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AntonioPigafetta

RELAZIONE

DELPRIMO VIAGGIO

INTORNOAL MONDO

 

 

ANTONIO PIGAFETTA PATRIZIO

VICENTINO E CAVALIER DE RODI

A L'ILLUSTRISSIMO ED ECCELLENTISSIMO

SIGNOR FILIPPO DE VILLERS LISLEADAM

INCLITO GRAN MAISTRO DI RODI

SIGNOR SUO OSSERVANDISSIMO.



Perchésono molti curiosiillustrissimo ed eccellentissimo signorche nonsolamente se contentano de sapere e intendere le grandi ed ammirabilicose che Dio me ha concesso di vedere e patire ne la infrascritta mialonga e pericolosa navigazionema ancora vogliono sapere li mezzi emodi e vie che ho tenuto ad andarvinon prestando quella integrafede a l'esito se prima non hanno bona certezza de l'inizio; pertantosaperà vostra illustrissima signoriacheritrovandominell'anno della natività del Nostro Salvatore 1519 in Spagnain la corte del serenissimo re dei Romani con el reverendo monsignorFrancesco Chieregatoallora protonotario apostolico e oratore de lasanta memoria di papa Leone Xche per sua virtù dappoi èasceso a l'episcopato de Aprutino e principato de Teramoavendo ioavuto gran notizia per molti libri letti e per diverse personechepraticavano con sua signoriade le grandi e stupende cose del mareOceanodeliberaicon bona grazia de la maestà cesarea e delprefato signor miofar esperienzia di me e andare a vedere quellecoseche potessero dare alcuna satisfazione a me medesimo epotessero partorirme qualche nome appresso la posterità.

Avendointeso che allora se era preparata una armata in la città diSivigliache era de cinque naveper andare a scoprire la spezierianelle isole di Malucode la quale era capitanio generale Fernando deMagaglianesgentiluomo portogheseed era commendatore di SantoJacobo de la Spadapiù volte con molte sue laudi avevaperegrato in diverse guise lo Mar Oceanomi partii con molte letteredi favore da la città de Barsalonna dove allora resideva suamaestàe sopra una nave passai sino Malegaondepigliandoil cammino per terragiunsi a Siviglia; ed iviessendo stato bencirca tre mesiaspettando che la detta armata si ponesse in ordineper la partitafinalmentecome qui de sotto intenderà Vostraeccellentissima signoriacon felicissimi auspizî incomensiammola nostra navigazione: e perché ne l'esser mio in Italiaquando andava a la santità de papa Clementequella per suagrazia a Monteroso verso di me si dimostrò assai benigna eumana e dissemi che li sarebbe grato li copiassi tutte quelle coseaveva viste e passate nella navigazionebenché io ne abbiaavuta poca comoditàniente di menosecondo il mio debilpotereli ho voluto satisfare.

Ecosì li offerisco in questo mio libretto tutte le vigiliefatiche e peregrinazioni miepregandolaquando la vacheràdalle assidue cure rodianesi degni trascorrerle; per il che miparerà esser non poco rimunerato da vostra illustrissimasignoriaa la cui bona grazia mi dono e raccomando.

Avendodeliberato il capitano generale di fare così longa navigazioneper lo mare Oceanodove sempre sono impetuosi venti e fortunegrandie non volendo manifestare a niuno de li suoi el viaggio chevoleva fareacciò non fosse smarrito in pensare de fare tantogrande e stupenda cosacomo fece con l'aiuto di Dio(li capitanisui che menava in sua compagnialo odiavano molto non so perchése non perché era Portughese ed essi Spagnoli)volendo darfine a questo che promise con giuramento a lo imperatore don Carlo redi Spagnaacciò le navi ne le fortune e ne la notte non seseparaseno una da l'altraordinò questo ordine e lo dette atutti li piloti e maestri de le sue navi: lo qual era:

Luide notte sempre voleva andar innanzi de le altre navi ed elleseguitasseno la sua con una facella grande di legnoche la chiamanofarol quale portava sempre pendente da la poppa la sua nave. Questosegnale era a ciò continuo lo seguitasseno. Se faceva unoaltro fuoco con una lanterna o con un pezzo de corda de giuncochela chiamano strenguedi sparto molto battuto ne l'acqua e poiseccato al sole ovvero al fumoottimo per simil cosaglirispondessenoacciò sapesse per questo segnale che tuttevenivano insieme. Se faceva dui fuochi senza lo farolvirassenoovoltasseno in altra banda quando el vento non era buono e alproposito per andar al nostro camminoo quando voleva far pocoviaggio. Se faceva tre fuochitollesseno via la bonettache èuna parte di vela che se attacca da basso de la vela maggiorequandofa bon tempoper andar più: la se tol via acciò siapiù facile a raccogliere la vela maggiorequando si ammainain pressa in un tempo subito. Se faceva quattro fuochiammainasserotutte le velefacendo poi lui uno segnale di fuoco come stava fermo.Se faceva più fuochiovvero tirava alcuna bombardafossesegnale de terra o de bassi. Poi faceva quattro fuochiquando volevafar alzare le vele in altoacciò loro navigassero seguendosempre per quella facella de poppa. Quando voleva far mettere labonettafaceva tre fuochi: quando voleva voltare in altra partefaceva due. Volendo poi sapere se tutte le navi lo seguitavano evenivano insiemefaceva unoperché così ogni navefacesse e gli rispondesse.

Ogninotte se faceva tre guardie: la prima nel principio de la nottelasecondache la chiamano modoro nel mezzola terza nel fine. Tuttala gente de la nave se (s)partiva in tre colonelli; il primo era delcapitanoovvero del contro maistromutandose ogni notte; lo secondodel pilota o nocchieroil terzo del maestro.

Lunia 10 agostogiorno de santo Laurenzione l'anno già dettoessendo la armata fornita di tutte le cose necessarie per mare ed'ogni sorte de gente (eramo duecento e trentasette uomini) ne lamattina si feceno presti per partirse dal molo di Sivigliae tirandoartigliaria detteno il trinchetto al vento; e vennero abbasso delfiume Betisal presente detto Gadalcavirpassando per uno luogodetto Gioan Dalfaraxche era già grande abitazione de Moriper mezzo lo quale stava un ponte che pasava el ditto fiume perandare a Sivigliadel che è restato fin al presente nel fondodell'acqua due colonneche quando passano le navi hanno bisogno deuomini che sappiano ben lo loco delle colonneperciò nondesseno in esseed è bisogno passarle quando el fiume sta piúcrescenteed anche per molti altri luoghi del fiumeche non hatanto fondo che basti per passare le navi cargate e quelle non sianotroppo grandi. Poi venirono ad un altroche se chiama Coriapassando per molti altri villaggi a lungo del fiumetanto chegiunseno ad uno castello del duca di Medina Cidoniail quale sechiama S. Lucarche è posto per entrare nel mare Oceanolevante ponente con il capo di Sant Vincentche sta in 37 gradi dilatitudine e lungi dal detto posto 10 leghe. Da Siviglia fin a quiper lo fiume gli sono 17 o 20 leghe. Da lì alquanti giornivenne el capitano generale con li altri capitani per lo fiume abbassone li battelli de le navi et ivi stessimo molti giorni per fornirel'armata di alcune cose le mancavano; e ogni dí andavamo interra ad aldir messa ad un loco che se chiama Nostra Donna diBaremedacirca San Lucar. E avanti la partita lo capitano generalvolse tutti se confessasseno e non consentitte ninguna donna venissene l'armada per meglior rispetto.

Martia XX de settembrenel medesimo annone partissemo da questo locochiamato San Lucarpigliando la via di garbine a 26 del detto mesearrivassemo a una isola de la Gran Canariache se dice Tenerife in28 gradi di latitudineper pigliar carneacqua e legna. Stessemoivi tre giorni e mezzo per fornire l'armata delle dette cose: poiandassemo a uno porto de la medesima isoladetto Monte Rossoperpegolatardando due giorni. Saperà Vostra illustrissimasignoria che in quelle isole de la Gran Canaria c'è una in trale altrene la quale non si trova pur una goccia de acqua che nascase non nel mezodí discendere una nebola dal cielo e circondauno grande arbore che è nella detta isolastillando dalle suefoglie e rami molta acqua; e al piede del detto arbore èaddrizzata in guisa de fontana una fossaove casca l'acquade laquale li uomini abitanti e animalicosí domestici comesalvaticiogni giorno de questa acqua e non de altraabbondantissimamente se saturano.

Lunia tre d'ottobre a mezzanotte se dette le vele al cammino de l'austroingolfandose nel mare Oceanopassando tra Capo Verde e le sue isolein 14 gradi e mezzo; e cosí molti giorni navigassimo per lacosta della Ghineaovvero Etiopia(ne la quale ha una montagnadetta Sierra Leonein 8 gradi di latitudine) con venti contraricalme e piogge senza venti fino a la linea equinozialepiovendosessanta giorni di continuo contra la opinione de li antichi. Innanziche giungessimo a la linea14 gradimolte gropade da ventiimpetuosi e correnti de acqua ne assaltarono contra el viaggio. Nonpossendo spuntare innanzia ciò che le navi nonpericolassenose calavano tutte le vele: ed a questa sorte andavanode mare in traverso finché passava la gropadaperchéveniva molto furiosa. Quando pioveva non era vento; quando facevasole era bonaccia. Venivano al bordo de la nave certi pesci grandiche se chiamano tiburoniche hanno denti terribili e se trovanouomini nel mare li mangiano. Pigliavamo molti con ami de ferrobenché non sono buoni da mangiarese non li piccolie ancheloro mal boni.

Inqueste fortune molte volte ne apparse il Corpo SantocioèSanto Elmoin lume fra le altre in una oscurissima nottedi talsplendorecome è una facella ardentein cima de la maggioregabbiae stiè circa due ore e piú con noiconsolandone che piangevamo. Quando questa benedetta luce si volsepartire da noitanto grandissimo splendore dette ne li occhi nostriche stettemo piú de mezzo quarto de ora tutti ciechichiamando misericordiae veramente credendo esser morti. Il maresubito se aquietò.

Vidimolte sorte di uccellitra le quali una che non aveva culo;un'altraquando la femina vuol far li ovili fa sopra la schienadel maschioe ivi si creano; non hanno piedi e sempre vivono nelmare; un'altra sorteche vivono del sterco de li altri uccelli e nondi altro: sí come vidi molte volte questo uccelloqualchiamano cagasselacorrer dietro ad altri uccellifin tanto quellisono costretti mandar fuora el sterco; subito lo piglia e lasciaandare lo uccello. Ancora vidi molti pesci che volavanoe moltialtri congregati insiemeche parevano una isola. Passato cheavessimo la linea equinozialein verso el meridianoperdessimo latramontanae cosí se navigò tra il mezzogiorno e ilgarbin fino in una terrache si dice la terra del Verzin in 23 gradi1/2 al polo antarticoche è terra del capo de Santo Agostinoche sta in 8 gradi al medesimo polo: dove pigliassemo gran rinfrescode gallinebatatepigne molto dolcifrutto in vero piúgentil che siacarne de anta come vaccacanne dolci ed altre coseinfiniteche lascio per non essere prolisso. Per un amo da pescare ouno cortello davano 5o 6 galline: per uno pettine uno paro deoccati; per uno specchio o una forbicetanto pesce che avrebbebastato a X uomini; per uno sonaglio o una stringauno cesto debatate; queste batate sono al mangiare come castagne e longhe comenapi; e per uno re de danariche è una carta da giocarenedetteno 6 galline e pensavano ancora averne ingannati. Intrassemo inquesto porto il giorno del Sancta Lucia e in quel dì avessimoil sole per zenit e patissimo più caldo quel giorno e lialtriquando avevamo il sole per zenitche quando éramosotto la linea equinoziale.

Questaterra del Verzin è abbondantissima e più grande che laSpagnaFranza e Italia tutte insieme: è del re de Portugallo.Li popoli di questa terra non sono Cristiani e non adorano cosaalcuna; vivono secondo lo uso della natura e vivono centovincinqueanni e cento quaranta; vanno nudi cosí uominicome femmine;abitano in certe case lunghe che le chiamano boii e dormono inrete de bambasochiamate amachelegate ne le medesime caseda un capo e da l'altro a legni grossi: fanno foco in fra essi interra. In ognuno di questi boii stanno cento uomini con le suemogli e figlioli facendo gran rumore. Hanno barche d'uno solo alberoma schize chiamate canoe(s)cavate con menare di pietra. Questipopoli adoperano le pietrecome noi il ferroper non aver(n)e.Stanno trenta e quaranta uomini in una di queste; vogano con palecome da forno e cosí negrinudi e tosi assomigliano quandovogano a quelli della Stige palude.

Sonodisposti uomini e femmine come noi; mangiano carne umana de li suoinemicinon per buonama per una certa usanza. Di questa usanzalouno con l'altrofu principio una vecchiala quale aveva solamenteuno figliuoloche fu ammazzato da li suoi nemiciper il chepassati alcuni giornili suoi pigliarono uno de la compagnia cheaveva morto suo figliuolo e lo condussero dove stava questa vecchia.Ellavedendo e ricordandose del suo figliuolocome cagnaarrabbiatali corse addosso e lo mordette in una spalla. Costui delì a poco fuggì ne li suoi e disse come lo volseromangiaremostrandoli el segnale de la spalla. Quando questipigliarono poi di quellili mangiaronoe quelli de questi; síche per questo è venuta tale usanza. Non se mangiano subito;ma ogni uno taglia uno pezzo e lo porta in casamettendolo al fumo;poi ogni 8 giorni taglia uno pezzettomangiandolo brustolato con lealtre cose per memoria degli sui nemici. Questo me disse IoanneCarvagio pilotoche veniva con noiil quale era stato in questaterra quattro anni.

Questagente si dipingono meravigliosamente tutto il corpo e il volto confuoco in diverse maniere; anche le donne; sono tosi e senza barbaperché se la pelano. Se vestono de vestiture de piume dipappagallocon rode grandi al culo de le penne maggioricosaridicola. Quasi tutti li uominieccetto le femmine e fanciullihanno tre busi nel labbro de sottoove portano pietre rotonde elonghe uno ditoe piú e meno di fuora pendente. Non sono deltutto negrima olivastri; portano descoperte le parte vergognose; elsuo corpo è senza pelie cosí omini qual donne semprevanno nudi. Il suo re è chiamato cacich. Hannoinfinitissimi pappagalli e ne dànno 8o 10 per uno specchio;e gatti maimoni piccoli; fatti come leonima giallicosabellissima. Fanno pane rotondo bianco de midolla de arborenon moltobuonoche nasce fra l'arbore e la scorza ed è come ricotta:hanno porci che sopra la schiena tenono il loro ombelicoe uccelligrandi che hanno el becco come uno cucchiarosenza lingua.

Nedavano per una accetta o coltello grande una o due delle lorofigliole per schiave; ma sue mogliere non dariano per cosa alcuna.Elle non farebbero vergogna a' suoi mariti per ogni gran cosacomene è stato riferito. Di giorno non consentono a li loromaritima solamente di notte. Esse lavorano e portano tutto elmangiare da li monti in zerliovvero canestri sul capo o attaccatial capo; però essendo sempre seco suoi mariti solamente con unarco de verzin o de palma negra e uno mazzo di frezze de canna: equesto fanno perché sono gelosi. Le femmine portano suifiglioli (at)taccati al collo in una rete da bambaso. Lascio altrecose per non esser più lungo.

Sidisse due volte messa in terra per il che questi stavano con tantacontrizione in ginocchionialzando le mani giunteche eragrandissimo piacere vederli. Edificarono una casa per noipensandodovessimo star seco alcun tempoe tagliarono molto verzin perdarnelo a la nostra partita. Era stato forse due mesi non avevapiovesto in questa terra; e quando giongessemo al portoper casopiovette. Per questo dicevano noi venire dal cielo e avere menatonosco la pioggia. Questi popoli facilmente se converterebbono a lafede di Gesù Cristo. Imprima costoro pensavano li battellifosseno figlioli de le navi e che elli li partorisseno quando sebuttavano fora de nave in mare; e stando così al costadocomeè usanzacredevano le navi li nutrissero.

Unagiovane bella venne un dì nella nave capitaniadove io stavanon per altro se non per trovare alcuno recapito. Stando cosìaspettandobuttò lo occhio sopra la camera del maestroevide uno chiodo longo piú de un ditoil che pigliandocongrande gentilezza e galanteria se lo ficcò a parte a parte deli labbri della sua natura; e subito bassa bassa se partittevedendoquesto il capitano generale e io.



Alcunivocaboli de questi popoli del Verzin



Stessimo13 giorni in questa terra. Seguendo poi il nostro cammino andassemofino a 34 gradi e uno terzo al polo Antarticodove trovassemoinuno fiume de acqua dolceuomini che se chiamano Canibali e mangianola carne umana. Venne uno de la statura quasi come uno gigante nellanave capitania per assicurare li altri suoi. Aveva una voce simile auno toro. Intanto che questo stette ne la naveli altri portoronovia le sue robe dal loco dove abitavanodentro de la terraperpaura de noi. Vedendo questosaltassimo in terra cento uomini peravere lingua e parlare secoovvero per forza pigliarne alcuno.Fuggittenoe fuggendo facevano tanto gran passo che noi saltando nonpotevamo avanzare li sui passi. In questo fiume stanno sette isole.Ne la maggior de queste se trova pietre prezioseche si chiama Capode Santa Maria.

Giàse pensava che da qui se passasse al mare de Surcioèmezzodìnè mai più oltre fu discoverto. Adessonon è capose non fiume e ha larga la bocca 17 leghe. Altrevolte in questo fiume fu mangiato da questi Canibaliper troppofidarseuno capitano spagnoloche se chiamava Iohan de Solíse sessanta uominiche andavano a discoprire terra come noi.

Poiseguendo el medesimo cammino verso el polo Antarticoaccosto daterravenissemo a dare in due isole piene di occati e lupi marini.Veramente non se poría narrare il gran numero de questioccati. In una ora cargassimo le cinque navi. Questi occati sononegri e hanno tutte le penne ad uno modocosì nel corpo comenelle ali: non volano e vivono de pesce. Erano tanto grassi che nonbisognava pelarli ma scorticarli. Hanno lo becco como uno corvo.Questi lupi marini sono de diversi colori e grossi come vitelli e ilcapo come lorocon le orecchie piccole e tonde e denti grandi. Nonhanno gambese non piedi tacadi al corposimili a le nostre manicon unghie piccole e fra li diti hanno quella pelle le oche.Sarebbero ferocissimi se potessero correre: nodano e vivono de pesce.Qui ebbeno le navi grandissima fortunaper il che ne apparsero moltevolte li tre Corpi Santicioè Sant'ElmoSancto Nicolòe Santa Chiara; e subito cessava la fortuna.

Partendode qui arrivassemo fino a 49 gradi a l'Antartico. Essendo l'invernole navi intrarono in uno bon porto per invernarse. Quivi stessemo duimesi senza vedere persona alcuna. Un dì a l'improvvisovedessemo un uomode statura de giganteche stava nudo ne la rivadel portoballandocantando e buttandose polvere sovra la testa. Ilcapitano generale mandò uno de li nostri a luiacciòfacesse li medesimi atti in segno di paceefattilo condusse inuna isoletta dinanzi il capitano generale. Quando fu nella sua enostra presenziamolto se meravigliò e faceva segni con undito alzatocredendo venissemo dal cielo. Questo era tanto grandeche li davamo alla cintura e ben disposto: aveva la faccia grande edipinta intorno de rosso e intorno li occhi de giallocon due cuoridipinti in mezzo delle galte. Li pochi capelli che aveva erano tintide bianco: era vestito de pelle de animale coside sottilmenteinsieme; el quale animale ha el capo et orecchie grande come unamulail collo e il corpo come uno camellole gambe di cervo e lacoda de cavallo; e nitrisce come lui: ce ne sono assaissimi in questaterra. Aveva alli piedi albarghe de la medesima pelleche coprono lipiedi a uso de scarpee nella mano uno arco curto e grossola cordaalquanto piú grossa di quella del liútofatta de lebudelle del medesimo animalecon uno mazzo de frecce de canne nonmolto longheimpennate come le nostre. Per ferroponte de pietra defuoco bianca e negraa modo de frezze turcheschefacendole conun'altra pietra.

Locapitano generale li fece dare da mangiare e bereefra le altrecose che li mostretteli mostrò uno specchio grande deazalle. Quando el vide sua figuragrandemente se spaventòesaltò in dietro e buttò tre o quattro de li nostriuomini per terra. Da poi gli dette sonagliuno specchiouno pettinee certi paternostri e mandollo in terra con 4 uomini armati. Uno suocompagnoche mai volse venire a le naviquando el vide venirecostui con li nostricorse dove stavano gli altri; se misseno infila tutti nudi.

Arrivandoli nostri ad essicomensorono a ballare e cantarelevando un ditoal cielo e mostrandoli polvere bianca de radice da erbaposte inpignatte di terrache la mangiassenoperché non avevanoaltra cosa. Li nostri li fecero segno dovesseno venire a le navi eche li aiuterebbono portare le sue robeper il che questi uominisubito pigliarono solamente li suoi archi; e le sue femminecargatecome asineportarono il tutto.

Questenon sono tanto grandima molto più grosse. Quando levedessimograndemente stessemo stupefatti. Hanno le tette longhemezzo braccio; sono dipinte e vestite come loro maritise nondinnanzi a la natura hanno una pellesina che la copre. Menavanoquattro de questi animali piccolilegati con legami a modo decavezza. Questa gentequando voleno pigliare di questi animalilegano uno di questi piccoli a uno spino; poi véneno li grandiper giocare con li piccoli; ed essistando ascosili ammazzano conle frezze. Li nostri ne condussero a le navi disdotto tra maschi efemminee furono ripartite a le due parti del porto acciòpigliasseno de li detti animali.

Dilì a 6 giorni fu visto uno gigantedepinto e vestito de lamedesima sorteda alcuni che facevano legna. Aveva in mano un arco efrezze. Accostandosi a li nostriprima se toccava el capoel voltoe el corpoe il simile faceva a li nostrie dappoi levava le manial cielo. Quando el capitano generale lo seppelo mandò atorre con lo schifo e menollo in quella isola che era nel portodoveavevano fatta una casa per li fabbri e per metterli alcune cose de lenave. Costui era piú grande e meglio disposto de li altri etanto trattabile e grazioso. Saltando ballava equando ballavaognivolta cacciava li piedi sotto terra un palmo. Stette molti giorni connoitanto che 'l battizzassemochiamandolo Giovanni. Costui chiaropronunziava GesúPater NosterAve Mariae Giovanni come noise non con voce grossissima. Poi elcapitano generale li donò una camisauna camisotta di pannobraghesse di pannoun bonetun specchiouno pettinesonagli ealtre cose e mandollo da li sui. Ghe li andò molto allegro econtento. Il giorno seguente costui portò uno di quellianimali grandi al capitano generaleper il che li dette molte coseacciò ne portasse de li altri: ma piú nol vedessimo.Pensassimo li suoi lo avessero ammazzato per aver conversato con noi.

