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Leonardoda Vinci



AFORISMINOVELLE E PROFEZIE







1.AFORISMI


Ciòche non ha termine non ha figura alcuna Data la causala naturaopera l'effetto nel più breve modo che operar si possa.

Ogniazione fatta dalla natura non si pò fare con più brievemodo co' medesimi mezzi. Date le cause la natura partorisce lieffetti per i più brievi modi che far si possa.

Sìcome ogni regno in sé diviso è disfattocosìogni ingegno diviso in diversi studi si confonde e indebolisce.

Aciascuno strumento si richiede esser fatto colla esperienza. Ciascunostrumento per sé debbe essere operato colla esperienzadond'esso è nato.

Perchési vede più certa la cosa l'occhio ne' sogni che collaimmaginazione stando desto.

Fuggie precetti di quelli speculatori che le loro ragioni non sonconfermate dalla isperienzia.

...O studiantistudiate le matematichee non edificate sanzafondamenti.

Chibiasima la somma certezza delle matematiche si pasce di confusioneemai porrà silenzio alle contradizioni delle sofistichescienziecolle quali s'impara uno eterno gridore.

Liabbreviatori delle opere fanno ingiuria alla cognizione e allo amorecon ciò sia che l'amore di qualunche cosa è figliold'essa cognizionee l'amore è tanto più ferventequanto la cognizione è più certa; la qual certezzanasce dalla cognizione integrale di tutte quelle partile qualiessendo insieme unitecompongano il tutto di quelle cose chedebbono essere amate.

I'ho tanti vocavoli nella mia lingua maternach'io m'ho piùtosto da dolere del bene intendere delle coseche del mancamentodelle parolecolle quali io possa bene espriemere il concetto dellamente mia.

Nonmi legga chi non è matematico nelli mia principi.

Laideaover imaginativaè e timone e briglia de' sensiinperò che la cosa immaginata move il senso.

Chidisputa allegando l'autoritànon adopra lo 'ngegnoma piùtosto la memoria.

Lasperienziainterprete in fra l'artifiziosa natura e la umana speziene 'nsegna ciò che essa natura in fra' mortali adopra danecessità constrettanon altrimenti oprar si possa che laragionesuo timoneoprare li 'nsegni.

Nessunaazione naturale si po' abreviare.

Ogniazion naturale è generata dalla natura nel più brievemodo che trovar si possa.

E'da essere giudicati e non altrementi stimati li omini inventori e'nterpreti tra la natura e gli uominia comparazione de' recitatorie trombetti delle altrui operequant'è dall'obbietto foridello specchio alla similitudine d'esso obbietto apparente nellospecchioche l'uno per sé è qualcosae l'altro èniente. Gente poco obrigate alla naturaperché sono sold'accidental vestitie sanza il quale potrei accompagnarli in fra liarmenti delle bestie.

Moltimi crederanno ragionevol mente poter riprendere allegando le mieprove per essere contro all'alturità d'alquanti omini di granriverenza apresso de' loro inesperti iudizinon considerando le miecose essere nate sotto la semplice e mera sperienzala quale èmaestra vera.

Naturalmenteli omini boni desiderano sapere. So che molti diranno questa essereopra inutilee questi fieno quelli de' quali Demetrio disse nonfaceva conto più del ventoil quale nella lor bocca causavale paroleche del vento ch'usciva dalle parte di sotto; uomini iquali hanno solamente desiderio di corporal ricchezzedilettoeinteramente privati di quello della sapienzacibo e veramentesicura ricchezza dell'anima; perché quant'è piùdegna l'anima che 'l corpotanto più degni fien lericchezze dell'anima che del corpo. E spesso quando vedo alcun diquesti pigliare essa opra in manodubito non si come scimia selmettino al naso o che mi domandi' se è cosa mangiativa.

Nessunoeffetto è in natura sanza ragione; intendi la ragione e non tibisogna sperienza.

Laesperienza non fallama sol fallano i nostri giudizipromettendosidi lei cose che non sono in sua potestà.

Atorto si lamentan gli omini della isperienzala quale con sommerampogne quella accusano esser fallace. Ma lasciàno stareessa sperienzae voltate tale lamentazione contro alla vostraignoranziala quale vi fa transcorrereco' vostri vani e instoltidesideria impromettervi di quelle cose che non sono in suapotenziadicendo quella esser fallace.

Atorto si lamentano li omini della innocente esperienziaquellaaccusando di fallacie e di bugiarde dimonstrazioni.

Chisi promette dalla sperienza quel che non è in lei si discostadalla ragione.

Lasapienza è figliola della sperienzia.

Lanecessità è maestra e tutrice della natura.

Lanecessità è tema e inventrice della naturae freno eregola eterna.

Fuggiquello studio del quale la risultante opera more coll'operanted'essa.

Ospeculatori dello continuo motoquanti vani disegni in simile cercaavete creati! Accompagnatevi colli cercatori dell'oro.

Medicinaè ripareggiamento de' disequalati elementi; Malattia èdiscordanza d'elementi fusi nel vitale corpo.

Muovesil'amante per la cos'amata come il senso alla sensibilee con secos'unisce e fassi una cosa medesima. L'opera è la prima cosache nasce dall'unione. Se la cosa amata è vilel'amante sifa vile. Quando la cosa unita è conveniente al suo unitoreli seguita dilettazione e piacere e sadisfazione. Quando l'amante ègiunto all'amatolì si riposa. Quando il peso èposatolì si riposa. La cosa cognosciuta col nostrointelletto.

Quattrosono le potenzie: memoria e intellettolascibili e concupiscibili.Le due prime son ragionevoli e l'altre sensuali.

De'5 sensivedereuldirodorato sono di poca proibizionetatto egusto no.

Scienzia:notizia delle cose che sono possibile presente e preterite.

Prescenzia:notizia delle cose ch'è possivine che possin venire.

Ogninostra cognizione prencipia da sentimenti.

Isensi sono terrestrila ragione sta for di quelli quando contempla.

Ilmoto è causa d'ogni vita.

Naturanon rompe sua legge.

Lanatura è costretta dalla ragione della sua leggeche in leiinfusamente vive.

Equesta sperienza si faccia più volteacciò che qualcheaccidente non impedissi o falsassi tal provache le sperienziafussi falsae ch'ella ingannassi o no il suo speculatore.

Chinega la ragion delle cosepubblica la sua ignoranza.

Comeè più difficile a 'ntendere l'opere di natura che unlibro d'un poeta.

Aristotilee Alessandro furono precettori l'un de l'altro. Alessandro fu riccodi statoil qual li fu mezzo a osurparle il mondo; Aristotile ebbegrande scienziala quale li furon mezzo a osurpasi tutto ilrimanente delle scienzie composte dalla somma de' filosofi.

Lanatura è piena d'infinite ragioniche non furon mai inisperienzia.

D'ognicosa la parte ritiene in sé la natura del tutto.

Voispeculatorinon vi fidate delli autori che hanno sol co'l'imaginazione voluto farsi interpreti fra la natura e l'omoma soldi quelli chenon coi cenni della naturama co' gli effetti dellesue esperienzie hanno esercitato i loro ingegni. E riconoscere comel'esperienzie ingannano chi non conosce loro naturaperchéquelle che spesse volte paiono una medesimaspesse volte son digrande varietàcome qui si dimostra.

Lascienza è il capitanoe la pratica sono i soldati.

Laproporzione non solamente nelli numeri e misure fia ritrovatamaetiam nelli suonipesitempi e sitie 'n qualunque potenzia sia.

Quandotu metti insieme la Scienzia de' moti dell'acquaricordati dimetteredi sotto a ciascuna proposizioneli sua giovamentia ciòche tale scienzia non sia inutile.

Del'error di quelli che usano la pratica senza scienziavedi prima lapoetica d'Orazio.

Quelliche s'innamoran di pratica sanza scienzia son come 'l nocchierch'entra in navilio senza timone o bussolache mai ha certezza dovesi vada.

Ospeculatore delle cosenon ti laldare di conoscere le cose cheordinariamente per sé medesima la natura conduce. Marallegrati di conoscere il fine di quelle cose che son disegniatedalla mente tua.

Nessunacertezza è dove non si pò applicare una delle scienzematematicheover che non sono unite con esse matematiche.

LaMeccanica è il paradiso delle scienze matematicheperchécon quella si viene al frutto matematico.

Maprima farò alcuna esperienza avanti ch'io più oltreprocedaperché mia intenzione è allegare primal'esperienzia e poi colla ragione dimostrare perché taleesperienzia è costretta in tal modo ad operare. E questa èla vera regola come li speculatori delli effetti naturali hanno aprocederee ancora che la natura cominci dalla ragione e termininella sperienziaa noi bisogna seguitare in contrariocioècominciandocome di sopra dissidalla sperienziae con quellainvestigare la ragione.

Nissunaumana investigazione si pò dimandare vera scienzia s'essa nonpassa per le matematiche dimostrazionie se tu dirai che lescienzieche principiano e finiscono nella menteabbiano veritàquesto non si concedema si niegaper molte ragionie primachein tali discorsi mentali non accade esperienziasanza la qualenulla dà di sé certezza.

Studiaprima la scienziae poi seguita la pratica nata da essa scienzia.

Nissunacosa è che più c'inganni che 'l nostro giudizio.



2.AFORISMI E PROVERBI SULL'UOMO


Chi tempo ha e tempo aspettaperde l'amico e danari non ha mai.

Ilgiudizio nostro non giudica le cose fatte in varie distanzie di temponelle debite e propie lor distanzieperché molte cosepassate di molti anni parranno propinque e vicine al presenteemolte cose vicine parranno anticheinsieme coll'antichitàdella nostra gioventùe così fa l'occhio infra le cosedistantiche per essere alluminate dal solepaiano vicineall'occhioe molte cose vicine paiano distanti.

Lasomma filicità sarà somma cagione della infelicitàe la perfezion della sapienza cagion della stoltizia.

Ogniparte ha inclinazion di ricongiugnersi al suo tutto per fuggire dallasua imperfezione.

L'animadesidera stare col suo corpoperchésanza li strumentiorganici di tal corponulla può oprare né sentire.

Otempoconsumatore delle coseeo invidiosa antichitàtudistruggi tutte le cosee consumate tutte le cose dai duri dentidella vecchiezzaa poco a pococon lenta morte. Elenaquando sispecchiavavedendo le vizze grinze del suo viso fatte per lavecchiezzapiagnee pensa seco perché fu rapita du' volte.

L'etàche vola discorre nascostamente e inganna altruie niuna cosa èpiù veloce che gli annie chi semina virtù famaraccoglie.

Rarocade chi ben cammina.

Sicome l'animosità è pericolo di vitacosì lapaura è la sicurtà di quella.

