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ItaloSvevo

(EttoreSchmitz)


LARIGENERAZIONE


Commediain 3 atti





PERSONAGGI



GiovanniChierici
Annasua moglie
EmmaRiccaloro figlia
Umbertino (10anni)figlio di Emma
Guido Calaccinipote di Giovanni
Enrico Biggioni
DottorRaulli
Signor Boncini
Ritacameriera
Fortunatochauffeur




ATTOPRIMO


Stanza da pranzo nella villa di GiovanniChierici. Grande estate. Una porta di fondo ed una a sinistra dellospettatore. A destra una finestra da cui entra un sole abbacinante.Tavola da pranzo in fondo. Vicino al proscenio tavolino dalavoro.




SCENA PRIMA
Emmavestita tutta di nerolavora al tavolino su un panno anch'essonero.
Anna pur essa vestita di nero guarda dalla finestra.Poi Rita.


Anna(urla) Rita! Rita! Ma vieni dunque. (Si sporge per vedermeglio.) Presto! Presto! Ohla maledetta bestia! Li ha giàtutti in bocca. È finita. (Va velocemente verso la porta difondoma prima di arrivarci s'arresta.) Già non arrivo intempo. (Ritorna alla finestra.) Povere bestiole! La colpa èmiatutta mia.

Rita.Lei mi chiamava?

Anna.È da un'ora che grido e ti chiamo e tu arrivi qui conquell'aria melensa. In giardino a quest'ora c'è la pace. Sonostati divorati tutti.

Rita.Divorati? Chi?

Anna(quasi piangendo). Gli uccellini. I poveri passeri.Progredivano a vista d'occhio. Crescendo avevano riempito tutto ilnido. Pareva che dal nido stesso crescessero le piume. Ed io livedevo attraverso alla persiana. Li spiavo e non mi vedevano. Eranotanto fiduciosi a me da canto che mi pareva di trovarmi con loro nelnido caldo. Neppure la madre mi vedeva. Facevano silenzio quando noisi alzava la voce.

Rita.Chi toccò la persiana? Ella aveva pur detto a tutti di nonchiuderla.

Anna.Io! Io stessa fui tanto smemorata. E non me la posso prendere connessuno. Però quella piccola madre ebbe l'istinto sbagliato.Come poté pensarsi di fare il nido fra la persiana e il muro?Fu Giovanni ad ingannarli. Vuole che non si chiudano mai le persianein questa stanza. Neppure di notte perché già i primiraggi del sole della mattina arrivino a questa stanza in cui egli poisoggiorna. Crede che il sole apporti la forza. Perciò gliuccellini credettero che la persiana fosse parte del muro. Tuttocongiurò contro quel nido. Il sole fu troppo forte per me epensai di approfittare dell'assenza di Giovanni per proteggermi.Corsi e nulla ricordai. Smemorata! Povere bestiole! Il nido si spezzòin due. E c'era la madre. Si fece sentire solo quando volòvia. Scioccherella! Stette zitta quando mi sporsi dalla finestra e milasciò fare.

Rita(guardando dalla finestra). Ecco il gatto che se ne valeccandosi le labbra.

Anna.Povera bestia anche lui! È stato fatto cosí!(Pregando.) Dio mio! Uscirono dalle tue mani gli uccellini cheper tanto tempo non sanno volare e anche il gatto che li insidia. Sipoteva impedire tanta tragedia? Certo no! Altrimenti l'avresti fattotu che tutto puoi. (Sporgendosi dalla finestra.) Èveroè molto contento.

Rita.Chi?

Anna.Il gatto. (Con un sospiro.) Beate voi che non amate le bestie.È un mondo scomposto cotesto.

Emma.Lo dici a me? (Silenziosamente si mette a piangere.)

Anna(imbarazzata). Scusamiho detto una cosa che non avreidovuto. (Va ad Emma per accarezzarla.) Perdonami.

Emma(interrotta dal pianto). Le bestie son sempre vive. Gliuominiquando sono morti sono ben morti.

Anna.Ma gli uccellini son morti anch'essi.

Emma.Ma il gatto vive e ti consoli.

Anna(imbarazzata). Si cercano le consolazioni… si trovano.Anche tu dovresti trovarle… per noi e per tuo figlio.

Emma(sempre in lacrime). Non posso. Era giovineforte. Venne ildestino… e lo abbatté senza misericordia disonorandoloprimadandogli l'aspetto di un vecchio.

Anna.Poverino! Noi pure quando ci pensiamo gli dedichiamo le nostrelagrime. Anche ieri Giovanni andando a letto mi disse: Guardanoiandiamo nel nostro caldo letto e lui si trova sotto la fredda terra.Eppoi ambedue cessammo di parlaretutto il nostro pensiero rivoltoal povero defunto.

Emma.Io non ho bisogno di aspettare il momento di coricarmi per pensare alui. Ci penso tutto il giorno quando brilla il sole e anche quando èfosco ma c'è l'aria e il movimento e sento che contro ognigiustizia a me è concessa la libertà di movermi che alui è tolta.

Anna.Sii giusta figliuola mia. Che ragione ci sarebbe per noi di pensarciil giorno intero con te? Non equivarrebbe ciò a uno sforzo peraumentare il tuo dolore?

Emma(ironica). Dunque non ci pensate solo per risparmiare me?

Anna.Certonon vogliamo aumentare il tuo dolore.

Emma(violenta). Non può essere aumentatotanto ègrande. La verità è che tu hai le pazienzei passeriil gatto. Papà ha le sue eterne curela sua dietadorme duevolte al giorno. Non avete tempo voialtri né per me néper Valentino.

Anna(le manca il fiato dall'indignazione). Ma tu devi concedercidi fare la nostra vita. Papàpoialla sua età devesaper tutelare la sua. Vorresti che muoia anche lui?

Emma(sempre piangendo). Io vorrei non morisse nessuno. Io ancheintendo che le cose sieno cosí. È bene che papàtuteli la sua vita. Magari Valentino avrebbe saputo tutelare megliola sua.

Anna.Non sarebbe servito a nulla. Anche Guido disse…

Emma.Che cosa vuoi ne sappia Guido?

Anna.Ha fatto i suoi studii. Eppoi anche il dottor Raulli.

Emma.Quando uno muore il dottore dice che doveva morire. Dice anzi che lavera prova che doveva morire è data dalla sua morte. Ma dovesta scritto che Valentino tanto giovine doveva morire? Morísímorí. Quest’è vero ed èun'infamia.

Rita.Povera signora! È stata una grande disgrazia. Quand’iovenni in casa era un bel giovinotto e subito dopo si fece bruttobrutto che non si poteva guardare.

Emma(gridando). Nobrutto non fu mai.

Rita.Non dico bruttoma bruttinomalatomeno bello.

Anna.Brutto… veramente brutto non fu mai.

Emma.Anzi la decadenza fisica lo fece apparire quale un angelo colpito alcuore. L'espressione di mitezza che la sua faccia aveva avuto sempreera aumentata dai segni della sua malattia.

Rita.Volevo dire proprio cosí iosignorina. Non so spiegarmi tantobene.

Emma.Perciò dovresti stare attenta alla tua lingua. (Si leva elascia cadere il pezzo di stoffa a cui lavorava; Rita accorre adalzarlo ed essa dice seccamente.) Grazie. (Ad Anna.) Iolascio questo lavoro. Avevo pensato potesse distrarmi. M'addolora dipiúperché al mio dolore tenta di sottrarmi.

Anna.Perché la stoffa è nera.

Emma.Perché non è nera abbastanza. No! Neppure il lavoro m'èconcesso o permesso. Anche questa stoffa consegnerò allasarta. Andrò da lei prima di colazione. Vado a vestirmi. (Escedalla porta a sinistra.)





SCENASECONDA

Annae Rita



Anna.Io non vorrei dir male di questa mia figliuola e soffro anch'iovedendola soffrire tanto. Ma ci fa una vita impossibile. Abbiamoaddirittura vergogna di vivere perchésecondo leituttiavrebbero l'obbligo di piangere il giorno intero. I piúsemplici passatempi dovrebbero esserci interdetti.

Rita.Mi dispiace di aver detto che il povero signor Valentino era brutto.Io non pensavo…

Anna.Era bruttissimo. Con quella bocca eternamente semiaperta come quelladi un ebete… (Atteggia cosí la propria faccia.)

Rita.È quello ch'io dissi e mi dispiace. Sarebbe stato tanto pocopericoloso per me di dire che un morto fu bello. Persino Fortunato mel'avrebbe permesso.

Anna.Ma una certa sincerità ci vuole. Per il bene suo. Tanto luttotanta esaltazione… tanta sartoria! Se la prende persino con lemie povere bestie. Dice che son sempre vive le bestie! Si puòdire una bestialità maggiore nello stesso momento in cui queipoveri passerini arrivarono direttamente dal nido a quell'orribilemorte? Anche lei invecchierà e il figliuolo suo la tratteràcome essa tratta me imponendole i proprii dolori che a nessunomancano e forse anche i propri piaceriimponendole insomma di farela propria vita. Allora anche lei ricorrerà alle bestie.

Rita.Io già adesso amo tanto le bestie. E anche gli uccellini:Vivibelli e lieti. Ma anche con la polenta come si sa farli da noi.

Anna.Vergognati! Mangiare gli uccellini!

Rita.Col lardo piacciono molto anche a Fortunato. Ed io pur debboassociarmi nel gusto al mio futuro marito.

Anna.Ed intanto altercate furibondi. Vi udii ieri in cucina. Nonintervenni perché pensai che siete tanto vicini al matrimonioda poter essere già considerati come marito e moglie e chemancavate di una casa vostra ove possiate svolgere i vostri litigi.Ma pur dovreste portar rispetto e abbassare un po' le vostre voci.Potete dirvi contenti che Giovanni è un po' duro d'orecchio eche non sentí.

Rita.Ma non son stata io a gridaresignora. Io sono la sgridata. Èquel Fortunato ch'è di una gelosia furibonda. Io sto làzittarassegnataaspettando che la tempesta passi.

Anna.E di chi è geloso?

Rita.Del signor Guido.

Anna.Di Guido? Ma è pazzo. Prima di tutto Guido è ancora unragazzo. Non è piú giovine di te?

Rita.Di due mesi soltanto.

Anna.Ma poi che cosa si figura quel Fortunato? Guido ha molto da fareGuido ha da studiare.

Rita.E anch'io ho tanto da fare.

Anna(colpita) Sorniona! Fortunato ha dunque ragione?

Rita.Ohnon lo credasignora. È ingiusto. Io voglio bene aFortunato ma il suo contegno mi fa tanta ira che sarei capace dirinunziare a lui. Io amo di scherzare ma sono una ragazza onesta.

Anna.Vorrei sapere con quali cose ami di scherzare. Ve ne sono di quellecon le quali una ragazza che si dice onesta non deve scherzare.

Rita.Io credo che quando si è molto serii si può scherzaredi tutto.

Anna(vivamente). Ma non si devenon si deve.

