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DinoCompagni


Cronicadelle cose occorrenti

ne'tempi suoi





Proemio

Quali cagioni ebbe l'Autore a scriveree quali occasioni: suquale soggettoe con quali intendimenti.

Le ricordanze dell'antiche istorie lungamente ànnostimolata la mente mia di scrivere i pericolosi advenimenti nonprosperevolii quali ha sostenuti la nobile città figliuoladi Romamolti annie spezialmente nel tempo del giubileo dell'annoMCCC. E ioscusandomi a me medesimo siccome insufficientecredendoche altri scrivesseho cessato di scrivere molti anni: tanto chemultiplicati i pericoli e gli aspetti notevoli sì che non sonoda tacerepropuosi di scriverea utilità di coloro chesaranno eredi de' prosperevoli anni; acciò che riconoscano ibenefici da Dioil quale per tutti i tempi regge e governa.




COMINCIA IL PRIMO LIBRO


1Metodo propostosi dall'Autore. Descrizione di Firenze.


Quando io incominciai propuosi di scrivere il vero delle cosecerte che io vidi e udi'però che furon cose notevoli lequali ne' loro principi nullo le vide certamente come io: e quelleche chiaramente non vidiproposi di scrivere secondo udienza; eperché molti secondo le loro volontà corrottetrascorrono nel diree corrompono il veroproposi di scriveresecondo la maggior fama. E acciò che gli strani possanomeglio intendere le cose advenutedirò la forma della nobilecittàla quale è nella provincia di Toscanaedificata sotto il segno di Martericca e larga d'imperiale fiumed'acqua dolce il quale divide la città quasi per mezocontemperata ariaguardata da nocivi ventipovera di terrenoabondante di buoni frutticon cittadini pro' d'armi superbi ediscordevolie ricca di proibiti guadagnidottata e temutapersua grandezadalle terre vicinepiù che amata.

Pisa è vicina a Firenze a miglia XLLucca a miglia XLPistoia a miglia XXBologna a miglia LVIIIArezo a miglia XLSiena a miglia XXXSan Miniato in verso Pisa a miglia XXPratoverso Pistoia a miglia XMonte Accienico verso Bologna a migliaXXIIFighine verso Arezo a miglia XVIPoggi Bonizi verso Siena amiglia XVI; tutte le predette terre con molte altre castella eville; e da tutte le predette partisono molti nobili uomini contie cattanii quali l'amano più in discordia che in paceeubidisconla più per paura che per amore. La detta cittàdi Firenze è molto bene popolatae generativa per la buonaaria; i cittadini bene costumatie le donne molto belle e adorne; icasamenti bellissimipieni di molte bisognevoli artioltreall'altre città d'Italia. Per la quale cosa molti di lontanipaesi la vengono a vederenon per necessitàma per bontàde' mestieri e artie per belleza e ornamento della città.


2 Danni e antica origine delle discordie civili in Firenze traGuelfi e Ghibellini(1215).


Piangano adunque i suoi cittadini sopra loro e sopra i lorofigliuoli; i qualiper loro superbia e per loro malizia e per garad'uficiànno così nobile città disfattaevituperate le leggie barattati gli onori in picciol tempoi qualii loro antichi con molta fatica e con lunghissimo tempo ànnoacquistato; e aspettino la giustizia di Diola quale per moltisegni promette loro male siccome a colpevolii quali erano liberida non potere esser soggiogati.

Dopo molti antichi mali per le discordie de' suoi cittadiniricevutiuna ne fu generata nella detta cittàla qualedivise tutti i suoi cittadini in tal modoche le due partis'appellorono nimiche per due nuovi nomiciò è Guelfie Ghibellini. E di ciò fu cagionein Firenzeche uno nobilegiovane cittadinochiamato Buondalmonte de' Buondalmontiaveapromesso torre per sua donna una figliuola di messer OderigoGiantruffetti. Passando dipoi un giorno da casa i Donatiunagentile donna chiamata madonna Aldrudadonna di messer ForteguerraDonatiche avea due figliuole molto bellestando a' balconi delsuo palagiolo vide passaree chiamolloe mostrògli unadelle dette figliuolee disseli: "Chi ài tu tolta permoglie? io ti serbavo questa". La quale guardando molto lipiacquee rispose: "Non posso altro oramai". A cuimadonna Aldruda disse: "Sìpuoiché la penapagherò io per te". A cui Bondalmonte rispose: "E iola voglio". E tolsela per moglielasciando quella avea tolta egiurata. Onde messer Oderigodolendosene co' parenti e amici suoidiliberarono di vendicarsie di batterlo e farli vergogna. Il chesentendo gli Ubertinobilissima famiglia e potentie suoi parentidissono voleano fusse morto: ché così fia grandel'odio della morte come delle ferite; cosa fatta capo à. Eordinorono ucciderlo il dì menasse la donna; e cosìfeciono. Onde di tal morte i cittadini se ne divisonoe trassersiinsieme i parentadi e l'amistà d'amendue le partiper modoche la detta divisione mai non finì; onde nacquero moltiscandoli e omicidi e battaglie cittadinesche. Ma perché non èmia intenzione scrivere le cose anticheperché alcuna voltail vero non si ritruovalascerò stare; ma ho fatto questoprincipio per aprire la via a intenderedonde procedette in Firenzele maladette parti de' Guelfi e Ghibellini: e ritorneremo alle cosefurono ne' nostri tempi.


3 Le discordie tra' Guelfi sono cagione ch'essi si riconcilinoco' Ghibellini. Ambedue le parti ottengono a paciaro ed arbitro unLegato della Chiesa (...-12791280)

.

Nell'anno dalla incarnazione di Cristo MCCLXXXreggendo inFirenze la parte guelfaessendo scacciati i Ghibelliniuscìd'una piccola fonte uno gran fiumeciò fu d'una piccoladiscordia nella parte guelfa una gran concordia con la parteghibellina.


Chétemendo i Guelfi tra loroe sdegnando nelle loro raunate e ne' loroconsigli l'uno delle parole dell'altroe temendo i più saviciò che ne potea adveniree vedendone apparire i segni diciò che temeano (perché uno nobile cittadino cavalierechiamato messer Bonaccorso degli Adimariguelfo e potente per lasua casae ricco di possessionimontò in superbia con altrigrandiche non riguardò a biasimo di parteché a unosuo figliuolo cavalieredetto messer Foresedié per moglieuna figliuola del conte Guido Novello della casa de' conti Guidicapo di parte ghibellina)onde i Guelfidopo molti consigli tenutialla Partepensarono pacificarsi co' Ghibellini che erano di fuori.E saviamente concordarono ridursi con loro a pace sotto il giogodella Chiesaacciò che i legami fussono mantenuti dallafortezza della Chiesa: e celatamente ordinoronoche il Papa fussemezo alla loro discordia. Il qualea loro petizionemandòmesser frate Latinocardinalein Firenzea richiedere di paceamendue le parti. Il quale giuntodomandò sindachi diciascuna partee che in lui la compromettessono; e cosìfeciono. E per vigore del compromesso sentenziòche iGhibellini tornassono in Firenze con molti patti e modo; e accordòtra loro li ufici di fuori; e al governo della città ordin=XIIII cittadinicioè VIII Guelfi e VI Ghibellini; e a moltealtre cose pose ordinee pene ad amendue le partilegandoli sottola Chiesa di Roma. Le quali leggi e patti e promesse fe' scriveretra le leggi municipali della città.

La potente e superba famiglia degli Ubertisentenziòstesse alcuno tempo a' confinicon altri di loro parte: e dovefussono le loro famigliegodere i loro beni come gli altri; e aquelli che sostenessono lo incarico de' confinifusse dato dalComuneper ristoro del suo esilioalcuni danari il dì mameno al non cavaliere che al cavaliere.


4 Correndo la città novamente pericolo per civilidiscordiealcuni popolanifra' quali Dinosi consigliano insieme:e per assicurare il Popolo dalla prepotenza dei Grandiistituisconoil Magistrato delle Arti o de' Priori(1280 - 1282).


Stando amendue le parti nella cittàgodendo i beneficidella pacei Guelfi che erano più potenti cominciorono digiorno in giorno a contraffare a' patti della pace. Prima tolsono isalari a' confinati; poi a chiamare gli ufici sanza ordine; iconfinati feciono rubelli: e tanto montò il soprastarechelevorono in tutto gli onori e' benefici a' Ghibellinionde crebbetra loro la discordia. Onde alcunipensando ciò che ne poteaadvenirefurono con alcuni de' principali del popolopregandoli ciponessono rimedioacciò che per discordia la terra nonperisse. Il perchéalcuni popolari gustando le parole siporgeanosi raunorono insieme sei cittadini popolanifra' quali ioDino Compagni fuiche per giovaneza non conoscea le pene delleleggima la purità de l'animo e la cagione che la cittàvenìa in mutamento. Parlai sopra ciòe tanto andamoconvertendo cittadiniche furono eletti tre cittadini capidell'Artii quali aiutassono i mercatanti e artieri dovebisognasse: i quali furono Bartolo di messer Iacopo de' BardiSalvidel Chiaro Girolamie Rosso Bacherelli; e raunoronsi nella chiesadi San Brocolo. E tanto crebbe la baldanza de' popolani co' dettitrevedendo che non erano contesi; e tanto li riscaldorono lefranche parole de' cittadinii quali parlavano della loro libertàe delle ingiurie ricevute; e presono tanto ardireche fecionoordini e leggiche duro sarebbe suto di rimuoverle. Altre gran cosenon fecionoma del loro debile principio ferono assai. Il dettouficio fu creato per due mesii quali cominciorono a dì XVdi giugno 1282: il quale finitose ne creò seiuno persestieroper due mesiche cominciorono a dì XV d'agosto1282. E chiamoronsi Priori dell'Arti: e stettono rinchiusi nellatorre della Castagna appresso alla Badiaacciò non temessonole minaccie de' potenti: e potessono portare arme in perpetuo: ealtri brivilegi ebbono: e furono loro dati sei famigli e seiberrovieri.


5 I nuovi magistrati fanno mala prova per disonestà eavariziafavorendo i Grandi di Parte guelfa (1282).


Le loro leggi in effetto furonoche avessono a guardare l'averedel Comunee che le signorie facessero ragione a ciascunoe che ipiccoli e impotenti non fussono oppressati da' grandi e potenti.


Etenendo questa formaera grande utilità del popolo: ma tostosi mutòperò che i cittadini che entravano in quellouficionon attendeano a observare le leggima ad corromperle. Sel'amico o il parente loro cadea nelle peneprocuravano con lesignorie e con li uficiali a nascondere le loro colpeacciòche rimanessono impuniti. Né l'avere del Comune nonguardavanoanzi trovavano modo come meglio il potessono rubare; ecosì della camera del Comune molta pecunia traevanosottoprotesto di meritare uomini l'avesson servito.

L'impotenti non erano aiutatima i grandi gli offendevanoe cosli popolani grassi che che erano negli ufici e imparentati congrandi: e molti per pecunia erano difesi dalle pene del Comuneinche cadevano. Onde i buoni cittadini popolani erano malcontentiebiasimavano l'uficio de' PrioriperchÚ i Guelfi grandi eranosignori.



6 Origine della guerra d'Arezzopel favore concesso da'Fiorentini ai Guelfi cacciati da quella città(1282... -1289).


Arezo si governava in quel tempo pe' Guelfi e Ghibellini per equalparteet erano nel reggimento di parie giurata avieno tra loroferma pace. Onde il popolo si levòe feciono uno della cittàdi Lucca che si chiamava Prioreil quale condusse il popolo moltoprosperevolmentee i nobili constrignea a ubidire le leggi. I qualis'accordorono insiemee ruppono il popolo; e lui presono e misonoin una citernae quivi si morì.

I Guelfi d'Arezo stimolati dalla Parte guelfa di Firenze dicercare di pigliare la signoriama o che fare non lo sapessonoonon potessonoi Ghibellini se ne advidonoe cacciaronli fuori. Iquali vennono a Firenze a dolersi de' loro adversari: coloro che liaveano consigliatigli ritennonoe presongli aiutare. IGhibellininé per ambasciate né per minaccie avessonoda Firenzenon li accettorono; e richiesono gli UbertiPazi diValdarno e Ubertinie 'l Vescovoche sapea meglio gli ufici dellaguerra che della Chiesail quale era de' Paziuomo superbo e digrande animo. Era prima scaduta una differenzia tra lui e' Sanesiper uno suo castello gli avean toltola quale era rimessa nellaParte guelfa di Firenze; e volendo la parte aiutare i Sanesi e gliusciti d'Arezonimicando il Vescovoingenerò gran discordiatra i Fiorentini e 'l Vescovo e i Ghibellini. Per che ne seguìla terza guerra de' Fiorentini in Toscananel 1289.



7 Disposizioni e preparativi alla guerra dall'una parte edall'altra (1289).


I Guelfi fiorentini e potenti aveano gran voglia andare a oste adArezo: ma a molti altripopolaninon parea; sì perchédiceano la impresa non esser giustae per sdegno aveano con lorodegli ufici. Pur presono a soldo uno capitanochiamato messerBaldovino di Soppinocon CCCC cavalli: ma il Papa lo ritenneeperò non venne.

Gli Aretini richiesono molti nobili e potenti Ghibellini diRomagnadella Marcae da Orvieto: e mostravano gran francheza divolere la battagliae acconciavansi a difendere la loro cittàe di prendere il vantaggio a' passi. I Fiorentini richiesono iPistolesii LucchesiBolognesiSanesie Sanminiatesie Mainardoda Susinana gran capitanoche avea per moglie una de' Tosinghi.

In quel tempo venne in Firenze il re Carlo di Siciliache andavaa Roma; il quale fu dal Comune onoratamente presentatoe con palioe armeggerie: e da' Guelfi fu richiesto d'uno capitano con leinsegne sue. Il quale lasciò loro messer Amerigo di Nerbonasuo barone e gentile uomogiovane e bellissimo del corpoma nonmolto sperto in fatti d'armema rimase con lui uno antico cavalieresuo balioe molti altri cavalieri atti ed esperti a guerrae congran soldo e provisione.



8 Trattato de' Fiorentini col Vescovo di Arezzo; come impeditodagli Aretini (1289) .


Il Vescovo d'Arezocome savio uomo considerando quel che adveniregli potea della guerracercava patteggiarsi co' Fiorentinieuscire con tutta la schiatta sua d'Arezoe dar loro le sue castelladel vescovado in pegno; e per le rendite e pe' fedeli voleal'annofiorini IIImi quali li promettesse messer Vieri de' Cerchiricchissimo cittadino. Ma i Signori che erano in quel tempoeranoin gran discordia: i quali furono messer Ruggieri da Cuona giudicemesser Iacopo da Certaldo giudiceBernardo di messer ManfrediAdimariPagno BordoniDino Compagni autore di questa CronacaeDino di Giovannivocato Pecorache furono da dì XV d'aprilea dì XV di giugno 1289. La cagione della discordia fu chealcuni di loro voleano le castella del Vescovoe spezialmenteBibiena bello e fortealcuni no; né non voleano la guerraconsiderando il male che di quella segue: pur infine per tutti siconsentì di pigliarlema non per disfarle. E d'accordorimisono in Dino Compagniperché era buono e savio uomonefacesse quanto li paresse: il quale mandò per messer Durazzonuovamente fatto da lui cavalieree in lui commise conchiudesse iltrattato col Vescovo il meglio potesse.

Il Vescovo d'Arezo in questo mezo pensòche se consentisseal trattatosarebbe traditore; e però raunò iprincipali di sua partee quelli confortò prendessonoaccordo co' Fiorentini: e che egli non volea perdere Bibbienae chela fusse afforzata e difesa; altrimenti prenderebbe accordo egli.Gli Aretinisdegnati per le parole sueperché ogni lorodisegno si rompevaordinavano di farlo uccidere: se non che messerGuglielmo de' Pazisuo consortoche era nel consigliodisse chesarebbe stato molto contento l'avessono fattonon l'avendo saputo;ma essendo richiestonon lo consentirebbeché non voleaesser micidiale del sangue suo. Allora deliberarono di pigliarlaeglino; e come disperatisanza altro consiglio si misono in punto.



9 I Fiorentini si dispongono a uscire per la via del Casentinoinsieme coi collegati.


Sentitasi pe' Fiorentini la loro diliberazionei capitani egovernatori della guerra tennono consiglio nella chiesa di SanGiovanniper qual via fusse il megliore andaresì chefornire si potesse il campo di quel bisognasse. Alcuni lodavanol'andata per Valdarnoacciò cheandando per altra viagliAretini non cavalcassono quivie non ardessono i casamenti delcontado; alcuni lodavano la via del Casentinodicendo che quellaera migliore viaassegnandone molte ragioni. Uno savio vecchiochiamato Orlando da Chiusie Sasso da Murlogran castellanitemendo di loro deboli castelladierono per consiglio si pigliassequella viadubitando chese altra via si pigliassenon fussonodagli Aretini disfatteché erano di loro contado; e messerRinaldo de' Bostoliche era degli usciti d'Arezocon loros'accordò. Dicitori vi furono assai; le pallottole segrete sidierono: vinsesi d'andare per Casentino. Ma con tutto fusse piùdubbiosa e pericolosa viail meglio ne seguì.

Fatta tal diliberazionei Fiorentini accolsono l'amistà;che furono: i Bolognesi con CC cavalliLucchesi con CCPistolesicon CC; de' quali fu capitano messer Corso Donati cavalierefiorentino: Mainardo da Susinana con XX cavalli e CCC fanti a piémesser Malpiglio Ciccioni con XXVe messer Barone Mangiadori daSan Miniatoli Squarcialupii Colligianie altre castella diValdelsa: sì che fu il numerocavalli MCCC e assai pedoni.



10 Battaglia di Campaldino; della quale però i Fiorentinivincitori non sanno raccogliere tutti i frutti.


Mossono le insegne al giorno ordinato i Fiorentiniper andare interra di nimici: e passarono per Casentino per male vie; oveseavessono trovati i nimiciarebbono ricevuto assai danno: ma nonvolle Dio. E giunsono presso a Bibbienaa uno luogo si chiamaCampaldinodove erano i nimici: e quivi si fermoronoe feciono unaschiera. I capitani della guerra misono i feditori alla fronte dellaschiera; e i palvesicol campo bianco e giglio vermigliofuronoattelati dinanzi. Allora il Vescovoche avea corta vistadomandò:"Quelleche mura sono?". Fugli risposto: "I palveside' nimici".

Messer Barone de' Mangiadori da San Miniatofranco et espertocavaliere in fatti d'armeraunati gli uomini d'armedisse loro:


"Signorile guerre di Toscana si soglìano vincere per bene assalire; enon duravanoe pochi uomini vi morianoché non era in usol'ucciderli. Ora è mutato modoe vinconsi per stare benefermi. Il perché io vi consiglioche voi stiate fortielasciateli assalire". E così disposono di fare. GliAretini assalirono il campo sì vigorosamente e con tantaforzache la schiera de' Fiorentini forte rinculò. Labattaglia fu molto aspra e dura: cavalieri novelli vi s'erano fattidall'una parte e dall'altra. Messer Corso Donati con la brigata de'Pistolesi fedì i nimici per costa. Le quadrella pioveano: gliAretini n'aveano pocheet erano fediti per costaonde eranoscoperti: l'aria era coperta di nuvolila polvere era grandissima.I pedoni degli Aretini si metteano carpone sotto i ventri de'cavalli con le coltella in manoe sbudellavalli: e de' lorofeditori trascorsono tantoche nel mezo della schiera furono mortimolti di ciascuna parte. Molti quel dìche erano stimati digrande prodezafurono vili; e moltidi cui non si parlavafuronostimati. Assai pregio v'ebbe il balio del capitanoe fuvi morto. Fufedito messer Bindo del Baschiera Tosinghi; e così tornòa Firenzema fra pochi dì morì. Della parte de'nimici fu morto il Vescovoe messer Guiglielmo de' Pazi francocavaliereBonconte e Loccio da Montefeltrie altri valenti uomini.Il conte Guido non aspettò il finema sanza dare colpo dispada si partì. Molto bene provò messer Vieri de'Cerchi et uno suo figliuolo cavaliere alla costa di sé.Furono rotti gli Aretininon per viltà né per pocaprodezama per lo soperchio de' nimici. Furono messi in cacciauccidendoli: i soldati fiorentiniche erano usi alle sconfittegliamazavano; i villani non aveano piatà. Messer Talano Adimarie' suoi si tornorono presto a loro stanza: molti popolani diFirenzeche aveano cavallatestettono fermi: molti niente sepponose non quando i nimici furon rotti. Non corsono ad Arezo con lavittoria; ché si speravacon poca fatica l'arebon avuta.

Al capitano e a' giovani cavalieriche aveano bisogno di riposoparve avere assai fatto di vinceresanza perseguitarli. Piùinsegne ebbono di loro nimicie molti prigionie molti n'uccisono;che ne fu danno per tutta la Toscana.

Fu la detta rotta dì XI di giugnoil dì di SanBernabain uno luogo che si chiama Campaldinopresso a Poppi.

Dopo detta vittoria non ritornorono però tutti i Guelfi inArezo: ma alcuni s'assicurorono; a' quali fu detto chese vi voleanostarefacessono la loro volontà. Tra i Fiorentini e gliAretini pace non si fe': ma i Fiorentini si tennono le castellaaveano prese; cioé CastiglioneLaterinaCivitellaRondinee più altre castella; e alcuno se ne disfece. Dopo poco tempoi Fiorentini rimandorono gente d'arme a Arezoe posonvi campo; eandoronvi due de' Priori. E il dì di San Giovanni vi fecionocorrere un palio; e conbatterono la terrae arsono ciò chetrovorono in quel contado.

Dipoiandorono a Bibbienae quella presono e disfeciono le mura.

Moltofurono biasimati quelli due di tale andatacioè de' Prioriperché non era loro uficioma di gentili uomini usi allaguerra.

Dipoi se ne tornorono con poco frutto; perché assai vi siconsumòcon affanni di persone.



11 Malumore in Firenze tra Popolo e Grandi. Il Gonfaloniere diGiustizia e gli Ordinamenti di Giustizia (1289 - 1293).


Ritornati i cittadini in Firenzesi resse il popolo alquanti anniin grande e potente stato; ma i nobili e grandi cittadiniinsuperbiti faceano molte ingiurie a' popolanicon batterli e conaltre villanie. Onde molti buoni cittadini popolani e mercatantitra' quali fu un grande e potente cittadino (saviovalente e buonouomochiamato Giano della Bellaassai animoso e di buona stirpeacui dispiaceano queste ingiurie) se ne fe' capo e guidae conl'aiuto del popolo (essendo nuovamente eletto de' Signori cheentrarono a dì XV di febbraio 1292)e co' suoi compagniafforzorono il popolo. E al loro uficio de' Priori aggiunsono unocon la medesima balìa che gli altriil quale chiamoronoGonfaloniere di Giustizia (Baldo Ruffoli per Sesto di Porta Duomo)a cui fusse dato uno gonfalone dell'arme del popoloche è lacroce rossa nel campo biancoe mille fanti tutti armati con ladetta insegna o armeche avessono a esser presti a ogni richiestadel detto Gonfalonierein piaza o dove bisognasse. E fecesi leggiche si chiamorono Ordini della Giustiziacontro a' potenti chefacessono oltraggio a' popolani: e che l'uno consorto fusse tenutoper l'altro; e che i malifìci si potessono provare per duetestimoni di pubblica voce e fama: e diliberorono che qualunquefamiglia avesse avuti cavalieri tra lorotutti s'intendessono esserGrandie che non potessono esser de' SignorinéGonfaloniere di Giustiziané de' loro collegi; e furonointuttole dette famiglie [...]: e ordinorono che i Signori vecchicon certi arrotiavessono a eleggere i nuovi. E a queste coselegarono le XXIIII Artidando a' loro consoli alcuna balìa.



12 Cavilli de' giudici contro gli Ordinamenti di Giustizia;severa esecuzione dei medesimiopposizionidal Popolo e da'Grandi; ardire e fermezza di Giano della Bella (1293).


I maladetti giudici cominciorono a interpretare quelle leggi: lequali aveano dettate messer Donato di messer Alberto RistorimesserUbertino dello Stroza e messer Baldo Aguglioni. E diceano chedoveil maleficio si dovea punire con effettolo distendevano in dannodello adversario; e impaurivano i rettori: e se l'offeso eraghibellinoe il giudice era ghibellino; e per lo simile faceano iGuelfi: gli uomini delle famiglie non accusavano i loro consorti pernon cadere nelle pene. Pochi malifìci si nascondevanochedagli adversari non fussono ritrovati; molti ne furono punitisecondo la legge. E i primi che vi caddono furono i Galligai; chealcuno di loro fe' uno malificio in Francia in due figliuoli d'unonominato mercatanteche avea nome Ugolino Benivienichévenneno a parole insiemeper le quali l'uno de' detti fratelli fufedito da quello de' Galligaiche ne morì. E io DinoCompagniritrovandomi Gonfaloniere di Giustizia nel 1293andaialle loro case e de' loro consortie quelle feci disfare secondo leleggi. Questo principio seguitò agli altri gonfalonieri unomale uso; perchése disfaceano secondo le leggiil popolodicea che erano vili se non disfaceano bene affatto. E moltisformavano la giustizia per tema del popolo. E intervenne che unofigliuolo di messer Bondalmonteavea commesso uno malificio dimortegli furono disfatte le case; per modo che dipoi ne furistorato.

Molto montò il rigoglio de' rei uominiperò che igrandicadendo nelle peneerano puniti; però che i rettoritemeano le leggile quali voleano che con effetto punissono. Questoeffetto si distendea tantoche dubitavano se l'uomo accusato nonfusse punitoche il rettore non avesse difensione né scusa:il perché niuno accusato rimanea impunito. Onde i grandifortemente si doleano delle leggie alli essecutori d'esse diceano:"Uno caval corree dà della coda nel viso a unopopolano; o in una calca uno darà di petto sanza malizia auno altro; o più fanciulli di piccola età verranno aquistione; gli uomini gli accuseranno:


debbanoperò costoro per sì piccola cosa esser disfatti?".

Giano della Bella sopradettouomo virile e di grande animoeratanto ardito che lui difendeva quelle cose che altri abbandonavaeparlava quelle che altri tacea; e tutto facea in favore dellagiustizia contro a' colpevoli: e tanto era temuto da' rettorichetemeano di nascondere i malifìci. I grandi cominciorono aparlare contro a luiminacciandolo che non per giustizia ma perfare morire i suoi nimici il faceaabbominando lui e le leggi: edove si trovavanominacciavano squartare i popolani che reggeano.Onde alcuniche gli udironorapportorono a' popolani; i qualicominciorono a inacerbiree per paura e sdegno innasprirono leleggi; sì che ciascuno stava in gelosia. Erano i principalidel popolo i Magalottiperò che sempre erano stati aiutatoridel popolo: e aveano gran séguitoe intorno a loro aveanomolte schiatte che con loro si raunavano d'uno animoe piùartefici minuti con loro si ritraevano.



13 I Grandi congiurano in più modi a' danni di Giano(1293 - 1294).


I potenti cittadini (i quali non tutti erano nobili di sanguemaper altri accidenti erano detti Grandi) per sdegno del popolomoltimodi trovorono per abbatterlo. E mossono di Campagna un franco eardito cavaliereche avea nome messer Gian di Celonapotente piùche lealecon alcune giuridizioni a lui date dallo imperadore. Evenne in Toscana patteggiato co' grandi di Firenzee di volontàdi papa Bonifazio VIIInuovamente creato: ebbe carta e giuridizionidi terre guadagnasse; e tali vi posono il suggelloper frangere ilpopolo di Firenzeche furono messer Vieri de' Cerchi e NutoMarignollisecondo disse messer Piero Cane da Milano procuratoredel detto messer Gian di Celona. Molti ordini dierono per uccidereil detto Gianodicendo: "Percosso il pastorefiano dispersele pecore".

Un giorno ordinorono di farlo assassinare; poi se ne ritrassonoper tema del popolo. Poi per ingegno trovoron modo farlo morireconuna sottile malizia; e disson: "Egli è giusto: mettianliinnanzi le rie opere de' beccaiche sono uomini malferaci emaldisposti". Tra' quali era uno chiamato Pecoragran beccaiosostenuto da' Tosinghiil quale facea la sua arte con falsi modi enocivi alla republica; era perseguitato dall'Arteperò che lesue malizie usava sanza timore; minacciava i rettori e gliuficialie profferevasi a mal fare con gran possa di uomini ed'arme.

