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Carlo Bini


IL FORTE DELLA STELLA




SCENA UNICA


Carloa un'inferriatache fischia sbadatamentee il signore InnocenzioTienlistrettiche viene verso l'inferriata badando dove mettei piedi.




Carlo:Oh! ve' chi vedo! questi son miracoli! buon giorno e buona serasignore Innocenzio! come mai quassù sulle nuvole? èforse l'Anno Santo? ve l'hanno dato per penitenza?


Innocenzio:Eh! penitenza davvero! un fallimento giù in quellabicoccaed eccovi spiegato tutto! Io questa volta non ho volutosaper di procuree son venuto da me a cantar l'esequie alle due milalire defunte in corpo ed in animaEh! questa non è l'annatadei galantuomini.


Carlo:E un bel pezzo che in questo genere la raccolta va male. Madiamo bando alle malinconie. Come stanno a casa mia? come stanno acasa vostra?


Innocenzio:Bene di qua e di là. Iogiacché per mala venturami trovavo in queste partiho sollecitato il permesso di venirvi avederee l'ho ottenuto. Ma come diavolo è andata la faccenda?Quand'io lo seppirimasi di sasso! pare impossibile! un uomo comevoi! avete i vostri anni! avete i vostri affari! di che vi sietemischiato? parlateditele giuste; vediamo se v'è darimediarla.


Carlo:Come è andata la faccenda? io ve lo saprò direquando me lo diranno.


Innocenzio:Oh! voi me la vorreste ficcar bella! Vorreste darmi ad intendereche si piglia un uomo come un sacco di lanae si porta quasi portalàsenza un perchésenza una ragione che lo comandi?Io son vecchioe conosco il mondo prima di voi. Queste cose a miotempo non si facevanoe non si fanno né anch'oggi. Su via:siamo a quattr'occhi; - io sono un uomo d'onore. Mettete da parte ighiribizzi: già lo so il cervello balzano che siete. Non homai conosciuto quando dite da veroe quando dite da burla. Voidovete averla pur fatta una qualche cosaaltrimenti non miparlereste di dietro a un'inferriata. Autaut. La Giustizianon è cieca; ella non opera a caso.


Carlo:Messereio non ho mai veduto la Giustizia; però non sodirvi se ella sia ciecao se abbia vista di linceo se porti gliocchiali. La vedrei bensì volentieri cotesta matrona; lavedrei volentieri non per altrobadateche per baciarle le mani.Solamente vi diròche a Livorno un contadino una voltaaffacciandosi a un tribunale a dimandare se stesse lì laGiustiziagli fu risposto aspramente: - Fuorifuori; qui non ci stala Giustizia.


Innocenzio:E via cogli scherzie via coi sarcasmi! Ma voi siete undiavolo- siete incorreggibile! Orsùve lo chiedo pergrazia; mettete capo a partito. Son cinque minuti che discorriamoenon abbiamo concluso nulla.


Carlo:Per me non è una gran cosaper me che sono avvezzo adiscorrere un giornoe se volete anche un mesesenza concludere. Ilconcludere è una cosa aridauna cosa incivileche sciogliele conversazioni e le manda a letto. Non vi pare un bel chequelsegnare un visibilio di numeri senza tirar mai la somma? Io ci godo.Tolleranza vuoi essere! Ognuno ha il suo stile.


Innocenzio:Il santo Giob con voi bestemmierebbe più di quello chenon ha fatto. Me ne fareste dir delle belle! Ma pazienza. Sapeteperché mi perdo con voi? perché conosco la vostrafamiglia; - vi ho veduto piccolo- vi ho veduto crescere- ora vivedo in prigionee vi voglio piuttosto bene che no. Se non fossecosìvi avrei già piantato fino dal bel principio.Torniamo a bomba. Voi siete in prigione: ne andate d'accordo?


Carlo:Poiché me lo diteio ci voglio credere.


