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ItaloSvevo

(Ettore Schmitz)



ILLADRO IN CASA



Scenedella vita borghese




PERSONAGGI



Carlo

Fortunatamoglie di Carlo

Ottavio(decenne) loro figlio

Elena

Carla

Ignazio

Marcozio di Ignazio

Emilio

Emiliaserva di Carla

Catinaserva di Carlo





ATTO PRIMO



SCENA PRIMA

ElenaCarla e Ottavio


Carla (chesta abbigliando Ottavio). Cosí oggi farai delle conquiste…

Ottavio (duranteuna lunga pausa si guarda i pantaloni). Delle conquiste…giusto… giusto… non me ne importa…

Elena. Larisposta si è fatta attendere…

Ottavio (aCarla). Guardase ho fuori la camicia di dietro…

Carla. Bello!Bello! Io direi di prenderti una cameriera. (Lo aiuta.)

Elena. Ioper esempio non gli avrei mai permesso di prendersi tanta libertàda darmi degli ordini…

Ottavio. Lei…taccialei!

Elena. Eperché ho da taceremio bel bimbo?

Ottavio. …perché lei non c'entra…

Elena (alzale spalle; poi a Carla). E tu non sei ancora abbigliata? Davveronon sembrerebbe che oggi tu abbia a ricevere per la prima volta losposo.

Carla. Edove ho da trovare il tempo per vestirmi? Mi son levata alle noveunpo' per servire Fortunata… un po' per vestire questo "mulo"…

Ottavio. Chiè "mulo"?

Carla. Nonparlavo con te.

Elena. Eadesso non sei capace di ribellarti? Fra pochi giorni non avrai piúbisogno di loro…

Carla. Appuntoperciò non merita fare baruffa…

Elena. Intantouna persona che ha un po' di sangue nelle venesi vendica.

Carla (adOttavio). Cosí… Adesso puoi andartene!

Ottavio. Noresterò ancora un poco qui.

Carla. Nonparlare davanti a lui che riporta tutto alla sua mamma…

Elena. Principieraiper esempioprima di abbandonare la casa col dare una buona lezionea questo malcreato.

Ottavio. Cosafarebbe lei?

Elena. Nulla!(Con gesto espressivo.) Un movimento di mano su e giúPiff! Paff!

Ottavio. Iole permetto di provarese vuole!

Elena. Ahvuoi lottare con me? Vediamo! (Gli prende le braccia e glieletiene ferme.)

Ottavio. Io…(Lottando e sbuffando.) Io le rompo il muso!…

Elena. Ahmi rompi il musomanigoldo! (Lascia andare il braccio e gli dàuno schiaffopoi lo riprende.)

Ottavio (c.s.)Stia attenta!

Elena (ripetediverse volte il giuococ.s.). A che cosa devo stare attenta?

Ottavio (piangendoe gridando). Mi lasci! Mi lasci! Ma mi lasci! (Si svincolapiangendo.) Villanaccia!

Carla. Ahperché bastonarlo?

Elena. Digliche stia zitto o che ripeta il giuoco. Ma faccio processo corto!Vieni un po' giúvieni! che almeno ci lascieranno quiete!

Carla. Maho da vestirmi!

Elena. Tivestirai dopo. Anche cosí egli non ti troverà brutta.(Via con Carla.)







SCENA SECONDA

Fortunata edOttavio



Ottavio (piange.Quando vede Fortunatasi mette a piangere piú forte.)

Fortunata (spaventata).Che haiOttavio? Sei caduto? (Chiamando.) Carla! Carla! Doveti sei fatto male? (Scotendolo.) Ottavio! Ottavio!

Ottavio. Nonsono caduto… Mi hanno bastonato! (Piangendo forte.)

Fortunata. Chiti ha bastonato? Sudimmichi? Carlaforse?

Ottavio. Nonon Carla.

Fortunata. Papà?

Ottavio. Nola signora Elena.

Fortunata. Lasignora Elena?!

Ottavio. Sími ha schiaffeggiato.

Fortunata. Maperchéperché?…

Ottavio. Pernulla.

Fortunata. Tule avrai detto qualche insolenza…

Ottavio. Noloro me ne hanno dette a me.

Fortunata. Chiloro?

Ottavio. Carlami ha detto… "mulo".







SCENA TERZA

Carloe detti



Carlo. Muloperché?

Fortunata. Nonè una cattiveria? L'ultimo giorno che appartiene ancora allanostra famiglia!

Carlo. Matu per primo le avrai detto qualche insolenza.

Ottavio. Noionulla. La signora Elena diceva che prima di uscire da questa casasi sarebbe vendicata…

Fortunata. Vendicat0adi che cosa?

Ottavio. Ditemammadi me…

Fortunata. Checosa abbiamo fatto noi alla signora Elena?

Ottavio (impazientito).Nonon la signora Elena! Diceva che se lei fosse stata Carla sisarebbe vendicata.

Carlo. Dov'èCarla?

Ottavio. Èandata al primo piano.

Fortunata. Guardaha marcato sul viso tutte le cinque dita!

Carlo (chiamando).Catina!

Fortunata. Checosa vuoi da Catina?

Carlo. Chevada a chiamare Carla.

Fortunata. Catinasi sta vestendo. E poi che cosa vuoi dire a Carla?







SCENA QUARTA

Carlae detti



Carla. Hointeso fino in primo piano le grida di Ottavio. Che cosa èaccaduto?

Fortunata. Falo gnorricarinache ti sta tanto bene! Eri presente e non haisaputo impedire che la signora Elena lo bastonasse.

Carla. Ehbastonasse! L'ha appena toccato! Sapete ch'è smorfioso.

Ottavio. Ehgià smorfioso! Vorrei che le avessi pigliate tu! (Piange.)

Carla. Maio non l'ho bastonato! Che c'entro io! Rivolgetevi ad Elena.

Carlo (mite).Potevi però impedire ch'Elena lo bastonasse…

Carla. Credevoche scherzassero da principio. Lottavano ed egli non piangeva.

Ottavio (singhiozzando).Causa tua! Hai detto che dinanzi a me non si può parlare dinullaperché lo riporto alla mammina…

Carla (arrossendo).L'ho detto cosí… non mica perché mi sarebbedispiaciuto che riportasse qualche cosa!… Sapete che tra amichesi hanno tante cose da raccontarsi!

Fortunata. Immaginoquello che queste amiche si raccontano!

Carla. Nonpuoi immaginarlo.

Fortunata. Noncredevo di doverti rimproverare ancora oggi la tua ingratitudine.VieniOttavio! (Lo trascina via.)

Carla. Tupoiquando tua moglie ha parlatonon c'è piú verso diconvincerti…

Carlo. Tusei cattiva! È inutile che perdiamo parole su questoargomento! Va ad aiutare Fortunata a finir di preparare la stanzettaqui accanto. Qui firmeremo il contratto. (Carlo via.)







SCENA QUINTA

Emilio e detto



Emilio (entrando).Buon giorno. Ha veduto mia moglie?

Carlo (ridendo).Era qui poco fama credo che adesso sia discesa.

Emilio. Perchéride?

Carlo. Perchéla signora ha lasciato tracce del suo passaggio.

Emilio. Qualitracce?

Carlo. Habastonato il mio figliuolo.

Emilio. Ah!E cosa dirà la signora Fortunata?

Carlo. Hagià dettoe speriamo che non dirà piú nulla.

Emilio. Iole chiedo scusa.

Carlo. Ohnon ne vale la pena! Obbligherò io Ottavio a chiedere scusaalla signora Elena.

Emilio. Questopoi no. Senza nulla sapere della questione fra suo figlio e miamogliepenso che mia moglie abbia avuto torto.

Carlo. Badiche riporterò questo suo giudizio alla signora Elena!

Emilio (indifferente).Faccia pure. (Guarda l'orologio.) A che ora firmano ilcontratto?

Carlo. Appenadopopranzosa. Questa mane voglio trattare io con lo zio dello sposoavendo da porre alcune condizioni.

Emilio. Alloraper questa mane non ha bisogno di me?

Carlo. Bisognono. Ma avrei piacere che rimanesse a farmi un po' di compagnia.

Emilio. Midispiacema non posso! Questa mattina andrò a lavorare edopopranzo verrò qui.

Carlo. Sogià quale sacrificio lei fa dedicandoci un po' del suo tempoprezioso!

Emilio. Ohcol sommo piacere! La saluto!







SCENA SESTA

Elenae detti



Elena. Dovevaiadesso?

Emilio. Giúnel mio stanzino.

Elena. Vapure.

Emilio (pianoad Elenaimperativo). Dopo vieni nel mio studio. Ho da parlarti.

Elena (fingendoindifferenza). Va bene.

Emilio. Arivederci. (Via.)

Elena (aCarlo). La pregosenta. Prima il suo figliuolo mi ha dettoqualche insolenza e mi sono lasciata trascinare. Mi scusila pregoe dica a sua moglie ch'è stato un momento di dimenticanza chenon avrei dovuto avere. Lo ha raccontato a mio marito?







SCENA SETTIMA

Fortunatae detti



Elena. Buongiornosignora.

Fortunata. Signoraperdoni la libertàma non permetto che altri tocchino i mieifigliuoli…

Elena. Neparlavo appunto al signor Carlo.

Fortunata. Seio voglio castigarlo son padrona; lei sa che non ha questo diritto enon so come spiegarmi il fatto che lo abbia dimenticato…

Elena. Lechiedo scusa. Mi sono lasciata trascinare e le chiedo scusa. Se vuolevendicarsibastoni me!…

Fortunata (rabbonita).SasignoraOttavio è un ragazzo cosí debole che finoa un anno fa lo credevamo malaticcio. Ora è un po' rimessomagli usiamo ogni cura. È per questo… (Si stringono lamano.)

Carlo. Noncredevo che finisse tanto presto. (Si sente il campanello. AFortunata.) Va a chiamare Carla!

Elena. Permettache vada io! È nella sua stanzanevvero?

Fortunata. Sissignora.Chissà se sono loro! (Elena via. Fortunata e Carlo vannoalla porta.)







SCENA OTTAVA

MarcoIgnazio Lonelli e detti



Carlo. Siaccomodinosignori!

Ignazio (ridendo).Hihi! Piuttostonon si scomodino loro! La signorapoi!…(Entrano. Carlo porge delle sedie; Ignazio guarda attorno.)

Carlo. Carlaverrà subito. (Presentando.) Mia moglie Fortunatailsignor Marco Lonelliil signor Ignazio lo conosci già…(Tutti s'inchinano.)

Marco (nonavendo intesoin atto di domanda). La signora?

Ignazio (gridando).La signora Fortunata. Mio zio è un po' duro. (Mostrandol'orecchio.)

Marco. Avevointesoperòun nome piú lungo…

Ignazio. Hihi… Erano i nostri nomi… Il signore ci presentava…

Carlo. Unabella giornataoggi.

Ignazio. Síperò un po' caldo…

Fortunata. Strano!Invece io ho un po' freddo…

Ignazio. Ognunosente diversamente. (Gridando.) Mio zio poi ha sempre freddo.

Marco. Ohibò!Anziho sempre caldo. Qui per esempio fa molto caldo. Questa stanzaè posta a mezzodí?

Carlo. Nosignore. (Poi piú forte.) Nosignore.







SCENA NONA

CarlaElena e detti



Carlo (andandoloro incontro). Ohfinalmente! (Presentando.) Mia sorellaCarlala signora Elena Morfi. Il signor Marco Lonelli (Complimenti.)

Carla (aIgnazio) Perché grida tanto Carlo?

Ignazio. Lozio è un poco sordo.

Carla. Poveretto!

Marco (andandoda Ignazio). Quale delle due è la tua sposa?

Ignazio. Hihi! (Fa un piccolo segno verso Carla.)

Marco. Signorinafinora io ho fatto da padre ad Ignazio. Spero che d'ora innanzianziché uno avrò due figliuoli.

Carla (imbarazzata).Grazie! (Lunga pausa.)

Elena (tossendo).Una bella giornata quest'oggi.

Ignazio. Hihihi! Tanto è vero che anche il signor Carlo lo avevaosservato.

Carlo. Oggisignorimi favoriranno a pranzo e dopo firmeremo il contratto.

Ignazio. Senzachiedere il permesso a mio zioaccetto per me e per lui. Hihihi!Zioil signor Carlo c'invita a pranzo…

Marco (inchinandosi).La ringraziomolto. Ma ho già un precedente impegno.

Ignazio. Maè che appena dopopranzo firmeremo il contratto.

Marco. Loso. Allora ritorneremo dopopranzo.

Carlo. Midispiace di non averli avvertiti prima. Leialmenorimarrà.

Ignazio (accettando).Mille grazie.

Elena (ridendo).Badi che qui al venerdí si mangia di magro.

Ignazio. Hihihi! Cosa fa? Mangerò di magro. (Guardando Carla.)Già mi è indifferenteperché ho paura che nonmangerò nulla.

Carlo. Nonè mica causa mia che mangiamo di magro il venerdí. Èun'abitudine importata in famiglia da mia moglie. Io non credoaffatto.

Fortunata. Comecausa mia? A me non importerebbe affatto. Son tutte fiabe.

Ignazio. Alloracausa suasignorina.

Carla (ridendo).Ha!

Ignazio. Madi chi allora? Hihihi!

Carlo. Èl'abitudine. Mio padrepoverettomangiava di magro il venerdí.Io mi sono abituato da bambino. Dopoquasi per pregiudiziohomantenuto l'uso.

