assaisanza avere nessunaparte onore de la vittoriache que' di fuori si ritrassono alpoggioe que' d'entro si tornarono nella città: apressocontinuamente combatteano di dì e di notte la città permare e per terra.



C - Come messer Cane prese le borgora di Padova

Nel detto anno MCCCXVIIIId'agostomesser Canedella Scala cogli usciti di Padovache' Padovani non vollonorimettere nella terra per gli patti fatti per messer Canesìvenne a oste sopra Padova con MM cavalieri e Xm pedonie presono leborgorae puosonvi tre campi per assediare Padova.



CI - Come i Guelfi di Lombardia ripresono Chermona

Nel detto annodì X d'ottobrei Fiorentinimandarono in Lombardia CCCL cavalieri per una taglia fatta perBologna e parte guelfa di M cavalieriond'era capitano messerGhiberto da Coreggia: partissi di Bresciae prese la città diChermona per tradimentoe recolla a parte guelfa; ma per la lungaguerra e mutazioni era quasi strutta e recata a niente la dettaChermona.



CII - Come messer Ugo dal Balzo fue sconfitto adAlessandra

Nel detto anno MCCCXVIIIIdel mese di dicembreessendo messere Ugo dal Balzo in Piemonte per lo re Ruberto nelborboglio d'Alessandrae assediava la detta cittàuscendo undì fuori con CC cavalieri per far fare legname per fare pontie dificimesser Marco Visconti di Milano con VIc cavalieri per unoaguato gli uscì adossoe sconfissee uccise.



CIII - Come gli usciti di Genova ripresono i borghi diGenova

Nel detto anno MCCCXVIIIIa dì X d'ottobreavendo gli usciti di Genova co la lega di Lombardia date piùbattaglie a la città per terra e per maresì presonoper forza il Castellaccioch'aveano fatto i Guelfi d'entro in sulmonte e di Peraldo e di San Bernardoil quale era con poca guardia;e con quella vittoria discesono giù a' borghie sanza ritegnogli ebbono; che veduto i Genovesi d'entro perduto il poggioabandonaro i borghi. E così la detta oste riprese la signoriade' borghi come innanzi altra volta s'aveanoe pochi dìapresso ebbono la torre di Co di Faree quegli dell'oste di Bisagnoper non essere troppo sparti si ritrassono al poggio e a' borghi diPreaa dì XVIIII di novembre; e così tutto il vernovegnente combatterono la città continuamente per mare e perterrae tenealla molto afflitta. In questo assedio l'armata degliusciti di Genova ebbe sì grande fortunache si levò daGenovae VIII di loro galee ruppono in terra a Chiaverie perderotutta la gentee il rimanente si tornò in Saona rotte estracciate. E in questo tempo essendo XII galee di Provenzali a Nolique' di Saona armarono XXII galeee sopra Noli combatterono quelleXII galee del ree VIII ne presonoe quattro ne tirarono in terra.Sentendo ciò quegli di Genovaandarono a Saona con XXXVIgaleema niente poterono danneggiare il porto.



CIV - Come i Ghibellini presono Spuleto

Nel detto anno MCCCXVIIIIdel mese di novembrepertrattato e aiuto del conte Federigo da Montefeltro e degli altriGhibellini de la Marca e del Ducatola parte ghibellina di Spuletone cacciarono per forza la parte de' Guelfie combattendo la cittàvi furono assai micidii e incendiie presono i Ghibellini piùdi CC buoni uomini de la città di parte guelfae misergli inpregione. I Peruginii quali furono tardi al soccorso de' Guelfivennero poi all'assedio di Spuleto con tutto loro isforzoe standoal detto assediol'anno appresso il detto conte Federigo fecerubellare a' Perugini la città d'Ascesiper la qual cosa sipartirono da guerreggiare Spuletoe puosonsi a l'assedio d'Ascesil'anno MCCCXX. E 'l detto annodel mese di dicembrei Ghibellini diSpuleto a furore corsono a le carcere ove aveano in pregione iGuelfie vi misono fuoco e arsonvegli tutti dentro; la quale fue unascellerata crudeltade.



CV - Come il re di Tunisi ritornòe in suasignoria

Nel detto anno MCCCXVIIII il re di Buggeail qualeera stato prima re di Tunisi e poi cacciato per un altro ch'era disuo legnaggio che si fece resì rivenne a la città diTunisie colla forza degli Arabi sì ne cacciò il dettoree racquistò la signoria; e quegli che tenea la cittàse n'andò a Tripoli di Barberiae accordossi col re Federigodi Cicilia per moneta che gli diedee col suo aiuto fece grandeguerra al re che tenea Tunisiper terrae più per mare; chela seccò di vittuagliache Tunisi era in grande bisogno; ondequello re che tenea Tunisidando al re Federigo maggiore quantitàdi monetas'accordò co·lluie fornigli la terra divittuagliae rimase signore: e così il re Federigo di Ciciliacon inganno da' detti due re saracini guadagnò in poco tempoCC migliaia di dobbre d'oro.



CVI - Come Castruccio signore di Lucca ruppe pace a'Fiorentinie cominciò loro guerra

Nell'anno MCCCXXdel mese d'aprileessendoCastruccio Interminelli signore di Lucca a parte ghibellina e a·llegaco' Pisanisentendo che 'l sopradetto papa Giovanni col re Rubertoaveano sommosso di fare venire di Francia in Lombardia messer Filippodi Valos figliuolo di messer Carlo fratello del re di Francia congrande gente d'armeper contastare la forza di messer MaffeoVisconti e de' figliuoli e di sua lega; e sentendo che' Fiorentini e'Sanesi e' Bolognesi aveano mandati in Lombardia M cavalieri arichesta della Chiesa e del re Rubertoe erano già a la cittàdi Reggioil detto Castruccio a preghiera e richesta del dettomessere Maffeo Visconti e della lega de' Ghibellini di Lombardiaruppe pace a' Fiorentini per isturbare la detta impresa di Lombardia;e ancora come tirannoche istando in pace scema suo statoe vivendoin guerra l'asalta. E Castrucciocome uomo vago di signoriacredendo montare in istatocominciò guerra a' Fiorentini; esanza nullo isfidamento co la forza de le masnade de' Pisani cavalcòe prese e fugli renduto come avea ordinato il castelletto diCappianoe 'l ponte sopra la Guiscianae Montefalconele qualifortezze teneano i Fiorentini. E fatto ciòpassò laGuiscianae corse guastando e ardendo intorno a Fucecchioe aVincie a·cCerretoe poi infino a Empoli in sul contado diFirenze. E ritornando si puose ad assedio a Santa Maria a Monte chesi tenea per gli Fiorentinisalvo la rocca si tenea per gliterrazzanie quella in pochi giorni ebbeperò che'terrazzani per tradimento l'arenderonodì XXV d'aprile; e'Fiorentini non erano proveduti come si convenia: credendosiconservare la pacenon poterono a·cciò riparare; eavuta la terratornòe a Lucca con grande trionfoe queglitraditori che gli aveano renduta Santa Maria a Monte per sospettomenò a Luccae in pregione languendo gli fece morire. Eapresso in quello anno il detto Castruccio più castella diCarfagnana e di Lunigiana vinse e recò alla sua signoriaperla qual cosa sturbò moltoma quasi tutta la 'mpresa fatta perla Chiesa e per lo re Ruberto in Lombardia co l'altre cagionicomeinnanzi farà menzione.



CVII - Come gente degli usciti di Genova furono sconfittia Lerici

Nel detto anno MCCCXXessendo in Genova grandestretta di vittuagliaperché gli usciti di Genova con XVIIgalee corseggiavano la rivierae prendeano navi e cocche e altrilegni che recavano vittuaglia a Genovaquegli di Genova armaronoXXVII galeee seguirono quelle degli uscitie in Lerici lerinchiusonoe ripresono una nave e una cocca carica di vittuagliach'aveano prese le dette galee degli usciti. E assediando quellegalee in Lerici co' loro uscierifeciono venire da Genova CLcavalieri di quegli del re Rubertoe quegli di Lerici tirate legalee in terrasi misono a combattere co' detti cavalieri: a dìXXXI di maggio furono sconfitti da la gente del re Ruberto e diGenovacombattendo contra loro per mare e per terra; presono earsono il porto di Lericie le dette galee con gran danno degliusciti.



CVIII - Come quegli di Genova presono il Bingane

Nel detto anno MCCCXX il vicaro del re Ruberto co'Genovesi armarono da LX tra galee e uscieri: con CCCCL cavalierin'andarono e puosono assedio a la città dal Bingane e quellacombattendolaper forza presono a dì XXI di giugnoe rubarlatutta. Allora tutto il marchesato di Cravigiana tornò a lasignoria di Genova e di parte guelfa.



CIX - Come il papa e la Chiesa feciono venire inLombardia messer Filippo di Valos di Francia

Nel detto anno MCCCXXavendo il papa e la Chiesafatte fare più richeste a messer Maffeo Visconti e a'figliuoli che si levassono dall'assedio de la città di Genovala quale si tenea per la Chiesa e per lo re Rubertocome addietro famenzionee quegli i detti comandamenti non ubbidiroopponendo cheGenova era terra d'imperio e non di Chiesa; per la qual cosa per lopapa fu fatto processo e scomunica contra a' dettie interdettoMilano e Piagenza e l'altre città di Lombardia che' detti perforza tirannescamente teneano e signoreggiavanoe ordinò chemesser Filippo di Valos nipote del re di Francia venisse in Lombardiaper vicaro di Chiesa per abbattere la signoria de' detti sismatici erubegli della Chiesail quale messer Filippo vi venne con VII contie con CXX cavalieri tra banderesi e di corredocon quantitàdi VIc gentili uomini d'arme a cavallomolto bella e nobile genteal soldo della Chiesa e del re Ruberto. E mandò in Lombardiaper legato della Chiesa messer Beltramo del Poggetto cardinale conVIIIc cavalieri tra Provenzali e Guasconii quali col detto legato econ messer Filippo di Valos e sua gente s'agiunsono a la cittàd'Asti in Lombardia; ed avendo novelle che la città diVercelli si combattea dentro tra' Guelfi e' Ghibellinisi partìil detto messer Filippo d'Asti con quella tanta gente ch'aveasanzaattendere l'altra cavalleria che gli mandava il papa e 'l re Rubertodi Proenzae quella che gli mandava il re di Francia e messer Carlosuo padre di viennesee siniscalcato di Belcariche in piccolotempo sarebbe stata grandissima quantità di gentee sanzaattendere M cavalieri che' Fiorentini e' Bolognesi e' Sanesi glimandavano in aiuto in Lombardia; e per male consigliocon quantitàdi MD cavalieri si mise a oste tra Vercelli e Noara in luogo dettoMortara. Sentendo la sua venuta il capitano di Milanoil quale eracome uno grande re in Lombardiach'egli con IIII suoi figliuolisignoreggiava MilanoPaviaPiagenzaLodiCommoBergamoNoaraVercelliTortonae Allessandrasanza la forza dell'altre cittàdi Lombardia di parte d'imperio e ghibellina ch'erano a conlegaco·lluie Pisae Luccae Arezzo in Toscanasì mandòi suoi figliuoli con tutto suo isforzo contra il detto messer Filippodi Valosche furono IIIm e più uomini a cavallogran parteTedeschie gente a piè sanza numeroe puosonsi a campocontra la detta oste apresso d'uno miglio di terra.



CX - Come messer Filippo di Valos si tornò inFrancia con vergognasanza niente aquistare

Messer Galeasso e messer Marco figliuoli del capitanodi Milanocapitani dell'ostefeciono richiedere messere Filippo diValos di volere parlamentare co·lluie ordinato ilparlamentoe agiunti insiememesser Galeasso con savie emaestrevoli paroleche le sapea ben direpregò messerFilippo che non gli fosse incontro né gli volesse disertare; ecom'elli e' suoi sempre erano stati amici e servidori del re diFrancia e del suo padre messer Carloe che l'avea fatto cavaliereeche la tenza da' suoi a la Chiesa la rimettea volentieri nel re diFranciae mostrogli la sua forza e cavalleriach'era più didue tanti che quella della Chiesae che per suo amore e del padrenon gli volea offendere come potea. Veggendosi il giovane messereFilippo a sì fatto punto condottonon gli parve bene stare (edissesi per tradimento di messere Berardo di Marcoglio suomaliscalcoil quale era stato ribello e bandito del re di Franciaper sua vendettae perché si disse che n'ebbe molti danaridal capitano di Milanoper farlo venire innanzi al termine ordinatosanza attendere l'altro soccorso)sì s'accordò co'detti figliuoli del capitano di Milanoe tornossi con grandipresenti e doni vituperosamente in Francia co la sua gente. Questo fudel mese d'agostoanni MCCCXX: poco apresso i detti figliuoli dimesser Maffeo ebbono per forza e per assedio la parte de la cittàdi Vercelli che teneano i Guelfie fu preso messer Simone daCollibiano signore di Vercellie menato a Milano; e 'l vescovo suofratello scacciato con tutti i suoi seguaci. Ancora il detto messerFilippo di Valos rendé a messer Filippo di Savoia il castellodi Cavignano in Piemonteil quale si tenea per la gente del reRubertoe eragli molto caroe ebbenesi disseXm fiorini d'oro. Epeggiorò duramente le condizioni di Lombardiaa danno e avergogna della Chiesa e del re Ruberto e di chi a·lloroattenea; che per questa cagione la gente de' Fiorentini e' Bolognesie' Sanesich'erano già infino a Reggiosi tornarono adietroe la forza e vigore del capitano di Milano e de' figliuoli moltoacrebbe. Di questa difalta si scusò in Francia messer Filippoal re e a messer Carloch'era stata perché il papa e·reRuberto non gli aveano attese le convenenze di fornirlo di moneta edi gente al tempocome aveano promesso; ma per gli più sidisse che la difalta fu suae di chi l'ebbe a consigliare di venirepiù tosto verso Milanoche non era ordinato: ma quale sifosse la cagioneegli acquistò poco onore. Ed è danotare una favola che si dice e dipigne per dispetto degl'Italiani inFranciache' Lombardi hanno paura de la lumacciacioèlumaca. I signori Visconti di Milanocome si sahanno l'arme loroil campo bianco e la vipera cilestra ravolta con uno uomo rosso inbocca; e messer Marco Visconti per leggiadria e grandezza avea la suabandiera e schiera di cavalieriintorno di Vc pur de' miglioriscelti per feditorie tutti co la detta sopransegna. Gl'ignorantiFranceschi credevano che quella insegna fosse una lumacciae perloro dispetto e contrario fosse per loro fattaonde il si recarono agrande ontae forte ne parlaro in Francia del dispetto ch'aveanoloro fatto i Lombardi; ma co la beffa e disinore si tornarono inFranciaper lo modo che detto avemo.



CXI - Come Castruccio andò ad oste nella rivieradi Genova

Nel detto anno MCCCXXin quello tempo ch'erano inLombardia le dette novità de la venuta di messer Filippo diValosnon cessò la lega de' Ghibellini di Lombardia l'assediodi Genovama maggiormente l'acrebbono e rinforzaroe feciono legada capo con Federigo re di Ciciliae collo 'mperadore diGostantinopolie cogli usciti di Genovae con Castruccio signore diLuccail quale Castruccio con sua gente venne a oste ne la rivieradi Genova da la parte di levante; e più castella e terre dellariviera gli si renderono. E quegli de' borghi di Genova per la suavenuta crebbono l'ostee misono campo in Bisagno per assediare altutto la terra di Genova.



CXII - Come Federigo di Cicilia mandò sua armatadi galee a l'assedio di Genova

Nel detto anno MCCCXXdel mese di luglioil reFederigo che tenea la Cicilia fece armare XLII tra galee e uscieriecon CC cavalieri mandò la detta armata in servigio degliusciti di Genovae gli usciti di Genova n'armarono XXII galeelequali galee s'aggiunsono insieme del mese di agosto per consumareGenovaassediandola strettamente per terra e per mareper modo chenullo vi potea entrare né usciree la città era malefornita e a grande disagio di vittuaglia e di molte cose. Della dettaarmata era capo amiraglio messer Currado d'Oria uscito di Genova.



CXIII - Come il re Ruberto fece armata di galee percontastare quella di Cicilianie quello ch'aoperò

Nel detto anno MCCCXXsentendo il papa e 'l reRuberto l'apparecchiamento fatto per gli usciti di Genova e perquello di Ciciliafeciono armare LXV galee tra in Proenza e aNapoli; e quegli di Genova armarono XX galee; e del detto stuolo fuamiraglio messer Ramondo di Cardona d'Aragona. E congiunte le dettegalee insiemevennero sopra Genova per combattere con quelle de'Ciciliani e degli usciti di Genovale quali sentendo come veniacontra loro quella armatasi partirono della riviera di Genovaevennono in Porto Pisanoe poi con savio provedimento di guerra perfare partire l'armata de la riviera sanza soggiorno se n'andarono inverso Napoli; e giunte a l'isola d'Ischiamisono i cavalieri interrae corsono l'isola e guastarla in parte. Sentendo la loropartita l'amiraglio del re Rubertocon sua armata si partì diGenova e de la rivierae le seguì vigorosamente perabboccarsi co·lloroe sopragiunsegli a Ischia una sera atardi. Quelle galee di Cicilia e degli uscitiveggendo i nimici sìdi presso per volere la battagliasi ricolsono di nottee si misonoin mare dando boce di tornarsi in Cicilia. L'amiraglio del re Rubertoveggendoli la mattina partitivolendogli seguirela gente diPrincipatoch'erano intorno di XXX galeetrovandosi in loro paesegridarono: "Rinfrescamento e panatica!": e di vero bisognon'aveano; e così a gridosanza alcuno ritegno a Napoli sen'andaro. Le galee di Proenza e di Genova rinfrescati a Ischiaalquanti giorniavendo novelle come l'armata de' Ciciliani e uscitidi Genova aveano fatta la via di ponente verso Genovaper seguirlein verso Proenza si ritornaro; e così la detta armata per maleseguire il loro amiraglioovero per sua difalta e mala condottaquasi tutta si sbarattò e venne a niente; che se avessonoseguita quella de' Ciciliani e degli usciti di Genovadi certos'avisava che sarebbono stati vincitoriperò ch'erano piùgaleee meglio armate.



CXIV - Di quello medesimo

L'armata de' Ciciliani e degli usciti di Genovamaestrevolemente e non sanza temenza partiti da Ischianel porto diGenova arrivaro a dì III di settembre MCCCXXe con grandetumulto gridando ch'aveano sconfitti l'armata del re Ruberto perispaventare que' di Genovaassaliro la città da la parte delporto; e gli usciti e' Lombardi ch'erano a l'assedio l'asalirono dala parte di terra da più parti. Quegli della città cola gente del re Ruberto con grande affanno di dì e di notteepaura e con difalta e necessità di vittuagliafrancamente sidifesono da più assalti e battaglie di mare e di terrasìche i nimici non acquistarono niente.



CXV - Come i Fiorentini feciono tornare Castruccio dal'assedio di Genova

Nel detto anno MCCCXX Castruccio signore di Lucca consuo isforzo e coll'aiuto delle masnade de' Pisani andò congrande oste verso Genova per la lega fatta per istrignere la cittàe vincerla per forza e assedio coll'aiuto dell'armata di Cicilia perlo modo che detto è. I Fiorentinisentendo cavalcatoCastruccioi loro soldati mandaro in sul contado di Lucca ne lecontrade di Valdinievole guastando e ardendoe tornando adAltopascio. Castruccio ch'era presso a Genovasentendo ciòtemendo che la città di Lucca per tradimento non gli sirubellassetornò in Lucca con tutta la sua oste. Sentendo ciòil capitano de la guerra de' Fiorentinico le masnade de' soldati siritrassono verso Fucecchioe Castruccio con sua gente vigorosamentese ne venne a oste a Cappiano in su la Guisciana a petto a'Fiorentini. Quivi per istanza di più mesi l'una oste di quadal fiumee l'altra di làstettono a perdere tempo e abadaluccare con grande spendiofaccendo battifollifortezzeepontie difici per gravare l'una oste l'altrasanza avanzare neentel'una parte a l'altra; e sì aveva ciascuna parte da MCCcavalieri in susanza il popolo grandissimo. A la fine per lavernata e mal tempo di pioggia ciascuna parte si partì sanzaaltro avanzoe con poco onore de' Fiorentinise non in tanto che divero si disse che per l'andata de' Fiorentini Castruccio con sua ostenon andòe a l'assedio di Genova; che se giunto vi fossecoll'altra forza de' Ghibellinila città non si potea tenere.



CXVI - De le battaglie che gli usciti di Genova e'Ciciliani diedono a la terrae ebbono il peggiore

Nel detto anno MCCCXXessendo l'oste a Genova permare e per terra per lo modo detto addietroe veggendo i Ciciliani egli usciti di Genova che da la parte del porto non poteano prenderela cittàperò che 'l porto era tutto impalizzato eincatenatoe di sopra di grosso legname imbertescatodimaraviglioso lavoroe veggendosi venire il verno adossosiritrassono con tutta loro armata in Bisagnoe da quella parte co'loro cavalieri e co la ciurma de le loro galee in terra discesonoesopra Carignano la terra agramente combattero per due voltel'una adì XXVI di settembree l'altra a dì XXVIIII disettembrecon grande speranza d'avere la città per forza daquella parte; e quegli de' borghi combatteano la città da laloro partequegli de la città difendendosi di dì e dinotte a tutte le battaglie vigorosamente. A la finea l'ultimabattagliauscì la cavalleria ch'era nella città del reRuberto con popolo assai per la porta di Bisagnoe assalendo l'ostede' Ciciliani e uscitivigorosamente gli levaro da la battaglia dela città: ritraendosi combattendo quasi come sconfittisiricolsono a galeee vi lasciarono presi e morti gente assai; e ladetta armata de' Ciciliani se n'andò in Cicilia moltopeggioratae quella degli usciti a Saona; e così l'ultimo dìdi settembre fu liberata la città di Genovae il campodell'oste ch'era in Bisagno si ritrasse al monte e a l'altra ostech'era ne' borghi.



CXVII - Come gli usciti di Genova guastarono Chiaveri

Nel detto anno MCCCXXa dì XIIII di dicembreXV galee degli usciti di Genova corseggiando la riviera scesono alborgo di Chiaverie quello per forza presonoe ruballo e arsollotutto.



CXVIII - Come gli usciti di Genova ebbono Nolie fecionodiversa guerra

Nel detto anno MCCCXXa dì XXV di gennaiogli usciti di Genova per maree 'l marchese dal Finale per terraassediarono la città di Nolitraboccandola e combattendolaper più volte: a la fine si rendero a patti a dì VI difebbraio MCCCXX salvo il castelloche si tenne poi insino a dìVI d'aprile vegnentee per fame si rendéo. Chi potrebbescrivere e continuare il diverso assedio di Genovae le maraviglioseimprese fatte per gli usciti co·lloro allegati? Certo si stimaper gli savi che·ll'assedio di Troiain sua comparazionenonfosse di maggiore continuamento di battaglie per mare e per terrache così il verno come la state tenendo galee armate in mareassediando la cittàper modo che a grande distretta enecessitade di vittuaglia la condussono più volte nel dettoanno MCCCXX e nel MCCCXXI vegnente; e per due volte la loro armataper fortuna di mare percosse in terrae rotte le loro galeeeperita gran parte de la genteper ciò non lasciavano laguerrasanza il continovo corseggiare per mare in diverse parti delmondoconsumando l'una parte l'altra di più mercatantia chenon vale uno reame; de le continue battaglie di terra assalendo lacittà per dì e per notte con più dificigittando que' di fuori a que' d'entroe quegli d'entro a que' difuorie con rovinare le mura della cittàe di quelle farecaderee quegli d'entro con grande travaglio e necessitadisollecitamente riparare e difenderese tutto questo libro fossescritto per quelle storie seguiresanza altro sarebbe pieno. Enonn-è da maravigliareche i Genovesi erano i piùricchi cittadini e' più possenti in quello tempo che fossonotra' Cristianiné eziandio tra' Saracini; e coll'una parte ecoll'altra erano allegati i signori e comunanze di grandissimapotenziacome è fatta menzione.



CXIX - Come il fratello del re di Spagna fue sconfittoda' Saracini di Granata

Nel detto anno MCCCXX i Saracini del reame diGranataessendo sopra loro ad oste il fratello del re di Spagna congrande quantità di Cristiani a cavallo e a pièquelliSaracini non possendo a la forza ripararecon grande spendio dipecunia corruppono certi baroni traditori di Spagnai quali nonseguirono il loro signore: assaliti da' Saracini furono sconfittiepresso a Xm Cristiani furono tra morti e presie morto vi fu ildetto fratello del re di Spagnae corsono la Spagna infino a Sibiliaa grande dammaggio e vergogna de' Cristiani.



CXX - Come i frieri dello Spedale isconfissono i Turchicon loro navilio a Rodi

Nel detto anno MCCCXX uno ammiraglio di Turchiavenendo per prendere l'isola di Rodiche tenea la magione delloSpedalecon più di LXXX tra galee e altri legni di Saraciniil comandatore di Rodi con IIII galee e con XX piccioli legniecoll'aiuto di VI galee de' Genovesi d'entro che tornavano d'Erminiacombattero co' detti Saracini e sconfissoglie grande parte de'detti legni presono e profondaro. Appresso andaro a una isoletta ivipressocome aveano posti più di Vm uomini saracini permettergli in su l'isola di Rodi: le dette galee de' Cristiani tuttigli ebbono presie uccisono i vecchie' giovani venderono perischiavi.



CXXI - Come messer Cane de la Scala essendo all'assediodi Padova fu sconfitto da' Padovani e dal conte da Gurizia

Nel detto anno MCCCXX messer Cane della Scala signoredi Veronaessendo all'assedio de la città di Padova con tuttosuo isforzo stato per più d'uno anno continuoe a quellacittà quasi prese tutte le sue castella e contadoesconfittigli per più volteavea sì affrittache piùnon si potea tenereche tutta intorno con battifolli forniti di suagente avea circondatasì che vivanda non vi potea entrare. Idetti Padovani quasi disperati d'ogni salutesi diedono al dogiod'Osteric eletto re de' Romaniil quale mandò a·llorosoccorso il conte da Gurizia e 'l signore di Gualfe con Vc cavalieria elmoil quale subitamentee come di nascosoentròe inPadova colla detta gente. Il detto messer Cane per grande audacia esuperbia ch'avea de le sue vittoriee per la grande cavalleria epopolo ch'avea in sua ostepoco si curava de' Padovanie per lolungo assedioper troppa sicurtàmale si tenea ordinato.Avenne che a dì XXV d'agosto MCCCXX il detto conte da Guriziaco' suoi Frigolani e Tedeschi e co' Padovani uscì di subito dela cittàe assalì l'oste vigorosamente. Messer Canecon alquanta di sua cavalleria male ordinatacredendo ripararesimise a la battagliail quale dal conte da Gurizia e da' Padovani fuesconfitto e atterrato e feditoe di poco scampò la vita persoccorso di sua gente; in su una cavalla in Monselice scampòe l'oste sua fue tutta isbarattatae rimasevi di sua gente morta epresa assaie tutti i loro arnesi: e così per mala provedenzala fortuna di sì vittorioso tiranno si mutò incontradio. Al detto assedio di Padova morì Uguiccione da laFaggiuola in cittadelladi suo maleessendo venuto in aiuto amesser Cane. Questi fu l'altro grande tiranno che perseguìtanto i Fiorentini e' Lucchesicome adietro è fatta menzione.



CXXII - Come morì il conte Gaddo signore di Pisaefu fatto signore il conte Nieri

Nel detto anno MCCCXX il conte Gaddo de'Gherardeschich'era signore di Pisamorì (per gli piùsi disse per veleno)e fatto fu signore il conte Nieri suo zio; elui fatto signoremutò stato in Pisae tutti quegli ch'eranostati con Uguiccione da Faggiuola fece grandie a quegliche·ll'aveano cacciato tolse la signoriae alquanti capitanidi popolo fece moriree altri fece ribellie chi confinatie fecelega con Castruccio signore di Lucca e cogli usciti di Genovadandoloro occultamente aiuto e favore contra i Fiorentini e que' diGenova.



CXXIII - Come fu fatta pace dal re di Francia a'Fiamminghi

Nel detto anno MCCCXX il conte Ruberto di Fiandra conLuis conte d'Universa suo figliuolo andarono a Parigi con grandecompagnia di Fiamminghi di tutte le buone villeper dare compimentoa la pace dal re di Francia a·lloro de la grande guerra ch'erastata tra·lloro più di XXII anni. E ciò fu amossa di papa Giovanni che vi mandòe uno suo legato cardinalee come piacque a·dDiodel mese d'aprilevi si diedecompimentoe il re di Francia diede per moglie la figliuola a Luisfigliuolo di Luis conte d'Universache dovea essere reda de lacontea di Fiandrae rendégli la detta contea. E' Fiamminghiper patti lasciarono Lilla e Doagio e Bettona e tutta la terra di quadal fiume del Liscioove si parte la lingua francesca da lafiammingae promisono di dare al re di Francia mille migliaia dilibbre di buoni parigini in termine di XX anniper amenda esoddisfacimento delle spesee di quello ch'aveano misfatto a lacorona.



CXXIV - Come tra quegli della casa di Fiandra ebbe grandedissensione

Nel detto anno MCCCXXessendo i detti Fiamminghi inpace co' Franceschi e in buono statoinvidia nacque tra Luis conted'Universamaggiore figliuolo del conte di Fiandrae Ruberto suofratello; però che 'l conte vecchio loro padre amava piùRuberto suo minore figliuoloperch'era più valorosoe quasial tutto l'avea fatto signore di Fiandra; onde il conte Luis forteisdegnòe quasi tutto il paese se ne divise a settae perquesta cagione in Guanto e in Bruggia ebbe più romori ebattaglie cittadinee uccisonne e cacciarne assai; e quegli cheteneano con Luis e che amavano la pace co' Franceschi rimasonosignori. In questo si disse che 'l conte vecchio volle essereavelenatoe fue aposto che Luis suo figliuolo il facea fare; per laqual cosa il fece prendere a Ruberto suo minore fratelloe metterein pregioneonde il paese maggiormente si diviseche l'una partetenea con Luise l'altra con Ruberto; e crebbe sì l'erroreche la villa di Bruggia si rubellò al conte e a messerRubertoe cacciarono de la terra tutta sua parte. Per la qual cosaquello anno e l'altro apresso il detto messere Ruberto gli guerreggiòe prese la villa del Damo e quella della Schiusa ov'è ilporto. Quegli di Bruggia uscendo fuori a oste per assediare il Damoquegli de la villa di Guanto e d'Ipro furono mezzanie acconciaronoquegli di Bruggia col conterimanendo signori la parte di Luisdando al conte danari assai per amendasi pacificaro.



CXXV - Come i Ghibellini furono cacciati di Rieti

Nel detto anno MCCCXXdel mese d'agostoi Guelfidella città di Rieticoll'aiuto di quegli da l'Aquila e diCivitaducale e gente del re Rubertocacciarono per forza iGhibellini di Rietie combattendo nella cittàpiù diVc n'uccisonoe più n'anegarono nel fiumeil quale di sanguecorse. E poi apresso a IV mesiessendo i detti Guelfi di Rieti al'assedio del castello d'Airone nel contado di Spuletoi Ghibellinidi Rieti usciticoll'aiuto e forza di Sciarra della Colonnaperforza rientrarono in Rieti e cacciarne i Guelfi che non erano al'oste.



CXXVI - D'uno grande raunamento d'osti che fu tra' dueeletti d'Alamagna

Nel detto anno MCCCXX grande raunata fu fatta ne laMagna per combattersi insieme il dogio d'Ostoricchi e quello diBavierai quali amendue erano eletti re de' Romani per lo modo fattomenzione; e più tempo stettono ad oste in sul fiume del Renoa...quasi tutta la cavalleria de la Magnachi dall'una parte e chidall'altra. A la fine si partirono sanza combattereperchéquello di Baviera non poté durare la spesa.



CXXVII - Come Spinetta marchese s'alegò co'Fiorentini contra a Castruccioma tornò a vergogna de'Fiorentini

Nell'anno MCCCXXI i Fiorentini volendo guerreggiareCastruccio signore di Luccasì feciono lega con Ispinettamarchese Malaspiniil qualetutto fosse Ghibellinoper Castruccioera disertato di sue terre. I Fiorentini gli mandarono in Lunigianaper la via di Lombardia CCC soldati a cavallo e Vc a piè; eegli con suo aiuto fece C uomini a cavalloe in poco tempo racquistòassai di sue castella; ed erano per discendere al piano di Lunigianae fare guerra assai a la città di Luccaperò che'Fiorentini da l'altra parte erano in sul contado di Luccae postoassedio al castello di Montevettolino con VIIIc cavalierisoldati egente a piè assai; e se' Fiorentini avessono fatta la 'mpresacon maggiore provedimento e con più forte bracciode laguerra erano vincitori. Castruccio sentendo il dettoapparecchiamentonon fue ozioso; mandò a tutti i suoi amiciper aiutoe di Lombardia dal capitano di Milanoe da quello diPiagenzae da' Parmigiani ebbe Vc cavalierie da' Pisani e dalvescovo d'Arezzo e altri Ghibellini di Toscana più d'altri Vcsì che si trovòe in Lucca con più di XVIc dicavalierie disponendo suo consiglio saviamentela 'mpresa diLunigiana lasciòe con tutta sua oste de' detti cavalieriepopolo sanza numerovenne contra l'oste de' soldati di Firenze. IFiorentini male proveduti di sì fatta impresae non credendoche la sua forza fosse sì grande per l'aiuto de' Lombardisilevarono dall'assedio di Montevettolinoe si ritrassono in suBelvedere. Castruccio e sua oste seguendogli si puose a oste contraa·lloroe se la sera avesse combattutodi certo avea lavittoriaperò che di gente e di tutto avea l'avantaggio.Guido da la Petrellacapitano delle masnade de' Fiorentinila serafrancamente si difeseassalendo con badalucchi la gente diCastrucciomostrando gran vigoree che attendessono aiuto. La nottevegnentedì VIII di giugnoaccesono molti fuochi efaccellinefaccendo sembiante d'assalire i nemicie per questo modolasciando i falò e luminare nel campo accesisi levarono dacampo salvamente con tutta sua ostee si ridusse in Fucecchio e aCarmignano e a l'altre castella; e vennegli beneche una grandeacqua da cielo venne la notteper che Castruccio non sentì lapartitae fu gabbato per le luminare. La mattina per tempo vedendoCastruccio partiti i suoi nimicisi tenne ingannatoe incontanentecavalcòe guastò Fucecchio intornoe Santa CroceeCastello Francoe Montetopolie Vincie Cerreto sanza contastoniuno: stette a oste per XX dì sanza riparo con grandevergogna de' Fiorentinie tornossi in Lucca con grande onore. IFiorentini per questa cagione feciono tornare di Lunigiana i lorocavalieri. Castruccio incontanente vi cavalcòe riprese tuttele sue castella e Pontriemoli e più terre de' marchesieSpinetta le abandonòe tornossi a messer Cane a Verona.



CXXVIII - Di novità d'ufici di Firenze

Nel detto anno e mese di giugnoincorrendo a'Fiorentini sì fatte traverse di guerrae per la setta diquegli che non reggeano la città erano i priori e' rettoricaloniati e biasimationde si criò uno uficio di XII buoniuomini popolani due per sestoche consigliassono i priorie chesanza loro consiglio e diliberazione i priori non potessono fareniuna grave diliberazionené prendere balìa. Il modofue assai lodatoe fue sostegno de la setta e istato che reggeva.



CXXIX - Come il marchese Cavalcabò co la lega diToscana fue sconfitto in Lombardia

Nel detto anno MCCCXXI papa Giovanni e 'l re Rubertoper soccorrere il Piemonte e' loro amici di Lombardiache molto eraisbigottiti per la partita di messer Filippo di Valosmandarono làper capitano di guerra messer Ramondo di Cardona d'Araona con XIIc dicavalieriche fosse col legato cardinalee rifeciono lega co'Fiorentini e' Bolognesi e' Sanesii quali mandarono in Lombardia Mcavalieri tra due volteonde fu capitano il marchese Cavalcabòdi Chermonaed erano parte in Reggio e parte a la pieve d'Altavillain sul contado di Piagenza. Di là da Po era il patriarcad'Aquilea con quegli de la Torre e co' Brescianie teneano Chermonae Cremmae guerreggiavano il capitano di Milano. Messer GaleassoVisconti veggendosi così guerreggiare a' cavalieri di Toscanae di Bolognae dentro a la terra avea sospettomandò peraiuto a Milano al padree a Pisa e a Luccai quali gli mandaronoVIc cavalieri. Il marchese Cavalcabò con Vc cavalieri cavalcòin Valditarae quello borgo e più castelletta preseepuosesi a l'assedio a la rocca di Bardo. Il capitano di Piagenza vimandò da VIIIc cavalieri in M al soccorsoe trovando il dettomarchese mal proveduto di tanta forza de' nimiciquasi soppresofuesconfittoed egli morto con più di CL cavalieri tra presi emorti. Il rimanente si fuggiro a grande periglio al borgo diValditara; e questa sconfitta fue del mese di novembre a l'uscitaanno MCCCXXI.



CXXX - Come messer Galeasso di Milano ebbe la cittàdi Chermona

Per questa vittoria il detto messer Galeasso con suaoste passò il Poe a Chermona si puose ad assedio sentendo lamala fortunae la città era molto anullata per la guerradello 'mperadoree maggiormente per la morte del marchese Cavalcabòisbigottiti. Bartaglia diede a la città per tre dì;quegli d'entro annullatie non avendo speranza di soccorsolemasnade che v'erano dentroda CC a cavallo e CCC a pièabandonarono la terrae si fuggirono a Cremma. La gente di messerGaleassonon essendo quasi chi difendesse la terraper forzaruppono del muro de la cittàe in quella entraroe presollae spogliarono d'ogni sustanzia che v'era rimasa; e ciò fu a dìV di gennaio MCCCXXI.



CXXXI - Come scuròe il solee morì il re diFrancia

Nell'anno MCCCXXIa dì XXVII di giugnoiscurò il sole in su·levare quasi le due parti o piùe durò per una ora. Nel detto annoil dì de laBifaniamorì Filippo re di Franciail quale non regnòche anni... mesi...dì...; fue uomo dolce e di buona vita:non rimase di lui reda maschio. Apresso la sua morte fu fatto re diFrancia Carlo conte de la Marcia suo fratello e figliuolo del reFilippo il grandee fu coronato a Rensdì XI di febbraioMCCCXXI.



CXXXII - Come i Bolognesi cacciarono di Bologna Romeo de'Peppoli il ricco uomo e' suoi seguaci

Nel detto anno MCCCXXIdel mese di giugnoiBolognesi a romore di popolo col séguito de' Beccadelli ealtri nobili cacciarono di Bologna a furore Romeo de' Peppoligrandee possente cittadino e quasi signore della terracon tutta suasettail quale si dicea il più ricco cittadino d'Italiaaquistato quasi tutto d'usurache XXm fiorini e più avea direndita l'anno sanza il mobile. Per la sua partita molto sturbòlo stato di parte guelfa di Bologna.



CXXXIII - Come lo 'mperadore di Gostantinopoli ebbe guerraco' figliuoli

Nel detto anno MCCCXXI lo 'mperadore diGostantinopoli fu in grande discordia co' figliuoliperché lo'mperadore a sua vita avea fatto imperadore succedente a·lluiil figliuolo del suo maggiore figliuoloch'era morto; onde ilsecondo figliuolo vivente isdegnato col padrecongiura fece co'baroni contro al padre e nipotee quasi gran parte dello 'mperio glirubellò. E questo fu grande cagione dell'abassamento degliusciti di Genovaperò che il detto imperadore per abassare laforza della Chiesa e del re Ruberto continuamente co' suoi danarimantenea la guerra agli usciti di Genovae a quegli di Saona contrala città di Genova e contro al re Rubertoe per la sua guerraabandonòe la 'mpresa.



CXXXIV - Come Federigo di Cicilia fue scomunicatoe comefece coronare il figliuolo del reame

Nel detto anno MCCCXXI il detto papa Giovanni co'suoi cardinali ordinarono triegua per tre anni dal re Ruberto a donFederigo di Cicilia per potere meglio fornire la 'mpresa di Genovail detto re Federigo dimandando per suoi ambasciadori pace o trieguadi X annie Reggio e altre terre di Calavra ch'egli avea rendute inmano del papale quali il papa avea rendute al re Ruberto; ondetenendosi ingannato e traditosì contradisse la detta trieguadi tre anni ch'avea fatta il papae fece disfidare il re Ruberto: ilpapa e' suoi cardinali isdegnati gli diedono sentenzia discomunicazione. Il detto Federigo per questa cagione coronòdel reame di Cicilia don Piero suo maggiore figliuolo sanzadispodestare sé a sua vita e fecegli in sua presenza fareomaggio e saramento a tutti i baroni e Comuni dell'isola; e questofue il dì di...



CXXXV - Come i Fiorentini mandarono in Frioli percavalieri

Nel detto anno MCCCXXI i Fiorentini mandarono inFrioli per cavalieri a soldoe vennono in Firenze del mese d'agostoCLX cavalieri a elmocon altrettanti balestrieri a cavallo traFriolani e Tedeschimolto buona gente d'armeond'era capitanoIacopo di Fontanabuona grande castellano di Friolie feciono guerraassai a Castruccio; almeno dapoi gli sentì in Firenze nons'ardì a passare la Guiscianacome in prima era usato difare.



CXXXVI - Chi fue il poeta Dante Allighieri di Firenze

Nel detto anno MCCCXXIdel mese di lugliomorìDante Allighieri di Firenze ne la città di Ravenna in Romagnaessendo tornato d'ambasceria da Vinegia in servigio de' signori daPolentacon cui dimorava; e in Ravenna dinanzi a la porta de lachiesa maggiore fue sepellito a grande onore in abito di poeta e digrande filosafo. Morì in esilio del Comune di Firenze in etàcirca LVI anni. Questo Dante fue onorevole e antico cittadino diFirenze di porta San Pieroe nostro vicino; e 'l suo esilio diFirenze fu per cagioneche quando messer Carlo di Valos de la casadi Francia venne in Firenze l'anno MCCCIe caccionne la partebiancacome adietro ne' tempi è fatta menzioneil dettoDante era de' maggiori governatori de la nostra città e diquella partebene che fosse Guelfo; e però sanza altra colpaco la detta parte bianca fue cacciato e sbandito di Firenzeeandossene a lo Studio a Bolognae poi a Parigie in piùparti del mondo. Questi fue grande letterato quasi in ogni scienzatutto fosse laico; fue sommo poeta e filosafoe rettorico perfettotanto in dittareversificarecome in aringa parlarenobilissimodicitorein rima sommocol più pulito e bello stile che maifosse in nostra lingua infino al suo tempo e più innanzi. Fecein sua giovanezza i·libro de la Vita nova d'amore; e poiquando fue in esilio fece da XX canzoni morali e d'amore moltoeccellentie in tra·ll'altre fece tre nobili pistole; l'unamandò al reggimento di Firenze dogliendosi del suo esiliosanza colpa; l'altra mandò a lo 'mperadore Arrigo quand'era al'assedio di Bresciariprendendolo della sua stanzaquasiprofetezzando; la terza a' cardinali italianiquand'era la vacazionedopo la morte di papa Chimentoacciò che s'accordassono aeleggere papa italiano; tutte in latino con alto dittatoe coneccellenti sentenzie e autoritadile quali furono molto commendateda' savi intenditori. E fece la Commediaove in pulita rimae congrandi e sottili questioni moralinaturalistrolaghefilosofichee teologhecon belle e nuove figurecomparazionie poetriecompuose e trattò in cento capitoliovero cantidell'esseree istato del ninfernopurgatorioe paradiso così altamentecome dire se ne possasì come per lo detto suo trattato sipuò vedere e intenderechi è di sottile intelletto.Bene si dilettò in quella Commedia di garrire e sclamare aguisa di poetaforse in parte più che non si convenia; maforse il suo esilio gliele fece. Fece ancora la Monarchiaove trattòde l'oficio degli 'mperadori. Questo Dante per lo suo savere fuealquanto presuntuoso e schifo e isdegnosoe quasi a guisa difilosafo mal grazioso non bene sapea conversare co' laici; ma perl'altre sue virtudi e scienza e valore di tanto cittadino ne pare chesi convenga di dargli perpetua memoria in questa nostra cronicacontutto che per le sue nobili opere lasciateci in iscritture facciamodi lui vero testimonio e onorabile fama a la nostra cittade.



CXXXVII - Come i Fiorentini rimasono fuori della signoriadel re Rubertoe feciono parte delle mura della città

Nel detto anno MCCCXXIin calen di gennaioiFiorentini uscirono della signoria del re Rubertola quale eradurata per VIII anni e mezzoe tornaro a fare lezione di loropodestà e capitanocom'erano usati per anticoecominciaronsi a fare le mura e le torri da la porta di San Gallo aquella di Santo Ambruogio de la città di Firenze. E ioscrittoretrovandomi per lo Comune di Firenze uficiale con altrionorevoli cittadini sopra fare edificare le dette muradi primaadoperamo che le torri si facessono di CC in CC braccia; e similes'ordinò si cominciassono i barbacaniovero confessidicosta a le mura e di fuori da' fossiper più fortezza ebellezza de la cittadee così si seguirà poi pertutto.



CXXXVIII - Come il re d'Inghilterra fece uccidere 'l cugino epiù suoi baronie come gli Scotti gli cominciarono guerra

Nel detto anno MCCCXXI fallirono le triegue dagliScotti al re d'Inghilterrae con grande isforzo corsono gli Scottigran parte de' confini d'Inghilterra da la loro partetenendo tuttigl'Inghilesi di quelle marce sotto tributarìa; e ciòavenne per grande discordia che il re Adoardo il giovane red'Inghilterra ave' quasi con più de' suoi baroniond'era capoil conte di Lancastrocugino del re e de la casa reale. E la dettalega e giura era fatta per gli baroni contro al reperch'egli sireggea per male consiglio e vile portamentodando più fede auno messer Ugo il Dispensierocavaliere di picciolo affarech'atutti gli altri suoi baroni. E crebbe tanto la detta scismache idetti congiurati teneano arme contro al ree s'erano rubellati nellacontrada del Trento verso Bonobrucocioè ponte. E tornandouno conastabole del re con più di sua gente d'arme da lefrontiere della Scoziae per mandamento del re gente a pièdel paese ragunò in buona quantità per offendere a'detti allegatitrovandogli male ordinati al detto pontech'era unostretto passogli sorprese e sconfisse con piccola fatica dicombattere: quasi tutti s'arrendero; onde il re fece dicapitare ildetto conte di Lancastro e 'l conte d'Ariforte con LXXXVIII tra contie baroni. E ciò fu a l'uscita del mese di marzoanniMCCCXXIIe fu tenuta una grande crudeltàper la qual cagionela forza del reame d'Inghilterra molto afiebolìo.



CXXXIX - Come i Perugini ebbono la città d'Ascesiper assedio

Nell'anno di Cristo MCCCXXIIessendo il Comune diPerugia stato a l'assedio della città d'Ascesi per piùd'uno anno con più battifolliper cagione che s'eranorubellati da parte di Chiesae signoreggiavala il popolo in parteghibellinaquella città molto afflitta di guastamento intornointornoe tolte loro tutte le castellae oltre a·cciòdi più avisamenti la loro gente sconfittae fallendo loro lavittuaglia e molte cose bisognevolisi rendero al Comune di Perugiai quali le disfeciono le mura e le fortezzee recarla a lorogiuridizionee tolsono il suo contado infino al fiume di Chiacio apiè de la città: e questo fu del mese d'aprile deldetto anno. E intrati i Perugini in Ascesi corsono la terrae oltrea' patti più di C cittadini uccisono a furore ne la terrach'erano stati loro ribelli.



CXL - Come la parte ghibellina furono cacciati di Fano

Nel detto anno e mese d'aprile i Guelfi de la cittàdi Fano de la Marca coll'aiuto de' Malatesti da Rimine cacciarono diFano la parte ghibellinae si renderono al marchesech'era per lopapa.



CXLI - Come Federigo conte da Montefeltro fu morto aromore da quegli d'Orbino

Nell'anno MCCCXXIIessendo statae era grandeguerra nella Marca d'Anconala quale mantenea il conte Federigo daMontefeltro co la città d'Orbinoe d'Osimoe di Racanatacontra il marchese che v'era per la Chiesae morto in Racanata unonipote e uno cugino del detto marchese con molta di sua genteilpapa per la detta cagionea richesta del marchesefece processoesentenzia diede contra il detto conte Federigoe contra i caporali erettori de la città d'Osimo e di Racanatatrovandoli in piùarticoli di resiae tali in idolatriasecondo la sentenzia; e crocefece contro a·lloro predicare in Toscana e in più partid'Italiaperdonando colpa e pena chi andasse o mandasse in servigiodi santa Chiesa. Più crociati v'andarono di Firenze e di Sienae di più altre cittadi. E 'l marchese essendo con sua osteintorno a Racanataavenne che essendo il conte Federigo in Orbinoefatta a quegli della cittade una grande tagliaovero imposta dimonetaper andare al soccorso di Racanata con certi soldati delvescovo d'Arezzo e di Castrucciocome piacque a·dDiomaravigliosamente e di sùbito il popolo d'Orbino si levòea romore contro al detto conte Federigoed egli improviso rinchiusoe assediato dal popolo nella sua fortezza de la terravedendosi nonguernito né da potere riparares'arendé come morto alpopolopregandogli per grazia gli tagliassono la testa; e spogliatoin giubbacol capestro in colloe con uno suo figliuolo scese alpopolo cheggendo misericordiail quale popolo a furore lui e 'lfigliuolo uccisonoe poi faccendo il corpo suo tranare per la terravituperosamente a' fossi in uno carcame di cavallo morto ilsoppellironosì come scomunicato; e due altri suoi figliuolifuggendo d'Orbino furono presi da quegli d'Agobbio; e un altro suopiccolino fanciullo fu preso dal popolo d'Orbinoe Speranza daMontefeltro si fuggì nel castello di San Marino. E per questomodo venne il giudicio d'Iddio improvisamente a quegli della casa daMontefeltrogli quali erano sempre stati ribelli e perseguitori disanta Chiesa; e questo fu a dì XXVI d'aprile MCCCXXII.



CXLII - Come la città d'Osimo si rendé a laChiesa

Nel detto annoper cagione del rubellamento d'Orbinoe de la morte del conte Federigoquegli della città d'Osimosi levaro a romore contra i loro rettorigridando che voleano pacecolla Chiesa; e veggendo i detti il popolo scommosso a romoreperpaura di quello ch'era avenuto al conte Federigosi fuggiro de laterrae 'l Comune e 'l popolo d'Osimo sì rendero a la Chiesae al marchese; e questo fu a dì III di maggio MCCCXXII.



CXLIII - Come la città di Racanata si rendé ala Chiesae come il marchese la fece disfare

Nel detto anno e mese quegli della città diRacanata veggendo renduti al marchese Orbino e Osimos'arendero aldetto marchese e sua oste liberamentee cacciarne i loro rettori ecaporali. Il marchese presa la cittàper vendetta del nipotee di sua gente ch'aveano moltidicendo che in Racanata s'adoravanol'idolila città sanza misericordia fece ardere tuttaeapresso i muri diroccare infino a' fondamenti; e ciò fu a' dìXV di maggio MCCCXXIIla quale fu tenuta grande crudeltàovero fu sentenzia d'Iddio per gli loro peccati.



CXLIV - Come i Visconti signori di Milano furonoscomunicatie come la Chiesa fece venire contra loro il dogiod'Osteric

Nel detto anno MCCCXXIIveggendo papa Giovanni che'l capitano di Milano e' figliuoli nol voleano ubbidire per richestefatte più volte che facesse levare l'assedio da la cittàdi Genovae amoniti dal legato cardinale e scomunicatisentenziadiede la Chiesa contra loro sì come eretici e sismaticiefece predicare la croce contra loro in Italia e in Alamagnaeperdonare colpa e pena. E oltre a·cciòveggendo laChiesa che la 'mpresa fatta con messer Filippo di Valos era venuta aneenteche solamente per la forza di messer Ramondo di Cardona e disua gente non si potea resistere a la forza de' detti tiranniordinòe richiese con trattato del re Ruberto Federigo dogio d'Ostericeletto re de' Romaniche s'egli mandasse d'Alamagna le sue forze inLombardia contra i detti scomunicati e sismaticidi confermarlo perla Chiesa imperadoree uno suo fratello cherico farebbe arcivescovodi Maganza. Per la qual cosa Federigo detto mandò in LombardiaArrigo dogio d'Ostericche suo fratello con Vc cavalieri a elmo; egiunse nella città di Brescia domenica d'ulivo del detto anno;e poi più signori e genti d'arme crociati d'Alamagna vis'agiunsonosì che si trovò in Brescia con MM Tedeschid'arme a cavallo. Sentendo ciò il capitano di Milano e' suoiseguaciparea loro male staree al tutto temendo di perdere lasignoriaveggendo sì grande esercito venire contra lui da laparte di Brescia d'Alamagnae d'altri Lombardi fedeli de la Chiesae Fiorentini e Bolognesi e Sanesi per fornire la loro lega co laChiesa e·re Rubertoe mandati i loro sindachi con moltamoneta in Frioli e in Alamagna per soldare IIIIc cavalieri a elmo eCC balestrieri a cavallo per agiugnerli a Bresciaco la forza deldetto dogio Arrigo d'Ostericchi d'altra parte.



CXLV - Come i signori di Milano sotto trattato d'accordocolla Chiesa corruppono il dogio d'Ostericchisì che si tornòin Alamagna

Messer Ramondo di Cardona era col legato a Valenzacon MD uomini a cavallo e con gente a piè innumerabilecrociati per venire verso Milano da la parte di Pavia. Il dettocapitano veggendosi così assalire da tutte parti da la forzade la Chiesamandò XII de' maggiori cittadini di Milano perambasciadori al legato cardinale per acconciarsi co la Chiesaperòche 'l popolo di Milano veggendosi sì fatti eserciti di gentevenire adossonon voleano essere scomunicatiné distruttiper quegli della casa de' Visconti. Essendo i detti ambasciadori collegato a Valenza trattando d'accordoil detto capitano di Milanomandò segretamente suoi ambasciadori in Alamagnae eziandiomoneta assai a Federigo dogio d'Ostericchimostrando come faceacontra lo 'mperio e contro a·ssé medesimo; e che se laChiesa e 'l re Ruberto avessono la signoria di Milanoavrebbonotutta Lombardiae' fedeli dello imperio di Lombardia e di Toscanadistrutti per modo che mai non porrebbe passare in Italia néavere la corona dello 'mperio. Il Tedesco per queste ragioni e per lacupidigia della moneta fue scommossoe mandòe al suo fratelloArrigoch'era a Bresciache cogliesse alcuna cagione e si tornasseaddietro. Il quale avuto il mandato del fratelloe disparte dalcapitano di Milano e dagli altri tiranni di Lombardia moneta assaiavendo ordinato co' Bresciani e col patriarca d'Aquilea e con loroséguito d'andare ad oste sopra la città di Bergamoch'era in trattato d'arendersi a·lloromosse quistione a'Brescianiche in prima che si partisse volea la signoria di Brescia.I Bresciani negando che no·lla poteano dareperchévacando imperio s'erano dati al re Rubertoincontanente sanza niunoritegno si partì de la terra a dì XVIII di maggioMCCCXXIIe con tutta sua gente se n'andò a Veronail qualeda messer Cane della Scala signore di Verona onorevolemente furicevuto e presentato di ricchi doni; poi appresso sanza dimoro sen'andò in Alamagnaguastando a la Chiesa sì grandeimpresa e sì bello servigio incominciatoper sì fattotradimento.



CXLVI - Come i Pistolesi feciono triegua con Castrucciocontra 'l volere de' Fiorentini

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese d'aprileessendo iPistolesi molto gravati di guerra da Castruccio signore di Luccailquale tenea il castello di Serravalle presso a tre miglia a Pistoiatrattato ebbono co·llui di triegua; onde i Fiorentini entraroin grande gelosiache Castruccio sotto la detta triegua nonprendesse la terra; per la quale cosa più volte vi mandaronoloro ambasciadori per isturbarla. A la fine la terra si levò aromoree feciono loro capitano di popolo l'abate di Pacciana diTediciche volea la detta trieguae contra volontà de'Fiorentini la fecionodando di trebuto a Castruccio IIIm fiorinid'oro l'annoe cacciarne per ribelli il vescovo e altri caporali cheteneano co' Fiorentini.



CXLVII - Come in Siena ebbe romore e novitade

Nell'anno MCCCXXIIdel mese d'aprilela cittàdi Siena fue a romore per cagione che quegli della casa de' Salimbeniuccisono una notte due frategli carnali figliuoli di cavaliere dellacasa de' Tolomeiloro nemicinelle loro case. Per la potenza de ledette due case i Sanesi quasi tutti parati per combattersi insiemeetemendo di certe masnade tedesche che' Pisani e Castruccio mandavanoper lo loro contado al vescovo d'Arezzoper aiuto mandarono a'Fiorentinii quali mandarono loro le masnade de' Friolanich'eranoCCCL cavalierimolto buona gentee tutte le leghe del contado diFirenze di genti a piè vicini de' Sanesi; per la qual cosa lacittà di Siena si guarentì da battaglia cittadinacontutto rimanesse assai pregna di male volontadi tra·lloro.



CXLVIII - Come i Ghibellini di Colle vollono prendere laterra e furono sconfitti

Nell'anno MCCCXXIIdel mese d'aprileusciti diColle di Valdelsa coll'aiuto di certi ribelli di Firenze entraronoper forza nel borgo di Colle. Quelli della terra combattendo perforza gli ripinsono fuorie assai ve ne rimasono morti e presi; equegli di Colle feciono popolo co la 'nsegna a croce del popolo diFirenze.



CXLIX - Come il soldano de la Soria corse e prese quasitutta l'Erminia

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese d'aprileilsoldano de la Soria con più di XXVm Saracini a cavallo corsonol'Erminia di sottoe quella presono e guastarono tutta infino a lamarinasalvo alcuna fortezza di montagne; e tutti gli Ermini eCristiani che in quella correria presonoassai n'uccisono e menaronoin servaggio; e questa persecuzione si disse fu per loro peccata ediscordiache essendo morto il re d'Erminiae rimasi di lui duepiccioli figliuoliil signore del Curco suo zio prese per mogliesanza dispensazione di papa la reina stata moglie del nipoteefigliuola del prenze di Tarantoper aversi la signoria del reame; equella reina ripresa del matrimonio che volea faree che mandasse alpapa per dispensazionedisse che prima si peccava che si domandasseperdono; onde i baroni isdegnati furono in discordia e partitiperla qual cosa quando fue bisogno non difesono il reame da' Saracinionde l'Erminia fu quasi distrutta.



CL - Come il re di Tunisi cacciato di signoria laracquistò

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese d'aprileil re diTunisich'era stato cacciato di Tunisicome adietro fa menziones'acordò co' signori degli Arabie raunato suo isforzoconalquanti Cristiani di soldo e' venne verso Tunisi con IIIIm uomini acavallo e con gente a piè assai. L'altro re che tenea Tunisiuscì fuori a battaglia e fue sconfittosì che il primore fu vincitore e racquistò il suo reame. Questo re fufigliuolo di madre cristianae assai si ritenea co' Cristiani.



CLI - Come il vescovo d'Arezzo cominciò guerra a'contie prese Castello Focognano

Nell'anno MCCCXXIIdel mese di maggioil vescovod'Arezzoch'era di quegli da Pietramalafece raunata di VIccavalieri con CL Tedeschi ch'ebbe da' Pisani e da Castruccio signoredi Lucca: dissesi che ciò avea fatto per soccorrere il conteFederigo da Montefeltro; ma sentendo ch'era mortocavalcò cola detta gente in Casentinoe tolse il castello di Fronzole sopra aPoppioil quale teneano i figliuoli del conte da Battifolle; e fattociòincontanente cavalcò e puosesi a oste a CastelloFocognano. I Fiorentini a richesta dei conti e de' signori delCastello Focognano mandarono in Casentino CCCL cavalieri friolaniefermossi in Firenze di dare loro aiuto generalequanto il Comunepotesse fareper levare il detto assedioricordandosi i Fiorentiniche 'l detto vescovonon istante la pace fatta co·lloro allasconfitta a MontecatiniCL de' suoi cavalieri mandò incontroa l'oste de' Fiorentini; e poi quando Castruccio ruppe la pace a'Fiorentini e cavalcò in sul contado di Firenzene mandòC cavalieri in suo aiuto. Faccendo i Fiorentini l'aparecchiamentod'ostee richesti gli amici di Toscana e di Romagna e de la Marcail detto vescovo per tradimento che ordinò con uno piovano dique' signori del castello ebbe a patti il detto castelloch'erafortissimo e ben fornito; e come gli fu rendutosanza attenere pattiil fece tutto arderee poi diroccare infino a' fondamenti.



CLII - Come Romeo de' Peppoli e suo séguitovennono per prendere Bologna e andarne in isconfitta

Nel detto annodel mese di maggioil grande riccouomo Romeo de' Peppoli cacciato di Bolognacome adietro èfatta menzioneessendo a Cesena in Romagnade' suoi propi danari econ amici subitamente raunò IIIIc cavalieri: venne a la cittàdi Bolognae con aiuto di certi suoi amici ch'erano ne la cittàentròe dentro a l'antiporte ne' borghi. I Bolognesi quasiimprovisi de la sùbita venutafrancamente difendendo laterrai detti loro ribelli per forza e con grande loro dammaggio gliripinsono fuori de la cittàe poi più confinati eribegli feciono di quella parterimanendo Bologna in grande sospettoe in male statoe mandarono per aiuto a' Fiorentinii qualimandarono loro CL di loro cavalieri.



CLIII - De' romori e grandi novità ch'ebbe nellacittà di Pisa per la setta de' cittadini

Nel MCCCXXIIdel mese di maggiola città diPisa si levò a romore per cagione delle sette ch'erano tra'cittadini. Messer Corbino de la casa de' Lanfranchi uccise messerGuido da Caprona de' maggiori cittadini che vi fosse; e quello de'Lanfranchi preso a romore di popoloa·llui e al fratello futagliato il capo. E per cagione di ciò non cessò ilromore ne la terrama più caldamente si racceseche il conteNieri de' Gherardeschi signore delle masnade tedesche co' grandi dela terra corsono la cittàe a furore da' detti grandiLanfranchi e Gualandi e Sismondi e Capornesi ch'erano dell'altrasetta contra il popolo uccisono tre possenti popolanie cercando pertutto quegli ch'erano de la setta di Coscetto dal Colle perucciderglidicendo che aveano fatto uccidere quello da Capronaefacieno venire Coscetto dal Colle: il popolo per la detta ingiustiziae micidi isdegnarono contra il conte Nieri e contra i grandi. Ilsecondo dì s'armarono e corsono la terrae vollono chegiustizia si facesseonde furono condannati XV de' maggiori de ledette case per ribellie guasti i beni loro: il conte medesimosarebbe stato corso dal popolo di Pisase non che si trovòforte de le masnade; e sì si disse che ne' micidi detti nonavea avuto colpama più il campò che Castruccio contutto suo isforzo venne per due volte infino in sul Monte SanGiuliano. I Pisani temendo de la sua venutach'egli e la sua gentenon corressono e rubassono la cittàsì glicontradissono la venuta. Istando i Pisani sotto l'arme e in grandesospetto più giorni per le dette divisioni e setteCoscettodal Colle popolanouomo di grande valore e ardireil quale erastato capo di popolo in Pisa a cacciare Uguiccione da la Faggiuolaepoi a uccidere quegli della casa de' Lanfranchicome adietro hafatta menzionee allora era fuori di Pisa per ribellosentendo ledette divisioni in Pisa per certi trattati di suoi amici d'entrovenia in Pisa per mutare stato a la cittàe per uccidere ecacciare il conte Nieri e' suoi seguaci; essendo fuori di Pisa assaipresso a la città in una piccola casa d'uno villano perentrare la mattina per tempo in Pisaun suo compare e confidente iltradì e l'apostò al conteil quale a grande furore fumenato preso in Pisae sanza altro giudicio fattoil fétranaree tranando tagliato a pezzie gittato in Arno. E fatto ciòla terra si racquetòe feciono grande festa e processioneemandaro a' confini più nobili e popolani de la setta del dettoCoscetto in diverse e lontane parti del mondoe 'l detto conte Nierifeciono signore e difensore del popolo di Pisa dì XIII digiugno MCCCXXII; e così in pochi dì il detto conte fuin così varie e diverse fortune.



CLIV - Come Castruccio fece uno grande castello in Lucca

Nel detto annodel mese di giugnoMCCCXXIICastruccio signore di Lucca spaventato per la morte del conteFederigo da Montefeltroe per le mutazioni fatte per lo popolo diPisa contro al conte Nieritemendo che 'l popolo di Lucca nolcorressono a furoreordinòe nella città unomaraviglioso castelloche quasi la quinta parte de la cittàda la parte di verso Pisa presee murò di fortissimo muro conXXVIIII grandi torri intornoe puosegli nome l'Agustae caccionnefuori tutti gli abitantie egli e sua famiglia e sue masnade vitornò ad abitare; la qual cosa fu tenuta grande novitàe magnifico lavorio.



CLV - Come il re di Tunisi fu ricacciato de la signoria

Nel detto annodel mese di giugnoil re di Tunisich'avea raquistata la signoria del mese d'aprile passatosìcome è fatta menzionefue cacciato de la signoria da l'altrore suo nimico: coll'aiuto di certa parte degli Arabi riprese lasignoria.



CLVI - Come morì messer Maffeo Visconti capitanodi Milano

Nel detto anno MCCCXXIIa dì XXVIII digiugnomorì messer Maffeo Visconti capitano per lo 'mperio diMilano a la badia di Chiaravalle fuori di Milanoscomunicato da laChiesa di Romae con processo d'eretico e sismatico. Questi fue unosavio signore e tirannoe molte grandi cose trasse a fine per suosenno e industriae visse più di LXXXX annie infino al'ultimo fu savio e di grande signoria. Il detto dì che morìGaleasso suo maggiore figliuolo e capitano di Piagenza corse la cittàdi Milano co le masnade de' soldatie fecesi fare quasi per forzacapitano di Milano uno anno.



CLVII - Come nella Chiesa di Roma nacque grande quistionesopra la povertà di Cristo

Nel detto anno MCCCXXII grande quistione nacque ne laChiesa di Romaonde seguì nuovo errore tra' Cristianipermovimento che fece uno grande maestro in divinità de' fratiminoriche predicava in Proenzache Gesù Cristo fu tuttopovero sanza avere nullo propio né in comuneonde moltiprelati e frati predicatoried eziandio in corte papa Giovanni e'suoi cardinali contradissono a·cciòprovando cheCristo cogli apostoli ebbe propio in comunecome si mostra per gliVangeliche Giuda Scariotto era camerlingo e spenditore de' beniloro dati per Dioe ancora così seguiro i discepolicome simostra per gli Atti degli appostoli. Per la qual cosa il papacrucciato contro a quegli frati e altri prelati che sosteneanol'altra oppinionedicendo ch'erano ereticio elli e gli altri papipassati e cardinali e prelati ch'aveano propietà comune eranoeretici; e di ciò diede termine a' fratiche a questoarticolo diliberatamente rispondessono. Per la qual cosa i fratiminori feciono capitolo generale a Perugianel quale dichiararono erispuosono al papa ch'eglino ne credeano quella oppinione che laChiesa di Roma per antico avea consuetoe quello che ne fudichiarato per papa Niccola terzo. Il papa per questa cagione feceuno dicretoche l'ordine de' frati minori non potesse avere nullocomune propioné' loro procuratori potessono nullo benetemporale domandare sotto titolo della Chiesa di Romanépotere esser a nulla esecuzione di testamentoné quello chea·lloro fosse lasciato per favore di Chiesanésecolare braccio potere domandare. La qual cosa fu tenuta grandenovità nella Chiesa di Dio.



CLVIII - Come in Firenze s'ordinò una fierae altrenovitadi

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese di giugnoiFiorentini ordinarono una fiera in Firenze di cavagli e di tutte coseper la festa di san Giovanni di giugnola quale feciono franca a'forestieri VIII giorni innanzi a la festa e VIII giorni appressolaquale si facesse nel Prato d'Ognesanti; ma poco tempo apresso duròper cagione de le grandi gabelle ch'erano allora in Firenze; ed'altra parteconsiderando il vero de la piena arte e mercatantiach'è in Firenzeogni dì si può dire vi siafiera. E a dì VII di luglio vegnente s'apprese il fuoco in sulponte Vecchioe arsono tutte le botteghe ch'erano da mezzo il pontein quacon molte case di sotto le volte. E infra quattro semmanevegnenti s'appresono l'altre botteghe da l'altro latoe arsono tuttee casa de' Mannelli. E in quello tempo uno sottile maestro di Sienaper suo artificio fece sonare la gran campana del popolo di Firenzech'era stata XVII anni che nullo maestro l'avea saputo farla sonare adistesaessendo XII uominie acconciolla per sì sottile ebello artificioche due la poteano muoveree poi mossauno solo lasonava a distesa (e pesa più di XVIIm di libbre); onde ildetto maestro per suo servigio ebbe dal Comune CCC fiorini d'oro.



CLIX - Di guerra che fue in Cicilia e in Calavra

Nel detto anno MCCCXXIIa l'uscita del mese digiugno e a l'entrata di quello di luglioil duca di Calavrafigliuolo del re Ruberto mandò da Napoli in Cicilia XVIIIgalee armate in corso sopra i Cicilianile quali presono eguastarono l'isola di Liparie poi guastarono le tonnare di Palermoe corseggiaro intorno a l'isola con danno assai di Ciciliani. Partitele dette galeeil re Federigo fece armare in Messina XXVI galeeecon più legni puose cavalieri e genti a piè assai aReggio in Calavrae guastollo intornoe simigliante Niccotera e piùaltre terre sanza altro aquistarema le sopradette galee del ducamisono in caccia.



CLX - Come messer Ramondo di Cardona capitano per laChiesa fue sconfitto al ponte a Basignano

Nel detto anno MCCCXXIIdì VI di luglioessendo messer Ramondo di Cardona capitano in Lombardia per laChiesade la gente della Chiesa e del re Rubertoa l'assedio de larocca di Basignanoe quella molto distrettach'egli aveva fattofare ponti di navi in sul Posì che vittuaglia non vi poteaentraremesser Marco Visconti di Milano con suo isforzo di XXIIc dicavalieri e con popolo a piè grandissimo venne al soccorsoepuosesi a oste sopra i borghi di Basignanoe messer GherardinoSpinoli uscito di Genova capitano de la detta oste con grande navilioscese giù per Poper combattere il ponte e fornire la dettaroccae messer Marco per terra assaliro a un'ora l'oste di messerRamondo ch'era fuori de' borghiov'ebbe grandissimi assalti ebattagliee per più riprese. E volendo rompere il detto pontesopra al Po mettendo fuocoe l'altra parte difendendograndissimodammaggio vi ricevettono quegli del capitano di Milano di morti ed'annegati; e avendo perduto in Posi ritrassono in terraov'eracominciata la battaglia per la cavalleria e popolola quale duròda mezzo dì a vespro; e per due volte rotti quegli di Milanoe morti più di CCC uomini di cavalloe di que' da piègrande quantità; a la fine essendo la forza di messer Marcomaggiore che quella di messer Ramondoil quale non avea che XIIc dicavalierie di quegli gli convenia guardare di qua e di là daPo e il ponte sopra Pola gente sua ch'era dal lato de' borghipersoperchio di gente fu ripinta per forza ne' borghi e sconfittiovemorirono di sua gente da CL uomini di cavalloe di que' da pièassai; e così quegli che maggiore dammaggio ricevettono furonovincitori del campoe rifornirono la rocca di Basignanoe rimasonoall'assedio de la gente de la Chiesa ch'era ritratta ne' dettiborghi.



CLXI - Conta di grande guerra tra il re d'Inghilterra equello di Scozia

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese di luglioil re diScozia con suo isforzosentendo la divisione ch'era in Inghilterratra 'l re e' suoi baronivenne in su l'Inghilterrae tutte lefrontiere de' suoi confini guastò. Sentendo ciò il red'Inghilterradel mese presente d'agosto con tutto suo isforzo andòad oste in Iscozia per terrae per mare vi mandò bene CCCcocche e navi armate. Gli Scotti sentendo l'esercito che venia loroadossosi ritrassono fra la Scozia in foreste e fortezze.Gl'Inghilesi male proveduti di vittuagliagrandissimo difetto ebbenell'osteper la qual cosa moltitudine morirono di famee sicorruppe l'oste per modo che non poterono durare; e così sanzanullo acquisto fare si tornò il re d'Inghilterra con sua osteadietro del mese di settembre con grande vergogna e dammaggio di XXmuomini morti di fame e d'infermità. E in quello medesimo tempoi Fiamminghiper discordia ch'aveano cogl'Inghilesisìguerreggiarono in mare rubando e corseggiando sopra gl'Inghilesiiquali in quello anno d'una parte e d'altra e tra·lloro moltofurono afflitti.



CLXII - Come la città d'Osimo si rubellòe ala Chiesa

Nel detto annodel mese d'agostomesser Lippaccioch'era stato signore de la città d'Osimo de la Marca e ribellode la Chiesacoll'aiuto di quegli de la città di Fermo ed'altri Ghibellini de la Marca in Osimo ritornò e caccionne lagente del marchesee co l'aiuto de' Fermani si cominciògrande guerra al marchesee feciono rubellare Fabbriano.



CLXIII - Come i Fiorentini feciono una grande raunata digente credendosi avere alcuna terra di Castruccio

Nel detto annodel mese d'agostoi Fiorentinisubitamente feciono raunata di XXVc di cavalieri tra di loro gente ed'amicie di XVm uomini d'arme a piè. La cagione nullo sapease non certi sagretari: dissesi che doveano avere una terraoverocittàdi loro nimici. Per la qual cosa i Pisani e 'l signoredi Luccae ancora gli Aretinistettono in grande guardia e gelosiae più confinati mandarono fuori. A la fine non potendosicompiere il trattatoa dì VIIII d'agosto diedono commiato atutti i forestierie 'l migliore fu; e perché di ciòavemo fatta menzioneché mai non si scoperse la cagione delsagretoche di rado suole avenire a' Fiorentini.



CLXIV - Come ambasciadori del dogio d'Osteric feciono faretriegua in Lombardia a danno della Chiesa

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese d'agostoil dogiod'Ostericchiuno degli eletti re de' Romanimandò inLombardia suoi ambasciadori al legato del papa per discusarsi de lalaida partita da Brescia del dogio Arrigo suo fratelloe per faretrattare accordo da la Chiesa a' figliuoli del capitano di Milano; egiunti loro in Milanomesser Galeasso fece loro grande onoree consindachi del detto Comune e di nove altre città di Lombardiaond'erano signoribrivileggiaroe si diedono al detto dogiod'Ostericchiacciò che gli acordasseo difendesse da laforza della Chiesa. I quali ambasciadori andati a Valenza al legatocardinalefeciono fare triegua da l'oste della Chiesa a quella delsignore di Milano infino a calen di ottobre vegnente; e ciòassenti il cardinale per la gente della Chiesa ch'era assediata ne'borghi di Basignano a grande distrettai quali n'uscirono sani esalvilasciando la terra a guardia de' detti ambasciadori: esimigliante lasciarono que' di Milano la rocca di Basignano. Efallite poi le dette trieguenon possendo poi essere accordoidetti ambasciadori rendero a messer Marco capitano dell'oste diMilano la rocca di Basignano e eziandio i borghiopponendo che semesser Ramondo rivolesse i borghirimettesse ne la terra la suagente assediatae nello stato ch'era quando si feciono le triegue;onde il legato e messer Ramondo si tennono traditi e ingannati da'detti ambasciadori.



CLXV - Come i Pisani in certa parte ruppono la pace a'Fiorentini

Nel detto annodel mese d'agostoi Pisani fecionocerte nuove gabelle sopra loro legni e galee che aducessono roba difranchi o portassonofaccendo pagare a la robarompendo la libertàde' Fiorentinie' patti de la pace in più guise sotto ildetto colore. I Fiorentini vi mandarono ambasciadorie niente valseonde si tennono forte gravati da' Pisani.



CLXVI - Come i Fiorentini racquistaro il castello diCaposelvoli

Nel detto annodì VII di settembre MCCCXXIIi Fiorentini riebbono il castello di Caposelvoli di Valdambrailquale aveano tenuto gli Aretini da la venuta dello 'mperadore:rendési a patti per certi del castello. Quegli della rocca sitennono alquanti dì attendendo soccorso dagli Aretini. IFiorentini vi cavalcaro popolo e cavalieri; per la qual cosa gliAretini non ardirono di venire al soccorsoe feciono rendere larocca.



CLXVII - Come il signore di Mantova e quello di Veronavennono a oste a Reggio

Nel detto anno MCCCXXIIdel detto mese di settembremesser Cane della Scala signore di Verona e messer Passerino signoredi Mantova vennono a oste sopra la città di Reggio con MDcavalierie quello guastandosi puosono a oste a uno loro castellode' Reggiani dicendo di venire a Bologna. I Bolognesi temendomandarono per aiuto a' Fiorentinii quali vi mandarono CCCcavalieri. Istando i detti a quello assediosubitamente si levaronoda ostelasciando di loro arnesie con danno d'alquanti di lorogente. La cagione della sùbita partita si disse che fu pertema che 'l detto messer Cane ebbe che 'l dogio di Chiarentana e 'lconte da Gurizia che per comandamento del dogio d'Ostericchi re de'Romani non venissono sopra Verona e Vincenzacome facceanol'apparecchiamento.



CLXVIII - Come ne la città di Parma ebbe battagliatra' cittadini

Nel detto anno MCCCXXIIdì XVIII del mese disettembrela città di Parma si levòe a romoree sicombatterono insieme i cittadini: dell'una parte era capo OrlandoRossodell'altra Gianni Quirico e l'abate di San Zenoi quali daldetto Orlando e dal popolo di Parma furono sconfitti e presi col loroséguito; ciò si disse che fu perché il dettoGianni Quirico trattava co' Fiorentini e' Bolognesi di recare Parma aparte guelfa; ma i più dissono ch'egli trattava di dare laterra a messer Cane e a messer Passerino suoi parentie peròaveano fatta la detta cavalcata sopra Reggio. Il detto Orlando Rossorimase signore e rimise in Parma i figliuoli di messer Ghiberto daCoreggia.



CLXIX - Come i signori di Ravenna s'uccisono insieme

Nel detto anno e dì i figliuoli di messerBernardino da Polenta di Ravennacon trattato de' Malatesti signorida Riminesì uccisono l'arciprete di Ravenna loro cugino econsortoch'era signore de la terrae di quella rimasono signori.



CLXX - Come gli usciti di Genova ebbono Albingano

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese di settembreil reFederigo di Cicilia fece de' suoi danari armare in Saona XVII galeeper guerreggiare la città di Genova e 'l re Rubertoe quellegalee cogli usciti di Genova e coll'aiuto di Castruccio assediaronoPortovenero per mare e per terra; e poi appresso coll'aiuto delmarchese dal Finale assediarono la città d'Albingano cheteneano quegli di Genova. Per la qual cosa il re Ruberto co' Genovesid'entro armarono in Genova XXI galeae in Proenza XII uscieri con CCcavalieri per levare il detto assedio. E vegnendo i detti uscieri diProenzaper contrario tempo non poterono porre i cavalieri in terraal Binganoma se ne vennero in Genova. L'armata de le XVII galee sìdisarmarono e lasciarono l'assedio di Portoveneroma perciònon lasciarono quello d'Albingane. I Genovesi per altra voltacaricarono gli uscieri di loro cavalieri per porre al Binganoe percontrario tempo non poterono prendere terra. Per la qual cosa ladetta terra di Albinganomolto stretta di vittuagliae nonsoccorsas'arendé poi agli usciti di Genova e al marchese dalFinale a pattia dì XIII di dicembre vegnente.



CLXXI - Come papa Giovanni fece battere moneta fatta comeil fiorino d'oro

Nel detto tempo e anno papa Giovanni fece fare inVignone una nuova moneta d'oro fatta del peso e lega e conio delfiorino d'oro di Firenze sanza altra intransegnase non che da·latodel giglio diceano le lettere il nome del papa Giovanni; per la qualcosa gli fue messa grande riprensionea fare dissimulare sìfatta moneta come il fiorino di Firenze.



CLXXII - Come il re di Francia lasciò la primamogliee prese la figliuola che fue d'Arrigo imperadore

Nel detto anno MCCCXXII e mese di settembre Carlo ilgiovane re di Francialasciata la prima sua moglie figliuola che fudel conte di Borgognaperché si trovòe in avolterioprese per moglie la figliuola che fue dello 'mperadore Arrigo eserocchia del re Giovanni di Boemmia. Compensò il papa ildetto matrimonio opponendosi per la petizione che la madre dellaprima mogliefigliuola che fu del conte Arteseaveva tenuto abattesimo il detto re. Questa pruova si disse che fu falsae che ala contessa d'Artese il convenne assentire per iscampare la figliuoladi morte; e così del detto mese di settembre a Tresi inCampagna sposò la detta seconda moglie vivendo la prima.



CLXXIII - Come il re Ruberto volle esser morto a Vignone

Nel detto anno e mese il re Ruberto essendo co lacorte di papa a Vignonevolle essere morto per suoi famigliariapetizione di messere Ugo di Palizzo di Borgognaper cagione che ilre gli contradisse a moglie la prenzessa della Morea; e dissesi che'tiranni di Lombardia e di Toscana di parte ghibellina aveanoprocacciato ciò. Non se ne seppe il vero. I detti famigliarifurono presi e distrutti; intra gli altri fue uno Fiorentino.



CLXXIV - Come i Fiorentini rifeciono Casagliae ripresonole ville e popoli d'Ampinana in Mugello

Nel detto anno e mese di settembre i Fiorentinifeciono rifare il castello di Casaglia sopra l'alpeil quale aveafatto guastare il conte a Battifolle a Sinibaldo Donatiquand'era inbando al tempo de' Bianchie levarono uno passaggioche 'l dettoconte vi facea ricogliere. E in quello medesimo tempo il detto Comunedi Firenze riprese la signoria d'undici popoli di più di Muominii quali furono sotto il castello d'Ampinana in Mugelloiquali fedeli erano stati del conte Guido da Raggiuoloe per suolascio succedeano a' figliuoli del conte a Battifolle. Il Comune diFirenze vi cusava ragioneche infino nel MCCLXXXXII essendo al'assedio de la detta Ampinanadal conte Manfredi che v'era entro lacomperarono IIIM fiorini d'oroe posseduto alcuno tempo. Per la qualcosa in Firenze venne il conte Simone da Battifolle e 'l conteRuggieri da Doadoladomandando al Comune che si commettesse aragione la quistione in giudice comune; non furono uditie cosìsi partirono male appagati da' Fiorentini.



CLXXV - Come l'eletto d'Ostericchi fu sconfitto da quellodi Baviera

Nel detto anno MCCCXXIImartedì a dìXXVIIII di settembrenella duchea di Baviera in Alamagna fue grandeassembiamento e battaglia tra il re Federigo d'Ostericchi e il reLodovico di Bavieraamendue eletti re de' Romani. La quale battagliadurò dal sole levante insino al tramontareperò chenon v'avea pedonie combatteano a riprese a modo di torniamenta; efu sì aspra e sì durache più di IIIImcombattitori a cavallo vi furono morti tra dall'una parte edall'altrae più di VIm cavalli morti. A la fine la vittoriae la signoria del campo rimase al re Lodovico di Baviera; e 'lsopradetto Federigo re e Arrigo dogio d'Ostericchi suo fratello conmolti baroni furono presi in forza del detto re Lodovico; e quasitutta la gente del re Federigo rimasono tra morti e presiinfra'quali rimasono più di MM cavalieri ungari che Carlo Umberto red'Ungaria avea mandati in aiuto al detto re Federigo suo parente. Ilduca Lupoldro d'Ostericchiil quale venia con MD cavalieri a elmo inaiuto al fratello ed era presso già a XV miglia a l'ostenongiunse a tempo a la battagliaperò che quello di Bavierasentendo sua venuta affrettò saviamente la battagliae passòla riviera. Il re Federigoper isdegno di sua potenza e grandezzanon curando il nimico né essendo ordinatoper lo modo dettofue sconfitto.



CLXXVI - Come il re d'Ungaria venne sopra il re di Rassia

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese di settembreCarloUmberto re d'Ungaria con più di XXm Ungari a cavallo corsesopra le terre del re di Rassia in Ischiavoniae venne presso aGiadra a due giornate guastando il paeseper cagione che gli Schiavino·llo ubbidieno; per la qual cosa si temette per que' diSchiavoniae ancora per gli Vinizianich'eglino non prendessonoinfino a le marine. A la fine il detto re di Rassia fece le suecomandamentae ancora per la sconfitta di sua gente in Baviera siritornò adietro in Ungaria. Questo Carlo Umberto fue figliuolodi Carlo Martelloche fu figliuolo di Carlo secondo re di Cicilia edi Puglia; e se 'l padre non fosse in prima morto che 'l detto Carlosecondogli succedea il reameil quale succedette poi al re Rubertosuo secondo fratello; ma però il detto Carlo non ne fu maicontento.



CLXXVII - Come gli Ubaldini si diedono a la signoria de'Fiorentini

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese d'ottobreisignori Ubaldini per iscandalo che surse tra·llorol'unaparte e l'altra a gara insiemeeglino e' loro fedeli si diedono a lasignoria del Comune di Firenzeil quale Comune loro promise ditrarre d'ogni bandoe fecegli esenti di gravezze per due anni; ilquale acquisto fu di più di IIIm distrettuali; ma come peraddietro sono usatipoco stettono fedeli de' Fiorentini per laguerra di Castruccio.



CLXXVIII - Come messer Vergiù di Landa rubellòPiagenza a messer Galeasso Visconti di Milano

Nel detto anno MCCCXXII Obizzo chiamato Vergiùde la casa di Landa di Piagenzatutto fosse Ghibellinodiscacciatodi quella città da messer Galeasso Visconti di Milano signoredi Piagenzaper cagione di vergogna fatta per lo detto messerGaleasso a la donna del detto Vergiùe ancora lui battutoetoltogli Ripalta suo castellosi·ssi rubellòeandonne al cardinale legato per la Chiesa. Ed essendo messer Galeassoa Milanoil detto Vergiù subitamente con IIIIc cavalieri diquegli della Chiesa venne a Piagenzae per suoi amici dentro unaporta gli fu apertae così con questa gente entrònella città a dì VIIII d'ottobree corse la terraedi quella prese la signoria sanza contasto: fu fatto vicaro per laChiesae fecesi fare cavalieree caccionne Azzo figliuolo del dettomesser Galeasso che n'era signoree rimise in Piagenza tutti gliusciti guelfi. Per la qual cagione ebbe appresso in Lombardia grandicommutazioni. E del mese di novembre venne il legato cardinale inPiagenzae fue ricevuto a grande onoree poco appresso i Piagentiniracquistarono tutte le loro castellache tenea la gente di messerGaleasso.