Passati15 giornivedessemo quattro de questi giganti senza le sue armiperché le avevano ascose in certi spini: poi li due chepigliassemo ne le insegnarono. Ognuno era dipinto differenziatamente.Il capitano generale ritenne dueli più giovani e piúdisposticon grande astuziaper condurli in Ispagna. Se altramenteavesse fattofacilmente avrebbeno morto alcun de noi. L'astuzia cheusò in ritenerli fu questa: ghe dette molti cortelliforbicespecchisonagli e cristallino. Avendo questi due le mani piene de ledette coseil capitano generale fece portare due para de ferrichese mettono a li piedimostrando de donarlie elliper esser ferrogli piacevano moltoma non sapevano come portarli e li rincrescevalassarli: non avevano dove mettere quella merce e bisogniavalitenersi con le mani la pelle che avevano intorno. Li altri duevolevano aiutarlima il capitano non volse. Vedendo che lirincresceva lasciare quelli ferrili fece segno li farebbe a lipiedi e quelli porterebbeno via. Essi risposero con la testa di sì.Subito ad uno medesimo tempo li fece mettere a tutti duee quandol'inchia(va)vano con lo ferro che traversadubitavano; masecurandoli il capitanopur stetteno fermi; avvedendosene poi del'ingannosbuffavano come torichiamando fortemente Setebosche li aiutasse. Agli altri dueappena potessemo legarli le manilimandassemo a terra con nove uominiacciò guidasseno li nostridove stava la moglie de uno di quelli avevamo presiperchéfortemente con segni la lamentava acciò ella intendessemo.Andandouno se desligò le mani e corse viacon tantavelocità che li nostri lo perseno di vista. Andò dovestava la sua brigata e non trovò uno de li suoiche erarimasto con le femmineperché era andato alla casa. Subito loandò a trovare e contògli tutto il fatto. L'altro tantose sforzava per desligarse che li nostri lo ferirono un poco sopra latesta e sbuffando condusse li nostri dove stavano le loro donne.Giovan Carvagio pilotocapo de questinon volse torre la donnaquella serama dormitte iviperché se faceva notte. Li altridue vennero e vedendo costui feritose dubitavano e non disseroniente allorama nell'alba parlorono a le donne. Subito fuggitenovia e correvano più li piccoli che li grandilassando tuttele loro robe. Dui se trasseno da partetirando a li nostri frezze;l'altro menava via quelli suoi animaletti per cacciare; e cosìcombattendouno de quelli passò la coscia con una frezza auno de li nostriil quale subito morì. Quando visteno questosubito corseno via. Li nostri avevano schioppetti e balestree mainon li poterono ferire. Quando questi combattevanomai stavanofermima saltando de qua e de là. Li nostri seppellirono lomorto e brusarono tutte le robeche avevano lassate. Certamentequesti giganti correno piú (dei) cavalli e sono gelosissimi deloro mogliere.

Quandoquesta gente se sente male al stomacoin loco de purgarsesemettono ne la gola dui palmi e piú d'una frezza e gomitanocolore verde mischiato con sangueperché mangiano certicardi. Quando li dole el capose dànno nel fronte unatagiatura nel traversoe così ne le braccene le gambe e inciascuno loco del corpocavandose molto sangue. Uno di quelliavevamo presiche stava ne la nostra navediceva come quel sanguenon voleva stare ivi e per quello li dava passione. Hanno li capellitagliati con la chierega a modo de fratima piú longhiconuno cordone de bambaso intorno al caponel quale ficcano le frezzequando vanno a la cazza. Legano el suo membro dentro del corpo per lograndissimo freddo. Quando more uno de questige appareno X o dodicidemoniballando molto allegri intorno al mortotutti depinti. Nevedono uno sovra li altri assai più grandigridando e facendopiù gran festa. Così come el demonio li appare depintode quella sorte se depingono. Chiamano el demonio maggior Setebosa li altri Cheleulle. Ancora costui ne disse con segni averevisto li demoni con due corni in testa e peli longhi che coprivano lipiedigettare foco per la bocca e per il culo. Il capitano generalenominò questi popoli Patagoni. Tutti se vestono de lapelle de quello animale già detto. Non hanno casese nontrabacche de la pelle del medesimo animale e con quelle vanno mo' diquamo' di làcome fanno li Cingani. Vivono di carne cruda ede una radice dolceche la chiamano chapae. Ogni uno de lidueche pigliassemomangiava una sporta de biscotto e beveva in unafiata mezzo secchio de acqua. E mangiavano li sorci senzascorticarli.

Stessemoin questo portoel quale chiamassemo porto de Santo Giulianocircadi cinque mesidove accaddettero molte cose. Acciò che Vostraillustrissima signoria ne sappia alcunefu chesubito entrati nelportoli capitani de le altre quattro navi ordinarono uno tradimentoper ammazzare il capitano generale: e questi erano el vehadore del'armatache se chiamava Gioan de Cartagenael tesoriero Alovise deMendozael contadore Antonio Cocha e Gaspar de Casada. E squartatoel vehador da li uominifu ammazzato lo tesoriero a pognaladeessendo descoperto lo tradimento. De lì alquanti giorni Gasparde Cazada per voler fare un altro tradimentofu sbandito con unprete in questa terra Patagonia. El capitano generale non volle farloammazzare perché lo imperatore don Carlo lo aveva fattocapitano.

Unanavechiamata Sancto Iacopoper andare a descovrire la costa siperse. Tutti gli uomini si salvarono per miracolonon bagnandose.Appena due de questi venirono a le navi e ne dissero el tutto. Per ilche el capitano generale ghe mandò alcuni uomini con sacchi debiscotto. Per due mesi ne fu forza portarli el vivere; perchéogni giorno trovavano qualche cosa de la nave. El viaggio de andareera longo 24 legheche sono cento miglia; la via asprissima e pienade spini. Stavano 4 giorni in viaggio; la notte dormivano inmacchioni; non trovavano acqua da beverese non ghiaccioil qualene era grandissima fatica. In questo porto era assaissime cappelongheche le chiamano missiglioniavevano perle nel mezzomapiccoleche non le potevano mangiare. Anco se trovava incensostruzzivolpepàssae e conigli più piccoli assai deli nostri. Quiin cima del piú alto montedrizzassemo unacroce in segno de questa terra che era del re di Spagnaechiamassemo questo monte Monte de Cristo.

Partendonede quiin 51 grado manco un terzo all'Antarticotrovassemo unofiume de acqua dolce nel quale le navi quasi perseno per li ventiterribili; ma Dio e li Corpi Santi le aiutarono. In questo fiumetardassemo circa due mesi per fornirne de acqualegna e pescelongouno brazzo e piúcon squame. Era molto buonoma poco: einnanzi se partissemo de qui el capitano generale e tutti noi seconfessassemo e comunicassemo come veri cristiani.

Poiandando a 52 gradi al medesimo polotrovassemo nel giorno delleUndecimila vergine uno strettoel capo del quale chiamammo Capo dele undece mila Vergineper grandissimo miracolo. Questo stretto èlongo cento e dieci legheche sono 440 migliae largo più omanco de mezza legache va a riferire in un altro marechiamato marPacificocircondato da montagne altissime caricate de neve. Non lipotevamo trovar fondo se non con lo proise in terra in 25 e 30brazza. E se non era el capitano generale non trovavamo questostrettoperché tutti pensavamo e dicevamo come era serratotutto intorno: ma il capitano generaleche sapeva de dover fare lasua navigazione per uno stretto molto ascosocome vide ne latesoreria del re di Portugal in una carta fatta per quelloeccellentissimo uomo Martin di Boemiamandò due naviSantoAntonio e la Concezioneche così le chiamavanoa vedere cheera nel capo della baia.

Noicon le altre due navela capitaniase chiamava Trinidadel'altrala Victoriastessemo ad aspettarle dentro ne la baia. La notte nesopravvenne una grande fortunache durò fino a l'altromezzogiornoper il che ne fu forza levare l'ancore e lasciare andarede qua e de là per la baia. A le altre due navi li eratraversia e non potevano cavalcare uno capoche faceva la baia quasiin fineper venire a noisì che le era forza a dare insecco. Pur accostandose al fine de la baiapensando de essere persivitteno una bocca piccolache non pareva boccama uno cantoneecome abbandonati se cacciarono dentrosì che per forzadiscoperseno el stretto; e vedendo che non era cantonema unostretto de terraandarono piú innanzi e trovarono una baia.Poiandando più oltratrovarono uno altro stretto e un'altrabaia più grande che le due prime. Molto allegrisubitovoltorno indietro per dirlo al capitano generale.

Noipensavamo fossero perseprima per la fortuna grandel'altra perchéerano passati dui giorni e non apparevanoe anco per certi fumi chefacevano dui de li sui mandati in terra per avvisarne. E cosìstando sospesivedemmo venire due navi con le vele piene e con lebandiere spiegate verso di noi. Essendo così vicinesubitoscaricarono molte bombarde e gridi; poi tutti insiemerengraziandoIddio e la Vergine Mariaandassemo a cercare più innanzi.

Essendoentrati in questo strettotrovassemo due boccheuna al sciroccol'altra al garbino. Il capitano generale mandò la nave SantoAntonio insieme con la Concezione per vedere se quella boccache eraverso sciroccoaveva esito nel mare Pacifico. La nave Santo Antonionon volle aspettare la Concezioneperché voleva fuggire perritornare in Ispagnacome fece. Il piloto de questa nave se chiamavaStefan Gomeslo quale odiava molto lo capitan generaleperchéinnanzi si facesse questa armatacostui era andato da lo imperatoreper farse dare alcune caravelle per discovrire terra; ma per lavenuta del capitano generale sua magestà non le li dette. Inquesta nave era l'altro giganteche avevamo presomaquando entrònel caldomorse.

LaConcezioneper non poter seguire questala aspettava andando di quae di là. La Santo Antonio a la notte tornò indietro ese fuggì per lo medesimo stretto. Nui eramo andati adescovrire l'altra bocca verso el garbin. Trovando per ogni ora elmedesimo strettoarrivassemo a uno fiumeche 'l chiamassemo fiumedelle Sardineperché appresso de questo ne erano molte: ecosì quivi tardassemo quattro giorni per aspettare le duenavi. In questi giorni mandassemo uno battello ben fornito perdescoprire el capo de l'altro mare. Venne in termine di tre giorni edissero como avevano veduto el capo e el mare amplo.

Elcapitano generale lagrimò per allegrezzae nominò quelcapo Deseadoperché l'avevamo già gran tempodesiderato. Tornassemo indietro per cercare le due navi e nontrovassemo se non la Concezione. Edomandandoli dove era l'altrarispose Gioan Serranoche era capitano e pilota de questa e anco dequella che se perseche non sapeva e che mai non l'aveva vedutadappoi che ella entrò nella bocca. La cercassemo per tutto lostretto fin in quella bocca dov'ella fuggitte. Il capitano generalemandò indietro la nave Victoria fino al principio del strettoper vedere se ella era ivienon trovandolamettesse una bandierain cima de alcuno monticello con una lettera in una pignattellaficcata in terra presso la bandieraacciò vedendolatrovassero la lettera e sapessero lo viaggio che facevano: perchécosì era dato lo ordine fra noiquando se smarrivano le naviuna de l'altra. Se mise due bandiere con le lettereuna a unomonticello ne la prima baial'altra in una isoletta nella terzabaiadove erano molti lovi marini e uccelli grandi.

Ilcapitano generale l'aspettò con l'altra nave appresso el fiumeIsleo; e fece mettere una croce in una isoletta circa de questofiumeel quale erra tra alte montagne caricate de neve e descende almare appresso el fiume de le Sardine. Se non trovavamo questostrettoel capitano generale aveva deliberato andare fino a 75 gradial polo antarticodove in tale altura al tempo de la estate non ce ènotteese glie n'èè pocae cosìnell'inverno giorno.

Acciòche vostra illustrissima signoria il credaquando éramo inquesto strettole notte erano solamente de tre ore e era nel mesed'ottobre. La terra di questo stretto a man manca era voltata alscirocco e era bassa. Chiamassemo a questo stretto el strettopatagonicoin lo qual se trovaogni mezza legasecurissimi portiacque eccellentissimelegna se non di cedropescesardinemissiglioni e appioerba dolcema ce n'è anche di amare;nasce attorno le fontanedel quale mangiassimo assai giorni per nonaver altro. Credo non sia al mondo el piú bello e migliorstrettocome è questo. In questo mar Oceano se vede una moltodilettevole caccia de pesci. Sono tre sorte de pesci longhi unobraccio e piùche se chiamano doradialbacore e bonitiliquali seguitano pesci che volanochiamati colondrinilonghi unpalmo e più; e sono ottimi al mangiare. Quando quelle tresorte trovano alcuni di questi volantisubito li volanti saltanofora de l'acqua e volanofinché hanno le ale bagnatepiùd'uno trar di balestra. Intanto che questi volanogli altri licorrono indietrosott'acquaa la sua ombra. Non sono cosìpresto cascati ne l'acquache subito li pigliano e mangiano: cosainvero bellissima da vedere.

Vocabolide li giganti Patagoni

Alcapo = her

Tuttiquesti vocaboli si pronunciano in gorgaperché così lipronunziano loro.

Medisse questi vocaboli quel giganteche avevamo nella naveperchédomandandome capaccioè paneche così chiamanoquella radice che usano loro per panee olicioè acquaquando el me vide scrivere questi nomidomandandoli poi de li altricon la penna in manome intendeva. Una volta feci la croce e labaciaimostrandogliela. Subito gridò Setebose facemisegnose più facessi la croceme intrerebbe nel corpo efarebbe crepare. Quando questo gigante stava maledomandò lacroce abbracciandola e baciandola molto. Se volle far cristianoinnanzi la sua morte. El chiamassemo Paolo. Questa gente quandovoleno far fuocofregano uno legno pontino con un altroin fine chefanno lo fuoco in una certa medolla d'arboreche è fra questidue legni.

Mercorea 28 de novembre 1520 ne disbucassemo da questo strettos'ingolfandone mar Pacifico. Stessemo tre mesi e venti giorni senzapigliare refrigerio di sorta alcuna. Mangiavamo biscottonon piùbiscottoma polvere de quello con vermi a pugnateperchéessi avevano mangiato il buono: puzzava grandemente de orina desorcie bevevamo acqua gialla già putrefatta per moltigiornie mangiavamo certe pelle de boveche erano sopra l'antennamaggioreacciò che l'antenna non rompesse la sartiadurissime per il solepioggia e vento. Le lasciavamo per quattro ocinque giorni nel maree poi se metteva uno poco sopra le brace ecosì le mangiavamoe ancora assai volte segatura de asse. Lisorci se vendevano mezzo ducato lo uno e se pur ne avessemo potutoavere. Ma sovra tutte le altre sciagure questa era la peggiore:crescevano le gengive ad alcuni sopra li denti così de sottocome de sovrache per modo alcuno non potevano mangiaree cosìmorivano per questa infermità. Morirono 19 uomini e il gigantecon uno Indio de la terra del Verzin. Venticinque o trenta uomini seinfirmaronochi ne le bracciane le gambe o in altro locosicchépochi restarono sani. Per la grazia de Dioio non ebbi alcunainfermitade.

Inquesti tre mesi e venti giorni andassemo circa de quattro mila leghein uno golfo per questo mar Pacifico (in vero è bene pacificoperché in questo tempo non avessimo fortuna) senza vedereterra alcunase non due isolotte disabitatenelle quali nontrovassimo altro se non uccelli e arbori; le chiamassemo IsoleInfortunate.

Sonlungi l'una dall'altra duecento leghe. Non trovavamo fondo appressode lorose non vedevamo molti tiburoni. La prima isola sta in 15gradi di latitudine a l'australee l'altra in 9. Ogni giornofacevamo cinquantasessanta e settanta leghe a la catenao a poppa.E se Iddio e la sua Madre benedetta non ne dava così buontempomorivamo tutti de fame in questo mare grandissimo.

Quandofossimo usciti da questo strettose avessemo navigato sempre alponenteaveressimo dato una volta al mondo senza trovare terra niunase non el capo de le XI mila Vergineche è capo de questostretto al mar Oceanolevante ponente con lo capo Deseado del marePacificoli quali due capi stanno in 52 gradi di latitudinepuntualmente al polo Antartico.

Ilpolo Antartico non è così stellato come lo Artico. Sevede molte stelle piccolecongregate insiemeche fanno in guisa dedue nebule poco separate l'una dall'altra e uno poco offuscheinmezzo delle quale stanno due stelle molto grandinè moltorelucenti e poco se moveno. La calamita nostrazavariando unosempretirava al suo polo Artico; niente de meno non aveva tantaforza come da la banda sua. E peròquando èramo inquesto golfoil capitano generale domandò a tutti li pilotiandando sempre a la velaper qual cammino navigando pontasseno su lecarte. Risposero tutti: Per la sua via puntualmente data: li risposeche pontavano falsocosì come erae che conveniva aiutare laguglia del navigareperché non riceveva tanta forza dallaparte sua. Quando èramo in questo golfo vedessimo una croce decinque stelle lucidissimedritto al ponente e sono giustissime unacon l'altra.

Inquesti giorni navigassemo tra il ponente e il maestrale e a la quartadel maestrale in verso ponente e al maestralefinchégiungessimo a la linea equinozialelungi dalla linea de laripartizione cento e vinti gradi. La linea de la ripartizione è30 gradi lungi dal meridionale: el meridionale è 3 gradi allevante lungi da Capo Verde. In questo cammino passassemo poco lungida due isole ricchissimeuna in venti gradi di latitudine al poloArticoche se chiama Cipangu; l'altra in quindici gradichiamataSumdit Pradit. Passata la linea equinozialenavigassero traponente e maestrale e alla quarta del ponente verso il maestrale; poiduecento leghe al ponentemutando il viaggio a la quarta versogarbin fin in 13 gradi al polo Artico per apropinquarse più ala terra del capo de Gaticarael qual capocon pardon de licosmografi perché non lo vistenonon si trova dove loro lipensavanoma al settentrione in 12 gradipoco piùpocomanco.

Circade settanta leghe alla detta viain dodeci gradi di latitudine e 146de longitudine a 6 de marzo discoprissemo una isola al maistralepiccola e due altre al garbin. Una era più alta e piùgrande delle altre due. Il capitano generale voleva fermarse nellagrande per pigliare qualche refrigerio; ma non potèperchéla gente de questa isola entravano ne le navi e rubavano chi unacosachi l'altratalmente che non potevamo guardarsi. Volevanocalare le vele a ciò andassimo in terra: ne roborono lo schifoche stava legato da poppa de la nave capitana con grandissimaprestezza. Per il che corrucciato il capitano generale andò interra con quaranta uomini armati e brusarono da quaranta o cinquantacase con molti barchetti e ammazzarono sette uominie riebbe loschifo. Subito ne partissemo seguendo lo medesimo cammino. Innanziche dismontassemo in terra alcuni nostri infermi ne pregoronoseammazzavamo uomo o donnali portassemo li interioriperchésubito sarebbeno sani.

Quandoferivamo alcuni di questi con li verrettoniche li passavano lifianchi da l'una banda all'altratiravano il verrettone mo' di quamo' di làguardandolo; poi lo tiravano fuora meravigliandosimoltoe così morivano: e altri che erano feriti nel pettofacevano il simile. Ne mosseno a gran compassione. Costoro vedendonepartire ne seguitarono con più de cento barchetti piùd'una lega: se accostavano a le navi mostrandone pesce consimulazione de darnelo; ma traevano sassi e poi fuggivano. Andando lenavi con vele pienepassavano fra loro e li battelli con quelli suoibarchetti molto destrissimi. Vedessimo alcune femmine in li barchettigridare e scapigliarsicredo per amore de li suoi morti.

Ognunode questi vive secondo la sua volontà; non hanno signore:vanno nudie alcuni barbaticon li capelli negri fino a la cintaingruppati. Portano cappelletti de palma come li Albanesi; sonograndi come noi e ben disposti; non adorano niente; sono olivastrima nascono bianchi: hanno li denti rossi e negriperché lareputano cosa bellissima. Le femmine vanno nude; se non che dinnanzia la sua natura portano una scorza strettasottile come la cartache nasce fra l'albore e la scorza della palma; sono belledelicatee bianche più che li uominicon li capelli sparsi e longhinegrissimifino in terra. Queste non lavoranoma stanno in casatessendo storecasse de palma e altre cose necessarie a casa sua.Mangiano cocchibatateuccellifichi longhi uno palmocanne dolcie pesci volatori con altre cose. Se ungono il corpo e li capelli conolio de cocco e di giongioli; le sue case sono tutte fatte di legnocoperte di tavole con foglie di figàrode sopra lunghe duebracciacon solari e con fenestre; le camere e li letti tuttiforniti di store bellissime de palma. Dormono sovra paglia moltomolle e minuta. Non hanno armese non certe aste con un osso pontinode pesce ne la cima.

Questagente è poverama ingegnosa e molto ladra: per questachiamassemo queste tre isole le isole de li ladroni. El suo spasso èandare con le donne per mare con quelle sue barchette. Sono come lefucelerema più strette; alcune negrebianchee altrerosse. Hanno da l'altra parte della vela un legno grossopontino nele cimecon pali attraversatiche il sostentano ne l'acqua perandare più securi alla vela. La vela è di foglie depalma cucite insieme e fatta a modo della latina. Per timone hannocerte palecome da fornocon un legno in cima: fanno della poppaprora e de la prora poppa; e sono come delfini nel saltar a l'acquade onda in onda. Questi ladroni pensavanoa li segni che facevanonon fossero altri uomini al mondose non loro.

Sabatoa 16 de marzo 1521dessemone l'aurorasovra una terra altalungitrecento leghe dalle isole de li Ladronila qual è isola e sechiama Zamal. El capitano generale nel giorno seguente volsedismontare in un'altra isola desabitataper essere più sicuroche era di dietro de questaper pigliare acqua e qualche diporto.Fece fare due tende in terra per li infermi e fece li ammazzare unaporca. Luni a 18 di marzo vedessemo da poi disnare venire verso dinoi una barca con nove uominiper il che lo capitano generalecomandò che niuno si movessenè dicesse parola alcunasenza sua licenza. Quando arrivorono questi in terrasubito lo suoprincipale andò dal capitano generalemostrandose allegro perla nostra venuta. Restarono cinque de questi più ornati connoi; li altri andorono a levare alcuni altriche pescavano; e cosìvenirono tutti.

Vedendolo capitano generale che questi erano uomini con ragioneli fecedare da mangiare e li donò bonetti rossispecchipettinisonagliavorioboccasini e altre cose. Quando visteno la cortesiadel capitanoli presentorono pesciuno vaso de vino de palmachelo chiamavano vracafichi più lunghi d'un palmo ealtri più piccolipiù saporitie due cocchi. Alloranon avevano altro. Ne fecero segni con la mano che in fino a quattrogiorni portarebbero umanyche è risococchi e moltaaltra vittuaglia.

Icocchi sono frutti de la palma. Così come noi avemo il paneil vinol'olio e l'acetocosì hanno questi popoli ogni cosada questi arbori. Hanno el vino in questo modo: forano la ditta palmain cima nel coresinodetto palmitodal quale stilla uno liquorecome è mostobiancodolcema un poco bruschettoin cannegrosse come la gamba e più: le attaccano a l'arbore la seraper la mattina e la mattina per la sera. Questa palma fa uno fruttoil quale è lo cocco. Questo cocco è grande come ilcapoe più e meno. La sua prima scorza è verde egrossa più di dui ditine la quale trovano certi filettichefanno le corde che legano le sue barche. Sotto di questa ne èuna dura e molto più grossa di quella de la noce. Questa labrusano e fanno polvere buona per loro. Sotto di questa è unamedolla biancagrossa come un ditola qual mangiano fresca con lacarne e il pescecome noi lo panee di quel sapore che è lamandorla. Chi la seccassese farebbe pane. In mezzo de questamedolla è una acqua chiaradolce e molto cordiale; e quandoquesta acqua sta un poco accoltase congela e diventa como uno pomo.Quando voleno fare oliopigliano questo cocco e lassano putrefarequella medolla con l'acqua e poi fanno bollire e viene olio comebutirro. Se può fare anche lattecome noi facevamo.Grattavamo questa medollapoi la mischiavamo con l'acqua suamedesima strucandola in uno pannoe così era latte como dicapra. Queste palme sono como palme de li datterima non cosìnodosese non lisce. Una famiglia di X personecon due di queste semantengono fruendo 5 otto giorni l'una e otto giorni l'altra per lovino: se altramente facessonose seccherebbeno: e durano cento anni.

