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AngeloPoliziano



STANZE

Cominciateper la giostra

del MagnificoGiuliano Piero dei Medici



LIBROPRIMO


1
Legloriose pompe e' fieri ludi
della città che 'l frenoallenta e stringe
a magnanimi Toschie i regni crudi
di quelladea che 'l terzo ciel dipinge
e i premi degni alli onoratistudi
la mente audace a celebrar mi spinge
sì che igran nomi e i fatti egregi e soli
fortuna o morte o tempo noninvoli.




2
O bello idio ch'al corper gli occhi inspiri
dolce disir d'amaro pensier pieno
epasciti di pianto e di sospiri
nudrisci l'alme d'un dolceveleno
gentil fai divenir ciò che tu miri
népuò star cosa vil drento al suo seno;
Amordel quale i'son sempre suggetto
porgi or la mano al mio bassointelletto.




3
Sostien tu elfascio ch'a me tanto pesa
reggi la linguaAmorreggi lamano;
tu principiotu fin dell'alta impresa
tuo fia l'onors'io già non prego invano;
di'signorcon che lacci da tepresa
fu l'alta mente del baron toscano
più giovenfiglio della etrusca Leda
che reti furno ordite a tantapreda.




4
E tuben nato Laursotto il cui velo
Fiorenza lieta in pace si riposa
néteme i venti o 'l minacciar del celo
o Giove irato in vista piùcrucciosa
accogli all'ombra del tuo santo stelo
la voce umiltremante e paurosa;
o causao fin di tutte le mie voglie
chesol vivon d'odor delle tuo foglie.




5
Dehsarà mai che con più alte note
se non contasti almio volar fortuna
lo spirto della membrache devote
ti fuorda' fati insin già dalla cuna
risuoni te dai Numidi aBoote
dagl'Indi al mar che 'l nostro celo imbruna
e posto ilnido in tuo felice ligno
di roco augel diventi un biancocigno?




6
Ma fin ch'all'altaimpresa tremo e bramo
e son tarpati i vanni al mio disio
loglorioso tuo fratel cantiamo
che di nuovo trofeo rende giulio
ilchiaro sangue e di secondo ramo:
convien ch'i' sudi in questapolver io.
Or muovi prima tu mie' versiAmore
ch'ad alto voloimpenni ogni vil core.




7
E se quasu la fama el ver rimbomba
che la figlia di Ledao sacroAchille
poi che 'l corpo lasciasti intro la tomba
t'accendaancor d'amorose faville
lascia tacere un po' tuo maggiortromba
ch'i' fo squillar per l'italiche ville
e tempra tu lacetra a nuovi carmi
mentr'io canto l'amor di Iulio el'armi.




8
Nel vago tempo di suaverde etate
spargendo ancor pel volto il primo fiore
néavendo il bel Iulio ancor provate
le dolce acerbe cure che dàAmore
viveasi lieto in pace e 'n libertate;
talor frenando ungentil corridore
che gloria fu de' ciciliani armenti
con essoa correr contendea co' venti:




9
oraa guisa saltar di leopardo
or destro fea rotarlo in brevegiro;
or fea ronzar per l'aere un lento dardo
dando sovente afere agro martiro.
Cotal viveasi il giovene gagliardo;
népensando al suo fato acerbo e diro
né certo ancor de' suo'futuri pianti
solea gabbarsi delli afflitti amanti.




10
Ahquante ninfe per lui sospirorno!
Ma fu sì altero sempre ilgiovinetto
che mai le ninfe amanti nol piegorno
mai potériscaldarsi il freddo petto.
Facea sovente pe' boschisoggiorno
inculto sempre e rigido in aspetto;
e 'l voltodifendea dal solar raggio
con ghirlanda di pino o verdefaggio.




11
Poiquando giànel ciel parean le stelle
tutto gioioso a sua magion tornava;
e'n compagnia delle nove sorelle
celesti versi con disio cantava
ed'antica virtù mille fiammelle
con gli alti carmi ne' pettidestava:
cosìchiamando amor lascivia umana
si godeacon le Muse o con Diana.




12
E setalor nel ceco labirinto
errar vedeva un miserello amante
didolor carcodi pietà dipinto
seguir della nemica sua lepiante
e dove Amor il cor li avessi avinto
lì pascerl'alma di dua luci sante
preso nelle amorose crudel gogne
sìl'assaliva con agre rampogne:




13
"Scuotimeschindel petto il ceco errore
ch'a te stessi te furaadaltrui porge;
non nudrir di lusinghe un van furore
che dipigra lascivia e d'ozio sorge.
Costui che 'l vulgo errante chiamaAmore
è dolce insania a chi più acuto scorge:
sìbel titol d'Amore ha dato il mondo
a una ceca pestea un malgiocondo.




14
Ah quanto èuom meschinche cangia voglia
per donnao mai per lei s'allegrao dole;
e qual per lei di libertà si spoglia
o crede asui sembiantia sue parole!
Ché sempre è piùleggier ch'al vento foglia
e mille volte el dì vuole edisvuole:
segue chi fuggea chi la vuol s'asconde
e vanne eviencome alla riva l'onde.




15
Giovanedonna sembra veramente
quasi sotto un bel mare acuto scoglio
over tra' fiori un giovincel serpente
uscito pur mo' fuor delvecchio scoglio.
Ah quanto è fra' più miseridolente
chi può soffrir di donna il fero orgoglio!
Chéquanto ha il volto più di biltà pieno
piùcela inganni nel fallace seno.




16
Conessi gli occhi giovenili invesca
Amorch'ogni pensier maschio vifura;
e quale un tratto ingoza la dolce esca
mai di sua proprialibertà non cura;
macome se pur Lete Amor vi mesca
tostoobliate vostra alta natura;
né poi viril pensiero in voigermoglia
sì del proprio valor costui vispoglia.




17
Quanto è piùdolcequanto è più securo
seguir le fere fugitivein caccia
fra boschi antichi fuor di fossa o muro
e spiar lorcovil per lunga traccia!
Veder la valle e 'l colle e l'aer piùpuro
l'erbe e' fiorl'acqua viva chiara e ghiaccia!
Udir liaugei svernarrimbombar l'onde
e dolce al vento mormorar lefronde!




18
Quanto giova a mirarpender da un'erta
le capree pascer questo e quel virgulto;
e'l montanaro all'ombra più conserta
destar la sua zampognae 'l verso inculto;
veder la terra di pomi coperta
ogni arborda' suoi frutti quasi occulto;
veder cozzar montonvacchemughiare
e le biade ondeggiar come fa il mare!




19
Ordelle pecorelle il rozo mastro
si vede alla sua torma aprir lasbarra;
poi quando muove lor con suo vincastro
dolce èa notar come a ciascuna garra.
Or si vede il villan domar colrastro
le dure zolleor maneggiar la marra;
or la contadinellascinta e scalza
star coll'oche a filar sotto una balza.




20
Incotal guisa già l'antiche genti
si crede esser godute alsecol d'oro;
né fatte ancor le madre eron dolenti
de'morti figli al marzial lavoro;
né si credeva ancor la vitaa' venti
né del giogo doleasi ancora il toro;
lor caseeron fronzute querce e grande
ch'avean nel tronco mèlne'rami ghiande.




21
Non era ancor lascelerata sete
del crudele oro entrata nel bel mondo;
viveansiin libertà le genti liete
e non solcato il campo erafecondo.
Fortuna invidiosa a lor quiete
ruppe ogni leggeepietà misse in fondo;
lussuria entrò ne' petti equel furore
che la meschina gente chiama amore".




