Al replicato invito delbevitor Marito tanto bevve Arianna ch'alla fin s'ammalò; enulla le giovò la Greca Panaceal'Egizia Manna. Perfiera febbre ardente giacea mestae dolente e senza trovarmai sonnoo quiete in eterno delirio la sconsolata si moriadi sete . Deliravae delirante Affannataed anelante sidolevae tra' lamenti garruletta sdegnosetta proruppealfine in cosìffatti accenti: damigelletroppo ingrate a servirmi destinate perché il bever minegate ? Su portate pel mio bevere tutte quante le gelate acqued'Arnoacque del Tevere; su portate al labbro asciutto ogniflutto che dal Niloe che dal Gange mormorando al mar sifrange . E se temeteche schiamazzi il medico colla solitasua burbera cera pe' rabbuffi schivar di quel malèdico portatemi dell'acqua di Nocera. Questaè buona alla febbre e al dolor colico guarisce larenellae il mal di petto fa diventare allegro ilmalinconico l'appigionasi appicca al cataletto ed in ozio fastar tutt'i becchini ma non bisogna berla a centellini ; equel che importail medico l'approva e in centomila casistravaganti ha fatto ancor di sue virtù laprova celebrandola più del vin di Chianti. Civuol altro alla mia sete che le frottole e i riboboli su supronte omai correte alle Najadi di Boboli . BellaNajade diletta se per sete io vengo meno porgi a me dalfresco seno l'onda purae l'onda schietta. Susu d'ederee di salici coronatemi la fronte voglio ber diquel bel fonte più di millee mille calici. Vo'tuffarmi in quell'argento ; vo' guizzar fin giù nel fondo perché resti affatto spento del mio sen l'ardorprofondo. Non è tantoardore a Stromboli quanto in seno io n'ho ristretto ; parmiproprio che nel petto faccia il cuor de' capitomboli . OSileno vecchierello se non vuoi gire a bisdosso metti ilbasto all'asinello e poi trotta a più nonposso. Trotta lassùdove tant'acqua spande sotto Fiesole antica il buon Vitelli colma un otro d'argento assai ben grande ben tronfiopettorutoe de' più belli. Vecchierellomio cortese se mi fai questo piacere ti vo' fare alle miespese più che mezzo cavaliere : va' pur via senza farmotto e ritorna ma di trotto . Unasete superbache regna tra le faucie nel mezzo delsen dispettosaadirosa si sdegna d'ogni indugioche fatto levien. Corri Nisaprendi unaconca di maiolica invetriata empilacolmala d'acqua cedrata ma non di quellach'il volgo si cionca : ma se vuoiNisafarti un grande onore togli di quellache d'odor sìpiena serbasi per la bocca del Signore che le contradedell'Etruria affrena questa è l'idolo mioe il miotesoro e questa è il mio ristoro; e mentre ch'io labevoe ch'io la ingozzo o per dir piùla masticoe laingollo fatti di conto io ne berrei un pozzo ma come un pozzovorrei lungo il collo ; e se si affronta che lesta e pronta indorata cantimplora tu non possa averla or ora corrio Nisae in un baleno cerca almeno di portar la Manna Iblea dellaTosca limonea e ancor essa tolta sia dalla gran bottiglieria del famoso Re Toscano ma con largae pienamano. Ah! tu Nisa non corrieneghittosa forse di me ti ridi e sbadatamelensaesonnacchiosa già per dormir t'assidi. Via via dal mioservizio vattene in precipizio che non ti voglio più; eper maggior disgrazia lungi dalla mia grazia io priego il Cielche tu possi aver per marito un Satiraccio sgherrovecchiosquarquoioe giocatore che sofistico in tuttoe senza amore conle pugna ti spolveri il mostaccio e per tuo vitto a ruminar tidia tozzi di pan muffatoe gelosia: e a consolarti in casa suavi stia una suocera furba al par d'un diavolo che sol perfrenesia cerchi mandarti a ingrassare il cavolo . Via via dalmio servizio vattene in precipizio bruttasegrennucciacciasalamistra dottoressa indiscretae spigolistra via via dalmio servizio vattene snamorata in precipizio. Fanciulletto vezzosettosu gli ardori del mio petto almen tu fa che vicada la rugiada congelata di sorbetto : oh come scricchiolatra i dentie sgretola; quindi dall'ugolagiù perl'esofago freschetta sdrucciola fin nello stomaco. E l'arse viscere con giusta tempera tuttecontempera quellache qual nevischia congelata su gli orlidelle tazze alzasi in monti e costante in se stessae benguardata del Sol più caldo sa schermir gliaffronti; quellache vagaamorosettae bella con nomegentilissimo espressivo fresca pappina il bottigliereappella. Oh se i medici inoggi un po' più esperti desser di queste pappe a i lormalati quegli spedaliche stan sempre aperti si potrebbontener sempre serrati; e quel povero vecchio di Caronte potriadormir talora un sonnellino nella sua barca in riva all'Acheronte. Ma i medici che mai nonfuron cuccioli e fanno con giudizio il lor mestiere non v'èpericol che nel dar da bere di queste pappe alcun di lor maisdruccioli: Anzi esclamando vanche entro lo stomaco sconcertanola buona concozione ; e di questa sì dotta opinione citanper grande Autore il vecchio Andromaco e mill'altri moderniepellegrini celebri Dottoronie sopraffini che si vantan difar di belle cose con le ricette lor misteriose. Che per litanti