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FrancescoGuicciardini



ORATIO

ACCUSATORIA



Nonsi doveva pregare più Dio di cosa alcunagiudicinessuna inquesto tempo poteva essere più a proposito della republicache esserci data occasione che questa nuova legge dell'accusareordinata con quello ardore che voi sapete di coloro che favorisconola nostra libertàfussi ne' suoi princìpi confermatacon qualche notabile esempio; la quale poi che si è offertapiù opportuna ancora e maggiore che non aremo saputoimmaginarenon può essere dubio a persona che non consiglioed opera alcuna di uominima la divina voluntà e disposizionece l'ha mandata. Perché veduto con quanto sforzo si eranoopposti questi cittadini grandi e che vogliono tenere soggiogati glialtriperché sì santa legge non si ordinassiera giàquasi opinione universale di tutta la cittàche quello checon tante arte sue non avevano potuto ottenere direttamente appressoa molti che la non si vincessi. l'avessino a conseguire per indirettoapresso a pochiprovedendo che la esecuzione sua restassi vana conoperare tanto con favori e con minacci ancorache mai da' giudicinessuno potente fussi condannato.

Allaquale opinione non so se più vituperosa o perniziosa allarepublica mi sono arditamente opposto ioanzi per dire più elvero non ioma lo onnipotente e sommo Diomanifesto protettoredella nostra cittàavendomi messo in animo di chiamare ingiudicio con inestimabile iubilazione di tutto questo popolonon unocittadino incolpato di oscuri e leggeri errorinon di qualitàsì piccole che e la pena sua facessi poco utile allarepublicae la assoluzione poco danno; ma messer FrancescoGuicciardiniuomo rubatore de' danari publicisaccheggiatore delnostro contadouomo che ha esosa la vita privatadesideroso delritorno de' Mediciamatore delle tirannideoccupatore del vostroPalazzoinimico capitalissimo della commune libertàefinalmente pieno di sì gravidi sì noti e di sìodiosi peccati che non è possibile che sia assolutoenondimeno sì potente che el condannarlo abbia a essere digrandissima utilità sì per levare via ed estirparequesta peste della republicasì molto più per loesempio e per chiarire al tutto ognuno che in questi nuovi giudici haa potere piùcome è convenientela veritàlareligione e la severità de' giudici che qualunque altrorispetto o corruttele.

Aquesta impresa se non m'avessi spinto lo amore della republicaed eldesiderio grande che io ho di vedere bene assicurata la nostralibertàed el cognoscere che uno de' vivi fondamenti che lapossi avere è el terrore ed el freno di questa leggesiatecertigiudiciche nessuno altro rispetto mi arebbe mosso; perchénè con lui ho particulare inimiciziaanzi da' teneri anni hoavuto seco conversazione e benivolenzianè le condizione miesono i tali che io non abbia a tenere conto grande di tanti inimiciche mi nasceranno da questa accusazionenè la natura mia comepuò sapere ognunoè stata inclinata mai a offenderealtrinè a pigliare piacere delle incommodità dipersonanè è tanta la laude che io spero se saràcondannatoperché questo faranno per se medesimosanzaalcuna industria dello accusatoree' suoi peccati sì enormisì pericolosi e sì chiariquanto sarebbe el biasimo sefussi assoluto; perché più resta negli uomini lamemoria di quello che è molesto che di quello che piaceesempre dove le imprese succedono male è più avuto loocchio allo evento che al consiglio.

Manon mi lascia la natura del caso avere questa paura; perché sein messer Francesco fussi solo el peccato della ambizione ed elpericolo che da' suoi cattivi fini porta la libertà dellacittàma el resto della sua vita non fussi maculato dapeccati gravissimio se per el contrario e' costumi fussinocorrottima lo animo e le condizione aliene da turbare lo statodella republicaio dubiterei forse che o la integrità deglialtri costumi lo difendessi da' carichi della ambizioneo che el nonessere lui formidoloso alla libertà facessi che a scusare glialtri peccati valessino più che la giustiziagli immoderatifavori ed estraordinari mezzi che voi vedete che usano gli amici eparenti suoi. Ma concorrendo in lui tutte queste cose ed in modo chenon si possi facilmente discernere quale sia maggiore o lo odio o elpericolonessuno è che abbia mai dubitato quali abbino aessere le vostre sentenzienessuno che non l'abbia tenuto percondannato el dì medesimo che fu chiamato in giudicio. Perchéper cominciare da' peccati della avarizia e delle rapine e sacchifatti al paesee' quali io vi metterò in modo innanzi agliocchiche più sarà maraviglia che questi giudicichequesto popolo ti possa guardareti possa udireche non sarebbe setutta la città non potendo sopportare tante sceleratezze e cheuna peste sì pestifera stessi tra noiti corressifuriosamente a casa o facessi sentire a tealle facultà edalle figliuole tue giustamente quelli medesimi mali che per tua colpahanno sentito ingiustamente tanti altri; io dico che messer FrancescoGuicciardini ha rubato in questa guerra somma infinita di danarinella nostra comunità; ha per potergli rubare concesso a'nostri soldati che vivino a discrezione nel nostro paeseche nonvuole dire altro che avergli consentito che rubassino esaccheggiassino ogni cosa come di inimici; e quella autoritàche gli era stata data per difendere e conservare lo stato nostrol'abbia usata a metterlo in preda. Credo che el medesimo abbia fattoin quello della Chiesa; ma io non mi querelo delle ingiurie di altriperché le nostre sono sì grandi che abbiamo da farepure troppo a risentirci de' nostri mali. Non parlo calunniosamentenon accusatoriamenteperché la cosa che ha tanti testimonitante chiarezze che non si può nasconderenon si puòsfuggire. Non dice questo uno solonon duanon trenon quattronon seinon dieci; non persone sospettenon inimichenon personeche non avessino avuto da temere di darti calunnie false; ma lodicono centodugentotrecentocinquecentomille uomini: lo dicefinalmente uno esercito interouno esercito beneficato da teunoesercito che stava a obedienzia tuauno esercito che arebbe avutotimore di te a accusarti a tortoche arebbe sperato da te a scusartifalsamente. Lo dicono tante provincie intere: la Romagna suddita anoiel Mugelloel CasentinoVal di Pesael Valdarnol'Aretinoel Cortonese: diconlo tutti quelli che abitano intorno a questecittàle nostre villee' nostri borghi; direbbonlo sesapessino parlare gli uccellile pietregli arboridirebbonlo lemura e le torre nostre dalle quali si sentivano e' pianti de' povericontadinile stride delle meschine fanciulle.

Esaminerannosimoltissimi de' vostri cittadinipersone degnissime di fedee' qualiudirete testificare che non una voltanè duanè trema infinite hanno in diversi luoghi sentito dire a tutto lo esercitoche non erano pagatie che però avevano avuto licenzia divivere a discrezione; e nondimeno vi si mostrerrà ne' libriche lui medesimo produceche è messo ogni mese a uscita lapaga loro(leggi la copia delle partite). Quello medesimo che diconoe' cittadini vostridiranno e' vostri contadinie' cortonesie'romagnoligli aretiniinfiniti vostri sudditi; il che sento cheancora dicono e' piacentinie' parmigianie' bolognesi e tutta laRomagna della Chiesa; ne' quali luoghi come nel paese nostro sonostate infinite le rapinemoltissimi gli incendinon pochi gliomicìdiviolate innumerabili donne di ogni età equalitàvecchiegiovanefanciullemaritatevedovevergini. Quante castella e terre vostre sono state saccheggiate conmaggiore crudeltà che non arebbono fatto gli inimici!

Iovi priegopopoloche udiate pazientementee che udendo tanteindegnitàtante iniquitàtanti vostri danninon viconcitiate a furorenon lapidiate questo morbo: contentiatevipoiche la cosa è quiche sia gastigato da' giudici; perchése bene sarebbe stato forse più utile e più secondo ladegnità di questa città e più terrore deglialtriinnanzi che fussi accusato averlo a furore di popoloesterminatoaverlo abbruciato in casaaverlo per eterna memoriatagliato a pezzi in sulle porte di questo palazzola autoritàdel quale ha violato in tanti modi; quivi a' piedi di quella Iudithacciò che uno medesimo luogo fussi memoria dell'onore di chiha conservato la patriae del supplicio di chi l'ha oppressa; pureora che la causa è introdottache el caso è ingiudiciosarebbe forse di malo esempio amazzarlo: mentre dice lacausamentre che è innanzi a' giudicilasciate vi pregocorrere el giudicio. Avete giudici uomini prudentiuomini viriliintegriamatori quanto si può della nostra libertà:non possono errare per non cognoscere quanto importi questacondannazione; non sono per temere minacci vaninon per lasciarsicorrompere a' prieghi o altri mezzi; sanno la vostra voluntà;non è pericolo che la giustizia sia violatanon che dellasalute commune sia tenuto poco contonon finalmente che se a loronon è mancato chi accusiche se a me non manca materia diaccusareche a voi ed alla republica manchino giudici.

Iovi dico di nuovo che per la inaudita avarizia di messer Francesco èstato distrutto el paese vostrosono state distrutte tanteprovincieripieno ogni cosa di rapinedi incendidi violazione didonnedi verginedi omicìdisaccheggiate tante vostrecastella da vostri soldati con più crudeltà che nonarebbono fatto gli inimici. Testimonio di quello che io dico èBarberinoel Borgo a San Lorenzo e Decomanotestimonio elPontasievetestimonio San Cascianotestimonio quelle ricche e bellecastella di Valdarno e quasi simile a cittàFighineSanGiovanni e Montevarchitrattate con tanta impietàcon tantacrudeltà che ebbono invidia a Laterinaa QuarataallaChiassa ed agli altri luoghi dove stettono gli spagnuoli. Fecionocento volte peggio a' sudditi nostri e' nostri soldati chiamatiperchi ogni mese davamo le paghe a messer Francescoche non feciono gliinimici. Non parlo del consumamento de' grani e delle biade; nonparlo de' vini de' quali quelli che avanzavano alla ebrietàmilitareeranosfondate le bottesparsi per le volte e per lecantine che erano per tutto come laghi; non parlo delle bestiedellequali quelle che non potevano mangiare erano condotte via a vendersiin altre provincieed infinite ne erano lasciate morte per e' campiin preda a' lupi: non parlo nè mi lamento di queste cose.

Siauna licenzia militarequando el paese è dato a discrezionenon solo in quello che si mangiama ancora in tutto quello che sipuò mangiare; abbino questo privilegio più che le altrele discrezione di messer Francesco; ma le masseriziele robe mobilidelle casedi che le nostre ville ed e' nostri palazzi eranofornitile mercatantie di che quelle terre massime del Valdarnoerano pieneandavano ancora loro sotto la medesima discrezione: nonrestò per le case e per le botteghe dove loro furonocosaalcuna di qualunque sorte che si potessi portare via; dicevano essereloro date in pagamento. Nè solo quello che si poteva portarema le bellezze ed ornamenti de' vostri palazzi rompevanodistruggevanorovinavano. Già gli incendi quanti furono pertutto el paese! Vedevansi per tutto abruciare le casesentivansi e'romori delle cose che si rompevano e fracassavanocombattevansi pertutto le castella che non volevano aprirele torre fortile tenutepraticavasi ogni esempio di avariziadi libidinedi crudeltàin che ebbono maggiore facultàperché nessuno erafuggitoognuno o almanco la più parte gli aveva aspettaticome amici. E chi arebbe creduto altrimenti di un esercito nostromenato da uno nostro cittadino? Chi arebbe pensato che uno figliuolodi Piero Guicciardini fussi una sentina di tante sceleratezzeche diuno padre tanto buonotanto costumatotanto catolico fussi uscitauna pianta sì pestifera? Quanti furono gli sforzamenti delledonnequante le bastonate e ferite degli uominiquanti gli omicìdi?Erano per tutto presi e' vostri contadinie' vostri sudditie'vostri fattori: erano constretti a ricomperarsia pagare la tagliaa' nostri medesimi.

Mache mi dolgo io de' contadinide' sudditi? Volessi Dio che tantacrudeltà si fussi saziata in loronon fussi passata piùoltre. E' nostri cittadini erano fatti prigionierano taglieggiatierano tormentatie' nostri cittadini che avevano impegnato el suoche s'avevano cavato el boccone di bocca per pagare gli accatti el'altre gravezze perché e' soldati avessino danarie' nostricittadini che quando andavano per e' nostri eserciti solevano esserealloggiatiessere carezzatiessere onorati da tutto el campo; orada' loro soldati medesimida quegli per chi avevano provisto lepagheda quelli che avevano chiamatiche avevano alloggiati insinonelle nostre viscereerano spogliatierano assassinatieranopresierano legatierano tormentati. Dimandate e' soldati perchéconsumarono e' vostri granie' vostri vinile vostre bestie: vidiranno che per non essere pagati era necessario vivessino di quelloche trovavano; dimandateglì perché saccheggiorono evenderono le masserizie e le mercatantieperché feciono e'prigioni: vi diranno che perché pure bisogna al soldato altroche mangiaregli era dato licenzia da messer Francesco di farequesto; dimandategli perché sforzorono le donneperchéabruciorono tante caseperché amazzorono tanti uominiperchéfracassorono e rovinorono tanti ornamentiperché fecionotanti mali sanza alcuna loro utilità: vi diranno a una voceche vedendo che messer Francesco non aveva alcuno rispettoalcunaumanitàalcuna pietà alla sua patria ed a' suoicittadinicredevano portassi loro odio e gli avessi per inimicieperò quanto peggio facevanotanto più pensavano difare cosa che gli fussi grata.