Quelli della congiura fatta contro a Gianoessendo soprarinnovare le leggi nella chiesa d'Ognissantidissono a Giano:


"Vedil'opere de' beccai quanto multiplicano a mal fare?". E Gianorispose: "Perisca innanzi la cittàche ciò sisostenga"; e procurava fare leggi sopra loro. E per similediceano de' giudici:


"Vedi:i giudici minacciano i rettori al sindacatoe per paura traggono daloro le ingiuste graziee tengono le questioni sospese anni tre oquattroe sentenzia di niuno piato si dà: e chi vuoleperdere il piato di sua volontànon può; tantoimpigliano le ragioni e 'l pagamentosanza ordine". Gianogiustamente crucciandosi sopra lorodicea: "Faccinsi leggichesiano freno a tanta malizia". E quando l'ebbono cosìacceso alla giustiziasegretamente mandavano a' giudici e a' beccaie agli altri arteficidicendo che Giano li vituperavae che facealeggi contro a loro.



14 Dino scuopre a Giano la congiura. Consigli in Ognissanti(1294dicembre...).


Scoprissi la congiura fatta contro a Giano uno giorno che io Dinoero con alquanti di loro per raunarci in Ognissantie Giano se neandava a spasso per l'orto. Quelli della congiura fermavano unafalsa leggeche tutti non la intendevano; che si avesse per nimicaogni città o castello che ritenesse alcuno sbandito nimicodel popolo: e questo fecionoperò che la congiura era fattacon falsi popolaniper sbandeggiare Giano e metterlo in odio delpopolo. Io conobbi la congiurae dubitai per che faceano la leggesanza gli altri compagni. Palesai a Giano la congiura fatta contro aluie mostra' li come lo faceano nimico del popolo e degliarteficie cheseguitando le leggiil popolo li si volgerebbeaddossoe che egli le lasciassee opponessesi con parole alladifensione. E così fecedicendo: "Perisca innanzi lacittàche tante opere rie si sostengano". Alloraconobbe Giano chi lo tradivaperò che i congiurati non sipoteano più coprire. I non colpevoli voleano esaminare ifattisaviamente; ma Gianopiù ardito che saviogliminacciò farli morire. E però si lasciò diseguire il fare le leggie con grande scandolo ci partimo.

Rimasono quivi i congiurati contro a Giano; i quali furon messerPalmieri di messer Ugo Altovitimesser Baldo Aguglioni giudiceAlberto di messer Iacopo del GiudiceNoffo di Guido BonafedieArriguccio di Lapo Arrighi. I notai scrittori furono ser MatteoBiliotti e ser Pino da Signa. Tutte le parole dette si ridissonoassai peggiori: onde tutta la congiura s'avacciò di ucciderlo;perché temeano più l'opere sue che lui.



15 Consiglio de' Grandi in Sa' Jacopo (1294 - 1295).


I Grandi feciono loro consiglio in San Iacopo Oltrarnoe quiviper tutti si disse che Giano fusse morto. Poi si raunorono uno percasae fu il dicitore messer Berto Frescobaldie disse"comei cani del popolo aveano tolti loro gli onori e gli ufici; e nonosavano entrare in palagio: i loro piati non possono sollicitare:


sebattiamo uno nostro fantesiamo disfatti. E pertantosignoriioconsiglio che noi usciamo di questa servitù. Prendiam l'armee corriamo sulla piaza: uccidiamo amici e nimicidi popoloquantinoi ne troviamosì che già mai noi né nostrifiglioli non siamo da loro soggiogati".

Appresso si levò messer Baldo della Tosae disse:"Signoriil consiglio del savio cavaliere è buonosenon fosse di troppo rischio; perchése nostro pensierovenisse manconoi saremo tutti morti: ma vinciàgli prima coningegnoe scomuniàgli con parole piatosedicendo: IGhibellini ci torranno la terrae loro e noi caccerannoe che perDio non lascino salire i Ghibellini in signoria: e cosìscomunaticonciànli per modo che mai più non sirilievino". Il consiglio del cavaliere piacque a tutti; eordinorono due per contradache avessono a corrompere e scomunareil popoloe a infamare Gianoe tutti i potenti del popoloscostassono da lui per le ragion dette.



16 Tumulto popolare contro il Potestàoccasione a'nemici di Giano per infamarlo. Giano si parte dalla cittàedè condannato (1295).


Così dissimulando i cittadinila città era in grandiscordia.

Advenneche in quelli dì messer Corso Donatipotente cavalieremandò alcuni fanti per fedire messer Simone Galastronesuoconsorto: e nella zuffa uno vi fu morto e alcuni feriti. L'accusa sife' da amendue le parti; e però si convenia procedere secondogli Ordini della Giustiziain ricevere le pruove e in punire. Ilprocesso venne innanzi al podestàchiamato messer Gian diLucinolonbardonobile cavaliere e di gran senno e bontà. Ericevendo il processo uno suo giudicee udendo i testimoni prodottida amendue le partiintese erano contro a messer Corso: fecescrivere al notaio per lo contrario; per modo che messer Corso doveaesser assolutoe messer Simone condannato. Onde il podestàessendo ingannatoprosciolse messer Corsoe condannò messerSimone. I cittadini che intesono il fattostimorono l'avesse fattoper pecuniae che fosse nimico del popolo; e spezialmente gliadversari di messer Corso gridarono a una voce: "Muoia ilpodestà!


Alfuocoal fuoco!". I primi cominciatori del furore furon Taldodella Bella e Baldo dal Borgopiù per malivolenzia aveano amesser Corsoche per pietà dell'offesa giustizia. E tantocrebbe il furoreche il popolo trasse al palagio del potestàcon la stipa per ardere la porta.

Gianoche era co' Prioriudendo il grido della gentedisse: "Iovoglio andare a campare il podestà delle mani del popolo";e montò a cavallocredendo che il popolo lo seguisse e siritraesse per le sue parole. Ma fu il contrarioché livolsono le lancie per abbatterlo del cavallo: il perché sitornò adietro. I Prioriper piacere al popoloscesono colgonfalone in piazacredendo attutare il furore. Et e' crebbe sìch'eglino arsono la porta del palagioe ruborono i cavalli e arnesidel podestà. Fuggissi il podestà in una casa vicina;la famiglia sua fu presa; gli atti furono stracciati; e chi fumaliziosoche avesse suo processo in corteandò astracciarlo. E acciò procurò bene uno giudice che aveanome messer Baldo dell'Ammiratoil quale avea molti adversariestava in corte con accuse e con piati; e avendo processi controetemendo esser punitofu tanto scalterito con suoi sequacich'eglispezò gli armarie stracciò gli attiper modo chemai non si trovorono. Molti feciono di strane cose in quel furore.Il podestà e la sua famiglia fu in gran fortunail qualeavea menata seco la donnala quale era in Lonbardia assai pregiatae di grande belleza; la quale col suo maritosentendo le grida delpopolochiamavano la morte fuggendo per le case vicineovetrovarono soccorsoessendo nascosi e celati.

Il dì sequentesi raunò il Consiglio; e fudiliberatoper onore della cittàche le cose rubate sirendessono al podestàe che del suo salario fusse pagato. Ecosì si fe': e partissi.

La città rimase in gran discordia. I cittadini buonibiasimavano quello che era fatto; altri dava la colpa a Gianocercando di cacciarlo o farlo mal capitare; altri dicea: "Poiche cominciato abiamoardiamo il resto": e tanto romore funella terrache accese gli animi di tutti contro a Giano. E acciòconsentirono i Magalotti suoi parenti; i quali lo consigliorono cheper cessare il furore del popoloper alquanti dìs'assentasse fuori della terra: il qualecredendo al loro falsoconsigliosi partì; e subito li fu dato bando; e condannatonell'avere e nella persona.



17 Assetto delle cose dopo cacciato Giano. Dissensi fra i Grandie l'inviato imperiale Gianni di Chalons. Trame di questo co'Ghibellini e co' Guelfi; e fine della sua commissione (1295).


Scacciato Giano della Bella a dì V di marzo 1294 e rubatala casa e meza disfattail popolo minuto perdé ogni rigoglioe vigoreper non avere capo; né a niente si mossono. Icittadini chiamarono per Podestà uno che era Capitano. Ecominciorono ad accusare gli amici di Giano; e furonne condannatialcunichi in lire Vc chi in lire Me alcuni ne furono contumaci.Giano e suo legnaggio si partì del paese; i cittadinirimasono in gran discordia; chi il lodavae chi il biasimava.Messer Giovanni di Celonavenuto a petizione de' Grandivolendofornire ciò che promesso avevae aquistare ciò chegli era stato promessodomandava la paga sua di cavalli 500 cheseco avea menati. Fugli dinegataessendogli detto non avea attesoquello avea promesso. Il cavaliere era di grande animo: andossene adArezo agli adversari de' Fiorentini a' quali disse: "Signoriio sono venuto in Toscana a petizione de' Guelfi da Firenze: ecco lecarte: i patti mi niegano; ond'io e' miei compagni saremo con voi adar loro morte come a nimici". Onde gli Aretinii Cortonesiegli Ubertinili feron onore.

I Fiorentinisentendo questomandorono a papa Bonifaziopregandolo che si inframmettesse in fare tra loro accordo. E cosìfece: che giudicò i Fiorentini li dessono fiorini XXm; iquali gliel dierono; e rifatti suoi amicivedendo che gli Aretinisi fidavano di luiordinorono con lui chetornando ad Arezosimostrasse nostro nimicoe che li conducesse a tòrciSaminiatoche dicea appartenersi a lui per vigore d'Inperioper loquale era venuto e aveane mandato. Ma unoil quale sapea ilsegretoil palesò per leggiereza d'animoe per mostraresapea le cose segrete; e colui a cui lo disselo fece assapere amesser Ceffo de' Lanberti: onde gli Aretini lo sentironoe alcavaliere dierono licenzia con tutta la sua gente.



18 Condizione di Firenze negli anni susseguenti alla cacciata diGiano. Prepotere de' cattivi popolani; corruzione morale. Il granbeccaio Pecora (1295 - 1299).


I signori che cacciorono Giano della Bellafurono Lippo delVellutoBanchino di Giovanni beccaioGheri PaganettiBartoloOrlandinimesser Andrea da CerretoLotto del Migliore GuadagnieGherardo Lupicini gonfaloniere di giustiziache entrorono a dìXV di febraio 1294. Cominciorono i cittadini accusare l'un l'altroe a condannarlie a metterli in esilio; per modo che gli amici diGiano erano impauritie stavano suggetti. I loro adversari glisoprastavano con molto rigoglioinfamando Giano e' suoi seguaci digrande arroganzadicendo che avea messo scandalo in Pistoiae arseville e condannati moltiquando vi fu rettore.


Dellequali cose dovea avere coronaperché avea puniti glisbanditi e' malfattorii quali si raunavano sanza temere le leggi.E il fare giustiziadiceano lo facea per tirannia. Molti diceano dilui male per viltà e per piacere a' rei. Il gran beccaio chesi chiamava il Pecorauomo di poca veritàseguitatore dimalelusinghieredissimulava in dire male di lui per compiacere aaltri. Corrompea i popolani minutifacea congiuree era di tantamaliziache mostrava a' Signori che erano elettiera per suaoperazione. A molti promettea uficie con queste promessegl'ingannava. Grande era del corpoardito e sfacciatoe granciarlatoree dicea palesemente chi erano i congiurati contro aGianoe che con loro si raunava in una volta sotterra. Poco eraconstantee più crudele che giusto. Abbominò PacinoPeruzziuomo di buona fama. Sanza esserne richiestoaringavaspesso ne' consiglie dicea che era egli quello che gli avealiberati dal tiranno Gianoe che molte notti era ito con picciolalanternacollegando il volere degli uomini per fare la congiuracontro a lui.



19 La Potesteria di Messer Monfiorito (1299).


I pessimi cittadini per loro sicurtà chiamorono per loroPodestà messer Monfiorito da Padovapovero gentile uomoacciò che come tiranno punissee facesse della ragione tortoe del torto ragionecome a loro paresse. Il quale prestamenteintese la volontà loroe quella seguì; che absolvea econdannava sanza ragionecome a loro parea: e tanta baldanza preseche palesemente lui e la sua famiglia vendevano la giustiziae nonne schifavano prezo per piccolo o grande che fusse. E venne in tantoabbominio che i cittadini nol poterono sosteneree feciono pigliarlui e due suoi famiglie feciollo collare: e per sua confessioneseppono delle coseche a molti cittadini ne seguì vergognaassai e pericolo: e vennono in discordiaché l'uno voleafusse più collatoe l'altro no. Uno di loroche avea nomePiero Manzuoloil fe' un'altra volta tirar su: il perchéconfessò avere ricevuta una testimonanza falsa per messerNiccola Acciaiuoli; il perché nol condannò: e funnefatto nota. Sentendolo messer Niccolaebe paura non si palesassepiù: èbbene consiglio con messer Baldo Aguglionigiudice sagacissimo e suo advocato; il quale dié modo averegli atti dal notaio per vederlie ràsene quella parte venìacontro a messer Niccola. E dubitando il notaio degli atti aveaprestatise erano tocchitrovò il raso fatto.


Accusolli:fu preso messer Niccolae condannato in lire IIIm; messer Baldo sifuggìma fu condannato in lire IIme confinato per unoanno. In molta infamia caddono i reggenti; e molti furonochecercorono i malifìci si trovassonoche ne furono malcontentiper esser colpevoli.

Messer Monfiorito fu messo in prigione. Più volte lomandorono i Padovani a domandare: nol vollono rendere per amore néper grazia.


Poisi fuggì di prigioneperché una moglie d'uno degliArrigucciche avea il marito in prigione ove luifece fare limesorde e altri ferrico' quali ruppono le prigionie fuggirono.



20 Principio della nuova divisione fra cittadini (1300):nimicizie tra i Cerchi e i Donati (1280 - 1297...).


La cittàretta con poca giustiziacadde in nuovopericoloperché i cittadini si cominciorono a dividere pergara d'uficiabbominando l'uno l'altro. Intervenne che una famigliache si chiamavano i Cerchi (uomini di basso statoma buonimercatanti e gran ricchie vestivano benee teneano molti famiglie cavallie aveano bella apparenza)alcuni di loro comperorono ilpalagio de' contiche era presso alle case de' Pazzi e de' Donatii quali erano più antichi di sanguema non sì ricchi:ondeveggendo i Cerchi salire in altezza (avendo murato e cresciutoil palazzoe tenendo gran vita)cominciorono avere i Donati grandeodio contra loro. Il quale crebbe assaiperché messer CorsoDonaticavaliere di grande animoessendoglisi morta la moglieneritolse un'altra figliuola che fu di messer Accierito da Gavillelaquale era reda; ma non consentendo i parenti di leiperchéaspettavano quella reditàla madre della fanciullavedendolo bellissimo uomocontro alla volontà degli altriconchiuse il parentado. I Cerchiparenti di messer Neri da Gavillecominciorono a sdegnaree a procurare non avesse la redità;ma pur per forza l'ebbe. Di che si generò molto scandolo epericolo per la città e per speziali persone. E essendo alcunigiovani de' Cerchi sostenuti per una malleverìa nel cortiledel Podestà come è usanzafu loro presentato unomigliaccio di porcodel quale chi ne mangiò ebbe pericolosainfermitàe alcuni ne morirono; il perché nella cittàne fu gran romoreperché eran molti amati: del qualemalificio fu molto incolpato messer Corso.


Nonsi cercò il malificioperò che non si potea provare;ma l'odio pur crebbe di giorno in giornoper modo che i Cerchi licominciorono a lasciaree le raunate della Partee accostarsi a'popolani e reggenti. Da' quali erano ben vedutisì perchéerano uomini di buona condizione e umanie sì perchéerano molto serventiper modo che da loro aveano quello chevoleano; e simile da' rettori. E molti cittadini tirarono da loroefra gli altri messer Lapo Salterelli e messer Donato Ristorigiudicie altre potenti schiatte. I Ghibellini similmente gliamavano per la loro umanitàe perché da loro traevanode' servigi e non faceano ingiurie: il popolo minuto gli amavaperché dispiacque loro la congiura fatta contro a Giano.Molto furono consigliati e confortati di prendere la signoriacheagevolmente l'arebbono avuta per la loro bontà; ma mai non lovollono consentire.

Essendo molti cittadini un giornoper seppellire una donna mortaalla piazza de' Frescobaldie essendo l'uso della terra a similiraunate i cittadini sedere basso in su stuoie di giunchie icavalieri e dottori su alto sulle panchee essendo a sedereiDonati e i Cerchiin terra (quelli che non erano cavalieri)l'unaparte al dirimpetto all' altrauno o per racconciarsi i panni o peraltra cagionesi levò ritto. Gli adversariper sospettoanche si levoronoe missono mano alle spade; gli altri feciono ilsimile: e vennono a]la zuffa: gli altri uomini che v'erano insiemeli tramezoronoe non li lasciorono azuffare. Non si potétanto amortareche alle case de' Cerchi non andasse molta gente; laquale volentieri sarebbe ita a ritrovare i Donatise non che alcunide' Cerchi nollo consentì.

Uno giovane gentilefigliuolo di messer Cavalcante Cavalcantinobile cavalierechiamato Guidocortese e ardito ma sdegnoso esolitario e intento allo studionimico di messer Corsoavea piùvolte diliberato offenderlo. Messer Corso forte lo temeaperchélo conoscea di grande animo; e cercò d'assassinarloandandoGuido in pellegrinaggio a San Iacopo; e non li venne fatto. Per chetornato a Firenze e sentendoloinanimò molti giovani controa luii quali li promisono esser in suo aiuto. E essendo un dìa cavallo con alcuni da casa i Cerchicon uno dardo in manospronòil cavallo contro a messer Corsocredendosi esser seguìtoda' Cerchiper farli trascorrere nella briga: e trascorrendo ilcavallolanciò il dardoil quale andò in vano. Eraquivicon messer CorsoSimone suo figliuoloforte e arditogiovanee Cecchino de' Bardie molti altricon le spade; ecorsogli dietro: ma non lo giugnendoli gittarono de' sassi; edalle finestre gliene furono gittatiper modo fu ferito nella mano.

Cominciò per questo l'odio a multiplicare. E messer Corsomolto sparlava di messer Vierichiamandolo l'asino di Portaperchéera uomo bellissimoma di poca maliziané di bel parlare; eperò spesso dicea: "Ha raghiato oggi l'asino di Porta?";e molto lo spregiava. E chiamava GuidoCavicchia. E cosìrapportavano i giullarie spezialmente uno si chiamava Scampolinoche rapportava molto peggio non si dicevaperché i Cerchi simovessero a briga co' Donati. I Cerchi non si moveanomaminacciavano con l'amistà de' Pisani e delli Aretini. I Donatine temeanoe diceano che i Cerchi aveano fatta lega co' Ghibellinidi Toscana: e tanto l'infamaronoche venne a orecchi del Papa.



21 Il Ponteficeinsospettito de' Cerchicome d'amici a'Ghibellinimanda a Firenze un Cardinale a paciaro. Sua malariuscita. Confino de'principali delle due parti (1300... -giugno...).


Sedea in quel tempo nella sedia di San Piero papa Bonifazio VIIIil quale fu di grande ardire e alto ingegnoe guidava la Chiesa asuo modoe abbassava chi non li consentia. Erano con lui suamercatanti gli Spinifamiglia di Firenze ricca e potente: e perloro stava là Simone Gherardiuomo pratico in simileesercizio; e con lui era uno figliuolo d'uno affinatore d'arientofiorentinosi chiamava il Nero Canbiuomo astuto e di sottileingegnoma crudo e spiacevole. Il quale tanto aoperò colPapa per abassare lo stato de' Cerchi e de' loro sequaciche mandòa Firenze messer frate Matteo d'Aquaspartacardinale Portuenseperpacificare i Fiorentini. Ma niente feceperché dalle partinon ebbe la commessione voleae però sdegnato si partìdi Firenze.

Andando una vilia di San Giovanni l'Arti a offererecome erausanzae essendo i consoli innanzifurono manomessi da certigrandie battutidicendo loro: "Noi siamo quelli che demo lasconfitta in Campaldino; e voi ci avete rimossi degli ufici e onoridella nostra città". I Signorisdegnatiebbonoconsiglio da più cittadinie io Dino fui uno di quelli. Econfinorono alcuni di ciascuna parte: cioèper la parte de'Donatimesser Corso e Sinibaldo Donatimesser Rosso e messerRossellino della Tosamesser Giachinotto e messer Pazino de' Pazimesser Geri Spinimesser Porco Manierie loro consortial Casteldella Pieve; e per la parte de' Cerchimesser Gentile e messerTorrigiano e Carbone de' CerchiGuido CavalcantiBaschiera dellaTosaBaldinaccio AdimariNaldo Gherardinie de' loro consortiaSarezanoi quali ubidirono e andorono a' confini.

Quelli della parte de' Donati non si voleano partiremostrandoche tra loro era congiura. I rettori li voleano condannare. E se nonavessono ubidito e avessono presa l'armequel dì avrebbonovinta la terra; però che i Lucchesidi conscienzia delCardinaleveniano in loro aiuto con grande esercito d'uomini.

Vedendo i Signori che i Lucchesi venianoscrissono lorononfussono arditi entrare su loro terreno; e io mi trovai a scrivere lalettera: e alle villate si comandò pigliassono i passi. E perstudio di Bartolo di messer Iacopo de' Bardi tanto si procuròche ubidirono.

Molto si palesò allora la volontà dcl Cardinalechela paceche egli cercavaera per abbassare la parte de' Cerchi einalzare la parte de' Donati. La quale volontàper moltiintesadispiacque assai. E però si levò uno di nonmolto sennoil quale con uno balestro saettò uno quadrelloalla finestra del vescovado (dove era il Cardinale)il quale sificcò nell'asse: e per paura si partì di quindieandò a stare oltrarno a casa messer Tommaso per piùsicurtà.

I Signoriper rimediare allo sdegno avea ricevutoglipresentorono fiorini MM nuovi. E io gliel portai in una coppad'arientoe dissi: "Messerenon li disdegnate perchésiano pochiperché sanza i consigli palesi non si puòdare più moneta".

Risposegli avea cari; e molto li guardòe non li volle.



22 Quale era stato il fattoche determinò la nimiciziafra le due parti de' Cerchi e de' Donati: quali famiglie tennero pergli uni o per gli altri (1300 maggio).


Perché i giovani è più agevole a ingannareche i vecchiil diavoloaccrescitore de' malisi fece da unabrigata di giovani che cavalcavano insieme: i qualiritrovandosiinsieme a cena una sera di calendimaggiomontarono in tantasuperbiache pensarono scontrarsi nella brigata de' Cerchi e controa loro usare le mani e i ferri. In tal serache è ilrinovamento della primaverale donne usano molto per le vicinanze iballi. I giovani de' Cerchi si riscontrorono con la brigata de'Donatitra' quali era uno nipote di messer Corsoe Bardellino de'Bardie Piero Spinie altri loro compagni e seguacii qualiassalirono la brigata de' Cerchi con armata mano. Nel quale assaltofu tagliato il naso a Ricoverino de' Cerchi da uno masnadiere de'Donatiil quale si disse fu Piero Spinie in casa sua rifuggirono.Il quale colpo fu la distruzione della nostra cittàperchécrebbe molto odio tra i cittadini. I Cerchi non palesoron mai chi sifusseaspettando farne gran vendetta.

Divisesi di nuovo la cittànegli uomini grandimezani epiccolini; e i religiosi non si poterono difendere che con l'animonon si dessono alle dette partichi a una chi a una altra. Tutti iGhibellini tennono co i Cerchiperché speravano avere da loromeno offesa; e tutti quelli che erano dell'animo di Giano dellaBellaperò che parea loro fussono stati dolenti della suacacciata. Fu ancora di loro parte Guido di messer CavalcanteCavalcantiperché era nimico di messer Corso Donati; NaldoGherardiniperché era nimico de' Manieriparenti di messerCorso; messer Manetto Scali e suoi consortiperché eranoparenti de' Cerchi; messer Lapo Salterelliloro parente; messerBerto Frescobaldiperché avea ricevuti da loro molti danariin prestanza; messer Goccia Adimariper discordia avea co'consorti; Bernardo di messer Manfredi Adimariperché eraloro compagno; messer Biligiardoe 'l Baschierae Baldo dallaTosaper dispetto di messer Rosso loro consortoperché dalui furono abbassati degli onori. I Mozii Cavalcanti (il maggiorlato)e più altre famiglie e popolanitennono con loro.

Con la parte di messer Corso Donati tennono messer Rosso messerArrigo e messer Nepo e Pinuccio dalla Tosaper grande usanza eamicizia; messer Gherardo Ventraiamesser Geri Spini e suoiconsortiper l'offesa fatta; messer Gherardo Sgrana e messerBindello per usanza e amicizia; messer Pazino de' Pazi e suoiconsortii Rossila maggior parte de' Bardii BordoniiCerretaniBorgo Rinaldiil Manzuoloil Pecora beccaioe moltialtri. E di popolani furono co' CerchiFalconieriRuffoliOrlandiniquelli delle BotteAngiolieriAmunitiquelli di Salvidel Chiaro Girolamie molti altri popolani grassi.



23 Degli sbanditialcuni rompono il confinoaltri sonorichiamti.


Consigliode' Donati in Santa Trinita (1301aprile - giugno...).

Essendo messer Corso Donati a' confini a Massa Trebaragli ruppee andossene a Romae non ubbidì; il perché fucondannato nell'avere e nella persona. E col Nero Cambi che eracompagno degli Spini in Corteper mezzo di messer Iacopo Guataniparente del Papae d'alcuni Colonnesicon grande stanzia pregavanoil Papa volesse rimediareperché la parte guelfa periva inFirenzee che i Cerchi favoreggiavano i Ghibellini. Per modo che ilPapa fece citare messer Vieri de' Cerchi; il quale andò aRoma molto onorevolmente. Il Papaa petizione degli Spini suoimercatanti e de' sopradetti amici e parentilo richiese facessepace con messer Corso; il che non volle consentiremostrando nonfacea contro a parte guelfa; il perché da lui fu licenziatoe partissi.

La parte de' Cerchiche era confinatatornò in Firenze.Messer Torrigiano e Carbone e Vieri di messer Ricovero de' Cerchimesser Biligiardo dalla Tosae Carbone e Naldo Gherardinie messerGuido Scimia de' Cavalcantie gli altri di quella partestavanochetamente.

Ma messer Geri Spinimesser Porco Manierimesser Rosso dallaTosamesser Pazino de' PaziSinibaldo di messer Simone Donaticapi dell'altra partenon contenti di loro tornataco' loroseguaci si raunorono un dì in Santa Trinitadiliberati dicacciare i Cerchi e loro parte. E feciono gran consiglioassegnandomolte false ragioni; e dopo lunga disputamesser Bondalmontesavioe temperato cavalieredisse che era gran rischioe che troppo maleadvenire ne poteae che al presente non si sofferisse. E a questoconsiglio concorse la maggior parte; però che messer LapoSalterelli avea promesso a Bartolo di messer Iacopo de' Bardi (a cuiera data gran fede)le cose s'acconcerebbono per buono modo. Esanza niente fare si partirono.



24 Dino s'intrometteper la pace della cittàfra laSignoria e i Donati. I Cerchi gridano contro: e si scuopre e punisceuna congiura ordinata dai Donati pel Consiglio di Santa Trinita(1301aprile - giugno...).


Ritrovandomi in detto consiglio io Dino Compagnidisideroso diunità e pace fra' cittadiniavanti si partissono dissi:"Signoriperché volete voi confondere e disfare unacosì buona città?


Controa chi volete pugnare? contro a' vostri fratelli? Che vettoria arete?non altro che pianto". Risposono che il loro consiglio non erache per spegnere scandalo e stare in pace.

Udito questom'accozai con Lapo di Guaza Ulivieribuono e lealepopolanoe insieme andamo a' priorie conducemovi alcuni eranostati al detto consiglioe tra i priori e loro fumo mezanie conparole dolci raumiliamo i Signori: e messer Palmieri Altoviticheallora era de' Signorifortemente li riprese sanza minaccie. Fuloro risposto che di quella raunata niente più si farebbe; eche alcuni fanti eran venuti a loro richiestafussono lasciatiandare sanza esser offesi. E così fu da' signori prioricomandato.

La parte adversa continuamente stimolava la Signoria gli punisseperché aveano fatto contro agli Ordini della Giustiziaper loconsiglio tenuto in Santa Trinitaper fare congiura e trattatocontra il reggimento.

Ricercando il segreto della congiurasi trovò che il Conteda Battifolle mandava il figliuolo con suoi fedeli e con arme apetizione de' congiurati: e trovaronsi lettere di messer Simone de'Bardiper le quali scrivea facessono fare gran quantità dipaneacciò che la gente che venia avesse da vivere. Il perchéchiaramente si comprese la congiura ordinata per lo consigliotenuto in Santa Trinita; onde il Conte e 'l figliuolo e messerSimone furono condannati in grave pena.

