Readme.it in English  home page
Readme.it in Italiano  pagina iniziale
readme.it by logo SoftwareHouse.it

Yoga Roma Parioli Pony Express Raccomandate Roma

Ebook in formato Kindle (mobi) - Kindle File Ebook (mobi)

Formato per Iphone, Ipad e Ebook (epub) - Ipad, Iphone and Ebook reader format (epub)

Versione ebook di Readme.it powered by Softwarehouse.it




NicolòMachiavelli

ILPRINCIPE



Dedica

NICOLAUSMACLAVELLUS AD MAGNIFICUM LAURENTIUM MEDICEM.



Soglionoel più delle voltecoloro che desiderano acquistare graziaappresso uno Principefarseli incontro con quelle cose che infra leloro abbino più careo delle quali vegghino lui piùdelettarsi; donde si vede molte volte essere loro presentati cavalliarmedrappi d'oroprete preziose e simili ornamentidegni dellagrandezza di quelli. Desiderando io adunqueofferirmialla vostraMagnificenzia con qualche testimone della servitù mia verso diquellanon ho trovato intra la mia suppellettile cosaquale ioabbia più cara o tanto esístimi quanto la cognizionedelle azioni delli uomini grandiimparata con una lunga esperienziadelle cose moderne et una continua lezione delle antique: le qualiavendo io con gran diligenzia lungamente escogitate et esaminateetora in uno piccolo volume ridottemando alla Magnificenzia Vostra. Ebenché io iudichi questa opera indegna della presenzia diquellatamen confido assai che per sua umanità li debbaessere accettaconsiderato come da me non li possa esser fattomaggiore donoche darle facultà di potere in brevissimo tempointendere tutto quello che io in tanti anni e con tanti mia disagi epericuli ho conosciuto. La quale opera io non ho ornata néripiena di clausule ampleo di parole ampullose e magnificheo diqualunque altro lenocinio o ornamento estrinseco con li quali moltisogliono le loro cose descrivere et ornare; perché io hovolutoo che veruna cosa la onorio che solamente la varietàdella materia e la gravità del subietto la facci grata. Névoglio sia reputata presunzione se uno uomo di basso et infimo statoardisce discorrere e regolare e' governi de' principi; perchécosí come coloro che disegnono e' paesi si pongano bassi nelpiano a considerare la natura de' monti e de' luoghi altie perconsiderare quella de' bassi si pongano alto sopra montisimilmentea conoscere bene la natura de' populibisogna essere principeet aconoscere bene quella de' principibisogna essere populare.

PigliadunqueVostra Magnificenzia questo piccolo dono con quello animoche io lo mando; il quale se da quella fia diligentemente consideratoe lettovi conoscerà drento uno estremo mio desideriocheLei pervenga a quella grandezza che la fortuna e le altre sue qualitàli promettano. Ese Vostra Magnificenzia dallo apice della suaaltezza qualche volta volgerà li occhi in questi luoghi bassiconoscerà quanto io indegnamente sopporti una grande econtinua malignità di fortuna.



Cap.1

Quotsint genera principatuum et quibus modis acquirantur

Tuttili statitutti e' dominii che hanno avuto et hanno imperio sopra liuominisono stati e sono o repubbliche o principati. E' principatisono o ereditariide' quali el sangue del loro signore ne sia sutolungo tempo principeo e' sono nuovi. E' nuovio sono nuovi tutticome fu Milano a Francesco Sforzao sono come membri aggiunti allostato ereditario del principe che li acquistacome è el regnodi Napoli al re di Spagna. Sono questi dominii cosíacquistatio consueti a vivere sotto uno principeo usi ad essereliberi; et acquistonsio con le armi d'altri o con le proprieo perfortuna o per virtù.



Cap.2

Deprincipatibus hereditariis.

Iolascerò indrieto el ragionare delle repubblicheperchéaltra volta ne ragionai a lungo. Volterommi solo al principatoetandrò tessendo li orditi soprascrittie disputerò comequesti principati si possino governare e mantenere.

Dicoadunqueche nelli stati ereditarii et assuefatti al sangue del loroprincipe sono assai minori difficultà a mantenerli che ne'nuovi; perché basta solo non preterire l'ordine de' suaantinatie di poi temporeggiare con li accidenti; in modo chesetale principe è di ordinaria industriasempre si manterrànel suo statose non è una estraordinaria et eccessiva forzache ne lo privie privato che ne fiaquantunque di sinistro abbil'occupatorelo riacquista.

Noiabbiamo in Italiain exemplisel duca di Ferrarail quale non haretto alli assalti de' Viniziani nello 84né a quelli di papaIulio nel 10per altre cagioni che per essere antiquato in quellodominio. Perché el principe naturale ha minori cagioni eminore necessità di offendere: donde conviene che sia piùamato; e se estraordinarii vizii non lo fanno odiareèragionevole che naturalmente sia benevoluto da' sua. E nellaantiquità e continuazione del dominio sono spente le memorie ele cagioni delle innovazioni: perché sempre una mutazionelascia lo addentellato per la edificazione dell'altra.



Cap.3

Deprincipatibus mixtis.

Manel principato nuovo consistono le difficultà. E primase nonè tutto nuovoma come membroche si può chiamaretutto insieme quasi mistole variazioni sua nascono in prima da unanaturale difficultàla quale è in tutti e' principatinuovi: le quali sono che li uomini mutano volentieri signorecredendo migliorare; e questa credenza gli fa pigliare l'arme controa quello; di che s'ingannonoperché veggono poi peresperienzia avere peggiorato. Il che depende da un'altra necessitànaturale et ordinariaquale fa che sempre bisogni offendere quellidi chi si diventa nuovo principee con gente d'armee con infinitealtre iniurie che si tira dietro el nuovo acquisto; in modo che tuhai inimici tutti quelli che hai offesi in occupare quelloprincipatoe non ti puoi mantenere amici quelli che vi ti hannomessoper non li potere satisfare in quel modo che si eranopresupposto e per non potere tu usare contro di loro medicine fortisendo loro obligato; perché sempreancora che uno siafortissimo in sulli esercitiha bisogno del favore de' provinciali aintrare in una provincia. Per queste ragioni Luigi XII re di Franciaoccupò subito Milanoe subito lo perdé; e bastòa torgnenela prima volta le forze proprie di Lodovico; perchéquelli populi che li aveano aperte le portetrovandosi ingannatidella opinione loro e di quello futuro bene che si avevanopresuppostonon potevono sopportare e' fastidii del nuovo principe.

Èben vero cheacquistandosi poi la seconda volta e' paesi rebellatisi perdono con più difficultà; perché elsignorepresa occasione dalla rebellioneè meno respettivoad assicurarsi con punire e' delinquentichiarire e' sospettiprovvedersi nelle parti più deboli. In modo chese a fareperdere Milano a Francia bastòla prima voltauno ducaLodovico che romoreggiassi in su' confinia farlo di poi perdere laseconda li bisognò averecontroel mondo tuttoe che lieserciti sua fussino spenti o fugati di Italia: il che nacque dallecagioni sopradette. Non di mancoe la prima e la seconda voltalifu tolto. Le cagioni universali della prima si sono discorse: restaora a dire quelle della secondae vedere che remedii lui ci avevaequali ci può avere uno che fussi ne' termini suaper potersimantenere meglio nello acquisto che non fece Francia. Dicoper tantoche questi statiquali acquistandosi si aggiungono a uno statoantiquo di quello che acquistao sono della medesima provincia edella medesima linguao non sono. Quando e' sienoè facilitàgrande a tenerlimassime quando non sieno usi a vivere liberi; et apossederli securamente basta avere spenta la linea del principe cheli dominavaperché nelle altre cosemantenendosi loro lecondizioni vecchie e non vi essendo disformità di costumiliuomini si vivono quietamente; come s'è visto che ha fatto laBorgognala Brettagnala Guascogna e la Normandiache tanto temposono state con Francia; e benché vi sia qualche disformitàdi linguanon di manco e' costumi sono similie possonsi fra lorofacilmente comportare. E chi le acquistavolendole teneredebbeavere dua respetti: l'unoche il sangue del loro principe antiquo sispenga; l'altrodi non alterare né loro legge né lorodazii; talmente che in brevissimo tempo diventacon loro principatoantiquotutto uno corpo.

Maquando si acquista stati in una provincia disforme di linguadicostumi e di ordiniqui sono le difficultà; e qui bisognaavere gran fortuna e grande industria a tenerli; et uno de' maggioriremedii e più vivi sarebbe che la persona di chi acquista viandassi ad abitare. Questo farebbe più secura e piùdurabile quella possessione: come ha fatto el Turcodi Grecia; ilqualecon tutti li altri ordini osservati da lui per tenere quellostatose non vi fussi ito ad abitarenon era possibile che lotenessi. Perchéstandovisi veggono nascere e' disordiniepresto vi puoi rimediare; non vi standos'intendono quando sonograndi e non vi è più remedio. Non èoltre aquestola provincia spogliata da' tua officiali; satisfannosi e'sudditi del ricorso propinquo al principe; donde hanno piùcagione di amarlovolendo esser buonievolendo essere altrimentidi temerlo. Chi delli esterni volessi assaltare quello statovi hapiù respetto; tanto cheabitandovilo può congrandissima difficultà perdere.

L'altromigliore remedio è mandare colonie in uno o in duo luoghi chesieno quasi compedi di quello stato; perché ènecessario o fare questo o tenervi assai gente d'arme e fanti. Nellecolonie non si spende molto; e sanza sua spesao pocave le manda etiene; e solamente offende coloro a chi toglie e' campi e le caseper darle a' nuovi abitatoriche sono una minima parte di quellostato; e quelli ch'elli offenderimanendo dispersi e poverinon lipossono mai nuocere; e tutti li altri rimangono da uno cantoinoffesie per questo doverrebbono quietarsidall'altro paurosi dinon errareper timore che non intervenissi a loro come a quelli chesono stati spogliati. Concludo che queste colonie non costonosonopiù fedelietoffendono meno; e li offesi non possono nuoceresendo poveri e dispersicome è detto. Per il che si ha anotare che li uomini si debbono o vezzeggiare o spegnere; perchési vendicano delle leggieri offesedelle gravi non possono: síche l'offesa che si fa all'uomo debbe essere in modo che la non temala vendetta. Ma tenendoviin cambio di coloniegente d'arme sispende più assaiavendo a consumare nella guardia tutte leintrate di quello stato; in modo che lo acquisto li torna perditaetoffende molto piùperché nuoce a tutto quello statotramutando con li alloggiamenti el suo esercito; del quale disagioognuno ne sentee ciascuno li diventa inimico; e sono inimici che lipossono nuocere rimanendo battuti in casa loro. Da ogni parte dunquequesta guardia è inutilecome quella delle colonie èutile.

Debbeancora chi è in una provincia disforme come è dettofarsi capo e defensore de' vicini minori potentiet ingegnarsi diindebolire e' potenti di quellae guardarsi che per accidente alcunonon vi entri uno forestiere potente quanto lui. E sempre interverràche vi sarà messo da coloro che saranno in quella malcontentio per troppa ambizione o per paura: come si vidde già che liEtoli missono e' Romani in Grecia; et in ogni altra provincia che lientroronovi furono messi da' provinciali. E l'ordine delle cose èche subito che uno forestiere potente entra in una provinciatuttiquelli che sono in essa meno potenti li aderiscanomossi da invidiahanno contro a chi è suto potente sopra di loro; tanto cherespetto a questi minori potentilui non ha a durare fatica alcuna aguadagnarliperché subito tutti insieme fanno uno globo colsuo stato che lui vi ha acquistato. Ha solamente a pensare che nonpiglino troppe forze e troppa autorità; e facilmente puòcon le forze sua e col favore loro sbassare quelli che sono potentiper rimanere in tutto arbitro di quella provincia. E chi nongovernerà bene questa parteperderà presto quello chearà acquistato; ementre che lo terràvi aràdentro infinite difficultà e fastidii.

E'Romaninelle provincie che piglioronoosservorono bene questeparti; e mandorono le colonieintratennono e' men potenti sanzacrescere loro potenziaabbassorono e' potentie non vi lascioronoprendere reputazione a' potenti forestieri. E voglio mi basti solo laprovincia di Grecia per esemplo. Furono intrattenuti da loro li Acheie li Etoli; fu abbassato el regno de' Macedoni; funne cacciatoAntioco; né mai e' meriti delli Achei o delli Etoli fecionoche permettessino loro accrescere alcuno stato; né lepersuasioni di Filippo l'indussono mai ad esserli amici sanzasbassarlo; né la potenzia di Antioco possé fare liconsentissino che tenessi in quella provincia alcuno stato. Perchée' Romani fecionoin questi casiquello che tutti e' principi savidebbono fare: li qualinon solamente hanno ad avere riguardo alliscandoli presentima a' futuriet a quelli con ogni industriaovviare; perchéprevedendosi discostofacilmente vi si puòrimediare; maaspettando che ti si appressinola medicina non èa tempoperché la malattia è diventata incurabile. Etinterviene di questa come dicono e' fisici dello eticoche nelprincipio del suo male è facile a curare e difficile aconosceremanel progresso del temponon l'avendo in principioconosciuta né medicatadiventa facile a conoscere e difficilea curare. Cosí interviene nelle cose di stato; perchéconoscendo discostoil che non è dato se non a uno prudentee' mali che nascono in quellosi guariscono presto; ma quandopernon li avere conosciuti si lasciono crescere in modo che ognuno liconoscenon vi è più remedio.

Peròe' Romanivedendo discosto l'inconvenientivi rimediorono sempre; enon li lasciorono mai seguire per fuggire una guerraperchésapevano che la guerra non si lievama si differisce a vantaggiod'altri; però vollono fare con Filippo et Antioco guerra inGrecia per non la avere a fare con loro in Italia; e potevano perallora fuggire l'una e l'altra; il che non vollono. Né piacquemai loro quello che tutto dí è in bocca de' savîde' nostri tempidi godere el benefizio del tempoma sí benequello della virtù e prudenza loro; perché el tempo sicaccia innanzi ogni cosae può condurre seco bene come malee male come bene.

Matorniamo a Franciaet esaminiamo se delle cose dette ne ha fattaalcuna; e parlerò di Luigie non di Carlo come di colui cheper avere tenuta più lunga possessione in Italiasi sonomeglio visti e' sua progressi: e vedrete come elli ha fatto elcontrario di quelle cose che si debbono fare per tenere uno statodisforme.

Elre Luigi fu messo in Italia dalla ambizione de' Vinizianichevolsono guadagnarsi mezzo lo stato di Lombardia per quella venuta. Ionon voglio biasimare questo partito preso dal re; perchévolendo cominciare a mettere uno piè in Italiae non avendoin questa provincia amicianzi sendoliper li portamenti del reCarloserrate tutte le portefu forzato prendere quelle amicizieche poteva: e sarebbeli riuscito el partito ben presoquando nellialtri maneggi non avessi fatto errore alcuno. Acquistataadunqueelre la Lombardiasi riguadagnò subito quella reputazione cheli aveva tolta Carlo: Genova cedé; Fiorentini li diventoronoamici; Marchese di MantovaDuca di FerraraBentivogliMadonna diFurlíSignore di Faenzadi Pesarodi Riminodi Camerinodi PiombinoLucchesiPisaniSanesiognuno se li fece incontro peressere suo amico. Et allora posserno considerare Viniziani latemerità del partito preso da loro; li qualiper acquistaredua terre in Lombardiafeciono signoreel redi dua terzi diItalia.

Consideriora uno con quanta poca difficultà posseva il re tenere inItalia la sua reputazionese elli avessi osservate le regolesoprascrittee tenuti securi e difesi tutti quelli sua amiciliqualiper essere gran numero e deboli e paurosichi della Chiesiachi de' Vinizianierano sempre necessitati a stare seco; e per ilmezzo loro poteva facilmente assicurarsi di chi ci restava grande. Malui non prima fu in Milanoche fece il contrariodando aiuto a papaAlessandroperché elli occupassi la Romagna. Né siaccorsecon questa deliberazioneche faceva sé deboletogliendosi li amici e quelli che se li erano gittati in gremboe laChiesa grandeaggiugnendo allo spiritualeche gli dà tantaautoritàtanto temporale. Efatto uno primo errorefucostretto a seguitare; in tanto cheper porre fine alla ambizione diAlessandro e perché non divenissi signore di Toscanafuforzato venire in Italia. Non li bastò avere fatto grande laChiesia e toltisi li amicicheper volere il regno di Napolilodivise con il re di Spagna; edove lui era prima arbitro d'Italia e'vi misse uno compagnoa ciò che li ambiziosi di quellaprovincia e mal contenti di lui avessino dove ricorrere; edoveposseva lasciare in quello regno uno re suo pensionarioe' ne lotrasseper mettervi uno che potessi cacciarne lui.

Ècosa veramente molto naturale et ordinaria desiderare di acquistare;e semprequando li uomini lo fanno che possanosaranno laudationon biasimati; maquando non possonoe vogliono farlo in ogni modoqui è l'errore et il biasimo. Se Franciaadunque posseva conle forze sua assaltare Napolidoveva farlo; se non potevanondoveva dividerlo. E se la divisione fececo' Vinizianidi Lombardiameritò scusaper avere con quella messo el piè inItaliaquesta merita biasimoper non essere escusata da quellanecessità.

AvevadunqueLuigi fatto questi cinque errori: spenti e' minori potenti;accresciuto in Italia potenzia a uno potentemesso in quella unoforestiere potentissimonon venuto ad abitarvi non vi messo colonie.E' quali errori ancoravivendo luipossevano non lo offenderesenon avessi fatto el sestodi tòrre lo stato a' Viniziani:perchéquando non avessi fatto grande la Chiesia némesso in Italia Spagnaera ben ragionevole e necessario abbassarli;ma avendo preso quelli primi partitinon doveva mai consentire allaruina loro: perchésendo quelli potentiarebbono sempretenuti li altri discosto dalla impresa di Lombardiasí perchéViniziani non vi arebbono consentito sanza diventarne signori lorosí perché li altri non arebbono voluto torla a Franciaper darla a loroet andare a urtarli tutti e dua non arebbono avutoanimo. E se alcuno dicesse: el re Luigi cedé ad Alessandro laRomagna et a Spagna el Regno per fuggire una guerra; respondocon leragioni dette di soprache non si debbe mai lasciare seguire unodisordine per fuggire una guerraperché la non si fuggemasi differisce a tuo disavvantaggio. E se alcuni altri allegassino lafede che il re aveva data al papadi fare per lui quella impresaper la resoluzione del suo matrimonio e il cappello di Roanorespondo con quello che per me di sotto si dirà circa la fedede' principi e come la si debbe osservare. Ha perdutoadunqueel reLuigi la Lombardia per non avere osservato alcuno di quelli terminiosservati da altri che hanno preso provincie e volutole tenere. Néè miraculo alcuno questoma molto ordinario e ragionevole. Edi questa materia parlai a Nantes con Roanoquando il Valentinochecosí era chiamato popularmente Cesare Borgiafigliuolo dipapa Alessandrooccupava la Romagna; perchédicendomi elcardinale di Roano che li Italiani non si intendevano della guerraio li risposi che e' Franzesi non si intendevano dello stato; perchése se n'intendessinonon lascerebbono venire la Chiesia in tantagrandezza. E per esperienzia s'è visto che la grandezzainItaliadi quella e di Spagna è stata causata da Franciae laruina sua causata da loro. Di che si cava una regola generalelaquale mai o raro falla: che chi è cagione che uno diventipotenteruina; perché quella potenzia è causata dacolui o con industria o con forza; e l'una e l'altra di queste dua èsospetta a chi è diventato potente.



Cap.4

CurDarii regnum quod Alexander occupaverat a successoribus suis postAlexandri mortem non defecit.

