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Carlo Goldoni



LALOCANDIERA





L'AUTOREA CHI LEGGE

Fratutte le Commedie da me sinora compostestarei per dire esserequesta la più moralela più utilela piùistruttiva. Sembrerà ciò essere un paradosso a chisoltanto vorrà fermarsi a considerare il carattere dellaLocandierae dirà anzi non aver io dipinto altrove unadonna più lusinghierapiù pericolosa di questa. Ma chirifletterà al carattere e agli avvenimenti del Cavalieretroverà un esempio vivissimo della presunzione avvilitaeduna scuola che insegna a fuggire i pericoliper non soccombere allecadute.

Mirandolinafa altrui vedere come s'innamorano gli uomini. Principia a entrar ingrazia del disprezzator delle donnesecondandolo nel modo suo dipensarelodandolo in quelle cose che lo compiaccionoed eccitandoloperfino a biasimare le donne istesse. Superata con ciòl'avversione che aveva il Cavaliere per essaprincipia a usarglidelle attenzionigli fa delle finezze studiatemostrandosi lontanadal volerlo obbligare alla gratitudine. Lo visitalo serve intavolagli parla con umiltà e con rispettoe in lui vedendoscemare la ruvidezzain lei s'aumenta l'ardire.

Dicedelle tronche paroleavanza degli sguardie senza ch'ei se neavvedagli dà delle ferite mortali. Il pover'uomo conosce ilpericoloe lo vorrebbe fuggirema la femmina accorta con duelagrimette l'arrestae con uno svenimento l'atterralo precipital'avvilisce. Pare impossibileche in poche ore un uomo possainnamorarsi a tal segno: un uomoaggiungasidisprezzator delledonneche mai ha seco loro trattato; ma appunto per questo piùfacilmente egli cadeperché sprezzandole senza conoscerleenon sapendo quali sieno le arti loroe dove fondino la speranza de'loro trionfiha creduto che bastar gli dovesse a difendersi la suaavversioneed ha offerto il petto ignudo ai colpi dell'inimico.

Iomedesimo diffidava quasi a principio di vederlo innamoratoragionevolmente sul fine della Commediae purecondotto dallanaturadi passo in passocome nella Commedia si vedemi èriuscito di darlo vinto alla fine dell'Atto secondo. Io non sapevaquasi cosa mi fare nel terzoma venutomi in menteche soglionocoteste lusinghiere donnequando vedono ne' loro lacci gli amantiaspramente trattarliho voluto dar un esempio di questa barbaracrudeltàdi questo ingiurioso disprezzo con cui si burlanodei miserabili che hanno vintiper mettere in orrore la schiavitùche si procurano gli sciaguratie rendere odioso il carattere delleincantatrici Sirene.

LaScena dello stirareallora quando la Locandiera si burla delCavaliere che languiscenon muove gli animi a sdegno contro coleiche dopo averlo innamorato l'insulta? Oh bello specchio agli occhidella gioventù! Dio volesse che io medesimo cotale specchioavessi avuto per tempoche non avrei veduto ridere del mio piantoqualche barbara Locandiera. Oh di quante Scene mi hanno provveduto lemie vicende medesime!... Ma non è il luogo questo né divantarmi delle mie folliené di pentirmi delle mie debolezze.Bastami che alcun mi sia grato della lezione che gli offerisco. Ledonne che oneste sonogiubileranno anch'esse che si smentiscanocodeste simulatriciche disonorano il loro sessoed esse femminelusinghiere arrossiranno in guardarmie non importa che mi dicanonell'incontrarmi: che tu sia maledetto!

DeggioavvisarviLettor carissimodi una picciola mutazioneche allapresente Commedia ho fatto. Fabrizioil cameriere della Locandaparlava in venezianoquando si recitò la prima volta; l'hofatto allora per comodo del personaggiosolito a favellar daBrighella; ove l'ho convertito in toscanosendo disdicevole cosaintrodurre senza necessità in una Commedia un linguaggiostraniero. Ciò ho voluto avvertireperché non so comela stamperà il Bettinelli; può essere ch'ei si serva diquesto mio originalee Dio lo vogliaperché almeno saràa dover penneggiato. Ma lo scrupolo ch'ei si è fatto distampare le cose mie come io le ho abbozzatelo faràtrascurare anche questa comodità.



Personaggi

IlCavaliere di Ripafratta
Il Marchese di Forlipopoli
Il Conted'Albafiorita
Mirandolinalocandiera
Ortensiacomica
Dejaniracomica
Fabriziocameriere dilocanda
Servitoredel Cavaliere
ServitoredelConte

Lascena si rappresenta in Firenzenella locanda di Mirandolina

 



AttoI

SCENAPRIMA

Saladi locanda.
Il Marchese di Forlipopoli ed il Conted'Albafiorita

Marchese:Fra voi e me vi è qualche differenza.
Conte:Sulla locanda tanto vale il vostro denaroquanto vale ilmio.
Marchese: Ma se la locandiera usa a me delledistinzionimi si convengono più che a voi.
Conte:Per qual ragione?
Marchese: Io sono ilMarchese di Forlipopoli.
Conte: Ed io sono il Conted'Albafiorita.
Marchese: SìConte! Conteacomprata.
Conte: Io ho comprata la conteaquandovoi avete venduto il marchesato.
Marchese: Oh basta:son chi sonoe mi si deve portar rispetto.
Conte: Chive lo perde il rispetto? Voi siete quelloche con troppa libertàparlando...
Marchese: Io sono in questa locandaperché amo la locandiera. Tutti lo sannoe tutti devonorispettare una giovane che piace a me.
Conte: Ohquesta è bella! Voi mi vorreste impedire ch'io amassiMirandolina? Perché credete ch'io sia in Firenze? Perchécredete ch'io sia in questa locanda?
Marchese: Ohbene. Voi non farete niente.
Conte: Io noe voisì?
Marchese: Io sìe voi no. Io sonchi sono. Mirandolina ha bisogno della mia protezione.
Conte:Mirandolina ha bisogno di denarie non diprotezione.
Marchese: Denari?... non nemancano.
Conte: Io spendo uno zecchino il giornosignor Marchesee la regalo continuamente.
Marchese: Edio quel che fo non lo dico.
Conte: Voi non lo ditema già si sa.
Marchese: Non si satutto.
Conte: Sì! caro signor Marchesesisa. I camerieri lo dicono. Tre paoletti il giorno.
Marchese:A proposito di camerieri; vi è quel cameriere che hanome Fabriziomi piace poco. Parmi che la locandiera lo guardi assaidi buon occhio.
Conte: Può essere che lovoglia sposare. Non sarebbe cosa mal fatta. Sono sei mesi che èmorto il di lei padre. Sola una giovane alla testa di una locanda sitroverà imbrogliata. Per mese si maritale ho promessotrecento scudi.
Marchese: Se si mariteràiosono il suo protettoree farò io... E so io quello chefarò.
Conte: Venite qui: facciamola da buoniamici. Diamole trecento scudi per uno.
Marchese: Quelch'io facciolo faccio segretamentee non me ne vanto. Son chisono. Chi è di là? (Chiama.)
Conte:(Spiantato! Povero e superbo!). (Da sé.)

 

SCENASECONDA

Fabrizioe detti.

Fabrizio:Mi comandisignore. (Al Marchese.)
Marchese:Signore? Chi ti ha insegnato la creanza?
Fabrizio:La perdoni.
Conte: Ditemi: come sta lapadroncina? (A Fabrizio.)
Fabrizio: Sta beneillustrissimo.
Marchese: È alzata dalletto?
Fabrizio: Illustrissimo sì.
Marchese:Asino.
Fabrizio: Perchéillustrissimo signore?
Marchese: Che cos'èquesto illustrissimo?
Fabrizio: È il titoloche ho dato anche a quell'altro Cavaliere.
Marchese: Tralui e me vi è qualche differenza.
Conte: Sentite?(A Fabrizio.)
Fabrizio: (Dice la verita. Ci èdifferenza: me ne accorgo nei conti). (Piano al Conte.)
Marchese:Di' alla padrona che venga da meche le ho daparlare.
Fabrizio: Eccellenza sì. Ho fallatoquesta volta?
Marchese: Va bene. Sono tre mesi chelo sai; ma sei un impertinente.
Fabrizio: ComecomandaEccellenza.
Conte: Vuoi vedere ladifferenza che passa fra il Marchese e me?
Marchese: Chevorreste dire?
Conte: Tieni. Ti dono uno zecchino.Fa che anch'egli te ne doni un altro.
Fabrizio: Grazieillustrissimo. (Al Conte.) Eccellenza... (AlMarchese.)
Marchese: Non getto il miocome ipazzi. Vattene.
Fabrizio: Illustrissimo signoreilcielo la benedica. (Al Conte.) Eccellenza. (Rifinito. Fuor delsuo paese non vogliono esser titoli per farsi stimarevogliono esserquattrini). (Da séparte.)

 

SCENATERZA

IlMarchese ed il Conte.

Marchese:Voi credete di soverchiarmi con i regalima non fareteniente. Il mio grado val più di tutte le vostre monete.
Conte:Io non apprezzo quel che valema quello che si puòspendere.
Marchese: Spendete pure a rotta di collo.Mirandolina non fa stima di voi.
Conte: Con tutta lavostra gran nobiltàcredete voi di essere da lei stimato?Vogliono esser denari.
Marchese: Che denari? Vuolesser protezione. Esser buono in un incontro di far unpiacere.
Conte: Sìesser buono in unincontro di prestar cento doppie.
Marchese: Farsiportar rispetto bisogna.
Conte: Quando non mancanodenaritutti rispettano
Marchese: Voi non sapetequel che vi dite.
Conte: L'intendo meglio di voi.

 

SCENAQUARTA

IICavaliere di Ripafratta dalla sua camerae detti.

Cavaliere:Amiciche cos'è questo romore? Vi è qualchedissensione fra di voi altri?
Conte: Si disputavasopra un bellissimo punto.
Marchese: II Contedisputa meco sul merito della nobiltà. (Ironico.)
Conte:Io non levo il merito alla nobiltà: ma sostengocheper cavarsi dei capriccivogliono esser denari.
Cavaliere:VeramenteMarchese mio...
Marchese: Orsùparliamo d'altro.
Cavaliere: Perché sietevenuti a simil contesa?
Conte: Per un motivo il piùridicolo della terra.
Marchese: Sìbravo! ilConte mette tutto in ridicolo.
Conte: Il signorMarchese ama la nostra locandiera. Io l'amo ancor più di lui.Egli pretende corrispondenzacome un tributo alla sua nobiltà.Io la sperocome una ricompensa alle mie attenzioni. Pare a voi chela questione non sia ridicola?
Marchese: Bisognasapere con quanto impegno io la proteggo.
Conte: Eglila proteggeed io spendo. (Al Cavaliere.)
Cavaliere:In verità non si può contendere per ragionealcuna che io meriti meno. Una donna vi altera? vi scompone? Unadonna? che cosa mai mi convien sentire? Una donna? Io certamente nonvi è pericolo che per le donne abbia che dir con nessuno. Nonle ho mai amatenon le ho mai stimatee ho sempre creduto che siala donna per l'uomo una infermità insopportabile.
Marchese:In quanto a questo poiMirandolina ha un meritoestraordinario.
Conte: Sin qua il signor Marchese haragione. La nostra padroncina della locanda è veramenteamabile.
Marchese: Quando l'amo iopotete credereche in lei vi sia qualche cosa di grande.
Cavaliere: Inverità mi fate ridere. Che mai può avere di stravagantecosteiche non sia comune all'altre donne?
Marchese: Haun tratto nobileche incatena.
Conte: Èbellaparla beneveste con puliziaè di un ottimogusto.
Cavaliere: Tutte cose che non vagliono unfico. Sono tre giorni ch'io sono in questa locandae non mi ha fattospecie veruna.
Conte: Guardatelae forse citroverete del buono.
Cavaliere: Ehpazzia! L'hoveduta benissimo. È una donna come l'altre.
Marchese:Non è come l'altreha qualche cosa di più. Ioche ho praticate le prime damenon ho trovato una donna che sappiaunirecome questala gentilezza e il decoro.
Conte:Cospetto di bacco! Io son sempre stato solito trattar donne:ne conosco li difetti ed il loro debole. Pure con costeinon ostanteil mio lungo corteggio e le tante spese per essa fattenon ho potutotoccarle un dito.
Cavaliere: Artearte sopraffina.Poveri gonzi! Le credeteeh? A me non la farebbe. Donne? Alla largatutte quante elle sono.
Conte: Non siete mai statoinnamorato?
Cavaliere: Mainé mai lo sarò.Hanno fatto il diavolo per darmi mogliené mai l'hovoluta.
Marchese: Ma siete unico della vostra casa:non volete pensare alla successione?
Cavaliere: Ciho pensato più volte ma quando considero che per averfigliuoli mi converrebbe soffrire una donnami passa subito lavolontà.
Conte: Che volete voi fare dellevostre ricchezze?
Cavaliere: Godermi quel poco cheho con i miei amici.
Marchese: BravoCavalierebravo; ci goderemo.
Conte: E alle donne non voletedar nulla?
Cavaliere: Niente affatto. A me non nemangiano sicuramente.
Conte: Ecco la nostra padrona.Guardatelase non è adorabile.
Cavaliere: Ohla bella cosa! Per me stimo più di lei quattro volte un bravocane da caccia.
Marchese: Se non la stimate voilastimo io.
Cavaliere: Ve la lasciose fosse piùbella di Venere.

 

SCENAQUINTA

Mirandolinae detti.

Mirandolina:M'inchino a questi cavalieri. Chi mi domanda di lorsignori?
Marchese: Io vi domandoma nonqui.
Mirandolina: Dove mi vuoleEccellenza?
Marchese: Nella mia camera.
Mirandolina:Nella sua camera? Se ha bisogno di qualche cosa verra ilcameriere a servirla.
Marchese: (Che dite di quelcontegno?). (Al Cavaliere.)
Cavaliere: (Quelloche voi chiamate contegnoio lo chiamerei temeritàimpertinenza). (Al Marchese.)
Conte: CaraMirandolinaio vi parlerò in pubbliconon vi daròl'incomodo di venire nella mia camera. Osservate questi orecchini. Vipiacciono?
Mirandolina: Belli.
Conte: Sonodiamantisapete?
Mirandolina: Ohli Conosco. Me neintendo anch'io dei diamanti.
Conte: E sono alvostro comando.
Cavaliere: (Caro amicovoi libuttate via). (Piano al Conte.)
Mirandolina: Perchémi vuol ella donare quegli orecchini?
Marchese: Veramentesarebbe un gran regalo! Ella ne ha de' più belli aldoppio.
Conte: Questi sono legati alla moda. Viprego riceverli per amor mio.
Cavaliere: (Oh chepazzo!). (Da sé.)
Mirandolina: Nodavverosignore...
Conte: Se non li prendetemidisgustate.
Mirandolina: Non so che dire... mi premetenermi amici gli avventori della mia locanda. Per non disgustare ilsignor Conteli prenderò.
Cavaliere: (Oh cheforca!). (Da sé.)
Conte: (Che dite diquella prontezza di spirito?). (Al Cavaliere.)
Cavaliere:(Bella prontezza! Ve li mangiae non vi ringrazia nemmeno).(Al Conte.)
Marchese: VeramentesignorContevi siete acquistato gran merito. Regalare una donna inpubblicoper vanità! Mirandolinavi ho da parlare aquattr'occhifra voi e me: son Cavaliere.
Mirandolina: (Chearsura! Non gliene cascano). (Da sé.) Se altro non micomandanoio me n'anderò.
Cavaliere: Ehi!padrona. La biancheria che mi avete datonon mi gusta. Se non neavete di megliomi provvederò.(Condisprezzo.)
Mirandolina: Signoreve ne saràdi meglio. Sarà servitama mi pare che la potrebbe chiederecon un poco di gentilezza.
Cavaliere: Dove spendo ilmio denaronon ho bisogno di far complimenti.
Conte:Compatitelo. Egli è nemico capitale delle donne. (AMirandolina.)
Cavaliere: Ehche non ho bisognod'essere da lei compatito.
Mirandolina: Poveredonne! che cosa le hanno fatto? Perché così crudele connoisignor Cavaliere?
Cavaliere: Basta così.Con me non vi prendete maggior confidenza. Cambiatemi la biancheria.La manderò a prender pel servitore. Amicivi sono schiavo.(Parte.)

 

SCENASESTA

IlMarcheseil Conte e Mirandolina.

Mirandolina:Che uomo salvatico! Non ho veduto il compagno.
Conte:Cara Mirandolinatutti non conoscono il vostromerito.
Mirandolina: In veritàson cosistomacata del suo mal procedereche or ora lo licenzio adirittura.
Marchese: Sì; e se non vuolandarseneditelo a meche lo farò partire immediatamente.Fate pur uso della mia protezione.
Conte: E per ildenaro che aveste a perdereio supplirò e pagheròtutto. (Sentitemandate via anche il Marcheseche pagheròio). (Piano a Mirandolina.)
Mirandolina: Graziesignori mieigrazie. Ho tanto spirito che bastaper dire ad unforestiere ch'io non lo voglioe circa all'utilela mia locanda nonha mai camere in ozio.

 

SCENASETTIMA

Fabrizioe detti.

Fabrizio:Illustrissimoc'è uno che la domanda. (AlConte.)
Conte: Sai chi sia?
Fabrizio:Credo ch'egli sia un legatore di gioje. (Mirandolinagiudizio; qui non istate bene). (Piano a Mirandolinaeparte.)
Conte: Oh sìmi ha da mostrareun gioiello. Mirandolinaquegli orecchinivoglio che liaccompagniamo.
Mirandolina: Eh nosignorConte...
Conte: Voi meritate moltoed io i denarinon li stimo niente. Vado a vedere questo gioiello. AddioMirandolina; signor Marchesela riverisco! (Parte.)

 

SCENAOTTAVA

IlMarchese e Mirandolina.

 

Marchese:(Maledetto Conte! Con questi suoi denari mi ammazza). (Dasé.)
Mirandolina: In verità ilsignor Conte s'incomoda troppo.
Marchese: Costorohanno quattro soldie li spendono per vanitàper albagia. Ioli conoscoso il viver del mondo.
Mirandolina: Ehil viver del mondo lo so ancor io.
Marchese: Pensanoche le donne della vostra sorta si vincano con i regali.
Mirandolina:I regali non fanno male allo stomaco.
Marchese: Iocrederei di farvi un'ingiuriacercando di obbligarvi con idonativi.
Mirandolina: Ohcertamente il signorMarchese non mi ha ingiuriato mai.
Marchese: E taliingiurie non ve le farò.
Mirandolina: Locredo sicurissimamente.
Marchese: Ma dove possocomandatemi.
Mirandolina: Bisognerebbe ch'iosapessiin che cosa può Vostra Eccellenza.
Marchese:In tutto. Provatemi.
Mirandolina: Maverbigraziain che?
Marchese: Per bacco! Avete unmerito che sorprende.
Mirandolina: Troppe grazieEccellenza.
Marchese: Ah! direi quasi unosproposito. Maledirei quasi la mia Eccellenza.
Mirandolina:Perchésignore?
Marchese: Qualchevolta mi auguro di essere nello stato del Conte.
Mirandolina:Per ragione forse de' suoi denari?
Marchese: Eh!Che denari! Non li stimo un fico. Se fossi un Conte ridicolo comelui...
Mirandolina: Che cosa farebbe?
Marchese:Cospetto del diavolo... vi sposerei. (Parte.)

