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Commedia da salotto

di Giovanni Verga

- Badate! Egli sa tutto! - La signoraGinevra era pallidissima lasciando cadere quelle parole a fior di labbrarapidamentementre fingeva di rispondere con un sorriso al profondo inchino diAlvise Casalengoallungandoglinel passareuna stretta di mano breve econfidenziale. Egliinquietocercò cogli occhi il marito di lei nell'altrasala. Ma non poté chiederle altro. La follali separò tosto. Ellasorridente semprescollacciata sino al dorsoscintillante di gioieaggiravasi fra i tavolinetti preparati per la cenachinandosi a odorare i fioriad ammirare tutte quelle graziose ventolinecolorate; rispondeva gaiamente ai salutiagli augurialle strette di mano. Infondo alla salanel gran specchio inclinato sul caminettosi mirò un istantead assicurare la stella di brillanti che le tremolava fra i capellipallidissimaquasi la sfumatura livida che le accerchiava i begli occhi sifosse allargata a un tratto per tutto il viso delicato.- Sola? - esclamò la contessa Maio. - Libera e sola? Che miracolo!- Sì - rispose Ginevra collo stesso tono allegro. - Una volta ogni find'anno almeno!... Ho lasciato Silverio in anticamera... coll'ammiraglio... Sonofuggita... - Le parole e le labbra ridevano.Ma gli sguardi erravano inquieticome cercando ancor essi. Alvisesemprevicino all'usciostava a discorrere col suo amico Gustavotranquillamentelisciandosi i baffi tratto tratto per dissimulare una ruga sottile che gli sicontraeva di tanto in tanto all'angolo della boccae l'ansietà acuta chebalenava suo malgrado negli occhii quali volgevansi spesso verso il salottod'ingresso. Dietro a un vecchietto calvodinanzi a cui tutti s'inchinavanoentrò il marito della bella Ginevracol fiore all'occhiellosalutando gliamicibaciando la mano alle signoresolamente un po' duro e un po' rigido nelvestito nerocon un lieve aggrottar di sopracciglia appena incontrò lo sguardofermo e rispettoso di Casalengoil quale lo aspettava sull'usciopiantandosimilitarmente. - Ahleitenente?... Haterminato quel rapporto? - Casalengo stavaper risponderequando la signora Gemmaad una parola dettale rapidamentesottovoce dalla sua amica Ginevrala quale aveva seguìto ansiosaquell'incontrocon occhi che luccicavano intensiquasi tutti i suoi lineamentisi alterassero all'improvvisomentre passava macchinalmente il fazzolettinosulle labbraattraversò la sala rapidamenteper andare a impadronirsi delComandante. Poscia tornando trionfante albraccio di luile chiese: - Ha caldo?- No... Sìveramente... Un po'... -Sei pallida. Fa troppo caldo quicara Ginevra. -Nono... Non importa... - La buona Gemmaintantoaveva sequestrato il Comandante nel vano di una finestratenendolo abada con delle chiacchiereinterrompendosi con delle risate argentine chesquillavano in mezzo al brusìo della salafacendo di tutto per sedurrequell'orsosaettando di tempo in tempo alla Ginevra un'occhiata lucente chevoleva dire: - Che diavolo è successo? - Indi prese il braccio dell'Ammiraglioe lo condusse verso il canapèstordendo anche lui col suo cicaleccio allegrocontinuando a guardar come distrattacome a casola sua amica e il marito dilei ch'era preso adesso nel circolo della contessavoltandosi più guardingaverso il salotto dov'era andato a cacciarsi Casalengo insieme al suo camerataGustavo. Infine Gemma abbandonò l'Ammiraglio alle altre signoree passò nelsalotto anche lei. Ginevra li vide che discorrevano animatamente con Casalengo.Egli coll'aria graverispondendo a monosillabiGemma diventata seriacon uninteresse che tradivasi dai minimi gestiper quanto fosse abituata apadroneggiarsi in pubblico. Gustavo s'era dileguato al par di un'ombra.Una domanda a lei rivolta la fece trasalire in quel punto: Serravalle chele chiedeva un valzer e insisteva per averne la promessa: - Le fo paura? Nonvuol vedermi neppure? È ancora in colleradopo tanto tempo? -Essa lo guardò un istante come trasognatabattendo le palpebrecol belsorriso pallido che stentava a rifiorire sui lineamenti disfatti: - Ahlei?...No! Mai più... Del resto non si ballerà... -Sìsìdopo cename l'ha detto la contessa... per cominciare l'anno nuovo...Cominci l'anno con una buona azionelei!... Non ce n'è un'altra che balli ilvalzer come lei!... Dica di sì! dica di sì!... un giro solo!... l'ultimo...