Oribalderiao sceleratezza inestimabileo impudenzia singolareoincredibile pazienzia e dolcezza del popolo fiorentino! Tu doppoavere fatto tanti malioffeso in tanti modi e sì atrocementeognuno in publico ed in privatodoppo averci fatto peggio che nonfeciono mai gli inimicidoppo averci dato a sacco per t¶rci e'nostri danaridoppo l'averci assassinati ed amazzati con le armenostrecon le arme che noi t'avavamo dato per nostra difesahaiardire tornare nella cittàandare alla signoriavenire ognidì con faccia piena di audacia in publico; chiamato ingiudicio hai ardire di comparirehai ardire di sperare di essereassoluto; e questo popolo è sì dolcesì buono esì paziente che non ti lacera? Credevo che non ti bastassil'animo di entrare in Montevarchi o in Fighineed io ti veggo ognidì in Palagio ed in piazza: veggoti ogni dì innanzi a'giudici con tanta frontecon tanta impudenzia come se tu fussicittadino e non crudelissimo inimico di questa cittàcome setu fussi defensore della patria e non sceleratissimo predone ecorsalecome se tu fussi conservatore di questa libertà e nonuno immanissimo e pestifero tiranno.

Manon è maravigliagiudiciche dove abitano tante sceleragginenon sia faccianon sia vergognanon vi sia segno alcuno benchéminimo di animo modestodi animo composto ed ordinatodi animosimile a quello degli altri; anzi sarebbe da maravigliarsi se fussiin contrarioperché non può essere nè rispettonè vergogna dove è uno recettaculouna sentina di sìenormi e dannosissimi peccati; e come dicono questi savi che malvolentieri si può avere una virtù che non se n'abbiamoltecosì uno vizio può difficilmente essere soloequanto uno peccato è maggioretanto meno può esseresanza molti e gravi compagni. E certogiudiciquando io consideroquanti e quanto atroci delitti concorrono in uno fatto medesimononso trovare nè vocabulo che lo espriminè immaginaresupplicio che basti a punirlo: perché non solo è suopeccato quello che ha fatto eglima non manco quello che lui hapermesso ed è stato causae molto più quello che èstato di suo ordinedi sua commissione.

Direnoche sia furto per avere rubato e' danari delle paghe? Ci sono ancoratante rapine fatte per forza e publicamente da' soldatici sono leviolazione di tante donneci sono tanti omicìdi. Direno chesia avarizia? Ci è in compagnia tanti esempli di lussuria e dicrudeltàci è il sacrilegioperché non mancosono andate a bottino le chiese ed e' luoghi pii che e' profani.Direno che sia uno peccato che abbia tre teste come dicono e' poetidi Cerberolussuria avarizia e crudeltà? Ci ècongiunto el tradimento: saccheggiato sì impiamentesìsceleratamente tutto el nostro paeseassassinato tanti nostricittadini con quella autoritàcon quelle arme che t'avevanoconfidato per sua difesa. Direno che sia parricidio? Ohe' non èstata offesa la patria solama el publicoel privatoe' sudditigli amicie' vicini. Non ci è nome che bastinon Demostenenon Cicerone lo saprebbono fabricare; è uno peccato che ha piùcapi che l'Idrauno morbouna fiammauno fuocouno inferno; èuno peccato che non cento mannaienon cento forchenon tutte lepene insieme che si possono dare agli altri peccatisarebbonobastanti a punirlo. E tu ancora ardisci difendertiancora procuri laassoluzione? Quanto meglio farestiquanto saresti più laudatoa rimuoverti dal giudicioa non comparire più quaa nonrinnovare ogni dì tante acerbe piaghea t¶rti da temedesimo la sentenzia: mostrerresti pure non essere acciecatototalmented'avere ancora qualche vestigio di vergognad'averequalche stimulo di conscienziae dove non puoi diminuire la penanon cercheresti di accrescere più la indignazionenon diconcitare più lo odio.

Perchéio ti domando: con che speranza vieni tu a difendertiin checonfidi? Speri tu nella eloquenzia tua? Maggiore sono le tuesceleratezze che si possino scusare o negare. Speri tu di potereallegare qualche beneficio fatto a questa città? Oh tu sei unoesemplo di tutti e' mali che può fare uno cittadino allapatria. Speri tu nella nostra buona naturanella dolcezza di questopopolo e di questi giudici? Troppo sono fresche le ingiurie che tuhai fatto in universale ed in particulare a tutti; troppo sono grandea dimenticarsele; troppo è el pericolo ed el danno ches'arebbe del perdonarti. Nessuno è di questi giudicinessunoè in tanto concorso e moltitudine d'uomini che non sia statoatrocemente offeso da te o per te; a chi saccheggiata la robaa chiabruciata la casachi fatto prigionechi tormentato; quelli chehanno patito mancohanno per e' furti e rapine tue pagato tanto digravezzache è bisognato o che patischino nelle cosenecessarieo che consumino el capitale che avevano disegnato per ledote delle figliuoleo che vi provedino con stocchi e trabalzi.Dirai che speri ne' danari e mezzi tuoi? So bene che hai rubato tantoche aresti modo a corrompere dieci giudicidua città interema sono giudici troppo buonitroppo integritroppo amatori dellalibertà; cognoscono quello che non hai cognosciuto tuquantopiù vale l'onore che e' danari.

Speritu impaurirgli o spaventargli? Ti veggo bene el volto pieno diaudaciati veggo pieno tutto di superbia e di stizza; ti pare averegli eserciti tecoti pare che abbiamo tuttavia paura che tu non cidia un altro sacco. So bene che queste sono le voglie tueche questisono e' tuoi desiderii; ma è passato el tempo tuo: hai avivere privatohai a vivere abiettohai a vivere odioso a ognunosanza forzesanza autoritàsanza graziapeggio veduto cheuna fierapeggio voluto che una biscia; sanza chequando bene tuttequeste cose potessino tornaresono e' giudici sì animosi e sìvirili che non per questo mancheranno di fare quello che sanza eternainfamia non possono fare el contrario. Speri tu nel favore eriputazione de' parentinello aiuto di tanti amicine'diguazzamenti che per te fanno tutti e' partigiani de' Medici? Nonvedi tu infelice che non è più el tempo che si spendinoqueste monete? Che la città è liberanon piùsotto e' tiranni? Che dominano le legge e la giustizianon piùgli appetiti de' privati? Che gli amici de' Mediciper la memoria diquelli tempi e di quegli scelerati finiaffaticandosi per te tioffendono e ti nuocono? Che e' parenti tuoi in tanto atroci peccatiin tanto odio universalein tante grida di tuttinon solo non tipossono giovarema se fussono de' giudici tutti e' Guicciardini eSalviati sarebbono constretti a condannarti? In che speri tu adunche?Udiamo per l'amore di Dio queste sue egregie difese.

Allegache tutti e' danari che si sono spesi in questa guerra sono andati inmano di Alessandro del Cacciae che nessuno n'ha ricevuto luie cheper e' libri di Alessandro apparisce che e' danari sono stati spesine' soldati e negli altri bisognie che a' libri e scritture sidebbe credere più che alle parole degli uominipiùalle persone proprie che a quelle che non sono intervenute nelnegocio; difesa certo notabile e conforme alla impudenzia tuaperchése la verità non constassi per altra via io confesso che lanecessità ci sforzerebbe a credere a' libri e ci staremo aquegli non tanto per la fede che noi gli prestassimoquanto perchénon aremo el modo di fare altrimenti. Ma dove la verità èmanifestissimadove sono le pruove sì chiare ed evidentinonbisogna che lui mi meni alle conietture. Dico che messer Francesco harubato e' danari nostrie vi do testimoni non unonè duanon a decinenon a centinaiama a migliaia: testimoni di ognisortedi ogni qualità e di ogni nazionee testimoni che nonavevano interesse a dirlopiù presto potevano avere rispettoa tacerlo; in contrario non veggo se non uno testimonioAlessandrodel Caccia. Chi ha ricevuto e' nostri danari? Alessandro del Caccia.Chi dice che e' danari nostri sono stati bene spesi? Alessandro delCaccia. Chi che messer Francesco non gli ha avuti? Alessandro delCaccia. Chi ha scritto in su questi libriin su questi vangeli?Alessandro del Caccia.

Tuttoquesto giuoco è segnato come una caccia. Dunche in una causaprivatain una causa minima non è creduto uno testimoniosoloquando bene non vi siano altre pruove in contrarioe siammetterà uno testimonio solo in una causa publicain unacausa di tanta importanza e dove in contrario sono le migliaia de'testimoniin modo che se noi vogliamo attendere el numerochecomparazione è da uno esercito a uno uomo? Se la degnitàdelle personeche sono quelle cose che si considerano ne' testimonisarà bene cosa grande che in uno esercito interotra tantenobiltàtra tanti signoritra tanti capitani non sianotestimoni di maggiore degnità che Alessandro del Caccia. Elquale se tutte le altre cose concorressinoè sospetto inquesto casoperché non è da credere che abbiaconsentito che un altro rubiche anche lui non voglia essere inparte della preda; e si crederrà a uno testimonio che scusandomesser Francesco scusa sèche non può accusare lui chenon accusi sè? Si crederrà alle scritture tenute permano di chi è stato compagno al furto? Come sia damaravigliarsi che chi non è stato ritenuto nè dallavergognanè dalla pauranè dalla conscienzia a faretanto assassinamentonon gli sia bastato l'animo a fare uno librofalso!

DimmiAlessandro del Cacciatu che sei mercatanteche sei uso amaneggiare danariche sai quanto importano queste coseparevat'eglionesto che una somma infinita di danaritante centinaia di migliaiadi ducati si maneggiassino così sobriamentecosìasciuttamente ed in modo che se n'avessi a prestare fede a te solo?Come non si accompagnava el detto tuo con le ricevute di chi gli haavuticon le fede delle terze personecon tante chiarezze comefacilmente si potevache non si lasciassi luogo da dubitarne? Quelloche e' mercatanti cauti fanno nelle centinaia di ducatinon tipareva conveniente doversi fare in sì grossa quantità?Quello che tu eri solito fare negli interessi mediocri di IacopoSalviatinon ti pareva debito farsi nello stato della tua patria?Avevavi accecati tutt'a dua tanto la avarizia ed el peccatoche voicredessi che uno furto sì smisurato e che toccava a tantinonavessi a venire a luce? Credevi voi che in questa cittàfussisi poco ingegnosì poco discorsosì pocaesperienzia che questi contiche per loro non hanno lume alcuno edin contrario hanno tante ripruovevi fussino ammessi? Sono certo nonci stimate però sì poco che lo credessi; e se avessipensato averne a rendere el conto quisaresti stati o piùvergognosi a fare el male o più ingegnosi a dargli colore. Mala cosa giace quiel punto è questo: credestipoi che laguerra si maneggiava in nome del papapoi che eri in campo comeministri suoiaverne a dare conto a Romadove le cose vanno allagrossadove si corrompe ognunodove el papa sarebbe stato come perel passato cosi liberale de' danari di altricome sempre èstato stretto de' suoidove la autorità di messer Francescoarebbe serrato la bocca a ognunodove el favore di Iacopo Salviatiarebbe difeso Alessandro. E chi sa anche se Iacopo è a partedi questo furtoperché la preda è sì grossa chea pena si può credere che messer Francesco solobenchéabbia lo stomaco grandel'abbia smaltitache una rete sola l'abbiatenuta; nè lui si stima sì poco che a Alessandro soloavessi voluto dare dieci soldi per lira. Questo è verisimile:avevano fatto tutt'a dua la lega intorno al papa; Iacopo avevaprocurato di farlo venire a Romal'uno rimetteva la palla in manoall'altro; è credibile che come erano compagni alla ambizionefussino ancora compagni alle prede.

Vedetegiudicicome tuttavia si chiariscono più le cosee comecercando uno delitto se ne truova duacercando uno ladro se netruovono parecchi: col furto veggiamo la falsità de' libricon messer Francesco ladro vediamo ladro Alessandro del Cacciascorgiamo qualche pedata di Iacopo Salviatisiamo in luogo che tuttoverrà in luce: così vuole la divina giustiziacosivogliono e' peccati vostri. Strignete pure alla restituzione messerFrancescocome è convenientesendo lui el principale che sivedesendo quello che aveva autorità di dispensare el danaroquello a chi toccava a fare pagare e' soldatiche aveva a commetteretutte le spese: vedrete che per non volere pagare la parte di altrisarà sforzato a cavare fuora el libro segretoa scoprire e'compagnia pregarvi che voi riscotiate da ognuno la parte sua.Allegherà che nel tempo che ha governato le terre della Chiesaè stata predicata la sua integritàe che non ècredibile che se ha cercato buono nome nelle terre di altril'abbiavoluto cattivo nella patria; produrrà testimonifedeletteredi quelle comunitàe vorrà che noi crediamo piùalle cose da lontano e che ci sono e' monti in mezzoche a quelleche abbiamo innanzi agli occhi.