Grandefamiliaritade pigliarono con nui questi popoli. Ne dissero molte cosecome le chiamavano e li nomi de alcune isoleche se vedevano de qui.La sua se chiama Zuluanla quale non è troppo grande.Pigliassemo gran piacere con questiperché erano assaipiacevoli e conversabili. Il capitano generaleper farli piùonoreli menò a la sua nave e li mostrò tutta la suamercadanziagarofolicannellapeverenoce moscadamaciaoro etutte le cose che erano nella nave; fece descaricare alcune bombarde.Ebbero gran paura e volsero saltar fuora de la nave. Ne fecero segniquelli dove noi andavamo nascessevano le cose suddette. Quando sivolsero partirepigliarono licenza con molta grazia e gentilezzadicendo che tornarebbeno secondo la sua promessa. La isola dove éramose chiama Humunu; ma noiper trovarli due fontane de acquachiarissimala chiamassemo l'Acquata de li buoni segnaliperchéfu il primo segno de oro che trovassemo in questa parte. Qui si trovagran quantitade de coralli bianchi e arbori grandiche fanno fruttipoco minori de la mandorla e sono come li pignoli; e anco moltepalmealcune buone e alcune altre cattive. In questo loco sono molteisole; per il che lo chiamassemo l'arcipelago de San Lazzarodescovrendolo ne la sua Domenica; il quale sta in X gradi dilatitudine al polo Artico e centosessantauno di longitudine dellalinea de la ripartizione.

Venerea 22 di marzo venirono in mezzodì quelli uominisecondo neavevano promessoin due barche con cocchinaranzi dolciuno vasode vino de palmae uno gallo per dimostrare che in queste partierano galline. Se mostrarono molto allegri verso de noi; comprassemotutte quelle cose. Il suo signor era vecchio e depinto; portava dueschione de oro a le orecchieli altri molte maniglie de oro a librazzicon fazoli intorno al capo. Stessemo quivi otto giornine liquali el nostro capitano andava ogni dì in terra a visitare liinfirmi; e ogni mattina li dava con le sue mani acqua del coccochemolto li confortava.

Dedietro de questa isola stanno uomini che hanno tanto grandi lipicchetti de le orecchieche portano li bracci ficcati in loro.Questi popoli sono Cafricioè Gentilivanno nudi con tele descorza d'arbore intorno le sue vergogne; se non alcuni principalicon tele de bambaso lavorate ne li capi con seta a guchia. Sonoolivastrigrassidepintie se ongeno con olio de cocco e degiongioli per lo sole e per il vento. Hanno li capelli negrissimifino a la cintae hanno daghecoltellilance de orotargonifiocinearponi e reti per pescare come rezzali. Le sue barche sonocome le nostre.

Nelluni santoa venticinque de marzogiorno de la Nostra Donnapassato mezzodìessendo di ora in ora per levarsiandai abordo della nave per pescareemettendo li piedi sopra una antennaper discendere ne la mesà di guarnigioneme slizegarono lipiedi perché era piovestoe così cascai nel mare cheniuno me vide. E essendo quasi sommersome venne ne la mano sinistrala scotta de la vela maggioreche era ascosa ne l'acqua: me tenniforte e comensai a gridaretanto che fui aiutato con lo battello.Non credo già per miei meritima per la misericordia diquella fonte di pietàfossi aiutato. Nel medesimo giornopigliassemo tra il ponente e garbin infra quattro isole: CenaloHiunanghanIbusson e Abarien.

Iovea ventiotto de marzoper aver visto la notte passata fuoco in unaisolane la mattina sorgessimo appresso de questa: vedessemo unabarca piccola che la chiamano bolotocon otto uomini de dentroappropinquarse ne la nave capitanea. Uno schiavo del capitanogeneraleche era de Zamatragià chiamata Traprobonaliparlòil quale subito intesono: vennero nel bordo della navenon volendo intrare dentroma stavano uno poco discosti. Vedendo elcapitano che non volevano fidarse de noili buttò un bonnetrosso e altre cose ligate sopra un pezzo de tavola. La pigliaronomolto allegri e subito se partirono per avvisare il suo re. Da lìcirca due ore vedessimo vegnire due balangai (che sono barche grandie così le chiamano) pieni di uomini: nel maggiore era lo suore sedendo sotto uno coperto de store.

Quandoel giunse sotto la capitanael schiavo li parlò; il re lointeseperché in questa parte li re sanno piùlinguaggi che li altri: comandò che alcuni suoi intrasseno nela nave. Lui sempre stette nel suo balangai poco longe de la navefinché li suoi tornarono esubito tornatise partì.Il capitano generale fece grande onore a quelliche venirono ne lanave; e donolli alcune coseper il che il reinnanzi la suapartitavolle donare al capitano una barra de oro grande e unasporta piena de gengero; ma luiringraziando moltonon volseaccettarle. Nel tardi andassemo con la nave appresso la abitazionedel re.

Ilgiorno seguenteche era il Venerdì Santoil capitanogenerale mandò lo schiavoche era lo interprete nostrointerra in uno battello a dire al rese aveva alcuna cosa da mangiarela facesse portare in naveche resteriano bene satisfatti da noiecome amici e non come nemici eramo venuti a la sua isola. El re vennecon seiovvero otto uomininel medesimo battello ed entrò nela naveabbracciandosi col capitano generale e donògli trevasi di porcellana coperti de fogliepieni di riso crudo e due oratemolto grandi con altre cose. El capitano dette al re una veste depanno rosso e giallo fatta a la turchesca e uno bonnet rosso fino: ali altri suia chi coltelli e a chi specchi. Poi li fece dare dacolazione eper il schiavoli fece dire che voleva essere con luicasi casicioè fratello: rispose che cosìvoleva essere verso de lui. Da poi lo capitano gli mostròpanno de diversi coloritelacoralli e molta mercanzia e tuttal'artigliariafacendola descargare.

Alcunimolto se spaventorno; poi fece armare uno uomo con un uomo d'arme eli messe attorno tre con spade e pugnaliche li davano per tutto elcorpo; per la qual cosa el re restò quasi fora di sè.Li disse per il schiavo che uno de questi armati valeva per cento deli suoi: rispose che era così e che in ogni nave ne menavaduecentoche se armavano de quella sorte. Li mostròcorazzinespade e rotelle e fece fare a uno una levata. Poi locondusse sopra la tolda della naveche è in cima de la poppae fece portare la sua carta da navigare e la bussola e li disse perl'interprete como trovò lo stretto per venire a lui e quantelune sono stati senza vedere terra. Se meravigliò: in ultimoli disse che volevase li piacessemandare seco due uominiacciòli mostrasse alcune de le sue cose. Respose che era contento. Io ceandai con un altro.

Quandofui in terrail re levò le mani al cielo e poi se volsecontro noi dui; facessemo lo simile verso de lui; così tuttili altri fecero. Il re me pigliò per la mano; uno suoprincipale pigliò l'altro compagnoe così ne menaronosotto un coperto de cannedove era uno balangai longo ottanta palmide li mieisimile a una fusta. Ne sedessimo sopra la poppa dequestosempre parlando con segni. Li suoi ne stavano in piediattorno attorno con spadedaghelance e targoni. Fece portare unopiatto de carne de porco con uno vaso grande pieno de vino. Bevevamoad ogni boccone una tazza de vino: lo vino che li avanzava qualchevoltabenché fosseno pochese metteva in uno vaso da per sè.La sua tazza sempre stava coperta; ninguno altro lì beveva senon il re e io. Innanzi che il re pigliasse la tazza per berealzavale mani giunte al cielo e verso de noie quando voleva bereestendeva lo pugno de la mano sinistra verso di me (prima pensava mevolesse dare un pugno) e poi beveva; faceva cosí io verso ilre. Questi segni fanno tutti l'uno verso de l'altroquando beveno.Con queste cerimonie e altri segni de amicizia merendassemo.

Mangiainel Venere Santo carneper non potere fare altro. Innanzi chevenisse l'ora de cenaredonai molte cose al reche avevo portate:scrissi assai cose come le chiamavano. Quando lo re e li altri mevisteno scrivere e li diceva quelle sue paroletutti restoronoattoniti. In questo mezzo venne l'ora de cenare. Portorono due piattigrandi de porcellanauno pieno de riso e l'altro de carne de porcocon suo brodo. Cenassimo con li medesimi segni e cerimonie; poiandassimo al palazzo del reel quale era fatto come una teza defienocoperto de foglie de figàro e de palma. Era edificatosovra legni grossialti de terrache 'l se conviene andare conscale. Ne fece sedere sopra una stora de cannetenendo le gambeattratte come li sarti. De lì a mezza ora fu portato unopiatto de pesce brustolato in pezzi e zenzeroper allora coltoevino.

Elfigliuolo maggiore del rech'era il principevenne dove èramo:il re li disse che sedesse appresso noie così sedette. Fuportato due piattiuno de pesce con lo suo brodoe l'altro de risoa ciò che mangiassemo col principe. Il nostro compagno pertanto bere e tanto mangiare diventò briaco. Usano per lumegomma de arboreche la chiamano animevoltata in foglie de palma ede figàro.

Elre ne fece segno che 'l voleva andare a dormire; lassò con nuilo principecon quale dormissemo sopra una stora de canne concuscini de foglie. Venuto lo giornoel re venne e me pigliòper la mano: così andassemo dove avevamo cenato per farcolazionema il battello ne venne a levare. Innanzi la partitaelre molto allegro ne basò le mani e noi le sue; venne con noiuno suo fratellore d'un'altra isolacon 3 uomini; lo capitanogenerale lo ritenette a disnare con noi e donògli molte cose.

Nellaisola de questo reche condussi a le navise trova pezzi de orograndi come noci e uovicrivellando la terra. Tutti li vasi dequesto re sono de oro e anche alcuna parte de la casa sua. Cosìne riferitte lo medesimo re. Secondo lo suo costumeera molto inordine e lo più bello uomoche vedessimo tra questi popoli.Aveva li capelli negrissimi fino a le spallecon un velo de setasopra lo capoe due schione grande de oro taccate a le orecchie;portava uno panno de bombaso tutto lavorato de setache copriva dala cinta fino al ginocchio. Al lato una daga con lo manico alquantolongotutto de oro; il fodero era de legno lavorato: in ogni denteaveva tre macchie d'oroche pareva fosseno legati con oro: oleva destorac e belgiovì; era olivastro e tutto depinto. Questa suaisola se chiama Butuan e Calagan. Quando questi re se vòlenovederevèneno tutti due a la caccia in quest'isoladoveèramo; el re primo se chiama Colambuil secondo raiàSiain.

Domenicaultimo de marzogiorno de Pasquane la mattina per tempo elcapitano generale mandò il prete con alquanti a apparecchiareper dovere dire messacon lo interprete a dire che non volevamodiscendere in terra per desinar secoma per aldire messaper il chelo re ne mandò dui porchi morti. Quando fu ora de messaandassemo in terra forse cinquanta uomininon armati la personamacon le altre nostre armee meglio vestiti che potessemo. Innanzi chearrivassemo a la riva con li battellifurono scaricati sei pezzi debombarde in segno de pace. Saltassemo in terra: li due re siabbrazzarono lo capitano generale e lo mèsseno in mezzo deloro: andassemo in ordinanza fino al logo consacratonon molto lungidalla riva. Innanzi se cominciasse la messail capitano bagnòtutto il corpo de li due re con acqua moscata. Se offerse a la messa:li re andarono a baciare la croce come noima non offerseno.

Quandose levava lo corpo de Nostro Signorestavano in genocchioni eadoravanlo con le mani gionte. Le navi tirarono tutta la artiglieriain un tempoquando se levò il corpo de Cristodandogli losegno da la terra con li schioppetti. Finita la messaalquanti de linostri se comunicarono. Lo capitano generale fece fare uno ballo conle spadede che li re ebbeno gran piacere; poi fece portare unacroce con li chiodi e la coronaa la qual subito fecero reverenzia.Li disse per lo interprete come questa era il vessillo datogli da loimperatore suo signoreacciòin ogni parte dove andassemettesse questo suo segnalee che voleva metterlo ivi per suautilitàperchése venissero alcune nave de le nostresaperianocon questa crocenoi essere stati in questo locoe nonfarebbero despiacere a loro nè a le cose; ese pigliasseroalcuno de li suoisubitomostrandogli questo segnalelo lasserianoandare; e che conveniva mettere questa croce in cima del piùalto monte che fosseacciòvedendola ogni mattinalaadorassero; e se questo facevanonè tuoni nè fulminiin tempesta li nocerebbe in cosa alcuna.

Loringraziarono molto che farebbono ogni cosa volontieri. Anche li fecedire se erano Mori o Gentilio in che credevano. Risposero che nonadoravano altrose non alzavano le mani giunte e la faccia al cieloe che chiamavano lo suo Dio Abba: per la qual cosa lo capitano ebbegrande allegrezza. Vedendo questoel primo re levò le mani alcielo e disse che vorriase fosse possibilefarli vedere il suoamore verso de lui. Lo interprete gli disse per quale ragione avevaquivi così poco da mangiare. Rispose che non abitava in questolocose non quando veniva a la caccia e a vedere lo suo fratello; mastava in una altra isoladove aveva tutta la sua famiglia.

Lifece dire se aveva nemici lo dicesseperciò andrebbe conquesta nave e distruggerli e farìa lo obbediriano. Lorengraziò e disse che aveva bene due isole nemichema cheallora non era tempo de andarvi. Lo capitano li dissese Diofacesse che un'altra fiata ritornasse in queste partecondurriatanta gente che farebbe per forza esserli soggettee che volevaandar a disnare e dappoi tornerebbe per far porre la croce in cimadel monte. Risposero erano contenti. Facendosi un battaglione conscaricare gli schioppetti e abbracciandosi lo capitano con li due repigliassimo licenza.

Dopodisnare tornassemo tutti in giubbone e andassemo insieme con li duere nel mezzodì in cima del più alto monte che fosse.Quando arrivassemo in cimalo capitano generale li disse come avevacaro avere sudato per loroperchéessendo ivi la crocenonpoteva se non grandemente giovarli. E domandolli qual porto eramigliore per vettovaglie. Dicessero che ne erano tre; cioèCeylonZubu e Calaghan; ma che Zubu era più grande e demiglior traffico e se profferseno de darne piloti che neinsegnerebbeno il viaggio.

Locapitano generale li ringraziò e deliberò di andar lìperché così voleva la sua infelice sorte. Posta lacroceognuno disse uno Pater noster e una Ave Mariaadorandola:così li re feceno. Poi discendessimo per li suoi campilavorati e andassimo dove era lo balangai. Li re fecero portarealquanti cocchiacciò se rinfrescassimo. Lo capitano lidomandò li pilotiperché la mattina seguente volevapartirsi e che li tratterebbe come sè medesimolasciandogliuno dei nostri per ostaggio. Risposero che ogni ora li volesse eranoal suo comando; ma ne la notte il primo re se mutò d'opinione.La mattinaquando èramo per partirsiel re mandò adire al capitano generale cheper amore suoaspettasse due giornifinché facesse cogliere el riso ed altri suoi minutipregandolo mandasse alcuni uomini per aiutarliacciò piùpresto se spacciassee che lui medesimo voleva essere lo nostropiloto.

Locapitano mandogli alcuni uominima li re tanto mangiarono ebevetteno che dormitteno tutto il giorno. Alcuni per escusarlidissero che avevano uno poco de male. Per quel giorno li nostri nonfecero nientema negli altri dui seguenti lavorarono. Uno de questipopoli ne portò forse una scodella de riso con otto o diecifichilegati insiemeper barattarli con uno coltello che valeva alpiù tre quattrini. Il capitanovedendo questo non volevaaltro se non un coltellolo chiamò per vedere piùcose; mise mano a la borsa e li volse dare per quelle cose uno reale:lui nol volse; gli mostrò uno ducatomanco lo accettò:al fine li volse dare un doppione di due ducati; non volse mai altroche un coltello e così glie lo fece dare. Andando uno de linostri in terra per torre acquauno de questi li volse dare unacorona pontina de oro massicciogrande come una colonnaper seifilze di cristallino: ma il capitano non volle che la barattasseaccioché in questo principio sapessero per periziavamo piùla nostra mercanzia che lo suo oro.

Questipopuli sono Gentili; vanno nudi e depinti: portano un pezzo de telade arbore intorno le sue vergogne; sono grandissimi bevitori. Le suefemmine vanno vestite de tela de arbore da la cinta in giùcon li capelli negri fino in terrahanno forate le orecchie e pienede oro. Questa gente sempre masticano uno frutto che chiamano areca;è come uno pero. Lo tagliano in quattro partie poi lovolveno ne le foglie del suo alberoche le nominano betre; sono comefoglie del morarocon uno poco de calcinaequando le hanno benmasticatele sputano fora: fanno diventare la bocca rossissima.Tutti li popoli de questa parte del mondo le usano perchérinfrescali molto el core. Se restasseno de usarlemorirebbeno.

Inquesta isola sono canigattiporcigallinecaprerisozenzerococchifichinaranzilimonimigliopanicosorgocera e moltooro. Sta de latitudine in 9 gradi e due terzi all'Articoe 162 delongitudine della linea de la ripartizionee 25 leghe longe de laAcquadae se chiama Mazana.

Stessemosette giorni quivi; poi pigliassimo la via del maestrale passandoprima cinque isolecioè CeylonBoholCanigranBagbai eGatighan. In questa isola de Gatighan sono barbastelli grandi comeaquile; perché era tardi ne ammazzassemo uno: era come unagallina al mangiare. Ce sono colombitortorepappagalli e certiuccelli negrigrandi come gallinecon la coda lunga; fanno ovigrandi come de ocali mettono sotto la sabbia per lo gran caldo licrea. Quando sono nasciuti alzano la arena e vieneno fora. Questi ovisono boni da mangiare. Da Mazana a Gatighan sono venti leghe.Partendone da Gatighan al ponenteil re di Mazana non ne potèseguire; perché lo aspettassemo circa tre isolePoloTicobone Poxon. Quando el gionsemolto se meravigliò del nostronavigare. Lo capitano generale lo fece montare ne la sua nave conalcuni suoi principalidel che ebbero gran piaceree cosìandassemo in Zubu. Da Gatighan a Zubu sono quindici leghe.

Ladomenicaa 7 de aprilea mezzo dìintrassemo nel porto diZubu; passando per molti villaggi vedevamo molte case fatte sopra liarbori. Appropinquandose a la cittàlo capitano generalecomandò le nave s'imbandierasseno: furono calate le vele eposte a modo de battaglia e scaricò tutta l'artigliariaperil che questi popoli ebbero grandissima paura. Lo capitano mandòuno suo allievocon lo interpreteambasciatore al re de Zubu.Quando arrivorno ne la cittàtrovorono infiniti uominiinsieme con lo retutti paurosi per le bombarde. L'interprete lidisse questo essere nostro costumeentrando in simili luoghiinsegno de pace e amicizia e per onorare lo re del luogoscaricavamotutte le bombarde. El re e tutti li suoi se assecurorno; e fece direa li nostri per lo suo governatore che volevano. L'interprete risposecome el suo signore era capitano del maggiore re e principe fosse nelmondoe che andava a discovrire Malucco; ma per la sua buona famacome aveva inteso dal re de Mazanaera venuto solamente pervisitarlo e pigliare vittuaglia con la sua marcadanzia.

Lidisse che in bona ora era venutoma che aveva questa usanza: tuttele navi che entravano nel porto suo pagavano tributoe che non eranoquattro giorni che uno giunco cargato d'oro e de schiavili avevadato tributo; e per segno de questo gli mostrò uno mercadantede Ciama che era restato per mercadantare oro e schiavi. Lointerprete li disse como el suo signoreper essere capitano de tantogran renon pagava tributo ad alcuno signore del mondoe se volevapacepace avrebbe e se non guerraguerra. Allora el Moro mercadantedisse al re: Catarajachibacioè: Guarda benesignore: questi sono de quelli che hanno conquistato CalicutMalaccae tutta l'India Maggiore. Se bene se li fabene si ha; se malemalee peggiocome hanno fato a Calicut e a Malacca.

L'interpreteintese lo tutto e dissegli che 'l re suo signore era piùpotente de gente e de navi che lo re del Portogalloe era re deSpagna e imperatore de tutti li Cristiani ese non voleva esserliamicoli mandaria un'altra fiata tanta gente che lo destrueriano. IlMoro narrò ogni cosa al re. Allora li disse se consigliarebbecon li suie nel dì seguente li responderebbe. Poi feceportare una colazione de molte vivandetutte de carneposte inpiatti de porcellanecon molti vasi de vino. Data la colazionelinostri retornorono e ne dissero lo tutto. Il re de Mazanache era loprimo dopo questo re e signore de alquante isoleandò interra per dire al re la gran cortesia del capitano generale.

Lunimattina il nostro scrivano insieme con l'interprete andorono in Zubu:venne il re con li suoi principali in piazza e fece sedere li nostriappresso lui. Li disse se più d'uno capitano era in questacompagniae se 'l voleva lui pagasse tributo a l'imperatore suosignor. Rispose de nonma voleva solamente mercatandasse con lui enon con altri. Disse che era contento; ese lo capitano nostrovoleva essere suo amicoli mandasse un poco de sangue del suobraccio dirittoe così farebbe luiper segno de piùvera amicizia. Rispose che lo faria. Poi lo re li disse come tutti licapi che venivano quivi se davano presenti l'uno con l'altro e se lonostro capitano o lui doveva cominciare. L'interprete li disse poiche lui voleva mantegnire questo costumecomenzasse; cosìcomenzò.

Martimattina el re de Mazana con lo Moro venne a le navisalutò locapitano generale da parte del re e disseli como el re de Zubu facevaadunare più vittuaglia poteva per darnelae come manderebbedopo disnareuno suo nipote con due o tre de sui principali per farela pace. Lo capitano generale fece armare uno de le sue proprie armee feceli dire come tutti noi combattevamo de quella sorta. Il Moromolto si spaventò: il capitano li disse non si spaventasseperché le nostre arme erano piacevoli a li amici e aspre a linemici; e così come li fazoli asciogano il sudorecosìle nostre arme atterrano e destruggeno tutti li avversari e malevolidella nostra fede. Fece questo acciò el Moroche parevaessere più astuto de li altrilo dicesse al re.

Dopodisnare venne a le navi lo nipote del reche era principecol re diMazanail Moroil governatore e il bargello maggiore con ottoprincipaliper fare la pace con noi. Lo capitano generalesedendoin una cattedra de velluto rossoli principali in sedie de corame eli altri in terra sovra storeli disse per lo interpretese lo suocostume era di parlare in secretoovvero in pubblicoe se questoprincipe col re de Mazana avevano il potere di fare la pace. Risposeche parlavano in pubblico e che costoro avevano il potere de far lapace.

Locapitano disse molte cose sovra la pace e che 'l pregava Iddio laconfirmasse in cielo: dissero che mai non avevano aldite cotaliparole e che pigliavano gran piacere a udirle. Vedendo lo capitanoche questi volontieri ascoltavano e rispondevanoli cominciòdire cose per indurli a la fede.

Domandòqual dopo la morte del re succedesse a la signoria: rispose che lo renon aveva figliolima figliolee che questo suo nipote aveva permoglie la maggiore; perciò era lo principe e quando li padri emadri erano vecchi non si onoravano piúma li figlioli licomandavano. Lo capitano li disse come Iddio fece lo cielola terralo mare e tante altre cosee come impose se dovessero onorare lipadri e madri echi altramente facevaera condannato nel fuocoeterno; e come tutti descendevamo da Adam e Evanostri primiparenti; e come avevamo l'anima immortalee molte altre cosepertinenti a la fede. Tutti allegri lo supplicorono volesse lasciarlidue uominio almeno unoacciò li ammaestrasse ne la fede eche li farebbeno grande onore. Gli rispose che allora non potevalasciarli alcunoma se volevano essere Cristianilo prete nostro libattezzerebbee che un'altra fiata menaria preti e fratiche liinsegnerebbero la fede nostra. Risposero che prima volevano parlareal re e poi diventarebbero Cristiani. Lagrimassemo tutti per lagrande allegrezza.