Ignazio. Dunquelei crede.

Carlo. Ahniente affatto.

Ignazio. Alloralei non credema mangia di magroil venerdí. In casa di miozio si mangia di magroperché cosí vuole la cuoca.

TUTTI. La cuoca?!

Marco. Lacuoca?

Ignazio. Dicevoche leizioha un magnifico cavallo.

Marco. Ahsí. Bellissimo! Mi è costato un occhio della testa.

Carlo. Maperché il signor zio non usa una tromba?

Ignazio (gridando).Il signor Carlo domandaperché lei non usa una tromba.

Marco (violento).Neanche per idea! Sarebbe bello veder penzolare dall'orecchio quelcoso lungo!

Ignazio. Nemmenola sua cuoca ha potuto ancora convincerlo di portarla. Hihihi!(Nessuno ride. Imbarazzo generale per alcuni secondi. Egli se neaccorge.) Mica che ci sia da pensar male! Solamente scommetto cheda qui ad un mese mio zio porterà la tromba. Hihi!

Carlo (traendoin disparte Ignazio). Potremmo noi parlare un poco seriamente aquattr'occhi? Vuole?

Ignazio. Hada dirmi qualcosasignor cognato… futuro?

Carlo. Sícon mio dispiacere.

Ignazio. Delmatrimonio?

Carlo. Mah!…Circa.

Ignazio. Alloraparli con mio zio.

Carlo. Credendodi poterlo farefinora non mi rivolsi a lei. Ma ora mi pare che siadifficile… (Imbarazzato guarda Marco.)

Marco. Comandi?

Fortunata (gridando).Vuol vedere la nostra casa?

Marco (alzandosi).Sísignora.

Carlo. Dopopuoi rimanere coi signori quinella stanzetta qui accanto.

Fortunata. Iola precedo. (Via con Marco.)

Elena. Elorosignorinon vengono?

Carlo. Verremosubito.

Ignazio (pianoa Carla conducendola alla porta). Procurerò di sbrigarmial piú presto da questa seccatura. Seccatura… non micaperché ho da stare con suo fratelloma perché stareipiú volentieri con lei. (Carla via.)

Elena (aCarlo). È stato sprecato poco spirito in questo primoincontro. Non ha ragione di offendersiper questa osservazioneperché c'ero anch'io.

Carlo. Daquesta riunione attendevamo non spiritoma felicità.

Elena. Benvenga la felicitàma che non sia una felicità tropponoiosa. (Via.)

Carlo. Pettegola!







SCENA DECIMA

Ignazio eCarlo



Ignazio. Gridandoun poco si poteva però parlare anche con lo zio.

Carlo. Vadosoggetto a mali di gola.

Ignazio. Peccatoche siano morti tutti gli altri miei zii. Ne avevo tre da partematerna. Adessocarissimo cognatoché credo poterti giàchiamare cosíti faccio una proposta: Diamoci del tu. Si puòparlare meglio ed è piú affettuoso. (Gli offre lamano.)

Carlo (stringendogliela).Grazieera anche mio desiderio.

Ignazio. Eveniamo al fatto che di là ci aspettano.

Carlo. Sitratta di una piccola questioncella d'interesse.

Ignazio (conuna smorfia). S'è piccolanon fa nulla.

Carlo. Ohpiccolissima! Almeno credo. Come forse saprai ho da dare in dote amia sorella ventimila franchi.

Ignazio (s'inchina).

Carlo. Diquesti ventimila franchidiecimila ci devono venir pagati sopra unapolizza di assicurazione fatta dal nostro povero padre. Gli altridiecimila li ho ioefinoracome ne ho dirittofino al dídopo il matrimonio di Carlali ho adoperati nel mio commercio dilegnami. Dei miei affari non mi ho da lagnare; mantengo benino la miafamiglianon le faccio mancar nulla e posso portar alta la testaperché non feci giammai cattiva figura.

Ignazio. Loso. Ognuno lo sa.

Carlo. Ioposso pagare i diecimila franchi. Quando vuoimagari subito. Mavediamo un poco. A che cosa ti servirebbero? Tu hai la bottega benavviataa quanto mi hai detto tu stessoe capitali sufficienti. Haianche un ramo in cui piú del necessario non occorrepoichénon hai da fare contratti come meche talvolta ascendono a somme cheeguagliano tutto il mio averené da fidare. Ho da farti unaproposta. Lasciali a me quei fondie io ti pagherò uninteresse del sei per cento all'anno. Dimmi un chiaro sí o nosenza titubanze. Mi pare che nemmeno tu non ne ricaveresti tanto.Vuoi? A me non importa tantoperché capirai che per diecimilafranchi non mi rovino. Faccio la proposta per vostro beneperchécosí investite un capitale in modo sicuro e conveniente.

Ignazio. Senon te ne importa tantonon ho allora nessun ritegno diconfessartelo. Anche a me quei diecimila franchi starebbero bene.

Carlo. Eperché farne?

Ignazio. Ehlo sai tu pure che ti è toccato metter su casa tua propria.Sono cose che costano.

Carlo. Mai diecimila franchi…

Ignazio (consegno di sprezzo). Pf!…

Carlo (turbato).Ne aggiungerò quattromila.

Ignazio. Noperché? Dammeli tutti.

Carlo (piúsostenuto). Benecome vuole. Ho solamente da aggiungere unacosa. Il matrimonio non si farà che da qui a sei mesi.

Ignazio. Nonavevamo già stabilito che doveva aver luogo fra un mese?

Carlo. Oralo dilazioniamo.

Ignazio. Maio desidererei di sposarmi fra un mesee anche Carla.

Carlo. Leisa che sono il tutore di Carla. Ho almeno il diritto di fissarel'epoca del matrimonio.

Ignazio. Maperchéperché?

Carlo. Carlaè giovanissima e può attendere.

Ignazio. Seimesi non contano mica tanto nella vita di una ragazza.

Carlo. Allorale dirò semplicemente e francamente il perché di questomio desiderio. Io le ho detto che il mio negozio va beneed èveroma prima di sei mesi io non posso pagare i diecimila franchi.

Ignazio. Enon può farseli prestare? Un uomo come lei troveràsempre credito per diecimila franchi.

Carlo. Nonè facile come a lei sembrae poi… non so perchélei avrebbe ad essere tanto dispiacente per una dilazione di seimesi.

Ignazio. Ohè noioso. Molto piú noioso di quello che crede. Mipermette di parlare un momento con Carla?

Carlo. Sí.Però a Carla devo dire prima io qualche cosa. Ohappena unminuto! (Via con Ignazio. Dopo un istante ritorna con Carla.)







SCENAUNDICESIMA

Carla eCarlo



Carla. Sieted'accordo?

Carlo. Ahche d'accordo! Senticredinevveroche il signor Ignazio ti vogliasposare per amore? Ebbenet'inganni. È per interesse.

Carla. Perchémi dici questo?

Carlo. Tusapessi con quale impudenza… come parlava francamente quasi sitrattasse di un semplice affare! Se tu fossi stata dietro quellaportanon lo sposeresti piú.

Carla. Macosa ha detto?

Carlo (abbracciandola).Tu mi vuoi benenevvero? Devi ora salvarmi la vita. Tu sai che nonsono ricco. Mi vedi talvolta addirittura affranto dai pensieri e mihai udito raccontare a Fortunata quanto mi costi mantenere con decorola mia famiglia e far fronte a tutti i miei impegni. Ho ventimilafranchi tuoima almeno pel momento non li posso dare tutti.

Carla. Ecome farai?

Carlo. Ioho fatto tanto per te che ti domando questo favore senza timore cheme lo neghiperché alla fin dei conti è tuo dovere ilfarlo. Carlatu sei giovane. Quei piccoli litigi che hai avuto connoi perché sono recentiti fanno piú impressione deibenefici che hai da noi ricevuto. Quand'eri ancora ragazzinaorfanati presi con me e ti fui padre. Io non fui mai giovanotto causa tuaperché a diciotto anni io dovevo già pensare ad unafamiglia. Eri tu. Poinaturalmenteebbi anch'io un'altra famigliama non per questo diminuí l'affetto che sempre ti portai. Tividi talvolta vendicativaastiosa. Dal primo momento in cuiFortunata entrò in questa casatu non avesti per essa unsegno di affetto. Pensainaturalmenteche tu non mi volessi piúbene…

Carla. Oha te ho sempre voluto bene.

Carlo. Manon me lo hai dimostrato. Un giorno ti trovai là sulle scalecon Lonelli. Invece di dirgli come una ragazza per bene: Varivolgiti al mio tutoretu facevi all'amore come usa la gente bassa.Era come un segno di diffidenza verso di me; era come se tu avessidetto: La felicità mia devo cercarla io.

Carla. Oh!

Carlo. Nonprotestare! Un giorno me lo dicesti che io non avevo tempo di pensarea te.

Carla. Nonmi rivolgevi da un mese la parola.

Carlo. Perchéavevi litigato con Fortunata. Ma vedi come ti eri ingannata sul mioconto. Io chiesi informazioni su questo giovane e non l'ebbi cattive.Dicevano ch'era di famiglia onestache lavorava tutto il giorno eche solo alla sera faceva un po' il discolo. Ma tutti a quell'etàlo fannomeno io per tuo riguardo. Lo invitai in casa. Invitai poianche lo zio per giungere presto alla conclusione. Ebbenea miocredere questa conclusione è impossibile.

Carla. Maperché?

Carlo. Ioho sposato Fortunata povera senza ricevere un centesimo dai suoiparenti. Il signor Lonelli non vuole soltanto la dotema la vuolesubito.

Carla. Ah!

Carlo. Inbuona fede gli proposi di lasciare da me il capitalee gli avreipagato un grosso interesse. Non volle.

Carla. Mati disse la ragione?

Carlo. Nosemplicemente non vuole. A teCarlanon mancheranno buoni partitimigliori di questo. In nome dei nostri genitori lascia ch'io rompaquesta relazione. Non può apportarti che del male. Io potreicomandare in nome dei nostri genitorima voglio lasciarti libera lavolontà. Guardaè presto fatto. Tu ti ritiri ed iovado a congedare quei signori. (Si avvia e si ferma presso laporta.) Sí?

Carla. Nonote ne prego! Cosa dissequando gli proponesti di trattenere ildenaro per qualche mese?

Carlo. …che non può.

Carla. Enull'altro?

Carlo (asciugandosila fronte). È difficile convincere una ragazzaincapricciata! Tepoiche sei stata sempre tanto ostinataimpossibile! (Voltandosi in fondofreddamente.) Fa quello chevuoi.

Carla. Invecedi arrabbiarsi pensiamo assieme come si potrebbe fare…

Carlo. Cosafare?

Carla. Houn'idea. Lascia ch'io parli con Lonelli.

Carlo (irritato).Cosí sei fermamente decisa di sposare quest'individuo!…

Carla. Lasciach'io parli con Ignazio! Vedrai ch'io farò in modo che saraicontento.

Carlo. Iosarei contentose tu non parlassi piú affatto col signorLonelli.

Carla. Aquesto non pensare…

Carlo. Ehtu lo saiche fra pochi mesidiventando maggiorenneti potraitogliere a questa mia insopportabile tirannia…

Carla. Vedraiche Ignazio non è cattivo quanto a te sembra.

Carlo. Vedremo.E tu vuoi indurlo a rinunciare a parte della dote per sei mesi?

Carla. Síe credo basti una mia sola parola.

Carlo. Alloravedremo. (Via. Poco dopo entra Ignazio.)







SCENADODICESIMA

Ignazio edetta



Ignazio. Saiche per quanto non sembrituo fratello è un buon diavolo? Mimanda di qua. Io vengo a malincuore credendo di trovare il notaioedinvece trovo il mio bocconcino. (Le prende le mani e la fasedere.)

Carla. Miofratello è molto adirato con te.

Ignazio. Ohvia! Non parliamo noi due di affari d'interesse! Non ci mancherebbealtro! È già molto che lo sposo vi sia costretto.

Carla. Tunon mi vuoi tanto bene quanto dici. (Egli la bacia.) Noperché se me ne volessi tanto lascieresti correre e non tiostineresti tanto su di una questione d'interesse.

Ignazio. Ahcarissima la mia sposina! Grandiosi possono essere quelli che hannoil padre che li costringapoverettia tutelare il loro interesse.Ma ioanzi noi dueperché non è solo per me cheparlodobbiamo vederci dentro da noi. Non possiamo assumere l'ariadi eroi da romanzoche a voi ragazze piace tanto. Non vi ènessuno che pensi per noi al futuro. Mio zio per non essere seccatonon vede l'ora di firmare il contratto.

Carla. Maa me non importa nulla!

Ignazio. Vedidunqueche sono il solo che ancora si occupi di queste bazzecole.Adesso non te ne importa; ma vorrei vedere il tuo viso nel giorno incui a casa non ci fosse da mangiare!

Carla (offesa).Ohma come parli! Io non ti riconosco piú. Qui non c'ènessuno che ti voglia derubare! Mio fratello per pagare la dote vuoleuna dilazione di sei mesi. Mi pare che gliela puoi accordare.

Ignazio. Seavessi a rimanere celibeper far piacere ad un cognatogliabbandonereinon diecimilama il doppioper sempre… Ma adessosi tratta di tesi tratta di una famiglia a cui ho da pensare.

Carla. Temiche Carlo non te li restituisca?