Ionon so di che qualità tu sia stato nelle terre di altrinèmi curo di cercarloma dico bene che sei stato tristo quivi. Non èmiracolo che tu abbia continuato nel maleperché chi cominciaa farne abito va sempre peggiorando; se sei stato quivi buonotantominore scusa merititanto più sei degno di odiosendoti datoal male non in età giovanenon quando eri poveroche arebbepure qualche compassionema quando eri già riccoquando eriin su guadagni grossissimiquando avevi già passato quarantaanniin modo che non si può averti nè misericordia nèperdono; e se in tale etàin tale esperienzia hai cominciatoa diventare tristonè ti sei curato di perdere el nome dibuonoquanto più facilmente ora e con quanto minore rispettopure che n'avessi occasionecontinueresti nel male! Rimuovi adunchequesti tuoi testimoni lombardi e romagnuoliqueste tue cartemendicate dalle comunitàperché nè fodifficultà di accettare nè durerei fatica diriprovarle. So bene come si vive in coteste cittàso chequegli uomini che non ebbono mai nè libertà nèimperiocognoscono solo lo interesse loroed el fare piacere a piùpotenti di loro; non hanno nelle cose loro gravitànonvergognanon conscienzia; sono non manco servili con l'animo che conla necessità; una raccomandazione in Lombardia di uno conteuno priego in Romagna di uno governatoreuno cenno di uno vescovonon che di uno cardinalegli farebbe ogni dì fare millesagramenti falsi; e quello che fanno a casa loro e che si sanno perognunoche conto credete che tenghino di farlo negli interessi dialtried in luogo dove pensano che non sia ripruova? Non fui mai ioin Lombardia nè in Romagnama non sono però sìpovero di amicinè ha alla fine sì poche forze laveritàche se la importanza della causa consistessi inquestonon mi fussi dato l'animo affogarti nelle lettere e ne'testimonima per essere cose leggiere e di nessuno momentomi pareperdere queste poche parole che io ci consumo drentoe mi incresceche tu abbia perduto la spesa e la fatica per condurre in qua tantisuggelli.

èadunche il furto chiaro ma non già la quantitàperchéla non ha regolanon ha misuranon ha certezza; tanto ha rubatoquanto ha voluto; pensate dunche quanto è stato; non viaggiugne già lo arbitrio mionon lo capisce la immaginazionecome s'ha dunche a liquidare? Giudicherete che quello che non potràfare constare legittimamente d'avere spesotanto abbia a restituireperché chi è debitore alla entrata è obligato aprovare la uscita. Si farebbe così in ogni uomo buonoperchénon è giusto che la negligenzia faccia male a altri che a sè;quanto più si debbe fare in uno che s'ha certezza che siatristo. Se questo modo di procedere non vi piaceràgiudicile legge hanno provisto per altra via: vogliono che ogni volta che eldanno è certoma la quantità incertasi stia algiuramento dello attorenè può lamentarsi di questorigore chi con le ribalderie sue è stato causa che bisogniusare questo rigore. Avete uditogiudicile rapine ed e' malicausati dalla avarizia sua; non tuttiperché era cosainfinita ed impossibilema quegli che io v'ho saputo proporre. Uditeora e' peccati della ambizione ed e' pericoli che se non sìprovedessi porterebbe da lui la nostra libertà.

Iodico che in questa città non è cittadino alcuno cheabbia ricevuto tanti benefici da' Medici quanto ha lui; nessuno chedella ruina loro abbia perduto più che lui; nessuno che delritorno e grandezza loro fussi per guadagnare più; nessunofinalmente a chi s'abbia a credere che per molte ragione dispiacciapiù la vita privata; perché gli altri tutti o hannoavuto da' Medici manco di luio se alcuno ha avuto piùnon èstato dato a lui ma al parentadoa qualche antica servitùaqualche beneficio fatto loro nel tempo delle sue infelicità.Quelli che hanno avuto o danari o benefici o altra utilitàsele tengononè l'hanno perduto per la ruina loronèsono certi d'avere a cavare utilità del ritorno loro; e ciòche hanno avuto non è stato per modo che gli abbia dato causao necessità di spiccarsi con lo animo o colle opere dallaciviltà. Ma costui non aveva co' Medici congiunzione alcuna disanguenon alcuno vinculo o dependenzia se non una generaleche conloro aveva avuto anticamente la casa suala quale per molti anni evari accidenti che erano occorsiera già quasi fuora dellamemoria degli uomini; e nondimeno ha avuto da loro undici continuiannimagistrati ed amministrazione onoratissime e grandissimediche ha cavato guadagno ed utilità inestimabile e tantariputazione e grandezza che si può dire che sono giàmolti anni e forse qualche etàche non uscì di Firenzecittadino che stessi fuora maggiore e più onorato di lui. Nègli ha avuti per tempo determinatoma con certissima speranzad'avergli a tenere durante la vita del ponteficeapresso a chi erain tanto gradoche gli fussi concesso governare per sustituti unaprovincia grande ed importante come è la Romagnaavessi intempo di guerra la cura di tutti gli eserciti ed arme suee nellapace fussi eletto a stargli apresso per consultore ed espeditore ditutte le faccende maggiore. Luoghi di tanta grandezza e di tantoprofitto che non si può porre termine a questi guadagni unodua o tre migliaia di ducati l'annoma sono somme incerte edinfinite; e la riputazione non è minoreperché chi èsì grande apresso a uno papa è in notizia di tuttaItaliaè osservato da tutta la corteadorato da tutto lostato della Chiesae finalmente è ancora grande e riputatoapresso a tutti e' prìncipi del mondo; e per essere apresso auno papa che aveva usurpato el governo di questa cittàciaveva così abundante quella autorità e grandezzachelui medesimo volevaed era in potestà sua disporre per e'parenti ed amici suoi e per chi gli parevadelli onori ed utili checi sono. Perché come poteva negare tali cose el papa a uno cheavessi in mano tutti e' segreti e tutto lo stato suo? e come quegliche erano qua vicari suoipoi che la indignità in che eraallora questa povera città mi sforza usare questo vocabulopotevano fare di non consentire ogni cosa a uno che era di continuoagli orecchi ed in tanto credito con quello principeda chidependeva tutto el bene e la speranza loro?

Tuttequeste cose adunche tanto utiletanto grandetanto onorevole haperduto messer Francesco per la ruina de' Medici; tutte e forsemaggiore spererebbe recuperare per la esaltazione loro; ma mentre chestanno depressicome desiderano tutti buoniè restato sanzaguadagnisanza potenziasanza autoritàfuora della memoriaed esistimazione de' prìncipie qui pari a tutti voi a chigli pareva potere comandareed a molti de' quali si sarebbe quasisdegnato di parlare. E dove soleva dominare a nobile e magnifichecittàdove negli eserciti era obedito da' principali signorie gentiluomini d'Italiadove già undici anni è statala casala vitala spesa e la corte sua non da privato ma daprincipeora gli sono mancati e' guadagnigli è mancata laautoritàsta sottoposto alle legge ed alla esistimazionedegli uominie bisogna ancora che aspro gli paia che viva in casa efuora in dimostrazione ed in effetti così privatamentecosìabiettamente come fa ciascuno di noi.

Noncrediategiudiciche quelle città che lui ha governato sianopovere e debole come sono quelle del vostro dominio; non crediate chechi le governa per la Chiesa vi stia con poca cortecon poco braccioo con la autorità limitata come stanno e' vostri rettori; e'quali per avere poco salarioper vivere obligati alle legge vostreper avere vicina la città dove e' sudditi ogni di hannoricorsosi può quasi dire che in fatti ed in apparenzia sianopoco meglio che privati. Ma immaginatevi città grandeabundantiricchepiene di nobilitàpiene di conti e dibaronidove e' governatori hanno gli emolumenti ordinari edestraordinari grandissimidove hanno la autorità moltomaggiore: non sottoposta a legge o regola alcunaè tutta inarbitrio loro. Per essere el papa lontano ed occupato in cose moltomaggiorenon possono avere e' sudditi ricorso a lui se non congrandissima spesa e difficultàe con pochissimo profitto; inmodo che reputano per manco male sopportare da' governatori leingiurie che gli sono fatteche cercando el remedio perdere tempo edanarie provocarsi più chi di nuovo gli puòingiuriare; e però uno governatore ed è e pare signoredi quelle città.

Ecerto se voi avessi vedutogiudicimesser Francesco in Romagnacome credo che qui siano presenti molti che l'hanno vedutocon lacasa piena di arazzidi argentidi servidoricon el concorso ditutta la provinciache dal papa in fuoraquale rimetteva totalmenteogni cosa a luinon cognosceva altro superiorecon una guardiaintorno di più di cento lanzchenechcon alabardiericonaltre guardie di cavalli andare per la città in mezzo sempredi centinaia di personenon cavalcare mai con manco di cento ocentocinquanta cavalliaffogare nelle signoriene' titolinelloillustrissimo signorenon l'aresti ricognosciuto per vostrocittadinoper simile a voi; ma considerata la grandezza dellefaccendela autorità smisuratael dominio e governograndissimola corte e la pompavi sarebbe parso più prestoequale a ogni duca che a altro principe. Così quando era negliesercitinon vi immaginate vedere uno vostro commissarioche pernon essere e' campi nostri più grossinè la autoritàdella città maggiore di quello che la siae per molti altririspettipuò parere grande negli occhi di ognunoma nonsupremo: non era così luitrovandosi con tutta la autoritàin mano di sì grande principe come era uno papacapo sempre eprincipale delle leghe in eserciti grossissimie dove erano tutti e'grandi capitani e signori di Italiatanti gentiluominitantanobilità; dove avendo grandissima occasione di fare utilitàe riputazione a moltiera non solo onorato ma quasi adorato.

Infinitierano e' concorsigli spaccile faccendele lettere delliimbasciadori[de] prìncipi e de' duchiinsino del re diFranciache gli venivano. Già lui con le dimostrazioneco'pensiericon le vogliecon tutte le azione non sapeva più diprivato; già le parolee' modila alterezzael volereessere ubidito ed inteso a cenninon erano altrimenti che di uno chefussi nato e vivuto sempre da principee che sempre avessi a vivereprincipe e morire. Fastidiva il titolo di commissario come inferiorealla grandezza sua: faceva chiamarsi luogotenenteche non èaltro che dire di essere el medesimo che el papa. E crediamo che chiha perduto tantonon sia malcontento della ruina de' Medici? Chispera recuperare tantonon desideri dì e notte la grandezzaloro? Chi è uso tanti anni a vivere cosìpossa staresotto la vita privatapossa fermare el capo sotto uno de' nostricappucci? Uno di noi se esce de' signorista uno mese innanzi chepossa assettarsi alla vita di prima; e nondimeno è officio didua mesi preso da noi con animo di lasciarlo; è limitatoaccompagnatoe che a dire el vero ha di signore poco altro che 'lnome. E noi crediamo che uno che già undici anni continui haavuto tanta utilitàtanta riputazionetanta grandezzatantapompa ed onorie nella quale ha sempre pensato e sperato piùquasi perpetuarla che finirlapossa sopportare pazientemente la vitaprivatapossa vedersi spogliato di tutte quelle cose che lo facevanodifferente dagli altripossa sopportare che noi mediocri cittadinigli siamo pariparliamo delle cose della cittào seco osanza lui come di cosa commune; non si vergogni d'averci per compagnine' magistratipossa tollerare d'avere a essere vegghiato egiudicato da' nostri parid'avere a essere finalmente condannato davoi?

Nonè cosìgiudicinon è. Non solo tutti e' suoipensieri e disegni non hanno altro fine che ritornare a quello che haperduto; ma chi potessi sapere la veritàtutti e' sogni dellanotte non sono pieni di altro che di guardiedi staffettedigovernidi esercitidi signori e di tiranni. E certocome io sononaturalmente inclinato più a pensare e desiderare el benechea interpretare malese io non vedessi nel resto della vita suamanifesti effettise io non lo vedessi avarissimoio mi lascereifacilmente persuadere che avessi lo animo quietoe che essendosigoduto modestamente tanti anni quello bene che la fortuna gli avevadatoora si accommodassi facilmente a quello che succedecomeprudente che èe finalmente come buono non tenessi piùconto delle particularità sue e degli oblighi che ha co'tiranniche del bene universale e della libertà della suapatria. Ma quando mi rivolgo nella mente le opere sue e la vitapassatae ricognosco e' costumi e cattivi fini suoie quello chesempre è stata la natura suala ragione mi vincee mibisognaancora che io non vogliaacconsentire e confessare che luinon desidera e pensa a altro che potere satisfare alle cupiditàsuee ritornare in quella vita dove pensa che consista la felicità.

Ricordomiaverlo cognosciuto e conversato seco quando era giovanetto: non sipotrebbe dire quanto era inquietoquando desideroso di governare glialtri compagni suoied essere sempre el primo fra tuttinellecompagnie o come diciamo noi nelle buchepieno di sètte e dipraticuzzeseminatore di discordie e di scandoli. Che io non fingaqueste cose vi farò constaregiudiciperché de'compagni nostri vivono molti degnissimi di fedequali mi rendo certoche esaminati non negheranno la veritàe vi diranno piùoltre che tra noi tutti era tanto nota questa sua inquiete edambizioneche alcuni de' nostri lo chiamavano Alcibiadevolendodenotare uno spirito cupidoinquieto ed autore di cose nuove; ilcheo fortuna della nostra cittànon solo è statoprudente ed oculato iudicioma più presto profeziaperchénon di minori mali è stato costui causa a Firenze che fussiAlcibiade a Atene. Chi adunche in sì tenera etàdimostra e scuopre questa naturache si può credere che abbiaa essere nel resto della vita? Non dice quello proverbio vulgato cheel buono di si cognosce da mattina? E ragionevolmenteperchéognuno nella età matura sa meglio coprire e simulare gli umorisuoi; il che quegli che sono sì giovani non sanno farematutto quello che hanno insino nelle viscereinsino nel cuoreapparisce sanza alcuno riservo. E se nella età sìteneranella quale è quasi miracolo che sentissi el gustodella potenzia e degli onorifu taleche possiamo noi credere chesia stato poi e che sia oraavendo ed eletto modo di vita ed avutofortuna atta a destare la ambizione in ogni freddo e molle spiritononché in uno che da se medesimo ne ardessi?

