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Beccaria Cesare


Deidelitti e delle pene




Achi legge


Alcuniavanzi di leggi di un antico popolo conquistatore fatte compilare daun principe che dodici secoli fa regnava inCostantinopoliframmischiate poscia co' riti longobardied involtein farraginosi volumi di privati ed oscuri interpretiformano quellatradizione diopinioni che da una gran parte dell'Europa ha tuttaviail nome di leggi; ed è cosa funesta quanto comune al dìd'oggi che unaopinione di Carpzovioun uso antico accennato daClaroun tormento con iraconda compiacenza suggerito da Farinacciosieno leleggi a cui con sicurezza obbediscono coloro che tremandodovrebbono reggere le vite e le fortune degli uomini. Queste leggichesono uno scolo de' secoli i piú barbarisono esaminate inquesto libro per quella parte che risguarda il sistema criminaleeidisordini di quelle si osa esporli a' direttori della pubblicafelicità con uno stile che allontana il volgo non illuminatoed impaziente.

Quellaingenua indagazione della veritàquella indipendenza delleopinioni volgari con cui è scritta quest'opera è uneffetto del dolcee illuminato governo sotto cui vive l'autore. Igrandi monarchii benefattori della umanità che ci reggonoamano le verità espostedall'oscuro filosofo con un nonfanatico vigoredetestato solamente da chi si avventa alla forza oalla industriarespinto dalla ragione;e i disordini presenti da chiben n'esamina tutte le circostanze sono la satira e il rimproverodelle passate etànon già di questosecolo e de' suoilegislatori.

Chiunquevolesse onorarmi delle sue critiche cominci dunque dal bencomprendere lo scopo a cui è diretta quest'operascopo chebenlontano di diminuire la legittima autoritàservirebbe adaccrescerla se piú che la forza può negli uomini laopinionee se ladolcezza e l'umanità la giustificano agliocchi di tutti. Le mal intese critiche pubblicate contro questo librosi fondano su confusenozionie mi obbligano d'interrompere per unmomento i miei ragionamenti agl'illuminati lettoriper chiudere unavolta per sempreogni adito agli errori di un timido zelo o allecalunnie della maligna invidia.

Tresono le sorgenti delle quali derivano i principii morali e politiciregolatori degli uomini. La rivelazionela legge naturaleleconvenzioni fattizie della società. Non vi è paragonetra la prima e le altre per rapporto al principale di lei fine; ma siassomigliano inquestoche conducono tutte tre alla felicitàdi questa vita mortale. Il considerare i rapporti dell'ultima non èl'escludere i rapporti delledue prime; anzi siccome quellebenchédivine ed immutabilifurono per colpa degli uomini dalle falsereligioni e dalle arbitrarienozioni di vizio e di virtú inmille modi nelle depravate menti loro alteratecosí sembranecessario di esaminare separatamente daogni altra considerazione ciòche nasca dalle pure convenzioni umaneo espresseo supposte per lanecessità ed utilità comuneidea in cui ogni setta edogni sistema di morale deve necessariamente convenire; e saràsempre lodevole intrappresa quella chesforza anche i piúpervicaci ed increduli a conformarsi ai principii che spingon gliuomini a vivere in società. Sonovi dunque tredistinte classidi virtú e di vizioreligiosanaturale e politica. Questetre classi non devono mai essere in contradizione fra di loromanontutte le conseguenze e i doveri che risultano dall'una risultanodalle altre. Non tutto ciò che esige la rivelazione lo esigela leggenaturalené tutto ciò che esige questa loesige la pura legge sociale: ma egli è importantissimo diseparare ciò che risulta daquesta convenzionecioèdagli espressi o taciti patti degli uominiperché tale èil limite di quella forza che può legittimamenteesercitarsitra uomo e uomo senza una speciale missione dell'Essere supremo.Dunque l'idea della virtú politica può senzatacciachiamarsi variabile; quella della virtú naturale sarebbesempre limpida e manifesta se l'imbecillità o le passionidegli uomini non laoscurassero; quella della virtú religiosa èsempre una costanteperché rivelata immediatamente da Dio eda lui conservata.

Sarebbedunque un errore l'attribuire a chi parla di convenzioni sociali edelle conseguenze di esse principii contrari o alla leggenaturale oalla rivelazione; perché non parla di queste. Sarebbe unerrore a chiparlando di stato di guerra prima dello statodisocietàlo prendesse nel senso hobbesianocioè dinessun dovere e di nessuna obbligazione anteriorein vece diprenderlo per unfatto nato dalla corruzione della natura umana edalla mancanza di una sanzione espressa. Sarebbe un errore l'imputarea delitto aduno scrittoreche considera le emanazioni del pattosocialedi non ammetterle prima del patto istesso.

Lagiustizia divina e la giustizia naturale sono per essenza loroimmutabili e costantiperché la relazione fra due medesimioggetti èsempre la medesima; ma la giustizia umanao siapoliticanon essendo che una relazione fra l'azione e lo stato variodella societàpuò variare a misura che diventanecessaria o utile alla società quell'azionené ben sidiscerne se non da chi analizzi i complicati emutabilissimi rapportidelle civili combinazioni. Sí tosto che questi principiiessenzialmente distinti vengano confusinon v'è piúsperanzadi ragionar bene nelle materie pubbliche. Spetta a' teologi lostabilire i confini del giusto e dell'ingiustoper ciò cheriguardal'intrinseca malizia o bontà dell'atto; lo stabilire irapporti del giusto e dell'ingiusto politicocioè dell'utileo del danno della societàspetta al pubblicista; né unoggetto può mai pregiudicare all'altropoiché ognunvede quanto la virtú puramente politica debba cedereallaimmutabile virtú emanata da Dio.

Chiunquelo ripetovolesse onorarmi delle sue critichenon cominci dunquedal supporre in me principii distruttori o della virtú odellareligionementre ho dimostrato tali non essere i miei principiiein vece di farmi incredulo o sedizioso procuri di ritrovarmicattivologico o inavveduto politico; non tremi ad ogni proposizione chesostenga gl'interessi dell'umanità; mi convinca o dellainutilitào del danno politico che nascer ne potrebbe dai mieiprincipiimi faccia vedere il vantaggio delle pratiche ricevute. Hodato unpubblico testimonio della mia religione e della sommissione almio sovrano colla risposta alle Note ed osservazioni; il rispondereadulteriori scritti simili a quelle sarebbe superfluo; ma chiunquescriverà con quella decenza che si conviene a uomini onesti econ queilumi che mi dispensino dal provare i primi principiidiqualunque carattere essi sianotroverà in me non tanto unuomo che cerca dirispondere quanto un pacifico amatore della verità.




INTRODUZIONE

Gliuomini lasciano per lo piú in abbandono i piúimportanti regolamenti alla giornaliera prudenza o alla discrezionedi quellil'interesse de' quali è di opporsi alle piúprovide leggi che per natura rendono universali i vantaggi eresistono a quello sforzo per cuitendono a condensarsi in pochiriponendo da una parte il colmo della potenza e della felicitàe dall'altra tutta la debolezza e lamiseria. Perciò se nondopo esser passati framezzo mille errori nelle cose piúessenziali alla vita ed alla libertàdopo unastanchezza disoffrire i maligiunti all'estremonon s'inducono a rimediare aidisordini che gli opprimonoe a riconoscere le piúpalpabiliveritàle quali appunto sfuggono per la semplicitàloro alle menti volgarinon avvezze ad analizzare gli oggettimaariceverne le impressioni tutte di un pezzopiú pertradizione che per esame.

Apriamole istorie e vedremo che le leggiche pur sono o dovrebbon esserpatti di uomini liberinon sono state per lo piú chelostromento delle passioni di alcuni pochio nate da una fortuita epasseggiera necessità; non già dettate da un freddoesaminatoredella natura umanache in un sol punto concentrasse leazioni di una moltitudine di uominie le considerasse in questopunto divista: la massima felicità divisa nel maggior numero.Felici sono quelle pochissime nazioniche non aspettarono che illento motodelle combinazioni e vicissitudini umane facesse succedereall'estremità de' mali un avviamento al benema neaccelerarono ipassaggi intermedi con buone leggi; e merita lagratitudine degli uomini quel filosofo ch'ebbe il coraggiodall'oscuro e disprezzatosuo gabinetto di gettare nella moltitudine iprimi semi lungamente infruttuosi delle utili verità.

Sisono conosciute le vere relazioni fra il sovrano e i sudditiefralle diverse nazioni; il commercio si è animato all'aspettodelle veritàfilosofiche rese comuni colla stampae si èaccesa fralle nazioni una tacita guerra d'industria la piúumana e la piú degna di uominiragionevoli. Questi sono fruttiche si debbono alla luce di questo secoloma pochissimi hannoesaminata e combattuta la crudeltàdelle pene e l'irregolaritàdelle procedure criminaliparte di legislazione cosíprincipale e cosí trascurata in quasi tuttal'Europapochissimirimontando ai principii generaliannientaronogli errori accumulati di piú secolifrenando almenoconquella sola forzache hanno le verità conosciuteil troppolibero corso della mal diretta potenzache ha dato fin ora un lungoed autorizzato esempiodi fredda atrocità. E pure i gemiti deidebolisacrificati alla crudele ignoranza ed alla ricca indolenzaibarbari tormenti con prodiga einutile severità moltiplicatiper delitti o non provati o chimericila squallidezza e gli orrorid'una prigioneaumentati dal piú crudelecarnefice dei miseril'incertezzadoveano scuotere quella sorta di magistrati che guidanole opinioni delle menti umane.

L'immortalePresidente di Montesquieu ha rapidamente scorso su di questa materia.L'indivisibile verità mi ha forzato a seguire letracceluminose di questo grand'uomoma gli uomini pensatoripe' qualiscrivosapranno distinguere i miei passi dai suoi. Mefortunatosepotrò ottenerecom'essoi segreti ringraziamenti deglioscuri e pacifici seguaci della ragionee se potrò inspirarequeldolce fremito con cui le anime sensibili rispondono a chisostiene gl'interessi della umanità!



Cap.1

ORIGINEDELLE PENE


Leleggi sono le condizionicolle quali uomini indipendenti ed isolatisi unirono in societàstanchi di vivere in un continuo statodiguerra e di godere una libertà resa inutile dall'incertezzadi conservarla. Essi ne sacrificarono una parte per goderne ilrestante consicurezza e tranquillità. La somma di tutte questeporzioni di libertà sacrificate al bene di ciascheduno formala sovranità di unanazioneed il sovrano è illegittimo depositario ed amministratore di quelle; ma non bastava ilformare questo depositobisognavadifenderlo dalle privateusurpazioni di ciascun uomo in particolareil quale cerca sempre ditogliere dal deposito non solo la propriaporzionema usurparsiancora quella degli altri. Vi volevano de' motivi sensibili chebastassero a distogliere il dispotico animo diciascun uomo dalrisommergere nell'antico caos le leggi della società. Questimotivi sensibili sono le pene stabilite controagl'infrattori delleleggi. Dico sensibili motiviperché la sperienza ha fattovedere che la moltitudine non adotta stabili principii dicondottanési allontana da quel principio universale di dissoluzionechenell'universo fisico e morale si osservase non con motivicheimmediatamente percuotono i sensi e che di continuo si affaccianoalla mente per contrabilanciare le forti impressioni dellepassioniparziali che si oppongono al bene universale: né l'eloquenzané le declamazioninemmeno le piú sublimi veritàsonobastate a frenare per lungo tempo le passioni eccitate dalle vivepercosse degli oggetti presenti.



Cap.2

DIRITTODI PUNIRE


Ognipena che non derivi dall'assoluta necessitàdice il grandeMontesquieuè tirannica; proposizione che si puòrendere piúgenerale cosí: ogni atto di autoritàdi uomo a uomo che non derivi dall'assoluta necessità ètirannico. Ecco dunque sopra di che èfondato il diritto delsovrano di punire i delitti: sulla necessità di difendere ildeposito della salute pubblica dalle usurpazioniparticolari; e tantopiú giuste sono le penequanto piú sacra edinviolabile è la sicurezzae maggiore la libertà cheil sovranoconserva ai sudditi. Consultiamo il cuore umano e in essotroveremo i principii fondamentali del vero diritto del sovrano dipunire idelittipoiché non è da sperarsi alcunvantaggio durevole dalla politica morale se ella non sia fondata su isentimenti indelebilidell'uomo. Qualunque legge devii da questiincontrerà sempre una resistenza contraria che vince allafinein quella maniera che unaforza benché minimase siacontinuamente applicatavince qualunque violento moto comunicato adun corpo.

Nessunuomo ha fatto il dono gratuito di parte della propria libertàin vista del ben pubblico; questa chimera non esiste che ne'romanzi;se fosse possibileciascuno di noi vorrebbe che i patti che leganogli altrinon ci legassero; ogni uomo si fa centro di tuttelecombinazioni del globo.

Lamoltiplicazione del genere umanopiccola per se stessama di tropposuperiore ai mezzi che la sterile ed abbandonata naturaoffriva persoddisfare ai bisogni che sempre piú s'incrocicchiavano tra dilororiuní i primi selvaggi. Le prime unioniformarononecessariamente le altre per resistere alle primee cosílo stato di guerra trasportossi dall'individuo alle nazioni.

Fudunque la necessità che costrinse gli uomini a cedere partedella propria libertà: egli è adunque certo checiascuno non ne vuolmettere nel pubblico deposito che la minimaporzion possibilequella sola che basti a indurre gli altri adifenderlo. L'aggregato diqueste minime porzioni possibili forma ildiritto di punire; tutto il di piú è abuso e nongiustiziaè fattoma non già diritto. Osservateche laparola diritto non è contradittoria alla parola forzama laprima è piuttosto una modificazione della secondacioèlamodificazione piú utile al maggior numero. E per giustiziaio non intendo altro che il vincolo necessario per tenere unitigl'interessiparticolariche senz'esso si scioglierebbono nell'anticostato d'insociabilità; tutte le pene che oltrepassano lanecessità diconservare questo vincolo sono ingiuste di lornatura. Bisogna guardarsi di non attaccare a questa parola giustizial'idea di qualchecosa di realecome di una forza fisicao di unessere esistente; ella è una semplice maniera di concepiredegli uominimaniera cheinfluisce infinitamente sulla felicitàdi ciascuno; nemmeno intendo quell'altra sorta di giustizia che èemanata da Dio e che ha i suoiimmediati rapporti colle pene ericompense della vita avvenire.


Cap.3

CONSEGUENZE


Laprima conseguenza di questi principii è che le sole leggipossono decretar le pene su i delittie quest'autorità nonpuò risedereche presso il legislatoreche rappresenta tuttala società unita per un contratto sociale; nessun magistrato(che è parte di società)può con giustiziainfligger pene contro ad un altro membro della societàmedesima. Ma una pena accresciuta al di là dal limitefissatodalle leggi è la pena giusta piú un'altra pena; dunquenon può un magistratosotto qualunque pretesto di zelo o dibenpubblicoaccrescere la pena stabilita ad un delinquentecittadino.

Laseconda conseguenza è che se ogni membro particolare èlegato alla societàquesta è parimente legata con ognimembroparticolare per un contratto che di sua natura obbliga le dueparti. Questa obbligazioneche discende dal trono fino allacapannache lega egualmente e il piú grande e il piúmiserabile fra gli uomininon altro significa se non che èinteresse di tutti che i patti utilial maggior numero sianoosservati. La violazione anche di un solocomincia ad autorizzarel'anarchia. Il sovranoche rappresenta lasocietà medesimanon può formare che leggi generali che obblighino tutti imembrima non già giudicare che uno abbia violato ilcontrattosocialepoiché allora la nazione si dividerebbe in due partiuna rappresentata dal sovranoche asserisce la violazionedelcontrattoe l'altra dall'accusatoche la nega. Egli èdunque necessario che un terzo giudichi della verità delfatto. Ecco la necessitàdi un magistratole di cui sentenzesieno inappellabili e consistano in mere assersioni o negative difatti particolari. La terzaconseguenza è che quando siprovasse che l'atrocità delle penese non immediatamenteopposta al ben pubblico ed al finemedesimo d'impedire i delittifosse solamente inutileanche in questo caso essa sarebbe non solocontraria a quelle virtú beneficheche sono l'effetto d'unaragione illuminata che preferisce il comandare ad uomini felici piúche a una greggia di schiavinella quale sifaccia una perpetuacircolazione di timida crudeltàma lo sarebbe alla giustiziaed alla natura del contratto sociale medesimo.



Cap.4

INTERPETRAZIONEDELLE LEGGI


Quartaconseguenza. Nemmeno l'autorità d'interpetrare le leggi penalipuò risedere presso i giudici criminali per la stessaragioneche non sono legislatori. I giudici non hanno ricevuto leleggi dagli antichi nostri padri come una tradizione domestica eduntestamento che non lasciasse ai posteri che la cura d'ubbidiremale ricevono dalla vivente societào dal sovranorappresentatore diessacome legittimo depositario dell'attualerisultato della volontà di tutti; le ricevono non comeobbligazioni d'un antico giuramentonulloperché legavavolontà non esistentiiniquoperché riduceva gliuomini dallo stato di società allo stato di mandramacomeeffetti di un tacito o espresso giuramentoche le volontàriunite dei viventi sudditi hanno fatto al sovranocome vincolinecessari perfrenare e reggere l'intestino fermento degl'interessiparticolari. Quest'è la fisica e reale autorità delleleggi. Chi sarà dunque illegittimo interpetre della legge? Ilsovranocioè il depositario delle attuali volontà dituttio il giudiceil di cui ufficio è solol'esaminare se iltal uomo abbia fatto o no un'azione contraria alle leggi?

Inogni delitto si deve fare dal giudice un sillogismo perfetto: lamaggiore dev'essere la legge generalela minore l'azione conformeono alla leggela conseguenza la libertà o la pena. Quando ilgiudice sia costrettoo voglia fare anche soli due sillogismisiapre laporta all'incertezza.

Nonv'è cosa piú pericolosa di quell'assioma comune chebisogna consultare lo spirito della legge. Questo è un arginerotto altorrente delle opinioni. Questa veritàche sembra unparadosso alle menti volgaripiú percosse da un piccoldisordine presente chedalle funeste ma rimote conseguenze che nasconoda un falso principio radicato in una nazionemi sembra dimostrata.Le nostrecognizioni e tutte le nostre idee hanno una reciprocaconnessione; quanto piú sono complicatetanto piúnumerose sono le stradeche ad esse arrivano e partono. Ciascun uomoha il suo punto di vistaciascun uomo in differenti tempi ne ha undiverso. Lo spiritodella legge sarebbe dunque il risultato di unabuona o cattiva logica di un giudicedi una facile o malsanadigestionedipenderebbedalla violenza delle sue passionidalladebolezza di chi soffredalle relazioni del giudice coll'offeso e datutte quelle minime forzeche cangiano le apparenze di ogni oggettonell'animo fluttuante dell'uomo. Quindi veggiamo la sorte di uncittadino cambiarsi spessevolte nel passaggio che fa a diversitribunalie le vite de' miserabili essere la vittima dei falsiraziocini o dell'attuale fermento degliumori d'un giudiceche prendeper legittima interpetrazione il vago risultato di tutta quellaconfusa serie di nozioni che gli muove lamente. Quindi veggiamo glistessi delitti dallo stesso tribunale puniti diversamente in diversitempiper aver consultato non lacostante e fissa voce della leggema l'errante instabilità delle interpetrazioni.

Undisordine che nasce dalla rigorosa osservanza della lettera di unalegge penale non è da mettersi in confronto coi disordinichenascono dalla interpetrazione. Un tal momentaneo inconvenientespinge a fare la facile e necessaria correzione alle paroledellaleggeche sono la cagione dell'incertezzama impedisce lafatale licenza di ragionareda cui nascono le arbitrarie evenalicontroversie. Quando un codice fisso di leggiche si debbonoosservare alla letteranon lascia al giudice altra incombenza chediesaminare le azioni de' cittadinie giudicarle conformi o difformialla legge scrittaquando la norma del giusto e dell'ingiustochedeve dirigere le azioni sí del cittadino ignorante come delcittadino filosofonon è un affare di controversiama difattoallora i sudditinon sono soggetti alle piccole tirannie dimoltitanto piú crudeli quanto è minore la distanzafra chi soffre e chi fa soffrirepiú fataliche quelle di unsoloperché il dispotismo di molti non è correggibileche dal dispotismo di un solo e la crudeltà di un dispoticoèproporzionata non alla forzama agli ostacoli. Cosíacquistano i cittadini quella sicurezza di loro stessi che ègiusta perché è loscopo per cui gli uomini stanno insocietàche è utile perché gli mette nel casodi esattamente calcolare gl'inconvenienti di unmisfatto. Egli èvero altresí che acquisteranno uno spirito d'indipendenzamanon già scuotitore delle leggi e ricalcitrante a'supremimagistratibensí a quelli che hanno osato chiamare colsacro nome di virtú la debolezza di cedere alle lorointeressate o capriccioseopinioni. Questi principii spiaceranno acoloro che si sono fatto un diritto di trasmettere agl'inferiori icolpi della tirannia che hannoricevuto dai superiori. Dovrei tuttotemerese lo spirito di tirannia fosse componibile collo spirito dilettura.




