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GiacomoLeopardi


LETTERE

ALPADRE


Inappendice:

letterealla madre e allo zio






1.

Quatuorsunt dies ex quo iterum summa nostra laetitia studia incepimusquaeutinam juxta tuiac Praeceptoris desiderium evenirent. In haecincumbere toto animo voloet erit gratius mihi studiumquam ludus.Tamen cupio etiam interdum animum relaxareet tu cogitare debes mihiindulgere. Hoc speroquia scio quantum me amaset vellem posseresponderesicut debeobenevolentiaequam mihi demonstras. HocDeo auxiliantefaciam; interim curam habe de tua valetudineut citoredire possis mecum ad convivendumet cum aliis omnibus domesticisqui ex corde te salutant. Sine me osculari manum tuamet demisse mesubscribere Tui Pater dilectissime Recineti postridie idus Octobrismillesimo octingentesimo septimo

Umil.musobb.mus Filius

Iacobus



2.

Dicasa ai 24 Decembre 1810


Carissimoe Stimatissimo Signor Padre.

Ilritrovarmi in quest'anno colle mani vuote non m'impedisce di venire atestificarle la mia gratitudine augurandogli ogni bene dal Cielonelle prossime festive ricorrenze. Certoche ella sapràcompatirmi per la mia sventura lo faccio colla stessa animositàcolla quale solea farlo negli anni trascorsi.


Crescendola età crebbe l'audaciama non crebbe il tempodell'applicazione. Ardii intraprendere opere più vastema ilbreve spazioche mi è dato di occupare nello studio fececheladdove altra volta compiva i miei libercoli nella estensione di unmeseora per condurli a termine ho d'uopo di anni. Quindi èche malgrado le mie speranzee ad onta del mio desiderionon mi fupossibile di terminare veruno di quelliche mi ritrovo averecominciati. Tuttoché però mi vedessi inabile adadempire all'atto di dovereche la costumanza fra noi da qualchetempo addottata ha congiunto alla Sacra vicina festività; fecenondimeno la viva gratitudine ai di lei benefici da me gelosamenteserbata nell'animoche osassi anche in quest'anno di presentarmi alei per augurarle a viva voce quella prosperità che dicontinuo le auguro nel mio cuore. I vantaggi da lei proccuratimi inogni generema specialmente in riguardo a quella occupazionecheforma l'oggetto del mio trastullomi ha riempito l'animo di unagiusta gratitudineche non posso non affrettarmi a testimoniarle.Conosco la cura grandeche ella compiacesi di avere pei mieivantaggie dietro alla chiara cognizioneviene come indivisibilecompagna la riconoscenza. Se ella non conobbe fin qui questo realesentimento del mio cuorea me certo se ne deve il rimproverosìcome a quelloche non seppe verso la sua persona mostrarsi cosìossequioso come ad un figlio sì beneficato era convenevole difare con un Padre sì benefico.

Amereiche ella illustrato da un lume negato dalla natura a tutti gli uominipotesse nel mio cuore leggere a chiare note quei sentimentichecerco di esprimerle colle parole. Non v'ha in essenèesagerazionenè menzogna. Non potendo ella penetrare nel miointerno può sicuramente riposare sulla testimonianza della miapenna.

Rinnuovatii voti sinceri per la sua perpetua felicità mi dichiaro colpiù vivo sentimento

Suoumilissimo obbligatissimo figlio Giacomo.



3.

Tre-cherPère

Encouragépar vôtre éxemple je ai entrepris d'ecrire une Tragedie.Elle est cetteque je vous present. Je ne ai pas moins profitédes vôtres oeuvres que du vôtre exemple. En effet ilparoît dans la premiere des vôtres Tragedies un Monarquedes Indies occidentelleset un Monarque des Indies orientellesparoît dans la mienne. Un Prince Roïal est le principalauteur du second entre les vôtres Tragedieset un Prince Roïalsoutient de le même la partie plus interessant de la mienne.Une Trahison est particulierement l'objet de la troisiemeet elleest pareillement le but de ma Tragedie. Si je sois bienou malreussi en ce genre de poesiececi est cetque vous devez juger.Contraireou favorable que soit le jugementje serais toujoursVotre tre-humble fils Jacques.

Dela Maison 24 Decembre 1811.



4.


Recanati12 Agosto

SignorPadre mio carissimo. Non avendo l'altra volta potuto risponderle comedesideravavoglio farlo adessoper non defraudarmi di unasoddisfazione che mi dispiacque di non aver potuto proccurarmi.

Ilpiacere che suo figlio prova nel trattenersi con lei può essercompreso solamente da un padre com'ella.

Lasua assenza che lascia un gran vuoto nella mia vita ordinaria miaffliggerebbe sensibilmentee dopo qualche tempo mi riuscirebbeintollerabilese non conoscessi ciòche la cagiona. Vedendoche essa ha per oggetto di produrre dei verie sodi vantaggi per inostri amatissimi similiche esiggono dal nostro cuoree dallanostra buona volontà i più grandi sacrifizimi consolodi una cosache mi amareggerebbementre rifletto ancora che tuttiquelli che hanno voluto travagliare per il bene dello statoo perfarsi un nome che viva onoratoe caro nella memoria dei posterihanno dovuto far sacrifici molto maggiori.


L'interessevivissimo che io prendo per tutto ciò che riguarda il benedella sua persona non le può essere ignoto.

Iodubito se ella stessa ne abbia tanto per se medesima.

Ellaconoscerà che io non esagero quando le dicoche ciòche le avviene di dispiacevolee che giunge a mia cognizione mirende inquietissimoe mi turba grandissimamente. Sarei bene afflittose potessi sospettare che ella dubitasse della mia corrispondenzaalla tenerezzache ella ha per noi. Il solo ricordarmi questo miodovere è un rimprovero per mementre mi fa credere di averdato luogo a qualche sospetto sopra materia troppo gelosa. Ciòmi avverte però ad esser più cauto nell'avvenire.

Laposso assicurare che i sentimenti che le ho espressi sono communi atutti i miei fratelliin ispecie a quello che io conosco piùintimamentenè infatti si può aspirare a divenirsaggio senza pensare in questa guisa. Essi m'impongono di salutarlada parte loroe di baciarle la manociò che io faccio inloro e in mio nomepregandola a credermi immutabilmente suoaffezionatissimo figlio Giacomo.


5..


MioSignor Padre.

Sebbenedopo aver saputo quello ch'io avrò fattoquesto foglio lepossa parere indegno di esser lettoa ogni modo spero nella suabenignità che non vorrà ricusare di sentir le prime eultime voci di un figlio che l'ha sempre amata e l'amae si duoleinfinitamente di doverle dispiacere. Ella conosce mee conosce lacondotta ch'io ho tenuta fino ad orae forse quando vogliaspogliarsi d'ogni considerazione localevedrà che in tuttal'Italiae sto per dire in tutta l'Europanon si troveràaltro giovaneche nella mia condizionein età anche moltominoreforse anche con doni intellettuali competentemente inferioriai mieiabbia usato la metà di quella prudenzaastinenza daogni piacer giovanileubbidienza e sommessione ai suoi genitorich'ho usata io. Per quanto Ella possa aver cattiva opinione di queipochi talenti che il cielo mi ha concedutiElla non potrànegar fede intieramente a quanti uomini stimabili e famosi mi hannoconosciuto ed hanno portato di me quel giudizio ch'Ella sae ch'ionon debbo ripetere. Ella non ignora che quanti hanno avuto notizia dimeancor quelli che combinano perfettamente colle sue massimehannogiudicato ch'io dovessi riuscir qualche cosa non affatto ordinariase mi si fossero dati quei mezzi che nella presente costituzione delmondoe in tutti gli altri tempisono stati indispensabili per fareriuscire un giovane che desse anche mediocri speranze di se. Era cosamirabile come ognuno che avesse avuto anche momentanea cognizione dimeimmancabilmente si maravigliasse ch'io vivessi tuttavia in questacittàe com'Ella sola fra tuttifosse di contraria opinionee persistesse in quella irremovibilmente. Certamente non l'èignoto che non solo in qualunque città alquanto vivama inquesta medesimanon è quasi giovane di 17 anni che dai suoigenitori non sia preso di miraaffine di collocarlo in quel modo chepiù gli conviene: e taccio poi della libertà ch'essitutti hanno in quell'età nella mia condizionelibertàdi cui non era appena un terzo quella che mi s'accordava ai 21 anno.Ma lasciando questobenché io avessi dato saggi di mes'ionon m'ingannoabbastanza rari e precocinondimeno solamente moltodopo l'età consuetacominciai a manifestare il mio desiderioch'Ella provvedesse al mio destinoe al bene della mia vita futuranel modo che le indicava la voce di tutti. Io vedeva parecchiefamiglie di questa medesima cittàmoltoanzi senza paragonemeno agiate della nostrae sapeva poi d'infinite altre straniereche per qualche leggero barlume d'ingegno veduto in qualche giovaneloro individuonon esitavano a far gravissimi sacrifici affine dicollocarlo in maniera atta a farlo profittare de' suoi talenti.Contuttoché si credesse da molti che il mio intellettospargesse alquanto più che un barlumeElla tuttavia migiudicò indegno che un padre dovesse far sacrifizi per menèle parve che il bene della mia vita presente e futura valesse qualchealterazione al suo piano di famiglia. Io vedeva i miei parentischerzare cogl'impieghi che ottenevano dal sovranoe sperando cheavrebbero potuto impegnarsi con effetto anche per medomandai cheper lo meno mi si procacciasse qualche mezzo di vivere in manieraadattata alle mie circostanzesenza che perciò fossi a caricodella mia famiglia. Fui accolto colle risaed Ella non credèche le sue relazioniin somma le sue cure si dovessero neppur esseimpiegare per uno stabilimento competente di questo suo figlio. Iosapeva bene i progetti ch'Ella formava su di noie come perassicurare la felicità di una cosa ch'io non conoscoma sentochiamar casa e famigliaElla esigeva da noi due il sacrifizionondi roba nè di curema delle nostre inclinazionidellagioventùe di tutta la nostra vita. Il quale essendo io certoch'Ella nè da Carlo nè da me avrebbe mai potutoottenerenon mi restava nessuna considerazione a fare su questiprogettie non potea prenderli per mia norma in verun modo. Ellaconosceva ancora la miserabilissima vita ch'io menava per le orribilimalinconieed i tormenti di nuovo genere che mi proccurava la miastrana immaginazionee non poteva ignorare quello ch'era piùch'evidentecioè che a questoed alla mia salute che nesoffriva visibilissimamentee ne sofferse sino da quando mi si formòquesta misera complessionenon v'era assolutamente altro rimedio chedistrazioni potenti e tutto quello che in Recanati non si poteva mairitrovare. Contuttociò Ella lasciava per tanti anni un uomodel mio carattereo a consumarsi affatto in istudi micidiali o aseppellirsi nella più terribile noiae per conseguenzamalinconiaderivata dalla necessaria solitudine e dalla vita affattodisoccupatacome massimamente negli ultimi mesi. Non tardai molto adavvedermi che qualunque possibile e immaginabile ragione erainutilissima a rimuoverla dal suo propositoe che la fermezzastraordinaria del suo caratterecoperta da una costantissimadissimulazionee apparenza di cedereera tale da non lasciar laminima ombra di speranza. Tutto questo e le riflessioni fatte sullanatura degli uominimi persuasero ch'io benché sprovveduto dituttonon dovea confidare se non in me stesso. Ed ora che la leggemi ha già fatto padrone di menon ho voluto piùtardare a incaricarmi della mia sorte. Io so che la felicitàdell'uomo consiste nell'esser contentoe però piùfacilmente potrò esser felice mendicandoche in mezzo aquanti agi corporali possa godere in questo luogo. Odio la vileprudenza che ci agghiaccia e lega e rende incapaci d'ogni grandeazioneriducendoci come animali che attendono tranquillamente allaconservazione di questa infelice vita senz'altro pensiero.

Soche sarò stimato pazzocome so ancora che tutti gli uominigrandi hanno avuto questo nome. E perché la carriera di quasiogni uomo di gran genio è cominciata dalla disperazioneperciò non mi sgomenta che la mia cominci così. Vogliopiuttosto essere infelice che piccoloe soffrire piuttosto cheannoiarmitanto più che la noiamadre per me di mortiferemalinconiemi nuoce assai più che ogni disagio del corpo. Ipadri sogliono giudicare dei loro figli più favorevolmentedegli altrima Ella per lo contrario ne giudica piùsfavorevolmente d'ogni altra personae quindi non ha mai creduto chenoi fossimo nati a niente di grande: forse anche non riconosce altragrandezza che quella che si misura coi calcolie colle normegeometriche. Ma quanto a ciò molti sono d'altra opinione;quanto a noisiccome il disperare di se stessi non può altroche nuocerecosì non mi sono mai creduto fatto per vivere emorire come i miei antenati.

Avendolereso quelle ragioni che ho saputo della mia risoluzioneresta ch'iole domandi perdono del disturbo che le vengo a recare con questamedesima e con quello ch'io porto meco. Se la mia salute fosse statameno incerta avrei voluto piuttosto andar mendicando di casa in casache toccare una spilla del suo. Ma essendo così debole come iosonoe non potendo sperar più nulla da Leiper l'espressionich'Ella si è lasciato a bella posta più volte usciredisinvoltamente di bocca in questo propositomi son vedutoobbligatoper non espormi alla certezza di morire di disagio inmezzo al sentiero il secondo giornodi portarmi nel modo che hofatto. Me ne duole sovranamentee questa è la sola cosa chemi turba nella mia deliberazionepensando di far dispiacere a Leidi cui conosco la somma bontà di cuoree le premure datesiper farci viver soddisfatti nella nostra situazione. Alle quali ioson grato sino all'estremo dell'animae mi pesa infinitamente diparere infetto di quel vizio che abborro quasi sopra tutticioèl'ingratitudine. La sola differenza di principiiche non era inverun modo appianabilee che dovea necessariamente condurmi o amorir qui di disperazioneo a questo passo ch'io foè statacagione della mia disavventura. È piaciuto al cielo per nostrogastigo che i soli giovani di questa città che avesseropensieri alquanto più che Recanatesitoccassero a Lei peresercizio di pazienzae che il solo padre che riguardasse questifigli come una disgraziatoccasse a noi. Quello che mi consola èil pensare che questa è l'ultima molestia ch'io le recoe cheserve a liberarla dal continuo fastidio della mia presenzae daitanti altri disturbi che la mia persona le ha recatie molto piùle recherebbe per l'avvenireMio caro Signor Padrese mi permettedi chiamarla con questo nomeio m'inginocchio per pregarla diperdonare a questo infelice per natura e per circostanze. Vorrei chela mia infelicità fosse stata tutta miae nessuno avessedovuto risentirsenee così spero che sarà d'orainnanzi. Se la fortuna mi farà mai padrone di nullail mioprimo pensiero sarà di rendere quello di cui ora la necessitàmi costringe a servirmi.

L'ultimofavore ch'io le domandoè che se mai le si desterà laricordanza di questo figlio che l'ha sempre venerata ed amatanon larigetti come odiosanè la maledica; e se la sorte non havoluto ch'Ella si possa lodare di luinon ricusi di concedergliquella compassione che non si nega neanche ai malfattori



6.

Spoleto20 Novembre 1822.


CarissimoSignor Padre.

Scrivoin gran fretta e a un barlume per darle nuova del mio arrivo felicein questa città con ottimo tempoe perfetta salute. Il dolordi testa ha fatto risolvere il zio Momo di allungare d'un giorno ilnostro viaggio. Saremo a Roma sabatopiacendo a Dio. Il zio Carloco' suoi compagni ha seguito la sua stradae sarà a Romavenerdì. Riserbo a un'altra lettera tutte le espressioni dellamia vera ed eterna gratitudine verso di Leie del mio fermoproposito di far sempre quello che io creda doverle essere di maggiorpiacere. La prego de' miei saluti alla cara Mammaal fratello Carloe agli altri tre; e similmente de' saluti del zio Momoil quale dalprimo giorno del viaggio in poinon ha più soffertoe stabene.

Perdonil'orridezza dello scrivereil qual è dopo cenain tavolafra molte persone che mi assordano. Le bacio le manie con grantenerezza mi segno Suo affettuosissimo e riconoscentissimo figlioGiacomo.



7.


Roma9 Decembre 1822.


CarissimoSignor Padre.

Tuttele lettere ch'io ricevo da casa miae specialmente le suemiconsolano e mi rallegrano sopra ogni altra cosaperché inverità io ebbi sempre ed avrò sempre bisogno dellacomunicazione del cuore e dei sentimentila quale non posso trovareappresso i miei ospitiquantunque non mi lascino mancare dinessun'altra cosa o necessaria o comoda. Ma i principii e glielementi eterocliti ed affatto anomali di cui sono composti i loronaturalie il disordine incredibile e inconcepibile che regna nelgiornaliero di questa famiglianon mi lasciano esser con loro altroche forestiere. Sono stato dalla Contessa Mazzagallila quale hotrovato benee le ho fatto i suoi saluti e quelli della MarchesaRoberti. Ringrazia e saluta Lei e la Marchesaalla quale forse aquest'ora avrà scritto in proposito. Sono anche stato a postadal Padre Trachiniil quale è molto invecchiatoma il suoaspetto è sano. Ha gradito la visitae la memoria ch'Ellatiene di luie m'ha incaricato di riverirla da sua parte. Di qui apochi mesio forse a pochi giornicompie il triennio del suoProcuratorato generalee potrebb'essere che tornasse a stabilirsicostì. Ho mostrato a Melchiorri la descrizione ch'Ella miconsegnò della medaglia iscritta M. CARR. L'ha fatta vedere adAlessandro Visconti che passa per il primo Numismatico di Romae(dicono costoro) d'Europa: e questi ha creduto che la medagliaappartenga alla famiglia Papiriae che l'iscrizione si debba leggereM. CARB. cioè M. Carbo. Così veramente la riportano ilVaillantl'Ekhel ed altricome ho veduto io medesimo: e ladescrizione che fanno della medagliaconcorda appunto colla sua.Farò ricerca dell'Arvoode s'altro m'occorrerà inmateria Bibliografica che faccia a propositonon mancheròd'avvertirla. Cercherò anche il noto opuscolo di San Girolamonell'edizione Vallarsianach'è l'ultima e la piùcompletadelle opere di questo Padre. La ringrazio molto dellenotizie ch'Ella mi dàe godo che il fratellino stia meglio:desidero sapere che sia guaritoe spero che Ella o altri non lasceràdi darmi notizia di lui ne' prossimi ordinarii. Del Grutero nondubito che non sia cosa magnificacom'Ella dicee son certo ch'èutilissimae poco meno che necessariamassimamente a unaBiblioteca.

Quantoai letteratide' quali Ella mi domandaio n'ho veramente conosciutopochie questi pochi m'hanno tolto la voglia di conoscerne altri.Tutti pretendono d'arrivare all'immortalità in carrozzacomei cattivi Cristiani al Paradiso. Secondo loroil sommo dellasapienza umanaanzi la sola e vera scienza dell'uomo èl'Antiquaria. Non ho ancora potuto conoscere un letterato Romano cheintenda sotto il nome di letteratura altro che l'Archeologia.

Filosofiamoralepoliticascienza del cuore umanoeloquenzapoesiafilologiatutto ciò è straniero in Romae pare ungiuoco da fanciullia paragone del trovare se quel pezzo di rame odi sasso appartenne a Marcantonio o a Marcagrippa. La bella èche non si trova un Romano il quale realmente possieda il latino o ilgreco; senza la perfetta cognizione delle quali lingueElla ben vedeche cosa mai possa essere lo studio dell'antichità. Tutto ilgiorno ciarlano e disputanoe si motteggiano ne' giornalie fannocabale e partitie così vive e fa progressi la letteraturaromana. Quanto a mealcuni di costoro mi conoscevano avanti il mioarrivoaltri no. Quelli mi trattano molto benequesti pococomeaccade all'uomo nuovoe massimamente ad uno che non s'è maicurato di farsi conoscere in questa cittàe che non saparlare della loro scienza favoritao che s'annoia di parlarne.Cancellieri è insopportabile per le estreme lodi che collamaggiore indifferenza del mondo dice in faccia di chiunque lo va atrovare: ed è famoso per questa brutta proprietàcherende la sua conversazione affatto insignificantenon potendoseglimai credere.

MonsignorMai è tutt'altro da questa canaglia; è gentilissimo contutticompiacentissimo in parolepolitico in fatti; mostra di volersoddisfare a ciascunoe fa in ultimo il suo comodo; ma quanto a menon solo non ho che lagnarmeneanzi debbo dire che m'ha compiaciutorealmente in ogni mia domandae che mi tratta quasi con rispetto.

Dopoil mio arrivo è uscita la sua Repubblicala quale èuna bella cosae molto lodata da chi la capiscecome biasimata dalpartito contrario a Mai. Presto uscirà il Frontone accresciutodel doppio da quel che fu nell'edizione di Milanoin modo che granparte delle sue opere viene ad essere intera e senza lagune. Hoconosciuto il Cav. Marini Direttore generale de' catastiuomocoltissimoil quale mi parlò subito di Leie de' suoi affarial tempo dell'annonane' quali anch'eglicome mi disseebbe parte;e mi dimostrò molta stima per la sua persona. Ha unaricchissima libreriach'èsi può direa disposizionedi Melchiorri e mia. Non è pubblica. Quivi passiamoper lopiùbuona parte della mattinae ordinariamente siamo soli.Presso il Ministro d'Olanda(che mi chiese nuove di Leie volle lasua opera sulla nostra Zeccaavendola veduta annunziata nelleEffemeridi) ho conosciuto alcuni dotti forestieri(ben altra cosache i Romani). Uno de' quali venne ieri da me a postaespontaneamente; e mi pregò che gli comunicassi alcuneosservazioni ch'io sono per fare stampare; le lodòe midimandò dell'ora in cui sarebbe potuto tornare a côsarecon me. Questi è un professore di letteratura greca di Monacouomo celebreche io conosceva già di nome da più anniin qua. La ho trattenuta di queste bagattelleperché credoed Ella m'assicura che si compiace d'essere informata delle cose mie.Desidero che il suo nuovo impiego le rechi il minor possibileincomodo: auguro e confido che riesca in benefizio della patria. Laprego de' miei saluti a tutti i nostriparticolarmente alla Mammaede' miei ossequi alla Marchesa Roberti. Mi benedica: non ènecessario dirle che mi comandi: solamente ne la posso pregareperch'io abbia la consolazione di renderle qualche servigio secondole mie forze.

Ilsuo tenero figlio Giacomo.


8.

Roma27 Decembre 1822.


CarissimoSignor Padre.

Lescrissi già l'ordinario passatorispondendo alla suagraziosissima dei 16 Decembre. Oggi m'è resa l'altra dei 20benché arrivata qui fino dal 22come leggo nell'impronta.Sarebbe quasi inutile ch'io provassi di ringraziarla della liberalitàche mi usae dell'affetto che mi dimostra. Ella sacarissimo SignorPadrequali sono i miei sentimentiancorché io non li sappiaesprimere. E per tanto mi basterà dirle che la ringrazio contutto il cuore del donoe che lo riconosco dall'antico e teneroeforse pur troppo non meritato amorech'Ella mi porta: il quale amoreperòquando anche non meritatocertamente ècorrispostoe corrisposto con tutte le forze possibili dell'animomio. Scrivo qui dietro a Pietruccio per non moltiplicare le lettere.Salutai da sua parte il Cav. Marinie gli feci l'invito ch'Ella miscrisse. Ma il Cav. è così occupatoche difficilmenteavrà mai libertà di muoversi da Roma. La ringraziamolto e la riverisce: e mi disse che non solamente si ricorda di Leima che dal vederla e conoscerla prese ottima idea della prontezzadel talento e del buon tratto de' Signori Marchegiani. Non ho ancoravedute Fusconiperché nessuno m'ha saputo dire dove abitimalo sapròe farò quanto Ella mi prescrive. Tutti(compreso anche me) stanno bene; e tutti la salutano; particolarmenteDonna Mariannaalla quale ho dato da sua parte notizia dell'Opera diRecanati. Vorrebbe che ioper contraccambioe quasi persoverchieriale descrivessi l'opera d'Argentina che vedemmo ierserama queste descrizioni non fanno per Lei nè per me.L'Opera è nuovadel maestro Caraffa: non mi parve gran cosabenché avesse un incontro sufficiente. I politici di quitengono per certa la guerra di Spagna e Franciae molti voglionomanon so con qual fondamentoche le ostilità siano cominciate.

Laprego de' miei amorosi saluti alla Mamma e ai fratellie baciandolela mano con tutta l'animami confermo Suo riconoscentissimo figlioGiacomo.


9..

Roma31 Decembre


CarissimoSignor Padre.

Peppinoè stato contentissimo della descrizione ch'Ella gli hafavorito del Codice di Varronee m'assicura che questa èl'edizione principee che gli sarà di grandissima utilitàil consultarlamandandogliela Ella a suo comodo per occasioneopportuna.


L'altrogiorno fu da me Luigi Sorinie mi disse che per gli armadi da luifatti in cotesto archivio comunaleElla promise di fargli avere gliarmadi vecchiovvero otto scudi in danarooltre il resto del prezzoconvenuto per la sua fattura. Disse ch'era stato pagato del restomanon aveva avuto nè gli armadi vecchi nè gli otto scudi;che non si curerebbe di averli se il suo credito fosse con Leimach'essendo colla Comunenon vedeva nessun motivo di trascurarlo: insomma mi pregò che gliene scrivessicome faccio; ed Elladisporrà come crederà megliorispondendomise lepiaceràquello ch'io gli dovrò direin caso chetorni. Ho trovato la cartina del Teopompo fra i miei scartafacciemi dispiace d'averle dato inutilmente l'incomodo di cercarla. Hoanche trovato qui fra i libri di Peppe Antici il 9° tomo delMetastasioediz. del Zattasegnato Luigi Leopardi. M'immagino chequesto tomo debba mancare nel nostro corpoe perciò l'avvertoch'è nelle mie mani. Reinholddal quale fummo a pranzoDomenicami disse di Lei molte cose obbligantie fra l'altrecheaveva ricevuta una sua letterae fattale la risposta.

Lasua carissima de' 20 Decembremi giunse ritardatacome mi pareaverle scritto. Da quando io la ricevettinon mi sono potuto muovereda casa se non di radoe andando a poca distanzaa motivo de'geloni che ho ai piedi e che m'infastidiscono assai. Non sono dunquepotuto andare alla posta a riscuotere il Franco di cui Ella sicompiaceva di farmi dono e di darmi notizia. Ed essendo somma inquesto paese la difficoltà di riscuotere i Franchi senz'andarein personanon ho trovato chi mandare per mefino a questa mattina.Così non prima di questa mattina ho potuto sapere che i dieciscudi non sono ancora arrivati. Del che mi pare di dovere avvisarla.

Questanottedopo dieci giorni di mal di puntase n'è andato ilpovero Giuseppe Quercia. Anche la sua de' 13come scrissi ieri aPaolinam'è giunta ritardatissimacioè avanti ieribenché fosse arrivata a suo tempo in Roma. Non mancheròcom'Ella amorosamente mi ordinadi fare che ogni ordinario partaqualche mia lettera diretta alla mia famiglia. Nella qualeElla dicetroppo beneche regna un ordine veramente raroil qual ordine tantopiù si stimaquanto più si conosce il disordine dellealtre famiglie nel loro interno. Lo stesso prendersi un pocod'incomodo verso gli altriaffinché tutti gli altri loprendano verso di voiè la più comoda cosa del mondo;e un piccolo e moderato codice di creanza è necessarissimoanche nel più intimo ed assoluto domestico. Ma quidove niunosi vuole incomodare; dove i figli alla Madrela Madre ai figliilmarito alla mogliela moglie al marito si contrastano abitualmente esinceramente le pagnotte di panei sorsi di vinoi migliori bocconidelle vivandee se li negano scambievolmentee se li tolgono diboccae se li rimproveranoe si danno dei ghiotti gli uni coglialtri; ciascheduno è incomodato da tutti e tutti da ciascuno.Ma sarebbe impresa troppo lunga il descrivere minutamente leassurdità del sistema di questa famigliae le contraddizioniche vi si trovano in ogni articolo. Io credo di poterecolla debitaprudenzafarle fare molte risate innocenti sopra questo propositoparlandole a voce.

Desideroch'Ella s'abbia riguardo in questo invernoche qui èconsiderato come straordinarioe secolare. Ed augurandole un felicecominciamento del nuovo anno e delle fatiche della sua caricalebacio la mano e domando la sua benedizione.

Amorosissimofiglio Giacomo.



10.

Roma4 del 1823.


CarissimoSignor Padre.

Scrivoquesta per avvisarla che ieri mi furono resi dalla posta gli scudidiecie per darle nuova di meche in questi giorni me la passo perlo più in casastando con due piaghette l'una alla mano el'altra al piedemolto irresoluto s'io le debba medicare o noe checosa converrebbe metterci. Finora non ci ho fatto nulla: non mi dannodolorestando fermo; e io mi contento di riguardarle. Lo stampatoreDe Romanis mi ha proposto d'intraprendere per lui una traduzione ditutte le opere di Platone. Questo lavoro si fa contemporaneamente inGermania e in Francia nelle rispettive lingue; ed è moltodesiderato in Italia. Tutti i letterati nazionali e forestieri aiquali s'è parlato di questo disegnol'hanno lodatoinfinitamente; lo Stampatore n'è invaghito; e credo anch'ioche quest'impresa ben eseguita potrebbe far grande onore.

M'hannoconsigliato di domandare a De Romanis 100 scudi per ciascun tomodella traduzionela quale verrebbe a portare quattro o cinque tomi.Sono quasi nell'impegno; e se le condizioni mi converrannopenso distringerlo. Mi sarà molto caro il suo parere in questoproposito. Il freddo qui è mitigatoma pare presto vogliariprendere il suo rigore.

MercoldìRoma era bianca dalla neve.

Salutidi tutti a tutti. La prego in particolare de' mieispecialmente allacara Mamma e ai fratelli. E baciandole la manomi ripeto suoaffettuosissimo e gratissimo figlio Giacomo.



11.

13Gennaio


CarissimoSignor Padre.

Horicevuto oggi la sua amorosissima dei 10. Manderò alla posta ariscuotere l'unguento e il resto ch'Ella con tanta premura m'inviaene farò uso secondo il mio stato. Scrivo brevemente perchésono in lettodove fo conto di passare una settimanaavendo vedutoche la mia piaghettabenché leggeraaperta da quindicigiorninon ha mai migliorato per la cura che gli ho avuta stando inpiedi. Con un poco di pazienza spero di guarire. Non potendo scriverea lungoElla mi perdonerà se non mi stendo sufficientementesull'affare del Platoneintorno al quale Ella ha la bontà diconsigliarmi e istruirmi così amorosamente. Le diròsolo che l'affare non è d'un triennioma di più o menoa piacer mio: che a piacer mio saranno ancora tutte le circostanze sìdel lavorosì dell'impegnoquando si contragga; giacchéper uso e per ragione gli autori non si legano cogli stampatori comedue parti contraentima li trattano a modo loro: che De Romanis èun buon uomonon estremamente interessatoe se non altromaneggiabile: che in Italiae massimamente in Romacom'Ella sanonsi può pretender gran cosa per lavori letterariigiacchéil guadagno degli stampatori è ristrettoe il numero di copiech'Ella dicenon credo che possa trovar esitoanzi sarebbe moltoche se n'esitasse la metà: che nell'impresa di De Romanis nonavrebbe luogo il testoma la sola traduzione con note o filosoficheo storichema non filologiche: che ho già presso di me unPlatone di Lipsia 1819-22 in-8°volumifinora3datomi da DeRomanis gratiscome anche gratis mi dovrà proccurarequalunque altra operaedizione ec. sia necessaria al proposito; eche finalmente o non si farà scritturaed io resteròlibero di far quanto mi piaceràe d'interrompere il lavorosubito che lo stampatore non corrisponda il convenuto; o dovendosifare obbligazione in iscrittonon mancherò di comunicarneleil tenore antecedentemente. Mi sono sempre dimenticato di dirle chetempo fa Monsignor Nembrini mi parlò di Lei con gran lodeem'incaricò di salutarla. Ho dato la sua risposta a Sorinichela ringrazia e se le raccomanda. Saluti di tuttie particolari delZio Momo e del Zio Carlo.

Oggi(15) la mia piaghetta va meglioma mi ostino in letto finchénon sia guarita in modo che non si debba riaprire.

Lebacio la manoe chiedendole la benedizione mi ripeto il suoaffettuosissimo figlio Giacomo.



12.

Roma24 del 1823.


CarissimoSignor Padre.

Ricevola sua graziosissima dei 20. Come scrissi già coll'ordinariopassatoi miei gelonigrazie a Dio ed alla mia pazienzasonguariti. Ieri tornai ad uscire per la prima volta dopo 13 giorni.Oggi piovecome ha fatto per tutta quanta la settimana passatae sedura cosìil Carnevale vorrà esser magroe sidovranno mangiare in casa i Confetti ch'Ella così gentilmentemi regala. Farò valere la pagella nel miglior modo possibile.Del Cav. Marinidopo la morte di sua mogliecorse qui in Romaquella voce di cui Ella mi domanda. Ma egli se ne ridee invecedella prelaturaè verisimile che prenda un'altra moglie. D.Luigi Santacroce era l'altra sera al teatroe non so ch'abbia avutoalcun male. Tornano i discorsi di guerrama non so con quantofondamento. La promozione è stata prorogata fino a Quaresima.La prego a incaricarsi de' miei salutie baciandole amorosamente lamano mi confermo

Suoaffezionatissimo figlio Giacomo.



13.

Roma30 Gennaio 1823


Amatissimosignor Padre

Sonodue ordinarii che io non ho lettere da casabench'io non abbia mailasciato di scrivere. Da parecchi giorni il freddo è cessatoanzi abbiamo una specie di primavera. Iograzie al cielosonoguarito perfettamente da' geloni e sto benissimo. Siamo tutti in granmovimento per il carnevale incominciato oggie prevedo che in questigiorni non si potrà far nulla.

Domaniavremo i famosi funerali di Canova a SS. Apostolie l'ingresso aquesta funzione è molto ricercatocome sono qui tutte lecorbellerie.

Salutidi tuttie in particolare del zio Carlo. Le bacio la manoe colsolito invariabile affetto mi ripeto il suo amorosissimo figlioGiacomo.



14.


CarissimoSig. Padre.

