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GuicciardiniFrancesco



RICORDIPOLITICI E CIVILI



I

Quelloche dicono le persone spiritualiche chi ha fede conduce cosegrandi; e come dice lo Evangelochi ha fede può comandare a'monti ecc.; procede perché la fede fa ostinazione. Fede non èaltro che credere con opinione fermae quasi certezza le cose chenon sono ragionevoli; ose sono ragionevolicrederle con piúresoluzione che non persuadono le ragione. Chi adunque ha fedediventa ostinato in quello che credee procede al cammino suointrepido e resolutosprezzando le difficultà e pericoliemettendosi a sopportare ogni estremità. Donde nasce cheessendo le cose del mondo sottoposte a mille casi e accidentipuònascere per molti versi nella lunghezza del tempo aiuto insperato achi ha perseverato nella ostinazione; la quale essendo causata dallafedesi dice meritamente: chi ha fede conduce cose grandi. Esemploa' dì nostri ne è grandissimo questa ostinazione de'Fiorentiniche essendosi contro a ogni ragione del mondo messi aaspettare la guerra del papa e imperadoresanza speranza di alcunosoccorso di altridisuniti e con mille difficultàhannosostenuto in sulle mura già sette mesi gli esercitie qualinon si sarebbe creduto che avessino sostenuto sette dì; econdotte le cose in luogo che se ne vincessinonessuno piú sene maraviglierebbedove prima da tutti erano giudicati perduti; equesta ostinazione ha causata in gran parte la fede di non potereperire secondo le predizioni di Fra Jeronimo da Ferrara

II

Sonoalcuni principi che agli imbasciadori loro comunicano interamentetutto el segreto suoe a che fine voglio condurre la negoziazioneche hanno a trattare con l'altro principe al quale sono mandati.Altri giudicano essere meglio non aprire loro se non quello chevogliono si persuada all'altro principe; el quale se voglionoingannarepare loro quasi necessario ingannare prima lo imbasciadoreproprioche è el mezzo e instrumento che l'ha a trattare epersuadere all'altro principe. L'una e l'altra opinione ha le ragionesue; perché da un canto pare difficile che lo imbasciadoreche sa che el principe suo vuole ingannare quell'altroparli etratti con quello ardire e con quella efficacia e fermezza chefarebbe se credessi la negoziazione trattarsi sinceramente e sanzasimulazione; sanza chepuò per leggerezza o malignitàfare penetrare la mente del suo principe; il chese non la sapessinon potrebbe fare. Da altro canto accade molte volte che quando lapratica è simulatalo imbasciadore che crede che la sia veratrasanda molte volte piú che non ricerca el bisogno dellacosa; nella qualese crede veramente el principe suo desideripervenire a quello finenon usa molta moderazione e considerazione aproposito del negozioquali potrebbe usare se sapessi lo intrinseco.E non essendo quasi possibile dare le instruzione agli imbasciadorisuoi sì particulari che l'indirizzino in tutti e particularise non in quanto la discrezione gli insegni accomodarsi a quello fineche ha in generalechi non ne ha notizia non può fare questo;e però facilmente può errarvi in mille modi. Laopenione mia èche chi ha imbasciadori prudenti e integrieche siano affezionati a sée dipendenti in modo che nonabbino obietto di dependere da altrifaccia meglio acconciare lamente sua; ma quando el principe non si risolve che siano totalmentedi questa qualitàè manco pericoloso non si lasciaresempre intendere da loroe fare che el fondamento di persuadere unacosa e altri sia el fare persuasione del medesimo nel proprioimbasciadore.

III

Vedesiper esperienzia che e principiancora che grandihanno carestiagrandissima di ministri bene qualificati; di questo nessuno simeraviglierà quando e principi non hanno tanto giudicio chesappino cognoscere gli uominio quando sono sì avari che nongli vogliono premiare. Ma pare bene da maravigliarsene ne' principiche mancano di questi dua difetti; perché si vede quanto gliuomini di ogni sorte desiderano servirglie quanta comoditàloro abbino di beneficargli. Nondimeno non debbe parere sìmaraviglioso a chi considera la cosa in sé piúprofondamente; perché uno ministro di uno principeio parlodi chi ha a servire di cose grandebisogna che sia di estraordinariasufficienzae di questi si truovano rarissimi; e oltre a questo ènecessario sia di grandissima fede e integritàe questa èforse piú rara che la prima. In modo che se non facilmente sitruovano uomini che abbino alcuna di queste dua partequanto piúrari si troveranno quegli che l'abbino dua? Questa difficultàmodererebbe assai uno principe prudentee che non si riducessi apensare giornalmente a quello che gli bisogna; ma anticipando colpensierescegliessi ministri non ancora fattie qualiesperimentando di cosa in cosa e beneficandosi assuefacessino allefaccende e si mettessino nella servitú sua; perché èdifficile trovare in uno tratto uomini fatti della qualitàdetta di soprama si può bene sperare col tempo di fargli.Vedrassi bene che più copia hanno di ministri e principiseculari che e papiquando ne fanno la debita diligenzia; perchépiú rispetto s'ha al principe seculare e piú speranzadi potere perpetuare nella sua servitúvivendo lui per loordinario piú lungamente che el papae succedendogli uno che' è quasi el medesimo che lui; e potendo el successore fidarsifacilmente di quegli che sono stati adoperati o cominciati aadoperare dallo antecessore. Aggiungnesi che per essere e ministridel principe seculare o sudditi suoi o almeno beneficati di cose chesono nel suo dominio sono necessitati avergli sempre rispettootemergli e loro e successori; le quali ragione cessano ne' ponteficiperchéessendo communemente di brieve vitanon hanno moltotempo a fare uomini nuovi; non concorrono le ragione medesime dipotersi fidare uomini di diversi paesinon dependenti dalpontificato; sono beneficati di cose che sono fuori delle mani delprincipe e successori; non temono del nuovo pontefice; néhanno speranza di continuare el servizio suo con lui; in modo che èpericolo non siano piú infedeli e manco affezionati alservizio del padroneche quelli che servono uno principe seculare.

IV

See principiquando viene loro benetengono poco conto de' servitoriper ogni suo piccolo interesse gli disprezzano o mettono da canto;che può sdegnarsi o lamentarsi uno padrone se e ministripureche non manchino al debito della fede e dell'onoregli abandonano opigliano quelli partiti che siano piú a loro beneficio?

V

Segli uomini fussino discreti o grati abastanzadovrebbe uno padronein ogni occasione che n'habeneficare quanto potessi e suoiservitori; ma perché la esperienzia mostrae io l'ho sentitoda' miei servitori in me medesimoche spesso come sono pienio comeal padrone manca occasione di potergli trattare bene come ha fattoper el passatolo piantano; chi pensa al profitto suo debbeprocedere con larghezzaintrattenendogli piú con la speranzache con gli effetti; la quale perché gli possa ingannareènecessario beneficarne talvolta qualcuno largamentee questo basta;perché è naturale degli uominiche in loro possaordinariamente tanto piú la speranza che el timore; che piúgli conforta e intrattiene lo esemplo di uno che veggono beneficatoche non gli spaventa el vedersene innanzi agli occhi molti che nonsono stati bene trattati.

VI

Ègrande errore parlare delle cose del mondo indistintamente eassolutamenteeper dire cosìper regola; perchéquasi tutte hanno distinzione ed eccezione per la varietàdelle circunstanzein le quali non si possono fermare con unamedesima misura; e queste distinzione ed eccezione non si truovanoscritte in su' librima bisogna le insegni la discrezione.

VII

Advertitebene nel parlare vostro di non dire mai sanza necessità coseche riferite possino dispiacere a altri; perché spesso intempi e modi non pensati nuocono grandemente a voi medesimi:advertitevivi dicobene; perché molti etiam prudenti vierranoe è difficile lo astenersene; ma se la difficultàè grandeè molto maggiore el frutto che ne risulta achi lo sa fare.

VIII

Quandopure o la necessità o lo sdegno vi induce a dire ingiuria aaltriadvertite almanco a dire cose che non offendono se non lui;verbi gratiase volete ingiuriare una persona proprianon dite maledella patriadella famiglia o parentado suo; perché èpazzia grande volendo offendere uno uomo soloingiurarne molti.

IX

Leggetespesso e considerate bene questi ricordiperché è piúfacile a cognoscergli e intendergli che osservargli; e questo sifacilita col farsene tale abito che s'abbino freschi nella memoria.

X

Nonsi confidi alcuno tanto nella prudenzia naturale che si persuadaquella piú bastare sanza l'accidentale della esperienzia;perché ognuno che ha maneggiato faccendebenchéprudentissimoha potuto cognoscere che con la esperienzia siaggiugne a molte cosealle quali è impossibile che elnaturale solo possa aggiugnere.

XI

Nonvi spaventi dal beneficare gli uomini la ingratitudine di molti;perché oltre che el beneficare per sé medesimo sanzaaltro obietto è cosa generosa e quasi divinasi riscontrapure beneficando talvolta in qualcuno sì gratoche ricompensatutte le ingratitudini degli altri.

XII

Quasitutti e medesimi proverbi o similibenché con diverse parolesi truovono in ogni nazione; e la ragione è che e proverbiinascono dalla esperienzia o vero osservazione delle cosele quali inogni luogo sono le medesime o simili.

XIII

Chivuole vedere quali sieno e' pensieri de' tirannilegga CornelioTacitoquando riferisce gli ultimi ragionamenti che Augusto morendoebbe con Tiberio.

XIV

Nonè la piú preziosa cosa degli amici; peròquandopotetenon perdete la occasione del farne; perché gli uominisi riscontrano spessoe gli amici giovanoe gli inimici nuocono intempi e luoghi che non aresti mai aspettato.

XV

Ioho desideratocome fanno tutti gli uominionore e utile; e n'hoconseguito molte volte sopra quello che ho desiderato o sperato; enondimeno non v'ho mai trovato drento quella satisfazione che io miero immaginato; ragionechi bene la considerassipotentissima atagliare assai delle vane cupidità degli uomini.

XVI

Legrandezze e gli onori sono comunemente desiderati perché tuttoquello che vi è di bello e di buono apparisce di fuorae èscolpito nella superficie; ma le molestiele fatichee fastidiiee pericoli sono nascosti e non si veggono; e quali se apparissinocome apparisce el benenon ci sarebbe ragione nessuna da doverglidesiderareeccetto una solache quanto piú gli uomini sonoonoratireveriti e adoratitanto piú pare che si accostino ediventino quasi simili a Dio; al quale chi è quello che nonvolessi assomigliarsi?

XVII

Noncrediate a coloro che fanno professione d'avere lasciato le faccendee le grandezze volontariamente e per amore della quieteperchéquasi sempre ne è stata cagione o leggerezza o necessità;però si vede per esperienzia che quasi tutticome se gliofferisce uno spiraglio di potere tornare alla vita di primalasciata la tanto lodata quietevi si gettano con quella furia chefa el fuoco alle cose bene unte e secche.

XVIII

Insegnamolto bene Cornelio Tacito a chi vive sotto e tiranni el modo divivere e governarsi prudentementecosi come insegna a' tiranni emodi di fondare la tirannide.

XIX

Nonsi possono fare le congiure sanza compagnia di altrie peròsono pericolosissime; perché essendo la piú parte degliuomini o imprudenti o captivisi corre troppo pericolo aaccompagnarsi con persone di simile sorte.

XX

Nonè cosa piú contraria a chi vuole che le sue congiureabbino felice fineche volerle fondare molto sicuree quasi certeda riuscire; perché chi vuole fare questobisogna cheimplichi piú uominipiú tempo e piúopportunitàle quali sono tutte la via da farle scoprire. Eperò vedete quanto le congiure sono pericolosepoi che lecose che arrecano sicurtà negli altri casiin questa arreconopericolo; il che credo sia anche perché la fortunache inquelle ha gran forzasi sdegni contro a chi fa tanta diligenzia dicavarle dalla sua potestà.

XXI

Ioho detto e scritto altre volteche e Medici perderono lo Stato nel27 per averlo governato in molte cose a uso di libertàe chedubitavo che el popolo perderebbe la libertà per governarla inmolte cose a uso di Stato. La ragione di queste due conclusione èche lo mantenervisibisognava si facessi uno fondamento di amicipartigianicioè d'uomini che da uno canto cavassino beneficioassai dello Stato; dall'altrosi cognoscessino perduti e non potererestare a Firenzese e Medici ne fussino cacciati. E questo nonpoteva esseredistribuendosi largamente come si faceva gli onori eutili della cittànon volendo dare quasi punto di favoreestraordinario agli amici nel fare parentadie ingegnandosi mostrareequalità verso ognuno; le quali cose se si riducessino alloestremo contrario sarebbono da biasimare assaima anche tenerle insu questo estremo non facevano fondamento di amici allo Stato de'Medici; e se bene piacevano allo universalequesto non bastavaperché da altro canto era sí fisso ne' cuori degliuomini el desiderio di tornare al Consiglio Grandeche nessunamansuetudinenessuna dolcezzanessuno piacere che si facessi alpopolo bastava a eradicarlo. E gli amicise bene piacessi loroquello Stato non vi avevano però tanta satisfazioneche perquesto volessino correre pericolo; e sperando che se si governavanoonestamente potersi salvare in sullo esemplo del 94erano dispostiin uno frangente piú presto a lasciare correre che a sostenereuna grossa piena. Per el contrario totalmente bisogna che proceda unogoverno populare; perché essendo communemente amato inFirenzené essendo una machina che si regga con fine certoindirizzato da uno o da pochima facendo ogni dí per lamoltitudine e ignoranzia di quelli che vi intervengono variazione nelprocedereha bisogno volendo mantenersi di conservarsi grato allouniversalefuggire quanto può le discordie dei cittadini; lequali non potendo o non sapendo lui calpestareaprono la via allamutazione de' governi; e in effetto camminare tutto con giustizia eequalità; donde nascendo la sicurtà di tuttineseguita in gran parte la satisfazione universalee el fondamento diconservare el governo popularenon con pochi partigianie quali luinon è capace di reggerema con infiniti amici; perchécontinuare a tenerlo a uso di Stato non è possibilese dareggimento populare non si trasmuta in un'altra spezie; e questo nonconserva la libertàma la distrugge.

XXII

Quantevolte si dice: se si fussi fatto o non fatto cosìsariasucceduta o non succeduta la tale cosa! che se fussi possibilevederne el paragonesi cognoscerebbe simile openione essere false.

XXIII

Lecose future sono tanto fallace e sottoposte a tanti accidenti che elpiú delle volte coloro ancora che sono bene savii se neingannano: e chi notassi e giudicii loromassime ne' particularidelle coseperché ne' generali piú spesso s'appongonosarebbe in questo poca differenzia da loro agli altri che sono tenutimanco savii. Però lasciare uno bene presente per paura di unomale futuro è el piú delle volte pazziaquando el malenon sia molto certo o propinquoo molto grande a comparazione delbene; altrimenti bene spesso per paura di una cosa che poi riescevanati perdi el bene che tu potevi avere.

XXIV

Nonè la piú labile cosa che la memoria de' beneficiiricevuti: però fate piú fondamento in su quegli chesono condizionati in modo che non vi possino mancareche in sucoloro quali avete beneficati; perché spesso o non se nericordanoo presuppongono e beneficii minori che non sonooreputano che siano fatti quasi per obligo.

XXV

Guardatevida fare quelli piaceri agli uomini che non si possono fare sanza fareequale dispiacere a altri; perché chi è ingiuriato nondimenticaanzi reputa la ingiuria maggiore; chi è beneficatonon se ne ricordao gli pare essere beneficato manco che non è;però presupposte le altre cose parise ne disavanza piúdi gran lunga che non si avanza.

XXVI

Gliuomini doverebbono tenere molto piú conto delle sustanzie eeffetti che delle cerimoniee nondimeno è incredibile quantole umanità e gratitudine di parole leghi communemente ognuno;il che nasce che a ognuno pare meritare di essere stimato assaieperò si sdegna come gli pare che tu non ne tenga quello contoche si persuade meritare.

XXVII

Lavera e fondata sicurtà di chi tu dubitiè che le cosestiano in modo che benché voglia non ti possa nuocere; perchéquelle sicurtà che sono fondate in sulla voluntà ediscrezione di altri sono fallaceatteso quanto poca bontà sitruova negli uomini.

XXVIII

Ionon so a chi dispiaccia piú che a me la ambizionela avariziae le mollizie de' preti; sì perché ognuno di questivizii in sé è odiososì perché ciascunoe tutti insieme si convengono poco a chi fa professione di vitadipendente da Dio; e ancora perché sono vizii sìcontrarii che non possono stare insieme se non in uno subietto moltostrano. Nondimeno el grado che ho avuto con piú ponteficim'ha necessitato a amare per el particulare mio la grandezza loro; ese non fussi questo rispettoarei amato Martino Luter quanto memedesimonon per liberarmi dalle legge indotte dalla religionecristiana nel modo che è interpretata e intesa communementema per vedere ridurre questa caterva di scelerati a' termini debiticioè a restare o sanza vizii o sanza autorità.

XXIX

Hodetto molte volteed è verissimoche piú èstato difficile a' Fiorentini a fare quello poco dominio che hannoche a' Viniziani el loro grande; perché e Fiorentini sono inuna provincia che era piena di libertàle quali èdifficilissimo a estinguere; però si vincono con grandissimafaticae vinte si conservano con non minore. Hanno di poi la Chiesavicinache è potente e non muore maiin modo chese qualchevolta travagliarisurge alla fine el suo diritto piú frescoche prima. E Viniziani hanno avuto a pigliare terre use a servirelequali non hanno ostinazione né nel difendersi né nelribellarsi; e per vicini hanno avuto principi secolarila vita e lamemoria de' quali non è perpetua.

XXX

Chiconsidera bene non può negare che nelle cose umane la fortunaha grandissima potestàperché si vede che a ogn'oraricevono grandissimi moti da accidenti fortuitie che non èin potestà degli uomini né a prevedergli né aschifargli; e benché lo accorgimento e sollecitudine degliuomini possa moderare molte cosenondimeno sola non bastama glibisogna ancora la buona fortuna.

XXXI

Coloroancora cheattribuendo el tutto alla prudenza e virtúescludendo quanto possono la potestà della fortunabisognaalmanco confessino che importa assai abattersi o nascere in tempo chele virtú o qualità per le quali tu ti stimi siano inprezzo: come si può porre lo essemplo di Fabio Massimoalquale lo essere di natura cuntabundo dette tanta riputazioneperchési riscontrò in una spezie di guerranella quale la caldezzaera perniziosala tardità utile; in uno altro tempo sarebbepotuto essere el contrario. Però la fortuna sua consistéin questoche e tempi suoi avessino bisogno di quella qualitàche era in lui; ma chi potessi variare la natura sua secondo lecondizione de' tempiil che è difficillimo e forseimpossibilesarebbe tanto manco dominato dalla fortuna

XXXII

Laambizione non è dannabilené da vituperare quelloambizioso che ha appetito d'avere gloria co' mezzi onesti eonorevoli; anzi sono questi tali che operano cose grande ed eccelse.E chi manca di questo desiderioè spirito freddo e inclinatopiú allo ozio che alle faccende. Quella è ambizioneperniziosa e detestabile che ha per unico fine la grandezzacomehanno communemente e principi; e quali quando la propongono peridoloper conseguire ciò che gli conduce quella fanno unopiano della coscienziadell'onoredella umanità e di ognialtra cosa.

XXXIII

Èin proverbioche delle riccheze male acquistate non gode el terzoerede; e se questo nasce per essere cosa infettapare che moltomanco ne dovessi godere quello che l'ha male acquistate. Dissemi giàmio padre che Santo Augustino dicevala ragione essere perchéno si truova nessuno sì scelerato che non faccia qualche bene;e che Dio che non lascia alcuno bene inrenumeratoné alcunomale impunitodàgli in satisfazione de' suoi beni questocontento nel mondoper punirlo poi pienamente del male nell'altro; enondimeno perché le ricchezze male acquistate s'hanno apurgarenon si perpetuare nel terzo erede. Io gli risposiche nonsapevo se el detto in sé era veropotendosene allegare incontrario molte esperienzie; ma quando fussi veropotersiconsiderare altra ragione; perché la variazione naturale dellecose del mondo fa che dove è la ricchezza venga la povertàe piú negli eredi che nel principale; perché quanto eltempo è piú lungotanto è piú facile lamutazione. Dipoi el principalecioè quello che l'haacquistatev'ha piú amore; e avendo saputo guadagnarlesaanche la arte del conservarlee usato vivere da povero non ledissipa; ma gli eredi non avendo tanto amore a quello che sanza lorofatica si hanno trovato in casaallevati da ricchi e non avendoimparato le arte del guadagnareche maravigli è che o pertroppo spendere o per poco governo se le lascino uscire di mano?