SCENANONA

Mirandolina(sola): Uhche mai ha detto! L'eccellentissimo signorMarchese Arsura mi sposerebbe? Eppurese mi volesse sposarevisarebbe una piccola difficoltà. Io non lo vorrei. Mi piacel'arrostoe del fumo non so che farne. Se avessi sposati tuttiquelli che hanno detto volermiohavrei pure tanti mariti! Quantiarrivano a questa locandatutti di me s'innamoranotutti mi fanno icascamorti; e tanti e tanti mi esibiscono di sposarmi a dirittura. Equesto signor Cavaliererustico come un orsomi tratta sìbruscamente? Questi è il primo forestiere capitato alla mialocandail quale non abbia avuto piacere di trattare con me. Nondico che tutti in un salto s'abbiano a innamorare: ma disprezzarmicosì? è una cosa che mi muove la bile terribilmente. Énemico delle donne? Non le può vedere? Povero pazzo! Non avràancora trovato quella che sappia fare. Ma la troverà. Latroverà. E chi sa che non l'abbia trovata? Con questi perl'appunto mi ci metto di picca. Quei che mi corrono dietroprestopresto mi annoiano. La nobiltà non fa per me. La ricchezza lastimo e non la stimo. Tutto il mio piacere consiste in vedermiservitavagheggiataadorata. Questa è la mia debolezzaequesta è la debolezza di quasi tutte le donne. A maritarmi nonci penso nemmeno; non ho bisogno di nessuno; vivo onestamentee godola mia libertà. Tratto con tuttima non m'innamoro mai dinessuno. Voglio burlarmi di tante caricature di amanti spasimati; evoglio usar tutta l'arte per vincereabbattere e conquassare queicuori barbari e duri che son nemici di noiche siamo la miglior cosache abbia prodotto al mondo la bella madre natura.

 

SCENADECIMA

Fabrizioe detta.

Fabrizio:Ehipadrona.
Mirandolina: Che cosac'è?
Fabrizio: Quel forestiere che èalloggiato nella camera di mezzogrida della biancheria; dice che èordinariae che non la vuole.
Mirandolina: Lo solo so. Lo ha detto anche a mee lo voglio servire.
Fabrizio:Benissimo. Venitemi dunque a metter fuori la robache glielapossa portare.
Mirandolina: Andateandateglielaporterò io.
Fabrizio: Voi gliela voleteportare?
Mirandolina: Sìio.
Fabrizio:Bisogna che vi prema molto questo forestiere.
Mirandolina:Tutti mi premono. Badate a voi.
Fabrizio: (Giàme n'avvedo. Non faremo niente. Ella mi lusinga; ma non faremoniente). (Da sé.)
Mirandolina: (Poverosciocco! Ha delle pretensioni. Voglio tenerlo in isperanzaperchémi serva con fedelta). (Da sé.)
Fabrizio: Siè sempre costumatoche i forestieri li serva io.
Mirandolina:Voi con i forestieri siete un poco troppo ruvido.
Fabrizio:E voi siete un poco troppo gentile.
Mirandolina: Soquel quel che fonon ho bisogno di correttori.
Fabrizio:Benebene. Provvedetevi di cameriere.
Mirandolina:Perchésignor Fabrizio? è disgustato dime?
Fabrizio: Vi ricordate voi che cosa ha detto anoi due vostro padreprima ch'egli morisse?
Mirandolina:Sì; quando mi vorrò maritaremi ricorderòdi quel che ha detto mio padre.
Fabrizio: Ma io sondelicato di pellecerte cose non le posso soffrire.
Mirandolina:Ma che credi tu ch'io mi sia? Una frasca? Una civetta? Unapazza? Mi maraviglio di te. Che voglio fare io dei forestieri chevanno e vengono? Se il tratto benelo fo per mio interessepertener in credito la mia locanda. De' regali non ne ho bisogno. Perfar all'amore? Uno mi basta: e questo non mi manca; e so chi meritae so quello che mi conviene. E quando vorrò maritarmi... miricorderò di mio padre. E chi mi averà servito benenon potrà lagnarsi di me. Son grata. Conosco il merito... Maio non son conosciuta. BastaFabriziointendetemise potete.(Parte.)
Fabrizio: Chi può intenderlaè bravo davvero. Ora pare che la mi vogliaora che la non mivoglia. Dice che non è una frascama vuol far a suo modo. Nonso che dire. Staremo a vedere. Ella mi piacele voglio beneaccomoderei con essa i miei interessi per tutto il tempo di vita mia.Ah! bisognerà chiuder un occhioe lasciar correre qualchecosa. Finalmente i forestieri vanno e vengono. Io resto sempre. Ilmeglio sarà sempre per me. (Parte.)

 

SCENAUNDICESIMA

Cameradel Cavaliere.
Il Cavaliere ed un Servitore.

Servitore:Illustrissimohanno portato questa lettera.
Cavaliere:Portami la cioccolata.
  (Il Servitoreparte.)
  (Il Cavaliere apre lalettera.)

  Sienaprimo Gennaio 1753.(Chi scrive?) Orazio Taccagni. Amico carissimo. La tenera amiciziache a voi mi legami rende sollecito ad avvisarvi essere necessarioil vostro ritorno in patria. È morto il Conte Manna...(Povero Cavaliere! Me ne dispiace). Ha lasciato la sua unicafiglia nubile erede di centocinquanta mila scudi. Tutti gli amicivostri vorrebbero che toccasse a voi una tal fortunae vannomaneggiando... Non s'affatichino per meche non voglio sapernulla. Lo sanno pure ch'io non voglio donne per i piedi. E questo miocaro amicoche lo sa più d'ogni altromi secca peggio ditutti. (Straccia la lettera.) Che importa a me dicentocinquanta mila scudi? Finché son solomi basta meno. Sefossi accompagnatonon mi basterebbe assai più. Moglie a me!Piuttosto una febbre quartana.

 

SCENADODICESIMA

IIMarchese e detto.

Marchese:Amicovi contentate ch'io venga a stare un poco convoi?
Cavaliere: Mi fate onore.
Marchese:Almeno fra me e voi possiamo trattarci con confidenza; maquel somaro del Conte non è degno di stare in conversazionecon noi.
Cavaliere: Caro Marchesecompatitemi;rispettate gli altrise volete essere rispettato voi pure.
Marchese:Sapete il mio naturale. Io fo le cortesie a tuttima coluinon lo posso soffrire.
Cavaliere: Non lo potetesoffrireperché vi è rivale in amore! Vergogna! Uncavaliere della vostra sorta innamorarsi d'una locandiera! Un uomosaviocome siete voicorrer dietro a una donna!
Marchese:Cavaliere miocostei mi ha stregato.
Cavaliere: Oh!pazzie! debolezze! Che stregamenti! Che vuol dire che le donne non mistregheranno? Le loro fattucchierie consistono nei loro vezzinelleloro lusinghee chi ne sta lontanocome fo ionon ci èpericolo che si lasci ammaliare.
Marchese: Basta! cipenso e non ci penso: quel che mi dà fastidio e chem'inquietaè il mio fattor di campagna.
Cavaliere:Vi ha fatto qualche porcheria?
Marchese: Miha mancato di parola.

 

SCENATREDICESIMA

IlServitore con una cioccolata e detti.

Cavaliere:Oh mi dispiace... Fanne subito un'altra. (AlServitore.)
Servitore: In casa per oggi non cen'è altraillustrissimo.
Cavaliere: Bisognache ne provveda. Se vi degnate di questa...(Al Marchese.)
MARCHESE(prende la cioccolatae si mette a berla senza complimentiseguitando poi a discorrere e berecome segue): Questo miofattorecome io vi diceva... (Beve.)
Cavaliere: (Edio resterò senza). (Da sé.)
Marchese:Mi aveva promesso mandarmi con l'ordinario... (Beve.)venti zecchini... (Beve.)
Cavaliere: (Oraviene con una seconda stoccata). (Da sé.)
Marchese:E non me li ha mandati... (Beve.)
Cavaliere:Li manderà un'altra volta.
Marchese: Ilpunto sta... il punto sta... (Finisce di bere.) Tenete. (Dàla chicchera al Servitore.) Il punto sta che sono in un grandeimpegnoe non so come fare.
Cavaliere: Otto giornipiùotto giorni meno...
Marchese: Ma voi chesiete Cavalieresapete quel che vuol dire il mantener la parola.Sono in impegno; e... corpo di bacco! Darei della pugna incielo.
Cavaliere: Mi dispiace di vedervi scontento.(Se sapessi come uscirne con riputazione!) (Da sé.)
Marchese:Voi avreste difficoltà per otto giorni di farmi ilpiacere?
Cavaliere: Caro Marchesese potessiviservirei di cuore; se ne avessive li avrei esibiti a dirittura. Neaspettoe non ne ho.
Marchese: Non mi darete adintendere d'esser senza denari.
Cavaliere: Osservate.Ecco tutta la mia ricchezza. Non arrivano a due zecchini. (Mostrauno zecchino e varie monete.)
Marchese: Quello èuno zecchino d'oro.
Cavaliere: Sì; l'ultimonon ne ho più.
Marchese: Prestatemi quelloche vedrò intanto...
Cavaliere: Ma iopoi...
Marchese: Di che avete paura? Ve lorenderò.
Cavaliere: Non so che dire;servitevi. (Gli dà lo zecchino.)
Marchese: Houn affare di premura... amico: obbligato per ora: ci rivedremo apranzo. (Prende lo zecchinoe parte.)

 

SCENAQUATTORDICESIMA

CAVALIERE(solo): Bravo! Il signor Marchese mi voleva frecciare ventizecchinie poi si è contentato di uno. Finalmente unozecchino non mi preme di perderloe se non me lo rendenon mi verràpiù a seccare. Mi dispiace piùche mi ha bevuto la miacioccolata. Che indiscretezza! E poi: Son chi sono. Son Cavaliere. Ohgarbatissimo Cavaliere!

 

SCENAQUINDICESIMA

Mirandolinacolla biancheriae detto.

Mirandolina:Permetteillustrissimo? (Entrando con qualchesoggezione.)
Cavaliere: Che cosa volete? (Conasprezza.)
Mirandolina: Ecco qui dellabiancheria migliore. (S'avanza un poco.)
Cavaliere:Bene. Mettetela lì. (Accenna iltavolino.)
Mirandolina: La supplico almenodegnarsi vedere se è di suo genio.
Cavaliere: Cheroba è?
Mirandolina: Le lenzuola son dirensa. (S'avanza ancor più.)
Cavaliere:Rensa?
Mirandolina: Sì signoredidieci paoli al braccio. Osservi.
Cavaliere: Nonpretendevo tanto. Bastavami qualche cosa meglio di quel che mi avetedato.
Mirandolina: Questa biancheria l'ho fatta perpersonaggi di merito: per quelli che la sanno conoscere; e in veritàillustrissimola do per esser leiad un altro non ladarei.
Cavaliere: Per esser lei! Solitocomplimento.
Mirandolina: Osservi il servizio ditavola.
Cavaliere: Oh! Queste tele di Fiandraquando si lavanoperdono assai. Non vi è bisogno che leinsudiciate per me.
Mirandolina: Per un Cavalieredella sua qualitànon guardo a queste piccole cose. Di questesalviette ne ho parecchiee le serberò per V.S.illustrissima.
Cavaliere: (Non si può perònegareche costei non sia una donna obbligante). (Dasé.)
Mirandolina: (Veramente ha unafaccia burbera da non piacergli le donne). (Da sé.)
Cavaliere:Date la mia biancheria al mio cameriereo ponetela lìin qualche luogo. Non vi è bisogno che v'incomodiate perquesto.
Mirandolina: Ohio non m'incomodo maiquando servo Cavaliere di sì alto merito.
Cavaliere:Benebenenon occorr'altro. (Costei vorrebbe adularmi.Donne! Tutte così). (Da sé.)
Mirandolina:La metterò nell'arcova.
Cavaliere: Sìdove volete. (Con serietà.)
Mirandolina: (Oh!vi è del duro. Ho paura di non far niente). (Da séva a riporre la biancheria.)
Cavaliere: (I gonzisentono queste belle parolecredono a chi le dicee cascano). (Dasè.)
Mirandolina: A pranzoche cosacomanda? (Ritornando senza la biancheria.)
Cavaliere:Mangerò quello che vi sarà.
Mirandolina:Vorrei pur sapere il suo genio. Se le piace una cosa piùdell'altralo dica con libertà.
Cavaliere: Sevorrò qualche cosalo dirò al cameriere.
Mirandolina:Ma in queste cose gli uomini non hanno l'attenzione e lapazienza che abbiamo noi donne. Se le piacesse qualche intingolettoqualche salsettafavorisca di dirlo a me.
Cavaliere: Viringrazio: ma né anche per questo verso vi riuscirà difar con me quello che avete fatto col Conte e colMarchese.
Mirandolina: Che dice della debolezza diquei due cavalieri? Vengono alla locanda per alloggiaree pretendonopoi di voler fare all'amore colla locandiera. Abbiamo altro in testanoiche dar retta alle loro ciarle. Cerchiamo di fare il nostrointeresse; se diamo loro delle buone parolelo facciamo per tenerlia bottega; e poiio principalmentequando vedo che si lusinganorido come una pazza.
Cavaliere: Brava! Mi piace lavostra sincerità.
Mirandolina: Oh! non hoaltro di buonoche la sincerità.
Cavaliere: Maperòcon chi vi fa la cortesapete fingere.
Mirandolina:Io fingere? Guardimi il cielo. Domandi un poco a quei duesignori che fanno gli spasimati per mese ho mai dato loro un segnod'affetto. Se ho mai scherzato con loro in maniera che si potesserolusingare con fondamento. Non li strapazzoperché il miointeresse non lo vuolema poco meno. Questi uomini effeminati non liposso vedere. Sì come abborrisco anche le donne che corronodietro agli uomini. Vede? Io non sono una ragazza. Ho qualcheannetto; non sono bellama ho avute delle buone occasioni; eppurenon ho mai voluto maritarmiperché stimo infinitamente la mialibertà.
Cavaliere: Oh sìla libertàè un gran tesoro.
Mirandolina: E tanti laperdono scioccamente.
Cavaliere: So io ben quel chefaccio. Alla larga.
Mirandolina: Ha moglie V.S.illustrissima?
Cavaliere: Il cielo me ne liberi. Nonvoglio donne.
Mirandolina: Bravissimo. Si conservisempre così. Le donnesignore... Bastaa me non tocca adirne male.
Cavaliere: Voi siete per altro la primadonnach'io senta parlar così.
Mirandolina: Ledirò: noi altre locandiere vediamo e sentiamo delle coseassai; e in verità compatisco quegli uominiche hanno pauradel nostro sesso.
Cavaliere: (È curiosacostei). (Da sé.)
Mirandolina: Conpermissione di V.S. illustrissima. (Finge volerpartire.)
Cavaliere: Avete premura dipartire?
Mirandolina: Non vorrei esserleimportuna.
Cavaliere: Nomi fate piacere; midivertite
Mirandolina: Vedesignore? Così focon gli altri. Mi trattengo qualche momento; sono piuttosto allegradico delle barzellette per divertirlied essi subito credono... Sela m'intendee' mi fanno i cascamorti.
Cavaliere: Questoaccadeperché avete buona maniera.
Mirandolina:Troppa bontàillustrissimo. (Con unariverenza.)
Cavaliere: Ed essis'innamorano.
Mirandolina: Guardi che debolezza!Innamorarsi subito di una donna!
Cavaliere: Questaio non l'ho mai potuta capire.
Mirandolina: Bellafortezza! Bella virilità!
Cavaliere: Debolezze!Miserie umane!
Mirandolina: Questo è il veropensare degli uomini. Signor Cavalieremi porga la mano.
Cavaliere:Perché volete ch'io vi porga la mano?
Mirandolina:Favorisca; si degni; osservisono pulita.
Cavaliere:Ecco la mano.
Mirandolina: Questa èla prima voltache ho l'onore d'aver per la mano un uomoche pensaveramente da uomo.
Cavaliere: Viabasta così.(Ritira la mano.)
Mirandolina: Ecco. Se ioavessi preso per la mano uno di que' due signori sguaiatiavrebbetosto creduto ch'io spasimassi per lui. Sarebbe andato in deliquio.Non darei loro una semplice libertàper tutto l'oro delmondo. Non sanno vivere. Oh benedetto in conversare alla libera!senza attacchisenza maliziasenza tante ridicole scioccherie.Illustrissimoperdoni la mia impertinenza. Dove posso servirlamicomandi con autoritàe avrò per lei quell'attenzioneche non ho mai avuto per alcuna persona di questo mondo.
Cavaliere:Per quale motivo avete tanta parzialità perme?
Mirandolina: Perchéoltre il suo meritooltre la sua condizionesono almeno sicura che con lei possotrattare con libertàsenza sospetto che voglia fare cattivouso delle mie attenzionie che mi tenga in qualità di servasenza tormentarmi con pretensioni ridicolecon caricatureaffettate.
Cavaliere: (Che diavolo ha costei distravagantech'io non capisco!). (Da sé.)
Mirandolina:(Il satiro si anderà a poco a poco addomesticando).(Da sé.)
Cavaliere: Orsùseavete da badare alle cose vostrenon restate per me.
Mirandolina:Sì signorevado ad attendere alle faccende di casa.Queste sono i miei amorii miei passatempi. Se comanderàqualche cosamanderò il cameriere.
Cavaliere:Bene... Se qualche volta verrete anche voivi vedròvolentieri.
Mirandolina: Io veramente non vado mainelle camere dei forestierima da lei ci verrò qualchevolta.
Cavaliere: Da me... Perché?
Mirandolina:Perchéillustrissimo signoreella mi piaceassaissimo.
Cavaliere: Vi piaccio io?
Mirandolina:Mi piaceperché non è effeminatoperchénon è di quelli che s'innamorano. (Mi caschi il nasoseavanti domani non l'innamoro). (Da sé.)