Rita.Soso che la gente piú anziana ama che non si rida di niente.Anche mia madre dice come Lei. Io avevo cominciato a ridere conFortunato. Poi egli si fece serio ed io ne fui beata. Per un momentofui d'accordo con mia madre. Ma ora egli si fece troppo serio. E conmespecialmente. Non ha il coraggio di prendersela col signor Guidoil nipote dei padrone. Causa quella casetta in giardino che Lorometteranno a sua disposizione con me dentro. Perciò si fasubito violento con me.

Anna.Ma tu che cosa fai con Guido?

Rita.Io ridoio ciarloio scherzo. Niente di serioproprio niente diseriosia certa. Io amo Fortunatomapassandomi saràpermesso di star a sentire la parola gentile del garzone dellospeziale qui accantoe anche le parole serieche mi fanno tantorideredel signor Guido.

Anna.Ah! Egli parla seriamente?

Rita.No! Scientificamente! Con lui si impara. Ieri mi disse ch'èstrano che la faccia umana sia tanto bella e le due partiquella didestra e di sinistra tanto similimentre di sotto pare che le duepartiil cervello e le altre cose che ci sono di sottoche so io?non si somigliano affatto.

Anna.Il birichino parlava della tua testa?

Rita.Nono. Cioè anche della mia perché è umanaanch'essa. Risi moltoe Fortunato se ne accorse perché arrivòimprovvisamente in cucina. Ciò fu tutto. Sia certa che non c'èaltro.

Anna.Ma che cosa viene a fare in cucina Guido?

Rita.Aveva bisogno di un fiammifero per la sua sigaretta.

Anna.E allora è semplice. Tieni in questa stanza sempre pronta unascatola di fiammiferi e sarà finita.

Rita.E non sarebbe meglio di dire una parola a Fortunato che non alzi lavoce in cucinae in genere in questa casa? Allora appena si avrebbela pace tutta la settimana fuori che alla domenica quando esco conlui.

Anna(attirandola a sé e guardandola negli occhi). Ma di'bambina dalle gonne e dai capelli corti. Tu non t'accorgi che mettiin pericolo il tuo matrimonio con Fortunato? Non t'accorgi che non loami?

Rita.Non dica questo signora. Io lo amo molto. Quando è al volantelo ammiro. È il padrone della via. Talvolta perciò èun padrone anche lui come leicome il signor Giovanni e anche comeil signor Guido. Poi è un uomo serio e perciò staròbene con lui da vecchia. Mamma dice sempre che bisogna pensare alfuturo. Si può pensarci anche ridendo nevverosignora?

Anna.Si può ridere di molte cose. Ma non occorre mica che tu tiassoci a Guido per ridere. La vita è difficile per te e ancheper noi. Se tu perdi Fortunato non so come faremo. Noi abbiamo giàmesso in ordine la casa in giardino per te. Io e mio marito titeniamo cara perché hai la faccina tanto lieta e giovine. Ma èanche vero che c'importava di tenere lo chauffeur a nostradisposizione vicino in casa.

Rita.Non abbia paurasignora. Iodavverocredo che Fortunato non possapiú fare a meno di me. Da questo lato può esseretranquilla.

Anna.Tuttavia il tuo modo di parlare non mi rassicura tanto. Davvero se tiavessi sentita parlare prima non sarei stata io a dare a mio maritol'idea di quella casa in giardino. Una casa ha le fondamenta solideche non si fanno se non per famiglie solide. Nella mia giovinezza nonsi parlava certo cosí.

Rita.Lo so. Temo che quando sarò vecchia lo dirò anch'io.

Anna.Sei un'impertinente. (Squillo di campanello.)

Rita.Mi scusi signora. Non volevo dire nulla di male. Io capisco chequando si è vecchi si amerebbe che tutti vivessero da vecchi.

Anna.Guarda quanta scienza in quella testina. Certo il silenziola quieteci piace. Non la gioia sguaiatané… i dolori troppoprolungati. Eppure alla giovinezza noi pensiamo. Ecco che nella tuacasuccia abbiamo fatto una camera di piú per i bambini chepotranno giungere.

Rita.Ohbambini non ce ne sarannoalmeno tanto presto. Ecco un punto sulquale Fortunato ed io siamo ben d'accordo. Nella stanzuccia destinataai bambini metteremo un grammofono. Quello almeno grida solo quand'ècaricato.

Anna(indignata). Si può sentir di peggio? Di questo dunqueparlate voi due? Mettersi d'accordo per non aver dei bambini? Èlo stesso che mettersi d'accordo per averne. Una sconcezza. In casamia!

Rita(sconcertata). Di questo veramente si parlòlàfuori della villa. (Tre lunghi squilli di campanello.)

Anna.Mi pare che alla porta abbia suonato ripetutamente. Non c'èFortunato?

Rita(corre alla finestra). Fortunato! Ohè! Destati. Nonsenti che suona?





SCENATERZA
Fortunato dal giardinopoi Enrico Biggioni edetti



Fortunato(urla dal giardino). E se sentivi non avevi le gambe per andartu ad aprire?

Rita(indignata). Non ho alcuna intenzione di addossarmi il tuolavoro.

Fortunato.E chi ti dice che sia proprio mio quel lavoro? (Squilli delcampanello.)

Anna(corre alla finestra). E allora dovrò andar io adaprire la porta?

Rita(ch'è rimasta alla finestra). Piú prestoFortunatopiú presto. Quando l'avrai fatto studieremo di chisia il lavoro.

Anna.Vuoi tacere? Non ti vergogni? (Vuol essere arrabbiata ma ride finoa cedere.) Buona! Buonissima questa. Voglio raccontarla aGiovanni.

Rita.Dacché è tanto geloso non vuol piú lavorare perme. Ma vuole sposarmi tuttavia. Come farà se non vuolelavorare? Forse alla gelosia s'abituerà. Il signor Giovannidice che ci si abitua a tuttoanche alla vecchiaia. (Poi.) Èil signor Biggionil'amico del povero signor Valentino.

Anna.Vorrà veder Emma. Essa sta preparandosi per uscire. Vuoiavvisarla? (Rita esce a sinistra.)





SCENAQUARTA
Enrico Biggioni e Anna



Enrico.Buon giornosignora. Son passato per di quaper caso. E visto cheho da consegnare qualche cosa alla signora Emmami son permesso disalire per un momento. Ho solo un quarto d'ora di tempo e neppuretanto perché non ho la mia macchina e dovrò rientrarein città a piedi.

Anna.S'accomodi. Ho già fatto avvisare Emma. Verrà subito.

Enrico(lieto). Bella giornata quest'oggi. Io spero che la signoraEmma usciràsi prenderà qualche svago.

Anna.Svago? Usciràsíper andare dalla sarta e rientraresubito.

Enrico.Eppure farebbe bene di moversi. Perché non si accompagna alnonno e ad Umbertino nelle loro passeggiate di ogni giorno? Li vidipoco fa. Camminavano ambedue occupatissimi a correre. Li seguii perun tratto e udii Umbertino che diceva al nonno: A tenonnofa benedi camminare ed oggi camminerai sul serio. Veramente correvano. Iosalutai il bimbo che mi rispose con un cenno ma senza dir verbo. Inquanto al nonno mi guardò diffidente e si fece in parte perevitarmi. Credo non m'abbia riconosciuto. Eppure mi vede ogni giorno.

Anna.Giovanni è un po' distratto. Lo era semprecausa i moltiaffari. Adesso che non ne ha affatto gli è rimasta solo ladistrazione.





SCENAQUINTA
Rita e detti



Rita.La signora saluta il signor Biggioni e si scusa di non poterriceverlo. Ha da scrivere una lettera eppoi dovrà subitouscire. (Esce dalla porta di fondo.)

Enrico.Anche ieri ha scritto una lettera. Ne scrive una al giorno. Io volevosalutarla e darle anche le lettere di suo marito ch'essa m'avevadomandato. Gliele regalavo volentieri. Se non le vuoletanto peggio.Guardi son tutte qui quelle che ricevetti dal povero Valentino nelcorso della sua vita.

Anna(stendendo la mano). Se vuole gliele darò io.

Enrico(è in procinto di consegnare le lettere eppoi si pente).Meglio gliele consegni io stesso. Ho da spiegarle qualche cosa.Questa è la sola lettera che mi scrisse dacché s'erasposato. Sí! meglio gliele consegni io. (Siede.) Famolto caldo.

Anna.S'accomodi.

Enrico(con risoluzione improvvisa). Signora! Le ha mai dettola signora Emma ch'io vorrei sposarla?

Anna(stupita). Mai! Quella Emma! Mi parla continuamente di tantecose sgradevoli e di questo non mi disse mai verbo. E che cosa disseEmma di tale Sua proposta? (Curiosa e felice.)

Enrico.Non la sentí. Ossia dacché la sentí da altri fain modo di non sentirmi di non vedermi. Per lei io non esisto piú.(Con tristezza.) Io so ch'essa sa della mia proposta solo perquesto suo contegno. Non ebbi altre sue spiegazioni.

Anna.Peccato! Vuole che gliene parli io? Vuole cioè che mi preparia parlargliene di qui a qualche tempo quando il suo dolore si saràun po' attenuato?

Enrico(grato). Graziesignora. (Poidisperato.) Solo noncapisco proprio questocome io possa aspettare senza far nulla.Questo è il difficile. Se mi si proponesse di correre dietroal povero Valentino per tentare di raggiungerlo mi rassegnerei piúfacilmente. Ma non fare nulla! Sperare e disperare! Riconosco di avercominciato un po' troppo presto. Quando morí il poveroValentino eravamo tutti disperati… io poi… un mio amicodella prima giovinezzaquasi un fratello. E per consolare Umbertinoche vedendo piangere tutti piangeva disperatamente anche luilopresi in braccio e gli dissi: Calmatiperché se hai perdutoun padre ne hai qui pronto un altro.

Anna.Cosí subitosubitoquando il povero Valentino giaceva ancorasul suo letto mortuario?

Enrico(correggendo). No! No! Si era ritornati dal funerale. Tuttoera già finito.

Anna.Tuttavia mi pare un po' presto.

Enrico.Magari avessi aspettato fino ad ora ed ora non mi toccasse diaspettare piú oltre. Quattro mesi! Sembrano tanto brevi ora.Io però non avevo incaricato Umbertino di parlare e speravoanche non m'avrebbe inteso. Invece è tanto vivo quel fanciullolí! Bisognerà pensare sul serio di regolarlo ededucarlo. Ogni volta che mi vede mi dice: Mamma non ne vuol sapere dite.

Anna.Le da del tu?

Enrico.Di questo non ha colpa lui perché l'ho voluto io. Anzi èl'unica intimità che ottenni in quella famiglia. Ed anche diquesta il fanciullo approfitta per mandarmi meglio a quel paese.

Anna(pensierosa). Che peccato ch'Ella non si sia confidato primain me. Avrei saputo dirigerla tanto meglio!

