Readme.it in English  home page
Readme.it in Italiano  pagina iniziale
readme.it by logo SoftwareHouse.it

Yoga Roma Parioli Pony Express Raccomandate Roma

Ebook in formato Kindle (mobi) - Kindle File Ebook (mobi)

Formato per Iphone, Ipad e Ebook (epub) - Ipad, Iphone and Ebook reader format (epub)

Versione ebook di Readme.it powered by Softwarehouse.it


BonoGiamboni

 

Librode' Vizî e delle virtudi

 



Cap.I

Incominciasiil libro de' Vizî e delle Virtudi e delle loro battaglie eammonimenti. Ponsi in prima il lamento del fattore dell'opera ondequesto libro nasce.

Considerandoa una stagione lo stato mioe la mia ventura fra me medesimoesaminandoveggendomi subitamente caduto di buon luogo in malvagiostatoseguitando il lamento che fece Iobo nelle sue tribulazionicominciai a maladire l'ora e 'l dí ch'io nacqui e venni inquesta misera vitae il cibo che in questo mondo m'avea nutricato econservato. E piangendo e luttando con guai e sospirili qualiveniano della profondità del mio pettocontra Dio fra memedesimo dissi: " Idio onnipotenteperché mi facesti tuvenire in questo misero mondoacciò ch'io patisse cotantidolorie portasse cotante fatichee sostenesse cotante pene? Perchénon mi uccidesti nel ventre della madre miaoincontanente ch'ionacquinon mi desti la morte? Facestilo tu per dare di me esemploalle gentiche neuna miseria d'uomo potesse nel mondo piúmontare? Se cotesto fu di tuo piacimentoavessimi fatto questamisericordiache de' beni de la Ventura non m'avessi fatto provaree avessimi posto in piú oscuro e salvatico luogoe piúrimosso da gentisicché di me non fossero fatte tante beffe eschernele quali raddoppiano in molti modi le mie pene! "

 

Cap.II

Larisponsione de la Filosofia.

Lamentandomiduramente nella profundità d'una oscura notte nel modo cheavete udito di soprae dirottamente piangendo e luttandom'apparvesopra capo una figurache disse: - Figliuol mioforte mi maravigliocheessendo tu uomofai reggimenti bestialiin ciò che staisempre col capo chinatoe guardi le scure cose della terralaondese' infermato e caduto in pericolosa malatia. Ma se rizzassi il capoe guardassi il cieloe le dilet tevoli cose del cielo considerassicome dee far l'uomo naturalmented'ogni tua malizia saresti purgatoe vedresti la malizia de' tuo' riggimentie sarestine dolente. Ornon ti ricorda di quello che disse Boezio: "Con ciò siacosa che tutti gli altri animali guardino la terra e seguitino lecose terrene per naturasolo all'uomo è dato a guardar locieloe le celestiali cose contemplare e vedere"?

 

Cap.III

Comela Filosofia si conobbe per lo fattore dell'opera.

Quandola boce ebbe parlato come di sopra avete intesosi riposò unapezzaaspettando se alcuna cosa rispondesse o dicesse; e veggendoche stava mutoe di favellare neun sembiante faceasi rapressòinverso mee pigliò il gherone de le sue vestimentaeforbimmi gli occhii quali erano di molte lagrime gravati per duripianti ch'avea fatti. E nel forbire che feceparve che degli occhimi si levasse una crosta di sozzura puzzolente di cose terrenechemi teneano tutto il capo gravato.

Alloraapersi li occhie guarda'mi dintornoe vidi appresso di me unafigura tanto bellissima e piacentequanto piú inanzi fuepossibile a la Natura di fare. E della detta figura nascea una lucetanto grande e profondache abagliava li occhi di coloro cheguardare la voleanosicché poche persone la poteanofermamente mirare. E de la detta luce nasceano sette grandi emaravigliosi splendoriche alluminavano tutto 'l mondo. E ioveggendo la detta figura cosí bella e lucenteavegna cheavesse dal cominciamento pauram'asicurai tostamentepensando checosa ria non potea cosí chiara luce generare; e cominciai aguardar la figura tanto fermamentequanto la debolezza del mio visopotea sofferire. E quando l'ebbi assai mirataconobbi certamentech'era la Filosofiane le cui magioni era già lungamentedimorato.

Alloraincominciai a favellaree dissi: - Maestra delle Virtudiche vai tufaccendo in tanta profundità di notte per le magioni de' servituoi? - Ed ella disse: - Caro mio figliuololattato dalcominciamento del mio lattee nutricato poscia e cresciuto del miopaneabandoneret'ioch'io non ti venisse a guerireveggendoti símalamente infermato? Non sa' tu che mia usanza è d'andare lanotte cu' io voglio perfettamente visitareacciò che lefaccende e le fatiche del dí non possan dare alcunoimpedimento a li nostri ragionamentí? - E quando udí'dire che m'era venuta per gueriresuspirando dissi: - Maestra delleVirtudise di me guerire avessi avuto talentopiú tosto misaresti venuta a visitare; perché tanto è ita innanzila mia maliziache m'hanno lasciato li medici per disperatoedicono che non posso campare.

Allorasi levò la Filosofiae puosesi a sedere in su la sponda delmio lettoe cercommi il polso e molte parti del mio corpo; e poi mipuose la mano in sul pettoe stette una pezzae pensòedisse: - Per lo polsoche ti truovo buonosecondo c'hanno li uominisanicertamente conosco che non hai male onde per ragione debbimorire. Ma perchéponendoti la mano al pettotruovo che 'lcuore ti batte fortementeveggio c'hai male di pauralaonde se'fortemente sbigottito ed ismagato. Ma di questa malattia ti credo ala speranza di Dio tostamente guerirepurché meco nont'incresca di parlarené ti vergogni di scoprire la cagionede la tua malatia -. E io dissi: - Tostamente sarei gueritose percotesta via potessi campareperché sempre mi piacquero eadattârsi al mio animo le parole de' tuoi ragionamenti.

 

Cap.IV

Lecagioni perché 'l fattore dell'opera era infermato.

Posciache per via di ragionamenti la Filosofia mi tolse a guerirecominciaro i nostri ragionamenti in questo modo: - Io t'adomando -disse la Filosofia -con ciò sia cosa che 'l medico non possalo 'nfermo ben curare se prima non conosce la cagione del suo maleche mi mostri e apri la cagione della tua malatia -. A questodomandamentosuspirando imprima duramentedissi: - Maestra de leVirtudia volere cotesto di mia bocca saperenon è altro chevoler or qui rinovare le mie pene. Chi sarà quelli di síduro cuore che udendo lo mio dire non si muova a pietade edirottamente non pianga? Ma dirollotiavegna che mal volentierisolper la volontade ch'i' ho di guerire.

-Tu saiMadre delle Virtudicome la potente Natura dallo'ncominciamento della mia nativitade mi fece compiutamente con tuttele membrae come a ciascun membro diede compiutamente la virtúdell'oficio suosecondo ch'è usata - di fare cui ella vuoleperfettamente naturare. Veracemente posso dire che m'aveaperfettamente ornato di suoi ornamentiché 'l capo m'aveaornato di quattro sensi principalicioè di vedere e d'udire ed'odorare e di saporare; e a ciascun membro avea dato compiutamentela sua virtute. E sai bene come la vaga Ventura m'avea allargata lamano suae arricchito di doni suoi desiderati e goliaticioèdi gentilezza e ricchezzaamistadionoridi cittadinanza ed esserebene nutricato e costumato; e sai ben che con questi doni dellaVentura era morbidamente cresciuto e al levato.

-Oimè miseroessendo da la Natura cosí ornatoe dallaVentura cosí avanzato e fornitoe dilettandomi e gloriandomine' detti benificinon so la cagioneDio contra me suscitòl'ira suae subitamente mi tolse uno de' maggiori benifici che laNatura m'avea dato. E avegna che nol mi togliesse al postuttosí'l mi tolse in tal modoche mi rendé inutili tutte le mieoperazionilaonde io era al mondo buono e caro tenuto. Daind'innanzi m'abandonâr l'amistadi e li onori e' guadagni etutti li altri beni della Venturae sopravennermi tante e sídiverse tribulazioníche no le potrei co la lingua contareeson caduto in molte miserie.

-Solo un dono della Ventura m'è rimasocioè lacittadinanzaesser conosciuto da le genti; e questo èsolamente per mio dannoché sono piú beffato eschernitoe sono quasi com'una favola tra lorolaonde siraddóppiaro in molti modi le mie pene. Per le qua' cose ch'iot'ho dette di soprasono sí malamente sbigottito e ismagatoche non mi giova di manicare né di bere né di dormirené di posare; ma penso e piango e lamentomi die e notteedèmmi in noia la vitae prego la Morte che vegna tostamenteche mi tragga di questi gravi tormenti; ed ella è sídura e crudele che non mi degna d'udireanzi si fugge e dilunga damee pare che m'alunghi la vita. E dommene gran maravigliaperchéessendo in qua dietro in buono statopoco meno che in una trista orala vita mia non terminò.

 

Cap.V

Risponsionealla prima cagioneche fu per la perdita de' beni della Ventura.

Dacchépuosi fine alle mie parolee per lo mio detto la Filosofia ebbeconosciuta la cagione del mio malecominciò in cotal modo aparlare: - Veggio oggimai e conosco la cagione della tua malatiaeso certamente per lo tuo detto che se' infermato per due cose: l'unaper la perdita de' beni della Ventura e della gloria del mondo;l'altraper la perdita di certi beni che la Natura t'avea dato.Ond'è tempo e stagione di trovare medicine a le tue malatieein prima a quella onde se' infermato per la perdita de' beni de laVentura e de la gloria del mondo; appresso a quella onde se'infermato per la perdita de' beni che la Natura t'avea dato. E a ciòch'io ti possa ben medicare de la malatia onde se' aggravato per laperdita de' beni della Ventura e della gloria del mondovo' che midichi qual fue la cagione per che Dio fece l'uomo e la feminae ache fine volle che l'uno e l'altro venisse -. E io dissi: - Hoeinteso da' savi che l'uomo e la femina fur fatti da Dio perchériempiessero le sediora vòte delli angeli che caddero dicielo; e 'l loro verace fine è de andare in paradiso in quelleluogora santissimeacciò che si facciano gloriosi e beati epartefici colli buoni angeli della gloria di Dio -. Ed ella disse: -Cosí è come tu hai contato; e cotesta è lacagione per che Dio fece l'uomo e la feminaperché venisseroa quel fine glorioso.

Epoi disse: - Se tu sai il fine tuo e la cagione per che da Dio fostifattodommi gran maraviglia che ti turbi e infermi come m'hai dettodi sopra perché abbi perduto le ricchezze e la gloria delmondo e' beni della Ventura. Or non vedi tu che son tutte le dettecose contrariee impedimento molto grande di venire al detto fine?Se ben ti ricorda del Vangelioche dice: "Cosí puoteintrare lo ricco nel regno di Cielocome lo cammello per la crunadell'ago"; e però intrare non vi puoteperché lericchezze son l'erbesecondo che dice il Vangelioch'affogano loseme che cade nella buona terra. Dio aiuta! quant'uomini son giàstati nel mondo che volentieri e con grandissimo desiderio hannoudita e ricolta la parola di Dio nel cuore e nella mente loro! Maquello buono pensamento è stato affogato solo perchéhanno avuto ricchezzee quelle sole sono state la cagione per chehanno perduto paradisoe di venire a quel fine glorioso e beato perche fu fatta la femina e l'uomo. Vuo' tu vedere come le ricchezze ela gloria del mondo dilungano l'uomo dal servigio di Dio? Or tiricordi come Dio disse nel Vangelio: "Neuno può servireDio e Mamone "cioè quello demonio ch'aministra lericchezze e la gloria del mondo.

-Questi due signori voglion esser diversamente serviti: perchéMamone vuol esser dall'uomo servito di due cosecioè dicupidità e d'avarizia. Di cupidità vuol esser servitoperché vuole che l'uomo sia cúpido di guadagnareacciòche rauni molte ricchezze; d'avarizia vuol esser servitoacciòche le ricchezze guadagnate strettamente conservi e ritenga. E lacupidità del guadagnare vuole che sia tantache perguadagnare ricchezze e ragunare avere ne offenda Dione offenda ilprosimone offenda la sua conscienzane offenda la sua famae nonsi curi perché sia mal detto di lui; e però vuol che nefaccia micidî e tradimenti e forze e ingiurie e furti e rapinee frodi e ingannie faccia ogni sozzo peccato per moneta. E la suaavarizia vuol che sia tantache per ritenere e conservare quello chenel detto modo ha guadagnatoil prossimo non sovegnacome Diocomandò là ove dice: "Inchina al prossimo sanzatristizia l'orecchie tue e rédili il debito suo"l'amiconon aiuticome naturalmente è tenuto di fareonde diceSeneca: "Aiuta e consiglia l'amico tuo in su' bisogniacciòche 'l possi ritenere e vogliati beneperché sanza amici nons'ha mai vita gioconda; e come del campo sanza siepe son tolte eportate le cosecosí sanza li amici si perdono le ricchezze";né di se medesimo non li ricordi di farsene bene; e peròdice Salamone: "L'uomo cúpido e tenace è unasustanzia sanza ragione: chedacché non è buono a sénon sarà mai buono a neuno: però si perderàcolle sue ricchezze". E vuole che colui ch'è guadagnatoretutto 'l tempo della vita sua dalle ricchezze non adomandiguiderdone; il qualecome dice un savio: "Le ricchezzeispendendolenon raunandolebeneficaro altrui ". E dopo lamorte di costui vuol Mammone che 'l figliuolo o l'erede manuchi e beae vesta e calzi ismisuratamentecioè oltre a quello chedovrebbe far di ragionee compia tutti i desiderî della carnee abbia molta famiglia e be' cavagli e gran magioni e ricchepossessionie faccia di sé gran falò e vista allegentie mostri la gloria del mondoacciò che per lo fatto dicostui ne possa molti ingannare a cui dica di far lo simigliante.

-Ma Dio onnipotente vuol esser servito dall'uomo tutto di diversiriggimenti da quelliperché vuole che l'uomonel suoguadagnarenon l'offendama servi le sue comandamentae la suaconscienzia non danni; e però disse santo Paolo: "Questaè la nostra allegrezza nel mondoche la conscienza nostranell'opere nostre buona testimonianza ci porti"e la fama suaguardi e salvi sopra l'altre cose del mondo; onde dice Salamone:"Quel guadagno onde l'uomo è male infamatosi deeveracemente perdita appellare".

-Se' tu forse di sí vano pensamento che credi che l'uomo possaavere i beni di questo mondo e dell'altro? Certo non puòessere; e questo mostra santo Bernardoche dice: "Neuno puoteavere i beni di questo mondo e dell'altro; e certo non puote essereche qui il ventree colà la mente possa empieree che diricchezze a ricchezze passie in cielo e in terra sia glorioso".Anzichi al mondo piacea Dio piacer non puote; ma quanto piúè vile al mondocotanto è piú prezioso e grandeappo Dio; e però santo Iacopofavellando di sé e deglialtri Apostolidisse: "Domenedio fece noi apostoli vilissimieal parere de le genti vie piú sottani che li altrie uominiquasi pur della mortee com'una spazzatura del mondo". Ondesetu hai perdute le ricchezze e la gloria del mondonon te ne dovresticrucciarema esserne allegropensando che se' meglio acconcio divenire a quel fine glorioso per che fosti fatto da Dio. E peròdisse Cato: "Dispregia le ricchezzee stiati a mente dirallegrarti del pocoperché la nave è vie piúsicura nel picciol fiume che nel gran mare ". E altrove dice:"Se nell'animo tuo vuoli esser beatodispregia le ricchezze "però che neuno uomo giusto né santo le disideròanche d'avere.

 

Cap.VI

Responsionealla seconda cagioneche fu per la perdita de' beni della Natura.

-Ramaricastiti ancorae dicesti che se' infermato e aggravatofortementeperc'hai perduti certi beni che la Natura t'avea datilaonde ti sono abbondate molte tribulazioni che non se' usatod'averee se' caduto in molte miserie. E acciò che a questagran malatia possiam trovar medicinafa bisogno che mi dichi s'ha'inteso come Dio formò Adamo ed Eva nel paradisoe comepeccaro contra luie come fur cacciati di quel luogoe posti in sula terra in questo mondo -. E io dissi: - Ben so tutta cotestamateriae holla già molte volte letta nella Bibbia -. Equando èi cosí rispostodisse: - E sai tu che paroleebbe tra Dio e Adamo ed Evaquando li ebbe posti in su la terraedi

chemaladizione li maladissequando da loro si partio? - E io dissi: -Ben lo soglio saperee hol già letto ne la Bibbia; ma èmmiuscito di mente per molte altre vicende che mi stringon nel mondo -.Ed ella disse: - Credo bene che l'abbi dimenticatoperché sel'avessi a mente tenutonel mal che tu hai non t'avrebbe lasciatocadere. Ma ramenterolticon cotali patti tra noiche 'l ti tenghimai sempre sí a memoriache mai non t'esca di menteacciòche non possi piú in quella malatia ricadere.

Epo' disse: - Poscia che Dio ebbe Adamo ed Evaper lo peccatoch'aveano fattotratti di paradiso e posti in su la terra in miluogodel mondocioè in quel luogo dove la città diIerusalem è fondatasí chiamò Dio Adamo ed Evae disse: "Adamo ed Evamal facesteche trapassaste le miecomandamentatanto v'avea buon luogo assegnato e dato a goderecotanto bene. Ma perché nol faceste per vostro movimento madal serpente inimico nostro foste tentatinon vi voglio eternalmentedannarecome feci colui che vi tentò: il quale per suo propiomovimento insuperbiovogliendo porre la sua sedia allato a la mia.Ma questo vi faccio per lo vostro peccato: che stiate oggimai in sula terra a termine chente sarà la mia volontade; e li desideride la carnei quali non poteano in voi luogo averevi debbiano maisempre segnoreggiaree patiate oggimai fame e sete e freddo e caldoe quattro durissime e asprissime cosecioè dolori e fatiche epaura e morte. Dolori di molte generazioni di penele quali sonoapparecchiate per voi tormentare; fatiche di diverse maniereperchévo' che del sudore del volto vostro vi sia dato il pane vostroe pervia di fatica vo' che abbiate tutte l'altre cose che bisogno vi fannoa la vita; paura vo' ch'abbiate di molte terribili e spaventose coseche sentirete e vedrete stando nel mondo; e da sezzo vo' che visegnoreggi la Mortela quale non potea avere luogo in voi; e mortinon sarestese contra me non aveste peccato.

-" E se sentirete le dette pene stando nel mondonon vo' che vene crucciate né vi lamentiate di mema con molta pazienzia leportiate in pace per mio amore. E io vi dico e prometto che se questepene e fatiche in pace porteretee non vi lamenterete di mechedopo la vostra morte io vi darò luogo che sarà viemigliore che quello ch'avete perduto: perché avete perduto loparadiso diliziaro il quale è in su la terra; ma io vi renderòil paradiso celestialelà ove sono li angeli mieiemetterovvi nelle sante sediora di quelli angeli che caddero di cieloacciò che voi siate partefici co li buoni angeli della gloriae de la beatitudine mia. Ma se in pace no le porterete per mio amorema crucceretevi e dorretevi e lamenteretevi di meinfin a ora vidico ch'e' vi converrà al postutto patiree non ne sarete dame meritati. E avegna che questo luogo del mondo sia molto tormentosoe rioe sie valle di lagrime appellatoperché dato èall'uomo acciò che possa qui piangere e purgarsi de le suepeccataio vi dico che dopo la vostra morte io il vi darò viepeggioreperché vi metterò in podestà delNimicoil qual vi metterà nello inferno e vi tormenteràmai sempre di molte pene eternali ".

 

Cap.VII

Delladetta materia.

Apertoe mostrato la Filosofia come Dio onnipotente si partio da Adamo e daEva quando gli ebbe tratti di paradiso e posti in su la terra nelmondoe le maledizioni che diede loro nel suo partimentodisse: -Credi tu forse che le dette maledizioni toccassero solamente Adamo edEva per lo peccato ch'avieno fatto? Non vo' che sia di tua credenza;anzi toccaro bene i loro discendenti; e però si dice nellaBibbia: "I padri nostri manicaro l'uve acerbee' denti de'figliuoli ne sono allegati". E veggendo Dio che per le dettecose si ricomperava il peccatoe andavane l'uomo in paradiso sepazientemente le sostenesse; e vogliendo che l'uomo in pace leportasseacciò che venisse al detto benificiode la suapersona medesima ne diede esemplochefaccendosi omo e vegnendo nelmondotutte le dette pene ne la sua persona in pace sofferse; e peròdice l'Apostolo: "Con ciò sia cosa che Cristo abbiaportata e sofferta molta pena ne la sua carnee voi v'apparecchiatedi simigliante pensiere". Chi fu anche verage figliuolo di Dioche per questa via non passasse? Pensa d'Abelche fu il primaiogiusto del mondocome fue morto da Caino suo fratello. Pensa de'profeti e delli apostoli e de' martiricome furono straziati etormentati. Vedi santo Pauloche fue cosí amato da Dio; di semedesimo favellando disse: "Chi è quelli ch'abbia inquesto mondo sofferte pene e tribulazionie io no?"; e quandoha contate molte tribulazioni e angosce ch'avea sofferte in questomondoin terra e in acquasí torna alle pene della sua carnee dice: "Dato è a me lo stimolo de la carne mial'angeloSatanasso che mi offenda. Però adorai tre volte a Dio che losceverasse da meper li gravi tormenti che sentia; e Dio mi disse:Basti a tePaulola grazia mia". Or non ti ricorda del'Apostoloche dice: "Color che pietosamente voglior vivere inCristobisogno fa che siano perseguitati e molestati"?

-Se questa è dunque la via di buoninon vuole esser buono chide le tribulazioni del mondo non vuol sentire. Perché secondoche si dilunga da la bontà e dal ben fare colui che disdegna igastigamenti che fatti li sonoe hae in odio colui che 'l gastigacosí non puote esser buono chi le tribulazioni del mondo e ipericoli non soffera in pacema se ne cruccia e lamenta contra Dio:perché le tribulazioni e l'angosce del mondo sono igastigamenti di Dioe allora dé pensar l'uomo che Dio l'amiquando di tribulazioni da lui è visitato e tormentato. E peròdisse san Paolo: "Figliuol mionon avere in negligenzia ladisciplina e i gastigamenti di Dioimperò che cui egli riceveper figliuolosí 'l gastigae gastigando sí 'lfiagella etormenta" e poi conchiude e dice: " Se tu se'fuori de' suoi gastigamentidi quali sono partefici tutti ifigliuolidunque non se' tu legittimo figliuol di Dioma bastardo".Chi vuol dunque esser verace figliuol di Dioporti in pace le pene ele tribulazioni del mondoi quali sono i suoi gastigamentie laondecoloro cui egli riceve per figliuoli sono gastigati: pensando che sesarà compagno di Dio nelle passionisarà suo compagnonelle consolazioni.