Sonocinque ordinarii continui ch'io manco di lettere sue o di casa. Nonsapendo trovar colpa in mespero che questo silenzio non derivi senon dalle sue occupazionio che tutto si debba alla posta. Noistiamograzie a Diobenissimoe la primavera comincia a lasciarsivedere. Sapendo ch'ella s'interessa delle cose mienon vogliotacerle che da qualche tempo ho trovato mezzo di farmi incaricare delCatalogo de' Codici greci che sono nella Biblioteca Barberina; ilqual Catalogo non era stato mai fattose non trascuratissimamenteela maggior parte di quei codiciche non son pochiera sconosciuta.Ho preso questo incarico colla speranza di far qualche scopertae dipotermene servirein caso che mi riuscisse di farne. Il che èdifficilissimo in questa cittàdove i Bibliotecari sono cosìgelosi ed avari come ignorantie non permettono quasi a niuno l'usodegl'infiniti codici che si conservano in queste librerie. Daparecchie settimane ho incominciato il Catalogoe ultimamenteoltrevarie scoperte minoriho trovata un'operetta greca sconosciutissimala quale essendo quasi interae di secolo e stile assolutamenteclassicaviene ad essere di tanta importanza quanto le piùfamose scoperte del nostro Mai.

Sonoora occupato a copiarlanel che debbo superare infinite difficoltàperché da una parte mi conviene combattere coll'oscuritàdel codicee dall'altra sfuggire o deludere continuamente con varipretesti la vigilanza del Bibliotecario. Per ora non si parleràin nessun modo di questa scopertafinché non sia finito ilCatalogoe trovato e copiato tutto quello che si troverà dinuovo e di buono nella Barberina. Solamente ho mostrato il Codice aun letterato tedescoil quale è convenuto del pregio dellascopertae mi ha confermato nelle mie congetture e opinioni intornoall'autoreal secolo ec. Quando sarà tempometteremo ilcampo a romore.

Lebacio la manoe pregandola a non volermi privare delle sue nuoveea ripetermi ch'ella mi amacon tutto il cuore mi confermo Suoamantissimo figlio Giacomo.



15.

Roma15 Marzo 1823.


CarissimoSig. Padre.

Ricevetticoll'ultimo ordinario la sua graziosissima dei 10e col penultimocioè ai 9 di questoaveva riscossa l'altra dei 28 febbraiobenché giunta qui fino dai 2 del corrente. Nello stessoordinario mi fu resa una lettera di Lombardiagiunta qui a' 27 difebbraio. Dico questo per toglierla da qualunque sospetto relativo arivista di lettere o altrogiacché queste letterebenchéritardate per negligenza dell'uffizioerano però intatte. Ilzio Carlo ed io siamo restati sorpresi del suo pensiero e desideriocirca la collocazione del nuovo teatrogiacché il zio Carloaveva concepito questo medesimo progettoe ce l'aveva esposto piùvoltee desiderava ancor egli che fosse posto in opera: onde io daprincipio pensai ch'ella ed egli si fossero comunicatoscambievolmente questo disegno. Ma il zio m'assicura di noecompiacendosi di questa non proccurata conformità d'ideevuole che io ne la ragguagli. Avrà già saputa ladestinazione improvvisa dell'avvocato Fusconi al posto di Promotordella Fede; posto che l'avvocatoper quanto si dicenon ha volutoaccettare.


Alpranzodel quale ella mi domandadato da monsignor Maifummo ildott. De-Matthaeis che gode qui molta opinione in letteratura (ossiain antiquaria)monsignor Marini nepote del famoso Gaetano Marini esuo successore nell'impiego di archivista vaticanol'abate Palcaniex gesuitaun ecclesiastico che non conoscevamoed io. Cadde ildiscorso sopra i celebri funerali di Canova fatti qui pochi giorniavantie sull'orazion funebre recitata dall'abate Missirinilaquale non valeva nulla; ma il carnevale e l'orazione del Missirinierano i discorsi della giornatae conveniva adattarvisi. Io dissisopra quella orazione il mio parereche fu seguito e confermatodagli altrifuorché da monsignor Maiche per accidentalitànon attese al discorso.

Insomma l'orazione fu disapprovata a pieni voti. Dopo il pranzoavantidi prendere il caffèsi seppe che quell'ecclesiasticosconosciuto era l'abate Missiriniche mons. Mai avevainavvertitamente trascurato di far conoscere ai commensali.Dispiacque a tutti l'inconveniente; ma non essendovi neppur luogo ascuseconvenne dissimulare. Usciti di làio non parlaimatutti gli altrie lo stesso Missiriniraccontarono subito il fattoa mezzo mondoe tutta Roma letterata fu piena di questa bagattelladella quale Missirini ed io fummo i protagonistiperché glialtri erano venuti dietro al parer mio. Veramente le risate chefurono fatte di questo incidente in vari luoghi non furono alle miespalle. Seppi poi che Missirini aveva mandati a monsignor Mai certipettegolezzi perché li rimettesse a mee che monsignore erastato a posta da lui e l'aveva persuaso a non farne altro. Le horaccontato questa storiella per ubbidirla. Noi abbiamo un granfreddoe la primavera si tira sempre addietroma tutti stiamo bene.

Laprego de' miei rispetti alla marchesa Roberti ed anche de' mieisaluti al povero dottor Masis'ella ha occasione di vederlo. Ebaciandole la manomi ripeto suo amorosissimo figlio.



16.

Roma2 Aprile 1823.


AmatissimoSig. Padre.

Rispondoall'ultima sua carissima del 28 dello scorso. Il Cavalier Mariniall'aspetto è un uomo d'età fra i quarantacinque e icinquant'anni; di viso non affatto giovanilema niente vecchio;fisonomia molto amabile e per lo più ridente; occhi vivi;colorito sanissimo; complessione forte; statura mediocre e personaleproporzionato. Tutto insiemeavuto riguardo al solo fisicoèdieci volte più amabile di quel che fosse Peroli. Ma perchégli uomini si rendono aggradevoli colle maniere molto più checol semplice aspettole dirò che le maniere del Cav. Marinisono piacevolissimee che il Cav. avendo sempre trattato e trattandocon ogni genere di personeed anche nella Cortepossiedeottimamente l'arte di farsi amare.

Quantoal carattereio non saprei desiderare in lui cosa alcuna; anzi trovoin lui molto più e molto meglio di quello che avrei mai potutosperare in un uomo di mondo e di lettere. Il Cav. èdisingannato affatto del mondo e della societàed ella se lodeve immaginare principalmente sotto questo aspetto. I suoi piaceri ei suoi desideri sono l'amicizia sincerala pace domestica e isentimenti del cuore che in lui sono vivissimi. Amava svisceratamentela sua moglie benché zoppa e bruttae s'attristò dellasua morte in modo che non trovava consolazione: io stesso l'ho vedutopiangere sopra la sua perditadue mesi e più dopo accaduta.D'allora in poi è stato sempreed è ancoraoccupatoad onorare la memoria della sua compagnacon busti in marmoiscrizionielogi che fa comporre da' suoi amici.


Pochissimosi diverte; attende per lo più agli affari del suo impiegoedagli studinei quali consiste la sua principale ambizione: ma contutto ciò non manca ai doveri socialie non trascurerebbecerto i riguardi che si dovessero alle inclinazioni giovanili d'unasua sposaanzi sarebbe impegnatissimo di proccurarle tutti ipassatempi convenientie di prendervi partee soddisfare ancheall'ambizioncella naturale alle donne in una città grande:perché il suo carattere è veramente moderatoe formatodall'esperienza e dalla cognizione degli uomini. Mi par moltoreligioso: certamente la sua condotta pubblica in questa parte èesemplare; e i suoi discorsi anche i più confidenziali lodimostrano espressamente Cristiano. Quanto alle sue finanzeio possodirleche tra' suoi pariè de' più ricchie facontinuamente delle spese che non si farebbero forse in provinciadalle più ricche famiglie. So di alcuni suoi fondi nellevicinanze di Roma o nell'interno; ma credo che la maggior parte dellasua possidenza (oltre l'emolumento considerabile del suo impiego)consista in danaro. È per dare alla sua figlia (ch'èsolae in trattativa di matrimonio) ventimila scudi di dote. Piùdi questo non posso dirle per orama non mancherà poi modod'informarsi meglio. So di certo cheriprendendo mogliefaràmolto più caso delle qualità morali e intellettualidella personache della dote. Farà anche caso della nobiltàdella gioventùe delle qualità fisiche: ma credo nelpunto dell'interesse non sarà molto esigente; e in qualunquemodoegli è così trattabile e così ragionevoleche secondo mesarà molto facile il ridurlo su questoarticoloquando anche presentemente egli avesse delle vistesuperiori a quelle che si richiederebbero nel caso nostro.

Certoè che il Cavaliere non è niente attaccato al danaroecerca la sua felicità per tutt'altra via. Da tutto questo lesarà facile di tirare quella conchiusione ch'Ella mi domandase questo trattato sia da coltivarsi o no. Io lo credoconvenientissimo ad ambe le parti: e mi persuado che siafattibilissimo dal lato del Cavaliere. Dal lato di Paolina spero chedebba esserlo altrettanto; e che i molti e grandi vantaggi di questopartito debbano compensare appresso di lei quel poco di gioventùch'è l'unica cosa che manchi al Cavaliere. I vantaggicom'Ella ben vedesonovivere in una capitaleal fianco di un uomoriccoamato e considerato da chi comandabuonodi molto spiritoprudentissimointeressatissimo alla felicità della sua sposacordialereligiosocompiacentenon per dabbenaggine ma perriflessione per carattere e per sentimento. Di più la facilitàdi accomodarsi circa l'interesseche in questi tempi e nelle datecircostanze è pur moltomassimamente trattandosi di un paeseche non sia di montagnae molto piùdi una capitale.

Scrivotutto ciò per ubbidirlae sottomettendo queste mie opinionial suo giudiziocom'è naturale. Poco dopo ch'ebbi letta lasua letterail Zio Carlo mi fece sotto un altissimo secreto laconfidenza della proposta ch'egli le aveva fattae ch'io dissimulaitotalmente di sapere.

Lanostra partenzacioè del Zio Girolamo e miapar fissata agliultimi dell'entrante. Credo che possa piuttosto essere anticipata chedifferita: così almeno mi par d'intendere.

Nonè necessario ch'io le significhi con quanto affetto edesiderio giungerò a rivederla e baciarle la manocome fopresentemente di quapregandola a benedirmi e credermi il suoaffezionatissimo figlio Giacomo.



17.

Roma5 Aprile 1823.


CarissimoSig. Padre.

Coll'ultimoordinario risposi dettagliatamente alla sua graziosissima dei 28Marzo. Ora debbo avvertirla che il Cav. Mariniavendo ricevutacom'Ella certamente già sala nota proposizione dimatrimoniosi è confidato segretissimamente su questo pantocol mio cugino Melchiorrich'è suo intimo; e questononavendo alcuna cosa segreta per memi ha riferito il suo discorsoquantunque il Cav. l'avesse pregato di tacermelo.

IlCav. è molto propenso a questo trattatoe benché sulmomento non si trovi all'ordine di venire alle seconde nozzedesidera che l'affare non manchi di effetto. Stima molto laparentelaed è contentissimo dell'educazionedelle qualitàmoralie dello spirito della giovanesecondo i ragguagli che ne hapotuto avere. Conosco che mi usa più buone grazie del solitoanzi ultimamente m'invitò a pranzo.


Miocugino mi assicura che il Cav. sarà trattabilissimo circa ladotee che anche sopra di questa si è spiegato con lui ingeneremolto favorevolmente. Ho creduto di doverla informare ditutto questoe di non far torto con ciò a mio cugino che miha pregato di non parlarne ad alcuno: come anche ho creduto didoverlo intieramente tacere al Zio Carlo. So che questi le ha scrittodel Memoriale che ho fatto presentare al Segretario di Stato perconsiglio e col favore del Ministro di Prussia. Se il Ministro miavesse lasciato tempo di chiedere a Lei i suoi consigli e il suopiacerenon avrei voluto che alcuno l'informasse di questo affareprima di me. Ma trovandosi allora il Ministro sul punto di partire(come è partito già da parecchi giorni)mi disseespressamente che non v'era luogo a dilazionie però miconvenne decidere dalla mattina alla sera circa l'impiego che s'avevaa domandare; e dentro due giorni portare il Memoriale in Segretarìadi Stato. Non potendo interrogar Leiconsultai la cosa coi miei dueZiie volendo il Ministro ch'io domandassi qualche impiegospecificato e non in generemi decisi per quello di Cancelliere delcensonon solamente perché così parve ai miei Ziimaperché credetti che così piacesse anche a Leiavendomidetto spesso la Mamma che questo era l'unico impiego che miconvenisse. Presentato il Memorialee non restando a far altro perparte mianon nego ch'io ebbi in animo di farle una sorpresa al mioritornoraccontandole il tutto a voce.

Orasapendola già informatanon voglio più mancare discriverlene io stessoe quantunque da una parte io non creda che sipossa molto sperare da una protezione già lontanadall'altraparte non veda qual altro passo utile si possa farecontuttociòdesidero ch'Ella si compiaccia di darmi su questo proposito i suoiconsigli e i suoi ordiniche avrei già domandatiantecedentementese dopo presentata la Supplicaavessi creduta outile o possibile qualche altra praticao se avessi dovuto farequalunque passo ulteriore.

Tuttistiamo benee da quindici giorni e piùabbiamo un bellissimotempo. I Zii la salutano. Io la prego a benedirmie continuarmil'amor suoe baciandole la mano mi ripeto Suo affettuosissimo figlioGiacomo.



18.

Roma16 Aprile 1823.


CarissimoSig. Padre.

Nonho che soggiungere alle sue savissime riflessioni espresse nellalettera dei 10 corrente. Macom'Ella dicenon si rischia nullacercando un impiegointorno al qualeottenuto che fosseeconosciutene le condizioni e circostanzesi avrebbe sempre luogo adeliberare se fosse da accettarsio da ricusarsi o rinunziarsi. Mifarei difficilmente credere se dicessi che il soggiorno di Recanatiper se medesimo mi sia più grato che il soggiorno di Roma. Macome quello indubitatamente mi è più caro per lapresenza di Lei e della mia famigliacosì anche per tutti glialtri riguardiElla si deve persuadere che se io non considero ilmio ritorno con gioianeppur lo considero colla minima pena. Io sononaturalmente inclinato alla vita solitaria. Contuttociò nonposso negare ch'io non desideri una vita distrattaavendo veduto peresperienza che nella solitudine io rodo e divoro me stesso. Ma fuordi ciòqualunque soggiorno m'è indifferentissimoequello della mia famigliache non mi può essere indifferentemi sarà sempre carissimo. La nostra partenza è fissataper li 28 del corrente. Essendo forse questa l'ultima lettera dellaquale potrò avere risposta qui in Romala prego a volermisollecitamente dichiarare il suo parere e il suo giudizio circa lemancie che si dovranno lasciare alla famiglia de' miei ospiti. Questaè composta presentemente di due servitori di salache non mihanno fatto altro se non servirmi in tavola e alzarmi qualche voltale portiere qui in casa; e due ufficiali di cucina e credenzainsiemeche le mattine ch'io sono stato in camerami hanno mandatoper ordine de' padroniil caffè. Due altri sono usciti diservizio un mese fa: l'uno era uffiziale di credenzae questo miaveva mandato il caffè nello stesso modo; l'altroservitor disalae mi aveva salutato spesso quando io passavae non altro.Tutti due hanno promesso o minacciato al Zio Momo e a medi tornarcia riverire alla nostra partenzae tutt'altro si può sperarefuor che non mantengano la parola. Sono dunque in tuttoseiindividui da riconoscersi. Le donne non hanno avuto mai niente a farcon meper nessun titolo. Quanto al Cameriere del Zio Momoil qualemi ha discretamente servito per tutto questo tempopotremos'Ellacredediscorrerne a Recanatigiacché il medesimo torneràcon noi. La prevengo che a conti fattimi resterà unaquindicina di scudi in manoprima di mettermi in viaggiodisponibili in queste manciesee come Ella crederà. Il Cav.Marini è tornato a parlare con molto interesse a Melchiorridel noto affaredomandandogli ragguagli di Paolinae mostrandomolta indifferenza circa la quantità della dote.

Augurandomidi farlo presto in presenzale bacio la mano col cuoree mi ripetoSuo affettuosissimo figlio Giacomo.



19.

AmatissimoSignor Padre.

Seguendoil suo pareremi sono spiegato sull'affare di Paolina col Zio Carlodal quale ho saputo quello che io già immaginava. Il Zio(nonvolendo espor Lei ad un rifiuto) prima di scrivere a Lei il suopensieroo nello stesso tempo che le ne scrissefece parlare alCavalier Marini da persona amica dell'uno e dell'altrola qualeparlò al Cavaliere come da sè. La risposta fu equivocacioè che in quel momento il Cavaliere aveva per le mani unaltro partitocom'era verissimo. Il Zio Carlo ricevette questarisposta dopo aver già scritto a Lei la prima volta; ericevutalacredette bene di significarne a Lei la sostanzasenzadirle di aver fatto interpellare il Cavalieree ciò per noninquietarla. Egli credette che questa risposta fosse stato unpretestoe avendo pure inteso che il Cavaliere avesse fortipretensioni circa la dotestimò che l'affare non fossecombinabilee in questo sentimento le scrisse la lettera ch'Ellam'ha inviatoe che le rimando. Ora mosso dalla sua ultimavolevaper mezzo della stessa persona già da lui adoperatafareavanzare al Cavaliere una proposizione decisaper averne unarisposta della stessa natura. Ma informato da me delle cose che hosaputo da Melchiorrie persuaso che il Cavaliere non è alienodal nostro partitoha giudicato bene che il portatore di questaproposizione (o comunque si dovrà chiamare) sia lo stessoMelchiorrich'è il fa-tutto del Cavalieree il qualeottenendo una risposta soddisfacentepotrà poi intenderselacol Zio Carloe direttamente con Leiper tutte le particolaritàche si dovranno combinare.

Parleròdunque a Melchiorri (autorizzato come sono da Lei)e farò checolla dovuta prudenzacerchi di trarre dal Cavaliere una rispostaconcludentecom'Ella desidera. Sono certissimo che il Cavaliere glirisponderà sincerissimamente e col cuore sulle labbraperchécosì suol fare con lui.

Questoè già molto. Ma di più spero che la risposta nonsarà dispiacevole per noiquando anche per l'esecuzione deltrattatoil Cavaliere fosse per domandare qualche dilazione: giacchésento che per sua quiete e della sua futura sposadesideri dimaritar la figlia prima di ristringersi in matrimonio; e sta giàin varie trattative per maritarla.

Hoconsegnato al Cavaliere Marini la sua Memoria raccomandandoglielacaldamente. Mi ha promesso di far tutto il possibile dal canto suoeson certo che non mancherà.

Avrebbevoluto che la stessa Delegazione scrivesse al Buon Governoedassumesse (com'egli dice) l'iniziativa in questo reclamodel qualeegli ha pienamente e altamente riconosciuto la giustizia. Sonpersuaso che a Lei non sarà sfuggito il pensiero di mettere laDelegazione attivamente dalla sua partee che quando non l'abbiafattociò sarà provenuto da qualche impedimento che ilCavaliere ed io non possiamo conoscere. Prima di consegnar laMemorial'ho fatta leggere al Zio Carloil quale ha concepito moltaindignazione sul contenuto della medesimae me l'ha fatta copiareper mettere in operacome ha già fattoalcuni altri mezziche ha creduto opportuni per farle ottenere la giustizia ch'Elladomanda.

Noipartiremo prestissimoma non posso ancora sapere il giorno precisobenché questa settimana addietrola partenza fosse statafissata ai 28come le scrissi col penultimo ordinario. Certo èche poco si potrà scostare dal detto terminee pertanto nonso se potrei ricevere il riscontro della presente.

Millesaluti de' Ziie mille affettuosi ossequii del suo amorosissimofiglio Giacomo.



20.

Bologna19 Luglio 1825.


Carosignor Padre.

Giunsiiersera in Bologna stancoma sano. I miei occhimalgrado il gransole e il gran caldo patiti pel viaggionon sono peggiorati. Ancoranon posso decidere se mi conviene di proseguire il viaggio perMilanoo di tornarmene indietro. Col venturo ordinario sapròdarlene notizia positiva. Ho veduto qui Brighenti che mi ha pregatodi riverirla da sua parte. Ho veduto anche Giordaniche mi haraccomandato molto di salutarla a suo nome e di fare altrettanto aCarlo e a Paolina. La prego de' miei teneri saluti alla Mamma e aifratelli. Non ho scritto pel viaggioperché lo scrivere disera al lume mi era difficilee la mia stanchezza era eccessiva. Purvedo che il moto mi va lentamente giovando.

Ellaséguiti ad amarmicome so e vedo che ha sempre fattoe credaalle sincere e fervorose proteste di amore e di riconoscenza eternadel suo affettuosissimo figlio Giacomo.



21.

Bologna22 Luglio 1825.


Carissimosignor Padre.

Horicevuta la cara sua dei 15.

Nellamia di Lunedì scorso fui brevissimo perché mi trovavala testa imbarazzata da mille faccende a cui non sono assuefatto. Midimenticai anche di dirle che vidi a Sinigaglia la Zia Eleonorachesta bene e saluta caramente Lei e la Mamma. A Pesaro non ebbi tempodi vedere se non la famiglia Cassi che sta tutta benee quel che siè detto costì di Schiavini è un sogno. Io hosofferto nel viaggio e qui in Bologna un caldo orribilee dovendogirare continuamente nelle ore più abbruciate mi sono struttoe mi struggo ogni giorno in sudore. Il termometro è arrivatoqui a 29 gradi. Con tutto questoin vece di peggiorarecome ioteneva per certosono anzi talmente migliorato della salutechenessuno strapazzo mi fa più malemangio come un lupoe ilsolo incomodo che io abbia è tutto il contrario che per ilpassatocioè una stitichezza di ventre che arriva ad un gradoche io non ho mai più provato in mia vita. Anche gli occhisono migliorati assai. Sono stato tentatissimo di fermarmi qui inBolognacittà quietissimaallegrissimaospitalissimadoveho trovato molto buone accoglienzeed avrei forse modo dimantenermivi con poca spesaoccupandomi di qualche impresaletteraria che mi è stata offertae che non richiederebbegran faticanè mi obbligherebbe per troppo tempo. Ma il Sig.Moratti(il corrispondente di Stella)mi ha rappresentato cheStella avrebbe ben ragione di dolersi di me se io mancassiall'impegno contratto con luie non avendo potuto persuaderlo collemie ragionisono stato costretto quasi per forza a consentire diveder Milano a spese di Stella.

Ancoranon abbiamo determinato il giorno nè il modo della partenzama credo che questa sarà in breve. Fin qui non ho potutovedere il Zio Raimondo perchéper quanto ne abbia cercatonessuno mi ha saputo dire dove abiti. In ogni modo proccureròancora di vederloe se occorrene domanderò in Polizia. Acaso ho saputo che D. Rodriguezdi cui la Mamma mi dissed'informarmista passabilmente benequantunque più cheottuagenario. Io sono stato e sono ancora alloggiato ai FratiConventualicioè nel Convento del mio compagno di viaggio. AMilano non contrarrò impegni troppo durevoliperchéoltre che non piacciono a Leinon piacerebbero nè anche a me.La ringrazio degli avvertimenti che Ella mi dà con tantoaffettoe propongo di seguirli in ogni parte. Se avrò unmomento di tempole tornerò a scrivere prima di partiresenole scriverò da Milano. La prego dei miei teneri salutialla Mamma e ai fratellie più la prego ad amarmi e apersuadersi della sincerità dell'affettocon cui mi protestoSuo amorosissimo e gratissimo figlio Giacomo.

Scrivooggi anche allo Zio Ettore.



22.

Bologna26 Luglio 1825.

Carissimosignor Padre.

Nonavendo potuto liberarmi dall'impegno di andare a Milanopartiròdomani dopo pranzo per colàcon animo di restarvi non piùche un mese circae poi tornare a Bolognadove non le possoesprimere quante accoglienzee quante premure mi sono state fatteperché io rimangae dove mi occuperò in coseletterarie che non mi impediranno di tornare a Recanati quando lepiaccia. Ho ricevuto la sua del 22nella quale mi raccomanda discriverle spesso. Nel poco tempo che io conto di passare a Milanoforse le mie lettere non saranno molto frequentiperchéciascuna mi costerà per francarla baiocchi ottoe ognilettera di fuor dello Stato mi costerà per riscuoterlabaiocchi sedici. Ma poi da Bologna non mancherò di scrivere ilpiù spesso che potrò. La mia salutegrazie a Dioèbuona. Oggi abbiamo una giornata piovosa e frescache mi fa sperareun viaggio non troppo travagliato dal caldo.

Imiei saluti amorosissimi a tutti; ed Ella mi amimi benedicae micreda sempre suo affettuosissimo figlio.



23.

Milano24 Agosto 1825.


CarissimoSignor Padre.

Sonoin gran confusionenon avendo mai ricevuto lettere da casa da chesono in Milano.

L'ultimache ricevetti a Bologna era di Carloin data dei 25 Luglio. Ioscrissi di qua subito arrivatodando le mie nuove e domandando leloro. Stava aspettando la rispostaacciocché le lettere nons'incrociasseroperché la spesa postale qui èveramente eccessivae anche maggiore di quel che le scrissi. Ma nonvedendo mai nullanon posso più tardare a pregarla di farmigiungere qualche loro notizia per levarmi di penabenché mipaia di non potere attribuire il loro silenzio se non a qualcheerrore di posta. Io sto benequantunque l'ariai cibi e le bevandedi Milano sieno il rovescio di quello che mi bisognerebbee forse lepeggiori del mondo. Contava di partire di qua sulla fine del mesemavedo che senza mancare alla civiltà verso lo Stellanon potròmettermi in viaggio se non dentro il mese venturonel qual terminespero di avere sbrigato tutto quello che la creanza esige che iofaccia per luinon già tutto quello che egli desidererebbe dameperché a far questo ci vorrebbero più annicome sabene egli stessoil quale mi mostra chiaramente che vorrebbetrattenermi seco quasi per sempre. Ma nè Milano nè unacasa d'altri sono soggiorni buoni per me. Bensì se potròessergli utile da lontanonon mancherò di farloe da lontanofarò che anch'egli sia utile a meperché da vicino lecose vanno in complimenti. Si compiacciacaro Sig. Padredisalutare teneramente tutti da mia partee di credermi ch'io la amoquanto Ella meritacioè con tutto il cuore. Non mi privi deisuoi caratteriper amor di Dio. Le chieggo la sua benedizionee miripeto suo affettuosissimo figlio Giacomo.



24.

Milano7 Settembre 1825.


CarissimoSignor Padre.

Finalmentecoll'ordinario passatoper la prima volta da che sono in Milanohoricevuto nuove di casa mia per mezzo della cara sua dei 30 Agosto.Ella s'immagini che consolazione fosse questa per meche passaiquella sera quasi in festa. Mi pareva di trovarmi in mezzo alla miafamiglial'amore verso la quale è anche accresciuto in medalla lontananza. Nell'ultima mia non le dissi nulla del segretariatodi Bolognaperch'è una cosa della quale io spero pochissimoe non sapendone ancora niente di certonon mi pareva che valesse lapena di parlarne; tanto più che anche senza l'impiegonon mimancherebbero mezzi di vivere onoratamente in Bologna qualche partedell'anno. Con grandissima consolazione ho sentito che il Zio Ettoresia pienamente ristabilito. Io ne stava in penaavendo saputo aBologna il suo incomodoed essendo stato poi tanto tempo senza lorolettere. Gli scrissi già direttamente da Bolognama forse lamia lettera l'avrà trovato incomodato. La prego a fargli imiei rallegramentie a salutarlo caramente per me. Col ConteAlborghettich'è un uomo veramente amabilefarò lesue partiquando e se lo potrò rivedereperch'egli èora in campagnae da che fui a pranzo da luipoco dopo arrivato inMilanonon l'ho più veduto. Io sto benee l'appetito che mitornò a Bolognanon mi ha più lasciato; tanto piùche qui non si cenae il pranzo è spesso un esercizio ditemperanza. Spero sempre di poter partire dentro questo mesebenchéStella che ha deciso di ritenermi in tutti i modimi usi tutte lecortesie possibili; il che m'imbarazza un pocoper quel gran difettoche io ho sempre avutodi non saper dir di no anche a chi mibastonamolto meno a chi mi prega. Ma vedrò pure di farmiforzae intanto séguito sempre a dire di non volermitrattenere.

Miamicaro Signor Padree mi saluti teneramente la Mamma. Ai fratelliscrivo qui dietro. Sono e sarò sempre il suo affettuosissimofiglio Giacomo.



25.

Bologna3 Ottobre 1825


CarissimoSignor Padre.

All'ultimasua che mi giunse in Milanoed era dei 30 di Agostorisposi ai 7 diSettembree finora non ne ho ricevuto replica. Partii da Milano il26secondo ch'io le aveva scritto di voler partire dentro il meseed arrivai qua con un ottimo viaggiola mattina dei 29. Avrei volutoscriverle subitoma nella locanda non potei trovar calamaio coninchiostro.

Quiho tolto a pigione per un mese un appartamentino in casa di un'ottimae amorevolissima famigliala quale pensa anche a farmi servire e adarmi da mangiareperché io non amo di profittar molto degliinviti che mi si fanno di pranzare fuori di casa. Lo Stellache miha lasciato partire con molto dispiaceremi ha assegnato per ilavori fatti e da farsidieci scudi al mesecome un accontosenzapregiudizio di quel più che potranno meritare le mie faticheletterarie dentro l'anno. Queste fatiche sono a mia pienadisposizionecioè io potrò occuparmi a scrivere quelloche vorròdando le mie opere a lui. Per un'ora al giorno cheio spendo in leggere il latino con un ricchissimo Signore grecoricevo altri otto scudi al mese. Un'altr'ora e mezza passo a leggereil greco e il latino col Conte Papadopolinobile venezianogiovanericchissimostudiosissimoe mio grande amicocol quale non hoalcun discorso di danaroma son certo che ciò saràsenza mio pregiudizio. Eccole descritta la mia situazionela qualeproverò un poco come mi riesca. Io non cerco altro chelibertàe facoltà di studiare senza ammazzarmi. Maveramente non trovo in nessun luogo nè la libertà nèi comodi di casa mia; e finora qui in Bologna vivo molto malinconico.Ella si può poi figurare per un'altra partequanto ardentesia il mio desiderio di riveder Leila Mamma e i fratelli. L'unicacosa che mi consigli di sopportare gl'incomodi della mia situazione(la quale però non sarebbe forse incomoda a nessun altro) èl'aver provato troppo lungamente e conosciuto con troppa certezza chequanto più io cerco di non patiretanto più patiscoperché la pigriziae lo studio senza distrazioni grandi econtinuesono la rovina della mia salute.

Ellami amie saluti caramente per me la Mammai fratellie il zioEttoreai quali scriverò quando avrò un poco piùdi agio. Io l'amocome sempre e come debbocon tutto il cuoreedesidero infinitamente le sue nuove e quelle della famiglia. Ebaciandole la mano mi ripeto teneramente suo affettuosissimo figlioGiacomo.



26.

Bologna10 Ottobre 1825.


Carissimosig. Padre.

Effettivamentele lettere che Ella dice di avermi scritte dopo ricevuta la mia dei 7settembrenon mi sono mai giunte. Uno dei più forti motiviche mi hanno determinato a lasciar Milanodove alla fine io mi eraquasi accomodatoe dove si vive certamente meglio che a Bolognaèstata la troppa lontananza di quel luogo da casa miae il desideriodi ricevere le loro nuove più spesso e più facilmentee di essere in maggiore unione con loro. L'appuntamento che io ricevoda Stellanon è altro che un a conto per i lavori letterariiche io gli faròe se questi importeranno di piùeglime ne compenserà alla fine dell'anno. Il ricever poi questodanaro mensilmentepiuttosto che tutto in una volta alla fine di unlavoromi è di un gran vantaggioper la certezza che me nesegue di avere di mano in mano quella tal somma da disporre. I lavoripoi ch'io debbo faresono interissimamente a mia disposizionegiacché Stella non mi ha detto e ripetuto altrose non cheegli spera che le opere che io farònon le manderò adaltri che a lui. Del restoche io faccia quelle opere che mi piace.In queste cose a me pare che non vi sia nulla di umiliante. Quelloche io ricevo dal Grecosarebbe forse un poco meno nobilecome èseccantissima per me quell'ora che passo con lui. Nondimeno nelleidee di questa città non vi è nulla di vile annessoalla funzione di precettore; anzi qui tutti i letterati forestieri sichiamano professore; e Costanobile ravennatefa professioneespressa d'insegnar per danaro a parecchi giovanifra i quali ancheal mio Greco. Costa è uno dei letterati più rinomati diqui.

Dellalicenza dei libri proibiti le scriverò in caso che mi occorra.Al zio Antici ho scritto costà una letterala quale lo avràtrovato assente. Da Bunsen ebbi notizia prima di partire da Milanoche il Segretario di Stato non aveva avuto risposta da questaLegazione sopra il mio affare. Ne ho parlato al Direttor Generale diPoliziail quale mi ha promesso di sentirne qualche cosa dal Legatocon cui ha molta entratura. Mi dispiace assai del raffreddore dellaMamma. Non le scrivo per non annoiarlae perché so che questalettera sarà comune anche a lei. Ma Ella le dicala pregolepiù tenere cose per mee mi dia nuove della sua salute. Cosìanche del Zio Ettoreil quale saluto di tutto cuore. Non lasci anchedi dirmi come sta Ellae come la trattano i primi freddiche quisono assai vivi.

Miamimi benedicae mi creda pieno di amore e di gratitudineepersuaso che io non potrò mai trovare in nessun luogoaffezione e bontà uguale alla sua. Suo affezionatissimo figlioGiacomo.



27.

Bologna24 Ottobre 1825.


CarissimoSignor Padre.

Risposilungamente alla sua dei 6 del correntedopo la quale non ho vedutaaltra lettera di costà. Questo silenzio mi farebbe molta penase io non l'attribuissi intieramente alla postala qualeal solitomi priverà delle lettere che Ella o quei di casa mi avrannoscritte. Bensì non posso a meno di lamentarmi di questa infamenegligenzache mi toglie uno dei maggiori piacerianzi forse ilmaggior piacere che io possa provare in questo tempo. Riconosco peròcoll'esperienza propria quello di cui mi era tante volte lagnatocostìcome Ella forse si ricordacioè che le letteredi Recanatinon so per qual fatalità particolarenonarrivano al loro destino se non per miracolomassimamente quelledirette verso Lombardia.

Inogni modo la prego a non stancarsi di scrivermie a dirmi se haricevuta la mia lunga risposta alla sua dei 6.

Desideroanche ardentissimamente le sue nuove e quelle della Mammadeifratelli e del Zio Ettorei quali saluto tutti con tutta l'anima. LaMamma come sta del raffreddore che Ella mi diceva? Io sto beneel'amo quanto Ella merita.