- Mai più! mai più!... Sarebbe il primo dell'anno nuovose mai... Nonvoglio passare tutto l'anno a svenirmi nelle sue braccia... Sul seriolei giratroppo in furia... Mi fa girare il capo... Si rammenta?- Ah! per l'amor di Dio... Non me lo rammentipiuttosto! Non me lofaccia perdere il capolei!... Ha detto di sì!... Consegno qui la suapromessa!... - Ella rideva tutta quantacome una bambinaa scatticon una fossetta sulla gotacon certi movimenti chefacevano sbocciare gli omeri delicati dalla scollatura del vestito. Altrigiovanotti le fecero ressa intornomentre Serravalle se ne scappava segnandonel taccuino il valzer che le aveva quasi strappato a forza. Ciascuno lasupplicava d'accordargli un posto al suo tavolinettonel va e vieni degliinvitati che sedevano a cena a piccoli gruppi di tre o quattrocon delleesclamazioni giulivedegli scrosci di risadei nomi barattati da un tavolinoall'altroun fruscìo di setaun luccicare di gemmedelle spalle nude che sichinavano con movimenti graziosi. Ella tenendo testa a tutti quantischermendosi col ventaglioribattendo i frizzi e le galanteriespiavasottecchi ogni attoogni gesto di suo marito e di Casalengoil quale stavacercando il suo posto anche lui. I loro sguardi si evitarono d'accordononappena s'incontraronoper caso. Il Comandantedando il braccio alla contessale parlava nel visoallegro e disinvolto anche lui. La signora Ginevrarittadinanzi al posto dove aveva letto il suo nome sul cartoncino litografatocavavaadagio adagio le mani scintillanti di anelli dall'apertura del guanto che lesaliva sino al gomitoavvolgendoli mezzi intorno al polso... Gemmache avevapotuto raggiungerla finalmente senza dar nell'occhiole chiese sottovocebrevemente: - Cos'è stato?- Nulla... Ti dirò poi... - Ellacosì dicendo s'era chinata a leggere i nomi dei suoi compagni di tavola. Mascorgendo quello di Alvise di faccia a leiun'attenzione delicata dellacontessache studiavasi di mettere insieme bene i suoi invitatinon seppereprimere un moto come di sgomento. - Nono... per carità... - Gemma colse a volo ilsignificato di quelle poche sillabe: - Casalengofaccia il piacere... vengaquicon me... Mi liberi da Sansiroche è una vera persecuzione... -Sansiroil quale dovette prendere il posto di Alvise Casalengodifaccia alla signora Ginevrafece un inchino troppo profondoche gli valseun'occhiata fulminante di lei. Però in mezzo all'allegria generale lui solorimaneva straordinariamente grave e taciturnosenza la più piccola freddurasenza permettersi con la bella Ginevra una sola delle spiritosaggini chefacevano scappare le signorequasi avesse voluto protestare col suo contegnocontro l'accusa della signora Gemma. Affettava di volgere le spalle a Casalengo;chinava gli occhi sul piatto se la signora Ginevra volgeva i suoi verso iltavolinetto vicino. Mostravasi servizievole e premuroso; ma discretamenteconun certo sussiegoparlando poco e di cose serie. Bruniche era il terzofaceva lui per tutti e tre. Nondimeno lafesta languiva in quell'angolo della salamalgrado gli sforzi di Casalengo chestuzzicava e tormentava peggio di Sansiro la signora Gemma. La povera Ginevras'era fatta seriaquasi sentisse pesare di tanto in tanto sulla sua graziosatestolina gli sguardi acuti del maritoil quale dal canto suo