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ItaloSvevo

(EttoreSchmitz)



UNMARITO


Commediain tre atti






PERSONAGGI


Avv.Federico Arcetri

Bicesua moglie

ProfessoreAlfredo Realifratello di Bice

PaoloMansi

Ameliasua moglie

AriannaPareti

Augustodirettore di studio dell'avv. Arcetri

Unavecchiaameriera

Unadonna





ATTOPRIMO


Studiodell'avvocato Arcetri. Ambiente di severa eleganza. Porta di fondo.Il tavolo da scrivere addossato alla parete a destra dellospettatore. Nel mezzo un tavolo e d'intorno il mobilio di unsalottino. Sulla parete di fondo un ritratto di donne.




SCENAPRIMA



Augustooccupato a metter ordine sul tavolo dell'avvocatopoi Arianna


Arianna(una vecchia dama sofferente vestita in lutto profondo). C’èil signor avvocato Arcetri?

Augusto(aspetto di vecchio impiegato; giubba d'ufficio consunta mapulita. Guarda Arianna lungamente prima di riconoscerla). Leiquisignora Arianna? (Sorpreso e non piacevolmente.)

Arianna(spazientita). C'è il signor avvocato?

Augusto(umile). Nosignora! Non c'è; mi dispiace. Se vuoleaccomodarsi intanto. È uscito poco fa con suo cognato. Credosieno insieme con la signora Bice. (Poi aggiunge.)Ritorneranno insieme… credo.

Arianna(borbotta). Allora me ne vado. (S'avvia.) Quando credeche potrò trovarlo solo?

Augusto.Non lo so. Le assicuro che non lo so. La signora o il cognato sonoqui di spesso. Il signor Reali si ferma a scrivere su quel tavolo perdelle ore intere.

Arianna.Ciò che mi dite è vero oppure avete ricevuti degliordini speciali che mi riguardino?

Augusto.Come può credere una cosa simile oh signora! Il signorFederico le ha portato sempre il massimo rispetto.

Arianna(subito adirata). Pare ch'Ellacaro Augustoabbia perduto ilsenno. (Dopo lieve pausa.) Posso sperare di trovarlo solo amezzodí?

Augusto.È possibile.

Arianna.E non prima?

Augusto.Non credo.

Arianna(avviandosi). Dio mio! Che cosa farò sino a mezzodí?(Si ferma dinanzi al ritratto di donna e dà un urlo disorpresa.) Il ritratto di Clara qui! Vedo bene? È ilritratto di Clara.

Augusto(con precipitazione). Sísignora! È il ritrattodella signora Clara! Il signor Federico non ha mai volutosepararsene.

Arianna(stupita). Lui? Lui non ha mai voluto separarsene?

Augusto.Sí! signora! (Poitimido.) Il signor Federico dice chequel ritratto gli ricorda non una personama bensí un'epoca…(Piú franco.) L'epoca piú felice della sua vita.

Arianna(grida). Ma è un'irrisione cotesta!

Augusto.Come può crederlo? Il signor Federico irridere…? (Accennaal ritratto.) Se lo vedesse talvolta solo dinanzi a quelritrattopensareserio e tristenon direbbe cosí!

Arianna.E che cosa ne dice la sua seconda moglie di quel ritratto?

Augusto(pensando). Nulla! Dinanzi a me non ne ha mai parlato. Paresia d'accordo che resti là.

Arianna(sempre contemplando il ritratto). GuardateguardateAugusto! Non c'è in quegli occhi il presentimentolatristezza della sua fine? (In contemplazione.) Assassino!Assassino!

Augusto.Signora! Si dia pacela prego!

Arianna.Oh! avessi potuto prevedere! Come sarebbe stato facile fuggire! (AdAugusto.) Ma egli mi baciòmi baciò due ore prima.OhGiuda! (Di nuovo in contemplazione mormora dinanzi al quadro.)Sí! Sí! Cara! Sí! Sí! (Promettendo).È bene l'abbia trovata qui! Come mi sento forterinfrancata!Posso attendere fino a mezzodí ed oltre! Gli parleròquinevvero? Dinanzi a lei! Lei in questo luogo? Oh! mi parveimbattermi in lei viva.

Augusto.Vuole dica qualche cosa al signor Federico?

Arianna.No! Niente! Anzicaro Augustomi faccia il piacere di non dirglich'io sono stata qui.

Augusto.Ecco una cosa che non posso fare.

Arianna.Perché?

Augusto.Perché credomi scusiche questa sua visitacosí disorpresanon debba avere un motivo gradevole per lui.

Arianna(ironica). Ah! lo sapete anche voi?

Augusto(serio). E chi non lo sa? Oh! signora! Perché nondimenticareperdonare? Quella povera anima lí non invocacerto vendette! Ricorda quando avevamo lo studio unito al suoquartiere? Io mi permettevo di darle qualche consiglio e lei talvoltam'ascoltava. Purtroppo non m'ha ascoltato quando avevo visto il malee consigliavo di chiudere la porta in faccia a qualcuno.

Arianna(torbida). Come siete ingenuo! Niente sarebbe giovato aniente! Colui voleva sangue e l'ha avuto; Dio sa che l'avrebbe presoin qualunque caso.





SCENASECONDA

Bicee detti



Bice(cappellinovelettamantellina sul braccionegligentemente).Mio marito non è ancora di ritorno? (Le due donne siguardano; Bice s'inchinamentre Arianna la misura da capo a piedicon offensiva curiosità.) Augusto! Fate accomodare lasignora! (Augusto offre una sedia mentre Arianna continua aguardare Bice la qualeturbatacon un passo verso Arianna dice)Ella desidera?

Arianna(lentamente). Niente… da voi. (Esce strascicandosi.)

Bice.È una pazza costei? Chi è? La conoscete?

Augusto(evasivo). Una cliente… una vecchia cliente…

Bice.Un'usuraiauna malfattrice certo!

Augusto(rivoltandosi). Signora! È la madre di… (Mostrail ritratto.)

Bice.Lei!… (Pentita abbassa gli occhi; un momento di silenzio.)Povera vecchia! Non l'avrei riconosciuta piú! In quella faccianon c'è di vivo che l'occhio e quello cattivo tanto! Che cosavoleva qui?

Augusto.Non lo so! Non volle dirmelo!

BiceHo inteso dire che una volta tentò di gettare sul viso a miomarito dell'acido solforico! Federico lo nega ma mi pare d'avercapito ch'ella pur abbia tentato qualche cosa di simile contro dilui!

Augusto(non protesta né afferma; poi). Sarebbe pur benech'Ella inducesse il signor Federico a non ricevere da solo quelladonna!

Bice(sorpresa). Io? (Poi subito.) Glielo dirò! Mapure l'ha ricevuta spesso da solo!

Augusto.Ella aveva altro sospetto di oggi. Veniva con carte e documentisempre accompagnata dal suo avvocato a trattare l'eterna questionedella dote della defunta signora. Quale affare fu quello! Gli affaripiú semplici furono intricati con un'abilità d'inferno.Sembrava tanto piú avida quanto piú il signor Federicoera corrente e infinea conti fattitrovammo che la signora Ariannaaveva ricevuta la dote della figlia con gli interessi di un mezzosecolo.

Bice.E prima? Prima della morte di Clara?

Augusto.Prima? (Pensando.) È difficile ricordare quale aspettoabbia avuto! Viveva in disparte all'ombra della felicità dellafiglianon chiedendo nulla per sétutt'intenta ad ammirareil bene altrui e a goderne. Guardi! A me pare come se questa vecchiafosse nata il giorno in cui la giovine è morta.





SCENATERZA

PaoloMansi e detti



Paolo(vestito elegantemente di chiaro con cappello di paglia).L'avvocato non c'è? Oh! la signora!

Bice.Io stessa attendo mio marito. Se tarda ancora un poco addio gita aVilla Luisa.

Augusto(si rimette a scartabellare fra i documenti sul tavolo). Isignori permettono?

Paolo(caricato). Ma si figuri! (Gli fa un versaccio dietro laschiena come mettendolo fuori dell'uscio; Bice ride.) Come èpieno d'ostacoli il mondo! I momenti opportuni non sono maiabbastanza opportuni! Maledetto destino! (Comicamente accenna adAugusto e ridiviene serio allorché questi all'esclamazione sirivolge.) L'avvocato non c'è; gli affari non camminano ela mattina si perde…

Augusto.Io non so dirle quando l'avvocato ritornerà!

Paolo.Graziesignor Augusto! Sono già rassegnato ad attenderlo. (Siavvicina alla finestra.) Un dolcesignora? (Mostrandole unsacchettino di dolci e con gli occhi invitandola a venire a lui.)Mia moglie me li fa prendere per Guido e poi se li divora. (Stizzitoad Augusto che volge la testa.) Vuole un dolcesignor Augusto?

AugustoNo! grazie! (Si rimette a cercare.)

Paolo.Pare che negli studii d'avvocato si dimentichi la cortesia. Non hoofferto una seggiola alla signora. (Gliel'offre e intanto leprende la mano e tenta baciargliela.) Santa pazienza! Bisognapure che mi distragga! Non vuole? Discorriamo allora! (Ad altavoce.) Bel tempo! Il barometro è alto; mia moglie si vuolvestire di lawn tennis… (Ad Augusto che si rivolge.)Il signor Augusto s'intende di stoffemi pare; ha subito tesol'orecchio… (Piano a Bice.) Gli fosse rimasto assordato!

Bice(s'allontana e gl'impone scherzosamente di tacere). Nonricordo se siamo rimasti d'accordo con Amelia di attenderla qui o diandarla a prendere.

Paolo.Si doveva trovarsi insieme qui. Scommetto che il mio tegame ritarderàcome al solito! Oggi bisogna scusarla. Il nostro Guidoche Dio ci hadato (con esagerato accenno al cielo) si sentiva la golainfiammata stanotte; stette sveglio per mezz'oraruppe il sonno adAmelia e questa avrebbe voluto interromperlo a me… Io dormivoperò come un giusto e tanto bastò perché lasignora consorte si eccitasse contro la mia insensibilità…Me lo confessò stamane quando si levò con tanto dilivido sotto gli occhi.

Bice.Pare che il marito non sia dunque un modello e che il padre non valgameglio.





SCENAQUARTA

Federicoe detti



Federico(uomo di media età dall'aspetto un po' piú vecchiodi quanto la sua età comporterebbe). Mi avete aspettato!

Paolo.Finalmente! Non lodo il vento che ti porta perché mi son fattotener compagnia dalla tua signora.

Federico.Scusatemi entrambi. Avevo fino adesso le mani legate.

Paolo.Stavo spiegando alla signora Bice le mie teorie pedagogiche. A guisadi penitenza starai ad ascoltarle anche tu.

Federico(s'inchina). Permettetemi soltanto. (Ad Augusto.) Ellacercava qualche cosa?

Augusto.L'ho trovata. La ricevuta di Verri C. L'hanno mandata a prenderestamane.

Federico.Altro di nuovo?

Augusto.È stata qui la signora Arianna. (A bassa voce.)

Federico(contrariato). E vuole?

Augusto.Ritornerà a mezzodí.

Federico(c.s.) A mezzodí! (Augustoinchinatosiesce.)

Bice.Che cosa ci hai a mezzogiorno? È l'ora del convegno per andarea Villa Luisa.

Federico.Lo solo so. Vuol dire che mi scuserai. Per quest'ora un mio clientes'è fatto annunciare e devo rimanere ai suoi ordini.

Bice(guardando altrove). Non potresti sacrificarci il cliente?

Federico(sempre inquieto). Nonoimpossibile. Del resto ti trovi conPaolo e con la sua signora. Subitonon appena possoio prendo unavettura e vi raggiungo.

Bice(dopo una lieve esitaziones'avvicina a Federicoa bassa vocealterata da emozione). Federico! Avrei da domandarti un favore.

Federico(sorpreso la guarda). Un favore? Parla!

Paolo.Se disturbo me ne vado! (Nessuno gli dà bada ed eglis'avvicina alla porta con l'intenzione di non uscire.)

Bice(supplichevole). Vieni con noi.

Federico.Perché?

Bice.Non ricevere quella donna che ti vuol male.

Federico.Ah! sai anche tu? (Ridendo con sforzo ad alta voce.) Ma non èmica per essa ch'io resto nello studio. Quella è una visitache non ha importanza. Se essa verrà la riceverò. Nonvedi che Paolo sta per andarsene?

Paolo(molto seccato). Stimo io! Mi pare di essere di troppo.

Federico.Quale idea! Resta! Non disturbi nessuno. O anzi non avete da andare aprendere la signora Amelia?

Paolo.No! l'appuntamento l'abbiamo qui. Evidentemente ti secchiamo tantoche se non ci fosse di mezzo la tua signora t'offrirei d'attendere inanticamera.

Bice.Vuoi che accetti la proposta del signor Paolo e che andiamo adattendere Amelia in anticamera?

Federico.Ma che idea! Se vi dico che non mi seccate niente affatto! Anziattendo con impazienza che Paolo mi spieghi le sue teorie pedagogicheche ho interrotte con la mia venuta. (Siede al suo tavolo.)

Paolo.Dove eravamo rimasti?

Bice.Mi spiegava quel sistema d'educazione che lo lascia cosícomodamente dormire quando Amelia veglia per il bambino.

Paolo.Ah! sí! Vedesignoratutti gli educatori moderni hanno lagrulla idea di abituare i fanciulli alla giustiziadi far credereloro che le piú grandi soddisfazioni stanno nel compiere ilproprio dovere. A questo modo il fanciullo che vien fuori dalle santemani entra nella vita come in un tribunale dove le opere cattive sipuniscono e le buone si premiano. Appena poi l'allievo ha compiutoqualche cosa di buono e non trova premio eccolo abbattuto dallosconforto subito disillusosfibrato ed eccovi le imprecazioni deicattivi poeti e i suicidi dei giovinetti cui la donna amata ha dettodi no. Il mio Guido invece è abituato alla piú rigorosaingiustizia. Quando fa bene trovo sempre di punirlo per motiviinsignificantiquando fa male anche ma non sempre. Lo lodo soltantoquando io mi sento molto bene fisicamente e moralmente. Egli ha giàcapito con ciò di non poter disporre del suo destinoma didoversi sottomettere a un capriccioso e irragionevole caso.

Bice.Povero figliuolo!

Paolo.Tuttaviafinoraegli è sempre attonito di vedersimaltrattato mentre le rare altrettanto ingiuste carezze sonoaccettate da lui senza dubbi o esitazioniciò che mi irritanon poco perché non dimostra in lui molta ragionevolezza.Dovreste vedere quando lo maltratto! Par quasi dubitare ch'io facciasul serio; ma quando una volta se ne è convinto bisogna vederecome si dispera! Non è di me che gl'importinon me nelusingoma si dispera alla visione improvvisa di un mondo foscoannebbiato dalla severità e dall'ingiustizia. Di qui a qualcheanno avrà perdute gran parte delle illusioni congenite.

Bice.Io credo che lei ha torto. Per un'illusione che ammazziamo ce nenascono cento e verrà il giorno in cui Ella potrà avereil rimorso d'aver amareggiata la piú bella partedell'esistenza di suo figlio.

Paolo.E tuFedericoche ne pensi?

Federico.Io? Oh! quelli sono anni che neppure la tua pedagogia puòguastare.

Paolo.Ve ne prego! Non toccate quest'argomento dinanzi a mia moglie. Essas'è rassegnata ai miei sistemi ma non vuole che ne vengaparlato fuori di casacome essa dice.





SCENAQUINTA

Ameliae detti



Amelia(di fuori). Si può?

Paolo.Lupus in fabula.

Bice(va ad incontrare Amelia). T'aspettiamo da un pezzo.

Amelia.Ma io non potevo venire prima. Ho dovuto aspettare il dottore. Avevopregato Paolo di attendere anche lui ma lui… (Accennandol'indifferenza del marito.)

Paolo.Io sono corso qui per un affare della massima premura.

Federico(stupito). Per un affare?

Paolo.Te ne parlerò dopo; è fatto in un momento.

Amelia.L’affare ha potuto attendere fino adesso e fino adesso poteviattendere anche tu.

Paolo.Ma io avevo due affari; questo e un altro che ho giàliquidato.

Amelia(brontola). E se non bastassero due ne inventeresti tre.

Paolo.E che cosa disse di Guido il dottore?

Amelia.Che non ha nulla e che lo si porti all'aria. (Subito decisa.)Perciò verrà con noi a Villa Luisa.