L'omoe gli animali sono propio transito e condotto di cibosepolturad'animalialbergo de' mortifacendo a sé vita dell'altruimorteguaina di corruzione.

Odormiente. O che cosa è sonno? Il sonno ha similitudine con lamorte. O perché non fai adunque tale oprache dopo la mortetu abbi similitudine di perfetto vivoche vivendo farsi col sonnosimile ai tristi morti?

Dov'entrala Venturala 'nvidia vi pone lo assedio e lo combattee dond'ellasi parte vi lascia il dolore e il pentimento.

Moltici gabbano.

Atorto si lamentan li omini della fuga del tempoincolpando quello ditroppa velocitànon s'accorgendo quello essere di bastevoletransito; ma bona memoriadi che la natura ci ha dotatici fa cheogni cosa lungamente passata ci pare esser presente.

Leminacce sol son arme dello imminacciato.

Ecciuna cosache quanto più se n'ha di bisognopiù sirefiuta; e questo è consigliomal volentieri ascoltato dachi ha più bisognocioè dagli ignoranti. Ecci unacosa che quanto più n'hai paura e più la fuggipiùte l'avvicini; e questo è la miseriache quanto piùla fuggi più ti fai misero e sanza riposo.

Alliambiziosiche non si contentano del benefizio della vitanédella bellezza del mondoè dato per penitenzia che lormedesimi strazino essa vitae che non possegghino la utilitàe la bellezza del mondo.

L'ordinareè opra signorilel'oprare è atto servile.

Acquistacosa nella tua gioventù che ristori il danno della tuavecchiezza. E se tu intendi la vecchiezza aver per suo cibo lasapienzaadoprati in tal modo in gioventùche a talvecchiezza non manchi il nutrimento.

Lapazienza fa contra alle ingiurie non altrementi che si faccino ipanni contro del freddo; imperò che se ti multiplicherai dipanni secondo la multiplicazione del freddoesso freddo nocere nonti potrà; similmente alle grandi ingiurie cresci la pazienzaesse ingiurie offendere non ti potranno la tua mente.

Quandoio crederò imparare a viveree io imparerò a morire.

Aristotilenel terzo dell'Etica: l'uomo è degno di lode e di vituperiosolo in quelle cose che sono in sua potestà di fare e di nonfare.

QuandoFortuna vinprendila a man salvadinanti dicoperché diretoè calva..

Sicome il ferro s'arrugginisce sanza esercizioe l'acqua si putrefào nel freddo s'addiacciacosì lo 'ngegno sanza esercizio siguasta.

Malfai se laldie pegio istu riprendi la cosaquando bene tu no la'ntendi.

Beataè quella possessioneche vist'è da l'occhio delpadrone.

Amorogni cosa vince.

Questoper isperienza è provatoche chi non si fida mai saràingannato.

Nonmi sazio di servire.

Ostinatorigore. Destinato rigore.

No'si volta chi a stella è fisso.

Ogniimpedimento è distrutto dal rigore.

Chivol essere ricco in un dì è impiccato in un anno.

Orazio:Iddio ci vende tutti li beni per prezzo di fatica.

Ilfoco è da esser messo per consumatore d'ogni sofistico escopritore e dimostratore di veritàperché lui èlucescacciatore delle tenebre occultatrici d'ogni essenzia.

Laverità al fine non si cela; non val simulazione. Simulazion èfrustrata avanti a tanto giudice.

L'omoha desiderio d'intendere se la femmina è cedibile alladimandata lussuriae intendendo di sì e come ell'hadesiderio dell'omoelli la richiede e mette in opera il suodesiderioe intender nol pò se non confessae confessandofotte.

Salvaticoè quel che si salva.

DaCornelio Celso. Il sommo bene è la sapienzail sommo male èil dolore del corpo. Imperochè essendo noi composti di duecosecioè d'anima e di corpodelle quali la prima èmigliorela peggiore è il corpola sapienzia è dellamiglior parteil sommo male è della peggior parte e pessima.Ottima cosa è nell'animo la sapienza. Così èpessima cosa nel corpo il dolore. Adunque siccome il sommo male è'l corporal dolorecosì la sapienza è dell'animo ilsommo benecioè de l'om saggioe niuna altra cosa èda a questa comparare.

Lastoltizia è scudo della vergogniacome la improntitudinedella povertà.

Sìcome una giornata bene spesa dà lieto dormirecosì unavita bene usata dà lieto morire.

L'acquache tocchi de' fiumi è l'ultima di quella che andò e laprima di quella che viene. Così il tempo presente.

Lavita bene spesa lunga è.

Locorpo nostro è sottoposto al cieloe lo cielo èsottoposto allo spirito.

Discerneregiudicareconsigliare sono atti umani.

Unvaso rotto crudo si può riformarema il cotto no.

Moltevolte una medesima cosa è tirata da due violenziecioènecessità e potenzia: l'acqua piovela terra la sorbisce pernecessità d'omoreel sole l'asciuga non per necessitàma per potenzia.

L'animamai si può corrompere nella curuzzion del corpoma sta nelcorpo a similitudine del vento ch'è causa del sono del'organoche guastandosi una cana no' resultava per quelladelvento buono effetto.

Equesto omo ha una somma pazziacioè che sempre stenta per nonistentaree la vita se li fugge sotto speranza di godere i beni consomma fatica acquistati.

Lanatura pare qui in molti o di molti animali stata più prestocrudele matrigna che madree d'alcuni non matrignama piatosamadre.

Iot'ubbidiscoSignoreprima per l'amore che ragionevolmente portareti debbosecondaria ché tu sai abbreviare o prolungare levite a li omini.

Eccoalcuni che non altramente che transito di ciboe aumentatori disterco e riempitori di destri chiamarsi debonoperché perloro non altro nel mondo aparealcuna virtù in opera simetteperché di loro altro che pieni destri non resta.

Tristoè quel discepolo che non avanza il suo maestro.

Tantoè a dire ben d'un tristoquanto a dire mal d'un bono.

Lamemoria dei beni fattiappresso l'ingratitudineè fragile.

Reprendil'amico tuo in segreto e laldalo in paleso.

Nonesser bugiardo del preterito.

Chiteme i pericoli non perisce per quegli.

Lussuriaè causa della generazione.

Golaè mantenimento della vita.

Pauraover timore è prolungamento di vita.

Dolorè salvamento dello strumento.

Ognidanno lascia dispiacere nella ricordazionesalvo che 'l sommo dannocioè la morte che uccide essa ricordazione insieme collavita.

Nessunacosa è da temere quanto la sozza fama. Questa sozza fama ènata da' vizi.

Ilvoto nasce quando la speranza more.

La'nvidia offendo con la finta infamiacioè col detrarrelaqual cosa spaventa la vertù.

Lafama vola e si leva al cieloperché le cose vertudiose sonoamiche a Dio.

Lainfamia sottosopra figurare si debbeperché tutte le sueoperazioni sono contrarie a Dio e inverso l'ìnferi sidirizzano.

Facciànonostra vita coll'altrui morte.

Ognicosa per distirpare il tristo.

Ognitorto si dirizza.

Coglila gremigna perchè le bon'erbe crescino.

Talfia il getto qual fia la stampa.

Dilieve cosa nascesi gran ruina.

Costanzia:non chi cominciama quel che persevera.

Alcimento si conosce il vero oro.

L'acquache trabocca sopra i sua ripariquegli discalza e ruina dallaopposita parte.

Dimandaconsiglio a chi ben si corregge.

Giustiziavol potenziaintelligenzia e volontàe si assomiglia a'redelle ave.

Chinon punisce il malecomanda che si facci.

Chipiglia la biscia per la codaquella poi lo morde.

Chicava la fossaquesta gli ruina addosso.

Chiscalza il muroquello gli cade addosso.

Chitaglia la piantaquella si vendica con la sua ruina.

Altraditore la morte è vitaperché se usa lialtànon gli è creduta.

Nonsi po' aver ragione né minor signoria che quella di semedesimo.

Piùfacilmente si contasta al principio che alla fine.

Nessunconsiglio è più leale che quello che si dà dallenavi che sono in pericolo.

Aspettidanno quel che si regge per giovane in consiglio.

Chipoco pensa molto erra.

Chinon raffrena la volontà colle bestie s'accompagni.

Chinon stima la vitanon la merita.

Sicomeil mangiare sanza voglia fia dannoso alla salutecosì lostudio sanza desiderio guasta la memoriae no' ritiene cosa ch'ellapigli.

Nonsi dimanda ricchezza quella che si può perdere. La virtùè vero nostro bene ed è vero premio del suopossessore: lei non si può perderelei non ci abbandonaseprima la vita non ci lascia. Le robe e le esterne devizie sempre letieni con timoreispesso lasciano con iscorno e sbeffato il loropossessoreperdendo lor possessione.

Tal'è'l mal che non mi nocequale il bene che non mi giova: li giunchiche ritengono le pagliucole che l'anniegano.

Chialtri offendesé non sicura.

Laverità sola fu figliola del tempo.

Lapaura nasce più tosto che altra cosa.

L'uomoha grande discorso del quale la più parte è vano efalsoli animali l'hanno piccolo ma è utile e vero; e meglioè la piccola certezza che la gran bugia.

Semprele parole che non saddisfanno all'orecchio dello alditore li dannotedio over rincrescimento; e l'segno di ciò vedrai spessevolte tali ulditori essere copiosi di sbavigli. Adunque tu che parlidinanti a omini di cui tu cerchi benivolenziaquando tu vedi taliprodigi di rincrescimentoabrevia il tuo parlare o tu mutaragionamento; e se tu altrementi faraiallora i' loco delladesiderata graziatu acquisterai odio e nimicizia.

Ese vòi vedere di quel che un si dilettasenza udirlo parlareparla con lui mutando diversi ragionamenti; e quel dove tu lo vedistare intentosanza sbavigliamenti o storcimenti di ciglia o altrevarie azionesia certo che quella cosa di che si parla èquella di che lui si dilettaecc.

Perlo spinoinsiditoli sopra boni fruttisignifica quello che per sénon era disposto a virtùma mediante l'aiuto del precettoredà di sé utilissime virtù.

Nonsi debba desiderare lo impossibile.



3.NOVELLE


LaPenitenza dell'acqua

Trovandosil'acqua nel superbo maresuo elementole venne voglia di montaresopra l'ariae confortata dal foco elementoelevatosi in sottilevaporequasi parea della sittiglieza dell'ariaemontato inaltogiunse infra l'aria più sottile e freddadove fuabbandonata dal foco. E piccoli granicolisendo restrettigiàs'uniscano e fannosi pesantiove cadendo la superbia si converte infugae cade del cielo; onde poi fu beuta dalla secca terradovelungo tempo incarceratafè penitenzia del suo peccato.

Lafiamma e la candela.