Difficileè repugnare alla naturagiudicidifficile spegnere quelliabiti che sono infissi nelle ossache t'hanno accompagnato col lattee con la cuna. Chi per necessità o per accidente piglia vitacontrariaa pena con lungo tempo mortifica la inclinazione naturale;ma chi piglia vita conformee vi ha drento successola nutrisce ela accresce ogni giornoin modo che se era per natura verbigraziaambiziosodiventa per natura e per accidente ambiziosissimo. Nonavete voi udito di Cesarein chi ancora fanciullo furono cognosciutiquelli semiel frutto de' quali fu poi la ruìna della patria?Non so parlare per molto tempo degli anni che seguirono a quella etàperché andò fuora di Firenze a studioma la ragione viforza a credere che quale avete inteso essere stato el principio suoquale vedete essere stato di poi el suo progressotale sia statoquesto tempo della assenzia sua; perché sempre e' mezzicorrispondono e participano della natura degli estremi.

Tornatoda studioinsino al tempo che andò in Spagnase bene visseprincipalmente attento alla sua facultà della leggedondesperava cavare l'utile e l'onorepure in quelle discordie che eranoallora nella città tra el gonfaloniere e quelli cittadiniprincipaliche in nome biasimavano la troppa autorità chepigliava el gonfalonierema in fatto non potevano tollerare elgoverno popularedette qualche segno dell'animo ed inquietudine suama in modo che potette apparire solo a chi lo considerò piùda presso: dall'universale della città e da chi non conversavaseco non fu cognosciutoperché per la età noninterveniva ne' magistrati e consulte publichee la apparenzia delvivere suo pareva piena di gravità e di modestia. Nondimancoancora che fussi poveroprese per moglie con poca dota e quasicontro alla voluntà del padre una figliuola di AlamannoSalviatiche allora era uno di quelli che più che gli altrisi mostrava contro al gonfaIoniere; il che non fece per altro che percominciare a mescolarsi nelle sedizione e guadagnarsi el favore degliamici de' Medici; e si sarebbe scoperto più questo suopensiero se la autorità del padreal quale volessi Dio chelui fussi simileche era uomo alienissimo da questi modinonl'avessi constretto a procedere più reservatamente che nonarebbe fattoin modo che per questo e per la brevità deltempo che non fu più di tre o quattro anniper la professionedel dottore nella quale secondo la età aveva buono creditoper la grazia e riputazione del padreper el numero de' parentiperla presenziaper e' costumi che parevano pieni di prudenzia e bontàfu eletto in 28 anni con favore grande degli ottantaimbasciadore inSpagnae fattogli più onore che mai fussi fatto a giovanealcuno della nostra città. E certo da questi semi dellaambizione in fuorache allora erano noti a pochierano le qualitàsue da tirarsi drieto creditoperché è copioso diquelle parte che sono necessarie alle faccende. Nè crediateche se non ne fussi stato bene dotatofussi sì giovane salitofacilmente a tanto onore; e però è tanto piùpericoloso questo suo appetito di grandezzaperché se fussiaccompagnato da ignavia e tardità di ingegnoforse loriprenderemoma sanza dubio non ne temeremo; ma dove concorronotante parte quante sono in luiè imprudenzia farsene beffe odisprezzarlo.

Laimbasceria di Spagnadove era al ritorno de' Mediciha fattoparlare moltidi sorte che se io l'avessi chiamato in giudicio perodio o per fine mio particularee non per affezione mera dellarepublicapiglierei questa occasioneprocederei da accusatoreloofficio del quale è non solo accrescere le cose vere macolorire le dubiefomentare tutte le suspizionenè lasciareintentata cosa alcuna per la quale possa darsi carico o molestia alloaccusato; ma perché io non procedo da accusatore nècerco la vittoria ma el bene publicomi dispiacerebbe che e' peccatinon veri fussino accettati per veri; però proporrò lacosa nudamente come èe le conietture che ci sonononpigliando carico di affermare quello che non sonè diconfortare e' giudici a crederne se non quello a che gli indurràla verità stessa della cosa.

Hannogiudicidetto molti che benché fussi mandato in Spagna dallarepublica e per la libertà della cittànondimeno cheapresso a quello re favorì la tornata de' Medicie che fu ingran parte causa di indurlo a mandare lo esercito suo a rimettergli.Le conietture che loro alleganoperché di simile cosa non sipuò avere certezzasono molte: che quando in quella cortevenne la nuova del ritorno loroel re si rallegrò con luipublicamente come con amico de' Mediciil che sentirete dire datestimoni; dove vedendolo imbasciadore mandato dalla cittàaveva a credere el contrario se non l'avessi prima sentito lorofautore; che doppo el ritorno loro ve lo lasciorono circa a uno annoche pareva male verisimile non essendo confidato loro; che finalmentetornato di Spagnaancora che mai non avessi veduto e' Medici nèfatto altra cosa per lorofu da loro accarezzato ed onorato contanta dimostrazioneche a qualunque noto ed interessato con loro nonsarebbe stato fatto più segni di benivolenzia e di fede.Conietture che certo paiono potentima io non le accresconon leriscaldonon voglio che vaglino più che conforti la verità.

Maquando questa imputazione fussi veradi che io mi rimetto allaverità ed alle prudenzie vostrenon potrebbe nessuna orazionedimostrare abbastanza quanto fussi grande questa sceleratezza;nessuno benché acerbissimo supplicio potrebbe essere pari atanta iniquitàa tanto enorme ribalderiaa tanto inauditotradimento. Perché se nessuno eccesso che possino fare gliuomini è maggiore che essere operatore di t¶rre lalibertà della sua patriaperché contiene in sètanti tristi effetti quanti non si possono immaginare nonchéesprimerequanto si aggrava per le circunstanzieavendo fattoquesto uno di chi la città si era fidatauno che avevaaccettato di essere suo ministrouno che contro a lei ed in perniciesua abbia usato quel nomequella autorità di che lei consomma confidenzia l'aveva vestito ed onorato per beneficio suo! Nonlo chiamo tradimentonon assassinamentonon parricidioperchésono minori vocabuli che non si conviene.

Masia quello che si vogliaio non posso sanza grandissima indignazionericordarmi della sua singulare ingratitudineed anche nonmaravigliarmi del suo corrotto gusto e giudicio; che avendo in sìgiovane età conseguito dalla patria sua con commune consensodi coloro che secondo le legge n'avevano autoritàtanto onoreche mai più dalla città libera fu dato a uno sìgiovanee del quale e' vecchi sogliono onorarsi grandementeepotendo da questo principio essere certo che non gli mancherebbonotutti e' primi gradi e quella autorità che può avereuno cittadino nella republica; dimenticato di tanto beneficioditanta affezione che gli era stata dimostratadi tanta fede che erastata avuta in luie di prudenzia e di bontàabbi potutodiventare amico e ministro delle tirannidee sostenuto di essereancora lui instrumento ed aiutare di tenere el piede in sul colloalla patria suaed a quella patria con la quale aveva tutte leobligazione commune che hanno gli altri cittadini e particularmentequesta sì raradi sì rara demostrazione ed onore chegli era stato fatto; che abbia tenuto più conto e stimato piùquello favore e grandezza che gli potevano dare in Firenze e' tiranni(che non si può avere sanza indegnitàsanza pericolosanza continuo ed acerrimo stimulo della conscienzia) che non stimatoed apprezzato quegli onori ed autorità che poteva conseguiredalla città liberache sono sicurisono gloriosied a chinon ha corrotto lo stomacocon infinita satisfazione dell'animo.

Nonposso certo ricordarmene sanza dispiacereperché se bene hoora in odio e' vizi tuoise bene ho paura del pericolo che portiamotutti da tenon però voglio male da te; anzi ricordandomi chetutti siamo uominiche siamo cittadini di una medesima patriaedella conversazione che in quelli primi tempi ebbi tecoho doloret'ho compassione che la natura tua e gli abiti cattivi abbino potutotanto in teche quelle dote che tu hai di letteredi ingegnodieloquenziale quali io confesso che sono molte e grandetu l'abbiavolte a cattivo cammino; e dove avevi facultà di essere unode' rari ornamenti della nostra cittàdi essere glorioso e diautorità grata a ognunoe vivere con benivolenzia singulareapresso a' tuoi cittadiniabbia più prestoper appetito malemisurato ed erroneovoluto essere. instrumento di offendere edoscurare el nome della patriafarsi inimico a tutti e' cittadiniodioso si può dire a se medesimoe finalmente detestabilenella memoria degli uomini. Ma passiamo alle altre cose sue.

Tornatodi Spagna fu ricevuto da Lorenzo de' Medici quale non aveva maivedutoche allora era venuto al governo nostrocon grandissimecarezze e con tanto onore e dimostrazione di confidenziache nonsanza ragione accrebbe el sospetto a quegli che avevano dubitato chementre che era imbasciadore non avessi venduto e tradito la nostralibertà. Fu fatto subito de' diciassetteche erano tutti de'più intimi e più onorati amici loro; ebbe tutti e'gradi che poteva avere per la età; fu chiamato alle pratichestrette dove intervenivano pochissimie nessuno che non avessi piùdi lui almanco dodici o quindici anni; nè desiderò cosaper e' fratelliparenti ed amici che non ottenessi. Quale fussiallora el vivere suoe con che mezzi si conservassi nellabenivolenzia e favore del tirannonon si può sapereparticularmenteperché per l'ordinario le azione di quellitempi non appariscono come ora ne' consigli e publicamente: sono coseche girano in privato per le camere ed in pochima si puòcognoscere benissimo per gli effetti. Perché l'averloaccettato negli intimi quando tornò di Spagnasi potrebbedire che fussi proceduto da essersi ingannati; ma el continuarenell'onorarlolo accrescere ogni dì segni di amore ebenevolenziamostra manifestamente che lo trovorono amico ed utilealla tirannideche è quello solo che el tiranno osserva; elquale non studia in altro se non chiarirsi dello animo degli uominied adoperar quegli che truova confidati e desiderosi della suagrandezza: così è necessario dire che trovassino lui.Però non solo mentre che stette in Firenze gli feciono queglionori e piaceri che voi avete intesoma non molto poinon lodimandando nè vi pensando luilo mandorono governatore diModena: a che concorsono tutti e quegli di Roma e quelli di Firenzeperché per le arte medesime era grato a tutti ed in speziemadonna Alfonsinadonna come sappiamo tutti avarissima edambiziosissimala quale fu quella che lo proposeed a chi fu sempremolto grato. Che se è vero quello che è verissimocheogni simile ama el suo similevi può mostrare abastanza cheancora lui fussi infetto di ambizione e di avariziadella qualequella donna fu una fonte ed uno esemplo.

Daquesto principio fu come uno corso degli onori e grandezza suaperché diventò ogni dì più grato e piùconfidente a' tiranni; in modo che ebbe poco di poi el governo diReggioebbe quello di Parmafu mandato commissario generale consuprema autorità nella guerra contro a' franzesi; ebbe lapresidenzia di Romagnaed in ultimo fu chiamato dal papa a Romaperché stessi apresso a lui come consultore e secretario suodonde fu poi mandato luogotenente suo in questa pestifera guerracontanta potestàcon tanta riputazione che parve che uscissifuora non uno instrumentonon uno ministro del papama unocompagnoun fratellouno altro se medesimo. Le quali cose sìgrande e sì rare non si può credere che gli avessinodate da principio ed accresciute ogni di doppo l'averlo provatosenon l'avessino trovato confidentissimo e tutto lorotutto tirannico:massime che se uno di loro solo gli avessi fatto questi favorisipotrebbe dubitare che fussi proceduto da qualche falsa opinionedaqualche similitudine di naturada qualche conformità diinflusso; ma quando io veggo che è stato gratoche èstato accettoche è stato confidatissimo a tuttia LeoneaClementea Giulianoa Lorenzoinsino a madonna Alfonsinadonnacome sapete propriissima ed inumanissimanon debbo giàcredere che tutti si siano ingannatiche tutti avessino qualcheinclinazione simile alle sueche tutti fussino nati sotto unamedesima stella di lui. La conformità di naturalo influsso èl'averlo trovato amatore delle tirannideinimico della libertàdella sua patria; questo è stato el vinculoquesta èstata la coniunzionequesto è stato el mezzo di approvartidi farti tanto grato a loro; della quale se tu fussi mancatosarestimancato della principale partedel primo fondamento che negli uominidesiderano e cercano e' tiranni; e non avendo quello che lorovogliono e stimano più che altronon saresti stato loro tantogratotanto accettonon saresti stato un altro se medesimo.

Sentogiudiciquello che lui risponderà in questo luogo peroffuscare una cosa chiarissima: che forse ricercavano appetitotirannico in quelli che adoperavano in Firenzema che lui gliserviva di fuora in cose dependenti dalla Chiesale qualiappartenevano a loro come a prìncipinon come a tiranni;narrerà la integritàla fedela sufficienzia suae'pericoli corsi molte voltee cercherà tirare a sua laude esuo onore quello che è eterna sua maculaeterno suovituperio.

