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IL LUPO MANNAROC'era una volta un Re e una Regina che non avevan figliuoli e pregavano i santigiorno e notteper ottenerne almeno uno. Intanto consultavano anche i dottori di Corte.
- Maestàfate questo.- Maestàfate quello.
E pillole di quae beveroni di là; ma il sospirato figliuolo non arrivava a spuntare.
Una bella giornata ch'era freddinola Regina s'era messa davanti il palazzo reale per riscaldarsi al sole. Passa una vecchiarella:
- Fate la carità!
Quella per la noia di cavar le mani di tasca rispose:
- Non ho nulla.
La vecchiarella andò via brontolando.
- Che cosa ha brontolato? - domandò la Regina.- Maestàha detto che un giorno avrete bisogno di lei.
La Regina le fece correre una persona dietroper richiamarla; ma la vecchiarella aveva svoltato cantonata ed era sparita.
Otto giorni doposi presentava un forestierochiedeva di parlare in segreto col Re:
- Maestàho il rimedio per guarir la Regina. Ma prima facciamo i patti.- Ohbravo! Facciamo i patti.- Se nascerà un maschiolo terrete per voi.- E se una femmina?- Se una femmina quando avrà compiti i sette annidovrete condurla in cima a quella montagna e abbandonarla lassù: non ne saprete più nuova.- Consulterò la Regina.- Vuol dire che non ne farete nulla.
Stretto fra l'uscio e il muroil Re accettò. Il forestiero cavò di tasca una boccettinache gli spariva fra le dita e disse:
- Ecco il rimedio. Questa notteappena la Regina sarà addormentataVostra Maestà glielo versi tutto intero in un orecchio. Basterà.
Infattidopo nove mesila Regina partorì e fece una bella bambina. A questa notizia il Re diede in uno scoppio di pianto:
- Povera figliolinache mala sorte! Che mala sorte!
La Regina lo seppe:
- Maestàperché avete pianto: Povera figliolinache mala sorte?- Non ne fate caso.
La Reginotta cresceva più bella del sole: il Re e la Regina n'erano matti. Quando entrò nei sette anniil povero padre non sapeva darsi pacepensando che presto doveva condurla in cima a quella montagnaabbandonarla lassù e non averne più nuove! Ma il patto era questo: bisognava osservarlo.
Il giorno che la Reginotta compì i sette anniil Re disse alla Regina:
- Vo in campagna colla bimba; torneremo verso sera.
Camminacamminagiunsero a piè della montagna e cominciarono a salire. La Reginotta non potea arrampicarsie il Re se la tolse in collo.
- Babboche andiamo a fare lassù? Torniamo indietro.
Il Re non rispondevae si bevea le lagrime che gli rigavano la faccia.
- Babboche andiamo a fare lassù? Torniamo indietro.
Il Re non rispondevae si bevea le lagrime che gli rigavano la faccia.
- Babboche siam venuti a fare quassù? Torniamo indietro.- Siediti qui; aspetta un momento.
E l'abbandonò alla sua sorte.
Vedendolo tornar solola Regina cominciò a urlare:
- E la figliuola? E la figliuola?- Calò giù un'aquilal'afferrò cogli artigli e la portò via.- Ahfigliuola mia! Non è vero!- Le sbucò addosso un animale feroce e andò a divorarsela nel bosco.- Ahfigliolina mia! Non è vero!- Faceva chiasso in riva al fiume e la corrente la travolse.- Non è vero! Non è vero!
Allora il Re le raccontò per filo e per segno ogni cosa.
E la Regina partìcome una pazzaper ritrovar la figliuola.
Salita in cima alla montagnacercòchiamò tre giorni e tre nottima non scoperse neppure un segnale; e tornòdesolataal palazzo.
Eran passati sette anni. Della bimba non s'era più saputo nuova. Un giorno la Regina si affaccia al terrazzino e vede giù nella via quella vecchiarella tanto ricercata:
- Buona donnabuona donnamontate su.- Maestàoggi ho fretta; verrò domani.
La Regina rimase male. E il giorno dopo stette tutta la mattinata ad aspettarla al terrazzino. Come la vide passare:
- Buona donnabuona donnamontate su.- Maestàoggi ho fretta; verrò domani.