Locapitano li disse che non se fecero Cristiani per paura nè percompiacernema volontariamenteea coloro che volevano viveresecondo la sua leggenon li sarebbe fatto dispiacere alcuno; ma liCristiani sariano meglio visti e carezzati che gli altri. Tuttigridarono ad una voceche non si facevano Cristiani per pauranèper compiacernema per spontanea volontade.

Eallora li disse chese diventavano Cristianigli lascerebbe unaarmatura; perché così li era stato imposto dal suo ree come non potevano usare con le sue donneessendo Gentilisenzagrandissimo peccato; e come li assecuravacheessendo Cristianinon li apparirebbe più el demoniose non nel punto estremodella sua morte. Disseno che non sapevano risponderli per le suebelle parolema se rimettevano nelle sue mani e facesse de loro comedei suoi fedelissimi servitori. Lo capitanopiangendoli abbrazzòe aggiungendo una mano del principe e una del re fra le sueli disseper la fede portava a Dio e per lo abito che avevali prometteva cheli dava la pace perpetua col re di Spagna. Risposeno che lo similepromettevano.

Conclusala pacelo capitano fece dare una colazione; poi lo principe e representarono al capitanoda parte del suo realquanti cestoni derisoporcicapre e gallinee gli dissero li perdonasse per ciòtal cose erano poche a uno simile a lui. Lo capitano donò alprincipe uno panno bianco di tela sottilissimauno bonnet rossoalquante filze de cristallino e uno bicchier dorato de vetro. Livetri sono molto apprezzati in queste parti. Al re di Mazana non lidette alcun presenteperché già li aveva dato unaveste de Cambaya con altre cosee a li altri a chi una cosaa chiun'altra.

Mandòpoi al re de Zubuper mi e uno altrouna veste di seta gialla emorella a guisa turchescauno bonnet rosso finoalquante filze decristallinoposto ogni cosa in uno piatto d'argento e due biccheridorati in mano.

Quandofossimo ne la cittàtrovassemo lo re in suo palazio con moltiuominiche sedeva in terra sovra una stora de palma: aveva solamenteuno panno de tela de bombaso dinanzi alle sue vergogneuno velointorno al capolavorato a gucchiauna collana al collo de granpreziodue schione grande de oro taccate a le orecchiecon pietrepreziose attorno.

Eragrasso e piccolo e depinto con lo fuoco a diverse maniere: mangiavain terra sovra un'altra stora ovi de bissa scutellaraposti in duevasi de porcellana; e aveva dinnanzi quattro vasi pieni de vino depalmaserrati con erbe odoriferee ficcati quattro cannuti: conogni uno de questi beveva.

Fattala debita reverenzal'interprete li disse como lo suo signore lorengraziava molto del suo presentee che li mandava questonon peril suoma per lo trinsico amore li portava. Li vestissimo la vestegli ponessimo il bonnet in capo e li dessemo le altre cose: e poibaciando li vetri e ponendoli sovra lo capole li presentai efacendo lui il simileli accettò. Poi il re ne fece mangiarede quelli ovi e bere con quelli cannuti. Li altri sui in questo mezzogli dissero lo parlamento del capitano sovra la pace e lo esortamentoper farli Cristiani.

Ilre ne volse tener seco a cena; li dicessemo non potevamo allorarestare. Pigliata la licenzail principe ne menò seco a casasuadove sonavano quattro fanciulleuna de tamburo a modo nostroma era posta in terra; un'altra dava con un legnofatto alquantogrosso nel capo con tela de palmain due borchie piccateuno inl'unouno in l'altro: l'altra in una borchia grande col medesimomodo: la ultima con due borchiette in mano; dando l'una nell'altrafacevano un soave suono. Tanto a tempo sonavanoche pareva avesserogran ragion del canto. Queste erano assai belle e bianchequasi comele nostre e così grandi: erano nudese non che avevano telade arbore da la cinta fino al ginocchioe alcune tutte nudecolpicchietto de le orecchie grandecon un cerchietto de legno dentroche lo tiene tondo e largo; con li capelli grandi e negrie con unovelo piccolo attorno al capoe sempre discalze. Il principe ne feceballare con tretutte nude. Merendassemo e da poi venissemo allenavi. Queste borchie sono de metallo e se fanno nella regione delSignio Magnoche è detta la China. Quivi le usano come noi lecampane e le chiamano aghon.

Mercoremattinaper esser morto uno dei nostri ne la notte passatal'interprete ed io andassemo a domandare al re dove lo poteriamoseppellire. Trovassemo lo re accompagnato da molti uominia cuifatta la debita reverenziali lo dissi. Rispose: "se io e limiei vassalli semo tutti del tuo signorequanto maggiormente deveesser la terra ". E li dissi come volevamo consecrare il luogo emetterli una croce: rispose che era molto contento e che la volevaadorare come noi altri. Fu sepolto lo morto ne la piazzaal megliopotessemoper darli bon esempio; e poi la consacrassemo; sul tardine seppellissimo un altro. Portassemo molta mercanzia in terrae lamettessemo in una casaqual el re la tolse sovra sua fedee quattrouomini che erano restati per mercatandare in grosso.

Questipopoli vivono con giustiziapeso e misura; amano la pacel'ozio ela quiete: hanno bilance de legno. Lo legno ha una corda nel mezzocon la quale se tiene; d'uno capo è piomboe de l'altro segnicome quartiterzi e libbre. Quando voleno pesare pigliano labilanciache è con tre fili como le nostree la mettenosovra li segnie così pesano giusto. Hanno misure grandissimesenza fondo. Le giovani giocano a la zampognafatte come le nostree le chiamano subin. Le case sono de legno de tavole e decanneedificate sopra pali grossialte da terrache bisognaandarvi dentro con scale e hanno camere come le nostre. Sotto le caseteneno li porcicapre e galline.

Setrovano quivi cornioli grandibelli a vedereche ammazzano lebalenele quale li inghiottono vivi. Quando loro sono nel corpoveneno fuora del suo coperto e li mangiano el core. Questa gente litrovano poi vivi appresso del core de le balene morte. Questi hannodentila pelle negrail coperto bianco e la carne: sono boni damangiare e li chiamano laghan.

Venereli mostrassemo una bottega piena de le nostre mercanzieper il cherestorono molto ammirati: per metalloferro e l'altra mercanziagrossa ne davano oro: per le minute ne davano risoporci e capre conaltre vettovaglie. Questi popoli ne davano X pesi de oro per XIIIIlibbre de ferro: un peso è circa d'uno ducato e mezzo. Locapitano generale non volse se pigliasse troppo oroperchésarebbe stato alcuno marinaro che avrebbe dato tutto lo suo per unopoco de oroe averia disconciato lo traffico per sempre.

Sabatoper avere promesso lo re al capitano de farsi Cristiano ne laDomenicase fece ne la piazzache era sacratauno tribunaleadornato de tapezzeria e rami de palme per battizzarlo: e mandolli adire che nella mattina non avesse paura de le bombardeper ciòera nostro costumene le feste maggioredescaricarle senza pietre.

Domenicamattinaa quattordese de aprileandassemo in terra quaranta uominicon due uomini tutti armati dinanzi a la bandiera reale. Quandodismontassemose tirò tutta la artiglieria. Questi popoliseguivano de qua e de là. Lo capitano e lo re seabbracciorono. Li disse che la bandiera reale non se portava interrase non con cinquanta uominicome erano li dui armatie concinquanta scoppettieri; ma per lo suo grande amore così laaveva portata. Poi tutti allegri andassemo presso al tribunale. Locapitano e lo re sedevano in cattedre de velluto rosso e morelloliprincipali in cuscinili altri sovra store.

Locapitano disse al reper lo interpreteringraziasse Iddio per ciòlo aveva inspirato a farse Cristianoe che vincerebbe piùfacilmente li sui nemici che prima. Rispose che voleva esserCristiano; ma alcuni suoi principali non volevano obbedireperchédicevano essere così uomini come lui. Allora lo nostrocapitano fece chiamare tutti li principali del ree disselise nonobbedivano al re come suo reli farebbe ammazzare e darìa lasua roba al re. Risposero lo obbedirebbono. Disse al rese andavain Spagnaritornerebbe un'altra volta con tanto potereche lo farialo maggiore re de quelle parteperché era stato primo a volerfarse Cristiano. Levando le mani al cielolo ringraziò epregò alcuni de li suoi rimanesseacciò meglio lui eli suoi popoli fossero istruiti nella fede. Lo capitano rispose cheper contentarlo li lasserebbe dui; ma voleva menar seco dui fanciullide li principaliacciò imparassero la lingua nostrae poiala ritornatasapessero dire a questi altri le cose di Spagna.

Semise una croce grande nel mezzo de la piazza. Lo capitano li dissese si volevano far Cristianicome avevano detto ne li giornipassatili bisognava brusare tutti li suoi idolie nel luogo loromettere una croce e ogni dì con le mani giunte adorarla e ognimattina nel viso farsi lo segno de la Crocemostrandoli come sefaceva; e ogni oraalmeno de mattinadovessero venire a questacroce e adorarla in genocchionie quel che avevano già dettovolesser con le buone opere confirmarlo. El re con tutti li altrivolevano confirmare lo tutto. Lo capitano generale li disse comes'era vestito tutto de bianco per mostrarli lo suo sincero amoreverso de loro. Risposero per le sue dolci parole non saperlirespondere. Con queste buone parole lo capitano condusse lo re per lamano sul tribunale per battizzarloe disseli se chiameria don Carlocomo a l'imperatore suo signore; al re de Mazana Gioanni; a unoprincipale Fernandocome il principale nostrocioè locapitano; al Moro Cristoforo; poi a li altri a chi uno nomea chiuno altro.

Forenobattizzati innanzi messa cinquecento uomini. Udita la messalocapitano convitò a disnar seco lo re con altri principali: nonvolsero; ne accompagnarono fino a la rivale navi scaricarono tuttele bombarde; e abbracciandose presero commiato.

Dopodisnare el prete e alcuni altri andassemo in terra per battezzar lareginala quale venne con quaranta dame. La conducessemo sopra lotribunalefacendola sedere sovra un cuscinoe l'altre circa ellafin che 'l prete s'apparò. Le mostrai una immagine de laNostra Donnauno bambino di legno bellissimo e una croce: per il chele venne una contrizione chepiangendodomandò lo battesimo.La nominassemo Giovannacome la madre dello imperatore; suafigliolamoglie al principeCaterina; la reina de Mazana Lisabetta;a le altre ognuna lo suo nome.

Battezzassemoottocento anime fra uominidonne e fanciulli. La regina era giovanee bellatutta coperta d'uno panno bianco e nero: aveva la bocca e leonghie rossissime; in capo uno cappello grande de foglie de palma amodo de solana con una corona incirca de le medesime fogliecomoquello del Papa: nè mai va in alcuno loco senza una de queste.Ne domandò il Bambino per tenerlo in loco de li suoi idoli; epoi se partì sul tardi. Il re e la reina con assaissimepersone venerono al lido. Lo capitano allora fece tirare molte trombede foco e bombarde grosseper il che pigliarono grandissimo piacere.El capitano e lo re se chiamavano fratelli: questo re si chiamavarajà Humabon.

Innanzipassassero otto giorni furono battizzati tutti de questa isolae dele altre alcuni. Brusassemo una villaper non volere obbedire al renè a noila quale era in un'isola vicina a questa. Ponessemoquivi la croceperché questi popoli erano Gentili. Se fosserostati Mori li avessemo posto una collana in segno di piùdurezzaperché li Mori sono assai più duri perconvertirliche a li Gentili.

Inquesti giorni lo capitano generale andava ogni dì in terra perudire messa e diceva al re molte cose della fede. La regina venne ungiornocon molta pompaper udire la messa. Tre donzelle li andavanodinnanzi con tre de li sui cappelli in mano: ella era vestita denegro e biancocon uno velo grande de setatraversato con liste deoroin capoche li copriva le spallee con il suo cappello.Assaissime donne la seguivanole quali erano tutte nude e discalzese non intorno alle parte vergognose havevano uno paniocolo de telade palma e attorno lo capo uno velo piccolo e tutti li capellisparsi. La reginafatta la reverenza a l'altaresedette sopra unocuscino lavorato di seta. Innanzi se comenzasse la messail capitanola bagnò con alcune sue dame de acqua rosa muschiata: molto sedilettavano de tale odore. Sapendo lo capitano che 'l Bambino moltopiaceva a la reinagliel donò e le disse lo tenesse in locode li sui idoliperché era in memoria del figlio di Dio.Ringraziandolo moltolo accettò.

Unogiorno lo capitano generaleinnanzi messafece venire lo re vestitocon la sua vesta de seta e li principali de la città. Ilfratello del repadre del principese chiamava Bendaraun altrofratello del reCadaioe alcuni SimiutSibnaiaSicacaieMaghelibee molti altri che lascioper non esser longo. Fece tuttiquesti giurare obbedienza al suo ree li basarono la mano; poi feceche 'l re d'essere sempre obbediente e fedele al re de Spagna: cosìlo giurò. Allora il capitano cavò la sua spadainnanzil'immagine de Nostra Donnae disse al re quando cosi se giuravapiùpresto doveriasi morire che a rompere un simile giuramento: sicché'l giurava per questa immagineper la vita de lo imperatore suosignore e per il suo abitod'esserli sempre fedele.

Fattoquestolo capitano donò al re una cattedra de velluto rossodicendoli dovunque andassesempre la facesse portare dinanzi da unosuo propinquoe mostròli come la si doveva portare. Resposelo farebbe volontierper amore suoe disse al capitano como facevafare una gioia per donarlilala qual era due schione d'oro grandeper taccare a le orecchiedue per mettere a li brazisovra ligomitie due altre per porre a li piedisovra le calcagnee altrepietre preziose per adornare le orecchie. Questi sono li piùbelli adornamenti possono usare li re de queste bandeli qualisempre vanno descalzicon uno panno de tela da la cinta fino alginocchio.

Ilcapitano generale uno giorno disse al re e a li altri per qualcagione non brusavano li suoi idolicome li avevano promessoessendo Cristianie perché se li sacrificava tanta carne.Resposero quel che facevano non lo facevano per loroma per unoinfermoacciò li idoli li dasse la salutelo quale nonparlava già quattro giorni. Era fratello del principe e lo piùvalente e savio de la isola. Lo capitano gli disse che brusassero liidoli e credesseno in Cristo: e se l'infermo se battizzassesubitoguarirebbe; e se ciò non fossegli tagliassero lo capo.Allora rispose lo re lo farebbeperché veramente credeva inCristo. Facessemo una processione da la piazza fino a la casa de loinfermoal meglio potessemoove lo trovassemo che non potevaparlare nè moverse. Lo battezzassemo con due sue mogliere e Xdonzelle. Poi lo capitano gli fece dire come stava: subito parlòe disse come per la grazia de Nostro Signore stava assai bene.

Questofu uno manifestissimo miracolo nelli tempi nostri. Quando lo capitanolo udì parlarerengraziò molto Iddio: e allora li fecebevere una mandolatache già l'aveva fatta fare per lui: poimandógli uno matarazzouno paro de lenzoliuna coperta depanno giallo e uno cuscino: e ogni giornofinché fu sanolimandò mandolatiacqua rosaolio rosato e alcune conserve dezuccaro. Non stette cinque giorniche 'l cominciò a andare:fece brusare uno idoloche tenevano ascoso certe vecchie in casasuain presenza del re e tutto lo popolo. E fece disfare moltitabernacoli per la riva del marene li quali mangiavano la carneconsacrata. Loro medesimi gridando Castiglia! Castiglia! lirovinavano; e dissenose Dio li prestava vitabrusarebbeno quantiidoli potesse trovaree se bene fossero ne la casa del re.

Questiidoli sono de legnoconcavisenza le parti de dietro; hanno librazzi aperti e li piedi voltati in susocon le gambe aperte e lovolto grandecon quattro denti grandissimi come porci cingiari esono tutti depinti.

Inquesta isola sono molte villeli nomi de le quali e de li suoiprincipali sono questi: Cinghapola: li sui principali CilatonCigubacanCimaninghaCimatighat; Cimabul: una Mandani; il suoprincipale Apanovan: una Lalanil suo principale Theten; unaLalutanil suo principale Iapanuna Cilumai e un'altra Lubucun.Tutti questi ne obbedivano e ne davano vittuaglia e tributo.

Appressoquesta isola de Zubu ne era unache se chiama Matanla qual facevalo portodove èramo. Il nome de la sua villa era Matanlisui principali Zula e Cilapulapu. Quella villache brusassemoerain questa isolae se chiamava Bulaia.

Acciòche Vostra illustrissima signoria sappia le cerimonieche usanocostoroin benedire lo porco: primamente sonano quelle borchiegrandi: poi se porta tre piatti grandidue con rose e fogace de risoe migliocotte e rivolte in fogliecon pesce brustolato; l'altrocon panni de Cambaia e due bandierette di palma. Uno panno de Cambaiase distende in terra: poi veneno due femmine vecchissimeciascunacon un trombone di canna in mano. Quando sono montate sul pannofanno reverenza al solepoi se vestono con li panni. Una si pone unfazzolo ne la fronte con dui corni e piglia un altro fazzolo ne lemanie ballando e sonando con quellochiama il sole: l'altra pigliauna di quelle bandierette e suona col suo trombone. Ballano echiamano così un pocofra sè dicendo molte cose alsole. Quella del fazzolo piglia l'altra bandieretta e lascia lofazzolo; e ambedue sonando con li tromboni gran pezzo ballano intornolo porco legato. Quella de li corni sempre parla tacitamente al solee quella altra risponde. Poi a quella de li corni li èpresentato una tazza de vinoe ballando e dicendo certe parole el'altra rispondendolie facendo vista quattro o cinque volte debevere el vinosparge quello sovra el core del porcopoi subitotorna a ballare. A questa medesima vien dato una lancia; leivibrandola e dicendo alquante parolesempre tutte due ballando emostrando quattro o cinque volte de dare con la lancia nel core delporcocon una subita prestezza lo passa da parte a parte. Presto siserra la ferita con erba. Quella che ha mazzato il porcoponendosiuna torcia accesa in boccala smorzala quale sta sempre accesa inquesta cerimonia: l'altra col capo del trombonebagnandolo nelsangue de porcova sanguinando con lo suo dito la fronte prima a lisuoi maritipoi a li altri; — ma non venerono mai a noi; —poi se disvesteno e vanno a mangiare quelle cose che sono ne lipiattie convitano se non femmine.

Loporco se pela con lo fuoco. Sicché nissuno altroche levecchieconsacrano la carne di porco; e non la mangiarianose nonfosse morto de quella sorte.

Questipopoli vanno nudi; portano solamente uno pezzo de tela de palmeattorno le sue vergogne. Grandi e piccoli hanno passato il suomembrocirca de la testada l'una parte all'altra con uno ferro deoroovvero de stagnogrosso come una penna de ocae in uno capo el'altro del medesimo ferro alcuni hanno come una stellacon puntesovra li capialtri como una testa de chiodo da carro. Assaissimevolte lo volsi vedere da molticosì vecchi come giovaniperché non lo poteva credere. Nel mezzo del ferro è unbuso per il quale urinano; il ferro e le stelle sempre stanno ferme.Loro dicono che le sue moglie voleno cosìese fosserod'altra sortenon usariano con elli. Quando questi voleno usare conle femmineloro medesime lo pigliano non in ordinee comincianopian piano a mettersi dentro prima quella stella de sovra e poil'altra. Quando è dentrodiventa in ordinee cosìsempre sta dentro fin che diventa molleperché altramente nonlo porriano cavare fuora. Questi popoli usano questoperchésono de debile natura.

Hannoquante moglie volenoma una principale. Se uno dei nostri andava interracosì come de dì come de notteognuno loconvitava perché mangiasse e bevesse. Le sue vivande sonomezze cotte e molto salate; bevono spesso e molto con quelli suicannuti da li vasi; e dura cinque o sei ore uno suo mangiare. Ledonne amavano assai più noi che questi. A tutteda sei anniin suli aprono la natura a poco a poco per cagion de quelli suoimembri.

Quandouno de li suoi principali è mortoli usano queste cerimonie:primamente tutte le donne principali de la terra vanno a la casa delmorto: in mezzo de la casa sta lo morto in una cassa: intorno lacassa poneno cordea modo d'uno steccatone le quali attaccanomolti rami de arbore. In mezzo de ogni ramo è uno panno dibombaso a guisa di paviglionesotto li quali sedeano le donne piùprincipalitutte coperte de panni bianchi de bombasocon unadonzella per ogni unache le faceva vento con uno sparaventolo dipalma; le altre sedeano intorno la camera meste; poi era una chetagliava a poco a poco con uno coltello li capelli al morto:un'altrache era stata la moglie principale del mortogiaceva sovralui e giungeva la sua boccale sue mani e li sui piedi con quellidel morto. Quando quella tagliava li capelliquesta piangevaequando restava di tagliarliquesta cantava. Attorno la camera eranomolti vasi de porcellana con fuocoe sopra quellomirrastorace ebelgiovìche facevano olere la casa grandemente. Lo teneno incasa cinque o sei giorni con queste cerimonie — credo sia untode canfora —; poi lo seppellisseno con la medesima cassaserrata con chiodi de legnoin uno luogo coperto e circondato dalegni.

Ogninotte in questa cittàcirca de la mezza notteveniva unouccello negrissimogrande come uno corvoe non era cosìpresto ne le case che 'l gridava: per il che tutti li cani urlavano:e durava quattro o cinque ore quel suo gridare e urlare. Non nevolseno mai dire la cagione de questo.

Venerea ventisei de aprileZulaprincipale de quella isola Matanmandòuno suo figliuolo con due capre a presentarle al capitano generale edicendoli come li mandava tutta sua promessama per cagion del'altro principaleCelapulapuche non voleva obbedire al re diSpagnanon aveva potuto mandargliela: e che ne la notte seguente limandasse solamente uno battello pieno de uominiperché lui liaiutaria e combatteria. Lo capitano generale deliberò deandarvi con tre battelli. Lo pregassemo molto non volesse vegniremaluicome bon pastorenon volse abbandonare lo suo gregge. A mezzanotte se partissemo sessanta uomini armati de corsaletti e celateinsieme al re cristianoli principi e alcuni magistrie venti otrenta balangaie tre ore innanzi lo giorno arrivassemo a Matan. Locapitano non volse combatter allora; ma li mandò a direperlo Moroche se volevano obbedire al re di Spagna e recognoscere lore cristiano per suo signore e darne lo nostro tributoli sarebbeamico: mase volevano altramenteaspettasseno come ferivano lenostre lance. Risposero se avevamo lanceavevano lance de cannebrustolate e pali brustolatie che non andassimo allora adassaltarlima aspettassemo venisse lo giornoperchésarebbono più gente.

Questodicevanoa ciò andassemo a ritrovarliperché avevanofatto certi fossi tra le case per farne cascar dentro. Venuto logiornosaltassemo ne l'acqua fino alle cosce quarantanove uomini; ecosì andassimo più di due tratti di balestra innanzipotessimo arrivar al lito. Li battelli non poterono venire piùinnanzi per certe pietre che erano nell'acqua. Li altri undici uominirestarono per guardia de li battelli. Quando arrivassemo in terraquesta gente avevano fatto tre squadroni de più demillecinquecento persone. Subitosentendonene venirono addosso convoci grandissimedue per fianco e l'altro per contro. Lo capitanoquando viste questone fece due parti e così cominciassemo acombattere. Li schioppettieri e balestrieri tirarono da lungi quasimezza ora invanosolamente passandoli li targoni fatti de tavolesottili e li brazzi. Lo capitano gridava "non tirarenontirare"ma non li valeva niente. Quando questi visteno chetiravamo li schioppetti invanogridando deliberarono a star fortema molto più gridavano. Quando erano descaricati lischioppettimai non stavano fermisaltando de qua e de là:coperti con li sui targoni ne tiravano tante freccelance de canna(alcune de ferro al capitano generale)pali pontini brustolatipietre e lo fangoappena se potevamo defendere.