Paolo.Capisco che il tono non ammette replica. Io però se fossi inte ci penserei prima di rischiare un tanto. Abbiamo potuto capiretutt'e due che questa notte il bambino aveva la febbre; non fidiamocidella parola di un dottore cui non duole la testa. E se gli ritornala febbre? (Bice e Federico ridono.)

Amelia(adirata). Già si capisce; tu non puoi soffrire che tistia accanto.

Bice.Oh! vengavenga con noi! Per me il divertimento ne èraddoppiato. Quando un bambino mi saltella dinanziio capisco meglioil verdei fiorigli alberitutte le cose dei poeti.

Amelia.BravaBice!

Paolo.Andiamo allora. Giacché le due signore sono convinte che lasalute di Guido non corre alcun pericolonon ho nulla piú daobbiettare. TuFedericoci raggiunginevvero?

Federico.Sicuramente.

Paolo.E allora moviamoci. E vostro fratello? È forse giàripartito?





SCENASESTA

DottorReali e detti



Reali.Buon giorno. Siete incamminati? Tanto piú facilmente faretesenza di me che ho da parlare a lungo con Federico.

Paolo.Non potresti rimandare questo colloquio a stasera?

Reali.Eh! capisco! Tu hai parlato e adesso vorresti impedire a me di agirticontro.

Paolo.Io? Mi credi troppo furbo! Ti do la mia parola d'onore ch'io conFederico non parlai ancora. In quest'istante avevo risolto dirimandare il tutto a questa sera. Fai anche tu cosí e vieni afesteggiare il nostro armistizio a Villa Luisa.

Reali.Io parto domattina e voglio prima regolare con Federico quest'affare.

Paolo.E allora senti! Che bisogno c'è che parliamo ambedue dellostesso affare a Federico? Parla tu solo! È la migliorerisposta ch'io possa fare a quella tua accusa di doppiezza.Promettimi soltanto che metterai una buona parola anche in vantaggiodel mio patrocinato.

Reali.No! Questo non posso promettere!

Paolo.E non occorre neppur questo allora! Io so già di aver vinto lamia causa perché conosco il modo di pensare di Federico.

Bice.Di che si tratta?

Reali.Un affare legale qualunque.

Bice.E che a te preme tanto?

Reali.È il mestiere di noi medici di appassionarci per gli affarialtrui.

Bice(lo guarda indagando e non comprendendo nientelo saluta). Ciraggiungi poi con Federico? Vieni qui per trovarci e tanto poco seistato con noi.

Reali.Scusami sai povera Bice. Sempre quel mestiere di cui ti parlavo.Arrivato qui mi saltarono addosso amici e conoscenti a confidarmitutti i loro affari e per i mieiche siete voi duenon mi restòtempo. Non potrò venire da voi neppure piú tardi.

Amelia.Ella parte domani… già? (Timidamente e dispiacente.)

Paolo.A proposito degli affari altrui… Essa desidera che tu guardi unpo' in gola a nostro figlio.

Reali(compiacente). Signora! Se le è comodo verròquesta sera.

Amelia(commossa). Oh! grazie! È da tanto tempo che desideravodi sentire la sua parola. Lei potrebbe dirmi come debba comportarmicon Guido. Ho talvolta di tali angoscie! Paolo dice che Guido ètanto malaticcio causa la mia bontà.

Reali.Oh! la bontà non crea mai la malattia.

Amelia(a Paolo). Vedi?

Paolo.Bisogna saper distinguere.

Reali.Seccatore! Vorrai lasciare la signora in pace? Arrivederci dunquequesta sera.

Bice.Tanta fretta hai di parlare con Federico che ci congedi?

Reali.No! Non vi congedo! (A bassa voce.) Te ne prego! Vattene econduci teco tutta questa gente! (A voce alta.) Perderete lepiú belle ore di campagna.

Bice.Hai ragione! Andiamo! AddioFederico!

Federico(s'alza e va a congedare AmeliaPaolo e Bice). Addio! Buondivertimento!

Amelia.Arrivederciprofessore!

Paolo(a Reali). Vedrai come perdi il fiato e come lo risparmi a me.





SCENASETTIMA

Realie Federico



Reali(guardando dietro a Paolo). Strana la mia relazione conquest'uomo. Non lo posso digerire e mi tocca fare come se lo amassi esolo perché egli dice di amarmi e crede di averne il diritto.Fui tanto stupido da studente da ammirare il suo spirito e datrovarmi bene con lui nelle baldorie. Lo trovo sempre uguale! Affettaun caratterene affetta un altrosolo per farti ridere. Auff!

Federico.Bice ci si diverte. (Senz'alcun accento.)

Reali.Pensa che come lo vedi ha nelle sue mani la vita di un uomodi uncongiunto! Ed egli se ne va a Villa Luisa a fare dello spirito anchea spalle della propria moglie e del proprio figlio. Ora a noi! (Siedeaccanto al tavolo di Federico.)

Federico.La vita di un uomo affidata a Paolo! Di che si tratta? (Siede alproprio tavolo.)

Reali.Io ho da parlarti dello stesso argomento di cui egli era incaricatod'intrattenerti. Egli è incaricato di officiarti a difensoredi Vincenzo Cerigni suo cugino; io poi sono incaricato di pregarti dinon commettere una corbelleria simile.

Federico(attento e attonito). Non capisco niente! Chi è questoVincenzo Cerigni e che cosa ha commesso?

Reali.Io ho da parlarti dello stesso argomento di cui da due settimanes'occupa la città intera? Ma dove vivi tu?

Federico.Nei miei affari.

Reali.E non leggi giornali?

Federico.Di rado e superficialmente.

Reali.E allora devo cominciare coll'esporti il delitto commesso dalCerigni. Esso non ebbe altri testimoni che il suo autore e quindi telo racconto come lo racconta lui stesso. Dieci giorni or sonoinvitato a cena da alcuni amiciCerigni di sera tardi saluta lagiovine moglienon so se piú o meno affettuosamenteed esce.Un accidente toccato alla sua carrozza lo inzaccheraleggermente loferisce ad una manoinsomma lo obbliga a ritornare immediatamente incasa. Trova la cameriera dinanzi alla porta della camera da letto laqualevedendolosi smarrisceurla: “Il padroneil padrone!”e fugge. Cerignidopo lunghi sforziriesce a forzare la porta chenon vuole aprirsi. Entra. La moglie mezzo svestita gli correincontrocade in ginocchio e domanda perdono di una colpa ch'egliancora non ha indovinata. Cerigni come un forsennato si mette allaricerca dell'amantesotto il lettonella stanza da bagnopersinonegli armadii. Vuole che la moglie gli dica dove si trovi e poichécostei vi si rifiuta egli le spacca la testa con un colpo dirivoltella.

Federico(ch'è stato ad ascoltare attentamente). E tu?

Reali(stupito). Ed io?

Federico.Volevo domandarti se eri incaricato tu d'impedirmi d'assumere ladifesa di questo disgraziato.

Reali.Sí! Hai capito esattamente di che si tratti.

Federico.E perché vuoi impedirmi tale difesa?

Reali(quasi timidamente). Te lo dirò. Hai capito perchéil padre di Cerigniquella vecchia volpeci tenga tanto aconquistare te a difensore del figlio?

Federico.Sí!

Reali.Capisci bene che non vogliono in te l'avvocato dotto od eloquente! Tunon godi neppure piú di questa fama. Da molti anni il tuo nomenon appare che in cause d'indole economica. Vogliono dunque attrartiin un campo che non è neppure il tuo e perché?

Federico.Si capisce!

Reali(con calore). Essi sperano che tu dal tuo pulpito facciaallusione al tuo proprio caso. Sperano che tu abbia a gridare aigiurati: Come potreste condannare costui se io nel caso medesimo sonostato assolto? Insomma ti mettono sul pulpito perché tu a undato momento ne scenda e ti ponga da te alla gogna accantoall'accusato.

Federico(offeso). Alla gogna? A un posto d'onore! Non solo da buonavvocato ma anche da uomo convinto io non respingerò alcunodegli argomenti che potrebbero favorire il mio difeso. Non faròsoltanto quello che il Cerigni spera. Farò di piú. Diròai giurati: Io commisi lo stesso misfatto dieci anni or sono e mivedete tanto convinto di quanto ho fatto che vengo a difendere mestesso in altrui perché se voi condannerete costui avretecondannato con lo stesso verdetto anche me e qualunque si sia trovatoobbligato di difendere il proprio onore con un'azione crudele.

Reali.Ma forse ingannerai cosí i giurati. Chi ti dice che il caso diCerigni sia tanto simile al tuo?

Federico.Mi pare identico.

Reali.A me vien detto che al Cerigni si attribuiscano ogni sorta dimancanze verso la moglie.

Federico(con calore ed ira). VediAlfredo! Mi offendimi torturi! Daogni tua parola io capisco che tu stesso includi me e il Cerigni nelmedesimo giudizio e che con un'ipocrisia veramente indegna di te loceli per non offendermiper non turbarmi. (Tenta di calmarsiinvano.) Ma fratello! Leva la maschera; è l'unico modo pernon ferirmi. Questa è la barriera sollevatasi fra noi. Primadel mio matrimonio con tua sorellaeravamo piú amici chedopo. Adesso ne capisco il perché. Stimo io! Con me tu non saipiú parlare come pensi. (Ancora s'arresta e poi) Iosarei stato sincero con te! Te lo giuro! Nel caso tuose avessiavuto da discutere il fatto Cerigni ma io… io… (iroso)io avrei preso il toro per le cornaproprio per le corna (congesto analogo sulla propria testa) giacché ci sono.T'avrei detto: Tufratellofacesti male in allora e perciòfai male adesso.

Reali.Barriere fra noi! Io amo Bice e amo te. Non sono venuto qui solo perpassare qualche giorno fra voi? Io non posso parlare come tu misuggerisci semplicemente perché cosí non penso.

Federico.E allora parlami come pensi ma esattamente come pensi. Mi conoscidacché son natosi può dire! All'intellettualitàsiamo nati insieme! Puoi credermi una coscienza semplice che dopocommessa un'azionee quale azione!riposi inerte e non la disaminie non la discuta? Tutto quello che potrai dirmi me lo sarò giàdetto da me stesso. Una cosa sola non posso tollerare ed è divedermi trattato come un pazzo che bisogna secondare. Puòavvenire che un uomo come teil quale visse solitario in compagniadella solapurasecca scienza mi consideri quale… come dirò?quale un semplice assassino. Da te tollererò anche questaparola ma non che tu abbia a pensarla senza dirmela. La discuterò!

Reali.E io non pensai mai una parola similema niente che le avvicinineppureper gettarla addosso alla tua persona sempre nobile egenerosa. Sai! La scienza non è mai secca quando è verascienza. Io posso comprendere tutte le passionianche quelle ch'ionon ho provate. Ioper essere sincerodel tutto sinceropossoriferirti la mia esclamazione quando dieci anni or sono appresi lasventura che ti era toccata: “Quale disgrazia!” esclamai. Evolli definire cosí tanto il fatto che la donna che amavit'aveva tradito quanto quello che tu l'avevi uccisa. Altra lesionealla nostra amicizia non vi fu perché io non m'opposi al tuomatrimonio con Bice mentre se t'avessi stimato meno non l'avreipermesso. Ma tu ora vuoi codificare le azioni che la passionecommettevuoi renderle addirittura legali!

Federico(sorridendo). La passione! Quella ha da scusarci! Come micapisci male! Come è allora che l'azione commessa nellapassione non lascia rimorsi? Bisognerebbe concludere che da me lapassione continui eterna. Perché adessoa mente serenarifarei quello che ho fatto. Vedi pure! Io difenderò Cerigni econ una certa voluttàanzite lo confesso. Mi vendico unaseconda volta.

Reali(scorato). Se la passione continua tuttaviaallora povera lamia sorella.

Federico(accalorandosi). Comprendimite ne prego! Non è diamore che parlo! È di odio! Dell'odio per un delitto di cui ioho sofferto tanto! Tu mi trovi mutatonevvero? Sappi che dacchéci siamo visti l’ultima volta nulla di nuovo è avvenutonella mia vita. No! Ogni anno che passa conta per me per duepercinque e invecchio e avvizzisco nell'odionel livore. Oh! Avessipotuto ammazzare anche lui sarei piú giovinepiúforte; potrei dimenticarerivolgere tutta la mia intelligenza adaltre cosealla scienza chetu lo saifu la mia pura verafelicità.

Reali(costernato). Povera la mia sorella.

Federico.Ma tu ripeti una cosa che non pensiche non pensi che non puoipensare. Tutto quello ch'io dico a te sono pronto a ripetere a Bice evedrai ch'essa non se ne sentirà lesa.

Reali.Se cosí fosseavrei qualche cosa a ridire sull'amoreconiugale di mia sorella.

Federico.Oh! tu non ci conosci! Io guardo costantemente dietro di me ed essache cominciò ad amarmi proprio per avermi visto tanto energicoprima alla difesa del mio onore e poi di me stessom'ama come sono esono sempre quegli ch'ella amò.

Reali.Ma lasciamo stare voi ch'io vorrei escludere da quest'argomento. Èanzi questo ch'io da te esigo. Abbiamo da trattare il fatto Cerigni enon il tuo. Io mi appello al legaleallo scienziato. Spogliati delletue passioni e comprendi tutti i diritti degli altriil dirittod'amare e di vivere prima di tutto.

Federico(con voce roca). Non comprendo neppure quello che tu vuoidire!

Reali.Federico! Federico! T'ho già offeso proclamando il dirittod'amare degli altri? Ma dove è la possibilità che cisia offesa per te nel fatto che la moglie del Cerigni abbia amatoaltri che il proprio marito?

Federico(c.s.). Tu non la vedi?

Reali(deciso). No! Senti! Tu sai che all'amore io ci ho pensatopoco. Già da giovine incominciai a teorizzare a considerare lamia vita quale una vita a parteda contemplatore. Oggi poiinvecchiatoall'amore non ci penso che con la curiosità chepuò sentire un altro sentendo parlare di paesi che non vedràgiammai. Ebbene! Io muterei il mio destino tanto sereno pieno delgodimento della mia inerzia contemplativa che non mi turba e che misvagacol fosco destino del giovine Arbe il quale seppe ispirare esentire un tale amore.

Federico.Chi è costui?

Reali.L'amante della Cerigni.

Federico(ironico). A quest'ora naturalmente tutti sanno ch'egli èil fortunato mortale che costò la vita ad una donna e l'onoread un uomo.

Reali.Non è certo lui che lo divulgò!

Federico(c.s.). Ma tutti lo sanno meno il marito probabilmente.

Reali.Non tutti! Ioperòlo so esattamente e sta a sentire come.Ero a trovare all'ospitale tempo fa il dottor Emmo. Volle consultarmisull'opportunità di precipitare l'amputazione di due arti lesigravemente. Sai che cosa sia una lesione grave? (A un gestoripulsivo di Federico.) Lascia che te lo spieghi. Quando nelnostro corpo un osso si spezzatalvolta esso diventa un'armamicidiale. Taglia muscolicarne e pelle e si sporge ad offrire alcontatto dell'aria contaminata il proprio midollo. Il possessoredelle due gambe sfortunate era il povero Arbe. (A Federico chealza le spalle.) Oh! non ebbi a commuovermi alla vista dellegambe. Io credo d'aver visto in vita mia tutto quello di peggio chepuò avvenire a questo nostro povero corpo! L'Arbe eraperfettamente in sé dopo aver passato varii giorni in delirioin seguito alla scossa cerebrale riportata. Oramai si sa esattamentetutto quello che gli è avvenuto. Destato dal suo sogno d'amoredal grido d'allarme gettato dalla cameriera egli senz'altro si gettòdalla finestra. Tentò di giungere al primo piano almeno sullesporgenze decorative del ricco palazzo; ne fanno fede le sue maniorribilmente escoriate. Non poté e precipitòpesantemente al suolo producendosi quelle ferite che t'ho detto. Maegli non fu trovato al posto ove cadde. Con una forza veramentesovrumana con le sole mani che si trovavano nello stato che t'hodetto s'allontanò da quel palazzo quanto poté. Pochipassiè veroe fu facile capire da quale punto egligiungesse perché un filo di sangue marcava il suo passaggio.Quale viaggio dovette essere quel breve percorso! Dall'infermierauna suoraseppi il resto. Il delirio lo ricondusse immediatamenteall'amore da cui era stato strappato in modo sí rude. Lasuoracui l'amore è interdettolagrimava riferendoci leespressioni d'amore ch'essa aveva udite. Lo trovarono col fazzolettoin bocca per impedirsi di gridare. Anche ora diffida di tutti e lamadre che passa anch'essa la vita al suo letto non poté ancoraavere una confessione da lui. Tutti sanno tutto ma non possonodirglielo. Sarebbero obbligati di dirgli nello stesso tempo che ElenaCerigni per colpa sua fu uccisa e ciò significherebbe forseammazzarlo.