22
Incotal guisa rimordea sovente
l'altero giovinetto e sacriamanti
come talor chi sé gioioso sente
non sa benporger fede alli altrui pianti;
ma qualche miserelloa cuil'ardente
fiamme struggeano i nervi tutti quanti
gridava alciel: "Giusto sdegno ti muova
Amorche costui creda almenper pruova".




23
Né fuCupido sordo al pio lamento
e 'ncominciò crudelmenteridendo:
"Dunque non sono idio? dunque è giàspento
mie foco con che il mondo tutto accendo?
Io pur feiGiove mughiar fra l'armento
io Febo drieto a Dafne girpiangendo
io trassi Pluto delle infernal segge:
e che nonubidisce alla mia legge?




24
Io focadere al tigre la sua rabbia
al leone il fer rughioal drago ilfischio;
e quale è uom di sì secura labbia
chefuggir possa il mio tenace vischio?
Orch'un superbo in sìvil pregio m'abbia
che di non esser dio vegna a gran rischio?
Orveggiàn se 'l meschin ch'Amor riprende
da due begli occhise stesso or difende".




25
Zefirogiàdi be' fioretti adorno
avea de' monti tolta ognipruina;
avea fatto al suo nido già ritorno
la stancarondinella peregrina;
risonava la selva intorno intorno
soavementeall'ôra mattutina
e la ingegnosa pecchia al primoalbore
giva predando ora uno or altro fiore.




26
L'arditoIulioal giorno ancora acerbo
allor ch'al tufo torna lacivetta
fatto frenare il corridor superbo
verso la selva consua gente eletta
prese el camminoe sotto buon riserbo
seguialde' fedel can la schiera stretta;
di ciò che fa mestieri acaccia adorni
con archi e lacci e spiedi e dardi ecorni.




27
Già circundataavea la lieta schiera
il folto boscoe già con graveorrore
del suo covil si destava ogni fera;
givan seguendo ebracchi il lungo odore;
ogni varco da lacci e can chiuso era
distormir d'abbaiar cresce il romore
di fischi e bussi tutto ilbosco suona
del rimbombar de' corni el cel rintruona.




28
Contal romorqualor più l'aer discorda
di Giove il focod'alta nube piomba;
con tal tumultoonde la genteassorda
dall'alte cataratte il Nil rimbomba;
con tale orrordel latin sangue ingorda
sonò Megera la tartareatromba.
Qual animal di stiza par si roda
qual serra al ventrela tremante coda.




29
Spargesitutta la bella compagna:
altri alle retialtri alla via piùstretta;
chi serba in coppia e canchi gli scompagna;
chi già'l suo ammettechi 'l richiama e alletta;
chi sprona el buondestrier per la campagna;
chi l'adirata fera armato aspetta;
chisi sta sovra un ramo a buon riguardo
chi in man lo spiede e chis'acconcia el dardo.




30
Giàle setole arriccia e arruota e denti
el porco entro 'l burron; giàd'una grotta
spunta giù 'l cavriuol; già e vecchiarmenti
de' cervi van pel pian fuggendo in frotta;
timorgl'inganni della volpe ha spenti;
le lepri al primo assalto vannoin rotta;
di sua tana stordita esce ogni belva;
l'astuto lupovie più si rinselva




31
erinselvato le sagace nare
del picciol bracco pur teme ilmeschino;
ma 'l cervio par del veltro paventare
de' lacci elporco o del fero mastino.
Vedesi lieto or qua or làvolare
fuor d'ogni schiera il gioven peregrino;
pel folto boscoel fer caval mette ale
e trista fa qual fera Iulioassale.




32
Quale el centaur perla nevosa selva
di Pelio o d'Elmo va feroce in caccia
dallelor tane predando ogni belva:
or l'orso uccideor al lionminaccia;
quanto è più ardita fera piùs'inselva
e 'l sangue a tutte drento al cor s'aghiaccia;
laselva trema e gli cede ogni pianta
gli arbori abbatte o sveglieo rami schianta.




33
Ah quanto amirar Iulio è fera cosa
romper la via dove più 'lbosco è folto
per trar di macchia la bestia crucciosa
converde ramo intorno al capo avolto
colla chioma arruffata epolverosa
e d'onesto sudor bagnato il volto!
Ivi consiglio asua fera vendetta
prese Amorche ben loco e tempoaspetta;




34
e con sua man di leveaier compuose
l'imagin d'una cervia altera e bella:
con altafrontecon corna ramose
candida tuttaleggiadretta e snella.
Ecome tra le fere paventose
al gioven cacciator s'offersequella
lieto spronò il destrier per lei seguire
pensandoin brieve darli agro martire.




35
Mapoi che 'nvan dal braccio el dardo scosse
del foder trasse fuorla fida spada
e con tanto furor il corsier mosse
che 'l boscofolto sembrava ampia strada.
La bella feracome stanca fosse
piùlenta tuttavia par che sen vada;
ma quando par che già lastringa o tocchi
picciol campo riprende avanti alliocchi.




36
Quanto più segueinvan la vana effigie
tanto più di seguirla invans'accende;
tuttavia preme sue stanche vestigie
sempre lagiungee pur mai non la prende:
qual fino al labro sta nelle ondestigie
Tantaloe 'l bel giardin vicin gli pende
ma qualorl'acqua o il pome vuol gustare
subito l'acqua e 'l pome viadispare.




37
Era già drietoalla sua desianza
gran tratta da' compagni allontanato
népur d'un passo ancor la preda avanza
e già tutto eldestrier sente affannato;
ma pur seguendo sua vanasperanza
pervenne in un fiorito e verde prato:
ivi sotto unvel candido li apparve
lieta una ninfae via la ferasparve.




38
La fera sparve viadalle suo ciglia
ma 'l gioven della fera ormai non cura;
anziristringe al corridor la briglia
e lo raffrena sovra allaverdura.
Ivi tutto ripien di maraviglia
pur della ninfa mira lafigura:
parli che dal bel viso e da' begli occhi
una nuovadolcezza al cor gli fiocchi.




39
Qualtigrea cui dalla pietrosa tana
ha tolto il cacciator li suoi carfigli;
rabbiosa il segue per la selva ircana
che tosto credeinsanguinar gli artigli;
poi resta d'uno specchio all'ombravana
all'ombra ch'e suoi nati par somigli;
e mentre di talvista s'innamora
la scioccael predator la viadivora.




40
Tosto Cupido entro a'begli occhi ascoso
al nervo adatta del suo stral la cocca
poitira quel col braccio poderoso
tal che raggiugne e l'una el'altra cocca;
la man sinistra con l'oro focoso
la destrapoppa colla corda tocca:
né pria per l'aer ronzando esce 'lquadrello
che Iulio drento al cor sentito ha quello.




41
Ahiqual divenne! ah come al giovinetto
corse il gran foco in tutte lemidolle!
che tremito gli scosse il cor nel petto!
d'unghiacciato sudor tutto era molle;
e fatto ghiotto del suo dolceaspetto
giammai li occhi da li occhi levar puolle;
ma tuttopreso dal vago splendore
non s'accorge el meschin che quivi èAmore.




42
Non s'accorge ch'Amorlì drento è armato
per sol turbar la suo lungaquiete;
non s'accorge a che nodo è già legato
nonconosce suo piaghe ancor segrete;
di piacerdi disir tutto èinvescato
e così il cacciator preso è alla rete.
Lebraccia fra sé loda e 'l viso e 'l crino
e 'n lei discerneun non so che divino.




43
Candidaè ellae candida la vesta
ma pur di rose e fior dipinta ed'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronteumilmente superba.
Rideli a torno tutta la foresta
e quantopuò suo cure disacerba;
nell'atto regalmente èmansueta
e pur col ciglio le tempeste acqueta.