CLXXIX - Di grande fortuna che fue in mare e in terra

Nel detto anno MCCCXXIIdì XXVI d'ottobrefudelle maggiori fortune di vento a greco e tramontana con neve che siricordasse per niuno che allora vivesse; e fece maggiori pericoli inmare di rompere navi e galee e altri legni in più parti delmondospezialmente nel golfo di Vinegia; e simigliante fue in terrache in più parti divelse grandissimi alberie ruppeneinnumerabile quantitàe molte case fece cadere in Toscanaonde più genti ne moriro.



CLXXX - Come gli Scotti sconfissono gl'Inghilesi

Nel detto anno MCCCXXIIa l'uscita del detto mesed'ottobreessendo il re d'Inghilterra tornato di Scozia con sua ostecon grande vergogna e dammaggiocome adietro fa menzionee essendodi là da Vervicche a la badia di Rivalsee i suoi baronierano dimorati più innanzi a le frontiere della Scozia percontrastare gli Scotti che non passassonoed erano in numero di Vccavalieri e IIIm uomini d'arme a piede; gli Scotti gli asaliroegl'Inghilesi per tema si ritrassono in su uno monte per essere forti;gli Scotti assediarono il detto montee ismontati da cavalloassalirono gl'Inghilesie quegli misono in isconfittae quasi lamaggiore parte furono tra morti e presi; intra' quali furono presiGianni di Brettagnail conte di Riccemonteil signore di Sugliepiù altri baroni. Il re d'Inghilterrasentita la dettasconfittaquasi solo con poca compagnia si fuggì de la dettabadia vituperosamente.



CLXXXI - Come messer Galeasso Visconti fu cacciato diMilano

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese di novembredopola rubellazione che quegli di Piagenza aveano fatta di messerGaleasso Viscontii nobili e 'l popolo di Milano veggendosiscomunicati e in sentenza della Chiesa per la signoria di messerMaffeo Visconti e de' figliuolisì elessono XII de' miglioride la cittàgrandi e popolaniche trattassono accordo dalComune di Milano al legato cardinalei quali più volte furonoal legato con volontà del capitano di Milanopromettendo dilasciare la signoriaacciò che·lla città diMilano avesse sua pace colla Chiesa. La quale promessa fattainfintamente per messer Galeassonon volendo assentire all'accordosi levò a romore la città di Milano a petizione de'detti XII caporalivolendo che messer Galeasso lasciasse lasignoriacome aveano promesso al cardinale; e recaro da·lloroparte grande parte de le masnade de' Tedeschi per impromesse e danaridiedono loroe per cagione che più tempo messere Galeasso nongli avea pagatie a·ffurore il popolo e' cavalieri corsono alpalazzo gridando "Pacepacee viva la Chiesa!". MesserGaleassocredendosi riparare co' soldati italiani e altri che glierano rimasisi mise al contastoe in tre parti nella cittàebbe battagliae in ciascuna parte ebbe il peggiore con danno di suagente: veggendo che non potea durarecon poca di sua gente si partìdi Milanoe andossene a Lodi a dì VIII di novembree de lacittà di Milano rimasono signori i detti XIIi quali eranomesser Luis Visconti consorto di messer Galeassomesser Giacomino daPostierlamessere Simone Cravellimesser Francesco da Barbagnano ealtri grandi cattani e varvassoriche non sapemmo di tutti il nome.Di questa mutazione di Milano ebbe in Firenze grande allegrezzaefecesene grande festa e belle giostreistimando che la guerra diLombardia avesse fine. Ma se avessono saputo la mutazione futura econtraria che fue assai di pressoe quello danno che ne seguìa' Fiorentinicome innanzi si potrà vedereavrebbono nonfatta festama il contrario; e però di felicitàmondana non si dee l'uomo troppo allegrarené d'aversitàtroppo turbareperò ch'ell'è fallacee con diverse evarie mutazioni.



CLXXXII - Come Moncia fu presa e corsa per quegli di Milano

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese di novembreessendo Galeasso Visconti e' suoi seguaci cacciati di Milanoqueglidella terra di Moncia con séguito d'amici di quegli de laTorre feciono raunanza per venire a Milano. Per gli XII rettori diMilano fu mandato a quegli di Moncia che cessassono la detta raunataperò che voleano riformare prima la città per gli pattiordinati co la Chiesa; e di verotutto fosse Galeasso cacciato diMilanoper gli detti XII si reggea la città a parte d'imperioe non di Chiesa. Quelli di Moncia per troppa volontàdisubedientifurono assaliti da le masnade di Milano e dal popoloeper forza presa la terra e rubata tuttae cacciarne la dettaraunanza con danno di più di CC uomini morti.



CLXXXIII - Come certi de la casa de' Tolomei feciono grandeguerra nel contado di Siena

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese di dicembremesserDeo de' Tolomei co' suoi seguaci ribelli di Sienacoll'aiuto etrattato del vescovo d'Arezzo e di certi loro amici di Firenzecondanari e impromesse corruppono V conastaboli oltramontani co·lloromasnade in quantità di CC a cavalloi quali erano al soldodel Comune di Firenzei quali sanza saputa del detto Comune sipartirono da Fucecchioe andarne in Valdichianee congiunti coldetto messer Deo e co la gente del vescovo d'Arezzo e con C cavalierid'Orbivietopresono il castello d'Asinalunga e quello di Torritaecorsono per lo contado di Siena guastando e rubando sanza nulloriparo; e facevansi chiamare la Compagnaed erano bene Vc cavalierie gente a piè assai sanza ordinato soldovivendo di ratto edi ruberia; per la qual cosa in Siena n'ebbe grande paura e gelosia:mandarono per soccorso a' Fiorentinii quali vi mandarono CCCcavalieri e M pedonie 'l capitano del popolo con grande ambasceriaper trattare accordoil quale da' Sanesi non fue intesotemendoche' Fiorentini in servigio di quegli della casa de' Tolomei nonavessono fatta ismuovere la detta gente; ma feciono piùconfinati della casa de' Tolomei e di loro amicie fortificarsi disoldati assaie feciono loro capitano di guerra il conte Ruggieri daDoadola de' conti Guidi. E stando la detta Compagna nel contado diSienaper gli Sanesi furono contastati di guerra guerriatanonassicurandosi d'aboccarsi a battagliasì come a gentedisperata; e così stettono tutto il verno. A la fine la dettaCompagna per più difetti non possendo duraresi partirono adì XVI di febbraio MCCCXXIIe sbarattarsi nella Marca e inpiù partie così per buona sostenenza i Sanesirimasono liberi di quella afflizzionee sì riconobbono chequella ismossa di gente non fu con volontà del Comune diFirenzeanzi gli sbandirono come traditori i detti soldati.



CLXXXIV - Come messer Galeasso Visconti ritornò inMilano

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese di dicembreessendo i XII rettori della città di Milano in istrettotrattato col legato cardinale di dargli la signoria della cittàdi Milanoe d'esser ricomunicati da la Chiesae la maggior partede' detti nobili si voleano dare liberamente; e mandati loroambasciadori e sindachi a Piagenza al cardinale che venisse inMilanola parte de' Visconti ch'era rimasa in Milanoond'era capomesser Lodovico Viscontinon piacendogli il detto accordomandòsegretamente a Lodi per Galeasso Visconti e per gli frateglichevenissono col loro isforzo a la terra; e in Milano corruppe lemasnade tedeschei quali erano stati a cacciare Galeassochefossono in suo aiutoe loro promise Xm fiorini d'oro; e 'l dettoGaleasso venuto di nottegli fue data e aperta la porta de' Sonaglie per quella entròe in Milano sabato a l'alba del giornodìXI di dicembree corse la terra. Per la qual cosa quasi tutti inobili di Milano ch'erano stati contra Galeasso e al trattato dellaChiesacol loro séguito uscirono di Milanoe poi il dettoGaleasso si fece fare signore de la terra a grido di popolodìXXVIIII di dicembre nel detto anno. E così in corto termine sicambiò la sua fortuna per accrescimento di maggiori mali inMilano e in Lombardia per punizione de' peccaticome innanzi faremomenzione.



CLXXXV - Come Luis d'Universa fu fatto conte di Fiandra

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese di gennaioLuisd'Universafigliuolo del figliuolo del conte di Fiandrafu fattoconte di Fiandra con volontà delle buone ville di Fiandra perasseguire i patti della pace; messer Ruberto di Fiandra suo ziovolendo esser conte egliperché il padre di Luis era primamorto che 'l conte suo avoloonde piato fu a Parigi dinanzi al re diFranciae per sentenzia fu renduto per oservazione de' patti dellapace che 'l detto Luis fosse contee non messer Ruberto.



CLXXXVI - D'uno grande freddo che fue in Italia e carestia

Nel detto anno MCCCXXIIdel mese di novembre edicembre e gennaiofue in Italia la maggiore vernatae di piùnevi che fosse grande tempo passato; e in Puglia fu sì grandeseccoche più di mesi VIII stette che non vi piovveper laqual cosa grandissimo struggimento e carestia di tutti i beni fue nelpaese; e così seguì quasi in tutta Italiaspezialmentein Pisa e in Lucca e Pistoiagrandissima fame e carestiaonde tuttii poveri di loro contado fuggirono per la fame a Firenzee inFirenze medesimo fu caro; le II e mezzo staia di grano uno fiorinod'oro.



CLXXXVII - Come i Fiorentini mandarono loro gente inLombardia sopra Milano

Nel detto annoin calen di febbraioa richesta deldetto papa Giovanni i Fiorentini mandarono in Lombardia in aiuto dellegato e a l'oste della Chiesa CC cavalieri con loro capitani eambasciadorie altrettanti ne mandaro i Bolognesie' Parmigiani Ce i Reggiani Ce' Romagnuoli simiglianteper andare sopra la cittàdi Milanoe per abattere i tiranni e ribegli di santa Chiesa dellacasa de' Visconti.



CLXXXVIII - Come gli usciti di Genova furono sconfitti elevati dall'assedio di Genova

Nel detto anno MCCCXXIIdì XVII di febbraioessendo ancora gli usciti di Genova ad assedio della città ne'borghi di Prea (come addietro fa menzionestati all'assedio diGenova presso di V anni tra due volte con piccolo intervallo)queglidella città feciono uscire di notte delle masnade del reRuberto CL uomini a cavallo e mille a piè per combattere lafortezza del monte di San Bernardoe saliti al poggio combattero co'nimicie sconfissonglie cacciandogli infino a' borghi. Queglidella città sentendo la detta rotta uscirono della terra perla porta de le Vacchee per forza entrarono ne' borghi; e seguendola detta caccia e sconfitta racquistarono i detti borghi con tutte lefortezze. E degli usciti furono morti alquantima più presie guadagnarono di robe e avere ch'era ne' detti borghi più dilibbre CCm di genoviniperò che gli usciti stavano ne' dettiborghi con loro famigliee faceano l'arti e mercatantie come ne lacittà. Quegli che scamparo fuggirono a Saona e a Volteri; perla qual cosa la forza degli usciti molto affiebolìoe futenuto miracolo di Dioche per piccola rotta perderono quello cheper tutta la forza del re Ruberto e del Comune di Genova prima pertanto tempo non si poté acquistare.



CLXXXIX - Come il re di Tunisi cacciato ricoverò lasignoria

Nel detto anno e mese il re di Tunisiche 'l giugnopassato era stato cacciato della signoriacome adietro fa menzioneracquistò la signoria e caccionne l'altro. E cosìmostra che i detti Saracini abbiano piccola stabilità in lorosignorieche tre volte in due anni mutata la detta signoria per duere.



CXC - Come la città di Tortona s'arendé ala Chiesa e al re Ruberto

Nel detto anno MCCCXXIIdì XVIIII difebbraiomesser Ramondo di Cardona con Vc cavalieri e cogli uscitiguelfi della città di Tortona in Lombardiaper trattato fattoper lo legato cardinale entrò nella detta cittàlaquale gli fu data da' cittadinie fattone signore; e la signoria emasnade che v'erano per lo capitano di Milanoa pochi dìappresso renduta la città del poggio co la roccaa patti sen'uscirono salve le personee più castella del contado diPavia si renderono a messer Ramondo.



CXCI - Come l'oste di Milano furono sconfitti da queglidella Chiesa in sul fiume d'Adda

Nel detto annodel mese di febraioessendocavalcata la cavalleria e l'oste della Chiesa da Piagenza in sulcontado di Milano ne la contrada de la Graradadda al castello diCravazzoil quale si teneva per gli nuovi usciti di Milanolàsi trovarono tra soldati della Chiesa e l'amistà di Lombardiae di Toscana più di IIm cavalieri d'arme e popolo assaiond'era capitano messer Castrone nipote del legato e messer Vergiùdi Landa. Messer Marco Visconti con VIIIc cavalieri de le masnade diMilano e popolo assai era venuto in su la riva del fiume d'Adda a lavilla di Trinazzo e a Basano per contrastare il passo a la detta ostede la Chiesa. Avenne che venendoXXV di febbraio MCCCXXIImesserVergiù di Landa cogli usciti di Milano con Vc cavalieridilungandosi alquanto dall'oste su per la riva d'Adda passarono ilfiume; messer Marco con sua gente andò contra loroeassaligli vigorosamente per modo che gli avea quasi sconfitti; e giàmorto il fratello di messer Vergiùe messer SimoninoCravellie messer Francesco da Garbagnana usciti di Milano e piùaltri; l'altra oste de la Chiesa ch'era in su la rivaveggendo ladetta battaglia per lo capitano e conastaboli e insegna del Comune diFirenzech'era messer Filippo Gabbrielli d'Agobbioe messerUrlimbacca tedescoprima messi a passare l'Adda e l'altra genteappressocon grande contasto de' nimici nel fiumee alla rivacombattendo vittoriosamente passaroe trovando la gente di messerMarco sparta e travagliata gli misono in isconfitta; ove grandequantità ne rimasono morti e presie fuggito il detto messereMarco col rimaso di sua gente a Milanol'oste della Chiesa presonoTrinazzo e più ville e castella; e a dì XXVII difebbraio presono la terra di Moncia presso a Milano VIII migliaeincontanente più gente cittadini uscirono di Milano a cavalloe a pièe vennono a la detta oste.



CXCII - Come i Padovani si pacificaro insieme co' lorousciti

Nel detto anno MCCCXXII e mese di febbraio iPadovanii quali erano sotto la signoria del dogio di Chiarentanasi pacificaro insiemee rimisono in Padova tutti i loro usciti; laquale cosa non seppono fare innanziquand'erano in migliore emaggiore stato e in loro libera signoria.



CXCIII - Come Castruccio racquistò certe castella diCarfagnana che gli erano fatte rubellare per gli Fiorentini

Nel detto annodel mese di marzoCastruccio signoredi Lucca fece oste sopra il castello di Lucchio in Carfagnana che glis'era rubellatoe sopra le terre de la montagna di Pistoia; e quegliabandonati da' Pistolesiper tema che Castruccio non rompesse lorole trieguemandarono a Firenze per aiuto. I Fiorentini per farlospendere e consumare vi mandarono LXXV cavalieri e CCCC pedoni per laguardia di quelle terre. Castruccio vigorosamentenon guardando a lenevi ch'erano grandi a la detta montagnaassalì in persona ledette terre ch'erano sopra Lucchio con suo séguito dicavalieri a piè. Quegli che v'erano a la guardia abandonaro ipassie si ridussono a le fortezzei quali poco apressos'arrenderonoe salve le persone se n'andarono; e partita la dettagenteil detto castello di Lucchio fortissimo si rendé apattidì XVII di marzo. I Fiorentini per lo soccorso deldetto castello di Lucchio trattato feciono d'avere il ponte e 'lcastello di Cappiano in su la Guisciana: essendo Castruccio a oste inCarfagnanavi cavalcaro le cavallate e' soldati di Firenze infino aEmpolie non vegnendo fornito il tradimentosi ritornarono inFirenze con grande riprensione dell'una impresa e dell'altra.



CXCIV - Come pace fu tra l'eletto imperadore di Baviera equello d'Ostericchi

Nel detto anno e mese il re Lodovico di Bavieraeletto re de' Romani fece grande parlamento in Alamagna di tutti isuoi baronie in quello si fece l'accordo da·llui al ducad'Ostericchie trasselo di pregione sotto certi patti e saramento dinon chiamarsi ree di non essergli incontro; ma poco l'attenne.



CXCV - Come Allessandra in Lombardia si rendé allegato del papa e al re Ruberto

Nell'anno MCCCXXIIIa dì II d'aprileessendostato trattato da quelli della città d'Allessandra inLombardia al legato cardinalesi rendero a la signoria de la Chiesae del re Ruberto; e messer Ramondo di Cardona v'entròe presela signoria con IIIIc cavalierie caccionne quegli che v'erano perlo capitano di Milano. E in quegli giorni messer Arrigo di Fiandramaliscalco che fu dello 'mperadore Arrigonon possendo riavere lacontea di Lodiche gli avea privileggiato lo 'mperadoree tenealail capitano di Milanovenne al servigio della Chiesa e del legatoil quale gli confermò per la Chiesa la detta signoriaeprivilegiò e fecelo capitano nell'oste di tutti glioltramontani.



CXCVI - Come il dogio di Baviera eletto imperadore mandòal legato in Lombardia che non guerreggiasse le terre dello 'mperio

Nel detto anno e mese d'aprile Lodovico eletto re de'Romani a richesta e sommossa de' Ghibellini di Toscana e diLombardiaper soccorrere il signore di Milanomandò treambasciadori in LombardiaBertoldo conte di Niferi e Bertoldoconte... e uno suo mastro scrivano di sua cortei quali furono aPiagenza al legato cardinalea richiederlo e pregarlo che nongravasse il signore né la città di Milanoperòch'erano a lo 'mperio. Il legato rispuose chequando fosse imperiolegittimonon s'intendea per la Chiesa d'occupargli nulla suaragionema di conservarla e mantenerla; ma che si maravigliava cheil loro signore volesse difendere e favorare gli eretici; e domandòloro per iscritto e con suggegli il mandato ch'aveano dal lorosignore. Quellino accorgendosi che se per iscritto mostrassono che illoro re favorasse i ribelli della Chiesacadea in indegnazione diquellaincontanente negaro che di ciò ch'aveano detto nonaveano mandato dal loro signoree chiesono perdono al legatoepartirsi: e l'uno di loro venne a Lucca e a Pisae gli altriandarono a Mantova e Verona con loro ambasciata.



CXCVII - Come la città d'Orbino si rubella a laChiesa

Nel detto anno e mese d'aprile il popolo d'Orbino silevò a romoree cacciarono della città la signoria chev'era per lo marchese e per la Chiesaper soperchi e incarichi chefaceano loro.



CXCVIII - Come giudice d'Alborea di Sardigna si rubellòda' Pisani a petizione del re d'Araona

Nel detto anno e mese d'aprilefaccendo il red'Araona grande apparecchiamento di navile e di cavalieri per venirea prendere l'isola di Sardignala quale gli fu privileggiata perpapa Bonifazio VIIIil Comune di Pisache de la detta isola teneanogrande parteavendo fatta murare Villa di Chiesa e più altrefortezzee mandatovi gente a cavallo e a piè al loro soldoea soldo di giudice d'Alborea per contastare al detto re d'Araonaavenne che 'l detto giudiceil quale tenea ed era signore d'Arestanoe bene del terzo di Sardignaa di XI d'aprile tradì i Pisanie si rubellò da·lloro per trattati fatti da·lluial re d'Araonae fece mettere a morte quanti Pisani e loro soldatiche si trovarono in sue terree eziandio i Pisani suoi famigliari esoldati. E fatto questo malificioincontanente mandò suoiambasciadori al re d'Araonache venisse per la terra. La cagione deldetto rubellamento si disse che fece perché i Pisani iltrattavano malee che quando il detto giudice prese la signoriaiPisani oppuosono ch'egli era bastardoe convennesi ricomperare dalComune di Pisa per avere la signoria Xm fiorini d'oro sanza ilprivato costo de' cittadini di Pisa; per la qual cosa poi non fu loroamico di cuore.



CXCIX - Come messer Marco Visconti di Milano fu sconfittoda la gente de la Chiesa

Nel detto annomartidì a dì XVIIIId'aprilemesser Marco de' Visconti si partì di Milano con Mcavalieri e IIm pedonimolto buona gente d'armeper prendere eguastare il ponte da Vaveri e quello da Casciano sopra il fiumed'Addaacciò che vittuaglia non potesse venire a l'oste de laChiesa ch'era a Moncia. Sentendo ciò i capitani de la dettaostemesser Arrigo di Fiandrae messer Gianni de la Torree messerCastrone nipote del legatoe messer Vergiù di Landraemesser Filippo Gabbrielli capitano de' soldati del Comune di Firenzeco·loro masnade in numero di MCC cavalieri e da IIIm pedoni sipartirono da Moncia per contrastare il detto Marco Visconti e suagente. E scontratisi insieme al luogo detto la Gargazzuolaquasi insul tramontare del solela battaglia fu aspra e dura d'una parte ed'altraperò che in ciascuna parte era la migliore cavalleriade le dette osti; e grande pezzo durò la battagliache non sisapea chi avesse il migliore. A la fine Marco Visconti e sua gentefurono rotti e sconfittie di sua gente a cavallo vi rimasono tramorti e presi intorno IIIIce rimasonvi XVII bandieresanza queglida piè in gran quantità; e cavagli vi rimasono mortitra dell'una parte e de l'altra VIIIc e più; di quegli de laChiesa vi rimasono da XXV a cavallo tra morti e presie uno Tedescoconostabole de' Fiorentini con III altri conostaboli della Chiesa virimasono presi ne la lunga caccia; la notte si trovaro partiti da'suoi infra' nimicie furono ritenuti. E così Marco Visconticol rimanente di sua gente si tornò a Milano; ma se non fossela nottela detta guerra era finitaché de la gente di MarcoVisconti pochi ne scampavano.



CC - Come il conte da Gurizia morì per veleno

Nel detto anno MCCCXXIIIil dì di calen dimaggioil conte da Gurizia essendo in Trivigi stato a nozze e afestasubitamente morì: dissesi che messere Cane di Verona ilfece avelenare; fue uomo molto valoroso in arme.



CCI - Come il conte Novello venne in Firenze percapitano di guerra

Nel detto annoa dì XV di maggioil conte diMontescheggioso e d'Andridetto il conte Novellovenne da Napoli aFirenze con CC cavalieri al soldo del detto Comunee per esserecapitano di guerra de' Fiorentini.



CCII - Come grande scandalo fu nell'oste della Chiesa aMoncia

Nel detto anno e mese di maggio grande scandalo ezuffa fue nell'oste della Chiesa ch'era a Moncia tra' Tedeschi e'Latiniove n'ebbe morti più di L uomini di cavallo; e ilfigliuolo di messere Simonino Crevelli con certi si partì dela detta oste e si tornò in Milano; per le quali novitàe per non avere nell'oste uno sovrano capitanogrande sturbo fu a ladetta oste.



CCIII - Ancora di grande scandalo che fu in Piagenza trala gente della Chiesa

Nel detto anno MCCCXXIIIdel mese di maggiosimigliante fue nella città di Piagenza grande scandalo tra'Guelfi e' Ghibellinie ebbevi più micidi fra' cittadiniessendo la città in arme e a romore; e ciò adivenne persospetto che messer Vergiù di Landa era andato a parlamentarecon messer Cane della Scala e con messer Passerino da Mantova sanzacoscienza del cardinale legato; e tornato lui in Piagenzaoch'avesse intenzione di rimutare stato ne la terrao si pentesse peranimo di parte d'avere data la terra a la Chiesao perché gliparesse che' Guelfi avessono presa troppa signoriafue ilcominciamento del detto scandalo. E temendo il cardinalemandòad Ortona per messer Ramondo di Cardonail quale vi venne con Vccavalierie riformossi la città a parte di Chiesae messerVergiù lasciò la signoriae 'l cardinale il mandòa corte al papa per ambasciadoree messer Ramondo mandònell'oste a Moncia per capitano generale.



CCIV - Come i Fiorentini per lettere di papa fecionoimposta al chericato

Nel detto anno e mese di maggio per commessione dilettere di papa Giovannitratte per ambasciadori del Comune diFirenzei Fiorentini impuosono al chericato del vescovado dìFirenze XX fiorini d'oro per aiuto alle mura della cittàde'quali con grande scandalo si ricolsono la metadee per bisogno delComune si convertirono in altre spese; e poi per lettere di papa dicontramandoper istudio del vescovo e del chericatonon se nericolsero più danaio per lo Comune.



CCV - Come gli Aretini feciono oste sopra le terred'Uguiccione da Faggiuola

Nel detto anno e mese di maggio il Comune d'Arezzo equello del Borgo a Sansipolcro con CC cavalieri e IIIm pedoni fecionooste sopra le terre d'Uguiccione da Faggiuolaperché s'aveanofatto privileggiare al re de' Romani il detto borgo eCastiglionaretino e più castella; in quella andata viricevettono danno e vergogna. E poi i detti figliuoli d'Uguiccionefeciono lega co' Guelfi di Romagna e co' conti Guidi guelfi incontroagli Aretini. Nel detto annoa dì XX di maggiola nottevegnente scurò la lunaquasi le due parti nel segno delSagittario.



CCVI - Come lunga triegua fu fatta dal re d'Inghilterra equello di Scozia

Nel detto annoa l'uscita di maggiotriegua fufatta tra·re d'Inghilterra e quello di Scozia per XIII annila quale si fece per lo male stato ch'avea il re d'Inghilterracheper suo male reggimento quasi tutti i baroni del paese l'aveanoabandonato; e come il padre Adoardo fu re di grande senno e prodezzae temutocosì questo Adoardo suo figliuolo fu il contradio.Per la qual cosa Ruberto di Bristo cavaliere di scudo fattosi re deli Scottiperò ch'era nato d'una delle figliuole d'Alepandrore di Scoziaco la sua gente a piè più ch'a cavallo losconfissee prese de l'Inghilterrae in più modi gli fecedanno e vergogna; e per non potere megliofece il re d'Inghilterrala detta ontosa triegua.



CCVII - Come i Perugini tornarono all'assedio di Spuleto

Nel detto annoa l'uscita di maggioi Perugini percomune tornarono a l'assedio de la città di Spuletooveaveano loro battifolli; e tutto intorno assediarono la detta cittàsì che nullo vi potea entrare né uscire sanza grandepericolo.



CCVIII - Come il capitano de' soldati friolanich'eranoco' Fiorentinise n'andò a Castruccio

Nel detto anno MCCCXXIIIavendo i Fiorentini fattaordine co·lloro amistà e co·lloro isforzo difare oste sopra Castruccio signore di Luccae' Genovesi d'entro perterra e per mare doveano venire a richesta de' Fiorentini inLunigiana sopra quello di Luccae con trattato d'avere il castellodi Buggiano e altre castella di Valdinievole; il detto Castruccio nonpigro scoperse i detti trattatie XII di Buggiano impiccòecercò tradimento con Iacopo da Fontanabuona capitano de'soldati friolanich'erano al soldo de' Fiorentinipromettendoglimolti danari; il quale traditore sanza nulla cagione da la parte de'Fiorentinise non che gli era scemato soldoe partita sua masnada apiù bandieree colle sue masnade in numero di CC cavalieriessendo in Fucecchioe faccendo vista di cavalcare sopra i nimiciadì VII di giugno se n'andò a Luccail quale daCastruccio fu bene ricevuto. Per lo quale tradimento e partita iFiorentini rimasono molto sconfortatiperò ch'era la miglioremasnada ch'avessonoe sturbò loro tutta la detta impresa.



CCIX - Come Castruccio fece oste a le castella diValdarno di ponente

Incontanente il detto Castruccio con sua gentee co'detti Friolanie con aiuto di certe masnade di Pisacon quantitàdi VIIIc cavalieri e VIIIm pedonia dì XIII del detto giugnopassò la Guisciana al ponte a Cappianoe puosesi a oste a pièdi Fucecchioe quello in parte guastò; e poi fece ilsimigliante al castello di Santa Croce e quello di Castello Franco; epoi passò l'Arnoe guastò a piè di Montetopolie poi tornò in su l'Elsae guastò a piè diSamminiato e tornossi a Lucca con grande onoredì XXIII digiugno. I Fiorentini mandarono per loro amistàma perònon cavalcarono contra il detto Castrucciose non che intesono afare guardare le frontiere; e così quello ch'aveano ordinatodi fare a Castruccioper suo senno e prodezza fece a' Fiorentini conloro vergogna.



CCX - Come Nanfus figliuolo del re d'Araona andòcon sua armata in su l'isola di Sardigna

Nel detto anno MCCCXXIIIa dì VIII di giugnoNanfus figliuolo primogenito del re d'Araona con armata di LXX galeee con più cocche e legni grossi e sottiliin numero di CCvelee con MD cavalieri e gente a piè grandissima arrivòin Arestano in Sardignail quale dal giudice d'Alborea fu ricevutoonorevolementee da tutti i Sardi come loro signore; e tutte leterre che teneano i Pisani si rubellaroe s'arrendero al figliuolodel re d'Araonasalvo Villa di Chiesae Castello di CastroeTerranuovae Acquafreddae la Gioiosa Guardia. Il quale si misel'assedio a Villa di Chiesa e a Castello di Castro; e dimorandovitutta la detta state e 'l vernodi sua gente e di quella de' Pisanivi morì in grandissima quantità di più di XIImuomini; e però non cessò l'assedio. I Pisanidel mesed'ottobre nel detto annoarmarono XXXII galee per levare la dettaostee andarono infino nel golfo di Calleri; incontanente la gentedel re d'Araona n'armarono altrettantee trassonsi fuori percombattere. I Pisani non si vollono mettere a la battagliama sitornarono in Pisae disarmarono co·lloro danno e vergogna.



CCXI - Come messer Ramondo di Cardona co la gente de laChiesa e de la lega di Toscani e Lombardi puose oste a la cittàdi Milano

Nel detto anno MCCCXXIIIa dì XI del mese digiugnomesser Ramondo di Cardonacapitano generale dell'oste dellaChiesacon quantità di XXXVIIIc di cavalieri tra soldatidella Chiesa e del re Rubertocolla gente del Comune di Firenzeedi Bolognae di Parmae di Reggioe usciti di Milanoe con piùcavalieri tedeschi fuggiti di Milanoe ancora de' presi inbattagliaa·ccui il legato avea fatti francare e rendere lorol'arme e' cavagli e dato il soldoe con gente a pièinnumerabile si partì da la terra di Moncia per andareall'assedio de la città di Milano. E giunti a la villa diSesto presso di MilanoGaleasso e Marco Visconti signori di Milanocon loro cavalleria e popolo uscirono di Milano intorno di MMcavalierifaccendo segno di volere la battaglia. Messer Ramondoordinate sue schiere francamentenon rifusando la battagliasiristrinse verso la città; quegli di Milano per sospetto de'cittadini rimasi dentroo per tema di soperchi nimicisiritornarono in Milano con danno e vergogna. Messer Ramondo con suagente pugnando contra loro prese per forza i borghi di porta Nuovaequello di porta Lenzae quello di porta Tomasina; e arsi i primi dueborghiin quello di porta Tomasina s'acampò con sua osteadì XVIIII di giugnoe quello afforzandola cittàmolto strinsee tolse l'acqua di Tesinellocon intendimento dilasciare battifolle da quella partee al monistero di Santo Spiritoda porta Vercellina che per lui si teneae mutare l'oste tra portaRomana e quella di Pavia per chiudere al tutto la città: nelquale oste i Fiorentini il dì di santo Giovanni di giugnofeciono correre il palioonde i Melanesi si recarono a grandedisdegnoe poi ne feciono bene vendettacome innanzi faràmenzione.



CCXII - Come la città di Milano fue soccorsaecome l'oste della Chiesa se ne partì

Nel detto anno e mese di giugno quegli di Milanoveggendosi a mal puntosi mandarono per soccorso al signore diVeronae a quello di Mantovae a l'altre terre ghibelline diLombardiae ancora agli ambasciadori del re Lodovico di Bavierach'erano in Lombardiamandando a direse non dessono loro sùbitoaiutoche renderebbono la città di Milano a la Chiesa. Iquali non oservando patti né saramenti fatti al legatoepromesse di non soccorrere i ribegli de la Chiesasì vimandarono i detti ambasciadori con titolo d'imperio con CCCC lorosoldati. E giunti in Milano i detti ambasciadori e cavalieriquelloBertoldo conte di Niferi d'Alamagna si fece fittizziamente vicariod'imperioe a Galeasso Visconti fece lasciare il titolo de lasignoriae rafforzò lo stato della città; ma per ciònon s'ardiro d'uscire a campo contra l'oste della Chiesala qualeera molto possente. Apressoa dì XX di luglioi dettisignori di Mantova e di Verona e' marchesi da Estiche allora eranodi loro lega contra la Chiesamandando ancora in aiuto di quello diMilano Vc cavalieri e M pedoni; e passando il fiume del Popertrattati fatticredettono i detti cavalieri torre la città diParma a petizione de la parte di Gian Quirico; il quale trattatoscoperto con danno di loronon venne loro fatto; e credettono ancoraprendere Firenzuolae con danno di loro si partironoe andarne aMilano. In quello assedio di Milano trattati avea assai da quegli diMilano a quegli dell'oste della Chiesatutti coverti di tradimentidall'una parte e da l'altra; e credendosi messer Ramondo e gli altricapitani dell'oste della Chiesacon ispendio di moneta assai egrandi promesse trattando co' Tedeschi ch'erano nel campochefacessono co' Tedeschi ch'erano ne la cittàche dessono lorol'entrata de la cittào almeno l'abandonassono e venissononel campo da la loro parteavenne tutto il contradio: che X bandieredi Tedeschi ch'erano nell'oste della Chiesa in quantità di Vca cavallo subitamente si partirono dell'oste e entraro in Milano. Perla qual cagionee ancora perché grande infermeria sicominciava nell'ostegli usciti di Milanoisbigottiti e colla pauradel tradimentoquasi tutti si partirono dell'oste e si ritrassonoa·lloro castella e a la terra di Moncia. Messer Ramondoveggendosi rimaso pur co' soldati del re e de la Chiesa e degli altriComuniin quantità di MMD cavalierisi ricolse con sua ostee mise innanzi prima la salmeria e popolo minutodando battaglia ala città: colle schiere fatte si partì da Milano e dìXXVIII di luglioe se n'andò a Moncia sano e salvoche persua levata quegli di Milano non ardirono d'uscire loro dietro abattagliaovero per più savia capitaneria. E così èda notare che i·niuna forza umana si può avere fermasperanzache in sì piccolo tempo sì possente evittoriosa ostecom'era quella della Chiesaper gli sopradettiavenimenti si partì isbarattata dal detto assedio di Milano.



CCXIII - Come quegli di Milano assediaro l'oste dellaChiesa in Monciama levarsene in isconfitta

Nel detto annodì VIII d'agostoquegli diMilano uscirono ad oste sopra la terra di Moncia con IIIm cavalieri epopolo grandissimo. In Moncia era messer Ramondo di Cardona coll'ostedella Chiesa rimaso con MM uomini di cavallo. Quivi si puosono adassedioe dimoraronvi infino al primo dì d'ottobre; e essendone la detta oste grandissima infermeria e mortalitàe moltagente di quella oste partitauscendo fuori la gente a piè dela Chiesa con balestrieri venuti da Genova per assalire il campoquegli dell'oste sanza riparo di battaglia si partiro a piè ea cavallochi meglio e più tosto si poté guarentire; ecosì rimase il campo e tutti i loro arnesi a la gente dellaChiesa. Poca gente vi fu morta e presase non degl'infermiperchél'asalto fu sproveduto e sanza la cavalleriasì che poca fuela caccia e tardiche già i Melanesi s'erano ricolti.



CCXIV - Come Castruccio venne ad oste a Pratoe come iFiorentini vi cavalcaronoe le novità che ne furono inFirenze

Nel detto anno MCCCXXIII Castruccio signore di Luccaprese audacia e baldanza de la cavalcata che poco dinanzi aveva fattasopra le terre del Valdarno sanza contasto de' Fiorentini: il dìdi calen di luglio subitamente cavalcò in sul contado delcastello di Pratoperché i Pratesi non gli voleano daretributo come i Pistolesie puosesi a campo a la villa d'Aiuolopresso a Prato a poco più d'uno miglio con VIcL uomini acavallo e con IIIIm pedonicon tutto si credesse in Firenze chefossero presso a due cotanti genti. I Fiorentini incontanente saputala novellaserrate le botteghe e lasciata ogni arte e mestierecavalcarono a Prato popolo e cavalieri isforzatamente; e ciascunaarte vi mandò gente a piede e a cavalloe molte case diFirenze grandi e popolani vi mandaro masnade a piè a lorospese; e per gli priori si mandò bando che qualunque isbanditoguelfo si rassegnasse ne la detta oste sarebbe fuori d'ogni bando; ilquale bando non saviamente fattone seguì poi grande pericoloa la città. Avenne poi appresso che il dì seguente sitrovarono i Fiorentini in Prato MD cavalieri e ben XXm pedoniche iIIIIm e più erano isbanditimolto fiera gente; e ordinaronoil seguente dì d'uscire a battaglia contra Castruccioespianando le vie il detto Castrucciola mattina III dì diluglio si levò da campoe con grande paura de' Fiorentinieancora di tradimento de' Pistolesisi partì d'Aiuoloe collapreda ch'avea fatta in sul contado di Prato passò l'Ombroneesanza arrestoe di buono andare di galopposi ridusse a Serravalle:e con tutto che Castruccio n'andasse a salvamento per la discordiade' Fiorentinifu tenuta la sua venuta folle condotta. Che se iFiorentini avessono mandata di loro gentecome poteanotraSerravalle e l'oste di Castruccioa certo Castruccio e sua genterimanevano morti e presi; ma a cui Idio vuol male gli toglie ilsenno. I Fiorentini rimasi in Prato con poca ordine e con difettuosocapitanoe per vizio de' nobiliche non voleano vincere la guerrain onore e stato di popoloscisma e discordia nacque ne la dettaoste; che il popolo tutto volea seguire dietro a Castruccioo almenoandare a oste in su quello di Luccae' nobili quasi tutti nonvoleanoassegnando loro ragioni ch'era il peggio. Ma la cagione eraperché parea loro esser gravati degli ordini della giustiziache non voleano essere tenuti l'uno per lo malificio dell'altro; laqual cosa per lo popolo non s'aconsentiae per questa cagione piùdì stettono in quello erroree mandarono a Firenzeambasciadori per la diliveragione del cavalcare o tornare l'oste inFirenze. Consigliando sopra ciò in Firenze in sul palazzo delpopolosimigliante errore nacque tra nobili e popolanie adurandodi pigliare partito di consiglio in consiglioil popolo minutoch'era di fuoricominciando da' pargogli fanciugliraunandosi inquantità innumerabile di gentegridando: "Battagliabattagliae muoiano i traditori!"e gittando pietre a lefinestre del palazzoessendo già notteper tema del dettoromore del popolo i signori priori col detto consiglioquasi pernicessità e per acquetare il popolo minuto a romorestanziaroche l'oste procedesse. Questo fu a dì VII di luglio. E fattala detta diliberazionetornati gli ambasciadori a l'oste a Pratosipartì la detta oste di Pratodì VIIII di luglioconmala voglia e infinta per gli nobilise n'andarono per la via diCarmignano a Fucecchioe giunti a Fucecchiosanza niuno buono fareod onore del Comune di Firenze: ma se in Prato avea errore tra'nobili e 'l popolo del cavalcaremaggiore fue a Fucecchio di nonvalicare né entrare in sul contado di Lucca. E sì eracresciuta l'oste e crescea tutto dìche 'l Comune di Bolognavi mandò CC cavalierie 'l Comune di Siena altri CC; e oltrea quegli tutti i nobili de le case di Siena a garachi megliomegliovennono in quantità di CCL a cavallo molto bellagentee i Conti e altre terre e amici; onde l'oste era sìpossentese vi fosse stato l'accordoch'a l'assedio di Lucca e piùinnanzi poteano con salvezza andareche Castruccio s'era ritratto ala guardia di Lucca con grande paurae poca di sua gente mandati aguardare i passi sopra la Guisciana. Ma sempre ov'è ladiscordia è il minore poderetutto sia più gente; eancora per difetto del non sofficiente ducail conte Novellochenon era capitano a conducere sì fatto esercitoper necessitàconvenne tornassono a Firenze sanza nulla farecon grande onta evergogna di loro e del Comune di Firenze. E oltre a questocrescendopeggio al maleche certi nobili scommossono gli sbanditiche nonsarebbono dal Comune tratti di bandoonde a bandiere levate vennonoi detti isbanditi innanzi a la cittàcredendo per forzaentrare dentrola seradì XIIII di luglio. Sentendo ciòil popolo a suono di campane s'armòe trassono a la guardiade la cittàdel palazzo del popolo; e tutta la notte guardarofrancamentetemendo di tradimento dentro ordinato per gli detticerti de' nobili. Gli sbanditi perduta la speranzae la mattinavegnentedì XV di lugliotornando la cavalleria e l'altraostesi fuggirono i detti isbanditie la città si racquetòcon molta riprensione. Avemo seguito per ordine questo processo de'Fiorentiniperché siamo di Firenze e fummo presentie ilcaso fu nuovo e con più contrarie per quello seguìapressoper dare esemplo a' nostri successori per lo nanzi d'esserpiù franchi e più interi e di migliore consigliovogliendo onore e stato de la repubblica e di loro.



CCXV - Come il vescovo d'Arezzo prese il castello diRondine

Nel detto annoa dì XVII di luglios'arrendéil castello di Rondine al vescovo d'Arezzoe gli Aretini che v'eranostati ad assedio più mesi. Stando que' d'entro a speranza che'Fiorentini gli soccorressononol vollono faretra per non potereper le cagioni di su dettee per non rompere pace agli Aretini.



CCXVI - Come Castello Franco si rubellò a'Bolognesie come lo riebbono

Nel detto annoa dì XVIIII di lugliosirubellò per tradimento del signore di Modona Castello Francode' Bolognesii quali Bolognesi subitamente vi trassono per comune;e per lo sollecito soccorsoe che quegli di Modona non v'eranoancora giuntiracquistarono il castelloe' traditori strussono.



CCXVII - Come X galee de' Genovesi furono prese da' Turchiper tradimento

Nel detto anno e mese di luglio X galee di Genovesiguelfi andarono in corso in Romania rubando amici e nimicie presonotanta roba che si stimava IIIc milia fiorini d'oroe fecionocompagnia col cerabi di Sinopiauno grande amiraglio di Turchia; ecorseggiato tutto il mare Maggioretornati al porto di Sinopiaperquello amiraglio nobilemente ricevutie fatta gran festa e convitiper trargli in terrae dato loro uno ricco desinareal levare delletavole gli fece assalire a' suoi Turchie uccidere e prendereesimigliante le galee e la roba ch'era in porto; e cosìperderono l'avere male acquistatoe le persone: che de le X galee edi tutta la ciurma non iscamparono che III galee; e rimasorvi XL epiù de' maggiori nobili di Genovae bene MD altri per lotradimento del detto Saracino.



CCXVIII - Come santo Tommaso d'Aquino fue canonizzato dapapa Giovanni

Nel detto anno MCCCXXIIIall'uscita di luglioperlo sopradetto papa Giovanni e per gli suoi cardinali apo Vignonefuecanonizzato per santo frate Tommaso d'Aquino dell'ordine di sanDomenicomaestro in divinità e in filosofiae uomoeccellentissimo di tutte scienzee che più dichiarò lesacre Scritture che uomo che fosse da santo Agostino in quail qualevivette al tempo di Carlo primo re di Cicilia. E andando lui a cortedi papa al concilio a Leonesi dice che per uno fisiziano del dettoreper veleno gli mise in confettiil fece morirecredendonepiacere al re Carloperò ch'era del legnaggio de' signorid'Aquino suoi ribellidubitando che per lo suo senno e virtùnon fosse fatto cardinale; onde fu grande dammaggio a la chiesa diDio: morì a la badia di Fossanuova in Campagnadì... Equando venne alla sua fineprendendo Corpus Dominifecequesta santa orazione con grande divozione "Ave pretio meeredemptionisave viatico mee peregrinationisave premio future vitein cui mano commendo anima et spiritum meum"; e passò inCristo.



CCXIX - Di grande novitade ch'ebbe in Firenze per cagionedegli sbanditi

Nel detto anno e tempoessendo gli sbanditi diFirenzei quali erano stati nell'oste a Prato e a Fucecchioinisperanza d'esser ribanditi per la promessa loro fatta e per lo bandomandato per gli priorinon si trovò via per gli forti ordiniche potessono essere ribanditi. Per la qual cosa VIII di lorocaporalich'erano in Firenze a sicurtà per sollecitared'essere ribanditiveggendo che la loro speranza era fallitasìordinaro congiurazione e tradimento ne la città col favore dicerti nobili de le caseond'erano di quegli isbanditi; e la notte disanto Lorenzodì X d'agosto MCCCXXIIIvennero a le porte dela città da più partiin quantità di LX acavallo e più di MD a piècon iscuri assai pertagliare la porta che vae verso Fiesole. Sentendosi la sera a tardiloro venutanon per certoma per alcuno indiziola cittàfue ad arme e in grande tremoredubitandosi il popolo non tantodegli sbanditi di fuoriche piccolo podere era il loro a la potenzadella cittàquanto di tradimento dentro si facesse per gligrandi. Per la qual cosa la città si guardò la nottecon grande sollecitudinee per la buona guardia nullo s'ardìa scoprire dentro di tradimento. Gli sbanditi ch'erano di fuoriveggendo la grande guardia e luminare sopra le murae che nullorispondea loro dentrosi partirono in più partie cosìper la grazia di Dio e di messere santo Lorenzo iscampò lacittà di Firenze di grande pericolo e rivoluzione; che di verosi trovò che doveano correre la città e ardere in piùpartie rubare e fare micidi in assai buoni uominie abbatterel'uficio de' signori priori e gli ordini della giustiziache sonocontra i nobilie tutto il pacefico stato della cittàsovertere; e cominciato per gli sbanditi il malequasi tutti inobili doveano essere co·lloro per disfare il popolo. E cosìsi trovò; ma perché l'opera era grave a puliretantin'erano colpevolisi rimase di fare giustizia per non peggiorarestatoché·ll'una setta e parte del popoloi quali nonreggeano la cittàvoleano pur che giustizia si facesseperché si volgesse stato nella città. Quegli chereggienoperché scandalo non crescesse onde nascessemutazione ne la cittàsì la passarono il piùtemperatamente che poteano. E essendo a la fine opposto per la famadel popolo per gli più caporali di nobilich'avessonoaconsentito a la detta congiuraa messer Amerigo Donatie a messerTegghia Frescobaldie a messer Lotteringo Gherardinima non sitrovò nullo ch'acusasse; ma nel consiglio de' priori e delpopolo per dicreto convenne ciascuno in polizze scrivesse chi gliparea fosse colpevole: trovossi per gli più i tre cavalierinomati; che fu nuova legge e modo. I quali tre cavalieri dinunziatiper lo modo e sorte che detto avemoessendo richesti per messerManno de la Branca d'Agobbioallora podestàa sicurtàprivata di loro personecompariro e confessarono che sentirono iltrattato ma non vi si legaro; ma perché nol palesarono a'priorifurono condannati ciascuno in libbre MMe a confini per VImesi fuori della città e contado XL miglia. Per molti si lodòdi passarla per questo mezzo per non crescere scandalo ne la città;e per molti si biasimòche giustizia non si fece de' detti edi molti nobili che si diceva che v'aveano colpa a la dettacongiurazione. E per questa novitàe per fortificare ilpopoloa dì XXVII d'agosto MCCCXXIII sì diedono LVIpennoni della 'nsegna de le compagnieIII per gonfalone e tali IIIIe così a quegli de la setta che non reggeano come a quegli chereggeanomischiatamente; e tutti i popolani a sesto a sesto sicongregarono insiemee promisono d'essere a una concordia a ladifensione del popolo; per la qual cagione poi nacque mutazione inFirenzee si criò nuovo statocome innanzi faràmenzione.



CCXX - Come Castruccio guastò le castella diValdarno di sotto

Nel detto annoa dì XXIIII d'agostoessendoper quegli del castello di Montetopoli fatta preda e danno a queglidel castello di MartiCastruccio signore di Lucca a richiesta de'Pisani mandò CCC cavalierie fece guastare le vigne diMontetopoli e ciò che v'era scampatoch'egli non avea guastoquando vi fu a oste; e simigliante feciono a Castello Franco e aquello di Santa Croce sanza niuno contasto o soccorso de le masnadede' Fiorentinich'erano in maggiore quantità di cavalieri inValdarnoonde fu grande vergogna a' Fiorentini. E tutto ciòavenia per le divisioni de la città.



CCXXI - Come quegli di Bruggia in Fiandra presono e arsonoil porto delle Schiuse

Nel detto anno e mese d'agostoessendo quistione tra'l conte di Fiandra e quegli di Bruggia col conte di Namurro suo zioil quale tenea la villa e 'l porto delle Schiusee quella terra eramolto cresciuta e multiplicata per lo buono portoil detto conte diFiandraciò fu il giovane Luiscon quegli di Bruggiaandarono ad oste sopra le dette Schiusee per forza l'acquistaroeuccisono e presono gente assai; e 'l conte di Namurro fu preso; e poirubarono e arsono la detta villa e portoche v'aveva più diMD abitanti sanza i forestieri navicanti.



CCXXII - D'uno vento pestilenzioso che fu in Italia e inFrancia

Nel detto anno MCCCXXIIIa l'uscita d'agosto e al'entrar di settembrefu uno vento a favognanoper lo qualeamalorono di freddo con alquanti dì con febbre e dolore ditesta la maggiore parte degli uomini e de le femmine in Firenze: equesta pestilenza fu generale per tutte le città d'Italiamapoca gente ne morì; ma in Francia ne morirono assai.



CCXXIII - Come quegli di Bergamo furono sconfitti dallagente de la Chiesa

Nel detto anno e mese di settembre gente di Bergamoin buona quantità a cavallo e a pièvegnendo inservigio di que' di Milano a l'oste e assedio ch'era a Monciaper lagente de la Chiesa furono scontrati e sconfittie rimasonne tramorti e presi D e più.



CCXXIV - Come i mercatanti viniziani sconfissonogl'Inghilesi in mare

Nel detto anno e mese di settembreessendo partiteVII galee de' Viniziani di Fiandra cariche di mercatantiaXXXIIIIcocche d'Inghilesi l'assaliro per rubarele quali galee francamentedifendendosiquelle cocche sconfissonoe presonne Xe uccisonvimolti Inghilesi.



CCXXV - Come i Fiorentini perderono il castello dellaTrappola co·lloro vergogna

Nel detto anno e mese di settembre il castello dellaTrappola in Valdarnoil quale teneano i Pazzisi diede a'Fiorentini: mandovisi per lo Comune di Firenze gente e guernimento; estando a sicurtà con mala guardia quegli che v'erano entroiPazzi e Ubertiniper tradimento fu loro data l'entrata del castelloe quanti Guelfi vi trovarono in su le letta gli uccisonoin numeropiù di XL gagliardi fanti di Castello Franco. Sentendo ciòi Fiorentinivi mandarono CC cavalieri e pedoni assai. Queglich'erano nella Trappola per tema se ne partiroe rubarono ilcastello e misonvi fuocoe ridussonsi nel castello di Lanciolina. Lagente de' Fiorentini seguendogligli assediarono nel detto castelloper più giorni; poi i Pazzi e Ubertini con gli Aretiniisforzatamente con più di CC cavalieri e popolo assai venienoal soccorso; per la qual cosa la gente de' Fiorentini sanza attenderese ne partirono dall'asedioe con grande vergogna se ne tornarono aFirenze.



CCXXVI - Come il vescovo d'Arezzo ebbe la Città diCastello per tradimento

Nel detto annoa dì II d'ottobresignoreggiando la Città di Castello messer Branca Guelfucci aguisa di tirannoe i più de' migliori Guelfi cacciati dellaterracerti di quegli che v'erano rimasi popolani sì fecionotrattato col vescovo d'Arezzo per cacciare messer Brancail quale vimandò CCC uomini a cavallo con Tarlatino suo fratello. E'detti traditori gli diedono la notte una de le portee come gliAretini furono dentroco' figliuoli di Tano da Castello degliUbaldini e più altri Ghibellinicorsono la terrae per forzane cacciarono il detto messer Brancaed eziandio tutti quegli Guelfiche aveano loro data la terrae ben IIIIc altri Guelfi caporaliein tutto si riformò a parte ghibellina. Per la qual cosa iPeruginie Agobbinie Orbitanie Sanesie Bolognesie contiGuidi guelfi mandarono ciascuno a Firenze loro ambasceriae inFirenze fermarono taglia di M cavalierie capitano il marchese daValiana per guerreggiare la Città di Castello e 'l vescovod'Arezzo. E fermarono compagnia di IIIm cavalieri per tre anni arichesta del capitano della tagliache 'l terzo e più netoccò a' Fiorentini. Piuvicossi la detta compagnia in Firenzein Santo Giovanni a dì XXI di marzo MCCCXXIII.



CCXXVII - Come il papa scomunicò Lodovico di Bavieraeletto imperadore

Nel detto anno MCCCXXIIIa dì VIII d'ottobrepapa Giovanni sopradetto apo Vignone in Proenzain piuvicoconcestoro diede sentenzia di scomunicazione contra Lodovico dogio diBavierail quale si dicie re de' Romaniperò ch'avea mandatoaiuto di sua gente a Galeasso Visconti e frategliche teneano lacittà di Milano e più altre città di Lombardiacontra la Chiesaopponendogli che non gli era licito d'usarel'uficio dello imperio infino che non fosse approvato degno econfermato per la Chiesadandogli termine tre mesich'egli dovesseavere rinunziata la sua elezione dello imperioe personalmentevenuto a scusarsi di ciòch'avea favoreggiati gli eretici esismatici e ribegli di santa Chiesa: e privò tutti i chericiche al detto Lodovico dessono consiglioaiuto o favoresedisubbidisse. Il quale Lodovico com'ebbe il detto processocon savioconsiglio appellò al detto papa o suo successore e al conciliogeneralequando egli fosse a la sedia di San Piero a Roma; e mandòa corte grande ambasceria di prelati e d'altri signori scusandosi alpapae faccendo promettere di non essere contra la Chiesa; gli fuprolungato termine tre altri mesie secondo che aoperassecosìsi procederebbe contra lui.



CCXXVIII - D'una grande tempesta che fu nel mare Maggiore

Nel detto anno e mese d'ottobre fu sì grandetempesta nel mare Maggiore di là da Gostantinopoliche bencento legni grossi vi periro; onde fue grande danno a' mercatanti diVinegia e di Genova e di Pisa e ancora de' Greciche molto avere emercatantia e gente vi si perdero.



CCXXIX - Di novità che furono in Firenze per cagionedegli ufici e de le sette

Nel detto annoa l'uscita d'ottobrei priori egonfaloniere che allora erano a la signoria di Firenzee erano de'maggiori popolani de la cittàpresono balìa di farepriori per lo tempo aveniree feciongli per XLII mesi avenireemischiarono de la gente che non avea retta la terra dal tempo delconte a Battifolle alloradue in tre per uficio di prioratopermostrare di raccomunare la terra per la novità degli sbanditich'era stata l'agosto dinanzie' detti eletti priori misono ibossoli ordinati di trargli di due in due mesi; onde poi nacquenovità innanzi che finisse l'annocome innanzi faràmenzione.



CCXXX - Come Castruccio volle pigliare Pisa pertradimento

Nel detto anno MCCCXXIIIa dì XXIIIId'ottobresi scoperse in Pisa uno tradimento ch'avea ordinatoCastruccio signore di Lucca con messer Betto Malepa de' Lanfranchi econ IIII conastaboli tedeschidi fare uccidere il conte Nieri e 'lfigliuolo e più altri che reggeano la cittàe correrela terrae dare la signoria a Castruccio; per la qual cosa futagliata la testa al detto messer Bettoe presi i detti conostabolie cacciata la loro gente; e d'allora innanzi il conte con quegli chereggeano in Pisa si palesarono nimici di Castruccioe fecionodicreto che chi l'uccidesse avesse dal Comune di Pisa Xm fiorinid'oroe tratto d'ogni bando. Questo tradimento scoperse uno de'Guidi e Bonifazio de' Cerchi rubegli di Firenzeche dimoravano inLucca e in Pisa; e guadagnarne danari da' Pisani.



CCXXXI - Come la gente de la Chiesa ebbono danno a Carrarain Lombardia

Nel detto anno e mese d'ottobreessendo nella villadi Carrara nel contado di Milano CCC cavalieri di quegli dellaChiesamessere Marco con Vc cavalieri di Milano subitamente assalìla detta villa; quella poco forte e male fornitaabbandonata da'soldati de la Chiesapresono e rubarono e arsono con alcuno dannode' loro nimicipartendosi la gente della Chiesa in isconfitta. Epoi nel detto annoa dì XII di novembreil detto messerMarco con MD cavalieri venne all'assedioa la rocca e ponte diBasciano in su il fiume d'Addail quale era molto bene fornito e divittuaglia e di gente per la Chiesa. Non avendo soccorso da messerRamondo e da la sua gente ch'erano a Gargazzuolavilmentes'arrenderoe chi dice per moneta; che n'era capitano unooltramontano. E tornato messer Marco in Milanodissensione nacquetra la sua gente dagli Alamanni di sopra a quegli di sottocioèdi Valdirenoper invidia che quegli di Soavia erano più dipresso al signoree meglio pagati; e ben Vc a cavalio se nepartironoe parte se n'andarono in Alamagnae parte vennononell'oste de la Chiesa sotto la bandiera di messer Arrigo di Fiandra.Di questo è fatta menzione per la poca fede de' Tedeschi.



CCXXXII - Come il popolo minuto di Fiandra si rubellaronocontra i nobili e distrussongli

Nel detto anno e mese di novembre il popolo minutodel Franco di Bruggia in Fiandracioè i paesani d'intorno aBruggiasi rubellarono contra i nobili de la contradae feciono unocapitano il quale appellavano il Conticinoe a furore corsono ilpaesee arsono e guastarono tutti i manieri e fortezze di nobiliemolti ne presono e incarceraro. E la cagione fu perché inobili gli gravavano troppo de la taglia ch'aveano a pagare per lapace al re di Francia; e crebbe tanto la detta congiurachecontaminarono tutto il paese di Fiandrae non ubbidieno al conte diFiandra loro signore; e a la finea dì XXI di febbraiovegnenteentrarono in Bruggia per forza coll'aiuto del popolo minutodi Bruggiae corsono la terrae uccisono a·ffurore moltigrandi borgesie mutarono lo stato e signoria de la terra a·llorovolontà.



CCXXXIII - Come Castruccio prese Fucecchioe incontanente nefu cacciato in isconfitta

Nel detto anno MCCCXXIIIa dì XVIIII didicembreCastruccio signore di Lucca subitamente con suo isforzo sipartì da Luccae la notte vegnente venne intorno a Fucecchioper prendere la terra; e per alcuno di quegli d'entro di piccoloessere fue ismurata una piccola postierlala quale era in luogosolitaro presso a la roccae per quella entraro molti di sua gentedi Castruccioche non furono sentitiperché pioveadiversamentee Castruccio in persona v'entrò con piùdi CL uomini a cavallo e Vc a piè. E combattendo la notte laterra e' presene una partee prese la rocca che v'aveano cominciataa fare i Fiorentinisalvo la torre; e credendosi avere vinta laterrae già n'avea scritto a Luccaquegli di Fucecchiofeciono la notte cenni di fuoco per soccorso a le castella vicineov'era la guernigione de' soldati de' Fiorentini; per gli quali cennisoccorso vi venne de le masnade fiorentinech'erano a Santa Croceea Castello Francoe a Samminiatoe vegnente il giornovigorosamente combattero con Castruccio e sua genteil quale eraabarrato a le bocche de le vie d'in su la piazzae per forza glisconfissono e cacciarono de la terra; e 'l detto Castruccio fu feditonel voltoe a grande pena scampòe più vi rimasonomorti e presi in quantità di CL uomini tra a cavallo e apiedee quasi tutti i loro cavagli ch'aveano condotti dentro virimasonoperché si fuggirono a piè; e se fossono statiseguitiera finita la guerra castruccina a' Fiorentini. Grandeallegrezza n'ebbe in Firenzeperò che al cominciamento aveanola terra per perdutae più bandiere di Castruccio e de' suoiconastaboli co' cavagli presi ne vennono a Firenze.



CCXXXIV - D'uno grande miracolo ch'aparve in Proenza

Nel detto anno MCCCXXIIIil giorno de la Befaniaapparve in Proenza in una terra c'ha nome Alesta uno spirito d'unouomo di quella terrail quale di poco era mortoe con sentorequando venia scortamente parlandodicendo grandi cose e maravigliosedell'altra vita e delle pene di purgatorio; e 'l priore de' fratipredicatoriuomo di santa vitacon più de' suoi frati e conpiù di C buoni uomini della terra il venne a disaminare escongiurarerecando seco privatamente Corpus Dominiper temanon fosse spirito maligno e fittizioil quale incontanente conobbee confessò quello esser vero Iddiodicendo al priore: "Tuhai teco il salvatore del mondo"; e per la virtù diCristo scongiurandolopiù secrete cose dissee come perl'aiuto e meriti del detto priore e suoi frati tosto avrebbe requiaeternale.



CCXXXV - Come il vescovo d'Arezzo ebbe e prese la rocca diCaprese

Nel detto annoa dì VII di gennaioilvescovo d'Arezzo ebbe la rocca di Caprese del conte da Romenaa laquale era stato ad assedio più di tre mesi; e per lo dettoconte e per gli Fiorentini tardi fu soccorsaonde al detto vescovocrebbe podere di più di Vc fedeli di Valdicapresich'eranotutti Guelfi.



CCXXXVI - Come gli usciti di Piagenza furono sconfitti da lagente della Chiesa

Nel detto annodì X di gennaiomesserManfredi di Landa uscito di Piagenzache tenea Castello AquaroconCC cavalieri e gente a·ppiè venne verso il borgo a SanDonnino per levare preda e mercatantia ch'andava a Piagenza:sentendosi in PiagenzaIIIIc cavalieri di quegli del legatocavalcarono contra loroe tra Firenzuola e San Donnino glisconfissono; e gran parte ne furono presi e menati in Piagenza.



CCXXXVII - Come i Pisani furono sconfitti in Sardigna da lo'nfante d'Araona

Nel detto anno MCCCXXIIIa l'uscita di gennaioiPisani feciono una armata di LII tra galee e usciericon Vccavalieri tra Tedeschi e Italianie con IIm balestrieri pisaniond'era capitano messer Manfredi figliuolo del conte Nieri naturalee si partirono di Pisa a dì XXV di gennaio per andare inSardigna per soccorrere Villa di Chiesa ch'era assediata da don Anfusfigliuolo del re d'Araonail quale era in su la Sardigna perconquistarlacome adietro è fatta menzione. E per contradiotempo soggiornò la detta armata al porto di Lungone in Elbainfino a dì XIII di febbraioe in Sardigna arivarono a dìXXV di febbraio a capo di terra nel golfo di Caserie trovarono cheVilla di Chiesa s'era renduta al detto don Anfus a dì VII difebbraioil quale v'era stato ad assedio VIII mesie venuto era consua oste ad assediare Castello di Castro. I Pisani scesi in terraco·lloro oste andando verso Castelloe la gente di Castellovenieno per congiugnersi co·lloroe dì XXVIIII difebbraio s'afrontarono a battaglia col detto don Anfuse combattendoaspramentea la fine la gente de' Pisani furono sconfitti e morto illoro capitano e degli altrie morirne assai de' Tedeschi a cavallo:la maggiore parte de' Pisani che poco ressono a la battaglia sifuggirono in Castello di Castro. E dopo la detta sconfitta e perditale galee di don Anfusch'erano nel porto di Castello incatenate percontradiare il porto e la scesa a' Pisanisi scatenaro e vennonocontra l'armata de' Pisani. Quegli incontanente si misono a la fuggae lasciarono tutti i loro legni grossi carichi di vittuaglia ed'arnese d'ostei quali furono presi da le galee di Raonesi. E ciòfattoil detto don Anfus puose l'assedio per terra e per mare aCastello di Castro. Per questa sconfitta e perdita di Villa di Chiesafu grande abassamento de' Pisaniche più di CCm fiorini d'orocostava già loro la detta guerraonde rimasono in male statoe in grande discordia dentro per le sette che v'erano nella cittàe con grande sospetto di Castruccio ch'era loro contradioe allegatocol re di Raona.



CCXXXVIII - Come i Fiorentini mandarono in Francia percavalieri

Nel detto annodel mese di gennaioi Fiorentinimandarono in Francia ambasciadori per Vc cavalieri franceschichevenissono al soldo del detto Comune.



CCXXXIX - Come messer Ramondo di Cardona fue sconfitto daquegli di Melanoe preso

Nel detto annoa dì XXVIIII di febbraiomesser Ramondo di Cardona capitano dell'oste della Chiesa inLombardia si partì da Moncia con M cavalieri e con gente a pièassaie venne e prese il castello e 'l ponte di Vavri in sul fiumed'Adda. Galeasso e Marco Visconti incontanente vi cavalcarono daMilano con XIIc di cavalieri tedeschi e popolo assai a pièemisonsi a l'assedio del detto castello di Vavri. Messer Ramondo nonessendo fornito di vittuaglia uscì fuori al campo co la suagentee affrontossi a battaglia con quegli di Milanola quale fuaspra e forte. A la fine per soperchio di gente il detto messerRamondo co l'oste della Chiesa furono sconfittie preso il dettomesser Ramondo e più altri conastaboliintra' quali due diquegli che v'erano per lo Comune di Firenze vi rimasonoe menatipresi in Melano; messer Simonino di messer Guidetto della Torreuomodi gran valoreanegò nel fiume d'Addae più altrabuona gente vi rimasono presi e morti; e messer Arrigo di Fiandra vifu presoma riscattossi da' Tedeschi che l'aveanoe co·lloroinsieme e con gli altri ch'erano scampati de la battaglia ne venne inMoncia. E poi il detto messer Ramondo essendo preso in Milano co leguardiedel mese di novembre scampò e venne a Moncia.



CCXL - Come il vicaro del re Ruberto fu cacciato da'Pistolesi

Nel detto anno MCCCXXIIIdì III di marzotornando a Pistoia per patti il vicaro del re Rubertoche n'erastato cacciatocon XXX a cavallo de la masnada del conte Novelloper gli Pistolesi fu assalito e sconfitto sotto a Tizzanoe fattagligrande vergogna; e ciò fu opera di messer Filippo Tedicichevolea per tirannia signoreggiare la terra.



CCXLI - Come i Tarteri di Gazzeria corsono Grecia

Nel detto annodel mese di febbraioil Tartero dela Gazzeria e Rusiach'aveva nome... con esercito di CCCm d'uomini acavallo vennono in Grecia infino a Gostantinopoli e più quapiù giornateconsumando e guastando ciò che innanzi sitrovaro; e dimorarvi infino a l'aprile vegnente con grandeconsumazione e distruzione de' Greci d'avere e di personeche piùdi CLm di personetra' mortie' ne menarono in servaggio. A la fineper difetto di vittuaglia per loro e di loro bestiame furonocostretti a dipartirsie tornarono in loro paese. Per questoavenimento ancora si mostra il fragello di Dio a coloro che non sonosuoi amiciche gli fa perseguitare a' peggiori di loro. E non simaravigli chi leggerà di tanta quantità di gente acavallo; però che ciascuno Tartero vae a cavallo; e' lorocavagli sono piccoli e sanza ferri e con brettine sanza frenoe laloro pastura è d'erbaggio e di strame sanza biada; e' dettiTartari vivono di pesce e carne mal cottacon poco panee di lattedi loro bestiameche ne' loro eserciti menano grandissimamoltitudine; e sempre stanno a campoe poco in cittadi e in castellio ville abitanose non sono gli artefici.



CCXLII - Come papa Giovanni ancora fece processi control'eletto di Baviera

Nel detto annoa dì XXII del mese di marzopapa Giovanni XXII apo Vignone fece e piuvicò nuovi processicontra Lodovico dogio di Baviera eletto re de' Romaniper cagione del'aiuto dato a' Visconti di Milano contra la Chiesae scomunicollose personalmente non venisse a la sua misericordia infra tre mesiapressoe ordinò perdono di croceperdonando colpa e penachi andasse o mandasse per tempo d'uno anno al servigio della Chiesain Lombardia contra i Visconti signori che teneano Milano.



CCXLIII - Come l'oste di Milano si partì dall'assediodi Moncia co·lloro danno

Nell'anno MCCCXXIIIIa dì XXVIII del mese dimarzoessendo il signore di Milano Galeasso Visconti a oste aMonciae per più giorni data battaglia a la terraqueglich'erano per la Chiesa in Monciaond'era capitano messer Arrigo diFiandrauscirono fuori a combattere le torri e altri ingegni de'nimicie quegli per forza di battaglia arsono e presono con grandanno di quegli dell'oste. Per la qual cosa tutta l'oste si ritrasseda l'assedio de la terra per ispazio d'uno miglio e piùlasciando il campo con gran danno di loro; poi apresso a due dìsi partirono e ritornarono in Milano. E intra l'altre cagioniperòche 'l capitano della detta osteche v'era per lo eletto di su dettore de' Romaniper lettere del suo signore per non fare contra laChiesa si partìe tornossi con sue genti in Alamagna.



CCXLIV - Come i Perugini coll'aiuto de' Toscani ebbono lacittà di Spuleto

Nel detto annoa dì VIIII d'aprileessendola città di Spuleto assediata per gli Perugini e per lo ducadi Spuleto che v'era per la Chiesaper II anni e piùeaveavi intorno XIIII battifolliper tale modo l'aveano afflitta edistretta di vittuagliache s'arenderono liberamente a la Chiesa eal Comune di Perugia sanza nullo pattosalve le persone; e i primiper patti che entrarono nella cittàacciò che non sicorresse né guastassefurono i cavalieri ch'erano nella dettaoste del Comune di Firenze e di quello di Sienach'erano CCLiquali guarentirono la terra; poi v'entrarono i Perugini sanza nullomalificio fare; e riformarono la terra a·lloro signoria inparte guelfae sì come terra loro distrettualee come lorosuditi.



CCXLV - Di certi ordini fatti in Firenze contra gliornamenti delle donnee di trarre di bando li sbanditi

Nel detto anno MCCCXXIIIIdel mese d'aprilealbitrifurono fatti in Firenzei quali feciono molti capitoli e fortiordini contra i disordinati ornamenti de le donne di Firenze. Fecionodicreto ch'ogni isbandito potesse uscire di bando pagando certapiccola cosa al Comunee rimanendo in bando al suo nimicosalvo irubellie quegli che furono condannati per la venuta ch'aveano fattaa le porte l'agosto dinanzi per essere ribanditi. Non fu per gli piùlodato il dicretoperò che la città non era in bisognoné iscadimentoch'e' bisognasse ribandire i malfattori. Mafecesi per la promessa fatta loro nell'oste a Pratocome dinanzi sifece menzione.



CCXLVI - Come il papa scomunicò il vescovo d'Arezzo

Nel detto annodì XII d'aprilepapa Giovanniapo Vignone in piuvico concestoro scomunicò e privò ilvescovo d'Arezzoch'era di quegli della casa da Pietramala d'Arezzoa condizionese infra due mesi non avesse fatta ristituire la Cittàdi Castello nel primo stato a parte di Chiesa e guelfae lasciata lasignoria temporale d'Arezzoe venuto personalmente in sua presenzafra tre mesi; la qual cosa non attennee rimase in contumacia dellaChiesa.



CCXLVII - Come il conte Novello prese Carmignano

Nel detto annoa dì XXI d'aprileil conteNovello capitano di guerra de' Fiorentini co la sua gente e usciti diPistoia guelfi subitamente prese Carmignanosalvo la roccasanzasaputa de' Fiorentiniper vendetta dell'onta che que' che teneanoPistoia feciono al vicario del re e a la sua gentee non si voleapartire se non avesse la rocca. Per questa cagione Castruccio signoredi Lucca a richesta dell'abate da Pacciano che tenea Pistoia venne aSerravalle con Vc cavalieri; e faccendo segni di volere renderePistoia a Castruccioi Fiorentini feciono partire il conte daCarmignano per tema e gelosia di Pistoiae perché il conteavea fatta la 'mpresa sanza loro saputa.



CCXLVIII - Come il re di Francia venne in Proenza perprocacciare d'esser l'imperadore

Nel detto anno e mese d'aprile Carlo re di Franciavenne in tolosana con la reina sua mogliefigliuola che fu d'Arrigoimperadoree col re Giovanni di Boemmia suo cognatocon piùbaroni e signori; e per gli più si credette che venisse alpapa a Vignone per farsi eleggere imperadore. Tornossi adietro inFranciae tornandola detta reina morì sopra partorireellae la creatura; e per gli più si disse ch'avenne perch'eglil'avea tolta per moglie vivendo la sua primaonde è fattamenzione.



CCXLIX - Come il re Ruberto si partì di corte dipapa e andonne a Napoli

Nel detto anno e mese il re Ruberto si partìda corte di papa e di Proenza con LVI tra galee e uscieri e CCCcavalierie arrivò in Genova dì XXII d'aprilee inGenova dimorò più giorni; e per gli Genovesi gli fufatto grande onoree cresciuta la signoria di Genova per VI annioltre al primo termine gli s'erano dati. Poi rassettata la terra asua signoriasi partì di Genova del mese di maggioe puose aPorto Pisanoe fece uno cavaliere di casa i Bardi di Firenzee da'Pisani ebbe grandi presenti e onoree poi si tornò a Napolico la moglie del duca suo figliuolola quale era figliuola di messerCarlo di Valos di Francia; a grande onore la sposò a Napoli.



CCL - Come gente di Milano furono sconfitti da messerArrigo di Fiandra

Nel detto annoa dì XXVIII d'aprileessendopartito di Milano messer Vercellino Visconti con CCC cavalieri e Vcpedonie presa la villa di Decimoe quella intendea d'aforzareacciò che vittuaglia non entrasse in Monciamessere Arrigo diFiandra si partì di Moncia con Vc cavalierie subitamentesorprese la detta gente di Milano e sconfissee pochi ne camparonoche non fossono morti o presi.



CCLI - Come i Pisani furono sconfitti un'altra volta inSardigna

Nel detto annoa l'entrante di maggioi Pisanich'erano in Castello di Castrocon tutta loro cavalieria e Tedeschiuscirono un'altra volta fuori a battaglia con don Anfus figliuolode·re d'Araonai quali furono sconfittie tra morti e presipiù di IIIc cavalieri; il rimanente si fuggirono in Castello;e pochi dì apresso il rimanente delle galee e tutto il navilede' Pisani si partirono di Sardigna e tornarono a Pisa per tema diXXV galee sottili che 'l re di Raona avea mandate in Sardigna inaiuto a don Anfus suo figliuoloonde i Pisani rimasono in Sardignadisperati d'ogni salute. Nel detto annoa dì VIIII di maggioscurò la luna in gran parte in sulla sera nel segno delloScarpione.



CCLII - Come gente di Castruccio ricevettono danno aCastello Franco

Nel detto annoa dì XXII di maggiovegnendola gente di Castruccio signore di Lucca a Castello Franco in quantitàdi CL a cavalloi soldati de' Fiorentini intorno di CXX a cavallouscirono di Castello Francoe vigorosamente s'affrontarono insieme;e durò la battaglia per più di tre oreche poco aveavantaggio dall'uno all'altro. A la fine sopravenne da Fucecchio insoccorso de' soldati di Firenze de la gente del conte Novello intornodi C cavalieri. Per la qual cosa i soldati di Lucca si misono inrottae rimasonne morti X a cavallo. De la gente del contetrascorsono tra' nemici Porcelletto d'Arli e uno suo compagnoetanto andarono innanziche furono presi da' nemici.



CCLIII - Come i Fiorentini mandarono aiuto a' Peruginisopra la Città di Castello

Nel detto annoa dì XXVIII di maggioiFiorentini mandarono a Perugia per fare guerra a la Città diCastello la parte loro de la tagliache furono CCCXL cavalierisoldationde fu capitano messer Amerigo de' Donati; e simigliantefeciono i Sanesie' Bolognesie l'altre città che tennono ala tagliache furono M cavalieri.



CCLIV - Come il conte Novello si tornò a Napoli

Nel detto annoin calen di giugnoil conte Novelloch'era al soldo de' Fiorentini con CC cavalierisi tornò consua gente a Napolie poco onore e meno ventura di guerra ebbe in unoanno che dimorò al servigio de' Fiorentini e capitano diguerra.



CCLV - Come il duca d'Ostericchi e quello di Chiarentanapassarono in Lombardia contra messere Cane

Nel detto annoa l'entrante di giugnoil duca diChiarentana e il duca Otto d'Ostericchi con molti altri baronie conpiù di VIm cavalieri con più di XIIm cavalli e conarcieri ungari vennono ne la Marca di Trevigi e a Padova per fareguerra a messer Cane della Scala signore di Veronaper cagione chetenea Vincenza e molte castella de' Padovani; e' Padovani s'eranodati al dogio di Chiarentana. Ed erano tanta gente e sìdisordinatache distruggeano amici e nimicie per gl'Italiani eranochiamati barbanicchi. Messer Cane prima con grande paura del dettoesercito e poi con gran senno si ritenne a le fortezzee tennetrattati co' detti Tedeschi menandoli più tempo in isperanzadi fare i loro comandamentiper modo ch'a·lloro fallìvittuagliae cominciò mortalità in loro oste; per laqual cosa feciono triegua con messer Canee per moneta che diede a'consiglieri de' detti signoriinfino a la seguente Pasqua diRisoressoe tornarsi in loro paese con peggioramento dello stato de'Padovani e' Trevigianie assaltamento del detto messer Cane.



CCLVI - De la grandezza e edificazione de la cittàdi Firenze a le nuove cerchia e mura

Nel detto anno MCCCXXIIII si stanziarono per loComune di Firenze e si cominciarono i barbacani a le mura nuove de lacittà di Firenzea fargli a costa a le dette mura e al difuori de' fossi; e simigliante s'ordinò che in ogni CC bracciadi muro avesse e si facesse una torre alta XL braccia e larga bracciaXIIII per fortezza e bellezza della detta città. E acciòche sempre sia memoria de la grandezza de la detta cittàe adaltre genti che non fossono stati di Firenze che vedessono questacronicasì faremo menzione ordinatamente dell'edificazione dele dette murae la misura come furono diligentemente misurate adistanzia di noi autoreessendo per lo Comune uficiale sopra le mura.Prima in su la fronte di levante di costa al fiume d'Arno da la partedi settantrioneove sono le V sestora de la cittàsi ha unatorre alta LX braccia fondata sopra una pila di ponte ordinato a iviedificareil quale si dee chiamare il ponte Reale. Di presso aquella torre a LXXXX braccia si ha una porta con una torre alta LXbracciache si chiama porta Realee chi la chiama porta di SantoFrancescoperch'è dietro a la chiesa de' frati minori. Da ladetta porta Reale a CCCCXLII bracciauna torre in mezzosi ha poiun'altra grossa torre alta simigliantemente LX braccia e largabraccia XXII con una porta che si chiama porta Guelfa. Da la dettaporta conseguendo la detta frontiera e linea di muro a CCCLXXXIIIIbracciaun'altra torre in mezzoe poi si ha una torre di similealtezza con una porta chiamata de la Croce overo di Santo Ambruogioporta mastraonde si vae in Casentino. Da la detta porta conseguendola detta frontiera di levantesi hae VIcXXX bracciainfra le qualihae tre torri infino a una grossa torre con cinque faccie alta LXbracciasanza porta; ivi fa il muro gombitoovero angoloe simostra verso tramontanae da quella torre chiamata la Guardia delMassaio a la porta detta Fiesolanae chi la chiama da Pintiche siguarda in verso Fiesolecon una simigliante torre alta LX bracciasi ha di misura braccia VIIIIcXXVe cinque torri. E da la dettaporta e torre Fiesolana a un'altra torre e porta detta per nome diServi Sante Marieper uno munistero de' frati così chiamatisi ha braccia VIccon una torre in mezzo. Da la detta porta e torrede' Servi conseguendo la linea del muro infino a la mastra porta etorre dal ponte a San Galloda la quale esce la strada da Bolognaedi Lombardiae quella di Romagnasi ha braccia VIIIcXLII e IIIItorri in mezzo. E da la detta porta fa gombitoovero angoloa ledette muramostrandosi al segno di maestro; e da la detta porta diSan Gallo a quella si dice di Faenzaper uno munistero di donne ch'èdi fuori che si chiamano di Faenzasi ha braccia MVIIIcXLVIIIenove torri; e ivi fa gombito il muro e discende al ponente. E da ladetta porta e torre di Faenza infino a quella che vae in Polverosa siha braccia CCCXXe una torre in mezzo. E da la detta porta diPolverosa infino a la porta mastra del Prato d'Ognesantiond'esce lastrada che vae a Prato e a Pistoia e a Luccasi ha braccia MLXXe Vtorri in mezzo. E da la detta porta e torre del Prato infino a unatorre ch'è in su la gora d'Arno ha braccia CCLXXVe una torrein mezzo. E de la detta torre infino a la riva d'Arnola quale giral'isola de la gora al fiumeche si chiama la Sardignaordinata dichiudere di muraha braccia da CCCLXX. E così troviamo che 'ldetto spazio de le cinque sestora de la città di Firenzea lenuove cerchia di murasono co la testa di Sardigna VIImVIIc bracciasanza la larghezza dell'Arno ch'è da braccia Vc da la Sardignaa Verzaia: e havi VIIII porte con torri di LX braccia altemoltomagnee ciascuna con antiportoche le IIII sono mastre e le Vpostierle; e havi in tutto torri XLV con quelle de le portemuratala frontiera di Sardigna. E da la torre de la Sardigna su per la rivad'Arno infino a la torre Realedove cominciammo di verso levantesiha braccia IIIImVcch'è miglio uno e mezzo. Avemo diterminatala città di qua dal fiume d'Arno; diremo apresso del sestod'Oltrarnoche per sé è di grandezza e potenza comeun'altra buona cittadee seguiremo il primo trattato. E trovammo cheda la torre de la Sardignach'è in su la riva d'Arno da laparte di ponenteinfino da l'altra riva d'Arno da la contrada dettaVerzaial'ampiezza del fiume d'Arno si è braccia CCCL. Benenonn-è la detta torre de la Sardigna apunto a lo 'ncontro a latorre de le mura d'Oltrarnoch'è fondata in sul fiume d'Arnoperò che la lunghezza del sesto d'Oltrarnoil qual èmuratononn-è tanto quanto quello de le cinque sestoraanziè più adietro da... braccia; ma la ritondità dela città e circuito pigliamo solamente a la latitudine delfiume d'Arnocome avemo detto di soprabraccia CCCL.



CCLVII - Ancora de l'edificazione delle mura d'Oltrarno

Nel detto anno si cominciò il muro in su lariva d'Arno da la coscia del ponte a la Carraia Oltrarno andandoinsino a Verzaiaove si fece una torre fondata in sul fiume (ladetta torre fece rovinare poi il fiume d'Arno per uno diluvio) ove facapo il muro che chiude il sesto d'Oltrarno; e da quella torre a laporta da Verzaiaovero detta di San Frianola quale strada vae aPisasi ha braccia di muro CCLe una torre in mezzo. E da la dettaporta andando al diritto verso mezzogiorno infino a una torre a Vfacceove fa cantoovero anguloil detto murosi ha braccia VIctorri Vcompitando la detta porta e la detta torre coll'altre. E dala detta torre si volge il muro verso il segno di scilocco assaibistorto e male ordinatoe con più gomiti; e ciò siprese per frettae fondossi in su' fossi sanza adirizzarsie havidi misura infino a la porta Romanaovero detta di San PieroGattolinobraccia MCCLe torri VIIII. E per me' la via dinanzi a lachiesa di Camaldoli si ha una postierla con torre; e quella portaRomana è molto magnae alta braccia...ed è in su lastrada che vae a Siena e a Roma. E da la detta porta andando aldirittoquasi verso levante verso la villa di Bogolesalendo alpoggio infino a una torre a cinque facceche fa canto a le murahaebraccia MVce torri X. E da la detta torre andando le mura su perBogole infino a la vecchia torre e porta di San Giorgio al poggio chevae in Arcetri si ha braccia CCCCe torri... Poi da la detta portadi San Giorgio seguono le mura vecchie fatte al tempo de' Ghibelliniscendendo verso levante a la postierla che vae a Samminiatosi habraccia Me torri... E poi seguono le mura di sopra del borgo di SanNiccolò infino a lo 'ncontro de la torre Reale di qua dal'Arnoove dee essere una ricca portale quali mura sono di spaziodi braccia da VIIcLcon... torriquando fieno compiuteda la portadi Samminiato a quella di fuori dal borgo di Sa·Niccolò;sì che la parte d'Oltrarno si ha tre porte mastre e trepostierle e... torri; e poi la larghezza del fiume d'Arno dal dettoluogo a lo 'ncontro de la torre fondata sopra la pila del ponte Realedi qua da l'Arno si ha braccia CCCXL: e in questo spazio èstanziato uno ponte. Sicché raccogliendo le dette misuresonoin somma braccia... che sono da V miglia. E tanto gira la cittadedentrocioè le mura sanza i fossi e le vie di fuori; chebraccia XXXV sono larghi i fossi di qua da Arnoe XXX que' di làda Arnoe la via di fuori braccia XVIe altrettanto quella dentroe le mura di qua da l'Arno grosse braccia III e mezzosanza ibarbacanie alte braccia XX co' merlie quelle d'Oltrarno furonogrosse pur braccia IIIsanza i barbacani; ma agiunsevi per amendagli arconcelli al corridoio di sopra. E così gira la nostracittà di Firenze migliaia XIIIIe CCL braccia; che le IIImbraccia a la nostra misura fanno uno miglio. Puossi ragionare giricinque miglia al di fuori; ma rimase dentro assai del voto dicasamenti con più orti e giardini. La larghezza e croce de ladetta città facemmo misuraree trovammo che da la porta a laCroceovero di Santo Ambruogioch'è da levanteinfino a laporta del Prato d'Ognesanti in sul Mugnonech'è dal ponenteandando per la via diritta onde si corre il paliohae bracciaIIIImCCCL; e da la porta di San Gallo in sul Mugnonech'è diverso tramontanainfino a la porta Romana di San Piero GattolinoOltrarnoch'è dal mezzogiornosi ha braccia Vm; e da lasopradetta porta a la Croce a Gorgo infino a mezzo Mercato Vecchiosi ha da braccia MMCC; e dal detto mercato infino a la porta delPrato d'Ognesanti si ha quasi altrettanto; e da la porta di San Galloinfino in Mercato Vecchio hae braccia MMCCe da la porta Romana diSan Piero Gattolino in Mercato Vecchio si ha da braccia MMVIIIc;sicché mostra che 'l punto della croce e del centro del girodella cittade si ha in su la Calimalaquasi ov'è oggi la casade' consoli dell'arte de la lanach'è tra Calimala e lapiazza e loggia d'Orto Sammichele. La detta città di Firenzehae sopra il fiume d'Arno IIIl ponti di pietra: quello si chiamaRubacontee il ponte Vecchioe quello di Santa Trinitae quello dala Carraiasanza quello ordinato di fare a la fronte di levantedetto Reale. E nella detta città si hae da C chiesetracattedralie badiee monisterie altre cappelledentro a le dettemura; e a l'uscita quasi d'ogni porta n'hae una chiesao monisteroo spedale. Lasceremo omai del sito de la cittade di Firenzech'assain'avemo dettoe torneremo a nostra materia.