Ignazio. Questoprecisamente no. Ma bisogna che tu consideri chese tuo fratellouna delle prime ditte della cittàsi trova in difficoltàper sborsare diecimila franchia mepiccolo mercantuzzo èimpossibile sborsare quella somma.

Carla. Ecome facevi prima?

Ignazio. M'ingegnavocome potevoma avevo sempre sul capo la spada di Damocle. Allorapotevo arrischiarmi di starci sottoma ora una disgrazia sarebbe lamorteperché prima di veder te in miseria mi ucciderei.

Carla. Tiuccideresti per me?

Ignazio (abbracciandola).Che domanda!







SCENATREDICESIMA

Carloe detti



Carlo. Dilà sono meravigliati della vostra lunga assenza. Avete finito?

Ignazio. Mipare di sí. Io vado intanto a tranquillizzare le signore.(Via.)

Carla. Pareche gli occorraproprioquella somma. Mi disse che non puòfarne a meno.

Carlo. Cosítu trovi ch'egli ha ragioneed io torto. Capisco.

Carla. Diceche ad una delle prime ditte della città sarebbe faciletrovare un tale importo.

Carlo. Visposerete il giorno preciso in cui tu sarai maggiorenne. Giacchédebbo sborsarliquesti denarinon preoccupartise mi riusciràfacile o difficile di trovarli. A te importa di avere la tua dote intempo utile. Ora guarda di là se il pranzo è pronto efiniamola. (Carlo via.)







SCENAQUATTORDICESIMA

Elena e detto.Poi Fortunata



Elena. Dov'èCarlaper piacere?

Carlo. Incucinacredo.

Elena. Lasaluti per me. Devo andare giúperché è tardi.Come le piace lo sposo? Che fortuna per Carla! Le mie sincerecongratulazioni! (A Fortunata che entra.) Buon giornosignora! (Via.)

Fortunata. Haiparlato per quell'affarenevvero?

Carlo. Síe inutilmente. Da qui a due mesi dovrò pagare tutto l'importo.

Fortunata. Enon hai il diritto di pagarla quando vuoi?

Carlo. Tene pregonon dire sciocchezzeché non sono in grado di starea sentirle.

Fortunata. Cheso io! Tu di solito tanto agitato anche per pagamenti minoriericosí tranquillo!

Carlo. Nonpensavo di trovare opposizione al mio piano. Ma se avessi avutodiritto di non pagare non avrei chiestocertamentepermesso a loro.







SCENAQUINDICESIMA

IgnazioCarla Marco Ottavio e Catina



Carla. Ilsignore vuole andarsene.

Fortunata. Catinail cappello del signore.

Catina. Nonè di là.

Fortunata. Doveha messo il cappello? (Gridando rozzamente.) La prego di dirmidove ha messo il suo cappello!…

Marco. Quiquiscusi. Io li salutosignori.

Ignazio. Nondimentichi di venire alle tre. (Marco s'inchina.) Hihi! Nonavrà udito.

Carlo (sforzandosidi apparire allegro). E andiamo a pranzo… (Con sommosforzo)… straordinario.

Ignazio. Ohbravo! Quantunque di magroprocurerò di far onore alla cucinach'è certo buona. (Offrendo il braccio a Fortunata.)Signora!

Fortunata. Miscusi! Ho da dare prima alcune disposizioni.

Ignazio. Miobocc… Signorina! (Carla ed Ignazio via. Carlo si mettea sedere col volto fra le mani.)

Fortunata (dolcemente).Carlo che hai?

Carlo. Pensoquanti dolori mi causerà questo esborso di danaro! Quanti annidi lavoroquante notti insonni! (Rassegnato.) Dio mi aiuterà!

Ottavio. QualDio? Tu credi in Dio? (Ridendo.) Mostramelo!

Carlo. Seancora una volta ti sento parlare cosí ti do uno schiaffo!(Glielo dà. Ottavio rimane dapprima stupitopoi si mette apiangere.) Un ragazzo di dieci anni! Non farti piú sentirea dir queste eresie o vedrai cosa ti tocca! (Vuol di nuovocolpirloma Fortunata si frammette.)

Fortunata. Mavia! Basta! Le ha sentite tante volte da te queste eresie!





CALA LA TELA









ATTO SECONDO



SCENA PRIMA

Carla(vestita per uscire) ed Emilia



Carla (gridandofuori della porta). Emilia! Emilia!… Emilia…

Emilia. Lami chiama leisignora?

Carla. Mipare! Già da mezz'ora! Cosa faceva di là?

Emilia. Nulla!Se non c'era nulla da fare!

Carla. Ragionedi piú per venire subito alla mia prima chiamata!

Emilia. Miero un po' addormentata.

Carla. Eper le sette e mezzo dev'esser pronta la cena! Qui non vedo prontonulla!

Emilia. Nonmi aveva ordinato nulla però.

Carla. Manon ceniamo ogni sera a quest'ora!

Emilia. Nonc'era nessuno a casa ed io pensavo che avessero a cenare fuori.

Carla. Ahsciocca! Quando non dico nullavuol dire che facciamo come ognisera! (Si leva con impeto mantello e cappello.) Orainvece distar qui a guardarmi imbecillitasi affretti!

Emilia (conflemma). Ehnon c'è tanta furia!

Carla. Allorapreparerò io questa tavola. Mi dia la tovaglia!

Emilia. Sevuole l'aiuto… (Sempre calma.)

Carla. Ahvuole aiutarmi! Sgualdrina! Crede che tenga la serva in casa perservirla io! (Arrabbiata.) Prepari subito la tavola o lalicenzio immediatamente! Badi che gliel'ho già detto ottogiorni fa.

Emilia. Ionon sono una sgualdrina e Lei non ha il diritto d'insultarmi! Io nonL'ho pregata di tenermi! È stata Lei che mi ha pregata direstare!

Carla. Iol'ho pregata di rimanere?! Io? Io!

Emilia. Precisamente.Là in cucina. Io stavo facendo il fuoco di mattina alle sei…Lei si è alzata e non ancora vestita è venuta a dirmi:Vuol rimanereEmilia? Si ricorda?

Carla (affettandoper un poco la calma). Síme ne ricordo. E adesso Le dicodi ricordarselo anche lei per bene! Fra quindici giorni èlibera. Si cerchi un'altra casaperché questa non fa per leifinché ci sono io!…

Emilia. Vabene.

Carla (scoppiando).Ohandrà via! La vedremo se questa volta verrò io apregarla di rimanere!…

Emilia (sorridendo).La vedremo!

Carla (gridandoe piangendo). S'è impertinente la scaccio all'istante! (Sisente suonare il campanello e Carla cerca di ricomporsi.) Vada adaprire la portaadesso! (Emilia via.)







SCENA SECONDA

EmiliaCarlaElena



Elena. Cosati è accaduto che ti si sente gridar fin sulle scale?

Carla (siasciuga le lagrime). Nullanulla. Accomodati! (Emilia accennaad Elena che Carla è pazzaCarla se ne accorge.) Ahpazza io?! Fuori subito da questa casa! Questa sera ancora! Mettiinsieme i tuoi quattro cenci e vattene! (Gridando ancor piú.)Che non ti veda piú! Capito?

Emilia. Ohquesta la vedremo! (Via.)

Carla cadesinghiozzando sul divano nascondendosi gli occhi col fazzoletto.

Elena. Carla!Carla! Ma viaCarlanon ti riconosco piú! Per una disputacon la domestica agitarsi tanto!

Carla (singhiozzando)Ahtu non sai! Non sai!

Elena. Cosanon so?

Carla (rimettendosi).È passata. Mettiti in libertà. (Reprimendo unsinghiozzo.) Qual buon vento?

Elena. Nientedi nuovo. Sono passata per di qua per andare a casa. Ero dalla mammae dovrò andarmene subitoperché Emilio mi attende acena. Dimmi veramente cosa ti faceva pianger cosí! Era propriol'Emilia?

Carla (singhiozza).

Elena (ridendoschiettamente). Haha! Davvero che mi fai ridere!

Carla. Nonsai perché è tanto impertinente?

Elena. Perché?

Carla. Perché…lui…

Elena. Basta!Ho capito! (Dopo una pausa.) Questi mariti!

Carla. Dueo tre volte l'ho veduto scherzare con lei. Io non ci davo moltaimportanzama otto giorni fa volevo licenziarla ed egli si èopposto.

Elena. Cosati ha detto?

Carla. Chesono una sciocca! Che a cambiare non si può che perdere…E tante altre cose di cui nessuna era la vera ragione per la qualeegli voleva che rimanesse…

Elena. Ecome sai tu che ciò che diceva non era la vera ragione…ecc…

Carla. Losobenissimo. Di solito quando egli dice una cosa per me èvangelo e non ribatto. Lunedí non so perché ebbi conEmilia un'altra disputa e finii coi licenziarla. Martedí Carlotanto fece finché dovetti io pregarla di rimanere. Capirai chegli uomini in queste cose non usano immischiarsi e se lo fannovuoldire che ne hanno il motivo.

Elena. Ehcapisco! Fai benebenissimo a mandarla viama fai malissimo adagitarti che proprio non ne vale la pena.

Carla. Nonne vale la pena! Per te che non ami tuo marito è tutt'altracosa!

Elena. Tufai bene ad amarloquantunque… Viaquesto non c'entra! Dicosoltanto che fai male ad adirartiperché basta mandarla via ela faccenda è terminata.

Carla (agitandosidaccapo). E sarà presto terminata! Te l'assicuro! Se siopponesse non so cosa farei! Fuori di casa lei o fuori io!

Elena. Vedraiche Carlo non si opporrà. Tuo marito non è ostinato.Può avere tutte le cattive qualitàma ostinato non è.Il miovedise si mette qualche cosa in testa non si lascia piúconvincere!

Carla. Nonoccorre che tu lo convinca. È sempre ragionevolelui! Nonvuole che il tuo benela pace in famiglia…

Elena. Enon la voglio forse anch'io questa pace?

Carla. Síma diversa da quella ch'egli desidera. Egli ama la quiete. Fosseanche questo il desiderio di Carlo!

Elena. Nonaugurartelo che commetti un peccato! Sapessi quanto ho sofferto dache mi sono sposata! Quell'uomo lí ha commesso un delittosposandosi! Non ama che i suoi libri! Ed ha legato l'esistenza ad unagiovinetta! Avrebbe dovuto sposare una vecchia che avesse i mieicentomila franchi di dote e gli tenesse in ordine la casa!

Carla. MaElena!

Elena. Ohlo so da molto tempo che non mi ha sposata che per la dote!

Carla. Conoscotanto bene Emilio da poterlo giudicare in modo molto diverso.

Elena. Ahgià tu lo conosci! Tutti lo conoscono! Uno scienziato che sidegnò di sposare una ignorante… Scrive libroni grossicosí… che nessuno leggeperché nessuno legge isuoi librio almeno chi li legge non li paga. Si lagna tante volteche dopo tanti studi non ha in premio che lodi. Tutti lodano enessuno legge. Quando lo sposaite lo confidoera in cattivissimecondizioni finanziarie…

Carla. Maperché lo sposasti? Non lo ami?

Elena. Eraun bell'uomo quella volta. Aveva ancora tutti i suoi capelliunocchio meno smorto e talvolta pareva spiritoso. Tutti intorno a me locolmavano di elogi ed io perdetti la testa. Ma adesso sapessi! No.Prima promettimi che non ne farai parola ad alcuno!

Carla. Diche?

Elena. Oranon ero mica da mia madre. Ero da un avvocato!

Carla. Perché?

Elena. Ionon vivo piú con quell'uomo! Assolutamente!







SCENA TERZA

Emilia edettepoi Marco



Emilia. C'èil signor Marco. (Marco entra subito. Ha una tromba all'orecchio egli occhiali.)

Marco. Buonasera. Ignazio non è ancora venuto?

Carla. Nozionon ancora.

Elena (alzandosi).Con permesso.

Marco. Sonoio che la faccio scappare?

Elena. Dicevaappunto a Carla che debbo andarmene. Vede che non ho nemmeno tolto ilcappello. Buona sera. (Gli dà la mano.) AddioCarla!Vedrai che sarai contenta domani.







SCENA QUARTA

Ignazioe detti



Ignazio (s'imbattein Elenale stringe la mano e gliela tiene durante tutta la scena).Ahla signora Elena! In partenza?

Elena. Síe ne sono dispiacentissima.

Ignazio. Nonglielo credose non rimane ancora un poco a farci compagnia. Hihihi!

Elena. Ètroppo tardi. E se anche volessi…

Ignazio. Ese anche volessi vuol dire precisamente: non voglio. Hihihi! Sonoappena le sette e mezzo. Rimanga a cena! Ci sarà pocoprobabilmentema di buon cuoregliel'assicuro. Non è veroCarla?

Carla (forzatamente).Ohcertamente. L'avrei invitata di giàse non mi avessedetto subito che deve andarsene assolutamente.

Elena. Hainteso? Assolutamente debbo andarmene!

Ignazio. Inogni caso non permetterò che lei vada sola per la strada aquest'ora. Mi permetterò di accompagnarla.

Elena. Manon si disturbi! È tanto vicino!

Ignazio. Mioffendose rifiuta. (Le offre il braccio.)

Elena (primadi accettare). Carlapermetti?

Carla. Ohfate pure!

Ignazio. Ritornoimmediatamentezio!

Elena. Buonasera. (Via. Un momento di pausa. Carla e Marco riflettonosorpresi.)

Marco. Emi manda a chiamare! Sai tu cosa voleva dirmi?