Enrico.Ohl'avessi saputo! (Baciandole la mano.) Tanto volentieri misarei confidato in Leimamma.

Anna(sorridendo). Adagioadagio! (Poi.) Che il miointervento non arrivi troppo tardo? Io conosco Emma. Buonabuonamaostinata come una porta di ferro arrugginita. Non si passa se non sisa.

Enrico.Ma Lei sasignora. Per tutti c'è rimedio meno per il poveroValentino che giace irrigidito laggiú a Sant'Anna. Io dissi adUmbertino solo che m'offrivo di diventare suo padre… èperò vero che la signora Emma può aver inteso per qualevia io volessi arrivare a tale paternità. Si potrebbe ancheasserire che Umbertinopovero innocentem'abbia frainteso e chesoltanto oradopo quattro mesi interi io sia arrivato all'idea disposare la signora Emma. Che gliene pare?

Anna.Dato il suo stato neppure questo ad Emma sembrerebbe il momento digradire la Sua corte.

Enrico.Ma almeno la mia precipitazione le sembrerà meno grande. E aLei posso dirlo che veramente non mi si può assolutamenterimproverare una precipitazione. Son passati dieci anni dacchéil povero Valentino mi presentò la sua fidanzata. Iovedendolanon pensai nulla di maleglielo giuro. Pensai: Guardaguardaun altro che osa di sposarsi. Un grande coraggio: io avevoallora 28 anni e non ci avevo mai pensato ad avere un coraggiosimile. Lavoravo intensamenteogni giorno e vivevo nella gioia diveder progredire ogni giorno il mio commercio. Certo ci sono statedelle donne nella mia vita ma sempre per istanti. Alla largaera ilmio motto per esse. Quelle donne di cui l'occupazione principale èdi fare delle spese. Valentino invece aveva osato. Io studiai il suoamorelo studiai troppo. M'accorsi che anche la signora Emma avevail bisogno di fare delle spese e… non m'importò.

Anna.Ma lei dice delle cose impossibili. Lei dunque si sarebbe innamoratodi Emma subito quando divenne la moglie di Valentino?

Enrico.Se Lei ha da aiutarmideve pur sapere tutto. Non subitonon subitoma prima che si sposasse. Dapprima io credetti mio dovere d'impedirea Valentino il matrimonio. Non vedi com'è vana e leggeraquella donna? Ti rovinerà. E quando m'accorsi ch'egli stavaper sposare la donna che io avevo prescelto che insomma era la veramoglie miaebbi facile il compito di continuar a parlare come avevoparlato sino ad allora. Non sarebbe stato meglio di non aver daaspettare la morte di Valentino? Non vedi gli dicevo com'essas'adornadalla testa ricciuta ai piedicioè ai piedini? Unavanerella che ti rovinerà. Poi venne il matrimonio con metestimonio. Ed è vero che quando essi si misero a fare quelfigliuolo io ero già innamorato. E son dieci anni!

Anna.Ma io ora intendo l'atteggiamento di Emma.

Enrico.Ioaffatto. Perché io sono sicuro ch'essa mai seppe nulla deimiei sentimenti. Tenni al fonte battesimale Umbertino e non lolasciai cadere per terra. Essa non era civettaed io poi volevosposarlanon mica sedurla. Perciò in quella casa fui semprel'amico di Valentino e null'altro. Avrebbe dovuto però finirequesta mia tortura quando Valentino elesse di morire.

Anna.Elesse? Poverino!

Enrico.Sípoverino! Io sono dispostissimo di piangere con Lei quelmio povero grande amico. Ma è mortoora. Non c'èrimedio che valga per lui. (Poi.) Io gli volli benemoltobene. Naturalmente che quando in seguito alla malattia fece quellafaccia rincagnatagli occhi cisposila mandibola cascante comequella di un ebetepensai subito: Come saprà sopportarlo lasignora Emma? Lo sopportò. Ciò aumentò la miaammirazione per lei e anche la mia rabbia e non impedí ch'eglimi facesse schifo.

Anna.Attento di non parlare cosí con Emma.

Enrico.Non occorre dirmelo. Un giorno per consolarla le dissi che per luiera meglio d'essere morto ed essere liberata cosí da quellebave che gli piovevano dalla bocca. Risultò ch'essa non leaveva mai viste. Non c'erano state. Io volevo chiamare dei testimonima essa si mise a piangere cosí che io giunsi fino adammettere di aver visto male. Essa ora pensa ch'io non sia un veroamico del povero Valentino. Ed è vero. Un amico morto non èpiú un amico. Se ben ricordo ci fu una sola eccezione a taleregola. Si ricorda Lei di quei due amici abbandonati per settimane suuna zattera in balia delle onde sull'Atlantico? Per fortuna uno diessi morí e l'altro se lo mangiò salvando la propriapelle. Quella è un'amicizia che può durare oltre latomba se di tomba si può parlare.

Anna(rabbrividendo). Non mi dica di coteste cose. Io che non possosentir dire che si possono mangiare gli uccelletti.

Enrico(stupito). Perché non si possono?

Anna.Lasciamo stare. Ella non m'intenderebbe. Restiamo all'argomentonostro. Dalla morte di Valentino sono trascorsi solo quattro mesi epresso tutte le persone civili il lutto deve durare almeno un anno.

Enrico.Si può sposarsi anche in lutto. Per la cerimonia che mirenderebbe congiunto del povero Valentino lo indosserei anch'io.

Anna.Vuole lasciarsi guidare da me? Può fidarsi perché èproprio vero che noi andiamo d'accordo in tutti i nostri desiderii.Non nel modo di esprimerciquesto poi no. Io ho amato quel miopovero figliuoloValentinoe voglio onorarne sempre la memoria. Ècerto però che non sono d'accordo neppure con la mia figliuolae che vorrei ch'essa sapesse adattarsi a quello ch'èirreparabile. Con quel suo grande dolore essa certo danneggia ilricordo del povero morto. Ecco che io che tanto l'amavo sono seccatadi sentirmelo ricordare continuamente.

Enrico.È quello che dico anch'io. Non dico altro. I morti che putononon appartengono nelle case fatte per i vivi.

Anna.Ma non occorre neppur parlare cosí. Non si dice mai dei nostripoveri morti che puzzino.

Enrico.Non è mica colpa loro. È un destino e toccheràdomani a me come toccò ieri a loro.

Anna(spazientita). Ma Lei che cosa vuole? Ama di dire certe cose oottenere certe altre? Dio mio! Arriva ad inquietare me e simeraviglia di aver destato il ribrezzo di Emma? Vuole ascoltarmi?Vuole seguire il mio consiglio?

Enrico.Ma io non domando di meglio.

Anna.Intanto abolisca le parole. Non ce n'è di bisogno… perora. Non nomini mai Valentino. Faccia come se non fosse esistito mai.

Enrico.Questo posso fare molto facilmente. Non esiste piú questo ècerto.

Anna.Non lo nomini. A Lei basta di nominarlo per rivelare come lo odii.

Enrico.Questo poi non è vero. Lei mi ha fraintesodel tuttofrainteso. Io fui il suo fedele amico.

Anna(con ribrezzo). Non dica neppure cosí e neppure quand'èsolo con me perché io non so starla a sentire. (Enrico èstupito ed essa continua.) Lasci parlare me. Se Lei crede diottenere il consenso di Emma prima che trascorra l'anno di luttosbaglia. Se lo cavi dalla testa.

Enrico(abbattuto). E questi hanno da essere i consigli di chi sidice mia amicamia alleata. Che bisogno ho io dei Suoi consigli sequesti non hanno da giovarmi ad altro che a indurmi a rassegnarmi almalanno che mi tocca?

Anna(stupita). Dico che bisogna aspettare solo altri otto mesi.

Enrico.Sarebbero pochi se non fossi esausto dall'averne aspettati già128. Perché ho da aspettarne ora altri otto?

Anna.E di chi è la colpa?

Enrico.Io dico… (Con voce forte).

Anna(veemente). Tacciataccia. Se Lei arriva a dirmi che la colpaè di Valentino che avrebbe dovuto morire primaallora sirivolga ad altri per aiuto perché io non voglio piúparlare con Lei.

Enrico.Io non volevo dire questo. Sarebbe stata una constatazione del fattosenz'alcun malanimo da parte mia. Evidentemente il povero Valentinonon ha alcuna colpa né di essere morto né di non esseremorto prima.

Anna.Ma non lo dicanon lo dica cosí.

Enrico.Ma io non volevo dir nulla. Io volevo solo dirle ch'io m'innamorai a28 anniche ora ne ho 38 e varii mesi e che se aspetto il tempo cheLei dice io ne avrò 40. Ricordi anche che fra' giovini siasserisce che occorre un solo anno quando si giunse ai 40 perarrivare ai 60. Non arriverà troppo tardi il compimento delmio desiderio? E se il mio amore nel frattempo morisseche me nefarei io quaggiú?

Anna.Rassegnarsi… Morí anche il povero Valentino…

Enrico.Vede che ne parla anche Lei per riderne?

Anna(protesta altamente). No! No! Lo giuro. Io ridere dei miopovero defunto figliuolo? Ohma Lei è una persona con laquale non si deve parlare. Cerca di ferire. Lei non vuole altro. Leivuol fare del male. Io non merito questo. Nello stesso momento in cuitentavo di darle un aiuto…

Enrico(un po' spaventato). Sia sicura signora che io mai Leattribuii l'intenzione di ridere del povero Valentino. Feci male maio credetti Ella volesse ridere della morte in genere. Sarebbe questauna cosa ch'io so Ella neppure farebbe. Insomma sbagliai… Miperdoni.

Anna.Io non risi della morte. Ridere io della cosa piú orrenda checi sia e che perciò è sacra? Dissi soltanto che se ilSuo amore morirà sarà una morte di piú. Unadisgrazia che tocca ad esseri piú reali di quello ch'èil Suo amoreuna disgrazia che piomba sulla terra ogni giornotantetante volte ogni giorno.

Enrico.Ho avuto torto. Mi perdoni. Io - anche qui forse ho torto - ridotalvolta della morte perché mi pare che a questo mondo cisieno delle disgrazie piú forti. Lei che ha tanta compassioneper i mortine abbia anche per me che so invidiare ai morti la loroquiete. Mi perdoni!

Anna.EbbeneLe perdono. Ma ora m'ascolti: Che Lei voglia o nonon c'èaltra via per Lei ora che di un grande riserbo. Tenti di fardimenticare le parole dette in un istante di leggerezza.

Enrico(amaramente). Di leggerezza? Quello era l'istante che potevaessere il piú importante della mia vita. Pensi che se inquell'istante il figlio del povero Valentino mi avesse accettatoquale padre e la moglie sua quale maritoquello sarebbe statol'istante in cui tutti avrebbero offerto il massimo omaggio allamemoria del poverocompianto defunto.