Vedendoquestolo capitano generale mandò alcuni a brusare le suecase per spaventarli. Quando questi visteno brusare le sue casediventarono più feroci. Appresso de le case furono ammazzatidue de li nostrie ventio trenta case li brusassemo; ne venironotanti addossoche passarono con una frezza venenata la gamba drittaal capitano: per il che comandò che se retirassimo a poco apoco: ma loro fuggironosicché restassimo da sei o otto conlo capitano.

Questinon ne tiravano in altrose non a le gambeperché eranonude. Per tante lancie e pietre che ne traevano non potessemoresistere. Le bombarde de li battelliper esser troppo lungi non nepotevano aiutare; sì che venissemo retirandosi più deuna buona balestrata lungi dalla rivasempre combattendo ne l'acquafino al ginocchio. Sempre ne seguitorno e ripigliando una medesimalancia quattro o sei voltene la lanciavano. Questiconoscendo locapitanotanti se voltorono sopra de luiche due volte li buttaronolo celadone fora del capo; ma luicome buon cavalierosempre stavaforte. Con alcuni altri più de una ora cosìcombattessemo enon volendosi più ritirareuno Indio lilanciò una lanza de canna nel viso. Lui subito con la sualancia lo ammazzò e lasciogliela nel corpo; volendo dar dimano alla spadanon potè cavarlase non mezza per una feritade canna aveva nel brazzo. Quando visteno questo tutti andoronoaddosso a lui: uno con un gran terciado (che è como unascimitarrama più grosso)li dette una ferita nella gambasinistraper la quale cascò col volto innanzi. Subito lifurono addosso con lancie de ferro e de canna e con quelli suiterciadifin che lo specchioil lumeel conforto e la vera guidanostra ammazzarono.

Quandolo ferivanomolte volte se voltò indietro per vedere se èramotutti dentro ne li battelli: poivedendolo mortoal megliopotessemoferitise ritrassemo a li battelliche già separtivano. Lo re cristiano ne avrebbe aiutatoma lo capitanoinnanzi desmontassimo in terragli commise non si dovesse partiredal suo balangai e stesse a vedere in che modo combattevamo. Quandolo re seppe come era mortopianse.

Senon era questo povero capitanoniuno de noi si salvava ne libattelliperchéquando lui combattevagli altri sisalvavano ne li battelli.

Speroin Vostra signoria illustrissima la fama di uno sì generosocapitano non debba essere estinta ne li tempi nostri. Fra le altrevirtùche erano in luiera lo più costante in unagrandissima fortuna che mai alcuno altro fosse al mondo: sopportavala fame più che tutti gli altrie più giustamente cheuomo fosse al mondo carteava e navigavaese questo fu il verosevede apertamenteniuno altro avere avuto tanto ingegno nèardire di saper dare una volta al mondo come già quasi luiaveva dato. Questa battaglia fu fatta al sabato ventisette de aprile1521 (il capitano la volse fare in sabatoperché era logiorno suo devoto)ne la quale foreno morti con lui otto de linostri e quattro Indiifatti cristianida le bombarde de libattelliche erano dappoi venuti per aiutarne; e de li nemici se nonquindicima molti de noi feriti.

Dopodisnare lo re cristiano mandò a dire con lo nostroconsentimento a quello de Matanse ne volevano dare lo capitano conli altri mortiche li daressimo quanta mercadanzia volessero.Risposero non se dava un tale uomocomo pensavamoe che non lodarebbono per la maggior ricchezza del mondo: ma lo volevano tenereper memoria sua.

Subitoche fo morto lo capitanoquelli quattro che stavano nella cittàper mercadantarefecero portare le nostre mercanzie alle navi. Poifacessimo dui governatoriDuarte Barbosaportogheseparente delcapitano e Giovan Serranospagnolo. L'interprete nostroche sechiamava Enriqueper essere uno poco ferito non andava più interra per fare le cose nostre necessariema stava sempre ne laschiavina. Per il che Duarte Barbosagovernatore de la navecapitanali gridò e disseglisebbene è morto locapitano suo signoreper questo non era libero; anzi volevaquandofossimo arrivati in Ispagna sempre fosse schiavo de madonna Beatricemoglie del capitano generalee minacciandolose non andava interralo frusteria. Lo schiavo si levò e mostrò de nonfar conto di queste parolee andò in terra a dire al recristiano come se volevano partire presto; mase lui voleva fare asuo modoguadagneria le nave e tutte le nostre mercadanzie; e cosìordinorono uno tradimento. Lo schiavo ritornò alla nave emostrò essere più facente de prima.

Mercolemattinaprimo de maggiolo re cristiano mandò a dire a ligovernatoricome erano preparate le gioieaveva promesso de mandareal re de Spagnae che li pregava con li altri suoi andassero disnarseco quella mattinache li le darebbe. Andorono 24 uomini in terra.Con questi andò lo nostro astrologoche se chiamava SanMartin de Seviglia. Io non li potei andareperché era tuttoenfiato per una ferita de frezza velenata che aveva ne la fronte.Giovan Carvaio con lo barizello tornorono indietro e ne dissero comevisteno colui resanato per miracolo menare lo prete a casa suae perquesto s'erano partiti; perché dubitavano de qualche male. Nondissero così presto le paroleche sentissemo grandi gridi elamenti. Subito levassemo l'ancore; e tirando molte bombarde ne lecase se appropinquassemo più a la terra: e cosìtirandovedessemo Giovan Serranoin camisalegato e feritogridare non dovessimo più tirareperchél'ammazzerebbono. Li domandassemo se tutti gli altri con lointerprete erano morti: disse tutti erano mortisalvo l'interprete.Ne pregò molto lo dovessemo rescattare con qualchemercadanzia: ma Gioan Carvaiosuo comparenon volsero per restareloro padroniandasse lo battello in terra.

MaGioan Serranopur piangendone disse che non averessemo cosìpresto fatto velache l'averiano ammazzato e disse che pregava Iddionel giorno del giudiziodimandasse l'anima sua a Gioan Carvaiosuo compare. Subito se partissemo; non so se morto o vivo luirestasse.

Inquesta isola se trova canigattirisomigliopanicosorgozenzerofichinaranzilimonicanne dolciagliomielcocchichiacarezucchecarne de molte sortevino de palma e oro: ègrande isola con un buon porto che ha due entrateuna al ponentel'altra al greco e levante. Sta de latitudine al polo Artico in Xgradi de longitudine dalla linea de la ripartizionecentosessantaquattro gradi e se chiama Zubu. Quiviinnanzi chemorisse lo capitanoavessimo nova de Maluco. Questa gente sonano deviola con corde de rame.

Vocabolide questi popoli gentili

Numeri

Lungidisdotto leghe de questa isola Zubual capo de quell'altrache sechiama Boholbrusassemo in mezzo de questo arcipelago la naveConceptione per essere restati troppo pochi e fornissemo le altre duede le cose sue migliore. Pigliassemo poi la via del garbin e mezzodìcostando la isolache se dice Panilonghonnella quale sono uomininegricome sono in Etiopia. Poi arrivassemo a una isola grandelore della quale per far pace con noi se cavò sangue de la manosinistrasanguinandose lo corpolo volto e la cima della lingua insegno de maggior amicizia. Così facessemo anche noi. Io soloandai con lo re in terra per vedere questa isola. Subito cheentrassimo in uno fiumemolti pescatori presentarono pesce al re;poi lo re se cavò li panniche aveva intorno le sue vergognecon alcuni suoi principalie cantando cominciorono a vogarepassando per molte abitazioniche erano sovra lo fiume. Arrivassemoa due ore de notte in casa sua. Dal principio de questo fiumedovestavano le navifino a la casa del re erano due leghe.

Entrandone la casa ne venirono incontro molte torce de canna e de foglie depalma. Queste torce erano de animecome detto de sovra. Finchése apparecchiò la cenalo re con dui principali e due suefemmine belle beverono uno gran vaso de vino pienode palmasenzamangiare niente. Ioescusandomi avere cenatonon volsi bere se nonuna volta. Bevendofacevano tutte le cerimonie come el re de Mazana.

Vennepoi la cena di riso e pesce molto salatoposto in scodelle deporcellana. Mangiavano lo riso per pane. Cociono lo riso in questomodo: prima mettono dentro in pignatte de terra come le nostre unafoglia grandeche circunda tutta la pignata; poi li mettono l'acquae il riso coprendola: la lasciano bollire fin che viene lo riso durocome pane; poi la cavano fuora in pezzi. In tutte queste particociono lo riso in questa sorte.

Cenatoche avessemolo re fece portare una stora de canne con un'altra depalme e uno cuscino de foglieacciò io dormisse sovra queste.Il re con le due femmine andò a dormire in uno luoco separato:dormì con uno suo principale. Venuto il giornomentre siapparecchiò lo disnareandai per questa isola. Vidi in questeloro case assai masserizie de oro e poca vettovaglia. Poi disnassimoriso e pesce. Finito lo disnaredissi con segni vederia la regina:me rispose era contento. Andassemo de compagnia in cima de uno altomontedove era la casa della reina. Quando entrai in casale fecila reverenza e lei così verso de me; sedetti appresso a ellala quale faceva una stora de palmaper dormire. Per la casa suaerano attaccati molti vasi de porcellana e quattro borchie demetallouna maggiore dell'altra e due più piccolepersonare. Gli erano molti schiavi e schiaveche la servivano.

Questecase sono fatte come le altre già dette. Pigliata licenzatornassemo in casa del re. Subito fece darne una colazione de cannedolce. La maggior abbondanza che sia in questa isola è de oro:mi mostrarono certi vallonifacendomi segno che in quelli era tantooro come li sui capellima non hanno ferro per cavarlonèanche voleno quella fatica.

Questaparte de la isola è una medesima terra con Butuan e Calogan epassa sopra Bohol e confina con Mazana. Perché torneremo unaaltra fiata in questa isolanon dico altro.

Passatomezzodìvolsi tornare a le navi; el re volse venire li altriprincipali; e così venissemo nel medesimo balangai. Retornandoper lo fiumevidia man drittasopra un monticello tre uominiappiccati a uno arboreche aveva tagliati li rami. Domandai al rechi erano quelli; respose che erano malfattori e robatori. Questipopuli vanno nudi come li altri de sopra. Lo re se chiama raiàCalanao. El porto è buono: e quivi se trova risozenzeroporcicapregalline e altre cose. Sta de latitudine al polo Articoin 8 gradi e 167 de longitudine della linea ripartizionalee longide Zubu cinque leghe e se chiama Chipit. Due giornate de quialmaestralese trova una isola grande detta Lozondove vanno ognianno seiovver otto giunche de li popoli Lechii.

Partendonede qui a la mezza partita de ponente e garbindessemo in una isolanon molto grande e quasi disabitata. La gente de questa sono Mori eerano banditi d'una isola detta Burne. Vanno nudi come li altri:hanno zarabotane con li carcassetti a lato piene di frezze e con erbavenenata; hanno pugnali con li manichi ornati de oro e de pietrepreziose; lancierodelle e corazzine de corno de bufalo. Nechiamavano corpi santi. In questa isola se trova poca vettovagliamaarbori grandissimi. Sta de latitudine al polo Artico in 7 gradi emezzo lungi da Chippit quarantatre leghe; e chiamase Caghaian.

Aquest'isolacirca de venticinque leghe tra ponente e maestraletrovassemo una isola grandedove si trova risozenzeroporcicapregallinefichi longhi mezzo braccio e grossi come lo braccio —sono buoni e alcuni altrilonghi un palmo e altri mancomoltomigliori de tutti li altri — cocchibatatecanne dolciradicicome rapi al mangiaree riso cotto sotto lo fuoco in canne o inlegno. Questa terra potevamo chiamare la terra de promissioneperchéinnanzi la trovassimo pativamo gran fame. Assai volte stessemo inforse se abbandonare le navi e andare in terraper non morire defame. Lo re fece pace con noitagliandose un poco con uno nostrocoltello in mezzo del pettoe sanguinando se toccò la linguae la fronte in segno di più vera pace: così fecemoanche noi. Questa isola sta de latitudine al polo Artico in 9 gradi euno terzoe cento e settantauno e uno terzo de longitudine de lalinea ripartizione Pulaoan.

Questipopoli de Pulaoan vanno nudi come li altri. Quasi tutti lavorano lisui campi: hanno cerebottane con frezze de legno grosse piùd'un palmoarpionate e alcune con spine de pesce con erba venenata ealtre con punte de canne arpionate e venenate.

Hannonel capo ficcato un poco de legno molle in cambio de le penne. Nelfine delle sue cerebottane legano uno ferrocome di iannettone equando hanno tratte le frezzecombatteno con questo.

Prezianoanellicatenelle di ottonesonaglicoltellie più el filode rame per legare li sui ami da pescare. Hanno galli grandi moltodomestici; non li mangiano per una certa sua venerazione: alcunavolta li fanno combattere l'uno con l'altro; e ogni uno mette per losuo un tantoe poi de coluiche è suo il vincitoreèsuo il premio. E hanno vino de riso lambiccato più grande emegliore di quello de palma.

Lungida questa isola dieci legheal garbindessemo in un'isola ecosteandolane pareva alquanto ascendere. Intrati nel portoneapparve el Corpo Santo per un tempo oscurissimo. Dal principio dequesta isola fino al porto vi sono cinquanta leghe. Lo giornoseguentea nove de lugliolo re de questa isola ne mandò unoprao molto bello con la prora e la poppa lavorata de oro: era soprala prora una bandiera de bianco e azzurro con penne de pavone; incima alcuni sonavano con sinfonie e tamburi. Venivano con questo praodue almadie. Li prao sono come fuste e le almadie sono le sue barcheda pescare. Otto uomini vecchi de li principali entrorono ne le navie sederono ne la poppa sopra uno tappeto. Ne appresentarono un vasode legno depintopieno de betre e arecache è quel fruttoche masticano semprecon fiori de gelsomini e de naranzicoperto dauno panno de seta giallo; due gabbie piene de gallineuno paro decapretre vasi pieni de riso lambiccato e alquanti fasci de cannedolci — e così dettero a l'altra nave — eabbracciandone pigliarono licenza. El vino de riso è chiarocome l'acquama tanto grande che molti de li nostri s'embriacarono;e lo chiamano arach.

Delì a sei giorni lo re mandò un'altra volta tre prao conmolta pompasonando sinfonietamburi e borchie de lattone.Circondorono le navi e ne fecero reverenza con certe sue berrette detelache li coprono solamente la cima del capo. Li salutassemo conle bombarde senza pietre. Poi ne dettero uno presente de diversevivande solamente de riso: alcune in foglie fatte in pezzi alquantolunghialcune come pani di zuccaro e alcune fatte a modo de tortecon ovi e miele. Ne dissero como lo suo re era contento pigliassemoacqua e legna e contrattassemo al nostro piacere.

Udendoquestomontassemo sette de nui altri sopra lo prao e portassemo unopresente al reel quale era una vesta de velluto verde a laturchescauna cattedra de velluto morellocinque braccia de pannorossouno bonete uno bicchier doratouno vaso de vetro copertotre quinterni de carta e uno calamaro dorato; a la regina tre bracciade panno giallouno paro de scarpe argentateuno gucchiarolod'argento pieno de guggie; al governatore tre braccia de panno rossouno bonnet e uno bicchier dorato; al re d'armeche era venuto nellipraoli dessemo una veste de panno rosso e verde a la turchescaunobonnet e uno quinterno de carta: a li altri sette principalia chitelaa chi bonettie a ognuno uno quinterno de carta: e subito separtissimo.

Quandogiungessemo a la cittàstessero forse due ore ne li praofinché venirono due elefanti coperti de seta e dodici uominicon uno vaso per uno de porcellana coperto de seta per coprire nostripresenti: poi montassemo sopra gli elefantie questi dodici uominiandavano dinnanzi con li presenti ne li vasi. Andassemo cosìfino a la casa del governatoreove ne fu data una cena de moltevivande. La notte dormissemo sovra materazzi de bambaso: la suafodera era de taffetà; li lenzoli de Cambaia.

Logiorno seguente stessimo in casa fino a mezzodì: poi andassemoal palazzo del re sovra elefanticon li presenti dinnanzicome logiorno davantida casa del governatore fin in casa del re. Tutte lestrade erano piene de uomini con spadelancie e targoniperchécosì aveva voluto lo re.

Intrassemosovra li elefanti ne la corte del palazzo: andassemo su per una scalaaccompagnati dal governatore e altri principalie intrassemo in unasala grandepiena di molti baroniove sedessemo sopra un tappetocon li presenti ne li vasi appresso noi. Al capo de questa sala ne èun'altra più altama alquanto più piccolatuttaornata de panni de setaove se aprivano due finestre con due cortinede broccatoda le quali veniva la luce nella sala. Ivi eranotrecento uomini in piedecon stocchi nudi sovra la cosciaperguardia del re. Al capo de questa era una grande fenestrada laquale se tirò una cortina de broccato.

Dentrode questa vedessimo il re sedere a tavola con uno suo figliopiccolino e masticare betre; dietro de lui erano se non donne. Allorane disse uno principale noi non potevamo parlare al re; e se volevamoalcuna cosalo dicessemo a luiperché lo direbbe a uno piùprincipalee quello a uno fratello del governatoreche stava nellasala più piccolae poi lui lo direbbe con una cerbottanaperuna fessura della paretea uno che stava dentro con lo re. E neinsegnò dovessemo fare al re tre reverenzie con le mani giontesopra lo capoalzando li piedimo' unomo' l'altroe poi lebasassemo. Così fu fatto. Questa è la sua reverenziareale.

Glidicessemo come èramo del re de Spagna e che lui voleva pacesecoe non domandavamo altrosalvo potere mercadantare. Ne fecedire el repoiché il re di Spagna voleva essere suo amicolui era contentissimo de esser suoe disse pigliassemo acqua e legnae mercadantassemo a nostro piacere. Poi li dessemo li presenti:faceva d'ogni cosa con lo capo un poco de reverenzia.

Aciascuno de noi altri fu dato broccatello e panni de oro e de setaponendoli sopra la spalla sinistrama poco lasciandonegli. Nedettero una colazione de garofoli e cannella. Allora forono tirate lecortine e serrate le fenestre.

Liuomini che erano nel palazzotutti avevano panni de oro e de setaintorno a le loro vergognepugnali con lo manico de oro e ornati deperle e pietre preziosee molti anelli ne le mani.

Ritornassemosovra li elefanti a la casa del governatore: sette uomini portaronoil presente del re sempre dinnanzi.

Quandofossimo gionti a casa dereno a ognuno lo suo e ne 'l misero sovra laspalla sinistra: a li qualiper sua faticadonassemo a ciaschedunouno paro de coltelli. Venirono in casa del governatore nove uominicon altri tanti piatti de legno grandi da parte del re. In ognipiatto erano Xovvero dodici scodelle de porcellanapiene de carnede vitellode capponigallinepavoni e altri animalie de pesce.Cenassemo in terrasovra una stora de palmade trenta a trentaduesorte de vivande de carneeccetto lo pescee altre cose. Bevevamo aogni boccone pieno uno vasetto de porcellanagrande come uno ovodequel vino lambiccato: mangiassemo riso e altre vivande de zuccaro concucchiari d'oro come li nostri.

Ovedormissemo le due nottistavano due torcie de cera biancasempreaccesesovra dui candelieri d'argentoun poco altie due lampadegrande piene d'oliocon quattro pavèri per ogni unae duiuomini che sempre le spavillavano.

Venissemosovra li elefanti sovra la riva del maredove furono dui praochene condussero a le navi.

Questacittà è tutta fondata in acqua salsasalvo la casa delre e alcune de certi principali; ed è de venticinque milafochi. Le case sono tutte de legnoedificate sopra pali grossialtida terra. Quando lo mare crescevanno le donne per la terra conbarche vendendo cose necessarie al suo vivere. Dinnanzi la casa delre è uno muro de quadrelli grossocon barbacani a modo defortezzanel quale erano cinquantasei bombarde de metallo e sei deferro. In li due giorni stessemo iviscaricarono molte.

Questore è moro e se chiama Siripada. Era de quaranta anni e grasso.Niuno lo governase non donnefigliuole de li principali. Non siparte mai fuora del palazzose non quando va a la caccia: niuno glipuò parlarese non per cerbottane; tiene X scrivanichescrivono le cose sue in scorze de arbore molto sottili. A questichiamano xiritoles.

Lunimattinaa ventinove di lugliovedessimo venire contra noi piùche cento praopartiti in tre squadronicon altrettanti tunguliche sono le sue barche piccole. Quando vedessimo questopensandofosse qualche ingannone dessemo lo più presto possibile a lavelae per pressa lasciassemo una ancora. E molto più nedubitavamo de essere tolti in mezzo da certe giuncheche nel giornopassato restarono dopo noi.

Subitose voltassimo contro questi e ne pigliassimo quattroammazzandomolte persone. Tre o quattro giunche fuggirono in secco. In uno diquelli che pigliassimo era lo figliuolo del re della isola di Lozon.Costui era capitano generale de questo re de Burne e veniva conqueste giunche da una villa grandedetta Laocche è in capode questa isola verso Giava maggiore la qualeper non voler obbedirea questo rema a quello de Giava Maggiorela aveva ruinata esaccheggiata.

GiovanCarvajonostro pilotolasciò andare questo capitano e lagiunca senza nostro consentimento per certa quantità de orocome dappoi sapessimo. Se non lassava questo relo capitano neavaria dato tutto quello che avessemo domandatoperché questocapitano era molto temuto in queste partima più dai Gentiliperciò sono inimicissimi di questo re moro. In questo portoc'è un'altra città de Gentilimaggiore di quella de liMorifondata anch'essa in acqua salsaper il che ogni giorno questidue popoli combattono insieme nel medesimo porto. Il re gentile èpotente come lo re moroma non tanto superbo; facilmente seconvertirebbe a la fede de Cristo.

Ilre moroquando aveva inteso in che modo avevamo trattati li giunchine mandò a direper uno de li nostri che erano in terracomeli prao non venivano per farne dispiacerema andavano contro liGentilie per verificazione di questo li mostrarono alcuni capi deuomini morti e li dissero che erano de Gentili.

Mandassimodire al re li piacesse lasciare venire li nostri due uominichestavano ne la città per contrattaree lo figliolo de GiovanCarvaioche era nasciuto ne la terra del Verzin; ma lui non volse.De questo fo cagione Gioan Carvaio per lasciare quel capitano.

Retenessimosedici uomini più principali per menarli in Ispagna e tredonne in nome de la Regina di Spagna; ma Gioan Carvaio le usurpòper sue.

Igiunchi sono le sue navie fatte in questo modo: lo fondo ècirca due palmi sovra l'acqua e di tavole con caviglie di legnoassai ben fatto: sopra di questo sono tutte di canne grossissime percontrappeso: porta uno de questi tanta roba come una nave; li suialberi sono de canne e le vele de scorza de albero.

Laporcellana sorte de terra bianchissima e sta cinquanta anni sottoterra innanzi la si adoperiperché altramente non saria fina.Lo padre la sotterra per lo figliolo. Se 'l pone in un vaso deporcellana finosubito si rompe.

Lamoneta che adoperano li Mori in questa parte è di metallosbusata nel mezzo per infilzarlaed ha solamente da una partequattro segniche sono lettere del gran re della China e la chiamanopicis.

Peruno chatil de argento vivo che è due libbre delle nostrenedavano sei scodelle de porcellana: per uno quinterno de carta centopicis; per centosessanta chatili uno vasetto de porcellana; per trecoltelliuno vaso de porcellana; per 160 chatili de metallo un baharde cerache è duecento e tre chatili; per ottanta chatili demetallouno bahar de sale; per quaranta chatili de metallounobahar de anime per conciar le naviperché in queste parte nonsi trovano pegola.