Carla. Iono.

Marco. Guarda!(Le mostra un biglietto.) “La pregosignor zio difavorirmi alle sette e mezzo in casa mia. Voglia essere esattoperché ho da parlarle di cosa della massima importanza.”Che il diavolo se lo porti! Io sono puntualementr'egli vienemivede e se ne va a fare il cascamorto a quella…

Carla. Credesul serio che le faccia il cascamorto?

Marco. Ionon so nullama tanto peggio per luise non ha nemmeno quella scusaper lasciarmi qua in asso.

Carla (vaalla finestra). Eccoli! (In colleratornando indietro.)Sono làfermi sul portone di Elena.

Marco (guardandolacuriosamente). Sei gelosaCarla?

Carla. Iogelosa? (Dopo una piccola pausa.) Sarebbe ridicolo da partemia di essere gelosa della mia migliore amica! È dessa che hafatto il mio matrimonio. Invitava lui e me in pari tempo in casa sua.E spesso usciva con qualche pretesto e ci lasciava soli. Èstata proprio lei che l'ha volutodunque… (Ritorna allafinestra.)

Marco. Dunquevuol dire che adesso parleranno di te. Non c'è nulla di male!

Carla. Ahla pregose vuol scherzarelo faccia almeno con un po' piúdi decenza!

Marco. Madovendo andar via a me preme soltanto che ritorni Ignazio.

Carla (semprealla finestra). Adesso ritorna con passo frettoloso. (Dopo unpo' si ritira dalla finestra.) Eccolo! (Lunga pausa.)







SCENAQUINTA

Entra Ignazio



Carla (abruciapeloma calma). Ignaziosaiho licenziato Emilia.

Ignazio (sorpresoil primo momento). Ebbene… che c'entro io?

Carla. Volevoavvisarteneecco. Credevo…

Ignazio. Checosa?

Carla. Ohnullanulla. Cosí… la posso mandar via subito?

Ignazio (abbracciandola).Che tipo ahziola mogliettina mia! Tu sei signora e regina qui.

Carla (commossa).Allorascusami Ignazio.

Ignazio (accarezzandola).Di che?

Carla. Nonte lo dico per non farti entrare la malizia in corpo…

Marco. Guarda!Pare quasi non sia stato scritto da lui! O non rammenti di avermimandato a chiamare per un affare importante?

Ignazio. Ahbravo! Sul serio che me n'era quasi dimenticato.

Marco. Edio ad attenderti qui!

Carla. Voleteche vi lasci soli?

Ignazio. Ohibò!Sonoanzicose che interessano anche te.

Marco. Eadesso spicciati chi io devo andarmene.

Ignazio. Èpresto detto. Zio mioè la prima volta che la disturbo. Ma ame occorrono assolutamente per domani diecimila franchi. (Marco sileva la tromba e Carla dà in un'esclamazione di sorpresa.)Perché non risponde? (Si accorge che Marco si èlevata la tromba e dà in uno scoppio di risa.) Questatrovata è bellissima. GuardaguardaCarla. (Carla rideforzatamente.) Viaziol'aiuterò a rimettere a posto latromba… (Lo forza gentilmente a mettersi a posto la tromba.)Come le dicevo a me occorrono diecimila franchi.

Marco. Speroche tu scherzieh?

Ignazio. Purtroppono! domani una mia accettazione viene protestata.

Carla. Ese viene protestata cosa accade?

Ignazio. Vengodichiarato fallito.

Carla. Diomio! Dio mio! Me lo immaginava che cosí non avremmo potutoandare avanti!

Marco. Comecosí? Cosa avete fatto?

Ignazio. Cosapossiamo aver fatto? Scioccanon sai quello che dicitu!

Marco. Senon avete fatto niente voiancor meno io. Non so perchédovrei io venir multato. Non hai parenti piú stretti a cuirivolgerti?

Ignazio. Dunquelei questi diecimila franchi non me li vuol dare?

Marco. Nonvoglio! Non voglio! Non posso. Dove avrei a pescare per domanidiecimila franchi?

Ignazio. Sesono sicuro di averli posso attendere fino a dopodomani.

Marco. Nonattenderperché sarebbe inutile.

Ignazio. Dunqueallora dovrò fallire?

Marco. Senon trovi altro rimedio bisognerà fallire. Come sei capitatoin questo imbroglio? Un mese fa ti vantavi che le tue condizioni nonerano mai state tanto floride. Io l'ho sempre detto che era mal fattoconsegnare a te l'eredità di tuo padre.

Ignazio. Avevatortozio. Io promisi di averne cura.

Marco. Orasi vede quanta cura ne hai avuta!

Ignazio. Ohvia! Sono stato sfortunato! Sono cose che possono capitare achiunque. Anche a lei.

Marco. Ame noassolutamente. Se avessero lasciato i danari a meio li avreiamministrati in modo che a quest'ora sarebbero ancora tuoi.

Ignazio. Efinora di che cosa avrei vissuto?

Marco. Deltuo lavoro.

Ignazio. Manuale?non so cosa avrei potuto fare senza capitali…

Marco. Alloraeri celibe. Io non ero d'accordo che ti sposassi. (A Carla.)Non dico mica per te. In massima egli non aveva carattere di prendermoglie.

Ignazio. Tuttoquesto non entra per nulla in quanto abbiamo a trattare. Zioa meoccorrono diecimila franchi. Me li può dare?

Marco (fissandoloironico). E quando me lo potrai restituire questo denaro?

Ignazio. Ledarò accettazioni ad un anno data.

Marco. Equeste accettazioni quando le pagherai?

Ignazio. Ohbella! In scadenzaa meno che non sia giorno festivo.

Marco. Davvero?E con quali danari?

Ignazio. Finoa quel tempo le mie condizioni saranno mutate. Ho degli affari per lemani e se mi fruttano…

Marco (ironico).Hai tentato un terno al lotto?

Ignazio. Mazio!

Marco. Ziofinché vuoima bisognerà che cerchi questi danarialtroveperché non te li do.

Ignazio. Ameno che non volesse regalarmeli non posso darle torto.

Marco. Ohbravo!

Ignazio. Enon me li regala?

Marco. Ah!

Ignazio. Manon sarò io il suo erede universale?

Marco. Chissà!

Ignazio (ridendoa Carla). Pare che invece dei diecimila franchi voglia regalarmiun cugino.

Marco. Dunquehai deciso di fallire?

Ignazio. Faròdi necessità virtú! Hihi!

Carla. Ohcome puoi riderecome puoi ridere parlando di fallire?

Ignazio. Pensoal muso che farà quell'usuraio di Nerini quando gli diròche legalmente non pagherò né capitale néinteressi.

Carla. Dio!Dio mio che vergogna!

Marco. Ehai fatto le cose in ordine?

Ignazio. Nontroppo. Avrei potuto portare anche la bottega a nome di Carla.

Marco. Viè molto valore?

Ignazio. Cinquemilafranchicirca; metà in oggetti di valoremetà inbiglietti del monte di pietà.

Marco. Eraun bel tradimento il tuo! Chiedermi diecimila franchi! Sarebbe statocome gettare una goccia ove occorreva un mare.

Carla. Manon mettono in prigione per fallimento?

Ignazio. Ahche!… Ziovuol rimanere a cena con noi?

Marco. Nograzie. C’è Lena che mi aspetta. Addio. (Gli stringela mano.)

Ignazio. Emilia!Un lume! Gli faccia chiaro! Buona notte!… Zioancora unaparola! Dopo il fallimento… mi raccomando!

Marco. Cercheròdi procurarti un impiego.

Ignazio. Nonè per me che parlo. Per Carla.

Carla. Ame non occorre nulla.

Marco. Lasenti? Buona notte! (Poi ritorna. Emilia rimane fuori dellaporta.) E non ci sarebbe nessuno che potrebbe prestarteli questidenari?

Ignazio. Semi sono rivolto a lei (ridendo) vuol dire che non c'eraproprio piú nessuno.

Marco. Etuo cognato?

Ignazio. Credeche gli avanzino diecimila franchi da regalarmi?

Marco. Chissà!Ho inteso dire che quest'anno ha fatto ottimi affari… Insomma fatuperché è cosa che concerne piú te che me. Maprova! Mi dispiace che tu abbia a fallire!

Ignazio. Troppobuonozio! Guardi di non rovinarsi la salute per la troppacommozione…

Marco (ridendo).Matto! (Via.)

Ignazio (ritornaridendo). E adesso a cena!

Carla (rasserenandosiper un istante). Non era dunque vero? Hai detto di essere inprocinto di fallire soltanto perché avevi bisogno deidiecimila franchi?

Ignazio. Nocarissima. Questa volta è proprio necessario fallire. Ma staallegra. Vedi pure come io me la prendo. Figurati che metà deicommerciantifra i piú ricchihanno fallito almeno unavolta.

Carla. Carlonon ha fallito mai.

Ignazio. Carlonon è nemmeno fra i piú ricchi. Mi pare che tu siimalcontenta.

Carla. Ohio! Già io non c'entro.

Ignazio (abbracciandola).Si sa tu non centri. Manda via l'Emilia.

Carla. Chici pensa piú… E dove andremo dopo?

Ignazio. Dove?Resteremo qui. La casa è a tuo nome. Ho sempre pagato il fittoa tuo nome. Dopo scriverò anche la bottega a tuo nome. Pensache tu figurerai quale ditta di piazza.

Carla (giàpiú contenta). Se vuoi verrò giú a lavorarea registrarea scrivere.

Ignazio. Questonon occorrerà. Le donne devono rimanere a casa.

Carla. OhIgnazio! Siccome purtroppo non ho da aver figliuolisarebberealizzato un mio sognose potessi occupare tante ore che mirimangono.

Ignazio. Selo desideri tantoproverai. Scommetto però che dopo uno o duemesi ne sarai annoiata.

Carla. Oh.no. Io sento proprio desiderio di occuparmi in qualche cosa. Èanzi la mancanza di occupazione che mi annoia.

Emilia (rientrando).Sono qui i signori Almiti.

Ignazio. Dove?

Emilia. Liho veduti sulle scale.

Ignazio. Sapeviche avevano da venire?

Carla. No.

Ignazio. Chenoia! Andrei volentieri a letto.







SCENA SESTA

CarloFortunata e detti. Emiliapassa la scena



Carla. Chebella sorpresa! Mi fate proprio un vero piacere!

Fortunata. Siamopassati per di qua e abbiamo vedute illuminate le vostre finestre.Sono io che ho consigliato Carlo di salire.

Ignazio. Benfatto! La ringrazio. Ma si accomodi!

Carlo. Siamovenuti soltanto per un momento…

Fortunata (aCarla che le vuol levare il cappello). Nononon ne vale lapena. Dopo costa mezz'ora di fatica a fare questo nodo.

Carla. Mache furia!

Fortunata. C'èOttavio che non va a letto finché non siamo di ritorno.

Ignazio (vedendoCarlo che sbadiglia). Tu hai sonno già a quest'ora?

Carlo. Nonsonno. Sbadiglio per male di nervi. Si lavora tutto il santo giornoche non c'è meraviglia se alla sera si è un po'stanchi.

Ignazio. Maalmeno quando si è lavorato tutto il giornoalla sera simette la mano in tasca e… dlin dlin… si sente che èpiú pesante.

Carlo. Guaise non si avesse almeno questa consolazione.

Fortunata. Evoialtri andate tardi a letto?

Ignazio. Ohbeh! Ceniamo presto e andiamo a letto col boccone in golaquantunquesi sia occupati fino a sera. È una gran schiavitúquesta vita. Se tornassi a nascere farei lo spaccalegnanon ilnegoziante.

Carlo. Èveroè una schiavitú questa vita.

Ignazio. Epoi le rabbie che si prendono! Si presenta un affare che renderebbemolto. Occorronoper esempiodiecimila franchi in contanti e non cisono.

Carlo. Similiaffariperòsi presentano raramente.

Ignazio. Ele rare volte che si presentano non si può approfittare.

Carlo. Aquanto pare tu ne hai qualcuno per le mani.

Ignazio. Precisamenteoggi. Conosci il vecchio Zulino? Quello che fallí l'annoscorso?

Carlo. Quelvecchio che fu tanto furbo da farsi trovare con la pistola in manoper far credere che voleva uccidersi?

Ignazio. Appunto.La settimana scorsa gli morí la moglie e lo lasciòerede di molti gioielli. Non è perfettamente appurato se leili abbia regalati a lui. Certo è che adesso appartengonolegalmente a luie ch'egli li vende. Ne potrebbe ricavare ventimilafranchi. Da me non ne otterrà piú di quindicimila.Capirai che l'utile non sarebbe piccolo ma… (Dopo una pausa.)A meno che non li abbia tu questi diecimila franchi.

Fortunata. Ahtalvolta gliene mancano per coprire perfino le sue accettazioni.

Ignazio. Ehvia queste cose si raccontano alle donne acciocché faccianoeconomia.

Carla. Carlonoma tu fai alle volte cosí. Se sapeste quale paura mi feceprendere poco fa! Adesso capisco. Eradunqueper questo che tioccorrevano i diecimila franchi! Tanto meglio! Tanto meglio!

Ignazio. Ehsí era appunto perciò che ne avevo bisogno.

Carlo. Eche cosa ti ha raccontato?

Ignazio. Nulla.Le cantavo la solita canzone della miseria.