44
Folgorongli occhi d'un dolce sereno
ove sue face tien Cupidoascose;
l'aier d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luceamorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno
dolce dipinto diligustri e rose;
ogni aura tace al suo parlar divino
e cantaogni augelletto in suo latino.




45
Conlei sen va Onestate umile e piana
che d'ogni chiuso cor volge lachiave;
con lei va Gentilezza in vista umana
e da lei imparail dolce andar soave.
Non può mirarli il viso almavillana
se pria di suo fallir doglia non have;
tanti cori Amorpiglia fere o ancide
quanto ella o dolce parla o dolceride.




46
Sembra Talia se in manprende la cetra
sembra Minerva se in man prende l'asta;
sel'arco ha in manoal fianco la faretra
giurar potrai che siaDiana casta.
Ira dal volto suo trista s'arretra
e pocoavantia leiSuperbia basta;
ogni dolce virtù l'è incompagnia
Biltà la mostra a dito eLeggiadria.




47
Ell'era assisasovra la verdura
allegrae ghirlandetta avea contesta
diquanti fior creassi mai natura
de' quai tutta dipinta era suavesta.
E come prima al gioven puose cura
alquanto paurosa alzòla testa;
poi colla bianca man ripreso il lembo
levossi in piècon di fior pieno un grembo.




48
Giàs'inviavaper quindi partire
la ninfa sovra l'erbalentalenta
lasciando il giovinetto in gran martire
che fuor di leinull'altro omai talenta.
Ma non possendo el miser ciòsoffrire
con qualche priego d'arrestarla tenta;
per chetuttotremando e tutto ardendo
così umilmente incominciòdicendo:




49
"O qual che tuti siavergin sovrana
o ninfa o deama dea m'assembri certo;
sedeaforse se' tu la mia Diana;
se pur mortalchi tu sia fammicerto
ché tua sembianza è fuor di guisa umana;
néso già io qual sia tanto mio merto
qual dal cel graziaqual sì amica stella
ch'io degno sia veder cosa sìbella".




50
Volta la ninfa alsuon delle parole
lampeggiò d'un sì dolce e vagoriso
che i monti avre' fatto irrestare il sole:
chében parve s'aprissi un paradiso.
Poi formò voce fra perle eviole
tal ch'un marmo per mezzo avre' diviso;
soavesaggia edi dolceza piena
da innamorar non ch'altri una Sirena:




51
"Ionon son qual tua mente invano auguria
non d'altar degnanon dipura vittima;
ma là sovra Arno innella vostra Etruria
stosoggiogata alla teda legittima;
mia natal patria è nellaaspra Liguria
sovra una costa alla riva marittima
ove fuorde' gran massi indarno gemere
si sente il fer Nettunno e iratofremere.




52
Sovente in questoloco mi diporto
qui vegno a soggiornar tutta soletta;
questo ède' mia pensieri un dolce porto
qui l'erba e' fiorqui il frescoaier m'alletta;
quinci il tornare a mia magione èaccorto
qui lieta mi dimoro Simonetta
all'ombrea qualchechiara e fresca linfa
e spesso in compagnia d'alcunaninfa.




53
Io soglio pur nelliociosi tempi
quando nostra fatica s'interrompe
venire a'sacri altar ne' vostri tempî
fra l'altre donne con l'usatepompe;
ma perch'io in tutto el gran desir t'adempi
e 'l dubiotolga che tuo mente rompe
meraviglia di mie bellezze tenere
nonprender giàch'io nacqui in grembo a Venere.




54
Orpoi che 'l sol sue rote in basso cala
e da questi arbor cademaggior l'ombra
già cede al grillo la stanca cicala
già'l rozo zappator del campo sgombra
e già dell'alte villeil fumo essala
la villanella all'uom suo el desco ingombra;
omairiprenderò mia via più accorta
e tu lieto ritornaalla tua scorta".




55
Poi conocchi più lieti e più ridenti
tal che 'l ciel tuttoasserenò d'intorno
mosse sovra l'erbetta e passi lenti
conatto d'amorosa grazia adorno.
Feciono e boschi allor dolcilamenti
e gli augelletti a pianger cominciorno;
ma l'erba verdesotto i dolci passi
biancagiallavermiglia e azurrafassi.




56
Che de' far Iulio?Ahimèch'e' pur desidera
seguir sua stella e pur temenzail tiene:
sta come un forsennatoe 'l cor gli assidera
e glis'aghiaccia el sangue entro le vene;
sta come un marmo fissoepur considera
lei che sen va né pensa di sue pene
frasé lodando il dolce andar celeste
e 'l ventilardell'angelica veste.




57
E' parche 'l cor del petto se li schianti
e che del corpo l'alma via sifugga
e ch'a guisa di brinaal sol davanti
in pianto tuttosi consumi e strugga.
Già si sente esser un degli altriamanti
e pargli ch'ogni vena Amor li sugga;
or teme diseguirlaor pure agogna
qui 'l tira Amorquinci il ritraevergogna.




58
"U' sono orIuliole sentenzie gravi
le parole magnifiche e' precetti
conche i miseri amanti molestavi?
Perché pur di cacciar non tidiletti?
Or ecco ch'una donna ha in man le chiavi
d'ogni tuavogliae tutti in sé ristretti
tienmiserelloi tuoidolci pensieri;
vedi chi tu se' orchi pur dianzieri.




59
Dianzi eri d'una feracacciatore
più bella fera or t'ha ne' lacciinvolto;
dianzi eri tuoor se' fatto d'Amore
sei or legatoedianzi eri disciolto.
Dov'è tuo libertàdov'è'l tuo core?
Amore e una donna te l'ha tolto.
Ahicome poco asé creder uom degge!
ch'a virtute e fortuna Amor ponlegge".




60
La notte che lecose ci nasconde
tornava ombrata di stellato ammanto
el'usignuol sotto l'amate fronde
cantando ripetea l'anticopianto
ma sola a' sua lamenti Ecco risponde
ch'ogni altroaugel quetato avea già 'l canto;
dalla chimmeria valleuscian le torme
de' Sogni negri con diverse forme.




61
Egioven che restati nel bosco erono
vedendo il cel già lesue stelle accendere
sentito il segnoal cacciar posaferono;
ciascun s'affretta a lacci e reti stendere
poi collapreda in un sentier si schierono:
ivi s'attende sol parole avendere
ivi menzogne a vil pregio si mercono;
poi tutti delbel Iulio fra sé cercono.




62
Manon veggendo il car compagno intorno
ghiacciossi ognun di subitapaura
che qualche cruda fera il suo ritorno
non li 'mpedisca oaltra ria sciagura.
Chi mostra fuochichi squilla el suocorno
chi forte il chiama per la selva oscura
le lunghe vociripercosse abondono
e "Iulio Iulio" le vallirispondono.




63
Ciascun si sta perla paura incerto
gelato tuttose non ch'ei pur chiama;
veggionoil cel di tenebre coperto
né san dove cercarbench'ognunbrama.
Pur "Iulio Iulio" suona il gran diserto;
nonsa che farsi omai la gente grama.
Ma poi che molta notte indarnospesono
dolenti per tornarsi il cammin presono.




64
Chetisen vanno e pure alcun col vero
la dubia speme alquantoriconforta
ch'el sia rèdito per altro sentiero
al locoove s'invia la loro scorta.
Ne' petti ondeggia or questo or quelpensiero
che fra paura e speme il cor traporta:
cosìraggioche specchio mobil ferza
per la gran sala or qua or làsi scherza.