Iovi confessogiudiciche questa difesa mi spaventerebbemi farebbevacillare lo animoperché la èprima facieverisimile e magnifica; ma mi conforta la prudenzia vostralanotizia che io so che voi avete delle coseel cognoscervi tali chenon vi lascerete ingannare dagli estrinsechima vorrete penetrareinsino alle midolle. Non è nessuno di sì poca notiziadel mondodi sì poca esperienziache non sappia checomeancora io accennai poco fala prima cosa che ama e che ricerca unotiranno in uno suo cittadino è el cognoscerlo amatore econfidato allo stato suoe cerca con ogni diligenziacon ogniindustria chiarirsi e scoprire se ha questo animo o no; eragionevolmenteperché essendo el suo primo fondamentoelsuo primo obietto el conservare la tirannidebisogna che questisiano e' suoi primi pensierila sua prima cura. Leggete in CornelioTacito scrittore gravissimoche Augusto insino al dì chemorìinsino al punto che spirava l'animaancora che per lavecchiaia ed infirmità avessi già consumato el corpo elo spiritolasciò per ricordo a Tiberio successore suochierano quegli di chi non doveva fidarsi. Però impossibile èche gli sia grato o che vòlti riputazione a uno cittadino elquale non creda che sia amico suoche sia desideroso di mantenere lasua tirannide; perché come bene disse Salamone a quelloscolare secondo la novella di coluisono reciproche queste cosel'amore e la opinione di essere amato; nè può unotiranno fare grande e riputato uno se non l'ha per amicose nonpensa d'aversene a valerese crede che gli abbia a essere contrario;perché in una città solita a essere libera non si puòconsiderare mezzo alcuno: ciascuno di necessità o ama lalibertà o ama el tirannoe chi ama l'unobisogna che odiil'altro.

Nèè buona o vera distinzione dalle cose di Firenze a quelledella Chiesaperché se tu gli avessi veduto malvolentierigrandi a Firenzearesti avuto anche per male la grandezza delpontificato; e se tu amavi quellaamavi anche di necessitàquesta altraperché erano congiunte e connesse in modoinsiemeche non potevano ruinare nell'una che non ruinassino nellaaltra. E se loro non avessino bene cognosciuto e fatto paragone delloanimo tuot'arebbono intrattenuto in Firenze come uno altro tuopari; ma che necessità avevano di adoperartisiestraordinariamentemassime che tu sei seculare ed uxoratoed e'luoghi dove loro t'hanno posto erano tutti debiti e soliti darsi aprelati? Dirai la carestia degli uomini virtuosi e sufficienti cometu; moderata certo difesa e degna dirsi in tanto concorso di uominiacciò che questi più giovani imparino da te parlaremodesto e conveniente a cittadini; ma è bene debito che laambizione sia accompagnata dalla arroganzianè ci possiamosdegnare e maravigliare che dove sono tante altre maculesia ancorala superbia; anzi se la ècome è veramentemadredella ambizioneè molto onesto che noi la vediamo insieme conla figliuola.

Hoconfessato e confesso di nuovo che le dote tue sono raree che tuhai qualità da fare faccendein modo che se el papa nonavessi facultà di eleggere ministri se non di una cittàsolapotrebbe forse passare questa risposta; benché nèanche sanza difficultà perché io t'ho per uomovirtuosonon già per miracoloso. Ma potendo el papa edessendo consueto eleggere ministri di ogni qualità e di ogninazioneed avendo sempre intorno infiniti che cercano queste cosetroppo presummi di te medesimotroppo credi che noi ti stimiamosepensi darci a credere che la necessità l'abbi indotto adisprezzare e' prieghi e le ambizione di tanti che erano in corteevenire a cavare da' libelli e di uno studio te che eri lontano dagliocchi suoiche pensavi a ogni altra cosache eri sanza notizia epratica alcuna di governi e di cose di Chiesa. Però rimuovilieva viati priegoquesta difesa come vanacome arrogantecomepiù atta a dimostrare la tua natura e la immoderata opinioneche hai di teche a darci indizio alcuno di virtù o diminuirein parte alcuna questa suspizione.

Maperché consumo io tanto tempoperché cerco io sanzabisogno tanto di conietturecome se manchi la facultà diallegare effettiesperienzie certe ed inescusabilee non una solama più? Dimminon si sa egli che doppo la morte di Lorenzoel cardinale de' Medici che oggi è papasendosi fermo algoverno di Firenzevolle che tu restassi quicon lasciarti e'governi in mano e tenervi per sostituto Luigi tuo fratello? Non tivoleva già qua per niente: non per adoperarti nelle cose dellaChiesa e del papatoma per ministro a mantenere la sua potenziaperuno in chi potessi riposare e' segreti della tirannide. Si sa bene elfondamento che faceva di te; sono penetrati benché fussinoocculte gli ordini delle intelligenzie che s'avevano a fare; sàssibene el disegno che aveva di fare parentado teco; e se non tifermasti non fu perché quello che io ho detto non sia veromaperché succedendo la guerra ti volle adoperare in quello cheimportava più allo stato suo. Poi la morte del papa ed altriaccidenti ed in ultimo la elezione sua al papato variorono tuttiquesti pensieri. Ma dimmi più oltrenella stanza tua di Romanon intendevi tu e non maneggiavi tu le faccende di Firenze comequelle di fuora? Perché quivi non si deliberava niente diimportanzama tutto si riferiva a Romae di quivi veniva la leggein ogni cosa benché minima. Dunche come puoi tu negare che elpapa non abbia con -fidato in te così intrinsicamente dellecose di Firenze come di quelle di fuora? E come possiamo noi credereche avendoti lui maneggiato tanti anni in faccende sì grandied in tanto diverseche non abbia avuto mille volte occasione efacultà di cognoscerti insino alle piante de' piedie chet'abbia eletto per instrumento confidantissimo alla tirannideperchécon mille paragoni t'ha cognosciuto e veduto tale?

Mavegnano finalmente a quello che abbiamo veduto tutti noiche ha pertestimonio tutta questa cittàa quello che allora guardamocon gli occhi pieni di lacrimecon l'animo pieno di desperazioneora ce ne ricordiamo con inestimabile desiderio di vendetta. Chi fuquello che el dì di san Marco ci tolse el nostro Palazzo? Chifu quello che ci spogliò della recuperata libertà? O dida non se ne ricordare mai sanza pianto! O fatto da fame una memoriauno esemplo che duri quanto dureranno le prietre e la memoria diquesta città! O cittadinose tu meriti questo nomepiùdetestabilepiù pernizioso alla nostra republica che non fumai nè Alcibiade a Atenenè Silla o Cesare a Roma!Loro oppressono una libertà invecchiata e che morivatuopprimesti la nostra el dì medesimo che la nasceva erisuscitava; loro mossi da qualche ingiuria e da qualche pericolo edagli sdegni che avevano con gli altri concorrenti lorocercorono difarsi capi della loro città; tu non ingiuriato da nessunoonorato e chiamato da tuttivendesti per schiavirimettesti inservitù la patriate ed ognuno; loro accompagnati da partedella città e da molti se bene cattivi cittadinipurecittadinioppressono l'altra; tu solo di tutta questa patriarimettesti el giogo in sul collo a ognuno.

Nonera uomo in questa città di ogni qualità ed etàche non fussi corso al Palazzo insino a' più stretti e piùintrinsechi amici de' Medicio non volendo discrepare da quello chefacevano gli altrio non avendo ardire di opporsegli; el sommomagistratodel quale era capo tuo fratello co' modi legittimi edordinari della città gli aveva dichiarati rubelli; era unaallegrezza di ognuno in se medesimouna congratulazione fra tuttiinestimabile; e' vecchi per smisurato gaudio piagnevanoe' giovanisaltavanonessuno capeva in se medesimo. Sentivansi voce di tutti:abbiamo pure recuperata la nostra libertàabbiamo pureriavuto l'animasiamo pure vivisiamo pure liberinon siamo piùin servitùnon siamo più schiavisiamo usciti delletenebresiamo usciti di Egitto. O dì lietoo dìgiocondoo dì di eterna memorianel quale Dio ha purefinalmente visitato el popolo suo!

Inquesti romoriin questi concorsiin questi ed altri maggiori segnidi letiziasendo e' soldati già dispersie' Medici a cavalloper fuggireel marchese di Saluzzo di animo di lasciare correre elduca di Urbino di dare la spinta; tu solo fermasti la ruinaturimettesti animo a' tirannitu ristrignesti e' soldatipregastiquelli signorie tutti insiemema tu come capitanotu come laruìna di tuttine venisti alla piazza; nè potendoquello innocente popolo disarmatoatto più alle mercatantieed alla pace che a combattereopporsi a tanto impetoresistere atanto furorecombattere con uomini armati e persone militarilocacciasti di piazzave ne facesti signori. Nè dando requie atanta ribalderiacominciasti subito a fare trarre al palazzo; aquello palazzo nel quale consiste la maiestà di questa cittàa quello palazzo che è armario delle leggerecettaculo ditutti e' consigli publiciche è difesa e fondamento dellalibertà e gloria nostraa quello palazzo a' cenni del qualenon soleva essere cittadino alcuno sì grande e sìsuperbo che non ubidissiche non si umiliassi; alla voce del qualesolevano inginocchiarsi gli uominitremare insino alle pietre; lariverenzia di chi farebbe inginocchiare ancora tefarebbeti tremarese tu fussi cittadinose pure uno uomonon una fierauno monstrose in te non fussi più durezza che in una prietapiùimpietà che in una tigrepiù invidia che in unoLucifero; ed el quale non ti bastò avere circundatononaverlo combattutoche con scelerato pensierocon effetto ancora piùsceleratocon fraudecon insidiecon tradimento cavasti dalle maninostre.

Ricordateviquandoottenuto da noi di potere venire a parlarcivenne su colsignor Federigo; proposeci tanti pericolila ruina nostra e di tuttala città sì manifesta: tante gente d'armetanteartiglierietante fanterie; el popolo parte dissipatoparte averepreso le arme per e' Medici; empiè falsamente ogni cosa diminacci e di terrore; el volto era tutto ardentegli occhi pieni diarroganziale parole piene di furorelo spirito tutto fiamma etutto fuoco; credavamo fussi la pietà della cittàeldesiderio di liberarci dal pericolo; pensavamo si ricordassi diessere fiorentinofussi conforme di animo a' fratellia' cognatiatanti parentia tutta la nobilità della città che eraquivi. Avevamoglidoppo el tumulto levatoscritte letterepregandolo che venissi a soccorrere la sua patriache menassi allasalute nostra gli eserciti pagati da noi; non sapevamo che sottoquesta effigie di uomo fussi tanta malignitàtanto veneno;credevamo che in questo corpo fussi una animanon uno spirito didiavolo. Credemo non al signor Federigoquale sapevamo che eraforestieree che non amando la patria sua non poteva amare lanostra; a te credemoa te prestamo fedecredemo alle tue belleparolea' tuoi giuramenti. Tu ci persuadesti che fussino e' pericolidove non erano; che gli apparati fussino grandiche erano piccoli;che el popolo fussi spento e rivoltatoche non aspettava altro chela notte già vicina per tornare alla salute nostra; tanto chesotto quelle fede che sai quanto ci furono osservateci inducesti alasciare el Palazzoa rimettere el collo sotto el giogoa desperarein perpetuose Dio miracolosamente non ci avessi soccorsodellanostra libertà. Questa fu tutta tua operaqueste sono leegregie pruove che tu hai fatto in questa guerra; questo el trionfoche tu n'hai cavatoorribile inimico della tua patriala quale nonti può perdonare tanta atrocitànè te laperdonerebbe tuo padre se fussi vivo.

Esi disputa ancora se tu se' amico del tiranno? Sono cose cosìchiare che non conviene se ne dica più; per tutti e' segniper tutte le opere ed azione tue si scorge la immoderata ambizione. èpiù chiaro che el soleche impossibile è che tu tiquieti sotto la vita privatache tu non desideri tornare a quellagrandezza che tu hai perdutae che per conseguirla non è cosadi sorte alcuna che tu non tentassi. E certo questo appetito tuo midarebbe poca molestia se io vedessi che ti potessi succedere sanza elritorno de' Medici in Firenze; perché come disse Neri di Ginoal conte di Poppiquando feciono al ponte d'Arno la capitulazioneper la quale lui si uscì dal suo statoio vorrei che tu fussiuno signore grande ma nella Magna. E' tuoi guadagnila tuariputazionequeste tue prosopopeieche tu fussi signore nonchépresidente di Romagnache tu consigliassi e governassi tutti e' papiche sono e che sarannoa me darebbe poca molestiapure che tupotessi ottenerlo sanza la nostra servitù. Ma nè papaClemente può più essere grande nè ricuperare eldominio che aveva la Chiesache è conquassato e lacerato comevoi vedetese non ritorna nello stato di Firenzese non puòfare le guerre co' nostri danari; e quando pure potessi avere quellosanza questoa te non può riuscire l'uno sanza l'altroperché puoi essere certo che la città cheragionevolmente è gelosa della sua libertà e che dagliesempli passati ha imparato a vivere in futuronon permetteràmai che tu o altri cittadini vadino a servirlonè consentiràmai che abbiate commerzio con chi dì e notte non penseràmai a altro che rimetterci quello giogo sotto el quale e' passatisuoi e lui ci hanno fattobontà de' tristi cittadinicreparetanti anni. Però non potendo tu pervenire a quello fine nelquale ti pare che consista el sommo benesanza questo mezzochidubita che tu desideri e che sia per cercare e quello ed ogni altracosa che ti conducessi al disegno tuo?

Piùdicogiudiciche per le medesime ragioniposposti ancora tutti gliintressi e speranze del papatonon è da dubitare che ami e'Medici in Firenze; perché l'abbiamo visto in questa medesimainclinazione innanzi che andassi a' governi: non è uso allaequalità nè alla civilità; è nutrito ne'pensieri ed azioni tirannici; non cognosce lo amore della libertànon la riputazione che può avere uno cittadino in una cittàliberanon che contento che frutto sia nella vita privatanellatranquillità dello animonello amore e benivolenzia de' suoicittadini.