XXXIV

Tuttele cose che hanno a finire non per impeto di violenzama diconsunzionehanno piú lunga vita assai che l'uomo daprincipio non si immagina. Vedesi lo esemplo in uno eticoche quandoè giudicato essere allo estremovive ancora non solo dìma talvolta settimane e mesi; in una città che s'ha da vincereper assediodove le reliquie delle vettovaglie ingannano sempre laopinione di ognuno.

XXXV

Quantoè diversa la pratica dalla teorica! quanti sono che intendonole cose beneche o non si ricordano o non sanno metterle in atto! Ea chi fa cosìquesta intelligenzia è inutile; perchéè come avere uno tesoro in una arca con obbligo di non poteremai trarlo fuora.

XXXVI

Chiattende a acquistare la grazia degli uominiavvertiscaquando èrichiestoa non negare mai precisamentema dare risposte generale;perché a chi richiedetalvolta non gli accade poi l'operatuao sopravengono anche impedimenti che fanno la scusa tuacapacissima. Sanza che molti uomini sono grossie facilmente silasciano aggirare con le parole in modoche etiam non facendo tuquello che non volevi o non potevi fares'ha spesso con quellafinezza di rispondere occasione di lasciare bene satisfatto coluialquale se da principio avessi negatorestava in ogni caso malcontento di te.

XXXVII

Negapure sempre quello che tu non vuoi che si sappiao afferma quello tuvuoi che si creda; perché ancora che in contrario siano moltiriscontri e quasi certezzalo affermare o negare gagliardamentemette spesso a partito el cervello di chi ti ode.

XXXVIII

Èdifficile alla casa de' Medici potentissima e con dua papaticonservare lo Stato di Firenze molto piú che non fu a Cosimoprivato cittadino; perchéoltre alla potenzia che fu in luieccessivavi concorse la condizione de' tempiavendo Cosimo avuto acombattere lo Stato con la potenzia di pochisanza displicenziadello universaleel quale non cognosceva la libertà; anzi inogni quistione tra potentie in ogni mutazionegli uomini mediocrie piú bassi acquistavano condizione. Ma oggi essendo statogustato el Consiglio Grandenon si ragiona piú di tôrreo tenere usurpato el governo a quattroseidieci o venti cittadinima al popolo tutto; el quale ha tanto lo obietto a quella libertàche non si può sperare di fargliene dimenticare con tutte ledolcezzecon tutti e buoni governi e esaltazione del publico che eMedici o altri potenti usino.

XXXIX

Nostropadre ebbe figliuoli sì bene qualificatiche a tempo suo fucommunemente tenuto el piú felice padre di Firenze; enondimeno io considerai molte volte checalculato tuttoeramaggiore el dispiacere che aveva di noi che la consolazione; pensaquello che interviene a chi ha figliuoli pazzicattivi o scelerati.

XL

Grancosa è avere potestà sopra altri; la quale chi sa usarebenespaventa con essa gli uomini piú ancora che non sono leforze sue; perché el suddito non sapendo bene insìnodove le si distendinobisogna si risolva piú presto a cedereche a volere far cimento se tu puoi fare o no quello di che tuminacci.

XLI

Segli uomini fussino buoni o prudentichi è preposto a altrilegittimamente arebbe a usare piú la dolcezza che la severità;ma essendo la piú parte o poco buoni o poco prudentibisognafondarsi piú in sulla severità e chi la intendealtrimentisi inganna. Confesso bene che chi potessi mescolare econdire bene l'una con l'altrafarebbe quello ammirabile concento equella armonia della quale nessuna è piú suave; ma sonograzie che a pochi el cielo largo destinae forse a nessuno.

XLII

Nonfare piú conto d'avere grazia che d'avere riputazione; perchéperduta la riputazione si perde la benivolenziae in luogo di quellasuccede lo essere disprezzato; ma a chi mantiene la riputazione nonmancano amicigrazia e benivolenzia.

XLIII

Hoosservato io ne' miei governiche molte cose che ho voluto condurrecome paceaccordi civili e cose similiinnanzi che io mi introduca[è utile] lasciarle bene dibattere e andare a lungo; perchéalla fine per stracchezza le parte ti pregano che tu le acconci; cosìpregatocon riputazione e sanza nota alcuna di cupiditàconduci quello a che da principio invano saresti corso drieto.

XLIV

Fateogni cosa per parere buoniché serve a infinite cose; maperché le opinione false non duranodifficilmente vi riusciràel parere lungamente buonise in verità non sarete: cosìmi ricordò già mio padre.

XLV

Elmedesimolodando la parsimoniausava direche piú onore tifa uno ducato che tu hai in borsache dieci che tu n'hai spesi.

XLVI

Nonmi piacque mai ne' miei governi la crudeltà e le peneeccessivee anche non sono necessarie; perché da certi casiesemplari in fuorabastaa mantenere el terroreel punire edelitti a 15 soldi per lirapure che si pigli regola di punirglitutti.

XLVII

Ladottrina accompagnata co' cervelli debolio non gli megliora o gliguasta; ma quando lo accidentale si riscontra col naturale buonofagli uomini perfetti e quasi divini.

XLVIII

Nonsi può tenere Stati secondo coscienzia; perché chiconsidera la origine lorotutti sono violenti; da quelli dellerepubbliche nella patria propria in fuorae non altrove: e da questaregola non eccettuo lo imperadore e manco e pretila violenzia de'quali è doppiaperché ci sforzano con le armitemporale e con le spirituale.

XLIX

Nondire a alcuno le cose che tu non vuoi che si sappinoperchésono varie le cose che muovono gli uomini a cicalarechi perstultiziachi per profittochi vanamente per parere di sapere; e setu sanza bisogno hai detto uno tuo segreto a un altronon ti debbipunto maravigliare se coluia chi importa el sapersi manco che a tefa el medesimo.

L

Nonvi affaticate in quelle mutazionele quali non mutano gli effettiche vi dispiaccionoma solo e visi degli uomini; perché siresta con la medesima mala satisfazione. Verbigratiache rilevacavare di casa e Medici ser Giovanni da Poppise in luogo suoentreria ser Bernardo da San Miniatouomo della medesima qualitàe condizione?

LI

Chisi travaglia in Firenze di mutare Statise non lo fa per necessitào che a lui tocchi diventare capo del nuovo governoè pocoprudente: perché mette a pericolo sé e tutto el suosela cosa non succede; succedendonon ha apena una piccola parte diquello che aveva disegnato. E quanta pazzia è giucare a unogiuoco che si possa perdere piú sanza comparazione cheguadagnare; e quello che non importa forse mancomutato che sia loStatoti oblighi a uno perpetuo tormento d'avere sempre a temere dinuova mutazione.

LII

Sivede per esperienzia che quasi tutti quelli sono stati ministri aacquistare grandezza a altriin progresso di tempo restano seco inpoco grado: la ragione si dice essereperché avendocognosciuto la sufficienzia suateme non possa uno giorno tôrgliquello che gli ha dato. Ma non è forse manco perchéquello taleparendogli avere meritato assaivuole piú chenon se gli conviene; il che non gli sendo concessodiventa malcontento; donde tra lui e el principe nascono gli sdegni e lasuspizione.

LIII

Ognivolta che tuche sei stato causa o m'hai aiutato diventare principevuoi che io mi governi a tuo modoo ti conceda cose che siano indiminuzione della mia autoritàgià scancelli quellobeneficio che tu m'hai fatto; poiché cerchi o in tutto o inparte tôrmi lo effetto di quello che m'hai aiutato aacquistare.

LIV

Chiha carico di difendere terreabbi per principale obietto allungarequanto puòperchécome dice le proverbiochi hatempo ha vita; la dilazione reca infiniti favori da principio nonsperati e non cognosciuti.

LV

Nonspendere in sullo assegnamento de' guadagni futuriperchémolte volte o ti mancano o riescono minori del disegno; ma pelcontrario le spese sempre multipliconoe questo è lo ingannoche fa fallire molti mercantiche togliendo a cambio per potersivalere di quello mobile a fare maggiori guadagniogni volta chequegli o non riescono o si allunganoentrano in pericolo di esseresopraffatti da' cambiie quali non si fermono o diminuiscono maimasempre camminano e mangiano.

LVI

Nonconsiste tanto la prudenzia della economica in sapersi guardare dallespeseperché sono molte volte necessariequanto in saperespendere con vantaggiocioè uno grosso per 24 quattrini.

LVII

Quantosono piú felici gli astrologi che gli altri uomini! Quellidicendo tra cento bugie una veritàacquistano fede in modoche è creduto loro el falso; questi dicendo tra molte veritàuna bugiala perdono in modo che non è piú credutoloro el vero. Procede dalla curiosità degli uominichedesiderosi sapere el futuroné avendo altro modosonoinclinati a correre dietro a chi promette loro saperlo dire.

LVIII

Quantodisse bene el Filosofo: De futuris contingentibus non est determinataveritas! Aggirati quanto tu vuoiche quanto piú ti aggiritanto piú truovi questo detto verissimo.

LIX

Dissigià io a papa Clemente che si spaventava di ogni pericolochebuona medicina a non temere così di leggieri era ricordarsi diquante cose simili aveva temuto invano; la quale parola non voglioche serva a fare che gli uomini non temino maima che gliassuefaccia a non temere sempre.

LX

Loingegno piú che mediocre è dato agli uomini per la loroinfelicità e tormento; perché non serve loro a altroche a tenergli con molte piú fatiche e ansietà che nonhanno quegli che sono piú positivi.

LXI

Sonovarie le nature degli uomini: certi sperano tantoche mettono percerto quello che non hanno; altri temono tantoche mai sperano senon hanno in mano. Io mi accosto piú a questi secondi che a'primi e chi è di questa natura si inganna mancoma vive conpiú tormento.

LXII

Epopoli communemente e tutti gli uomini si lasciano piú tirarequando è proposta loro la speranza dello acquistarechequando si mostra loro el pericolo di perdere; e nondimeno doverrebbeessere el contrarioperché è piú naturale loappetito del conservare che del guadagnare. La ragione di questafallacia èche negli uomini può ordinariamente moltopiú la speranza che el timore; però facilmente nontemono di quello che dovrebbero temeree sperano quello che nondoverebbono sperare.

LXIII

Vedesiche e vecchi sono piú avari che giovanie doverrebbe essereel contrario; perché avendo a vivere menobasta loro manco.La ragione si dice essere perché sono piú timidi: noncredo sia vera; perché ne veggo anche molti piúcrudelipiú libidinosise non di attodi desideriodoloreloro piú la morte che a' giovani: la ragione credo sia chequanto piú si vive piú si fa abitoe piú siappicano gli uomini alle cose del mondo; però vi hanno piúaffezionee piú se ne muovono.

LXIV

Innanzial 1494 erano le guerre lunghele giornate non sanguinosee modidello espugnare terre lenti e difficili; e se bene erano giàin uso le artiglieriesi maneggiavano con sì poca attitudineche non offendevano molto; in modo chechi aveva uno Stato era quasiimpossibile lo perdessi. Vennono e Franzesi in Italia e introdussononelle guerre tanta vivezzain modo che insino al 21perduta lacampagnaera perduto lo Stato; primo el signor Prospero cacciandosia difesa di Milanoinsegnò frustrare gl'impeti degliesercitiin modo che da questo esemplo è tornata a chi èpadrone degli Stati la medesima sicurtà che era innanzi al 94ma per diverse ragione: procedeva allora da non avere bene gli uominil'arte dell'offendereora procede dall'avere bene l'arte deldifendere.

LXV

Chichiamò e carriaggi impedimentinon poteva di meglio; chimesse in proverbiogli è piú fatica a muovere unocampo che a fare la tale cosadisse benissimo; perché ècosa quasi infinita accozzare in uno campo tante coseche abbia elmoto suo.

LXVI

Noncrediate a costoro che predicano sì efficacemente la libertàperché quasi tuttianzi non è forse nessuno che nonabbia l'obietto agli interessi peculiari; e la esperienzia mostraspessoed è certissimoche se credessimo trovare in unoStato stretto migliore condizionevi correrebbono per le poste.

LXVII

Nonè faccendao amministrazione del mondo nella quale bisognipiú virtú che in uno capitano di esercitisìper la importanza del casocome perché bisogna che pensi eponga ordine a infinite cose e varissime; in modo è necessarioprevegga assai da discostoe sappia riparare subito.

LXVIII

Laneutralità nelle guerre d'altri è buona a chi èpotente in modo che non ha da temere di quello di loro che resteràsuperiore; perché si conserva senza travaglioe puòsperare guadagno da' disordini d'altri; fuora di questo èinconsiderata e dannosaperché si resta in preda delvincitore e del vinto. E peggiore di tutte è quella che si fanon per giudicioma per irresoluzione; cioè quando non tirisolvendo se vuoi essere neutrale o noti governi in modo che nonsatisfai anche a chi per allora si contenterebbe che tu loassicurassi di essere neutrale. E in questa ultima spezie caggionopiú le repubbliche che e principiperché procede moltevolte da essere divisi quelli che hanno a deliberare; in modo checonsigliando l'uno questol'altro quellonon se ne accordano maitanti insieme che bastino a fare deliberare piú l'una opinioneche l'altra; e questa fu proprio lo Stato del 12.

LXIX

Sevoi osservate benevedrete che di età in età non solosi mutano i modi del parlaree degli uominie e vocaboligli abitidel vestiregli ordini dello edificaredella cultura e cose simili;maquello che è piúe gusti ancorain modo che unocibo che è stato in prezzo in una etàè spessostimato manco nell'altra.

LXX

Elvero paragone dello animo degli uomini è quando viene loroaddosso uno periculo improvviso; chi regge a questoche se ne truovapochissimisi può veramente chiamare animoso e imperterito.

LXXI

Sevedete andare a cammino la declinazione di una cittàlamutazione di uno governolo argumento di uno imperio nuovo e altrecose simili; che qualche volta si veggono innanzi quasi certeavvertite a non vi ingannare ne' tempiperché e moti dellecose sono per una natura e per diversi impedimenti molto piútardi che gli uomini non si immaginano; e lo ingannarti in questo tipuò fare grandissimo danno: avvertiteci beneche è unopasso dove spesso si inciampa. Interviene anche el medesimo nellecose private e particularima molto piú in queste publiche euniversali; perché hanno per essenza maggiore moleel motosuo piú lentoe anche sono sottoposte a piú accidenti.

LXXII

Nonè cosa che gli uomini nel vivere del mondo debbino piúdesiderare e che sia piú gloriosache vedersi el suo inimicoprostrato in terra ed a sua discrezione; e questa gloria la raddoppiachi la usa benecioè con lo adoperare la clemenziae colbastargli d'avere vinto.

LXXIII

NéAlessandro Magnoné Cesarené gli altri che sonostati celebrati in questa laudeusarono mai clemenzia per la qualecognoscessino guastare o mettere in pericolo lo effetto della suavittoriaperché sarebbe forse piú presto demenzia; masolo in quegli casi ne' quali lo usarla non diminuiva loro sicurtàe gli faceva piú ammirabili.

LXXIV

Nonprocede sempre el vendicarsi da odio o da mala naturama ètalvolta necessario perché con questo esempio gli altriimparino a non ti offendere; e sta molto bene questo che uno sivendichie tanto non abbia rancore di animo contro a colui di chi favendetta.

LXXV

ReferivaPapa LioneLorenzo de' Medici suo padre essere solito dire: Sappiateche chi dice male di noi non ci vuole bene.

LXXVI

Tuttoquello che è stato per el passato è al presentesaràancora in futuro; ma si mutano e nomi e le superficie delle cose inmodoche chi non ha buono occhio non le ricognoscené sapigliare regolao fare giudicio per mezzo di quella osservazione.

LXXVII

Osservaiquando ero imbasciatore in Spagna che el re cattolico Don Ferrandod'Aragonaprincipe potentissimo e prudentissimoquando voleva fareimpresa nuova o deliberazione di grande importanzaprocedeva spessodi sorteche innanzi si sapessi la mente suagià procedevaspesso di sorteche innanzi si sapessi la mente suagiàtutta la corte e i popoli desideravano ed esclamavano el redoverrebbe fare questo; in modo che scoprendosi la sua deliberazionein tempo che già era desiderata e chiamataèincredibile con quanta giustificazione e favore procedesse apresso a'sudditi e ne' regni suoi.

LXXVIII

Lecose medesime che tentate in tempo sono facili a riuscire anzicaggiono quasi per loro medesimetentate innanzi al temponon solonon riescono allorama ti tolgono ancora spesso quella facilitàche avevano di riuscire al tempo suo; però non correte furiosialle cosenon le precipitateaspettate la sua maturitàlasua stagione.

LXXIX

Sarebbepericuloso proverbio se non fussi bene inteso quello che si dice: elsavio debbe godere el beneficio del tempo; perché quando tiviene quello che tu desiderichi perde la occasione non la ritruovaa sua postae anche in molte cose è necessaria la celeritàdel risolversi e del fare; ma quando sei in partiti difficilio incose che ti sono molesteallunga e aspetta tempo quanto puoiperchéquello spesso ti illumina o ti libera. Usando così questoproverbioè sempre salutifero; ma inteso altrimentisarebbepernizioso.

LXXX

Feliciveramente sono coloro a chi una medesima occasione torna piúche una volta perché la prima lo può perdere o maleusare uno ancora che sia prudente; ma chi non lo sa cognoscere ousare la seconda volta è imprudentissimo.

LXXXI

Nonabbiate mai una cosa futura tanto per certaancora che la paiacertissimache potendo sanza guastare el vostro traino riservarvi inmano qualche cosa a proposito del contrario se pure venissinon lofacciate; perché le cose riescono bene spesso tanto fuoradelle opinione communeche la esperienzia mostra essere stataprudenzia a fare così.

LXXXII

Piccoliprincipii e a pena considerabili sono spesso cagione di grandi ruineo di felicità; però è grandissima prudenziaavvertire e pesare bene ogni cosa benché minima.

LXXXIII

Fuiio già d'opinioneche quello che non mi si rapresentava in untrattonon occorressi anche poi; pensandoviho visto in fatti in mee in altri el contrario; ché quanto piú e meglio sipensa alle cosetanto meglio si intendono e si fanno.

LXXXIV

Nonvi lasciate cavare di possessione delle faccende se desiderate farneperché non vi si torna a sua posta; ma se vi ti truovi drentol'una s'avvia doppo l'altra sanza adoperare tu diligenzia o industriaper averne.

LXXXV

Lasorte degli uomini non solo è diversa tra uomo e uomomaetiam in sé medesimoperché sarà uno fortunatoin una cosa e infortunato in un'altra. Sono stato felice io in quelliguadagni che si fanno sanza capitale con la industria sola dellapersonanegli altri infelice: con difficultà ho avuto le cosequando l'ho cercate; le medesime non le cercandomi sono corsedrieto.

LXXXVI

Chiè in maneggi grandi o tende a grandezzacuopra sempre le coseche gli dispiaccionoamplifichi quelle che gli sono favorevole. Èuna spezie di ciurmeriae assai contro alla natura mia; madependendo el traino di costoro piú spesso dalla openionedegli uomini che dagli effettiel farsi fama che le cose ti vadinoprospere ti giovael contrario ti nuoce.

LXXXVII

Moltipiú sono e beneficii che tu cavi da' parenti e dagli amicidequali né tu né loro si accorgonoche quelli che sicognosce procedere da loro; perché rade volte accaggiono cosenelle quali t'abbia a servire dello aiuto loroa comparazione diquelle che quotidianamente ti arreca el credersi che tu possa valertia tua posto di loro.

LXXXVIII

Unoprincipe o chi è in faccende grande non solo debbe teneresegrete le cose che è bene che non si sappinoma ancoraavezzare sé e e suoi ministri a tacere tutte le cose etiamminime e che pare che non importinoda quelle in fuora che èbene che siano note. Cosìnon si sapendo da chi ti èintorno né da' sudditi e fatti tuoistanno sempre gli uominisospesi e quasi attonitie ogni tuo piccolo moto e passo èosservato.

LXXXIX

Credoadagioinsino non ho autore certole nuove verisimile; perchéessendo già nel concetto degli uominisi truova facilmentechi le finge; non si fingono così spesso quelle che non sonoverisimileo non sono aspettate; e però quando ne sentoqualcuna sanza autore certovi sto piú sospeso che aquell'altre.

XC

Chidepende dal favore de' principi sta appiccato a ogni gestoa ogniminimo cenno loroin modo che facilmente salta a ogni piacere loro;il che è stato spesso cagione agli uomini di danni grandi.Bisogna tenere bene el capo fermo a non si lasciare levareleggermente da loro a cavalloné si muovere se non per lesustanzialità.

XCI

Difficilmentemi è potuto entrare mai nel capo che la giustizia di Diocomporti che e figliuoli di Ludovico Sforza abbino a godere lo Statodi Milanoel quale acquistò sceleratamentee per acquistarlofu causa della ruina del mondo.