ingredientie tanti sì gentilisì nuoviesì galanti son veramente gravie maestose e quegliche le ingollanolo sanno e insino agli spezialiche lefanno riescono a suo tempo arcigustose. E quel che importapiùriescon utili perché se fosser veramenteinutili agli speziali ancor sarieno odiose per quei nomaccistrepitosie strani nomi da fare spiritare i cani quai sonose però gli saprò dire il LattovaroLitontripticone e 'l diatriontonpipereone . Matu vago fanciulletto tu non porgi del sorbetto la gelata almapappina per la sete mia meschina e i' non trovo alcunsollievo mentre chiacchieroe non bevo. Mal'ardente mia sete è troppo sconcia troppo aridarabbiosaed insaziabile. Ed or che ha vota affatto ogni bigoncia rendesi totalmente insopportabile. OhLieo Dioneo sposo amato Dionigi per ristoro di miabocca versa in chiocca Sidroe birra del Tamigi. Ma se labirrae 'l sidro non s'appaia colla nevee col gieldell'Appennino fia col cembalo gire in colombaia . Cantinettee cantimplore stieno in pronto a tutte l'ore conforbite bombolette chiusee strette tra le brine delle nevicristalline. Son le nevi il quinto elemento che compongono ilvero bevere: ben è folle chi spera ricevere senza nevinel bere un contento . Ma perla sete intanto dubito di non dar la volta al canto e pur diber mi vanto d'alosciae di candiero un colmo lago intero. Ahche s'io fossi Giove quando a Firenze piove fareiche fossealoscia d'Arno la bionda stroscia e che lassù da'Fiesolani monti con novella ed incognita delizia mandasserquelle fonti in gran dovizia ad irrigare il FiorentinPaese Nebbia di Scozia e Sillabub Inglese. Non mi sienocontese Bacco gentil consorte brame sì giuste ed almio mal dovute se vuoi la mia salute e non vuoi la miamorte. Già parmi sulle porte esser del mio morirees'io non ho chi da bever mi porte certo chemorirò. Vengan viavengan in chiocca per aita della vita per ristoro dellabocca fragolette moscadelle e ciliege visciolette chefann'acque rossee belle collo zucchero perfette; e diquest'acque con mia gran ventura or n'arrovescio giù perl'arsa strozza una piena tinozza che del morir sommerge ognipaura; ma la sete non giugne a sommergerla ; anzi la sete piùfiera suol crescere quanto più m'affatico adispergerla col non far altro ad ogni ora che mescere; e mesceracque smaccate dolcissime per centomila Giulebbiricchissime. Questi tanti dolciumi per ora io gli rifiuto; edarne il ben venuto piacemi a' freschi odorosetti agrumi mistiall'acqua schiettissima di fonte limpidissima. Ilvin puroed il vin pretto sia banditoed interdetto ; nomiorribili d'inferno sieno il Chiantied il Falerno. Maledettisien gli zipoli di quel vin di pian di Ripoli . Si fracassi ilcaratello del Trebbiandel Moscatello. si rimiri ad ognor conocchio bieco di Polisippo il Greco ; e quel di Sommach'èvieppiù tremendo vada a scorrere i lidi del neroacheronteo baratro orrendo; e seco vada quella rea Vernaccia chein mille mali i nostri corpi allaccia. Oh se aver orpotess'io all'ardente mio desio l'onda frescae l'ondaaltera della tanto celebrata Portughese Pimentera! Miparrebbe esser beata; ma se posso ora bramarla io non debbogià sperarla: voglio sìvo' che mi spanda per lefauci sitibonde tutte omai le sue bell'onde la SaneseFontebranda . Per Fontebranda io donerei quant'ave mosto ne'tini suoi Valdarnoe Chianti e quanti serra altresì vinie quanti il Riccardi gentil con aurea chiave. Cosìda me si spera di cacciar via l'infesta febbree con essa ilgran dolor di testa e quella sì molesta oppilazionche non per mio difetto ma per influsso d'un crudelpianeta steril mi rende al mio consorte in letto; onde ilfervido affetto ch'oggi per me lo premee lorincalza intiepidirsi in lui forse potrebbe; ed ei forseinfedele un dì vorrebbe lasciarmi in qualche solitariabalza Teseo novelloabbandonatae sola. Il mio pensier senvola per tutto quanto il die in queste frenesie perchépurtroppo a mio dispetto avvezza mi trovo alla stranezza dellainfedel d'Amore aspra fortuna che tanti inganni aduna contrale semplicette povere donzellette qual mi son io meschina inquesta piaggia alpina. Mazittaoimèche Baccooimè non senta ridir questafaccenda al dolente mio cuor tanto tremenda e per mia fieradoglia gne ne venga la voglia. Oimèoimè che ilgiusto mio timore verificato io provo. E doveoimèedoveoimèmi trovo in questa spiaggia setardenteedorrida sotto la zona torrida? Dove guardo mortal non v'èche allumi fontilaghipaludio rivio fiumi ma solfetido zolfoe pigro asfalto qui vomitan l'arene per darl'ultimo assalto alla seteche viene: se la mia nonottiene più proprio assaltoe presto ritorno adire che il cuore è lesto pel suo morire. Chemorireo non morire? Non mi sento d'aderire a' pensieri delmio cuore. Scappo via da questo ardore e con nuovameraviglia ne ritorno in gozzoviglia tra le fonti a Pratolino e ne ringrazio il fresco mio destino. Oh qui sìchel'acqua croscia e ti fa più d'una stroscia piùdi ventie più di cento che mi fanno il cuor contento