Consideratele difficultà le quali si hanno a tenere uno stato di nuovoacquistatopotrebbe alcuno maravigliarsi donde nacque che AlessandroMagno diventò signore della Asia in pochi annienonl'avendo appena occupatamorí; donde pareva ragionevole chetutto quello stato si rebellassi; non di meno e' successori diAlessandro se lo mantennonoe non ebbono a tenerlo altra difficultàche quella che infra loro medesimiper ambizione proprianacque.Respondo come e' principati de' quali si ha memoriasi truovanogovernati in dua modi diversi: o per uno principee tutti li altriservie' quali come ministri per grazia e concessione suaaiutonogovernare quello regno; o per uno principe e per baronili qualinon per grazia del signorema per antiquità di sangue tenganoquel grado. Questi tali baroni hanno stati e sudditi propriiliquali ricognoscono per signori et hanno in loro naturale affezione.Quelli stati che si governono per uno principe e per servi hanno elloro principe con più autorità; perché in tuttala sua provincia non è alcuno che riconosca per superiore senon lui; e se obediscano alcuno altrolo fanno come ministro etoffizialee non li portano particulare amore.

Liesempli di queste dua diversità di governi sonone' nostritempiel Turco et il re di Francia. Tutta la monarchia del Turco ègovernata da uno signoreli altri sono sua servi; edistinguendo elsuo regno in Sangiachivi manda diversi amministratorie li muta evaria come pare a lui. Ma el re di Francia è posto in mezzod'una moltitudine antiquata di signoriin quello stato riconosciutida' loro sudditi et amati da quelli: hanno le loro preeminenzie: nonle può il re tòrre loro sanza suo periculo. Chiconsidera adunque l'uno e l'altro di questi statitroverràdifficultà nello acquistare lo stato del Turcomavinto chesiafacilità grande a tenerlo. Le cagioni della difficultàin potere occupare el regno del Turco sono per non potere esserechiamato da' principi di quello regnoné sperarecon larebellione di quelli ch'egli ha d'intornopotere facilitare la suaimpresa: il che nasce dalle ragioni sopradette. Perché sendolitutti stiavi et obbligatisi possono con più difficultàcorrompere; equando bene si corrompessinose ne può sperarepoco utilenon possendo quelli tirarsi drieto e' populi per leragioni assignate. Ondechi assalta il Turcoè necessariopensare di averlo a trovare unito; e li conviene sperare piùnelle forze proprie che ne' disordini d'altri. Mavinto che fussi erotto alla campagna in modo che non possa rifare esercitinon si haa dubitare d'altro che del sangue del principe; il quale spentononresta alcuno di chi si abbia a temerenon avendo li altri creditocon li populi: e come el vincitoreavanti la vittorianon potevasperare in lorocosí non debbedopo quellatemere di loro.

Elcontrario interviene ne' regni governati come quello di Franciaperché con facilità tu puoi intrarviguadagnandotialcuno barone del regno; perché sempre si truova de'malicontenti e di quelli che desiderano innovare. Costoroper leragioni detteti possono aprire la via a quello stato e facilitartila vittoria; la quale di poia volerti manteneresi tira drietoinfinite difficultàe con quelli che ti hanno aiutato e conquelli che tu hai oppressi. Né ti basta spegnere el sangue delprincipe; perché vi rimangono quelli signori che si fanno capidelle nuove alterazioni; enon li potendo né contentare néspegnereperdi quello stato qualunque volta venga la occasione.

Orase voi considerrete di qual natura di governi era quello di Dariolotroverrete simile al regno del Turco; e però ad Alessandro funecessario prima urtarlo tutto e tòrli la campagna: dopo laquale vittoriasendo Dario mortorimase ad Alessandro quello statosicuroper le ragioni di sopra discorse. E li sua successorisefussino suti unitise lo potevano godere oziosi; né in quelloregno nacquono altri tumultiche quelli che loro propriisuscitorono. Ma li stati ordinati come quello di Francia èimpossibile possederli con tanta quiete. Di qui nacquono le spesserebellioni di Spagnadi Francia e di Grecia da' Romaniper lispessi principati che erano in quelli stati: de' quali mentre duròla memoriasempre ne furono e' Romani incerti di quella possessione;maspenta la memoria di quellicon la potenzia e diuturnitàdello imperio ne diventorono securi possessori. E posserno anchequellicombattendo di poi infra lorociascuno tirarsi drieto partedi quelle provinciesecondo l'autorità vi aveva presa drento;e quelleper essere el sangue del loro antiquo signore spentononriconoscevano se non e' Romani. Considerato adunque tutte questecosenon si maraviglierà alcuno della facilità ebbeAlessandro a tenere lo stato di Asia e delle difficultà chehanno avuto li altri a conservare lo acquistatocome Pirro e molti.Il che non è nato dalla molta o poca virtù delvincitorema dalla disformità del subietto.

 



Cap.5

Quomodoadministrandae sunt civitates vel principatusquiantequamoccuparentur suis legibus vivebant.

Quandoquelli stati che s'acquistanocome è dettosono consueti avivere con le loro legge et in libertàa volerli tenerecisono tre modi: el primoruinarle; l'altroandarvi ad abitarepersonalmente; el terzolasciarle vivere con le sua leggetraendoneuna pensione e creandovi drento uno stato di pochi che te leconservino amiche. Perchésendo quello stato creato da quelloprincipesa che non può stare sanza l'amicizia e potenziasuaet ha a fare tutto per mantenerlo. E più facilmente sitiene una città usa a vivere libera con il mezzo de' suacittadiniche in alcuno altro modovolendola preservare.

Inexemplis ci sono li Spartani e li Romani. Li Spartani tennono Atene eTebe creandovi uno stato di pochi; tamen le riperderono. Romanipertenere Capua Cartagine e Numanziale disfecionoe non le perderono.Vollono tenere la Grecia quasi come tennono li Spartanifaccendolalibera e lasciandoli le sua legge; e non successe loro: in modo chefurono costretti disfare molte città di quella provinciapertenerla. Perchéin veritànon ci è modo sicuroa possederlealtro che la ruina. E chi diviene patrone di una cittàconsueta a vivere liberae non la disfacciaaspetti di esserdisfatto da quella; perché sempre ha per refugionellarebellioneel nome della libertà e li ordini antichi sua; liquali né per la lunghezza de' tempi né per benefiziimai si dimenticano. E per cosa che si faccia o si proveggase non sidisuniscano o si dissipano li abitatorinon sdimenticano quel nomené quelli ordinie subito in ogni accidente vi ricorrono;come fe' Pisa dopo cento anni che ella era posta in servitùda' Fiorentini. Maquando le città o le provincie sono use avivere sotto uno principee quel sangue sia spentosendo da unocanto usi ad obediredall'altro non avendo el principe vecchiofarne uno infra loro non si accordanovivere liberi non sanno; dimodo che sono più tardi a pigliare l'armee con piùfacilità se li può uno principe guadagnare etassicurarsi di loro. Ma nelle repubbliche è maggiore vitamaggiore odiopiù desiderio di vendetta; né li lasciané può lasciare riposare la memoria della antiqualibertà: tale che la più sicura via è spegnerleo abitarvi.

 

Cap.6

Deprincipatibus novis qui armis propriis et virtute acquiruntur.

Nonsi maravigli alcuno senel parlare che io farò de' principatial tutto nuovi e di principe e di statoio addurrògrandissimi esempli; perchécamminando li uomini quasi sempreper le vie battute da altrie procedendo nelle azioni loro con leimitazioniné si potendo le vie d'altri al tutto tenerenéalla virtù di quelli che tu imiti aggiugneredebbe uno uomoprudente intrare sempre per vie battute da uomini grandie quelliche sono stati eccellentissimi imitareacciò chese la suavirtù non vi arrivaalmeno ne renda qualche odore: e farecome li arcieri prudentia' quali parendo el loco dove disegnonoferire troppo lontanoe conoscendo fino a quanto va la virtùdel loro arcopongono la mira assai più alta che il locodestinatonon per aggiugnere con la loro freccia a tanta altezzamaper poterecon lo aiuto di sí alta mirapervenire al disegnoloro. Dico adunqueche ne' principati tutti nuovidove sia unonuovo principesi trova a mantenerli più o meno difficultàsecondo che più o meno è virtuoso colui che liacquista. E perché questo evento di diventare di privatoprincipepresuppone o virtù o fortunapare che l'una ol'altra di queste dua cose mitighi in parte di molte difficultà:non di mancocolui che è stato meno sulla fortunasi èmantenuto più. Genera ancora facilità essere elprincipe constrettoper non avere altri stativenire personaliterad abitarvi. Maper venire a quelli che per propria virtù enon per fortuna sono diventati principidico che li piùeccellenti sono MoisèCiroRomuloTeseo e simili. E benchédi Moisè non si debba ragionaresendo suto uno mero esecutoredelle cose che li erano ordinate da Diotamen debbe essere ammiratosolum per quella grazia che lo faceva degno di parlare con Dio. Maconsideriamo Ciro e li altri che hanno acquistato o fondato regni: litroverrete tutti mirabili; e se si considerranno le azioni et ordiniloro particulariparranno non discrepanti da quelli di Moisèche ebbe sí gran precettore. Et esaminando le azioni e vitaloronon si vede che quelli avessino altro dalla fortuna che laoccasione; la quale dette loro materia a potere introdurvi drentoquella forma parse loro; e sanza quella occasione la virtùdello animo loro si sarebbe spentae sanza quella virtù laoccasione sarebbe venuta invano. Era dunque necessario a Moisètrovare el populo d'Isdraelin Egittostiavo et oppresso dalliEgiziiacciò che quelliper uscire di servitùsidisponessino a seguirlo. Conveniva che Romulo non capissi in Albafussi stato esposto al nascerea volere che diventassi re di Roma efondatore di quella patria. Bisognava che Ciro trovassi e' Persimalcontenti dello imperio de' Medie li Medi molli et effeminati perla lunga pace. Non posseva Teseo dimonstrare la sua virtùsenon trovava li Ateniesi dispersi. Queste occasioniper tantofeciono questi uomini felicie la eccellente virtù loro fecequella occasione esser conosciuta; donde la loro patria ne funobilitata e diventò felicissima.

Quellili quali per vie virtuosesimili a costorodiventono principiacquistono el principato con difficultàma con facilitàlo tengano; e le difficultà che hanno nell'acquistare elprincipatoin parte nascono da' nuovi ordini e modi che sono forzatiintrodurre per fondare lo stato loro e la loro securtà. Edebbasi considerare come non è cosa più difficile atrattarené più dubia a riuscirené piùpericolosa a maneggiareche farsi capo ad introdurre nuovi ordini.Perché lo introduttore ha per nimici tutti quelli che delliordini vecchi fanno beneet ha tepidi defensori tutti quelli chedelli ordini nuovi farebbono bene. La quale tepidezza nasceparteper paura delli avversariiche hanno le leggi dal canto loropartedalla incredulità delli uomini; li quali non credano in veritàle cose nuovese non ne veggono nata una ferma esperienza. Dondenasce che qualunque volta quelli che sono nimici hanno occasione diassaltarelo fanno partigianamentee quelli altri defendanotepidamente; in modo che insieme con loro si periclita. Ènecessario per tantovolendo discorrere bene questa parteesaminarese questi innovatori stiano per loro medesimio se dependano daaltri; ciò èse per condurre l'opera loro bisogna chepreghinoovvero possono forzare. Nel primo caso capitano sempremalee non conducano cosa alcuna; maquando dependono da loroproprii e possano forzareallora è che rare voltepericlitano. Di qui nacque che tutt'i profeti armati vinsonoe lidisarmati ruinorono. Perchéoltre alle cose dettela naturade' populi è varia; et è facile a persuadere loro unacosama è difficile fermarli in quella persuasione. E peròconviene essere ordinato in modochequando non credono piùsi possa fare loro credere per forza. MoisèCiroTeseo eRomulo non arebbono possuto fare osservare loro lungamente le loroconstituzionise fussino stati disarmati; come ne' nostri tempiintervenne a fra' Girolamo Savonerola; il quale ruinò ne' suaordini nuovicome la moltitudine cominciò a non crederli; elui non aveva modo a tenere fermi quelli che avevano credutonéa far credere e' discredenti. Però questi tali hanno nelcondursi gran difficultàe tutti e' loro periculi sono fraviae conviene che con la virtù li superino; masuperati cheli hannoe che cominciano ad essere in venerazioneavendo spentiquelli che di sua qualità li avevano invidiarimangonopotentisecurionoratifelici.

Así alti esempli io voglio aggiugnere uno esemplo minore; mabene arà qualche proporzione con quelli; e voglio mi basti pertutti li altri simili; e questo è Ierone Siracusano. Costuidi privato diventò principe di Siracusa: né ancora luiconobbe altro dalla fortuna che la occasione; perchésendoSiracusani oppressilo elessono per loro capitano; donde meritòd'essere fatto loro principe. E fu di tanta virtùetiam inprivata fortunache chi ne scrivedice: quod nihil illi deerat adregnandum praeter regnum. Costui spense la milizia vecchiaordinòdella nuova; lasciò le amicizie anticheprese delle nuove; ecome ebbe amicizie e soldati che fussino suapossé in su talefondamento edificare ogni edifizio: tanto che lui durò assaifatica in acquistaree poca in mantenere.



Cap.7

Deprincipatibus novis qui alienis armis et fortuna acquiruntur.

Coloroe' quali solamente per fortuna diventanodi privati principiconpoca fatica diventanoma con assai si mantengano; e non hanno alcunadifficultà fra viaperché vi volano; ma tutte ledifficultà nascono quando sono posti. E questi tali sonoquando è concesso ad alcuno uno stato o per danari o pergrazia di chi lo concede: come intervenne a molti in Grecianellecittà di Ionia e di Ellespontodove furono fatti principi daDarioacciò le tenessino per sua sicurtà e gloria;come erano fatti ancora quelli imperatori chedi privatipercorruzione de' soldatipervenivano allo imperio. Questi stannosemplicemente in sulla voluntà e fortuna di chi lo ha concessoloroche sono dua cose volubilissime et instabili; e non sanno e nonpossano tenere quel grado: non sannoperchése non èuomo di grande ingegno e virtùnon è ragionevole chesendo sempre vissuto in privata fortunasappi comandare; nonpossanoperché non hanno forze che li possino essere amiche efedeli. Di poili stati che vengano subitocome tutte l'altre cosedella natura che nascono e crescono prestonon possono avere lebarbe e correspondenzie loro in modoche 'l primo tempo avverso lespenga; se già quelli talicome è dettoche síde repente sono diventati principinon sono di tanta virtùche quello che la fortuna ha messo loro in gremboe' sappino subitoprepararsi a conservarloe quelli fondamenti che li altri hannofatto avanti che diventino principili faccino poi.

Iovoglio all'uno et all'altro di questi modi detticirca el diventareprincipe per virtù o per fortunaaddurre dua esempli statine' dí della memoria nostra: e questi sono Francesco Sforza eCesare Borgia. Francescoper li debiti mezzi e con una gran virtùdi privato diventò duca di Milano; e quello che con milleaffanni aveva acquistatocon poca fatica mantenne. Dall'altra parteCesare Borgiachiamato dal vulgo duca Valentinoacquistò lostato con la fortuna del padree con quella lo perdé; nonostante che per lui si usassi ogni opera e facessi tutte quelle coseche per uno prudente e virtuoso uomo si doveva fareper mettere lebarbe sua in quelli stati che l'arme e fortuna di altri li avevaconcessi. Perchécome di sopra si dissechi non fa e'fondamenti primali potrebbe con una gran virtù farli poiancora che si faccino con disagio dello architettore e periculo delloedifizio. Se adunquesi considerrà tutti e' progressi delducasi vedrà lui aversi fatti gran fondamenti alla futurapotenzia; li quali non iudico superfluo discorrereperché ionon saprei quali precetti mi dare migliori a uno principe nuovochelo esemplo delle azioni sua: e se li ordini sua non li profittorononon fu sua colpaperché nacque da una estraordinaria etestrema malignità di fortuna.

AvevaAlessandro sestonel volere fare grande el duca suo figliuoloassaidifficultà presenti e future. Primanon vedeva via di poterlofare signore di alcuno stato che non fussi stato di Chiesia; evolgendosi a tòrre quello della Chiesiasapeva che el duca diMilano e Viniziani non gnene consentirebbano; perché Faenza eRimino erano di già sotto la protezione de' Viniziani. Vedevaoltre a questol'arme di Italiae quelle in spezie di chi si fussipossuto servireessere in le mani di coloro che dovevano temere lagrandezza del papa; e però non se ne poteva fidaresendotutte nelli Orsini e Colonnesi e loro complici. Era adunquenecessario si turbassino quelli ordinie disordinare li stati dicoloroper potersi insignorire securamente di parte di quelli. Ilche li fu facile; perché trovò Viniziani chemossi daaltre cagionisi eron volti a fare ripassare Franzesi in Italia: ilche non solamente non contradissema lo fe' più facile con laresoluzione del matrimonio antiquo del re Luigi. Passòadunqueil re in Italia con lo aiuto de' Viniziani e consenso diAlessandro; né prima fu in Milanoche il papa ebbe da luigente per la impresa di Romagna; la quale li fu consentita per lareputazione del re. Acquistataadunque el duca la Romagnaesbattuti e' Colonnesivolendo mantenere quella e procedere piùavantilo 'mpedivano dua cose: l'unal'arme sua che non li parevanofedelil'altrala voluntà di Francia: ciò èche l'arme Orsinedelle quali s'era valutoli mancassino sottoenon solamente li 'mpedissino lo acquistare ma gli togliessinol'acquistatoe che il re ancora non li facessi el simile. DelliOrsini ne ebbe uno riscontro quando dopo la espugnazione di Faenzaassaltò Bolognaché li vidde andare freddi in quelloassalto; e circa el reconobbe l'animo suo quandopreso el ducatodi Urbinoassaltò la Toscana: dalla quale impresa el re lofece desistere. Onde che il duca deliberò non dependere piùdalle arme e fortuna di altri. Ela prima cosaindebolí leparti Orsine e Colonnese in Roma; perché tutti li aderentiloro che fussino gentili uominise li guadagnòfacendoli suagentili uomini e dando loro grandi provisioni; et onorollisecondole loro qualitàdi condotte e di governi: in modo che inpochi mesi nelli animi loro l'affezione delle parti si spenseetutta si volse nel duca. Dopo questaaspettò la occasione dispegnere li Orsiniavendo dispersi quelli di casa Colonna; la qualeli venne benee lui la usò meglio; perchéavvedutisili Orsinitardiche la grandezza del duca e della Chiesia era laloro ruinafeciono una dieta alla Magionenel Perugino. Da quellanacque la rebellione di Urbino e li tumulti di Romagna et infinitipericuli del ducali quali tutti superò con lo aiuto de'Franzesi. Eritornatoli la reputazionené si fidando diFrancia né di altre forze esterneper non le avere acimentaresi volse alli inganni; e seppe tanto dissimulare l'animosuoche li Orsinimediante el signor Paulosi riconciliorono seco;con il quale el duca non mancò d'ogni ragione di offizio perassicurarlodandoli danariveste e cavalli; tanto che la simplicitàloro li condusse a Sinigallia nelle sua mani. Spenti adunquequesticapie ridotti li partigiani loro amici suaaveva il duca gittatiassai buoni fondamenti alla potenzia suaavendo tutta la Romagna conil ducato di Urbinoparendolimassimeaversi acquistata amica laRomagna e guadagnatosi tutti quelli popoliper avere cominciato agustare el bene essere loro.

Eperché questa parte è degna di notizia e da essereimitata da altrinon la voglio lasciare indrieto. Preso che ebbe ilduca la Romagnae trovandola suta comandata da signori impotentiliquali più presto avevano spogliato e' loro sudditi checorrettie dato loro materia di disunionenon di unionetanto chequella provincia era tutta piena di latrociniidi brighe e di ognialtra ragione di insolenziaiudicò fussi necessarioavolerla ridurre pacifica e obediente al braccio regiodarli buongoverno. Però vi prepose messer Remirro de Orco uomo crudeleet espeditoal quale dette pienissima potestà. Costui in pocotempo la ridusse pacifica et unitacon grandissima reputazione. Dipoi iudicò el duca non essere necessario sí eccessivaautoritàperché dubitava non divenissi odiosa; epreposevi uno iudicio civile nel mezzo della provinciacon unopresidente eccellentissimodove ogni città vi aveva loavvocato suo. E perché conosceva le rigorosità passateaverli generato qualche odioper purgare li animi di quelli populi eguadagnarseli in tuttovolle monstrare chese crudeltàalcuna era seguítanon era nata da luima dalla acerbanatura del ministro. E presa sopr'a questo occasionelo fece mettereuna mattinaa Cesenain dua pezzi in sulla piazzacon uno pezzo dilegno e uno coltello sanguinoso a canto. La ferocità del qualespettaculo fece quelli populi in uno tempo rimanere satisfatti estupidi.