XCII

Nondire: Dio ha aiutato el tale perché era buono: el tale ècapitato male perché era cattivo; perché spesso si vedeel contrario. Né per questo dobbiamo dire che manchi lagiustizia di Dioessendo e consigli suoi sì profondi chemeritamente sono detti abyssus multa.

XCIII

Quantouno privato erra verso el principe e commette crimen laesaemajestatisvolendo fare quello che appartiene al principetantoerra uno principe e commette crimen laesi populifaccendo quello cheappartiene a fare al popolo e a' privati: però meritagrandissima riprensione el duca di Ferrara faccendo mercantanziemonopolii e altre cose meccaniche che aspettano a fare a' privati.

XCIV

Chista in corte de' principi e aspira a essere adoperato da lorostiaquanto può loro innanzi agli occhi; perché nasconospesso faccendeche vedendotisi ricorda di tee spesso lecommette a te; le qualise non ti vedessicommetterebbe a un altro.

XCV

Bestialeè quello che non cognoscendo e pericolivi entra drentoinconsideratamente; animoso quello che gli cognoscema non gli temepiú che si bisogni.

XCVI

Èantico proverbioche tutti e savii sono timidiperchécognoscono tutti e pericolie però temono assai. Io credo chequesto proverbio sia falso perché non può piúessere chiamato savio chi stima uno pericolo piú che nonmerita essere stimato; savio chiamerò quello che cognoscequanto pesi el pericolo e lo teme appunto quanto si debbe. Peròpiú presto si può chiamare savio uno animoso che unotimido; e presupposto che tutta dua vegghino assaila discordiadall'uno all'altro nasce perché el timido mette a entratatutti e pericoli che cognosce che possono esseree presuppone sempreel peggio de' peggi; l'animosoche ancora lui cognosce tutticonsiderando quanti se ne possino schifare dalla industria degliuominiquanti ne fa smarrire el caso per sé stesso. non silascia confondere da tuttima entra nelle imprese con fondamento econ speranzache non tutto quello che può essere abbia aessere.

XCVII

Dissemiel marchese di Pescaraquando fu fatto papa Clementeche forse nonmai piú vedde riuscire cosa che fussi desideratauniversalmente. La ragione di questo detto può essereche epochi e non e molti danno communemente el moto alle cose del mondoee fini di questi sono quasi sempre diversi da' fini de' molti; e peròpartoriscono diversi effetti da quello che molti desiderano.

XCVIII

Unotiranno prudentebenché abbia caro e savii timidinon glidispiacciono anche gli animosi quando gli cognosce di cervelloquieto; perché gli dà el cuore di contentargli. Sonogli animosi e inquieti quelli che sopra tutto gli dispiacciono;perché non può presupporre di potergli contentareeperò è sforzato a pensare di spegnergli.

XCIX

Apressoa uno tiranno prudentequando non m'ha per inimicovorrei piùpresto essere in concetto di animoso inquieto che di timidoperchécerca di contentartie con quell'altro fa più a sicurtà

C

Sottoa uno tiranno è meglio essere amico insino a uno certotermineche partecipare degli ultimi intrinsechi suoi; perchécosìse sei uomo stimatogodi anche tu della sua grandezzae qualche volta piú che quell'altro con chi fa piú asicurtàe nella ruina sua puoi sperare di salvarti.

CI

Asalvarsi da uno tiranno bestiale e crudele non è regola omedicina che vagliaeccetto quella che si dà alla peste:fuggire da lui el piú discostoe el piú presto che sipuò.

CII

Unoassediato che aspetta soccorsopublica sempre le necessitàsue molto maggiori che non sono; quello che non lo aspettanon glirestando altro disegno che lo straccare lo inimicoe a quest'effettotôrgli ogni speranzale cuopre sempre e publica minore.

CIII

Fael tiranno ogni possibile diligenzia per scoprire el segreto delcuore tuocon farti carezzecon ragionare teco lungamentecolfarti osservare da altri che per ordine suo si intrinsecano tecodalle quali rete tutte è difficile guardarsi; e però setu vuoi che non ti intendapensavi diligentementee guardati consomma industria da tutte le cose che ti possono scoprireusandotanta diligenzia a non ti lasciare intendere quanta usa lui aintenderti.

CIV

Èlodato assai negli uominie è grato a ognuno lo essere dinatura liberi e realiecome si dice in Firenzeschietti; èbiasimata da altro canto e è odiosa la simulazionema èmolto piú utile a sé medesimo: e quella realitàgiova piú presto altri che a sé. Ma perché nonsi può negare che la non sia bellaio loderei chiordinariamente avessi el traino suo del vivere libero e schiettousando la simulazione solamente in qualche cosa molto importantelequali acaggiono rare volte. Così acquisteresti nome di esserelibero e realee ti tireresti drieto quella grazia che ha chi ètenuto di tale natura: e nondimeno nelle cose che importassino piúcaveresti utilità della simulazionee tanto maggiore quantoavendo fama di non essere simulatoresarebbe piú facilmentecreduto alle arti tue.

CV

Ancorache uno abbia nome di simulatore o di ingannatoresi vede che purequalche volta gli inganni suoi truovano fede. Pare strano a dirlomaè verissimoe io mi ricordoel re Cattolico piú chetutti gli altri uomini essere in questo concetto; e nondimeno ne'suoi maneggi non gli mancava mai chi gli credessi piú che eldebito; e questo bisogna che proceda o dalla semplicità odalla cupidità degli uomini: questi per credere facilmentequello che desideranoquelli per non cognoscere.

CVI

Nonè cosa nel vivere nostro civile che abbia piúdifficultà che el maritare convenientemente le sue figliuole;il che procede perché tutti gli uominitenendo piúconto di sé che non tengono gli altripensano da principiopoter capere ne' luoghi che non gli riescono. Però ho vedutomolti rifiutare spesso partiti che quando si sono molto aggiratiarebbono accettato di grazia. È dunche necessario misurarebene le condizioni sue e degli altriné si lasciare portareda maggiore opinione che si convenga: questo io lo cognosco bene; nonso poi come saprò usarloné se cadrò nelloerrore quasi commune di presummere piú che el debito; ma nonserva però questo ricordo a avvilirsi tantoche comeFrancesco Vettorisi diano al primo che le dimanda.

CVII

Èda desiderare non nascere suddito; e pure avendo a essereèmeglio essere di principe che di repubblica; perché larepubblica deprime tutti e sudditi; e non fa parte alcuna della suagrandezza se non a' suoi cittadini; el principe è piúcommune a tuttie ha equalmente per suddito l'uno come l'altro; peròognuno può sperare di essere e beneficato e adoperato da lui.

CVIII

Nonè uomo sì savio che non pigli qualche volta deglierrori; ma la buona sorte degli uomini consiste in questo: abattersia pigliargli minorio in cose che non importano molto.

CIX

Nonè le frutto delle libertàné el fine al qualele furono trovateche ognuno governi; perché non debbegovernare se non chi è atto e lo merita; ma la osservanziadelle buone legge e buoni ordini; le quali sono piú sicure nelvivere libero che fa tanto travagliare la città nostraperchénon basta agli uomini essere liberi e sicurima non si fermano seancora non governano.

CX

Quantosi ingannono coloro che a ogni parola allegano e Romani! Bisognerebbeavere una città condizionata come era loroe poi governarsisecondo quello esemplo; el quale a chi ha le qualitàdisproporzionate è tanto disproporzionatoquanto sarebbevolere che uno asino facessi el corso di uno cavallo.

CXI

Evulgari riprendono e jurisconsulti per la varietà delleopinione che sono tra loroe non considerano che la non procede dadifetto degli uominima dalla natura della cosa in sé; laquale non sendo possibile che abbia compreso con regole generalitutti e casi particularispesso e casi non si truovano decisiappunto dalla leggema bisogna conjetturarli con le openione degliuominile quali non sono tutte a uno modo. Vediamo el medesimo ne'medicine' filosofine' giudicii mercantiline' discorsi di quelliche governano lo Statotra quali non è manco varietàdi giudicio che sia tra' legisti.

CXII

Dicevamesser Antonio da Venafrae dice bene: metti sei o otto saviiinsiemediventano tanti pazzi; perché non si accordanomettono le cose piú presto in disputa che in resoluzione.

CXIII

Errachi crede che la legge rimetta mai cosa alcuna in arbitriocioèin libera voluntà del giudiceperché la non lo fa maipadrone di dare e tôrre; ma perché sono alcuni casi cheè stato impossibile che la legge termini con regola certaglirimette in arbitrio del giudice; cioè che el giudiceconsiderate le circumstanzie e qualità e coscienzia sua. Diche nasce che benché el giudice non possa della sentenzia suastarne a sindacato degli uominine ha a stare a sindacato di Dioelquale cognosce se gli ha giudicato o donato.

CXIV

Sonoalcuni che sopra le cose che occorsono fanno in scriptis discorsi delfuturoe quali quando sono fatti da chi sapaiono a chi gli leggemolto belli; non dimeno sono fallacissimiperché dependendodi mano in mano l'una conclusione dell'altrauna che ne manchiriescono vane tutte quelle che se ne deducono; e ogni minimoparticulare che variiè atto a fare variare una conclusione;però non si possono giudicare le cose del mondo sì dadiscosto ma bisogna giudicarle e resolverle giornata per giornata.

CXV

Truovoin certi quadernacci scritti insino nel 1457che uno savio cittadinodisse già: o Firenze disfarà el Monteo el Montedisfarà Firenze. Considerò benissimo essere necessarioo che la città gli togliessi la riputazioneo che farebbetanta multiplicazione che sarebbe impossibile reggerla; ma questamateria innanzi partorissi el disordineha avuto piú vitaein effetto el moto suo piú lentoche lui forse non immaginò.

CXVI

Chigoverna gli Stati non si spaventi per e pericoli che si mostronoancora che pajno grandipropinqui e quasi in essere; perchécome dice el proverbionon è sì brutto el diavolo comesi dipinge. Spesso per varii accidenti e pericoli si resolvonoequando pure e mali vengonovi si truova drento qualche rimedio equalche alleggerimentopiú che non si immaginava; e questoricordo consideratelo beneché tuttodì viene in fatto.

CXVII

Èfallacissimo il giudicare per gli esempli; perché se non sonosimili in tutto e per tuttonon servono; conciosia che ogni minimavarietà nel caso può essere causa di grandissimavariazione nello effetto; e el discernere questa varietàquando sono piccolevuole buono e perspicace occhio.

CXVIII

Achi stima l'onore assaisuccede ogni cosa; perché non curafatichenon pericolinon danari. Io l'ho provato in me medesimoperò lo posso dire e scrivere; sono morte e vane le azionedegli uomini che non hanno questo stimulo ardente.

CXIX

Lefalsità delle scritture rade volte si fabricano da principio;ma dipoi in progresso di temposecondo che conducono le occasione ola necessità; e però è buono espediente adifendersenesubito che è fatto lo instrumento o lascritturafarsi fare copia autentica per tenerla presso di sé.

CXX

Lapiú parte de' mali che si fanno nelle terre di parteprocedono dal sospetto; perché gli uomini dubitando della fedel'uno dell'altro sono necessitati a prevenire; però chi legoverna debbe avere el primo intentoe essere sollecito alevare viale suspizione.

CXXI

Nonfate novità in sulla speranza di essere seguitati dal popoloperché è pericoloso fondamentonon avendo lui animo aseguitaree anche spesso avendo fantasia diversa da quello che tucredi. Vedete lo esemplo di Bruto e Cassioche amazzato Cesarenonsolo non ebbono el seguito del popolo come si erano presuppostimaper paura di esso furono forzati a ritirarsi in Capitolio.

CXXII

Guardatequanto gli uomini ingannano loro medesimi; ciascuno reputa brutti epeccati che lui non faleggieri quegli che fa; e con questa regolasi misura spesso el male e el bene piú che col considerare egradi e qualità delle cose.

CXXIII

Iocredo facilmente che in ogni tempo siano stati tenuti dagli uominiper miracoli molte cose che non vi si appressavano; ma questo ècertissimo che ogni religione ha avuto e suoi miracoli; in modo chedella verità di una fede piú che di un'altra èdebole pruova el miracolo. Mostrano bene forse e miracoli la potestàdi Dioma non piú di quelli de' Gentili che di quello de'Cristiani; e anche non sarebbe forse peccato direche questicosìcome anche vaticiniisono secreti della naturaalla ragione de'quali non possono gli intelletti degli uomini aggiungere.

CXXIV

Ioho osservato che in ogni nazione e quasi in ogni città sonodevozione che fanno e medesimo effetti: a Firenze Santa MariaImpruneta fa piova e bel tempo; in altri luoghiho visto VerginiMarie o Santi fare el medesimo: segno manifesto che la grazia di Diosoccorre ognuno; e forse che queste cose sono piú causatedalle opinione degli uominiche perché in verità se nevegga lo effetto.

CXXV

Efilosofi e teologi e tutti gli altri che scrivono le cose sopranatura o che non si veggonodicono mille pazzie; perché ineffetto gli uomini sono al bujo delle cosee questa indagazione haservito e serve piú a esercitare gli ingegni che a trovare laverità.

CXXVI

Sarebbeda desiderare el potere fare o condurre le cose sue a puntocioèin modo che fussino sanza uno minimo disordine o scrupolo; ma èdifficile el fare questo; in modo che è errore lo occuparsitroppo in limbiccarleperché spesso le occasione fuggonomentre che tu perdi tempo a condurre quello a punto; e anche quandocredi averlo trovato e fermoti accorgi spesso non essere nienteperché la natura delle cose del mondo è in modoche èquasi impossibile trovarne alcuna che in ogni parte non vi siaqualche disordine e inconveniente; bisogna risolversi a tôrlecome sono e pigliare per buono quello che ha in sé manco male.

CXXVII

Hoveduto nella guerra bene spesso venire nuove per le quali giudichiavere la impresa in mal luogo; in uno tratto venire altre che pare tipromettino la vittoriae così per contrario; e questavariazione accadere spessisime volte; però uno capitano buononon facilmente si invilisce o esalta.

CXXVIII

Nellecose degli Stati non bisogna tanto considerare quello che la ragionemostra che dovessi fare uno principequanto quello che secondo lasua natura o consuetudine si può credere che faccia; perchée principi fanno spesso non quello che doverebbono farema quelloche fanno o pare loro di fare; e chi si risolve con altra regola puòpigliare grandissimi granchi.

CXXIX

Quellochese si facessisarebbe maleficio o ingiuriase non si fa non haperò a essere chiamato né buona opera nébeneficio; perché tra lo offendere e el beneficaretra leopere laudabile e biasimevoleè mezzo: come lo astenere dalmale lo astenersi da offendere. Non dichino adunche gli uomini: ionon feciio non dissi; perché communemente la vera laude èpotere dire: io feciio dissi.

CXXX

Guardinsie principi sopra tutto da coloro che sono di natura incontentabili;perché non possono beneficargli e empiergli tanto che basti arendersene sicuri.

CXXXI

Grandedifferenzia è da avere e sudditi malcontenti a averglidisperati. El malcontento se bene desidera di nuocertinon si metteleggiermente in pericoloma aspetta le occasionele quali talvoltanon vengono mai; el disperato le va cercando e sollecitandoe entraprecipitosamente in speranza e pratiche di fare novità; e peròda quello t'hai a guardare di radoda questo è necessarioguardarti sempre.

CXXXII

Iosono stato di natura molto libero e inimico assai deglistiracchiamenti; però ha avuto facilità grande chi haavuto a convenire meco: nondimeno ho cognosciuto che in tutte le coseè di somma utilità el negociare con vantaggio; la sommadel quale consiste in questonon venire subito agli ultimi partitima ponendosi da discostolasciarsi tirare di passo in passo e condifficultà; chi fa cosìha bene spesso piú diquello di che si sarebbe contentato; chi negocia come ho fatto ionon ha mai se non quello sanza che non arebbe concluso.

CXXXIII

Ègrandissima prudenzia e da molti poca osservatasapere dissimularele male satisfazione che hai da altriquando el fare così nonsia con tuo danno e infamia; perché accade spesso che infuturo viene occasione di averti a valere di quello. Il chedifficilmente ti riescese lui già sa che tu sia malesatisfatto di lui. E a me è intervenuto molte volte che io haavuto a ricercare personecontro alle quali ero malissimo disposto;e loro credendo el contrarioo almeno non si persuadendo questom'hanno servito prontissimamente.

CXXXIV

Gliuomini tutti per natura sono inclinati piú al bene che almale; né è alcuno el qualedove altro rispetto non lotiri in contrario non facessi piú volentieri bene che male; maè tanto fragile la natura degli uominie sì spesse nelmondo le occasione che invitano al maleche gli uomini si lascianofacilmente deviare dal bene. E però e savii legislatoritrovorono e premii e le pene; che non fu altro che con la speranza ecol timore volere tenere fermi gli uomini nella inclinazione loronaturale.

CXXXV

Sealcuno si truova che per natura sia inclinato a fare piúvolentieri male che benedite sicuramente che non è uomomabestia o mostro: poi che manca di quella inclinazione che ènaturale a tutti gli uomini.

CXXXVI

Accadeche qualche volta e pazzi fanno maggiore cose che e savii; procedeperché el savio dove non è necessitato si rimette assaialla ragione e poco alla fortuna; el pazzo assai alla fortuna e pocoalla ragione; e le cose portate dalla fortuna hanno tal volta finiincredibili. E savii di Firenze arebbono creduto alla tempestapresente; e pazzi avendo contro a ogni ragione voluto opporsihannofatto insino a ora quello che non si sarebbe creduto che la cittànostra potessi in modo alcuno fare; e questo è che dice elproverbio: Audaces fortuna iuvat.

CXXXVII

Seel danno che risulta delle cose male governatesi scorgessi cosa percosachi non sao si ingegnerebbe di imparareo volontariamentelascerebbe governarsi a chi sapessi piú; ma el male èche gli uominie e popoli massimeper la ignoranzia lorononintendendo la cagione de' disordininon le attribuiscono a quelloerrore che gli ha prodotti; e così non ricognoscendo di quantomale sia causa lo essere governati da chi non sa governareperseverano nello errore o di fare loro quello che non sannoo dilasciarsi governare dagli imperiti; donde nasce spesso la ruinaultima della città.

CXXXVIII

Née pazziné e savi non possono finalmente resistere a quelloche ha a essere; però io non lessi mai cosa che mi paressimeglio detta che quella che disse colui: Ducunt volentes fatanolentes trahunt.

CXXXIX

Èvero che le città sono mortale come gli uomini: ma èdifferenzia: ché gli uomini per essere di materia corrutibileancora che mai facessino disordinibisogna manchino; le cittànon mancano per difetto della materiala quale sempre si rinnovamao per mala fortuna o per malo reggimentocioè per e partitiimprudenti presi da chi governa. El capitare male per mala fortunaschiettamente è rarissimoperché essendo una cittàcorpo gagliardo o di grande resistenziabisogna bene che laviolenzia sia estraordinaria o impetuosissima a atterarla. Sonoadunche gli errori di chi governa quasi sempre causa delle ruinedelle città; e se una città si governassi sempre benesaria possibile che la fussi perpetuao almanco arebbe vita piúlunga sanza comparazione di quello che non ha.

CXL

Chidisse uno popolo disse veramente uno animale pazzopieno di milleerroridi mille confusionesanza gustosanza dilettosanzastabilità.

CXLI

Nonvi maravigliate che non si sappino le cose delle età passatenon quelle che si fanno nelle provincie o luoghi lontani; perchése considerate benenon s'ha vera notizia delle presentinon diquelle che giornalmente si fanno in una medesima città; espesso tra il palazzo e la piazza è una nebbia sìfoltao uno muro sì grossoche non vi penetrando l'occhiodegli uominitanto sa el popolo di quello che fa chi governaodella ragione per che lo faquanto delle cose che fanno in India; eperò si empie facilmente el mondo di opinione erronee e vane.

CXLII

Unadelle maggiori fortune che possino avere gli uomini è avereoccasione di potere mostrare che a quelle cose che loro fanno perinteresse propriosiano stati mossi per causa di pubblico bene.Questa fece gloriose le imprese del Re Cattolico; le quali fattesempre per sicurtà o grandezza suaparvono spesso fatte o peraugumento della fede cristianao per difesa della Chiesa.

CXLIII

Parmiche tutti gli istorici abbinonon eccettuando alcunoerrato inquestoche hanno lasciato di scrivere molte cose che a tempo loroerano notepresupponendole come note; donde nasce che nelle istoriede' Romanide' Greci e di tutti gli altrisi desidera oggi lanotizia in molti capi; verbigratiadelle autorità e diversitàde' magistratidegli ordini del governode' modi della miliziadella grandezza delle città e molte cose similiche a' tempidi chi scrisse erano notissimee però pretermesse da loro. Mase avessono considerato che con la lunghezza del tempo si spengono lecittàe si perdono le memorie delle cosee che non per altrosono scritte le istorie che per conservarle in perpetuosarebonostati piú diligenti a scriverle in modoche cosìavessi tutte le cose innanzi agli occhi chi nasce in una etàlontanacome coloro che sono stati presentiche è proprio elfine della istoria.