Ventitahil fanno un chatil. Quivi si apprezza metalloargento vivovetrocenapriopanni de lanatele e tutte le altre nostre mercima più lo ferro e li occhiali. Questi Mori vanno nudi come lialtri; bevono l'argento vivo; lo infermo lo beve per purgarsee losano per restare sano.

Ilre de Burne ha due perle grosse come dui ovi de gallinae sono tantorotonde che non ponno fermarse sopra una tavola; e questo so certoperchéquando li portassemo li presentigli fu fatto segnone le mostrasse; lui disse le mostrerebbe. L'altro giorno poi alcuniprincipali ne dissero loro averle vedute.

QuestiMori adorano Maometto e la sua legge; non mangiar carne di porco;lavarsi il culo con la mano sinistra; non mangiare con quella; nontagliare cosa alcuna con la destra; sedere quando urinano; nonammazzare galline nè caprese prima non parlano al sole;tagliare alle galline la cima delle ali con le sue pellesineche liavanzano de sottoe poi i piedie poi squartarla per mezzo; lavarselo volto con la mano dritta; non lavarse li denti con li diti e nonmangiare cosa alcuna ammazzata se non da loro. Sono circoncisi comeli Giudei.

Inquesta isola nasce la canforaspecie di balsamola quale nasce tragli albori; e la scorza è minuta come le cipolle. Se la setiene discopertaa poco a poco diventa niente; e la chiamano capor.Lì nasce cannellazenzeromirabolaninarancilimonichiacaremelonicocomerizuccherafanicevollescarlognevacchebufaliporcicapregallineochecervielefanticavallie altre cose. Questa isola è tanto grandeche si sta acircondarla con uno prao tre mesi; sta di latitudine al polo Articoin cinque gradi e uno quarto e in cento e settantasei e due terzi delongitudine da la linea de repartizionee se chiama Burne.

Partendoneda questa isola tornassemo indietro per trovare un luogo atto perconciare le naviperché facevano acqua. Una naveper pocovedere del suo pilotodette in certi bassi d'una isola dettaBibalonma con l'aiuto de Dio la liberassimo. Uno marinaro de quellanavenon avvedendosenedespavillò una candela in un barilepieno de polvere de bombarda; subito la tolse fora senza dannonissuno. Seguendo poi lo nostro camminopigliassemo uno prao pienode cocchiche andava a Burne. Gli uomini fuggirono in un'isoletta.Finché pigliassimo questotre altri fuggirono de dietro dacerte isolette.

Alcapo de Burnefra questa e una isola detta Cimbonbonche sta inotto gradi e sette minutiè un porto perfetto per conciarenaviper il che entrassimo dentroe per avere troppo le cosenecessarie per conciare le navitardassemo quarantadue giorni.

Inquesti giorni ognuno de noi se affaticavachi in una cosachi inun'altra; ma la maggior fatica avevamoera andar a far legna ne liboschi senza scarpe. In questa isola son porci selvatici; neammazzassemo uno di questi con lo battello ne l'acquapassando deun'isola in un'altralo quale aveva lo capo longo due palmi e mezzoe li denti grandi. Ci sono coccodrilli grandicosì de terracome de mareostriche e cappe de diverse sorte. Fra le altre netrovassemo duela carne dell'una pesò ventisei libbreel'altra quarantaquattro. Pigliassemo uno pesceche aveva lo capocome uno porcocon due corni: el suo corpo era tutto d'un osso solo;aveva sopra la schiena come una sella ed era piccolo. Ancora qui setrova arbori che fanno le fogliequando cascano sono vive ecamminano. Quelle foglie sononè più nè menocome quelle del moraroma non tanto lunghe. Appresso il pegollodauna parte e dall'altrahanno due piedi; il pegollo è corto epontino; non hanno sanguee chi le coccafuggono. Io ne tenni unanove giorni in una scatola. Quando la aprivaquesta andava intornointorno per la scatola. Non penso viveno de altro se non de aria.

Essendopartiti de questa isolacioè del portonel capo de questaisola Pulaoan incontrassemo uno giuncoche veniva da Burnenelquale era lo governatore de Pulaoan. Li facessimo segno ammainasse levele e lui non volendo ammainarelo pigliassemo per forza e losaccheggiassimo. Se il governatore volse esser liberone detteintermine de sette giorniquattrocento misure de risoventi porciventi capre e centocinquanta galline; poi ne presentò cocchifichicanne dolcivasi de vino de palma e altre cose. Vedendo noila sua liberalitàgli rendessimo alcuni sui pugnali earchibusi; poi li donassimo una bandierauna vesta de damasco gialloe XV braccia de tela: a uno suo figliolo una cappa de panno azzurroe a un suo fratello del governatore una vesta de panno verde e altrecose.

Separtissemo da lui come amici e tornassimo indietrofra la isola deCagaian e quel porto de Chippitpigliando lo cammino a la quarta dellevante verso scirocco per trovare le isole de Maluco. Passassemo percerti monticellicirca de li quali trovassemo lo mare pieno de erbecon lo fondo grandissimo. Quando passavamo per questi ne parevaentrare per un altro mare. Restando Chippit al Levantetrovassemodue isoleZolo e Taghima al ponente appresso de le quale nascono leperle. Le due del re di Burne furono trovate quivi; e le ebbecomene fu riferitoin questo modo: Questo re pigliò per moglieuna figliuola del re di Zolola quale gli disse come suo padre avevaqueste due perle. Costui si deliberò averle in ogni modo. Andòuna notte con cinquecento prao e pigliò lo re con due suoifigliuoli e menolli a Burne. Se 'l re de Zolo se volse liberarelifu forza dargli le due perle.

Poial levantequarta di grecopassassemo tra due abitazionidetteCavit e Subanin e una isola abitatadetta Monoripalungi X leghe dali monticelli. La gente de questa hanno loro case in barche e nonabitano altrove. In quelle due abitazioni de Cavit e Subaninlequali sono ne la isola de Butuan e Calaghannasce la migliorcannella che si possa trovare. Se stavamo ivi due giorninecaricavamo le navi; ma per avere buon vento e passare una punta ecerte isoletteche erano circa de questanon volessemo tardare eandando a la velabarattassemo diciassette libbre per certi coltelliavevamo tolti al governatore de Pulaoan. L'albero de questa cannellaè alto tre o quattro cubitie grosso come li diti della manoe non ha più di tre o quattro rametti; la sua foglia ècome quella del lauro; la sua scorza è la cannella. La secoglie due volte all'anno; così è forte lo legno e lefoglieessendo verdecome la cannella. La chiamano caiumana; caiuvuol dire legnoe mana dolcecioè legno dolce.

Pigliandolo cammino al greco e andando a una città grande dettaMaingdanaola quale è nell'isola di Baluan e Calaghanacciòsapessemo qualche nova de Malucopigliassemo per forza uno biguiday(è come uno prao) e ammazzassemo sette uomini. In questo eranosolum dieciotto uominidisposti quanto alcuni altri vedessemo inquesta partetutti de li principali di Maingdanao. Fra questi uno nedisse che era fratello del re de Maingdanao e che sapeva dove eraMaluco. Per questo lassassemo la via del greco e pigliassemo la viade scirocco.

Inun capo de questa isola Butuan e Caleghanappresso de uno fiumesetrovano uomini pelosigrandissimi combattitori e arcieri; hannospade larghe uno palmo; mangiano se non lo cuore dell'uomocrudocon sugo de naranzi o limonie se chiamano Benajanli pelosi.

Quandopigliassemo la via del sciroccostavamo in sei gradi e sette minutiall'Artico e trenta leghe lungi da Canit. Andando al sciroccotrovassemo quattro isole: CibocoBeraham BatolachSaranghani eCandighar. Uno sabatode nottene assaltò una fortunagrandissima per il chepregando Iddioabbassassemo tutte le vele.Subito li tre nostri santi ne apparsero descacciando tutta lascuritate. Sancto Elmo stette più de due ore in cima lagabbiacome una torcia; santo Nicolò in cima de la mezzanaesanta Chiara sovra lo trinchetto. Promettessimo uno schiavo a santoElmoa sancto Nicolò e a santa Chiara; gli dessemo a ognunola sua elemosina.

Seguendopoi nostro viaggioentrassimo in uno portoin mezzo de le dueisoleSaranghani e Candighare ce fermassimoal levanteappressouna abitazione de Saranghaniove si trova oro e perle. Questi popolisono Gentili e vanno nudi come li altri. Questo porto sta delatitudine in cinque gradi e nove minuti e lungi cinquanta leghe daCanit.

Standoquivi un giornopigliassemo due piloti per forzaacciò neinsegnasseno Maluco. Facendo nostro viaggio fra mezzo giorno egarbinpassassemo tra otto isole abitate e disabitate poste in modode una viale quali si chiamano CheanaCaniaoCabiaoCamanucaCabaluzaoCheaiLipan e Nuza finché arrivassemo in unaisolaposta in fine de questemolto bella al vedere. Per averevento contrario e per non poter passare una punta de questa isolaandavamo de qua e de là circa de ellaper il che uno dequelli avevamo pigliati a Saranghani e lo fratello del re diMaingdanao con un suo figliuolo piccolone la nottefuggirononotando in questa isola; ma il figliuoloper non poter tener saldosovra le spalle de suo padrese annegò. Per non potercavalcare la detta puntapassassemo de sotto de la isoladove eranomolte isolette.

Questaisola tiene quattro re; raià Matandaturaià Lalagharaià Bapti e raià Parabu: sono Gentili. Sta in tregradi e mezzo all'Artico e 27 leghe lungi da Saranghani; èdetta Sanghir.

Facendolo medesimo cammino passassimo circa sei isolechiamate CarachitaParaZanghaluraCianlontana circa dieci leghe da Sanghir (questatiene uno monte altoma non largo; lo suo re se chiama raiàPonto) e Paghinzaralungi otto leghe da Cianla quale ha tremontagne alte (lo suo re se chiama raià Babintan); Talaut. Poitrovassemo al levante de Paghinzaralungi dodici leghedue isolenon molto grandidette Zoar e Mean.

Passatequeste due isolemercorea sei di novembrediscopersemo quattroisole alte al levantelungi dalle due quattordici leghe. Lo pilotoche ne era restatodisse come quelle quattro isole erano Maluco; peril che rengraziassimo Iddio e per allegrezza descaricassemo tutta laartiglieria. Non era da meravigliarsi se éramo tanto allegriperché avevamo passato ventisette mesimanco due giorni incercare Maluco.

Pertutte queste isole fin a Maluco il minor fondo trovassemo era incento e duecento braccia; al contrario di come dicevano liPortoghesiche quivi non si poteva navigare per li gran bassi e ilcielo oscurocome loro se avevano immaginato.

Venerea otto de novembre 1521tre ore innanzi lo tramontare del soleentrassemo in uno porto d'una isoladetta Tadore e surgendo appressoterra in venti braccia descaricassemo tutta la artiglieria. Nelgiorno seguente venne lo re in uno prao a le navi e circondolle unavolta. Subito li andassimo contra con lo battello per onorarlo: nefece intrare ne lo suo prao e sedere presso de sè. Lui sedevasotto una ombrella de setache andava intorno: dinnanzi de lui erauno suo figliuolo col scettro reale e due con due vasi de oro perdare acqua a le manie due altri con due cassettine dorate piene dequello betre.

Lore ne disse fossimo li ben venuti e come lui già gran tempo seaveva sognato alquante navi venire a Maluco da luoghi lontani eperpiù certificarsiaveva voluto vedere ne la luna; e vide comevenivano e che noi éramo quelli. Entrando lo re nelle navitutti li baciarono la mano; poi lo conducemmo sovra la poppae nel'entrare dentro non se volse abbassarema entrò de sovravia.

Facendolosedere in una cattedra de velluto rossogli vestissemo una vesta develluto giallo a la turchesca; noiper più suo onoresedevamo in terra appresso lui. Essendo tutti assettati lo recominciò e disse: Lui e tutti suoi popoli volere sempre esserefedelissimi amici e vassalli al nostro re di Spagnae accettava noicome suoi figliuoli; e dovessemo discendere in terra come ne leproprie case nostreperché de qui indietro sua isola no sechiameria più Tadorema Castigliaper l'amore grande portavaal nostro re suo signore.

Lidonassemo uno presente; qual fu la vestela cattedrauna pezza detela sottilequattro braccia de panno de scarlattouno saglio debroccatouno panno de damasco gialloalcuni panni indiani lavoratide oro e de setauna pezza de berania biancatela de Cambaiaduibonettisei filze de cristallododici coltellitre specchi grandisei forbicisei pettinialquanti bicchieri dorati e altre cose. Alsuo figliuolo un panno indiano de oro e de setauno specchio grandeuno bonet e due coltelli; a nove altri sui principalia ognuno unpanno de setabonetti e due coltelli; e a molti altria chi bonettie a chi cartelli dessemoin fin che 'l re ne disse dovessimorestare.

Dopone disse lui non aver altro se non la propria vita per mandare al resuo signoree dovessemo noi più appropinquarse a la cittàese veniva de notte a le navili ammazzassemo con li schioppetti.Partendose de la poppamai se volse abbassare. Pigliata la licenzadiscaricassemo tutte le bombarde. Questo re è Moroe forse dequarantacinque anniben fattocon una presenza reale e grandissimoastrologo. Allora era vestito d'una camicetta de tela biancasottilissima con li capi de le maniche lavorati de oroe de unopanno da la cinta quasi fino in terrae era descalzo. Aveva intornolo capo un velo de seta e sovra una ghirlanda de fiori e chiamaseraià sultan Manzor.

Domenicaa X de novembrequesto re volse intendere quanto tempo era se èramopartiti de Spagna; e lo soldo e la quintalata ne dava il re aciascuno de noi; e voleva li dessemo una firma del re e una bandierarealeperché de qui innanzila sua isolae un'altrachiamata Tarenate de la qualese 'l poteva coronare uno suo nipotedetto Calonaghapifarebbe tutte e due seriano del re di Spagna; eper onore del suo re era per combattere insino a la morte; equandonon potesse più resistereveniria in Spagna lui e tutti lisuiin uno giunco faceva far de nuovocon la firma e la bandierareale; per ciò gran tempo era suo servitore.

Nepregò li lasciassemo alcuni uominiacciò ogni ora searicordasse del re de Spagnae non mercadanzieperché loronon gli resterebbero. E ne disse voleva andare a una isola chiamataBachianper fornirne più presto le navi de garofoliperciòne la sua non erano tanti de secchifossero sufficienti a caricar ledue navi.

Oggiper esser domenicanon volse contrattare. Il giorno festeggiato daquesti popoli è lo nostro venere.

Acciòvostra illustrissima signoria sappia le isole dove nascono ligarofolisono cinque: TarenateTadoreMutirMachianBachian.Tarenate è la principaleequando viveva lo suo resignoreggiava quasi tutte le altre. Tadore è quella doveèramo: tiene re. Mutir e Machian non hanno rema si reggeno apopoloe quando li due re de Tarenate e de Tadore fanno guerrainsiemequeste due li serveno de gente. La ultima è Bachian etiene re. Tutta questa provinciadove nascono li garofolise chiamaMaluco.

Nonera ancora otto mesi che era morto in Tarenate uno Francesco Serranoportoghesecapitano generale del re de Tarenate contro lo re deTadore; e operò tanto che costrinse lo re de Tadore donare unasua figliuola per moglie al re de Tarenate e quasi tutti li figliolide li principali per ostaggio (de la qual figliola nascette quelnepote de lo re de Tadore): poifatta fra loro la paceessendovenuto un giorno Francesco Serrano in Tadore per contrattaregarofoliquesto re lo fece velenare con quelle foglie de betre; evivette se non quattro giorni — il suo re lo voleva farseppellire secondo le sue leggima tre Cristianisui servitorinonconsentirono — lo qual lasciò uno figliuolo e unafigliuola piccolide una donna che tolse in Giava maggioreeduecento bahar de garofoli.

Costuiera grande amico e parente del nostro fedel capitano generale; e fucausa de commuoverlo a pigliar questa impresaperché piùvolteessendo lo nostro capitano a Malaccali aveva scritto comelui stava ivi. Don Manuelgià re di Portogalloper nonvolere accrescere la provvigione del nostro capitano generalesolamente di un testone al mese per li suoi benemeritivenne inIspagna ed ebbe da la Sacra Maestà tutto quello seppedomandare. Passati X giorni dopo la morte de Francesco Serranoil redi Tarenatedetto raià Abuleisavendo discacciato suogenerore de Bachianfu avvelenato da sua figliolamoglie deldetto resotto ombra di voler concludere la pace tra loroil qualescampò solum due giornie lasciò nove figliuoliprincipali. Li loro nomi sono questi: Chechil MomuliIadore VunighiChechil de RoixCili ManzurCili PagiChialin ChechilinCatharaVaiechu Serich e Calano Ghapi.

Lunia XI de novembreuno de li figlioli del re de TarenateChechil deRoixvestito de velluto rossovenne a le navi con due praosonandocon quelle borchiee non volse allora entrare ne le navi. Costuiteneva la donnali figlioli e le altre cose de Francesco Serrano.Quando lo cognossemomandassemo dire al re se 'l dovevamo ricevereperché èramo nel suo porto: ne rispose facessimo comevolevamo. Lo figliolo del revedendone star sospesise discostòalquanto de le navi; li andassimo con lo battello a presentarli unpanno de oro e de seta indiano con alquanti coltellispecchi eforbici. Accettolli con uno poco de sdegno e subito se partì.Costui aveva seco uno Indio cristianochiamato Manuelservitored'un Petro Alfonso de Lorosaportogheselo qualdopo la morte deFrancesco Serranovenne da Bandan a Tarenate. Il servitorepersapere parlare il portogheseentrò ne le nave e dissenesebbene li figliuoli del re di Tarenate erano nemici del re diTadoreniente de meno sempre stavano al servizio del re di Spagna.Mandassemo una lettera a Pietro Alfonso de Lorosa per questo suoservitore dovesse vegnire senza sospetto alcuno.

Questire teneno quante donne volenoma ne hanno una per sua moglieprincipalee tutte le altre obbediscono a questa. Il re di Tadoreaveva una casa grandefuori della cittàdove stavanoduecento sue donne de le più principali con altrettanteleservivano. Quando lo re sta soloovvero con la sua moglieprincipalein uno luogo alto come un tribunaleove puòvedere tutte le altreche li siedono attornoe a quella piùli piaceli comanda vada a dormire seco quella notte. Finito lomangiarese lui comanda che queste mangino insiemelo fanno: senonognuna va mangiare ne la sua camera. Niuno senza licenza del rele può vedere; e se alcuno è trovato o di giorno o dinotte appresso la casa del reè ammazzato. Ogni famiglia èobbligata de dare al re una e due figliuole. Questo re aveva ventiseifigliuoliotto maschilo resto femmine.

Dinanzia questa isola ne è una grandissimachiamata Giailoloche èabitata da Mori e da Gentili. Se trovorono due re fra li Morisìcome me disse il reuno aveva avuto seicento figliuolie l'altrocinquecento e venticinque. Li Gentili non teneno tante donnenèviveno con tante superstizioni; ma adorano la prima cosa che vedonola mattinaquando escono fora de casaper tutto quel giorno. Il rede questi Gentilidetto raià Papuaè ricchissimo deoro e abita dentro in la isola. In questa isola de Giailolo nasconosopra sassi vivi canne grosse come la gambapiene de acqua moltobuona da bere: ne compravamo assai da questi popoli.

Martia dodici di novembreil re fece fare in uno giorno una casa ne lacittà per la nostra mercanzia. Glie la portassemo quasi tuttae per guardia de quella lasciassimo tre uomini de li nostrie subitocominciassemo a mercadantare in questo modo: Per X braccia de pannorosso assai buono ne davano uno bahar de garofoliche èquattro quintali e sei libbre (un quintale è cento libbre):per quindici braccia de panno non troppo bono un bahar; per quindiciaccette uno bahar: per trentacinque bicchieri di vetro uno bahar (ilre li ebbe tutti): per diciassette catili de ceneprio uno bahar; perdiciassette catili de argento vivo uno bahar; per ventisei braccia detela uno bahar; per venticinque braccia de tela più sottileuno bahar; per centocinquanta coltelli uno bahar; per cinquantaforbici uno bahar; per quaranta bonetti uno bahar; per X panni deGuzerati uno bahar; per tre di quelle sue borchie due bahar; per unquintal de metallo uno bahar. Tutti li specchi erano rottie lipochi buoni li volse il re. Molte de queste cose erano di quelligiunchi avevamo presi. La prestezza di venire in Spagna ne fece darele nostre mercanzie per miglior mercato non averessimo fatto. Ognigiorno venivano alle navi tante barchepiene de capregallinefichicocchi e altre cose da mangiareche era una meraviglia.Fornissemo le navi de acqua buona. Questa acqua nasce caldama sesta per spazio d'una ora fuora del suo fonte diventa frigidissima.Questo è perché nasce nel monte delli garofolialcontrario como se diceva in Ispagnal'acqua esser portata a Malucoda longe parti.

Mercorelo re mandò suo figliuolodetto Mossahapa Mutir pergarofoliacciò più presto ne fornisseno. Oggidicessemo al re come avevamo presi certi Indi; rengraziò moltoIddio e dissene li facessimo tanta grazia gli dessemoli prigioniperché li manderebbe ne le sue terrecon cinque uomini de lisui per manifestare del re di Spagna e de sua fama. Allora glidonassemo le tre donnepigliate in nome de la reina per la cagionegià detta. Il giorno seguente li appresentassemo tutti lipresonisalvo quelli de Burne. Ne ebbe grandissimo piacere. Da poine disse dovessemoper suo amoreammazzare tutti li porci avevamonelle maniperché ne darebbe tante capre e galline. Gliammazzassemo per farli piacere e li appiccassimo sotto la coverta.Quando costoro per avventura li vedevanose coprivano lo volto pernon vederlinè sentire lo suo odore.

Sultardi del medesimo giorno venne in uno prao Pietro Alfonsoportoghese; e non essendo ancora dismontatoil re lo mandò achiamare e ridendo disseglise lui era ben de Tarenatene dicessela verità de tutto quello che li domandassemo. Costui dissecome già sedici anni stava ne la Indiama X in Malucoetanti erano che Maluco stava descoperto ascosamente. Ed era un annomanco quindici giorniche venne una nave grande de Malacca quiviese partitte caricata de garofolima per li mali tempi restòin Bandan alquanti meside la quale era capitano Tristan de Menesesportoghese; e come lui li domandò che nove erano adesso inCristianitàli disse come era partita una armata de cinquenavi da Siviglia per descoprire Maluco in nome del re di Spagnaessendo capitano Fernando de Magallianes portoghese; e come lo re diPortogalloper dispetto che uno Portoghese li fosse contraavevamandate alquante nave al capo de Bona Speranza e altre tante al capode Santa Mariadove stanno li Cannibaliper vietargli lo passoecome non lo trovò. Poi el re di Portogallo aveva inteso comelo detto capitano aveva passato per un altro mare e andava a Maluco;subito scrisse al suo capitano maggiore de la Indiachiamato DiegoLopez de Sicheramandasse sei navi a Maluco; ma per causa del GranTurco che veniva a Malacca non le mandò perché gli fuforza mandare contro lui sessanta vele al stretto de la Mecca nellaterra de Giudali quali non trovarono altrosolamente alquantegalere in secco ne la riva de quella forte e bella città deAdenle quali tutte brusorono. Dopo questo mandava contro a noiaMalucouno gran galeone con due mani de bombarde; ma per certi bassie correnti de acquache sono circa a Malacca e venti contrarinonpotè passare e tornò indietro. Lo capitano de questogaleone era Francesco Faria portoghese; e come erano pochi giorni cheuna caravella con due giunchi erano stati quivi per intendere di noi.Li giunchi andarono a Bachian per caricare garofoli con settePortoghesi. Questi Portoghesi per non avere rispetto a le donne delre e de li suoi (lo re li disse più volte non facessero talcosama loro non volendo restare) furono ammazzati. Quando quellidella caravella intesero questosubito tornarono a Malaccaelasciarono li giunchi con quattrocento bahar de garofoli e tantamercanzia per comperare altri cento bahar. E come ogni anno moltigiunchi vèneno de Malacca a Bandan per pigliare matia e nocimoscatee da Bandan a Maluco per garofoli; e come questi popolivanno con questi sui giunchi da Maluco a Bandan in tre giornie daBandan a Malacca in quindici; e come el re de Portogallo già Xanni godeva Maluco ascosamenteacciò lo re de Spagna nolsapesse.