 

Cap.VIII

Illamento della Filosofia.

Posciache la Filosofia ebbe parlato come di sopra avete intesocominciòa sospirare fortemente e turbarsi nel volto; e con una boce moltoadirata disse:

-O umana generazionequanto se' piena di vanagloriac'hai gli occhide la mente e non vedi! Tu ti rallegri delle ricchezze e della gloriadel mondoe di compiere i desideri della carneche possono bastarequasi per un momento di tempoperché poco basta la vitadell'uomo; e queste sono veragemente la tua morteperchémeritano nell'altro mondo molte pene eternali; e della povertàe de le tribulazioni del mondo ti turbi e lamentiche poco tempoposson durare; e queste sono veracemente la tua vitaperchése si portano in pacemeritano nell'altro mondo molta gloriaperpetuale.

-E perché poca gloria nel mondo merita nell'altro molta penaepoca pena nel mondoin pace soffertamerita nell'altro moltagloriadisse un savio: " Quel che ne diletta nel mondo ècosa di momentoe quel che ne tormenta nell'altro durerà maisempre". E l'Apostolo disse: "Non son degne né daaguagliare le passioni di questo tempo alla gloria di vita eternalela qual sarà aperta e data a noi". Che aguaglio puòesser da la cosa finita a quella che non ha fineda la cosa piccolaalla grandeda la cosa temporale a la eternale? E però dissesan Paulo: "Il Signore di tutta la grazia n'ha chiamati ne lasua gloria eternaleper sofferendo nel nome di Cristo poca cosa".E Salamone dice: "Di poca cosa tormentatiin molte cose saremben disposti".

 

Cap.IX

Opposizionial detto della Filosofia.

Parlatola Filosofia cosí profondamente sopra la materia del miorammaricamentoe mostratomi per cotante vive ragioni come era mattae vana cosa il mio lamentaree la cagione della mia malatiasími sforzai di difendere il mio errorese per alcuna via o modopotesse.

Peròdissi: - Se cotesta è la via d'acquistar paradiso e diricoverare la perdita che facemmo per lo primo peccato d'Adamo ed'Evae di venire a quel fine beato per che fuor fatti l'uomo e lafeminabene fece dunque Dio sefavellando alli apostoli suoidisse: "Lasciate i parvuli venire a meperché di costoroè lo regno di Cielo"perché veracemente ède' parvoli solamentee non d'altra persona che viva con alcunoconoscimento delle cose del mondo. Cui mi saprestú contare conalcuno conoscimentoche fosse di tanta fermezzache per amored'aver paradisocioè cosa che non vede né palpamasolamente l'ode a paroledisideri di vivere in povertadee abbia indispregio e in disdegno i beni della ventura e la gloria del mondo; ese di doglie o di tribulazíoni è gravatole porti intanta pazienziache contra Dio non se ne crucci e doglia fortemente?Certo non me ne sapresti alcuno nominare. Potrebbe forse essere delliapostoliche fur pieni dello Spirito Santo in tal modo che poscianon pottero peccareché furo di cotesta maniera; ma nond'altra persona che de lo Spirito Santo e della grazia di Dio cosífornito non fosse. Anzi sai tu che dicono i savi? ch'ogni creatura èsottoposta e data alla vanità del mondoe quanto puòistudia di compiere i diletti della carne. Per la qual cosa il dettotuo pare che sia nulla a volere confortare l'uomo per le parole c'ha'detteche de le cose del mondo abbia alcuno conoscimento.

 

Cap.X

Risponsionia le dette opposizioni.

Aqueste parole rispuose la Filosofiae disse: - Intendifigliuoleil detto mioe pon ben fede a le mie parolee guarda che nont'inganni il desiderio della gloria del mondo. Il regno di Cielo èla maggior cosa che l'uomo e la femina possa avereperch'è 'lfine loroe la cagione per che fuor fatti da Dioe lo loro luogonaturale e stanzialee il loro paese; e però Criston'amonisce nel Vangelioe dice: "Imprima e sopra tutte le cosechiedete il regno di Cieloe poscia tutti li altri beni vi sarannodati". E anche ne l'orazione del paternostro la primachiesta che Dio insegna fare all'uomo si è questa: "Vegnal'anima mia allo regno tuo"; e questo regno di Cielo ch'ècosí grandissima cosaIdio onnipotente nol dàall'uomoma ciascun per li suoi meriti propri l'acquista e vince perforza; e però dice il Vangelio: "E regno di Cielo patisceforzae que' l'acquistan che voglion pugnare". E questa vuolesser gran pugnaperch'è posto molto ad altie vavisi peruna via molto strettae per una piccola porta vi s'entra; e peròdice il Vangelio: "Stretta è la viae picciola èla porta che ne mena alla vitae pochi son che vadaro per quella; eampia è la via e larga la porta che ne mena alla morteemolti sono che per quella vanno". E avegna che voglia gran forzae richieggia gran pugnanon si dé l'uomo anighiettiremafrancamente pugnareperché dice il Savio: "Sanza gravefatica le gran cose non si possono avere".

-Or pensa e considera bene le vilissime cose del mondo che appo liuomini mondani sono alcuna cosa tenutesí come scienzia esignorie e onori e ricchezze e gran nominanza e fama tra le genticon quanta forza e fatica nel mondo s'hanno; tanto maggiormente ilregno di Cielo vuole fatica e forza grandissimail qual èsommo e perpetual bene all'uomoe compimento ma' sempre di tuttisuoi desideri. Sola una cosa dé muovere l'uomo a farevolentieri questa pugnaperché chi pugnare vuole ècerto di conquistare questo regno. Ma la gloria del mondo è sívana e fallaceche non si può avere a posta dell'uomo; anzimolte voltequando ha molto pugnato e credela abracciare e pigliaree teneresi parte e fugge da luie lascia e abandona l'uomo moltodolente.

-Dio aiuta! quanti uomini sono già stati c'hanno volutoabracciare e pigliare questa gloria del mondoe hannovi messo tuttoloro ingegno e forzae sonsi mortie non hanno potuto avere niente!E altri sono stati che l'hanno abracciata e pigliata con molta faticae angosciae per neuno ingegno e senno l'hanno potuta tenere; matostamente s'è fuggita e partita da loroe halli lasciatimolto dolenti.

-La qual cosa non può intervenire del regno di Cielo; anzi ècosa stabile e fermae non si parte giamai la gloria suada ch'èconquistata; e a posta dell'uomo si conquista e si vincepurché'n questo mondo voglia pugnare. E avegna che sian pochiche perquesta stretta via che mena l'uomo a·regno di Cielo voglianoandare e che vogliano fare quella durissima e asprissima pugnasappiche non sono pur li pargolicome tu dicesti di soprama sono moltialtri c'hanno buono e perfetto conoscimento delle cose del mondo; manel Vangelio sono appellati pochiperché pochi sono arispetto degli altri che per la larga via e ampia porta che ne menaalla morte vogliano andare.

 

Cap.XI

Delconvertimento per le dette risponsionie inviamento per andare alleVirtudionde s'acquista paradiso.

-Maestra delle Virtudimolto m'hai consolato delle mie tribulazionie hammi inolto migliorato e rallevato de la mia malatiain ciòche m'hai apertamente mostrato che le tribulazioni e l'angosce delmondo sono i gastigamenti di Dioe coloro ha per veragi figliuolicu' elli visita di cotale gastigamento; e ha'mi mostrato come lapovertà è la diritta via laonde piú sicuramentesi può andare allo regno di Cielo. Anche m'hai detto che loregno di Cielo è la maggiore e la miglior cosa che l'uomo e lafemina possa avere; e hailmi mostrato e provato per molte belle eaperte ragioni: per la qual cosa m'è venuto in talento questoregno di paradiso beato voler conquistare.

-Ma d'una cosa mi spaventoche m'hai detto di sopra che non si puòavere se non s'acquista e vince per forza; e io mi sento sípoca balíache non posso vedere com'io potesse fare questapugnasicché a buon capo ne venisse. Però ti priegoche in su questi fatti mi debbi consigliaresicché di cotantobene non potesse esser perdente: perché se 'l perdesse a miapecca o per providemento che far si potesseio ne sarei mai sempredolentee non me ne potrei consolare.

Aqueste parole la Filosofia levò alte le manie rizzòli occhi al cieloe umilmente adoròe disse: - Benedetto siaGesú Cristoche t'ha recato a buon pensamentoe a quelloc'hanno li òmini saviche non istanno pur col capo chinato aguardare le scure cose de la terracome hai fatto tu per li tempipassati; ma rizzano il capo e guardano il cielo e le dilettevole cosedella luce: però sempre stanno coll'animo allegroe per neunatribulazione del mondo si posson turbare; e però dice unsavio: "Con ciò sia cosa che tutti li altri animaliguardin la terrasolo all'uomo è dato a guardare lo cielo ele dilettevoli cose della luce".

-Ondeda che m'hai chesto consiglio in ciòche di' che vuolilo regno di paradiso conquistaree io ti consiglieròvolontieri; e solo per confirmarti in su questa volontà tisono venuta a visitare. E daroloti talese credermi vorraichetosto verrai a capo del tuo intendimento.

Epoi disse: - Il regno di Cielo è molto forte a conquistareperché è posto molto ad altie vavisi per una strettaviae per una piccola porta vi s'entrasecondo che t'ho detto disopra. E ha ne la detta via molti nimicii quali die e notteassaliscono altruie non dormono nientee se truovano alcuno inquesta via che ben guernito e armato non sia e acompagnatosíil fanno sozzamente a dietro tornare. E però fa bisogno acoloro che vi vanno che sian forniti di fedeli amici; e in altraguisa sarebber malamente traditi e ingannati.

Eio dissi: - Mal son fornito di cotali amicianzi li ho tali chem'àmaro solamente a la loro utilità -. Ed ella disse: -E io li t'insegnerò tali acquistare che t'ameranno eserviranno solamente a la tua utilitàe ti guarderanno esalveranno da' detti nimicie tosto ti daranno la vittoria del regno-. E io dissi: - Chi son coloro cui io mi potesse fare ad amiciondericevesse cotanto benificio? - Ed ella disse: - Sono la bellacompagnia delle Virtudi. - E chi so queste Virtudi? - Ed ella disse:- I cortesi costumi e li belli e piacevoli riggimenti. - E ovestanno? Ed ella disse: - Nel nobile castello de la mente. - E ov'èquesto castello? - Ed ella disse: - Dentro a la chiusura delcervellolà ove si raccolgono i sensi e' sentimenti delcorpo. E in quello luogo hanno una magione molto fortetutta difortissimo osso murata; ed è in tre parti divisa: nellaprimaiach'è nella fronte dinanzisi imaginano e si veggonotutte le cose; ne la seconda seguente tutte le cose vedute eimaginate si conoscono e sentenziano e giudicano; nella terza tuttele cose sentenziate e giudicate si scrivono e fassene memoriaacciòche non escano di mente. A la qual magione càpitano tutte legenti c'hanno alcun perfetto conoscimentoma pochi n'albergano co ledette Virtudi: non che per lor volontà non albergassero assai- e sarebbero ben ricevutichi vi volesse albergaree onorati eserviti -; ma sono fuggite e schifate dalle genti del mondoperchévivono sotto grande ubidenza.

-E chi è segnore di queste Virtudi? - Ed ella disse: - Nonhanno segnoria d'alcuna personama so' in questo mondo libere efranche; e però disse un savio: "Sole le Virtúsono libere nel mondo; e tutte l'altre cose sono sottoposte a laVentura ". Ma fanno di loro gente un capitano c'ha nome Umilitàquando in servigio d'alcun loro amico vanno a conquistare questoregno; e mettonlo innanzi a tutte le coseperch'egli è capo efondamento di tutti coloro che vogliono intendere al servigio di Dio;e però disse santo Bernardo: "Per l'umilità saraialla grandezzae questa è la viae altra non si truova chequesta; e chi per altra via salecade poscia ch'è montato".

Eio dissi: - Prègoti che m'insegni andare a queste Virtúe che m'acompagni co·lloroperché vo' doventare lorofedelee giurare le loro comandamentaacciò che questo regnodi paradiso beato m'aiutino conquistare. Ed ella disse: - Figliuolmionon fa bisogno ch'io t'insegni andare alle Virtudinéch'io t'aconti' co·lloro: per che se andare vi vuoliritornaalla tua conscienza ed entra per la via de' buoni costumi e savi ecortesi riggimenti; e quella stradase tu non ti torciti conduceràallo loro albergoe ivi ti potrai co·lloro acontareerichiederle de' tuoi bisogni. Elle sono tanto cortesi che t'udirannovolentieri; e se parrai loro persona con bei riggimentitiriceveranno e faranti onore e acompagnerannosi teco; e da te non sipartiranno giamaise da te non viene il partimentoinfino che nont'hanno data la vittoria del regno che tu hai detto di volerconquistare.

 

Cap.XII

Amonimentidella Filosofia.

Posciache la Filosofia m'ebbe insegnata la via onde si poteva andare alleVirtudie insegnata la casa dove mi potea co·lloro acontaredisse: - Figliuol mioio ti vo' dire alcuna cosa di riggimenti diqueste Virtudiacciò chese pigliassi loro amistadede' lorfatti non ti trovassi ingannato. Egli è ben vero che 'l regnodi Cielo sanza queste Virtudi non si può conquistareed ellehanno sí l'ingegni alle maniche non si può difendereda loro. Ma se pigliassi loro amistà per cagione diconquistare questo regnoconverrebbeti aver puro e fermoproponimento di menarle solamente per questo regno conquistare eavereché per altra cagione non ti farebbero compagnia névorrebbero tua amistade. E se le movessi da casa dandone questacagioneed elle si potessero acorgere in niuno modo che le menassiper compiere altri tuoi intendimenti - come hanno già fattomolti altri che sotto loro cagione hanno commesso molto male - ellesi recherebbero questi fatti fortemente a gravezzae sceverrebbersida tee partirebberti da' buoni; e quando fossero sceverate tiinfamerebberoe farebberti gran vitiperioe non avresti mai onore.E anche se intervenisse che le movessi da casa per questo regnoconquistaree quando fossi nella viasí come vile e codardol'abandonassi per paura ch'avessi di molti nimici che si veggonod'intornoo l'abandonassi per alcuna promessione delle cose delmondo che da que' nimici fatta ti fosseabbandonerebbertiincontanente e partirebberti di tra' buonie rimarresti vituperato.E se ti pentessi per alcun tempoe tornassi a loro con buonointendimento per cagione d'aver paradisoavegna che sien tantocortesi che il loro aiuto non ti negassero' al postuttomolto sifarebbero pregare anzi che palesemente t'acompagnassero o di servireti promettessero. A questo considerandoun savio disse: "Chid'infamia d'alcuna macula si sozzamolta acqua vi vuole a potersilavare". Però ti ricordo e dico che se in alcuna de ledette tre cose credessi caderenon t'acompagni co·lloroperché non te ne potrebbe altro che male incontrare; e del tuobuono incominciamento non nascerebbe altro che mala fine.

 

Cap.XIII

Lapromessione della Filosofia di nienare il fattore dell'opera alleVirtudi.

Dacch'ebbela Filosofia posto fine al suo consiglio e alle parole de' suoiamonimentidissi: - Dimmimaestra delle Virtudequal è lavia de' buoni costumi e de' cortesi e savi riggimentiper la qualesi può andare alle Virtudi?

Edella disse: - Figliuolecome ti mostri semplice ne li tuoiadimandamenti! Chi è colui che voglia ricorrere a la suaconscienziache cotesta via non sappia tenere?

Eio dissi: - Non te ne dare maraviglia perché te n'abbiadomandato: ché m'hai detto di sopra che cotesta è unastrettissima viae vannovi poche personee truovasi in cotestoviaggio larghissime strade onde vanno molte genti; però potreierrare sozzamentee tornare adietro mi sarebbe gravoso. Peròti priego che vegni mecoe faccimi il tuo servigio a compimento.

Edella disse: - Molto volentierida che me ne prieghiavegna che 'lmio venire non faccia bisogno.

 

Cap.XIV

Dello'ncominciamento del viaggio per andare a le Virtú.

Posciache la Filosofia m'ebbe promesso d'acompagnare in questo viaggioilgiorno che ponemmo insieme movemmoe cavalcammo tanto che fummo a unprato là dove avea una bellissima fonte ad una ombra d'unpino.

Alloradisse la Filosofia: - Riposianci a questa fonte una pezzache ti vo'favellare -. E ismontati e assettati a sederedisse: - Qui presso hauna Virtù che s'apella Fede Cristianala quale è capoe fondamento di tutte l'altre Virtú a coloro che voglionointendere al servizio di Dio. Imperò che colui che il regno diCielo vuol conquistareconvien due cose in sé averecioèfede buona e opere perfette; e fede sanza operaovero opera sanzafedeè neente a potere avere paradiso. E però dice laScrittura: "Fede sanz'operaovero opera sanza fedeècosa perduta". E questa sola virtù dà all'uomo laFede Cristianae tutte l'altre Virtú intendono solamente afare buone l'opere dell'uomo. E però è questa capodell'altre e verace fondamentoperché non è d'averealcuna buona speranza dell'uomo c'ha in sé buon'opere sanzafede; ma chi ha solamente buona fedeposcia che l'opere non visianopuò stare a grande speranza nella misericordia di Dioe in una oraper uno buono pentimentopuò paradisoacquistare; e però disse uno savio: "Io voglio che mivegnaro anzi meno l'opere che la fede". Onde se paradiso vuoliaveredi questa Virtú ti converrà diventare veracefedelee ubidire e oservare tutte le sue comandamenta. Ma solo d'unacosa mi spaventocheanzi che riceva promessione o fedeltàda neunone fa gran cercamento e diligente inquisiziones'èbene d'ogni cosa in concordia co·llei: perché se 'ltrovasse pur d' una vile cosa discordantenol riceverebbe perfedelené il prometterebbe d'atare; e per questa via n'ha giàmolti schifati e fuggiti. E però ti vo' qui ammaestrare ditutte le cose onde da lei sarai dimandatoacciò che sappirispondere perfettamente.

Equando m'ebbe cosí dettotutte per ordine le m'insegnòe disse e ridisse molte volteperché non mi uscisser dimentema perfettamente le sapesse.

 

Cap.XV

Del'albergheria de la Fede Cristiana.

Ammaestratofinemente dalla Filosofia di tutti li articuli de la fedelaondesapea che sarei domandatomontammo a cavallo per compiere nostragiornatae cavalcammo tanto ch'a ora di vespero fummo giunti al'albergo della Fede. E questo era un palagio molto grandele cuimura eran tutte di diamantelavorate sottilmente ad oro e con buonepietre preziose; e ivi smontammoe cominciammo il palagio aguardare.

Equando avemmo assai vedutodisse la Filosofia: - Che ti pare diquesta magione? - E io dissi: - Questa è tanto maravigliosa ebellache mi pare una de le magioni di paradisoc'ho giàudito a' frati molte volte predicare -. Ed ella disse: - Questo èil tempio che ad onore di Dio edificò Salamone; e avegna chenon sia cosí bello come sono le magioni di paradisovo' chesappi che questa è fatta a similitudine di quelle.

Equand'ebbe cosí dettoentrammo là entro e montammo nela sala là ov'era la Fedeche sedea in su una sedia moltomaravigliosa e grande; e intorno di sé avea molta gentecu'ella insegnava e ammaestrava; ed era vestita d'un umile vestimentoestava tutta cotale accercinata.

Equando la Filosofia fue tanto presso a la Fede che la potea vedereincontanente dalla lunga la conobbee rizzossi in piede e scesedella sedia e vennele incontra. E quando le fu pressosi inginocchiòper baciarle il piede; e la Filosofia nol soffersema pigliolla perla mano e rizzolla; e quando fue ritta in piede l'abbracciòecominciaro per gran letizia a lagrimare. E quando poteron riavere lospiritosí si salutaro; e dipo 'l saluto disse la Filosofia:- Figliuola miaFedecome ti contien tu nel servigio e nella graziadi Dio? - Ed ella disse: - Assa' benequando sono di te acompagnataperché sanza la tua compagnia non si può Dio conoscerené niuno bene adoperare -. Ed ella disse: - E a me il mioconoscimento poco varrebbese non fosse la fede tua e le devoteorazioniche die e notte fai al Signore per l'umana generazione.

Equando ebbero cosí dettos'asettaro a sedere e ragionaro diloro fatti comuni. E quando ebbero assai ragionatofurono appellateche n'andassero a cena; e andarnee cenaro a grand'agio e con moltaallegrezza. E avegna che fosse lieve la cena e di poche imbandigionima del rilievo si consolarono tanti poveriche non avrei creduto chenel mondo n'avesse cotanti.

 

Cap.XVI

Delrapresentamento cke fece la Filosofia del fattore dell'opera a laFede.

Cenatoogni gentee rassettate a sederedisse la Fede a la Filosofia: -Grande vicenda' ti mena in questa contradaquando ci vieni cosípalesemente. So bene che ci vieni e vai a tua postama piú dicelatoperchése cosí non fossein malo statosaremmosecondo che sono le contrade ove non regne e governe. Ondedimmi se posso fare alcuna cosa che ti sia a piacere.

Edella disse: - Tu saicara figliuolach'a me conviene avere rangoladell'umana generazionee spezialmente di coloro che voglionointendere al servigio di Dio; e solamente son mandata da Dioonnipotente di cielo in terra per questa cagione. Onde qui ha unvalletto che da teneretto è nutricato in mia magionee haesempre volentieri studiatoe sa oggimai convenevolmenteed èllivenuto in talento di conquistare il regno di Cielo; e sappiendo chenon si può conquistare se non per mano delle Virtudisíviene a te e a l'altre per farsi vostro fedele e giurar le vostrecomandamentaacciò che possa esser acompagnato da voie loregno di Cielo li atiate conquistare; e fassi da teperché sache se' fondamento e capo dell'altre. Onde ti prego checome portal'officio tuoil debbi servire.

Edella disse: - Tu sai che mia usanza è d'isaminare l'uomo anziche per fedele sia ricevuto o che d'atare li si faccia promessione;ma di costui si faccia tutta la tua volontadeperché so chenon può esser altro che sufficienteda ch'èrapresentato per te -. Ed ella disse: - A me piace che ne osservi tuausanzaperché non vo' che si spenga neuna buona usanza per me-. Allora mi chiamò la Filosofiae fecemi inginocchiaredinanzi alla Fede; e rappresentommi e disse: - Ecco l'uomo:esaminatelo sicuramenteché 'l troverete ben perfettoedegno di vostra compagnia.