Matorniamo donde noi partimmo. Dico chetrovandosi el duca assaipotente et in parte assicurato de' presenti periculiper essersiarmato a suo modo e avere in buona parte spente quelle arme chevicinelo potevano offendereli restavavolendo procedere con loacquistoel respetto del re di Francia; perché conosceva comedal reil quale tardi si era accorto dello errore suonon lisarebbe sopportato. E cominciò per questo a cercare diamicizie nuovee vacillare con Francianella venuta che fecionoFranzesi verso el regno di Napoli contro alli Spagnuoli cheassediavono Gaeta. E l'animo suo era assicurarsi di loro; il che lisarebbe presto riuscitose Alessandro viveva.

Equesti furono e' governi sua quanto alle cose presenti. Maquantoalle futurelui aveva a dubitare in prima che uno nuovo successorealla Chiesia non li fussi amico e cercassi torli quello cheAlessandro li aveva dato: e pensò farlo in quattro modi:primadi spegnere tutti e' sangui di quelli signori che lui avevaspogliatiper tòrre al papa quella occasione; secondodiguadagnarsi tutti e' gentili uomini di Romacome è dettoperpotere con quelli tenere el papa in freno; terzioridurre elCollegio più suo che poteva; quartoacquistare tanto imperioavanti che il papa morissiche potessi per sé medesimoresistere a uno primo impeto. Di queste quattro cosealla morte diAlessandro ne aveva condotte tre; la quarta aveva quasi per condotta:perché de' signori spogliati ne ammazzò quanti ne posséaggiugneree pochissimi si salvarono; e' gentili uomini romani siaveva guadagnatie nel Collegio aveva grandissima parte; equantoal nuovo acquistoaveva disegnato diventare signore di Toscanaepossedeva di già Perugia e Piombinoe di Pisa aveva presa laprotezione. Ecome non avessi avuto ad avere respetto a Francia (chénon gnene aveva ad avere piùper essere di giàFranzesi spogliati del Regno dalli Spagnolidi qualità checiascuno di loro era necessitato comperare l'amicizia sua)e'saltava in Pisa. Dopo questoLucca e Siena cedeva subitoparte perinvidia de' Fiorentiniparte per paura; Fiorentini non avevanoremedio: il che se li fusse riuscito (ché li riusciva l'annomedesimo che Alessandro morí)si acquistava tante forze etanta reputazioneche per sé stesso si sarebbe rettoe nonsarebbe più dependuto dalla fortuna e forze di altrima dallapotenzia e virtù sua. Ma Alessandro morí dopo cinqueanni che elli aveva cominciato a trarre fuora la spada. Lasciollo conlo stato di Romagna solamente assolidatocon tutti li altri in ariainfra dua potentissimi eserciti inimicie malato a morte. Et era nelduca tanta ferocia e tanta virtù e sí bene conoscevacome li uomini si hanno a guadagnare o perderee tanto erano validie' fondamenti che in sí poco tempo si aveva fattichese nonavessi avuto quelli eserciti addossoo lui fussi stato sanoarebberetto a ogni difficultà. E ch'e' fondamenti sua fussino buonisi vidde: ché la Romagna l'aspettò più d'unomese; in Romaancora che mezzo vivostette sicuro; e benchéBallioniVitelli et Orsini venissino in Romanon ebbono séguitocontro di lui: possé farese non chi e' volle papaalmenoche non fussi chi non voleva. Mase nella morte di Alessandro fussistato sanoogni cosa li era facile. E lui mi dissene' díche fu creato Iulio IIche aveva pensato a ciò che potessinasceremorendo el padreet a tutto aveva trovato remedioeccettoche non pensò maiin su la sua mortedi stare ancora lui permorire.

Raccolteio adunque tutte le azioni del ducanon saprei riprenderlo; anzi miparecome ho fattodi preporlo imitabile a tutti coloro che perfortuna e con l'arme d'altri sono ascesi allo imperio. Perchélui avendo l'animo grande e la sua intenzione altanon si potevagovernare altrimenti; e solo si oppose alli sua disegni la brevitàdella vita di Alessandro e la malattia sua. Chiadunqueiudicanecessario nel suo principato nuovo assicurarsi de' nimiciguadagnarsi delli amicivincere o per forza o per fraudefarsiamare e temere da' populiseguire e reverire da' soldatispegnerequelli che ti possono o debbono offendereinnovare con nuovi modi liordini antichiessere severo e gratomagnanimo e liberalespegnerela milizia infidelecreare della nuovamantenere l'amicizie de' ree de' principi in modo che ti abbino o a beneficare con grazia ooffendere con respettonon può trovare e' più freschiesempli che le azioni di costui. Solamente si può accusarlonella creazione di Iulio ponteficenella quale lui ebbe malaelezione; perchécome è dettonon possendo fare unopapa a suo modopoteva tenere che uno non fussi papa; e non dovevamai consentire al papato di quelli cardinali che lui avessi offesiochediventati papiavessino ad avere paura di lui. Perché liuomini offendono o per paura o per odio. Quelli che lui aveva offesieranoinfra li altriSan Piero ad VinculaColonnaSan GiorgioAscanio; tutti li altridivenuti papiaveano a temerloeccettoRoano e li Spagnuoli: questi per coniunzione et obligo; quello perpotenziaavendo coniunto seco el regno di Francia. Per tanto elducainnanzi ad ogni cosadoveva creare papa uno spagnoloenonpotendodoveva consentire che fussi Roano e non San Piero adVincula. E chi crede che ne' personaggi grandi e' benefizii nuovifaccino dimenticare le iniurie vecchies'inganna. Erròadunqueel duca in questa elezione; e fu cagione dell'ultima ruinasua.

 

Cap.8

Dehis qui per scelera ad principatum pervenere.

Maperché di privato si diventa principe ancora in dua modiilche non si può al tutto o alla fortuna o alla virtùattribuirenon mi pare da lasciarli indrietoancora che dell'uno sipossa più diffusamente ragionare dove si trattassi dellerepubbliche. Questi sono quandoo per qualche via scellerata enefaria si ascende al principatoo quando uno privato cittadino conil favore delli altri sua cittadini diventa principe della suapatria. Eparlando del primo modosi monstrerrà con duaesemplil'uno antiquo l'altro modernosanza intrare altrimenti ne'meriti di questa parteperché io iudico che bastia chifussi necessitatoimitargli.

Agatoclesicilianonon solo di privata fortunama di infima et abiettadivenne re di Siracusa. Costuinato d'uno figulotenne sempreperli gradi della sua etàvita scellerata; non di mancoaccompagnò le sua scelleratezze con tanta virtù dianimo e di corpochevoltosi alla miliziaper li gradi di quellapervenne ad essere pretore di Siracusa. Nel quale grado sendoconstituitoe avendo deliberato diventare principe e tenere conviolenzia e sanza obligo d'altri quello che d'accordo li era sutoconcessoet avuto di questo suo disegno intelligenzia con Amilcarecartagineseil quale con li eserciti militava in Siciliaraunòuna mattina el populo et il senato di Siracusacome se elli avessiavuto a deliberare cose pertinenti alla repubblica; et ad uno cennoordinatofece da' sua soldati uccidere tutti li senatori e li piùricchi del popolo. Li quali mortioccupò e tenne elprincipato di quella città sanza alcuna controversia civile.Ebenché da' Cartaginesi fussi dua volte rotto e demumassediatonon solum possé defendere la sua cittàmalasciato parte delle sue genti alla difesa della ossidionecon lealtre assaltò l'Affricaet in breve tempo liberòSiracusa dallo assedio e condusse Cartagine in estrema necessità:e furono necessitati accordarsi con quelloesser contenti dellapossessione di Affricaet ad Agatocle lasciare la Sicilia. Chiconsiderassi adunque le azioni e virtù di costuinon vedràcoseo pochele quali possa attribuire alla fortuna; con ciòsia cosacome di sopra è dettoche non per favore d'alcunoma per li gradi della miliziali quali con mille disagi e periculisi aveva guadagnatipervenissi al principatoe quello di poi contanti partiti animosi e periculosi mantenessi. Non si puòancora chiamare virtù ammazzare li sua cittadinitradire liamiciessere sanza fedesanza pietàsanza relligione; liquali modi possono fare acquistare imperioma non gloria. Perchése si considerassi la virtù di Agatocle nello intrare e nellouscire de' periculie la grandezza dello animo suo nel sopportare esuperare le cose avversenon si vede perché elli abbia adessere iudicato inferiore a qualunque eccellentissimo capitano. Nondi mancola sua efferata crudelità e inumanitàconinfinite scelleratezzenon consentono che sia infra lieccellentissimi uomini celebrato. Non si puòadunqueattribuire alla fortuna o alla virtù quello che sanza l'una el'altra fu da lui conseguito.

Ne'tempi nostriregnante Alessandro VIOliverotto Firmianosendo piùanni innanzi rimaso piccolofu da uno suo zio maternochiamatoGiovanni Foglianiallevatoe ne' primi tempi della sua gioventùdato a militare sotto Paulo Vitelliacciò cheripieno diquella disciplinapervenissi a qualche eccellente grado di milizia.Morto di poi Paulomilitò sotto Vitellozzo suo fratello; etin brevissimo tempoper essere ingegnosoe della persona e delloanimo gagliardodiventò el primo uomo della sua milizia. Maparendoli cosa servile lo stare con altripensòcon lo aiutodi alcuni cittadini di Fermo a' quali era più cara la servitùche la libertà della loro patriae con il favore vitellescodi occupare Fermo. E scrisse a Giovanni Fogliani comesendo statopiù anni fuora di casavoleva venire a vedere lui e la suacittàet in qualche parte riconoscere el suo patrimonio: eperché non s'era affaticato per altro che per acquistareonoreacciò ch'e' sua cittadini vedessino come non avevaspeso el tempo in vanovoleva venire onorevole et accompagnato dacento cavalli di sua amici e servidori; e pregavalo fussi contentoordinare che da' Firmiani fussi ricevuto onoratamente; il che nonsolamente tornava onore a luima a sé propriosendo suoallievo. Non mancòper tanto Giovanni di alcuno offiziodebito verso el nipote; e fattolo ricevere da' Firmiani onoratamentesi alloggiò nelle case sua: dovepassato alcuno giornoetatteso ad ordinare quello che alla sua futura scelleratezza eranecessariofece uno convito solennissimodove invitòGiovanni Fogliani e tutti li primi uomini di Fermo. Econsumate chefurono le vivandee tutti li altri intrattenimenti che in similiconviti si usanoOliverottoad artemosse certi ragionamentigraviparlando della grandezza di papa Alessandro e di Cesare suofigliuoloe delle imprese loro. A' quali ragionamenti respondendoGiovanni e li altrilui a un tratto si rizzòdicendo quelleessere cose da parlarne in loco più secreto; e ritirossi inuna cameradove Giovanni e tutti li altri cittadini li andoronodrieto. Né prima furono posti a sedereche de' luoghi secretidi quella uscirono soldatiche ammazzorono Giovanni e tutti lialtri. Dopo il quale omicidiomontò Oliverotto a cavalloecorse la terraet assediò nel palazzo el supremo magistrato;tanto che per paura furono constretti obbedirlo e fermare unogovernodel quale si fece principe. Emorti tutti quelli cheperessere malcontentilo potevono offenderesi corroborò connuovi ordini civili e militari; in modo chein spazio d'uno anno chetenne el principatolui non solamente era sicuro nella cittàdi Fermoma era diventato pauroso a tutti li sua vicini. E sarebbesuta la sua espugnazione difficile come quella di Agatoclese non sifussi suto lasciato ingannare da Cesare Borgiaquando a Sinigalliacome di sopra si disseprese li Orsini e Vitelli; dovepreso ancoraluiuno anno dopo el commisso parricidiofuinsieme conVitellozzoil quale aveva avuto maestro delle virtù escelleratezze suastrangolato.

Potrebbealcuno dubitare donde nascessi che Agatocle et alcuno similedopoinfiniti tradimenti e crudeltàpossé vivere lungamentesicuro nella sua patria e defendersi dalli inimici esternie da' suacittadini non li fu mai conspirato contro; con ciò sia chemolti altrimediante la crudeltà non abbinoetiam ne' tempipacificipossuto mantenere lo statonon che ne' tempi dubbiosi diguerra. Credo che questo avvenga dalle crudeltà male usate obene usate. Bene usate si possono chiamare quelle (se del male èlicito dire bene) che si fanno ad uno trattoper necessitàdello assicurarsie di poi non vi si insiste drento ma siconvertiscono in più utilità de' sudditi che si può.Male usate sono quelle le qualiancora che nel principio sienopochepiù tosto col tempo crescono che le si spenghino.Coloro che osservano el primo modopossono con Dio e con li uominiavere allo stato loro qualche remediocome ebbe Agatocle; quellialtri è impossibile si mantenghino. Onde è da notarechenel pigliare uno statodebbe l'occupatore di esso discorreretutte quelle offese che li è necessario fare; e tutte farle aun trattoper non le avere a rinnovare ogni díe poterenonle innovandoassicurare li uomini e guadagnarseli con beneficarli.Chi fa altrimentio per timidità o per mal consiglioèsempre necessitato tenere el coltello in mano; né mai puòfondarsi sopra li sua sudditi non si potendo quelli per le fresche econtinue iniurie assicurare di lui. Perché le iniurie sidebbono fare tutte insiemeacciò cheassaporandosi menooffendino meno: e' benefizii si debbono fare a poco a pocoacciòche si assaporino meglio. E debbesopr'a tuttouno principe viverecon li suoi sudditi in modo che veruno accidente o di male o di benelo abbi a far variare: perchévenendo per li tempi avversi lenecessitàtu non se' a tempo al maleet il bene che tu fainon ti giovaperché è iudicato forzatoe non te n'èsaputo grado alcuno.



Cap.9

Deprincipatu civili

Mavenendo all'altra partequando uno privato cittadinonon perscelleratezza o altra intollerabile violenziama con il favore dellialtri sua cittadini diventa principe della sua patriail quale sipuò chiamare principato civile (né a pervenirvi ènecessario o tutta virtù o tutta fortunama più prestouna astuzia fortunata)dico che si ascende a questo principato o conil favore del populo o con il favore de' grandi. Perché inogni città si truovano questi dua umori diversi; e nasce daquestoche il populo desidera non essere comandato néoppresso da' grandie li grandi desiderano comandare et opprimere elpopulo; e da questi dua appetiti diversi nasce nelle città unode' tre effettio principato o libertà o licenzia.

Elprincipato è causato o dal populo o da' grandisecondo chel'una o l'altra di queste parti ne ha occasione; perchévedendo e' grandi non potere resistere al populocominciano avoltare la reputazione ad uno di loroe fannolo principe per poteresotto la sua ombra sfogare l'appetito loro. El populo ancoravedendonon potere resistere a' grandivolta la reputazione ad unoe lo faprincipeper essere con la autorità sua difeso. Colui cheviene al principato con lo aiuto de' grandisi mantiene con piùdifficultà che quello che diventa con lo aiuto del populo;perché si trova principe con di molti intorno che li paianoessere sua egualie per questo non li può né comandarené maneggiare a suo modo. Ma colui che arriva al principatocon il favore popolarevi si trova soloe ha intorno o nessuno opochissimi che non sieno parati a obedire. Oltre a questonon si puòcon onestà satisfare a' grandi e sanza iniuria d'altrima síbene al populo: perché quello del populo è piùonesto fine che quello de' grandivolendo questi opprimeree quellonon essere oppresso. Pretereadel populo inimico uno principe non sipuò mai assicurareper essere troppi; de' grandi si puòassicurareper essere pochi. El peggio che possa aspettare unoprincipe dal populo inimicoè lo essere abbandonato da lui;ma da' grandiinimicinon solo debbe temere di essere abbandonatoma etiam che loro li venghino contro; perchésendo in quellipiù vedere e più astuziaavanzono sempre tempo persalvarsie cercono gradi con quelli che sperano che vinca. Ènecessitato ancora el principe vivere sempre con quello medesimopopulo; ma può ben fare sanza quelli medesimi grandipotendofarne e disfarne ogni díe tòrre e darea sua postareputazione loro.

Eper chiarire meglio questa partedico come e' grandi si debbonoconsiderare in dua modi principalmente. O si governano in modocolprocedere loroche si obbligano in tutto alla tua fortunao no.Quelli che si obbliganoe non sieno rapacisi debbono onorare etamare; quelli che non si obbliganosi hanno ad esaminare in duamodi: o fanno questo per pusillanimità e defetto naturaled'animo: allora tu ti debbi servire di quelli massime che sono dibuono consiglioperché nelle prosperità te ne onorienelle avversità non hai da temerne. Maquando non siobbligano ad arte e per cagione ambiziosaè segno comepensano più a sé che a te; e da quelli si debbe elprincipe guardaree temerli come se fussino scoperti inimiciperchésemprenelle avversitàaiuteranno ruinarlo.

Debbeper tantouno che diventi principe mediante el favore del populomantenerselo amico; il che li fia facilenon domandando lui se nondi non essere oppresso. Ma uno che contro al populo diventi principecon il favore de' grandidebbe innanzi a ogni altra cosa cercare diguadagnarsi el populo: il che li fia facilequando pigli laprotezione sua. E perché li uominiquando hanno bene da chicredevano avere malesi obbligano più al beneficatore lorodiventa el populo subito più suo benivoloche se si fussicondotto al principato con favori sua: e puosselo el principeguadagnare in molti modili qualiperché variano secondo elsubiettonon se ne può dare certa regolae però silasceranno indrieto. Concluderò solo che a uno principe ènecessario avere el populo amico: altrimenti non hanelle avversitàremedio.

Nabideprincipe delli Spartanisostenne la ossidione di tutta Grecia e diuno esercito romano vittoriosissimoe difese contro a quelli lapatria sua et il suo stato: e li bastò solosopravvenente ilpericuloassicurarsi di pochi: ché se elli avessi avuto elpopulo inimicoquesto non li bastava. E non sia alcuno che repugni aquesta mia opinione con quello proverbio tritoche chi fonda in sulpopulofonda in sul fango: perché quello è veroquando uno cittadino privato vi fa su fondamentoe dassi adintendere che il populo lo liberiquando fussi oppresso da' nimici oda' magistrati. In questo caso si potrebbe trovare spesso ingannatocome a Roma e' Gracchi et a Firenze messer Giorgio Scali. Masendouno principe che vi fondi suche possa comandare e sia uomo di corené si sbigottisca nelle avversitàe non manchi dellealtre preparazionie tenga con l'animo et ordini sua animatol'universalemai si troverrà ingannato da luie li parràavere fatto li sua fondamenti buoni.

Soglionoquesti principati periclitare quando sono per salire dall'ordinecivile allo assoluto; perché questi principio comandano perloro medesimio per mezzo de' magistrati. Nell'ultimo casoèpiù debole e più periculoso lo stare loro; perchégli stanno al tutto con la voluntà di quelli cittadini chesono preposti a' magistrati: li qualimassime ne' tempi avversilipossono tòrre con facilità grande lo statoo con farlicontroo con non lo obedire. Et el principe non è a tempone' periculia pigliare l'autorità assoluta; perché licittadini e sudditiche sogliono avere e' comandamenti da'magistratinon sonoin quelli frangentiper obedire a' sua; et aràsemprene' tempi dubiipenuria di chi si possa fidare. Perchésimile principe non può fondarsi sopra a quello che vede ne'tempi quietiquando e' cittadini hanno bisogno dello stato; perchéallora ognuno correognuno promettee ciascuno vuole morire perluiquando la morte è discosto; ma ne' tempi avversiquandolo stato ha bisogno de' cittadiniallora se ne truova pochi. E tantopiù è questa esperienzia periculosaquanto la non sipuò fare se non una volta. E però uno principe saviodebba pensare uno modo per il quale li sua cittadinisempre et inogni qualità di tempoabbino bisogno dello stato e di lui: esempre poi li saranno fedeli.