Il giorno dopola Reginaper far meglioandò ad aspettarla innanzi il portone.
- Maestàoggi ho fretta; verrò domani.
Ma la Regina la prese per una mano e non la lasciò andar via; e per le scale le domandò perdono di quella volta che non le aveva fatto l'elemosina.
- Buona donnabuona donnafatemi ritrovar la mia figliuola!- Maestàche ne so io? Sono una povera femminuccia.- Buona donnabuona donnafatemi ritrovar la mia figliuola!- Maestàmale nuove. La Reginotta è alle mani d'un Lupo Mannaroquello stesso che diè il rimedio e fece il patto col Re. Fra un mese le domanderà: mi vuoi per marito? Se lei risponde di noquello ne farà due bocconi. Bisogna avvertirla.- E il Lupo Mannaro dov'abita?- Maestàsotto terra. Si scende tre giorni e tre nottisenza mangiarené berené riposaree al terzo giorno s'arriva. Prendete un coltellinoun gomitolo di refe e un pugno di granoe venite con me. La Regina prese tutto quello che la vecchiarella avea ordinatoe partì insieme con lei.
Giunsero ad una bucache ci si passava appena. La vecchiarella attaccò un capo del refe a una piantina e disse:
- Chi semina raccolgaChi ti attaccaquei ti sciolga.
Ed entrarono. Scendiscendiscendila Regina già si sentiva le ginocchia tutte rotte.
- Vecchiarellariposiamo un tantino!- Maestàè impossibile.
Scendiscendiscendila Regina non si reggeva più dalla fame.
- Vecchiarellaprendiamo un bocconemi sento svenire!- Maestànon è possibile.
Scendiscendiscendila Regina affogava di sete.
- Vecchiarellaper caritàun gocciolo di acqua!- Maestànon è possibile.
E sbucarono in una pianura. Il gomitolo del refe terminò. La vecchiarella attaccò quell'altro capo ad una pianticinae disse:
- Chi semina raccolgaChi ti attaccaquei ti sciolga.
Cominciarono ad inoltrarsi. Ad ogni passo la Regina dovea lasciar cadere in terra un chicco di grano e la vecchiarella diceva:
- Granograno di DioCom'io ti seminovo' mieterti io.
Il grano nasceva e cresceva subitocolle spighe mature che penzolavano.
- Maestàora piantate in terra il coltellino e sputate tre volte; siamo arrivati.
La Regina piantò il coltellino e sputò tre volte; e la vecchiarella disse:
- Coltellinocoltellino di DioCom'io ti piantovo' strapparti io.
Lasciamo costoro e torniamo alla Reginotta.
Vistasi sola sola in cima alla montagnas'era messa a piangere e a strillare; poipovera bimbas'era addormentata. Si svegliò in un gran palazzo; ma per quelle stanze e quei stanzoni non vedeva anima viva. Girarigiraera già stanca.
- Reginottasedetesedete!
Le sedie parlavano.
Si sedettee dopo un pezzettinocominciò a sentirsi appetito. Comparve una tavola apparecchiatacolle pietanze fumanti.
- Reginottamangiatemangiate!
La tavola parlava.
Mangiòbevvee poco dopo le vennero le cascaggini.
- Reginottadormitedormite!
Il letto parlava. Era uno stupore. Così tutti i giorni. Non le mancava nullama s'annoiava a star lì senza vedere un viso di cristiano. Spesso piangevapensando al babbo e alla mamma; ed una volta si mise a chiamarli ad alta vocetra i singhiozzi:
- Babbo mio! Mamma mia! Con che cuore mi lasciate quimammina mia!
Ma una vociona le gridò:
- Sta' zitta! Sta' zitta!
Ranicchiossi in un cantoe non ebbe animo di più fiatare.
Passato un announ bel giorno si sentì domandare:
- Vuoi vedermi?
E non era quella vociona. Rispose:
- Volentieri.
Ed ecco gli usci si spalancano da loro stessie di fondo alla fila delle stanze viene avanti un cosino alto un cubitovestito d'una stoffa a trama d'orocon un berrettino rosso e una bella piuma più alta di lui.