 

Cap.XVII

Dell'esaminamentoche fece la Fede.

Quandola Filosofia m'ebbe rapresentatomi cominciò la Fede adomandare in questo modo: - Io ti domando che mi dichi quanti sono inostri sacramenti -. E io dissi: - Sette; - E qua' sono essi? - E iodissi: - BattesmoPenitenziaCorpus DominiMatrimonioConfermagioneOrdine e Unzione -. Ed ella disse: - Sa' tu qua' sonole credenze de' sacramenti e i loro benifici? - E io dissi: - Lacredenza del Battesmo si è che si rimetta il peccato originalea colui che si battezzae dealisi lo Spirito Santo. La credenzadella Penitenza si è che si rimettan le peccata a colui che siconfessa e si pente. La credenza del Corpus Domini si èche 'l pane e 'l vino che piglia 'l prete nell'altare a la messa sifaccia verace corpo e sangue di Cristo; e secondo che diede séper noi nella crocecosí si dà ogni dí nellamessa in memoria di quella passione laonde si congiungon le gentid'amore con Cristo. La credenza del Matrimonio si è che sipossa congiugnere l'uomo colla femina carnalmente sanza peccato pervirtú di quel sacramento. La credenza della Confermagionecioè del cresimareche fanno i maggiori prelatisi èche lo Spirito Santo dato nel battesmo si confermi a colui che sicresma. La credenza dell'Ordinare si è che per virtú diquesto sacramento i preti e li altri cherici ordinati abbian podestàe balía di fare certe cose che li altri non hanno. La credenzadell'Unzione si è che se ne rimettano le peccata veniali acolui che s'ugnee giovi a la infermità del corpo.

Dache m'ebbe domandato de le credenze de' sacramentidisse: - Sa' tule credenze del Credo in Deoe chi l'orazione del Credo inDeo fece? - E io dissi: - Ben so le dette credenzee ho intesoche la detta orazione fecero tutti e dodici li Apostoli per partite-. Ed ella disse: - Vièllemi per ordine dicendoe distinguimile parti che ciascuno apostolo vi puose -. E io dissi: – Credoin uno Idio patre onnipotentefattore del cielo e de la terra e ditutte le cose visibili e non visibilisecondo che nel detto Credoin Deo disse santo Piero. E in Gesù Cristo unico suofigliuoloverace segnore nostrosecondo che v’arosesant’Andrea. Il quale fue dallo Spirito Santo formatoe nacquedalla vergine Mariasecondo che v’aggiunse san Giovanni. E nela segnoria di Pilato fu crucifisso e morto e sepultosecondo chesanto Iacopo minore disse. Discese a lo ’nfernoe al terzo dírisuscitò da mortecome arose santo Tomaso. E andonne incielo e siede da la diritta parte del suo Padrecome disse santoIacopo maggiore. E quindi verrà a giudicare i vivi e’morticome v’arrose santo Filippo. Credo nello Spirito santocome disse santo Bartolomeo. E nella santa Ecclesia catolicacomedisse santo Mateo. E ne la comunione di santie ne la remissione de’peccaticome disse san Simone cananeo. E nella resurressione dellacarnecome disse santo Tadeo. E ne la vita eternaamen[come dissesanto Mattia].

Equando ebbi dette tutte le credenze che nel Credo in Deo sicontengonocosí per ordine come ne la detta orazione ledissero li apostolidisse la Fede: – E sai tu quanti sono icomandamenti di Dio che si convegnono osservare? – E io dissi: –Diecicioè quattro che s’apartengono a Dioe sei ches’apertengono a le genti del mondo. – Ed ella disse: –Qua’ sono essi? – E io dissi: – I quattro ches’apertengono a Dio sono questi: Uno solo Dio credi. Lui soloama sopra tutte le cose. Il suo nome non aver per cosa vana. Guardale feste che a suo onore e de’ suoi santi sono ordinate diguardare. E li sei che s’apertengono alle genti del mondo sonoquesti: Onora e ubidisci il padre e la madree sovvielli se sonobisognosi. Ama il prossimo tuo come te medesimoe sovviello se ’lvedi in necessitade. Co la moglie del prossimo tuo non commetteraiavolterioné con neun’altra persona ti maculerai dilussuria non licita. Il prossimo tuo non ucciderai e nol fedirai e noli farai in persona alcuno rincrescimento. De la cosa del prossimotuo non farai furtoné in mal modo non gliela torrainénon la userai contra sua voluntade. Falsa testimonianza contra ’lprossimo tuo non porterai.

Equando li comandamenti di Dio ebbi cosí per ordine dettidisse la Fede: – E credichi fa contra le dette comandamentache commetta peccato? – E io dissi: – Sípeccamortalmente d’alcun di sette peccati mortali. – E qua’sono essi? – E io dissi: – Avolteriomicidiofurtopergiuriofalso testimoniorapina e bestemmia.

 

Cap.XVIII

Dellafedaltà che fece a la Fede.

Quandola Fede m’ebbe domandato di tutte le cose che avete udito disoprasi rifece da capo e disse: – Credi tu bene i dettisacramenti e le lor credenze? – E io dissi: – Cosícredo veracemente. – E credi le credenze che nel Credo in Deosi contengonosecondo che di sopra dicesti? – E io dissi: –Cosí veracemente credo. – E chi fa contra le dettecomandamentacredi che pecchi mortalmente? – E io dissi che síd’alcuno de’ detti sette peccati mortali. – E crediche si perda chi mortalmente peccase non si confessa e si pente? –E io dissi: – Sí.

Equande’bbi cosí chiaramente a ogni cosa rispostosecondoche la Filosofia m’avea insegnato e ammaestratodisse la Fede:– Figliuol mionon ti dare maraviglia perché non t’holodatoavegna che abbi ben rispostoperché neuno si lodadirittamente se non a la fine. Ma or ti dico che a tutte ledomandagioni delle mie credenze hai risposto perfettamentee se’ben degno di nostra compagnia. – E poi disse: – Vuo’tu diventar nostro fedelee giurar le nostre comandamenta? – Eio dissi: – Símolto volontieri. – Ed ella disse: –Vuo’ tu promettere di fedelmente serviree stare fermo in sucoteste credenze? – E io dissi: – Sí– e cosíavea creduto d’ogni tempo; ed eranmi sí convertite innatura che non me ne potrei partire per neuna ingiuria che fatta mifosse. – Ed ella disse: – E io t’ametto per fedele daoggi innanzie promettotigiusta la possa miad’atarticonquistare il regno di paradisoinsino che stara’ fermo in sucoteste credenze. – E cosí un notaio che v’era ivipresso di tutte queste cose trasse carta.

 

Cap.XIX

Perchéla Fede non si cura d’ornare la persona.

Ricevutoper fedele da la Fede Cristianae giurato le sue comandamentan’andammo a letto; e a l’alba del giorno ci levammoescommiatati da la Fede ci partimmo per compier nostro viaggio.

Ecavalcando cominciai co la Filosofia a sollazzo cota’ cose aparlare: – Maestra de le Virtudimolto è bella creaturaquesta Fedele cui comandamenta i’ ho giurate; ma èvilissimamente vestitae sta tutta cotale aviluppata. Credo che seavesse belli vestimenti e curassesi la persona come l’altrefemmine fannonel mondo sí bella creatura non avrebbe. Maforse ch’è povera reina; e ben lo mostrò ierserasí ne diede povera cena.

Equando èi cosí dettola Filosofia rise un poco moltopiacevolmentee stette una pezzae parlò e disse: –Figliuol miomal conosci questa Virtù; ma conoscera’lameglio per innanzida che se’ diventato suo fedele. E io tidirò alcuna cosa de’ suoi fattisopra le parole c’haidette. Questa donna è la più ricca reina che neuna chesi truovi nel mondoe quella c’ha i piue ricchi fedeli:perch’ella sola ha in questo mondo il sovrano bene a godimentoe aministralo e dàllo a’ fedeli suoi. E dirotti in chemodo il sovrano bene è un ragunamento perfetto di tutti i benilaonde si compiono all’uomo tutti i suoi desiderî: equesto è Idioin cui sono tutti i beni perfettamente raunatie riempiene colui che perfettamente l’amae compieli tutti isuoi desiderîperché si fa uno spirito e una cosaco·lluisecondo che vedi per esemplo di due che perfettamentes’amano insiemeche s’usa di dire: "Questi due sonosolamente una cosasí gli ha congiunti l’amore". Ecolui che perfettamente è nella fedeama Dio sopra tutte lecosee però non si cura né di manicarené dibere dilicatamentené di vestirené di calzarepulitamentené della gloria del mondoperò che sa chea Dio non piacciono queste cose; ma pensa Idioimagina Idiocontempla Idio; e questo pensiero li sa sí buono che non se nesaziama die e notte vi pensaperché si sente per quellopensamento tutti i suoi desiderî compiere. E però dissesanto Ambruogio: Chi nella magione dentro dal suo cuore albergaCristodi smisurati delettamenti pasce l’anima sua". Esanto Augustinofavellando inverso Idio quando di lui fue beneinnamoratodisse: "Segnor miotu m’hai menato a unaallegrezza ismisuratache non è altro che vita eterna inquesto mondo".

 

Cap.XX

Dela buona cena.

Mostratola Filosofia perch’era la Fede mal vestita e stava cotaleaviluppatae come era la più ricca reina del mondo e avevapiù ricchi fedelidisse: – Anche dicestifigliuolechene diede povera cena; e io ti dico che ne diè cena buonaechente s’usa di dare agli amici; e dirotti in che modo.

-Tutte le cene che si fanno o son buone o son rie o son perfette.Buona è detta quella cena che per necessità del corposi piglia; rea è detta quella cena che si piglia a vanagloriao per compiere i desiderî della gola; perfetta è dettaquella cena quando si pasce l’anima della letizia spirituale. Edi queste tre cene ti voglio alcuna cosa dicere.

-Dico che quella è detta buona cenache per necessitàdel corpo si piglia solamente: chécon ciò sia che liomori del corpo si consumino e disecchino tuttavia per lo calorenaturalesí fa bisogno di pigliar tanto cibo che ristoriquelli omori desiccati; perché se l’omore perduto non siristorassetostamente il corpo diseccherebbe e morrebbe. E questacenaavegna che per bisogno si piglinon dee esser grandeacciòche si mangi di soperchio; anzi dee esser piccola e temperataperchéquello omor desiccato per poco cibo si ristora: onde dice Boezio: "Lanatura di poche cose si chiama contenta; e se le darai il soperchioo fara’le male o avrallo a dispetto". E non dee esserquesta cena nascosané a ricchima a poveri fatta eapparecchiata: onde dice santo Luca nel Vangelio: "Quando faraiconvitonon apellerai li amici o’ parenti o’ vicini o’ricchiperché riconvitino te poscia e rendanti vicenda; machiamerai li poveri o l’infermi o li ciechi o gli attratti; esarai beatiperché no hanno onde ti possano ristorare: peròserai guiderdonato nel guiderdonamento de’ giusti". E laFedese ben ti ricordane diede cena di questa formaperchév’ebbe da cena quanto fue bastevole a coloro che vi cenaro; efue il cibo sano per lo corpo e saporito per la bocca; e del rilievodella sua mensa si consolaro tanti poveriche non credo che giamaide le cento parti l’una ne vedessi.

 

Cap.XXI

Dela cena rea.

Laseconda cena si è detta cena rea; e questa è quando nonsi piglia per necessitàma per vanagloria o per compiere idesiderî della gola. E però è detta rea questacenaperché quando ne la cena ha molti mangiari di diversisaporilo stomaco si diletta in questo sapore e in quell’altrosie che se l’uomo non è savio in temperar la volontademangia e bee di soperchio; per la qual cosa s’affoga il calorenaturalee non può ricuocere il cibo che è ito disoperchio nel ventre; e dacché non è ricotto non esceanzi vi si corrompe entrolaonde s’ingenerano nel corpogravissime e pericolose infermità. Onde credi tu che nascantanti dolori di capotante torzion di ventretanti corrompimenti ditutti omori di corpose non del troppo mangiare? E però disseuno poeta: "De la lunga e gran cena si ingenera a lo stomacogravissima pena: se tu vuogli esser lievefa che la tua cena siabreve".

-Anche è riaperché quivi la lingua isfrenatamentefavella; quivi si dicono bugie e parole di scherne; quivi ha canti estormenti; quivi sono le femine di sozze cose richestee sono spessevolte concedute; quivi hae ogni cosa disfrenata. Certoquando acotale cena s’intendeDio e il prossimo si offende. E questicotali mangiari sono minacciati dal Profetae dice: "Guai a voiche vi levate la mattina a seguitare lo vizio della golae manicatee bevete di forzae soprastatevi insino a vesperoe nell’operedi Dio non guardate: però ha sciampiato il ninferno il senosuoe discenderannovi i grandi e’ forti e li gloriosi del mondoa lui". E questa è forse quella cena che tu volei che laFede ti desse; ma ellaconoscendo ch’era rea e abominata da’savi e minacciata da Dioce ne volle guardare.

 

Cap.XXII

Dela cena perfetta.

-La terza cena sí è detta cena perfetta; e questa èquando si pasce l’anima della letizia spirituale. Di questa cenaquando l’anima pigliadi molta allegrezza si riempie: chécon ciò sia cosa che sia gran diletto quando coloro che siconvengon di riggimenti si congiungono insiemequanta allegrezzacredi che sia quando la creatura si congiugne col suo creatoreo ilfigliuolo col suo padreo la sposa collo sposo suo ch’ama? Eperò dice il glorioso del Segnore: "Io sto all’uscioe picchio; e se mi sarà aperto intrerrò là entroe cenerò co·lluied e’ meco". O dilettevolecenaquando Idiocui tu amiricevi ad albergo nel tuo cuorequando per grande amore l’abracce e lo stringi! Qual metallo èsí duro che il fuoco no lo incenda e rechilo a sua natura? Sequesto fuoco ch’è appo noi lavora cosí nel duroferrocome credi che ’l fuoco de l’amor divino ch’èdi virtù maravigliosa lavori nell’anima? E di questacotal cena ti pascerà la Fedese tu per innanzi le sarai buonfedele.

 

Cap.XXIII

Delluogo onde si comínciaro a vedere i Vizî e le Virtú.

Parlandoa sollazzo per la viacome di sopra avete intesocavalcammo tantoche fummo in su 'n un monte ben altolaove avea un romito in unacella; e a piede avea una pianura molto grandene la quale avea sígran gente raunata che non potrebbe esser annoverata se non come lestelle del cielo o la rena del mare. E ioguardando cosí grangentemi maravigliaie dissi: - Maestra delle Virtudiche gente èquesta cosí grandee perché è qui raunata? - Edella disse: - Questa è tutta la gente del mondoch'èdivisa in due partisecondo che tu vedi ch'è tra lo steccatoch'è in mezzo tra loro. E sonci assembiati per combattere -. Eio dissi: - Chi è l'una gentee chi è l'altra? e chisono i segnori delle parti? - Ed ella disse: - Questa che tu vedi dala parte d'oriente sono le Virtudi con tutto loro sforzo; e questache tu vedi dal ponente sono li Vizî con tutta loro amistade -.E io dissi: - Molto sono male partiti: se debbono combattere insiemenon veggio che le Virtudi da' Vizî si possan difenderese Dionol facesse per gran maravigliaché son piú di loroben cento cotanti -. E la Filosofia disse: - E Dio l'ateraecome haefatto altre volte quando sono venute alle mani; perché leVirtudi son savie e scalterite e prodi e valentri; e' Vizî sonorigogliosi e matta gente -. E io dissi: - Dio il faccia per la suamisericordia. Ma pregoti che mi dichi chi sono i segnori delle partie chi sono le loro amistadi -. Ed ella disse: - Cotesto non tiposs'io mostrareche tu sapessi ch'io mi dicessese non in sul faredelle schiere; ma allotta ti mostrerroe tutte le cose pienamente.Onde iscavalchiamo e stiamo a veder tanto che questa battaglia sifaccia.

 

Cap.XXIV

Dellasegnoria della Superbia.

Ismontatie assettati a sedere sotto un bel porticale de la cella del romitoeguardando l'osti di ciascuna partevedemmo nell'oste de' Vizîun segnore ch'andava cavalcando per lo campoe tutta la cavalleriadell'oste il seguitavae le genti a piè lo 'nchinavano congran reverenzia. E quando vidi questodissi: - Maestra delleVirtudichi è quel signore che cosie grandemente cavalca e daquesta gente è cosí onorato? - Ed ella disse: - Questoè lo 'mperadore e segnore di tutta l'oste di Vizîe haquasi sotto sé tutto il mondoe ballo in sette parti diviso;e in ciascuna delle dette parti ha uno re incoronato ch'è suofedele e rendeli trebuto -. E io dissi: - Come ha nome questoimperadoree come hanno nome i re incoronati che sono sotto lui?Ella disse: - Lo 'mperadore ha nome Superbia; e li sette re che sonsotto lui sono sette Vizî principali che nascon e vengon daluie son questi: VanagloriaInvidiaIraTristiziaAvariziaGulaLussuria. Questi sono que' Vizî laonde nascono tutti ipeccati che per le genti si fanno -. E io dissi: - Ben son cotestigran segnori e di gran nominanza; e molto ho già udito di lorogran fatti novellare. Ma una cosa vorrei che mi dicessi: come poteovenire questo imperadore in cotanta grandezza che potesse averefedeli di cotanta potenzia come sono questi Vizî che nominastidi sopra? - Ed ella disse: - Li Vizî che di sopra t'ho dettosono inimici di Dioe intendono a corrompere li buon costumi e lisavi reggimenti delle gentiperché sanno che piacciono a Diosopra tutte le cose; ma li uomini e le femineche naturalmenteconoscono Idíoe sanno che a lui piacciono cotestireggimentinon si lasciavano corrompereper paura che avevano cheDio sopra loro non pigliasse vendetta; e cosí non potevano liVizî venire a capo di loro intendimentoe far le gentipeccare. Ma lo 'mperadore 'che t'ho detto di sopra insuperbiscel'uomoe fallo da Dio rubellare; e dacché èe rubellatoogni peccato commette; e per questa via fanno tutti li Vizî legenti peccare. E però disse un savio: "Quando la Superbiapiglia l'uomoogni peccato commette; e quando si parteogni peccatoabandona": e per questa via vedi che fanno tutti li Vizîle genti peccare. La Superbia è capo de' Vizî epartefice di tutti i peccati.

Eragionando cosí tra noiudimmo un trombadore che sonòuna tromba; e da ch'ebbe sonatocominciò a bandire in questomodo: - Il grande imperadore messer la Superbia fa metter bando ecomandare che si vadano ad armare tutte le genti; e li re e segnoriche son venuti nell'oste per aiutarlo debbiano le loro gentischierare e dare a ciascheuna schiera buon capitano e gonfalone dellasua insegnaperché egli intende d'andare sopra l'inimici.

 

Cap.XXV

Delleschiere de la Vanagloria e de' suoi capitani.

Dacché'l detto bando fu messosí cominciò tutto 'l campo abolliree andârsi ad armare le gentie trasse catuna al suosegnorelà ove vedevano poste le 'nsegne. E sceverato catunore per sé co la gente suavedemmo uno di questi Vizîprincipali che fece otto schiere della sua gentee a ciascheunadiede il suo capitano e gonfalone della sua insegna. E quando ebbecosí fattodissi: - Dimmimaestra delle Virtudichi èquel Vizio che ha già le sue genti schieratee chi sono icapitani delle schiere? - Ed ella disse: - Quello è un pessimoVizio che si chiama Vanagloria; e commettesi questo peccato in ottomodie hae ciascuno il suo nome. E quelli sono i Vizî chenascono di leiche sono fatti capitani delle schieree sono questi:GrandigiaArroganzaNon usanzaIpocresiaContenzioneContumaciaPresunzione e Inobedienzia.

Equando ebbe cosí dettodissi: - Che è Vanagloria? - Edella disse: - Vanagloria è un movimento d'animo disordinatoper lo quale si muove l'uomo a volere quello onore che non li siconviene -. E io dissi: Dimmi alcuna cosa della natura de' Vizîche nascono di lei -. Ed ella disse: - Grandigia è quandol'animo dell'uomo non soffera che alcun sia pare o maggior di lui; equesta è detta vanagloria. Arroganzia è quando si vantal'uomo d'esser quello che non è; e quest'è vanagloria.Non usanza è quando l'uomo hae sí in dispetto li altruifattiche non soffera di fare la cosa come li altri la fannomaingegnasi di farla per nuovo modo e d'avere nuovi riggimenti o altracosa divisata da li altri; e quest'è vanagloria. Ipocresia èquando l'uomo dà vista od apparenza alle genti d'essere quelloche non èo di fare quello bene che non fa; e quest'èvanagloria. Contenzione è quando l'uomo contende e impugna laverità e credelasi vincere o per grida o per sottigliezza diparole; e questa è vanagloria. Contumacia è quandol'uomo hae in dispetto suo maggioree negali di fare l'onore o 'lservigio che per ragione li dé fare; e quest'èvanagloria. Presunzione è quando l'uomo s'apropia l'altruifatto per darsi onore; e questa è vanagloria. Innobedienzia èquando l'uomoper disdegnonon ubidisce il suo maggiore ne le coseche giustamente li son comandateovero l'onore che li dee fare no lirende; e quest'è vanagloria.

 

Cap.XXVI

Delleschiere de la 'Nvidia e de' suoi capitani.

Appressoil detto primaio Vizio venne il secondoe fece delle sue genticinque schieree a ciascheuna diede il suo capitano. E quando ebbecosí fattodissi: - Dimmichi è quel Vizio c'ha orale sue genti schierate? - Ed ella disse: - Quello è un Vizioche s'appella Invidia; e commettesi questo peccato in cinque modieciascuno modo hae il suo nome. E quelli sono li Vizî chenascono di leiche sono capitani de le schiere; e sono cosínomati: DitramentoDipravamentoIngratitudineMaltrovamentoRallegramento o Contristamento.

Equando ebbe cosí dettodissi: - Dimmiche è Invidia?- Ed ella disse: - Invidia è un mal calore che nasce all'uomodel bene e de la felicitade altruiche lo incende e dibattemalamente e fallo dolere. E nasce questo duolo per due cose: oquand'elli non vuole ch'a quello ch'è elli altri possa venire;o quando si duole che non può venire elli a quello che vedealcuna persona. Ed è a dire Invidiacioè "nonvedere"perché colui ch'è invidioso non sofferail bene altrui di vedere -. E quando ebbe cosí dettodissi: -Dimmi alcuna cosa della natura de' Vizî che nascono d'Invidia-. Ed ella disse: - Ditraimento è quando l'uomo nasconde lialtrui beni; e quest'è invidia. Dipravamento è quandol'uomo li altru' beni in altra guisa travolgee li mali suoi dice ereca a memoria; e questo è invidia. Ingratitudine èquando l'uomo del bene che gli è fatto per disdegno grazia nonrende; e quest'è invidia. Maltrovamento è quando l'uomoappone altrui peccato o vizio onde non è colpevole; e quest'èinvidia. Rallegramento o Contristamento è quando si rallegral'uomo dell'altrui male o del bene si contrista; e quest'èinvidia.