Cap.10

Quomodoomnium principatuum vires perpendi debeant

Convieneaverenello esaminare le qualità di questi principatiun'altra considerazione: cioèse uno principe ha tanto statoche possabisognandoper sé medesimo reggersio vero se hasempre necessità della defensione di altri. Eper chiariremeglio questa partedico come io iudico coloro potersi reggere persé medesimiche possonoo per abundanzia di uominio didenarimettere insieme un esercito iustoe fare una giornata conqualunque li viene ad assaltare; e cosí iudico coloro averesempre necessità di altriche non possono comparire contro alnimico in campagnama sono necessitati rifuggirsi drento alle mura eguardare quelle. Nel primo casosi è discorso; e per loavvenire diremo quello ne occorre. Nel secondo caso non si puòdire altrosalvo che confortare tali principi a fortificare e munirela terra propriae del paese non tenere alcuno conto. E qualunquearà bene fortificata la sua terrae circa li altri governicon li sudditi si fia maneggiato come di sopra è detto e disotto si diràsarà sempre con grande respettoassaltato; perché li uomini sono sempre nimici delle impresedove si vegga difficultàné si può vederefacilità assaltando uno che abbi la sua terra gagliarda e nonsia odiato dal populo.

Lecittà di Alamagna sono liberissimehanno poco contadoetobediscano allo imperatore quando le voglionoe non temono néquello né altro potente che e abbino intorno; perché lesono in modo fortificateche ciascuno pensa la espugnazione di essedovere essere tediosa e difficile. Perché tutte hanno fossi emura conveniente; hanno artiglierie a sufficienzia; tengono semprenelle cànove publiche da bere e da mangiare e da ardere peruno anno; et oltre a questoper potere tenere la plebe pasciuta esanza perdita del pubblicohanno sempre in comune per uno anno dapotere dare loro da lavorare in quelli esercizii che sieno el nervo ela vita di quella città e delle industrie de' quali la plebepasca. Tengono ancora li esercizii militari in reputazionee sopraquesto hanno molti ordini a mantenerli.

Unoprincipeadunqueche abbi una città forte e non si facciodiarenon può essere assaltato; ese pure fussi chi loassaltassise ne partirà con vergogna; perché le cosedel mondo sono sí varieche elli è quasi impossibileche uno potessi con li eserciti stare uno anno ozioso a campeggiarlo.E chi replicasse: se il populo arà le sue possessioni fuoraeveggale arderenon ci arà pazienzaet il lungo assedio e lacarità propria li farà sdimenticare el principe;respondo che uno principe potente et animoso supererà sempretutte quelle difficultàdando ora speranza a' sudditi che elmale non fia lungoora timore della crudeltà del nimicooraassicurandosi con destrezza di quelli che li paressino troppo arditi.Oltre a questoel nimicoragionevolmentedebba ardere e ruinare elpaese in sulla sua giunta e ne' tempiquando li animi delli uominisono ancora caldi e volenterosi alla difesa; e però tanto menoel principe debbe dubitareperchédopo qualche giornocheli animi sono raffreddisono di già fatti e' dannisonoricevuti e' malie non vi è più remedio; et alloratanto più si vengono a unire con il loro principeparendo chelui abbia con loro obbligo sendo loro sute arse le caseruinate lepossessioniper la difesa sua. E la natura delli uomini ècosí obbligarsi per li benefizii che si fannocome per quelliche si ricevano. Ondese si considerrà bene tuttonon fiadifficile a uno principe prudente tenere prima e poi fermi li animide' sua cittadini nella ossidionequando non li manchi da vivere néda difendersi.



Cap.11

Deprincipatibus ecclesiasticis.

Restacisolamenteal presentea ragionare de' principati ecclesiastici:circa quali tutte le difficultà sono avanti che sipossegghino: perché si acquistano o per virtù o perfortunae sanza l'una e l'altra si mantengano; perché sonosustentati dalli ordini antiquati nella religionequali sono sutitanto potenti e di qualità che tengono e' loro principi instatoin qualunque modo si procedino e vivino. Costoro soli hannostatie non li defendano; sudditie non li governano: e li statiper essere indifesinon sono loro tolti; e li sudditiper nonessere governatinon se ne curanoné pensano népossono alienarsi da loro. Soloadunquequesti principati sonosicuri e felici. Masendo quelli retti da cagioni superioreallaquale mente umana non aggiugnelascerò el parlarne; perchésendo esaltati e mantenuti da Diosarebbe offizio di uomoprosuntuoso e temerario discorrerne. Non di mancose alcuno miricercassi donde viene che la Chiesianel temporalesia venuta atanta grandezzacon ciò sia che da Alessandro indrietoe'potentati italianiet non solum quelli che si chiamavono e'potentatima ogni barone e signorebenché minimoquanto altemporalela estimava pocoet ora uno re di Francia ne tremae loha possuto cavare di Italia e ruinare Viniziani: la qual cosaancorache sia notanon mi pare superfluo ridurla in buona parte allamemoria.

Avantiche Carlo re di Francia passassi in Italiaera questa provinciasotto lo imperio del papaVinizianire di Napoliduca di Milano eFiorentini. Questi potentati avevano ad avere dua cure principali:l'unache uno forestiero non entrassi in Italia con le arme;l'altrache veruno di loro occupassi più stato. Quelli a chisi aveva più cura erano Papa e Viniziani. Et a tenere indrietoVinizianibisognava la unione di tutti li altricome fu nelladifesa di Ferrara; et a tenere basso el Papasi servivano de' baronidi Roma: li qualisendo divisi in due fazioniOrsini e Colonnesisempre vi era cagione di scandolo fra loro; estando con le arme inmano in su li occhi al ponteficetenevano el pontificato debole etinfermo. Ebenché surgessi qualche volta uno papa animosocome fu Sistotamen la fortuna o il sapere non lo possé maidisobbligare da queste incomodità. E la brevità dellavita loro n'era cagione; perché in dieci anni cheragguagliatoviveva uno papaa fatica che potessi sbassare unadelle fazioni; e severbigrazial'uno aveva quasi spenti Colonnesisurgeva un altro inimico alli Orsiniche li faceva resurgeree liOrsini non era a tempo a spegnere. Questo faceva che le forzetemporali del papa erano poco stimate in Italia. Surse di poiAlessandro VIil qualedi tutt'i pontefici che sono stati maimonstrò quanto uno papae con il danaio e con le forzesipoteva prevaleree fececon lo instrumento del duca Valentino e conla occasione della passata de' Franzesitutte quelle cose che iodiscorro di sopra nelle azioni del duca. Ebenché lo intentosuo non fussi fare grande la Chiesiama il ducanondimeno ciòche fece tornò a grandezza della Chiesia; la qualedopo lasua mortespento el ducafu erede delle sue fatiche. Venne di poipapa Iulio; e trovò la Chiesia grandeavendo tutta la Romagnae sendo spenti e' baroni di Roma eper le battiture di Alessandroannullate quelle fazioni; e trovò ancora la via aperta al mododello accumulare danarinon mai più usitato da Alessandroindrieto.

Lequali cose Iulio non solum seguitòma accrebbe; e pensòa guadagnarsi Bologna e spegnere e' Viniziani et a cacciare Franzesidi Italia; e tutte queste imprese li riuscironoe con tanta piùsua laudequanto fece ogni cosa per accrescere la Chiesia e nonalcuno privato. Mantenne ancora le parti Orsine e Colonnese in quellitermini che le trovò; e benché tra loro fussi qualchecapo da fare alterazionetamen dua cose li ha tenuti fermi: l'unala grandezza della Chiesiache li sbigottisce; l'altrael non avereloro cardinalili quali sono origine de' tumulti infra loro. Némai staranno quiete queste partiqualunque volta abbino cardinaliperché questi nutrisconoin Roma e fuorale partie quellibaroni sono forzati a defenderle: e cosí dalla ambizione de'prelati nascono le discordie e li tumulti infra e' baroni. Ha trovatoadunque la Santità di papa Leone questo pontificatopotentissimo: il quale si sperase quelli lo feciono grande con learmequestocon la bontà e infinite altre sue virtùlo farà grandissimo e venerando.



Cap.12

Quotsint genera militiae et de mercennariis militibus.

Avendodiscorso particularmente tutte le qualità di quelli principatide' quali nel principio proposi di ragionaree considerato inqualche parte le cagioni del bene e del male essere loroe monstroe' modi con li quali molti hanno cerco di acquistarli e tenerlimiresta ora a discorrere generalmente le offese e difese che inciascuno de' prenominati possono accadere. Noi abbiamo detto disopracome a uno principe è necessario avere e' suafondamenti buoni; altrimenticonviene che rovini. E' principalifondamenti che abbino tutti li staticosí nuovi come vecchi omistisono le buone legge e le buone arme. E perché non puòessere buone legge dove non sono buone armee dove sono buone armeconviene sieno buone leggeio lascerò indrieto el ragionaredelle legge e parlerò delle arme.

Dicoadunqueche l'arme con le quali uno principe defende el suo statoole sono proprie o le sono mercennarieo ausiliarie o miste. Lemercennarie et ausiliarie sono inutile e periculose; ese uno tienelo stato suo fondato in sulle arme mercennarienon starà maifermo né sicuro; perché le sono disuniteambiziosesanza disciplinainfedele; gagliarde fra' li amici; fra ' nimicivile; non timore di Dionon fede con li uominie tanto sidifferisce la ruina quanto si differisce lo assalto; e nella pace se'spogliato da loronella guerra da' nimici. La cagione di questo èche le non hanno altro amore né altra cagione che le tenga incampoche uno poco di stipendioil quale non è sufficiente afare che voglino morire per te. Vogliono bene essere tuoi soldatimentre che tu non fai guerra; macome la guerra vieneo fuggirsi oandarsene. La qual cosa doverrei durare poca fatica a persuadereperché ora la ruina di Italia non è causata da altroche per essere in spazio di molti anni riposatasi in sulle armemercennarie. Le quali feciono già per qualcuno qualcheprogressoe parevano gagliarde infra loro; macome venne elforestierole mostrorono quello che elle erano. Onde che a Carlo redi Francia fu licito pigliare la Italia col gesso; e chi diceva comee' n'erano cagione e' peccati nostridiceva il vero; ma non eranogià quelli che credevama questi che io ho narrati: e perchéelli erano peccati di principine hanno patito la pena ancora loro.

Iovoglio dimonstrare meglio la infelicità di queste arme. E'capitani mercennariio sono uomini eccellentio no: se sononon tene puoi fidareperché sempre aspireranno alla grandezzapropriao con lo opprimere te che li se' patroneo con opprimerealtri fuora della tua intenzione; mase non è il capitanovirtuosoti rovina per l'ordinario. E se si responde che qualunquearà le arme in mano farà questoo mercennario o noreplicherei come l'arme hanno ad essere operate o da uno principe oda una repubblica. El principe debbe andare in personae fare luil'offizio del capitano; la repubblica ha a mandare sua cittadini; equando ne manda uno che non riesca valente uomodebbe cambiarlo; equando siatenerlo con le leggi che non passi el segno. E peresperienzia si vede a' principi soli e repubbliche armate fareprogressi grandissimiet alle arme mercennarie non fare mai se nondanno. E con più difficultà viene alla obedienza di unosuo cittadino una repubblica armata di arme proprieche una armatadi armi esterne.

StettonoRoma e Sparta molti secoli armate e libere. Svizzeri sono armatissimie liberissimi. Delle arme mercennarie antiche in exemplis sonoCartaginesi; li quali furono per essere oppressi da' loro soldatimercennariifinita la prima guerra con li Romaniancora cheCartaginesi avessino per capi loro proprii cittadini. FilippoMacedone fu fatto da' Tebanidopo la morte di Epaminundacapitanodelle loro gente; e tolse lorodopo la vittoriala libertà.Milanesimorto il duca Filipposoldorono Francesco Sforza contro a'Viniziani; il qualesuperati li inimici a Caravaggiosi congiunsecon loro per opprimere e' Milanesi suoi patroni. Sforza suo padresendo soldato della regina Giovanna di Napolila lasciò in untratto disarmata; onde leiper non perdere el regnofu constrettagittarsi in grembo al re di Aragonia. Ese Viniziani e Fiorentinihanno per lo adrieto cresciuto lo imperio loro con queste armee liloro capitani non se ne sono però fatti principi ma li hannodifesirespondo che Fiorentini in questo caso sono suti favoritidalla sorte; perché de' capitani virtuoside' quali potevanotemerealcuni non hanno vintoalcuni hanno avuto opposizionealtrihanno volto la ambizione loro altrove. Quello che non vinse fuGiovanni Aucutdel qualenon vincendonon si poteva conoscere lafede; ma ognuno confesserà chevincendostavano Fiorentini asua discrezione. Sforza ebbe sempre e' Bracceschi contrariicheguardorono l'uno l'altro. Francesco volse l'ambizione sua inLombardia; Braccio contro alla Chiesia et il regno di Napoli. Mavegniamo a quello che è seguito poco tempo fa. FecionoFiorentini Paulo Vitelli loro capitanouomo prudentissimoe che diprivata fortuna aveva presa grandissima reputazione. Se costuiespugnava Pisaveruno fia che nieghi come conveniva a' Fiorentinistare seco; perchése fussi diventato soldato di loro nemicinon avevano remedio; e se lo tenevanoaveano ad obedirlo. Vinizianise si considerrà e' progressi lorosi vedrà quelliavere securamente e gloriosamente operato mentre ferono la guerraloro proprii: che fu avanti che si volgessino con le loro imprese interra: dove co' gentili uomini e con la plebe armata operoronovirtuosissimamente; macome cominciorono a combattere in terralasciorono questa virtùe seguitorono e' costumi delle guerredi Italia. E nel principio dello augumento loro in terraper non viavere molto stato e per essere in grande reputazionenon aveano datemere molto de' loro capitani; macome ellino amplioronoche fusotto el Carmignolaebbono uno saggio di questo errore. Perchévedutolo virtuosissimobattuto che ebbono sotto il suo governo elduca di Milanoe conoscendo da altra parte come elli era raffreddonella guerraiudicorono con lui non potere più vincereperché non volevané potere licenziarloper nonriperdere ciò che aveano acquistato; onde che furononecessitatiper assicurarseneammazzarlo. Hanno di poi avuto perloro capitani Bartolomeo da BergamoRuberto da San SeverinoContedi Pitiglianoe simili; con li quali aveano a temere della perditanon del guadagno loro: come intervenne di poi a Vailàdovein una giornataperderono quello che in ottocento annicon tantafaticaavevano acquistato. Perché da queste armi nascono soloe' lentitardi e deboli acquistie le subite e miraculose perdite.Eperché io sono venuto con questi esempli in Italialaquale è stata governata molti anni dalle arme mercennarielevoglio discorreree più da altoacciò chevedutol'origine e progressi di essesi possa meglio correggerle.

Avetedunque a intendere cometosto che in questi ultimi tempi lo imperiocominciò a essere ributtato di Italiae che il papa neltemporale vi prese più reputazionesi divise la Italia in piùstati; perché molte delle città grosse presono l'armecontra a' loro nobilili qualiprima favoriti dallo imperatoreletennono oppresse; e la Chiesia le favoriva per darsi reputazione neltemporale; di molte altre e' loro cittadini ne diventorono principi.Onde cheessendo venuta l'Italia quasi che nelle mani della Chiesiae di qualche Repubblicaet essendo quelli preti e quelli altricittadini usi a non conoscere armecominciorono a soldareforestieri. El primo che dette reputazione a questa milizia fuAlberigo da Conioromagnolo. Dalla disciplina di costui disceseintra li altriBraccio e Sforzache ne' loro tempi furono arbitridi Italia. Dopo questivennono tutti li altri che fino a' nostritempi hanno governato queste arme. Et il fine della loro virtùè statoche Italia è suta corsa da Carlopredata daLuigisforzata da Ferrando e vituperata da' Svizzeri. L'ordine cheellino hanno tenutoè statoprimaper dare reputazione aloro propriiavere tolto reputazione alle fanterie. Feciono questoperchésendo sanza stato et in sulla industriae' pochifanti non davano loro reputazionee li assai non potevano nutrire; eperò si ridussono a' cavallidove con numero sopportabileerano nutriti et onorati. Et erono ridotte le cose in termineche inuno esercito di ventimila soldati non si trovava dumila fanti.Avevanooltre a questousato ogni industria per levare a séet a' soldati la fatica e la pauranon si ammazzando nelle zuffemapigliandosi prigioni e sanza taglia. Non traevano la notte alleterre; quelli delle terre non traevano alle tende; non facevanointorno al campo né steccato né fossa; noncampeggiavano el verno. E tutte queste cose erano permesse ne' loroordini militarie trovate da loro per fuggirecome è dettoe la fatica e li pericoli: tanto che li hanno condotta Italia stiavae vituperata.



Cap.13

Demilitibus auxiliariismixtis et propriis.

L'armiausiliarieche sono l'altre armi inutilisono quando si chiama unopotente che con le arme sue ti venga ad aiutare e defendere: comefece ne' prossimi tempi papa Iulio; il qualeavendo visto nellaimpresa di Ferrara la trista pruova delle sue armi mercennariesivolse alle ausiliariee convenne con Ferrando re di Spagna che conle sua gente et eserciti dovesse aiutarlo. Queste arme possono essereutile e buone per loro medesimema sonoper chi le chiamaquasisempre dannose: perchéperdendo rimani disfattovincendoresti loro prigione. Et ancora che di questi esempli ne siano pienele antiche istorienon di manco io non mi voglio partire da questoesemplo fresco di papa Iulio II; el partito del quale non posséessere manco consideratoper volere Ferraracacciarsi tutto nellemani d'uno forestiere. Ma la sua buona fortuna fece nascere una terzacosaacciò non cogliessi el frutto della sua mala elezione:perchésendo li ausiliari sua rotti a Ravennae surgendo e'Svizzeri che cacciorono e' vincitorifuora d'ogni opinione e sua ed'altrivenne a non rimanere prigione delli inimicisendo fugatiné delli ausiliarii suaavendo vinto con altre arme che conle loro. Fiorentinisendo al tutto disarmaticondussono diecimilaFranzesi a Pisa per espugnarla: per il quale partito portorono piùpericolo che in qualunque tempo de' travagli loro. Lo imperatore diCostantinopoliper opporsi alli sua vicinimisse in Greciadiecimila Turchi; li qualifinita la guerranon se ne volsonopartire: il che fu principio della servitù di Grecia con liinfedeli.

Coluiadunqueche vuole non potere vinceresi vaglia di queste armeperché sono molto più pericolose che le mercennarie:perché in queste è la ruina fatta: sono tutte unitetutte volte alla obedienza di altri; ma nelle mercennarieadoffendertivinto che le hannobisogna più tempo e maggioreoccasionenon sendo tutto uno corpoet essendo trovate e pagate date; nelle quali uno terzo che tu facci caponon può pigliaresubito tanta autorità che ti offenda. In sommanellemercennarie è più pericolosa la ignavianelleausiliariela virtù.