Illumeo foco incordo sopra la candelaquella consumando se consuma.


La vendetta del vino.

Ilvino consumato dallo imbriaco. Esso vino col bevitore si vendica.


L'inchiostro e la carta.

L'inchiostrodisplezzato per la sua nerezza dalla bianchezza della cartalaquale da quello si vide imbrattare. Vedendosi la carta tuttamacchiata dalla oscura negrezza dell'inchiostrodi quello si dole;el quale mostra a essa che per le parolech'esso sopra lei componeessere cagione della conservazione di quella.


Il fuoco e l'acqua.

Ilfoco contende l'acqua posta nel laveggiodicendo che l'acqua nomerita star sopra il focore delli elementee così vo' perforza di bollore cacciare l'acqua del laveggio; onde quella perfarli onore d'ubbidienzia discende in basso e anniega il foco.

Lospecchio e la regina.

Lospecchio si groria forte tenendo dentro a sé specchiata laregina epartita quellalo specchio riman vile.


Ilferro e la lima.

Ilpesante ferro si reduce in tanta sottilità mediante la limache piccolo vento poi lo porta via.

Lapiantail palo e i pruni.

Lapianta si dole del palo secco e vecchioche se l'era posto allatoede' pruni secchi che lo circundano: l'un lo mantiene dirittol'altro lo guarda dalle triste compagnie.

Illigustro e il merlo.

I'rovistricesendo stimolato nelli sua sottili ramiripieni dinovelli fruttidai pungenti artigli e becco delle importune merlesi doleva con pietoso rammarichio inverso essa merlapregandoquella che poi che lei li toglieva e sua diletti fruttiil menonolle privassi de le fogliele quali lo difendevano dai cocentirazzi del solee che coll'acute unghie non iscorticasse edesvestissi della sua tenera pella. A la quale la merla con villanerampogne rispose: O tacisalvatico sterpo. Non sai che la naturat'ha fatti produrre questi frutti per mio notrimento? Non vedi chese' al mondo di tale cibo? Non saivillanoche tu sarai innellaprossima invernata notrimento e cibo del foco? Le quali paroleascoltate dall'albero pazientemente non sanza lacrimeinfra pocotempo il merlo preso dalla ragna e colti de' rami per fare gabbiaper incarcerare esso merlotoccòinfra l'altri ramialsottile rovistrico a fare le vimini della gabbiale quali vedendoesser causa della persa libertà del merlorallegratosimossetale parole: O merloi' son qui non ancora consumatacome dicevidal foco; prima vederò te prigioneche tu me brusiata.


L'alloroil mirtoil pero.

Vedendoil lauro e mirto tagliare il perocon alta voce gridarono: O peroove vai tu? Ov'è la superbia che avevi quando avevi i tuamaturi frutti? Ora non ci farai ombra colle tue folte chiome. Allorail pero rispose: Io ne vo coll'agricola che mi tagliae mi porteràalla bottega d'ottimo scultureil quale mi farà con su' artepigliare la forma di Giove iddioe sarò dedicato nel tempioe dagli omini adorato invece di Giovee tu ti metti in punto arimanere ispesso storpiata e pelata de' tua ramii quali mi fieno dali omini per onorarmi posti d'intorno.

Ilcastagno e il fico.

Vedendoil castagno l'uomo sopra il ficoil quale piegava inverso séi sua ramie di quelli ispiccava i maturi fruttie quali mettevanell'aperta bocca disfacendoli e disertandoli coi duri denticrollando i lunghi rami e con temultevole mormorio disse: O ficoquanto se' tu men di me obrigato alla natura! Vedi come in me ordinòserrati i mia dolci figlioliprima vestiti di sottile camiciasopra la quale è posta la dura e foderata pellee noncontentandosi di tanto beneficarmich'ell'ha fatto loro la forteabitazionee sopra quella fondò acute e folte spinea ciòche le mani dell'homo non mi possino nuocere. Allora il ficocominciò insieme co' sua figlioli a rideree ferme le risadisse: Conosci l'omo essere di tale ingegnoche lui ti sappi collepertiche e pietre e sterpitratti infra i tua ramifarti povero de'tua fruttie quelli cadutipeste co' piedi e co' sassiin modoch'e frutti tua escino stracciati e storpiati fora dell'armata casa;e io sono con diligenza tocco dalle manie non come te da bastoni eda sassi.

Lafarfalla e la fiamma della candela.

Nonsi contentando il vano e vagabondo parpaglione di potere comodamentevolare per l'ariavinto dalla dilettevole fiamma della candeladiliberò volare in quella; e 'l suo giocondo movimento fucagione di subita tristizia; imperò che 'n detto lume siconsumorono le sottile alie 'l parpaglione miserocaduto tuttobrusato a piè del candellieridopo molto pianto epentimentosi rasciugò le lagrime dai bagnati occhie levatoil viso in altodisse: O falsa lucequanti come me debbi tu averene' passati tempiavere miserabilmente ingannati. O si pure volevovedere la lucenon dovev'io conoscere il sole dal falso lume dellospurco sevo?

Lanoce e il campanile.

Trovandosila noce essere dalla cornacchia portata sopra un alto campanileeper una fessuradove caddefu liberata dal mortale suo beccopregòesso muroper quella grazia che Dio li aveva dato dell'essere tantoeminente e magno e ricco di sì belle campane e di tantoonorevole sonoche la dovessi soccorrere; perchépoi che lenon era potuta cadere sotto i verdi rami del suo vecchio padreeessere nella grassa terraricoperta dalle sue cadenti fogliechenon la volessi lui abbandonare: imperò ch'ella trovandosi nelfiero becco della cornacchiach'ella si botòchescampandoda essavoleva finire la vita sua 'n un picciolo buso. Alle qualiparoleil muromosso a compassionefu contento ricettarla nelloco ov'era caduta. E infra poco tempola noce cominciòaprirsie mettere le radici infra le fessure delle pietree quelleallargaree gittare i rami fori della sua caverna; e quegli inbrieve levati sopra lo edifizio e ingrossate le ritorte radicicominciò aprire i muri e cacciare le antiche pietre de' lorovecchi lochi. Allora il muro tardi e indarno pianse la cagione delsuo dannoein brieve apertorovinò gran parte delle suamembre.

Lascimmia e l'uccellino.

Trovandola scimia un nidio di piccioli uccellitutta allegra appressatasi aquellie quali essendo già da volarene potè solopigliare il minore.

Essendopiena di allegrezzacon esso in mano se n'andò al suoricetto; e cominciato a considerare questo uccellettolo cominciòa baciare; e per lo isvecerato amoretanto lo baciò erivolse e strinse ch'ella gli tolse la vita. E' detta per quellicheper non gastigare i figliolicapitano male.

Ilsalicela gazza e i semi della zucca.

Ilmisero salicetrovandosi non potere fruire il piacere di vedere isua sottili rami fare ovver condurre alla desiderata grandezza edirizzarsi al cieloper cagione della vite e di qualunche pianta liera visinasempre elli era storpiato e diramato e guastoeraccolti in sé tutti li spiritie con quelli apre e spalancale porte alla immaginazione; e stando in continua cogitazioneericercando con quella l'universo delle piantecon quale di quelleesso collegare si potessiche non avessi bisogni dell'aiuto de' sualegami; e stando alquanto in questa notritiva immaginazioneconsubito assalimento li corse nel pensiero la zucca; e crollato tuttii rami per grande allegrezzaparendoli avere trovato compagnia alsuo disiato propositoimperò che quella è piùatta a legare altri che essere legatae fatta tal deliberazionerizzò i sua rami inverso il cielo; attendea spettare qualcheamichevole uccelloche li fussi a tal disiderio mezzano.

Infra' qualiveduta a sé vicina la sgazzadisse inver diquella: O gentile uccelloper quello soccorsoche a questi giornida mattinain e mia rami trovastiquando l'affamato falconecrudele e rapace te voleva divorare; e per quelli riposi che soprame ispesso hai usatoquando l'alie tue a te riposo chiedeano; e perquelli piaceri cheinfra detti mia ramischerzando colle tuecompagne ne' tua amorigià hai usatoio ti priego che tutruovi la zucca e impetri da quella alquante delle sue semenzeedi' a quelle chenate ch'elle fienoch'io le tratterò nonaltrementi che se del mio corpo generate l'avessi e similmente usatutte quelle parole che di simile intenzione persuasive sienobenché a temaestra de' linguaggiinsegnare non bisogna.

Ese questo faraiio sono contenta di ricevere il tuo nidio sopra ilnascimento de' mia ramiinsieme colla tua famigliasenza pagamentod'alcun fitto.

Allorala sgazza fatto e fermi alquanti capitoli di novo col saliceemassimo che bissie o faine sopra sé mai non accettassialzato la coda e bassato la testa e gittatasi del ramorendéil suo peso all'alie quelle battendo sopra la fuggitiva ariaoraquaora in là curiosamente col timon della codadirizzandosipervenne a una zuccae con bel saluto e alquante boneparoleimpetrò le dimandate semenze. E condottele al salicefu con lieta cera ricevuta; e raspato alquanto co' piè ilterreno vicino al salicecol beccoin cerchio a essoessi granipiantò. Le quali in brieve tempo crescendocominciòcollo accrescimento e aprimento de' sua rami a occupare tutti i ramidel salicee colle sue gran foglie a torle la bellezza del sole edel cielo.

Enon bastando tanto maleseguendo le zucchecominciòperdisconcio pesoa tirare le cime de' teneri rami inver la terraconistrane torture e disagio di quelli. Allora scotendosi e indarnocrollandosiper fare da sé esse zucche caderee indarnovaneggiando alquanti giorni in simile ingannoperché la bonae forte collegazione tal pensieri negavavedendo passare il ventoaquello raccomandandosie quello soffiò forte. Alloras'aperse il vecchio e vòto gambo del salice in due partiinsino alle sue radicee caduto in due partiindarno pianse sémedesimoe conobbe chi era nato per non aver mai bene.

Lafiamma e la candela.

Lefiammegià uno mese durato nella fornace de' bicchieri eveduto a sé avvicinarsi una candela 'n un bello e lustrantecandelierecon gran desiderio si forzavano accostarsi a quella.Infra le quali una lasciato il suo naturale corso e tiratasi d'entroa uno voto stizzodove si pascevae uscita da l'oppositoforid'una piccola fessuraalla candela che vicina l'erasi gittòe con somma golosità e ingordigia quella divorandoquasi alfine condusse; e volendo riparare al prolungamento della sua vitaindarno tentò tornare alla fornacedonde partita s'eraperché fu costretta morire e mancare insieme colla candela;onde al fine col pianto e pentimento in fastidioso fumo si convertìlasciando tutte le sorelle in isplendevole e lunga vita e bellezza.