 

Cap.XXVII

Dele schiere dell'Ira e de' suoi capitani.

Appressoil detto Vizio venne il terzoe fece diece schiere delle sue gentie a ciascheuna diede il suo capitano. E quando ebbe cosífattodissi: - Dimmichi è quel Vizio c'hae ora le sue gentischieratee chi sono i capitani de le schiere? - Ed ella disse: -Quello è un Vizio principale che s'apella Ira; e peccasi perquesto vizio in diece modie ciascuno modo hae il suo nome. E quellisono i detti Vizî che nascono di leiche sono capitani delleschieree sono cosí appellati: OdioDiscordiaRessaIngiuriaContumeliaImpazienziaProterviaMaliziaNequizia eFurore.

Equando ebbe cosí dettodissi: - Che è Ira? - Ed elladisse: - Ira è una súbita tempesta d'animo laonde simuove l'uomo contra alcuna persona -. E io dissi: - Dimmi alcuna cosade la natura de' Vizî che nascono d'Ira -. Ella disse: - Odio èuna malavoglienza d'animo inviziata. Discordia è una diversitàd'animo tra coloro ch'erano imprima congiunti d'amore. Ressa èuna malavoglienza d'animo tra coloro che sono congiunti di sangue.Ingiuria è quando l'uomo fae o dice alcuna cosa contra altruinon giustamente. Contumelia è una ingiuria di parole.Impazienzia è i súbiti movimenti dell'animo nonrinfrenare'. Protervia è uno movimento d'animo a rispondere aparole che siano dette. Malizia è una mala volontàd'animo nascosta di dare altrui danno. Nequizia è quandol'uomo ardisce a fare quello ch'elli non può. Furore èuna súbita tempesta d'animo che non considera ragione.

 

Cap.XXVIII

Dele schiere de la Tristizia e de' suoi capitani.

Appressovenne il quarto Vizioe fece delle sue genti otto schieree diede aciascuna il suo capitano. E quando ebbe cosí fattodissi: -Maestra delle Virtudichi è quello Vizio che ha ora le suegenti schieratee chi sono li suoi capitani? - Ed ella disse: -Quello Vizio s'appella Tristizia; e commettesi questo peccato in ottomodie ciascun modo hae il suo nome. E quelli sono i Vizî chenascono di Tristiziae sono cosí appellati: DesidiaPigriziaPusillanimitàNegligenziaImprovedenzaNonintorno guardareTepiditade e Ignavia -. E quando ebbe cosídettodissi: - Dimmiche è Tristizia? - Ed ella disse: -Tristizia è una pigrezza e cattività d'animoper laquale l'uomo il ben che puote fare non incominciao quello che hacominciato non compie -. E io dissi: - Dimmi alcuna cosa de la naturade' Vizî che nascono di Tristizia -. Ed ella disse: - Desidia èuna miseria d'animo per la quale il bene che potrebbe fare noncomincia. Pigrizia è una cattività d'animo per la qualeil ben c'ha cominciato non compie. Pusillanimità è unaangoscia di mente per la quale si teme l'uomo di cominciare le grancose. Negligenzia è una pigrizia d'animo per la quale l'uomonon è bene studioso di seguitare quello che dovrebbeseguitare. Improvedenzia è una cattività di mente perla quale l'uomo non è bene accorto di provedere le cose chepossono incontrare. No intorno guardare è una cattivitàd'animo per la quale l'uomo non considera scalteritamente tutte lecose che nuocer li possono. Tiepiditade è una pigrizia d'animoper la quale l'uomo è nighiettoso ove dovrebbe esserrangoloso. Ignavia è un vizio d'animo per lo quale l'uomo neunsuo fatto fa con discrezione.

-Dunque pecca di questo vizio che s'apella Tristizia ch[i] il ben chepotrebbe fare non incominciao lo incominciato non compieo li granbeni che potrebbe fare non ardisceo colà dove dovrebbe esserrangoloso non èo non si provede bene de le cose che possonoavenireo non guarda bene ogni cosa che li può nuocereo lecose che fa non fa con discrezione.

 

Cap.XXIX

Delleschiere dell'Avarizia e de' suoi capitani.

Appressovenne il quinto Vizioe fece delle sue genti dodici schieree diedea ciascuna il suo capitano. E quando ebbe cosí fattodissi: -Dimmimaestra de le Virtudichi è quel Vizio c'ha ora le suegenti ischieratee chi sono li capitani? - Ed ella disse: - Quello èun pessimo Vizioe apellasi Avarizia; e commettesi questo peccato indodici modie ciascun modo hae il suo nomeche sono li Vizîche nascono d'Avarizia; e son cosie appellati: SimoniaUsuraLadorneccioPergiurioFurtoBugiaRapinaForzaInquietareMalgiudicareIngannare e Onor desiderare.

Equando ebbe cosí dettodissi: - Dimmiche è Avarizia?Ed ella disse: - Avarizia è una pestilenzia d'uno desideriod'animo di guadagnare o di ritenere ricchezze -. E io dissi: - Dimmialcuna cosa della natura de' Vizî che nascono di lei -. Ed elladisse: - Simonia è una studiosa cupidità di rivenderele cose spiritualied è detta Simonia da Simone incantatoreil qual volle comperare dalli Apostoli lo Spirito Santo adintendimento di guadagnare. Usura è uno studioso desideriod'avere alcuna cosa oltre la sorte. Ladorneccio è una palesetolta de l'altrui contra la volontà del segnore. Pergiurio èuna bugia con saramento affermata; e però s'apertienePergiurio ad Avariziaperché dice la Scrittura: "Lapersona ch'è avara ha per nulla il saramento". Furto èuno ascoso pigliamento de l'altrui cose contra volontà delsegnore. Bugia è una falsa boce detta con intendimentod'ingannare. Rapina è uno predamento per forza dell'altruicosa. Forza è una ingiuria per forza commessa. Inquietare èaltrui non giustamente commuovere o molestare. Mal giudicare ènon giustamente sentenziare per intendimento di guadagnare. Ingannareè inganno per frode commesso. Onore desiderare è unasollicitudine d'avere piú onore che non si conviene; e avegnache questo si possa attribuire a vanagloriasí è dettoquesto cotale avaro; onde si dice ne la Scrittura che Adamo fu avaroperché peccò a intendimento d'avere piú onoreche no li si facea.

-Dunque dé' sapere che que' pecca di questo vizio che s'apellaAvariziache guadagna per via di simonia o d'usura o di ladorneccioo di pergiurio o di furto o di bugia o di rapina o di forza od'inquietare o di mal giudicare o d'ingannare o di desiderare onorche no si convegna.

 

Cap.XXX

Dele schiere della Gola e de' suoi capitani.

Appressovenne il sesto Vizioe fece nove schiere delle sue gentie diede acatuna il suo capitano. E quando ebbe cosí fattodissi: -Dimmichi è quel Vizio c'ha ora le sue genti schieratee chisono li capitani de le schiere? - Ed ella disse: - Quello s'apella ilVizio della Gola; e commettesi questo peccato in nove modie ciascunmodo hae il suo nome. E quelli sono i Vizî che nascono di lei eche sono fatti capitani delle schieree son cosí appellati:GolositàEbrietàProdigalitàNon astenersiNon temperarsiVanamente parlareNon esser pudicoNon essermodestoNon esser onesto.

Equando ebbe cosí dettodissi: - Che è a dire Vizio diGola? - Ed ella disse: - Vizio di Gola è una disiderosavolontà di mangiare o bere di soperchio -. E io dissi: Dimmialcuna cosa de la natura de' Vizî che nascono di lei -. Ed elladisse: - Ebrietà è nel bere di soperchio. Golositàè nel troppo mangiare. Prodigalità è ispendereoltre misura. Non astenersi è non mangiare a le stagioni. Nontemperarsi è desiderare troppe imbandigioni. Vanamente parlareè a dire parole oziose. Non esser pudico è a direparole onde appaia lussurioso e vano. [Non esser modesto è ...]. Non esser onesto è adomandare cose ad uso de la vita nonconvenevoli a lui.

-Dunque quelli pecca di questo vizio della golache mangia disoperchioo bee oltre misurao spende quello che non si convieneoalle stagioni non mangiao troppe imbandigioni desiderao parlacose vaneo dice parole onde appaia vano e lussuriosoo cose nonconvenevoli adomanda ad uso della vita.

 

Cap.XXXI

Dele scbiere de la Lussuria e de' suoi capitani

Appressovenne il settimo Vizioe fece sei schiere de le sue gentie diede acatuna il suo capitano. E quando ebbe cosí fattodissi: - Chiè quel Vizio c'ha ora le sue genti schieratee chi sono icapitani delle schiere? - Ed ella disse: - Quello è un Vizioche s'appella Lussuria; e commettesi in sei modi questo peccatoecatuno modo hae il suo nome. E que' sono i Vizî che nascon diLussuriae sono cosí appellati: Semplice fornicazioneIncestoAvolterioStruproPeccato contra natura e Rapinamento.

Equando ebbe cosí dettodissi: - Dimmiche è Lussuria?- Ed ella disse: - Lussuria è una mala volontà delcorpo non rinfrenata che nasce del pizzicore della libidine -. Equando ebbe cosí dettodissi: - Dimmi alcuna cosa dellanatura de' Vizî che nascon di Lussuria -. Ed ella disse: -Semplice fornicazione è un carnale uso fatto contra ragionecioè o co la vedova o co l'amica o co la putta. Incesto èeuno uso carnale che si fa co la parente o co la monaca. Avolterio èun carnale uso che si fa co l'altrui moglie. Strupo è uncarnale uso che si fa co la vergine. Peccato contra natura èquando si isparge il seme altrove che nel luogo naturale. Rapinamentoè quando la vergine si rapisce ad intendimentoquando l'avràcorrottadi farlasi a moglie.

-Dunque si commette questo peccato che s'apella Lussuria con moltepersonee avegna che tutta sia fornicazionesí dé'sapere ch'è maggior peccato coll'una persona che coll'altrae

peròson diverse nomora trovate. Solo è conceduto l'uso carnale cola moglie sanza peccato per lo sacramento del matrimonio.

 

Cap.XXXII

Ilpartimento delle quattro osti de le Virtú per ischierarsi.

Fattetutte le schiere delle genti de' Vizîe dato a ciascuna il suocapitano e gonfalone de la sua insegnae sceverata per séciascuna schiera al suo gonfalonecominciammo a guardare nell'ostede le Virtudia sapere che riggimento facessero. E poco stantevedemmo che fue tutta in quattro parti divisa. E quando vidi questodissi: - Maestra de le Virtudiche intendono di fare queste gentiche sono divise in quattro parti? E chi sono i segnori diciascun'oste? - Ed ella disse: - Queste Virtú son provocate abattaglia: però voglion fare le schiere loroda che veggono iloro nimici schierati. E i quattro segnori che son guidatori de ledette quattro osticioè catuno della suason quattro Virtúprincipali laonde nascono tutte l'altre Virtudi -. E io dissi: - Ecome hanno nome? - Ed ella disse: - PrudenziaGiustiziaFortezza eTemperanzia -. E io dissi: - Ben so' coteste grandissime Virtudiemolto ho già udito predicare dell'opere loro -. Ed ella disse:- Le loro opere son tutte perfettee nasconne quanti beni nel mondosi fanno.

 

Cap.XXXIII

Delleschiere de la Prudenzia e de' suoi capitani.

Compiutodi dire queste parolevedemmo che una delle dette Virtudi fece seischiere de la sua gentee a ciascuna diede il suo capitano. E quandoebbe cosí fattodissi: - Chi è quella Virtude c'ha orale sue genti schieratee chi sono i capitani delle schiere? - Edella disse: - Quella è una nobile Virtude che s'apellaPrudenzia; e usasi questa Virtú in sei modie ciascuno modohae il suo nome. E quelle son le Virtú che nascon di lei e sonfatte capitane delle schieree son cosí nominate: Guardar lecose passateConoscer le cose presentiConsiderare quelle chepossono avenireEsaminar li contrarîGuardarsi dal male c'haconosciutoSeguitar lo bene c'ha considerato.

Equando ebbe cosí dettodissi: - Dimmiche èPrudenzia? - Ed ella disse: - Prudenzia è un veraceconoscimento del bene e del malecon fuggir lo male ed eleggere ilbene. E però diss[i] conoscimento del bene e del maleperchénon sarebbe savio colui che sapesse discernere il bene dal malesenon sapesse discernere il bene per sécioè qual fossebuono e qual migliore; e il male per sécioè qualfosse reo e qual peggiore. E anche non basterebbe tutte le dette cosesaper discernerese non seguitasse l'elezion del bene e il dispregiodel male. Per le dette cose appare che Prudenzia è quando ilbene dal male si conosce e la cosa giusta da la non giusta o laconvenevole dalla sconvenevoleed eleggesi il bene e fuggesi il male-. E quando ebbe cosí dettodissi: - Dimmi alcuna cosa dellanatura delle Virtú che nascon di Prudenzia -. Ed ella disse: -Guardare le cose passate si è quando l'uomo ha memoria dimolte cose che sono avenute e incontratee assomiglia la cosapresente ad alcuna di quellee considera in che modo sono andateedestima le cosi presenti che nel detto modo debbiano andareosimigliante via vi si debbia tenere. E questo è un modo diprudenzia del quale favella Ezechia profetae dice: "Recherotti a memoria li anni miei ne l'amaritudine dell'anima mia".Conoscere le cosi presenti si è quando l'uomo imagina la cosapresente e pigliane verage intendimentoe conosce per dirittaragione che è il bene e che è il male di quella cosa:perché di neuna cosa si potrebbe verace intendimento pigliarese cosí perfettamente non si imaginasse e vedesse. E questo èun modo di prudenzia del qual favella Salamonequando dice: "Itastamenti vadano innanzi a la tua via". Considerare quelle chepossono avenire è quando l'uomo considera che de la cosa perinnanzi può incontrare e avenire. E questo è un altromodo di prudenzia del quale fa menzione Boezio quando dice: "Nonbasta di considerare solo quello che si vede coll'occhio; ma coluich'è savio pensa che de la cosa può incontrare o cheuscita la cosa può avere". Esaminare li contrarî siè considerare diligentemente ogni cosa che nuocer li puotesopr'alcuna cosa. E di questa prudenzia fa menzione Salamone quandodice: "Con ogni diligenzia guarda il cuor tuo"; e cosívedi chedicendo "guarda"disse "con ognidiligenzia"acciò chese ti guardassi d'esser avaroguarda che non diventi guastatore. E [il] medesimo Salamonefaccendoin un altro luogo menzione di questa Prudenziadice: "Son vieche paiono all'uomo dirittema la fine loro li mena a la morte":e questo aviene perché non sono bene tutte le cose che nuocerepossono considerate. Guardarsi dal male c'ha conosciuto è unaltro modo di prudenzia del quale fa menzione san Paolo quando dice:"Gastigo il corpo mio e recolo in servitudine". Eleggere efar lo bene c'ha conosciuto si è un altro modo di prudenziadel quale favella Salamone quando dice: "Ciò bene chepuo' fare co le mani tuesanza dimora il fa".

 

Cap.XXXIV

Delleschiere della Fortezza e de' suoi capitani.

Appressovenne la seconda Virtudee fece otto schiere della sua genteediede a catuna suo capitano. E quando ebbe cosí fattodissi:- Dimmichi è quella Virtú c'ha ora le sue gentischieratee chi sono i capitani delle schiere? - Ed ella disse: -Quella è una Virtú che s'apella Fortezza; e usasiquesta Virtú in molti modie ciascun modo ha 'l suo nomechesono le Virtú che nascon di Fortezza.

Equando ebbe cosí dettodissi: - Dimmiche è Fortezza?- Ed ella disse: - Fortezza è una virtú d'animo per laquale l'uomo né per tribulazioni del mondo si fiaccanéper lusinghe de la Ventura monta in altura. E cosí vedi cheFortezza è virtú per la quale l'animo dell'uomo staefermo contra l'aversità a sostenere i pericoli e le fatiche dele tribulazioni del mondo. E però si riferiscono a costeitutte le Virtú che nell'aversità fanno l'uomo fermo ecostantee son queste: MagnificenziaFidanzaSicurtàFermezzaPazienziaPerseveranziaLonganimitàUmiltàMansuetudine -. E quando ebbe cosí dettodissi: - Dimmialcuna cosa de la natura de le Virtú che nascono di Fortezza-. Ed ella disse: - Magnificenzia è virtú per la qualel'animo dell'uomo ardisce per sua propia volontà di cominciarele gran coseacciò che le cose si faccian dirittamente.Fidanza è ferma speranza di trarre a capo le cose chedirittamente comincia. Sicurtà è una virtúd'animo di credere fermamente ben capitare se dirittamente si fa lacosa. Fermezza è virtú d'animo per la quale l'uomo stafermo in sul buon proponimento e porta igualmente tutte le cose.Pazienzia è fortezza d'animo per la quale l'uomo soffera inpace le fatiche e i pericoli de le tribulazioni del mondo.Perseveranza è virtú per la quale l'uomo sta fermoinsino a la fine in sul buon proponimento. Longanimità èvirtú per la quale pazientemente aspetta l'uomo d'essere invita eterna guiderdonato. Umiltà è virtú per laquale soffera l'uomo di portare vile abitoe il ben che fa nascondeacciò che non apaia di fuori a le genti. Mansuetudine èvirtú per la quale è arrendevole l'animo dell'uomo.

 

Cap.XXXV

Delleschiere della Temperanza e de' suoi capitani.

Appressovenne la terza Virtúe fece otto schiere de la sua genteediede a catuna suo capitano. E quando ebbe cosí fattodissi:- Chi è quella Virtú c'ha or le sue genti schierateechi sono i capitani delle schiere? - Ed ella disse: - Quella èuna Virtú che s'apella Temperanzae fassi questa Virtúin otto modie ciascun modo hae il suo nome. E quelle sono leVirtudi che nascon di Temperanzache son fatte capitane delleschieree son cosí nominate: ContinenzaCastitadePudiciziaAstinenziaParcitàUmiltàOnestà eVergogna.

Equando ebbe cosie dettodissi: - Che è Temperanza? - Ed elladisse: - Temperanza è virtú d'animo per la quale l'uomorifrena i desideri della carne ond'è assalito e tentato -. Eio dissi: Dimmi alcuna cosa delle virtú che nascono diTemperanza Ed ella disse: - Contenenza è virtú per laquale l'uomo s'astiene de' desideri non liciti. Castità èvirtú per la qual l'uomo costringe lo 'ncendio della lussuriacol freno della ragione. Pudicizia è virtú per la qualnon solamente si rifrena lo 'ncendio della lussuriama rinfrenasi isuoi segni; e sono i segni della lussuria i reggimenti del corpo el'abito del vestimento. E cosí vedi che differenza ha traCastità e Pudiciziaperché Castità rinfrena imovimenti della lussuriama Pudicizia i movimenti e i segni. Edividesi Castità in tre parti: perché altra èCastità virginaleche non ebbe anche uso d'uomoe altra ècastità vedovaleche già uso d'uomo hae avutoma orse ne astiene; e altra è castità matrimonialec'ha usod'uomoma legittimamente; e catuna di queste è detta castità.Astinenzia è virtú per la quale si costrigne la volontàdella golacioè del mangiare e del bere di soperchio. Parcitàè virtú per la quale si ritiene quel che si convienriteneresecondo che Larghezza è virtú per la qualequel ch'è convenevole si spende. La Umilità èvirtú per la quale l'uom porta vile abitoe 'l ben che fanasconde acciò che non appaia di fuori; e dividesi in treparti: per la prima s'umilia l'uomo al maggioree questa èdetta bastevole; per la seconda s'aumilia al paree questa èdetta perfetta; per la terza s'aumilia l'uomo al minoree questa èdetta sopraabbondevole. Onestà è virtú per laquale tutte le cose che bisognano alla vita dell'uomo si recano aduso temperato. Vergogna è virtú per la qual si vergognal'uomo de le soperchianze e de' malie si rifrena la lingua chesozze parole o di soperchio non favelli.

-Dunque vedi che s'usa Temperanza quando s'astiene l'uomo da' desiderinon licitio quando costrigne l'incendî della lussuria colfreno della ragioneo quando costringe i segni della lussuriaoquando s'astiene del mangiare e del bere di soperchioo quandotempera le spese a quel che si convieneo quando è umileinverso 'l prossimoo quando è onesto e reca le cose de lavita a uso temperatoo quando si vergogna de le soperchianze e de'mali e de le sozze parole. E sempre s'usa questa virtude quando sitiene la via del mezzo nelle cose.

 

Cap.XXXVI

Delleschiere della Iustizia e de' suoi capitani.

Appressovenne la quarta Virtúe fece nove schiere della sua genteea catuna diede il suo capitano. E quando ebbe cosí fattodissi: - Dimmichi è quella Vírtú c'ha ora lesue genti schieratee chi sono i capitani delle schiere? - Ed elladisse: - Quella è una Virtú che s'apella Iustizia; eusasi questa Virtú in nove modie ciascheuno modo hae il suonomeche son Virtú che nascono di Iustiziae son cosíappellate: ReligionePietàSicurtàVendettaInnocenziaGraziaReverenziaMisericordiaConcordia.