Madirà forse qualcunoforse cadrà ancora nel pensierovostrogiudici: tutte queste cose sono verissime ed èimpossibile non confessare che a chi ha lo stomaco depravato ecorrotto non piaceranno mai sapori e cibi contrari a quegli co' qualiinsìno a ora è vivuto e nutrito; pure lo animo sanza leforze importa poconè si debbe tenere conto della sua malaintenzione perché non ha facultà di metterla ineffetto: luiquello che e' sia stato per el passatoè oraprivato cittadinosottoposto alle legge nostre come qualunque minìmodi questa cittànon ha più autorità di soldatinè governo di popoli a chi comandare. In che può eglioffendere la nostra libertà? Questa sua immoderata ambizionequesto ardore di grandezza serve più presto a farlo vivere conperpetuo cruciato e tormentoche a satisfare alle sue pravecupidità; è più presto supplicio suo che nostropericolo. Il che volessi Dio che fussi cosìe che io avessipreso invano in uno tempo medesimo faticapericolo ed inimicizie. Machi lo crede si ingannaperché in lui concorrono molte cosealle quali è necessario avere buona considerazione.

Principalmentehacome voi sapetenella città molti parenti ed amicinelcontado molto credito; di fuoraper le cose grande che lungo tempoha maneggiateha riputazione e molte amicizie; è noto nellecorte di tutti e' prìncipiha esperienzie assai negli stati;concorre in lui linguaanimo ed ingegno e molte parte checome selui fussi buono cittadino sarebbono grate ed utili alla patriacosìessendo el contrario sono pericolose. La libertà nostra ènuova; la città ancora non bene unitagli animi di molticittadini dubi; el governocome di necessità accade ne'principiipiù presto insino a ora confuso che ordinato; pienoogni cosa di sospetto e di varietà. Non abbiamo a temere diuno tiranno uomo privatoma di uno papache benché alpresente paia afflittopuò ogni ora risurgere: le cose diItalia in tanta agitazione e travagli che da mille anni in qua nonfurono mai tante. Non ci bisogna solo considerare el mondo come staorama possono nascere ogni ora molti accidenti che augumenterebbonosanza comparazione le difficultàe' sospetti e pericoli. Inquesto stato adunche di cose tanto incertotanto sospesoèbene deboleè bene male pratico chi non cognosce e nonconsidera quanto sia pericoloso avere in casa uno inimico che abbiaqui sèguitofuora riputazionee che possa essere credutoquando prometterà più ancora che non sia in potestàsua di osservareche abbia animo a tentare cose nuoveingegno asaperle ordinarelingua e penna da poterle persuaderee che sia ingrado che dì e notte non pensi altro che a rimettere latìrannideche a suffocare la nostra libertà.

Nonerano nè di esperienzia nè di credito nè diparte alcuna da comparare a messer Francesco quegli che nel 12cacciorono el gonfaloniere: e' tiranni parevano spentila cittàamatrice come ora del vivere popularequale era molto piùordinato e fondato che non è di presentele cose di Italiafinalmente assai più sedatepiù sicure che non sonoora; e nondimeno se co' loro giovani inesperti e di poca rìputazionepotettono cosi facilmente mutare el governose quello piccolo semeper non essere curato e stimato produsse si pestiferi fruttichepotrà fare costui che ha tante qualitàtanto credito etante occasione? Che farà questo arbero che ha sìprofonde radìcecosì grandi e sparsi rami? Non parevacerto che allora la libertà nostra si potessi perderetantoaveva messo barbe e fondamenti: uno gonfaloniere a vita integro edamatore del popolouno consìglio grande durato tanti annìuno governo che per essere già ìnvecchiato e cancellatala memoria delle mutazionì piaceva quasi a tutti e non eratemuto da persona.

Everamente non si poteva perderenon ci poteva essere toltose sifussino stimati e' pericolise si fussi ovviato a' principiise latroppa sicurtà o la troppa bontà non ci avessi fattoessere più che el bisogno negligenti o rispettosi. Perchéin Piero Soderinigiudicifurono molte partemolte eccellentevirtù che lo feciono degno di tanto grado: prudenziaingegnoeloquenzia eccellente esperienzia grandenettezza ed integritàquanto si potessi desiderare; modestia grandissima così in noningiuriare altricome in non permettere che e' suoi l'ingiuriassino;diligenzia singulare in conservare e' danari publici; tanto amorealla libertà ed al popolo quanto a se stesso; el medesimoumanissimo pazientissimo catolico; aveva innanzi fussi gonfaloniereaffaticato assai per la patria; era noto in tutta Italiagrato inFrancia donde allora dependevano le cose nostredi casa nobile edonoratadi padre e fratelli che furono uno ornamento di questacittà; lui di bella e grata presenzialui sanza figliuolistato alieno da tutte le discordie e sedizione che furono in quellotempo.

Eperò concorrendo in lui tante dote di natura e di accidentifu eletto gonfaloniere con favore inestimabile e con aspettazionemolto maggiore: alla quale sarebbe stato sanza dubio parise a tantidoni del corpo e della fortuna e dell'animo si fussi aggiunta unaqualità sola. che fussi stato o più suspizioso adubitare de' cattivi cittadinio se ne dubitavapiù animosoe più vivo a assicurarsene. Ma mentre cheo credendo quellabontà negli altri che era in luio non gli parendo giusto pere' sospetti soliinsino che le congiure non erano scoperteinsinoche le cose non si potevano più dissimularebattere personao parendogli forse non a proposito della cittào privatamentea sè pericoloso el manomettere cittadininon ovviò a'principiinon medicò le cose quando era facilelasciollescorrere in luogo che quando volle provedervi non fu a tempo. Equesta sua o negligenzia o pazienzia o pusillanimità fu causadi fare morire lui in esilioe di tenere noi quindici anni in unaservitù sì crudelesì insolente e sìvituperosa. Sursono a tempo suo molti accidentide' quali ciascunoche fussi stato medicato assicurava in perpetuo la nostra libertà;perché la pena di uno non solo giova con lo effetto levandovia el male che machinava luima molto più per lo esempiofaccendo che per paura tutti gli altri simili si astengono da pensaredi machinare contro allo stato.

FilippoStrozziel quale io non nomino per odio o per offenderlo perchégli sono amicissimo ecome penso che sia assai notomolto obligatoFilippo Strozzi dicoancora garzone tolse per moglie la Claricefigliuola di Piero de' Medici. Funne fatto dagli amatori dellalibertà molto romoremostrando quanto era di malo esempio cheuno nostro cittadino facessi sanza licenzia e consenso del publicoparentado con quelli rebelli che aspiravano alla tirannide; quantoera pericoloso lasciargli congiugnere con persone nobile e potenti;quanto era pernizioso che gli altri avessino a pigliare animo diintrinsicarsi con loro più innanzie ristrignere ogni dìseco le pratiche ed el commerzio; non essere verisimile che questogarzone avessi preso tanto animo da se medesimoma che era dacredere che fussi stato consigliato e fomentato da quelli che ogni dipiù pigliavano ardore dalla pazienzia nostrae non altroeffetto che per andare ordinando la strada al ritorno de' Medici.

Allegossiin contrario la età del giovaneche non era credibile chepensassi tanto oltre; che non ci era legge che proibissi questoparentadose non uno statuto antico che metteva pena pecuniariaassai leggiere; che quivi non appariva congiuranon pratica alcunacontro allo stato; essere uno semplice parentado fatto o perleggerezza o per avarizia praticato da frati e simili instrumentienon da cittadini: volere dire che fussi fomentato da altri e cheavessi maggiore fondamentoessere uno indovinareuno calunniare gliuomini al buio; non convenirsi in casi di tanta importanza; aversi agiudicare le cose criminali per pruove non per conietture; non esserequesto delitto contro allo statoma trasgressione solo di unostatutoe sì oscuro nelle parole sue che si poteva disputarein ogni partee però o eleggendo in dubiocome si debbeelsenso più mansuetodoversi assolvere; o volendo pure andareal rigorenon si potere condannare se non secondo quello statuto;volerlo trapassare essere cosa tirannicadetestabile in una cittàliberadove e gli uomini hanno a vivere ed e' magistrati a giudicaresecondo le legge. Che più? Ingannorono gli uomini imperiti sìbelle paroleel gonfaloniere la natura suain modo che fucondannato leggermente ed anche in capo di pochi mesi fu restituito;e dove se si trattava da caso di stato come per ogni conto si dovevala pena sua arebbe spaventato gli altrila impunità dettegrandissimo animo e licenziae quello che poteva essere fondamentodi assicurare la libertàfu el principio e la origine dellaruina.

Cognoscestitutti Bernardo Rucellaicittadino certo notabile di letterediingegnodi esperienza e di grandissima notizia di cosema piùambizioso ed inquieto che non è a proposito di una cittàlibera. Fu molti anni inimico de' Medici: eransi lui ed e' figliuolitravagliati a cacciargli; di poi o per sdegni che ebbe con PieroSoderini ancora innanzi che fussi gonfaioniereo più prestoper la natura sua impaziente di questa equalitàvolse loanimo al ritorno lorocominciò a essere uno refugio de'malcontentiuno corruttore de'giovanie' quali facilmente silasciono ingannare dalle cose cattive quando hanno colore di buone.Cominciò quello orto suo a essere come una academia: quiviconcorrevano molti dottimolti giovani amatori di lettereparlavasidi studidi cose belle. Era udito come una sirena perché eraornatissimo ed eloquentissimonè si vedeva estrinsecamentecosa alcuna che si potessi biasimare o riprendere; nondimanco e lanatura dell'uomo e la riputazione che aveva ed el concorso di tantimalcontenti e giovani faceva paura a chi considerava piùdrento; in modo che molti savi facevano instanzia che vi siprovedessiallegando non essere a proposito tollerare uno uomo diautoritàambiziosomalcontento e di sèguito;bisognare nelle cose degli stati tagliare e' princìpi e leoriginele pratiche e le congiure maneggiate massime dagli uominiprudenti e di esperienzia; non si potere facilmente provare oscoprirenè essere sicuro aspettare tanto che ogni uomo lecognoscessi: essere necessario prevenire e con la pena di uno o didua fermare la salute di tutti.

Incontrario si allegava non essere onesto fare cattivo giudicio degliuominise non quanto mostrava la esperienzia; non essere utiledisperare e' cittadini grandi; partorire cattivi effetti el toccaresanza necessità el sangueo mandare in esilio persona; nonbastare e' sospetti e le conietturema ricercarsi evidenziemanifestissime e che si toccassino con mano; altrimenti essere modida spaventare ognunoda fare che nessuno si tenessi sicuroda fareche tutti quelli che o per bontà o per non si mettere inpericolo non pensavano a alterare la cittàper necessitàe per paura vi volterebbono lo animo. Fu approvata questa opinionedalla incredulità o poco animo del gonfaloniere; e dove colpartire Bernardo era tagliata la pianta che produsse el veleno conche morì la nostra libertàel tollerarlo gli dettefacultà di tenere stretti ed uniti e' malcontentidicorrompere l'animo di molti giovaniin modo che di quell'ortocomesi dice del cavallo troianouscirono le congiureuscinne laritornata de' Mediciuscinne la fiamma che abruciò questacittà; e si scoperse finalmente tutto in modo che potetteessere cognosciuto da ognunoma in tempo che non potette essereproveduto da nessuno.

Sentooragiudiciin simili casi e pericoli dirsi le medesime cose edifese: perché non crediate che messer Francesco e chi parleràper luiconfessi le congiureconfessi che gli abbia animo diprocurare el ritorno de' Medicie facci instanzia che appartienealla clemenzia vostra el perdonarli per questa voltache èutile col fare tanto beneficio guadagnarsi lui e tanti parenti suoiche questo esemplo di misericordiache tanta bontà e dolcezzavostra assicurerà ed obligherà in eterno molti che orahanno paura della invidia o dello sdegno. Non si dirannonoquestecoseperché le si dicono a padri non a giudicima si dirà:che fa egli? E' vive privatamentenon si sa sua pratica alcunanonsi vede alcuno suo andamento che meritamente lo faccia sospetto; stabasso ed abietto quanto sia possìbile: perché vogliamonoi credere el male dove facilmente potrebbe essere el bene? Hatravagliato tantoha corso tanti pericoliche non èmaraviglia che ora ami la qietela sicurtàche vogliagodersi quello che con tanta fatica ha acquistato; non si doveresanza grandissime cagione volere fuora uno per inimicochi si possaavere drento per amico; che se co' sospetti soli si condanna luielmedesimo temeranno tanti altri che erano amici de' Medici;dispererassi tanta nobilitàe questo stato che noi possiamotenere con la benevolenziacerchereno di metterlo in pericolo con loodio.

Dirannosiqueste cose e molte altrecome è communemente piùingegnoso chi difende el male che chi favorisce el bene; le qualiragione quando si allegherannogiudiciin superficie bellepiacevoledolceutili e sicurema in effetto brutteamareinsidiosepericolose e velenoseè uficio vostro ricordarvi etenere sempre fisso nella memoriache messer Francesco èbeneficato eccessivamente da' Mediciche è stato sempreinstrumento e ministro loroche è malissimo contentochedesidera che torninoperché è ambiziosoperchéha perduto della ruina loro grandissimi onori ed utilie sperarecuperarli della esaltazione; che è impossibile che siaccommodi alla vita privataa essere equale a quelli a chi solevaessere superiore; che ha offeso tanto el publicomassime nel cavarcidel nostro Palazzonel t¶rci la libertà recuperatacheo dubita continuamente della penao dispera di avere mai nel viverelibero autorità; che e' pensierie' disegnile azioneleopere sue sono sempre state di sorte che non ci può esserescusanon colorenon dubio alcuno che e' sia per procurare sempreopportunamente ed importunamente di t¶rvi la vostra libertàla quale lui reputa sua penasua infamia e sua servitù.

