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Leon Battista Alberti

De amore

A Paolo Codagnello

Benché da te me senta incitato a non tacere in queste quello che io in altre miequali daFirenze a te scrissiletteresolo per non dare occasione a chi forse così volessi me esserqui riputato mordace e maldicenteperò volentieri taceapure a mea cui tuoi detti e fattisempre piacquonole tue ultime brevissime lettere furono non ingioconde. Nell'altre miequanto estimavaassai copioso recitai quanto a ogni nobile e prestantissimo ingegnoqualeaffermo essere il tuoquesta cura amatoria sia pestifera al tutto e perniciosa. Riconoscestiin quanti modi questo lascivo ardore dell'amore disturbi e perverta qualunque pubblica eprivata impresa e onorata faccenda. Né credo indi fusse da dubitare che l'animooccupatoe oppresso da quella molestia assidua certo e grandissima dell'amoremai potea vivendocosì vendicarsi in degna alcuna famao salire in qual si sia onesto e laudato grado d'onoree autorità.

Così me parse avere provato a te quanto chi era servo dell'amorecostui niente potea cosaalcuna degna o atta a uno ingegno libero e virile. Orase in quelle mie lettere tequanto perle tue veggopoco aiutaise tu non però bene resti essere non tuo e inimico a te stessoposso io non dolermi del nostro infortunio? Paulo miochi incolperemo noi? Me forsechegià teda te stessi e dalla tua singulare prudenza caduto e abandonatoove bisognavaconmolto studiocura e diligenza mia non bene eccitai e ripresi. Che poi diremo noite meritarenulla di biasimose tanto non ti spiace averti vinto e colligato con Cupidineche né possisanza stomaco udire meove te revochi da tanta e sì iniqua servitùné a te ben volendotruovi luogo da tradurti e mantenerti in libertà e signoria di te stesso? Chi adunque me nonincolpassiove io vegga con mio dire potere prestarti qualche benché minimo utileivi nonpronto e presto mi dia a satisfare alla tua necessitàove ben teco bisognasse non se nonturbato contendere? E voglio mequale tu in tutte mie altre lettere e in ogni vita sempretrovasti e riputasti modesto e verecondo non meno che amicissimo a te e cupido d'ogni tuobene e onorequi ora così giudichi memosso da offizio e vera benivolenzanon da cupiditàdi biasimare alcunoin queste lettere solo avere seguito quanto m'è occorso accomodatoper levarti da questa tua miseriada quale non potrei dire quanto mi doglia non averti già piùmesi distrattoe confirmato libero de' tuoi usati e magnifici studi.

E se io pensassi pur qui bisognasse a teuomo intendentissimo e dottissimopiù diffuso eaperto mostrare l'amore venereocome teco in mie lettere disputaicosì essere inutile edannoso a ogni studioso e a te simile ottimo ingegnoinimico dell'ozio e paceinimico dellafamadignità e autorità e d'ogni onesto pensieroreplicherei in queste que' tutti nell'altre miecompresi argumenti. Ma in quelle non fui oscuro a farmi intenderené breve a non adducereed esplicare ciascuna argumentazione ed essemploquanto a quella materia mi parveacconvenirsi. E in queste credo non bisognerà estendermi a convincer quello quale tu nésai né puoi negarmi: che inamorato mai alcuno tanto si truova povero o sì tegnente emiseroal quale molto oro non paressi poco per in tempo ricomperare la sua libertatedolendosi subietto al duro imperioquale in sé pruova iniquo tiene l'amore. Dannosoadunque amorese per satisfare a una piccola espettazione fa ciascuno massaio eassegnato animo sanza lode esser prodigo gittatore. E piùquanto a qualunque onesto elaudato essercizio sia l'amore nocivo e gravetu meco non raro piangendosailoconfessastie dolestiti. Pertanto solo quise io non errote in questa calamità forsecontiene che tu pur giudichi a te in premio stiano qualche diletti e grata voluttà; o forse a testesso persuadi così doversi verso chi tu credi te pur amiper lei soffrire miserie e tormentiall'animo tuo infiniti e molestissimi.