Equando ebbe cosí dettodissi: - Dimmiche èGiustizia? - Ed ella disse: - Iustizia è una virtúd'animo di ferma volontà di rendere a ciascun sua ragioneservando la comune uttilità -. E quando ebbe cosídettodissi: - Dimmi alcuna cosa delle Virtú che nascono diGiustizia -. Ed ella disse: - Religione è virtú per laquale si muove l'uomo a rendere a Dio la sua ragione; e divídesiin tre particioè in FedeCarità e Speranza -. E iodissi: - Che è Fede? - Ed ella disse: - Fede è unaferma credenza di verità onde ragion non si puòassegnare. E perché la verità si crede molte voltemanon s'ha per lo fermoperò ti dissi "ferma credenza".E perché la verità si crede molte volte fermamentemanon puossi mostrare e provare per ragioni naturaliperò tidissi "onde ragion non si può assegnare": perchénon sarebbe fede quella onde si potesse render ragionema sarebbescienzia; e però disse san Gregorio: "Quella fede non hameritoche si crede per naturali e vive ragioni". Caritàè virtú per la quale si muove l'uomo ad amare e ubidiree reverire Idio. Speranza è virtú per la quale s'haferma credenza d'esser da Dio del ben guiderdonato -. E quando m'ebbedi Religione e de le sue parti cosí mostratodissi: - Che èPietade? - Ed ella disse: - Pietà è virtú per laquale redde il padre al figliuolo e 'l figliuolo al padre e 'lcittadino alla sua città la sua ragione. Sicurtà èvirtú per la quale si fa del malificio vendetta e non silascia neuna cosa a punire. Vendetta è virtú per laquale l'uomo contasta al nimicoche no li faccia né forza néingiuriadifendendosi da lui. Ma pare che Vendetta e Sicurtànon sian virtúperché ogni virtú intended'operare alcuna cosa buonaperché hanno cominciamento dallanatura; e per queste non si fa benema puniscesi il male. Grazia èvirtú per la quale rediamo ragione a' nostri benifattoricioèa l'amico e al parente si rende cambio de' lor benifici. Innocenzia èvirtú per la quale de le 'ngiurie mal merito non si rende.Reverenzia è virtú per la quale a' nostri maggiori o acoloro che sono in alcuna dignità facciàn quello onoreche si conviene. Ed è detta Reverenzia uno amore mescolato conpaurae dividesi in due particioè venerazione e ubidienzia:venerazione è virtú per la quale a li nostri maggiorifacciamo reverenzia o in umiliare lo corpo o ne' riggimenti onell'umili parole; obedienzia è virtú per la qualefacciam quello che giustamente n'è comandato: perchése secondo discrezione comandato non fossenon siam tenutid'ubidire. E obedienzia si divide in due parti: l'unaquando ècomandato cosa che s'apertenga ad onore (e in questa non dee esser lanostra volontàperché non dovemo onore desiderare);l'altraquando è comandato cosa d'aversità o didispetto: e in questo dee essere la volontà nostraperchéci si conviene di volere aversità. E però disse sanGregorio: "Da sapere èch'è da nulla obedienziase ha da sé alcuna cosa; e molte voltese da sé non hanullaè cosa da neente; perchéquando ècomandato cosa da onorecioè che vegna in maggiore statocolui che ubidisceperde il merito dell'ubidienza se desideraquella: perché non è ubidienza degna di merito quandol'uomo ubidisce a quello ov'è 'l desiderio dell'animo suo. Maquando è comandato cosa di dispetto o di brigase la volontàdi colui che ubidisce non v'èmenoma il merito che dee avereper l'ubidienza: imperò che a quelle cose che sono di dispettoin questa vita viene contra sua volontade. E cosí vedi cheobedienzia nelle cose contrarie dé alcuna cosa di suo averema ne le prosperevoli non dee avere al postutto nulla".Misericordia è virtú per la quale l'uomo nelle miseriedel prossimo suo si muove a pietà per ispiramento di divinoamore; e spezialmente è detta misericordia quando per l'amordi Dio colui ch'è bisognoso d'alcuna cosa soveniamo: e allottanon noi di nostroma quel ch'è suo a Dio reddiamo. Concordiaè virtú per la quale li cittadiniovero coloro chesono d'uno paeselega sotto una medesima ragioneovero che coloroche abitano insieme in un volere lega e congiugne.

 

Cap.XXXVII

Delconcedimento cke possa la Fede aringare.

Assettatee fatte tutte le schieresí de' Vizî come de le Virtúe dato a catuna schiera buon capitano e gonfalone della sua insegnala Fede cristianala quale era venuta nel campo per atare le Virtudicon grande sforzo di genteper volontà di tutte l'altreVirtudi si levò ad aringareacciò che confortasse legenti e ammonissele di ben fare. E disse le sue parole in questomodo:

 

Cap.XXXIIIII

Del'aringamento della Fedenel qual dice quando si cominciò laguerra

traSatanas e l'uomoe tra' Vizî e le Virtudie tra l'una Fede el'altra.

-Da ch'è volontà delle Vírtudí che sonoqui raunate che io dica queste paroledirolle per loro comandamentoavegna che per ciascuna di loro fossero me' dette e píúsaviamente che per me. Veritade è che nel tempo che Dioonnipotente fece il cielo e la terrae formò e fece il mondoe tutte le cosein quella stagione ch'elli ebbe luce da tenebresceverataformò e fece de la luce nel paradiso nove ordinid'angelil'un grande e l'altro maggiore; e allogò catunoangelo nel suo sedio in paradisoacciò che in quelle luogorafossero gloriosi e beati e participassero con Dio la gloria e labeatitudine sua. E quando li ebbe fatti e allogati come ho detto disopradiede loro pieno arbitrio di far tutte le lor volontà.

Dopol'arbitrio dato e concedutoLuciferoveggendosi cosí bello elucenteinsuperbioe volle porre la sua sedia allato a quella diDio. E a commettere questo peccato ebbe seguaci molti angeli diciascuno ordine; per lo qual peccato fuor cacciati di paradiso eposti nell'aria ch'è qui di sopra da noie fuor posciaappellati demoni.

-Cacciati i detti angeli di paradisoe rimase vòte le sedioraloroDio onnipotenteveggendo e considerando che non eraconvenevole cosa che avesse alcun sedio vòto in cosínobile luogodipo tutte l'opere sue fece l'uomo e la feminaacciòche quelle santissime sediora vòte dovessero riempieree co'buoni angioli fosser partefici de la gloria e beatitudine di Dio. Laqual cosa seppe Luciferoappellato Satanasprincipe de' dimoniefu molto dolente che niun potesse aver le sediora laond'elli co lisuoi seguaci era cacciatoover potesse montare o salire colàond'erano discesi. Però si puose contra loroe per invidia litentò e feceli peccare e mangiare il pome vietatoe rompereil comandamento di Dio; per lo qual peccato fuor cacciati di paradisoe posti in su la terra ne le miserie di questo mondo. E allotta sicominciò la gran guerra tra l'uomo e la femina co' demoni dininfernola quale è durata infino a ora e durerà infinche basterà l'umana generazione.

-Ma Dio onnipotenteveggendo e considerando che l'uomo e la feminanon avien peccato contra lui per lor movimentoma erano statitentati dal Nimico; e ricordandosi che gli avea fatti perchériempiessero le santissime sediora vòte di paradisofece leVirtudi e dielle all'uomo e a la feminaco le quali si difendesseroda' demoni e racquistassero paradiso ch'avian perduto per le loroproprie operazioni. La qual cosa veggendo Satanassoe pensando chenon potea avere parte nell'uomo né ne la femina infin che dele Virtú fossero acompagnatiincontanente fece suoi ministrie appellolli Vizîli quali dovesser combattere co le Virtudi ediscacciarle dall'uomo e da la feminasicchéprivati diquellerimanessero in sua podestà secondo ch'eran di prima.

Eallora si cominciò la gran battaglia tra' Vizî e leVirtúla quale infino a questi tempi è durataedurerà insino che 'l mondo si verrà a giudicare e adisfaree perirae l'umana generazione.

-Ora intervenne che a una stagione i Vizî vinsero le Virtudi ecacciálle dall'uomo sí malamenteche neuno uomo sitrovava né femina nel mondoche alcun bene facesse; anzi liavea sí Satanasso in sua podestàche non solamente lifacea peccare d'ogni generazion di peccatoma sé e li altridemoni facea nelli idoli adorare e fare sacrificio in luogo di Dio.La qual cosa Dio onnipotente non soffersema mandò il suofigliuolo Gesú Cristo nel mondoil qual diede nuova leggeeper vírtú di quella legge discacciò tutti i Vizîe ripuose in su la segnoria le Virtudi; e convertissi a quella leggetutto 'l mondoe trassesi l'uomo e la femina della segnoria delNemico.

-De la qual cosa fue Satanasso molto dolente; e conoscendo per certoche dell'uomo non potea ravere alcuna signoria mentre che da lui nondiscacciasse la Fede che Cristo li avea dataseminoe nel mondo molteRisiee fece credere molte Fediacciò che mettesse l'uomo inerroree non sapesse che si credesse né qual fosse la veraceFede di Dio.

-Le quali Fedi e Resiee ancor tutti i Vizîche son ministride' dimoniha ragunati in un campoe sono a petto di noi tuttiarmati e schierati per combattere; e crede le sue Fedi far combattereco la Fede di Dioe' Vizî co le Virtudi. E se la ventural'atassesí che vincessero le sue Resie la Fede di Dioe'Vizî le Virtudie discacciassersi le Virtú e la Fede dale gentiravrebbe per questa via la segnoria che dell'uomo e de lafemina è usato d'avere e neuno mai gliel trarrebbe di mano. Dele qua' cose nascerebbero questi malichecon ciò sia cosache 'l mondo debbia durare tanto che le sediora vòte diparadiso siano pienequelle sediora non s'empierebbero giamaiperché neuno n'andrebbe in paradiso; e cosí durerebbeil mondo d'ogne tempoe tutti uomini e femine che nascessero perinnanzi sarebbero in podestà del Nemico sí in questomondo come nell'altroe romperebbersi li ordinamenti di Diochevolle che questo mondo durasse tanto tempoche li uomini e le feminedel mondo le dette sediora santissime vòte di paradisodovessero riempiere. Però vi pregovoi Virtú che sietemie compagnee tutta quest'altra buona gente ch'è qui raunataper vostro comandamentoche della detta gran iniquità de'dimoni vi debbia sovenire; e a voi Virtudi debbia ricordare come v'èl'uomo da Dio raccomandatoe ne la battaglia che s'ammanna d'essertra noi e' detti nimici che sono a petto di noi dobbiate esser síprodi e valentri e franche e arditeche le dette Risieche i demonihanno nel mondo seminatesiano tutte morte e spente; e' Vizîsiano vinti e cacciati viae neuno si ne truovi nel mondo; e noiVirtú possiam mai sempreinfin che 'l mondo basteràacompagnare la femina e l'uomosicché coloro che son oggi eche per innanzi nasceranno possano avere verace fede e di Dioperfetto conoscimento; e le loro opere possan esser tutte perfetteevadanne tutti in paradiso a riempiere quelle santissime sedie vòteper che l'uomo e la femina fue fatto: acciò che questopuzzolente mondo là ove le genti sono tormentate di cotantemiserie si debbia tosto disfaree vegna tosto il dí delgiudicio laonde i giusti stanno in paura.

-E neuno di voi si spaventi perché i nimici siano gran gente:chédopo la venuta che Cristo fece nel mondo per ricomperareli peccatorila loro virtú è menomata e la nostracresciuta; e' sono sbigottitie noi rassicurati. E Cristochesempre pugna per noinon sofferrà che contra noi abbiandifensa.

 

Cap.XXXIX

Delromore de l'aringheria

Postofine la fede Cristiana a le parole de la suadiceriasi levòun grido sí grande come se tonasse fortementee bastògrandissima pezza. E dicea ciascuno a gran boci: - Vivano le Virtudie muoiano i Vizî; e facciasi il servigio di Dio onnipotenteacciò che si riempiano le sediora vòte di paradiso edisfacciasi tosto questo mondo puzzolente -. E inanimârsi síle Virtù e le lor genti a combattere co li Vizîcheneuna ne desiderava altro che battaglia; ed era ciascuna ferma diquestoo di vincere o di morire al postutto.

 

Cap.XL

Dela battaglia tra la Fede Cristiana e quella dell’idoli.

Dacchéfu rimaso il romoreuna delle dette Virtudi si sceverò co lesue gentied essendo disarmate e mal vestiteconfidandosi solamentene la forza delle loro bracciasí n’andaro a losteccatoil qual era in mezzo dell’ostee fecerlo ruvinare ecaderee le fosse riappianare ch’erano fatte per guardiadell’oste di ciascuna delle parti; e fuoro nel campo làove le battaglie si facíanoe richiesero di battaglia inimici.

Epoco stante venne contra lei un grandissimo cavaliere molto sformatoe terribile a vederetutto armato d’arme nerein su ’n ungrandissimo destriere; e avea seco tanta genteche tutto ’lcampo copriano. E quando vidi questo dissi: – Fontana disapienziachi è quella Virtù che essendo disarmata ein abito tanto vile ha fatto ruvinare lo steccato e le fosserappianare cosí francamentee con cotanto vigore ha richestodi battaglia i nimici? – Ed ella disse: – Quella èla Fede Cristianala cui fedaltà tu hai giurata; e peròè venuta disarmata a la battagliaperché tanto haposto la speranza ne la potenzia di Dioche d’arme e divestimenta e di neuna cosa mondana non si cura; e per quella speranzasi crede fermamente vincere i nimici e trarre a capo tutti i suoiintendimenti.

Equando ebbe cosí detto dissi: – Maestra de le Virtudichi è quel signore ch’è cosí disformato egrande e terribile a vederech’è venuto con cotantagente a combattere co la Fede Cristiana? – Ed ella disse: –Quella è la Fede de li antichi che si chiamano Gentilieappellasi Idolatria. E però è cosí grandeperché si distese questo errore per tutto ’l mondoecredettero tutte le genti questa Fede. E però è cosísformata e sconciach’è sozza cosa e rea a credere chenell’idole dell’oro o dell’ariento o di marmo potesseavere deità. E però è cosí terribile avedereperché nell’idole che adoravano li antichi sinascondiano i demonîe facíansi alle genti adorare; edacché li aviano adoratierano poscia in lor podestà etenealli in grandissima paura. E perciò sono le sue armi nereperché sempre porta la ’nsegna nera de' demonî.

Equando ebbe cosí dettovedemmo che tra queste due Fedi sicominciò una battaglia molto pericolosa e grande e dimortalità di molta gente; e durò grandissimo tempo. Efuoro mortida la parte della Fede Cristianain quella battagliatutti li apostolise non si fu santo Giovanniil qual campòdi molti pericoli; e tutt’i martorimaschi e feminelaonde sifa menzione nella Chiesa di Dioe molti altri sanza numerolaondenon è fatta menzione; e i Confessori vi duraro gran faticaiquali erano venuti in aiuto della Fede Cristiana. Ma al dassezzovinse la Fede Cristiana per molti miracoli che fece Dio per lei inpresenzia delle genti; e cacciò e spense la Fede dell’idolidi tutto ’l mondosí che poscia non rappariro.

 

Cap.XLI

Dellabattaglia tra la Fede Cristiana e la Giudea.

Cacciatae spenta la Fede dell’idoli del mondocome di sopra aveteintesocrebbe l’oste della Fede Cristiana ismisuratamente permolte genti ch’a quel tempo si convertirono a la Fede. Peròcon tutto suo sforzo tornò nel campo là ove lebattaglie si facienoa combattere con molte altre Fedi e Resiech’ella sapea che i demonî aveano seminate e sparte nelmondo per metter le genti in erroreacciò che non sapesseroconoscere qual fosse la verace Fede di Dioné che credesserodirittamente. E stando nel campovenne contra lei un cavaliere moltovecchio con una gran barba canutae con tanto bella formaquantopiù fue possibile a la Natura di fare; armato di tutte armibianchein su ’n un grandissimo destriere; e avea seco moltagente.

Equando vidi questo dissi: – Dimmimaestra delle Virtudichi èquel barone che viene a combattere co la Fede nostrach’ècosí vecchio e canuto e di cosí bellissima formael’armi sue son cosí biancheavegna che un poco sianooffuscate e nere? – Ed ella disse: – Quella s’apellala Fede Giudea; e però è cosí vecchia e canutaperch’è antichissima fede; e però è cosíbella e sono le sue armi biancheperché fue legge data daDio. Ma perché Cristoquando venne nel mondoin molte cosela mutoesecondo che la nostra legge diceil colore delle sue armich’era candidissimo in primasi offuscoe un pocoe cominciòa imbrunire e a cambiaree sono sozzissime armi divenute.

Edicendo queste parolevedemmo che la Fede Giudea tolse cinquantacavalieri savi e scalteriti di guerrae mandògli a provederel’oste della Fede Cristiana. E quando furo in luogo che potterovederela guardaro e consideraro assai; e quando l’ebberoveduta e ben guatatasí si maravigliaro molto come cosíera cresciuta; e tornârsi nel campo a dire le novelle. E quandofuor dinanzi alla Fede Giudeasí dissero: – Donna e Fedenostratu hai fatta mala venutae se’ morta con tutta tuagentese non t’aiuti dinanzi: però che l’oste dellaFede Cristiana non è sí poca come suolema per lavittoria c’ha avuta sopra la Fede dell’idoli è símultiplicata e cresciuta che son più che non sogliono benmille cotantie vienne più che cento per uno de la tua gente.Però piglia consiglio co li tuo’ savie vedi quello chefar ti convieneanzi che co·llei vegni alle maniperchénon avresti alcuna difensa.

Quandola Fede Giudea udí cosí rie novellefue nell’animosuo molto dolente; ma argomentossi dinanzi per non perire alpostuttoe raunò il consiglio de’ suo’ saviepropuose innanzi loro queste novellee adomandò consiglio diquello ch’avesse a fare. Al dassezzo fue consigliata che facesseuna ricca ambasceria di savi uominie uno sindaco co·lloroandasse a giurare le comandadmenta della Fede Cristiana; e se solo lavita vuol perdonare a’ Giuderie che possano usare lor leggeele persone e l’avere loro mettan tutto in sua podestade. Il qualconsiglio la Fede Giudea cosí mandò a compimento.

Edacché i suo’ ambasciadori ebbero saviamente e beneproposta e detta la loro ambasceriala Fede Cristianaricordandosicom’era nata della Fede Giudea; e ricordandosi di molti beneficich’avea già ricevuto da li suoi patriarchi e profetiericeveva ogni die de le loro santissime parole; e considerando ildetto delli ambasciadoricome i Giuderi diliberamente veniano allamercedesi mosse a misericordiae ricevette il saramento della lorofedaltàe perdonò loro la vita. E cotali patti traloro stabiliro e fermaroche stando i Giuderi tra’ Cristianipotesser sicuramente la loro fede usareacciò che mai semprefosser servie le persone loro e l’avere fosse tutto in suapodestà.

 

Cap.XLII

Dellabattaglia tra la Fede Cristiana e le sei Risie.

Fattele comandamenta la Fede Giudeae la Fe’ dell’idoli morta espentacominciò la Fede Cristiana a segnoreggiare tutto ’lmondoed esser creduta da tutte le genti sanza contradicimentod’altra Fede. E credendosi tutt’i suoi nimici aver vintisí si tornava nell’oste per posaree perchépotessero fare le loro battaglie l’altre Virtù.

Enel tornare ch’ella feceebbe novelle da li suoi cavalieri chesei Resie eran giunte nel campo con grande sforzo di gente e congrandissimo furoree richiedevalla di battaglia. A queste novelletornoe nel campo co la sua genteamannata di combattere conqualunque altra Fede si trovasse. E quando vidi questo dissi: –Dimmimaestra de le Virtudichi son queste Fedi che sono tantoindugiatee ora son giunte con cotanto furoreche pariano tutte lebattaglie de la nostra Fede racquietate? – Ed ella disse: –Questi sono sei grandissimi baroni de la Fede Cristianache si sonorubellati da lei per malizia di troppo senno; e catuno ha fatta sualegge. – E io dissi: – In che modo per malizia di tropposenno? – Ed ella disse: – Questi baroni furono seigrandissimi prelati della Chiesa di Dioe uomini molto litterati esavi maestriche leggendo nella Divina Scrittura trovarosecondoverace intendimentoche la vita dell’uomo era molto stretta apotersi salvare: perché neuno potea avere paradiso seguitandoil diletto della carne e la gloria del mondo. Della qual cosa eranquesti prelati molto dolentiché sentendosi in grandidignitadi da potere ben goderevoleano paradiso e questo mondoabracciare: però s’ingegnaro con grandi sottigliezzeetrovaro nuovi intendimenti a la Divina Scritturaper li qualiallargâr la vita dell’uomo con potersi salvare. E perquesti intendimenti ha catuno trovata sua legge (e non s’accordal’una coll’altra); ed hanno la predicata alle gentiefatta credere a molti mattiper la larghezza della vitaespezialmente a coloro che s’aviano già posto in cuore dinon servare la legge di Diotanto gli stringea il diletto del mondo.– E quando ebbe cosí detto dissi: – Come hanno nomequeste Risie? – Ed ella disse: – PateriniGazzeriLeonisteArnaldisteSperonisteCirconcisi; e catuna è dalsuo prelato nominata.

Edicendo queste parolevedemmo che tutte e sei le dette Resie siraccolsero insieme; e di tutte le genti loroch’eran diversefecero una schiera molto grandead intendimento di venire moltostretti e schierati cosí grossi contra la Fede Cristianae dirompere e di mettere in caccia tutta sua gente. E quand’ebberquesta schiera fatta cosí grossatrassersi innanzi acominciar la battaglia. Quando la Fede Cristiana vide venire i servisuoi contra sée coloro che le aveano giurata fedaltàe aviengliele rottaricordandosi del tradimento che le avean fattofue molto allegraperché vide ch’era tempo e stagioneche se ne potea vendicare; e aperse loro la via e lasciolle venireperché s’accorse che veniano molto sfrenatamente e congran furore e con molte parole. E quando fuor venute quanto le parvele rinchiuse nel miluogo della sua gente e preseli tuttisíche neuno ne poté campare. E quando li ebbe presi e legatiliesaminò diligentemente e fecesi aprire tutte le loro credenzee l’intendimenti che davano alla Scrittura Divina. Alloras’avide che per semplicità v’eran caduti e perdiletto delle cose del mondo: però perdonò a coloro chedi buon core volle tornare; e li altri fece ardere incontanente in unfuoco il qual facea sí fiatoso fummoche tutte le contradeappuzzò.

 

Cap.XLIII

Dell’edificaredelle chiesee dell’ordinare de’ prelati.

Dopoquesta vittoria si partí del campo la Fede Cristianae vennea Romae ivi edificò e fece molte chiese in onore delliapostoli e di martiri che furon morti nella battaglia ch’ebbe cola Fede Pagana; e in onore di molti confessori che in quellabattaglia duraro gran fatica; e in onore di molti altri santi e santedi Dioper li cui meriti era molto cresciuta la Fede Cristiana. Enelle dette chiese mise ministri per li quali si lodasse il Segnoree le dette chiese si dovessero ministrare; e fece calonaci e preti epiovani e priori e arcidiacani e arcipreti e proposti e abati evescovi e arcivescovi e patriarche e cardinalie dassezzo fece ilpapache di tutti i cherici fosse signore; e diede il suo officio acatunoe comandoe che come il suo officio portasse dovesseministrare. E la Fede Cristiana innanzie tutti i detti chericiapressoe poi tutta la gente del mondo fecero nelle chiese gransacrificio; e con devote e fedeli orazioni lodaro lo Segnore de lagran vittoria che sopra’ nimici avea lor data. E dipo quelleorazioni fuorono poscia tutti li uomini e le femine del mondoper liamonimenti della Fedemolto perfetti.

 

Cap.XLIV

Delconsiglio ch’ebbe Satanasso co le Furie infernali.