battevasi ifianchi per tener desta l'allegria nel crocchio della contessa. Gli uominifingevano di essere occupatissimi nel fare onore alla cenale signoresfioravano appena un'ala di fagiano o accostavano il bicchiere alle labbra.Sembrava che un'invincibile musoneria si propagasse da quel cantuccio per tuttala salasenza che una parola fosse stata dettasenza che un'indiscrezionefosse sfuggitasenza che un gesto avesse tradito il segretoquasi l'istinto ditutti quei complici mondani li avesse avvertiti insieme del dramma che celavasisotto il sorriso. Il Comandantevuotando l'uno dopo l'altro dei gran bicchierid'acquaanimava però da solo il circolo della padrona di casala qualecoll'occhio vigile intornocol sorriso amabile per tutti quantiguardava ditratto in tratto l'orologio posto di faccia a lei sul caminetto. A un datomomentoquand'essa toccò il bicchiere del Comandante con un dito di champagnespumante in fondo al suogli invitati si alzarono frettolosi. Degli augurideibacidegli accennidei saluti s'incrociarono da un punto all'altroda untavolino all'altro. Un muovere di seggioleuno scomporsi di gruppiunacordialità generale e un po' chiassosa che voleva essere sincera. Dei sorrisiche si cercavanoe degli sguardi che si spiavano a vicenda. La signora Ginevraaveva chinato i suoi per tornare ad infilarsi i guanti. Gemmanello scambiarecon lei il bacio d'auguriole disse all'orecchio: -BadaGinevra! Non ti far scorgere. Hai tutti gli occhi addosso!- AhDio mio! Dio mio! - Posciamentre s'avviavano a braccetto verso il pianofortedove una folla di signoreassediava l'Ammiraglio che sorbiva lentamente il caffèessa balbettò:- Tieni a bada mio marito... per carità.. due minuti soli... -E siccome Gemma insisteva per sapere cosa fosse avvenutoinfineaggiunse: - Ti dirò poi... ti dirò poi...- L'Ammiraglio narrava una storiellaallegracon tutti i punti e le virgolesenza lasciarsi intimidire dal corodelle protestedalle esclamazioni di rimproverodai ventagli che lominacciavano. Gemma facendo coro alle sue amichecoll'indignazione anch'essanella bocca sorridenteera riuscita ad insinuarsi fra il Comandante e l'usciodel salottino dove si fumava: - Che orrore!... Siete un orrore!... tutti quanti!Anche leiSilverio! Sìanche lei che trova da ridere a coteste infamie! - Colbusto inarcatovolgendo indietro la testolina accesaella seguiva colla codadell'occhio la sua amica che aveva l'aria di fuggire lei pure Gustavo eSerravalle troppo insistenti dietro di lei. - NonoGinevra! non stare adascoltarli!... Sono diventati impossibili!... tutti quanti! -Così dicendo tornò a prendere il braccio dell'amicagiusto sull'usciodel salotto in fondo al quale Casalengo stava fumando una sigarettaappoggiatoalla spalliera della poltrona. - Che vuoifareGinevra? Noper l'amor di Dio! Sta' attenta! Tuo marito ha un certo visoquesta sera! - Bisogna ch'io gli parli...assolutamente!... Non ho avuto tempo d'avvertirlo... Se mio marito riesce atrovarsi solo con lui prima che io l'abbia prevenuto nascerà qualchedisgrazia!... - La poveretta era convulsamentre balbettava quelle parolesottovocecoll'aria più indifferente chepotevanello stesso tempo che accostava il capo ad ammirare la bella croce dibrillanti sul petto dell'amica. - AhDio!... - Suomarito entrava in quel momento nel salottinodirittocalmoarrotolando fra ledita una sigaretta. Poi si chinò per accenderla a quella di Casalengomentrela moglie in fondo alla salasentivasi venir menocolla visione di quei dueuomini che si trovavano faccia a faccia negli occhi stralunati. La contessachevedeva ogni cosa dal suo postosi mosse subitoe passò immediatamente nellastanza dove fumavasi. - AhDio mio! -balbettò la povera Ginevra. - Viamiacara!... Vedi!... È lì la contessa. Non c'è pericolo pel momento... -Essainterrottamentecon un soffio di vocele labbra smorte econvulsegli sguardi erranti qua e làdisse cosa era stato.