Scopertisi gli odii e le malivolenzie d'amendue le particiascunoprocurava offendere l'altro: ma troppo più baldanzosamente siscopriano i Donati che i Cerchinello sparlaree di nientetemeano.



25 I Cerchi si afforzano in Pistoia. Parte nera e Parte biancade' Cancellieri. Capitaneria di Cantino Cavalcanti. Condizioni dellacittadinanza pistoiese. Capitaneria di Andrea Gherardini. Cacciatade' Neri (... - estate del 1301).


I Cerchi procuravano avere i Pistolesi dalla loro parte; i qualiaveano data giuridizione a' Fiorentini vi mandassono podestà ecapitano. E essendovi mandato Cantino di messer Amadore Cavalcantiper capitanouomo poco lealeruppe una legge aveano i Pistolesiche era che i loro Anziani si eleggessono per amendue le parti lorocioè Neri e Bianchi. Queste due partiNeri e Bianchinaquono d'una famiglia che si chiamano Cancellieriche si diviÝse:per che alcuni più congiunti si chiamorono Bianchie glialtri Neri; e cosl fu divisa tutta la città: e cosìeleggeano gli Anziani.

Questo Cantino ruppe la loro leggee fece chiamare tutti gliAnziani di parte bianca. Il qualeessendone ripresodicea per suascusa averlo di comandamento da' Signori di Firenze. E non dicea laverità.

I Pistolesimalcontentiviveano in gran tribulazioniingiuriandosi e uccidendosi l'uno l'altro; e da' rettori eranospesso condannati e male trattatia diritto e a torto; fu lorotratti di mano molti danari. Però che naturalmente i Pistolesisono uomini discordevolicrudeli e salvatichi. Messer UgoTornaquincipodestàdi simili condannagioni ne trassefiorini IIIm; e così molti altri cittadini fiorentinifuronolà rettori.

Giano della Bella era stato là capitano: il quale lealmenteli resse; ma crudele fuperché arse a loro case di fuoridove riteneano sbanditie non ubidiano.

In Pistoia era uno pericoloso cavaliere della parte de'Cancellieri neriche avea nome messer Simone da Pantanouomo dimeza staturamagro e brunospiatato e crudelerubatore e fattored'ogni male; e era con la parte di messer Corso Donati: e con laparte adversa era uno altro chiamato messer Schiatta Amatiuomo piùvile che savioe meno crudele; il quale era parente de' Cerchibianchi.

In questo tempo i Fiorentini mandorono per capitano a PistoiaAndrea Gherardiniil quale fu fatto cavaliere. E in quel tempo lifu mostro come i Lucchesi veniano a Pistoia per pigliare la terra.


Ondeil detto messer Andrea confinò molti cittadini: i qualipersuo comandamentonon si vollono partireanzi s'afforzoronoecercorono di difendersicredendo avere soccorso; e il detto messerSimone invitò più suoi amici e fanti forestieri. Ilpodestà assegnò loro termine a partiree nonubidirono: onde sdegnò; e punigli con l'arme e col fuocoavendo aiuto da Firenzee i loro seguaci fece ribelli. Alcunidissonoil detto messer Andrea n'avea avuti fiorini IIIIme alcunidissono gli furono dati dal Comune di Firenzeper rispetto dellanimicizia ne avea acquistata.


26 Deplorevoli conseguenzealla città di Pistoiadellacacciata de' Neri. Accenno all'assedio che poi i Neri di Firenzeposero a Pistoia nel 1306.


Quanta bella e utile città e abbondevole si confonde!Piangano i suoi cittadiniformati di bella statura oltre a'Toscaniposseditori di così ricco luogoattorniato di bellefiumane e d'utili alpi e di fini terreni; forti nell'armidiscordevoli e salvatichiil perché tal città fuquasi morta. Però che ivi a picciol tempo si cambiòfortuna; e furono da' Fiorentini assediati; in tanto che davano lacarne per ciboe lasciavansi tagliare le membra per recare allaterra vittuagliae a tanto si condussonoche altro che pane nonmangiavano fino all'ultimo dì.


A'quali Iddio glorioso provideche per accordo furono ricevuti (nolsappiendo i loro adversari) con patti fatti di loro salvezza:


iquali osservati non furono; perchépoi che l'ebbono avutalebelle mura della città furono dirupinate.

Cessata la pistolenza e la crudeltà del tagliare i nasialle donne che usciano della terra per fame (e agli uominitagliavano le mani)non perdonarono alla bellezza della cittàche come villa disfatta rimase. Del loro assedioe del loropericolo e famee delli assalimentie delle prodeze che fecionocoloro che dentro vi si rinchiusononé di loro bellecastella che perderono per tradimentonon intendo scrivereperòche altri più certamente ne scriverrà; il quale se conpiatà le scriverràfarà gli uditori piangeredirottamente.



27 I Cerchi non sanno profittare in Firenze della vittoriaprocurata a Parte bianca in Pistoia. Schiatta Cancellieri Capitanodi guerra in Firenze. Prime arti de' Donati contro i Cerchi:divisioni di Parte guelfa (estate del 1301 - ...).


Finito l'uficio di detto messer Andreala parte biancanonsappiendosi reggere perché non avea capo (perché iCerchi schifavano non volere il nome della signoriapiù perviltà che per piatàperché forte temeano iloro adversari)chiamorono messer Schiatta Amatide' Cancellierbianchiper loro capitano di guerra; e dieronli tanta balìache i soldati rispondeano a luimandava i bandi da sua parteepene imponeae cavalcate contra i nimicisanza alcuno consiglio.Era il detto cavaliere uomo molto piatoso e temoroso; la guerra nonli piacea; e tutto era contrario al suo consortomesser Simone daPontano de' Cancellier neri.

Non prese il detto capitano la cittàcome dovea; il perchéi nimici nol temeano. I soldati non erano pagati; danari non aveanoné ardimento da porne: e fortezza niuna non preseeconfinati non fece. Dicea parole minaccevoli; e facea viste assai;ma con effetto nulla seguia. E quelli che nol conosceano li teneanoricchie potentie savi; e per questo stavano in buona speranza.


Mai savi uomini diceano: "E' sono mercatantie naturalmente sonovili; e i lor nimici sono maestri di guerra e crudeli uomini".

I nimici de' Cerchi cominciorono ad infamarli a' Guelfidicendoche si intendevano con li Aretini e co' Pisani e co' Ghibellini. Equesto non era vero. E con molta gente si volsono loro controappognendo loro il falso; però che con loro niuno trattatoaveanoné loro amicizia; ma a chi ne li riprendeanonon lonegavanocredendo esserne più temuti e con questo batterlidicendo: "E' ci temeranno piùdubitando che noi non ciaccostiamo a loro e i Ghibellini più ci amerannoavendosperanza in noi". E volendo i Cerchi signoreggiarefuronosignoreggiaticome innanzi si dirà.






SECONDO LIBRO DELLA CRONICA DI DINO COMPAGNI




1Ai Guelfi Neri di Firenze.


Levatevio malvagi cittadini pieni di scandolie pigliate ilferro e il fuoco con le vostre manie distendete le vostre malizie.Palesate le vostre inique volontà e i pessimi proponimenti;non penate più; andate e mettete in ruina le belleze dellavostra città. Spandete il sangue de' vostri fratellispogliatevi della fede e dello amorenieghi l'uno all'altro aiuto eservizio. Seminate le vostre menzognele quali empieranno i granaide' vostri figliuoli. Fate come fe' Silla nella città diRomache tutti i mali che esso fece in X anniMario in pochi dìli vendicò. Credete voi che la giustizia di Dio sia venutameno?


purquella del mondo rende una per una. Guardate a' vostri antichisericevettono merito nelle loro discordie: barattate gli onorich'eglino acquistorono. Non vi indugiatemiseri ché piùsi consuma in un dì nella guerrache molti anni non siguadagna in pace; e picciola è quella favillache adistruzione mena un gran regno.



2 Papa Bonifazio VIII fa paciaro in Toscana Carlo di Valoisadnno de' Guelfi bianchi (1301autunno).


Divisi così i cittadini di Firenzecominciarono a infamarel'uno l'altro per le terre vicinee in Corte di Roma a papaBonifaziocon false informazioni. E più pericolo feciono leparole falsamente dettein Firenzeche le punte de' ferri. E tantofeciono col detto Papadicendo che la città tornava in manode' Ghibellinie ch'ella sarebbe ritegno de' Colonnesi; e la granquantità de' danari mischiata con le false parolecheconsigliato d'abbattere il rigoglio de' Fiorentinipromise diprestare a' Guelfi neri la gran potenzia di Carlo di Valos de' realidi Franciail quale era partito di Francia per andare in Ciciliacontro a Federigo d'Araona. Al quale scrisselo volea fare paciaroin Toscana contra i discordanti dalla Chiesa. Fu il nome di dettacommissione molto buonoma il proponimento era contrario; perchévolea abattere i Bianchi e innalzare i Nerie fare i Bianchi nimicidella casa di Francia e della Chiesa.



3 Ambascerie de'Neri e de'Bianchi di Firenze a Carlo in Bolognae suo passaggio dinanzi a Pistoia (1301agosto).


Essendo già venuto messer Carlo di Valos a Bolognafuronoa lui imbasciadori de' Neri di Firenzeusando queste parole:"Signoremerzè per Dionoi siamo i Guelfi di Firenzefedeli della casa di Francia: per Dioprendi guardia di te e dellatua genteperché la nostra città si regge daGhibellini".

Partiti gli anbasciadori de' Nerigiunsono i Bianchii quali congrandissima reverenzia li feciono molte profertecome a lorosignore. Ma le maliziose parole poterono più in luiche levere:


perchéli parve maggior segno d'amistà il dire "guarda come tuvai"che le proferte. Fu consigliato che venisse per lo camminodi Pistoiaper farlo venire in isdegno co' Pistolesi; i quali simaravigliarono facesse la via di làe per dubbio fornirono leporti della città con celate armi e con gente. I seminatoridegli scandali li diceano: "Signorenon entrare in Pistoiaperché e' ti prenderannoperò ch'eglino hanno lacittà segretamente armatae sono uomini di grande ardire enimici della casa di Francia". E tanta paura li misonochevennefuori di Pistoiaper la via d'un piccolo fiumicellomostrando contro a Pistoia maltalento.

E qui s'adenpié la profezia d'uno antico villanoil qualelungo tempo innanzi avea detto: "Verrà di ponente unsignore su per l'Onbroncelloil qual farà gran cose: ilperché gli animali che portano le someper cagione della suavenutaandranno su per le cime delle torri di Pistoia".



4 Carlo di Valois in Corte di Roma. Ambasceria de' GuelfiBianchi al Pontefice (1301settembre - ottobre).


Passò messer Carlo in Corte di Romasanza entrare inFirenze; e molto fu stimolatoe molti sospetti li furono messinell'animo.

Ilsignore non conoscea i Toscani né le malizie loro. MesserMuciatto Franzesicavaliere di gran maliziapicciolo dellapersonama di grande animoconoscea ben la malizia delle paroleerano dette al signore: e perché anche lui era corrottoliconfermava quello che pe' seminatori degli scandoli gli era dettoche ogni dì gli erano dintorno.

Aveano i Guelfi bianchi inbasciadori in Corte di Romae i Sanesiin loro compagniama non erano interi. Era tra loro alcuno nocivouomo: fra' quali fu messer Ubaldino Malavolti giudicesanese pienodi gavillazioniil quale ristette per cammino per raddomandarecerte giuridizioni d'uno castello il quale teneano i Fiorentinidicendo che a lui appartenea; e tanto impedì a' compagni ilcamminoche non giunsono a tempo.

Giunti li anbasciadori in Romail Papa gli ebbe soli in cameraedisse loro in segreto: Perché siete voi così ostinati?Umiliatevi a me: e "io vi dico in veritàche io non hoaltra intenzione che di vostra pace. Tornate indietro due di voi; eabiano la mia benedizionese procurano che sia ubidita la miavolontà".



5 Nuova Signoria in Firenzela quale tenta invano e consoverchia dolcezza la pacificazione delle parti. Pessimadisposizione de' Guelfi neri (1301ottobre).


In questo stante furono in Firenze eletti nuovi Signoriquasi diconcordia d'amendue le partiuomini non sospetti e buonidi cui ilpopolo minuto prese grande speranza; e così la Parte biancaperché furono uomini uniti e sanza baldanzae aveano volontàd'acomunare gli uficidicendo: "Questo è l'ultimorimedio".

I loro adversari n'ebbono speranzaperché li conosceanouomini deboli e pacifici; i quali sotto spezie di pace credeanoleggiermente poterli ingannare.

I Signori furono questiche entrorono a dì XV d'ottobre1301:


Lapodel Pace AngiolieriLippo di Falco Canbioe io Dino CompagniGirolamo di Salvi del ChiaroGuccio MarignolliVermiglio d'IacopoAlfanie Piero Brandini Gonfaloniere di Giustizia; i quali comefurono trattin'andarono a Santa Croceperò che l'uficiodegli altri non era compiuto. I Guelfi neri incontanente furonoaccordati andarli a vicitare a quattro e a sei insiemecome a loroaccadevae diceano: "Signorivoi sete buoni uominie di taliavea bisogno la nostra città. Voi vedete la discordia de'cittadini vostri: a voi la conviene pacificareo la cittàperirà. Voi sete quelli che avete la balìa; e noi a ciòfare vi proferiamo l'avere e le personedi buono e leale animo".


Risposiio Dino per commessione de' compagnie dissi: "Cari e fedelicittadinile vostre profferte noi riceviamo volentieriecominciare vogliamo a usarle: e richieggiànvi che voi ciconsigliatee pognate l'animoa guisa che la nostra cittàdebba posare". E così perdemo il primo tempoche nonardimo a chiudere le portiné a cessare l'udienza a'cittadini: benché di così false profferte dubitavamocredendo che la loro malizia coprissono con loro falso parlare.

Demo loro intendimento di trattare pacequando convenìaarrotare i ferri. E cominciamoci da' Capitani della Parte guelfaiquali erano messer Manetto Scali e messer Neri Giandonatie dicemoloro: "Onorevoli capitanidimettete e lasciate tutte l'altrecosee solo v'aoperate di far pace nella parte della Chiesa; el'uficio nostro vi si dà interamente in ciò chedomanderete".

Partironsi i capitani molto allegri e di buono animoecominciarono a convertire gli uomini e dire parole di piatà.


Sentendoquestoi Neri subito dissono che questo era malizia e tradimentoecominciorono a fugir le parole.

Messer Manetto Scali ebbe tanto animoche si mise a cercar pacetra i Cerchi e li Spinie tutto fu riputato tradimento. La genteche tenea co' Cerchine prese viltà: "Non è dadarsi faticaché pace sarà". E i loro adversaripensavano pur di compiere le loro malizie. Niuno argomento da guerrasi feceperché non poteano pensare che a altro che aconcordia si potesse venireper più ragioni. La primaperpiatà di partee per non dividere gli onori della città:la secondaperché cagion non v'era altro che di discordiaperò che l'offese non erano ancora usate tanteche concordiaesser non vi dovesseraccomunando gli onori. Ma pensorono checoloro che aveano fatta l'offesa non potessoro camparese i Cerchinon fussono stati distrutti e i loro sequaci:


equesto male si potea fare sanza la distruzione della terratantoera grande la loro potenzia.




6 Carlo viene a Sienae manda a Firenze ambasciatoriche sonoricevuti dalla Signoria (1301ottobre).


Ordinorono e procurorono i Guelfi neriche messer Carlo di Valosche era in Cortevenisse in Firenze: e fecesi il dipositopelsoldo suo e de' suoi cavalieridi fiorini LXXm; e condussollo aSiena. E quando fu quivimandò anbasciadori a Firenze messerGuiglielmo franciosochericouomo disleale e cattivoquantunquein apparenza paresse buono e benignoe uno cavaliere provenzale cheera il contrariocon lettere del loro signore.

Giunti in Firenzevisitorono la Signoria con gran reverenziaedomandarono parlare al gran Consiglio; che fu loro concesso. Nelqual per loro parlò uno advocato da Volterrache con loroaveanouomo falso e poco savio: e assai disordinatamente parlò:e disse che il sangue reale di Francia era venuto in Toscanasolamente per metter pace nella parte di santa Chiesae per grandeamore che alla città portava e a detta parte; e che il Papali mandavasiccome signore che se ne potea ben fidareperòche il sangue della casa di Francia mai non tradì néamico né nimico; il perché dovesse loro piacerevenisse a fare il suo uficio.

Molti dicitori si levarono in pièaffocati per dire emagnificare messer Carloe andarono alla ringhiera tosto ciascunoper esser il primo; ma i Signori niuno lasciorono parlare. Ma tantifurono che gli anbasciadori s'avidono che la parte che volea messerCarlo era maggiore e più baldanzosa che quella non lo volea:e al signore scrissonoche aveano inteso che la parte de'Donati eraassai innalzatae la parte de' Cerchi era assai abbassata.

I Signori dissono agli anbasciadoririsponderebbono al lorosignore per anbasciata; e intanto preson loro consiglio: perchéessendo la novità grandeniente voleano fare sanza ilconsentimento de' loro cittadini.



7 La Signoriarichiesto prima il Consiglio di Parte guelfa edelle Artimanda ambasciatori a Carloa fargli giurare lasicurezza della città.I Neri ne affrettano la venuta (1301ottobre).


Richiesono adunque il Consiglio generale della Parte guelfa edelli LXXII mestieri d'Artii quali avean tutti consolie inposonoloroche ciascuno consigliasse per scritturase alla sua artepiacea se messer Carlo di Valos fosse lasciato venire in Firenzecome paciaro. Tutti risposonoa voce e per scritturafusselasciato veniree onorato fusse come signore di nobile sangue:salvo i fornaiche dissono che né ricevuto né onoratofusseperché venìa per distruggere la città.

Mandoronsi gli anbasciadorie furono gran cittadini di popolodicendoli che potea liberamente venire: commettendo loroche da luiricevessono lettere bollateche non acquisterebbe contro a noiniuna giuridizionené occuperebbe niuno onore della cittàné per titolo d'Inperio né per altra cagionenéle leggi della città muterebbe né l'uso. Il dittatorefu messer Donato d'Alberto Ristoricon più altri giudici incompagnia. Fu pregato il cancelliere suoche pregasse il signoresuo che non venisse il dì d'Ognissantiperò che ilpopolo minuto in tal dì facea festa con i vini nuovie assaiscandoli potrebbono incorrerei qualicon la malizia de' reicittadinipotrebbono turbare la città: il perchédiliberò venire la domenica sequentestimando che per benesi facesse lo indugio.

Andorono gli anbasciadori più per avere la lettera innanzila sua venutache per altra cagione; avisati chese avere non sipotesse come promesso aveaprendessono di lui ria fidanzae aPoggi Bonizi gli negassono il passoil quale era ordinatod'afforzare per salveza della terra; e commessione n'ebbedivietarli la vivandamesser Bernardo de' Rossiche era vicario.


Inquesto tempo la lettera vennee io la vidi e feci copiareetennila fino alla venuta del signore: e quando fu venutoio lodomandaise di sua volontà era scritta; rispose: "Sìcertamente".

Quelli che 'l conduceano s'affrettarono: e di Siena il trassonoquasi per forza; e donaronli fiorini XVIIm per avacciarloperòche lui temea forte la furia de' Toscanie venìa con granriguardo. I conducitori lo confortavanoe la sua gentee diceano:"Signoree' sono vintie domandano indugio di tua venuta peralcuna maliziae fanno congiure"; e altre sospinte gli davano.Ma congiura alcuna non si facea.



8 Dino raduna i cittadini in San Giovanniesortandoli allaconcordia e alla difesa della città. Falsi giuramenti emaligne parole (1301ottobre).


Stando le cose in questi terminia me Dino venne un santo eonesto pensieroimmaginando: "Questo signore verràetutti i cittadini troverrà divisi; di che grande scandalo neseguirà".


Pensaiper lo uficio ch'io tenea e per la buona volontà che iosentia ne' miei compagnidi raunare molti buoni cittadini nellachiesa di San Giovanni; e così feci. Dove furono tutti gliufici; e quando mi parve tempodissi: "Cari e valenticittadinii quali comunemente tutti prendesti il sacro baptesmo diquesto fontela ragione vi sforza e strigne ad amarvi come carifrategli; e ancora perché possedete la più nobilecittà del mondo. Tra voi è nato alcuno sdegnopergara d'uficili qualicome voi sappetei miei compagni e io consaramento v'abiamo promesso d'accomunarli.


Questosignore vienee conviensi onorare. Levate via i vostri sdegni efate pace tra voiacciò che non vi trovi divisi: levatetutte l'offese e ree volontà state tra voi di qui adietro;siano perdonate e dimesseper amore e bene della vostra città.E sopra questo sacrato fonteonde traesti il santo battesimogiurate tra voi buona e perfetta paceacciò che il signoreche viene truovi i cittadini tutti uniti".

A queste parole tutti s'accordoronoe così fecionotoccando il libro corporalmentee giurorono ottenere buona pace edi conservare gli onori e giurisdizion della città. E cosìfattoci partimo di quel luogo.

I malvagi cittadiniche di tenereza mostravano lagrimeebaciavano il libroe che mostrarono più acceso animofuronoi principali alla distruzion della città. De' quali non diròil nome per onestà: ma non posso tacere il nome del primoperché fu cagion di fare seguitare agli altriil quale fu ilRosso dello Stroza; furioso nella vista e nell'opere; principiodegli altri; il qual poco poi portò il peso del saramento.

Quelli che aveano maltalentodicevano che la caritevole pace eratrovata per inganno. Se nelle parole ebbe alcuna fraudeio ne debbopatire le pene; benché di buona intenzione ingiurioso meritonon si debba ricevere. Di quel saramento molte lagrime òspartepensando quante anime ne sono dannate per la loro malizia.



9 Arrivo di Carlo di Valois in Firenzee suo ricevimento (Inovembre 1301).


Venne il detto messer Carlo ne la città di Firenze domenicaaddì IV di novembree da' cittadini fu molto onoratoconpalio e con armeggiatori. La gente comune perdé il vigore; lamalizia si cominciò a stendere. Vennono i Lucchesidicendoche veniano a onorare il signore: i Peruginicon CC cavalli; messerCante d'Agobbio con molti cavalieri sanesi e con molti altria VI ea X per voltaadversarii de' Cerchi: a Malatestino e a Mainardo daSusinana non si negò l'entrataper non dispiacere al signore.E ciascuno si mostrava amico. Sì che co' cavalli di messerCarloche erano VIIIce con quelli de' paesani d'attorno venutivi si trovarono cavalli MCC al suo comandamento.

Il signore smontò in casa i Frescobaldi. Assai fu pregatosmontasse dove il grande e onorato re Carlo smontòe tutti igrandi signori che nella città venìanoperò chelo spazio era grandee il luogo sicuro; ma i suoi conducitori nonlo fecionoanzi providono afforzarsi con lui oltrarnoimaginando:"Se noi perdiamo il resto della cittàqui rauneremonostro sforzo".



10 La Signoria elegge cittadini d'ambedue le partie siconsiglia con loro della salute della città. Proposta di unanuova Signoria mista di Bianchi e di Neri; Perché non potutaaccettare da' Priori dell'ottobre (fra gli ultimi dell'ottobre e iprimi del novembre 1301).


I signori Priori elessono XL cittadini d'amendue le partie conloro si consigliavano della salveza della terraacciò che daniuna delle parti non fussono tenuti sospetti. Quelli che aveano reoproponimentonon parlavano: gli altri aveano perduto il vigore.

Bandino Falconieriuomo viledicea: "Signoriio sto bene;perch'io non dormia sicuro"; mostrando viltà a' suoiadversari.


Teneala ringhiera impacciata mezo il dì; e eravamo ne' piùbassi tempi dell'anno.

Messer Lapo Salterelliil quale molto temea il Papa per l'asproprocesso avea fatto contro a luie per appoggiarsi co' suoiadversaripigliava la ringhierae biasimava i signoridicendo:


"Voiguastate Firenze: fate l'uficio nuovo comune; recate i confinati incittà". E avea messer Pazino de' Pazi in casa suacheera confinato; confidandosi in lui che lo scampassequando fussetornato in stato.

Alberto del Giudicericco popolanomaninconico e viziatomontava in ringhiera biasimando i Signoriperché nons'affrettavano a fare i nuovie a fare ritornare i confinati.


MesserLotteringo da Monte Spertoli dicea: "Signorivolete voi esserconsigliati? fate l'uficio nuovoritornate i confinati a cittàtraete le porti de' gangheri; ciò èse voi fate questedue cosepotete dire d'abbattere la chiusura delle porti".

Io domandai messer Andrea da Cerretosavio legistad'anticoghibellino fatto guelfo nerose fare si potea uficio nuovo sanzaoffendere gli Ordini della Giustizia. Rispose che non si potea fare.E ioche n'era stato accusatoe appostomi che io avea offesiquelli Ordiniproposimi observarlie non lasciare fare l'uficiocontro alle leggi.

11 Tornano da Roma due degli ambasciatori. La Signoria sirimette nella volontà del ponteficeesegretamentechiedeun suo legato. Lo risanno i Neri: loro timori e supposizioni.Com'era internamente ordinata Parte nera (... - primi di novembre1301).

In questo tempo tornorono i due anbasciadori rimandati indietrodal Papa: l'uno fu Maso di messer Ruggierino Minerbettifalsopopolanoil quale non difendea la sua volontà ma seguivaquella d'altri; l'altro fu il Corazza da Signail quale tanto siriputava guelfoche appena credea che nell'animo di niuno fussealtro che spenta. Narrarono le parole del Papa: onde io a ritrarresua anbasciata fui colpevole: missila ad indugioe feci lorogiurare credenza; e non per malizia la indugiai. Appresso raunai seisavi legistie fecila innanzi loro ritrarree non lasciaiconsigliare: di volontà de' miei compagniio propuosi econsigliai e presi il partitoche a questo signore si voleaubidiree che subito li fusse scritto che noi eravamo alla suavolontàe che per noi addirizare ci mandasse messer Gentileda Montefiore cardinale. Intendi questo signore per Papa e non permesser Carlo.

Coluiche le parole lusinghevoli da una mano usava e da l'altraproducea il signore sopra noispiando chi era nella cittàlasciò le lusinghe e usò le minacce. Uno falsoanbasciadore palesò la imbasciatala quale non aveano potutosentire. Simone Gherardi avea loro scritto di Corteche il Papa gliavea detto: "Io non voglio perdere gli uomini per lefemminelle".

I Guelfi neri sopra ciò si consigliaronoe stimarono perqueste parole che l'inbasciadori fussono d'accordo col Papadicendo: "Se sono d'accordonoi siamo vacanti". Pensaronodi stare a vedere che consiglio i Priori prendessonodicendo: "Seprendono il nonoi siam morti: se pigliano il sìpigliamonoi i ferrisì che da loro abbiamo quello che avere se nepuò". E così feciono.


Incontanenteche udirono che al Papa per li rettori si ubbidiasubitos'armoronoe missonsi a offendere la città col fuoco e'ferria consumare e struggere la città.

I Priori scrissono al Papa segretamente: ma tutto seppe la Partenera; però che quelli che giurarono credenza non la tennono.La Parte nera avea due priorisegreti di fuori: e durava il lorouficio sei mesi; de' quali l'uno era Noffo Guidiiniquo popolano ecrudeleperché pessimamente aoperava per la sua cittÓe avea in uso che le cosefacea in segretobiasimavae in palesene biasimava i fattori: il perché era tenuto di buonatemperanzae di malfare traeva sustanza.



12 I Priori acconsentono alla proposta di una nuova Signoriamista. L'arroganza de' Neri ne impedisce l'esecuzione. Animosa onestàdi Dino (... - primi di novembre 1301).


I signori erano molto stimolati da' maggiori cittadinichefacessono nuovi signori. Benché contro alla Legge dellaGiustizia fusseperché non era il tempo da eleggerliaccordamoci di chiamarlipiù per piatà della cittàche per altra cagione. E nella cappella di San Bernardo fui io innome di tutto l'uficioe ebbivi molti popolanii piùpotentiperché sanza loro fare non si potea. Ciòfurono Cione MagalottiSegna AngioliniNoffo Guidiper Partenera: messer Lapo FalconieriCece Canigianie 'l Corazza Ubaldiniper Parte bianca. E a loro umilmente parlaicon gran tenerezadello scampo della cittàdicendo: "Io voglio farel'uficio comuneda poi che per gara degli ufici è tantadiscordia". Fumo d'accordoe eleggemo sei cittadini comunitrede' Neri e tre de' Bianchi. Il settimoche dividere non si poteaeleggemo di sì poco valoreche niuno ne dubitava. I qualiscrittiposi su l'altare. E Noffo Guidi parlòe disse: "Iodirò cosache tu mi terrai crudele cittadino". E io lidissi che tacesse; e pur parlòe fu di tanta arroganzachemi domandòche mi piacesse far loro partenell'ufficiomaggiore che l'altra:


chetanto fu a direquanto "disfa' l'altra parte"e me porrenel luogo di Giuda. E io li risposi che innanzi io facessi tantotradimentodare' i miei figliuoli a mangiare a' cani. E cosìda collegio ci partimo.