Unoprincipeper tantosaviosempre ha fuggito queste armee voltosialle proprie; et ha volsuto più tosto perdere con li sua chevincere con li altriiudicando non vera vittoria quella che con learmi aliene si acquistassi. Io non dubiterò mai di allegareCesare Borgia e le sue azioni. Questo duca intrò in Romagnacon le armi ausiliarieconducendovi tutte gente franzesee conquelle prese Imola e Furlíma non li parendo poi tale armesicuresi volse alle mercennarieiudicando in quelle mancopericulo; e soldò li Orsini e Vitelli. Le quali poi nelmaneggiare trovando dubie et infideli e periculosele spenseevolsesi alle proprie. E puossi facilmente vedere che differenzia èinfra l'una e l'altra di queste armeconsiderato che differenzia fudalla reputazione del ducaquando aveva Franzesi soli e quando avevali Orsini e Vitellia quando rimase con li soldati sua e sopr'a séstesso e sempre si troverrà accresciuta; né mai fustimato assaise non quando ciascuno vidde che lui era interopossessore delle sue arme.

Ionon mi volevo partire dalli esempli italiani e freschi; tamen nonvoglio lasciare indrieto Ierone Siracusanosendo uno de'soprannominati da me. Costuicome io dissifatto da' Siracusanicapo delli eserciticonobbe subito quella milizia mercennaria nonessere utileper essere conduttieri fatti come li nostri italiani;eparendoli non li possere tenere né lasciareli fece tuttitagliare a pezzi: e di poi fece guerra con le arme sua e non con lealiene. Voglio ancora ridurre a memoria una figura del TestamentoVecchio fatta a questo proposito. Offerendosi David a Saul di andarea combattere con Goliaprovocatore filisteoSaulper dargli animol'armò dell'arme suale qualicome David ebbe indossorecusòdicendo con quelle non si potere bene valere di séstessoe però voleva trovare el nimico con la sua fromba econ il suo coltello.

Infinel'arme d'altrio le ti caggiono di dosso o le ti pesano o leti stringano. Carlo VIIpadre del re Luigi XIavendocon la suafortuna e virtùlibera Francia dalli Inghilesiconobbequesta necessità di armarsi di arme propriee ordinònel suo regno l'ordinanza delle gente d'arme e delle fanterie. Di poiel re Luigi suo figliuolo spense quella de' fantie cominciòa soldare Svizzeri: il quale erroreseguitato dalli altriècome si vede ora in fattocagione de' pericoli di quello regno.Perchéavendo dato reputazione a' Svizzeriha invilito tuttel'arme sua; perché le fanterie ha spento e le sua gente d'armeha obligato alle arme d'altri; perchésendo assuefatte amilitare con Svizzerinon par loro di potere vincere sanza essi. Diqui nasce che Franzesi contro a Svizzeri non bastanoe sanzaSvizzericontro ad altri non pruovano. Sono dunque stati li esercitidi Francia mistiparte mercennarii e parte proprii: le quali armetutte insieme sono molto migliori che le semplici ausiliarie o lesemplici mercennariee molto inferiore alle proprie. E basti loesemplo detto; perché el regno di Francia sarebbeinsuperabilese l'ordine di Carlo era accresciuto o preservato. Mala poca prudenzia delli uomini comincia una cosacheper sapereallora di buononon si accorge del veleno che vi è sotto:come io dissidi sopra delle febbre etiche.

Pertanto colui che in uno principato non conosce e' mali quando nascononon è veramente savio; e questo è dato a pochi. Esesi considerassi la prima ruina dello Imperio romanosi troverràessere suto solo cominciare a soldare e' Goti; perché daquello principio cominciorono a enervare le forze dello Imperioromano; e tutta quella virtù che si levava da lui si dava aloro. Concludoadunquechesanza avere arme proprienessunoprincipato è sicuro; anzi è tutto obligato allafortunanon avendo virtù che nelle avversità lodifenda. E fu sempre opinione e sentenzia delli uomini saviquodnihil sit tam infirmum aut instabile quam fama potentiae non sua vinixa. E l'arme proprie son quelle che sono composte o di sudditi o dicittadini o di creati tua: tutte l'altre sono o mercennarie oausiliarie. Et il modo ad ordinare l'arme proprie sarà facilea trovarese si discorrerà li ordini de' quattro sopranominati da mee se si vedrà come Filippopadre diAlessandro Magnoe come molte repubbliche e principi si sono armatiet ordinati: a' quali ordini io al tutto mi rimetto.



Cap.14

Quodprincipem deceat circa militiam.

Debbeadunque uno principe non avere altro obietto né altropensieroné prendere cosa alcuna per sua artefuora dellaguerra et ordini e disciplina di essa; perché quella èsola arte che si espetta a chi comanda. Et è di tanta virtùche non solamente mantiene quelli che sono nati principima moltevolte fa li uomini di privata fortuna salire a quel grado; e peravverso si vede chequando e' principi hanno pensato più alledelicatezze che alle armehanno perso lo stato loro. E la primacagione che ti fa perdere quelloè negligere questa arte; ela cagione che te lo fa acquistareè lo essere professo diquesta arte.

FrancescoSforzaper essere armatodi privato diventò duca di Milano;e' figliuoliper fuggire e' disagi delle armedi duchi diventoronoprivati. Perchéintra le altre cagioni che ti arreca di malelo essere disarmatoti fa contennendo: la quale è una diquelle infamie dalle quali el principe si debbe guardarecome disotto si dirà. Perché da uno armato a uno disarmato nonè proporzione alcuna; e non è ragionevole che chi èarmato obedisca volentieri a chi è disarmatoe che ildisarmato stia sicuro intra servitori armati. Perchésendonell'uno sdegno e nell'altro sospettonon è possibile operinobene insieme. E però uno principe che della milizia non siintendaoltre alle altre infelicitàcome è dettononpuò essere stimato da' sua soldati né fidarsi di loro.

Debbeper tanto mai levare el pensiero da questo esercizio della guerraenella pace vi si debbe più esercitare che nella guerra: il chepuò fare in dua modi; l'uno con le operel'altro con lamente. Equanto alle opereoltre al tenere bene ordinati etesercitati li suadebbe stare sempre in sulle cacciee mediantequelle assuefare el corpo a' disagi; e parte imparare la natura de'sitie conoscere come surgono e' monticome imboccano le vallecome iacciono e' pianiet intendere la natura de' fiumi e de'paduliet in questo porre grandissima cura. La quale cognizione èutile in dua modi. Primas'impara a conoscere el suo paesee puòmeglio intendere le difese di esso; di poimediante la cognizione epratica di quelli siticon facilità comprendere ogni altrosito che di nuovo li sia necessario speculare: perché lipoggile vallie' pianie' fiumie' paduli che sonoverbigraziain Toscanahanno con quelli dell'altre provincie certa similitudine:tal che dalla cognizione del sito di una provincia si puòfacilmente venire alla cognizione dell'altre. E quel principe chemanca di questa periziemanca della prima parte che vuole avere unocapitano; perché questa insegna trovare el nimicopigliare lialloggiamenticondurre li esercitiordinare le giornatecampeggiare le terre con tuo vantaggio.

Filopemeneprincipe delli Acheiintra le altre laude che dalli scrittori lisono dateè che ne' tempi della pace non pensava mai se nona' modi della guerra; equando era in campagna con li amicispessosi fermava e ragionava con quelli. - Se li nimici fussino in su quelcollee noi ci trovassimo qui col nostro esercitochi di noi arebbevantaggio? come si potrebbe ireservando li ordinia trovarli? senoi volessimo ritirarcicome aremmo a fare? se loro si ritirassinocome aremmo a seguirli? - E proponeva loroandandotutti e' casiche in uno esercito possono occorrere; intendeva la opinione lorodiceva la suacorroboravala con le ragioni: tal cheper questecontinue cogitazioninon posseva maiguidando li esercitinascereaccidente alcunoche lui non avessi el remedio.

Maquanto allo esercizio della mentedebbe el principe leggere leistorieet in quelle considerare le azioni delli uomini eccellentivedere come si sono governati nelle guerreesaminare le cagionidella vittoria e perdite loroper potere queste fuggiree quelleimitare; e sopra tutto fare come ha fatto per l'adrieto qualche uomoeccellenteche ha preso ad imitare se alcuno innanzi a lui èstato laudato e gloriatoe di quello ha tenuto sempre e' gesti etazioni appresso di sé: come si dice che Alessandro Magnoimitava Achille; Cesare Alessandro; Scipione Ciro. E qualunque leggela vita di Ciro scritta da Senofontericonosce di poi nella vita diScipione quanto quella imitazione li fu di gloriae quantonellacastitàaffabilitàumanitàliberalitàScipione si conformassi con quelle cose che di Ciro da Senofonte sonosute scritte. Questi simili modi debbe osservare uno principe savioe mai ne' tempi pacifici stare oziosoma con industria farnecapitaleper potersene valere nelle avversitàacciòchequando si muta la fortunalo truovi parato a resisterle.



Cap.15

Dehis rebus quibus homines et praesertim principes laudantur autvituperantur.

Restaora a vedere quali debbano essere e' modi e governi di uno principecon sudditi o con li amici. Eperché io so che molti diquesto hanno scrittodubitoscrivendone ancora ionon esseretenuto prosuntuosopartendomimassime nel disputare questa materiadalli ordini delli altri. Masendo l'intento mio scrivere cosa utilea chi la intendemi è parso più conveniente andaredrieto alla verità effettuale della cosache allaimmaginazione di essa. E molti si sono immaginati repubbliche eprincipati che non si sono mai visti né conosciuti essere invero; perché elli è tanto discosto da come si vive acome si doverrebbe vivereche colui che lascia quello che si fa perquello che si doverrebbe fareimpara più tosto la ruina chela perservazione sua: perché uno uomo che voglia fare in tuttele parte professione di buonoconviene rovini infra tanti che nonsono buoni. Onde è necessario a uno principevolendosimantenereimparare a potere essere non buonoet usarlo e non usaresecondo la necessità.

Lasciandoadunque indrieto le cose circa uno principe immaginatee discorrendoquelle che sono veredico che tutti li uominiquando se ne parlaemassime e' principiper essere posti più altisono notati dialcune di queste qualità che arrecano loro o biasimo o laude.E questo è che alcuno è tenuto liberalealcuno misero(usando uno termine toscanoperché avaro in nostra lingua èancora colui che per rapina desidera di averemisero chiamiamo noiquello che si astiene troppo di usare il suo); alcuno è tenutodonatorealcuno rapace; alcuno crudelealcuno pietoso; l'unofedifragol'altro fedele; l'uno effeminato e pusillanimel'altroferoce et animoso; l'uno umanol'altro superbo; l'uno lascivol'altro casto; l'uno interol'altro astuto; l'uno durol'altrofacile; l'uno grave l'altro leggieri; l'uno relligiosol'altroincreduloe simili. Et io so che ciascuno confesserà chesarebbe laudabilissima cosa uno principe trovarsi di tutte lesoprascritte qualitàquelle che sono tenute buone: maperchénon si possono avere né interamente osservareper lecondizioni umane che non lo consentonoli è necessario esseretanto prudente che sappia fuggire l'infamia di quelle che litorrebbano lo statoe da quelle che non gnene tolgano guardarsiseelli è possibile; manon possendovi si può con menorespetto lasciare andare. Et etiam non si curi di incorrere nellainfamia di quelli vizii sanza quali possa difficilmente salvare lostato; perchése si considerrà bene tuttosi troverràqualche cosa che parrà virtùe seguendola sarebbe laruina sua; e qualcuna altra che parrà vizioe seguendola neriesce la securtà et il bene essere suo.



Cap.16

Deliberalitate et parsimonia.

Cominciandomiadunque alle prime soprascritte qualità dico come sarebbe beneessere tenuto liberale: non di mancola liberalitàusata inmodo che tu sia tenutoti offende; perché se ella si usavirtuosamente e come la si debbe usarela non fia conosciutae nonti cascherà l'infamia del suo contrario. E peròavolersi mantenere infra li uomini el nome del liberaleènecessario non lasciare indrieto alcuna qualità di suntuosità;talmente chesempre uno principe cosí fatto consumeràin simili opere tutte le sue facultà; e sarànecessitato alla finese si vorrà mantenere el nome delliberalegravare e' populi estraordinariamente et essere fiscaleefare tutte quelle cose che si possono fare per avere danari. Il checomincerà a farlo odioso con sudditie poco stimare danessunodiventando povero; in modo checon questa sua liberalitàavendo offeso li assai e premiato e' pochisente ogni primo disagioe periclita in qualunque primo periculo: il che conoscendo luievolendosene ritrarreincorre subito nella infamia del misero.

Unoprincipeadunquenon potendo usare questa virtù del liberalesanza suo dannoin modo che la sia conosciutadebbes'elli èprudentenon si curare del nome del misero: perché col temposarà tenuto sempre più liberaleveggendo che con lasua parsimonia le sua intrate li bastanopuò defendersi dachi li fa guerrapuò fare imprese sanza gravare e' populi;talmente che viene a usare liberalità a tutti quelli a chi nontoglieche sono infinitie miseria a tutti coloro a chi non dàche sono pochi. Ne' nostri tempi noi non abbiamo veduto fare grancose se non a quelli che sono stati tenuti miseri; li altri esserespenti. Papa Iulio IIcome si fu servito del nome del liberale peraggiugnere al papatonon pensò poi a mantenerseloper poterefare guerra. El re di Francia presente ha fatto tante guerre sanzaporre uno dazio estraordinario a' suasolum perché allesuperflue spese ha sumministrato la lunga parsimonia sua. El re diSpagna presentese fussi tenuto liberalenon arebbe fatto névinto tante imprese.

Pertantouno principe debbe esistimare pocoper non avere a rubare e'sudditiper potere defendersiper non diventare povero econtennendoper non essere forzato di diventare rapacedi incorrerenel nome del misero; perché questo è uno di quellivizii che lo fanno regnare. E se alcuno dicessi: Cesare con laliberalità pervenne allo imperioe molti altriper esserestati et essere tenuti liberalisono venuti a gradi grandissimi;rispondo: o tu se' principe fattoo tu se' in via di acquistarlo:nel primo casoquesta liberalità è dannosa; nelsecondoè bene necessario essere tenuto liberale. E Cesareera uno di quelli che voleva pervenire al principato di Roma; masepoi che vi fu venutofussi sopravvissutoe non si fussi temperatoda quelle spesearebbe destrutto quello imperio. E se alcunoreplicassi: molti sono stati principie con li eserciti hanno fattogran coseche sono stati tenuti liberalissimi; ti respondo: o elprincipe spende del suo e de' sua sudditio di quello d'altri; nelprimo casodebbe essere parco; nell'altronon debbe lasciareindrieto parte alcuna di liberalità. E quel principe che vacon li esercitiche si pasce di prededi sacchi e di tagliemaneggia quel di altrili è necessaria questa liberalità;altrimenti non sarebbe seguíto da' soldati. E di quello chenon è tuoo di sudditi tuasi può essere piùlargo donatore: come fu CiroCesare et Alessandro; perché lospendere quello d'altri non ti toglie reputazionema te ne aggiugne;solamente lo spendere el tuo è quello che ti nuoce. E non ci ècosa che consumi sé stessa quanto la liberalità: laquale mentre che tu usiperdi la facultà di usarla; ediventio povero e contennendooper fuggire la povertàrapace et odioso. Et intra tutte le cose di che uno principe si debbeguardareè lo essere contennendo et odioso; e la liberalitàall'una e l'altra cosa ti conduce. Per tanto è piùsapienzia tenersi el nome del miseroche partorisce una infamiasanza odiocheper volere el nome del liberaleessere necessitatoincorrere nel nome di rapaceche partorisce una infamia con odio.



Cap.17

Decrudelitate et pietate; et an sit melius amari quam timerivel econtra.

Scendendoappresso alle altre preallegate qualitàdico che ciascunoprincipe debbe desiderare di essere tenuto pietoso e non crudele: nondi manco debbe avvertire di non usare male questa pietà. Eratenuto Cesare Borgia crudele; non di manco quella sua crudeltàaveva racconcia la Romagnaunitolaridottola in pace et in fede. Ilche se si considerrà benesi vedrà quello essere statomolto più pietoso che il populo fiorentinoil qualeperfuggire el nome del crudelelasciò destruggere Pistoia.Debbeper tantouno principe non si curare della infamia dicrudeleper tenere e' sudditi sua uniti et in fede; perchécon pochissimi esempli sarà più pietoso che quelli e'qualiper troppa pietàlasciono seguire e' disordinidi chene nasca occisioni o rapine: perché queste sogliono offendereuna universalità interae quelle esecuzioni che vengono dalprincipe offendono uno particulare. Et intra tutti e' principialprincipe nuovo è impossibile fuggire el nome di crudeleperessere li stati nuovi pieni di pericoli. E Virgilionella bocca diDidonedice:

Resduraet regni novitas me talia cogunt

Moliriet late fines custode tueri.

Nondi manco debbe essere grave al credere et al muoversiné sifare paura da sé stessoe procedere in modo temperato conprudenza et umanitàche la troppa confidenzia non lo facciincauto e la troppa diffidenzia non lo renda intollerabile.

Nasceda questo una disputa: s'elli è meglio essere amato chetemutoo e converso. Rispondesi che si vorrebbe essere l'uno el'altro; ma perché elli è difficile accozzarli insiemeè molto più sicuro essere temuto che amatoquando siabbia a mancare dell'uno de' dua. Perché delli uomini si puòdire questo generalmente: che sieno ingrativolubilisimulatori edissimulatorifuggitori de' pericolicupidi di guadagno; e mentrefai loro benesono tutti tuaófferonti el sanguela robala vita e' figliuolicome di sopra dissiquando il bisogno èdiscosto; maquando ti si appressae' si rivoltano. E quel principeche si è tutto fondato in sulle parole lorotrovandosi nudodi altre preparazionirovina; perché le amicizie che siacquistano col prezzoe non con grandezza e nobiltà di animosi meritanoma elle non si hannoet a' tempi non si possanospendere. E li uomini hanno meno respetto a offendere uno che sifacci amareche uno che si facci temere; perché l'amore ètenuto da uno vinculo di obbligoil qualeper essere li uominitristida ogni occasione di propria utilità è rotto;ma il timore è tenuto da una paura di pena che non abbandonamai. Debbe non di manco el principe farsi temere in modochese nonacquista lo amoreche fugga l'odio; perché può moltobene stare insieme esser temuto e non odiato; il che faràsemprequando si astenga dalla roba de' sua cittadini e de' suasudditie dalle donne loro: e quando pure li bisognasse procederecontro al sangue di alcunofarlo quando vi sia iustificazioneconveniente e causa manifesta; masopra tuttoastenersi dalla robad'altri; perché li uomini sdimenticano più presto lamorte del padre che la perdita del patrimonio. Di poile cagioni deltòrre la roba non mancono mai; esemprecolui che comincia avivere con rapinatruova cagione di occupare quel d'altri; eperavversocontro al sangue sono più rare e mancono piùpresto.

Maquando el principe è con li eserciti et ha in governomultitudine di soldatiallora al tutto è necessario non sicurare del nome di crudele; perché sanza questo nome non sitenne mai esercito unito né disposto ad alcuna fazione. Intrale mirabili azioni di Annibale si connumera questacheavendo unoesercito grossissimomisto di infinite generazioni di uominicondotto a militare in terre alienenon vi surgessi mai alcunadissensionené infra loro né contro al principecosínella cattiva come nella sua buona fortuna. Il che non poténascere da altro che da quella sua inumana crudeltàla qualeinsieme con infinite sua virtùlo fece sempre nel cospettode' suoi soldati venerando e terribile; e sanza quellaa fare quelloeffetto le altre sua virtù non li bastavano. E li scrittoripoco consideratidall'una parte ammirano questa sua azionedall'altra dannono la principale cagione di essa. E che sia vero chel'altre sua virtù non sarebbano bastatesi puòconsiderare in Scipionerarissimo non solamente ne' tempi suama intutta la memoria delle cose che si sannodal quale li eserciti suain Ispagna si rebellorono. Il che non nacque da altro che dallatroppa sua pietàla quale aveva data a' sua soldati piùlicenzia che alla disciplina militare non si conveniva. La qual cosali fu da Fabio Massimo in Senato rimproveratae chiamato da luicorruttore della romana milizia. E' Locrensisendo stati da unolegato di Scipione destruttinon furono da lui vendicatinéla insolenzia di quello legato correttanascendo tutto da quella suanatura facile; talmente chevolendolo alcuno in Senato escusaredisse come elli erano di molti uomini che sapevano meglio non errareche correggere li errori. La qual natura arebbe col tempo violato lafama e la gloria di Scipionese elli avessi con essa perseveratonello imperio; mavivendo sotto el governo del Senatoquesta suaqualità dannosa non solum si nascosema li fu a gloria.