Innocenzio:Laus Deo! è una risposta mezza e mezzama con certi capibisogna contentarsene. Ora veniamo alla seconda parte. Perchéci siete? Mi avete detto di non saperloma queste mi paion novelle.Non bisogna rispondere quello che prima viene alla bocca.Rifletteteci un poco. Fate l'esame di coscienza. Io son qua perascoltarvi.


Carlo:Avete voi facoltà di confessare? avete voi tutti gliordini? Badate di non commettere un sacrilegio.


Innocenzio:Bah! che il diavolo vi porti! Non posso buttar fuori una parolache voi subito non me la peschiate all'amo. Io non ve lo voleva direche siete un rompicollo; ma ormai ve l'ho detto; rimanetevi colmalanno e colla malora- io me ne vado.


Carlo:Io vi direi buon viaggiose da tanto tempo non avessidesiderato di vedere un uomo pur che sia: - ma viamettetevi incalma; farò l'esame di coscienza come volete; che cosa diteche io abbia fatto?


Innocenzio:Ah! misero me! con chi mai son capitato! Non hanno sbagliato aprendervihanno sbagliato nel luogo.


Carlo:Dovevano mettermi all'ospedale. Non è vero? che ve nepare? miro diritto?


Innocenzio:Malizioso! malizioso! vorreste terminare col farmi ridere. Con queivostri modi strani mi avete talmente imbrogliata la testache non sopiù neppur io né perché son quané checosa volevo. Rovesciamo le partie sarà meglio. Comin­ciatevoi a dimandare.


Carlo:Mi maraviglio! Le buone creanze son pur qualche cosa in questomondo. La diritta va sempre data al più vecchio.


Innocenzio:Pazienza! e Dio scriva questo colloquio in isconto de' mieipeccati. Vedo che a buoni patti con voi non si ottiene mai nulla.Entrerò dunque in mezzo alla questione ex abrupto. Avete forserubato?


Carlo:Vi risponderò una parola sola: io sono un mercante.


Innocenzio:Lingua di vipera! che vorreste dire per questo? anch'io sono unmercante; che vorreste dire per questo?


Carlo:Nient'altro che io sono un mercante.


Innocenzio:Dunque?


Carlo:Io sono un mercantee voi siete un mercante; uno più unofa due. Questo linguaggio d'algebra non può fallire.


Innocenzio:Voi siete un veleno. Io avrei tutte le ragioni da dubitare cheabbiate voluto offendermi. Vi compatisco perché siete giovane;ma datemi retta per vostro bene: - tenete più conto delleparole che spendete.


Carlo:Le parole non mi costano nullaposso scialacquare a mia posta.E poiperché tanto caldo? Non temete di nulla. Son io forseil Bargello? anzitutto il contrario; - io sono un carcerato. Voisiete un mercante; - non è forse vero? e la mercatura èl'arte di far quattrini o in un modo o in un altro. Chi batte lestrade maestrechi le scorciatoie. E' questione di far piùprestoo più tardi.


Innocenzio:Puf! lasciate ch'io m'asciughi la fronte e tiriamo innanzi.Avete ammazzato nessuno?


Carlo:Non mi pareo potrei dirvi di no: - anzipotrei mostrarvi imiei trattati di pace con tutto il genere umano ratificati da unaparte e dall'altra. Solamente una volta ebbi ad ammazzare un amico; -non già per irache aveste a crederema così per unlancio di fantasia: fortunatamente la pistola non era carica.