Ilvino e i maomettani.

Trovandosiil vinodivino licore dell'uvain una aurea e ricca tazzae soprala tavole di Maumettoe montato in groria di tanto onoresubito fuassaltato da una contraria cogitazionedicendo a sé medesimo:Che fo io? Di che mi rallegro io? Non m'avvedo esser vicino alla miamorte e lasciare l'aurea abitazione della tazzae entrare innellebrutte e fetide caverne del corpo umanoe lì trasmutarmi diodorifero e suave licore in brutta e trista orina? E non bastandotanto malech'io ancora debba sì lungamente diacere in ebrutti ricettacoli coll'altra fetida e corrotta materia uscita dalleumane interiora? Gridò inverso al cielochiedendo vendettadi tanto dannoe che si ponessi ormai fine a tanto dispregiochepoiché quello paese producea le più belle e miglioreuve di tutto l'altro mondoche il meno esse non fussino in vinocondotte. Allora Giove fece che il beuto vino da Maumetto elevòl'anima sua inverso il celabro e quello in modo contaminòche lo fece mattoe partorì tanti errorichetornato inséfece legge che nessuno asiatico beessi vino. E fulasciato poi libere le viti co' sua frutti.


Iltopo e la donnola.

Standoil topo assediato in una piccola sua abitazionedalla donnolalaquale con continua vigilanza attendea alla sua disfazionee per unopiccolo spiraculo ragguardava il suo gran periculo. Infrattantovenne la gatta e subito prese essa donnolae immediate l'ebbedivorata. Allora il rattofatto sagrificio a Giove d'alquante suenoccioleringraziò sommamente la sua deietà; e uscitofori dalla sua busa a possedere la già persa libertàde la quale subitoinsieme colla vitafu dalle feroci unglia edenti della gatta privato.

Ilcedro superbo.

Ilcedroinsuperbito della sua bellezzadubita delle piante che li sond'intornoe fattolesi torre dinanziil vento poinon essendointerrottolo gittò per terra diradicato.

Laformica e il seme di miglio.

Laformica trovato uno grano di miglioil grano sentendosi preso daquella gridò: Se mi fai tanto piacere di lasciarmi fruire ilmio desiderio del nascereio ti renderò cento me medesimi. Ecosì fu fatto.

Ilragno e il grappolo d'uva.

Trovatoil ragno uno grappolo d'uveil quale per la sua dolcezza era moltovisitato da ave e diverse qualità di moscheli parve avertrovato loco molto comodo al suo inganno. E calatosi giù perlo suo sottile filoe entrato nella nova abitazionelì ognigiornofacendosi alli spiraculi fatti dalli intervalli de' granidell'uveassaltavacome ladronei miseri animaliche da lui nonsi guardavano. E passati alquanti giorniil vendemmiatore còltaessa uva e messa coll'altreinsieme con quelle fu pigiato. E cosìl'uva fu laccio e 'nganno dello ingannatore ragnocome delleingannate mosche.

Lavitalba scontenta.

Lavitalbanon istando contenta nella sua siepecominciò apassare co' sua rami la comune strada e appiccarsi all'oppositasiepe; onde da' viandanti poi fu rotta.

L'asinoe il ghiaccio.

Addormentatosil'asino sopra il diaccio d'un profondo lagoil suo calore dissolvéesso diaccioe l'asino sott'acquaa mal suo dannosi destòe subito annegò.


Laneve umile.

Trovandosialquanta poca neve appiccata alla sommità d'un sassoil qualeera collocato sopra la strema altezza d'una altissima montagnaeraccolto in sé la maginazionecominciò con quella aconsideraree infra sé dire: Or non son io da esseregiudicata altera e superbaavere mepiccola drama di nevepostoin sì alto locoe sopportare che tanta quantità dineve quanto di qui per me essere veduta pòstia piùbassa di me? Certo la mia poca quantità non mertaquest'altezzaché bene possoper testimonianza della miapiccola figuraconoscere quello che 'l sole fece ieri alle miacompagnele quali in poche ore dal sole furono disfatte; e questointervenne per essersi poste più in alto che a loro non sirichiedea. Io voglio fuggire l'ira del solee abbassarmie trovareloco conveniente alla mia parva quantità.

Egittatasi in bassoe cominciata a discendererotando dall'altespiagge su per l'altra nevequando più cercò locobassopiù crebbe sua quantitàin modo cheterminatoil suo corso sopra uno collesi trovò di non quasi minorgrandezza che 'l colle che essa sostenea: e fu l'ultima che in quellastate dal sole disfatta fusse. Detta per quelli che s'aumiliano: sonesaltati.

Ilfalcone impaziente.

Ilfalcone non potendo sopportare con pazienza il nascondere che fal'anitra fuggendosele dinnanzi e entrando sotto acquavolle comequella sotto acqua seguitareebagnatosi le pennerimase in essaacquae l'anitralevatasi in ariaschernia il falcone cheannegava.

Ilragno e il calabrone.

Ilragnovolendo pigliare la mosca con sue false retefu sopra quelledal calabrone crudelmente morto.

L'aquilae il gufo.

Volendol'aquila schernire il guforimase coll'alie impaniatee fu dall'omopresa e morta.



Ilcedro ambizioso.

Avendoil cedro desiderio di fare uno bello e grande frutto in nella sommitàdi sélo mise a seguizione con tutte le forze del suo omoreil quale fruttocresciutofu cagione di fare declinare la elevatae diritta cima.

Ilpesco invidioso.

Ilpersicoavendo invidia alla gran quantità de' frutti vistifare al noce suo vicinodiliberato fare il similesi caricòde' sua in modo taleche 'l peso di detti frutti lo tiròdiradicato e rotto alla piana terra.


Ilnoce e i viandanti.

Ilnoce mostrando sopra una strada ai viandanti la ricchezza de' suafruttiogni omo lo lapidava.

Ilfico.

Ilfico stando sanza frutti nessuno lo riguardava; volendocol fareessi fruttiessere laldato da li ominifu da quelli piegato erotto.


Ilfico e l'olmo.

Standoil fico vicino all'olmoe riguardando i sua rami essere sanzafruttie avere ardimento di tenere il sole a' sua acerbi fichiconrampogne gli disse: O olmonon hai tu vergogna a starmi dinanzi? Maaspetta ch'e mia figlioli sieno in matura etàe vedrai doveti troverai. I quali figlioli poi maturaticapitandovi una squadradi soldatifu da quelliper torre i sua fichitutto lacerato ediramato e rotto. Il quale stando poi così storpiato dellesue membral'olmo lo dimandò dicendo: O ficoquanto era ilmeglio a stare sanza figlioliche per quelli venire in sìmiserabile stato.



Ilfuoco superbo e il paiolo.

Unopoco di focoche in un piccolo carbone infra la tiepida cenereremaso eradel poco omoreche in esso restavacarestiosa epoveramente sé medesimo notrìaquando la ministradella cucinaper usare con quello l'ordinario suo cibario offizioquivi apparveeposte le legne nel focolaree col solfanellogiàresucitato d'essogià quasi mortouna piccola fiammellaeinfra le ordinate legne quella appresae posta di sopra la caldarasanz'altro sospettodi lì sicuramente si parte.

Allorarallegratosi il foco delle sopra sé poste secche legnecomincia a elevarsicacciando l'aria delli intervalli d'esse legneinfra quelle con ischerzevole e giocoso transitose stessi tesseva.Cominciato a spirare fori dell'intervalli delle legnedi quelli ase stessi dilettevoli finestre fatto avea; e cacciato fori dilucenti e rutilanti fiammellesubito discaccia le oscure tenebredella serrata cucina; e col galdio le fiamme già cresciutescherzavano coll'aria d'esse circundatrice e con dolce mormoriocantando creava suave sonito.

Vedutosigià fortemente essere sopra delle legne cresciuto e fattoassai grandecominciò a levare il mansueto e tranquilloanimo in gonfiata e incomportabile superbiafacendo quasi a sécredere tirare tutto el superiore elemento sopra le poche legne. Ecominciato a sbuffaree empiendo di scoppi e scintillantisfavillamenti tutto il circunstante focolaregià le fiammefatte grosseunitamente si dirizzavano inverso l'ariaquando lefiamme più altiere percosser nel fondo della superiorecaldara.


Itordi e la civetta.

Itordi si rallegrarono forte vedendo che l'omo prese la civetta e letolse la libertàquella legando con forti legami ai suapiedi. La qual civetta fu poimediante il vischiocausa non di farperdere la libertà ai tordima lo loro propia vita. Dettaper quelle terreche si rallegran di vedere perdere la libertàai loro maggiorimediante i quali poi perdano soccorso e rimangonolegati in potenzia del loro nemicolasciando la libertà espesse volte la vita.


Lapulce.

Dormendoil cane sopra la pelle di un castroneuna delle sue pulcisentendol'odore della unta lanagiudicò quello doversi essere loco dimigliore vita e più sicura da' denti e unglia del cane chepascersi del canee sanza altro pensieriabbandonò il caneeentrata intra la folta lanacominciò con somma fatica avolere trapassare alle radici de' peli. La quale impresadopo moltosudoretrovò esser vanaperché tali peli erano eranotanto spessi che quasi si toccavanoe non v'era spazio dove lapulce potessi saggiare tal pelle; ondedopo lungo travaglio efaticacominciò a volere ritornare al suo caneil qualeessendo già partitofu costrettadopo lungo pentimentoamari piantia morirsi di fame.


Ilrasoio vanitoso e borioso.

Uscendoun giorno il rasoio di quel manico col quale si fa guaina a sémedesimoe postosi al solevide lo sole ispecchiarsi nel suocorpo: della qual cosa prese somma groriae rivolto col pensieroindirietocominciò con seco medesimo a dire: Or torneròio più a quella bottegadella quale novamente uscito sono?Certo no. Non piaccia agli Deiche sì splendida bellezzacaggia in tanta viltà d'animo! Che pazzia sarebbe quella laqual mi conducessi a radere le insaponate barbe de' rustichi villanie fare sì meccaniche operazione? Or è questo corpo dasimili esercizi? Certo no. Io mi voglio nascondere in qualcheocculto locoe lì con tranquillo riposo passare la mia vita.

Ecosìnascosto per alquanti mesiun giorno ritornatoall'ariae uscito fori della sua guainavide sé esserefatto a similitudine d'una rugginente segae la sua superficie nonispecchiare più lo splendente soleCon vano pentimentoindarno pianse lo inreparabile dannocon seco dicendo: O quantomeglio era esercitare col barbiere il mi' perduto taglio di tantasottilità.

Dov'èla lustrante superfizie? Certo la fastidiosa e brutta ruggine l'haconsumata.