Tuttequeste cose bisognagiudiciche abbiate fisse innanzi gli occhiequanto più efficace saranno le parolegli argumentilelusinghee' prieghile persuasionele esclamazione ed e' terroritanto più sempre voltiate a queste el cuoree' pensieri e loanimo. Bisogna che più oltre vi ricordiate che ne' giudicidelle congiuredelle machinazione contro allo statonon si procedecome in quelli delle cose privateo delle publiche ancora di minoreimportanza. Gli altri delitti si credono quando sono scopertisipuniscono quando sono commessinon si condanna la voluntànon el tentare ancora sanza le opere; questo soloper la grandezzasuasi crede innanzi si sappiaquesto si gastiga innanzi siacommessoin questo è punito non solo chi ha operatochi hatentatoma ancora chi ha voluto o consentitoe quello che èpiù chi solamente ha saputo.

Fua tempo de' maggiori nostritagliato el capo a messer DonatoBarbadori perché aveva avuto notizia di una congiura e nonl'aveva revelata; a' dì miei fu per la medesima causa tagliatola testa a Bernardo del Nerocosa introdotta non solo dagli statutivostrima ancora dalle legge communele quali e tutti e' savi chehanno fondato le republichehanno studiato più nellaprovisione che non si commettache nella vendettae però inquesto hanno introdottocosì nel cercarlo come nelgastigarlomolti esempli singularimossi non manco da giustizia cheda prudenzia; perché principalmente questo è delittocontro alla patriaalla quale siamo più obligati che a'parentiche al padreche a noi medesimi. Ordinarono le leggesupplicio crudelissimo a chi amazza el padre; quanto piùmerita chi amazza la patriacon la quale abbiamo maggiore vinculoed offendendo quella non si offende uno soloma infinitinon sitoglie la vita a uno che aveva a vivere pochi annima a chi potevaaverla lunghissima e forse perpetua! Gli altri delitti quando sonocommessi possono essere facilmente punitiperché non sispengono e' ministri delle legge; ma mutati gli statioppressa lalibertàchi gli muta non solo resta in grado di [non] temeredi essere gastigato del male che ha fattoma con autorità dioffendere chi non ha mai fatto se non bene. Gli altri delitti sonoparticulariquesto universale; negli altri delitti se bene la penanon emenda al dannopure fa satisfazione o pari o poco minore dellaoffesa; ma che è el t¶rre la vita a uno scelerato cheabbia occupato una libertàa comparazione di tanti maliditanta ruina di che è stato causa? Però a cercare questodelitto con tutte le severità non bisognano indizi o moltoleggieria punirlo non bisogna le operebasta l'avere volutol'avere saputoa assicurarsene basta l'avere sospettoel cognoscereche lui abbia commoditàabbia facultà.

Cosìhanno fatto sempre coloro che sono stati maggiori e più saviche noicoloro della virtù de' quali possiamo piùpresto maravigliarci che aggiugnervi pure coi discorso. In Roma doppola cacciata de' Tarquini... e' redoppo avere tolto loro e' beniavere fatto morire una congiura di giovani nobilissimi che trattavanodi rimetterlidoppo l'avere con molte buone leggecon molti buoniordini stabilito la loro libertànon parve loro abastanzaavere punito e' peccatoriavere levato via e' sospettil'avereproveduto dove era ogni spezie di pericolo a tutto quello che potevanuocere non solo con lo effetto ma con lo esemplo; che ancoragiudicorono necessario t¶rre ogni autorità che cosa chepotessi dare ombra alla libertàe che fussi meglio essereincolpati di diligenzia superfluache lasciare apparire vestigioalcuno di negligenzia. Però mandorono in esilio LucioTarquinio consorte de' re'non ostante che fussi inimico lorocapitaleperché l'adulterio e la violenzia per la quale eranostati cacciati fu commesso nella moglie suae non ostante che luimosso da tanta ingiuriafussi de' principali a scoprirsi con Bruto acacciarglie che come manifesto amatore della libertàfussiinsieme con lui stato fatto console. E tennono più conto [di]quella utilità che parve loro che tornassi alla republìcadi cacciare via el nome de' tirannidi spegnerne ogni memoria cherestava nella cittàche di fare ingiustizia a uno cittadino erendere sì cattiva remunerazione a chi era stato uno de' primiinstrumenti a fargli diventare liberi; e ragionevolmenteperchés'ha a tenere più conto della sicurtà di tutti chedella salute di uno solo.

Gliateniesida' quali non solo tutta la Grecia ma ancora molte nazioneforestiere imparorono l'umanitàla dottrina e le buone arteoltre a essere sempre presti e veementi in punire chi machinavacontro alla libertàgiudicorono che non fussi bene sicuroavere drento nella città quelli cittadini che o per nobilitàe molti parentadio per eccessive ricchezzeo per riputazione dicose fatteparessi che avanzassino gli altrigiudicandocome èverissimoche e' veri amici della libertà sono e' cittadinimediocri o di minore qualitàe che quelli che si discostanodalla mediocrità verso la grandezzaabbino più prestocausasemi o occasione di cercare di opprimere gli altri che diamare la equalitàe che alla sicurtà della republicaappartenga non solo che non vi sia chi non vogliama nè anchechi possa conculcarla. E però ebbono una legge che sempre incapo di dieci anni si mandassino a partito nel consiglio del popolotutti e' cittadinie quello che pareva a più numero fussimandato in esilio; donde sempre era cacciato non uno che avessi malafamanon uno che fussi provato che avessi machinato contro allarepublicaperché a questo provvedevano e' giudici ordinarima uno che avessi più qualità e più riputazioneche gli altrie spesse volte quelli che l'avevano acquistata con levirtù e con lo affaticarsi e mettersi a pericolo per lapatria. Perché sempre e' savi governatori delle republichehanno cognosciuto che le libertà hanno molti inimicimoltipericolied a comparazione di quegli che le oppugnano pochi e caldidefensori; e però che a conservarle è necessariaestrema diligenzia e vigilanzianon aspettare che e mali creschino oingagliardischinoma provedere a' principii ed alle origine; levarevia le piante troppo eminenti e che fanno ombra alle altre; medicarenon solamente e' sospettima tutte le cose che potrebbono perl'avvenire fare mai sospetto; e finalmente per essere pietoso di unosolonon usare crudeltà nella salute di tutti.

Mache cerco io gli esempli forestieri potendo allegare e' nostrimedesimi? A' tempi degli antichi nostri messer Corso Donaticittadino di grande virtù e riputazione e che aveva fatto piùche nessuno altro in favore del governo che reggevatolse per moglieuna figliuola di Uguccione della Faggiuolaforestierecapo di partee potenteper il che venne in sospetto che non volessi occupare lalibertà; ed a questo la provisione che vi si fece per quegliantichi nostri uomini veramente saviveramente virilinon fuosservare gli andamenti suoinon cercare pruove e testimoninonfare diligenzia per chiarirsi se era uno parentado semplice o fattocon pensiero di turbare lo stato della città; ma pensando chele cose che consistono nello animo non si possono facilmentescoprireche el differire le provisione potrebbe talvolta esserepericolosoche ancora secondo le legge nelle cause private non chein quelle che va tanto interessee' sospetti qualche volta hannoforza di pruove; ma el medesimo giorno che in loro nacque el timorelo oppressonofaccendo nel medesimo dì accusarlonelmedesimo dì citarlonel medesimo dì condannarlo; equello che è piùsanza alcuno intervallo di tempoelpopolo tutto armato andò alle case sue a fare la esecuzionenè gli parve avere assicurato la sua libertà se nonquando lo vedde tagliato a pezzi per le strade.

Laquale prudenzia di così savie republiche se fussi in noio senoi avessimo quello vigore e generosità di animo che ebbonogià gli avoli e bisavoli nostri; se fussimo gelosi di questanostra sposacome per infiniti rispetti doverremo esserecome puretante esperienzie ci doverrebbono avere oramai insegnatonon siprocederebbe in uno caso sì bruttosì atrocesìvituperosopieno di sì pessimi esemplicon tante cerimoniecon tanta maturità. Non si farebbono tante diligenzie di farepruove e di esaminare testimoni; non starebbe qui el popolo oziosocome se el caso fussi di altria udire orazionea aspettare loesito di questo giudicio; non si darebbe facultà di difendersisecondo gli ordini delle legge a chi sempre è stato inimicodelle leggenon di godere e' benefici della libertà a chi hasempre cercato di opprimerla; non sarebbemesser Francescoudita laparola tuala quale hai sempre adoperata per t¶rre a tutti noila facultà di potere parlare; non ti sarebbe lecito fermartiper difendere in questa piazza della quale armata mano cacciasti sìcrudelmente questo popolonon ti sarebbe consentito el guardarequesto Palazzo del quale con mille fraudecon mille inganni sìsceleratamente privasti e' nostri cittadini.

Quellodì medesimo che doppo la cacciata de' Medici tornasti controalla opinione di ognuno insolentemente di campo in questa cittàdico quello dìquell'ora medesima sarebbe el popolo corsofuriosamente a casa tua; arebbe col fare di te mille pezzi esequitoquella sentenzia che tu hai meritato già tanti anniquellasentenzia dicoche ti si legge scritta nella fronte; arebbe saziatogli occhi del più onestodel più giustodel piùdesiderato e più aspettato spettaculo che avessi mai questacittàe fatto del sangue tuo quello sacrificio che si dovevaalla patria ed alla nostra libertà. Almanco quandodimenticato di quello che pochi dì innanzi avevi fattoardisti non so se più impudentemente o più superbamenteentrare in Palazzola signoria t'arebbe fatto saltare a terra dellefinestrenè comportato mai che tu tornassi a basso per quellescale per le quale eri sì frescamente salito a spogliarcidella recuperata libertà. Con questi modi si stabiliscono lerepublichecon questi modi si danno esempli che bastano per molteetà e memorie degli uomini.

FrancescoValoriquando io ero giovanecittadino buono e di grandissimaautoritàessendo el popolo in tumulto per le cose del fratementre che con uno mazziere innanzi andava per comandamento dellasignoria da casa sua in Palagiofu amazzato per la via da' parentidi Niccolò Ridolfi e di quelli altri e' quali lui poco innanziaveva procurato che si punissinoperché avevano congiurato dirimettere Piero de' Medici. E noi tuttiuno popolo interononabbiamo avuto ardire di fare per la salute nostra sìgiustamente contro a uno tale sceleratoquello che pochi privatibastò loro l'animo di fare ingiustamente contro a sìbuono e sì notabile cittadinoe ci maravigliamo poi che sìspesso si trovi chi abbia ardire di cercare di opprimere la nostralibertàchi pigli ogni dì animo di fare machinazione econgiurepoi che è lasciato vivere chi sìmanifestamentecosì crudelmente ce l'ha tolta; e non sololasciato viverema permesso che usi la patriausi la civilitàusi tutti e' benefici e le legge della libertànon altrimentiche è permesso usare a chi l'ha fondata. Ma poi che si vivecosì vediamo se vorrà allegare altra difesa.

Ricorderavicome amatore della republicao lui o altri per luiche èmala cosa mandare in esilio cittadiniavere fuoruscitiche vengonomolti tempi che sono dannosi alle città e danno animo a'prìncipi di travagliarle. Dirà che più siguadagnano e' cittadini co' benefìciche non si spengono conle pene; essere più utile avergli drento amiciche fuorainimici; che la condannazione sua dispererà moltitemendoogni dì el medesimo di sèche la assoluzioneassicurerà ognuno e fermerà gli animi che stannosospesi; quello che in ultimo non gli parrà potere ottenerecon questa ragionecercherà di ottenere co' prieghicon lamisericordiacon la compassione. Deplorerà le sue calamitàe persecuzioneallegherà mille esempli della vostramansuetudine; pregherravi che non pigliate natura e costumi nuoviche non vogliate discrepare da voi medesimida Dio finalmenteesempio e fonte di misericordia. Cose che potrebbono forse essereudite se si potessi sperare che tu diventassi dissimile di temedesimoo se questa facilità non fussi per essere la totaleruina di questa città: perché se bene e' peccati tuoisono inestimabilise passano sanza comparazione tutti e' peccatiinsieme che da cento anni in qua si sono commessi da cittadini diquesta cittàa chi ha passato ogni esemplo di peccare nonconviene che giovino gli esempli della misericordia. Io che sono loaccusatore tuo volterei questa voce a peccare per tenè sareimanco caldo in pregare che sono stato in accusare. Darei questo a'parenti tuoidareilo alla conversazione che già ebbi tecodare' lo a' meriti di tuo padre; ma se vi sei incorrigibilesequesta mansuetudine che tu alleghi è crudeltà controalla patriachi è quello che non vede che per la salute tuanon si debbe distruggere la salute nostra?

Lecose nostre passateprovate con tanto danno nostroci debbonoammunire delle futuree quello che non è stata potente ainsegnarci la ragioneci doverrebbe pure insegnare la esperienzia.Non doverremo più confondere e' vocabuli delle cosedoverremopure oramai sapere che è differenzia da bontà adappocaggine: quella conserva e' buoniquesta perdona a' tristi. E'padri nostri nel 94 usorono questa misericordia agli amici de'Mediciperdonando loro tutte le cose passateesaltandogli sanzadistinzione a tutti gli onori; nè però mutoronoopinioneanzi si dette animo agli altri di tentare cose nuovesperando con questi esempli anche loro la impunitàdondeseguì la perdita della nostra libertàe quellamisericordia fu causa che fumo di nuovo conculcati e che di nuovoandamo in bocca di Faraone. Se si fa ora el medesimoseguiranno glieffetti medesimima con più infamia nostraperchéfelice è chi impara a spese di altripazzo è chiimpara alle sue. Che fanno questi esempli altro che dare animo a'tristi di machinarealtro che fare che in ogni tempo non manchino a'tiranni satelliti e ministri? Chi è quello che non vogliaessere amico de' tirannise mentre stanno in Firenze si gode lostato e grandezza loro; cacciati che sononon ne va altro che avereper qualche mese uno poco di grido drieto sanza effettoe per unavolta o due qualche decina di ducati più che non vorrebbono dibalzello? Studiano tutte l'altre città di fare esemipli chenon si cerchi di restituire e' tirannichequando sono drentochee' cittadini non gli seguitino e non gli fomentino; e noi facciamoogni cosa perchéquando sono fuoraci sia chi apra le portea fargli tornaree quando sono drentochi le serri perchénon possino andarsene.