- Buon giorno.- Buon giorno. Ohbimbo miocome sei bello!
E lo prese in braccio e cominciò a baciarloa carezzarloa farlo saltare in aria come una bambola.
- Mi vuoi per marito? Mi vuoi?
La Reginotta rideva:
- Ti voglioti voglio.
E un altro salto per ariaprendendolo fra le mani.
- Come ti chiami?- Gomitetto.- Che fai qui?- Sono il padrone.- Allora lasciami andare! Lasciami tornare a casa mia!- Nono! Dobbiamo sposarci.- Per ora bada a crescere!
Gomitetto se l'ebbe a male ed andò via. E per un anno non si fece vivo. La Reginotta s'annoiava a star lì senza vedere un viso cristiano. Ogni giorno chiamava:
- Gomitetto! Gomitetto!
Ma Gomitetto non rispondeva. Un bel giorno le domandò di nuovo:
- Vuoi vedermi?- Volentieri.
In un anno dovea esser cresciuto un pochino: ma gli usci si spalancaronoe le venne innanzi sempre lo stesso cosino alto un gomitovestito di stoffa a trama d'orocol berrettino rosso sormontato da quella bella piuma più alta di lui.
- Buon giorno.- Buon giorno.
La Reginottanel vederlo lo stessorimase sorpresa. Lo prese in collo e cominciò a baciarloa carezzarloa farlo saltare in aria come una bambola.
- Mi vuoi per marito? Mi vuoi?
La Reginotta rideva:
- Ti voglio! Ti voglio! Ma per ora bada a crescere.
E qui un capitombolo per ariaprendendolo fra le mani. Gomitetto se l'ebbe a male e andò via.
Ogni anno così; ed eran passati sette anni. Intanto la Reginotta s'era fatta una ragazzache ci volevan quattro paia d'occhi per guardarla. Una notte non potendo prender sonnopensava al babbo e alla mamma:
- Chi sa se più si ricordano di me? Forse mi credono morta!
E piangeva sui guanciali; quand'ecco sente buttar dei sassolini all'imposta della finestra.
Chi poteva esserea quell'ora?
Si fece coraggiosaltò giù dal lettoaperse adagino adagino l'impòstae domandò:
- Chi siete? Che cosa volete?- Son iofigliuola mia; siam venute per te!
Dall'allegrezza stava per saltar dalla finestra.
- Ascoltafigliuola - disse la Regina sotto voce. - Quel Gomitetto è il Lupo Mannaro. Ti s'è mostrato a quel modo per non farti paura. Ma ora che sei grandefra qualche giorno t'apparirà col suo vero aspetto. Figliuola mianon atterrirti. E se ti domanda: Mi vuoi per marito? rispondi di sì; altrimenti sarai morta; ne farà due bocconi. La prossima notte a quest'ora ci rivedremo.
La mattinala Reginotta udì la solita voce:
- Vuoi vedermi?- Volentieri.
Si spalancarono gli uscimainvece di Gomitettovenne avanti il Lupo Mannaro altogrossopelosocon certi occhiacci e certe zanneche Dio ne scampi ogni creatura! La Reginotta si sentì mancare.
- Mi vuoi per marito? Ti feci fare apposta per me.
Lei tremava come una foglia.
- Mi vuoi per marito?
Più la Reginotta sentiva quella vociacciae più tremava e si smarriva.
- Mi vuoi per marito?
Voleva rispondergli: sì! Ma le scappò detto:
- Ohno! no!- Allora vien qui!
E l'afferrò colle granfie per ingoiarsela.
- Mangiami almeno domani! Te lo chieggo per grazia!
Il Lupo Mannaro stette un momentino incertoe poi rispose:
- Ti sia concesso! Sarai mangiata domani.
La notteall'ora fissatalei s'affacciò alla finestra:
- Ahmammina mia! Mi scappò detto di no; sarò mangiata domani.- Fatevi coraggio! - disse la vecchiarella.
E picchiò forte al portone.
- Chi è? Chi cercate?
All'urlo del Lupo Mannaro tutto il palazzo tremava.