Federico.Un bravo giovinema ciò non prova nulla.

Reali.Lo conosci tu? Una testa d'adolescente corretta da un maschio sguardoaperto. Si anima quando vede una faccia nuova. Procura di ciarlareper spingere alla ciarla gli altri. Ti ficca gli occhi neri in facciae tu che sai tutto indovini la domanda che ti fa. A me domandòquali famiglie frequentassi qui. Aveva cominciato col dirmi che laparte piú grave della sua malattia era la noia che provava.Dimenticava le sue gambe spezzate! Poi s'interessò dell'essermio e con una politica meravigliosa arrivò a chiedermi in modoche non poteva destare sospetti quali famiglie io qui frequentassi. Edi ognuna s'intrattenne con uno spirito che veramente sarebbe stato aposto in un salotto di conversazione. Era uno sforzo il suo perarrecarmi diletto e farmi ciarlare. Senza maliziate lo assicuroionominai i Cerignola. Lo misi a dura prova. Accortomi dellasomiglianza del nomesulla seconda sillaba mi fermai e fu peggio. Setu avessi visto quel volto emaciato come si contrasse nello sforzo dinon tradire l'ansia. Avrei voluto liberarlo almeno da quello sforzodoloroso e gridargli: Ma a che serve il tuo eroismo? Il marito ha giàdivulgato tutto.

Federico(con ironia). Già. Se non ci fosse stato il maritonulla di male sarebbe avvenuto.

Reali.Oh! Federico! Una volta io dicevo di te che le piú alteintelligenze dovevano inchinarsi alla tua. Oggi io dico che a temanca il piú comune buon senso. (S'avviapoi s'arresta.)No! il mio dovere m'impone di dirti tutto. Senti! Se tu accetterai ladifesa del Cerigni vedrai comparire il tuo nome non solo qualeavvocato difensore. Sarai tirato in causa in tutti i modi: Qualemarito che uccise la moglie e quale scienziato che scrisse in modo danon far supporre in lui un difensore dell'odio e della violenza.

Federico.Si fa allusione a quei miei opuscoli giovanili dimenticati da tutti eda me stesso.

Reali.Sí e specialmente ad uno: La Morale Scientifica modernaun opuscolo tenuto in stile quasi arido scientifico ma di cui ognipagina appare animata dalla fiducia nella bontà umana. Ètuo quel detto: Il delinquente può meritar castigo ma nonodio. All'epoca in cui pubblicasti quell'opuscolo l'idea parveaudace. Oggi è ammessa da tutti meno che da te… a quantopare.

Federico.La minaccia di ripubblicare quella raccolta di bestialità ch'èquel mio opuscolo non mi spaventa. Chi fece tale minaccia?

Reali.Un congiunto della Cerigni indignato d'apprendere per quali viesubdole si voglia arrivare all'assoluzione del marito che non ète lo ripetodegno del tuo appoggio.

Federico(calmo e risoluto). Non è di lui che si tratta e non diArbe; di me solo si tratta qui. Difenderò Cerigni per ottenereuna seconda volta la mia assoluzione. Come puoi credere che le tueparole per quanto ben confezionate non abbiano ad apparirmi quale unacondanna del mio passato? T'invito al processo Cerigni; è làche discuterò la mia causa. Può essere ch'io manchi disenso comune; vedrai però come saprò soggiogare ilsenso comune altrui.

Reali(con disdegno). Della retorica!





SCENAOTTAVA

Augustopoi Arianna e detti



Augusto(va a Federico e gli parla a bassa voce).

Federico.Venga pure! (Seccato e rassegnatoAugusto esce.) A proposito!È la madre di Clara! Un'altra che mi considera un assassinoma almeno quella me lo dice in faccia.

Reali(con slancio). Ma Federicohai bisogno tu ch'io ti dicaquanto ti stimi e ti ami? Io ti rimprovero il tuo presente e non iltuo passato. È solo una divergenza di opinioni fra noi edovremmo perciò odiarci?

Federico(lo guarda negli occhipoi gli stringe la mano). Ti credo!Grazie!

Arianna.Ho chiesto di parlare all'avvocato Arcetri.

Federico.Ed io sono qui ad ascoltarla. Mio cognato Alfredo Reali puòforse assistere al nostro colloquio?

Arianna.No!

Reali(che la guarda attentamente). Tuttavia io vorrei rimanere qui.

Arianna.Vi fu raccontato dell'attentato che commisi su vostro cognato? Oh!rassicuratevi! Sono inerme del tutto! Visitatemi! (Alza lebraccia.)

Federico.Te ne pregoAlfredolasciaci soli. Non temere di nulla.Quell'attentato di cui essa parla fu una cosa veramente inoffensiva.

Arianna.Inoffensiva perché non riuscí. A me importa che ilvostro signor cognato sappia ch'io ho fatto quanto ho potuto perdanneggiarvi.

Federico.Sta bene! Sia come volete! Ma tuttavia resto con voi solo. AddioAlfredo! (Lo accompagna alla porta poi ritorna al suo tavolo.)Eccomi a voi! Accomodatevi!

Arianna.Non occorre! Sarò breve! (Solleva la propria velettaFederico ha un gesto di sorpresa.) Mi trovate mutata molto? Visorprende di trovarmi in tale stato? Ho lasciato da pochi giorni illetto ove stetti quasi un anno.

Federico(con premura). Ammalata?

Arianna.Sí! Il medico che mi avevano chiamato mi trovava ammalata mami diceva sempre che per vivere avrei dovuto alzarmi e girare per lacittà o andarmene in campagna. Ma io non sapevo che fare néin città né in campagna e restavo in letto spossataesaminandomi se forse riposando tanto mi sarebbe venuta la forza pertentare infine qualche cosa di piú efficace contro di voi.Invece morivo! Avevo sempre intorno al mio letto il fantasma dellamia Clara e a voi pensavo poco. Ora l'affievolirsi del mio odio pervoi significava certo l'affievolirsi della mia vita stessa. Voi conla mia morte guadagnavate poco o niente perché io nulla hopotuto contro di voi. Ho tentato di ammazzarvidi deturparvi e voisapete come il mio braccio fu debolee come ebbi bisogno dellavostra misericordia! Quanto male mi fece quella misericordia! Hopensato di colpirvi nelle sostanzedi togliervi fino all'ultimocentesimo della dote di Clara. Eravate povero quando l'avete sposata;volevo che tornaste povero. E dovetti accorgermi che restavate riccoanche se vi toglievo gli averi della poveretta. Che cosa potevo faredi piú? A forza di perseguitarvi divenni ricca io stessariccaah! ah! ricca! (Con una risata da pazza.) Che cosapotevo fare di piú? Anziché fare del male a voifecidel bene a me! Ah! Ah! E non potevo fare altro! Vi stimanovi amanovi proteggono! V'hanno assolto! Mi posi in quel letto e vi stetticome vi dissi per attendere e anche per nascondermi. Sapete voi checosa evitavo con la massima gelosia? La luce del giorno! Nearrossivo! E sapete perché? (Con grande violenza.)

Federico.Io non so attribuirvi alcun delitto meno che il vostro odio per me.Vi fu un tempo in cui parve che tale odio s'attenuasse. Ve nericordate? Un giornoin carcerepiangeste con me!

Arianna.Me lo ricorda! Me lo ricorda! È perciòè perciòch'io evito la luce del giorno! Maimai non s'attenuò il mioodio pel vostro misfatto! Voi non avete capito nientevoi mentite!Io mai vi approvai! La stupefazione che in me si produsseall'apprendere il vostro misfatto mi lasciò per molto tempoistupidita! Mi doleva e non sapevo neppure dove. È vero! èvero! Al primo istante ho potuto soffrire oltre che per la perdita diClara anche per aver perduto voi! E nella mia disperazione quandopregavo Dio vi facesse assolverenon immaginavonon pensavo cheClara sarebbe rinata ma veramente qualche cosa di simile. Erastupidotalmenteche non arrivo piú a capirmima era cosí!Tutto un periodo di sogno fu quello e per uscirne ci volle tantotempo! Mi pareva impossibile che la morte di Clara fosse eterna!Sognavo - che so io? - che assolto voi avreste potuto assolvere avostra volta Clara e ridarle la vita. Era fatto cosí il miostupido cuore allora! Nessun ragionamento valeva a convincermi chemorta Claradovesse nello stesso tempo morire il mio affetto maternoper voi. Io credo che il sentimento piú forte ch'io provassiallora fosse la compassione per voi! Oh! povero il mio figliuolo!pensavo credendo di conoscervi. Perché non è mortonello stesso tempo? Lo assolvano pure ma come potrà eglivivere? Vi credevo martoriato dai rimorsi! (Federicoalza lespalle.) Oh! non protestare! Oramai so che non avete rimorsi! Mapotevo crederlo! Anch'io posso ricordarvi le lagrime che spargeste incarcere! Ve le ricordate? Eravate ai miei piedi torcendovi nellapolvere gridando che non piangevate il vostro proprio destinolaprigioniaforse l'ergastoloma quello di Clara e del vostro amore.Mi baciaste la gonna e i piedi… Ve ne ricordate?

Federico(vivamente commosso). Io piangevo la moglie fedele che avevoperduto primamolto tempo prima della sua morte. Volete che lapiangiamo insieme ancora?

Arianna(alzando le mani al cielo). Oh! Oh! turpe proposta!

Federico(domando la propria commozionedopo breve pausa). Se non errosiete venuta per comunicarmi qualche cosa di nuovo?

Arianna.Sí! Lasciate però che vi dica ancora una cosa che potràsembrarvi nuova. Voi commetteste non uno ma due misfatti. Aveteuccisa Clara e tentaste di convincere mesua madrech'essa avevameritata la morte. Piangere Clara insieme a me? Cominciate daldichiarare che oramai capite d'averla uccisa in un accesso di pazziae allora sarà possibile piangere insieme la vostra follia. Maciò non avverrà! Vi sposaste! Passate le vie salutandosereno e superbo come se accordaste un onore! Voi non provaterimorsi.

Federico.No! Non ne provo e attendo con qualche impazienza di sapere quelloche avete a dirmi.

Arianna.Avete ancora le lettere di Clara? Quelle che dicevate dirette al suoamante?

Federico(spazientito ma pur rispettoso). Comprenderete signora Ariannache le vostre parole su tale argomento m'arrecano una sofferenzagrande. Ve ne pregoperciònon pensate ad una mancanza dirispettose vi domando di cessare da questo colloquio. Ditemi inbrevi parole quello che vi condusse qui e iose lo potròvicompiacerò. Domandate! Domandate!

Arianna.Io non vi domando altro fuori che mi lasciate gustare un po' la miavendetta.

Federico(incredulo). La vostra vendetta?

Arianna.Vi meraviglia? Anch'io ne sono stupita. È la mano di Dioquestadi Dio in cui voi non credete e che vi colpisce e mi libera.(Gravemente.) State a sentireFedericocome fui levata dalletto ove volevo morire. L'unica mia amicala vecchia French che voiricorderete venne da me e mi disse con voce pacata: La signoraArcetri tradisce suo marito. Io che di solito stavo a sentire e anchequello meno che fosse possibile per poter seguire i miei pensieritanto dolorosi e carimi destai interamente e gridai: Anche voicredete quello che l'assassino divulgò? Pensavo a mia figliaio. E allora appresi che la vostra seconda moglie faceva quello chevoi avevate sospettato della prima. Vi tradiva!

Federico(incredulo). Davvero? E lo scopo di questa vostra visita eradi darmi tale nuova?

Arianna.Sí! Ma anche di consegnarvi le prove di quanto dico. Eccovele!(Gli consegna due lettere.) Sono soltanto due mase avetepazienzapotrò procurarvene delle altre. (Trionfante.)Perciò vi domandavo se avevate conservate le lettere chedicevate di Clara acché possiate confrontarle con queste.

Federico(che legge febbrilmente quelle lettere). Da chi le aveteavute?

Arianna.Che cosa può importare a voi di sapere da chi le abbia avute?Sono sue?

Federico(balbettando). Credo! Mi pare! (Scoppiando.) Ma sí!Sono sue! Sono di Bice! Oh! incredibile! (Ritorna nel dubbio.)Perché? Perché? Tutto si ripete dunque?

Arianna.Non tutto! Nelle lettere di Clara vi irritava tanto di trovarech'essa vi compiangeva; qui non troverete nulla di simile.

Federico(riprende le lettere e si rimette a leggerle). Una chiacchierastupida! E poi? (Legge.)

Arianna.Non vi bastano?

Federico(cessa di leggerleguarda le lettereguarda Arianna). Io nonso! (Con voce rocapoi con certa solennità s'erge.)Questo so che la vostra denunzia mi sconvolse in modo ch'io non sonoora al caso di giudicare. Andatevene e lasciatemi qui queste lettere.Le leggerò attentamente. (Rimettendosi con grande sforzoancora meglio.) Andatevene! Io… vi ringrazio d'aver vegliatosul mio onore.

Arianna.Mi ringraziate? Non voglio i vostri ringraziamenti perché iovenni qui per farvi del male.

Federico.E invece mi faceste del bene! Andatevene!

Arianna(s'avviapoi s'arresta e ritorna a lui). Io ricordo che incarcere prima di scoppiare in pianto fosti anche cosí freddo eduro ed è perciò che io so quante lagrime s'ascondanoin quegli occhi! Eri là stecchito per non piegarti eimprovvisamente t'abbattesti a terra! (Federico la guarda con unosguardo supplichevole.) E cosí mi guardasti anche alloraperché volevi ch'io ti accordassi pietà senza che tu mela domandassi. Ed io te l'accordai; ricordi? (Federico s'abbattesu una sedia e singhiozza dapprima lottando col dolore poiabbandonandosi tutto.) Proprio cosí! (Senza sorpresa vaa lui e gli pone la mano sul capo.) E come è importante iltuo pianto per me! Divenisti il mio figliuolo cosí piangendo.Ricordi? Clara era ammalata e noi due passammo insieme al suo lettootto giorni trascorrendo ad ogni ora dalla disperazione allasperanza. Quando essa guarí a te dalla gioia venne la febbrecome a un debole fanciullo. Ed io ti curaiio ch'ero tanto forte. Enella febbre piangevi Clara morta e singhiozzavi cosípropriocosí. Ed io oltre alle medicine che i medici ti prescrivevanote ne diedi una suggeritami dal mio cuore di madre. Ti passavo questastessa mano su questi stessi capelli e allora i tuoi singhiozzis'attenuavano e l'affanno della febbre ti dava tregua. Cosí!proprio cosí! E non era la febbre che ti faceva piangere; eral'amore ch'era stato minacciato tanto duramente che piangeva in te.

Federico.Ma siete convinta ch'essa mi ha tradito e ch'io non lo meritavo?

Arianna(gravemente). Sí! figliuolo mio! Essa ci ha traditi edio non glielo avrei perdonato mai piú se tu non l'avessiuccisa. Sai! Noi madri non diamo punizioni eterne come vorreste voimariti! Io le avrei detto: Hai fatto male e devi vivere per fartiperdonarema vivereviverenon irreparabilmente morire. Invece tula uccidesti e allora io non seppi piú se ti amavo o odiavo eoggi ancora non lo so. Ed ogni parola di conforto che ti dico oradiverrà per me un rimorsoeterno. Ma come fare? Iomadret'apportai un castigo irreparabile e me ne sanguina il cuore. (Dopouna pausa portandosi le mani alla testa.) Dio mio! La forza chemi sostenne fin qui mi abbandona. Vorrei essere nel mio letto. (Cadesvenuta.)

Federico(spaventato). Mamma! Mamma! Augusto! Soccorso!



CALALA TELA







ATTOSECONDO



Stanzain casa dell'avvocato Arcetri. Stanza semplice di ricevimento. Mobilicomodi e serii. Tavolo con su dei libriuna boccia d'acqua e unalampada accesa. Un sofà con lo schienale rivolto all'ingressodi fondo. Due porte laterali di cui quella a destra conduce allastanza di Federico e quella a sinistra a quella di Bice.





SCENAPRIMA

Bicee la Cameriera



Cameriera(aiutando Bice a levarsi il mantello). No! il signore non èancora rientrato. È stato il signor Reali; l'ha aspettato unpoco e se n'è andato dicendo che sarebbe ritornato piútardi. Poi è stata qui (esitante) la signora Amelia.

