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Il tesoro Nascosto

C'era una volta un vecchio contadino che abitava in una grotta in cima a un monte. Nessuno sapeva di dove fosse venuto e perché vivesse là solo sololavorando da mattina a sera il terreno attorno. Vi seminava legumi e fiori secondo le stagioni. E a chi gli domandava:- Che cosa ne fate dei fiori? - rispondeva:- I legumi per lo stomacoi fiori per la vista.Se poi qualcuno gli chiedeva un fiore:- Legumi sifiori no.- Perchécompare?- Perché ogni fiore è una pietra preziosa che va aggiunta al mio tesoro.- E dove lo tenete nascosto il vostro tesoro?- Nella grotta; ma c'è l'incanto. Per vincere l'incanto ci vuol l'uomo senza braccia.- È pazzo il compare!Sentendolo parlare a quel mododicevano tutti cosi.Un giorno si presentarono lassù due cacciatori.- Comparec'e selvaggina da queste parti?- Non ne ho mai vistacompari.- Quanti bei fiori! Che ve ne fate?- I legumi per lo stomacoi fiori per la vista.- Se voi permettetene cogliamo qualcuno.- Provatevivedrete.- Ahi! Ahi!Si erano punti maledettamentee scuotevano le dita dal gran dolore.- Siamo stanchi. Consentite che ci riposiamo un po' nella vostra grotta?- Volentiericompari. Ma...

Grotta apertaNon c'è letto né coperta;C'è soltanto un po' di strameEd un sasso per guanciale.- Ci accomoderemo alla meglio.Appena entrati nella grottainvece di buttarsi a dormirequei due cominciarono a picchiare nelle pareti per scoprire dove il vecchio nascondeva il tesoro di cui avevano sentito parlare; ead ogni colporispondeva un'eco prolungata da far capire che là dietro c'era un gran vuoto. Il tesoro doveva essere nascosto nelle viscere del monte. Nessuna buca; e quantunque le paretispecialmente quella del fondosembrassero poco spessela pietra di cui erano formate era resistentissima.Occorreva lavorare di pala e di piccone. Per quella volta bastava l'essersi accertati che il vecchio contadino non era pazzo come credeva la gente. Si stesero per terra e si addormentarono.Parecchi giorni dopoecco di nuovo quei duema questa volta travestiti da muratori con un palo e un piccone ognuno.- Abbiamo finito un lavoro laggiù e siamo stanchi. Consentitecompareche ci riposiamo un po' nella vostra grotta?- Volentieri... Ma...

Grotta apertaNon c'è letto né coperta;C'è soltanto un po' di strameEd un sasso per guanciale.- Ci accomoderemo alla meglio.Appena entrati nella grottainvece di buttarsi a dormirequei due cominciarono a dar colpiora coi paliora coi picconialla parete di fondoe in men di mezz'ora vi avevano gia praticato una larga bucada potervi passare la testa.- Che cosa vedi?- Buio pesto.- Lascia guardare a me.- Che cosa vedi?- Una lucequasi cominci ad albeggiare.- Lascia guardare a me.- Che cosa vedi?- Meraviglie! Orodiamantie altre pietre preziose!Si dettero accanitamente ad allargare la buca; e di tratto in tratto si fermavano per guardarespalancando gli occhi. Ora si vedevaa perdita d'occhiouna fila di stanze illuminate da una luce più bella di quella del solee alle pareti tal splendore di riflessi d'orodi diamantidi altre pietre preziose di ogni coloreche la vista n'era abbagliata e non poteva tollerarlo.- Entriamo; entra tu per primo.- Notu!Avevano paura. Entrarono insiemetenendosi per mano come due bambiniper farsi coraggio. Passavano di meraviglia in meravigliastupiti. Poi uno disse:- Riempiamoci almeno le tasche!- Sìriempiamoci le tasche!E quando se le furono riempite ben beneprendendo a manciate diamantirubinitopazi dai mucchi che ingombravano il suolosi voltarono per tornare indietro. Ma allora quelle pietre preziose cominciarono a pesarea pesare da impedir loro di muovere un passo.- Come facciamo?- Buttiamone via un po'!Mossero pochi altri passie il peso si aggravò di nuovo.- Buttiamone via un altro po'!Ma fatti pochi altri passidaccapo! Quando furono vicini alla bucanessuno dei due aveva la più piccola pietra preziosa. Stavano per uscir fuori; ed ecco agitarsi per aria due nodosi bastonimossi da mani invisibiliche cominciarono a picchiar sodo sulle spallesulle bracciasulle gambe dei malcapitati.- Ahi! Ahi! Aiuto! Aiuto!Scapparono fuori della grotta.- Che cosa è statocompari?- Niente. Sognavamo che ci bastonassero.- Sognavate certamente.Potevano dire la verità? Intanto si tastavano braccia e spalle.- Perché ridetecompare?