Questomedesimo accade nelli ingegniche 'n iscambio dello eserciziosidànno all'ozioi qualia similitudine del sopradetto rasoioperde la tagliente sua suttilità e la ruggine dell'ignoranziaguasta la sua forma.


Lapietra scontenta della sua vita solitaria.

Unapietra novamente per l'acque scopertadi bella grandezzasi stavasopra un certo loco rilevatadove terminava un dilettevoleboschetto sopra una sassosa stradain compagnia d'erbettedi varifiori di diversi colori ornatae vedea la gran somma delle pietreche nella a sé sottoposta strada collocate erano. Le vennedesiderio di la giù lasciarsi caderedicendo con seco: Chefo qui con queste erbe? Io voglio con queste mie sorelle incompagnia abitare. E giù lassatosi cadere infra le desideratecompagnefinì il suo volubile corso; e stata alquantocominciò a essere da le rote de' carridai piè de'ferrati cavalli e de' viandantia essere in continuo travaglio; chila voltaquale la pestavaalcuna volta si levava alcuno pezzoquando stava coperta dal fango o sterco di qualche animalee invanoriguardava il loco donde partita s'erainnel loco della soletaria etranquilla pace.

Cosìaccade a quelli che nella vita soletaria e contemplativa voglianovenir a abitare nelle cittàinfra i popoli pieni d'infinitimali.


Lafarfalla e il lume ad olio.

Andandoil dipinto parpaglione vagabundoe discorrendo per la oscurata ariali venne visto un lumeal quale subito si dirizzòeconvari circuli quello attorniandoforte si maravigliò di tantasplendida bellezzae non istando contento solamente al vederlosimise innanzi per fare di quello come delli odoriferi fiori faresolìa. Edirizzato suo volocon ardito animo passòper esso lumel'elettrone quale gli consumò li stremi dellealie e gambe e altri ornamenti. E caduto a' piè di quellocon ammirazione considerava esso caso donde intervenuto fussinonli potendo entrare nell'animo che da sì bella cosa male odanno alcuno intervenire potessi. E restaurato alquanto le mancateforzeriprese un altro voloepassato attraverso del corpo d'essolumecadde subito bruciato nell'olio che esso lume notrìaerestogli solamente tanta vitache potè considerare la cagiondel suo dannodicendo a quello: O maladetta luceio mi credevoavere in te trovato la mia felicità; io piango indarno il miomatto desiderioe con mio danno ho conosciuto la tua consumatrice edannosa natura. Alla quale il lume rispose: Così fo io a chiben non mi sa usare. E immediate ito al fondo finì la suavita.

Dettaper quelli i qualiveduti dinanzi a sé questi lascivi emondani piaceria similitudine del parpaglionea quelli corranosanza considerare la natura di quelli; i qualida essi ominidopolunga usanzacon loro vergogna e danno conosciuti sono.


Lapietra focaia e l'acciarino.

Lapietraessendo battuta dall'acciarolo del focoforte si maravigliòe con rigida voce disse a quello: Che presunzio ti move a darmifatica? Non mi dare affannoche tu m'hai colto in iscambio. Io nondispiacei mai a nessuno. Al quale l'acciarolo rispose: Se saraipazientevedrai che maraviglioso frutto uscirà di te. Allequale parole la pietradatosi pacecon pazienza stette forte almartiree vide di sé nascere il maraviglioso focoil qualecolla sua virtù operava in infinite cose.

Dettaper quelli i quali spaventano ne' prencipi delli studie poi che aloro medesimi si dispongano potere comandaree dare con pazienzaopera continua a essi studidi quelli si vede resultare cose dimaravigliose dimostrazioni.


Ilragno.

Ilragno credendo trovar requie nella buca della chiavetrova la morte.


Ilgiglio e la corrente del fiume.

Illigio si pose sopra la ripa di Tesinoe la corrente tirò laripa insieme col lilio.


L'ostricail topo e la gatta.

Sendol'ostriga insieme colli altri pesci in casa del pescatore scaricatavicino al marepriega il ratto che al mare la conduca. Il rattofatto disegno di mangiarlala fa aprire e mordendolaquesta liserra la testa e sì lo ferma. Viene la gatta e l'uccide.


Ilcontadino e la vite.

Vedendoil villano la utilità che resultava dalla vitele dette moltisostentaculi da sostenerla in altoepreso il fruttolevòle pertiche e quella lasciò caderefacendo foco de' suasostentaculi.


Latriste morte di un granchio.

Elgranchio stando sotto il sasso per pigliar e pesci che sotto a quelloentravanovenne la piena con rovinoso precipitamento di sassiecollo rotolarsi sfracelloron tal granchio.


Ilragno e l'uva.

Ilragnostante infra all'uvepigliava le mosche che in su tale uve sipasceva[n]. Venne la vendemmiae fu pesto il ragno insiemecoll'uve.


Lavite e l'albero vecchio.

Laviteinvecchiata sopra l'albero vecchiocadde insieme con la ruinad'esso alberoe fu per la trista compagnia a mancare insieme conquello.


Iltorrente.

Iltorrente portò tanto di terra e pietre nel suo lettoche fupo' constretto a mutar sito.


Larete e i pesci.

Lareteche soleva pigliare li pescifu presa e portata via dal furorde' pesci.


Lapalla di neve.

Lapalla della neve quanto più rotolando discese delle montagnedella nevetanto più moltiplicò la sua magnitudine.


Ilsalice.

Ilsaliceche per li sua lunghi germinamenti cresce da superareciascuna altra piantaper avere fatto compagnia colla vitecheogni anno si potafu ancora lui sempre storpiato.


Lapenna e il temperino.

Necessariacompagnia ha la penna col temperatoio e similmente utile compagniaperché l'una sanza l'altro non vale troppo.


4.FACEZIE



Ilvecchio e il giovane.

Dispregiandouno vecchio pubblicamente un giovanemostrando aldacemente nontemer quelloonde il giovane li rispuose che la sua lunga etàli faceva migliore scudo che la lingua o la forza.


L'artigianoe il signore.

Unoartigiano andando spesso a vicitare un signoresanza altro propositodimandareal quale il signore domandò quello che andavafacendo. Questo disse che venia lì per avere de' piaceri chelui aver non potea; perocchè lui volentieri vedeva omini piùpotenti di luicome fanno i popolarima che 'l signore non poteavedere se non omini di men possa di lui: e per questo i signorimancavano d'esso piacere.


L'uomocon la spada.

Unovede una grande spada allato a un altro e dice: O poverello! Ell'ègran tempo ch'io t'ho veduto legato a questa arme: perché nonti disleghiavendo le mani disciolte e possiedi libertà?

Alquale costui rispose: Questa è una cosa non tuaanzi èvecchia. Questosentendosi mordererispuose: Io ti conosco saperesì poche cose in questo mondoch'io credevo che ognidivulgata cosa a te fussi per nova.


Dueviandanti nella notte.

Duecamminando di notte per dubbiosa viaquello dinanzi fece granstrepido col culo; e disse l'altro compagno: Or veggo io ch'i son date amato. Come?

dissel'altro. Quel rispose: Tu mi porgi la correggia perch'io non caggiané mi perda da te.


Ilgioco delle brache.

Unodisputandosi e vantandosi di sapere fare molti vari e belli giochiun altro de' circustanti disse: Io so fare uno gioco il quale faràtrarre le brache a chi a me parirà. Il primo vantatoretrovandosi sanza brache: Che nodisseche a me non le faraitrarre! E vadano un paro di calze. Il proponitore d'esso giocoaccettato lo 'nvitoimpromutò più para di brache etrassele nel volto al mettitore delle calze. E vinse il pegno.


Gliocchi dallo strano colore.

Unodisse a un suo conoscente: Tu hai tutti li occhi trasmutati inistrano colore. Quello li rispose intervenirli spesso. Ma tu non cihai posto cura? E quando t'addivien questo? Rispose l'altro: Ognivolta ch'e mia occhi veggono il tuo viso stranoper violenzaricevuta da sì gran dispiaceresubito e' s'impallidiscano emutano in istran colore.


Lastessa.

Unodisse a un altro: Tu hai tutti li occhi mutati in istran colore.Quello li rispose: Egli è perché i mia occhi veggonoil tuo viso strano.


Ilpaese in cui nascevano le cose più strane.

Unodisse che in suo paese nasceva le più strane cose del mondo.L'altro rispose: Tu che vi se' natoconfermi ciò esser veroper la stranezza della tua brutta presenza.


Lalavandaia e il prete.

Unalavava i panni e pel freddo aveva i piedi molto rossiepassandoleappressouno prete domandò con ammirazione donde talerossezza dirivassi; al quale la femmina subito rispuose che taleeffetto accadevaperché ella aveva sotto il foco. Allora ilprete mise mano a quello membroche lo fece essere più preteche monacaea quella accostatosicon dolce e sommessiva vocepregò quella che 'n cortesia li dovessi un poco accenderequella candela.



Ilprete e il pittore.

Andandoun prete per la sua parrocchia il sabato santodandocom'èusanzal'acqua benedetta per le casecapitò nella stanzad'un pittoredove spargendo essa acqua sopra alcuna sua pitturaesso pittorevoltosi indirieto alquanto scrucciatodisseperchéfacessi tale spargimento sopra le sue pitture.

Allorail prete disse essere così usanzae ch' era suo debito ilfare così e che faceva benee chi fa bene debbe aspettarebene e meglioche così promettea Dioe che d'ogni benechesi faceva in terrase n'arebbe di sopra per ogni un cento. Allorail pittoreaspettato ch'elli uscissi forise li fece di sopra allafinestrae gittò un gran secchione d'acqua addosso a essopretedicendo: Ecco che di sopra ti viene per ogni un centocome tudicesti che accaderebbe nel beneche mi facevi colla tua acquasantacolla quale m'hai guasto mezze le mie pittura.


Unfrate e il mercante.

Usanoi frati minoria certi tempialcune loro quaresimenelle qualiessi non mangiano carne ne' lor conventi; ma in viaggioperchéessi vivano di limosinehanno licenzia di mangiare ciò che èposto loro innanzi. Ondeabbattendosi in detti viaggi una coppiad'essi frati a un'osteria in compagnia d'un certo mercantuoloilqualeessendo a una medesima mensaalla quale non fu portatoperla povertà dell'ostierialtro che un pollastro cottoondeesso mercantuolovedendo questo essere poco per luisi volse a essifratie disse: Se io ho ben di ricordovoi non mangiate in tali dìne' vostri conventi d'alcuna maniera di carne. Alle quali parole ifrati furono costrettiper la loro regolasanza altregavillazionia dire ciò essere la verità: onde ilmercantetto ebbe il suo desiderio; e così si mangiòessa pollastrae i frati feciono il meglio poterono.