CCLVIII - Come gente de la Chiesa furono sconfitti da queglidi Milano

Nel detto anno MCCCXXIIIIa dì VIII digiugnopartendosi de la terra di Moncia in Lombardia messerPasserino de la Torre uscito di Milanocon VIc cavalieri di queglidella Chiesaper andare a...da messer Marco Visconti colla gentedi Milano fue assalito e sconfittoe rimasonne ben CC a cavallotramorti e presidi quegli de la Chiesa.



CCLIX - Come i Pisani feciono pace co lo 'nfante d'Araonain Sardigna

Nel detto annoa dì XVIII di giugnoessendola gente de' Pisani strettamente assediati in Castello di Castro inSardigna da don Anfus figliuolo del re d'Araonacome adietro famenzionenon possendo più durareavute due sconfittee perdifetto di vittuaglias'arrenderonoe pace feciono per lo Comune diPisa col detto don Anfus in questo modo: che riconoscieno il detto red'Araona per signore e re dell'isola di Sardignae promisogli checiò che' Pisani singulari e il Comune avessono posessione inSardignadi tenerle da·llui e fargline omaggioe Castello diCastro riconoscere da·lluidandogline l'anno libbre MM digenovini d'omaggiorimanendo la terra a' Pisani; ma ciòattenne loro poco apressoch'al tutto volle la signoria di Castello.E essendo a l'assedio il detto don Anfus di Castello di Castroaveafatta una terra murata e acasata in su la riva del porto di Calleri apiè di Castello di Castroe popolata di Raonesi e Catalaniala quale puose nome Aragonettae chi Bonaria. E per tanto lasciòloro la terra di Castello però che nulla persona vi potevaentrare sanza la volontà di quegli de la terra di Raonetta disul porto. E altri dissoro che come i Pisani erano a misagio dentro acastellocosì e più erano di fuori i Catalani perpestilenzia d'infermità e di mortalitàe peròne prese ogni patto che ne poté avere. Ma con tutto il dannoche 'l detto don Anfus vi sostenesse di perdita di sua genteche percorruzzione d'aria vi morirono XVm e più Catalaniegli perforza d'arme e con grande senno e provedenza vinse e conquise ladetta isola di Sardigna sopra i Pisani in uno anno; onde tuttigl'Italiani si maravigliarono come ciò potea essere. Partissidi Sardigna il detto don Anfus a dì XVI di luglio con LVI tragalee e uscierie tornossi in Catalognalasciando fornite lefortezze dell'isolaper cagione che...



CCLX - Come il legato ebbe Castello Aquaro

Nel detto annoa dì VIII di luglioCastelloAquaro del contado di Piagenzaforte e nobile castellos'arrendéal legato cardinale e al Comune di Piagenza per difetto divittuagliae non avea soccorso. Ebbene messer Manfredi di Landailquale il teneaVm fiorini d'oro dal legato; eravi stata l'oste de laChiesa e del Comune di Piagenza più tempo all'assedio.



CCLXI - Come messer Filippo Tedici di Pistoia tolse laterra a l'abate da Pacciano suo zio

Nel detto annoa dì XXIII di lugliomesserFilippo de' Tedici di Pistoia levò a romore la città diPistoiae tolse la signoria a l'abate da Pacciano suo zioe fecesichiamare signore per uno anno. I Fiorentini mandandovi i lorocavalierinon gli lasciò entrare dentro a la terramaincontanente riformata la terra a sua guisasì rifermòtriegua con Castruccio signore di Luccadandogli l'anno IIIm fiorinid'oro di trebuto; e questa mutazione della signoria di Pistoia permolti si disse che fu di tacito consenso dell'abate da Paccianoperché messer Filippo potesse meglio fornire i suoi conceputitradimenticome innanzi si farà menzione.



CCLXII - Come il re di Francia tolse per moglie la cugina

Nel detto anno MCCCXXIIIIa dì V di luglioCarlo il giovane re di Francia sposò e tolse per moglie lafigliuola che fu di messer Luis di Franciafratello di padrema nondi madreche fu del re Filippo suo padree sua cugina carnaleperdispensazione di papa Giovanni; la qual cosa per tutti i Cristiani futenuta sconcia e laida cosae ancora vivendo la sua prima moglie.



CCLXIII - Come si cominciò guerra in Guascogna tra 'lre di Francia e quello d'Inghilterra

Nel detto tempo il detto Carlo re di Francia cominciòguerra in Guascogna contra il re d'Inghilterraper cagione che lagente del re di Francia avendo cominciata una bastitaovero unanuova terrain su i confini de la Guascogna infra le terre de lagiuridizione del re d'Inghilterraquegli del paese col balio del red'Inghilterra presono la detta bastitae disfeciono e guastaronoe'l balio e gli sergenti che v'erano per lo re di Francia impiccaronoin sul detto luogo; per la quale cosa il re di Francia isdegnato vimandò messer Carlo di Valos suo zio con più di IIImcavalieri franceschi a fare guerrae per bisogno di danari peggioròla sua buona moneta d'argento XIIII e più per Ce fecemedaglie e bianche d'argento a guisa del re Filippo suo padree feceprendere e ricomperare tutti gl'Italiani che prestavano in suo reamee fargli finare per moneta.



CCLXIV - Come papa Giovanni scomunicò Lodovico diBaviera eletto re de' Romani

Nel detto annoa dì XIII di lugliopapaGiovanni apo Vignone in Proenza diede ultima sentenzia contraLodovico dogio di Baviera eletto re de' Romanidispognendolo d'ognibenificio di lezione d'imperiosì come ribello di santaChiesae fautore e sostenitore degli eretici di Milano in Lombardiae di mastro Gian di Gandonee di mastro Marsilio di Padovagrandimaestri in natura e astrolagima di certo eretici in piùcasi; e comandò che innanzi calen di ottobre prossimo fossevenuto il detto Lodovico personalmente dinanzi da·llui amisericordiae a·ffare penitenzia del misfattoo dal termineinnanzi procederà contra lui e' suoi benisì comescismatico e eretico.



CCLXV - Come i Malatesti da Rimine furono sconfitti aOrbino

Nel detto annoa dì XI d'agostoessendo isignori Malatesti da Rimine posti ad oste ad Orbinoe fatti loro VIcavalieri a grande onoree con loro isforzo e del Comune da Rimineposti ad oste ad Orbinoe pognendo una fortezza e battifolle in suuno poggetto chiamato Cavallino presso a Orbinoi Ghibellini de laMarca co lo sforzo del vescovo d'Arezzo e di que' de la Cittàdi Castello subitamente vi cavalcarono con più di VIIIccavalieri e popolo assaie per forza presono la detta fortezzaancora non compiutae non si prendeano guardiae sconfissongli emisono in rotta; e rimasonne di quegli da Rimine tra morti e presipiù di VIIci più pedoni.



CCLXVI - Come i Ghibellini di Romagna vollono pigliareCesena

Nel detto annoa dì XVI d'agostoiGhibellini di Romagnacoll'aiuto di parte de la detta gente chelevarono il battifolle ad Orbinoper tradimento entrarono in Cesena.A la finecombattendoda quegli de la terra ne furono per forzacacciati con grande danno di quegli che v'erano entrati.



CCLXVII - Come il re di Francia si credette essere elettoimperadore

Nel detto anno MCCCXXIIIIessendo il re Carlo re diFrancia stato in grande speranza e trattato col papa e con piùbaroni de la Magna d'essere eletto re de' Romani per le dissensionide' due eletti re d'Alamagnae co la detta speranza parlamento aveaordinato a Bari sovr'Alba in Borgogna a le confini de lo 'mperioovedovea essere il re di Buemme suo cognatoe gran parte de' elettoridello 'mperioe più altri signori e prelati d'Alamagnaaldetto Bari andò con molta di sua baroniae al giorno nomatodel detto parlamento del mese di luglioal quale parlamento nullode' detti baroni né prelati vi vennese non il dogio Lupoldrod'Osteric. Per la qual cosa il re si tornò in Francia moltoaontatoe con poco onore de la detta impresaveggendo la difaltache gli aveano fatta i baroni de la Magna.



CCLXVIII - Come messer Carlo di Valos acquistò partedi Guascogna

Nel detto annodel mese d'agosto e di settembremesser Carlo di Valosch'era ito coll'oste del re di Francia inGuascognapiù terre de la Guascogna di sotto ebbe a' suoicomandamentie la città di Regola ebbe a pattie fecetriegua co la gente del re d'Inghilterra sotto trattato d'accordoetornossi in Francia del mese d'ottobre.



CCLXIX - Come i Pistolesi feciono triegua con Castrucciocontra volere de' Fiorentini

Nel detto annoa dì XXXI d'agostoCastrucciosignore di Lucca venne con suo isforzo di cavalieri e pedoni nelpiano di Pistoia presso a la cittàe poi si puose a campo apiè de le montagnee cominciò a fare riporre ilcastello di Brandellie puosegli nome Bello Isguardoperchédel luogo si vede non solamente Pistoiama Firenze e tutto il pianodi Firenze. I Pistolesi mandarono per soccorso a' Fiorentinii qualivi cavalcaronopopolo e cavalieri; e essendo a Pratomandandoinnanzi di loro gente per entrare in Pistoia. Messer Filippochen'era signorenon si fidò che nullo Fiorentino entrasse nellaterrama voleva che andassono di fuori contro a Castruccio. Per laqual cosa i Fiorentini isdegnati si tornarono in Firenze sanza andarepiù innanzi; e' Pistolesi rifermarono la triegua conCastruccio a la sua volontàe con loro vergogna e crescimentodi tributo. Per lo detto isdegno i Fiorentini cercarono uno trattatoco l'abate da Pacciano e con uno loro conastabole guascone ch'era inPistoia a la guardia della terrae dovea dare a' Fiorentini unadelle porte; ma tutto ciò era inganno e tradimento. IFiorentinia dì XXII di settembredi notte vi fecionocavalcare di loro soldatie come furono a le porte di Pistoiaildetto conastabole avendo rivelato il trattato al signore di Pistoiala terra fue in armee fu preso il detto abate dal nipote; eambasciadori che v'avea del Comune di Firenzee tutti i Fiorentiniche dentro v'eranofurono a gran periglio. Riposossi il romoreeque' ch'aveano cavalcato si tornarono a Firenze molto scornati.



CCLXX - Come il signore di Milano riprese Moncia

Nel detto anno e mese di settembre Galeasso Viscontisignore di Milano con sua gente andò ad oste sopra la terra diMonciala quale si tenea per la Chiesaed eravi dentro per capitanomesser Vergiù di Landa con CCC cavalieri e M pedonistrignendo la detta terra per modo che sanza grande scorta e periglionon si potea fornire. A la fine per difalta di vivanda s'arendéoa quegli di Milano a pattise non avessono soccorso dal legatocardinale infra X dì. Il quale cardinale non avendo forza difargli soccorreresi renderonosalve le persone e l'avere: a dìX di dicembre nel detto annocon gran vergogna della Chiesa e deldetto legatolasciarono Moncia a que' di Milano.



CCLXXI - Come si mutò stato di reggimento inFirenze

Nel detto anno MCCCXXIIIIdel mese di settembrecerti caporali grandi e popolani che reggeano la città diFirenze (parea che tra·lloro medesimi avea certi di quegli chenel reggimento volessono più che parteciò erano dettiSerraglinich'erano i Bordonie altri loro seguaci) vennono indivisione; e la maggiore parte di loro che si teneano miglioripopolaniacostandosi con quegli che non aveano retto per adietro néessuti di loro settache n'avea alquanti tra priori; e i loro XIIconsiglieriche allora erano a la signoria della cittàcopertamente e con ordine fatta feciono pendere balìa a' dettipriori e' dodici consiglieria correggere e a riformare a·llorovolontà la lezione de' priorati fatti l'anno dinanzie quellelezioni trovando assai bene fatteno·lle mutaronomaarrosono gente nuova per VI prioratie mischiarsi insieme con glialtrie mettendovi dell'altra setta che non avea rettosotto coloredi raccomunare la cittàe dare parte a' buoni uomini. Econseguendo il detto processoil seguente prioratodel mese dinovembre seguentefeciono lezione per XLII mesi di tutti gli uficiche doveano veniresì de' gonfalonieri de le compagnieesimigliante de' dodici consiglieri segreti de' priorie de'condottieri de le masnade di soldatia trargli a le lezionicomevenienodi sei in sei mesie mischiarono assai presso ch'ebbene diciascuna settae misorgli in bossoli. E simigliante corressono lelezioni de le capitudini dell'artipognamo non facessono di loro piùch'una elezione. E così si rinovellò nuovo stato inFirenzesanza niuna novità o pericolo di cittàmischiatamente della setta ch'avea retta la città dal tempodel conte a Battifolle infino allorae di quella gente che non avearettorimagnendo quegli ch'aveano retto in assai buona parte de lasignoria. Avemo di questa mutazione fatta menzione per assempro aquegli che sono a veniree perché nullo viva in isperanza chele cose comuni e signoriespezialmente in Firenzeabbiano fermostatoma sempre siamo in mutazioni; ché faccendo ragioneladetta setta che si criò al tempo del detto conte a Battifollenon compié di durare VIII anni interivincendo ancora de leloro opere assai il meglio.



CCLXXII - Come il Comune di Firenze acquistòe ilcastello di Lanciolina

Nel detto annoin calen d'ottobres'arendéal Comune di Firenze il castello di Lanciolina in Valdarno percagione che guerreggiando il contado di Valdarno Aghinolfo figliuolodi Bettino Grosso degli Ubertinicon sua masnada che dimorava inLanciolina fue sconfitto e preso da quegli di Castello Franco e diloro; e per riavere il detto Aghinolfo renderono il detto castelloedonarne ogni ragione al Comune di Firenzeil quale avea avuto perretaggio de la madre dal conte Allessandro da Romena suo zio.



CCLXXIII - Come in Mugello si fece una terra

Nel detto anno e mese d'ottobre si cominciòper lo Comune di Firenze a fare una terra nuova in Mugello presso ovefu Ampinana e le terre che s'erano racquistate per lo detto Comuneda' Contie puosesi nome Vico.



CCLXXIV - Dell'appello che l'eletto di Baviera fece controal papa

Nel detto annodel mese d'ottobreLodovico diBaviera eletto re de' Romaniper cagione del processo e scomunica eprivazione che papa Giovanni avea fatta contro a·lluisìfece in Alamagna uno grande parlamentonel quale si discusòdel processo che 'l papa avea fatto contra luicome gli facea tortoe appellò a le dette sentenzie al concilio generale a Romaopponendo contra il detto papa XXXVI capitolicome non era degnopapa; e 'l detto appello mandò del mese di novembre a la cortea Vignone; onde il detto papa e tutta la Chiesa ebbe grandeturbazione.



CCLXXV - Come i marchesi da Esti tolsono Argenta a laChiesa

Nel detto annoa dì XXXI d'ottobreimarchesi da Estiche teneano Ferraratolsono per tradimento laterra d'Argenta in Romagna a la Chiesa di Romasanza fare danno omicidio niuno ne la terra.



CCLXXVI - De la venuta de' cavalieri franceschi in Firenze

Nel detto anno MCCCXXIIIIa dì XX dinovembregiunsono in Firenze Vc cavalieri franceschii quali ilComune di Firenze avea fatti soldare in Franciae furono molto bellagente e nobilitutti gentili uominiintra' quali avea più diLX cavalieri di corredo. I capitani e conostaboli furono il siri diBasentinoil siri di Ciavigniil siri d'Ipriail siri di Giacontemesser Miles d'Alzurromesser Guiglielmo di Noren messer Gian diCurrimesser Uttaso d'OmbrieresRaolino Lanierimesser Prezzivalledi...Rinaldo di FontanaRaolino di Rocciafortee vennono perLombardia armati e con bandiere levate. E messer Passerino signore diMantovache tenea la città di Modona per parte d'imperioarichesta de' Fiorentini e Bolognesi largì il passo per locontado di Modona presso a la cittàpagando certa gabella percavallo; con tutto che per forza d'arme fossono passatisìerano ridottati.



CCLXXVII - Come il legato cardinale credette avere la cittàdi Lodie furono sconfitti

Nel detto annoa dì VIII di dicembresentendo il legato cardinale che la terra di Moncia non si poteatenerecercò trattato con certi de la città di Lodiche gli dovessono tradire la terrae doveanne avere VIIIm fiorinid'oro: fece cavalcare da Piagenza cavalieri e gente a pièassaie fu per gli traditori rotto del muro de la terrae entraronodentro parte de la gente della Chiesa. Sentiti da quegli de la cittàper forza gli ruppono e sconfissono con grande danno di quegli chev'erano entratie vergogna de la Chiesa.



CCLXXVIII - Come il papa scomunicò chi facessecontrafare i fiorini d'oro

Nel detto anno e mese di dicembre papa Giovanni fecegrandi processi e scomunica contra chiunque facesse battere obattesse fiorini d'oro contrafatti e falsi a la forma di que' diFirenzeperò che per molti signori erano fatti falsificarecom'era il marchese di Monferrato e Spinoli di Genova. Ma il papa persue scomuniche corresse altruima in questa parte non corresse sémedesimoché fece fare i fiorini a la lega e conio di queglidi Firenzee non v'avea altra differenzase non che dal lato de la'mpronta di santo Giovanni diceano le lettere: "papa Giovanni"e per intrasegnadi costa al santo Giovanni una mitra papalee dallato del giglio diceano le lettere: "sancto Petro et Pauli".



CCLXXIX - Come Carmignano si rendé al Comune diFirenze

Nel detto annoa dì XIII di gennaioiterrazzani del castello di Carmignanoconoscendo che messer FilippoTedici che tenea Pistoia tirannescamente e a progiudicio di parteguelfasi renderono di loro buona volontade a perpetuo al Comune diFirenze il castello e la rocca e la cortesì comedistrettuali e contadini di Firenze: e furono fatti franchi VII annie che a·lloro guisa chiamassono loro podestà di Firenzeche fosse popolano ne' detti VII anni.



CCLXXX - Come il re Ruberto volle essere morto i·Napoli

Nel detto annodel mese di gennaiosentendo il reFederigo che tenea Cicilia che 'l re Ruberto e 'l duca suo figliuolofaceano a Napoli grande apparecchiamento per fare armata per andarein Ciciliaordinò con assessini catalani e toscani che inNapoli dovessono uccidere il re Ruberto e 'l ducae mettere fuoco ala Terzana ov'era il navilio; il quale tradimento scopertogliassessini presi e giudicati ad aspra morte.



CCLXXXI - Come il prenze de la Morea passò inRomania

Nel detto anno MCCCXXIIIIdel mese di gennaiomesser Gianni fratello del re Rubertoprenze de la Moreasi partìda Brandiziocon XXV galee armate e altri legni per andare inRomania a racquistare il principato de la Morea; e arrivando al'isola di Cefalonia e del Giacintotrovò che 'l conte diCefalonia era stato morto per uno suo fratelloe avea rubellatal'isola. Il prenze per forza d'arme combatté co' ribelliesconfissegli e preselie le dette isole recò a sua signoriadisertando i detti ribelli; e poi passò a Chiarenzae fuviricevuto come signore a grande onore.



CCLXXXII - Come quegli della terra di Bruggia si rubellaronoal conte di Fiandra

Nel detto annodel mese di gennaioquegli de laterra di Bruggia in Fiandra con quegli del Franco d'intornopercagione de le sette ch'avea il popolo minuto co' grandi borgesisirubellarono al conte Luis di Fiandra; per la qual cosa tutti imercatanti si partirono di Bruggiae que' di Bruggia faccendo guerraassediarono ne la terra d'Andiborgo la gente del contee per buonotempo molestando il paese. A la fine quegli di Guanto e d'Iprofeciono accordo tra quegli di Bruggia e 'l conte per monetaa grandevergogna del conte e de' nobili.



CCLXXXIII - Come in Firenze ebbe mutazione per cagione de lesette

Nel detto annodel mese di gennaioessendo persetta accusato Bernardo Bordoni e altri suoi compagni a l'esecutoredella giustizia ch'avessono fatta baratteria a l'oficio dellacondotta di soldatii suoi compagni comparirono e scusarsi; ma ildetto Bernardo essendo a Carmignano per ambasciadore del Comuneildetto esecutore volendolo condannaree parte dell'uficio de' prioriil contastavano che l'aveano mandato in pruova a Carmignanoe CheleBordoni suo fratello col favore e famiglia de' priori comparìa la condannagioneprotestando a l'esecutore; zuffa e romore sicominciò tra la famiglia de' priori e quella de l'esecutoreonde tutta la città quasi romì. A la fine l'esecutoreil condannò in libbre MMe che non avesse mai uficio; e forsenon sanza giusta cagione. E prese il detto Chele e più altriloro seguacie condannogli grossamentee mandogli a' confini atortosanza altra ragionecon tutto ne fossono degni; non perquesta cagionema per la loro soperchia arroganzach'erano i piùprosuntuosi popolani di Firenzee aveano guidata la terra assaitempo. Ma per abbattere loro e la loro settach'erano chiamatiSerraglinifu loro fatto più che per giustizia. E per cagionedi ciò uno che allora era de' priori loro amico e vicinochegli aveva favoratiuscito del prioratofu condannato da l'esecutoreper contumacia sotto inquisizione di baratteria in libbre MVc a tortoe sanza ragionein abassamento e disinore dell'uficio del priorato.E tutto fu per cagione de le setteperò che 'l dettoesecutore favoreggiava coloro ch'erano tornati in istato in Comune.Per la qual cosa l'uficio del detto esecutorech'avea nome PietroLandolfo da Romamontò in tanta audacia e tracotanzachel'uficio de' priori avea per niente; e tanto crebbech'avrebbeguasta la città a modo d'uno bargello; e già l'aveafollemente cominciatase non che poi raveduti i buoni popolani cheguidavano la città che l'opera andava malevi misono frenoefeciono dicreto che' priori potessono privare dell'uficiopodestàe capitanoe esecutoreche non si portassono bene; per la qual cosail detto esecutore si ritenne del suo folle intendimento. Di ciòavemo fatta menzione non tanto per lo piccolo fatto de' Bordoniquanto per la mutazione che ne seguìe per le sette diFirenzee per assempro per l'avenire; però che per la cagionedi questa novità al tutto fue atterrata quella setta de'Serraglinie non fu piccola mutazione tra' popolani di Firenze.



CCLXXXIV - Di mutazione mossa nella città di Siena

Nel detto anno MCCCXXIIIIa dì XVIII difebbraioin Siena risurse la congiura de' giudici e de' beccari ealtri popolani contra l'uficio de' nove che governavano la cittàper rivolgere lo stato de la terra; la quale giura scopertanefurono presi alquanti e dicapitatie molti condannati e fattiribelli.



CCLXXXV - Come Castruccio prese la Sambucae' Pistolesis'accordarono co' Fiorentini

Nel detto annoa dì XXV di febbraioCastruccio signore di Lucca cavalcò la montagna di Pistoiaepiù tenute prese; e poi andando al castello de la Sambucaglisi rendéolo quale era fortissimo castello. Ma per gli piùsi disse che fu opera simulata per lo signore di Pistoiaper quelloche ne seguì apresso. Rotta la detta triegua per Castruccio a'Pistolesimandarono a Firenzee feciono accordo co' Fiorentiniepromisono d'essere a la guerra co' Fiorentini contra Castrucciorimanendo messer Filippo Tedici signore in Pistoia con piùaltri pattipromettendo i Fiorentini di rendere loro Carmignanoedi fare che 'l papa promoverebbe il vescovo di Pistoia in altrobenificioch'era contrario di messere Filippo; e vollono a laguardia di Pistoia C cavalieri soldati di quegli di Firenze concapitanocui quegli di Pistoia seppono eleggere. E tutto ciòche seppono domandare a' Fiorentini ebbonosalvo che domandavamoneta il detto messer Filippoe era opera simulata; però chegrossamente gli fu proferta per gli Fiorentinilasciando lasignoriae no·lla vollono e' poi dare. I soldati de'Fiorentini entrarono in Pistoia il dì di Risoressoa dìVII d'aprileonde i Fiorentini tenendosi poi al sicuro di Pistoiasi trovarono ingannatiperò che tutto fu opera di tradimentodel detto messer Filippo Tedicicome innanzi farà menzione.



CCLXXXVI - Come la taglia de' cavalieri ch'erano a Castellocavalcarono sopra gli Aretini

Nel detto annoa dì XXVIII di febbraioilcapitano de la taglia ch'era sopra la Città di Castelloilqual era messer Ferrante de' Malatesti d'Ariminocon tutta sua gentecavalcò sopra Castiglione Aretinoche per tradimento gli sidovea rendere; il quale tradimento scopertoe perduta la speranzalevarono gran predae feciono gran danno e arsione intornoe per locontado di Cortonaperché i Cortonesi erano scesi contraloro.



CCLXXXVII - Come si trassono de' grandi certe schiatte diFirenze

Nel detto annoa l'entrare di quaresimasi fecionoin Firenze albitri sopra gli ordinie statuti correggere e fare dinuovo. Intra l'altre cose che feciono si trassono del numero de'grandi e potenti X casati menimi e 'mpotenti di Firenzee XXVschiatte de' nobili di contadoe recargli a popolo. Per certi fulodato; ma per molti biasimatoperò che delle schiatte dipopolani possenti e oltraggiosi erano degni di mettere tra' grandiper bene di popolo.



CCLXXXVIII - Come Azzo Visconti di Milano prese il borgo SanDonnino

Nel detto annoa dì XV di marzoessendo iParmigiani e' Piagentini ad assedio ad uno castello che si chiamavaCastigliones'arrendéo loro a patti. E in quello stante Azzofigliuolo di Galeasso signore di Milano passò il fiume di Pocon MD cavalieri per soccorrere il detto castelloma non venne atempo; ma in quello trattò d'avere il borgo a San Donninoquale a dì XVIII di marzo gli s'arendéoe iv'entro sidimorò co la maggiore parte di sua gentefaccendo grandeguerra a' Piagentinie a la gente de la Chiesae a' Parmigiani.



CCLXXXIX - Come Castruccio volle fare uccidere il conte Nieridi Pisa

Nel detto anno MCCCXXIIIIdì XX di marzoCastruccio signore di Lucca mandò suoi assessini in Pisa perfare uccidere il conte Nieri e più altri maggiorenti chereggeano la cittàperché non si voleano tenere a sualega; i quali presifurono distrutti: onde crebbe maggiormente lamala volontà da·llui a quegli che reggeano Pisa.



CCXC - Come nuova moneta picciola si fece in Firenze

Nell'anno MCCCXXVin calen di aprilesi fece inFirenze nuova moneta picciola de la lega e peso dell'altramutandoil conio con san Giovanni più lungoe 'l giglio mezzo a lafrancescasanza fiorettiperò che l'altra era moltofalsificata. Ma molti indovinarono che non dovea bene avenire a lacittàavendo levati i fioretti dentro a' giglicome sempreerano stati.



CCXCI - Di miracolosa neve che venne in Toscana

Nel detto annoa dì XI d'aprilein tuttaToscana cadde una grande neve molto pienae durò per piùdi quattro ore; non si prese nella cittàma di fuori pertutto; e credettesi ch'avesse guaste tutte le frutta e tutte levignee non fece quasi danno niuno.



CCXCII - Come Castruccio ordinò tradimento inFirenze

Nel detto anno MCCCXXVdel mese d'aprileCastrucciosignore di Luccasentendo che' Fiorentini s'apparecchiavano difargli guerrafece cercare tradimento in Firenzee in Pistoiae inPrato per rompere l'ordine de' Fiorentini. In Firenze per uno suofamigliarech'era congiunto di Tommaso di Lippaccio di messerLambertuccio Frescobaldiil quale Tommaso cercò di corromperele masnade francesche con uno messer Cristiano monacoil quale ilpapa avea dato a' Franceschi per loro penitenzieree ch'egliassolvesse colpa e pena. Questi con uno cavaliere de la bandiera dimesser Guiglielmo di Nore seguirono il trattato; e prometteano ildetto messer Guiglielmo e messer Miles d'Alzurro conastabolie deglialtritornare da Castruccio. Il quale trattato si scoperse: e ancorache 'l detto Tommaso dovea rubellare al Comune di Firenze Capraia eMontelupo. Furono presi il detto monaco e 'l detto cavaliere: Tommasosi fuggì. E ritrovato il tradimentoal detto cavaliere futagliato il capoe 'l detto monaco in perpetuale carceree Tommasocondannato come traditoree disfatti i ben' suoi; e messerGuiglielmo di Nore si scusò ch'era malatoe disse che nonsentì il trattatoma veramente ne fue colpevolecome innanzisi scoprì. Il trattato di Prato era per messer Vita Pugliesicavaliere della terra. Scopersesie furonne dicapitatied elli e'suoi cacciarono di Prato. A quello di Pistoia diede compimentocomeinnanzi farà menzione.



CCXCIII - Come alcuno accordo fu tra gli eletti de la Magna

Nel detto anno e mese d'aprile il dogio di Bavieraeletto re de' Romani trattato fece di pace con Federigo dogiod'Osterlicche simigliante elettoil quale avea in sua pregioneeco' suoi fratelli sotto certi pattifaccendogli rinunziare a la sualezione dello 'mperiosalvo che 'l duca Lupoldro suo fratello nonvolle aconsentire al detto accordoma s'alegò colla Chiesa ecol re di Franciae facea gran guerra al detto eletto di Baviera; eperò non si compié allora il detto trattatoma poi percerto modocome diremo innanzi nel... capitolo.



CCXCIV - Come Castruccio signore di Lucca ebbe la cittàdi Pistoia

Nel detto annodomenica mattina anzi il giornodìV di maggio MCCCXXVmesser Filippo de' Tedici che tenea Pistoiadiede compimento al suo tradimentoche mise in Pistoia Castrucciosignore di Lucca con tutta sua gentee corse la terra; e' soldatiche v'erano a la guardia per gli Fiorentinie altri Guelfi dellaterra che si levarono a la difensione de la terrafurono presi emortie tolto loro l'arme e' cavalli. Sentendosi la novella inFirenzenon però al certoch'al tutto fosse perduta laterrafaccendosi per lo Comune e popolo una grande festache lamattina aveano fatto cavaliere uno Pietro Landolfi da Roma esecutoredegli ordini della giustizia del popoloe Urlimbacca conastaboletedescoper loro meritie essendo i priori co' detti cavalierinovelli e tutte signoriee buona parte de la migliore gente diFirenzea tavola a mangiare nella chiesa di San Piero Scheraggioove si faceva la cortes'abbatterono le tavolee ogni gente fu al'armee cavalcossi infino a Pratocredendo che parte de la terrasi tenesseper aiutarla ricoverare. Sentendo il verocome al tuttoper lo detto tradimento era perdutasi tornarono in Firenze con grandolore e tema. Di questo tradimento ebbe il detto messer Filippo daCastruccio Xm fiorini d'oroe la figliuola del detto Castruccio permoglie; e incontanente Castruccio vi fece cominciare a murare unogrande castello dentro a la città da la porta Lucchese in sulprato di Pistoia. E intanto di questa perdita di Pistoia s'ebbono ariprendere i Fiorentiniche più volte avrebbono avuta lasignoria de la terra dal detto messer Filippodandogli la dettasomma di monetao meno; ma per certi trattatori fiorentiniovolendolo ingannareo della detta moneta per loro propietàguadagnarenon si compié il trattato; ma trattando piùvolte cercarono viae feciono fare cavalcate infino a Pistoia pertorre la terraonde il detto messer Filippo con disperato tradimentosi condusse a darla a Castruccio; la qual cosa fu cominciamento dimolti mali e pericoli che ne seguirono a' Fiorentini e a parte guelfain Toscana. E il dì medesimo apparve in aria due cerchietticongiunti così: ¥di due coloriquasi a modo d'arcoapparenti moltoe duraro assai; onde si disseper molti che non era sanza grande significazione di future novitadi.



CCXCV - Come messer Ramondo di Cardonavenne in Firenze per capitano di guerra

Nel detto annoil seguente dìche si perdé Pistoiadì VI di maggioin su la terzagiunse in Firenze subitamente messer Ramondo di Cardona elettocapitano di guerra per gli Fiorentiniche venia da corte per mareper la via da Talamoneonde i Fiorentini si riconfortarono molto; eil dì medesimo in sul vespro giurò l'uficio in su lapiazza di San Giovannicon grande trionfo e parlamento. Eincontanente i Fiorentini cavalcarono e puosono assedio al castellod'Artiminoch'era de' Pistolesie di poco tempo rimurato eafforzato per gli Pistolesi.



CCXCVI - Come il duca di Calavra congrande armata andò sopra la Cicilia

Nel detto annoa dì VIIIdi maggio MCCCXXVCarlo duca di Calavra e figliuolo primogenito delre Rubertoapparecchiata una grande armata di CXX galee e uscierielegni di carico in grande quantitàcon MMD cavalieri e popolograndissimosi partì di Napoli per andare in Cicilia; ma percontrario tempo dimorò a l'isola d'Ischia infino a XXII dìdi maggio; poi fatta vela arrivò a Palermo il dì de laPentecostadì XXVI di maggioe puose assedio a la dettacittà di Palermoe dièvi più battaglie di dìe di nottee faccendo minare de le murama niente v'aquistòaltro che di guastarla intornoe dimoròvi a l'assedio infinoa dì XVIII di giugno. Poi partita l'osteal terzo dìrovinarono delle mura di Palermo più di CCC braccia da laparte ov'era stata l'oste. Nota a che pericolosa fortuna furono iPalermitanie come fu corta la felicità del duca. E partitoil ducafece la via per terra da Coriglione con sua ostee 'lnavilio per mareguastando Trapali e tutto il paese d'intornoetutta Valle di Mazzarae poi Seragosa e Cattaniae poi a dìVII d'agosto si puose a Messina da la contrada detta Taurnabiancainfino presso a la città a II migliaguastando tutto sanzariparo o contasto nullo. E a dì XX d'agosto si partìdell'isola sano e salvo con tutta sua oste e navilioe arrivòin Calavra; e a dì... di... tornò in Napoli.



CCXCVII - Di segno ch'apparve in aria

Nel detto annodì XXI dimaggiodopo il suono de le tre venne uno grandissimo tremuoto inFirenzema durò pocoe la sera vegnenteXXII di maggiounograndissimo raggio di vapore di fuoco si vide volare sopra la cittàe chi sentì e vide i detti segni dubitò di futuropericolo e novità.



CCXCVIII - Come i Fiorentini ebbono ilcastello d'Artimino

Nel detto annodì XXII dimaggios'arrendé il castello d'Artimino a l'oste de'Fiorentinisalve le personevegnendo quegli che v'erano dentropresi a Firenzeche furono CCVII tra terrazzani e Pistolesi: ma poifurono lasciatie fecionsi abattere le mura e le fortezzeerecossene la campana del Comune d'Artimino.



CCXCIX - Come la gente del marchese dela Marca fu sconfitta a Osimo

Nel detto anno MCCCXXVa dìXXX maggioessendo l'oste del marchese de la Marca intorno di Vccavalieri e popolo grande d'intorno e guastando la cittàd'Osimoquegli di Fermo e di Fabbriano venuti chiusamente la nottedinanzi in Osimoe l'oste de la Chiesa essendo sparti al guastoassaliti da quegli d'Osimofurono sconfitti; onde vi rimasono diquegli della Chiesa più di CC a cavalloe più di M apiè tra morti e presi.



CCC - L'apparecchiamento dell'ostede' Fiorentini

Nel detto annoa dì VIIIdi giugnoi Fiorentini ordinaro di fare oste sopra Pistoia e contraCastruccio signore di Lucca: diedono loro insegne d'ostee puosollea San Piero a Monticelli. Castruccio sentendo ciònon istandooziosoa dì XI di giugno uscì di Pistoiae venne insul castellare del Montalee quello con istudio fece riporre eafforzare. I Fiorentini sentendo ciòmercolidìmattinaa dì XII di giugnofeciono cavalcare messer Ramondodi Cardona capitano di guerra con tutti i soldati a Pratoe ilgiuovidì vegnente cavalcarono tutte le cavallate di Firenzeeogni gentepopolo e cavalierie sonando le campane del Comune:intra l'altre sonava una campana che fu già del castello delMontale recata per gli Fiorentini quando l'aquistarono; cominciando asonare si ruppeonde per molti si dubitò di segno di malafortuna. Ma perché cresce materia di grandi cose da'Fiorentini a Castrucciolasceremo ogn'altra ricordanza d'altrenovità di diversi paesi infino che sia tempo e luogoperseguire ordinatamente quelle de' Fiorentini. E prima faremo menzionedell'ordine dell'osteche mai per lo Comune di Firenze per sépropio no·lla fece maggioresanza aiuto d'amistà; chedella città v'andarono IIIIc cavalieri di cavallate de'migliori della cittàgrandi e popolaniche co·llorocompagni furono più di Vc uomini a cavallo d'arme ben montatiche più di C erano a grandissimi destrieri. Soldati aveae vifurono XVc che bene VIc erano Franceschicon più grandisignori e gentili uominie CC Tedeschi molto buona gente eisprovatae CCXXX n'avea messer Ramondo di Cardona capitanodell'oste tra·llui e 'l suo maliscalcoch'avea nome messerBornio di Borgognache i cento erano Borgognoni e gli altriCatalani. E oltre a' detti soldati n'avea da CCCCL tra FranceschieGuasconie Fiamminghie Provenzalie Italianiiscelti di tutte lemasnade vecchiepochi per bandiera. Gente a piè furono tracontadini e cittadini più di XVm bene armati; ed ebbono iFiorentini in loro oste VIIIc e più trabacche e padiglioni etende di panno lino; e andavano con una campana in sul carroalsuono de la quale si mutava l'oste e s'armava; e non era nullo dìche non costasse a' Fiorentini IIIm fiorini d'oro e più. Eaveva nella detta ostetra cittadini e signori forestieripiùdi CCC grandissimi destrieri di valuta da CL fiorini d'oro in sututti a brigliee tra ogni cavalloronzino e somieripiù diVImsanza quegli dell'amistadi che vennono poi.



CCCI - Come l'oste de' Fiorentiniandò a Pistoiae come presono il passo della Guisciana

Nel detto anno MCCCXXVlunidìdì XVII di giugnocosì nobile oste e cosìfornitaagiuntivi CC cavalieri di Sienasi partirono di Pratoepuosonsi ad Agliana a campo in su quello di Pistoiaguastandogliintorno da le più partiabattendo molte fortezze e con granpredee mutandosi per sei campie il dì di san Giovannifeciono correre palio di sciamito velluto presso a la porta diPistoia. Castruccio essendo dentro a la terra di Pistoia con VIIccavalieri e popolo grandissimonon s'ardì a uscire fuori anullo avisamentoma intendea pure a la guardia della terra. Poi a dìIIII di luglio si puose l'oste a Tizzanoe a quello messer Ramondofece rizzare dificii e cominciare a cavare da più partifaccendo vista di volere il castello; e così standoa dìVIIII di luglio messer Ramondo e 'l suo consiglio de' capitanidell'oste feciono la notte dinanzi cavalcare il suo maliscalco con Vccavalieri de' migliori dell'oste a Fucecchio; e acciò cheCastruccio non si prendesse guardiala notte medesima fece un'altracavalcata presso a Pistoiaguastando. Giunti i detti cavalieri aFucecchio cogli usciti di Luccach'erano da CL a cavallo e a pièassaie dell'altre castella di Valdarno gente assaiond'eranocapitani messer Attaviano Brunelleschi e messer Bandino de' Rossi diFirenzeapparecchiato uno ponte di legnamela notte vegnente difurto per loro fu posto in su la Guisciana al passo di Rosaiuoloechiavato; e passati i detti cavalieri e popolo assai di làanzi che quegli di Cappiano e di Montefalcone se n'accorgessono. Epoi quel dì medesimodì X di lugliomesser Ramondocon tutta l'oste subitamente si partiro dall'assedio di Tizzano evalicarono il poggio del monte di sottoe la sera medesima furonoacampati cogli altri cavalieri prima andati di là da Guiscianaintorno al castello di Cappianoche fue uno bello e proveduto esùbito acquisto di guerrache mai per forza né peraltro modo quel passo non s'era potuto acquistare per gli Fiorentini.Castruccio ciò sentendoe appena credendolocome stordito sipartì di Pistoia con tutti i Pistolesilasciando la terrafornita di sua gentee venne in Valdinievolee si puose in suVivinaia con sua oste; e mandò per soccorso a Lucca e a Pisa ea tutti i suoi amiciil quale ebbe dal vescovo d'Arezzo CCCcavalierie de la Marca e di Romagna CCe di Maremma da' conti aSanta Fiore e altri baroncelli ghibellini da CL; sì che sitrovò da XVc di cavalieri e popolo grandissimoe in suVivinaia e Montechiaroe i·lluogo detto il Cerruglios'afforzòe ripuose Porcarie fece fare uno fosso dal poggioal padulee steccare e guardare con molta sollecitudine di dìe di notte. Ma da' Pisani nullo aiuto ebbeperché il conteNieri e quegli che reggeano la terra si teneano suoi nimiciperquello ch'egli avea operato contra loro.



CCCII - Come i Fiorentini ebbonoCappiano e 'l pontee poi Montefalcone

I Fiorentini essendo ad oste aCappianoa dì XIII di luglio s'arrenderono a·lloro letorri e 'l ponte da Cappianoch'era molto forte; e a dìXVIIII di luglio s'arrendé Cappianosalve le personepertema di cave e di difici. E a dì XXI di luglio si puose l'ostea Montefalconee a dì XXVIIII di luglio s'arrendé apattisalve le persone. Essendo i Fiorentini in vittoriatutti gliamici mandarono soccorso: i Sanesi oltre a CC primi cavalierimandarono altri CC cavalieri e VIc balestrierie C cavalieri dellecase cittadini di Sienae C soldati; Perugia tra due volte CCLXcavalieri; Bologna CC cavalieri; Camerino L cavalieri; Agobbio Lcavalieri; Grosseto XXX cavalieri; Montepulciano XL cavalieri; ilconte Asartiano da Chiusi XV cavalieri; Colle XL cavalieri; SanGimignano XL cavalieri; Sammmiato XL cavalieri; Volterra XXXcavalieri; Faenza e Imola C cavalieri tra due mandate; quegli daLogliano XV cavalieri e gente a piè; i conti a Battifolle XXcavalieri e Vc pedoni; e gli usciti di Lucca erano più di Ccavalieri; e gli usciti di Pistoia da XXV; sì che l'oste de'Fiorentini crebbe in più di IIIm cavalieri. Si ritrovarono adì IIII d'agostoche si puosono ad assedio ad Altopascioilquale era molto forte di mura e torri e fossi e steccati. Bene avennea l'oste de' Fiorentini pestilenziache per lo dimoro ch'aveanofatto in su la Guisciana molti n'amalarono e molti ne morironopurede' più cari cittadini di Firenze e altri forestieri assaionde l'oste affiebolì molto. Stando l'oste ad AltopascioCastruccio fece cercare e rinnovare il trattato e tradimentonell'oste de' Fiorentini con due conastaboli franceschiciòfu messer Miles d'Alzurro e messer Guiglielmo di Noren d'Artesepoveri cavalieriil quale tradimento si scoperse essendo malato ildetto messer Milese vegnendo a morte; e fu preso per messer Ramondoil detto messere Guiglielmoma per tema degli altri Franceschi nonfu giustiziatoma datoli commiato: faccendo vista d'andare a Napolial reda Montepulciano per Maremma si tornò da la parte diCastruccioe poi fece molto di male a' Fiorentini. E essendo ancoral'oste ad AltopascioCastruccio fece cavalcare da Pistoia CC de'suoi cavalieri e pedoni in sul contado di Pratoe in su quello diFirenze infino a Lecole a dì X d'agostoardendo e guastandosanza niuno contastolevando grande preda. E poi a dì XXIIId'agosto fece fare un'altra cavalcata in su Carmignano di CLcavalieri e M pedonicredendo prendere la terra e fare levare l'osted'Altopascio; e già entrati nella villaalquanti Fiorentinicon quegli di Campi e di Gangalandi e' Guelfi di Carmignano vicavalcaronoe co' cavalieri bolognesi ch'erano in Firenzeesconfissonglie bene CCCCL ne furono morti e presi assaiondel'oste di Castruccio molto isbigottìo.



CCCIII - Come il castello d'Altopasciosi rendé a' Fiorentini

Sentendo quegli di Altopascio larotta da Carmignanoe essendo da·lloro assai malatievegnendo tra·lloro a riotta dentrosì s'arenderono a'Fiorentini a dì XXV d'agosto MCCCXXVsalve le personechev'aveva dentro Vc fantie fornito per due anni. Preso Altopascionell'oste de' Fiorentini e ancora in Firenze ebbe contasto o d'andarepiù innanzi o di tornare all'assedio a Santa Maria a Monteein questo bistentaroe ristettono ad Altopasciopoi che·ll'ebbonoinfino a dì VIIII di settembrecon grande spendio escemamento dell'oste de' Fiorentinisì per molti infermi chev'aveae a' più era rincresciuto l'osteggiare sìlungamentee d'altra parte per la baratteria che messer Ramondofacea al suo maliscalcodi dare parola per danari a chi si voleapartire dell'osteonde molto scemò l'oste de' Fiorentini; e'l detto messer Ramondo non v'avea la metà di sua gente: diquesti difetti accorgendosi i savie di Firenze ch'erano nell'ostecapitanicom'era impossibile di passare in verso Lucca per lefortezze e ripari di Castruccioconsigliavano che 'l porsi a SantaMaria a Montee l'afforzare il campoe avicendare i cittadini e'forestieri; e di fermo era il miglioree sanza guari indugio s'aveail castello per difetto d'infermità che v'era stata dentro.Altri cittadini grandi e popolani che menavano messer Ramondo el'oste a·lloro guisa (ciò fu etc.; per loro prosunzionee vanagloria) si fermarono s'andasse infino a Lucca anzi che l'ostetornasse in Firenze e così si prese partito del peggiore; e ildetto dì VIIII di settembre si partì d'Altopascioeper arrota al primo fallo si puosono a la badia a Pozzevere in sulpantano di Sestoche si poteano porre a la piaggia tra Vivinaia ePorcarie avevano rotte l'osti de' nimicie conquiso Castruccio; maa cui Idio vuole male gli toglie il senno. E con questo crebbe giustacagioneche messere Ramondo con quegli caporali fiorentini che 'lguidavano per modo di setta si credea essere signore di Firenzeenon volendo porre l'oste a Santa Maria a Montené cavalcare eporre l'oste come potea in sul poggioper quistioni ch'avea mosse a'Fiorentini di volere balìa così nella cittàtornato luicome nell'ostecondusse sé e l'oste de'Fiorentini a pericolo e gran vergogna e dammaggiocome appressofaremo menzione.



CCCIV - Come i Fiorentini furonosconfitti ad Altopascio da Castruccio

Castruccio d'altra partecontutto che l'oste de' Fiorentini fosse affiebolitaegli medesimo e lasua oste era mancata moltosì per infermitàe sìper lunga durae che gli fallia lo spendioche apena si potearimedire; tuttavia come franco duca ritenea la sua oste con moltoaffanno in isperanzategnendo guerniti e afforzati tutti i poggi daVivinaiae Montechiaroe Cerruglioe Porcaripoi infino alpantano di Sestoacciò che l'oste de' Fiorentini non potessea valicare a Lucca. Ma dottandosi ancora che per sé nonpotesse duraree ancora conoscendo che l'oste de' Fiorentini eracondotta in luogo dov'egli avea l'avantaggio del combatteres'avesseaiuto di più gentesì mandò al capitano diMilano messer Galeasso che gli mandasse il figliuolo Azzo con gentech'era nel borgo a San Donninoe mandogli Xm fiorini d'oropromettendogli più moneta. Il quale Azzo con comandamento delpadre s'apparecchiò di venire con VIIIc cavalierie perdifalta del legato e dell'oste della Chiesach'erano a oste a SanDonninoche gli lasciarono partiree ebbe danari il maliscalco dellegatosi partì co la detta gente per venire a Luccaemesser Passerino signore di Mantova e di Modana gline mandò CCcavalierisì che sùbito soccorso e aiuto ebbe da Mcavalieri tedeschi e oltramontani.



CCCV - Di quello medesimo

Essendo l'oste a Pozzeveromessere Ramondo volendo amendare il fallo che si fece di dovere porrel'oste in su la piaggia tra Montechiaro e Porcariradoppiò ilfallo sopra falloche mandandovi il suo maliscalco e messerUrlimbacca tedescoforse con C cavalieri cogli spianatoriper farespianarea dì XI di settembredi lungi a l'oste piùd'uno miglioCastruccio ch'era al disopra del poggio ordinatamentemandò gente in più schiere per partitea cominciare a'detti guardatori degli spianatori badaluccoed egli poi con tuttasua gente e schiere fatte si calò giù a la valle.Cominciato il badalucco si cominciò a 'ngrossarechedell'oste de' Fiorentini vi trassono di volontà sanza ordinepiù di CC cavalieritra Franceschie Tedeschie Fiorentinide' migliori dell'ostee simigliante di quegli di Castruccioe fula più bella e ritenuta battaglietta che fosse anche inToscanache durò per ispazio di parecchie oree piùdi quattro volte fu rotta l'una parte e l'altrarannodandosi etornando a la battaglia a modo di torniamento; e la gente de'Fiorentinich'erano pochi più di IIIc a cavallosostennero eripinsono quegli di Castruccioch'erano più di VIc; e aveasila sera la vittoria per gli Fiorentinise messer Ramondo avessemandata più gente in aiuto a' suoio colle schiere grossefosse mosso contra nemici; ma condussele in capo del pianochev'avea uno fosso con piccolo spazio di spianatoper modo che benecommodamente le schiere fatte non poteano sanza spartirsi valicareecon periglio. Castruccio che per l'avantaggio del poggio vedea tuttopinse colla sua schiera contra i Fiorentinie fu sostenuto e ripintogran pezzoe scavallato in personae fedito egli e più de'suoi per virtù de' buoni cavalieri ch'erano da l'altra parte;ma a la fine tra per lo soperchio di gentee perchés'anottavaque' de' Fiorentini si ritrassono alle schiere loromasì vi rimasono di loro da XL cavalieri tra morti e presi purede' miglioriintra' quali fu messere Urlimbacca cavaliere tedescopreso con XII di sua bandierae messer Francesco Brunelleschicavaliere novelloe Giovanni di messer Rosso della Tosae diFranceschie molti fediti nel volto. E simigliante di quegli diCastruccio ne furono morti assaima non però presiperòche Castruccio al fine soprastette i·lluogo ove fu labattaglia; ma più di C cavagli de' suoi voti tornarono nelcampo de' Fiorentiniperò che tennono al fuggire tutti alpiano. E la sera ritratti l'una oste e l'altrainfino a nottestettono schierati ciascuno trombando appetto l'uno dell'altro persostenere l'onore del campo; ma la notte dipartìe ciascunotornò a le sue logge. Ma di certo dal giorno innanzi que'dell'oste de' Fiorentini non furono coraggiosi né avolontatidi combatterecom'erano primaper difalta di quella mala condottae per lo danno che ricevettono; e Castrucciocome quegli che nondormiaavendo presa baldanza di quella cotanta vittoria ch'aveaavutae attendendo suo soccorso e aiuto di Lombardiae conoscendoil male sito ove i Fiorentini erano acampaticon sagace inganno fecetenere i·falsi trattati messer Ramondo e 'l suo consiglio conpiù di quelle castella di Valdinievoleper fargli indugiareche non si partissono e levassono il campocome tutto dìerano infestati sì da Firenze e da' savi dell'ostecheconosceano il male luogo ov'erano acampati; e tra che fu tempopiovosoe lo 'nganno de' trattatigli venne fatto suo intendimento.

 

 



CCCVI - Di quella materia medesima

Come que' dell'oste de'Fiorentini sentirono che Azzo Visconti con sua gente era venuto diLombardia in aiuto a Castruccioch'erano VIIIc cavalieri tedeschiequegli di messer Passerinodomenica mattina dì XXII disettembre si levarono da campo da la badia a Pozzevero schierati eordinatie puosonsi ad Altopascio dal lato di quache agiatamentepotea venirne l'oste di qua da Guiscianao almeno si fossono postiin su Gallenaerano signori del combattere a·lloro volontà;ristettono ad Altopascio per fornirlo. Castruccioche non ne stavaoziosoveggendo l'oste de' Fiorentini levata per tema e pauraladomenica medesima venne in Lucca per sollecitare Azzo che cavalcassecon sua gentee a tutte le belle donne di Lucca co la moglie insiemeil fece pregare: egli per riposarsie che volea la moneta che gli fupromessanon si volea partire di Luccaonde Castruccio con grandefatica l'accivìtra di danari e di promesse di mercatantidiVIm fiorini d'oroe promisegli di cavalcare lunidì mattina.Castruccio lasciò la donna sua coll'altre donne che 'lsollecitassonoed egli la domenica a notte ritornò in suaosteche gran paura avea che l'oste de' Fiorentini si partissonosanza battagliaveggendo suo vantaggio. I·lunidìmattina l'oste de' Fiorentini si levò e misonsi in ischiereed erano rimasi intorno di IIm cavalieri e non piùper glimalati e partiti dell'ostee gente a piè da VIIIme tutti adagio si poteano partire e venire a Gallena; ma per aroganza si misonoa roteare colle schiere loro verso l'oste di Castrucciotrombando edrappellando richeggendo di battaglia. Castruccio incontanente consua oste armatoch'era con MCCCC cavaliericominciò ascendere il poggio e tenere a badalucco i Fiorentinitanto che Azzocon sua gente venissee così gli venne fattoche in su l'oradi terza Azzo giunse colla sua gente; e incontanente che fu venuto sicalarono di Vivinaia al piano a la battagliai quali furono daXXIIIc di cavalieri in tutto que' dell'oste di Castruccio; ma ilpopolo suo lasciò al poggioche pochi ne scesono al piano ala battaglia. L'oste de' Fiorentini molto bene ordinata in ischieres'afrontò coll'oste di Castruccioe una piccola schiera de'Franceschi e de' Fiorentini e d'altri intorno di CL a cavalloch'erano al dinanzi a la schiera de' feditorifedironovigorosamentee trapassarono le schiere d'Azzo. Gli altri feditorich'erano ordinatich'erano da VIIcond'era guidatore messer Borniomaliscalco di messer Ramondoveggendo cominciata la battaglianonressema incontanente volse la sua bandiera. Gli altri dell'osteveggendo volgere le 'nsegne de' feditoriisbigottitiincominciaronoa temeree parte a fuggire: che se messer Ramondo colla schieragrossa avesse ancora pinto dietro a' primi feditoriavea vinta labattagliama istando fermoe la gente per la mala vista delmaliscalco cominciando a fuggireprima furono da' nimici assalitiche dessono colpoma parvono storditi e amaliati; ma il popolo a piècominciaro a sostenere francamentema la cavalleria non resse quasinientee così in poca d'ora che durò l'assalto furonorotti e sconfitti: e ciò fu i·lunidì in su lanonaa dì XXIII di settembre MCCCXXV.

La quale sconfitta di certo sidisseche 'l detto Bornio maliscalco per tradimento ordinato si miseprima a fuggire che a·ffedire; e ciò si trovòch'egli era stato cavaliere per mano di messer Galeasso Viscontipadre del detto Azzoe stato lungamente a' suoi soldi; e come tornòin Firenzemai non si lasciò trovareanzi si partì dinascoso. Il dammaggio de' morti a l'afrontata prima fu piccoloperlo poco reggere che fece l'oste de' Fiorentinima poi a la fugga nefurono morti e presi assaiperò che Castruccio mandòincontanente di sua gente a prendere il ponte a Cappianoil qualesanza assalto per que' v'erano dentro in su le torrifueabbandonato; onde i Fiorentini e loro amistà che fuggienoricevettono maggiore danno di morti e di pregioniche non feciono nela battaglia. Rimasonne morti in tutto da... tra a cavallochefurono pochie a pièche non furono XXV de le cavallate diFirenze: morti e presi ne furono in tutto intorno di... intra qualifue messer Ramondo di Cardona capitano dell'ostee 'l figliuoloepiù baroni franceschiche alquanto ressono la battaglia;ebbevi da XL de' migliori di Firenze grandi e popolani a cavalloeda L oltramontani buona gente e di rinnomola maggior partecavalierie da XX uomini di rinnomo d'altre terre di Toscana. Tuttigli altri scamparonochi per una via e chi per altra; ma il campo ela salmeria di tende e arnesi quasi tutti si perdero; e pochi dìappresso s'arrendé il castello di Cappiano e quello diMontefalcone; e poi a dì VI d'ottobre s'arrendéAltopascioe andarne pregioni a Luccach'erano più di Vc; edera fornito per più tempo e fortissimo. E così in pocad'ora si mutò la fallace fortuna a' Fiorentiniche in primacon falso viso di filicità gli avea lusingati in tanta pompa evittoria. Ma di certo fu giudicio di Dio per soperchi peccatid'abattere tanta superbia potenzae così nobile cavalleria evalente popolocome furono a la prima i Fiorentini ne la detta osteper più vili di loro e scomunicati; e così nonn-èd'avere speranza in forza umana altro che nel piacere e volontàdi Dio e la sua disposizione. Lasceremo al presente alquanto de lesequele e aversità che per la detta sconfitta avennono a'Fiorentiniperché n'è di necessità per trattaredell'altre novità state infra 'l detto tempo per l'universomondo in più partie raccontate quelletorneremo a nostramateriain seguire delle storie e fatti de' Fiorentinich'assai necresce materia di dire.



CCCVII - Come a Cortona fu ristituitoil vescovado

Nel detto anno MCCCXXVdel mesedi giugnopapa Giovanni con suo concestoro rendé il vescovadosuo a la città di Cortonache lungamente era vacatoperch'aveano morto il loro vescovo anticamentee sottomiselo alvescovado d'Arezzo: e ciò fatto per affiebolire la grandezzadel vescovo d'Arezzoche bene il terzo di suo vescovado gli scemòe fecene vescovo uno degli Ubertini. Per la qual cosa il vescovod'Arezzo fece in Arezzo abattere le case degli Ubertinie Montuoziloro castelloonde gli Ubertini rubellarono al vescovo Laterinoedi loro vennono a Firenze per allegarsi co' Fiorentini; ma come fu lasconfittas'accordarono col vescovoe renderono Laterino.



CCCVIII - Come il legato del papa fecefare oste al borgo a San Donnino

Nel detto annoa l'uscita digiugnoil legato del papa ch'era in Lombardia coll'oste della Chiesae aiuto de' Piagentini e Parmigianivennono ad oste sopra il borgo aSan Donnino con MMD cavalieri e popolo assaiil quale s'erarubellatoed eravi dentro Azzo Visconti con grande cavalleria diribegli di santa Chiesae distrinselo sìche poco v'aveano amangiare. La lega de' ribellicioè messer Cane della Scalasignore di Veronae messer Passerino signore di Mantova e di Modanae' marchesi d'Esti da Ferrarasi raunarono a Modana bene MDcavalieri per soccorrere e fornire quegli del borgo a San Donninoegrande navilio con vittuaglia e con gazzarre armate misono su per lofiume di Pole quali scontrandosi col navilio della Chiesada·llorofurono sconfitti e presi. Veggendo la lega de' Ghibellini diLombardia che non poteano fornire il borgo a San Donnino per quelmodosi puosono ad assedio a Sassuolouno forte castello delcontado di Modanaed ebbello a pattie Fiorano un altro castello dique' signori da Sassuoloe avuti i detti castelli si dipartìdi Modona la detta raunatae ciascuno si tornò a casa. Ver èche parte n'andarono per la via di Chermonae entrarono nel borgo aSan Donnino con vittuagliaperò che·ll'assediodell'oste della Chiesa e de' Parmigiani era molto dilungata dalborgoe però si francò il borgoe Azzo de' Visconti esua gente per serbarsi a soccorrere Castruccio e isconfiggere l'ostede' Fiorentinicome ne' passati capitoli avemo stesamente fattamenzione.



CCCIX - Come il re d'Araona ricominciòguerra a' Pisani

Nel detto anno e mese di giugnoil re d'Araona mandò in Sardigna XII galee armate con IIIccavalierie trovarono nel golfo di Calleri due cocche de' Pisanicariche di vittuagliach'andavano per fornire Castello di Castro;quelle presonoe uccisono tutti i Pisanionde ricominciarono laguerra a' Pisani: per la qual cosa tutti i Catalani mercatanti ealtri che furono trovati in Pisafurono presi con tutta loromercatantia e roba.



CCCX - Come il conte di Fiandra fuesconfitto e preso a Coltrai da quegli di Bruggia

Nel detto anno MCCCXXVa dìXII di giugnoessendo il giovane Luis conte di Fiandra a Ipronefece cacciare tutti i caporali de' tesserandoli e follonie popolominutoperché gli erano incontro con quegli di Bruggia; e poiandòe a Coltrai con più di CL gentili uomini a cavalloe là facea raunata e s'afforzava per fare guerra a que' diBruggiache gli s'erano ribellati; e per volere fare prendere certicaporali di Bruggia ch'erano venuti a Coltrai per fargli impiccarefuggiti in una casa nel borgo di verso Bruggiala gente del conte vimisono fuocoe arse tutto il detto borgoe eziandio passò ilfiume de la Lisciae arse la metà e più della terra.Per la qual cosa que' di Coltraiveggendosi così arsi eguasta la terrasi raunarono armati con certi che v'erano diBruggiae combatterono in su la piazza col conte e con sua genteesconfissonglie presono il contee fediro e uccisonne più diXL nobili uominiintra' quali morti fu il siri di Ruella e quello diTerramondafigliuolo di messer Guiglielmo de la casa di Fiandraeil conte di Namurro fedito a morte. E venuti que' di Bruggia aColtraine menaro il conte preso a Bruggiae a mezzo il cammino insua presenza tagliarono la testa a XXVII suoi famigliari gentiliuominich'erano presi co·lluiche fu una grande crudeltàper vili genti e fedeli fare al loro signore; e menato il conte inpregionesì feciono rubellare il popolo minuto d'Iproecacciarne i grandi borgesi che teneano col conte. Quegli de la villadi Guanto per soccorrere il loro signore lo contedel mese d'agostovegnenteandando ad oste contra quegli di Bruggiai quali da queglidi Bruggia sconfitti furonoe morti e presi assai; e tornati inGuanto que' che scamparonoil popolo minutotesserandoli e follonivollono uccidere tutti i grandi borgesi di Guanto a richiesta diquegli di Bruggiaonde in Guanto tra·lloro ebbe battaglia; mai gran borgesi e la parte del conte si trovarono più fortionde il popolo minuto furono sconfittie molti morti e presiegiustiziati di villana morte.



CCCXI - De' fatti di Firenze

Nel detto annoa dì XXVIIdi luglios'apprese fuoco in Firenze in Parione di costa a la chiesadi Santa Trinitae arsonvi XIIII casee morirvi V persone. Il dìdi calen di agosto del detto anno si pubblicò in Firenze ilprocesso e scomunica fatta per papa Giovanni contra Castrucciosiccome rubello e persecutore della Chiesae fautore d'eretici perpiù articoli contro a fede.



CCCXII - Come il conte di Savoia fuesconfitto dal Dalfino di Vienna

Nel detto annoa dì VIId'agostofue grande battaglia in viennese tra il Dalfino di Vienna e'l conte di Savoia apresso del castello di...che la gente del contev'era ad assedio con... cavalieri e popolo assaie... fue concavalieri...; e dopo la gran battaglia il conte di Savoia fuesconfittoe furonne morti assaie preso il conte d'Alzurroe 'lfratello del duca di Borgognae 'l siri di Belgiùe piùdi CL tra cavalierie e sergenti gentili uomini ch'erano col conte diSavoia.



CCCXIII - Come il conte Alberto daMangone fue mortoe suo contado rimase a' Fiorentini

Nel detto annoa dìXVIIII del mese d'agostoil conte Alberto da Mangone fu morto aghiado per tradigione in sua camera per Ispinello bastardo suo nipotee per uno di quegli di Coldaia a petizione degli Ubaldini e di messerBenuccio Salimbeni di Sienache tenea Vernia e avea per moglie lafigliuola che fu del conte Neroneperché gli faceva guerradel detto retaggio. Per la qual cosa il castello di Mangone e lacorte fue per lo detto Spinello renduto al Comune di Firenzeeebbene per lasciare la rocca XVIIc di fiorini d'oro dal Comunecontutto che di ragione succedea al Comune di Firenze e Mangone eVerniaper testamento fatto per lo conte Allessandro padre d'Albertoe Neronee poi ratificato per lo detto Alberto e Neroneche serimanessono sanza reda di figliuoli maschi legittimine fosse redail Comune di Firenze. E ancora il Comune di Firenze v'avea su ragioneper censi vacatii quali doveano per patti di molti tempi adietro.Nel detto annoa dì XXVIII d'agostoCC cavalieri di queglich'erano nel borgo a San Donninoandando per foraggiofuronosconfitti al ponte a Lensa da quegli di Parma.



CCCXIV - Come il Monte a San Savino fudistrutto

Nel detto annodel mese disettembrepoi che fu la sconfitta de' Fiorentiniquegli del Monte aSan Savino si renderono al vescovo d'Arezzoil quale fece abatterele mura a la detta terraperch'erano molto Guelfie aveano mandatoaiuto di loro gente a l'oste de' Fiorentini. E poi a dì XI dimaggio vegnente vi cavalcò il vescovo con sua gentee trassedel castello tutti gli abitantie arse e fece disfare tutta laterrache non vi rimase pietra sopra pietra; e sì v'avea piùdi M abitantiche tutti gli disperse qua e làacciòche mai non potessono rifare la terra.



CCCXV - Come si compié pace tralo re di Francia e d'Inghilterra per la guerra di Guascogna

Nel detto annodel mese disettembreAdoardo figliuolo del re d'Inghilterra venne in Franciaeper trattato della reina d'Inghilterra sua madre e serocchia del redi Francia si compié la pace dal re di Francia a quellod'Inghilterra de la guerra cominciata in Guascognae 'l dettofigliuolo del re d'Inghilterra ne fece omaggio al re di Francia inpersona del padre re d'Inghilterrae lasciò al re di Franciale terre che messer Carlo di Valos avea conquistate in Guascognaerimase in Francia co la madree non vollono tornare in Inghilterraperò che 'l re d'Inghilterra si reggea malee contro a·llorovolere si guidava per messer Ugo il Dispensiere.



CCCXVI - Come i due eletti d'Alamagnafeciono accordo insiemee Federigo d'Osteric fu tratto di pregione

Nel detto annodel mesed'ottobre a l'uscitail duca di Baviera eletto re de' Romanidiliberò di sua pregione Federigo duca d'Ostericperch'eraaltressì eletto re de' Romanie fece pace co·lluiepromisegli di rinunziare sua lezionee di dargli le sue boci. Poifurono a parlamento a l'ottava anzi Natalee non furono in accordoperò che Lupoldro fratello del duca d'Osteric non volea che 'lsuo fratello rinunziasse. E poi furono a un altro parlamentoefurono inn-accordoche quello di Baviera dovesse passare in Italiae 'l duca Lupoldro d'Osteric co·llui e per suo generalevicarioe quello d'Osteric rimanere re ne la Magna; e di questo sipromisono con lettere e suggegli. Gli elettori dello 'mperio apetizione del papa e del re di Francia contradissonoopponendoche·ll'uno e l'altro avea perduta la lezioneperchéa·lloro non era licito di ragione che l'uno potesse dare al'altro boce sanza fare per gli elettori nuova lezione. In questomezzo il duca Lupoldro d'Ostericil quale trattava co·reRubertoe con quello di Franciae ancora co' Fiorentinie quelloaccordo dissimulava per essere egli signore in Italiasì simorì a dì XXVII di febbraio MCCCXXVe dissesi che fueavelenato; per la qual morte tutto quello esordio e accordo rimasesospeso e anullato.



CCCXVII - Come Castruccio con sua ostevenne in sul contado di Firenze presso a la cittàardendo eguastando

Nel detto annotornando a nostramateria lasciata adietro de' fatti di Castruccio e de' Fiorentinicome Castruccio ebbe la vittoria della battagliamandati i pregionie le spoglie del campo a Luccanon tornò a Lucca in personama posto l'assedio ad Altopasciosì fece disfare le torri e'l ponte a Cappianoe poi il castello di Cappiano e di Montefalconeper non avere in quella parte a guardaree se ne venne a Pistoia perguerreggiare i Fiorentinie per dilungare la tornata sua in Luccaperché non v'avea da sodisfare i suoi cavalieri soldati diloro paghe passate d'assaie de le doppie per la vittoriae pernutricargli sopra le prede de' Fiorentini. E a dì XXVII disettembre fece uscire ad oste a Carmignano messer Filippo Tedici co'Pistolesie incontanente fue abbandonato da coloro che v'erano pergli Fiorentinisalvo la rocca. Poi a dì XXVIIII di settembreCastruccio con tutta sua oste venne a Lecore in sul contado diFirenzee il dì seguente puose il suo campo in su i colli diSigna. I cavalieri e' pedoni de' Fiorentini ch'erano in Signafaccendola afforzareveduta l'oste di Castruccio abandonarono laterrae furono sì viliche non ardirono a tagliare il pontesopra l'Arno. Poi il dì di calen di ottobre Castruccio puosesuo campo a San Moroardendo e rubando CampiBrozzie Quaracchietutte le villate d'intorno; e a dì II d'ottobre venne inPeretolae la sua gente scorrendo infino presso a le mura diFirenzee là dimorò per III dìfaccendoguastare per fuoco e ruberia dal fiume d'Arno infino a le montagneeinfino a piè di Careggi in su Rifredich'era il piùbello paese di villatee 'l meglio acasato e giardinatoe piùnobilementeper diletto de' cittadiniche altrettanta terra chefosse al mondo. E poi il dì di san Francescodì IIIId'ottobrefece in dispetto e vergogna de' Fiorentini correre IIIpali[i] da le nostre mosse infino a Peretolal'uno a gente acavalloe l'altro a piedee l'altro a femmine meretrici; e non fueardito uomo d'uscire della città di Firenze; ma i Fiorentinimolto invilitie storditi di paura e sospetto che dentro a la cittànon avesse tradimentocon tutto avessono cavalieri assai e gente apiè innumerabilesi tennono dentro in arme di dì e dinotte con grande affanno e sollecitudine a guardare la città ele mura e le porte; e sgombravasi tutto il contadorecando dentrocosì bene que' da San Salvi e da Ripole e di quelle contradecome de le villate ch'erano verso i nimici.



CCCXVIII - Della materia medesima

Poi il sabato mattinadìV d'ottobresi levò da Peretolae arse tutta la villa equello d'intornoe presono e arsono il castello di Capalle e quellodi Calenzano sanza riparo niunoche que' che v'erano dentro gliabandonaro. Ancora i Fiorentini dentro pareano per paura amaliati; eritornatosi Castruccio con sua oste la sera in Signala domenicaapressodì VI d'ottobrefece correre e arderesìcome avea fatto di quadi là da Arno Gangalandie Sa·Martinola Palmae 'l castello de' Pulcie tutto il piano di Settimo. E poiil martidìdì VIII d'ottobrevenne con tutta sua osteinfino a Grievee' suoi scorridori infino a San Piero a Monticellie salirono in Marignolla infino a Colombaiarubando e levando grandiprede sanza contasto niuno; che' Fiorentini temeano molto da quellaparteperché i borghi di San Piero Gattolino e quello di SanFrianoe d'intorno al Carmino e a Camaldoli non erano murati; marimettendo i fossi e faccendo steccati con C berteschein XV dìlavorando di dì e di notte con grande sospetto e paura. Insomma l'assedio e guasto che lo 'mperadore Arrigo avea fatto a lacittà di Firenze fu quasi niente a comparazione di questoconsumando ciò ch'era da le porte in fuori da quelle particon levando ogni dì grandissime prede di gente e di bestiame edi loro arnesi. E così feciono infino a Torri in Valdipesaeinfino a Giogolie poi infino a Montelupoe arsono il borgoe cosìquello di Puntormoe la villa di Quarantolae più altrevillate. E poia dì XI d'ottobres'arendé la rocca diCarmignanoe poi il castello degli Strozzich'era ivi presso moltoforte e bene fornitochiamato Torrebecchi; e andò poi con suaoste scorrendo intorno a Prato.



CCCXIX - Come Castruccio con Azzo diMilano ritornò co·lloro oste a la città diFirenze

Come Azzo Visconti di Milanoch'era a Lucca con sua gentefue pagato di XXVm di fiorini d'oro cheCastruccio gli aveva promessi per la vittoria e per la sua parte de'pregioni e predai quali danari il Comune di Lucca improntarono ausura dagli usciti di Genova che dimoravano in Pisasì nevenne il detto Azzo con sua gente a Signae per fare la vendetta de'Fiorentini del palio che feciono correre a le porte di Milanocoll'oste di messer Ramondocome dicemmo adietro. E a dì XXVId'ottobre con Castruccio insiemecon bene IIm cavalierivennonoinfino a Rifredie di qua in su una isola d'Arnoche si vedeaapertamente di Firenzefece correre uno palio di sciamito; e poi lasera si ricolsono a Signa. Ma se prima s'ebbe paura e dotta inFirenzea questa ritornata s'ebbe maggioreper paura non avessonotrattato di tradimento dentro per gli amici e parenti de' cittadinipresi a la sconfittail quale mai non si sentì di vero; macertamente d'acordo assai per riavere i pregionima non furono uditiné intesima tenuti a sospetto dagli altri cittadini; ma ibuoni uomini di Firenzecosì i Guelfi e così iGhibellini ch'erano in Firenzeerano favorevoli e solleciti a laguardia della cittàe a l'entrate continuamente di dìe di notte per tema della città. E poi il seguente dìAzzo se n'andò con sua gente a Lucca e poi a Modana inLombardia. Il contado di Firenze in verso il ponente ove Castruccioguastò e corse rimase tutto disertoe le genti scampaterifuggiti in Firenze per gli disagi ricevuti v'adussono infermitàe mortalità grandela quale s'apiccò a' cittadini; etutto quello anno ebbe ne la città grande mortalità digente sì fattache s'ordinò che banditore non andasseper mortiacciò che la gente inferma non isbigottisse ditanti morti; e così per le peccata de' Fiorentini seguìla pestilenzia a la disaventurata fortuna ch'egli aveano ricevuta.



CCCXX - Dello stato di Firenzemedesimo

I Fiorentini essendo in tantaafflizzione di guerra e così isprovati dal tiranno Castruccioloro nimicomandarono per soccorso al re Ruberto a Napoli e a'vicini e agli amicima da nullo n'ebbono sùbito aiutose nonda' Samminiatesi LXXX cavalieri e da' Colligiani XXV e C fanti. Efecionoper paura che non valicasse Castruccio da l'altra parte dela cittàafforzare la rocca di Fiesoleperò chen'avea minacciati i Fiorentinie avea grande volontà diriporre Fiesole per assediare meglio la città; e avrebbelofattose' signori Ubaldini l'avessono seguitocome aveano promesso.E ancora per paura di Castruccio i Fiorentini feciono afforzare labadia di Samminiato a Montee in ciascuno luogo misono gente eguernigione; e ancora per tema che gli sbanditi non facessono raunatané rubellazione dentro a la città o di fuori d'alcunocastello feciono ordine e dicreto che ciascuno potesse uscire dibando chente e per che misfatto si fossepagando al Comune certapiccola gabellasalvo quegli delle case escettati per Ghibellini oBianchi rubelli. E feciono capitano di guerra messer Oddo da Perugiach'era venuto per lo suo Comune capitanoe messer Guasta daRadicofani a la guardia de la città. E così come genteismarrita e sconfitta si sostentarointendendo solamente a laguardia della cittàogni onori abandonando.



CCCXXI - Come il conte Ugo daBattifolle ritolse certo contado a' Fiorentini in Mugello

Nel detto annoin calen diottobreessendo ancora i Fiorentini in tanto affanno e pericoloilconte Ugo figliuolo del conte Guido da Battifolle riprese per suoicinque popoli e villate di sotto ad Ampinana in Mugelloi qualis'erano renduti più tempo addietro al Comune di Firenzeesuccedeano al Comune di ragione per compera fatta quando s'ebbeAmpinanasecondo che si diceva. Onde il popolo di Firenze forte sitennero gravati dal conte Ugoe maggiormente perch'era stato ilpadre e egli amicoe faccendo sì fatta novità veggendoi Fiorentini in tanta aversità: con tutto che il detto contedicea ch'erano suoi per retaggio e di ragioneopponendo che lavendita che fece il conte Manfredi quando vendé Ampinana fusolamente per lasciare il castello di fatto a Fiorentinie volealacommettere di ragione in giudice comunema per lo modo sconcio nons'acettò per gli Fiorentini. Ma ragione o non ragionech'avesse il contefue condannato per l'esecutore degli ordinamentide la giustiziaa l'uscita del mese di dicembre del detto annoinlibbre XXXma condizione se non avesse ristituiti i detti popoli nelo stato primo infra X dì; la qual cosa perciò nonfecee rimase in bando e in contumace del Comune di Firenzecontutto che fosse sostenuta sua parte in Firenze per suoi amici eparenti grandi e popolani. Ma poi a la venuta del duca in Firenze ilconte Ugo il venne a servire in persona con XX cavalieri e CC pedoniper III mesi; per la qual cosa il duca il fece cancellare di bandoma i più de' Fiorentini ne furono crucciosi.



CCCXXII - Come Castruccio venne a oste aPrato

Nel detto annoa dìXVIIII d'ottobreCastruccio con sua oste venne intorno a Pratoistandovi a campo per VIIII dìguastandolo intorno intornoepoi per pioggia non potéo per la via diritta tornare a Signa;ma a dì XXVIII d'ottobre si tornò in Pistoiae poil'altro dì ritornò in Signa; e a dì XXXd'ottobre fece ancora da due parti correre sua gente infino aRifredie di là da Arno infino a Grieve; e simigliante fece adì III di novembrefaccendo ardere infino a Giogoli. E poi adì V di novembre cavalcò con sua osteforse con VIIccavalieri e MD pedoniin Valle di Marina; e albergòvi unanottefaccendo grandissimo guasto. I Fiorentini sentendo com'eraentrato in forte passoe che i Mugellesi erano raunati a la Croce aCombiata per ripararlo che non passasse in Mugellosì vicavalcarono CC cavalieri e IIm pedoni per richiudergli il passodinanzi di là da la pieve a Calenzano; e fatto l'avrebbono perlo stretto e forte luogose non che per ispie infino di Firenze glifu fatto assapere; onde si ricolse e uscì del passoanzi chela gente de' Fiorentini vi giugnessee andonne a Signa a salvamentoe con gran predae con CXXX pregioni; e a più dispetto de'Fiorentini fece battere moneta picciola in Signa co la 'mpronta dello'mperadore Ottoe chiamarsi i castruccini.



CCCXXIII - Come Castruccio tornòin Lucca con grande trionfo per la sua vittoria

Nel detto anno Castruccio guastoe arso sì fattamente il contado di Firenze e quello di Pratoper lo modo che detto è di sopraavendo tra più volteavuti più pregionie maggiore preda che non ebbe allasconfittae quasi inestimabilelasciata guernita Signa degli uscitidi Firenze e di CCC cavalierie rimandati al vescovo d'Arezzo CCCsuoi cavalieri ch'avea avuti continui a la detta guerraricchi delleprede de' Fiorentinia dì X di novembre si tornò inLucca per fare la festa di Sammartino con grande trionfo e gloriavegnendoli incontro grande processionee tutti quegli della cittàuomini e donnesì come a uno re; e per più dispregiode' Fiorentini si fece andare innanzi il carro colla campana che'Fiorentini aveano nell'ostecoperto i buoi dell'arme di Firenzefaccendo sonare la campanae dietro al carro i migliori pregioni diFirenzee messer Ramondo con torchietti accesi in mano ad offerere asa·Martino. E poi a tutti diede desinareche furono dacinquanta de' maggiorentie le 'nsegne reali del Comune di Firenze aritroso in su il detto carro: e poi gli fece rimettere in pregionegravandoli d'incomportabili tagliefaccendo loro fare tormenti egrandi misagi sanza niuna umanità; e alquanti de' piùricchi per fuggire i tormenti si ricomperarono grande somma dimoneta. E di certo Castruccio trasse de' nostri pregioni e de'Franceschi e forestieri presso a Cm fiorini d'oroonde fornìla guerra.



CCCXXIV - Come i Fiorentini essendo inmale stato si providono di moneta e di gente

Nel detto anno e meseintrantenovembrei Fiorentiniveggendosi in grandi spese e in cosìpericolosa guerranon si disperaronoma francamente s'argomentaronoa·lloro difensionee ordinarono e feciono nuove gabellechemontarono LXXm fiorini d'oro l'annooltre a quelle che prima aveanoche montavano CLXXXm fiorini d'oroper fornire la detta guerracastruccina; e mandarono per cavalieri in Alamagna e a Padovaefeciono riporre e afforzare il poggio di Combiata e quello diMontebuonoacciò che Castruccio non potesse valicare inMugello né in Valle di Grieve; e mandarono CC cavalieri inaiuto a' Bolognesionde furono capitani messer Amerigo Donati emesser Biagio Tornaquinci; ch'allora fu uno grande fatto a'Fiorentiniessendo col nimico tiranno a l'uscioa mandare soccorsoa l'amico. Lasceremo al presente del male stato de' Fiorentiniediremo delle aversità che ne' detti tempi avennero a'Bolognesi per la forza de' tiranni di Lombardia.



CCCXXV - Come i Bolognesi furonosconfitti da messer Passerino signore di Mantova e di Modana

Nel detto annodel mese diluglioi Bolognesi feciono oste per contastare la raunata di messerPasserino signore di Mantova e di Modana e degli altri tiranni diLombardia ch'erano nel contado di Modanaacciò che nonpotessono mandare aiuto a Castruccio né al borgo a SanDonnino; ma più per tema che non entrassono nel loro contado;e però non mandarono aiuto a l'oste de' Fiorentini che CCcavalieri. E sentita loro partitala raunata di Modana sìvalicarono la Scoltennae intorno a Modana feciono danno assai perpiù cavalcatee tornarsi in Bologna. Ma come i Fiorentinifurono sconfitti ivi a pochi dìcioè a dì XXXdi settembreribelli di Bologna di casa Galluzzi e' figliuoli diRomeo de' Peppolicolla forza di messer Passerino rubellarono a'Bolognesi il castello di Monteveglio a la montagna. I Bolognesi vicavalcaropopolo e cavalierie puosonvi l'assedioe richiesonotutti i loro amici di Toscana e di Romagnae rifeciono il fosso chesi chiama la Muciadi qua dalla Scoltennache tiene dal monte alpantanoper loro sicurtadeed erano l'oste de' Bolognesi bene XXIIcdi cavalieri co le loro cavallatee bene XXXm pedoniche per comunev'erano quegli della città. Messer Passerino fece sua raunatache vi venne la gente di messer Cane da Verona con VIc cavalierie'marchesi d'Esti con IIIIcsì ch'avea bene XVIIIc dicavalieried erano a campo di là dal fosso e da la Scoltennabadaluccandosi spesso per fornire il castello e passare il fossoe'Bolognesi si teneano francamente. A l'uscita d'ottobre Azzo Viscontiche se n'andava a Milano con sua gente si dimorò in servigiodi messer Passerinoe ancora Castruccio gli mandò CCcavalierisì che con XXVIIIc di cavalieri furono i tiranni diLombardiaquasi i più Tedeschi. I Bolognesi veggendosi cosìstrettie da l'assedio del castello non si voleano partireancoramandarono per aiuto. I Fiorentini non guardando al loro grandebisogno mandarono loro CC cavalierie mandarono pregando perambasciadori che si ritraessono e non si mettessono a battaglia:fecionsene befferimprocciando i Fiorentini di loro viltade. Poi adì III di novembre quegli di messer Passerino valicarono laScoltennae in parte ruppono il fossoe valicarne di loro; ma perforza dal popolo di Bologna furono ripintie non poterono fornire ilcastello.



CCCXXVI - Di quello medesimo

Veggendo messer Passerino e glialtri capitani che non poteano passare la raunatafeciono vista dipartire l'ostee gran parte tornarono a Modana; poi feciono vista diporre assedio al ponte a Santo Ambruogio. I Bolognesi lasciarono a larotta del fosso i Romagnuoli e' Fiorentinich'erano da cavalierievennono parte di loro cavalieri verso il ponte. Messer Passerino esua gente avendogli spartiticavalcarono astivamente di là dala Scoltenna verso il castelloe' Bolognesi da la loro parteseguendo; ma prima di Bolognesi giunsono i loro nimici ov'era statala rottura del fosso e più fiebole; e' Romagnuoli e'Fiorentini che v'erano a guardia mandando a la cavalleria di Bolognaper aiutolentamente vi vennono. La gente di messer Passerino perforza valicarono il passoe cominciarono la battaglia. I Bolognesiveggendo l'assalto poco ressonoma incontanente si misono a lafuggae que' cotanti che ressonoche furono i Romagnuoli e'cavalieri de' Fiorentini e usciti di Modanafurono malmenatichepiù di CCCL a cavallo e più di MD a piè virimasono tra presi e morti. I Bolognesi piccolo danno v'ebbono acomparazione de la loro grande osteche' cavalieri si fuggironoverso Bolognae il popolo a le montagne e a' loro castelli; ma daXXVII de' buoni de la terra e la loro podestà vi rimasonopresie messer Malatestino e quattro de' migliori usciti di Modanacapitani. E questa sconfitta fu a piè di Monteveglio venerdìdopo nonadì XV di novembre.