Cerchiamo adunque quali in amore si truovino dilettie poi investigheremo se chi tu ami date meriti tanta servitù. Potrebbesi qui disputare se alcuni sono piaceri propri all'animoealcuni si sentano ricevuti dal corpo nostro; e se que' dell'animo sono oppositi contro a'dispiacericome uscire di cura e di dolorefinire paurasperare ed espettare sanzasollecitudine cose felicie poi così con modo e ragione godere onestoove l'abbi ottenute; ese quelli del corpo parte nascono ivi subito che 'l dispiacere scemacome sedare la setefreddofamedoglie e simile cose moleste al corpoparte surgano da' nostri sensiodorandogustando cose a noi soave e dolci. Forse ancora sarebbe chi dicessi alcuni altripiaceri essere insieme e all'animo e al corpo gratissimicome udire da ottimi musici e poeticantare in presenza le laude tue e di chi tu amivedere onorar te insieme e i tuoi pregiati elieti. E in questi simili spazi di filosofia assai potrei lungo disputando stendermimacognosco te non meno di me tutti questi cognoscere; tale che volendo esserequanto misforzerònon prolisso teco né inettobisogna preterirli. Solo qui tePauloappello: tu stessiessamina fra te e riconosci quale sia il corso di ciascuno tuo dì così amandoe annoverase di tutte le perturbazioni quali si dice possono all'animo avvenirealcuna mai a te qualcheora dia luogo o riposo. Credo per certose tu arai l'animo diligente a ricognoscere la tuacalamitàtroverai le perturbazioni quasi tutte insieme combattere ciascuna in te per esserequella che più te amando affligga e consumi. Troverai in te non mai essere vero alcuno oben fermo piacerese già non riputassi piacere la notte uscire al serenoa' ventia' freddiecosì poco consigliato irne te stesso consumandoe poi quelle orein quali tu più riposatonel tuo letto dovevi dolce giacere e senza molestia libero dormireivi fuora allora sederti insu' marmie indi fuggire or questo lumeor questior quegli altrida' quali ti duole essere ivisopragiunto o conosciuto; ora combattere con sassi contro a' cani quali a te pur corranoabbaiando. Non dico degli altri pericolimille sospettiinfinite paureinnumerabili avolgimentidi pensieri per l'animo tuo: ora tendere l'orecchie e gli occhi in qua a questa finestrain là aquello usciosu e giù a que' razzi di que' lumi. E poi che tu pur bene spesso arai veduto teassai essere stato ad aspettaree il sonno e stracchezza ti ricacci a casatu così bizzarrot'avii sdrucciolando in questa pozza di fangopercuoti in quel sasso. Alla fine pur ti truovi incasa sanza lumesanza fuocomolto più tardo che mezza notte. Ciascuno si riposa: tusolo ne vai a letto maladicendo e fabricando vendettee bene che tu arda di crucciononperò ivi resti di tremare per freddoné puoi finire il lungo tuo rammarichio. Così passa interala notte sanza punto chiudere l'occhio; e se pur lasso in sul dì qualche poco t'addormentiancora vegghia il tuo animo molestato e tormentato da quelle commosse furiee così tidesti sognando cose terribilie male riposato e con nuova ragione di dolertileviti palidoestenuato e debiletorni a circuire il tuo assedioonde a casa ti riduci tardi e con nuovatrama di sospetto; e per questo perdi non poca parte di quanto dovevi prendere cibo eristoro. Ancoraindi subito dai tuoi quasi fuggi come se avessi in odio la casa tuae fuoricerchi ogni luogo per trovare e gratificare a chi te in tanta miseria in pruova e volentieritiene. Non ardisci domandarne per non palesarticredo come che pur ti vergogni tantoessere a una vile femmina subietto; e giunto ov'ella siede poco stimandoti e menomostrando averti accettomisero tevedi ivi nuove torme di vari teco concorrenti amanti;cresce sospetto di questocredi di quello altroparti più essere certo di quello già udisti oteco non poco dubitaviné puoi non persuadere a te stesso quello guardo e quello riso cosìcon arte e a tempo sia sanza vizio: pàrtiti solo piangendo e te premendo tutto in dolore eacerbissimi lamenti. O maravigliosi piaceri! Quale inimico tanto a te serà in odioa cui solocosì dieci molestissimi dì paresseno a te picciola vendetta? E miseri amantichi di voi nonsoffera tanto e maggiore ancora tormento mesimesi e anni? Concederotti sìchécognosco la tua modestianon essere te così punto e concitato da questi venenati stimolid'amoretanto che tu in buona parte tua volontà e appetiti amatori non raffreni e con ragionee modo ritenga. Quale cosa se così fusse in temolto mi piacerebbeché sarebbe a mecerto segno ancora in te avere l'amore non in tutto suo intero imperio e signoria; e però ticonfortoquanto puoi prestoin tempo ti stolga da tanta quanta te opprimerà ruinase purseguiti non repugnare e lungi fuggire ogni trama amatoriaperò che tardi poi forse vorrainon potendoritrarti.