13 Insidie di Carlo contro i Priori: parlamento in Santa MariaNovella (5 novembre). Consigli che vengon dati alla Signoriae suoiprovvedimenti (...primi di novembre 1301).


Messer Carlo di Valos ci facea spesso invitare a mangiare.


Rispondavàlliche per nostro saramento la legge ci costrignea che fare non lopotavamo (e ciò era vero)perché fra noi stimavamoche contro a nostra volontà ci arebbe ritenuti. Ma pure ungiorno ci trasse di palazzodicendo che a Santa Maria Novella fuoridella terra volea parlamentare per bene de' cittadini; e chepiacesse alla Signoria esservi. Ma perché troppo sospettomostrava il negarlodiliberamo che tre di noi v'andassimoe glialtri rimanesson in palazo.

Messer Carlo fe' armare la sua gentee posela alla guardia dellacittà alle porti dentro e di fuori: però che i falsiconsiglieri gli dissono che dentro non potrebbe tornaree che laporta li sarebbe serrata. E sotto questo protesto aveano pensatomalvagiamente che se la Signoria vi fusse ita tuttad'uccidercifuori della portae correre la terra per loro. E ciò nonvenne loro fattoperchéè non ve ne andorono piùche tre; a' quali niente dissecome colui che non volea parlaremasì uccidere.

Molti cittadini si dolsono di noi per quella andataparendo loroche andassono al martirio. E quando furono tornatilodavano Iddioche da morte gli avea scanpati.

I signori erano stimolati da ogni parte. I buoni diceanocheguardassono ben loro e la loro città: i rei li contendeano conquestioni; e tralle domande e le risposte il dì se ne andava:i baroni di messer Carlo gli occupavano con lunghe parole. E cosìviveano con affanno.

Venne a noi un santo uomoun giornocelatamente e chiusopregocci che di suo nome non parlassimoe disse: "Signorivoivenite in gran tribulazionee la vostra città. Mandate a direal vescovo facci fare processionee imponeteli che la non vadaoltrarno: e del pericolo cesserà gran parte". Costui fuuomo di santa vita e di grande astinenzia e di gran famaper nomechiamato frate Benedetto. Seguitammo il suo consiglio; e molti cischernironodicendo che meglio era arrotare i ferri. Facemmope'consiglileggi aspre e fortie demo balìa a' rettori controa chi facesse rissa o tumultoe pene personali imponemoe chemettessero il ceppo e la mannaia in piazaper punire i malifattorie chi contrafacesse.

A messer Schiatta Cancellieri capitano di guerra crescemo balìae confortamo di ben fare; come che niente valseperò che imessifamigli e berrovieri lo tradirono. E trovossi che XXberrovieri de' loro doveano avere fiorini M e ucciderlili qualimisono fuori del palazzo. Molto si studiavano difendere la cittàdalla malizia de' loro adversari; ma niente giovòperchéusoron modi pacificie voleano esser repenti e forti. Niente valel'umiltà contro alla grande malizia.



14 Minacce e apparecchio de' Neri; impaccio e dappocaggine de'Bianchi (primi di novembre 1301).


I cittadini di Parte nera parlavano sopra manodicendo: "Noiabiamo il signore in casa; il Papa è nostro protettore; gliadversari nostri non sono guerniti né da guerra né dapace; danari non ànno; i soldati non sono pagati".Eglino aveano messo in ordine tutto ciò che a guerrabisognavaper accogliere tutte le loro amistà nel sestod'Oltrarno; nel quale ordinorono tenere SanesiPeruginiLucchesiSaminiatesiVolterraniSangimignanesi. Tutti i vicini aveancorrotti: e avean pensato tenere il ponte a Santa Trinitaedirizare su due palagi alcuno edificio da gittare pietre: e aveanoinviati molti villani dattornoe tutti gli sbanditi di Firenze.

I Guelfi bianchi non ardivano mettersi gente in casaperchéi priori gli minacciavano di punire e chi raunata facesse: e cosìteneano in paura amici e nimici. Ma non doveano gli amici credereche gli amici loro gli avessono mortiperché procurassono lasalvezza di loro cittàbenché il comandamento fusse.Ma non lasciarono tanto per tema della leggequanto per l'avarizia;perché a messer Torrigiano de' Cerchi fu detto: "Fornitevie ditelo agli amici vostri".



15 I Neri cominciano scandalo. Primo sangueper mano de'Medici.


GliOrdinamenti di Giustizia rimangono senza effetto. La città siarma (4 novembre 1301...).

I Nericonoscendo i nimici loro vili e che aveano perduto ilvigores'avacciorono di prendere la terra; e uno sabato a dì[...] di novenbre s'armorono co' loro cavalli covertiecominciorono a seguire l'ordine dato. I Medicipotenti popolaniassalirono e fedirono uno valoroso popolano chiamato OrlanduccioOrlandiil dìpassato vesproe lascioronlo per morto. Lagente s'armòa piè e a cavalloe vennono al palagiode' priori. E uno valente cittadino chiamato Catellina Raffacanidisse: "Signorivoi sete traditi. E' viene verso la notte: nonpenatemandate per le vicherìe; e domattina all'alba pugnatecontro a' vostri adversari". Il podestà non mandòla sua famiglia a casa il malfattore: né il gonfalonieredella giustizia non si mosse a punire il malificioperchéavea tenpo X dì.

Mandossi per le vicherìe. E vennonoe spiegorono lebandiere: e poi nascosamente n'andorono dal lato di Parte nerae alComune non si appresentorono. Non fu chi confortasse la gente che siaccogliesse al palagio de' signoriquantunque il gonfalone dellagiustizia fusse alle finestre. Trassonvi i soldatiche non eranocorrottie altre genti: i qualistando armati al palagioeranoalquanto seguiti. Altri cittadini ancora vi trassono a piè e acavalloamici; e alcuni nimiciper vedere che effetto avessono lecose.

I signorinon usi a guerraoccupati da molti che voleano esseruditi: e in poco stante si fe' notte. Il podestà non vi mandòsua famigliané non si armò: lasciò l'uficiosuo a' priori; ché potea andare alla casa de' malfattori conarmecon fuoco e con ferri.


Laraunata gente non consigliò. Messer Schiatta Cancelliericapitano non si fece innanzi a operare e a contastare a' nimiciperché era uomo più atto a riposo e a pace che aguerra; con tutto che per li volgare si dicesseche si diévanto d'uccidere messer Carlo: ma non fu vero.

Venuta la nottela gente si cominciò a partire; e le lorocase afforzorono con asserragliare le vie con legnameacciòche trascorrere non potesse la gente.



16 Pratiche di conciliazione fra potenti famiglie di Partebiance e di Parte nera: come questo fatto noccia ai Bianchi(...primi di novembre).


Messer Manetto Scali (nel quale la Parte bianca avea gran fidanzaperché era potente d'amici e di séguito) cominciòafforzare il suo palagioe fecevi edificii da gittar pietre. LiSpini aveano il loro palazo grande incontro al suoe eransiproveduti esser forti: perché sapeano bene che quivi erabisogno riparareper la gran potenzia che si stimava della casadegli Scali.

Infra il detto tempo cominciorono le dette parti a usare nuovamaliziaché tra loro usavano parole amichevoli. Li Spinidiceano alli Scali: "De'perchè facciamo noi così?Noi siamo pure amici e parentie tutti Guelfi: noi non abiamo altraintenzione che di levarci la catena di collo che tiene il popolo avoi e a noi; e saremo maggiori che noi non siamo. MercèperDio; siamo una cosacome noi dovemo essere". E cosìfeciono i Buondalmonti a' Gherardinie i Bardi a' Mozie messerRosso dalla Tosa al Baschiera suo consorto: e così fecionomolti altri. Quelli che riceveano tali paroles'ammollavano nelcuore per piatà della parte: onde i loro seguaci invilirono;i Ghibellinicredendo con si fatta vista esser ingannati e traditida coloro in cui si confidavanotutti rimasono smarriti. Si chepoca gente rimase fuorialtro che alcuni artigiania cui commisonola guardia.



17 Carlo chiede alla Signoria la guardia della terra edelle porte: la qualeper Oltrarnogli èperò senzale chiaviconcessa. Sua malafede. Ritorno degli sbanditieviolenza de' Tornaquinci.

Smarrimento della Signoria (...5 novembre e notte seguente).


I baroni di messer Carlo e il malvagio cavaliere messer MuciattoFranzesi sempre stavano intorno a' signoridicendo che la guardiadella terra e delle porti si lasciasse a loroe spezialmente delsesto d'Oltrarno; e che al loro signore aspettava la guardia di quelsesto: e che volea che de' malfattori si facesse aspra giustizia. Esotto questo nascondeano la loro malizia; per acquistare piùgiuridizione nella terra il faceano.

Le chiavi gli furono negatee le porti d'Oltrarno li furonoraccomandate; e levati ne furono i Fiorentinie furonvi messi iFranciosi. E messer Guiglielmo cancelliere e 'l maniscalco di messerCarlo giurorono nella mani a me Dinoricevente per lo Comuneedieronmi la fede del loro signoreche ricevea la guardia dellaterra sopra sée guardarla e tenerla a pitizione dellanostra signoria. E mai credetti che uno tanto signoree della casareale di Franciarompesse la sua fede: perché passòpiccola parte della seguente notteche per la portache noi glidemo in guardiadié l'entrata a Gherarduccio Bondalmonticheavea bandoaccompagnato con molti altri sbanditi.

I signori domandati da uno valente popolanoche avea nome Aglionedi Giova Aglionie disse: "Signori e' sarà bene a farerifermare più forte la porta a San Brancazio". Fullirispostoche la facesse fortificare come li paresse; e mandoronvi imaestri con la loro bandiera. I Tornaquincipotente schiattaiquali erano bene guerniti di masnadieri e d'amiciassalirono idetti maestri e fedironli e missonli in rotta; e alcuni fanticheerano nelle torriper paura l'abbandonorono. Laonde i prioriperl'una novella e per l'altravidono che riparare non vi poteano. Equesto seppono da uno che fu preso una notteil qualein formad'uno venditore di spezieandava invitando le case potentiavisandoli che innanzi giorno si dovessono armare. E cosìtutta loro speranza venne meno; e diliberoronoquando i villanifussono venuti in loro soccorsoprendere la difesa. Ma ciòvenne fallito:


chéi malvagi villani gli abbandonaronoe le loro insegne celavanospiccandole dall'asti; e i loro famigli li tradirono; e i gentiliuomini da Luccaessendo rubati da' Bordonie tolte loro le casedove abitavanosi partirono e non si fidarono; e molti soldati sivolsono a servire i loro adversari. Il podestà non presearmema con parole andava procurando in aiuto di messer Carlo diValos.



18 Simulazione di Carlo verso la Signoria. Corso Donati inFirenze. Carlo chiede alla Signoria statichi in due partie mancavituperosamente di fede a quelli di Parte bianca (...6 novembre1301).


Il giorno seguente i baroni di messer Carloe messer Canted'Agobbioe più altrifurono a' prioriper occupare ilgiorno e il loro proponimento con lunghe parole. Giuravan che illoro signore si tenea tradito e ch'elli facea armare i suoicavalierie che piacesse loro la vendetta fusse grandedicendo:"Tenete per fermoche se il nostro signore non à cuoredi vendicare il misfatto a vostro modofateci levare la testa".E questo medesimo dicea il podestàche venia da casa messerCarloche gliele avea udito giurare di sua bocca che farebbeimpiccare messer Corso Donati. Il quale (essendo sbandito) eraentrato in Firenze la mattina con XII compagnivenendo da Ognano: epassò Arnoe and= lungo le mura fino a San Piero Maggioreil quale luogo non era guardato da' suoi adversarie entrònella città come ardito e franco cavaliere. Non giuròmesser Carlo il veroperché di sua saputa venne.

Entrato messer Corso in Firenzefurono i Bianchi avisati dellasua venutae con lo sforzo poterono gli andorono incontro. Maquelli che erano bene a cavallonon ardirono a contrastarli; glialtriveggendosi abbandonatisi tirorono adietro: per modo chemesser Corso francamente prese le case de' Corbizi da San Pieroeposevi su le sue bandiere; e ruppe le prigioniper modo che gliincarcerati n'uscirono; e molta gente il seguìcon grandesforzo.

ICerchi si rifuggirono nelle loro casestando con le porti chiuse.

I procuratori di tanto male falsamente si mossonoe convertironomesser Schiatta Cancellieri e messer Lapo Salterelli; i qualivennoro a' priorie dissono: "Signorivoi vedete messer Carlomolto crucciato: e vuole che la vendetta sia grandee che 'l Comunerimanga signore. E per tanto a noi pare che si eleggano d'amendue leparti i più potenti uominie mandinsi in sua custodia; e poisi faccia la esecuzione della vendettagrandissima".

Le parole erano di lunge dalla verità. Messer Lapo scrissei nomi:


messerSchiatta comandò a tutti quelli che erano scritti cheandassono a messer Carloper più riposo della città. INeri v'andarono con fidanzae i Bianchi con temenza; messer Carloli fece guardare: i Neri lasciò partirema i Bianchi ritennepresi quella nottesanza paglia e sanza materassecome uominimicidiali.

O buono re Luigiche tanto temesti Iddioove è la fededella real casa di Franciacaduta per mal consiglionon temendovergogna? O malvagi consiglieriche avete il sangue di cosìalta corona fatto non soldato ma assassinoimprigionando icittadini a tortoe mancando della sua fedee falsando il nomedella real casa di Francia! Il maestro Ruggierigiurato alla dettacasaessendo ito al suo conventogli disse; "Sotto di teperisce una nobile città". Al quale rispose che nientene sapea.



19 La Signoriadopo chiamati inutilmente i cittadini alladifesaincominciandosi la distruzione della cittàesced'ufficio. Riforma dello Stato con una nuova Signoria di Priori Neri.Elezione di nuovo Potestà (6 - 9 novembre 1301).


Ritenuti così i capi di Parte biancala gente sbigottita sicominciò a dolere. I priori comandorono che la campana grossafusse sonatala quale era su il loro palazo: benché nientegiovòperché la gentesbigottitanon trasse. Dicasa i Cerchi non uscì uomo a cavallo né a pièarmato. Solo messer Goccia e messer Bindo Adimarie loro fratelli efigliuolivennono al palagio; e non venendo altra genteritornorono alle loro caserimanendo la piaza abandonata.

La sera apparì in cielo un segno maraviglioso; il qual fuuna croce vermigliasopra il palagio de' priori. Fu la sua listaampia più che palmi uno e mezo; e l'una linea era di lunghezabraccia XX in apparenzaquella attraverso un poco minore; la qualdurò per tanto spazioquanto penasse un cavallo a correre duearinghi. Onde la gente che la videe io che chiaramente la vidipotemo comprendere che Iddio era fortemente contro alla nostra cittàcrucciato.

Gli uomini che temeano i loro adversarisi nascondeano per lecase de' loro amici; l'uno nimico offendea l'altro: le case sicominciavano ad ardere: le ruberie si faceano; e fuggivansi gliarnesi alle case degli impotenti: i Neri potenti domandavano danaria' Bianchi: maritavansi fanciulle a forza: uccideansi uomini. Equando una casa ardea fortemesser Carlo domandava:


"Chefuoco è quello?". Erali risposto che era una capannaquando era un ricco palazzo. E questo malfare durò giornisei; ché così era ordinato. Il contado ardea da ogniparte.

I priori per piatà della cittàvedendo multiplicareil malfarechiamorono merzè a molti popolani potentipregandoli per Dio avessono pietà della loro città; iquali niente ne vollono fare. E però lasciorono il priorato.

Entrorono i nuovi priori a dì VIII di novembre 1301: efurono Baldo RidolfiDuccio di Gherardino MagalottiNeri di messerIacopo ArdinghelliAmmannato di Rota Beccannugimesser Andrea daCerretoRicco di ser Compagno degli AlbiziTedice Manovelligonfaloniere di giustizia; pessimi popolanie potenti nella loroparte. Li quali feciono leggiche i priori vecchi in niuno luogo sipotessono raunarea pena della testa. E compiuti i sei dìutili stabiliti a rubareelessono per podestà messer CanteGabrielli d'Agobbio; il quale riparò a molti mali e a molteaccuse fattee molte ne consentì.



20 Corso Donati; Carlo di Valois; DonatiRossiTornaquinciBostichi: loro ruberie e malefizi (novembre 1301 - ...)

.

Uno cavaliere della somiglianza di Catellina romanoma piùcrudele di luigentile di sanguebello del corpopiacevoleparlatoreaddorno di belli costumisottile d'ingegnocon l'animosempre intento a malfarecol quale molti masnadieri si raunavano egran séguito aveamolte arsioni e molte ruberie fece fareegran dannaggio a' Cerchi e a' loro amici; molto avere guadagnòe in grande alteza salì. Costui fu messer Corso Donaticheper sua superbia fu chiamato il Barone; che quando passava per laterramolti gridavano: "Viva il Barone"; e parea la terrasua.

Lavanagloria il guidavae molti servigi facea.


Messer Carlo di Valossignore di grande e disordinata spesaconvenne palesasse la sua rea intenzionee cominciò a voleretrarre danari da' cittadini. Fece richiedere i priori vecchiiquali tanto avea magnificatie invitati a mangiaree a cui aveapromessoper sua fede e per sue lettere bollatedi non abbatteregli onori della città e non offendere le leggi municipali;volea da loro trarre danariopponendo gli aveano vietato il passoe preso l'uficio del paciaroe offeso Parte guelfae a PoggiBonizi aveano cominciato a far bastìacontro all'onore del redi Francia e suo: e così gli perseguitavaper trarre danari.E Baldo Ridolfide' nuovi prioriera mezanoe dicea: "Vogliatepiù tosto darli de' vostri danariche andarne presi inPuglia". Non ne dierono alcuno; perch tanto crebbe il biasimoper la cittàch'egli lasciò stare.

Era in Firenze un ricco popolano e di gran bontàchiamatoper nome Rinuccio di Senno Rinucciil quale avea molto onoratomesser Carlo a uno suo bel luogoquando andava a uccellare co' suoibaroni. Il quale fece pigliare e poseli di taglia fiorini IIIjmolo manderebbe preso in Puglia. Purper preghiere di suoi amicilolasciò per fiorini VIIjc. E per simil modo ritrasse moltidanari.

Grandissimi mali feciono i Donatii Rossii Tornaquincie iBostichi: molta gente sforzarono e ruborono. E spezialmente ifigliuoli di Corteccione Bostichi: i quali presono a guardare i benid'un loro amicoricco popolano chiamato Geri Rossonie ebbono dalui per la guardatura fiorini C°; e poi furono pagatieglino ilrubarono. Di che dolendoseneil padre loro gli disse chedelle suepossessionigli darebbe tante delle sue terre egli sarebbesoddisfatto; e vollegli dare uno podere avea a San Sepolcrochevalea più che non gli aveano tolto. E volendo il soprapiùche valeain danari contantiGeri li rispose: "Dunque vuoi tuch'io ti dia danariacciò che i figliuoli tuoi mi tolgano laterra? questo non voglio io fareché sarebbe mala menda".E così rimase.

Questi Bostichi feciono moltissimi malie continuaronli molto.


Collavanogli uomini in casa lorole quali erano in Mercato Nuovo nel mezodella città; e di mezo dì li metteano al tormento. Evolgarmente si dicea per la terra: "Molte corti ci sono"; eanoverando i luoghi dove si dava tormentosi dicea: "A casa iBostichi in Mercato".



21 Vittoria de' Neri. Difesa de' vecchi Priori Bianchi.


Molti disonesti peccati si feciono: di femmine vergini; rubare ipupilli; e uomini impotentispogliati de' loro beni; e cacciavanlidella loro città. E molti ordini fecionoquelli che voleanoe quanto e come. Molti furono accusati; e convenia loro confessareaveano fatta congiurache non l'aveano fattae erano condannati infiorini M per uno. E chi non si difendeaera accusatoe percontumace era condannato nell'avere e nella persona: e chi ubidiapagava; e dipoiaccusati di nuove colpeeran cacciati di Firenzesanza nulla piatà.

Molti tesori si nascosono in luoghi segreti: molte lingue sicambiorono in pochi giorni: molte villanie furono dette a' priorivecchi a gran tortopur da quelli che poco innanzi gli aveanomagnificati; molto gli vituperavano per piacere agli adversari: emolti dispiaceri ebbono. E chi disse mal di loro mentirono: perchétutti furono disposti al bene comune e all'onore della republica;ma il combattere non era utileperché i loro adversari eranopieni di speranzaIddio gli favoreggiavail Papa gli aiutavamesser Carlo avean per campionei nimici non temeano. Sì chetra per la paura e per l'avariziai Cerchi di niente si providono;e erano i principali della discordia: e per non dar mangiare a'fantie per loro viltàniuna difesa né riparo feciononella loro cacciata. E essendone biasimati e ripresirispondeanoche temeano le leggi. E questo non era vero; però che venendoa' signori messer Torrigiano de' Cerchi per sapere di suo statofuda loro in mia presenza confortato che si fornisse eapparecchiassesi alla difesae agli altri amici il dicessee chefusse valente uomo.

Nollofecionoperò che per viltà mancò loro il cuore:onde i loro adversari ne presono ardiree inalzorono. Il perchédierono le chiavi della città a messer Carlo.




22 Ai cittadini colpevoli della distruzione della città.


O malvagi cittadiniproccuratori della distruzione della vostracittàdove l'avete condotta! E tuAmannato di RotaBeccannugidisleale cittadinoiniquamente ti volgesti a' priori econ minacce studiavi le chiavi si dessonoguardate le vostremalizie dove ci hanno condotto!

O tuDonato Albertiche con fastidio facevi vivere i cittadinidove sono le tue arroganzeche ti nascondesti in una vile cucina diNuto Marignolli? E tuNutoproposto e anziano del sesto tuocheper animosità di Parte guelfa ti lasciasti ingannare?

O messer Rosso dalla Tosaempi il tuo animo grande; che per averesignoria dicesti che grande era la parte tuae schiudesti ifratelli della parte loro.

O messer Geri Spiniempi l'animo tuo: diradica i Cerchiacciòche possi delle fellonie tue viver sicuro.

O messer Lapo Salterelliminacciatore e battitore de' rettori chenon ti serviano nelle tue questioni: ove t'armasti? in casa iPulcistando nascoso.

O messer Berto Frescobaldiche ti mostravi così amico de'Cerchi e faceviti mezano della questioneper avere da loro inpresto fiorini XIjmove li meritasti? ove comparisti?

O messer Manetto Scaliche volevi esser tenuto sì grande etemutocredendoti a ogni tenpo rimanere signoreove prendestil'arme? ove è il séguito tuo? ove sono li cavallicoverti?


Lasciastitisottomettere a coloroche di niente erano temuti appresso a te.

O voipopolaniche disideravate gli uficie succiavate glionorie occupavate i palagi de' rettoriove fu la vostra difesa?


nellemenzognesimulando e dissimulandobiasimando gli amici e lodando inimicisolamente per campare. Adunque piangete sopra voi e lavostra città.



23 Caduta e sperpero dei Guelfi bianchi (novembre 1301 - ...).


Molti nelle rie opere divennoro grandii quali avanti nominatinon erano: e nelle crudeli opere regnandocacciarono molticittadinie feciolli ribellie sbandeggiorono nell'avere e nellapersona. Molte magioni guastoronoe molti ne punianosecondo chetra loro era ordinato e scritto. Niuno ne campò che non fussepunito: non valse parentadoné amistà; né penasi potea minuire né cambiare a coloroa cui determinateerano: nuovi matrimoni niente valsero: ciascuno amico divennenimico: i fratelli abbandonavano l'un l'altroil figliuolo ilpadre: ogni amoreogni umanitàsi spense. Molti nemandorono in esilio di lunge LX miglia dalla città: moltigravi pesi imposono loro e molte impostee molti danari tolsonloro: molte riccheze spensono.


Pattopietàné mercèin niuno mai si trovò.Chi più diceano:


"Muoianomuoiano i traditori! "colui era il maggiore.

Molti di Parte biancae antichi Ghibellini per lunghi tempifurono ricevuti da' Neri in compagniasolo per loro malfare; fra'quali fu messer Betto Brunelleschimesser Giovanni Rustichellimesser Baldo d'Aguglionee messer Fazio da Signae piùaltri; i quali si dierono a distruggere i Bianchi. E oltre aglialtrimesser Andrea e messer Aldobrando da Cerretoche oggi sichiamano Cerretaniper antico d'origine ghibellinae diventoronodi Parte nera.



24 Valore e lealtà del giovane Baschiera Tosinghi.


Baschiera Tosinghi era uno giovane figliuolo d'un partigianocavalierenominato messer Bindo del Baschierail quale moltepersecuzioni sofferì per Parte guelfae nel castello diFucecchio perdé uno occhio per uno quadrello gli venneenella battaglia cogli Aretini fu fedito e morì. QuestoBaschiera rimase dopo il padre: dovendo avere degli onori dellacittàcome giovane che 'l meritavane era privatoperòche i maggiori di casa sua prendevano gli onori e l'utile per loro enon li accomunavano.

Costuiacceso nell'animo di Parte guelfaquando la terra si volse nellavenuta di messer Carlovigorosamente s'armò; e contro a'suoi consorti e adversari pugnava con fuoco e con ferricon lacompagnia de' fanti che avea seco.

I fantiche il Comune avea a soldodi Romagnavedendo perderela terral'abbandonorono; e andorono al palagio per avere le loropaghee chiesonle per avere cagione di partirsi. I prioriaccattorono fiorini cento da Baldone Angielottie dieronli a'fanti; e colui che li prestòvolle i fanti stessono appressoa lui per guardia della casa sua: e così perdé ilBaschiera i fanti che erano con lui. Di tanto vigore fussono statigli altri cittadini di sua parteche non arebbono perduto! mavanamente pensoronodandosi a credere non esser offesi.



25 Andata di Carlo a Roma (febbraio 1302). Inique e fraudolenticondanne di Bianchidopo il suo ritorno (marzo 1302) in Firenze.Proscrizione d'aprile 1302.


Poi che messer Carlo di Valos ebbe rimesso Parte nera in Firenzeandò a Roma: e domandato danari al Papagli rispose chel'avea messo nella fonte dell'oro.

Indi a pochi dì si disseche alcuni di Parte biancateneano trattato con messer Piero Ferrante di Linguadocobarone dimesser Carloe carte de' patti se ne trovoronoche dovea a loropetizione uccidere messer Carlo. Il qualetornato da Corteraunòin Firenze uno consiglio segreto di XVII cittadiniuna notte; nelquale si trattò di far prendere certi che nominavanocolpevolie fare loro tagliare la testa. Il detto consiglio si recòa minor numeroperché se ne partirono VIIe rimason X: efecionloperché i nominati fuggisson e lasciasson la terra.

Feciono cessare la notte segretamente messer Goccia Adimari e 'lfigliuoloe messer Manetto Scaliche era a Calenzano e andonne aMangona: e poco poi messer Muccio da Bisernosoldato con granmasnadae messer Simone Cancellierinimico di detto messerManettogiunsono a Calenzano credendolo trovare; e cercando di luifino la paglia de' letti con ferri fororono.

Il giorno seguente messer Carlo gli fece richiederee piùaltri; e per contumaci e per traditori gli condannòe arseloro le casee' beni publicò in comune per l'uficio delpaciaro. I quali beni messer Manetto fece ricomperare a' suoicompagni fiorini Vmacciò che i libri della compagnia diFrancia non li facesse tòrre; e difesonsi per la dettacompagnia.

Messer Giano di messer Vieri de' Cerchigiovane cavaliereera inpalagio di messer Carlorichiestoe dato in guardia a duecavalieri franciosiche onestamente lo teneano per la casa.