Innocenzio:Bravo per Dio! e vi ringrazio di avermelo detto; - è unavvertimento opportuno per chi avesse voglia di prendervi acasigliano. Intanto ripigliamo il Decalogoe vediamo su qualcomandamento la prigione abbia potuto far presa di voi. Abbiamo giàcontato due peccatie non vi appartengonoper quanto dite voi. Deipeccati che riguardano Dio e le pratiche religiose non tratteròperché la Giustizia umana oggi non se ne cura. Bensìvoi mi avete una tal cera su questo conto che non promette nulla dibuono; - ma sarà peggio per voie il Demonio farà dibei processi. Sentirete voi le scottaturesignor bello spirito! Nonmi fermerò né anche sull'onorare il padre e la madre; -l'abbiate o non l'abbiate fattoio non so; - ma i genitori hannotali viscereche perdonano sempree non reclamano mai. Io pure sonpadre. Dunque conclusionegiacché io son l'uomo delconcludere. Avete fornicato? Ma che dico maiDio mel perdoni! Questoè un peccato pur troppoe nessuno ne dubita; - però ipeccatori son troppi: come fareste voi a punirlo- voi che leggeteche sapete tante belle coseche siete uno spirito modernoche fatele risa sulla mia codae sui miei calzoni corti?


Carlo:Io lo perdonereiperché egli è un peccato dolcee nessuno se ne lamenta; pure se voleste punirlo di prigionemetteteun paio d'inferriate ai due poli della terra. La spesa del ferro nonsarà molta; - costerà piuttosto il viaggio.


Innocenzio:Io non intendo nulla nei vostri discorsi e per dirvelaall'anticao parlate troppo beneo parlate troppo male. Ma sia pernon dettoe seguitiamo l'esame. Avete fatto qualche falsatestimonianza?


Carlo:Io non ho il vizio di giurare: questa è una moneta che ilgalantuomo e il furfante può coniare a suo beneplacito. Io nonvoglio con un giuramento sforzarvi a credere sulla mia lealtà.Vi dirò soltanto che fin qui i Tribunali non mi hanno chiamatomai come testimonioe in questo non ho peccato; ma bisogna anchedire che 1'occasione e mancata. Vedremo in seguito se resisto alcimento. L'uomo dammelo morto. Vedete ch'io son sinceroforse anchetroppo.


Innocenzio:Giàquando vi torna. In somma noi siamo alla coda delDecalogoe con uno scambietto voi mi avete saltato tutte le fosse.Avete un'agilità maravigliosa; tale che la vostra corporaturanon lo farebbe supporre. Dio voglia che abbiate detta la verità;ma perdonateio ci ho i miei dubbi. Non ostantenon v'è cheridire: voi dite di noed io non posso né voglio darvi latorto: - Ora non rimangono che due peccati di desiderio; ma questinon hanno che fare cogli sbirri; - sarebbe inutile ch'io ve nefacessi dimanda. Puregiacché sono in corsoson curioso difarvela. Avete mai commesso peccati di desiderio?


Carlo:Da poi che son vivoio ho sempre desiderato: ora in questomomento desidererei di non esser qua dentro; se fossi fuoriavreidesiderato di non avere inciampato in questo vostro colloquio; - nonper nulla di male- ma voi avreste dato agli affari il vostro tempo- io mi sarei baloccato il mio meglio a mio grado. Del restose ildesiderio avesse le mani come non l'haio so dire che avrei tantecose al mio servigioche non saprei dove metterle.


Innocenzio:Dunque voi avete desiderata la donna degli altri.