Cacciatorimuratori:Eran dentro ed or son fuori.Li aveva riconosciuti! E andarono via mogi mogi.Allorché raccontarono quel che era accadutonessuno voleva credergli. Tutti ripetevano:- È pazzo! Dice che vincerà l'incanto l'uomo senza braccia!- È possibile? Dove si trova l'uomo senza braccia?- Bisogna cercarlo.E che cosa pensarono? Uno dei due doveva fare il sacrificio di lasciarsi segare le braccia. Preso il tesorosarebbero diventati così ricchiche colui che più non aveva braccia avrebbe potuto mantenere cento persone per vestirlo ed imboccarlo.E avuto in mano il tesorospartivano soltanto?- Chi farà il sacrificioprenderà per due. Lo fai tu?- Notu?- Tiriamo a sortea pari e dispari. Io dispari e tu pari.E buttarono le dita.- E se poi tu mi neghi la parte? Io non potrò farti niente- disse colui che doveva lasciarsi segare le braccia.- M'impreco da me: se manco alla parolaall'istante il tesoro mi si muti in gusci di chiocciola!Andarono da un chirurgo.- Voglio segare le braccia.- Siete matto! Vi danno forse fastidio?- Mi danno fastidio.- Coi matti non m'impiccio; rivolgetevi ad un altro.Visto che nessun chirurgo voleva prestarsi a segar le braccia a un uomo sanodecisero di ricorrere a una stregae andarono a trovarladi sera.- Voglio segate le braccia.La stregasenza rispondere una parolagli fece cenno di nudarseleprese da un barattolo un unguento nero e puzzolente e gliele unse torno tornonel punto in cui dovevano esser segate. E le carni cominciarono a bruciarea fumigare.Colui gridavasi contorceva dall'atroce dolore.- Coraggioamico! Coraggio!A quest'altrointantobrillavano gli occhi dalla gioiavedendo compiersi il portento. Le braccia erano cascate per terra: i moncherini rimasti non fumigavano più.- Che volete in compensononna?- Mi bastano quelle braccia.Le raccolse da terra e le ripose in una cassetta.Era già notte quando essi uscirono dalla casa della strega. Non bisognava farsi scorgere da nessuno. Se la gente arrivava a sapere dell'uomo senza bracciagli sarebbe corsa dietro fino alla grotta in cima al monte dov'era nascosto il tesoro.Perciò non aspettarono che si facesse giorno per andare lassù.- Quanti legumicompare! Quanti bei fiori!- I legumi per lo stomacoi fiori per la vista.- Perché non regalate mai un fiore?- Ogni fiore è una pietra preziosa che va aggiunta al mio tesoro. È nella grotta incantata. Per vincere l'incanto ci vuol l'uomo senza testa.- Comesenza testa? Una volta dicevate: ci vuol l'uomo senza braccia.- Ho detto sempre senza testa. Avete sentito male.- Non ce n'importa. Siamo stanchi. Consentite che ci riposiamo nella vostra grotta?- Volentiericompari... Ma...