MesserPaniccia degli Erri e messer Berto Frescobaldisentendoloandorononel palagioche era loroe misonsi tra il cavaliere e le dueguardieparlando con loroe a lui feciono cenno di partirsi; ecosì segretamente si partì. Dissesiche tolti gliarebbe danari assai e poi la persona. Il simile advenne a piùrichiestiche partiti erano: gli condannava nell'avere e nellapersonae i beni confiscava in comune. Per modo che dal Comune ebbefiorini XXIIIjme e'gli finì tutto ciò che e'gli aveaapplicato sotto il titolo del paciaro.

Del mese d'aprile 1302avendo fatti richiedere molti cittadinighibellinie guelfi di Parte biancacondannò gli Ubertilafamiglia degli Scolaride' Lambertidelli AbatiSoldanieriRinaldeschiMigliorelliTebaldini: e sbandì e confinòtutta la famiglia de' Cerchi; messer Baldomesser BiligiardoBaldodi messer Talano e Baschiera Tosinghi; messer Goccia e 'l figliuoloCorso di messer Foresee Baldinaccio Adimari; messer Vanni de'Mozimesser Manetto e Vieri ScaliNaldo Gherardinii Conti daGangalandimesser Neri da Gavillemesser Lapo SalterellimesserDonato di messer Alberto RistoriOrlanduccio OrlandiDanteAllighieri che era anbasciadore a Romai figliuoli di Lapo Arrighii Ruffoligli Angelottigli AmmunitiLapo del Biondo e'figliuoliGiovangiacotto Malispinii Tedaldiil Coraza Ubaldiniser Petracca di ser Parenzo dall'Ancisanotaio alle Rinformagioni;Masino Cavalcanti e alcuno suo consorto; messer Betto GherardiniDonato e Teghia FiniguerriNuccio Galigai e Tignoso de' Macci; emolti altri: che furno più di uomini DCi quali andoronostentando per lo mondochi qua e chi là.



26 La signoria della città rimane ai Guelfi neri.


Rimase la signoria della città a messer Corso Donatiamesser Rosso dalla Tosaa messer Pazino de' Pazia messer GeriSpinia messer Betto Brunelleschia' Buondalmontiagli Aglia'Tornaquincia parte de' Gianfigliazia' Bardia parte de'Frescobaldia' Rossia parte de' Nerlia' Pulcia' Bostichia'Magalottia' Manieria' Bisdominiagli Uccellinia' Bordoniagli Strozia' Rucellaiagli Acciaiuoliagli AltovitiagliAldobrandinia' Peruzie a' Monaldia Borgo Rinaldi e 'lfratelloa Palla Anselmia Manno Attavianial Nero Canbia NoffoGuidia Simone Gherardia Lapo Guaza; e a molti altricittadini econtadini. De' quali niuno si può scusare che non fusseguastatore della città: e non possono dire che alcunanicissità gli strignessealtro che superbia e gara degliufici; però che gli odii non eran tanti tra i cittadinicheper guerra di loro la città se ne fusse turbatase i falsipopolani non avessono avuto l'animo corrotto a malfareperguadagnareanzi rubaree per tenere gli ufici della città.

Uno giovane chiamato Bertuccio de' Pulci tornato di Franciatrovando i suoi compagni sbandeggiati fuori della terralasciòi suoi consorti in signoriae co' suoi compagni stette fuori: equesto advenne per grande animo.



27 I Neri conducono (dicembre 1301) Carlo anche contro Pistoiatenuta sempre da' Cancellieri bianchi. Vani tentativi. Solamente piùtardi i Pistoiesi perdono le castella di Seravalle (1302) e delMontale (1303).


Messer Schiatta Cancellieri capitano (della cui casa naquono ledue maledette parti in Firenze ne' Guelfi) se ne tornò aPistoiae cominciò a armare e fornire le castellaespezialmente il Montale dalla parte di Firenzee Serravalle dallaparte di Lucca.

LaParte nera di Firenze furono subito con messer Carlo di Valoisinducendolo a prendere Pistoiae promettendoli dargliene moltidanari: e con questa intenzione vel feciono cavalcare con la suagenteassai male ordinata. La città era fortee di buonemure guernita e di gran fossi e di pro' cittadini; e piùvolte vi fu menato: per modo che Maynardo da Susinana il ripresedicendoli che follemente andava. E per esser mal guidatoa tempo dipiovesi condusse ne' pantanisé e sua gentein luogo chese i Pistolesi avessono volutol'arebbono preso: ma temendo la suagrandezail lasciarono andare.

I Fiorentini e' Lucchesi posono l'assedio a Serravallesappiendonon era fornito; perché parlando messer Schiatta con messerGeri Spini e con messer Pazino de' Pazipiù savi di luidisse loro non era fornito. Onde il castello s'arrendé apattisalve le persone: i quali non furono loro attesiperchéi Pistolesi andarono presi.

Il Montaleper trattato tenea con chi v'era dentro messer Pazinode' Paziquivi vicinoa Palugianofu dato per fiorini 3000n'ebbono da' Fiorentinie fu disfatto.




28 Carlo di Valois parte di Firenze per la impresa diSicilia.Persecuzione de' Neri contro gli usciti Bianchii quali sirifugiano in Arezzo presso Uguccione della Faggiuolain Forlìin Siena. Loro disavventura al castello di Piantavigne (1302aprile- giugno).


I Neri di Firenzevolendo più tosto la città guastache perdere la signoriapartito messer Carlo di Valos che n'andòin Puglia per fare la guerra di Ciciliasi misono a distruggere iloro aversari in ogni modo.

I Bianchi n'andarono ad Arezo dove era podestà Uguccionedalla Faggiuolaantico ghibellinorilevato di basso stato. Ilqualecorrotto da vana speranza datali da papa Bonifaziodi fareuno suo figliuolo cardinalea sua petizione fece loro tanteingiurieconvenne loro partirsi. E buona parte se ne andorono aFurlìdove era vicario per la Chiesa Scarpetta degliOrdalaffigentile uomo di Furlì.

A parte bianca e ghibellina accorsono molte orribili disaventure.

Egliaveano in Valdarno un castello in Pian di Sconel quale era Carlinode' Pazi con LX cavalli e pedoni assai. I Neri di Firenze vi posonol'assedio. Dissesi che Carlino li tradì per denari ebbe; ilperché i Neri vi misono le masnade loroe presono gli uominie parte n'uccisonoe il resto feciono ricomperare: e fra glialtriuno figliuolo di messer Donato di messer Alberto Ristorichiamato Albertofeciono ricomperare lire IIjm. E due degliScolarie due Bogolesie uno de' Lanbertie uno de' Migliorellifeciono impiccaree alcuni altri.

I Ghibellini e Bianchiche erano rifuggiti in Sienanon sifidavano starviper una profezia che dicea: "La lupaputtaneggia"ciò è Sienache è posta perla lupa; la quale quando dava il passoe quando il toglieva. E peròdiliberarono nonne starvi.



29 I Bianchi e i Ghibelliniaiutati dagli Ubaldini e da'Pisaniguerreggiano in Mugello (estate del 1302). Seconda sventuraper imprudenza d'uno della parte (...gennaio 1303).


Con l'aiuto degli Ubaldinii Bianchi e Ghibellini comincioronoguerra in Mugello; ma prima vollono esser sicuri di loro danni. E iPisani li sicurorono: ma Vannuccio Bonconti pisano tenea per monetacon Parte nera; e però da lui niuno aiuto ebbono o favore.

Messer Tolosato degli Ubertitornato di Sardignasentendo questadiscordias'acconciò co' Pisanie soccorse parteghibellinae in Bologna e in Pistoia personalmente fu; e moltialtri della casa degli Uberti. I quali più di XL anni eranostati rubelli di loro patriané mai merzè némisericordia trovorono; stando sempre fuori in grande stato; e mainon abbassorono di loro onoreperò che sempre stettono conree con signori stettonoe a gran cose si dierono.

La Parte nera passò l'alpe; ville e castella arsono; efurono nel Santernonell'Orto degli Ubaldinie arsollo. E niunocon arme si levò alla difesa! Che s'eglino avessono tagliatipur de' legni che v'eranoe messigli in terra e intraversati aglistretti passidei loro adversarii niuno ne sarebbe canpato.

Ebbono i Bianchi una altra ria fortunaper simplicitàd'uno cittadino rubello di Firenzechiamato Gherardino Diedati: ilquale stando in Pisa e confidandosi ne' consorti suoiscrisse loroche i confinati stavano in speranza di mese in mese essere inFirenze per forza; e così scrisse a alcuno suo amico. Lelettere furono trovate: il perché due giovani suoi nipotifigliuoli di Finiguerra Diedatie Masino Cavalcantibel giovanefurono presie tagliata loro la testa; e Tignoso de' Macci fu messoalla collae quivi morì; e fu tagliato il capo a uno de'Gherardini.

De'quanto fu la dolorosa madre de' due figliuoli ingannata! che conabbondanza di lagrimescapigliatain mezo della viaginocchionesi gittò in terra innanzi a messer Andrea da Cerreto giudicepregandolo con le braccia in croce per Dio s'aoperasse nello scampode' suoi figliuoli. Il quale risposeche però andava apalazo: e di ciò fu mentitoreperché andò perfarli morire. Pe' sopradetti malifici i cittadini che aveanosperanza che la città si riposassela perderono; peròche fino a quel dì non era sparto sangueil perché lacittà posare non dovesse.


30 Terza disavventura de' Bianchirespinti dallaspedizione di Puliciano tentata insieme coi Ghibellini. Ne rimangonopresi e morti: il che rafforza e assicura l'amicizia tra Ghibellinie Bianchi (1303febbraiomarzo...).


La terza disaventura ebbono i Bianchi e Ghibellini (la quale gliaccomunòe i due nomi si ridussono in uno) per questacagione: che essendo Folcieri da Calvoli podestà di FirenzeiBianchi chiamorono Scarpetta degli Ordalaffi loro capitanouomogiovane e temperatonimico di Folcieri. E sotto lui raunorono lorosforzoe vennono a Pulicciano apresso al Borgo a San Lorenzosperando avere Monte Accenicoedificato dal cardinale degliUbaldinimesser Attavianocon tre cerchi di mura. Quivis'ingrossorono con loro amicicredendo prendere Puliccianoequindi venire alla città. Folcieri vi cavalcò conpochi cavalli. I Neri v'andorono con grande riguardo: i qualivedendo che i nimici non assalirono il podestàche era conpochima tagliarono i ponti e afforzaronsipresono cuoreingrossandosi. A' Bianchi parea esser presi; e però silevorono male in ordine; e chi non fu presto a scamparerimase;però che i villani de' conti d'attorno furono subito a'passie presonne e uccisonne molti.

Scarpetta con più altri de' maggiori rifuggirono in MonteAccinico. E fu l'esercito de' Bianchi e Ghibellini cavalli VIIc epedoni IIIIm. E quantunque la partita non fusse onorevolefu piùsavia che la venuta.

Messer Donato Alberti tanto fu lento che fu presoe uno valentegiovane nominato Nerlo di messer Goccia Adimarie due giovani degliScolari. E Nanni Ruffoli fu morto da Chirico di messer Pepo dallaTosa.

Fu menato messer Donato vilmente su uno asinocon una gonnellettad'uno villanoal podestà. Il qualequando il videlodomandò: "Siete voi messer Donato Alberti?".Rispose: "Io sono Donato. Così ci fusse innanzi Andreada Cerretoe Niccola Acciaiuolie Baldo d'Aguglionee Iacopo daCertaldoche ànno distrutta Firenze ".

Allora lo pose alla collae accomandò la corda allo aspoe così ve 'l lasciò stare: e fe' aprire le finestre ele porti del palagioe fece richiedere molti cittadini sotto altrecagioniperché vedessono lo strazio e la derisione facea dilui. E tanto procurò il podestàche li fu concedutodi tagliarli la testa. E questo feceperché la guerra gliera utilee la pace dannosa: e così fece di tutti. E questanon fu giusta diliberazione: ma fu contro alle leggi comuniperòche i cittadini cacciativolendo tornare in casa loronon debbonoesser a morte dannati; e contro all'uso della guerrachétenere li dovean presi. E perché i Guelfi bianchipresifuron parimente morti co' Ghibellinis'assicurorono insieme: chéfino a quel dì sempre dubitaronoche d'intero animo fussonocon loro.



31 La divisione di Parte guelfa è compiuta. I nomi diGuelfo e Ghibellinodivenuti Ghibellini i Bianchi giàGuelfisi confondono strananmente.


O messer Donatoquanto la fortuna ti si volse in contrario! chéprima ti presono il figliuoloe ricomperastilo lire IIIm; e teànno decapitato! Chi te lo à fatto? I Guelfiche tutanto amavie che in ogni tua diceria dicevi uno colonnello controa' Ghibellini. Come ti poté esser tolto il nome di guelfo perli falsi volgari? come da' Guelfi fosti giustiziato tra iGhibellini?


Chitolse il nome a Baldinaccio Adimari e al Baschiera Tosinghid'esserGuelfiche tanto i padri loro feciono per Parte guelfa?


Chiebbe balìa di tòrre e dare in picciol tempoche iGhibellini fussono detti guelfie i grandi Guelfi detti ghibellini?Chi ebbe tal privilegio? Messer Rosso dalla Tosa e suoi seguacicheniente operava ne' bisogni della parteanzi nulla appo i padri dicoloroa cui il nome fu tolto. E però in ciò parlòbene un savio uomo guelfissimovedendo fare ghibellini per forzail qual fu il Corazza Ubaldini da Signache disse: "E' sonotanti gli uomini che sono ghibellini e che vogliono essereche ilfarne più per forza non è bene".




32 I Neri tentano l'impresa di Bologna; ma la città èben difesa da una fazione di Guelfi bolognesi e dai Bianchifiorentini. Lega di Romagnaalla quale partecipano Bianchi eGhibellini toscani (1303...aprile - giugno).


Tanto crebbe la baldanza de' Neriche si composono col marchesedi Ferrara di tòrre Bologna (e l'una delle due parti dentroche erano amendue guelfedovea assalire l'altra il dì dellaPasqua di Resurresso)cavalcandovi con VIc cavalli e con VImpedoni.

I Bianchi che erano rifuggiti in Bolognavirilmente s'armorono efeciono la mostra: i Neri temeronoe non assalirono. Il marchesedisfece l'armata; e i Neri si partirono. Il perché lacondizione de' Bianchi migliorò in Bolognae furonvi poiveduti volentierie i Neri tenuti per nimici. I Bolognesi fecionocompagnia co' Romagnuolidicendo che il marchese gli avea volutitradireese fatto l'avessearebbe confusa Romagna.

In quella compagnia fu Furlì e Faenzae Bernardino daPolentae la Parte bianca di Firenzee i Pistolesie il conteFederigo da Montefeltroe i Pisani.

Del mese di giugno 1303 i detti congiurati feciono taglia di Vccavallie feciono capitano messer Salinguerra da Ferrara.



33 I Bianchi cavalcano dal Mugello nel Fiorentinoe si unisconocon gli Aretiniprendendo alcune castella: ma non sanno valersidll'occasione. Uguccione è rimosso dalla potesteria d'Arezzo(estate dl 1303).


I Bianchi cavalcarono da Monte Accinico fino presso alla Lastraardendo ciò che trovorono. Gli Aretini racquistoronoCastiglione e 'l Monte a San Savinoe guastarono Laterinache lateneano i Neri; i quali non la poterono soccorrereperchéerano co' Lucchesi intorno a Pistoia: i quali sentendololascioronoi Lucchesi a guardia di Firenzee co' cavalieri del marchesecavalcorono a Montevarchi per soccorrere Laterina.

Raunoronsi gli Aretini co' Bianchi e con gli amici loro di Romagnae con soldati pisanie cavalcarono a Castiglione degli Ubertini:


ecredettesi che avisamento fusse di battaglia.

Ma i Neri si partirono; e combatterono Castiglione Aretino; ericevetton danno di fanti a piè: e di poi fornirono Montalcinoe Laterina.

I Bianchi erano cavalli MCC e pedoni assaie mostrarono con granvigore aspettare la battaglia; i quali furono ingannati da certitraditoriche da loro nimici ricevettono monetae negarono labattagliamostrando che a' Pisani non piacesse mettere in adventurala guerrache sicura vincere si potea.

In Arezo era Uguccione da Faggiuolacome è dettoche peralcune sue opere sospette fu rimosso dalla signoriae data al conteFederigofigliuolo del buon conte Guido da Montefeltro di cuigraziosa fama volò per tutto il mondo. Il quale venne adArezoe prese il governo accompagnato da Ciappettino Ubertini.



34 Discordia in Firenze nella Parte nera tra i popolani grassi eCorso Donati. Malumore contro la Signoria. Sindacato de' fattipassati. Rimpatrio de' confinati (1303...agosto).


Tornorono i Neri in Firenzee poco dipoi nacque tra lorodiscordiaperché messer Rosso dalla Tosamesser Pazino de'Pazie messer Geri Spinicol séguito del popolo grassoaveano la signoria e gli onori della città. Messer CorsoDonatiil quale si tenea più degno di loronon li parendoavere la sua parte (valentissimo cavaliere in tutte le cose cheoperare voleva)proccurò d'abbassarlie rompere l'uficiode' priorie innalzare sé e suoi seguaci. E cominciòa seminare discordiee sotto colore di giustizia e di piatàdicea in questo modo: "I poveri uomini sono tribolati espogliati di loro sustanzie con le imposte e con le libbree alcunise ne empiono le borse. Veggasi dove sì gran somma di monetaè itaperò che non se ne può esser tantaconsumata nella guerra". E questo molto sollicitamente domandavainnanzi a' signori e ne' consigli. La gente volentieri l'ascoltavacredendo che di buono animo lo dicesse: nondimeno pure amavano checiò si ricercasse. L'altra parte non sapea che si rispondereperò che l'ira e la superbia l'impediva. E tanto fecionocolli uficiali che erano con loroche diterminorono che delle forzee delle violenze e ruberie si ricercasse: i giudici forestierichiamorono ragionieri. Poi s'ammollarono le parole; e i popolaniche reggeanoper accattare benivolenzieribandirono i confinatiche aveano ubbiditoa dì primo d'agosto 1303.



35 Cattura e morte di papa Bonifazio VIII: come sentita daiBianchi e dai Neri (1303settembre - ottobre).


Sciarra dalla Colonnain sabato a dì VII di settenbre 1303entrò in Alagnaterra di Romacon gente assaie con quellida Ceccanoe con uno cavaliere che era quivi per lo re di Franciae con la sua insegna e con quella del Patrimoniocioè delleChiavi.


Eruppono la sagrestia e la tesoreria del Papae tolsonli moltotesoro. Il Papa abbandonato dalla sua famigliarimase preso.


Dissesiche messer Francesco Orsini cardinale vi fu in persona con molticittadini romani: e tennesi fusse congiura fatta col re di Franciaperché il Papa s'ingegnava d'abbassarloe la guerra de'Fiaminghi fattali contro si disse fu per sua diliberazione; ondemolti Franciosi perirono.

Il re di Francia per questa cagione raunò in Parigi moltimaestri in teologia e baccellieride' frati Minori e Predicatori ed'altri ordini: e quivi il fece pronunziare ereticoe poi il feceammunireaccusandolo di molti orribili peccati. Il Papa era presoin Alagna; e sanza fare alcuna difesa o scusafu menato a Romaovefu ferito nella testae dopo alcuni dì arrabbiato si morì.

Della sua morte molti ne furono contenti e allegriperchécrudamente reggeae accendea guerredisfaccendo molta gente eraunando assai tesoro: e spezialmente se ne rallegrorono i Bianchi eGhibelliniperché era loro cordiale nimico; ma i Neri se necontristoron assai.



36 I Bianchi e i Ghibellinisotto il comando di Tolosato degliUbertiradunansi ad Arezzo. Impresa di Ganghereto e di Laterina(1303settembre - novembre).


Del detto mese di settenbre i Bianchi e i Ghibellini di Firenzes'accozorono con messer Tolosato degli Ubertinobile cavaliere diFirenze e valentissimo uomo d'arme. Cavalcarono ad Arezo con soldatipisani. I Sanesi dierono loro il passo: perché i cittadini diSiena marcavano bene con ambo le parti; e quando sentivano i Bianchifortili sbandianoma il bando era viziatoche non agravava;davan aiuto a' Neri nelle cavalcatee mostravansi fratelli: e peròparlò di loro una profeziala qualefra l'altre paroledella guerra di Toscanadicea: "La lupa puttaneggia"; chéper la lupa si intende Siena. Raunoronsi ad Arezo i Bianchi eGhibellini di Firenzeromagnuolipisanie ogni altro loro amico:sì che in calendi novembre furono a cavallo.

I Neri cavalcorono a Fighinee i Bianchi scesono a Ganghereto.


GliAretini vennono a Laterinae afforzarono i passiperchévittuaglia non vi si mettesse. Il castello si perdeaper fame e perdiscordia fu tra gli Aretini; però che in segreto i loromaggiori prenderono prezoe lascioronlo fornire.







TERZOLIBRO DELLA CRONICA DI DINO COMPAGNIDE' TEMPI SUOI




1Elezione del nuovo poteficeBenedetto XI; e sue qualità.Suoi primi atti: nomina del Cardinale da Prato a paciaro in Toscana(ottobre 1303 - gennaio 1304).


Nostro Signore Iddioil quale a tutte le cose provedevolendoristorare il mondo di buono pastoreprovide alla necessitàde' cristiani. Perché chiamato fu nella sedia di san Pieropapa Benedettonato di Trevigifrate Predicatore e prioregeneraleuomo di pochi parenti e di picciolo sangueconstante eonestodiscreto e santo. Il mondo si rallegrò di nuova luce.Cominciò a fare opere piatose: perdonò a' Colonnesierestituilli ne' beni.


Nelleprime digiuna fece due cardinali: l'unoinghilese; l'altro fu ilvescovo di Spuletinato del castello di Pratoe frate Predicatorechiamato messer Niccolaodi piccioli parenti ma di grande scienziagrazioso e savioma di progenie ghibellina: di che molto sirallegrorono i Ghibellini e' Bianchi; e tanto procuroronoche papaBenedetto il mandò paciaro in Toscana.



2 Discordie tra' Neri in Firenze:Rosso dalla Tosa col popolograssoe Corso Donati co' Grandi e popolo minuto (...1304febbraio...).


Innanzi alla sua venutasi palesò una congiura ordinata damesser Rosso dalla Tosa; il quale tutto ciò che facea eprocurava nella cittàera per avere la signoria a guisa de'signori di Lombardia.


Emolti guadagni lasciavae molte paci faceaper avere gli animidegli uomini pronti a quello che egli disiderava.

Messer Corso Donati nonne scusava moneta; ogni unochi per paurachi per minacciegli dava del suo; non lo chiedevama faceasenbiante di volere.

I due nimici si guardavano a' fianchi. Messer Rosso temeal'abbominio de' Toscanise contro a messer Corso avesse procurato;temea i nimici di fuorie procurava d'abbassarli prima che contro amesser Corso mostrasse sua nimistà; e temea il nome che aveadella Parteche il popolo non si turbasse: teneasi col popolograssoperò ch'erano le sue tanagliee pigliavano il ferrocaldo. E messer Corsoper l'animo grande che aveaalle piccolecose non attendea e non si dichinavae non avea l'amore di cotalicittadini per sdegno. Sì chelasciando il popolo grassoco'grandi si congiuròmostrando molte ragioni come eglino eranoprigioni e in servitù d'una gente di popolani grassianzicaniche gli signoreggiavano e togliènsi gli onori per loro:e così parlandoraccolse tutti i gran cittadini che siteneano gravatie tutti si giurarono. Nella qual fu messer Lottieridalla Tosavescovo di Firenzee messer Baldosuo nipotein peròche messer Rossellino suo consorto si tenea uno suo castello e'fedeli; e non se ne osava dolerementre che papa Bonifazio visse.


Efuronvi i Rossii Bardii Lucardesii Cavalcantii BustichiiGiandonatii Tornaquinci quasi tuttii Manierie parte degliAdimari; e molti popolani vi furono. E in tuttitra di famiglie epopolanifurno XXXII i giurati; e diceanosopra il grano venuto diPuglia che si dava per bocche al popolo:"I popolani sonogravatie tolto il loro colle grandi inpostee poi convien loromangiare le stuoie"dicendo che le tagliavano nel granoperchéla misura crescesse.

Il popolo grasso cominciò a temeregli amici di messerCorso montarono: ma non tanto; ché ne' consigli e nelleraunate smentivano messer Corso: molto il perseguitavano i Bordoniche erano popolani arditi e arroganti; e più volte losmentironoe non guardavano a maggioranza d'aversariné cheadvenire ne potesse; del Comune traevano assai guadagnoe le lodegli sormontavano. Non però i seguaci di messer Rosso glilasciavano molestare. Posono in uno mese il grano a soldi XIIefeciono la librae poson MCC cavagli a fiorini L per cavallosanzaniuna piatà. E allora mandorono gente e feciono un battifollepresso a Monte Accinicoe misonvi uomini a guardia.




3 Intervento de'Lucchesichiamati dal Comune per pacificatori.Le due fazioni vengono alle mani. Corso assale il palagio dellaSignoria. Si rinnova l'ufficio. Baldanza de' Grandi: esecuzionedegli Ordinamenti di Giustizia contro i Tornaquinci (1303dicembre;1304febbraio - aprile).


La congiura di messer Corso pure parlando sopramanol'altra partemandò pe' Lucchesi; i quali con parole mezane credettonotòrre forteze tenea: e assegnatoli tempo a renderleilcondannoronose non le desse a' Lucchesi.

Messer Corsonon volendosi lasciare sforzarerichiese gli amicisuoi; e molti sbanditi raccolse; e venne in suo aiuto messer Neri daLucardovalente uomo d'arme. E armato a cavallo venne in piazaecon balestra e con fuoco combatté il palagio de' Signoriaspramente.

L'altra partedi cui era capo messer Rosso dalla Tosainsiemecon la maggior parte de' consortico' PaziFrescobaldiGherardiniSpinie il popolo e molti popolanivennono alla difesadel palagioe feciono gran zuffa: nella quale fu morto d'unoquadrello messer Lotteringo Gherardini; che ne fu gran dannochéera valente.

Messer Rosso dalla Tosa e i suoi seguaci chiamorono il nuovouficio de' priorie misonli la notte in palagio sanza suoni ditronbe o altri onori. I serragli erano fatti per la terra; e circaun mese stettono sotto l'arme.

I Lucchesiche erano venuti in Firenze per mettere paceebbonogran balìa dal Comune. E molto si scopersono i grandievoleano si rompessono le leggi contra i grandi. Raddoppiossi ilnumero de' Signori: e nondimeno la parte de' grandi rimase in gransuperbia e baldanza.

Accadde in quelli dì che il Testa Tornaquincie unfigliuolo di Bingieri suo consortoin Mercato Vecchio fediron e permorto lasciorono uno popolano loro vicino; e niuno ardia asoccorrerloper tema di loro. Ma il popolo rassicurato si crucciòe con la insegna della giustizia armati andorono a casa iTornaquincie misono fuoco nel palagioe arsollo e disfecionoperla loro baldanza.



4 Giunge in Firenze il cardinale da Pratopaciaro.Pacificazione de' Neri tra loro. Pacificazione di Neri con Bianchi eGhibellini; mal veduta dai Nerispecialmente dalla parte di Rosso.Loro atti per impedire che proceda innanzi. La Signoria dàcommissione per l'esecuzione della pace (130410 marzo - maggio).


Il cardinale Niccolao da Pratosegretamente domandato da' Bianchie Ghibellini di Firenze a papa Benedetto per Legato in Toscanagiunse in Firenze a dì X di marzo 1303; e grandissimo onore lifu fatto dal popolo di Firenzecon rami d'ulivo e con gran festa. Eposato in Firenze alcun dìtrovando i cittadini moltodivisidomandò balìa dal popolo di potereconstrignere i cittadini a pace; la quale li fu concessa perfino acalendi maggio 1304e poi prolungata per uno anno. E fece piùpaci tra cittadini dentro: ma dipoi la gente raffreddòemolte gavillazioni si trovorono.

Il vescovo di Firenze favoreggiava la paceperché con secorecava giustizia e doviziae a petizione del Cardinale si pacificòcon messer Rosso suo consorto. Rifermò i gonfaloni dellecompagnie: gli amici di messer Corso n'ebbono partee egli fuchiamato Capitano di Parte. Ciascuno favoreggiava il Cardinaleeelli con speranza tanto gli umiliò con dolci paroleche glilasciarono chiamare sindachi: che furonoper la parte dentromesser Ubertino dello Stroza e ser Bono da Ognano; e per la parte difuorimesser Lapo Ricovero e ser Petracca di ser Parenzodall'Ancisa.