Anna(seccata). Ma lo lasci in pace e lasci che io finisca. Ilriserbo non ha da equivalere ad una rinunzia. Venga di tempo in tempoin questa casa senza mai dire quale scopo ve la conduca. Venga atrovare i congiunti del Suo povero amico ma senza mai nominarlo vistoche Lei non sa nominarlo come dovrebbe. E cerchi di diventare amicodi tutti. Faccia qualche sforzo. Emma - per quanto non sembri - èattaccatissima a me e a mio marito. Quando saremo morti ècerto che ci piangerà - poverina - come ora piange il marito.La mia amicizia Gliela dono per quanto Ella non la meriti. In quantoa mio marito è facile conquistarne l'amicizia.

Enrico.Facile? È invece impossibile. Se dacché vengo qui nonfaccio altro che fargli la corte. Di me non si accorse. Non saneppure dire il mio nome. Passo il mio tempo a suggerirglielo.

Anna.Questa è un'avventura come gli tocca talvolta coi nomi con lecifre e anche coi luoghi. Sbagliò la prima volta chiamandolaBaglioni. Fu corretto e da allora quando ha da dire Biggioni esita.Ma quale importanza può avere ciò?

Enrico.A me sembra ne abbia. Perché quando il vecchio signore esitafinisce coll'avercela con me. Si fa furibondo. E ieriper designarmidisse: Quel coso lí. Ciò non è molto gentile.

Anna.E che importanza può aver questo? Ella non ha mica da sposaremio marito.

Enrico.Ma Lei dice che per sposarmi ho bisogno del suo appoggio ed io Leracconto che tale appoggio non avrò giammai. È come colpiccolo Umbertino che non accetta neppure i giocattoli che gli porto.Insomma la famiglia Sua per me si compendia in Emma che non mi vuolenel suo capo che non mi vede e in Umbertino che non solo mi vede mam'indovina. Sto fresco io. E non ho da invidiare Valentino che ditutte sí meste cose si liberò?

Anna.Ma mio marito non è mica imbecillito.

Enrico(stupito). Ehno! (Poi.) Non è affattoimbecillito. Può immaginare ch'io dica una cosa simile? Solomi è difficile di conquistarmi la sua amicizia. Se giàtentai. Lui lavorò fino a dieci anni or sono in tessuti ed ioper conoscere l'articolo di cui dovevo parlare per destare la suaattenzionefeci un affare in tessutiper vedere l'articolopersaperne dire. Perdetti una quantità di denari.

Anna(dottrinale). È un articolo molto difficile. Bisognaconoscerlo.

Enrico.Ora lo conosco anch'io abbastanza per evitarlo. Tutto contento corroda lui. Avrebbe anche lui potuto dirmi quello che disse leidarmidella bestia e vantarsi della sua abilitàlui che coi tessutifece tanti denari. Si sarebbe divenuti amici. Poter daredell'imbecille a qualcuno lo rende molto caro. Ma niente affatto.M'indusse a suggerirgli il mio nome che cercò di mandare amemoria. Poi mi raccontò ch'egli non aveva addosso un solopezzo di vestiario che non fosse di lana e che cosí si sentivabene. Abbandonai il mio affare per unirmi a lui e gli dissi che loringraziavo del suo consiglio e che lo avrei imitato. Parve seccato!Parve proprio rimpiangesse di avermi dato un consiglio che avrebbepotuto allungare la mia vita.

Anna.Ma mio marito è buonointimamente buono e Lei non lo hainteso. Certo! Settantaquattro anni sono molti. Non può micaessere vivace come Umbertino.

Enrico.Se lo fosse io non ci guadagnerei molto.

Anna.Ma Lei parla della nostra famiglia come se fosse composta dimostricciattoli. Abbandoni il Suo progetto e non tenti di unirsi anoi.

Enrico.Sto dunque per perdere l'unica amica che potevo conquistarmi?

Anna.Nose Lei sta un po' piú attento alla Sua lingua che taglia eabbrucia. Io ho il piú vivo desiderio di aiutarladiguidarla. Non desidero altro. Ma non posso star a sentire certe cose.Me lo creda! A 74 anni neppure Lei sarà piú accorto dimio marito. Già adesso non vede esattamente le cose.

Enrico.Volevo solo dirle che quegli otto mesi…

Anna.Ho capitoho capitoson troppo lunghi.

Enrico.Nonoson troppo corti per arrivar a conquistare l'amicizia delvecchio signore. Son moltomolto lunghima non bastano.

Anna.E allora lasci stare.

Enrico.Se dipendesse da me. Doveva darmi questo consiglio dieci anni orsono. Adesso m'arriva come a quel disgraziato che si gettò dalquarto piano e nel suo vologiunto al secondosi sente gridare:Fermatinon vedi che fra poco ti sfracellerai? O di uno che ha giàcomperato dei tessutio di un altro come il povero Valentino che hagià pigliata la malattia…

Anna.Vedrà che anche gli otto mesi passeranno presto e che tuttaviabasteranno. Se mio marito vuole bene a tutti. Anche a quel suo nipotech'è molto interessante ma che gli costa tanti denari. Aproposito. Io direi che Lei cerchi l'amicizia di tuttianche diGuido.

Enrico.Quello lí è almeno facile. Già mi dimostra dellasimpatia. Fingo ad ogni tratto di sentirmi male e gli domando deiconsigli.

Anna.Ma non bisogna fidarsi. È appena studente in medicina.

Enrico.Non abbia paura. Arrivò a prescrivere qualche cosa al poveroValentino?

Anna.Nono. Ha pochi mesi d'Università. È giàqualche cosa per Lei di avere la mia amicizia e quella di Guido.Guido poi potrà servirla magnificamente. È furboriccodi risorse. E soprattutto abbia pazienza. Non tema di divenire troppovecchio per il matrimonio. Guardi me e mio marito. Questi ultiminostri anni sarebbero stati i piú felici della nostra vita senon ci fosse stata la disgrazia di questa nostra bambina cioèdel suo marito. Lui attende alle sue cure ed io l'aiuto in tuttequelle pratiche. Perciò mi è molto attaccato. Èvero che amerebbe io non m'occupassi tanto delle mie bestie. Èuna piccola nube ma senza importanza perché egli finisce collasciarmi fare quello che voglio. E si va avanti quieti uno accantoall'altro come fummo posti 40 anni or sono allo stesso posto.

Enrico.Ma passarono per tutt'altre avventure… furono messi insieme pertutt'altro scopo. Io dovrò invece di qui a otto mesi mettermiaccanto a mia mogliesubito per farmi curare da lei se lo vorràe assisterla nelle sue cure per le bestie.

Anna.Ehvia. Sono pochi anni soltanto ch'io mi dedico tanto alle bestie.Dacché mia figlia si sposò.

Enrico.Voi vecchi siete piú solidi di noi giovini. Sembratutt'un'altra razza. Io m'aspetto la vecchiaia a ogni settimana chepassa. Ho 40 anni…

Anna.Dieci minuti fa erano 38.

Enrico.E siano 38. Ma mi viene impostoper sposarminon di fare la corte amia mogliema intanto a tutte le persone che la circondanopadremadrefigliocugino…

Anna.La madre è già conquistata.

Enrico.Grazie! E spero per sempre. Noi due abbiamo tanti punti di contatto.Anche le bestie. Io le amo tuttemeno i gatti che non possosoffrire.

Anna.Povera bestia! La creatura piú calunniata di questo mondo.Cercherò di convertirla anche su questo punto.

Enrico.Gliene sarò tanto riconoscente. (Dopo una pausa.) Equando ritorna il signor Giovanni perché io possa cominciare afargli la corte?

Anna(ridendo). Sarà qui fra poco. Ma non si mova come seandasse all'assalto. Può spaventarlo. Con Giovanni bisognausare un po' di riguardo. Lui è alquanto lento.

Enrico.Lo solo so. Ma però se con lui non procedo con un po' divigore non si accorgerà neppure di me. Io penso intanto diattaccare su quella parete un affisso col mio nome in letterecubitali. Quando esita faccio un solo gesto e continuo il discorso.

Anna.Cessi di deridere mio marito. Non è lui che non intende Lei; èLei che non intende lui. Lui è piú fine di Lei. Leicrede di poterlo deridere senza che lui se ne accorga. Invece aquest'ora egli ha inteso la Sua antipatia e la ricambia di cuore. Oh!mio marito è stato sempre considerato e anche temuto quale unapersona accorta. Se Lei si fosse tratto l'insegnamento che avrebbedovuto da quel magnifico risultato ch'Ella ottenne con quel Suoaffare nei tessuti adesso starebbe meglio con mio marito. Ricordandoquello ch'egli fu in quel commercio avrebbe dovuto ammirarlo. Questoegli avrebbe sentito e le vostre relazioni sarebbero state diverse.

Enrico.Io non credo di avergli mai mancato di rispetto. Non può averindovinato niente.

Anna.Ella non lo conosce. Parla pocosi esprime con qualche impaccio maintende e anche indovina tutto. Ohse indovina tutto.

Enrico.Avrebbe allora anche indovinato il mio desiderio di volergli bene edi conquistarmi la sua benevolenza.
Anna. Questo eraquello ch'Ella voleva fargli crederema egli vede le cose fino infondo. Lo so io come le indovina.




SCENASESTA
Il dottor Raullivecchiovivosicurotropposicuro; Guido Calacci e detti



Guido.Buon giornozia. A che ora ritorna a casa lo zio?

Anna(levandosi con grande rispetto). Il dottor Raulli! Che peccatoch'Ella si disturbò inutilmente. Giovanni non è incasa.

Raulli.E non m'è possibile di aspettarlo perché devo correrevia subito. Ma insomma posso parlare anche con Lei. (Seccatoguarda Enrico.)

Anna(presentando). Il signor Enrico Biggioniun amico difamiglia. (Guido gli stringe la mano.)

Raulli(stringe la mano ad Enrico). Piacere! E allora posso parlareanche dinanzi al signore. Già non ha infine da essere unsegreto. Io sono venuto solo per avvisare il signor Chierici ch'ioassolutamente m'oppongo che gli venga praticata la operazione delringiovanimento. A me basta questo. State un po' lontani voialtri e ame è difficile di ritornare qui. Mi basta che il signorChierici sia avvisato di questo. (Scandendo le sillabe.) Iosono assolutamente contrario a quell'operazione. Quel Giannottini ècapitato qui ad agitare tutti i vecchi di Trieste. E invece che darloro la giovinezza procura a se stesso una giovinezza… agiata.

Anna.Io ne ho sentito parlarema non sapevo che si trattasse proprio diGiovanni. (A Guido.) Davvero si trattava di far operareGiovanni?

Guido.Sízia. Se ne parlò anche in Sua presenza.

Raulli.Questo giovinotto è un bravo ragazzo. Della medicina haintanto l'intraprendenza. È già qualche cosaèmoltoma non basta. Quando sapràquando conoscerà ilcorpo umano e i suoi segretil'intraprendenza non gli staràmale. Ma intanto è un pericolo. È come… ècome se un treno corresse sulla via senz'avere le rotaie.