CXLIV

Dissemiin Spagna Almazano secretario del Re Cattolicoessendo venuta nuovache e Viniziani avevano fatto col re di Francia accordo contro al suoreche in Castiglia è uno proverbio che in lingua nostrasignificache el filo si rompe dal capo piú debole: vuoledire in sustanziache le cose alfine si scaricano sopra e piúdeboliperché non si misurano né con la ragionenécon la discrezione; ma cercando ognuno el suo vantaggiosi accordanoa fare patire chi ha manco forzeperché gli è avutominore rispetto; e però chi ha a negociare con piúpotenti di séabbia sempre l'occhio a questo proverbio che aognora viene in fatto.

CXLV

Abbiateper certoche benché la vita degli uomini sia brevepure achi sa fare capitale del tempo e non lo consumare vanamenteavanzatempo assai; perché la natura dell'uomo è capacee chiè sollecito e risoluto gli comparisce mirabilmente el fare.

CXLVI

Infelicitàgrande è essere in grado di non potere avere el benese primanon s'ha el male.

CXLVII

Errachi crede che la vittoria delle imprese consista nello essere giusteo ingiusteperché tutti dì si vede el contrariochenon la ragionema la prudenziale forze e la buona fortuna dannovinte le imprese. È ben veroche in chi ha ragione nasce unacerta confidenzia fondata in sulla opinione che Dio dia vittoria alleimprese giuste; la quale fra gli uomini arditi e ostinati; dallequali due condizione nascono talvolta le vittorie. Cosìl'avere la causa giusta può per indiretto giovarema èfalso che lo faccia direttamente.

CXLVIII

Chivuole espedire troppo presto le guerrele allunga spesso; perchénon avendo a aspettare o le provisione che gli bisogna o la debitamaturità della impresafa difficile quello che sarebbe statofacile; in modo che per ogni dì di tempo che ha volutoavanzare perde spesso piú di uno mese; sanza che questo puòessere causa di maggiore disordine.

CXLIX

Nelleguerre chi vuole manco spenderepiú spende; perchénessuna cosa vuole maggiore e piú inconsiderata effusione didanari; e quanto le provisione sono piú gagliardetanto piúpresto si espediscono le imprese; alle quali cose chi manca perrisparmiare danari allunga le impresetanto piú che nerisulta senza comparazione maggiore spesa. Però nessuna cosa èpiú perniziosa che entrare in guerre con gli assegnamenti ditempo in tempose non ha numerato grosso; perché è elmodo non a finire la guerrama a nutrirla.

CL

Nonbasti a farvi fidare o rimettere in uomini ingiuriati da voi elcognoscere che di quello negocio medesimo risulterebbeconducendolobeneanche utilità e onore a loro; perché puòin certi uomini per natura tanto la memoria delle ingiurieche glitira a vendicarsi contro al proprio commodo; o perché stiminopiú quella satisfazioneo perché la passione gliacciechi in modo che non vi discernino drento quello che sarebbel'onore e utile suoe tenete a mente questo Ricordoperchémolti ci errano.

CLI

Abbiatesemper la miracome è anche detto sopra de' principinontanto a quello che gli uomini con chi avete a negociare doverrebbonofare per ragionequanto quello che si può credere chefaccinoconsiderata bene la natura e' costumi loro.

CLII

Abbiategrandissima circumspezione innanzi entriate in imprese o faccendenuoveperché doppo el principio bisogna andare per necessità;e però interviene spesso che gli uomini si conducono acamminare per difficultàche se prima n'avessino immaginatola ottava partese ne sarebbono alienati mille miglia; ma come sonoimbarcatinon è in potestà loro ritirarsi. Accadequesto massime nelle inimicizienelle parzialitànelleguerre; nelle quali cose e in tutte l'altreinnanzi si piglinononè considerazione o diligenzia sì esatta che siasuperflua.

CLIII

Pareche gli imbasciadori spesso piglino la parte di quello principeapresso al quale sono; il che gli fa sospetti o di corruttela o disperanza di premiio almanco che le carezze e umanitàusategli gli abbino fatti diventare loro partigiani; ma puòanche procedere che avendo al continuo innanzi agli occhi le cose diquello principe dove sonoe non così particularmente lealtrepaia loro da tenerne piú conto che in verità nonè; la quale ragione non militando nel suo principe cheparimente ha noto el tuttoscuopre con facilità la fallaciadel suo ministroe attribuisce spesso a malignità quello chepiú presto è causato da qualche imprudenzia; e peròchi va imbasciadore ci avvertisca beneperché è cosache importa assai.

CLIV

Sonoinfiniti e segreti di uno principeinfinite le cose a che bisognaconsideri; però è temerità essere pronto a faregiudicio delle azione loroaccadendo spesso che quello tu credi chelui faccia per uno rispetto sia fatto per un altro; quello che tipare fatto a caso o imprudentementesia fatto a arte eprudentissimamente.

CLV

Dicesiche chi non sa bene tutti e particulari non può giudicarebene; e nondimeno io ho visto molte volteche chi non ha el giudiciomolto buono giudica megliose ha solo notizia della generalitàche quando gli sono mostri tutti e particulari; perché in sulgenerale se gli appresenterà spesso la buona resoluzione; macome ode tutti e particularisi confonde.

CLVI

Iosono stato di natura molto resoluto e fermo nelle azioni mie; enondimeno come ho fatto una resoluzione importantemi accede spessouna certa quasi penitenzia del partito che ho preso; il che procedenon perché io creda che se io avessi di nuovo a deliberare iodeliberassi altrimentima perché innanzi alla deliberazioneavevo piú presente agli occhi le difficultà dell'una el'altra parte; dove preso el partitoné temendo piúquelle che col deliberare ho fuggitemi si appresentono solamentequelle con chi mi resta a combatterele quali considerate per sestesse paiono maggiore che non parevano quando erano paragonate conl'altre; donde seguita che a liberarsi da questo tormento bisogna condiligenzia rimettersi innanzi agli occhi anche le altre difficultàche avevi poste da canto.

CLVII

Nonè bene vendicarsi nome di essere sospettosodi esseresfiduciato: nondimeno l'uomo è tanto fallacetanto insidioso;procede con tanta arte sì indirettesì profonde; ètanto cupido dello interesse suotanto poco respettivo a quello dialtriche non si può errare a credere pocoa fidarsi poco.

CLVIII

Veggonsia ognhora e benefici che ti fa l'avere buono nomel'avere buonafama; ma sono pochi a comparazione di quelli che non si veggonochevengono da per sé e sanza che tu ne sappia la causacondottida quella buona opinione che è di te: però disseprudentissimamente colui che piú valeva el buono nome chemolte ricchezze.

CLIX

Nonbiasimo e digiunile orazione e simili opere pie che ci sonoordinate dalla Chiesa o ricordate da' frati; ma el bene de' beni èe a comparazione di questo tutti gli altri sono leggierinon nuocerea alcunogiovare in quanto tu puoi a ciascuno.

CLX

Ècerto gran cosa che tutti sappiamo avere a moriretutti viviamo comese fussimo certi avere sempre a vivere; non credo sia la ragione diquesto perché ci muova piú quello che è innanziagli occhi e che apparisce al sensoche le cose piú lontane eche non si veggono; perché la morte è propinquae sipuò dire che per la esperienzia quotidiana ci apparisca a ogniora; credo proceda perché la natura ha voluto che noi viviamosecondo che ricerca el corso o vero ordine di questa machina mondana;la quale non volendo resti come morta e sanza sensoci ha datoproprietà di non pensare alla mortealla quale se pensassimosarebbe pieno el mondo di ignavia e di torpore.

CLXI

Quandoio considero a quanti accidenti e pericoli di infirmitàdicasodi violenziae in modi infinitiè sottoposta la vitadell'uomo; quante cose bisogna concorrino nello anno a volere che laricolta sia buona; non è cosa di che io mi maravigli piúche vedere uno uomo vecchiouno anno fertile.

CLXII

Enelle guerre e in molte cose importante ho veduto spesso lasciare difare la provisione per giudicare che le sarebbono tarde; e nondimancosi è visto poiche le sarebbono state in tempoe che elpretermetterle ha fatto grandissimo danno; e tutto procedechecommunemente el moto delle cose è molto piú lento chenon si disegnain modo che spesso non è fatto in tre oquattro mesi quello che tu giudicavi doversi fare in uno; e questo èRicordo importante e da avvertire.

CLXIII

Quantofu accomodato quello detto degli antichi: Magistratus virum ostendit!Non è cosa che scuopra piú la qualità degliuomini che dare loro faccende e autorità. Quanti dicono beneche non sanno fare! Quanti in sulle panche e sulle piazze paionouomini eccellenti che adoperati riescono ombre!

CLXIV

Labuona fortuna degli uomini è spesso el maggiore inimico cheabbinoperché gli fa diventare spesso cattivileggieriinsolenti; però è maggiore paragone di uno uomo elresistere a questa che alle avversità.

CLXV

Dauno canto pare che uno principeuno padrone debba cognoscere megliola natura de' sudditi e servidori suoi che alcuno altro; perchéper necessità bisogna gli venghino per le mani molte vogliedisegni e andamenti loro: da altroè tutto el contrario;perché con ogni altro negociano piú apertamentema conquesti usano ogni diligenziaogni arte per palliare la natura e lefantasie loro.

CLXVI

Nonpensate che chi assalta altriverbigratia chi si accampa a unaterrapossi prevedere tutte le difese che farà lo inimico;perché per natura allo attoreche è peritooccorronoe rimedii ordinarii che farà el reo; ma el pericolo e lanecessità in che è quello altro gli fa trovare degliestraordinariiquali è impossibile che pensi chi non ènel termine di quella necessità.

CLXVII

Noncredo sia peggiore cosa la mondo che la leggerezzaperché gliuomini leggieri sono instrumenti atti a pigliare ogni partito pertristopericoloso e pernizioso che sia; però fuggitegli comeel fuoco.

CLXVIII

Chemi rilieva meche colui che mi offende lo facci per ignoranzia e nonper malignità? anziè spesso molto peggioperchéla malignità ha e fini suoi determinatie procede con le sueregolee però non sempre offende quanto può; ma laignoranzia non avendo né finené regolanémisuraprocede furiosamente e dà mazzate da ciechi.

CLXIX

Abbiateper una massimache o in città liberao in governo strettoo sotto uno principe che voi siateè impossibile coloriatetutti e vostri disegni; però quando qualcuno ve ne mancanonvi adiratenon cominciate a volere romperepure che abbiate taleparte che dobbiate contentarvi; altrimenti faccendosturbate voimedesimi e qualche volta la cittàe alla fine vi trovateavere quasi sempre peggiorato le vostre condizione.

CLXX

Grandesorte è quella de' principiche e carichi che meritano esseresuoifacilmente scaricano addosso a altriperché pare chequasi sempre intervenga che gli errori e le offese che loro fannoancora che naschino da loro propriisiano attribuiti a consiglio oistigazione di chi è loro apresso. Credoproceda non tantoper industria che usino in fare nascere questa opinionequantoperché gli uomini volentieri voltano lo odio o le detrazione achi è manco distante da loroe contro a chi sperano potersipiú facilmente valere.

CLXXI

Dicevael duca Lodovico Sforza che una medesima regola serve a farecognoscere e principi e le balestre. Se la balestra è buona onosi cognosce dalle frecce che tira; così el valore de'principi si cognosce dalla qualità degli uomini mandano fuora.Dunche si può arguire che governo fussi quello di Firenzequando in uno tempo medesimo adoperò per imbasciadori elCarduccio in Franciael Gualterotto a Vinegiamesser Bardo a Sienae messer Galetto Giugni a Ferrara.

CLXXII

Furonoordinati e principi non per interesse proprioma per beneficiocommunee gli furono date le entrate e le utilitàperchéle distribuissi a conservazione del dominio e de' sudditi: e peròin lui è piú detestabile la parsimoniache in unoprivato; perché accumulando piú che el debitoappropria a sé solo quello di che è stato fattoaparlare propriamentenon padronema esattore e dispensatore abeneficio di molti.

CLXXIII

Piúdetestabile e piú perniziosa è in uno principe laprodigalitàche la parsimonia; perché non potendoquella essere sanza tôrre a moltiè piúingiurioso a' sudditi el tôrre che el non dare; e nondimenopare che a' popoli piaccia piú el principe prodigo che loavaro. La ragione è che ancora che pochi siano quegli a chi dàel prodigo a comparazione di coloro a chi toglieche di necessitàsono molti; purecome è detto altre voltepuò tantopiú negli uomini la speranza che el timoreche facilmente sispera essere piú presto di quegli pochi a chi è datoche di quegli molti a chi è tolto.

CLXXIV

Fateogni cosa per intrattenervi bene co' principi e con gli Stati chereggono; perché gli dà troppo carico adoperare elbraccio publico contro alle ingiurie private; abbia pure pazienzia easpetti tempoperché è impossibile che spesso non glivenga occasione di potere fare lo effetto medesimo giustificatamentee sanza nota di rancore.

CLXXVI

PregateDio sempre di trovarvi dove si vinceperché vi è datalaude di quelle cose ancora di che non avete parte alcuna; come perel contrario chi si truova dove si perdeè imputato diinfinite cose delle quali è inculpabilissimo.

CLXXVII

Quasisempre in Firenzeper la dapocaggine degli uominiquando uno hafatto con violenzia uno scandolo publico non si è fatto pruovadi punirloma cercato a gara di deliberargli la impunitàpure che deponga l'armee non ne faccia piú; modi non dareprimere gli insolentima da fare diventare lioni gli agnelli.

CLXXVIII

Allorasono ottime le industrie e le arte de' guadagniquando per louniversale non sono ancora cognosciute buone; ma come vengano inquesta opinionedeclinano; perché voltandovisi moltielconcorso fa che non sono piú sì buone; però ellevarsi a buon'ora è vantaggio grande in tutte le cose.

CLXXIX

Iomi feci beffe da giovane del sapere sonareballarecantareesimili leggiadrie; dello scrivere ancora benedel sapere cavalcaredel sapere vestire accomodatoe di tutte quelle cose che pare chediano agli uomini piú presto ornamento che sustanzia; ma areipoi desiderato el contrario; perché se bene èinconveniente perdervi troppo tempo e però forse nutrirvi egiovaniperché non vi si deviinonodimeno ho visto peresperienza cosa dànno degnità e riputazione agli uominietiam bene qualificatie in modo che si può dire che a chi nemancamanchi qualche cosa; senza che lo abondare di tutti gliintrattenimenti apre la via a' favori de' principie in chi neabonda è talvolta principio o cagione di grande profitto eesaltazionenon essendo piú el mondo e e principi fatti comedoverebbonoma come sono.

CLXXX

Leguerre non hanno el maggiore inimico che el parere a chi le cominciache le siano vinte; perché ancora che le si mostrino facillimee sicurissimesono sottoposte a mille accidentie quali sidisordinano piú se a chi le apartengono non si trova preparatocon l'animo e con le forze: come sarebbe se da principio vi si fussiordinato drentocome se le fussino difficile.

CLXXXI

Sonostato undici anni continui ne' governi della Chiesa e con tantofavore apresso a' superiori e e popoliche ero per durarvilungamente se non fussino venuti e casi che nel 27 vennono in Roma ein Firenze; né trovai cosa alcuna che mi vi conficcassi drentopiú che el procedere come se non mi curassi di starvi; perchécon questo fondamento facevo sanza rispetto e summissione quello chesi conveniva al carico che io tenevo: il che mi dava tantariputazioneche questa sola mi favoriva piú e con piúdegnità che ogni intrattenimentoamicizia e industria che ioavessi usata.

CLXXXII

Ioho visto quasi sempre gli uomini bene saviiquando hanno a risolverequalche cosa importante procedere con distinzioneconsiderando dua otre casi che verisimilmente possono accaderee in su quegli fondarela deliberazione loro come se fussi necessario venire uno di queglicasi. Avvertite che è cosa pericolosaperché spesso oforse el piú delle volte viene uno terzo o quarto caso nonconsideratoe al quale non è accomodata la deliberazione chetu hai fatta: però risolvetevi piú al sicuro chepoteteconsiderandoche ancora possi facilmente essere quello chesi crede non abbia a esserené vi ristrignendo mai se non pernecessità.

CLXXXIII

Nonè savio uno capitano che faccia giornate se non lo muove o lanecessità o el cognoscere d'avere vantaggio molto grande;perché è cosa troppo sottoposta alla fortunae troppoimportante el perderle.

CLXXXIV

Ionon voglio escludere gli uomini da' ragionamenti communinéda conversare insieme con grata e amorevole dimestichezza; ma dicobene che è prudenzia parare se non per necessità dellecose proprie; e quando se ne parlanon ne dare conto se non quanto ènecessario al ragionamento o intento che allora si ha; riservandosempre in sé medesimo tutto quello che si può faresanza dire: piú grato è fare altrimentipiúutile el fare così.

CLXXXV

Sempregli uomini lodano in altri lo spendere largamenteel procedere nelleazioni sue co' modi generosi e magnifichie nondimeno i piúosservano in sé medesimi el contrario; però misurate lecose vostre con la possibilità con la utilità che siaonesta e ragionevole; ma non vi lasciate levare a cavallo a farealtrimenti dalle opinione e parole del vulgodal darvi a credere diacquistare laude e riputazione apresso a chi poi allo stretto nonlauda in altri quello che non osserva in sé.

CLXXXVI

Nonsi può in effetto procedere sempre con una regola indistinta eferma. Se è molte volte inutile lo allargarsi nel parlareetiam cogli amicidico di cose che meritino essere tenute segreteda altro canto el fare che gli amici si accorghino che tu stairiservato con loro è la via a fare che anche loro faccino elmedesimo teco; perché nessuna cosa fa altrui confidarsi di teche el presupporsi che tu ti confidi di lui: e così nondicendo a altritu togli la facultà di sapere da altri. Peròe in questo e in molte altre cose bisogna procedere distinguendo laqualità delle personede' casi e de' tempi; e a questo ènecessaria la discrezionela quale se la natura non t'ha dataradevolte si impara tanto che basti con la esperienzia; co' libri nonmai.

CLXXXVII

Sappiateche chi governa a caso si ritruova alla fine a caso; la diritta èpensareesaminareconsiderare bene ogni cosa etiam minima; evivendo ancora cosìsi conducono con fatica bene le cose;pensate come vanno a chi si lascia portare dal corso della acqua.

CLXXXVIII

Quantopiú ti discosti dal mezzo per fuggire uno degli estremitantopiú cadi in quello estremo di che tu temio in uno altro cheha el male pari a quello; e quanto piú vuoi cavare frutto diquella cosa che tu goditanto piú presto finisce el goderla etrarne frutto; verbigratia uno che popolo che goda la libertàquanto piú la vuole usare tanto manco la godee tanto piúcade o nella tirannideo in uno vivere che non è migliore chela tirannide.

CLXXXIX

Tuttele cittàtutti gli Statitutti e regni sono mortali; ognicosa o per natura o per accidente termina e finisce qualche volta:però uno cittadino che si truova al fine della sua patrianonpuò tanto dolersi della disgrazia di quella e chiamarla malfortunataquanto della sua propria; perché alla patria èaccaduto quello che a ogni modo aveva a accaderema disgrazia èstata di colui abattersi a nascere a quella età che aveva aessere tale infortunio.

CXC

Suolsidire per ricordoin conforto degli uomini che non sono nello statodesiderano: Guardatevi drieto e non innanzicioè guardatequanti piú sono quegli che stanno peggio di voiche quelliche stanno meglio. È detto verissimoe che doverebbe valere afare che gli uomini si contentassino del grado loroma èdifficile a farlo; perché la natura ci ha posto el viso inmodo che non possiamo senza sforzarci a guardarci se non innanzi.

CXCI

Nonsi può biasimare gli uomini che siano lunghi nel risolversi;perché se bene accaggiono delle cose nelle quali ènecessario deliberare prestopure per lo ordinario erra piúchi delibera presto che chi delibera tardi; ma da riprendere èsommariamente la tardità dello eseguirepoi che si èfatta la resoluzionela quale si può dire che la nuoca sempree non giovi mai se non per accidente; e ve lo dico perché vene guardiateatteso che in questo molti erranoo per ignaviao perfuggire molestia. o per altra cagione.

CXCII

Pigliatenelle faccende questa massima: che non basti dare loro el principiolo indirizzoel moto; ma bisogna seguitarle e non le staccare maiinsino al fine; e chi le accompagna così non fa anche poco aconducerle a prefezione. Ma chi negocia altrimentile presupponetalvolta finiteche apena sono cominciate o difficultate; tanta èla negligenziala dapocagginela tristizia degli uomini; tanti gliimpedimenti e le difficultà che di sua natura hanno le cose.Usate questo Ricordo: m'ha fatto tal volta grande onorecome favergogna grande a chi usa el contrario.