Ellami amicome fae mi benedica. Le bacio la mano e mi ripeto suoaffettuosissimo figlio Giacomo.

Credoche a quest'ora il Zio Carlo sarà tornato costì daUrbinoe le avrà parlato di una lettera di Bunsen che egli mispedì da Urbino a Milanoe che io ricevetti qui coll'ultimoordinario; nella quale Bunsen mi dice per parte del Segretario diStato che ne lo ha incaricatoche io non accetti nessunaproposizione che potesse venirmi dalla Toscana o d'altrondeavendoil Governo Pontificio fissato gli occhi sopra la mia persona perimpiegarla degnamente.

Scrivooggi medesimo al Zio Carlo costà.



28.

Bologna23 Novembre 1825.


AmatissimoSignor Padre.

Ricevettibenché molto ritardata al solitola sua carissima in data dei29 Ottobrealla quale rispondo. Le sue osservazioni circa laCattedra di Roma sonocome ogni sua cosagiustissime eamorosissime. Le dico con verità che io non mi curo molto diquella Cattedraperché le Cattedre sono poco adattate al miofisico e moralee poco amerei ancora di stare in Romadove l'arianell'estate è così cattiva. Non nego però che lasua riflessione sopra la certezza di non esser più abbandonatidal governo se una volta si è ottenuto un postonon mi facciaqualche forza. Intanto Bunsen mi scrive da Roma che non vi èniente di nuovoe che l'emolumento ordinario della Cattedra èdi 200 scudiil quale se non si aumentaio non so veramente chefarmi di un impiego che non basterebbe per vivere. Bunsen avrebbevoluto ch'io mi portassi subito a Romaassicurandomi che in tal casoio otterrei indubitatamente e prontamente un buon impiegoma hodovuto confessargli che in questo momento non mi sarebbe possibile dipormi in viaggio. Lo confesso ora anche a Lei volentieriperchégrazie a Dioposso aggiungerle di star meglio. Il viaggio fatto dame quest'estate mi guarì di ogni altro incomodoma miproccurò una riscaldazioncella d'intestini che mi ha poisempre perseguitato. A Milano l'incomodo non fu grave e lodisprezzaima da che fui tornato in Bolognaandò semprecrescendo in modo che per certo tempoa causa della stitichezzaeccessivaio non poteva più andar di corpo se non a forza dilavativi. Oragrazie a Diosto megliovado senza lavativoe dopouna ventina di giorni passati in casa perch'io non poteva sopportareil motosono tornato a uscire. Con un poco di pazienza e di curaspero di guarire affattoe così mi assicura un Medico che miassistee mi dice che il mio incomodo è lungoma che non èniente.

Hoavuto carissimo di sentire che Pietruccio ha ricevuto la primatonsurae spero che ciò tornerà in vantaggio suo edella casa. Ella non mi dice nulla della sua salutenè seElla sia interamente ristabilita dai residui della malattia di questaprimavera. Me ne dia un cennola prego. Il Zio Carlo è ancoracostì? E il di lei ufficio o incomodo di Gonfaloniere duraancora? Ella mi amie saluti infinitamente per me la mia caracarissima Mammaed anche il Zio Ettoree il Curatoe il Zio Carlose non è già partito. Io l'amo con tutto il cuoreesmanio di rivederlae chiederle la benedizione a voce come glielachiedo ora per lettera.

Ilsuo tenero figlio Giacomo.



29.

Bologna4 Decembre 1825.

CarissimoSignor Padre. Ricevo in questo momento la sua cara dei 30. Non laringrazierò dell'amore che Ella mi dimostraperchénessun ringraziamento sarebbe proporzionatoe perché esso nonmi giunge nuovo. Senza nasconderle nullale dico con veritàch'io vo migliorando di giorno in giorno sensibilmentebenchélentissimamente. Ma il Medicoed altri che hanno patito di questomedesimo malemi dicono che la lentezza del guarire è una suaqualità ordinariatanto più non usando certi rimedifortiche il medico voleva porre in opera a ogni pattocomesanguigne o mignatte al sedereec. e che io non ho voluti.

Intantovo passeggiando ogni giorno anche lungamentee non sento piùdolore nè gran calore al basso ventre come per l'addietro.Vedrò molto volentieri Setaccie gli farò la miglioreaccoglienza che mi sarà possibile. Del Zio Ettore mi dispiacemoltissimosebbene non lascio di sperare. Se le pare opportunolosaluti tanto da mia partee gli significhi il dispiacere che ho delsuo incomodo. Già Carlo quest'estate mi aveva scritto che ilmale era una specie di apoplessia. Quanto al Segretariatosiamoancora alle parole. Bunsen mi scrive che il Cardinal Camerlengoalquale veramente appartiene la nominaha positivamente promesso alSegretario di Stato di conferir l'impiego a mema ecco tutto. Miaggiunge che egli tiene la cosa per fatta.

Leoccupazioni dell'impiego si riduconoper quel che sentoa tenercerti registri e a fare una volta all'anno un discorso che poi sistampa. Dell'emolumento non saprei precisamente dirlema credo chebasti a mantenersi sufficientemente in una città come questa.I miei saluti amorosissimi a tuttie in particolare alla cara Mammala quale ricordo ogni giorno con tenerezza. Ella mi benedicae miconservi il suo amore.

Lebacio la manoe con tutto il cuore mi ripeto suo affettuosissimofiglio Giacomo.


Tantisaluti a tutti per parte di Angelinadella quale in altro ordinarioscriverò più dettagliatamente.



30.

Bologna25 Dicembre 1825.


CarissimoSignor Padre.

Ellapuò figurarsi con quanto dolore leggo la carissima suadell'altro ieriche ricevo in questo momento. La bontà delpovero Zio e l'amore che mi portavami fanno dolere della suaperdita fino all'anima; tanto più che io mi lusingava che lasua malattiaessendo di natura da andare in lungose anche non sifosse potuta guariremi avrebbe almeno lasciato tempo diriabbracciarlo.

Siafatta la volontà di Dio. Spero che il buon Zio staràpresentemente a goderloe pregherà per me e per la suafamiglia che l'ha amato veramente. Ella si accerti che il miorammarico per questa disgrazia si raddoppia a pensare al dolore cheElla mi dice e io so ben che Ella ne sente. Se la presenza mia fossebuona a consolarlae se io potessi ora mettermi in viaggiol'assicuro che non tarderei un momento a volar da Lei perabbracciarlaese non altrodividere la sua afflizione con Lei; male confesso che con questa stagione il viaggiare mi sarebbeinsopportabileed Ella sa bene come la mia complessione èsensibile e nemica del freddo. A primo tempose Dio mi dàvita e salute spero che avrò questa gran consolazione dirivederla. Ma Ella non mi scriva più di se stessa quelleespressioni che io trovo nella sua lettera. Pensicaro Papàche ferita debbono fare in un cuore che l'ama più di sestessonel cuor di un figlio che darebbe volentieri il suo sangue (eglielo giuro) per ricomprare un solo dei di Lei giorni. Ella pensi unpoco più lietamentee si persuada che il suo figlio non hacosa al mondo più cara e più adorata di Leicome nonha maggiore desiderio che di stringerla novamente tra le braccia.

Eseguiròla sua commissione col marchese Mosca. La ringrazio molto deltabaccoche mi servirà assai. I miei teneri saluti alla Mammae ai fratelli.

Lebacio la mano colle lagrime sugli occhi; e con tutto l'affettodell'animodomandandole la benedizionemi dico il suo amorosissimoGiacomo.



31.

Bologna13 Gennaio 1826.


CarissimoSignor Padre.

Laringrazio moltissimo della premura di spedirmi il tabacco che faròsubito riscuoteree mi sarà certamente molto a proposito.Similmente debbo ringraziarla dell'affettuosa offerta che Ella mi fadel benefizio. Poiché Ella mi dice che gradirebbe molto didarlo a meio non sono alieno dal riceverlocome son pieno digratitudine alla sua bontà. Se in casa non vi fosse stato achi darloio l'assicuro che mi sarei sottomesso a qualunquecondizione per averlo. Ma ora che con mio grandissimo piacerePietruccio è in istato di riceverne la nominami èpermesso di accettarlo con alcune riserveche Ella troveràsperogiuste o condonabili. La prima è che io desidererei nonessere obbligato ad altro abito e tonsura se non quello che usano quianche i pretie consiste solamente in abito nero o turchinoefazzoletto da collo nero. La seconda è che bisognerebbe che iofossi dispensato dall'obbligo dell'Ufficio divinoperchécome Ella ben vedequest'obbligo mi priverebbe quasi della facoltàdi studiare. Io non posso assolutamente leggere se non la mattina. Sequesta dovessi spenderla a dir l'Uffizionon mi resterebbe altrotempo per le mie faccende. Mi basterebbe di esser dispensatodall'Uffizio divino anche a condizione di recitare una quantitàdi preci equivalentigiacchétolta la mattinatutto ilresto della giornata io non ho da far nullae ben volentieri nespenderei qualche ora in preghiere determinatepurché questenon fossero da leggersi. Mi pare che si potrebbe anche rappresentareingenuamente la cosae lo stato fisico de' miei occhi a chi puòdar la dispensae che questa sarebbe una ragione sufficiente perottenerla. Del restoquando io fossi sicuro di ciòse perqualche giorno da principiobisognasse recitar l'Ufficio divinononci avrei difficoltà. Mi rimetto a Leied Ella sapràmeglio di mese e con quali mezzi si possa ottenere una tal dispensaprontamente.

Iostograzie a Diopassabilmente di salutee forse o anche senzaforsestarei benese non fosse l'invernoche per me saràsempre una malattia grave. Aspetto e invoco a ogni minuto laprimavera. I miei tenerissimi saluti alla Mamma e ai fratelli.Veramente mi ha un poco sorpreso l'eccesso dell'impudenza usata nellospogliare il povero Zio.

Ellami ami come io l'amoche è quanto so e possomi benedica emi creda suo affettuosissimo figlio Giacomo.



32.

Bologna25 Gennaio 1826.


CarissimoSignor Padre.

Leconsiderazioni giustissime che Ella mi pone innanzi nella cara suadei 16e delle quali non posso che ringraziarlami convinconopienamente della impossibilità di conciliare la mia vitapresente colla condizione di benefiziato ecclesiastico. Quanto almutare statosebbene io non lasci di apprezzare infinitamente gliamorosi consigli che Ella mi porgee le ragioni che ne adducedebboconfessarle con libertà e sincerità filiale che io viprovo presentemente tal repugnanzache quasi mi assicura di nonesservi chiamato ed anche di dovere riuscire poco attoall'adempimento de' miei nuovi doveri in caso che io li volessiabbracciare. Prevedo non impossibileanzi più possibile cheforse Ella stessa non credeche col crescere dell'etàla miadisposizione si cangi totalmentee mi conduca a quella risoluzionealla quale ora sono così poco inclinatoma in ciò mipare di non dover prevenire l'effetto del tempoprendendo oggi unpartito che io sento che sarebbe affatto prematuro. Circa ilbenefizioElla può ben credere che vedendone investito un miofratelloio ne proverò quella stessissima soddisfazione cheavrei se lo vedessi nelle mie mani. In ogni modo però torno aringraziarla con tutto il cuore della bontà con cui le èpiaciuto di rimettere a me la determinazione sopra questo punto.

Quinon abbiamo gran nevema freddi intensissimiche mi tormentano inmodo straordinarioperché la mia ostinata riscaldazioned'intestini e di reni m'impedisce l'uso del fuocoil camminare e lostar molto in letto. Sicché dalla mattina alla sera non trovoriposoe non fo altro che tremare e spasimare dal freddochequalche volta mi dà voglia di piangere come un bambino. Ma delrestograzie a Diosto bene di salute.

Sospirocontinuamente la primavera e il momento di baciarle la mano inpresenzacome faccio ora col cuorechiedendole la sua benedizione eripetendomi con tutta la tenerezza possibile suo affettuosissimofiglio Giacomo.



33.

Bologna8 Febbraio 1826.


CarissimoSig. Padre.

Lescrivo oggi una lettera ostensibiledel tenore indicatomi da Leinella cara sua dei 31 Gennaio. Confesso che non senza penae soloper ubbidirlami sono indotto a scrivere il paragrafo del Benefizionel modo che Ella vedrà e che mi fu suggerito da Lei; giacchéioe quando scrissi le mie lettere passateed orae sempreintendevo ed intendoche in qualunque maniera e sotto qualunque nomeElla sia per disporre del benefiziole rendite dovessero e debbanorestar sempre a Sua piena disposizioneper applicarle a me o adaltriin tutto o in partecome cosa Suae come le rendite dellaCasa sua propriae non altrimenti. Nondimeno ho scritto come a Lei èpiaciutogiudicando che ciò potesse servire alle Sueintenzioni in qualunque modoe non potesse nuocere.

Contutto il cuore sulla pennadimandandole nuovamente la Suabenedizionemi ripeto Suo affettuosissimo e riconoscentissimo figlioGiacomo.



34.

Bologna8 Febbraio 1826.


CarissimoSignor Padre.

Ricevola cara sua dei 31 Gennaio. Già fin dal primo di questo meseil freddo quigrazie a Dioè molto scematoanzi abbiamoavuto qualche giorno quasi di primavera: io ho ripreso le miepasseggiate campestrie mi pare di esser rinato. Non ho ancoraveduto Fusello. Il dono che Ella mi manda mi sarà carissimoemi servirà per farmi onore con questi miei amicipresso iquali trovo che l'olio e i fichi della Marca sono già famosicome anche i nostri formaggiche qui si stimano più delparmegianoil quale non ardisce di comparire in una tavolasignorile: bensì vi comparisce una forma di formaggio dellaMarcaquando se ne può avereche è cosa rara. Ellanon dubiti che i suoi libri non sieno per esser tenuti con tutta lacura possibilee restituiti puntualmente. Io me ne faccioresponsabile. A momenti debbo avere occasione di scrivere aMelchiorrie gli ricorderò la restituzion del Varronesecondo che Ella mi scrive. Ricevetti per la Diligenza l'abito e iltabaccoe ne la ringrazio di nuovo cordialmente. Il tabacco hocominciato subito a usarloe mi piace molto.

Circail benefizio; dopo scritta l'ultima miaho inteso che Roma accordaqualche volta ai patroni la facoltà di sospendere lapresentazione del nuovo rettore per sei o otto annie di applicareintanto le rendite a un uso onestosopportati i pesi consueti. Ellasaprà meglio di me se questo sia verocome mi si assicura. Intal casoe se Ella a quest'ora non avesse già dispostoaltrimenti del Benefizioe credesse di potere ottenere senza troppadifficoltà e incomodo una tal dispensariconoscerei come unsegnalato favore della sua bontàse Ella volesse prevalersidi questo temperamento per farmi goderefinché a Lei piaceràquesta provvisione; la quale certamente mi riuscirà moltoutile. In questo modosenza dare alla Casa altro incomodocome ionon ne do presentementee spero in Dio di non essere obbligato adarne per l'avvenireio sarò pur debitore a Lei ed allafamigliadi una provvista che mi porrebbe in un certo agio. La pregodelle mie più tenere espressioni alla Mamma e ai fratelliedanchese le piacedei miei complimenti alla Marchesa Robertie deisaluti al Curato e a D. Vincenzo.

Ellami ami e mi benedica come suo affettuosissimo figlio Giacomo.



35.

Bologna20 Febbraio 1826.


CarissimoSignor Padre.

Quandomi giunse la sua dei 12io aveva già poco prima riscossafinalmente la roba portata da Fusello. I fichi e l'olio sono quiapplauditissimi e graditissimie quantunque in casa io non fossisolito di mangiar de' fichiadessonon so cometrovo che sono pureuna cosa di un sapore eccellentee ho pensato di salvarne un pocoanche per megiacché Ella me ne ha favorito cosìliberalmente che ve n'è abbastanza per me e per gli altri.

Èben giusta la sua maraviglia che costà non si pensi punto afar commercio di formaggi con queste partidove non si fa formaggiose non pochissimo e cattivo. Veramente non si può scusarel'indolenza della nostra provincia nel mettere a profitto i tantigeneri squisiti che essa possiedee che eccedono il consumodell'interno: giacché i formaggi non sono il solo capo chemanca in altre parti d'Italiae che sarebbe ben accoltoma noiabbiamo ancora molti e molti altri capi che da noi non si stimano enon si trovano a vendere perché soprabbondanoe altrovesarebbero ricercatissimi. E i nostri viniche noi mandiamo solamentea Roma e in piccola quantitàmentre ne abbiamo tantaabbondanzanon si venderebbero qui nel Bolognese a preferenza diquesti vini fatturati e pessimi della provinciatutti ingrati algustoe scomunicati generalmente da tutti i medici? Certo non fa peri possidenti di attendere al traffico; ma se nella nostra provinciaci fossero altri che vi attendesserosi arricchirebbero essie ipossidenti avrebbero modo di vendere i loro generi a prezziconvenienti. Mi rallegro con Lei della riacquistata libertà.Ho già scritto a Melchiorri del Varrone. Qui continuano legiornate temperateche mi han fatto tornare in vita da una veramorteperché le pene che ho provate in quest'inverno non sonodescrivibili.

Salutitenerissimi alla Mamma e ai fratelli; e così vedendo il ZioVito o la sua famigliala prego a salutarli in mio nome; come ancheil Dott. Masi e il Chirurgo Prosperise Ella ne ha occasione. Miamimi benedica e mi creda sempre suo affettuosissimo figlioGiacomo.



36.

Bologna1 Marzo 1826.


Carissimosignor padre.

Laringrazio infinitamente della Leggenda che Ella mi ha favoritaedella noia che per amor mio Ella si è voluto prendere dicopiarla. Lo stile non è di autore toscanoma marchegiano oromano. Ma il monumento è curiosissimoe certamenteantichissimogiacché oltre l'epoca che Ella mi accenna del1326epoca già molto anticala dicitura mi dà indiziodi maggiore antichitàed io la credo cosa del secolo delduecento. Forse non mi mancherà occasione di farne uso presto.Intanto se Ella mi sapesse dir qualche cosa circa il tempo in cui sisa o si crede che sia vissuto quel San Geriociò sarebbemolto a proposito. La traduzione che ho mandata a Paolinaèmia veramentecome Ella dicebenché passi per opera deltrecento. Il mettere il nome della mia patria in fronte ai volumidelle mie operettee nel manifesto ec.non ha la menoma difficoltàed io lo farò volentierissimospecialmente essendo cosa disuo piacere. Quanto ai formaggidi cui Paolina mi scrive per di Leipartela ringrazio della sua intenzionee parleròcoll'uffiziale di questa postama bisognerebbe lasciar passarequalche giornoperché avendomi egli favorito poco fatemereise io gli chiedessi ora un piacere simileche la cosa non gliparesse troppo frequente e indiscretaed anche tale dacomprometterlo. Io stograzie a Diosufficientemente beneetrovandomi entrato in Marzofo conto di averla vinta per quest'anno.

Mibenedica e mi voglia bene; e con tutto il cuore mi ripeto Suoaffettuosissimo figlio Giacomo.



37

17Aprile 1826.

CarissimoSignor Padre.

Eccolaservita subito. Veramente queste bestialità sono cose da farperdere la pazienzaed io compatisco ben di cuore a chi devesoffrirleed alla pena e briga che le costa il rimediarvi. Ecco poicome vanno gli affari anche del più gran momentoe come noisiamo governati. Ringrazio Dio che tutti loro stieno bene. Iocoll'inoltrarsi della primaveravengo migliorando di quel poco didisturbo che mi aveva cagionato il primo caldoche qui èstato ed è tuttavia straordinario. Sono tornato nel granmondoche avevo abbandonato affatto questo inverno.

Ultimamenteho riveduto il zio Moscache sta benee saluta lei e tutta lafamiglia. La prego de' miei tenerissimi saluti alla Mamma e aifratelli. I miei complimenti alla marchesa Roberti. Non ho potuto maipiù riveder Setaccibenché sia stato da lui due voltema chi lo vuol trovaredeve cercarlo da per tutto fuorché incasa. Solamente l'incontrai una voltama me ne accorsi troppo tardied egli non mi conobbe.

Ellabenedica ed ami il suo affettuosissimo ed amantissimo figlio Giacomo.



38.

Bologna24 Aprile 1826.


Amatissimosignor Padre.

Horicevuto la carissima sua dei 21. Ella dev'esser certa della miapiena segretezza circa l'affare della Rinunzia. RingraziandoLa poisinceramente e vivamente della bontà con cui Ella mi hadestinati i Benefizii e desidera ch'io li ritengale confermo la miaintenzione di rinunziarli per non portare i pesi annessi edindispensabili. Quello che io faròsarà di tenermi incasa per questo temposenza uscire se non intabarrato. A Lei nonmancano cagioni da allegare circa la mia rinunzianè habisogno che se le suggeriscano. Se Ella dirà che io avevasperato di ottener delle dispenseavute le qualiavrei conservati ibenefiziima che intendendo che queste non si accordanonon hovoluto ritenerli un momentodirà pur la semplice verità.Ella mi leverà una spina dall'anima quando (senza peròprecipitar l'affare più che Ella creda bene) mi avviseràdi aver dato corso alla Rinunzia.

Desiderosentir pienamente guariti i fratelli. Qui abbiamo gran freddoche daotto giorni in qua cresce sempre. Io mi ho curae grazie a Dio stobene. Sono seguiti qui veramente parecchi omicidiida canaglia acanagliama chi dice cinquantaconta le unità per diecine.Mando questa sotto coperta alla Marchesa Roberti come Ella mi dissealtra volta. La prego a riverirla in mio nomee scusarmi con Leidella libertàtanto più che mando la lettera chiusa.Ella mi dirà se ho fatto bene o male servendomi di questomezzo.

Ionon ho arrischiato di mandarla altrimenti. Mi confermi la suabenevolenza e mi ami come io l'amo.

Ilsuo tenerissimo figlio Giacomo.



39.

Bologna10 Maggio 1826.


CarissimoSignor Padre.

Horicevute le sue dei 23 aprile e degli 8 del correntee dalla signoraBosi ebbi puntualmente il formaggio e la bella scatola. Non hoscritto per la posta dopo la mia de' 24 aprileperché fin dalprimo di Maggio scrissi a Paolina una lettera che consegnai allasignora Bosi. Incaricai Paolina di ringraziarla caramente deiformaggie della scatoladi cui ella si è voluta privare peramor mioe risposi all'articolo della Sua lettera che riguardava lamusica desiderata da Luigiintorno alla quale procurerò diservirloavuti gli schiarimenti che dimandai nella stessa lettera aPaolina. Io sto di salute passabilmentegrazie a Diobenchéquesto benedetto ventre non si sia voluto accomodar mai piùemi disturbi perpetuamente. Mille saluti a tutti del marchese Mosca.Altrettantie in particolare alla Mammadel cav.Montaniche èinvecchiato moltoe da pochi mesi in qua patisce assai della vistama del rimanente sta bene e allegroed esce di casa ogni giorno.Faccia le mie partila pregocolla Mamma e coi fratelli: le baciola mano con tutta l'animae chiedendole la benedizionemi ripetosuo amorosissimo figlio.


P.S.Ebbi già il manifesto di Cassidi cui ella mi scrive nellasua dei 23 aprile. Veramente l'ideanon solo è originalemapecca un poco d'impertinente; tanto più che alla fine nonsarebbe un gran dannonè per l'anima di Perticari nèper l'Italiase Perticarich'era al più un grammaticoavesse due soli monumenti funebrie non treo anche quattro.



40.

Bologna3 Luglio 1826.


CarissimoSignor Padre.

Lasua lettera mi ha cagionata una vera gioiacome sempre me necagionerà il trattenermi con Leie come mi aveva dato e midarà sempre pena il suo lungo silenziose non in quanto iopenserò che questo possa nascere da sue occupazioni piùrilevanti e che serva a risparmiarle fastidio. Certamente se a Diopiaceio non passerò mai più l'inverno in climi piùfreddi del mio nativo. Io contose la salute non me lo impedisseinsuperabilmentedi essere in ogni modo costì pel primoentrar dell'autunnoe quanto al trattenermiElla disporrà diciò a suo piacere. Intanto Ella non si dia pensiero alcunocirca la mia sicurezza. La frequenza degli omicidii in questi ultimigiorni è stata qui veramente orribilema io ho preso ilpartito di non andar mai di notte se non per le strade e i luoghi piùfrequentati di Bologna; sicchéfintanto che nonassassineranno in mezzo alla gente (nel qual caso il pericolo sarebbealtrettanto di giorno come di notte)non mi potrà succederesicuramente nulla. Ho anche il vantaggio di abitare nel centro dellacittà e in faccia a un corpo di guardiain modo che pertornare a casa non sono obbligato a traversar luoghi pericolosi.

Nonho posto il nome di Recanati in fronte al Petrarcanon certamenteperché io mi vergogni della mia patriama perché ilmetterlo avanti a ogni cosa miami sarebbe sembrata unaaffettazione; ed Ella vede che nessuno scrittore ai nostri tempi lofao illustre o non illustre che sia la sua patria. Stampandosi lemie operette in un corponon parrà affettazione il nominar lapatriaed io lo farò senza fallo. Il Petrarca èsembrato allo Stella un'ottima speculazionenon solo per gli esterima anche perché questi studio pedanteriesono dominanti inItaliae massimamente in Lombardiadove non si conosce quasi altro;sicché egli crede di fare un bellissimo interesse stampandoquest'operae ancor io sono della sua opinione.

Delresto il lavoro è stato di somma difficoltàlunghezzae noia. Nondimenobenché avessi dato speranza di finirlo soloin autunnol'ho già terminato e spedito tutto fin da oraese non l'avessi interrotto per cinque mesioccupati parte in altrecoseparte nello smaniare dal freddoche mi fece tralasciareaffatto ogni studiol'avrei terminato assai prima.

Quida più d'una settimana abbiamo sereno e caldo. Il tempo hafavorito la festa degli addobbiche a mepoco amante deglispettacoliè parsa una cosa bella e degna di esser vedutaspecialmente la seraquando tutta una lunga contradailluminata agiornocon lumiere di cristallo e specchiapparata superbamenteornata di quadripiena di centinaia di sedie tutte occupate dapersone vestite signorilmentepar trasformata in una vera sala diconversazione.

Lamia salutegrazie a Dio è passabile. Il Zio Moscache lasaluta caramentevorrebbe sapere che cosa è del medicoGiordanidel quale non ha più notizia da molto tempo. I mieitenerissimi saluti alla Mamma e ai fratelli. I miei rispetti allamarchesa Roberti e a Brogliose Ella ha occasione di scrivergli.Ella mi amie se non le è gravemi dia notizia della suasalute e delle sue occupazioni presenti. Avrò in mira quelloche Ella mi scrive. Sia persuasa del vivissimo e cordialissimo amoreche io le portoe dell'immensa gratitudine che le ho ed avròper tutta la vita.

Lebacio la mano coll'animae chiedendole la benedizione mi ripeto suoaffettuosissimo figlio.




41-

Ravenna9 Agosto 1826.


CarissimoSignor Padre.

Sonoqui da alcuni giorni in casa di un mio amico che mi ha voluto secoper forzaa vedere le antichità di Ravenna. Torno a Bologna amomenti. Qui si vive quietissimi e con ogni sicurezzaquanto aiprivati. Ho veduto il Cardinaleho veduto il Canonico ferito in suaveceil quale è fuor di pericoloe sarà presto inpiedi.

Quiho ricevuta la lettera di Paolina29 Lugliocolle loro nuovecheio desiderava da tanto tempo. Ho fatto ricerca dei partiti che sitrovano in questi paesie veggo che le gran doti sono uscite di modaaffatto. Il maggior partito di questi contorni è Pasolini diRavennaContessafamiglia ricchissimanobilissimaprincipale;diecimila scudi di dote in pronti contanti; cinquecento scudi diproprietà della ragazzalasciatile dall'Arcivescovo Codronchisuo prozio; corredo a parte; giovane bella e di talento e buona. Ilpadre non si cura di gran trattamento per la ragazza; solamenteesigerebbe uno stato esatto ed autentico della casae unadisposizione che assicurasse lo sposo dal lato dei fratelli. L'affaresi concluderebbe prontamente: se Ella credesse opportuno di prenderloin considerazionenon avrebbe che a mandarmi lo stato della famigliain forma autenticae qui si tratterebbe l'affare per mezzi che io lefarò conoscere al suo primo cenno; e si userebbe ognisegretezza. Così prego Lei di usarla circa le informazioni cheio le ho dateper non nuocere alla ragazzain caso di rifiuto. Vedobene che la dote è piccolama non se ne trovano dellemaggiori in Romagna; il soggiorno di Recanati è in discredito;e l'essere in pronti contanti mi pare una qualità calcolabilee che possa compensare in parte la mediocrità della somma.Tornato a Bolognacercherò più diligentemente inordine ai partiti di làquantunque con poca speranza ditrovar doti maggiori senza pretensioni eccessivee senza ripugnanzadecisa al soggiorno di Recanati. Da Bologna le scriverò piùlungamente e con più quiete.

Imiei teneri saluti alla Mamma e ai fratelli. Le bacio la mano contutto il cuoree le chiedo la benedizione.

Ilsuo affettuosissimo figlio Giacomo.



42.

Bologna6 Settembre 1826.


CarissimoSignor Padre.

Horicevuta la cara sua de' 26. L'affare della Modanese dei 50 m.zecchinicredo che in verità non sarebbe statodegl'impossibilissimi. La sposadel restosenza esser bellanon èdispiacevole. Ma non siamo più in tempoperchéimprovvisamente si è saputa qui la conclusione di un suotrattato di matrimonio con un Conte Marsigli di quiricchissimomaattempato e deforme.

Sopoi che la dote non è in contantima in terrepervenute allasposa per un'eredità; sicché è verisimile assaiche la somma sia esagerata non pococome è solitoper farnumero tondo. Un mio amico si è voluto incaricare di far untentativo colla Faentinala quale oltre i 17 m. di dotesi dice cheavrà dalla madre 3 m. scudi a titolo di dono:

intutto 20 m. scudi. Sentiremo la risposta. Aspetto poi delle notizieda Parmada Reggio e da Milanoche dovrebbero venir presto.

Dovettitempo farimandare al Governatore il baule che egli mi aveaprestatosicché mi trovo adesso senza baule.

Nonso se costì sarà possibile di trovar modo per farearrivar qua quello che io portai con me a Roma. Se la cosa fossepraticabile (e certo a Macerata o a Loreto si dovrebbero trovar mezzifacilmente)la pregherei di spedirmelogiacché il trasportomi costerà meno assai che non costerebbe il comprar qui unbaule a posta. La spedizione di quello del Governatoreil qualearrivò a Recanati prontamentefranco d'ogni spesanon micostò che 9 paoli. Se la cosa dovesse portar troppo incomodoElla non ci pensied io ripiegherò in altro modo.

Imiei teneri saluti a tutti. Spero che Paolina sarà rimessapienamente del suo disturbo. La Mamma mi ha voluto fare un tacitorimprovero di negligenzafacendomi sapere la morte di D. Rodriguez.Veramentenon uscendo mai di giornoper evitare il gran caldoeraun pezzo che io non vedeva nessuno a cui domandarne.

Ellami ami e mi benedicae mi aspetti prestose a Dio piace. Suoaffezionatissimo figlio Giacomo.



43.

Bologna26 Ottobre 1826.


Carissimosignor Padre.

Ricevoritardata al solitola sua amorosissima dei 16piena di tanteespressioni affettuosissimele qualibenché non mi giunganonuovee benché io sia assuefatto sin dalla prima infanziaalle testimonianze del suo amore vivissimonon lasciano peròdi farmi un'impressione ben sentitae di destarmi nel cuore nuovimoti di gratitudine. Ho cercato d'informarmi circa il signor LuigiGezziil quale non è pretema secolare: bensì ha unzio sacerdote... Ho saputo dove abita; e prima di partireprocureròdi vederlo. La mia intenzione è di mettermi in viaggiol'ultimo giorno del correnteo il primo dell'altro; ma siccome nonposso ancora assicurarlocosì le scriverò un'altravolta per farle sapere il giorno precisamente. Credo però cheuna sua risposta alla presente non mi troverebbe a Bologna.

Milletenerissimi saluti alla Mamma e ai fratelli. Mi conservi l'amor suoe mi benedica.

Suotenerissimo figlio Giacomo.



44.

Bologna1 Novembre 1826.


CarissimoSignor Padre.

Lescrissi già il 26 del mese scorsoin risposta all'amorossimasua dei 16. Questa è per dirle che ioa Dio piacendopartoper Recanati dopo dimani3 dell'entrante. Per diminuirmi la noia el'incomodo del viaggiomando il baule da see verròfermandomi per la strada; il che mi servirà anche per fare orinnovare delle conoscenze. Perciò Ella non si dia alcuna penase non mi vede arrivar subito. Siccome però l'impazienza diriveder Lei e la mia cara famiglia cresce in me a proporzione che siavvicina il momento di ottener questo benecosì credo che lemie fermate saranno molto brevi. Ella preghi il Signore che miconceda un buon viaggioe mi saluti caramente tutti.

Lebacio la manoe chiedendole la benedizionemi ripeto suoaffettuosissimo figlio Giacomo.



45.

Bologna27 Aprile 1827.


Carissimosignor padre.

Arrivaiqua in Bologna ieri giovedì a tredici ore e mezzadopo unviaggio ottimo veramentee che fuor dell'incomodo e della noiainseparabili dal viaggiarenon mi ha cagionato nessun'alterazionenella salute: neppur la difficoltà del ventreche io tenevaper inevitabile. Amato mi lasciò a Pesaroma mi lasciòcon miglior legnomigliori cavallie miglior vetturinoil quale miha condotto qua più di mezza giornata prima che non avrebbefatto un altro. Vidi a Sinigaglia la zia Leonora e il marcheseRomualdoche salutano tanto lei e la mamma. La casa Cassi e la casaLazzari salutano lei e tutta la famigliae Vittorina in particolaremanda mille saluti a Paolina. Io sono qui alla locanda della Pace nelCorsodove ho combinato una dozzina per un mese. Sto in ansietàdelle sue nuove e di quelle della mamma e dei fratelli; e vorreisapere se è partito da Recanati il governatoremolte pazziedel quale mi sono state raccontate a Pesaro da' suoi stessi amiciche nondimeno si sono maravigliati di sentir quelle che io raccontavafatte a Recanati. Gli occhi affaticati dal sole e dalla vigilianonmi permettono per questa volta di esser più lungo. La pregocon tutto il cuore a dire in mio nome le più tenere cose allamammaai fratellie in particolare a se stessoal quale baciandola manodomando la benedizionee mi ripeto col maggior affettopossibile al mondo suo amoroso figlio.