A dì XXVI d'aprile 1304raunato il popolo sulla piaza diSanta Maria Novellanella presenzia de' Signorifatte molte pacisi baciarono in bocca per pace fattae contratti se ne fece; epuosono pene a chi contrafacesse: e con rami d'ulivo in manopacificorono i Gherardini con gli Amieri. E tanto parea che la pacepiacesse a ogni unoche vegnendo quel dì una gran piovaniuno si partìe non parea la sentissono. I fuochi furonograndile chiese sonavanorallegrandosi ciascuno: ma il palagiode' Gianfigliazziche per le guerre facea gran fuochila seraniente fece; e molto se ne parlò per li buoniche diceanonon era degno di pace. Andavano le compagnie del popolofaccendogran festa sotto il nome del Cardinalecon le 'nsegne avute da luisulla piaza di Santa Croce.

Messer Rosso dalla Tosa rimase con grande sdegnoperò chetroppo gli parve che la pace fusse ita innanzi a quello ch'eglivolea: e però pensò d'avacciare suo intendimento congli altri suoiperò che a lui lasciavano faree a lui simostravano amichevoli. E tutto faceano per avere Pistoiadellaquale forte dubitavano; però che la teneano i loroadversariie eravi dentro messer Tolosato degli Uberti. E intanto icavalieri e' pedoni de' Bianchitornando a Monte Accinico dalsoccorso di Furlìper questo i Guelfi dentro cominciorono aparlare viziatamente e perturbare la pace: e dopo molte altre coserichiesono i Buondalmonti a pacificarsi con li Uberti; onde molticonsigli se ne feceper indugiarloché era cosaimpossibile.

A dì VI di maggio 1304 i Priori commisono nel Cardinale ein quattro chiamati pel Papaa dare essecuzione alla paceuniversale; ciò è a messer Martino dalla Torre daMilanoa messer Antonio da Fostierato da Lodia messer Antonio de'Brusciati da Bresciae a messer Guidotto de' Bugni da Bergamo.




5 In questo mezzo i Neri inducono maliziosamente il Cardinale auscire di Firenze per assicurarsi di Pistoia: sua andata a Prato e aPistoia. Tornando a vuoto da quest'ultima cittàPrato gli sirivolge contro (maggio 1304).


I contrarii alla volontà del Papanon volendo piùsostenere il fascio del Cardinalené lasciare piùabbarbicare la pacefeciono tanto con false paroleche rimossonoil Cardinale di Firenzedicendogli: "Monsignoreanzi cheandiate più avanti con la esecuzione della pacefateci certiche Pistoia ubidisca: perché faccendo noi pacee Pistoiarimanesse a' nostri adversarinoi saremo ingannati". E questonon diceanoperché avendo Pistoia volessono la pacema perprolungare il trattato della pace. E tanto con colorate parole ilmossonoche a dì VIII di maggio 1304 si partì diFirenzee per la via da Campi albergò a un bel riparo diRinuccio di Senno Rinucci.

L'altro dì cavalcò a Pratodonde nato erae dovemai non era stato: e quivi con molto onore e gran dignità furicevutoe con rami d'ulivoe cavalieri con bandiere e stendardodi zendadoil popolo e le donne ornatee le vie copertecon ballie con stormentigridando: "Viva il signore". Ma tostogliel cambiorono in ontasiccome i Giudei feciono a Cristocome disotto si dirà.

In quel dì cavalcò a Pistoiae parlò co'maggiori e reggenti della terra: e con lui cavalcò messerGeri Spiniil quale avea fatti gli arnesicredendo avere lasignoria della terra. E furono da messer Tolosato degli Uberti e dalpopolo ricevuti con grande onoree fugli data certa balìadal popoloma non che desse la città a altri. Il perchévedendo che la terra si tenea con molti scalterimenti perdéla speranza d'averla; e però se ne ritornò inversoPrato: dove credendo potere entrare con la forza de' parenti e degliamici suoinon poté.



6 Ritorno del Cardinale a Firenze e scomunica de'Pratesi.L'esercito fiorentino esce contro Pratoche tratta accordo. Intantoin Firenze le discordie di Parte nera fra popolani grassi e i Grandie il popolo minuto si fanno più gravi (maggio 1304).


Sentendo ciò che in Prato contro a lui era ordinatodisubito si partì e ritornò a Firenze; e sbandì escomunicò i Pratesie bandì loro la croce adossodando perdono a chi contro a loro facea danno alcuno. E i parenti eamici suoi furono disfattie cacciati di Prato.

Il podestà di Firenze con le cavallate e co' soldati delComune cavalcorono sul contado di Pratoe schieraronsi nel greto diBisenzo all'Olmo a Mezanoe stettonvi fino passata nona. Di Pratouscirono alcuni per trattare accordoscusandosi al Cardinaleeprofferendo fare ciò che egli volea; tanto che cessoron ilfurore:


perchémolti ve ne eranoche volentieri arebbono dato loro il guasto eprovatisi di vincere la terracioè quelli ch'erano delvolere del Cardinale.

Gli altri capi di Parte nera e i loro seguaci molte parole diceanopiene di scandolo. E stando schierati i cavalierie' fu presso chefinita la guerra; tanto scandolo nacque tra quelle genti: il qualese fusse ito innanzii grandi e il popoloa cui piacea la paceamici del Cardinalen'arebbono avuto il miglioresecondo che levolontà si dimostravano. E quelli della casa de' Cavalcantimolto se ne mostrarono favorevoli.

Partissi l'ostee vennene a Campi: e quivi dimorò tuttoquel dì.

L'altrogiorno si partìperò che il Cardinale si lasciòmenare per le parolecredendo fare il meglio della pace. Ma iparenti suoiche con onta ne furono cacciatinon tornarono inPratoe non si fidaronoe poi furono fatti rubelli.




7 Il Cardinale affretta la pace. Venuta di capi di Parte biancae ghibellina in Firenzesotto sicurtà. Slealtà de'Nerie poco animo de' Bianchi e de' Cavalcanti. I Bianchi eGhibellini si partono. Il Cardinaletemendo offesalascia sdegnatola cittàe torna al Pontefice (1304giugno).


Attese il Cardinale ad avacciare la pacee a darvi esecuzione. Eprese per consiglioper concordare le differenziedi far venirede' capi degli usciti di fuorie elessene XIIII°: i qualivennono in Firenze sotto licenzia e sicurtàe stettono oltreArno in casa i Mozie fecionvi chiuse di legname e posonvi guardieper non potere esser offesi. I nomi d'alcuni sono: messer [...] de'Conti da GangalandiLapo di messer Azolino degli UbertiBaschieradi messer Bindo dalla TosaBaldinaccio AdimariGiovanni de'Cerchie Naldo di messer Lottino Gherardinie più altri. Ela Parte nerache erano in Firenzei nomi d'alcuni: messer CorsoDonatimesser Rosso dalla Tosamesser Pazino de' Pazimesser GeriSpini: messer Maruccio Cavalcantie messer Betto Brunelleschiepiù altri.

Quando quelli di Parte bianca vennono in Firenzefuron moltoonorati dalla gente minuta. Molti antichi Ghibelliniuomini efemminebaciavano l'arme degli Uberti e Lapo di messer Azolino fumolto guardato da' Grandi loro amiciperché mnlti odiimortali avean quelli di casa sua con molti cittadini guelfi.

Il Baschiera dalla Tosa fu anche molto onorato: e egli onoròmesser Rosso in parole e in vista. E grande speranza ne prese ilpopolo; perché i Bianchi e' Ghibellini si proposono lasciarsimenare a' Nerie di consentire ciò che domandavanoacciònon avesson cagione di fuggire la pace. Ma i Neri non aveano vogliadi pace: menaronli tanto con paroleche i Bianchi furonoconsigliati si riducessono a casa i Cavalcantie quivi farsi fortid'amicie non lasciare la città loro; e molti savi uominidissonoche se fatto l'avessonoerano vincitori. Ma mandaronomessaggi a' Cavalcantiper parte del Cardinale e di loroarichiederli; i quali ne tennono consiglioe accordoronsi nonriceverli. Il quale fu mal consiglio per lorosecondo i volgari;perchéÚ gran danno venne sopra loro e le lor casedifuoco e d'altre cosecome innanzi si dirà.

I Bianchida poi che da' Cavalcanti non furono ricevutievedendo i dubbiosi senbianti de' loro adversari e le parole cheusavanofurono consigliati che si partissono; e così fecionoa dì VIII di giugno 1304. Il Cardinale rimase. Quelli chevolentieri non lo vedeanofeciono senbiante d'offenderlo: e unafamiglia chiamata i Quaratesivicini de' Mozie al palagio doveabitava il Cardinalefeciono vista di saettarlo. Il perchédolendosenefu consigliato si partisse: onde temendosi partìa dì VIIII di giugnolasciando la terra in male stato; eandossene a Perugiaove era il Papa.



8 La città riprende le armi.Neri e Cavalcanti. Incendiospaventosoattaccato da' Nericonfuoco lavorato. Cacciata de'Cavalcanti (1304giugno).


I buoni cittadini rimasono molto crucciosi e disperati di pace. ICavalcanti si doleanoe molti altri; e tanto s'accesono gli animiche la gente s'armò e comincioronsi a offendere. Quelli dellaTosa e i Medici vennono armati in Mercato Vecchio con le balestrasaettando verso il Corso degli Adimari e giù per Calimala: euno serraglio combatterono nel Corsoe abbatteronloil quale eraguardato da gente che avea più animo a vendetta che a pace.

Messer Rossellino dalla Tosacon sua brigatavenne a casa iSassettiper mettervi fuoco: i Cavalcanti soccorsonoe altregenti; e in quello trarreNerone Cavalcanti scontrò messerRossellinoal quale bassò la lanciae posegliele a pettoper modo lo gittò da cavallo.

I capi di Parte nera aveano ordinato un fuoco lavoratopensandobene che a zuffa conveniano venire: e intesonsi con uno ser NeriAbati priore di San Piero Scheraggiouomo reo e dissolutonimicode' suoi consortial quale ordinorono che mettesse il primo fuoco.E così mise a dì X di giugno 1304in casa i consortisuoi in Orto San Michele. Di Mercato Vecchio si saettò fuocoin Calimala; il quale multiplicò tantoper non esser difesocheaggiunto col primoche arse molte case e palagi e botteghe.

In Orto San Michele era una gran loggia con uno oratorio di NostraDonnanel quale per divozione eran molte immagini di cera: nellequali appreso il fuocoaggiugnendovisi la caldeza dell'ariaarsonotutte le case erano intorno a quel luogoe i fondachi di Calimala etutte le botteghe erano intorno a Mercato Vecchio fino in MercatoNuovo e le case de' Cavalcantie in Vacchereccia e in Porta SantaMaria fino al Ponte Vecchio; ché si disse arsono piùche 1900 magioni: e niuno rimedio vi si poté fare.

I ladri publicamente si metteano nel fuoco a rubare e portarseneciò che poteano avere: e niente era lor detto. E chi vedeaportarne il suonon osava domandarloperché la terra in ognicosa era mal disposta.

I Cavalcanti perderono quel dì il cuore e il sanguevedendo ardere le loro case e palagi e botteghele quali per legran pigioniper lo stretto luogogli tenean ricchi.

Molti cittadinitemendo il fuocoisgombravano i loro arnesi inaltro luogoove credeano che dal fuoco fussono sicuri; il quale sistese tantoche molti li perderono per volerli camparee rimasonodisfatti.

Acciò che di tal malificio si sappi il veroe per checagione fu fatto detto fuoco e dovei capi di Parte neraa fine dicacciare i Cavalcanti di quel luogoi quali temeano perchéerano ricchi e potentiordinarono il detto fuoco a Ognissanti: edera composto per modoche quando ne cadea in terralasciava unocolore azurro. Il quale fuoco ne portò il detto ser NeriAbati in una pentolae miselo in casa i consorti: e messer Rossodalla Tosa e altri il saettorono in Calimala.

Sinibaldo di messer Corso Donaticon un gran viluppo di dettofuocoa modo d'un torchio accesovenne per metterlo nelle case de'Cavalcanti in Mercato Nuovo; e Boccaccio Adimari con suoi seguaciper Corso degli Adimari fino in Orto San Michele. I Cavalcanti sifeciono loro incontroe ripinsongli nel Corsoe tolsono loro ilserraglio che avean fatto. Allora mison fuoco in casa i Macci nellaCorte delle Badesse.

Il podestà della terra con sua famiglia e con molti soldativenne in Mercato Nuovo; ma aiuto né difensione alcuna nonfece.


Guardavanoil fuocoe stavansi a cavalloe davano impedimento per loingombrìo faceanoche impedivano i fanti e gli andatori.

I Cavalcanti e molti altri guardavano il fuocoe non ebbono tantoardire che andassono contro a' nimicipoi che 'l fuoco fu spento;ché vincere gli poteanoe rimanere signori. Ma messerMaruccio Cavalcanti e messer Rinieri Lucardesi consiglioronocheprendessono le lumiere accesee andassono a ardere le case de'nimici che aveano arse le loro. Non fu seguìto tal consiglio;che se seguìto l'avessonoperché niuna difensionefacea l'altra partesarebbono stati vincenti. Ma tristi e dolentise n'andarono alle case de' parenti loro; e i nimici presono ardiree caccioronli della terra: e chi andò a Ostinachi alleStinche a loro possessionie molti a Sienaperché da'Sanesi ebbono speranza di riconciliargli. E così passòil tempoe non furono riconciliatie da ciascun riputati vili.



9 Sbigottimento de' cittadini.I capi di Parte nera vanno aPerugia a scusarsi al Papa. Morte di Benedetto Xi (1304giugno -luglio).


Rimasono i cittadini in Firenze smagati per lo pericoloso fuoco esbigottitiperché non ardivano a lamentarsi di coloro chemesso ve l'aveanoperché tirannescamente teneano ilreggimento; con tutto che anche di loro arnesi assai ne perdessonoquelli che reggeano.

I caporali de' reggentisappiendo di certo che abbominatisarebbono al Santo Padrediliberarono andare a Perugiadove era laCorte. Quelli che v'andorono: messer Corso Donatimesser Rossodalla Tosamesser Pazino de' Pazimesser Geri Spinie messerBetto Brunelleschicon alcuni Lucchesi e Sanesi; credendosiconcolorate parole e con danari e con forza d'amiciannullarel'oltraggio fatto al Cardinalelegato e paciaro in Toscanae lagrande infamia aveano del fuoco crudelissimamente messo nella terra.Giunsono in Cortedove cominciarono a seminare del seme portorono.

A dì XXII di luglio 1304 morì in Perugia PapaBenedetto XIdi velenomesso in fichi freschi li furono mandati.



10 Ardito disegno de' fuorusciti per rientrare in Firenze; ecome fallisce loro per colpa del Baschiera (luglio 1304).


Dimorando i detti in Perugiaper li usciti di Firenze si fe' unfranco pensiero: che fuche celatamente invitorono tutti quelli diloro animoche un giorno posto dovessono esser tutti con armatamano in certo luogo: e sìý segretamente menorono iltrattatoche quelli che erano rimasi in Firenze niente nesentirono. E messo in ordinesubito furono alla Lastra presso aFirenze a due migliacon MCC uomini d'arme a cavalloconsopraveste bianche: e furonvi BolognesiRomagnoliAretinie altriamicia cavallo e a piè.

Il grido fu grande per la città. I Neri temeano forte iloro adversarie cominciavano a dire parole umili. E molti se nenascosono ne' munisterie molti si vestivano come frati per pauradi loro nimici: ché altro riparo non aveanoperché nonerano proveduti.

I Bianchi e Ghibellini stando alla Lastrauna notte molti loroamici della città gli andorono a confortare del venire presto.Il tenpo era di luglioil dì di Santa Maria Maddalena a dìXXIe il caldo grande. E la gente che vi dovea esser non v'eraancor tutta; però che i primi che vennonosi scopersono duedì innanzi.

Messer Tolosato degli Uberti co' Pistolesi non era ancor giuntoperché non era il dì diputato. I CavalcantiiGherardinii Lucardesigli Scolari di Val di Pesanon eranoancora scesi. Ma il Baschierache era quasi capitanovinto piùda volontà che da ragionecome giovanevedendosi con bellagente e molto incalciatocredendosi guadagnare il pregio dellavittoriachinò giù co' cavalieri alla terrapoi chescoperti si vedeano. E questo non dovean fareperché lanotte era loro più amica che 'I dìsì per localore del dìe sì perché gli amici sarebbonoiti a loro di notte della terrae sì perché rupponoil termine dato agli amici loro; i quali non si scopersonoperchénon era l'ora determinata.

Vennono da San Galloe nel Cafaggio del Vescovo si schieraronopresso a San Marcoe con le insegne bianche spiegatee conghirlande d'ulivoe con le spade ignudegridando "pace"sanza fare violenzia o ruberia a alcuno. Molto fu bello ad vederlicon segno di pacestando schierati. Il caldo era grandesìche parea che l'aria ardesse. I loro scorridori a piè e acavallo si strinsono alla cittàe vennono alla porta degliSpadaicredendo il Baschiera avervi amici e entrarvi sanza contesa:e però non vennono ordinaticon le scure né conl'armi da vincere la porta.


Iserragli del borgo furono loro contesi: pur li rupponoe fedirono euccisono molti Gangalandesi erano quivi alla guardia.


Giunsonoalla portae per lo sportello molti entrarono nella città.Quelli dentroche aveano loro promessonon obtennono loro i patti;come furono i Pazii Magalottie messer Lambertuccio Frescobaldii quali erano co' loro sdegnatichi per oltraggi e onte ricevutepel fuoco messo nella città e altre villanie loro fatte: anzifeciono loro controper mostrarsi non colpevoli; e più sisforzavano offenderli che gli altri; con balestra a tornio vennonosaettando a Santa Reparata.

Ma niente valease non fusse stato uno fuoco che fu messo in unopalagio allato alla porta della città. Onde coloro che giàerano entrati nella terradubitarono esser traditi e volsonsiindietro; e portoronsene lo sportello della portae giunsono allaschiera grossala quale non si movea: ma il fuoco forte crescea.

Così standoil Baschiera sentì che quelli che lodovean favoreggiare lo nimicavano; e però volse i cavalli etornò indietro. E la speranza e l'allegrezza tornòloro in pianto: ché i loro adversarii vinti divennerovincitorie presono cuore come lioni; e scorrendo li seguivanomacon grande riguardo: e i pedonivinti dalla calura del solesigittavano per le vigne e per le case nascondendosie molti netrafelarono.

Il Baschiera si gittò nel monasterio di San Domenicoe perforza ne trasse due sue nipoti che erano molto ricchee menòlleneseco.


Eperò Iddio gliene fece male.

A casa Carlettino de' Pazi rimasono molti gentili uomini perricogliere i loroe per danneggiare i loro nemici; che scorrevanoloro dietro: e più non li seguitorono.

Poco lontano dalla terra scontrorono messer Tolosato degli Ubertiil quale co' Pistolesi venìa per esser al dì nominato.Vollegli rivolgeree non poté. Il perché con grandolore se ne tornò in Pistoia; e ben conobbe che la giovanezadel Baschiera gli tolse la terra.

Molti degli usciti ne furono mortiche si trovorono nascosi; emolti poveri infermi uccisonoi quali traevano degli spedali.


Bolognesie Aretini furon presi assaie tutti gl'inpiccarono. Ma quelli cheeran maliziosil'altro giornolevarono una falsa vocedicendo chemesser Corso Donati e messer Cante de' Gabrielli d'Agobbio aveanpreso Arezo per tradimento: onde i loro nimici ne dubitorono tantoche ne perderono il vigore e non s'ardirono a muovere.



11 Giudizi e osservazioni su questo tentativo de' fuorusciti.


E così si perdé la città riguadagnatapergran fallo: e molti dissonoche da qualunque altra porta fussonovenutiacquistavano la città. Ché difenditori nonaveanose non alcuni giovaniche non s'ariano messi tanto innanziche perire potessono: come fece Gherarduccio di messer Bondalmonteche tanto li seguitòche uno si volse indietroeaspettolloe poseli la lanciae miselo in terra.

Il pensiero degli usciti fu savio e vigoroso: ma folle fu lavenutaperché fu troppo sùbita e innanzi al dìordinato. Gli Aretini ne portorono del legno dello sportelloe iBolognesi; che a grande onta se 'l recoron i Neri.

Molte volte i tempi sono paragone degli uominii quali non pervirtùma per loro volgarisono grandi. E ciò si videin quel giorno che i Bianchi vennero alla terrache molti cittadinimutarono linguaabito e modi. Pur quelli che piùsuperbamente soleano parlare contro agli uscitimutarono ilparlaredicendo per le piaze e per gli altri luoghi che degna cosaera che tornassono nelle loro case. E questo facea dir loro la paurapiù che la volontà o che la ragione. E molti nefuggirono tra i religiosinon per umiltà ma per cattiva emisera viltàcredendo che la terra si perdesse. Ma poi che iBianchi si furono partitiricomincioron a usare le prime paroleiniqueaccese e mendaci.



12 Elezione del nuovo ponteficefrancesecol nome di ClementeV:sua incoronazione: sue relazioni col re di Francia (1305giugno -novembre).


La divina giustiziala quale molte volte punisce nascosamenteetoglie i buoni pastori a' popoli rei che non ne sono degnie dàloro quello che meritano alla loro maliziatolse loro papaBenedetto. I cardinaliper volontà del re di Francia e perindustria de' Colonnesielessono messer Ramondo dal Gottoarcivescovo di Bordea di Guascogniadi giugno 1305il quale sichiamò papa Clemente V; il quale non si partìd'oltramonti e non venne a Romama fu consecrato a Lione delRodano. Dissesi che alla sua consecrazione rovinò il luogoove erae che la corona gli cadde di capoe che il re di Francianon volea si partisse di là. Più cardinalioltramontani fece a sua petizionee ordinamenti di decimee altrecose: ma richiesto publicasse eretico papa Bonifaziomai il vollefare.




13 I Neriche già avevano tentato d'aver Pistoia permezzo del Cardinale di Pratovi rivolgono novamente le miree lepongono assedio (1305...maggio).


Il cardinale Niccolao da Pratoche molto avea favoreggiata la suaelezioneera molto in sua grazia. E essendo stato Legato inToscanacome è dettoavendo avuta balìa da' Pistolesidi chiamare signoria sopra loro per IIII° anniacciòch'egli avesse balìanella pacedi ciò che diPistoia si domandava. Ché Parte nera voleache gli uscitiGuelfi tornassono in Pistoiadicendo:


"Noinon faremo pacese Pistoia non si racconciaperò chepacificati noii Ghibellini terrebbono Pistoiaperché messerTolosato ne è signoree così saremo ingannati";e Pistoia si dicea esser data alla Chiesa. E la promessa delCardinale non valseperché di Firenze fu cacciatocome èstato detto.

Perduta i Neri ogni speranza d'avere Pistoiadiliberorono averlaper forza: e con l'aiuto de' Lucchesi vi vennon e posonvi l'assedioe afforzoronvisie steccaronlae fecionvi bertesche spesse conmolte guardie.

La città era nel pianopicciolettae ben murata emerlatacon forteze e con porti da guerrae con gran fossid'acqua; sì che per forza avere non si poteama attesono adaffamarla; perché soccorso avere non potea: i Pisani loroamici gli aiutavano con danarima non con le persone; i Bolognesierano poco loro amici.




14 Assedio di Pistoia (maggio 1305 - primi mesi del 1306).


I Neri elessono per loro capitano di guerra Ruberto duca diCalavriafigliuolo primogenito del re Carlo di Puglia. Il qualevenne in Firenze con CCC cavalli: e insieme co' Lucchesi vi stettonobuon pezo a assedio; perché i Pistolesi uomini valenti dellapersonaspesso uscivano fuori alle mani co' nimici e faceano digran prodeze. Molti uomini uccisonocontadini di Firenze e diLucca; e tenean la terra con poca genteperché per povertàmolti se ne erano usciti. E non pensando essere assediatinon siprovidono di vittuaglia; e poi che l'assedio vi funon poterono: eperò la fame gli assalia. Gli uficiali che avean la guardiadella vittuagliasaviamente la stribuivano per modo segreto. Lefemmine e uomini di poco valoredi nottepassavano per lo camponascosamentee andavano per vittuaglia alla Sanbucae altri luoghied altre castella di verso Bolognae agevolmente la conduceano inPistoia. Il che sentendo i Fiorentinis'afforzarono da quellaparteper modo che poca ve ne poteano mettere. Pur con moneta efurtivamente vi se ne mettea; infino che 'l fosso non fu richiuso efatte le bertesche: e dipoi più non vi se ne potémettere; però che chi ve ne portava era presoe tagliatoliil nasoe a chi i piedi. E per questo sbigottirono per modocheniuno vittuaglia più mettervi non ardiva.

I signori e governatori della terra non la voleano abbandonaresiccome uomini che speravano difendersi. I Pisani gli aiutavano condanarima non con persone. Messer Tolosato Uberti e Agnolo dimesser Guiglielminorettoriper mancamento di vittuaglia nemandorono fuori tutti i poverie fanciullie donne vedovee quasitutte l'altre donnedi vile condizione.

Dè quanto fuquestacrudelissima cosa a sostenerenell'animo de' cittadini! vedersi condurre le loro donne alle portidella cittàe metterle nelle mani de' nimicie serrarle difuori! E chi non avea di fuori potenti parentio che per gentilezafusse ricoltaera da nimici vituperata. E gli usciti di Pistoiaconoscendo le donne e' figliuoli de' loro nemicine vituperoronoassai: ma il Duca molte ne difese.

Il nuovo papa Clemente V° a petizione del cardinale Niccolaoda Pratocomandò al duca Ruberto e a' Fiorentini silevassono dall'assedio di Pistoia. Il duca ubbidì e partissi:i Fiorentini vi rimasonoe elessono per capitano messer [...] de'Gabrielli d'Agobbio; il quale niuna piatà avea de' cittadinidi Pistoia. I qualidentro alla terraconstrigneano le lagrime enon dimostravano le loro doglieperché vedeano era dibisogno di così fare per non morire. Sfogavansi contro a'loro adversari: quando alcuno ne prendeanocrudelmente l'uccideano.Ma la gran piatà era di quelli eran guasti nel campo: che co'piè mozzi li ponieno appiè delle muraacciòche i loro padrifratelli o figlioli li vedessono: e non li poteanoricevere né aiutareperché la Signoria non lilasciavaacciò che gli altri non ne sbigotissononénon li lasciavano di sulle mura vedere da' loro parenti e amici. Ecosì morivano i buoni cittadini pistolesiche da' nimicierano smozzicati e cacciati verso la loro tribolata e afflittacittà.

Molta migliore condizione ebbe Soddoma e Gomorrae l'altre terreche profondarono in un punto e morirono gli uominiche non ebbonoi Pistolesi morendo in così aspre pene. Quanto gli assalìl'ira d'Iddio! Quanti e quali peccati poteano avere a cosìrepente giudicio? Quelli che erano all'assediodi fuorisosteneanomale assai per lo tenpo cattivoe per lo male terrenoe per lespese grandi: e i loro cittadini gravavano fortee spogliavano iGhibellini e' Bianchi di monetaper modo che molti ne consumorono.

E per avere moneta ordinorono uno modo molto sottileche fu unataglia che puosono a' cittadiniche si chiamò la Sega. Eponeano a' Ghibellini e a' Bianchi tanto per testa il dì; aalcuni lire IIIa altri lire IIa chi lire Isecondo che parealoro che potesse sopportare: e così avea la sua taglia coluiche era a' confinicome chi era nella città. E a tutti ipadriche aveano figliuoli da portare armefeciono certa tagliase fra dì XX non si rappresentassono nell'oste. Mandavavi lacittà a sestie a mute di XX dì in XX dì. Etanto feciono i Fiorentini e' Lucchesiche molti loro contadinidistrussonotenendoli senza paga; però che erano poverieconvenìa loro stare con l'arme allo assedio di Pistoia.

I governatori di Pistoiache sapeano il segreto della vittuagliasempre la celavanoe a' forestieriche serviano la terra conarmene davanoe agli altri utili uominidiscretamentecomebisogno n'aveano: perché si vedeano venire alla morte perfame.

Quelli che sapeano la strettezza della vittuagliaaveano duripartiti: e il loro pensiero era tenersi fino all'estremoe alloradirlo al popoloe armarsi tutti; come disperati gittarsi co' ferriin mano adosso a' nimicie "O noi morremo per niente; o forsemancherà loro il cuoree nasconderannosie gitteransi infuga o in altri vili rimedi". E così diliberarono farequando al fine della vittuaglia si vedessono venire: e nonlasciarono però la speranza dello scampo loro.




15 Gli amici de' Pistoiesi impetrano dal Pontefice la venuta diun Cardinale Legato in Toscanache è Napoleone Orsini. Ciòdetermina i Neri a trattare con la città; la qualeridottaagli estremisi rende a pattiche poi non sono osservati. Sdegnodel Legatoche va a Bologna (1306... - aprile).