CXCIII

Avvertiscasopra tutto chi tiene pratiche contro agli Stati a non le tenere conlettereperché spesso sono intercette e fanno testimonio chenon si può negare; e benché ci siano oggi molti modicauti di scriveresono anche molto in luce le arte del ritrovargli.Piú sicuro assai è a adoperare uomini proprii cheletteree però è troppo difficile e pericoloso agliuomini privati entrare in queste praticheperché non hannocopia d'uomini a chi commetteree di quelli pochi non si possonomolto fidareperché è troppo guadagno e poca perditaingannare privati per fare piacere a' principi.

CXCIV

Sebene bisogna procedere alle cose pesatamentenon si vuole peròproporsi nelle faccende tanta difficultàche l'uomopensandonon possino riusciresi fermi; anzibisogna ricordarsi che nelmaneggiare si scuopre piú facilità; e che faccendoledifficultà per sé medesime si sgruppano. E questo èverissimoe chi negocia lo vede tutto dì in fatto; e se papaClemente se ne ricordassi conducerebbe spesso le cose sue e piúin tempo con piú riputazione.

CXCV

Chiè apresso a' principi e desidera ottenere grazie o favori persé o per amiciingegnisi quanto può di non avere adimandare spesso direttamentema cerchi o aspetti occasione diproporle e introdurle con qualche destrezzale quali quando vengonobisogna pigliarle subito e non le lasciare passare. Chi fa cosìconduce le cose con molto maggiore facilitàe con moltominore fastidio del principe; e ottenuta che n'ha unaresta piúfresco e piú libero potere ottenerne un'altra.

CXCVI

Comegli uomini si accorgono che tu se' in grado che la necessitàti conduca a quello voglionofanno poca stima di tee ne fannobuono mercato; perché in loro communemente può piúel rispetto del suo interesse o la sua mala naturache non puòla ragione e' meriti tuoio le obligazione che avessino tecoo elconsiderare che tu sia forse caduto per causa loroo per satisfare aloroin queste male condizione; però guardatevi dal venire inquesto essere quanto dal fuoco. E se gli uomini avessino bene nelcuore questo Ricordo molti sono fuorusciti che non sarebbono; perchénon giova loro tanto che siano cacciati da casa per inclinazione aquesto o quello principequanto nuoce che poi che el principe glivede fuora dice: Costoro non possono piú fare sanza me; e peròcon poca discrezione gli tratta a suo modo.

CXCVII

Chiha a conducere co' popoli cose che abbino difficultà grande ocontradizioneavvertiscase el caso lo comportea separarlee nonparlare della seconda insino non sia condotta la prima; perchécosì faccendopuò accadere che quelli si opponghinoall'unanon contradichino all'altra; dove se fussino tutte insiemebisognerebbe che a tutte contradicessi ciascuno a chi dispiacessiqualunque di quelle. E se così avessi saputo fare PieroSoderini quando volle riordinare la legge della Quarantìal'arebbe ottenutae stabilito forse con essa el governo populare; equesto ricordo di fare inghiottire le vivande amarequando si puòin piú di uno bocconeserve spesso non manco alle coseprivate che alle publiche.

CXCVIII

Crediateche in tutte le faccende e publiche e private la importanza delloespedirle consiste in sapere pigliare el verso; e però in unamedesima cosael maneggiarla in uno modo a maneggiarla in uno altroimporta el conducerla a non la conducere.

CXCIX

Semprequando con altri volete simulare o dissimulare una vostrainclinazioneaffaticatevi a mostrargli con piú potente eefficace ragione che voi poteteche voi avete in animo el contrarioperché quando agli uomini pare che voi cognosciate che laragione voglia cosìfacilmente si persuadono che leresoluzione vostre siano secondo quello che detta la ragione.

CC

Unode' modi a fare fautore di qualche vostro disegno qualcuno che nesarebbe stato alienoè farne capo a luie farnelocomedireautore o principale. Guadagnansi con questa via massime gliuomini leggieriperché in molti questa vanità solo puòtantoche gli conduce a tenerne piú conto che de' rispettisustanziali che si doverrebbono avere nelle cose.

CCI

Parràforse parola maligna o sospettosama Dio volessi non fussi vera:sono piú e cattivi uomini che e buoni; massime dove vainteresse di roba o di Stato; però da quelli in fuorae qualiper esperienzia o relazione degnissime di fede cognoscete beneaperti; è bene destrezza farlo in modo che non vi vendichiatenome di sfiduciati; ma sustanziale è non vi fidatese nonvedete poterlo fare.

CCII

Chisi vendica in modo che lo offeso non si accorga che el male procedada luinon si può dire lo faccia se non per satisfare alloodio o al rancore; piú generoso è farlo scopertamentee in modo che ognuno sappia donde nasca: e si può interpretarelo faccia non tanto per odio e desiderio di vendettaquanto peronorecioè per essere cognosciuto per uomo di natura da nonsopportare le ingiurie.

CCIII

Avvertinoe principi a non conducere e sudditi in grado prossimo alla libertà;perché gli uomini naturalmente desiderano essere liberie loordinario di ciascuno è non stare contenti al grado suomacercare sempre di avanzare di quello in che si truovano; e questiappetiti possono piú che la memoria della buona compagnia chegli fa el principee de' beneficii ricevuti da lui.

CCIV

Nonè possibile fare tanto che e ministri non rubino: io sonostato nettissimoe ho avuto governatori e altri ministri sotto dimee con tutta la diligenzia che io abbia usatae lo esemplio cheho dato loronon ho potuto provedere tanto che basti. Énnecagione che le danaio serve a ogni cosae che al vivere d'oggi èstimato piú uno ricco che uno buono; e lo causa tanto piúla ignoranzia o ingratitudine de' principi che sopportano e tristiea chi ha servito bene non fanno migliore trattamento che a chi hafatto el contrario.

CCV

Iosono stato dua volte con grandissima autorità negli esercitiin su imprese importantissimee ho avuto governatori e in effetton'ho cavato questo costrutto: che se sono verecome in gran parte iocredole cose che si scrivono della milizia anticaquesta acomparazione di quella è una ombra. Non hanno e capitanimoderni virtúnon hanno industria; procedesi sanza artesanza stratagemi; come camminare a lento passo per una stradamaestra; in modo che non fuora di proposito io dissi al signorProspero Colonnacapitano della prima impresache mi diceva che ionon ero stato piú in guerra alcuna: che mi doleva anche inquesta non avere imparato niente.

CCVI

Nonvoglio disputare quale fussi piú utile a' corpi nostriogovernarsi co' medici o non ne averecome lungamente feciono eRomani; ma dico bene cheo sia per la difficultà della cosain séo per la negligenzia de' medicie quali bisognerebbefussino diligentissimi e osservassino bene ogni minimo accidentedello infermoche e medici de' tempi nostri non sanno medicare altroche e mali ordinariie el piú che si distenda la scienzialoro è insino a curare due terzane; ma come la infermitàha niente di estraordinariomendicano al buio e a caso; sanza che elmedicoper la sua ambizione e per le emulazione che sono tra loroèuno animale pessimosanza coscienza e sanza rispetto; e avendo lasicurtà che gli errori loro si possino male riprovarepureche esalti in séo deprima el compagnofa ogni dìnotomia de' corpi nostri.

CCVII

Dellaastrologiacioè di quella che giudica le cose futureèpazzia parlare; o la scienzia non è verao tutte le cosenecessarie a quella non si possono sapereo la capacità degliuomini non vi arriva; ma la conclusione èche pensare disapere el futuro per quella via è uno sogno. Non sanno gliastrologi quello dicononon si appongono se non a caso: in modo chese tu pigli uno pronostico di qualunque astrologoe di uno di unaltro uomofatto a venturanon si verificherà manco diquesto che di quello.

CCVIII

Lascienzia delle legge è ridotta oggi in luogoche se nelladecisione di una causa è da uno canto qualche viva ragionedall'altro la autorità di uno dottore che abbia scrittopiúsi attende nel giudicare la autorità: però e dottoriche praticanosono necessitati volere vedere ognuno che scrive; ecosì quello tempo che s'arebbe a mettere in specularesiconsuma in leggere libri con stracchezza di animo e di corpoin modoche l'ha quasi piú similitudine a una fatica di facchini chedi dotti.

CCIX

Iocredo siano manco male le sentenzie de' Turchile quali siespediscono presto e quasi a casoche el modo de' giudicii che siusano communemente tra' Cristiani; perché la lunghezza diquesti importa tanto e per le spese e per e disturbi che si danno a'litigantiche non nuoce forse manco che facessi la sentenzia ches'avessi contro el primo dí; sanza chese noi presuppogniamole sentenzie de' Turchi darsi al buione seguita cheragguagliatoa metà ne sia giusta; sanza che non forse minore parte ne sonoingiuste di quella date tra noio per la ignoranzia o per la maliziade' giudici.

CCX

Pocoe buonodice el proverbio: è impossibile che chi dice oscrive molte cose non vi metta di molta borra; ma le poche possonoessere tutte bene digeste e stringate; però sarebbe forsestato meglio scerre di questi Ricordi uno fiore che accumulare tantamateria.

CCXI

Iocredo potere affermare che gli spiriti siano; dico quella cosa chenoi chiamiamo spiriticioè di quelli aerei che dimesticamenteparlano con le personeperché n'ho visto esperienzia tale chemi pare esserne certissimo; ma quello che siano e qualicredo losappia sì poco chi si persuade saperlo quanto chi non vi hapunto di pensiero. Questoe el predire el futurocome si vede faretalvolta a qualcuno o per arte o per furoresono potenzie occultedella naturao vero di quella virtú superiore che muovetutto; palesi a luisegreti a noie talmenteche e cervelli degliuomini non vi aggiungono.

CCXII

Delletre spezie di governidi unodi pochi o di molticredo che inFirenze quello degli Ottimati sarebbe el peggiore di tuttiperchénon vi è naturalené vi può essere accettocome non è anche la tirannide; e per la ambizione e discordialoro farebbono tutti quelli mali che fa la tirannidee forse piúdividerebbono presto la cittàe de' beni che fa el tirannonon ne farebbono nessuno.

CCXIII

Intutte le resoluzione e esecuzione che l'uomo fas'ha ostaculo diragione in contrario; perché nessuna cosa è síordinata che non abbia in compagnia qualche disordinenessuna cosasí trista che non abbia del buononessuna cosa síbuona che non abbia del tristo; donde nasce che molti stanno sospesiperché ogni piccola difficultà dispiace loro; e questisono quelli che di natura si chiamano rispettiviperché aogni cosa hanno rispetto. Non bisogna fare così; ma pesati gliinconvenienti di ciascuna parteresolversi a quelli che pesanomanco; ricordandosi non poter pigliare partito che sia netto eperfetto da ogni parte.

CCXIV

Ognunoha de' difettichi piú e chi mancoperò non puòdurare né amiciziané servitúnécompagniase l'uno non comporta l'altro. Bisogna cognoscere l'unol'altroericordandosi che col mutare non si fuggono tutti edifetti ma si riscontra o ne' medesimi o forse n maggioridisporsi acomportare; pure che tu ti abbatta a cose che si possino tollerare; onon siano di molta importanza.

CCXV

Quantecose fatte sono biasimatechese si potessi vedere quello chesarebbe se non fussino fattesi loderebbono! quante pel contrariosono lodate che si biasimerebbono! Però non correte ariprendere o commendare secondo la superficie delle cose; e quelloche vi apparisce innanzi agli occhibisogna considerare piú adrentose volete che el giudicio vostro sia vero e pesato.

CCXVI

Nonsi può in questo mondo eleggere el grado in che l'uomo ha anascerenon le faccende e la sorte con che l'uomo ha a vivere; peròa laudare o riprendere gli uomini s'ha a guardare non la fortuna inche sonoma come vi si maneggiano drento; perché la laude obiasimo degli uomini ha a nascere da' comportamenti loronon dallostato in che si truovano; come in una commedia o tragedia non èpiú in prezzo chi porta la persona del padrone e del rechechi porta quella di uno servo; ma solamente si attende chi la portameglio.

CCXVII

Nonvi guardate tanto di farvi inimici o di fare dispiacere a altricheper questo lasciate di fare quello che vi si appartiene; perchéel fare l'uomo el debito suo gli dà riputazionee questagiova piúche non nuove el farsi qualche inimico. Bisogna oessere morto in questo mondoo fare talvolta cose che offendonoaltri; ma la medesima virtú che è di sapere collocarebene e piacerisi truova in sapere cognoscere quando s'hanno a faree dispiaceri; cioè fargli con ragionecon tempocon modestiae per cagione e con modi onorevoli.

CCXVIII

Quegliuomini conducono bene le cose loro in questo mondoche hanno sempreinnanzi agli occhi lo interesse proprioe tutte le azione suemisurano con questo finema la fallacia è in quegli che noncognoscono bene quale sia lo interesse suocioè che reputanoche sempre consista in qualche commodo pecuniario piú chenell'onorenel sapere mantenersi la riputazione e el buono nome.

CCXIX

Èingenuitàchi è stato autore di una deliberazioneoaffermata una opinionese innanzi ne vegga l'esito muta per qualchesegno sentenziaconfessarlo liberamente; pure quando non è insua potestào non appartiene a lui el correggerlasiconserva piú la riputazione a fare le contrario; perchéridicendosi non può piú se non perdere di riputazioneperché sempre succederà el contrario di quello che hadetto o nel principio o innanzi al fine; dove stando in sullaopinione primariuscirà pure veridico in caso che quellasuccedessila quale può ancora succedere.

CCXX

Credosia uficio di buoni cittadiniquando la patria viene in mano ditirannicercare d'avere luogo con loro per potere persuadere elbenee detestare el male; e certo è interesse della cittàche in qualunque tempo gli uomini da bene abbino autorità; eancora che gli ignoranti e passionati di Firenze l'abbino sempreintesa altrimenti si accorgerebbono quanto pestifero sarebbe elgoverno de' Medicise non avessi intorno altri che pazzi e cattivi.

CCXXI

Quandopiú inimiciche insieme ti solevano essere uniti controsonovenuti tra loro alle manilo assaltarne uno in sulla occasione dipotergli opprimere separatamente è spesso causa che di nuovosi riunischino insieme; però bisogna bene cosiderare laqualità dello odio che è nato tra loroe le altrecondizione e circumstanzie per poterti bene risolvere quale siameglioo assaltarne unoo pure stando a vederelasciarglicombattere tra loro.

Scrittiinnanzi al 1525 in altri quaderni che in questoma ridotti qui nelprincipio dell'anno 1528nel grandissimo ozio che avevoinsieme conla piú parte di quelli che sono indrieto in questo quaderno.

CCXXII

Sebene lo ozio solo non fa ghiribizzipure male si fanno e ghiribizzisanza ozio.

CCXXIII

Quellicittadini che appetiscono onore e gloria nella città sonolaudabili e utilipure che non la cerchino per via di sette e diusurpazionema con lo ingegnarsi di essere tenuti buoni e prudentie fare buone opere per la patria; e Dio volessi che la republicanostra fussi piena di questa ambizione. Ma perniziosi sono quelli cheappetiscono per fine suo la grandezzaperché chi la pigliaper idolo non ha freno alcunoné di giustiziané dionestàe farebbe uno piano da ogni cosa per condurvisi.

CCXXIV

Chinon è in verità buono cittadino non puòlungamente essere tenuto per buono; però ancora che nondesiderano piú presto parere buoni che esserebisogna che sisforzino di essere; altrimenti alla fine non possono parere.

CCXXV

Gliuomini sono naturalmente inclinati al bene; in modo che a tuttiquando non cavano piacere o utilità dal malepiace piúel bene che el male; ma perché la natura loro èfragilee le occasione che gli invitano al male sono infinitesipartono facilmente per interesse proprio dalla inclinazione naturale.Però non per violentarglima per ritenergli in sul naturalesuofu trovato da' savii legislatori lo sprone e la brigliacioèel premio e la pena; e quali quando non si usano in una republicararissimi cittadini di quella si truovano buoni; e noi ne veggiamo inFirenze tutto dì la esperienzia.

CCXXVI

Sedi alcuno si intende o legge che sanza alcuno suo commodo o interesseami piú el male che el benesi debbe chiamare bestia e nonuomo; poi che manca di quello appetito che naturalmente ècommune a tutti gli uomini.

CCXXVII

Grandidifetti e disordini sono in uno vivere popularee nondimeno nellanostra città e savii e buoni cittadini lo appruovono per menomale.

CCXXVIII

Dunchesi può conchiudere che in Firenze chi è savio èanche buono cittadinoperché se non fussi buono cittadino nonsarebbe savio.

CCXXIX

Quellagenerosità che piace a' populi si truova rarissime volte negliuomini veramente savii; però non è cosìlaudabile che pare che abbia del generosocome chi ha del maturo.

CCXXX

Amanoe popoli nelle repubbliche uno cittadino che faccia giustizia; a'savii portano piú reverenzia che amore.

CCXXXI

ODio! quante sono piú le ragione che mostrano che la repubblicanostra abbia in breve a venire menoche quelle che persuadono che lasi abbii a conservare molto tempo!

CCXXXII

Assaisi vale chi ha buono giudicio di chi ha buono ingegno; molto piúche pel contrario.

CCXXXIII

Nonrepugna alla equalità del vivere populare che uno cittadinoabbia piú riputazione che l'altropure che la proceda daamore o reverenzia universalee sia in facultà del popololevargliene a sua posta; anzisanza simili puntelli male sisostengono le repubbliche; e buono per la città nostra se glisciocchi da Firenze intendessino bene questa parte!

CCXXXIV

Chiha a comandare a altri non debbe avere troppa discrezione o rispettonel comandare; non dico che debba essere sanza essama la molta ènociva.

CCXXXV

Èmolto utile el governare le cose sue segretamentema piúutile in chi si ingegna quanto può di non parere con gliamici; perché molticome poco stimatisi sdegnono quandoveggono che uno recusa di coferirgli le cose sue.

CCXXXVI

Trecose desidero vedere innanzi alla mia morte; ma dubitoancora che iovivessi moltonon ne vedere alcuna; uno vivere di repubblica beneordinato nella città nostraItalia liberata da tutti eBarbarie liberato el mondo dalla tirannide di questi sceleratipreti.

CCXXXVII

Chinon è bene sicuro o per convenzione o per sentirsi sípotente che non abbia in caso alcuno da temerefa pazzia nelleguerre di altri a starsi neutraleperché non satisfàal vinto e rimane preda del vincitore; e chi non crede alla ragioneguardi allo esemplo della città nostrae a quello che gliintervenne dello stare neutrale nella guerra che papa Julio e el recattolico d'Aragona ebbono con Luigi re di Francia.

CCXXXVIII

Sepure vuoi stare neutralecapitola almanco la neutralità conquella parte che la desideraperché è uno modo diaderirsi; e se questa vinceràarà pure forse qualchefreno o vergogna a offenderti.

CCXXXIX

Moltomaggiore piacere si truova nel tenersi le voglie oneste che necavarseleperché questo è brevee del corpo; quelloraffreddo che sia un poco lo appetitoè durabileedell'animo e conscienzia.

CCXL

Èda desiderare piú l'onore e la riputazione che le ricchezze;ma perché oggidí sanza quelle male si ha e conserva lariputazionedebbono gli uomini virtuosi cercare non d'averneimmoderatamentema tante che basti allo effetto di avere oconservare la riputazione e autorità.

CCXLI

Elpopolo di Firenze è communemente poveroe per la qualitàdel vivere nostro ognuno desidera assai le ricchezze; però èmale capace di sostenere la libertà della cittàperchéquesto appetito gli fa seguitare l'utile suo privato sanza rispetto oconsiderazione alcuna della gloria e onore publico.

CCXLII

Lacalcina con che si murano gli Stati de' tiranni è el sanguede' cittadini; però doverebbe sforzarsi ognuno che nella cittàsua non s'avessino a murare tali palazzi.

CCXLIII

Ecittadini che vivono nelle repubblichequando la città ha unostato tollerabile benché con qualche difettonon cerchinomutarlo per averne uno miglioreperché quasi sempre sipeggiora; non essendo in potestà di chi lo muta fare che elgoverno nuovo sia appunto secondo el disegno e pensiero suo.

CCXLIV

Lapiú parte de' mali che fanno e grandi nelle città nasceda sospetto; però quando uno è fatto grandela cittànon ha da avere obligo a chi gli tenta contro cose nuove sanza buoneoccasioneperché si accresce el sospettoe da quello e malidella tirannide.

CCXLV

Lamalignità ne' poveri può facilmente procedere peraccidentene' ricchi è piú spesso per natura; peròordinariamente è da biasimare piú in uno ricco che inuno povero.

CCXLVI

Chio principe o privato vuole persuadere a uno altro el falso per mezzodi uno suo imbasciatoreo di altridebbe prima ingannare loimbasciatore; perché opera e parla con piú efficaciacredendo che cosí sia la mente del suo principeche nonfarebbese sapessi essere simulazione.