Carlo:Confesso la mia debolezza; io l'ho desideratae la desiderotuttavia. Ne ho desiderate molte- moltevedete; - non quante voiperché avete più anni- ma molte davvero; - tantechese mi fossero venute tuttene avrei rimandata via la metà. Ed'ogni bellezzad'ogni colored'ogni statura; e vedovee maritatee fanciulle. E vi so dire ch'io me ne intendoe che in questo genereho fantasia di poeta e di pittore. Le ho desiderate bigottespiritosescimunitecontegnosee civette; e le desidero tuttaviae faccio poche restrizionitranne quella dell'età e dellabruttezza. Poche n'ho desiderate per amoretutte per piacere. Poinon m'inquieto a informarmi se la donna sia sciolta o legataseappartenga a Tizio o a Sempronio. È un pensiero che io lasciovolentieri a Tizio o a Sempronio. E credete pure che l'idea diproprietàche gli uomini si son fitti in testadìpossedere la donna come posseggono un pappagalloè unaprepotenza tutta nostraderivata dalla forza brutalee non daldiritto. La donna è libera come l'uomo- ha le medesimefacoltà- e fra lei e lui non esiste che una leggieradifferenza di organismo. L'uomo soloo la donna solasonoimperfetti; - l'uomo e la donna uniti insieme formano l'entecompleto; - quindi è fra loro analogia inevitabile d'elementi.Perché non posso io amare la donna di Tizioed ella non puòamarmi? Già per le donne non è un peccatoe voi nontrovate scritto nella legge di Dio: - O donnanon desiderare l'uomoaltrui; - quindi non marcate le ciglia se le donne sono cosìben disposte ad usare di questo loro privilegio; - per esse icomandamenti son nove; - il desiderio dell'uomo altrui non essendoloro formalmente vietatoper lo meno è per loro una cosaindifferente. Ma voi direte: v'è un contratto di mezzo. - Ilcontratto nuziale ècome tutti gli altri contrattiregolatoda un interesse reciproco. Il contratto nuziale stabilito in perpetuoè contro natura; quindi la ragione per cui viene infranto sispesso. Un contratto che ha per base l'amoretuolsi stipulare perinfine che dura l'amore. L'amore nel matrimonio è il principiofondamentale a cui si rannoda la convenienza delle due parti. Se iodopo un lasso di tempo non ho più mezzi di piacere alla donnaè colpa mia; son io che manco alla condizione principalee ladonna rimane scioltae così viceversa. È come se voiin una scritta di cambio condizionata intralasciaste di pagare ifrutti all'epoca convenuta; - allora l'altra parte rimane in arbitriodi rompere il contratto. Quando la donna cessa d'esservi gratanonsiete voi il primo che vi movete subito in cerca di miglior ventura?E perché la donna alla sua volta non potrà usare delmedesimo diritto? Quando l'uomo non ama più la donnanéla donna più l'uomocade l'interesse per cui si eranocongiunti. A che stanno insieme? Per tormentarsie nulla di più.Quell'uomo potrebbe benissimo acconciarsi con un'altra donnaequella donna con un altr'uomo. Ma voi direte che questa sarebbelicenzae offesa grave al buon costume. Ed io vi rispondo che questosarebbe un goderee un pigliar le cose per il loro manico. Tantovogliate o non vogliatenon segue lo stesso? E invececome dico iola cosa allora sarebbe legalizzata dal consenso generale. Perchéil gran busillis nelle cose di questo mondo sta nell'andard'accordo. Ma voi replicherete: - questo sarebbe un rimetter fuori ilcaos: come regolare l'ereditàcome provvedere alla confusionedelle proli? - Oh! vi dà noia una festuca come questa?Togliete il sistema sociale dai cardini antichiperché sonrugginosi- mettetelo sopra un nuovo pernioe allora sciogliereteil problema. Le sostanze possono essere il patrimonio di tutti; - ifigliuoli possono essere i figliuoli di tuttie di nessuno al tempostesso. San Simone ha pensato questo sistemama nessuno gli ha datoretta; - altri in seguito più felice di luirettificandolopotrà dargli pratica. Sparta nell'antichità ne ha datoun abbozzo praticamente. Che ve ne paremessere? Ragiono io? sono unfilosofo o sono un allocco?


Innocenzio:A dirvela schiettami avete fatto entrare il dolor ai capoein questo vostro discorso io ho veduto le stellee mille coloricome se taluno mi avesse dato un pugno negli occhi; ma che volete? iovi darò ragioneperché il mio nonno diceva che dovel'uomo non intende nullalì c'è del buono davvero. Eperò diamogli passatae veniamo a quest'altro. Avete maidesiderato la roba degli altri?