 

SCENASEDICESIMA

CAVALIERE(solo): Eh! So io quel che fo. Colle donne? Alla larga. Costeisarebbe una di quelle che potrebbero farmi cascare più dellealtre. Quella veritàquella scioltezza di direè cosapoco comune. Ha un non so che di estraordinario; ma non per questo milascerei innamorare. Per un poco di divertimentomi fermerei piùtosto con questa che con un'altra. Ma per fare all'amore? Per perderela libertà? Non vi è pericolo. Pazzipazzi quelli ches'innamorano delle donne. (Parte.)

 

SCENADICIASSETTESIMA

Altracamera di locanda.
OrtensiaDejaniraFabrizio.

Fabrizio:Che restino servite quiillustrissime. Osservino quest'altracamera. Quella per dormiree questa per mangiareper ricevereperservirsene come comandano.
Ortensia: : Va benevabene. Siete voi padroneo cameriere?
Fabrizio: Cameriereai comandi di V.S. illustrissima
Dejanira: (Ci dàdelle illustrissime). (Piano a Ortensiaridendo.)
Ortensia:: (Bisogna secondare il lazzo). Cameriere?
Fabrizio:Illustrissima.
Ortensia: : Dite al padroneche venga quivoglio parlar con lui per il trattamento.
Fabrizio:Verrà la padrona; la servo subito. (Chi diaminesaranno queste due signore così sole? All'ariaall'abitopaiono dame). (Da séparte.)

 

SCENADICIOTTESIMA

Dejanirae Ortensia.

Dejanira:Ci dà dell'illustrissime. Ci ha creduto duedame.
Ortensia: : Bene. Così ci tratteràmeglio.
Dejanira: Ma ci farà pagare dipiù.
Ortensia: : Ehcirca i contiavràda fare con me. Sono degli anni assaiche cammino ilmondo.
Dejanira: Non vorrei che con questi titolientrassimo in qualche impegno.
Ortensia: : Caraamicasiete di poco spirito. Due commedianti avvezze a far sullascena da contesseda marchese e da principesseavranno difficoltàa sostenere un carattere sopra di una locanda?
Dejanira:Verranno i nostri compagnie subito cisbianchiranno.
Ortensia: : Per oggi non possonoarrivare a Firenze. Da Pisa a qui in navicello vi vogliono almeno tregiorni.
Dejanira: Guardate che bestialità!Venire in navicello!
Ortensia: : Per mancanza dilugagni. È assai che siamo venute noi in calesse.
Dejanira:È stata buona quella recita di più che abbiamofatto.
Ortensia: : Sìma se non istavo ioalla portanon si faceva niente.

 

SCENADICIANNOVESIMA

Fabrizioe dette.

Fabrizio:La padrona or ora sarà a servirle.
Ortensia:: Bene.
Fabrizio: Ed io le supplico acomandarmi. Ho servito altre dame: mi darò l'onor di servircon tutta l'attenzione anche le signorie loroillustrissime.
Ortensia: : Occorrendomi varròdi voi.
Dejanira: (Ortensia queste parti le fabenissimo). (Da sé.)
Fabrizio: Intantole supplicoillustrissime signorefavorirmi il loro riverito nomeper la consegna. (Tira fuori un calamaio ed unlibriccino.)
Dejanira: (Ora viene ilbuono).
Ortensia: : Perché ho da dar il mionome?
Fabrizio: Noialtri locandieri siamo obbligatia dar il nomeil casatola patria e la condizione di tutti ipasseggeri che alloggiano alla nostra locanda. E se non lo facessimomeschini noi.
Dejanira: (Amicai titoli sonofiniti). (Piano ad Ortensia.)
Ortensia: : Moltidaranno anche il nome finto.
Fabrizio: In quanto aquesto poinoialtri scriviamo il nome che ci dettanoe noncerchiamo di più.
Ortensia: : Scrivete. LaBaronessa Ortensia del Poggiopalermitana.
Fabrizio:(Siciliana? Sangue caldo). (Scrivendo.) Ellaillustrissima? (A Dejanira.)
Dejanira: Edio... (Non so che mi dire).
Ortensia: : ViaContessa Dejaniradategli il vostro nome.
Fabrizio: Visupplico. (A Dejanira.)
Dejanira: Non l'avetesentito? (A Fabrizio.)
Fabrizio: L'illustrissimasignora Contessa Dejanira... (Scrivendo.) Il cognome?
Dejanira:Anche il cognome? (A Fabrizio.)
Ortensia: :Sìdal Soleromana. (A Fabrizio.)
Fabrizio:Non occorr'altro. Perdonino l'incomodo. Ora verrà lapadrona. (L'ho io dettoche erano due dame? Spero che faròde' buoni negozi. Mancie non ne mancheranno). (Parte.)
Dejanira:Serva umilissima della signora Baronessa.
Ortensia:: Contessaa voi m'inchino. (Si burlanovicendevolmente.)
Dejanira: Qual fortuna mioffre la felicissima congiuntura di rassegnarvi il mio profondorispetto?
Ortensia: : Dalla fontana del vostro cuorescaturir non possono che torrenti di grazie.

 

SCENAVENTESIMA

Mirandolinae dette.

Dejanira:Madamavoi mi adulate. (Ad Ortensiaconcaricatura.)
Ortensia: : Contessaal vostromerito ci converrebbe assai più. (Fa lostesso.)
Mirandolina: (Oh che dame cerimoniose).(Da séin disparte.)
Dejanira: (Ohquanto mi vien da ridere!). (Da sé.)
Ortensia:: Zitto: è qui la padrona. (Piano aDejanira.)
Mirandolina: M'inchino a questedame.
Ortensia: : Buon giornoquellagiovane.
Dejanira: Signora padronavi riverisco. (AMirandolina.)
Ortensia: : Ehi! (Fa cenno aDejanirache si sostenga)
Mirandolina: Permettach'io le baci la mano. (Ad Ortensia.)
Ortensia: :Siete obbligante. (Le dà la mano.)
Dejanira:(ride da sé.)
Mirandolina: Ancheellaillustrissima. (Chiede la mano a Dejanira.)
Dejanira:Ehnon importa...
Ortensia: : Viagraditele finezze di questa giovane. Datele la mano.
Mirandolina:La supplico.
Dejanira: Tenete. (Le dàla manosi voltae ride.)
Mirandolina: Rideillustrissima? Di che?
Ortensia: : Che caraContessa! Ride ancora di me. Ho detto uno spropositoche l'ha fattaridere.
Mirandolina: (Io giuocherei che non sonodame. Se fossero damenon sarebbero sole). (Da sé.)
Ortensia:: Circa il trattamentoconverrà poi discorrere. (AMirandolina.)
Mirandolina: Ma! Sono sole? Nonhanno cavalierinon hanno servitorinon hanno nessuno?
Ortensia:: Il Barone mio marito...
Dejanira: (rideforte).
Mirandolina: Perché ridesignora? (A Dejanira.)
Ortensia: : Viaperché ridete?
Dejanira: Rido del Barone divostro marito.
Ortensia: : Sìè unCavaliere giocoso: dice sempre delle barzellette; verrà quantoprima col Conte Oraziomarito della Contessina.
Dejanira(fa forza per trattenersi dal ridere).
Mirandolina:La fa ridere anche il signor Conte? (ADejanira.)
Ortensia: : Ma viaContessinatenetevi un poco nel vostro decoro.
Mirandolina: Signoremiefavoriscano in grazia. Siamo solenessuno ci sente. Questaconteaquesta baroniasarebbe mai...
Ortensia: : Checosa vorreste voi dire? Mettereste in dubbio la nostranobiltà?
Mirandolina: Perdoniillustrissimanon si riscaldiperché farà ridere la signoraContessa.
Dejanira: Eh viache serve?
Ortensia:: ContessaContessa! (Minacciandola.)
Mirandolina:Io so che cosa voleva direillustrissima. (ADejanira.)
Dejanira: Se l'indovinatevi stimoassai.
Mirandolina: Volevate dire: Che serve chefingiamo d'esser due damese siamo due pedine? Ah! non èvero?
Dejanira: E che sì che ci conoscete? (AMirandolina.)
Ortensia: : Che brava commediante!Non è buona da sostenere un carattere.
Dejanira:Fuori di scena io non so fingere.
Mirandolina:Bravasignora Baronessa; mi piace il di lei spirito. Lodo lasua franchezza.
Ortensia: : Qualche volta mi prendoun poco di spasso.
Mirandolina: Ed io amoinfinitamente le persone di spirito. Servitevi pure nella mialocandache siete padrone; ma vi prego benese mi capitasseropersone di rangocedermi quest'appartamentoch'io vi daròdei camerini assai comodi.
Dejanira: Sìvolentieri.
Ortensia: : Ma ioquando spendo il miodenarointendo volere esser servita come una damae in questoappartamento ci sonoe non me ne anderò.
Mirandolina:Viasignora Baronessasia buona... Oh! Ecco un cavaliereche è alloggiato in questa locanda. Quando vede donnesempresi caccia avanti.
Ortensia: : Èricco?
Mirandolina: Io non so i fatti suoi.

 

SCENAVENTUNESIMA

IlMarchese e dette.

Marchese:È permesso? Si può entrare?
Ortensia:: Per me è padrone.
Marchese: Servodi lor signore.
Dejanira: Servaumilissima.
Ortensia: : La riveriscodivotamente.
Marchese: Sono forestiere? (AMirandolina.)
Mirandolina: Eccellenza sì.Sono venute ad onorare la mia locanda.
Ortensia: : (Èun'Eccellenza! Capperi!)(Da sé.)
Dejanira:(Già Ortensia lo vorrà per sé). (Dasé.)
Marchese: E chi sono queste signore?(A Mirandolina.)
Mirandolina: Questa èla Baronessa Ortensia del Poggioe questa la Contessa Dejanira dalSole.
Marchese: Oh compitissime dame!
Ortensia:: E ella chi èsignore?
Marchese: Iosono il Marchese di Forlipopoli.
Dejanira: (Lalocandiera vuol seguitare a far la commedia). (Da sé.)
Ortensia:: Godo aver l'onore di conoscere un cavaliere cosìcompito.
Marchese: Se vi potessi servirecomandatemi. Ho piacere che siate venute ad alloggiare in questalocanda. Troverete una padrona di garbo.
Mirandolina: Questocavaliere è pieno di bontà. Mi onora della suaprotezione.
Marchese: Sìcertamente. Io laproteggoe proteggo tutti quelli che vengono nella sua locanda; e sevi occorre nullacomandate.
Ortensia: : Occorrendomi prevarrò delle sue finezze.
Marchese: Anchevoisignora Contessafate capitale di me.
Dejanira: Potròben chiamarmi felicese avrò l'alto onore di essereannoverata nel ruolo delle sue umilissime serve.
Mirandolina:(Ha detto un concetto da commedia). (AdOrtensia.)
Ortensia: : (Il titolo di Contessal'ha posta in soggezione). (A Mirandolina.)
  (IlMarchese tira fuori di tasca un bel fazzoletto di setalo spiegaefinge volersi asciugar la fronte.)
Mirandolina: Ungran fazzolettosignor Marchese!
Marchese: Ah! Chene dite? È bello? Sono di buon gusto io? (AMirandolina.)
Mirandolina: Certamente èdi ottimo gusto.
Marchese: Ne avete piùveduti di così belli? (Ad Ortensia.)
Ortensia:: È superbo. Non ho veduto il compagno. (Se me lodonasselo prenderei). (Da sé.)
Marchese:Questo viene da Londra. (A Dejanira.)
Dejanira:È bellomi piace assai.
Marchese: Sondi buon gusto io?
Dejanira: (E non dice a' vostricomandi). (Da sé.)
Marchese: M'impegnoche il Conte non sa spendere. Getta via il denaroe non compra maiuna galanteria di buon gusto.
Mirandolina: Il signorMarchese conoscedistinguesavedeintende.
MARCHESE (piegail fazzoletto con attenzione): Bisogna piegarlo beneacciònon si guasti. Questa sorta di roba bisogna custodirla conattenzione. Tenete. (Lo presenta a Mirandolina.)
Mirandolina:Vuole ch'io lo faccia mettere nella sua camera?
Marchese:No. Mettetelo nella vostra.
Mirandolina: Perché...nella mia?
Marchese: Perché... ve lodono.
Mirandolina: OhEccellenzaperdoni...
Marchese: Tant'è. Ve lodono.
Mirandolina: Ma io non voglio.
Marchese:Non mi fate andar in collera.
Mirandolina: Ohin quanto a questo poiil signor Marchese lo saio non vogliodisgustar nessuno. Acciò non vada in colleraloprenderò.
Dejanira: (Oh che bel lazzo!). (AdOrtensia.)
Ortensia: : (E poi dicono dellecommedianti). (A Dejanira.)
Marchese: Ah! Chedite? Un fazzoletto di quella sortal'ho donato alla mia padrona dicasa. (Ad Ortensia.)
Ortensia: : È uncavaliere generoso.
Marchese: Semprecosì.
Mirandolina: (Questo è il primoregalo che mi ha fattoe non so come abbia avuto quel fazzoletto).(Da sé.)
Dejanira: Signor Marchesesene trovano di quei fazzoletti in Firenze? Avrei volontàd'averne uno compagno.
Marchese: Compagno di questosarà difficile; ma vedremo.
Mirandolina: (Bravala signora Contessina). (Da sé.)
Ortensia: :Signor Marchesevoi che siete pratico della cittàfatemi il piacere di mandarmi un bravo calzolaroperché hobisogno di scarpe.
Marchese: Sìvi manderòil mio.
Mirandolina: (Tutte alla vita; ma non ce n'èuno per la rabbia). (Da sé.)
Ortensia: : Carosignor Marchesefavorirà tenerci un poco dicompagnia.
Dejanira: Favorirà a pranzo connoi.
Marchese: Sìvolentieri. (EhiMirandolinanon abbiate gelosiason vostrogià losapete).
Mirandolina: (S'accomodi pure: ho piacereche si diverta). (Al Marchese.)
Ortensia: : Voisarete la nostra conversazione.
Dejanira: Nonconosciamo nessuno. Non abbiamo altri che voi.
Marchese: Ohcare le mie damine! Vi servirò di cuore.

 

SCENAVENTIDUESIMA

IlConte e detti.

Conte:Mirandolinaio cercava voi.
Mirandolina: Sonqui con queste dame.
Conte: Dame? M'inchinoumilmente.
Ortensia: : Serva divota. (Questo èun guasco più badia! di quell'altro). (Piano aDejanira.)
Dejanira: (Ma io non sono buona permiccheggiare). (Piano ad Ortensia.)
Marchese: (Ehi!Mostrate al Conte il fazzoletto). (Piano aMirandolina.)
Mirandolina: Osservi signor Conteil bel regalo che mi ha fatto il signor Marchese. (Mostra ilfazzoletto al Conte.)
Conte: Ohme ne rallegro!Bravosignor Marchese.
Marchese: Eh nienteniente.Bagattelle. Riponetelo via; non voglio che lo diciate. Quel che fonon s'ha da sapere.
Mirandolina: (Non s'ha dasaperee me lo fa mostrare. La superbia contrasta con la povertà).(Da sé.)
Conte: Con licenza di questedamevorrei dirvi una parola. (A Mirandolina.)
Ortensia:: S'accomodi con libertà.
Marchese: Quelfazzoletto in tasca lo manderete a male. (AMirandolina.)
Mirandolina: Ehlo riporrònella bambagiaperché non si ammacchi!
Conte:Osservate questo piccolo gioiello di diamanti. (AMirandolina.)
Mirandolina: Bello assai.
Conte:È compagno degli orecchini che vi hodonato.
  (Ortensia e Dejanira osservanoe parlanopiano fra loro.)
Mirandolina: Certo ècompagnoma è ancora più bello.
Marchese:(Sia maledetto il Contei suoi diamantii suoi denarie ilsuo diavolo che se lo porti). (Da sé.)
Conte:Oraperché abbiate il fornimento compagnoecco ch'iovi dono il gioiello. (A Mirandolina.)
Mirandolina:Non lo prendo assolutamente.
Conte: Non mifarete questa male creanza.
Mirandolina: Oh! dellemale creanze non ne faccio mai. Per non disgustarlaloprenderò.
  (Ortensia e Dejanira parlano comesopraosservando la generosità del Conte.)
Mirandolina:Ah! Che ne dicesignor Marchese? Questo gioiello non ègalante?
Marchese: Nel suo genere il fazzoletto èpiù di buon gusto.
Conte: Sìma dagenere a genere vi è una bella distanza.
Marchese:Bella cosa! Vantarsi in pubblico di una grande spesa.
Conte:Sìsìvoi fate i vostri regali insegreto.
Mirandolina: (Posso ben dire con veritàquesta voltache fra due litiganti il terzo gode). (Dasé.)
Marchese: E cosìdamine miesarò a pranzo con voi.
Ortensia: : Quest'altrosignore chi è? (Al Conte.)
Conte: Sonoil Conte d'Albafioritaper obbedirvi.
Dejanira: Capperi!È una famiglia illustreio la conosco. (Anch'ellas'accosta al Conte.)
Conte: Sono a' vostricomandi. (A Dejanira.)
Ortensia: : Èqui alloggiato? (Al Conte.)
Conte: Sìsignora.
Dejanira: Si trattiene molto? (AlConte.)
Conte: Credo di sì.
Marchese:Signore miesarete stanche di stare in piedivolete ch'iovi serva nella vostra camera?
Ortensia: : Obbligatissima.(Con disprezzo.) Di che paese èsignor Conte?
Conte:Napolitano.
Ortensia: : Oh! Siamo mezzipatrioti. Io sono palermitana.
Dejanira: Io sonromana; ma sono stata a Napolie appunto per un mio interessedesiderava parlare con un cavaliere napolitano.
Conte: Viserviròsignore. Siete sole? Non avete uomini?
Marchese:Ci sono iosignore: e non hanno bisogno di voi.
Ortensia:: Siamo solesignor Conte. Poi vi diremo il perché.
Conte:Mirandolina.
Mirandolina: Signore.
Conte:Fate preparare nella mia camera per tre. Vi degnerete difavorirmi? (Ad Ortensia e Dejanira.)
Ortensia: :Riceveremo le vostre finezze.
Marchese: Maio sono stato invitato da queste dame.
Conte: Essesono padrone di servirsi come comandanoma alla mia piccola tavolain più di tre non ci si sta.
Marchese: Vorreiveder anche questa...
Ortensia: : Andiamoandiamosignor Conte. Il signor Marchese ci favorirà un'altra volta.(Parte.)
Dejanira: Signor Marchesese trovail fazzolettomi raccomando. (Parte.)
Marchese:ConteContevoi me la pagherete.
Conte: Diche vi lagnate?
Marchese: Son chi sonoe non sitratta così. Basta... Colei vorrebbe un fazzoletto? Unfazzoletto di quella sorta? Non l'avrà. Mirandolinatenetelocaro. Fazzoletti di quella sorta non se ne trovano. Dei diamanti sene trovanoma dei fazzoletti di quella sorta non se ne trovano.(Parte.)
Mirandolina: (Oh che bel pazzo!).(Da sé.)
Conte: Cara Mirandolinaavrete voi dispiacere ch'io serva queste due dame?
Mirandolina:Niente affattosignore.
Conte: Lo faccioper voi. Lo faccio per accrescer utile ed avventori alla vostralocanda; per altro io son vostroè vostro il mio cuoreevostre son le mie ricchezzedelle quali disponetene liberamentecheio vi faccio padrona. (Parte.)

