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Le arance d'oro

Si racconta che c'era una volta un Reche aveva dietro il palazzo reale un magnifico giardino. Non vi mancava albero di sorta; ma il più raro e il più pregiato era quello che produceva le arance d'oro.Quando arrivava la stagione delle aranceil Re vi metteva a guardia una sentinellanotte e giorno; e tutte le mattine scendeva lui stesso a osservare coi suoi occhi se mai mancasse una foglia.Una mattina va in giardinoe trova la sentinella addormentata. Guarda l'albero... Le arance d'oro non c'eran più!- Sentinella sciaguratapagherai con la tua testa.- Maestànon ci ho colpa. È venuto un cardellinosi è posato sopra un ramo e si è messo a cantare. Cantacantacantami si chiudevano gli occhi. Lo scacciai dal quel ramoma andò a posarsi sopra un altro. Cantacantacantanon mi reggevo dal sonno. Lo scacciai anche di lìe appena cessava di cantareil mio sonno svaniva. Ma si posò in cima all'alberoe cantacantacanta...ho dormito finora!Il Re non gli fece nulla.Alla nuova stagioneincaricò della guardia il Reuccio in persona.Una mattina va in giardino e trova il Reuccio addormentato. Guarda l'albero... Le arance d'oro non c'eran più!Figuriamoci la sua collera!- Come? Ti sei addormentato anche tu?- Maestànon ci ho colpa. È venuto un cardellinosi è posato sopra un ramo e si è messo a cantare. Cantacantacantami si chiudevano gli occhi. Gli dissi: cardellino traditorecol Reuccio non ti giova! Ed esso a canzonarmi: il Reuccio dorme! il Reuccio dorme! Cardellino traditorecol Reuccio non ti giova! Ed esso a canzonarmi: il Reuccio fa la nanna! il Reuccio fa la nanna! E cantacantacanta.... ho dormito finora!Il Re volle provarsi lui stesso; e arrivata la stagione si mise a far la guardia.Quando le arance furon matureecco il cardellino che si posa sopra un ramoe comincia a cantare. Il Re avrebbe voluto tirarglima faceva buio come in una gola. Intanto aveva una gran voglia di dormire!- Cardellino traditorequesta volta non ti giova! - Ma durava fatica a tener aperti gli occhi.Il cardellino cominciò a canzonarlo:- Pss! Pss! Il Re dorme! Pss! Pss! Il Re dorme!E cantacantacantail Re s'addormentò peggio d'un ghiro anche lui.La mattina aprì gli occhi: le arance d'oro non c'eran più! Allora fece un bando per tutti i suoi Stati: Chi gli avesse portatovivo o mortoquel cardellinoavrebbe ricevuto per mancia una mula carica d'oro.Passarono sei mesi e non si vide nessuno. Finalmente un giorno si presenta un contadinotto molto male in arnese:- Maestàlo volete davvero quel cardellino? Promettetemi la mano della Reginottae in men di tre giorni l'avrete.Il Re lo prese per le spallee lo mise fuor dell'uscio.Il giorno appresso quegli tornò:- Maestàlo volete davvero quel cardellino? Promettetemi la mano della Reginottae in men di tre giorni l'avrete.Il Re lo prese per le spallegli diede una pedata e lo mise fuor dell'uscio.Ma il giorno appressoquellococciutoritornò:- Maestàlo volete davvero il cardellino? Promettetemi la mano della Reginottae in men di tre giorni l'avrete.Il Restizzitochiamò una guardia e lo fece condurre in prigione. Intanto ordinò che si facesse attorno all'albero una rete di ferro; con quelle sbarre grossenon c'era più bisogno di sentinella. Ma quando le arance furon matureuna mattina va in giardino... le arance d'oro non c'eran piu.Figuriamoci la sua collera! Dovetteper forzamettersi d'accordo con quel contadinotto.- Portami vivo il cardellino e la Reginotta sarà tua.- Maestàfra tre giorni.E prima che i tre giorni passassero era già di ritorno.- Maestàeccolo qui. La Reginotta ora è mia.Il Re si fece scuro. Doveva dare la Reginotta a quello zoticone?- Vuoi delle gioie? Vuoi dell'oro? Ne avrai finchè vorrai. Ma quanto alla Reginottanettati la bocca.- Maestàil patto fu questo.- Vuoi delle gioie? Vuoi dell'oro?- Tenetevi ogni cosa. Sarà quel che sarà!E andò via.Il Re disse al cardellino:- Ora che ti ho tra le maniti voglio martoriare.Il cardellino strillavasentendosi strappare le penne ad una ad una.- Dove sono riposte le arance d'oro?- Se non mi farete più nullaMaestàve lo dirò.- Non ti farò più nulla.- Le arance d'oro sono riposte dentro la Grotta delle sette porte. Ma c'è il mercantecol berrettino rossoche fa la guardia. Bisogna sapere il motto; e lo sanno due soli: il mercante e quel contadino che mi ha preso.Il Re mandò a chiamare il contadino.- Facciamo un altro patto. Vorrei entrare nella Grotta delle sette portee non so il motto. Se me lo svelila Reginotta sarà tua.- Parola di Re?- Parola di Re!- Maestail motto e questo:Secca risecca!ApritiCecca.