Carlo:Su questo punto spieghiamoci bene. Per esempioio non ho maidesiderato la cicuta di Socrateo il tegolo che schiacciò latesta di Pirro; e per venire ai tempi d'oggiioper esempionondesiderosignore Innocenziola vostra gotta o i vostri cinquefigliuoliMa quando io ho tetto nella Bibbia le tante ricchezze delre Salomonevi dico il vero che n'ho desiderato almeno un ottavo.Anzi ripensandoci megliodel' re Salomone io ho deside­ratotuttocominciando dalla sapienza fino alla regina Sabameno peròquella sua innamorata che aveva il naso come una torreper paura chenon prendesse il vizio del tabacco. Dunquecome vedeteio desiderola roba degli altri; - e quando io sono stancoperché dovetesapere ch'io sono un gran camminatore a piedidesidero una delledieci carrozze del principe Buffen-biffen-baffen; - e quan­do mifa setedesidero piuttosto il vino d'una cantina privata che l'acquad'una fontana pubblica. Ma non son io peggio che matto di andar cosìper le lunghe? Dove son essi mai i peccati di desiderio? Io lo vedovoi che mi fate il semplicionevoi avete voluto uccellarmi. Chi èche non desidera ciò che gli mancasia pur in mano di chivuolsi? Fino Dio desidera l'anima del peccatoreche secondo il giusdelle genti sarebbe vera e legittima preda del De­monio. Voistesso alle Stanzequando avete ve­duto un bel saccononl'avete invidiato? non mica per desiderare il sacco d'altrimaperché il vostro mille diventasse un dumila. Come. no? Eh! nonme lo dite; io vedo chea rammentarvelo soltantola vostrafisionomia di cartapecora si è fatta più larga. Andatea dire al povero intirizzito dal freddo che non desideri il vostromantello; - vi caccia via con un urloed è un miracolo chenon ve io levi d'addossoe farebbe bene se lo facesse. E poibisogna desiderare per forza la roba degli altriperché laroba del mondo è in potere di pochie non è làin un monte dove ognuno possa andare a prendere secondo il suobisogno. Trovatemi un casamento che non abbia il suo padrone!Solamente al Camposanto un giorno vidi una fossa fresca frescaedimandai di chi fosse; il becchino mi rispose: per ora non èdi nessuno- è del primo che viene; - forse di meforse dilei. Gesù ci liberi tutti! - Io diedi la mancia al becchinoeme n'andai più serio del solito. Oltre di chenon sapete voiche la Naturaun giorno che non aveva altro che faresi mise ascrivere nel cuore umano il desiderio di star bene in quel modo chemeglio poteva?


Innocenzio:Io non so nulla di tutto questo. Chi le ha dette a voi tantebelle cose? Io so che quando cominciatenon la finite più.Chi vi chiamò dondoloneaveva gli occhi al suo posto. Ivostri di­scorsi sono una ruota rapidissima d'indovinelli ed'eresietalché me ne abbaglia la vista. Puh! man­date unodor di zolfoche fa morire. L'Inferno l'avete accanto. Buon per voiche l'Inquisizione ha consumato tutte le sue fascine! Intanto coivostri bei tratticolle vostre spallatecol vostro svoltare come unlampone siete uscito pel rotto della cuffiaed io non ho potutosaper nulla di nulla. Ma diamine! siete schizzinoso meglio d'unaragazza. Ditemelovia! Mi basta una parola; il resto lo indovino dame. Avete fatto del male? avete fatto del bene?


Carlo:Niente affatto di ciò che dite; per non avere occasionedi fare il malenon facevo né anche il bene.


Innocenzio:É inutile! Con costui non ci si cava le gambe; - sapetevoi che il Cancelliere si troverà sgomento con voi?


Carlo:Sarà come voi dite; ed è per questo ch'io glirisparmierei volentieri la pena d'interrogarmi.


Innocenzio:Ci siete per un contrabbando? Suuna volta! non ci sentenessuno.


Carlo:Impossibile! neppure se Dio volesse! voi mi deste un precettoaureoun precetto troppo savioperché io me lo potessidimenticare giammai vi rammentate diavermi detto un giorno questeparole: - Volete fare il contrabbando a man salva? fatelo fare alleguardie di Dogana.