65
Ma 'l giovencheprovato avea già l'arco
ch'ogni altra cura sgombra fuor delpetto
d'altre speme e paure e pensier carco
era arrivato allamagion soletto.
Ivi pensando al suo novello incarco
stava inforti pensier tutto ristretto
quando la compagnia piena didoglia
tutta pensosa entrò dentro alla soglia.




66
Iviciascun più da vergogna involto
per li alti gradi sen valento lento:
quali i pastori a cui il fer lupo ha tolto
il piùbel toro del cornuto armento
tornonsi a lor signor con bassovolto
né s'ardiscon d'entrar all'uscio drento;
stansospirosi e di dolor confusi
e ciascun pensa pur come séscusi.




67
Ma tosto ognuno allegroalzò le ciglia
veggendo salvo lì sì caropegno:
tal si fe'poi che la sua dolce figlia
ritrovòCeres giù nel morto regno.
Tutta festeggia la lietafamiglia
con essie Iulio di gioir fa segno
e quanto el puònel cor preme sua pena
e il volto di letizia rasserena.




68
Mafatta Amor la sua bella vendetta
mossesi lieto pel negro aere avolo
e ginne al regno di sua madre in fretta
ov'è de'picciol suoi fratei lo stuolo:
al regno ov'ogni Grazia sidiletta
ove Biltà di fiori al crin fa brolo
ove tuttolascivodrieto a Flora
Zefiro vola e la verde erbainfiora.




69
Or canta meco un po'del dolce regno
Erato bellache 'l nome hai d'amore;
tu solabenché castapuoi nel regno
secura entrar di Venere ed'Amore;
tu de' versi amorosi hai sola il regno
teco sovente acantar viensi Amore;
eposta giù dagli omer lafaretra
tenta le corde di tua bella cetra.




70
VagheggiaCipri un dilettoso monte
che del gran Nilo e sette corni vede
e'l primo rosseggiar dell'orizonte
ove poggiar non lice al mortalpiede.
Nel giogo un verde colle alza la fronte
sotto essoaprico un lieto pratel siede
u' scherzando tra' fior lasciveaurette
fan dolcemente tremolar l'erbette.




71
Coronaun muro d'or l'estreme sponde
con valle ombrosa di schiettiarbuscelli
ove in su' rami fra novelle fronde
cantano i loroamor soavi augelli.
Sentesi un grato mormorio dell'onde
chefan duo freschi e lucidi ruscelli
versando dolce con amarliquore
ove arma l'oro de' suoi strali Amore.




72
Némai le chiome del giardino eterno
tenera brina o fresca neveimbianca;
ivi non osa entrar ghiacciato verno
non vento ol'erbe o li arbuscelli stanca;
ivi non volgon gli anni il lorquaderno
ma lieta Primavera mai non manca
ch'e suoi crinbiondi e crespi all'aura spiega
e mille fiori in ghirlandettalega.




73
Lungo le rive e frati diCupido
che solo uson ferir la plebe ignota
con alte voci efanciullesco grido
aguzzon lor saette ad una cota.
Piacere eInsidiaposati in sul lido
volgono il perno alla sanguignarota
e 'l fallace Sperar col van Disio
spargon nel sassol'acqua del bel rio.




74
DolcePaura e timido Diletto
dolce Ire e dolce Pace insieme vanno;
leLacrime si lavon tutto il petto
e 'l fiumicello amaro crescerfanno;
Pallore smorto e paventoso Affetto
con Magreza si duolee con Affanno;
vigil Sospetto ogni sentiero spia
Letizia ballain mezo della via.




75
Voluttàcon Belleza si gavazza
va fuggendo il Contento e siedeAngoscia
el ceco Errore or qua or là svolazza
percuotesiil Furor con man la coscia;
la Penitenzia misera stramazza
chedel passato error s'è accorta poscia
nel sangue Crudeltàlieta si ficca
e la Desperazion se stessa impicca.




76
TacitoInganno e simulato Riso
con Cenni astuti messaggier de' cori
efissi Sguardicon pietoso viso
tendon lacciuoli a Gioventùtra' fiori.
Stassicol volto in sulla palma assiso
el Piantoin compagnia de' suo' Dolori;
e quinci e quindi vola sanzamodo
Licenzia non ristretta in alcun nodo.




77
Contal milizia e tuoi figli accompagna
Venere bellamadre delliAmori.
Zefiro il prato di rugiada bagna
spargendolo di millevaghi odori:
ovunque volaveste la campagna
di rosegigliviolette e fiori;
l'erba di sue belleze ha maraviglia:
biancacilestrapallida e vermiglia.




78
Tremala mammoletta verginella
con occhi bassionesta e vergognosa;
mavie più lietapiù ridente e bella
ardisce aprireil seno al sol la rosa:
questa di verde gemma s'incappella
quellasi mostra allo sportel vezosa
l'altrache 'n dolce foco ardeapur ora
languida cade e 'l bel pratello infiora.




79
L'albanutrica d'amoroso nembo
giallesanguigne e candideviole;
descritto ha 'l suo dolor Iacinto in grembo
Narcisso alrio si specchia come suole;
in bianca vesta con purpureo lembo
sigira Clizia palidetta al sole;
Adon rinfresca a Venere il suopianto
tre lingue mostra Crocoe ride Acanto.




80
Mairivestì di tante gemme l'erba
la novella stagion che 'lmondo aviva.
Sovresso il verde colle alza superba
l'ombrosachioma u' el sol mai non arriva;
e sotto vel di spessi ramiserba
fresca e gelata una fontana viva
con sì puratranquilla e chiara vena
che gli occhi non offesi al fondomena.




81
L'acqua da viva pomicezampilla
che con suo arco il bel monte sospende;
eperfiorito solco indi tranquilla
pingendo ogni sua ormaal fontescende:
dalle cui labra un grato umor distilla
che 'l premiodi lor ombre alli arbor rende;
ciascun si pasce a mensa nonavara
e par che l'un dell'altro cresca a gara.




82
Crescel'abeto schietto e sanza nocchi
da spander l'ale a Borea in mezol'onde;
l'elce che par di mèl tutta trabocchi
e 'l laurche tanto fa bramar suo fronde;
bagna Cipresso ancor pel cerviogli occhi
con chiome or aspree già distese e bionde;
mal'alberche già tanto ad Ercol piacque
col platan sitrastulla intorno all'acque.




83
Surgerobusto el cerroet alto el faggio
nodoso el cornioe 'l salcioumido e lento;
l'olmo fronzutoe 'l frassin pur selvaggio;
elpino alletta con suoi fischi il vento.
L'avorniol tesseghirlandette al maggio
ma l'acer d'un color non ècontento;
la lenta palma serba pregio a' forti
l'ellera vacarpon co' piè distorti.




84
Mostronsiadorne le vite novelle
d'abiti varie e con diversa faccia:
questagonfiando fa crepar la pelle
questa racquista le già persebraccia;
quella tessendo vaghe e liete ombrelle
pur conpampinee fronde Apollo scaccia;
quella ancor monca piange a capochino
spargendo or acqua per versar poi vino.




85
Elchiuso e crespo bosso al vento ondeggia
e fa la piaggia diverdura adorna;
el mirtoche sua dea sempre vagheggia
dibianchi fiori e verdi capelli orna.
Ivi ogni fera per amorvaneggia
l'un ver l'altro i montoni armon le corna
l'unl'altro cozzal'un l'altro martella
davanti all'amorosapecorella.