Bice.Mi aveva lasciata poco prima per accompagnare Guido a casa. Che ilbimbo sia ammalato? (Cessando di spogliarsi.)

Cameriera(esitante). Non credo.

Bice.Perché non crede?

Cameriera.Signora! Io veramente non volevo dirglielo. Ma poi è troppostrano! La signora Amelia mi sembrava agitata molto. Quando io ledissi che la signora non era ancora rientrata non voleva crederlo. Midiede del denaro perché le dicessi la verità. Sembravacredere non solo che la signora fosse rientrata ma che… ma che…

Bice.Ma che?

Cameriera.Ma che fosse accompagnata dal signor Paolo.

Bice(dopo una breve esitazione). Avrà creduto che abbiamovoluto farle uno scherzo.

Cameriera.A me non parve ch'essa scherzasse e rifiutai il denaro dicendo chenon ebbi giammai dalla signora l'incarico dire delle bugie.

Bice.Avete fatto beneGiovanna.

Cameriera(esce e ritorna). C’è il signor Paolo Mansi!

Bice.Entrientri.





SCENASECONDA

Paoloe Bice



Paolo(entra cautoguarda d'intorno con attenzionee poi sotto ilsofà). Non c'è! Coraggio!

Bice.Che fa?

Paolo.Sst! La porta è socchiusa! (Va a chiudere con cautela laporta.)

Bice(spazientita). Ma che cosa fa dunque?

Paolo(fa come se rinvenisse da un sognopoi con tristezza). Eccominella realtà! Ero nel sogno! Finché Ella non me netrasse con la Sua rude domandapotevo benissimo ritenermi un amanteatteso con impazienza. E come godevo! Chiudevo la portaguardavo intutti i piú reconditi cantucci se ci fosse qualcuno. Non c'eranessuno!!! (Va ad aprire la porta e le parla.) Restarestaaperta; sei talmente inutile. Nessuno avrà mai bisogno dispezzarti i cardini per aprirti. Stupida porta! Addobbo superfluo diun passaggio qualunque!

Bice(ridendo). Com'è peccato che sono obbligata ditoglierle anche questo innocente divertimento! Ma vi sono obbligata!

Paolo.Che cosa va dicendo? E i nostri patti?

Bice.Cera un pattoscritto anzi mi pare. Promisi infatti di ammettereufficialmente la sua corte. Era un patto spiritoso e gentile; qualchecosa di simile si faceva anche alle corti d'amore medievali. Solo chenel nostro c'era una clausola modernamente umana ed è a quellache m'appello.

Paolo.Non ricordo le clausolema denunzio il patto in genere. Troppo duro!

Bice.Bravo signor Paolo. Era questo che le domandavo.

Paolo.E ne facciamo un altro?

Bice.Sí! di buoni amici!

Paolo.Allora preferisco il patto vecchio. Signora Bice! Abbia compassionedi me! Avevo accettato un contratto per se stesso tanto duro. Seadesso capitano a complicarlo delle clausole che non ricordoallorafacilmente mi trovo ridotto alla disperazione.

Bice(ridendo). Quel facilmente è bellissimo.

Paolo.Ho sbagliato! Diavolo! Sono sconcertato in un modo! Ho sempre pensatoche non v'è nulla di piú bestiale che di adirarsiquando una bella donna non vuole saperne di voi. Ma questa volta lacosa è troppo grave.

Bice.Perché grave?

Paolo.Grave perché la donna di cui si tratta è troppo bella.Ella commette una mala azione.

Bice(ridendo). Non credo. La cosa mi divertiva e mi diverte ancorama ho dovuto risolvermi a rinunziarvi. Rammenta che L’avvertiiche quando la Sua corte avrebbe fatto soffrire qualcuno non L’avreiaccettata piú?

Paolo.Diamine… Federicoforse?

Bice.No! No! Non Federico! Egli non s'accorse di nulla. Anzi la Sua cortetanto spiritosa che mi divertiva semprediveniva seducenteappassionata in sua presenza soltanto. E… a dire il veroEllam'accordò ben di rado tale compiacenza.

Paolo.Me lo credasignora Biceche si trattava non di paura ma diriguardo.

Bice.Riguardo per me?

Paolo.Ella dovrebbe rammentare che il signor Federico ha l'abitudined'ammazzare le donne e non gli uomini.

Bice(con un'esclamazione di ribrezzo). Come il Suo spirito in talifrangenti inacidisce. Non ammazzò che la donna perché -al solito - l'uomo era fuggito.

Paolo.Mi perdoni se ho offeso un membro della Sua famiglia ma mi passatutta la voglia di ridere sentendo che Leisignora BiceproprioLeim'attribuisce vigliaccheria. Vuole una prova del mio coraggio?Facciamoci sorprendere in flagrante!

Bice(ridendo). Un po' ardito ma non c'è male. Peccato ch'ioabbia poca voglia di farmi sorprendere in flagrante. E non mica perpaurasa… (Interrompendosi.) Ma non ho nessuna voglia diavvilirla perché anzi desidererei di vederla ridivenire il miobuon vecchio amico ch'era stato prima. (Con calore.) Ameliasoffre del Suo contegno. Me lo diede a capire. Io ho sbagliato; nonci avevo mai pensato ad Amelia.

Paolo.E neppur io. Adesso che son costretto di pensarci debbo confessareche non mi fa piacere.

Bice(ride). Sia pure! Abbiamo finito ridendo. Continuiamo a rideree non se ne parli piú.

Paolo.Ella desidera che Le restituisca quelle lettere che Ella ebbe labontà d'indirizzarmi quando ero a Roma?

Bice.Oh! no! Le tenga per memoria o le distrugga! Badi che non cadano inmano a Amelia; è la sola persona che temo. In quanto alle Sueletterenon so davvero dove le ho messe.

Paolo.Cosí almeno abbiamo trovato il vero tono per dividerci. Asentirci - dica la verità - sembrerebbe davvero che stessimosciogliendo un nodo ed il nostro infatti era difficilissimo asciogliere. Era veramente il nodo gordiano… dopo tagliato. Ioposso dirlo con piena sinceritànon ci ho capito niente.

Bice(con malizia). Ella ha troppo spirito per poter capire. Tantospirito che schiaccia tuttoanche la passione.

Paolo(riflette lungamente). Questa dovrebbe essere una spiegazione.Ma non basta! Se Ella avesse sentito qualche cosa per meavrebbe benpresto capito che in me anzi la passione si converte in spiritoproprio come lo zucchero in alcool. Il mio spirito è passione.(Riflette lungamente.) Eppure prima di troncare un colloquiotanto importante per medico per mepotrei darle la prova che iooltre allo spirito ch'Ella con tanta bontà m'attribuiscesotalvoltadico talvoltaanche pensare e osservare. Ecco: Ella non miama e per capire un tanto non mi occorse di grande sforzo. Ma Ellanon mi ama non mica perché io abbia troppo spiritocome Elladiceo troppo poco come fa intendere. Ella ne ama un altropoverasignora Bice. Sí! disgraziata signoraElla èinnamorata del grandeformidabilegeniale Federico Arcetri.

Bice(ridendo troppo). Ah! Ah! Come bon mot passa; provasempre di quello spirito…

Paolo.Sentasignora Bice! Se ci fosse qui un fonografo e mi ripetessetutte le parole che ho dette finoraarrossirei di vergogna. Diamine!Mi trovo in una posizione difficile e faccio vani sforzi percongedarmi con qualche grazia. Ma quando il fonografo con la sua vocereumatizzata ripetesse: Ella ama suo maritoil suo formidabile egeniale maritorespirerei e penserei: Ho un cervello che lavora condiscreta esattezza. Ella non lo vuol riconoscere ed è dacattivasícattiva. Mi riuscirebbe di tale sollievo se Ellame lo confessasse! Me ne andrei leggeroleggerosenza il peso dialcun rancore! Me lo confessi! Ella ama Suo marito! In fondo non c'èniente di male. A me pare un po' ridicolo; mi pare di veder Ameliama insomma non posso dir nulla perché sta in legge! Se me loconfessa mi sarà facile di perdonarle d'aver usato di me comedi un mezzo per prendere il povero Federico con la gelosia; anzi saròsempre disposto di ricominciare.

Bice(sorridendo). Vada! Vada signor Paolo! Amelia l'attende.

Paolo.Dunque è vero? Ella mi tradisce con lui?





SCENATERZA

Federicoe detti



Federico(entrail soprabito abbottonatoil cappello in testa; si fermaesitante alla porta). Buona sera!

Bice.Buona sera! Cosí di buon'ora!

Federico.Sí. Veramente assai di buon'ora. (Non guarda Bice infacciaella s'avvicina a lui per aiutare a togliergli il soprabito.Egli è titubante.) Non occorre. Sono venuto per… perprendere un atto che avevo dimenticato nella mia stanza. (Dettoquestosi risolve e s'avvia verso la propria stanza a destra.)

Paolo(sorpreso del contegno di Federico). Buona seraFederico…

Federico.Buona sera! (Poi si volge per un attimo.) Ah! vuoi andar via!A rivederci! (Esce.)

Paolo.Mi pare alquanto strano! Che abbia udita la mia ultima frase?(Pensieroso.) Quale era veramente? Ah! sí: “Ellami tradisce con lui!”. È una frase che non puòcompromettere nessuno perché il suo carattere scherzoso saltaagli occhi. Ma tuttavia non vorrei lasciarla qui sola nell'ora delpericolo. Mi permetta di rimanere qui. Se ce ne fosse di bisognopotreipur troppodare tutte le prove della Sua innocenza.

Bice.Vada! Vada! Non ho bisogno di testimonianze.

Paolo(appassionato). Potrei dare la prova che le nostre relazionisomigliano quelle di fratello e sorella. Il fratello portava il buonumorela sorella il riso dolceperlatosonoro- oh! come ne faròsenza! - La sorella era l'ingenuità fatta persona ed ilfratello anchesalvo che sognava l'incesto.

Bice.Dato il pericolo ch'Ella correnon c'è male! Ma La pregovada a tranquillare Amelia. Per quanto si trattenesse io compresich'essa era eccitatissima.

Paolo.Vado subito! Mi dia la mano anche una volta. Oh! Bice! Potessiesprimere la passione come la sento! Dovrebbe pur essere una provadel mio amore il fatto che accanto a quell'uomo ch'Ella dicesanguinario cioè amante di sangue anche maschilesono capacedi ricordare tutta la mia passione.

Bice.Ma anche tutto il Suo spirito.

Paolo.Ne ho fatto? Non lo ricordo. Ogni parola che indirizzo a Leia mepare suggerita dalla sola passione. Ella trova la mia passionerisibile perché non la divide. Perciò Le sembra tuttaun brutto bon mot. Io vado ma ripensi a me talvolta. Se Leisapesse come il cuore femminile talvolta è strano… Non èaffatto escluso ch'Ella senta di nuovo bisogno di me e del mio bruttospirito. Mi chiami senz'esitazioni. Io accorrerò ad onta ditutte le Amelie di questo mondo. (Prendendo un tono di società.)La pregosignoradi riverire da parte mia Federico e di scusarmicon lui se non ho potuto attenderlo.

Bice(lietamente). Cosí va bene! La prego di salutarmi tantoAmelia e… di tranquillarla. (Paolo esce dalla porta di fondoBice a destra. Federico entra dopo brevissimi istanti dalla porta disinistra e si ferma sulla soglia con un rotolo di carte sotto ilbracciosempre ancora in soprabito e il cappello in testa.)





SCENAQUARTA

Federicoe poi Bice



Federico(perplesso). Indagareadesso?

Bice(rientra). Ancora sempre in soprabito? (Federico fa unlieve movimento di spavento.)

Federico.Infatti! Fa caldo! Se avessi da uscire di nuovolo riprenderei. (Loleva. Beatrice lo aiuta. Poi rimangono un istante a guardarsilui losguardo incertoessa indagatore.) Chi era qui or ora?

Bice(stupita). Non lo hai visto? Mi parve vi siate salutati. PaoloMansi.

Federico.Ho tanti affari per la testa. Non lo vidi. Lo salutai macchinalmente.

Bice(fissandolo). Hai voluto ricevere quella donna…

Federico(con evidente aspetto di mentitore). Quale donna! Ah! quella!Non è venuta! Sono molto occupato. Ho avuto molte visite e…e… non ho potuto evadere gli atti per cui non vi ho accompagnatoa Villa Luisa. Anzi adesso mi metterò quie non mi muovo diqua per molto tempo. Scusa se non ti faccio compagnia. (Siede altavoloapre gli attipoggia la testa fra le mani e finge dileggere. Bice lo guarda lungamente non comprendendopoi esce.)





SCENAQUINTA

Federicopoi la Cameriera



Federico(stringendo la testa con le mani). Calma! Calma! Calma!

Cameriera.Signore! (Movimento di spavento di Federico.)

Federico.Che volete?

Cameriera.Il signor Reali è passato dal portinaio ad avvisare che nonrientrerà per la cena.

Federico.Sta bene! (La cameriera sta per andarsene.) Giovanna!

Cameriera.Comandi!

Federico(si guarda d'intorno ed esitapoi). Ditemi… il signorReali stesso è passato dal portinaio?

Cameriera.Cosí mi fu detto dal portinaio stesso. (S’inchina eavvia.)

Federico(risoluto). Giovanna! Da quanti anni siete in questa casa?

Cameriera(un po' stupita). Quattro annisignore!

Federico.Quattro anni! Un periodo di tempo già molto considerevole.





SCENASESTA

Federicola Camerierapoi Augusto



Augusto(a bassa voce alla cameriera in cui s'imbatte). Senta! C’èil signor Reali in casa?

GIOVANNA.No! Ma il signore è là. (Via.)

Federico(s'è levato in piedi). Chi cerca Leiqui?

Augusto(confuso). Io cercava…

Federico.Io so già chi Lei cercava. Reali! Che cosa voleva da lui?

Augusto(sempre piú confuso). Volevo…

Federico(minacciosoma sempre a bassa voce). Anche lei dunque mitradisce?

Augusto.Iosignor padrone?

Federico.Non me lo rivela forse la Sua confusione? Ella ha cominciatodall'origliare alle porte e poi è corso qui a prevenire miamoglie o mio cognato. Tutti tradiscono dunque. I benefici continuatinon salvano dal tradimento; i suoi capelli canuti non Le impedisconodi cooperare alla mia infamia!

Augusto.Signor Federico!

Federico.Non si vergogna d'insozzare in tale modo i suoi ultimi giorni?

Augusto.Mi perdoni!

Federico.Domanda perdono! Ella ha già parlato e domanda perdono!

Augusto.Io non ho parlato con nessunosignor Federico! Glielo giuro! Io nonho origliato alle porte. Ella m'incaricò d'accompagnare a casasua la signora Arianna e in carrozza essa stessacon poche paroleche le sfuggirono nella semi inconsapevolezza in cui si trovava mirivelò tutto. Ho avuto torto però di aver volutoparlare con altri che con Lei. Mi permette di parlare con Lei signoravvocato?

Federico(con grandissima improvvisa gioia). Ebbene! Sia pure! Con teparleròmio vecchio amico! La possibilità di parlarecon qualcuno mi ridona la forza. E perché non dovrei fidarmidi te? Ho bisogno di parlare ioper avere un giustosicuro concettodei miei diritti e dei torti altrui. (Con effusione.) Iom'appoggio a te. Sei cosí sereno tu sotto ai tuoi capellibianchi che quando t'avrò detto il risultato delle indaginiche faròleggerò nella tua faccia la sentenza e potròeseguirla senza dubbisenza esitazioni. Sia! Le esitazionii dubbiche sento muoversi in me m'obbligano a ciò. Sii tu il suodifensore! Io non domandonon domando che di essere giusto.(Confidandosi.) Hai uditoah!… (Ridendosinistramente.) La seconda volta in mia vita! Quale destinoridicolo! Ma dimmi un po'Augusto: Che cosa ci ho io nella miafigura di turpe o di ridicoloperché le migliori donne sienoirresistibilmente portate a tradirmi?

Augusto.Ma noi della signora Bice non sappiamo nulla. La deposizione di unasua nemica non prova nulla.

Federico.E le lettere che mi furono consegnate?

Augusto.Se ho avuto tale desiderio di parlarle è per metterla inguardia proprio a proposito di quelle lettere. Le parole dellasignora Arianna erano tanto strane! Non si sapeva piú se fosselieta o disperata di aver consegnate quelle lettere. Si frugava ilpetto cercando. Vedendo ch'essa non riusciva a trovare quello checercavale domandai che cosa cercasse. Ella mi rispose: Le lettere.Poichiaramente ma molto chiaramenteaggiunse: Non vogliodargliele; sarebbe un'infamia. Perciò è evidente chequelle lettere sono falsificate.