 

SCENAVENTITREESIMA

Mirandolina(sola): Con tutte le sue ricchezzecon tutti li suoiregalinon arriverà mai ad innamorarmi; e molto meno lo faràil Marchese colla sua ridicola protezione. Se dovessi attaccarmi aduno di questi duecertamente lo farei con quello che spende più.Ma non mi preme né dell'unoné dell'altro. Sono inimpegno d'innamorar il Cavaliere di Ripafrattae non darei un talpiacere per un gioiello il doppio più grande di questo. Miproverò; non so se avrò l'abilità che hannoquelle due brave comichema mi proverò. Il Conte ed ilMarchesefrattanto che con quelle si vanno trattenendomilasceranno in pace; e potrò a mio bell'agio trattar colCavaliere. Possibile ch'ei non ceda? Chi è quello che possaresistere ad una donnaquando le dà tempo di poter far usodell'arte sua? Chi fugge non può temer d'esser vintoma chisi fermachi ascoltae se ne compiacedeve o presto o tardi a suodispetto cadere. (Parte.)

 





AttoII



SCENAPRIMA

Cameradel Cavalierecon tavola apparecchiata per il pranzo e sedie.
IlCavaliere ed il suo Servitorepoi Fabrizio.
Il Cavalierepasseggia con un libro. Fabrizio mette la zuppa in tavola.

Fabrizio:Dite al vostro padronese vuol restare servitoche la zuppaè in tavola. (Al Servitore.)
Servitore: Glielopotete dire anche voi. (A Fabrizio.)
Fabrizio: Ètanto stravaganteche non gli parlo niente volentieri.
Servitore:Eppure non è cattivo. Non può veder le donneper altro cogli uomini è dolcissimo.
Fabrizio: (Nonpuò veder le donne? Povero sciocco! Non conosce il buono). (Daséparte.)
Servitore: Illustrissimosecomodaè in tavola.
  (Il Cavaliere mette giùil libroe va a sedere a tavola.)
Cavaliere: Questamattina parmi che si pranzi prima del solito. (Al Servitoremangiando.)
  (Il Servitore dietro la sedia delCavalierecol tondo sotto il braccio.)
Servitore:Questa camera è stata servita prima di tutte. Ilsignor Conte d'Albafiorita strepitava che voleva essere servito ilprimoma la padrona ha voluto che si desse in tavola prima a V.S.illustrissima.
Cavaliere: Sono obbligato a costeiper l'attenzione che mi dimostra.
Servitore: Èuna assai compita donnaillustrissimo. In tanto mondo che ho vedutonon ho trovato una locandiera più garbata diquesta.
Cavaliere: Ti piaceeh? (Voltandosi unpoco indietro.)
Servitore: Se non fosse per fartorto al mio padronevorrei venire a stare con Mirandolina percameriere.
Cavaliere: Povero sciocco! Che cosavorresti ch'ella facesse di te? (Gli dà il tondoed eglilo muta.)
Servitore: Una donna di questa sortala vorrei servir come un cagnolino. (Va per un piatto.)
Cavaliere:Per bacco! Costei incanta tutti. Sarebbe da ridere cheincantasse anche me. Orsùdomani me ne vado a Livorno.S'ingegni per oggise puòma si assicuri che non sono sìdebole. Avanti ch'io superi l'avversion per le donneci vuol altro.

 

SCENASECONDA

IlServitore col lesso ed un altro piattoe detto.

Servitore:Ha detto la padronache se non le piacesse il pollastrolemanderà un piccione.
Cavaliere: Mi piacetutto. E questo che cos'è?
Servitore: Dissela padronach'io le sappia dire se a V.S. illustrissima piace questasalsache l'ha fatta ella colle sue mani.
Cavaliere: Costeimi obbliga sempre più. (L'assaggia.) È preziosa.Dille che mi piaceche la ringrazio.
Servitore: Glielodiròillustrissimo.
Cavaliere: Vaglielo adir subito.
Servitore: Subito. (Oh che prodigio!Manda un complimento a una donna!). (Da séparte.)
Cavaliere: È una salsa squisita.Non ho sentita la meglio. (Va mangiando.) CertamenteseMirandolina farà cosìavrà sempre de'forestieri. Buona tavolabuona biancheria. E poi non si puònegare che non sia gentile; ma quel che più stimo in leièla sincerità. Ohquella sincerità è pure labella cosa! Perché non posso io vedere le donne? Perchésono fintebugiardelusinghiere. Ma quella bella sincerità...

 

SCENATERZA

Ilservitore e detto.

Servitore:Ringrazia V.S. illustrissima della bontà che had'aggradire le sue debolezze.
Cavaliere: Bravosignor cerimonierebravo.
Servitore: Ora stafacendo colle sue mani un altro piatto; non so dire che cosasia.
Cavaliere: Sta facendo?
Servitore: Sìsignore.
Cavaliere: Dammi da bere.
Servitore:La servo. (Va a prendere da bere.)
Cavaliere:Orsùcon costei bisognerà corrispondere congenerosità. È troppo compita; bisogna pagare il doppio.Trattarla benema andar via presto.
  (Il Servitoregli presenta da bere.)
Cavaliere: Il Conte èandato a pranzo? (Beve.)
Servitore: Illustrissimosìin questo momento. Oggi fa trattamento. Ha due dame atavola con lui.
Cavaliere: Due dame? Chisono?
Servitore: Sono arrivate a questa locandapoche ore sono. Non so chi sieno.
Cavaliere: Leconosceva il Conte?
Servitore: Credo di no; maappena le ha vedutele ha invitate a pranzo seco.
Cavaliere:Che debolezza! Appena vede due donnesubito si attacca. Edesse accettano. E sa il cielo chi sono; ma sieno quali esservoglionosono donnee tanto basta. Il Conte si rovineràcertamente. Dimmi: il Marchese è a tavola?
Servitore:È uscito di casae non si è ancoraveduto.
Cavaliere: In tavola. (Fa mutare iltondo.)
Servitore: La servo.
Cavaliere:A tavola con due dame! Oh che bella compagnia! Colle lorosmorfie mi farebbero passar l'appetito.

 

SCENAQUARTA

Mirandolinacon un tondo in manoed il Servitoree detto.

Mirandolina:È permesso?
Cavaliere: Chi èdi là?
Servitore: Comandi.
Cavaliere:Leva là quel tondo di mano.
Mirandolina:Perdoni. Lasci ch'io abbia l'onore di metterlo in tavolacolle mie mani. (Mette in tavola la vivanda.)
Cavaliere:Questo non è offizio vostro.
Mirandolina: Ohsignorechi son io? Una qualche signora? Sono una serva di chifavorisce venire alla mia locanda.
Cavaliere: (Cheumiltà!). (Da sé.)
Mirandolina: Inveritànon avrei difficoltà di servire in tavolatuttima non lo faccio per certi riguardi: non so s'ella mi capisca.Da lei vengo senza scrupolicon franchezza.
Cavaliere: Viringrazio. Che vivanda è questa?
Mirandolina: Egliè un intingoletto fatto colle mie mani.
Cavaliere:Sarà buono. Quando lo avete fatto voisaràbuono.
Mirandolina: Oh! troppa bontàsignore. Io non so far niente di bene; ma bramerei saper fareperdar nel genio ad un Cavalier sì compìto.
Cavaliere:(Domani a Livorno). (Da sé.) Se avete che farenon istate a disagio per me.
Mirandolina: Nientesignore: la casa è ben provveduta di cuochi e servitori. Avreipiacere di sentirese quel piatto le dà nel genio.
Cavaliere:Volentierisubito. (Lo assaggia.) Buonoprezioso. Ohche sapore! Non conosco che cosa sia.
Mirandolina: Ehiosignoreho de' secreti particolari. Queste mani sanno far dellebelle cose!
Cavaliere: Dammi da bere. (AlServitorecon qualche passione.)
Mirandolina: Dietroquesto piattosignorebisogna beverlo buono.
Cavaliere:Dammi del vino di Borgogna. (Al Servitore.)
Mirandolina:Bravissimo. Il vino di Borgogna è prezioso. Secondomeper pasteggiare è il miglior vino che si possa bere.
  (IlServitore presenta la bottiglia in tavolacon unbicchiere.)
Cavaliere: Voi siete di buon gustoin tutto.
Mirandolina: In veritàche pochevolte m'inganno.
Cavaliere: Eppure questa volta voiv'ingannate.
Mirandolina: In chesignore?
Cavaliere: In credere ch'io meriti d'essereda voi distinto.
Mirandolina: EhsignorCavaliere... (Sospirando.)
Cavaliere: Checosa c'è? Che cosa sono questi sospiri?(Alterato.)
Mirandolina: Le dirò:delle attenzioni ne uso a tuttie mi rattristo quando penso che nonvi sono che ingrati.
Cavaliere: Io non vi saròingrato. (Con placidezza.)
Mirandolina: Conlei non pretendo di acquistar meritofacendo unicamente il miodovere.
Cavaliere: Nonoconosco benissimo... Nonsono cotanto rozzo quanto voi mi credete. Di me non avrete a dolervi.(Versa il vino nel bicchiere.)
Mirandolina: Ma...signore... io non l'intendo.
Cavaliere: Alla vostrasalute. (Beve.)
Mirandolina: Obbligatissima;mi onora troppo.
Cavaliere: Questo vino èprezioso.
Mirandolina: Il Borgogna è la miapassione.
Cavaliere: Se voletesiete padrona. (Leofferisce il vino.)
Mirandolina: Oh! Graziesignore.
Cavaliere: Avete pranzato?
Mirandolina:Illustrissimo sì.
Cavaliere: Nevolete un bicchierino?
Mirandolina: Io non meritoqueste grazie.
Cavaliere: Davverove lo dovolentieri.
Mirandolina: Non so che dire. Riceveròle sue finezze.
Cavaliere: Porta un bicchiere. (AlServitore.)
Mirandolina: Nonose mi permette:prenderò questo. (Prende il bicchiere delCavaliere.)
Cavaliere: Oibò. Me ne sonoservito io.
Mirandolina: Beverò le suebellezze. (Ridendo.)
  (Il Servitore mettel'altro bicchiere nella sottocoppa.)
Cavaliere: Ehgaleotta! (Versa il vino.)
Mirandolina: Ma èqualche tempo che ho mangiato: ho timore che mi facciamale.
Cavaliere: Non vi èpericolo.
Mirandolina: Se mi favorisse un bocconcinodi pane...
Cavaliere: Volentieri. Tenete. (Le dàun pezzo di pane.)
  (Mirandolina col bicchierein una manoe nell'altra il panemostra di stare a disagioe nonsaper come fare la zuppa.)
Cavaliere: Voi statein disagio. Volete sedere?
Mirandolina: Oh! Non sondegna di tantosignore.
Cavaliere: Viaviasiamosoli. Portale una sedia. (Al Servitore.)
Servitore:(Il mio padrone vuol morire: non ha mai fatto altrettanto.)(Da sé; va a prendere la sedia.)
Mirandolina:Se lo sapessero il signor Conte ed il signor Marchesepoverame!
Cavaliere: Perché?
Mirandolina:Cento volte mi hanno voluto obbligare a bere qualche cosaoa mangiaree non ho mai voluto farlo.
Cavaliere: Viaaccomodatevi.
Mirandolina: Per obbedirla. (Siedee fa la zuppa nel vino.)
Cavaliere: Senti. (AlServitorepiano.) (Non lo dire a nessunoche la padrona siastata a sedere alla mia tavola).
Servitore: (Nondubiti). (Piano.) (Questa novità mi sorprende). (Dasé.)
Mirandolina: Alla salute di tuttoquello che dà piacere al signor Cavaliere.
Cavaliere:Vi ringraziopadroncina garbata.
Mirandolina: Diquesto brindisi alle donne non ne tocca.
Cavaliere: No?Perché?
Mirandolina: Perché so che ledonne non le può vedere.
Cavaliere: Èveronon le ho mai potute vedere.
Mirandolina: Siconservi sempre così.
Cavaliere: Nonvorrei... (Si guarda dal Servitore.)
Mirandolina: Checosasignore?
Cavaliere: Sentite. (Le parlanell'orecchio.) (Non vorrei che voi mi faceste mutarnatura).
Mirandolina: Iosignore? Come?
Cavaliere:Va via. (Al Servitore.)
Servitore: Comandain tavola?
Cavaliere: Fammi cucinare due uovaequando son cotteportale.
Servitore: Coma lecomanda le uova?
Cavaliere: Come vuoispicciati.
Servitore: Ho inteso. (Il padrone si variscaldando). (Da séparte.)
Cavaliere:Mirandolinavoi siete una garbata giovine.
Mirandolina:Oh signoremi burla
Cavaliere: Sentite.Voglio dirvi una cosa veraverissimache ritornerà in vostragloria.
Mirandolina: La sentiròvolentieri.
Cavaliere: Voi siete la prima donna diquesto mondocon cui ho avuto la sofferenza di trattar conpiacere.
Mirandolina: Le diròsignorCavaliere non già ch'io meriti nientema allevolte si danno questi sangui che s'incontrano. Questa simpatiaquesto geniosi dà anche fra persone che non si conoscono.Anch'io provo per lei quello che non ho sentito per alcunaltro.
Cavaliere: Ho paura che voi mi vogliate farperdere la mia quiete.
Mirandolina: Oh viasignorCavalierese è un uomo saviooperi da suo pari. Non dianelle debolezze degli altri. In veritàse me n'accorgoquinon ci vengo più. Anch'io mi sento un non so che di dentroche non ho più sentito; ma non voglio impazzire per uominiemolto meno per uno che ha in odio le donne; e che forse forse perprovarmie poi burlarsi di meviene ora con un discorso nuovo atentarmi. Signor Cavalieremi favorisca un altro poco diBorgogna.
Cavaliere: Eh! Basta... (Versa il vinoin un bicchiere.)
Mirandolina: (Sta lì lìper cadere). (Da sé.)
Cavaliere: Tenete.(Le dà il bicchiere col vino.)
Mirandolina:Obbligatissima. Ma ella non beve?
Cavaliere: Sìbeverò. (Sarebbe meglio che io mi ubbriacassi. Un diavoloscaccerebbe l'altro). (Da séversa il vino nel suobicchiere.)
Mirandolina: Signor Cavaliere. (Convezzo.)
Cavaliere: Che c'è?
Mirandolina:Tocchi. (Gli fa toccare il bicchiere col suo.) Chevivano i buoni amici.
Cavaliere: Che vivano. (Unpoco languente.)
Mirandolina: Viva... chi sivuol bene... senza malizia tocchi!
Cavaliere: Evviva...

 

SCENAQUINTA

IlMarchese e detti.

Marchese:Son qui ancor io. E che viva?
Cavaliere: Comesignor Marchese? (Alterato.)
Marchese: Compatiteamico. Ho chiamato. Non c'è nessuno.
Mirandolina: Consua licenza... (Vuol andar via.)
Cavaliere:Fermatevi. (A Mirandolina.) Io non mi prendo con voicotanta libertà. (Al Marchese.)
Marchese: Vidomando scusa. Siamo amici. Credeva che foste solo. Mi rallegrovedervi accanto alla nostra adorabile padroncina. Ah! Che dite? Non èun capo d'opera?
Mirandolina: Signoreio ero quiper servire il signor Cavaliere. Mi è venuto un poco di maleed egli mi ha soccorso con un bicchierin di Borgogna.
Marchese:È Borgogna quello? (Al Cavaliere.)
Cavaliere:Sìè Borgogna.
Marchese: Madi quel vero?
Cavaliere: Almeno l'ho pagato pertale.
Marchese: Io me n'intendo. Lasciate che losentae vi saprò dire se èo se non è.
Cavaliere:Ehi! (Chiama.)

 

SCENASESTA

IlServitore colle ovae detti.