Concludoadunquetornando allo essere temuto et amatocheamando li uominia posta loroe temendo a posta del principedebbe uno principesavio fondarsi in su quello che è suonon in su quello che èd'altri: debbe solamente ingegnarsi di fuggire lo odiocome èdetto.



Cap.18

Quomodofides a principibus sit servanda.

Quantosia laudabile in uno principe mantenere la fede e vivere conintegrità e non con astuziaciascuno lo intende: non di mancosi vedeper esperienzia ne' nostri tempiquelli principi averefatto gran cose che della fede hanno tenuto poco contoe che hannosaputo con l'astuzia aggirare e' cervelli delli uomini; et alla finehanno superato quelli che si sono fondati in sulla lealtà.

Doveteadunque sapere come sono dua generazione di combattere: l'uno con leleggil'altro con la forza: quel primo è proprio dello uomoquel secondo delle bestie: maperché el primo molte volte nonbastaconviene ricorrere al secondo. Per tanto a uno principe ènecessario sapere bene usare la bestia e lo uomo. Questa parte èsuta insegnata a' principi copertamente dalli antichi scrittori; liquali scrivono come Achillee molti altri di quelli principiantichifurono dati a nutrire a Chirone centauroche sotto la suadisciplina li custodissi. Il che non vuol dire altroavere perprecettore uno mezzo bestia e mezzo uomose non che bisogna a unoprincipe sapere usare l'una e l'altra natura; e l'una sanza l'altranon è durabile.

Sendoadunqueuno principe necessitato sapere bene usare la bestiadebbedi quelle pigliare la golpe e il lione; perché il lione non sidefende da' laccila golpe non si difende da' lupi. Bisognaadunqueessere golpe a conoscere e' laccie lione a sbigottire e'lupi. Coloro che stanno semplicemente in sul lionenon se neintendano. Non può per tanto uno signore prudentenédebbeosservare la fedequando tale osservanzia li torni contro eche sono spente le cagioni che la feciono promettere. Ese li uominifussino tutti buoniquesto precetto non sarebbe buono; ma perchésono tristie non la osservarebbano a tetu etiam non l'hai adosservare a loro. Né mai a uno principe mancorono cagionilegittime di colorare la inosservanzia. Di questo se ne potrebbe dareinfiniti esempli moderni e monstrare quante pacequante promessesono state fatte irrite e vane per la infedelità de' principi:e quello che ha saputo meglio usare la golpeè megliocapitato. Ma è necessario questa natura saperla bene colorireet essere gran simulatore e dissimulatore: e sono tanto semplici liuominie tanto obediscano alle necessità presentiche coluiche inganna troverrà sempre chi si lascerà ingannare.

Ionon vogliodelli esempli freschitacerne uno. Alessandro VI nonfece mai altronon pensò mai ad altroche ad ingannareuomini: e sempre trovò subietto da poterlo fare. E non fu maiuomo che avessi maggiore efficacia in asseveraree con maggiorigiuramenti affermassi una cosache l'osservassi meno; non di menosempre li succederono li inganni ad votumperché conoscevabene questa parte del mondo.

Auno principeadunquenon è necessario avere in fatto tuttele soprascritte qualitàma è bene necessario parere diaverle. Anzi ardirò di dire questocheavendole etosservandole sempresono dannosee parendo di averlesono utile:come parere pietosofedeleumanointerorelligiosoet essere; mastare in modo edificato con l'animochebisognando non esseretupossa e sappi mutare el contrario. Et hassi ad intendere questocheuno principee massime uno principe nuovonon può osservaretutte quelle cose per le quali li uomini sono tenuti buonisendospesso necessitatoper mantenere lo statooperare contro alla fedecontro alla caritàcontro alla umanitàcontro allareligione. E però bisogna che elli abbi uno animo disposto avolgersi secondo ch'e' venti e le variazioni della fortuna licomandonoecome di sopra dissinon partirsi dal benepotendomasapere intrare nel malenecessitato.

Debbeadunqueavere uno principe gran cura che non li esca mai di boccauna cosa che non sia piena delle soprascritte cinque qualitàe paiaa vederlo et udirlotutto pietàtutto fedetuttointegritàtutto relligione. E non è cosa piùnecessaria a parere di avere che questa ultima qualità. E liuomini in universali iudicano più alli occhi che alle mani;perché tocca a vedere a ognunoa sentire a pochi. Ognuno vedequello che tu paripochi sentono quello che tu se'; e quelli pochinon ardiscano opporsi alla opinione di molti che abbino la maestàdello stato che li difenda: e nelle azioni di tutti li uominiemassime de' principidove non è iudizio da reclamaresiguarda al fine. Facci dunque uno principe di vincere e mantenere lostato: e' mezzi saranno sempre iudicati onorevolie da ciascunolaudati; perché el vulgo ne va preso con quello che pare e conlo evento della cosa; e nel mondo non è se non vulgo; e lipochi ci hanno luogo quando li assai hanno dove appoggiarsi. Alcunoprincipe de' presenti tempiquale non è bene nominarenonpredica mai altro che pace e fedee dell'una e dell'altra èinimicissimo; e l'una e l'altraquando e' l'avessi osservataliarebbe più volte tolto o la reputazione o lo stato.



Cap.19

Decontemptu et odio fugiendo

Maperchécirca le qualità di che di sopra si fa menzioneio ho parlato delle più importantil'altre voglio discorrerebrevemente sotto queste generalitàche il principe pensicome di sopra in parte è dettodi fuggire quelle cose che lofaccino odioso e contennendo; e qualunque volta fuggiràquestoarà adempiuto le parti suae non troverrànelle altre infamie periculo alcuno. Odioso lo fasopr'a tuttocomeio dissilo essere rapace et usurpatore della roba e delle donne de'sudditi: di che si debbe astenere; e qualunque volta alleuniversalità delli uomini non si toglie né roba néonorevivono contentie solo si ha a combattere con la ambizione dipochila quale in molti modie con facilità si raffrena.Contennendo lo fa esser tenuto varioleggierieffeminatopusillanimeirresoluto: da che uno principe si debbe guardare comeda uno scoglioet ingegnarsi che nelle azioni sua si riconoscagrandezzaanimositàgravitàfortezzaecircamaneggi privati de' sudditivolere che la sua sentenzia siairrevocabile; e si mantenga in tale opinioneche alcuno non pensi néa ingannarlo né ad aggirarlo.

Quelprincipe che dà di sé questa opinioneèreputato assai; e contro a chi è reputatocon difficultàsi congiuracon difficultà è assaltatopurchés'intenda che sia eccellente e reverito da' sua. Perché unoprincipe debbe avere dua paure: una dentroper conto de' sudditi;l'altra di fuoraper conto de' potentati esterni. Da questa sidifende con le buone arme e con li buoni amici; e semprese aràbuone armearà buoni amici; e sempre staranno ferme le cosedi dentroquando stieno ferme quelle di fuorase già le nonfussino perturbate da una congiura; e quando pure quelle di fuoramovessinos'elli è ordinato e vissuto come ho dettoquandonon si abbandonisempre sosterrà ogni impetocome io dissiche fece Nabide spartano. Macirca sudditiquando le cose di fuoranon muovinosi ha a temere che non coniurino secretamente: di che elprincipe si assicura assaifuggendo lo essere odiato o disprezzatoe tenendosi el populo satisfatto di lui; il che è necessarioconseguirecome di sopra a lungo si disse. Et uno de' piùpotenti rimedii che abbi uno principe contro alle coniureènon essere odiato dallo universale: perché sempre chi congiuracrede con la morte del principe satisfare al populo; maquando credaoffenderlonon piglia animo a prendere simile partitoperchéle difficultà che sono dalla parte de' congiuranti sonoinfinite. E per esperienzia si vede molte essere state le coniureepoche avere avuto buon fine. Perché chi coniura non puòessere solone può prendere compagnia se non di quelli checreda esser malcontenti; e subito che a uno mal contento tu haiscoperto l'animo tuoli dài materia a contentarsiperchémanifestamente lui ne può sperare ogni commodità:talmente cheveggendo el guadagno fermo da questa parteedall'altra veggendolo dubio e pieno di periculoconviene bene o chesia raro amicoo che sia al tutto ostinato inimico del principeadosservarti la fede. Eper ridurre la cosa in brevi terminidico chedalla parte del coniurantenon è se non pauragelosiasospetto di pena che lo sbigottisce; madalla parte del principeèla maestà del principatole leggile difese delli amici edello stato che lo difendano: talmente cheaggiunto a tutte questecose la benivolenzia populareè impossibile che alcuno sia sítemerario che congiuri. Perchéper lo ordinariodove unoconiurante ha a temere innanzi alla esecuzione del malein questocaso debbe temere ancora poiavendo per inimico el populoseguítolo eccessoné potendo per questo sperare refugio alcuno.

Diquesta materia se ne potria dare infiniti esempli; ma voglio soloesser contento di unoseguito alla memoria de' padri nostri. MesserAnnibale Bentivogliavolo del presente messer Annibaleche eraprincipe in Bolognasendo da' Canneschiche li coniurorono controsuto ammazzatoné rimanendo di lui altri che messer Giovanniche era in fascesubito dopo tale omicidiosi levò el populoet ammazzò tutti e' Canneschi. Il che nacque dallabenivolenzia populare che la casa de' Bentivogli aveva in quellitempi: la quale fu tantachenon restando di quella alcuno inBologna che potessimorto Annibalereggere lo statoet avendoindizio come in Firenze era uno nato de' Bentivogli che si tenevafino allora figliuolo di uno fabbrovennono e' Bolognesi per quelloin Firenzee li dettono el governo di quella città: la qualefu governata da lui fino a tanto che messer Giovanni pervenissi inetà conveniente al governo.

Concludoper tantoche uno principe debbe tenere delle congiure poco contoquando el popolo li sia benivolo; maquando li sia inimico et abbiloin odiodebbe temere d'ogni cosa e d'ognuno. E li stati beneordinati e li principi savi hanno con ogni diligenzia pensato di nondesperare e' grandi e di satisfare al populo e tenerlo contento;perché questa è una delle più importanti materieche abbia uno principe.

Intraregni bene ordinati e governatia' tempi nostriè quello diFrancia: et in esso si truovano infinite constituzione buonedondedepende la libertà e sicurtà del re; delle quali laprima è il parlamento e la sua autorità. Perchéquello che ordinò quel regnoconoscendo l'ambizione de'potenti e la insolenzia loroe iudicando esser loro necessario unofreno in bocca che li correggessi eda altra parteconoscendol'odio dello universale contro a' grandi fondato in sulla pauraevolendo assicurarlinon volse che questa fussi particulare cura delreper tòrli quel carico che potessi avere co' grandifavorendo li popularie co' populari favorendo e' grandi; e peròconstituí uno iudice terzoche fussi quello chesanza caricodel re battessi e' grandi e favorissi e' minori. Né potéessere questo ordine migliore né più prudentenéche sia maggiore cagione della securtà del re e del regno. Diche si può trarre un altro notabile: che li principi debbonole cose di carico fare sumministrare ad altriquelle di grazia aloro medesimi. Di nuovo concludo che uno principe debbe stimare e'grandima non si fare odiare dal populo.

Parrebbeforse a molticonsiderato la vita e morte di alcuno imperatoreromanoche fussino esempli contrarii a questa mia opinionetrovandoalcuno essere vissuto sempre egregiamente e monstro grande virtùd'animonon di meno avere perso lo imperioovvero essere statomorto da' suache li hanno coniurato contro. Volendo per tantorispondere a queste obiezionidiscorrerò le qualità dialcuni imperatorimonstrando le cagioni della loro ruinanondisforme da quello che da me si è addutto; e parte metteròin considerazione quelle cose che sono notabili a chi legge le azionidi quelli tempi. E voglio mi basti pigliare tutti quelli imperatoriche succederono allo imperio da Marco filosofo a Massimino: li qualifurono MarcoCommodo suo figliuoloPertinaceIulianoSeveroAntonino Caracalla suo figliuoloMacrinoEliogabaloAlessandro eMassimino. Et è prima da notare che dove nelli altriprincipati si ha solo a contendere con la ambizione de' grandi etinsolenzia de' populil'imperatori romani avevano una terzadifficultàdi avere a sopportare la crudeltà etavarizia de' soldati. La qual cosa era sí difficile che la fucagione della ruina di molti; sendo difficile satisfare a' soldati eta' populi; perché e' populi amavono la quietee per questoamavono e' principi modestie li soldati amavono el principe d'animomilitaree che fussi insolentecrudele e rapace. Le quali cosevolevano che lui esercitassi ne' populiper potere avere duplicatostipendio e sfogare la loro avarizia e crudeltà. Le quali cosefeciono che quelli imperatori cheper natura o per artenon aveanouna grande reputazionetale che con quella tenessino l'uno e l'altroin frenosempre ruinavono; e li più di loromassime quelliche come uomini nuovi venivano al principatoconosciuta ladifficultà di questi dua diversi umorisi volgevano asatisfare a' soldatistimando poco lo iniuriare el populo. Il qualepartito era necessario: perchénon potendo e' principimancare di non essere odiati da qualcunosi debbano prima forzare dinon essere odiati dalla università; equando non possonoconseguire questosi debbono ingegnare con ogni industria fuggirel'odio di quelle università che sono più potenti. Eperò quelli imperatori che per novità avevano bisognodi favori estraordinariisi aderivano a' soldati più tostoche a' populi: il che tornava loronon di menoutile o nosecondoche quel principe si sapeva mantenere reputato con loro. Da questecagioni sopradette nacque che MarcoPertinace et Alessandrosendotutti di modesta vitaamatori della iustizianimici della crudeltàumani e benigniebbono tuttida Marco in fuoratristo fine. Marcosolo visse e morí onoratissimoperché lui succedéallo imperio iure hereditarioe non aveva a riconoscere quello néda' soldati né da' populi; di poisendo accompagnato da moltevirtù che lo facevano venerandotenne semprementre chevisse. l'uno ordine e l'altro intra termini suae non fu mai néodiato né disprezzato. Ma Pertinace fu creato imperatorecontro alla voglia de' soldatili qualisendo usi a viverelicenziosamente sotto Commodonon poterono sopportare quella vitaonesta alla quale Pertinace li voleva ridurre; ondeavendosi creatoodioet a questo odio aggiunto el disprezzo sendo vecchio ruinòne' primi principii della sua amministrazione.

Equi si debbe notare che l'odio s'acquista cosí mediante lebuone operecome le triste: e peròcome io dissi di soprauno principevolendo mantenere lo statoè spesso forzato anon essere buono; perchéquando quella universitàopopulo o soldati o grandi che sienodella quale tu iudichi avere permantenerti bisognoè corrottati conviene seguire l'umoresuo per satisfarloet allora le buone opere ti sono nimiche. Mavegniamo ad Alessandro: il quale fu di tanta bontàche intrale altre laude che li sono attribuiteè questache inquattordici anni che tenne l'imperionon fu mai morto da lui alcunoiniudicato; non di mancosendo tenuto effeminato et uomo che silasciassi governare alla madree per questo venuto in disprezzoconspirò in lui l'esercitoet ammazzollo.

Discorrendooraper oppositole qualità di Commododi SeveroAntoninoCaracalla e Massiminoli troverrete crudelissimi e rapacissimi; liqualiper satisfare a' soldatinon perdonorono ad alcuna qualitàdi iniuria che ne' populi si potessi commettere; e tuttieccettoSeveroebbono triste fine. Perché in Severo fu tanta virtùchemantenendosi soldati amiciancora che populi fussino da luigravatipossé sempre regnare felicemente; perchéquelle sua virtù lo facevano nel conspetto de' soldati e de'populi sí mirabileche questi rimanevano quodammodo attonitie stupidie quelli altri reverenti e satisfatti. E perché leazioni di costui furono grandi in un principe nuovoio vogliomonstrare brevemente quanto bene seppe usare la persona della golpe edel lione: le quali nature io dico di sopra essere necessario imitarea uno principe. Conosciuto Severo la ignavia di Iuliano imperatorepersuase al suo esercitodel quale era in Stiavonia capitanocheelli era bene andare a Roma a vendicare la morte di Pertinaceilquale da' soldati pretoriani era suto morto; e sotto questo coloresanza monstrare di aspirare allo imperiomosse lo esercito contro aRoma; e fu prima in Italia che si sapessi la sua partita. ArrivatoaRomafu dal Senatoper timoreeletto imperatore e morto Iuliano.Restavadopo questo principioa Severo dua difficultàvolendosi insignorire di tutto lo stato: l'una in Asiadove Nigrocapo delli eserciti asiaticis'era fatto chiamare imperatore; el'altra in ponentedove era Albinoquale ancora lui aspirava alloimperio. Eperché iudicava periculoso scoprirsi inimico atutti e duadeliberò di assaltare Nigro et ingannare Albino.Al quale scrisse comesendo dal Senato eletto imperatorevolevapartecipare quella dignità con lui; e mandolli el titulo diCesaree per deliberazione del Senatose lo aggiunse collega: lequali cose da Albino furono accettate per vere. MapoichéSevero ebbe vinto e morto Nigroe pacate le cose orientaliritornatosi a Romasi querelò in Senatocome Albinopococonoscente de' benefizii ricevuti da luiaveva dolosamente cerco diammazzarloe per questo lui era necessitato andare a punire la suaingratitudine. Di poi andò a trovarlo in Franciae li tolselo stato e la vita.

Chiesaminerà adunque tritamente le azioni di costuilo troverràuno ferocissimo lione et una astutissima golpe; e vedrà quellotemuto e reverito da ciascunoe dalli eserciti non odiato; e non simaraviglierà se luiuomo nuovoarà possuto teneretanto imperio: perché la sua grandissima reputazione lo difesesempre da quello odio ch'e' populi per le sue rapine avevano potutoconcipere. Ma Antonino suo figliuolo fu ancora lui uomo che avevaparte eccellentissime e che lo facevano maraviglioso nel conspettode' populi e grato a' soldati; perché era uomo militaresopportantissimo d'ogni faticadisprezzatore d'ogni cibo delicato ed'ogni altra mollizie: la qual cosa lo faceva amare da tutti lieserciti. Non di manco la sua ferocia e crudeltà fu tanta e síinauditaper averedopo infinite occisioni particularimorto granparte del populo di Romae tutto quello di Alessandriache diventòodiosissimo a tutto il mondo; e cominciò ad essere temutoetiam da quelli che elli aveva intorno: in modo che fu ammazzato dauno centurione in mezzo del suo esercito. Dove è da notare chequeste simili mortile quali seguano per deliberazione d'uno animoostinatosono da' principi inevitabiliperché ciascuno chenon si curi di morire lo può offendere; ma debbe bene elprincipe temerne menoperché le sono rarissime. Debbe sologuardarsi di non fare grave iniuria ad alcuno di coloro de' quali siservee che elli ha d'intorno al servizio del suo principato: comeaveva fatto Antoninoil quale aveva morto contumeliosamente unofratello di quel centurionee lui ogni giorno minacciava; tamen loteneva a guardia del corpo suo: il che era partito temerario e daruinarvicome li intervenne.

Mavegniamo a Commodoal quale era facilità grande tenerel'imperioper averlo iure hereditariosendo figliuolo di Marco; esolo li bastava seguire le vestigie del padreet a' soldati et a'populi arebbe satisfatto; masendo d'animo crudele e bestialeperpotere usare la sua rapacità ne' populisi volse adintrattenere li eserciti e farli licenziosi; dall'altra partenontenendo la sua dignitàdiscendendo spesso ne' teatri acombattere co' gladiatorie facendo altre cose vilissime e pocodegne della maestà imperialediventò contennendo nelconspetto de' soldati. Et essendo odiato dall'una parte e disprezzatodall'altrafu conspirato in luie morto.