Costuistette con noi altri insino a tre ore de notte e dissene molte altrecose. Operassemo tanto che costuipromettendogli buon soldonepromise de venire con noi in Spagna.

Venereal 15 de novembreil re ne disse come andava a Bachian per pigliarede quelli garofoli lasciati da li Portoghesi. Ne dimandò duepresenti per darli a li due governatori de Mutir in nome del re diSpagna; e passando per lo mezzo de le navivolse vedere cometiravano li schioppettile balestre e li versiche sono maggiorid'uno archibuso. Tirò lui tre volte la balestraperchégli piaceva più che li schioppetti.

Sabatolo re moro de Giailolo venne a le navi con molti praoal qualedonassemo uno saio de damasco verdedue braccia de panno rossospecchiforbicicoltellipettini e due bicchieri dorati. Ne disseperché erano amici del re de Tadoreèramo ancorasuoiperché amavalo come uno suo proprio figliuolo; ese maialcuno de li nostri andasseno in sua terrali farebbe grandissimoonore.

Questore è molto vecchioe temuto per tutte queste isole per esseremolto potentee chiamase raià Iussu.

Questaisola de Giailolo è tanto grande che tardano quattro mesi acircondarla con uno prao.

Domenicamattina questo medesimo re venne a le navi; e volse vedere in chemodo combattevamo e come scaricavamo le nostre bombardedel chepigliò grandissimo piacere e subito partì. Costuicomene fu dettoera stato nella sua gioventù grandissimocombattitore.

Nelmedesimo giorno andai in terra per vedere come nascevano li garofoli.Lo albero suo è alto e grosso come un uomo al traverso nèpiù nè meno: li suoi rami spandono alquanto largo nelmezzoma nella fine fanno in modo de una cima. La sua foglia ècome quella del lauro: la scorza è olivastra. Li garofolivengono in cima de li ramettidieci o venti insieme. Questi alberifanno sempre quasi più da una banda che de l'altrasecondo litempi. Quando nascono li garofoli sono bianchi maturi rossie secchinegri. Se coglieno due volte l'announa de la natività delNostro Redentorel'altra in quella de Sancto Gioan Battistaperchéin questi due tempi è più temperato l'aere: ma piùin quella del Nostro Redentore. Quando l'anno è piùcaldo e con manco pioggese coglieno trecento e quattrocento baharin ogni una de queste isole. Nascono solamente ne li montie sealcuni de questi arbori sono piantati al pianoappresso li montinon vivono. La sua fogliala scorza e il legno verde è cosìforte come li garofoli. Se non si coglieno quando sono maturidiventano grandi e tanto duriche non è bono altro de lorose non la sua scorza. Non nascono al mondo altri garofolise non incinque monti de queste cinque isole. Se ne trovano ben alcuni inGiailolo e in una isola piccola fra Tadore e Mutirdetta Matemanon sono buoni. Vedevamo noi quasi ogni giorno una nebula discenderee circondare l'uno o l'altro de questi montiper il che li garofolidiventano perfetti. Ciascuno de questi popoli hanno de questi arborie ogni uno custodiscono li sui; ma non li coltivano.

Inquesta isola se trovano alcuni alberi di noce moscata. L'albero ècome le nostre noghere e con le medesime foglie; la noce quando secoglieè grande come uno cotogno piccolocon quel pelo e delmedesimo colore. La sua prima scorza è grossa come lo verde dele nostri noci; sotto de questa è una tela sottilesotto laquale sta la matiarossissimarivolta intorno la scorza della nocee de dentro de questa è la noce moscata.

Lecase de questi popoli sono fatte come le altrema non cosìalte da terrae sono circondate da cannein modo de una sieve.

Questefemmine sono bruttee vanno nude come le altrecon quelli panni descorza de albero. Fanno questi panni in tal modo: pigliano uno pezzodi scorza e lo lasciano nell'acqua fin che diventa molle; e poi lobatteno con legni e lo fanno lungo e largo come vogliono: diventacome uno velo de seta cruda con certi filetti de dentro che pare siatessuto. Mangiano pane di legno de alberocome la palmafatto inquesto modo: pigliano un pezzo de questo legno molle e gli cavanofuora certi spini negri lunghi; poi lo pestano e così fanno lopane. L'usano quasi solo per portare in mare e lo chiamano sagu.Questi uomini vanno nudi come gli altri; ma sono tanto gelosi de lesue moglieche non volevano andassemo noi in terra con le braghettediscoperteperché dicevano le sue donne pensare noi sempreessere in ordine.

Ognigiorno venivano da Tarenate molte barche caricate di garofoli; maperché aspettavamo il renon contrattavamo altro se nonvettovaglia. Quelli de Tarenate se lamentavano moltoperchénon volevamo contrattare con loro. Domenica de nottea ventiquattrode novembrevenendo al lunilo re venne sonando con borchie epassando per mezzo le navidiscaricassemo molte bombarde. Ne dissein fine a quattro giorni veniriano molti garofoli. Luni lo re nemandò settecento e novanta uno cathili de garofoli senzalevare la tara. La tara è pigliare le spezierie per manco dequel che pesanoperché ogni giorno se seccano de più.Per essere li primi garofoli avevamo messi ne le navidiscaricassemomolte bombarde. Quivi chiamano li garofoli ghomode; in Saranganidove pigliassimo li due pilotibonghalavane in Malacca chianche.

Martia ventisei di novembreel re ne disse come non era costume de alcunore partirsi de la sua isola: ma lui se era partito per amore del rede Castiglia e perché andassemo più presto in Spagna eretornassimo con tante naviche potessero vendicare la morte de suopadreche fu ammazzato in una isola chiamata Buru e poi buttato nelmare. E dissenecome era usanzaquando li primi garofoli eranoposti ne le naviovvero ne li giunchilo re fare un convito aquelli de le navi e pregare lo suo Dio li conducesse salvi ne lo suoporto: e anche lo volea fare per cagione del re Bachian e uno suofratelloche venivano per visitarne: faceva nettare le vie.

Alcunide noipensando qualche tradimentoperché quividovepigliavamo l'acquafurono ammazzati da certi de questiascosi ne liboschitre Portoghesi de Francesco Serranoe perché vedevamoquesti Indi susurrare con li nostri prigionidicessemocontraalquanti volonterosi de questo convitonon se dovere andare in terraper convitoricordandogli de quello altro tanto infelice.

Facessemotanto se concluse de mandare dire al re venisse presso a le naviperché volevamosi partire e consegnarli li quattro uominipromessi con altre mercanzie. Il re subito venne eentrando ne lenavidisse ad alcuni suicon tanta fiducia entrava in queste comene le sue case. Ne disse essere grandemente spaventato per volernepartire così prestoessendo il termine de caricare le navitrenta giornie non essersi partito per farne alcun malema perfornire più presto le navi de garofoli; e come non se dovevamopartire alloraper non essere ancora lo tempo navigare per questeisole et per li molti bassi se trovano circa Bandan e perchéfacilmente avressimo potuto incontrarsi qualche nave de Portoghesi. Ese pur era la nostra opinione de partirsi allorapigliassemo tuttele nostre mercadanzieperché tutti li re cinconvicinidirebbono il re di Tadore avere ricevuto tanti presenti da uno sìgran re e lui non averli dato cosa alcunae penserebbero noi essersipartiti per paura de qualche ingannoe sempre chiamerebbeno lui peruno traditore.

Poifece portare lo suo Alcoranoe prima baciandolo e mettendoseloquattro o cinque volte sovra il capo e dicendo fra sè certeparole (quando fanno così chiamano zambahean)disse inpresenza de tutti che giurava per Allà e per lo Alcorano cheaveva in manosempre volere essere fedele amico al re di Spagna.Disse tutto questo quasi piangendo. Per le sue buone parole lipromettessimo de aspettare ancora quindici giorni. Allora li dessemola firma del re e la bandiera reale. Niente di meno intendessemo poiper buona viaalcuni principali di queste isole averli detto nedovesse ammazzareperché farebbe grandissimo piacere a liPortoghesi e come loro perdoneriano a quelli de Bachian: e il reaverli risposto non lo faria per cosa alcunaconoscendo lo re deSpagna e avendone data la sua pace.

Mercorea ventisette de novembredopo disnarelo re fece fare un bando atutti quelli avevano garofolili potesseno portare ne le navi. Tuttoquesto giorno e l'altro contrattassemo garofoli con gran furia.Veneresul tardivenne lo governatore de Machian con molti prao.Non volse desmontare in terraperché stavano ivi suo padre euno suo fratello banditi da Machian. Il giorno seguente lo nostro recon lo governatore suo nepoteentrarono ne le navi. Nuiper nonaver più pannone mandò a torre tre braccia del suo ene 'l dettelo quale con altre cose donassemo al governatore.Partendosese discaricò molte bombarde. Dappoi lo re ne mandòsei braccia de panno rossoacciò lo donassemo al governatore.Subito lo gli presentassemoper il che ne ringraziò molto edisse ne manderebbe assai garofoli. Questo governatore se chiamaHumar ed era forse de venticinque anni.

Domenicaprimo de dicembrequesto governatore se partì. Ne fu detto ilre de Tadore avergli dato panni de seta e alcune de quelle borchieacciò costui più presto li mandasse li garofoli. Luniil re andò fuori de la isola per garofoli. Mercore mattinaper essere giorno de Santa Barbara e per la venuta del resedescaricò tutta l'artiglieria. La notte lo re venne nella rivae volse vedere come tiravamo li rocchetti e bombe da fuocodel chelo re pigliò gran piacere. Giove e venere se comperòmolti garofoli così ne la cittàcome ne le navi. Perquattro braccia de frisetto ne davano uno bahar de garofoli; per duecatenelle de lattoneche valevano uno marcellone dettero centolibbre de garofoli; infine per non avere più mercadanzieognuno li dava chi le cappee chi i saie chi le camicie con altrivestimenti per avere la sua quintalata. Sabato tre figlioli del re diTaranate con tre sue moglifigliole del nostro ree Pietro Alfonsoportoghese venirono a le navi. Donassemo a ogni uno de li trefratelli un bicchier de vetro doratoa le tre donne forbici e altrecose. Quando se partirono furono scaricate molte bombarde. Poimandessemo in terra a la figliola del nostro regià mogliedel re di Taranatemolte coseperché non volse vegnire conle altre a le navi. Tutta questa gentecosì uomini comedonnevanno sempre descalzi.

Domenicaa otto de dicembreper essere giorno della Concezionese scaricòmolte bombarderocchetti e bombe di fuoco. Lunisul tardilo revenne a le navi con tre femmineli portavano il betre. Altri non puòmenare seco donne se non il re. Dopo venne il re de Giailoloe volsevedere noi un'altra fiata combattere insieme. Dopo alquanti giorni ilnostro re ne disse lui assimigliare uno fanciullo che lattasse econoscesse la sua dolce madre equella partendosilo lasciassesolo; maggiormente lui restare desconsolatoperché giàaveva conosciuto e gustato alcune cose di Spagna e perchédovevamo tardare molto al ritornarecarissimamente ne pregòli lasciassimo per sua defensione alquanti de li versi nostrie neavvisòquando fossimo partitinavigassemo se non de giornoper li molti bassi sono in queste isole.

Lirespondessimose volevamo andar in Spagnane era forza navigare degiorno e de notte. Allora disse farebbe per noi ogni giorno orazioneal suo Iddioacciò ne conducesse a salvamento. E dissene comedoveva venire lo re de Bachian per maritare uno suo fratello con unade le sue figliuole: ne pregò volessemo far alcuna festa insegno de allegrezzama non scaricassemo le bombarde grosseperchéfarebbero gran danno a le naviper essere caricate in questi giorni.

VennePietro Alfonso portoghese con la sua donna e tutte le altre sue cosea stare ne le navi. De li a due giorni venne a le navi Chechil deRoixfigliolo del re de Tarenatein un prao ben fornito e disse alPortoghese discendesse un poco al suo prao; li rispose non li volevadiscendereperché veniva nosco in Spagna. Allora lui volseentrare ne le navi; ma noi non lo volsemo lasciar entrare. Costuiper essere grande amico del capitano de Malaccaportogheseeravenuto per pigliarloe gridò molto a quelli stanziavanoappresso il Portogheseperché lo avevano lasciato partiresenza sua licenza.

Domenicaa quindici de dicembresul tardi il re de Bachian e il suo fratellovenirono in uno prao con tre mani di vogatori per ogni banda; eranotutti cento e venticon molte bandiere de piuma de pappagallobianchegialle e rosse e con molti suoni de quelle borchieperchéa questi suoni li vogatori vogano a tempo: e con due altri prao dedonzelle per presentarle a la sposa. Quando passarono appresso lenavili salutassemo con bombardee loro per salutarne circondoronole navi e il porto.

Ilre nostroper essere costume nessuno re discendere ne le terre dealtruivenne per congratularse seco. Quando il re de Bachian lo videvenirese levò dal tappeto dove sedevae posesi de unabanda; il nostro re non volse sedere sovra lo tappetoma dall'altraparte; e così niuno stava sopra lo tappeto.

Ilre de Bachian dette al nostro re cinquecento patolleperchédesse sua figlia per moglie al suo fratello. Queste patolle sonopanni de oro e de seta fatti nella Cina e molto pregiati fra costoro.Quando uno de questi muoreli altri suoiper fargli piùonorese vestono de questi panni. Dànnoper uno de questitre bahar de garofoli e più e menosecondo che sono.

Luniil nostro re mandò uno convito al re de Bachian per cinquantadonnetutte vestite de panni de setada la cinta fino al ginocchio.Andavano a due a due con uno uomo in mezzo de loro. Ognuna portavauno piatto grandepieno di altri piattelli de diverse vivande. Liuomini portavano solamente lo vino in vasi grandi. Dieci donne de lepiù vecchie erano le mazziere. Andarono in questo modo fino alprao e appresentarono ogni cosa al reche sedeva sovra lo tappetosotto uno baldacchino rosso e giallo.

Tornandocostoro indietropigliarono alcuni de li nostri e se loro volseroessere liberi li bisognò darli qualche sua cosetta.

Dopoquesto il re nostro ne mandò caprecocchivino e altre cose.Oggi mettessemo le vele nuove a le navine le quali era una croce deSanto Iacobo de Galliziacon lettere che dicevano: questa èla figura de la nostra buona ventura.

Martidonassemo al nostro re certi pezzi de artiglieria come archibusicheavevamo pigliati in questa Indiae alcuni pezzi de li nostri conquattro barili de polvere. Pigliassemo quivi ottanta botti de acquaper ciascuna nave. Già cinque giorni lo re aveva mandato centouomini a far legno per noi a la isola di Mareperchéconvenivamo passare per ivi.

Oggilo re de Bachian con molti altri de li suoi discendette in terra perfare pace con noi. Dinnanzi de lui andavano quattro uomini constocchi dritti in mano. Dissein presenza del nostro re e de tuttili altricome sempre starebbe in servizio del re di Spagna esalvaria in suo nome li garofolilasciati da li Portoghesifinchévenisse un'altra nostra armatae mai li darebbe a loro senza lonostro consentimento.

Mandòa donare al re di Spagna uno schiavodue bahar de garofoli (glie nemandava Xma le navi per essere troppo caricate non li poteronoportare)e due uccelli mortibellissimi. Questi uccelli sono grossicome tordihanno lo capo piccolo con lo becco lungo; le sue gambesono lunghe un palmo e sottile come un calamo; non hanno alima inluogo di quellepenne lunghe de diversi colori come gran pennacchi:la sua coda è come quella del tordo: tutte le altre sue penneeccetto le alisono del colore de tanetoe mai non volano se nonquando è vento.

Costorone dissero questi uccelli venire dal paradiso terrestre e li chiamanobolon dinatacioè uccelli de Dio.

Ognunode li re de Maluco scrissero al re de Spagna che sempre volevanoesserli suoi veri sudditi. Il re de Bachian era forse de settantaanni: e aveva questa usanza: quando voleva andare a combattereovvero a fare qualche altra cosa importanteprima se lo faceva faredue o tre volte da uno suo servitore che nol teneva ad altro effettose non per questo.

Ungiorno il nostro re mandò a dire a quelli nostriche stavanonella casa della mercanzianon andasseno de notte fuora de casapercerti de li suoi uominiche se ongeno e vanno de notte e parenosiano senza capo. Quando uno de questi trova uno de li altrilitocca la mano e glie la unge un poco dentro: subito colui se infermae fra tre o quattro giorni muore: e quando questi trovano tre oquattro insiemenon gli fanno altro malese non chel'imbalordiscono. E lui ne aveva fatto impiccare molti.

Quandoquesti popoli fanno una casa di nuovoprima li vadano ad abitaredentroli fanno fuoco intorno e molti conviti; poi attaccano altetto de la casa un poco d'ogni cosa si trova ne la isolaacciònon possino mai mancare tal cose a gli abitanti. In tutte questeisole se trova gingero; noi lo mangiavamo verdecome pane.

Logingero non è alberoma una pianta piccolache pullula fuoride la terra certi coresini lunghi un palmocome quelli de le canne econ le medesime fogliema più strette. Questi coresini nonvaleno niente; ma la sua radice è il zenzeroe non ècosì forte verde come secca. Questi popoli lo seccano incalcinaperché altrimenti non durerebbe.

Mercoremattinaper volerse partire de Malucoil re de Tadorequel reGiailoloquel de Bachian e uno figlio del re de Tarenatetuttierano venuti per accompagnarne infino a l'isola de Mare. La naveVictoria fece vela e discostossi alquanto aspettando la naveTrinitade: ma questanon potendo levare l'ancorasubito fece acquenel fondo. Allora la Victoria tornò al suo luogoe subitocominciammo a scaricare la Trinitade per vedere se potevamorimediarli. Si sentiva venire dentro l'acquacome per un cannoneenon trovammo dove la entrava. Tutto oggi e il dì seguente nonfacessemo altro si non dare alla pompama niente li giovavamo.

Ilnostro reintendendo questosubito venne ne la nave e se affaticòper vedere dove veniva l'acqua. Mandò nell'acqua cinque de lisuoi per vedere se avessemo potuto trovare la fessura. Stetteno piùdi mezz'ora sott'acqua e mai la trovarono. Vedendo il re costoro nonpotere giovare e ogni ora crescere più l'acquadisse quasipiangendo manderebbe al capo de la isola per tre uoministavanomolto sotto acqua.

Veneremattinaa buona oravenne lo nostro re con li tre uomini e prestomandolli ne l'acqua con li capelli sparsiacciò con quellitrovassero la fessura. Costoro stettero una buona ora sotto acqua emai la trovarono. Il requando vide non poterli trovare rimediodisse piangendo: chi anderà mo' in Spagna dal mio signore adarli nuova di me? Li rispondessimo che andarebbe la Victoria per nonperdere li levantili quali cominciavano; e la altrafin seconciasseaspetterebbe li ponenti e poi andaria al Darienche ène l'altra parte del mondo ne la terra de Diucatan.

Ilre ne disse aveva duecentoventicinque marangoniche farebbono iltutto; e li nostri che restavano ivi li tenirebbe como suoi figli enon se affaticarebbonose non due in comandare a li marangoni comedovessero fare. Diceva queste parole con tanta passioneche ne fecetutti piangere. Noi della nave Victoriadubitando se aprisse la naveper esser troppo caricatala alleggerissimo de sessanta quintali degarofolie questi facessemo portare ne la casadove erano li altri.Alcuni de la nostra nave volsero restare quiviper paura che la navenon potesse durare sino in Ispagna: ma molto più per paura demorire de fame.

Sabatoa vintuno de dicembregiorno de San Tommasoil re nostro venne a lenavi e ne consegnò li due piloti avevamo pagatiperchéne conducessero fuora de queste isole; e dissene come allora era buontempo de partirse; ma per lo scrivere de li nostri in Spagnanon nepartissemo se non a mezzodì. Venuta l'orale navi pigliaronolicenza l'una dall'altra con scaricare le bombardee pareva lorolamentarsi per la sua ultima partita.

Linostri ne accompagnarono un poco con loro battelloe poi con moltelagrime e abbracciamentise dipartissemo. Lo governatore del revenne con noi infino a la isola del Mare. Non fossimo cosìpresto giunti comparsero quattro prao carichi di legnae in mancod'una oracaricassemo la navee subito pigliassemo la via delgarbin. Quivi restò Giovan Carvajo con cinquanta persone de linostri; noi èramo quarantasette e tredici Indi.

Questaisola de Tadore tiene episcopo e allora ne era uno che aveva quarantamogli e assaissimi figliuoli.

Intutte queste isole de Maluco se trovano garofolizenzerosagu (quelsuo pane di legno)risocapreochegallinecocchifichimandorle più grosse de le nostrepomi granati dolci e garbiarancilimonipatatemiele de api piccole come formichele qualifanno lo miele ne li arboricanne dolciolio de cocco e degiongiolimelonicocomerizuccheuno frutto rinfrescativo grandecome le anguriedetto comulicaie un altro fruttoquasi come lopersicodetto guane; e altre cose da mangiare. E se li trovanopapagalli de diverse sorte; ma fra le altre alcuni bianchi chiamaticatharae alcuni tutti rossidetti nori: e uno de questi rossi valeun bahar de garofolie parlano più chiaramente che li altri.Sono forse cinquanta anni che questi Mori abitano in Maluco: prima lìabitavano Gentili e non apprezzavano li garofoli. Gli ne sono ancoraalcuni; ma abitano ne li montidove nascono li garofoli.

Laisola de Tadore sta de latitudine al polo Artico in ventisei minuti;e de longitudine de la linea de repartizione in cento e sessantunogradoe lungi de la prima isola dell'Arcipelagodetta Zanialnovegradi e mezzoa la quarta del mezzo giorno e tramontana verso grecoe garbin. Terenate sta di latitudine all'Artico in due terzi. Mutirsta precisamente sotto la linea equinoziale. Macian sta al poloAntartico in un quarto e Bachian ancora lui all'Antartico in ungrado. TarenateTadoreMutir e Machian sono quattro monti alti epontiniove nascono li garofoli. Essendo in queste quattro isolenon se vede Bachian; ma lui è maggiore de ciascuna de questequattro isole e il suo monte de li garofoli non è cosìpontino come li altrima più grande.

Vocabolide questi popoli mori

Andandoal nostro cammino passassemo tra queste isole: CaioanLaigomaSicoGiogiCaphi; (in questa isola de Caphi nascono uomini piccolicomeli nanili quali sono li Pigmei e stanno soggetti per forza alnostro re de Tadore); LaboanTolimanTitametiBachian giàdetteLatalataTalobiMaga e Batutiga. Passando fuora al ponentede Batutiga camminassemo fra ponente e garbin e discopersemo almezzogiorno alquante isoleper il che li piloti de Maluco ne disserose arrivasseperciò ne cacciavamo tra molte isole e bassi.Arrivassemo al sciroccoe dessemo in una isolache sta delatitudine al polo Antartico in due gradie cinquantacinque leghelungi da Malucoe chiamase Sulach.

Liuomini de questa isola sono Gentili e non hanno re; mangiano carneumana; vanno nudicosì uomini come femminema solamenteportano un pezzo de scorza larga due diti intorno alle sue vergogne.Molte isole sono per quiviche mangiano carne umana. Li nomi dealcune sono questi: SilanNoselaoBigaAtulabaonLeitimorTenetumGondiaPailarurunManadane Benaia. Poi costeggiassemodue isoledette Lamatola e Tenetunoda Sulach circa X leghe.