Cavaliere:Un bicchierino al Marchese. (Al Servitore.)
Marchese:Non tanto piccolo il bicchierino. Il Borgogna non èliquore. Per giudicarne bisogna beverne a sufficienza.
Servitore:Ecco le ova. (Vuol metterle in tavola.)
Cavaliere:Non voglio altro.
Marchese: Che vivanda èquella?
Cavaliere: Ova.
Marchese: Nonmi piacciono. (Il Servitore le porta via.)
Mirandolina:Signor Marchesecon licenza del signor Cavalieresentaquell'intingoletto fatto colle mie mani.
Marchese: Ohsì. Ehi. Una sedia. (Il Servitore gli reca una sedia emette il bicchiere sulla sottocoppa.) Una forchetta.
Cavaliere:Viarecagli una posata. (Il Servitore la va aprendere.)
Mirandolina: Signor Cavaliereorasto meglio. Me n'anderò. (S'alza.)
Marchese:Fatemi il piacererestate ancora un poco.
Mirandolina:Ma signoreho da attendere a' fatti miei; e poi il signorCavaliere...
Marchese: Vi contentate ch'ella restiancora un poco? (Al Cavaliere.)
Cavaliere: Chevolete da lei?
Marchese: Voglio farvi sentire unbicchierino di vin di Cipro cheda che siete al mondonon avretesentito il compagno. E ho piacere che Mirandolina lo sentae dica ilsuo parere.
Cavaliere: Viaper compiacere il signorMarcheserestate. (A Mirandolina.)
Mirandolina: Ilsignor Marchese mi dispenserà.
Marchese: Nonvolete sentirlo?
Mirandolina: Un'altra voltaEccellenza.
Cavaliere: Viarestate.
Mirandolina:Me lo comanda? (Al Cavaliere.)
Cavaliere: Vidico che restiate.
Mirandolina: Obbedisco.(Siede.)
Cavaliere: (Mi obbliga sempre più).(Da sé.)
Marchese: Oh che roba! Oh cheintingolo! Oh che odore! Oh che sapore! (Mangiando.)
Cavaliere:(Il Marchese avrà gelosiache siate vicina a me).(Piano a Mirandolina.)
Mirandolina: (Nonm'importa di lui né poconé molto). (Piano alCavaliere.)
Cavaliere: (Siete anche voi nemicadegli uomini?). (Piano a Mirandolina.)
Mirandolina:(Come ella lo è delle donne). (Comesopra.)
Cavaliere: (Queste mie nemiche si vannovendicando di me). (Come sopra.)
Mirandolina: (Comesignore?). (Come sopra.)
Cavaliere: (Eh!furba! Voi vedrete benissimo...). (Come sopra.)
Marchese:Amicoalla vostra salute. (Beve il vino diBorgogna.)
Cavaliere: Ebbene? Come vipare?
Marchese: Con vostra buona grazianon valniente. Sentite il mio vin di Cipro.
Cavaliere: Madov'è questo vino di Cipro?
Marchese: L'hoquil'ho portato con mevoglio che ce lo godiamo: ma! è diquello. Eccolo. (Tira fuori una bottiglia assaipiccola.)
Mirandolina: Per quel che vedosignorMarchesenon vuole che il suo vino ci vada alla testa.
Marchese:Questo? Si beve a goccecome lo spirito di melissa. Ehi? Libicchierini. (Apre la bottiglia.)
Servitore: (porta de' bicchierini da vino di Cipro.)
Marchese:Ehson troppo grandi. Non ne avete di più piccoli?(Copre la bottiglia colla mano.)
Cavaliere: Portaquei da rosolio. (Al Servitore.)
Mirandolina: Iocredo che basterebbe odorarlo.
Marchese: Uh caro! Haun odor che consola. (Lo annusa.)
Servitore: (porta tre bicchierini sulla sottocoppa.)
Marchese:(versa pian pianoe non empie li bicchierinipoi lodispensa al Cavalierea Mirandolinae l'altro per séturando bene la bottiglia): Che nettare! Che ambrosia! Che mannadistillata! (Bevendo.)
Cavaliere: (Che vipare di questa porcheria?). (A Mirandolinapiano.)
Mirandolina:(Lavature di fiaschi). (Al Cavalierepiano.)
Marchese:Ah! Che dite? (Al Cavaliere.)
Cavaliere:Buonoprezioso.
Marchese: Ah! Mirandolinavi piace?
Mirandolina: Per mesignorenon possodissimulare; non mi piacelo trovo cattivoe non posso dir che siabuono. Lodo chi sa fingere. Ma chi sa fingere in una cosasapràfingere nell'altre ancora.
Cavaliere: (Costei mi dàun rimprovero; non capisco il perché). (Da sé.)
Marchese:Mirandolinavoi di questa sorta di vini non ve ne intendete.Vi compatisco. Veramente il fazzoletto che vi ho donatol'aveteconosciuto e vi è piaciutoma il vin di Cipro non loconoscete. (Finisce di bere.)
Mirandolina: (Sentecome si vanta?). (Al Cavalierepiano.)
Cavaliere:(Io non farei così). (A Mirandolinapiano.)
Mirandolina: (Il di lei vanto sta neldisprezzare le donne). (Come sopra.)
Cavaliere: (Eil vostro nel vincere tutti gli uomini). (Comesopra.)
Mirandolina: (Tutti no). (Con vezzoal Cavalierepiano.)
Cavaliere: (Tutti sì.)(Con qualche passionepiano a Mirandolina.)
Marchese:Ehi? Tre bicchierini politi. (Al Servitoreil qualeglieli porta sopra una sottocoppa.)
Mirandolina: Perme non ne voglio più.
Marchese: Nononondubitate: non faccio per voi. (Mette del vino di Cipro nei trebicchieri.) Galantuomocon licenza del vostro padroneandatedal Conte d'Albafioritae ditegli per parte miaforteche tuttisentanoche lo prego di assaggiare un poco del mio vino diCipro.
Servitore: Sarà servito. (Questo nonli ubbriaca certo. (Da sé; parte.)
Cavaliere:Marchesevoi siete assai generoso.
Marchese: Io?Domandatelo a Mirandolina.
Mirandolina: Ohcertamente!
Marchese: L'ha veduto il fazzoletto ilCavaliere? (A Mirandolina.)
Mirandolina: Nonlo ha ancora veduto.
Marchese: Lo vedrete. (AlCavaliere.) Questo poco di balsamo me lo salvo per questa sera.(Ripone la bottiglia con un dito di vino avanzato.)
Mirandolina:Badi che non gli faccia malesignor Marchese.
Marchese:Eh! Sapete che cosa mi fa male? (AMirandolina.)
Mirandolina: Che cosa?
Marchese:I vostri begli ochhi.
Mirandolina:Davvero?
Marchese: Cavaliere mioio sonoinnamorato di costei perdutamente.
Cavaliere: Me nedispiace.
Marchese: Voi non avete mai provato amoreper le donne. Ohse lo provastecompatireste ancora me.
Cavaliere:Sìvi compatisco.
Marchese: E songeloso come una bestia. La lascio stare vicino a voiperchéso chi siete; per altro non lo soffrirei per centomiladoppie.
Cavaliere: (Costui principia a seccarmi).(Da sé.)

 

SCENASETTIMA

IlServitore con una bottiglia sulla sottocoppae detti.

Servitore:Il signor Conte ringrazia V.E.e manda una bottiglia di vinodi Canarie. (Al Marchese.)
Marchese: Ohohvorrà mettere il suo vin di Canarie col mio vino di Cipro?Lascia vedere. Povero pazzo! È una porcherialo conoscoall'odore. (S'alza e tiene la bottiglia in mano.)
Cavaliere:Assaggiatelo prima. (Al Marchese.)
Marchese:Non voglio assaggiar niente. Questa è una impertinenzache mi fa il Contecompagna di tante altre. Vuol sempre starmi al disopra. Vuol soverchiarmivuol provocarmiper farmi far dellebestialità. Ma giuro al cielone farò una che varràper cento. Mirandolinase non lo cacciate vianasceranno delle cosegrandisìnasceranno delle cose grandi. Colui è untemerario. Io son chi sonoe non voglio soffrire simile affronti.(Partee porta via la bottiglia.)

 

SCENAOTTAVA

IlCavaliereMirandolina ed il Servitore.

Cavaliere:Il povero Marchese è pazzo.
Mirandolina: Sea caso mai la bile gli facesse maleha portato via la bottiglia perristorarsi.
Cavaliere: È pazzovi dico. Evoi lo avete fatto impazzire.
Mirandolina: Sono diquelle che fanno impazzare gli uomini?
Cavaliere: Sìvoi siete... (Con affanno.)
Mirandolina: SignorCavalierecon sua licenza. (S'alza.)
Cavaliere:Fermatevi.
Mirandolina: Perdoni; io nonfaccio impazzare nessuno. (Andando.)
Cavaliere:Ascoltatemi. (S'alzama resta alla tavola.)
Mirandolina:Scusi. (Andando.)
Cavaliere: Fermatevivi dico. (Con imperio.)
Mirandolina: Chepretende da me? (Con alterezza voltandosi.)
Cavaliere:Nulla. (Si confonde.) Beviamo un altro bicchiere diBorgogna.
Mirandolina: Via signoreprestoprestoche me ne vada.
Cavaliere: Sedete.
Mirandolina:In piediin piedi.
Cavaliere: Tenete. (Condolcezza le dà il bicchiere.)
Mirandolina: Faccioun brindisie me ne vado subito. Un brindisi che mi ha insegnato mianonna.

  VivaBaccoe viva Amore:
  L'uno e l'altro ci consola;
  Unopassa per la gola
  L'altro va dagli occhi alcuore.
  Bevo il vincogli occhi poi...
  Faccioquel che fate voi.

  (Parte.)

 

SCENANONA

IlCavaliereed il Servitore.

Cavaliere:Bravissimavenite qui: sentite. Ah malandrina! Se nèfuggita. Se n'è fuggitae mi ha lasciato cento diavoli che mitormentano.
Servitore: Comanda le frutta in tavola?(Al Cavaliere.)
Cavaliere: Va al diavoloancor tu. (Il Servitore parte.) Bevo il vincogli occhipoifaccio quel che fate voi? Che brindisi misterioso èquesto? Ah maladettati conosco. Mi vuoi abbatteremi vuoiassassinare. Ma lo fa con tanta grazia! Ma sa così beneinsinuarsi... Diavolodiavolome la farai tu vedere? Noanderòa Livorno. Costei non la voglio più rivedere. Che non mi vengapiù tra i piedi. Maledettissime donne! Dove vi sono donnelogiuro non vi anderò mai più. (Parte.)

 

SCENADECIMA

Cameradel Conte.
Il Conte d'AlbafioritaOrtensia e Dejanira.

Conte:Il Marchese di Forlipopoli è un caratterecuriosissimo. È nato nobilenon si può negare; ma frasuo padre e lui hanno dissipatoed ora non ha appena da vivere.Tuttavolta gli piace fare il grazioso.
Ortensia: : Sivede che vorrebbe essere generosoma non ne ha.
Dejanira:Dona quel poco che puòe vuole che tutto il mondo losappia.
Conte: Questo sarebbe un bel carattere peruna delle vostre commedie.
Ortensia: : Aspetti chearrivi la compagniae che si vada in teatroe può darsi chece lo godiamo.
Dejanira: Abbiamo noi dei personaggiche per imitare i caratteri sono fatti a posta.
Conte: Mase volete che ce lo godiamobisogna che con lui seguitiate afingervi dame.
Ortensia: : Io lo farò certo.Ma Dejanira subito dà di bianco.
Dejanira: Mivien da riderequando i gonzi mi credono una signora.
Conte:Con me avete fatto bene a scoprirvi. In questa maniera midate campo di far qualche cosa in vostro vantaggio.
Ortensia:: Il signor Conte sarà il nostro protettore.
Dejanira:Siamo amichegoderemo unitamente le di lei grazie.
Conte:Vi diròvi parlerò con sincerità. Viserviròdove potrò farloma ho un certo impegnochenon mi permetterà frequentare la vostra casa.
Ortensia:: Ha qualche amorettosignor Conte?
Conte: Sìve lo dirò in confidenza. La padrona della locanda.
Ortensia:: Capperi! Veramente una gran signora! Mi meraviglio di leisignor Conteche si perda con una locandiera!
Dejanira:Sarebbe minor maleche si compiacesse d'impiegare le suefinezze per una comica.
Conte: Il far all'amore convoi altreper dirvelami piace poco. Ora ci sieteora non cisiete.
Ortensia: : Non è meglio cosìsignore? In questa maniera non si eternano le amiciziee gli uomininon si rovinano.
Conte: Ma iotant'èsonoimpegnato; le voglio benee non la vo' disgustare.
Dejanira:Ma che cosa ha di buono costei?
Conte: Oh!Ha del buono assai.
Ortensia: : EhiDejanira. Èbellarossa. (Fa cenno che si belletta.)
Conte: Haun grande spirito.
Dejanira: Ohin materia dispiritola vorreste mettere con noi?
Conte: Orabasta. Sia come esser si voglia; Mirandolina mi piacee se volete lamia amiciziaavete a dirne benealtrimenti fate conto di non avermimai conosciuto.
Ortensia: : Oh signor Conteper medico che Mirandolina è una dea Venere.
Dejanira: Sìsìvero. Ha dello spiritoparla bene.
Conte: Orami date gusto.
Ortensia: : Quando non vuol altrosarà servito.
Conte: Oh! Avete veduto quelloch'è passato per sala? (Osservando dentro lascena.)
Ortensia: : L'ho veduto.
Conte:Quello è un altro bel carattere da commedia.
Ortensia:: È uno che non può vedere le donne.
Dejanira:Oh che pazzo!
Ortensia: : Avràqualche brutta memoria di qualche donna.
Conte: Oibò;non è mai stato innamorato. Non ha mai voluto trattar condonne. Le sprezza tuttee basta dire che egli disprezza ancoraMirandolina.
Ortensia: : Poverino! Se mi ci mettessiattorno ioscommetto lo farei cambiare opinione.
Dejanira:Veramente una gran cosa! Questa è un'impresa che lavorrei pigliare sopra di me.
Conte: Sentiteamiche.Così per puro divertimento. Se vi dà l'animad'innamorarloda cavaliere vi faccio un bel regalo.
Ortensia:: Io non intendo essere ricompensata per questo: lo faròper mio spasso.
Dejanira: Se il signor Conte vuolusarci qualche finezzanon l'ha da fare per questo. Sinchéarrivano i nostri compagnici divertiremo un poco.
Conte:Dubito che non farete niente.
Ortensia: : SignorConteha ben poca stima di noi.
Dejanira: Non siamovezzose come Mirandolina; ma finalmente sappiamo qualche poco ilviver del mondo.
Conte: Volete che lo mandiamo achiamare?
Ortensia: : Faccia come vuole.
Conte:Ehi? Chi è di là?

 

SCENAUNDICESIMA

IlServitore del Contee detti.

Conte:Di' al Cavaliere di Ripafrattache favorisca venir da meche mi preme di parlargli. (Al Servitore.)
Servitore:Nella sua camera so che non c'è.
Conte: L'hoveduto andar verso la cucina. Lo troverai.
Servitore:Subito. (Parte.)
Conte: (Che mai èandato a far verso la cucina? Scommetto che è andato astrapazzare Mirandolinaperché gli ha dato mal da mangiare).(Da sé.)
Ortensia: : Signor Conteioaveva pregato il signor Marchese che mi mandasse il suo calzolaromaho paura di non vederlo.
Conte: Non pensate altro.Vi servirò io.
Dejanira: A me aveva il signorMarchese promesso un fazzoletto. Ma! ora me lo porta!
Conte:De' fazzoletti ne troveremo.
Dejanira: Egliè che ne avevo proprio di bisogno.
Conte: Sequesto vi gradiscesiete padrona. È pulito. (Le offre ilsuo di seta.)
Dejanira: Obbligatissima alle suefinezze.
Conte: Oh! Ecco il Cavaliere. Saràmeglio che sostenghiate il carattere di dameper poterlo meglioobbligare ad ascoltarvi per civiltà. Ritiratevi un pocoindietro; chese vi vedefugge.
Ortensia: : Comesi chiama?
Conte: Il Cavaliere di Ripafrattatoscano.
Dejanira: Ha moglie?
Conte: Nonpuò vedere le donne.
Ortensia: : Èricco? (Ritirandosi.)
Conte: SìMolto.
Dejanira: È generoso?(Ritirandosi.)
Conte: Piuttosto.
Dejanira:Vengavenga. (Si ritira.)
Ortensia: : Tempoe non dubiti. (Si ritira.)

 

SCENADODICESIMA

IlCavaliere e detti.

Cavaliere:Contesiete voi che mi volete?
Conte: Sì;io v'ho dato il presente incomodo.
Cavaliere: Checosa posso fare per servirvi?
Conte: Queste due damehanno bisogno di voi. (Gli addita le due donnele quali subitos'avanzano.)
Cavaliere: Disimpegnatemi. Io nonho tempo di trattenermi.
Ortensia: : SignorCavalierenon intendo di recargli incomodo.
Dejanira: Unaparola in graziasignor Cavaliere.
Cavaliere: Signoremievi supplico perdonarmi. Ho un affar di premura.
Ortensia:: In due parole vi sbrighiamo.
Dejanira: Dueparolinee non piùsignore.
Cavaliere:(Maledettissimo Conte!). (Da sé.)
Conte:Caro amicodue dame che preganovuole la civiltà chesi ascoltino.
Cavaliere: Perdonate. In che vi possoservire? (Alle donnecon serietà.)
Ortensia:: Non siete voi toscanosignore?
Cavaliere: Sìsignora.
Dejanira: Avrete degli amici inFirenze?
Cavaliere: Ho degli amicie ho de'parenti.
Dejanira: Sappiatesignore... Amicaprincipiate a dir voi. (Ad Ortensia.)
Ortensia: :Diròsignor Cavaliere... Sappia che un certocaso...
Cavaliere: Viasignorevi supplico. Ho unaffar di premura.
Conte: Orsùcapisco che lamia presenza vi dà soggezione. Confidatevi con libertàal Cavalierech'io vi levo l'incomodo. (Partendo.)
Cavaliere:Noamicorestate... Sentite.
Conte: So ilmio dovere. Servo di lor signore. (Parte.)

 

SCENATREDICESIMA

OrtensiaDejanira ed il Cavaliere.

Ortensia:: Favoriscasediamo.
Cavaliere: Scusinonho volontà di sedere.
Dejanira: Cosìrustico colle donne?
Cavaliere: Favoriscano dirmiche cosa vogliono.
Ortensia: : Abbiamo bisogno delvostro aiutodella vostra protezionedella vostra bontà.
Cavaliere:Che cosa vi è accaduto?
Dejanira: Inostri mariti ci hanno abbandonate.
Cavaliere: Abbandonate?Come! Due dame abbandonate? Chi sono i vostri mariti? (Conalterezza.)
Dejanira: Amicanon vado avantisicuro. (Ad Ortensia.)
Ortensia: : (Ètanto indiavolatoche or ora mi confondo ancor io). (Dasé.)
Cavaliere: Signorevi riverisco.(In atto di partire.)
Ortensia: : Come! Cosìci trattate?
Dejanira: Un cavaliere trattacosì?
Cavaliere: Perdonatemi. Io son uno cheama assai la mia pace. Sento due dame abbandonate dai loro mariti.Qui ci saranno degl'impegni non pochi; io non sono atto a' maneggi.Vivo a me stesso. Dame riveritissimeda me non potete sperare néconsiglioné aiuto.
Ortensia: : Oh viadunque; non lo tenghiamo più in soggezione il nostroamabilissimo Cavaliere.
Dejanira: Sìparliamogli con sincerità.
Cavaliere: Chenuovo linguaggio è questo?
Ortensia: : Noinon siamo dame.
Cavaliere: No?
Dejanira: Ilsignor Conte ha voluto farvi uno scherzo.
Cavaliere: Loscherzo è fatto. Vi riverisco. (Vuol partire.)
Ortensia:: Fermatevi un momento.
Cavaliere: Che cosavolete?
Dejanira: Degnateci per un momento dellavostra amabile conversazione.
Cavaliere: Ho chefare. Non posso trattenermi.
Ortensia: : Non vivogliamo già mangiar niente.
Dejanira: Non vileveremo la vostra reputazione.
Ortensia: : Sappiamoche non potete vedere le donne.
Cavaliere: Se losapetel'ho caro. Vi riverisco. (Vuol partire.)
Ortensia:: Ma sentite: noi non siamo donne che possano darviombra.
Cavaliere: Chi siete?
Ortensia: :Diteglielo voiDejanira.
Dejanira: Glielopotete dire anche voi.
Cavaliere: Viachisiete?
Ortensia: : Siamo due commedianti.
Cavaliere:Due commedianti! Parlateparlateche non ho piùpaura di voi. Son ben prevenuto in favore dell'arte vostra.
Ortensia:: Che vuol dire? Spiegatevi.
Cavaliere: Soche fingete in iscena e fuor di scena; e con tal prevenzione non hopaura di voi.
Dejanira: Signorefuori di scena ionon so fingere.
Cavaliere: Come si chiama ella? Lasignora Sincera? (A Dejanira.)
Dejanira: Iomi chiamo...
Cavaliere: È ella la signoraBuonalana? (Ad Ortensia.)
Ortensia: : Carosignor Cavaliere...
Cavaliere: Come si diletta dimiccheggiare? (Ad Ortensia.)
Ortensia: : Ionon sono...
Cavaliere: I gonzi come li trattapadrona mia? (A Dejanira.)
Dejanira: Non sondi quelle...
Cavaliere: Anch'io so parlar ingergo.
Ortensia: : Oh che caro signor Cavaliere!(Vuol prenderlo per un braccio.)
Cavaliere: Bassele cere. (Dandole nelle mani.)
Ortensia: : Diamine!Ha più del contrastoche del Cavaliere.
Cavaliere:Contrasto vuol dire contadino. Vi ho capito. E vi diròche siete due impertinenti.
Dejanira: A mequesto?
Ortensia: : A una donna della miasorte?
Cavaliere: Bello quel viso trionfato! (AdOrtensia.)
Ortensia: : (Asino!).(Parte.)
Cavaliere: Bello quel tuppèfinto! (A Dejanira.)
Dejanira: (Maledetto).(Parte.)