CCCXXVII - Come messer Passerino signoredi Mantova e di Modana venne a oste a la città di Bologna

I Bolognesi tornarono in Bolognacon grande vergogna e con grande dannoe messer Passerino con glialtri Lombardi valicarono il fosso de la Mucciae tutti vennono adoste sopra Bolognae puosonsi al borgo a Panicale in sul fiume delRenoe tolsono l'acqua a le loro mulinavegnendo infino a le portedi Bolognae salirono in su Santa Maria a Monte di sopra a unomiglio a la città. Il popolo di Bologna a furia voleano uscirefuorima da·loro capitano furono ritenutiacciò chenon compiessono la loro infortuna d'essere afatto isconfittieperdessono la terra; ma si misono a la difensione della cittàe più assalti ebbono a la città da' Lombardi; e se nonfosse l'aiuto de' forestieri si perdea la terra. A la fine vi fecionocorrere III paliuno messer Passerinoe uno Azzoe uno i marchesi.E sentendo che la gente della Chiesada MD cavalierierano venutiverso Reggiosi levarono da oste dì XXIIII di novembreetornarono in Modana; ma prima ebbono il castello di... E cosìmostra che·lle infortunate pianete di Saturno e di Marte ciattenessono la 'mpromessa delle loro congiunzioni istate in questoanno di tante battaglie e pericoli in questo nostro paese e altrovecome per noi è fatta e farà menzione.



CCCXXVIII - Come Castruccio fece trattarefalsa pace co' parenti fiorentini de' suoi pregioni

Nel detto anno MCCCXXVdìVII di novembrei Fiorentini furono in grande sospetto dentrotra·llorotemendo l'uno dell'altro di tradigioneespezialmente di certi grandi e popolani possentii quali aveano lorofigliuoli e fratelli in pregione a Lucca: sì feciono unodicreto sotto grande penache nullo cittadino ch'avesse pregione aLucca potesse essere castellano di nullo castelloo vicaro di lega odi genteo richesto a nullo consiglio di Comune; però chesotto colore di pacea petizione e mossa de' pregioniteneanotrattati con Castruccio contra il volere delli altri cittadini; e nonfu sanza gran pericolose non che per gli savi cittadini fueriparato.



CCCXXIX - Dell'assedio e perdita diMontemurlo

Nel detto tempoa dìXVIII di novembreancora la gente di Castruccio vennono scorrendo eguastando infino a Giogoli sanza nullo riparoper ispaventare iFiorentini; e a dì XXIIII di novembre Castruccio ritornòa Signa con suo isforzo; e a dì XXVII di novembre si puoseall'assedio al castello di Montemurloe fecevi intorno piùbattifollie il dì seguente ebbe per patti la fortezza degliStrozzi che si chiamava Chiavelloe fecela abattere e tagliare dalpièe l'altro dì ebbe per forza la torre a Palugianoch'era de' Pazzie morirvi più di XXX uominie feceladisfare. E stando all'assedio di Montemurlo lo steccò tuttointornoe con più difici vi gittavae fece cavare ilcastello da la parte de la roccae fece cadere molto de le mura.Dentro v'erano per castellani Giovanni di messer Tedici degli Adimarie Neri di messer Pazzino de' Pazzi con CL buoni fanti di masnade; ilcastello era molto fornito di vittuagliama male fornito d'arme e digente a sì grande circuito e a tanto affanno di battaglie e didifici e di cave; e più volte mandarono per soccorso aFirenzealmeno che fossono forniti di gente che dentro gli atasse ala guardia. Queglino che·ll'aveano affarech'erano all'uficiodella condotta de' soldatiper negrigenziaovero per miseria dispendios'indugiarono tanto a fornirlo che quando vollono non ebbonoil poderené altro soccorso non si fece per gli Fiorentini; esi potea fareche più volte Castruccio non v'avea IIIccavalierie per le grandi nevi e freddure molto straccata la suagente; ma la viltà e la disaventura era tanta de' Fiorentinie con esso la discordiache no·ll'ardirono a·ssoccorrerequando si potea. Quegli del castello veggendosi abandonati da'Fiorentiniavendogli per più volte richesti di soccorsoeveggendo per le cave cadere le murae per gli molti dificifragellatisì cercarono loro patti con Castruccioerenderono il castello a dì VIII di gennaio MCCCXXVsalve perpersonecon ciò che ne potessono trarree salvi i terrazzaniche vi volessono dimorare; con tutto che malvagiamente trattòi terrazzaniche quasi tutti gli spersee recolla a gente dimasnade a la guardiarafforzando il castello molto di rocca e gironedi mura e di torrie murò di fuori la fronte: la qualeperdita fu grande vergogna e sbigottimento a' Fiorentinie feceaspra guerra al contado di Firenze e a quello di Prato.



CCCXXX - Di gente che mandò 'lre Ruberto a' Fiorentini

Nel detto annoil dì dicalen di dicembregiunsono in Firenze CCC cavalieri che·ccimandò il re Ruberto di Pugliala metà a nostro soldo.Furono cattiva gentee niente di bene ci adoperaro. Che se a la lorovenuta fossono stati valorosicoll'altro aiuto de' Fiorentini e loromasnade poteano di leggere levare l'assedio da Montemurloma o perloro viltào per comandamento del reconoscendo la infortunade' Fiorentininon vollono fare una cavalcatama istarsi in Firenzea la guardia della terra.



CCCXXXI - Della sconfitta che' Pisaniebbono in mare in Sardigna dal re d'Araonae come feciono pace

Nel detto anno MCCCXXVin calendi dicembresi partirono di Porto Pisano XXXIII galeele quali iPisani aveano armate per soccorrere e fornire Castello di Castro inSardignaed erano gran parte degli usciti di Genova al loro soldoeamiraglio messer Guasparre d'Oria; e a dì XXVIIII di dicembresi combatterono coll'armata del re d'Araona nel golfo di Callerich'erano XXXI galeae XL barche imborbottatee VII cocche. A lafine de la dura battaglia l'armata de' Pisani furono sconfittieprese de le loro VIII galeee molta gente morta e presa. I Pisaniavendo perduta ogni speranza di potere soccorrere Castello di Castrocercarono accordo col re d'Araonae mandargli loro ambasciadori insu una galea con lettere e messi di nostro signore lo papa. A la finela pace si compiéche' Pisani renderono a·re di RaonaCastello di Castro e ogni fortezza ch'aveano in Sardignae egli gliquetò della rendita del tempo che l'aveano tenutapoi ch'egline fu eletto signoree l'uno a l'altro renderono i pregioniepiuvicossi in Pisa la detta pace a dì X di giugno MCCCXXVI.



CCCXXXII - Come la gente di Castruccioch'erano in Signa corsono infino a la città di Firenze

Nel detto anno MCCCXXVa dìX di dicembrele masnade di Castruccio ch'erano in Signaintorno diCC cavaliericorsono infino a San Piero a Monticellie venienneinfino a le porte di Firenze: uscì una masnada di Fiamminghi acombattere con loro; e se per lo capitano della guerra fossonoseguitiaveanne la vittoria; ma per lo soperchio di gente furonorotti e malmenati da quegli di Castruccio. In Firenze si levòil romoree sonarono le campanee popolo e cavalieri furono in armee uscirono fuorie corsono infino a Settimo sanza ordine niuna. Inimici per lo soperchio si ritrassono a Signa sanza danno niuno; e lagente de' Fiorentinich'erano più di VIIIc cavalieri e popoloinnumerabilesi tornarono la sera di notte in Firenze. La tratta fugagliarda e di volontàma male ordinatae per gli savi diguerra fu forte biasimata; che se Castruccio fosse stato in aguatopur con Vc cavalieriavea sconfitti i Fiorentinie presacombattendo la città.



CCCXXXIII - Come i Fiorentini stanziaronodi dare la signoria de la città e contado al duca di Calavrafigliuolo del re Ruberto

Nel detto annoa dìXXIIII di dicembrei Fiorentini veggendosi così affritti daltiranno e in male statoe con questo male ordinati e peggio inconcordiaper cagione de le parti e sette tra' cittadinie vivendoin paura grande di tradimentotemendo di coloro ch'aveano i lorofigliuoli e frategli pregioni in Luccai quali erano possenti egrandi in Comunee la forza del nimico era ogni dì a le porteper lo battifolle di Montemurlo e di Signa; i popolani guelfichereggeano la città col consiglio di gran parte de' grandi epossentinon veggendo altro iscampo per la città di Firenzesì elessono e ordinarono signore di Firenze e del contadoCarlo duca di Calavraprimogenito del re Ruberto re di Gerusalem edi Ciciliaper tempo e termine di X anniavendo la signoria eaministrazione de la città per suoi vicariosservando nostreleggi e statutied egli dimorando in persona a fornire la guerratenendo fermi M cavalieriil menooltramontani; dovea avere CCm difiorini d'oro l'annopagandosi di mese in mese sopra le gabelleeavendo uno mese di venuta e uno di ritorno; e fornita la guerrapervittoria o per onorata pacepotea lasciare uno di sua casa o altrogrande barone in suo luogo con IIIIc cavalieri oltramontanie avereCm fiorini d'oro l'anno. In questa forma con più altriarticoli gli si mandò la lezione a Napoli per solenniambasciadori; il quale ducacol consiglio del re Ruberto suo padre ede' suoi zii e d'altri de' suoi baroniaccettò la dettasignoria a dì XIII gennaio; e saputa l'acettagione in Firenzen'ebbe grande allegrezzasperando per la sua venuta essere vendicatie diliberi da la forza del tiranno Castruccioe messi in buonostato. E partissi di Napoli per venire a·fFirenze a dìXXXI di maggio MCCCXXVI.



CCCXXXIV - Come quegli di Bruggia inFiandra furono sconfittie trassono il loro conte di pregione

Nel detto anno MCCCXXVall'uscita del mese di novembreparte della gente di Bruggia inFiandra avendosi rubellati dal loro signorecome addietro èfatta menzioneguerreggiando il paese furono sconfitti tra Bruggia eGuanto dal conte di Namurro e da quegli di Guantoe morti piùdi VIc. E poi a pochi giorni quegli del Franco di Bruggia furonosconfitti dal detto conte e da quegli di Guantoe rimasorne mortipiù di VIIIc; per le quali sconfitte e abassamento che fufatto di lorofu trattato accordoe quegli di Bruggia trassono dipregione Luis il giovane loro conte e loro signore.



CCCXXXV - Come lo 'nfante figliuolo delre d'Araona tolse le decime del papa

Nel detto annodel mesed'ottobreAnfus detto infante d'Araona tolse a' collettori del papache tornavano di Spagna tutti i danari ricolti di decime e disovenzioni; e dissesi che furono CCm di fiorini d'oro la valuta; ondeil papa si crucciò forte. Il re d'Araona mandò a cortesuoi ambasciadoridicendo come la detta moneta volea in presto perla guerra di Sardignae volea darne pegno più castella a laChiesae accordossene col papa. Del mese di novembre presente VIgalee del re d'Araona ch'andavano in Sardigna si combatterono con VIIdi Genovesie quelle de' Catalani furono sconfittee presane l'unacon grande danno di loro gente.



CCCXXXVI - Come i Fiorentini feciono lorocapitano di guerra messere Piero di Narsi

Nel detto anno MCCCXXVin calendi gennaioi Fiorentini feciono loro capitano di guerra messer Pierodi Narsi cavaliere banderese della contea di Bari de·Lorenoil quale tornando d'oltremare dal Sipolcroil settembre dinanzi persua prodezza e valore volle essere a la battagliaove i Fiorentinifurono sconfittied egli vi fu presoe 'l figliuolo mortoe di suagente assai; e tornato lui di pregione per sua redenzionefu elettocapitano; e presa lui la signoriacon molta prodezza e sollecitudinesi ressetenendo Castruccio assai corto de la guerrae per suosenno fece trattato con certi conastaboli di suo paese ch'erano conCastruccio di fare uccidere Castruccio e di rubellargli Signa eCarmignanoe tornare da la parte de' Fiorentini con più di CCcavalieri. Iscoperto per Castruccio il detto trattatoa dì XXdi gennaio fece tagliare la testa a III conastabolidue Borgognoni euno Inghilesee VI Tedeschiche teneano mano al tradimentoper laqual cosa molto si turbarono i soldati e masnade di Castruccio; ediede commiato a tutti i Franceschi e Borgognoni ch'aveaintra glialtri a messere Guiglielmo di Noren ch'avea traditi i FiorentIniedera di quella giuraonde molto si scompigliaro le masnade diCastruccio.



CCCXXXVII - Come per gli Ghibellini de laMarca fu presa la Roccacontrada

Nel detto annoa dì XIIdi gennaioquegli di Fabbriano con gente ghibellina de la Marca emasnade d'Arezzo presono per tradimento con forza il castello dellaRoccacontradae uccisonvi molti di quegli che teneano la parte dellaChiesapur de' maggiori de la terrauomini e donne e fanciugli.



CCCXXXVIII - Come Castruccio arse SanCasciano e venne infino a Peretolae poi arse e abandonòSigna

Nel detto annoa dì XXXdi gennaiomesser Piero di Narsi capitano di guerra in Firenzecavalcò a Signa con IIIIc cavalieri subitamentee tornòla sera; poi per gelosia di perdere la fortezza vi venne Castruccioin persona a dì III di febbraioe menonne presi VIIconastaboli tra a cavallo e a piè. E per questa cagione de lacavalcata di messer Pieroe per dispetto di ciòavendo iFiorentini per nienteCastruccio tornò in Signa con VIIccavalieri e IIm pedoni a dì XVIIII di febbraioe cavalcòa Torri in Valdipesae guastò e arse tutta la villa levandogran preda; e poi a dì XXII di febbraio fece un'altracavalcata infino a San Cascianoe arse il borgo e tutta la contradae la sera tornò in Signa. Il capitano de' Fiorentini co'cavalieri ch'avea cavalcò il dì in sul poggio diCampaio; ma se fossono iti a la Lastra per lo pianoe preso ilpassoCastruccio e sua gente erano sconfitti: si tornarono straccatie male in ordine per l'affanno e lungo cammino ch'aveano fatto ilgiorno.



CCCXXXIX - Di quello medesimo

E poia dì XXV difebbraioCastruccio per fare più onta a' Fiorentini venne conVIIIc cavalieri e IIIm pedoni infino a Peretolae incontanente sitornò in Signama per ciò di Firenze non uscìuomo a la difesa. E poia dì XXVIII di febbraioricolta suagente fece ardere Signa e tagliare il ponte sopra l'Arnoe abbandonòla terrae ridussesi a Carmignanoe quello fece crescere eafforzaree riducere a la guardia de' rubelli di Firenze e di Signae di tutta la contrada. La cagione perch'abandonò Signa sidisse perché gli era di gran costo a mantenerlae di granderischioquando i Fiorentini fossono stati valorosiessendo cosìdi presso a la cittàe sentendo come il duca s'aparecchiavadi mandare gente a·fFirenzetemendo che la gente che tenea inSigna non fosse soppresa. Ma bene ebbe tanto ardire Castruccio etanto gran cuoreche istando in Signa cercò con grandimaestri se si potesse alzare con mura il corso del fiume d'Arno a lostretto della pietra Golfolina per fare allagare i Fiorentinimatrovarono i maestri che 'l calo d'Arno da Firenze infino làgiù era CL bracciae però lasciò di fare la'mpresa.



CCCXL - Come i Bolognesi feciono pacecon messer Passerino

Nel detto annoin calen difebbraioi Bolognesi feciono pace con messer Passerino signore diMantova e di Modanae per patti riebbono tutti i loro castelli efortezze e Monteveglioperché furono sconfittie tutti iloro pregioni: e per sicurtà della pace diedono XL stadichigiovani garzoni figliuoli di buoni uomini di Bologna.



CCCXLI - Come certe masnade d'Arezzofurono sconfitte da quelle de' Perugini

Nel detto annoa dì XVIIdi febbraioCCC soldati del vescovo d'Arezzo ch'erano a la Cittàdi Castelloandando a guastare il castello de la Frattasiscontrarono colle masnade de' Peruginie combattersi insiemeaspramente; e se non fosse ch'era presso a notte grande dammaggio sifaceano insieme. A la fine quegli d'Arezzo n'ebbono il peggiore.



CCCXLII - Come la gente de la Chiesacapitano messer Vergiù di Landacominciaro guerra a Modana

Nel detto annoa dì X dimarzomesser Vergiù di Landa venne sopra Modana con VIIIccavalieri di quegli della Chiesae ripuose Sassuolo; e poi del mesedi maggio prese Castelvecchioe più castelletta e villaggide' Modanesi. E' Fiorentini vi mandarono in aiuto della Chiesa CCcavalieri; e con questa gente e co' figliuoli di messere Ghiberto daCoreggia messer Vergiù vinse per forzaa dì XV digiugno MCCCXXVIl'isola di Sezzana ch'era steccata e guernita diberteschee avevavi CC cavalieri e IIIm pedoni a guardia per losignore di Mantovai quali furono sconfittie presa la fortezza delponte a Borgoforte di qua da Poiscorrendo il mantovano con grandedanno de' ribelli della Chiesa. E poi a dì II di lugliopresono per forza gli antiporti e' borghi di Modanach'eranoaffossati e steccati; e' cavalieri de' Fiorentini furono de' primaich'entrarono a l'antiportae poco fallì che non ebbono lacittà; e stettono tutto luglio a l'assedio di Modana tenendolamolto stretta. A l'uscita di luglio messer Passerino colla lega de'Ghibellini di Lombardia per tema di perdere Modana si partironodall'assedio d'uno castello de' marchesi Cavalcabò inchermonesee feciono al Po ponte di navi. Messer Vergiù e suagente sentendo il soperchio de' nimici misono fuoco ne' borghi diModana e se ne partiroe tornarono a Reggioe guastarla intorno.



CCCXLIII - Come 'l vescovo d'Arezzo fecedisfare Laterino

Nell'anno MCCCXXVIdel mese dimarzoil vescovo d'Arezzo fece disfare il castello di Laterinochenon vi rimase pietra sopra pietrae eziandio fece tagliare il poggioin croceacciò che mai non vi si potesse su fare fortezza; etutti gli abitanti fece andare in diverse partich'erano bene Vcfamiglie; e ciò fece per dispetto degli Ubertinie acciòche nol potessono rubellareperché sentì che alcuno diloro venne a Firenze per trattare di dare il detto Laterino a'Fiorentini e allegarsi co·lloroperò che 'l vescovogli avea cacciati d'Arezzoperch'egli cercavano in corte col papache 'l proposto d'Arezzoch'era degli Ubertiniavesse il vescovadod'Arezzo.



CCCXLIV - Come i Ghibellini della Marcacorsono la città di Fermoe ruppono la pace ordinata collaChiesa

Nel detto annoa dì XXVIdi marzoessendo trattato accordo da quegli della città diFermo colla Chiesae quegli della terra faccendone festa e ballandoper la città uomini e donnequegli d'Osimo con certi caporalighibellini de la Marcanon piaccendo loro l'accordoentrarono nellacittà e corsonlae uccisonne de' caporali che voleanol'accordoe nel palagio del Comune misono fuocoessendovi ilconsiglio per lo detto accordo compiere; e molta buona gente vi morìe furono arsi e magagnati.



CCCXLV - Come Castruccio con sua gentecavalcò in Creti e infino a Empoli

Nel detto anno Castruccioavendodi poco avuta la castellina di Cretiche uno de' Frescobaldiche·ll'avea in guardia per moneta la rendésìsi distese poi Castruccio e sua gente per lo Cretie diede battagliaa Vinci e a·cCerreto e a Vitolinoe passò Arno infinoa Empoli. E poi a dì V d'aprile ebbe il castelletto di Petroiosopra Empolie quello guernì: e co la castellina gran dannofaceano alla strada e a tutto il paese. Ma poi a dì XXV digiugno abandonò Petroio e disfeceloper tema della venuta delduca d'Atene e gente del re Ruberto.



CCCXLVI - Come il vescovo d'Arezzo fuprivato dello spirituale per lo papae come fu eletto legato pervenire in Toscana

Nel detto annoa dì XVIId'aprilepapa Giovanni in concestoro di tutti i cardinali apoVignone dispuose il vescovo d'Arezzo de' Tarlati dello spirituale delvescovadoe concedettelo in guardia al proposto della chiesad'Arezzoch'era degli Ubertini; ma per ciò non lasciòe non ubbidette a' mandati del papa. E in quello concestoro elesse ilpapa per legato in Toscana e terra di Romaper richesta e petizionede' Fiorentini e del re Rubertomesser Gianni Guatani degli Orsinidal Monte cardinalee fecelo paciaro in Toscanaacciò chemettesse consiglio e pace nelle discordie di Toscanadandogli grandeautoritade di procedere spiritualmente a chi fosse disubbidiente a laChiesa.



CCCXLVII - Come si ricominciòguerra in Romagna

Nel detto anno MCCCXXVIdel mesed'aprilesi cominciò guerra in Romagna tra Forlì eFaenzae rubellossi per gli Ghibellini il castello di Lucchio.Quegli di Faenza e' Guelfi l'assediaroe' Ghibellini di Romagna e diLombardia vi vennono a fornirlo con gran forza; e di Firenze e diToscana v'andò gente in servigio de' Guelfi. A la fine peraccordo s'arrendé a' signori di Faenza.



CCCXLVIII - Come Castruccio cavalcòin su quello di Pratoe fece fare una fortezza al ponte Agliana

Nel detto annodel mesed'aprileCastruccio avendo molto molestati i Pratesie sostenea unobattifolle fatto in Valdibisenzo chiamato Serravallinoe un altropresso a l'Ombrone verso Carmignanosì ne puose un altro aponte Agliana tra Prato e Pistoia per guerreggiare i Pratesieperché i Pistolesi potessono lavorare le loro terre: le qualifortezze furono tutte abandonate e disfatte alla venuta del ducad'Attene luogotenente del duca di Calavra.



CCCXLIX - Come Azzo Visconti fece guerraa' Brescianie tolse loro più castella

Nel detto tempodel mese dimarzo e d'aprileAzzo Visconti co le masnade di Milano fece granguerra a' Brescianie tolse loro più castella e fortezze.



CCCL - Come messer Piero di Narsicapitano de' Fiorentini fu isconfitto da la gente di Castruccioepoi mozzo il capo

Nel detto tempoa dìXIIII di maggiomesser Piero di Narsi capitano di guerra de'Fiorentini per fare alcuna valentia innanzi che la gente del ducavenissesi cercò uno trattato con certi conastaboliborgognoni e di suo paese ch'erano con Castrucciod'avere ilcastello di Carmignano; e segretamentesanza sentirlo niunoFiorentinosi raunò di tutte le masnade CC de' miglioricavalieri e con gente a piè da Vce subitamente si partìdi Pratoe passò l'Ombrone scorrendo la contrada; il qualeda' detti conastaboli fu traditoch'eglino colla gente di Castruccioaveano messo inn-aguato in due luogora IIIIc cavalieri e popoloassaie uscirono adosso al detto messer Piero e sua genteil qualeco' primi combattendo vigorosamentee ruppegli; ma poi sopravegnendol'altro aguatofu rotto e sconfitto e presoegli e messer Ame diGuberto e messer Utassoconostaboli franceschie bene XI cavalieridi corredoe XL scudieri franceschi e gente a piè assai; ondein Firenze n'ebbe gran dolorecon tutto se n'avesse colpa per la suatroppa sicurtà e non volere consiglio. Avuta questa vittoriaCastrucciovenne in Pistoia e fece tagliare la testa al dettomessere Pieroopponendogli come gli avea giuratoquando siricomperò di sua pregionedi non essergli incontro; ma non fuveroche messer Piero era leale cavaliere e pro'e di lui fu grandammaggio; ma fecelo morire Castruccio per crescere più l'ontade' Fiorentinie per ispaurire i Franceschi loro soldati.



CCCLI - Come il duca d'Atene venne inFirenze vicaro del duca di Calavra

Nel detto anno MCCCXXVIa dìXVII di maggiogiunse in Firenze il duca d'Atene e conte di Brennacon IIIIc cavalieriper vicario del duca di Calavrae tutte lesignorie fece giurare sotto la signoria del duca di Calavra e sua; ecassò tutte lezioni fatte de' priori per lo innanzie' primipriori a mezzo giugno fece a sua volontà. Il detto signoremandò il re Ruberto innanziperché il granducaindugiava più sua venutaper cagione dell'armatach'aparecchiava per mandare in Cicilia; e i detti cavalieri vennono amezzo soldo del ree l'altro mezzo del Comune di Firenze. E quellotanto tempo che 'l detto duca d'Atene tenne la signoriaciòfu infino a la venuta del duca di Calavra figliuolo del rela seppereggere saviamente e fu signore savio e di gentile aspettoe menòseco la moglie figliuola del prenze di Taranto e nipote del reRuberto: albergò a casa de' Mozzi Oltrarno; e a dì XXIIdi maggio fece piuvicare in Firenze lettere papalicome la Chiesaavea fatto il re Ruberto vicario d'imperio in Italia vacante imperio.



CCCLII - Come l'armata del re Rubertoandò in Ciciliae poi come tornò in Maremma e nellariviera di Genova

Nel detto tempoa dì XXIIdi maggiosi partì di Napoli l'armata del re Rubertolaquale furono LXXXX tra galee e uscieri e più altri legnipassaggeri con M cavalieri; de la quale armata fu ammiraglio ecapitano il conte Novello conte d'Andri e di Montescheggioso de lacasa del Balzo; e a dì XIII di giugno arrivarono in Cicilia nela contrada di Pattie guastarono infino a Palermoe poi nel pianodi Melazzo; e poi si ricolsono a galeee valicarono per lo Fareeguastarono intorno a Cattana e Agosta e Seragosae tornaro infino ale mura di Messina; e poi si ricolsono in galeee rivalicarono perlo Fare sanza contasto niunoe ripuosonsi ancora nel piano diMelazzo. Allora il figliuolo di don Federigoche si chiamava il reImperiovi cavalcò con VIIc cavalieri; ma il conte s'era giàricolto con suo stuolo a galeesì che non v'ebbe battagliama grandissimo danno e guasto feciono all'isola di Cicilia. Poia dìXIIII di lugliotornati all'isola di Ponzoe rinfrescati divittuagliasi partironoe com'era ordinato di venire nella rivieradi Genova e in Lunigianala detta armata per guerreggiare gli uscitidi Genova e Castruccio da quella partee 'l duca verso Firenze; epartendosiarrivarono in Maremmae a dì XX di luglio scesonoin terrae presono per forza il castello di Maglianoe quello diColecchioe più altre villate de' conti da Santa Fiorelevando grandi prede con grande danno de' detti conti. Poi sipartirono di Maremmae lasciarono guernito Magliano di C cavalieriper guerreggiare i detti conti; si partirono e arrivarono aPortovenerie là s'accozzarono coll'oste de' Genovesi perracquistare le terre della riviera e fare guerra a Castrucciomapoco v'aprodaro di racquistare fortezza niunase non che arsono perforza combattendo i borghi di Lievanto e poi quegli di Lerice; ebistentando nel golfo della Spezianon s'ardirono di scendere inLunigianaperò che Castruccio v'era guernito di molticavalieri e pedonie 'l duca di Calavra non era ancora uscito adoste sopra quello di Luccacom'era fatta l'ordine; sì chestando e operando invanoa l'uscita di settembre si dipartìla detta armatae' Genovesi tornarono in Genovae' Provenzali inProenzae l'altre a Napoli; ma il conte Novello scese in Maremmaecon C cavalieri venne al duca di Calavra ch'era in Firenze.



CCCLIII - Come il legato del papa arrivòin Toscana e venne in Firenze

Nel detto anno MCCCXXVI messereGianni degli Orsini cardinale e legato per la Chiesa arrivò aPisa in su V galee de' Pisani a dì XXIII di giugnoe da'Pisani gli fu fatto grande onorecon tutto che in grande guardia egelosia eranosentendo in Firenze il duca d'Atene. E in quegligiorni IIIIc cavalieri provenzaligentili uominivennono per marein su X galee di Proenza a Talamone per venire in Firenze. Istando illegato in PisaCastruccio gli mandò letteredicendo intinore che con tutto che·lla fortuna l'avesse fatto rideres'acconciava di volere pace co' Fiorentini; ma furono parole vane einfintea quello che seguì poi. Dimorato il legato in Pisaalquanti giornisi venne in Firenze a dì XXX di giugnoe da'Fiorentini fu ricevuto onorevolemente quasi come papae fattoglidono di M fiorini d'oro in una coppa. Albergò a Santa Croce alluogo de' frati minorie a dì IIII di luglio piuvicòla sua legazionee com'era legato e paciaro in Toscanae nelDucatoe nella Marca d'Anconae in Campagna e terra di Romaenell'isola di Sardignafaccendo per sue lettere amonizione a tuttele città e signori di sua legazione che 'l dovessono ubbidiree dare aiuto e favore.



CCCLIV - Come IIIc cavalieri di queglidel signore di Milano furono sconfitti a Tortona

Nel detto tempoa dìXXVIIII di giugnoIIIc cavalieri di quegli di Galeasso signore diMilano con popolo assai uscirono di Paviae vennono per guastareTortona; e guastando la contradae sparti d'intorno di Tortonauscirono CL cavalieri di quegli del re Ruberto e della Chiesaetutti quegli della terra per comunee sconfissongli con danno diloroe assai morti e presi.



CCCLV - Come Tano da Iegi sconfissegente de' Ghibellini de la Marcae come in Rimine fu fatto unogrande tradimento

Nel detto tempoall'entrante dilugliogente di Fabbriano e altri Ghibellini de la Marcaintorno diCCCL cavalieri e popolo assaiessendo cavalcati per prendere oguastare il castello di MurroTano signore d'Iegi coll'aiuto de'Malatesti di Rimine vennono al soccorso di Murro subitamenteetrovando sparti e sproveduti gl'inimicigli misono in isconfitta congrande danno di loro. Essendo messer Malatesta con sua gente al dettoMurromesser Lambertofigliuolo di Gianniciotto suo cuginopersignoreggiare Rimine sì ordinò uno laido tradimentosìcome pare costume di Romagnuoli; che fece invitare messer Ferrantinoe 'l suo figliuolo suoi consortie a tavola mangiando co·lluigli fece assalire con armee prendere e riteneree quale di lorofamiglia si mise a la difensione di loro signori fu morto e tagliato;e poi ciò fattocorse la terra faccendosene signore. Sentendociò messer Malatesta ch'era a Murrosubitamente cavalcòcon sua gente e con sua amistà a la città di Rimineelà giugnendo fece tagliare una porta coll'aiuto de' suoi amicid'entroe corse la terrae riscosse i pregioni suoi cugini. Iltraditore messer Lamberto veggendo la forza di messer Malatesta nonsi mise a difensionema fuggendo a gran pena scampò nelcastello di Santangiolo in loro contrada.



CCCLVI - Come il duca venne in Sienaed ebbe la signoria V anni

Nel detto annoa dì X diluglioil duca di Calavra con sua baronia e cavalieri entrònella città di Sienae da' Sanesi fu ricevuto onorevolemente.Trovò la terra molto partita per la guerra ch'era intra'Tolomei e' Salimbeniche quasi tutti i cittadini chi tenea coll'unoe chi coll'altro; e' Fiorentini temendo per quella discordia che laterra non si guastassee parte guelfa non prendesse altra volta perla detta discordiasì mandarono per loro ambasciadoripregando il duca che per Dio non si partisse della terra infino chenon gli avesse acconci insiemee avesse la signoria della città;e 'l duca così feceche tra le due case Tolomei e Salimbenifece fare triegua con sofficiente sicurtà V annie fecevimolti cavalieri novellie dimorovvi infino a dì XXVIII diluglio; e in questa dimoranza tanto s'adoperò tra per paura eper amorecome sono le parti nella città divisegli fu datala signoria di Siena per V anni sotto certo modo e ordinee perquesta stanza del duca in Sienavolle da' Fiorentini oltre a' pattiXVIm fiorini d'oroonde i Fiorentini si tennono male appagati.

LIBRO UNDECIMO



I - Qui comincia lo XI libroilquale conta de la venuta in Firenze di Carlo duca di Calavrafigliuolo del re Rubertoper la cui venuta fu cagione che lo reeletto de' Romani venne de la Magna in Italia

Carlo duca di Calavra eprimogenito del re Ruberto re di Gerusalem e di Cicilia entrònella città di Firenze mercolidì all'ora di mezzodìdì XXX di luglio MCCCXXVIco la duchessa sua moglie efigliuola di messere Carlo di Valos di Franciacogl'infrascrittisignori e baronicioè messer Gianni fratello del re Ruberto eprenze de la Morea colla donna suamesser Filippo dispoto di Romaniae figliuolo del prenze di Taranto nipote del reil conte diSquillacimesser Tommaso di Marzanoil conte di Sansoverinoilconte di Chiermonteil conte di Catanzano e quello di Sangineto inCalavrail conte d'Arrianoil conte Romano di Nolail conte diFondi nipote di papa Bonifazioil conte di MinerbinomesserGuiglielmo lo Stendardomesser Amelio dal Balzoil signore di Berrae quello di Merlomesser Giuffredi di Gianvillae messer Iacomo diCantelmoe Carlo d'Artugio di Proenzae 'l signore del Sanguinoemesser Berardo di siri Grori d'Aquinoe messer Guiglielmo signored'Ebolee più altri signori e cavalieri francesci eprovenzali e catalani e del Regno e napoletanii quali furono inquantitàco' Provenzali che vennono per mareda MDcavalierisanza quegli del duca d'Atenech'erano IIIIc; intra'quali tutti avea bene CC cavalieri a sproni d'oromolto bella gentee nobilee bene a cavalloe in armee in arnesiche bene MD somea muli a campanelle aveano. Da' Fiorentini fu ricevuto con grandeonore e processione; albergò nel palagio del Comune di costa ala Badiaove solea stare la podestàe sì tenearagione; e la signoria e le corti de la ragione andò a starein Orto Sammichele ne le case che furono de' Macci. E nota la grandeimpresa de' Fiorentiniche avendo avute tante afflizzioni e dammaggidi persone e d'averee così rotti insiemein meno d'uno annocol loro studio e danari feciono venire in Firenze uno sìfatto signoree con tanta baronia e cavalleriae il legato delpapache fu tenuta grande cosa da tutti gl'Italianie dove si seppeper l'universo mondo. E dimorato il duca in Firenze alquanti dìsì mandò per l'amistà. I Sanesi gli mandaronoCCCL cavalierii Perugini CCC cavalierii Bolognesi CC cavalierigli Orbitani C cavalierii signori Manfredi da Faenza con Ccavalieriil conte Ruggieri mandò CCC fantie 'l conte Ugoin persona con CCC fantie la cerna de' pedoni del nostro contado; eper tutti si credette che facesse oste; e l'apparecchiamento fugrandee fece imporre a' cittadini ricchi LXm fiorini d'oro. Poiquale si fosse la cagionenon procedette l'oste: chi disse perchéil re suo padre non vollesentendo che tutti i tiranni di Lombardiae di Toscana s'apparecchiavano di venire in aiuto a Castruccio percombattere col duca; e chi disse che l'ordine fatto per lo duca sìdell'armata e sì d'altri trattatie ancora i Fiorentini moltostanchi delle spesenon era bene disposta la materia; e per alcunosi disse che Castruccio era stato in trattato di pace col legato ecol ducae sotto il trattato trasse suoi vantaggi da la lega de'Ghibellini di Lombardiae si fornì; e così ingannòil ducae tornò in vano la 'mpresa; e a questa diamo piùfedeche fummo presenti; con tutto che molti dissono che se 'l ducafosse stato franco signoreavendo tanta baronia e cavalleriasanzaporsi a soggiornare nella sua venuta né a Siena né aFirenzee del mese di luglio e d'agosto che Castruccio fu fortemalatoavendo cavalcato verso Luccaavea vinta la guerra a·ccerto.

 

 



II - Di quistioni che 'l duca mossea' Fiorentini per istendere sua signoria

Poi a dì XXVIIII d'agostosequente il duca volle dichiarare co' Fiorentini la sua signoriaeallargare i pattispezialmente di potere liberamente fare priori asua volontàe simile ogni signoria e ufici e guardia dicastella e in città e in contadoe a potere a sua volontàfare guerra e pacee rimettere in Firenze isbanditi e ribellinonistante altri capitoli; e fecesi riconfermare la signoria per Xannicominciandosi in calen di settembreMCCCXXVI. E in questamutazione ebbe grande gelosia in Firenzeperò che' grandi e'potenti per rompere gli ordini della giustizia del popolo siraunarono insiemee voleano dare la signoria libera al duca e sanzaterminee niuno salvo; e ciò non faceano né per amorené fede ch'al duca avessononé che a·lloropiacesse sua signoria per sì fatto modoma solamente perdisfare il popolo e gli ordini della giustizia. Il duca sopra·cciòebbe savio consiglioe tenne col popoloil quale gli avea data lasignoriae così s'aquetò la cittàe' grandirimasono di ciò molto ispagati.



III - Come il cardinale piuvicòprocesso contra Castruccio e 'l vescovo d'Arezzo

Nel detto tempoa dì XXXd'agostoil legato cardinaleveggendo che Castruccio e 'l vescovod'Arezzo l'aveano tenuto in parole dell'accordo e fare i suoicomandamentisì piuvicò nella piazza di Santa Croceove fu il duca e tutta sua gente e' Fiorentini e' forestieri contra'dettiaspri processi contra Castrucciosì come scomunicatoper più casie sismatico e fautore degli ereticiepersecutore de la Chiesaprivandolo d'ogni sua dignitàe cheogni uomo lui e sua gente potesse offendere in avere e persone sanzapeccatoiscomunicando chi gli desse aiuto o favore; e il vescovod'Arezzo de' Tarlati scomunicò per simile modoe 'l privòdel vescovadodello spirituale e temporale.



IV - Del fallimento della compagniadegli Scali di Firenze

Nel detto tempoa dì IIIId'agostofallì la compagnia degli Scali e Amieri e figliuoliPetri di Firenzela quale era durata più di CXX annietrovarsi a dare tra cittadini e forestieri più di IIIIcmigliaia di fiorini d'oro; e fue a' Fiorentini maggiore sconfittasanza danno di personeche quella d'Altopascioperò che chiaveva danari in Firenze perdé co·lloro; sì cheda ogni parte il detto anno i Fiorentini sì di sconfittesìdi mortalitàsì di perdita di possessioni arse eguastee sì di pecuniaebbono grande persecuzione; e molted'altre buone compagnie di Firenze per lo fallimento di quella furonosospette con grande danno di loro.



V - Come si murò ilcastello di Signa per gli Fiorentini

Nel detto anno MCCCXXVIdìXIIII del mese di settembrei Fiorentini veggendo che 'l duca lorosignore non era acconcio di fare oste né cavalcata contraCastruccio signore di Lucca in quello annosì ordinarono diriporre ed afforzare Signa e Gangalandiacciò che 'l piano econtado da quella parte si potesse lavorare; e così fu fattoe Signa fu murata di belle mura e altee con belle torri e fortide' danari del Comune di Firenzee fu fatta certa immunità egrazia a quale terrazzano vi rifacesse le case; e Gangalandi s'ordinòdi riporre per me' la pieve scendendo verso l'Arno sopra capo alponte: fecionsi i fossima non si compié allora.



VI - Conta della prima impresa diguerra che 'l duca di Calavra fece con tra Castruccio

Nel detto annoa l'entranted'ottobreil duca di Calavra signore di Firenze ordinò conIspinetta marchese Malispina ch'egli entrasse nelle sue terre diLunigiana a guerreggiare da quella parte Castruccioe soldogli inLombardia CCC cavalierie il legato di Lombardia gline diè CCdi quegli della Chiesae C ne menò da Verona di quegli dimesser Cane suo signoree valicò da Parma l'alpi e vennenelle sue terree puosesi ad assedio del castello di Verruca Buosiche Castruccio gli avea tolto. Da l'altra parte in quello medesimotempo usciti di Pistoia a petizione del ducasanza saputa oconsiglio di niuno Fiorentinorubellarono a Castruccio nell'alpe emontagne di Pistoia due castellaCavignano e Mammiano. Castruccioveggendosi assalire per sì fatto modocon tutto che l'agostodinanzi fosse stato malato a moRte d'una sua gambacome valentesignorevigorosamente e con grande sollecitudine s'argomentòa riparoche incontanente fece porre campo e battifollioverobastitemolto forti a le dette due castellaed egli cogli piùdella sua cavalleria venne a Pistoia per fornire la sua ostee peristare a·ppetto al duca e a' Fiorentiniacciò che nonpotessono soccorrere le dette castella. Al duca e al suo consiglioparve avere fatta non savia impresama perché avea promesso aquelle castella il suo soccorsosì vi mandò la masnadade' Tedeschich'erano CC cavalierii quali teneano i FiorentinieC altri soldati con Vc pedonie capitano di loro messer Biagio de'Tornaquinci di Firenzei quali salirono a la montagna; ma per fortipassi e per grandi nevi che vennono in quegli giorni non s'ardironodi scendere a fornire le castella; e sentendo l'assedio de la gentedi Castruccioch'era grossoil duca fece cavalcare a Prato quasitutta sua gente e l'amistadiche furono intorno di IIm cavalieri epedoni assai. E da Prato si partì di questa gente messerTommaso conte di Squillaci con CCC cavalieri sceltie co·lluimesser Amerigo Donatie messere Giannozzo Cavalcanti con M pedoniesalirono a la montagna per pugnare di fornire per forza le dettecastella; e l'altra cavalleria e popolo ch'era in Prato cavalcaronoinfino a le porte di Pistoiae poi si puosono a campo in sulcastellare del Montalee stettonvi III dì attendati; e inquesta stanza fu il più forte tempo di vento e d'acquae a lamontagna di neviche si ricordi di gran tempo; che per necessitadequelli ch'erano al Montalenon possendo tenere le tende teseconvenne che·ssi levassono e tornassono in Prato; e levatitornaro sanza niuna buona ordine di guerra per tal modo che seCastruccio fosse stato in Pistoiaavrebbono avuto assai a·ffare.E la gente nostra ch'era a le montagneper lo grande freddo e neviappena poteano viveree falliva loro la vittuaglia sì che pernecessitàe ancora perché Castruccio con tutta suagente vi cavalcò da Pistoia e rafforzò l'oste e prese ipassi che venieno a le dette castellasì che la gente delduca in nulla guisa poterono fornire le dette castellae furono inaventura d'essere sorpresi; e se poco avessono atteso che la gente diCastruccio si fossono ingrossati e stesi sopra i passi dellemontagnenon ne scampava mai uno. E pur così ebbono assaia·ffaree lasciarono per le montagne assai cavagli e somieriistraccatie convenne loro per forza tornare per lo contado diBologna. E partita la gente del ducai detti due castelliquegliche v'erano dentrodi notte si fuggirono; ma gli più di lorofurono morti e presie la nostra gente tornarono in Firenze a dìXX d'ottobre con onta e con vergogna. Avute Castruccio le dettecastellasanza tornare in Pistoia o andarne a Luccacome sollecitoe valoroso signore sì traversò colla sua oste per lemontagne di Carfagnana e di Lunigianaper torre il passo e lavittuaglia a Spinetta e alla sua oste. Il detto Spinetta sentendo lavenuta di Castruccioe udendo com'egli avea prese le dette castellae piùche·lle spie non vere rapportarono come la gentedel duca era stata sconfitta a la montagnasi ritrasse con sua gentee lasciò la 'mpresae ripassò l'alpee ritornòin Parma. E di verose poco più vi fosse dimoratosìv'era preso con tutta sua gente. E così la prima impresa delduca per non proveduto consiglio tornò in vanoe convergogna. E ciò fattoCastruccio fece disfare in Lunigiana lepiù delle fortezze che v'eranoperché non gli sirubellassonoe tornò in Lucca con gran trionfoe fece arderee guastare il suo castello di Montefalcone in su la Guiscianaequello del Montale di Pistoia per avere meno a guardaree perchéla gente del duca non gli potessono prendere. Avemo sìlungamente detto sopra la materiaimperciò che furono nuovi ediversi avenimenti di guerra in pochi giorni. Lasceremo alquanto de'fatti della nostra guerrae diremo di grandi e nuove cosech'avennono in Inghilterra in quegli medesimi tempi.



VII - Come la reina d'Inghilterrafece oste sopra il re suo maritoe preselo

Egli avennecome adietro si fecein alcuna parte menzioneche la reina Isabella d'Inghilterraserocchia del re di Franciapassò col suo maggiore figliuoloin Francia per compiere la pace dal marito al re di Francia dellaguerra di Guascognae per suo studio vi si diede compimento; e ciòfattosi dolfe al re suo fratello e agli altri suoi parenti delportamento disonesto e cattivo che tenea il re Adoardo secondod'Inghilterra suo maritoil quale co·llei non volea stare; mategnendo vita in avolterio e in lussuria in più disonestimodia la sodotta d'uno messer Ugo il Dispensiere suo baroneeguidatore del reamee lasciandogli usare sua moglierala quale eranipote del ree altre donneacciò che la reina non degnassevedere; e sì era delle più belle donne del mondo lareina. Il quale messer Ugo Dispensiere il nutricava in questa miseravitae del tutto avea rovesciato in lui il governo di sé e ditutto il reamemettendo adietro quegli di suo lignaggio e tutti glialtri gran baronie la reina e 'l figliuolo recati a niente. Questomesser Ugo era di piccolo lignaggio d'Inghilterrae Dispensieri aveanomeperò che l'avolo fu dispensiere del re Arrigod'Inghilterrae poi messer Ugo il padre fu dispensiere del reAdoardo primopadre di questo re; ma per lo grande uficio ecattività del re era questo messer Ugo montato in grandesignoriae avea l'anno più di XXXm marchi di sterlini direnditae tutto il governo del reame in manoe per moglie unanipote del re nata di sua suora; e per la sua disordinata trascotanzaera montato in tanta superbia che si credea essere ree la reina e'figliuoli del re non volea ch'avessono nulla signoria néstato. Per la qual cosa la donna non volendo tornare in Inghilterrase 'l re non cessasse da sé il governo del detto messere Ugoil Dispensiere e de' suoi seguacie di ciò fece scrivere emandare ambasciatori al re di Francia; ma però niente valseede la moglie e figliuolo si mise a non caleresì era amaliatodel consiglio del detto messere Ugo. Per la qual cosa la valentereinadata per moglie al figliuolo la figliuola del conte d'Analdoe con aiuto di moneta del re di Francia suo fratello e d'altri suoiamiciordinò in Olanda ne le terre del detto conte d'Analdouna armata di LXXX tra navi e cocche picciole e grandie soldòtra d'Analdo e di Brabante e di Fiandra VIIIc cavalierie ricolti insu la detta armata ella e 'l figliuolo co la detta genteonde fececapitano messer Gianni fratello del conte d'Analdoe partìsid'Olanda del mese di settembregli anni di Cristo MCCCXXVIfaccendodisfidare il marito e chi 'l seguisse; e fece intendere e dare bocein Inghilterra ch'ella fosse allegata cogli Scotti e nimici del reelà a le confini d'Inghilterra e di Scozia farebbe porto co lasua armata per accozzarsi cogli Scotti.



VIII - Di quello medesimo

Lo re Adoardo sentendol'aparecchiamento del navilio e de' cavalieri che gli venia adosso cola moglie e col figliuolocol consiglio del detto messer Ugo siritrasse con sua gente d'arme verso le marce e' confini di Scozia pernon lasciare la detta armata porre in terra. Ma il capitano de ladetta armata maestrevolemente procedendonon andarono al luogo oveaveano data la bocema puosono a Giepsivi presso di Londra a LXXmigliaa dì XV d'ottobre MCCCXXVI. Incontanente ch'ebbonoposto in terrail popolo di Londra si levò a romoreecorsono la terragridando: "Viva la reina e il giovane reemuoiano i dispensieri e i loro seguaci"; e presono il vescovo diSilcestrich'era aguzzetta del detto messer Ugoe tagliargli latesta; e tutti i famigliari e' seguaci de' dispensieri che trovaronouccisono; e le case della compagnia de' Bardi loro mercatantirubarono e arsonoe più giorni durò la città adarme e disciolta infino a la venuta della reina; e simile quasi tuttii baroni d'Inghilterra si ridussono co la reinae abandonarono lore. E giunta la reina in Londra fu ricevuta a grande onoreeriformata la terranon s'intese ad altro che perseguitare idispensieri e lo re. E in questo mese fu preso messer Ugo il vecchiopadre di messer Ugo il giovane il Dispensiere che guidava il ree futranato co le sue armi indossoe poi impiccato. E ciò fattola reina e 'l figliuolo con sua oste seguirono il re e messer Ugoinfino in Gualesch'erano nel castello chiamato Carfagligliassediarono più tempoil quale era molto forte di selve e dimarosi. A la fine s'accordò il re col detto messer Ugoecomunicarsi insieme di mai non abbandonarsie armarono uno battelloe di notte uscirono del castello per andarsene in Irlanda con unoloro seguace ch'avea nome il Baldottoprete e roffianoe piùaltri famigliari. Ma come piacque a Dionon erano sì tostoinfra mare XX migliache 'l vento e tempesta di fortuna e lacorrente gli recava a terrae questo fu per più volte; eveggendo che non poteano passaresì scesono in terra nelprofondo e salvatico di Gales per venire al castello di Carsigliov'era il figliuolo del detto messer Ugoquasi con poca compagnia esconosciuti. Il conte di Lancastro cugino del ree fratello di coluia cui fece tagliare la testa con gli altri baronicome inn-altraparte facemmo menzionesì gli faceva a sua gente perseguitareil re e messere Ugo tantoche gli trovarono presso di Meti inGuales: gli sorpresono; e 'l re domandando s'erano amicidissono disìe che l'aveano per loro signoree inginocchiarsi a·lluima che voleano messer Ugo; allora disse il re: "Non siete conmecose voi siete contra costui"; e lo re tenendo messer Ugoaccostato a·lluie 'l braccio in collo per guarentillonullogli ardia a porre mano adosso per prenderlo; ma il capitano di quellagente sagacemente richiese il re di parlarli in segreto per suogrande bene. Il re iscostandosi da messer Ugo per parlare a coluiunaltro della compagnia... disse al detto messere Ugose voleascampare il seguisse; e così fece.

Incontanente dal Guales iltraviarono per boschi di lungi bene XXX miglia; e lo re veggendosicosì ingannato si dolfe moltoma poco gli valse; checortesemente fu menato egli e 'l Baldotto e gli altri ch'eranoco·lloro presi. Come il conte sentì come lo re e suacompagnia erano presisì cavalcò in quella parteetrovando traviato messer Ugoandò in verso la casa di coluiche l'avea preso; trovandolo menò; e partito da' compagnie' prese la moglie e' figliuolie minacciogli d'uccidereogl'insegnassono quegli ch'aveano messer Ugo. Quivi patteggiò evollene il Gualese libbre M di sterlini. Incontanente il conte lofece pagare per averlo. E ciò fattofurono menati messer Ugoe 'l Baldotto suo pretee Sime di Radinghe presi con grandi grida emolti corni dinanzi a la reinach'era ad Eriforte; e poco appressomesser Ugo coll'armi sue a ritroso fue tranatoe poi impiccatoepoi tagliata la testa e squartatoe mandato ciascuno quartiere indiverse parti del reamee ivi pendutie le 'nteriora arse. E ciòfu del mese di novembre MCCCXXVIa dì XXIIII. E per questomodo la valente reina si vendicò del suo nimico ch'avea guastoil re suo marito e tutto il reame. Lo re fu menato per lo conte diLancastro a Gudistoccoe in quello castello fu tenuto cortesementepregione; poi i baroni raunati a parlamento richiesono lo re ch'egliperdonasse a la reina e al figliuolo e a chiunque l'avea perseguitoe giurasse e promettesse di guidare il reame per consiglio de' suoibaroni; e se ciò non volesse faree' farebbono re Adoardo suofigliuolo. Lo re aontato de la vergogna a·llui fattain nullaguisa volle vedere la moglie né 'l figliuolonédimetterené perdonare; innanzi volle essere disposto re edessere pregione. Per la qual cosa i baroni feciono coronare reAdoardo il terzo suo figliuoloe ciò fu il dì dellaCandelloraanno MCCCXXVI. E la reina veggendo che 'l re no·llevolle perdonarené tornare a esser remai poi non fueallegra; ma come vedova si contenne in doloree volentieri avrebberitratto ciò ch'ella avea fatto. E poi il detto re Adoardostando in pregioneper dolore infermòe morìo delmese di settembregli anni di Cristo MCCCXXVIIe per molti si disseche fu fatto morire; e dianvi fede. E così i laidi peccatichi gli segue contra Idiohanno mali cominciamentie mali mezziedolorosa fine. Lasceremo de' fatti d'Inghilterrache assai n'avemodettoe torneremo alquanto a' nostri di Firenze e d'Italia.



IX - Come i Parmigiani e poi iBolognesi diedono la signoria al legato del papa

Nel detto anno MCCCXXVIin calendi ottobreil Comune di Parma diede la signoria al legato del papamesser Ramondo dal Poggetto cardinaleil qual era in Lombardia perla Chiesa di Romae in Parma dimorò alquanto con sua corteeavea a suo comandamento le masnade de' cavalieri della Chiesach'erano bene IIIm cavalierila maggiore parte oltramontanibuonagente d'arme; ma poco d'onore o di stato feciono a santa Chiesa o asua parte in aquisto di terreo danno di nimici ribelli dellaChiesa; e di ciò tutta la colpa si dava al detto legatoche'l papa vi mandava moneta infinitae male erano pagate le masnadeenullo bene poteano fare. Poi per iscandalo che' Bolognesi aveanotra·lloroper simile modo diedono la signoria a la Chiesa eal detto legatoil quale venne in Bologna a dì...



X - Come il re Ruberto e 'l ducamosse i primi patti a' Fiorentini

Nel detto annodel mese didicembrelo re Ruberto mandò al Comune di Firenze che oltreal primo patto che' Fiorentini aveano fatto al ducacome addietro èfatta menzionevolea che' Fiorentini stessono a pagare la taglia diVIIIc cavalieri oltramontani; per gli quali avea mandati in Proenza ein Valentinese e in Franciae l'altre città amici di Toscanacome sono Perugini e' Sanesi e l'altre terre d'intornoacciòche 'l duca in su la guerra fosse meglio acompagnato; e se ciònon si facesse per gli Fiorentinimandò al duca che sipartisse di Firenze e tornassene a Napoli. Per la quale richesta iFiorentini si turbarono moltoimperciò che assai parea loroessere caricati di spesee parea loroed era veroche 'l re rompéoloro i patti; e mal partito aveano di lasciare partire il duca diFirenzee le terre vicine male voleano concorrere alla spesaondeil più del carico tornava sopra il Comune di Firenze. Per laqual cosa per lo meno reo partito i Fiorentini feciono composizionecol duca di dargli XXXm fiorini d'oro per gli detti cavalierie'Sanesi ne diedono anche partee l'altre piccole terre d'intornomai Perugini non vollono stare alla spesa. Ma come s'andasse la spesainfra uno anno che 'l duca era venuto in Firenzetra per lo suosalario e l'altre spese opportune che fece portare a' Fiorentinipiùdi IIIIcL migliaia di fiorini d'oro si trovò speso il Comunedi Firenzeusciti di gabelle e d'imposte e libbre e altre entrate diComune; che fu tenuta grande cosa e maravigliosae molto se nedoleano i Fiorentini. E oltre a questoper lo consiglio de' suoiaguzzetti savi del regno di Pugliasi recò al tutto lasignoria da la piccola cosa a la grande di Firenzee avilì sìl'uficio de' prioriche nonn-osavano fare niuna cosa quanto si fossepiccolaeziandio chiamare uno messo; e sempre stava con loro uno de'savi del ducaonde a' cittadinich'erano usati di signoreggiare lacittàne parea molto male: ma grande sentenzia di Dio fu cheper le loro sette passate fosse avilita la loro giuridizione esignoria per più vile gente e men savi di loro.



XI - Come a le donne di Firenze fuerenduto certo ornamento

Nel detto anno MCCCXXVIe deldetto mese di dicembreil duca a priego che le donne di Firenzefatto a la duchessa sua mogliesì rendé a le dettedonne uno loro spiacevole e disonesto ornamento di trecce grosse diseta gialla e biancale quali portavano in luogo di trecce dicapegli dinanzi al visolo quale ornamento perché spiacea a'Fiorentiniperch'era disonesto e trasnaturatoaveano tolto a ledette donnee fatti capitoli contro a·cciò e altridisordinati ornamenticome adietro è fatta menzione: e cosìil disordinato appetito de le donne vince la ragione e 'l senno degliuomini.



XII - Come il papa fece nuovovescovo d'Arezzo

Nel detto anno e mese di dicembrepapa Giovanni fece vescovo d'Arezzo uno degli Ubertinipossenti egentili uomini del contado d'Arezzoacciò che co' suoi fossecontro a Guido Tarlati disposto per lui del vescovado d'Arezzo; maperò poco aprodòché 'l nuovo elettocon tuttol'aiuto del papa e del legato cardinale ch'era in Firenzenon aveauno danaio di renditache tutto il temporale e spirituale d'Arezzotenea per forza il detto Guido Tarlatied erane tiranno e signore.



XIII - Come Castruccio volle torre a'Pisani Vico loro castello

Nel detto anno MCCCXXVIa dìV di gennaioCastruccio signore di Lucca essendo nimico di quelliche reggeano Pisasì ordinò di torre a' Pisani ilcastello di Vicopisanoe mandòvi messer Benedetto Maccaionide' Lanfranchi rubello di Pisa con CL cavalieri di sue masnadeeCastruccio con gran gente venne ad Altopascio per soccorreresebisognasse. Il quale messer Benedetto entrato la mattina per tempoper tradimento in Vicocorse la terra; ma i terrazzani levatipresono l'armee cominciarsi a difenderee per forza ne cacciaronoil detto messer Benedetto e la gente di Castruccioe più di Lve ne rimasono tra presi e mortionde i Pisani maggiormentes'inanimarono contra Castruccio.



XIV - Come più terre diToscana si diedono al duca

Nel detto anno MCCCXXVIdel mesedi gennaio e di febbraioi Pratesi e' Samminiatesi e quegli di SanGimignano e di Colle diedono la signoria al duca di Calavra figliuolodel re Ruberto in certo tempo e sotto certi pattisalvo che' Pratesiper loro discordia si diedono a perpetuo al duca e a sue rede.



XV - Di cavalcata fatta sopraPistoia

Nel detto annoa dì XXIdi gennaioil conte Novello colla gente del ducain quantitàdi VIIIc cavalieri de la migliore gentecavalcarono infino a leporte di Pistoia e ruppono l'antiportoe poi guastarono e arsonotutta Valle di Burae guastarono le mulina con grande danno di predade' Pistolesi.



XVI - De' fatti degli usciti diGenova

Nel detto annoa l'entrante difebbraiogli usciti di Genova con gente di Castruccio presono ilcastello di Siestri; e poi a dì III d'agosto vegnenteanniMCCCXXVIIi detti usciti per inganno presono il forte castello diMonacoe tolsollo al Comune di Genova.



XVII - Dell'estimo fatto in Firenze

Nell'anno MCCCXXVIIdel mesed'aprilesi trasse in Firenze uno nuovo estimo ordinato per lo ducae fatto con ordine per uno giudice forestiere per sestoa laisaminazione di VII testimoni segreti e vicinistimando ciòche ciascuno avea di stabile e di mobile e di guadagnopagando certacosa per centinaio del mobilee certa cosa per centinaio lo stabilee così del procaccio e guadagno. L'ordine si cominciòbene; ma gli detti giudici corrotticui puosono a ragionee a cuifuori di ragioneonde grande ramarichio ebbe in Firenze; e cosìmal fattose ne ricolse LXXXm fiorini d'oro.



XVIII - Come la parte ghibellinafeciono venire in Italia Lodovico duca di Baviera eletto re de'Romani

Negli anni di Cristo MCCCXXVIdel mese di gennaioper cagione della venuta del duca di Calavra inFirenze i Ghibellini e' tiranni di Toscana e di Lombardia di parted'imperio mandarono loro ambasciadori in Alamagna a sommuovereLodovico duca di Baviera eletto re de' Romaniacciò chepotessono resistere e contastare a la forza del detto duca e de lagente della Chiesach'era in Lombardia; e con grandi impromesse ildetto Lodovico con poca gente condussono col duca di Chiarentanainsieme a uno parlamento a Trento a' confini de la Magna di làda Verona; e al detto parlamento fu messer Cane signore di Verona conVIIIc cavalierie andovvi così guernito di gente d'arme pertema del detto duca di Chiarentanacon cui avea avuta briga per lasignoria di Padova; e fuvi messer Passerino signore di Mantovae unode' marchesi d'Estie messer Marcoe messer Azzo Visconti diMilanoe fuvi Guido de' Tarlati che si chiamava vescovo d'Arezzoeambasciadori di Castruccio e de' Pisani e degli usciti di Genova e didon Federigo di Ciciliae d'ogni caporale di parte d'imperio eGhibellini d'Italia. Nel quale parlamento prima si fece l'accordo ditriegua dal detto duca di Chiarentana a messer Cane di Verona.Apressoa dì XVI di febbraioil detto eletto re de' Romaniil quale volgarmente Bavero era chiamato da coloro che non voleanoessere scomunicatisì promise e giurò nel dettoparlamento di passare in Italiae venire a Roma sanza tornare in suopaese; e' detti tiranni e ambasciadori de' Comuni ghibellini glipromisono di dare CLm fiorini d'oro come fosse a Milanosalvo ch'ala detta lega non si legarono i Pisanima cercavano da parte didargli danari assaiacciò che promettesse di non entrare inPisa. E nel detto parlamento piuvicò non dovutamente papaGiovanni XXII essere eretico e non degno papaapponendogli sediciarticoli incontro; e ciò fece con consiglio di piùvescovi e altri prelati e frati minori e predicatori e agostiniiquali erano sismatici e ribelli di santa Chiesa per piùdiversi casie co·lloro era il maestro della magione degliAlamannie tutta la sentina degli apostici e sismatici diCristianità. E intra gli altri più forte e maggiorecapitolo che opponesse contro al detto papa sì rinovòla quistione mossa in corte che Cristo nonn-ebbe propiodicendo comeil papa e la chericia amavano propioed erano nimici de la santapovertà di Cristoe intorno a·cciò piùarticoli di scandalo in fede; e piuvicamente egli scomunicatoesimile i suoi prelaticontinuo facea celebrare l'uficio sacroescomunicare papa Giovanni; e per diligione il chiamavano il papaprete Giovannionde grande errore se ne commosse in Cristianità.E ciò fattoa dì XIII di marzosi partì daTrento con poca di sua gentee poveramente e bisognoso di danariche in tutto non avea VIc cavalieri: e per le montagne ne venne a lacittà di Commoe poi di là venne e entrò inMilanoa dì... d'aprile MCCCXXVII.



XIX - Come l'eletto di Baviera dettoBavero si fece coronare in Milano

E poia dì XXXI dimaggioanni di Cristo MCCCXXVIIil dì della Pentecostaquasi all'ora di nonasi fece coronare in Milano il detto Baverodella corona del ferro nella chiesa di Santo Ambruogio per mano diGuido de' Tarlati disposto vescovo d'Arezzoe per mano di... diquegli di casa Maggio disposto vescovo di Bresciae scomunicati; egià l'arcivescovo di Milanoa cui pertenea la coronazionenon vi volle essere in Milano. E a la detta coronazione fu messerCane signore di Verona con VIIc cavalierie' marchesi da Estiribelli della Chiesa con IIlc cavalierie 'l figliuolo di messerePasserino signore di Mantova con IIlc cavalierie più altricaporali di parte d'imperio e Ghibellini di Italia vi furono; ma peròpiccola festa v'ebbe. E rimase in Milano infino a dì XIId'agosto per avere moneta e gente. Lasceremo alquanto di luiincidendo lo suo aventoper dire de le sequele e novitadi ches'apparecchiarono in Italia per la detta sua venuta.



XX - Di novitadi che fece il popolodi Roma per l'avento del Bavero che si chiamava loro re

Per la venuta del detto Baveroeletto re de' Romaniincontanentee in quello medesimo temposicommosse quasi tutta Italia a novitade; e' Romani si levarono aromore e feciono popoloperché nonn-aveano la corte del papané dello 'mperadoree tolsono la signoria a tutti i nobili egrandi di Roma e le loro fortezze; e tali mandarono a' confini: ciòfu messer Nepoleone Orsini e messer Stefano de la Colonnai quali dipoco per lo re Ruberto erano fatti cavalieri a Napoliper tema chenon dessono la signoria di Roma al re Ruberto re di Puglia; echiamaro capitano del popolo di Roma Sciarra della Colonna chereggesse la cittade col consiglio di LII popolaniIIII per rione; emandarono loro ambasciadori a Vignone in Proenza a papa Giovannipregandolo che venisse colla corte a Romacome dee stare perragione; e se ciò non facessericeverebbono a signore il lorore de' Romanidetto Lodovico di Baviera; e simile mandarono loroambasciadori a sommuovere il detto Lodovico chiamato Bavero; e lamossa loro fue simulata sotto quella cagione di rivolere la corte delpapa per trarne grasciacome per antico erano usati; ma poi riuscìcon maggiori sequele come innanzi si farà menzione. Il paparispuose a' Romani per suoi ambasciadoriammonendoli econfortandogli che non ricevessono il Bavero per loro reperòch'egli era eretico e scomunicato e perseguitatore di santa Chiesaech'egli a tempo convenevolee tostoverrebbe a Roma. Ma perònon lasciarono i Romani il loro erroretrattando col papa e colBavero e col re Rubertodando a ciascuno intendimento di tenere lacittà di Roma per lororeggendosi a signoria di popoloedissimulando quasi a parte ghibellina e d'imperio.



XXI - Come il re Ruberto mandòil prenze della Morea suo fratello con M cavalieri ne le terre diRoma

Lo re Rubertosentendo la venutadel detto Bavero in Lombardiamandò messer Gianni prenze dela Morea suo fratello con M cavalieri a l'Aquila per avere a suasignoria le terre ch'erano in su i passie dell'entrate del Regno; eebbe Norcia del Ducato a sua guardiae poi la città di Rietine la quale lasciò il duca d'Atene con gente d'arme; e poifornì tutte le terre di Campagna con rettore che v'era per lopapaa sua guardia e de la Chiesa. E poi credette potere entrare inRoma co la forza de' nobili; ma da' Romani non volle essere ricevuto.Per la qual cosa venne a oste a Viterboe guastogli intorno e preseassai del loro contadoperché non gli vollono dare la terra.E infra 'l detto tempo che 'l prenze de la Morea guerreggiava leterre di Roma lo re Ruberto mandò in Cicilia contra donFederigo LXX galee con Vc cavalierila quale armata partì diNapoli a dì VIII di luglio anni MCCCXXVIIe all'isola diCicilia in più parti feciono danno assaie presono piùlegni de' nimici. In questa stanza V galee di Genovesi de la dettaarmata per mandato del re Ruberto vennono a la guardia de la foce delfiume del Teveroacciò che grascia e vittuaglia non entrasseper la via di mare ne la città di Roma; le quali galee presonola cittadella d'Ostia a dì V d'agosto nel detto annoerubarla tutta. Per la qual cosa il popolo di Roma furiosamente e nonordinati vi corsono parte di loro a Ostiae assalendo la terra moltine furono fediti e morti di moschetti di balestri di Genovesieritornarsi in Roma. E ciò fattoi Genovesi misono fuoco ne laterra e partirsie tornarono a loro galee; de la qual cosa il popolodi Roma molto si turbò contra il re Rubertoe certi trattatich'aveano co·llui d'accordo ruppono; onde il legato cardinalech'era in Firenze n'andò verso Roma a dì XXX d'agostonel detto anno per riconciliare i Romani col re Rubertoe perentrare in Roma con messer Gianni prenze della Morea e co' nobili diRomache n'erano fuori a' confini; ma il popolo di Roma nulla nevolle udire. Onde veggendo che per accordo non poteano entrare inRomasì ordinarono d'entrarvi per inganno e forza; ondelunidì nottea dì XXVIII di settembre nel detto annoil detto prenze [...]



XXII - Come il prenze della Moreafratello del re Ruberto e il legato cardinale entrarono in Romaefuronne cacciati con onta e danno

[...] il legato cardinale degliOrsini e messer Nepoleone Orsini feciono rompere le mura del giardinodi San Piero de la città detta Leoninae entrarono in Romacon Vc cavalieri e altrettanti pedoni; ma messer Stefano dellaColonna non vi volle entrare; e la detta gente presono la chiesa diSan Pieroe la piazza e 'l borgo de' rigattierie uccisono tutti iRomani che la notte v'erano a la guardiae feciono barre al dettoborgo verso Castello Santo Angiolo. Ma faccendosi giornola partede' Romani ch'aveano promesso di cominciare battaglia ne la terraa·ppetizione degli Orsini non ne feciono nientené lagente del prenze e del legato non si trovarono nullo séguitoda' Romanima il contradio. Il popolo di Romasonando la campana diCampidoglio a stormola notte furono a l'armee vennero assalire ildetto prenze e·legato e loro gentee a le sbarre fatte ebbegran battaglia e fuvi morto uno degli Anibaldeschie altri assaiRomani; ma a la fine soprastando il popoloe crescendo in forza datutte partila gente del prenzech'erano da C cavalieri e pedoniassai a difendere le sbarrefurono sconfitti e rottie morìvimesser Giuffrè di Gianvillee altri cavalieri intorno di XXe a piè assai. E ciò veggendo il prenze e·legatoch'erano schierati coll'altra cavalleria nella piazza di San Pierofeciono mettere fuoco nel detto borgoacciò che 'l popolo nonpremesse loro adossoch'altrimenti tutti erano morti e presie siricolsono salvamentee partirsi di Roma con danno e disinoree siritornaro ad Orti; e ciò fu a dì XXVIII di settembre.Lasceremo de' fatti del re Ruberto e del prenze e de' Romanietorneremo adietro a raccontare de' nostri fatti di Firenze e diToscana e di Lombardiache furono nell'avento del detto Bavero.



XXIII - Come al duca di Calavra nacqueuno figliuolo in Firenze

Nel detto anno MCCCXXVIIa dìXIII d'aprilenacque in Firenze uno figliuolo al duca di Calavra dela sua donna figliuola di messer Carlo di Valos di Franciail qualefu fatto Cristiano per messer Simone della Tosa e per SalvestroManetti de' Baroncelli sindachi fatti per lo Comune e popolo diFirenzee fu chiamato Martino; e grande festa e armeggiare se nefece per gli Fiorentini; ma all'ottavo dì di sua nativitàsi morì e soppellì a Santa Croceonde grande cordoglion'ebbe in Firenze.



XXIV - Come la città di Modanasi rubellò dalla signoria di messere Passerino di Mantova

Nel detto annoa dì IIIIdi giugnoil popolo della città di Modana per trattato dellegato di Lombardia si levò a romore gridando paceecacciarne fuori la signoria e' soldati che v'erano per messerPasserino signore di Mantovae acconciarsi col detto legatorimagnendo la terra a·lloro parte ghibellinaprendendosignoria dal legatoe rendendo i loro beni agli usciti loro guelfiistandone certi caporali a' confinie avendo gli amici de la Chiesaper amicie' nimici per nimici. E di questo accordo si disse che vispese la Chiesa a certi cittadini XVm fiorini d'oro; sì checon senno e con danari si recarono in pacefico stato i Modanesich'erano molto aflitti d'assedio e di guerra e di tirannica signoria.



XXV - Di novità fatte in Pisaper la coronazione del Bavero

Nel detto tempoa l'entrare digiugnovenuta in Pisa la novella e l'olivo della coronazione delBavero in Milanose ne fece falò e festa per certi usciti diFirenze e d'altre cittàe alcuno popolano minuto pisanogridando: "Muoia il papa e 'l re Ruberto e' Fiorentinie vivalo 'mperadore!". Per la qual cosa coloro che allora reggeanoPisach'erano i migliori e' più possenti e ricchi popolanidella cittàe per setta nimici di Castruccioe non voleanola venuta del Baveroma al continuo trattavano col papa e col reRubertosì cacciarono di Pisa quasi tutti i forestieri uscitidi loro cittadie mandarono a' confini de' maggiori cittadinisospetti al loro statoe ch'amavano la venuta del Bavero e lasignoria di Castruccio; e tutti i soldati tedeschi mandarono via etolsono loro i cavagli per sospetto; e quasi si teneano piùa·reggimento di parte di Chiesa che ghibellinaonde grandenovità ne seguì in Pisa a la venuta del Baverosìcome innanzi faremo menzione.



XXVI - D'uno trattato che 'l ducaordinò per torre la città di Lucca a Castruccioe fudiscoperto

Nel detto anno MCCCXXVII il ducadi Calavra signore di Firenze avendo menato segretamente uno trattatocon certi della casa de' Quartigiani di Lucca ch'eglino co·lloroseguaci rubellerebbono la città di Lucca a Castrucciopersoperchi ricevuti da la sua tirannesca signoriae per molta monetache vi spendea il duca e 'l Comune di Firenze; e ciò fuordinato in questo modo: che la gente del duca doveano cavalcare insul terreno e a l'assedio di Pistoiae come Castruccio uscisse de lacittà colla sua cavalleria per soccorrere Pistoiadoveanotrarre bandiere e pennoni dell'arme della Chiesa e del duca da piùparti della terrale quali insegne erano mandate di Firenzesegretamente; e levato il romore in Lucca e presa alcuna portalagente del duca e de' Fiorentiniche in buona quantità n'aveaa Fucecchio e nelle terre di Valdarnoincontanente per cenno doveanocavalcare a Luccae prendere la terra. E veniva fattose non che lo'ndugio de la cavalcata de la gente del duca si tardòe inquesto mezzo alcuno de la casa medesima de' Quartigiani per viltàe paura lo scoperse a Castruccio. Per la qual cosa Castrucciosubitamente fece serrare le porte di Luccae corse la terra con suegentie fece pigliare XXII di casa i Quartigiani e più altrie trovare le dette insegne. Messer Guerruccio Quartigiani con IIIsuoi figliuoli fece impiccare co le dette insegne a ritrosoe altridi loro fece propagginaree tutti gli altri de la casa de'Quartigianich'erano più di Cgli cacciò de la cittàdi Lucca e del contado. E questo fu a dì XII di giugno nelsopradetto anno. E ciò fu grande sentenzia e giudicio di Dioche gli detti della casa de' Quartigiani anticamente guelfi furonocaporali a dare la città e signoria di Lucca a Castruccioetradendo i Guelfiper lui furono morti e disertati per lo similepeccato di tradimento. E trovato Castruccio il detto tradimentoilquale era con tanti seguaci buoni cittadini di Lucca e del contadonon s'ardì a scoprirlo più innanzima vivendo in tantapaura e gelosiache non s'ardia a uscire della città. E dicerto per lo male volere de' suoi cittadinie per la forza del ducae de' Fiorentinitosto avrebbe perduta la terrase non fosse ilsoccorso brieve e venuta del Baverocome innanzi faràmenzione.



XXVII - Come il legato cardinalepiuvicò in Firenze i processi fatti per lo papa sopra ilBavero

Nel detto anno MCCCXXVIIil dìde la festa di santo Giovanni di giugnomesser Gianni Guatano degliOrsini cardinalelegato in Toscanaa la detta festa ne la piazza diSan Giovanni piuvicò nuovi processi venuti dal papa contraLodovico duca di Baviera eletto re de' Romanisì come contraeretico e persecutore di santa Chiesa: e poco appresso dimoròin Firenzeche n'andò verso Roma per rimuovere i Romani perlo modo che dicemmo addietro.



XXVIII - Della rubellazione di Faenzain Romagnail figliuolo al padre

Nel detto annoa dì VIIIdi luglioAlberghettino figliuolo di Francesco de' Manfredi signoredi Faenza rubellò e tolse la signoria de la detta cittàdi Faenza al padre e a' frateglie cacciogline fuorie egli se nefece signore; e così mostra che non volesse tralignare e delnome e del fatto di frate Alberigo suo zioche diede le male fruttaa' suoi consortifaccendogli uccidere e tagliare al suo convitosìche Francesco Manfrediche fu a·cciò farericevettein parte del detto peccato guidardone dal figliuolo.



XXIX - De' fatti di Firenze

Nel detto annoa dì XI dilugliola notte vegnente s'aprese fuoco in Firenze in borgo SantoAppostolo nel chiasso tra' Bonciani e gli Acciaiuolie arsonvi VIcase e 'l palagio di Giottisanza danno di persone.



XXX - Come il duca e' Fiorentinifeciono oste sopra Castruccioe presono per forza il castello diSanta Maria a Monte

Nel detto annoa dì XXVdi lugliosi partì l'oste di Firenze ordinata per lo duca eper lo detto Comunee rassegnaronsi e feciono mostra la cavalleriane la piazza di Santa Croce; e furono la gente del duca MCCC acavalloe' Fiorentini C caporali con II o III compagni ciascunomolto nobile gente e bene in arme e a cavallo; e nell'isola dietro aSanta Croce si rassegnarono i pedoniche furono più di VIIIm.E avuta la benedizione dal legato cardinale e date le 'nsegne per loducasi mossono e andarono la serae puosonsi a campo a pièdi Signa in su l'Ombrone; e stettonvi III dìche niuno nonsapea dove l'oste si dovesse andareonde molto si maravigliavano iFiorentini; ma ciò fu fatto cautamente acciò cheCastruccio non si prendesse guardia ove l'oste si dovesse porreo aPistoiao andare in sul contado di Luccae acciò che gliconvenisse partire la gente sua in due parti. E ciò fattosubitamente di notte si levaronoe lasciarono tutte le tende teseinfino la mattina a terzaacciò che' nimici nons'accorgessono che l'oste fosse levatae tutta la notte cavalcaronoper lo cammino di Montelupoe l'altro giorno anzi l'ora di nonapassarono la Guisciana a uno ponte che fu posto la detta notte alpasso di Rosaiuolo; e passati innanzi CCCC cavalieri ch'erano inValdarnoe' subitamente si puosono all'assedio al castello di SantaMaria a Monte. E poi s'agiunse a la detta oste messer Vergiùdi Landa con CCCL cavalieri che mandò il Comune di Bolognae·legato ed altre amistàsì che 'l giornoappresso v'ebbe intorno MMD cavalierie più di XIIm pedonide la quale oste era capitano il conte Novello di Montescheggioso ed'Andriche il duca era rimaso in Firenze con Vc cavalieriperòche non fu oste generalee non era onore del duca di porsi a oste auno castello. Il detto castello era molto forte di tre gironi di muraco la roccae di vittuaglia assai fornitoe gente v'avea da Vcuominie non più; però che temendo Castruccio chel'oste non andasse a Carmignanovi mandò CC de' migliorimasnadieri che fossono in Santa Maria a Monte. E dato termine aquegli del castello d'arendersinon obbedendodomenica a dìII d'agosto si diede per la detta oste la battaglia da piùparti al primo girone di sotto da' borghi; e' maggiori baroni ecavalieri dell'oste ismontarono da cavalloe col pavese in braccio eelmi in capo si misono sotto le mura e per li fossi rizzando scale ale mura; e 'l popolo a piè veggendo ciò fare a'cavalierifeciono maraviglie di combattere; e fu sì asprabattaglia da ogni parteche di saettamento per gli balestrierigenovesi ch'erano all'assediosì de' Fiorentini e d'ognialtro assaltoche que' d'entro non poterono durare; e uno scudiereprovenzale ch'avea nome... fu il primaio che salì in su lemura co le 'nsegnee poi molti apressoil quale dal duca fu fattocavalieree donogli rendita in suo paese. E ciò veggendo iterrazzaniisbigottiti abbandonarono i borghie entrarono nelsecondo girone. Ma i Fiorentini e la gente del duca entrati nel primogironesanza riposo o indugio incontanente si misono a combatterel'altro gironee simile per forza e con iscale e con fuoco chemisonocon grande affanno il dì medesimo il vinsonoe quantagente vi trovarono dentro piccioli e grandi misono alle spadese nonalquanti che ricoverarono nella roccae 'l castello da piùparti ardendo per lo fuoco prima messo per gli nostri a la battagliae poi la gente nostra rubando la predae togliendola glioltramontani a' nostri acciò che no·ll'avessono salvainnanzi metteano i nostri fuoco nelle case e nella preda. E perquesto modo non vi rimase casa piccola né grande che nonardesse; e' terrazzaniuomini e femmine e fanciugli ch'eranoscampati e nascosinon scamparono del fuocoimperciò chemolti se ne trovarono morti e arsi. E ciò fu grande giudiciodi Dio e non sanza cagioneimperciò che quegli di Santa Mariaa Monte sempre erano stati di parte guelfae aveano tradita la terrae data a Castruccio: e gli usciti di Lucca e di loro parte assaiede' migliori ch'allora erano nel castelloper lo detto tradimentofurono dati presi nelle mani di Castruccio. E oltre a·cciòdapoi che si rendé a Castruccioera stata spilonca di tuttele ruberie e micidi e presure e villani peccati fatti in Valdarno enel paese ne la detta guerra. E poi che la gente nostra ebbe ilcastellosi tenne la rocca VIII dì aspettando soccorso daCastruccioil quale non s'ardì con sua gente d'uscire diVivinaia ov'era a campoe ciò fue a dì X d'agosto neldetto anno; e quegli ch'erano nella rocca n'uscironosalve lepersone. E avuta la roccal'oste nostra vi dimorò di fuori acampo VIII giorni per rafforzare la terra e rifare le bertesche etorri e casee lasciarla poi guernita di C cavalieri e Vc pedoni.Avemo sì lungamente detto de la presura del detto castelloperò ch'era il più forte castello di Toscana e megliofornitoe ebbesi per forza di battagliaper la virtù evigoria de la buona gente ch'era ne la nostra ostela quale similevigoria non si ricorda fosse in Toscana a' nostri tempi; per la qualcosa Castruccio e sua gente forte isbigottiroe in nulla partes'ardivano a mettere né avisare poi co la nostra gente e conquella del duca.



XXXI - Come l'oste de' Fiorentini edel duca ebbono per forza il castello d'Artimino

Avuto il castello di Santa Mariaa Montesi partì l'oste de' Fiorentini di là a dìXVIII d'agostoe passarono la Guiscianae accamparsi a pièdi Fucecchioe quivi dimorarono due giorniacciò cheCastruccio non si potesse avisare ove l'oste dovesse fedireo nelcontado di Luccao in quello di Pistoia; e ciò fattosubitamente ripassarono la Guiscianae andarono a campo a pièdel Cerruglio apresso di Vivinaiae ivi e a Gallena dimorarono perIII dìschierandosi e o trombando e richeggendo di battagliaCastruccioil quale era in sul Cerruglio e Montechiaro con VIIIccavalieri e più di Xm pedoni; e sarebbonsi messi a passare eandare in verso Lucca per forzase non che·lla stanzabisognava grande ispendio e fornimentoe aveasi novelle che 'lBavero detto re de' Romani di corto dovea passare in Toscanasìche per lo migliore consiglio si ritornarono di qua da la Guiscianae sanza restare la detta oste passò Monte Albanoe puosonsiad assedio del castello d'Artiminoil quale era rimurato e moltoafforzato per Castruccioe bene fornito di vittuglia e di gente; estettonvi ad assedio III giorni. Al terzo dì vi diedono la piùforte battaglia tutto intorno che mai si desse a castelloe per glimigliori cavalieri dell'oste; e durò da mezzodì infinoal primo sonno de la notteardendo gli steccati e la porta delcastello; per la qual cosa quegli d'entro molto impauritie disaettamento i più feditisì dimandarono misericordiae che si voleano arenderesalve le persone. E così fu fatto;e la mattinaa dì XXVII d'agostosi partironoe renderonoil castello; ma con tutti i pattipartiti da·lloro icavalieri che gli scorgeanomolti ne furono morti: e con quellavittoria l'oste intendeva di seguire e combattere Carmignano eTizzanoe sanza dubbio gli avrebbono presi per lo sbigottimento dela battaglia di Santa Maria a Monte e d'Artimino; ma il duca ebbeferme novelle come il Bavero con sua gente era a Pontriemolisìcheacciò che·lla sua gente non trovasse a camporimandò che l'oste tornasse in Firenze; e così tornòbene aventurosamente a dì XXVIII d'agosto del detto anno. Enota che poi che 'l duca venne in Firenzeche fu uno dì anzicalen d'agosto MCCCXXVIinfino a la tornata de la detta oste inFirenzeche fu pochi dì più d'uno annosi trovòspeso il Comune di Firenze cogli danari del salaro del duca piùdi Vc migliaia di fiorini d'oroche sarebbe gran cosa a uno riccoreame. E tutti uscirono delle borse de' Fiorentinionde ciascunocittadino forte si dolea. Lasceremo alquanto de' nostri fatti diFirenze ritornando adietrodicendo di quello che 'l Baveroluicoronato a Milanofece in Lombardia e poi in Toscana.



XXXII - Come il Bavero dispuose dellasignoria di Milano i Visconti e misegli in pregione

Coronato in Milano Lodovico dettoBavero eletto re de' Romanicome adietro lasciammoessendo inMilano e volea moneta come promessa gli fu al parlamento a TrentoGaleasso Visconti signore di Milanoil quale per sua superbia esignoria si tenea maggiore del detto Bavero in Milanoe avea a suosoldo bene XIIc di cavalieri tedeschiessendoli domandata la dettamoneta per lo Baverorispuose arrogantemente al signoredicendocome imporrebbe la monetaquando gli paresse luogo e tempo. E ciònon dicea sanza cagioneimperciò che tutti i nobili diMilanoe eziandio messer Marco suo fratello e gli altri suoiconsortie quasi tutto il popolo di Milano odiavano la suatirannesca signoria per gli soperchi incarichi e gravezze a·llorofattee volea tutto e non partesì non s'ardia d'imporre idanari al popolo; e se fatto l'avesse non sarebbe ubbidito. E giàmolti de' maggiorenti de la sua signoria s'erano compianti al Baveroper la qual cosa il detto signore rimandò per lo suomaliscalco e sua gentech'erano andati al soccorso di Voghieraefece parlare a tutti i conostaboli tedeschi ch'erano a messerGaleassoe giurare segretamente a·llui; e venuto il suomaliscalcoil Bavero raunò uno grande consiglioove fuGaleasso e' suoi e tutti i migliori di Milanoe in quellodogliendosi del detto Galeasso e de' suoiin prima gli fecerifiutare la signoriae poi nel detto consiglio al detto suomaliscalco fece pigliare Galeasso e Azzo suo figliuoloe Marco eLuchino suoi frategli; e ciò fu a dì VI del mese dilugliogli anni di Cristo MCCCXXVII; per la qual cosa i nobili e 'lpopolo di Milano furono molto allegri e contenti. E ciò fattoriformò la terra di signoria d'uno suo barone vicario colconsiglio di XXIIII de' migliori di Milanoi quali incontanenteimpuosono e ricolsono Lm fiorini d'oroe diedongli al detto Bavero.E per questo modo la Chiesa di Dio fu vendicata de la superbia de'suoi nimici Visconti per lo suo nimico Lodovico di Baviera suopersecutore; sì che veramente s'adempié la parola diCristo nel suo santo Vangelioove dice: "Io ucciderò ilnimico mio col nimico mio etc.".



