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Chicco di caffèChe fosse una bella tavola lo sapevo prima d'averla vistama il lume che spandeva la sua luce fioca su quel dolce era come un lampione che insiste su un innamorato nell'attesa. Si quella torta era liaspettava che noi tuttila prendessimo e la baciassimo con le nostre bocche. Solo allora il sottile tarlo della gelosia entrò nella mia mente. La volevo tutta per me! Solo per me! Volevo sentire il suo odoreassaporarne il gusto! Proprio mentre insistevo su questo pensiero ossessivo arrivò leivestita di rosso. Le sue forme sinuose e il sorriso incedevano verso di me. Era un invito alla gioiaalla felicità.
Per quanto tempo ancora mi avrebbe fatto aspettare? Era li davanti a memi bastava stendere la mano per accarezzare il suo visoper toccare i capellieppure era lontana ecome quella splendida tortaalla portata di tutti gli sguardii pensieri che in quella salada li a pocosi sarebbero affollati su quelle due creature dolci e delicate.
Volevo portarla in un luogo lontano e da li raggiungeresolifinalmente solile vette della felicità. Non riuscii a parlarne con lei tra quella tavola e la luce fioca che rimbalzava sui suoi occhi vellutati. Immobilesenza dire una parolatuffai il mio dito mignolo nella panna della tortaviolandola con un gesto impudico e violento. Lei mi guardò e una strana luce apparve nei suoi occhi.
Difficilmente avrei ottenuto da lei ciò che volevo. Ma ciòinvece di farmi desisteremi rese più temerarioe alzai il mio sguardo sostenendo il suo che era pieno di dignità e lasciava trasparire una gran nobiltà.
Chiunque può affermare che ciò non significava nientemaper mesostenere la sua menteregistrarne l'interesse fu un immenso piacere. L'euforia mi prese quasi a livello fisico. Ero solo davanti a lei mentre la sala si riempiva di folla gracchiante che andava sciolinando in lungo e in largo i soliti discorsi sul tempoil lavoro e tutto quello che in genere fa effetto in una cena. Poiché lei non se n'andòla presie le sue mani tese verso di memi diedero l'annuncio delle nozze.
Il suono delle cornamuse accompagnava il mio cammino. Ero giunto alle soglie del villaggio e una nenia intonata dai vecchi mi ricordava la mia infanzia dai nonni. Il laghetto che era nei pressi mi sembrava di un azzurro incantevolele lumache brucavano l'erba e il rumore del vento sembrava un loro lamento. All'uscio di una casetta una ragazza confezionava il suo corredo. Gli occhi neri incorniciati da uno sguardo pulito mi fissavano e la bocca era dischiusa in un sorriso incantevole. Risposi al suo sorriso e lei abbassò lo sguardo. Mi sembrò un invito e mi avvicinai.
<...>le dissi"Nosono solo assonnata" rispose lei. La sua espressione era impreziosita da due guance che si erano fatte rossee il suo sguardo divenne ad un tratto accoglientecome quello della mamma quando guarda il suo figlioletto che le parla di come ha trascorso la sua giornata di giochi. Conservo ancora l'emozione che mi prese alla vista di quella donna. Prima penapoi tanta compassione. "Non mi coccola nessuno" disse chinando il capo sulla borsa di lavoro. Io perso in quelle parole non riuscivo a pensare ad altro sotto a quelle pietre del Castello che dominava il villaggio e sotto quel sole cocente. Avevo setetanta sete. Andai a prendere dell'acqua con le mani dal laghetto. Lei bevve di gusto ed io aspettai che lo facesse leie la sete mi si spense nel collo di colpocome se il suo bere mi bastasse a dissetarmi.
Non chiedeva ma io capivoera come se ascoltassi i suoi pensieri. Non mi era mai successo. Non le era mai successo. "Possibile che si stia così con una donna?" dissi io "Possibile che si stia così con un uomo?" disse lei.
C'era una volta una donna che si chiamava Chicco di caffè. Viveva solaera triste e depressa. Stava morendo lentamentee la sua anima si era già spenta da anni. Quando le chiedevano chi fosselei rispondeva di essere una Principessa e che la vita le aveva dato il compito di rendere felici gli altri anche a costo di sacrificare se stessa. Della Principessa aveva l'aspettol'animo nobile e... basta. Chicco di caffè viveva come una bestia segregata e aveva tutte le caratteristiche del cane attaccato alla catena.
Se ne lamentava con tuttie la sua aria smunta e infelice la rendeva più bella agli occhi di chi la guardava. Un Orco famelicoinsaziabileviveva con lei. La considerava un suo possessouna proprietà e la trattava come un cane da ammaestrare per averne i servigi. Ogni tanto qualche osso per vederla scodinzolaree poi tante legnate per tenerla al suo posto. Chicco di caffè aveva sempre vissuto così e non conosceva altroper lei l'infelicità era una condizione normaleanche se moriva dentro ogni giorno di più.
Poi arrivò luiil Principe tristequello vero. Si guardarono e si riconobberosi amarono perdutamente. Erano troppo felici. L'invidia di chi li vedeva fece il restoli accusaronoinfangarono e il loro amore .. morì! Ora tutti piangono l'amore di Chicco di caffè e del Principe triste. Ma loro dentrosono legati e lo saranno per semprecosì come si erano giuratopiangendoquel giorno d'estate davanti alla chiesetta in campagna. Ci vedevamo ogni giornoma lei disse "Non mi basta più". Non capii che quello era il momento buono. Non capii. E per questo l'ho persa per sempre.
Antonio Libero.



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