Carla. Figurateviche raccontava a me e allo zio Marco…

Ignazio. …cheinsommagli affari vanno malee che se non migliorerannodovrò ritirarmi dal commercio realizzando il mio avereevivere senza lavorare piuttosto che lavorare e perdere. (Carlarimane sorpresa.)

Carlo. Iodiecimila franchi disponibili per qualche mese… li troverei…

Fortunata. Gliaffari si sa come principianonon come finiscono.

Ignazio (riscaldandosiun poco). Ma io so come finiscono. Se faccio l’affaresonocerto di avere cinquemila in tasca di piúgià per ilvalore reale della mercesenza calcolare gli utili della vendita.Insomma sono tanto certo di ciò che mi obbligo con mia firmadi pagarti da qui a sei mesinon soltanto i diecimila franchimaanche duemila di utili.

Carlo (aFortunata). Che te ne pare?

Fortunata. Iolascio che tu faccia come vuoi. Io al tuo posto non rischierei…(Carlo riflette.)

Ignazio. Questosuo consiglio mi offende un pocoma non posso dir nullaperchélei ha il diritto di darlo.

Fortunata. Carlomi pare che sia ora di andarsene. (Carlo si alza un pocoperplesso.)

Ignazio. Peccatoche causa la crisi commerciale che attraversiamo ci sia scarsezza dicassa sulla piazzaaltrimenti troverei questo denaro con tuttafacilità.

Fortunata (aCarla). Che ne dici tu?

Carla. Nonsonon me ne intendo. (Con voce esitanteprocurando disorridere.)

Carlo. Insommaascolta. Domani mattina vieni da me che ne riparleremo. Ad ogni mododovresti firmare la cambiale di cui parlasti.

Ignazio. Tel'ho offerto io!

Carlo. Vorreivedere la merce.

Ignazio. Naturalmente.

Carlo. Arrivederci.

Ignazio. Buonanotte. (Stringendo la mano a Fortunata.) Sono piú diotto giorni che non vedo Ottavio. Come sta? Mi pare che giorni orsono si è chiuso l'anno scolastico. Avrà riportato uncertificato stupendo.

Fortunata. Èil primo della classe.

Ignazio. Beatolui che riesce a studiare il latino! Io ho tentato. Ma… giànon è mia colpa. Dipende dalla maggiore o minore svegliatezzad'ingegno. Io ne ho tanta da poter fare… il gioielliere. Gliporti i miei saluti.

Fortunata. Grazienon mancherò. AddioCarla. (Le due donne si baciano.)Buona serasignor Ignazio.

Carlo (semprepensierosostringe la mano a Carla che lo guarda con compassione).Addio. (Stringe la mano ad Ignazio.)

Ignazio. Arrivedercidomani!… Emilia! Lume!







SCENA SETTIMA

Ignazio eCarla



Carla (convoce commossa). Ohè molto male ciò che tu fai!

Ignazio. Perché?

Carla. Perchétu sai che non potrai restituire quell'importo.

Ignazio. Chissà!Come lo puoi sapere?

Carla. Pocofa lo dicevi tu stesso allo zio. OhIgnazio! Non prendere queidenari da Carlo!

Ignazio. Seipazza?

Carla. Carloè povero. Non ti rammenti con che fatica riuscí a dartila mia dote?

Ignazio. Maadesso pare che gli affari gli vadano meglio.

Carla. Síma la perdita di diecimila franchi lo rovinerebbe.

Ignazio. Insommaio non posso farne a meno. Del resto è mia intenzione direstituirglieli anche con l'utile promesso. Non hai da temere nullaper il tuo Carlo. E la cena?

Carla. Laporterà subito.

Ignazio. Tidà molto pensiero questo prestito?

Carla (commossa).OhSí. Molto.

Ignazio (l'attirasulle ginocchia). Ohla mia povera Carla! Mi fa piacere.Davvero! Si vede che hai buon cuore. Ascoltaperò. Tu seigiovane. Hai illusioni. Io vedo il mondo da un lato un poco piúpratico. Dimmi sinceramente: Sei certa che se avessi detto a Carlocon la solita franchezza: Ho bisogno di diecimila franchialtrimentinon posso soddisfare ai miei impegnicredi tu che me li avrebbedati? Allora si sarebbe ricordato che siamo parenti e che se a tevanno male le cosea me non vanno bene? Ohibò! “Nonpossumus” avrebbe risposto. Non avrebbe detto cosí?

Carla. Síma…

Ignazio. Chema… che ma d'Egitto! Non me li avrebbe dati! Per ottenerediecimila bisognava promettergliene dodicimila. Anima di fango! Nonavrebbe arrischiato diecimila per salvare la sorella dalla famemali arrischia per aumentarli.

Carla (semprecommossa). Sísí è veroma èdoloroso…

Ignazio. Seci sono affetti veridisinteressati a questo mondo vi sono framarito e moglie. Vivono insiemedividono il pane di farina o disegalase c'èe se non c'è non mangiano. Altriparenti all'infuori di me non hai o non dovresti avere. Mi pare chec'è nel codice. Ti rammenti? Il sindaco ci ha letto queifamosi paragrafi.

Carla. PoveroCarlo! A me ha fatto molto del bene.

Ignazio. Tiprometto che se Carlo avesse a trovarsi a mal partitoed io fossinel caso di aiutarlolo aiuterei. È anche con questo fermoproposito che accetto senza esitazione il suo aiuto. Oggi luidomaniio. E adesso la cenaperché sono sfinito.

Carla (alzandosi).Emilia!

Emilia (piange).La cena è pronta. Posso portare?

Ignazio (pianoa Carla). Guardacome piange!

Carla (guardaun istante Emiliapoi Ignazio cheindifferentevolge lo sguardoaltrove). Allorapuoi rimanere. (Emilia le bacia la mano.)

Ignazio. BravaCarla! Nella donna la bontà è per il morale quello chela bianchezza della pelle è per il fisico.



CALA LA TELA









ATTO TERZO

Scena comenell'atto primo.



SCENA PRIMA

Elena eOttaviopoi Ignazio



Elena. Mammanon c'è?

Ottavio (chescrive al tavolo). Síè di là in cucina.

Elena. Vuoifarmi il piacere di andarla a chiamare?

Ottavio (continuandoa scrivere). Subito…

Elena (dopouna piccola pausain collera). Capisco. (Esce dalla portalaterale. Segue una piccola pausa durante la quale Ottavio scrive conmovimenti della testa e della mano.)

Entra Ignazio chesi guarda intorno con cautela.

Ignazio. Poh!Nessuno.

Ottavio (alzandosi).Cioè… io.

Ignazio (ridendo).Tu sei qualcuno?

Ottavio. Almenodue. Domani compisco dodici anni.

Ignazio. Miavverti ch'è il giorno del tuo compleanno?

Ottavio. Ohibò!Giàdoni tu non ne fai.

Ignazio. Chite lo dice?

Ottavio. Hogià avuto dodici compleanniho quindi acquistatodell'esperienza.

Ignazio (piegandosiverso di lui). E che cosa mi daresti tuse ti facessi un donoma superbocome ne so fare ioda gioielliere?

Ottavio. Unorioloper esempio?

Ignazio. Precisamente.Ma di oro e con catena.

Ottavio. Anch'essadi oro?

Ignazio. Síma domani.

Ottavio. Eche cosa vuoi ch'io ti possa dare in cambio?

Ignazio (ridendo).Nulla. La tua amicizianient'altro che la tua buona amicizia.

Ottavio (esitantegli offre la mano). Se basta!…

Ignazio (stringendoglielacon forzaironicamente). Una buona amicizia non è maipagata abbastanza. Stanno tutti bene? Mamma? Papà? Papàè uscito?

Ottavio. Síesce alle sei.

Ignazio. Ognimattina?

Ottavio. Ognimattina. Anch'io alle sei. Mi sveglia il babbo.

Ignazio. Lemie congratulazioni! Siete gente attiva.

Ottavio. Papàdel resto dice che non dorme mai. Dice che ha pensieri. (Con ariad'importanza.)

Ignazio. Comeal solito.

Ottavio. Nodi piú.

Ignazio. Ahah!

Ottavio. Misgrida piú del solitomangia poco e dice che il cibo ècattivo. È segno che ha pensieri. Vuoi che chiami mamma?

Ignazio. Nonoccorre. (Fa per andarsene.)

Ottavio. Èin cucina. Dev'esserci anche la signora Elena.

Ignazio (siferma). La signora Elena? Per uscire dalla cucina alla scala c'èaltra via di questa?

Ottavio. Hannofatto chiudere quella porta.

Ignazio (siede).Allora va bene.







SCENA SECONDA

Elenae detti



Ignazio. Ohsignoralei qui?

Elena. Elei?

Ignazio. Iosono venuto in cerca del signor Carlo.

Elena (ironicamente).Per prender congedo?

Ignazio (spaventato).Che!… Ottavioavrei da dire qualche cosa alla signora da partedi Carla.

Ottavio. Mene vado. (Lo prende da parte.) Ma sentiuna parola. Se domanitu mi portassi l'oriolo e la catenase proprio lo vuoirammentatidi non dire a papà che domani è il mio compleanno.

Ignazio. Sicapiscesta tranquillo. (Ottavio raccoglie lentamente dal tavolola pennaalcuni libri e se ne va.)

Ignazio. Nonposso prender congedo neppure da mio cognato.

Elena. Perché?

Ignazio. Èfacile immaginarlo. Ti ho già confessato che lascio deicreditori accaniti che certamente non lascierebbero in pace miocognato. Vorranno essere pagati da luiperché per la maggiorparte io ebbi sue raccomandazioni. Egli non pagherà. Ma sa checon me viaggia un pochino della sua buona fama. Se sapesse della miapartenzavorrebbe di certo trattenermi.

Elena. Oggidunquedi certo.

Ignazio (baciandolele mani). Ohgraziegrazie! Difficilema non impossibile! Lamia vita non potrà compensare tanto sacrificio.

Elena (conabbandono). Non sacrificionon sacrificio! Cosa posso fare dimeglio per la mia felicità che fuggire con te? La menzogna ame sembra maggior colpa della colpa stessaquella che gli altrichiamano colpa. Ohvivremo tanto bene insieme! Il tuo carattereallegrovivace ti farà dimenticare qualche mio difettuccio.Io te ne sarò gratatanto da dimenticare i tuoi grandissimi.

Ignazio. Neho tanti?

Elena. Nonso. Intanto l'ingratitudine. Quella povera Carla!

Ignazio (seriamente).Ho fatto male a sposarla. Non era donna per me.

Elena. Neparli troppo seriamente. Temo tu abbia tutt'altro difetto chel'ingratitudine. Uno maggiore!

Ignazio (ridendo).Insomma per ambidue è stato meglio che ci sieno i nostridifettucci. Ohtanto tanto meglio! (L'abbraccia.)

Elena. Alledieci in punto!

Ignazio. Precisamente!Io durerò fatica a distogliere Carla dall'accompagnarmima ciriuscirò. (Hanno appena tempo di lasciarsi.)



SCENA TERZA

Fortunatae detti



Fortunata (chenon ha veduto nulla). Ohla signora Elena! Ancora qui?

Elena (esitantee confusa). Attendevo il cofanetto che mi ha promesso.

Fortunata. Glielomanderò giú come promesso fra una mezz'ora.

Elena. Volevochiederglielo ancora una voltaper essere certa che me lomanderebbe… Temevo di non aver ben compreso.

Fortunata. Ehnon abbia timoreglielo invio appena posso! Se vuole peròaverlo subitoattenda un istante che glielo faccio avere subito.

Elena. Nono non occorre! La ringrazio nuovamente e di cuore. Buon giornosignora! (Fa per andarsene.)

Fortunata. Buongiorno. E Ottavio?

Ignazio. Èdi là.

Fortunata (aprendola porta). Ottavio!

Ottavio (dafuori). Sono qui!

Fortunata. Perchénon sei rimasto a studiare?

Elena (ritornandocon cautela ad Ignazio). Non ha visto nulla lei?

Ignazio (calmoguardando altrovea bassa voce). No. (Fortunata rientra eresta sorpresa al vedere Elena tanto accosto ad Ignazio; poi siricompone e risponde al saluto dell'amica.)

Fortunata (dopouna piccola pausa con voce un po' tremante). Che cosa diceva?

Ignazio. Chi?

Fortunata. Lasignora Elena.

Ignazio (calmo).Mi ha dettomi parequalche cosaprima di andarsene… Ahsí.Di raggiungerla…

Fortunata (fermandolo).No. No. Credo vi abbia salutato. Volete parlare a Carlo?

Ignazio. Síero venuto per questoma poiché non c'è potràlei riferirgli qualche cosa.

Fortunata. Benvolentieri.

Ignazio. Mifaccia il piacere di dirgli che per quell'affare… quell'affaresi potrà saper qualche cosa di preciso appena questa sera.

Fortunata. Sipuò sapere di quale affare si tratta?

Ignazio. Carlocomprenderàperché non abbiamo che un affare in corso.

Fortunata. Forsequello dei quindicimila franchi?

Ignazio. Noè un affare che non ha tanta importanza.



SCENA QUARTA

Ottavioe detti



Fortunata. Glielodirò.

Ignazio. AddioOttavio. Siamo dunque intesi. Arrivedercisignora! (Via.)

Fortunata. Suche cosa intesi?

Ottavio. Ahsu niente.

Fortunata. Questanon è una risposta e sai che voglio che mi si risponda.

Ottavio. Giànon è un segreto. Lo zio mi ha promesso un dono per domanich'è il giorno del mio compleanno.