XXXIII - Come il Baverofatto suoparlamento in Lombardiapassò in Toscana

Per la detta presura di Galeassoe de' suoi si maravigliarono e impaurirono tutti i tiranni ghibellinidi Lombardia e di Toscanaimperciò che propio lo studio epodere e dispendio di Galeassoe per suo consiglioil detto Baveros'era mosso d'Alamagna e venuto in Lombardia; ed egli prima l'aveaabbattuto di signoria e messo in pregione. Per la qual cosa il dettoBavero ordinò di fare uno parlamento generale a uno castellodi bresciana che si chiama Liorcie fece sommuovere e richiederetutti i caporali di parte d'imperio di Lombardia e di Toscana aldetto parlamento; e Galeasso mandò legato in pregione nelcastello di Moncia; e Marco lasciòperché nol trovòin nulla colpa; e Luchino e Azzo gli tagliò in XXVm di fiorinid'oro per loro redenzionede' quali pagaro XVIme menò secopresi cortesemente al detto parlamento. E partissi di Milano a dìXII d'agosto nel detto anno. E al detto parlamento fu messer Canesignore di Veronae messer Passerino signore di Mantovae Rinaldode' marchesi d'Estie Guido Tarlati disposto vescovo d'Arezzoeambasciadori di Castruccio e di tutte le terre di parte d'imperionel quale parlamento palesò lettere di trattato che Galeassomandava al legato del papa contra 'l detto Baveroper mostrare lacagione perché preso l'avea. Chi disse che furono veree chiche furono false. E nel detto parlamento in dispetto di santa Chiesafece tre vescoviuno in Chermona e l'altro in Commo e l'altrounode' Tarlatia la Città di Castello. E ciò fattoordinò suo passaggio in Toscana; e truovasi ch'ebbe infinoallora da' Milanesi e tiranni e terre ghibelline d'Italia CCm fiorinid'oro; e bisognavangliperò ch'egli e sua gente erano moltopoveri di danari. E partito il detto parlamentoMarco e Luchino eAzzo Visconti si fuggirono e entrarono nel castello di Liseoe poifeciono guerra a Milano. Il Bavero venne a Chermonae di làpassò per lo ponte il fiume del Po a dì XXIII d'agostogli anni di Cristo MCCCXXVIIe venne al borgo a San Donnino con MDcavalieri de' suoicon quegli ch'avea trovati in Milanoe CCL diquegli di messer Canee CL di messer Passerinoe C di quegli de'marchesi d'Esti; e sanza nullo contasto passò per lo contadodi Parma le montagne apenninee capitò a Pontriemoli in calendi settembre nel detto anno. E sì avea il legato che inLombardia era per la Chiesa più di IIIm cavalieri soldatienon si mise a contastarloch'assai era leggere per li forti passi;onde il detto legato molto fu abbominato di tradimento da' fedeli disanta Chiesa di Toscanaed iscusavasi come non avea dal papa idanari di loro paghee però non poteva fare cavalcare la suagente.



XXXIV - Come il Bavero si puose adassediare la città di Pisa

Come il Bavero e la donna sualaquale era figliuola del conte d'Analdofurono passati in ToscanaCastruccio con grande compagnia e grandi doni e presenti erinfrescamento di vittuaglia andò loro incontro infino aPontriemolie acompagnogli in più giorni infino a Pietrasantanel contado di Luccae là s'arestòe non volleentrare in Luccase prima non avesse la città di Pisalaquale da certi che·lla reggeanoi quali erano i piùricchi e possenti di Pisa e aversari di Castruccioin nulla guisavoleano ubbidire il detto Bavero per tema di Castruccio e de legravezze de le spesedando cagione di non voler fare contra laChiesaimperciò che 'l Bavero era scomunicatoe non eraimperadore con autorità di santa Chiesa; e ancora non voleanoi Pisani rompere pace al re Ruberto e a' Fiorentini. E mandato ilBavero suoi ambasciadorinon gli lasciarono entrare in Pisama sifornirono di gente e di vittuagliae afforzarono la cittàecacciarne i soldati tedeschi ch'aveanoe tolsono loro i cavagli;onde il detto Bavero molto s'aontòe fermossi di non passarepiù innanzise prima non avesse Pisa a suo comandamento. E inquesto intervallo di tempo Guido Tarlati disposto vescovo d'Arezzo simise mezzanoe venne a Ripafrattae mandò che' Pisani glimandasson loro ambasciadorii quali vi mandarono tre de' maggiori diPisaciò fu messer Lemmo Guinizzelli Sismondie messerAlbizzo da Vicoe ser Iacopo da Calci; e stati più giorni intrattatoe accordandosi i Pisani di dare al Bavero LXm fiorinid'oroe s'andasse a suo viaggio sanza entrare in Pisa; il qualeaccordo in nulla guisa volle accettare. E partendosi i dettiambasciadori a rotta del trattatoCastruccio passò il fiumedi Serchio con gente d'armee prese i detti ambasciadori; e poi ilBavero con sua gente passò simigliantee il suo maliscalcocon anche gente venne da Luccae puosono oste a la città diPisa a dì VI di settembregli anni di Cristo MCCCXXVIIe lapersona del signore si mise a Sammichele degli Scalzi.



XXXV - Come il Bavero ebbe la cittàdi Pisa

I Pisani veggendosi traditi de la'mpresa de' loro ambasciadorie così subitamente venuto ilBavero e Castruccio all'assedio della cittàisbigottironoassai; ché se ciò avessono credutodi certo avrebbonoprima mandato per soccorso in Firenze al duca di cavalieri e digentecon tutto ch'a la 'nfinta stessono in trattato co·lluie ebbono da' Fiorentini arme e saettamento assai. Ma veggendosi cosìassaliti francamenteripresono vigore e buono ordine di guardiadella cittàrimurando tutte le portee guardando le mura. Ilsecondo dì il Bavero passò Arnoe puosesi nel borgo diSan Marcoe Castruccio rimase dal lato de la città di versoLucca con sua ostee poi si stese l'oste a la porta di San Donnino ea quella della Legatia sanza contasto niunoe in pochi dìfeciono uno ponte di legname dal borgo a San Marco a San Michele de'Pratie un altro ne fece fare in su barche dal lato di sotto a laLegatiasì che in pochi giorni tutta ebbono assediata lacittà intorno intorno; ne la quale oste avea il Baverotra disua gente e di quella di Castruccio e d'altri Ghibellini di Toscana edi LombardiaIIIm cavalieri o piùmale a cavalloe popolograndissimo del contado di Lucca e di Pisa medesimoe di quello diLuni e della riviera di Genova; e di presente ebbono Porto Pisano; epoi faccendo cavalcare per lo contado co' caporali degli usciti diPisain pochi giorni ebbe a suo comandamento tutte le castella eterre di Pisa. Onde ciò sappiendo i Pisani che teneano lacittàmolto isbigottiro: né già però nonmandarono per soccorso al ducase non di monetaper pagare i lorosoldati ch'erano a la guardia della terraperché nons'ardivano a fare gravezza a' cittadiniperché il popolominuto non si levasse contro a·lloro; e 'l duca vi mandòmoneta per lettere di compagnie di Firenze ch'erano dentroe piùve ne avrebbe mandatise non ch'egli sentì ch'eglino stavanoin trattato col Baveroavegna che a la difensa fossono uniti eferoci. E più assalti e battaglie diede a le portee fececavare sotto le murae più difici strani levare per darebattaglia a la città; ma tutto era nientesi era forte e beneguernita. E così vi stette il Bavero all'assedio con grandeaffanno e con più difalte più d'uno mese. Ma comepiacque a Dioper pulire i peccati de' Pisanidisensione nacque tracoloro che governavano la terrae de' primi fu il conte Faziofigliuolo del conte Gaddogiovane uomoe Vanni di BanduccioBoncontiche per lettere e promesse di Castruccio dissono di volerepacee gli altri che co·lloro reggeano la terratemendodissono il simigliante; e feciono trattato d'acordoe di dargli lacittàLXm fiorini d'ororimanendo in loro giuridizione estatoe che Castruccio né' loro usciti non potessono entrarein Pisa sanza loro volontàstando a' confini. E compiuto egiurato per lo Bavero il detto falso accordogli diedono la terra adì VIII d'ottobregli anni della incarnazione di CristoMCCCXXVII al nostro corso; e la domenica dì XI d'ottobreappresso v'entrò il Bavero e la donna sua con tutta sua gentepaceficamente sanza nulla novità fare; e Castruccio e suagente e gli usciti di Pisa rimasono di fuori. Ma al terzo giorno iPisani medesimi per piacere al signoree per pauranon potendoaltro per lo popolo minutoarsono i patti scritti del loro trattatoe liberamente sanza niuno nisi da capo gli diedono la signoriade la cittàe rivocarono Castruccio e tutti i loro usciti iquali di presente tornarono in Pisa. E nulla novità v'ebbesenon che uno ser Guiglielmo da Colonnatail qual era stato bargelloin Pisamenandolo al Bavero uno suo conastabolee il popolo minutogli venia gridando dietroil detto conastabole l'uccise ne la piazzain presenza del signorecredendoli piacere; per la qual cosa ildetto Bavero per mostrare giustizia fece prendere il dettoch'aveanome messer Currado de la Scala tedescoe fecegli tagliare il capoe fece mandare bando che ogni maniera di gente potesse andare evenire sano e salvo per Pisa e per lo contadopagando la gabella didanari VIII per libbra d'ogni mercatantia: e ciò fece perchéi mercatanti non si partissono di Pisae per avere maggiore entratae i Pisani civanza di moneta. E ciò fattofece una coltasopra i Pisani di LXm fiorini d'oro per pagare suoi cavalierieappena fu cominciata di pagareche ne puose sopra quella una di Cmfiorini d'oro per fornire suo viaggio a Roma; onde i Pisani sitennono morti e consumatiimperciò che per la perdita diSardigna e per quella guerra erano molto assottigliati d'avere; echiunque avea niente in Pisasi pentea forte dell'accordoche dicerto se si fossono sostenuti un altro mesecome poteanoaveanodiliberi del Bavero loro e tutta Italiama dopo volta si ravidonoco·lloro danno e struggimento. Del detto accordo da' Pisani alBavero s'ebbe grande dolore per gli Fiorentini e per tutti coloro cheteneano a la parte della Chiesaimperciò che come il Baveroera per istraccarsi durando l'assedioper la impresa di Pisa fuesaltato e ridottato da tutte genti.



XXXVI - Come quegli che fu vescovod'Arezzo si partì male in accordo dal Baveroe tornando adArezzo morì in Maremma

Nel detto anno Guido Tarlatisignore d'Arezzoe stato disposto vescovosi partì di Pisadal Bavero assai male contentoper grosse parole e rimprocci avutida Castruccio dinanzi al detto signore; intra gli altri rimprocci cheCastruccio il chiamò traditoredicendo che quand'eglisconfisse i Fiorentini ad Altopascioe venne con Azzo Visconti aPeretolase 'l vescovo d'Arezzo fosse venuto colle sue forze versoFirenze per la via di Valdarnola città di Firenze non sipotea tenere; e in parte si potea appressare al vero. Il vescovorispuose che traditore era egli ch'avea cacciato di Pisa e di LuccaUguiccione da Faggiuola e tutti i grandi Ghibellini di Lucca che gliavevano data la signoriasì come tirannoe ch'egli non dovearompere la pace a' Fiorentinise non la rompessono a·lluicome avea fatto ellirimproverandogli che se non fossono i suoicavalieri e danari che gli mandònon potea sostenere l'ostecontra i Fiorentinie per lui avea vinto. Per questi rimprocci ilBavero non gli avea fatto onorené ripreso Castruccioondemolto dispetto presee si partì di Pisa; e quando fu inMaremmacadde malato al castello di Monteneronel quale passòdi questa vita a dì XXI del mese d'ottobre. E innanzi chemorissein presenza di più gentifrati e cherici e secolario per isdegno preso o per buona coscienzasi riconobbe séavere errato contro al papa e santa Chiesae confessò comepapa Giovanni era giusto e santoe 'l Baveroche si facea chiamareimperadoreera eretico e fautore d'ereticie sostenitore ditirannie non giusto né degno signorepromettendo e giurando(e di ciò a più notai fece fare solenni carte) che seDio gli rendesse santadeche sempre sarebbe obediente a santa Chiesae al papae nimico de' suoi ribelli; e con molte lagrime domandòpenitenzia e misericordia: ebbe i sacramenti di santa Chiesae co ladetta contrizione morì; onde fu tenuto gran fatto in Toscana.E lui mortoper gli suoi ne fu portato il corpo ad Arezzoe làsepolto a grande onorecome quegli ch'avea molto acresciuta la cittàd'Arezzo e 'l suo vescovado. Per la sua morte l'oste d'Arezzo e diquegli di Castelloch'erano con battifolli a l'assedio a Castello diMonte Sante Mariese ne partirono come in isconfitta e tornarono adArezzo; e feciono gli Aretini signori de la terra per uno anno Dolfoe Piero Saccone da Pietramala.



XXXVII - Come il papa diede alcunasentenzia contro al Bavero

Nel detto anno MCCCXXVIIa dìXX d'ottobrepapa Giovanni apo Vignone diede ultima sentenzia discomunica contro al Baverosì come a persecutore di santaChiesa e fautore degli ereticiprivandolo d'ogni dignitàtemporale e spirituale.



XXXVIII - Come il Bavero fece Castruccioduca di Lucca e d'altre terre

Nel detto annoa dì IIIIdi novembreil Bavero per meritare Castruccio del servigio fattoglid'avere avuta per suo senno e prodezza la città di Pisa n'andòa la città di Lucca con Castruccio insiemee fugli fatto da'Lucchesi grande festa e onore; e poi il menò Castruccio inPistoia per mostrargli la città e contado di Firenzeecom'era a la frontiera e presso a guerreggiare la città diFirenze. E tornaro in Lucca per la festa di san Martinoper la qualecon grande trionfo e onore il detto Bavero fece Castruccio duca de lacittà e distretto di Luccae del vescovado di Lunie de lacittà e vescovado di Pistoia e di Volterra; e mutò armea Castrucciolasciando la sua propia della casa degl'Interminellicol cane di soprae fecelo armare a cavallo covertoe bandiere amodo di ducacol campo ad oroe al traverso una banda a scacchipendenti azzurri e argentosì come l'arme propia al tuttoco' detti scacchi del ducato di Baviera. E fatta la detta festasitornarono in Pisa a dì XVIII di novembre. E in quello brievetempo che l'avea presa trasse il Bavero de la città di Pisa edel contadoche di libbre e che d'imposteCLm di fiorini d'oroede' cherici di quella diocesia XXm fiorini d'orocon grande dolore etorzioni de' Pisanisanza quegli ch'ebbe da Castruccio quando ilfece ducache si dice che furono Lm fiorini d'oro. Lasceremoalquanto del processo del detto Baveroche si riposa in Pisa e inLuccae rauna danari per fornire suo viaggio a Roma; e faremoincidenza d'altre cose che furono in Firenze e in altre parti delmondo in questi tempitornando poi a nostra materia per seguire ilcorso e andamento del detto Bavero.



XXXIX - Come il re di Scozia corse inInghilterra

Nel detto anno MCCCXXVIIdelmese d'agostoil re di Scozia con più di XLm Scotti passòinfra l'Inghilterra per guastare il paese più giornate. Ilgiovane Adoardo terzo re d'Inghilterra con tutta sua cavalleria eforza di gente a piè gli andò incontroe rinchiusetutti i detti Scotti in uno parco del vescovo di Dureme tutti gliavrebbe in quello morti o presise non fosse la viltà etradimento de' suoi Inghilesiche non faceano la guardia come siconveniaonde i detti Scotti di notte si partironoe tuttin'andarono sani e salvi sanza battaglia o caccia niuna.



XL - Come il popolo della cittàd'Imola fu sconfitto da la gente de la Chiesa

Nel detto annoa dì VIIIdi settembremesser Ricciardo de' Manfredi di Faenza con gente acavallodi quegli del legato cardinale ch'era a Bolognaessendovenuti nella città d'Imolaperché quegli della terraper trattato fatto con Alberghettino suo fratello che avea rubellataFaenzaed egli con sua gente cavalcarono per avere Imolail popolod'Imola si levò a romore per cacciarne il detto messerRicciardo e la gente de la Chiesaonde si cominciò labattaglia in su la piazza d'Imola; e per forza d'arme il detto messerRicciardo con gli Alidogi e loro fedelie colla detta cavalleriadella Chiesach'erano da Vc cavalierisconfissono e ruppono ilpopolo d'Imolae uccisonne più di CCCCche non v'ebbe buonacasa che uomo non vi rimanesse morto; e poi corsono la terra erubarla tuttaonde la piccola città d'Imola quasi rimasedistrutta di buona gentee disolata di preda.



XLI - Come in Firenze fu arsomaestro Cecco d'Ascoli astrolago per cagione di resia

Nel detto annoa dì XVIdi settembrefu arso in Firenze per lo 'nquisitore de' paterini unomaestro Cecco d'Ascoliil qual era stato astrolago del ducae aveadette e rivelate per la scienza d'astronomiaovero di nigromanziamolte cose futurele quali si trovarono poi veredegli andamentidel Bavero e de' fatti di Castruccio e di quegli del duca. La cagioneperché fu arso sì fu perchéessendo in Bolognafece uno trattato sopra la speramettendo che nelle spere di sopraerano generazioni di spiriti malignii quali si poteano costrignereper incantamenti sotto certe costellazioni a potere fare moltemaravigliose cosemettendo ancora in quello trattato necessitàalle infruenze del corso del cieloe dicendo come Cristo venne interra accordandosi il volere di Dio co la necessità del corsodi storlomiae dovea per la sua natività essere e vivere co'suoi discepoli come poltronee morire de la morte ch'egli morìo;e come Anticristo dovea venire per corso di pianete in abito ricco epotente; e più altre cose vane e contra fede. Il quale suolibello in Bologna riprovatoe ammonito per lo 'nquisitore cheno·llo usassegli fu opposto che l'usava in Firenze; la qualcosa si dice che mai non confessòma contradisse a la suasentenziache poi che ne fu ammonito in Bolognamai no·llousò; ma che il cancelliere del ducach'era frate minorevescovo d'Aversaparendogli abominevole a tenerlo il duca in suacorteil fece prendere. Ma con tutto che fosse grande astrolagoerauomo vano e di mondana vitaed erasi steso per audacia di quella suascienza in cose proibite e non vereperò che la 'nfruenzadelle stelle non costringono necessitadené possono esserecontra il libero arbitrio dell'animo dell'uomonémaggiormente a la proscienzia di Dioche tutto guidagoverna edispone a la sua volontà.



XLII - De la morte del gran medicomaestro Dino di Firenze

Nel detto tempoa dì XXXdi settembremorì in Firenze maestro Dino del Garbograndissimo dottore in fisica e in più scienze naturali efilosoficheil quale al suo tempo fu il migliore e sovrano medicoche fosse in Italiae più nobili libri fece a richesta eintitolati per lo re Ruberto. E questo maestro Dino fu grande cagionede la morte del sopradetto maestro Ceccoriprovando per falso ildetto suo libelloil quale avea letto in Bolognae molti dissonoche 'l fece per invidia.



XLIII - Come messer Cane della Scalaricominciò guerra a' Padovani

Nel detto tempo messer Cane de laScala signore di Verona ricominciò guerra a' Padovani colfigliuolo di messer Ricciardo da Cammino di Trivigie presono ilcastello d'Esti che teneano i Padovanie grande danno fecionoco·lloro oste intorno a Padova; per la qual cosa i Padovanimandarono per aiuto al duca di Chiarentanaa la cui signoria s'eranodatiil quale mandò in loro aiuto M cavalieri tedeschiperla qual cosa messer Cane si levò da oste e tornossi a Verona.



XLIV - Come i conti da Santa Fioreriebbono Magliano

Nel detto anno MCCCXXVII iPancechieschi di Maremmach'aveano in guardia il castello diMagliano per lo duca di Calavraper paura del maliscalco del Baveroche cavalcò con grossa gente da Pisa in Maremma per andareverso Romatemendo che' conti da Santa Fiore con quella gente nongli asediassemisono fuoco nel detto castelloe vilmente sen'uscirono fuorie abbandonaronoe' conti il si ripresono eracconciarono; e' loro mallevadori furono presi in Firenze per loducae messi in pregione nelle Stinche.



XLV - Come la gente de la Chiesaosteggiarono Faenza

Nel detto tempo la gente dellaChiesa ch'era col legato in Bologna cavalcarono con messer RicciardoManfredi sopra la città di Faenza per raquistarlala qualeavea rubellata Alberghettino suo fratelloe guastarla intorno congrandissimo danno de la contradama però non potéavere la terra.



XLVI - Quando morì il reGiammo d'Araona

Nel detto annodel mesed'ottobremorì lo re Giammo d'Araona di suo malee fuesoppellito in Barzellona; e lo 'nfante Anfus suo figliuoloil qualeconquistò la Sardignane fu fatto e coronato re d'Araona e diSardigna. Il detto re Giammo fu savio e valoroso signore e di grandiopere e impresecome per adietro le nostre croniche in piùparti fanno menzione.



XLVII - Come il Bavero diede aCastruccio più castella de' Pisani

Nel detto annoa dì IIIdi dicembrei Pisani per comandamento del Bavero renderono aCastrucciodetto duca di Luccaper guidardone del suo servigio ilcastello di Serrezzano e quello di Rotina in Versiliae Montecalvolie Pietracassaonde i Pisani si tennono forte gravati.



XLVIII - Come il duca fece cacciare unopopolano di Firenzeperché aringò contro a·llui

Nel detto annoa dì VIIdi dicembreuno popolano di Firenze chiamato Gianni Alfanipercagione che in uno consiglio di dare aiuto al re Ruberto a richestade' suoi ambasciadori il detto Gianni contradisseil fece il ducacondannare nell'avere e personae guastare i suoi beni; e con tuttoche 'l detto Gianni fosse per sue ree opere degno di quelloepeggiosì spiacque a tutti i popolani di Firenze per assemprodi loroe però ch'egli avea pure detto bene per lo Comuneeragionevolementema disselo con troppa audacia e prosunzione contrail signore. Avenne fatta menzionenon per lo detto Gianniche nonera degno di scrivere in cronicama per esemploe perché a'Fiorentini parve essere troppo fedeli del signoreper questa cagionerecando in loro assempro che chi a uno offende a molti minaccia.



XLIX - Come il Bavero si partìdi Pisa per andare a Roma

Nel detto anno MCCCXXVII ilBavero essendo stato in Pisapoi che la vinsecome adietro facemmomenzionenon intese a fare guerra niuna contra' Fiorentininécontra il loro signore messer lo ducama solamente a raunare monetaper fornire suo cammino verso Romae da l'ottobre ch'egli prese Pisainfino a la sua partita trasse da' Pisanicon XXm fiorini d'oro cheimpuose al chericato di Pisache di libbre e d'imposte e di lororendite e gabelleCCm fiorini d'orocon molti guai de' Pisanichealla loro difensione contra al detto Bavero non ardirono a imporreVm. E ciò fattoa dì XV di dicembre nel detto annocon sua gente in numero di IIIm cavalieri e con più di Xmbestie uscì della città di Pisae acampossi a la badiadi Santo Remedio presso a Pisa a tre migliae di là mandòinnanzi per la via di Maremma il suo maliscalco co' conti a SantaFiore e con Ugolinuccio da Baschio con VIIc cavalieri e IIm pedoniacciò che prendessono i passi di Maremmae fornissono ilcammino di vittuaglia. E nel detto luogo soggiornò il BaveroVI dì per attendere Castruccio duca di Luccail quale malvolentieri andava con lui a Romatemendo di lasciare isguernita lacittà di Lucca e di Pistoia. A la file non vegnendo il dettoCastruccioe il Bavero avendo lettere e messaggi da' Romanicheavacciasse sua andata a Roma se volesse la terraacciò che laparte degli Orsini e della Chiesa non vi mettessero prima la forza egente del re Rubertosi partì a dì XXI di dicembreefece la pasqua di Natale a Castiglione della Pescaia; e poi di làpassò il fiume d'Ombrone a la foce di Grosseto con grandeaffannoperché per le gravi piogge il detto fiume era moltogrossoe uno ponte apposticcio ch'aveano fatto fare il suomaliscalco co' detti Maremmaniper soperchio incarico di sua gentesi ruppee assai di sua gente e loro cavagli annegaronoe convenneche 'l signore passasse a la foce a la marina con due galee e piùbarche che fece venire da Piombino. Il quale passaggiose 'l duca diCalavra co la sua gente e co' Sanesi avesse voluto impedireassaiera loro leggere e sicuro; ma poi che 'l Bavero fu in Toscanaildetto duca nol volle vedere né lui né sua genteo perviltà di cuoreo per senno e comandamento del padre lo reRubertoper non venire a la zuffa co' Tedeschiche l'andavanocaendo. E così passò il Bavero la Maremma con grandeaffanno e con male tempo e grande soffratta di vittuagliaalbergandoper necessità i più de la sua gente a campo nel cuoredel verno. E pochi giorni apresso Castruccio con IIIc cavalieri de lamigliore gente ch'egli aveae con M balestrieri tra Genovesi eToscaniseguì il Bavero e giunselo a Viterboe lasciòin Lucca e in Pistoia e in Pisa da M cavalieri per guardia con buonicapitani. Il detto Baverofaccendo la via di Santa Fioree poi daCorneto e da Toscanellagiunse nella città di Viterbo a dìII del mese di gennaio del detto anno; ne la quale fu ricevuto agrande onoresì come loro signoreperò che Viterbo sitenea a parte d'imperioed erane signore e tiranno di quella unoch'avea nome Salvestro di Gatti loro cittadino.

Lasceremo alquanto gli andamentidel Baveroe torneremo a·cciò che fece il duca diCalavra.



L - Come il duca di Calavra sipartì della città di Firenzee andonne nel Regno percontradiare al Bavero

Sentendo il duca di Calavrach'era in Firenze la partita del Bavero de la città di Pisaecome già era entrato in Maremmaa dì XXIIII didicembre nel detto anno fece uno grande parlamento in sul palagio delComune ove abitavaove furono i priori e' gonfalonieri e' capitanide la parte guelfae tutti i collegi degli uficiali di Firenzeegran parte de la buona gente de la cittadegrandi e popolani; equivi per suoi savi solennemente e con belle dicerie anunziòla sua partitala quale a·llui era di necessità perguardare il suo regno e per contastare le forze del Baveroconfortando i Fiorentini che rimanessono in costanza e fedeli e conbuono animo a parte di santa Chiesa e al padre e a·lluiech'egli lasciava loro capitano e suo luogotenente messer Filippo diSanginetofigliuolo del conte di Catanzano di Calavrae per suoconsiglio messer Giovanni di Giovannazzo e messer Giovanni da Civitadi Tietigrandi savi in ragione e in praticae gente d'arme da Mcavalieripagandogli CCm fiorini d'oro l'annocom'egli ci fosseper soldo de' detti cavalieripromettendo che quando bisognasse egliin persona o altri di suo lignaggio verrebbe con tutte sue forze al'aiuto e difensione di Firenze. A·cciò che fu propostoe detto per gli savi del ducasaviamente e con belle aringheriefornite di molte autoritadi fu fatta la risposta per gli Fiorentiniper certi loro savimostrando doglia e pesanza di sua partitaperòche con tutto non fosse stato vivo signore né guerrierecomemolti Fiorentini avrebbono volutoe come potea colle sue forzesìfu pur dolce signore e di buono aiere a' cittadinie nella suastanza adirizzò molto il male stato di Firenzeed ispense lesette ch'erano tra' cittadinie con tutto che costasse grossamentela sua stanza in Firenzeche di vero si trovarono spesi per loComunein XVIIII mesi che il detto duca fu in Firenzeco la monetach'egli aveva de' gaggipiù di DCCCCm di fiorini d'oro; e ioil posso testimonare con veritàche per lo Comune fui a farneragionecon tutto che' cittadini e tutti artefici guadagnarono assaida lui e da sua gente. E dilibero il detto parlamentoil dìapresso del Natale fece il duca grande corredoe diè mangiarea molti buoni cittadinie gran corte di donnee con grande festa edanze e allegrezza; e poi il lunedì vegnente dopo terzadìXXVIII di dicembresi partì il detto duca di Firenze co ladonna suae con tutti i suoi baronie con ben MD cavalieri de lamigliore gente ch'avessee seguì suo cammino soggiornando inSiena e in Perugia e a Rieti; e a dì XVI di gennaioannodettogiunse a l'Aquilae là si fermò con sua gente.Lasceremo alquanto del Bavero e del ducafaccendo incidenza per dired'altre novità infra 'l detto tempo.



LI - Come il borgo a San Donninos'arendé a la Chiesa

Nel detto anno MCCCXXVIIdelmese di dicembreil borgo a San Donnino in Lombardiache tanto aveafatto di guerra e di danno a la parte della Chiesapartitane lacavalleria di Milano per l'altre guerre cominciate per la venuta delBavero in Toscanaper certo trattato tra' terrazzani s'arendéoa' figliuoli di messer Ghiberto da Coreggio di Parma per lo legatodel papa ch'era in Lombardiae costò danari assai al dettolegato.



LII - Come fu fatto accordo tra'Perugini e la Città di Castello

Nel detto anno e mese si feceaccordo da' Perugini a la Città di Castellorimagnendo lasignoria di Castello a' Tarlati d'Arezzo e a' figliuoli di Tano degliUbaldini che n'erano signorie a la parte ghibellinarimettendonella città certi usciti guelfi e parte rimanendo a' confiniriavendo il frutto di loro posessionie prendendo podestà ecapitano di Perugia di parte ghibellina a·lloro volontà.E ciò feciono i Perugini perch'erano molto affannati de ladetta guerrae per la venuta del Bavero male potuti atare da'Fiorentini e dagli altri Toscani.



LIII - Come il papa fece X cardinali

Nel detto annoa dì XVIIIdi dicembreper le digiune Quattro Temporapapa Giovanni perriformare e rafforzare lo stato suo e della Chiesa per la venuta delBaveroe per la nimistà che la Chiesa avea presa co·lluiappo Vignone in Proenza fece X cardinalii nomi de' quali furonoquesti: messer l'arcivescovo di Tolosache l'arcivescovo di Napoliche messer Anibaldo di quegli di Ceccano in Campagnalo vescovo diSipontocioè fra Matteo degli Orsini di Campo di Fiorelovescovo d'Alsurro ch'è di Francialo vescovo di Ciarterianche francescolo vescovo di Cartaina di Spagnalo vescovo diMirapesce di tolosanalo vescovo di San Paulo anche di tolosanamesser Giovanni figliuolo di messer Stefano de la Colonna di Romamesser Imberto di Ponzo di Caorsa parente del detto papa.



LIV - Di certe novità che illegato del papa fece in Firenze

Nel detto annoil dìapresso la Pifaniaper mandato del cardinale degli Orsini legato inToscanail quale era in terra di Romain Firenze si celebròtre dì continui processione per tutti i religiosi e secolarimaschi e femmine che la vollono seguirepregando Idio che desse ilsuo aiuto a santa Chiesa a la difensione del Baveroe lui recasse al'obedienza della Chiesae pace; e però diede grandiindulgenzie e perdono. E in questo tempo il papa diede al dettolegato per sua mensa le rendite de la Badia di Firenzech'era mortol'abatee vacavail quale la presee poi non vi fu abate; e pergli monaci ch'erano Xcon ogni fornimento di cappellani e dellachiesalasciò Vc fiorini d'oro; e fu grande ragionechéla Badia avea di rendita presso a IIm fiorini d'oroed ispendeasifra X monaci e uno abate.



LV - Come il Bavero si partìdi Viterbo e andonne a Roma

Nel detto anno MCCCXXVIIessendoil Bavero giunto in Viterboin Roma nacque grande questione tra 'lpopoloe spezialmente tra' LII buoni uominichiamati IIII per rionea la guardia del popolo romanoche parte di loro voleano liberamentela venuta del Bavero sì come loro signoree parte di loroparendo mal fare e contra santa Chiesae parte voleano patteggiareco·llui anzi che si ricevesse in Roma; e a questo terzoconsiglio s'apresono nel palese per contentare il popoloe mandarglisolenni ambasciadori a·cciò trattare. Ma Sciarra dellaColonna e Iacopo Savellich'erano capitani del popolocoll'aiuto diTibaldo di quegli di Santo Staziograndi e possenti Romanii qualitre caporali erano stati cagione de la revoluzione di Romaecacciati n'aveano gli Orsini e messer Stefano de la Colonnae'figliuolitutto fosse fratello carnale del detto Sciarraperòch'era cavaliere del re Ruberto e teneasi a sua parte; per la qualcosa tutti gli amici del re Ruberto per tema si partirono di Romaetolto fu agli Orsini Castello Santangioloe tutte le forze di Romaa·lloro e a·lloro seguacisotto la forza e guardia delpopolo. I sopradetti tre capitani del popolo sempre nel segretodissimulando il popoloordinavano e trattavano la venuta del Baveroe di farlo re de' Romaniper animo di parte ghibellinae per moltamoneta ch'ebbono da Castruccio duca di Luccae da la parteghibellina di Toscana e di Lombardia. Incontanente mandarono segretimessi e lettere a Viterbo al Baveroche lasciasse ogni dimoranzaevenisse a Romae non guardasse a mandato o detto degli ambasciadoridel popolo di Roma. I quali ambasciadori giunti a Viterboed ispostasolennemente la loro ambasciata co le condizioni e patti loro imposteper lo popolo di Romacommise il Bavero la risposta dell'ambasciataa Castruccio signore di Luccail qualecom'era per lo segretoordinatofece sonare trombe e trombettee mandò bandoch'ogni uomo cavalcasse verso Roma; "e questa"disse agliambasciadori di Roma"è la risposta del signoreimperadore". I detti ambasciadori cortesemente ritennee feceordinare e mandò scorridori innanzi prendendo ogni passoacciò che ogni messaggio o persona ch'andasse verso Roma fossearrestato e ritenuto. E così si partì il detto Baverocon sua gente de la città di Viterbo martidì a dìV di gennaioe giunse in Roma il giuovidì vegnentedìVII di gennaio MCCCXXVIInell'ora di nonae con sua compagnia beneIIIIm cavalierisanza contasto niunocom'era ordinato per gli detticapitanie da' Romani fue ricevuto graziosamenteed ismontòne' palazzi di Santo Pietroe là dimorò IIII giorni;poi passò il fiume del Tevero per venire ad abitare a SantaMaria Maggiore; e il lunidì vegnente salì inCampidoglioe fece uno grande parlamentoove fu tutto il popolo diRomach'amava la sua signoriae degli altri; e in quello il vescovod'Ellera dell'ordine degli agostini disse la parola per lui con belleautoritadiringraziando il popolo di Roma dell'onore che gli aveanofattodicendo e promettendo com'egli avea intenzione di mantenerglie innalzarglie di mettere il popolo di Roma in ogni buono statoonde a' Romani piacque moltogridando: "Vivaviva il nostrosignore e re de' Romani!". E nel detto parlamento s'ordinòla sua coronazione la domenica vegnentee nel detto parlamento ilpopolo di Roma il feciono sanatore e capitano del popolo per un anno.

E nota che col detto Baverovennono in Roma molti cherici e parlati e frati di tutte l'ordiniiquali erano ribelli e sismatici di santa Chiesae tutta la sentinadegli eretici de' Cristiani per contradio di papa Giovanni; per laqual cosa molti de' cattolici cherici e frati si partirono di Romaefu la terra e la santa città interdettae non vi si cantavauficio sacro né sonava campanase non che s'uficiava per glisuoi cherici sismatici e scomunicati. E 'l detto Bavero commise aSciarra della Colonna ch'egli costrignesse i cattolici cherici chedicessono il divino uficio; ma per tutto ciò niente ne vollonofare; e il santo sudario di Cristo fu nascoso per uno calonaco di SanPiero che l'avea in guardiaperché non gli parea degno sivedesse per gli detti sismaticionde in Roma n'ebbe grandeturbazione.



LVI - Come Lodovico di Baviera sifece coronare per lo popolo di Roma per loro re e imperadore

Nel detto anno MCCCXXVIIdomenica dì XVII gennaioLodovico duca di Baviera eletto rede' Romani fu coronato a Santo Pietro di Roma con grandissimo onore etrionfocome diremo appresso; cioè ch'egli e la moglie contutta sua gente armata si partirono la mattina da Santa MariaMaggioreove allora abitavavegnendo a Santo Pietroarmeggiandogliinnanzi IIII Romani per rione con bandierecoverti di zendado i lorocavaglie molta altra gente forestieraessendo le vie tuttespazzate e piene di mortella e d'alloroe di sopra a ciascuna casatese e parate le più belle gioie e drappi e ornamenti cheavessono in casa. Il modo come fu coronatoe chi il coronòfurono gl'infrascritti: Sciarra de la Colonnach'era stato capitanodi popoloBuccio di Proressoe Orsino... stati sanatorie Pietrodi Montenero cavaliere di Romatutti vestiti a drappi ad oro; e co'detti a coronarlo sì furono de' LII del popoloe 'l prefettodi Roma sempre andandogli innanzicome dice il titolo suoed eraadestrato da' sopradetti IIII capitanisanatori e cavalieree daGiacopo Savellie Tibaldo di Santo Stazioe molti altri baroni diRoma; e tuttora si facea andare innanzi uno giudice di leggeilquale avea per istratto l'ordine dello 'mperio. E col detto ordine siguidò alla sua coronazione. E non trovando niuno difettofuori la benedizione e confermazione del papache non v'erae delconte del palazzo di Lateranoil quale s'era cessato di Romachesecondo l'ordine dello 'mperio il doveva tenere quando prende lacresima a l'altare maggiore di Santo Pietroe ricevere la coronaquando la si traesi providdeinnanzi si coronassedi fare contedel detto titolo Castruccio detto duca di Lucca. E prima congrandissima sollecitudine il fece cavaliere cignendogli la spadacolle sue manie dandogli la collata; e molti altri ne fece poicavalieri pur toccandogli co la bacchetta dell'oroe Castruccio nefece in sua compagnia VII. E ciò fattosi fece consecrare ildetto Bavero come imperadorein luogo del papa o de' suoi legaticardinalia sismatici e scomunicatial vescovo che fu di Vinegianipote che fu del cardinale da Pratoe al vescovo d'Ellera; e persimile modo fu coronata la sua donna come imperadrice. E come ilBavero fu coronatosi fece leggere tre decreti imperialiprimadella cattolica fedeil secondo d'onorare e reverire i chericiilterzo di conservare le ragioni de le vedove e pupillila qualeipocrita dissimulazione piacque molto a' Romani. E ciò fattofece dire la messa; e compiuta la detta solennitadesi partirono diSanto Pietroe vennono nella piazza di Santa Maria dell'Ariacelodov'era apparecchiato il mangiare; e per la molta e lunga solennitàfue sera innanzi che si mangiasse; e la notte rimasono a dormire inCampidoglio. E la mattina apresso fece sanatore e suo luogotenenteCastruccio duca di Luccae lasciollo in Campidoglio; ed egli e lamoglie se n'andarono a San Giovanni Laterano. In questo modo fucoronato a imperadore e re de' Romani Lodovico detto Bavero per lopopolo di Romaa grande dispetto e onta del papa e della Chiesa diRomanon guardando niuna reverenza di santa Chiesa.

E nota che presunzione fu quelladel detto dannato Baveroche non troverrai per nulla cronica anticao novella che nullo imperadore cristiano mai si facesse coronare senon al papa o a suo legatotutto fossono molto contradi dellaChiesao prima o poise non questo Bavero; la qual cosa fu molto damaravigliare. Lasceremo alquanto di dire ora più del Baverofaccendo alcuna incidenzaperò che rimane in Roma perordinare e fare maggiori e più maravigliose cose. Ma come eglifu coronatosanza soggiorno se fosse andato colla sua gente verso ilregno di Puglianullo ritegno né difensione v'aveacon tuttoche 'l duca di Calavra fosse a la frontiera a l'Aquila con MDcavalierie guernito Rietie Cepperanoe ponte Corboloe SanGermano di gente d'arme; ma il detto Bavero si trovò in Roma ala detta sua coronazione più di Vm cavalieritra Tedeschi eLatinibuona gente d'arme e volonterosi di battaglia; ma a cui Idiovuole male gli toglie il buono consiglioe così avennea·lluicome inanzi nel suo processo faremo menzione.



LVII - Come quegli da Fabbrianofurono sconfitti da la gente de la Chiesa

Nel detto anno MCCCXXVIIdigennaioessendo l'oste della Chiesa sopra il castello di Fornoli nela Marca d'Anconaquegli da Fabbriano ribegli de la Chiesa con IIIIccavalieri e IIm pedoni per levare il detto assedio vennono e puosonsiivi presso a un altro castello che teneano que' della Chiesa. Tano daIegi capitano della gente della Chiesa gli asalì con sua gentee miseli in isconfittae rimasonvi VII bandiere di cavalierie daCLXX cavaglie ben IIIc uomini morti e IIIIc presi.



LVIII - Conta de' fatti di Firenze

Nel detto annoa dì XXIIdi gennaiosi cominciò a fondare in Firenze la grande portade la cittade sopra le mura che va verso Siena e verso Romapressoal munistero de le Donne di Monticelli Oltrarno; e in quelli tempo sidificarono quelle mura nuove della cittade intorno a la detta portaverso il poggio di Bogoli. Domenica notte vegnentea dìXXIIII di gennaios'apprese il fuoco in Firenze nel sesto di Borgopresso a la loggia de' Bondelmontie arsonvi due case sanza altrodanno.



LIX - Come la città diPistoia fu presa per lo capitano del duca e de' Fiorentini

Nel detto anno MCCCXXVIIal'uscita di gennaioessendo messo innanzi segretamente a messerFilippo di Sanginetocapitano di guerra per lo duca rimaso inFirenzeper uno Baldo Cecchi e Iacopo di messer Braccio BandiniGuelfi usciti di Pistoia come potea avere la città di Pistoiaper imbolìo e forzase si volesse assicurareil detto messerFilippo cautamente intese al trattatoe segretamente fece fare nelcastello dello 'mperadore di Prato ponte di legnamee scale ebolcioni e altri difici da combattere terre; e mercolidì seraa dì XXVII di gennaioserrate le portesi partì ildetto messere Filippo di Firenze con VIc uomini di cavallo di suagentee non menò seco nullo Fiorentinose non messer Simonedi messer Rosso della Tosache ordinò il trattato col dettomesser Filippo. E anzi mezzanotte giunsono a Pratodov'eranoapparecchiati i detti difici di legnamee caricandogli in muli eaportatori mandati di Firenzesi mise in via menando seco IIm fantia piè tra Pratesi e soldati de' Fiorentini ch'erano ordinatiin Prato; e giunse a Pistoia anzi il giorno di costa a la porta diSan Marco da la parte ov'era il fosso con meno acquae il luogo dela terra più solitario e peggio guardato. I detti Baldo eIacopo passaro il fosso su per lo ghiaccioe con iscala salirono insu le mura che non furono da nulli sentitie ivi su misono lebandiere del duca e del Comune di Firenzee per simile modo nemisono dentro da C fanti; e trovandogli l'uficiale ch'andavaricercando le guardielevò il romoree egli e sua compagniafurono morti di presentee la terra fu tutta ad arme. In quello lagente di messer Filippo puosono il ponte sopra il fossoe con piùscale messe a le mura molta gente vi misono dentroe co' bolcionidentro e di fuori pertugiarono il muro in due partiper modo che vipoteano mettere il cavalloonde menando a mano più ve nefurono messi; e messer Filippo in persona con alquanti di sua gentev'entrò dentroe incontanente seminarono triboli di ferroch'aveano portatiper le vie d'onde i nemici poteano loro venireadossoper impedire loro e' loro cavagli; e come vi furonoingrossati dentrola cavalleria e gente di fuori e quegli entratidentro combatterono la torre de la porta a Sa·Marcoe misonofuoco nel ponte e porta dell'antiporta. La gente di Castrucciochev'erano dentro da CL cavalieri e Vc pedoni soldati a la guardiasanza i cittadinifrancamente parte di loro rimagnendo armati in sula piazzae parte vennono a combattere la gente ch'era entrata da lemurae per forza gli ripinsono allo stretto e rottura de le muraemolti se ne gittavano fuorise non fosse la virtù esollecitudine del detto messer Filippo e di sua compagnach'eranodentro già con centocinquanta cavalierii quali montando insu i loro cavagli con grande vigore percossono a' nemici e per dueriprese gli rimisono in rotta; e intanto arsa l'antiportae perquelli ch'erano dentro tagliata la portae le guardie de la torremorti e fuggititutta la cavalleria e gente di fuori con grandevigore e grida e spavento di trombe e di nacchere entrarono ne laterra. E ciò sentendo la gente di Castrucciocon due suoifigliuoli piccoli che dentro v'eranoArrigo e Galeranosi ridussonoal Prato nel castello fatto per Castruccio chiamato Bellasperailquale tutto non fosse compiuto era molto maraviglioso e forte. Glispaventati cittadiniuomini e femmine di Pistoiade la sùbitapresa non provedutie ancora non era giornoa nulla difesa dellacittà intesono se non a lo scampo di loro e di loro cosecorrendo come ismarriti qua e là per la terra. La cavalleria egente del capitanoe' Fiorentini e' Pratesi la maggior partesisparsono per la terra a la preda e ruberiache quasi il capitano emesser Simone non rimasono con LXXX a cavallo co le bandiere ducali edel Comune di Firenzei quali traendo dietro a' nimici nel PratoiTedeschi di Castruccio vigorosamente percossono al capitano e a suagentee diedono loro molto a·ffare per più assalti; efurono in pericolo d'essere sconfitti e cacciati i nostri della terraper mala condotta de' Borgognoni soldatiche s'erano sparti per lacittà a la ruberiae lasciate le bandiere e 'l capitano; maischiarando il giornola gente cominciò ad andare al Prato alsoccorso del capitano. I nimici veggendo la gente nostra ingrossaree già di loro e morti e presisi rinchiusono nel castelloeintesono di quello per la porta Luccese co' detti figliuoli diCastruccio sanza ritegno scamparee fuggendo verso Serravalleelasciando molti l'arme e' cavaglie presine e morti alquanti. Ma seper lo capitano fosse stato meglio provedutoo da' suoi cavalierimeglio obbiditoche parte di loro fossono cavalcati di fuori a laporta Luccesei figliuoli di Castruccio e tutta sua gente eranomorti e presi. In questo modo fu presa la città di Pistoiagiuovidì a dì XXVIII di gennaio anni MCCCXXVIIe tuttafu corsa e rubata sanza nullo ritegnoe durò la ruberia piùdi X dìrubando Guelfi e Ghibellinionde molto fu ripreso ilcapitano; che se a·cciò avesse riparatoe co la suagente e con Vc cavalieri della Chiesach'allora erano in Pratofosse di presente cavalcatoavrebbe avuto SerravalleCarmignanoMontemurloe Tizzanoo alcuno de' detti castelli. Ma il vizio dellacovidigia guasta ogni buono consiglio. Raquetata la ruberiailcapitano riformò la terra per lo re Ruberto e per lo ducaelasciòvi per capitano il detto messer Simone de la Tosa conCCL soldati e M pedoni al soldo del Comune di Firenzee il dettomesser Filippo tornò in Firenzedomenica a dì VII difebbraiocon grande onore e trionfo fattogli per gli Fiorentinid'armeggiatori con bandiere e coverti di zendadie andargli incontroco la cavalleria e popolani a pièciascuna compagnia col suogonfalonee fattogli palio per mettere sopra capoma ciò nonvolle acconsentirema fecevi mandare sotto innanzi a·llui ilpennone dell'arme del ducach'elli usava portare sopra capoche glifu posto in gran senno e conoscenzae menonne seco molti pregionipistolesi e altrie uno figliuolo del traditore messer FilippoTedici e uno suo nipote piccoli garzonie più altri carifigliuoli de' Ghibellini di Pistoiae molta robadrappiarnesiegioelli.

Avemo sì distesamenteinarrato la presura della città di Pistoiaperò cheper sì fatto modo e così forte città di mura edi fossi e guernita di gente d'arme non fu presa in Toscana giàfa grandissimo tempoe ancora per la sequela ch'avenne poi delladetta presuracome diremo appresso. E per l'aquisto di Pistoia a dìVI di febbraio s'arendé la castellina ch'è sopraPuntormola quale molta guerra avea fatta a la strada che vae aPisa.



LX - Come Castruccio si partìdi Roma dal Bavero sì tosto come seppe la perdita di Pistoia

Essendo Castruccio in Roma colBavero in tanta gloria e trionfocome detto avemod'esser fattocavaliere a tanto onoree confermato ducae fatto conte di palazzoe sanatore di Romae più ch'al tuttoera signore e maestrode la corte del detto imperadoree più era temuto e ubbiditoche 'l Baveroper leggiadria e grandezza fece una roba di sciamitocremesie dinanzi al petto con lettere d'oro che diceano: "Èquello che Idio vuole"e nelle spalle di dietro simili lettereche diceano: "E sì sarà quello che Idio vorrà".E così egli medesimo profetezzò in sé le futuresentenzie di Dio. E stando lui in tanta gloriacome piacque a·dDioprima perdé la città di Pistoia per lo modo che dettoavemo. Come la gente di Castruccio ebbono perduta Pistoiaincontanente per terra e per mare mandarono messaggi e vacchettearmatesì che per la via di mare Castruccio seppe la novellain Roma in tre dì. Incontanente Castruccio fu al Bavero e rede' Romani detto imperadoree dolfesi forte de la perdita diPistoiarimprocciando che se non l'avesse menato seco Pistoia nonsarebbe perdutamostrando grande gelosia della città di Pisae di quella di Luccache nonn avessono mutazione. Incontanente presecongio da·lluie partissi di Roma il primo dì difebbraio con sua gente. Ma Castruccio lasciò sua gente incamminoed egli con pochi con grande sollecitudine e rischio per glipassi di Maremma cavalcò innanzie giunse in Pisa con XII acavallo a dì VIIII di febbraioanni MCCCXXVII. E la suagentech'erano Vc cavalieri e M pedoni a balestragiunsono piùgiorni apresso. E nota che per la partita di Castruccio tuttol'osordio e imprese del Bavero ch'avea ordinate per passare nelRegnogli vennono poi corte e fallitecome innanzi faremo menzione;però che Castruccio era di grande consiglio in guerra e beneaventurosoed egli solo più temuto dal re Ruberto e dal ducae da quegli del Regnoche 'l Bavero con tutta sua gente. Sìche per l'aquisto di Pistoia Castruccio si partì di Romaondeallora il Bavero prolungò l'andare nel Regnoche se vi fosseito sanza indugio e col senno di Castruccio e con sua gentedi certoil re Ruberto era in pericolo di potersi difendereperchémale s'era ancora proveduto a la difesa. Come Castruccio fue in Pisaal tutto prese la signoria de la terrae recò a sétutte l'entrate e le gabelle de' Pisani; e oltre a·cciògli gravò di più incarichi di moneta. E poco apressoper alcuno trattato credette avere Montetopoli per imbolìoecavalcòvi con sua gente una nottee di sua gente per condottadel traditore entrarono infino a l'antiporta. La mattina per tempoquegli de la terrae' soldati a cavallo e a piè che v'eranoper lo Comune di Firenzesentirono il tradimentoe vigorosamentedifesono la portae uccisono il traditoree coloro cu' egli aveagià condotti dentro. Per la qual cosa Castruccio si tornòa Pisae poi in calen di marzo fece fare una grande cavalcata nelpiano di Pistoiaed egli medesimo venne a provedere Pistoiacomequegli che tutto suo animo era disposto in raquistarla; e fecefornire Montemurloe tornossi in Lucca sanza contasto niuno da'Fiorentini o dal capitano del duca.

Lasceremo alquanto de' processidi Castruccioe diremo d'altre cose istrane ch'avennono ne' dettitempi.



LXI - Come e quando morìCarlo re di Francia

Nel detto anno MCCCXXVIIil dìdi calen di febbraiomorì Carlo re di Francia di sua malatiae cogli altri re fu soppellito a San Donis a grande onore. Questi nonlasciò nullo figliuoloma la reina sua mogliela qualecomeadietro facemmo menzioneera sua cugina carnalerimase grossae fufatto governatore del reame messer Filippo di Valos suo cuginoefigliuolo che fu di messer Carlo di Valos. Al detto termine la dettareina fece una figlia femminasì che de la signoria del reamefu fuori e di quistionee il detto messer Filippo ne fu recomeinnanzi faremo menzione. Questo re Carlo fu di piccola bontàe al suo tempo non fece cosa notabilee in lui finìl'eritaggio del reame del suo padre il re Filippoe de' suoifratelliche co·llui furono IIII re: Luis e Giovanni suopiccolo figliuolo nato della reina Cremenza poi che morì ilpadreche non vivette che XX dìma pur fu nel numero de' re;e morto il detto fanciullo succedette e fu re il ziociò fuil re Filippoe poi il detto Carloe di niuno rimase reda maschio;ciò avenne loro la sentenzia che 'l vescovo d'Ansionaprofetezzò lorocome dicemmo adietro nel capitolo dellapresura e morte di papa Bonifaziocome per lo detto peccato commessoper lo re Filippo loro padre egli e' suoi figliuoli avrebbono granvergogna e abbassamento di loro statoe i·lloro fallirebbe lasignoria del reame. E così avenneche come adietro facemmomenzionevivendo il detto re Filippo padrele donne de' suoi dettitre figliuoli furono trovate in avolterio con grande vergogna de lacasa realee in loro fallì la signoria del reameche dinullo di loro rimase reda maschio. E però è da guardared'offendere chi è in luogotenente di Cristoné a santaChiesaa diritto né a tortoche con tutto che' suoi pastoriper loro difetti non sieno degnil'offesa a·lloro fatta èdell'onnipotente Iddio.



LXII - Come in tutta Italia fucorruzzione di febbre

Nel detto anno e mese di febbraiofu per tutta Italia una generale corruzzione di febbre mossa perfreddoonde i più de le genti ne sentironoma pochi nemorirono. Dissono gli astrolaghi naturali che di ciò fucagione l'aversione di Mars e di Saturno.



LXIII - Come il conte GuiglielmoSpadalunga prese Romena e poi la lasciò

Nel detto annoa dì XXVIdi febbraioGuiglielmo Spadalungade' conti Guidi ghibellinicoll'aiuto di IIIc cavalieri tedeschi ch'ebbe dagli Aretiniprese ilcastello di Romenasalvo la roccail quale era de' suoi consortiguelfi figliuoli del conte Aghinolfo; onde in Firenze per cagionedell'essere del Bavero n'ebbe grande gelosia e paura; e cavalcarvi lemasnade de' cavalierie gli altri conti Guidi guelfi si raunaronoco·lloro isforzo per contradiare il detto conte Guiglielmoilquale veggendo sì sùbito soccorsoed egli malproveduto di vittuaglialasciò la terra con alcuno danno disua gente.



LXIV - Come i Genovesi ripresono ilcastello di Volteri

Nel detto anno MCCCXXVIIal'entrante di marzoi Genovesi d'entro ripresono per forza e ingegnoil castello di Volteri con grande danno di loro usciti che dentrov'eranoche molti ne furono morti e presi.



LXV - Come si cominciò guerratra' Viniziani e gli usciti di Genova e que' di Saona

Nel detto tempo si cominciòguerra in mare tra' Viniziani e quegli di Saona e gli usciti diGenovaper cagione che' detti usciti di Genova corseggiando in marein Soria e in Romaniapiù cocche e galee cariche d'avere de'mercatanti di Vinegia presono tra più volte nel detto annoinquantità di valuta di più di LXXm fiorini d'oroe piùdi IIIc Viniziani per più ripresee in più legniaffrontandosi co·lloro a·bbattaglia furono morti. A lafine volendo gli Viniziani pigliare la guerra per comunee ordinatoe già armate LX galeeCastruccio signore di Lucca per animodi parteche·ll'una parte e l'altra erano Ghibellinipresein mano la differenzae accordogli insieme con amenda a' Vinizianidi libbre M di viniziani grossie grande danno e vergogna de'Viniziani; ma feciollo per non perdere il navicaree per tema disoperchia spesa; ma più gli vinse animo di parte e la loroviltade.



LXVI - Come il Bavero fece cominciareguerra a la città d'Orbivieto

Nel detto anno il Bavero che sifacea chiamare imperadoreessendo rimaso in Roma dopo la partita diCastrucciomandò de' suoi cavalieri da MD a Viterboe fececominciare guerra a la città d'Orbivietoperché siteneano a la parte della Chiesae molte ville e castella di lorocontado arsono e guastarono; e maggior danno avrebbono fattose nonche a dì IIII di marzo in Roma nacque una grande zuffa tra'Romani e' Tedeschiper cagione che di vittuaglia che prendeano nonvoleano dare danaioonde molti Tedeschi furono mortie furonne iRomani sotto l'armee abarrarsi in più parti in Roma. Per laqual cosa il Bavero ebbe sospetto di tradimento; s'afforzò inCastello Santo Angioloe tutta sua gente fece tornare ad abitare nela contrada si chiama Portico di San Pieroe per la sua gente ch'erasopra Orbivieto rimandòe fece ritornare in Roma. Alla fines'aquetò la zuffae più Romani furono condannationdes'acrebbe la loro mala volontà contra il Bavero e sua gente.



LXVII - Come il Bavero fece torre lasignoria di Viterbo e il suo tesoro a Salvestro de' Gatti che n'erasignore

Nel detto anno MCCCXXVIIdelmese di marzoil Baveroessendogli detto che 'l signore di Viterboavea grande tesoro di monetae egli di ciò molto bisognosomandò il suo maliscalco e 'l cancelliere con M uomini acavallo a la città di Viterboe giunti nella terrasubitamente feciono pigliare Salvestro de' Gatti e 'l figliuoloch'era signore di Viterboe quegli che gli avea data l'entrata de laterra e la signoriaopponendogli che egli stava in trattato col reRuberto di dare a sua gente Viterboe fecelo martoriare per farloconfessare ove avea suo tesoro; il quale confessato ch'era nellasagrestia de' frati minorivi mandaroe vi trovarono XXXm fiorinid'oro; e quegli presicon essi n'andarono a Romamenandone preso ildetto Salvestro e 'l figliuolo; sì che il piccolo tiranno dalmaggiore fue sanza colpa di quel peccato degnamente pulitoetoltagli la signoria de la terrae il suo tesoro.



LXVIII - Come il cancelliere di Roma sirubellò al Bavero

Nel detto annoa dì XX dimarzoil cancelliere di Romach'era nato degli Orsinirubellòcontra al Bavero la terra d'Asturi in su la marinach'era suaemisevi le genti del re Rubertoacciò che facessono guerra aRoma; per la qual cosa i Romani a furore corsono a disfare le casesuee la bella e nobile torre ch'era sopra la Mercatantia a pièdi Campidoglioche si chiamava la torre del Cancelliere. E in questotempo il Bavero fece in Roma una imposta di XXXm fiorini d'oropergran fame ch'avea di moneta; i Xm ne fece pagare a' Giudeie glialtri Xm a' cherici di Romae gli altri a' laici romani; onde ilpopolo si turbò forteperché non erano usati di cosìfatti incarichie attendeano dell'essere in Roma il Bavero averegrascia e non ispesa; per la qual cosa a' Romani cominciò acrescere la loro mala volontà e indegnazione contra il dettoBavero.



LXIX - Di certe leggi che fece inRoma Lodovico di Baviera sì come imperadore

Negli anni di Cristo MCCCXXVIIIa dì XIIII del mese d'aprileLodovico di Bavierail quale sifacea chiamare imperadore e re de' Romanicongregato parlamentonella piazza dinanzi a Santo Pietro in Romaove avea grandi pergamiin su i gradi de la detta chiesadove stava il detto Lodovico paratocome imperadoreacompagnato di molti cherici e parlati e religiosiromanie altri di sua setta che l'aveano seguitoe di molti giudicie avogadiin presenza del popolo di Roma fece pubblicare e confermòle 'nfrascritte nuove leggi per lui nuovamente fattela sustanzia inbrieve de le quali è questa: che qualunque Cristiano fossetrovato in eresia contro a Dio e contra a la 'mperiale maestàche secondo ch'è anticamente per le leggidovesse esseremortocosì confermò che fosse; e di ciò potesseessere giudicato e sentenziato per ciascuno giudice competenteofosse stato richesto o non richesto; incontanente trovato in quellopeccato dell'eretica pravità o de la lesa maestàfossee dovesse essere mortononostante le leggi fatte per glipredecessori suoile quali negli altri casi rimanessono in lorofermezza. E questa legge volle s'intenda a le cose passate e a lepresentie a quelle che fossono pendentie che debbono avenire.Ancora fece comandare che ciascuno notaio dovesse mettere in ciascunacarta ch'egli facesseposti gli anni Dominie indizioneeil dì: "Fatta al tempo dell'eccellente e magnifico dominonostro Lodovico imperadore de' Romanianno suo etc."e chealtrimenti non valesse la carta. Itemche ciascuno siguardasse di dare aiuto o consiglio ad alcuno ribello o contumace delsacro imperadore o del popolo di Romasotto la pena de' suoi benieche piacesse a la sua corte. Queste leggi furono pensatamente fatte eordinate per lo detto Bavero e per lo suo maculato consiglio a fineche sotto queste volle partorire lo suo iniquo e pravo intendimentocontra papa Giovanni e la diritta Chiesacome apresso faremomenzione.



LXX - Sì come il dettoLodovico diede sentenziae come potéo dispuose papa GiovanniXXII

Apressoi·lunidìvegnentea dì XVIII d'aprile del detto annoil dettoLodovico per simile modo ch'avea fatto il giuovidì dinanzifece parlamentoe congregare il popolo di Romacherici e laicinela piazza di San Pieroe in su i sopradetti pergami venne vestito diporporee co la corona in capo e la verga dell'oro ne la manodirittae la poma overo mela d'oro ne la mancasì comeimperadore; e puosesi a sedere sopra uno ricco trono rilevatosìche tutto il popolo il potea vedereintorniato di parlati e baroni edi cavalieri armati. E come fu posto a sederefece fare silenzio; euno frate Niccola di Fabbriano dell'ordine de' romitani si fece alperbioe gridò ad alte boci: "Ècci alcunoprocuratore che voglia difendere prete Iacopo di Caorsail quale sifa chiamare papa Giovanni XXII?". E così gridò trevoltee nullo rispuose. E ciò fattosi fece al perbio unoabate d'Alamagna molto letterato e propuose in latino queste parole:"Hec est dies boni nuntii etc."allegando sopra questaautoritade molto belle parole sermonando; e poi si lesse unasentenzia molto lunga e ornata di molte parole e falsi argomentiinn-effetto di questo tenore. Prima nel proemiocome il presentesanto imperadoreessendo avido dell'onore e di ricoverare lo statodel popolo di Romasi mosse d'Alamagna lasciando il regno suo e'suoi figliuoli piccioli in adolescente etadee sanza alcunadimoranza era venuto a Romasappiendo come Roma era capo del mondo ede la fede cristianae che ella era vacua della sedia spirituale etemporale; e stando a Romadinanzi a·llui pervenne che Iacopodi Caorsail quale si faceva abusivamente dire papa Giovanni XXIIavea voluto mutare il titolo de' cardinalitichii quali sono a Romane la città di Vignonee non lasciòse non perchéi suoi cardinali non l'assentirono. E poi sentì che quelloIacopo di Caorsa avea fatto bandire le croce contro a' Romaniequeste cose fece asapere agli LII rettori del popolo di Roma e adaltri savicome gli parve che si convenisse. Per la qual cosa per ilsindaco della chericia di Romae per quello del popolo di Romacostituiti da coloro che n'aveano balìafue isposto dinanzia·llui e supplicato ch'egli procedesse sopra il detto Iacopodi Caorsa secondo ereticoe provedesse la Chiesa e 'l popolo di Romadi santo pastore e di fedele Cristianosì come altra volta fufatto per Otto terzo imperadore. Onde volendo attendere a la piatàde' Romani e de la santa Chiesa di Romache rapresenta tutto ilmondo e la fede cristianaprocedette sopra il detto Iacopo diCaorsatrovandolo in caso di resia per gl'infrascritti modicioèprimache essendo il regno d'Erminia assalito da' Saracinievolendo lo re di Francia mandarvi soccorso di galee armateegli aveaquella andata fatta convertire sopra i Cristianicioè sopra iCiciliani. Ancorache essendo egli pregato da' frieri di Santa Mariadegli Alamanni ch'egli mandasse oste sopra i Saraciniavea risposto:"Noi avemo in casa i Saracini". Anche avea detto che Cristoavea avuto propio in comune co' suoi discepoliil quale sempre amòpovertade.

E appresso trovatolo in altrigrandi peccati di resiamassimamente ch'egli s'avea voluto apropiarelo spirituale e 'l temporale dominiodi consiglio di Ioabcioèdi Ruberto conte di Proenzafaccendo contro al santo Vangelioovedice che Cristovogliendo fare distinzione dello spirituale daltemporaledisse: "Id quod est Cesaris Cesariet quod est DeiDeo". E in altra parte del Vangelio disse: "Regnum meum nonest de hoc mundo; et si de hoc mundo esset regnum meumministri meietc."e seguentemente: "Regnum meum non est hic". Sìche i detti e altri diversi e grandi peccati di resia ha commessianche ch'avea prosummito e avuto ardire contra la 'mperiale maestadedisponendo e cassando la sua elezionela quale incontanente fattaper quella medesima ragione è confermatae non abisogna diconfermagione alcunacon ciò sia cosa che non sia sottopostoad alcunoma ogni uomo e tutto il mondo è sottoposto a·llui.Onde avendo il detto Iacopo commessi cotali peccatisì diresia e sì de la lesa maestadenonostante ch'egli non siastato citatoche non bisogna per la nuova legge fatta per lo dettoimperadoree per altre leggi canoniche e civilirimoveaprivavaecassava il detto Iacopo di Caorsa da l'oficio del papatoe da ognioficio e beneficio temporale e spiritualee sommettendolo a ciascunoch'avesse giuridizione temporaleche 'l potesse punired'animaversionesecondo che eretico e commettitore de la lesamaestade; e che nullo reprencipeo baroneo comunità glidovesse dare aiutoconsiglioo favorené averlo nétenerlo per papain pena di privazione d'ogni dignitàcherici e laici di cheunque stato fossee a pena d'essere condannatocome fautore d'ereticoe di commettere peccato de la lesa maestà;e la metà della pena e condannagione fosse applicata a lacamera dello 'mperadoree l'altra metade al popolo di Romaechiunque gli avesse dato aiutoconsiglio o favoreda indi adietrocadesse in simile sentenziaassegnando termine a scusarsi a chicontro a·cciò avesse fattoa quegli d'Italia uno mesee a tutti gli altri d'universo mondo infra due mesiche si venissonoa scusare. E data e confermata la detta sentenziadisse il dettoLodovico Bavero che infra pochi giorni provederebbe di dare buonopapa e buono pastoresì che grande consolazione n'avrebbe ilpopolo di Roma e tutti i Cristiani. E queste cose disse ch'avea fattedi consiglio di grandi savi cherici e laici fedeli Cristianie de'suoi baroni e prencipi. De la detta sentenzia i savi uomini di Romamolto si turbarono; l'altro semplice popolo ne fece gran festa.



LXXI - Come il figliuolo di messerStefano della Colonna entrò in Romae piuvicò ilprocesso del papa contro al Bavero

Apresso la detta sentenzia dataper lo Bavero contro a papa Giovanni XXIIil venerdìdìXXII del detto mese d'aprile e de la detta indizionemesser Iacopofigliuolo di messer Stefano della Colonna venne in Roma ne lacontrada di Santo Marcelloe ne la piazza de la detta chiesainpresenza di più di M Romani ivi raunatitrasse fuori unoprocesso scrittofatto per papa Giovanni contra Lodovico di Bavierae nullo era stato ardito di recarlo e piuvicarlo in Romae quellodiligentemente lesse; e disse che agli orecchi del chericato di Romaera pervenuto che certo sindaco era comparito dinanzi a Lodovico diBavierail quale abusivamente si fa dire imperadoree sposto contrail santo papa Giovanni XXIIe ancora il sindaco del popolo di Romail quale sindacocioè quello del chericato di Romamai nonispuose; e se alcuno fosse venuto come sindaco veronon eracon ciòsia cosa che il chericatocioè i calonaci di Santo Pietroequegli di Santo Giovanni Lateranoe di Santa Maria Maggiorei qualisono i primi nel chericato di Romae gli altri maggiore chericiseguente loroe' religiosi abati e' frati minori e predicatoriegli altri savi degli ordinieranogià sono più mesipartiti di Roma per cagione de la gente scomunicata ch'era entrata inRoma; e chi v'era rimaso e avea celebrato era scomunicatosìche di ragione non poteano fare sindaco; e se alcuno fosse statosindaco innanzie fosse rimaso in Romaancora era scomunicato: ondeegli contradicendo a quello ch'era stato fatto per lo detto Lodovicodicendo che papa Giovanni era cattolico e giusto papaeragionevolemente fatto per gli cardinali di santa Chiesae questoche si dice imperadoreimperadore non esserema essere eretico escomunicatoe' sanatori di Roma e' LII del popoloe tutti coloroche consentivano a·lluie dessonoo avessono dato aiuto oconsiglio o favoresimilemente erano eretici e scomunicati. Eintorno a la materia molte altre parole disseprofferendo di ciòprovare di ragionee se bisognassecolla spada in mano in luogocomune. E apresso diligentemente il detto processo scritto conficcòcon sue mani ne la porta de la detta chiesa di Santo Marcello sanzanullo contasto; e ciò fattomontò a cavallo con IIIIcompagnie partissi di Romae andonne a Pilestrino. De le qualicose grande mormorio fue per tutta Roma; e fatto assapere al Baveroch'era a Santo Pietrogli mandò dietro genti d'arme a cavalloper prenderloma già era assai dilungato. Per la dettabontade e ardire del detto messer Iacopocome il papa il seppeilfece vescovo di... e mandò ch'egli andasse a·lluiecosì fece.



LXXII - Come il Bavero e 'l popolo diRoma feciono legge contra qualunque papa si partisse di Roma

Il dìe sequenteciòfu sabatodì XXIII del detto mese d'aprilerichesti perbando i sanatori di Romae' LII del popoloe' capitani di XXVe'consolie' XIII buoni uominiuno per rioneche fossono dinanzi alo 'mperadoree così fu fatto; e consigliarono assai sopra lanovità fattacome detto avemoper messer Iacopo de laColonna. E poi fue tratta fuori e pubblicata una nuova legge inquesto tenore: che il papail quale lo 'mperadore e 'l popolo diRoma intendea di chiamaree ogni altro che papa fossedebbia starene la città di Romae non partirsise non tre mesidell'annoe non dilungarsi da Roma da due giornate in sue alloraco la licenza del popolo di Roma; e quando fosse asente da Romaefosse richesto per lo popolo di Romach'egli tornasse in Roma; e sea le tre richeste non tornasses'intendesse essere casso del papatoe potessene chiamare un altro. E ciò fattosì perdonòil Bavero a tutti i Romani ch'erano stati e tratti a uccidere la suagente a la zuffa e battaglia che fu al ponte dell'isola; e questeleggi e perdono fece il Bavero per contentare il popolo di Roma. Enota ingiusta e non proveduta leggea imporre al pastore di santaChiesa costituzioni e modi di stare o andare contra la libertàdi santa Chiesae contra la somma podestà che deono avereesempre hanno avutai sommi pontefici.



LXXIII

Come Lodovico di Baviera colpopolo di Roma elessono antipapa contro al vero papa. Negli anni diCristo MCCCXXVIIIa dì XII di maggioil dìdell'Ascensione la mattina per tempocongregato il popolo di Romauomini e femmine che vi vollono andaredinanzi a Santo PietroLodovico di Baviera che si facea chiamare imperadore venne incoronatoe parato coll'abito imperiale in su il pergamoil quale era sopra legradora di San Pierocon molti cherici e religiosie co' capitanidel popolo di Romae intorno di lui molti de' suoi baroni; e fecevenire dinanzi a·ssé uno frate Pietro da Corvaranatode' confini tra 'l contado di Tiboli e Abruzziil quale eradell'ordine de' frati minoriinn-adietro tenuto buono uomo e disanta vita. E lui venutoil detto Bavero si rizzò in su lasediae 'l detto frate Piero fece sedere sotto il solicchio. E ciòfattosi levò frate Niccola di Fabbriano dell'ordine de'romitanie propuose in suo sermone queste parole: "ReversusPetrus ad se dixit: "Venit angelus Dominiet liberavit nos demanu Erodis ed de omnibus factionibus Iudeorum'"appropiando ildetto Bavero per l'angeloe papa Giovanni per Erode; e intornoa·cciò molte parole. E fatto il detto sermonevenneinnanzi il vescovo che fu di Vinegiae gridò tre volte alpopolo se voleano per papa il detto frate Pietro; e con tutto che 'lpopolo assai se ne turbassecredendosi avere papa romanoper temarispuosono in gridando che sì. E poi si levò ritto ilBaveroe letta per lo detto vescovo in una carta il decreto che aconfermazione del papa si costumal'appellò il detto BaveroNiccola papa quintoe diedegli l'anelloe misegli adosso il mantoe puoselo a·ssedere da la mano diritta di costa a sé; epoi si levaronoe con grande trionfo entrarono nella chiesa di SantoPietro; e detta la messacon grande festa n'andarono a mangiare. Diquesta lezione e confermagione del detto antipapa la buona gente diRoma forte si turbaronoparendo loro che 'l detto Bavero facessecontra fede e la santa Chiesa; e sapemmo poi di vero da la sua gentemedesimache quegli ch'erano saviparve loro ch'egli non facessebene; e molti per la detta cagione mai poi non gli furono fedeli comeprimaspezialmente quegli de la bassa Alamagna ch'erano co·llui.



LXXIV - Come la città d'Ostiafu presa per le galee del re Ruberto

Il sequente dìe che fuefatto l'antipapa XIIII galee armate del re Ruberto entrarono inTeveroe presono la città d'Ostia con grande danno de'Romani; e alquante de le dette galee vennono su per lo fiume delTevero infino a Santo Paoloscendendo in terrae ardendo case ecasalie levando grande preda di gente e di bestiame; onde i Romanimolto isbigottironogittando molte rampogne al signore. Per la qualcosa vi fece cavalcare a la detta Ostia VIIIc cavalieri di sua gentee molti Romani a piè a soldoi quali assalendo la terramolti ne furono morti e più fediti per gli molti balestrieridelle galee ch'erano in Ostiae così si tornarono in Roma condanno e con vergogna.



LXXV - Come l'antipapa fece VIIcardinali

A dì XV del mese di maggiodel detto anno l'antipapa fatto per Lodovico di Baviera fece VIIcardinalii nomi de' quali furono questi: il vescovo che fu dispostodi Vinegia per papa Giovanniil quale fu nipote del cardinale daPrato; l'abate di Santo Ambruogio di Milanoil quale anche fudisposto; uno abate d'Alamagnail quale lesse la sentenzia contrapapa Giovanni; frate Niccola da Fabbriano de' romitaniil quale èstato nominato in questoche sermonò contra papa Giovanni;l'altro fu messer Piero Orrighi e messer Gianni d'Arlotto popolani diRoma; l'altrol'arcivescovo che fu di Modona; e alcuno altro Romanon'elessei quali non vollono accettareavendo di ciòcoscienzach'era contra Dio e contra fede. Tutti questi detti disopra furono disposti di loro benifici per papa Giovanniperch'eranosismatici e ribelli di Santa Chiesai quali furono confermati per lodetto Lodovicosì come fosse imperadore; e egli fornìdi cavagli e d'arnesi l'antipapa e' detti suoi sismatici cardinali. Econ tutto che 'l sopradetto antipapa biasimava per via di spirito lericchezze e onori ch'usava il diritto papa e' suoi cardinali e glialtri parlati de la Chiesae tenea l'oppinione che Cristo fue tuttopovero e non ebbe propio comunee così doveano fare isuccessori di santo Pietro: egli pur sofferse e volle co' suoicardinali avere cavagli e famiglie vestite e cavalieri e donzelli eforniti d'arnesie usare larga mensa a mangiare sì come glialtri; e rimosse e diede molti benifici ecclesiastichi siccome papaannullando quegli dati per papa Giovannie dando larghi brivilegicon falsa bolla e per monetaperò che con tutto che 'l Baverol'avesse fornitocome avea potutoegli da sé era sìpovero di monetache per necessità convenne che 'l suo papae' suoi cardinali e loro corte fosse poverae per moneta dessebrivilegi e dignità e benifici. E fatte le dette coseildetto Bavero lasciò il suo papa ne' palagi di San Piero inRomae egli cogli più di sua gente si partì di Roma eandonne a Tibolia dì XVII del detto mese di maggio.



LXXVI - Come Lodovico di Baviera sifece ricoronare e confermare imperadore al suo antipapa

Sabatoa dì XXI delsopradetto mese di maggioil detto Bavero si partì da Tibolie venne a San Lorenzo fuori le Murae ivi albergòe tuttasua gente intorno acampata. Poi la domenica mattinail dì dela Pentecostaentrò in Romae 'l suo antipapa co' suoisismatici cardinali gli vennono incontro insino a San GiovanniLateranoe poi ne vennono per Roma insieme col detto Bavero; eismontati a Santo Pietroil Bavero mise a l'antipapa la berriuoladello scarlatto in capoe poi l'antipapa coronò da capoLodovico di Bavieraconfermandolosì come papaa esseredegno imperadore. E ciò fattoil detto Bavero confermòla sentenzia data per Arrigo imperadore contra lo re Ruberto e contrai Fiorentini e altri. E il detto antipapa in quegli giorni fecemarchese della Marcae conte di Romagnae conte in Campagnae ducadi Spuletoe fece più legati ne' detti luoghi e in Lombardia.E poi il Bavero si partì di Roma e andonne a Velletrielasciò sanatore in Roma Rinierifigliuolo che fu d'Uguiccioneda Faggiuolail quale martorizzò e fece ardere due buoniuominil'uno lombardoe l'altro toscanoperché diceano che'l detto frate Piero di Corvara non era né potea essere degnopapama era papa Giovanni XXII degno e santo.



LXXVII - Come gente del Bavero furonosconfitti presso a Narni

Nel detto anno MCCCXXVIIIa dìIIII di giugnoIIIIc cavalieri di quegli del Baverovenuti da Romacon MD pedonis'erano partiti da Todi per torre il castello di SantoGemini. Sentendo ciò gli Spuletinicon loro isforzo e con CCcavalieri di Perugia ch'erano in Spuletoch'andavano in Abruzzi inservigio del re Rubertosi misono in guato presso di Narnie iviebbe grande battaglia e ritenuta per gli Tedeschima per lo fortepasso la gente del Bavero rimasono sconfitti e mortie presi granparte.



LXXVIII - Come il Bavero adoperòcon sua oste in Campagna per passare nel Regnoe come si tornòa Roma

Nel detto annoa dì XI digiugnoil popolo di Roma co la gente del Bavero stati piùtempo ad assedio al castello della Mularanel quale era la gente delre Rubertoper difalta di vittuaglia s'arendé al popolo diRomaandandone sani e salvi la gente del rech'erano IIIc cavalierie Vc pedoni. E ciò fattoil Bavero colla detta oste andòa Cisternae arendési a·lluie' Tedeschi la rubaronotutta e arsono; e per caro di vittuaglia ch'ebbe nel campo delBaveroche vi valse o danari XVIII provigini il panee non ven'aveai Romani si partirono tutti e tornarsi in Roma; e 'l Baverotornando a Velletrique' della terra non ve lo lasciarono entrareper paura non rubassono la terra e ardessonocome aveano fatto aCisterna; per la qual cosa gli convenne stare di fuori a campo agrande misagio. E in quella stanza la gente del re Ruberto ch'eranoin Ostiaper tema non v'andasse l'oste del Baverola rubarono tuttae arsonoe abandonarla. Ancora nel detto dimoro a campo tra la gentedel Bavero ebbe grande dissensioneda' Tedeschi dell'alta Alamagna aquegli della bassaper cagione della preda di Cisterna e per lo carodella vittuaglia; e armarsi in campo l'una parte e l'altra percombattersi; onde il Bavero con gran fatica e promesse gli dipartìmandandone a Roma que' de la bassa Alamagnaed egli cogli altri sitornò a Tiboli dì XX di giugnoe là dimoròintorno d'uno mese per cercare via e modo d'entrare nel Regno; ma perpovertà di monetae per la carestia grande ch'era al paesee' passi forti e guardati dal duca di Calavra e da sua gentenons'ardì a metteree tornossi a Roma a dì XX di luglio.Lasceremo alquanto degli andamenti del Baveroe torneremo adietro araccontare d'altre novità avenute in questo tempo in Toscana eper l'universo mondoche ne sursono assai.



LXXIX - Come papa Giovanni aramatizzòdi scomunica il Bavero e' suoi seguaci

Nel detto anno MCCCXXVIIIdìXXX di marzopapa Giovanni appo Vignone aramatizzò discomunica il Bavero e' suoi seguacie dispuose Castruccio del ducatodi Lucca e di Lunie Piero Saccone de la signoria d'Arezzoed ognibrivilegio ricevuto dal Bavero per sentenzia cassò e annullò.



LXXX - Come fu pace tra·red'Inghilterra e quello di Scozia

Nel detto anno e mese di marzo sicompié l'accordo e pace tra·re d'Inghilterra e quellodi Scoziach'era durata la guerra... annicon grande danno eabassamento degl'Inghilesi; e feciono parentado insiemeche ilgiovane re d'Inghilterra diè per moglie la serocchia alfigliuolo del re di Scozia.



LXXXI - Come Castruccio fece rubellareMontemasso a' Sanesi

Nel detto annoa dì Xd'aprileCastruccio prima fatto rubellaree poi il fece fornireMontemassi in Maremmail quale certi gentili uomini maremmanichev'aveano ragionecol favore di Castruccio l'aveano rubellato adispetto de' Sanesi che v'erano ad ostee con battifollee'Fiorentini vi mandarono in loro soccorso CCL cavalierima giunsonotardisì che non poterono riparare a la forza dellacavalleria di Castruccio. Per la qual cosa i Sanesi mandaronoambasciadori a Pisa a Castruccioe dimandargli che non sitravagliasse contro a·lloro. Castruccio per ischernie de'Sanesi non fece loro null'altra rispostase non per una letterabiancach'altro non dicea se non: "Levate via chelchello"in sanesecioè il battifolle; onde i Sanesi forte ingrecaroe rinforzarvi l'assedio coll'aiuto de' Fiorentiniche vi mandaronoCCCL cavalierie per patti ebbono il detto Montemassi a dì...d'agosto MCCCXXVIII.



LXXXII - Come fu preso e disfatto ilcastello del Pozzo sopra Guisciana

Nel detto annoa dì XXVId'aprilele masnade de' Fiorentini ch'erano in Santa Maria a Montepresono il castelletto del Pozzo in su Guiscianail quale era moltorafforzato. Vegnendo la gente di Castruccio per fornirloe que' delcastello uscendo incontro per loro riceverele masnade de'Fiorentini entrarono in mezzo tra 'l castello e loroe misongli inisconfittae ebbono il Pozzoil quale i Fiorentini feciono dipresente diroccare infino a le fondamenta. Quello Pozzo Castruccioavea molto fatto afforzare e muraree tenealo per suo luogo propio.



LXXXIII - Come Castruccio corse la cittàdi Pisa e fecesene fare signore

In questi tempi e mese d'aprileCastruccio essendo in Pisae non parendogli che la terra si reggessebene a sua guisae convitando d'esserne al tutto signoree certigrandi e popolani di Pisai quali a la venuta del Bavero erano de lasetta di Castruccioallora erano contra lui per non volerlo persignoree aveano fatto trattato in Roma col Bavero ch'egli donassela signoria a la 'mperadriceacciò che Castruccio non avessela signoria; e così fece per danari ch'ebbe da' Pisani (laquale donna mandò a Pisa per suo vicario il conte d'Ottinghed'Alamagnail quale da Castruccio infintamente fu ricevuto)ma duedì apresso Castruccio con sua cavalleria e con gente a pièassai del contado di Lucca corse la città di Pisa due voltenon riguardando reverenza o signoria del Bavero o de la moglieeprese messer Bavosone d'Agobbioil quale il Bavero v'avea lasciatoper suo vicarioe messer Filippo da Caprona e più altrigrandi e popolani di Pisae per forza si fece eleggere signorelibero di Pisa per II annie ciò fu a dì XXVIIIId'aprile MCCCXXVIII; per la qual cosa il sopradetto conte d'Ottinghesi ritornò a Roma con onta e vergogna. Ben si disse cheCastruccio il contentò di monetaacciò che non sidolesse lui al Bavero né a la donna sua; ma di certo di questanovità nacque grande isdegno coperto dal Bavero a Castrucciodel quale sarebbe nato novità assai e diversese Castrucciofosse lungamente vivutocome innanzi faremo menzione.



LXXXIV - Come i Fiorentini renderono ilcastello di Mangone a messer Benuccio Salimbeni di Siena

Nel detto annoa dì XXXd'aprilei Fiorentini per volontà e comandamento del ducaloro signoree per certe rapresaglie e roba de' Fiorentini sostenuteda' Sanesirenderono contra loro buona voglia il castello di Mangonea messer Benuccio de' Salimbeni di Sienache vi cusava ragione perla mogliela quale fu figliuola del conte Nerone da Verniae nipotedel conte Alberto da Mangone; ma per certe ragioni e testamenti fatticon patti infra i conti da Mangonechi di loro rimanesse sanza redamaschio legittimorimanesse e Vernia e Mangone al Comune di Firenzee morto Alberto nullo ve ne rimaneae 'l Comune di Firenze n'avearagionee n'era in possessione. Per la qual cosa il popolo diFirenze molto si turbò di renderlo; ma per lo male stato delnostro Comunee per non recarne i Sanesi a nimicie non poterecontastare a la volontà del ducasi rendé per lo menoreocon patti che messer Benuccio ne dovesse con C fanti fare oste ecavalcate col Comune di Firenzee mandare uno palio di drappo ad oroper la festa del beato Giovanni.