Cap.5

OSCURITA`DELLE LEGGI


Sel'interpetrazione delle leggi è un maleegli èevidente esserne un altro l'oscurità che strascina seconecessariamentel'interpetrazionee lo sarà grandissimo se leleggi sieno scritte in una lingua straniera al popoloche lo ponganella dipendenza dialcuni pochinon potendo giudicar da se stessoqual sarebbe l'esito della sua libertào dei suoi membriinuna lingua che formi diun libro solenne e pubblico un quasi privato edomestico. Che dovremo pensare degli uominiriflettendo esser questol'inveteratocostume di buona parte della colta ed illuminata Europa!Quanto maggiore sarà il numero di quelli che intenderanno eavranno frallemani il sacro codice delle leggitanto men frequentisaranno i delittiperché non v'ha dubbio che l'ignoranza el'incertezza delle peneaiutino l'eloquenza delle passioni.

Unaconseguenza di quest'ultime riflessioni è che senza lascrittura una società non prenderà mai una forma fissadi governoin cuila forza sia un effetto del tutto e non delle partie in cui le leggiinalterabili se non dalla volontà generalenon si corrompanopassando per la folla degl'interessi privati.L'esperienza e la ragione ci hanno fatto vedere che la probabilitàe la certezza delletradizioni umane si sminuiscono a misura che siallontanano dalla sorgente. Che se non esiste uno stabile monumentodel pattosocialecome resisteranno le leggi alla forza inevitabiledel tempo e delle passioni?

Daciò veggiamo quanto sia utile la stampache rende ilpubblicoe non alcuni pochidepositario delle sante leggie quantoabbiadissipato quello spirito tenebroso di cabala e d'intrigo chesparisce in faccia ai lumi ed alle scienze apparentemente disprezzateerealmente temute dai seguaci di lui. Questa è la cagionepercui veggiamo sminuita in Europa l'atrocità de' delitti chefacevanogemere gli antichi nostri padrii quali diventavano avicenda tiranni e schiavi. Chi conosce la storia di due o tre secolifae la nostrapotrà vedere come dal seno del lusso e dellamollezza nacquero le piú dolci virtúl'umanitàla beneficenzala tolleranza degli erroriumani. Vedrà qualifurono gli effetti di quella che chiamasi a torto antica semplicitàe buona fede: l'umanità gemente sottol'implacabilesuperstizionel'avarizial'ambizione di pochi tinger di sangueumano gli scrigni dell'oro e i troni dei regli occultitradimentile pubbliche stragiogni nobile tiranno della plebei ministridella verità evangelica lordando di sangue le mani cheognigiorno toccavano il Dio di mansuetudinenon sono l'opera diquesto secolo illuminatoche alcuni chiamano corrotto.



Cap.6

PROPORZIONEFRA I DELITTI E LE PENE


Nonsolamente è interesse comune che non si commettano delittimache siano piú rari a proporzione del male che arrecanoallasocietà. Dunque piú forti debbono essere gliostacoli che risospingono gli uomini dai delitti a misura che sonocontrari al benpubblicoed a misura delle spinte che gli portano aidelitti. Dunque vi deve essere una proporzione fra i delitti e lepene.

Èimpossibile di prevenire tutti i disordini nell'universalcombattimento delle passioni umane. Essi crescono in ragionecompostadella popolazione e dell'incrocicchiamento degl'interessiparticolari che non è possibile dirigere geometricamente allapubblica utilità.

All'esattezzamatematica bisogna sostituire nell'aritmetica politica il calcolodelle probabilità. Si getti uno sguardo sulle storie esivedranno crescere i disordini coi confini degl'imperiescemandonell'istessa proporzione il sentimento nazionalela spinta versoidelitti cresce in ragione dell'interesse che ciascuno prende aidisordini medesimi: perciò la necessità di aggravare lepene si va perquesto motivo sempre piú aumentando.

Quellaforza simile alla gravitàche ci spinge al nostro ben esserenon si trattiene che a misura degli ostacoli che gli sono opposti.

Glieffetti di questa forza sono la confusa serie delle azioni umane: sequeste si urtano scambievolmente e si offendonole peneche iochiamerei ostacoli politicine impediscono il cattivo effetto senzadistruggere la causa impellenteche è la sensibilitàmedesimainseparabile dall'uomoe il legislatore fa come l'abile architettodi cui l'officio è di opporsi alle direzioni rovinosedellagravità e di far conspirare quelle che contribuisconoalla forza dell'edificio.

Datala necessità della riunione degli uominidati i pattichenecessariamente risultano dalla opposizione medesimadegl'interessiprivatitrovasi una scala di disordinidei quali ilprimo grado consiste in quelli che distruggono immediatamente lasocietàe l'ultimonella minima ingiustizia possibile fatta aiprivati membri di essa. Tra questi estremi sono comprese tutte leazioni opposte al benpubblicoche chiamansi delittie tutte vannoper gradi insensibilidecrescendo dal piú sublime al piúinfimo. Se la geometria fosseadattabile alle infinite ed oscurecombinazioni delle azioni umanevi dovrebbe essere una scalacorrispondente di penechediscendesse dalla piú forte allapiú debole: ma basterà al saggio legislatore disegnarne i punti principalisenza turbar l'ordinenondecretando aidelitti del primo grado le pene dell'ultimo. Se vi fosse una scalaesatta ed universale delle pene e dei delittiavremmouna probabile ecomune misura dei gradi di tirannia e di libertàdel fondo diumanità o di malizia delle diverse nazioni.

Qualunqueazione non compresa tra i due sovraccennati limiti non puòessere chiamata delittoo punita come talese non da coloroche vitrovano il loro interesse nel cosí chiamarla. La incertezza diquesti limiti ha prodotta nelle nazioni una morale che contradiceallalegislazione; piú attuali legislazioni che si escludonoscambievolmente; una moltitudine di leggi che espongono il piúsaggio allepene piú rigorosee però resi vaghi efluttuanti i nomi di vizio e di virtúe però natal'incertezza della propria esistenzache produce illetargo ed ilsonno fatale nei corpi politici. Chiunque leggerà con occhiofilosofico i codici delle nazioni e i loro annalitroveràquasisempre i nomi di vizio e di virtúdi buon cittadino o direo cangiarsi colle rivoluzioni dei secolinon in ragione dellemutazioni cheaccadono nelle circostanze dei paesie per conseguenzasempre conformi all'interesse comunema in ragione delle passioniedegli errori che successivamente agitarono i differenti legislatori.Vedrà bene spesso che le passioni di un secolo sono la basedellamorale dei secoli futuriche le passioni fortifiglie delfanatismo e dell'entusiasmoindebolite e rosedirò cosídal tempoche riducetutti i fenomeni fisici e morali all'equilibriodiventano a poco a poco la prudenza del secolo e lo strumento utilein mano del forte edell'accorto. In questo modo nacquero leoscurissime nozioni di onore e di virtúe tali sono perchési cambiano colle rivoluzioni deltempo che fa sopravvivere i nomialle cosesi cambiano coi fiumi e colle montagne che sono benespesso i confininon solo dellafisicama della morale geografia.

Seil piacere e il dolore sono i motori degli esseri sensibilise tra imotivi che spingono gli uomini anche alle piú sublimioperazionifurono destinati dall'invisibile legislatore il premio ela penadalla inesatta distribuzione di queste ne nasceràquella tanto menoosservata contradizionequanto piú comuneche le pene puniscano i delitti che hanno fatto nascere. Se una penauguale èdestinata a due delitti che disugualmente offendono lasocietàgli uomini non troveranno un piú forteostacolo per commettere ilmaggior delittose con esso vi trovinounito un maggior vantaggio.



Cap.7

ERRORINELLA MISURA DELLE PENE


Leprecedenti riflessioni mi danno il diritto di asserire che l'unica evera misura dei delitti è il danno fatto alla nazionee peròerraronocoloro che credettero vera misura dei delitti l'intenzione dichi gli commette. Questa dipende dalla impressione attuale deglioggetti edalla precedente disposizione della mente: esse variano intutti gli uomini e in ciascun uomocolla velocissima successionedelleideedelle passioni e delle circostanze. Sarebbe dunquenecessario formare non solo un codice particolare per ciascuncittadinoma una nuova legge ad ogni delitto. Qualche volta gliuomini colla migliore intenzione fanno il maggior male alla società;e alcunealtre volte colla piú cattiva volontà ne fannoil maggior bene.

Altrimisurano i delitti piú dalla dignità della personaoffesa che dalla loro importanza riguardo al ben pubblico. Se questafosse lavera misura dei delittiuna irriverenza all'Essere degliesseri dovrebbe piú atrocemente punirsi che l'assassinio d'unmonarcalasuperiorità della natura essendo un infinitocompenso alla differenza dell'offesa.

Finalmentealcuni pensarono che la gravezza del peccato entrasse nella misuradei delitti. La fallacia di questa opinione risalteràagliocchi d'un indifferente esaminatore dei veri rapporti tra uominie uominie tra uomini e Dio. I primi sono rapporti di uguaglianza.Lasola necessità ha fatto nascere dall'urto delle passioni edalle opposizioni degl'interessi l'idea della utilità comuneche è la basedella giustizia umana; i secondi sono rapporti didipendenza da un Essere perfetto e creatoreche si èriserbato a sé solo il diritto diessere legislatore e giudicenel medesimo tempoperché egli solo può esserlo senzainconveniente. Se ha stabilito pene eterne achi disobbedisce alla suaonnipotenzaqual sarà l'insetto che oserà supplirealla divina giustiziache vorrà vendicare l'Essere chebasta ase stessoche non può ricevere dagli oggetti impressionealcuna di piacere o di doloree che solo tra tutti gli esseriagiscesenza reazione? La gravezza del peccato dipende dallaimperscrutabile malizia del cuore. Questa da esseri finiti non puòsenzarivelazione sapersi. Come dunque da questa si prenderànorma per punire i delitti? Potrebbono in questo caso gli uominipunirequando Iddio perdonae perdonare quando Iddio punisce. Se gliuomini possono essere in contradizionecoll'Onnipossentenell'offenderlopossono anche esserlo col punire.



Cap.8

DIVISIONEDEI DELITTI


Abbiamoveduto qual sia la vera misura dei delitticioè il dannodella società. Questa è una di quelle palpabili veritàchequantunquenon abbian bisogno né di quadrantinédi telescopi per essere scopertema sieno alla portata di ciascunmediocre intellettopureper una maravigliosa combinazione dicircostanze non sono con decisa sicurezza conosciute che da alcunipochi pensatoriuominid'ogni nazione e d'ogni secolo. Ma le opinioniasiatichema le passioni vestite d'autorità e di poterehannola maggior parte dellevolte per insensibili spintealcunepoche per violente impressioni sulla timida credulità degliuominidissipate le semplici nozioniche forse formavano la primafilosofia delle nascenti società ed a cui la luce di questosecolo sembra che ci riconducacon quellamaggior fermezza peròche può essere somministrata da un esame geometricoda millefuneste sperienze e dagli ostacolimedesimi. Or l'ordine cicondurrebbe ad esaminare e distinguere tutte le differenti sorte didelitti e la maniera di punirglise lavariabile natura di essi perle diverse circostanze dei secoli e dei luoghi non ci obbligasse adun dettaglio immenso e noioso. Mibasterà indicare i principiipiú generali e gli errori piú funesti e comuni perdisingannare sí quelli che per un mal inteso amore dilibertàvorrebbono introdurre l'anarchiacome coloro che amerebbero ridurregli uomini ad una claustrale regolarità.

Alcunidelitti distruggono immediatamente la societào chi larappresenta; alcuni offendono la privata sicurezza di un cittadinonellavitanei benio nell'onore; alcuni altri sono azioni contrariea ciò che ciascuno è obbligato dalle leggi di fareonon farein vista delben pubblico. I primiche sono i massimidelittiperché piú dannosison quelli che chiamansidi lesa maestà. La sola tirannia el'ignoranzache confondonoi vocaboli e le idee piú chiarepossono dar questo nomeeper conseguenza la massima penaa' delittidi differente naturaerendere cosí gli uominicome in mille altre occasionivittime di una parola. Ogni delittobenché privatooffende lasocietàma ogni delitto non ne tenta la immediatadistruzione. Le azioni moralicome le fisichehanno la lorosferalimitata di attività e sono diversamente circonscrittecome tutti i movimenti di naturadal tempo e dallo spazio; e peròla solacavillosa interpetrazioneche è per l'ordinario lafilosofia della schiavitùpuò confondere ciòche dall'eterna verità fu con immutabilirapporti distinto.

Dopoquesti seguono i delitti contrari alla sicurezza di ciascunparticolare. Essendo questo il fine primario di ognilegittimaassociazionenon può non assegnarsi alla violazionedel dritto di sicurezza acquistato da ogni cittadino alcuna dellepene piúconsiderabili stabilita dalle leggi.

L'opinioneche ciaschedun cittadino deve avere di poter fare tutto ciòche non è contrario alle leggi senza temerne altroinconvenienteche quello che può nascere dall'azione medesimaquesto è il dogma politico che dovrebb'essere dai popolicreduto e dai supremimagistrati colla incorrotta custodia delle leggipredicato; sacro dogmasenza di cui non vi può esserelegittima societàgiustaricompensa del sacrificio fatto dagliuomini di quell'azione universale su tutte le cose che ècomune ad ogni essere sensibileelimitata soltanto dalle proprieforze. Questo forma le libere anime e vigorose e le mentirischiaratricirende gli uomini virtuosima diquella virtúche sa resistere al timoree non di quella pieghevole prudenzadegna solo di chi può soffrire un'esistenza precariaedincerta. Gli attentati dunque contro la sicurezza e libertàdei cittadini sono uno de' maggiori delittie sotto questa classecadono nonsolo gli assassinii e i furti degli uomini plebeimaquelli ancora dei grandi e dei magistratil'influenza dei qualiagisce ad una maggiordistanza e con maggior vigoredistruggendo neisudditi le idee di giustizia e di doveree sostituendo quella deldiritto del piú fortepericoloso del pari in chi lo esercita ein chi lo soffre.



Cap.9

DELL'ONORE


V'èuna contradizione rimarcabile fralle leggi civiligelose custodi piúd'ogni altra cosa del corpo e dei beni di ciascun cittadinoeleleggi di ciò che chiamasi onoreche vi preferiscel'opinione. Questa parola onore è una di quelle che ha servitodi base a lunghi ebrillanti ragionamentisenza attaccarvi verunaidea fissa e stabile. Misera condizione delle menti umane che lelontanissime e menoimportanti idee delle rivoluzioni dei corpicelesti sieno con piú distinta cognizione presenti che levicine ed importantissime nozionimoralifluttuanti sempre e confusesecondo che i venti delle passioni le sospingono e l'ignoranzaguidata le riceve e le trasmette! Masparirà l'apparenteparadosso se si consideri che come gli oggetti troppo vicini agliocchi si confondonocosí la troppa vicinanzadelle idee moralifa che facilmente si rimescolino le moltissime idee semplici che lecompongonoe ne confondano le linee diseparazione necessarie allospirito geometrico che vuol misurare i fenomeni della umanasensibilità. E scemerà del tutto lamaraviglianell'indifferente indagatore delle cose umaneche sospetterànon esservi per avventura bisogno di tanto apparato dimoralenédi tanti legami per render gli uomini felici e sicuri.

Quest'onoredunque è una di quelle idee complesse che sono un aggregatonon solo d'idee semplicima d'idee parimentecomplicateche nelvario affacciarsi alla mente ora ammettono ed ora escludono alcunide' diversi elementi che le compongono; néconservano chealcune poche idee comunicome piú quantità complessealgebraiche ammettono un comune divisore. Per trovarquesto comunedivisore nelle varie idee che gli uomini si formano dell'onore ènecessario gettar rapidamente un colpo d'occhio sullaformazione dellesocietà. Le prime leggi e i primi magistrati nacquero dallanecessità di riparare ai disordini del fisico dispotismodiciascun uomo; questo fu il fine institutore della societàequesto fine primario si è sempre conservatorealmente o inapparenzaalla testa di tutti i codicianche distruttori; mal'avvicinamento degli uomini e il progresso delle loro cognizionihanno fatto nascereuna infinita serie di azioni e di bisognivicendevoli gli uni verso gli altrisempre superiori alla providenzadelle leggi ed inferioriall'attuale potere di ciascuno. Daquest'epoca cominciò il dispotismo della opinioneche eral'unico mezzo di ottenere dagli altri queibenie di allontanarnequei maliai quali le leggi non erano sufficienti a provvedere. El'opinione è quella che tormenta il saggio ed ilvolgarecheha messo in credito l'apparenza della virtú al di sopra dellavirtú stessache fa diventar missionario anche loscelleratoperché vi trova il proprio interesse. Quindi isuffragi degli uomini divennero non solo utilima necessariper noncadere al disotto delcomune livello. Quindi se l'ambizioso gliconquista come utilise il vano va mendicandoli come testimoni delproprio meritosi vedel'uomo d'onore esigerli come necessari.Quest'onore è una condizione che moltissimi uomini mettonoalla propria esistenza. Natodopo la formazione della societànon poté esser messo nel comune depositoanzi è uninstantaneo ritorno nello stato naturale euna sottrazione momentaneadella propria persona da quelle leggi che in quel caso non difendonobastantemente un cittadino.

Quindie nell'estrema libertà politica e nella estrema dipendenzaspariscono le idee dell'onoreo si confondono perfettamenteconaltre: perché nella prima il dispotismo delle leggi rendeinutile la ricerca degli altrui suffragi; nella secondaperchéil dispotismo degliuominiannullando l'esistenza civilegli riducead una precaria e momentanea personalità. L'onore èdunque uno dei principiifondamentali di quelle monarchie che sono undispotismo sminuitoe in esse sono quello che negli stati dispoticile rivoluzioniunmomento di ritorno nello stato di naturaed unricordo al padrone dell'antica uguaglianza.



Cap.10

DEIDUELLI


Daquesta necessità degli altrui suffragi nacquero i duelliprivatich'ebbero appunto la loro origine nell'anarchia delle leggi.Sipretendono sconosciuti all'antichitàforse perchégli antichi non si radunavano sospettosamente armati nei tempiineiteatri e cogliamici; forse perché il duello era uno spettacoloordinario e comune che i gladiatori schiavi ed avviliti davano alpopoloe gli uominiliberi sdegnavano d'esser creduti e chiamatigladiatori coi privati combattimenti. Invano gli editti di mortecontro chiunque accetta unduello hanno cercato estirpare questocostumeche ha il suo fondamento in ciò che alcuni uominitemono piú che la mortepoichéprivandolo degli altruisuffragil'uomo d'onore si prevede esposto o a divenire un esseremeramente solitariostato insoffribile ad unuomo socievoleovvero adivenire il bersaglio degl'insulti e dell'infamiache colla ripetutaloro azione prevalgono al pericolo dellapena. Per qual motivo ilminuto popolo non duella per lo piú come i grandi? Non soloperché è disarmatoma perché la necessitàdeglialtrui suffragi è meno comune nella plebe che in coloro cheessendo piú elevatisi guardano con maggior sospetto egelosia.

Nonè inutile il ripetere ciò che altri hanno scrittocioèche il miglior metodo di prevenire questo delitto è di punirel'aggressorecioèchi ha dato occasione al duellodichiarandoinnocente chi senza sua colpa è stato costretto a difendereciò che le leggi attuali nonassicuranocioèl'opinioneed ha dovuto mostrare a' suoi concittadini ch'egli temele sole leggi e non gli uomini.



Cap.11

DELLATRANQUILLITA' PUBBLICA


Finalmentetra i delitti della terza specie sono particolarmente quelli cheturbano la pubblica tranquillità e la quiete de'cittadinicome gli strepiti e i bagordi nelle pubbliche vie destinateal commercio ed al passeggio de' cittadinicome i fanatici sermonicheeccitano le facili passioni della curiosa moltitudinele qualiprendono forza dalla frequenza degli uditori e piú dall'oscuroe misteriosoentusiasmo che dalla chiara e tranquilla ragionelaquale mai non opera sopra una gran massa d'uomini.

Lanotte illuminata a pubbliche spesele guardie distribuite ne'differenti quartieri della cittài semplici e morali discorsidellareligione riserbati al silenzio ed alla sacra tranquillitàdei tempii protetti dall'autorità pubblicale arringhedestinate a sosteneregl'interessi privati e pubblici nelle adunanzedella nazionenei parlamenti o dove risieda la maestà delsovranosono tutti mezziefficaci per prevenire il pericolosoaddensamento delle popolari passioni. Questi formano un ramoprincipale della vigilanza delmagistratoche i francesi chiamanodella police; ma se questo magistrato operasse con leggi arbitrarie enon istabilite da un codiceche giri fralle mani di tutti i cittadinisi apre una porta alla tiranniache sempre circonda tutti i confinidella libertà politica. Io nontrovo eccezione alcuna aquest'assioma generaleche ogni cittadino deve sapere quando sia reoo quando sia innocente. Se icensorie in genere i magistratiarbitrarisono necessari in qualche governociò nasce dalladebolezza della sua costituzionee nondalla natura di governo beneorganizzato. L'incertezza della propria sorte ha sacrificate piúvittime all'oscura tirannia che non lapubblica e solenne crudeltà.Essa rivolta gli animi piú che non gli avvilisce. Il verotiranno comincia sempre dal regnare sull'opinioneche previene ilcoraggioil quale solo può risplendere o nella chiara lucedella veritào nel fuoco delle passionio nell'ignoranzadelpericolo.