86
E mughiantigiovenchi a piè del colle
fan vie più cruda edispietata guerra
col collo e il petto insanguinato emolle
spargendo al ciel co' piè l'erbosa terra.
Pien disanguigna schiuma el cinghial bolle
le larghe zanne arruota e ilgrifo serra
e rugghia e raspa eper più armar sueforze
frega il calloso cuoio a dure scorze.




87
Pruovonlor punga e daini paurosi
e per l'amata druda arditi fansi;
macon pelle vergataaspri e rabbiosi
e tigri infuriati a ferirvansi;
sbatton le code e con occhi focosi
ruggendo i fier leondi petto dansi;
zufola e soffia il serpe per la biscia
mentreella con tre lingue al sol si liscia.




88
Elcervio appresso alla Massilia fera
co' piè levati la suasposa abbraccia;
fra l'erbe ove più ride primavera
l'unconiglio coll'altro s'accovaccia;
le semplicette lepri vanno aschiera
de' can securead amorosa traccia:
sì l'odioantico e 'l natural timore
ne' petti ammorzaquando vuoleAmore.




89
E muti pesci in frottavan notando
dentro al vivente e tenero cristallo
e spessointorno al fonte roteando
guidon felice e dilettoso ballo;
talvolta sovra l'acquaun po' guizzando
mentre l'un l'altro segueescono a gallo:
ogni loro atto sembra festa e gioco
néspengon le fredde acque il dolce foco.




90
Liaugelletti dipinti intra le foglie
fanno l'aere addolcir con nuoverime
e fra più voci un'armonia s'accoglie
di sìbeate note e sì sublime
che mente involta in queste umanespoglie
non potria sormontare alle sue cime;
e dove Amor gliscorge pel boschetto
salton di ramo in ramo a lordiletto.




91
Al canto della selvaEcco rimbomba
ma sotto l'ombra che ogni ramo annoda
lapasseretta gracchia e a torno romba;
spiega il pavon la suagemmata coda
bacia el suo dolce sposo la colomba
e bianchicigni fan sonar la proda;
e presso alla sua vaga tortorella
ilpappagallo squittisce e favella.




92
QuiviCupido e' suoi pennuti frati
lassi già di ferir uomini edei
prendon diportoe colli strali aurati
fan sentire allefere i crudi omei;
la dea Ciprigna fra' suoi dolci nati
spessosen vienee Pasitea con lei
quetando in lieve sonno gli occhibelli
fra l'erbe e' fiori e' gioveni arbuscelli.




93
Muovedal collemansueta e dolce
la schiena del bel montee sovra icrini
d'oro e di gemme un gran palazo folce
sudato giànei cicilian camini.
Le tre Oreche 'n cima son bobolce
pascond'ambrosia i fior sacri e divini:
né prima dal suo gambo unse ne coglie
ch'un altro al ciel più lieto apre lefoglie.




94
Raggia davantiall'uscio una gran pianta
che fronde ha di smeraldo e pomid'oro:
e pomi ch'arrestar fenno Atalanta
ch'ad Ippomene diennoil verde alloro.
Sempre sovresso Filomela canta
sempresottesso è delle Ninfe un coro;
spesso Imeneo col suon disua zampogna
tempra lor danzee pur le noze agogna.




95
Laregia casa il sereno aier fende
fiammeggiante di gemme e di finooro
che chiaro giorno a meza notte accende;
ma vinta èla materia dal lavoro.
Sovra a colonne adamantine pende
unpalco di smeraldoin cui già fuoro
aneli e stanchidrentoa Mongibello
Sterope e Bronte et ogni lor martello.




96
Lemura a torno d'artificio miro
forma un soave e lucidoberillo;
passa pel dolce oriental zaffiro
nell'ampio albergo eldì puro e tranquillo;
ma il tetto d'oroin cui l'estremogiro
si chiudecontro a Febo apre il vessillo;
per variepietre il pavimento ameno
di mirabil pittura adorna ilseno.




97
Mille e mille colorformon le porte
di gemme e di sì vivi intagli chiare
chetutte altre opre sarian roze e morte
da far di sé naturavergognare:
nell'una è insculta la 'nfelice sorte
delvecchio Celioe in vista irato pare
suo figlioe colla falceadunca sembra
tagliar del padre le feconde membra.




98
Ivila Terra con distesi ammanti
par ch'ogni goccia di quel sangueaccoglia
onde nate le Furie e' fier Giganti
di sparger sanguein vista mostron voglia;
d'un seme stesso in diversisembianti
paion le Ninfe uscite sanza spoglia
pur come snellecacciatrice in selva
gir saettando or una or altrabelva.




99
Nel tempestoso Egeo ingrembo a Teti
si vede il frusto genitale accolto
sotto diversovolger di pianeti
errar per l'onde in bianca schiuma avolto;
edrento nata in atti vaghi e lieti
una donzella non con umanvolto
da zefiri lascivi spinta a proda
gir sovra un nicchioe par che 'l cel ne goda.




100
Verala schiuma e vero il mar diresti
e vero il nicchio e ver soffiardi venti;
la dea negli occhi folgorar vedresti
e 'l celriderli a torno e gli elementi;
l'Ore premer l'arena in bianchevesti
l'aura incresparle e crin distesi e lenti;
non unanondiversa esser lor faccia
come par ch'a sorelle benconfaccia.




101
Giurar potrestiche dell'onde uscissi
la dea premendo colla destra ilcrino
coll'altra il dolce pome ricoprissi;
estampata dal pièsacro e divino
d'erbe e di fior l'arena si vestissi;
poiconsembiante lieto e peregrino
dalle tre ninfe in grembo fussiaccolta
e di stellato vestimento involta.




102
Questacon ambe man le tien sospesa
sopra l'umide trezze unaghirlanda
d'oro e di gemme orientali accesa
questa una perlaalli orecchi accomanda;
l'altra al bel petto e' bianchi omeriintesa
par che ricchi monili intorno spanda
de' quai soliencerchiar lor proprie gole
quando nel ciel guidavon lecarole.




103
Indi paion levateinver le spere
seder sovra una nuvola d'argento:
l'aiertremante ti parria vedere
nel duro sassoe tutto il celcontento;
tutti li dei di sua biltà godere
e del feliceletto aver talento:
ciascun sembrar nel volto meraviglia
confronte crespa e rilevate ciglia.




104
Nelloestremose stesso el divin fabro
formò felice di sìdolce palma
ancor dalla fucina irsuto e scabro
quasi obliandoper lei ogni salma
con desire aggiugnendo labro a labro
cometutta d'amor gli ardessi l'alma:
e par vie maggior fuoco acceso inello
che quel ch'avea lasciato in Mongibello.




105
Nell'altrain un formoso e bianco tauro
si vede Giove per amorconverso
portarne il dolce suo ricco tesauro
e lei volgere ilviso al lito perso
in atto paventosa; e i bei crin d'auro
scherzonnel petto per lo vento avverso;
la vesta ondeggiae indrieto faritorno
l'una man tiene al dorsoe l'altra al corno.




106
Le'gnude piante a sé ristrette accoglie
quasi temendo il marche lei non bagne:
tale atteggiata di paura e doglie
par chiamiinvan le dolci sue compagne;
le qual rimase tra fioretti efoglie
dolenti Europa ciascheduna piagne.
"Europa"suona il lito"Europariedi"
e 'l tor nuota e talorli bacia e piedi.




107
Or si faGiove un cigno or pioggia d'oro
or di serpente or d'un pastor fafede
per fornir l'amoroso suo lavoro;
or transformarsi inaquila si vede
come Amor vuolee nel celeste coro
portarsospeso il suo bel Ganimede
qual di cipresso ha il biondo capoavinto
ignudo tutto e sol d'ellera cinto.