VeggendoSatanassoil quale è prencipe de’ demonîchetutta la gente del mondo era convertita a la Fede Cristianae per lisuoi amonimenti erano molto perfetti divenutie ch’erancacciate via tutte le sue Fedi e Resie ch’avea seminate nelmondoche mettiamo le genti in errorecominciò ad essermolto dolentee specialmente perch’era certo che non potea piùl’uomo o la femina ingannare infin che de la verace Fede fosseroarmati. Però raunò tutti i demonî e le Furieinfernalie pigliò consiglio da loro che via sopra questifatti dovesse tenereche de le genti del mondo cosí al tuttoperdente non fosse.

Efuoro certi demonî che diedero per consiglio che con Dioonnipotente cominciassero la guerra e dessesi grande impedimento allesue operazionisicché li venisse voglia di conciarsico·lloroe delle genti del mondo quetare una parte: chepeggio non potea lor fare Dio che privarli de li uomini e dellefemine del mondo cosí al postutto. E altri v’ebe chedissero che per li demonî si turbassero e commovessero ipianeti e impedimentissesi il corso lorosí che la Natura nonpotesse in terra fare le sue operazioni; e facesser venire nel mondogran piaghe e grandissime e terribili pestilenziesicché sispegnesse l’umana generazione e neuno non andasse poscia inparadisoe rimanessero vòte le sante sediora di paradiso chesi debbon riempiere.

Aldassezzo si levoe Mamonecioè quel demonio ch’èsopra le ricchezze e sopra amministrar la gloria del mondo; econsigliando disse: – A cominciare con Dio onnipotente guerranon mi pare che sia convenevoleperché la cominciammo altravoltae piglioccene malee fummone di buon luogo cacciaticioèdi paradisoe delle santissime sediora là ove eravamoallogati. E ad impedimentire il corso dei pianetie a tòrre ala Natura in terra la sua operazionee a far venire nel mondopestilenzie e piaghenon credo che ci fosse licito a fare: cheavegna ch’ogni mal si faccia per noinon è niuno sípiccolo o vile che per noi si possa farese non è prima daDio conceduto.

-Ma se vogliamo spegnere la Fede Cristiana e spogliarne l’uomo alpostuttosicché ritorni in nostra podestàparmi chetegnamo questa via. Io ho un uomo alle mani il qual s’appellaMaommettiche insin da teneretta età è riposto nel miogrembo e nutricato del mio latte e cresciuto e allevato del mio pane;e oggimai è compiuto e grandee hae in sé tantoscalterimento di maliziaed è sí desideroso dell’averee delli onori e della gloria del mondoche già mi soperchiadi retàe non mi posso ingegnare che io in me n’abbiacotanta; e ha una bellissima favellae di Dio non ha alcunointendimento. Se voi da capo volete fare nuova legge contraria aquella di Dioe insegnarla a costui e farla per lo mondo predicarequesti la farà credere per legge di Dioe corromperanne tuttele gentie farà spegnere la verace Fede Cristianaerimetterà l’uomo in nostra podestà; ma vorràper queste cose esser da noi grandemente benificiatoed elli meneràa capo tutti i nostri intendimenti.

 

Cap.XLV

Dellalegge che dànno i demonî a Maometti.

Aldetto consiglio s’acordaro tutti i demonî e le Furieinfernali; e fue comandato che più non si dovesse in su questaproposta indugiare. E quando fue partito ’l consigliosiraunaro i demonî di ninferno e fecer nuova legge contraria aquella di Dioe tutta d’altre credenzee chiamârlaAlcoran; e insegnârla a Maommetti perfettamenteperchél’avesse bene a mano. E poi dissero: – Va e predica questaleggee dí che sia data da Dio; e noi saremo sempre teco intutte le tue operazioni. E se tu ne farai questo servigio e andràinnanzi per lo tuo fatto questa leggenoi ti daremo molte ricchezzee segnoria di molte gentie distenderemo la tua famae avanzeremoil tuo nome e farello glorioso nel mondopiù che non fu ancheneuno che nascesse di femina corrotta.

Equando Maommetti si udí fare queste impromesseessendo uomomolto mondano e di vanagloria pieno (e di Dio non avea alcunpensamento)e sentendosi scalterito de le malizie del mondo e conuna bella favella e bene aconcio a queste cosepigliò questalegge e cominciolla oltremare a predicareacciò che la FedeCristianache era a Roma a quella stagionenon se ne potesseavedere. E convertivvi in piccol tempo molta gentetra per suoiscalterimentie per lo grande aiuto de’ demonî: eappellasi Alcorane appo noi legge pagana.

 

Cap.XLVI

Dela battaglia tra la Fede Cristiana e la Pagana.

Allevatae cresciuta questa Legge Pagana nelle parti d’oltremareecreduta per legge di Dio da molta gentei demonî di ninfernola condussero con tutto loro sforzo nel campo là ove le Virtùco li Vizî faccíano le battaglie; e appellò abattaglia la Fede Cristiana.

Eallor s’accorse di prima la nostra Fede di questa Resiaecominciossi in questo modo a lamentare: – O Idio onipotenteverranno mai meno le mie fatiche? Vedrò mai tempo ch’iomi possa riposare? Eccoin mezzo de la gran pace ch’aveaessendo tutti i miei inimici vintie convertite tutte le genti delmondo alla mia fedem’è nata di nuovo crudele guerraesí di sùbito che non me ne sono potuta avedere. Benveggio che chi ha a fare con cosí reo inimico com’èSatanasso non si dé mai disarmareperché di sùbitoassalisce le genti.

-E tu Satanasinimico di Diorimarra’ti tu mai di trovar novitàper tòrre a Dio l’anime delli uominiche sa’ chesono di sua ragionee fur fatte da lui per aver paradiso e chériempiessero le sediora vòte di paradiso che perdesti? Ben ticonverrà esser ingegnosoche ’l possi ingannare o trarrea dietro i suoi proponimenti. E accorgomi per quel che tu fai che lafede è la maggior virtude che l’uomo in questo mondopossa avere a potersi salvareper tanti ingegni t’asottiglie diprovare l’uomo e di farlo cadere in errore.

Equando ebbe cosí dettofece incontanente nuov’osteeraunò grandissima genteperché la vecchia era partitaeapparecchiata d’ogni cosatornò al campo percombattere co la Fede Pagana. E quando di ciascuna parte fur fatte leschiere e ammonite le genti di ben faresí si cominciòtra queste Fedi una battaglia sí terribile e grandee dimortalità di tanta genteche mai non fu nel mondo neunasimigliante né ove tanta gente perisse. Ma al dassezzo perdeola Fede Cristiana per lo grande aiuto de’ dimonîe fuecacciata di tutta la terra d’oltremare; e tutta la gente cheabitava di là si convertio a quella Fedee appellârsiSaracini.

 

Cap.XLVII

Dela venuta che fa di qua da mare la Fede Pagana.

Vintala Fede Pagana tutta la terra d’oltremare e convertito a sualegge tutte le genticolse baldanza sopra la Fede Cristiana; e fecefare molto navilioe passò il maree venne di qua congrandissimo stuolo di gentee arrivò ne le parti di Cicilia.

Quandola Fede Cristiana udí queste novelle fu molto dolenteperchénon avea gente che con lei si potesse assembiareper la gran perditach’avea fatta nell’altra battaglia: e però no le sifece a rincontroma cominciò a guernire cittadi e castellaper difendersi da leise potesseche non perdesse più terra.Ma non valse neenteperché poscia che la Fede Pagana fu scesain terra co la sua gentee suo navilio ebbe allogato ne’ portidi Ciciliada che vide che la Fede Cristiana non ebbe ardimento dirincontrarlavenne pigliando tutta la terra in qualunque parteandavasicché in picciol tempo tutta Italia conquistò.E dacch’ebbe vinta Italiach’era donna de le provincie aquella stagionetutti li altri reami e provincie fecer lecomandamenta e giuraro la fedaltàse non solamente il reamedi Francia; e convertîrsi alla Fede Pagana tutte le gentieispensesi la Fede Cristiana di tutto ’l mondosicché inniuna parte palesemente si predicavaavegna che ne fossero molticredentima non palesemente.

 

Cap.XLVIII

Delconsiglio che piglia la Fede Cristiana.

Nelreame di Franciache stette fermofuggío la Fede Cristianacon quella gente che la vollero seguitare; e stando ivi pigliòconsiglio da’ suoi saviche fosse da fare sopra tanto pericoloquanto in questa guerra le era incontrato. E fue consigliata chetornasse nel campo a combattere co la Fede Paganae che rinchiedessetutte le sue amistadich’a certo tempo la venissero ad atareché non era versimile che Dio onnipotente la Fede ch’aveadata per lo suo figliuolo Gesù Cristo cosí al postuttolasciasse perire. Il quale consiglio cosí mandò acompimento; e rinchiese per lettere e suoi messi speziali tutti liamici ch’avea nel mondoe pregolli che la Pasqua prossima diRisurressio la venissero ad ataree fece loro assapere per certo checolla Fede Pagana a quella stagione tornerebbe a la battaglia.

 

Cap.XLIX

Dellaraunanza delli amici che fa la Fede Cristiana.

Fattala richiesta delli amicie sparta la novella per lo mondo che laFede Cristiana tornava alla battagliavennero a lei d’ogniparte li amicie spezialmente due Virtùcon grandissimagente; laonde fue sí grande letizia nel campocome seciascuno fosse di morte a vita suscitato.

Equando vidi questa allegrezzadissi a la Filosofia: – Chi sonquesti segnori onde questa gente è cosí confortatachestava in prima cosie trista? – Ed ella disse: – Quelle sonodue Virtudile quali sono sí congiunte colla Fedeche nonvale neuna cosa l’una sanza l’altra; ma insieme raunate econgiunte non è cosa neuna che da loro si difendesse. Eoggimai vedrai che i fatti di questa guerra andranno tutti d’altramaniera. – E io dissi: – Come hanno nome? – Ed elladisse: – L’una s’apella Caritadee l’altraSperanza. – E io dissi: – Ben ho già udito di questeVirtù molte volte predicare; ma dimmiin che è la lorocongiunzione cosí perfetta? – Ed ella disse: –Queste tre Virtudicioè FedeCarità e Speranzasonserocchiee nate d’una Virtù che si chiama Religione.Per la Fede si conosce Dio e crede; per la Carità s’ama eubidisce e adora; per la Speranza si ha ferma credenza delle dettecose esser da Dio meritato. E cosie interviene che chi ha l’unadi queste Virtù sanza l’altranon li adopera neente; machi l’ha tutte insiemecioè conosce e crede Idio per laFede; e amalo e ubidiscelo e portali reverenza per la Caritade; e haferma Speranza da lui esser de le dette cose meritato: queste trecose in uno uomo ragunate ha sí per bene Dio onnipotentechequel cotale non lascia perirema in tutti suoi bisogni l’aiutae fal vincitore. E cosí queste tre Virtudi che sono orainsieme raunate e sono state scevere in questa nuova guerraquandosi verranno a consigliare in su questi fatti che sono comuni traloroDio onnipotente sarà in mezzo di loro; e di tutte lecose piglieranno e faranno il migliore.

Edicendo queste parole vedemmo che queste tre Virtudi si trassero dauna parte a consiglioper vedere e per pensare che sopra questevicende avessero a fare. E diliberaro e fermaro tra loro d’eleggeredi tutta loro gente dodici uomini fortissimi e savi e prodi evalentri e scalteriti di guerrai qualidacché la battagliafosse cominciataa neun’altra cosa de la battaglia intendesseroch’a confondere il signore de’ nimicicioè la FedePaganae sempre le fossero a petto in qualunque parte dellabattaglia fosse; credendo per quella viacioè quando il lorosegnore fosse mortotutta l’oste de’ nimici mettere inisconfitta e in caccia. E secondo che diliberaro e pensarocosímandaro a compimento; ed elessero dodici uomini che trovarofortissimi e savi e iscalteriti di guerrae appellârgliPaladini. E puosero loro in mano che facesserocominciato labattaglia co’ nimicicome di sopra avete inteso che avienoordinato.

 

Cap.L

Dela seconda battaglia tra la Fede Cristiana e la Pagana.

Raunatal’oste della Fede Cristianae cresciuta molto per li amici chetrassero d’ogni parte per atarlae fatta la compagnia de’Paladinie dato loro un leone per insegnae tutte l’altregenti assettate per ischierae dato loro buono capitanovenne nelcampo là ove si facíano le battaglie moltoscalteritamentee richiese di battaglia i nimici.

LaFede Paganach’era a Roma a quella stagionee dividea tra’suoi baroni i reami e le provincie ch’avea conquistatieammonivali e confortavali di ben fare e che fossero prodi e valentipromettendo loro vie maggiori cose per innanziquando udie che laFede Cristiana era nel campo ove le battaglie si facíeno congrande ostee che la richiedea di battagliaavegna che del dettosuo facesse gran beffe e il suo fatto avesse per nientetuttavias’apparecchiò e rifece sua oste per combattere con leise fosse ardita d’aspettarla. E raunò un’oste ditanta genteche tutto ’l mondo coprianoe non potrebbe esserannoverata se non come l’arena del mare; e rifece sue schiereemolto assettatamente venne nel campo là dov’era la FedeCristiana che l’aspettava.

Equando fur le genti ammonite di ben fare dall’una parte edall’altrache dovesser esser prodi e valentrisi cominciòuna battaglia sí pericolosa e grandee ove moriro tanta genteda catuna delle partiche molto sarebbe lungo a contare e crudele eterribile a udirechi ben volesse ogni cosa contare. Perchénel mondo non ne fue anche neuna sí crudelené ovetanta gente perisse: perché da ciascuna parte avea francagente e iscalterita e savia di battagliae volonterosa di vincerel’una e l’altra. Imperò che quando la gente dellaparte della Fede Cristiana si ricordava dell’onta e del disonorech’avea ricevuto da’ nimicimolto s’acendeva l’animoloro alla battagliaper potersi vendicare; e quando la gentedell’oste della Fede Pagana si raccordava del gran dono ch’avearicevuto dal loro segnorech’avea lor donata tutta la terraconquistatasí s’acendea molto l’animo loro a labattagliaacciò che non perdessero il beneficio che con granfatica aviano conquistato. E cosí pensandociascuna partestava dura e ferma contra ’l suo nimicoe non si lasciava tòrreterra. Anche i re di ciascuna parte eran franchi segnori e scalteritidi guerra: per che ciascuno andava per lo campo confortando i suoi diben fare e lodando l’opere di colui che facea bene e promettendodi farline guiderdone (laonde accendea l’animo loro)e atando esovenendo i suoi là ove facea bisogno. E cosí facendoquesti franchi segnori manteneano sí iguale la battagliacheneuno potea acquistare terra sopra l’altroné si poteavedere chi de la battaglia stesse meglio; ma era pericolosaperchéin ogni parte avea guai e strida e crudele mortalità di gente.

 

Cap.LI

Dela sconfitta della Fede Pagana.

Neldetto modo durò la battaglia infino a nonache non si poteavedere chi stesse meglio; ma nell’ora di nona i demonîche sempre erano ivi presenti per atare la lor genteavegna che nonavessero potenzia di nuocere a neuno che fosse da la parte della FedeCristianaalla detta stagione cominciaro a rilevare i loroincontanente ch’erano cadutie a fare gran romore per lo camposí che colà ove n’avea cento di loropareano piùdi mille. E cominciaro a confortare i loro in su’ bisogni e asbigottire i nimici e spander bugie per lo campodicendo d’alcunbarone della parte della Fede Cristiana ch’era morto (e non eravero): sicché le dette opere faccendo e altre simigliantique’ de la parte della Fede Cristiana cominciaro a sbigottireetrassersi un poco a dietro per paura.

Quandola Fede Cristiana vide questoavegna che avesse da lo’ncominciamento pauratostamente fue rassicurataperchés’acorse onde questo venía. E incontanente adorò aDio onnipotentee disse: – Segnore mio Gesù Cristotuvedi e conosci la niquitade de’ dimonî e quello che cifannoche siamo tuoi ministri; onde ti leva e pugna per noichequesto è tuo fatto. – Dette queste paroleincontanentefuor cacciati i demonî e cessò l’aiuto a’nimici. Allor la Carità e la speranzaricordandosi erecandosi a memoria il grande vitiperio e ’l disinore ch’erafatto alla Fede loro serocchiae che toccava loro comunementecominciaro di tal virtù a pugnareche non era schiera dinimici sí forte o tanto stretta o serrata che no la rompesseroe diserrasseroe che no la mettessero in caccia. E la Fede da la suapartepensando ch’era acompagnata dalla Caritade e da laSperanzae là ov’eran tutte e tre era Idio in miluogo dilorosí cominciò a prender sí gran baldanzache confondea i nimici in qualunque parte ella andava: di tantavirtude combattea. E i Paladiniche sempre erano a petto a la FedePagana in qualunque parte de la battaglia ella fosseeimpedimentivano tutte l’opere suee sempre guardavan con grandiligenzia com’a lei potesser dare morteveggendo che laschiera sua era diserrata e aperta da le dette Virtudiche tutto ’ldie era stata serratae che a lei potiero andarel’assalirocon tanto vigorech’al postutto l’avrebbero mortase nonfosse che si mise a fuggire.

Quandola gente sua vider fuggire lo signoree che da’ detti Paladiniera cacciatoe non avea ardimento di volgersi per atarecominciòtutta quanta a fuggire e abandonar la battaglia. Allora fue sígrande sconfittae durò tanto la caccia della gente dellaFede Paganache tutti fuor quali morti di ferroe qual traffelòsicché molti pochi ne camparo.

 

Cap.LII

Dellarivinta delle terre di qua da mare che fa la Fede Cristiana.

Vintae cacciata la Fede Paganae morta e traffelata la maggior partedella gente suala Fede Cristiana la venne poi seguitando di terrain terra e di provincia in provincia e d’ogni luogo cacciandosenza regger battaglia in neuna parte: sicché in picciol tempol’ebbe rivinte tutte le provincie e' reami che di qua da mareavia conquistatise non si fuoro certe castella che sono nellemontagne di Ciciliale quali guerní grandemente d’assaigente e di molta vivanda e d’ogni altro fornimento che fabisogno a difensione di castellaad intendimento che se mais’aconciasse di tornare di quaavesse luogo ove in terrapotesse ismontare. E dacché l’ebbe guernitesí siricolse in su le navi con tutta la gente che l’era rimasaemolto dolente si fuggío oltremare.

 

Cap.LIII

Delconsiglio che pigliano le Virtudi perché la Fede Cristianaabbandoni il campo e torni nell’oste a riposarsi.

Racquistatae rivinta la Fede Cristiana tutta la terra di qua da mare per forzadi battagliaavegna che nell’animo suo fosse molto allegrasecondo che dice il Vangelioche colui che perde la cosa c’hamolto carae poscia la racquistasí no lile pare aver fattonulla; considerando il Savio che dice: "Nulla è ancorafatto della cosa che non è tutta compiuta di fare": peròtornò nel campo là ove si facíeno le battagliee cominciò a raunare grande stuolo di gente e a far fare moltonavilio e grande apparecchiamento per passare oltremare a racquistarela terra e la gente che di là avea perduta.

Laqual cosa espiaro le Virtù ch’erano nell’osteeraunate pigliaro consiglio che avessero a fare sopra queste vicende;e fermaro tra loro di fare ambasciadori che andasser nel campo allaFe’ e a la Carità e a la Speranza a pregarle da partedelle Virtudi che debbia lor piacere d’abandonare lo campo e ditornare nell’oste oggimai con tutta loro gente a riposarsi unapezza e a guardare l’ostetanto che facciano elle le lorbattagliele quali aveano a le loro cagioni molto indugiate. Edacché le lor battaglie fien fatteche saràtostamentes’a Dio piaceràelle tutte passeranno posciacon loro oltremare e ateranno loro tutta la terra e le genticonquistaree elle medesime cacceranno via i Vizî da quellagenteonde a cagione della mala fede c’hanno presa son tutticontaminati e corrotti.

 

Cap.LIV

Delliambasciadori che vanno per la Fede Cristiana.

Dacchéfue partito il consigliocome fue ordinatocosie mandaro acompimento; ed elessero per ambasciadore una Virtù ches’appella Concordiach’è del parentado della Fede edelle sue serocchiee pregârla che dovesse fare questaambasciata. Ed ellavolendo servire le Virtudiv’andòvolentieri.

Edacché fu giuntasí raunò la Fede e la Caritàe la Speranza (ed ebbevi la Religione lor madre) e disse e ispuoseloro diligentemente l’ambasciatae aprí loro la volontàdelle Virtùe perché era venuta. Ed elledacchéebbero inteso quel che le Virtù voleanonon volendolecrucciarema seguitare la loro volontàil concedetteroedissero di tornareavegna che mal volontieriperchédacch’erano tutte e tre serocchie raunate con tutte lor gentiesapeano che Dio era in mezzo di lorotostamente credíano laloro guerra finire.

 

Cap.LV

Deltriunfo che fanno le Virtudi a la Fede Cristiana.

Concedutola Fede Cristiana e le sue serocchie d’abbandonare lo campodelle battaglie e tornarsi nell’osteincontanente si raccolseroco le lor genti e co li padiglioni e co le tende e con tutto loroarnesee cominciârne a venire.

Edacché fuor mossela Concordia incontanente il fece assaperealle Virtudi per suoi messi speziali; ed elledacché l’ebberosaputoraunaro loro consiglionel quale ordinaro e fermaro che a laFede Cristiana e a la sua gente si facesse il triunfocioèquello onore che s’usa di fare a coloro che tornano a casa convittoria; e cosí mandaro a compimento. Imperò che leVirtudi in primae tutti i cavalieri dell’oste appressoe poitutti uomini a piedeuscirono incontro alla Fede e alla sua gentecon rami d’ulivi e co le ghirlande in testafaccendograndissima allegrezza e cantando Gloria in excelsis Deo ealtri belli salmi ad onore e a laude di Diocon dolcissime e soavimelodie. E quando furono insieme congiuntesi salutaroe fece l’unaa l’altra gran festa; e poi misero la Fede e la Carità ela Speranza sotto tre bellissimi palîi quali portaro lorosopra capo. E fecero andare la Fede innanziper la quale si conosceDio e credeperché questo dee andare innanzi a tutte le cose.Apresso fecero andare la Caritàper la quale s’ama Dio eubidisce e adoraperché questo dé poscia seguitare. Didietro misero la Speranzaper la quale si spera fermamente d’essereda Dio guiderdonatoperché questo dé venire dipo ledette due coseacciò che l’uomo sia in perfettareligione e per essa si possa salvare. E cosie le vennero menando agrande onore e con sí grandissima festa infin nell’oste;nel quale luogo le ricevette la Religione lor madre con grandeallegrezza ne’ padiglioni che per loro aveano amannati.