Significarono i Pistolesi al Cardinale da Prato la loro miseriaea altri loro segreti amici di fuorili quali per loro procuravano.E tanto fecionoche in Corte fu eletto messer Napoleone OrsinicardinaleLegato in Toscana e nel Patriarcato d'Aquilea: e ciòsi fece per soccorrere Pistoiacome terra di Chiesa. Il qualeCardinale subito si partìe fra pochi dì giunse inLonbardia.

Iddio gloriosoil quale i peccatori batte e gastigae in tuttonon li confondesi mosse a pietàe mandò nel cuorede' Fiorentini questo pensiero: "Questo signore ne vieneegiunto dirà: Questa terra è della Chiesa. E vorràentrarvi; e noi verremo a scandolo con la Chiesa". E pensaronoa venire a' rimedii.

Perchè le cose si temono più da lunge che da pressoe pensa l'uomo molte cose; sì come quando una forteza o uncastello si famolti sono che per diversi pensieri la temonoe poiche è fatta e compiutagli animi sono rassicurati e nientela temono; così da lunge temerono i Fiorentini il Cardinalee da presso poco il curarono: benché ragionevolmente temeresi doveasì per l'alteza della Chiesasì per la suadignitàe sì perché era grande in Romae sìper la grande amicizia avea di Signori e di Comuni. E tanto temeronola sua venutache disposono cercare accordo in questo modo.

Che eglino ebbono uno savio e buono frate di Santo Spiritoilquale mandorono a Pistoia a messer [...] de' Vergelleside'principali cittadiniassai suo amico. E parlando con luiil frateli fece molte promesse speziali e generali per parte della Signoriadi Firenzeprofferendoli la terra rimarrebbe libera e salda nellesue bellezee le persone salve e le loro castella.

Quando il cavaliere sentì questolo manifestò agliAnzianii qualiudendo il frate e la balìa aveaconchiusono l'accordo; non sanza volontà di Dioche legrandi e piccole cose disponee non volle in tutto disfare quellacittà. O pietosa clemenziacome gli conducesti in estremofine! ché solo uno dì aveano vittuaglia da vivereepoi si convenìa la morte per fame palesare a' cittadini.


Diciò sia tusantissima Maestàin eterno lodata! chéil pane che mangiavano i buoni cittadinii porci l'arebbonosdegnato!

Fatto l'accordo innanzi la venuta del Cardinalela porta s'apersea dì X d'aprile 1306; e tal cittadino vi fuche per famepatita mangiò tantoch'egli scoppiò.

I Neri di Firenze presono la terrae non observorono loro ipatti: perché tanto li strinse la paura che a loro nonconvenisse renderlache subito sanza alcuno intervallo gittorono lemura in terrache eran bellissime.

Il Cardinale Legatoudite le novelle di Pistoiafortemente siturbò; perché si credea esser taleche rimediov'arebbe posto.

Andossenea Bolognae quivi fece sua risidenzia.




16 Condizioni di Parte guelfa di là dell'Appenninodopoaver Gilberto da Correggiosignore di Parmaprocurata (gennaio1306) la ribellione di Reggio e Modena al marchese di Ferrara.


ParmaReggio e Modona s'erano rubellate dal marchese di Ferrara;il qualeper troppa tirannia facea loroIdio non lo vi volle piùsostenere: ché quando fu più inalzatocadde. Perchéavea tolto per moglie la figliuola del re Carlo di Puglia; e perchécondiscendesse a darglielela comperòoltre al comune usoe fecele di dota Modona e Reggio: onde i suoi fratelli e i nobilicittadini sdegnorono entrare in altrui fedeltà: e piùvi s'aggiunse la nimistà d'uno potente cavaliere di Parmachiamato messer Ghibertoil quale il Marchese cercava cacciare pertradimento; ma il cavaliere dié gran conforto a' cittadini diquelle due terre di rubellarsie con gente e con arme li liberòdi servitù.

17 Bolognagià (marzo 1306) divenuta nera e cacciati iBianchi e i Ghibellinicaccia poco stante lo stesso Legato. Questidopo tentati inutilmente i Neri di Firenzefa in Arezzo unaradunata di forze bianche e ghibellinela qualeper sua odappocaggine o tristiziava a maleed è l'ultima che ifuorusciti facciano (maggio 1306 - luglio 1397).

Stando il Legato in Bolognai Bolognesi rivolti cacciorono fuorii loro nimici. Credette pacificarli. I Fiorentini con danari e conconforto feciono tantoche gli apposono colpa d'uno trattatoe ditradimento; e vilmente e con vergogna lo cacciorono di Bolognaemorto vi fu un suo cappellano. Andò in Romagna per entrare inFurlì: i Fiorentini gliel negorono. Andossene ad Arezoe conlettere e imbasciate cercò umiliarlie non poté.

Il Cardinaleessendo in Arezoraunò gente assai efecevisi forteperché intese i Neri di Firenze v'andrebbonoa oste.

Venneviin suo aiuto il Marchese della Marcae molti gentili uomini di làe molti Guelfi bianchi e Ghibellini di Firenzee molti cavalli daRoma e da Pisa e da molti cherici di Lombardia; che in tutto siragionava che fossono cavalli IjmCCCC° scelti.

Andoronvi i Neri di Firenzema con molto sospetto; ma non siadvicinorono ad Arezo: tennono la via in verso Siena; poi sirivoltorono per una montagnae entrorono su quel d'Arezodovedisfeciono molte fortezze degli Ubertini. Al piano non discesonoperché i passi poteano esser loro contesi; e battaglia non sipreseperché i Neri forte ne dubitavano. I nimici loroconfortavano il Cardinale si pigliasse la battagliamostrando averegran vantaggio e la vittoria certa. Il Cardinale mai nol consentìné che andassono a prendere i passio tòrre lorovittuaglia al partire: e però i Nerisenza alcuno dubbio ooffesase ne tornorono a Firenze.

Molto fu biasimato il Cardinalede l'averli lasciati andaresicuri; e per molti si disse che l'avea fatto per danario perpromessa li fusse fatta da loro d'ubbidirlo e d'onorarlo: o veroche messer Corso Donati gli avesse promessi fiorini IIIjm e darli laterra; et egli venisse da quella parte con la sua genteper poterlilevare da ostee avere i danari e non li dare la terra.

La gente che in aiuto erano venuti al Cardinalesconsolati sipartironoperché vedeano il partito vinto; e aveano spesoassai sanza alcuno fruttocredendosi racquistare la terra loro. Emai si raunoron più.




18 Il Cardinaleabbandonato dai Bianchiè dileggiatodai Neri e da essi tenuto a bada con finti negoziati di pacefinchévien rimosso dalla legazione. Discordie di Parte ghibellina inArezzo (ultimi del 1307 - 1308).


I Neribeffando il Cardinalecercorono per più vievituperarlomostrando volerli ubbidire. E ritornati in Firenzevimandorono ambasciadori messer Betto Brunelleschi e messer GeriSpini; i quali il faceano volgere e girare a lor modotraendo dalui graziee pareano i signori della sua corte. E tanto li fecionomandare a' Signori un frate Ubertinoe tanti modi e tante cagionitrovavano e opponeano da un punto a un altroche aspettorono inuovi Signoriche speravano fussono loro più favorevoli.

Alcuni diceano che il Legato tenea i Neri giusti uominiefermamente dicea agli amici che pace sarebbe. Non fu mai femmina daruffiani incantata e poi vituperatacome costui da quelli duecavallieri: e del più giovane fu dettoche piùsottilmente seguitava l'operatenendo il Cardinale a paroleseguendo trattati di pace: nel quale buon pezzo dimororonoper loparlare che facea.

Infineper infamia data in Corte al Cardinalefu rimosso dallalegazione; e con poco onoreandò a Roma.

I savi uomini s'avidono che gl'inbasciadori stavano in Arezo permettere scandolo tra gli Aretini. E Uguccione da Faggiuola co'Magalotti e con molti nobili seminorono tanta discordia in Arezoche come nimici stavano i potenti Ghibellini; ma pur pois'atutorono.




19 Si riaccendono le discordie de' Neri fiorentinitra lafazione di Corso Donati e quella di Rosso della Tosa. Corso siapparecchia alle offese (1308...ottobre).



Sì come nasce il vermine nel saldo pomecosì tuttele cose che sono create a alcun fineconviene che cagione sia inesse che al loro fine termini. Fra i Guelfi neri di Firenzeperinvidia e per avariziauna altra volta nacque grande scandolo. Ilqual fuche messer Corso Donatiparendoli avere fatta piùopera nel racquistare la terragli parea degli onori e degli utiliavere piccola parte o quasi nulla: però che messer Rossodalla Tosamesser Pazino de' Pazimesser Betto Brunelleschi emesser Geri Spinicon loro seguacidi popoloprendevano glionoriservivano gli amicie davano i risponsie faceano legrazie: e lui abbassarono. E così vennono in grande sdegnonegli animi: e tanto crebbeche venne in palese odio.

Messer Pazino de' Pazi fece un dì pigliare messer CorsoDonatiper danari dovea avere da lui. Molte parole villane insiemesi diceanoper volere la signoria sanza lui; perché messerCorso era di sì alto animo e di tanta operazioneche netemeanoe parte contentevole non credevano che dare gli si potesse.

Onde messer Corso raccolse gente a sé di molte guise. Granparte ebbe de' Grandiperò che odiavano i popolani pe' fortiOrdinamenti della Giustizia fatti contro a loro; i quali prometteaannullare. Molti n'accolseche speravano venire sì grandi conlui che in signoria rimarrebbono; e molti con belle parolele qualiassai bene colorava; e per la terra diceva: "Costoros'appropriano tutti gli onori; e noi altriche siamo gentili uominie potentistiamo come strani: costoro ànno gli scherigliiquali li seguitano: costoro ànno i falsi popolanie partonsiil tesorodel quale noicome maggioridovremo esser signori".E così svolse molti degli adversarie recò a suoanimo; de' quali furono i Medici e' Bordonii quali li soleanoesser nimicie sostenitori di messer Rosso dalla Tosa.

Quando rifatta ebbe sua congiuracominciarono a parlare piùsuperbamente nelle piazze e ne' consigli; e se niuno si opponealoroli faceano senbiante di nimico. E tanto s'accese il fuocochedi concordia della congiurai Medici e i Bordonie altri aciò ordinatiassalirono lo Scambrilla per ucciderloefedironlo nel viso in più luoghi: onde gli adversarii tennonche fatto fusse in loro dispetto; molto il vicitaronoe molteparole dissono; e guarito che fuli dierono fanti alle spese delComuneconfortandolo che gran vendetta ne facesse. QuestoScambrilla era potente della personae per l'amistà dicoloro cui egli seguiva:


nonera uomo di grande statoché era stato soldato.

Crescendo l'odio per le superbe parole erano tra quelli dellacongiura e gli altrisi cominciò per ogni parte a invitaregente e amici. I Bordoni aveano gran sÚguito da Carmignanoeda Pistoiae dal Monte di sottoe da Taio di messer Ridolfo grandeuomo di Pratoe dagli uomini di sua casa e di suo animotanto chea' congiurati prestò grande aiuto.

Messer Corso avea molto inanimati i Lucchesimostrando le rieopere de' suoi adversarii e i modi ch'eglino usavano; i qualiverio non verilui sapea ben colorare. Tornato in Firenzeordinòche un giorno nominato fussono tutti armatie andassono al palagiode' Signorie dicessono che al tutto voleano che Firenze avessealtro reggimento; e con queste parolevenire all'arme.




20 La Parte di Rosso si solleva. La Signoria cita e sbandisce iDonati e i Bordoni. Essi si afforzano e sono combattuti. Loro fuga(6 ottobre 1308).


Messer Rosso e' suoi seguaci sentirono le invitatee le parole sidiceanoe aparecchiare l'arme: con irato animotanto s'accesonocol parlareche non si poterono ritrarre dal furore. E una domenicamattinaandorono a' Signori; i quali raunorono il Consiglioepresono l'armee feciono richiedere messer Corso e' figliuoli e iBordoni. La richiesta e il bando si fece a un tratto; e subitocondannati. E il medesimo dìa furore di popoloandorono acasa messer Corso. Il quale alla piaza di San Piero Maggiores'asserragliò e afforzò con molti fanti; e corsonvi iBordonicon gran seguitovigorosamentee con pennoni di loroarme.

Messer Corso era forte di gotti aggravatoe non potea l'arme; macon la lingua confortava gli amicilodando e inanimando coloro chevalentemente si portavano. Gente avea pocaché non era il dìordinato.

Gli assalitori erano assaiperché v'erano tutti igonfaloni del popoloco' soldati e con li sgarigli a' serragliecon balestrapietre e fuoco. I pochi fanti di messer Corso sidifendeano vigorosamentecon lanciebalestra e pietreaspettandoche quelli della congiura venisson in loro favore: i quali erano iBardii Rossii Frescobaldie quasi tutto il Sesto d'Oltrarno; iTornaquincii Bondalmonti salvo messer Gherardo; ma niuno si mossené fece vista. Messer Corsovedendo che difendere non sipoteadiliberò partirsi. I serragli si ruppono: gli amicisuoi si fuggivano per le case; e molti si mostravano essere deglialtriche erano di loro.

Messer Rossoe messer Pazinoe messer Gerie Pinaccioe moltialtripugnavano vigorosamente a piè e a cavallo. Piero emesser Guiglielmino Spinigiovane cavalier novelloarmato allacatalanae Boccaccio Adimari e' figliuoli e alcun suo consortoseguitandoli fortegiunsono Gherardo Bordoni alla Croce a Gorgo:


assalironlo;lui cadde boccone; eglinosmontatil'uccisono; e il figliuolo diBoccaccio gli tagliò la manoe portossela a casa sua. Funneda alcuno biasimato; e disse lo faceaperché Gherardo aveaoperato contro a loro a petizione di messer Tedice Adimariloroconsorto e cognato del detto Gherardo. I fratelli scanparono; e ilpadre rifuggì in casa i Tornaquinciché era vecchio.




21 Morte di Corso Donati. Sue qualità (6 ottobre1308...).


Messer Corsoinfermo per le gottifuggìa verso la badìadi San Salvidove già molti mali avea fatti e fatti fare.Gli sgarigli il presonoe riconobberlo: e volendolne menaresidifendeva con belle parolesì come savio cavaliere. Intantosopravenne uno giovane cognato del mariscalco. Stimolato da altrid'ucciderlonol volle fare; e ritornandosi indietrovi furimandato: il quale la seconda volta li dié d'una lanciacatelanesca nella golae uno altro colpo nel fianco; e cadde interra. Alcuni monaci ne 'l portorono alla badia; e quivi morìa dì [...] di settenbre 1307e fu sepulto.

La gente cominciò a riposarsie molto si parlòdella sua mala morte in varii modisecondo l'amicizia e inimicizia:ma parlando il verola sua vita fu pericolosae la mortereprensibile. Fu cavaliere di grande animo e nomegentile di sanguee di costumidi corpo bellissimo fino alla sua vecchiezadi bellaforma con dilicate fattezzedi pelo bianco; piacevolesavio eornato parlatoree a gran cose sempre attendea; pratico e dimesticodi gran signori e di nobili uominie di grande amistàefamoso per tutta Italia. Nimico fu de' popoli e de' popolaniamatoda' masnadieripieno di maliziosi pensierireo e astuto. Morto fuda uno straniero soldato così vilmente; e ben seppono iconsorti chi l'ucciseché di subito da' suoi fu mandato via.Coloro che uccidere lo feciono furon messer Rosso dalla Tosa emesser Pazino de' Paziche volgarmente per tutti si dicea: e talili benediceanoe tali il contrario. Molti credettonoche i duedetti cavalieri l'avesson morto; e iovolendo ricercare il verodiligentemente cercai e trovai così esser vero.



22 Relazioni in che trovavasia questo puntoil Comune diFirenze con la Chiesa; scomunica della città; elezione dinuovo vescovoe maneggi de' Neri per essa (... - estate del 1309).


La santa Chiesa di Romala quale è madre de' cristianiquando i rei pastori non la fanno erraredivenuta in basseza per lareverenzia de' fedeli minuitarichiese i Fiorentinie fermòprocesso di scomunicazionee sentenzia dié contro a loro; escomunicò gli uficialie intradisse la terrae tolsel'uficio santo a' secolari. I Fiorentini mandoro ambasciadori alPapa. Morì il vescovo Lottieri dalla Tosa: chiamato ne fu persimonia uno altrodi vile nazioneanimoso in parte guelfae nelvulgo del popoloma non di santa vita.

Molto ne fu biasimato il Papae a gran tortoperché imali pastori son alcuna volta conceduti da Dio pe' peccati delpopolosecondo il filosafo. Molto si procurò in Corte conpromesse e con denari: altri ebbe le vocie altri la moneta; ma luiebbe il vescovado. Uno calonaco fu eletto vescovo da' calonaci.Messer Rosso e gli altri Neri lo favoreggiavanoperché eradi loro animopensando volgerlo a suo modo. Andò in Corteespese danari assaie il vescovado non ebbe.



23 Vacando l'Imperola Chiesaper iscuoter da sé latirannide del re di Franciae lo scredito che questa le attiraprocura la elezione d'un buon Imperatore. E' eletto Arrigo conte diLussemburgo (... - 27 novembre 1308).


Vacante lo Imperio per la morte di Federigo secondocoloroche aparte d'Imperio attendeanotenuti sotto gravi pesie quasi venutimeno in Toscana e in Ciciliamutate le signoriela fama e lericordanze dello Imperio quasi spentelo Imperadore del cieloprovide e mandò nella mente del Papa e de' suoi Cardinalidiriconoscere come erano invilite le braccia di santa Chiesache isuoi fedeli quasi non la ubbidivano.

Il re di Franciamontato in superbia perché da lui eraproceduta la morte di papa Bonifazio; credendo che la sua forza datutti fusse temuta; faccendo per paura eleggere i cardinali a suomodoaddomandando l'ossa di papa Bonifazio fussono arsee luisentenziato per eretico; tenendo il Papa quasi per forza; opponendoe disertando i giudeiper tòrre la loro moneta; appognendoa' Tempieri resìaminacciandoli; abassando gli onori disanta Chiesa; sì che per molte cose rinnovate nelle mentidegli uomini la Chiesa non era ubbidita; e non avendo braccio nédifenditorepensarono fare uno imperadoreuomo che fusse giustosavio e potente figliuolo di santa Chiesaamatore della fede. Eandavano cercando chi di tanto onore fusse degno: e trovarono unoche in Corte era assai dimoratouomo saviodi nobile sanguegiusto e famosodi gran lealtàpro' d'arme e di nobileschiattauomo di grande ingegno e di gran temperanza; cioèArrigo conte di Luzimborgo di Val di Reno della Magnad'etàd'anni XLmezano di personabel parlatoree ben fazionatounpoco guercio.

Era stato questo conte in Corteper procacciare un grandearcivescovado della Magna per un suo fratello. Il qualeavuto ildetto beneficiosi partì: il quale arcivescovado avea unadelle sette voci dello 'mperio. L'altre vociper volontà diDios'accordorono; e eletto fu Imperadore: il qualeper lungavacazione dello Imperioquasi si reputò niente a poter esserere.



24 Arrigotuttoché sconsigliato per opera de'Fiorentinidiscende in Italia e si avvicina a Milano (novembre 1308- dicembre 1310).


Il Cardinale da Pratoil quale molto avea favoreggiata laelezione sua credendo aiutare gli amici suoi e gastigare i nimici egli adversari suoilasciò ogni altra speranza per minoreeattese all'altezza di costui. La cui elezione fu fatta a dìXVj di luglio 1309e la confermazionee bollate le lettere neldetto anno. Il qualeeletto e confermatopassò la montagnagiurato e promesso di venire per la corona all'agosto prossimocomeleale signore volendo observare suo saramento. Nel primo consigliofu offeso da' Fiorentiniperché a' preghi loro l'arcivescovodi Maganza lo consigliava che non passassee che li bastava esserre della Magnamettendoli in gran dubbio e pericolo il passare inItalia.

Idio onnipotenteil quale è guardia e guida de' prencipivolle la sua venuta fusse per abbattere e gastigare i tiranni cheerano per Lombardia e per Toscanainfino a tanto che ogni tiranniafusse spenta. Fermossi l'animo dello Imperadore d'observare suapromessacome signore che molto stimava la fede; e con pochicavalli passò la montagnaper le terre del conte di Savoiasanza armein però che il paese era sicuro; sì che altenpo giuratogiunse in Asti. E là raccolse gentee presel'armee ammunì i suoi cavalieri; e venne giùdiscendendo di terra in terramettendo pace come fusse uno agnolodi Dioricevendo la fedeltà fino presso a Milano; e fu moltoimpedito dal re Ruberto era in Lombardia.



25 Arrigoincamminato verso Paviaè indotto da MatteoVisconti a rivolgersi a Milanocon poca sodisfazione di Guido dellaTorre (dicembre 1310).


Giunto lo Imperadore su uno crocicchio di due vieche l'unamenava a Milanol'altra a Paviauno nobile cavalierechiamatomesser Maffeo Visconti da Milanoalzò la mano e disse:"Signorequesta mano ti può dare e tòr Milano:vieni a Milanodove sono gli amici mieiperò che niuno cela può tòrre: se vai verso Paviatu perdi Milano".Era messer Maffeo stato più anni rubello di Milanoe eracapitano quasi di tutta Lombardia; uomo savio e astuto piùche leale. Di Melano era allora capitano e signore messer Guidottodalla Torre leale signorema non così savio.


Quellidalla Torre erano gentili uomini e d'antica stirpe; e per loro armeportavan una torre nella metà dello scudo dal lato rittoedall'altro lato due gigli incrocicchiati; e eran nimici de'Visconti.

Il signore mandò un suo maliscalco a Milanoche era natodi quelli dalla Torree molte parole amichevoli usò conmesser Guidottomostrandoli la buona volontà del signore: mamesser Guidotto pur dubitava della sua venutae temea di perdere lasignoriae non li parea per sua difesa pigliare la guerra. Fecetutti i suoi soldati vestire di partita di campo bianco e una listavermiglia; fece disfare molti ponti di lunge dalla terra. LoImperadorecon piano animotenne il consiglio di messer MaffeoViscontie dirizossi verso Milanoe lasciò Pavia da manritta.

Il conte Filipponesignore di Paviacon gran benivolenziamostrava aspettarlo e onorarlo in Pavia. Lo Imperadoretegnendo lavia verso Milanopassò il Tesino a guadoe per lo distrettocavalcò sanza contasto.

I Milanesi gli vennero incontro. Messer Guidottoveggendo tuttoil popolo andarli incontrosi mosse anche lui: e quando fu apressoa luigittò in terra la bacchettae smontò ad terrae baciogli il piè; e come uomo incantatoseguitò ilcontrario del suo volere.



26 Arrigo entra e pacifica Milano. Sua incoronazione e corte(dicembre 1310 - gennaio 1311).


Con gran festa fu ricevuto dal popolo in Milano; e pacificòmesser Guidotto e messer Maffeoinsieme co' loro seguacie moltealtre belle cose fece e più parlamenti: e più letteremandò nella Magnaavendo novelle che 'l suo figliuolo eracoronato re di Buemiae avea preso donna di nuovodi che ebbemolta allegreza.

Avea lo Imperadore per antica usanza di prendere la prima corona aMoncia: per amore de' Milanesie per non tornare indietropresela corona del ferrolui e la donna suain Milanonella chiesa diSanto Anbruogiola mattina della pasqua di Natale a dì XXV didicembre 1310. La quale corona era di ferro sottilea guisa difoglie d'alloroforbita e lucida come spadae con molte perlegrosse e altre pietre.

Grande e orrevole corte tenne in Milano; e molti doni fece laImperadrice la mattina di calen di gennaio 1310 ai suoi cavalieri.

Parteguelfa o ghibellina non volea udire ricordare. La falsa famal'accusava a torto: i Ghibellini diceano: "E' non vuole vederese non Guelfi"; e i Guelfi diceano: "E' non accoglie senon Ghibellini": e così temeano l'un l'altro. I Guelfinon andavano più a lui: e i Ghibellini spesso lo visitavanoperché n'aveano maggior bisogno; per l'incarichi delloImperio portatiparea loro dovere aver miglior luogo. Ma la volontàdello Imperadore era giustissimaperché ciascuno amavaciascuno onoravacome suoi uomini.

Quivi vennono i Cremonesi a fare la fedeltà in parlamentocon animo chiaro: quivi i Genovesie presentaronlo; e per loroamore a gran festa mangiò in scodella d'oro. Il ConteFilippone stava in corte; messer Manfredi di BeccheriamesserAntonio da Foscieraco signore di Lodie altri signori e baroni diLonbardiagli stavano dinanzi. La sua vita non era in sonarenéin uccellarené in sollazzima in continui consigliassettando i vicari per le terree a pacificare i discordanti.



27 Malcontento e tumulti in Milano. Cacciata de' Torriani;trionfo de' Visconti. L'Imperatore lascia la cittàaffidandola a Matteo Visconti e al Vicario imperiale (1311gennaio- aprile).


I Milanesi aveano stanziati danari per donare allo Imperadore; e araunarlinel consiglio ebbe rampogne tra quelli dentro e gliusciti ritornati. Messer Guido avea due figliuolii quali sicominciavano a pentere di quanto il padre avea fattoe udivano leparole de' lamentatori di lor parte. Lo Imperadore fece unopensiero: di trarre alcuni dell'una parte e dell'altra de' piùpotentie menarsegli seco; e tali confinare.

I figliuoli di messer Moscache l'uno era arcivescovocugini dimesser Guidottodivenuti nimici per garail perché lui litenea in prigionelo Imperadore gliene fece trarreerappacificogli insieme. Ma i figliuoli di messer Guidotto nonressono; e un dì appensatamente richiesono loro amici ericominciato l'odioin uno consiglio si svillaneggiorono di parole;le quali ingrossorono per modo che presono l'arme e abbarroronsi nelGuasto di quelli dalla Torre. Il romore fu grande: il mariscalcodello Imperadore vi trasse[e] messer Galeazzo figliuolo di messerMaffeo Visconti; e [messer Maffeo] trasse a piè con loImperadore. Il maliscalco andò al serraglio con LX cavallieruppeloe la gente mise in fuga.

Messer Guidotto era malato di gotte; fu trasportato in altraparte: dissesi che scampato era nelle forze del Dalfino. I figliuolirifuggirono a un loro castello presso a Comoe di lunge a Milano XXmiglia. Tutti i loro arnesi furono rubati. E così si cambiòla festa; ma non l'amore dello Imperadore: però che volleloro perdonare; ma non se ne fidorono. E allor cominciò asormontare messer Maffeo Viscontie quelli dalla Torre e i loroamici abbassare. Il sospetto crebbe più che l'odio. LoImperadore raccomandò la terra a messer Maffeoe per vicariovi lasciò messer Niccolò Salinbeni da Sienasavio evirile cavalieree addorno di belli costumimagnanimo e largodonatore.


28 Ribellione di Cremona dall'Imperatorealla quale dànnoaiuto i Neri di Firenze. Arrigo cavalca verso Cremonav'entraeimprigiona i ribelli (1311... - maggio).


Il Nimicoche mai non dorme ma sempre semina e ricogliemisediscordia in cuore a' nobili di Cremona di disubidire: e duefratellifigliuoli del marchese Cavalcabòn'erano signoriemesser Sovramonte degli Amatiun savio cavaliere quasi loroadversario per gara d'onorivi s'accordorono; e a ciò letterede' Fiorentini e falsi instigamenti: gridorono contro alloImperadoree cacciaron il suo vicario.

Lo Imperadoreciò sentendonon crucciosocome uomo digrande animogli citò; non l'ubbidironoe rupponli fede esaramento. I Fiorentini vi mandorono subito uno anbasciadore per nonlasciare spegnere il fuoco; il quale proferse loro aiuto di gente edi danari: il che i Cremonesi accettoronoe afforzorono la terra.