46.

Bologna14 Maggio 1827.


CarissimoSignor Padre.

Ebbila cara sua de' 29 Aprilee conosco tutta la verità delle sueosservazioni sugli effetti della fantasiae sul danno del volertroppo far uso della ragione. Quel che Ella soggiungeche per essertroppo ragionevoli spesso si opera contro ragionenon potrebbeessere nè più vero nè più profondo. Fuicontento delle nuove che Ella mi diede circa il coram equiteilquale poi dalla lettera dei fratelli in data dei 5 ho sentito chefosse per partire a momenti. Vorrei sapere che fosse giàpartito. Con uno dei prossimi ordinari le manderò la ricettadel famoso latte-e-mèleche debbo avere fra poco. Iograziea Diosto bene; e chiunque mi vede mi fa complimenti sul mio buonaspetto. I miei tenerissimi saluti alla Mamma e ai fratelli. La pregoanche de' miei rispetti alla marchesa Roberti. Qui in Bolognadopoil ritorno del cardinale Albaniil supplizio di qualche assassinoeun editto che prometteva di fare impiccare senz'altro processochiunque fosse trovato coll'armi alla manosi vive quieti e sicuridi giorno e di notte. Ella mi amimi benedicae mi creda come sonocon tutta l'anima suo amorosissimo figlio.



47.

Bologna1 Giugno 1827.


CarissimoSignor Padre.

Rispondotardi e brevemente alla cara sua del 22 Maggioperché ilsolito mio male degli occhi mi dà fastidio più delsolitoe scrivo con molta fatica. Del restograzie a Diosto bene.Qui abbiamo una perfetta estate. A momenti la informerò diquanto Ella mi ricerca intorno al Governatoreil quale per quel cheho potuto sapere fin quinon è nel numero degli avvocatiaddetti a questo tribunale di appello. La ricetta del latte-e-mèleè molto semplice perché consiste in fior di latte opannagelatina non salatae zucchero a piacere. Ma il principaleconsiste nella manipolazione della quale mi hanno fatto unadescrizione assai lunga e tale che io non so se la saprei riferirbene. Quando poi mi riuscisse di darla ad intenderenondimeno noncredo che la esecuzione corrisponderebbe; perché vedo insommache tutto l'affare consiste nella pratica e nell'abilitàmanuale del cuoco. Mi hanno assicurato poi che in questa stagionesarebbe impossibile che il piatto riuscisse bene; e in fattiadessonon si fa neppur qui. Mille tenerezze alla Mamma e ai fratelli.

Lebacio la mano echiedendole la benedizionemi ripeto con tutto ilcuore suo affettuosissimo figlio.



48.

Firenze23 Giugno 1827.


CarissimoSignor Padre.

Partiida Bologna ai 20e il giorno seguentela mattinaarrivai aFirenzedopo un viaggio ottimo. Non so quanto mi tratterrò.Il non poter uscir di casa di giorno per la flussion d'occhiche mimolesta costantementemi dà molta malinconia e m'impedisce diconoscere la città; nella quale veramente non godo nulla.

Sonoobbligato a rifiutare tutti gl'inviti che mi vengono fattie la granfesta fiorentina di domani (giorno di San Giovanni Battista) saràper me un giorno feriato. Gli altri avranno corse di bighecorse dibarberi dei primi d'Italiafuochi artifizialiche costano non soquante migliaiaec.

Facciala pregoi miei saluti più teneri alla Mamma e ai fratelli.Sono impaziente di sentire che la Mamma sia perfettamente guarita delpiede. Le bacio la mano con tutta l'animae le chiedo labenedizione.

Ilsuo amorosissimo figlio Giacomo.



49.

Firenze24 Luglio 1827.


CarissimoSignor Padre.

Ebbil'amorosa sua dei 2 del correntedalla quale intesi con mia infinitaconsolazione il miglioramento della Mamma. Sto sempre in ansietàdi sentire che sia sparito anche quel gonfiore della gambachePaolina mi accennò nell'ultima sua. Compatisco ben di cuorealla molestia terribile che Ella deve soffrire per ribattere leimputazioni di Mazzanti: desidererei sapere se Ella sia giunta allafine del suo noiosissimo lavoroe l'esito che questo avrà. Ilmio incomodo degli occhi non è maggiore di quelli che hoprovati altre volteed ora è un poco scemato; ma laguarigione (provvisoria e non radicale) non la spero se noncoll'invernoil quale pregiudicandomi in tutto il restonegli occhimi ha giovato sempre. Scrissi giorni sono a Paolina lungamente. Quinello scrivere provo una gran miseria: perché nellacivilizzatissima Firenzele postecontro il costume di tutte lecittà grandi del mondonon stanno aperte se non quattr'oredella giornatadal mezzogiorno alle quattro; vale a dir le ore piùardenti. In quelle ore mi è impossibile di uscire: consegnarle lettere a gente della Locandasarebbe inutileperchésicurissimamente il danaro resterebbe in saccoccia loro: non ho altrorimedio che raccomandarmi a qualche amico che capiti da me a casoacciocché andando alla postaporti anche le mie lettere: mase nessuno capitao se non prevedo che debba capitarenon possoscrivere.

Quiho conosciuto moltima fatto poche amiciziee ci vivo pococontento; ma fino alla stagione fresca non posso muovermi. I mieiteneri saluti alla Mamma e ai fratelli. Le bacio la mano con tuttal'anima: mi voglia sempre benee mi benedica.

Ilsuo affettuosissimo figlio Giacomo.



50.

Firenze8 settembre 1827.


CarissimoSignor Padre.

Rispondopur troppo tardi alla cara sua ultimama Ella non si puòimmaginare la pena che mi dà lo scriverea causa del cattivostato de' miei occhi.

Sonocostretto a mancare non solo all'affezionema anche alla creanzalasciando senza risposta parecchie lettere che mi vengono da personedegne di riguardo. La mia debolezza d'occhi è la piùgrave ed ostinata che io abbia sofferto da otto anni in qua: tuttaviaspero nell'inverno; ma l'autunnoal solitome la rende piùmolesta. Del rimanentegrazie a Diosto beneeccetto incomodileggeri di flussioni e di stomaco. Ella indovina assai bene che ionon posso curarmi molto di certe alte conoscenzedalle quali anchenon potrei sperar nulla. Me la passo con questi letteratiche sonotutti molto socialie generalmente pensano e valgono assai piùde' bolognesi. Tra' forestieri ho fatto conoscenza e amicizia colfamoso Manzoni di Milanodella cui ultima opera tutta l'Italiaparlae che ora è qui colla sua famiglia. Non ho mai avutaoccasione di vedere il P. Marsigli. La stagione ancor qui èstata lungamente calda più dell'ordinario: poi sulla fined'agosto si cangiò in un vero inverno: ora e temperata. Laprego a dire per parte mia le più tenere cose alla Mamma e aifratelli. Mi benedicae mi creda con tutto l'affetto possibile suoamorosissimo figlio.



51.

4Dicembre


Miocaro Papà.

Parteper pigriziaparte per economiae perché il mio albergatoredell'altra volta non ha quartiere per meho rinunziato a Pisaquest'anno. Spero in Dio un buon inverno: ho fatto far qui nel mioquartiere un camminetto; e mi si dà la bella combinazione cheprecisamente nel contorno di casa mia ho dodici case di conoscenti edi amici dove passar delle ore. Quando non potrò uscireavrògente che verrà a farmi compagnia. La mia salute è piùtollerabile del solitoo piuttostocome suole essere nelle stagionimedie e temperatissime. Abbraccio tutti. Mi ami come io l'amoe mibenedica.




52.

Firenze4 Ottobre 1827.


CarissimoSig. Padre.

Conmolto piacereperché so bene che questo farà piacere aLeile dico che in questi ultimi giornigrazie a Diopossopiuttosto lodarmi della salute.

Ilfrescoche da principio mi aveva turbato moltoora mi riescefavorevole: e gli occhibenché non possano ancora leggere nèscrivere senza doloresono però migliorati in modoche ioposso uscire di giorno: e così col moto e colla distrazionevengo anche acquistando di più.

Midispiace che la cara sua non mi sia giunta prima che l'altro ieri.Essendo stato qui Bunsendi passaggio per Berlinopochi giorni faavrei potuto parlargli a voce sopra ciò che Ella mi scrive. Maspero che lo rivedrò al suo ritornoil quale saràprestoe gliene parlerò allora.

Quantoall'invernoio sono ben risoluto di non passarlo in Firenze. Questoclima non è molto freddoma infestato continuamente da ventie da nebbie. è simile in tutto e per tutto al clima diRecanatima io non avrei qui la decima parte dei comodi della casapropria. Subito che avrò potuto risolvermi circa la miapartenzagliene scriverò.

Dellamia vita posso dirle solamenteche non fo altro che divertirmi. Hofatta una quantità di conoscenze di brave persone: ho anchemolti buoni amicie il soggiorno tutto insieme non mi dispiacerebbese non fosse così lontano dai miei. - Questo infernaleinchiostro bianco mi strazia gli occhie però conchiudopregandola a persuadersi dell'amore estremo ch'io le portoedomandandole la benedizione.

Ilsuo affettuosissimo figlio Giacomo.



53.

Pisa3 Decembre 1827.


CarissimoSignor Padre.

Lescrivo per desiderio di vedere di quando in quando i suoi caratteridei quali son privo da ben lungo tempoe i quali Ella sa bene che iodesidererei non di quando in quandoma spessose ciò potesseessere senza incomodo e disturbo suo. Dopo una lunghissimairresoluzione circa il dove passar questo invernofinalmente mi sonodeterminato a passarlo quiper aver la possibilità dipasseggiare assaistante la bontà del climal'aria pocoventosale strade della città buonee con ombra sufficienteper poter camminar di giorno senza sole.

Sonovenuto qua preparato a patir moltoper non istar male di saluteilche è per me inevitabile quando sono costretto a passar mesiinteri senza prender aria e senza far moto:

allaprimavera comincio a cadere in mille incomodiche mi durano tuttal'estatecome mi è accaduto quest'anno.


Nell'autunnoho cominciato a far gran motoe finora non l'ho mai intermessoneppure un giorno. Mi sono sentito e mi sento assai meglio che neimesi passatibenché non lasci però di patire assai dalfreddocome avevo preveduto; perché in casa non fo altro chetremarenon potendo usar fuoconè avendo quelle comoditàimpagabili e impareggiabili che avrei avute in casa. Nondimeno non mispaventoaffronto il freddoegrazie a Diosto benino. Questoclima è molto meno rigoroso che quello di Firenze e diRecanatisenza paragone poi con quello di Bologna: ma il freddo sisente anche qua non pocoed anche qua abbiamo avuto nevebenchépiù tardi che a Recanatie non per tre giornicome mi scrivePaolinama per un sol giornoe senza imbiancare. Ho qui parecchiamicie più ne avreise volessi far visite; perché daper tutto mi è usata assai buona accoglienza: ma il freddo mitoglie il coraggio e la voglia di andare in giroeccetto che beneinferraiuolato a passeggiare; e tutto il resto del giorno e la serame ne sto in casa al mio solito.

Laprego di cuore a darmi con due righe le notizie sue e di tuttie adassicurarmi che ella mi vuol bene. I miei saluti amorosissimi allaMamma e ai fratelli. Le bacio la manodomandandole la benedizioneericordandole che l'ama con tutta la possibile intensità etenerezza di affetto e di gratitudine il suo Giacomo.



54.

Pisa24 Decembre 1827.


CarissimoSignor Padre.

Lacarissima sua ultima non ha lasciato di contristarmi sensibilmentecoi rimproveriquantunque amorosiche essa contiene. Ella miriprende dell'aridità delle mie lettere; la quale deriva damancanza di materiaed è comune a tutte le lettere mie perchéla mia vita è monotona e senza novità. Elladesidererebbe che io vedessi il suo cuore per un solo momento; e aquesto proposito mi permetta che io le faccia una protesta e unadichiarazionela quale da ora innanzi per sempre le possa servir dilume sul mio modo di sentire verso di Lei. Le dico dunque e leprotesto con tutta la possibile veritàinnanzi a Dioche iol'amo tanto teneramente quanto è o fu mai possibile a figlioalcuno di amare il suo padre; che io conosco chiarissimamente l'amoreche Ella mi portae che a' suoi benefizi e alla sua tenerezza iosento una gratitudine tanto intima e vivaquanto può maiessere gratitudine umana; che darei volentieri a Lei tutto il miosanguenon per solo sentimento di doverema di amoreoin altritermininon per sola riflessionema per efficacissimo sentimento.Se poi Ella desidera qualche volta in me più di confidenza epiù dimostrazioni d'intimità verso di Leila mancanzadi queste cose non procede da altro che dall'abitudine contratta sinodall'infanziaabitudine imperiosa e invincibileperchétroppo antica e cominciata troppo per tempo. Se io non le dichiaraiapertamente la mia intenzione circa l'inverno futuroe se in qualchemodo le feci credere che lo avrei passato a casaciò fuperché io stesso non ne sapeva niente di più; e fuisempre indeciso sopra questo punto sino al momento che partii daFirenze per Pisa. Di questa mia risoluzione non scrissi a Leidirettamentema a Paolinaimmaginandomi che la lettera sarebbestata comune a tutta la famigliama presentata principalmente a Lei:e d'altronde supposianche per le espressioni delle sue letterepassateche circa la mia risoluzione Ella mi lasciasse in libertàdi appigliarmi a quella che fosse più convenuta alla miasalute. Il viaggio da Firenze a Recanati non avrebbe potuto esseresenza mio grave imbarazzo di borsae più grave incomodo disalutetrattandosi di cinque giornitra montagnenello stato incui mi trovavo allora. Il soggiorno poi di Recanati nell'invernoquanto mi sarebbe stato caro per la presenza e la compagnia sua e de'miei (che io preferisco ad ogni piacere)altrettantosenza ilminimo dubbiomi sarebbe stato micidiale alla sanità. Ella sipuò bene accertare che l'uso del camminetto mi èimpossibile assolutamente e totalmente; giacché anche loscaldinoil quale adopero con moderazione infinitam'incomodaassaissimoe il colore della mia orina è costantemente difiammabench'io non beva che acqua. Ma prescindendo dal fuocoinRecanati io non avrei potuto vivere se non in casaperchécostì non v'è mai giorno senza vento o nebbia opioggia: e se per miracolo si ha una giornata buonaio non possopasseggiare a causa del solegiacché non v'è ombra nèin città nè fuori. Un inverno passato in casae tutto(com'è naturale) a studiaremi avrebbe rovinato i nervi degliocchie lo stomacoe collo stomaco l'intera salutein modo dafarmi poi passare un'estate infelicissima come ho passatoquest'ultimacome mi accadde prima ch'io partissi per Milanocomeho provato sempre dacché sono uscito dalla fanciullezza. Quinon v'è mai ventomai nebbia; v'è sempre ombracomein tutte le città grandie se si hanno giornate piovoseessendo io padrone delle mie ore e di pranzare la sera (come fosempre)è ben difficile che non trovi un intervallo di tempoda poter passeggiare. Infattidacché sono in Pisanon èpassato giorno che io non abbia passeggiato per due in tre ore: cosaper me necessarissimae la cui mancanza è la mia morte;perché il continuo esercizio de' nervi e muscoli del caposenza il corrispondente esercizio di quelli delle altre parti delcorpoproduce quello squilibrio totale nella macchinache èla rovina infallibile degli studiosicome io ho veduto in me percosì lunga esperienza. Quanto al climadopo tre o quattrogiorni di straordinario freddo in novembre (molto minore peròdi quello che è stato altrove)qui per tutto decembre abbiamoavuto ed abbiamo una temperatura taleche io mi debbo difendere dalcaldo più che dal freddo. Oltre la passeggiata del giornoesco anche la seraspesso senza ferraiuolo; leggo e scrivo afinestre aperte: e in una camera che ha mura sottilissimee che nonvede mai fuocobisogna che abbia gran cura di non caricarmi troppodi panni nel letto. Queste cose le possono dimostrare la differenzareale che v'è tra il clima di Pisa e quello di Recanati: e viaggiunga che in questo mese (e così accade in tutti gli altri)abbiamo avuto finora due temporali con fulminie così grossie lunghi come potrebbero essere nell'estate. In ultimo io le protestoe le giuro che non ho desiderio maggiore che quello di vivere incompagnia sua e in seno della mia famiglia; e che quando io possavivere a Recanati con salute sufficientee sufficiente possibilitàdi occuparmi nello studio per passatempoio non tarderòneppure un momento a volare costì; e rinunziando alla gloriarinunziando al piacere e al vantaggio di vivere in luogo dove io siaapprezzatoricercatoquasi corteggiatoinvece d'essere disprezzatoe fuggitocome sono stato necessariamente a Recanati (cosa che peraltro ha pregiudicato per sempre al mio carattere)mi stabiliròcostìper vivere al suo fiancoe non allontanarmene mai più.

Miconsolano moltissimo le buone notizie che Ella mi dà del nuovogovernatoree dello stato della città. Quanto all'operabibliograficala più accreditata oggie la piùveramente utileè il Manuel du Libraire di BrunetParigi4voll. in 8°ma il suo prezzo è eccessivo: passase nonerroi 10 scudi. Altri che facciano a propositonon mi sovvengonoora; ma me ne informeròe le ne scriverò. Torneròpoi a scrivere a quella bestia di Melchiorrial quale ho giàscritto ultimamente senza risposta.

Desiderocon tutto il cuore a Leialla Mammaai fratelli le piùfelici e liete festee capo d'anno. Io stograzie a Diomoltopassabilmente.

Lechiedo la benedizionee baciandole tenerissimamente la manocontutta l'effusione del cuore mi ripeto suo affettuosissimo figlio.



55.

Pisa5 Marzo 1828.


CarissimoSignor Padre.

Lasciopensare a Lei quanto mi abbia rallegrato il vedere i suoi caratteridopo tanto intervallo. Spero che a quest'ora la stagione saràmigliorata anche costìcome ha fatto quadopo due o tresettimane di freddonon mai però eccessivo. In tuttol'inverno io non ho mai lasciato di passeggiare lungamenteanche piùd'una volta al giorno: il freddo non mi ha fatto mai malee appenami par credibile di trovarmi già in Marzoe colla primaveraalle porte: perché non mi sono quasi accorto dell'inverno; osia che la stagione sia stata straordinariamente buonao sia laclemenza di questo climao che sin dal principio io mi sonoavvezzato ad affrontare il freddoe a non aver paura. La mia salutegrazie a Dioè sempre passabile: i nervi mi tormentanoenessun metodo mi vale per poter digerire: ma bisogna sopportarqualche cosaspecialmente leggeracon una complessione come èla mia. Ancora non sono tornato nel mondocioè non horicominciato ad uscir la sera: ma spero di farlo presto. Ho poi incasa tante visiteche qualche volta mi annoiano.


Anchequi tutti mi vogliono benee quelli che parrebbe dovessero guardarmicon più gelosia sono i miei panegiristi ed introduttorie mistanno sempre attorno.

Miha fatto grandissimo piacere la nuova del canonicato:

speroin Dio che non saranno nati e non nasceranno nuovi ostacoli. Trovopoi ragionevolissimo ed ottimo il partito preso da Lei di concludereun accordonon ostante la nullità dei dirittidell'avversario.

Credoanch'io che il codicetto da Lei acquistato sia interessante. Hoprocurato d'informarmi circa l'edizioni degli AldiGiuntiec. Sitrovano (non sono però comuni) dei cataloghi bibliograficidelle stampe de' Manuzidei Giuntidei Gioliti ec. in opereseparate. Ma cataloghi manualie che particolarmente indichino ilprezzo di tali edizioninessuno me ne ha saputo nominaree credoche in verità non si trovinoe che il prezzo di quelle stampesia totalmente incerto e variosecondo le cittài possessorie i compratori. Il suo pensiero di riunire alla libreria lo stanzinodelle porcellanemi piace moltissimo: e a proposito della libreriaso che il Ministro di Olanda (che mi è molto amico) ne parlòultimamente in Firenze nella società di Vieusseuxcon moltelodi. Mille e mille salutide' più affettuosi e dei piùcordialia tutti.

Lebacio teneramente la manoe la prego a benedire il suo amorosissimofiglio.



56.

Pisa14 Maggio 1828.


CarissimoSignor Padre.

Pareincredibilema pure io non ricevo che oggi la sua cara dei 2: Diovede con che cuore mi trovo dopo letto quello che essa contiene. èmolto tempo che non provo una pena similee certamente queste sonole maggiori pene che io possa provare in mia vita. Ella ches'immagina l'ansietà ch'io sento e per Lei e per mespero chenon vorrà lasciarmi senza notizie pronte e sincere di tuttoquello che accaderà. Sia fatta la volontà di Dio. Nonho mai sentito così vivo come questa volta il dispiacere dinon trovarmi fra loro. Mi travaglia anche infinitamente il pensareche la sua salute indebolita per l'incomodo che Ella mi annunziaeche avevo già inteso da Paolinapossa soffrire per questanuova afflizione. La prego con tutto il cuore ad aversi cura. Speroanch'io che Dio ci consolerà. Io grazie a Diosto benespecialmente ora che la stagione è divenuta un poco piùcostantee che comincio ad assuefarmi al caldo. Aspetto lettere dicasa con un'impazienza che non si può descrivere. Vorrei anchesapere precisamente che Mamma stia beneperché Paolina miscrisse che era stata disturbata e poi guaritama Ella non mi diceniente come stia. Appena intendo quello che scrivo. Di nuovo la pregocon tutto il cuore ad aversi cura. Bacio le mani a Lei e a Mammaeli prego instantemente a benedirmi.

Miocarissimo signor Padremi creda sempre con tutta l'anima suotenerissimo figlio.



57.

Pisa18 Maggio 1828.


Miocarissimo Signor Padre.

Nonle parlerò del mio doloreil quale è tantoche io nongiungo ad abbracciarlo tutto intero. Sento troppo bene quanto Ellaabbia bisogno di consolazioni piuttosto che d'altroe il pensierodello stato suoe di quello della Mamma e dei fratelliè unodei principali fra quelli che mi fanno pianger tanto.

Finodal momento che ricevetti la cara sua dei 2la lontananza in cui mitrovo da loro cominciò a diventarmi acerbissima. Ora poi essami riesce quasi insopportabile; e se tutto il viaggio di qui aRecanati si potesse far di nottecome si fa con sicurezza di qui aFirenzeio l'accerto senza alcuna esagerazioneche a quest'ora osarei già in cammino alla volta loroo sul punto di partire.Ma perché conosco che avendo a viaggiar di giornoin questastagione già per me inoltratanon potrei reggere al caldodal quale ancor qui bisogna che mi abbia una cura straordinariasonocostretto con mia gran pena ad aspettare fino alla stagione piùfresca; nel qual tempose Dio mi darà vitae tanta salute dapoter solamente salire in un legnonon vi sarà cosa al mondoche mi impedisca di mettermi in viaggio per tornar fra loro. Intantoper questi pochi mesila supplico a fare ch'io abbia le loro nuovecolla maggior frequenza possibile: non potrei più viver quietoin nessuna manierase mi trovassi per qualche tempo senza notizieprecise dello stato loro. Io per la mia parte non mancheròd'informarla del mio con altrettanta frequenza.

Oragrazie a Diosto benee rassegnato al voler divino.

Ebbila sua lettera ier l'altro; ma quel giorno non ebbi forza discrivere. Non ho veduto Rossie non me ne maraviglioperchéElla non avrà potuto sapere il suo nome di battesimo(Antonio)ed essendo qui moltissimi i Rossiè difficile chela lettera sia capitata al suo destino.

Imiei teneri saluti a tutti. Ella si abbia curae mi benedica.

Ilsuo Giacomo.



58.

Pisa26 Maggio 1828.


Miocaro Papà.

Frale tante cause di cordoglio che mi reca la cara sua dei 16una cosaoltre i motivi di religionemi ha dato qualche conforto; ed èstata il ricevere lo sfogo del suo doloree l'andarmi lusingando chequesto sfogo possa averlo mitigatoalmeno per un momento.

Ionon posso intraprendere di consolarlatanto più che sonoinconsolabile anch'io. Ma tra le considerazioni che tutto il giornosto facendo sopra il suo statomi dà gran pena l'immaginarmiche Ella certamente finora non avrà fatto nessuno sforzo perallontanare un poco la mente dal pensiero che la domina e latormenta. Caro Papàio so bene che le anime sensibiliincasi di questa sortaquasi si vergognerebbero di se stesse setentassero di sottrarsi al loro doloree se ammettessero qualchesollievo: pare come un sacro dovere l'abbandonarsi interamente esenza alcuna cura di se medesimi al pensiero che ci affligge. Ma ionon posso a meno di pregarla a procurarsi un poco di distrazione: el'animo suo troverà minor difficoltà ad esaudirmisepenserà che io la prego per un motivo altrettanto sacro etenero quanto è quello che cagiona il suo dolore; la pregonon per l'amor di se stessama per l'amor di noi altri che viviamoin lei e per leie che sentiremmo scemata e mutilata la nostra vitase in lei si scemasse la salute. Io per la parte mia posso giurarlecheparlando umanamentenon vivo se non per lei e per la mia carafamiglia: non ho mai goduto della vita se non in relazione a loro; edora la vita non mi è cara se non in vista del dolore checagionerei a loro se la perdessi. Veda dunque di esaudirmie facciala stessa preghiera alla Mamma per parte mia: non le posso esprimerequanto accresca la mia angustia presente il dubbio e la paura che laloro salute possa soffrire in questa circostanza. Anch'io in questigiorni ho ricevuto i SS. Sacramenti colla intenzione ch'Ella sa. Disalutegrazie a Diosto bene. Mi vo sostenendo col pensiero diesser presto con loroogni altro sollievo mi riesce vano. Fra unpaio di settimanea Dio piacendoconto d'essere a Firenze; dove mitratterrò forse non moltoma passerò a Sienaperandare di là a Perugiae così lentamentesecondo lamia possibilitàavvicinarmi a casa.

Papàmioabbracci per me i fratelliese pure non è superfluo ildirlopensi che mi troverà sempre uno de' più amorosifigli che siano mai stati o che possano essere al mondo.

Ilsuo Giacomo.



59.

Pisa2 Giugno 1828.


Miocaro Papà.

Questaè la quarta lettera che io scrivo costà dopo quella dei14 Maggio. Due altre ne ho scritte a Leied una a Carlo. Mi dàgrandissimo dispiacere il sentire dalla cara sua de' 23che Ella sitrovava ancora senza mie nuovedopo ricevuta la mia de' 14. Non mene maraviglio peròattesa l'irregolarità delle poste.Spero intanto che a quest'ora le mie lettere saranno giuntee chedalle medesime Ella avrà conosciuta l'impazienza in cui sonodi tornar con Lei. Il sentire che tutti loro grazie a Diostannobenemi dà un gran conforto; un conforto uguale al bisognoch'io provo di sentirmi ripetere questa nuova ad ogni poco: perchéposso dire che se Ella e la Mamma e i fratelli sono stati sempre ilmio pensiero principaleora sono il solo che mi occupa giorno enotte. Però novamente la prego a fare che io non resti maisenza loro notizie in questo poco tempo che rimane della mia assenza.Come le dissi nella mia del 26io partirò presto per Firenze:se Dio mi dà la salutecredo che sarò là circail 10 di questo mese. Perciò da ora innanzi Ella potràdirigermi a Firenze le lettere. Io sto benequanto si puòstare avendo l'animo in quella disposizione che Ella puòimmaginarsi.

Dicaper me alla Mamma e ai fratelli quello che il suo cuore le suggeriràe benedica il suo tenero figlio Giacomo.

Ionon ho preso insegne di luttoper evitare le innumerabili questioniche esse mi avrebbero procurate; le quali venendomi da personeindifferentisarebbero state insopportabili al mio dolore: tanto piùche il mio carattere è di chiudere nel profondo di me stessotutti gli affanni e le affezioni vere.



60.

Firenze10 Giugno 1828.


Miocaro Papà.

Dopoil viaggio d'una nottesono qui piuttosto disturbatoma non malato.Quest'anno il caldo mi riesce incomodo alla salute: il freddo miaveva fatto del beneed io l'aspetto con desiderio. Sono impaziented'intendere le sue nuovedelle quali manco da qualche ordinario. Nonso quanto mi fermerò quidove nessuna distrazione ècapace di rallegrarmi. Il caldo solamente mi ci ritieneem'impedisce di tornare a baciarle la manocome vorreie lo sospirogiorno e notte. Gliela bacio coll'animo da lontanoe la prego abenedirmi e a scrivermi.

Bunsentornato a Romami scrive spontaneamente di avere rinnovate leistanze per cotesto Cancellierato del Censo.



61.

Firenze17 Giugno 1828.


CaroPapà mio.

Ricevoqui da Pisa la carissima sua del primo. Le sue lettere sonoassolutamente l'unica consolazione ch'io abbia; ma da quest'ultimaprovo tutto il conforto che può dare nelle grandi afflizionil'amore delle persone care. Ella mi significa l'amor suo cosìteneramenteche giunge a rallegrarmi; tanto più ch'io sentoassai bene di meritarlo interamentese l'amore si merita coll'amore.

Ioentro con tutta l'anima in ciascuna particolarità del dolorsuo. Mi sarebbe impossibile di decidere se nella pena che ho provatae che provoabbia più parte il sentimento mio proprio dellanostra disgrazia comuneo la riflessione che fa nell'animo mio ildolor loro. Ma come potrei deciderlose la disgrazia è tantograndeche io posso dire di non averla mai intesa benee di nonintenderla ancora? Ho pianto macchinalmentesenza quasi sapere ilperchésenza nessun pensiero determinato che mi commovesse.

IntantoElla mi perdonerà se torno a pregarla di accettare qualchedistrazione. Finché Dio ci vuole in vitaElla ènecessaria a noie noi a Lei: dobbiamo aver cura alla nostra salutenon più per noi stessima gli uni per amor degli altri. Ioper causa mia propria le raccomando con tutto il cuore diacconsentire a trattar l'animo suo in modoche la sua salute non nepatisca. E son certo che la mia cara Mamma e i miei cari fratelli lefannociascuno in particolarela stessa preghiera per causa loro.

èprobabile che la lettera al Cav. Rossi non sia stata riscossa daalcunoe sia restata alla posta. Ho piacere che Ella abbia veduto egustato il romanzo cristiano di Manzoni.


èveramente una bell'opera; e Manzoni è un bellissimo animoeun caro uomo. Qui si pubblicherà fra non molto una specie dicontinuazione di quel romanzola quale passa tutta per le mie mani.Sarà una cosa che varrà poco; e mi dispiace il dirloperché l'autore è mio amicoe ha voluto confidare a mesolo questo secretoe mi costringe a riveder la sua operapaginaper pagina: ma io non so che ci fare.

Pregoperò anche Lei a tener la cosa secreta affatto. Bacio la manoalla Mammae abbraccio teneramente i fratelli. Mi benedica: e coneffusione di cuore mi ripeto suo amorosissimo figlio Giacomo.

Iograzie a Diosto bene.



62.

Firenze24 Giugno 1828.


Miocaro Papà.

Ebbiil suo librettospedito il giorno 14e poi coll'ordinario seguentemi giunse la carissima sua dei 10. Da questo Ella vede quantopossiamo fidarci della posta. Spero intantoche Ella abbia ricevutele mie del 10 e del 17. Ho mostrato qui il suo libretto ad alcuniletteratie Vieusseux mi ha detto di voler farlo annunziarenell'Antologia. Lo farò vedere anche ad altri.

Desiderereidi sapere se quei testi antichi sono tutte finzionicome mi pare cheElla mi dicesse del primoo se ve ne sono dei veri. Certo chesesono fintison fatti con tanto ingegnoche ingannerebbero anche imeglio intendenti.

Quantoal dirmi di aver dubitato che la cosa mi dispiacessecredo certo cheElla abbia voluto scherzaree però non aggiungo altro in talproposito.

Reinholdè andato ministro del suo re presso la ConfederazioneSvizzeraposto assai stimato. Passando per Pisanon mi potèvederebenché in Firenze si fosse fatto dare il mioindirizzo; ma ha lasciato qui i suoi saluti ed in particolare perLei.

Laprego de' miei saluti cordiali alla famiglia Antici subito che saràarrivata. Può immaginare se è possibile che io midimentichi di chi è stato e sarà il soggetto dellenostre lagrime finché vivremo. Non posso abbastanza lodare lasua pietà dei soccorsi religiosi imploraticom'Ella miscrive. Iddio certamente gliene renderà meritoed esaudiràle sue e le nostre ardentissime preghiere.

Iosto qui trattenuto dal caldo più che da altro.

Firenzemi riesce malinconica al solitoe quasi mi pento di aver lasciataquella bell'aria di Pisa. Ma in questo mese la notte è troppocorta per poter fare un viaggio di qualche lunghezza senza prendersole.

Ricordialla Mamma e ai fratelli e a se stessa il suo Giacomo che l'amatanto.



63.

Firenze1 Luglio 1828.


Miocaro Papà.

Finodall'ordinario passatocioè appena ricevuta la cara sua dei19scrissi a Monsignor Muzzarelli. Io conosco di persona questoprelatoch'è un ottimo giovanee mi vuol benee poco fa horicevuto i suoi saluti. Sono certissimo che farà in favornostro tutto quel che potrà: ed io gli ho raccomandatol'affare colla maggior istanza possibile dentro i limiti dellaconvenienza. Ho fatto vedere il suo libretto anche a Giordaniche loha lodato molto. Io gli ho lasciato supporre che quei testi fosseroantichied egli non ha trovato difficoltà a crederlo. Speroche a quest'ora Ella godrà la compagnia della famiglia Anticila quale mi lusingo di rivedere anch'io quest'anno. Intanto la pregoa rinnovarle i miei saluti cordiali.

Dallemie de' 17 e de' 24 Giugnoavrà veduto che la mia salutepresentementegrazie al Signorenon è cattiva.è benvero che mi bisogna una gran cura; per la gran facilità che hodi riscaldarmi: ma purch'io viva da poltrone e senza far nullastosufficientemente bene.

Miamicaro Papàe mi continui le sue nuovee quelle dellaMamma e dei fratelliche saluto coll'anima.

Ilsuo amorosissimo Giacomo.



64.

Firenze8 Luglio 1828.


Miocaro Papà.

Horicevute le care sue del 23 e del 30 giugno. Dio sia benedetto delnuovo disastro ch'Ella mi annunziadel quale risentocome puòcrederegrande afflizione per causa loro. Monsignor Muzzarelli mirispose subitopromettendomi ogni attenzioneed ogni favorpossibile nella causa raccomandatase essa sarà di suo turno.Bisognerebbe che Ella mi sapesse dire se toccherà veramente aMonsignor Muzzarellio seanche non toccando a luiegli potrebbeassisterci in qualche modo; perché in tal caso torneròa raccomandargliela.