 

Cap.LVI

Delconsiglio che piglian le Virtudi per uscire nel campo a le battagliee de la fossa de la Frode.

Abandonatoil campo delle battaglie la Fede e la Carità e la Speranzaetornate nell’oste per posarsi con tutte le lor gentil’altreVirtù fecero un parlamentonel quale deliberaro e fermaro chela Religioneinsieme co le dette sue figliuoledovessero rimamerealla guarda dell’oste; e tutte l’altre Virtudi co le lorogenti uscisser nel campo delle battaglie il martedí prossimovegnente a richiedere di battaglia i nimici.

Ilquale ordinamento dacch’ebbe espiatoun pessimo Vizio ches’appella Frodemolto iscalterito e ingegnoso delle malizie delmondodi nottetempo si levò molto celatamente e andònel campo delle battaglielà ove le dette Virtù aveanostanziato di veniree fece una fossa molto grande e profondaeordíla di verghette da la parte di soprae puose ghiove diterra erbosaacciò che neuno della detta fossa s’accorgesse.E quando ebbe cosí fattosi partí tanto nascosamenteche neuna persona se n’accorse. E tutto questo facea adintendimento di farvi cadere le Virtùquando venissero nelcampo per richiedere di battaglia i nemici.

 

Cap.LVII

Dell’uscitache fanno le Virtù e i Vizî nel campo a le battaglie.

Dache venuto fue il giorno che per uscire alle battaglie le Virtudiaviano ordinatosí s’armaro e apparecchiaro grandementee co le loro genti molto assettatamente usciro nel campo làove le battaglie si faceanoavegna che non tant’oltre quantoera la fossa de la Frodema molto ivi presso; e richiesero dibattaglia i nimici.

Vedutola Superbia i nimici nel campoe udita la richesta ch’avienfattas’adirò sí fortementeche gittava schiumaper bocca come fosse cavalloe per lo volto e per li occhi fiamme difuoco: tanto ebbe a dispetto quella richesta; e armossi incontanentee montò a cavallo in su ’n un destriere grandissimo eneroil qual non era men feroce di lei. E fece armare eapparecchiare tutta sua gentee venne nel campo a petto a’nimici; e quando fue sí pressoche da le Virtù poteaesser intesa chiaramentecominciò a parlare co’ nimiciparole di sozzi rimprocci in questo modo:

 

Cap.LVIII

De’rimproverî de la Superbia contra le Virtudi.

–O misera gentenon vi vergognate voicon cosí cattivicavalieri di popoloe con cosí misero popolazzo e uominitutti poveri e brollidi richiedere di battaglia i re e’ baronie tutta la gentilezza del mondoa’ qualiper li gran fatti diloro antecessoriè dato tutto ’l mondo a segnoreggiare ea godere? Or non vi ricorda come tutte le battaglie ch’aveteavute co noi avete perdutee delle vostre pruove venute al di sotto?Certo ben vi dovrebbe ricordare della pugna primaia che da noi a voisi comincioe ne’ discendenti d’Adamoe duroe infino a Noècome nella detta gente vi vincemmo e vi cacciammo; e non si trovavaneuno che alcun bene o alcuna virtù volesse farema tuttiubidivano le nostre comandamenta a fare sfrenatamente ogni generaziondi peccato; se non si fuor certi che fuor del seme d’Abeleque’ fuor sí pochiche agevolmente si poteanoannoverare. Per la qual cosa Dio onnipotente no li sofferse; maucciseli e annegolli tutti per acquase non fue Noè e tresuoi figliuolili quali trovoe giusti nel mondoch’erano delseme d’Abeli quali servò per rifarne l’umanagenerazioneacciò che tornasse miglioredacché dibuon seme procedea.

-Anche vi dovrebbe stare a mente della seconda pugna che si ricominciòda noi a voi ne’ discendenti di Noècome in quella gentevi vincemmo e cacciammo al postutto: che non solamente fugíanovoi e non volieno fare alcun bene né adoperare alcuna virtudené si chiamavano contenti d’ubidire noi a fare ogni vizioe ogni generazione di peccatoma adoravano nelli idoli i demonîe faceano loro reverenza come a Dio. La qual cosa ebbe Dioonnipotente sí per maleche tutta quella gente abandonòa’ demonî e a’ Vizîa farne tutta lorovolontà. E disse Dio onnipotente a quella stagione di suabocca: "Pentomi ch’i’ ho fatto l’uomo"; eandonne ad uno che si chiamavan Abraamcui solo trovò giustonel mondoe disse: "Io vo’ di te far nascere gente la quals’apelli mio popoloe avrò cura di loroe farollimultiplicare come le stelle del cielo e come l’arena del mareedarò loro terra abondevole di latte e di mèle e d’ognigenerazione di vivanda. Ma voglio che si congiungano co le Virtudi ediscaccino i Vizî e seguitino le mie volontà". Efermato il detto patto tra lorosi partio Idio onnipotenteeservolli tutti i patti che promessi li avea.

-Anche dovresti avere a memoriae dovrebbevi bene ricordarecome ne’discendenti d’Abraam ricominciammo la terza pugna; ed avegna chetutta l’altra gente del mondo fosse in nostra podestàquel cotanto popolo ch’era cosí poco a respettodell’altra gentenon vi volemmo quetare né lasciare inpace. Anzi in quel medesimo popoloche s’apellava di Diov’assalimmoe combattemmo con voi; e avegna che dalcominciamento faceste gran pugna e vi difendeste francamente da noi abontà de patriarche e de profeti e d’altri fini capitanich’avestee a bontà della legge che vi diè Moisèal dassezzo quella pugna perdestee recammo quel popolo a peccare ea seguitare i Vizî e’ peccati e adorare l’idoli e aubidire le nostre comandamentacome tutte l’altre gentifacieno. Per la qual cosa Dio onnipotente non volle che questa malagente più suo popolo s’apellasse; ma mandò il suofigliuolo Gesù Cristo di cielo in terrae prese carnemortalee fecesi uomoe fece nel mondo nuova legge ci volle tòrrela gente di manoe rimetterla in vostra podestà. Della qualcosa ci accorgemmoe incontanente a uomini medesimi del suo populoin cui più si fidava il facemmo pigliare e straziare e metterenella croce e di crudel morte morire; e a’ suoi apostoli ch’aveafattie andavano questa legge predicando per suo comandamentofacemmo fare il simigliante.

Dunquese tutte le battaglie ch’avete avute con noi avete perdutee dele vostre pruove venute al disottoe Dio onnipotente medesimo e liapostolisuoi messi spezialinon ve n’hanno potuto aiutaremahannola duramente comperatain che avete dunque speranza che de lenostre mani possiate campareche vi levate ora a richiederne dibattaglia? Avete forse fidanza ne la Prudenzia? Molto sieteingannatech’ella rumina e cerca tanto le coseche di neun suofatto viene a capo. Avetela nella Giustizia? Dehcome fate gransennoche di neun tempo andò armatama sempre sta con suamazza in mano fasciata tra’ panni come se fortemente la gelasse.Avetela nella Fortezza? Unquanche non vinse battagliama sempre stacon suo scudo in braccio a sostenere i pericoli e le fatiche delletribulazioni del mondo. Avetela nella Temperanza? Certo tuttaviatiene in mano le bilance per trovare il mezzo delle cose.

-Or ecco bella gente che si trae innanzi a battagliache qual èmagro e afflitto per troppo digiunareagrestando il corpo di moltaastinenzae qual è palido nel volto per troppo vegghiarestando dí e notte in orazione. Certo molto ne sarebbe grandisinore se in cosí misera gente s’adoperassero nostremanio nostro ferro di vostro sangue si sozzazze: però convoi cotal battaglia fermeremoche solamente vi faremo cadere co lepettora de’ nostri cavalli; e quando sarete per terra viscalpiteremo tanto co’ piè de’ destrieriche sareteben macinate.

 

Cap.LIX

Dela morte de la Superbia e de la sconfitta della sua gente.

Favellatola Superbia le dette parole de rimproverîdiè de lisproni al destriere (e cominciò per lo campo a rotare)ilquale parea che volassesí di forza correa; e comandòalla sua gente che la dovessero seguitare. E nel correre che faceaambedue i piè dinanzi del cavallo s’abbattiero nellafossa che la Frode avea fattae caddevi entro col capo dinanziinsieme con esso la Superbiae cadde ella di sottoe ’lcavallo le cadde adosso; e fue sí grande lo stoscio per lafossa ch’era cava e profonda e per lo destriere che adosso lecaddeche tutta quanta si lacerò e infranse.

Equando i Vizî videro caduto il loro signoree giacere mortonella fossae ’l corpo suo tutto lacerato e infranto per ladura caduta ch’avea fattae videro le Virtù che veniarocontra loro molto strette e serrateperché s’eranoaccorte che’ Vizî eran già mossi a venire contralorodiedero le reni e cominciaro a fuggire insieme colle lorogenti; e le Virtùveggendo questoli seguitaro e miserli incaccia. Allora fue sí grande la sconfitta e la mortalitàde le genti de’ Vizî che moriro a quella battagliache lalarga strada che mena l’anime a l’inferno andò sícalcatae a la larga strada che mena l’anime a l’infernoebbe sí grande strettache non si ricorda mai che per neunasconfitta o mortalità di genti che nel mondo fosse quellastrada cosí calcata andasseo a quella porta cosígrande stretta avesse.

Equando i detti Vizî insieme co le anime de le lor genti furonoin infernomeritaro tanta pena e tormento che il solfo e ’lfuoco di ninferno multiplicò e crebbe di tal guisa che laterra non potte tanto incendio patireanzi ruppe in molte parti delmondoe apparve il fuoco di sopra a la terrae spezialmente inMongiubelloch’è un gran monte in Cicilia. E allor fuemanifesto a le genti che ’l ninferno era nel ventre della terraper lo detto fuoco che allotta apparveil quale è posciasempre durato.

 

Cap.LX

De’rimproverî della Pazienziache fa sopra ’l corpo dellaSuperbia.

Mortie spenti tutti i Vizîe scacciata e sconfitta tutta lor gentele Virtù tornarono a la fossa ove la Superbia era cadutaefecerne trarre il corpo mortoil quale era tutto macerato einfrantoe porre in su ’n una vilissima stuoia. E trassesiinnanzi la Pazienzia e disse: – O Superbiacapo e seminatricedi quanti mali nel mondo si fannogiaci oggimai abbattuta e mortasicché ’l mondo possa posare! che l’hai cotantotribulatoche ben t’è incontrato quello che dice ilVangelio: "I superbi abbatte Idio e falli cadere; e a li umilidà grazia e falli montare". Molto hai superbiamentefavellatonon solamente contra le Virtùma contra Dioonnipotente: che ti vantasti che ’l facesti a’ tuoi servidi crudele morte morire. Molto fue cotesto a dire grande ardimento;nol ti pensavequando cotali parole diceiche avessi la fossa cosípressolà ove dovessi cadere. E come fue a tepenso cosíè a tutti coloro che voglion te seguitareperch’e’medesimi la si fanno spesse volteo altro amico loro carissimoeperò non se ne posson guardare. Come a teSuperbiaèintervenutoche la Frodeche tu hai sempre cosí amata e caratenuta sopra li altri tuoi amici cariti fece la fossa là ovetu se’ caduta; la quale avea fatta per farvi cadere le Virtudiquando venissero al campo là ove le battaglie si facieno;della qual cosa s’è trovata ingannatae ha morta sée tutta sua amistà.

Equando ebbe cosí dettofece fare uno grande fuocoe arseviil corpo della Superbiae isparse la polvere al ventoacciòche più mai non rapparisse né si potesse trovare.

 

Cap.LXI

Dela carità che si fa de le cose de la sconfitta de' Vizî.

Dache le cose furo un poco racquetatesí si mise un bando daparte delle Virtú che tutte le persone a cui fosse venuto a lemani di quel de' nimiciin mano della Carità incontanente ildovesse[r] rassegnare. La qual cosa cosí si fecee non ne fufrodata d'un danaio; e fu tanta la roba di quel che si trovòde' nimiciche non si potrebbe contare. E quando la Caritàebbe a sé ogni cosaraunò tutti i poveri del mondosícome quella che ben li sapeae per volontà de le Virtuditutta questa roba tra' poveri dispensòdando a ciascun piúe meno secondo la sua povertade. E quando ebbe fedelmente dispensatoogni cosanon si trovò neun uomo nel mondo che fosse mendicoperché ciascuno avea pienamente reggimento della vita sua:tanto fue quello che le genti de' Vizî dell'altrui in malaparte teneano. Perchébastando le cose del mondo pienamente atutte le gentitanto aviano i detti Vizî soprapreso del'altrui (e convertiallo in mal uso)che molti ne stavano in granmendicitate. E dacché fu fatta la detta caritàsísi raccolsero le Virtú con tutta la lor gentee abbandonaroil campo e tornârsi nell'oste; nel qual luogo fuoro dallaReligione e da le sue figliuole a grande onore e con molta allegrezzaricevute.

 

Cap.LXII

Delleparole che dice la Filosofia per andare a le Virtúpercompiere il viaggío.

Tornatenell'oste le Virtú e abbandonato il campo là ove lebattaglie si facíenodisse la Filosofia: - Figliuolo miofatte sono le battaglie tra' Vizî e le Virtú; sola èrimasa quella della Fede Cristiana co la Fede Pagana per racquistarela terra d'oltremare. Ma questa guerra è ammannata gran tempodi durarePerché la gente che tiene co la Fede Pagana èmaggior gente che la nostra; anche ha di là da mare rei epericolosi passiper certi fiumi che si convengon passaree havvicerte province con istrette e pericolose intrate a cagione dimontagne; e sopra tutto è ancora perché la FedeCristiana ha di Roma fatto suo capoe la gente d'oltremare vuol granmale a' Romaniperché fur già segnoreggiati da loroefecero loro dura e aspra segnoria: e però hanno presa la FedePagana molto tenacementee vorrebbe catuno di loro anzi morire chela Fede Pagana perdessenon tanto per tema di Dioquanto per cagionde' Romaniperché hanno paura che la Fede Cristiana non lirimettesse in lor podestà per le dette cagioni. E anche assairichiederà quella guerra gran gente e molto navilio egrandissime spese; e però non si farà a questi tempima predicherassi in prima la Crocee ricoglierassi il decimo ditutti i Cristiani; e le Virtudi si partirannoe torneranno al tempochente porranno tra loro

-Onde montiamo a cavallo e andiamo alle Virtú mentre che sonoinsieme raunatee compiamo nostro viaggio; perché ci sarebbepiú duro ad andarle caendo per lo mondodacché fosseropartite.

 

Cap.LXIII

Dell'andatache la la Filosofia alle Virtudi.

Quandola Filosofia ebbe cosí dettosí ci apparecchiammo emontammo a cavalloe andammo tanto che fummo nell'oste; e trovammoche tutte le Virtú erano a consiglio nel mastro padiglione delComune; e ragionavaro di fare un bellissimo tempio e un grandespedale nel luogo ov'erano fatte le battagliein memoria dellevittorie ch'aveano avutee di fare predicare la Crocee di fareraccogliere il decimo di tutti i Cristianie di fare molto navilio egrande apparecchiamento d'avere molta gente per lo passaggiod'oltremare.

Equando fummo ivismontammo e intrammo là entro. E quando leVirtudi videro la Filosofia loro donna e maestraincontanente laconobberoe gittârsi in terra ginocchionie corsero a' piediper baciargliele; ed ella nol soffersema pigliolle per la mano erizzolle. E dacché fuoro rittesí l'abbracciòcatuna per sée poi le salutò e disse: - Figliuole miecaree verage amiche e ministre di Dioda Cristo e da me siatesempre benedetteche veracemente siete la salute e il campamentodelle gentitante fatiche portate per l'umana generazione -. Elletutte la risalutaroe dissero: - Maestra e donna nostral'onnipotente Dio ti guardi e salvi d'ogni tempoacciò chesempre possiamo esser partefici della tua dottrinaverace luce diDioper cui è alluminato tutto 'l mondo.

Equando s'ebbero insieme salutatesí s'asettarono a sedere; ele Virtu[de] cominciaro a ragionare de le battaglie ch'erano stateede le vittorie ch'aveano avutee come tutti i Vizî erano mortie spenti; laonde la Filosofia fece grande allegrezza. E quando ebberoassai ragionato di quella materiacominciaro a ragionare del fattodel tempio e dello spedale che voleano edificare nel luogo ov'eranostate le battaglie. Allor disse la Filosofia: - Degna cosa èche bellissimo tempio e grande spedale sia fatto in cosívitturioso luogoe in memoria di sí alta e gloriosa vittoria.E io medesima li voglio disegnareperché siano bellissimi egrandi -. Allor tolse la canna e disegnolli in presenzia di maestri;ed elli iscrissero il suo disegnamentoperché non uscisseloro di mente.

Epoi tornaro a l'albergosonata già terzae ivi eraapparecchiato il desinare. E desinò la Filosofia con tutte leVirtudi ad una mensa a grandissimo agio e con molta letizia.

 

Cap.LXIV

Delrapresentamento che la la Filosofia del fattore dell'opera alleVirtudi.

Desinatoogni gentee levate le mense e rassettati a sederedacché siavide la Filosofia che le Virtudi erano chiare e di buona vogliacominciò a loro de' mie' fatti cota' cose a parlare: -Virtudiministre di Dioper cui si salva l'umana generazionevoisapete che Cristo nel Vangelio disse che molto è allegroquando un peccatore si converte a penitenzia; e son certa che semprestate ammannate per dare a Dio di queste allegrezze. Onde qui ha unvalletto in mia compagniache fue già molto mondano; e perchénon li seguitavan le cose del mondo tutte a sua volontàne futanto nell'animo dolente che ne infermò e aggravò dellapersona malamente. Onde io il visitai come amicoperch'era stato aun tempo sotto mia disciplinae fecimi aprire la cagione del suomale; e quando l'ebbi conosciutail medicai co le medicine de' mieigastigamentie fecili l'errore suo apertamente conoscere e vedere;ed ellisiccome uomo ch'ode volentieri quando è gastigatopuose fede alle medicíne de' miei gastigamenti. E quandos'accorse che la medicina era buonae che 'l gastigava come amicoabandonò i primai intendimenti e prese la dieta che l'impuosicome si dovesse reggere e guardaree guerie tosto della sua malatia;e oggi è fermo di volere conquistare il santissimo regno diparadiso. Ed essendo certo che non si può avere per altre maniche per le vostreviene a voi per diventare vostro fedele e pergiurare le vostre comandamenta e intrare di vostra compagniaacciòche l'atiate in su questa vicenda.

Eallor mi pigliò per la mano e menommi dinanzi alle Virtudiedisse: - Eccol quich'io il v'apresento; e priegovi che come portal'uficio vostro il dobbiate servire -. E quando m'ebbe rappresentatoe io m'inginocchiai dinanzi da loro con gran reverenza; ed elle sisceveraro da una parte a consiglio.

Edacché furon consigliatetornaro; e cominciò laPrudenziaper volontà dell'altre Virtùcotali cose aparlare:

 

Cap.LXV

Diquel che dice la Prudenzia de la Filosofia

ele parole che dice al fattore dell'opera della Fede.

-O verage maestra delle Virtudio chiara luce di questo mondopercui tutte le genti sono alluminatequanti n'hai già recati apenitenzia di coloro che andavano per questo mondo cieco come mattie tu li hai dirizzati in buona via co le parole de' tuoi ammonimenti!Ben veggio che chi ritiene teco amistàmalagevolmente puòperire: e questi non scampa per altro de la mortese non perch'ebbeteco contezza alcuna volta. E sappi che per noi sarà beneatatopurché si possa acconciamente.

Epoi si rivolse inverso di mee disse: - Figliuol mionoi non tiriceveremmo per fedele né ti prometteremmo alcuno aiuto didarese prima non fossi esaminato da la Fede Cristianae avessetiricevuto per fedele. E ben lo ti volessimo noi faree dessimoti inostri amonimentie tu li servassi fedelmentetutte le buone operedel mondo non ti varrebbero neentese prima suo fedele nondiventassi: onde con noi t'afaticheresti invanose prima da lei nonti facessiperch'ella è fondamento di coloro che voglionointendere al servigio di Dio.

Equando ebbe cosí dettosciolsi una tasca e trassine una cartae puosila in mano della Prudenziae dissi: - Ecco la carta del mioesaminamentoe come per fedele fui ricevuto

-.E quando ebbe la cartasí la lesse; e veduto il tinorefuemolto allegraperché vide ch'era vero il detto mio. Alloradisse: - Ben hai fatto buono cominciamento.

 

Cap.LXVI

Dele parole che dice la Prudenzia della gloria mondana.

Appressodisse: - Figliuol miodue sono le glorie che l'uomo e la femina puòaverecioè quella di paradiso perpetuale e quella di questomondo temporale; e tanto è contraria l'una a l'altrache chiha l'unal'altra a niuno partito puote avere. E però dissesan Bernardo: "Neuno può avere i beni di questo mondo edell'altroe che qui il ventre e colà la mente possa empieree che di ricchezze a ricchezze passie in cielo e in terra siaglorioso". Onde se di questa mondana avessi alcuno intendimentonon richiedere nostra compagniaperché ad avere vita eternanon ti potremmo alcuna cosa valere -. E io dissi: - Come intendetevoi gloria mondana? È forse vostro intendimento che chi èricco non si possa salvare? - Ed ella disse: - Noma chi la desiderae dilettasi con essa. E però disse il Profeta: "Se abondein ricchezzanon vi porre il cuore tuo" -. E io dissi: - Moltodesiderai ad un tempo questa gloria mondanaavegna che mal me necogliesse; ma in mano de la Filosofia vi rinunziaie per loconsiglio di suoi ammonimenti. E se non mi credeteed ecco ne levostre vi rinunzio -. Ed ella disse: - Ben mi piacee stovvicontentadacché per sue mani se' tornato a vita di migliorireggimenti.

 

Cap.LXVII

Dele parole che dice di non atare in altro il fattore dell'opera chein acquistar paradiso.