Ma né dubitoa distorti da questa tua amatoria impresagioverà insieme rimirandotrascorrere quale testé sia l'animo tuobenché poco d'amore acceso. Quale medesimo setu cognoscerai non poco essere d'ogni passion caricotanto potrai di te stimare quanto di dìin dì ti senta più sommesso e men forte a reggere tanta ruina di te stesso; e così subitoprudente provederaiPaulo mioa vendicarti in dolce libertà. E negherai tu forse entro alpetto tuo vivere una continua cura e sollecitudinequale dì e notte ardendo te spessomuova a pietà di te stessidesiderandoespettando varie e molte cose qualise nonamassicerto averesti in odio altri dicessi in quelle punto te essere sospeso. Unde esconoque' tuoi talora gravi e tanto incesi sospiri? Unde rompono dal tuo petto que' gemiti tuoi?Unde si muovono que' tuoi tantiquando solo siedi o giaciavolgimenti ora in su questaorain su quell'altra gota? Mentre che tu amifue mai che tu non aspettassi quella festaposdomani e poi quell'altrae poi in quel dì quell'ora e quella ancora? E questi tempi tantoda te espettativennero essi mai non in tutto altri e contrari a quanto avevi a te persuaso! Ese pur così a tuo desiderio tempi lieti e festivi rari accaggionotu con grandissimo desiderioaspettasti quella da te amata venissi in mezzo allo spettaculoed ella per altro caso o persua bizzarria non uscì in pubblico. Ahimè! puossi egli esprimere con parole quale in quel dìfussi il tuo animo al tutto misero e troppo tormentato? Che aparecchisuoni o giuochicoseivi maravigliose e agli altri giocondissimete mossono il dì se non a dolerti desiderandoquellain cui era ogni tuo pensiero e mente altrove alienata? E se ella forse ivi con l'altrevenneehi quanti sospetti torno te aveano in mille modi sollicitoe tanto più perturbatoquanto davi opera coperto potere dolce cambiare con quella tuoi guardicenni e parole!Quale occasione e licenza se a te forse era pòrtaperché raro così avviene sanza qualchemezzo di vera amiciziaperò tu non in tutto temerario ritemevi trascorrere in cosa meritassibiasimose poco da te fosse servata integrità e fede verso tuoi amiciquali a te sonoe aogni liberale ingegno troppo sempre furonocarissimi. Né menose io bene te cognoscoprudente e molto discretoa te dolea così la fama di chi tu ami fusse per cadere in voce dimolti ivi maledici rimiratori; e così più e più cose per suo più che per tuo rispetto non volestiquale tu troppo desideravi. E se pure qualche assai coperta e ben sicura occasione ti siprestavafu mai alcuno tuo gaudio amatorio non brevissimo e pieno d'infinita paura ecertissimo pericolotale che poi te stessi di troppa audacia tua e temerità accusi e penti? Ecosì in te mai non mancheranno queste e più altre assai molestiequale sarebbe lungoperseguire: dure espettazionimolesti desideripocoraro e brevissimo gaudiotristerecordazionicontinuo sospetto e grave dolore.

Tu qui forse teco dirai degli uomini alcuni più essere che gli altri d'animo forte e robusto apiù leggiere portare queste gravezze amatorie. E forse come altre voltecosì testé a merisponderesti te con le parole quale usava dire iosolo e con guardi amare dilettarti e 'lvedereragionando costumato e con gentile onestà appresso di chi a te si mostra grata edolce affezionata. Niuna cosa può a me parere meno dubbia che te essere d'animorettissimofermissimo e valentissimodi ingegno nobile e quasi divinoornato d'ogni civiltàe costume. Ma non però qui lasserò tedalle grandi fiamme e ardori d'amore abagliato eoccecatoessere cauto meno che a te bisogni. Paulo miostima questo essere da me invera e buona parte ditto. Guardaper Dioa te non intervenga come intervenne al nostroPallimacroquale non sanza necessaria e utile cagione mostrando sé esser non freddoachi poidove ello così fingendo e con arte simulando sé misero accese e arsela suaDeifira aveainiqua e ingrata verso di lui imparato essere di marmo. Tristo Pallimacrochetanto piange il suo non meritato infortunio e maleche tanto si duole della sua grandissimaricevuta iatturain quale ruppe il prospero e felice allora corso de' suoi studi a meritaremigliore fortuna e gloriae perdette sé stesso a servire quello superboostinatocrudele esempre in peggio volubile animo e mente perversa di quella importuna e iniquissimafemmina Deifira. Ricordami che leggendo la sua troppa miseria tu per piatà lacrimasti.Saranno adunque i suoi scrittiivi malia te maestrie aiuto molto a ridurti e fermarti amiglior mente. E se tu ora poco oppresso dal grave imperio del villano e crudele amorenonraro meco ti dolestisarà tuo officio provedere non avere più lungi a dolerti sanza fineovetu più sia vinto e mal distretto. Né a omo paia sì essere cauto e prudenteche per averepiacere di vedere e ragionarsi con chi si sia nobile e leggiadra donnanon seco temafingere e simularsi amanteperò che così seguendo poco se avvederà della ruina suasenon quando a lui ella starà sì grave in capoche molto pesandoli troppo lo premerà edorraglionde poi vorrebbe lungi fuggire in qualunque altra secura e onesta solitudine permai vedere in fronte femmina alcuna.