Grotta apertaNon c'è letto né coperta;C'è soltanto un po' di strameEd un sasso per guanciale.- Ci accomoderemo alla meglio.Ritrovaronobuttati in un cantoi pali e i picconi abbandonati là mesi addietro; ma della buca nessuna traccia. Esitavanoun po' scombussolati dalla risposta del vecchio.- Furbo il vecchiaccio! - esclamò colui con le braccia. - Ha detto a quel modo per impedirci di tentar di rompere l'incanto.E cominciò a dar colpi di palo alla porta nello stesso punto dove si era richiusa la buca. La parete non cedeva: sembrava di bronzo.Allora l'altro ebbe l'idea di appoggiarvisi con le spallee di far forza puntando i piedi al suolo. La parete crollò.Questa volta non ebbero più nessuna esitazione ad entrarené temerono di essere bastonati di nuovo all'uscita; l'incanto era stato rotto dall'uomo senza braccia. E corsero fino in fondodove l'altra volta non erano arrivati. Le pietre preziose erano tali e tanteche essi non sapevano decidersi da che parte cominciare per riempirsi le tasche. - Questa! - Noquest'altra! - Noquella là!- Non dubitare. Ritorneremo domanidomani l'altro e altri giorni e mesi ancora. Ora i padroni siamo noi. Non c'è più incanto.- Ricorda il patto! Ricorda il patto!- Scelgo il meglio per te.Questo non era vero; le pietre più belle e più grosse se le metteva in tasca lui.Esse pesavanoma non come l'altra voltada impedir loro di muovere un passo.Sul punto di uscire dalla grottaesitarono un po'ricordando le legnate di quel giorno; ma non vedendo balenare bastoni per ariarientrarono nella grottae dietro le loro spalle la porta si richiuse tutt'a un tratto ruvidaquasi di bronzocom'era prima.- Avete dormito benecompari?- Come su un letto di rose.- Eh? Dunque per romper l'incanto ci vuole l'uomo senza testa?- Chi l'ha detto? Avete sentito male. Senza gambe ci vuole!- Siete allegrocompare!Scendendo la strada del monte i due cominciarono a bisticciarsi.- Tu m'hai truffato!- Guarda le tue tascheson più piene delle mie!- Rimettiamo tutto in comunee dividiamo pietra per pietra. Due parti per meuna per te.Vuotate per terra le taschecolui con le braccia si mise a contare rapidamente.- Undici... dodici ... sedicidiciassettediciottodiciannove e venti. È una tua parte. Undicidodici ... e venti. È un'altra tua parte.Ma contando per sé contava esattamente:- Unoduetre... - e così prendeva il doppio.Quando stese la mano per rimettere in tasca al compagno le pietre preziosegettò un grido quasi gli si fosse rattrappita dallo spaventovedendo mutarsi in gusci di chiocciola tutte le pietre preziose che aveva davanti.Allora l'uomo senza braccia non ne volle più sapere di costui. Andò a trovare un suo parente e gli raccontò ogni cosa.- E tu hai veduto e toccato con mano le pietre preziose?- Sìle ho vedute e le ho toccate la prima volta.- E poi son diventati gusci di chiocciola?- Sìpoi son diventati gusci di chiocciola.- E ti sei fatto segare le braccia per guadagnare quel tesoro?- Per rompere l'incanto ci voleva l'uomo senza braccia.Non la finiva con le domandetanto gli sembrava incredibile quel racconto. Tutte quelle pietre preziose fattegli riluccicare quasi sotto gli occhi accendevano intanto la sua avidità.- Tentar non nuoce.E accompagnò l'uomo senza braccia in cima al monte.- Dov'è la grotta?- Era qua; come mai non si trova?Girarigiranon vedevano altro che massipiante selvatiche e massi ancora.- Dov'è la grotta? Te la sei sognata.