Federico.Oh! non crederlo! Io so le ragioni per cui Arianna parlava cosí!Ogni qualvolta essa poté farmi del malene ebbe subitorimorso.

Augusto.Quale caso strano che quelle letterese autenticheabbiano dacadere in mano della signora Arianna. È da non credersi chesieno vere.

Federico.Eppure sono vere! Ne riconobbi il carattere e il modo d'esprimersi diBice e persino la carta e l'inchiostro di cui si serve.

Augusto(ostinato). Possono essere state falsificate molto bene.Madonna Santissima! Le cose non sono mai sicure. Vede! Un giorno mifurono date delle lettere che mi dissero essere di mia moglie.Parevano proprio scritte da lei. Avevano il carattere suo econtenevano persino gli errori di grammatica in cui essa incorre disolito. Indagai per bene le cose e si trovò poi che non eranosue.

Federico(intensamente attento). E come giungesti a un tanto?

Augusto.Essa stessa m'assicurò che non erano suema con accento ditale sincerità che non ho potuto dubitarne un istante.

Federico(lo guarda lungamente). E queste furono le tue indagini?

Augusto.Sí!

Federico(convinto che Augusto parla seriamente). Sta bene! Ognunoindaga a modo suo!

Augusto.Ma io credo che il modo mio sia il giusto. Se Lei prende questelettereva dalla signora Bice e le domanda se sieno sue o noquelloche a Leisignor avvocatonon sarà rivelato dalla boccadella signoraLe sarà rivelato dai suoi occhi. (Tutto conqualche vivacità.)

Federico(con l'intenzione di rabbonirlo). Capisco! Capisco! Ma io nonposso seguire il tuo esempio. Le lettere stesse - le ho studiate -non provano ancora abbastanza. Non contengono una parola cheequivalga ad una confessione. Io debbo sorvegliarespiaresorprendere! Ma è tale una tortura quest'ufficio da morirne.Perciò silenzio! Assoluto silenzio! Una parola imprudentepotrebbe prolungare la mia agonia! Poi la risoluzione s'imporràda sé! (Cammina agitatopoi si ferma esaminandosi.)Eccomi ritrovato intero. Ho la forzala risoluzione e l'ira. (AdAugusto.) Però le lettere non provano nulla e nulla possofare.

Augusto.Ma io sono beato che le cose stieno cosí.

Federico.Ed io no! Le lettere provano già una colpa se sono sue.Sconciamente spiritoserivelano un'intimità non permessa conla persona cui sono indirizzate. In tutti i casi la mia felicitàdomestica è ruinata. (Torvo.) Arianna riconosceràd'aver avuto torto credendo di trovarmi piú vile con altra diquanto lo sia stato con sua figlia.

Augusto.Oh! ci pensi prima! Lungamente ci pensi!

Federico.E dimmi un po'! Se a tua moglie non fosse riuscito di convincertidella sua innocenzache cosa avresti fattotu? Che cosa avrestifatto se tu l'avessi sorpresa in colpa?

Augusto(imbarazzato). Io? Saio non sono mica un uomo di società!Io sono un uomo semplice che non può dare norma.

Federico(lo guarda lungamente). Un uomo semplice che somiglia molto adun uomo complicato. Mi pare di sentire Reali. Io non ti domando diservirmi di norma. Che c'è di comune fra me e te? Per unasemplice curiosità di osservatoreti domando di dirmi quelloche allora avresti fatto.

Augusto.Sono anche molto vecchio io per saper dire quello che avrei fattoquando mi correva per le vene tutt'altro sangue.

Federico(spazientito). E ancora! Non ti rammenti le idee di vendettache avesti allora? Fa uno sforzo di memoria.

Augusto.È vero! Mi passarono dei bagliori rossi dinanzi agli occhi!Pensai anch'io di uccidere! Ma oraora (con grande slancio)ringrazio il cielo che m'abbia fatto credere a quanto mia moglie midisse e m'abbia impedito d'uccidere quella ch'è ora la miabuonala mia dolce infermiera.

Federico.Insomma per essere esatti nell'idea e nella parola: Tu non avrestiucciso e tu non uccideresti!

Augusto(con sorriso mite). Sono paralitico a metà! Come potreiuccidere?

Federico(iroso). La parola esatta! Eccoci di nuovo nella pienamenzogna! Dunque a me non si può dire la verità purainterain faccia? Ma lasciamo stare. Vi rinunzio!

Augusto(chiedendo indulgenza). Signor Federico!

Federico.Non spaventarti! Non ti chiederò piú che quelle coseche potrai dirmi con parola franca. E le altre che non hai potutodirmile ho già intese; ti dirò anzi una cosaoh!uomo semplice!una cosa che deve servire di risposta alle cose chetu non mi dicesti. Vedicon lieve sforzoio posso comprenderti e…scusarti. Voglio dire che il fatto che tu non avresti ucciso unamoglie colpevole non eccita il mio disdegno. Io ti stimo e ti amocome prima. Saresti tu altrettanto intelligente d'intendere me che houcciso e che ucciderò?

Augusto.Speriamo di no! (Con fervore.)

Federico(con disdegno). Speriamolo! Ma rispondi a quanto ti domando.Puoi intendere me come io intendo te?

Augusto(bonariamente). Oh! io so che in certi casi bisogna uccidere…Io non ho voluto perché… io sono fatto cosí e poiperché si provò che mia moglie era innocente.

Federico(iroso). C’è fra me e te un abissoun interoprofondo abisso che non si può varcare. (Ravvedendosi.)Del resto capisco. Il torto è mio; ho finito col tirarti conle domande proprio dove avevo già capito di non poter trovareda te una risposta franca. Lasciamo stare!

Augusto(domandando indulgenza). Signor Federico!

Federico.Ma se ti dico che la colpa è mia! Senti! Io voglio servirmi dite proprio per quei servigi che la tua mite natura può dare.Donde proviene la mia inquietudine? Ho paura di me stesso! Ho pauradi essere troppo pronto. E tu frenami! A te l'intera libertàdi parola! Il nostro sia anzi un patto formale dal quale io non miriterrò libero che quando tu non avrai piú la piúlieve obbiezione da fare.

Augusto(spaventato). Ma in tale modo finirò coll'essere iocolui che uccide.

Federico(lo guarda studiandolo). Capisco! Fra noi due non ci puòessere relazione di sorta!

Augusto.Oh! signore! Sí! Ci può essere relazione fra noi. Ellaè un uomo onesto e anch'io lo sono. Può essere che ionon sarei stato tanto sensibile a certe offese ma tuttavia io meritola Sua fiducia. Ecco! Mi permetta di suggerirle i passi che io fareial posto suo; perché non comincerebbe col fare quello chefarei io al posto Suo? Io che ho il sangue tanto freddo? Oh! Si lasciconsigliare da me e non avrà a pentirsene. Perché vuolesoffrire tanto? Vada dalla signora Bicele faccia vedere quellelettere ed essaforsecon una sola parola saprà ridarle lapace.

Federico.Ma non ti pare che avvisandola la metto in guardia e mi tolgo lapossibilità d'arrivare piú presto ad una soluzione?

Augusto.Oh! signore! Io sono vecchio e ho dimenticata la gioventúmauna cosa ricordo: In certe circostanze non è mica vero ildetto che uomo avvisato è mezzo salvato!

Federico(subito convinto). In fondo è questa l'indagine piúfacile! Mi salvo dallo spionaggio vigliacco e vado innanzidirittodiritto al mio scopo.

Augusto.È quello che Le dicevo io.

Federico(con un sorriso). No! No! Non è come la intendi tu. Iovoglio la veritànon la calma. La verità e caschi ilmondo. (Va alla porta a sinistra.) Bice! (Ad Augusto ches'avvia) No! Anzi! Aspettami! Va nella mia stanza e magariascolta; io non te lo proibisco! (Inquietissimo.) Non vieneancora! Bice! (Attende ancora e s'inquieta.) Bice! Bice!





SCENASETTIMA

Bicee Federicopoi Augusto



Bice(di fuori). Vengo! Vengo! (Entra.) Quanta insolitapremura!

Federico(improvvisamente molto abbattuto; evita di guardarla negli occhi).Siedi! Te ne prego! Ho da parlarti! (Le porge una sedia e neprende una evidentemente per guadagnare tempo.) AscoltamiBice.(Con sforzo e guardando altrove.) Io ho da dirti una cosamolto importante per me e per te. Ho forse torto di fare cosíma cosí ho deciso. La fiducia nella sincerità umana nonmi ha mai abbandonato. Io dunque m'appello a tedirettamente a te ea nessun altro. Ecco di che si tratta! (Cerca parole che non trovae poisempre esitantetrae dalla tasca le due lettere.) Anzifacciamo cosí! Tu hai qui queste lettere. Guardale! Ionelfrattempoguarderò te! (Bice prende le lettere e le guardacon grande freddezza.) Non son tue? Io ne dubitavosai! Nonpossono essere tue. (Sollevato.) Ma chi può aver avutoun vantaggio a danneggiarti e falsificare tali lettere?

Bice.Non sono falsificate! Perché ritenevi fossero falsificate?

Federico(stupito). Son tue dunque? (Nella massima collera.) Sontue e lo confessi!

BicePerché no? Dacché son mie non posso mica attribuirle adaltri!

Federico.E perché le scrivesti?

Bice.Ah! di ciò non credo di dover renderti ragione.

Federico(stringendosi la testa fra le mani). Non capisco piú.Vediamo! Se non è un giuoco della mia fantasia tu hai detto:Di ciò non credo di dover renderti ragione. (Pausa.) Mahai visto di quali lettere si tratti? Guardale meglio! Tu crediforsesieno lettere innocenti dirette a qualche amico… o che soio…

Bice.Le ho viste! Sono dirette ad un uomo.

Federico(fuori di séurla). Ma intendi tu quello ch'io dico oson io che son pazzo e non capisco?

Bice(calma va a chiudere la porta di fondo). Non urlare; si puòanche uccidere facendo meno rumore.

Federico(tenta di calmarsi). È la sorpresala primala primasorpresa. Poi sarà piú facile… (Ironico.)Vengo da quel buon figliuolo che sono a domandarti se queste letteresieno tue. Sono anticipatamente convinto che non lo sono. Tu mipotevi dire: Nonon sono mie. Io le avrei stracciate e non se nesarebbe parlato piú. Volevo darti questo segno della piúassoluta fiducia.

Bice.E indifferenza!

Federico.No! Cosí non si può chiamare il mio stato d'animo!Rammento d'essere stato già un'altra volta nel corso della miavita altrettanto indifferente. La mia indifferenza fece correresangue! (Calmandosi e con mestizia.) Poi seguirono anni dilutto e di tristezza.

Bice.Durante i quali noi due ci sposammo. (Con amarezza.)

Federico(rizzandosi). Dunque al fatto. Bisogna pur rendersi ragionedelle cose. Queste lettere sono tue. Bisogna pur rassegnarsi acrederlo: La sorella di Alfredo Reali ha scritte queste lettere!

Bice(scattando). E perché no? Ma credevi davvero che avreiacconsentito di lasciar seppellire in tale tristo modo la miagiovinezza? Avevo bisogno di vitadi amoreio e me lo sonoprocurato… (Un gesto di gravissima minaccia da parte diFederico la spaventa; parla perciò piú celermente)fino al punto in cui un marito quale sei tu non possa trovarcioffesa!

Federico(per quanto celata traspare una certa soddisfazione di vederlaspaventata). Aha! Adesso neghi! Finalmente neghi! Sta bene! Finoal punto in cui un marito quale son io non possa trovarci offesa? Ioindagherò quale offesa mi sia stata fatta ed io giudicherò.

Bice.Se anche mi trovassi colpevole non mi uccideresti!

Federico(terribile). Bada! BadaohBice! Tu scherzi col fuoco! Manon sai che sentendoti parlare cosí mi passano dinanzi agliocchi dei bagliori rossi e che vorrei correre all'azione?

Bice.Vorresti ma non puoi!

Federico(ghigna lungamente). Non posso! Non posso! Ma perchénon potrei? Nessuno piú di me ha dimostrato di poterlo. Ah!non posso! Dice che non posso! (Ghigna ancora.) Io potròquando sapròquando non avrò piú dubbi.

Bice.Perché mi uccideresti? Per l'onore del tuo nome! Via! Uccidereper un nome! Il nostro sangue ha importanza e corre nelle vene delpiú miserabile fra noima il nostro nome? Fra pochi annipiúo meno bruttato che siasarà stato lavato dall'oblio.

Federico(ridendo ironicamente). Continua! Continua! Queste teoriedeltutto nuove per mealtamente m'interessano. Chissà che tu nonabbia a convincermi? Intanto mi sorprendono e ciò è giàdivertente.

Bice.Io so perché ti sorprendono!

Federico(c.s.) E posso saperlo anch'io questo perché?

Bice.Oh! Sí! (Un po' esitante.) Va da sé che conClara le cose procedettero altrimenti. L'amavi ed essa lo sapeva. Ioinvece… so il contrario.

Federico(serio). Amore a tea te che proclami altamente il tuodiritto di trascinare il mio nome nel fango. Odioil piúintensocome per un animale sozzo che morde.

Bice.Le ragioni per amare o non amare non mancano mai. Amavi Clara adonta… (Augusto si mostra sulla soglia e fa segno di preghieraa Bice che non vede.)

Federico.Non nominare Claratu.

Bice.Amavi Clara e l'ami ad onta che…

Federico(urlando). Non nominarlati dico!

Bice(con ira). Ma è dunque divenuta una santa la donna cheuccidesti?

Federico(resta stupitopoi infuriato). Oltre a tutto ti dilettidunque di torturarmi? (Va per lanciarsi su lei.)

Bice(vedendo Augusto). To'. Il signor Augusto! Che cosa fa qui ilsignor Augusto?

Federico(guarda Augusto e rimane interdetto per un istante) Ebbene!l'ho chiamato io! Che m'importa della pubblicità a me? Non homai temuto quellaio. L'ho chiamato perché non mi bastavanopiú i miei occhile mie orecchie. Volevo che altri mi sapesseconfermare l'esattezza delle mie conclusioni.

Bice(ridendo). Ah! dunque io ho piú di un giudice allavolta. Se avrò da essere uccisa lo sarà con lacollaborazione di piú persone. Una ti diede le lettereun'altra ti aiuta nel giudizio. Spero che mi farai l'onored'uccidermi con le tue stesse mani.

Federico(mordendosi le mani). Già quest'ironia meriterebbe lapiú dura punizione.

Augusto(interponendosi). Signor Federico!

Bice.Ma a me questa pubblicità non piace e intendo di evitarla. Mene vadoma non temere; non mi allontano di troppo. Mi reco nella miastanza… a tua disposizione. Non hai che da chiamarmi quandovorrai esaminarmi da solo. (Via.)





SCENAOTTAVA

Federicoe Augusto



Federico(vuole seguirla con impeto). Mi deride!

Augusto(timidamente). Signor padrone!

Federico(furibondo). Ah! Osi arrestarmi ancora! Per la seconda volta!E le facevi dei cenni per avvertirla del pericolo che correva! Crediche non me ne sia avvisto?

Augusto.Ma crede Leisignor Federicoche la signora stessa non s'avvedevadel pericolo che correva?

Federico(forsennato). Tu menti! Tu menti! Via di qua! Lasciamipassare! (Lo atterra.)

Augusto(piangendo). Signor padronesignor padrone.

Federico(che sta per andare oltresi ravvede; esita ancora un istante eva ad Augusto). T'ho fatto male?

Augusto(si capisce che esagera ad arte il male). Sí! sí!molto male. La mia vecchia gamba!

Federico.Oh! t'ho fatto male; perdonami! (Lo aiuta a rizzarsi.)

Augusto(barcollante). Nullanullasignor padrone.

Federico(gli pulisce le vesti; s'avvede che sta male in piedi e loaccompagna ad una sedia). Come ti senti?

Augusto.Non è nullasignor Federico. Non sarei caduto se non avessiquesta mia gamba reumatizzata. Che sia rotta? Io non sento dolori mail male è che la gamba era sempre alquanto insensibile.

Federico(spaventato). Rotta? Oh! prova di alzartite ne prego!

Augusto(con sforzo s'alza in piedi). Oh! non è nulla. Non c'ènulla di rotto. La carcassa è intera. (Siede di nuovo.)