E che piacere degno d'animo studioso e peritoquale ciascuno dice essere il tuomai a tepotrà porgere una femmina indottaquale tutte sonoinetta e da ogni parte sciocca einsulsa. Vedera'la presentarsi a tese ella meno sarà familiareleziosainteracon la frontealtieracon la bocca e occhi socchiusiquale se così ella venisse per mezzo al fummo efra la polverecol capo ora su questa ora su quest'altra parte abandonatoquasi come a leifusse il collo di vischio e i nervi di pasta; né ti guarda se non con lo estremo d'uno occhioné ti risponde se non prima salutata e apellata tre volte. Pur poi sogghignae prima è fattosera che ella a proposito ti renda uno sì solo o uno no. E purese forse vuole non parere intutto mutaella prima si fiuta le sommità delle dita e volgeti la guanciae per vezziprofferisce le parole sibilando e scilinguatae vuole con suoi gesti impudicissimilevissimi einonestissimiparere un'altra Lucrezia gravissimasantissima e religiosissima. E se forse ate già ella era familiareeccola venire dondoloni e avventatacon la voce quale chi gridandoseguita i levrierie ridendo simile a chi dell'orto fughi gli stornelli; salùtati con gli occhi e conla bocca apertae vienti persino con le mani e col ceffo in suso el visoe comincia milleistorie; né sa ristare di biasimarti quella e quell'altrae mai finisce quella predica suachecosì disse e così feceed eravi il talesopragiunsepartissitornòed io a leie poi lui...; e inuna novella ti racconta la vita e gesti di tutti i suoi passatiné da lei t'è licito partire se nonquando l'arai bene stracca di domandare commiato. E se da te pure ella convinta forseragiona a' tuoi propositimaligna femminasubito o ti richiede di mille coseo comincia adolersi di tenon dico sanza ragione soloma certo sanza misura.

Così posso non fare ch'io non ti nieghi che in femmina alcuna a te siano piaceri non puerilie poco degni. E sopra gli altri mi spiace chi lascia le sue altre maggiori faccende per starsiin ciancie contemplando le bellezze d'una femmina linguacciuta e male avvenente. Mira chein donna troverai parte alcunase non forse el visonon bruttissima e laidissima. E la più inquello vagheggiata partegli occhi pur sono al continuo frolli e maccaticcie 'l fronte e leguance lentigginose; i dentimiracolo che in femmina si veggano se non di colore di pettined'avorio molto vecchio e ben sucido. E sempre gli vedrai l'unghie mal nettené so qualecagione troppo brutte acolorate. Vergognomi seguire l'altre parti più ascose e più inoneste eoscene; a quali considerando troppo mi maraviglioquando tuPaulo miouomo civilissimoe pulitissimoincontri uno altro amante penoso e mestotu non subito rida delle sue inezieo piuttosto prorumpa in lacrimemosso a compassione di lui e di te stessoche sì viviatesubietti a una vilissima e sporcissima femminae lei seguiate con sì pronta fedeeservendo a lei abbiate dedicato ogni vostro pensieroopera e ingegno. Esco in pruova diquesta materiain quale te lascio ripensaree pensando te stessi infastidire. Io netto diliberouscirneper non mi stendere in quelloper quale iovolendo al tutto nulla trattarnein tuttemie di sopra a te scritte lettere questa intera materia volentieri e in pruova tacea. Oraquanto m'è suto tedio averne fatto parolatanto mi sarà sollazzo e gaudio queste lettere ate giovinoquanto stimo non poco gioverannoché già debbi apertissimo scorgere quanto inte amando sieno copie di acerbissime cure e gravissime molestie; piaceri veri niunonon intutto a te e a ciascuno studioso indegni e non convenienti.