CCXLVII

Dalfare o non fare una cosa che pare minima dipendono spesso momenti dicose importantissime; però si debbe etiam nelle cose piccoleessere avvertito e considerato.

CCXLVIII

Facilecosa è guastarsi uno bello esseredifficile èacquistarlo; perché chi si truova in buono grado debbe fareogni sforzo per non se lo lasciare uscire di mano.

CCXLIX

Èpazzia sdegnarsi con quelle personecon le quali per la grandezzaloro tu non puoi sperare di poterti vendicare; però se bene tisenti ingiuriato da questibisogna patire e simulare.

CCL

Nellaguerra nascono da un'ora a un'altra infinite varietà; perònon si debbe pigliare troppo animo delle nuove prosperenéviltà delle avverse; perché spesso nasce qualchemutazione; e questo anche insegni a chi se gli presentano leoccasione nella guerrache non le perdaperché le duranopoco.

CCLI

Comeel fine de' mercatanti el piú delle volte è el fallirequello de' naviganti annegarecosì spesso di chi lungamentegoverna terre di Chiesa el fine è capitare male.

CCLII

Midisse già el marchese di Pescarache le cose che sonouniversalmente desideraterare volte riescono; se è verolaragione è che pochi sono quelli che communemente danno el motoalle cosee e fini de' pochi sono quasi sempre contrarii a' fini eappetiti di molti.

CCLIII

Noncombattete mai con la religionené con le cose che pare chedependono da Dio; perché questo obietto ha troppa forza nellamente degli sciocchi.

CCLIV

Fudetto veramente che la troppa religione guasta el mondoperchéeffemmina gli animiaviluppa gli uomini in mille erroriedivertisceli da molte imprese generose e virile; né voglio perquesto derogare alla fede cristiana e al culto divinoanziconfermarlo e augumentarlodiscernendo el troppo da quello chebastae eccitando gli ingegni a bene considerare quello di che sidebbe tenere contoe quello che sicuramente si può sprezzare.

CCLV

Tuttele sicurtà che si possono avere dallo inimico sono buonedifededi amicidi promessee di altre assicurazione; ma per la malacondizione degli uomini e variazione de' tempinessuna ne èmigliore e piú ferma che lo acconciare le cose in modo che lefondamento della sicurtà tua consista piú in sul nonpotere lo inimico tuo offenderti che in sul non volere.

CCLVI

Nonpuoi secondo el vivere del mondo avere maggiore felicità chevederti lo inimico tuo prostrato innanzi in terrae a tuadiscrezione; e però per avere questo effetto non si debbepretermettere niente. La felicità grande consiste in questo:ma maggiore ancora è la gloria in usare tanta fortunalaudabilmentecioè essere clemente e perdonare; cosa propriadegli animi generosi e eccelsi.

CCLVII

QuestiRicordi sono regole che si possono scrivere in su libri; ma e casiparticulariche per avere diversa ragione s'hanno a governarealtrimentisi possono male scrivere altrove che nel libro delladiscrezione.

CCLVIII

Èmolto laudato apresso agli antichi el proverbio: Magistratus virumostendit; perché non solo fa cognoscere per el peso che s'hase l'uomo è d'assai o da pocoma ancora perché per lapotestà e licenzia si scuoprono le affezione dello animocioèdi che natura l'uomo sia; atteso che quanto l'uomo è piúgrandetanto manco freno e rispetto ha a lasciarsi guidare da quelloche gli è naturale.

CCLIX

Ingegnatevidi non venire in malo concetto apresso a chi è superiore nellapatria vostrané vi fidate che el modo o traino del vostrovivere sia tale che non pensiate avergli a capitare alle mani; perchénascono infiniti e non pensati casiche è forza avere bisognodi lui. E e conversoel superiore se ha voglia di punirti ovendicarsi di tenon lo faccia precipitatamentema aspetti el tempoe la occasione; perché sanza dubio a lungo andare gli verràdi sorteche sanza scoprirsi maligno o passionatopotrà o intutto o in parte satisfare al suo desiderio.

CCLX

Chiha governo di città o di popolise gli vuole tenere correttibisogna che sia severo in punire tutti e delitttima puòusare misericordia nella qualità delle pene; perché da'casi atroci e quelli che hanno bisogno di esemplo in fuoraassai èordinariamente se gli altri delitti sono puniti a quindici soldi perlira.

CCLXI

See servidori fussino discreti o gratisarebbe onesto e debito che elpadrone gli beneficassi quanto potessi: ma perché sono el piúdelle volte di altra naturae quando sono pieni o ti lasciano o tistraccanoperò è piú utile andare con loro conla mano stretta; e trattenendoli con speranzadare loro di effettitanto che basti a fare che non si disperino.

CCLXII

ElRicordo di sopra bisogna usarlo in modoche lo acquistare nome dinon essere benefattore non faccia che gli uomini ti fugghinoe aquesto si provvede facilmente col beneficarne qualcuno fuora dellaregola; perché naturalmente la speranza ha tanta signorianegli uominiche piú ti giova e piú esemplo ti faapresso agli altri uno che tu n'abbia beneficatoche cento che nonabbino avuto da te remunerazione.

CCLXIII

Piútengono a memoria gli uomini le ingiurie che e beneficii; anziquando pure si ricordano del beneficiolo reputano minore che infatto non fupersuadendosi meritare piú che non meritano; elcontrario si fa della ingiuriache duole a ognuno piú cheragionevolmente non doverria dolere; peròdove gli altritermini sono pariguardatevi da fare piacere a unoche di necessitàfaccia a uno altro dispiacere equaleperché per la ragionedetta di sopra si perde in grosso piú che non si guadagna.

CCLXIV

Piúfondamento potete fare in uno che abbia bisogno di voio che nelcaso che corre abbia lo interesse communeche in uno beneficato davoiperché gli uomini communemente non sono grati; peròse non volete ingannarvifate e calculi con questa misura.

CCLXV

Hoposto e Ricordi prossimi perché sappiate vivere e cognoscerequello che le cose pesanonon per farvi ritirare dal beneficare:perché oltre che è cosa generosa e che procede da belloanimosi vede pure che talvolta è remunerato qualchebeneficioe anche di sorte che ne paga molti; e è credibileche a quella potestà che è sopra gli uomini piaccino leazione nobilee però non consenta che sempre siano sanzafrutto.

CCLXVI

Ingegnateviavere degli amiciperché sono buoni in tempiluoghi e casiche tu non penseresti; questo Ricordo è vulgatoma non puòconsiderare profondamente quanto vaglia colui a chi non èaccaduto in qualche sua importanza sentirne la esperienzia.

CCLXVIII

Piaceuniversalmente chi è di natura vera e liberae è cosagenerosama talvolta nuoce; da altro canto la simulazione èutilee anche spesso necessaria per le male nature degli altrima èodiatae ha del brutto; donde non so quale sia da eleggere.Crederrei che si potessi usare l'una ordinariamentenon abbandonandoperò l'altra; cioè nel caso tuo ordinario e commune divivereusare la prima in modo che acquisti el nome di personalibera; e nondimeno in certi casi importanti e rari usare lasimulazionela quale a chi vive cosí è tanto piúutile e succede meglioquanto per avere nome del contrario ti èpiú facilmente creduto.

CCLXVIII

Perla ragione di sopra non laudo chi vive sempre con simulazione e conartema escuso chi qualche volta la usa.

CCLXIX

Siacerto che se tu desideri che non si sappia che tu abbia fatto otentato qualche cosacheacnora che sia quasi scoperto e publicoèsempre in proposito el negarla; perché la negazione efficacequando bene non persuada a chi ha indizii o creda el contrarioglimette almanco el cervello a partito.

CCLXX

Èincredibile quanto giovi a chi ha amministrazione che le cose suasiano secrete; perché non solo e disegni tuoi quando si sannopossono essere prevenuti o interrottima etiam lo ignorarsi e tuoipensieri fa che gli uomini stanno sempre attoniti e sospesi aosservare le tue azionee in su ogni tuo minimo moto si fanno millecommenti; il che ti fa grandissima riputazione. Però chi èin tale grado doverrebbe avvezzare sé e suoi ministri non soloa tacere le cose che è male che si sappinoma ancora tuttequelle che non è utile che si publichino.

CCLXXI

Convienea ognuno el Ricordo di non comunicare e secreti suoi se non pernecessitàperché si fanno schiavi di coloro a chi glicomunicanooltre a tutti gli altri mali che el sapersi puòportare; e se pure la necessità vi strigne a dirglimetteteliin altri per manco tempo poteteperché nel tempo assainascono mille pensamenti cattivi.

CCLXXII

Losfogarsi qualche volta de' piaceri o dispiaceri suoi è cosa digrande confortoma è nociva; però è saviezza loastenersenese bene è molto difficile.

CCLXXIII

Osservaiquando ero imbasciadore in Spagna apresso al re Don Ferrandod'Aragonaprincipe savio e gloriosoche lui quando voleva fare unaimpresa nuovao altra cosa di importanzanon prima la publicava epoi la giustificavama si governava pel contrario; procurandoartificiosamente in modo che innanzi che si intendessi quello luiaveva in animosi divulgava che el re per le tali ragione doverrebbefare questo; e però publicandosi poilui volere fare quelloche già prima pareva a ognuno giusto e necessarioèincredibile con quanto favore e con quanta laude fussino ricevute lesue deliberazione.

CCLXXIV

Ancoraquelli che attribuendo el tutto alla prudenzia e virtú siingegnano escludere la fortuna non possono negare che almanco siagrandissimo beneficio di fortuna che al tempo tuo corrino occasioneche abbino a essere in prezzo quelle parte o virtú in che tuvali; e si vede per esperienzia che le medesime virtú sonostimate piú o manco a uno tempo che all'altroe le medesimecose fatte da uno in uno tempo saranno gratefatte a un altro temposaranno ingrate.

CCLXXV

Nonvoglio già ritirare coloro che infiammati dallo amore dellapatria si metteriano in pericolo per ridurcela in libertà; madico bene che chi nella città nostra cerca mutazione di Statoper interesse suo non è savioperché è cosapericolosa; e si vede con effetto che pochissimi trattati sono quelliche riescono. E di poi quando bene è successosi vede quasisempre che tu non conseguisci nella mutazione di gran lunga a quelloche tu hai disegnato; e inoltre ti oblighi a uno perpetuo travaglioperché sempre hai da dubitare che non tornino quelli che tuhai cacciati e che ti ruinino.

CCLXXVI

Nonvi affaticate nelle mutazione che non partoriscono altro che mutare evisi degli uomini; perchéche beneficio ti reca se quellomedesimo male o dispetto che ti faceva Pieroti farà Martino?verbigraziache piacere puoi tu avere di vedere andarsene messerGorose in luogo suo entrerrà un altro di simile sorte?

CCLXXVII

Chipure vuole attendere a trattatisi ricordi che niente gli rovina piúche el desiderio di volergli conducere troppo sicuri; perchéper questo si interpone piú tempoimplicansi piúuomini e mescolansi piú coseche è causa di farescoprire simili pratiche. A anche è da credere che la fortunasotto dominio di chi sono queste cosesi sdegni con chi vuole tantoliberarsi dalla potestà sua e assicurarsi: peròconchiudo che è piú sicuro volergli eseguire conqualche pericolo che con molta sicurtà.

CCLXXVIII

Nondisegnate in su quello che non avetené spendete in su'guadagni futuriperché molte volte non succedono. Vedesi chee mercatanti grossi falliscono el piú delle volte per questoquando per speranza di uno maggiore guadagno futuroentrano in su'cambila multiplicazione de' quali è certa e ha tempodeterminato; ma e guadagni molte volte o non vengono o si allunganopiú che el disegno; in modo che quella impresa che avevicominciata come utileti riesce dannosissima.

CCLXXIX

Noncrediate a questi che predicano d'avere lasciato le faccende peramore della quietee di essere stracchi dalla ambizione; perchéquasi sempre hanno nel cuore el contrario; e si sono ridotti a vitaappartata o per sdegno o per necessità o per pazzia. Loesemplo se ne vede tutto dí; perché a questi talisubito si rappresenta qualche spiraglio di grandezzaabbandonata latanto lodata quietevi si gettano con quello impeto che fa el fuocoa una cosa secca o unta.

CCLXXX

Seavete fallatopensatela e misuratela bene innanzi che entriate inprigione; perché ancora che el caso fussi molto difficile ascoprireè incredibile a quante cose pensa el giudicediligente e desideroso di ritrovarlo; e ogni minimo spiraglio èbastante a fare venire tutto in luce.

CCLXXXI

Ioho desiderato come gli altri uomini l'onore e l'utilee insino a quiper grazia di Dio e buona sorte mi è succeduto sopra eldisegno; ma non vi ho poi ritrovato drento alcuna di quelle cose esatisfazione che m'avevo immaginato; ragione chechi bene laconsiderassidoverria bastare a estinguere assai della sete degliuomini.

CCLXXXII

Lagrandezza di Stato è desiderata universalmenteperchétutto el bene che è in lei apparisce di fuorael male stadrento occulto; el quale chi vedessi non arebbe forse tanta vogliaperché è piena sanza dubio di pericolidi sospettidimille travagli e fatiche; ma quello che per avventura la fadesiderabile anche agli animi purgatiè lo appetito cheognuno ha di essere superiore agli altri uominiatteso massime chein nessuna altra cosa ci possiamo assomigliare a Dio.

CCLXXXIII

Lecose non premeditate muovono sanza comparazione piú che lepreviste; però chiamo io animo grande e intérritoquello che regge e non si sbigottisce per e pericoli e accidentirepentini; cosa che a giudicio mio è rarissima.

CCLXXXIV

Quandosi fa una cosase si potessi sapere quello che sarebbe seguito senon fussi fatta questao se si fussi fatto el contrariomolte cosesono biasimate e laudate dagli uomini che si cognoscerebbe meritanocontraria sentenzia.

CCLXXXV

Nonè dubbio che quanto l'uomo piú invecchiapiúcresce la avarizia; si dice communemente esserne causa perchéè bene ignorante quello vecchio che non cognosce che semprecon la età si diminuisce el bisogno. E inoltre veggo che ne'vecchi si augumenta al continuocioè in moltila lussuriadico lo appetitonon le forzela crudeltà e gli altri vizii;però credo che la ragione possi essere che l'uomo quanto piúvive tanto piú si abitua alle cose del mondoe ex consequentipiú le ama.

CCLXXXVI

Lamedesima ragione fa che quanto piú l'uomo invecchiatanto piúgli pare fatica di moriree sempre piú vive con le azione eco' pensiericome se fussi certo la vita sua avere a essereperpetua.

CCLXXXVII

Sicrede e anche spesso si vede per esperienziache le ricchezza maleacquistate non passano la terza generazione. Santo Augustino diceche Dio permette che chi l'ha acquistate le goda in remunerazione diqualche bene che ha fatto in vita; ma poi non passano troppo innanziperché è giudicio cosí ordinato da Dio alla robamale acquistata. Io dissi già a mio padreche a me occorrevauna altra ragione; perché communemente chi guadagna la roba èallevato da poverola amae sa la arte del conservarla; ma efigliuoli poi e' nipoti che sono allevati da ricchi né sannoche cosa sia guadagnare robanon avendo arte o modo di conservarlafacilmente la dissipano.

CCLXXXVIII

Nonsi può biasimare lo appetito di avere figliuoliperchéè naturalema dico bene che è spezie di felicitàel non ne avere; perché eziandio che gli ha buoni e saviihasanza dubio molto piú dispiacere da loro che consolazione. Loesemplo n'ho veduto io in mio padreche a' dí suoi eraesemplo in Firenze di padre bene dotato di figliuoli; peròpensate come stia chi gli ha di mala sorte.

CCLXXXIX

Nonbiasimo interamente la giustizia civile del Turcoche è piúpresto precipitosa che sommaria; perché chi giudica a occhiserrati espedisce verisimilmente la metà delle causegiustamentee libera le parte della spesa e perdita di tempo; ma enostri giudicii procedono in modoche spesso farebbe piúperchi ha ragioneavere avuto el primo dí la sentenzia controche conseguirla doppo tanto dispendio e tanti travagli; sanza cheper la malignità o ignoranzia de' giudicie ancora laoscurità delle leggesi fa anche a noi troppo spesso delbianco nero.

CCXC

Errachi crede che e casi rimessi dalla legge a arbitrio del giudice sianorimessi a sua voluntàe a suo beneplacitoperché lalegge non gli ha voluto dare potestà di farne grazia; ma nonpotendo in tutti e casi particulari per la diversità dellecircumstanzie dare precisa determinazionesi rimette per necessitàallo arbitrio del giudicecioè alla sua sinderesialla suacoscienziache considerato tutto faccia quello che gli pare piúgiusto. E questa larghezza della legge lo assolve d'averne a dareconto pe' palazzi; perché non avendo el caso determinatosipuò sempre escusare; ma non gli dà già facultàdi dare dono della roba di altri.

CCXCI

Sivede per esperienzia che e padroni tengono poco conto de' servidorie per ogni suo interesse o appetito gli mettono da parteo glistrascinano sanza rispetto; però sono savii e servidori chefanno el medesimo verso e padroniconservando però sempre lafede sua e l'onore.

CCXCII

Credanoe giovani che la esperienzia insegna moltoe piú ne' cervelligrandi che ne' piccoli; e chi lo considerassi ne troverebbefacilmente la ragione.

CCXCIII

Nonsi può benché con naturale perfettissimo intenderebenee aggiungere a certi particulari sanza la esperienzia che solagli insegna; e questo Ricordo lo gusterà meglio chi hamaneggiato faccende assaiperché con la esperienzia medesimaha imparato quanto vaglia e sia buona la esperienzia.

CCXCIV

Piacesannza dubio piú uno principe che abbia del prodigo che unoche abbia dello stretto; e pure doverrebbe essere le contrarioperché el prodigo è necessitato fare estorsione erapinelo stretto non toglie a nessuno; piú sono quelli chepatiscono dalle gravezze del prodigoche quelli che hanno beneficiodalla sua larghezza. La ragione adunche a mio giudicio è chenelli uomini può piú la speranza che el timoree piúsono quelli che sperano conseguire qualche cosa da luiche quelliche temono di essere oppressi.

CCXCV

Lointendersi bene co' fratelli e co' parenti ti fa infiniti beneficiiche tu non cognosciperché non appariscono a uno per unomain infinite cose ti profitta e fàtti avere in rispetto; peròdebbi conservare questa opinione e questo amore etiam con qualche tuaincommodità. E in questo si ingannono spesso gli uomini;perché si muovono da quello poco danno che appariscee nonconsiderano quanto siano grandi e beni che non si veggono.

CCXCVI

Chiha autorità e superiorità in altri può spingersiet estenderla ancora sopra le forze sueperché e sudditi nonveggono e non misurano apunto quello che tu puoi o [non] puoi fare;anziimmaginandosi spesso la potestà tua maggiore che la nonècedono a quelle cose che tu non gli potresti costringere.

CCXCVII

Iofui già di opinione di non vederecol pensare assaipiúdi quello che io vedessi presto; ma con la esperienzia ho cognosciutoessere falsissimo; perché fatevi beffe di chi dice altrimenti.Quanto piú si pensano le cosetanto piú si intendono efanno meglio.

CCXCVIII

Quandoti viene la occasione di cosa tu desideripigliala sanza perderetempo; perché le cose del mondo si variano tanto spesso chenon si può dire d'avere la cosa insino non l'hai in mano. Eper la medesima ragione quando ti è proposto qualche cosa cheti dispiacecerca differire el piú che puoiperché aogni ora si vede che el tempo porta accidenti che ti cavano di questedifficultà: e cosí s'ha intendere quello proverbio chesi dice avere in bocca e savii: che si debbe godere el beneficio deltempo.

CCXCIX

Sonoalcuni uomini facili a sperare quello che desideranoaltri che mailo cedono insino non ne sono bene sicuri; è sanza dubio megliosperare poco che moltoperché la troppa speranza ti famancare di diligenziae ti dà piú dispiacere quando lacosa non succede.

CCC

Sevuoi cognoscere quali sono e pensieri de' tirannileggi CornelioTacitodove fa menzione degli ultimi ragionamenti che ebbe Augustocon Tiberio.

CCCI

Elmedesimo Cornelio Tacitoa chi bene lo considerainsegna pereccellenziacome s'ha a governare chi vive sotto e tiranni.

CCCII

Quantobene disse colui: Ducunt volentes fatanolentes trahunt! Se ne vedeogni di tante esperienzieche a me non pare che mai cosa alcuna sidicessi meglio.