Federico.E allora perché rimani seduto? Hai preso spavento? (Vede ilfiasco d'acqua e corre a versarne un bicchiere che offre ad Augusto.)Prendi!

Augusto.Ma non ne ho bisognosignor Federico. Se le fa piacereperò…(Beve.) Non ho preso paura! Io già sapevo che Lei nonm'avrebbe fatto del male.

Federico.Io non ne ero tanto sicuro. Hai fatto maletudi metterti fra lamia ira e quella donna. Capisci che se in luogo di te ci fosse stataleilàa terral'avrei uccisa. Prova ancora di alzartitene prego!

Augusto.Mi lasci perché io sto benissimo! Ma come? È dunqueproprio vero che Lei è tanto adirato con la signora Bice? MaLeisignor Federiconon ha capito niente di tutto quello che hocapito iodi tutto quello che m'è saltato agli occhiai mieipoveri occhi a mezzo ciechi? Quale fortuna ch'Ella m'abbia permessodi restare là ad ascoltare! Non s'avvede che tutto ciònon è altro che una commedia montata per agitarla?

Federico(fosco). Sarebbe un'infamia!

Augusto(giocondamente). Infamia? Tutt'altro! È l'amoreèla vecchia storia dell'amore che si crede negletto e che tenta dirifarsi suscitando gelosie.

Federico(c.s.) E perché credi ciò?

Augusto.Ma via! Ancora non se ne accorge? Cerchi di ricordare le parole dettedalla signora Bice! A me che stavo a sentire e che non so niente deifatti loro appariva infatti che fra loro due ci fosse un colpevole.Ma questiin fede mianon era la signora Bice.

Federico(c.s.) Dunque il colpevole sarei io? Ma di che?

Augusto(sempre bonario). Oh! non Le saprei dire un tanto. Perl'innocenza della signora Bice io garantisco; per la Suano!(Commosso.) La nostra buona padronala signora Bice! Èla prima volta ch'io l'amo tanto. Adessosignor Federicola chiamidi nuovole dichiari ch'essa ha torto di dubitare del Suo amore epoi vedremo. Ma io me ne vadosa! Vedo dinanzi ai miei occhi lascena che immancabilmente va a succedere fra loro due e non vorreirappresentarvi la parte di pubblicità.

Federico(distratto). In quanto a me puoi rimanere!

Augusto(lo guarda lungamente). E se a quest'ora io dovessiriconoscere che la signora Bice ha ragione?

Federico(amaramente). Ragione di deridermi in tale modo?

Augusto.Ragione di credersi poco amata e anche ragione di ricorrere a tuttele arti che il suo ingegno le suggerisce per attirare la Suaattenzione. Oh! la braval'ammirabile signora! Non ha visto che purdi riuscire a scuoterla si sarebbe fatta uccidere?

Federico.Io temo che tu ti fidi troppo del tuo spirito d'osservazione!

Augusto.Oh! signor Federico! Son cose tanto evidenti che ci vuole averl'occhio offuscato dalla passione per non vederle.

Federico(senz'ironiaquasi con curiosità). Perciò tutrovi che io sono un marito felicissimo?

Augusto.Oh! come può avvenire che tocchi a meun povero vecchiochel'amore ricorda solo perché gli altri di tempo in tempo glieneparlanodi spiegarle certe cose?

Federico(dopo un istante di riflessione). Sta bene! Parlerò conBicema non oggi. Voglio prima calmarmi e lasciare che anch'essa sicalmi. Anzi giacché è sicurocome tu hai capitobenissimoch'essa è innocentepregherò mio cognatod'assistere alle nostre spiegazioni. Ci comprenderemo meglio in suapresenza.

Augusto.Povera la signora Bice! Faccia Lei come vuole! In tutti i casi io quisono superfluo! Spero che Lei troverà parole per spiegare allasignora la mia presenza qui! Giàiola prima volta chem'imbatterò nella signora Bice le bacerò umilmente lamano. Essa intenderà quanto rispetto e quanta ammirazione iole porti. Buona sera signor Federico. (Via.)





SCENANONA

Federicosolopoi Bice



Federico(s'è assiso al tavolo; come per immergersi meglio in unpensiero ha poggiato i gomiti sul tavolo e la testa fra le mani.Lentamente la testa scivola finché la fronte va a toccare iltavolo. Dopo una pausaegli s'alza con un gemito d'orrore). Oh!Oh! (Corre alla porta di destra e chiama) Bice! Bice! te neprego! Vieni! te ne prego!



Bice(ha gli occhi rossi di pianto ma l'attitudine ferma). Chevuoi? Sei poi solo?

Federico.Te ne prego! Avrei da parlartida parlarti calmamente e di cose chepur possono avere qualche valore per te. Perdonami se ho fattoassistere Augusto al nostro colloquio! Sai! Io mi conosco troppopronto e violento e ritenevo di aver bisogno della presenza diqualcuno che mi freni. Credimelo! È stato benemolto bene perambedue ch'egli si sia trovato presente al nostro colloquio.

Bice.Io non m'accorgo del vantaggio avutone.

Federico.Oh! smettite ne pregoquest'amarezza che m'affanna. Come l'homeritata io? Ho dubitato di te ed ho avuto torto. Ecco le tuelettere! Te le restituisco. Io le ho già dimenticate. Non tidomando neppure a chi fossero dirette.

Bice(le pone sul tavolo). Lasciamole lí! Si capisce che nonhanno importanza né per me né per te.

Federico(ha un movimento d'ira; padroneggiatosi parla con dolcezza).Vieni qua Bice; cerchiamo d'intendercite ne prego! Voglio guardartinei tuoi occhinei tuoi begli occhi. Forse mi diranno essi qualchecosa giacché tu non vuoi dirmi nulla. Senti! Ricordi che cosaio ti dicevo dei tuoi occhi quando eravamo fidanzati? (Biceannuisce.) Ebbene! Che cosa ti dicevo di essi?

Bice.Dicevi ch'erano tanto vivi cheguardandolisi dimenticava la morte.Ed ioinnocenteconsideravo ciò quale un'espressioned'amore.

Federico.Perciò li amavo! Oh! tanto li amavo! Erano la vita! Dovevanocancellare la morte della mia vita.

Bice.E poi perché non li amasti piú?

Federico.Io non lo sapevo fino ad oggi. Oggi lo so! Era la colpa che vipassava.

Bice.Non la colpa; forse il desiderioil bisogno della colpa.

Federico.Ed è la stessa cosa. La minaccia della colpa. Una minacciaorrenda! E allora quegli occhi ch'erano la vitadivennero la mortela morte data da me. E mi guardano già adesso quando hannoancora tutta la loro lucerimproverandopieni di lagrimepienidelle ultime lagrime. (Bice si rasciuga gli occhi.) Sí!Non è mica vero che si possa uccidere e dimenticare. Io houcciso e dovetti farlo e - te l'ho già detto - lo farei dinuovo. Ma poi tutta la vita si muta e diventa seria e fosca. Il colpodi coltello che diedi a Clara colpí me pure. Non avevo ancoraraggiunto col mio coltello il suo cuore e già compresi cheferivo pur me. E tu devi comprendere come sia stato difficile per unuomo come mereso mitedolceindulgente dalla scienzadi fare unacosa simile. Ci volle un'energia che ancora adessodopo tanti annime ne sento spossato. E almeno ella si fosse difesa! Come avrei amatoche mi avesse ficcato le unghie negli occhi! Ma no! Essa pose lapiccola mano bianca sugli occhi per schermirsiper non vedermi e milasciò fare. (S'incanta per un istante in quella visione.)

Bice(esterrefatta). Oh! comprendo! ora comprendo.

Federico(risvegliandosi). Tu comprendi? Cosa comprendi tu? Il male chem'hai fatto oggi? Io non ci pensavo da lungo tempo perché iolavorolavorolavoro e non c'è tempo per immaginazioni esogni. Quello ch'è passato dorme lontano. Ma poi (adirandosi)non bisognava rimettermi nella stessa posizionefarmi rifare unaparte di quella tragedia. Ero agl'iniziima mi vedevo giàarrivato all'ultimo atto e oltre a difendermia spiegare a tutti e ame stesso la mia azione. Io mi sento ora come se avessi ucciso Clarapochi minuti or sono. Un momento faabbandonatomi a quel tavolo aimiei sognimi ritrovai che uccidevo senza riposo. E quando guardoteistintivamente il mio occhio cerca sul tuo corpo il punto ovedovrei colpire per farti soffrire meno.

Bice(c.s.). Oh! tu hai rimorsi!

Federico(con falsa energia). Rimorsono! Avendo fatto quello chebisognava farenon c'è rimorso! Ma mai piú non devimettermi a simile prova! Mai piú! Senti! Io voglio che tucomprenda come il mio interesse e il tuo esigano che tu accetti laposizione quale è: Io non ti amo e tu non ami me! Ma la tuafedeltà deve essere assolutatale da non ammettere dubbio!Guai se fosse altrimentiguai a te e a me. Tu avrai tutto nellavitatuttofuorché l'amore. Ed io ti darò sempre dipiúsempre di piú. Io lavoro già molto malavorerò il doppio. Ma viviamo in modo da essere meno infeliciinsieme. Senti Bice! Tu non hai alcuna idea della nostra ricchezza.In questi ultimi anni io guadagnai delle somme imponenti. Non te lodissi perché… non v'era scopo. Con Clara impoverivo ognianno di piú. Si viveva allegramente mangiando il capitale. Ionon lavoravo affatto; studiavo. Studiavo! (S'incanta come secercasse di ricordare.) Studiavo di togliere con dei beiragionamenti il carattere d'odiosità che pesa sul delinquente.Quando trovai poi il delinquente in casa mia con la faccia scompostadall'irrisione e dalla menzognalo uccisi. Lo studio non era piúpossibile e divenni un bravissimo fariseo che in ogni affare vede ilproprio vantaggio. Sono molto accortosai. Se domani vuoi conoscerelo stato della tua fortuna vieni nel mio studio; è tutto tuoio te ne farò donazione. Che cosa ne farei io? È anziun favore che mi rendi obbligandomi di lavorare ancorasempre.Almeno avrò uno scopo. (Insistente.)

Bice.Ma io non ne avrò!

Federico(furente). E allora bada a te! Io non indagheròio nonspieròio agirò subitosubito come devo. Perchéavrei da agonizzare cosí? T'uccideròsait'ucciderò!(L'afferra per le braccia.) Giammai ti sei trovata tantovicina alla morte! Taci! Taci! Se non è per protestare la tuainnocenzataci! (Lunga pausa dopo la quale egliaffrantocadeseduto.)

Bice(toccandosi le braccia). M'hai fatto male!

Federico(coprendosi la faccia). Vidi negli occhi tuoi la sofferenza.VaiBicevai! meglio che proviamo ambedue di calmarci!(Dolcemente.) Io sono stato brutale ma non avrei potuto farealtrimenti. Sono il piú forte… ma sei tu che haipicchiato piú sodo. Ne ho il corpo rotto. Hai spiatohaiindovinato dove sia la piaga e là sulla ferita aperta spingi epicchi e mordi. Io invece ho tentato in tutti i modi di ferirti ma èdifficile! Ti dici innocente! Perciò io non posso ucciderti efarti male altrimenti è impossibile. Mentre io sono in mano ditutti. Stimo io! Il mio passato è tanto complicato e tantodoloroso! Basta toccarlo… E pensare che iounendomi a tepensava di elevare fra me e il mio passato una barriera! Sei tu chemi vi ripiombi interamente cancellando con un soffio tuttatuttal'opera riparatrice del tempo! Pareva quasi che tu amassi in me primadi tutto il mio delitto e ora me lo ricordi soltanto per farmisoffrire.

Bice(dolcemente). Si! Io amavo te interamente e in te era compresoil tuo delitto. Io sposai l'eroe! Sapevo che in te v'era unacoscienza delicata come quella di una donna e tanto piúammiravo che avevi saputo soffocarla per vendicare virilmente il tuoonore offeso. Io sapevo da mio fratello che ti conobbe fin dallaprima infanzia che tu non avresti saputo far del male ad un insetto.Eppure sapesti uccidere la donna che amavi! Ma ora! Hai dubbipentimentirimorsi…

Federico.Oh! parlaparla ancora cosíte ne scongiuro!

Bice.Eppoi chi può dubitare del tuo diritto di uccidere Clara? Comeha potuto tradirti? Nessuna donna commise mai un delitto maggiore!L'amavi tanto che l'ami oggi ancora!

Federico(senza energia). No! No! Non l'amo!

Bice.E perché sarei io tanto infelice?

Federico(la guarda meravigliato). Ma tu dunquetutu sei innocentefino in fondo all'anima?

Bice.Sífinora.

Federico.Se lo sei finoralo sarai sempre. Perché credi che io nonpossa amarti? Vuoi che ti provi il contrario? (L’attira asé.) Sei tanto bella! Perché non dovrei amarti?

Bice(un istante dubbiosapoi s'abbandona). Ma l'hai dimenticata?

Federico(fingendo un ardore che non sente). Chi? Io non ricordo altriche te se lo vuoi!

Bice(appoggiandosi i lui). Se lo voglio! E me lo domandi!

Federico(baciandola). Cara! Cara! Vedrai! Io ritornerò condoppia lena al mio lavoro.

Bice.Io non voglio il tuo lavoro. Ritorna ai tuoi studii. Che bisognoabbiamo noi d'arricchirci?

Federico.Io farò quello che tu vorrai. Ma sei innocente? Giuralo!

Bice.Io non lo giurolo dico. (In un bacio.)

Federico.Provamelo!

Bice.Non ne ho il mezzo. Ma non ti bastano le mie parole? Non ti bastaquanto avresti già dovuto intendere? Non vedi che non possoaverti tradito?

Federico.Eppure hai scritto queste lettere! Io le lessisai! Forse non hosaputo intenderle come avrei dovutoforse da esse stesse risultachiara la tua innocenza. Tu che le hai scritte rammenti qualche frasedalla quale tale innocenza risulti chiara? Pensaci Bice!

Bice.Ma perché desideri ciò?

Federico(dopo un istante d'incertezza). Sai! Ioin fondooltre chemarito sono sempre un po' avvocato e mi piacciono i documenti. La miaconvinzione è fattaincrollabile. Tu mi aminevvero? Perciòsi dovrebbero gittar via tutte le carte scritte e prestar fede aidocumenti vivi. Ma tu non saprai guardarmi sempre come poco fa quandoti baciai. Io allora rumineròruminerò come facciosempre e mi riapparirà dinanzi agli occhi la tua colpa come mifu presentata oggi. In quei frangenti sarebbe una bella cosa di poterlevare dalla tasca una cartaficcarci gli occhi dentro etranquillarsi subitosubito. M'intendi?

Bice(che l'ha osservato intensamentegelida). Io t'intendo megliodi quanto tu non possa credere. Non è per te che domandi taledocumento; è per convincere altri. Tu non abbisogni di ciò;confessalo.

Federico(confuso). Non dico mica d'abbisognarne subitoma in futurochissà?

Bice.Sentise fosse per teper conquistare il tuo amore io mi farei apezzi per darti il documento che domandi. Ma per altri? Forse sitrova in quelle lettere stesse ma io non mi degno di cercarlocertol'ho nel mio armadio ma non faccio un passo per andar a prenderlo!Vuoi ora comprarmi fingendo amore come poco fa lo tentavi offrendomidenaro.

Federico.Ma Bice!

Bice.Io non ho colpe; te lo dichiaro; a tese me lo domandassi per te enon per gli altrine darei anche la prova. Ma cosí no!(Commossa.) Mi sono avvilita abbastanza! Basta cosí! Tupuoi fare quello che vuoiora. Per parte mia ho esauriti tutti imiei mezzi. E questo posso dirti ancoraFederico: Tucon menonhai agito da gentiluomo. Addio!

Federico.Te ne pregoBiceresta! Vediamo d'intenderci!

Bice(fermandosi esitante). Non possiamo intenderci piú!

Federico.Te ne prego! (Poia voce bassissima.) In nome del tuo amore!Del tuonon del mio. Guarda come parlo sincero e esatto. Te neprego! (Scongiura.) Siedilàlontano da me. Io tirispetterò! Vedrai che non avrai a pentirti d'avermiascoltato! (Siede sul sofà ove dà in smanie.)Sono vile! Sono vile! (Piangendo.)

Bice(piena di compassione). Federico!