 

SCENAQUATTORDICESIMA

IlCavalierepoi il di lui Servitore.

Cavaliere:Ho trovata ben io la maniera di farle andare. Che sipensavano? Di tirarmi nella rete? Povere sciocche! Vadano ora dalConte e gli narrino la bella scena. Se erano dameper rispetto miconveniva fuggire; ma quando possole donne le strapazzo col maggiorpiacere del mondo. Non ho però potuto strapazzar Mirandolina.Ella mi ha vinto con tanta civiltàche mi trovo obbligatoquasi ad amarla. Ma è donna; non me ne voglio fidare. Voglioandar via. Domani anderò via. Ma se aspetto a domani? Se vengoquesta sera a dormir a casachi mi assicura che Mirandolina nonfinisca a rovinarmi? (Pensa.) Sì; facciamo unarisoluzione da uomo.
Servitore: Signore.
Cavaliere:Che cosa vuoi?
Servitore: Il signor Marcheseè nella di lei camera che l'aspettaperché desidera diparlargli.
Cavaliere: Che vuole codesto pazzo?Denari non me ne cava più di sotto. Che aspettie quando saràstracco di aspettarese n'anderà. Va dal cameriere dellalocanda e digli che subito porti il mio conto.
Servitore:Sarà obbedita. (In atto di partire.)
Cavaliere:Senti. Fa che da qui a due ore siano pronti ibauli.
Servitore: Vuol partire forse?
Cavaliere:Sìportami qui la spada ed il cappellosenza che sen'accorga il Marchese.
Servitore: Ma se mi vede farei bauli?
Cavaliere: Dica ciò che vuole. M'haiinteso.
Servitore: (Ohquanto mi dispiace andarviaper causa di Mirandolina!)(Da séparte.)
Cavaliere:Eppure è vero. Io sento nel partir di qui unadispiacenza nuovache non ho mai provata. Tanto peggio per mese virestassi. Tanto più presto mi conviene partire. Sìdonnesempre più dirò male di voi; sìvoi cifate del maleancora quando ci volete fare del bene.

 

SCENAQUINDICESIMA

Fabrizioe detto.

Fabrizio:È verosignoreche vuole il conto?
Cavaliere:Sìl'avete portato?
Fabrizio: Adessola padrona lo fa.
Cavaliere: Ella fa iconti?
Fabrizio: Ohsempre ella. Anche quandoviveva suo padre. Scrive e sa far di conto meglio di qualche giovanedi negozio.
Cavaliere: (Che donna singolare ècostei!). (Da sé.)
Fabrizio: Ma vuolella andar via così presto?
Cavaliere: Sìcosì vogliono i miei affari.
Fabrizio: Laprego di ricordarsi del cameriere.
Cavaliere: Portateil contoe so quel che devo fare.
Fabrizio: Lo vuolqui il conto?
Cavaliere: Lo voglio qui; in cameraper ora non ci vado.
Fabrizio: Fa bene; in camerasua vi è quel seccatore del signor Marchese. Carino! Fal'innamorato della padrona; ma può leccarsi le dita.Mirandolina deve esser mia moglie.
Cavaliere: Ilconto. (Alterato.)
Fabrizio: La servo subito.(Parte.)

 

SCENASEDICESIMA

CAVALIERE(solo): Tutti sono invaghiti di Mirandolina. Non èmaravigliase ancor io principiava a sentirmi accendere. Ma anderòvia; supererò questa incognita forza... Che vedo? Mirandolina?Che vuole da me? Ha un foglio in mano. Mi porterà il conto.Che cosa ho da fare? Convien soffrire quest'ultimo assalto. Giàda qui a due ore io parto.

 

SCENADICIASSETTESIMA

Mirandolinacon un foglio in manoe detto.

Mirandolina:Signore. (Mestamente.)
Cavaliere: Chec'èMirandolina?
Mirandolina: Perdoni.(Stando indietro.)
Cavaliere: Veniteavanti.
Mirandolina: Ha domandato il suo conto; l'hoservita. (Mestamente.)
Cavaliere: Datequi.
Mirandolina: Eccolo. (Si asciuga gli occhicol grembialenel dargli il conto.)
Cavaliere: Cheavete? Piangete?
Mirandolina: Nientesignoremi èandato del fumo negli occhi.
Cavaliere: Del fumonegli occhi? Eh! basta... quanto importa il conto? (legge.)Venti paoli? In quattro giorni un trattamento si generoso: ventipaoli?
Mirandolina: Quello è il suoconto.
Cavaliere: E i due piatti particolari che miavete dato questa mattinanon ci sono nel conto?
Mirandolina:Perdoni. Quel ch'io dononon lo metto in conto.
Cavaliere:Me li avete voi regalati?
Mirandolina: Perdonila libertà. Gradisca per un atto di... (Si copremostrandodi piangere.)
Cavaliere: Ma cheavete?
Mirandolina: Non so se sia il fumoo qualcheflussione di occhi.
Cavaliere: Non vorrei che avestepatitocucinando per me quelle due preziose vivande.
Mirandolina:Se fosse per questolo soffrirei... volentieri... (Mostratrattenersi di piangere.)
Cavaliere: (Ehse nonvado via!). (Da sé.) Orsùtenete. Queste sonodue doppie. Godetele per amor mio... e compatitemi...(S'imbroglia.)
Mirandolina (senzaparlarecade come svenuta sopra una sedia.)
Cavaliere:Mirandolina. Ahimè! Mirandolina. È svenuta. Chefosse innamorata di me? Ma così presto? E perché no?Non sono io innamorato di lei? Cara Mirandolina... Cara? Io cara aduna donna? Ma se è svenuta per me. Ohcome tu sei bella!Avessi qualche cosa per farla rinvenire. Io che non pratico donnenon ho spiritinon ho ampolle. Chi è di là? Vi ènessuno? Presto?... Anderò io. Poverina! Che tu sia benedetta!(Partee poi ritorna.)
Mirandolina: Ora poiè caduto affatto. Molte sono le nostre armicolle quali sivincono gli uomini. Ma quando sono ostinatiil colpo di riservasicurissimo è uno svenimento. Tornatorna. (Si mette comesopra.)
Cavaliere (torna con un vasod'acqua.): Eccomieccomi. E non è ancor rinvenuta. Ahcertamente costei mi ama. (La spruzzaed ella si va movendo.)Animoanimo. Son qui cara. Non partirò più per ora.

 

SCENADICIOTTESIMA

IlServitore colla spada e cappelloe detti.

Servitore:Ecco la spada ed il cappello. (Al Cavaliere.)
Cavaliere:Va via. (Al Servitorecon ira.)
Servitore: Ibauli...
Cavaliere: Va viache tu siamaledetto.
Servitore: Mirandolina...
Cavaliere:Vache ti spacco la testa. (Lo minaccia col vaso; ilServitore parte.) E non rinviene ancora? La fronte le suda. Viacara Mirandolinafatevi coraggioaprite gli occhi. Parlatemi conlibertà.

 

SCENADICIANNOVESIMA

IlMarchese ed il Contee detti.

Marchese:Cavaliere?
Conte: Amico?
Cavaliere:(Oh maldetti!). (Va smaniando.)
Marchese:Mirandolina.
Mirandolina: Oimè!(S'alza.)
Marchese: Io l'ho fattarinvenire.
Conte: Mi rallegrosignorCavaliere.
Marchese: Bravo quel signoreche non puòvedere le donne.
Cavaliere: Che impertinenza?
Conte:Siete caduto?
Cavaliere: Andate al diavoloquanti siete. (Getta il vaso in terrae lo rompe verso il Conteed il Marchesee parte furiosamente.)
Conte: IlCavaliere è diventato pazzo. (Parte.)
Marchese:Di questo affronto voglio soddisfazione.(Parte.)
Mirandolina: L'impresa èfatta. Il di lui cuore è in fuocoin fiammein cenere.Restami soloper compiere la mia vittoriache si renda pubblico ilmio trionfoa scorno degli uomini presuntuosie ad onore del nostrosesso.
  (Parte.)

 



AttoIII



SCENAPRIMA

Cameradi Mirandolina con tavolino e biancheria da stirare.
Mirandolinapoi Fabrizio.

Mirandolina:Orsùl'ora del divertimento è passata. Voglioora badare a' fatti miei. Prima che questa biancheria si prosciughidel tuttovoglio stirarla. EhiFabrizio.
Fabrizio:Signora.
Mirandolina: Fatemi un piacere.Portatemi il ferro caldo.
Fabrizio: Signora sì.(Con serietàin atto di partire.)
Mirandolina:Scusatese do a voi questo disturbo.
Fabrizio:Nientesignora. Finché io mangio il vostro panesonoobbligato a servirvi. (Vuol partire.)
Mirandolina:Fermatevi; sentite: non siete obbligato a servirmi in questecose; ma so che per me lo fate volentieri ed io... bastanon dicoaltro.
Fabrizio: Per me vi porterei l'acqua colleorecchie. Ma vedo che tutto è gettato via.
Mirandolina:Perché gettato via? Sono forse un'ingrata?
Fabrizio:Voi non degnate i poveri uomini. Vi piace troppo lanobiltà.
Mirandolina: Uh povero pazzo! Se vipotessi dir tutto! Viavia andatemi a pigliar il ferro.
Fabrizio:Ma se ho veduto io con questi miei occhi...
Mirandolina:Andiamomeno ciarle. Portatemi il ferro.
Fabrizio:Vadovadovi serviròma per poco.(Andando.)
Mirandolina: Con questi uominipiù che loro si vuol benesi fa peggio. (Mostrando parlarda séma per esser sentita.)
Fabrizio: Checosa avete detto? (Con tenerezzatornando indietro.)
Mirandolina:Viami portate questo ferro?
Fabrizio: Sìve lo porto. (Non so niente. Ora la mi tira suora la mi butta giù.Non so niente). (Da séparte.)

 

SCENASECONDA

Mirandolinapoi il Servitore del Cavaliere.

Mirandolina:Povero sciocco! Mi ha da servire a suo marcio dispetto. Mipar di ridere a far che gli uomini facciano a modo mio. E quel carosignor Cavalierech'era tanto nemico delle donne? Orase volessisarei padrona di fargli fare qualunque bestialità.
Servitore:Signora Mirandolina.
Mirandolina: Che c'èamico?
Servitore: Il mio padrone la riverisceemanda a vedere come sta!
Mirandolina: Ditegli chesto benissimo.
Servitore: Dice cosìche bevaun poco di questo spirito di melissache le farà assai bene.(Le dà una boccetta d'oro.)
Mirandolina: Èd'oro questa boccetta?
Servitore: Sì signorad'orolo so di sicuro.
Mirandolina: Perchénon mi ha dato lo spirito di melissaquando mi è venutoquell'orribile svenimento?
Servitore: Allora questaboccetta egli non l'aveva.
Mirandolina: Ed ora comel'ha avuta?
Servitore: Sentite. In confidenza. Mi hamandato ora a chiamar un oreficel'ha compratae l'ha pagata dodicizecchini; e poi mi ha mandato dallo speziale e comprar lospirito.
Mirandolina: Ahahah. (Ride.)
Servitore:Ridete?
Mirandolina: Ridoperché mimanda il medicamentodopo che son guarita del male.
Servitore:Sarà buono per un'altra volta.
Mirandolina:Viane beverò un poco per preservativo. (Beve.)Teneteringraziatelo. (Gli vuol dar la boccetta.)
Servitore:Oh! la boccetta è vostra.
Mirandolina: Comemia?
Servitore: Sì. Il padrone l'ha comprataa posta.
Mirandolina: A posta per me?
Servitore:Per voi; ma zitto.
Mirandolina: Portateglila sua boccettae ditegli che lo ringrazio.
Servitore: Ehvia.
Mirandolina: Vi dico che gliela portiatechenon la voglio.
Servitore: Gli volete farequest'affronto?
Mirandolina: Meno ciarle. Fate ilvostro dovere. Tenete.
Servitore: Non occorr'altro.Gliela porterò. (Oh che donna! Ricusa dodici zecchini! Unasimile non l'ho più ritrovatae durerò fatica atrovarla). (Da séparte.)

 

SCENATERZA

Mirandolinapoi Fabrizio.

Mirandolina:Uhè cottostracotto e biscottato! Ma siccome quelche ho fatto con luinon l'ho fatto per interessevoglio ch'eiconfessi la forza delle donnesenza poter dire che sono interessatee venali.
Fabrizio: Ecco qui il ferro. (Sostenutocol ferro da stirare in mano.)
Mirandolina: Èben caldo?
Fabrizio: Signora sìècaldo; così foss'io abbruciato.
Mirandolina: Checosa vi è di nuovo?
Fabrizio: Questo signorCavaliere manda le ambasciatemanda i regali. Il Servitore me l'hadetto.
Mirandolina: Signor sìmi ha mandatouna boccettina d'oroed io gliel'ho rimandata indietro.
Fabrizio:Gliel'avete rimandata indietro?
Mirandolina: Sìdomandatelo al Servitore medesimo.
Fabrizio: Perchégliel'avete rimandata indietro?
Mirandolina: Perché...Fabrizio... non dica... Orsùnon parliamo altro.
Fabrizio:Cara Mirandolinacompatitemi.
Mirandolina: Viaandatelasciatemi stirare.
Fabrizio: Io nonv'impedisco di fare...
Mirandolina: Andatemi apreparare un altro ferroe quando è caldoportatelo.
Fabrizio: Sìvado. Credetemichese parlo...
Mirandolina: Non dite altro. Mi fatevenire la rabbia.
Fabrizio: Sto cheto. (Ell'èuna testolina bizzarrama le voglio bene). (Da séparte.)
Mirandolina: Anche questa èbuona. Mi faccio merito con Fabrizio d'aver ricusata la boccettad'oro del Cavaliere. Questo vuol dir saper viveresaper faresaperprofittare di tuttocon buona graziacon puliziacon un poco didisinvoltura. In materia d'accortezzanon voglio che si dica ch'iofaccia torto al sesso. (Va stirando.)

 

SCENAQUARTA

IlCavaliere e detta.

Cavaliere:(Eccola. Non ci volevo veniree il diavolo mi ci hastrascinato!. (Da séindietro.)
Mirandolina:(Eccoloeccolo). (Lo vede colla coda dell'occhioestira.)
Cavaliere: Mirandolina?
Mirandolina:Oh signor Cavaliere! Serva umilissima. (Stirando.)
Cavaliere:Come state?
Mirandolina: Benissimoperservirla. (Stirando senza guardarlo.)
Cavaliere: Homotivo di dolermi di voi.
Mirandolina: Perchésignore? (Guardandolo un poco.)
Cavaliere: Perchéavete ricusato una piccola boccettinache vi homandato.
Mirandolina: Che voleva ch'io ne facessi?(Stirando.)
Cavaliere: Servirvene nelleoccorrenze.
Mirandolina: Per grazia del cielononsono soggetta agli svenimenti. Mi è accaduto oggi quello chemi è accaduto mai più. (Stirando.)
Cavaliere:Cara mirandolina... non vorrei esser io stato cagione di quelfunesto accidente.
Mirandolina: Eh sìhotimore che ella appunto ne sia stata la causa. (Stirando.)
Cavaliere:Io? Davvero? (Con passione.)
Mirandolina: Miha fatto bere quel maledetto vino di Borgognae mi ha fatto male.(Stirando con rabbia.)
Cavaliere: Come?Possibile? (Rimane mortificato.)
Mirandolina: Ècosì senz'altro. In camera sua non ci vengo mai più.(Stirando.)
Cavaliere: V'intendo. In cameramia non ci verrete più? Capisco il mistero. Sìlocapisco. Ma venitecicarache vi chiamerete contenta.(Amoroso.)
Mirandolina: Questo ferro èpoco caldo. Ehi; Fabrizio? se l'altro ferro è caldoportatelo. (Forte verso la scena.)
Cavaliere: Fatemiquesta graziatenete questa boccetta.
Mirandolina: Inveritàsignor Cavalieredei regali io non ne prendo. (Condisprezzostirando.)
Cavaliere: Li avete purpresi dal Conte d'Albafiorita.
Mirandolina: Perforza. Per non disgustarlo. (Stirando.)
Cavaliere: Evorreste fare a me questo torto? e disgustarmi?
Mirandolina:Che importa a leiche una donna la disgusti? Già ledonne non le può vedere.
Cavaliere: AhMirandolina! ora non posso dire così.
Mirandolina:Signor Cavalierea che ora fa la luna nuova?
Cavaliere:Il mio cambiamento non è lunatico. Questo è unprodigio della vostra bellezzadella vostra grazia.
Mirandolina:Ahahah. (Ride fortee stira.)
Cavaliere:Ridete?
Mirandolina: Non vuol che rida? Miburlae non vuol ch'io rida?
Cavaliere: Ehfurbetta! Vi burlo eh? Viaprendete questa boccetta.
Mirandolina:Graziegrazie. (Stirando.)
Cavaliere:Prendetelao mi farete andare in collera.
Mirandolina:Fabrizioil ferro. (Chiamando forteconcaricatura.)
Cavaliere: La prendeteo non laprendete? (Alterato.)
Mirandolina: Furiafuria. (Prende la boccettae con disprezzo la getta nel panieredella biancheria.)
Cavaliere: La gettatecosì?
Mirandolina: Fabrizio! (Chiamafortecome sopra.)

 

SCENAQUINTA

Fabriziocol ferroe detti.