Guido.Ma iosignor primarionon applico mica le idee mie. Adottai le ideedel signor Giannottiniun dottore abbastanza vecchio.

Raulli.Ha 35 anni. Che aspetti di giudicare dell'operazione quando ne avràbisogno lui stesso. Che cosa è un medico a 35 anni? Puòcurare le malattie che furono studiate e curate prima del suoavvento. Ma che per l'amor del cielo non venga ad innovare e adinventare. Occorrono i capelli bianchi solo per saper giudicaredell'idea di un altro. A quell'età si vive e si scrive solosotto dettatura. In quanto a Lei aspetti di aver laurea eppoi parli.Verrà anche per Lei il momento di disporre liberamente deicorpi di chi vorrà affidarglieli. Sarà - nel primotempo - un disastro per questa povera città.

Guido.Via. signor primariola città passerà la stessaavventura che le toccò quando Ella aperse la Sua ambulanza. Èabituata a tali disastri.

Raulli.Mi lasci parlare. Io non ci pensai allora di consigliare delleriforme. Lasciai le cose come le trovai. E Lei capirà quando…sí quando avrà visti un maggior numero di uomini nudicome quel dottor Giannottini sia uno sventato… sí…un delinquente. Fa una cosa cosí… taglia… sperandoaspettandocredendo. Dove sono i casi registrati? Mi facciano vederei ringiovaniti.

Guido.Ce ne sonosignor primarioce ne sono. In altre città. Irisultati sono documentati.

Raulli.Mi pare sopratutto per prove fatte sui topi. Io non seguii tantefantasticherie. Io mi fermai ad un documento molto pubblicoevidentemente accertato. Un presidente ottantenne dell'AccademiaFrancese delle Scienze si proclamò convinto dell'efficaciadelle pratiche ringiovanitrici. Ebbene! L'Accademia nella prima suatornata dichiarò che da allora non poteva essere suopresidente chi avesse sorpassato i 60 anni. È il solo processodi ringiovanimento in cui credo. Capiscegiovinotto?

Guido.Se m'è già permesso di capire.

Raulli.Mi lasci parlare. E se l'operazione avesse un'efficacia? Se cioèavesse l'efficacia di accelerare la vita e di abbreviarla? Il signorChierici ha certo il desiderio di continuare la vita sua come l'haoracioè digerendovedendoascoltandoparlandovivendoinsommaun po' meno intensamente degli altri ma non avendo incomplesso alcun altro disturbo che di guardarsi e seguire qualchecura. Perché volete ammazzarlo?

Anna.Dio mio! Ma Giovanni non ha mai pensato seriamente a tale operazione.

Raulli.Ci ha pensatoci ha pensatosignora. O meglio ci ha pensato questoSuo nipoteil futuro Esculapio. Guardarsi da chi di medicina sa soloun poco. È piú dotto chi non ne sa niente.

Guido.Ma signor primario. Se non avessero potuto parlare tutti quei mediciche ci precedettero e che certamente non sapevano nulla delle grandiscoperte dei nostri tempiquanto silenzio ci sarebbe stato neisecoli passati. Una bella noia!

Raulli.Non è la stessa cosa. Ellagiovinottonon sa quello che sidica. Esculapio sapeva tutta la medicina del suo tempo. Sapeva tuttoquello che a quell'epoca si poteva sapere. (Scandendo le sillabe.)Sapevadico. Neppure lui non si sarebbe messo ad agire su un corpoumano per fare degli esperimenti.

Guido.Ma gli esperimenti di ringiovanimento si sono fatti. E a quest'ora sisono fatti anche sul corpo umano. Se si dovesse procedere come diceLeisignor primarionon si potrebbe mai arrivare ad unaconclusione.

Raulli.Lasci che le cose si maturinolasci che vediamo e che sentiamo. Nonammazziamo la gente che quando non si può fare altrimenti.

Guido.Non si può mai fare altrimenti. Perché èevidente che le cose stanno cosí: Io che ho appena iniziati imiei studii mi trovo nell'ignoranza. Ma LeiprofessoreLei che satutto quello che ora si sacertamente si trova nell'errore. Bastaaprire un libro di storia per accertarsene. E perciò se siaspettasse di ammazzare la gente quando tutto fosse noto non siammazzerebbe piú. Come andrebbe allora il mondo?

Anna.Come parli bene!

Raulli(dopo un momento di esitazione). Síbenissimo.(Poi sicuro.) Ma sbaglia. Io sono sicurissimo che sbaglia. Seavesse parlato cosí una trentina d'anni or sono quando lamedicina stava nascendopotrei essere d'accordo con lui. Ma ora…ora sbaglia. È questo! Non conoscendo tutta la medicinanonl'ama abbastanza. È un giovine che ha dello spiritocostui.Sbaglia solo per ignoranza.

Anna(ammirando). Ma è un giovine di spirito!

Raulli.Peccato che in medicina per lo spirito non ci sia posto. Loimpieghiamo solo per conservarci delle parti anatomiche. Ahahah!(Ride.)

Guido(ride con sforzo). Buonissima.

Raulli.E a me lo spirito non piace. Per me vale la legge americana.Proibizionismo. (Ride di nuovo soddisfatto.)

Guido(ride). Anche questa è buonissima.

Raulli.Io credo poi che l'operazione del ringiovanimento non possa esserealtro che un atto di spirito. Ah! Ah! Ah!

Guido(tenta di riderema non gli riesce).

Raulli.Un atto di spirito soggetto a dazio altissimo. (Ride lungamente.)

Guido(c.s.).

Raulli.Solo che qui quelli che avrebbero dovuto essere i doganieri simettono a praticare il contrabbando. (Ridendo.) Comprendequello che voglio dire?

Guido(c.s.). Sísí.

Raulli.E c'è anche da dire che il dazio non è pagato da chi lobeve lo spirito. Ah! Ah! Tutt'altro. È come se uno avesse ilgusto di bere lo spirito e all'altro toccasse il danno diubbriacarsene.

Guido.Non si crederebbe che Lei abbia odio per lo spirito.

Raulli.Lo abbomino e mi vergogno di averne. Sia tanto buono! Dimentichi chene ho fatto. In compenso io dimenticherò che Ella in Sua vitapatrocinò l'operazione del ringiovanimento e quando di qui a10 anni La vedrò lavorare a me da canto giurerò: Ildottor Calacci giammai si lasciò prendere ad una ciarlataneriasimile. (Poi.) Allorasignoram'affido in Lei. Dica alsignor Giovanni tutto quello che Le ho detto.

Anna(spaventata). Tutto?

Raulli.Insomma che non voglio si lasci toccare. E se si operasi cerchi unaltro medico. Io non voglio curare che dei corpi umani che conoscoalterati dalle malattie che pure conosco. Se furono alterati percapricciovadano a farsi curare a Norimberga dai fabbricanti digiocattoli. Buon giornosignora. E del resto come va il signorGiovanni? Sta benissimo? Non ha finito ancora quel medicinale che gliprescrissi? Certo quella confusione che gli era rimasta per lospavento provato per quel furto gli è passata?

Anna.Interamente. Mangia e dorme benissimo.

Raulli.Vede? E parlano di operazioni? Che bisogno c'è di operazioni?Per capriccio? Se un medicinale non raggiunge l'effetto io ne propinoun altro. Ma se la vostra operazione non lo raggiunge? Che resta afare? Un'altra operazione? Tagliargli il collo? E non sarebbe statopiú utile tagliarlo a voi? (Poi.) Me lo saluti tanto.Tenterò di vederlo la prossima settimana. Buon giornosignora. (Stringe la mano ad Annapoi ad Enrico.) Tantopiacere di averla conosciuta. (Cenno di saluto a Guido ed esce.)

Guido.Che turbine di uomo! Capisco che non c'è da sperare nulla.Quando lo zio conoscerà il parere del suo dottore non cipenserà neppure di lasciarsi operare.

Anna.E farà bene.

Guido.Zia mianon giudichi troppo precipitosamente. In complesso il dottorRaulli dice che l'operazione non si deve fare perché non èstata provata. Ma quando sarà provata? Lo zio ha 76 anni aquest'ora. Saprà anche lui attendere finché laoperazione sia provata?

Enrico.È evidente. A 76 anni è difficile aspettare. Ègià tanto difficile aspettare a 38! E dica: Io avevo giàsentito parlare di cotesta operazionema non ci avevo pensato tanto.Sentendosi un po' esaustoun po' vecchiosi può praticarla?

Guido.Ohsui giovini è di effetto assolutamente sicuro.

Enrico(respirando profondamente). Una prolungazione dellagioventú! Anzi due gioventú! Una si puòimpiegarla per fare i denari e l'altra per spenderli.

Anna.Ha visto che il dottor Raulli non ci crede…

Enrico.Grazie al cielo io non sono in cura al dottor Raulli. Se taleoperazione fosse efficacechi non vi si sottometterebbe? Il temponon incomberebbe in tale modo sulla gente e tutto si potrebbeaspettare con maggiore comodità.

Guido.Ma Ella non pensa mica all'operazione per Lei?

Enrico.Certamente non adesso. Ma chissà se non m'occorrerà diqui a… 8 anni o piú?

Guido.E neppure di qui ad 8 anni. A meno ch'Ella non fosse colpito dasenilità precoce ciò che non Le auguro.

Enrico(spaventato). Senilità precoce? Non si chiamava cosíla malattia del povero Valentino? Cosí che se Lei avesseconosciuta quell'operazione soli sei mesi primail povero Valentinosarebbe stato salvo?

Guido.Sarebbe stato meglio l'avessi conosciuta parecchio tempo prima.

Anna.Ma hai sentito che il dottor Raulli non ci crede affatto?

Guido.Si capisce! Altrimenti non sarebbe un medico vecchio. Se c'èstato un vecchio capitano marittimo che quando fu inventato il vaporenon ci credette e non volle ammainare le vele! Per lo zio purtropponon c'è piú da parlarne. Per lui una parola del dottorRaulli è decisiva.

Enrico.Non potrei provarmi io di convincerlo?

Guido.Crede di avere una grande influenza su lui?

Enrico.Non ancoranon ancorama col tempo chissà?

Anna.Se fossi ben convinta di fare il suo bene potrei provarmici io. Giàio di solito quando si tratta di cose serie sono capace di nonbadarci molto al medico. Quanto di quel Pagliano fu trangugiato senzache il dottor Raulli ne sappia. E in fondo in questa casa stiamotutti bene fuori che il povero Valentino cui il Pagliano non fece nébene né male. Ma qui si tratta di un'operazione. Che diamine!

Guido.Un'operazione che equivale al taglio delle unghie. Niente di piú.

Anna(pensierosa). E può fare tanto bene? Se la farebberotutti allora.

Guido.Tutti? Solo i vecchi. Io per esempio non la farei. Se ringiovaniscoun poco mi rimandano a scuola. Io che sono tanto contento d'esserearrivato finalmente all'Università ne verrei scacciato percomportamento troppo infantile.