108
FassiNettunno un lanoso montone
fassi un torvo giovenco peramore;
fassi un cavallo il padre di Chirone
diventa Febo inTessaglia un pastore:
e 'n picciola capanna si ripone
coluich'a tutto il mondo dà splendore
né li giova asanar sue piaghe acerbe
perch'e' conosca la virtùdell'erbe.




109
Poi segue Dafnee'n sembianza si lagna
come dicessi: "O ninfanon tengire
ferma il pièninfasovra la campagna
ch'io nonti seguo per farti morire;
così cerva lioncosìlupo agna
ciascuna il suo nemico suol fuggire:
me perchéfuggio donna del mio core
cui di seguirti è sol cagioneamore?"




110
Dall'altra partela bella Arianna
colle sorde acque di Teseo si duole
edell'aura e del sonno che la 'nganna;
di paura tremandocomesuole
per picciol ventolin palustre canna
pare in atto averprese tai parole:
"Ogni fera di te meno ècrudele
ognun di te più mi saria fedele".




111
Viensovra un carrod'ellera e di pampino
coverto Baccoil qual duotigri guidono
e con lui par che l'alta arena stampino
Satiri eBacchee con voci alte gridono:
quel si vede ondeggiarquei parche 'nciampino
quel con un cembol beequelli altri ridono;
qualfa d'un corno e qual delle man ciotola
quale ha preso una ninfa equal si ruotola.




112
Sovra l'asinSilendi ber sempre avido
con vene grosse nere e di mostoumide
marcido sembra sonnacchioso e gravido
le luci ha di vinrosse infiate e fumide;
l'ardite ninfe l'asinel suo pavido
pungoncol tirsoe lui con le man tumide
a' crin s'appiglia; e mentre sìl'aizono
casca nel colloe' satiri lo rizono.




113
Quasiin un tratto vista amata e tolta
dal fero PlutoProserpinapare
sovra un gran carroe la sua chioma sciolta
a' zefiriamorosi ventilare;
la bianca vesta in un bel grembo accolta
sembrai colti fioretti giù versare:
lei si percuote il pettoe'n vista piagne
or la madre chiamando or lecompagne.




114
Posa giù delleone il fero spoglio
Ercolee veste di femminea gonna
coluiche 'l mondo da greve cordoglio
avea scampatoet or serve unadonna;
e può soffrir d'Amor l'indegno orgoglio
chi colliomer già fece al ciel colonna;
e quella man con che era atenere uso
la clava ponderosaor torce un fuso.




115
Gliomer setosi a Polifemo ingombrano
l'orribil chiome e nel granpetto cascono
e fresche ghiande l'aspre tempieadombrano:
d'intorno a lui le sue pecore pascono
né acostui dal cor già mai disgombrano
le dolce acerbe cur ched'amor nascono
anzitutto di pianto e dolor macero
siede inun freddo sasso a piè d'un acero.




116
Dall'unoall'altro orecchio un arco face
il ciglio irsuto lungo ben seispanne;
largo sotto la fronte il naso giace
paion di schiumabiancheggiar le zanne;
tra' piedi ha 'l canee sotto il bracciotace
una zampogna ben di cento canne:
lui guata il mar cheondeggiae alpestre note
par cantie muova le lanosegote




117
e dica ch'ella èbianca più che il latte
ma più superba assai ch'unavitella
e che molte ghirlande gli ha già fatte
eserbali una cervia molto bella
un orsacchin che già colcan combatte;
e che per lei si macera e sfragella
e che hagran voglia di saper notare
per andare a trovarla insin nelmare.




118
Duo formosi delfini uncarro tirono:
sovresso è Galatea che 'l fren corregge
equei notando parimente spirono;
ruotasi attorno più lascivagregge:
qual le salse onde sputae quai s'aggirono
qual parche per amor giuochi e vanegge;
la bella ninfa colle suore fide
disì rozo cantor vezzosa ride.




119
Intornoal bel lavor serpeggia acanto
di rose e mirti e lieti fiorcontesto;
con varii augei sì fattiche il lor canto
pareudir nelli orecchi manifesto:
né d'altro si pregiòVulcan mai tanto
né 'l vero stesso ha più del verche questo;
e quanto l'arte intra sé non comprende
lamente imaginando chiaro intende.




120
Questoè 'l loco che tanto a Vener piacque
a Vener bellaallamadre d'Amore;
qui l'arcier frodolente prima nacque
che spessofa cangiar voglia e colore
quel che soggioga il cella terra el'acque
che tende alli occhi retie prende il core
dolce insembiantiin atti acerbo e fello
giovene nudofaretratoaugello.




121
Or poi che ad aletese ivi pervenne
forte le scossee giù calassi apiombo
tutto serrato nelle sacre penne
come a suo nido falieto colombo:
l'aier ferzato assai stagion ritenne
dellapennuta striscia il forte rombo:
ivi racquete le triunfanteale
superbamente inver la madre sale.




122
Trovollaassisa in letto fuor del lembo
pur mo' di Marte sciolta dallebraccia
il qual roverso li giacea nel grembo
pascendo gliocchi pur della sua faccia:
di rose sovra a lor pioveva unnembo
per rinnovarli all'amorosa traccia;
ma Vener dava a luicon voglie pronte
mille baci negli occhi e nellafronte.




123
Sovra e d'intorno ipiccioletti Amori
scherzavon nudi or qua or là volando:
equal con ali di mille colori
giva le sparte rose ventilando
qualla faretra empiea de' freschi fiori
poi sovra il letto la veniaversando
qual la cadente nuvola rompea
fermo in su l'aleepoi giù la scotea.




124
Comeavea delle penne dato un crollo
così l'erranti rose eronriprese:
nessun del vaneggiar era satollo;
quando apparveCupido ad ale tese
ansando tuttoe di sua madre alcollo
gittossie pur co' vanni el cor li accese
allegro invistae sì lasso ch'a pena
potea benper parlarriprender lena.




125
"Ondevienfiglioo qual n'apporti nuove?"
Vener li dissee lobaciò nel volto:
"Onde esto tuo sudor? qual fatte haipruove?
qual dioqual uomo hai ne' tuo' lacci involto?
Fai tudi nuovo in Tiro mughiar Giove?
o Saturno ringhiar per Peliofolto?
Che che ciò sianon umil cosa parmi
o figlioosola mia potenzia et armi".




LIBROSECONDO




1
Eron giàtutti alla risposta intenti
e pargoletti intorno all'aureoletto
quando Cupido con occhi ridenti
tutto protervo nellascivo aspetto
si strinse a Martee colli strali ardenti
dellafaretra gli ripunse il petto
e colle labra tinte diveleno
baciolloe 'l fuoco suo gli misse in seno.




2
Poirispose alla madre: "E' non è vana
la cagion che sìlieto a te mi guida:
ch'i' ho tolto dal coro di Diana
el primoconduttorla prima guida
colui di cui gioir vedi Toscana
dicui già insino al ciel la fama grida
insino agl'Indiinsino al vecchio Mauro:
Iuliominor fratel del nostroLauro.




3
L'antica gloria e 'lcelebrato onore
chi non sa della Medica famiglia
e del granCosmoitalico splendore
di cui la patria sua si chiamòfiglia?
E quanto Petro al paterno valore
n'aggiunse pregioecon qual maraviglia
dal corpo di sua patria rimosse abbia
lescelerate manla crudel rabbia?




4
Diquesto e della nobile Lucrezia
nacquene Iulioe pria ne nacqueLauro:
Lauro che ancor della bella Lucrezia
ardee lei duraancor si mostra a Lauro
rigida più che a Roma giàLucrezia
o in Tessaglia colei che è fatta un lauro;
némai degnò mostrar di Lauro agli occhi
se non tutta superbae suo' begli occhi.