Fortunata. Ecome sa ch'è domani?

Ottavio (alzandole spalle). Glielo avrà detto Carla.

Fortunata. Faràil suo dovere. Per la prima volta però. Eri tu quiquando èvenuta la signora Elena? E perché te ne sei andato?

Ottavio. Adire il vero ho capito che desideravano restare soli.

Fortunata. Dache cosa l'hai capito?

Ottavio. Erafacile capirlo. Mi hanno detto di andarmene. Lo zio disse che avevada riferirle qualche cosa da parte di Carla; io me ne andaiquantunque compresi che non ci sarebbe stato bisogno che me neandassise si fosse trattato di un'ambasciata di Carla (Ridendo.)Scommetterei che fanno all'amore!

Fortunata. Ottavio!

Ottavio. Hodetto per scherzomammina! Avranno probabilmente parlato delledeclinazioni latine.







SCENA QUINTA

Carloe detti



Carlo (portaun pacchetto che va a rinchiudere nel cassetto di destra).

Fortunata. Cosarinchiudi?

Carlo. Dellelettere ricevute adesso.

Fortunata. Tante?

Carlo (amaramente).Non troppe! Sono circolarialcuni conti correnti ed una commissioneche ammonterà a cento franchi. Ho poca speranza anche oggi diguadagnare le spese.

Fortunata. Muteràmuterà. (Ottavio senza farsi veder dal padre esce.)

Carlo. Sísí. Muterà. Attendo questo mutamento da un anno!(Scoppiando.) Sai cosa c'è in quel pacchetto? Nonletterenon circolari. Son cinquemilaseicento franchi che devomandare ad un mio creditorealtrimenti procede ad un sequestro. Atanto siamo giunti. E non son tuttisai. Mancano mille franchi.Millecapisciuna minuziama non riesco a procurarmeli. Adesso ilmio stato dovrebbe esserti chiaro. Siamo proprio sulla via delfallimento.

Fortunata. Cosavuoi farci? Tu non ne hai colpa! Alla peggio fallirai! Hanno fallitotanti prima di tee sono ricchi e rispettati piú di teemarciano in carrozza… Briganti!

Carlo. Briganti!Cosí diresti anche di me.

Fortunata. Noperché tu hai fatto quanto è stato nelle tue forze perrisparmiarti questa vergogna. Io anche. Non ho vissuto con unaeconomia spinta all'eccesso? In tutto l'anno non mi sono fatta unsolo vestitoeccetto questa camicetta. Ma se ti obbliganoalloradevi (con doppio senso) fallire… come si deve.

Carlo (accorato).Spero di non essere a questi estremi.

Fortunata. Loso. Son due anni che vai dicendo di essere prossimo al fallimento.(Improvvisamente.) Quanto ti deve Ignazio?

Carlo (tentandodi apparire indifferente). Non so.

Fortunata. Temoche sieno piú di ventimila franchi.

Carlo. Ma…circa.

Fortunata. Eraqui poco fa e mi pregò di avvisarti che per quell’affare…- quell'affare - non mi disse altropotrete sapere qualche cosa dipositivo appena dopopranzo.

Carlo (nervosamente).Edimmicome appariva? Allegro?

Fortunata. Ahpoveri noi! Tu hai qualche altra faccenda importante in corso conIgnazio!

Carlo. Mano! Te l'ho già detto! Ma perché avrei da tacertelosefosse? Ho forse l'abitudine di nasconderti le cose mie?… Eraallegro?

Fortunata. Comeal solito. Da matto qual è. Ma perché t'interessa tantodi sapere di quale umore fosse?

Carlo. Ohbella! Non ho da interessarmi come vadano gli affari a mio cognato! eper di piú un cognato che mi deve ancora ventimila franchi!







SCENA SESTA

Emilioe detti



Emilio (conun libro in mano). Buon giorno…

Carlo (seccato).Buon giorno. Scommetto di indovinare cosa la conduce! Lei mi porta lasua opera nuova!

Emilio. Bravo!(Allegramenteporgendo il libro.) Eccolo. Ne faccia l'uso checrede.

Carlo (aprendoil volume e pesandolo). È straordinariamente grosso. Lemie congratulazioni! (Leggendo.) "All'amico Carlo Almiti.L'autore." Mille grazie.

Emilio. Nonc'è di che.

Carlo (leggendo)."Angelo Poliziano ed il Rinascimento". Naturalmente ungiudizio non glielo potrò darepoiché non me neintendo molto di belle letterema lo leggerò attentamente epoi lo serberò per Ottavio. Ci vorrà del tempomaspero sarà un lettore degno dell'autore.

Emilio. Grazie.Sentanon sono venuto soltanto per il libro (imbarazzandosi)cioèsarei… venuto anche per quelloma ho da parlarleanche di altre cose. Quindici giorni or sonoo giú di líè venuto da me suo cognatoLonellie mi pregò diprestargli fino a circa due ore dopocinquemila franchi. Promise diportarmeli egli stesso. Io non l'ho piú visto.

Carlo. Ele deve ancor sempre quella somma?

Emilio. Sicapisce. Se parlassi con lui glieli chiederci senza riguardoma èstrano! Da quel giorno non lo vedo piú. Forse anche perchéil mio libro è già stampato da quindici giorni. (Carlofa un gesto interrogativo.) Sísuo cognato s'interessavamolto alla stampa del lavoro e veniva ogni due o tre giorni a vedercome procedesse.

Carlo. Noncomprendo come Ignazio possa aver avuto bisogno di cinquemilafranchi. Ad ogni modo glielo chiederò. Dev'essere una dellesue solite dimenticanze.

Emilio. Nonne dubito. Non ne ho mai dubitato.







SCENA SETTIMA

Marco Lonellie detti



Marco. Buondí.

Fortunata. Buongiorno.

Carlo. SignorLonelli!

Marco. Nonc'è qui mio nipote?

Carlo. Noc'era però un quarto d'ora fa.

Marco. Menomale.

Carlo. Perchémeno male?

Marco (ridendo).Ahnienteniente… per una mia idea particolare. Ma non sapevach'era in procinto di cambiare di abitazione.

Carlo. Ignaziocambia di casa? Chi l'ha detto?

Marco. Nessuno.Nella loro casa abita altra gente. Si capisce che loro non vi stannopiú.

Fortunata. Impossibile!Ce ne avrebbero pur detto qualche cosa!…

Marco. Allorasono fuggiti. Loro non sanno davvero dove abitino ora?

Carlo. Senon sapevamo neppure che volesse cambiar casa…

Marco. Ahil brigante! Me l'ha fatta o me la vuol fare!

Carlo. Checosa intende?

Marco. Mirisponda prima lei! Ho scontato ieri ad Ignazio un suo "Pagherò".Eccolo. È suo? (Gli mostra una cambiale.)

Carlo. Masí; è la mia firma. (Guarda con piúattenzione.) Ma questa cambiale è falsa!

Marco (correndoverso l'uscita). Allora so cosa mi rimane a fare!…

Carlo (trattenendolo).Un momentosignor Lonelli! Se questa cambiale fu falsificata daIgnaziocon l'intenzione di danneggiare leisuo zio…

Fortunata (interrompendolo).…A te deve sempre ancora ventimila franchi?

Carlo (agitatissimo).Che c'entra questo? Egli mi deve questo ed anche di piú. Mapagheràpagherà di certo!

Marco. Mapossibile che non abbiate ancora compreso di che si tratta?

Carlo (risoluto).Nonon l'ho compresoe sono anzi certo che voi v'ingannate! Vi dicoche non può essere…

Emilio (scoraggiato).Ma non sarebbe neanche impossibile.

Marco. Hocapito che voi ci perdete piú di me e toccherebbe a voisporgere denunzia. Se volete farlovi do la cambiale con la firmafalsificata.

Carlo. No.Non ancora! Da qui ad un'ora Ignazio sarà qui.

Marco. Un'ora?Volete attendere un'ora? Datemi la cambiale. (La prende e laintasca.) Attendetelo con calma. Vi garantisco che ve lo conduco.(Via.)

Emilio. Capiscoche i miei cinquemila franchi se ne sono iti. Voi perdete molto dipiú.

Carlo (cadeseduto piangendo e nascondendosi la faccia). Ohs'è veropovera la mia famiglia!

Fortunata (vicinaa lui). Senz'avvisarmene avevi dato dell'altro denaro ad Ignazio.

Carlo (prendendolela mano e tenendosi ancora la faccia coperta). SíFortunataperdonami! Ho fatto male. Ho fatto maleperché nelmio stato attuale non avevo diritto di affidare tanto ad un sol uomo.Ma egli mi diceva sempre che per salvare i primi danari datigligliene occorrevano degli altrie mi sono lasciato abbindolare.

Fortunata. Equanto in tutto?

Emilio (imbarazzatoè andato verso la porta). Dato che lei non crede ancorache il signor Ignazio sia fuggitoc'è sempre tempo adisperarsi. Per i miei cinquemila franchi io non farò alcunpasso. Attenderò ciò che lei vorrà comunicarmiin proposito. Coraggio! Si ricordiad ogni modo che lei ha dei buoniamici!

Carlo. Millegraziesignor Emilio! (Emilio via.)

Fortunata. Tunon esci? Non vai ad accertarti del fatto? Eventualmente aprovvedere.

Carlo. Síandrò subitoma non farti vane lusinghepovera moglie mia!Provvedere? e a che? Se il marito di mia sorella è fuggitovuol dire che non poteva provvedere ai suoi impegnineppure a quellicontratti con me. Ma forse non è fuggito. Chissà!!







SCENA OTTAVA

Carlae detti

Carlo. Carla!E tuo marito? (Veemente.)

Carla (vestitaa neropallida addolorata è rimasta in fondo della scena).Mio marito?

Carlo. Nonè dunque fuggito? È sempre con te?

Carla (piangendocade seduta sulla sedia presso la porta di fondo). Dio mio!

Carlo (sicopre il volto con le mani). Dunque era vero! Era vero! Ohl'infame!

Carla (sempresinghiozzando). NoCarlo! È stata la forza dellecircostanze che lo ha spinto! Egli poveretto lottavafaceva di tuttoper sortirne con onorema alla fine è stato vinto.

Carlo. Maperché nei suoi sforzi per salvarsi ha rovinato me? Ohiltraditore! (Furibondo.) Tu saiFortunatase io sia statoleggerose abbia mai confidato alla cieca in altri! Quelle furonolotte! Tutta la mia vita ci misi! Tutte le mie forzetutta la miaintelligenza! Ero attivo fino alla esagerazione ed economo. Ecostringevo anche te ad essere tale. Tanta perfidiatantadissimulazione mi vinsero che non mi vergogno di essermi confidatocome un bambino! Io credeva di conoscere il mondogli uomini eadesso che sono stato ingannato lo credo ancora! Perché…chi poteva attendersi di scoprire un ladro in un congiunto?

Carla. OhCarlo!

Carlo. Benedettele lagrime che t'impediscono di parlare per difenderlo! Io tiperdono. Sono stato ingannato iosei stata ingannata anche tu suamoglie. Tuprobabilmente non sai nullao almeno non sai tutto.

Carla. Ohegli mi raccontava tutto!

Carlo. Noti dico. Non può essere! Non piangeresti o almeno nonpiangeresti che per me. Ti ricordi che davanti a teun anno famichiese di partecipare ad un suo affare prestandogli diecimila lire?Già allora egli sapeva che non sarebbe stato in condizione direstituirmeli.

Carla (debolmente).No!

Carlo. Tidico di sí Carlati dico di sí. Tu non sapevi nullama io ben presto mi accorsinonon mi accorsisentiich'era cosí.Era un istintoma io lo soffocai per vari motividi cui non ti diròche uno: era tuo marito. Tutto ad un trattoall'epoca precisa in cuidoveva pagarmi una parte del debitomi chiese invece altri denari.Mi mostrò delle merci preziose che pel momento gli eradifficile di realizzaredei libri di un valore considerevole. Sequei libri fossero stati veridicise quelle merci fossero state suea quest'ora il suo stato non avrebbe potuto mutarsi talmente da unistante all'altro.

Carla. Perdettepoi tutto in fallimenti…

Carlo. Nonè vero! Giuocava a carte e può aver perduto al circoloi denari rubatimi; ma mi meraviglierebbeperché non gli saràstato facile trovare un uomo piú ladro di lui.

Carla. Ionon posso rettificare queste orribili accusema t'inganni. Non ègiusto attaccare in tal modo un assente. Io non mi lagno per memavorrei essere morta piuttosto che essere qui in questo stato.(Piange.)

Carlo (laguarda un istante intenerito). Siamo due disgraziatièvero!

Fortunata (abbracciandoCarla). Povera donna!

Carlo. Ionon intendevo farti del male. Chissà! Forse anche questa voltariuscirò a cavarmela col lavorocon l'aiuto di amici checonoscono la mia onestà. Ma il colpo è stato fortemolto forte! Perché continuai a dargli denari; si trattava disalvare una grossa somma con sacrificirelativamente piccolied iolo feci. (Rialzandosi con energia.) Insommameglio l'agoniache la morte. Sono piú avanti con gli annima non mi trovo inuno stato peggiore di quello in cui mi trovavo sei anni or sono (conleggero rimprovero) allorché tu ti sposasti. Ricordi? Ioti scongiurava di non sposarti o almeno di aspettare.

Carla. Ionon potevo.

Carlo. Omeglio non volevi. Anche adesso hai avuto dei torti. Tu sapevi che ilcolpo si preparava e hai taciuto.