Godoassai che gli Antici stieno benee li saluto tutti di cuore. Iopatisco molto dal caldoche mi si è dichiarato nemicopeggiore che mai fosse il freddo; ma nondimeno la mia salute èpassabile. Non mancherò di spedirle il fascicolodell'Antologiase questo giornalecome credofarà menzionedel suo libro; il quale mi rallegro molto che incontrie torno adirle che mi pare che ingannerebbe chiunque. Paolina saràservita dell'acqua di odore.

Abbraccioi fratellie bacio la mano alla mamma. Ami sempre il suo Giacomo.



65.

Firenze15 Luglio 1828.


Miocaro Papà.

L'ultimache ho di Lei è del 30 di Giugno. Io le scrissi il primo e l'8del corrente. Sto in molta aspettativa delle sue nuove. Le mie sonole solite: non perfetta salutema pur tollerabile. Qui il caldodopo essere arrivato a un grado assai forteèsufficientemente diminuitoe si respira. Sono quasi cinquantagiornicioè da' 27 di Maggio in poiche abbiamo unaserenitàsi può dircontinuacioè noninterrotta se non per pochi momenti in alcuni giorni.

Ioaffretto col desiderio l'ora di rivederlae ogni giorno fra tanto mipare un anno. Rinnuovi i miei saluti alla famiglia Antici; mi amisempree mi benedica.

Ilsuo affettuosissimo figlio Giacomo.



66.

Firenze22 Luglio 1828.


Miocaro Papà.

Dopoessere stato in qualche agitazione per la mancanza delle sue nuovericevetti il giorno 17 la cara sua dei 4a tredici giorni di datacome Ella vede.

D'allorafino a quest'oggisono nuovamente privo delle sue notizie.Attribuisco questa mancanza alla visibile ed enorme trascuratezzadelle postee ciò mi consola un poco; ma tuttavia lasospensione in cui rimangonon lascia di affliggermi. Compiango dicuore i poveri Brogliopadre e figlio. Qui si era saputa dallegazzette francesi la morte di un conte Broglioma chi avrebbeindovinato che fosse quel nostro recanatese? Io non sapeva che il suofanatismo l'avesse portato ad andare ad espor la vita per causa epatria non sua. La mia salutegrazie a Diocontinua ad esseresopportabile.

Salutocaramente la Mammai fratellie gli Anticie le chiedo labenedizionebaciandole teneramente la mano.

Ilsuo Giacomo.

AvràElla ricevuto le tre mie dell'unodell'8e del 15?



67.

Firenze29 Luglio 1828.


Miocaro Papà.

Lacarissima sua de' 14 pose fine all'agitazione in cui mi trovavoe dicui le parlai nell'ultima mia de' 22. Questa sua de' 14 era statavisibilmente aperta: quando vedono qui un carteggio frequente frapersone non conosciuteaprono due o tre lettere per conoscere di chesi tratta. Sono ben lieto che la Mamma sia ristabilita del suo breveincomodo. Ancor io sono molestato assai da scioltestitichezze edolori frequenti di ventreche mi hanno tenuto in qualcheapprensionefinché i medici mi hanno assicurato che il malenon è nienteche i miei visceri sono sanissimie che tuttodipende da una straordinaria ed estrema sensibilità dellatunica interiore degl'intestinila quale mi rende suscettibiled'ogni minima impressionee si deve curare con rinfrescantie collaregolarità del vitto.

Ionon aveva mandato la Crestomaziaperché troppo voluminosa perla postacome scrissi a Paolina. Mi dispiace che ho giàdovuto spedire a Milano il manoscritto della Crestomazia poetica:nella quale però non avrei potuto far piacere a Broglio (comevorrei ben di cuore) perché per troppe ragioni ho dovutoescluderne gli autori viventi.

Iole invidio il soggiorno della librerianella quale mi ricordo benedi non aver mai conosciuta l'estatenè sentito moltol'inverno.

Salutoteneramente tuttie la prego a benedire di nuovo il suo Giacomo.



68.

Firenze5 Agosto 1828.


Miocaro Papà.

Ricevola carissima sua de' 26 Luglionella quale leggo con gran rammaricoquesto periodo: Dio sa quanto desidero il rivedervie al vostroarrivo conoscerete quanto grande ragione ho per desiderarlo. Piùch'io penso a queste parolee più mi cresce la pena: mi parech'Ella mi accenni qualche suo travaglio che io non conosca. Contutto il cuore la prego a levarmi di questa incertezzae ad espormisinceramente tutto quel che l'affligge: la notizia della cosa nonpotrebbe darmi maggior dolore di quello che mi dà oral'immaginazione lavorando nell'oscurità.

Quida molti giorniil caldo è scemato in modo che si sopportaassai bene. Io ho riprese le mie passeggiate prima di pranzocheavea tralasciate da più mesi per timor del caldo. Questepasseggiate sono la mia salutementre quelle dopo pranzo non mifanno altro che male. Me ne sono trovato subito assai miglioratoefino dal primo giorno mi parve d'essere un altro.

Nonho vedute le poesie dell'Ilariidi cui Pietruccio mi parla. Caropapàse mi amaabbia cura alla sua salute.

Lamia impazienza di tornare non è minore della sua inaspettarmi. Saluto tutti amorosamentee prego Lei a benedirmi.

Ilsuo Giacomo.



69.

Firenze11 Agosto 1828.


Miocaro Papà.

Scrivoanche oggi per salutarla e darlele mie nuovebenché nonabbia ricevuto sue lettere dopo quella de' 26 Luglioalla qualerisposi il 5 di questocome anche non ho riscontro all'altra mia de'29 Luglio.

Lamia salute è passabilee si può dir buonaogni voltache i dolori mi lasciano in pace. E questi ora sono divenuti menofrequenti. La loro causa è manifestamente una semplicedebolezza d'intestini. Tommasini mi assicura che egli siprometterebbe di guarirmi quasi completamente di questo male e ditutti quelli che ne dipendono (compreso quello degli occhi)se iopotessi stare per qualche tempo sotto la sua cura: ma questo per oraè impraticabile. Sono impaziente di ricevere le sue nuovesenza le quali non ho pace nè giorno nè notte.

Lebacio la mano con tutto il cuorel'abbraccio e la prego a benedireil suo Giacomo.



70.

Firenze19 Agosto 1828.


Miocaro Papà.

Ebbila carissima sua de' 6. Mi lusingo ancor ioanzi voglio crederecostantementeche la debolezza ch'Ella soffre alle gambe sia mal distagione. Io medesimo in quest'anno l'ho provata e la provo spessoenon ero solito a patirne: ho sentito lamentarsene anche altri.

Quiil caldo da più di un mese è moderatoanzi spessoabbiamo de' freschi molto sensibili: continua però sempre lastraordinaria serenità e siccità dagli ultimi di Maggioin poi. La mia salutegrazie a Dioè tollerabilemalgradola grande difficoltà della digestionecagionata dalladebolezza degl'intestiniche forse il freddo renderà un pocominore.

Salutocaramente tutti gli Anticied abbraccio i fratelli. A Lei ed allaMamma bacio la manoe domando la benedizione.



71.

Firenze26 Agosto 1828.


Miocaro Papà.

Lescrissi il giorno 19. Con questo ordinario aspetto le sue notizie.Desidero che il frescoche qui si è fatto sentire molto benesia arrivato costì ancoraed abbia giovato alla sua salute.Io sto nè benenè posso dir male: passeggio moltoeproccuro di non pensare agl'incomodi. Qui si parla di un buon aumentodel prezzo dei graniche ha luogo in tutta la Toscana. Vorrei cheanche la Marca lo risentisse. Le altre raccolte qui sono statescarsissimeper mancanza di pioggia.

Salutitutti per me: abbracci e benedica il suo Giacomoche sta contando igiorni e le ore per impazienza di rivederla.



72.

Firenze28 Agosto 1828.


Miocaro Papà.

Ierl'altro ricevetti la cara sua degli 11 ritardata per l'infamenegligenza di questa postae unitamente all'altra dei 19. Le notiziech'Ella mi dàmi hanno colpito straordinariamente; e in mezzoall'angustia in cui mi trovonon posso a meno di non dolermiaffettuosamente ancora di Leiche mi abbia celato questa cosa fino aquest'oracome se io non fossi parte interessantissima nell'affareper l'indicibile sollecitudine che ho d'ogni cosa loro. In questa mialontananzache mi riesce sempre più amaranon posso dirnulla di preciso sopra tal materia: solamente posso assicurarla checonoscendo Carlo intimissimamente e meglio che verun altro al mondoper aver diviso la vita con lui durante 26 anni interiio credo anziso di certissimoche il suo cuore e il suo carattere sono talmentebuoniche senza una forza soprannaturaleè impossibile chediventino cattivi. E però tengo fermamente per impossibile cheCarlo riflettutamentee in cosa gravesi riduca a mancare al dovereverso lei e la Mammae a dar loro un terribile disgusto. Io resteròloro certamente sempre finché vivo; e morrò per lorose bisogna: ma mi credamio caro Papàche indubitatamenteElla non perderà neanche Carloqualunque sieno le apparenzepresentie i progetti che egli possa volgere in mente. Ho dubitatomolto se fosse a proposito ch'io gli scrivessi: il mio cuore mi hacostretto a farlonon per urtar la cosa di frontema per mettermiin relazione con lui sopra questo affaredel quale egli non mi hamai scrittonè fatto scrivere nè dire una sola parola.

Diovedecaro Papà mioquanto compatisco Lei e la Mamma diquesta nuova afflizione. Oh se potessi già trovarmi con loro!La ringrazio tanto della premura circa la camera; ma credo checombineremo meglio in presenzae credo ancora che potròprendere un metodo di vita meno incomodo dell'altra volta. IntantoElla abbia cura alla sua salutee non si dia troppa pena di questacosadella quale ho certa speranza che non debba riuscire a cattivofine. Della mia salute le scrissi l'ordinario passato: ora un po' diflussion d'occhi m'impedisce di scriver più a lungocomevorrei; ma è piccola cosa. Mi abbraccicaro Papàmiaspettie si ricordi di avere in me un tenerissimo figlio.

Mitenga informatola pregodi ogni nuova particolarità.



73.

Firenze4 Settembre 1828.


Miocaro Papà.

Ricevola carissima sua de' 26 Agosto.

Aquest'ora Ella avrà la mia de' 28che risponde finalmentealle sue degli 11 e dei 19. Ringrazio Iddio di sentire che la lorosalute sia buona: anche la mia in questi ultimi giorni è talech'io non posso lagnarmene; mi resta solo l'impossibilità diapplicare; che è per me una gran penacom'Ella immagina. Lasua compagnia mi terrà luogo de' libriquando io saròcostìse a Dio piace.

M'informeròdella geografia più adattata all'uso di Pietruccio. Le baciola manoeabbracciandola e chiedendole la benedizionemi ripetocon tutta l'anima suo affettuosissimo figlio.

Dell'affaredi Carlo la prego a tenermi informato sempre minutamente.

74.

Firenze11 Settembre 1828.


Miocaro Papà.

Horicevuta la cara sua de' 31 Agosto.

Certamenteil modo con cui si è proceduto e si procede verso di Lei edella Mammatentando di rapir loro Carlo per viva forzaè unmodo che nessuno potrà scusaree che io sarei stato semprelontanissimo dal credere che potesse essere usato da tali persone.Carlo non mi risponde ancora: forse non ha ricevuta la mia letteraogli sarà stata ritardata dalla posta: io aspetto la suarisposta con impazienza. Del resto sono sempre certissimo che eglinon verrà mai ad un passo decisivo senza il loro consenso:nessuna cosa del mondo mi potrebbe persuadere del contrariose nonquando vedessi il fatto. Solo mi passa per la mente un'immaginazioneche in questa lontananza non lascia di turbarmi: ed è cheCarlo vedendosi stretto dalla sua promessa per una partee perl'altra dal suo dovere verso di loronon fosse strascinatodall'entusiasmo e dalla disperazione a concepire qualche risoluzionefunesta contro se stesso. Il carattere fermo di Carloche io conoscobenissimodà luogo a questo dubbioche io non posso a menodi comunicare a Leiperché essendo in presenzaElla osservigli andamenti di Carlo con questa mira. Non posso esprimerle quantoquesta immaginazione che mi viene ora (e che sarà forse unsogno)mi travagli e mi faccia sudare; massimamente consideratol'assoluto silenzio di Carlo verso di me.

Quantoalle cameremi par difficile di potermi determinare senza essere sulluogoe però non vorrei che Ella facesse per ora alcunamutazione. Intanto la ringrazio con tutto il cuore della sua bontà.La mia salute è passabile.

Lebacio la mano coll'anima.

Ilsuo Giacomo



75.

Firenze18 Settembre


Miocaro Papà.

Rispondoalla cara sua dei7. Una lettera di Carlo che ho ricevutami haracquietato circa il dubbio di cui le parlai nell'ultima mia. Benchéegli non si risolva ad entrare in comunicazioni con me per iscrittonondimeno qualche sua espressione mi conferma nella certezza che eglinon farà mai cosa contraria ai principali doveri verso di leie della Mamma; la quale io prego con tutto il cuore a nonaffliggersio almeno a darsi la minor pena possibile di questoaffareche io confido che sia per riuscirese non a lieto finealmeno a un fine non dispiacevole.

Lamia salute è passabileeccetto la solita estrema sensibilitàed irritabilità d'ogni sortala quale non posso vincerecoll'esercizio (benché questo per il momento mi sia sempregiovevolissimo)e mi obbliga ad avermi una cura eccessivaminuta epenosa.

Setroverò la musica di cui Pietruccio mi scrive per MariucciaAnticila porterò con me.

CaroPapàle bacio la mano con tutto il cuoree si raccomandaall'amor suo il suo Giacomo.



76.

Firenze25 Settembre 1828.


Miocaro Papà.

Avràricevuta a quest'ora la mia de' 18.

Quelma della cara sua de' 14 non saprei che cosa volesse significaresenon forse che Ella avesse concepito qualche dubbio della mia volontàdi tornar con Lei. Ma Ella si accerti pure che quando anche il miodesiderio non mi spingesse continuamente costàio sarei benlontano dal cercar pretesti per mancare ad una promessa fatta.

Aggiungeròpoiche già a quest'ora sarei partitose il partiredipendesse dalla mia volontà; ma aspettocom'Ella vedeilfreddoperché l'esperienza mi ha dimostrato che il caldo èil maggiore e più pericoloso nemico che io abbia nel viaggio.Il freddo mi fa patirema mi è necessario per evitare leriscaldazioni che il viaggio mi cagiona con una facilitàincredibile. Questa enorme soggezione mi ha impedito in tutto questotempo di far de' piccoli viaggetti per queste bellissime cittàdi Toscanache mi avrebbero divertito moltissimo. Sono statoimmobile a Firenzeimmobile a Pisasenza neanche veder Livorno nèLuccacittà distanti da Pisa due ore. Ho risoluto di venire aRecanati direttamente (viaggio di 6 giorni)fermandomi solo un pocoa Perugia per riposare. Intanto il mio desiderioanzi impazienzadirivederlanon solo non è minore di primama cresce ognigiorno. Le bacio la mano con tutto il cuore: mi amimi benedicaemi aspetti. Il suo Giacomo.



77.

Firenze2 Ottobre 1828.


Miocaro Papà.

Horicevuto le care sue de' 21 e de' 24 Settembree la ringrazio deidettagliquantunque poco soddisfacentiche mi dà intornoalle cose di Carlo. Quanto alla mia dimora costìcertamentese Dio mi permette di arrivarviessa non sarà breve: e se ionon mi sono espresso intorno alle camereciò èprovenuto in parte appunto da qualche difficoltà di separarmida Carloe in parte ancora dal desiderio di provare un pocoprimadi decidere; giacché dubito che la stanza dell'archivio sia unpoco freddae non comodissima per dormirea causa di quel passaggioche ha di dietroe della contiguità di un'altra stanzaabitata. E molto dipenderà ancora dal metodo di vita che iopotrò adottare costìsecondo la mia salute ec.;giacché a ragione del metododell'alzarmi più presto opiù tardie cose similiuna stanza mi converrà meglioche un'altra. Intanto torno a ringraziarla caramente delle suepremure. Gran consolazione mi dà il sentire che tutti lorostanno benee ne ringrazio di cuore Iddio. La mia salute èpassabile.

Miamicaro Papàe mi benedica. Il suo Giacomo.



78.

Firenze9 Ottobre 1828.


Miocaro Papà.

Hola carissima sua de' 28 Settembre.

Ellaavrà la mia dei 2 del corrente. Il mio viaggiose a Diopiacenon sarà del tutto continuoperché mi fermeròqualche giorno a Perugia. Altre fermate sarebbero difficili eincomodespecialmente di là da Perugiache è allametà della stradae dopo la quale il cammino saràtutto per montagne. Ma Ella sia pur certa che mi avrò tutta lacuraper patire il meno possibile. Conto di partire di qua sulprincipio di Novembre. Ho piacere assai che di Carlo non ci sianiente di nuovo. La società dei redattori del Globo (giornaleletterario e politico di Parigi) ha commessa qui a Firenze latraduzione italiana della Vita di Gesù Cristo di Stolbergfatta dal zio Carlola quale non trovandosi quiè stataordinata e trovata a Roma. La mia salute è passabile quanto alsostanzialebenché in questi ultimi giorni i dolori e ladifficoltà smaniosa del digerire mi travaglino molto. Ma speronella stagione più fermaed anche nel viaggio. L'abbraccioela prego di assicurare la Mamma che io non sono meno impaziente diritornareche ella di rivedermi.

Miami e mi benedica.



79

Firenze25 Ottobre


Miocaro Papà.

Dopola cara sua de' 5sono privo de' suoi caratteri. Lo credo difettodella postala qualemi ritardò molto anche la sua ultima.Ho però una lettera di Carlo in data dei 15 (che parla di coseindifferenti)dalla quale arguisco che tutti stiano bene. Iocomincio a prepararmi al viaggioe credo che con la mia prossimapotrò annunziarle il giorno fissato alla mia partenza. Lastagione qui è ancora bellissimae la mia salute èpassabile. Io non vedo il momento di domandarle a voce labenedizioneche ora le domando coll'animo. Il suo Giacomo.



80.

4Novembre


Miocaro Papà.

Fra4 o 5 giornise piace a Diopartirò da Firenze. La terzasera sarò a Perugia. Là mi fermerò uno o duegiorni o treper riposare. Poi partirò per Recanatiche saràun viaggio di altri tre o quattro giorni al più. Prima dimuovermi di quale scriverò ancora una riga di avviso.Durante il mio viaggio Ella non stia in alcuna pena per meperchémi avrò tanta curae viaggerò con tanto comododa noncorrere maggior pericolo che se stassi fermo. Quida piùd'una settimana fa il freddo precisamente di Gennaioil che mi haobbligato a ritardare d'un poco la mia partenza. Mi raccomandi alSignoree mi benedicainsieme colla Mamma.

Ilsuo Giacomo.



81.

Firenze8 Novembre 1828.


Miocaro Papà.

Horicevuto la cara sua de' 29 Ottobrema non mai l'altra de' 26. Iopartose a Dio piacedopo domani. A Perugiapotendovedròcertamente la Veglia.

Arrivandoa Recanatiavrò meco un giovine signore torinesemio buonamico. Non potrò a meno di pregarlo a smontare a casa nostratanto più ch'egli farà la via delle Marchecome fa ilviaggio di Perugiaprincipalmente per tenermi compagnia. Spero che alei non rincrescerà questa mia libertà. Egli sitratterrà in Recanati una serao una giornata al più.La mia salutegrazie a Dioè discretae ho qualche speranzanel viaggio.

Mibenedicae preghi il Signore per me. L'abbraccio con tutta l'anima ele bacio la mano.



82.

10Febbraio [1829].


Miocaro Papà.

Ionon le scrissi nulla di quello sciocco e maledetto affare di questopazzo Vicarioperché non era cosa di vero rilievoe perch'ionon poteva pensare le apprensioni in cuicon mio doloreveggoch'Ella si è trovata. So che Carlo le ne ha scrittonon so inche terminima certo in modo che Ella a quest'ora saràsperopiù quieta. L'arrivo della dispensa non era una novità.

L'hannofatta venire la Madre di Paolinae forse Peppe. Ma Paolina dicevachearrivata che fossese ne voleva servire per conservarla in unacassettina colle lettere di Carlo:

quandofu arrivatadisse che la potevano stracciare. Il Vicarioo di suomotoo spinto dalla Madre andò ad annunziare a Paolinal'arrivo della dispensaed esortarla a sposar subito. Paolinarispose con dispettoche avrebbe sposato quando paresse a leinon alui; che non ci erano stati disordini che rendessero nènecessarionè opportunolo sposarenè presto nèmai. Il Vicario entrò in prediche sopra i pericoli della carnese continuavano a vedersi senza sposarsi. Paolina gli voltò lespalle. Allora il Vicario mandò la prima ammonizione canonicaa Paolina e Carlo. La Madrerotta anch'essa totalmente con Paolinapel suo rifiuto di sposare; non vuol più che si veggano incasa:

permettesolo che si scrivano. Si vedono in teatroe si parlanonon piùda un palco all'altroma in quello delle Mazzagalli. Il Vicario staquietoe non par che si voglia muovere.

Quantoallo stato delle cose nel rimanenteio l'assicuro e le giurochePaolina e Carlo sono non solamente alieni dallo sposaremadesiderosi di non farlonè ora nè mai. Altrettantoperò sono risoluti di conservarsi amici. Carlo èinnamoratonon a furorecome sarebbe stato una voltama tanto piùdi cuore e profondamente. Paolina è innamorata di certobenché odii il matrimonio. La sola disperazione potrebbecondurli a sposarecioè se fossero impediti di piùvedersi e trattarsi: se potranno continuare a farlo come primache ètutto quello che desideranonon sposeranno mai. Intanto la nostraMamma serve continuamente i nostri nemici col mettere in opera tuttele possibili macchine per impedire a Carlo ogni relazione conPaolina:

nonpare che possa aver pace finché Carlo può dire oscrivere a Paolina una parola. Carlo mi accerta che la Mamma non dicea Lei nè tuttonè il vero: ed io lo credo.

L'effettodi questi maneggi non potrebbe essere che direttamente contrario ainostri desiderii. Il tempo e il lasciar fare quanto si puòsono (Ella lo sa bene) la miglior medicina di queste tali passioni.Essi vorrebbero conservar la decenza come han fatto finoranonessendosi mai visti da solo a solo: le ciarlenon fomentate e nonascoltatenon farebbero nulla. Un'altra cosa le giuro (e Carlo l'hapur promessa a Mamma): che neanche la disperazione potrebbe indurreCarlo e Paolina a fare un passo decisivo durante la di Lei assenza.Anche vorrei ch'Ella mi credesseche le intenzioni ostili verso diLeisono state e sono nella Madrenel Vicarioe forse in altri; manon in Paolina; la quale ha operato ed opera giovanilmenteperpassion di cuoree senza disegno. Se v'è entrata ambizioneèstata ambizione di galanterianon d'altro. Perciò essa si èfatta nemica la Madre suapiù che gli altri.

Iola prego necessariamentee di cuorea non voler fare alcun usodiretto di alcuna delle confidenze ch'io le ho fatte quicirca leintenzioni di Paolina e di Carlo.

Ellaben vede che questi sono segretie ch'io stesso non ne sono padrone.Altrettanto di cuore la prego a star coll'animo quieto sopra questomalaugurato affareil quale per ora non è in punto di produrconseguenze più che per l'addietro. Quanto a meservirei benvolentieri la Mammapersuadendo Carlo a lasciar Paolina totalmentese potessi persuaderlo: ma mi dica Ella se ha mai conosciutasecrede che vi sia mai stata al mondouna persona che abbia lasciatauna passione per discorsi e per esortazioni.

Scrivereipiù a lungoma Dio vede se gli occhi e gl'intestini milasciano andare avanti.

Lebacio la manoe le chiedo coll'anima la benedizione.

Ilsuo Giacomo.



83.

Bologna4 Maggio 1830.


Miocaro Papà.

Arrivaiqua ierima non a tempo per iscrivere. Sto benee il viaggio(fuorché agli occhi e alla testa) mi giova tantoche mi pareil mio stato naturale. Il povero Schiavone mi ha servito benissimo: èun bonissimo uomoda farne tutto quel che si vuole. Salutoabbraccio tutti. Quante infinite cose mi convien tacere per questamia impossibilità di scriverle.

P.S.Non so ancora quando partirò da Bologna. Ella diriga pur quaper ora. Angelina riverisce tanto tutti. Ho la cara sua dei 30.Quanto al Gambavedrò di qualche altro mezzoperchéSchiavonenon avendo le carte in regoladovette lasciarmi a Faenza.



84.

Bologna8 Maggio 1830.


Miocaro Papà.

Piacendoa Diopartirò domani per Firenze. Non sono stato dalCardinaleparte per pigriziaparte perché sono statooccupato. Desidero con impazienza le nuove loroe quelle del ZioCarlo. Qui ed altrove mi è stato parlato con lode del suo FraGiovanni e dimandato se continuerebbe. Io non ho mai tradito ilsegreto.

Ilsuo Leopardi.


85.

Firenze12 Maggio 1830.


Miocaro Papà.

Sonoarrivato qua ier l'altro senza disgraziadopo aver passato latourmente sugli Appennini. Mi trovo affollato di visitee tutti mifanno complimenti sulla mia buona ciera. Aspetto ansiosamente le loronuove con dettaglio.

Ilsuo Giacomo.



86.

Firenze23 Ottobre 1830.


Miocaro Papà.

Ellanon mi conosce perfettamentese crede possibile che le critiche midispiaccianoquando pure mi venissero da un nemico. Io poi m'astengodallo scrivereperché veramente ogni riga mi costa sudor disangue. Fra 20 o 30 giornise piace a Diopartirò per Pisadove passerò l'inverno. Qui mi trovo assai bene della miaultima dozzina. Vorrei ch'ella si compiacesse di dire a Pietruccioche a posta corrente mi mandi sotto fascia una copia del mio Discorsosopra Gemisto ec. Milano 1827. Mi riverisca la marchesa Robertiallaquale mi offro per servirla come suo agente in Toscanas'io vaglio.Abbraccio i cari fratellied alla cara Mamma ed a Leiche Dio saquanto amodomando la benedizione.

Ilsuo Giacomo.



87.

23Dicembre 1830.


Miocaro Papà

ègiustissimo il suo sospetto circa la possibilità di una malafede nel mio Tedesco; ma sappia ch'egli stessoquando si discorsedella cosa in generemi avvertì di questo pericoloe ched'altronde il suo carattere inspira ogni possibil fiducia. Spero chea quest'ora Ella avrà ricevuta la mia dei 4. Ho venduto il ms.de' miei versicon 700 associazioniper 80 zecchini: nello statoattuale sì problematico del commercionon è statopossibile ottenere di più. Io sto ancora passabilmentebenchéil freddo e il fuoco comincino a incomodarmi. Felicissime feste aLeialla cara Mammaai cari fratelliche abbraccio.

Miamicome sempree mi benedica.

Giacomo.



88.


Miocaro Papà.

Dallacarissima sua degli 11 mi avvedo ch'Ella è stata in pena sulconto miocosa alla qualenon so comeio non aveva pensatoaltrimenti mi sarei data più premura di scriver costì.La ringrazio teneramente delle sue amorosissime espressioni. Quitutto èe speriamo che sarà sempretranquillissimo.Oggi o dinnazi passano di qua 4000 austriaci diretti verso Forlìper la via de' monti.

Iosto passabilmentema gli occhi non mi lasciano far nulla nulla:perciò non posso se non ricordare a Leialla cara Mammae aicari fratellil'amore del loro Giacomo.

Desideroesser tenuto al corrente delle nuove loroper mia quiete. Non èvero (che qui si sappia) che Giordani sia mai stato a Bolognaultimamente. Io aveva deciso di andare a passare tutta la buonastagione a Parmaper provare di curarmi seriamente sotto Tommasini;ma lo stato delle cose essendo troppo incertoprevedo che non mimoverò di Toscana.



89.

Firenze29 Marzo


Miocaro Papà.

Speroch'Ella sarà contenta dell'acclusach'Ella suggellerà.Desidero però sommamente che la città e la provincia siscordino ora totalmente di me e de' miei:

credaper certo che non possono farci cosa più vantaggiosa.

Iosto benino. Gli austriaci sono a Rimini. Io le scrissi giàpochi ordinarii addietro. Il suo Giacomo.

Fattala rispostavedo per notizie più recentiche forse gliAustriaci saranno costì prima della presente.

Credoperciò bastareche Ella medesima risponda questo in mio nomeaggiungendo tutto ciò che le parrà convenevole.

Vorreiche facesse dire a Morici che ho ricevuto la sua del 16e lo saluto;che non ho risposto perché pochissimoal solitopossoscriveree perché gli avvenimenti rispondono abbastanza.



90.

Firenze19 Maggio 1831.


Miocaro Papà.

Dallacarissima sua dei 5 veggo che Ella non ha ricevuta la mia del 29Marzo responsiva alle sue del 18 e del 21. Avrei moltissimodesiderato ancor io ch'Ella potesse portarsi a Roma nelle circostanzeattuali per assistere co' suoi lumi il governoche certo non abbondad'ingegni capaci di fare il bene fra tante difficoltà. Ma purtroppo la sventura del nostro Stato farà che anche il momentopresente passerà senza alcun frutto. Io sto straordinariamentebene per la straordinaria bontà della stagioneche qui da tremesi e mezzo è perfetta e non interrotta primavera. Ma nèocchi nè testa non hanno ricuperato un solo menomissimo atomodelle loro facoltàperdute certamente per sempre. Ella miraccomandi al Signoree così la Mamma e i fratelli. Mibenedicala prego con tutto l'animoe mi creda il suo teneroGiacomo.



91.

Firenze21 Giugno 1831.


Miocaro Papà.

L'esibizioneche Ella mi fa nella carissima sua de' 7m'empie di tantagratitudinech'io non so esprimerla. In altre circostanze non avreitardato un momento a profittarnenon quanto al nome e all'onore (cheavrebbe dovuto e deve restare a Lei solo)ma quanto all'utilitàpecuniaria. Ma qui in Toscana è stato sempre difficilissimo iltrovare a vendere manoscrittiperché questi libraipoveri edavarise non hanno i manoscritti gratispreferiscono di ristamparelibri antichio di contraffare edizioni d'opere recenti. Oggi poinelle circostanze malaugurate del commercioin Francia stessa non sitrova a stampare altro che giornali o pamphlets politici: e non soloin Toscanama neppure in Lombardia s'intraprendono edizioni. Io hodovuto scrivere a Milano per un mio amico Russoassai conosciuto inEuropache avrebbe voluto fare stampare colà un suo ms. moltointeressanterifiutato qui da tutti i librai; e mi è statorisposto che non avrebbero potuto stamparlo se non a tutte spesedell'autore. Perciò desidero ch'Ella non si lasci sfuggirel'occasione di Veneziache a questi tempi è rara. Laletteratura è in istato d'asfissia dappertuttoi poveriletterati sono in mezzo alla strada. L'Antologia è stata sulpunto di cessaree non continua se non per impegno e per soccorsiprestati da alcuni benefattori. L'Europa è piena di fallimentidi librai.

Iograzie a Diocontinuo a star bene. Ella ami sempre il suo Giacomoche le chiede di tutto cuore la benedizione.



92.

3Luglio


Diosa quanto le son grato de' suoi avvertimenti circa il mio libro. Iole giuro che l'intenzione mia fu di far poesia in prosacome s'usaoggi; e però seguire ora una mitologia ed ora un'altraadarbitrio; come si fa in versisenza essere perciò credutipaganimaomettanibuddisti ec.

El'assicuro che così il libro è stato intesogeneralmentee così coll'approvazione di severissimi censoriteologi è passato in tutto lo Stato romano liberamentee daRomada Torino ec. mi è stato lodato da dottissimi preti.Quanto al correggere i luoghi ch'Ella accennae che ora io non hopresentile prometto che ci penserò seriamente; ma ora vedeIddio se mi sarebbe fisicamente possibilenon dico di correggere illibroma di rileggerlo. Una dichiarazione o protesta chepubblicassicreda Ella all'esperienza che oramai ho di queste coseche non farebbe altro che scandaloe quel che vi fosse di pericolosoil libronon ne diverrebbe che più ricercatopiùosservatoe più nocivo.

Godoe molti godrannodella pubblicazione del Memoriale. Non amerei cheil ritratto andasse fuoritra quelli che non mi conoscono: ètroppo brutto. Se sarà mandato a Romalo stampatoremalgradodi qualunque pattone tirerà copie per sècome accadesempre. Iograzie a Diosto benino; ma occhi e testa nonriguadagnano un atomo.

Ilsuo Giacomo.



93.

6Agosto


CaroPapà.

ègran tempo ch'io son privo de' suoi caratteried è inutilech'io le parli del desiderio che ho di rivederli. Le mie nuove quantoalla salutegrazie a Diosono sempre buone. Il mio vitto ètornato quasi a quel che era prima del mio andare a Roma. Mangio adore fissedigerito o non digerito: per lo più quattro volteil giornocioè fo anche merenda. Mangio qualunque sorta dicosecarnilattifrutta (compresi i fichich'io non provava piùda sei anni)in somma tuttofuori solamente lardi e brodi grassi.Mangio anche fuor d'orae prendo bibite ogni volta che voglioegelati ogni sera. In finetutti mi dicono ch'io son diventato comeun altro.

Peruna combinazionesono stato costretto ad acquistare un'operafrancese del valore di sei zecchini. Ma ho fatto patto col libraioch'è mio amicodi non pagarla in danarocosa che mirovinerebbema in libridei quali ho promesso di mostrargli unanota dov'egli abbia a scegliere. Spero ch'Ella non voglia farmirestar bugiardoe mi raccomando a Lei perché si compiaccia difarmi fare e mandarmi al più presto una nota di duplicati oaltri libri disponibili della sua libreria. Vorrebbero esser libribuoni veramentee moltiperché il libraio possa scegliere.Amerò anche di sapere quante copie avanzino della miaCrestomazia poetica.

Miamicaro Papàcome sempree mi benedica. Io sono con tuttolo spirito il suo tenero figlio Giacomo.



94.

Firenze5 Settembre 1831.


Miocarissimo Papà.