Restacia narrare le qualità di Massimino. Costui fu uomobellicosissimo; et essendo li eserciti infastiditi della mollizie diAlessandrodel quale ho di sopra discorsomorto luilo elessonoallo imperio. Il quale non molto tempo possedé; perchédua cose lo feciono odioso e contennendo: l'unaessere vilissimo peravere già guardato le pecore in Tracia (la qual cosa era pertutto notissima e li faceva una grande dedignazione nel conspetto diqualunque); l'altraperchéavendo nello ingresso del suoprincipatodifferito lo andare a Roma et intrare nella possessionedella sedia imperialeaveva dato di sé opinione dicrudelissimoavendo per li sua prefettiin Roma e in qualunqueluogo dello Imperioesercitato molte crudeltà. Tal checommosso tutto el mondo dallo sdegno per la viltà del suosanguee dallo odio per la paura della sua ferociasi rebellòprima Affricadi poi el Senato con tutto el populo di Romae tuttaItalia li conspirò contro. A che si aggiunse el suo proprioesercito; qualecampeggiando Aquileia e trovando difficultànella espugnazioneinfastidito della crudeltà suae pervederli tanti inimici temendolo menolo ammazzò.

Ionon voglio ragionare né di Eliogabalo né di Macrino nédi Iulianoli qualiper essere al tutto contennendisi spensonosubito; ma verrò alla conclusione di questo discorso. E dicoche li principi de' nostri tempi hanno meno questa difficultàdi satisfare estraordinariamente a' soldati ne' governi loro; perchénon ostante che si abbi ad avere a quelli qualche considerazionetamen si resolve prestoper non avere alcuno di questi principieserciti insiemeche sieno inveterati con li governi eamministrazione delle provinciecome erano li eserciti dello imperioromano. E peròse allora era necessario satisfare piùa' soldati che a' populiera perché soldati potevano piùche e' populi; ora è più necessario a tutti e'principieccetto che al Turco et al Soldanosatisfare a' populi chea' soldatiperché e' populi possono più di quelli. Diche io ne eccettuo el Turcotenendo sempre quello intorno a sédodici mila fanti e quindici mila cavallida' quali depende lasecurtà e la fortezza del suo regno; et è necessariocheposposto ogni altro respettoquel signore se li mantenga amici.Similmente el regno del Soldano sendo tutto in mano de' soldaticonviene che ancora luisanza respetto de' populise li mantengaamici. Et avete a notare che questo stato del Soldano èdisforme da tutti li altri principati; perché elli èsimile al pontificato cristianoil quale non si può chiamarené principato ereditario né principato nuovo; perchénon e' figliuoli del principe vecchio sono eredi e rimangono signorima colui che è eletto a quel grado da coloro che ne hannoautorità. Et essendo questo ordine antiquatonon si puòchiamare principato nuovoperché in quello non sono alcune diquelle difficultà che sono ne' nuovi; perchése beneel principe è nuovoli ordini di quello stato sono vecchi etordinati a riceverlo come se fussi loro signore ereditario.

Matorniamo alla materia nostra. Dico che qualunque considerrà elsoprascritto discorsovedrà o l'odio o il disprezzo essersuto cagione della ruina di quelli imperatori prenominatieconoscerà ancora donde nacque cheparte di loro procedendo inuno modo e parte al contrarioin qualunque di quelliuno di loroebbe felice e li altri infelice fine. Perché a Pertinace etAlessandroper essere principi nuovifu inutile e dannoso volereimitare Marcoche era nel principato iure hereditario; e similmentea CaracallaCommodo e Massimino essere stata cosa perniziosa imitareSeveroper non avere avuta tanta virtù che bastassi aseguitare le vestigie sua. Per tanto uno principe nuovo in unoprincipato nuovo non può imitare le azioni di Marconéancora è necessario seguitare quelle di Severo; ma debbepigliare da Severo quelle parti che per fondare el suo stato sononecessariee da Marco quelle che sono convenienti e gloriose aconservare uno stato che sia già stabilito e fermo.

 

Cap.20

Anarces et multa alia quae cotidie a principibus fiunt utilia aninutilia sint.

Alcuniprincipiper tenere securamente lo statohanno disarmato e' lorosudditi; alcuni altri hanno tenuto divise le terre subiette; alcunihanno nutrito inimicizie contro a sé medesimi; alcuni altri sisono volti a guadagnarsi quelli che li erano suspetti nel principiodel suo stato; alcuni hanno edificato fortezze; alcuni le hannoruinate e destrutte. E benché di tutte queste cose non vipossa dare determinata sentenziase non si viene a' particulari diquelli stati dove si avessi a pigliare alcuna simile deliberazionenon di manco io parlerò in quel modo largo che la materia persé medesima sopporta.

Nonfu maiadunqueche uno principe nuovo disarmassi e' sua sudditi;anziquando li ha trovati disarmatili ha sempre armati; perchéarmandosiquelle arme diventono tuadiventono fedeli quelli che tisono sospettie quelli che erano fedeli si mantengono e di sudditisi fanno tua partigiani. E perché tutti sudditi non si possonoarmarequando si benefichino quelli che tu armicon li altri si puòfare più a sicurtà: e quella diversità delprocedere che conoscono in loroli fa tua obbligati; quelli altri tiscusanoiudicando essere necessarioquelli avere più meritoche hanno più periculo e più obligo. Maquando tu lidisarmitu cominci ad offenderlimonstri che tu abbi in lorodiffidenzia o per viltà o per poca fede: e l'una e l'altra diqueste opinioni concepe odio contro di te. E perché tu nonpuoi stare disarmatoconviene ti volti alla milizia mercennarialaquale è di quella qualità che di sopra è detto;equando la fussi buonanon può essere tantache ti difendada' nimici potenti e da' sudditi sospetti. Peròcome io hodettouno principe nuovo in uno principato nuovo sempre vi haordinato l'arme. Di questi esempli sono piene le istorie. Maquandouno principe acquista uno stato nuovoche come membro si aggiunga alsuo vecchioallora è necessario disarmare quello statoeccetto quelli che nello acquistarlo sono suti tua partigiani; equelli ancoracol tempo e con le occasioniè necessariorenderli molli et effeminatiet ordinarsi in modo che tutte l'armedel tuo stato sieno in quelli soldati tua propriiche nello statotuo antiquo vivono appresso di te.

Solevanoli antiqui nostrie quelli che erano stimati savidire come eranecessario tenere Pistoia con le parti e Pisa con le fortezze; e perquesto nutrivano in qualche terra loro suddita le differenzieperpossederle più facilmente. Questoin quelli tempi che Italiaera in uno certo modo bilanciatadoveva essere ben fatto; ma noncredo che si possa dare oggi per precetto: perché io non credoche le divisioni facessino mai bene alcuno; anzi è necessarioquando il nimico si accosta che le città divise si perdinosubito; perché sempre la parte più debole si aderiràalle forze esternee l'altra non potrà reggere.

E'Vinizianimossicome io credodalle ragioni soprascrittenutrivano le sètte guelfe e ghibelline nelle città lorosuddite; e benché non li lasciassino mai venire al sanguetamen nutrivano fra loro questi dispareriacciò cheoccupatiquelli cittadini in quelle loro differenzienon si unissino controdi loro. Il checome si videnon tornò loro poi a proposito;perché sendo rotti a Vailàsubito una parte di quelleprese ardiree tolsono loro tutto lo stato. Arguiscanoper tantosimili modi debolezza del principeperché in uno principatogagliardo mai si permetteranno simili divisioni; perché lefanno solo profitto a tempo di pacepotendosi mediante quelle piùfacilmente maneggiare e' sudditi; mavenendo la guerramonstrasimile ordine la fallacia sua.

Sanzadubbio e' principi diventano grandiquando superano le difficultàe le opposizioni che sono fatte loro; e però la fortunamassime quando vuol fare grande uno principe nuovoil quale hamaggiore necessità di acquistare reputazione che unoereditariogli fa nascere de' nemicie li fa fare delle impresecontroacciò che quello abbi cagione di superarlee su perquella scala che li hanno pòrta e' nimici suasalire piùalto. Però molti iudicano che uno principe savio debbequandone abbi la occasionenutrirsi con astuzia qualche inimiciziaacciòcheoppresso quellane seguiti maggiore sua grandezza.

Hannoe' principiet praesertim quelli che sono nuovitrovato piùfede e più utilità in quelli uomini che nel principiodel loro stato sono suti tenuti sospettiche in quelli che nelprincipio erano confidenti. Pandolfo Petrucciprincipe di Sienareggeva lo stato suo più con quelli che li furono sospetti checon li altri. Ma di questa cosa non si può parlare largamenteperché la varia secondo el subietto. Solo dirò questoche quelli uomini che nel principio di uno principato erono statiinimiciche sono di qualità che a mantenersi abbino bisognodi appoggiarsisempre el principe con facilità grandissima seli potrà guadagnare; e loro maggiormente sono forzati aservirlo con fedequanto conoscano esser loro più necessariocancellare con le opere quella opinione sinistra che si aveva diloro. E cosí el principe ne trae sempre più utilitàche di coloro cheservendolo con troppa sicurtàstraccuronole cose sua.

Epoiché la materia lo ricercanon voglio lasciare indrietoricordare a' principiche hanno preso uno stato di nuovo mediante e'favori intrinseci di quelloche considerino bene qual cagione abbimosso quelli che lo hanno favoritoa favorirlo; ese ella non èaffezione naturale verso di loroma fussi solo perché quellinon si contentavano di quello statocon fatica e difficultàgrande se li potrà mantenere amiciperché e' fiaimpossibile che lui possa contentarli. E discorrendo benecon quelliesempli che dalle cose antiche e moderne si traggonola cagione diquestovedrà esserli molto più facile guadagnarsiamici quelli uomini che dello stato innanzi si contentavonoe peròerano sua inimiciche quelli cheper non se ne contentare lidiventorono amici e favorironlo a occuparlo.

Èsuta consuetudine de' principiper potere tenere piùsecuramente lo stato loroedificare fortezzeche sieno la briglia eil freno di quelli che disegnassino fare loro controet avere unorefugio securo da uno subito impeto. Io laudo questo modoperchéelli è usitato ab antiquo: non di manco messer NiccolòVitelline' tempi nostrisi è visto disfare dua fortezze inCittà di Castelloper tenere quello stato. Guido Ubaldoducadi Urbinoritornato nella sua dominazionedonde da Cesare Borgiaera suto cacciatoruinò funditus tutte le fortezze di quellaprovinciae iudicò sanza quelle più difficilmenteriperdere quello stato. Bentivogliritornati in Bolognausoronosimili termini. Sonodunquele fortezze utili o nosecondo e'tempi: e se le ti fanno bene in una parteti offendano in un'altra.E puossi discorrere questa parte cosí: quel principe che hapiù paura de' populi che de' forestieridebbe fare lefortezze; ma quello che ha più paura de' forestieri che de'populidebbe lasciarle indrieto. Alla casa Sforzesca ha fatto e faràpiù guerra el castello di Milanoche vi edificòFrancesco Sforzache alcuno altro disordine di quello stato. Peròla migliore fortezza che siaè non essere odiato dal populo;perchéancora che tu abbi le fortezzeet il populo ti abbiin odiole non ti salvono; perché non mancano mai a' populipreso che li hanno l'armie forestieri che li soccorrino. Ne' tempinostri non si vede che quelle abbino profittato ad alcuno principese non alla contessa di Furlíquando fu morto el conteGirolamo suo consorte; perché mediante quella posséfuggire l'impeto populareet aspettare el soccorso da Milanoerecuperare lo stato. E li tempi stavano allora in modoche ilforestiere non posseva soccorrere el populo; ma di poivalsonoancora a poco lei le fortezzequando Cesare Borgia l'assaltòe che il populo suo inimico si coniunse co' forestieri. Per tantoallora e prima sarebbe suto più sicuro a lei non essere odiatadal populoche avere le fortezze. Consideratoadunquetutte questecoseio lauderò chi farà le fortezze e chi non lefaràe biasimerò qualunquefidandosi delle fortezzestimerà poco essere odiato da' populi.



Cap.21

Quodprincipem deceat ut egregius habeatur

Nessunacosa fa tanto stimare uno principequanto fanno le grandi imprese edare di sé rari esempli. Noi abbiamo ne' nostri tempi Ferrandodi Aragoniapresente re di Spagna. Costui si può chiamarequasi principe nuovoperchéd'uno re deboleèdiventato per fama e per gloria el primo re de' Cristiani; eseconsiderrete le azioni suale troverrete tutte grandissime equalcuna estraordinaria. Lui nel principio del suo regno assaltòla Granata; e quella impresa fu il fondamento dello stato suo. Primae' la fece oziosoe sanza sospetto di essere impedito: tenneoccupati in quella li animi di quelli baroni di Castigliali qualipensando a quella guerranon pensavano a innovare; e lui acquistavain quel mezzo reputazione et imperio sopra di loroche non se neaccorgevano. Possé nutrire con danari della Chiesia e de'populi esercitie fare uno fondamentocon quella guerra lungaallamilizia suala quale lo ha di poi onorato. Oltre a questoperpossere intraprendere maggiori impreseservendosi sempre dellarelligionesi volse ad una pietosa crudeltàcacciando espogliandoel suo regnode' Marrani; né può esserequesto esemplo più miserabile né più raro.Assaltòsotto questo medesimo mantellol'Affrica; fecel'impresa di Italia; ha ultimamente assaltato la Francia: e cosísempre ha fatte et ordite cose grandile quali sempre hanno tenutosospesi et ammirati li animi de' sudditi e occupati nello evento diesse. E sono nate queste sua azioni in modo l'una dall'altrache nonha dato maiinfra l'una e l'altraspazio alli uomini di poterequietamente operarli contro.

Giovaancora assai a uno principe dare di sé esempli rari circagoverni di dentrosimili a quelli che si narrano di messer Bernabòda Milanoquando si ha l'occasione di qualcuno che operi qualchecosa estraordinariao in bene o in malenella vita civileepigliare uno modocirca premiarlo o punirlodi che s'abbia aparlare assai. E sopra tutto uno principe si debbe ingegnare dare disé in ogni sua azione fama di uomo grande e di uomoeccellente.

Èancora stimato uno principequando elli è vero amico e veroinimicocioè quando sanza alcuno respetto si scuopre infavore di alcuno contro ad un altro. Il quale partito fia sempre piùutile che stare neutrale: perchése dua potenti tua vicinivengono alle manio sono di qualità chevincendo uno diquellitu abbia a temere del vincitoreo no. In qualunque di questidua casiti sarà sempre più utile lo scoprirti e farebuona guerra; perché nel primo casose non ti scuoprisaraisempre preda di chi vincecon piacere e satisfazione di colui che èstato vintoe non hai ragione né cosa alcuna che ti defendané che ti riceva. Perchéchi vincenon vuole amicisospetti e che non lo aiutino nelle avversità; chi perdenonti riceveper non avere tu voluto con le arme in mano correre lafortuna sua.

Erapassato in Grecia Antiocomessovi dalli Etoli per cacciarne Romani.Mandò Antioco ambasciatori alli Acheiche erano amici de'Romania confortarli a stare di mezzo; e da altra parte Romani lipersuadevano a pigliare le arme per loro. Venne questa materia adeliberarsi nel concilio delli Acheidove el legato di Antioco lipersuadeva a stare neutrali: a che el legato romano respose: "Quodautem isti dicunt non interponendi vos bellonihil magis alienumrebus vestris est; sine gratiasine dignitatepraemium victoriseritis".

Esempre interverrà che colui che non è amico tiricercherà della neutralitàe quello che ti èamico ti richiederà che ti scuopra con le arme. E li principimal resoluti per fuggire e' presenti periculiseguono el piùdelle volte quella via neutralee il più delle volterovinano. Maquando el principe si scuopre gagliardamente in favored'una partese colui con chi tu ti aderisci vinceancora che siapotente e che tu rimanga a sua discrezioneelli ha teco obligoe viè contratto l'amore; e li uomini non sono mai sídisonestiche con tanto esemplo di ingratitudine ti opprimessino. Dipoile vittorie non sono mai sí stietteche il vincitore nonabbi ad avere qualche respettoe massime alla giustizia. Masequello con il quale tu ti aderisci perdetu se' ricevuto da lui; ementre che può ti aiutae diventi compagno d'una fortuna chepuò resurgere. Nel secondo casoquando quelli che combattonoinsieme sono di qualità che tu non abbia a temeretanto èmaggiore prudenzia lo aderirsi; perché tu vai alla ruina d'unocon lo aiuto di chi lo doverrebbe salvarese fussi savio; evincendorimane a tua discrezioneet è impossibilecon loaiuto tuoche non vinca.

Equi è da notareche uno principe debbe avvertire di non faremai compagnia con uno più potente di sé per offenderealtrise non quando la necessità lo stringecome di sopra sidice; perchévincendorimani suo prigione: e li principidebbono fuggirequanto possonolo stare a discrezione di altri.Viniziani si accompagnorono con Francia contro al duca di Milanoepotevono fuggire di non fare quella compagnia; di che ne resultòla ruina loro. Maquando non si può fuggirlacome intervennea' Fiorentiniquando el papa e Spagna andorono con li eserciti adassaltare la Lombardiaallora si debba el principe aderire per leragioni sopradette. Né creda mai alcuno stato potere pigliarepartiti securianzi pensi di avere a prenderli tutti dubii; perchési truova questo nell'ordine delle coseche mai non si cerca fuggireuno inconveniente che non si incorra in uno altro; ma la prudenziaconsiste in sapere conoscere le qualità delli inconvenientiepigliare il men tristo per buono.

Debbeancora uno principe monstrarsi amatore delle virtùet onorareli eccellenti in una arte. Appressodebbe animare li sua cittadinidi potere quietamente esercitare li esercizii loroe nella mercanziae nella agriculturaet in ogni altro esercizio delli uominie chequello non tema di ornare le sua possessione per timore che le lisieno toltee quell'altro di aprire uno traffico per paura delletaglie; ma debbe preparare premi a chi vuol fare queste coseet aqualunque pensain qualunque modo ampliare la sua città o ilsuo stato. Debbeoltre a questone' tempi convenienti dell'annotenere occupati e' populi con le feste e spettaculi. Eperchéogni città è divisa in arte o in tribùdebbetenere conto di quelle universitàraunarsi con loro qualchevoltadare di sé esempli di umanità e di munificenziatenendo sempre ferma non di manco la maestà della dignitàsuaperché questo non vuole mai mancare in cosa alcuna.



Cap.22

Dehis quos a secretis principes habent.

Nonè di poca importanzia a uno principe la elezione de' ministri:li quali sono buoni o nosecondo la prudenzia del principe. E laprima coniettura che si fa del cervello d'uno signoreèvedere li uomini che lui ha d'intorno; e quando sono sufficienti efedelisempre si può reputarlo savioperché ha saputoconoscerli sufficienti e mantenerli fideli. Maquando sienoaltrimentisempre si può fare non buono iudizio di lui;perché el primo errore che falo fa in questa elezione.

Nonera alcuno che conoscessi messer Antonio da Venafro per ministro diPandolfo Petrucciprincipe di Siena che non iudicasse Pandolfoessere valentissimo uomoavendo quello per suo ministro. E perchésono di tre generazione cervellil'uno intende da sél'altrodiscerne quello che altri intendeel terzo non intende né séné altriquel primo è eccellentissimoel secondoeccellenteel terzo inutileconveniva per tanto di necessitàchese Pandolfo non era nel primo gradoche fussi nel secondo:perchéogni volta che uno ha iudicio di conoscere el bene oil male che uno fa e diceancora che da sé non abbiainvenzioneconosce l'opere triste e le buone del ministroe quelleesalta e le altre corregge; et il ministro non può sperare diingannarloe mantiensi buono.