Oradopo tale desinarequesti commensari si partirono tutti e tre dicompagnia; e dopo alquanto di viaggiotrovati un fiume di bonalarghezza e profonditàessendo tutti tre a piedii fratiper povertà e l'altro per avariziafu necessarioper l'usodella compagniache uno dei fratiessendo discalzipassassi soprai suoi omeri esso mercantuolo: onde datoli il frate a serbo izoccolisi caricò di tale omo.

Ondeaccadde chetrovandosi esso frate in mezzo del fiumeesso ancora siricordò de la sua regola; e fermatosia uso di SanCristofanoalzò la testa inverso quello che l'aggravavaedisse: Dimmi un pocohai tu nessun dinari addosso? Ben sairisposequestocome credete voi che la mia pari mercatante andassialtrementi attorno? Oimè! disse il fratela nostra regolavieta che noi non possiano portare danari addosso. E subito lo gettònell'acqua. La qual cosaconosciuta dal mercatante facetamente lagià fatta ingiuria essere vendicatacon piacevole risopacificamentemezzo arrossito per vergognala vendetta sopportò.


L'amicoe il maldicente.

Unolasciò lo usare con uno suo amicoperché quello spessoli diceva male delli amici sua. Il quale lasciato l'amicoun dìdolendosi collo amicoe dopo il molto dolersilo pregò chegli dicesse quale fusse la cagione che lo avessi fatto dimenticaretanta amicizia. Al quale esso rispose: Io non voglio piùusare con teco perch'io ti voglio bene e non voglio chedicendo tumale ad altri di me tuo amicoche altri abbiano a farecome meafare trista impressione di tedicendo tu a quelli male di me tuoamico; onde non usando noi più insiemeparrà che noisiamo fatti nimici e per il dire tu male di mecom'è tuausanzanon sarai tanto da essere biasimatocome se noi usassimoinsieme.


Laputta e il prete.

Unaputta mostrò il cuno d'una capra 'n cambio del suo a un pretee prese un grossoe così lo beffò.


Ladonna e il triste passo.

Lafemmina nel passare uno tristo e fangosotre verità. Ellanell'alzarsi colle mani i panni dirieto e dinnanzi si tocca la pottae l'culo e dice:

Questoè uno triste passo!


Ilseguace di Pitagora.

Unovolendo provare colla alturità di Pitagora come altre voltelui era stato al mondoe uno non li lasciava finire il suoragionamentoallo costui disse a questo tale: E per tale segnaleche io altre volte ci fussi statoio mi ricordo che tu erimulinaro. Allora costuisentendosi mordere colle parolegliconfermò essere veroche per questo contrassegno lui siricordava che questo tale era stato l'asinoche li portava lafarina.


Unpittore dai brutti figli.

Fudimandato un pittoreperché facendo lui le figure sìbelleche eran cose morteper che causa avessi fatto i figlioli sìbrutti. Allora il pittore rispose che le pitture le fece di dìe i figlioli di notte.


Ilviaggiatore e la gabella.

Unoandando a Modana ebbe a pagare cinque soldi di gabella della suapersona.

Allaqual cosacominciato a fare gran cramore e ammirazioneattrasse asé molti circunstantii quali domandando donde veniva tantamaravigliaai quali Maso rispose: O non mi debbo io maravigliarecon ciò sia che tutto un omo non paghi altro che cinquesoldie a Firenze iosolo a metter dentro el cazzoebbi a pagaredieci ducati d'oroe qui metto el cazzo e coglioni e tutto il restoper sì piccol dazio? Dio salvi e mantenga tal città echi la governa!


Ilmalato e la madonna Bona.

Sendouno infermo in articulo di morteesso sentì battere la portae domandato uno de' sua servi chi era che batteva l'uscioessoservo rispose essere una che si chiamava Madonna Bona. Alloral'infermoalzato le braccia al cieloringraziò Dio con altavocepoi disse ai servi che lasciassino venire presto questaacciòche potessi vedere una donna bona innanzi che esso morissiimperocchè in sua vita ma' ne vide nessuna.


Ildormiglione.

Fudetto a uno che si levasse dal lettoperché già eralevato il solee lui rispose: Se io avessi a fare tanto viaggio efaccende quanto luiancora io sarei già levatoe peròavendo a fare sì poco camminoancora no mi vo' levare.


L'arcipretee lo sparviero.

Faceziadell'arciprete di Sancta Maria del Monteche sta a Vareseche fumandato legato al Duca 'n iscambio d'uno sparviere.


L'illegittimo.

Unorimproverò a uno omo da bene che non era legittimo. Al qualeesso rispose esser legittimo nelli ordini della spezie umana e nellalegge di naturama che lui nell'una era bastardoperch'egli avevapiù costumi di bestia che d'omoe nella legge delli omininon avea certezza d'esser ligittimo.


Illadro e il merciaio.

Sapiendoun ladro che 'n suo cognoscente merciaio avea assai danari 'n unacassa in sua bottegafece pensiero di rubarlielee di mezzanotteentrato in bottega d'esso merciaiocominciato a dare ordine allasua intenzionefu sopraggiuntola bottega dischiavata dal grancatenaccio. E con grande spaventoposto li occhi alle fessure dondespirava il lume del ladrosubito serrò di fori ilcatenaccio; e serrato il ladro in bottegacorse per la famiglia delrettore. Allora il ladrotrovandosi dentro serratoricorse a unsubito scampo della salute suaeaccesi due candelieri del merciaioe cavato fori un paio di carte da giucareparte ne gittò perterradov'era tristo giuocoe altrettante ne serbò in manocon gioco bonoe così aspettò la famiglia delrettore. La quale subito che giunse col cavaliericostui ch'era inbottegasentendo dischiavare l'usciogridò: Alla fede diDiotu m'hai serrato qui per non mi pagare li danari che io t'hovinti. E io ti giuro che tu mi farà 'l dovere. E non si volegiuocarechi non vuol perdere. Tu m'hai fatto mezzo giucar perforza e poiquando perditi fuggi for di bottega co' tua danari eco' miae mi serri dentroperché io non ti corra dirieto. Ecosì dettoli cacciò la mano alla scarsella perispiccarliela dal lato.

Allorail cavalieriparendoli esser stato giuntatofece che 'l merciaio lidiede i danari che colui dimandava ch'eran sua.


Ilpovero e il signore.

Unopovero omo fece intendere a uno usceri d'un gran signore come e'dovessi dire al suo signoreche quivi era venuto un suo fratelloil quale avea gran bisogno di parlarli. Il quale usceriavendoriferita tale imbasciataebbe comessione di dare l'entrata a talefratello. Il quale giunto al cospetto del signoreli mostròcomeessendo tutti discesi dal gran padre Adamch'elli era suofratelloe che la roba era mal divisae che lo pregava checacciassi da lui tale povertàperché a gran penapotea vivere di limosine. Allora il signori rispose ch'elli era benlecito tale richiesta e domandò il tesorieri e feceli donareun soldo. Allora il povero ebbe grande ammirazione e disse che quelnon si richiedea a tal fratello. Allora il signore disse ch'egli aveatanti simili fratelliche a dar tanto per ciascunoche non lirimanea niente a luie che tal soldo era bastante a tal divisionedi roba. E così con lecita licenzia lo divise da tal redità.


Iltavolaccio e la lancia.

Unovedendo una femmina parata a tener tavola in giostraguardòil tavolaccio e gridòvedendo la sua lancia: Oimèquest'è troppo picciol lavorante a sì gran bottega!




5.INDOVINELLI FANTASTICI O PROFEZIE


Vederassi la spezie leonina colle ungliate branche aprire la terraenelle fatte spelonche seppellire sé insieme co' li altrianimali a sé sottoposti.

Usciràdella terra animali vestiti di tenebrei qualicon maravigliosiassaltiassaliranno l'umana generazionee quella da feroci morsifiacon fusion di sangueda essi divorata.

Ancora:scorrerà per l'aria la nefanda spezie volatilela qualeassaliranno li omini e li animalie di quelli si ciberanno con grangridore: empiranno i loro ventri di vermiglio sangue.

Vedrassiil sangue uscire dalle stracciate carnirigare le superfiziali partedelli omini.

Verràalli omini tal crudele malattiache colle proprie unghie sistracceranno le loro carni. Sarà la rogna.

Vedrassile piante rimanere sanza foglie e i fiumi fermare i loro corsi.

L'acquadel mare si leverà sopra l' alte cime de' monti verso il cieloe ricaderà sopra alle abitazione delli omini. Cioè pernugoli.

Vederài maggiori alberi delle selve essere portati dal furor de' ventidall'oriente all'occidente. Cioè per mare.

Liomini gitteranno via le propie vettovaglie. Cioè seminando.

Verràa tale la generazione umana che non si intenderà il parlarel'uno dell'altro. Cioè un tedesco con un turco.

Vedrassiai padri donare le lor figliole alla lussuria delli omini e premiarlie abbandonare ogni passata guardia. Quando si maritano le putte.

Uscirannoli omini delle sepulture convertiti in uccellie assaliranno lialtri omini tollendo loro il cibo delle propie mani e mense. Lemosche.

Moltifien quegli che scorticando la madreli arrovescieranno la sua pelleaddosso. I lavoratori della terra.

Felicifien quelli che presteranno orecchi alle parole de' morti. Leggere lebone opere e osservarle.

Lepenne leveranno li ominisiccome li uccelliinverso il cielo. Cioèper le lettere fatte da esse penne.

L'umaneopere fien cagione di lor morte. Le spade e le lance.

Liomini perseguiranno quella cosa della qual più temano. Cioèsaran miseri per non venire in miseria..

Lecose disunite s'uniranno e riceveranno in sé tal virtùche renderanno la persa memoria alli omini. Cioè i palpiriche sono fatti di peli disuniti e tengano memoria delle cosse efatti delli omini.

Vedrassil'ossa de' morticon veloce mototrattare la fortuna del suomotore. I dadi..

Iboi colle lor corna difenderanno il foco della sua morte. Lalanterna.

Leselve partoriranno figlioli che fian causa della lor morte. Il manicodella scura.

Liomini batteranno aspramente chi fia causa della lor vita. Batterannoil grano.

Lepelle delli animali removeranno li omini con gran gridori e bestemmiedal lor silenzio. Le balle da giucare.

Moltevolte la cosa disunita fia causa di grande unizione. Cioè ilpettinefatto della disunita cannaunisce le file nella tela.

Ilvento passato per le pelli delli animali farà saltare liomini. Cioè la piva che fa ballare.

Denoci battuti. Quelli che aranno fatto meglio saranno piùbattuti e e sua figlioli tolti e scortica' ovvero spogliatie rottee fracassate le sue osse.

Dellescolture. Omè! Chi vedo il Salvatore di nuovo crocefisso.