Ebbila affettuosissima sua de' 21ma molto ritardataperché pareche vi siano ora cordoni e visite ai confinie che i corrieri vadanolentamente. Se si ha ad ascoltare i mediciRecanati in ogni sinistrocaso dovrebbe essere esente dal contagio che minaccia di fare il girodel globo; perché si pretende che quel morbo rada sempre ilpianoe non si fermi sulle altureanzi questa si dà perosservazione costante. La mia salutegrazie a Diocontinua ad esserbuona; ed io disprezzocome Ella ragionevolmente mi consigliaipiccoli incomodi. Del restoa me non potrà mai esser piccoloincomodo l'impossibilità di applicarela quale èsempre la stessa che innanzie me lo prova l'esperienzael'inutilità dei tentativi ch'io fo pure ostinatamente ognigiorno per leggere o scrivere. Mi sarà molto cara ed opportunala nota de' libri ch'io le richiesiquando Ella avrà potutospedirmela. Mi raccomandi al Signoremi benedica; mi raccomandi allaMammae poi ai fratellie creda che poche cose o nessuna mi puòriuscir così grata come le sue lettere.



95.

Roma2 Dicembre 1831.


CaroPapà.

Sonoin piedi per la prima voltaanzi per il primo momentodopo 15giorni di lettobenché sfebbrato già da piùgiorni. Mi sono avuto un poco di cura a causa della cattiva stagionee perché essendomi coricato in autunnoconviene che mi levid'inverno. Del restosono guarito perfettamentequasi anche dellatosse. Solo mi annoia molto il pensare ai riguardi che dovròavermi quest'invernocioè al doverlo probabilmente passare incasasecondo il mio antico e poco ameno costume. Ebbi la cara suade' 15e mi affretto ad assicurarla che niente fuorché la miaspontanea volontà mi ha condotto a Romaper ritornare inToscana tutte le volte che mi piacerà. Le bacio la mano contutto il cuore.



96.

6Dicembre


CaroPapà.

Continuoa star meglioma non esco ancora della camera. La testa mi reggepocoe però non posso dilungarmi. Saluto tuttie le bacio lamano con tutta l'anima. è quasi un mese che non vedo gliAnticicioè dal giorno medesimo che ammalai. Fucili non l'hoveduto da quasi due mesi: in casadove fui a rendergli visitanonlo trovai.



97.

22Dicembre


Miocaro Papà.

Lerendo grazie infinite della mancia ch'Ella ha la bontà dimandarmibenché non possa non dispiacermi sempre che Ellas'incomodi per amor mio. Debbo avvisarla che a questa posta nessungruppo è arrivato per me; non so se sia necessario far dellericerche a cotesto ufficio. Io continuo ad uscir di casala mattimaperò solamente. Vengo ogni giorno ricuperando le forzeeracquistando la regolarità della digestione che a forza didieta e di febbre si era molto disordinata. Il povero Fucili erastato da me più voltead ore ch'io non era ancora visibilenè questi di casa me ne avevano poi detto nulla.

L'altrasera lo rividi finalmentee si stette un pezzo insiemeparlando diRecanatie della colonia recanatese ch'è in Roma. Fui giàda Monsignor Cupised egli tornò da mee mi fece milleamorevolezzepregandomi molto a vederlo spessoe promettendo difarmi sentire e leggere un migliaio e mezzo ch'egli ha tra Sonetticanzoni e Capitoli di sua fatturach'egli vorrebbe poi farmirivedere o limare.

Questacosa mi ha spaventato talmenteche malgrado il bene che gli voglioe le gentilezze che mi fanon ho avuto il coraggio di ritornarci.Procurerò di veder Donna Liviala quale abita molto lontanoda me. L'assicuro che il guardar la lista delle visite che peristretta convenienza mi occorrerebbe di faremi agghiaccia ilsangue. Assolutamente colle mie gambe sempre deboliin questa cittàche non finisce maicon un pavimento infame infernaleche dopomezz'ora di cammino vi fa sentir dieci volte più stanco chequel di Firenzedi Bolognadi Milano dopo due ore; io non riesco afar nulla nè per il dovere nè per il piacere. Ed ho giàrinunziato alla speranza di godermi le infinite belle cose di Romaperché queste distanze non fanno per mee le carrozze o ifiacres molto meno. Desidero sapere che la Mamma sia guarita dellatosse. Le bacio la manoe le auguro infinitamente prospere le vicinefeste.

Ilsuo Giacomo.


D.Paolo Melchiorriche sabato si è fatto diaconomi haraccomandato di salutarla tanto. Spera di mandarle qualche nuovoassociato alla sua traduzione degli Evangelii.



98.

Roma3 Gennaio 1832.


Miocaro Papà.

Condispiacere e con maraviglia ho sentito che sieno stati in pena pelmio silenzioquando ioappunto per impedir questoaveva scritto il12 a Paolinadandole nuova della mia prima uscita e del secondovessicante evitatoe d'altre mie inezie. Il gruppo mi fu ritardatoper negligenza di questo ufficioessendo arrivato qua debitamente ildì 13. Mi è stato assai caro vedere il suo manifesto; eil saggio ch'Ella dà della sua traduzione mi è piaciutomolto ma molto. Già ne aveva sentito parlare qui da parecchicon molta lode. Solamentese si è a tempovorrei chenell'opera si mutasse una parolacioè dov'Ella dice avevagiaciutosi dicesse era giaciutoperché giacerecome verboneutroabbia l'ausiliare esseresecondo la regola. Del resto laconcordanza da lei intrapresa è operaa quel ch'io credodinon poca fatica e ingegno. Spero ch'Ella mi farà tosto averele nuove di Carlosopra il quale non lascio di stare in qualchepena. Io sto benema obbligato a grande e noioso riguardo; e trovoquest'aria contrarissima al mio fisicoe nemica mortale deldigerire. Almenomentre a Firenze non v'era più cibo ch'ionon digerissi senza faticaqui non v'è cibo abbastanza sanoche mi convengaed ogni menomissima libertà mi fa male. Mibenedicacaro Papàe creda all'affezione colla quale io ledesidero prospero il nuovo anno.



99.

Roma8 Marzo 1832.


Miocaro Papà.

IDialoghettidi cui la ringrazio di cuorecontinuano qui ad esserericercatissimi. Io non ne ho più in proprietà se nonuna copiala quale però non so quando mi tornerà inmano. Mi dispiace molto di un falò del quale mi scrissePaolina; tanto più che non posso credere che vi sia o vi siastato veramente pericolo. Io forse con qualche mia colpaho ripresoun poco di febbre; la quale peròmediante un buon purgantepassò la sera del primo giornoe mi lasciò un discretoraffreddor di pettoil quale pure colla curae collo stare in casapar che vada a finire: e spero che non m'impedirà di pormi inlegno per Firenzecome ho intenzione di fare tra pochi giornisepiace a Dio. Tornerò a scriverle prima della mia partenzaegliel annunzierò più precisamente. Matteo e Don Paolopartito per Perugiadove è stato mandato di stanzamiraccomandano di riverirli. Così Fuciliil quale veggo non dirado; ottima persona e molto sensata a parer mio. Fui da donna Liviala quale si loda moltissimo di Recanatie massime delle attenziosiusatele da lei. Le auguro una buona quaresimae baciandole la manola prego di cuore a benedirmi. Il suo Giacomo.

Midispiace proprio nell'anima infinitamente di seccarla. Ma mi trovoforzato da estrema necessitàessendomi infamemente negati daNapoli 107 scudi da me prestati in contante; del che sarebbe lungo anarrarle la storia. Questa cosa sconcerta tutte le mie disposizionifinanziariee mi costringe a ricorrere a lei. Se trovassi qui danariin prestitovolentierissimo farei un debito piuttosto chemolestarla; ma chi vorrebbe prestare a meconosciutissimo per quelche sono? Il danaroconsegnato a cotesto signor Reginidiretto alsignor Luigi Ciambene Segretario Generale delle poste pontificiearriverà come francosenza che costì Ella paghi nulla.



100.

17Marzo [1832].


CaroPapà.

Lescrissi il giorno 8. Oggi parto per Firenze. Torno a raccomandarmi aLeitrovandomi propriamente coll'acqua alla golaperché nonho potuto ritardare neppur di un giorno di più la miapartenzae dall'altra parte arriverò a Firenze con tantodanaro quanto mi potrà bastare a vivere una settimana. Ellavede l'urgenza della mia situazionee l'assicuro che nemmeno intermine di morte aprirei bocca per dimandare in prestito achicchessiaessendo più che certissimo che vedrei impallidirela persona a cui dimandassiperché tutti sanno ch'io non honulla.

Confidodunque in Lei; e s'Ella spedirà il danarocome le scrissiaquesto Signor Luigi Ciambene Segretario generale delle posteponteficeegli me ne spedirà subito una cambiale a Firenze.Le bacio la manoe di cuore la prego a non dimenticarminon potendoil mio bisogno essere più pressante.



101.

Firenze23 Marzo 1832.


Miocaro Papà.

Arrivaiqua ierseradopo sei giorni di prospero viaggioil qualegrazie aDionon solo non mi ha nociutoma mi ha guarito affatto de' residuidel raffreddore. E non mi par pocoaver superate le alture degliApennini nei giorni equinoziali senza prender puntureed avertraversate quelle orride vie tra Roma e Siena senza essereassassinato. Qui tutto è tranquilloed è impossibileesprimerle il sentimento di pace e di sicurezza che si prova entrandoin Firenzementre in Roma convien sempre tremare per gli amici o iparenti che si trovan fuori la seranon passando sera che non accadaqualche assassiniofino sul Corso stesso o in Piazza di Spagnaaun'ora o due di notte.

Abbraccioi cari fratellie bacio la mano con tutto il cuore a Lei ed allaMammadimandando la benedizione.


24Marzo.


Ricevola carissima sua de' 20e la ringrazio mille e mille volte della suapremura in soccorrermi. Scrivo oggi stesso al Giambene (non Ciambenecome le scrissi prima per errore) sollecitandolo a spedirmi subito ildanaroil libro e la letterache non potei ricevere il dì 17in Romaessendo partito prima della distribuzione postale.



102.

5Aprile


CaroPapà.

DalGiambene ho ricevuto il tuttomeno la lettera da Lei annunziatami;il che non mi fa meravigliaatteso il costume dell'infame posta diquell'infelice paesedove continuamente ed a tutti accade diricevere una lettera 203040 giorni dopo quello dell'arrivo che viè marcato sopra; e ciò non per motivi politicima peruna strana ed inesplicabile incapacitàper cui non sannotrovare i nomi; incapacità unica al mondoe non paragonabilese non alle tante altre di quel povero e disperato governo. Anche quaho trovato i Dialoghetti molto conosciutie benché iprincipii e lo spirito generale che qua è diverso da quel diRoma e di Modenanon li lasci divenir così popolari qui comelàtutti nondimeno rendono giustizia all'ingegno e al meritodell'autoreessendo i Toscani assai ragionevoli ed imparziali nelgiudicare. La ringrazio del nuovo esemplare che me ne ha speditotanto più ch'io n'era rimasto affatto senzaessendomi statoritenuto da una Signora anche l'ultimo ch'io aveva serbato per me. Sequalche cosa d'importante si conteneva nella sua ultima a Romasperoche avrà la bontà di ripetermelo. Io ho avuto grandidisgrazie di trovare occupato il mio solito quartierela mia solitaLocandae poi per ultimo trovar umido il nuovo quartiere che avevopresoonde sono obbligato a sloggiare subito con danno e con graveincomodo.


Salutoteneramente tuttie la prego con tutto il cuore a benedirmi. Il suoGiacomo.



103.

28Maggio


Miocaro Papà.

Paolinami dice che io lascio passare i mesi senza scrivere. Questo mi provache le mie lettere si perdonocome fra l'altre veggo che se n'èperduta unadov'io le parlava dei libri che ho ricevuti dal Nobilie rispondeva ad alcune sue questioni. L'articolo sull'IstoriaEvangelicach'Ella vedrà nell'ultimo numero dell'Antologiaèdel Montanari di Savignanouno de' collaboratori.

Nelmedesimo numeroe nel Diario di Romae forse in altri GiornaliElla vedrà o avrà veduto una mia dichiarazione portantech'io non sono l'autore dei Dialoghetti. Ella deve sapere che attesal'identità del nome e della famigliae atteso l'esser ioconosciuto personalmente da moltiil sapersi che quel libro èdi Leopardi l'ha fatto assai generalmente attribuire a me.

ARomadove la sua persona è più conosciutadue terzidel pubblico lo credevano mio: ed io non mi era appena nominato ofatto nominare in qualunque luogoche era salutato come autore de'Dialoghetti. In Toscana poi tutti quelli che lo credevano di Leopardi(e non di Canosa o d'altri ai quali è stato attribuito) locredevano mio. A Lucca il libro correva sotto il mio nome. Si dicech'egli abbia operato grandi conversioni per mezzo di questacredenza: così almeno mi hanno detto molti: e il duca diModenache probabilmente sa la verità della cosanondimenodice pubblicamente che l'autore son ioche ho cambiato opinionichemi sono convertitoche così fece il Montiche cosìfanno i bravi uomini. E dappertutto si parla di questa mia che alcunichiamano conversioneed altri apostasiaec. ec. Io ho esitato 4mesie infine mi son deciso a parlareper due ragioni.

L'unache mi è parso indegno l'usurpare in certo modo ciòch'è dovuto ad altrie massimamente a Lei. Non son io l'uomoche sopporti di farsi bello degli altrui meriti. Se il romanzo diManzoni fosse stato attribuito a meio non dopo 4 mesima il giornoche l'avessi saputoavrei messo mano a smentire questa voce in tuttii Giornali. L'altrach'io non voglio nè debbo soffrire dipassare per convertitonè di essere assomigliato al Monti ec.ec. Io non sono stato mai nè irreligioso nèrivoluzionario di fatto nè di massime. Se i miei principii nonsono precisamente quelli che si professano ne' Dialoghettie ch'iorispetto in Lei ed in chiunque li professa di buona fedenon sonostati però mai talich'io dovessi nè debba nèvoglia disapprovarli. Il mio onore esigeva ch'io dichiarassi di nonaver punto mutato opinionie questo è ciò ch'io hointeso di fare ed ho fatto (per quanto oggi è possibile) inalcuni Giornali. In altri non mi è stato permesso.

Credoch'Ella approverà la mia risoluzione. Altre cose le direi e leracconterei in tal propositoma i miei occhi sono troppo affaticatie la posta parte. Forse in altra lettera tornerò sopra questoargomento.

Lebacio la manoe le chiedo di tutto cuore la benedizione.

Ilsuo Giacomo.

104.

Firenze3 Luglio 1832.


Miocarissimo Papà.

Iddiomi liberi dal sentir dispiacere delle cose che Ella con paterna bontàmi dice nella sua affettuosissima dei 12 Giugno. Io gliene rendograzie anzi con tutto il cuoree con la mia solita sincerità:e piacendo a Dionon lascerò di profittare de' suoi avvisinel modo che mi sembrerà più conveniente e piùutile. Quanto alla maniera secca nella quale era concepita la miadichiarazioneessa era di precisa necessitàperchénessuna censura avrebbe lasciata passare una parola nèfavorevole nè contraria al libroo alle sue massimeo adalcuna parte del medesimonè avrebbe permesso una minimaombra di discussione su tal proposito. Oltre che la mia relazionecoll'autore del libro era di tal naturada escludere per parte miaogni dimostrazione sopra di esso in qualunque senso.

Orasono a parlarle di un argomento insolitodel quale se mi èmolto dispiacevole il ragionarenon mi sarà dispiacevolepunto che il mio discorso non abbia verun effetto. Io credo ch'Ellasia persuasa degli estremi sforzi ch'io ho fatti per sette anniaffine di proccurarmi i mezzi di sussistere da me stesso. Ella sa chel'ultima distruzione della mia salute venne dalle fatiche sostenutequattro anni faper lo Stellaal detto fine. Ridotto a non poterpiù nè leggere nè scrivere nè pensare (eper più di un anno nè anche parlare)non mi perdettidi coraggioe quantunque non potessi più farepur solamentecol già fattoaiutandomi gli amicitentai di continuare atrovar qualche mezzo. E forse l'avrei trovatoparte in Italiapartefuorise l'infelicità straordinaria de' tempi non fossevenuta a congiurare colle altre difficoltàed a renderlefinalmente vincitrici. La letteratura è annientata in Europa:i libraichi fallitochi per fallirechi ridotto ad un solotorchiochi costretto ad abbandonare le imprese meglio avviate. InItalia sarebbe ridicolo ora il presumere di vender nulla con onore inmaterie letterariee di proporre ai librai delle imprese nuove: daFranciaGermaniaOlanda dove io aveva mandata una gran quantitàdi mss. filologici con fondatissime speranze di profittonon ricevoinvece di danariche articoli di Giornalibiografie e traduzioni.Mi trovo dunquecom'Ella può ben pensaresenza i mezzi diandare innanzi.

Semai persona desiderò la morte così sinceramente evivamente come la desidero io da gran tempocertamente nessuna inciò mi fu superiore. Chiamo Iddio in testimonio della veritàdi queste mie parole. Egli sa quante ardentissime preghiere io gliabbia fatte (sino a far tridui e novene) per ottener questa grazia; ecome ad ogni leggera speranza di pericolo vicino o lontanomi brilliil cuore dall'allegrezza. Se la morte fosse in mia manochiamo dinuovo Iddio in testimonio ch'io non le avrei mai fatto questodiscorso: perché la vita in qualunque luogo mi èabbominevole e tormentosa. Ma non piacendo ancora a Dio d'esaudirmiio tornerei costà a finire i miei giornise il vivere inRecanatisoprattutto nella mia attuale impossibilità dioccuparminon superasse le gigantesche forze ch'io ho di soffrire.Questa verità (della quale io credo persuasa per l'ultimaacerba esperienza ancor Lei)mi è talmente fissa nell'animoche malgrado del gran dolore ch'io provo stando lontano da LeidallaMamma e dai fratelliio sono invariabilmente risoluto di non tornarestabilmente costà se non morto. Io ho un estremo desiderio diriabbracciarlae solo la mancanza de' mezzi di viaggiare ha potuto epotrà nelle stagioni propizie impedirmelo: ma tornar costàsenza la materiale certezza di avere il modo di riuscirne dopo uno odue mesiquesto è ciò sopra di cui il mio partito èpresoe spero che Ella mi perdonerà se le mie forze e il miocoraggio non si estendono fino a tollerare una vita impossibile atollerarsi.

Nonso se le circostanze della famiglia permetteranno a Lei di farmi unpiccolo assegnamento di dodici scudi il mese. Con dodici scudi non sivive umanamente neppure in Firenzeche è la cittàd'Italia dove il vivere è più economico. Ma io noncerco di vivere umanamente: farò tali privazioniche acalcolo fattododici scudi mi basteranno.

Megliovarrebbe la mortema la morte bisogna aspettarla da Dio. In caso cheElla potesse e volesse questonon avrebbe che a porre di due in duemesi a mia disposizione la somma di 24 scudi presso qualche suocorrispondente in Romaavvisandomi la persona; sopra la quale iotrarrei di qua la detta somma per cambiale. Avrei caro che il suoordine fosse per 24 francesconiil che a Lei non porterebbe grandeaumento di spesae a me farebbe gran divarioessendoci oragrandissima perdita nel cambio degli scudi romani o colonnati confrancesconi. Ed Ella sa che i francesconi si spendono qui come costài colonnati.

Sele circostanzemio caro Papànon le consentiranno disoddisfare a questa mia domandala prego con ogni possibilesincerità e calore a non farsi una minima difficoltà dirigettarla. Io mi appiglierò ad un altro partito: e forse aquesto avrei dovuto appigliarmi senza altrimenti annoiar Lei conquesto discorso: ma come il partito ch'io dicoè talechestante la mia salutenon è verisimile che io in breve temponon vi soccombaho temuto che Ella avesse a fare un rimprovero allamia memoria dell'averlo abbracciato senza prima confidarmi con Leisopra le cose che le ho esposte. Del rimanenteio da un lato provotanto dolore nel dar noia a Leie dall'altro sono cosìlontano da ogni fine capriccioso e da ogni lieta speranza nel volervivere fuori di costà che ho perfino desideratoed ancoradesiderereiche mi fosse tolta la possibilità di ogni ricorsoalla mia famigliaacciocché non potendo io mantenermi da mee molto meno essendomi possibile il mendicareio mi trovassi nellamaterialeprecisa e rigorosa necessità di morir di fame.

Scusimio caro Papàquesto malinconico discorso che mi èconvenuto tenerle per la prima e l'ultima volta della mia vita. Siaccerti della mia estremissima indifferenza circa il mio avvenire suquesta terrae se la mia domanda le riesce eccessivao importunaonon convenientenon ne faccia alcun caso.

Inogni modose Dio vorrà ch'io viva ancoraio non cesseròdi adoperarmicome per lo passatocon tutte le mie forzeperproccurarmi il modo di vivere senza incomodo della casae per farcessare le somministrazioni che ora le chiedo.

Mibenedicamio caro Papàe preghi Dio per meche le bacio lamano con tutto il cuore. Mille saluti cordiali al Zio Carlo e aicugini. Nuovamente le chiedo scusa della malinconia con la quale pernecessitàe contro ogni mia voglia ed abitudinesono venutoquesta volta ad importunarla.

Ilsuo affettuosissimo figlio Giacomo.



105.

Firenze24 Luglio 1832.


CaroPapà.

Lescrissi il 3 dello spirante un gran letterone. Non avendo rispostasto in molta penaprima perché mi rincrescerebbe di avere arifare quella faticaper me enorme; poi perché la cosa di cuile parlavoè urgentissima. Non è possibile che Ellanon voglia rispondermie d'altronde è una grandissimafatalità che sempre si perdano le lettere che più micostano e che più importano. La prego a volermi trar subito diquesta incertezza perché l'urgenzatorno a direègrandissima.


Basteràuna riga che mi annunzi che debbo tornare a scrivere. Le bacio lamano con tutto il cuoree chiedo la sua benedizione.



106.

Firenze14 Agosto 1832.


MioCaro Papà

Prevalendomidel permesso da Lei datomi nella carissima sua dei 4ho tratto oggiuna cambialina di 24 francesconi a 20 giorni data sopra il sig. LuigiGiambene segretario generale delle poste pontificie il quale mi faràil piacere di accettarlaed al quale ho acclusa una letterina a leidiretta (per esserle da lui spedita)dove la prego di farglipervenire quella somma prima della scadenza. Varrà quellasommase così le piace per le mesate di Agosto e Settembre.Io ho già esatto quicom'Ella intendeil danaro dalbanchiere a cui ho consegnata la cambialina.

Gododi sentire ch'Ella sia così occupatacome mi scrivepoichéquesta occupazione mi è annunzio di suoi nuovi lavori. Ha Ellamai veduta la ristampa dei Dialoghi fatta in Toscana? Io vidial suopassaggio da Firenzeil famoso abate La Mennaisabilissimoparlatore.

Delpermesso ch'Ella mi ha datoe della bontà e cordialitàche sempre mi dimostraio le rendo quelle sterili grazie che possoma prego caldamente Iddio che gliene renda abbondante e solidofrutto.

Lebacio la mano con tutta l'anima.

Ilsuo gratissimo figlio Giacomo.



107.

Firenze13 Settembre 1832.


Miocaro Papà

Ai14 di Agosto ioa tenore della sua carissima dei 4trassi di quauna cambialina a 20 giorni dataper 24 francesconisopra il sig. L.Giambene a Romaall'ordine di questo banchiere Wolf e C.dal qualecom'Ella intendenel medesimo giorno ricevetti il contante.


Diciò le diedi avviso da Roma per mezzo del Giambeneedirettamente di quapregandola a far pervenire il danaro prima dellascadenza al detto GiambeneSegretario generale delle postepontificie. Non ho notizia ch'egli abbia ricevuto il danaroma nonne dubito punto: Ella bene intende che in ciò èinteressato seriamente il mio onoretrattandosi di cambiale. Dovettipregare il Giambenenon avendo io altri a cui dirigermi consicurezza in Romae non avendomi Ella indicato un suo corrispondentecolàsopra cui dovessi trarre. Io non vedo altro mezzo diaver danaro dalla Marca in Toscanase non le cambiali. Macome lapregai nella prima miacosì la prego orache Ella medesimavoglia indicarmi un suo corrispondente qualunquesopra il quale iopossa ogni due mesi trarre una cambialina di 24 francesconila qualeda questo corrispondenteautorizzato da Lei in prevenzionesarebbeaccettatae pagata poi alla scadenza col danaro che Ella gli farebbegiungere. Questo corrispondente può essere ogni sorta dipersonaed in qualunque luogo a lei piaccia; può essere p.es. il suo avvocato o curiale in Roma; può essere un suoconoscente in PesaroAnconaBologna ecc.; può in somma edeve essere quella persona alla quale le sia più facile e piùcomodo di far giungere in mano 24 francesconi ogni due mesi. Potreianche trarre sopra Lei stessa a Recanatise così le piacesse;benché ciò sia più difficilenon trovandosi adesitare una cambiale per costà.

Miduole assai di annoiarlasapendo quanto Ella è occupata. Mabasterà una sua riga sola prima della fine di Settembrenellaquale Ella abbia la bontà di chiarirmi sopra questoparticolare. Altrimenti io sarei sempre obbligato a raccomandarmi aquesto e a quelloche non autorizzato da Leiper favoreaccettasseuna mia cambialesopra il semplice appoggio di un mio bigliettodiretto a Lei; e forse non sempre troverei chi mi compiacesse.

Lebacio la manoe con tutto il cuore la prego a benedire il suoGiacomo.

Oraappunto ricevo avviso dal Giambene che nulla gli è pervenutoda Recanati fino al dì 11 in cui egli scrive. Io sudo freddoe gli scrivo subito di rivalersi sopra di mecon cambialech'ioaccetterò immediatamentee non avrò poi come pagare.Se le è caro il mio onorela supplico a far giungere senzaverun indugio al Giambene i 24 francesconi ch'io trassiper avermiElla detto che sarebbero subito pagati. Nell'avvenirese questomezzo delle cambialidove è troppo fieramente compromessol'onore delle personele piacesse pocoElla me ne suggerisca unopiù a proposito.



108.

8Ottobre [1832].


CaroPapà mio.

Milevo in questo momento dopo dodici giorni di lettocon 7 o 8 febbricagionate da un reuma di pettoch'è il terzo che ho in 10mesi. Sono proprio abîmé di debolezzae costrettoconmio doloread esser brevissimo. Del resto vo semprebenchélentamentemigliorando. Io ho sempre sentito da molti giànominare e lodare il suo Buonafedema non mai visto ancoranon chericevutoquantunque lo desideri molto. Le bacio con tutto il cuorela mano. Suo amorosissimo figlio Giacomo.



109.

Firenze13 Ottobre 1832.


Miocaro Papà.

Nonposso esprimerle la gratitudine che m'ispirano le sue due ultimesebbene da esse non conosca nulla di nuovoconoscendo il suo cuore.La ringrazio affettuosamente molte e molte voltee l'assicuro dellamia tenera riconoscenza. Scriverò alla Mamma subito che potrò.

Orasono troppo debolee appena scrivo queste due righepregandola difar le mie scuse colla marchesa se le accludo questa cosìseccamente senza nulla aggiungere. La malattia mi ha fatta una forteimpressioneperché mi ha trovato straordinariamente estenuatodal caldo. Vengo risorgendoma molto adagio.

Mibenedicacaro Papà mioe mi creda sempre suo affettuosissimoe riconoscentissimo figlio.



110.

Firenze24 Ottobre 1832.


CaroPapà mio.

Tornoin questo punto da una breve passeggiata che ho fatto dopo un mesegiusto di ritiro.

Stosufficientementee spero che le forze mi torneranno prestose lastagione mi lascerà fare un poco di moto. Non sono ancoradeciso dove passar l'invernoe la decisione dipenderà in granparte dalla mia salute: ma benché questo clima non siaeccellentesi può scusare con questoche gli altri due reumiultimi mi favorirono in Romanon qui.

Ranierimi aveva già scritto da Roma l'incontro avutolodandosi dellasua gentilezza. Aspetto a momenti l'esemplare del Bonafedeche devegià essere in Firenze. Caro Papà mioscriverei piùma gli occhi non mi concedono altro. Saluto tuttie bacio a Leiaffettuosamente la mano. Il suo Giacomo.



111.

Pergentilezza della Sig.ra Marchesa Roberti



Miocaro Papà

Scrivooggi alla Mammasecondo il suo suggerimento. Acconsentendo essalaprego a volermi tosto dire sopra chi potrò trarre lacambialina.

Quinon si prendono cambiali dai banchieri se non per Roma e Bologna intutto lo Stato Pontificio. Giambene non è più al casoperché si trova in bisognoe con citazioni addosso. Vogliadunque dirmi la persona a cui le sarà più comodo di fartenere il danaro in Roma o in Bologna.

Ciòche dico alla Mamma dei mesi scorsi da Luglio in quaè anchemeno del veroperché in fatti senza i 54 francesconi chedebbo alla sua bontànon sarei potuto vivere in nessun modonon avendo altro avanzo che 30 sc. dei quali la metà èita nella malattia.

Iosono innamorato del suo Buonafedeche leggo quanto permettono i mieiocchi straordinariamente infermi.

Libropieno d'interessee degno di servir d'esempio a chi vuole scriverlibri piacevoli ed utili in questo secolo di frivolezze. Sarebbedesiderabile che quel genere fosse molto coltivato.

L'invernoforse fo malema credo che lo passerò quinon arrischiandomiad un viaggionemmeno di poche migliacoll'estrema suscettibilitàlasciatami dalla malattia: ebbi una febbretta l'altra notte per averfatta una visita dentro casa alle padrone.

Miriverisca la Marchesae mi benedicacaro Papà: le bacia contutto il cuore la mano il suo Giacomo.

Ilcambiovolendo avere qui 24 francesconiporta in Roma scudi 25.26.è moltoma non si trova per menoe Giambenebenchéper la postami ha fatto avere anche maggior perdita.



112.

11Dicembre


Miocaro Papà.

Solocolle lettere dell'ultimo ordinario ho ricevuto la carissima sua de'27 Novembrebenché arrivata qui il 4. Della mia gratitudinealla sua tanta bontà non potrei mai parlarle bastantemente.Oggi o domanise potrò usciremi varròsecondo ilsuo avvisosopra il Zio Carloa 15 o 20 data. Con lui poim'intenderò circa l'usare se sarà possibileche noncredoaltri mezzi che cambiali per avere il danaro qui. Io stopassabilmentesalvo degli occhioramai affatto inabili. Son breveper estrema necessità. Il mio desiderio di rivederla èalmeno pari al suoe spero che non sia lontano il momento disoddisfarlo.


Miacara Mamma.

Lesue poche righe mi hanno commosso.

Diosolo solo comprende quanto mi costi il darle cagione d'incomodoequanto sia tenera la mia gratitudine alla sua cordialità. Lebacio la mano con tutto quanto l'affetto dell'animo.

Ilsuo Giacomo.



113.

Firenze23 Marzo [1833].


Papàmio.

Lasua dei 2 mi straccia l'anima. Dio sa quanto ho penato pensando aloro. Ma fare scrivere mi pareva peggioe scrivere io non potevaassolutamentenè posso ancorabenché la vista paiagrazie a Dioin salvo.

Benedicala prego istantissimamenteil suo amantissimo figlio.



114.

7Luglio


Papàmio.

Sonostato più di 50 giorni combattendo con una brutta e minacciosamalattia intorno agli occhiuno de' quali era già semichiuso.Mediante una savia e semplice curail principio maligno ch'io ho nelsangue sembra neutralizzato in quella parte. La sua dei 7 maggio micausò un dolore immenso.

Diomi conceda di rivederla presto.

Ilsuo Giacomo.



115.

Firenze1° Settembre 1833.


Miocaro Papà.

Allamia saluteche non fu mai così rovinata come oraavendomi imedici consigliato come sommo rimedio l'aria di Napoliun mioamicissimo che parte a quella volta ha tanto insistito per condurmiseco nel suo legno ch'io non ho saputo resistere e parto con luidomani.

Provoun grandissimo dolore nell'allontanarmi maggiormente da lei; ed eramia intenzione di venire a passare questo inverno a Recanati. Masento pur troppo che quell'ariache mi è stata sempre dannosaora mi sarebbe dannosissima; e d'altra parte la malattia de' mieiocchi è troppo seria per confidarla ai medici ed agli spezialidi costì. Avrei voluto almenoallungando la stradapassareper Recanati. Ma ciò non era compatibile col profittare dellabellissima occasione che mi si è presentata. Passato qualchemese a Napolise ne ritrarrò quel miglioramento che ne speroavrò finalmente l'incredibile piacere di riabbracciarla. DaRomadove sarò domenica sera Le darò di nuovo le mienotizie.

Sonocostretto a servirmi della mano altruiperché quelle pocheore della mattinanelle quali con grandissimo stento potrei purescrivere qualche rigale spendo necessariamente a medicarmi gliocchi.

Mibenedica mio caro Papà; le bacio la mano con tutta l'anima.



116.

Roma28 Settembre 1833.


Miocaro Papà.

Horicevute le sue amorosissime dei 17 e dei 21. Il viaggio ed ilcambiamento dell'aria mi hanno fatto qualche bene: ma non quanto iosperavo. Gli occhi non hanno guadagnato nulla. Obbligato a servirmisempre del ministero altruiappena arrivatopregai Antici a darlele mie notizie. Oggi ho potuto stabilire il giorno della mia partenzache sarà lunedìper essere a Napoli la sera appresso.A primavera senza dubbiose Dio mi conserva la vitacorreròa riabbracciarla; cosa della quale non è minore impazienza lamia che la sua. Abbraccio caramente i fratelli; e a Lei ed alla Mammabacio mille volte la mano.


Ilsuo Giacomo.



117.

Napoli5 Ottobre 1833.


CaroPapà.

Giunsiqua felicemente cioè senza danno e senza disgrazie. La miasalute del resto non è gran cosa e gli occhi sono sempre nelmedesimo stato. Pure la dolcezza del clima la bellezza della cittàe l'indole amabile e benevola degli abitanti mi riescono assaipiacevoli. Trovo qui la sua carissima del 10 Settembre. La falsanotizia data dai fogli di Francia nacque dall'aver confuso me conaltra persona che porta il mio cognome. Circa i miei principii non ledirò altro se non che se i tempi presenti avessero alcunaforza sopra di loro non potrebbero altro che confermarli. Iddio miconceda di assicurarnela a voce.

Ilsuo Giacomo.



118.

Napoli5 Aprile 1834.


Miocaro Papà.

Dopola sua dei 23 dicembrealla quale risposi subitoio non ho piùnotizie da casa. Questo silenzio mi conferma il dispiacevole sospettomossomicome Le dissida un'espressione della sua ultimache lemie lettere di qua non le giungano.