CCCIII

Eltiranno fa estrema diligenzia di scoprire lo animo tuocioèse ti contenti del suo Statocon considerare gli andamenti tuoiconcercare di intenderlo da chi conversa tecoe col ragionare teco divarie cosee proporre partitie dimandarti parere. Però sevuoi che non ti intendabisogna ti guardi con grandissima diligenziada' mezzi che lui usacioè non usando termini che gli possonodare sospetto; guardando come tu parli etiam cogli intimi tuoieseco ragionando e intendendo di sorte che non ti possa cavare; il cheti riuscirà se arai sempre fisso nell'animoche lui quantopuò ti circumviene per scoprirti.

CCCIV

Achi ha condizione nella patria e sia sotto uno tiranno sanguinoso ebestialesi possono dare poche regole che siano buoneeccetto eltorsi lo esilio. Ma quando el tirannoo per prudenziao pernecessità per le condizione del suo Statosi governa conrispettouno uomo bene qualificato debbe cercare di essere tenutodassai e animosoma di natura quietoné cupido di alterarese non è sforzato; perché in tal caso el tiranno ticarezza e cerca di non ti dare causa di pensare a fare novitàil che non farebbe se ti cognoscessi inquieto; perché allorapensando che a ogni modo tu non sia per stare fermoènecessitato a pensare sempre la occasione di spegnerti.

CCCV

Nelcaso di sopra è meglio non essere de' piú confidentidel tirannoperché non solo ti carezzama in molte cose famanco a sicurtà teco che con li suoi. Così tu godi lasua grandezzae nella rovina sua diventi grande: ma non èbuono questo Ricordo per chi non ha condizione grande nella suapatria.

CCCVI

Èdifferenzia da avere e sudditi disperati a avergli malcontentiperché quegli non pensano mai a altro che a mutazionee lecercano ancora con suo pericolo; questise bene desiderano cosenuovenon invitano le occasionema le aspettano.

CCCVII

Nonsi possono governare e sudditi bene sanza severitàperchéla malignità degli uomini ricerca cosí; ma si vuolemescolare destrezzae fare ogni dimostrazione perché si credache la crudeltà non ti piacciama che tu la usi pernecessitàe per salute publica.

CCCVIII

Sidoverria attendere agli effettinon alle dimostrazione e superficie;nondimanco è incredibile quanta grazia ti concilia apressoagli uomini le varie carezze e umanità di parole; la ragionecredo che siaperché a ognuno pare meritare piú chenon valee però si sdegna quanto vede che tu non tieni di luiquello conto che gli pare che si convenga.

CCCIX

Ècosa onorevole e da uomonon promettere se non quanto vuoiattendere; ma communemente ognuno a chi tu nieghibenchégiustamenteresta male satisfatto perché gli uomini non sigovernano con la ragione. El contrario interviene a chi prometteassaiperché intervengono spesso casi che fanno che nonaccade fare esperienzia di quello che tu hai promessoe cosíhai satisfatto con niente e se pure s'ha a venire allo attononmancano spesso scuse: e molti sono sì grossiche si lascianoaggirare con le parole. Nondimanco è sí brutto mancaredella parola suache prepondera a ogni utilità che si traggadel contrario; e però l'uomo si debbe ingegnare diintrattenersi quanto può con le risposte generale e piene disperanzafuggendo quanto si può el promettere precisamente.

CCCX

Guardatevida tutto quello che vi può nuocere e non giovare; peròné in assenzia né in presenzia di altri non dite maisanza profitto o necessità cose che gli dispiacciono; perchéè pazzia farsi inimici sanza proposito; e ve lo ricordoperché quasi ognuno erra in questa leggerezza.

CCCXI

Chientra ne' pericoli sanza considerare quello che importino si chiamabestiale; ma animoso è chi cognoscendo e pericoli vi entrafrancamenteo per necessità o per onorevole cagione.

CCCXII

Credonomolti che uno savioperché vede tutti e pericolinon possaessere animoso; io sono di opinione contrariache non possa esseresavio chi è timidoperché già manca di giudiciochi stima el pericolo piú che non si debbe. Maper dichiararebene questo passo che è confusodicoche non tutti epericoli hanno effetto; perché alcuni ne schifa l'uomo con ladiligenziaindustria o franchezza sua; altrigli porta via el casoe mille accidenti che nascono. Però chi cognosce e pericolinon gli debbe presupporre tutti certi; ma discorrendo con prudenziaquello in che lui può sperare di aiutarsie dove el casoverisimilmente gli può fare favorefarsi animoné siritirare dalle imprese virili e onorevole per paura di tutti epericoli che cognosce aversi a correre.

CCCXIII

Errachi dice che le lettere guastano e cervelli degli uominiperchéè forse vero in chi l'ha debole; ma dove lo truovano buonolofanno perfetto; perché el buono naturale congiunto col buonoaccidentale fa nobilissima composizione.

CCCXIV

Nonfurono trovati e principi per fare beneficio a loroperchénessuno si sarebbe messo in servitú gratis; ma per interessede' populiperché fussino bene governati; però comeuno principe [non] ha piú rispetto de' populinon èpiú principema tiranno.

CCCXV

Èsanza comparazione piú detestabile la avarizia in uno principeche in uno privatonon solo perché avendo piú facultàda distribuire priva gli uomini di tanto piúma ancora perchéquello che ha uno privato è tutto suo e per uso suoe ne puòdisporre sanza querela giusta di alcuno; ma quanto ha el principegli è dato per uso e beneficio di altrie peròritenendolo in sé frauda gli uomini di quello che debbe loro.

CCCXVI

Dicoche el duca di Ferrara che fa mercantanzia non solo fa cosavergognosama è tirannofaccendo quello che è officiode' privati e non suo; e pecca tanto verso e populiquantopeccherebbono e popoli verso luiintromettendosi in quello che èofficio solum del principe.

CCCXVII

Tuttigli Statichi bene considera la loro originesono violenti; néci è potestà che sia legittimadalle repubbliche infuoranella loro patria e non piú oltre; né anchequella dello imperatoreche è fondata in sulla autoritàde' Romaniche fu maggiore usurpazione che nessuna altra; néeccettuo da questa regola e pretila violenzia de' quali èdoppiaperché a tenerci sotto usano le arme temporali e lespirituali.

CCCXVIII

Lecose del mondo sono sí varie e dependono da tanti accidentiche difficilmente si può fare giudicio del futuro; e si vedeper esperienzia che quasi sempre le conietture de' savii sonofallace: però non laudo el consiglio di coloro che lasciano lacommodità di uno bene presentebenché minoreperpaura di uno male futurobenché maggiorese non èmolto propinquo o molto certo; perché non succedendo poispesso quello di che temeviti truovi per una paura vana averelasciato quello che ti piaceva; e però è savioproverbio: di cosa nasce cosa.

CCCXIX

Ne'discorsi dello Stato ho veduto spesso errare chi fa giudicio; perchési esamina quello che ragionevolmente doverrebbe fare questo e quelloprincipee non quello che farà secondo la natura e cervellosuo; può chi vuole giudicare che faràverbigratiaelre di Franciadebbe avere piú rispetto a quale sia la naturae costume di uno franzeseche a quello che doverrebbe fare unoprudente.

CCCXX

Ioho detto molte voltee lo dico di nuovoche uno ingegno capace eche sa fare capitale del temponon debbe lamentarsi che la vita siabreve: perché può attendere a infinite cose; e sapendospendere utilmente el tempogli avanza tempo.

CCCXXI

Chivuole travagliare non si lasci cavare di possessione delle faccendeperché dall'una nasce l'altrasí per lo adito che dàla prima alla secondacome per la riputazione che ti porta eltrovarti in negocio; e però si può anche a questoadattare el proverbio: di cosa nasce cosa.

CCCXXII

Nonè facile el trovare questi Ricordima è piúdifficile a eseguirli; perché spesso l'uomo cognoscema nonmette in atto; però volendo usarglisforzate la natura efatevi uno buono abitocol mezzo del quale non solo farete questoma vi verrà fatto sanza fatica quanto vi comanderà laragione.

CCCXXIII

Nonsi maraviglierà dell'animo servile de' nostri cittadini chileggerà in Cornelio Tacito che e Romanisoliti a dominare elmondo e vivere in tanta gloriaservivano sí vilmente sotto liimperatoriche Tiberio uomo tirannico e superbo aveva nausea ditanta dapocaggine.

CCCXXIV

Seavete mala satisfazione di unoingegnatevi quanto potete non se neaccorgaperché si aliena tutto da voi; e vengono spessooccasione che vi può servire e vi servirebbese coldimostrare d'averlo in male concetto non ve l'avessi giocato. E iocon mia utilità n'ho fatto esperienziache in qualche tempoho avuto malo animo verso unochenon se ne accorgendom'ha poi inqualche occasione servito benee mi è stato buono amico.

CCCXXV

Lecose che hanno a caderenon per impeto ma per consumarsivanno piúa lungo che non sicredeva da principio; e perché e moti sonopiú lenti che non si credee perché gli uominiquandosi ostinano a patirefanno e sopportano molto piú che non sisarebbe creduto; però veggiamo che una guerra s'abbia a finireper fameper incomoditàper mancamento di danari e modisimiliha tratto piú lungo che non si credeva. Cosí lavita di uno tisico si prolunga sempre oltre alla opinione che n'hannoavuta e medici e gli astanti; e uno mercatante innanzi fallisca peressere consumato dagli interessisi regge piú tempo che nonera creduto.

CCCXXVI

Chiconversa con grandi non si lasci levare a cavallo dalle carezze edemostrazione superficialecon le quali loro fanno communementebalzare gli uomini come vogliono e affoganli nel favore; e quanto èpiú difficile a difendersenetanto piú debbistrignertie col tenere el capo fermo non ti lasciare levareleggiermente.

CCCXXVII

Nonpotete avere maggiore virtú che tenere conto dell'onore;perché chi fa questo non teme e pericoliné fa maicosa che sia brutta; però tenete fermo questo capoe saràquasi impossibile che tutto non vi succeda bene: expertus loquor.

CCCXXVIII

Fatevibeffe di questi che predicano la libertà: non dico di tuttima ne eccettuo bene pochi; perché se sperassino avere meglioin uno Stato strettovi correrebbono per le poste; perché inquasi tutti prepondera el rispetto dello interesse suoe sonopochissimi quegli che cognoscono quanto vaglia la gloria e l'onore.

CCCXXIX

Miè stato sempre difficile a credere che Dio abbia a promettereche e figliuoli del duca Ludovico abbino a godere lo Stato di Milanonon tanto perché lui lo usurpò sceleratamentequantoche per fare questo fu causa della servitú e ruina di tuttaItaliae di tanti travagli seguiti in tutta la cristianità.

CCCXXX

Dicoche uno buono cittadino e amatore della patria non solo debbetrattenersi col tiranno per sua sicurtàperché èin pericolo quando è avuto a sospettoma ancora per beneficiodella patriaperché governandosi cosígli vieneoccasione co' consigli e con le opere di favorire molti beni edisfavorire molti mali: e questi che gli biasimano sono pazziperchéstarebbe fresca la città e loro se el tiranno non avessiintorno altro che tristi!

CCCXXXI

Faa proposito nostro che in Siena sia uno Stato savioquando noi siamoin termini che non possiamo sperare di soggiogarla; perché unosavio si intratterrà sempre volentieri con noiné maiarà caro che in Toscana venga guerralasciandosi piúgovernare dalla ragione che trasportare dallo odio naturale che cihanno. Ma ora co' papi farebbe piú per noi che vi fussi unoStato disordinatoperché piú facilmente ci salterebbein bocca.

CCCXXXII

Chinon sa che se el papa piglia Ferrarasarà sempre obietto de'futuri pontefici lo insignirorsi di Toscana? perché el regnodi Napoli ha troppa difficultà essendo in mano di potenti.

CCCXXXIII

Inuno Stato populare è a proposito delle Case simile allanostrache le Case che si chiamano di famiglia si conservino; perchéessendo esose al popolone riceviamo favore da tutti; ma se quellesi annichilassinolo odio che el popolo ha a loro lo volterebbe a'nostri pari.

CCCXXXIV

Fubellissimo consiglio quello di mio padre a Piero Soderini dirimettere e Medici da noi medesimi come privati cittadini; perchési levavano e fuoriuscitiche non può essere cosa peggiore auno Statoe a loro si toglieva la riputazione drento e di fuora.Drentoperché tornandovi e vedendosi equali alli altriloromedesimi non v'arebbono abitato volentieri; fuoraperché eprincipi che si persuadevano che avessino drento grande partevedendogli tornare e non essere grandinon ne terrebbono piúconto; ma questo consiglio non so se poteva riuscire buonononavendo gonfaloniere piú vivo e piú animoso che PieroSoderini.

CCCXXXV

Lanatura de' popoli ècome ancora è de' privativoleresempre augumentare el grado in che si truovanoperò èprudenzia negare loro le prime domande: perchéconcedendolenon gli fermi; anzigli inciti a domandare piú e con maggioreinstanzia che non facevano da principio; perché quanto piúse gli dà berepiú se gli accresce la sete.

CCCXXXVI

Lecose passate fanno lume alle futureperché el mondo fu sempredi una medesima sorte; e tutto quello che è e saràèstato in altro tempoe le cose medesime ritornanoma sotto diversinomi e colori; però ognuno non le ricognoscema solo chi èsavioe le osserva e considera diligentemente.

 

CCCXXXVII

Sanzadubio ha migliore tempo nel mondopiú lunga vitae èin uno certo modo piú felice chi è di ingegno piúpositivoche questi intelletti elevati; perché lo ingegnonobile serve piú presto a travaglio e cruciato di chi l'ha; mal'uno participa piú di animale bruto che di uomol'altrotrascende el grado umano e si accosta alle nature celeste.

CCCXXXVIII

Seosservate benetroverete che di età in età si mutanonon solo e vocabuli e e modi del vestire e e costumi; maquello cheè piúi gusti e le inclinazione degli animi: e questadiversità si vede ancora in una età medesima di paesein paese. Non dico de' costumi perché può procederedalla diversità delle instituzionema de' gustide' cibi edegli appetiti varii degli uomini.

CCCXXXIX

Lemedesime impreseche fatte fuora di tempo sono difficilissime oimpossibilequando sono accompagnate dal tempo o dalle occasionisono facillime: e a chi le tenta fuori del tempo suonon solo nonsuccedonoma si porta pericolo che l'averle tentate non le guastiper a quello tempo che facilmente sarebbono riuscite; peròsono tenuti e savii pazienti.

CCCXL

Hoosservato io ne' miei governiche quanto mi è venuta innanziuna causa che per qualche rispetto ho avuto desiderio di accordarlanon ho parlato di accordoma col mettere varie dilazione estracchezze ho causato che le parte medesime l'hanno cerche. Cosíquello che nel principiose io l'avessi propostosarebbe statoributtatosi è ridotto in terminiche quando è venutoel tempo suoio sono stato pregato di esserne mediatore.

 

CCCXLI

Nonè gran cosa che uno governatore usando spesso asprezza eeffetti di severità si faccia temereperché e sudditifacilmente hanno paura di chi può sforzare e rovinaree vienefacilmente alle esecuzione. Ma laudo io quelli governatori che confare poche severità e esecuzione sanno acquistare e conservareel nome del terribile.

CCCXLII

Nondico che chi tiene gli Stati non sia sforzato a mettere qualche voltamano nel sanguema dico bene che non si debbe fare sanza grandenecessitàe che el piú delle volte se ne perde piúche non si guadagna: perché non solo si offende quelli chesono tocchima si dispiace a molti altri; e se bene ti levi quelloinimico e quello ostaculonon però se ne spegne el semecumsit che in luogo di quello sottentrano degli altrie spessointervienecome si dice della idrache per ognuno ne nasce sette.

CCCXLIII

Ricordatevidi quello che altra volta ho dettoche questi Ricordi non s'hanno aosservare indistintamente; ma in qualche caso particulare che haragione diversanon sono buoni; e quali siano questi casi non si puòcomprendere con regola alcunané si truova libro che loinsegnima è necessario che questo lume ti dia prima lanatura e poi la esperienzia.

CCCXLIV

Tengoper certo che in nessun grado o autorità si ricerca piúprudenzia e qualità eccellente che in uno capitano di unoesercitoperché sono infinite le cose a che ha a provedere ecomandareinfiniti gli accidenti e casi varii che d'ora in ora segli presentanoin modo che veramente bisogna che abbia piúche gli occhi d'Argo; né solo per la importanza suama ancoraper la prudenzia che gli bisognareputo io che a comparazione diquesto ogni altro peso sia leggiere.

CCCXLV

Chidisse uno populodisse veramente uno pazzo; perché èuno mostro pieno di confusione e di errorie le sue vane opinionesono tanto lontane dalla veritàquanto èsecondoPtolomeola Spagna dalla India.

CCCXLVI

Ioho sempre desiderato naturalmente la ruina dello Stato Ecclesiasticoe la fortuna ha voluto che sono stati dua pontefici taliche sonostato sforzato desiderare e affaticarmi per la grandezza loro; se nonfussi questo rispettoamerei piú Martino Luther che memedesimoperché spererei che la sua setta potessi ruinare oalmanco tarpare le ale a questa scelerata tirannide de' preti.

CCCXLVII

Èdifferenzia da essere animosoa non fuggire e pericoli per rispettodell'onore. L'uno e l'altro cognosce e pericolima quello si confidapotersene difenderee se non fussi questa confidenzia non gliaspetterebbe; questo può essere che gli tema piú eldebitoné sta saldo perché si risolve a volere piúpresto el danno che la vergogna.

CCCXLVIII

Suolecommunemente intervenire nella nostra cittàche chi ède' principali a fare che uno acquisti lo Statogli diventa prestoinimico. La causa si dice essereperché essendo talicommunemente persone di qualità e di ingegnoe forseinquietichi ha lo Stato in mano gli piglia a sospetto. Un'altra sene può aggiugnere: perché parendo loro avere meritatomoltovogliono spesso piú che non se gli convienee nonl'avendo si sdegnano; da che di poi tra l'uno e l'altro nascel'inimicizia e el sospetto.

CCCXLIX

Comecolui che ha aiutato o è stato causa che uno salga in unogradolo vuole governare a suo modogià comincia acancellare el beneficio che gli ha fattovolendo usare lui laautorità che ha operato che sia data a quell'altro; e lui hagiusta causa di non lo comportarené per queto merita esserechiamato ingrato.

CCCL

Nonsi attribuisca a laude chi fa o non fa quelle cosele quali seomettessi o facessi meriterebbe biasimo.

CCCLI

Diceel proverbio castigliano: el filo si rompe dal lato piúdebole. Sempre quando si viene in concorrenzia o in comparazione dichi è piú potente o piú rispettatosuccumbe elpiú debolenon ostante che la ragione o l'onestà o lagratitudine volessi el contrario; perché communemente s'ha piúrispetto allo interesse suo che al debito.

CCCLII

Nonposso ioné so farmi belloné darmi riputazione diquelle cose che in verità non sono e tamen sarebbe piúutile fare el contrario; perché è incredibile quantogiova la riputazione e la opinione che hanno gli uomini che tu siagrandeperché con questo romore solo ti corrono drieto sanzache tu n'abbia a venire a cimento.

CCCLIII

Sonosolito a direche piú di ammirazione è che eFiorentini abbino acquistato quello poco dominio che hannoche eViniziani o altro principe di Italia el suo grande; perché inogni piccolo luogo di Toscana era radicata la libertà in modoche tutti sono stati inimici a questa grandeza. Il che non accade achi è situato tra popoli usi a servirea' quali non importatanto lo essere dominati piú da uno che da un altroche glifaccino ostinata o perpetua resistenzia. Di poi la vicinitàdella Chiesa è stata e è grandissimo ostaculo; la qualeper avere le barbe tanto fondato quanto haha impedito assai elcorso del dominio nostro.

CCCLIV

Concludonotutti essere migliore lo Stato di uno quando è buonoche dipochi o di molti etiam buoni; e le ragione sono manifeste. Cosíconcludonoche quello di uno diventa di buono piú facilmentecattivo che gli altrie quando è cattivo è peggiore dituttie tanto piú quanto va per successione; perchérare volte a uno padre buono o savio succede uno figliuolo simile.Però vorrei che questi politici m'avessino dichiaratoconsiderato tutte queste condizione e pericoliche abbia adesiderare piú una città che nasceo di essereordinata nel governo di unoo di moltio di pochi.

CCCLV

Nessunocognosce peggio e servitori suoi che el padronee proporzionatamenteel superiore e sudditi; perché non se gli apresentano innanzitali quali si apresentano agli altri: anzi cercano coprirsi a luieparergli di altra sorte che in verità non sono.

CCCLVI

Tuche stai in Corte o séguiti uno grandee desideri essereadoperato da lui in faccendeingegnati di stargli al continuoinnanzi agli occhiperché d'ora in ora nascono occasione chelui commette a chi vede o a chi gli è piú propinquo;che se t'avessi a cercare o espettarenon te le commetterebbe; e chiperde uno principio benché piccoloperde spesso laintroduzione e adito a cose grande.