Dela bocca dell'omo ch'è sepoltura. Uscirà gran romori dele sepolture de quelli che so' finiti di cattiva e violente morte.

Dellepelle delli animali che tengono il senso del tatto che v'è sule scritture. Quanto più si parlerà colle pellevestedel sentimentotanto più s'acquisterà sapienzia.

De'preti che tengano l'ostia in corpo.

Alloratutti quasi i tabernacolidove sta il Corpus Dominisi vederannomanifestamente per se stessi andare per diverse strade del mondo.

Equelli che pascan l'erbefaran della notte giorno. Sevo.

Emolti terrestri e acquatici animali monteranno fra le stelle. E ipianeti.

Vedrassii morti portare i vivi in diverse parti. I carri e navi.

Amolti fia tolto il cibo di bocca. A' forni.

Delforno. E que' che si imboccheranno per l'altrui mani fia lor tolto ilcibo di bocca. Il forno.

Decrocifissi venduti. I' vedo di nuovo venduto e crocifisso Cristo emartirizzare i sua santi.

Imedici che vivan de' malati. Verranno li omini in tanta viltàche aran di grazia che altri trionfi sopra i lor maliovver dellaperduta lor vera ricchezza. Cioè la sanità.

Dellereligion de' frati che vivano per li loro santimorti per assaitempo.

Quelliche saranno mortidopo mille annifien quelli che daranno le spesea molti vivi.

Desassi convertiti in calcinade' quali si mura le prigioni. Moltiche fien disfatti dal focoinnanzi a questo tempo torranno lalibertà a molti omini.

De'putti che tettano. Molti FranceschiDomenichi e Benedetta mangerannoquel che da altri altre volte vicinamente è stato mangiatoche staranno molti mesi avanti che possino parlare.

De'nicchi e chioccioleche son rebuttati dal mareche marciscanodentro a lor gusci. O quanti fien quelli chepoi che fien mortimarciranno nelle lor propie caseempiendo le circustante partipiene di fetulente puzzo.

Tuttele coseche nel verno fien nascoste e sotto la neverimarrannoscoperte e palese nella state. Detta per la bugia che non puòstare occulta.

Delletaccole e stornelli. Quelli che si fideranno abitare appresso di luiche saranno gran turbequasi tutti moriranno di crudele morte. E sivedrà i padri colle madri d'insieme colle sue famiglie esserda crudeli animali divorati e morti.

De'villani in camicia che lavorano. Verrà tenebre di versol'oriente le quali con tanto di oscurità tigneranno il cieloche copre l'Italia.

De'barbieri. Tutti li omini si fuggiranno in Africa.


Pronostico.

Mettiper ordine e mesi e le cirimonie che s'usanoe così fa delgiorno e della notte.

De'segatori.

Sarannomoltiche si moveran l'uno contra l'altrotenendo in mano iltagliente ferro. Questi non si faranno infra loro molto nocimento chedi stanchezzaperché quanto l'uno si caccerà inantitanto l'altro si ritirerà indirieto. Ma trist'a chi siinframmetterà in mezzoperché al fine rimarràtagliato a pezzi.


Ilfilatoio da seta.

Sentirassile dolenti gridale alte stridale rauche e infiocate voce di queiche fieno con tormento ispogliati e al fine lasciati ignudi e sanzamoto:

equesto fia causa del motore che tutto volge.


Delmettere e trarre il pan della bocca del forno.

Pertutte le città e terre e castelleville e case si vedràper disiderio di mangiare trarre il proprio cibo di bocca l'unoall'altro sanza poter fare difesa alcuna.


Leterre lavorate.

Vedrassivoltare la terra sotto soprae risguardare li oppositi emisperii escoprire le spilonche a ferocissimi animali.


Delseminare.

Allorin gran parte delli ominiche restaran vivigitteran fori de le lorcase le serbate vettovaglie in libera presa delli uccelli e animaliterrestrisanza curarsi d'esse in parte alcuna.


Dellepioveche fan ch'e fiumi intorbidati portan vie le terre.

Verràdi verso il cielo che trasmuterà gran parte dell'Africachesi mostra a esso cielo in verso l'Europae quella di Europa inverso l'Africae quelle delle provincie si mischieranno insieme congran revoluzione.


De'legnami che bruciano.

Lialberi e albusti delle gran selve si convertiranno in cenere.


Dellefornaci di mattoni e calcina.

Alfine la terra si farà rossa per lo infocamento di moltigiornie le pietre si convertiranno in cenere.

E pesci lessi. Li animali d'acqua moriranno nelle bollenti acque.

L'ulive che caggian de li ulivi e dannoci l'olio che fa lume.Discenderà con furia di verso il cielo chi ci darànotrimento e luce.


Dellecivette e gufi con che s'uccella alla pania.

Moltiperiranno di fracassamento di testae salterà loro li occhiin gran parte della testaper causa di animali paurosi usciti dalletenebre.


Dellino che fa la carta de' cenci.

Saràriverito e onorato e con referenzia e amore ascoltato li suaprecettidi chi prima fu splezzatostraziato e martorizzato damolte e diverse battiture.


De'libri che 'nsegnan precetti.

Icorpi sanz'anima ci daranno con lor sentenzie precetti utili al benmorire.


De'battuti e scorreggiati.

Liomini si nasconderanno sotto le scorze delle iscorticate erbeequivigridandosi daran martiricon battimenti di membra a sémedesimi.


Dellalussuria.

Es'infurieranno delle cose più bellea cercarepossedere eoperare le parte lor più bruttedove poicon danno epenitenzia ritornati nel lor sentimenton'aran grande ammirazion dise stessi.


Dell'avaro.

Moltifien quelli che con ogni studio e sollecitudine seguiranno con furiaquella cosa che sempre li ha spaventatinon conoscendo la suamalignità.


Delliomini che quanto più invecchiano più si fanno avarichèavendoci a star pocodoverebbon farsi liberali.

Vedrassia quelli che son giudicati di più sperienzia e giudizioquanto egli hanno men bisogno delle cosecon più aviditàcercarle e riservare.


Dellafossa.

Dillain forma di frenesia o farneticod'insania di cervello.

Staranmolti occupati in esercizio a levar di quella cosache tanto crescequanto se ne leva e quanto più vi se ne ponepiùdiminuisce.

Delpeso posto sul piumaccio.

Emolti corpi nel vedere da lor levar la testasi vedràmanifestamente crescereerendendo loro la levata testaimmediatediminuiscan lor grandezza.

Delpigliare de' pidocchi.

Esaran molti cacciatori d'animali che quanto più ne piglierannomanco n'aranno; e cosìde conversopiù n'aran quantomen ne piglieranno.

Dell'attignerl'acqua colle due secchie a una sola corda.

Erimarranno occupati molti che quanto più tireranno in giùla cosaessa più ne sfuggirà in contrario moto.


Lasalsiccia ch'entra nelle budella.

Moltisi faran casa delle budelle e abiteranno nelle loro propie.

Lelingue de' porci e vitelle nelle budella.

Ocosa spurcache si vedrà l'uno animale aver la lingua in culoall'altro.

De'crivelli fatti di pelle di animali.

Vedrassiil cibo degli animali passar dentro alle lor pelli per ogni partesalvo che per la bocca e penetrare dall'opposita parte insino allapiana terra.

Dellelanterna.

Leferoce corna de' possenti tori difenderanno la luce notturnadall'impetuoso furor de' venti.

Dellepiume ne' letti.

Lianimali volatili sosterran l'omini colle loro propie penne.

Liomini che van sopra li alberi andando in zoccoli.

Saransì grande i fanghiche li omini andranno sopra li alberi de'lor paesi.

Dellasola delle scarpe che son di bue.

Esi vedrà in gran parte del paese camminare sopra le pellidelli grand'animali.

Delnavicare.

Saràgran venti per li quali le cose orientali si faranno occidentali equelle di mezzo dìin gran parte miste col corso de' ventiseguiranno per lunghi paese.

Dellepitture ne' santi adorati.

Parlerannoli omini alli omini che non sentiranno; aran gli occhi aperti e nonvedranno; parleranno a quelli e non fie lor risposto; chiederangrazie a chi arà orecchi e non ode; faran lume a chi èorboparleran a' sordi con gran romore.

Delsognare.

Andrannoli omini e non si moverannoparleranno con chi non si trovasentiranno chi non parla.

Dell'ombrache si move coll'omo.

Vedrassiforme e figure d'omini o d'animaliche seguiranno essi animali eominiduvunche fuggiranno; e tal fia il moto dell'un quant'èdell'altroma parrà cosa mirabile delle varie grandezze inche essi si trasmutano.

Delleombre del sole e dello specchiarsi nell'acqua 'n un medesimo tempo.

Vedrassimolte volte l'uno omo diventare tree tutti lo seguano; e spessol'unopiù certol'abbandona.

Dellecasse che riservano molti tesori.

Troverassidentro a de' noci e de li alberi e altre piante tesori grandissimii quali lì stanno occulti.

Dellospegnere el lume a chi va a letto.

Moltiper mandare fori il fiato con troppa prestezzaperderanno il vederee in brieve tutti e sentimenti.

Dellecampanelle de' muli che stan presso a' loro orecchi.

Sentirassiin molte parte dell'Europa strumenti di varie magnitudine fardiverse armoniecon grandissime fatiche di chi più pressol'ode.

Delliasini.

Lemolte fatiche saran remunerate di famedi setedi disagio e dimazzate e di punture.

Desoldati a cavallo.

Moltisaran veduti portare da grandi animali con veloce corso alla ruinadella sua vita e prestissima morte. Per l'aria e per la terra saranveduti animali di diversi colori portarne con furore li omini alladistruzione di lor vita.

Dellestelle delli sproni.

Percausa delle stelle si vedrà li omini esser velocissimi al paridi qualunche animal veloce.

Ilbastone ch'è morto.

Ilmovimento de' morti farà fuggire con dolore e piantocongrida molti vivi.

Dell'esca.

Conpietra e con ferro si renderà visibile le cose che prima nonsi vedeano.

De'boi che si mangiano.

Mangerannoe padron delle possessioni e lor propi lavoratori.

Delbattere il letto per rifarlo.

Verrannoli omini in tanta ingratitudineche chi darà loro albergosanza alcun prezzosarà carico di bastonate in modo che granparte delle interiora si spiccheranno del loco loro e s'andrannorivoltando per suo corpo.

Dellecose che si mangianoche prima s'uccidano.

Saràmorto da loro il lor nutritoree fragellato con dispietata morte.

Dellospecchiare le mura delle città nell'acqua de' lor fossi.

Vederassil'alte mura delle gran città sottosopra ne' loro fossi.

Dell'acquache corre torbida e mista con terrae della polvere e nebbia mistacoll'ariae del foco misto col suo caldo con ciascuno.