Macome uno principe possa conoscere el ministroci è questomodo che non falla mai. Quando tu vedi el ministro pensare piùa sé che a tee che in tutte le azioni vi ricerca dentrol'utile suoquesto tale cosí fatto mai fia buono ministromai te ne potrai fidare: perché quello che ha lo stato d'unoin manonon debbe pensare mai a séma sempre al principeenon li ricordare mai cosa che non appartenga a lui. E dall'altrocantoel principeper mantenerlo buonodebba pensare al ministroonorandolofacendolo riccoobligandoseloparticipandoli li onori ecarichi; acciò che vegga che non può stare sanza luieche li assai onori non li faccino desiderare più onorileassai ricchezze non li faccino desiderare più ricchezzeliassai carichi li faccino temere le mutazioni. Quando dunquee'ministri e li principi circa ministri sono cosí fattipossonoconfidare l'uno dell'altro; e quando altrimentiil fine sempre fiadannoso o per l'uno o per l'altro.

 

Cap.23

Quomodoadulatores sint fugiendi.

Nonvoglio lasciare indrieto uno capo importante et uno errore dal qualee' principi con difficultà si difendanose non sonoprudentissimio se non hanno buona elezione. E questi sono liadulatoridelli quali le corti sono piene; perché li uominisi compiacciono tanto nelle cose loro proprie et in modo vi siingannonoche con difficultà si difendano da questa peste; eta volersene defenderesi porta periculo di non diventarecontennendo. Perché non ci è altro modo a guardarsidalle adulazionise non che li uomini intendino che non ti offendinoa dirti el vero; maquando ciascuno può dirti el verotimanca la reverenzia. Per tanto uno principe prudente debbe tenere unoterzo modoeleggendo nel suo stato uomini savie solo a quellidebbe dare libero arbitrio a parlarli la veritàe di quellecose sole che lui domandae non d'altro; ma debbe domandarli d'ognicosae le opinioni loro udire; di poi deliberare da séa suomodo; e con questi consigli e con ciascuno di loro portarsi in modoche ognuno cognosca che quanto più liberamente si parleràtanto più li fia accetto: fuora di quellinon volere udirealcunoandare drieto alla cosa deliberataet essere ostinato nelledeliberazioni sua. Chi fa altrimentio e' precipita per liadulatorio si muta spesso per la variazione de' pareri: di che nenasce la poca estimazione sua.

Iovoglio a questo proposito addurre uno esemplo moderno. Pre' Lucauomo di Massimiliano presente imperatoreparlando di sua maestàdisse come non si consigliava con personae non faceva mai di alcunacosa a suo modo: il che nasceva dal tenere contrario termine alsopradetto. Perché l'imperatore è uomo secretononcomunica li sua disegni con personanon ne piglia parere: macomenel metterli ad effetto si cominciono a conoscere e scoprirelicominciono ad essere contradetti da coloro che elli ha d'intorno; equellocome facilese ne stoglie. Di qui nasce che quelle cose chefa uno giornodestrugge l'altro; e che non si intenda mai quello sivoglia o disegni faree che non si può sopra le suadeliberazioni fondarsi.

Unoprincipeper tantodebbe consigliarsi semprema quando lui vuolee non quando vuole altri; anzi debbe tòrre animo a ciascuno diconsigliarlo d'alcuna cosase non gnene domanda; ma lui debbe beneesser largo domandatoree di poi circa le cose domandate pazienteauditore del vero; anziintendendo che alcuno per alcuno respettonon gnene dicaturbarsene. E perché molti esistimano chealcuno principeil quale dà di sé opinione diprudentesia cosí tenuto non per sua naturama per li buoniconsigli che lui ha d'intornosanza dubio s'inganna. Perchéquesta è una regola generale che non falla mai: che unoprincipeil quale non sia savio per sé stessonon puòessere consigliato benese già a sorte non si rimettessi inuno solo che al tutto lo governassiche fussi uomo prudentissimo. Inquesto casopotria bene esserema durerebbe pocoperchéquello governatore in breve tempo li torrebbe lo stato; maconsigliandosi con più d'unouno principe che non sia savionon arà mai e' consigli unitinon saprà per séstesso unirli: de' consigliericiascuno penserà allaproprietà sua; lui non li saprà correggerenéconoscere. E non si possono trovare altrimenti; perché liuomini sempre ti riusciranno tristise da una necessità nonsono fatti buoni. Però si conclude che li buoni consiglidaqualunque venghinoconviene naschino dalla prudenzia del principeenon la prudenza del principe da' buoni consigli.



Cap.24

CurItaliae principes regnum amiserunt.

Lecose soprascritteosservate prudentementefanno parereunoprincipe nuovo anticoe lo rendono subito più sicuro e piùfermo nello statoche se vi fussi antiquato dentro. Perchéuno principe nuovo è molto più osservato nelle sueazioni che uno ereditario; equando le sono conosciute virtuosepigliono molto più li uomini e molto più li obliganoche il sangue antico. Perché li uomini sono molto piùpresi dalle cose presenti che dalle passatee quando nelle presentitruovono il benevi si godono e non cercano altro; anzipiglierannoogni difesa per luiquando non manchi nell'altre cose a sémedesimo. E cosí arà duplicata gloriadi avere datoprincipio a uno principato nuovoe ornatolo e corroboratolo di buonelegge di buone armedi buoni amici e di buoni esempli; come quelloha duplicata vergognachenato principelo ha per sua pocaprudenzia perduto.

Ese si considerrà quelli signori che in Italia hanno perduto lostato a' nostri tempicome il re di Napoliduca di Milano et altrisi troverrà in loroprimauno comune defetto quanto allearmeper le cagioni che di sopra si sono discorse; di poisi vedràalcuno di loro o che arà avuto inimici e' populiose aràavuto el popolo amiconon si sarà saputo assicurare de'grandi: perchésanza questi difettinon si perdono li statiche abbino tanto nervo che possino tenere uno esercito alla campagna.Filippo Macedonenon il padre di Alessandroma quello che fu vintoda Tito Quintoaveva non molto statorespetto alla grandezza de'Romani e di Grecia che lo assaltò: non di mancoper esseruomo militare e che sapeva intrattenere el populo et assicurarsi de'grandisostenne più anni la guerra contro a quelli: esealla fine perdé il dominio di qualche cittàli rimasenon di manco el regno.

Pertantoquesti nostri principiche erano stati molti anni nelprincipato loroper averlo di poi perso non accusino la fortunamala ignavia loro: perchénon avendo mai ne' tempi quietipensato che possono mutarsi(il che è comune defetto delliuomininon fare conto nella bonaccia della tempesta)quando poivennono i tempi avversipensorono a fuggirsi e non a defendersi; esperorono ch'e' populiinfastiditi dalla insolenzia de' vincitorili richiamassino. Il quale partitoquando mancano li altrièbuono; ma è bene male avere lasciati li altri remedii perquello: perché non si vorrebbe mai cadereper credere ditrovare chi ti ricolga. Il cheo non avvieneos'elli avviene nonè con tua sicurtàper essere quella difesa suta vile enon dependere da te. E quelle difese solamente sono buonesonocertesono durabiliche dependono da te proprio e dalla virtùtua.



Cap.25

Quantumfortuna in rebus humanis possitet quomodo illi sit occurrendum.

E'non mi è incognito come molti hanno avuto et hanno opinioneche le cose del mondo sieno in modo governate dalla fortuna e da Dioche li uomini con la prudenzia loro non possino correggerleanzi nonvi abbino remedio alcuno; e per questopotrebbono iudicare che nonfussi da insudare molto nelle cosema lasciarsi governare allasorte. Questa opinione è suta più creduta ne' nostritempiper la variazione grande delle cose che si sono viste eveggonsi ogni dífuora d'ogni umana coniettura. A chepensando io qualche voltami sono in qualche parte inclinato nellaopinione loro. Non di mancoperché el nostro libero arbitrionon sia spentoiudico potere essere vero che la fortuna sia arbitradella metà delle azioni nostrema che etiam lei ne lascigovernare l'altra metào pressoa noi. Et assomiglio quellaa uno di questi fiumi rovinosichequando s'adiranoallagano e'pianiruinano li arberi e li edifiziilievono da questa parteterrenopongono da quell'altra: ciascuno fugge loro dinanziognunocede allo impeto lorosanza potervi in alcuna parte obstare. Ebenché sieno cosí fattinon resta però che liuominiquando sono tempi quietinon vi potessino fareprovvedimentie con ripari et arginiin modo checrescendo poioandrebbono per uno canaleo l'impeto loro non sarebbe né silicenzioso né si dannoso. Similmente interviene della fortuna:la quale dimonstra la sua potenzia dove non è ordinata virtùa resisterlee quivi volta li sua impetidove la sa che non sonofatti li argini e li ripari a tenerla. E se voi considerretel'Italiache è la sedia di queste variazioni e quella che hadato loro el motovedrete essere una campagna sanza argini e sanzaalcuno riparo: chés'ella fussi reparata da convenientevirtùcome la Magnala Spagna e la Franciao questa pienanon arebbe fatte le variazioni grandi che hao la non ci sarebbevenuta. E questo voglio basti avere detto quanto allo avere dettoallo opporsi alla fortunain universali.

Marestringendomi più a' particularidico come si vede oggiquesto principe felicitaree domani ruinaresanza averli vedutomutare natura o qualità alcuna: il che credo che nascaprimadalle cagioni che si sono lungamente per lo adrieto discorsecioèche quel principe che s'appoggia tutto in sulla fortunarovinacomequella varia. Credoancorache sia felice quello che riscontra elmodo del procedere suo con le qualità de' tempi; e similmentesia infelice quello che con il procedere suo si discordano e' tempi.Perché si vede li uomininelle cose che li 'nducano al finequale ciascuno ha innanzicioè glorie e ricchezzeprocedervivariamente: l'uno con respettol'altro con impeto; l'uno perviolenzial'altro con arte; l'uno per pazienzial'altro con il suocontrario: e ciascuno con questi diversi modi vi puòpervenire. Vedesi ancora dua respettivil'uno pervenire al suodisegnol'altro no; e similmente dua egualmente felicitare con duadiversi studiisendo l'uno respettivo e l'altro impetuoso: il chenon nasce da altrose non dalla qualità de' tempiche siconformano o no col procedere loro. Di qui nasce quello ho dettocheduadiversamente operandosortiscano el medesimo effetto; e duaegualmente operandol'uno si conduce al suo finee l'altro no. Daquesto ancora depende la variazione del bene: perchése unoche si governa con respetti e pazienziae' tempi e le cose girono inmodo che il governo suo sia buonoe' viene felicitando; mase e'tempi e le cose si mutanorovinaperché non muta modo diprocedere. Né si truova uomo sí prudente che si sappiaccomodare a questo; sí perché non si puòdeviare da quello a che la natura l'inclina; sí etiam perchéavendo sempre uno prosperato camminando per una vianon si puòpersuadere partirsi da quella. E però lo uomo respettivoquando elli è tempo di venire allo impetonon lo sa fare;donde rovina: chése si mutassi di natura con li tempi e conle cosenon si muterebbe fortuna.

PapaIulio II procedé in ogni sua cosa impetuosamente; e trovòtanto e' tempi e le cose conforme a quello suo modo di procederechesempre sortí felice fine. Considerate la prima impresa che fe'di Bolognavivendo ancora messer Giovanni Bentivogli. Viniziani nonse ne contentavono; el re di Spagnaquel medesimo; con Francia avevaragionamenti di tale impresa; e non di mancocon la sua ferocia etimpetosi mosse personalmente a quella espedizione. La quale mossafece stare sospesi e fermi Spagna e Vinizianiquelli per pauraequell'altro per il desiderio aveva di recuperare tutto el regno diNapoli; e dall'altro canto si tirò drieto el re di Franciaperchévedutolo quel re mossoe desiderando farselo amicoper abbassare Vinizianiiudicò non poterli negare le suagente sanza iniuriarlo manifestamente. CondusseadunqueIulioconla sua mossa impetuosaquello che mai altro ponteficecon tutta laumana prudenzaarebbe condotto; perchése elli aspettava dipartirsi da Roma con le conclusione ferme e tutte le cose ordinatecome qualunque altro pontefice arebbe fattomai li riusciva; perchéel re di Francia arebbe avuto mille scusee li altri messo millepaure. Io voglio lasciare stare l'altre sue azioniche tutte sonostate similie tutte li sono successe bene; e la brevitàdella vita non li ha lasciato sentire el contrario; perchésefussino venuti tempi che fussi bisognato procedere con respettineseguiva la sua ruina; né mai arebbe deviato da quelli modia'quali la natura lo inclinava.

Concludoadunquechevariando la fortunae stando li uomini ne' loro modiostinatisono felici mentre concordano insiemeecome discordanoinfelici. Io iudico bene questoche sia meglio essere impetuoso cherespettivo; perché la fortuna è donnaet ènecessariovolendola tenere sottobatterla et urtarla. E si vedeche la si lascia più vincere da questiche da quelli chefreddamente procedano. E però semprecome donnaèamica de' giovaniperché sono meno respettivipiùferoci e con più audacia la comandano.



Cap.26

Exhortatioad capessendam Italiam in libertatemque a barbaris vindicandam.

Consideratoadunquetutte le cose di sopra discorsee pensando meco medesimosein Italia al presentecorrevano tempi da onorare uno nuovoprincipee se ci era materia che dessi occasione a uno prudente evirtuoso di introdurvi forma che facessi onore a lui e bene allauniversità delli uomini di quellami pare corrino tante cosein benefizio d'uno principe nuovoche io non so qual mai tempo fussipiù atto a questo. E secome io dissiera necessariovolendo vedere la virtù di Moisèche il populod'Isdrael fussi stiavo in Egittoet a conoscere la grandezza delloanimo di Ciroch'e' Persi fussino oppressati da' Medi e laeccellenzia di Teseoche li Ateniensi fussino dispersi; cosíal presentevolendo conoscere la virtù d'uno spiritoitalianoera necessario che la Italia si riducessi nel termine cheell'è di presentee che la fussi più stiava che liEbreipiù serva ch'e' Persipiù dispersa che liAteniensisanza caposanza ordine; battutaspogliatalaceracorsaet avessi sopportato d'ogni sorte ruina. E benché finoa qui si sia mostro qualche spiraculo in qualcunoda potere iudicareche fussi ordinato da Dio per sua redenzionetamen si è vistoda poi comenel più alto corso delle azioni suaèstato dalla fortuna reprobato. In modo cherimasa sanza vitaespetta qual possa esser quello che sani le sue feritee ponga finea' sacchi di Lombardiaalle taglie del Reame e di Toscanae laguarisca di quelle sue piaghe già per lungo tempo infistolite.Vedesi come la prega Dioche le mandi qualcuno che la redima daqueste crudeltà et insolenzie barbare. Vedesi ancora tuttapronta e disposta a seguire una bandierapur che ci sia uno che lapigli. Né ci si vedeal presente in quale lei possa piùsperare che nella illustre casa vostraquale con la sua fortuna evirtùfavorita da Dio e dalla Chiesiadella quale èora principepossa farsi capo di questa redenzione. Il che non fiamolto difficilese vi recherete innanzi le azioni e vita deisoprannominati. E benché quelli uomini sieno rari emaravigliosinon di manco furono uominiet ebbe ciascuno di lorominore occasione che la presente: perché l'impresa loro non fupiù iusta di questané più facilené fua loro Dio più amico che a voi. Qui è iustizia grande:"iustum enim est bellum quibus necessariumet pia arma ubinulla nisi in armis spes est". Qui è disposizionegrandissima; né può esseredove è grandedisposizionegrande difficultàpur che quella pigli delliordini di coloro che io ho proposti per mira. Oltre a questoqui siveggano estraordinarii sanza esemplo condotti da Dio: el mare s'èaperto; una nube vi ha scòrto el cammino; la pietra ha versatoacqua; qui è piovuto la manna; ogni cosa è concorsanella vostra grandezza. El rimanente dovete fare voi. Dio non vuolefare ogni cosaper non ci tòrre el libero arbitrio e parte diquella gloria che tocca a noi.

Enon è maraviglia se alcuno de' prenominati Italiani non hapossuto fare quello che si può sperare facci la illustre casavostrae sein tante revoluzioni di Italia e in tanti maneggi diguerrae' pare sempre che in quella la virtù militare siaspenta. Questo nasceche li ordini antichi di essa non erano buoni enon ci è suto alcuno che abbi saputo trovare de' nuovi: everuna cosa fa tanto onore a uno uomo che di nuovo surgaquanto fale nuove legge e li nuovi ordini trovati da lui. Queste cosequandosono bene fondate e abbino in loro grandezzalo fanno reverendo emirabile: et in Italia non manca materia da introdurvi ogni forma.Qui è virtù grande nelle membraquando non la mancassine' capi. Specchiatevi ne' duelli e ne' congressi de' pochiquantoli Italiani sieno superiori con le forzecon la destrezzacon loingegno. Macome si viene alli esercitinon compariscono. E tuttoprocede dalla debolezza de' capi; perché quelli che sanno nonsono obeditiet a ciascuno pare di saperenon ci sendo fino a quialcuno che si sia saputo rilevaree per virtù e per fortunache li altri cedino. Di qui nasce chein tanto tempoin tanteguerre fatte ne' passati venti anniquando elli è stato unoesercito tutto italianosempre ha fatto mala pruova. Di che ètestimone prima el Tarodi poi AlessandriaCapuaGenovaVailàBolognaMestri.

Volendodunque la illustre casa vostra seguitare quelli eccellenti uomini cheredimirno le provincie loroè necessarioinnanzi a tutte lealtre cosecome vero fondamento d'ogni impresaprovvedersi d'armeproprie; perché non si può avere né piùfidiné più veriné migliori soldati. Ebenché ciascuno di essi sia buonotutti insieme diventerannomiglioriquando si vedranno comandare dal loro principe e da quelloonorare et intrattenere. È necessarioper tantoprepararsi aqueste armeper potere con la virtù italica defendersi dalliesterni. Ebenché la fanteria svizzera e spagnola siaesistimata terribilenon di meno in ambo dua è difettoperil quale uno ordine terzo potrebbe non solamente opporsi loro maconfidare di superarli. Perché li Spagnoli non possonosostenere e' cavallie li Svizzeri hanno ad avere paura de' fantiquando li riscontrino nel combattere ostinati come loro. Donde si èveduto e vedrassi per esperienziali Spagnoli non potere sostenereuna cavalleria franzesee li Svizzeri essere rovinati da unafanteria spagnola. Ebenché di questo ultimo non se ne siavisto intera esperienziatamen se ne è veduto uno saggionella giornata di Ravennaquando le fanterie spagnole siaffrontorono con le battaglie todesche le quali servono el medesimoordine che le svizzere: dove li Spagnolicon la agilità delcorpo et aiuto de' loro brocchierierano intratitra le picche lorosottoe stavano securi ad offenderli sanza che Todeschi vi avessinoremedio; ese non fussi la cavalleria che li urtòliarebbano consumati tutti. Puossiadunqueconosciuto el defettodell'una e dell'altra di queste fanterieordinarne una di nuovolaquale resista a' cavalli e non abbia paura de' fanti: il che faràla generazione delle armi e la variazione delli ordini. E queste sonodi quelle cose chedi nuovo ordinatedànno reputazione egrandezza a uno principe nuovo.

Nonsi debbaadunquelasciare passare questa occasioneacciòche l'Italiadopo tanto tempovegga uno suo redentore. Néposso esprimere con quale amore e' fussi ricevuto in tutte quelleprovincie che hanno patito per queste illuvioni esterne; con che setedi vendettacon che ostinata fedecon che pietàcon chelacrime. Quali porte se li serrerebbano? quali populi li negherebbanola obedienza? quale invidia se li opporrebbe? quale Italiano linegherebbe l'ossequio? A ognuno puzza questo barbaro dominio. Pigliadunquela illustre casa vostra questo assunto con quello animo econ quella speranza che si pigliano le imprese iuste; acciòchesotto la sua insegnae questa patria ne sia nobilitataesotto li sua auspizisi verifichi quel detto del Petrarca:

Virtùcontro a furore

Prenderàl'armee fia el combatter corto;

Chél'antico valore

Nell'italicicor non è ancor morto.