Maquali saranno le pene convenienti a questi delitti? La morte èella una pena veramente utile e necessaria per la sicurezza e pelbuonordine della società? La tortura e i tormenti sono eglinogiustie ottengon eglino il fine che si propongono le leggi? Qual èlamiglior maniera di prevenire i delitti? Le medesime pene sonoelleno egualmente utili in tutt'i tempi? Qual influenza hanno esse suicostumi? Questi problemi meritano di essere sciolti con quellaprecisione geometrica a cui la nebbia dei sofismilaseduttriceeloquenza ed il timido dubbio non posson resistere. Se ionon avessi altro merito che quello di aver presentato il primoall'Italia conqualche maggior evidenza ciò che altre nazionihanno osato scrivere e cominciano a praticareio mi stimereifortunato; ma sesostenendo i diritti degli uomini e dell'invincibileverità contribuissi a strappare dagli spasimi e dalle angoscedella morte qualchevittima sfortunata della tirannia odell'ignoranzaugualmente fatalele benedizioni e le lagrime anched'un solo innocente nei trasportidella gioia mi consolerebbero daldisprezzo degli uomini.



Cap.12

FINEDELLE PENE


Dallasemplice considerazione delle verità fin qui esposte egli èevidente che il fine delle pene non è di tormentare edaffliggere unessere sensibilené di disfare un delitto giàcommesso. Può egli in un corpo politicocheben lungi diagire per passioneè iltranquillo moderatore delle passioniparticolaripuò egli albergare questa inutile crudeltàstromento del furore e del fanatismo o deideboli tiranni? Le stridadi un infelice richiamano forse dal tempo che non ritorna le azionigià consumate? Il fine dunque non è altroche d'impedireil reo dal far nuovi danni ai suoi cittadini e di rimuovere gli altridal farne uguali. Quelle pene dunque e quel metodod'infliggerle deveesser prescelto cheserbata la proporzionefarà unaimpressione piú efficace e piú durevole sugli animidegliuominie la meno tormentosa sul corpo del reo.



Cap.13

DEITESTIMONI


Egliè un punto considerabile in ogni buona legislazione ildeterminare esattamente la credibilità dei testimoni e leprove del reato.

Ogniuomo ragionevolecioè che abbia una certa connessione nelleproprie idee e le di cui sensazioni sieno conformi a quelledeglialtri uominipuò essere testimonio. La vera misura delladi lui credibilità non è che l'interesse ch'egli ha didire o non dire il veroonde appare frivolo il motivo della debolezzanelle donnepuerile l'applicazione degli effetti della morte realealla civile nei condannatied incoerente la nota d'infamianegl'infami quando non abbiano alcun interesse di mentire. Lacredibilità dunque deve sminuirsi aproporzione dell'odioodell'amiciziao delle strette relazioni che passano tra lui e ilreo. Piú d'un testimonio è necessarioperchéfintantoche uno asserisce e l'altro nega niente v'è di certo e prevaleil diritto che ciascuno ha d'essere creduto innocente. Lacredibilitàdi un testimonio diviene tanto sensibilmente minore quanto piúcresce l'atrocità di un delitto o l'inverisimiglianzadellecircostanze; tali sono per esempio la magia e le azionigratuitamente crudeli. Egli è piú probabile che piúuomini mentiscano nellaprima accusaperché è piúfacile che si combini in piú uomini o l'illusionedell'ignoranza o l'odio persecutore di quello che un uomoeserciti unapotestà che Dio o non ha datoo ha tolto ad ogni esserecreato. Parimente nella secondaperché l'uomo non ècrudeleche a proporzione del proprio interessedell'odio o deltimore concepito. Non v'è propriamente alcun sentimentosuperfluo nell'uomo;egli è sempre proporzionale al risultatodelle impressioni fatte su i sensi. Parimente la credibilitàdi un testimonio può essere alcunavolta sminuitaquand'eglisia membro d'alcuna società privata di cui gli usi e lemassime siano o non ben conosciute o diverse dallepubbliche. Un taluomo ha non solo le propriema le altrui passioni.

Finalmenteè quasi nulla la credibilità del testimonio quando sifaccia delle parole un delittopoiché il tuonoil gestotutto ciò cheprecede e ciò che siegue le differentiidee che gli uomini attaccano alle stesse parolealterano emodificano in maniera i detti di unuomo che è quasiimpossibile il ripeterle quali precisamente furon dette. Di piúle azioni violenti e fuori dell'uso ordinarioquali sono iveridelittilascian traccia di sé nella moltitudine dellecircostanze e negli effetti che ne derivanoma le parole nonrimangono chenella memoria per lo piú infedele e spessosedotta degli ascoltanti. Egli è adunque di gran lunga piúfacile una calunnia sulle paroleche sulle azioni di un uomopoichédi questequanto maggior numero di circostanze si adducono in provatanto maggiori mezzi sisomministrano al reo per giustificarsi.



Cap.14

INDIZIE FORME DI GIUDIZI


Viè un teorema generale molto utile a calcolare la certezza diun fattoper esempio la forza degl'indizi di un reato. Quando leprovedi un fatto sono dipendenti l'una dall'altracioè quandogl'indizi non si provano che tra di loroquanto maggiori prove siadduconotanto è minore la probabilità del fattoperchéi casi che farebbero mancare le prove antecedenti fanno mancare lesusseguenti.

Quandole prove di un fatto tutte dipendono egualmente da una solailnumero delle prove non aumenta né sminuisce la probabilitàdelfattoperché tutto il loro valore si risolve nel valore diquella sola da cui dipendono. Quando le prove sono indipendentil'unadall'altracioè quando gli indizi si provano d'altrondeche da se stessiquanto maggiori prove si adduconotanto piúcresce laprobabilità del fattoperché la fallacia diuna prova non influisce sull'altra. Io parlo di probabilità inmateria di delittiche per meritarpena debbono esser certi. Masvanirà il paradosso per chi considera che rigorosamente lacertezza morale non è che unaprobabilitàmaprobabilità tale che è chiamata certezzaperchéogni uomo di buon senso vi acconsente necessariamente perunaconsuetudine nata dalla necessità di agireed anteriore adogni speculazione; la certezza che si richiede per accertare un uomoreoè dunque quella che determina ogni uomo nelle operazionipiú importanti della vita. Possono distinguersi le prove di unreato inperfette ed in imperfette. Chiamo perfette quelle cheescludono la possibilità che un tale non sia reochiamoimperfette quelle chenon la escludono. Delle prime anche una sola èsufficiente per la condannadelle seconde tante son necessariequante bastino aformarne una perfettavale a dire che se perciascuna di queste in particolare è possibile che uno non siareoper l'unione loro nelmedesimo soggetto è impossibile chenon lo sia. Notisi che le prove imperfette delle quali può ilreo giustificarsi e non lo faccia adovere divengono perfette. Maquesta morale certezza di prove è piú facile ilsentirla che l'esattamente definirla. Perciò io credoottimalegge quella che stabilisce assessori al giudice principale presidalla sortee non dalla sceltaperché in questo caso èpiúsicura l'ignoranza che giudica per sentimento che lascienza che giudica per opinione. Dove le leggi siano chiare eprecise l'officio diun giudice non consiste in altro che di accertareun fatto. Se nel cercare le prove di un delitto richiedesi abilitàe destrezzase nelpresentarne il risultato è necessariochiarezza e precisioneper giudicarne dal risultato medesimo non visi richiede che un sempliceed ordinario buon sensomeno fallace cheil sapere di un giudice assuefatto a voler trovar rei e che tuttoriduce ad un sistemafattizio imprestato da' suoi studi. Felice quellanazione dove le leggi non fossero una scienza! Ella èutilissima legge quella che ogniuomo sia giudicato dai suoi pariperchédove si tratta della libertà e della fortuna diun cittadinodebbono tacere quei sentimentiche inspira ladisuguaglianza; e quella superiorità con cui l'uomo fortunatoguarda l'infelicee quello sdegno con cui l'inferiore guardailsuperiorenon possono agire in questo giudizio. Ma quando il delittosia un'offesa di un terzoallora i giudici dovrebbono esseremetàpari del reometà pari dell'offeso; cosíessendobilanciato ogni interesse privato che modifica ancheinvolontariamente leapparenze degli oggettinon parlano che le leggie la verità. Egli è ancora conforme alla giustizia cheil reo escluder possa fino ad uncerto segno coloro che gli sonosospetti; e ciò concessoli senza contrasto per alcun temposembrerà quasi che il reo si condannida se stesso. Pubblicisiano i giudizie pubbliche le prove del reatoperchél'opinioneche è forse il solo cemento delle societàimpongaun freno alla forza ed alle passioniperché il popolo dicanoi non siamo schiavi e siamo difesisentimento che inspiracoraggioe che equivale ad un tributo per un sovrano che intende i suoi veriinteressi. Io non accennerò altri dettagli e cautelecherichiedono simili instituzioni. Niente avrei dettose fossenecessario dir tutto.



Cap.15

ACCUSESEGRETE


Evidentima consagrati disordinie in molte nazioni resi necessari per ladebolezza della constituzionesono le accuse segrete. Untal costumerende gli uomini falsi e coperti. Chiunque può sospettare divedere in altrui un delatorevi vede un inimico. Gli uominiallora siavvezzano a mascherare i propri sentimentiecoll'uso dinascondergli altruiarrivano finalmente a nascondergli aloromedesimi. Infelici gli uomini quando son giunti a questo segno:senza principii chiari ed immobili che gli guidinoerrano smarritiefluttuanti nel vasto mare delle opinionisempre occupati a salvarsidai mostri che gli minacciano; passano il momento presentesempreamareggiato dalla incertezza del futuro; privi dei durevoli piaceridella tranquillità e sicurezzaappena alcuni pochi diessisparsi qua e là nella trista loro vitacon fretta e condisordine divoratigli consolano d'esser vissuti. E di questi uominifaremo noigl'intrepidi soldati difensori della patria o del trono? Etra questi troveremo gl'incorrotti magistrati che con libera epatriotticaeloquenza sostengano e sviluppino i veri interessi delsovranoche portino al trono coi tributi l'amore e le benedizioni ditutti i cetid'uominie da questo rendano ai palagi ed alle capannela pacela sicurezza e l'industriosa speranza di migliorare lasorteutilefermento e vita degli stati?

Chipuò difendersi dalla calunnia quand'ella è armata dalpiú forte scudo della tiranniail segreto? Qual sorta digoverno è mai quellaove chi regge sospetta in ogni suo sudditoun nemico ed è costretto per il pubblico riposo di toglierlo aciascuno?

Qualisono i motivi con cui si giustificano le accuse e le pene segrete? Lasalute pubblicala sicurezza e il mantenimento dellaforma digoverno? Ma quale strana costituzionedove chi ha per sé laforzae l'opinione piú efficace di essateme d'ognicittadino?

L'indennitàdell'accusatore? Le leggi dunque non lo difendono abbastanza. E visaranno dei sudditi piú forti del sovrano! L'infamiadeldelatore? Dunque si autorizza la calunnia segreta e si punisce lapubblica! La natura del delitto? Se le azioni indifferentise ancheleutili al pubblico si chiamano delittile accuse e i giudizi nonsono mai abbastanza segreti. Vi possono essere delitticioèpubblicheoffesee che nel medesimo tempo non sia interesse di tuttila pubblicità dell'esempiocioè quella del giudizio?Io rispetto ognigovernoe non parlo di alcuno in particolare; tale èqualche volta la natura delle circostanze che può credersil'estrema rovina iltogliere un male allora quando ei sia inerente alsistema di una nazione; ma se avessi a dettar nuove leggiin qualcheangoloabbandonato dell'universoprima di autorizzare un talecostumela mano mi tremerebbee avrei tutta la posteritàdinanzi agli occhi.

Ègià stato detto dal Signor di Montesquieu che le pubblicheaccuse sono piú conformi alla repubblicadove il pubblicobene formardovrebbe la prima passione de' cittadiniche nellamonarchiadove questo sentimento è debolissimo per la naturamedesima delgovernodove è ottimo stabilimento il destinarede' commissariche in nome pubblico accusino gl'infrattori delleleggi. Ma ognigovernoe repubblicano e monarchicodeve alcalunniatore dare la pena che toccherebbe all'accusato.



Cap.16

DELLATORTURA


Unacrudeltà consacrata dall'uso nella maggior parte delle nazioniè la tortura del reo mentre si forma il processoo perconstringerloa confessare un delittoo per le contradizioni nellequali incorreo per la scoperta dei complicio per non so qualemetafisica edincomprensibile purgazione d'infamiao finalmente peraltri delitti di cui potrebbe esser reoma dei quali non èaccusato.

Unuomo non può chiamarsi reo prima della sentenza del giudicené la società può toglierli la pubblicaprotezionese non quandosia deciso ch'egli abbia violati i patti coiquali le fu accordata. Quale è dunque quel dirittose nonquello della forzache dia lapodestà ad un giudice di dareuna pena ad un cittadinomentre si dubita se sia reo o innocente?Non è nuovo questo dilemma: o ildelitto è certo oincerto; se certonon gli conviene altra pena che la stabilita dalleleggied inutili sono i tormentiperché inutile èlaconfessione del reo; se è incertoe' non devesi tormentareun innocenteperché tale è secondo le leggi un uomo idi cui delitti nonsono provati. Ma io aggiungo di piúch'egliè un voler confondere tutt'i rapporti l'esigere che un uomosia nello stesso tempoaccusatore ed accusatoche il dolore divengail crociuolo della veritàquasi che il criterio di essarisieda nei muscoli e nelle fibre diun miserabile. Questo è ilmezzo sicuro di assolvere i robusti scellerati e di condannare ideboli innocenti. Ecco i fatali inconvenientidi questo pretesocriterio di veritàma criterio degno di un cannibaleche iRomanibarbari anch'essi per piú d'un titoloriserbavanoaisoli schiavivittime di una feroce e troppo lodata virtú.

Qualè il fine politico delle pene? Il terrore degli altri uomini.Ma qual giudizio dovremo noi dare delle segrete e privatecarnificinechela tirannia dell'uso esercita su i rei esugl'innocenti? Egli è importante che ogni delitto palese nonsia impunitoma è inutile che siaccerti chi abbia commesso undelittoche sta sepolto nelle tenebre. Un male già fattoeda cui non v'è rimedionon può esserpunito dallasocietà politica che quando influisce sugli altri collalusinga dell'impunità. S'egli è vero che sia maggioreil numero degliuomini che o per timoreo per virtúrispettano le leggi che di quelli che le infrangonoil rischio ditormentare un innocente devevalutarsi tanto di piúquanto èmaggiore la probabilità che un uomo a dati uguali le abbiapiuttosto rispettate che disprezzate.

Unaltro ridicolo motivo della tortura è la purgazionedell'infamiacioè un uomo giudicato infame dalle leggi deveconfermare la suadeposizione collo slogamento delle sue ossa.Quest'abuso non dovrebbe esser tollerato nel decimottavo secolo. Sicrede che ildoloreche è una sensazionepurghi l'infamiache è un mero rapporto morale. È egli forse uncrociuolo? E l'infamia è forse un corpomisto impuro? Non èdifficile il rimontare all'origine di questa ridicola leggeperchégli assurdi stessi che sono da una nazione interaadottati hannosempre qualche relazione ad altre idee comuni e rispettate dallanazione medesima. Sembra quest'uso preso dalleidee religiose espiritualiche hanno tanta influenza su i pensieri degli uominisule nazioni e su i secoli. Un dogma infallibile ciassicura che lemacchie contratte dall'umana debolezza e che non hanno meritata l'iraeterna del grand'Esseredebbono da unfuoco incomprensibile esserpurgate; ora l'infamia è una macchia civilee come il doloreed il fuoco tolgono le macchie spirituali edincorporeeperchégli spasimi della tortura non toglieranno la macchia civile che èl'infamia? Io credo che la confessione del reochein alcunitribunali si esige come essenziale alla condannaabbia una originenon dissimileperché nel misterioso tribunale dipenitenza laconfessione dei peccati è parte essenziale del sagramento.Ecco come gli uomini abusano dei lumi piú sicuridellarivelazione; e siccome questi sono i soli che sussistono neitempi d'ignoranzacosí ad essi ricorre la docile umanitàin tutte leoccasioni e ne fa le piú assurde e lontaneapplicazioni. Ma l'infamia è un sentimento non soggetto néalle leggi né alla ragionemaalla opinione comune. La torturamedesima cagiona una reale infamia a chi ne è la vittima.Dunque con questo metodo si toglieràl'infamia dando l'infamia.

Ilterzo motivo è la tortura che si dà ai supposti reiquando nel loro esame cadono in contradizionequasi che il timoredella penal'incertezza del giudiziol'apparato e la maestàdel giudicel'ignoranzacomune a quasi tutti gli scellerati eagl'innocentinondebbano probabilmente far cadere in contradizione el'innocente che teme e il reo che cerca di coprirsi; quasi che lecontradizionicomuni agli uomini quando sono tranquillinon debbanomoltiplicarsi nella turbazione dell'animo tutto assorbito nelpensiero disalvarsi dall'imminente pericolo.

Questoinfame crociuolo della verità è un monumento ancoraesistente dell'antica e selvaggia legislazionequando eranochiamatigiudizi di Dio le prove del fuoco e dell'acqua bollente el'incerta sorte dell'armiquasi che gli anelli dell'eterna catenache è nel senodella prima cagionedovessero ad ogni momentoessere disordinati e sconnessi per li frivoli stabilimenti umani. Lasola differenzache passa fralla tortura e le prove del fuoco edell'acqua bollenteè che l'esito della prima sembradipendere dalla volontà del reoedelle seconde da un fattopuramente fisico ed estrinseco: ma questa differenza è soloapparente e non reale. È cosí poco libero ildire laverità fra gli spasimi e gli straziquanto lo era alloral'impedire senza frode gli effetti del fuoco e dell'acqua bollente.Ogni attodella nostra volontà è sempre proporzionatoalla forza della impressione sensibileche ne è la sorgente;e la sensibilità di ogni uomoè limitata. Dunquel'impressione del dolore può crescere a segno cheoccupandolatuttanon lasci alcuna libertà al torturato che disceglierela strada piú corta per il momento presenteonde sottrarsi dipena. Allora la risposta del reo è cosí necessaria comeleimpressioni del fuoco o dell'acqua. Allora l'innocente sensibile sichiamerà reoquando egli creda con ciò di far cessareil tormento.

Ognidifferenza tra essi sparisce per quel mezzo medesimoche si pretendeimpiegato per ritrovarla. È superfluo di raddoppiare illumecitando gl'innumerabili esempi d'innocenti che rei si confessaronoper gli spasimi della tortura: non vi è nazionenon vi èetàche non citi i suoima né gli uomini si cangianoné cavano conseguenze. Non vi è uomo che abbia spintole sue idee di là deibisogni della vitache qualche volta noncorra verso naturache con segrete e confuse voci a sé lochiama; l'usoil tiranno dellementilo rispinge e lo spaventa.L'esito dunque della tortura è un affare di temperamento e dicalcoloche varia in ciascun uomo inproporzione della sua robustezzae della sua sensibilità; tanto che con questo metodo unmatematico scioglierebbe meglio che ungiudice questo problema: datala forza dei muscoli e la sensibilità delle fibre d'uninnocentetrovare il grado di dolore che lo faràconfessar reodi un dato delitto.

L'esamedi un reo è fatto per conoscere la veritàma se questaverità difficilmente scuopresi all'ariaal gestoallafisonomia d'unuomo tranquillomolto meno scuoprirassi in un uomo incui le convulsioni del dolore alterano tutti i segniper i quali dalvolto dellamaggior parte degli uomini traspira qualche voltaloromalgradola verità. Ogni azione violenta confonde e fasparire le minimedifferenze degli oggetti per cui si distingue talorail vero dal falso.

Questeverità sono state conosciute dai romani legislatoripresso iquali non trovasi usata alcuna tortura che su i soli schiaviaiqualiera tolta ogni personalità; queste dall'Inghilterranazionein cui la gloria delle letterela superiorità del commercio edellericchezzee perciò della potenzae gli esempi di virtúe di coraggio non ci lasciano dubitare della bontà delleleggi. La tortura èstata abolita nella Sveziaabolita da unode' piú saggi monarchi dell'Europache avendo portata lafilosofia sul tronolegislatoreamico de' suoi sudditigli ha resiuguali e liberi nella dipendenza delle leggiche è la solauguaglianza e libertà che possono gliuomini ragionevoliesigere nelle presenti combinazioni di cose. La tortura non ècreduta necessaria dalle leggi degli eserciti compostiper la maggiorparte della feccia delle nazioniche sembrerebbono perciòdoversene piú d'ogni altro ceto servire. Strana cosaperchinon considera quanto sia grande la tirannia dell'usoche lepacifiche leggi debbano apprendere dagli animi induriti alle stragiedal sangue il piú umano metodo di giudicare.

Questaverità è finalmente sentitabenchéconfusamenteda quei medesimi che se ne allontanano. Non vale laconfessione fattadurante la tortura se non è confermata congiuramento dopo cessata quellama se il reo non conferma il delittoè di nuovo torturato.