Son coltellinoSon piantato nella terra duraPer difender la creatura.
Contro questa malìail Lupo Mannaro non poteva nulla. E la mattinaall'albavenne fuori; e come vide il coltellinosi mordeva le mani:
- Se trovo chi l'ha piantatone faccio un boccone!
Cercòfrugò attornoma non trovò nessuno. All'ultimo chiamò la Reginotta:
- Vien quastrappami di terra questo coltellino: non ti mangerò più.
La Reginotta gli credettee strappò il coltellino.
- Ed ora vien qui!
E l'afferrò colle granfie per ingoiarsela.
- Mangiami almeno domani! Te lo chieggo per grazia.
Il Lupo Mannaro stette un momentino incertoe poi rispose:
- Ti sia concesso.
La nottela Reginotta s'affacciò alla finestra:
- Ahmammina mia! Mi disse: strappa di terra questo coltellinoed io glielo strappai. Domani sarò mangiata!- Fatevi coraggio!
E la vecchiarella picchiò forte al portone.
- Chi è? Chi cercate?
All'urlo del Lupo Mannarotutto il palazzo tremava.
Son frumentinoSon seminato nella terra scuraPer difender la creatura.
Contro questa malìail Lupo Mannaro non poteva nulla. E la mattina all'albavenne fuori; e come vide il seminato colle spighe penzolonisi mordeva le mani:
- Se trovo chi lo seminòne faccio un boccone.
Cercòfrugò intornoma non trovò nessuno. E la mattina dopo disse alla Reginotta:
- Vieni qua: mietimi questo frumento; non ti mangerò più.
La Reginotta gli credettee si mise all'opera. Per lei non c'era malìae in una giornata poté facilmente terminare di mieterlo.
- Ed ora vien qui!- Mangiami almeno domani! Te lo chieggo per grazia.
Quegli stette un momentino incertoe poi rispose:
- Ti sia concessoper l'ultima volta.
La nottela Reginotta s'affacciò alla finestra:
- Ahmammina mia! Mi disse: mieti questo frumento ed io glielo mietei. Domani sarò mangiata.- Fatevi coraggio!
E la vecchiarella picchiò forte al portone.
- Chi è? - urlò il Lupo Mannaro.
Son refe finoSon attaccato alla pianta maturaPer difender la creatura.
Contro questa malìail Lupo Mannaro non poteva nulla. E la mattina all'alba venne fuorie come vide il capo del refe legato alla pianticinasi mordeva le mani:
- Vien qua; scioglimi questo refe dai due capi: non ti mangerò più.
La Reginotta era stata indettata dalla vecchiarella.
Non doveva fermarsi un passoné mangiarené berema aggomitolareaggomitolare e andare avanti. Sciolse quel capoe lei avantiaggomitolandoil Lupo Mannaro dietro.
- Ripòsatiripòsati!- Quando sarò stancami riposerò.
Lei avanti aggomitolandoe il Lupo Mannaro dietro.
- Prendi un bocconeprendi un boccone!- Quando avrò fame mangerò.
Lei avanti aggomitolandoe il Lupo Mannaro dietro.
- Bevi un gocciolino d'acquaun gocciolino!- Quando avrò seteberrò.
Eran già arrivati alla buca d'uscita. Come il Lupo Mannaro s'accorse che l'altro capo del refe era attaccato alla pianticina di fuoricominciò a mordersi rabbiosamente le mani. E vista la vecchiarelladiventò bianco come un panno lavato.
- Ah! La nemica mia! Son morto! Son morto!
La Regina e la Reginotta si voltarono einvece della vecchiarellavidero una bellissima signorache pareva la stella del mattino. Era la Regina delle Fate. Figuriamoci che allegrezza!
La Regina delle Fate prendeva intanto dei sassie li metteva l'uno sull'altro davanti la buca.
- Sassisassi di DioIo vi muro e vo' smurarvi io!
Murata la bucala Regina delle Fate sparì.
E quella brutta bestiaccia crepò di fame lì dentro.
La Regina e la Reginotta tornarono sane e salve al palazzo; e un anno dopo la Reginotta sposò il Re di Portogallo.



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