Lo Imperadore cavalcò verso Cremona. Gli ambasciadori di làli furono a' piedidicendo come non potean portare l'incarichi eranloro postie che eran poverie che sanza vicario il voleanoubbidire. Lo Imperadore non rispondendofurono ammaestrati perlettere segrete che se volessono perdonovi mandassono assai de'buoni cittadini a domandare merzèperò che loImperadore volea onore. Mandoronne assaie scalzicon niente incapoin sola gonnellacon la coreggia in colloe dinanzi a luifurono a domandare merzè. A' quali non parlò: maeglino senpre chieggendo perdonolui sempre cavalcava verso lacittà: e giuntotrovò aperta la portanella qualeentrò: e ivi si fermòe mise mano alla spada e fuorila trassee sotto quella li ricevette. I grandi e potenticolpevolie il nobile cavalier fiorentino messer RinieriBuondalmontilì podestàsi partirono avanti che loImperadore venisse: il quale podestà vi fu mandato permantenerli contro allo Imperadore. Il quale fece prendere tutti ipotenti vi rimasonoe messer Sovramonteche per troppo senno o pertroppa sicurtà non fuggìe prender fece tutti coloroche gli andarono a chiedere merzè; e ritenneli in prigione.La terra riformòla condannagione levò loroe'prigioni mandò a Riminingo.



29 Ribellione di Bresciae assedio. Arrigo l'hadopo lungaguerraa patti (1311... - ottobre).


Dimorando lo Imperadore in Cremonai Brescianii quali aveanfatti i suoi comandamenti e ricevuto il suo vicariomesser TibaldoBrociati e messer Maffeo di Maggio capi ciascuno d'una partemesserMaffeoche prima tenea la terraper ubidire dipose la signorianella volontà dello Imperadore.

Messer Tibaldoche dallo Imperadore fu beneficiatoperchéprima andava cattivando per Lonbardiapoveroco' suoi seguacieda lui fu rimesso nella cittàil tradì. Perchémandando da Cremona pe' cavalieri che venissono a ubidirlovi mandòdella parte di messer Maffeo tutti quelli aveano ubbidito. Il qualequando se ne avidemandò per alcuni nominatamente; i qualinon vennono: feceli citare sotto termine e pena; e anche nonvennono. Lo Imperadoreintendendo la loro maliziacon pochiappresso uscì della camerae fecesi cignere la spadaedirizossi col viso verso Bresciae la mano pose alla spadae mezala trasse della guainae maladì la città di Brescia.E riformò la città di Cremona di vicario.

A dì XII di maggio 1311 lo Imperadore con sua gente cavalcòa Bresciae con gran parte de' Lonbardie conti e signori. Eposevi l'assedioperché così fu consigliato; ch'ellanon si potea tenereperché non erano proveduti divittuagliae erano nella fine della ricolta: "e veggendo ilcampo postola gente si arrenderà tosto; e se tu la lascitutta la Lonbardia è perdutae tutti i tuoi contrarii quivifaranno nidio; e questa fia vettoria da fare tutti gli altritemere". Fermò l'assedio: mandò per maestri;ordinò edificii e cave e coverte; e molti palesi segni feceda combattere. La città era fortissima e popolata di pro'gentee dal lato del monte avea una fortezae tagliato il poggio:la via non potea esser loro tolta d'andare a quella forteza; lacittà era forte a conbatterla. Quivi si stette un giornopensando assalirla di verso la Magna; però che avutalalacittà era vinta.

Messer Tibaldovolendo soccorrereandò là; epergiustizia di Dioil cavallo incespicò e cadde: e fu presoemenato allo Imperadoredella cui presura molto si rallegrò.E fattolo esaminarein su uno cuoio di bue il fe' strascinareintorno alla cittàe poi li fe' tagliare la testae ilbusto squartare. E gli altri presi fece impiccare.

Così incrudelirono quelli dentro inverso quelli di fuori:ché quando ne pigliavano unolo ponieno su' merliacciòfusse veduto; e ivi lo scorticavanoe grande iniquitàmostravano: e se presi erano di quelli dentroerano da quelli difuori impiccati.

Ecosìcon edificii e balestradentro e di fuoriguerreggiavano forte l'uno l'altro. La città non si poteatanto strignere con assedioche spie non v'entrassono mandate da'Fiorentinii quali con lettere gli confortavanoe mandavanodanari.

Un giorno messer Galleranofratello dello Imperadoregrande dipersonabello del corpocavalcava intorno alla terra per vederlasanza elmo in testain uno giubbetto vermiglio. Il quale fu feditod'un quadrello sul colloper modo che pochi dì ne visse:acconcioronlo alla guisa de' signorie a Verona fu portatoe quivifu onorato di sepultura. Molti conticavalieri e baroni vimorironotedeschi e lonbardi: assai v'infermaronoperchél'assedio durò fino a dì XVIII di settembre.

A dì XVIIII di settenbre 1311; perché il luogo doveera il campo era disagiatoe 'l caldo grandela vettuaglia venìadi lungee' cavalieri erano gentili; e dentro alla terra nemorivano assai di fame e di disagioper le guardie si convenia lorofaree pe' sospetti grandi; per mezanità di tre cardinalistati mandati dal Papa allo Imperadorei quali furono messered'Ostiamessere d'Albano e messere dal Fiescosi praticòaccordo tra lo Imperadore e i Brescianidi darli la terrasalvol'avere e le persone: e arrenderonsi a' detti cardinali.

Lo imperadore entrò nella terrae attenne loro i patti.Fece disfare le murae alquanti Bresciani confinòedall'assedio si partì con molti meno di suoi cavalierichevi morironoe molti se ne tornoron indietro malati.




30 Arrigo passa a Pavia e a Genovadove è molto onorato;ivi gli muore la moglie (1311ottobre -dicembre).


Partissi lo Imperadore da Bresciae andonne a Paviaper unadiscordia nata tra quelli di Beccheria e messer Riccardinofigliuolo del conte Filipponeper cagione che morì il vescovodi Paviae ciascun volea la nuova elezione; e tanta fuche quellidi Beccheria uccisono IIII de' loro adversari. Il vicario con messerRiccardino pugnorono con quelli di Beccheriaper modo che licaccioron fuori della terrae tolsono loro le loro castella difuori.

Lo imperadoreparendoli avere perduto assai tenpocavalcòinverso Genovala quale tenea messer Branca d'Oria; dove giunse adì XXI d'ottobre 1311. Dal quale onoratamente fu ricevuto; egiurò ubidienzia.

Messer Obizino Spinolacapo dell'altra parteche era rubellolisi fece innanzie con gran reverenzia l'onorò. Arbitrossiper li savi uominiche la divisione delle due parti lo facessetanto onorareperché lo feciono a gara. Ma i Genovesi diloro natura sono molto altieri e superbi e discordanti tra loro; chéil re Carlo vecchio mai li poté raccomunare. Né non sicredette mai chenon che lo ricevessono per signoreper lorosuperbiama che li dessono pure il passo: "perché icittadini sono sdegnosila riviera è asprai Tedeschi sonodimestichi con le donnei Genovesi ne sono ghignosi: zuffa visarà".

Iddioche regge e governa i principi e' popoligli ammaestrò:e inchinate le loro volontàsaviamentecome nobili uominil'onororono e ritennono in quella città più mesi. Nelqual tempo la mortela quale a niuno non perdona né perlunga termineper volontà di Dio partì dal mondo lanobile Imperadricecon nobilissima fama di gran santità divita onestaministra de' poveri di Cristo. La quale fu seppellitacon grande onorea dì XII di novenbrenella chiesa maggioredi Genova.



31 Gilberto da Correggiocon l'aiuto de' FiorentiniribellaParma e Reggio all'Imperatoree gli ritoglie Cremonadove raunafuorusciti di Milano e di Brescia. La Lombardia novamente sconvolta(ottobre 1311 - gennaio 1312).


I Fiorentini in tutto li si scopersono nimici in procurare laribellione delle terre di Lonbardia. Corruppono per moneta e perpromesse con lettere messer Ghibertosignore di Parmae dieronlifiorini XVmperché tradisse lo Imperadore e rubellasseli laterra. Dè quanto male si mise a fare questo cavaliereilquale da lui avea ricevute di gran grazie in così poco tempo!Ché donato gli avea il bel castello di san Donninoe unoaltro nobile castelloil quale tolse a' Cremonesi e dié aluiil quale era sulla riva di Po; e la bella città diReggio gli avea data in guardiacredendo che fusse fedele e lealecavaliere. Il qualearmato sulla piazza di Parmagridò:"Muoia lo Imperadore!"e il suo vicario cacciòfuori della terrae i nimici accolse.

Coprivasicon false paroledicendo che non per danari il faceama perchéil marchese Palavisino avea rimesso in Cremonail quale tenea persuo nimico.

Premeano i Fiorentini i loro poveri cittadinitogliendo loro lamonetala quale spendevano in così fatte derrate. E tantoprocuroronoche messer Ghiberto rimise gli adversari delloImperadore in Cremona; però che gli ritenea e afforzòsulla riva di Po: e un giorno cavalcò contro messer Galassoche era alla guardia di Cremona in servigio de' Bresciani forse conC cavalli; e entrarono nella terrae tanti con loro se neappoggioronoche pochi fedeli dello Imperadore vi rimasono: a'quali convenne votar la terra.

Messer Guidotto dalla Torre co' cavalieri accolti di Toscana vicavalcò. La terra afforzarono di fossi e di palizzi. Il conteFilippone contra lo Imperadore stava con animo irosoe cercavaparentado con messer Ghiberto e congiura e lega. Gli usciti diBrescia si raunorono con loro. Però che a quello che perdonòl'umiltà dello Imperadorenon perdonò Iddio: chéla parte di messer Tebaldo Bruciatoricevuto il perdono delloImperadoreuna altra volta gli volle ritòrre la terra; ondel'altra parteavuto più tosto il soccorsocon l'arme inmanodi Brescia e del contado gli cacciò. Dè quantamalizia multiplicò intra' Lonbardi in picciol tempoinuccidersi tra loroe rompere il saramento dato.



32 Artifizi e provvedimenti usati dai Neri Fiorentini control'Imperatore presso il Re di Francia e il Papaservendosispecialmente presso quest'ultimo del cardinale PelagrùLegatopontificio a Bologna per la guerra di Ferrara (131213111310).


I Fiorentini che erano in Firenzepieni di temenza e di pauranon attendeano a altro che a corrompere i signori de' luoghi conpromesse e con danari; i quali traevano da' miseri cittadinicheper mantenere libertà se li lasciavano tòrre a poco apoco. Molti ne spesono in rie opere. La lor vita non era in altroche in simili cose.

I Signori feciono messi segreti. Fra' quali fu uno frateBartolomeofigliuolo d'uno canbiatoreuomo astutouso inInghilterrae in sua giovineza costumatoe di sottile ingegno.

Mandaronloin Corte a tentare il papa e' cardinali. E con lettere portòmesser Baldo Fini da Fighinetentarono il re di Francia. Al qualedisse il cardinale d'Ostia: "Quanto grande ardimento èquello de' Fiorentiniche con loro X lendini ardiscono tentare ognisignore!".

Al Papa mandorono due anbasciadoriche furono messer Pino de'Rossi e messer Gherardo Bostichidue valenti cavalieri: moltidanari furono loro sottrattie molti ne perderonoe dal Papa nonebbono cosa volessono.

Il Cardinale Pelagrùnato di Guascognanipote del Papafu mandato Legato a Bologna; perchéessendo morto ilmarchese di Ferraraun suo figliuolo bastardo tenea la terra: laquale non potendo teneresi patteggiò co' Vinizianievendella loro. I Viniziani vi vennonoe per forza la presono etennono. Messer Francesco da Estifratello del Marcheseinsiemeco' Bolognesi e con messer Orso degli Orsini di Romas'accostoronocon la Chiesa.


IlCardinale andò a Ferrarae da' Viniziani non fu ubidito: ilperché fermò loro processo addossoe condannògli:bandì loro la croce addossoe di più luoghi v'andòassai genti contro per lo perdono e per avere soldo. I Vinizianiteneano una fortezza in Ferrarala quale il Marchese v'avea fattamolto fortea guisa d'uno cassero. I Viniziani vi vennono peracquae furonvi sconfittie presi e mortine assai: e fu sventuratafortuna per loroché molto vilmente perderonoperchéi nobili che v'erano l'abbandonarono.

Il Cardinale Pelagrù venne a Firenzee con grandissimoonore fu ricevuto. Il carroccio e gli armeggiatori gli andoronoincontro fino allo spedale di San Gallo; i religiosi con laprocessione: i gran popolani di quella parte a piè e acavallo l'andoron a onorare.

Giunse in Firenze: e i Fiorentini molto con lui si consigliorono;e bene lo informorono come procuravano col Papache tardasse lavenuta dello Imperadore; e pregarono nel confortassee cosìpromise fare. Donaronli danarii quali volentieri accettòedi quelli riscosse la sua legazione; e d'accordo con lorodiFirenze partì.

Andossene il Cardinale allo Imperadoreil quale sapea iragionamenti avea avuti co' Fiorentinie però non li mostrògran benivolenzia. Ritornossi al Papa: il qualeconfortandolo diquanto da' Fiorentini era pregatogli tenea in speranzatanto cheda loro ritrasse molti danari. E questo faceanoperché loImperadore si consumasse.



33 Morte d'uno de' nunzi pontifici ad Arrigodel Vescovo diLiegie de' due ambasciatori fiorentini al Papa(...1311...1312...).

Di tre cardinali avea mandati il Papa allo Imperadorequando eraad assedio a Bresciane morì unociò è quellod'Albano; il quale venne infermo a Luccae morì quivi.

Il vescovo di Leggie anche vi morìgrande amico delloImperadore:


alquale avea donato Rezuoloil quale è tra Reggio e Mantova; ilquale i Mantovani di poi tolsono a colui a cui era rimaso.

I due anbasciadori fiorentini erano in Cortevi morirono: e primamesser Pino de' Rossi; e per premio di sua fatica furono fatti duesuoi consorti e parenti cavalieri del popoloe donato loro moltidanaridi quelli togliean a' Ghibellini e a' Bianchi. E con tuttoche i Bianchi tenessono alcuna vestigia di Parte guelfaerano daloro trattati come cordiali nimici. Di poi morì messerGherardo; e non furono i suoi onorati né di cavalleria nédi danariperché non era stato così fedele comel'altro.




34 Condizioni politiche della Toscana durante la discesa diArrigo. Lega Guelfa toscana contro l'Imperatore. Ricevimento che viavevano trovato gli ambasciatori di lui. Disegni ch'egli avea fattocirca la via da tenere per venire in Toscana (1311...1310...).


I Fiorentiniacciecati dal loro rigogliosi misono contro alloImperadorenon come savi guerrierima come rigogliosiavendo legaco' BolognesiSanesiLucchesie Volterranie PratesieColligianie con l'altre castella di lor parte. I Pistolesipoverilassie di guerra affannati e distruttinon teneano deltutto con loro: non perché non fussono d'uno animoma perchévi metteano podestà con sì grandi salariche nonpoteano sostenere alle paghe. Il perché non arebbono potutopagare la loro parte della tagliaperò che pagavano almaliscalco e a' suoi fiorini XLVIIIm l'anno; e teneansi per loroacciò che i Fiorentini non v'entrassono.

I Lucchesi sempre aveano anbasciadori in corte dello Imperadore; ealcuna volta diceano d'ubbidirlise concedesse loro letterechele terre tenieno dello Imperio potessono teneree non vi rimettessegli usciti. Lo Imperadore niuno patto fe' con loroné conaltri: ma mandò messer Luigi di Savoia e altri ambasciadori inToscana. I quali da' Lucchesi furono onoratamente ricevuti epresentati di zendadi e altro. I Pratesi li presentaronomagnificamentee tutte l'altre terre; scusandosi erano in lega co'Fiorentini.

Siena puttaneggiava: ché in tutta questa guerra non tenneil passo a' nimiciné dalla volontà de' Fiorentini intutto si partì. I Bolognesi si tennono forte co' Fiorentinicontra lo Imperadoreperché temeano forte di lui: moltos'afforzoronoe steccarono la terra. Dissesi che contro a lui nonaveano difesa alcunaperchè dalla Chiesa avea il passo: maperché li parve aspro cammino a entrare in Toscanano 'lfece. Dissesi che i marchesi Malispini il voleano mettere perLunigianae feciono acconciare le vie e allargare nelli strettipassi; e se quindi fusse venutoentrato sarebbe tra i falsi fedeli;ma Iddio l'ammaestrò.




35 Venuta di Arrigoper Genovaa Pisa. Firenze non gli mandaambasciatoriconfermando per tal modo l'ostilità giàmostratagli col dispregiare e disobbedire gli ambasciatori suoi.Guerra scoperta tra Firenze ed Arrigo (1311 - 1312...1310).


Andossene a Genova per venire a Pisatutta d'animo e di parted'Imperio; che più speranza ebbe della sua venuta che niunaaltra cittàe che fiorini LXm gli mandò in Lonbardiae fiorini LXm gli promise quando fusse in Toscanacredendo riaverele sue castella e signoreggiare i suoi adversarii: quella che laricca spada in segno d'amore gli presentò; quella che dellesue prosperità festa e allegreza faceva; quella che piùminaccie per lui ricevea; quella che diritta porta per lui èsempre statae per li nuovi signoriche venuti sono in Toscana permare e per terrache a loro parte attendano; quella che da'Fiorentini è molto raguardataquando s'allegrano delleprosperità d'Imperio.

Giunse lo Imperadore a Pisa a dì VI di marzo 1311 con XXXgalee; dove fu con gran festa e allegreza ricevuto e onorato comeloro signore. I Fiorentini non vi mandorono anbasciadoriper nonesser in concordia i cittadini. Una volta gli elessono per mandarlie poi non li mandoronofidandosi più nella simonìa ein corrompere la corte di Roma che patteggiarsi con lui.

Messer Luigi di Savoiamandato anbasciadore in Toscana dalloImperadorevenne a Firenze; e fu poco onorato da' nobili cittadinie feciono il contrario di quello doveano. Domandòchéanbasciadore si mandasse a onorarlo e ubbidirli come a loro signore:fu loro risposto per parte della Signoria da messer BettoBrunelleschi"che mai per niuno signore i Fiorentiniinchinarono le corna". E imbasciadore non vi si mandòché arebbono avuto da lui ogni buon patto; perché ilmaggior impedimento ch'avesseeran i Guelfi di Toscana.

Partito lo anbasciadorese ne tornò a Pisa. E i Fiorentinifeciono fare un battifolle a Arezoe ricominciarvi la guerra: e intutto si scopersono nimici dello Imperadorechiamandolo tiranno ecrudelee che s'accostava co' Ghibellinie i Guelfi non voleavedere. E ne' bandi loro diceano: "A onore di Santa Chiesae amorte del re della Magna". L'aquile levarono dalle portiedove erano intagliate e dipinte; ponendo pena a chi le dipignesseole dipinte non ne spegnesse.




36 Arrigo passa da Pisa a Roma e si ristringe coi Ghibellini.Pratiche de' Fiorentini con re Roberto di Napoli. Incoronazione diArrigo in San Giovanni Laterano (1312).


Lo Imperadoreschernito da' Fiorentinisi partì di Pisae andonne a Roma: dove giunse a dì VII di maggio 1312eonoratamente fu ricevuto come signoree messo nel luogo delsenatore. E intendendo le ingiurie gli eran fatte da' Guelfi diToscanae trovando i Ghibellini che con lui s'accostavan di buonavolontàmutò proposito e accostossi con loro: e versoloro rivolse l'amore e la benivolenzia che prima avea co' Guelfi; eproposesi d'aiutarlie d'aiutarli e rimetterli in casa suae iGuelfi e Neri tenere per nimicie quelli perseguitare.

I Fiorentini sempre teneano anbasciadori a piè del reRubertopregandolo che con la sua gente offendesse lo Imperadorepromettendoli e dandoli danari assai.

Il re Rubertocome savio signore e amico de' Fiorentinipromiseloro d'aiutarlie così fe': e allo Imperadore mostrava diconfortare e amunire i Fiorentini gli fussono ubbidienticome aloro signore. E come sentì che lo Imperadore era a Romadisubito vi mandò messer Giovanni suo fratello con CCC cavallimostrando mandarlo per sua difesa e onore della sua corona; ma lomandòperché s'intendesse con gli Orsininimicidello Imperadoreper corrompere il senatoe impedire la suacoronazione: che ben la 'ntese.

Mostrando il Re grande amore allo Imperadoreli mandò suoianbasciadori a rallegrarsi della sua venutafacendoli grandissimeproferterichieggendolo di parentadoe che li mandava il fratelloper onorare la sua coronazionee per suo aiutobisognando.

Rispose loro il savissimo Imperadore di sua bocca: "Tardesono le proferte del Ree troppo tostàna è la venutadi messer Giovanni".

Saviafu la imperiale rispostaché bene intese la cagione di suavenuta.

A dì primo d'agosto 1312 fu incoronato in Roma Arrigoconte di LuzinborgoImperadore e Re de' Romaninella chiesa di SanGiovanni Lateranoda messer Niccolao cardinale da Pratoe damesser Luca dal Fiesco cardinale da Genovae da messer ArnaldoPelagrù cardinale di Guascognadi licenzia e mandato di papaClemente V e de' suoi cardinali.




37 Giustizia di Dio contro i Neri. Quanti e chi fossero rimastii capi di Parte nera (1308...).


La giustizia di Dio quanto fa laudare la sua maestàquandoper nuovi miracoli dimostra a' minuti popoliche Iddio le loroingiurie non dimentica! molta pace dà a coloro nell'animochele ingiurie da' potenti ricevonoquando veggiono che Iddio se nericorda. E come si conoscono aperte le vendette di Dioquando eglià molto indugiato e sofferto! ma quando lo indugiaèper maggior punizione; e molti credono che di mente uscito gli sia.

Quattro erano i capi di questa discordiade' Neri; ciò èmesser Rosso dalla Tosamesser Pazino de' Pazimesser BettoBrunelleschie messer Geri Spini. Dipoi vi se ne aggiunse due:


cioèmesser Teghiaio Frescobaldie messer Gherardo Ventraiauomo dipoca fede.

Questi sei cavalieri strinsono Folcieripodestà diFirenzea tagliare la testa a Masino Cavalcanti e a uno de'Gherardini.

Costorofaceano fare i priori a loro modoe gli altri ufici dentro e difuori. Costoro liberavano e condannavano chi e' voleanoe davano lerisposte e faceano i servigi e' dispiaceri come voleano.




38 Qualità e fine di Rosso della Tosa. Suo parentado(1309...).


Messer Rosso dalla Tosa fu cavaliere di grande animoprincipiodella discordia de' Fiorentininimico del popoloamico de'tiranni. Questi fu quelloche la intera Parte guelfa di Firenzedivise e i Bianchi e' Neri; questi fuche le discordiecittadinesche accese; questi fu quelloche con sollicitudine congiure e promesse gli altri tenea sotto di sé. Costui a Partenera fu molto lealee i Bianchi perseguitò; con costui siconfidavano le terre dattorno di Parte nerae con lui avevanocomposizioni.

Costuiaspettato da Dio lungo tempoperò che avea piùche anni LXXVuno dì andandouno cane li si attraversòtra' piè e fecelo cadereper modo si ruppe il ginocchio: ilquale infistellì; e martoriandolo i medicidi spasimo simorì: e con grande onore fu sepultocome a gran cittadino sirichiedeva.

Lasciò due figliuoliSimone e Gottifredi; che dalla Partefurono fatti cavalierie con loro un giovane loro parentechiamatoPinuccioe molti danari furono donati loro. E chiamavansi icavalieri del filatoio; però che i danariche si dieronolorosi toglievan alle povere femminelle che filavano a filatoio.

Questi due cavalieri suoi figliuolivolendo tener gran vita peresser onoratiperché parea loro che l'opere del padre ilmeritassonocominciorono a calaree messer Pino a sormontare; ilquale in poco tempo si fece grande.




39 Qualità e fine di Betto Brunelleschi (1311).


Messer Betto Brunelleschi e la sua casa erano di progenieghibellina. Fu ricco di molte possessione e d'avere; fu in grandeinfamia del popoloperò che ne' tempi delle carestie serravail suo granodicendo: "O aronne tal pregioo non si venderàmai".

Moltotrattava male i Bianchi e i Ghibellini sanza niuna piatàperdue cagioni: la primaper esser meglio creduto da quelli chereggevano; l'altraperché non aspettava mai di tal fallomisericordia. Molto era aoperato in anbascerieperché erabuono oratore: familiare fu assai con papa Bonifazio; con messerNapoleone Orsino cardinalequando fu Legato in Toscanafu moltodimesticoe tennelo a paroletogliendoli ogni speranza di metterepace tra i Bianchi e' Neri di Firenze.

Questo cavaliere fu in gran parte cagione della morte di messerCorso Donati; e a tanto male s'era datoche non curava né Dioné 'l mondotrattando accordo co' Donatiscusando sée accusando altri. Un giornogiucando a scacchidue giovani de'Donati con altri loro compagni vennono a lui da casa suaefedironlo di molte ferite per lo capoper modo lo lasciarono permorto: ma un suo figliuolo fedì un figliuolo di Biccicoccoper modo che pochi dì ne visse. Messer Betto alquanti dìstette per modo che si credea campasse; ma dopo alquanti dìarrabbiatosanza penitenzia o soddisfazione a Dio e al mondoe congran disgrazia di molti cittadinimiseramente morì: dellacui morte molti se ne rallegroronoperché fu pessimocittadino.




40 Qualità e fine di Pazzino de' Pazzi (1312gennaio...).


Messer Pazzino de' Pazziuno de' IIII principali governatoridella cittàcercò pace co' Donati per sé e permesser Pinobenché poco fusse colpevole della morte dimesser Corsoperché era stato gran suo amicoe d'altro nonsi curava. Ma i Cavalcantiche era potente famigliae circa LXuomini erano da portare armeaveano molto in odio questi seicavalieri governatorii quali aveano stretto Folcieri podestàa tagliare la testa a Masino Cavalcantie sanza dimostrazionealcuna il soportavano.

Un giornosentendo il Paffiera Cavalcantigiovane di grandeanimoche messer Pazino era ito sul greto d'Arno da Santa Croce conuno falcone e con un solo famigliomontò a cavallo con alcunicompagnie andoronlo a trovare. Il qualecome gli videcominciòa fuggire verso Arno; e seguitandolocon una lancia li passòle renie caduto nell'acqua gli segorono le venee fuggirono versoVal di Sieve. E così miseramente morì.

I Pazzi e' Donati s'armoronoe corsono al palagio: e colgonfalone della giustiziae con parte del popolocorsono inMercato Nuovo a casa i Cavalcantie con stipa misono fuoco in treloro palagi: e volsonsi verso la casa di messer Brunettocredendol'avesse fatto fare.

Messer Attaviano Cavalcanti soccorso fu dai figliuoli di messerPino e da altri suoi amici: e feciono serraglie con cavalli epedoni s'afforzoronoper modo niente feciono; ché dentro alserraglio era messer Gottifredi e messer Simone dalla Tosail TestaTornaquinci e alcuni loro consortie alcuni degli Scalidegli Aglie de' Lucardesie di più altre famiglieche francamente lidifesonofin che constretti furono di disarmarsi.

Quietato il popoloi Pazzi accusorono i Cavalcantide' quali nefurono condannati XLVIII nell'avere e nella persona. MesserAttaviano si rifuggì in uno spedalea fidanza de' Rossi; dipoi n'andò a Siena.

Di messer Pazino rimasono più figliuoli: de' quali due nefuron fatti cavalieri dal popoloe due loro consorti; e dati furonoloro fiorini IIIIme XL moggia di grano.




41 Morti atrocemente i principali capi de' Neririmane a tristevita un d'essiGeri Spini (1312).

In quanto poco spazio di terreno sono morti cinque crudelicittadinidove la giustizia si fa e punisconsi i malifattori dimala morte! i quali furono messer Corso Donatimesser Nicola de'Cerchimesser Pazino de' PaziGherardo Bordonie Simone di messerCorso Donati: e di mala mortemesser Rosso dalla Tosa e messerBetto Brunelleschi: e de' loro errori furono puniti.

Messer Geri Spini senpre dipoi stette in gran guardiaperchéfurono ribanditi i Donati e i loro sequaci e i Bordoni con grandeonorea cui poco innanzi furono le case disfatte dal popolo congran vergogna loro e danno.


42Conchiusione.



Così sta la nostra città tribolata! Cosìstanno i nostri cittadini ostinati a malfare! E ciò che si fal'uno dìsi biasima l'altro.

Soleanodire i savi uomini: "L'uomo savio non fa cosa che se ne penta".E in quella città e per quelli cittadini non si fa cosa sìlaudabileche in contrario non si reputi e non si biasimi. Gliuomini vi si uccidono; il male per legge non si punisce; ma come ilmalfattore à degli amicie può moneta spenderecosìè liberato dal malificio fatto.

O iniqui cittadiniche tutto il mondo avete corrotto e viziato dimali costumi e falsi guadagni! Voi siete quelli che nel mondo avetemesso ogni malo uso. Ora vi si ricomincia il mondo a rivolgereaddosso: lo Imperadore con le sue forze vi farà prendere erubare per mare e per terra.