Alcunidottori ed alcune nazioni non permettono questa infame petizione diprincipio che per tre volte; altre nazioni ed altri dottorilalasciano ad arbitrio del giudice: talché di due uominiugualmente innocenti o ugualmente reiil robusto ed il coraggiososaràassolutoil fiacco ed il timido condannato in vigore diquesto esatto raziocinio: Io giudice dovea trovarvi rei di un taldelitto; tuvigoroso hai saputo resistere al doloree però tiassolvo; tu debole vi hai cedutoe però ti condanno. Sentoche la confessionestrappatavi fra i tormenti non avrebbe alcunaforzama io vi tormenterò di nuovo se non confermerete ciòche avete confessato.

Unastrana conseguenza che necessariamente deriva dall'uso della torturaè che l'innocente è posto in peggiore condizione cheilreo; perchése ambidue sieno applicati al tormentoilprimo ha tutte le combinazioni contrarieperché o confessa ildelittoed ècondannatoo è dichiarato innocenteedha sofferto una pena indebita; ma il reo ha un caso favorevole persécioè quandoresistendo alla tortura con fermezzadeve essere assoluto come innocente; ha cambiato una pena maggiore inuna minore. Dunquel'innocente non può che perdere e ilcolpevole può guadagnare.

Lalegge che comanda la tortura è una legge che dice: Uominiresistete al doloree se la natura ha creato in voi unoinestinguibileamor propriose vi ha dato un inalienabile dirittoalla vostra difesaio creo in voi un affetto tutto contrariocioèun eroico odio di voistessie vi comando di accusare voi medesimidicendo la verità anche fra gli strappamenti dei muscoli e glislogamenti delle ossa.

Dassila tortura per discuoprire se il reo lo è di altri delittifuori di quelli di cui è accusatoil che equivale a questoraziocinio: Tu seireo di un delittodunque è possibile che losii di cent'altri delitti; questo dubbio mi pesavoglio accertarmenecol mio criterio diverità; le leggi ti tormentanoperchései reoperché puoi esser reoperché voglio che tusii reo.

Finalmentela tortura è data ad un accusato per discuoprire i complicidel suo delitto; ma se è dimostrato che ella non è unmezzoopportuno per iscuoprire la veritàcome potràella servire a svelare i compliciche è una delle veritàda scuoprirsi? Quasi che l'uomoche accusa se stesso non accusi piúfacilmente gli altri. È egli giusto tormentar gli uomini perl'altrui delitto? Non si scuopriranno icomplici dall'esame deitestimonidall'esame del reodalle prove e dal corpo del delittoin somma da tutti quei mezzi medesimi chedebbono servire peraccertare il delitto nell'accusato? I complici per lo piúfuggono immediatamente dopo la prigionia del compagnol'incertezzadella loro sorte gli condanna da sé sola all'esilio e liberala nazione dal pericolo di nuove offesementre la pena del reoche ènelle forze ottiene l'unico suo finecioè di rimuover colterrore gli altri uomini da un simil delitto.



Cap.17

DELFISCO


Fugià un tempo nel quale quasi tutte le pene erano pecuniarie. Idelitti degli uomini erano il patrimonio del principe. Gliattentaticontro la pubblica sicurezza erano un oggetto di lusso. Chiera destinato a difenderla aveva interesse di vederla offesa.L'oggettodelle pene era dunque una lite tra il fisco (l'esattore diqueste pene) ed il reo; un affare civilecontenziosoprivatopiuttosto chepubblicoche dava al fisco altri diritti che quellisomministrati dalla pubblica difesa ed al reo altri torti che quelliin cui era cadutoperla necessità dell'esempio. Il giudiceera dunque un avvocato del fisco piuttosto che un indifferentericercatore del veroun agentedell'erario fiscale anzi che ilprotettore ed il ministro delle leggi. Ma siccome in questo sistemail confessarsi delinquente era unconfessarsi debitore verso il fiscoil che era lo scopo delle procedure criminali d'alloracosíla confessione del delittoe confessionecombinata in maniera chefavorisse e non facesse torto alle ragioni fiscalidivenne ed ètuttora (gli effetti continuando sempremoltissimo dopo le cagioni) ilcentro intorno a cui si aggirano tutti gli ordigni criminali.Senz'essa un reo convinto da prove indubitateavrà una penaminore della stabilitasenz'essa non soffrirà la torturasopra altri delitti della medesima specie che possa avercommessi. Conquesta il giudice s'impadronisce del corpo di un reo e lo strazia conmetodiche formalitàper cavarne come da unfondo acquistatotutto il profitto che può. Provata l'esistenza del delittolaconfessione fa una prova convincentee per renderequesta prova menosospetta cogli spasimi e colla disperazione del dolore a forza siesige nel medesimo tempo che una confessionestragiudizialetranquillaindifferentesenza i prepotenti timori di un tormentosogiudizionon basta alla condanna. Si escludono lericerche e le proveche rischiarano il fattoma che indeboliscono le ragioni del fisco;non è in favore della miseria e della debolezzache sirisparmiano qualche volta i tormenti ai reima in favore delleragioni che potrebbe perdere quest'ente ora immaginarioedinconcepibile. Il giudice diviene nemico del reodi un uomoincatenatodato in preda allo squalloreai tormentiall'avvenireil piúterribile; non cerca la verità del fattomacerca nel prigioniero il delittoe lo insidiae crede di perdere senon vi riescee di far torto aquella infallibilità che l'uomos'arroga in tutte le cose. Gl'indizi alla cattura sono in potere delgiudice; perché uno si provi innocentedeve esser primadichiarato reo: ciò chiamasi fare un processo offensivoetali sono quasi in ogni luogo della illuminata Europa neldecimoottavo secolo le procedure criminali. Il vero processol'informativocioè la ricerca indifferente del fattoquelloche la ragionecomandache le leggi militari adoperanousato dallostesso asiatico dispotismo nei casi tranquilli ed indifferentièpochissimo inuso nei tribunali europei. Qual complicato laberinto distrani assurdiincredibili senza dubbio alla piú feliceposterità! I soli filosofi diquel tempo leggeranno nellanatura dell'uomo la possibile verificazione di un tale sistema.



Cap.18

DEIGIURAMENTI


Unacontradizione fralle leggi e i sentimenti naturali all'uomo nasce daigiuramenti che si esigono dal reoacciocché sia unuomoveridicoquando ha il massimo interesse di esser falso; quasiche l'uomo potesse giurar da dovero di contribuire allapropriadistruzionequasi che la religione non tacesse nella maggiorparte degli uomini quando parla l'interesse. L'esperienza di tutt'isecoliha fatto vedere che essi hanno piú d'ogni altra cosaabusato di questo prezioso dono del cielo. E per qual motivo gliscellerati larispetterannose gli uomini stimati piú saggil'hanno sovente violata? Troppo deboliperché troppo remotidai sensisono per ilmaggior numero i motivi che la religionecontrappone al tumulto del timore ed all'amor della vita. Gli affaridel cielo si reggono conleggi affatto dissimili da quelle che reggonogli affari umani. E perché comprometter gli uni cogli altri? Eperché metter l'uomo nellaterribile contradizioneo dimancare a Dioo di concorrere alla propria rovina? talché laleggeche obbliga ad un tal giuramentocomanda o di esser cattivocristiano o martire. Il giuramento diviene a poco a poco una sempliceformalitàdistruggendosi in questamaniera la forza deisentimenti di religioneunico pegno dell'onestà della maggiorparte degli uomini. Quanto sieno inutili i giuramentilo ha fattovedere l'esperienzaperché ciascun giudice mi puòesser testimonio che nessun giuramento ha mai fatto dire la veritàadalcun reo; lo fa vedere la ragioneche dichiara inutili e perconseguenza dannose tutte le leggi che si oppongono ainaturalisentimenti dell'uomo. Accade ad esse ciò che agliargini opposti direttamente al corso di un fiume: o sonoimmediatamenteabbattuti e soverchiatio un vortice formato da lorostessi gli corrode e gli mina insensibilmente.



Cap.19

PRONTEZZADELLA PENA


Quantola pena sarà piú pronta e piú vicina al delittocommessoella sarà tanto piú giusta e tanto piúutile. Dico piú giustaperchérisparmia al reo gliinutili e fieri tormenti dell'incertezzache crescono col vigoredell'immaginazione e col sentimento della propriadebolezza; piúgiustaperché la privazione della libertà essendo unapenaessa non può precedere la sentenza se non quandolanecessità lo chiede. La carcere è dunque la semplicecustodia d'un cittadino finché sia giudicato reoe questacustodia essendoessenzialmente penosadeve durare il minor tempopossibile e dev'essere meno dura che si possa. Il minor tempodev'essermisurato e dalla necessaria durazione del processo edall'anzianità di chi prima ha un diritto di esser giudicato.La strettezza dellacarcere non può essere che la necessariaoper impedire la fugao per non occultare le prove dei delitti. Ilprocesso medesimodev'essere finito nel piú breve tempopossibile. Qual piú crudele contrasto che l'indolenza di ungiudice e le angosce d'un reo? Icomodi e i piaceri di un insensibilemagistrato da una parte e dall'altra le lagrimelo squallore d'unprigioniero? In generale il pesodella pena e la conseguenza di undelitto dev'essere la piú efficace per gli altri e la menodura che sia possibile per chi la soffreperché non si puòchiamare legittima società quella dove non sia principioinfallibile che gli uomini si sian voluti assoggettare aiminori malipossibili.

Hodetto che la prontezza delle pene è piú utileperchéquanto è minore la distanza del tempo che passa tra la pena edil misfattotanto è piú forte e piú durevolenell'animo umano l'associazione di queste due ideedelitto e penatalché insensibilmente siconsiderano uno come cagione el'altra come effetto necessario immancabile. Egli è dimostratoche l'unione delle idee è il cementoche forma tutta lafabbrica dell'intelletto umanosenza di cui il piacere ed il doloresarebbero sentimenti isolati e di nessun effetto.

Quantopiú gli uomini si allontanano dalle idee generali e daiprincipii universalicioè quanto piú sono volgaritanto piú agiscono perle immediate e piú vicineassociazionitrascurando le piú remote e complicateche nonservono che agli uomini fortementeappassionati per l'oggetto a cuitendonopoiché la luce dell'attenzione rischiara un solooggettolasciando gli altri oscuri. Servonoparimente alle menti piúelevateperché hanno acquistata l'abitudine di scorrererapidamente su molti oggetti in una voltaed hannola facilitàdi far contrastare molti sentimenti parziali gli uni cogli altritalché il risultatoche è l'azioneè menopericoloso ed incerto.

Egliè dunque di somma importanza la vicinanza del delitto e dellapenase si vuole che nelle rozze menti volgariallaseducentepittura di un tal delitto vantaggiosoimmediatamenteriscuotasi l'idea associata della pena. Il lungo ritardo non producealtro effettoche di sempre piú disgiungere queste due ideeequantunque faccia impressione il castigo d'un delittola fa menocome castigo checome spettacoloe non la fa che dopo indebolitonegli animi degli spettatori l'orrore di un tal delitto particolareche servirebbe arinforzare il sentimento della pena.

Unaltro principio serve mirabilmente a stringere sempre piúl'importante connessione tra 'l misfatto e la penacioè chequesta siaconforme quanto piú si possa alla natura deldelitto. Questa analogia facilita mirabilmente il contrasto chedev'essere tra la spinta aldelitto e la ripercussione della penacioè che questa allontani e conduca l'animo ad un fine oppostodi quello per dove cercad'incamminarlo la seducente ideadell'infrazione della legge.



Cap.20

VIOLENZE


Altridelitti sono attentati contro la personaaltri contro le sostanze. Iprimi debbono infallibilmente esser puniti con pene corporali:

néil grande né il ricco debbono poter mettere a prezzo gliattentati contro il debole ed il povero; altrimenti le ricchezzechesotto latutela delle leggi sono il premio dell'industriadiventanol'alimento della tirannia. Non vi è libertà ogni qualvolta le leggi permettonoche in alcuni eventi l'uomo cessi di esserpersona e diventi cosa: vedrete allora l'industria del potente tuttarivolta a far sortire dallafolla delle combinazioni civili quelle chela legge gli dà in suo favore. Questa scoperta è ilmagico segreto che cangia i cittadini inanimali di servigioche inmano del forte è la catena con cui lega le azioni degl'incautie dei deboli. Questa è la ragione per cui inalcuni governiche hanno tutta l'apparenza di libertàla tirannia stanascosta o s'introduce non prevista in qualche angolo neglettodallegislatorein cui insensibilmente prende forza e s'ingrandisce. Gliuomini mettono per lo piú gli argini piú sodiall'aperta tiranniama non veggono l'insetto impercettibile che glirode ed apre una tanto piú sicura quanto piú occultastrada al fiume inondatore.



Cap.21

PENEDEI NOBILI


Qualisaranno dunque le pene dovute ai delitti dei nobilii privilegi deiquali formano gran parte delle leggi delle nazioni? Io quinonesaminerò se questa distinzione ereditaria tra nobili eplebei sia utile in un governo o necessaria nella monarchiase egliè vero cheformi un potere intermedioche limiti gli eccessidei due estremio non piuttosto formi un ceto cheschiavo di sestesso e di altruiracchiude ogni circolazione di credito e disperanza in uno strettissimo cerchiosimile a quelle feconde edamene isolette chespiccano negli arenosi e vasti deserti d'Arabiaechequando sia vero che la disuguaglianza sia inevitabile o utilenelle societàsiavero altresí che ella debbaconsistere piuttosto nei ceti che negl'individuifermarsi in unaparte piuttosto che circolare per tutto ilcorpo politicoperpetuarsipiuttosto che nascere e distruggersi incessantemente. Io miristringerò alle sole pene dovute a questorangoasserendo cheesser debbono le medesime pel primo e per l'ultimo cittadino. Ognidistinzione sia negli onori sia nellericchezze perché sialegittima suppone un'anteriore uguaglianza fondata sulle leggicheconsiderano tutti i sudditi come egualmentedipendenti da esse. Sideve supporre che gli uomini che hanno rinunziato al naturale lorodispotismo abbiano detto: chi sarà piúindustrioso abbiamaggiori onorie la fama di lui risplenda ne' suoi successori; machi è piú felice o piú onorato speri di piúma nontema meno degli altri di violare quei patti coi quali èsopra gli altri sollevato. Egli è vero che tali decreti nonemanarono in una dietadel genere umanoma tali decreti esistononegl'immobili rapporti delle cosenon distruggono quei vantaggi chesi suppongonoprodotti dalla nobiltà e ne impedisconogl'inconvenienti; rendono formidabili le leggi chiudendo ogni stradaall'impunità. A chi dicesseche la medesima pena data al nobileed al plebeo non è realmente la stessa per la diversitàdell'educazioneper l'infamia chespandesi su di un'illustrefamigliarisponderei che la sensibilità del reo non èla misura delle penema il pubblico dannotantomaggiore quanto èfatto da chi è piú favorito; e che l'uguaglianza dellepene non può essere che estrinsecaessendo realmentediversain ciascun individuo; che l'infamia di una famiglia può essertolta dal sovrano con dimostrazioni pubbliche dibenevolenzaall'innocente famiglia del reo. E chi non sa che lesensibili formalità tengon luogo di ragioni al credulo edammiratore popolo?



Cap.22

FURTI


Ifurti che non hanno unito violenza dovrebbero esser puniti con penapecuniaria. Chi cerca d'arricchirsi dell'altrui dovrebbeesserimpoverito del proprio. Ma come questo non è perl'ordinario che il delitto della miseria e della disperazioneildelitto di quella infeliceparte di uomini a cui il diritto diproprietà (terribilee forse non necessario diritto) non halasciato che una nuda esistenzama comele pene pecuniarie accresconoil numero dei rei al di sopra di quello de' delitti e che tolgono ilpane agl'innocenti per toglierlo agliscelleratila pena piúopportuna sarà quell'unica sorta di schiavitù che sipossa chiamar giustacioè la schiavitù per un tempodelleopere e della persona alla comune societàper risarcirlacolla propria e perfetta dipendenza dell'ingiusto dispotismo usurpatosulpatto sociale. Ma quando il furto sia misto di violenzala penadev'essere parimente un misto di corporale e di servile. Altriscrittoriprima di me hanno dimostrato l'evidente disordine che nascedal non distinguere le pene dei furti violenti da quelle dei furtidolosifacendo l'assurda equazione di una grossa somma di denaro collavita di un uomo; ma non è mai superfluo il ripetere ciòche non èquasi mai stato eseguito. Le macchine politicheconservano piú d'ogni altra il moto concepito e sono le piúlente ad acquistarne unnuovo. Questi sono delitti di differentenaturaed è certissimo anche in politica quell'assioma dimatematicache tralle quantitàeterogenee vi èl'infinito che le separa.



Cap.23

INFAMIA


Leingiurie personali e contrarie all'onorecioè a quella giustaporzione di suffragi che un cittadino ha dritto di esigere daglialtridebbono essere punite coll'infamia. Quest'infamia è unsegno della pubblica disapprovazione che priva il reo de' pubblicivotidellaconfidenza della patria e di quella quasi fraternitàche la società inspira. Ella non è in arbitrio dellalegge. Bisogna dunque chel'infamia della legge sia la stessa chequella che nasce dai rapporti delle cosela stessa che la moraleuniversaleo la particolaredipendente dai sistemi particolarilegislatori delle volgari opinioni e di quella tal nazione cheinspirano. Se l'una è differente dall'altrao la legge perdela pubblica venerazioneo l'idee della morale e della probitàsvanisconoad onta delle declamazioni che mai nonresistono agliesempi. Chi dichiara infami azioni per sé indifferentisminuisce l'infamia delle azioni che son veramente tali. Lepened'infamia non debbono essere né troppo frequenti nécadere sopra un gran numero di persone in una volta: non il primoperché glieffetti reali e troppo frequenti delle cosed'opinione indeboliscono la forza della opinione medesimanon ilsecondoperché l'infamiadi molti si risolve nella infamia dinessuno.

Lepene corporali e dolorose non devono darsi a quei delitti chefondati sull'orgogliotraggono dal dolore istesso gloria edalimentoai quali convengono il ridicolo e l'infamiapene chefrenano l'orgoglio dei fanatici coll'orgoglio degli spettatori edalla tenacità dellequali appena con lenti ed ostinati sforzila verità stessa si libera. Cosí forze opponendo aforze ed opinioni ad opinioni il saggiolegislatore rompal'ammirazione e la sorpresa nel popolo cagionata da un falsoprincipioi ben dedotti conseguenti del quale soglionovelarne alvolgo l'originaria assurdità.

Eccola maniera di non confondere i rapporti e la natura invariabile dellecoseche non essendo limitata dal tempo ed operandoincessantementeconfonde e svolge tutti i limitati regolamenti che da lei siscostano. Non sono le sole arti di gusto e di piacere chehanno perprincipio universale l'imitazione fedele della naturama la politicaistessaalmeno la vera e la durevoleè soggetta aquestamassima generalepoiché ella non è altro che l'arte dimeglio dirigere e di rendere conspiranti i sentimenti immutabilidegliuomini.



Cap.24

OZIOSI


Chiturba la tranquillità pubblicachi non ubbidisce alle leggicioè alle condizioni con cui gli uomini si soffronoscambievolmente e sidifendonoquegli dev'esser escluso dallasocietàcioè dev'essere bandito. Questa è laragione per cui i saggi governi non soffrononel seno del travaglio edell'industriaquel genere di ozio politico confuso dagli austerideclamatori coll'ozio delle ricchezzeaccumulate dall'industriaozionecessario ed utile a misura che la società si dilata el'amministrazione si ristringe. Io chiamo oziopolitico quello che noncontribuisce alla società né col travaglio nécolla ricchezzache acquista senza giammai perderechevenerato dalvolgo con stupida ammirazionerisguardato dal saggio con isdegnosacompassione per gli esseri che ne sono lavittimacheessendo privodi quello stimolo della vita attiva che è la necessitàdi custodire o di aumentare i comodi della vitalasciaalle passionidi opinioneche non sono le meno fortitutta la loro energia. Non èozioso politicamente chi gode dei frutti dei vizi odelle virtúde' propri antenatie vende per attuali piaceri il pane el'esistenza alla industriosa povertàch'esercita in pace latacitaguerra d'industria colla opulenzain vece della incerta esanguinosa colla forza. E però non l'austera e limitata virtúdi alcuni censorima le leggi debbono definire qual sia l'ozio dapunirsi.

Sembrache il bando dovrebbe esser dato a coloro i qualiaccusati di unatroce delittohanno una grande probabilitàma nonlacertezza contro di lorodi esser rei; ma per ciò fare ènecessario uno statuto il meno arbitrario e il piú preciso chesia possibileilquale condanni al bando chi ha messo la nazionenella fatale alternativa o di temerlo o di offenderlolasciandogliperò il sacro dirittodi provare l'innocenza sua. Maggioridovrebbon essere i motivi contro un nazionale che contro unforestierecontro un incolpato perla prima volta che contro chi lofu piú volte.