Ora seguita veggiamo se questaquale tu tanto amiper altri suoi meriti così forse era da tenon indegna d'essere amata. Dicono a chi te ama debbi pariquanto in te siarendere fedee benevolenza. Se tu da costei te conosci essere amatonon ti storrò da questo dovutoofficio di amare chi ami te. Ma come farai tu me certo che ella te non molto abbia in odio e avile? "Ohella mi guardò". Gran male fuse tu non guardavi leiella guardassi te; né fumeno da biasimarlase ellaguardando gli altriancora guardò te. "Ella mi sorrise". Non dirògli paresti ridiculo e da così ridertiché sempre fusti e a tutti paresti grave e maturissimo.Ma ella così leggiere sorrise per parerti più bellaper più farsi richiedere; ché dicono cheridendo più paiono vezzose. "Ella mi salutò e strinsemi la manoe mi soppresse il piedecon duoi suoi piedi". EhiPaulo mio poco prudentese tu non conosci questi tutti esseresegni più tosto di chi voglia infiammarti e molto da te essere amatache di chi vero te ami?E certo troverai le femmine usare queste carezze e moine molto più quando temerannonon rimanere da' suoi amanti interlassate e meno che l'usato serviteche quando vorrannogratificarti; ché già in quella età elle non hanno a imparare dovealtrove che in questo cosìfrascheggiaresia il tuo pieno e ardente desiderio. E pur ch'ella vogliaPaulo mioquandouna femmina vuoleper guardia e paura che la ritardimai però li mancherà luogo e tempoa satisfartie in quel modo mostrarti più che in cenni e atti vero amarti. E quando pur tipiacessi così crederequesti guardirisi e gesti siano in altri veri indizi di benivolenza eamorevoglio non però dubitise ella vero amassiper non mostrarsi a te amando suggettaquale te ella reputa e scorge a sé dato e suggettocerto mai così darebbe palesi e tali segnidel suo amore. Ché già per pruova conosce ciascuna femmina questoche in una andataalla chiesa potrà a casa ritornare con due dozzine di nuovi amanti. Così siamo noi uoministolti o troppo liberali a credere loro e ad amarleche subitoguardati da unasperiamoinsino a casa ci mandi le chiavi dell'uscio da via e quelle da mezza scala. Poco prudentisenon cognosciamo quanto ciascuna femmina dal dì che ella nascecosì giura essereimpudicavanae mai più dire vero o bene osservare voto o giuramento che ella poi facciain vitasempre ogni cosa dissimularee a tutti mostrare el contrario di quello che ella sentao voglia.

Non dubitare che sia impossibilenon dirò vederema né fingereche femmina si truovialcuna continente o casta. Siati ottimo qui argumentoche mai femmina vive sì religiosanémai sì sazia de' frutti d'amorequale sia poco curiosissima e non sempre infaccendata soloper parere tale ch'ella meriti essere richiesta e desiderata. Né loro apresso basta lospecchioin quale mille volte il dì e più si rimiranoe sempre qualche cosa a' suoiornamenti racconciano. Ma più ancora con tutte le matrone del paese d'ogni sua frascamolto si consigliano. E così uno solo primo comune piacere di ciascuna femmina semprefu essere vagheggiata e da molti richiesta. E pare loro troppo infortuniose elle in casa nonveggono continuo una coppia de' suoi amantiin vicinanza qualche altro paioaltrove poitanti chequando ella esce ornata in pubbliconon possa numerarli. Unde avviene cheseella si truova non in tutto formosapure le pare meritare non pochissimi amantie a gara diquella bella e da tutti e' giovani vagheggiataella a molti si proferiscené così a lei mancaqualunque dì giugnersi a nuovi mariti. Quella vero bellasollicitata da troppio per ingannioper lusingheo per premioo per forza non può non assentire a qual che sia. E per loronatura e costume mai pongono fine a uno solo amante: piacegli quell'altro e poi ancoraquell'altro. Se il primo amore li succedette felicecosì si fida del secondo e di molti altri. Seforse meno fu il primo amore fortunatoargomentansi più ne' seguenti essere astute edotte. Né mai loro manca la cara madreinsieme e qualche altra del parentado: con costeisi consiglia sempremostrando troppo temere quella non sappia alcuna sua cosa. Cosìrichiesteaudaceben consigliatee da natura impudichenulla amano; ché ben sai nonpotrebbono tanti amare a quanti si mostrano amorosema fingono amareché troppogodono vedersi molto e da molti richieste. Quale cosa quando loro succedequandointendono che tu molto l'amiquando te conoscono a sé molto essere suggettotanto allorapiù dimostrano amare qualche altritanto fingono teco nuovi corucci. Proverbio delle astutemamme: "Corucciatifigliuola mia; i corucci racrescono l'amore". E di cosa niuna tantogodeno quanto dello strazio fanno di chi loro ami. E fra le sue prime felicità annumeranosospirilacrimeultime fatiche e dolori di chi amando e servendo le segua.