Enrico.Per il momentosecondo mela cosa piú importante sarebbe dinon dire nulla alla signora Emma della possibilità di taleoperazione.

Guido.Perché?

Enrico.Perché ho paura ammattisca dal dolore all'apprendere che seValentino avesse pazientato un po'avrebbe potuto essere salvato.

Guido.Questo è facile finché lo zio non ci si sottopone.

Enrico.Ma anche dopo. Del resto non siamo obbligati di tenerla celata anchead un altro? Non ne avviseremo neppure il dottor Raulli. Anzi se ilsignor Giovanni ammalasse la dovremo anche celare. Con cataplasmi oche so io?

Anna.Perché Giovanni dovrebbe ammalare? In seguito all'operazione?

Guido.Io faccio le fiche. Perché va a pensare Lei alla malattia?

Enrico(disperato). Ma se non faccio altro che pensare come io possaaiutarvi prevedendo tutto? Non auguro la malattiaioal poverovecchio signore. Ma si sa che i giovani - e lui ad operazione fattasarebbe giovine - sono piú facilmente soggetti a malattie. Haavuto la scarlattina?

Guido.Si ringiovanisce solo del 20%. Perciò lo zio avrebbe adoperazione riuscita 59 anni suonati.

Enrico(pensieroso). Ed un uomo di 40 ne avrebbe 32. Non c'èmale.

Guido.Ecco (levando una carta dalla tasca): Io ho qui la prova cheper lo zio l'operazione arriva in buon punto. Per mio suggerimento esuo incarico gli feci fare l'analisi. Guardi quizia. Tutto normale.

Anna(inforcando gli occhiali). Io già non ci capiròniente.

Guido.Anzi zia. Per compiacermi si espressero cristianamente. Tre voltenormale. L'analisi costerebbe a qualunque 50 lire mentre a me lafanno per 25. Perciò lo zio ne dà l'incarico a me.

Anna.E tu veramente troveresti che il beneficio spetterebbe a te?

Guido.Nozia. Io trovo il mio premio già nel risultatodell'analisi. Assolutamente mi bastano le 25 lire.

Anna(traendo dal tavolino un portamonete ne leva il denaro e glielodà). Sei un buon ragazzotu.

Guido.Purtroppo questo è denaro sprecato. L'analisi era stata fattaper vedere se si poteva procedere all'operazione con piena sicurezza.Adesso che la sicurezza l'abbiamo ecco che l'operazione non si fa.Peccato.

Anna(scossa). Veramente peccato. Io naturalmente dirò aGiovanni tutto quello che disse il dottore. È mio dovere. Poiresta a lui da decidere.

Enrico.E non si potrebbe mandar via il dottor Raulli e assumere quale medicodi casa il dottor Giannottini?

Anna(vivamente). Questo non si può fare. Il dottor Raullici fu un grande conforto durante la malattia del povero Valentino.Era qui notte e giorno.

Enrico.Che io mi sappia non lo salvò però.

Guido.Ciò non prova nullaassolutamente nulla. Guai se si dovesseaddebitare a ogni medico la morte del suo cliente. Di innocente nonci sarei che io a questo mondo. Io credo che se lo zio si decidesseper l’operazionesi potrebbe farla senza che il dottor Raulline sappia. Poi egli non se ne accorgerebbe neppure.

Anna.Ma non dovrebbe accorgersene dal suo ringiovanimento?

Guido.Gli si farebbe credere che sia l'effetto del suo ioduro. Ciògli farà piacere. Zia mia! Badi ch'è questo l'ultimomomento in cui si può sperare di ottenere per lo zio uneffetto buono. Diamine! 76 anni! Se si aspetta di piúintante parti del vecchio organismo subentrerebbe la morte fisiologica.

Anna.La morte? (Con un brivido.) Perché la morte se ha tuttonormale?

Guido.Ma non è di quella morte di cui voi sapete ch'io parlo. Inmedicina noi diciamo morte anche la paralisi. Quando voi vedete unvecchio procedere tentennante dovete figurarvi ch'è compostodi mezza vita e mezza morte. Quello ch'è vivo in lui porta aspasso quello ch'è morto. Perciò tentenna come seportasse un peso. Ora non c'è operazione che tenga che possavivificarci la parte ch'è mortamorta definitivamente.

Anna.Ma Giovanni non è tentennante.

Enrico(dubbioso dopo un'esitazione). Infatti non è…

Guido.Certofinora non lo è. Se lo fosse l'operazione potrebberendere piú viva la parte vival'altra parte non nerisentirebbe alcun vantaggio. Io cerco di spiegarvi le cose con leparole piú accessibili a voi che di medicina non sapeteproprio niente. La morte fisiologica interviene là dove illavoro è impedito dall'indebolimento: Non è minacciatodi morte l'occhio perché lavora aiutato dagli occhialinonl'orecchio perché s'aiuta con la tromba acustica… (Subitomettendosi a ridere.) Dove le macchine non aiutanonell'inerziaassoluta gli organi muoiono.

Enrico(rattristato). Síè verodove il lavoro èimpeditoc'è subito l'insidia della morte.





SCENASETTIMA
Emma e detti



Emma(è vestita a lutto pronta per uscire con abbondanza diveli. Saluta leggermente Guido ed Enrico). Papà eUmbertino non sono ancora rientrati?

Anna.Non ancora.

Emma.Mi dà un po' di pensiero. Da qualche tempo papà ètanto distratto e assorto che temo che su queste nostre terribilistrade possa toccare a lui o al bambino qualche sventura.

Anna(imbarazzata). Vorresti interdire al nonno quella passeggiatadi ogni giorno in compagnia del nipotinoquella passeggiata ch'eglidice tanto importante per lui perché se ne sente ringiovanito?

Emma(subito spazientita). Io non dico questo. Ma d'altronde sequeste passeggiate implicassero un pericolo per il fanciullo non sipotrebbe permetterle. Bisognerà che io vi prenda parte pertutelare Umbertino. So che la mia triste compagnia toglierebbequalunque gaiezza a quelle passeggiate e d'altronde l'ora mi èincomoda…

Enrico.Non potrei sostituirla iosignora? Anch'io uso di camminare al soleprima della colazione e mi sarebbe un piacere grande di passare ilmio tempo con quel caro ragazzo e anche col suo nonno che io amo evenero.

Emma.Non vorrei disturbarla.

Enrico.Non è un disturbo. Glielo domando quale un favore.

Emma.Non sta in me di accordarglielo. Parli con papà. Io non dubitoche sarà molto lieto di avere la Sua compagnia.

Enrico.E non potrebbe dirgli che a quell'età non si deve star solicon un fanciullo sulle nostre vie e che Lei esige ch'io liaccompagni?

Anna.Non ci mancherebbe altro!

Emma.Sente? Sarebbe una bella offesa per il mio povero papa. Dovròinvece fingere ogni giorno di essere presa dal desiderio di uscireproprio a quell'ora e di approfittare della sua compagnia per farequattro passi. Forse allora mi sopporterà e neppure con grandepiacere perché egli è superbo che il fanciullo siaaffidato a lui solo e a lui solo possa dirigere la parola. Quand'ècon altri si capisce che Umbertino per quanto ami il nonno si dirigacon maggior piacere a chi piú facilmente lo intende.

Enrico.E non potrei trovarmi io qui come per caso e esclamare al momentogiusto: Non mi fareste il piacere di condurmi con voi? Umbertino nonmi vuole male se anche non mi ama troppo.

Emma(esitante e seccata). Mi pare difficile.

Enrico(avvilito). Se non si può allora passeggerò solocome è il mio destino dacché ho perduto il mio poveroamico Valentino.

Emma.Mio marito non usciva quasi mai con Lei.

Enrico.Prima di sposarsi ogni giorno.

Emma.Cosí che Lei perdette l'amico quando egli si sposò?

Enrico.Tutt'altro anzi. Quando lo rividi tanto felice a Lei da canto e mi fupermesso di passare qualche serata nella Loro intimità ioritrovai il mio antico amico intero anzi aumentato perché iovolli bene a lui alla sua casa… sí… alla sua casa.Me lo credala sua morte fu per me una grande perdita. Quelle seratein casa sua erano motto importanti nella mia vita solitaria.

Emma.È che la casa andò distrutta con lui. Non c'èpiú.

Enrico.Lo solo so. Non me ne lagno mica. Non vorrei farlo accanto a Leiche perdette tantoche perdette tutto o quasi. Quell'uomo bravobuono e bello! M'è di conforto di pensare a lui e vengo spessoqui per ricordarlo meglio. Ne ho parlato finora con la signora Anna efu un vero conforto.

Anna.Quest’è vero. Parla sempre del povero Valentino.

Emma(molto riservata). Grazie. (Poi.) Io alloravadomamma. Non so perché ma mi sento un poco inquieta. Quel babbomi pare da qualche giorno addirittura trasognato. La settimana scorsasi lasciò portar via l'orologio e non se ne accorse che quandogiunse a casa.

Guido.Ciò non prova molto. I ladri a Trieste sono tanto evoluti chesarebbero capaci di strappare dal collo la testa piú accortasenza che il proprietario se ne accorga. Non lo fanno solo perchénon saprebbero che farsene di una testa di piú. Ognuno credeche la propria basti alla bisogna.

Emma.Ma fu dopo il furto che il contegno del babbo non mi piacque. Mammacomperò per lui subito un altro orologioma egli volevaquelloproprio quello che gli era stato rubatoil ricordo di suosuocero e pareva ci tenesse addirittura rancore perché noneravamo capaci di procurarglielo.

Anna.Io fui invece commossa dalla venerazione per il povero babbo miocheil suo dolore rivelava.

Emma(spazientita). Non era dolore soltanto; era iraera rancoreper noi che pur non avevamo alcuna colpa. Pareva che avessimo noiincaricato il ladro del furto. Ciò dimostrava in luiun'intelligenza diminuita.

Guido.Ehgià. I vecchi son vecchi e rappresentano un danno per lafamiglia. È quello che dico io.

Emma.Io non dico questopovero babbo. Io dico solo che siamo imprudentidi affidargli il fanciullo.

Anna.Ioinvecetrovo che lui aveva ragione di averla con noi. Piccolapiccolama qualche ragione ce l'aveva. Io avevo comperato unorologio buonosolidoma che non somigliava affatto a quelloch'egli aveva smarritoil ricordo del suo suocero. Riparaiall'errore e comperai un orologio che all'altro somigliava. OraGiovanni s'è rifatto gentile e buono com'è stato sempreed anzi crede di aver ritrovato proprio l'orologio che gli fu rubato.

Emma.Ciò che proverebbe proprio la verità di quello che dicoio.

Anna.Non capisco.

Emma(spazientita). Non c'è scopo di discutere una cosasimile. (Poi.) Mamma. Io vado. Sarò di ritorno fra unamezz'ora. (Saluta leggermente gli altri ed esce dalla porta difondo.)





SCENAOTTAVA
AnnaEnrico e Guido



Anna.Bisogna scusarla. Vive tanto nel suo dolore che perde la pazienza nonappena qualcuno non è della sua opinione.