5
Non priegonon lamento al meschin vale
ch'ella sta fissa come torre alvento
perch'io lei punsi col piombato strale
e col doratoluidi che or mi pento;
ma tanto scoteròmadrequesteale
che 'l foco accenderolli al petto drento:
richiede ormaida noi qualche restauro
la lunga fedeltà del francoLauro




6
che tutt'or parmi purveder pel campo
armato luiarmato el corridore
come un ferdrago gir menando vampo
abatter questo e quello a granfurore
l'armi lucenti sue sparger un lampo
che tremar faccinl'aier di splendore;
poifatto di virtute a tuttiessemplo
riportarne il trionfo al nostro templo.




7
Eche lamenti già le Muse ferno
e quanto Apollo s'ègià meco dolto
ch'i' tenga il lor poeta in tantoscherno!
et io con che pietà suo' versi ascolto!
ch'i'l'ho già visto al più rigido verno
pien di pruina ecrinle spalle e 'l volto
dolersi colle stelle e colla luna
dileidi noidi suo crudel fortuna.




8
Pertutto el mondo ha nostre laude sparte
mai d'altro mai se nond'amor ragiona;
e potea dir le tue faticheo Marte
le trombee l'armee 'l furor di Bellona;
ma volle sol di noi vergar lecarte
e di quella gentil ch'a dir lo sprona:
ond'io lei faròpiamadreal suo amante
ch'i' pur son tuonon natod'adamante.




9
I' non son nato diruvida scorza
ma di temadre bellae son tuo figlio;
nécrudele esser deggioe lui mi sforza
a riguardarlo con pietosociglio.
Assai provato ha l'amorosa forza
assai giaciuto èsotto 'l nostro artiglio;
giust'è ch'e' faccia ormai co'sospir triegua
e del suo buon servir premio consegua.




10
Ma'l bel Iulio ch'a noi stato è ribello
e sol di Delia haseguito el trionfo
or drieto all'orme del suo buon fratello
viencatenato innanzi al mio trionfo;
né mosterrò giàmai pietate ad ello
finché ne porterà nuovotrionfo:
ch'i' gli ho nel cor diritta una saetta
dagli occhidella bella Simonetta.




11
E saiquant'è nel petto e nelle braccia
quanto sopra 'ldestriero è poderoso:
pur mo' lo vidi sì feroce incaccia
che parea il bosco di lui paventoso;
tutta aspreggiataavea la bella faccia
tutto adiratotutto era focoso.
Talvid'io te là sovra el Termodonte
cavalcarMartee non conesta fronte.




12
Questa èmadre gentilla mia vittoria;
quinci è 'l mio travagliarquinci è 'l sudore;
così va sovra al cel la nostragloria
el nostro pregioel nostro antico onore;
cosìmai scancellata la memoria
fia di temadree del tuo figlioAmore;
così canteran sempre e versi e cetre
li strallefiammegli archi e le faretre".




13
Fattaella allor più gaia nel sembiante
balenò intornouno splendor vermiglio
da fare un sasso divenire amante
nonpur teMarte; e tale ardea nel ciglio
qual suol la bella Aurorafiammeggiante;
poi tutto al petto si ristringe el figlio
etrattando con man suo chiome bionde
tutto el vagheggia e lieta lirisponde:




14
"Assaibelfiglioel tuo desir m'agrada
che nostra gloria ognor piùl'ale spanda;
chi erra torni alla verace strada
obligo èdi servir chi ben comanda.
Pur convien che di nuovo in campovada
Lauroe si cinga di nuova ghirlanda:
ché virtùnelli affanni più s'accende
come l'oro nel fuoco piùrisplende.




15
Ma prima fa mestierche Iulio s'armi
sì che di nostra fama el mondo adempi;
etal del forte Achille or canta l'armi
e rinnuova in suo stil gliantichi tempi
che diverrà testor de' nostricarmi
cantando pur degli amorosi essempi:
onde la glorianostrao bel figliuolo
vedrèn sopra le stelle alzarsi avolo.




16
E voi altrimie' figlial popol tosco
lieti volgete le trionfante ale
giten tuttifendendo l'aer fosco;
tosto prendete ognun l'arco e lo strale
diMarte el dolce ardor sen venga vosco.
Or vedròfigliqualdi voi più vale:
gite tutti a ferir nel toscan coro
ch'i'serbo a qual fie 'l primo un arco d'oro".




17
Tostoal suo dire ognuno arco e quadrella
riprendee la faretra alfianco alluoga
comeal fischiar del comitosfrenella
la'gnuda ciurma e remie mette in voga.
Già per l'aier ne vala schiera snella
già sopra la città calon confoga:
così e vapor pel bel seren giù scendono
chepaion stelle mentre l'aier fendono.




18
Vannospiando gli animi gentili
che son dolce esca all'amorosofoco;
sovress'e' batton forte i lor fucili
e fanli apprendertutti a poco a poco.
L'ardor di Marteine' corgiovenili
s'affigee quelli infiamma del suo gioco;
e mentrestanno involti nel sopore
pare a' gioven far guerra perAmore.




19
E come quando il sol liPesci accende
tutta la terra è di suo virtùpregna
che poscia a primavera fuor si estende
mostrando alcel verde e fiorita insegna;
così ne' petti ove lor focoscende
s'abbarbica un disio che drento regna
un disio sold'eterna gloria e fama
che le 'nfiammate menti a virtùchiama.




20
Esce sbandita la viltàd'ogni alma
ebenché tarda siaPigrizia fugge;
alibertate l'una e l'altra palma
legon gli Amorie quella iratarugge.
Solo in disio di gloriosa palma
ogni cor giovenils'accende e strugge;
e dentro al petto sorpriso dal sonno
lispirite' d'amor posar non ponno.




21
Ecosì mentre ognun dormendo langue
ne' lacci è'nvolto onde già mai non esce;
ma come suol fra l'erba elpicciol angue
tacito errareo sotto l'onde el pesce
sìvan correndo per l'ossa e pel sangue
gli ardenti spiritellie 'lfoco cresce.
Ma Venercom'e suo' alati corrieri
vide partitimosse altri pensieri.




22
Pasiteafe' chiamardel Sonno sposa
Pasiteadelle Grazie unasorella
Pasitea che dell'altre è piùamorosa
quella che sovra a tutte è la più bella;
edisse: "Muovio ninfa graziosa
truova el consorte tuoveloce e snella:
fa che e' mostri al bel Iulio tale imago
che'l facci di mostrarsi al campo vago".




23
Cosìle disse; e già la ninfa accorta
correa sospesa per l'aierserena;
quete sanza alcun rombo l'ale porta
e lo ritruova inmen che non balena.
Al carro della Notte el facea scorta
el'aria intorno avea di Sogni piena
di varie forme e stranierportamenti
e facea racquetar li fiumi e i venti.




24
Comela ninfa a' suoi gravi occhi apparve
col folgorar d'un risogliele aperse:
ogni nube dal ciglio via disparve
che la forzadel raggio non sofferse.
Ciascun de' Sogni drento alle lorlarve
gli si fe' incontroe 'l viso discoverse;
ma leipoiche Morfeo con gli altri scelse
gli chiese al Sonnoe tosto indisi svelse.