- Va bene.Il Re andòdisse il mottoe la Grotta si aprì. Il contadino rimase fuori ad attenderlo.In quella Grotta i diamantia mucchi per terraabbagliavano. Vistosi solosua Maestà si chinò e se ne riempì le tasche. Ma nella stanza appressoi diamantisempre a mucchieran più grossi e più belli. Il Re si vuotò le taschee tornò a riempirsele di questi. Così fino all'ultima stanzadovein un angolosi vedevano ammonticchiate le arance d'oro del giardino reale.C'era lì una bisacciae il Re la colmò. Ora che sapeva il mottovi sarebbe ritornato più volte.Uscito fuor della Grotta con la bisaccia in spallatrovò il contadino che lo attendeva.- Maestàla Reginotta ora è mia.Il Re si fece scuro. Doveva dare la Reginotta a quello zoticone?- Domanda qualunque grazia e ti verrà concessa. Ma per la Reginotta nettati la bocca.- Maestàe la vostra parola?- Le parole se le porta il vento.- Quando sarete al palazzo ve ne accorgerete.Arrivato al palazzoil Re mette giù la bisaccia e fa per vuotarla. Ma invece di arance d'orotrova arance marce.Si mette le mani nelle taschei diamanti son diventati tanti gusci di lumache!Ah! quel pezzo di contadinaccio gliel'aveva fatta!...Ma il cardellino la pagava.E tornò a martoriarlo.- Dove sono le mie arance d'oro?- Se non mi farete più nullaMaestàve lo dirò.- Non ti farò più nulla.- Son lì dove le avete viste; ma per riaverle bisogna conoscere un altro mottoe lo sanno due soli: il mercante e quel contadino che mi ha preso.Il Re lo mandò a chiamare:- Facciamo un altro patto. Dimmi il motto per riprendere le arance e la Reginotta sarà tua.- Parola di Re?- Parola di Re!- Maestàil motto è questo:

Ti sto addosso;Dammi l'osso.

- Va bene.Il Re andò e ritornò più volte con la bisaccia colmae riportò a palazzo tutte le arance d'oro.Allora si presentò il contadino:- Maestàla Reginotta ora è mia.Il Re si fece scuro. Doveva dare la Reginotta a quello zoticone?- Quello è il tesoro reale: prendi quello che ti piace. Quanto alla Reginottanettati la bocca.- Non se ne parli più.E andò via.Da che il cardellino era in gabbiale arance d'oro restavano attaccate all'albero da un anno all'altro.Un giorno la Reginotta disse al Re:- Maestàquel cardellino vorrei tenerlo nella mia camera.- Figliola miaprendilo pure; ma bada che non ti scappi.Il cardellino nella camera della Reginotta non cantava più.- Cardellinoperchè non canti più?- Ho il mio padrone che piange.- E perchè piange?- Perchè non ha quel che vorrebbe.- Che cosa vorrebbe?- Vorrebbe la Reginotta. Dice:

Ho lavorato tantoE le fatiche mie son sparse al vento.

- Chi è il tuo padrone? Quello zotico?- Quello zoticoReginottaè più Re di Sua Maestà.- Se fosse verolo sposerei. Va a dirglieloe torna subito.- Lo giurate?- Lo giuro.E gli aprì la gabbia. Ma il cardellino non tornò.Una volta il Re domandò alla Reginotta:- O il cardellino non canta più? È un bel pezzo che non lo sento.- Maestàè sulla muta.Il Re s'acchetò.Un'altra voltadopo parecchi mesitornò a domandare:- O il cardellino non canta più? È un bel pezzo che non lo sento.- Maestàè un po' malato.E il Re s'acchetò.Intanto la povera Reginotta viveva in ambascia:- Cardellino traditorete e il tuo padrone!E come si avvicinava la stagione delle aranceper il timore del babboil cuore le diventava piccino piccino.Intanto venne un ambasciatore del Re di Francia che la chiedeva per moglie.Il padre ne fu lieto oltremodoe rispose subito di sì. Ma la Reginotta.- Maestànon voglio: voglio rimanere ragazza.Quello montò sulle furie. Come? Diceva di noora che lui aveva impegnato la sua parola e non poteva più ritirarla?- Maestàle parole se le porta il vento.Il Re non lo potevan trattenere: schizzava fuoco dagli occhi. Ma quellaostinata:- Non lo voglio! Non lo voglio! Voglio rimanere ragazza.Il peggio fu quando il Re di Francia mandò a dire che fra otto giorni arrivava.Come rimediare con quella figliolaccia caparbia?Dallo sdegnole legò le mani e i piedi e la calò in un pozzo:- Dì di sìo ti faccio affogare!E la Reginotta zitta. Il Re la calò fino a metà.- Dì di sìo ti faccio affogare!E la Reginotta zitta. Il Re la calò più giùdentro l'acqua; le restò fuori soltanto la testa:- Dì di sìo ti faccio affogare!E la Reginotta zitta.Doveva affogarla davvero?E la tirò su; ma la rinchiuse in una stanzaa pane e acqua. La Reginotta piangeva:- Cardellino traditorete e il tuo padrone! Per mantenere la parola ora patisco tanti guai!Il Re di Francia arrivò con un gran seguitoe prese alloggio nel palazzo reale.- E la Reginotta? Non vuol farsi vedere?- Maestàè un po' indisposta.Il Re non sapeva che rispondereimbarazzato.- Portatele questo regalo.Era uno scatolino tutto d'oro e di brillanti. Ma la Reginotta lo posò lìsenza neppure curarsi d'aprirlo. E piangeva.- Cardellino traditorete e il tuo padrone!- Non siamo traditoriné io né il mio padrone.Sentendosi rispondere dallo scatolinola Reginotta lo aprì.- Ahcardellino mio! Quante lacrime ho sparse.- La tua sorte voleva così. Ora il destino è compiuto.Sua Maestàscoperto chi era quel contadinodiede in dote alla figlia l'albero che produceva le arance d'oroe il giorno appresso la Reginotta sposò il Re di Francia.E noi restiamo a grattarci la pancia.




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