Fabrizio:Son qua. (Vedendo il Cavalieres'ingelosisce.)
Mirandolina: È caldobene? (Prende il ferro.)
Fabrizio: Signorasì. (Sostenuto.)
Mirandolina: Cheaveteche mi parete turbato? (A Fabriziocontenerezza.)
Fabrizio: Nientepadronaniente.
Mirandolina: Avete male? (Comesopra.)
Fabrizio: Datemi l'altro ferrosevolete che lo metta nel fuoco.
Mirandolina: Inveritàho paura che abbiate male. (Come sopra.)
Cavaliere:Viadategli il ferroe che se ne vada.
Mirandolina:Gli voglio benesa ella? È il mio cameriere fidato.(Al Cavaliere.)
Cavaliere: (Non posso più).(Da sésmaniando.)
Mirandolina: Tenetecaroscaldatelo. (Dà il ferro a Fabrizio.)
Fabrizio:Signora padrona... (Con tenerezza.)
Mirandolina:Viaviapresto. (Lo scaccia.)
Fabrizio:(Che vivere è questo? Sento che non posso più).(Da séparte.)

 

SCENASESTA

IlCavaliere e Mirandolina.

Cavaliere:Gran finezzesignoraal suo cameriere!
Mirandolina:E per questoche cosa vorrebbe dire?
Cavaliere: Sivede che ne siete invaghita.
Mirandolina: Ioinnamorata di un cameriere? Mi fa un bel complimentosignore; nonsono di sì cattivo gusto io. Quando volessi amarenongetterei il mio tempo sì malamente. (Stirando.)
Cavaliere:Voi meritereste l'amore di un re.
Mirandolina: Delre di spadeo del re di coppe? (Stirando.)
Cavaliere:Parliamo sul serioMirandolinae lasciamo glischerzi.
Mirandolina: Parli pureche io l'ascolto.(Stirando.)
Cavaliere: Non potreste per unpoco lasciar di stirare?
Mirandolina: Oh perdoni! Mipreme allestire questa biancheria per domani.
Cavaliere: Vipreme dunque quella biancheria più di me?
Mirandolina:Sicuro. (Stirando.)
Cavaliere: Eancora lo confermate?
Mirandolina: Certo. Perchédi questa biancheria me ne ho da serviree di lei non posso farcapitale di niente. (Stirando.)
Cavaliere: Anzipotete dispor di me con autorità.
Mirandolina: Ehche ella non può vedere le donne.
Cavaliere: Nonmi tormentate più. Vi siete vendicata abbastanza. Stimo voistimo le donne che sono della vostra sortese pur ve ne sono. Vistimovi amoe vi domando pietà.
Mirandolina: Sìsignoreglielo diremo. (Stirando in frettasi fa cadere unmanicotto.)
CAVALIERE (leva di terra il manicottoe glielodà): Credetemi...
Mirandolina: Nons'incomodi.
Cavaliere: Voi meritate di esserservita.
Mirandolina: Ahahah. (Rideforte.)
Cavaliere: Ridete?
Mirandolina:Ridoperché mi burla.
Cavaliere:Mirandolinanon posso più.
Mirandolina: Levien male?
Cavaliere: Sìmi sentomancare.
Mirandolina: Tenga il suo spirito dimelissa. (Gli getta con disprezzo la boccetta.)
Cavaliere:Non mi trattate con tanta asprezza. Credetemivi amove logiuro. (Vuol prenderle la manoed ella col ferro lo scotta.)Aimè!
Mirandolina: Perdoni: non l'ho fattoapposta.
Cavaliere: Pazienza! Questo èniente. Mi avete fatto una scottatura più grande.
Mirandolina:Dovesignore?
Cavaliere: Nelcuore.
Mirandolina: Fabrizio. (Chiamaridendo.)
Cavaliere: Per caritànonchiamate colui.
Mirandolina: Ma se ho bisognodell'altro ferro.
Cavaliere: Aspettate... (ma no...)chiamerò il mio servitore.
Mirandolina: Eh!Fabrizio... (Vuol chiamare Fabrizio.)
Cavaliere:Giuro al cielose viene coluigli spacco latesta.
Mirandolina: Ohquesta è bella! Nonmi potrò servire della mia gente?
Cavaliere: Chiamateun altro; colui non lo posso vedere.
Mirandolina: Mipare ch'ella si avanzi un poco tropposignor Cavaliere. (Siscosta dal tavolino col ferro in mano.)
Cavaliere:Compatitemi... son fuori di me.
Mirandolina: Anderòio in cucinae sarà contento.
Cavaliere: Nocarafermatevi.
Mirandolina: È una cosacuriosa questa. (Passeggiando.)
Cavaliere:Compatitemi. (Le va dietro.)
Mirandolina: Nonposso chiamar chi voglio? (Passeggia.)
Cavaliere: Loconfesso. Ho gelosia di colui. (Le va dietro.)
Mirandolina:(Mi vien dietro come un cagnolino). (Da sépasseggiando.)
Cavaliere: Questa è laprima volta ch'io provo che cosa sia amore.
Mirandolina:Nessuno mi ha mai comandato. (Camminando.)
Cavaliere:Non intendo di comandarvi: vi prego. (Lasegue.)
Mirandolina: Ma che cosa vuole da me?(Voltandosi con alterezza.)
Cavaliere: Amorecompassionepietà.
Mirandolina: Un uomo chestamattina non poteva vedere le donneoggi chiede amore e pietà?Non gli abbadonon può esserenon gli credo. (Crepaschiattaimpara a disprezzar le donne). (Da séparte.)

 

SCENASETTIMA

CAVALIERE(solo): Oh maledetto il puntoin cui ho principiato a mirarcostei! Son caduto nel laccioe non vi è più rimedio.

 

SCENAOTTAVA

IlMarchese e detto.

Marchese:Cavalierevoi mi avete insultato.
Cavaliere:Compatitemifu un accidente.
Marchese: Mimeraviglio di voi.
Cavaliere: Finalmente il vaso nonvi ha colpito.
Marchese: Una gocciola d'acqua mi hamacchiato il vestito.
Cavaliere: Torno a dircompatitemi.
Marchese: Questa è unaimpertinenza.
Cavaliere: Non l'ho fatto apposta.Compatitemi per la terza volta.
Marchese: Vogliosoddisfazione.
Cavaliere: Se non volete compatirmise volete soddisfazioneson quinon ho soggezione di voi.
Marchese:Ho paura che questa macchia non voglia andar via; questo èquello che mi fa andare in collera. (Cangiandosi.)
Cavaliere:Quando un cavalier vi chiede scusache pretendete di più?(Con isdegno.)
Marchese: Se non l'avete fattoa malizialasciamo stare.
Cavaliere: Vi dicocheson capace di darvi qualunque soddisfazione.
Marchese: Vianon parliamo altro.
Cavaliere: Cavalieremalnato.
Marchese: Oh questa è bella! A me èpassata la collerae voi ve la fate venire.
Cavaliere: Oraper l'appunto mi avete trovato in buona luna.
Marchese: Vicompatiscoso che male avete.
Cavaliere: I fattivostri io non li ricerco.
Marchese: Signor inimicodelle donneci siete caduto eh?
Cavaliere: Io?Come?
Marchese: Sìsieteinnamorato...
Cavaliere: Sono il diavolo che viporti.
Marchese: Che servenascondersi?...
Cavaliere: Lasciatemi starechegiuro al cielo ve ne farò pentire. (Parte.)

 

SCENANONA

MARCHESE(solo): È innamoratosi vergognae non vorrebbe chesi sapesse. Ma forse non vorrà che si sappiaperché hapaura di me; avrà soggezione a dichiararsi per mio rivale. Midispiace assaissimo di questa macchia; se sapessi come fare alevarla! Queste donne sogliono avere della terra da levar le macchie.(Osserva nel tavolino e nel paniere.) Bella questa boccetta!Che sia d'oro o di princisbech? Ehsarà di princisbech: sefosse d'oronon la lascerebbero qui; se vi fosse dell'acqua dellareginasarebbe buona per levar questa macchia. (Apreodora egusta.) È spirito di melissa. Tant'è tanto saràbuono. Voglio provare.

 

SCENADECIMA

Dejanirae detto.

Dejanira:Signor Marcheseche fa qui solo? Non favoriscemai?
Marchese: Oh signora Contessa. Veniva or oraper riverirla.
Dejanira: Che cosa stavafacendo?
Marchese: Vi dirò. Io sonoamantissimo della pulizia. Voleva levare questa piccolamacchia.
Dejanira: Con chesignore?
Marchese:Con questo spirito di melissa.
Dejanira: Ohperdonilo spirito di melissa non serveanzi farebbe venire lamacchia più grande.
Marchese: Dunquecome hoda fare?
Dejanira: Ho io un segreto per cavar lemacchie.
Marchese: Mi farete piacere ainsegnarmelo.
Dejanira: Volentieri. M'impegno conuno scudo far andar via quella macchiache non si vedrànemmeno dove sia stata.
Marchese: Vi vuole unoscudo?
Dejanira: Sìsignorevi pare unagrande spesa?
Marchese: È meglio provare lospirito di Melissa.
Dejanira: Favorisca: èbuono quello spirito?
Marchese: Preziososentite.(Le dà la boccetta.)
Dejanira: Ohione so fare del meglio. (Assaggiandolo.)
Marchese:Sapete fare degli spiriti?
Dejanira: Sìsignore mi diletto di tutto.
Marchese: Bravadaminabrava. Così mi piace.
Dejanira: Saràd'oro questa boccetta?
Marchese: Non volete? Èoro sicuro. (Non conosce l'oro del princisbech). (Dasé.)
Dejanira: È suasignorMarchese?
Marchese: È miae vostra secomandate.
Dejanira: Obbligatissima alle sue grazie.(La mette via.)
Marchese: Eh! so chescherzate.
Dejanira: Come? Non me l'haesibita?
Marchese: Non è cosa da vostra pari.È una bagattella. Vi servirò di cosa migliorese neavete voglia.
Dejanira: Ohmi meraviglio. Èanche troppo. La ringraziosignor Marchese.
Marchese:Sentite. In confidenza. Non è oro. Èprincisbech.
Dejanira: Tanto meglio. La stimo piùche se fosse oro. E poiquel che viene dalle sue maniètutto prezioso.
Marchese: Basta. Non so che dire.servitevise vi degnate. (Pazienza! Bisognerà pagarla aMirandolina. Che cosa può valere? Un filippo?). (Dasé.)
Dejanira: Il signor Marchese èun cavalier generoso.
Marchese: Mi vergogno aregalar queste bagattelle. Vorrei che quella boccetta fossed'oro.
Dejanira: In veritàpare propriamenteoro. (La tira fuorie la osserva.) Ognunos'ingannerebbe.
Marchese: È verochi non hapratica dell'oros'inganna: ma io lo conosco subito.
Dejanira:Anche al peso par che sia oro.
Marchese: Epur non è vero.
Dejanira: Voglio farla vederealla mia compagna.
Marchese: SentitesignoraContessanon la fate vedere a Mirandolina. È una ciarliera.Non so se mi capite.
Dejanira: Intendo benissimo. Lafo vedere solamente ad Ortensia.
Marchese: AllaBaronessa?
Dejanira: SìsìallaBaronessa. (Ridendo parte.)

 

SCENAUNDICESIMA

IlMarchesepoi il Servitore del Cavaliere.

Marchese:Credo che se ne ridaperché mi ha levato con quel belgarbo la boccettina. Tant'era se fosse stata d'oro. Manco malechecon poco l'aggiusterò. Se Mirandolina vorrà la suaboccettagliela pagheròquando ne avrò.
Servitore: (cerca sul tavolo): Dove diamine sarà questaboccetta?
Marchese: Che cosa cercategalantuomo?
Servitore: Cerco una boccetta di spiritodi melissa. La signora Mirandolina la vorrebbe. Dice che l'halasciata quima non la ritrovo.
Marchese: Era unaboccettina di princisbech?
Servitore: No signoreera d'oro.
Marchese: D'oro?
Servitore:Certo che era d'oro. L'ho veduta comprar io per dodicizecchini. (Cerca.)
Marchese: (Oh povero me!).(Da sé.) Ma come lasciar così una boccettad'oro?
Servitore: Se l'è scordatama io nonla trovo.
Marchese: Mi pare ancora impossibile chefosse d'oro.
Servitore: Era orogli dico. L'haforse veduta V.E.?
Marchese: Io?... Non ho vedutoniente.
Servitore: Basta. Le dirò che non latrovo. Suo danno. Doveva mettersela in tasca. (Parte.)

 

SCENADODICESIMA

IlMarchesepoi il Conte.

Marchese:Oh povero Marchese di Forlipopoli! Ho donata una boccettad'oroche val dodici zecchinie l'ho donata per princisbech. Comeho da regolarmi in un caso di tanta importanza? Se recupero laboccetta dalla Contessami fo ridicolo presso di lei; se Mirandolinaviene a scoprire ch'io l'abbia avutaè in pericolo il miodecoro. Son cavaliere. Devo pagarla. Ma non ho danari.
Conte:Che ditesignor Marchesedella bellissima novità?
Marchese:Di quale novità?
Conte: Il CavaliereSelvaticoil disprezzator delle donneè innamorato diMirandolina.
Marchese: L'ho caro. Conosca suomalgrado il merito di questa donna; veda che io non m'invaghisco dichi non merita; e peni e crepi per gastigo della suaimpertinenza.
Conte: Ma se Mirandolina glicorrisponde?
Marchese: Ciò non puòessere. Ella non farà a me questo torto. Sa chi sono. Sa cosaho fatto per lei.
Conte: Io ho fatto per essa assaipiù di voi. Ma tutto è gettato. Mirandolina coltiva ilCavaliere di Ripafrattaha usato verso di lui quelle attenzioni chenon ha praticato né a voiné a me; e vedesi checolledonnepiù che si sameno si meritae che burlandosi esse diche le adoracorrono dietro a chi le disprezza.
Marchese:Se ciò fosse vero... ma non può essere.
Conte:Perché non può essere?
Marchese:Vorreste mettere il Cavaliere a confronto di me?
Conte:Non l'avete veduta voi stesso sedere alla di lui tavola? Connoi ha praticato mai un atto di simile confidenza? A lui biancheriadistinta. Servito in tavola prima di tutti. Le pietanze gliele faella colle sue mani. I servidori vedono tuttoe parlano. Fabriziofreme di gelosia. E poi quello svenimentovero o finto che fossenon è segno manifesto d'amore?
Marchese: Come!A lui si fanno gl'intingoli saporitie a me carnaccia di bueeminestra di riso lungo? Sìè veroquesto è unostrapazzo al mio gradoalla mia condizione.
Conte: Edio che ho speso tanto per lei?
Marchese: Ed io chela regalava continuamente? Le ho fino dato da bere di quel vino diCipro così prezioso. Il Cavaliere non avrà fatto concostei una minima parte di quello che abbiamo fatto noi.
Conte:Non dubitateche anch'egli l'ha regalata.
Marchese:Sì? Che cosa le ha donato?
Conte: Unaboccettina d'oro con dello spirito di melissa.
Marchese:(Oimè!) (Da sé.) Come lo avetesaputo?
Conte: Il di lui servidore l'ha detto almio.
Marchese: (Sempre peggio. Entro in un impegnocol Cavaliere). (Da sé.)
Conte: Vedoche costei è un'ingrata; voglio assolutamente lasciarla.Voglio partire or ora da questa locanda indegna.
Marchese:Sìfate beneandate.
Conte: E voiche siete un cavaliere di tanta riputazionedovreste partire conme.
Marchese: Ma... dove dovrei andare?
Conte:Vi troverò io un alloggio. Lasciate pensare ame.
Marchese: Quest'alloggio... sarà peresempio...
Conte: Andremo in casa d'un mio paesano.Non ispenderemo nulla.
Marchese: Bastasiete tantomio amicoche non posso dirvi di no.
Conte: Andiamoe vendichiamoci di questa femmina sconoscente.
Marchese: Sìandiamo. (Ma come sarà poi della boccetta? Son cavalierenonposso fare una malazione). (Da sé.)
Conte: Nonvi pentitesignor Marcheseandiamo via di qui. Fatemi questopiaceree poi comandatemi dove possoche vi servirò.
Marchese:Vi dirò. In confidenzama che nessuno lo sappia. Ilmio fattore mi ritarda qualche volta le mie rimesse...
Conte:Le avete forse da dar qualche cosa?
Marchese: Sìdodici zecchini.
Conte: Dodici zecchini? Bisogna chesia dei mesiche non pagate.
Marchese: Cosìèle devo dodici zecchini. Non posso di qua partire senzapagarla. Se voi mi faceste il piacere...
Conte: Volentieri.Eccovi dodici zecchini. (Tira fuori la borsa.)
Marchese:Aspettate. Ora che mi ricordosono tredici. (Voglio rendereil suo zecchino anche al Cavaliere). (Da sé.)
Conte:Dodici o tredici è lo stesso per me. Tenete.
Marchese:Ve li renderò quanto prima.
Conte: Serviteviquanto vi piace. Danari a me non ne mancano; e per vendicarmi dicosteispenderei mille doppie.
Marchese: Sìveramente è un'ingrata. Ho speso tanto per leie mi trattacosì.
Conte: Voglio rovinare la sua locanda.Ho fatto andar via anche quelle due commedianti.
Marchese:Dove sono le commedianti?
Conte: Erano qui:Ortensia e Dejanira.
Marchese: Come! Non sonodame?
Conte: No. Sono due comiche. Sono arrivati iloro comnpagnie la favola è terminata.
Marchese:(La mia boccetta!). (Da sé.) Dove sonoalloggiate?
Conte: In una casa vicino alteatro.
Marchese: (Vado subito a ricuperare la miaboccetta). (Da separte.)
Conte: Con costeimi voglio vendicar così. Il Cavaliere poiche ha saputofingere per tradirmiin altra maniera me ne renderà conto.(Parte.)

 

SCENATREDICESIMA

Cameracon tre porte.

Mirandolina(sola): Oh meschina me! Sono nel brutto impegno! Se ilCavaliere mi arrivasto fresca. Si è indiavolatomaledettamente. Non vorrei che il diavolo lo tentasse di venir qui.Voglio chiudere questa porta. (Serra la porta da dove èvenuta.) Ora principio quasi a pentirmi di quel che ho fatto. Èvero che mi sono assai divertita nel farmi correr dietro a tal segnoun superboun disprezzator delle donne; ma ora che il satiro èsulle furievedo in pericolo la mia riputazione e la mia vitamedesima. Qui mi convien risolvere quelche cosa di grande. Son solanon ho nessuno dal cuore che mi difenda. Non ci sarebbe altri chequel buon uomo di Fabrizioche in tal caso mi potesse giovare. Gliprometterò di sposarlo... Ma... promettipromettisistancherà di credermi... Sarebbe quasi meglio ch'io losposassi davvero. Finalmente con un tal matrimonio posso sperar dimettere al coperto il mio interesse e la mia reputazionesenzapregiudicare alla mia libertà.

 

SCENAQUATTORDICESIMA

IlCavaliere di dentroe detta; poi Fabrizio.
Il Cavalierebatte per di dentro alla porta.