25
Indi si svelseedi quanto convenne
tosto ammonillie partì sanza posa;
apena tanto el ciglio alto sostenne
che fatta era già tuttasonnacchiosa;
vassen volando sanza muover penne
e ritorna asua dealieta e gioiosa.
Gli scelti Sogni ad ubidirs'affrettono
e sotto nuove fogge si rassettono:




26
qualii soldati che di fuor s'attendono
quando sanza sospetto et armegiacciono
per suon di tromba al guerreggiar s'accendono
vestonsile corazze e gli elmi allacciono
e giù dal fianco le spadesospendono
grappon le lance e' forti scudi imbracciono;
e cosìdivisati i destrier pungono
tanto ch'alla nimica schieragiungono.




27
Tempo era quandol'alba s'avicina
e divien fosca l'aria ove era bruna;
e già'l carro stellato Icaro inchina
e par nel volto scolorir laluna:
quando ciò ch'al bel Iulio el cel destina
mostronoi Sognie sua dolce fortuna;
dolce all'entrarall'uscir troppoamara
però che sempre dolce al mondo èrara.




28
Pargli veder feroce lasua donna
tutta nel volto rigida e proterva
legar Cupido allaverde colonna
della felice pianta di Minerva
armata sopra allacandida gonna
che 'l casto petto col Gorgon conserva;
e parche tutte gli spennecchi l'ali
e che rompa al meschin l'arco e listrali.




29
Ahimèquantoera mutato da quello
Amor che mo' tornò tutto gioioso!
Nonera sovra l'ale altero e snello
non del trionfo suo puntoorgoglioso:
anzi merzé chiamava el meschinello
miseramentee con volto pietoso
gridando a Iulio: "Misereremei
difendimio bel Iulioda costei".




30
EIulio a lui dentro al fallace sonno
parea risponder con menteconfusa:
"Come poss'io ciò far dolce mio donno
chénell'armi di Palla è tutta chiusa?
Vedi i mie' spirti chesoffrir non ponno
la terribil sembianza di Medusa
e 'lrabbioso fischiar delle ceraste
e 'l volto e l'elmo e 'l folgorardell'aste".




31
"Alzagli occhialzaIulioa quella fiamma
che come un sol col suosplendor t'adombra:
quivi è colei che l'alte menteinfiamma
e che de' petti ogni viltà disgombra.
Conessaa guisa di semplice damma
prenderai questa ch'or nel cort'ingombra
tanta paurae t'invilisce l'alma;
ché sol tiserba lei trionfal palma".




32
Cosìdicea Cupidoe già la Gloria
scendea giù folgorandoardente vampo:
con essa Poesiacon essa Istoria
volavon tutteaccese del suo lampo.
Costei parea ch'ad acquistarvittoria
rapissi Iulio orribilmente in campo
e che l'arme diPalla alla sua donna
spogliassie lei lasciassi in biancagonna.




33
Poi Iulio di suospoglie armava tutto
e tutto fiammeggiar lo facea d'auro;
quandoera al fin del guerreggiar condutto
al capo gl'intrecciava olivae lauro.
Ivi tornar parea suo gioia in lutto:
vedeasi tolto ilsuo dolce tesauro
vedea suo ninfa in trista nube avolta
dagliocchi crudelmente esserli tolta.




34
L'aiertutta parea divenir bruna
e tremar tutto dello abisso ilfondo;
parea sanguigno el cel farsi e la luna
e cader giùle stelle nel profondo.
Poi vede lieta in forma di Fortuna
surgersuo ninfa e rabbellirsi il mondo
e prender lei di sua vitagoverno
e lui con seco far per fama eterno.




35
Sottocotali ambagi al giovinetto
fu mostro de' suo' fati il leggiercorso:
troppo felicese nel suo diletto
non mettea morteacerba il crudel morso.
Ma che puote a Fortuna esserdisdetto
ch'a nostre cose allenta e stringe il morso?
Néval perch'altri la lusinghi o morda
ch'a suo modo ne guida e stapur sorda.




36
Adunque il tantolamentar che giova?
A che di pianto pur bagnar le gote
se purconvien che lei ne guidi e muova?
Se mortal forza contro a lei nonpuote?
Se con sue penne il nostro mondo cova
e tempra e volgecome vuolle rote?
Beato qual da lei suo' pensier solve
etutto drento alla virtù s'involve!




37
Ofelice colui che lei non cura
e che a' suoi gravi assalti non siarrende
ma come scoglio che incontro al mar dura
o torre cheda Borea si difende
suo' colpi aspetta con fronte sicura
esta sempre provisto a sua vicende!
Da sé sol pendee 'n sestesso si fida
né guidato è dal casoanzi luiguida.




38
Già carreggiandoil carro Aurora lieta
di Pegaso stringea l'ardente briglia;
surgeadel Gange el bel solar pianeta
raggiando intorno coll'aurateciglia;
già tutto parea d'oro il monte Oeta
fuggita diLatona era la figlia;
surgevon rugiadosi in loro stelo
li fiorchinati dal notturno gelo.




39
Larondinella sovra al nido allegra
cantando salutava il nuovogiorno;
e già de' Sogni la compagnia negra
a suaspilonca avean fatto ritorno;
quando con mente insieme lieta etegra
si destò Giulio e girò gli occhi intorno:
gliocchi intorno girò tutto stupendo
d'amore e d'un disio digloria ardendo.




40
Pargli vedersituttavia davanti
la Gloria armata in su l'ale veloce
chiamare agiostra e valorosi amanti
e gridar "Iulio Iulio" adalta voce.
Già sentir pargli le trombe sonanti
giàdivien tutto nell'arme feroce:
così tutto focoso in pièrisorge
e verso il cel cota' parole porge:




41
"Osacrosanta deafiglia di Giove
per cui il tempio di Ian s'apre eriserra
la cui potente destra serba e muove
intero arbitrio dipace e di guerra;
vergine santache mirabil pruove
mostri deltuo gran nume in cielo e 'n terra
che i valorosi cuori a virtùinfiammi
soccorrimi orTritoniae virtùdammi.




42
S'io vidi drento alletue armi chiusa
la sembianza di lei che me a me fura;
s'io vidiil volto orribil di Medusa
far lei contro ad Amor troppo esserdura;
se poi mie mente dal tremor confusa
sotto il tuo schermodiventò secura;
s'Amor con teco a grande opra michiama
mostrami il portoo dead'eterna fama.




43
Etu che drento alla 'nfocata nube
degnasti tua sembianzadimostrarmi
e ch'ogni altro pensier dal cor mi rube
fuor ched'amor dal qual non posso atarmi;
e m'infiammasti come a suon ditube
animoso caval s'infiamma all'armi
fammi in tra gli altrio Gloriasì solenne
ch'io batta insino al cel teco lepenne.




44
E s'io sondolce Amors'io son pur degno
essere il tuo campion contro a costei
controa costei da cui con forza e 'ngegno
se ver mi dice il sonnoavinto sei
fa sì del tuo furor mio pensier pregno
chespirto di pietà nel cor li crei:
mie virtù per sestesse ha l'ale corte
perché troppo è 'l valor dicostei forte.




45
Troppo forte èsignoril suo valore
checome vediil tuo poter non cura:
etu pur suoli al cor gentileAmore
riparar come augello allaverdura.
Ma se mi presti il tuo santo furore
leverai me soprala tua natura;
e faraicome suol marmorea rota
che lei nontaglia e pure il ferro arrota.




46
Convoi me 'n vengoAmorMinerva e Gloria
ché 'l vostro focotutto 'l cor m'avvampa:
da voi spero acquistar l'altavittoria
ché tutto acceso son di vostra lampa;
datemiaita sì che ogni memoria
segnar si possa di mia eternastampa
e facci umil colei ch'or mi disdegna:
ch'io porteròdi voi nel campo insegna.