Guido.Vedràzia. Quando lo zio sarà ringiovanitosaràmeno attaccato agli orologi. I giovani hanno tutt'altri pensieri.Veda meper esempio. Il mio orologioquello magnifico che lo zio miregalò per la prima comunionefu dapprima trasformato in uncomunissimo orologio di metallo eppoi anche questo andò arespirare l'aria alpina… al Monte di pietà.

Anna.Birichino! E cosí sei senza orologio?

Guido.Quando m'occorre di saper l'orafermo il primo passante e glieladomando. Chi non ha un orologio oggidí?

Anna.Un dottore senz'orologio! E come fai a misurare un polso?

Guido.Lo confronto col mio ch'è come un orologio.

Anna.Eppure lo zio ti passa un mensile sufficiente.

Guido.Se non ci fossero quei maledetti libri che costano tanto il mensilemi basterebbe. Ma per tenersi a giorno nella nostra scienza occorronolibririviste e giornali. È cosí ch'io riseppi delprocesso di ringiovanimento prima del Giannottini. Fui io che gliportai l'affare.

Anna.Un affare? Non dicevi ch'è un'operazione?

Guido.Sbagliaizia. È un'operazione.

Anna.E quanto ti occorrerebbe per riscattare l'orologio di metallo?

Guido.Fu impegnato per 25 lire.

Anna(prende dal portamonete le lire e gliele dà). Ecco quile lire. Non ne dirò niente a Giovanni perchés'inquieterebbe.

Guido.Graziezia.

Anna.Ma domani voglio vedere l'orologio.

Guido.Domani lo vedrà zia. Proprio quello che impegnai.

Anna.Io non lo conosco.

Guido.È un orologio come quello dei ferroviericomunissimo.

Anna.Capiscocapisco. E adesso devo andare in cucina per verificare setutto è pronto. (Congedando Enrico.) DunquesignorBiggionisiamo d'accordo. Ella farà del Suo meglio per essereabileattentocalmo.

Enrico.Farò certo del mio meglio. Ha già visto. Oggi hotentato e non sono riuscito. Ritenterò domani perchéoggi nel pomeriggio ho da fare in ufficio.

Anna.Meglio sia talvolta occupato anche altrove. Cosí i nove mesitrascorreranno piú presto.

Enrico.Nove? Ottosignoranon piú di otto.

Anna(ridendo). Scusi. Sono soltanto otto. Arrivederci. (Esce asinistra.)





SCENANONA
Guido e Enrico



Guido.Nove o otto? Non capisco nulla. Dei nove mesi so qualche cosa. Masubito poi vengono i 7 e mai gli otto! Gli otto significano disastro.

Enrico.Non si tratta di ciòpurtroppo. Le racconteròlespiegherò un'altra volta. Non è una cosa a scadenzatanto fissa. Purtroppo. Altrimenti potrei prendere un calendario eogni ventiquattr'ore potrei cancellare un giorno intero. Cosípassano i giorni e non cancello niente. (Poiintraprendente eperfettamente libero da abbattimento.) Senta signor Guido. Ellaaccetterebbe da me un donoil dono del mio orologio? È unperfetto cronometro. Io assolutamente non ne ho bisogno. (Leva daltaschino l'orologio con la catena che stacca e ripone in tasca.)A Lei gioverà meglio che a me perché non è peril polso ch'io prendo i miei clienti.

Guido(cui riesce difficile di celare la propria gioia). Ma…perché?

Enrico.Io voglio premiare come so lo studioso intraprendente che apportaalla nostra città tanti vantaggi. Lo accetti! Sia tanto buono.È un lieve compenso alle insolenze immeritate ch'Ella ebbe daquel dottor Raulli. Come ero arrabbiato! Mi bolliva il sangue.Probabilmente se la prende con Lei perché non ebbe lui perprimo la fortuna di sapere di quell'operazione. Io Le auguro ognifortuna. Possa fra breve essere questa la prima città delmondo priva di vecchi. Che città sarebbe questa!

Guido(sempre con l'orologio in mano). Ma io non posso accettare.Certo io non sono molto restio di aiutarmi con un po' di furberiaquando mi trovo in difficoltà come alla fine di ogni mesedal15 in poi. Ma si tratta di piccolezze eppoi si tratta di mieicongiunti i quali sia pure per bontà si sono addossati il miomantenimento. Io con le mie furberie non faccio altro che correggereil concetto ch'essi si sono fatti del costo della mia vita oinaltre paroledel mio valore. Piccole cose! Mi faccio pagarequest'analisi che a me non costa niente oppure il riscatto di unorologio che mai impegnai ma che subito vendetti poiché io nonsono un finanziere tanto ingenuo da mettermi in mano degli usurai delMonte di Pietà. (Sempre con l'orologio in mano.) Quiinvece si tratta di un importo alquanto grosso. Eppoi Lei non èmio congiunto. (Con risoluzione improvvisa.) Sa come facciamo?Per il momento Lei tiene l'orologioma è mio. Me lorestituirà non appena Ella diverrà mio congiunto.

Enrico.Ohcome Lei ha parlato bene. (Afferrandogli la mano estringendogliela affettuosamente.) Siamo d'accordo! L'orologiosarà Suo soltanto quando io sarò divenuto Suocongiunto. Ma intanto lo tenga Lei. È una garanziaèuna garanzia sicura che io Suo congiunto diverrò. Tenga anchela catena alle stesse condizioni. Eccola! Mi faccia il favore! Nonrifiuti. Pensi quanto bene Ella mi fece. Dalla morte del poveroValentino la vita non mi concesse una gioia simile. Ma sia buono! Nonper quest'orologio o per questa catena che non hanno alcun valoremaper rimeritarmi della sincera amicizia che Le offro m'aiutim'appoggi.

Guido(altrettanto cordiale). Ma volentieri! Con tutto il cuore. Iovoglio aiutarla. Anche per il mio affetto a quella Emma che non vuoleintendere come le sia offerta la possibilità di ricominciarela vita sotto i piú begli auspici. Terrò - lo prometto- l'orologio e la catena fino al momento delle nozze fino al momentoin cui sarò sicuro che sono proprio miei.

EnricoE subito ho bisogno del Suo aiutocioè del Suo consiglio. Damezz'oradacché si parlò di quella portentosaoperazioneio non penso ad altro. Crede Ella che sia meglio avvisaresubito la signora Emma?

Guido.Avvisarla di che?

Enrico.Di quell'operazione. Ammettiamo che senza saperne nulla essa mi sposie poi l'apprenda. Non c'è il pericolo che ricada nel suogrande dolore? Per spiegarmi meglio: Non sarebbe meglio ch'essasubito possa… smaltire il suo grande dolore per la morte delmarito e anche il rimpianto che la nuova cura non sia arrivata intempo per salvarlo piuttosto ch'essere informata piú tardi diquesta seconda sventura?

GuidoLa questione è molto importante e prima di rispondervi vorreistudiarla. Cosía prima vistaa me sembrerebbe opportuno dilasciare Emma per il momento in pace. Quando essa finalmente avessedimenticato il maritoio credo in verità che nessun fattonuovo varrebbe a ridestargliene il ricordovoglio dire il ricordo.Se apprendesse ora dell'operazione sarebbe certo un rincrudimento didolore. Ma poi? Poi direbbe: Guardaguardase l'operazione fossearrivata in tempoio ora avrei due mariti. Sarebbe unbell'imbarazzo.

Enrico(ridendo). Magari dicesse cosí. Ma chissà? Forsedirebbe invece che se l'altro fosse rimasto al suo posto essa nonavrebbe conosciuto il secondo. Questo è il pericolo.





SCENADECIMA
Anna e detti



Anna.Eccomi qui. (Urla.) Rita! Rita! Già non sente. E devepreparare la tavola. (Ad Enricoridendo.) Ho piacere dirivederla.

Enrico.Sono di un'indiscrezione imperdonabile. Ma avevo da dire qualche cosaal signor Guido.





SCENAUNDICESIMA
Rita e detti



Rita(entra affannata e correndo). Quale sventuraquale orribilecosa. (Non sa tenersi in piedi e siede.) Mi perdoni signora…(Si abbandona sullo schienale della poltronasi copre la facciacol grembiule e s'abbandona ad un pianto dirotto.) OhsignoraAnnacome faremocome farà Lei…

Anna(le mancano le forze e siede anche lei). Parlache c'è?Vuoi parlarescimunita? (Poi.) Non è forse uno scherzoquesto? (Rita non può parlare e accenna di no.)

Guido.ViaRita. Lei spaventa orribilmente la zia.

Rita(singhiozzando). C’è il nonno dabbasso… nonha la forza di salire le scale…

Anna(si leva). E perché non ha tale forza? È malato?

Rita(c.s.). È solo…

Anna(ricade). E Umbertino?

Rita.Umbertino non c'è… è mortosfracellato daun'automobile…

Enrico.Se Lei lo permetteSignoravado io a prendere il signor Giovanni.(Nessuno gli risponde ed egli esce.)

Rita.E la povera signora Emma che non lo sa.

Anna.Ma come sai tutto questo? È sicuro? L'hai visto?

Rita.È mortomortoil povero fanciullo. Lo disse il padrone. Luil'ha visto… sfracellato.

Guido(avvicinandosi alla porta di fondo per uscire). Non èpossibile.





SCENADODICESIMA
GiovanniEnrico che lo sostiene e detti



Giovanni(confusoeccitatole vesti in disordineil cappello in testafuori di posto). Lo spaventoil dolorela fuga mi ridussero inquesto stato. (Poi.) Povero il mio caro fanciullo!(Singhiozza.) E povero io stesso. Sí! Povero Chierici!Due volte dissi ad Umbertino: Tieni ferma la mia mano. E infatti luivi si afferrò anche troppo saldamente. Io gridai: Mollamolla… Non era dalla parte giusta. Ma lui non mollòfinché l'automobile non lo trasse via… per schiacciarlo.(Brivido.) E io mi salvai a malapena perché lui miteneva e mi traeva verso l'automobile. (Enrico gli leva ilcappello e cerca di rimettergli in ordine la giubba.) Ma mi lascistare! Non vede che sono occupato?

Anna.Non può essere vero! Di' la verità! Non è vero.

Giovanni(singhiozzando). Magari non lo fosse ma è veroèproprio vero. Io lo vidi andare sotto a quelle ruote di ferro.(Brivido.) Mi mancava il fiatoma pur arrivai a gridare allochauffeur: Assassino! E luiinveceindisturbatose ne andòvia mostrandomi la lingua. Sí! Fece anche questo.

Guido.E Lei non lo fece arrestare?

Giovanni.Non seppi gridare abbastanza perché mi mancò il fiatoma pur chiamai. E credo di aver anche visto nelle vicinanze un vigileche non si mosse però. E allora io vidi che ero circondatosolo da nemici e corsi via. Ero anche terrorizzato all'idea che forsemi sarebbe potuto avvenire di vedere la testa sfracellata del poverobambino. (Brivido.)