LXXXV - Come Castruccio puosel'assedio a la città di Pistoia

Ne' detti tempi grande quistionenacque dal Comune di Firenze a messer Filippo di Sanginetoil qualeil duca di Calavra avea lasciato in suo luogo e capitano di guerra inFirenze per cagione che oltre a' patti di CCm fiorini d'oro che 'lduca avea l'anno per la sua signoria e per tenere M cavalieri (chenon ne tenea allora VIIIc)sì volea che' Fiorentinifornissono a loro spese la città di Pistoia e Santa Maria aMontee non bastava il costo de' soldatiche oltre a le masnade acavallo pagati de' danari de' Fiorentiniteneano i Fiorentini inPistoia M pedonie nel castello di Santa Maria a Monte Vc al lorosoldosì volea il detto messer Filippo si fornisse divittuaglia de la moneta del Comune le dette terree il duca ne voleae avea la signoria e dominazione libera de la detta città diPistoia e di Santa Maria a Monte. Onde isdegno e gara nacque grandetra' rettori di Firenze e il detto messer Filippo e' suoiconsiglieri; e non sanza giusta cagione de' Fiorentiniperòche 'l detto messer Filippo quando prese Pistoia l'avea co la suagente rubata e vota d'ogni sustanzae no·lla volea fornire divittuaglia de la pecunia che gli rimaneapagati i suoi cavalieridiCCm fiorini d'oroche bene lo potea fare largamenteanzi glirimandava al duca nel Regno. Onde i Fiorentini ingrecati eimbizzarriti per lo detto isdegnos'acrebbe grossamente danno sopradanno e pericolo sopra vergognacome innanzi faremo menzione; cheper ispesa di IIIIm fiorini d'oro si trovava chi forniva la cittàdi Pistoiache costò poi a' Fiorentini più di Cmcondanno e vergogna del Comune di Firenze e del duca che n'era signore.Questa discordia sentendo Castruccioe come Pistoia non era fornitaper più di due mesico la grande volontà ch'aveva diriprenderlae di vendicarsi di messer Filippo e de' Fiorentini del'onta che·lline parea avere ricevuta de la perdita di quellacome sollecito e valoroso signore vi mandò la sua genteinquantità di M cavalieri e popolo assaia l'assedioa dìXIII di maggio MCCCXXVIIIe egli rimase in Pisa a sollecitare difornire la detta oste. E mandòvi i Pisani per comunee colloro carroccioi più contra loro volontàe egli poivenne in persona nella detta oste a dì XXX maggio con tutto ilrimaso di sua gentee trovossi con XVIIc di cavalieri e popoloinnumerabilesì ch'elli cinse la città d'intornointorno di sua oste e con più battifollisì che nullovi potea entrare né uscireavendo tagliate le vie e fatti ifossi e isbarre e steccati di maravigliosa operaacciò chenullo potesse uscire di Pistoiané' Fiorentini impedire néassalire sua oste da l'altra parte.



LXXXVI - Come i Fiorentini fecionogrande oste per soccorrere la città di Pistoiae comeCastruccio l'ebbe a patti

Istando Castruccio a l'assedio diPistoia per lo modo ch'avemo detto di sopradando a la cittàsovente battaglie con gatti e grilli e torri di legname armateeriempiendo in alcuna parte de' fossima poco o niente vi potéfareperò che la terra era fortissima di mura con ispessetorricelle e berteschee poi steccata con dupplicati fossicomeCastruccio medesimo l'avea fatta afforzaree dentro avea per loComune di Firenze CCC cavalieri e M pedonibuona gente d'arme a laguardia e difensionesanza i cittadini guelfii quali soventeuscivano fuori assalendo il campo con danno de' nimici; e le masnadede' Fiorentini ch'erano in Prato spesso assalivano l'oste; ma pocolevavasì avea Castruccio afforzato il campo. In questastanza i Fiorentini feciono disfare e tagliare co' picconi la rocca ele mura e tutte case e fortezze del castello di Santa Maria a Montee misonvi fuocoe feciolla rovinare a dì XV di giugno deldetto annoper non avere a fornire tante guardie di castellae perla tenza ch'aveano de la detta guardia co la gente del ducasìcome dicemmo dinanzie per fare partire Castruccio da l'assedio diPistoiao asottigliare sua osteper venire a difendere Santa Mariaa Monte. Ma eglicome costante e valorosoniente si mosse daPistoiama raforzò l'asedio. I Fiorentini veggendo chePistoia era con difalta di vittuagliae non si potea fornire sanzapossente oste o per battaglia con Castrucciosì raunaronotutta loro amistàe ebbono dal legato di Lombardiail qualeera in BolognaVc cavalieriprestando loro per paga Xm fiorinid'oroe IIIIc cavalieri del Comune di Bolognae CC cavalieri delComune di Sienae gente di loro a piè con balestrae da CCCcavalieri tra di Volterrae San Gimignanoe Collee Pratoe'conti Guidi guelfi e altri amicie messer Filippo di Sanginetocapitano per lo duca VIIIc cavalieriche ne dovea avere Mper laqual difaltaoltre a quegliil Comune di Firenze ne soldòIIIIcLX sotto bandiere del Comuneonde furono capitani messer Giandi Bovilla di Francia e messer Vergiù di Landa di Piagenza. Eraunata la detta cavalleriala quale furono da XXVIc di cavalierimolto bella e buona gentela maggiore parte oltramontanie popolo apiè grandissimoe preso il gonfalone della Chiesae la crocedal legato cardinale ne la piazza di Santa Crocesi mosse di Firenzeil capitano con parte dell'oste martidì XIII di luglioeandonne a Prato; e il seguente e terzo dì apresso si mosse diFirenze tutta l'altra cavalleria e gente. E poi i·lunidìdì XVIIII di lugliouscì tutta l'oste de' Fiorentinidi Prato ordinata e schieratae puosonsi a campo di là dalponte Aglianae 'l seguente dì si puosono a le Capannelleequivi assai presso a l'oste di Castruccioispianando di concordiaintra le due ostiavendo Castruccio promessa e ingaggiata labattaglia. Tutto uno giorno stette l'oste de' Fiorentini ischieratain sul campo per combattere; ma Castruccio veggendo tanta buona gentea' Fiorentinie volonterosa di combattereed egli si sentia conassai meno cavallerianon si volle mettere a la fortuna de labattaglia; ma con grandissima sollecitudine e studio personalmenteintendea a fare imbarrare con alberi tagliati e fossi e steccatiintorno a la sua ostee spezialmente verso la parte ove avisava chel'oste de' Fiorentini si dovea porre. E così ingannati iFiorentini da Castruccio di non volere la battagliamossono loroschieree tennono a mano diritta verso tramontanae acamparsi alponte a la Bura; che s'avessono tenuto di costa al fiume dell'Ombroneda la mano sinestradi nicessità convenia che Castrucciovenisse a la battagliao Fiorentini fornissono per forza Pistoiaeentrassono tra la terra e Serravalleonde venia la vittuaglia al'oste di Castruccio. Ma a cui Idio vuole male gli toglie il senno;che presono pure il peggioree strinsonsi a' poggetti di Ripaltaove l'oste di Castruccio era più forte per lo sito delterrenoe dove avea più battifollie gente a pièinnumerabile a la difesa. E stando nel detto luogo da VIII giornibadaluccandosi sovente le genti de le due osti insiemema pocopoterono avanzare i Fiorentini; che s'aquistavano il giorno terrenola notte era ripreso e afforzato di steccati per la gente diCastruccio. E sturbò ancora molto la 'mpresache messerFilippo capitano per lo duca di Fiorentini alquanto amalòenon era bene inn-accordo col maliscalco che v'era colla cavalleria dela Chiesa e di Bolognache l'uno volea tenere una viae l'altroun'altra; e de' soldati de la Chiesache v'avea assa' Tedeschispesso passavano con fidanza a l'oste di Castruccioonde si presealquanta sospeccionee dissesi che Castruccio avea fatti corromperepiù conostaboli tedeschi de la gente de la Chiesa. E per ledette cagionie ancora che·legato da Bologna studiava diriavere la sua cavalleria per sue imprese di Romagnasì·ssiprese partito in Firenzeper lo men reodi fare tornare l'osteecavalcare in su quello di Pisae lasciare guernimento in Prato digente e di vittuagliasì che se Castruccio si levasse dal'assedio di Pistoiasi fornisse la terra. E così levato ilcampo e l'oste de' Fiorentinie schieratia dì XXVIII dilugliotrombatoe richesto Castruccio di battaglianon comparendosi partì l'oste e tornò in Pratoe gran partecavalcarono per la via di Signa in Valdarno di sotto; e faccendovista di passare Guisciana per andare verso Luccae parte nepassaronoil maliscalco de la Chiesa con grande cavalleria e pedonicorsono sopra quello di Pisae presono e arsono il Ponte ad Era; epoi per forza combattendo presono il fosso Arnonico e uccisonvi epresono molte genti: e simile presono Cascinae corsono a SanSavinoe infino presso al borgo di San Marco di Pisaavendo moltipregioni e grandissima predaperò che' Pisani non siprendeano guardiatrovandogli a mangiare co le tavole messee nonv'avea cavalieri né genti a la difesache tutti erano al'oste di Pistoia; sì che infino a le porte di Pisa poteanocavalcare sanza contradio. Castruccio per cavalcata che la gente de'Fiorentini facessono in su quello di Lucca o di Pisanon si mossedall'asedio di Pistoiasentendo ch'era stretta di vittuagliae que'd'entrod'onde era capitano messer Simone de la Tosaisbigottitiveggendo partita l'oste de' Fiorentinie non aveano potutofornirglied era loro fallita la vittuagliacercarono trattato conCastruccio di rendere la terrasalve le persone con ciò chese ne potessono portaree chi volesse essere cittadino di Pistoiarimanesse. E così fu fatto; e arrendessi Pistoia a Castrucciomercoledì mattina a dì III d'agostogli anni di CristoMCCCXXVIII. E nota se questa impresa fu con grande vergogna e danno espesa de' Fiorentinie quasi incredibile a dovere potere esserecheCastruccio tenesse l'assedio con XVIc di cavalieri o làintornoe' Fiorentiniche n'aveano tra nell'oste e in Pistoia IIImcavalieri o piùmolto buona gente e popolo grandissimononpoterlo levare da campo. Ma quello che per Dio è permessonulla forza né senno umano può contastare.



LXXXVII - Come morì il ducaCastruccio signore di Pisa e di Lucca e di Pistoiae messer Galeassode' Visconti di Milano

Come Castruccio ebbe racquistataPistoia per suo grande senno e studio e prodezza per lo modo chedetto avemosì riformò e rifornì la terra digente e di vittuagliae rimisevi i Ghibellinie tornò a lacittà di Lucca con grande trionfo e gloria a modo ditriunfante imperadoree trovossi in sul colmo d'essere temuto eridottatoe bene aventuroso di sue impresepiù che fossestato nullo signore o tiranno italianopassati CCC anniritrovandone il vero per le croniche; e con questosignore dellacittà di Pisae di Luccae di Pistoiae di Lunigianae digran parte de la riviera di Genova di levantee trovossi signore dipiù di IIIc castella murate. Ma come piacque a Dioil qualeper lo debito di natura raguaglia il grande col piccoloe·riccocol poveroper soperchio di disordinata fatica presa nell'oste aPistoiastando armatoandando a cavallo e talora a piè asollecitare le guardie e' ripari di sua ostefaccendo fare fortezzee tagliatee talora cominciava colle sue mani acciò checiascuno lavorasse al caldo del sole leonesì gli prese unafebbre continuaonde cadde forte malato. E per simile modopartendosi l'oste da Pistoiamolta buona gente di quella diCastruccio amalaro e morirne assai. Intra gli altri notabili uominimesser Galeasso de' Visconti di Melanoil quale era in servigio diCastruccioamalò al castello di Pesciae in quello in cortotermine morì scomunicato assai poveramentech'era stato cosìgrande signore e tirannoche innanzi che 'l Bavero gli togliesse lostato era signore di Melano e di VII altre città vicine al suoséguitocom'era PaviaLodiChermonaCommoBergamoNoarae Vercellie morì vilmente soldato a la mercé diCastruccio. E così mostra che i giudici di Dio possonoindugiarema non preterire. Castruccio innanzi ch'egli amalassesentendo che 'l Bavero tornava da Romae parendogli averlo offeso inisturbargli la sua impresa del Regno per lo suo dimoro in Toscanaepresa la città di Pisa a sua signoria contra sua volontàe mandamentotemette di luie ch'egli nol levasse di signoria e distatocome avea fatto Galeasso di Melanosi fece cercare trattatod'accordo segretamente co' Fiorentini; macome piacque a Dioglisopravenne la malatiasì che si rimasee lui agravato ordinòsuo testamentolasciando Arrigo suo primo figliuolo duca di Lucca; eche sì tosto come fosse mortosanza fare lamentodovesseandare in Pisa co la sua cavalleria e correre la cittàerecarla a sua signoria. E ciò fattopassò di questavita sabato a dì III di settembre MCCCXXVIII. QuestoCastruccio fu della persona molto destrogranded'assai avenanteformaschiettoe non grossobiancoe pendea in palidoi capeglidiritti e biondi con assai grazioso viso: era d'etade di XLVII anniquando morì. E poco innanzi a la sua morte conoscendosimoriredisse a più de' suoi distretti amici: "Io miveggo moriree morto mevedrete disasseroncato"in suovolgare luccheseche viene a dire in più aperto volgare:"Vedrete revoluzione"overo in sentenzia lucchese: "Vedraimondo andare". E bene profetezzòcome innanzi potretecomprendere.

E per quello che poi sapemmo da'suoi più privati parentiegli si confessò e prese ilsagramento e l'olio santo divotamente; ma rimase con grande erroreche mai non riconobbe sé avere offeso a Dio per offensionefatta contra santa Chiesafaccendosi coscienza che giustamenteavesse operato per lo 'mperio e suo Comune. E poi che in questo statopassòe tennesi celata la sua morte infino a dì X disettembretanto che com'egli avea lasciatocorse Arrigo suofigliuolo co la sua cavalleria la città di Lucca e quella diPisae ruppono il popolo di Pisa combattendo ovunque trovaronoriparo. E ciò fattotornò in Lucca e feciono illamentovestendosi tutta sua gente a neroe con X cavagli covertidi drappi di seta e con X bandiere; dell'arme dello 'mperio duee diquelle del ducato duee della sua propia duee una del Comune diPisae simile di quello di Lucca e di Pistoia e di Luni. Esoppellissi a grande onore in Lucca al luogo de' frati minori di sanFrancesco a dì XIIII di settembre. Questo Castruccio fu unovaloroso e magnanimo tirannnosavio e accortoe sollecito efaticantee prode in armee bene proveduto in guerrae moltoaventuroso di sue impresee molto temuto e ridottatoe al suo tempofece di belle e notabili cosee fu uno grande fragello a' suoicittadinie a' Fiorentini e a' Pisani e Pistolesi e a tutti iToscani in XV anni ch'egli signoreggiò Lucca: assai fu crudelein fare morire e tormentare uominiingrato de' servigi ricevuti insuoi bisogni e necessitadie vago di gente e amici nuovievanaglorioso molto per avere stato e signoria; e al tutto si credetteessere signore di Firenze e re in Toscana. Della sua morte sirallegrarono e rassicurarono molto i Fiorentinie appena poteanocredere che fosse morto. Di questa morte di Castruccio ci cade difare memoria a noi autorea cui avenne il caso. Essendo noi ingrande turbazione della persecuzione che facea al nostro Comunelaquale ci parea quasi impossibiledogliendone per nostra lettera amaestro Dionigio dal Borgo a San Sepolcronostro amico e divotodell'ordine degli agostinimaestro in Parigi in divinità efilosofiapregando m'avisasse quando avrebbe fine la nostraaversitàmi rispuose per sua lettera in brievee disse: "Ioveggio Castruccio morto; e alla fine della guerra voi avrete lasignoria di Lucca per mano d'uno ch'avrà l'arme nera e rossacon grande affannoispendioe vergogna del vostro Comunee pocotempo la gioirete". Avemmo la detta lettera da Parigi in quegligiorni che Castruccio avea avuta la vittoria di Pistoia di su dettae riscrivendo al maestro com'elli Castruccio era nella maggiore pompae stato che fosse mairispuosemi di presente: "Io raffermo ciòti scrissi per l'altra lettera; e se Idio nonn-ha mutato il suogiudicio e il corso del cieloio veggio Castruccio morto esotterrato". E com'io ebbi questa letterala mostrai a' mieicompagni priorich'era allora di quello collegioche pochi dìinnanzi era morto Castruccioe in tutte le sue parti il giudicio delmaestro Dionigio fu profezia.

Lasceremo alquanto delle novitàdi Toscanae faremo incidenza faccendo menzione d'altre cose che inquesti tempi furono in più parti del mondoe degli andamentidel Baveroil quale era rimaso a Romatornando poi a nostra materiade' fatti di Firenze.



LXXXVIII - Come Filippo di Valos fucoronato re di Francia

Nel detto anno MCCCXXVIII dimaggioa l'ottava di Pentecostamesser Filippo di Valosfigliuoloche fu di messer Carlo di Valosa cui succedette il reame diFranciaperò che di niuno de' tre suoi cuginich'erano statire di Francia e figliuoli del re Filippo il Bellonon rimase niunofigliolo maschiofu coronato re di Francia a la città di Rensco la moglie a grande festa e onore; e ciò fattoristituìil reame di Navarra al figliuolo che fu di messer Luis di Francia suocuginofaccendogline omaggioche gli succedea per dote de lamoglieche fu figliuola del re Luis che fu re di Franciapersuccessione del re Filippo suo padree re di Navarra per lo retaggiodella reina Giovanna sua madree per aquitarlo della quistionech'egli avea mossadicendo ch'era vero reda del reame di Francia perla mogliech'era figliuola del re Luigi maggiore de' fratellifigliuolo del re Filippo il Belloe così suo cugino com'egli.E in quella coronazioneordinato saviamente lo stato del reamee'ordinò d'andare con tutto suo podere sopra i Fiamminghiiquali s'erano rubellati da la signoria de·reamee cacciato illoro conte e signore.



LXXXIX - Come il detto re di Franciasconfisse i Fiamminghi a Cassella

Ne' detti tempiessendo queglidi Bruggia e di tutte le terre de la marina di Fiandra rubellato aLuis conte di Fiandra loro signorecome adietro in alcuna partefacemmo menzionee Luis uscito di loro pregionestando nella villadi Guantopiù volte gli feciono oste adossoe l'assalironoe cacciarono del paese tutti i nobili e i grandi borgesi; onde ildetto conte andò in Francia e al suo sovrano signorecioèa Filippo di Valos nuovo re di Franciadolendosi di quello che glifaceano i Fiamminghi suoi vassallia' quali il detto re di Franciamandò comandando che dovessono tenere il conte per lorosignore e rimetterlo in suo stato: i quali disobedientie conorgoglio rispondendo che non erano aconci d'ubbidire né 'lconte né luilo re ricordandosi de le 'ngiurie e vergognefatte per gli Fiamminghi a' suoi anticessori e a la casa di Franciasì s'aparecchiò d'andare ad oste sopra loro; e congrande esercito si mosse con tutta la baronia di Franciae oltre a'Franceschi menò seco il conte di Savoiae 'l Dalfino diViennae 'l conte d'Analdoe quello di Barie quello di Namurroepiù altri baroni di Brabante e di confini de la Magnai qualierano suoi amici e al suo servigioe con numero di più diXIIm cavalieri e popolo grandissimo a pièe co la detta ostesi mosse di Franciae andonne in Fiandra. I Fiamminghi nonispaventati sentendosi venire adosso sì grande esercitomacome valorosi e franchi lasciando ogni loro arte e mestierepercomune vennono tutti a piede a le frontiere di Fiandrae puosonsi acampo in sul poggio di Cassella per contradiare il re di Francia chenon entrasse in loro paese. Lo re di Francia con sua oste s'acampòa piè del detto poggioe quivi stettono più giornisanza assalire l'una oste l'altrase non di scaramucci e badalucchiperò che ciascuna oste era in luogo forte. A la fine tantos'asicurarono le due ostiche quasi nullo stava armato per losoperchio caldo ch'era allora. E' Fiamminghi sagacementeper saperelo stato e essere dell'oste de' Franceschivi mandarono unopesciaiuolo di Bruggia a vendere pescimolto savio e avedutoe chesapeva bene il francescoil quale avea nome Gialucolaed era de'maggiori maestri dell'osteil quale per la sua patria si mise apericolo di mortee più giorni vendendo i suoi pesciusòe stette nell'oste de' Franceschie vide e conobbe loro condizione estato; e tornato a' suoidisse tuttocom'era a·lloro leggeredi prendere il re di Francia e sconfiggere tutta sua ostesevolessono essere valentiperò che per lo caldo non istavanoarmati né in nulla guardia. E fé ordinare di farerichiedere il re di battaglia ordinata il dì di santoBartolomeo d'agostoch'è a dì XXIIII del mese; la qualcosa per lo re e per tutta sua gente fu accettata allegramente. E poidisse a' suoi: "A noi conviene usare inganno con prodezza. Il reattende la giornata ordinata di battagliae in questo mezzo non faquasi guardiae spezialemente il meriggio per lo caldo si spoglianoe dormono tutti.

Armianci segretamenteesubitamente assaliamo l'ostee io con certi eletti n'anderòdiritto a la tenda del reche la so bene". E com'ebbe detto eordinatocosì fu fattoche a dì XXIII d'agostoglianni di Cristo MCCCXXVIIIdì II innanzi il giorno de labattaglia ordinatai Fiamminghi armati di corazze in sul pienomeriggiosanza fare nullo romore né di trombe néd'altro stormentoscesono del poggio di Cassellae assalirono ilcampo e l'oste del re di Franciache non se ne prendeano nullaguardiacon grande danno e mortalità de' Franceschi per modochecome aveano ordinato i Fiamminghivenia fatto di mettereinn-isconfitta il re di Francia e sua oste. E già ilsopradetto pesciaiuolo con sua compagnia era venuto sanza contastoniuno infino a la tenda del reil quale re da' detti assalitori fu acondizione di mortee con grande fatica e rischio apena potéricoverare a cavallo. Ma che impedì i Fiamminghicome piacquea Dioil venire soperchio armati di corazzee 'l caldo era grandeonde non si poteano per istanchezza del corso ch'aveano fattoreggerema molti ne traffelaroe d'altra parte il conte d'Analdo equello di Bari e quello di Namurro con loro gentei quali eranoco·lloro tende a l'estremità dell'ostee non istavanonell'agio né morbidezze de' Franceschima sanza dormirestavano armati a la tedescacome s'avidono della scesa de'Fiamminghimontarono a cavallo e misonsi al contastoonde iFranceschi ebbono alcuno riparoe vennonsi armando e montando acavallo. Per la qual cosa la battaglia de' Franceschi rinforzòe i Fiamminghi per istraccamento di loro soperchie armi affieboliroonde in quello giornocome piacque a Diofurono sconfitti iFiamminghie morirne in sul campo più di XIIme gli altri sifuggirono chi qua e chi là per lo paese. E ciò fattoil re con sua oste ebbe incontanente Popolinghee poi la buona villad'Iproe venne verso Bruggia. Quegli ch'erano rimasi in Bruggiacontradi del re e del conte si teneano fortecredendo guarentire laterra; ma come piacque a Dioe quasi fu uno miracolole donne efemmine di Bruggia congregate insiemepresono bandiere dell'arme delconte correndo in su la piazza dell'Alla di Bruggiagridando in lorolingua: "Viva il contee muoiano i traditori!"; per laquale sommozione i detti caporali per paura si partironoe le donnemandarono per lo conteil qual era ad Andriborgoe diedongli lasignoria della terra; e poi vi venne il re di Francia con grandefestae risagì signore il detto conte de la contea di Fiandradal fiume de la Liscia in làaquetandolo d'ogni spesa ch'aveafatta ne la detta ostee amonendolo che fosse buono signoree siguardasse che per sua difalta non perdesse la contea più; chese ciò gli avenissegli torrebbe la terra. E ciòfattosi tornò lo re in Francia con grande vittoria etrionfoe 'l conte rimase in Fiandra e fece abattere tutte lefortezze di Bruggia e d'Iproe fece morire tra più volte dimala morte più di Xm Fiamminghi de la Comunei quali eranostati caporali e cominciatori de la disensione e rubellazione. Questafu notabile e grande vendetta e mutazione di stato che Idio permisede' Fiamminghi per abbattere l'orgoglio e ingratitudine che 'l dettoscomunato popolo aveano presa sopra i Franceschi per la vittoriach'aveano avuta sopra loro l'anno del MCCCI a Coltraie piùaltrecome in que' tempi facemmo menzionee però n'avemofatta più distesa memoria.



XC - Come fu canonizzato santoPietro di Morronepapa Celestino

Nel detto anno MCCCXXVIII papaGiovanni co' suo' cardinali apo la città di Vignone inProenzaov'era la cortecanonizzò santo Pietro di Morroneil quale fu papa Celestino Vonde al suo tempoche fu gli anni diCristo MCCLXXXXIIIIfacemmo adietro compiutamente menzione; il qualerinunziò il papato per utile di sua animae tornossi al suoromitaggio al Morrone a fare penitenzia; e in sua vitae poi dopo lasua mortefece Idio per lui nel paese d'Abruzzi molti miracolie lasua festa si celebrò dì XVIII di maggioe il corpo suoimbolato del castello di Fummone in Campagnareverentemente fuportato nella città dell'Aquila.



XCI - Come gli usciti di Genovapresono Volteri e riperdero

Nel detto annoa dì VI digiugnogli usciti di Genova ch'erano in Saona presono per forza ilcastello di Volteri presso a Genovamettendo a morte chiunque vitrovarono dentroma poco il tennonoche' Genovesi v'andarono adoste per terra e per maree riebbollo a patti.



XCII - Come quegli di Pavia rubaronola moneta che 'l papa mandava a' suoi cavalieri

Nel detto annoa l'entrante dilugliovegnendo da corte da Vignone la paga de' soldati che·llaChiesa tenea col suo legato in Lombardiai quali danari erano inquantità di LXm fiorini d'oro a la guardia di CL cavalieripassando per lo contado di Pavia di qua dal fiume di Pole masnadedi Pavia ribelli della Chiesafatta posta della venuta de la dettamonetae messisi in aguatoessendo passati parte de la dettascortasì assalirono il rimanente e misongli in rottaepresono parte del tesoroche furono più di XXXm fiorinid'orosanza i pregioni e cavagli e somieri e arnesi.



XCIII - Come la gente del re Rubertopresono Alagna

Nel detto annoa l'entrante dilugliola gente del re Ruberto in quantità d'ottocentocavalieriond'era capitano il dispoto di Romania nipote del dettoree il conte Novello di quegli del Balzopresono e entrarono perforza ne la città d'Alagna in Campagna col favore de' nipotiche furono di papa Bonifazioe cacciarne con battaglia tutti iseguaci del Baveroil quale si facea chiamare imperadoreonde fugrande favore al re Rubertoe il contradio al detto Bavero. Neldetto annoa dì XVII di luglioi Ghibellini de la Marca concavalieri d'Arezzo vennono in quantità di Vc cavalierisubitamente sopra la città da Rimineper condottadell'arciprete de' Malatesti ribello di Riminee presono i borghima poi per forza ne furono cacciati con danno e con vergogna diquegli usciti di Rimine. Nel detto anno e mese di luglio ne la cittàdi Vignone in Proenzaove era la corte di Romafu grandissimodiluvio d'acqua per crescimento di Rodano; che per diverse pioggecadute in Borgognae nevi strutte a le montagneil Rodano crebbe sìdisordinatamenteche uscì de' suoi terminie infinito dannofece in Valdirodanoe in Vignone guastò più di M caselungo la rivae molte genti anegarono. Nel detto anno e mese diluglio Alberghettinoche tenea Faenzavenne ad acordo ecomandamento del papacioè del legato del papa a Bologna.



XCIV - Come i Parmigiani e' Reggianisi rubellarono dal legato e dalla Chiesa di Roma

Nel detto annoil primo dìd'agostoquegli della città di Parma con trattato de' Rossiche n'erano signori rubellarono Parma a la signoria de la Chiesaecacciarne la gente e uficiali del legatoopponendo che glioppressavano troppoed era pur verocon tutto ch'eglino pure aveanomale in animoe in più casi erano stati mali Guelfi e nonfedeli a parte di Chiesa. E per simile modo il seguente dì sirubellarono i Reggianie feciono lega con messer Cane signore diVerona e con Castruccioonde i Fiorentini e gli altri Guelfi diToscana ne sbigottirono assai.



XCV - Come il Baveroche si faceachiamare imperadorecol suo antipapa si partì di Roma e vennea Viterbo

Nel detto tempogli anni diCristo MCCCXXVIIIessendo il sopradetto Bavero in Roma in poverostato di monetaperché gli aveano fallato il re Federigo diCicilia e que' di Saona usciti di Genova e gli altri Ghibellinid'Italia di venire con loro armata e con moneta al tempo promesso; ela sua gente già per difetti venuta in discordia e da' Romanimale vedutie la gente del re Ruberto già presa forza inCampagna e in terra di Romasì s'avisò il detto Baveroche in Roma non potea più dimorare sanza pericolo di sée di sua gentesi mandò il suo maliscalco a Viterbo con VIIIccavalieried egli appresso si partì di Roma col suo antipapae' suoi cardinali a dì IIII d'agosto del detto annoe giunsea Viterbo a dì VI d'agosto. E a la sua partita i Romani glifeciono molta ligioneisgridando lui e 'l falso papa e loro genteechiamandogli eretici e scomunicatie gridando: "Muoianomuoianoe viva la santa Chiesa!"; e fedirono co' sassieuccisono di loro gente; e lo 'ngrato popolo gli fece la coda romanaonde il Bavero ebbe grande paurae andonne in caccia e con vergogna.E la notte medesima ch'egli s'era il dì dinanzi partito entròin Roma Bertoldo Orsini nipote del legato cardinale con sua genteela mattina vennero messer Stefano della Colonnae furono fattisanatori del popolo di Roma. E a dì VIII d'agosto vennono illegato cardinale e messer Nepoleone Orsini con loro seguaci congrande festa e onore; e riformata la santa città di Roma de lasignoria di santa Chiesafeciono molti processi contra il dannatoBavero e contra il falso papae su la piazza di Campidoglio arsonotutti i loro ordini e brivilegi; ed eziandio i fanciugli di Romaandavano a' mortoriov'erano sotterrati i corpi de' morti Tedeschi ed'altri ch'aveano seguitato il Baveroe iscavati de le monimenta glitranavano per Roma e gittavangli in Tevero. Le quali cose per giustasentenzia di Dio furono al Bavero e al suo antipapa e a' loro seguacigrande brobbio e abbominazionee segni di loro rovina e abassamento.E per la loro partita si fuggirono di Roma Sciarra de la ColonnaeIacopo Savellie i loro seguacii quali erano stati caporali didare la signoria di Roma al Baveroe di molti furono abattuti eguasti i loro palazzi e benie condannati. E poi a dì XVIIId'agosto entrò in Roma messer Guiglielmo d'Ebole con VIIIccavalieri del re Ruberto e gente a piè assai con grande onore:onde la città fu tutta sicurae riformata a l'ubbidienza disanta Chiesa e del re Ruberto.



XCVI - Come il Bavero andò aoste a Bolsena con trattato d'avere la città d'Orbivieto

Come il Bavero fu in Viterbo consua genteil quale avea ancora più di MMD cavalieri tedeschisanza gl'Italianisì venne a oste sopra il contadod'Orbivietoe prese più loro castella e villatefaccendogrande danno. E a dì X d'agostol'anno dettosi puose a osteal castello di Bolsenaal quale fece dare continue battaglie; ma lasua stanza era in quello luogo per uno trattato ch'avea in Orbivietoche gli dovea essere data la terra la vilia di santa Maria d'agostoch'è loro principale festa: andando i cittadini a l'offertaitraditori d'entro doveano dare la terra per la porta che vae versoBagnorea. E già v'era cavalcato il suo maliscalco con Mcavalierima come piacque a nostra Donnasi scoperse il dettotradimento in sul punto che giunse il maliscalcoe' traditori presie giustiziati. E quando fu fallito al Bavero il suo intendimentoildì appresso si partì coll'oste da Bolsena e tornossi aViterboe poi a dì XVII d'agosto si partì di Viterbocol suo falso papa e' suoi cardinali e tutta sua gentee venne a lacittà di Todinon oservando i patti a' Todini che gli aveanodati IIIIm fiorini d'oroacciò che non entrasse in loroterra; e venuto in Todiimpuose a' Todini Xm fiorini d'oroecaccionne i Guelfie l'antipapa per bisogno di danari spogliòSanto Fortunato di tutti i gioelli e santuarie infino a le lampaneche v'erano d'arientoche valea grande tesoro. E stando il Bavero inTodisì mandò il conte d'Ottinghe con Vc cavalieri perconte in Romagnail quale co la forza de' Ghibellini di Romagnacavalcarono infino a le porte d'Imolaardendo e guastando; e d'altraparte il detto Bavero fece cavalcare il suo maliscalco con Mcavalieri a Fulignocredendo avere la terra per tradimento; ma comepiacque a Dionon venne fattoonde si tornarono a Todiardendo edibruciando e levando prede per le terre del Ducato.



XCVII - Come il Bavero essendo a Todiordinò di venire sopra la città di Firenzeel'apparecchiamento che feciono i Fiorentini

Ne' detti tempi essendo il Baveroin Todie perseguitando con tanta rovina e Romagna e 'l Ducatoeessendo molto infestato da' Ghibellini usciti di Firenze e gliAretini e gli altri Toscani di parte d'imperioche dovesse venire adArezzo per venire da quella parte a oste sopra la città diFirenzecon ordine fattache Castruccioche ancora vivea e eramolto montato per la vittoria avuta sopra i Fiorentini de la cittàdi Pistoiacon sua oste dovesse venire per lo piano di verso Pratoe gli Ubaldini co la forza del conte d'Ottinghe e de' Ghibellini diRomagna rubellare il Mugelloe da tutte parti chiudere le strade a'Fiorentinimostrando al detto Bavero chevinta la città diFirenze (che assai gli era possibile)era signore di Toscana e diLombardiae poi assai leggermente potea conquistare il regno diPuglia sopra il re Ruberto; onde il detto Bavero a·cciòs'accordòe già avea questo preso per consiglioefece cominciare l'apparecchiamento per la sua venuta ad Arezzo. IFiorentini ebbono grandissima paurae bisognava benech'egli era insul tempo de la ricoltae era carestia e scarso di vittuagliaondese fosse seguita la detta venuta del Baveroe il detto ordine presoper gli Ghibellinii Fiorentini erano in grande pericolo di potereguerentire la cittadee da molte parti erano spaventativeggendosicircundati di sì possenti tiranni e nimici. Ma però nonsi disperaro né si gittarono tra vili e cattiviperòche vile perisce chi a viltà s'appoggia; e piccolo riparo erispitto molti casi fortuiti passa. Onde i Fiorentini presonoconforto e vigoree con grande consiglio e sollecitudine fecionorafforzare le castella di Valdarnocioè MonteguarchieCastello San Giovannie Castello Francoe l'Ancisae guernire divittuaglia e d'ogni guernimento da difenzione e guerra; e mandarvi inciascuna terra due capitani de' maggiori cittadiniuno grande e unopopolanocon masnade a cavallo e con grande quantità di buonibalestrieri. E per simile modo feciono guernire Prato e Signa eArtiminoe tutte le castella di Valdarno di sottoe fecionoisgombrare di vittuaglia e strame tutto il contadoe recare a lacittà o a terre forti e murateacciò che' nimici nontrovassono di che vivere per loro e per loro bestie. E mandarono perloro amistadie grande guardia si facea di dì e di notte nela cittàe a le porte e a le torri e murae faccendorafforzare ovunque la città era debole; e come franchi uominierano disposti a sostenere ogni passione e distretta per mantenerecoll'aiuto di Dio la cittade. E ordinarono di mandare al re Ruberto eal ducae così fecionoche rimossa ogni cagioneil ducapersonalmente co le sue forze venisse a la difensione della cittàdi Firenze; e se non venisseil Comune era fermoche le CCm difiorini d'oro che davano al duca per suoi gaggi secondo i pattidinon pagarglise non tanti solamente quanto montassono i gaggi de'cavalieri che tenea messer Filippo di Sangineto suo capitanochepoteano montare l'anno CXm di fiorini d'oro; e il rimanente voleanoper lo Comune per fornire la guerra. De la quale richesta il re e 'lduca molto si turbarono; ma veggendo il bisogno de' Fiorentiniperònon volle mettere in aventura la persona del duca contra il Baveroma ordinarono di mandare messer Beltramon del Balzo con IIIIccavalieri a suo soldo per contentare i Fiorentini. Ma tardi era ilsoccorso; ma come piacque a Dioche mai non venne meno la suamisericordia a le strette necessitadi del nostro Comuneinbrevissimo tempo ci diliberò del tiranno Castruccio per suamortecome adietro facemmo menzionee poi di diverse e variemutazioni e novità ch'avennono al dannato Baverocome innanzifaremo menzione; e non solamente Idio ci guarentìma ciadirizzò in vittorieprosperitàe buono stato.



XCVIII - Come fu morto il tirannomesser Passerino signore di Mantova

Nel detto annoa dì XIIIId'agostoLuisi da Gonzaga di Mantovacon trattato fatto con messerCane signore di Verona e coll'aiuto de' suoi cavalieri venutisegretamente a Mantovatradì messere Passerinoe corse lacittà di Mantova gridando: "Viva il popoloe muoiamesser Passerino e le sue gabelle!"e con questa furia vegnendoin su la piazzatrovando il detto messer Passerino isproveduto edisarmato vegnendo a cavallo a la detta gente per sapere perchéil romore fosseil detto Luisi gli diede d'una spada in testaond'egli morì di presente; e poi prese il figliuolo e 'lnipote del detto messer Passerinoil quale suo figliuolo era fellonee reoe degnamente gli fece morire per mano del figliuolo di messerFrancesco de la Mirandolacui messer Passerino per tradimento e atorto avea fatto morire; e poi si fece signore de la terra. E cosìsi mostra il giudicio di Dio per la parola del suo santo Vangelio"Io ucciderò il nimico mio col nimico mio"abbattendo l'uno tiranno per l'altro. Questo messer Passerino fu dela casa de' Bonaposi di Mantovae gli antichi furono Guelfi; ma peressere signore e tiranno si fece Ghibellinocacciando i suoimedesimi e ogni possente di Mantova. Fu piccolo de la personamamolto savio e proveduto e riccoe fu signore in Mantova lungo tempoe di Modanae sconfisse i Bolognesicome adietro facemmo menzionel'anno MCCCXXV; ma dopo il colmo de la detta sua gloria e vittoriaogni dì venne abassando suo statocome piacque a Dio.



XCIX - Come quegli di Fermo de laMarca presono San Lupidio

Nel detto anno e mese d'agostoquegli de la città di Fermo de la Marca presono per tradimentoil castello di San Lupidioe corsollo e rubarlo tuttoe cacciarne iGuelfi con molta uccisionee quasi la detta terra fu distrutta.



C - Come i Sanesi ebbonoMontemassi co la forza de' Fiorentini

Nel detto anno e mese d'agosto iFiorentininon istanchi né sbigottiti per la tornata delBavero in Toscanamandarono in aiuto de' Sanesi Vc cavalieriondefu capitano messer Testa Tornaquinciper difendergli da la forza diCastruccioil quale avea mandati in Maremma VIc de' suoi cavalieriper levare i Sanesi da oste dal castello di Montemassie giàaveano preso e rubato e arso il castello di Pavanico; e di certo iSanesi non aveano podere di tenere campose non fosse la forza de'Fiorentiniche incontanente la gente di Castruccio si ritrassee'Sanesi ebbono il castello a pattirendendosi a sicurtà ne lemani de' Fiorentini a dì XXVII d'agosto. Lasceremo de' fattiuniversali degli stranie torneremo al processo e andamenti delBavero.



CI - Come don Piero di Cicilia cola sua armata e di quegli di Saona vennono in aiuto del Baveroecome arrivarono a Pisalà dov'era il detto Bavero

Nel detto anno MCCCXXVIIIdelmese d'agostodon Pieroche re Piero si facea chiamarefigliuolodi Federigo signore di Ciciliacon LXXXIIII tra galee e uscieriecon III navi grosse e più legni sottilitra di Cicilia edegli usciti di Genova ch'abitavano in Saonavennono al soccorso delBavero detto imperadore con VIc cavalieri tra Catalani e Ciciliani eLatini; e tutto che secondo l'ordine e promessa giugnessono tardi alsuo soccorsopuosono in più parti nel Regnoprima inCalavrae poi ad Ischiae poi sopra Gaetaseguendo la stinea de lamarinafaccendo danno e correrie a le terre del re Ruberto sanzacontasto niuno. E poi in terra di Roma presono Asturi e vennono infoce di Teverocredendo che 'l Bavero fosse a Roma; e nontrovandologuastarono intorno a Orbitelloe arrivarono a Corneto; edi là sentendo novelle che 'l Bavero era a Todigli mandaronoambasciadori che venisse a la marina a parlamentare co·lloroil quale Bavero avendo le dette novellemutò consiglio delvenire verso Firenze per la via d'Arezzoe partissi da Todi a dìXXXI d'agosto col suo antipapa e tutta sua corte e gentee venne aViterboe là lasciò il detto antipapa e la 'mperadricee l'altra gentee con VIIIc cavalieri andò a Corneto a donPiero; e là scendendo que' signori in terrastettono inparlamento alquanti giorni con grandi contasti e riprensioniperchél'armata non era venuta al tempo promessoe domandava il Bavero idanari promessi per gli patti. Don Piero e suo consiglio il richiedeache venisse sopra le terre del re Rubertoe egli verrebbe col'armata per mare e darebbegli la moneta promessach'erano XXm onced'oro. In questo contasto ebbono novelle e ambasciadori da' Pisanicome la gente di Castruccio aveano corsa la città di Pisa ecacciatane la signoria del Bavero; e d'altra parte il detto Baveronon si sentia in poderené in disposizione la sua gente divolere andare nel Regnosentendo i passi guernitie la carestia divittuaglia grande in tutte parti: sì prese consiglio di venireverso Pisa co la donna sua e con tutta sua gente per terrael'armata per mare. E così fu fatto; che a dì X disettembre si partirono di Cornetoe vegnendomorì a Montaltoil perfido eretico e maestro e conducitore del Bavero maestroMarsilio di Padova; e giunse il Bavero e l'oste sua a Grosseto a dìXV di settembre; e l'armata di don Piero presono Talamone eguastarloe scesono a Grossetoe col Bavero insieme vi puosonol'oste a petizione degli usciti di Genova e de' conti da Santa Fioreper torre il porto e 'l passo de la mercatantia a' Fiorentini e a'Sanesi e agli altri Toscani che per ischifare Pisa faceano quellavia; e stettonvi IIII dì a l'assedio dandovi grandi battaglieco' balestrieri ch'erano in su l'armatae salirono più voltein su le mura di Grossetoe furonne cacciati per forzaerimasonvene morti più di IIIIc de' migliori; ma per soperchiagente e battaglie non si potea la terra guari tenere. Ma in questastanza venne novella e ambasciadori di certi imperiali di Pisa alBaverocome Castruccio signore di Lucca era mortoe che' figliuolicon loro masnade aveano corsa la terrae che per Dio si studiassed'andare a Pisase non che temeano che non dessono la terra a'Fiorentini. Per la qual cosa il Bavero si partì da Grosseto adì XVIII di settembree con sollecito cavalcare entròin Pisa a dì XXI di settembree da' Pisani fu ricevuto congrande allegrezza per essere fuori de la signoria de' figliuoli diCastruccio e de' Lucchesi; i quali sentendo la sua venutasipartirono di Pisa e tornarono a Luccae il Bavero riformò laterra di Pisa a sua signoriae fece suo vicario Tarlatino de'Tarlati d'Arezzoil quale fece cavalieree diede il gonfalone delpopoloonde i Pisani furono molto contentie parve loro tornare inloro libertade per la signoria tirannesca avuta da Castruccio e da'figliuoli. E ciò fattodon Piero di Ciciliaavuti moltiparlamenti col Bavero e coll'altra lega de' Ghibellinisi partìdi Pisa co la sua armata a dì XXVIII di settembree similefeciono gli usciti di Genova. Ma a don Piero male avenneche essendocol suo navilio già presso a l'isola di Ciciliafortuna glivenne a la 'ncontrae tutto suo navilio sciarrò in piùparti alle piagge di terra di Roma e di Maremmaonde furono ingrande pericolo e condizione di scampare; e perirono in mare da XV dele sue galee co la gente che v'era susoe molte altre ruppono estraccarono in diverse parti; e don Piero con grande pericolo arrivòa Messina con IIII galee solamente; e·rimanente dell'altrearrivarono in diversi porti di Cicilia scemati di gente e d'arnesionde i Ciciliani ricevettono una grande sconfitta. Lasceremo alquantodi questa materiae torneremo a' fatti di Firenze e dell'altraItalia.



CII - Come messere Cane della Scalaebbe la signoria della città di Padova

Nel detto anno MCCCXXVIIIessendo la città di Padova molto afflitta e anullata di poderee di signoria e di gentee perduto la maggior parte di suo contadoper la discordia di grandi cittadinie per la persecuzione de laguerra avuta con messer Cane della Scala signore di Veronaqueglidella casa da Carrara di Padovacacciati i loro vicini e guasta loroparte guelfa per volere essere signori e tirannarequasi pernecessità non potendo bene tenere la terras'accordaro conmessere Cane e imparentarsi co·lluie diedongli la signoriadi Padova a dì VIII del mese di settembrela quale sìlungamente avea bramata; e a dì X del mese v'entrò congrande trionfo e signoria. E come fu in Padoval'ordinò ecompuose in assai giusto e convenevole stato secondo la terra ch'eraguastasanza fare vendetta di niunoe rimettendo nella cittàchiunque volle tornare sotto la sua signoria. E bene s'adempiéla profezia di maestro Michele Scotto de' fatti di Padovaove dissemolto tempo dinanzi: "Padue magnatum plorabunt filii necem diramet orrendam datam Catuloque Verone".



CIII - Come i Fiorentini presono perforza il castello di Carmignano

Nel detto temposentendo messerFilippo di Sangineto con gli altri capitani della guerra di Firenze ecol consiglio de' prioriche·cci trovammo allora di quellocollegiosentendo che 'l castello di Carmignano non era benefornitoed erano isbigottiti de la morte di Castrucciosìordinarono segretamente d'assalirlo e di combatterlo e prenderlo perforza; e così misono a seguizioneche 'l detto capitano concerti Fiorentini e con parte della cavalleria e popolo a pièsi partirono una notte ordinata di Samminiato e dell'altre terre diValdarnoe feciono la via del montee la mattina furono intorno aCarmignano; e per simile modoe a uno puntovi venne la cavalleriade' Fiorentini ch'era in Pratoco' Pratesi e gente a pièassaisì che si trovarono intorno a Carmignano VIIIccavalieri oltramontani e Vm pedoni. Il castello era assai forte disitoe parte murato per Castruccio e parte steccato e affossatoecon torri e bertesche di legname; ma era d'uno grande giro eporpresoe dentro v'avea L cavalieri e da VIIc uomini a pièche bisognava a la guardia due cotanti gente. Messer Filippo capitanode' Fiorentini fece tutti i cavalieri scendere a pièe aciascuno conastabole aggiunse pedoni con pavesi e balestra e raffi estipa e fuocoe a ciascuno diede la sua posta intorno al castello; eda più di XX parti a uno suono di trombe e nacchere il feceassalire e combattere; la quale battaglia fue aspra e dura e sostenneda la mattina a ora di nona. Ma a la fine per lo grande porpreso eper la prodezza de' nostri cavalieri in più parti vinsono labattaglia con grande danno di que' d'entro e entrarono per forzadentro a la terra e puosono le bandiere. Gli altri de la terraveggendo entrati i nimici dentroabbandonarono le loro poste e laterrae fuggironochi poténel girone de la roccael'altra gente entrò poi ne la terrae corsolla e rubarlatuttae di gran preda la spogliarono; e ciò fu a dìXVI del mese di settembre del detto anno. E la rocca si tenne poiVIII giorniavendovi ritti mangani e dificii quali gli consumavanodì e nottee eranvi con grande fame e difetto di vittuagliaper la molta gente che v'erano rifuggiti de' terrazzani. A la fines'arendé la rocca e 'l girone a pattisalve le persone e ciòche se ne potessono portare. E ebbono i soldati che v'erano dentroper menda di loro cavagli MCC fiorini d'oro. Questi patti cosìlarghi si feciono loro però che 'l Bavero era giàgiunto in Pisae di sua cavalleria già venuta in Pistoiaond'era a la nostra oste grande pericolo a soprastarvi. Di questoacquisto di Carmignano ebbe in Firenze grande allegrezzaisperandoche la fortuna prospera fosse adirizzata a' Fiorentinima piùconsigli si tennono di disfare la terra e la rocca per dubbio delBaveroo di ritenerla; a la fine si vinse che si ritenesse e sirecasse a minore giroe si murasse tutta con torri di pietre ecalcinae rafforzare la rocca e 'l gironee che mai non silasciasse per gli Fiorentinima che si confiscasse a perpetuo alnostro contado; e così fu tutto di presente fatto.

 

 



CIV - Come il re di Francia fecefare pace tra 'l conte di Savoia e 'l Dalfino di Vienna

Nel detto annoa l'uscita disettembrelo re Filippo di Francia a preghiera e studio de la reinaCrementala quale era stata moglie del re Luis di Francia efigliuola di Carlo Martello re d'Ungheria e nipote del re Rubertosìfece fare pace tra 'l conte di Savoia e 'l Dalfino di Vienna nipotede la detta reinaintra' quali era stata lunga e mortale guerra; eessendo la detta reina malata a morteper darle consolazione lo rein sua presenza la fece faree basciare in bocca i detti signorilaquale poco apresso passò di questa vitaonde fu grandammaggiosì come di savia e valente donna e reina.



CV - Come il Bavero andò aLuccae dispuose de la signoria i figliuoli di Castruccio

Essendo il sopradetto Bavero inPisai figliuoli di Castruccio gli furono molto abominati da'Pisanie ch'eglino e il loro padre Castruccio aveano tenuto trattatoco' Fiorentini contra l'onore della corona; e ciò fu in parteverità. Onde il Bavero era molto indegnato contra loroe perlo correre ch'aveano fatto in Pisae la sua gente non lasciavanoentrare in Lucca. Per la qual cosa la moglie che fu di Castruccioper raumiliarlo contra i figliuolisì venne in Pisaedonogli il valore di Xm fiorini d'orotra in danari e gioegli ericchi destrierie rimisesi in luilei e' figliuoli. Per la qualcosae per consiglio de' Pisani e di certi Lucchesiil Bavero andòa Lucca a dì V d'ottobree fugli fatto grande onore; ma pergli sombugli ch'avea nella città per gli cittadiniche nonvoleano che' figliuoli di Castruccio rimanessono signorisi levòla città a romore a dì VII d'ottobree s'asserragliòe abarrò da casa gli Onesti e in più parti. A la finefu corsa per gli Tedeschie riformò la terra a sua signoriae lasciò per signore il Porcaro suo baroneche tanto èa dire Porcaro in tedesco come conte castellano; ma in nostra linguaera chiamato Porcaro. E impuose a Lucca e al contado CLm di fiorinid'orotagliandogli per uno annopromettendo di lasciargli franchi.E trasse di pregione messer Ramondo di Cardona e 'l figliuoloche fucapitano de' Fiorentinie pagogli per sua redenzione IIIIm fiorinid'oroe fecelo giurare a la sua signoriae ritennelo al suo soldocon C cavalieri; e ciò fu a priego del re di Raona; e tornòin Pisa a dì XV d'ottobree a' Pisani impuose Cm fiorinid'oro; per le quali imposte in Pisa e in Lucca n'ebbe grandiramarichii e dolori per gli cittadini per la soperchia gravezzae illoro male statoe macerati de le guerre. In questa stanza ilPorcaroche 'l Bavero avea lasciato in Luccas'imparentò co'figliuoli di Castruccioe rimisegli inn-istato e signoriaemostrava di volersi tenere co·lloro insieme la signoria diLucca e del contado; per la qual cagione per certi Lucchesi e Pisanifurono fatti sospetti de la coronaonde per gelosia della 'mpresadel Porcaro de' fatti di Lucca e de' Tedeschi de la bassa Alamagnapartiti da·llui e andati al Cerrugliocome appresso faremomenzioneil Bavero tornò a Lucca a dì VIII dinovembree dispuose di signoria il detto Porcaroil quale se n'andòper disdegno in Lombardia e poi in Alamagnae a' figliuoli diCastruccio tolse ogni titolo del ducatoe mandò loro e·llamadre a' confini a Pontriemolie 'l Comune di Pisa con assento delBavero condannarono i figliuoli di Castruccioe Nieri Saggina lorotutoree tutti gli usciti di Firenzee chi furono caporali co·lloroa rompere il popolo di Pisa e correre la terra nell'avere e nellapersona sì come traditori.



CVI - Come certi della gente delBavero si rubellarono da luie vennono in sul Cerruglio di Vivinaia

In questo presente tempo iTedeschi de la bassa Alamagna i quali erano col Baveroconceputo ildisdegnocominciata la discordia tra 'l Bavero e loro infino aCisternain Campagnasì come adietro facemmo menzioneeistando in Pisae non potendo avere le loro paghe e gaggi dalBaverosì feciono infra loro cospirazione e congiuraefurono da VIIIc uomini a cavalloe i più de' migliori di suagenteseguendoli più altri gentili uomini rimasi a pièper povertà; e partirsi di Pisa a dì XXVIIII d'ottobredel detto annoe credettono prendere e rubellare la città diLucca e tenerlasi per loro; e venia loro fattose non che 'l Baverosentendo loro folle partitaper messaggi battendomandò aLucca che non fossono ricettati nella città; e così fufatto. Per la qual cosa albergando ne' borghi di Luccagli rubaronod'ogni sustanziae vennono in Valdinievolee non potendo entrare inniuna fortezza muratasì si misono in sul Cerruglioil qualeè in su la montagna di Vivinaia e di Montechiaroil qualeluogo Castruccio avea afforzato quando avea la guerra co' Fiorentinie quello rafforzarono e tennonofaccendosi dare trebuto e vittuagliaa tutte le terre vicine. E in questa loro stanza più trattatifeciono cercare co' Fiorentinie venne in Firenze il duca diCambenic de la casa di quegli di Sassognae messer Arnaldo di...loro caporali; ma poco effetto ebbono allora i loro trattatiperchévoleano troppo larghi patti e molta monetae' Fiorentini si poteanomale fidare di loro; e con questo tuttora erano in trattato colBavero per riconciliarsi co·lluiper avere i loro gaggieparte n'ebbonopiù per tema che non s'accordassono co'Fiorentini che per amore. Avenne che in questi trattati da·lloroal Bavero egli mandò a·lloro per ambasciadore etrattatore messer Marco de' Visconti di Milanoil quale ad istanziadel Bavero fece loro certa impromessa di moneta per levargli delluogo e menargli in Lombardia; i quali passato il terminee nonfornito per lo Bavero come avea promessoritennono il detto messerMarco cortesemente per loro pregione per LXm fiorini d'oro; e dissesiche 'l Bavero il vi mandò viziatamente per farlo ritenere perlevarlosi d'intornonon fidandosi di lui per quello ch'avea fatto amesser Galeasso suo fratello di torgli la signoria di Milano. Diquesta compagna dal Cerruglio seguirono poi grandi novitadi emutazioni ne la città di Luccacome innanzi faremo per glitempi menzione.



CVII - Come il re Ruberto e 'l ducasuo figliuolo mandarono inn-aiuto de' Fiorentini Vc cavalieri

Nel detto annoil dìd'Ognesantigiunse in Firenze messer Beltramone del Balzo con Vccavalierii quali il re Ruberto e 'l duca suo figliuolo mandòdi Puglia al servigio de' Fiorentini e al suo soldo per contastare ilBavero; e ciò fu per sodisfare in parte la richesta ch'aveanofatta i Fiorentini di volere la persona del ducasì comedovea venire a difendere la città di Firenzedapoi cheprendea CCm fiorini d'orocom'era in patti. De la quale venuta de'cavalieri i Fiorentini furono altrettanto contenti come se fossevenuto il duca in personaperciò che già rincrescealoro la sua signoriae cercavano modo di non volergli dare l'anno idetti danari dapoi che non istava in Firenze personalmente; ma tostosi quetò la detta questionecome diremo apresso.



CVIII - Come morì Carlo duca diCalavra e signore di Firenze

Nel detto annoa dì VIIIIdel mese di novembrecome piacque a Diomesser Carlo figliuolo delre Ruberto duca di Calavrae signore de' Fiorentinipassò diquesta vita nella città di Napoli d'infermità di febbrepresa a uccellare nel Gualdo; onde in Napoli n'ebbe grande dolore ein tutto il Regnoe soppellìsi al monistero di Santa Chiarain Napolia dì XIIII di novembrea grande onoresìcome re; e poi se ne fece l'esequio in Firenze a dì II didicembre a la chiesa de' frati minorimolto grande e onorevole dicera in grandissima quantitàper lo Comune e per la parteguelfa e per tutte l'arti; e furonvi le signorie e 'l capitano ch'eradel ducae uomini e donne e tutta la buona gente de la cittàdi Firenzeche apena poteano capere nella piazza di Santa Croce nonche nella chiesa. Di questo duca non rimase reda nulla maschiomadue figliuole femmineuna natae d'una rimase grossa la duchessa;onde a lo re Ruberto suo padre e a tutto il Regno n'ebbe gran doloreperò che 'l re Ruberto non avea altro figliuolo maschio.Questo duca Carlo fu uomo assai bello del corpoe informatoinnanzigrossoe non troppo grande; andava in capegli spartiassai eragraziosodi bella faccia ritondacon piena barba e nerama non fudi gran valore a quello che potea esserené troppo savio;dilettavasi in dilicatamente vivere e de la donnae più inozio che in fatica d'armecon tutto che 'l padre lo re Ruberto iltenea molto corto per gelosia de la sua personaperché nonavea più figliuoli; morì d'etade di.... anni; assai fucattolico e onestoe amava giustizia. De la morte di questo signorei cittadini di Firenze ch'amavano parte guelfa ne furono crucciosiquanto per parte; ma il genero de' cittadini ne furono contenti perla gravezza della spesa e moneta che traeva de' cittadinie perrimanere liberi e franchiche già cominciava a dispiacereforte a' cittadini la signoria de' Pugliesii quali avea lasciatisuoi uficiali e governatoriche a nulla altra cosa intendeano conogni sottigliezza se non di fare venire danari in Comunee di tenerecorti i cittadini di loro onori e franchigiae tutto si voleano perloro; e di certose 'l duca non fosse mortonon potea guari durareche' Fiorentini avrebbono fatta novità contra la sua signoriae rubellati da·llui.



CIX - Come i Fiorentini riformaronola città di signorie dopo la morte del duca

Dapoi che' Fiorentini ebbononovelle de la morte del ducaebbono più consigli eragionamenti e avisicome dovessono riformare la città direggimento e signoria per modo comuneacciò che si levassonole sette tra' cittadini; e come piacque a·dDioquegli cheallora erano prioricon consiglio d'uno buono uomo per sestodiconcordia trovarono questo modo ne la lezione de' priori egonfaloniericioè che' priori con due arroti popolani persesto facessono scelta e rapporto di tutti i cittadini popolaniguelfi degni de l'uficio del prioratod'età da XXX anni insuso; e per simile modo feciono i gonfalonieri de le compagnie con IIpopolani arroti per gonfalone; e simile recata facessono i capitanidi parte guelfa col loro consiglio; e simile i cinque uficiali dellamercatantia col consiglio di VII capitudini de le maggiori artidueconsoli per arte. E fatte le dette recatene la sala de' priori sicongregarono i priori e' gonfalonieri a l'entrante del mese didicembree co·lloro i XII buoni uomini consiglierie con cuii priori faceano le gravi diliberazionie con XVIIII gonfalonieri dele compagniee due consoli di ciascuna delle XII arti maggiorie VIarroti fatti per gli priori e per gli detti XII consiglieri perciascuno sestosì che in tutto furono in numero di LXXXXVIII;e messo ciascuno uomo recato a scruttino segreto di fave bianche enerericolte per due frati minori e due predicatori e due romitaniforestieri savi e discretie parte di loro a vicenda stavano nellacamera a ricogliere le fave e a noverarle; e chiunque avea LXVIIIbocicioè LXVIII fave nereera aprovato per priore e messoin segreto rigistro scrittoil quale rimase apo i frati predicatorie in una piccola cedola sottile iscritto il nome e sopranome suoemesso in una borsa a sesto a sesto come venia; e quelle borse messein uno forziere serrato a tre chiavie mandato nella sagrestia de'frati minori; e l'una chiave teneano i frati conversi di Settimochestavano a la camera dell'arme de' priorie l'altra il capitano delpopoloe l'altra il ministro de' frati. E quando finiva l'uficio de'priori de' due in due mesianzi loro uscita il meno per III dìi vecchi priori col capitano sonando e raccogliendo il consigliofacevano venire il detto forzieree in presenza del consiglios'aprivae a sesto a sesto s'aprieno le dette borsemischiando lebollettee poi traendole in aventura; e quegli ch'era tratto eraprioreoservando il divieto ne la persona di quegli ch'era due anniche più non potea essere infra 'l tempo; e il figliuolopadreo fratello di quegli avea divieto uno anno; e la casa ond'eraVI mesi. E questo ordine si fermò prima per gli opportuniconsiglie poi in pieno parlamento ne la piazza de' prioriove fucongregato molto popoloov'ebbe molti dicitorie lodando l'ordinee confermandola a dì XI di dicembre MCCCXXVIIIsotto gravipene chi contro facessee che di due in due anni del mese di gennaiosi dovesse rifare da capo per simile modoe chi vi si trovasse inregistro che non fosse uscito o tratto vi rimanesse; e chi di nuovofosse approvato per lo detto squittino fosse rimescolato con quegliche non fossono tratti; e quegli che tratti fossono si rimettessono asesto a sesto in un'altra borsa infino che fossono gli altri tuttitratti.

Per simile modo e squittinos'aprovarono i XII uomini consiglieri de' priori; e chi eraduravail loro uficio IIII mesie qual era dell'uno collegio eradell'altro. I gonfalonieri de le compagnie si feciono per similemodosalvo che poteano essere giovani di XXV anni o da indi in suso;e durava il loro uficio quattro mesiche in prima duravano VI mesi.E per simile modo ciascuna de le XII maggiori arti feciono i loroconsoli; e rimutossi il consiglio del Centoe Credenzae LXXXXegeneraleche soleano essere per antico; e fecesi uno consiglio dipopolo di CCC uomini popolani scelti e approvati sofficienti eguelfi; e simile uno consiglio di Comuneove avea grandi uomini de'casati e popolani di CCL uomini approvatie furono recati a terminedi IIII mesiove soleano essere per VI mesiper avicendare icittadinie dare parte degli ufici. Per questo modo fu riformata lacittà di Firenze de' suoi reggimenti e uficialie poco tempoappresso per fuggire le pregherie si feciono per borseovero sacchiapprovati per squittino le podestadi forestiere. Avemo cosìstesamente fatta memoria di questa riformazioneperché fu conbello ordine e comune; e seguìne assai tranquillo e paceficostato al nostro Comune uno tempoperché sia esemplo a coloroche sono a venire; ma com'è l'usanza de' Fiorentini di spessovolere fare mutazioniper la qual cosa gli detti buoni ordini assaitosto si coruppono e viziaro per le sette de' malvagi cittadinicheal tutto voleano reggere sopra gli altrimettendo con frode a leriformazioni de' loro seguaci non degni a' detti uficie lasciareadietro de' buoni e sofficientionde seguì poi molti danni epericoli a la nostra cittàcome innanzi faremo menzione.



CX - Come in Firenze fu fatta unaimposta sopra il chericato

In questi tempi si fece inFirenze per autorità d'una vecchia lettera di papa una impostasopra il chericato di XIIm fiorini d'oro (bene ch'ella fosse ordinatainnanzi per lo priorato ch'era stato al tempo che 'l Bavero doveavenire verso Firenze per la via d'Arezzoe Castruccio era vivoedovea venire da la parte di Pistoia)acciò ch'egli atassonoper li loro benifici la difensione de la città e del contadocontra i rubegli e persecutori di santa Chiesa; de la quale impostail detto chericato ingrato e sconoscente non volea pagaree convenneche pagassono per forza; per la qual cosa appellarono al papaemisono lo 'nterdetto in Firenze a dì XVIII di novembree poiil levarono infino a la Bifaniae poi il ripuosono infino che 'lvescovo di Firenze ch'era ne la Marca tornòe levollo conloro grande vergognaperò che s'ordinava di trarre i chericide la guardia del Comune; e ciò fu a dì V di febbraioanni MCCCXXVIII. Lasceremo alquanto de' fatti di Firenzee diremodell'altre novità degli strani che furono in questi tempi.



CXI - Come sobbissò pertremuoti gran parte de la città di Norcia del Ducato con piùcastella ivi intorno

Nel detto anno MCCCXXVIIIal'entrante di dicembrefurono diversi tremuoti ne la Marca ne lecontrade di Norciaper modo che quasi la maggior parte de la dettacittà di Norcia sobbissòe caddono le mura de la terrae le torricasee palazzie chiesee de la detta rovinaperchéfu sùbita e di nottemorirono più di Vm persone. E persimile modo rovinò uno castello presso a Norciache si chiamale Precchieche non vi rimase persona né animale vivo; e persimile modo il castello di Montesantoe parte di Monte Sammartinoedi Cerretoe del castello di Visso.



CXII - Come il Bavero ne la cittàdi Pisa condannò papa Giovannie papa Giovanni apo Vignonediè sentenzia contro al Bavero

Nel detto annoa dì XIIIdel mese di dicembreil Baveroil quale si dicea essere imperadoresi congregò uno grande parlamentoove furono tutti i suoibaroni e maggiori di Pisalaici e chericiche teneano quella settanel quale parlamento frate Michelino di Cesenail quale era statoministro generale de' frati minorisermonò in quello contro apapa Giovanniopponendogli per più falsi articoli e con molteautoritadi ch'egli era eretico e non degno papa; e ciò fattoil detto Bavero a modo d'imperadore diè sentenzia contra ildetto papa Giovanni di privazione. E in questi medesimi tempi e mesedi dicembreper le digiune Quattro Temporail detto papa Giovanniapo Vignone in concestoro de' suoi cardinali e de' parlati di cortepiuvicò e fece gran processi contra il detto Baverosìcome eretico e persecutore di santa Chiesa e de' suoi fedelie persentenzia il privò e dispuose d'ogni dignità e stato esignoriae commise a tutti gl'inquisitori della eretica pravitàche procedessono contro a·llui e chi gli desse aiuto oconforto o favore.



CXIII - Come l'antipapa con suoicardinali entrò ne la città di Pisa e predicòcontro a papa Giovanni

Nel detto annoa dì IIIdi gennaiol'antipapa di su dettofrate Piero di Corvaraentròin Pisa a modo di papa con suoi VII cardinali fatti per luial qualeper lo Bavero detto imperadore e da sua gente e da' Pisani furicevuto con gran festa e onoreandandogli incontro il chericato e'religiosi di Pisa e' laici col detto Bavero con grande processione apiè e a cavallocon tutto che quegli che 'l vidono dissonoche parea loro opera isforzata e non degnae la buona gente e' savidi Pisa molto si turbarononon parendo loro ben faresostegnendotanta abbominazione. E poi a dì VIII del detto mese di gennaioil detto antipapa predicò in Pisa e diede perdonocome poteadi colpa e di penachi rinnegasse papa Giovannie tegnendolo pernon degno papaconfessandosi de' suoi peccati infra gli otto dìe confermando la sentenzia che 'l detto Bavero avea data contro apapa Giovanni per la predica di frate Michelinocome dicemmoadietro.



CXIV - Di certe cavalcate che lagente che 'l capitano del re Ruberto co la gente de' Fiorentinifeciono sopra il contado di Pisa

Nel detto tempoa dì X digennaioessendo il Bavero in Pisa con tutta sua forzamessereBeltramone del Balzo capitano della gente del re Ruberto essendo inSamminiato a le frontiere colla sua gente e con quella de'Fiorentiniin numero di M a cavallo e gente a piè assaicavalcarono in sul contado di Pisa per la Valdera infino a ponte diSaccoe levarono grande preda di gentee di bestiamee arsonotutto il paesee stettonvi due dì e una nottené peròla gente del Bavero non uscirono di Pisa per soccorrere il lorocontadodicendo il Bavero a' Pisanise volessono che cavalcassonodessono danari a' suoi cavalieri; onde molto fu ripreso e tenuto avile da la buona gente di Toscana. E poi a dì XXI di febbraioil detto messer Beltramone con sua gente e con quella de' Fiorentinicavalcarono sopra il contado di Pisae simile levarono grande predama fu con danno d'alquanti di sua gente a pièi quali perghiottornia de la preda s'erano dilatati per lo paesee a laritratta ve ne rimasono de' morti e de' presi più di CL.



CXV - D'uno certo tradimento che fuscoperto che si doveva fare in Firenze

Nel detto annoin mezzo gennaiofu menato uno trattato per Ugolino di Tano degli Ubaldini con certiuomini di piccolo affare di Firenze di tradire la città diFirenze in questo modo: che dovea mettere di sagreto in Firenze CCde' suoi fantie quegli stare nel borgo d'Ognesanti e di San Paoloe una notte ordinata fare mettere fuoco in quattro casein diverseparti di Firenze in San Piero Scheraggio e Oltrarnole quali sitrovarono allogate a pigione e stipate di scope; e appresi i dettifuochiquando la gente fossono tratti al soccorso del fuocoi dettifantionde dovea essere capo uno Giovanni del Sega da Carloneosofante e arditosi doveano raunare in sul prato d'Ognesanti con piùaltri loro seguaci e Ghibellinigridando: "Viva lo'mperadore!"e imbarrare le viee fare tagliare la porta delPrato e quella de le Mulina; e da Pistoia per cenno di fuoco ordinatodoveano venire la notte M cavalieri di quegli del Bavero con M fantiin groppa a guida del detto Ugolino e altri usciti di Firenzeedentrare in sul Prato e correre e combattere la terra. E da Pisa doveasimigliante quella notte muovere il maliscalco del Bavero con moltagente e venire a Firenze. Macome piacque a Dioil detto trattatosi scoperse per certi compagni del detto Giovanni del Segae liberòIdio la città di Firenze di tanto pericolocon tutto che permolti cittadini si fece quistionese potesse essere venuto fornitoil detto tradimentonon essendo nella città possenti uominich'avessono risposto al tradimentoche non si trovò di vero;e in Firenze avea gente a cavallo assaie a piè innumerabilequantità a la difensionee la città grandee in molteparti ripari e fortezze da difendere. Ma s'avessono procedutononera sanza grande rischio e pericoloessendo il romore di notte eimprovisoonde i cittadini sarebbono stati isbigottiti e in sospettol'uno dell'altro per tema di maggiore ordine di tradimentosìche ci e il pro e il contro. Ma come si fosseil detto Giovanni fuemenato in su uno carro per tutta la città attanagliatoelevatogli le carni di dosso co le tanaglie calde in fuocoe poipiantato; e tre altri ch'aveano cerco e sentito il trattatoe nonrevelatofurono impiccati in sul prato d'Ognesanti; e Ugolino diTano e più suoi seguaci condannati come traditori. E quegliche scopersono il trattato ebbono MM fiorini d'oro dal Comuneebrivileggiati che potessono sempre portare ogni arme da offendere eda difendere per guardia di loro persone. Ma per molti cittadini eforestieri si disse che la detta cerca e trattato sì pur fecema parendo al consiglio del Bavero impossibile a poterlo fornire erecarlo a fine sanza loro gran pericolosì il lasciaronoeil detto Ugolino degli Ubaldini e' suoi consorti a più loroamici e parenti fiorentini se ne scusaronoche non v'avea colpa.



CXVI - Come l'antipapa fece suocardinale messer Giovannino Visconti di Milano

Nel detto annoa dìXXVIIII di gennaiol'antipapa a richiesta del Bavero e di messereAzzo Visconti di Milano fece suo cardinale messer Giovannino dimesser Maffeo Viscontie mandollo in Lombardia per suo legato; e ildetto Bavero confermò sì come imperadore la signoria diMilano a messer Azzo Viscontipromettendogli il detto messer Azzo incerte paghe CXXVm di fiorini d'oro per sodisfare i suoi cavalieriiquali erano al Cerruglio; onde ordinò loro capitano messerMarco Viscontie licenziollo si tornasse a Milano. Il quale messerAzzo se n'andò in Lombardia con uno barone del Bavero che sichiamava il Pulcarocon certi de' cavalieri dal Cerruglioe giuntoin Milano il detto Pulcaro ebbe da messer Azzo XXVm di fiorini d'oroe andossene con essi nella Magna sanza risponsione al detto Bavero oa' cavalieri dal Cerruglio. Per la qual cosa saputo in LuccailBavero si tenne male contento e ingannato dal Pulcaro e da messerAzzo Visconti; e i cavalieri de la compagna dal Cerruglio ritennonomesser Marco Visconti loro capitano per pegno e come loro pregioneper gli loro gaggi promessi per messer Azzo. In questi inganni edissimulazioni vivea in Lucca e in Pisa il detto antipapa e quegliche si chiamava imperadore. E in questi dì quegli della cittàdi Volterra e di San Gimignano feciono una tacita triegua col Baveroe co' Pisaniacciò che non gli cavalcassonoonde iFiorentini furono molto crucciosie mandarvi loro ambasciadori forteriprendendogli.



CXVII - Come il capitano delPatrimonio e gli Orbitani furono sconfitti in Viterbo credendo averepresa la terra

Nel detto annoa dì II difebbraioil capitano del Patrimonioche v'era per lo papaco laforza degli Orbitaniavendo certo trattato con certi cittadini diViterbo di dare loro l'entrata della terrasì entrarono inViterbo per una porta con CCC cavalieri e VIIc pedonie corsono laterra infino a la piazzae per mala capitaneria si cominciaro aspargere per la città rubandocredendo avere vinta la terra.Il signore di Viterbo con molti de' cittadini si cominciarono adifendere e abarrare le vie; e combattendovinsono coloro ch'eranorimasi in su la piazzaonde furono sconfitti e cacciati; e rimasonvitra morti e presi più di C a cavallo e più di CC a piè.E in questi medesimi dì que' d'Orbivieto lasciarono lasignoria di Chiusi a' signori di Montepulcianoperò che diloro era il vescovo di Chiusie rimisono in Chiusi ogni parte eusciti.



CXVIII - Come i Romani per carestiatolsono la signoria di Roma al re Ruberto

In questi tempia dì IIIIdi febbraioessendo in Roma sanatore per lo re Ruberto messerGuiglielmo d'Eboli suo barone con CCC cavalieri a la guardia de laterrai Romani avendo grande carestia di vittuaglia per lo grandecaro che generalmente era per tutta Italiadogliendosi del reRuberto che non gli forniva del Regnoa romore si levò ilpopologridando: "Muoia il sanatore!"; e corsollo inCampidoglio assalendolo aspramenteil quale con tutta sua gente nonpoté resistere; si s'arendé e uscì de lasignoria con grande danno e vergognae' Romani feciono loro sanatorimesser Stefano de la Colonna e messer Poncello Orsinii quali delloro grano e di quello degli altri possenti Romani feciono venire inpiazzae racquetarono il popolo.



CXIX - Come il detto annoe piùil seguentefue grande caro di vittuaglia in Firenze e quasi intutta Italia

Nel detto anno MCCCXXVIII sicominciò e fu infino nel CCCXXX grande caro di grano e divittuaglia in Firenzeche di soldi XVII lo staio ch'era valuto diricoltail detto anno valse XXVIIIsubitamente in pochi dìmontò in XXX soldi; e poi entrando il seguente annoCCCXXVIIIIogni dì venne montando sìche per laPasqua del Risoresso del XXVIIII valse soldi XLIIe innanzi chefosse il novello per lo contado in più parti valse fiorino unod'oro lo staioe nonn-avea pregio il granopossendosene avere perdanari la gente ricca che n'avea bisognoonde fu grande stento edolore a la povera gente. E non fu solamente in Firenzema per tuttaToscana e in gran parte d'Italia; e fu sì crudele la carestiache' Peruginie' Sanesie' Lucchesie' Pistolesie piùaltre terre di Toscana per non potere sostentare cacciarono di loroterre tutti i poveri mendicanti. Il Comune di Firenze con savioconsiglio e buona provedenzariguardando a la piatà di Diociò non soffersema quasi gran parte de' poveri di Toscanamendicanti sostennee fornì di grossa quantità dimoneta la canova; mandando per grano in Ciciliafaccendolo venireper mare a Talamone in Maremmae poi condurlo in Firenze con granderischio e ispendio; e così di Romagna e del contado d'Arezzoe non guardando al grave costosempre ch'era la grave carestiailtenne a mezzo fiorino d'oro lo staio in piazzatuttora col quartoorzo mescolato. E con questo era sì grande rabbia del popoloin Orto San Micheleche convenia vi stesse a guardia degli uficialile famiglie delle signorie armate col ceppo e mannaia per faregiustiziae fecionsene intagliare membri. E perdévi il Comunedi Firenze in quegli due anni più di LXm fiorini d'oro persostentare il popolo; e tutto questo era niente; se non che infine siprovide per gli uficiali del Comune di non vendere grano in piazzama di fare pane per lo Comune a tutti i fornie poi ogni mattina sivendea in tre o quattro canove per sesto di peso d'once VI il panemischiato per danari IIII l'uno. Questo argomento sostenne e contentòla furia del popolo e della povera gentech'almeno ciascuno poteaavere pane per viveree tale avea danari VIII o XII per sua vita ildìche non potea raunare i danari di comperare lo staio. Etutto ch'io scrittore non fossi degno di tanto uficioper lo nostroComune mi trovai uficiale con altri a questo amaro tempoe co lagrazia di Dio fummo de' trovatori di questo rimedio e argomentoondes'apaciò il popoloe fuggì la furiae si contentòla povera gente sanza niuno scandalo o romore di popolo o di città.E con questo testimonio di verità che anche in niuna terra sifece per gli possenti e pietosi cittadini tante limosine a' poveriquanto in quella disordinata carestia si fece per gli buoniFiorentini; ond'io sanza fallo stimo e credo che per le dettelimosine e provedenza fatta per lo povero popoloIdio abbia guardatae guarderà la nostra città di grandi aversitadi. Avemofatto sì lungo parlare sopra questa materia per dare esemploa' nostri cittadini che verranno d'avere argomento e riparoquandoin così pericolosa carestia incorresse la nostra cittàacciò che si salvi il popolo al piacere e reverenza di Dioela città non incorra in pericolo di furore o rubellazione. Enota che sempre che la pianeta di Saturno saràe ne la fine delsegno del Cancro e infino al ventre del Leonecarestia fia in questonostro paese d'Italiae massimamente nella nostra città diFirenzeperò che pare attribuita a parte di quello segno.Questo non diciamo sia però necessitadeche Idio puòfare del caro vile e del vile caro secondo sua volontào pergrazia de' meriti di sante persone o per pulizione de' peccati; manaturalmente parlandoSaturno secondo il detto de' poeti e astrolagiè lo Dio de' lavoratorima più vero la sua infruenzaporta molto a l'overaggio e semente de le terre; e quand'egli sitruova ne le case e segni suoi aversi e contrariicome il Cancro epiù il Leoneadopera male le sue vertù ne la terraperò ch'egli è di naturale isterilee il segno delLeone isterile; sì che dà caro e sterelitàenon ubertà e abbondanza. E questo per isperienza avemo vedutoper gli tempi passatie basti a chi s'intende di queste ragionichecosì fu in questi tempiil qual è di XXX in XXX annie talora ne le sue quartesecondo le congiunzioni di buone o reepianete.



CXX - Come l'antipapa del Baverofece in Pisa processi contra papa Giovanni e lo re Ruberto e Comunedi Firenze

Nel detto anno MCCCXXVIIIa dìXVIIII di febbraiol'antipapa del Baveroil quale era nella cittàdi Pisain pieno parlamento e sermoneove fu il detto Bavero etutta sua baronia e parte de la buona gente di Pisafece processo ediè sentenzia di scomunica contro a papa Giovannie contro alre Rubertoe contro al Comune di Firenze e chi loro seguisseopponendo contro a' detti falsi articoli. Avenne in ciò grandemaravigliae visibile e apertache raunandosi il detto parlamentosubitamente venne da cielo la maggiore tempesta di gragnuola ed'acqua con terribile ventoche per poco mai venisse in Pisa; eperché agli più de' Pisani pareva mal fare andando aldetto sermonee per lo forte tempo pochi ve n'andavanoper la qualcosa il Bavero mandò il suo maliscalco a cavallo con gented'arme e con fanti a piede per la città a costrignere che labuona gente andasse al detto parlamento e sermonee con tutta laforza pochi ve n'andarono. E in quello cavalcare per la terra ildetto maliscalcoessendo la detta fortuna e tempestaprese freddo ala personaonde per guerire la sera fece uno bagnoove fece mettereacqua stillatae in quello bagnandosi vi s'apprese fuocoesubitamente il detto maliscalco nel detto bagno arse e morìsanza altro male di persone; la qual cosa fu tenuto gran miracolo diDio e segno contrario al Bavero e a l'antipapache' loro indegniprocessi non piacessono a Dio. E poi a dì XXIII di febbraio ildetto Bavero palesò a' Pisani di partirsi di Toscanae persue grandi bisogne gli convenia ire in Lombardiaonde i Pisani perla sua appressione furono molto allegri.



CXXI - Come la parte ghibellina de laMarca presono la città d'Iegie tagliarono il capo a Tano chen'era signore

Nel detto annoa dì VIIIdi marzoi Ghibellini de la Marcaond'era loro capitano di guerrail conte di Chieramonte di Ciciliacon gente del Bavero subitamenteentrarono ne' borghi della città d'Iegi col favore e trattatodi quegli de la cittadede la quale era capo e signore Tano da Iegiuno grande capitano di parte guelfa e molto ridottato in tutta laMarcail quale tirannescamente lungo tempo l'avea soggiogataemolto temuto e disamato da' suoi cittadinie presi i borghi e laterraassediarono i palazzi e rocca ov'era il detto Tano e suafamigliae quella combatterono; e perché il detto Tano eranon proveduto né fornitonon potendosi difendere s'arrendéal quale il detto conte di Chieramonte infra il terzo dì glifece tagliare la testasì come a nimico e ribello dello'mperio. E così gli fece confessaree dicesi che di sualibertà confessòe si rendé colpevole non diquello peccato che gli parea avere fatto mercé in servigio disanta Chiesa essere rubello dello 'mperioma che in quello tempoessendo eletto capitano di guerra de' Fiorentinie s'apparecchiavadi venireera disposto a petizione di certi grandi e popolani diFirenzeper cagione di settedi guastare il nostro tranquillostatoe farvi nuova partee sì come tiranno cacciare gentede la nostra città di Firenze. Se questo s'avesse potuto fareo noegli di vero il confessò a la morteonde per la graziadi Dio la nostra città fu libera del male volere del tirannoper mano de' nostri nimici non provedutamente



CXXII - Come gli Aretini ebbono ilBorgo a Sansipolcro per assedio

Nel detto anno avendo i signorida Pietramala d'Arezzo impetrato dal Bavero titolo de la signoriad'Arezzo e de la Città di Castellole quali teneanoe de laterra del Borgo a Sansipolcrola quale non era sotto lorosoggezionevolendola signoreggiare quegli del borgosi misono a ladifensione i Guelfi e' Ghibellini per essere liberi; onde i dettiTarlati signori da Pietramala co la forza degli Aretini e con loroamistà misono assedio con oste a la terra del Borgo aSansipolcrola quale era molto forte e di mura e de' fossieintorno a quella stettono più d'otto mesi ad assedio con piùbattifolli non avendo contasto niuno. Ben mandarono que' del borgoloro ambasciadori a' Fiorentini per darsi loro liberamentese gliliberassono dell'asedio e gli difendessono dagli Aretini. Per gliFiorentini si diliberò di non fare quella impresa per l'esseredel Baveroch'allora era in Pisae perché il borgo era dilungi e fuori di nostre marce e impossibile a fornirlo. A la fine iborghigiani veggendosi abandonati dagli amici guelfi di Toscanaecerti de' migliori de la terra presi dagli Aretini in loro cavalcates'arrenderono agli Aretini sotto certi patti a l'uscita del mese dimarzorimanendo la dominazione de la terra a' detti signori daPietramala d'Arezzo.



CXXIII - Come il Bavero andò aLucca e fece correre la terrae dispuose della signoria i figliuolidi Castruccio

Nel detto annoa dì XVIdi marzoil Bavero si partì di Pisa e andonne a Lucca percerta disensione cominciata in Lucca tra quegli della casa de'Pogginghi con séguito di loro amici grandi e popolani e queglidegl'Interminelli e' figliuoli di Castruccio e' loro seguacii qualiciascuna parte avea abarrata la terrae si combatteano per non averesignoria di tiranni cioè de' figliuoli di Castruccio e' loroseguacio d'altri degl'Interminelli. Ivi al terzo dì che 'lBavero vi fu venutofece correre la terra al suo maliscalco con lasua cavalleriaove fu grande punga e battagliae misesi fuocoond'arsono la maggior parte de le case de' Pogginghie intorno aSanto Michelee in Filungo infino a cantone Brettonel migliore epiù caro de la cittade con grandissimo danno de' casamenti ed'avere. A la fine de' Pogginghi e di loro seguaci molti furonocacciati fuori de la terra; e ciò fattoil Bavero riformòla terra e prese mezzoe fece suo vicaro in Lucca FrancescoCastracane degl'Interminelli per XXIIm di fiorini d'oro ch'ebbeda·llui tra danari e promesse; e dispuose d'ogni signoria ifigliuoli di Castruccioi qualitutto fossono congiunti del dettomesser Francescos'astiavano e voleano male insiemeperchéciascuno volea essere signore. E riformata la terrail Bavero sitornò in Pisa a dì III d'aprile MCCCXXVIIII.



CXXIV - Come i seguaci de' figliuolidi Castruccio con messere Filippo Tedici corsono la città diPistoiae come ne furo cacciati

In quegli giorni entrarono nellacittà di Pistoia i figliuoli di messer Filippo Tedici co laforza de' figliuoli di Castruccio loro cognatie con Serzari Saginache si chiamava signore d'Altopascioe loro seguaci e masnade diloro amici tedeschi a cavallo e a pièe corsono la terragridando: "Vivano i duchini!"cioè i figliuoli diCastrucciosanza contasto niuno; e credendosi avere vinta la terraquegli della casa de' Panciatichie di Mulie GualfreduccieVergellesiantichi Ghibellini e nimici de' Tedicicon loro amici ecoll'apoggio del vicaro che v'era per lo Baverocon armata mano econ séguito del popolo e di molti loro amici cittadiniricorsono la terra la loro volta gridando: "Viva lo'mperadore!"; e ruppono e sconfissono e cacciarono de la terra iTedici e 'l signore d'Altopascio e' loro seguacie assai ne furonomorti e presi.



CXXV - Come la gente del legatovollono prendere Reggioe come Forlì e Ravenna feciono lecomandamenta del legato

Nel detto tempo e mese per certotrattato dove' essere data l'entrata de la città di Reggio allegato del papa ch'era in Bolognaonde vi cavalcò il suomaliscalco con più di VIIIc cavalieri e gente a piede assaiefurono infino ne' borghi de la terra; ma vennono sì tardichegià era scoperto il tradimento; onde furono presi e guasti dicoloro che·ll'aveano ordinatoe la gente della Chiesa viricevettono danno e vergognae tornarsi a Bologna. E nel detto mesea dì XXVI di marzoi Forlivesi e que' di Ravenna per certoordine di pace vennono a' comandamenti del legato a Bologna.



CXXVI - Come la gente di messer Canedi Verona furono sconfitti nel castello di Salò in bresciana

Nel detto annofaccendo messerCane de la Scala grande guerra a' Brescianifece fare una grandearmata di gazzarre e d'altro navilioe con molta gente d'arme a dìXXIIII di marzo fece assalire il castello di Salò inbrescianae per gente de la terra ch'erano al tradimento fu dataloro l'entratae corsono e rubarono la terra. A la fine i Brescianiavisati di questa cavalcata giunsono a Salòe combatteronoco' nimici e sconfissorgli e cacciarono de la terrae rimasonne piùdi Vc morti.