Ilgiovamento che mi ha prodotto questo clima è appena sensibile:anche dopo che io sono passato a godere la migliore aria di Napoliabitando in un'altura a vista di tutto il golfo di Portici e delVesuviodel quale contemplo ogni giorno il fumo ed ogni notte lalava ardente. I miei occhi sono sotto una cura di sublimatocorrosivo. La mia impazienza di rivederla è sempre maggioreed io partirò da Napoli il più presto ch'io possanonostante che i medici dicano che l'utilità di quest'aria non sipuò sperimentare che nella buona stagione.

SeDio permette che questa lettera le giungami consoli subito con lesue nuove. Le bacia la mano con tutta l'animae mille volte salutala Mamma e i fratelli tenerissimamente il suo Giacomo.



119.

Napoli2 Settembre 1834.


Miocaro Papà.

Sonostato lungamente senza scriverlevergognandomi di non poterleavvisare l'epoca della mia partenza; sebbene la vergogna sarebbecessata se avessi potuto ragguagliarla per lettera di tuttigl'imbarazzi che mi hanno a viva forza soprattenutosempre nellasperanza e nella ferma risoluzione di partire di giorno in giorno.Oggi tale ragguagliose fosse possibilesarebbe inutileperchéglielo farò io a voce fra pocoe so bene ch'Ella mi daràragione. Intanto la cura de' miei occhigrazie a Dioèandata assai benee sonosi può dirguariti del maleesterno: l'interno non è curabile.

Oltrel'essermi già servito dei soliti colonnati 25 che doveanoscadere a Settembreio sono stato costretto a trarre ancora sopra lozio Antici un'altra cambialetta straordinaria per colonnati 33 pari aducati 40 pagabili alla fine del corrente. Con questa somma verròaccomodando le mie cose nei pochi giorni che dovrò rimanereancora e supplirò alle interminabili spese che precedono unviaggio.

Poio di quao personalmente a Roma presso lo Ziodovrò purevalermi sopra la famiglia di quello che importerà strettamenteil viaggio stesso. Difficilmente le potrei significare quanto mipesino e mi attristino questi incomodi che sono obbligato a recarloro: e schiettamente le dico che una delle forti ragioni che mihanno fatto indugiare fin quiè stata la speranza di purraccapezzare qualche moneta per fare il viaggio senza loro aggravio.Ma ogni mio sforzo essendomi venuto fallitospero che Ella e laMammaa cui desidero che la presente sia comunemi perdoneranno unardire al quale sono costretto da un'estrema necessitàe dicui non mi consola che il pensiero di presto riabbracciarli.

Sonobreve per la solita causa degli occhi. All'uno e all'altra baciomille e mille volte la mano. Il loro Giacomo.

Laprego di scrivermi ancora una volta a Napolise questa le giungeregolarmente.



120.

Napoli21 Ottobre 1834.


Miocaro Papà.

Ionon sono partito ancoraperché il mio amico Raniericon cuifarò il viaggio di Romadove egli deve condurre due suesorelle in educazioneè costretto ad aspettare il ritorno diSicilia del cardinale Zurlaal quale qui ho parlato ancor io perquesto affare. Egli le farà ricevere per eccezioneperchéaltrimenti non potrebbero per l'età. Il cardinale saràa Roma ai primi di Novembree dietro il suo arrivosarà lanostra mossa.

Questoritardo non aspettato (perché noi speravamo di conchiudere lacosa col cardinale qui al suo passaggio in Settembre)mi hacostretto a trarre ancora (colla solita dilazione dei 30 giorni) lacambialetta di Novembre. Io stograzie a Dioassai beninoe sperodi non farle paura al mio arrivocome avrei fatto qualche meseaddietro.

Ranierila riverisce distintamenteed io con tutto il cuore le chiedo labenedizione.



121.

Napoli27 Novembre 1834.


Miocaro Papà.

Lamorte del Cardinale Zurla ha sospeso la partenza del mio amicoRanieri per Romaed ha privato me di questa propizia occasionelaquale mi avrebbe risparmiato buona parte della spesa che bisogna a meper viaggiare comodamentemassime in questa stagione. A questoimbarazzo se n'è aggiunto un altro più gravecioèdella casa; perché in questa civilissima città non sitrovano quartieri ammobigliatise non a prezzi enormie peròtutti i forestieri che vogliono stare un pezzose non sono inglesisono costretti a prendere un quartiere nudoe ammobigliarlo allameglio o alla peggiocome ho fatt'io. Ma questi quartieriche pursono carissiminon si trovano a mesima almeno ad anno: ed a me fudata certa speranza che avrei potuto subaffittare il miovolendopartire. Ma come dai discorsi ai fatti si trova sempre grandifferenzaoggi non v'è alcuno che voglia il mio quartiere:cosa naturalissimaperché nessuno qui prende quartieri a mesiper la stessa ragione per la quale io ho dovuto prenderlo ad anno.Ora io non sarei lasciato partire senza una garanziala quale iotrovereinon senza qualche mia difficoltà a domandarla; ma inogni modo avrei a pagare la casasenza abitarlafino a tuttoApriletermine qui delle pigioni. Questi ostacoli mi hanno tenutoqui ancoracon mio estremo dispiacere ed incomodo avendo iopreparata ogni cosa per la partenza.

Nondimenoaccomodandosi questo affare della casacome me n'è dataancora lusingae molto piùrisolvendosicome pareil mioamico Ranieri a partire per Roma nel mese entranteio sonorisolutissimo di mettermi in viaggio malgrado il freddo; perchéoltre all'impazienza di rivederlanon posso più sopportarequesto paese semibarbaro e semiaffricanonel quale io vivo in unperfettissimo isolamento da tutti. Del rimanente Ella non si deemaravigliare della mia tardanzaperché qui ogni affare d'unaspilla porta un'eternità di tempo; ed è cosìdifficile il muoversi di quacome il viverci senza crepar di noia.La mia salutegrazie a Dioè molto tollerabilee perfino ioleggo un pochino e scrivoattesacredola benignità nonordinaria della stagione passata e presente. Ella mi raccomandi alSignoremio caro Papàe mi benedica: le bacio la mano colcuoresospirando di farlo finalmente di nuovo in persona.

Ilsuo Giacomo.



122.

Napoli3 Febbraio 1835.


Miocaro Papà.

Sonostato per due interi mesi in una dolorosa oscurità circa lesue nuovenon vedendo risposta alla mia degli ultimi di Novembrenèsapendo come interpretare a me stesso il suo silenziosinchéfinalmente oggi mi è stata mandata dalla posta la suacarissima dei 4 Dicembre giunta qui l'11 del med. Più chel'altre circostanzeun freddo intenso e straordinario cominciato quiai 10 di decembre e continuato costantemente per un mesemi haimpedito di pormi in viacom'io sperava di fareprima del nuovoanno. Ora il mio principale pensiero è di disporre le cose inmodoch'io possa sradicarmi di qua al più presto; ed Ellaviva sicura che quanto prima mi sarà umanamente possibileiopartirò per Recanatiessendo nel fondo dell'animaimpazientissimo di rivederlaoltre il bisogno che ho di fuggire daquesti Lazzaroni e Pulcinelli nobili e plebeitutti ladri e b. f.degnissimi di Spagnuoli e di forche. La mia salutegrazie a Diocontinua a migliorare notabilmente; effettocred'iodella stagionesanapiù che del clima. Mi benedica di nuovoe ricevainfiniti augurii d'ogni maggiore prosperità dal suoamantissimo figlio Giacomo.



123.

Napoli25 Aprile 1835.


Miocaro Papà.

Holungamente sperato di rispondere alla sua ultimaannunziandole lamia partenza per Roma. Io aveva giàsecondo l'usoa Gennaiodisdetta la casanè cercato d'altraquasi mettendomi cosìnella necessità di partire; perché quidentro ilGennaioquasi tutte le case sfittate si riaffittano per il 4 maggiogiorno in cui si fanno gli sgomberi; e da Gennaio in poi èdifficilissimo trovar quartieri. Ma da che io sono a Napoliunaserie di circostanze penosenelle quali io non ho alcuna colpaeche sono difficili a descriversi per letterami ha travagliato inmodoche mentre mi rendeva duro lo starenon mi concedeva ilpartire. Lascio che non ho mai potuto veramente porre insieme tantodanaro che bastasse per il viaggio: perché questa difficoltàbenché gravenon è la maggiore fra quelle che mi hannotrattenuto. Mi contenterò di dirle che dopo essermi trovatonon di radoanzi spessoin istrette assai fortie per me nuovepare che il mio amico Ranieri sia riuscito a stabilire un'impresaletterarianella quale io avrò parte col nomee con qualcheaiuto di fatto; e che a lui ed a me può riuscire di moltautilità. Ho avuto la sortequi singolarissimadi trovare unquartiere a mesesenza dovere andarecome io temevain locanda:non sarò obbligato di trattenermi ancora se non quanto sarànecessario ad avviare quest'impresala quale dee somministrarmi imezzi di lasciare questo odioso soggiornoe di riabbracciar Lei e lamia famiglia: cosa la quale desidero che Ella sia persuasa che èalmeno altrettanto sospirata da me che da Leie che in queste lunghee sempre ripetute dilazioni della mia partenza non entra nessuna mianè colpa nè volontà.

Dallasua ultima ho veduto con vivo dispiacere il mal pagamento che le èreso dai sacerdoti dell'interesse con cui Ella ha difesa la lorocausa. Ma gli uomini sono sempre e dappertutto uominicioètraditorie vigliaccamente malvagi. Io continuograzie a Dioastar beninoanche non ostante un'infame stagione che qui si èmessa dopo una terribile esplosione del Vesuvioche la sera delprimo di questo mese spaventò tutta la città.

Miraccomando all'amore della Mamma a cui bacio la mano con tutto ilcuoree dei fratelliche abbraccio teneramenteinvocando vicino ilgiorno di rivedermi tra loro. Se qualcun altro costì siricordasse di mela prego di salutarlo da mia parte. Ella mi tengaricordato e presente soprattutto a se stessae preghi per mechecon tutti i sentimenti dell'animo le bacio la manochiedendole labenedizione.

Miacara MammaCarloPaolinaPietrucciovi prego a voler beneequalche volta scrivere al vostro Giacomoil quale è pocoforte degli occhima non poco amoroso di cuore.



124.

Napoli22 Agosto 1835.


Miocaro Papà.

Conmio grave dolore manco di riscontro ad una mia di Aprilee adun'altra dei 22 di Giugno. Per il ricapito di questa mi prevalgodella gentilezza dello zio Carlo; al quale in una mia urgenzailMaggio passatotrassi per col. 39 pregandolo di rivalersi sopra dime alla scadenza con altra tratta pagabili in Luglio. In Luglio ilnegoziante che mi era debitor di quella e maggior sommacon perfidiasconosciuta a chi non conosce Napoliha mancato al promessopagamento: onde mi è convenuto con altri miei soci letterariifarlo notificare; e da questo tribunale civile è statocondannato in contumacia come debitore liquido di 219 ducati. Maintantole procedure essendo lunghee non avendo io potutosoddisfare allo Ziosono costretto pregar Lei di volere riconoscerepresso lo zio questo mio debitorestando inteso che io a Lei nerenderò sconto all'esazione del mio creditoil cui titolo èfuori d'ogni disputa.

Nonpotrei esprimerle l'impazienza colla quale attendo le nuove sue e dicasae il dolore che mi causa l'esserne privo da tanto tempo. Allasua risposta che spero alla presenteio sforzerò i miei occhi(cosa non potuta da me finora) tantoda darle in una lunga letteraun pieno e minuto ragguaglio dello stato mio. La mia salutegrazieal Signoreè buona. La prego ad abbracciare per me ifratellibacio la mano con lagrime a Lei ed alla Mammae allamemoria di tutti loro raccomando il suo amoroso e tenero figlioGiacomo.

19Settembre


Lozio Antici ricusò d'incaricarsi del ricapito della presente.Checco Fabianil'antico suo Cameriereè venuto ad offrirmi isuoi servigi per Recanatiper dove dice di partire fra poco collasua figlia adottiva: ma non mi è parso prudenza il porrelettere di affari in mano di tal gente. Affido dunque ancor questaalla nostra posta. Le confesso che mi dispiace molto di aver chiestoallo zio quel favoreil quale del restosenza l'infame tradimentodi questo negoziantesarebbe stato un favore discretissimoperchélo zio nel giorno medesimo in cui avrebbe pagato la mia cambialeavrebbe esatto in Roma il danaro della rivalsapagabile qui dopo unmese. E in tal modo e non altrimenti io m'indussi a chiedergli quelpiacereche prima di chiedergli in altro casosarei mortovolentieri di fame.

Ilnegoziante mio debitore è vicino ad essere condannato laseconda volta in grado di opposizione; e pare che desideriaccomodamento.

Miocaro Papànon voglia lasciarmi più lungo tempo senzaqualche sua riga. Io stograzie a Diomolto sufficientemente beneed anche gli occhi vengono un poco ricuperando. Col buon MatteoAnticiche ancora è quiho la consolazione di parlarecontinuamente di Leidella Mamma e dei fratelli; il rivedere iqualie l'esserne riamatoè il maggior desiderio ch'io abbiain terra.



125.

Napoli4 Dicembre 1835.


Miocaro Papà.

Hopagato ancor io il mio tributo alla stagione cattivacon unacostipazioneche sarebbe stata malattia molto leggerase non fossestata accompagnata da copiose e non opportune emorragie dal nasochemi hanno lasciato un certo abbattimentodal quale puregrazie aDiovengo gradatamente risorgendo. La sua de' 13 Ottobreconsegnatami qui alla fine del mesema intattami cagionòuna viva allegrezzadandomi dopo più mesi d'intervallonuovesignificazioni dell'amor suoe fresche notizie de' mieide' qualida Matteo non aveva potuto sapere se non fino ad un certo tempo. Ellaviva sicura che le correzioni necessarie alle Operette moralida Leiamorevolmente suggeritemisi farannose però questa edizioneandrà innanzi: cosa della quale dubito moltoperchésono risolutissimo di non dar nulla al libraio non solamente gratisma neppure senza pagamento anticipato; così consigliandomitutti gli amici che bisogni fare in questo paese di ladri; ma daaltra parte questi librai mezzo falliti restano tutti senza parola alsolo udire il nome di anticipazione. La Storia di Napoli della qualemandai i primi fascicoliè del mio amico Ranieriche havoluto farne un presente alla Libreria Leopardi. Già da Matteocon molto mio dispiacere mi era stata data la nuova della morte delpovero Sanchini. Credo che quest'ora Ella avrà avuto le nuovemie di veduta di Checco Fabianiche ritornò da me prima dipartirecome mi dissea cotesta volta. Più circostanziate neavrà da me stesso in una lunga lettera che voglio scriverle.Intanto ringraziandola dell'amorosa sua ultimala prego a nonessermi avaro de' suoi caratteri in questo tempoche spero brevenel quale piacerà a Dio che mi sia ancora differito ilriabbracciarla. Con tutta l'anima le bacio la manoe chiedendole labenedizionele desidero ogni massima prosperità nelleprossime festee la prego a fare per me simili augurii a tutti imiei.

Miraccomandi al Signoree mi creda suo amorosissimo figlio Giacomo.



126.

Napoli19 Febbraio 1836.


Miocarissimo Papà.

Colsolito inesplicabile ritardola sua de' 19 Dicembrebenchéper quanto parenon apertanon mi è stata renduta dallapostache ai primi di questo mese. Ringrazio caramente Lei e laMamma del dono dei dieci scudidel quale ho già profittatonel solito modo. Mi è stato molto doloroso di sentire che lalegittimità si mostri così poco grata alla sua penna ditanto che essa ha combattuto per la causa di quella. Dico dolorosonon però strano: perché tale è il costume degliuomini di tutti i partitie perché i legittimi (mi permetteràdi dirlo) non amano troppo che la loro causa si difenda con paroleatteso che il solo confessare che nel globo terrestre vi sia qualcunoche volga in dubbio la plenitudine dei loro dirittiè cosache eccede di gran lunga la libertà conceduta alle penne deimortali: oltre che essi molto saviamente preferiscono alle ragioniacuibene o malesi può sempre replicaregli argomenti delcannone e del carcere duroai quali i loro avversarii per ora nonhanno che rispondere.

Misarebbe carissimo di ricevere la copia che ella mi esibisce completadella Voce della Ragione; e se volessicom'Ella dicedisfarmenepotrei far piacere a moltiessendo il suo nome anche qui in moltastima. Ma non posso pregarla di eseguire la sua buona intenzioneperché l'impresa di ricevere libri esteri a Napoli èdisperatanon solo a causa del terribile dazio (3 carlini ogniminimo volumee 6 se il volume è grosso) il quale èdifficilissimo di evitarema per le interminabili misure sanitarie(ogni stampa esterache sia legata con filosta 50 giorni inlazzaretto) e di revisionele quali sgomentano ogni animo piùrisoluto. Più volte mi è stata dimandata la sua Storiaevangelicadi cui dovetti disfarmi a Firenzee il libro sulleusure: scrivendone a Leifacilmente avrei potuto procurarmi ivolumie il soddisfarne i richiedenti mi avrebbe fatto moltopiacere: ma ho dovuto indicare alla meglio il modo che dovevanotenere per averlisenza incaricarmi del portocome di cosasuperiore alle forze ordinarie degli uomini. E così alcuni de'libri miei che mi sarebbero bisognatie che qui non si trovanononho neppur pensato a farli venire di costì nèd'altrondeconsiderando il riceverli come cosa vicinaall'impossibile.

Lamia salutenon ostante la cattiva stagioneè sempregraziea Diomolto sufficiente. Desidero sapere che il medesimo sia statodella loro in quest'anno insigne da per tutto per malattie. Io speroche avrò l'immenso bene di riveder Leila Mamma e i fratelliverso la metà di Maggiocontando di partire di qua alprincipio di quel meseo agli ultimi di Aprile. Ranieri lariveriscee colla prima occasione le manderà gli altriquattro fascicoli stampati finora della sua Storia. Saluto edabbraccio i fratellie bacio la mano alla Mamma ed a Leipregandol'uno e l'altra di raccomandarmi caldamente al Signore. La mia gioiain rivederli sarà uguale all'amore mio verso loroil qualeper la lontananza è certamente piuttosto cresciutose potevacrescereche scemato. Mi benedica e mi creda Suo affettuosissimofiglio Giacomo.



127.

Divilla 30 Ottobre 1836


Miocaro Papà.

Nonreplicai alla carissima sua di Marzoperché vergognandomi iostesso delle mie lunghe tardanze (benché Dio sappia quantoinnocente) era risoluto di non iscriverle se non già partito osul punto di partire per Recanati. Ma triste necessitàdellequali non potrò mai informarla senza scrivere un volumeinteromi hanno trattenuto di giorno in giorno fino alla piùtrista di tuttech'è il cholèrascoppiato primacom'Ella saprànelle provincie del Regnoe poi nellacapitale. Non leggendo io i giornalii miei amici mi avevano tenutodiligentemente celato il cholèra di Ancona. Se lo avessisaputocredo che nessuna forza avrebbe potuto impedirmi di nonvenireanche a piedia dividere il loro pericolo. Ora per lenotizie che ho potuto raccoglieremi pare che coteste parti sienoliberesebbene io non sono tranquillo nè anche sopra di ciò;ma qui nessuno pensa più all'esterostante la confusione cheproduce il cholèra in una città così immensa epopolosa come Napoli. Io fortunatamente aveva potuto prima delloscoppio ritirarmi in campagnadove vivo in un'aria eccellentee inbuona compagniadistante da Napoli quasi 12 miglia. SicchéElla stia riposatissima sul conto mioperch'io uso tali cautele inqualunque generechesecondo ogni discorso umanoprima di medovranno morire tutti gli altri. Ma dovendo in tali circostanze tuttofarsi a forza di danariessendo smisuratamente accresciuti i prezzid'ogni cosaognuno tenendo il suo danaro chiusoe parendo imminenteuna strettain cui non sia neppur possibile di trarre piùsopra l'esterofui costretto ai 25 di questocontro ogni miaprecedente aspettativa e disposizionedi valermi straordinariamentesopra lo Zio Carlo per la somma di 41 colonnaticon una tratta chesolo per favore singolarissimo potei negoziare.

M'inginocchioinnanzi a Lei ed alla Mamma per pregarli di condonare al frangentenel quale si trova insieme con me un mezzo milione d'uominiquest'incomodo che con estremissima ripugnanza io reco loro. La miasalutegrazie a Diofuorché negli occhiè ottima intutto. Se Dio mi dà vitae se la peste non ci tiene ancorachiusi per lungo tempocertissimamente io le ribacerò la manoprima di ciò che Ella forsedopo tante speranze che intorno aquesto io ho vanamente nutritenon istarà aspettando. Mibenedica e mi raccomandi al Signore Ella e la Mammae se puòtranquillarmi circa lo stato di cotesti luoghimi dia tantaconsolazione. Abbraccio i fratellie assicurandola di nuovo che lamia posizione qui è poco meno che fuori di pericoloconeffusione di cuore mi dico Suo affettuosissimo figlio Giacomo.



128.

Divilla 11 Dicembre 1836


Miocaro Papà

Ionon sapeva come interpretare l'assoluta mancanza di ogni riscontro dicostàin cui sono vissuto fino a oggi che dalla posta mivengono 7 letteretra le quali le sue care dei 22 Ottobre e dei 10Novembree che coi miei infelicissimi occhi incomincio la presente.La confusione causata dal cholèrae la morte di 3 impiegatialla postapotranno forse spiegarle questo ritardo. Rendo graziesenza fine a Lei ed alla Mamma della carità usatami dei 41colonnati. Il tuono delle sue lettere alquanto seccoègiustissimo in chi fatalmente non può conoscere il vero miostatoperch'io non ho avuto mai occhi da scrivere una lettera chenon si può dettaree che non può non essere infinita;e perché certe cose non si debbono scrivere ma dire solo avoce. Ella crede certo ch'io abbia passati fra le rose questi 7 annich'io ho passati fra i giunchi marini. Quando la Mamma conosceràche il trarre per una sovvenzione straordinaria non puòaccadermi e non mi è accaduto se non quando il bisogno èarrivato all'articolo pane; quando saprà che nessuno di lorosi è mai trovato in sua vitanègrazie a Diositroverà in angustie della terribile natura di quelle in cui misono trovato io molte volte senza nessuna mia colpa; quando vedràin che panni io le tornerò davantie saprà ancora cheil rifiuto di una cambiale significa protestoe il protesto di unamia cambialenon potendo io ripagare l'equivalente sommasignificapronto arresto mio personale; forse proverà qualche dispaceredell'ostile divieto che lo Zio Antici mi annuncia in una dei 6 Nov.


chemi giunge insieme colle due sue.

Miè stato di gran consolazione vedere che la pestechiamata perla gentilezza del secolo cholèraha fatto poca impressionecostì. Quilasciando il rimanente della trista storiachegli occhi non mi consentono di narraredopo più di 50 giorni(dico a Napoli) la malattia pareva quasi cessata; ma in questi ultimigiorni la mortalità è rialzata di nuovo. Io honotabilmente sofferto nella salute dall'umidità di questocasino nella cattiva stagione; nè posso tornare a Napoliperché chiunque v'arriva dopo una lunga assenzaèimmancabilmente vittima della peste; la quale del rimanente haguadagnato anche la campagnae nelle mie vicinanze ne sono morte piùpersone.

Miocaro Papàse Iddio mi concede di rivederlaElla e la Mamma ei fratelli conosceranno che in questi sette anni io non ho demeritatauna menoma particella del bene che mi hanno voluto innanzisalvo sele infelicità non iscemano l'amore nei genitori e neifratellicome l'estinguono in tutti gli altri uomini. Se morròprimala mia giustificazione sarà affidata alla Provvidenza.

Iddioconceda a tutti loro nelle prossime feste quell'allegrezza che iodifficilmente proverò. La prego di cuore a benedire il suoaffezionatissimo figlio Giacomo.


Leultime nuove di Napoli e contorni sul cholèraoggi 15 sonobuone.



128.

Napoli9 Marzo 1837.


Miocaro Papà.

Nonho mai ricevuto riscontro a una lunga mia di Decembre passatonèso con chi dolermi di questoperché la nostra posta èancora in tale statoche potrebbe benissimo trovarvisi da qualchemese una sua lettera per mee non essermi stata mai data. Iograziea Diosono salvo dal cholèrama a gran costo. Dopo averpassato in campagna più mesi tra incredibili agoniecorrendociascun giorno sei pericoli di vita ben contatiimminentierealizzabili d'ora in ora; e dopo aver sofferto un freddo talechemai nessun altro invernose non quello di Bolognaio aveva provatoil simile; la mia povera macchinacon dieci anni di più che aBolognanon potè resisteree fino dal principio di Decembrequando la peste cominciava a declinareil ginocchio colla gambadirittami diventò grosso il doppio dell'altrofacendosi diun colore spaventevole. Nè si potevano consultar mediciperché una visita di medico in quella campagna lontana nonpoteva costar meno di 15 ducati. Così mi portai questo malefino alla metà di Febbraionel qual tempoper l'eccessivorigore della stagionebenché non uscissi punto di casaammalai di un attacco di petto con febbrepure senza potereconsultar nessuno. Passata la febbre da sètornai in cittàdove subito mi riposi in lettocome convalescentequale sonosipuò direancoranon avendo da quel giornoa causadell'orrenda stagionepotuto mai uscir di casa per ricuperare leforze coll'aria e col moto. Nondimeno la bontà e il teporedell'abitazione mi fanno sempre più riavere; e il ginocchio ela gamba sì per la stessa ragionesì per il lettoesì per lo sfogo che l'umore ha avuto da altra partesonodisenfiate in modoche me ne trovo quasi guarito.

Intantole comunicazioni col nostro Stato non sono riaperte; e fino a questiultimi giorni ho saputo dalla Nunziatura che nessuna probabilitàv'era che si riaprissero per ora. Ed è cosa naturale; perchéil cholèra oltre che è attualmente in vigore in piùaltre parti del regnonon è mai cessato neppure a Napoliessendovi ogni giornoo quasi ogni giornode' casiche il governocerca di nascondere.

Anziin questi ultimi giorni tali casi paiono moltiplicatie più epiù medici predicono il ritorno del contagio in primavera o inestateritorno che anche a me pare assai naturaleperché lamalattia non ha avuto lo sfogo ordinarioforse a causa dellastagione fredda. Questo incomodissimo impedimento paralizza qualunquemia risoluzionee di più mi mette nella dura manecessarissima necessità di fermar la casa qui per un anno:necessità della quale chi non è stato a Napoli non sipersuaderà facilmente. Qui quartieri ammobigliati a mese nonsi trovanocome da per tuttoperché non sono d'usosalvo aprezzi enormie in famiglie per lo più di ladri. Io il primomese dopo arrivato pagai 15 ducatie il secondo 22e a causa dellamia cassetta fui assalito di notte nella mia stanza da personechecertamente erano quei di casa. Quartieri smobigliati non si trovano aprendere in affitto se non ad anno. L'anno comincia sempre e finiscenel 4 di maggioma la disdetta si dà ai 4 di gennaio; e nei 4mesi che corrono tra queste due epoche si cercano le case e si fannoi contratti. Ma le case sono qui una merce così estremamentericercatache per lo piùpassato gennaionon si trova unsolo quartiere abitabile che sia sfittato. Ne segue che un infeliceforestiero deve a gennaio sapere e decidersi fermamente di quello chefarà a maggio: e se avendo disdetto il quartiereed essendorisoluto di partirelascia avanzar la stagione senza provvedersi;sopraggiungendo poi o un impedimento estrinsecocome questo dellecomunicazioni interrotteo una malattia imprevedutacosa tantopossibile a chi abbia una salute come la miao qualunque altroostacolo all'andarsenepuò star sicuro di dovere il 4 dimaggio o accamparsi col suo letto e co' suoi mobili in mezzo allastradao andare alla locandadove la più fetida stanzasenza luce e senz'ariacosta al meno possibile dodici ducati almesesenza il servizioche è prestato dalla piùinfame canaglia del mondo. Io non le racconto queste cosese nonperché Ella mi compatisca un poco dell'esser capitato in unpaese pieno di difficoltà e di veri e continui pericoliperché veramente barbaroassai più che non si puòmai credere da chi non vi è statoo da chi vi ha passato 15giorni o un mese vedendo le rarità.

Sequesta le giungenon mi privila pregodelle nuove suee diquelle della Mamma e dei fratelliche abbraccio con tutta l'animaaugurando loro ogni maggior consolazione nella prossima Pasqua.Ranieri (una sorella del quale ha avuto il cholèra) lariverisce distintamente.

Mibenedica e mi creda infelice ma sempre affettuosissimo suo figlioGiacomo.



129.

Napoli27 Maggio 1837.


Miocarissimo papà.

Ellastenterà forse a crederloma la sua carissima de' 21 dimarzosegnata qui con la data del primo di aprilemi fu mandatadalla posta agli 11 di maggio insieme con altre due lettere segnatedei tre d'aprile. Ricevuta che l'ebbisono stato assalito per laprima volta della mia vita da un vero e legittimo asma chem'impedisce il camminareil giacere e il dormiree mi trovocostretto a risponderle di mano altrui a causa del mio occhio dirittominacciato di amaurosi o di cateratta. Non so veramente donde l'amicodi Fucili potesse avere le buone nuove che recò di me; ilquale tornato di campagna malato ai 16 di febbraionon uscii mai dicamera fino ai 15 di marzoe da quel giorno a questo non sonoarrivato ad uscire una quindicina di volte solo per passeggiare senzavedere alcuno.

Ellanon creda che qui sia facile il subaffittare un quartino dopo i 4 dimaggioperché la stessa fretta che tutti hanno di provvedersiprima di quel terminefa chepassato quellotutti si trovanoprovvedutie le case restano senza valore. I forestieri che vengonoper pochi mesi non si muovono dalle locandenon potendo andarecomperando e rivendendo mobili. Non subaffittando poi il quartinopiù che mai difficile sarebbenon pagando anticipatamentel'intera annatadi partire e soprattutto di estrarre i mobili e illettoche non sono mieiperché i padroni di casa hanno ildiritto non solo di ritenere il mobilema d'impedire il passaportoprotetti dalle leggi in ogni maniera e diffidentissimi per lagrandezza della città e per la marioleria universale. Tuttequeste difficoltà forse si potrebbero appianare finalmente. Mala difficoltà principale è quella del cholèraricominciato quicome si era previstoai 13 di aprilee d'allorain qua cresciuto semprebenché il governo si sforzi ditenerlo celato. Si teme qui che all'esempio di Marsiglia il secondocholèra sia superiore al primoil quale anche in Marsigliacominciò in ottobree fatta piccola strage ritornò inaprile. Qui il secondo cholèra dovrebb'essere doppio delprimoperché la malattia avesse da Napoli il contingenteproporzionato alla popolazione. Le comunicazioni furono aperte perdue o tre giorni verso il 20 di aprile; ma risaputosi il ritorno delcontagioi rigori sono raddoppiati. La quarantina non si fa sullastrada di Romama a Rietidove si va per la via degli Abruzzi ch'èpiena di ladrie chi volesse toccare Roma o sia diretto a Roma deveda Rieti tornare indietro. Il dispendio dei venti giorni sarebbegravissimo per le tasse sulle quali nulla si può risparmiare eche sono sempre calcolate a grandi proporzionicome accade ai poveriviaggiatorie il pericolo non sarebbe anche piccolo di doverconvivere per venti giorni con persone sospette nella camera che ladiscrezione degli albergatori vi assegnasse.

Finalmenteil partire a cholèra avanzato si disapprova da tutti i peritiessendosi conosciuto per esperienza di tutti i paesi che ilcambiamento dell'aria sviluppa la malattia negli individuie nonessendo pochi gli esempi di quelli che partiti sani da un luogoinfetto sono morti di cholèra arrivando tra le braccia deiloro parenti in un luogo sano.

Sescamperò dal cholèra e subito che la mia salute lopermetteràio farò ogni possibile per rivederla inqualunque stagioneperché ancor io mi do frettapersuasooramai dai fatti di quello che sempre ho preveduto che il termineprescritto da Dio alla mia vita non sia molto lontano. I mieipatimenti fisici giornalieri e incurabili sono arrivati con l'etàad un grado tale che non possono più crescere: spero chesuperata finalmente la piccola resistenza che oppone loro ilmoribondo mio corpomi condurranno all'eterno riposo che invococaldamente ogni giorno non per eroismoma per il rigore delle peneche provo.

Ringrazioteneramente Lei e la Mamma del dono dei dieci scudibacio le mani adambedue loroabbraccio i fratellie prego loro tutti araccomandarmi a Dio acciocché dopo ch'io gli avròriveduti una buona e pronta morte ponga fine ai miei mali fisici chenon possono guarire altrimenti.

Ilsuo amorosissimo figlio Giacomo.




130

Bologna4 Aprile 1826.


CarissimoSig. Padre.

Ricevettila sua dei 23 Marzo molto ritardatae con un grande odor disaccoccia. Mi consola assai di sentire che la Quaresima non le abbiarecato incomodo. Anche a me la Quaresima è stata piùfavorevole della Pasquacolla quale sono tornati a disturbarmi unpoco i miei nervilo stomaco e il ventre effetti della primaveraegrazie a Dio leggieri. Ebbi dal vetturale i formaggi e i salamidicui ringrazio novamente Lei e Mamma. I formaggi sono statigraditissimispecialmente i freschi. I salami poi sono sembratipreziosie sono comparsi con onore in una delle più splendidetavole di Bologna. La prego di render grazie della memoria e diritornare i miei distinti complimenti alla M.sa Roberti e a Mons.Mazzagallicome anche dei miei saluti a Frontoni.

Miconfermi la sua benedizionee mi creda con tutto il possibile amoreSuo tenerissimo figlio Giacomo.



131.

Bologna23 Agosto 1826.


CarissimoSignor Padre.

Consomma consolazione ho riveduto dopo tanti giorni i suoi caratteri. èincredibile per altro la irregolarità e lentezza dellacorrispondenza tra il nostro povero Recanati e il resto del mondo.L'ultima di Paolina in data dei 9 mi giunse ai 15e la sua dei 12mi è giunta ieri22dieci giorni appunto dopo data; mentrele lettere di Roma mi vengono in due o tre giorni. Sono giustissimele sue osservazioni circa il partito di Ravennae massimamentequella che riguarda la dote percepita da Galaminicosa della qualeio non mi era ricordato. Sarebbe indecoroso per la casa nostra unpartito di minor dotequando non vi sia necessità o fortiragioni per accettarlo. Il partito di Faenzascudi 17 mila èancora in piedie sarebbe facile l'entrarne in discorsoma credoche sarebbe anche altrettanto inutileperché la madre e ilfratello della ragazza non hanno volontà di sborsar la dote(così dice la sorella stessa della ragazzamaritata qui)emetteranno sempre avanti mille difficoltà e pretesti permandare a monte i partiticome hanno fatto finora. Ho sentito di unabuona e colta signorina di Milanoche ha una sorella maritata inRomagnae verrebbe volentieri dalle nostre parti. Ho giàfatto scrivere per averne informazioni.