- Eppure son certo che era quie vi abitava un vecchio contadino che coltivava legumi e fiorie non regalava mai un fiore a nessunoperchédicevaogni fiore era una pietra preziosa per il suo tesoro.E il poverino piangevapensando che si era iatto segare inutilmente le braccia.Per un pezzo nessuno del paese ebbe il capriccio di salire in cima al monte.C'eranon c'era più il vecchio? Lo avevano quasi dimenticato.E se qualcuno accennava al tesoro incantato nella grotta lassùsi sentiva rispondere:- E infatti lo preserol'uomo senza braccia e quel dai gusci di chiocciola!Quegli era morto di dolore da parecchi anni. E prima di lui era morto il suo compagno impazzitoche portava le tasche piene di gusci di chiocciole e voleva venderli per diamanti.Ma un giorno quel paese fu messo in subbuglio da un inatteso avvenimento.Andava attorno per le vie una povera donnavestita di scurostracciatamagra scheletritacon un bambino in collopiù magro e scheletrito di lei.- Fate la carità a questa infelice creaturina! È nata senza braccia! Fate la carità!Da principio nessuno le aveva badato: le davano una monetinauna fetta di panequalche frutta seccae non volevano neppur guardare il bambino che era denudato fino alle spalle dove avrebbero dovuto essere attaccati i braccini e non si vedevano neppure i moncherini.Poi qualcuno dissescherzando:- Ecco chi romperà l'incanto del tesoro lassù!Lo ripeté un altropoi un altro.- E chi sa che non sia vero?Parecchi ebbero la curiosità di andare a vedere se il vecchio contadino viveva ancora. Lo trovarono che zappava il terrenoforterobusto e allegroquasi tanti anni non fossero passati per lui.- Quanti legumi! Quanti fiori!- I legumi per lo stomacoi fiori per la vista.- E il tesoro?- È incantato nella grotta. Per rompere l'incanto ci vuol l'uomo senza braccia.- Un gran tesoro?- Il più grande che sia al mondo.La comitiva tornò in paese gongolante di gioia. Lungo la strada avevano ideato un progetto per arricchire tutti. Dovevano dare alloggio e vitto a quella poveretta: col bambino monco di braccia: e appena quei due si fossero un po' rimessi in carne accompagnarli lassù dal vecchio:- Ecco l'uomo senza braccia!Quell'altro se le era fatte segarema era nato e cresciuto con le braccia. Questo no. Il tesoro era dunque destinato a lui. Ci voleva poco a capirlo. E fu una gara per alloggiare e nutrire mamma e figliolo. Ad evitare insidie rancoriessa andava ad abitare e desinare a turno da una casa all'altra. In meno di un mesemamma e bambino non si riconoscevano più; lei pienottail bambino roseograssoccioun amore.La poverettache ignorava il motivo di tanta caritàbenediceva l'ora e il momento in cui aveva messo il piede in quel paesee non sapeva spiegarsi perché ai suoi ringraziamenti tutti rispondessero:- Dobbiamo anzi ringraziarvi noi!Ognuno pensava alla parte del tesoro che gli sarebbe toccata; giacché ormai era stabilito tra tutti che il tesoro doveva venir diviso in parti uguali: la mamma e suo figlio avrebbero preso per quattrocom'era giusto.Ohse avessero potuto far crescere il bambino a vista d'occhio! Invecedisgraziatamentedovevano attendere che fosse diventato uomocome aveva detto il vecchio di lassù. E perciò tutto il paese viveva in continua trepidazione per la salute del bambino. Avrebbero voluto tenerlo fra la bambagiaper non farlo sciupare. E se accadeva qualche piccola novitàla notizia passava di bocca in bocca:- Ha tossito!- Ha i dolorini!- Ha messo un dente!- Ha la rosolìa!E di mano in mano che veniva sule trepidazioni aumentavano:- Non correre!- Non ti scalmanare!- Bada di non cadere!E se per caso inciampavatutti gli erano attorno:- Ti sei fatto male?