Mirandolina:Battono a questa porta: chi sarà mai?(S'accosta.)
Cavaliere: Mirandolina. (Didentro.)
Mirandolina: (L'amico è qui).(Da sé.)
Cavaliere: Mirandolinaapritemi. (Come sopra.)
Mirandolina: (Aprirgli?Non sono sì gonza). Che comandasignor Cavaliere?
Cavaliere:Apritemi. (Di dentro.)
Mirandolina: Favoriscaandare nella sua camerae mi aspettiche or ora son dalei.
Cavaliere: Perché non volete aprirmi?(Come sopra.)
Mirandolina: Arrivano de'forestieri. Mi faccia questa graziavadache or ora sono dalei.
Cavaliere: Vado: se non venitepovera voi.(Parte.)
Mirandolina: Se non venitepoveravoi! Povera mese vi andassi. La cosa va sempre peggio. Rimediamocise si può. È andato via? (Guarda al buco dellachiave.) Sìsìè andato. Mi aspetta incamerama non vi vado. Ehi? Fabrizio. (Ad un'altra porta.)Sarebbe bella che ora Fabrizio si vendicasse di mee non volesse...Ohnon vi è pericolo. Ho io certe manierinecertesmorfietteche bisogna che caschinose fossero di macigno.Fabrizio. (Chiama ad un'altra porta.)
Fabrizio: Avetechiamato?
Mirandolina: Venite qui; voglio farvi unaconfidenza.
Fabrizio: Son qui.
Mirandolina:Sappiate che il Cavaliere di Ripafratta si è scopertoinnamorato di me.
Fabrizio: Ehme ne sonoaccorto.
Mirandolina: Sì? Ve ne sieteaccorto? Io in verità non me ne sono mai avveduta.
Fabrizio:Povera semplice! Non ve ne siete accorta! Non avete vedutoquando stiravate col ferrole smorfie che vi faceva? La gelosia cheaveva di me?
Mirandolina: Io che opero senzamaliziaprendo le cose con indifferenza. Basta; ora mi ha dettecerte paroleche in veritàFabriziomi hanno fattoarrossire.
Fabrizio: Vedete: questo vuol dire perchésiete una giovane solasenza padresenza madresenza nessuno. Sefoste maritatanon andrebbe così.
Mirandolina: Orsùcapisco che dite bene; ho pensato di maritarmi.
Fabrizio:Ricordatevi di vostro padre.
Mirandolina: Sìme ne ricordo.

 

SCENAQUINDICESIMA

IlCavaliere di dentro e detti.
Il Cavaliere batte alla portadove era prima.

Mirandolina:Picchiano. (A Fabrizio.)
Fabrizio: Chiè che picchia? (Forte verso la porta.)
Cavaliere:Apritemi. (Di dentro.)
Mirandolina: IlCavaliere. (A Fabrizio.)
Fabrizio: Che cosavuole? (S'accosta per aprirgli.)
Mirandolina:Aspettate ch'io parta.
Fabrizio: Di cheavete timore?
Mirandolina: Caro Fabrizionon sohopaura della mia onestà. (Parte.)
Fabrizio: Nondubitateio vi difenderò.
Cavaliere: Apritemigiuro al cielo. (Di dentro.)
Fabrizio: Checomandasignore? Che strepiti sono questi? In una locanda onoratanon si fa così.
Cavaliere: Apri questa porta.(Si sente che la sforza.)
Fabrizio: Cospettodel diavolo! Non vorrei precipitare. Uominichi è di là?Non ci è nessuno?

 

SCENASEDICESIMA

IlMarchese ed il Conte dalla porta di mezzoe detti.

Conte:Che c'è? (Sulla porta.)
Marchese: Cherumore è questo? (Sulla porta.)
Fabrizio:Signorili prego: il signor Cavaliere di Ripafratta vuolesforzare quella porta. (Pianoche il Cavaliere nonsenta.)
Cavaliere: Aprimio la getto abbasso.(Di dentro.)
Marchese: Che sia diventatopazzo? Andiamo via. (Al Conte.)
Conte: Apritegli.(A Fabrizio.) Ho volontà per appunto di parlar conlui.
Fabrizio: Aprirò; ma lesupplico...
Conte: Non dubitate. Siamo quinoi.
Marchese: (Se vedo niente nienteme la colgo).(Da sé.)
  (Fabrizio apreed entra ilCavaliere.)
Cavaliere: Giuro al cielodov'è?
Fabrizio: Chi cercatesignore?
Cavaliere: Mirandolina dov'è?
Fabrizio:Io non lo so.
Marchese: (L'ha conMirandolina. Non è niente). (Da sé.)
Cavaliere:Scelleratala troverò. (S'incamminae scopre ilConte e il Marchese.)
Conte: Con chi l'avete?(Al Cavaliere.)
Marchese: Cavalierenoisiamo amici.
Cavaliere: (Oimè! Non vorrei pertutto l'oro del mondo che nota fosse questa mia debolezza). (Dasé.)
Fabrizio: Che cosa vuolesignoredalla padrona?
Cavaliere: A te non devo renderequesti conti. Quando comandovoglio esser servito. Pago i mieidenari per questoe giuro al cieloella avrà che fare conme.
Fabrizio: V.S. paga i suoi denari per essereservito nelle cose lecite e oneste: ma non ha poi da pretenderelami perdoniche una donna onorata...
Cavaliere: Chedici tu? Che sai tu? Tu non entri ne' fatti miei. So io quel che hoordinato a colei.
Fabrizio: Le ha ordinato di venirenella sua camera.
Cavaliere: Va viabricconecheti rompo il cranio.
Fabrizio: Mi meraviglio dilei.
Marchese: Zitto. (A Fabrizio.)
Conte:Andate via. (A Fabrizio.)
Cavaliere: Vattenevia di qui. (A Fabrizio.)
Fabrizio: Dicosignore... (Riscaldandosi.)
Marchese: Via.
Conte:Via. (Lo cacciano via.)
Fabrizio: (Corpodi bacco! Ho proprio voglia di precipitare). (Da séparte.)

 

SCENADICIASSETTESIMA

IlCavaliereil Marchese ed il Conte.

Cavaliere:(Indegna! Farmi aspettar nella camera?). (Dasé.)
Marchese: (Che diamine ha?). (Pianoal Conte.)
Conte: (Non lo vedete? Èinnamorato di Mirandolina).
Cavaliere: (E sitrattiene con Fabrizio? E parla seco di matrimonio?). (Dasé.)
Conte: (Ora è il tempo divendicarmi). (Da sé.) Signor Cavalierenon convieneridersi delle debolezze altruiquando si ha un cuore fragile come ilvostro.
Cavaliere: Di che intendete voi diparlare?
Conte: So da che provengono le vostresmanie.
Cavaliere: Intendete voi di che parli?(Alteratoal Marchese.)
Marchese: Amicoionon so niente.
Conte: Parlo di voiche col pretestodi non poter soffrire le donneavete tentato rapirmi il cuore diMirandolinach'era già mia conquista.
Cavaliere: Io?(Alteratoverso il Marchese.)
Marchese: Ionon parlo.
Conte: Voltatevi a mea me rispondete.Vi vergognate forse d'aver mal proceduto?
Cavaliere: Iomi vergogno d'ascoltarvi più oltresenza dirvi che voimentite.
Conte: A me una mentita?
Marchese:(La cosa va peggiorando). (Da sé.)
Cavaliere:Con qual fondamento potete voi dire?... (Il Conte non sa ciòche si dica). (Al Marcheseirato.)
Marchese: Maio non me ne voglio impiciare.
Conte: Voi siete unmentitore.
Marchese: Vado via. (Vuolpartire.)
Cavaliere: Fermatevi. (Lo trattieneper forza.)
Conte: E mi rendereteconto...
Cavaliere: Sìvi renderòconto... Datemi la vostra spada. (Al Marchese.)
Marchese:Eh viaacquietatevi tutti due. Caro Contecosa importa avoi che il Cavaliere ami Mirandolina?...
Cavaliere: Iol'amo? Non è vero; mente chi lo dice.
Marchese:Mente? La mentita non viene da me. Non sono io che lodico.
Cavaliere: Chi dunque?
Conte: Iolo dico e lo sostengoe non ho soggezione di voi.
Cavaliere:Datemi quella spada. (Al Marchese.)
Marchese:Nodico.
Cavaliere: Siete ancora voi mionemico?
Marchese: Io sono amico di tutti.
Conte:Azioni indegne son queste.
Cavaliere: Ahgiuro al Cielo! (Leva la spada al Marchesela quale esce colfodero.)
Marchese: Non mi perdete il rispetto.(Al Cavaliere.)
Cavaliere: Se vi chiamateoffesodarò soddisfazione anche a voi. (AlMarchese.)
Marchese: Via; siete troppo caldo.(Mi dispiace...) (Da serammaricandosi.)
Conte: Iovoglio soddisfazione. (Si mette in guardia.)
Cavaliere:Ve la darò. (Vuol levar il foderoe nonpuò.)
Marchese: Quella spada non viconosce...
Cavaliere: Oh maledetta! (Sforza percavarlo.)
Marchese: Cavalierenon fareteniente...
Conte: Non ho piùsofferenza.
Cavaliere: Eccola. (Cava la spadaevede essere mezza lama.) Che è questo?
Marchese:Mi avete rotta la spada.
Cavaliere: Il restodov'è? Nel fodero non v'è niente.
Marchese:Sìè vero; l'ho rotta nell'ultimo duello; nonme ne ricordavo.
Cavaliere: Lasciatemi provvederd'una spada. (Al Conte.)
Conte: Giuro alcielonon mi fuggirete di mano.
Cavaliere: Chefuggire? Ho cuore di farvi fronte anche con questo pezzo dilama.
Marchese: È lama di Spagnanon hapaura.
Conte: Non tanta bravurasignorgradasso.
Cavaliere: Sìcon questa lama.(S'avventa verso il Conte.)
Conte: Indietro.(Si pone in difesa.)

 

SCENADICIOTTESIMA

MirandolinaFabrizio e detti.

Fabrizio:Altoaltopadroni.
Mirandolina: Altosignori mieialto.
Cavaliere: (Ah maledetta!).(Vedendo Mirandolina.)
Mirandolina: Poverame! Colle spade?
Marchese: Vedete? Per causavostra.
Mirandolina: Come per causa mia?
Conte:Eccolo lì il signor Cavaliere. È innamorato divoi.
Cavaliere: Io innamorato? Non è vero;mentite.
Mirandolina: Il signor Cavaliere innamoratodi me? Oh nosignor Conteella s'inganna. Posso assicurarlachecertamente s'inganna.
Conte: Ehche siete voi purd'accordo...
Mirandolina: Sisi vede...
Cavaliere:Che si sa? Che si vede? (Alteratoverso ilMarchese.)
Marchese: Dicoche quando èsi sa... Quando non ènon si vede.
Mirandolina: Ilsignor cavaliere innamorato di me? Egli lo negae negandolo inpresenza miami mortificami avviliscee mi fa conoscere la suacostanza e la mia debolezza. Confesso il veroche se riuscito mifosse d'innamorarloavrei creduto di fare la maggior prodezza delmondo. Un uomo che non può vedere le donneche le disprezzache le ha in mal concettonon si può sperare d'innamorarlo.Signori mieiio sono una donna schietta e sincera: quando devo dirdicoe non posso celare la verità. Ho tentato d'innamorare ilsignor Cavalierema non ho fatto niente. (AlCavaliere.)
Cavaliere: (Ah! Non posso parlare).(Da sé.)
Conte: Lo vedete? Siconfonde. (A Mirandolina.)
Marchese: Non hacoraggio di dir di no. (A Mirandolina.)
Cavaliere:Voi non sapete quel che vi dite. (Al Marcheseirato.)
Marchese: E sempre l'avete con me. (AlCavalieredolcemente.)
Mirandolina: Ohilsignor Cavaliere non s'innamora. Conosce l'arte. Sa la furberia delledonne: alle parole non crede; delle lagrime non si fida. Deglisvenimenti poi se ne ride.
Cavaliere: Sono dunquefinte le lagrime delle donnesono mendaci glisvenimenti?
Mirandolina: Come! Non lo sao finge dinon saperlo?
Cavaliere: Giuro al cielo! Una talfinzione meriterebbe uno stile nel cuore.
Mirandolina:Signor Cavalierenon si riscaldiperché questisignori diranno ch'è innamorato davvero.
Conte: Sìlo ènon lo può nascondere.
Marchese: Sivede negli occhi.
Cavaliere: Nonon lo sono. (Iratoal Marchese.)
Marchese: E sempre conme.
Mirandolina: No signorenon èinnamorato. Lo dicolo sostengoe son pronta a provarlo.
Cavaliere:(Non posso più). (Da sé.) Conteadaltro tempo mi troverete provveduto di spada. (Getta via la mezzaspada del Marchese.)
Marchese: Ehi! la guardiacosta denari. (La prende di terra.)
Mirandolina: Sifermisignor Cavalierequi ci va della sua riputazione. Questisignori credono ch'ella sia innamorato; bisognadisingannarli.
Cavaliere: Non vi è questobisogno.
Mirandolina: Oh sìsignore. Sitrattenga un momento.
Cavaliere: (Che far intendecostei?). (Da sé.)
Mirandolina: Signoriil più certo segno d'amore è quello della gelosiaechi non sente la gelosiacertamente non ama. Se il signor Cavalieremi amassenon potrebbe soffrire ch'io fossi d'un altroma egli losoffriràe vedranno...
Cavaliere: Di chivolete voi essere?
Mirandolina: Di quello a cui miha destinato mio padre.
Fabrizio: Parlate forse dime? (A Mirandolina.)
Mirandolina: Sìcaro Fabrizioa voi in presenza di questi cavalieri vo' dar la manodi sposa.
Cavaliere: (Oimè! Con colui? non hocuor di soffrirlo). (Da sésmaniando.)
Conte:(Se sposa Fabrizionon ama il Cavaliere). (Da sé.)Sìsposatevie vi prometto trecento scudi.
Marchese:Mirandolinaè meglio un uovo oggiche una gallinadomani. Sposatevi orae vi do subito dodici zecchini.
Mirandolina:Graziesignorinon ho bisogno di dote. Sono una poveradonna senza graziasenza brioincapace d'innamorar persone dimerito. Ma Fabrizio mi vuol beneed io in questo punto alla presenzaloro lo sposo...
Cavaliere: Sìmaledettasposati a chi tu vuoi. So che tu m'ingannastiso che trionfi dentrodi te medesima d'avermi avvilitoe vedo sin dove vuoi cimentare lamia tolleranza. Meriteresti che io pagassi gli inganni tuoi con unpugnale nel seno; meriteresti ch'io ti strappassi il cuoree lorecassi in mostra alle femmine lusinghierealle femmineingannatrici. Ma ciò sarebbe un doppiamente avvilirmi. Fuggodagli occhi tuoi: maledico le tue lusinghele tue lagrimele tuefinzioni; tu mi hai fatto conoscere qual infausto potere abbia sopradi noi il tuo sessoe mi hai fatto a costo mio imparareche pervincerlo non bastanodisprezzarloma ci conviene fuggirlo.(Parte.)

 

SCENADICIANNOVESIMA

Mirandolinail Conteil Marchese e Fabrizio.

Conte:Dica ora di non essere innamorato.
Marchese: Semi dà un'altra mentitada cavaliere lo sfido.
Mirandolina:Zittosignori zitto. È andato viae se non tornaese la cosa passa cosìposso dire di essere fortunata. Purtroppopoverinomi è riuscito d'innamorarloe mi son messaad un brutto rischio. Non ne vo' saper altro. Fabriziovieni quicarodammi la mano.
Fabrizio: La mano? Piano unpocosignora. Vi dilettate d'innamorar la gente in questa manieraecredete ch'io vi voglia sposare?
Mirandolina: Ehviapazzo! È stato uno scherzouna bizzarriaun puntiglio.Ero fanciullanon avevo nessuno che mi comandasse. Quando saròmaritataso io quel che farò.
Fabrizio: Checosa farete?

 

SCENAULTIMA

IlServitore del Cavaliere e detti.

Servitore:Signora padronaprima di partire son venuto ariverirvi.
Mirandolina: Andate via?
Servitore:Sì. Il padrone va alla Posta. Fa attaccare: mi aspettacolla robae ce ne andiamo a Livorno.
Mirandolina:Compatitese non vi ho fatto...
Servitore: Nonho tempo da trattenermi. Vi ringrazioe vi riverisco.(Parte.)
Mirandolina: Grazie al cieloèpartito. Mi resta qualche rimorso; certamente è partito conpoco gusto. Di questi spassi non me ne cavo mai più.
Conte:Mirandolinafanciulla o maritata che siatesarò lostesso per voi.
Marchese: Fate pure capitale dellamia protezione.
Mirandolina: Signori mieiora chemi maritonon voglio protettorinon voglio spasimantinon voglioregali. Sinora mi sono divertitae ho fatto malee mi sonoarrischiata troppoe non lo voglio fare mai più. Questi èmio marito...
Fabrizio: Ma pianosignora...
Mirandolina: Che piano! Che cosa c'è?Che difficoltà ci sono? Andiamo. Datemi quella mano.
Fabrizio:Vorrei che facessimo prima i nostri patti.
Mirandolina:Che patti? Il patto è questo: o dammi la manoovattene al tuo paese.
Fabrizio: Vi darò lamano... ma poi...
Mirandolina: Ma poisìcarosarò tutta tua; non dubitare di me ti ameròsempresarai l'anima mia.
Fabrizio: Tenetecaranon posso più. (Le dà la mano.)
Mirandolina:(Anche questa è fatta). (Da sé.)
Conte:Mirandolinavoi siete una gran donnavoi avete l'abilitàdi condur gli uomini dove volete.
Marchese: Certamentela vostra maniera obbliga infinitamente.
Mirandolina: Seè vero ch'io possa sperar grazie da lor signoriuna ne chiedoloro per ultimo.
Conte: Dite pure.
Marchese:Parlate.
Fabrizio: (Che cosa mai adessodomanderà?). (Da sé.)
Mirandolina: Lesupplico per atto di graziaa provvedersi di un'altralocanda.
Fabrizio: (Brava; ora vedo che la mi vuolbene). (Da sé.)
Conte: Sìvicapisco e vi lodo. Me ne andròma dovunque io siaassicuratevi della mia stima.
Marchese: Ditemi:avete voi perduta una boccettina d'oro?
Mirandolina: Sìsignore.
Marchese: Eccola qui. L'ho ritrovatae vela rendo. Partirò per compiacervima in ogni luogo fate purcapitale della mia protezione.
Mirandolina: Questeespressioni mi saran carenei limiti della convenienza edell'onestà. Cambiando statovoglio cambiar costume; e lorsignori ancora profittino di quanto hanno vedutoin vantaggio esicurezza del loro cuore; e quando mai si trovassero in occasioni didubitaredi dover cederedi dover caderepensino alle malizieimparatee si ricordino della Locandiera.



Finedella Commedia