Inbreve avrò notizia dei partiti di Modenadi Reggiodi Parmatra i quali è molto probabile che se ne trovino degli adattatial caso nostrotanto per la quantità della dotecome per lainclinazione ad un soggiorno quieto e pacifico qual è quellodi Recanati. La ragguaglierò poi di tutto. A Modena v'èun partito di 50 mila zecchinima non credo che Ella ami di tentarpartiti così grossi. -Ella avrà veduto a quest'ora lamia dei 16 a Paolina. Da Roma non ho neppure una riganè uncennosopra la mia pretesa nomina alla Cattedra di Storiaannunziatami nella lettera che giunse costì. - Seppi a Ravennail tumulto di Sinigagliae fu per questo che pregai Paolina a darmisubito notizia del ritorno dei fratelliche ora sento da Leie neringrazio Dio. La mia salutegrazie al Signoreè buona.

Sonosempre impaziente di riabbracciarla; e pregandola dei mieitenerissimi saluti alla Mamma e ai fratellile bacio la manoe miripeto con tutto il cuore suo affettuosissimo figlio Giacomo.



132.

Firenze26 Febbraio 1833.


Papàmio.

Laringrazio mille volte dell'amorosissima sua 31 Gennaio. Sono statoseriamente malato degli occhi. Sto assai meglioma con impossibilitàdi leggere nè scriver nulla. Spero sempre di rivederla prestoe le bacio senza fine la manocon tenerezza.


CaraPilla.

Lire26.13 sono rom. sc. 420. Puoi associarti p. mio mezzo direttamente.La tua 13 9bre io non l'ebbi mai.



133.

Roma22 Febbraio 1823


Carissimo Sig. Padre

D.Pietro Cesanelli mi consegnò da sua parte il Varronedi cuila ringrazio sommamente anche a nome di Melchiorri che n'ècontentissimoe la saluta. Il Zio Carlo mi disse e mi pregòd'avvisarla che aveva ricevuta la sua letterae avendole giàscritto col corriere precedentele avrebbe risposto o con questo ocol venturo ordinario. Ella avrà già saputo dai foglipubblici la morte del padre Trachini. Saprà ancorao poco sicurerà di sapere le stabilite promozioni di dieci o undicisoggetti al Cardinalatoi nomi de' quali non mi ricordobenchégli abbia sentiti almeno dieci volte. So che Dandini èdestinato vescovo d'Osimoe Falsacappa di Ancona. Il freddo ètornato in questi ultimi giorni dopo un mese e più diprimavera (non asciutta)ma è sopportabile anche senza fuocoe tutti stiamo benissimo. Io fo molto motoe sono ordinariamente ingiro per le biblioteche. Saluti cordiali di tutti.

Lebacio la manoe domandando la sua benedizione mi ripeto suoamorosissimo figlio Giacomo.



134.

18Giugno


Miocaro Papà.

Stomeglioma meglio moltodel raffreddore. I miei nuovi padroni dicasa sono cordialissimi e premurosiil quartiere assai bellomasbattuto dal ventomio capitale nemico; il letto incomodo; la cucinapoco buona; sette ragazzi sempre in moto; campane sul capo; laservitùbuonissima gentema tardissima e poco atta: ci stopoco volentieri e cerco di cambiare. Saluti infiniti a tutti di casae agli Antici.

Mibenedica e mi ami.

Ilsuo Giacomo.





Appendice



LETTERE ALLA MADREADELAIDE LEOPARDI


1.

Roma23 Novembre


CarissimaSignora Madre.

Siamoarrivati in questo punto sani e salvi senz'alcuna disgraziaetroviamo similmente arrivati e sani tutti i parenti. Scrivo in frettaperché la posta è per partiree le fo i saluti del ZioCarlodel Zio Momodi Donna Marianna e di tutti gli altrii qualistanno benissimo. La prego di presentare i miei più rispettosie affettuosi saluti al Signor Padre al quale scrissi già daSpoletoe d'abbracciare per me i fratelliassicurando sìl'uno come gli altriche io scriverò loro a lungoe daròloro conto di me quando sarò libero dalla necessitàdella frettae quando avrò trovato dove sia la mia testa. Iosto bene e gl'incomodi del viaggioin cambio di nuocermi m'hannonotabilmente giovato. Le bacio la mano con tutto il cuoree pieno divivissimo affetto e desiderio di Leimi dichiaro Suo tenerissimofiglio Giacomo.





2.

28Maggio


CaraMamma.

Sonostato ammalato del reuma che ho portato meconè più nèmeno di quel ch'io fossi costì in quei brutti assalti ch'io nepativa. Ora sto meglioe ieri fui a pranzo in villa dal MinistroCorsiniche manda ogni giorno a informarsi della mia salute.

Ricevola cara loro dei 18. Godo assaissimo che le febrette del Papàsiano cessate. Volesse Iddio che i miei mali fossero di sola fantasiaperché la mia ciera è buona.

Pareimpossibile che si accusi d'immaginaria una così terribileincapacità d'ogni minima applicazione d'occhi e di menteunacosì completa infelicità di vitacome la mia.

Speroche la morteche sempre invoco fra gli altri infiniti beni che neaspettomi farà ancor questodi convincer gli altri dellaverità delle mie pene. Mi raccomandi alla Madonnae le baciola mano con tutta l'anima.



3.


Miacara Mamma.

Ionon le scrivo maied ora lo fo per disturbarla con una preghiera.Ciò è molto dispiacevole per mema Ella sa le cagionidel mio silenzio ordinarioe la necessità è la causadella straordinaria preghiera. è già qualche tempoch'io scrissi al Papà ragguagliandolo delle mie circostanze;gli esposi tutti gli sforzi fatti da me finora per proccurarmi di chesussistere senza incomodar la casa; gli mostrai come e perchéciò mi sia divenuto impossibile; e finii pregandolo a volermiaccordare un assegnamento mensile di 12 francesconicoi quali avreimeschinamente proccurato di tirare avanti. Papà mi rispose discriverne a Lei direttamente. Sono stato malatoe la convalescenzami ha lasciato una tal debolezza d'occhiche finoraper quanto lanecessità stringessenon ho assolutamente potuto scrivere.Oggi finalmentenon potendo anche tardar piùmi riduco aquesto passoche mi costa oltissimoe fo a Lei la stessa preghierache al Papà.

Credamia cara Mammache il darle questa noia è mille volte piùpenoso a me che a Lei. Ma d'altrondes'io tornassi stabilmentecostàconsumerei pur molto in casae sarei di grandissimo econtinuo incomodo coi miei metodi strani di vitae colla miamalinconia. E di più non sarei a portata di cogliere leoccasioni che si presentassero di provvedermie di liberar la casada questo pesocome non lascio di sperare che mi venga pur fatto unavoltavivendo in paesi dove tali occasioni si diano. Ella vede cheio non dimando per viver quise non l'assegnamento accordato costìa Carlo. Non starò a ricordarle che io ho sempre cercato dinon darle nessun disgustoperché non credo che ciòcostituisca in me nessun merito: solamente le faccio osservarechenon vorrei ora darle questo primo fastidiose la precisa necessitànon mi sforzasse.

Seotterrò da Leicome sperouna risposta favorevoleio allafine del mese esigerò qui da un banchiere 24 francesconiegliene rilascerò una cambialina pagabile dal Papà sullafine di Decembre. L'assicuro che fin da quando scrissi al Papàche fu ai primi di Luglioio avrei avuto bisogno almeno del primobimestre di Agosto e Settembre; e non sono arrivato fin quase noncoi miei ultimissimi avanzich'io avevo serbati per bisognistraordinariii quali non mancano mai in nessun mese. Ho detto 24francesconicioè un primo bimestre di Ottobre e Novembre.

Mamàmiami scusie quando il Papà le avrà fatta leggerecome sperola mia di Lugliodisponga Ella con lui come crede; masempre mi ami e mi benedicach'io sono e sarò eternamente

Suoamorosissimo figlio Giacomo.




LETTEREALLO ZIO ETTORE LEOPARDI


1.

Roma14 Decembre 1822.


CarissimoZio.

Voimi permetteste d'annoiarvi colle mie lettere ed io mi prevalgo diquesta licenzae vi scrivo.

Desiderograndemente di ricevere le vostre nuovee soprattutto di riceverleda voi medesimo. Come vi tratta l'inverno di Recanati? Quello diRomafinoraappena si è potuto chiamare inverno. Ma ieri edoggi il vento di tramontana ha fatto sentire per la prima volta unpoco di freddobenché il tempo sia bellissimo. Nuove non visonoeccetto la promozione d'otto Prelati al Cardinalatoche avretegià intesa. I promossi sono PallottaOdescalchiOrfiniSerlupiGuerrieri: degli altri tre non mi ricordo.

Iosto benissimoe mi diverto sino a un certo segno. Vorrei sentirealtrettanto di voi. Caro Ziocredetemi ch'io v'amo di tutto cuoreeche le distrazioni di Roma non m'impediscono d'avervi presente allamemoria. Avrei voluto scrivervi primama io posso disporre di pocotempoperché ad ogni momentoora questo ora quello mi vienea prendere in casae tutta la giornata si consuma in girare evedere.

Abbiatecura della vostra saluteve ne prego con tutta l'animae s'èpossibile distraeteviché la distrazione è la migliormedicina per voi e per me. Vogliatemi benecaro Zio mioe sepotessi servirvi in qualche cosacomandatemi.

Vibacio la mano e mi protesto vostro affettuosissimo e obbligatissimonipote Giacomo.



2.


CarissimoZio.

Dentroquesti giorni io dovreise a Dio piacepartire per Milano colconsenso dei miei genitoriper restarvi forse qualche mese. Verròprima a salutarvi e a chiedervi i vostri comandi. Intanto il vostrocuore e la bontà che mi avete sempre mostrata mi danno animodi farvi una preghierae non arrischiandomi di farvela a vocescrivo la presentela quale ho pregato il Sig. Curato dipresentarvi. Voi sapete lo stato della nostra famigliae conoscetebene la cagione per cui non ardisco d'importunare i miei genitori concerte domande. Se Voi poteste somministrarmi qualche cosa per questoviaggioVoi mi fareste un favore del quale io vi professerei unacordialissima e tenerissima gratitudinee che accrescerebbe isentimenti di amore e di riconoscenza che io ho giàdebitamente per Voi. O piccola o grande che fosse la quantitàdi cui vi piacesse di favorirmiessa mi sarebbe un pegno dellavostra bontàed io ve ne sarei grato fino all'anima.Soprattutto vi prego a perdonare la mia libertàe a credereche fuori di una simile circostanzaio non avrei mai avuto ilcoraggio d'incomodarvi. Siate persuasomio caro Zioche il darviquesto fastidio mi rincresce e mi pesa indicibilmentee che delresto io v'amo e v'amerò sempre con tutto il cuoree che inqualunque modo Voi siate per accogliere questa mia preghierasaròsinceramente e perpetuamente il vostro cordialissimo eaffettuosissimo nepote Giacomo.



3.

Bologna22 Luglio 1825.


CaroZio.

Nonvoglio partire da Bologna senz'avervi scrittosapendo quantointeresse voi prendiate alle mie nuove per vostra bontà. Sonogiunto quicome forse sapretefino da Domenica scorsa. Ho dubitatomolto se dovessi continuare il viaggio fino a Milanotanto piùche il caldo fino a ieri è stato insopportabilee che moltiamici di qui mi hanno fatto premura di fermarmi in Bologna perattendere a certe imprese letterarie. Nondimeno l'impegno giàcontratto a Milano mi ha finalmente deciso a lasciare questa cittàquantunque di mala voglia. Ieri avemmo gran pioggia e grandineequesta mattina ancora ha piovutosicché il caldo è piùsoffribile. Io partiròcredoLunedì o Martedì.

DaMilanopiacendo a Diotornerò a scrivervi. In tanto datemi ofatemi dare le vostre nuoveche desidero e spero buone. Salutatemitutti di casa e il Sig. Curato. Vogliatemi bene quanto io ne voglio avoicomandatemi se posso servirvie credetemi pieno di amore e diriconoscenza per sempre Vostro affettuosissimo Nepote Giacomo.



LETTERE ALLO ZIO CARLOANTICI




1.


Ho fatto subito leggere a mio padre la sua gentilissima del 29scorso; ed egli m'impose di ringraziarla delle sue grazioseespressioni e di mettere in sua libertà il mandare o nol'esemplarech'Ella diceal Card. Rivarolapoiché mio padrenon glie n'ha mandato.

Non per far smorfiecom'ella dicema per vero sentimentodico dicuore e con piena sincerità che quanto alle opere di medivulgate non ho altro desiderio se non che la memoria se ne cancelliinteramente. Son cose giovanilied è tanto lungi che io dicaquesto per affettazione di modestia che anzi io le stimo indegne delmio grado letterario attualee credo che oramai non mi convenga piùuscir fuori se non con qualcosa che mi ponga al disopra di parecchialtri. E ultimamente essendomi chiesta licenza da Verona diristampare la mia Batracomiomachiaho considerato e procurato che sene scegliesse piuttosto un'altra; e quando vogliano onninamente lamiaho permessoche la ristampino (non avendo facoltà dinegarlo)ma con patto espresso che non si dia nessun segno alpubblico di avermene fatto consapevole. Ella sa bene che il Guidi enon pochi altri quando ebbero acquistato una certa reputazionerifiutarono decisamente tutte le loro opere giovanili e procuraronoche fossero dimenticate. Le mie poimeglio che giovanilisipotrebber chiamare fanciullescheavendo riguardo all'età incui furono scritte. Escludo solamente da questo numero le Canzoni lequali però sono già bastantemente note costìdove appunto furono stampate.

Quanto alle opere di mio padrene avrei mandato l'Elenco se l'avessipotuto fare senza l'aiuto suoe se egli me l'avesse permesso. Maanch'egliringraziandolo molto dell'attenzionenon ha creduto didoverne profittare in questa parte.

Fin qui non debbo che ringraziarla. Ma posso ben lamentarmi di Leiche avendo pubblicato la sua operae dandole occasione di scriverminon ne faccia neppure un cennocome s'Ella non conoscesse e nonsapesse di certo l'interesse ch'io ne prendo. Fatto sta che prima disapere da Lei che l'opera fosse pubblicata ho dovuto sapere da altril'accoglienza che l'è stata fatta costì. Ho vedutol'esemplare ch'Ella ha favorito di mandare in casama finora l'hodovuto lasciare a mio padre che lo leggee saprà valutarlomeglio di me. Attendo però con impazienza il tempo di poterlogodere. E colla medesima impazienza aspetto ch'Ella si discolpi mecoa voce del suo silenzio in questo proposito. Saluti e rispetti daparte di tutti i miei. La prego di ricordare a se stesso e alla suaconsorte la mia servitù affettuosaed augurandole un prosperoe pronto viaggiomi confermo suo obbligatissimo e amorosissimonepote

GiacomoLeopardi.



2.

Recanati4 Maggio 1823.


Carissimosignor Zio.

Ola natura o altra circostanza mi è stata molto avara del donodella parolae perciò io mi lusingava che per lettera avreimeglio supplito a qualche parte dell'immenso debito che ho con Lei.Ora mettendomi a scrivereresto deluso anche di questa speranzaeconosco che se volessi ringraziarla de' favori da Lei compartitiminon saprei nè dove cominciarenè come degnamentecontinuarenè quando finire. Mi resta una sola speranzaed èch'Ella conosca già così bene il mio carattere ed ilmio povero cuoreper essere persuasa che se i suoi benefizi sonostati collocati in persona non degnahanno però trovata tuttala riconoscenza di cui sono meritevolila quale è tanta chevince le mie facoltà d'esprimermie sarà cosìcostante che non si estinguerà prima della mia vita. Io laprego ad impiegare la sua propria eloquenza e quella del propriocuore per esprimere questi miei sentimenti a se stesso ed alla Ziaalla quale vorrei ch'Ella si compiacesse di presentare e di fargradire i miei più teneri cordiali ed affettuosi ossequi eringraziamenti. La di Lei gentilezza ed amorevolezzae quella dellasignora Ziafaranno appresso loro le scuse de' miei difettie deitanti incomodi e noie di cuisebbene involontariamenteio saròstato cagione all'uno e all'altra durante la mia dimora in Roma.

Noi siamo arrivati iersera dopo un viaggio felicissimoed il ZioMomoche la salutasta bene. Mio padre farà esso medesimo lesue parti con Lei per sè e per me. La Mamma m'incarica diringraziarla quanto Ella può immaginaree di dirle le cosepiù tenere e care che sia possibile. Saluti infiniti dellaMamma e de' fratelli alla signora Ziaed ai cugini. Altrettantiepiù s'è possibileper parte mia alla MariettaaMatteoa Pippottoa Clotildea Vincenzino che spero intieramenteristabilitoe alla Giovannina. Ho voluto nominarli tutti permostrarle quanto mi sia dolce la memoria loroe di tutto quello chea Lei appartiene. E abbracciandola rispettosamente e amorosamentemiconfermo con tutta l'anima per sempre suo riconoscentissimo etenerissimo nipote.



3.

Recanati15 Gennaio 1825.


CarissimoSignor Zio. Debbo fare avere al mio cugino Melchiorri scudi 12.50eprima di spedirglieli per la postaprendo la libertàd'incomodarla colla presente per sapere se Ella potrebbe senza suodisturbo farli pagare a Melchiorri costìpagandoli io quaimmediatamente a chi per Lei. Se ciò non si può faresenza suo inconvenienteElla mi faràsperoil favore diavvertirmene liberamenteed io mi servirò della posta.

Ho consegnato al Zio Giuseppe l'ultimo volume delle opere delGiordani col quale resta compiuta l'edizione. Ella vi troveràil suo nome come associatoe vi potrà leggere la prosa alnuovo Vescovo Piacentinola quale ha fruttato al suo autore ilfelice esilio dalla sua patriaed il suo stabilirsi a Firenze conassicurazioni spontanee da parte del Granduca.

Immagino che a quest'ora sarà giàper lo menoincominciata la stampa della sua nuova operae spero che Ella nonm'invidierà il piacere di gustare i frutti dell'ingegnoBavaroe di un migliore ingegno Italianoappena saranno usciti daitorchi.

Io vengo presentemente ingannando il tempo e la noia con unatraduzione di operette morali scelte da autori greci dei piùclassicifatta in un italiano che spero non pecchi di impuritànè di oscurità. Ne ho tradotti sinora tre in pochigiorni; ma lo stomaco ridotto all'ultimo disordinem'intima il manumde tabula. Mi lusingo che l'inverno sia tanto amico e benigno al suostomaco quanto è fatale al mioe che Ella abbia ricuperatoquell'appetito che il caldo le aveva toltoe che io pel freddo hoperduto.

Ella non si dimentichi del suo tenerodevotoaffettuosoedeternamente grato nipote.



4.

Recanati5 Marzo 1825.


CarissimoSignor Zio.

Comincereidal ringraziarla della sua lettera ultimadel motivo che indusse Leia scriverlae del contenuto della medesimama quanta ragione avreidi farlotanto impossibile mi sarebbe di trovar nuove espressioni digratitudine da usar con Leie però lascio a parte questoluogo comune di tutte le lettere ch'io le scrivo.

Bensì mi corre l'obbligo di manifestare al Signor Ministrod'Olanda la mia riconoscenza alla memoria e sollecitudine che egli sicompiace di mostrare verso di mee prego Lei a volerlo fare in nomemio con quelle espressioni più significanti che le sarannosomministrate dalla sua facondia.

Per ubbidirla e per soddisfare al signor Ministrole dirò chegli opuscoli morali da me tradotti un mese addietrosono le treParenesiossia Ragionamenti morali d'Isocratel'uno a Demonicol'altro a Nicocleil terzo intitolato il Nicocle. Mia intenzione eradi tradurre in séguito il Gerone di Senofonte; il Gorgia diPlatoneche mi pare uno de' Dialoghi più belli di questoscrittoree più pieni di eloquenza morale; l'OrazioneAreopagitica dello stesso Isocrate; i Caratteri di Teofrasto; e forsequalcuno de' dialoghi d'Eschine Socratico. Tutte le quali operettenon hanno ancora traduzioni italianese non antichepessime dilingua e di stilee peggiori ancora per i controsensi continui e lamala intelligenza dell'originale. Finalmente io voleva dareoinsieme con questi opuscolio in un tomo a partei Pensieri diPlatoneche io avrei raccolti e scelti e tradottiopera simile aquella dei Pensieri di Cicerone dell'Olivetma che avrebbe dovutoessere un poco più ampiae contenere tutto il bello el'eloquente di Platonesceverato da quella sua eterna dialetticache ai tempi nostri è insoffribilee da' suoi sogni fisiciche riuscirebbero parimente noiosi ai più dei lettori modernimassimamente per la loro oscurità.

Ma tutti questi lavoridei quali io mi voleva servire per miopassatempo di questo invernorestano e resteranno nel mio solopensieroperché la mia salute è ridotta in grado talech'io non posso fissar la mente in una menoma applicazioneneppureper un istantesenza che lo stomaco vada sossopra immediatamentecome mi accade appunto adessoper la sola applicazione di scriverequesta lettera. E quanto al futuronon ardisco più formarealcun progettovedendomi veramente divenuto ***. e conoscendo dicerto che colla vita sedentaria e solitaria che per assolutanecessità io meno in Recanatidove la sorte mi ha senzadubbio confinato per sempreio non posso altro che passare dacronicismo a cronicismocome ho fatto per tutta la mia vita finora.Fuor di questoio vivrei contentissimocome Ella mi esortaaRecanatie anche nell'Isola di Pasqua in mezzo all'immenso oceanopacificopoiché Ella sa bene che l'ambizione non è maistato il mio vizio.

Se bene ho detto di voler lasciare a parte i ringraziamentinonposso però mancare di ringraziarla dello sborso fatto in mionome al cugino Melchiorried anche della gentil burla fattami nellasua penultimadi mandarmi un paragrafo in lingua per meinintelligibile. Il buono èch'io non ho alcuno a cuiricorrere per intenderloed ora appunto muore in questo spedale untedesco senza potersi confessareperché in tutta la nostracolta provincia non si trova un prete che sappia quella lingua.

Avrei molto caro d'intendere da Lei il giudizio che il SignorMinistro d'Olanda ha fatto delle mie Canzonie se questo fossesfavorevoletanto più volentieri l'intendereicome sempresoglio.

Ella mi continui la sua benevolenzae in luogo de' ringraziamentiaccetti le proteste di vero amore e vera tenerezza del suo sempreaffezionatissimo Nepote.



5.

Recanati18 Giugno 1825.


CarissimoZio.

Misi offre un'occasione di andare con poca spesa a Milano per qualchemese; ed io avendone pieno consenso da mio padree colla speranza difar qualche nuova conoscenza e di giovare sopra tutto alla miasaluteaccetto questa opportunitàe mi dispongo a partire.Nel darle questa nuovaalla quale per l'affetto che Ella mi hadimostrato con tante proveho creduto che Ella s'interesserebbesono anche ad incomodarla con una preghieraed è che Ellavoglia farmi il favore di procurarmi il passaporto necessario dacotesto Ambasciatore Austriaco per andarestaree tornare. Siccomeda Milano mi vien fatta premura di partir prestoperciòquanto più sollecitamente Ella potrà favorirmitantoil favore sarà più grande. Ella potràse cosìcrede benemandare direttamente il passaporto in mano di mio padrecon indirizzo al Gonfaloniereo comunque le piacerà. Perdoniquesta briga che io sono costretto a darlee se non le saràgrave di scrivermi prima che io partami dia nuove di Leidelle sueoccupazioni e della sua famiglia; ed ora e sempre si compiaccia diricordarsi che io sono il suo affettuosissimo e gratissimo nepote.

P.S. Fatta la letteramio padre mi consegna per lei una polizzinache le accludo. Se fosse necessario specificare l'oggetto delviaggioElla potrà dire che io vado per assistereall'edizione di tutte le Opere di Cicerone intrapresa dal signor A.F.Stella. Avrei anche molto caro se Ella potesse fare inserire nelpassaporto la clausolacol suo domestico: ma converrebbe che ildomestico fosse innominatoperché io non so ancora nèchi porterò nè se porterò alcuno meco.Obbligatissimo e affezionatissimo nepote.




6.

Milano3 Agosto 1825.


CarissimoSignor Zio.

Nonpotei ringraziarla nè del passaporto procuratomi costìnè della sua graziosa e amorosa letteranè dellacommendatizia per Alborghettinè del suo bel libro e dellagentile menzione che Ella vi ha fatta di me; non poteidicoringraziarla prima della mia partenza da Recanatiperché melo impedì un'ostinata flussion d'occhiche non èancora sanatabenché mitigata.

Oraricevo per mezzo di Alborghetti (col quale si è parlato moltodi Lei) la sua de' 21 Luglioalla quale rispondo subitoe conquesto medesimo ordinario scrivo al signor de Bunsen nel modo da Leisuggeritomi. Quanto ai ringraziamenti da farsi a Leistimo bene ditralasciarli per non ripetere le cose che ho dovuto già dirmille volte. Quanto al signor de Bunsenla prego a volerglisignificare Ella stessa la mia riconoscenza più lungamente diquello che io ho potuto fare nella mia lettera. Venendo poiall'offerta del Segretario di Statole dirò in confidenza chese il governo non mi darà o non mi assicurerà fuor diogni dubbio un buono e durevole stabilimento prima ch'io venga aRomaio non mi muoverò di quadove posso fissarmi persempree vivere a spese d'altri; ovverose mi muoverò diquami stabilirò piuttosto a Firenzeoppure a Bolognadovemi sono fermato nove giorni e sono stato accolto con carezze ed onorich'io era tanto lontano dall'aspettarmiquanto sono lontano dalmeritaree dove tra i molti partiti che mi si offronoho quello diun giovane signore Veneziano ricchissimo e studiosissimo che mi vuoleonninamente con sè per aiutarlo negli studi. Vedròquello che ulteriormente sarà fatto dal Segretario di Statoed allora mi determinerò secondo i di Lei consigliche laprego caldamente a continuarmi.

Le dirò ancora che vaca attualmente in Bologna il posto diSegretario dell'Accademia di belle artiil qualecome tutti mi handettonon esige cognizioni maggiori di quelle poche che io hoe milascerebbe quasi tutto il tempo libero agli studi. Il soggiorno diBologna sarebbe per me molto più grato e piùprofittevole che quel di Romaperché in Roma non potreiconversare se non con letterati stranieri (giacché non vi sonoletterati romani)il che è cosa molto difficile per mechenon sono esercitato nelle loro lingue: laddove Bologna è pienadi letterati nazionalie tutti di buon cuoree prevenuti per memolto favorevolmente. Se il signor de Bunsen proponesse al Segretariodi Stato di darmi il detto impiegoforse la cosa riuscirebbee intal caso io potrei servire il Sovrano con quelle opere che glipiacessee il governo non avrebbe per mia cagione una nuova spesagiacché non farebbe che tenermi in un impiego che in ogni mododovrebb'essere occupato e pagato.

Ho fatto leggere a Stella il di Lei paragrafo relativo a MonsignorInvernizzi. Stella sarà infinitamente grato a Lei e a quelSignore se vorrà concedergli le sue Varianticoll'edizionepostillata ec. Le dette Varianti si pubblicheranno sotto il nome diMonsignor Invernizzicon tutto l'onore dovutogli. Stella daràsubito ordine a un suo corrispondente costìperchéponga a disposizione di Monsignor Invernizzi un esemplare di unaqualunque edizione completa delle opere di Ciceronea scelta delmedesimo Invernizzi. Se in Roma non si troverà un'edizione chegli soddisfaccial'Invernizzi nominerà quella che gli saràpiù a gradoe questa gli sarà inviata di qua.

Ella mi perdoni il rozzo e frettoloso scrivere. Sono impaziente dileggere la sua nuova traduzioneche in Recanati non potei se nontrascorrereperché gli occhi non sopportavano la lettura.

Laprego de' miei teneri saluti alla Zia ed ai cugini. Ella segua adamarmi e mi creda costantemente suo affezionatissimo e gratissimonepote.


P.S. Al suddetto corrispondente di Stella potrà MonsignorInvernizzi consegnarese così gli piacele sue varianti.Questo corrispondente sarà il libraio Paolo Olmiche avràcura di farle ricapitare a Milano con sicurezza.



7.

Milano20 Agosto 1825.


CarissimoZio.

Ricevettiieri la sua dei 14nella quale non trovo nulla di amarocome Ellami dice. Tutto è dolcissimo e amorosissimoe di tutto iocercherò di approfittarmi con ogni mio potere. Senza farlealcun complimento circa l'operato da Lei in mio favoremi basteràdi assicurarla che il mio affetto e la mia gratitudine verso Lei èquale e quanta si richiede per corrispondere a tanto amor suo. Alcavaliere de Bunsen la prego a fare in mio nome quei complimenti equei ringraziamenti che meritano i suoi favori. Aspetteròl'esito della trattativae intanto Ella non dubiti del piùrigoroso segreto per mia parte.

Io vivo qui poco volentieri e per lo più in casaperchéMilano è veramente insocialee non avendo affarie nonvolendo darsi alla pura galanterianon vi si può fare altravita che quella del letterato solitario. Partirò subito che melo permetterà la buona creanza verso lo Stella e che saròlibero dalle faccende letterarie che ho per lui il che non sarebbe senon di qui a qualche annosecondo l'intenzion dello Stellamasecondo la miasarà dentro il mese prossimo.

Lo Stella ed io siamo tanto grati al degnissimo Monsignor Invernizziquanto edificati e maravigliati della sua modestiacosa veramenterara tra letterati. Lo Stella lo prega a credere e lo assicura che diqualunque genere sieno i suoi lavori sopra Ciceronee qualunque siala mole de' suoi manoscritti o stampati che li contengononon solonon si chiamerà aggravato dalla spesa del loro trasportomaanzi gli sarà tenutissimo se egli vorrà consegnar tuttoal Signor Olmiperché il tutto passi qui nelle mani delrispettabile letterato che attende alla nuova recensione delCiceroneil quale avrà tutto il possibile riguardo all'onoredi Monsignor Invernizzie lo nominerà con tutta quella lodeche meritatacendo interamente quello che non fosse trovatoopportuno al nuovo lavoro. Intantonon essendo stata mai finital'edizione del Becklo Stella ordina che sia consegnato subito aMonsignore un esemplare di quella dell'Ernestise si trova costì;diversamenteesso medesimo gliene spedirà uno di quaincaricandosi delle spese del trasporto.

Col signor Conte Alborghettiuomo veramente buono ed amabilefaròle sue parti la prima volta che lo rivedrò. La prego dei mieiaffettuosi saluti e doveri alla sua famigliae persuaso che se inquesta mia dimora a Milano io sarò buono a servirla in qualchecosaElla mi vorrà favorire dei suoi comandicol solitoaffetto mi ripeto suo tenero e gratissimo nepote.




8.

Bologna24 Ottobre 1825.


CarissimoSignor Zio.

Pochigiorni dopo giunto a Bologna le scrissi a Recanati una lettera cheprobabilmente la avrà trovata partita per Urbino. Spero che aquest'ora Ella l'avrà ricevutae già da quellaconoscerà la mia situazione presente. Ora mi giunge da Milanola sua amorosissima dei 12 con l'annessa di Bunsen. Appena fui qui inBologna cercai d'informarmi dell'effetto prodotto dalla commendatiziadel Segretario di Stato in mio favoreed ho saputo che essa furiscontrata dietro l'informazione data da questo Segretario diLegazioneil quale essendo stretto di amicizia col signor Tognettiora incaricato provvisoriamente del Segretariato dell'Accademiadisse che questo posto era già promesso e conferito. Ma inverità 1° non è nè promesso nèconferitoe sempre è tenuto provvisoriamente da uno che delresto ha altri impieghi; 2° il Cardinale Legato non ha nessuninteresse per questo Signore provvisorio; 3° la collocazione delposto dipende intieramenteed è stata sempre effettuata dalSegretario di Stato senza alcun intervento nè del Legato nèdell'Accademia. Però i miei amici mi hanno consigliatod'insistere presso il Segretario di Stato assicurandomi che il tuttodipende anche oggi dalla sua volontàe questo Direttore diPoliziauomo molto stimato dal Cardinale Legato e dai Bolognesimiha promesso di operare col Legato perché io sia riproposto alSegretario di Stato per la segreteria dell'Accademia. Coll'ordinariopassato scrissi tutte queste cose a Bunsenrimettendomi nelle suemani.

Oggidietro la ricevuta della sua dei 5 correntegli scrivo di nuovosecondo il di Lei consigliouna lettera confidenziale ed unaostensibile. In questa mi offro senza limiti alle disposizioni delSegretario di Stato ec. ec.; in quella faccio osservare a Bunsenchese fosse possibileamerei molto più il Segretariato quichela cattedra in Romaperché questo soggiorno mi è piùadattato che quel di Romasì per le ragioni che io le scrissialtra voltae sì per conto dell'aria; poi perché lecattedree l'aver che fare con una scolaresca sempre impertinentenon convengono troppo nè al mio petto fisicamente parlandonèal mio carattere morale. Del resto mi dico pronto ad accettare inultimo quel meglio che si potrà ottenerequando peròl'emolumento di Roma corrisponda alle molte maggiori spese che sirichieggono per vivere colà che in Bologna. Se Ella ha tempo eopportunità di scrivermimi favoriscala pregodelle suenuovee di quelle della Zia e della di Lei famigliainparticolarità dei cugini urbinati. Vedendo il GovernatoreMazzantial quale ho scritto di quasenza rispostalo salutisele piacein mio nome. Giordaniche sarà qui da Piacenza amomenti m'impone di riverirla da sua parte in modo particolare. Ellami comandimi ami e mi creda suo affettuosissimo e gratissimonepote.

Mi sono sempre dimenticato dirle che in Milano Compagnonicol qualeho fatta molt'amiciziami dimandò di Lei e me ne parlòcon molta stima.




9.

Napoli25 Ottobre 1836.


Miocaro Zio.

Nellaterribile circostanza della pesteche da otto giorni fa stragilacrimevoli in questa cittàmi sono valuto oggi sopra di leise pure sarà possibile di scontare la trattaper la somma dicolonnati quarantuno a vista: e do conto a mio padre di questoincomodoche può facilmente essere l'ultimo ch'io reco allamia famiglia. La prego a favorirmi con la solita bontàe ditutto cuore mi ripeto suo affezionatissimo nepote.