- L'ordinanza l'ha visto venire ieri sera... tardi... Ha detto ogni cosaa mio marito... io non ho avuto tempo di suggerire una scusa a lui... -Intanto davano mano a sgombrar la sala per far quattro salti. I giovaniaiutavanoallo scopo di impietosire la padrona di casa e strapparle un sì. Mala contessa tappavasi le orecchie per non lasciarsi sedurreostinatainflessibiletossendo in mezzo al fumo delle sigarettediceva sempre di noridendo e colle lagrime agli occhi. - Nono... Dite anche di novoialtri signori mariti!... Aiutatemi!... Lo faccio pervoialtri... È tardi... Me ne dispiacemiei cari giovinottima questo non eranel programma... Non voglio farmi tanti nemici... - Il Comandante Silveriol'appoggiava ridendo. Anzisi avvicinò alla moglieper farle osservaredolcemente ch'erano circa le dueche essa aveva l'aria un po' stancache sisarebbe affaticata troppo e sarebbe stata una vera imprudenza per lei cosìdelicata... così cagionevole... Invano Gemma frapponeva le sue preghiereilsuo ventagliol'impegno con Serravalle. La sua amicain un momento che nessunopoteva udirlal'aveva supplicata: - Non milasciare andare!... Ho paura!... - Igiovanotti muovevano cielo e terra. Infinecome la vinseroappena risuonaronole prime battute festanti del valzerla bella peccatrice si lasciò prenderedal ballotuttadiventata tutt'altra donna da un momento all'altrocol visoaccesogli occhi ebbriil seno palpitantespensieratagaiauna bambinadimenticando ogni cosapassando da un ballerino all'altro senza un'esitazione ouna preferenza. Quando incontrò la mano di Alvisefebbrile e parlantenellacontraddanzaessa gli porse due dita inguantatecome a tutti gli altri.Casalengo ballava anche lui disperatamentesenza riposarsi un minutosenzalasciare il tempo a un pensiero o ad una parola molesta di intromettersi fra luie le ballerine che andava invitando una dopo l'altraquasi indovinando eobbedendo a una parola d'ordine. A un dato puntonel bel mezzo d'uno sfrenatogaloppola signora Gemma gli buttò sul viso poche parole rapide.Le signore s'accomiatavano infineancora anelantiun po' rossecoll'allegria e l'eccitazione nelle parole e nel gesto. Alvise Casalengocheera venuto a salutare fino in anticamera la signora Ginevradissetranquillamente al marito di lei che l'aiutava ad infilare la pelliccia:- Comandanteper terminare quel rapporto che mi ha ordinato mi occorronoalcuni schiarimenti... Ero venuto a chiederglieli... ieri sera...- Ah! - rispose Silverio piantandogli gli occhi in faccia. - Va bene. Mispiegherà poi... - Alvise videbiancheggiare fugacemente le sottane di lei che montava in carrozza senzaneppure osare di volgere il capoe rimase inquieto sulla portalasciandospegnere il sigarocolpito dallo sguardo del maritoil quale esprimevachiaramente di non credere alle sue parolee dal tono brusco di quella rispostache gli faceva immaginare ciò che sarebbe accaduto più tardi in casa Silverio.Accadde che a quattr'occhinel disordine profumato dello spogliatoiodove la Ginevrapoverettas'era lasciata prendere dalle convulsionidiscintacoi bei capelli scioltifra le lagrime calde e le calde parolee il dottoreper giuntachiamato in fretta e in furiae ch'era lì sempre fra i piediatastarle polso e ordinare calmantiil marito dovette convincersi che Casalengoera proprio venuto a cercarlo per un motivo innocentissimoe il giorno dopoquando Alvise venne a prendere gli ordini come al solitoin tenuta biancaunpo' pallido soltanto per la stanchezza della nottegli disse battendogli sullaspalla: - Quel benedetto rapporto ci ha datoun gran da farea lei e a me! Se ne sbrighi in due parolee mi dica subitoquali schiarimenti le occorronosenza bisogno di tornare a incomodarsi stasera-.