- Dove ti duole?Peggio ancora quando fu divenuto un bel giovanotto. Ognuno si credeva in dovere di tenerlo d'occhiodi sorvegliarlodi ammonirlo più che se fosse stato proprio figlio. Fortunatamente il giovane era buono d'indolee non si spazientiva. Veniva trattato bene in ogni casavestitoripulito a spese di tutti. E siccome sin dai primi anni si era visto trattar cosinon si meravigliava di nullae non domandava neppure alla mamma perché ella e lui soltanto godessero in paese quella vita privilegiata.Con l'età intanto gli cresceva anche l'intelligenzae il vedersi privo di bracciatronco inutile per sé e per gli altrilo rendeva così malinconico e taciturno da impensierire tutto il paeseche appunto dalla disgrazia di lui si attendeva di diventar ricco senza lavorareper via del tesoro.In ogni casada mattina a seranon si faceva altro che fantasticare su quanto sarebbe toccato a ognuno. Ricchi e poverisignori e contadinivecchidonnefanciulli... non ci doveva essere nessuna differenza; parti ugualiprelevate le doppie parti della mamma e del figlio. E se questi volesse di piùgli si darebbe senza fiatare.C'era una specie di congiura fra tutti gli abitanti per mantenere il segreto. Se tra la gente dei paesi vicini fosse trapelato qualcosa del tesoro incantatoavrebbero potuto accorrerestabilirsi là... Non era facile impedirlo; e allora bisognava fare troppe parti; ché! ché! E parlavano del tesoro sottovoce anche tra loro. Vedendo divenire il giovanotto ogni giorno più tristenon sapevano che cosa inventare per svagarloper divertirlo.- Che vi mancafigliolo?- Niente!- O dunque? Non sorridetenon cantate più; eppure siete tanto benvoluto da tutti.- Il bene è un'altra cosa. Non mi lagno di loro.- Di che vi lagnate?- Della sorte.- Zitto! Non sapete quel che dite. Voi fate la vita di un reanche meglio di quella di un re. C'è chi pensa ad alloggiarvia vestirvia imboccarvi... Che cosa potreste desiderare di più?- Un paio di braccia!- Zitto! Non sapete quel che dite. Vi toccherebbe di lavorare come tutti noiarrostirvi al solebagnarvi alla pioggiae vi toccherebbe di patire qualche volta anche la fame!- Non m'importerebbe nullapur di avere le braccia!- Andiamo! È una fissazione. Mangiatebevetedormite e non pensate ad altro.Qualcuno soggiungeva:- Non so cosa pagherei per essere come voi!Quegli scuoteva la testae si allontanava malinconico e taciturno. Parlava poco anche con sua madre; sembrava che gliene volesse perché lo aveva partorito senza bracciaquasi che la colpa fosse stata di lei.E accadde quel che doveva accadere: si ammalò. Deperiva a vista d'occhiocon gran terrore di tutti. Gli mancavano ormai pochi mesi a compiere i ventun anniper diventare uomocome aveva detto il vecchio e come ripeteva ogni volta che mandavano qualcuno a interrogarlo.Il vecchio era sempre lassùtra i suoi legumi e i suoi fioriarzilloallegroquasi gli anni non avessero nessun potere su di lui!- Per vincere l'incanto ci vuol l'uomo senza braccia!E l'uomo senza braccia minacciava di morire prima di arrivare ai ventun anni!Tutti i medici del paese gli stavano attorno. L'osservavanolo palpavanosi consultavano tra loro. Chi ordinava una medicinachi un'altra. Gli facevano prender pilloleingoiare intrugli di ogni sorta. E luipur sottomettendosi pazientemente ad eseguire quegli ordiniripeteva di tanto in tanto:- La vera medicina sarebbe un bel paio di braccia!- Zitto! Non sapete quel che dite!Il paese sembrava in luttopiù che se in ogni casa ci fosse un malato gravissimo.S'interrogavano desolatamente:- Come va?- Sempre peggio!- E che ne dicono i dottori?- I dottoria quel che parene sanno meno degli altri.- Che disgrazia se morisse prima del tempo! Che disgrazia!E quando fu notato un piccolo miglioramentotutti sembravano quasi impazziti dalla gioia.- Una settimana ancora e saremo ricchi più del re!- Come va?- Meglio! Assai meglio!