E soglio io fare di loro femmine questa similitudine. Sai troppo a me piace addurrescrivendo qualche similitudinequale in questa familiare epistola in pruova lassai. Così mipare delle femmine come se tuvero amantesedessi in alto sopra a qualche discesad'uno montee la tua amata fusse ivi presso giuso a bassoe una fune non molto lunga tedall'uno capo e lei dall'altro tenesse legati. Ivise tu corri per prenderlaquella fugge allachina; se tu vuoi rivenire ove prima eriella gode lasciarsi con tua fatica e suo sconciostrascinaree talora s'attiene a uno qualche cespuglio per bene vedere tesa la fune evinculo quale voi tiene legati. Se tu forse ostinato con più empito e forza tiriella ti secondaché dubita in quello modo el vostro legame non si rompa; e se ti fermiella per muoverti inpiù modi s'avolge; all'ultimo te a sé tira adosso. E se forse li viene così fatto o detto cosaquale a te non come l'usato dispiacciaella troppo se ne pentee vedra' la il dì seguentetrista seco e mestasubito cercare ed entrare in nuovo coruccio. Né mai di loro alcunosdegno potrai assai farti certo che sia di quello stato cagionetanto in ogni cosa sono loromodiparoleatti e fatticon arte simulati e fitti.

E poni mentesì nella tua amatasì e in qualunque altra femminaquanto sia falsato ciò chein lei tu con tuoi occhi vedi. La natura le diede e' capelli non argentei e chiari quale ella te limostrae forse credi sieno suoi criniquali furono di quell'altra già più anni morta fanciulla.El viso suo naturaleprima che ella el dipignesseera pallidorugoso e vizzo e fuscoqualetu vedi con arte fatto candido troppo e splendido. Le gote e i labbri erano non di colore dicorallo e rosequanto ora tinti a te così già paiono. Ed ellabenché piccolanon però ti sipresenta se non grande. E forse la giudichi piena e sugosaov'ella è vizza soppannoetiene in cambio di sangue in sue vene fuligine stemperata con acqua. Che più? Al tuttomaivedrai in loro nulla non fitto a meraviglia e simulato in modo che questa medesimaquale tuieri in via scontrasti sì addornata e pulitaoggi in casa poco riconosceresti vedendolacom'è loro usanzachiuso l'usciosedersi oziosacol capo male pettinatosbadigliaregrattarsi dove la chioma gli piove in qua e in làe anche ruspare altrove; poi con quelleunghie graziose stuzzicarsi bene a drento il nasoe cominciare uno gracchiamentochecieco gaglioffo non si truova che non perdessi con loro a gargagliaree con suoi straccistoppe e panerette avere imbrattata e ingombrata le tavolebanchedeschetti e tutta lacasa; e con rimbrotti gridando comandare cose nulla necessarie a qualunque li vengainanti: "Tu che non vai? Che non fai? Anzi non volesti? Non dicesti?"; e accanirsi contro chinon li portò presto il catinuzzonon meno che se avesser morto el marito; e così conciascuno sempre avere apparecchiata lunga materia di litigaree garrendo assordire tutta lavicinanza; poi levarsi da sederelasciare quivi e colà parte delle sue masserizuolee irne incamera con quella cioppetta piena d'infinite nuotee sì coperta dalla polvere che tu nonscorgi qual sia suo primo colore; e dal lato gli pende quella bella merceriachiaviborsiaghiericoltellinie insieme quel panicello tanto bianco e mondissimo.