Cap.25

BANDOE CONFISCHE


Machi è bandito ed escluso per sempre dalla società dicui era membrodev'egli esser privato dei suoi beni? Una talquestione èsuscettibile di differenti aspetti. Il perdere ibeni è una pena maggiore di quella del bando; vi debbonodunque essere alcuni casi incuiproporzionatamente a' delittivisia la perdita di tutto o di parte dei benied alcuni no. La perditadel tutto sarà quando il bandointimato dalla legge sia taleche annienti tutt'i rapporti che sono tra la società e uncittadino delinquente; allora muore il cittadino eresta l'uomoerispetto al corpo politico deve produrre lo stesso effetto che lamorte naturale. Parrebbe dunque che i beni tolti al reodovesserotoccare ai legittimi successori piuttosto che al principepoichéla morte ed un tal bando sono lo stesso riguardo al corpopolitico. Manon è per questa sottigliezza che oso disapprovare leconfische dei beni. Se alcuni hanno sostenuto che le confischesienostate un freno alle vendette ed alle prepotenze privatenonriflettono chequantunque le pene producano un benenon peròsonosempre giusteperché per esser tali debbono esser necessarieed un'utile ingiustizia non può esser tollerata daquellegislatore che vuol chiudere tutte le porte alla vigilantetiranniache lusinga col bene momentaneo e colla felicità dialcuni illustrisprezzando l'esterminio futuro e le lacrimed'infiniti oscuri. Le confische mettono un prezzo sulle teste deidebolifanno soffrireall'innocente la pena del reo e pongonogl'innocenti medesimi nella disperata necessità di commetterei delitti. Qual piú tristospettacolo che una famigliastrascinata all'infamia ed alla miseria dai delitti di un capoallaquale la sommissione ordinata dalle leggiimpedirebbe il prevenirgliquand'anche vi fossero i mezzi per farlo!



Cap.26

DELLOSPIRITO DI FAMIGLIA


Questefuneste ed autorizzate ingiustizie furono approvate dagli uominianche piú illuminatied esercitate dalle repubblichepiúlibereper aver considerato piuttosto la societàcome un'unione di famiglie che come un'unione di uomini. Vi sianocento milauominio sia ventimila famiglieciascuna delle quali ècomposta di cinque personecompresovi il capo che la rappresenta:sel'associazione è fatta per le famiglievi saranno ventimilauomini e ottanta mila schiavi; se l'associazione è di uominivi sarannocento mila cittadini e nessuno schiavo. Nel primo caso visarà una repubblicae ventimila piccole monarchie che lacompongono; nelsecondo lo spirito repubblicano non solo spirerànelle piazze e nelle adunanze della nazionema anche nelledomestiche muradovesta gran parte della felicità o dellamiseria degli uomini. Nel primo casocome le leggi ed i costumi sonol'effetto dei sentimentiabituali dei membri della repubblicao siadei capi della famiglialo spirito monarchico s'introdurrà apoco a poco nella repubblicamedesima; e i di lui effetti sarannofrenati soltanto dagl'interessi opposti di ciascunoma non giàda un sentimento spirante libertàed uguaglianza. Lo spirito difamiglia è uno spirito di dettaglio e limitato a' piccolifatti. Lo spirito regolatore delle repubblichepadrone dei principiigeneralivede i fatti e gli condensa nelle classi principali edimportanti al bene della maggior parte. Nellarepubblica di famiglie ifigli rimangono nella potestà del capofinché viveesono costretti ad aspettare dalla di lui morte unaesistenzadipendente dalle sole leggi. Avezzi a piegare ed a temere nell'etàpiú verde e vigorosaquando i sentimenti son menomodificatida quel timore di esperienza che chiamasi moderazionecomeresisteranno essi agli ostacoli che il vizio sempre opponealla virtúnella languida e cadente etàin cui anche la disperazione divederne i frutti si oppone ai vigorosi cambiamenti?

Quandola repubblica è di uominila famiglia non è unasubordinazione di comandoma di contrattoe i figliquando l'etàgli traedalla dipendenza di naturache è quella delladebolezza e del bisogno di educazione e di difesadiventano liberimembri della cittàe si assoggettano al capo di famigliaperparteciparne i vantaggicome gli uomini liberi nella grande società.Nel primo caso i figlicioè la piú gran parte e la piúutile della nazionesono alla discrezione dei padrinel secondo nonsussiste altro legame comandatoche quel sacro ed inviolabile disomministrarci reciprocamente i necessari soccorsie quello dellagratitudine per i benefici ricevutiilquale non è tantodistrutto dalla malizia del cuore umanoquanto da una mal intesasoggezione voluta dalle leggi.

Talicontradizioni fralle leggi di famiglia e le fondamentali dellarepubblica sono una feconda sorgente di altre contradizionifrallamorale domestica e la pubblicae però fanno nascere unperpetuo conflitto nell'animo di ciascun uomo. La prima inspirasoggezionee timorela seconda coraggio e libertà; quellainsegna a ristringere la beneficenza ad un piccol numero di personesenza spontaneasceltaquesta a stenderla ad ogni classe di uomini;quella comanda un continuo sacrificio di se stesso a un idolo vanoche sichiama bene di famigliache spesse volte non è il bened'alcuno che la compone; questa insegna di servire ai propri vantaggisenzaoffendere le leggio eccita ad immolarsi alla patria col premiodel fanatismoche previene l'azione. Tali contrasti fanno che gliuominisi sdegnino a seguire la virtú che trovano inviluppata econfusae in quella lontananza che nasce dall'oscurità deglioggetti sí fisiciche morali. Quante volte un uomorivolgendosi alle sue azioni passateresta attonito di trovarsimalonesto! A misura che la societàsi moltiplicaciascunmembro diviene piú piccola parte del tuttoe il sentimentorepubblicano si sminuisce proporzionalmentesecura non èdelle leggi di rinforzarlo. Le società hanno come i corpiumani i loro limiti circonscrittial di là de' qualicrescendol'economia ne è necessariamente disturbata. Sembrache la massa di uno stato debba essere in ragione inversa dellasensibilità dichi lo componealtrimenticrescendo l'una el'altrale buone leggi troverebbono nel prevenire i delitti unostacolo nel bene medesimoche hanno prodotto. Una repubblica troppovasta non si salva dal dispotismo che col sottodividersi e unirsi intante repubblichefederative. Ma come ottener questo? Da un dittatoredispotico che abbia il coraggio di Sillae tanto genio d'edificarequant'egli n'ebbeper distruggere. Un tal uomose saràambiziosola gloria di tutt'i secoli lo aspettase saràfilosofole benedizioni de' suoi cittadinilo consoleranno dellaperdita dell'autoritàquando pure non divenisse indifferentealla loro ingratitudine. A misura che i sentimentiche ci unisconoalla nazione s'indebolisconosi rinforzano i sentimenti per glioggetti che ci circondanoe però sotto il dispotismopiúforte le amicizie sono piú durevolie le virtú sempremediocri di famiglia sono le piú comuni o piuttosto le sole.Da ciò puòciascuno vedere quanto fossero limitate leviste della piú parte dei legislatori.



Cap.27

DOLCEZZADELLE PENE


Mail corso delle mie idee mi ha trasportato fuori del mio soggettoalrischiaramento del quale debbo affrettarmi. Uno dei piúgranfreni dei delitti non è la crudeltà delle penemal'infallibilità di essee per conseguenza la vigilanza deimagistratie quella severità diun giudice inesorabilecheper essere un'utile virtúdev'essere accompagnata da unadolce legislazione. La certezza di un castigobenché moderatofarà sempre una maggiore impressione che non il timore di unaltro piú terribileunito colla speranza dell'impunità;perchéi malianche minimiquando son certispaventano sempre gli animiumanie la speranzadono celesteche sovente ci tienluogo dituttone allontana sempre l'idea dei maggiorimassimamente quandol'impunitàche l'avarizia e la debolezza spessoaccordanoneaumenti la forza. L'atrocità stessa della pena fa che siardisca tanto di piú per ischivarlaquanto è grande ilmale acui si va incontro; fa che si commettano piú delittiper fuggir la pena di un solo. I paesi e i tempi dei piúatroci supplicii furon semprequelli delle piú sanguinose edinumane azionipoiché il medesimo spirito di ferocia cheguidava la mano del legislatorereggevaquella del parricida e delsicario. Sul trono dettava leggi di ferro ad anime atroci di schiaviche ubbidivano. Nella privata oscuritàstimolava ad immolare itiranni per crearne dei nuovi.

Amisura che i supplicii diventano piú crudeligli animi umaniche come i fluidi si mettono sempre a livello cogli oggetti cheglicircondanos'incallisconoe la forza sempre viva delle passionifa chedopo cent'anni di crudeli suppliciila ruota spaventitantoquanto prima la prigionia. Perché una pena ottenga il suoeffetto basta che il male della pena ecceda il bene che nasce daldelittoein questo eccesso di male dev'essere calcolatal'infallibilità della pena e la perdita del bene che ildelitto produrrebbe. Tutto il di piú èdunque superfluoe perciò tirannico. Gli uomini si regolano per la ripetutaazione dei mali che conosconoe non su quelli cheignorano. Sifacciano due nazioniin una delle qualinella scala delle peneproporzionata alla scala dei delittila pena maggiore sialaschiavitù perpetuae nell'altra la ruota. Io dico che laprima avrà tanto timore della sua maggior pena quanto laseconda; e se vi èuna ragione di trasportar nella prima lepene maggiori della secondal'istessa ragione servirebbe peraccrescere le pene diquest'ultimapassando insensibilmente dallaruota ai tormenti piú lenti e piú studiatie fino agliultimi raffinamenti della scienzatroppo conosciuta dai tiranni.

Duealtre funeste conseguenze derivano dalla crudeltà delle penecontrarie al fine medesimo di prevenire i delitti. La prima èche nonè sí facile il serbare la proporzione essenzialetra il delitto e la penaperchéquantunque un'industriosacrudeltà ne abbia variatemoltissimo le speciepure nonpossono oltrepassare quell'ultima forza a cui è limitatal'organizzazione e la sensibilità umana.

Giuntoche si sia a questo estremonon si troverebbe a' delitti piúdannosi e piú atroci pena maggiore corrispondentecomesarebbed'uopo per prevenirgli. L'altra conseguenza è che laimpunità stessa nasce dall'atrocità dei supplicii. Gliuomini sono racchiusi fracerti limitisí nel bene che nelmaleed uno spettacolo troppo atroce per l'umanità non puòessere che un passeggiero furoremanon mai un sistema costante qualidebbono essere le leggi; che se veramente son crudelio si cangianoo l'impunità fatale nascedalle leggi medesime.

Chinel leggere le storie non si raccapriccia d'orrore pe' barbari edinutili tormenti che da uominiche si chiamavano savifuronoconfreddo animo inventati ed eseguiti? Chi può non sentirsifremere tutta la parte la piú sensibile nel vedere migliaiad'infelici che lamiseriao voluta o tollerata dalle leggiche hannosempre favorito i pochi ed oltraggiato i moltitrasse ad undisperato ritorno nelprimo stato di naturao accusati di delittiimpossibili e fabbricati dalla timida ignoranzao rei non d'altroche di esser fedeli ai propriprincipiida uomini dotati dei medesimisensie per conseguenza delle medesime passionicon meditateformalità e con lentetorture laceratigiocondo spettacolo diuna fanatica moltitudine?



Cap.28

DELLAPENA DI MORTE


Questainutile prodigalità di suppliciiche non ha mai resi migliorigli uominimi ha spinto ad esaminare se la morte sia veramenteutilee giusta in un governo bene organizzato. Qual può essere ildiritto che si attribuiscono gli uomini di trucidare i loro simili?Noncertamente quello da cui risulta la sovranità e le leggi.Esse non sono che una somma di minime porzioni della privata libertàdiciascuno; esse rappresentano la volontà generaleche èl'aggregato delle particolari. Chi è mai colui che abbiavoluto lasciare adaltri uomini l'arbitrio di ucciderlo? Come mai nelminimo sacrificio della libertà di ciascuno vi puòessere quello del massimo tra tutti ibenila vita? E se ciòfu fattocome si accorda un tal principio coll'altroche l'uomo nonè padrone di uccidersie doveva esserlo seha potuto darealtrui questo diritto o alla società intera?

Nonè dunque la pena di morte un dirittomentre ho dimostrato chetale essere non puòma è una guerra della nazione conuncittadinoperché giudica necessaria o utile la distruzionedel suo essere. Ma se dimostrerò non essere la morte néutile nénecessariaavrò vinto la causa dell'umanità.

Lamorte di un cittadino non può credersi necessaria che per duemotivi. Il primoquando anche privo di libertà egli abbiaancora talirelazioni e tal potenza che interessi la sicurezza dellanazione; quando la sua esistenza possa produrre una rivoluzionepericolosanella forma di governo stabilita. La morte di qualchecittadino divien dunque necessaria quando la nazione ricupera o perdela sualibertào nel tempo dell'anarchiaquando i disordinistessi tengon luogo di leggi; ma durante il tranquillo regno delleleggiin unaforma di governo per la quale i voti della nazione sianoriunitiben munita al di fuori e al di dentro dalla forza e dallaopinioneforsepiú efficace della forza medesimadove ilcomando non è che presso il vero sovranodove le ricchezzecomprano piaceri e nonautoritàio non veggo necessitàalcuna di distruggere un cittadinose non quando la di lui mortefosse il vero ed unico freno perdistogliere gli altri dal commetteredelittisecondo motivo per cui può credersi giusta enecessaria la pena di morte.

Quandola sperienza di tutt'i secolinei quali l'ultimo supplicio non hamai distolti gli uomini determinati dall'offendere la societàquandol'esempio dei cittadini romanie vent'anni di regno dell'imperatriceElisabetta di Moscovianei quali diede ai padri deipopoliquest'illustre esempioche equivale almeno a molte conquistecomprate col sangue dei figli della patrianon persuadesserogliuominia cui il linguaggio della ragione è sempre sospettoed efficace quello dell'autoritàbasta consultare la naturadell'uomo persentire la verità della mia assersione.

Nonè l'intensione della pena che fa il maggior effetto sull'animoumanoma l'estensione di essa; perché la nostra sensibilitàè piúfacilmente e stabilmente mossa da minime mareplicate impressioni che da un forte ma passeggiero movimento.L'imperodell'abitudine è universale sopra ogni essere chesentee come l'uomo parla e cammina e procacciasi i suoi bisogni coldi lei aiutocosí l'idee morali non si stampano nella menteche per durevoli ed iterate percosse. Non è il terribile mapasseggiero spettacolodella morte di uno scelleratoma il lungo estentato esempio di un uomo privo di libertàchedivenutobestia di servigioricompensacolle sue fatiche quella societàche ha offesache è il freno piú forte contro idelitti. Quell'efficaceperché spessissimo ripetutoritornosopra di noi medesimiio stesso sarò ridotto a cosílunga e misera condizione se commetterò simili misfattièassai piúpossente che non l'idea della morteche gli uominiveggon sempre in una oscura lontananza.

Lapena di morte fa un'impressione che colla sua forza non suppliscealla pronta dimenticanzanaturale all'uomo anche nelle cosepiúessenzialied accelerata dalle passioni. Regola generale: lepassioni violenti sorprendono gli uominima non per lungo tempoeperò sono atte a fare quelle rivoluzioni che di uomini comunine fanno o dei Persiani o dei Lacedemoni; ma in un libero etranquillogoverno le impressioni debbono essere piú frequentiche forti.

Lapena di morte diviene uno spettacolo per la maggior parte e unoggetto di compassione mista di sdegno per alcuni; ambiduequestisentimenti occupano piú l'animo degli spettatori che non ilsalutare terrore che la legge pretende inspirare. Ma nellepenemoderate e continue il sentimento dominante è l'ultimoperché è il solo. Il limite che fissar dovrebbe illegislatore al rigore delle penesembra consistere nel sentimento dicompassionequando comincia a prevalere su di ogni altro nell'animodegli spettatori d'unsupplicio piú fatto per essi che per ilreo.

Perchéuna pena sia giusta non deve avere che quei soli gradi d'intensioneche bastano a rimuovere gli uomini dai delitti; ora non vi èalcunocheriflettendoviscieglier possa la totale e perpetua perditadella propria libertà per quanto avvantaggioso possa essereundelitto: dunque l'intensione della pena di schiavitùperpetua sostituita alla pena di morte ha ciò che basta perrimuovere qualunqueanimo determinato; aggiungo che ha di piú:moltissimi risguardano la morte con viso tranquillo e fermochi perfanatismochi pervanitàche quasi sempre accompagna l'uomoal di là dalla tombachi per un ultimo e disperato tentativoo di non vivere o di sortir dimiseria; ma né il fanatismo néla vanità stanno fra i ceppi o le catenesotto il bastonesotto il giogoin una gabbia di ferroe ildisperato non finisce isuoi malima gli comincia. L'animo nostro resiste piú allaviolenza ed agli estremi ma passeggieri dolori cheal tempo edall'incessante noia; perché egli può per dir cosícondensar tutto se stesso per un momento per respinger i primimalavigorosa di lui elasticità non basta a resistere alla lungae ripetuta azione dei secondi. Colla pena di morte ogni esempio chesi dàalla nazione suppone un delitto; nella pena di schiavitùperpetua un sol delitto dà moltissimi e durevoli esempie seegli è importanteche gli uomini veggano spesso il poter delleleggile pene di morte non debbono essere molto distanti fra diloro: dunquesuppongono la frequenza dei delittidunque perchéquesto supplicio sia utile bisogna che non faccia su gli uomini tuttal'impressioneche far dovrebbecioè che sia utile e non utilenel medesimo tempo. Chi dicesse che la schiavitù perpetua èdolorosa quanto lamortee perciò egualmente crudeleiorisponderò che sommando tutti i momenti infelici dellaschiavitù lo sarà forse anche di piúma questisono stesi sopra tutta la vitae quella esercita tutta la sua forzain un momento; ed è questo il vantaggio della penadischiavitùche spaventa piú chi la vede che chi lasoffre; perché il primo considera tutta la somma dei momentiinfelicied il secondoè dall'infelicità del momentopresente distratto dalla futura. Tutti i mali s'ingrandiscononell'immaginazionee chi soffre trova dellerisorse e delleconsolazioni non conosciute e non credute dagli spettatorichesostituiscono la propria sensibilità all'animoincallitodell'infelice.

Eccopresso a poco il ragionamento che fa un ladro o un assassinoi qualinon hanno altro contrappeso per non violare le leggi chela forca o laruota. So che lo sviluppare i sentimenti del proprio animo èun'arte che s'apprende colla educazione; ma perché un ladrononrenderebbe bene i suoi principiinon per ciò essi agisconmeno. Quali sono queste leggi ch'io debbo rispettareche lascianouncosí grande intervallo tra me e il ricco? Egli mi nega unsoldo che li cercoe si scusa col comandarmi un travaglio che nonconosce.

Chiha fatte queste leggi? Uomini ricchi e potentiche non si sono maidegnati visitare le squallide capanne del poveroche nonhanno maidiviso un ammuffito pane fralle innocenti grida degli affamatifigliuoli e le lagrime della moglie. Rompiamo questi legamifatalialla maggior parte ed utili ad alcuni pochi ed indolenti tiranniattacchiamo l'ingiustizia nella sua sorgente. Ritornerò nelmiostato d'indipendenza naturalevivrò libero e felice perqualche tempo coi frutti del mio coraggio e della mia industriaverrà forse ilgiorno del dolore e del pentimentoma saràbreve questo tempoed avrò un giorno di stento per molti annidi libertà e di piaceri. Redi un piccol numerocorreggerògli errori della fortunae vedrò questi tiranni impallidire epalpitare alla presenza di colui che con uninsultante fastoposponevano ai loro cavalliai loro cani. Allora la religione siaffaccia alla mente dello scelleratoche abusa di tuttoepresentandogli un facile pentimento ed una quasi certezza di eternafelicitàdiminuisce di molto l'orrore di quell'ultimatragedia.

Macolui che si vede avanti agli occhi un gran numero d'annio anchetutto il corso della vita che passerebbe nella schiavitù eneldolore in faccia a' suoi concittadinico' quali vive libero esociabileschiavo di quelle leggi dalle quali era protettofa unutileparagone di tutto ciò coll'incertezza dell'esito de' suoidelitticolla brevità del tempo di cui ne goderebbe i frutti.L'esempio continuo diquelli che attualmente vede vittime dellapropria inavvedutezzagli fa una impressione assai piú forteche non lo spettacolo di unsupplicio che lo indurisce piú chenon lo corregge.

Nonè utile la pena di morte per l'esempio di atrocità chedà agli uomini. Se le passioni o la necessità dellaguerra hanno insegnatoa spargere il sangue umanole leggimoderatrici della condotta degli uomini non dovrebbono aumentare ilfiero esempiotanto piúfunesto quanto la morte legale èdata con istudio e con formalità. Parmi un assurdo che leleggiche sono l'espressione dellapubblica volontàchedetestano e puniscono l'omicidione commettono uno esse medesimeeper allontanare i cittadinidall'assassinioordinino un pubblicoassassinio. Quali sono le vere e le piú utili leggi? Queipatti e quelle condizioni che tuttivorrebbero osservare e proporrementre tace la voce sempre ascoltata dell'interesse privato o sicombina con quello del pubblico.

Qualisono i sentimenti di ciascuno sulla pena di morte? Leggiamoli negliatti d'indegnazione e di disprezzo con cui ciascuno guardailcarneficeche è pure un innocente esecutore della pubblicavolontàun buon cittadino che contribuisce al ben pubblicolostromento necessario alla pubblica sicurezza al di dentrocome ivalorosi soldati al di fuori. Qual è dunque l'origine diquestacontradizione? E perché è indelebile negli uominiquesto sentimento ad onta della ragione? Perché gli uomini nelpiú secreto dei loroanimiparte che piú d'ogn'altraconserva ancor la forma originale della vecchia naturahanno semprecreduto non essere la vitapropria in potestà di alcuno fuoriche della necessitàche col suo scettro di ferro reggel'universo.