Carla (esitante).Non sapevo.

Carlo. NonmentireCarla!

Carla (adun tratto agitata). Chi ti dice ch'io menta?

Carlo. Selo sappiamo che da parecchi giorni avete abbandonato la vostra casa.Non so dove avete passato tutto questo tempoma dal vostro contegnodal tuo contegno è facile comprendere che non volevi si sappiaquesto cambiamento.

Carla. Ebbeneè vero. Io sapevo che Ignazio doveva fuggire e non dissinulla. Dovevo tradire mio marito?

Fortunata (siallontana da lei). Tradire tuo fratello?

Carla. Eche cosa avrebbe servito a Carlo sapere di questa fuga? Avrebbedanneggiato Ignazio senza alcun suo utile.

Carlo. Etudisgraziatache cosa speriorada tuo marito?

Carla. Checosa io spero da lui? Intanto che egli giunga in salvo. Poi mi amami ama sempre come il primo giorno del nostro matrimonio. Appenapotrà mi chiamerà presso di sé.

Carlo. Etu andrai? Ti affiderai di nuovo a quell'individuo?

Carla. Macon gioia! S'è l'unica felicità che mi rimanga vivergliaccanto!

Carlo. Tusei perduta per noicapisco. È anche naturale.(Riscaldandosi.) Ma però al vederti cosítranquillacosí indifferente alla mia disgraziapreoccupatasoltanto di tedella tua sorteprovo un intimo senso di disgusto.

Carla. Dime chi ci pensa?

Carlo. Èveroho sbagliatodi lui ch'è causa di tutto. Eppure io tiamaiti protessiti feci da padre per molti e molti anni. Non homai chiesto un compensoma non mi aspettavo di venir pagato contanta tanta ingratitudine.

Carla. Nonsaprei in qual modo avrei da dimostrarti la mia gratitudine in questecircostanze. La gratitudine possono dimostrarla le persone feliciionon lo potrei mai! Capisco che la mia vista deve riescirtiincresciosa. Io non ne ho colpa. Non voglio fartela perciòsopportare piú a lungo. Addio. (Si avvia risolutamenteverso l'uscita.)

Fortunata. EhviaCarla!

Carla. Nomi lascimi lasci! Io me ne vado.

Fortunata. Edove?

Carla. Viadi quaintanto.

Carlo. Nonsono io che ti scaccio! Sei tu che fai di tutto per accrescere il miodolore con scenate! Insommafiniamola! Tu rimani qui. ManderemoMaria a invigilare la tua casa.

Carla. Nonho casa. In quest'ultime settimane abbiamo vissuto all'albergo.







SCENA NONA

Mariae detti



Maria. Ilsignor Emilio manda a veder se la signora Elena è qui.

Fortunata. Nosarà probabilmente da sua madre.

Maria. Lamadre della signora Elena mandò a dire che non la vede daquesta mane.

Fortunata. Maqui non c'è.

Maria. Perdoninoil disturbo. Buona sera!



CALA LA TELA









ATTO QUARTO



SCENA PRIMA

Catina cheintroduce Ignazio Lonelli



Catina. Hoda chiamare la signora Carla?

Ignazio. Ènella sua stanza?

Catina. Noè con la signora Fortunata.

Ignazio. NonavvisarlaalloraCatina. Catinanon è vero ch'io ti trattaisempre bene? Brava! Mi son dimenticato di darti la strenna a capod'anno. Ecco qui. Cinque franchi. Li tenni sempre in questo taschinoper darteli all'occasione. Dunque. Io ti trattai sempre bene e possofidarmi di te. Tu devifino a nuovo ordinenon avvisare nessuno cheio sono qui. All'infuori di mia moglie è meglio che nessuno losappiae lei devi avvisarla appena sarà sola. Dove potreinascondermi?

Catina (additandola porta in fondo). In quel camerinoch'è vuoto.

Ignazio. Enon ci viene nessuno?

Catina. Nessunomai. Ma perché si nasconde?

Ignazio. Dimmiun pocosinceramentenon sai nullatu? (La fissa.)

Catina. Nulla?Che cosa nulla?

Ignazio. Dammila mano. Sei una brava donna. Edimmi ancora: Sei religiosa? (Catinalo guarda.) Credi in Dio?

Catina. Ohse ci credo! Farei un buon affarevecchia come sonoa non crederci.

Ignazio. Ebbenegiurami sulla salute dell'anima tua che dirai solo a Carla di avermivisto!

Catina. Maperché?

Ignazio. Sitratta di uno scherzoma voglio essere sicuro del fatto mio. Eccotialtri cinque franchima te ne pregoCatinagiura!

Catina. Sevi preme tantogiuro.

Ignazio. Ricordatiche per gli spergiuri ci son le pene dell'inferno! E adesso su questopunto sono tranquillo. (Si sente suonare.) Puoi andare adaprire. (Catina via. Si suona una seconda volta con insistenza.Ignazio si ritira nello stanzino.)







SCENA SECONDA

CarloMarco Lonellipoi Catina



Carlo (entrandocon Marco). Catinanon senti?

Catina. Erogià andata ad aprirequando il signore suonò per laseconda volta.

Marco. Lasciatecisoli. (Catina con un complimentovia.) SentaAlmiti. Leporto delle nuove che poco le potranno piacere. Anzitutto bisogna chesappia che non sporgo denunzia contro mio nipote.

Carlo. Ionon ho che a lodarla per questa omissione.

Marco. L'accusaera già stata fatta dal signor Marchini al quale Ignazio diedeoro falso in cambio di oro buono che gli era stato affidato per illavoro. Lei ora può accorgersi qual fior di birbante sia suocognato. Ma non è per dirle questo che sono venuto qui. Il piúimportante di tutto si è che Ignazio è preso o quasi.

Carlo. Ciòsignifica?

Marco. …ch'è stato messo nella impossibilità di sfuggire allapena dovutagli. Non ancorama quanto primaperché Ignazio sitrova ancora quiin questa città.

Carlo. Comelo sapete?

Marco. Soche non è partito ed ecco come. Marchini piú svelto dinoi due fece la denunzia in tempo debito. Allorché icarabinieri si presentarono in casa sua per eseguire l'arrestoilportinaio disse loro quello che non aveva voluto dire a mecioèl'indirizzo nuovo d'Ignazio. All'Hotel de la Ville era andato adabitarequell'imbecille! All'hotel si seppe ch'era uscito dieciminuti prima con un fattorino che gli portava il baule. Alla stazioneinfine lo si vide presentarsi al bigoncio per il bigliettosenzaprelevarlolasciò là cento franchi. Pare si siaaccorto in tempo del tranello. Che le pare?

Carlo. Pensoanch'io che sia ancora in città.

Marco. Madove? Son ben dodici ore che lo si cerca inutilmente.

Carlo. Chene so io? (Con impazienza.)

Marco. Devodirle che non sono venuto qui principalmente per informarla di tuttociòperché in fondonon mi serve a nulla che lei losappia… Dicanon ha visto Ignazioquest'oggi?

Carlo. Leisuppone che io l'abbia nascosto? ch'egli abbia cercato riparo in casamia?

Marco (esitante).E chi lo sa?

Carlo. Nonè stato qui. Madica un po'se ci fosseche farebbe lei?(Sorridendo.)

Marco. Noncapisco! Che farei? Andrei alla polizianotificherei il soggiornodel malfattore e non me ne occuperei piú oltre.

Carlo. Ehvia! Lei tradirebbe un nipote per quella cambialuccia! Non ha daavere altro da lui?

Marco. Nonsi tratta della cambialucciacaro il mio signore; si tratta delmodo! Iovecchio negoziantevenir ingannato in tal modo! Estorcermiin tal modo gli ultimi denari occorrenti alla fuga! Dopo che per anniero riuscito a salvarmi da lui! Un tale atto merita vendetta e me laprocurerò. Ancora una domandae poi me ne vado.







SCENA TERZA

Elenae dettipoi Carla



Elena. Sipuò?

Carlo. Entrisignora. Ieri suo marito mandò a vedere se lei era qui.

Elena. Fuun malinteso.

Carla (entrando).OhElena (Le getta le braccia al collo e si mette a piangere.)

Carlo (aMarco). Si ricordi di non dire nulla a mia sorella di quanto leidisse or ora!

Marco. Comevuole. Ma a sua volta - n'è sicuro? - sua sorella non saprànulla di nuovo sul conto del marito? Questa era la domanda che ancoraavevo da farle.

Carlo. Carlaè da ieri sera con mia moglie. Non la lasciò un minuto.

Marco (dopoun po' di esitazione). Ebbenemi do per vinto. (Rivolto aCarla.) Nipote miadevi darti pace! Sono cose che accadono tuttii giornianche piú volte al giorno…

Carla. Enon avete sue nuove?

Marco. Nessuna.Fu visto alla stazione… (Un movimento di Carlo lointerrompe.) Fu vistoinsommapartire e poi piú nulla…Sai tu qualche cosa di piú preciso?

Carla (giungendole mani con gioia). Allora è in salvo!

Marco (alzandole spalle). Se ciò ti fa piacere! Buon giorno! (Via.)

Carlo (aCarla). Adesso spero di vederti piú tranquilla. Come vediio sopporto molto bene le mie disgrazie. Fa tu lo stesso.(Avviandosi.) Di' a Fortunata che a mezzodí saròa casa. (Ad Elena.) Buon giornosignora! (Via.)

Elena (aCarla). Ohfinalmente! Carla! Dov'è Ignazio? A me lo puoiconfidare…

Carla. Aquest'ora in Svizzera. A meno che non gli sia toccato una disgrazia.

Elena. Davvero?E non ne sai di piú?

Carla. Noassolutamente. Null'altro.

Elena (disperandosi).Povera me! Come fareallora?

Carla (allarmata).Che c'entri tu?

Elena. Nonper luinon per lui! Ha con sé tutte le mie gioieoro epietre preziose per ventimila franchi…

Carla. Diquesto né Ignazio né tu mi diceste mai una parola!

Elena. Daquando ti sei sposata per i miei gioielli mi servivo da lui…

Carla. Matutte le tue gioie?

Elena (disperata).Ohsítutte. Non mi rimangono che questi orecchini che nongli diediperché volevo tenerli addosso. Come farò?Come faròmio Dio? Cosa dirò a mio marito?

Carla (calmacon sforzo). Ma perché gliele desti?

Elena. Nonti dissi ch'era il mio gioielliere?

Carla. Matutte. Tutte?

Elena. Masí. Alcune volevo far rilegarealtre soltanto pulireadaltre infine occorrevano delle riparazioni.

Carla. Tudirai a tuo marito la veritàecco tutto. Cosa c'è dadisperarsi?

Elena. Mamio marito non sapeva che io le aveva date ad Ignazio.







SCENA QUARTA

Fortunatadettipoi Catina



Fortunata. Lasignora Elena! Ieri sera…

Elena. Loso signora. Fu un malinteso. Mio marito mi aveva compreso male.

Fortunata. Cosí?Me l'ero immaginato.

Elena. Ledistrazioni di Emilio producono spesso tali malintesi. Adesso l'horeso avvertito che mi trovo quima chissà che lui non mandi acercarmi? È meglio che scenda un istante; poi ritorneròa fare un po' di compagnia a Carla. AddioCarla! (La bacia.)Buon giorno. (Via.)

Fortunata. Hal'aria di una fuga. Ieri a sera la signora scomparve tutto ad untratto senza lasciare notizie di séneppure al marito. Pocoprima s'era fatto prestare da me un cofanetto che può servireanche per viaggio. Chissà quale mistero si cela qui sotto!qualche appuntamento andato a male! Dev'essere stato proprio unmalinteso; ce lo ha detto ella stessa. Intanto ecco una cosa che inte mi dispiaceva… quest'amica che ci fece tanto del male…Intantofacendoti fare quel brutto matrimonio.

Catina (inorecchio a Carla). In quello stanzino c'è qualcuno chel'attende.

Carla. Chimi attende?

Catina (strizzandol'occhio verso Fortunata). St! Suo marito.

Carla (minacciadi cadere). Mio marito… qui?

Fortunata. Tuomarito?

Carla. Ignazioqui? Ma dunque non è salvo? Ignazio! Ignazio! (Apre laportasi vede Ignazio nel mezzo del camerino che beve da una tazza.)Tuqui! tu qui! Quale imprudenza! Se ti prendono! Perché nonsei fuggito? Qui ti cercanosai! Ohse ti trovano! Io ne morrei!

Ignazio. Calmacalmamio tesoruccio! Non sono preso ancora! (Nel sortire vedeFortunata.) Ma Carlatu mi tradisci… Io non voleva esserveduto!

Fortunata (ironicamente).E questo desiderio era molto fondato.

Ignazio. Sfidoio! Mi si cerca e tanto minor numero di occhi che mi vedonotantominore è il pericolo di venir preso! Non mica ch'io diffidi dileisignora cognatama una parola imprudente è detta presto!

Fortunata. Potrebbedeporre quella tazza! (Additando la tazza che Ignazio tiene inmano.)

Ignazio. Èvero! (La vuota e la depone sul tavolo.) Scusise bevevo ilsuo latte senza chiedergliene il permesso. Ma avevo molta fame. Sonopiú di dodici ore che non mangio con calma!

Carla. Maperchéperché non sei fuggito?

Ignazio. Iovoleva fuggirema… non mi si lasciò. Alla stazione miaccorsi d'essere sorvegliatoe già sul punto di partiretrovai piú prudente rimanere.