Innocenzio:Io lo dissi come una cella.


Carlo:E lo facevate come una cella.


Innocenzio:Siete una lingua a due tagli. Ditemi un poco: intanto voi sietein prigione: che cosa importa se a torto o a diritto? l'effetto èlo stesso.


Carlo:Che volete? la prudenza è in ribasso; non vai piùciò che valeva una volta.


Innocenzio:Io dico però che se vi foste contenuto megliola non visarebbe andata così. Come portate la pezzuola da collo?


Carlo:Sempre nera.


Innocenzio:Veramente non v'è da ridire. Un colore solo non dànoia. Ma perché quella barba tutta. interaquella barbasotto? Credete a meche ci badano. Che serve tanta barba? due pelisul viso e basta; - tanto per attestare che un uomo non è unadonna. Ma dunque? sarete stato svagato- avrete badato più alfatti degli altri che al vostri. Perché non badavate al vostronegozio?


Carlo:Io ci badavo bene e meglio- stava sempre sulla porta.


Innocenzio:Perché non vi accasavate? l'uomo che piglia moglieincappa in una tal reteche non ha più testa alle frascherie.


Carlo:A prender moglie ci vuole poco giudizioe troppi quattrini; mimancava una delle due cose.


Innocenzio:Eh! lo so: avevate troppo giudizioe pochi quattrini..


Carlo:No; avevo poco dell'uno e degli altri.


Innocenzio:Eh! via! siete un talentaccio.


Carlo:Bravo! mordetemi quando è tempo; io non vi do quartiere.


Innocenzio:Vediamo se c'indovinoFatevi in qua colla testaperchého bisogno di parlar pianoe non voglio che senta né anchel'aria. Sareste uno di quelli? un massoneun giacobinouncarbonaro? uno di quelli che guastano il sonno ai regnanti?


Carlo:Questa è una domanda che potrebbe farla una spia; el'unica risposta che dovrei darvi sarebbe di tirarvi per ambe leorecchie; ma queste sbarre vi difendonoed è il vostro bene.Nondimeno ascoltatesignore Innocenzio Tienlistrettiquanto credoopportuno di dirvi a questo proposito: io sono stato sempre nemicogiurato di tutte le Accademie letterariereligiosepolitiche e diqualunque specie vogliateperché non ci credo. Io sonoconvinto nel mio interno che un'Accademia qualunqueil meglio chepossa essere sia una cosa ridicolae il peggio una cosa inutile; eche non sia in istato di fare altra rivoluzionefuorchéfacendo una capriola. Ora vedete voi se per queste baie torni ilconto di ambire il brevetto di socio onorarioo pure ordinariocomevoleteper incorrere in una serie di pene graduate a mano a manousque ad furcam! Io son convinto che una nazione quando s'èindolita a star sempre sur un fiancosi volti naturalmentesull'altroe non abbia bisogno per farlo degli stimoli e deglischiamazzi d'un pugno di fanatici incappati di rosso o di verde. Lefiumane vanno da sé; e se voi ci saltate nel mezzo adiguazzarvici coll'intenzione di spingerle- potrete intorbidarlema non potrete accelerarne il corso. E se quando una nazione fa unaqualche cosavien fuori un'Accademiae dice: ego sumego sumio l'io fattaio l'ho fattanon ci credoper quanto ella giuri espergiuri; e mi rammento allora la mosca della favolache vedendo unaratro tratto vigorosamente da un bel paio di bovivi volòsopra esclamando: - guardateguardate; io tiro l'aratro.


Innocenzio:Che bella filastrocca avete saputo mettere insieme! Eh! leparole non vi muoiono in bocca- sapete li conto vostro; - maanch'io so quello che devo crederee quello che non devo credere. Maseguitiamo: - avete sparlato in qualche caffè delle testecoronate?