Chedebbon pensare gli uomini nel vedere i savi magistrati e i gravisacerdoti della giustiziache con indifferente tranquillitàfannostrascinare con lento apparato un reo alla mortee mentre unmisero spasima nelle ultime angosceaspettando il colpo fatalepassail giudice con insensibile freddezzae fors'anche con segretacompiacenza della propria autoritàa gustare i comodi eipiaceri della vita? Ah!diranno essiqueste leggi non sono che ipretesti della forza e le meditate e crudeli formalità dellagiustizia;non sono che un linguaggio di convenzione per immolarci conmaggiore sicurezzacome vittime destinate in sacrificioall'idoloinsaziabile del dispotismo. L'assassinioche ci vienpredicato come un terribile misfattolo veggiamo pure senzaripugnanza esenza furore adoperato. Prevalghiamoci dell'esempio. Cipareva la morte violenta una scena terribile nelle descrizioni che civenivanfattema lo veggiamo un affare di momento. Quanto lo saràmeno in chinon aspettandolane risparmia quasi tutto ciòche ha didoloroso! Tali sono i funesti paralogismi chese non conchiarezzaconfusamente almenofanno gli uomini disposti a' delittine'qualicome abbiam vedutol'abuso della religione può piúche la religione medesima.

Semi si opponesse l'esempio di quasi tutt'i secoli e di quasi tutte lenazioniche hanno data pena di morte ad alcuni delittiiorisponderòche egli si annienta in faccia alla veritàcontro della qualenon vi ha prescrizione; che la storia degli uomini ci dàl'idea diun immenso pelago di errorifra i quali poche e confuseea grandi intervalli distantiverità soprannuotano. Gli umanisacrifici furoncomuni a quasi tutte le nazionie chi oseràscusargli? Che alcune poche societàe per poco temposolamentesi sieno astenutedal dare la morteciò mi èpiuttosto favorevole che contrarioperché ciò èconforme alla fortuna delle grandi veritàla duratadellequali non è che un lampoin paragone della lunga etenebrosa notte che involge gli uomini. Non è ancor giuntal'epoca fortunataincui la veritàcome finora l'erroreappartenga al piú gran numeroe da questa legge universalenon ne sono andate esenti fin ora chele sole verità che laSapienza infinita ha voluto divider dalle altre col rivelarle.

Lavoce di un filosofo è troppo debole contro i tumulti e legrida di tanti che son guidati dalla cieca consuetudinema i pochisaggiche sono sparsi sulla faccia della terra mi faranno econell'intimo de' loro cuori; e se la verità potessefragl'infiniti ostacoli chel'allontanano da un monarcamal grado suogiungere fino al suo tronosappia che ella vi arriva co' votisegreti di tutti gli uominisappia che tacerà in faccia a luila sanguinosa fama dei conquistatori e che la giusta posteritàgli assegna il primo luogo fra i pacificitrofei dei TitidegliAntonini e dei Traiani.

Felicel'umanitàse per la prima volta le si dettassero leggiorache veggiamo riposti su i troni di Europa monarchi beneficianimatoridelle pacifiche virtúdelle scienzedelle artipadri de'loro popolicittadini coronatil'aumento dell'autorità de'quali forma lafelicità de' sudditi perché togliequell'intermediario dispotismo piú crudeleperché mensicuroda cui venivano soffogati i voti sempresinceri del popolo esempre fausti quando posson giungere al trono! Se essidicolasciansussistere le antiche leggiciò nascedalla difficoltàinfinita di togliere dagli errori la venerata ruggine di moltisecoliciò è un motivo per i cittadini illuminati didesiderarecon maggiore ardore il continuo accrescimento della loroautorità.



Cap.29

DELLACATTURA


Unerrore non meno comune che contrario al fine socialeche èl'opinione della propria sicurezzaè il lasciare arbitro ilmagistratoesecutore delle leggi d'imprigionare un cittadinoditogliere la libertà ad un nemico per frivoli pretestie dilasciare impunito un amicoad onta degl'indizi piú forti direità. La prigionia è una pena che per necessitàdevea differenza d'ogn'altraprecedere ladichiarazione deldelittoma questo carattere distintivo non le toglie l'altroessenzialecioè che la sola legge determini i casi neiqualiun uomo è degno di pena. La legge dunque accenneràgl'indizi di un delitto che meritano la custodia del reocheloassoggettano ad un esame e ad una pena. La pubblica famala fugala stragiudiciale confessionequella d'un compagno del delittoleminaccie e la costante inimicizia con l'offesoil corpo del delittoe simili indizisono prove bastanti per catturare un cittadino;maqueste prove devono stabilirsi dalla legge e non dai giudiciidecreti de' quali sono sempre opposti alla libertà politicaquando nonsieno proposizioni particolari di una massima generaleesistente nel pubblico codice. A misura che le pene saranno moderatechesarà tolto lo squallore e la fame dalle carceriche lacompassione e l'umanità penetreranno le porte ferrate ecomanderannoagl'inesorabili ed induriti ministri della giustizialeleggi potranno contentarsi d'indizi sempre piú deboli percatturare. Un uomoaccusato di un delittocarcerato ed assoluto nondovrebbe portar seco nota alcuna d'infamia. Quanti romani accusati digravissimidelittitrovati poi innocentifurono dal popolo riveritie di magistrature onorati! Ma per qual ragione è cosídiverso ai tempi nostri l'esitodi un innocente? Perché sembrache nel presente sistema criminalesecondo l'opinione degli uominiprevalga l'idea della forza edella prepotenza a quella dellagiustizia; perché si gettano confusi nella stessa caverna gliaccusati e i convinti; perché la prigione èpiuttosto unsupplicio che una custodia del reoe perché la forza internatutrice delle leggi è separata dalla esterna difenditricedeltrono e della nazionequando unite dovrebbon essere. Cosíla prima sarebbeper mezzo del comune appoggio delle leggicombinatacolla facoltà giudicativama non dipendente da quella conimmediata podestàe la gloriache accompagna la pompaedilfasto di un corpo militare toglierebbero l'infamiala quale èpiú attaccata al modo che alla cosacome tutt'i popolarisentimenti; edè provato dall'essere le prigionie militarinella comune opinione non cosí infamanti come le forensi.Durano ancora nel popolone'costumi e nelle leggisempre di piúdi un secolo inferiori in bontà ai lumi attuali di unanazionedurano ancora le barbare impressionie le feroci idee deisettentrionali cacciatori padri nostri.

Alcunihanno sostenuto che in qualunque luogo commettasi un delittocioèun'azione contraria alle leggipossa essere punito;quasi che ilcarattere di suddito fosse indelebilecioè sinonimoanzipeggiore di quello di schiavo; quasi che uno potesse essersuddito diun dominio ed abitare in un altroe che le di lui azioni potesserosenza contradizione esser subordinate a due sovrani e adue codicisovente contradittori. Alcuni credono parimente che un'azione crudelefattaper esempioa Costantinopolipossa esserpunita a Parigiperl'astratta ragione che chi offende l'umanità merita di averetutta l'umanità inimica e l'esecrazione universale;quasichéi giudici vindici fossero della sensibilità degli uomini e nonpiuttosto dei patti che gli legano tra di loro. Il luogo della penaèil luogo del delittoperché ivi solamente e nonaltrove gli uomini sono sforzati di offendere un privato perprevenire l'offesa pubblica.

Unoscelleratoma che non ha rotti i patti di una società di cuinon era membropuò essere temutoe però dalla forzasuperioredella società esiliato ed esclusoma non punitocolle formalità delle leggi vindici dei pattinon dellamalizia intrinseca delle azioni.

Soglionoi rei di delitti piú leggieri esser puniti o nell'oscuritàdi una prigioneo mandati a dar esempiocon una lontana e peròquasiinutile schiavitùa nazioni che non hanno offeso. Se gliuomini non s'inducono in un momento a commettere i piú gravidelittilapubblica pena di un gran misfatto sarà consideratadalla maggior parte come straniera ed impossibile ad accaderle; ma lapubblicapena di delitti piú leggeried a' quali l'animo èpiú vicinofarà un'impressione chedistogliendolo daquestil'allontani viepiú da quegli.

Lepene non devono solamente esser proporzionate fra loro ed ai delittinella forzama anche nel modo d'infliggerle. Alcuni liberanodallapena di un piccolo delitto quando la parte offesa lo perdoniattoconforme alla beneficenza ed all'umanitàma contrario albenpubblicoquasi che un cittadino privato potesse egualmentetogliere colla sua remissione la necessità dell'esempiocomepuòcondonare il risarcimento dell'offesa. Il diritto di farpunire non è di un soloma di tutti i cittadini o delsovrano. Egli non può cherinunziare alla sua porzione didirittoma non annullare quella degli altri.



Cap.30

PROCESSIE PRESCRIZIONE


Conosciutele prove e calcolata la certezza del delittoè necessarioconcedere al reo il tempo e mezzi opportuni per giustificarsi;matempo cosí breve che non pregiudichi alla prontezza dellapenache abbiamo veduto essere uno de' principali freni de' delitti.Un malinteso amore della umanità sembra contrario a questabrevità di tempoma svanirà ogni dubbio se si riflettache i pericolidell'innocenza crescono coi difetti della legislazione.

Male leggi devono fissare un certo spazio di temposí alladifesa del reo che alle prove de' delittie il giudice diverrebbelegislatorese egli dovesse decidere del tempo necessario per provareun delitto. Parimente quei delitti atrocidei quali lunga resta lamemorianegli uominiquando sieno provatinon meritano alcunaprescrizione in favore del reo che si è sottratto colla fuga;ma i delitti minoried oscuri devono togliere colla prescrizionel'incertezza della sorte di un cittadinoperché l'oscuritàin cui sono stati involti per lungotempo i delitti toglie l'esempiodella impunitàrimane intanto il potere al reo di divenirmigliore. Mi basta accennar questi principiiperché non puòfissarsi un limite preciso che per una data legislazione e nelle datecircostanze di una società; aggiungeròsolamente cheprovata l'utilità delle pene moderate in una nazionele leggiche in proporzione dei delitti scemano o accrescono iltempo dellaprescrizioneo il tempo delle proveformando cosí dellacarcere medesima o del volontario esilio una parte dipenasomministreranno una facile divisione di poche pene dolci per ungran numero di delitti.

Maquesti tempi non cresceranno nell'esatta proporzione dell'atrocitàde' delittipoiché la probabilità dei delitti èin ragione inversadella loro atrocità. Dovrà dunquescemarsi il tempo dell'esame e crescere quello della prescrizioneilche parrebbe una contradizionedi quanto dissicioè chepossono darsi pene eguali a delitti disegualivalutando il tempodella carcere o della prescrizioneprecedenti la sentenzacome unapena. Per ispiegare al lettore la mia ideadistinguo due classi didelitti: la prima è quella dei delittiatrocie questacomincia dall'omicidioe comprende tutte le ulteriori sceleraggini;la seconda è quella dei delitti minori. Questadistinzione hail suo fondamento nella natura umana. La sicurezza della propria vitaè un diritto di naturala sicurezza dei beni èundiritto di società. Il numero de' motivi che spingon gliuomini oltre il naturale sentimento di pietà è di granlunga minore al numero de'motivi che per la naturale aviditàdi esser felici gli spingono a violare un dirittoche non trovanone' loro cuori ma nelle convenzionidella società. La massimadifferenza di probabilità di queste due classi esige che siregolino con diversi principii: nei delitti piúatrociperchépiú rarideve sminuirsi il tempo dell'esame perl'accrescimento della probabilità dell'innocenza del reoedeve crescereil tempo della prescrizioneperché dalladefinitiva sentenza della innocenza o reità di un uomo dipendeil togliere la lusinga dellaimpunitàdi cui il danno crescecoll'atrocità del delitto. Ma nei delitti minori scemandosi laprobabilità dell'innocenza del reodevecrescere il tempodell'esame escemandosi il danno dell'impunitàdevediminuirsi il tempo della prescrizione. Una tal distinzione didelittiin due classi non dovrebbe ammettersise altrettanto scemasse ildanno dell'impunità quanto cresce la probabilità deldelitto.

Riflettasiche un accusatodi cui non consti né l'innocenza né lareitàbenché liberato per mancanza di provepuòsoggiacere per ilmedesimo delitto a nuova cattura e a nuovi esamiseemanano nuovi indizi indicati dalla leggefinché non passi iltempo dellaprescrizione fissata al suo delitto. Tale è almenoil temperamento che sembrami opportuno per difendere e la sicurezza ela libertàde' sudditiessendo troppo facile che l'una non siafavorita a spese dell'altracosicché questi due benicheformano l'inalienabile edugual patrimonio di ogni cittadinononsiano protetti e custoditi l'uno dall'aperto o mascherato dispotismol'altro dalla turbolentapopolare anarchia.



Cap.31

DELITTIDI PROVA DIFFICILE


Invista di questi principii strano parràa chi non riflette chela ragione non è quasi mai stata la legislatrice dellenazioniche i delittio piú atroci o piú oscuri echimericicioè quelli de' quali l'improbabilità èmaggioresieno provati dalle conghietture e dalle prove piúdebolied equivoche; quasiché le leggi e il giudice abbiano interessenon di cercare la veritàma di provare il delitto; quasichédicondannare un innocente non vi sia un tanto maggior pericolo quantola probabilità dell'innocenza supera la probabilità delreato.

Mancanella maggior parte degli uomini quel vigore necessario egualmenteper i grandi delitti che per le grandi virtúper cui parechegli uni vadan sempre contemporanei colle altre in quelle nazioniche piú si sostengono per l'attività del governo edelle passionicospiranti al pubblico bene che per la massa loro o lacostante bontà delle leggi. In queste le passioni indebolitesembran piú atte amantenere che a migliorare la forma digoverno. Da ciò si cava una conseguenza importanteche nonsempre in una nazione i grandidelitti provano il suo deperimento.

Visono alcuni delitti che sono nel medesimo tempo frequenti nellasocietà e difficili a provarsie in questi la difficoltàdella prova tienluogo della probabilità dell'innocenzaed ildanno dell'impunità essendo tanto meno valutabile quanto lafrequenza di questi delittidipende da principii diversi dal pericolodell'impunitàil tempo dell'esame e il tempo dellaprescrizione devono diminuirsi egualmente.

Epure gli adulteriila greca libidineche sono delitti di difficileprovasono quelli che secondo i principii ricevuti ammettonoletiranniche presunzionile quasi-provele semi-prove (quasi che unuomo potesse essere semi-innocente o semi-reocioèsemi-punibilee semi-assolvibile)dove la tortura esercita il crudele suo imperonella persona dell'accusatonei testimonie persinoin tutta lafamiglia di un infelicecome con iniqua freddezza insegnano alcunidottori che si danno ai giudici per norma e per legge.

L'adulterioè un delitto checonsiderato politicamenteha la sua forza ela sua direzione da due cagioni: le leggi variabili degli uominiequella fortissima attrazione che spinge l'un sesso verso l'altro;simile in molti casi alla gravità motrice dell'universoperché comeessa diminuisce colle distanzee se l'una modificatutt'i movimenti de' corpicosí l'altra quasi tutti quellidell'animofinché dura il dilei periodo; dissimile in questoche la gravità si mette in equilibrio cogli ostacolimaquella per lo piú prende forza e vigore colcrescere degliostacoli medesimi.

Seio avessi a parlare a nazioni ancora prive della luce della religionedirei che vi è ancora un'altra differenza considerabile fraquestoe gli altri delitti. Egli nasce dall'abuso di un bisognocostante ed universale a tutta l'umanitàbisogno anterioreanzi fondatore dellasocietà medesimaladdove gli altridelitti distruttori di essa hanno un'origine piú determinatada passioni momentanee che da unbisogno naturale. Un tal bisognosembraper chi conosce la storia e l'uomosempre uguale nelmedesimo clima ad una quantitàcostante. Se ciò fosseveroinutilianzi perniciose sarebbero quelle leggi e quei costumiche cercassero diminuirne la sommatotaleperché il loroeffetto sarebbe di caricare una parte dei propri e degli altruibisognima sagge per lo contrario sarebbero quellecheper dir cosíseguendo la facile inclinazione del pianone dividessero ediramassero la somma in tante eguali e piccole porzionicheimpedissero uniformemente in ogni parte e l'aridità el'allagamento. La fedeltà coniugale è sempreproporzionata al numero edalla libertà de' matrimoni. Dove gliereditari pregiudizi gli reggonodove la domestica potestàgli combina e gli scioglieivi lagalanteria ne rompe secretamente ilegami ad onta della morale volgareil di cui officio è dideclamare contro gli effettiperdonandoalle cagioni. Ma non vi èbisogno di tali riflessioni per chivivendo nella vera religionehapiú sublimi motiviche correggono la forzadegli effettinaturali. L'azione di un tal delitto è cosí instantaneae misteriosacosí coperta da quel velo medesimo che le leggihannopostovelo necessarioma fragilee che aumenta il pregiodella cosa in vece di scemarlole occasioni cosí facilileconseguenzecosí equivocheche è piú in mano dellegislatore il prevenirlo che correggerlo. Regola generale: in ognidelitto cheper sua naturadev'essere il piú delle volteimpunitola pena diviene un incentivo. Ella è proprietàdella nostra immaginazione che le difficoltàse nonsonoinsormontabili o troppo difficili rispetto alla pigrizia d'animo diciascun uomoeccitano piú vivamente l'immaginazioneedingrandiscono l'oggettoperché elleno sono quasialtrettanti ripari che impediscono la vagabonda e volubileimmaginazione di sortiredall'oggettoe costringendola a scorreretutt'i rapportipiú strettamente si attacca alla partepiacevolea cui piú naturalmente l'animonostro si avventache non alla dolorosa e funestada cui fugge e si allontana.

L'atticavenere cosí severamente punita dalle leggi e cosífacilmente sottoposta ai tormenti vincitori dell'innocenzaha menoil suofondamento su i bisogni dell'uomo isolato e libero che sullepassioni dell'uomo sociabile e schiavo. Essa prende la sua forzanontanto dalla sazietà dei piaceriquanto da quellaeducazione che comincia per render gli uomini inutili a se stessi perfargli utili adaltriin quelle case dove si condensa l'ardentegioventùdove essendovi un argine insormontabile ad ognialtro commerciotutto ilvigore della natura che si sviluppa siconsuma inutilmente per l'umanitàanzi ne anticipa lavecchiaia.

L'infanticidioè parimente l'effetto di una inevitabile contradizionein cuiè posta una personache per debolezza o per violenzaabbiaceduto. Chi trovasi tra l'infamia e la morte di un essereincapace di sentirne i malicome non preferirà questa allamiseria infallibile acui sarebbero esposti ella e l'infelice frutto?La miglior maniera di prevenire questo delitto sarebbe di proteggerecon leggi efficaci ladebolezza contro la tiranniala quale esagera ivizi che non possono coprirsi col manto della virtú.

Ionon pretendo diminuire il giusto orrore che meritano questi delitti;maindicandone le sorgentimi credo in diritto di cavarneunaconseguenza generalecioè che non si può chiamareprecisamente giusta (il che vuol dire necessaria) una pena di undelittofinchéla legge non ha adoperato il miglior mezzopossibile nelle date circostanze d'una nazione per prevenirlo.



Cap.32

SUICIDIO


Ilsuicidio è un delitto che sembra non poter ammettere una penapropriamente dettapoiché ella non può cadere che osugl'innocentio su di un corpo freddo ed insensibile. Se questa nonfarà alcuna impressione su i viventicome non lo farebbelosferzare una statuaquella è ingiusta e tirannicaperchéla libertà politica degli uomini suppone necessariamente chele pene sienomeramente personali. Gli uomini amano troppo la vitaetutto ciò che gli circonda li conferma in questo amore. Laseducenteimmagine del piacere e la speranzadolcissimo inganno de'mortaliper cui trangugiano a gran sorsi il male misto di pochestille dicontentogli alletta troppo perché temer si debbache la necessaria impunità di un tal delitto abbia qualcheinfluenza sugli uomini.

Chiteme il dolore ubbidisce alle leggi; ma la morte ne estingue nelcorpo tutte le sorgenti. Qual dunque sarà il motivo chetratterrà lamano disperata del suicida?

Chiunquesi uccide fa un minor male alla società che colui che ne esceper sempre dai confiniperché quegli vi lascia tutta lasuasostanzama questi trasporta se stesso con parte del suo avere.Anzi se la forza della società consiste nel numero de'cittadinicolsottrarre se stesso e darsi ad una vicina nazione fa undoppio danno di quello che lo faccia chi semplicemente colla morte sitogliealla società. La questione dunque si riduce a sapere sesia utile o dannoso alla nazione il lasciare una perpetua libertàdi assentarsia ciascun membro di essa.