Non mi stendo più oltrema certo affermo questoche cosa niuna tanto a un'altra saràdissimilequanto una femmina apparata a sé stessi non acconcia e pulita saràdissimilissimatanto sannoe piacegli contraffarsi. E come ella in questi portamenti di fuorisi porge da ogni parte armata di fizioni e decezionicosì voglio ti sia persuaso ogni loroopera e pensiero mai essere vacuo di simile arte e fraude; e ciò che in loro a te forse pareda lodaremolto per loro pessima natura merita biasimoe ciò che tu in loro credi vertuososempre fu a fine di vizio. Adopera la femmina la fama e nome de' suoi maggiori solo inessere troppo superbaaltierainsolenterissosabestialee da ogni parte incomportabile.Adopera la femmina le sue laudate bellezze solo in essere quanto più che l'altre formosatanto più incontinente e impudica. Adopera la copia de' domestici amici e conoscenti in darea tutti leggenogliee molestia; adopera la fortuna e le ricchezze non in altro che in gittarle edissiparle. Ancora non riebbero dal sarto quella nuova vestach'elle trovorono altro disusatoabito e mai prima veduta livrea. E tanto loro pare di sue bellezze essere pregiatequantosono più che l'altre strane e contraffatte. Non racconto quanti danari ella consumi in frangiericami e coprimenti di capoe simile leggerezzea quali continuo vegghiano curiose eoperose. Agiugni qui che per le sue scale continuo troverai salire e scenderecon suasportula e fiasconi pienivilissime femminelleo simile genterelle abiette e infamequale ellesotto spezie di religiosa piatà adoperano in sue altre inoneste trame. E guardaPaulopuntonon dubitare che cosa qual più che l'altre facci una femmina con assiduità e diligenzacertissimo lo fa mossa da vizioo per ritrarsi dalla incorsa infamiao per sodisfare aqualche suo lascivo desiderio; ché ben sai la loro in altre cose instabilità non permetterebbesì lungo perseverare in cosa alcunase qualche duro ivi e continuo cappio non le traesse ein proposito contenesse. Che diremo noi dello ingegnointelletto e simile laude dello animoquale sempre adoperano o in commetter rissa e odio fra tutta la famigliao in secondare a'suoi levissimi e lascivi pensieri e instituti? Quantunque in femmina seppi mai scorgerealcuna vera virtù; e certose in loro fusse spezie di vero intellettoragione o minimadiscrezioneelle in suoi fatti sarebbono non quanto sono inconsulte e subite a principiarloné sì instabile e precipitose correrebbono a rompere e mutare sue prese oppinioni epropositi. Solo odo in femmina dal vulgo laudare la malizia e l'animo fiero e immane inseguire le scellerate imprese. Quale cose reputo l'una non maravigliosaperò che esse daciascuno altro pensiero vacuein ozio mai pensano ad altro che in questo quale poi noiriputiamo subito e testé nato consiglio: l'altra a me pare più meriti apresso de' buonibiasimo e odio che laude. Chi può troppo avere in odio la stoltizia di una ardita femminaquale in pruova a sé e te adduca estremi pericoli?

Parmi vederti maravigliare che ioquale sempre difesi onore e fama di ciascuna femminaora mi sia steso in sì lungo e forse in parte non in tutto atto raccontare a quanto in altre mielettere fu' già a scriverti. Ma se tu qui meco arai riconosciute le inezie di ciascuna femminae arai a te stessi palese fatto quanto sieno piene di fizioni e perversità le femminea menon tanto dolerà avere così scrivendo lasciato e perso della mia consuetudine e buonagrazia qualecome saisempre ebbi apresso ciascuna femminaquanto mi sarà voluttà econtentamento ancora con mio danno averti giovato. E se tu più oltre teco statuirai la tuaamata non però più che l'altre essere divina e sanza maculae se fra te ripenserai quanteacerbità e gravissime molestie in te già più e più mesi per sua stranezza e impietà dentro alpetto e animo tuo si ravviluppino e ogni tuo onesto pensiero e impresa perturbinocerto a testessi facile persuaderai questoche da lei a te poco sia riferita degna benivolenza omeritoe verratti in tedio tanto esserli suggetto amando. E se meco così affermerai tutte leoperazioni delle femmine essere piene d'infinita fizionecerto conoscerai te da lei nullaessere amato. E a così persuadertinon mi pare da non ricordarti a te riduca a memoriaquant'elletuttora aspettando in grembo quello che sopra tutte l'altre cose loro si dàdolcissimogratissimodisideratissimopur non restano dirti: "Ora non più; lieva su"comese tu così satisfacendogli troppo grandemente le 'ngiuriasse. Da questo puoi lungo e diffusopensare quale nell'altre meno grate cose si porgono da credere loro o da non sempreriputarle fingarde e busarde. Non dubitareadunquequesta tua così teco finge d'amarti;però che subito poi che a te sia indutto nell'animo nulla da lei te essere amatoveggo tesciolto e libero da' legami d'amore. Amandoniuno suole essere laccio più forte e piùtenace che stimarsi amato. Fuggi adunque così credereche chi quando amassemostrerebbe non amartimostrando amarti non finga per straziarti. E così subito potremoinsieme godere seguendo vacui da tanta molestia li nostri ottimi studie darci seguendo adacquistar fama e laudequal cosa così amando tu pruovi quanto si possa poco e raroasseguire.