Ala medesima via trovassemo una isola assai grandene la quale setrova risoporcicapregallinecocchicanne dolcisaguuno suomangiare de fichiel quale chiamano chanalichiacare e questachiamano nanga. Le chiachiare sono frutti come le anguriede foranodosede dentro hanno certi frutti rossi piccolicome armellini;non hanno ossoma per quello hanno una midolla come uno fagiolomapiù grandee al mangiare tenero come castagne; e uno fruttofatto come una pignade fuora giallo e bianco de dentroe altagliare come un peroma più tenero e molto miglioredettocomilicai.

Lagente de questa isola vanno nudi come quelli de Sulach; sono Gentilie non hanno re. Questa isola sta de latitudine al polo Antartico intre gradi e mezzo e lungi da Maluco settantacinque leghe; e chiamaseBuru. Al levante de questa isola dieci leghe ne sta una grandecheconfina con Giailolola quale è abitata da Mori e da Gentili;li Mori stanno appresso il mare e li Gentili de dentro nella terra; equesti mangiano carne umana. Nasce in questa le cose già dettee se chiama Ambon. Tra Buru e Ambon si trovano tre isolecircondateda bassichiamate VudiaCailarurie Benaia. Circa da Buru quattrolegheal mezzodìsta una isola piccolae chiamase Ambelau.

Lungida questa isola di Burucirca trentacinque leghea la quarta delmezzogiorno verso garbinse trova Bandan-Bandan e dodici isole. Insei de queste nasce la matia e noce moscata; e li nomi loro sonoquesti: Zoroboamaggiore de tutte le altreChelicelSemianapiPulacPulurun e Rosoghin. Le altre sei sono queste: UnuveruPulanBaracanLailacaManucanMan e Ment. In queste non si trovano nocimoscate; se non sagurisococchifichi e altri fruttie sonovicine l'una a l'altra. Li popoli de queste sono Mori e non hanno re.Bandan sta de latitudine al polo Antartico in sei gradi e dilongitudine da la linea repartizionale in cento e sessantatre gradi emezzoe per esser un poco fuora del nostro cammino non fossimo ivi.

Partendonede quella isola de Burua la quarta de garbin verso ponentecirca 8gradi di longitudinearrivassemo a tre isole; ZolotNocemamor eGaliane navigando per mezzo di queste ne assaltò una granfortunaper il che facessimo un pellegrinaggio a la Nostra Donna dela Guidae pigliando a poppa lo temporaledessemo in una isolaalta; e innanzi giungessimo ivise affaticassemo molto per leraffiche descendevano da li sui monti e per le grandi correnti deacqua.

Liuomini de questa isola sono selvatici e bestiali; mangiano carneumana e non hanno re; vanno nudi con quella scorza come li altri; senonquando vanno a combattereportano certi pezzi de pelle debufalodinanzi e di dietro e ne li fianchiadornati con cornioli edenti di porci e con code de pelle caprineattaccate dinanzi e dedietro: portano li capelli in alto con certi pettini di canna lunghiche li passano da parte a parte e li tieneno alti. Hanno le sue barberivolte in foglie e poste in cannuti de cannacosa ridicola alvederee sono li più brutti siano in questa India.

Lisuoi archi e le sue frezze sono de canna; e hanno certi sacchifattide foglie de arborene li quali portano lo suo mangiare e bere lesue femmine. Quando ne visteno ne venirono incontro con archi: madandoli alcuni presentisubito diventassemo sui amici.

Quivitardassimo quindici giorni per conciare la nostra nave ne li costati.In questa isola se trova gallinecaprecocchicera (per una libbrade ferro vecchio ne donarono quindici de cera) e pevere lungo erotondo. Il pevere longo è come quelle gattelle che fanno lenizzole quando è l'inverno. Il suo arbore è comel'edera e attaccasi a li arbori come quella; ma le sue foglie sonocome quelle del moraro e lo chiamano luli. Il pevere rotondo nascecome questoma in spighecome lo frumentone della Indiae sidisgrana; e lo chiamano lada. In queste parti sono pieni li campi diquesto peverefatti in modo de pergolati.

Pigliassemoquivi uno uomoacciò ne conducesse ad alcuna isolaavessevittuaria. Questa isola sta de latitudine al polo Antartico in ottogradi e mezzoe cento e sessantanove e due terzi de longitudine dala linea repartizionale: e chiamase Malua.

Nedisse il nostro piloto vecchio de Malucocome appresso quivi era unaisolachiamata Aruchetoli uomini e femmine de la quale non sonomaggiori d'un cubito e hanno le orecchie grandi come loro: de unafanno lo suo letto e de l'altra se coprenovanno tosi e tutti nudi;corrono moltohanno la voce sottile; abitano in cave sotto terra emangiano pesce e una cosa che nasce tra l'albero e la scorzache èbianca e rotonda come coriandoli de confettodetta ambulon; ma perle gran correnti de acqua e molti bassinon li andassemo.

Sabatoa venticinque de gennaro MCCCCCXXIIse partissemo de l'isola deMaluae la dominicaa ventiseiarrivassemo a una grande isolalongi da quella cinque leghefra mezzodì e garbin. Io soloandai in terra a parlare al maggiore d'una villadetta Amabanacciòne desse vittuvaglie: me rispose darebbe bufaliporci e capre; manon ci potessimo accordare perché voleva molte cose per unbufalo. Noiavendone poche e costringendone la fameritenessimo nela nave uno principale con uno suo figliuolo de un'altra villadettaBaliboe per paura non lo amazzassimosubito ne dette sei bufalicinque capre e due porcie per compire lo numero de dieci porci edieci caprene dette uno bufaloperché così gliavevamo dato taglia. Poi li mandassimo in terra contentissimi contelapanni indiani de seta e de bambasoaccettecortelizi indianiforbicispecchi e coltelli.

Quelsignorea cui andai a parlareteneva solum femmine che loservivano. Tutte vanno nude come le altre; e portano attaccate a leorecchie schione piccole de oro con fiocchi de seta pendentie ne libracci hanno molte maniglie de oro e de lattone fino al cubito. Liuomini vanno come le femminese non hanno attaccato al collo certecose de orotonde come un taglieree pettini de canne adornati conschione de oro poste ne li capelli; e alcuni de questi portano collide zucche secche posti ne le orecchie per schione de oro.

Inquesta isola se trova lo sandalo biancoe non altrove; zenzerobufaliporcicapregallinerisofichicanne dolciarancilimoniceramandorlefagioli e altre cosee pappagalli de diversicolori. Da l'altra parte de l'isola stanno quattro fratelliche sonoli re de questa isola. Dove stavamo noi erano ville e alcuniprincipali de quelle. Li nomi de le quattro abitazioni de li re sonoquesti: OibichLichsanaSuai e Cabanaza. Oibich è lamaggiore: in Cabanazasiccome ne fu dettosi trova molto oro in unomonte; e comperano tutte le sue cose con pezzetti de oro. Tutto losandalo e la cerache contrattano quelli de Giava e de Malaccacontrattano da questa banda. Aqui trovammo uno giunco de Luson venutoper mercatandare sandalo.

Questipopoli sono Gentili e quando vanno a tagliare lo sandalocome lorone disserose li mostra lo demonio in varie forme e gli dicesehanno bisogno de qualche cosaglie la domandino; per la qualeapparizione stanno infermi alquanti giorni.

Losandalo si taglia a un certo tempo de la lunaperchéaltramente non sarebbe buono. La mercanziache vale quivi per losandaloè panno rossotelaaccetteferro e chiodi. Questaisola è tutta abitata e molto lungada levante a ponenteepoco largada mezzodì a tramontana. Sta de latitudine al poloAntartico in dieci gradie cento e sessantaquattro gradi e mezzo dilongitudine de la linea de la repartizionee se chiama Timor. Intutte le isole avemo trovato in questo arcipelago regna lo mal de SanIop e più quiviche in altro luogo e lo chiamano for franchicioè mal portoghese.

Lungiuna giornata di quitra il ponente e il maestralene fu dettotrovarsi un'isolane la quale nasce assai cannellae se chiamaEnde. El suo popolo è Gentile e non hanno re; e come sono a lamedesima via molte isoleuna dietro l'altrainsino a Giava Maggioree al Capo di Malaccali nomi de le quali sono questi: TanabutunCrenochileBimacoreArauaranMainZumbavaLambochChorum eGiava Maggiore. Questi popoli non la chiamano Giavama Giaoa. Lemaggiori ville che sono in Giava sono queste: Magepahor (il suo requando viveva era maggiore de tutte queste isole e chiamavase raiàPathiunus)Sunda (in questa nasce molto pevere); DahaDamaGaghiamadaMinutaranganCiparaSidainTubanCressiCirubaia eBalli. E come Giava Minore essere la isola di Madurae stareappresso Giava Maggiore mezza lega.

Comene disseroquando uno uomo de li principali de Giava Maggiore muorese brucia lo suo corpo: la sua moglie più principale adornasicon ghirlande de fiori e fassi portare da tre o quattro uomini sovrauno scanno per tutta questa villae ridendo e confortando li suoiparentiche piangonodice: non piangeteperciò me ne vadoquesta sera a cenare col mio marito e dormire seco in questa notte.Poi è portata al fuocodove se brucia lo suo maritoe leivoltandosi contro li suoi parenti e confortandoli una altra fiatasegetta nel fuocoove brusa lo suo marito. E se questo non facessenon saria tenuta donna da benenè vera moglie del maritomorto.

Ecome li giovani de Giavaquando sono innamorati de qualche gentildonnase legano certi sonagli con filo tra il membro e la pellicinae vanno sotto le finestre de le sue innamoratee facendo mostra deorinare e squassando lo membrosuonano con quelli sonagli e fintanto che le sue innamorate odono lo suono. Subito quelle vengono giùe fanno suo voleresempre con quelli sonagliettiperché lorodonne si pigliano gran spasso a sentirsi sonare de dentro. Questisonagli sono tutti coperti e più se coprono piùsuonano.

Ilnostro piloto più vecchio ne disse come in una isola dettaOcolorosotto de Giava Maggiorein quella trovasi se non femmine: equelle impregnarse de ventoe poi quando partorisconose il parto èmaschiolo ammazzano; se è femmina lo allevanoe se uominivanno a quella sua isolaloro ammazzarli purché possano.

Ancone disseroche sotto Giava Maggioreverso la tramontananel golfode la Cinala quale li antichi chiamano Signo Magnotrovarsi unarbore grandissimo nel quale abitano uccelli detti garudatantograndi che portano un bufalo e uno elefante al luogo ove èl'arborechiamato puzathaer e lo arbore campangaghiel suo fruttobuapangaghiel quale è maggior che una anguria.

LiMori de Burneavevamo nelle navine dissero loro averlo vedutoperché lo suo re aveva duemandatigli dal re del Siam; niungiunco nè altra barca da tre o quattro leghe se puòapprossimare al luogo de l'arbore per le grandi rivoluzioni di acquache sono circa questo. La prima fiata che se seppe de questo arborefu un giunco spinto da li venti nella rivoluzioneil quale tutto sedisfece; tutti li uomini se annegoronoeccetto uno tutto piccoloilqualeessendo attaccato sopra una tavolaper miracolo fu spinto apresso questo arboree montato sovra lo arborenon accorgendosesemise sotto l'ala a uno de quelli uccelli. Lo giorno seguentelouccello andando in terra e avendo pigliato un bufaloil putto vennede sotto a la ala al meglio potè: per costui se seppe questo;e allora conobbero quelli popoli vicini li frutti trovavano per ilmare essere de questo arbore.

Ilcapo de Malacca sta in un grado e mezzo all'Antartico. A l'oriente dequesto capoa longo la costase trovano molte ville e cittade. Linomi de alcune sono questi: Cingapolache sta nel capoPahangCalantanPataniBradlunBenamLagonCheregigaranTumbonPrhanCuiBrabriBanghaIndia (questa è la città doveabita il re de Siamel quale chiamasi Siri Zacabedera)IandibunLanu e Langhon Pifa. Queste cittade sono edificate come le nostre esoggette al re del Siam.

Inquesto regno de Siamne le rive de li fiumisì come ne fudettoabitano uccelli grandii quali non mangeriano de alcunoanimale morto sia portato ivise prima non viene uno altro uccello amangiargli il core; e poi loro lo mangiano.

DopoSiam se trova Camogia; il suo re è detto Saret Zacabedera; eChiempoel suo re raià Brahaun Maitri.

Inquesto loco nasce lo reobarbaro e se trova in questo modo: seacaodunano venti o venticinque uomini insieme e vanno dentro ne liboschi: quando è venuta la nottemontano sovra li arborisìper sentire l'odore del reobarbarocome anche per paura dei leonielefanti e altre fiere; e da quella parte dove è lo reobarbaroil vento li porta l'odore; poivenuto lo giornovanno in quellapartedove li è venuto il vento e lo cercano fin tanto lotrovano. Lo reobarbaro è uno albero grosso putrefatto; e senon fosse così putrefatto non darebbe lo odore. Il migliore diquesto arbore è la radice: niente di meno il legno èreobarbaroel qual chiamano calama.

Poise trova Cochi: il suo re è detto raià Scribum Pala.Dopo questo se trova la Gran China. El suo re è maggiore detutto il mondo; e chiamasi Santoha raiàil quale tienesettanta re da corona sotto di sèalcuni de li quali hannodieci o quindici re de sotto sè. El suo porto è dettoGuantan.

Frale altre assaissime cittade ne ha due principalidette Namchin eCombahune le quali sta questo re. Tiene quattro suoi principaliappresso lo suo palazzouno verso el ponentel'altro al levantel'altro a mezzodì e l'altro a la tramontana. Ognuno de questidànno udienza se non a quelli che veneno da sua parte. Tuttili re e signori de la India Maggiore e Superiore obbediscono a questoree per segnale che siano suoi vassalliciascuno ha in mezzo dellasua piazza uno animale scolpito in marmorepiù gagliardo cheil leone e chiamasi chinga. Questo chinga è lo sigillo deldetto re de Chinae tutti quelli che vanno a la China convienenoavere questo animale scolpito in cera in un dente de elefanteperchéaltramente non potriano entrare nel suo porto.

Quandoalcuno signore è inobbediente a questo relo fanno scorticaree seccano la pelle al sole con sale e poi la empiono de paglia o dealtro; e lo fanno stare col capo basso e con le mani giunte sovra locapo in uno luogo eminente ne la piazzaacciò allora si vedacolui far zonghucioè reverenza.

Questore non se lascia vedere da alcuno; e quando lui vuole vedere li suicavalca per il palazzo uno pavone fatto maestralmentecosaricchissimaaccompagnato da sei donne de le sue piùprincipalivestite come luifinché entra in uno serpentechiamato nagharicco quanto altra cosa si possa vedereil quale èsopra la corte maggiore del palazzo. Il re e le donne entrano subitoacciò lui non sia conosciuto fra le donne; vede li suoi peruno vetro grande che è nel petto del serpente. Lui e le donnese ponno vederema non si può discernere quale è lore. Costui se marita con le sue sorelleacciò lo sangue realenon sia mischiato con altri.

Circalo suo palazzo sono sette cerchie de muri; e fra ogni una de questecerchie stanno dieci mila uominiche fanno la guardia al palazzo finche suona una campana: poi veneno dieci mila altri per ogni cerchiae così se mutano ogni giorno e ogni notte.

Ognicerchia de muro ha una porta: ne la prima lì sta un uomoconuno granfione in manodetto satu horan con satu bagan; nella secondaun canedetto satu hain; nella terza un uomo con una mazza ferratadetto satu horan cum pocum becin; ne la quarta un uomo con un arco inmanodetto satu horan con anac panan; nella quinta un uomo con unalanciadetto satu horan con tumach; ne la sesta un leonedetto satuhouman; nella settima due elefanti bianchidetti due gagia pute.

Inquesto palazzo ci sono settantanove saledove stanno se non donneche servono al ree lì sono sempre torcie accese; si tarda ungiorno a cercare questo palazzo. In cima de questo ci sono quattrosaledove vanno alcune volte li principali a parlare al re. Una èornata di metallocosì de sotto come de sopra; una tuttad'argento; una tutta de oro e l'altra de perle e pietre preziose.Quando li suoi vassalli li portano oro o altre cose preziose pertributole buttano per queste sale dicendo: questo sia ad onore egloria del nostro Santoha raià. Tutte queste cose e moltealtre di questo re ne disse uno Moro; e lui averle vedute.

Lagente de la China è bianca e vestita; e mangiano sovra tavolecome noi e hanno crocema non si sa perché le tengono.

Inquesta China nasce lo muschio: il suo animale è un gatto comequello del zibettoe non mangia altro se non un legno dolcesottilecome li ditichiamato chamaru. Quando vòleno fare lo muschioattaccano una sansuga al gatto e glie la lasciano attaccata in finsia ben piena de sangue; poi la struccano in uno piatto e mettono ilsangue al sole per quattro o cinque giorni; poi lo bagnano con orinae il mettono altre tante fiate al sole; e così diventa muschioperfetto. Ognuno che tiene de questi animali conviene pagare unotanto al re. Quelli pezzettiche pareno sian grani de muschiosonode carne de agnello pestatagli dentro: il vero muschio è senon il sanguee se ben diventa in pezzettise disfa. Al muschio eal gatto chiamano castori e alla sansuga lintra.

Seguendopoi la costa de questa Chinase trovano molti popoliche sonoquesti: li Chienchii e stanno in isolene le quali nascono perle ecannella; li Lechii in terra ferma; sopra lo porto de questi traversauna montagnaper la quale se convien desarborare tutti li giunchi enavi voleno intrare nel porto. Il re Moni in terra ferma: questo reha venti re sotto di sè ed è obbediente al re dellaChina: la sua città è detta Baranaci: quivi è ilGran Cathajo orientale.

Hanisola alta e frigidadove se trova metalloargentoperle e seta;il suo re chiamase raià Zotru; Mliianla; il suo re èdetto rajà Chetisuqnuga; Gnio lo suo re rajà Sudacali;tutti questi tre luoghi sono frigidi e in terra ferma; TriaganbaTriangadue isole nelle quali vengono perlemetalloargento eseta; il suo re rajà Rrom: Bassi-Bassaterra ferma; e poiSumdit Praditdue isole ricchissime de oroli uomini de le qualiportano una gran schiona de oro ne la gamba sovra il piede. Appressoquivine la terra fermain certe montagne stanno popoli cheammazzeno li sui padre e madre quando sono vecchiacciò nonse affaticano più.

Tuttili popoli de questi luoghi sono Gentili.

Martide nottevenendo al mercorea undici de febbraro 1522partendonede la isola de Timor se ingolfassemo nel mare grandenominato LantChidot; e pigliando lo nostro cammino tra ponente e garbin;lasciassemo a la mano dritta a la tramontanaper paura del re dePortogallola isola Zamatraanticamente detta TaprobanaPegùBengalaUrizaChelinne la quale stanno li Malabari sotto il re diNarsingha; Calicut sotto lo medesimo re; Cambaia ne la quale sono liGuzeratiCananorGoaOrmus e tutta l'altra costa de la Indiamaggiore.

Inquesta India maggiore vi sono sei sorte de uomini: NairiPanichaliIranaiPangeliniMacuai e PolcaiNairi sono li principaliPanichali sono li cittadini: queste due sorte de uomini conversanoinsieme; Iranai coglieno lo vino de la palma e li fichi; Pagelinisono li marinari; Macuai sono li pescatori; Poleai seminano e colgonolo riso. Questi abitano sempre ne li campi; mai entrano in cittàalcunae quando se li dà alcuna cosala se pone in terrapoi loro la pigliano. Costoro quando vanno per le stradegridano:po! po! po!cioè "guàrdate da me".Accadettesì come ne fu riferitouno Nair esser tocco perdisgrazia da un Poleoper il che el Nair subito se fece ammazzareacciò non rimanesse con quel disonore.

Eper cavalcare lo Capo de Bona Speranza stessemo sovra questo caponove settimane con le vele ammainate per lo vento occidentale emaestrale per prora e con fortuna grandissima; il qual capo sta delatitudine in trentaquattro gradi e mezzo e mille e seicento leghelungi dal capo di Malaccaed è lo maggiore e piùpericoloso capo sia nel mondo.

Alcunide li nostriammalati e sanivolevano andare a uno luogo deiPortoghesidetto Monzambichper la nave che faceva molta acquaperlo freddo grande e molto più per non avere altro da mangiarese non riso e acquaper ciò la carne avevamo avutaper nonavere salese era putrefatta.

Maalcuni de li altripiù desiderosi del suo onoreche de lapropria vitadeliberaronovivi o mortivolere andare in Spagna.

Finalmentecon lo aiuto de Dioa sei di maggio passassemo questo capoappressolui cinque leghe. Se non l'approssimavamo tantomai lo potevamopassare. Poi navigassemo al maestrale due mesi continui senzapigliare refrigerio alcuno. In questo poco tempo ne morsero venti unouomo. Quando li buttavamo in mareli Cristiani andavano nel fondocon lo volto in suso e li Indii sempre con lo volto in giù. Ese Dio non ne concedeva buon tempotutti morivamo de fame. Al finecostretti dalla grande necessitàandassemo a le isole de CapoVerde.

Mercorea nove de iulioaggiungessemo a una de questedetta Santo Iacopo esubito mandassemo lo battello in terra per vittuagliacon questainvenzione de dire a li Portoghesi come ne era rotto lo trinchettosotto la linea equinozialebenché fosse sopra lo Capo deBuona Speranza; e quando lo conciavamo il nostro capitano generalecon le altre due navi essersi andato in Spagna. Con queste buoneparole e con le nostre mercadanzie avessimo due battelli pieni deriso.

Commettessimoa li nostri del battelloquando andarono in terradomandassero chegiorno era: me dissero come era a li Portoghesi giove. Semeravigliassemo molto perché era mercore a noi; e non sapevamocome avessimo errato: per ogni giornoioper essere stato sempresanoaveva scritto senza nissuna intermissione. Macome dappoi nefu dettonon era errore; ma il viaggio fatto sempre per occidente eritornato a lo stesso luogocome fa il soleaveva portato quelvantaggio de ore ventiquattrocome chiaro se vede. Essendo andato lobattello in terra un'altra volta per risofurono ritenuti trediciuomini con lo battelloperché uno de quellicome dappoisapessimo in Spagnadisse a li Portoghesi come lo nostro capitanoera morto e altrie che noi non andare in Spagna.

Dubitandoneda esser anco noi presi per certe caravellesubito se partissemo.

Sabatoa sei de settembre 1522intrassemo nella baia de San Lucarse nondisdotto uomini e la maggior parte infermi. Il restode sessanta chepartissemo da Malucochi morse per famechi fuggitte nell'isola diTimore chi furono ammazzati per suoi delitti.

Daltempo che se partissemo de questa baia fin al giorno presente avevamofatto quattordici mila e quattrocento e sessanta leghe e piùcompiuto lo circolo del mondodal levante al ponente. Lunia ottode settembrebuttassemo l'ancora appresso al molo de Siviglia edescaricassimo tutta l'artiglieria.

Martinoi tuttiin camicia e discalziandassemo con una torcia in manoavisitare il luogo di Santa Maria de la Victoria e de Santa Maria del'Antiqua.

Partendomida Sivigliaandai a Vagliadolidove appresentai a la sacra maestàde don Carlonon oro nè argentoma cose da essere assaiapprezzate da un simil signore. Fra le altre cose li detti uno libroscritto de mia manode tutte le cose passate de giorno in giorno nelviaggio nostro. Me ne partii de lì al meglio potei; e andai inPortogallo e parlai al re don Giovanni de le cose aveva vedute.Passando per la Spagna venni in Franza; e feci dono de alcune cose del'altro emisfero a la madre del cristianissimo re don Francescomadama la reggente. Poi me ne venni ne la Italiaove donai persempre me medesimo e queste mie poche fatiche a lo inclito eillustrissimo signor Filippo de Villers Lisleadamgran maestro deRodi dignissimo.

Ilcavalier Antonio Pigafetta