CXXVII - Come il Bavero si partìdi Pisa e andonne in Lombardiae fece oste sopra Milano

Nell'anno MCCCXXVIIIIa dìXI d'aprilesi partì di Pisa Lodovico di Bavierail quale sifacea chiamare imperadoreper andare in Lombardiaper cagione che'Visconti che teneano la signoria di Milano non gli rispondeano comevoleaper la quistione già mossa contra a messer Marcoeperché 'l Bavero mostrava d'abattere lo stato de' figliuoli diCastruccioi quali erano a setta co' detti Visconti. E partendosi ilBavero di Toscanadiede speranza a' suoi seguaci di Pisa e di Luccae dell'altra Toscana di tosto ritornarecon tutto che a' Pisaniparesse M anni la sua partita per le 'ncomportabili gravezze ricevuteda·lluie con poco suo onore o stato de' Pisani o de'Lucchesi; e lasciò in Pisa suo vicario messer Tarlatinod'Arezzo con VIc cavalieri tedeschie in Lucca Francesco CastracaneInterminelli con IIIIc cavalieri. E giunto il detto Bavero inLombardiafece richiedere a parlamento a Marcheria tutti i tirannie' grandi lombardii quali la maggiore parte vi furonociòfue messer Cane della Scalae il signore di Mantovae quello diCommo e di Chermonasalvo che non vi furono i Visconti di Milano. Etenuto parlamento infino a venerdì santoa dì XXId'aprilesi ordinò co' detti Lombardi di fare oste sopraMilanoper cagione che messer Azzo Visconti e' suoi nol voleanoubbidire né dare la signoria libera di Milanoe sentiva cheteneano trattato d'accordo col papa e colla Chiesa. E ciòfattosi tornò a Chermona per ordinare la detta ostee pocoappressodel mese di maggioco la lega di Lombardia il detto Baveroandò sopra Milano con MM cavalieri e puosesi a Monciae ivi enel contado di Milano stette più tempo guastando il paese; manon v'aquistò terra niuna del contado di Milanosalvo ch'al'uscita del mese di giugnoper via di trattaticon certi patti ilBavero ebbe la città di Paviae poi con sua gente si tornòa Chermona per le novitadi già cominciate ne la cittàdi Parma e di Reggio e di Modana contro al legato e la Chiesacomeinnanzi faremo menzione.



CXXVIII - Come la compagna de' Tedeschidal Cerruglio vennono a Lucca e furono signori de la terra

Nel detto annoquattro dìapresso partito il Bavero di Pisaciò fu a dì XVd'aprilei suoi ribelli tedeschi ch'erano in sul Cerruglio inValdinievolecome adietro facemmo menzionei quali erano intornoVIc uomini a cavallomolto aspra e buona gente d'armecon trattatodi certi Fiorentiniond'era caporale e menatore messer Pino de laTosa e il vescovo di Firenze con certi altri cittadini segretiinfino che 'l Bavero era in Pisafaccendo loro grandi promesse didanari per lo Comune di Firenzee ancora con certo trattato conmasnade vecchie de' Tedeschi stati al servigio di Castruccioi qualierano a la guardia del castello de l'Agosta di Luccasi feciono lorocapitano messer Marco Visconti di Milanostato per loro gaggipromessi loro pregione. E partirsi di notte tempore di Valdinievole evennono a Lucca; e com'era ordinatofu data loro l'entrata delcastello de l'Agosta; e incontanente mandarono per Arrigo figliuolodi Castruccio e per gli suoi frateglii quali erano per confini delBavero al castello loro di Monteggioli; e loro giuntie entrati nelcastello di Luccavollono correre la terra. I Lucchesi per temad'essere rubati e arsi con Francesco Interminelli insiemech'erasignore di Lucca per lo Baveros'arenderonoe diedono la signoriadell'altra terra a messer Marco e a' suoi seguaci del Cerruglio ladomenica apresso. E poi in questo stante corsono il paese d'intornoe chi non facea le comandamenta sì rubavano e uccideano comegente salvaggia e bisognosa che viveano di ratto. E perchéquegli de la terra di Camaiore si contesonofurono arsi e rubatiearsa e guasta la terrae morti più di IIIIc di loroterrazzani a dì VI di maggio: e poi corsono e guastaronointorno a Pescia. E in questa mutazione di Lucca il detto messerMarco e' suoi seguaci mandarono a Firenze loro ambasciadori fratiagostini a richiedere i Fiorentini ch'atenessono loro i patti de lamoneta promessaofferendosi di dare la signoria di Lucca e 'lcastello libero a' Fiorentinipagando le masnade di loro gaggisostenuti ch'era lo stimo e loro domanda intorno di LXXXm fiorinid'oroe promettendo di perdonare e di lasciare i figliuoli diCastruccio in alcuno stato cittadinescoe non signori. Di ciòsi tennono molti e più consigli in Firenze; e come la 'nvidiache guasta ogni beneovero ch'ancora non fosse tempo di nostrofelice statoovero che paresse loro ben farecontastatori ebbe inFirenze assai. Principale fu messer Simone de la Tosa contrario persettae per lignaggio consorto di messer Pinoe più suoiseguaci grandi e popolanimostrando con belle ragioni e colorate laconfidanza di messer Marco e de' Tedeschi istati nostri contrarii enimicie come non era onore del Comune di Firenze a perdonare a'figliuoli di Castruccio di tante offese ricevute dal padre; e cosìil benificio trattato per lo Comune di Firenze d'avere la signoria diLuccaper invidia cittadina rimasee presesi il peggiore con grandeinteresso e dammaggio del nostro Comunecome innanzi per lo tempofaremo menzione.

 

 



CXXIX - Come fu fatta pace tra'Fiorentini e' Pistolesi

Per la detta mutazione di Lucca iGhibellini caporali che teneano la città di Pistoiaciòeranocome dicemmo adietroPanciatichie Mulie GualfreduccieVergiolesii quali erano contradi e nimici di messer Filippo Tedicie de' suoie sospetti de' figliuoli di Castruccio e loro seguaci perlo parentado di messer Filippoconoscendo che bene non poteanotenere la città di Pistoia sanza grande pericolose non sifacessono amici de' Fiorentiniper la qual cosa feciono cercaretrattato di pace col Comune di Firenzedel quale trattato fumenatore e fattore messer Francesco di messer Pazzino de' Pazziperòch'avea parentado co' Panciatichi del lato guelfoonde degli altriPanciatichi si fidarono con gli altri loro seguaci ch'erano signoridi Pistoia: lo quale trattato ebbe tosto buono compimentoperòche facea così bene per gli Fiorentini come per gli Pistolesie dievisi fine a dì XXIIII di maggio MCCCXXVIIIIin questomodo: che' Pistolesi renderono a' Fiorentini Montemurlopagando XIIcdi fiorini d'oro a le masnade che v'erano dentroe quetarono inperpetuo a' Fiorentini Carmignano e Artimino e Vitolino e piùaltre terre del monte di sottole quali aveano prese e teneano iFiorentini; e promisono di rimettere tutti i Guelfi in Pistoia infracerto temposalvo i Tedicie raccomunare gli ufici co' Guelfied'avere gli amici per amici e' nimici per nimici del Comune diFirenze. E per pegno diedono a' Fiorentini la guardia de la rocca diTizzanola quale rimessa de' Guelfi oservarono in prima che 'ltermine ordinato; e vollono che' Fiorentini avessono la guardia dellacittà di Pistoiae vi tenessono uno capitano popolano diFirenze con gente d'arme; e così fu fatto. E' Fiorentini perpiù fermezza di pace feciono fare per sindaco di Comunechefu messer Iacopo Strozzicavalieri due de' Panciatichie uno de'Mulie uno de' Gualfreduccie donarono loro MM fiorini d'oroefeciono in Pistoia XXXVI cavallate al soldo de' Fiorentini. E' dettiGhibellini di Pistoia feciono ordine che s'abbattesse ogni insegnad'aguglia e di Bavero e di Castruccio e di parte ghibellinaefeciono per sopransegna a·lloro bandiere i nicchi dell'orosa·Jacopo. Di questa pace si fece gran festa in Pistoiad'armeggiare e d'altri giuochie ancora in Firenze il dìdell'Ascensione apresso si feciono ne la piazza di Santa Croce ricchee belle giostretenendosi tavola ferma per III dì per VIcavalieridando giostra a ogni maniera di gente a cavalloperdere eguadagnareov'ebbe di molto belli colpi e d'abattere di cavalierieal continuo v'era pieno di belle donne a' balconie di molto buonagente.



CXXX - Come il legato di Lombardiafece fare oste sopra ParmaReggio e Modanae come feciono le suecomandamenta

Nel detto annoa l'uscita dimaggioil legato del papa di Lombardiach'era in Bolognafece fareoste sopra la città di Parma e quella di Reggio di piùdi MM cavalieri e popolo assaiperché s'erano rubellati a laChiesa e non voleano ubbidire il legato. Poi per certo trattato incorte col papa di dissimulata pace Parma e Reggio feciono lecomandamenta a dì XXV di giugnomettendovi il legato suoirettori e uficiali con poca gentesì che la signoria e forzade le dette terre si rimase pure a' signori di quelle. E ciòfattoa dì V di luglio vegnente la detta oste de la Chiesavenne sopra la città di Modanaper la qual cosacome aveafatto Parma e Reggioe in quella formai Modanesi s'arrenderono allegato.



CXXXI - Come il legato di Toscana co'Romani fece oste sopra Viterbo

In quello medesimo tempo illegato di Toscanail quale era a Romafece co' Romani e con altrosuo podere oste sopra la città di Viterboperch'era ribellaa' Romani e a la Chiesae signoreggiavasi per tirannoe quellaguastarono intornoe presono più castella de le loroma lacittà non poterono avere.



CXXXII - Come i Pisani cacciarono diPisa il vicaro del Bavero e le sue masnade

Nel detto annodel mese digiugnoi Pisani sentendo che 'l Bavero era rimaso in Lombardia pernon tornare al presente in Toscanae dispiacendo loro la suasignoriae ancora per le novità e mutazioni de la cittàdi Luccasì ordinarono col conte Fazio il giovane di cacciareil vicario del Baveroch'era messer Tarlatino di quegli daPietramala d'Arezzoe tutti i suoi uficialie feciono venire inPisa da la città di Lucca messer Marco Visconti con certemasnade de' cavalieri de la compagna del Cerruglio nimici del Baveroe uno sabato sera feciono levare la terra a romore e armare il popoloe' cavalieri di messer Marcoe tutti trassono a casa il conte Fazioe tagliarono il ponte a la Spinae misono fuoco nel ponte nuovoearmarono e barrarono il ponte vecchio ch'è sotto le case delconteacciò che le masnade del Bavero le quali erano in Pisaa petizione del suo vicario non potessono passare né correreil quartiere di Quinzica dov'era il conte co la forza sua e delpopolo. La domenica mattina vegnentedì XVIII di giugnocresciuta la forza del conte e del popoloe volendo passare il pontevecchio per assalire e combattere il vicario al palagioegliveggendosi mal parato a tanta forzasi partì con sua famigliadi Pisae fu rubato il palagio di tutti suo' arnesi; e poi riposatoil romoreriformarono la terra di loro podestàe mandarne lemasnade del Bavero gran parte.



CXXXIII - Come messer Marco Viscontivenne in Firenze per certi trattatie poi tornato in Milano fu mortoda' fratelli e nipote

Rivolto lo stato di Pisa per lomodo scritto nel passato capitoloi Pisani e 'l conte Fazioprovidono messer Marco Visconti riccamente del servigio ricevutoda·llui. Il detto messer Marco non volle tornare a Luccaperòch'era in gaggio per lo Bavero a' cavalieri del Cerruglio per lorosoldicome adietro facemmo menzione; cercòe mandòlettere al Comune di Firenze che volea venire e passare per Firenzeper andarsene in Lombardia con intendimento di parlare a' priori econ coloro che reggeano la città cose utili per potere averela città di Lucca. Fugli data licenzia del venire sicuramente;il quale venne in Firenze a dì XXX di giugno nel detto annocon XXX a cavallo di sua famiglia; da' Fiorentini fu vedutograziosamente e fattogli onore assaied egli da·ssémentre dimorò in Firenzeal continuo mettea tavolaconvitando cavalieri e buona gentee fece nel palagio de' prioril'obbedienza di santa Chiesa dinanzi a' priori e a l'altre signorie edel vescovo di Firenze e di quello di Fiesole e di quello di Spuletoch'era Fiorentinoe dinanzi a lo 'nquisitore e di certi legati cheerano in Firenze per lo papa. E promise d'andare a la misericordiadel legato di Lombardia e poi al papae d'essere sempre figliuolo edifenditore di santa Chiesa. In Firenze tenne trattato co' cavalieridal Cerruglio che teneano il castello di Lucca di dare al Comune diFirenze il detto castello e tutta la cittàdando loro LXXXmfiorini d'oro; e de' maggiori caporali e conastaboli vennono inFirenze per lo detto trattatoprofferendo di dare per sicurtàmolti di loro caporali per istadichi per oservare la promessa. InFirenze se ne tennono più consiglie gli piùs'accordarono al trattatoe spezialmente la comune gente e quegli dela setta di messer Pino de la Tosail qualecome dicemmo adietroavea menato il trattato di fare torre Lucca a messer Marco e a'cavalieri dal Cerruglio. L'altra settaond'era caporale messerSimone de la Tosa suo consortoper invidiao forse perchéper loro non era mosso il detto trattato e non aspettavano l'onoreoforse utoles'oppuose contromostrando più dubitazioni epericolicome si poteano perdere i danarie la gente si mettesseper gli Fiorentini a la guardia del castello dell'Agosta. E cosìper mala concordia de' nostri non diritti cittadini a la republicarimase il trattatoe messer Marco si partì di Firenze a dìXXVIIII di luglioe furongli donati per lo Comune di Firenze Mfiorini d'oro per aiuto a le sue spese. Il detto messer Marco sen'andò a Milanoe da' suoi cittadini fu ricevuto a grandeonoree avea da' Milanesi grande séguitomaggiore che neunode' suoi fratellio che messer Azzo Visconti suo nipotech'erasignore di Milano. Per la qual cosa montò la 'nvidia e lagelosia che messer Marco non togliesse la signoria a messer Azzo pergli trattati fatti in Firenze co' Guelfie forse messere Marco pertornare in grazie del papa ed esser signore di Milanoche 'l potea en'avea per aventura la 'ntenzione guardando suo tempo.

Avenne che a dì IIII disettembre nel detto annofatto messer Azzo uno grande convito ove fumesser Marco e messer Luchino e messer Giovannino Visconti suoi ziie altri de' Visconti e più buona gente di Milanocompiuto ilmangiaree partendosi messer Marco e l'altra buona gentefu fattochiamare per parte di messer Azzo che tornasse al palazzoche voleaegli e' frategli parlare co·llui al segreto. Il detto messerMarco non prendendosi guardiae non avendo armeandòa·lloroe entrato co·lloro in una cameracome itraditori caini aveano ordinatoco·lloro masnadieri armatiuscirono adosso a messer Marcoe sanza fedirlo il presono estrangolarlosì ch'afogòe morto il gittarono da lefinestre del palazzo in terra. Di questa disonesta morte di messerMarco i Milanesi per comune ne furono molto turbatima nullo n'osòparlare per paura. Questo messer Marco fu bello cavaliere e grandedella personafiero e arditoe prode in armee bene aventuroso inbattaglia più che niuno Lombardo a' suoi dì; savio nonfu troppoma se fosse vivutoavrebbe fatto di grandi novitadi inMilano e in Lombardia.



CXXXIV - Come le castella diValdinievole feciono pace e accordo co' Fiorentini

Nel detto anno la lega dellecastella di Valdinievolecome sono MontecatiniPesciaBuggianoUzzanoil Colleil Cozzilee Massae MontesommanoeMontevettolinoveggendo il male stato di Luccae come i Pistolesis'erano pacificati co' Fiorentinie seguivane loro utile e beneeper consiglio di loro amici ghibellini di Pistoiaspezialmente de'cavalieri novelli fatti per lo Comune di Firenzee per posarsi inpacefico stato de le loro lunghe guerre e pericoli passaticercavanopace co' Fiorentinie compiési a dì XXI di giugno deldetto annoperdonando e dimettendo il Comune di Firenze ogni offesaricevuta da·lloro ne la guerra castruccinae eglino promisonoa' Fiorentini d'avere gli amici per amici e' nimici per nimiciefeciono lega co' Fiorentinie vollono un capitano di Firenze.



CXXXV - Come i Pisani trattarono dicomperare Luccae come la gente de' Fiorentini cavalcarono in su leporte di Pisae come si fece pace tra Fiorentini e' Pisani

Nel detto annoa l'entrata delmese di luglioi Pisani sentendo i trattati menati per messer MarcoVisconti co' Fiorentini e' cavalieri tedeschi del Cerruglio cheteneano Luccaper tema ch'a' Fiorentini non crescesse la forza e 'lpodere avendo Luccae tornarla a parte guelfae non fossono loropiù presso vicinisi s'intraversaronoe cercarono co' dettiTedeschi il detto trattato d'avere Lucca per LXm fiorini d'oro. Efatto il pattodiedono caparra XIIIm fiorini d'oroi quali siperderono per la fretta che ebbono: non ne presono stadichi nécautela; e ciò avenne per le varie novità e mutazionich'avennono poi in Lucca. Per la qual cosa sentendolo i Fiorentinidi ciò molto crucciati feciono cavalcare sopra i Pisani messerBeltramone del Balzo maliscalco de la gente del re Rubertoch'era inSa·Miniato co le masnade de' soldati de' Fiorentiniinquantità di più di M a cavallo e gente a piede assaiecorsono infino al borgo di San Marco di Pisae infino a l'antiportosanza contasto niunoardendo e guastandomenandone grande preda dipregionidi bestie e d'arnesi. E poi si volsono per Valdera rubandoe ardendo ciò che si trovarono innanzi; e ebbono per forzacombattendo il castello di Pratiglione e quello di Camporenache 'ltenevano i Pisanie feciollo disfare. I Pisani veggendosi cosìapressati da' Fiorentinie eransi rubellati dal Baveroe essendo inassai male statocercarono pace co' Fiorentini. I Fiorentinil'asentirono per potere meglio fornire la guerra di Luccae compiésila detta pace a Montetopoli per gli nostri e loro sindachi eambasciadoria dì XII del mese d'agosto del detto annoconpatti e franchigie de la pace vecchiae ch'eglino sarebbono nimicidel Bavero e di chiunque fosse nimico de' Fiorentini. Il settembreseguente certi Ghibellini di Pisadispiacendo la pace fatta co'Fiorentinicercarono con quegli di Lucca di tradire Pisa; ma fuscoperto il tradimentoe certi ne furono presi e guastie molti nefurono fatti rubelli e isbanditi.



CXXXVI - Come i Fiorentini ripresono ilcontado d'Ampinanache 'l tenea il conte Ugo

Nel detto annoa dì XV diluglioi Fiorentini mandarono di loro masnade in Mugello e fecionoriprendere i popoli e contado del castello che fue d'Ampinanailquale s'avea ripreso il conte Ugo da Battifolle per lo modo dettoadietro al tempo della sconfitta d'Altopascio.



CXXXVII - Come si rubellò ilcastello di Montecatini da la lega de' Fiorentini

Nel detto annoa dì XVIIdi lugliogli amici ghibellini de' figliuoli di Castruccio i qualierano in Montecatinicoll'aiuto delle masnade de' Lucchesi ch'eranoin Altopasciorubellarono la terra da l'accordo de la legaecacciarne fuori i Guelfie fornissi per gli Lucchesi. Per la qualcosa le masnade de' Fiorentini cavalcarono in Valdinievolee presonoe arsono il borgo di Montecatinie rimasevi per capitano messerAlnerigo Donati per gli Fiorentinicon gente d'arme a cavallo e apiede assai a la guardia di Buggiano e dell'altre terre della lega diValdinievolee per fare guerra a Montecatini. E in questa stanza daXII caporali e grandi Ghibellini del castello di Montevettolinoandarono segretamente in Montecatini per ordinare di rubellareMontevettolino. E ispiandolo messer Amerigoa l'uscita che fecionodel castello gli fece prenderee per la loro presura ebbe ilcastello di Montevettolino in signoria per lo Comune di Firenzecheinnanzi non vi lasciavano entrare dentro le loro masnade. E infinoallora si cominciò l'assedio di Montecatini per gliFiorentininon perciò strettocome seguirono poicomeinnanzi si farà menzione; ma erano le loro guernigioni digente a cavallo e a piede ne le castella d'intornoe non vi poteaentrare vittuaglia se non di furtoo con grossa scorta.



CXXXVIII - Come messer Cane della Scalaebbe la città di Trevigie incontanente di malatia vi morì

Nel detto annoa dì IIIIdi lugliomesser Cane della Scala di Verona andò ad ostesopra la città di Trevigi con tutto suo poderee furono piùdi MM cavalieri e popolo grandissimola quale città diTrevigi era in comunitàma il maggiore n'era l'avogaro diTrevigi: al quale assedio stette XV dìe poi l'ebbeliberamente a pattisalvi tutti avere e personeciascuno in suogrado. E a dì XVIII del detto mese v'entrò messer Canecolla sua gente con grande festa e trionfoe fu adempiuta laprofezia di maestro Michele Scottoche disse che 'l Cane di Veronasarebbe signore di Padova e di tutta la Marca di Trivigi. Ma comepiacque a Dioe le più volte pare ch'avegna per lo piacere diDio e per mostrare la sua potenziae perché niuno si fidi inniuna felicitade umanache dopo la grande allegrezza di messer Caneadempiuti gli suoi intendimentivenne il grande doloreche giuntolui in Trevigie mangiato in tanta festaincontanente cadde malatoe il dì de la Maddalenadì XXII di lugliomorìin Trevigie fune portato morto a soppellire a Veronae di lui nonrimase né figlio né figlia legittimoaltro che duebastardii quali poi da' loro zii frategli di messer Cane perchénon regnassono furono scacciatie alcuno di loro fatto morire. Enota che questi fu il maggiore tiranno e 'l più possente ericco che fosse in Lombardia da Azzolino di Romano infino alloraechi dice di più; e nella sua maggiore gloria venne meno de lavita e di sue redee rimasono signori appresso lui messer Alberto emesser Mastino suoi nipoti.



CXXXIX - Come il legato di Lombardiaebbe la città di Faenza a patti

Nel detto annoa dì VI diluglioil legato di Lombardia da Bologna mandò grande ostesopra la città di Faenzala quale aveva rubellata e teneaAlberghettino di Francesco Manfredie stettevi all'assedio XXV dì.A la fine per consiglio del padre e di messer Ricciardo suo fratelloch'erano di fuori col legatos'arrendé a patti con grandiimpromesse al detto Alberghettino l'ultimo dì di luglioeAlberghettino ne venne a Bologna al legatoe fecelo di sua famigliae dandogli robe e gaggi con sua compagniamostrandogli grande amore.A dì XXV del detto mese di luglio essendo l'oste de la Chiesasopra Mattelica ne la Marcada' Ghibellini e ribelli de la Chiesafurono sconfitti.



CXL - Come la città di Parmae di Modanae di Reggio si rubellarono al legato

Nel detto annoa dì XVd'agostoavendo il legato di Lombardia fatti venire in Bologna ifigliuoli di messer Ghiberto da Coreggio e Orlando de' Rossi sottosua confidanza (il quale Orlando era stato signore di Parma)pertema non gli facesse rubellare la terrasotto protesto ch'egli nonvolea far pace co' detti figliuoli di messer Ghibertoil ritenne inBolognae fecelo mettere in pregione. Per la qual cosa i fratelli e'consorti del detto Orlando col popolo della cittàche l'amavamoltorubellarono al legato e a la Chiesa la città di Parmae presono tutti gli uficiali del legato e quanta di sua gente v'avea.E per simile modo si rubellò la città di Reggio equella di Modanatemendo di loroe ispiaccendo lo 'nganno etradimento fatto al detto Orlando sotto la detta confidanza.



CXLI - Ancora come i Tedeschich'erano in Lucca vollono venderla per danari a' Fiorentinie no·llaseppono prendere

Ne' detti tempiessendo la cittàdi Lucca in grande variazione e in male stato e sanza nullo ordine disignoria o reggimentose non al corso de' conastaboli de' Tedeschidal Cerruglio che se n'erano signori e guidavallasi come predaguadagnatai quali Tedeschi tennono con più genti e Comuni esignori d'intorno trattati per avere danari e dare la signoria diLuccavedendo che per loro no·lla poteano bene tenereeancora ne richiesono da capo il Comune di Firenzeil qualecomedetto è adietro nel capitolo del trattato che ne fece messerMarco Visconti di Milanoper le 'nvidie de' cittadini non s'ebbeancora per gli rettori del Comune di Firenze di ciò concordia.Ma certi valenti e ricchi cittadini di Firenze la vollono comperareper lo Comune LXXXm fiorini d'oro per loro vantaggioe credendonefare al Comune di Firenze grande onore e grande loro guadagnoefornire le speserimanendo in loro mano le gabelle e l'entrate diLucca con certo ordine e patti. E a·cciò teneanoco·lloro i mercatanti usciti di Luccae metteanvi Xm fiorinid'oroe voleano che 'l Comune di Firenze vi mettesse innanzisolamente XIIIIm fiorini d'oroe prendesse la guardia del castellode l'Agosta con XX i maggiori e migliori conastaboli per istadichiper oservare i patti; e gli primi danari si ritraessono fossonoquegli del Comune di Firenzee tutti gli altri insino LVIm difiorini d'oro metteano di loro volontà singulari cittadini diFirenze. E di ciò potemo rendere piena fede noi autoreperòche fummo di quegli. Ma la guercia e disleale sempre invidia de'cittadini di Firenzee massimamente di coloro ch'erano algovernamento de la cittànol vollono aconsentiredando scusadi falsa ipocresiadicendo come oppuosono l'altra volta sotto colored'onestàche fama correa per l'universo mondo che iFiorentini per covidigia di guadagno di moneta hanno comperata lacittà di Lucca. Ma al nostro pareree di più savi chepoi l'hanno disaminata quistionandoche compensando le sconfitte e'danni ricevuti e ispendii fatti per lo Comune di Firenze per cagionede' Lucchesi per la guerra castruccinaniuna più altavendetta si potea fare per gli Fiorentininé maggiore laude egloriosa fama potea andare per lo mondo che potersi dire: imercatanti e' singulari cittadini di Firenze colla loro pecunia hannocomperata Luccae gli suoi cittadini e contadinistati loro nimicicome servi. Ma a cui Idio vuole male gli toglie il sennoe non glilascia prendere i buoni partiti; o forseo sanza forseancora nonerano purgati i peccatiné domata la superbia nél'usuree' maliabrati guadagni de' Fiorentiniper fare lorospendere e consumare in guerra seguendo la discordia co' Lucchesiche per ogniuno danaio che Lucca si comperavaC o piùmadire potremmo infinitispesi poi per gli Fiorentini ne la dettaguerracome innanzi leggendo faremo per gli tempi menzione; che sipotea co la sopradetta prestanza di monetae non ispesa néperdutafare così onorata e alta vendetta de' Lucchesiavendogli comperati come servie sopra servi i loro benie alleloro spesee sotto il nostro giogo rendere loro pace e perdonareefargli liberi e compagnicome per l'antico soleano essere co'Fiorentini.

 

 



CXLII - Come messer Gherardino Spinolidi Genova ebbe poi per danari la signoria della città diLucca

Essendo rotto il detto trattatoda' Tedeschi di Lucca a' Fiorentiniperò che' rettori delComune di Firenze non lasciarono ciò compierecome nelpassato capitolo è fatta menzionema minacciaro chiunque sene travagliassee alcuno ch'avea menato il trattato fatto mettere incarcere; messer Gherardino degli Spinoli di Genova s'accordòco' detti Tedeschie dando loro XXXm fiorini d'oroe ritenendonealquanti di lorochi volle co·llui rimanere a' suoi gaggi; lidiedono la città di Lucca e feciolne signoreil qualevigorosamente la prese: a dì II di settembre del detto annovenne in Luccae ebbe la signoria de la città libera e sanzanullo contasto; e poi ordinò le sue masnadee richiese iFiorentini di pace o di trieguai quali nulla ne vollono intendereanzi feciono rubellare il castello di Collodi presso di Lucca al'entrante d'ottobreil quale messer Gherardino co la cavalleria suae popolo di Lucca vennono a l'assedio del detto Collodiil qualenon soccorso a tempo da' Fiorentinicom'era promessos'arendero amesser Gherardino e al Comune di Luccaa dì XX del detto mesed'ottobrecon poco onore de' Fiorentini. Onde in Firenze ebbe moltiripitii e biasimi dati a coloro che non aveano lasciato prenderel'accordo co' Tedeschiné saputo fare la guerra e impresacominciata; e 'l detto messer Gherardinoavuto il castello diCollodicon ogni sollecitudine procacciò di raunare monetaed'avere gente d'arme per levare i Fiorentini dall'assedioil qualegià aveano cominciato e posto al castello di Montecatini inValdinievole.



CXLIII - Come i Melanesi e' Pisani siriconciliarono col papa e co la Chiesae furono ricomunicati perl'offese fatte per lo Bavero e antipapa

Del mese di settembre del dettoanno apo la città di Vignoneov'era la corte di RomaiMilanesi e messer Azzo Visconti che n'era signore furono riconciliatie ricomunicati da papa Giovannie con patti ordinati co·lloroambasciadori si rimisono de l'offese fatte a la Chiesa nel dettopapa; e messer Giovanni figliuolo che fu di messer Maffeo Viscontiil quale il Bavero avea fatto fare cardinale al suo antipapacomeadietro fu fatta menzionesì rinunziò al dettocardinalato; e 'l papa il fece vescovo di Noarae levò lo'nterdetto di Milano e del contado. E per simile modo il detto papariconciliò e assolvette i Pisaniperò ch'eglino aveanotanto adoperato col conte Fazio da Doneratico loro grande cittadinoil quale avea in guardiacome gli avea lasciato segretamente ilBavero quando si partì di Pisail suo antipapa in uno suocastello in Maremmail quale antipapa da' detti fu ingannato etraditoe poi mandato preso a Vignone a papa Giovannicome innanzifaremo menzione. E fatta per gli ambasciadori de' Pisani ch'erano acorte la detta convegna con grandi vantaggi del detto conte Fazioche 'l papa gli donò il castello di Montemassich'eradell'arcivescovadoe altri ricchi doni e benifici ecclesiastichiecosì ad altri grandi cittadini di Pisa che seguirono la'mpresae fattine assai cavalieri papali con ricchi doni. E tornatii detti ambasciadori in Pisail gennaio appresso si publicòin Pisa il trattato e l'accordoe in pieno parlamentoe in manod'uno legato cherico oltramontano mandato per lo papatutti i Pisanigiurarono nella chiesa maggiore d'essere sempre ubbidenti e fedeli disanta Chiesa e nimici del Bavero e d'ogn'altro signore che venisse inItalia sanza la volontà della Chiesa.



CXLIV - Come il legato di Toscana ebbeViterboe mise in pace tutto il Patrimonioe simile la Marca

Nel detto anno e mese disettembre Salvestro de' Gattiil quale tenea per tirannia lasignoria de la città di Viterboe contra la Chiesafu atradimento morto in Viterbo da uno figliuolo del prefettoe corse laterra e ridussela a l'obedienza della Chiesa. E poi a l'entrante dinovembre vegnente messer Gianni Guatani degli Orsini cardinale elegato in Toscana venne a Viterboe fece riformare la città etutte le terre del Patrimonio in pace e in buono stato sotto lasignoria de la Chiesa. E in questo tempo medesimo tutte le terre dela Marca si pacificarono e tornaro a l'ubbidenza di santa Chiesarimanendo le parti de le terre ciascuna in suo stato.



CXLV - Come il Bavero raunòsua gente in Parma credendosi avere la città di Bolognae poicome si partì d'Italia e andonne in Alamagna

Nel detto annoa l'entrante delmese d'ottobreil Bavero che si tenea imperadoreil quale era a lacittà di Paviavenne a Chermonae poi a dì XVII dinovembre venne a Parmae là si trovò con cavalieri chegli mandò il vicario suo da Luccacon più di MMcavalieri oltramontanicon intendimento d'avere la città diBolognae di torla al legato del papa messer Beltrando dal Poggettoche v'era dentro per la Chiesa. E ciò si cercava per certotrattato fatto per certi Bolognesi e altri; il quale trattato fuscopertoe fatta giustizia di certi traditoricome innanzi nelseguente capitolo si farà menzione. E vedendo il detto Baveroche 'l suo proponimento non gli era venuto fattoa dì VIIIIdi dicembre seguente si partì di Parma con ambasciadori de'maggiori caporali di Parma e di Reggio e di Modanae andonne aTrento per parlamentare con certi baroni de la Magna e co' tiranni esignori di Lombardiaper ordinare al primo tempo d'avere nuova gentee forte braccio per venire sopra la città di Bolognae pertorre il contado di Romagna a la Chiesa. E stando al dettoparlamentoebbe novelle de la Magna com'era morto il dogiod'Osterichieletto che fu a re de la Magna e istato suo aversarioincontanente lasciò tutto il suo esordio d'Italia e andonne inAlamagnae poi non passò di qua da' monti.



CXLVI - Come la città diBologna volle essere tradita e tolta al legato cardinale per loBavero

Nel detto annodel mesed'ottobrecospirazione fu fatta nella città di Bologna pertorla e rubellarla al detto legato cardinaleche dentro v'era per laChiesa; e a·cciò era capo Ettor de' conti da Panigo conordine de' Rossi da Parmaperché 'l detto legato tenea inpregione Orlando Rosso per lo modo che dicemmo adietro. E a questotrattato teneano l'arciprete di Bologna de la casa de' Galluzziemesser Guido Sabatinie più altri grandi e popolari diBolognadispiacendo loro la signoria del legato. E co·llorotenea mano Alberghettino de' Manfrediil qual'era per lo legatolevato di sua signoria di Faenzae tenealo in Bologna intorno di séa' suoi gaggi. E era l'ordine che 'l Bavero detto imperadoreilquale era venuto da Pavia a Parma colle sue forzecome nel capitolodinanzi dicemmodovea venire a Modana e fare cavalcare parte di suagente in Romagna; per la qual cavalcata con ordine del dettoAlberghettino doveano fare rubellare Faenza e mettervi la dettacavalleria; e come le masnade della Chiesa per la detta venuta delBavero e cavalcata di sua gente fossono uscite di Bologna per andarea le frontierecome per lo legato era ordinatosi dovea levare lacittà di Bologna a romore per quegli caporali che guidavano iltrattatoe loro seguaci; e il detto Ettor da Panigo con Guidinelloda Montecuccheri con grande quantità di fanti e masnadieri apiè doveano al giorno nomato venire dalle montagne in Bolognacon quegli cittadini ch'aveano fatta la congiurae con loro séguitoch'erano molticacciarne i·legato e sua gentee mettervidentro il Bavero co le sue genti. La quale congiurazione fu scopertasegretamente al legato per alcuno seguace de' congiuraticredendosene valere di meglio; per la qual cosa il legato fecepigliare il detto Alberghettinoe l'arciprete de' Galluzzie 'ldetto messer Guidoe Nanni de' Dotti cognato d'Ettor da Panagoepiù altri grandi cittadini e popolani di Bologna. Ma il dettoEttor non poté avereperché già era a lamontagna a raunare suo isforzo. E disaminata la detta congiuraeconfessata per gli detti traditoriil legato trovò che lacongiura era sì grossae tanti e tali cittadini di Bologna viteneano manoch'egli non s'ardia a farne fare giustiziacon tuttala forza delle sue masnadedubitando forte che la città diBologna non si levasse a furore contra lui; e bisognavagli beneavendo così di presso il Bavero e le sue forze. Per la qualcosa il legato mandò per aiuto di gente al Comune di Firenzeperché fossono a la sua guardia; i quali Fiorentini glimandarono di presente CCC cavalieri de le migliori masnadech'avessonoe IIIIc balestrieri tutti soprasegnati di soprasbergheil campo bianco e 'l giglio vermigliomolto bella e buona gentede'quali avea la 'nsegna del Comune di Firenze messer Giovanni dimessere Rosso de la Tosa. E come la detta gente fu venuta in Bolognail legato fu rassicurato e fortee al terzo dì fece al suomaliscalcoarmata tutta sua gente e quella de' Fiorentiniin su lapiazza di Bologna mozzare il capo a' sopradetti presi caporali de lacongiurasalvo che l'arcipreteperch'era sacrofece morired'inopia inn-orribile carcere.

E di queste cose io posso renderetestimonioch'io era allora in Bologna per ambasciadore del nostroComune al legato. E se non fosse il soccorso che 'l nostro Comune vimandò così sùbitola città di Bolognaera perduta per la Chiesae prendea stato d'imperio e ghibellino; eil legato e sua gente in pericolo di morteo d'esserne cacciatisìera la terra in grande gelosiae pregna di male talento contra illegato e sua gente: e per cagione di ciò ritenne il legato piùmesi la detta gente de' Fiorentini al suo servigio e guardia a' gaggide' Fiorentini; ma male fu gradito per lo legato sì fatto etale servigio de' Fiorentinicome innanzi si potrà vedereove tratteremo de' suoi processi.



CXLVII - Come i Pistolesi diedono illoro castello di Serravalle in guardia al Comune di Firenze

Nel detto annoa dì XI dinovembreil Comune di Pistoia diedono in guardia il loro caro eforte castello di Serravalle al Comune di Firenze per tre anniliberamente; e ciò fu procaccio de' Panciatichie de' Muliede' Gualfreduccie Vergiolesicon anche case ghibellinei qualiamavano pace co' Fiorentini e buono stato de la loro cittàefurono quegli che prima ordinarono la pace co' Fiorentinie diedonoloro la terra di Pistoia a guardiacome adietro facemmo menzione. Laquale dazione di Serravalle fu molto cara e gradita per gliFiorentinie d'allora innanzi parve loro stare sicuri de la cittàdi Pistoiaperò ch'era e è gran fortezzae quasi lachiave e porta del nostro piano e di quello di Pistoia; e ancora sipuò dire la rocca di Pistoia è l'entrata inValdinievolee di quello potere difendere le nostre castella efrontieree guerreggiare il contado di Lucca. E poi più tempoappresso stette sotto la guardia e signoria de' Fiorentini con grandepace e buono stato de la città di Pistoiae d'allora innanzii Fiorentini cominciarono a strignere più l'assedio diMontecatini.



CXLVIII - Come i figliuoli di Castrucciovollono torre la città di Lucca a messer Gherardino Spinoli

Nel detto tempo per le feste diNatalea dì XXVII di dicembrei figliuoli di Castruccioco·lloro amici e colle masnade vecchie de' Tedeschi ch'eranostati al soldo e amici di Castruccio credettono torre la signoria diLucca a messer Gherardino; e con armata manoa cavallo e a piècorsono la città di Lucca gridando: "Vivano i duchini!"da la mattina infino all'ora di terza sanza contasto alcuno. Ondemesser Gherardino temette fortee se non fosse ch'egli era nelcastello de l'Agostaegli perdeva la terra; ma rasicurato per loconforto de' buoni uomini di Lucca ch'amavano la sua signorias'afforzò e fece armare sua gentee apresso mangiare uscìde l'Agostae corse la città di Lucca infino a sera gridando:"Muoiano i traditori e viva messer Gherardino!". Per laqual cosa i figliuoli di Castruccio e' caporali di loro seguaciuscirono di Lucca e andarsene a·lloro castellae messerGherardino rimase signoree molti Lucchesi de la setta castruccinamandò a' confinie cassò e cacciò via lemasnade vecchiee rinovossi di soldati tedeschi di Lombardia; emolti de' suoi amici e consorti e parenti fece venire da Saona inLucca per sicurtà di lui. E per le dette novità diLucca i Fiorentini crebbono gente all'assedio di Montecatiniecredettollo avere con poca fatica e per loro gagliardiala qual cosavenne allora manco il loro aviso; che a dì XVII di febbraioalquanti dell'oste de' Fiorentini ch'erano allo assedio diMontecatinidi notte tempore con iscale e difici di legnameassalirono il castello e scalarono le murae parte di loro entraronodentro valentemente; ma quegli de la terra erano sì forti e sìavisatie di guerresche masnadeche ruppono gli asalitorie quantidentro n'erano entrati rimasono presi e morti.



CXLIX - Come i Turchi e' Tartarisconfissono i Greci di Gostantinopoli

Negli anni di Cristo MCCCXXXessendo la forza e oste dello 'mperadore di Gostantinopoli passato labocca d'Avida in su la Turchia per guerreggiare i Turchii qualiTurchi mandarono per aiuto a' Tartari de la Turchia; e venuti congrande esercito assalirono l'oste de' Cristiani e Grecie misongliinn-isconfittae pochi ne scamparono che non fossono presi o morti;e perderono tutta la terra di là dal braccio San Giorgiochepoi non v'ebbono i Greci nullo podere o signoria. E eziandio i dettiTurchi con loro legni armati corsono per maree presono e rubaronopiù isole d'Arcipelago; per la qual cosa molto abassòlo stato e podere dello 'mperadore di Gostantinopoli. E poicontinuamente ogn'anno feciono loro armatequando di Vc e VIIIclegni tra grossi e sottilie correano tutte l'isole d'Arcipelagorubandole e consumandolee menandone gli uomini e le femmine perischiavie molti ancora ne feciono loro tributari.



CL - Come il re d'Inghilterra fecetagliare la testa al conte di Cantibiera suo zio e il Mortimiere

Nel detto anno MCCCXXXdel mesedi marzoil giovane Adoardo re d'Inghilterra fece prendere il contedi Cantibiera suo ziofratello carnale del padree oppuoseglicagione ch'egli ordinava congiura contra lui per rubellargli l'isolad'Inghilterra e per torgli la signoriaper la qual cosa gli fecemozzare la testa; onde fu molto ripresoe detto gli fece tortoeche non era colpevole. Ben si trovò che 'l detto conte perconsiglio d'indovini entrò in fantasiae feciollo intendenteche Adoardo suo fratelloe ch'era stato re d'Inghilterra e fattomorirecome adietro de' fatti d'Inghilterra facemmo menzionedoveaessere vivo e sano; per la qual cosa il detto conte suo fratellofacea cercare di ritrovarloe mettevasene inchestaond'avea moltosommosso il paese. E poi del mese d'ottobre vegnente fece coglierecagione al Mortimiereil quale era stato governatore del reame edella reina sua madrequand'ebbe la guerra col marito e co'dispensieriopponendogli tradigionee fecelo impiccare; si dissesanza colpa. E tali sono i guidardoni a chi s'impaccia tra' signorio·ssi rivolge negli innormi peccati; che si dicea che 'l dettoMortimiere si giacea co la reina madre del detto re; e d'allorainnanzi il re abassò molto la signoria e lo stato de la reinasua madre.



CLI - Come i Fiorentini per loroordini tolsono tutti gli ornamenti a le loro donne

Nel detto annoper calend'aprileessendo le donne di Firenze molto trascorse in soperchiornamenti di corone e ghirlande d'oro e d'argentoe di perle epietre preziosee reti e intrecciatoi di perlee altri divisatiornamenti di testa di grande costoe simile di vestiti intagliati didiversi panni e di drappi rilevati di seta di più maniereconfregi e di perle e di bottoni d'argento dorato ispessi a quattro esei fila accoppiati insiemee fibbiagli di perle e di pietrepreziose al petto con diversi segni e lettere; e per simile modo sifacevano disordinati conviti per le nozze de le sposeed altri conpiù soperchie e disordinate vivande; fu sopra·cciòprovedutoe fatti per certi uficiali certi ordini molto forticheniuna donna non potesse portare nulla corona né ghirlanda néd'oro né d'ariento né di perle né di pietre nédi vetro né di seta né di niuna similitudine di coronané di ghirlandaeziandio di carta dipintané rete nétrecciere di nulla spezie se non sempliciné nullo vestimentointagliato né dipinto con niuna figurase non fosse tessutoné nullo addogato né traversose non semplice partitadi due colori; né nulla fregiatura né d'oronéd'arientoné di setané niuna pietra preziosanéeziandio ismaltoné vetro; né potere portare piùdi due anella in ditoné nullo scaggiale né cintura dipiù di XII spranghe d'argento; e che d'allora innanzi nulla sipotesse vestire di sciamitoe quelle che·ll'aveano ildovessono marcareacciò ch'altra nol potesse fare; e tutti'vestiri di drappi di seta rilevati furono tolti e difesi; e che nulladonna potesse portare panni lunghi dietro più di due bracciané iscollato di più di braccia uno e quarto ilcapezzale; e per simile modo furono difese le gonnelle e robedivisate a' fanciulli e fanciullee tutti' fregie eziandioermellinise non a' cavalieri e a loro donne; e agli uomini toltoogni ornamento e cintura d'argentoe' giubbetti di zendado o didrappo o di ciambellotto. E fu fatto ordine che nullo convito sipotesse fare di più di tre vivandee a nozze avere piùdi XX taglierie la sposa menare VI donne seco e non più; ea·ccorredi di cavalieri novegli più di C taglieri ditre vivande; e che a corte de' cavalieri novelli non si potessonovestire per donare robe a' buffoniche in prima assai se nedonavano. Sopra i detti capitoli feciono uficiale forestiere acercare e donne e uomini e fanciulli de le dette cose divietate congrandi pene. Ancora feciono ordine sopra tutte l'arti in correggereloro ordini e monipoli e posturee che ogni carne e pesce sivendesse a peso per certo pregio la libbra. Per gli quali ordini lacittà di Firenze amendò molto delle disordinate spese eornamenti a grande profitto de' cittadinima a grande danno de'setaiuoli e orafiche per loro profitto ogni dì trovavanoornamenti nuovi e diversi. I quali divieti fattifurono moltocommendati e lodati da tutti gl'Italiani; e se le donne usavanosoperchi ornamentifurono recare al convenevole; onde forte sidolfonoma per li forti ordini tutte si rimasono degli oltraggi; maper non potere avere panni intagliativollono panni divisati eistrangii più ch'elle poteano averemandandoli a fareinfino in Fiandra e in Brabantenon guardando a costo; ma peròmolto fu grande vantaggio a tutti i cittadini in non fare ledisordinate spese nelle loro donne e conviti e nozzecome primafaceano; e molto furono commendati i detti ordiniperò chefurono utoli e onesti; e quasi tutte le città di Toscana emolte altre d'Italia mandarono a Firenze per asempro de' dettiordinie confermargli nelle loro città.

 

 



CLII - Come messer Gherardino Spinolasignore di Lucca cavalcò con suo isforzo per fornireMontecatinie nol poté fornire

Nel detto annoa dì XXIIId'aprileIspinetta de' marchesi Malispina venne di Lombardia inLucca con gente d'arme; per la qual cosa messer Gherardino Spinolasignore di Lucca con sue masnade a cavallo e a piè e col dettoSpinetta cavalcarono per fornire Montecatinie presono la roccauzzanesee iv'entro due degli Obizzi usciti di Lucca e L fanticheco·lloro erano per lo Comune di Firenze a la guardia diquella. Ma però non poterono fornire Montecatini néappressarsi ad essoperò che' Fiorentini aveano afforzatol'assedio e fatte per loro fosse e tagliate in verso la parte diLuccae volto in quelle il fiume de la Pescia e de la Borra; etornarsi in Lucca con poco onore. E poi a dì II di maggiovegnente il detto messer Gherardino raunata più gente e avutoda' Pisani aiutocome sono usati per adietrocon VIc cavalieri eIIIc balestrierifece ancora pugna di fornire Montecatinie vennecon sue genti infino a' palizzati e oste de' Fiorentinie di ciògli avenne come l'altra volta; e per simile modoe per le dettefosse e tagliatenon vi poté apressare né quellepassareperché nell'oste de' Fiorentini avea più di Mcavalieri e popolo grandissimo. E nota lettore che da piè diSerravalle infino a Buggiano per gli Fiorentini era affossato esteccato e imbertescato spesso tutta la detta bastitail campo el'assedio de' Fiorentini con guardie per tuttoe i detti fossi pienid'acqua e accozzati insiemee messi in quegli il fiume della Nievolae quello della Borra; la quale bastita tenea più di sei miglianel piano; e da la parte del monte tra le castelletta d'intorno ealtri battifolli per gli poggi e tagliate fatte e barre di legnamemessidove stavano di dì e di notte guardie con grossa gentea pièerano più di XII poste di battifollisìche di Montecatini non potea uscire né entrare gente névittuagliase non quello che si prendeano in preda nelle pendici ecircustanze del poggio. E girava la detta impresa e guardia de'Fiorentini da XIIII miglia; che fu tenuta grande cosa e ricca impresaa chi la videche fummo noi di quegli. Che certo la bastita e lacinta de' fossi e di steccati che si legge fece Giullo Cesare alcastello d'Aliso in Borgognach'ancora si vede il porpresonon fumaggiore né così grandecome quello che' Fiorentinifeciono intorno a Montecatini. Lasceremo alquanto de' fatti de'Fiorentini e dell'assedio di Montecatini per raccontare altre novitàstate in questi tempi inn-altri paesiritornando poi assai tosto anostra materiacome i Fiorentini ebbono per fame il dettoMontecatini.



CLIII - Come il maliscalco de laChiesa e gente del re Ruberto furono sconfitti presso de la cittàdi Modana da' Modanesi

Nel detto anno MCCCXXXa dìXXIIII d'apriletornando da Reggio messer Beltramone e messerRamondo del Balzoe messer Galeasso fratello del re Rubertobastardoch'erano in Lombardia per lo detto re al servigio de laChiesae 'l maliscalco de la Chiesa e del legato con molta buonagente d'arme in quantità di VIc cavalierii quali erano alservigio del legato ch'era in Bolognacredendo avere la villa diFormigine presso a Modana a VI migliacom'era loro promessa pertradimentosentendo ciò il signore di Modanala nottedinanzi cavalcò col popolo di Modanae con CCC cavalieri a ladetta terra di Formigine. E la mattina trovandosi ingannati la dettagente de la Chiesae sentendo la venuta di quegli di Modanatemettono che non fosse aguato di più grossa gente che noneranoe ridussonsi schierati in su uno prato assai presso de laterra; e non s'avidono che 'l detto prato era affossato e impadulatod'intorno. Quegli di Modanaconoscendo il luogouscirono fuorifrancamentee presono l'entrata del detto pratoe rinchiusono idetti cavalierii quali non poteano combattere né si poteanopartire per gli pantani e fossi d'intorno; e quale si mise percombattere rimase morto da' pedoni ch'erano in su le ripe de' fossiche tutti i cavagli scontravano co le lancee meglio e piùpotea uno pedone che uno cavaliere; e per questo modo la detta gentefurono la maggiore parte presi e menati in Modanache pochi nescamparono. La quale fu tenuta una grande disaventurae fu grandeisbigottimento al legato cardinale ch'era in Bolognae a tutta laparte de la Chiesa di Lombardia e di Toscana.



CLIV - Come papa Giovanni per pauranon lasciò passare in Proenza il conte d'Analdo

Nel detto mese d'aprilevegnendoil conte d'Analdo a la corte del papa a Vignone con sua gente intornodi VIIIc cavalieri per avere la benedizione del papae per andaresopra i Saracini di Granata per uno suo boto e pellegrinaggioeessendo già in Ricordanapapa Giovanni prese di sua venuta ilmaggiore sospetto del mondoperché 'l detto conte era suocerodel Bavero detto imperadore suo nimico; e mandò per losiniscalco di Proenza e per tutti i cavalieri e baroni del paese chefossono in Vignone con arme e cavaglie tutte le sue famiglie e de'cardinali e prelati fece armaree tutti i cortigiani per suaguardia; e trovarsi i Fiorentini da C in arme a cavagli covertimolto bella gentesanza i Fiorentini a pièche furono piùdi CCC armati. E ciò fattoil papa mandò comandando alconte d'Analdo che non dovesse venire in Proenza sotto pena discomunicazioneassolvendolo del suo boto se tornasse adietroilquale conte per non disubbidire il papa si tornò in Analdo.



CLV - Come il legato fece oste sopraModanae tornò con poco onore

A l'entrante del mese di giugnonel detto annoi Parmigiani ribelli del legato e de la Chiesa ebbonoil borgo a San Donninoil quale tenea la gente del legato; per laqual cosae ancora per la sconfitta ricevuta la sua gente da'Modanesiil detto legato fece fare sua oste e cavalcata sopra Modanadi più di MD cavalierie andarono infino presso a la terraguastando; e poi tornando i Modanesicoll'aiuto de' Parmigiani eReggiani cavalcarono appresso l'oste de la Chiesa presso di Bologna aVI miglia infino in sul fosso de la Muccia con VIIIc cavalieri e IIImpedonie affrontarsiil detto fosso in mezzo; ma non s'ardìl'oste de la Chiesa combattereche essendo tanta cavalleria piùdi loro nimicifu tenuta grande viltade. Lasceremo delle 'mprese dellegato di Lombardiae torneremo a' fatti dell'oste de' Fiorentiniecom'ebbono il castello di Montecatini.



CLVI - Come i Fiorentini per lungoassedio ebbono il forte castello di Montecatini

Nel detto annoa dì XI digiugnovenuto soccorso da' Lombardi a messer Gherardino Spinolasignore di Lucca di CCCCL cavalieri tedeschionde si trovòcolle sue masnade e' Pisani e altri amici con più di MCCcavalieri e popolo grandissimouscì fuori a oste persoccorrere Montecatiniil quale era molto a lo stremo di vittuagliaper l'assedio de' Fiorentinie puosesi a campo nel luogo detto... Ecome furono acampatiscandalo nacque tra messer Gherardino e messerFrancesco Castracanie fu fedito messere Gherardino da unodegl'Interminellie fuggìsi quegli in Buggianoonde fu presomesser Francesco e' suoi seguaci e alcuno conastabole e mandati aLuccae alcuno giustiziato. I Fiorentini rinforzata loro oste diquantità di MVc cavalierico·lloro amistà epopolo grandissimoe' s'accamparono il grosso dell'oste in sulBruscetoquasi a lo 'ncontro dell'oste de' Lucchesiil fosso esteccato in mezzoe nondimeno fornite di guardie il procinto e lapieve sotto Montecatini. E dell'oste de' Fiorentini era capitanomesser Alamanno degli Obizzi uscito di Luccacon certi cavalieri diFirenze grandi e popolani pur de' maggiori e più savi e spertiin guerrai nomi de' quali sono questi: messer Biagio Tornaquincimesser Giannozzo Cavalcantimesser Francesco de' PazzimesserGerozzo de' Bardimesser Talento Bucellie altri donzelli grandi epopolani capitani de le masnade de' pedoni. Messer Gherardino e suagente feciono più assalti al fosso de' Fiorentini e in piùparti; ma poco poterono accedereche in tutte parti furono riparati.E richiesono i Fiorentini di battagliama gli Fiorentini per lorovantaggio non la vollono prendere. A la finea dì XXII digiugno anzi il giornoarmata l'oste de' Lucchesi e schieratiemandati privatamente la notte dinanzi CCCL cavalieri e Vc pedoni dele migliori masnade ch'avessonoond'era capitano il Gobbole tedescomolto maestro di guerracon Burrazzo de' conti da Gangalandiealtri usciti di Firenzee con Luzzimborgo fratello di messerGherardinoe cavalcarono infino presso a Serravalle e dirimpettoa·luogo detto la Magioneove avea meno guardiae passaronoper forza il ponte a la Gora sopra la Nievolee vennono a la Pievee a quella combatterono co la guernigione e guardie di quellachev'avea da C cavalieri e popolo assai per gli Fiorentini; esconfissonglie presono e menarono in Montecatini messer Iacopo de'Medici e messer Tebaldo di Ciastiglio conastabole francescoe piùaltri. E l'oste de' Lucchesiveduto per gli loro preso il passosiritrassono verso quella parte schierati per rompere l'oste de'Fiorentini e fornire il castello. Ma ciò veggendo l'oste de'Fiorentinivi mandarono soccorso di Vc cavalieri e pedoni assaiiquali vi furono vigorosamente e sì prestiche non lasciaronopassare più de la gente de' Lucchesi; e quegli ch'eranopassati non poterono ritornare adietro sanza pericolo di loroondesi ricolsono al poggio di Montecatinie là su istandofeciono molti assalti all'oste e alle bastite de' Fiorentini di dìe di notte; e dall'altra parte facea il simile messer Gherardino colo rimanente dell'oste de' Lucchesi da la parte di fuori.

E ciò veggendo iFiorentini e' capitani di Firenzee considerando il grande porpresoche la loro oste aveano a guardaresì rifornirono l'oste dimolte genti a piè cittadini di volontàe per l'ordinedi tutte l'arti che vi mandaronoe la parte guelfa e altri possentisingularie il Comune masnade di forestieri a soldo; onde siradoppiò l'oste di gente a pièe mandovisi la podestàe altri cittadiniperché 'l capitano dell'oste era malato. Estato messer Gherardino alla punga per fornire il castelloo perricoverare quegli ch'erano di là passatiper ispazio d'ottogiornie veggendo che la sua potenzia non potea resistere a quellade' Fiorentinie la sua oste era diminuita per quegli ch'eranoinchiusi in Montecatinie col rimanente di sua oste stava a granderischiosi partì del campoe ritrassesi con sua oste parte aPescia e parte a Vivinaia; e poi si tornò in Lucca con pocoonore e con grande sospettoabandonando al tutto Montecatini. IFiorentini apresso strinsono l'assedioponendo uno battifollea·luogo detto le Quarantolesì presso al castellochetolsono le fontane di fuoriper modo che que' d'entro non avendo piùdi che vivere di vittuagliae male acque per berepatteggiarono direndere il castello liberamente al Comune di Firenzesalve le loropersonearme e cavagli. E ciò fu a dì XVIIII di lugliodel detto anno; e così fu fattoe uscitine le masnade acavallo e a piè de' Lucchesii Fiorentini v'entrarono congrande allegrezzache v'erano stati ad assedio per più di XImesie non vi si trovò dentro vittuaglia per tre dì.



CLVII - Come in Firenze ebbe grandequistione di disfare Montecatini

Ne la detta punga e presa diMontecatini fu grande abbassamento de lo stato di messer Gherardinosignore di Lucca e de' Lucchesie esaltazione e grandezza de'Fiorentinisì come d'una grande vittoria. E presoMontecatiniin Firenze n'ebbe grande quistionee piùconsigli se ne tennono di disfarlo al tutto o di lasciarlo in piede.A molti parea di disfarlo per iscemare spesa di guardia e di guerraal Comunee perpetuo segno e memoria di vendetta per la sconfittache' Fiorentini v'ebbono a piede per cagione di quellol'annoMCCCXVda Uguiccione da Faggiuola e Pisani e Lucchesicome adietrofacemmo menzione. Altri consigliarono che non si disfacesseperòche' Montecatinesi erano naturalmente Guelfi e amatori del Comune diFirenzee per novello e per antico: ricordandosi che al tempo chegli usciti guelfi di Firenze furono cacciati di Lucca per la forzadel re Manfredi e de' Ghibellini di Toscanacome in questa cronicaal detto tempo si fece menzionenulla terra di Toscanacittào castello gli volle ritenerealtro che quegli di Montecatinich'altutto a·lloro si profersono e si vollono dareper la qualcosa mai non furono amici de' Lucchesima gli perseguirono infinoche gli ebbono messi per forza sotto loro soggezzioneche primaerano esentie comunità per loro. Per questa cagioneeancora perché nonn-era finita la guerra da' Fiorentini a'Lucchesie Montecatini è una forte terra e grande frontierae quasi in corpo del contado di Luccaper potere fare guerra a Luccasi diliberò di lasciarlo in piedee rimisonvisi i Guelfiuscitie giurarono la fedeltà perpetua del Comune di Firenzee promisono le fazzioni reali e personali sì come propia terradel contado di Firenzee sempre per la festa di santo Giovanni digiugno offerere in Firenze a la sua chiesa uno ricco cero co lafigura del detto castello; e' Fiorentini gli presono a loro guardia elibertà e difensionecome a·lloro amati suditi. E notache 'l detto nome di Montecatino si è Monte Catellinoperòche Catellina uscito di Roma di prima il puose per sua fortezzae làsi ridusse quando uscì di Fiesoleinnanzi che da' Romanifosse sconfitto nel piano di Piccenodetto oggi Peteccioassai ividi presso vicino. E questo troviamo per autentica cronica; ma per loscorso e corrotto volgare è mutato il nome di Catellino inCatino; e nonn-è da maravigliare se quello sito hae avutemolte mutazioni e battaglieperò che di certo è de lereliquie di Catellina.



CLVIII - Come in questi tempi scuròil sole e la luna

Nel detto annoa dì XVIdel mese di luglioalquanto dopo l'ora di Vesproiscurò ilsole quasi la metade ne la fine del segno del Cancroe l'opposizioneandata dinanzi de la luna e del solescurò la luna nelSagittario. E poia dì XXVI di dicembre vegnentescuròtutta la luna nel segno del Cancro; per la qual cosa e per certi saviastrolagi si disse dinanziintra l'altre cosesignificava checonciò sia cosa che 'l segno del Cancro sia attribuito perl'ascendente de la città di Luccach'eglino doveano averemolte ditrazioni e abbassamentocome ebbono per lo 'nnanzi a·lloroavenne per l'assedio che' Fiorentini feciono a la città diLuccae altre mutazioni e aversità ch'ebbono poicomeapresso faremo menzione. Lasceremo alquanto de' fatti e guerra da'Fiorentini a' Lucchesie diremo d'altre novità istate ne'detti tempi per altri paesi.



CLIX - Come il re Filippo di Franciavenne a Vignone al papa a parlamentare co·llui

Nel detto annoa l'entrante delmese di luglioil re Filippo di Francia venne in Proenza sottotitolo di pellegrinaggio a Santa Maria di Valverde e a Marsilia avicitare il corpo di santo Lodovico vescovo che fu di Tolosaefigliuolo che fu del re Carlo secondoe venne con poca compagniasenon con sua privata famiglia. E fornito il suo pellegrinaggio venne aVignonee con papa Giovanni stette più d'otto dì asegreto consiglio da·llui al papa sanza altra personaragionando di più cose e trattatiche non si potésapere. Dissesi sopra il passaggio per lui ordinato oltremare e altremene d'Italiache poi per l'esecuzioni si scopersonocome innanzifaremo menzione. E ciò fattosanza soggiorno il re si tornòin Francia.



CLX - Di certe osti che furono inLombardia

Nel detto anno e mese di luglio isignori de la Scala di Verona feciono oste sopra la città diBresciae tolsono loro più castella in bresciana; e il legatodi Lombardia fece fare oste sopra la città di Modana infino a'borghie guastarla intorno intornoe tornarsi a Bologna.



CLXI - Di certo tradimento ordinatoin Pisae come i Pisani mandarono preso l'antipapa a papa Giovanni aVignone

Nel detto anno e mese di luglione la città di Pisa era ordinata cospirazioneond'era capomesser Gherardo del Pellaio de' Lanfranchiper cagione che a·lluie alla sua setta parea che quegli che reggeano la terra fossonocontra parte imperialee tenessono troppo colla Chiesa e co'Fiorentiniovero per invidia de la signoria. La quale congiurascopertail detto messer Gherardo e più suoi seguaci sipartirono di Pisae furono condannati per rubellie IIII popolaniche ne furono presi come traditori furono impiccati. E ciòfattoa dì IIII d'agosto vegnenteil Comune di Pisa inaccordo col conte Fazio mandarono l'antipapa preso a Vignone in sudue galee provenzali armatecon certo ordine e patti trattati perloro ambasciadori col papa. Il quale antipapa giunse a Vignone a dìXXIIII d'agostoe poi il dì seguente in piuvico concestorodinanzi al papa e' cardinali e tutti i prelati di corte il dettoantipapa col capestro in collo si gittò a' piè del papacheggendo misericordia; e con bello sermone e autorità siconfessò peccatore e eretico col Bavero insieme che fattol'aveamettendosi a la mercé del papa e de la Chiesa. Per laqual cosa il papa risposto al suo sermone saviamenteco·llagrimepiù per soperchia allegrezzasi disseche per altra pietadeil levò colle sue mani di terra e basciollo in bocca eperdonoglie fecegli dare una camera sotto la sua tesoreria e librida leggere e studiare; e vivea de la vivanda del papafaccendolotenere sotto cortese guardianon lasciandogli parlare ad alcunapersona. E in questo modo vivette poi tre anni e uno mese; e luimortofu soppellito onorevolemente a la chiesa de' frati minori inVignone in abito di frate. Di questo inganno e tradimento fatto pergli Pisani dell'antipapa il Comune di Pisa e il conte Fazio ne furonoin grande grazia di papa Giovannie ciò che voleano aveano insua cortee mandava in Pisa da XX robe da cavalieri; onde iFiorentini e gli altri Comuni di Toscana istati sempre fedeli eamatori di santa Chiesa molto ne sdegnarono.



CLXII - Come il re di Spagna sconfissei Saracini di Granata

Nel detto annodel mesed'agostoil re di Castello e di Spagna essendo ad assedio d'unocastello del re di Granatal'oste de' Saracini di Granata vegnendoloper soccorrere furono sconfitti e mortie presi più di XVmSaracinie lo re di Spagna ebbe la terra.



CLXIII - D'una nuova e bella limosinache uno nostro cittadino lasciò a' poveri di Cristo

Del mese di settembre del dettoanno morì in Firenze uno nostro cittadino di piccolo affareche non avea figliuolo né figliuolae ciò ch'avealasciò per Dio per ordinato testamento; e intra gli altrilegati che fece lasciò che a tutti i poveri di Firenzeiquali andassono per limosinefossono dati danari VI per uno. E pergli suoi esecutori fu ordinato per bando che in ciascuno sestone lemaggiori chiese di quegli sestiin una mattina si raunassono tutti ipoverie in quelle rinchiusiperché non andassono dall'unachiesa a l'altra; e dando a ciascuno poverocome n'uscivadanariVIsi trovò che montò libbre CCCCXXX di picciolichefurono per numero più di XVIIm di persone tra maschi e femminepiccioli e grandisanza i poveri vergognosi e quegli degli spedali epregioni e religiosi mendicantiche disparte ebbono la loro limosinaa danari XII l'unoche furono più di IIIIm. La qual cosa futenuto gran fattoe grandissimo numero di poveri; ma di ciònonn-è da maravigliareperò che non solamente furonodi Firenzema per le limosine che vi si fanno traggono di tuttaToscana e più di lungi a Firenze. Per lo gran fatto che allorafu tenuto n'avemo fatta memoriae per dare buono esemplo a chi perl'anima sua vorrà fare limosina a' poveri di Cristo.



CLXIV - Di certe novitadi ch'ebbe inLuccae come per tradimento riebbono il castello di Buggiano

Nel detto annoa dì X disettembreavendo messer Gherardino Spinoli signore di Lucca rimessiin Lucca per accordo quegli de la casa de' Quartigianie' Pogginghie gli Avogadie altri quando prese la signoriache per Castruccio egli suoi n'erano stati cacciaticome adietro facemo menzioneildetto messer Gherardino per gelosia corse la terra con suacavalleriae fece prendere messer Pagano Quartigiani e uno suonipote e altriopponendo loro che trattavano col signored'Altopascio e co' Fiorentini di dare loro la terra. E di vero vi simandaro bandiere a' detti per gli Fiorentinie certo trattato era;per la qual cosa fece loro tagliare le teste. E poia dìXVIIII di settembreper trattato e tradimento quegli del castello disopra di Buggiano si rubellarono a' Fiorentinie presono la loropodestà ch'era Tegghia di messer Bindo Bondelmontie renderloa' Lucchesi; e venutavi la cavalleria di Lucca a due dìapressocombatterono i borghi di Buggianone' quali erano leguernigioni de le masnade de' Fiorentini; i quali Lucchesi viricevettono grande dannoche le dette masnade uscirono fuori ecombatterongli e ruppono e ripinsongli nel castello. Per la qualerubellazione i Fiorentini molto turbati ordinarono di fare oste aLucca per lo modo che seguirà apressoonde assai ne crescemateria.



CLXV - Come i Fiorentini puosono ostee assedio a la città di Lucca

Come i Fiorentini ebbono perdutoil castello di Buggianosì ordinarono d'andare a oste soprala città di Luccasentendola molto affiebolita; e partite lemasnade di Pistoia e di Valdinievolesalirono in sul poggio delCerruglio di nottee quellodatovi assalto di battagliaebbono apatti a dì V d'ottobre del detto anno. E per simile modoebbono il castello di Vivinaiae Montechiaroe San Martino inCollee Porcari. E poi a dì VIII d'ottobre scesono al piano eacamparsi a Lunata; e a dì X d'ottobre si strinsonoall'assedio della città a mezzo miglioprendendo il campo dala strada che vae a Pistoia a quella che va ad Altopascio; e quellocampo affossaro e steccaro con bertesche e portee faccendovi moltecase d'assi e coperte di lastre e tegoli per potervi vernare. E de ladetta osteal cominciamentofu capitano messer Alamanno degliObizzi uscito di Lucca con consiglio di VI cavalieri di Firenze; eavevavi al soldo de' Fiorentini XIc di soldati a cavallo alcominciamento de l'ostee in Lucca non avea che Vc cavalierie poivennono nell'oste de' Fiorentini de la gente del re Ruberto e diSiena e di Perugia da IIIIc cavalieri e popolo grandissimo. E a dìXII d'ottobre i Fiorentini vi feciono correre tre palii per vendettadi quegli che fece correre Castruccio a Firenze; il primo di queglida cavallo fu una melagranata fitta in una lanciae iv'entro fittiXXV fiorini d'oro nuovi; e l'altro fu di panno sanguignoche 'lcorsono i fanti a piè; e l'altro di baraccame bambaginoche'l corsono le meretrici dell'oste. E gli detti palii si fecionotenere presso a la porta di Lucca quanto potea trarre uno balestroarmata tutta l'oste; e mandarono bando che chi di Lucca volesseuscire a correreo vedere correre i detti paliipotesse venire etornare salvamente; onde molti n'uscirono a vedere la festa. Intragli altri n'uscirono CC cavalieri tedeschi armatii quali eranousciti di Montecatini quando fu assediatoche per trattato fatto pergli Fiorentini si rimasono nel campo al soldo de' Fiorentiniond'eracapo il Gobbole tedescoil quale poi fece molta guerra a' Lucchesi.De la quale uscita de' detti CC cavalieri grande isbigottimento nepresono i Lucchesie grande favore l'oste de' Fiorentini. Ma lapeggiore capitaneria che nella detta oste fosse adoperata di guerraper gli Fiorentini sì fu che 'l capitano col suo consiglio nonlasciarono fare guasto nulloma lasciarono seminare il piano delleVI migliaia d'intorno a Luccasotto cagione di dare esemplo a'Lucchesi di bene trattargliacciò che si rendessono a'Fiorentini. Ma il capitano e gli altri usciti di Lucca n'aricchironoper le dette difensionifaccendo ricomperare i contadini di Luccaeper lo detto modo corruppono e guastarono la detta oste. E per questacagione i Fiorentini elessono per loro capitano Cantuccio di messerBino de' Gabbriegli d'Agobbiola quale lezione fu fatta piùper ispezialtà di settache ragionevolea fare capitano unoscudiere non uso di guerra a guidare tanti gentili uomini e cavalierie baronionde male n'avenneche se difetto fu nella detta oste nela capitaneria di messer Alamanno Obizzimaggiore avenne per quelladel detto Cantuccio; ma fu per altra forma e caso piùpericolosocome innanzi faremo menzione.

Lasceremo alquanto del dettoassedio di Luccache vi dimorò più mesiperraccontare d'altre cose che furono ne' detti tempi; e poi ritorneremoa nostra materia a raccontare del fine de la detta oste.



CLXVI - Come le castella di Fucecchioe di Santa Croce e Castello Franco di Valdarno si diedono liberi alComune di Firenze

Nel detto anno e mese d'ottobreosteggiando i Fiorentini la città di Luccail castello diFucecchioe di Castello Francoe di Santa Crocei quali erano a laguardia del Comune di Firenze istatidapoi si rivolse lo stato diparte guelfa in Luccadi loro libera volontà e a·llorostanza e mossasi diedono e sottomisono al Comune di Firenzesìcome loro distrittuali e contadini con mero e misto imperioessendoeglino trattati in Firenze come contadini e popolanie faccendo ognifazione di Comunereale e personalecon giusto estimo ordinato dilibbrae dando ciascuna de le dette terre uno cero grande co lafigura di quello castello a la festa del beato santo Giovanni Batistadi giugno; e gli detti patti si compierono e fermarono e accettaronoin Firenze a dì IIII di dicembre MCCCXXX.



CLXVII - Come di prima il re Giovannidi Buem passò in Italia e ebbe la città di Brescia equella di Bergamo

Nel detto annoessendo il reGiovanni di Buemfigliuolo che fu dello 'mperadore Arrigo diLuzzimborgovenuto in Chiarentana per certe bisogne ch'avea a·ffarecol duca di Chiarentana suo cognatoe quegli della città diBrescia in Lombardia essendo in male statoe molto oppremuti da'loro usciti e dal signore di Milano e da quegli di Veronae dal reRubertoa cui i Bresciani s'erano datinon erano soccorsi néatati (e male il potea fare per la forza de' Ghibellini diLombardia)sì mandarono loro segreti ambasciadori con pienosindacato al detto re Giovannie diedonglisi liberamente. IlBoeminopovero di moneta e cupido di signoriaaccettò eprese la detta signoriae sanza altro consiglio; e co' dettiambasciadori vi mandò CCC cavalierie poi incontanenteapresso si mise al camminoe giunse in Brescia con IIIIc cavalieri adì XXXI d'ottobre MCCCXXXe da' Bresciani fu ricevuto agrande onore come loro signore. E poco stante lui in Brescialacittà di Bergamo era in grande divisionee combattiensiinsieme i cittadini; una de le partiche si chiamavano i Collionimandò al detto re Giovanni ch'egli mandasse per la terrailquale vi mandò il suo maliscalco con CCC cavalierie fuglidata l'entrata della terrae caccionne la parte di...e rimase alre Giovanni la signoria. La quale venuta in Italia del detto reGiovanni fece grande mutazione e rivoluzionecome per innanzileggendo di suoi processi faremo menzione.



CLXVIII - D'uno grande diluvio d'acquache fu in Cipri e in Ispagna

Nel detto anno MCCCXXXdel mesedi novembrenell'isola di Cipri piovve quasi al continuo XXVIII dìe le notti; la qual cosa stata disusata e isformatané mairicordata in quello paeseper l'abondanza di quella piova crebbonosì le riviere scendendo da le montagneche giunte a la cittàdi Niccosia e a quella di Limisatutto che di loro natura siano dipoca acquacrebbono tanto che quelle città tutte allagaronodiversamentee molte case di quelle rovinaroe tra in quelle duecittà e castella e maserie dell'isola vi morirono per lasomersione del diluvio più di VIIIm persone. Nel detto annoper simile modo fu disordinato diluvio ne le parti di Spagnaecrebbe sì diversamente il fiume della grande città diSibiliache quasi pareggiò d'altezza le mura de la dettacittàe se il riparo de le dette mura non fosse statolacittà profondava tutta; e di fuori de la terra feceinnumerabile danno di casali profondaree di gente anegare in grandequantità. Nel detto annoa dì XVI di gennaiofu mortoMatteo de'... tiranno e signore di Corneto con più suoiseguaci ghibellini da' Guelfi di quella terra a romore di popoloe'Guelfi ne rimasono signori.



CLXIX - Come si ritrovò ilcorpo di santo Zenobio

A mezzo il detto mese di gennaiol'arcivescovo di Pisa fiorentinoil vescovo di Firenzee quello diFiesolee quello di Spuleto fiorentinocon calonaci di Firenze emolti cherici e prelatifeciono scoprire l'altare di santo Zenobi disotto a le volte di Santa Reparata per trovare il corpo del beatoZenobioe convenne fare cavare sotterra per X braccia anzi che sitrovasse; e trovatolo in una cassa commessa in una arca di marmodiquello levato alquanto del suo teschio del capoe nobilemente ilfeciono legare in una testa d'argento a similitudine del viso e testadel detto santo per poterlo annualmente per la sua festa con grandesolennità mostrare al popolo; e l'altro corpo rimisono in suoluogo con grande devozione d'orazioni e cantie sonando le campanedel Duomo di dì e di notte per X dì quasi al continuodando per gli vescovi perdono al popolo che 'l vicitasse. Per laquale traslazione e indulgenzia quasi tutto il popolo e persone diFirenze devoteuomini e donnepiccoli e grandiv'andarono avicitarlo con grande devozione e oferta.



CLXX - Come si levò l'oste de'Fiorentini da Luccae come i Lucchesi si diedono al re Giovanni diBuem

Tornando a nostra materiadell'assedio de la città di Lucca per gli Fiorentinicomelasciammo nel quinto capitolo scritto adietroper la partita de'cavalieri tedeschi che n'uscironoe de la venuta de la gente del reRuberto e de' Sanesi e Perugini e altre amistà che mandaronoaiuto a' Fiorentinila detta oste crebbe assai di gente d'arme a pièe a cavalloe quegli di Lucca scemando isbigottirono molto. Per laqual cosa i Fiorentini ordinarono ch'al tutto l'oste acircondasse laterra intorno intornoacciò che vittuaglia né altroaiuto vi potesse entrare; ch'al continuo per gli Pisani nascosamenteera fornita di gente d'arme per la guardia de la terra e divittuaglia contra' patti de la pace. E ciò fu fatto a dìXVIIII del mese di dicembreche una parte dell'oste valicarono gliOseri che vanno da Pontetettoe fecionvi su più ponti evalichie puosonsi a la villa di Cattaiuola alquanto di làdal detto Pontetettoverso la parte di Pisaove avea ricchi e beglicasamenti e giardini fatti per Castruccio; e 'l sopradetto Gobboletedesco con sue masnade e con molti briganti a piè e fanti divolontà si puosono nel borgo del Ponte a San Pieroe in capodel prato in su la strada che vae a Ripafratta feciono una bastitaovero battifolleguernito di gente d'armeper lo quale circuitod'assedio i Lucchesi d'entro furono molto ristretti e afflittiecominciò loro a mancare la vittuaglia e vino e molte altrecose necessarie; e convenne loro ogni vittuaglia e vino raccomunaree fare taverne di vino inacquato per lo Comunee carne poveramente;e simile canova di panedandolo per peso alle masnade e allefamiglie. Per la quale stremità quegli che reggeano Luccaperloro feciono cercare accordo co' Fiorentinimandando uno di loromaggiori più sagreto in Firenze sotto salvocondotto esagretamente con certi patti d'arendere la terra (e fu l'opera assaidi presso all'accordo per diversi patti e modipartendosi messerGherardino della signoria)e dargli danarie disfaccendosi ilcastello de l'Agostarimanendo i Ghibellini in Lucca co' Guelfiinsiemee raccomunando gli ufici a la guardia e signoria de'Fiorentinie faccendo certi gentili uomini ghibellini in numero diXXIIII de' più caporali cavalieri per lo Comune e popolo diFirenze per loro sicurtàal modo di que' di Pistoiadonandoa ciascuno Vc fiorini d'oro de' danari del Comune di Firenzerimanendo le gabelle e l'entrate del Comune di Lucca al Comune diFirenze per fornire la spesa della guardia di Luccae i·rimanentescontare del dono si facesse a' detti cavalieri; e oltre a·cciòin termine di V anni sodisfare tutti i cittadini di Firenze chefurono presi da Castruccio di ciò che si ricomperaronoda·lluiche montavano fiorini Cm d'oro e più. E dicerto sarebbe venuto fatto; ma la 'nvidia e avariziale qualiguastano ogni beneparte di quegli Fiorentini che sentivano eguidavano il detto trattato co' caporali cittadini di Luccapervolerne l'onore e il profitto tutto a·lloro propietàlo scopersono a messer Gherardinoe co·llui tennono nuovotrattatoe andaronne chiusamente in Lucca a parlargli certi di loro;per la quale cagione si guastò l'uno trattato per l'altrorimanendo in grande sospetto i cittadini di Lucca con messerGherardino. E io autorecon tutto non fossi degno di sìgrandi cose menareposso essere vero testimonioperò che fuidi quello numero con pochi diputato per lo nostro Comune a menare ilprimo trattatoil quale fu guasto per lo modo detto. Ma la giustiziadivinala quale non perdona alla pulizione degl'innormi peccaticome a Dio piacquetosto vi mise penitenza con vergogna del nostroComune per gli modi dupplicati e improvisi e non pensati che diremoqui apresso; in primache mutando i Fiorentini il capitano dell'osteCantuccio de' Gabbriegli d'Agobbiodi cui dinanzi facemmo menzionegiunse nell'oste con sua compagna di L cavalieri e C sergenti a pièa dì XV di gennaio; e come uomo poco iscorto e uso a guidaresì fatta osteche v'avea CCC gentili uomini più grandie più maestri e degni di luiavenne ch'alcuno Borgognone dipiccolo affare fece alcuna follia; e la famiglia di Cantuccioprendendoloe a la guisa come fosse podestà in Firenze ilvolesse giustiziarei Borgognoni per isdegnoche n'avea nell'ostepiù di VIc a cavallo al soldo de' Fiorentinifiera gente easpras'armaronoe tolsono il malfattore a la famiglia delcapitanoe fedirgli e uccisonne; e a furore corsono a la casa eloggia del capitanoe rubarono tuttoe uccisono cui poterono di suafamigliae misono fuoco nell'albergoe però arse il quartodel campo con grande danno e pericolo; onde il campo e oste de'Fiorentini fu a grande rischiose non fosse per gli savi capitaniconsiglieri che v'erano di Firenzech'atutarono il furore coll'aiutode' cavalieri tedeschiche gli ubbidirono e seguironoe nascosonoil capitano e cui poterono di sua famigliae rimase a·lloroal tutto la guardia dell'oste; e se non fosse la fiebolezza di que'di Luccal'oste de' Fiorentini stava in grande pericolo per la dettanovità e discordia. In questo stante messer Gherardinoriconfortatosi della discordia dell'oste de' Fiorentinilasciòil trattato co·lloroe mandò incontanente suoiambasciadori con sindachi di pieno mandato in Lombardia al reGiovannie diedongli la signoria di Lucca con certi pattied eglila promise di difendere; e a dì XII di febbraio mandòin Firenze il detto re tre suoi ambasciadorii quali con belleparole e promesse di pace e d'amore richiesono per sua parte iFiorentinipregandogli si dovessono partire da l'assedio di Luccasì come di sua terrae fare triegue co·llui; e loro inpieno consiglio fu risposto com'era la detta oste sopra Lucca apetizione della Chiesa e del re Rubertoe che però non sileverebbe. Partirsi i detti ambasciadorie andarne a Pisa. Pochi dìapresso avuta la detta rispostail re Giovanni mandò il suomaliscalco in Parma con VIIIc cavalieri per soccorrere Lucca; e ciòsentendo i Fiorentinipresono al loro soldo messer Beltramon delBalzoche tornava di pregione di Lombardiaiscambiato per lo legatocon Orlando Rosso di Parmae feciollo capitano di guerra; e ito luinell'oste da Luccaparendogli folle la stanza per le novitàstate ne la detta osteche molto l'avea scompigliata e pochi giornidinanzi uno messer Arnoldo tedesco conastabole de' Fiorentinisipartì del campo con C cavalierie entrò in Luccaeper lo maliscalco del re Giovanni che venia a Luccagli parve ilmigliore di levare l'oste.

E così fece a dìXXV del detto mese di febbraio MCCCXXXe ricolsonsi sani e salvi insul poggio di Vivinaiae di quello partendosirubarono la terra emisonvi fuoco. E così tornò in vano la 'mpresadell'oste de' Fiorentiniche nel cominciamento e poi fu cosìprosperae Lucca così affinita. E però non si deenullo disperarené d'alcuna impresa fare grolianéavere troppa speranzase prima non si vede la fineche soventeriescono le 'mprese ad altro segno che non sono cominciateper lopiacere di Dio. E poi il primo dì di marzo apresso ilmaliscalco de·re Giovanni venne di Lombardiae entròin Lucca con VIIIc cavalieri tedeschie prese la signoria dellaterra per lo ree partissene messer Gherardino male contento dal reGiovanni e da' Lucchesie con suo dammaggio di più di XXXmfiorini d'oro messi de' suoi danari ne la detta signoria e guerra de'Lucchesie non gli poté riavere. E dogliendosene il dettomesser Gherardino al re Giovannigli fu rimprocciato ch'egli eraistato traditorech'egli avea tenuto trattato co' Fiorentini di dareloro Lucca; e mostrata gli fu innanzi al re una lettera del Comune diFirenzela quale messer Gherardino s'avea fatta fare a sua cauteladel trattato.



CLXXI - Come la gente del re Giovannicavalcarono in su il contado di Firenze nella contrada di Greti

Per la detta venuta della gentedel re Giovanni in Lucca i Fiorentini abandonarono il borgo diBuggiano che teneanoe misonvi fuoco; e simile lasciarono ilcastelletto del Cozzile e quello de la Costa sopra Buggiano a dìVIIII di marzo del detto anno; e poi a dì XV del detto mese dimarzo il sopradetto maliscalco del re Giovanni ch'era in Lucca con Mcavalieri e MM pedoni si partirono di Buggiano e passarono sottoMontevettolinoispianando le tagliateentrarono in Greti in sulcontado di Firenze sanza contasto niunoe presono e arsono il borgodi Cerreto Guidie combatterono il castello; e presono e arsonoCollegonzi e Aglianae corsono il paese per III dìe menarnepreda di C pregioni e IIIIc bestie grosse e MM minute; e fecionodanno assai con grande vergogna de' Fiorentinich'aveano altrettanticavalieri e più al loro soldoche per loro non fu fattocontasto niuno. Che se pure CC cavalieri avessono difesa la tagliatada Montevettolino a la Guiscianach'assai era leggere a difenderenon ne tornava mai niuno adietroche tutti rimaneano o presi omorti; però che la cavalcatatutto fosse per loro ardita efrancasì fu folle e con mala provedenza di non lasciareguardia al passo. Ma dissesi che certi conastaboli de' Fiorentinich'erano a la guardia de le castella di Valdinievole seppono lacavalcatae stettono al tradimentoe lasciarono valicare i nimicisanza volergli contastarei quali ciò saputofuronoacommiatati da' Fiorentini e cassi di loro soldi.



CLXXII - Come al re Giovanni fu data lasignoria di Parmadi Reggioe di Modana

Nel detto annoa dì II dimarzoGiovanni re di Buem entrò nella città di Parmain Lombardia con grande onorela quale gli fu data per Orlando Rossoe quegli della sua casa de' Rossiper contradio del legato cardinalech'era in Bologna per la Chiesa loro contradio. E per simile modo sidiede poco apresso al detto re la città di Reggio e quella diModana per certi pattiper non tornare a la signoria della Chiesa ede' suoi legati e uficiali caorsini; per la qual cosa il papa simostrò molto turbatoe mandò sue lettere bollate inFirenzele quali in coram populi si lessonoe piuvicarocome di suo volere né de la Chiesa il re Giovanni non erapassato in Italiané presa la signoria di Lucca e dellesopradette terre di Lombardiama tutto fu disimulazione del papa edel legatocome per lo 'nanzi per loro processi si potràcomprendere.