E debbi certo assentire quanto abbiamo insieme vedutoche in trama con femmine alcunomai si truova piacere degno o certo diletto; disagi sì molti e troppo grandissimitormento sìassiduo e inestimabiledispetti sìe onte all'animo tuo sanza fine e sanza numero. Checerto ben quando le nostre di sopra verissime trascorse ragioni non confirmassono cosìessere gli animi femminili ingiustiiniquiingratipieni di falsità e felloniepure non doverestituPaulo mioqualche volta conoscerti uomoe avederti di tanto erroreche tuuomod'animo altrove erto e prestantissimonobilelitteratovirtuosoquale recuseresti in tequalunque fussi altro più degno imperio e signoriaora così perseveri in non fuggired'essere suggetto a una femminaquale te poco pregi e goda straziarti? E quand'ella benete sanza misura amassiquand'ella te con ogni sua operaindustria e arte volesse essereamplissimoche potrebbe ella agiugnere alla fortunaalla famaalla autoritàalla dignitàallavirtù tua? Nullacertonulla se non biasimo e singulare infamia e capitale inimicizia con tuttie' suoicome nell'altre mie lettere disputammo. E che potrebbe ella mai darti piacerequalea una minima parte de' tuoi per lei sofferti danni e affanni satisfacesse? Che dilettochesollazzonon pieno di molta inezia e levitànon carico di sospettoassediato di paurerottoda mille infortunial tutto e brevissimo? Eh sìpotrebbe questo sì darti: copia di suoi leziosiguardi e lascivi sorrisi e scilinguate risposte. Hui! cose utilissime a bene e beato vivere;cose preziosissime certo e da tenerle care! Parti pocodopo tanta da te sofferta miseriairtene a letto con un guardo più che ieriquale a te porse una vana e falsa femmina? Epotrebbe ancoranon ti niegofarti più beatorinchiuderti in qualche luogo mal netto epeggio odoratoe ivi lasciarti assetato tanto pure che ella deliberassi ridendo e beffandotisolo dirti: "Abbi pazienza".

AimèPaulo miostima quello che certo puoi e debbi stimarenoi in questa materiaamatoria avere preterite e interlassate più e più cose per non essere teco men che l'usatoverecundo e in ogni mio parlare nitidissimo. E fa sì che tu non paia ostinato in dedignare latua libertà e dolce ozioné io paia sì di pochissima autorità presso di te e sì in tutto nudod'eloquenza in questa causa a ogni dotto ingegno copiosa d'argomentazioni e facilissima aconvincerlache queste mie lettere poco te abbino commosso ad assentirmi con operacome estimo pure credi col tuo animo ciò che da me sia scritto di sopratutto uscire dabuona fede e vera amiciziadi quale a te mi piace reputi me molto affezionato. Così te avisoalla nostra amicizia da te nulla più potere essere grato ed espettato che vederti uscito elibero di questi duri e molesti pensieri tuoi amatoriridurti a' nostri usati studi e ozi delleletterequali te meco insieme aiuteranno a molto lungi fuggire in dolce libertà e tranquillitàd'animo. E se così ti parequando sentirai queste lettere a te aranno giovatostraccialeché temo vengano in altre mani di chi creda me aver voluto essere teco quello che semprefuggi' pareremaledico e detrattore. E anche non vorrei a chi male te disiderale nostrelettere prestassono utilità a uscire dello infortunioin quale giace sepulto chi ama; ché atormento e strazio niuno più crudele saprei dedicare chi fusse a me capitale inimico quantosolo di vederlo molto innamorato. Che le mie lettere sieno state troppo lunghebiasimane teche così m'incitasti a scriverti. Aspetto mi risponda queste lettere teco avere asseguitobuon frutto. Fra pochi dì mi piaceràquando sarò costìvederti libero e lieto.

Ex Venetiis die decima Ianuarii.