Federico.Sí! Io ho voluto comperarti! Prima col denaro e poi offrendotiun amore che non sento. Amore! Ioamare! (Ridendo sinistramente.)Ora voglio essere sincero con tecome lo si è con una madrecon una sorella! Io ho bisogno che tu mi sia sorellamadretuttotuttofuori che amante. Io non ti amo! Ma che! Io non amo! Io non sopiú amarené tené altri! Odio le donne che mifecero tanto del male! Perché vorresti essere gelosa? Di chi?Io non ho piú amorenon posso perciò offrirtelo. Vuoifarmi del male perché sono ammalato? Tu mi ami! Te ne hostrappata la confessione in modo vigliacco. Me ne dolgome ne pentoma non dimentico perché io ho bisogno del tuo amore. Ho sempreudito dire che nell'amore delle donne c'è del materno. Dimmi!Esamina la tua coscienza! C’è in te qualche cosa che simuova dinanzi al mio dolore? Qualche cosa che non domandi altro chela mia felicità o almeno la mia vita? In questo solo casopotrò ancora vivere; altrimenti m'uccido subitosubitodinanzi ai tuoi occhiperché tu sola puoi salvarmi.

Bice(spaventata corre a lui e lo abbraccia). Io voglio salvarti.

Federico(dolcemente respingendola). Grazie! Non cosí però!Poni la tua fresca mano sulla mia fronte scottante e nonabbracciarmi. Tutta la sincerità di parola e di gesto sia fradi noi. Salvami e non domandarmi niente in compenso. Io ti diròtutta la mia bassezzatutta la mia infelicità e tu misalverai tutelando la mia dignità alla quale portai tantisacrifici. Per tutti voglio essere un uomoun uomo dal busto erettodallo sguardo fiero. Per tesolo per teuno straccio d'uomoabiettoanimato solo dal tuo voleredal tuo consiglio. Laresponsabilità della mia vita è troppo grave. Eppoi ioho smarrito il senso comune che fa distinguere il bene dal male. Ionon so piú niente. Dirigimi tu!

Bice(commossa). Voglio! Voglio! Farò tutto quello che midomanderai.

Federico.Non ne dubitavo! Grazie! Siedi qui. (Ella siede sul sofà;egli si inginocchia a lei dinanzi e cela la faccia nel suo grembo.)Non ti guarderò nella faccia giovanile! Ascoltami bene! Saichi mi ha consegnate quelle lettere? La madre di Clara! Mi disse: Voiavete uccisa mia figlia perché vi tradiva. Uccidete ora questala quale vi tradisce anch'essa. Che cosa dovrei fare ora?

Bice.Un uomo come tepotrebbenon credendocinon curarsi di convinceredel suo errore quella vecchia donna.

Federico.Aspetta! Tu ancora non sai tutto. Quella non è una vecchiadonna! Quella è per me la persona piú importante diquesto mondo. Incominciò ad esserlo al processo. Tutticredevano ch'io attendessi con ansia il giudizio dei giudiciimpostimi dalla società. Inveceper menella vasta salaesisteva una sola persona importante: La madre di Clara. Quando essanon c'era il processo m'agitava tanto poco che mi pareva d'assisterviin qualità d'avvocato difensore di un altro accusato. Essav'era quale testimonio e inveceper mefungeva da giudice. Parlaiper difendermi e cercai solo le ragioni che avrebbero potutoconvincere la madre di Claramia madre. Perciò convinsi tuttimeno leila madre di Clara la qualequando i giudici m'assolseromi gettò un'occhiata terribile con la quale mi condannava. Poicompresi che sarebbe stato vano ogni sforzo per rabbonirla eppure nonseppi difendermi dal farlo ogni qualvolta me se ne presentòl'occasione. Io sentivo il suo odio campato in aria pronto a cadermisulla testa a schiacciarmi. E se sapessi quale odio! Non addolcitoreso piú terribile da uno strano amore materno perdurante nelsuo vecchio cuore ad onta di tutto. Forse se quella donna morisseiopotrei rasserenarmima cosícome posso? Ora quelle tuelettere note a quella donnasono nelle sue mani una cosa terribile.Lo intendi anche tuBice? (Bice esita.) Per comprendermiBicefa il massimo sforzo della persona intelligente. Cerca disentire come sento io. Figurati di vivere nelle mie azioni e nellamia debolezza. Lo so! Sono ammalato ma sono cosí! M'intendiora? Te ne supplico! Intendimi!

Bice(dolcissimamente e accarezzandogli i capelli). Piuttosto cheintendertiuna madre tenterebbe di curarti.

Federico.Ma io le direi: Madre mianon si può. Io sonoio stesso sonola malattia. Guarirò morendo. Anch'ioda solocercai lasalutema non venne. Oh! come lottai per poter vedere quella donnacon gli occhi coi quali possono vederla tutti! Non vi riuscii! Per meessa è gigantescail mio giudice. Intendi ora?

Bice(esitante). Capisco!

Federico.E non debbo io ora spiegare a questa donna il fatto che io non ti houccisa? Ioil giustiziere di Clara! (Dopo una pausa.) Perciòintendiperciò mi occorre un documento che provi la tuainnocenza. È proprio per gli altri che io voglio taledocumento. Anzi non per gli altriper essa.

Bice.Ed io questo documento troverò. Se non ci fosse in questelettere una parola che provasse quello che cerchipotremofabbricarci la prova scritta occorrente.

Federico(stupito ma quasi convinto). Un falso? E sapremo farlo?

Bice.No! Non un falso! Scriverò all'individuo da cui queste lettereprovengono una lettera con la quale gli accorderò unappuntamento ed esigerò una pronta risposta. Questa rispostaconterrà sicuramente quanto cerchiamo! Sorpresa… anzistupefazione!

Federico(riflettendo). Come prova basterebbe già. Chissàse avremo fortuna e se il tuo… quel signore userà propriola parola che ci occorre?

Bice.Ma io farò quello che tu vorrai.

Federico.Cercate ne pregoguarda nei tuoi scrigni.

Bice.Dovrei avere qui l'ultima sua lettera. (Trae dalla tasca unalettera.) Eccola! È di ieri! A quanto ricordodovrebb’essere chiara abbastanza! Se tu avessi guardato intornoa te di questi documenti ne avresti trovati parecchi. Li spargevo perla casa. Erano destinati a scuotertia commoverti. Allora non sapevoancora d'essere destinata a divenire tua sorellatua madre.

Federico.Oh! non lagnartene! Dalla mia infanzia in poi non ho voluto tantobene a nessuno come ne voglio ora a te. (Prende la lettera.)Permetti? (Legge.) Signora Bice! M permette di venire da Leinel pomeriggio? Avrei qualche cosa d'importante a dirle. Si tratta ditrovare un modo di tranquillare quell'oca di mia moglie che cominciaa dimostrarsi gelosa. Ella sa comepur troppouna volta di piúin sua vitamia moglie abbia torto. Quando sarò un po'indennizzato di tante pene? Ora e sempre Suo Paolo Mansi.

Bice.Non occorre dire che per indennizzarlo io lo congedai.

Federico(che non l'ascolta). Ed è di ieri. GrazieBice. Mipare d'essere sollevato. Ecco un documento che nessuno puòtrarre dubbio. Che cosa potrebbero obiettare? Che le altre letteresieno indirizzate ad altri?

Bice(offesa). Oh! Federico!

Federico(non l'ascolta). Grazie! (S'avvia.)

Bice.Dove vai?

Federico.Vado da leida Arianna.

Bice.Non da Paolo! La mia confidenza non dev'essere punita con unoscandalo.

Federico.Da chi? Ah! (Sovvenendosi.) No! No! (S'avvia.)

Bice.E non ti turberà coi suoi rimproveri?

Federico.No! Tutto quello ch'ella potrà dirminon potràagitarmi piú di quanto lo sono. Io ho ucciso sua figliama iovoglioio posso piangerla con lei. (Piangendo.) La pregheròdi lasciarmi piangere con lei. Tutto s'attenuerà nella nostracomune grande infelicità. Ambisco lagrimelagrimesolelagrime. Mi salveranno. (Via.)

Bice(siedecela la faccia fra le mani e singhiozza con violenza).



CALALA TELA







ATTOTERZO



Lastessa scena. Tarda sera.





SCENAPRIMA

Bicee Reali



Reali(alla finestra). E ancora non ritorna.

Bice(disfatta da lungo pianto). Forse non ritornerà piú.

Reali.Non credo alla possibilità di un suo suicidio.

Bice.Dio mio! (Spaventata.) Non avevo voluto dirlo ma al suicidioegli piú volte deve aver pensato. Disse parole chesignificavano tutt'altra cosa ma che non si dicono che quando si harinunziato alla vita. (Vedendo che Reali si ritira dalla finestraesclama piena di speranza.) Viene?

Reali.No! Come l'ami! Eccoti tutta colorita dall'attesa di rivederlo. Conun simile amore accanto egli è salvo.

Bice.Come t'inganni! Se la sua salvezza ha da venire da meeglisemplicementeè perduto. Non s'accorge neppure ch'io esista.Quelle mie folli lettere lo agitarono prima di tutto perchégli furono consegnate dalla madre di Clara. Se esse gli fossero stateconsegnate da altri non avrebbero avuto importanza alcuna per lui. Nefui punita in modo veramente inatteso.

Reali.Povera Bice! Vedendoti in tale stato non ho neppure il coraggio difarti dei rimproveri.

Bice.Meriterei la piú forte delle punizioni. Mi disse: Con un solotratto hai annullata tutta l'opera riparatrice del tempo. E poiancora: Mi sento come se avessi uccisa Clara da poche ore. Oh! loavessi lasciato vivere come avrebbe potuto per lunghi anni sempreattento di stordirsi nel lavoro.

Reali.Io invece non so preferire un male all'altro. Mi bastarono pochigiorni per indovinare come Federico fosse un uomo infelicissimo. Comeera difficile di parlare con lui e specialmente quando si trattava diargomenti un po' elevati di scienza. Ogni parola serena gli sembravaun'offesa.

Bice.Cosí che tu condanni Federico per aver ucciso la donna che lotradí!

Reali.Io non condannoio anzi capisco. Ma lo biasimai vivamente quandotrovai che dopo tanti anni egli non sapeva fare di meglio a questomondo che di continuare ad ammazzare sua moglie ogni giorno unavolta. Una dualità bizzarra lottava in lui. Uno dei due esseriche lo componevano ingannava l'altro e cercava d'ingannare anche teche gli parlavi. Io conosco esattamente la storia del suo delitto.Dopo anni d'amore egli scopre il tradimento di Clara che glieloconfessa subito. Egli la uccide. Quando lo arrestano lo trovanoinebetito dalla passione e dall'orrore. Fin qui egli è uninnocente colpito dal destino. Il delitto comincia quandodinanzi aigiuratiegli si difende col dichiarare il suo diritto d'ammazzare ladonna che lo tradí. E da allora luil'uomo veramente modernoche fino ad allora aveva ammesso e sentito il diritto di tutti epersino i delitti di tuttidiventa un teorista medievalmentespietato.

Bice.Come sei fatto tu! Tanto differente da tutti gli altri.

Reali.Chi mi consigliava molto era l'antico Federico Arcetri. Di questigiorni avevano cercato di tirarlo dentro in un bruttissimo affare. Ladifesa di un uxoricida. Per trattenerlo dall'accettare un simileincarico cercai e trovai un opuscolo pubblicato da lui poco dopofiniti gli studii. È magnifico di entusiasmo; contiene verascienza enunciata da un poeta. La Morale Scientifica. Lacitazione sotto il titolo è la sincera sintesi del lavoro:Molto sarà perdonato a chi molto ha amatoma molto saràperdonato anche a chi non ha amato affatto.

Bice.Strano ch'io non abbia mai visto quest'opuscolo.

Reali.Lo cela accuratamente. Ora appena è giunto il momento difarglielo vedere. Egli può perdonare a se stesso tanto piúche appartiene alla schiera di coloro che molto amarono.

Bice.Lasciamelo! (Sta per guardare il libro; un rumore alla portaattrae la sua attenzione.) È lui! (Va alla porta;sconfortata.) No! Non ancora.

Reali.Vedi! tu lo ami anche cosí! Perché volevi farmi crederequando mi obbligasti di dare il mio consenso al vostro matrimonio chelo amavi di piú perché aveva ucciso una donna? Cheperciò egli ti appariva quale un eroe?

Bice.Oh! non fu mai tanto eroe come ora nel suo grande dolore.

Reali(sorridendo). Si capisce che per te egli potrebbe subire ognigiorno una metamorfosi e restare ogni giorno un eroe.

Bice(alla finestra). Quanta gente! Una barella! Oh! lui di certo!





SCENASECONDA

Federicoe detti



Federico.Bice! (Vede Reali ed ha un lieve moto di sorpresa non gradita.)Reali! Tu qui!

Reali.Sono rimasto ad attenderti. Mi sono immaginato - forse a torto - cheun mio segno d'affetto in tale istante potesse giungerti gradito.

Federico(gli stringe esitante la mano e guarda Bice con aria dirimprovero). Tu gli hai raccontato la strana scena che t'hofatta? Già tu Reali avrai capito che stavo poco bene. Tutto miagitama in che modo! Figuratevi che poco fa ho quasi picchiatoAugusto! Povero uomo! Dovrò domandargli scusa. (Reali eBice lo guardano stupiti; egli cerca di rompere tale silenzio che loturba.) Tu hai ragioneReali…

Reali(rasserenato e con qualche impeto). Ah! io ho ragione? (Lasorpresa di Federico lo arresta.)

Federico(rude). Ma di che cosa credevi ch'io parlassi? Volevo dire chetu hai ragione quando dici ch'io lavoro troppo. Non altro! Indovinoquello che tu pensavi al sentirti dare ragione. Tu mi vedeviabbattuto dai rimorsi e disposto di rifiutare quella tal difesa.

Reali.Sí! Sí!Questo pensavo.

Federico.E tutto ciò in seguito a quanto ti raccontò Bice? Oh!Bice! E tu mi hai creduto? Ma se fosse vero tutto ciò che tidissia noi non resterebbe di far altro che di dividerci! Ti dissiche non ti amavo perché non ti potevo amare e mille altresciocchezze. Devo essere malato! Adessodopo poche orevedo dinanzia me quel breve intervallo di tempo passato con te (nerabbrividisce) riempito da un dolore irragionevole e piúda una follia completa. Io non ti domando perdonoBiceperchéanche tu hai fallato. Io l'ho già dimenticato! Hai raccontatotutto a Reali?

Bice.Sí.

Reali.Io so tutto ossia credevo di saper tutto.

Federico.Naturalmente tutto non puoi sapere. Non puoi sapere come io ora siagrato a mia moglie d'avermi risparmiato tanto dolore e tanto delitto.Vedi dove sta la veritàReali. Io ora amo mia moglie; l'amopiú che non il primo giorno. (Attira a sé Bicelaquale dubbiosa e sconvolta si lascia fare.) E sono felicefelicissimo.

Reali(freddo ma non ironico). Non ne ho mai dubitato io.

Federico(guarda fisso Reali cercando d'indovinarne il pensieropoi virinunziafreddo). È vero! Ti dico delle cose che a te nonimportano.

Reali.Non importano? Importano moltissimo. Sai però come io sonfatto. Preferisco gli uomini sereni ai felici.

Federico(stizzito). Ma io sono anche sereno.

Reali.Insomma… (Con lieve impazienza) mi fa piacere.

Federico.E puoi dire a chi incaricò d'invitarmi a non assumere ladifesa di… di…

Reali.Di Cerigni!

Federico.Sí! Cerigni! Che io assumerò tale difesa con gioia edorgoglio. Diglielodiglielo subito.

Reali(alzandosistanco). Io preferisco lasciarti il tempo dipensarci su.

Federico.Non abbisogno di ciòio.

Reali.Farai come vorrai. Vado a fare in fretta alcune ultime visite. Sperodi poter essere qui per l'ora di cenama non aspettatemi. AddioFederico.

Federico(seduto sul sofà gli porge la mano in ritardo come seavesse voluto dirgli ancora qualche cosa).

Reali(s'accosta a Bicea bassa voce). Io spero che la commediaesisterà per me soltanto e ch'egli non desideri altro che direstar solo con te. (Via.)





SCENATERZA

Federicoe Bice



Bice(s'avvicina a Federicodolcemente). EbbeneFederico.

Federico(sempre seduto). Ebbene?

Bice(dolcemente). Non hai nulla a dirmi?

Federico(sorridendo con sforzo). Nulla! Solo che le agitazioni diquesta giornata mi lasciarono una stanchezza come se avessi percorsecento miglia. Cento miglia! E per di piú carico come un somaroomegliocome un cammello. (Si sdraia sul sofà e chiudegli occhi.) Dovresti lasciarmi dormire un pochino prima di cena.