CLXXIII - Come si cominciò grandeguerra in mare tra' Catalani e' Genovesi

Nel detto anno e mese di marzo sicominciò la guerra da' Catalani a' Genovesi e' Viniziani moltoaspra e duraper cagione di più ruberie fatte in mare per gliGenovesi andando in corso sopra' Catalani e' Viniziani. E per cagionedi ciò i Genovesi co' loro usciti e que' di Saona fecionotrieguaonde poi nacque pace tra·llorocome per innanzifaremo menzione. I Viniziani per loro viltà e tema de'Genovesi feciono pace assai tosto co·lloroper piccola amendadi meno di Xm fiorini d'oroche 'l valere di più di Cmfiorini d'oro aveano perdutisanza più buona gente di Vinegiamorti da' Genovesi in mare. Quella guerra de' Catalani duròpoi più tempo con grande uccisione e dammaggio dell'una partee dell'altracome per gli tempi si troverà.



CLXXIV - Come il popolo di Colle diValdelsa uccisono il loro capitano e signoree diedonsi a la guardiade' Fiorentini

Nel detto annoa dì X dimarzoessendo signore di Colle di Valdelsa messer Albizzo ch'eraarciprete di Colleche s'era fatto capitano di popolo co' suoifrateglimesser Desso e Agnolo de la casa di Tancrediche teneanola terra a modo di tirannisoppressando disordinatamente il popolo echiunque avea podere ne la terra; per la qual cosa il popolo diColledispiaccendo loro sì fatta tirannia e signoriaconordine di tradimentocoll'aiuto di quegli da Montegabri eda·pPicchienade' detti signori loro cugini e parentiin sula piazza di Colleusciti coloro da mangiareuccisono il dettocapitano arciprete e Agnolo suo fratello; e messer Desso si difesegran pezza francamentema alla fine per lo soperchio de' nimici fufeditopoi preso per tradimento d'Agnolino Granelli de' Tolomeiepoi in pregione lo strangolaro; e uno fanciullo di quello Agnolod'età di X anni presonoe per paura il tennono pregioneetengono ancoraacciò che nullo di quella progenia scampassecon tutto ch'un altro suo fratello era a Firenze. E ciò fattoper tema di loro parentich'erano i Rossi di Firenze e altripossenti e grandi di Firenzefeciono popoloe diedono poi laguardia de la terra di Colle al Comune e popolo di Firenze per piùannichiamando podestà e capitano fiorentino. Della qual cosai Fiorentini furono contentiperò ché 'l dettocapitano tiranneggiava in Firenze con certi grandie al tempo delcaro fu molesto al popolo di Firenze di fare divieto e non lasciarevenire vittuaglia a Firenzee era amico di Castruccio tutto sitenesse Guelfo.



CLXXV - Quando si cominciarono leporte del metallo di Santo Giovannie si compié il campanilede la Badia di Firenze

Nel detto anno MCCCXXX sicominciarono a fare le porte del metallo di Santo Giovanni moltobelle e di maravigliosa opera e costoe furono formate in ceraepoi pulite e dorate le figure per uno maestro Andrea Pisanoegittate furono a fuoco di fornello per maestri viniziani. E noiautore per l'arte de' mercatanti di Calimalaguardiani dell'opera diSanto Giovannifui uficiale a far fare il detto lavorio. E il dettoanno s'alzò e compié il campanile della Badia diFirenzee per noi fu fatto fare a priego e a istanzia di messerGiovanni degli Orsini di Romacardinale e legato in Toscana esignore de la detta Badiae della sua entrata di quella Badia.



CLXXVI - Di certi miracoli che furonoin Firenze

L'anno MCCCXXXI morirono inFirenze due buoni e giusti uomini e di santa vita e conversazione edi grandi limosinetutto che fossono laici. L'uno ebbe nomeBarduccioe soppellìsi in Santo Spirito a·luogo de'frati romitani; e l'altro ebbe nome Giovanni...e soppellìsia San Piero Maggiore. E per ciascuno mostrò Idio apertimiracoli di sanare infermi e atratti e di più diverse manieree per ciascuno fu fatta solenne sepolturae poste piùimmagini di cera per voti fatti.



CLXXVII - D'uno parlamento che fu fattointra·re Giovanni e·legato di Lombardia

Nel detto annoa dì XVId'aprilefu fatto uno parlamento segreto in sul fiume della Scoltenatra Bologna e Modana intra·re Giovanni di Buemfigliuolo chefu dello 'mperadore Arrigoe legato di Lombardia cardinalechedimorava per la Chiesa in Bologna; e furono in accordo insiemee aldipartire si basciarono in bocca; e poi il dì seguente congrande festa mangiarono insieme al castello di Piumaccio. Per la qualcosa tutti i signori e tiranni di Lombardia e ancora il Comune diFirenzeil quale si tenea nimico del detto re Giovanni per lanimistà antica d'Arrigo imperadore suo padree per la suaimpresa di Lucca e di Bresciapresono grande sospetto e isdegnocontra il cardinale legatoparendo loro che disimulatamente egli ela Chiesa avessono fatto venire il detto re Giovanni in Italia; e checolla forza del detto ree per trattato del papa Giovanni e del redi Franciavolesse occupare la signoria di Lombardia e di Toscana;onde a riparare ciò si trattò di fare compagnia e legae giura col re Ruberto insieme contro al detto re Giovanni e contrachiunque gli desse aiuto o favore; e de la detta lega il papadisimulando co' Fiorentiniper sue lettere che mandò lorosimostrò contento; onde poi seguì l'abassamento del dettore e del legatocome innanzi faremo menzione.



CLXXVIII - Come si divise e partìla casa de' Malatesti da Rimine

Nel detto annodel mese dimaggioessendo la casa de' Malatesti da Rimine in Romagna nelmaggiore stato e colmo che fossono stati maie di loro fatti pocotempo dinanzi VI cavalieri con grande onoree trionfavano nonsolamente la città da Rimine ma quasi tutta la Romagna; ma perla cupidigia della tirannica signoria messer Malatesta il giovanefigliuolo di messer Pandolfo a tradimento cacciò di Riminetutti i suoi consortie loro perseguendo con arme per uccidergliealquanti ne presee morirono poi in pregioneopponendo loro chevolevano cacciare lui; per la qual cosa fu guasta la detta casaecommossesene quasi tutta la Romagna. E pare una maladizione in quellopaesee ancora pessima usanza di Romagnuoliche volentieri sonotraditori tra·lloro. E nota che pare ch'avegna nelle signoriee istato delle dignità mondane che come sono in maggiore colmohanno di presente la loro discesa e rovinae non sanza providenzadel divino giudicio per pulire le peccatae perché niuno siconfidi della fallace prospera ventura.



CLXXIX - Come la città diFirenze fu lungamente interdetta

Nel detto annoa dì X dimaggio MCCCXXXIil legato di Toscana mise lo 'nterdetto a la cittàdi Firenze per cagione ch'egli avea impetrata dal papa a sua mensa lapieve di Santa Maria in Pineta che vacavaal modo ch'avea fatta laBadia di Firenzede la quale pieve erano padroni la casa de'Bondelmontie a·lloro stanzae perché pareva a'cittadini che 'l detto legato volesse occupare tutti i buoni benificidi Firenzee ancora quello benificio preso a inganno contro a'Bondelmontiper la qual cosa non gli lasciarono avere la rendita né'frutti di quella pieve; e innanzi ne sostennono lo 'nterdetto XVIIIImesicon grande sconcio e fatica de' cittadini in ogni attospiritualetanto che i detti Bondelmonti s'accordarono col legatoper la qual cosa i detti Bondelmonti molto furono obbrigati al popolodi Firenze.



CLXXX - Come il re Giovanni si partìdi Lombardiae andonne oltremonti

Nel detto annoavendo il reGiovanni ordinato col legato insieme una disimulata pace e trattatodi rimettere gli usciti guelfi in Luccaalquanti ve ne tornaronocontra volere de' Fiorentini. E intra gli altri che cercò ildetto trattato fu messer Manno degli Obizziper la qual cosa moltovenne in disgrazia de' Fiorentini; e poi quegli Guelfi ch'eranotornati in Luccaper la mala signoria se ne partirono. Poi il dettore Giovanniriformata Lucca e Parma e Reggio e Modana a la suasignoriavi lasciò Carlo suo figliuolo con VIIIc cavalierieegli si partì di Parma a dì II di giugno per andare acorte e in Francia e nella Magnaper ordinare maggiori cose col papae col re di Francia per sottomettere la libertà degl'Italianicome innanzi farà menzione.



CLXXXI - Come delle masnade de'Fiorentini furono sconfitti a Buggiano

Nel detto anno messer SimoneFilippi di Pistoia vicario in Lucca del re Giovanni fece porre oste ebattifolli al castello di Barga in Carfagnana che si tenea per gliFiorentinisentendo ch'era male fornito; per la qual cosa iFiorentini feciono cavalcare messer Amerigo de' Donati capitano diValdinievole con IIIIc cavalieri sopra Buggiano per fare levare ildetto assedio da Barga. Ma le masnade di Lucca di notte vennono aBuggianoda Vc cavalieri. Messere Amerigo e sua gente isproveduti ditale avenimentoe non prendendosi guardiafurono assalitisubitamente sul Brusceto sotto Montecatinie rotti e sconfitti a dìVI di giugnoe rimasonne da C a cavallo tra morti e presie messereAmerigo e gli altri fuggiro in Montecatini; e il luglio apresso siperdé Uzzano per tradimentoche 'l teneano i Fiorentini.



CLXXXII - Come papa Giovanni ricomunicòi Milanesi e' Marchigiani

Nel detto annoa dì IIIIdi giugnopapa Giovanni apo Vignone ricomunicò i Milanesi e'Marchigianii quali erano stati sì lungamente iscomunicati ein contumacia di santa Chiesa per molti falli fatti contro a laChiesacome adietro è fatta menzione; e ciò fece ilpapa a petizione del legato di Lombardial'una per rompere la legagià cominciata tra' Lombardie l'altra perché iMarchigiani fossono riverenti al legatoche 'l n'avea fatto marchesee signore.



CLXXXIII - Di fuochi che s'apresono nellacittà di Firenze in questo anno

Nel detto annoa dì XXIIIdi giugnola notte de la vilia di santo Giovanni s'apprese fuoco insul ponte Vecchio dal lato di làe arsono tutte le bottegheche v'erano da XXcon grande danno di molti arteficie morirvi duegarzonie in parte arsono delle case di San Sipolcro della magionedello Spedale. E poia dì XII di settembre la notte vegnentes'aprese fuoco a casa Soldanieri da Santa Trinita in certe case bassedi legnaiuoli e di maliscalcole quali case erano a lo 'ncontrodella via di Porta Rossae morirvi VI personeche per lo 'mpetuosofuoco del molto legname e stalle non poterono scampare. E poi a dìXXVIII di febbraio la notte vegnente s'apprese fuoco nel palagio delComuneove abita la podestàe arse tutto il tetto delvecchio palazzo e le due parti del nuovo dalle prime volte in su. Perla qual cosa s'ordinò per lo Comune che si rifacesse tutto involte infino a' tetti. E poi a dì XVI di luglio vegnentes'apprese nel palazzo dell'arte della lana d'Orto San Michelee arsetutto da la prima volta in sue morìvi uno pregioneche 'lvi mise credendo scamparee la sua guardia; poi per l'arte dellalana si rifece più nobile e tutto in volte infino al tetto.



CLXXXIV - Come in Firenze nacquono dueleoncegli

Nel detto annoa dì XXVdi luglioil dì di santo Iacoponacquono in Firenze IIleoncini del leone e leonessa del Comuneche stavano in istiaincontro a San Pietro Scheraggio; e vivettonoe fecionsi grandi poi:e nacquono vivi e non morticome dicono gli autori ne' libri dellanatura delle bestiee noi ne rendiamo testimonianzache con piùaltri cittadini gli vidi nasceree incontanente andare e poppare laleonessa; e fu tenuta grande maraviglia che di qua da mare nascessonoleoni che vivessonoe non si ricorda a' nostri tempi. Bene nenacquono a Vinegia duema di presente morirono. Dissesi per moltich'era segno di buona fortuna e prospera per lo Comune di Firenze.



CLXXXV - Come i Fiorentini presono lasignoria di Pistoia

Nel detto annoil dìseguente la festa di sa·Iacopoessendo in Pistoia in grandesospetto e gelosia della signoria della terrache parte de'cittadini ch'amavano di ben viverevoleano la signoria de'Fiorentinie parte voleano rimanere liberi; i Fiorentini avendo ciòsentitodi que' dì per lo detto sospetto mandata di lorogente in Pistoiain quantità di Vc cavalieri e MD pedonie'feciono correre la terra gridando: "Vivano i Fiorentini!"sanza fare nulla ruberia né altro malificio. Per la qual cosai Pistolesi per solenne consiglionon potendo altrodiedono lasignoria al Comune e popolo di Firenze per uno anno; e riformata laterra ne mandarono fuori più di C confinatie gran parte diGuelfi ritornarono in Pistoiache' più erano contradi a lasignoria de' Fiorentiniper volere tiranneggiare la terrae torrelo stato a' cavalieri de' Panciatichi e Muli e Gualfreduccighibellinifatti cavalieri per lo popolo di Firenzee a·lloroseguaciparendo loro che i Fiorentini gli mantenessono in maggiorestato per le promesse fatteche non parea agl'ingrati Guelfi rimessiin Pistoia per gli Fiorentini. E poi appressoinnanzi che fossemezzo l'annoparendo a' Pistolesi che' Fiorentini gli trattassonobenignamentee manteneangli in pacefico stato e sanza gravezzediloro buona volontà feciono sindachi due di loro anzianiemandargli a Firenze a dare la guardia e signoria della terraliberamente a' Fiorentini per due annioltre a la prima dazione; e'Fiorentini la presono e solennemente l'ordinaronoeleggendo loro lepodestadi forestieri di VI in VI mesie uno capitano della guardiagrande popolano di Firenze di tre in tre mesicon VI cavagli e Lfantie uno conservadore di pace forestiere con X cavagli e C fantie la podestà di Serravalle e due castellani de le rocchefiorentini. E in Firenze elessono XII buoni popolani di tre in tremesia cui diedono piena balìa della governazione di Pistoiae delle riformazioni delle signorie co' priori di Firenze insiemeeciò fu in mezzo gennaio; e poi all'uscita del febbraioseguente i Fiorentini vi feciono cominciare uno bello e fortecastello da la parte de la terra di verso Firenze per piùsicurtà della terrail quale si compiée misonviguardie e castellani con C fanti alle spese de' Pistolesi; e oltrea·cciò CCC fanti a la guardia de la terra.



CLXXXVI - Come i Sanesi osteggiarono esconfissono i conti da Santa Fioree' Pisani ebbono Massa

Nella detta state i Sanesifeciono oste sopra i conti da Santa Fioree gli Orbitani sopraquegli da Baschia in Maremmae feciono loro grande danno. Ed essendoi detti Sanesi all'assedio d'Arcidossoi conti da Santa Fiore con CCcavalieri tedeschi avuti da Luccae con tutto loro isforzovennonoper soccorrere il detto castelloe furono sconfitti da' Sanesi; epoi ebbono il detto castello i Sanesi. E in questo stante dell'ostede' Sanesi i Massetani si rubellarono dalla loro signoriaecacciarono di Massa la podestà di Sienae la casa de' Ghiozzie loro seguaci e partee dieronsi a' Pisani.



CLXXXVII - Come i Catalani co·lloroarmata vennono sopra Genovaper la qual cosa i Genovesi co' lorousciti feciono pace

Nel detto annoa l'entranted'agostoi Catalani con armata di XLII galee e XXX legni armativennono nella riviera di Genova e di Saonae arsonvi piùcastegli e ville e manierie feciono danno grande; né peròi Genovesi né que' di Saona non s'ardirono di contastargliper cagione ch'erano male in ordine e peggio in accordo i Guelfid'entro e' Ghibellini di fuorich'erano in Saona. E fatto per gliCatalani la detta vergogna e dammaggio a' Genovesi e a' loro uscitise n'andarono sani e salvi in Sardigna. Per la detta venuta de'Catalani i Genovesi d'entro e que' di fuori parendo loro avere di ciògrande vergognacercarono di fare pace tra·lloro; e l'unaparte e l'altra mandarono grande e ricca ambasceria a Napoli al reRubertocommettendogli le loro questionie pregandolo glipacificasse insieme: il quale re Ruberto diede fine a la detta pace adì VIII di settembre MCCCXXXIcon patti che gli uscititornerebbono tutti in Genovae rendebbono tutte le fortezze di Saonae della riviera che teneano al Comune; e feciono loro signore ildetto re Ruberto di concordia di tutti que' d'entro e que' di fuorioltre al termine ch'egli l'avea in signoria da' Guelfi d'entro perIII annie dandogli alle spese del Comune CCC cavalieri e Vcsergenti a la guardia della terra e del suo vicarioe 'l Castello diPeraldo sopra Genovae promisono d'essere contro al Baveroe controal re Giovannie contro a ogn'altro signore che passasse in Italiacontra il volere del papa e della Chiesa e del re Rubertorimanendoliberi Ori e Spinoli della guerra del re Ruberto a don Federigo chetenea Ciciliad'aoperarne a·lloro volontà d'atarel'una parte e l'altracome a·lloro piacesse; peròch'uno d'Oria era amiraglio di quello di Ciciliae uno Spinola delre Ruberto. E i Fiorentini mise il re Ruberto nella detta pacechegli usciti si teneano per nimici de' Fiorentiniper l'aiutoch'eglino aveano fatto al detto re contra loroquand'eranoall'assedio di Genova. La quale pace poco piacque al redubitandoforte della potenzia de' Ghibellini tornando nella cittàeassai il mostrò a' Guelfi; ma eglino la pur vollono. E poi digennaio MCCCXXXIII prolungarono la signoria di Genova al re Rubertoper V annila qual pace e signoria per lo re poco tempo duròche i Ghibellini la rupponoe cacciarne fuori i Guelfie tolsono lasignoria del recome innanzi per gli tempi si farà menzione.



CLXXXVIII - Come il legato di Lombardiafece assediare la città di Forlìe s'arendéa·llui

Nel detto annodel mesed'agostoil legato del papa ch'era in Bologna fece fare oste a lacittà di Forlì in Romagnala quale oste fece con forzadi MVc cavalieri e popolo grandissimo; e fecevi porre battifolliperché non faceano le sue comandamentae aveano cacciato ilsuo vicario e tesoriere. E' Fiorentinicon tutto fossono indegnaticontro al legato per l'amistà e compagnia ch'avea presa col reGiovannisì pur mandarono in aiuto della Chiesa ne la dettaoste C cavalierie istettevi la detta oste infino all'uscitad'ottobre. E poi partita l'osteper patti s'arrenderono al legato adì XXI di novembre sotto certi patti e convenzionicioèdi torre suo vicario e tesorieree pagare il censo solamente; ma lemasnade de' loro cavalieri a la guardia della terra vollono eleggereque' della terra di Forlì a·lloro volontàgiurando ubbidenza del detto legato.



CLXXXIX - Come il duca d'Attene passòin Romania con gente d'arme e non poté aquistare niente

Nel detto annodel mese d'agostoall'uscitail duca d'Attenacioè conte di Brennasi partìda Brandizioe passò in Romania con VIIIc cavalierifranceschi menati di Francia gentili uominie Vm pedoni toscani alsoldo vestiti insiemela quale fu molto buona e bella gente d'armeper racquistare sua terra che gli occupavano que' della compagna. Eco' detti cavalieri il seguirono molta gente del regno di Puglia. Ecome fu di làprese la terra dell'Artae molto del paesecasali e ville; e se i suoi nimici fossono venuti a battaglia dicampo co·lluidi certo avrebbe racquistato suo paese e avutavittoriach'egli avea seco molta buona cavalleria da tenere campo atutti quegli di quella RomaniaLatini e Greci. Ma que' dellacompagnia maestrevolemente si tennono alla guardia delle fortezzeenon vollono uscire a battaglia. Per la qual cosa la cavalleria egente del duca usi a grandi spese per lo bistento e lungo dimoro nonpotendo avere battagliaistraccarono e non poterono durare; e tornòin vano la 'mpresa del ducache gli era costata grande tesoroe pernecessità si partirono tutti del paese col duca insieme.Dissesi per gli savi infino che si mosseche se vi fosse ito conmeno gente e di meno costo tegnendosi a guerra guerriata erinfrescata gentevincea suo paese e avea onore della 'mpresa.



CXC - D'avenimenti di guerra da noia que' di Luccaonde morì messere Filippo Tedici di Pistoia

Nel detto annoa dì XIIIIdi settembreessendo quegli di Buggiano a·ffare lorovendemmie con guardia di LXX cavalieri di que' di Luccala nostragente di Valdinievoleintorno di CL cavalieri e pedoni assaiuscirono loro adosso e sconfissongli e cacciarono infino al borgo diBuggiano. In questa cacciacom'era ordinatovennono da CC de' lorocavalieri da Pesciae trovando i nostri sparti e seguendo i nimicipercossono loro adosso e sconfissonglie rimasono de' nostri presi Vconastabolie da L e più cavalieri. E poi a dì XXI deldetto mesepartendosi di Lucca CC cavalieri e M pedoni a la condottadi messer Filippo de' Tedici di Pistoia per pigliare il castello diPopiglio de la montagna di Pistoiache dovea loro essere datoeiscesi i cavalieri a pièperch'era stretto luogoentrarononel castello lasciando di fuori i cavagli. Quegli del castello chenon sentirono il trattato francamente gli ripinsono fuori; que' delpaese d'intorno trassono a' valichi e a' forti passi delle montagnee presono i loro cavagli e misongli in isconfitta; e fuvi morto da'villanicom'era degnoil detto messer Filippo traditore di Pistoiae più altra buona gentee presi più di C cavagli. Epoi il marzo vegnente que' di Lucca ch'erano in Buggiano misonoaguato per pigliare Massa in Valdinievole. Per la gente de'Fiorentini ch'erano in Montecatinisentitouscirono loro adosso esconfissonglie rimasono di loro assai presi e mortie IIIIbandiere da cavallo ne vennono prese a Firenze. E così va diguerra guerriatache talora nell'uno luogo si perde e nell'altro siguadagna.



CXCI - Come il marchese di Monferratotolse Tortona al re Ruberto

Nel detto annodel mese disettembreil marchese di Monferrato con sua forza entrò ne'borghi e terra di Tortona in Piemontela quale gli fu data da'cittadini; e la gente che v'era dentro per lo re Rubertoond'eracapitano messere Galeasso fratello bastardo del detto ree' siridussono nella città e rocca di soprae poi non potendotenere la città di sopra che non era bene fornitasì·ll'abandonarono co·lloro vergognae rimasealla signoria del marchese.



CXCII - Come il fiume del Po ruppe gliargini di Mantovani

Nel detto annodel mesed'ottobrecrebbe il fiume del Po in Lombardia sìdiversamenteche ruppe in più parti degli argini di mantovanae di ferraresee guastò molto paesee morirvi anegando Xmpersone tra piccoli e grandi.



CXCIII - Quando si ricominciò alavorare la chiesa di Santa Reparata di Firenzee fu grande doviziaquello anno

Nel detto anno e mese d'ottobreessendo la città di Firenze in assai tranquillo e buono statosi ricominciò a lavorare la chiesa maggiore di Santa Reparatadi Firenzech'era stata lungo tempo vacua e sanza nulla operazioneper le varie e diverse guerre e ispese avute la nostra cittàcome adietro s'è fatta menzionee diessi in guardia per loComune la detta opera all'arte della lanaacciò che piùl'avanzassee istanziòvi il Comune gabella di danari II perlibbra d'ogni danaro ch'uscisse di camera del Comunecomeanticamente era usatoe oltre a·cciò ordinarono unagabella di danari IIII per libbra sopra ogni gabelliere della sommache comperasse gabella dal Comunele quali due gabelle montavanol'anno libbre XIIm di piccioli. E' lanaiuoli ordinarono ch'ognifondaco e bottega di tutti gli artefici di Firenze tenessono unacassettina ove si mettessono il danaro di Diodi ciò che sivendesse e comperasse; e montava l'anno al cominciamento libbre IIm.E di queste entrate si forniva la detta opera. E in questo anno fu inFirenze grande divizia e ubertà di vittuaglia; e valse lostaio del grano colmo soldi VIII di piccioli di libbre tre il fiorinod'oroche fu tenuto gran maraviglia alla disordinata carestia statal'anno del MCCCXXVIIII e poi del MCCCXXXcome dicemmo adietro. E inquesti tempi si feciono in Firenze molti buoni ordini e adirizzamentosopra ogni vittuagliae ogni carne e pesce si dovesse vendere apesoe ogni volatio certo pregio convenevole; e sopra·cciòvi feciono uficialee misono pene chi non l'osservasse.



CXCIV - Di guerra che fu mossa inBuemmia al re Giovanni

Nel detto annodel mese dinovembreessendo il re Giovanni andato in Buemmiaraunò suoisforzo coll'aiuto dell'arcivescovo di Trievi suo zio e del dogio diChiarentana suo cognatoe trovossi con più di Vm cavalieriper cagione che 'l re di Pollonia e lo re d'Ungheria e 'l dogiod'Ostericchi suoi nimicie ancora con ordine del Baveroche per le'mprese sue di Italia gli voleva malee·re d'Ungheria apetizione del re Ruberto e suo zioe genero del re di Polloniaaveano raunato grande esercito di più di XVm cavalieri traTedeschi e Ungheri per cavalcare in su i·reame di Buemmia eguastarlo. Le quali osti istettono afrontati più giorni soprala riviera di... ciascuno dalla sua parte; poi per le 'mprese del reGiovanni gli convenne partire per andare in Francia. Per la qual cosail re Giovanni da' savi fu tenuto folle di cercare nuove imprese inItalia per lasciare in periglio il suo reame. Ma tutto ciòfacea a petizione del re di Francia per certi grandi intendimenticome per lo 'nanzi leggendo si potrà comprendere. E partitolui di Boemmiai suoi nimici valicarono in suo reamee per duevolte sconfissono la gente del re Giovanni con grande guastamento disuo paese; e più l'avrebbono guastose non fosse la fortevernata che gli fece partire.



CXCV - Come il re di Francia promisedi fare il passaggio oltremare

Nel detto annoper la pasquadella Natività di Cristoil re Filippo di Francia piuvicòin Parigi dinanzi a' suoi baroni e prelati com'egli imprendea di fareil passaggio d'oltremare per racquistare la Terrasanta dal marzovegnente a due annidomandando a' prelati e comunanze di suo reameaiuto e susidio di moneta; e richiese i duchi e' conti e' baroni ches'ordinassono d'andare co·llui; e mandò suoiambasciadori a Vignone a papa Giovanni a notificare a·llui ea' suoi cardinali la sua impresaricheggendo la Chiesa per XXVIIcapitoli grandi susidii e grazie e vantaggiintra' quali ebbe dimolti sconvenienti e oltraggiosi. Intra gli altri volea tutto iltesoro de la Chiesa e le decime di tutta Cristianità per VIannipagando in tree in suo reame le 'nvestiture e promutazionid'ogni benificio eccresiastico; e domandava titolo del reame d'Arli edi Vienna per lo figliuolo; e che d'Italia volea la signoria permessere Carlotto suo fratello. Perché 'l papa né' suoicardinali la maggiore parte non gli vollono accettarerispondendoche passati erano XL anni che i suoi anticessori aveano aute ledecime del reame per lo passaggioe consumatele in altre guerrecontra i Cristianima che·re seguisse sua impresae alla suamossa la Chiesa gli darebbe ogni aiuto che si convenisse temporale espirituale al sussidio del santo passaggio; per le quali domande erisposte si cominciò alcuno isdegno tra la Chiesa e 'l re diFrancia.



CXCVI - Come gli Aretini vollonoprendere Cortona

Nel detto annoall'uscita digennaiomesser Piero Saccone de' Tarlati signore d'Arezzo per averela città di Cortona certo trattato e tradimento ordinòcon messer Guccio fratello di messer Rinieri di... che n'era signorepromettendogli più vantaggi; e il detto per discordia ch'aveacol fratelloperché nol trattava come voleaaconsentìal detto tradimento. E cavalcarvi gli Aretini di nottema discopertoil tradimentoil detto messer Guccio dal fratello fu presoe de'suoi seguaci cittadini che co·llui intendeano al tradimentoin quantità di più di XXXfurono impiccati a' merlidelle mura della terra al di fuorie il detto messer Guccio fu messoin oscura pregionenella quale con grande stentocom'era degnofinì sua vita.



CXCVII - Come gli usciti di Pisavennono sopra Pisae come i Fiorentini mandarono loro soccorso

Nel detto annoa dì VIIIIdi gennaioavendo gli usciti di Pisaond'era capo il vescovo che fud'Ellera in Corsicafatta lega co' Parmigiani e con certi Ghibellinidi Genovaond'era capo Manfredi de' Vivaldiche tenne il castellode·Lericie ancora con gente di Luccai quali furono inquantità di Vc cavalieri e popolo assaie presono piùterre de' Pisani di là dal fiume della Magrae corsono sopraSerrezzanoe poi vennono iscorrendo infino presso di Pisa. Onde iPisani furono in grande gelosia e paura di loro cittadini d'entroamici e partefici di loro usciti; e dì e notte stavano sottol'armee chiuse le portedubitando di perdere la terra. Mandaronoper più ambasciadori l'uno apresso l'altro al Comune diFirenze pregando che per Dio gli soccorressonoe mandassono di lorocavalieri a la guardia della terrapromettendo d'essere semprefrategli e amici del Comune di Firenze. Per la qual cosa i Fiorentinimandarono loro CC cavalierie a Montetopolie a l'altre castellade' Fiorentini di Valdarno ne mandarono più di Vcche arichiesta de' Pisani andassono a Pisa o dove a·llorobisognasse; e giunti in Pisa i detti cavalierii loro usciti siritrassonoe' Pisani mandarono fuori certi confinatidi cuidubitavanoe la città rimase in pace e sanza sospetto. Ilquale servigio de' Fiorentini venne a que' che reggeano Pisa a grandebisogno; che se ciò non fosse statodi certo si rubellavaloro la terrae mutava stato.



CXCVIII - Come i Bolognesi si diedonoliberamente a la Chiesae come il legato fece uno castello inBologna

Nel detto annoa dì X digennaioper procaccio e segacità del legato di Lombardia chedimorava in Bolognafece tanto che i Bolognesi si diedono per lorosolenni consigli a perpetuo privileggiati e liberi sanza alcuno pattoo salvo al papa e a la Chiesa di Romapromettendo loroe consimulate lettere di papa Giovanniche infra uno anno il papa co lacorte verrebbe a stare in Bologna; e sotto questo inganno cominciòa fare fare uno forte e magno castello in Bologna alla fine del loroprato in su le muradicendo che ciò facea per l'abituro delpapaordinandolo a ogni atto d'abituro nobilemente a·cciò.E per sé fece fare quasi un altro compreso di castello piùinfra la terrapigliando più case di cittadinidicendol'abiterebbe egli venuto il papa. E fece segnare tutte le livereedove dovessono abitare tutti gli altri cardinali. E tutto ciòfu fatto ad arte e simulatamente per fare la detta fortezza permeglio dominare i Bolognesi. I Bolognesi per lo vantaggio ches'aspettavano vegnendo in Bologna la corteche tutti speravanod'essere ricchisi lasciarono ingannaree assentirono che sifacessono la detta fortezza e castello in Bolognae mandarono lorosolenni ambasciadori de' maggiori cittadini e sindachi apo Vignone alpapadandogli per solenne obbrigagione liberamente la signoriaepregandolo da parte del loro Comune l'avacciamento della sua venutaalla sua città di Bologna. I quali ambasciadori e sindachi dalpapa furono ricevuti graziosamentee accettata per la Chiesa la loroobrigagionepromettendo loro più volte il papa in piuvichiconcestori di venire infra l'anno a Bologna fermamente. La qualepromessa fu disimulata e infintae non s'attenne per lo papaondefu ripreso da tutti i Cristiani che 'l sepponoche giàpromessa di papa non dee essere mendace sanza necessaria cagionelaquale non fu in lui. Ma la divina providenza non dimette la giustiziadella sua pulizione a chi manca fede e con frode e inganno; che pocotempo apresso il sopradetto legato compiuto il detto castelloequando più groliava e trionfavala sua oste fu sconfitta aFerrarae i Bolognesi si rubellarono da la Chiesae lui cacciaronodi Bolognae il detto castello tutto disfeciono e abatteronocomeinnanzi faremo menzione.



CXCIX - Come il legato fu fatto contedi Romagna ed ebbe libera la città di Forlì

Nell'anno MCCCXXXII papa Giovannifece conte di Romagna i·legatoe que' di Forlì glidiedono liberamente la signoria de la terrae entròvi dentroil detto legato con più di MVc cavalieri di sua gente a grandetrionfo e onorecon intenzione di vicitare tutte le terre diRomagnae poi andare ne la Marca; ma rimasedubitando di Bolognaper certe novità ch'aparvono in Lombardiacome poco apressofaremo menzione.



CC - Come il Comune di Firenzeordinò di fare la terra di Firenzuola oltre alpe

Nel detto annoavendo i signoriUbaldini disensione e guerra insiemeciascuna parte a gara mandandoal Comune di Firenze di volere tornare a l'ubidienza e a la signoriadel Comunetraendogli di bandoper gli Fiorentini fu accettato; maricordandosi che per molte volte s'erano riconciliati per simile modocol Comune di Firenzee poi rubellatisi a·lloro posta evantaggiocome si può trovare per adietrosi provide per lodetto Comune di fare una grossa e forte terra di là dal giogodell'alpe in sul fiume del Santernoacciò che i dettiUbaldini più non si potessono rubellaree' distrittualicontadini di Firenze d'oltre l'alpe fossono liberi e franchich'erano servi e fedeli de' detti Ubaldini; e chiamarono a fare farela detta terra sei grandi popolani di Firenze con grande balìaintorno a·cciò. E essendo i detti uficiali in sulpalazzo del popolo co' signori priori insieme in grande contastocome si dovesse nominare la detta terrae chi dicea uno nome e chiun altronoi autore di questa opera trovandone tra·llorodissi: "Io vi dirò uno nome molto bello e utolee che siconfà a la 'mpresaperò che questa fia terra nuova enel cuore dell'alpee nella forza degli Ubaldinie presso alleconfini di Bologna e di Romagna; e s'ella nonn-ha nome che al Comunedi Firenze ne caglia e abbiala caraa' tempi aversi di guerra chepossono avenireella fia tolta e rubellata ispesso; ma se·lleporrete il nome ch'io vi diròil Comune ne sarà piùgeloso e più sollecito a la guardia: perch'io la nominereiquando a voi piacesseFirenzuola". A questo nome tuttiinn-accordo sanza alcuno contasto furono contentie il confermaronoe per più aumentare e favorare il suo stato e potenza lediedono per insegna e gonfalone mezza l'arme del Comunee mezzaquella del popolo di Firenze; e ordinarono che la maggiore chiesa diquella terraconseguendo al nomesi chiamasse San Firenze; efeciono franco chi l'abitasse X annirecando tutte le genti vicine eville d'intorno ad abitarlae traendogli d'ogni bando di Comune; eordinarvi mercato uno dì della semmana. E cominciossi afondare al nome di Dio a dì VIII d'aprile del detto anno quasialle VIII ore del dìprovedutamente per istrolagiessendoascendente il segno del Leoneacciò che·lla suaedificazione fosse più ferma e fortee stabile e potente.



CCI - Come i Turchi per mareguastarono gran parte di Grecia

Nel detto annodel mese dimaggio e di giugnoi Turchi armarono CCCLXXX tra barche grosse elegni con più di XLm Turchie vennono per mare sopraGostantinopolie combatterolloe avrebbollo avutose non fossel'aiuto de' Latini e Genovesi e Viniziani. E poi guastarono piùisole d'Arcipelagoe menarne in servaggio più di Xm Greci; eque' di Negroponte per paura si feciono tributarionde venne inponente grande cramore al papa e al re di Francia e agli altrisignori de' Cristiani; per la qual cosa s'ordinò per loro chel'anno seguente si facesse armata sopra i Turchie così sifece.



CCII - Come que' della Scala tolsonoal re Giovanni la città di Brescia e di Bergamoe comes'ordinò lega da noi a' Lombardi

Nel detto annoparendo a' Guelfidella città di Brescia male stare sotto la signoria del reGiovanniper l'antica nimistà avuta collo imperadore Arrigosuo padree per dispetto d'uno forte castello ch'egli avea fattofare al disopra della terra per tenergli più suggettisìtrattarono cospirazione e di dare la terra a' signori della Scala daVeronapromettendo loro di mantenergli in loro statoe di cacciarnela parte ghibellinache teneano col re Giovannie cosìaseguiro: o che a dì XIIII del mese di giugno cavalcato làmesser Mastino della Scala con XIIIIc di cavalieri e popolograndissimoe i Guelfi della terra cominciarono il romore con armatamanogridando: "Muoiano i Ghibellini e il re Giovannie vivanoi signori della Scala!"; e combattendo contra loroapersonoalcuna porta della terra ch'era in loro poderee per quella vimisono messer Mastino e sua gentee cacciarne i Ghibellini e lagente del re Giovanni; e assai ne furono presi e mortisalvo quegliche scamparono nel castelloo si fuggirono della terra. Al qualecastello si puose l'assedioe fu tutto affossato e steccato intornoe tennesi per la gente del re Giovanni infino a dì IIII delmese di luglioch'aspettavano soccorso dal figliuolo del re Giovannich'era a Parmail quale non s'ardì di venire sentendo lapotenza di messer Mastinoe ch'egli avea la terraper la qual cosas'arenderonosalve le persone. E poi il detto messer Mastino ilsettembre vegnente per simile modo tolse la città di Bergamo ala gente del re Giovannie fecesi la lega già trattata da'detti signori della Scalae quello di Melanoe quello di Mantovae' marchesi da Ferrara col re Ruberto e col Comune di Firenze contraal Bavero e al re Giovannio chi gli desse aiuto o favore; e averegli amici per amicie' nimici di ciascuno per nimicinon traendoneimperio né Chiesa. La quale lega fu ordinata di IIImcavalieri; VIc al re Ruberto e VIc cavalieri al Comune di FirenzeeVIIIc cavalieri a' signori della Scalae VIc cavalieri al signore diMilanoe CC cavalieri al signore di Mantovae CC cavalieri a'marchesi da Ferrarae confermossi per ambasciadori e sindachi consolenni contratti e saramenti. E fu in patti che la lega aterebbeconquistare a messer Azzo di Milano la città di Chermona e 'lborgo a San Donninoe a' que' della Scala la città di Parmae al signore di Mantova la città di Reggioe a' marchesi daFerrara la città di Modonae a' Fiorentini la città diLucca. E notalettorenuova mutazione di secoloche il re Rubertocapo di parte di Chiesa e de' Guelfie simile il Comune di Firenzeallegarsi in compagnia co' maggiori tiranni e Ghibellini d'Italiaespezialmente con messer Azzo Visconti di Milanoil quale fue alservigio di Castruccio a sconfiggere i Fiorentini ad Altopascioepoi venire a oste infino a la città di Firenzecome adietrofacemmo menzione: ma a·cciò condusse il re Ruberto e'Fiorentini la dubitazione del Bavero e del re Giovannie lo sdegnopreso col legato per la compagnia fatta col re Giovanni.

La quale lega da cui fu lodata eda cui biasimatama a·ccerto ella fu allora lo scampo dellacittà di Firenze e la confusione del re Giovanni e del legatocome innanzi leggendo si troverrà.



CCIII - D'una grande punga fatta sopraBargae come i Fiorentini la perdero

Nel detto annoessendo iLucchesi colla gente del re Giovanni all'assedio di Barga inCarfagnanala quale si tenea per gli Fiorentinie aveavi intornopiù battifolli e bastite con quantità di VIIIccavalieri e popolo grandissimoi Fiorentini sentendo ch'a queglidella terra falliva la vittuagliafecionvi cavalcare il lorocapitano della guerra con tutta la loro cavalleria; e partirsi diPistoia a dì VII di luglioe cavalcarono per la via dellamontagna; e giunti sopra Barga in nulla guisa poterono fornire laterra per le tagliate e fortezze che v'aveano fatte intorno iLucchesie tornarsene adietro con poco onore. Ma poi i Fiorentinivolendo vincere la punga feciono compagnia con Ispinetta marchesetutto fosse Ghibellinoma nimico era di que' di Luccae feciongligrandi vantaggi di monetae mandargli CC cavalierie egli ne menòdi Lombardia da' signori della Scala e di Mantova altri CCsìche con IIIIc cavalieri e popolo assai giunse in Carfagnana sopraBarga dì XII di settembrepromettendo a' Fiorentini difornirla per forza. I Fiorentini d'altra parte si mossono di Pistoiaa dì VII di settembre in quantità di VIIIc cavalieri epopolo assaie presono il Cerruglioe Vivinaiae Montechiaro conintendimento che' Lucchesi si levassono da Barga; e se a queglifossono rimasie afforzatigli e fornitia certo aveano vinta laguerra di Luccaperò che sono sì sopra a Luccacheogni dì gli poteano correre infino a le porte. Ma veggendoche' Lucchesi non si partivano dall'assedioanzi quello rinforzaroe cavalcatovi messer Simone Filippi vicario del re Giovanni con tuttala forza rimasa in Luccae fatto venire cavalieri da ParmaiFiorentini abandonarono il Cerruglio e quell'altre fortezze di sopraLuccae cavalcarono in Carfagnana al soccorso di Bargae a quellopugnarono dall'una parte e Spinetta dall'altra con ogni forza eingegno; e richeggendo di battaglia messer Simone Filippiil qualecolla sua gente era sì afforzatoche i Fiorentini néSpinetta si poteano loro apressare; e veggendo che·lla terranon si potea più tenerenon volle combattereonde iFiorentini perderono la pungae partirsi e tornarsi a PistoiaeSpinetta nelle sue terree Barga s'arendé a' Lucchesi salvele persone a dì XV d'ottobre. Di questa impresa i Lucchesimontarono assai nella guerrae' Fiorentini ne calarono; e granderipitio n'ebbe in Firenze contro a coloro che reggeano la terra;l'una che la 'mpresa fu folle a tenere terra così di lungi econ poco utilee ispiacque infino al cominciamento a' più de'Fiorentinie al principio si poteva fornire per ispesa di IIIcfiorini d'oroe quegli ch'allora erano al priorato nol seppono fare;e poi costò al Comune di Firenze più di Cm fiorinid'oro sanza la vergogna. E nota che sempre è riuscito male alComune di Firenze a fare le 'mprese isformate e da lungi; e leggendoquesta per adietro si troverrà manifesto.



CCIV - Come i Genovesi co·lloroarmata corsono la Catalogna

Nel detto annoa dì XXd'agostosi partirono di Genova L galee armate e VI legni diGenovesi per andare sopra i Catalaniper fare vendetta della venutache feciono l'anno dinanzi sopra la riviera di Genova; e giunti inCatalogna la corsono tuttale loro rivieree simile l'isola diMaiolica e di Minoricae feciono grandi guasti e ruberie in piùparti sanza nullo contastoe presono V galee di Catalanile qualiper paura percossono a terrae gran parte de la gente lo scamparonoe le galee arsonoe tornarono a Genova sani e salvi a dì XVd'ottobre MCCCXXXII con grande onore.



CCV - Come e perché il Comunedi Firenze condannò il Comune di San Gimignano

Nel detto annoa dì X disettembreavendo la podestà di San Gimignano con piùgente della terra con bandiere levate corso sopra i loro usciti allavilla di Campo Urbiano del contado di Firenzee quella villacombatterono e arsonoperché riteneano i loro usciti. Per laquale cosa indegnato il Comune di Firenze feciono citare la dettapodestàovero capitanocon più terrazzani di SanGimignano che furono nella detta cavalcatae non comparirono; ondefu condannato in Firenze il Comune di San Gimignano in libbre Lmela detta podestàch'era di Sienae CXLVII uomini di SanGimignano a essere arsi. E volendo il Comune di Firenze far farel'eseguizione alle loro masnadeil Comune di San Gimignano chiesonomisericordia e perdonorimettendosi a la mercé del popolo eComune di Firenze liberamente; per la qual cosa fu loro fatta graziae perdonato a dì X d'ottobreribandendo i loro uscitierendendo i loro benie amendando a que' di Campo Urbiano ogni lorodammaggio a·lloro stimo e degli ambasciadori di Firenzech'andarono a vedere il guasto; e così fu fatto.



CCVI - Come il capitano di Milanoricominciò guerra al legato di Lombardia e al re Giovanni

Nel detto annodel mesed'ottobremesser Azzo di Milano avendo trattato d'avere la cittàdi Chermonache si tenea per la Chiesae cavalcatavi sua genteedentratine parte dentro a la terra per una porta ch'a·lloro fudata per gli traditoriper forza combattendodalle masnade dellaChiesa che v'erano ne furono cacciati fuorie rimasonne presi emorti. E poi per questa cagione messer Azzo col signore di Mantovacon più di MVc cavalieri venne sopra la città diModonae istettevi intorno per XX dì guastandola d'intorno.Per la qual cosa in Bologna ebbe gran paura e sospettoe il legatoch'era in Romagna per andare nella Marca tornò con sua gente aBologna in grande frettae con grande gelosia e paura di perdereBologna.



CCVII - Di più fuochi apresinella città di Firenze

Nel detto annoa dì XIIIdi novembres'apprese fuoco da San Martino nella via che va in OrtoSan Michelee arsono III case e la torre overo palazzo de' Giugnicon grande danno di lanaiuoliche in quelle aveano loro bottegheemorirvi IIII tra uomini e garzoni. E la sera apresso s'apreseOltrarno da casa i Bardie arsono II case. E quella medesima seras'apprese al canto di Borgo San Lorenzoma poco arse. E poi a dìXVIIII di novembre s'apprese al borgo al Ciriegioe arse una casa. Ea dì XXVI di gennaio di mezzodì s'apprese fuoco contrail campanile vecchio di Santa Reparata da la via di Ballae arse unacasa. E nota che bene si mostra in Firenze la 'nfruenza del pianetodi Marsche in quella ha potenzache essendo nel segno del Leonesua tripicitadeè segno di fuocoche in poco piùd'uno anno tanti fuochi s'accesono nella nostra cittadecome apparequie poco adietro e innanzi; overo che s'appresono per malaprovedenza e guardia; e a questo si dee dare più fede. E nonvi maravigliate perché in questo nostro trattato facciamoricordo d'ogni fuoco apreso nella città di Firenzecheall'altre novità paiono piccolo fatto; ma niuna volta vis'aprende fuocoche tutta la città non si commuovae tuttagente sia sotto l'arme e in grande guardia.



CCVIII - Come l'oste de' marchesi daFerrara fu sconfitta dal figliuolo del re Giovanni a San Filice

Nel detto annoessendo a oste lagente de' marchesi da Ferrara coll'aiuto della lega di Lombardia inquantità di MC cavalieri e popolo assai sopra il castello diSan Filice nel contado di Modonadella quale oste era capitanomesser Giovanni da Campo Sampiero di Padovae avendo il dettocastello molto stretto con battifolliCarlo figliuolo del reGiovanni si partì di Parma con sua gentee venne a Modona persoccorrere il detto castelloe il legato da Bologna mandò lasua cavalleria intorno di VIIIc cavalieri alle frontiere di Modonacomandando loro che a richiesta del detto Carlo fossono contra imarchesi. Il detto Carlo avendo novelle come l'oste de' marchesi eramolto sparta e male ordinatacome franco ducasanza attenderel'aiuto dalla gente del legatoma tuttora gliene crebbe vigore ebaldanzauscì di Modona con VIIIIc cavalieri molto buonacavalleria e con tutto il popolo di Modona; e giunto all'oste de'nimici subitamente gli assalìe durò la battagliadalla nona infino passato vespro molto ritenuta. A la fine la gentede·re Giovanni ebbono la vittoriae di que' della lega de'Lombardi vi rimasono tra morti e presi più di Vc cavalieri epopolo assai; e rimasevi preso il detto messer Giovanni e molticonostaboli; e ciò fu a dì XXV di novembre del dettoanno; onde montò molto la grandezza del re Giovannie ancorai·legato ne prese vigore; e perché disamava i marchesiperché liberamente non gli vollono dare la signoria diFerrarae incontanente fece loro muovere guerrae ardere la villadi Consandoli; e' marchesitutto fossono sconfitticorsono in sulbolognesee arsono la villa di Cierie.



CCIX - Come messer Azzo Viscontitolse la città di Pavia al re Giovanni

Nel detto annoa l'uscita dinovembremesser Azzo Visconti capitano di Milano prese la cittàdi Pavia che gli fu data da certa parte de' cittadinila quale teneala gente del re Giovannie corsa la terra combattendole masnadedel re Giovanni non poterono risistere per la grande potenza di que'di Melanosi ridussono nel forte castello il quale avea fatto faremesser Maffeo Visconti anticamente quando signoreggiava Paviaequello tennono francamente più di IIII mesiattendendosoccorso da Piagenza e da Parma dal figliuolo del re Giovanni e da lagente della Chiesae ancora la venuta del re Giovanni in Lombardiacome aveano promesso. Ma il detto castello era tutto affossato esteccato al di fuori per que' di Milanoe con forti battifolli ebastite forniti di grande cavalleria e grandissimo popolo. Ma venutoil re Giovanni in Lombardia con grande potenza di cavalleriacomeinnanzi faremo menzionevenne all'entrata di marzo con più diMD cavalieri al soccorso del detto castelloe per forza d'arme ruppealcuno battifolle e isteccatoma per la forza del luogo pochissimaquantità di vittuaglia vi poté mettere dentro. E luipartitopoco tempo appresso fallì a quegli del castello lavivanda; per la qual cosa uno conte tedesco che v'era dentro per lore Giovanni s'arendé possendosi partire sano e salvo con suegenti; e così fece. Della detta punga molto esaltò ilcapitano di Milanoe 'l re Giovanni n'abassò.



CCX - Come il re Giovanni andòa Vignone a papa Giovanni

Nel detto annodel mese dinovembreil re Giovanni venne di Francia a Vignone in Proenza perparlamentare con papa Giovannie in sua compagnia menò piùbaroni e signori di Valdirodano per farsi fare salvocondottoperchédubitava di venire nelle terre del re Ruberto; e bisognavagli beneche per contastare la sua venuta il siniscalco di ProenzamesserFilippo di Sanginetoraunò in Vignone più di VIcavalieri gentili uomini di Proenzae que' di Vignone eranoaparecchiati in arme a suo comandamento; ma il papa a priego de'detti signori gli diè licenzia del venire sicuroe comandòal siniscalco che non gli dovesse offendere. E venuto il re Giovanniin Vignone dinanzi al papail papa gli fece grande asalto di parolee minacceriprendendolo delle sue imprese delle terre di Lombardia edi Luccach'aparteneano alla Chiesa; ma tutto fu opera disimulataperò che tutte sue imprese erano con ordine del re di Franciae del legato di Bologna per abattere i tiranni di Lombardiae perchéil re di Francia per séovero per messer Carlotto suofratelloil quale era sanza reamecercavano sagretamente col papad'essere l'uno di loro re in Italia. Il re Giovanni con infinte scusesi rimise a la mercé del papae riconciliollo il papa conseco com'era ordinatoe ristette in corte più di XV dìciascuno giorno a consiglio sagreto col papaove ordinarono piùcose segreteche poco tempo apresso partorironoe le congiureordinate furono palesicome innanzi leggendo faremo menzione. Epartitosi il re Giovanni di cortese n'andò in Francia perseguire la traccia. Lasceremo alquanto degli andamenti del reGiovanni per dire d'altre novità di Toscanama tostotorneremo a sua materiach'assai ne cresce tra mano.



CCXI - Come i Sanesi sconfissono iPisanie poi i Pisani gli cavalcarono infino presso a Siena

Nel detto annoavendo i Pisanitolta la signoria di Massa in Maremmacome addietro facemmomenzionei Sanesi co·lloro capitanoin quantità diIIIc cavalieri e popolo assaicavalcarono al soccorso d'uno castelloche' Pisani co' Massetani aveano assediatoond'era capitano messerDino della Rocca di Maremma con CC cavalieri e M pedoni. Trovandoglii Sanesi male ordinatisì gli sconfissono a dì XVI didicembre nel detto anno co·lloro grande dannoe furonne assaipresi e mortie fu preso il detto capitano. E poi i Sanesi corsonola Valdera infino a Folcole con grande danno de' Pisani. Per la qualesconfitta i Pisani adirati mandarono per soccorso a Lucca e a Parmae soldarono quanta gente poterono avereonde in poco tempo ebbonoVIIIc buoni cavalieri oltramontanie feciono loro capitano di guerraCiupo degli Scolari uscito di Firenzeil quale del mese di febbraiovegnente cavalcò in sul contado di Siena infino al piano diFilettaguastando e ardendo quanto innanzi si trovarono sanza nullocontastoe arsono il bagno a Maceretoe poi tornarono in Valle diStrova e a la badia a Spugnolee in quelle contrade feciono ilsomigliantee gli scorridori corsono infino a Camposanto presso adue miglia a Sienalevando grandi prede e faccendo danno assai; epiù avrebbono fattose non che i Fiorentini mandarono delleloro masnade CC cavalieri a la guardia del castello di Colleonde iPisani dubitando si ritrassonoe tornarsi a Pisa con grande onore. ISanesi richiesono i Fiorentini d'aiutoe ch'eglino mandassono aSiena le loro masnade per volere combattere co' Pisani quand'eranosopra loro. I Fiorentini nol vollono loro dare per non rompere pacea' Pisanie per dubbio de' Fiorentini e di loro mercatantie ch'eranoin Pisa; onde i Sanesi presono grande isdegno contra i Fiorentinietutta l'onta e vergogna e danno ricevuto da' Pisani si riputaronoavere ricevuto da' Fiorentiniperché non gli aveano soccorsi.



CCXII - Come il figliuolo del reGiovanni venne a Luccae come il detto re Giovanni tornò inLombardia

Nel detto annoin calen digennaioCarlo figliuolo del re Giovanni venne di Parma a Luccaeda' Lucchesi gli fu fatto grande onore sì come a·re ea·lloro signorema poco vi dimorò in Lucca: ma innanzich'egli si partisse volle da' Lucchesi XLm fiorini d'oroma a lafine con grande fatica e renzione de' cittadini n'ebbe XXVm; sìche la festa che' Lucchesi feciono della sua venuta tornò loroin amarore e danno. E ciò fattoil detto Carlo si tornòin Lombardia per vedere il re Giovanni suo padreil quale tornava diFranciaed era venuto a Torino all'uscita di gennaio col conastaboledel re di Franciae col conte d'Armignaccae con quello di Foresee col maliscalco di Mirapescee più altri signori e baroniecon un fioretto di VIIIc cavalieri eletti di Francia e di Borgogna edi Valdirodano. E dissesi ch'avea avuto da·re di Francia o indono overo in presto Cm fiorini d'oro. E giunse in Parma a dìXXVI di febbraioe là si trovò col figliuolo con piùdi IIm buoni cavalierisanza Vc che di sua gente avea nella cittàdi Lucca. E per soccorrere il castello di Pavia e ricoverare la terrasi partì di Parma a dì X di marzo con MD cavalieriefece la punga a Pavia per lo modo che dicemmo adietro nel capitolodella perdita ch'egli fece della città di Pavia. E non potendofornire suo intendimento cavalcò in sul contado di Milanoepoi in su quello di Bergamofaccendo grande dammaggio; ma peròil capitano di Milano non si volle partire da oste dal castello diPaviané afrontarsi a battaglia col re Giovanniil quale nonpotendo avere battaglia si tornò a Parma a dì XXVII dimarzo.



CCXIII - Come il legato mandò a'Fiorentini che·ssi partissono dalla lega de' Lombardi

Nel detto annodì primodi febbraiovennono in Firenze ambasciadori del legatopregando ilnostro Comune che si dovessono partire dalla lega de' signori diLombardiadicendo ch'erano tiranni e suoi nimici e di santa Chiesae allegando molte autorità e ragioniche la nostra cittàco·lloro non era né convenevole né bellacompagniae ch'egli erano stati co' nostri nimici a sconfiggerne. Fuloro risposto che ciò non poteva essere che la lega rimanesseperò ch'ell'era fatta con asentimento di papa Giovanni e delre Rubertoe contro al Bavero e contro al re Giovanni nostri nimicie di santa Chiesa; e che il legato non facea bene a tenere lega oconversazione col re Giovanni. E per la detta richesta del legatomaggiormente si confermò la detta lega per l'avenimento del reGiovannicon tanta forza di cavalleria quanta menava d'oltramontiavendo di lui e del legato grande sospetto; e videsi per operacomeper gli seguenti capitoli seguirà. E di certose·lladetta lega non fosse fatta e mantenutala nostra cittàportava grande pericoloperò che il legato col re Giovanniaveano ordinato di cominciar guerra da più parti persottomettere a·lloro la nostra repubblicach'a certo lamaggiore volontà che·legato avesse era che' Fiorentinigli si dessono come i Bolognesie ciò ch'egli adoperava colre Giovanni era a questo fine: e ciò si trovò veramenteper lettere trovatee per gli loro osordi e trattati; e perònon fu follia se' Fiorentini s'allegarono col minore nimico percontastare al maggiore e più possente.



CCXIV - Come l'oste del legatosconfissono i marchesi a Consandolie poi puosono l'oste a Ferrarae Fiorentini vi mandarono soccorso

Nel detto annoa dì VI difebbraiola cavalleria e gente del legato ch'era in Argentasubitamente cavalcarono a Consandoliov'era la gente de' marchesiecoloro virilmente assalirono e sconfissonoe presono la villa e ilporto e tutto il loro navilio; e fu preso Niccolò marchese conXL buoni uomini caporali con grande dammaggio e perdita de' marchesi.Per la quale sconfitta molto abassò lo stato de' marchesiemontò la signoria e potenzia del legato in tale modoche dipresente sanza indugioper comandamento del legatola suacavalleriain quantità di MD cavalieri e popolo e naviliograndissimosi puose ad oste sopra la città di Ferrara. E dipresente presono il borgo di contro e l'isola di San Giossoe poi digiorno in giorno crebbe l'oste; e mandòvi il legato tutti icaporali di Romagnae al continovo erano nella detta oste i duequartieri del popolo di Bologna e tutta la loro cavalleria; e aveanocompreso e quasi chiusa la città di Ferrara e di qua e di làda Posì che sanza grande pericolo non vi potea entrare néuscire persona. Onde a' marchesi e a que' della terra di Ferraraparea male staree molto isbigottirono per lo sùbitoimproviso assedioche non s'erano forniti e non si credeano avereguerra dal legatoe per la sconfitta ricevuta a San Filice eranomolto afieboliti. Ed era per perdersi la terra certamentese non chemandarono per soccorso a' signori di Lombardia ch'erano tenuti allalegae al Comune di Firenze. Per la qual cosa i Fiorentini vimandarono IIIIc cavalieri della migliore cavalleria ch'egli avessonoonde feciono capitano messer Francesco degli Strozzie Ugo degliScali colla 'nsegna del Comune di Firenzeil campo bianco e 'lgiglio vermiglioe di sopra l'arme del re Ruberto. E partirono diFirenze a dì II di marzoe convenne che facessono pernecessitànon potendo andare né da Parmané daBolognané per Romagnala via per mare a Genova con grandefatica e ispendioe poi da Genova a Milanoe poi a Verona; e làfurono ricevuti da que' signori a grande onore. E la parte de'cavalieri che toccavano della taglia al re Rubertoper non andarecontro a le 'nsegne della Chiesa e del legatoper grazia rimasono ale frontiere da noi a Lucca.



CCXV - Come il re Giovanni venne inBologna al legato

Nell'anno MCCCXXXIIIa dìIII d'aprileil re Giovanni venne in Bologna al legatoe pasquòco·llui con grande festa; de la quale venuta in Bologna del reGiovanni molto si turbarono i Bolognesie male ne parve loro; ma ciònon poterono riparare contro la volontà del legatoanziconvenne loro pagare per comandamento del legato al detto re Giovannicontro a·loro volere fiorini XVm d'oro. E promise al legatod'andare con sua cavalleria nell'oste di Ferrarasentendo che lalega venia al soccorso e mandòvi innanzi il conte d'Armignaccacon IIIc de' suoi cavalieri e le sue insegnee tornò a Parmaper ordinare sua mossa. I Fiorentini veggendo scopertamente la legafatta tra·re Giovanni e il legatomandarono sagretamente a'loro cavalieri che non si guardasse per loro reverenza del legatoche l'aveano per loro nimicodapoi ch'era venuto il re Giovanni aBolognae presi gaggi da·lluie mandata sua gente e sueinsegne nell'oste a Ferrara.



CCXVI - Come l'oste del legato ch'eraall'assedio di Ferrara fu sconfitta

Essendo l'oste del legato intornoa Ferrara molto ingrossatae più era per essere giugnendoviil re Giovanni colle sue forze come doveaquegli della lega diLombardia dubitando che·lla terra non si perdesse per loroindugio del soccorsodiliberarono di soccorrerla innanzi che vivenisse il re Giovanni; e mandarvi subitamente XVIIc di cavalieriVIc de' signori della ScalaVc cavalieri di que' di MilanoCCcavalieri del signore di Mantovae XXV gazzarre armate in PoeIIIIc cavalieri del Comune di Firenze. E venuta la detta cavalleriain Ferrara quasi sagreta a que' dell'ostesubitamente presonoconsiglio d'assalire l'oste; ma quella essendo molto afforzata difossi e di palizziciascuna masnada rifiutava d'assalire da quellapartee in ciò ebbe tra·lloro grande contesa. A lafine i capitani che v'erano per gli Fiorentini francamente promisonodi fare la 'mpresa coll'avogaro di Trevigi e Spinetta marcheseinsieme con uno fioretto di CL cavalieri delle masnade de' signoridella Scalaintra' quali avea più di XL usciti di Firenzegentili uominii quali tutti di grande e buono volere sotto labandiera del nostro Comune si ridussonoe non lasciandoperchéin quella fosse al di sopra il rastrello e l'arme del re Ruberto. Euscirono per la porta che va a Francolinoper assalire l'oste da laparte ov'era più forte di fossi e di steccati. Tutta l'altragente della terra a cavallo e a piè uscirono per la porta delLeonea uno cenno di campanae simile il navilio per Po perassalire il ponte da San Gioso. L'asalto fu forte e sùbitomaniente aprodava per le barre e tagliate e fosse ch'erano tra la terrae l'ostese non che la gente de' Fiorentini cogli altri detti disopra assalirono al di dietro dell'ostee per forza di spianatorifeciono uno stretto valico al fosso e ruppono alquanto dellosteccato; il quale per lo sùbito e improviso assalto da tanteparti con grida e suono di campane e di stormentie quasi comeisbalorditi que' dell'ostemale fu difesosì che con grandeaffanno quasi uno innanzi altro salirono in su lo spianato del campoi quali schierati in sul detto campo trovarono ivi presso il conted'Armignaccacon quasi tutta la cavalleria di Linguadoco e colleinsegne del re Giovanni in quantità di VIc cavalierii qualifrancamente i nostri gli asalirono; e 'l conte e sua gente sidifesono e sostennono vigorosamente con ritenuta battaglia piùdi spazio d'una oranon sappiendo qual parte s'avesse il migliore; ein tutta la detta oste non ebbe altra gente che punto reggesse ocombattesse. Alla fine per la nostra buona gente e buoni capitaniiquali ciascuno fece il dì maraviglia in armeebbono lavittoriae que' dell'oste della schiera del conte furono sconfitti erotti. E ciò fattotutta l'altra oste si mise in volta e infugga; ma poco valse il fuggireche per lo fiume del Poe per legazzarre e legni armati che v'erano all'asaltoquasi non nescamparono se non pochi che si misono a nuotoche tutti furono opresi o morti o annegati in Po; e cadde il ponte di San Gioso per locarico grande della gente che fuggiaonde molti n'anegaronoerimasevi preso il conte d'Armignaccae l'abate di Granselvae tuttii baroni di Linguadocoe' signori di Romagnae la cavalleria diBolognache non furono morti a la battaglia.

La detta dolorosa sconfitta fu adì XIIII d'aprile MCCCXXXIIIper la quale isconfitta moltoabassò la potenzia e signoria del legatoe lo stato de·reGiovanni molto n'afiebolìo. E' signori di Ferrara e le masnadedella lega tutti furono ricchi di pregioni e di preda. Ma pochi dìapresso i marchesi per avere l'amore de' Bolognesi lasciarono tutti ipopolani di Bolognae poco apresso la cavalleria e' signori diRomagnaper recarglisi ad amici e torgli al legato.



CCXVII - Di fuochi e altre novitàstate nella città di Firenze

Nel detto anno MCCCXXXIIIs'apprese fuoco in Firenze dì XVIIII d'aprile di notte da laporta dell'alloro da Santa Maria Maggioree arsevi una casa. E poi adì XVII di luglio s'apprese in Parionee arsene un'altra. Ein questo anno si cominciò a fondare la grande porta da SanFrianoovero da Verzaiae fu molto isformata a comparazionedell'altre della città; e furonne assai ripresi gli uficialiche·lla feciono cominciare. E in questo announo mese innanzila festa di san Giovannisì feciono in Firenze due brigated'arteficil'una nella via Ghibellinatutti vestiti a gialloefurono bene CCC; e nel Corso de' Tintori dal ponte Rubaconte ful'altra brigata vestiti a biancoe furono da Vc. E durò dauno mese continuo giuochi e sollazzi per la cittàandando adue a due per la terra con trombe e più stormentie colleghirlande in capo danzandocol loro re molto onorevolemente coronatoe con drappo ad oro sopra capoe alla loro corte faccendo alcontinuo e cene e desinari con grandi e belle spese. Ma la dettaallegrezza poco tempo apresso tornò in pianto e dolorespezialmente in quelle contradeper cagione del diluvio che venne inFirenzee più gravò là che in altra parte dellacittàcome innanzi faremo menzione; e parve segno percontrario della futura aversitàsì come le piùvolte aviene delle false e fallaci felicità temporalichedopo la soperchia allegrezza segue soperchio amarore. E ciò èbene da notare per assempro di noi e di chi apresso di noi verrà.



CCXVIII - Di certi andamenti del reGiovanni a Bologna a richesta del legato

Nel detto annoa dì XV dimaggiodopo la detta sconfitta da Ferrara il legato dubitando di suostato mandò per lo re Giovanniil quale venne di Parma aBologna a parlamentare co·llui con poca compagniae tosto sipartì con moneta ch'ebbe dal legato. Ma poi a dì VIIIdi giugno ritornò a Bologna con IIm cavalieri per andare inRomagnae fare soccorrere il castello di Mercatello in Massa Tribarach'era assediato dagli Aretini. Della quale venuta i Bolognesi ebbonogrande paura e sospettoche 'l re Giovanni non gli volessesignoreggiaree rimettervi i Ghibellini. Ma dimorando lui inBolognagli Aretini ebbono per patti il detto castello per lo'ndugio del soccorso del re Giovanni; e dissesi palese che 'l reGiovanni sì come amico degli Aretinie a·lloropreghiera e per animo di parte ghibellinaindugiò ilsoccorso. Per la qual cosa il legato s'indegnò co·lluie partissi da Bologna sanza suo congio a dì XV di giugnoetornossi in Parma. E poi a dì XVI di luglio il detto reGiovanni venne alla città di Luccae fecevi fare a' Lucchesiuna imposta di XVm fiorini d'oro per pagare sua gente; e quellaricoltaa dì XIII d'agosto si partì di Lucca egli e 'lfigliuoloe andonne a Parma.



CCXIX - Come furono morti il contedell'Anguillara e Bertoldo degli Orsini da' Colonnesi

Nel detto annoa dì VI dimaggioessendo stata lungamente briga tra' Colonnesi e gli Orsini diRomaessendo il conte dall'Anguillara con Bertoldo di messer...degli Orsini suo cognatovegnendo per certo trattato d'accordo peraccozzarsi con messer Stefano della Colonna e con gli altriStefanuccio di Sciarra della Colonna con sua compagnia di gented'arme a cavallo mise uno aguato fuori del castello di Cesaroeimproviso assalirono i detti Bertoldo Orsini e il detto conteiquali di ciò non si guardavano ed erano meno gente di loro.Veggendosi assalire si difesono vigorosamentema per lo soperchiofurono rottie' detti Bertoldo e il conte mortiil quale Bertoldoera il più ridottato uomo di Roma e il più valentre; edi lui fu grande dannoe molto ne furono ripresi i Colonnesisìper lo tradimentoe ancora perché per quante guerre eranostate tra gli Orsini e' Colonnesi insiememai in loro persone nons'erano né morti né feditie questo fu cominciamentodi molto male; e però n'avemo fatta menzione.



CCXX - Come i Saracini presono ilforte castello di Giubeltaro in Ispagna

Nel detto annodel mese digiugnoi Saracini di Morrocco e quegli di Granatasentendo che 'lforte castello di Giubeltaro in Ispagnache anticamente fu loroeramale fornito di vittuaglia e per la carestia ch'era al paesee percerto trattato subitamente con grande navilio e esercito di gente acavallo e a piè vi vennono per mare e per terrae quello inpochi giorni per tradimento del castellano ebbono a patti per moltidanari gli diedono; tutto fosse mal fornitosi potea tenere tantoche fosse soccorso. Come il re di Spagna il seppeincontanentev'andò a oste con tutto suo poderee avrebbelo riavuto assaitostoperché ancora non era bene fornito per lo sùbitosoccorso del re di Spagnase non checome piacque a Dioperfortuna di mare il navilio del re di Spagna partito di Sibilia colforaggio e fornimento dell'oste soprastette più giorniondel'oste de' Cristiani ebbe grande soffratta di vittuagliae pernecessità gli convenne partire; e se i Saracini di Granatal'avessono saputonon ne campava uomoche non fosse morto o preso.E partita la detta osteIII dì appresso vi giunse il dettonavilio col fornimentoma il soccorso fu invano. E cosìaviene sovente de' casi della guerracome dispone Idio per lepeccata.



CCXXI - Come il re Adoardo il giovanesconfisse gli Scotti a Vervicche

Nel detto annoa dìXVIIII di luglioessendo il re Adoardo il giovane d'Inghilterra congrande oste d'Inghilesi e d'altra gente sopra la cittàoveroterradi Vervicchech'è a' confini tra l'Inghilterra e laScoziagli Scotti per soccorrere la terra vi vennono col loro rech'avea nome Davitfigliuolo che fu del valente Ruberto di Brus redi Scoziaonde adietro è fatta menzionee con tutto loroisforzo degli Scottii quali sanza indugio s'affrontarono abattaglia con gl'Inghilesi. E per la buona cavalleria ch'avea il red'Inghilterrae di Fiandra e di Brabante e d'Analdoonde fucapitano messer Amerigo di Bielmontemise gli Scotti in isconfitta;e rimasonvi tra morti e presi più di XXVm uominich'eranoquasi tutti a piè. E avuta il re d'Inghilterra la dettavittoriapochi dì apresso gli s'arendé la terra diVervicche liberamente. La detta guerra ricominciò in questomodocome facemmo menzioneal tempo del buono Adoardo il vecchioavolo di questo giovane Adoardo: grandi guerre e battaglia furonointra·llui e 'l re Ruberto di Brusonde poi fu pace; e mortoil re Ruberto di Brus rimase suo figliuolo il detto Davit piccolofanciullo; e lui cresciuto in etàil detto Adoardo il giovanegli diede per moglie la serocchiae coronollo del reame di Scoziafaccendolo ugnere reche mai più niuno in Iscozia fu unto esagratoriconoscendo da·llui il reame con certo omaggio. Ildetto Davit per suduzione di Filippo di Valos re di Francia sirubellò dal re d'Inghilterrae colla moglie passò inFrancia; per la qual cosa si rinovellò l'antica guerra tragl'Inghilesi e gli Scotti; onde il re d'Inghilterra cassò ildetto Davit de·reame di Scoziae fecelo suo ribelloedelesse e coronò per re di Scozia Ruberto di Bagliuolo consortoper nazione di Ruberto di Bruse imprese la detta guerraondenacque la detta sconfitta. E tutto che 'l re d'Inghilterra avesse lavittoria nella detta guerramorirono il conte d'Eriforte e due altrisuoi cugini e più altri grandi baroni d'Inghilterra. Avemosteso la detta ricominciata guerraperché ne surse e nacquepoi la grande guerra tra 'l re di Francia e d'Inghilterracomeinnanzi farà menzione.



CCXXII - Come il Dalfino di Vienna fumorto dalla gente del conte di Savoia

Nel detto annoall'uscita delmese di luglioessendo il Dalfino di Vienna ad assediodell'Amperieracastello del conte di Savoiacon MVc cavalieri tradi sua gente e d'amicivolendo il detto Dalfino fare dare battagliaal detto castelloe andando in persona disarmato proveggendo intornoa quellogli venne uno quadrello di balestro grosso per tale modochelui recato al padiglione e sferratopassò di questavita. E però è follia a' prencipi di mettersi a sìfatte cerche disarmatiche mettono a pericolo loro e tutta lorooste. Ma per la morte del Dalfino i suoi baroni e cavalieri nonabandonarono l'assedioma come franchi e valentitanto vi stettonoch'ebbono il castelletto per forzae quanti dentro vi trovaronotutti gli manganarono fuori delle mura; e poi corsono il paese eterre di Savoia sanza contasto niuno. Apresso lui fu fatto Dalfinomesser Uberto suo fratelloil quale era a Napoli col re Ruberto suozioil quale venuto in suo paese per consiglio di papa Giovanni edel re Rubertoper cagione che 'l re di Francia domandava al papa divolere il reame di Vienna e d'Arlisì si pacificò colconte di Savoiaperché il re di Francia non glisignoreggiasse.



CCXXIII - Come il re d'Ungheria venne aNapolie il figliuolo isposò la figlia del duca di Calavra

Nel detto annol'ultimo dìdi luglioCarlo Umberto re d'Ungheria con Andreas suo secondofigliuolo con molta baronia arrivaro alla terra di Bestia in Pugliae loro venuti a Manfredoniada messer Gianni duca di Durazzo efratello del re Ruberto con molta baronia furono ricevuti a grandeonoree conviati infino a Napoli; e là vegnendoil reRuberto gli si fece incontro infino a' prati di Nolabasciandosi inbocca con grandi acoglienzee ordinovisi e fecesi fare per lo re unachiesa a onore di nostra Donna per perpetua memoria di lorocongiunzione. E poi giunti in Napolisi cominciò la festagrandee fu molto onorato il re d'Ungheria dal re Rubertoil qualeera suo nipotefigliuolo che fu di Carlo Martello primogenito del reCarlo secondoil quale per molti si dicea ch'a·llui succedeail reame di Cicilla e di Puglia; e per questa cagione parendone al reRuberto avere coscienzae ancora perch'era morto il duca di Calavrafigliuolo del re Ruberto; e nonn-era rimaso di lui altro che duefigliuole femminené·re Ruberto non avea altrofigliuolo maschioinnanzi che 'l reame tornasse ad altro lignaggiosì volle il re Ruberto che dopo lui succedesse il reame alfigliuolo del detto re d'Ungheria suo nipote. E per dispensagione evolontà di papa Giovanni e di suoi cardinali sì fecesposare al detto Andreasch'era d'età di VII annilafigliuola maggiore che fu del duca di Calavrach'era d'età diV annie lui fece duca di Calavra a dì XXVI di settembre deldetto anno con grande festaa la quale il Comune di Firenze mandòVIII ambasciadori de' maggiori cavalieri e popolani di Firenzecon Lfamigliari tutti vestiti d'una assisa per fare onore a' detti reiquali molto gradiro. E compiuta la detta festapoco apresso si partìil re d'Ungheria e tornò in suo paesee lasciò aNapoli il figliuolo co la moglie alla guardia del re Ruberto conricca compagnia.



CCXXIV - Come fu fatta pace tra' Pisanie' Sanesi

Nel detto annoa dì II disettembreessendo stato lungo trattato d'accordo da' Pisani a'Sanesi della guerra avuta insieme per cagione della città diMassamenato per lo Comune e vescovo di Firenzei quali in ciòmolto s'adoperarovi si diè compimento nella città diFirenzeov'era grande ambasceria dell'uno Comune e dell'altro inquesto modo: che Massa rimanesse libera rimettendo dentro ogni parteche n'era fuorie non v'avessono affare né Pisani néSanesima che il detto vescovo di Firenze vi mettesse la signoriaper tre anni a sua volontàil quale al continuo vi metteasignoria di Firenze; di questa pace furono mallevadori per l'unoComune e per l'altro il Comune di Firenzecon pena di diecimilamarchi d'argento a pagare per la parte che·lla pace rompesse al'altra. La quale pace poco tempo s'attenne per gli Sanesicomeinnanzi farà menzione.



CCXXV - Come la città di Forlìe quella d'Arimino e di Cesena in Romagna si rubellarono al legato

Nel detto anno MCCCXXXIIIdomenica a dì XVIIII di settembreFrancesco di SinibaldoOrdilaffiil quale era cacciato di Forlì per lo legatoentròin Forlì nascosamente in uno carro di fieno; e come fu nellacittà mandò per tutti i suoi amicicaporali dellaterrada' quali molto era amato per li suoi antichi; e saputa la suavenutafurono molto allegriperché parea loro male starealla signoria de' Caorsini e di Linguadoco. E incontanente fecionoarmare tutto il popoloe corsono a la piazza gridando: "VivaFrancescoe muoia il legatoe chi è di Linguadoco!"ecorsono la terrae rubarono gli uficiali del legatoe alquanti nefurono mortie gli altri che scamparono si fuggirono a Faenza. E poiil mercoledì apressoa dì XXII di settembremesserMalatesta d'Arimino con suoi seguaci entrò in Rimino con CCcavalieri e pedoni assai per una porta che gli fu data da que' dellaterrae corse la terrae uccisono e rubarono e presono quanta gentev'avea dentro del legatoch'erano più di cinquecento tra acavallo e a pièche non ne poté fuggire alcuno. Esimile in que' dì si rubellò la città di Cesenaper gli cittadini medesimisalvo il castello ch'era molto forte; inquello si ridussono le masnade del legatoma quello assediatod'entro e di fuori per que' di Cesena e per gli altri Romagnuoliafossandolo e steccandolo d'intornoil quale non avendo soccorso dallegatos'arrenderono poi all'entrante di gennaiosalve le persone.E nota che non fu sanza cagione la detta rubellazione; intra·ll'altremaggiori fu perché tutti i signori e caporali di Romagnafurono presi alla sconfitta di Ferrara in servigio della Chiesa e dellegatoe convennonsi ricomperaree per loro redenzione il legatocome ingrato signore non li volle sovenire di nientenésolamente prestare loro di sua moneta.



CCXXVI - Come i figliuoli che furono diCastruccio vollono torre Lucca al re Giovanni e come egli si partìd'Italiae lasciò Lucca a' Rossi di Parma

Nel detto anno avendo il reGiovanni di Buem intendimento di partirsi d'Italiaveggendo che·llesue imprese non gli riuscivano prospere come s'avisavaessendo inParma cercò per più trattati di vendere la cittàdi Luccae co' Fiorentini e co' Pisani e con altri. Ma alla fineparendogli vergogna di ciò farenon vi diede compimento.Sentendo questo i figliuoli che furono di Castrucciodubitando dinon perdere loro statoi quali il re Giovanni tenea seco istadichiin Parma per sospetto di loronascosamente si partirono di Parma evennono in Carfagnanae co·lloro seguaci di Lucca e di fuoriordinarono di torre e rubellare la città di Lucca al reGiovanni. E a dì XXV di settembre del detto anno la notteentrarono in Lucca con grande séguito di gente a·ccavalloe a·ppièe corsono la terrae furonne signori quellodì e·ll'altro seguentesalvo del castello dell'Agostanel quale si ridussono le masnade del re Giovanni ch'erano in Lucca.Sentendo il re Giovanni la partita de' figliuoli di Castruccio e·lladetta cospirazionesubitamente si partì di Parma con parte disua gentee in meno di due dì fu venuto a·lLucca; cioèfu lunedì sera a dì XXVII di settembre; e per lo sùbitoavenimento di luich'a pena si potea credere per gli Lucchesi se nonquando il vidonoe giunto in Luccala sua gente corsono la terra;e·lla notte medesima i figliuoli di Castruccio e·lloroseguaci si partirono di Lucca e andarne in Carfagnana; i quali il reGiovanni fece isbandire come traditori. E alquanti giorni apressodimorò in Lucca; ma innanzi si partisse trasse da' Lucchesiquanta moneta poté averee·ppoi lasciò a' Rossidi Parma la guardia e·lla signoria della città diLuccae impegnolla loro per XXXVm di fiorini d'oro ch'ebbe da·llorocontantie tornato in Parmaincontanente si partì colfigliuolo e con certi caporali di sua gente a dì XV d'ottobredel detto annoe andossene nella Magna lasciando Parma e·lLuccaalla signoria de' Rossie Reggio alla signoria di quegli daFoglianoe Modona alla signoria di que' di casa i Piglie daciascuno ebbe moneta assai. Tale e così onorevole fu lapartita di Lombardia e di Toscana del re Giovannich'alcominciamento ch'egli venne in Italia ebbe dalla fallace fortunatanta prosperità con poca faticaavendo ferma speranzad'essere in poco di tempo al tutto re e·ssignore d'Italiacoll'aiuto della Chiesa e del suo legatoe col favore del re diFranciala quale al tutto gli tornò in vano.



CCXXVII - D'una grande quistione chemosse papa Giovanni che l'anime beate non poteano vedere Iddioperfettamente infino al dì del giudicio

Nel detto anno MCCCXXXIII sipiuvicò per papa Giovanni apo Vignonecon tutto che piùdi due anni dinanzi l'avesse conceputo e trovatol'opinione dellavisione dell'anime quando sono passate di questa vitacioèch'egli sermonò in piuvico concestoro per più voltedinanzi a tutti suoi cardinali e prelati di corte che niuno santoeziandio santa Marianon può perfettamente vedere la beataspemecioè Iddio in trinitadela qual'è la veradeitadema dicea che·ssolo possono vedere l'umanità diCristo la quale prese della vergine Maria; e·lla detta visioneimperfetta dicie che durerebbe infino al chiamare dell'angelicatrombaciò fia quando il figliuolo di Dio verrà agiudicare i vivi e' mortidicendo a' beati: "Venite benedictipatris meipercipite regnumetc."; e de conversocioèa' dannati: "Ite maladetti in ignem etternum"; d'allorainanzi per gli beati perfettamente sarà in loro la visionechiara della vera e infinita deità; e così saràil contradio delle pene de' dannatiche sì come per lo meritodel bene fare infino al detto giorno la loro beatitudine fiaimperfetta e non compiutacosì dicie e s'intendea del maleavere fatto la pulizione e·lla pena e 'l supplicio essereimperfetti. Onde nota che non mostrava per lo suo oppinione cheinferno sia infino al dire della parola "Ite maladitti etc.".Questo suo oppenione provava e argumentava per molte autoritàe detti di santi; la quale quistione dispiaceva alla maggiore partede' cardinali; nondimeno e' comandò loro e a tutti i maestri eprelati di corte sotto pena di scomunicazione che ciascuno studiassesopra la detta quistione della visione de' santie facessene a·lluirelazionesecondo che ciascuno sentisse o del pro o del controtuttora protestando che infino allora nonn-avea diterminato ad alcunadelle partima ciò che-nne dicea e proponea era per via didisputazione e d'esercizio di trovare il vero. Ma con tutte le sueprotestagioni di certo si dicea e vedea per opera ch'egli sentiva ecredeva al detto oppinione; però che qualunque maestro oprelato gli recava alcuna autorità o detto di santi che inalcuna parte favorasse il detto suo oppinioneil vedea volentieriegli faceva grazia d'alcuno benificio. Il quale oppinione sermonandoloa Parigi il ministro generale de' frati minoriil quale era delpaese del papa e sua criaturafu riprovato per tutti i maestri didivinità di Parigie per gli frati predicatori e romitani ecarmellitie per lo re Filippo di Francia il detto ministro fu forteripreso dicendogli ch'egli era ereticoe che s'egli non siriconoscesse del detto erroreil farebbe morire come paterinoperòche suo reame non sostenea nulla resia; ed eziandio se 'l papamedesimo ch'avea mosso il detto falso oppinione il volesse sostenereil riproverebbe per ereticodicendo laicamentecome fedeleCristianoche invano si pregherebbono i santio avrebbesi speranzadi salute per gli loro meritise nostra Donna santa Maria e santoGiovanni e santo Piero e Paolo e gli altri santi non potessono vederela deità infino al dì del giudicioe avere perfettabeatitudine in vita etterna; e che per quella oppinione ogniindulgenza e perdonanza data per antico per santa Chiesao che sidesseera vana; la qual cosa sarebbe grande errore e guastamentodella fede cattolica. E convenne che innanzi si partisse il dettoministro sermonasse il contradiodicendo che ciò ch'aveadetto era in quistionandoma la sua credenza era quella che santaChiesa era consueta di credere e predicare. E sopra ciò il redi Francia e lo re Ruberto ne scrissono a papa Giovanni riprendendolocortesementeche con tutto che 'l detto oppinione sostenesse inquistionando per trovare il veronon si convenia a papa di muoverele quistioni sospette contra la fede cattolicama chi le movessedicidere e istirpare. Della qual cosa molto furono contenti lamaggiore parte de' cardinalii quali ripugnavano il detto oppinione.E per questa cagione il re di Francia prese grande audacia sopra papaGiovanni e no·llo richiedea di quella grazia o cosa ch'eglidomandassech'egli osasse disdire. E fu grande cagione perchépapa Giovanni condiscese al re di Francia in dargli intendimentodella signoria d'Italia e dello imperio di Roma per gli trattatimossi per lo re Giovannicome in alcuna parte avemo fatta menzionee faremo per lo 'nanzi. Il sopradetto oppinione si quistionòin corte mentre che papa Giovanni vivettee poi per più d'unoanno; alla fine si dichiarò e fu riprovatocome innanzileggendo si potrà trovare. Lasceremo della detta quistionech'assai n'avemo dettoe torneremo a nostra materia de' fatti dellanostra città di Firenze per contare d'una grande aversitàe pericolo di diluvio d'acqua che venne in quegli tempi in quellalaquale è bene da farne distesa memoriache fu delle maggiorinovità e pericolo che mai ricevesse la città di Firenzedapoi ch'ella fu rifatta. E però cominceremo in raccontandoquello diluvio il XII libroperò che ne pare che si convengaperò che fu quasi uno rimutamento di secolo della nostracittà.