Ognilegge che non sia armatao che la natura delle circostanze rendainsussistentenon deve promulgarsi; e come sugli animiregnal'opinioneche ubbidisce alle lente ed indirette impressioni dellegislatoreche resiste alle dirette e violentecosí leleggi inutilidisprezzate dagli uominicomunicano il loroavvilimento alle leggi anche piú salutariche sonorisguardate piú come un ostacolo dasuperarsi che il depositodel pubblico bene. Anzi secome fu dettoi nostri sentimenti sonolimitatiquanta venerazione gli uominiavranno per oggetti estraneialle leggi tanto meno ne resterà alle leggi medesime. Daquesto principio il saggio dispensatore dellapubblica felicitàpuò trarre alcune utili conseguenzecheesponendolemiallontanerebbono troppo dal mio soggettoche è diprovarel'inutilità di fare dello stato una prigione. Una tal legge èinutile perchéa meno che scogli inaccessibili o mareinnavigabilenon dividano un paese da tutti gli altricome chiuderetutti i punti della circonferenza di esso e come custodire i custodi?Chi tuttotrasporta non puòda che lo ha fattoessernepunito. Un tal delitto subito che è commesso non puòpiú punirsie il punirlo prima èpunire la volontàdegli uomini e non le azioni; egli è un comandareall'intenzioneparte liberissima dell'uomo dall'impero delleumaneleggi. Il punire l'assente nelle sostanze lasciatevioltre lafacile ed inevitabile collusioneche senza tiranneggiare i contrattinon puòesser toltaarrenerebbe ogni commercio da nazione anazione. Il punirlo quando ritornasse il reosarebbe l'impedire chesi ripari ilmale fatto alla società col rendere tutte leassenze perpetue. La proibizione stessa di sortire da un paese neaumenta il desiderio ainazionali di sortirneed è unavvertimento ai forestieri di non introdurvisi.

Chedovremo pensare di un governo che non ha altro mezzo per tratteneregli uomininaturalmente attaccati per le primeimpressionidell'infanzia alla loro patriafuori che il timore? Lapiú sicura maniera di fissare i cittadini nella patria èdi aumentare il ben essererelativo di ciascheduno. Come devesi fareogni sforzo perché la bilancia del commercio sia in nostrofavorecosí è il massimointeresse del sovrano e dellanazione che la somma della felicitàparagonata con quelladelle nazioni circostantisia maggiore chealtrove. I piaceri dellusso non sono i principali elementi di questa felicitàquantunque questo sia un rimedio necessario alladisuguaglianzachecresce coi progressi di una nazionesenza di cui le ricchezze siaddenserebbono in una sola mano. Dove iconfini di un paese siaumentano in maggior ragione che non la popolazione di essoivi illusso favorisce il dispotismosí perchéquanto gliuomini sono piú rari tanto è minore l'industria; equanto è minore l'industriaè tanto piú grandela dipendenza della povertàdal fastoed è tanto piúdifficile e men temuta la riunione degli oppressi contro glioppressorisí perché le adorazionigli ufficiledistinzionila sommissioneche rendono piú sensibile ladistanza tra il forte e il debolesi ottengono piú facilmentedai pochi chedai moltiessendo gli uomini tanto piúindipendenti quanto meno osservatie tanto meno osservati quantomaggiore ne è il numero.

Madove la popolazione cresce in maggior proporzione che non i confiniil lusso si oppone al dispotismoperché anima l'industriael'attività degli uominie il bisogno offre troppi piaceri ecomodi al ricco perché quegli d'ostentazioneche aumentanol'opinione didipendenzaabbiano il maggior luogo. Quindi puòosservarsi che negli stati vasti e deboli e spopolatise altrecagioni non vi mettonoostacoloil lusso d'ostentazione prevale aquello di comodo; ma negli stati popolati piú che vasti illusso di comodo fa sempresminuire quello di ostentazione. Ma ilcommercio ed il passaggio dei piaceri del lusso ha questoinconvenienteche quantunquefacciasi per il mezzo di moltipurecomincia in pochie termina in pochie solo pochissima parte negusta il maggior numerotalchénon impedisce il sentimentodella miseriapiú cagionato dal paragone che dalla realità.Ma la sicurezza e la libertà limitata dallesole leggi sonoquelle che formano la base principale di questa felicitàcolle quali i piaceri del lusso favoriscono la popolazioneesenza diquelle divengono lo stromento della tirannia. Siccome le fiere piúgenerose e i liberissimi uccelli si allontanano nellesolitudini e neiboschi inaccessibilied abbandonano le fertili e ridenti campagneall'uomo insidiatorecosí gli uomini fuggono ipiacerimedesimi quando la tirannia gli distribuisce.

Egliè dunque dimostrato che la legge che imprigiona i sudditi nelloro paese è inutile ed ingiusta. Dunque lo saràparimente la penadel suicidio; e perciòquantunque sia unacolpa che Dio punisceperché solo può punire anchedopo la mortenon è un delittoavanti gli uominiperchéla penain vece di cadere sul reo medesimocade sulla di luifamiglia. Se alcuno mi opponesse che una talpena può nondimenoritrarre un uomo determinato dall'uccidersiio rispondo: che chitranquillamente rinuncia al bene della vitacheodia l'esistenzaquaggiùtalché vi preferisce un'infelice eternitàdeve essere niente mosso dalla meno efficace e piúlontanaconsiderazione dei figli o dei parenti.



Cap.33

CONTRABBANDI


Ilcontrabbando è un vero delitto che offende il sovrano e lanazionema la di lui pena non dev'essere infamanteperchécommessonon produce infamia nella pubblica opinione. Chiunque dàpene infamanti a' delitti che non sono reputati tali dagli uominiscema ilsentimento d'infamia per quelli che lo sono. Chiunque vedràstabilita la medesima pena di morteper esempioa chi uccideunfagiano ed a chi assassina un uomo o falsifica uno scrittoimportantenon farà alcuna differenza tra questi delittidistruggendosi inquesta maniera i sentimenti moraliopera di moltisecoli e di molto sanguelentissimi e difficili a prodursinell'animo umanoper farnascere i quali fu creduto necessariol'aiuto dei piú sublimi motivi e un tanto apparato di graviformalità.

Questodelitto nasce dalla legge medesima poichécrescendo lagabellacresce sempre il vantaggioe però la tentazione difare ilcontrabbando e la facilità di commetterlo cresce collacirconferenza da custodirsi e colla diminuzione del volume dellamercemedesima. La pena di perdere e la merce bandita e la roba chel'accompagna è giustissimama sarà tanto piúefficace quanto piúpiccola sarà la gabellaperchégli uomini non rischiano che a proporzione del vantaggio che l'esitofelice dell'impresa produrrebbe.

Maperché mai questo delitto non cagiona infamia al di luiautoreessendo un furto fatto al principee per conseguenza allanazionemedesima? Rispondo che le offese che gli uomini credono nonpoter essere loro fattenon l'interessano tanto che basti a produrrelapubblica indegnazione contro di chi le commette. Tale è ilcontrabbando. Gli uomini su i quali le conseguenze rimotefannodebolissime impressioninon veggono il danno che puòloro accadere per il contrabbandoanzi sovente ne godono ivantaggipresenti. Essi non veggono che il danno fatto al principe;non sono dunque interessati a privare dei loro suffragi chi fauncontrabbandoquanto lo sono contro chi commette un furto privatocontro chi falsifica il carattereed altri mali che possonloroaccadere. Principio evidente che ogni essere sensibile nons'interessa che per i mali che conosce.

Madovrassi lasciare impunito un tal delitto contro chi non ha roba daperdere? No: vi sono dei contrabbandi che interessanotalmente lanatura del tributoparte cosí essenziale e cosídifficile in una buona legislazioneche un tal delitto merita unapenaconsiderabile fino alla prigione medesimafino alla servitù;ma prigione e servitù conforme alla natura del delittomedesimo. Peresempio la prigionia del contrabbandiere di tabacco nondev'essere comune con quella del sicario o del ladroe i lavori delprimolimitati al travaglio e servigio della regalia medesima che havoluto defraudaresaranno i piú conformi alla natura dellepene.



Cap.34

DEIDEBITORI


Labuona fede dei contrattila sicurezza del commercio costringono illegislatore ad assicurare ai creditori le persone deidebitorifallitima io credo importante il distinguere il fallitodoloso dal fallito innocente; il primo dovrebbe esser punitocoll'istessa pena che èassegnata ai falsificatori dellemonetepoiché il falsificare un pezzo di metallo coniatocheè un pegno delle obbligazioni de'cittadininon èmaggior delitto che il falsificare le obbligazioni stesse. Ma ilfallito innocentema colui che dopo un rigoroso esameha provatoinnanzi a' suoi giudici che o l'altrui maliziao l'altrui disgraziao vicende inevitabili dalla prudenza umana lo hannospogliato dellesue sostanzeper qual barbaro motivo dovrà essere gettato inuna prigioneprivo dell'unico e tristo bene che gliavanza di unanuda libertàa provare le angosce dei colpevolie colladisperazione della probità oppressa a pentirsi forse diquellainnocenza colla quale vivea tranquillo sotto la tutela diquelle leggi che non era in sua balìa di non offendereleggidettate dai potentiper aviditàe dai deboli sofferte perquella speranza che per lo piú scintilla nell'animo umanolaquale ci fa credere gli avvenimentisfavorevoli esser per gli altri egli avantaggiosi per noi? Gli uomini abbandonati ai loro sentimenti ipiú obvii amano le leggi crudeliquantunquesoggetti allemedesimesarebbe dell'interesse di ciascuno che fossero moderateperché è piú grande il timore diessere offesiche la voglia di offendere. Ritornando all'innocente fallitodicoche se inestinguibile dovrà essere la di lui obbligazionefinoal totale pagamentose non gli sia concesso di sottrarvisi senza ilconsenso delle parti interessate e di portar sotto altre leggi ladilui industriala quale dovrebb'esser costretta sotto pene ad essereimpiegata a rimetterlo in istato di soddisfare proporzionalmenteaiprogressiqual sarà il pretesto legittimocome la sicurezzadel commerciocome la sacra proprietà dei benichegiustifichi unaprivazione di libertà inutile fuori che nelcaso di far coi mali della schiavitù svelare i secreti di unsupposto fallito innocentecasorarissimo nella supposizione di unrigoroso esame! Credo massima legislatoria che il valoredegl'inconvenienti politici sia in ragionecomposta della diretta deldanno pubblicoe della inversa della improbabilità diverificarsi. Potrebbesi distinguere il dolo dalla colpagravelagrave dalla leggierae questa dalla perfetta innocenzaedassegnando al primo le pene dei delitti di falsificazioneallaseconda minorima con privazione di libertàriserbandoall'ultima la scelta libera dei mezzi di ristabilirsitogliere allaterza la libertàdi farlolasciandola ai creditori. Ma ledistinzioni di grave e di leggero debbon fissarsi dalla cieca edimparzial leggenon dallapericolosa ed arbitraria prudenza deigiudici. Le fissazioni dei limiti sono cosí necessarie nellapolitica come nella matematicatantonella misura del ben pubblicoquanto nella misura delle grandezze. proprietà dei benichegiustifichi una privazione di libertà inutilefuori che nelcaso di far coi mali della schiavitù svelare i secreti di unsupposto fallito innocentecaso rarissimo nella supposizione diunrigoroso esame! Credo massima legislatoria che il valoredegl'inconvenienti politici sia in ragione composta della diretta deldannopubblicoe della inversa della improbabilità diverificarsi. Potrebbesi distinguere il dolo dalla colpa gravelagrave dalla leggieraequesta dalla perfetta innocenzaed assegnandoal primo le pene dei delitti di falsificazionealla seconda minorima con privazionedi libertàriserbando all'ultima la sceltalibera dei mezzi di ristabilirsitogliere alla terza la libertàdi farlolasciandola ai creditori. Male distinzioni di grave e dileggero debbon fissarsi dalla cieca ed imparzial leggenon dallapericolosa ed arbitraria prudenza deigiudici. Le fissazioni deilimiti sono cosí necessarie nella politica come nellamatematicatanto nella misura del ben pubblico quantonella misuradelle grandezze.

Conquale facilità il provido legislatore potrebbe impedire unagran parte dei fallimenti colpevolie rimediare alledisgraziedell'innocente industrioso! La pubblica e manifestaregistrazione di tutt'i contrattie la libertà a tutt'icittadini di consultarne idocumenti bene ordinatiun banco pubblicoformato dai saggiamente ripartiti tributi sulla felice mercatura edestinato a soccorrerecolle somme opportune l'infelice ed incolpabilemembro di essanessun reale inconveniente avrebbero ed innumerabilivantaggipossono produrre. Ma le facilile semplicile grandi leggiche non aspettano che il cenno del legislatore per ispandere nelsenodella nazione la dovizia e la robustezzaleggi che d'inniimmortali di riconoscenza di generazione in generazione loricolmerebberosono o le men cognite o le meno volute. Uno spiritoinquieto e minutola timida prudenza del momento presenteunaguardingarigidezza alle novità s'impadroniscono dei sentimentidi chi combina la folla delle azioni dei piccoli mortali.



Cap.35

ASILI


Mirestano ancora due questioni da esaminare: l'unase gli asili sienogiustie se il patto di rendersi fralle nazioni reciprocamente ireisia utile o no. Dentro i confini di un paese non dev'esservi alcunluogo indipendente dalle leggi. La forza di esse seguir deveognicittadinocome l'ombra segue il corpo. L'impunità el'asilo non differiscono che di piú e menoe comel'impressione della penaconsiste piú nella sicurezzad'incontrarla che nella forza di essagli asili invitano piúai delitti di quello che le pene non allontanano.

Moltiplicaregli asili è il formare tante piccole sovranitàperchédove non sono leggi che comandanoivi possono formarsene dellenuoveed opposte alle comunie però uno spirito opposto a quellodel corpo intero della società. Tutte le istorie fanno vederechedagli asili sortirono grandi rivoluzioni negli stati e nelleopinioni degli uomini. Ma se sia utile il rendersi reciprocamente irei frallenazioniio non ardirei decidere questa questione finchéle leggi piú conformi ai bisogni dell'umanitàle penepiú dolcied estinta ladipendenza dall'arbitrio edall'opinionenon rendano sicura l'innocenza oppressa e la detestatavirtú; finché la tirannia non venga deltutto dallaragione universaleche sempre piú unisce gl'interessi deltrono e dei sudditiconfinata nelle vaste pianuredell'Asiaquantunque la persuasione di non trovare un palmo di terrache perdoni ai veri delitti sarebbe un mezzo efficacissimo perprevenirli.



Cap.36

DELLATAGLIA


L'altraquestione è se sia utile il mettere a prezzo la testa di unuomo conosciuto reo ed armando il braccio di ciascun cittadinofarneun carnefice. O il reo è fuori de' confinio al didentro: nel primo caso il sovrano stimola i cittadini a commettere undelittoe gliespone ad un suppliciofacendo cosí un'ingiuriaed una usurpazione d'autorità negli altrui dominiiedautorizza in questa maniera lealtre nazioni a far lo stesso con lui;nel secondo mostra la propria debolezza. Chi ha la forza perdifendersi non cerca di comprarla.

Dipiúun tal editto sconvolge tutte le idee di morale e divirtúche ad ogni minimo vento svaniscono nell'animo umano.Ora le leggiinvitano al tradimentoed ora lo puniscono. Con una manoil legislatore stringe i legami di famigliadi parenteladiamiciziaecoll'altra premia chi gli rompe e chi gli spezza; semprecontradittorio a se medesimoora invita alla fiducia gli animisospettosi degliuominiora sparge la diffidenza in tutt'i cuori. Invece di prevenire un delittone fa nascer cento. Questi sono gliespedienti dellenazioni debolile leggi delle quali non sono cheistantanee riparazioni di un edificio rovinoso che crolla da ogniparte. A misura checrescono i lumi in una nazionela buona fede e laconfidenza reciproca divengono necessariee sempre piútendono a confondersicolla vera politica. Gli artificiile cabalele strade oscure ed indirettesono per lo piú prevedutee lasensibilità di tutti rintuzza lasensibilità di ciascunoin particolare. I secoli d'ignoranza medesiminei quali la moralepubblica piega gli uomini ad ubbidire allaprivataservonod'instruzione e di sperienza ai secoli illuminati. Ma le leggi chepremiano il tradimento e che eccitano una guerraclandestina spargendoil sospetto reciproco fra i cittadinisi oppongono a questa cosínecessaria riunione della morale e dellapoliticaa cui gli uominidovrebbero la loro felicitàle nazioni la pacee l'universoqualche piú lungo intervallo di tranquillità e diriposoai mali che vi passeggiano sopra.



Cap.37

ATTENTATICOMPLICIIMPUNITÀ


Perchéle leggi non puniscono l'intenzionenon è però che undelitto che cominci con qualche azione che ne manifesti la volontàdieseguirlo non meriti una penabenché minore all'esecuzionemedesima del delitto. L'importanza di prevenire un attentatoautorizzauna pena; ma siccome tra l'attentato e l'esecuzione vi puòessere un intervallocosí la pena maggiore riserbata aldelitto consumatopuò dar luogo al pentimento. Lo stesso dicasiquando siano piú complici di un delittoe non tutti esecutoriimmediatima per unadiversa ragione. Quando piú uomini siuniscono in un rischioquant'egli sarà piú grandetanto piú cercano che sia uguale per tutti;sarà dunquepiú difficile trovare chi si contenti d'esserne l'esecutorecorrendo un rischio maggiore degli altri complici. La solaeccezionesarebbe nel caso che all'esecutore fosse fissato un premio; avendoegli allora un compenso per il maggior rischio la penadovrebbe essereguale. Tali riflessioni sembreran troppo metafisiche a chi nonrifletterà essere utilissimo che le leggi procurino menomotividi accordo che sia possibile tra i compagni di un delitto.

Alcunitribunali offrono l'impunità a quel complice di grave delittoche paleserà i suoi compagni. Un tale spediente ha isuoiinconvenienti e i suoi vantaggi. Gl'inconvenienti sono che lanazione autorizza il tradimentodetestabile ancora fra gliscelleratiperché sono meno fatali ad una nazione i delitti dicoraggio che quegli di viltà: perché il primo non èfrequenteperché non aspettache una forza benefica edirettrice che lo faccia conspirare al ben pubblicoe la seconda èpiú comune e contagiosae sempre piúsi concentra in sestessa. Di piúil tribunale fa vedere la propria incertezzala debolezza della leggeche implora l'aiuto di chil'offende. Ivantaggi sono il prevenire delitti importantie che essendone palesigli effetti ed occulti gli autori intimoriscono il popolo; dipiúsi contribuisce a mostrare che chi manca di fede alle leggicioèal pubblicoè probabile che manchi al privato.Sembrerebbemiche una legge generale che promettesse la impunitàal complice palesatore di qualunque delitto fosse preferibile ad unaspecialedichiarazione in un caso particolareperché cosípreverrebbe le unioni col reciproco timore che ciascun compliceavrebbe di nonespor che se medesimo; il tribunale non renderebbeaudaci gli scellerati che veggono in un caso particolare chiesto illoro soccorso.

Unatal legge però dovrebbe accompagnare l'impunità colbando del delatore... Ma invano tormento me stesso per distruggereilrimorso che sento autorizzando le sacrosante leggiil monumentodella pubblica confidenzala base della morale umanaaltradimentoed alla dissimulazione. Qual esempio alla nazione sarebbe poi se simancasse all'impunità promessae che per dottecavillazioni sistrascinasse al supplicio ad onta della fede pubblica chi hacorrisposto all'invito delle leggi! Non sono rari nelle nazionitaliesempie perciò rari non sono coloro che non hanno di unanazione altra idea che di una macchina complicatadi cui ilpiúdestro e il piú potente ne muovono a lor talento gliordigni; freddi ed insensibili a tutto ciò che forma ladelizia delle anime tenere esublimieccitano con imperturbabilesagacità i sentimenti piú cari e le passioni piúviolentesí tosto che le veggono utili al lorofinetasteggiando gli animicome i musici gli stromenti.