CCCLVIII

Ancorache uno sia buono cittadino e non usurpatoretamen intrinsicandosiin Firenze con uno Stato come è questo de' Mediciviene inmala opinione e in mala grazia apresso al popolola quale èda fuggire quanto si puòper tutti e casi che possonooccorrere. Ma dicoche per questo non ti debbi ritirare e perdere ebeni che ti darebbe questo intrinsicarsi; perché ogni voltache tu non acquisti nome di rapaceo che non offendi qualcheparticulare di importanza o moltimutato che sia poi lo Stato elevatosi el popolo d'addosso quella causa che ti faceva esosoglialtri carichi si purganoe la mala grazia alla fine passanéresti in quella ruina o depressione di che prima dubitavi. Pure sonocose che pesanoe anche qualche volta ingannanoné si puònegare che almanco non si perda di quello fioreche si conserva chigiuoca piú largo.

CCCLIX

Iove lo dico di nuovo; e padroni fanno poco conto de' servitori e perogni suo interesse gli strascinerebbono sanza rispetto; peròsono savii e servitori che fanno el medesimo verso e padroninonfaccendo però cosa che sia contro alla fede e all'onore.

CCCLX

Chisi cognosce avere buona fortunapuò tentare le imprese conmaggiore animo; ma è da avvertire che la fortuna non solo puòessere varia di tempo in tempoma ancora in uno tempo medesimo puòessere varia nelle cose; perché chi osservavedràqualche volta uno medesimo essere fortunato in una spezie di cose ein un'altra essere infortunato. E io in mio particulare ho avutoinsino a questi dí 3 di febbraio 1523 in molte cose bonissimafortunama non l ' ho avuto simile nelle mercatanzienéanche negli onori che ho cercati di avere; perché quegli chenon ho cercati mi sono corsi da loro medesimi drieto; ma quelli cheho cercatiè paruto che si discostino.

CCCLXI

Nonha maggiore inimico l'uomo che sé medesimo; perchéquasi tutti e malipericoli e travagli superflui che hanonprocedono da altro che dalla sua troppa cupidità.

 

CCCLXII

Lecose del mondo non stanno fermeanzi hanno sempre progresso alcammino a che ragionevolmente per sua natura hanno a andare a finirema tardano piú che non è la opinione nostra; perchénoi le misuriamo seconda la vita nostra che è brevee nonsecondo el tempo loro che è lungo; e però sono e passisuoi piú tardi che non sono e nostrie sí tardi persua natura cheancora che si muovinonon ci accorgiamo spesso de'suoi moti; e per questo sono spesso falsi e giudicii che noifacciamo.

CCCLXIII

Loappetito della roba nascerebbe da animo basso o male compostose nonsi desiderassi per altro che per poterla godere; ma essendo corrottoel vivere del mondo come èchi desidera riputazione èneccessitato a desiderare roba; perché con essa rilucono levirtú e sono in prezzole quali in uno povero sono pocostimatee manco cognosciute.

CCCLXIV

Nonso se si debbono chiamare fortunati quelli a chi una volta sipresenta una grande occasione; perché chi non è beneprudentenon la sa bene usare: ma sanza dubio sono fortunatissimi achi una medesima grande occasione si presenta due volteperchéè bene dapoco chi la seconda volta non la sa usare: e cosíin questo caso secondo s'ha a avere tutta la obligazione con lafortunadove nel primo ha ancora parte la prudenzia.

CCCLXV

Lalibertà delle republiche è ministra della iustiziaperché non è ordinata a altro fineche per defensioneche l'uno non sia oppresso dall'altro; però chi potessi esseresicuro che in uno Stato di uno o di pochi si osservassi la giustizianon arebbe causa di desiderare molto la libertà. E questa èla ragione che gli antichi savii e filosofi non laudorono piúche gli altri e governi liberi; ma preposono quelline' quali erameglio provisto alla conservazione delle legge e della giustizia.

CCCLXVI

Quandole nuove s'hanno da autore incerto e siano nuove verisimile oespettateio gli presto poca fedeperché gli uominifacilmente fanno invenzione di quelli che si aspetta o si crede. Piúorecchi vi prestose sono estravaganti o inespettate; perchémanco soccorre agli uomini el fare invenzione o persuadersi quelloche non è in alcuna considerazione; e di questo ho veduto inmolte volte esperienzia.

CCCLXVII

Grandesorte è quella degli astrologiche se bene la loro èuna vanitào per difetto della arte o per difetto suopiúfede gli dà una verità che pronosticano che non glitoglie cento falsità. E nondimeno negli altri uomini una bugiache sia reprovata a unofa che si sta sospeso a crederli tutte lealtre verità. Procede questo dal desiderio grande che hannogli uomini di sapere el futuro; di che non avendo altro modocredonofacilmente a chi fa professione di saperlo loro direcome lo infermoal medico che gli promette la salute.

CCCLXVIII

PregateDio di non vi trovare dove si perdeperché ancora che siasanza colpa vostra n'arete sempre carico; né si puòandare su per tutte le piazze e banche a giustificarsi: cosíchi si truova dove si vince riporta sempre laude etiam sanza suomerito.

CCCLXIX

Èvantaggiocome ognuno sanelle cose private trovarsi in possesioneancora che la ragione non si mutae e modi de' giudicii e delconseguire el suo sono ordinarii e fermi: ma sanza comparazione èmolto minore vantaggio nelle cose che dependono dagli accidenti degliStatio dalla voluntà di quelli che dominano; perchénon s'avendo a combattere con ragione immutabileo con giudiciistabilinascono ogni dí mille casiche facilmente sisublevano da chi può pretendere di levarti dal possesso.

CCCLXX

Chidesidera di essere amato da' superiori di sébisogna mostrid'avere loro rispetto e riverenziae in questo piú prestoessere abondante che scarso; perché nessuna cosa offende piúlo animo di uno superioreche el parergli che non gli sia avuto elrispetto o reverenzia che giudica convenirsegli.

CCCLXXI

Fucrudele el decreto de' Siracusanidi che fa menzione Liviocheinsino alle donne nate de' tiranni fussino ammazzatema non peròal tutto sanza ragione; perché mancato el tirannoquelli chevivevano volentieri sotto luise potessinone farebbono un altro dicerae non essendo cosí facile voltare la riputazione a unouomo nuovosi ritirano sotto ogni reliquia che resti di quello. Peròuna città che nuovamente esca della tirannidenon ha mai benesicura la sua libertàse non spegne tutta la razza e progeniede' tiranni. Dicolo in quanto a' maschi assolutamentema in quantoalle femmine distinguo secondo e casie secondo le qualitàloro e delle città.

CCCLXXII

Hodetto di sopra che non si assicurano gli Stati per tagliare capiperché piú presto multiplicano gli inimicicome sidice della idra; pure sono molti casi ne' quali cosí si leganogli Stati col sanguecome gli edificii con la calcina. Ma ladistinzione di questi contrarii non si può dare per regola:bisogna gli distingua la prudenzia e discrezione di chi l'ha a fare.

CCCLXXIII

Nonè in potestà di ognuno eleggersi el grado e le faccendeche l'uomo vuolema bisogna spesso fare quelle che ti apresenta latua sorte e che sono conforme allo stato in che sei nato; peròtutta la laude consiste nel fare bene e congruamente le sue. Come inuna commedia non è manco laudato chi bene rapresenta lapersona di uno servo che quelli a chi sono stati messi in dosso epanni del re; in effetto ognuno può nel grado suo farsi laudee onore.

CCCLXXIV

Ognunoe sia chi vuolefa in questo mondo degli errorida' quali nascemaggiore o minore dannosecondo li accidenti e casi che neseguitano; ma buona sorte hanno quelli che si abbattono a errare incose di minore importanzao dalle quali ne seguita minore disordine.

CCCLXXV

Ègran felicità potere vivere in modo che non si ricevanési faccia ingiuria a altri; ma si riduce in grado che sia necessitatoo gravare o patiredebbe pigliare el tratto a vantaggio; perchéè cosí giusta difesa quella che si fa per non essereoffesocome quella che si fa doppo la offesa ricevuta. È veroche bisogna bene distinguere e casiné per superflua pauradarsi ad intendere di essere necessitato a prevenire; né percupidità o malignitàdove in vero non hai sospettovolere con allegare questo timoregiustificare la violenzia che tufai.

CCCLXXVI

Piúdifficultà ha ora la casa de' Medici con tutta la grandezzasua a conservare lo stato in Firenzeche non ebbono gli antichisuoiprivati cittadinia acquistarlo. La ragione è cheallora la città non aveva gustato la libertà e elvivere largoanziera sempre in mano di pochie però chireggeva lo Stato non aveva lo universale per inimico; perché alui importava poco vedere lo Stato piú in mano di questichedi quelli. Ma la memoria del vivere populare continuata dal 1494 al1512 si è appiccata tanto nel popoloche eccetto quelli pochiche in uno Stato stretto confidano di potere soprafare gli altrielresto è inimico di chi è padrone dello Statoparendogli sia stato tolto a sé medesimo.

CCCLXXVII

Nondisegni alcuno in Firenze potersi fare capo di Stato se non èdella linea di Cosimola quale anche a mantenervisi ha bisogno de'papati. Nessuno altroe sia chi vuoleha tante barbe o tantoséguito che vi possa pensarese già non vi fussiportato da uno vivere populareche ha bisogno di capi publici; comefu fatto a Piero Soderini: però chi aspira a questi gradienon sia della linea de' Mediciami el vivere del populo.

CCCLXXVIII

Leinclinazione e deliberazione de' populi sono tanto fallacee menatepiú spesso dal caso che dalla ragioneche chi regola eltraino del vivere suo non in altro che in sulla speranza d'avere aessere grande col popoloha poco giudicio; perché a opporsi èpiú ventura che senno.

CCCLXXIX

Chinon ha in Firenze qualità da farsi capo di Statoèpazzo a ingolfarsi tanto in uno Statoche corra tutta la fortuna suacon la fortuna di quello; perché è sanza comparazionemaggiore la perdita che el guadagno. Né si metta alcuno apericolo di diventare fuoruscitoperché non essendo noi capidi parte come sono gli Adorni e Fregosi di Genovanessuno ci si faincontro per intrattenerci; in modo che restiamo fuora danzariputazione e sanza robae ci bisogna mendicare la vita. Esempioabundante è a chi se ne ricorda Bernardo Rucellai; e lamedesima ragione ci debbe consigliare a temporeggiarcieintrattenersi in modo con chi è capo di Statoche non abbiacausa di averci per inimici o sospetti.

CCCLXXX

Iosarei pronto a cercare le mutazione degli Stati che non mipiacessinose potessi sperare mutargli da me solo; ma quando miricordo che bisogna fare compagnia con altrie el piú dellevolte con pazzi e con malignie quali né sanno tacerenésanno farenon è cosa che io aborrisca piú che elpensare a questo.

CCCLXXXI

Duapapi sono di natura diversissimaJulio e Clemente: l'uno di animograndee forse vastoimpazienteprecipitosoapertoe libero;l'altro di mediocre animoe forse timidopazientissimomoderatosimulatore. E pure gli uomini da nature tanto contrarie si aspettanogli effetti medesimi di grande azione. La ragione èche ne'gran maestri è atta a partorire cose grande e la pazienzia elo impeto; perché l ' uno opera con lo urtare gli uomini esforzare le cose; l ' altro con lo stracciarlie vincerle col tempoe con le occasione. Però in quello che nuoce l'unogioval'altroe e converso; e chi potessi congiugnerli e usare ciascuno altempo suosarebbe divino; ma perché questo è quasiimpossibilecredo cheomnibus computatissia per conduceremaggiore cose la pazienzia e moderazione che lo impeto e laprecipitazione.

CCCLXXXII

Sebene gli uomini deliberano con buono consigliogli effetti peròsono spesso contrarii; tanto è incerto el futuro. Nondimanconon è da darsi come bestia in preda della fortunama comeuomo andare con la ragione; e chi è bene savio ha dacontentarsi piú di essersi mosso con buono consiglioancorache lo effetto sia stato maloche se in uno consiglio cattivo avessiavuto lo effetto buono.

CCCLXXXIII

Chivuole vivere a Firenze con favore del popolobisogna che fugga elnome di ambiziosoe tutte le dimostrazione di volere parereetiamnelle cose minime e nel vivere quotidianomaggiore o piúpomposo o delicato che gli altri; perché a una cittàche è fondata tutta in sulla equalità e è pienadi invidiabisogna per forza che sia esoso ognuno che viene inopinione di non volere essere equale agli altrio che si spicca dalmodo del vivere commune.

CCCLXXXIV

Nellecose della economica el verbo principale è resecare tutte lespese superflue; ma quello in che mi pare consista la industria èel fare le medesime spese con piú vantaggio che non fanno glialtri; ecome si dice vulgarmentespendere el quattrino per cinquedenari.

CCCLXXXV

Tenetea menteche chi guadagnase bene può spendere qualcosa piúche chi non guadagnapure è pazzia spendere largamente in sulfondamento de' guadagnise prima non hai fatto buono capitale;perché la occasione del guadagnare non dura sempre. E sementre che la dura non ti sei acconciopassata che la è titruovi povero come primae di piú hai perduto el tempo el'onore; perché alla fine è tenuto di poco cervello chiha avuto la occasione bella e non l ' ha saputa bene usare; e questoRicordo tenetelo bene a menteperché ho visto a' miei díinfiniti errarci.

CCCLXXXVI

Dicevamio padreche piú onore ti fa uno ducato che tu hai in borsache dieci che n'hai spesi; parola molto da notarenon per diventaresordidoné per mancare nelle cose onorevole e ragionevolemaperché ti sia freno a fuggire le spese superflue.

CCCLXXXVII

Rarissimisono gli instrumenti che da principio si fabricano falsi; ma da poisecondo che gli uomini pensano la maliziao che nel maneggiare lecose si accorgano di quello che arebbono bisognosi cerca fare direagli instrumenti quello che l'uomo vorrebbe che avessino detto; peròquando sono fatti instrumenti di cose vostre che importanoabbiateper usanza di farvegli levare subitoe avergli in casa in formaautentica.

CCCLXXXVIII

Ègrandissimo peso in Firenze avere figliuole femmineperchécon grandissima difficultà si collocano benee a non errarenel pigliarne partitobisognerebbe misurare molto bene sé ela natura delle cose; el che diminuirebbe la difficultàlaquale spesso accresce el presummersi troppo di séodiscorrere male la natura del caso. E io ho veduto molte volte padrisavii recusare nel principio de' parentadiche poi in ultimo hannoinvano desiderati; né per questo anche debbe l'uomo avilirsiin modo checome Francesco Vettorisi diano al primo che ledimanda. È cosa in effetto che oltre alla sorte ricercaprudenzia grande; e io cognosco piú quello che bisognerebbeche non so comequando verrò alla praticasaprògovernarla.

CCCLXXXIX

Ècerto che non si tiene conto de' servizii fatti a' populi e agliuniversalicome di quegli che si fanno in particulareperchétoccando al communenessuno si tiene servito in proprio; peròchi si affatica per e populi e universitànon speri che lorosi affatichino per lui in uno suo pericolo o bisognoo che permemoria del servizio lascino una sua commodità. Nondimanco nonsprezzate tanto el fare beneficio a' popoliche quando vi sipresenta la occasione di farlo la perdiateperché se ne vienein buono nome e in buono concettoche è frutto assai dellafatica tua. Sanza chepure in qualche caso ti giova quella memoriae muove chi è beneficatose non sí caldamente come ebeneficii fatti in proprioalmanco dove non si sconciano; e sonotanti quelli a chi tocca questa leggiere impressioneche pure alcunavolta mettendo insieme la gratitudine che si sente di tuttiènotabile.

CCCXC

Delfare una opera laudabile non si vede sempre el fruttoperchéspesso chi non si satisfà del fare bene solo per séstessolascia di farloparendogli perdere el tempo; ma questo inchi la intende cosíè inganno non piccolo; perchéel fare laudabilmentese bene non ti portassi altro frutto evidentesparge buono nome e buona opinione di tela quale in molti tempi ecasi ti reca utilità incredibile.

CCCXCI

Chiha la cura di una terra che abbia a essere combattuta o assediatadebbe fare potissimo fondamento in tutti e remedii che allungano; eancora che non abbia certa speranzastimare assai ogni cosa chetolga tempo etiam piccolo allo inimico; perché spesso uno dípiúuna ora di piúimporta qualche accidente che lalibera.

CCCXCII

Chifacessi in su qualche accidente giudicare a uno uomo savio glieffetti che nascerannoe scrivessi el giudicio suotroverebbetornandoloa vedere in progresso di temposí poche coseverificatecome si truova a capo d'anno nel giudicio degliastrologi; perché le cose nel mondo sono troppo varie.

CCCXCIII

Nellecose importante non può fare buono giudicio chi non sa benetutti e particolariperché spesso una circumstanziabenchéminimavaria tutto el caso: ma ho visto spesso giudicare bene unoche non ha notizia di altro che de' generalie el medesimo giudicarepeggiointesi che ha e particulari; perché chi non ha elcervello molto perfettoe molto netto dalle passioneintendendomolti particularifacilmente si confonde o varia.

Aggiuntacominciata d'aprile nel 1528

CCCXCIV

Ne'discorsi del futuro è pericoloso risolversi in suldistinguere: e sarà o questo caso o questo altroe se fiaquestoio farò cosí; se questo altrofaròcosí; perché spesso viene uno terzo o uno quarto casoche è fuora di quegli che tu t'hai presuppostie restiingannato perché manca el fondamento della tua resoluzione.

CCCXCV

A'mali che soprastannoe massime nelle cose della guerranon recusateo mancate di fare e rimediiper parervi che non possono essere atempo; perché per camminare spesso le cose piú tardiche non si credevae per natura sua e per varii impedimenti chehannosarebbe molte volte a tempo quello rimedio che tu haipretermessoper giudicare che non possa essere se non tardi; e ion'ho visto piú volte la esperienzia.

CCCXCVI

Nonmancate di fare le cose che vi diano riputazioneper desiderio difare piacere e acquistare amici; perché a chi si mantiene oaccresce la riputazionecorrono gli amici e le benivolenzie drieto;ma [chi] pretermette di fare quello che debbene è stimatomanco; e a chi manca la riputazionemancano poi gli amici e lagrazia.

CCCXCVII

Tantopiú si cade in quello estremo che tu fuggiquanto piúper discostartene ti ritiri in verso l'altro estremonon ti sapendofermare in sul mezzo; però e governi populariquanto piúper fuggire la tirannide si accostano alla licenziatanto piúvi caggiono drento; ma e nostri di Firenze non intendono questagrammatica.

CCCXCVIII

Ènostra antica usanza quando vogliamo prevedere a una legge o altracosa che ci dispiacemedicarvi col fare o ordinare tutto elcontrario; dove trovando poi altri difettiperché tutti gliestremi sono viziosici bisogna fare altre legge e altri ordini; equesto è una delle cause che tutto dí facciamo nuoveleggeperché attendiamo piú a fuggire e mali che ci sipresentanoche a trovare el rimedio verso di essi.

CCCXCIX

Quantoè fallace el commune ragionare degli uomini che tutto il dídicono: se fussi stata la tale cosa o se non fussi stata la talesarebbe seguito o non sarebbe seguito el tale effetto; perchése si potessi sapere el veroel piú delle volte gli effettisarebbono seguiti e medesimiancora che quelle coseche sipresuppone che gli arebbono potuti variarefussino state di altrasorte.

CD

Quandoe maligni e gli ignoranti governanonon è maraviglia che lavirtú e la bontà non sia in prezzo; perché eprimi l'hanno in odioe secondi non la cognoscono.

CDI

Assaiè buono cittadino chi è zelante del bene della patriae alieno da tutte le cose che pregiudicano al terzo; pure che non siadisprezzatore della religione e de' buoni costumi. Questa bontàsuperflua de' nostri da San Marcoo è spesso ipocrisiaoquando pure non sia simulatanon è già troppa a unocristianoma non giova niente al buono essere della città.

CDII

Erraronoe Medici a volere governare lo stato loro in molte cose secondo gliordini della libertàverbigrazia nel fare gli squittiniilarghiin dare parte a ognunoe simili cose; perché non sipotendo piú tenere uno Stato stretto in Firenze se non colfavore caldo di pochiquesti modi non feciono loro lo universaleamiconé e pochi partigiani. Errerà la libertàa volere governarsi in molte cose secondo gli ordini di uno Statostrettomassime in escludere una parte della cittàperchéla libertà non si può mantenerese non con lasatisfazione universale; perché uno governo populare non puòimitare in ogni cosa uno Stato strettoe è pazzia imitarlo inquelle che lo fanno odioso e non in quelle che lo fanno gagliardo.

CDIII

Oingenia magis acria quam maturadisse el Petrarcae veramentedegli ingegni fiorentini; perché è loro naturaleproprietà avere piú el vivo e lo acutoche el maturo eel grave.