Appressodisse: - Figliuol miose ti ricevessimo per fedelenon voglio chesia tuo intendimento che t'atassimo in altra vicenda che inacquistare paradiso. E se per altra vicenda ci volessinon sarestiservito; anzise ci acorgessimo che ci menassi sotto spezie diquestoe altri tuoi intendimenti ne compiessil'avremmo molto permalee mosterremmolti per innanzi che ne fossimo dolenti. E iodissi: - Perché dite queste parole? Crede' forse che io siatraditoreche cosí malamente v'ingannasseche desse vistad'una cosa e un'altra facesse? - Ed ella disse: -Figliuol mionon tidare maraviglia perché ti diciamo queste paroleperchétroviamo che la maggior parte de' gran mali che son fatti nel mondoson fatti e compiuti alle nostre cagioni e sotto specie di ben faree per altra via non sarebbero menati a compimento. Di questo non cipossiamo accorger dinanzise non quando il male è commesso:perché tant'è la buona fede ch'aviamo ne le belleparole che ne dite e ne' be' reggimenti che mostrateche viriceviamo per fedeli e facciànvi venire in grazia de le gentie non sappiamo i vostri mali intendimentiperché solo Idio ilcuor delli uomini conosce: e voi ne gittate queste zare. Mavendichialle molte volte grandementea tal otta che a pena nericorda a chi l'ha fatto - ma a noi non esce di mente mai. E come ate dinanzi il ricordiamocosí si ricorda a tutti quelli chevoglion esser di nostra compagnia -. E io dissi: - Non voglio che inaltro mi serviate principalmenteche in acquistar paradiso. Ma nonpuò esser che la vostra amistade non vaglia a molt'altre cosein questo mondo; e di quel non voglio esser repetatoperchénon intendo a quelle principalmente venirené vi richiedereper quelle cagioni. E se per neun tempo mi venisse vogliad'ingannarvi per quella via ch'avete dettodelle vostre mani nonpossa campareche in questo mondo gran vendetta non ne siachénell'altro son io certo che Dio ne farà grandissima vendetta:perché li ipocritiche sono di cotesta manierache mostrandi fare una cosa e fannone un'altraDio li innodia sopra li altripeccatori.

 

Cap.LXVIII

Delleparole che dice di star fermo nel buon cominciamento.

Appressodisse: - Molti sono che con grande affezione ricolgono la parola diDioquando l'odon seminare ad alcuno savio predicatore; e vengon anoi incontanentee prèganne che li facciamo di nostracompagniae diàn loro i nostri amonimenti; e dacchésono ricevuti e amonitili oservano un gran tempo fedelmentemaritornano addietro e lasciansi ingannare alle cose del mondo eperdonsi il benificio c'hanno fatto. E questi cotali non sono aconciad aver paradiso; e però dice il Vangelio: "Neun uomo cheponga mano a l'aratro e rivolgasi adietro è aconcio al regnodi Dio". Però ti ricordo questoche se dovessi essere dique' cotalinon adimandi nostra compagniaperché ad avereparadiso non ti varrebbe neente.

Eio dissi: - Neun uomo può giudicare de le cose che debbonoavenireperché solo Dio le vede e le conosce; ma dirovvisopra cotesto fatto il mio intendimento. Io son fermo di bencominciaree credomi cosí seguitare e finiree credooservare i vostri amonimenti. E il dí che mi vien voglia dimutaremi vegna la morte incontanentesí che più nonviva in questo mondo: perché conosco certamente che molto èria la vita di coloro che non vivono a Dioma solo al mondo.

 

Cap.LXIX

Dele parole che dice de le cinque Virtù che tegnono le cinquechiavi di paradiso.

Rispostoalla Prudenzia a tutte le sue adomandagioni secondo che desideravad'udiredisse: - Figliuolo mioda che se' in cotesta volontàdi ben fareio ti vo' di nostri fatti alcuna cosa dire. Sappi checinque sono le porti per le quali s'entraanzi che andare si possain paradiso. De la prima porta tiene le chiavi la Fede Cristianae aneuno la diserrané 'l lascia andare in quel luogo beatosenon conosce Dio e crede secondamente che comanda. Della seconda portatien le chiavi la Prudenziae a neuno la diserra né 'l lasci'andare in paradisose non è savio e scalterito ne le cose delmondoin conoscere il bene dal male per diritta ragionee inelegger lo bene e fuggir lo male c'ha conosciuto. De la terza portatien le chiavi la Giustiziae a neuno la diserra né 'l lasciaandare in paradisose non è d'animo giustoe redde ad ognipersona sua ragione a cui è obligato. De la quarta porta tienle chiavi la Fortezzae a neuno la diserra né 'l lasciaandare in paradisose non è d'animo forte a sostenere conmolta pazienzia i pericoli e le fatiche de le tribulazioni e aversitàdel mondoe in non pigliare troppa allegrezza ne le prosperevolicose. De la quinta porta tiene le chiavi la Temperanzae a neuno ladiserrané 'l lascia andare in paradisose non èd'animo temperato a refrenare i desiderî de la carne e a tenereil mezzo in tutte le cose.

-E sono qui presente le dette Virtù; e catuna ha suoiamonimentie faratti intendere ciascuna di suoie mosterralitiapertamente. E tu sie savio in saperli pigliare e diligentementecommendare e in memoria ritenereacciò che ti sappiconsigliare che via sopra i nostri fatti ti convegna tenere.

 

Cap.LXX

Delliammonimenti della Prudenzia.

Quandola Prudenzia ebbe parlato come di sopra avete intesocominciòa pensare e a recarsi a memoria li suoi ammonimenti. E quando ebbeuna pezza pensatodisse: - Figliuol miola Fede Cristianasícome capo e fondamento di coloro che vogliono intendere al servigiodi Diotiene le chiavi de la prima porta di paradisoe a neuno ladiserrané 'l lascia andare in quel luogo beatose prima nonconosce Dio e credesecondo ch'amonisce e comanda. E peròaccaderebbe a lei di darti imprima i suoi ammonimenti; ma ella t'hagià esaminato e ammonito e ricevuto per fedelesecondo che sicontiene nella carta che tu mi mostrasti.

-E cosie viene ora a me la vicenda di farti intendere de' mieiperchétengo le chiavi della porta seconda. E vo' che sappie per certo che aneuno apro questa portané 'l lascio in paradiso andareseprima non è prudentecioè savio e iscalterito in su lecose c'hae a farein conoscere il bene dal male per diritta ragionee aleggere il bene nelle sue operazionie fuggire il male c'haconosciuto. E puote usare questa virtù per quattro virtùche nascono di lei: cioè per buona memoriaper buonoconoscimentoper buono provedimentoper buono esaminamento dellecose contrarie.

-Per buona memoria puote l'uomo usare questa virtùquandol'uomo ha memoria e ricordasi di molte cose passate e di molti fattiche sian già avenuti e incontratie adatta il fatto c'ha afare ad alcun fatto passatoe dice: "Questo fattosimigliantemente dee andareo in questo fatto simigliante via si deetenere". Per buon conoscimento puote l'uomo usar questa virtudequando imagina bene il fatto c'hae a faree conosce il ben dal maleper diritta ragioneo la cosa giusta da la non giusta o laconvenevole da la sconvenevolee sí guarda il bene c'haconosciuto e manda a compimento. Per buon provedimento puòl'uomo usare questa virtùquando del fatto c'hae a fareprovede dinanzi che ne può incontrare o avenireperchési giudicano le buone cose da le rie solamente da la fine. Per buonoesaminamento puote l'uomo usar questa virtùquando l'uomoesamina bene ogni cosa del fatto o de la cosa c'ha a fareperchémolte cose paion buoneche non sonoperché i contrarîe le cose che posson nuocere non sono bene esaminate e cercate.

 

Cap.LXXI

Delliammonimenti della Iustizia.

Appressovenne la Giustizia ad aprire i suoi ammonimentie disse: - Figliuolmioio tegno le chiavi della terza porta di paradisoe non diserroa neuno la detta portase non è d'animo giustoe redderagione a ogni persona a cui è obligato. Ed è l'uomoper tre ragioni obligato: per ragione scritta e per ragione nonscritta e per ragione naturale; per ragione scrittacioè oper legge romana o per istatuto; per ragione non scrittacioèper alcuna usanza che sia tenuto d'oservare.

-Per ragione naturale è l'uomo obligato in sei modicioèper via di religioneper via di pietàper via d'amorepervia di vendettaper via d'osservanzaper via di verità. Pervia di religione è l'uomo obligato naturalmente a Dio; per viadi pietà è obligato il padre al figliuolo e 'lfigliuolo al padre e lo cittadino alla sua città; per viad'amore è obligato il parente al parente e l'amico all'amico;per via di vendetta è obligato il nemico al nemico; per viad'oservanza è obligato il suggetto al segnore; per via diverità è obligato naturalmente l'un uomo a l'altro.

Eio dissi: - Fammi bene intendere come l'uomo è obligato a Dionaturalmente per via di religione -. Ed ella disse: -Religione hasotto sé tre virtùsecondo ch'io t'ho detto di sopracioè fedecarità e speranza. Per la fede si conosce ecrede Idio; per la carità s'ama e obedisce e portalisireverenza; per la speranza s'ha ferma credenza d'esser da Dioguiderdonato. Tutte le dette cose siàn tenuti di rendere e difare a Dio naturalmente; e quelli è in verace religione eredde a Dio perfettamente sua ragioneche tutte le dette cose lirendecioè che conosce e crede Dioe amalo e ubidiscelo efalli reverenza e ha in lui ferma speranza d'esser del benguiderdonato.

Equando ebbe cosí dettodissi: - Mostrami come il padre alfigliuolo e il figliuolo al padre e 'l cittadino alla sua cittade ènaturalmente obligato per via di pietade -. Ed ella disse: - Il padreè tenuto al figliuolo naturalmente di fare tre cosecioènutricarlo e amonirlo e gastigarlo: nutricarloperché crescae possasi aiutare; amonirlo di Dio e darli di buoni costumiperchésia buono; gastigarlo di peccati e de' maliperché nondoventi reo. E 'l figliuolo è tenuto di rendere al padre altretre cosecioè onorarloubidirlo e sovenirlo: onorarloperlo benificio che n'ha ricevuto; ubidirloperché li sono utilii suoi comandamenti; sovenirlo quand'è bisognosoper renderlicambio de' suoi benificî. E 'l cittadino è tenutonaturalmente di rendere alla sua città due cosecioèconsigliarla e atarla: consigliarla è tenutocioèdarle buoni e diritti consigli; atarla è tenuto in su' bisognie pericoli suoi. E tutti questi si muovono a rendere loro ragionecome ho detto di sopraper via di pietade. E quando ebbe cosídettodissi: - Dimmi come l'amico è obligato a l'amicoe 'lparente al parentenaturalmente per via d'amore -. Ed ella disse: -L'amico è tenuto a l'amicoe 'l parente al parentea duecosecioè a consigliarlo e aiutarlo: a consigliarlo ètenutocioè a darli fedeli e diritti consigli; ad atarlo ètenuto in su' bisogni e pericoli suoi. E a queste cose fare si muovel'amico o 'l parente solamente per amore che nel suo amico e parentedé avere.

Equando ebbe cosí dettodissi: - Dimmi in che modo èobligato il nemico al nemico naturalmente per via di vendetta -. Edella disse: - Quando il nemico vuole offendere al suo nemicoquestiche vuol essere offeso si può naturalmente difendere da lui enon lasciarsi fare né forza né ingiuria; e questocotale difendere è appellato vendettae la ragione che 'lnemico contra 'l nemico puote usarecioè di difendersi daluiacciò che forza né ingiuria no li faccia. E avegnache per questa via si possa redder naturalmente ragione al nemicoDio volle che colui che vuol esser perfetto questa cotale ragionecontra 'l nemico non usiné si difenda da lui. Onde dice ilVangelio di colui che vuole esser perfetto: "Chi ti dànell'una gotapara l'altra; e chi ti vuol tòrre la gonnelladagli con essa la guarnacca".

Equando ebbe cosí dettodissi: - In che modo è obligatoil suggetto al signore naturalmente per via d'osservanza? -Ed elladisse: - Il suggetto è tenuto al segnore a tre cosecioèonorarloubidirlo e venerarlo con molta reverenzia: ché aqueste cose li è obligato naturalmente per via d'osservanzaperché sempre è cosí usato di fare.

Equando ebbe cosie dettodissi: - In che modo è obligato unuomo a l'altro naturalmente per via di veritade? - Ed ella disse: -L'un uomo a l'altro èe obligato naturalmente di dire veritàe servarli quello che giustamente li promette. E anche ètenuto l'un uomo a l'altro a tre cosecioè sovenirlosopportarlo e gastigarlo: sovenirlo quand'è bisognoso;soportarlo quand'è infermo over matto; gastigarlo quando e'vede ch'elli erra in commettere o fare alcun peccato. In tutti i modiche son detti di sopra dé rendere l'un uomo a l'altro laragion suaa cui è obligatoacciò che la mia porta diparadiso gli diserri.

 

Cap.LXXII

Deli ammonimenti della Fortezza.

Appressovenne quella Virtù che s'appella Fortezza ad aprire e mostrarei suoi amonimentie disse: - Io tegno le chiavi della quarta portadi paradisoe a neuno la diserro se non è d'animo forte asostenere i pericoli e le fatiche delle tribulazioni e angosce delmondoe in non esaltarsi malordinemente per le prosperevoli cosedella ventura. E d'animo forte può esser l'uomo per sei virtùche nascono di fortezzacioè per magnificenzia e speranza efermezza e pazienzia e perseveranzia e longanimitade. Permagnificenzia è l'animo fortequando l'uomo ardisce le grancose di fareacciò che dirittamente la cosa si faccia. Perisperanza è l'animo fortequando spera l'uomo fermamente diben capitarequando la cosa si fa dirittamente. Per fermezza èl'animo fortequando sta l'uomo fermo in sul buon provedimento eporta igualmente tutte le cose. Per pazienzia èe l'animofortequando soffera l'uomo in pace i pericoli e le fatiche delletribulazioni e angosce del mondo. Per perseveranza è l'animofortequando persevera l'uomo infino alla fine delle cose chedirittamente incomincia. Per longanimità è l'animofortequando pazientemente aspetta l'uomo d'esser in vita eternaguiderdonato. Per tutte queste virtù è bisogno che siaforte l'animo di colui che vuole che la mia porta li sia diserrata.

 

Cap.LXXIII

Delliamonimenti della Temperanza.

Appressovenne la Temperanza ad aprire e mostrare i suoi amonimentie disse:- Figliuol mioio tegno le chiavi de la quinta porta di paradisoeno·ll'apro a neuno che nel detto luogo vogli'andarese non èd'animo temperato in refrenare i desiderî de la carne laonde èassalito e tentatoe in tenere il mezzo di tutte le cose. E puotel'uomo esser d'animo temperato per [otto] virtudicioè per[contenenza] e castitade e pudicizia e astinenzia e parcitade eumilitade e onestade e vergogna. [Per contenenza puote l'uomo esserd'animo temperatoquando s'astiene dai desiderî non liciti].Per castità è l'animo temperatoquando costrignel'uomo l'incendî de la lussuria col freno della ragione. Perpudicizia è l'animo temperatoquando non solamente l'incendîma i segni della lussuria rifrenache sono ne' reggimenti del corpoe ne' vani ornamenti. Per astinenzia è l'animo temperatoquando s'astiene l'uomo del manicare e del bere di soperchio. Perparcitade è l'animo temperatoquando ritiene l'uomo quelloche si conviene: ché la larghezza è quando quello ch'èconvenevole si ispende. Per umiltà è l'animo temperatoquando porta l'uomo vile abitoe 'l ben che fa sí nascondeacciò che non paia di fuori. Per onestà èl'animo temperatoquando tutte le cose che li fanno bisogno a lavita reca ad uso temperato. Per vergogna è l'animo temperatoquando si vergogna l'uomo de le soperchianze e de' mali e delle sozzeparole. Per tutte le dette virtù è bisogno ch'abbial'animo temperato chi per la detta porta vuole intrare.

 

Cap.LXIV

Cheparole dice la Prudenzia al fattore dell'opera.

Compiutodi dire i loro amonimenti le quattro Virtù principali chetengono le quattro chiavi delle quattro porte di paradisodisse laPrudenzia: - Figliuol miotu hai intese le parole degli amonimentiche detti ti sonoi quali si vogliono tutti oservareperchénon è niuna delle dette Virtudi che la sua porta ti degnassed'aprirese' suoi amonimenti non fossono oservati - e niuno potrebbeandare in paradisoa cui alcuna delle dette porte fosse serrata.Però ti pensa dinanzi se ti credi bene poterli oservare; e sevi ti accordidiventa fedele e entra di nostra compagniae noit'aiutereno volentieri e apirenti le nostre porti se sarai buonofedele. E se credessi non poterli oservarenon ti imbrigare de'nostri fattiperché non sarebbe altro che inganno del mondoe non te ne potrebbe altro che male incontrare.

 

Cap.LXXV

Come'l fattore dell'opera piglia consiglio della Filosofia.

Incontanenteche la Prudenzia ebbe compiuto di dire come di sopra avete intesomilevai ritto in piede del luogo ov'era stato ginocchione innanzi alleVirtudi per udire i loro ammunimentie pigliai la Filosofia per lamanoe trassila d'una parte a consiglioe dissi: - Maestra delleVirtudipregotiper l'amore e per la fede che t'ho sempre portatoche in su questi fatti mi debbi consigliare: che non son sísavio che per me ci sappia pigliare buon consiglio. Chéquando mi penso del regno di paradisoch'è cosígrandissima cosa come m'hai di sopra mostratomolto s'accendel'animo mio di patirne ogne durissima e asprissima cosa per averlo;ma quando mi reco a memoria li amonimenti che m'hanno dato leVirtudili quali mi conviene tutti oservarenon veggio che perneuno modo io far lo potesse. Die aiuta! chi sarebbe di tanta bontàche conoscesse e credesse e amasse e ubidisse e reverisse Dio nostrosignoree avesse in lui ferma speranzacome Religione comanda perle dette tre virtudi che nascono di lei? e fosse sí savio escalteritoche in tutte le cose ch'avesse a fareil bene dal male ela cosa giusta da la non giusta o la convenevole da la sconvenevoleper diritta ragione conoscesseil bene eleggesse e 'l male schifassee fuggissecome comanda Prudenzia? e fosse sí giustochereddesse suo diritto a qualunque persona fosse obligato o per legge oper usanza oper ragion naturalecome comanda Giustizia? e fosse síd'animo forteche ne le prosperevoli cose non si esaltassee ipericoli e le fatiche de le tribulazioni e angosce del mondo in paceportassecome comanda Fortezza? e fosse d'animo temperato tantocheli desiderî de la carnelaonde è tentato e assalitocostrignesse e temperassee pesasse sí le cose che in tutteil mezzo tenessesecondo che Temperanza comanda? Certo non sono iocolui che le dette cose credesse oservare; onde ti dico certamenteche non ci vorrei esser venutoin tanti duri pensieri sono intrato.Perché prima mi vivea di buona fede semplicementee a ledette cose non pensava; ma or che veggio quello che far mi convienevivo com'uomo disperatoe non credo potere avere il regno di Cieloil quale desiderava sopra tutte le cose.

 

Cap.LXXVI

Delconsiglio che dà la Filosofia al fattore dell'opera; e comefue ricevuto per fedele.

Compiutodi dire le dette parolela Filosofia cominciò a pensare; equando fue stata una pezzadisse: - Figliuol miotre sono lepotenzie dell'anima in questo mondocioè lavorareimaginaredesiderare. Per la potenzia ch'è nell'anima del lavoraresempre mai in questo mondo lavora e non può stare oziosa; perla potenzia ch'è nell'anima dello imaginaresempre mai inquesto mondo vuole impararee di ciò non si sazia; per lapotenzia ch'è nell'anima del desideraresempre mai desiderastando nel mondoe non adempie i suoi desiderî. Dunquesel'anima dell'uomo è data naturalmente in questo mondo a questetre cosee fuggire no·lle puoteperché sono in leinaturaliqual è meglio tra che lavori a Dio o al mondoconciò sia cosa che 'l lavorio che si fa a Dio sia con fruttoequel che si fa al mondo sia sanza frutto per innanzi? Del qualelavorio fa menzione san Giovanniquando dice: "Beati que' mortiche muoiono a Dio perch'oggimai dice allo spirito che si riposi de lefatiche suee da le sue opere sarà seguitato". E qual èmeglio tra che appari la sapienzia di Dio o quella del mondocon ciòsia cosa che quella di Dio sia di verità e dirizzi l'uomo averace conoscimento de le cosee quella del mondo sia di vanitadi ebugiee conduca l'uomo in grandissimi errori? Della quale famenzione il Salterioquando dice: "Figliuoli degli uominiperché siete voi di cosí vano cuoreperchédesiderate voi le vanitadi e andate caendo le bugie?"; e appellail savere delle cose mondane vanità e bugia. E qual èmeglio tra desiderare i beni celestiali o quelli del mondocon ciòsia cosa che i celestiali siano stabili e fermi e adempiano idesiderî dell'uomoe que' del mondo siano fallaci e a terminedatie' desiderî dell'uomo non possan compiere? Certamente tidico che non è aguaglio dall'uno lavorio a l'altrodall'unoapparare all'altrodall'un desiderare all'altro. E per le Virtùsi lavora a Dio e s'appara la sapienzia di Dio e desideransi le cosecelestiali.

-Ondeda che m'hai chiesto consiglioe io il ti do volontierieconsiglioti per la fedeonde m'hai scongiuratoche incontanente tifacci fedele de le Virtù ed entri di lor compagnia e promettid'oservare i loro ammonimentie compî quello per che tu se'venuto. E non ti sbigottire né abbi paura perché tipaiano ora duri i loro ammonimentiperché molte cose paionoagre nel cominciamentoche sono molto agevoli a seguitare ecompiere: e quest'è una di quelle. E però dice Dio nelVangelio alle genti: "O voi che lavorate e affaticati siete(intendi de le cose del mondo)venite a me e io vi sazierò; esappiate che 'l mio giogo è soave e l'incarico mio sí èlieve" -. E quando ebbe cosí dettosí mi pigliòper la manoperché s'accorse che io dubitava e non erad'animo fermo; e menommi dinanzi alle Virtù e disse: - Eccol'uomoche s'è accordato al postutto d'esser vostro fedele ed'intrare di vostra compagnia e osservare i vostri ammonimentifedelmente.

Ele Virtùvogliendo le dette cose di mia bocca saperedissero: - Vuo' tufigliuolodiventare nostro fedele? - Edioch'era già rassicurato per li buoni conforti che laFilosofia m'avea datidissi: - Sí voglio molto volontieri -.Ed elle dissero: - E vuo' promettere d'osservare i nostriammonimenti? - E io dissi: - Sí prometto co l'aiuto e a lasperanza di Dio -. Ed elle allotta sí mi benedissero esegnaronmi ciascuna per sée dissero: - E noi t'amettiamo perfedele e compagno; e fedelmente ti serviremoe promettiamo in questomondo di darti la grazia delle gentie nell'altro paradiso e 'lregno di Cielo: nel quale luogo ti farai glorioso e beato e parteficeco li angeli della gloria e della beatitudine di Dio onnipotente.

Edacché m'ebbero benedetto e segnato e ricevuto per fedelescrissero BONO GIAMBONI nella matricola lorosecondoche la Filosofia disse ch'io era chiamato.

 

 FINE