Carlo:La Natura mi ha fatto curvoperché non mi venga latentazione di voltarmi in alto; - io non lodo né biasimo lecose che non conosco. Del restopoiquando le teste son testedavverole stimo secondo il meritosenza perdermi a vedere di chevadano coperte.


Innocenzio:Cospetto! siete tenero su certi tasti; - prendete fuoco come lapolvere. Avete scritto qualche libello?


Carlo:Io scrivo qualche cosa in prigione- ma per forza- perchénon ho da appiattare il tempo se sono in me: - fuori per altro so fardi meglio. Anziora vado a scrivere parola per parola il nostrodialogodove potete immaginarvi che il miglior posto sarà ilmio.


Innocenzio:Se lo fatenon siamo più amici.


Carlo:É meglio perdere un amico come voi che un bon mot.


Innocenzio:Siete un uomo senza fede.


Carlo:Dio lo volesse! così almeno non avrei da fare atti dicontrizione.


Innocenzio:Dunque non c'è da saper nulla; me ne andrò: -volete nulla di fuori?


Carlo:Grazie; siete troppo generoso; - l'uomo che non vuoi nulla nonha bisogno di qualche cosa.


Innocenzio:Siete il solito impertinente; quando metterete giudizio?


Carlo:La barca della vita può navigare senza questa vela. Perinvecchiare non ve n'è bisogno. Quanti anni avetemon ami?ci saremo sulla sessantina?


Innocenzio:Io non capisco le vostre fanfaluche.


Carlo:È un cattivo sordo colui che non vuole intendere.


Innocenzio:Io credo che si potrebbe usare un poco più di rispetto;lo porto agli altrilo voglio anch'io.


Carlo:Volete rispetto? imparate dalle cantonate: fatevi fare sullespalle una croce.


Innocenzio:Eh! vi vedo e non vi vedo. Dio vi tenga le sue sante mani sulcapo.


Carlo:Voi non potreste dire lo stesso a vostro riguardo.


Innocenzio:Che forse io non ho caposignor saccente?


Carlo:Voi l'avete detto: - io non me ne intrigo: - è unaquestione che lascio a decidere alla signora vostra consorte.


INNOCENZIOUh! chi mi tiene? Prudenzaprudenzalegami la lingua. Siete unimpertinenteuno scioccoun satanasso. V'hanno messo in prigione?ci ho gusto; - peggio vorrebbe essere. Io me ne vado. Ci siete?stateci.


Carlo:Intanto voi ve ne andate in colleraed io rimango di buonumore.


Innocenzio:Eppure io non so staccarmi corrucciato da voi. Le vostresferzate mi hanno fatto levar la galla- ma le dite con un certotonocon una certa negligenzada non credervi tanto tristo comeparete. La vostra malignità è piuttosto di spirito chedi cuore. Ma per l'amore dei vostri Santi! ditemi una parola delvostro fatto: - la curiosità mi rode fino al midollo.


Carlo:Mi avete tanto tartassato colle vostre dimandech'io non vidirò nulla né anche quando me lo diranno


Innocenzio:Dunque me ne posso andare?


Carlo:Consultate le vostre gambe.


Innocenzio:Dunque addiofigliuol mio; - giudizio per carità.


Carlo:Tenetevi il vostro consiglio- non fa lume né per me néper voi. Badate ai sassi con quelle gambe- badate alle scese.Questo Forte della Stella è una cosa diabolica. Eh! voitraballate; - fate pianovi dico- non vi mettete sulle furie-abbiate pazienza- anch'io ho pazienza: - la pazienza è lavirtù dei filosofi.


Innocenzio:Da quando in poi? una volta era soltanto la virtù degliasini: - da quando in poi ve la siete divisa?


Eil signor Carlo stavaper rispondergli: - Di graziasignore Innocenziocedetemi la vostrametà; in questo luogo mi farà buono. - Ma il vecchioera ormai scantonatoe così l'ultima botta fu sua.



FINE