Cap.38

INTERROGAZIONISUGGESTIVEDEPOSIZIONI


Lenostre leggi proscrivono le interrogazioni che chiamansi suggestivein un processo: quelle cioè secondo i dottoricheinterroganodella speciedovendo interrogare del generenellecircostanze d'un delitto: quelle interrogazioni cioè cheavendo un'immediataconnessione col delittosuggeriscono al reo unaimmediata risposta. Le interrogazioni secondo i criminalisti devonoper dir cosíinviluppare spiralmente il fattoma non andaregiammai per diritta linea a quello. I motivi di questo metodo sono oper non suggerireal reo una risposta che lo metta al copertodell'accusao forse perché sembra contro la natura stessa cheun reo si accusiimmediatamente da sé. Qualunque sia di questidue motivi è rimarcabile la contradizione delle leggi cheunitamente a taleconsuetudine autorizzano la tortura; imperocchéqual interrogazione piú suggestiva del dolore? Il primo motivosi verifica nella torturaperché il dolore suggerirà alrobusto un'ostinata taciturnità onde cambiare la maggior penacolla minoreed al debole suggerirà laconfessione ondeliberarsi dal tormento presente piú efficace per allora chenon il dolore avvenire. Il secondo motivo è ad evidenzalostessoperché se una interrogazione speciale fa contro ildiritto di natura confessare un reogli spasimi lo faranno moltopiúfacilmente: ma gli uomini piú dalla differenza de'nomi si regolano che da quella delle cose. Fra gli altri abusi dellagrammatica i qualinon hanno poco influito su gli affari umaniènotabile quello che rende nulla ed inefficace la deposizione di unreo già condannato;egli è morto civilmentediconogravemente i peripatetici giureconsultie un morto non ècapace di alcuna azione. Per sostenerequesta vana metafora moltevittime si sono sacrificatee bene spesso si è disputato conseria riflessione se la verità dovesse cederealle formulegiudiciali. Purché le deposizioni di un reo condannato nonarrivino ad un segno che fermino il corso della giustiziaperchénon dovrassi concedereanche dopo la condannae all'estrema miseriadel reo e agl'interessi della verità uno spaziocongruotalchéadducendo egli cose nuoveche cangino la natura del fattopossagiustificar sé od altrui con un nuovo giudizio? Leformalitàe le ceremonie sono necessarie nell'amministrazione della giustiziasí perché niente lascianoall'arbitriodell'amministratoresí perché danno ideaal popolo di un giudizio non tumultuario ed interessatoma stabile eregolaresí perchésugli uomini imitatori e schiavidell'abitudine fanno piú efficace impressione le sensazioniche i raziocini. Ma queste senza un fatalepericolo non possono maidalla legge fissarsi in maniera che nuocano alla veritàlaqualeper essere o troppo semplice o troppocompostaha bisogno diqualche esterna pompa che le concilii il popolo ignorante. Finalmentecolui che nell'esame si ostinasse dinon rispondere alleinterrogazioni fattegli merita una pena fissata dalle leggie penadelle piú gravi che siano da quelle intimateperché gliuomini non deludano cosí la necessità dell'esempio chedevono al pubblico. Non è necessaria questa pena quandosiafuori di dubbio che un tal accusato abbia commesso un tal delittotalché le interrogazioni siano inutilinell'istessa manierache èinutile la confessione del delitto quando altre prove negiustificano la reità. Quest'ultimo caso è il piúordinarioperché la sperienza favedere che nella maggiorparte de' processi i rei sono negativi.



Cap.39

DIUN GENERE PARTICOLARE DI DELITTI


Chiunqueleggerà questo scritto accorgerassi che io ho ommesso ungenere di delitti che ha coperto l'Europa di sangue umano eche haalzate quelle funeste catasteove servivano di alimento alle fiammei vivi corpi umaniquand'era giocondo spettacolo e grataarmonia perla cieca moltitudine l'udire i sordi confusi gemiti dei miseri cheuscivano dai vortici di nero fumofumo di membra umanefra lostridere dell'ossa incarbonite e il friggersi delle viscere ancorpalpitanti. Ma gli uomini ragionevoli vedranno che il luogoilsecoloe la materia non mi permettono di esaminare la natura di un taldelitto. Troppo lungoe fuori del mio soggettosarebbe ilprovarecome debba essere necessaria una perfetta uniformità dipensieri in uno statocontro l'esempio di molte nazioni; comeopinionichedistano tra di loro solamente per alcune sottilissime edoscure differenze troppo lontane dalla umana capacitàpurepossanosconvolgere il ben pubblicoquando una non sia autorizzata apreferenza delle altre; e come la natura delle opinioni sia compostaasegno che mentre alcune col contrasto fermentando e combattendoinsieme si rischiaranoe soprannotando le verele falsesisommergono nell'oblioaltremal sicure per la nuda loro costanzadebbano esser vestite di autorità e di forza. Troppo lungosarebbeil provare comequantunque odioso sembri l'impero della forzasulle menti umanedel quale le sole conquiste sono ladissimulazioneindi l'avvilimento; quantunque sembri contrario allo spirito dimansuetudine e fraternità comandato dalla ragioneedall'autorità che piú veneriamopure sia necessarioed indispensabile. Tutto ciò deve credersi evidentementeprovato e conforme aiveri interessi degli uominise v'è chicon riconosciuta autorità lo esercita. Io non parlo che deidelitti che emanano dalla naturaumana e dal patto socialee non deipeccatide' quali le peneanche temporalidebbono regolarsi conaltri principii che quelli di unalimitata filosofia.



Cap.40

FALSEIDEE DI UTILITÀ


Unasorgente di errori e d'ingiustizie sono le false idee d'utilitàche si formano i legislatori. Falsa idea d'utilità èquella che anteponegl'inconvenienti particolari all'inconvenientegeneralequella che comanda ai sentimenti in vece di eccitarglichedice alla logica:

servi.Falsa idea di utilità è quella che sacrifica millevantaggi reali per un inconveniente o immaginario o di pocaconseguenzachetoglierebbe agli uomini il fuoco perchéincendia e l'acqua perché annegache non ripara ai mali checol distruggere. Le leggi cheproibiscono di portar le armi sono leggidi tal natura; esse non disarmano che i non inclinati nédeterminati ai delittimentre coloroche hanno il coraggio di poterviolare le leggi piú sacre della umanità e le piúimportanti del codicecome rispetteranno le minori e lepuramentearbitrariee delle quali tanto facili ed impuni debbon essere lecontravenzionie l'esecuzione esatta delle quali toglie lalibertàpersonalecarissima all'uomocarissima all'illuminato legislatoree sottopone gl'innocenti a tutte le vessazioni dovute ai rei?

Questepeggiorano la condizione degli assalitimigliorando quella degliassalitorinon iscemano gli omicidiima gli accresconoperchéè maggiore la confidenza nell'assalire i disarmati che gliarmati. Queste si chiaman leggi non prevenitrici ma paurosedeidelittiche nascono dalla tumultuosa impressione di alcuni fattiparticolarinon dalla ragionata meditazione degl'inconvenientiedavantaggi di un decreto universale. Falsa idea d'utilità èquella che vorrebbe dare a una moltitudine di esseri sensibili lasimmetria el'ordine che soffre la materia bruta e inanimatachetrascura i motivi presentiche soli con costanza e con forzaagiscono sullamoltitudineper dar forza ai lontanide' qualibrevissima e debole è l'impressionese una forzad'immaginazionenon ordinaria nellaumanitànon suppliscecoll'ingrandimento alla lontananza dell'oggetto. Finalmente èfalsa idea d'utilità quella chesacrificando lacosa al nomedivide il ben pubblico dal bene di tutt'i particolari. Vi èuna differenza dallo stato di società allo stato di naturachel'uomo selvaggio non fa danno altrui che quanto basta per far benea sé stessoma l'uomo sociabile è qualche volta mossodallemale leggi a offender altri senza far bene a sé. Ildispotico getta il timore e l'abbattimento nell'animo de' suoischiavima ripercossoritorna con maggior forza a tormentare il dilui animo. Quanto il timore è piú solitario e domesticotanto è meno pericoloso a chi ne falo stromento della suafelicità; ma quanto è piú pubblico ed agita unamoltitudine piú grande di uomini tanto è piúfacile che vi sia ol'imprudenteo il disperatoo l'audace accortoche faccia servire gli uomini al suo finedestando in essisentimenti piú grati e tantopiú seducenti quanto ilrischio dell'intrapresa cade sopra un maggior numeroed il valoreche gl'infelici danno alla propria esistenza sisminuisce aproporzione della miseria che soffrono. Questa è la cagioneper cui le offese ne fanno nascere delle nuoveche l'odio èunsentimento tanto piú durevole dell'amorequanto il primoprende la sua forza dalla continuazione degli attiche indebolisceilsecondo.



Cap.41

COMESI PREVENGANO I DELITTI


Èmeglio prevenire i delitti che punirgli. Questo è il fineprincipale d'ogni buona legislazioneche è l'arte di condurregli uomini almassimo di felicità o al minimo d'infelicitàpossibileper parlare secondo tutt'i calcoli dei beni e dei malidella vita. Ma i mezziimpiegati fin ora sono per lo piú falsied opposti al fine proposto. Non è possibile il ridurre laturbolenta attività degli uomini ad unordine geometrico senzairregolarità e confusione. Come le costanti e semplicissimeleggi della natura non impediscono che ipianeti non si turbino neiloro movimenti cosí nelle infinite ed oppostissime attrazionidel piacere e del dolorenon possonoimpedirsene dalle leggi umane iturbamenti ed il disordine. Eppur questa è la chimera degliuomini limitatiquando abbiano ilcomando in mano. Il proibire unamoltitudine di azioni indifferenti non è prevenire i delittiche ne possono nascerema egli è uncrearne dei nuoviegli èun definire a piacere la virtú ed il vizioche ci vengonopredicati eterni ed immutabili. A che saremmo ridottise ci dovesseessere vietato tutto ciò che può indurci a delitto?Bisognerebbe privare l'uomo dell'uso de' suoi sensi. Per un motivochespinge gli uomini a commettere un vero delittove ne son mille chegli spingono a commetter quelle azioni indifferentichechiamansidelitti dalle male leggi; e se la probabilità dei delitti èproporzionata al numero dei motivil'ampliare la sfera dei delitti èuncrescere la probabilità di commettergli. La maggior partedelle leggi non sono che privilegicioè un tributo di tuttial comodo di alcunipochi.

Voleteprevenire i delitti? Fate che le leggi sian chiaresemplicie chetutta la forza della nazione sia condensata a difenderleenessunaparte di essa sia impiegata a distruggerle. Fate che le leggifavoriscano meno le classi degli uomini che gli uomini stessi.

Fateche gli uomini le temanoe temano esse sole. Il timor delle leggi èsalutarema fatale e fecondo di delitti è quello di uomoauomo. Gli uomini schiavi sono piú voluttuosipiúlibertinipiú crudeli degli uomini liberi. Questi meditanosulle scienzemeditanosugl'interessi della nazioneveggono grandioggettie gl'imitano; ma quegli contenti del giorno presente cercanofra lo strepito dellibertinaggio una distrazione dall'annientamentoin cui si veggono; avvezzi all'incertezza dell'esito di ogni cosal'esito de' loro delittidivien problematico per essiin vantaggiodella passione che gli determina. Se l'incertezza delle leggi cade sudi una nazioneindolente per climaella mantiene ed aumenta la di leiindolenza e stupidità. Se cade in una nazione voluttuosamaattivaella nedisperde l'attività in un infinito numero dipiccole cabale ed intrighiche spargono la diffidenza in ogni cuoree che fanno deltradimento e della dissimulazione la base dellaprudenza. Se cade su di una nazione coraggiosa e fortel'incertezzavien tolta allafineformando prima molte oscillazioni dalla libertàalla schiavitùe dalla schiavitù alla libertà.



Cap.42

DELLESCIENZE


Voleteprevenire i delitti? Fate che i lumi accompagnino la libertà.I mali che nascono dalle cognizioni sono in ragione inversa dellalorodiffusionee i beni lo sono nella diretta. Un ardito impostorecheè sempre un uomo non volgareha le adorazioni di unpopoloignorante e le fischiate di un illuminato. Le cognizionifacilitando i paragoni degli oggetti e moltiplicandone i punti divistacontrappongono molti sentimenti gli uni agli altriche simodificano vicendevolmentetanto piú facilmente quanto sipreveggono neglialtri le medesime viste e le medesime resistenze. Infaccia ai lumi sparsi con profusione nella nazionetace lacalunniosa ignoranzae trema l'autorità disarmata di ragionirimanendo immobile la vigorosa forza delle leggi; perché nonv'è uomo illuminato che non ami ipubblicichiari ed utilipatti della comune sicurezzaparagonando il poco d'inutile libertàda lui sacrificata alla somma di tutte lelibertà sacrificatedagli altri uominiche senza le leggi poteano divenire conspiranticontro di lui. Chiunque ha un'anima sensibilegettando uno sguardo sudi un codice di leggi ben fattee trovando di non aver perduto chela funesta libertà di far male altruisaràcostretto abenedire il trono e chi lo occupa

Nonè vero che le scienze sian sempre dannose all'umanitàe quando lo furono era un male inevitabile agli uomini.Lamoltiplicazione dell'uman genere sulla faccia della terraintrodusse la guerrale arti piú rozzele prime leggicheerano pattimomentanei che nascevano colla necessità e con essaperivano. Questa fu la prima filosofia degli uominii di cui pochielementierano giustiperché la loro indolenza e poca sagacitàgli preservava dall'errore. Ma i bisogni si moltiplicavano sempre piúcolmoltiplicarsi degli uomini. Erano dunque necessarie impressionipiú forti e piú durevoli che gli distogliessero daireplicati ritorni nelprimo stato d'insociabilitàche sirendeva sempre piú funesto. Fecero dunque un gran beneall'umanità quei primi errori chepopolarono la terra di falsedivinità (dico gran bene politico) e che crearono un universoinvisibile regolatore del nostro. Furonobenefattori degli uominiquegli che osarono sorprendergli e strascinarono agli altari ladocile ignoranza. Presentando loro oggettiposti di là daisensiche loro fuggivan davanti a misura che credean raggiungerlinon mai disprezzatiperché non mai benconosciutiriunirono econdensarono le divise passioni in un solo oggettoche fortementegli occupava. Queste furono le primevicende di tutte le nazioni chesi formarono da' popoli selvaggiquesta fu l'epoca della formazionedelle grandi societàe tale ne fu ilvincolo necessario eforse unico. Non parlo di quel popolo eletto da Dioa cui i miracolipiú straordinari e le grazie piú segnalatetennero luogodella umana politica. Ma come è proprietà dell'erroredi sottodividersi all'infinitocosí le scienze che nenacquerofecero degli uomini una fanatica moltitudine di ciechichein un chiuso laberinto si urtano e si scompigliano di modo chealcuneanime sensibili e filosofiche regrettarono persino l'anticostato selvaggio. Ecco la prima epocain cui le cognizionio per dirmeglio leopinionisono dannose.

Laseconda è nel difficile e terribil passaggio dagli errori allaveritàdall'oscurità non conosciuta alla luce. L'urtoimmenso degli erroriutili ai pochi potenti contro le veritàutili ai molti debolil'avvicinamento ed il fermento delle passioniche si destano inquell'occasionefanno infiniti mali alla miseraumanità. Chiunque riflette sulle storiele quali dopo certiintervalli di tempo sirassomigliano quanto all'epoche principalivitroverà piú volte una generazione intera sacrificataalla felicità di quelle che lesuccedono nel luttuoso manecessario passaggio dalle tenebre dell'ignoranza alla luce dellafilosofiae dalla tirannia alla libertàchene sono leconseguenze. Ma quandocalmati gli animi ed estinto l'incendio cheha purgata la nazione dai mali che l'opprimonolaveritài dicui progressi prima son lenti e poi acceleratisiede compagna su itroni de' monarchi ed ha culto ed ara nei parlamentidellerepubblichechi potrà mai asserire che la luce che illuminala moltitudine sia piú dannosa delle tenebree che i veri esemplicirapporti delle cose ben conosciute dagli uomini lor sienfunesti?

Sela cieca ignoranza è meno fatale che il mediocre e confusosaperepoiché questi aggiunge ai mali della prima queglidell'erroreinevitabile da chi ha una vista ristretta al di qua deiconfini del verol'uomo illuminato è il dono piúprezioso che faccia alla nazione eda se stesso il sovranoche lorende depositario e custode delle sante leggi. Avvezzo a vedere laverità e a non temerlaprivo dellamaggior parte dei bisognidell'opinione non mai abbastanza soddisfattiche mettono alla provala virtú della maggior parte degliuominiassuefatto acontemplare l'umanità dai punti di vista piú elevatiavanti a lui la propria nazione diventa una famiglia diuominifratellie la distanza dei grandi al popolo gli par tantominore quanto è maggiore la massa dell'umanità che haavanti gli occhi. Ifilosofi acquistano dei bisogni e degli interessinon conosciuti dai volgariquello principalmente di non ismentirenella pubblica luce iprincipii predicati nell'oscuritàedacquistano l'abitudine di amare la verità per se stessa. Unascelta di uomini tali forma la felicità diuna nazionemafelicità momentanea se le buone leggi non ne aumentinotalmente il numero che scemino la probabilità sempregrande diuna cattiva elezione.



Cap.43

MAGISTRATI


Unaltro mezzo di prevenire i delitti si è d'interessare ilconsesso esecutore delle leggi piuttosto all'osservanza di esse cheallacorruzione. Quanto maggiore è il numero che lo componetanto è meno pericolosa l'usurpazione sulle leggiperchéla venalità è piúdifficile tra membri che siosservano tra di loroe sono tanto meno interessati ad accrescere lapropria autoritàquanto minore ne èla porzione che aciascuno ne toccherebbemassimamente paragonata col pericolodell'intrapresa. Se il sovrano coll'apparecchio ecolla pompacoll'austerità degli editticol non permettere le giuste e leingiuste querele di chi si crede oppressoavvezzerà isudditia temere piú i magistrati che le leggiessiprofitteranno piú di questo timore di quello che non neguadagni la propria e pubblicasicurezza.



Cap.44

RICOMPENSE


Unaltro mezzo di prevenire i delitti è quello di ricompensare lavirtú. Su di questo proposito osservo un silenzio universalenelle leggidi tutte le nazioni del dì d'oggi. Se i premiproposti dalle accademie ai discuopritori delle utili veritàhanno moltiplicato e le cognizionie i buoni libriperché noni premi distribuiti dalla benefica mano del sovrano nonmoltiplicherebbeno altresí le azioni virtuose? Lamonetadell'onore è sempre inesausta e fruttifera nelle mani delsaggio distributore.



Cap.45

EDUCAZIONE


Finalmenteil piú sicuro ma piú difficil mezzo di prevenire idelitti si è di perfezionare l'educazioneoggetto troppovasto e che eccedei confini che mi sono prescrittooggettoosoanche dirloche tiene troppo intrinsecamente alla natura del governoperché non siasempre fino ai piú remoti secoli dellapubblica felicità un campo sterilee solo coltivato qua e làda pochi saggi. Un grand'uomocheillumina l'umanità che loperseguitaha fatto vedere in dettaglio quali sieno le principalimassime di educazione veramente utile agliuominicioèconsistere meno in una sterile moltitudine di oggetti che nellascelta e precisione di essinel sostituire gli originali allecopienei fenomeni sí morali che fisici che il caso o l'industriapresenta ai novelli animi dei giovaninello spingere alla virtúper lafacile strada del sentimentoe nel deviarli dal male per lainfallibile della necessità e dell'inconvenientee non collaincerta delcomandoche non ottiene che una simulata e momentaneaubbidienza.



Cap.46

DELLEGRAZIE


Amisura che le pene divengono piú dolcila clemenza ed ilperdono diventano meno necessari. Felice la nazione nellaqualesarebbero funesti! La clemenza dunquequella virtú che èstata talvolta per un sovrano il supplemento di tutt'i doveri deltronodovrebbe essere esclusa in una perfetta legislazione dove lepene fossero dolci ed il metodo di giudicare regolare e spedito.Questaverità sembrerà dura a chi vive nel disordine delsistema criminale dove il perdono e le grazie sono necessarie inproporzionedell'assurdità delle leggi e dell'atrocitàdelle condanne. Quest'è la piú bella prerogativa deltronoquesto è il piú desiderabile attributodellasovranitàe questa è la tacita disapprovazione che ibenefici dispensatori della pubblica felicità danno ad uncodice che contutte le imperfezioni ha in suo favore il pregiudiziodei secoliil voluminoso ed imponente corredo d'infiniticommentatoriil graveapparato dell'eterne formalità el'adesione dei piú insinuanti e meno temuti semidotti. Ma siconsideri che la clemenza è la virtú dellegislatore enon dell'esecutor delle leggi; che deve risplendere nel codicenongià nei giudizi particolari; che il far vedere agli uominichesi possono perdonare i delitti e che la pena non ne è lanecessaria conseguenza è un fomentare la lusingadell'impunitàè un farcredere chepotendosiperdonarele condanne non perdonate siano piuttosto violenze dellaforza che emanazioni della giustizia.

Chedirassi poi quando il principe dona le graziecioè lapubblica sicurezza ad un particolaree che con un atto privato dinonilluminata beneficenza forma un pubblico decreto d'impunità.Siano dunque inesorabili le leggiinesorabili gli esecutori di esseneicasi particolarima sia dolceindulgenteumano il legislatore.Saggio architettofaccia sorgere il suo edificio sulla basedell'amorproprioe l'interesse generale sia il risultatodegl'interessi di ciascunoe non sarà costretto con leggiparziali e con rimedi tumultuosia separare ad ogni momento il benpubblico dal bene de' particolarie ad alzare il simulacro dellasalute pubblica sul timore e sulladiffidenza. Profondo e sensibilefilosofolasci che gli uominiche i suoi fratelligodano in pacequella piccola porzione di felicità chelo immenso sistemastabilito dalla prima Cagioneda quello che èfa loro goderein quest'angolo dell'universo.



Cap.47

CONCLUSIONE


Conchiudocon una riflessioneche la grandezza delle pene dev'essere relativaallo stato della nazione medesima. Piú forti esensibili devonoessere le impressioni sugli animi induriti di un popolo appena uscitodallo stato selvaggio. Vi vuole il fulmine perabbattere un feroceleone che si rivolta al colpo del fucile. Ma a misura che gli animisi ammolliscono nello stato di società cresce lasensibilitàecrescendo essadeve scemarsi la forza della penase costantevuol mantenersi la relazione tra l'oggetto e lasensazione.

Daquanto si è veduto finora può cavarsi un teoremagenerale molto utilema poco conforme all'usolegislatore il piúordinario dellenazionicioè: perché ogni pena non siauna violenza di uno o di molti contro un privato cittadinodev'essere essenzialmentepubblicaprontanecessariala minimadelle possibili nelle date circostanzeproporzionata a' delittidettata dalle leggi.