Fortunata. Cosíleidopo fatti tutti i preparativiha dovuto abbandonare tutto?

Ignazio (condispiacere). Tuttosítutto.

Fortunata (conintenzione). Tutto? Tutto?

Ignazio (sorpreso).Se glielo dico. Tuttositutto.

Fortunata. Ela signora Elena?

Carla. Chedici?

Ignazio. Lasignora Elena non è in casa sua?

Fortunata. Síci è ritornata poco fa. Quasi contemporaneamente a voi. Soncose che non mi concernono. Sentite! Se volete rimanere nascosto quirimanete pure. Naturalmente quando Carlo verrà a casaio loavvertirò che ci siete. Del resto non abbiate timore; egli nonè uomo che si vendichiche vi accusi. (Via.)

Ignazio (irritato).Vedituttociò è molto noioso. Avrei preferito di nonaver piú a parlare con Carlo.

Carla (turbata).Che cosa diceva Fortunata di Elena?

Ignazio (ridendo).Che ne so io? Pare che anche la signora Elena abbia tentatocontemporaneamente a me una specie di fuga e col medesimo esito. Manoi adesso tenteremo la fuga insiemesaimio tesoruccio; e se ciriescepotremo essere ancora felici in lidi piú ospitali.Vedi questa piccola saccoccia? Contiene la somma di trentamilafranchi. È quanto ci basta pei nostri gusti modesti.







SCENA QUINTA

Elenae detti



Elena (agitatissima).Catina mi ha detto che eravate qui. SentiteIgnazio! Datemi le gioieo io sono una donna perduta.

Ignazio. Vele darò. Ve le darò. (Sottovoce.) Calmacalma!

Elena. Leavete quinevvero? Già oggi mio marito si accorse chemancavano. Gli dissi ch'erano dal gioielliere. Adesso non potrei piúoltre mentiredirgli che le ho date a voigioielliereperchésarebbe stato mio dovere avvertimelo almeno quando siete scomparso.(Carla comprendesi alzavuole parlarenon puòescevacillando e chiude la porta dietro di sé.)

Ignazio. MaCarlaove vai? OhElenaElena! Tu mi rovini. Io dicevo sempre chele donne mi rovinerebbero. Ecco le tue gioie! Occorreva lasciartitrasportare da tale passione per quattro miserabili pezzi d'oro? (Leconsegna un cofanetto.)

Elena (aprendoil cofanetto con vivacità e guardandoci dentro perverificare). Ohbravobravo! Mi ridonate il respiro! Grazie!(Dopo una piccola pausa.) E adesso addio. (Va verso laporta.)

Ignazio. CosídunqueElenami abbandoni anche tu? Questo addio significa propriouna separazione definitiva?

Elena. SíIgnazioho sofferto troppo. Ho capito ch'è meglio annoiarsi enon aver da temere niente da nessuno. Quando mi sono vista sola convoi in quella stazione e poi mi avvertiste ch'eravamo perseguitatifuggii spinta proprio da vergogna e da paura; poi vissi molte ore inangoscia per queste malaugurate gioie… Addio! (Via.)

Ignazio (chiamando).Catina!







SCENA SESTA

Catina eIgnazio



Ignazio. Bellacreanza questa di lasciarmi solo. Favorisci dire alla mia signoramoglie che venga un poco a tenermi compagnia.

Catina. Staappunto salendo le scale il signor Carlo.

Ignazio. Brava!Verrà lui a tenermi compagnia…







>SCENASETTIMA

IgnazioCarlopoi Carla



Carlo. Voiqui?

Ignazio. SíCarlo (stendendogli la mano). Ero in procinto di partire e nonn'ebbi il coraggio pensando a teallo stato in cui ti lasciavo…

Carlo. Loso e ve ne ringrazioma a quanto sento i carabinieri vi confermaronoin questo proposito.

Carla (entrandoimprovvisamente). E cosí non credergliperchémentemente sempre.

Ignazio. Lasignora stava ad origliare?

Carla. Sonoritornata appena adesso. Del vostro dialogo con Elena non avevo piúnulla da udire. Se avevo già compreso tutto… (piangendoal collo di Carlo). OhCarlo! Consegnalo alla polizia.Liberamene!

Ignazio. Lasignora ha uno speciale affetto per il suo marito legittimo…

Carla. Quelriso ironico mi fa male!… Come seppi udirlo tante volte e nonodiarvinon disprezzarvi come meritate!

Ignazio. Leinsolenze sono troppe! Bada a teCarla!

Carla. Maitroppea temiserabile! PerchésaiCarlo! Ci tradíci rovinò tutti. E meme trascinò per tali sozzureper tali infamie che maimai piú saprò quietare la miacoscienza. Sappi che allorché per la prima volta ti estorsedenari io sapeva ch'era già fallito e non dissi una parola. Èben vero che per un istantead onta che sapessi tuttofui ingannatadal tono d'ingenuità con cui ti parlavama solo per unistante! Eppure tacqui. Io ti tradii già dal primo giorno incui lo vidi! Allorché tupoverettochiedesti quelladilazione che ti occorrevacon due parole egli mi convinse a nonconcedertela. Che cosa potevo farci? Mi sembrava di essere una cosacon lui.

Ignazio (aCarlo). E ciò le avrebbe continuato a sembrarese non miavesse scoperto in fallo di lesa fedeltà coniugale! Avreialtrimenti potuto continuare col suo mezzo chissà per quantotempo ancora!

Carla (piúcalma). È veroè vero. Tutto tutto gli perdonaimeno questo. Ma non è il dolore di venir tradita che mistrappa queste parole. Tradendo me che gli sacrificai tuttoegli sirivelò anche a me per quello che era. Io feci sempre ciòche vollefino all'ultimoanche quando volle fuggire a tuainsaputae mi obbligai alla menzognaall'ipocrisia che tanto midolevaspecialmente ad usarla con te. Ma adesso è finita. Ohdavveromi sento lieta che ciò sia avvenuto! Mi sento liberadi agire secondo la mia coscienza e secondo giustizia. Non piúdissimulazioninon piú misfatti! Non lasciarlo fuggireCarlo! Egli ha con sé trentamila franchi e sono tuoi.

Ignazio. Suoi?Sono in gran parte dello zio e di altri. Se però li vuoleeccoli!

Carlo (connausea). Io non accetto denari rubati.

Carla. Perché?Se sono rubati a te.

Carlo. Neppure.VieniCarla. Lascia che fuggache se ne vada dove vuolee turitorna con noi.

Ignazio. Sevoi non mi aiutatese non mi celate per qualche giornola fuga saràalquanto difficile. VediCarloio lascio a te quindicimila franchi;tengo soltanto la metà per vivere all'esterofinchétrovo una occupazione qualunque che non mi sarà difficile ditrovare con una tua buona raccomandazione.

Carla. Vabene va bene! (Vedendo che Carlo esita a prendere i denarioffertili prende lei.) Sono tuoili prendo io.

Carlo. Carla!

Ignazio. Maio li do volentieri. Chi piú contento di me di poter ripararealmeno in parte al mal fatto?







SCENA OTTAVA

Catinae detti



Catina. Eravenuto il signor Marco Lonelli. Io gli dissi che poteva entrare maegli se ne andò dicendo che sarebbe ritornato subito.

Ignazio (conspavento). Ho capito.

Carlo. Temiche tuo zio ti tradisca?

Ignazio. Nontemone sono sicuro.

Carla. Eraqui poco fae si lagnava con noi della tua scomparsa. (Èagitatissima.)

Ignazio (osservandolacon attenzione). Non capisco perché ti agiti tantotuall'idea ch'io possa venir preso.

Carla. Miduolerebbe lo scandalo. (Si vede che soffre.)

Ignazio (comprendendo).Oppure ti dispiacerebbe si sappia che partecipasti agli utili deimiei furti?

Carla (indignata).Ohno. So che ognuno riconoscerebbe il mioil suo (additandoCarlo) diritto di prendere questi denari. Non temo che lo sisappia. Tu procura di fuggire. Sei ancora in tempo.

Ignazio. Ese non volessi?

Carla. Ohè tanto tanto basso ciò che pensi e ciò chevuoi! Aumenta la mia vergogna a doverti confessare che…soffrirei sapendoti in carcere.

Ignazio (laguarda esitantequasi commossopoi fa le spallucce). Son coseche si dicono in tali momenti. Parlando d'altro; per la mia fuga ioho già disposto con un padrone di barcail quale peròparte appena dopodomani. Ma comprenderete che qualcun altro dovrebbeandare a trattare…

Carlo. Ciandrò io.

Ignazio. Stabene! Abbiamo qualche poco di tempo e dovreste approfittarne perdarmi da mangiare. Mi sento molto debole.







SCENA NONA

CatinaElenaFortunata e detti



Catina. Hovisto entrare in casa i carabinieri.

Ignazio. Ahiahi!

Elena. Sonoi carabinieri.

Ignazio. Abbiamointeso! Ad ogni modograzie per la premura.

Elena. Nonvengo soltanto per avvisarvi; vengo anche a salvarvi. Questa casa èsorvegliata: Io conosco un mezzo per farvi uscire da una casa quiaccanto.

Ignazio. Sentiamo.

Elena. Poteteentrarvi salendo sul tetto della casa qui a destra.

Ignazio (ironicamente).Se però Carla mi permette di approfittare di un vostroconsiglio. (Le due donne retrocedono spaventate a tantainsolenza.) Madunqueandiamo! (ad Elena.)

Elena (aCatina). Catinatu conosci quel passaggio in casa Doritti.Mostraglielo!

Ignazio. Ionon vi ho offesosignoraperché non volete rendermi voiquesto supremo servigio? (Le tende la mano.) Ebbenese nonvoletedatemi la mano in segno almenoche non l'avete con me!

Elena. Eccola!Siate felice!

Ignazio (laguarda fisso). Peccato! (Si volge a Carlo.) E voiCarlodatemi la mano in segno di perdono. Sapetenon volli farvi del male.Mi vedevo cadere e volli sostenermi. (Carlo dà la mano.Ignazio si volge.) EbbeneCarlache ne dici? È l'ultimavolta che ci vediamo. A te non chiedo perdono. Che cosa ti feci?Puerilità. Ed occorreva una sciocca gelosia per offenderti!Siamo uomini tutti e tu avevi torto di credermi fedele.

Carla. Hairagione. Ma fuggiIgnazioed io ti sarò riconoscente come semettessi in salvo anche me. Fuggi! Il tempo incalza!

Ignazio. AddioCarla! (La baciaquantunque ella dimostri ribrezzo.) AndiamoCatinae conducimi bene! Tu sei causa ch'io non ho potuto mangiarein pace. Addiotutti! (Via con Catina.)

Elena (aCarla). Carlaio non ho voluto mai offenderti!

Carla. Adessonon ne parliamo! Ch'egli si salvi ed io non porto rancore a nessuno.Ho perdonato a lui ch'è il piú colpevole! (Le dàla mano ch’Elena stringe.)

Elena. Grazie.







SCENADECIMA

Il maresciallodei carabinieri. Poi Marcopoi Catina e detti



Maresciallo. Ilsignor Ignazio Lonelli?

Carla (nellospavento). Ma se qui non c'è! Manca da casa da ierimattina!

Maresciallo (aCarlo). In base a questo mandato mi permetterete di perquisirequesta abitazione?

Carlo. Facciapuresignore.

Marco (entrando).Signor maresciallole annuncio che vidi mio nipote salire le scale…io dico che vuole fuggire per il tetto.

Maresciallo. Chiè suo nipote? (Carla sta per mancare.)

Marco. Ilmalfattore che lei cerca.

Maresciallo. Ahgrazie. (Esce.)

Elena. Pfui!Vergognatevi!

Carlo. Avetecommesso un'azione infame.

Marco. Lasciatemiin pace! Non commise Ignazio un'azione piú infame ancora?(Esce.)

Carlo. CoraggioCarlaforse riesce ancora a fuggire!

Carla. Ecome? Adesso sanno dove si trova.

Catina (entracorrendo.) Aiuto! aiuto! Il signor Ignazio è caduto daltetto!

Carla. Ah!(Cade svenuta).

Carlo. Come?Caduto dal tetto?

Catina. Sí.Io lo vidi tutto ad un tratto scivolarescivolaretrattenersi conle mani e i piedima inutilmente. Se ne andava come su ruote. Iogridava: Ma si tengama si tenga! Non serviva! Poi scomparve.

Elena. Carlaè svenuta.

Fortunata (cheguarda dalla finestra). Ma è làè là!Lo salveranno ancora! Si tiene ad una grondaia. Un carabiniere simostra già sul tetto! (Elena e Carlo accorrono allafinestra.) La grondaia cede! (Inorridita Elena fugge dallafinestra.)

Carlo. Èsalvo! è salvose si tiene! Il carabiniere è giunto adafferrare la grondaia. Oh! (Fugge anch'egli.)

Elena (fuoridi sé). È cadutoè caduto. Aiuto! Aiuto!(Gridando verso la stradadonde si sente un rumore confuso.)

Fortunata. Signorasignora! Forse è salvo! Chissà! Tante volte si èudito di cadute simili.

Marco (entra).Un bicchiere d'acqua! Dammi un bicchiere d'acqua! Quale spettacolo!

Fortunata. Èmorto?

Marco. Morto?Non soltanto. Per mettere in bara tutti quei pezzi occorreràla scopa.



CALA LA TELA