- Tre giorni ancorae la nostra fortuna sarà fatta!La mattina in cui l'uomo senza braccia compì finalmente ventun annila gioia di quella gente non ebbe più limiti. Spariscampaniicantiabbraccibaci. Tutti per le viee poi a processione dietro l'uscio della casa dove quel giorno mamma e figliolo erano ospitati.Quel povero diavolo era sbalordito; la sua mamma più di lui; non sapevano spiegarsi quel gran chiasso.- Al monte! Alla grotta!E si avviaronoportandolo sulle bracciain trionfo.- Al monte! Alla grotta!I ragazziquantunque ignorassero che cosa si andasse a fare lassùsaltandoscapricciandosi in caprioleavanti; e dietro uominidonneanche coi bambini in bracciovecchie questi apparivano più lesti degli altrinonostante l'età; l'idea di esser ricchi tra pochi istanti aveva rafforzato loro quelle gambe che ieri si reggevano male.Erano così impazienti di arrivareche per poco non credevano a un maleficio per cui si allungasse la strada di mano in mano ch'essi avanzavano.E quando scorsero il vecchio che zappava e non si voltava neppurequasi fosse sordo e non udisse i loro gridi di gioiasi fermaronomeravigliati di trovare soltanto piante di legumi e non un solo fiore.- Salutecompare!- Salutesignori miei.Allora soltanto egli seppe perchè lo avevano ospitatovestitonutrito per tant'anni con tanta cura. Non era stata dunque carità ma sordido interesse. Infatti gli dicevano:- Divideremo in parti uguali; tu e tua madreperòprenderete ciascuno per due.

Chi fa i conti senza l'osteGli convien farli due volte.- Perché dite cosìcompare?- M'intendo da me.Si erano affollati davanti alla grotta; avrebbero voluto entrare tutti insieme.Ma il vecchio disse:- Prima deve entrare lui solo; altrimenti il fondo della grotta non si apre.E l'uomo senza braccia fu lasciato entrar solo.Lo videro appoggiarsi con le spalle alla parete; videro farsi un grande spacco dietro di luie uscirne tale splendore da abbagliare gli occhi. Fu un istante; la parete si richiuse. L'uomo senza braccia era sparito e il vecchio insieme con esso.Trascorsero parecchie ore di ansiosa attesa. Tutta quella gente non fiatava. Si guardavano negli occhiinterrogandosi. La mamma dell'uomo senza braccia pareva istupidita da quel che aveva udito e visto. Con gli sguardi fissi verso il fondo della grottaripeteva sottovoce:- Figliolo mio! Figliolo mio!Tutt'a un tratto la parete cadde giùe la folla si precipitò dentro le grotte che si internavano nelle viscere del monte in lunghissima filailluminate da debole luce.Dapprima a tutti era parso di non vederci bene per la mezza oscurità. Poi la delusione fu immensa; quelle pareti che dovevano essere incrostate di oro e di pietre preziose erano rozzeaffumicatecoperte qua e là da un po' di muschio verdegiallorossiccio che non poteva illudere nessuno.- E l'uomo senza braccia?- Sarà in fondoin fondo. Il tesoro è là certamente. Ne avrà già preso possesso.Ma più andavano innanzi e più la delusione cresceva. Nella grotta in fondoneppure quel po' di muschio alle pareti! Rozzi massi sporgentibuche fonde e suolo umido e scivoloso...- E l'uomo senza braccia? E le pietre preziose del tesoro?- Sarà laggiù in fondo; il tesoro è là certamente. Ne avra gia preso possesso.E alloraproprio di laggiùin fondo in fondovidero avanzarsi l'uomo... non più senza braccia. Ne aveva due e le agitava trionfalmentefolle di gioiae le gettava al collo di sua madrestringendosela forte forte al cuore.Erano proprio le braccia che la strega aveva segato a quell'altro.- E il tesoro? E il tesoro?- È questo: due belle braccia per lavorare!Avrebbe voluto abbracciare gli altrima tutti gli voltarono le spalle.Tante spesetante cure... Ed era finita così!

Chi la vuol crudachi la vuol cotta;Chi non la vuole me la riporti.




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