Bice(dopo un istante d'esitazione). Tu sei stato dalla signoraArianna?

Federico(vivamente). Te ne pregonon parliamone. Anche essaappartiene alle agitazioni di questa giornata. Non parliamone piú.Dimentichiamo tutto quanto è successo fra di noi oggi. Daparte miafacendo ciòio metto abbastanza generosità;esigo che da parte tua tu sii generosa altrettanto e si ritorniinsieme alla calma di prima.

Bice.Alla calma? A quella calma? Mai! Se tu volessi impormi una cosasimile io me ne andrei con mio fratello. Io non voglio tutta questasimulazione; non so sopportarla. Potevo sopportaresíche tucon una sincerità tale che m'appariva quale una manifestazioned'affettomi dichiarassi di non amarmidi non poter amarmi. Non sosopportare che tu abbia da continuare con me la commedia cominciatadinanzi ad Alfredo. Mi respingimi respingi sempre piúlontano da te.

Federico(rizzandosi vivamente a sedere). E allora voglio dirtelo. Nonhai visto quale aspetto avessi quando sono entrato e t'ho chiamataprima di veder Reali? Venivo confidente a raccontarti tutto quanto ioavevo pensato dacché t'avevo lasciata. La vista di Realim'agghiacciò e piú ancora quando appresi che tu gliavevi raccontate tutte le mie debolezzetutti i miei dubbi.

Bice.Ma Alfredo è mio fratello ed anche tuo.

Federico.Ma la coscienza non ammette fratelli. Io voglio stare solosolo conla mia. Se ho da discuterla con altri allora non capirò mainiente. Io ammetterei di confidarmi a qualcuno. Forse nella vivaparola troverei maggior chiarezza ma questo qualcuno dovrebbe essereuna parte di me stesso.

Bice.E non lo sono io?

Federico.Sí! tu potresti esserlo!

Bice.Io lo sono! (Con forza.)

Federico(sorridendo). Basta il desiderio per divenirlo. Povera Bice!(Subito commosso.) Ti adatti a tutto. Chissà quando misarà dato di compensarti?

Bice(sorridendo esitante e timida.) Basterebbe il desiderio!

Federico.Non basta! Stammi a sentire! Poi capirai tutto. Io sono stato daArianna e te ne parlerò poi. Importante è soltantoquello ch'io pensai ritornando a te solitario per le vie dopo diquella visita. Per spiegarmi io debbo raccontarti un'avventura dellamia vita. Ero ancora adolescente e malcontento di me e di tutti cometanti altri adolescenti. Studiavosognavo ma non mi bastava. Mipareva ora di valer meno di quanto dovessiora di esser consideratoda meno di quanto valevo. Non bisogna sorridere di quell'infelicitàdi certi adolescenti; è addirittura un'infelicitàfisica. Somiglia quella ch'io provai fino a poco fa. Allora mi fudato di liberarmi da ogni oppressione e oggi ne ricordai il modo. Conla piú semplice delle azioni mi liberai dalla tristezza comealtri si leva di dosso un peso incomodo. Mi fu dato di salvare unpovero vecchio levandolo di sotto alle zampe di un cavallo dal qualeera stato travolto. Ne ebbi una ferita all'avambraccio e vi restòuna cicatrice che per fortuna talvolta mi duole. Oh! se sapessi qualegioia provai di aver salvato un uomo! Il povero vecchio stupito dalgrave pericolo corsopoi dall'impensata salvezza fu infine anche piúattonito dai doni di cui lo colmai. Ma io gli dovevo tanto! Mi parveche da quel giorno fosse cominciata la mia virilità! Fuun'azione quella che persino m'accompagnò e mi diresse neimiei studii.

Bice(commossa). So che tu sei buono!

Federico.Lo sai perché te l'hanno dettoma quando mi conoscesti buono?Ho tentato io in alcun modo di cancellare il ricordo dell'azionesanguinaria cui fui costretto altrimenti che attendendo quietamenteda buon borgheseai miei affari? Come se a meomicidapotesseessere concessa una vita normale! Perciòperciò provoqualche cosa che tu senz'esitazione chiameresti rimorso. Le furiemoderne! È l'aspetto e lo spavento della mia crudeltàche mi sconvolgono. Quando sogno quando medito vedo correr sangue peropera mia. (Con virile risoluzione.) È ora dicancellare quell'azione. Non esiste piú.

Bice(con ammirazione). Mi pare di udire Reali.

Federico(vivamente). No! No! (Poi.) Dimmi: Credi ch'io nonpecchi di soverchia vanità ritenendo ch'ioFederico Arcetrisia uomo tale da poter trascinare col mio esempio i miei similialmeno nella piccolaristretta cerchia della mia cittànatale?

Bice.Oh! lo credo!

Federico.Ebbene! Questo esempio deve essere benefico. SaiBice. Io sempre hosentito ch'io vivo oltre che per meper tutti. Io mi sento una partedell'organismo mondiale. Ho ucciso Clara e sia! Devo perciòservire d'esempio d'illibato onore; fui persino crudele per salvarlo.Difenderò Cerigni; lo devo difendere e rinnoverò nelsuo il mio esempio. (Poicon entusiasmo.) Ma accanto a tuttociò io voglio porre dei tesori di bontàdi mitezza.Voglio tentar di lenire ogni dolore in cui mi imbatta; il piúmiserabile fra gli uomini mi troverà suo amico entusiasta. Iotoccherò colpe e dolori con la stessa mano carezzevole. Anchese m'imbatterò in colpe non confessateio non domanderòla confessione ma tenterò di lenirne il dolore e il rimorso.Perché a questo mondo non c'è altro d'importante che ildolore. Il torto e la ragione spariscono subito dove nel nostromiserabile organismo comincia il dolore.

Bice(con preghiera). Bisognerebbe non difendere Cerigni.

Federico.Oh! mio fiato sprecato! Non appartiene certo alla bontàabbandonare alla sua sorte questo disgraziato Cerigni cheforsem'ha imitato. Parlandoti come t'ho parlato mi sentivo gonfiare ilpetto di gioia e d'orgoglio come quando giovinetto speravo tutto perme e per gli altrie tu mi avvilisci proponendomi una rinunzia atutto il mio passato!

Bice(abbattutissima). Perdonami!

Federico.E accetto il mio passato intero. Giacché Arianna vive iovoglio darle tutte le soddisfazionianche quella di torturarmi.Eppure vedi che parlandotene rimango calmo. Povera vecchia! Essa sícolpita innocente e da me! (Subito commosso.) Come ho potutodarle tanta importanzapoco faparlandotene! Come ho potutoconsiderarla quale il mio cattivo genio. Maimai le augurai lamorte. Viva e mi torturi! Vuoi la prova ch'io non le auguro la morte?La trovai febbricitantein delirio. Una vecchia donna chel'assisteva mi raccontò che il medico non l'aveva ancoravisitata. Mi misi alla sua ricerca e lo trovai. Come mi fece bene dicercare quel medico; mi quietai correndo! Quando eglidopovisitatalami disse che nutriva poche speranze sentii un doloreprofondo. Era proprio il sentimento con cui si sente annunziare lamorte della propria madre. Mi analizzai con voluttà! Rinascevoalla vita! Poi non ebbi cuore di lasciarla sola e andai a chiamareAugusto che le posi accanto. Ora sto arrovellandomi per trovare lapersona da metterle accanto. Te lo confesso! Sarei andato volentieriad assisterla io stesso. Ma io non so! Ho già provato! Io nonso né sostenere dolcemente né porgere a delle labbraparalizzate a mezzo il refrigerio della medicina. L'aspetto di undelirio mi terrorizza. Oh! se questi ammalati sapessero dire: Voglioquestovoglio quello; allora saprei. Ma cosí… Voi donneavete invece la facoltà d'indovinare… (Stiracchia leparole.)

Bice(con ribrezzo). Oh! Federico!

Federico(la studiapoirisoluto). Sia come non detto!

Bice.E se questa donnauscita dal deliriotrovasse accanto al suo lettome ch'essa sopra tutto odianon potrebbe averne una scossa da farlamorire?

Federico(negando sprezzantemente). Oh! (Poi.) Ma non parliamonepiú! Tu provi del ribrezzo per quella povera donnadunque nonsarebbe certo te ch'io metterei a lei da canto. (Pausa.)

Bice(meditabonda). Almeno potessi comprendere quello che tu senti.

Federico.Eppure ti dissi a chiare note quello ch'io sento.

Bice.Sí! Ma quando mi dicesti che avendo quella letteraprovadella mia innocenzati saresti quietatoparlavi anche a chiarenote.

Federico(gridando). Ma io ora non domando piú di esserequietato perché io sono quieto e sereno. Quieto e sereno! (Sicostringe alla calma.) Io ho la mia via chiaramente delineatadinanzi e non ho dubbi. Io sono sereno! Naturalmente possospazientirmi al vedermi creare intorno delle difficoltà cheveramente non avevo previsto. Dovevi comprendere che la bontàmia ch'io cercoch'io voglio doveva cominciare da Arianna. Non vuoiseguirmi? Farò da solo.

Bice(esitante). Io vorrei seguirti.

Federico.L'idea di condurti al letto di Arianna mi fu suggerita da lei stessa.Vedeva Clarate e me e lei stessa su di un'erta che l'affannava e lafaceva piangere. Non pare neppure che una tale immaginazione possaessere stata creata da un delirio. Corrisponde in modo meravigliosoal mio proposito di pace. E la mia pace cominciava làa quelletto. Col tuo aiuto avrei potuto mitigare gli ultimi anni di vita diquella povera donna. Nell'opera d'amore ci saremmo ritrovati anchenoi due. Dove vai? (A Bice che s'avvia per uscire.)

Bice.A vestirmi per uscire con te.

Federico(con entusiasmo). Aspetta! Aspetta prima! L'opera diriparazione comincia qui; lascia ch'io ne gusti ogni fase.(Prendendole la mano che bacia piú volte.) Grazie!Grazie! Grazie!

Bice.È inutileFederico! Io resto l'ultima nel tuo pensiero.

Federico.Oh! non rimproveriora! Non sei l'ultimatuin nessun luogosesai essere tanto buona.





SCENAQUARTA

Camerierae detti



Cameriera.C'è la signora Amelia Mansi che desidererebbe di parlarle.

Bice.Ditele che ora non posso. Mi voglia scusare.

Cameriera.Perdonisignorase credo di dover dirle che la signora Amelia miparve agitatissima. Mi parve persino avesse gli occhi arrossati dalpianto.

Federico.E allora ricevila! Io t'attenderò. Per un istante di ritardonon monta. (S'avvia alla propria stanzamaudite le prime paroledi Amelia s'arresta alla porta. Bice s'accorge subito ch'egli sta adascoltare.)





SCENAQUINTA

Ameliae detti



Bice.Oh! Amelia! A quest'ora?

Amelia(concitata). Volevo vedere se non ci fosse qui mio marito.

Bice.No! Non c'è! Ma che hai?

Amelia.Sono stanca del tuo e del suo agire. Avreste dovuto almeno imporvi unpo' di riserbo. Avete fatto di me il ludibrio vostro. Dinanzi ai mieiocchi egli osò carezzarti. È troppo! Ti consiglio dinon passare piú la soglia di casa mia. Te ne farei scacciarecome una ladra.

Bice.Amelia!

Amelia.Ladra e falsa! Sai! Ad onta dell'evidenza del vostro tradimentononosai manifestarmi. E pensai a quell'atto cui voleste ch'ioassistessiquella breve carezza che lo fece scolorire. Mi parvetalmente incredibile che ora appenaappena ora lo compresi. Ildolore fu immediatoeppure esitai ed arrivai sino a stenderti ancheuna volta la mano. Ma se avessi a vederti ancora in casa mia o a luida cantoio saprei andare ad accusarti a chi saprebbe punirtisecondo i tuoi meriti.

Federico(avanzandosi). Ed io sono qui ad ascoltarla signora Amelia.

Amelia(estenuata dal terrore dà un grido). Dio mio! (Pausapoi tenta la commedia.) Sa! Io sono venuta da Bice per incaricodi Paoloper fare uno scherzo… dovevo spaventarla.

Federico.Non si affatichi di fare la commedia. Non ve n'è di bisogno.(Molto serio.)

Amelia.Allora! (Vuole scapparepoi ritorni). Sentasignor Federico.Io sono una donna gelosa; tutti lo sanno. La scena che feci ora aBice io l'ho fatta dueanzi (contando) tre volte ad altre mieamicheecredosempre senza motivo. Ora che sono ritornata in meche cosa posso rimproverare a Bice e a Paolo? In carrozza egliappoggiò la mano su una mano di lei. Parve una carezza mapoteva anche essere qualche cosa d'altro. Poteva essere ch'essendosisbandata la vettura egli sia stato obbligato di fare quella carezzaper tenersi in equilibrio. (Federicopensierososiede sul sofà;Amelia va a lui e lo scruta.) Voi siete tutto sconvolto? Oh! vene prego! Ridetesorridete e andrò via tranquilla. (Poiadirata.) Esappiateloin tutto ciò non v'ènessuna ragione di uccidere. (Piange.)

Bice.Ma Amelia! Federico mi sa innocente!

Amelia.Ti sa innocente? (Guardandolo.) Vorrei sentirlo da lui.

Federico(con sforzo). Sí! La so innocente.

Amelia(va a Bice e le parla in orecchio). A me non pare ch'egliabbia l'aspetto molto rassicurante! Iose fossi in tenon mi cifiderei. Oh! vieni via e rifugiati in casa mia.

Bice(sorridendo). Poco fa non mi ci volevi vedere… Puoiandare tranquilla.

Amelia.Ho da raccontare a Paolo la scena che ho fatta?

Bice.Non occorre! Ridonami la tua stima e il tuo affetto e sei perdonata.

Amelia(sempre sospettosa verso Federico). Buona nottesignorFederico.

Federico.Buona notte.

Amelia(da sé). Ha risposto! (Pensanon capisce nullasirassegna e va a Bice.) AddioBice! (Molto commossa.)Perdonami! Se avviene qualche cosa io non ci ho colpa. (Le baciala mano e poiattratta da Bicela faccia.) Addio! (Moltoesitante esce.)





SCENASESTA

Bicee Federico



Bice.Ebbene! Federico! Comincia da me l'esercizio della tua bontà!Perdonami! (S'inginocchia a lui dinanzi ch'è seduto sulsofà.)

Federico(pensieroso). Perché tu sei dunque colpevole?

Bice.Adesso che per la prima volta tu vuoi accettare la mia confessioneil cuore mi batte qui in gola. Dio mi dia di trovare la parolaquella che ti dica la verità ma che nello stesso tempo tifaccia comprendere tutto.

Federico.Non cosíBice. Alzatite ne prego. Io credo che giammai mifu dato di veder tanto chiaro in me e negli altri. Ecco il destino!Una donna come Amelia viene a levare l'ultimo velo che m'offuscava lavista. Io soBiceche tu volevi tradirmi; so anche chenon per tuavirtútu non m'hai tradito. Sei perdonata! Hai altro a dirmi?

Bice.Sí. Se tu credessi di aver a subire qualsiasi umiliazionecausa miascacciami! Io me ne andrò senza mormorare!

Federico(meditabondo). Ma io non posso essere umiliato da sommissionialtrui!

Bice.Sommissioni? La parola è ben forte! E dici altrui? Io sonotua!

Federico.Io penso a Clara! (Poi.) Sí! Questa è la via!





SCENASETTIMA

Realie detti



Reali(fosco). Ho veduto entrare qui il padre di Cerigni. Viene adassaltarti in casa tua! Sono rientrato per annunziarlo io stesso.

Federico(molto serio). Non faticartiReali. Io non riceveròCerigni né accetterò la sua difesa.

Reali.Oh! grazie! grazie! Già è affare che puoi respingereperché esce dalla tua cerchia d'attività.

Federico.Anzi non ne esce affatto. Non saprei difenderlo perché oggidínon saprei difendere me stesso. Auguro al Cerigni una pena piúmite di quella ch'abbia avuta io.





SCENAOTTAVA

Augustoe detti



Augusto.La signora Arianna è ritornata in sé e domanda di Lei.

Federico.Io vengo! Ora potrò assisterla! Non ho nulla da domandarlepiú!

Bice.Io sono con teFederico!

FedericoEbbene! Vieni! Da te potrebbe derivarle un ultimo conforto. Neldelirio potrebbe scambiarti con Clara.





CALALA TELA

14.6. 903