Vedrassitutti li elementi insieme misti con grande revoluzionetranscorrereora inverso il centro del mondoora inverso il cieloe quando dalleparti meridianali scorreran con furia inverso il freddosettantrionealcuna volta dall'oriente inverso l'occidentee cosìdi questo in quell'altro emisperio.

In ogni punto si può fare divisione de' due emisperi.

Liomini tutti scambieranno emisperio immediate.

In ogni punto è divisione da oriente a occidente.

Moveransitutti li animali da oriente a occidentee così da aquilone ameridio.

Delmoto dell'acqueche portano e legnami che son morti.

Corpisanz'anima per sé medesimi si moverannoe porteran con secoinnumerabile generazione di mortitogliendo le ricchezze a'circunstanti viventi.

Dell'ovache essendo mangiatenon possan fare e pulcini.

Oquanti fien quelli ai quali sarà proibito il nascere!

Depesci che si mangiano ovati.

Infinitagenerazione si perderà per la morte delle gravide.

Dellianimali che si castrano.

Agran parte della spezie masculinapell'esser tolti loro e testiculifia proibito il generare.

Dellebestie che fanno il cacio.

Illatte fia tolto ai piccoli figlioli.


Dellesommate fatte delle troie.

Agran parte delle femmine latine fia tolto e tagliate lor le tetteinsieme colla vita.


Delpianto fatto il venerdì sancto.

Intutte le parti d'Europa sarà pianto da gran popoli la morted'un solo omo.


Dellemaniche de coltegli fatte di corna di castrone.

Nellecorna delli animali si vedrà taglienti ferricolli quali sitorrà la vita a molti della loro spezie.

Dellanotteche non si cognosce alcun colore.

Verràa tanto che non si cognoscerà differenzia in fra i colorianzi si faran tutti di nera qualità.

Dellespade e lanceche per sé mai nociano a nessuno.

Chiper sé è mansueto e sanza alcuna offensionesi faràspaventevole e feroce mediante le triste compagniee torràla vita crudelissimamente a molte gentie più n'ucciderebbese corpi sanz'animausciti dalle spilonchenon li difendessimo.Cioè le corazze di ferro.

De'laccioli e trappole.

Moltimorti si moveran con furia e piglieranno e legheranno e vivieserberangli a lor nemici a cercar la lor morte e distruzione.

De'metalli.

Usciràdelle oscure e tenebrose spelonche chi metterà tutta l'umanaspezie in grandi affannipericoli e morte; a molti seguaci lor dopomolti affanni darà diletto; e chi non fia suo partigianomorrà con istento e calamità. Questo commetteràinfiniti tradimentiquesto aumenterà e persuaderà liomini tristi alli assassinamenti e latrocini e le servitùquesto terrà in sospetto i sua partigianiquesto torràla vita a moltiquesto travaglierà li omini infra lor co'molte flaldeinganni e tradimenti. O animal mostruosoquanto sare'meglio per li omini che tu tornassi nell'inferno! Per costui rimarrandiserte le gran selve delle lor pianteper costui infiniti animaliperdan la vita.

Delfuoco.

Nasceràdi piccol principio chi si farà con prestezza grande. Questonon istimerà alcuna creata cosaanzi colla sua potenziaquasi il tutto sarà in potenzia di transformare di suo esserein un altro.

De'navili ch'annegano.

Vedrassigrandissimi corpi sanza vita portare con furia moltitudine d'ominialla distruzione di lor vita.

Delloscrivere lettere da un paese a un altro.

Parleransili omini di remotissimi paese l'uno all'altro e risponderansi.

Degliemisperi che sono infiniti e da infinite linie son divisi in modo chesempre ciascuno omo n'ha una d'esse linie infra l'un piede el'altro.

Parleransie toccheransi e abbracceransi li oministanti dall'uno all'altroemisperioe 'ntenderansi i loro linguaggi.

Depreti che dican messa.

Moltifien quelli cheper esercitare la loro artesi vestiranricchissimamente; e questo parrà esser fatto secondo l'uso de'grembiuli.

De'frati che confessano.

Lesventurate donne di propia volontà andranno a palesare a liomini tutte le loro lussurie e opere vergognose e segretissime.

Dellechiese e abitazion de' frati.

Assaisaranno che lasceranno li esercizi e le fatiche e povertà divita e di robae andranno abitare nelle ricchezze e trionfantiedifizimostrando questo esser il mezzo di farsi amico a Dio.

Delvendere il Paradiso.

Infinitamoltitudine venderanno pubblica e pacificamente cose di grandissimoprezzosanza licenza del padrone di quellee che mai non furonloroné in loro potestàe a questo non provvederàla giustizia umana.

Demorti che si vanno a sotterrare.

Oumane sciocchezzeo vive pazzie! I semplici popoli porteran granquantità di lumi per far lumi ne' viaggi a tutti quelli cheintegralmente han perso la virtù visiva.

Delladote delle fanciulle.

Edove prima la gioventù femminina non si potea difendere dallalussuria e rapina de' maschiné per guardie di parentinéper fortezza di muraverrà tempo che bisognerà chepadri e parenti d'esse fanciulle paghin di gran prezzi chi vogliadormire con loroancora che esse sien ricchenobili e bellissime.

Certoe' par qui che la natura voglia spegnere la umana speziecome cosainutile al mondo e guastatrice di tutte le cose create.

Dellacrudeltà dell'omo.

Vedrassianimali sopra la terrai quali sempre combatteranno infra loro e condanni gravissimi e spesso morte di ciascuna delle parte. Questi nonaran termine nelle loro malignità; per le fiere membra diquesti verranno a terra gran parte delli alberi delle gran selvedell'universo; e poi ch'e saran pasciutiil nutrimento de' lordesideri sarà di dar morte e affanno e fatiche e paure e fugaa qualunche cosa animata. E per la loro ismisurata superbia questisi vorranno levare inverso il cieloma la superchia gravezza dellelor membra gli terrà in basso. Nulla cosa resteràsopra la terrao sotto la terra e l'acquache non siaperseguitataremossa o guasta; e quella dell'un paese remossanell'altro; e 'l corpo di questi si farà sepoltura e transitodi tutti i già da lor morti corpi animati.

Omondocome non t'apri? e precipita nell'alte fessure de' tua granbalatri e spelonchee non mostrare più al cielo sìcrudele e dispietato monstro.

Delnavicare.

Vedrassili alberi delle gran selve di Taurus e di SinaiApennino e Talasscorrere per l'aria da oriente a occidenteda aquilone a meridieeportarne per l'aria gran moltitudine d'omini. O quanti votioquanti mortio quanta separazion d'amici e di parentio quantifien quelli che non rivedranno più le lor provincienéle lor patriee che morran sanza sepolturacolle loro ossa sparsein diversi siti del mondo!


Delloisgombrare l'Ognisanti.

Moltiabbandoneranno le propie abitazionie porteran con seco tutti e suavalsentie andranno abitare in altri paese.

Deldì de' morti.

Equanti fien quelli che piangeranno i lor antichi mortiportando lumia quelli!

De'frati che spendendo parole ricevano di gran ricchezzee danno ilParadiso.

Leinvisibile monete faran trionfare molti spenditori di quelle.

Degliarchi fatti colli corni de' buoi.

Moltifien quelli che per causa delle bovine corna moriranno di dolentemorte.

Divisionedella profezia.

Primadelle cose degli animali razionaliseconda delli inrazionaliterzadelle piantequarta delle cirimoniequinta de' costumisesta dellicasi ovvero editti ovver quistionisettima de' casi che non possonostare in naturacome dire: di quella cosa quanto più nelevipiù crescee riserva i gran casi inverso il fine edeboli dal principioe mostra prima e mali e poi le punizioni;ottava delle cose filosofiche.

De'cristiani.

Moltiche tengono la fede del figlioloe sol fan templi nel nome dellamadre.

Delcibo stato animato.

Granparte de' corpi animati passerà pe' corpi degli altri animali;cioèle case disabitate passeran in pezzi per le caseabitatedando a quelle un utilee portando con seco i sua danni.

Quest'ècioè: la vita dell'omo si fa delle cose mangiatele qualiportan con seco la parte dell'omo ch'è morta.

Delliomini che dorman nell'asse d'albero.

Liomini dormiranno e mangeranno e abiteranno infra li alberinatinelle selve e campagne.

Delsognare.

Alliomini parrà vedere nel cielo nove ruineparrà inquelli levarsi a volo e di quello fuggire con paura le fiammechedi lui discendanosentiran parlare li animali di qualunche sorte dilinguaggio umanoscorreranno immediate colla lor persona in diverseparte del mondo sanza motovedranno nelle tenebre grandissimisprendori. O maraviglia delle umane speziequal frenesia t'ha sìcondotto? Parlerai cogli animali di qualunche spezie e quelli conteco in linguaggio umanovedrai cadere di gran altura sanza tuodannoi torrenti t'accompagneranno ...

Delleformiche.

Moltipopoli fien quelli che nasconderan sé e sua figlioli evettovaglie dentro alle oscure caverne; e lìnelli lochitenebrosiciberan sé e sua famiglia per molti mesisanzaaltro lume accidentale o naturale.

Dell'ape.

Ea molti altri saran tolte le munizioni e lor cibie crudelmente dagente sanza ragione saranno sommerse o annegate. O giustizia di Dioperché non ti desti a vedere così malmenare e tuacreati?

Dellepecorevacchecapre e simili.

Ainnumerabili saran tolti e loro piccoli figliolie quelli scannati ecrudelissimamente squartati.

Dellenoci e ulive e ghiande e castagni e simili.

Moltifiglioli da dispietate bastonate fien tolti delle propie bracciadelle lor madri e gittati in terra e poi lacerati.

Defanciulli che stanno legati nelle fasce.

Ocittà marineio veggo in voi i vostri cittadinicosìfemmine come maschiessere istrettamente dei forti legami collebraccia e gambe esser legati da gente che non intenderanno i vostrilinguaggie sol vi potrete isfogare li vostri dolori e perdutalibertà mediante i lagrimosi pianti e li sospiri elamentazione infra voi medesimichè chi vi lega nonv'intenderàné voi loro intenderete.

Dellegatte che mangiano e topi.

Avoicittà dell'Africasi vedrà i vostri nati esseresquarciati nelle propie case da crudelissimi e rapaci animali delpaese vostro.


Delliasini bastonati.

Onatura instaccurataperché ti se' fatta parzialefacendotiai tua figli d'alcuni pietosa e benigna madread altri crudelissimae dispietata matrigna?

Ioveggo i tua figlioli esser dati in altrui servitù sanza maibenefizio alcuno; e in loco di remunerazione de' fatti benefiziesser pagati di grandissimi martiri; e spender sempre la lor vita inbenefizio del suo malefattore.

FINE