Nonè questa misericordianon mansuetudineè dissoluzionedi governoè equivocazione di ordinecrudeltà di sestesso. Quando non abbiamo la libertànon pensiamonondesideriamonon suspiriamo altro; quando l'abbiamoperdiamo ognimemoria di conservarla.

Ricordatevigiudiciquanto ci è parsa lunga e grave questa ultimaservitù; ricordatevi quante orazionequante lacrimequantivoti abbiamo fatto per recuperarla; ricordatevi che non la virtùnon le opere nostrema Dio miracolosamente ce l'ha restituita.Quando togliemo l'arme per recuperarlaci caddono prima di mano chel'avessimo prese; quando ci pareva essere più soggiogatipiùoppressiDiodicodi nuovo miracolosamente ce l'ha renduta; non cel'ha data perché ce la lasciamo cadere; non ci ha dato facultàdi conservarla perché per dapocaggine la perdiamo. Nonvogliamo tentare Dionon dargli causa di voltare gli occhi da noi:non vuole sempre fare miracolivuole che anche gli uomini si aiutinoper se stesso. Perdonateio sono contentoa messer Francescosenon siate certi che e per la natura sua sarà pernizioso comeprimae per la misericordia vostra più animoso al male cheprima. Abbiategli rispetto per non spaventare troppo o disperare gliamici de' Medicise non cognoscete che e' sono incorrigibilie cheè pazzia cercare di piegare con la dolcezza quelli che ènecessario tenere legati con la rigidità. E' fisici valentiquando hanno curato lungamente uno infermo co' rimedi freddiseveggono che non giovanopigliano la via contraria ed adoperano e'caldi. Noi abbiamo voluto sanare tante volte la città con lamansuetudine e con la clemenzia; veggiamo che questo infermo èsempre piggioratoprocuriamo la severità e la asprezza. Mancomale è che gli amici de' Medici spaventinoche e' piglinoanimo; meglio che si desperinoche se avessino causa di speraretroppo; meglio e più sicuro è che stia fuora chisarebbe pericoloso drento. Vorrei che sanza danno publico si potessilasciare stare ognuno nella città; ma di dua mali si debbeeleggere el minoree lo inimico che è fuora ti fa pauraquello che è drento ti fa male.

Aveteudito e' peccati di messer Francesco: paionvi cose nefandeinauditenuove; paionvi cose che con difficultà vi aresti potutoimmaginarecose che avete orrore a sentirle dire. Che direte quandogli arete uditi tuttiquando arò messo in luce quello che èla fonte e la origine di tutti gli altriquello che passa ogniesempio di ambizione e di avarizia?

Erapresidente di Romagnacon tanto piede che vi teneva el fratello persustituto; stava lui fermo apresso al papa a consigliare ed espediretutte le faccende dello statole quali quanto siano grande in unopontificato è difficile a pensarepiù difficile adire. Trovavasi in tanta riputazionein tanta autoritàintanti guadagniche non che mai l'avessi speratanon aveva mai avutoardire di desiderarla: perché la verità è chesono gradi che passano la misura di cittadini fiorentininon dauomini privati ma da personaggi grandi; gradi che nonché glialtri ma e' cardinali sogliono tenersene onorati; e nondimeno nètanti onori nè tanta utilità nè tanta grandezzabastorono a questo animo corrottoa questa fonte di tutta lacupidità. Per andare capo degli esercitiper trionfare dellaLombardiaper farsi vedere in excelsis a quegli popoli che avevagovernato tanti anni; per parere quello che governassi la pace e laguerraper parere unico apresso al papae come io credo anche peravere commodità di rubare tanto tesoro; per qualunque diqueste cose o per tutte insiemeperché uno peccato sìgrande bisogna che abbia più di una originetanto parlòtanto dissetanto arguìtanto esclamòtanto subornògli altriche indusse el papa alle armea pigliare questa guerraperniziosaa accendere questo fuoco del quale è giàabruciata mezza Italia ed innanzi finisca abrucierà el tutto.

Nonaveva bisogno el papa di fare questa deliberazioneperché nonvi era nè inimicizia nèpericolo; la guerra non eracon luima tra lo imperadore ed el re di Francia; ciascuno di lorolo riguardavaciascuno l'onorava; non erano più percombattere in Italia ma fuora; più conservava lo officio suopiù la sua autorità a conservarsi neutrale; era el suodebito trattare la pace tra loropensare alla guerra contro agliinfedeliprovedere alla Ungheria a chi già si accostavaquello fuoco del quale pochi mesi poi abruciò. Era piùsecondo la natura suache come hanno mostro poi gli effetti ed eraanche cognosciuto insino alloraera aliena dalle difficultà edalle molestie: ma la ambizionela avarizia di messer Francescolasua inquieta naturalo animo suo immoderato lo spinse a unadeliberazione vituperosapericolosa e di infinita spesa e travaglio;e quello che per noi fu peggiofu causa di mettervi anche drento lanostra città.

Elgradole forzele facultàla consuetudine sua noncomportava che si implicassi nella guerra tra questi prìncipigrandima checome avevano sempre fatto e' nostri padriattendessia schermirsi e ricomperarsi da chi vincevasecondo le occasione e lenecessità. Non era uficio nostro volere dare legge a Italiavolerci fare maestri e censori di chi aveva a starcidi chi aveva auscirne; non mescolarci nella quistione de' maggiori re de'cristiani; abbiamo bisogno noi di intrattenerci con ognunodi fareche e' mercatanti nostri che sono la vita nostrapossino andaresicuri per tuttodi non fare mai offesa a alcuno principe grande senon constretti ed in modo che la scusa accompagni la ingiurianèsi vegga prima la offesa che la necessità. Non abbiamo bisognodi spendere e' nostri danari per nutrire le guerre di altrimaserbargli per difenderci dalle vittorie; non per travagliare emettere in pericolo la vita e la cittàma per riposarci esalvarci. Potavamo oziosi stare a vedere le guerre d'altried allafine comperare la pace e la salute nostra con infiniti danari mancoche non abbiamo el primo dì comperato la guerra e la ruina.Avevamo mille modi di salvarciora non è nessuno: se vince loimperadore andiamo a saccose el re di Francia e viniziani restiamoin preda ed in servitù; apresso all'uno de' re siamo ingrandissimo odioapresso all'altro in disprezzoabbiamo dissipatotanto tesoro che oramai è dissipato el publicoel privato;abbiamo avuto nel paese nostro gli eserciti amici ed inimicil'uno el'altro ci ha trattato crudelissimamente; abbiamo avuto paura chequesta povera città non vadia a saccoal fuoco ed a quegliestremi malie ne siamo tuttavia in più pericolo che mai;crescono ogn'ora le spese ed e' disordini; non possiamo gittare interra questo pesoe standoci sotto crepiamo.

Tuttequeste cose hanno una fonte medesima ed una origine: messer Francescol'ha mossemesser Francesco l'ha procuratemesser Francesco l'hafomentatemesser Francesco l'ha nutrite. Voi vi dolete che e' Montinon rendonoche le fanciulle non si maritono: messer Francesco ne ècausa; e' mercatanti si lamentano che non si fa faccende: messerFrancesco ne è causa; e' poveri cittadini che per e' danniricevutiper le immoderate gravezze che si sono poste e pongonohanno impegnato le entratehanno fatto debitosono in estremanecessità: vedete qui chi ne è cagione; la cittàtutta è spaventata per e' pericoli del sacco: vedete qui dondeprocedono. Ma che piango io e' mali soli di questa città? Lacalamitàla ruina di tutto el mondo non nasce da altri che date. Per te è sbandito da tutti el nome santo della paceelmondo tutto è in guerrain armein fuoco. Per te èstata data in preda agl'infideli l'Ungheria; per te è andataRoma a sacco con tanta crudeltàcon tanta ruina universale eparticulare di tanti nostri cittadini; per te gli eretici dominano e'luoghi santi; per te hanno gittate a' cani le reliquie. Tu la pestetu la ruinatu el fuoco di tutto el mondo; e ci maravigliamo chedove abiti tuinimico di Dio e degli uominiinimico della patria edelle provincie forestieresia pieno di morbosia pieno dicarestiavenghino tanti flagelli?

Voletevoi che el morbo vadia viavolete voi che torni la abundanziavolete voi recuperare la pacee mandare agli ereticiagli infedeliquesti terrori? Cacciate via messer Francesco in Costantinopoli o inPaganìameglio sarebbe nello inferno. Rallegrerassi questopaeserasserenerassi questa aria; rideranno insino alle prietre;dove abiterà luiabiteranno sempre tutti gli spaventiabiteranno tutti e' maliabiteranno finalmente tutti e' diavoli. Lequali cose essendo cosìgiudicivedete che qui non si trattao di mediocri o di oscuri peccatinon si tratta di interessipiccolima della libertàdella salutedella vita vostra;non di punire uno cittadinonon uno uomoma uno morbouno monstrouna furia.

Ame privatamente non importa più el fine di questo giudicio;importa a questo populoa questa cittàalla salute nostra ede' nostri figliuoli. Io ho satisfatto assai alla esistimazione miaavendolo accusato in modo che resta condannato nella opinione diognuno; quello che restatocca a voigiudici. Sono stato solo aaccusarlo; ho presa iodebole cittadinotutta la inimicizia addossoa me: l'ho presa voluntariamentenon aspettava questo da me lapatrianon avevo obligazione propria di farlo; nessuna imputazionemi sarebbe stata datanessuna querela sarebbe stata fatta se io nonl'avessi accusato. Che avete a fare voi che siate moltiche siate sìqualificati e sì onorati cittadini? Vi stringe el debitodell'uficio al condannarlo; questa necessità ed el numero vicuopre dalle inimicizie; el popolo v'ha eletti a questo giudicioedavendovi messo in mano la somma della republicaha dimostratograndissima fede in voialla quale non corrispondere è sommasceleraggine. Vedete quanto concorsoquanta espettazione; ognunocognosce che in questa sentenzia si contiene la vita suala salutesua e de' figliuoli. Assoluto luiè ruinata questa legge laquale è el bastone della libertà; non ci resteràpiù reverenzianon terrore; resteranno sanza pene leinsolenziele rapinele congiure; non bisognerà piùleggenon magistratinon giudci. Tutte queste cose o dallaassoluzione sua hanno a pigliare la morteo dalla condannazione laperpetuità; nelle sentenzie vostre consiste la libertào la tirannideconsiste la salute o la ruina di tutti.

Anzici consiste più presto la salute vostragiudiciparticularmentee di quelli che con tanta impudenzia aiutano questosceleratoperché se camperà delle mani vostrenoncamperà da quelle del popolo; se le arme vostre non loamazzerannolo amazzeranno e' sassi e le arme di questa moltitudinela quale se comincia a farsi ragione da se medesimachi vi assicurache lo sdegno giustoche la desperazione non la traporti; chichela si contenti del sangue di questo monstroe non si vendichi controa chi a dispetto del cielo e della terra lo vuole difenderecontro achi mette nella guaina quella spada che nuda gli è stata messain mano per fare giustizia? Non mancherà chi stimolichiriscaldi el popolo; iose mancheranno gli altrisarò elconfortatoreel concitatore. Perché che abbiamo noi piùa fare al mondo? A che proposito più vivere se ci è dinuovo tolta la nostra libertà? Vadia prima in confusione eltuttorovini prima ogni cosafaccisi prima uno nuovo caosche noisopportiamo e vediamo più tanta indignità. Io lo dicoun'altra voltasarò se bisognerà el confortatoreelconcitatoresarò el primo a pigliare sassia gridare popoloa gridare libertà.

Malo farà lui medesimo sanza che altri lo riscaldi. Non vedetevoi giudiciquanto ognuno è commossoquanto ognuno èinfiammato? Non vedete voi che ora con grandissima difficultàsi ritengononon vedete voi e' moti e gestinon sentite voi giàe' mormorii e' romori? Troppo pure ora è el pericolo chequella tanta pazienzia non si volti in grandissima rabbiaingrandissimo impeto; che questi nugoliche questa tempesta si sfoghinon solo contro gli autori del male ma ancora contro agli adiutatorifautori e consenzienticontro a chi potendo non arà proibito.Non gli tiene fermi altro che la speranza del giudicio vostro; comequesta manchi lorovedrete da per se medesimo concitato ogni cosa;vedrete el popolo in furoredal quale se gli altri priegano Dio checi liberiguardate voi giudici di non lo accendere. Vogliateprovedercigiudicicon la vostra prudenziae faccendo quello chesi aspetta alla fedealla bontà e sapienzia vostracomeciascuno meritamente spera da voiessere più presto causa delbenedella libertàdella salute di questa patriachemancando del debito vostroa voi medesimi ed alla espettazione ches'ha di voidare occasione a qualche pericolosissimo scandoloedessere finalmente causa con gravissima vostra infamia e pericoloconinfinito danno di questa cittàche dove ora a spegnere questofuoco basta poca acquanon sia per bastare tutta quella che èin Arno ed in Tevere e finalmente in mare.