Anna.Ed oraGuidodi' tu quello che dobbiamo fare.

Guido(rattristato). È certo che il suo corpo esanime saràstato portato all'ospitale. Io ora vi andrò subito.

Anna.Nonotu non ci lascerai. Noi abbiamo qui bisogno di te. Io poiverrò con te all'ospitale. Voglio vederlo anch'io il mioangioletto.

Giovanni(terrorizzato). Vuoi vederlo?

Guido.Stia tranquilloziolo vedrò prima io e vedrò se lazia potrà vederlo. Adesso purtroppo non c'è tantapremura di vedere il povero morto quanto di assistere la povera vivaEmma. (Sconfortato.) Che colpomio Dio! Come lo sopporterà?

Giovanni(commosso). Non son morto io ch'ero là…

Guido.Capiscocapisco. (Perplesso.)

Enrico.Volete che vada io ad avvisarla?

Giovanni.Ohle saremmo tanto grati signor…

Enrico.Biggioni.

Giovanni.Biggioni. Emma - poverina - apprenderebbe tutto lontana da noi…(A Guido.) Che te ne pare?

Guido(calorosamente). Sísignor Biggionimi faccia questopiacere. Vada Lei.

Anna.È dalla sua sarta.

Enrico.In Corso. Lo solo so. Conosco la casa benché non ne ricordiil numero.

Anna.Neppure io saprei dirne il numero. (Poi.) Quale colpo! Se lemie povere gambe mi reggessero verrei anch'io con Lei. Povera la miaEmma. In pochi mesi cosí perdette il marito e il figliuolo.

Enrico(ansioso di partire). Corro e subito dopose lo voletevadoanche all'ospitale. Faccio iotutto.

Anna.Stia però attento come parla con Emma. Una parola troppoprecipitosa potrebbe ucciderla. (A Guido.) Non ti pare?

Guido(un po' importante). Stia a sentire! Le dica dapprimache il fanciullo fu gravemente ferito. Poi aumentiaumenti laferita. Arrivi a dire che gli furono sfracellate le gambe edanneggiato al petto. Arrivato cosí al pericolo di vita èfacile il passo alla morte.

Giovanni(mormora). La ruota però io credo gli passòsulla testa. Arrivai a chiudere in tempo gli occhi per non vedere unospettacolo… (Brivido.)

Anna(gridando). Ohla testina. (Poi.) Ma non deve dirlo adEmma.

Enrico.Si calmisignora. Si prepari alla rassegnazione. Bisogna che tutti -ad onta del nostro dolore - ci prepariamo a consolare la signoraEmma. IointantoLe assicuro che farò quello che posso. (Lebacia la mano e corre via.)

Anna(stupita ripete). Quello che posso? Che cosa può quelloscimunito?

Guido.È tanto buono quel poverino!

Anna.Io non possoio non voglio veder Emma prima che non si sia calmata.Ritaaccompagnami in camera mia. Non voglio esser sola.

Giovanni.Hai paura che Emma ti mangi? Dove non c'è colpa… E nonc'è stata colpa. Io avvertii subito il fanciullo del pericolo.Tieni stretta la mia manogli dissi…

Guido(sconfortato). Ed egli la tenne troppo stretta.

Giovanni.Sí! Poverapiccolasoffice manina. Mi pare di tenerla ancoranella mia.

Anna(a Guido). Tu resti con lo zio finché non viene Emma.(A Giovanni.) Povero Giovanni! Anche tu devi aver soffertoorribilmente. (Bacia Giovanni sulla guancia.)

Giovanni(commovendosi). Puoi immaginare come soffersi. Mentre venivo acasa correndo sempre pensavo: Ohperché l'automobile non haucciso me invece del povero innocente? E se il fanciullo si fossetrovato dalla parte giusta ciò sarebbe avvenuto.

Anna.Poverino! So che avresti preferito di trovarti sotto l'automobilepiuttosto che qui. Anche Emmase è ragionevolene saràconvinta. Vuoi un bicchiere di vino per rianimarti?

Giovanni(dopo una lieve esitazione). Nono. Il dottor Raullitanto mi raccomandò di astenermi dall'alcool.

Anna.Anche Emma vorrà venire con noi all'ospitale.

Giovanni.Di' a Fortunato di tener pronta l'automobile.

Anna.Sta bene. Io mi vestirò a lutto per uscire come il giornodella morte del povero Valentino. (Esce piangendo.) Ohpoveroil nostro Umbertino. Non lo vedrò mai piú.

Rita(veramente disfatta dal dolore). Sípovero padroncino.Cosí lieto e fiero e sicuro.





SCENATREDICESIMA
Giovanni e Guido



Guido.Come il dolore abbellisce le persone.

Giovanni.Parli per Anna? Un bell'abbellimento quello. Io vorrei restareeternamente brutto. (Poi.) Povera Emma! Chissà quelloche dirà di me. Eppoi ci saranno i nonnii genitori delpovero Valentino che verranno da Gorizia. Loro che sempre volevanoavere il bambino con sé. Curioso! Il fatto avvenne in unistante. Non avevo finito di dire al bimbo che si tenesse afferratoalla mia mano e lui era già morto. Un attimo! Mentre adesso:(contando sulle dita) Il dolore di Annala disperazione diEmmaeppoi l'ira dei Goriziani… li chiamiamo cosínoii genitori di Valentino. Interminabile! Per me è finita. Fareimeglio di morire. Eppoi la mia coscienza. Neppure quella mi lascia inpace. È sicuro ch'io non ebbi alcuna colpa. Ma è certoche poco primapoco prima non in quel preciso istante io ero un po'distratto. Colpa del povero fanciullo. Ci eravamo arrampicati perquel viottolo che conduce alla Maddalena; magari non l'avessimo maiabbandonato! Avremmo dovuto correre su e giú per quelviottolosu e giú per quel viottolo. Su e giú! Sarebbestato monotono ma non mi troverei ora qui in questo stato!(Trasognato.) Un viottolo benedetto su cui le automobili nonpossono passare. Ne vidi una volta una solae lentalenta come uncoccodrillo in terra. (Pausa.)

Guido.E perché era Lei distrattozio?

Giovanni.Io distratto? Ahsí. Dunque su quel viottoloin pienasolitudinec'imbattemmo in due carabinieri in alta tenuta. Ilfanciullo si fece ansioso e domandò: Sanno i carabinieri chenoi non siamo dei ladri?

Guido.Ohcaro e povero ragazzino.

Giovanni.Sípoverino. Dapprima dissi che certamente lo sapevano. Mapoi mi parve di non aver detto tutto quello che si doveva peristruire un fanciullo. Ma non era facile. È certo che icarabinieri non arrestano tutti i ladri. Arrestano solo alcuni diquelli che rubano. Gli altri e ve ne sono tanti che non rubano perchéson troppo pigri o perché hanno tanto che non trovano qualchecosa che valga il loro sforzovanno liberi anche quando si sa chesono ladri. Ma era difficile trovare le parole giuste… ed orache mi hanno portato via il fanciullo non vale la pena di cercarle.(Commosso.)

Guido.L'imprudenza fu degli altri che La lasciarono uscire alla Sua etàsolo col bambino.

Giovanni(subito arrabbiato). Questo non posso sentire. Tu dicidelle sciocchezze. Che c'entra l'età? Se ti dissi che non eroaffatto distratto. Sono forse istupidito? Tu parli cosí persedurmi a quell'operazione di cui non voglio sentire. Che c'entral'età? (Poi.) Forse in parte c'entra. Non perchéio senta peggio degli altri o vegga o pensi peggio. Ma perchéio so di un'epoca in cui le automobili non c'erano. Nella miagiovinezza ci si faceva schiacciare da un ronzino che tirava unaleggera carrozzella. La bestialità dell'uomovoglio dire delguidatoreera attenuata dalla debolezza della bestiavoglio diredel ronzino. Ma t'assicuroche ci fu della gente che moríschiacciata da quelle carrozzelle. Ma oggi se le nostre automobiliarrivassero improvvisamente fra la gente abituata ai ronzinituttaquella gente finirebbe sotto alle ruote di gomma e di ferro. Ed iosono uno di quella gente. Aspettate ancora una diecina di anni e saròanch'io piú abituato a tali diavolerie. (Poi dopo unapausa.) Solo che io non mi vi abituerò giammai. Adessopoi.





SCENAQUATTORDICESIMA
Umbertino e detti



Umbertino(dal di fuori). Nonnononno.

Giovanni.E sento continuamentenella mia delicata coscienzaecheggiare lavoce del bambino: Nonnononnoaiuto.

Guido.Ma questa non è la voce della vostra coscienzazio. Questa èproprio la voce del fanciullo.

Umbertino(entra correndo). Ma nonnoperché m'hai lasciato solo?

Giovanni(balbettando). Io?… Ti lasciai solo? (Si passa la manosulla fronte.) Dove sei stato finora?

Guido(chinandosi sul fanciullo e baciandolo). Sulla terra.Dio sia ringraziato. (Urlando.) Ziazia.

Giovanni.Non urlare. Mi fai male alle orecchie. Non vedi in che stato mitrovo? Vieni quiUmbertino. Non capisco piú niente. Haidunque finito di andar sotto all'automobile? Dammi un bacio. Madimmi. Come avvenne? E perché fuggisti?

Umbertino.Non io fuggiima l'automobile. La inseguii perché credevo tuci fossi sotto. Corsi tantosempre urlandoche l'automobile sifermò. Guardai di sotto. Tu non c'eri. Lo chauffeurtrasse tanto di lingua.

Giovanni.Villano! Ma io voglio che quell'uomo finisca in carcere. Non èpermesso. È offensivo! Correre per la città con lalingua fuori e schiacciare la gente.

Umbertino.Ma io gli feci vedere la mia. Proprio cosí. (Fa vedere lalingua.)

Guido.Ma andiamo ad avvisare la zia che qui accanto agonizza.

Giovanni.Ma aspetta un momento. (Attira a sé il fanciullo.)Dimmi la verità: Hai preso paura? Eppoi: Non è vero cheanche tu credevi ch'io sia morto? Perciò guardasti sottoall’automobile.

Umbertino.Nonononno. Solo per un istante credetti che tu fossi morto. Poipensai che per te una sola automobile non bastava. E ritornai a casatranquillo. Ho fame. Perché non siete ancora a colazione?

Giovanni.Ma tu scherzi. Te ne pregoparla seriamente. Non dubitare per lacolazione. A teoggine daranno duedieci. Ma tu fosti sottoall'automobile? Voglio dire ci fosti e sapesti evitare le ruote?

Umbertino(ridendo). Ma perché dovrei andare sottoall'automobile? Io sono saltato dall'altra parte e se tu fossirimasto al tuo posto avremmo potuto continuare la nostra passeggiata.

Giovanni.Continuare la passeggiata? In quelle circostanze. (A Guido.)Insommasi capisce. Io credevo morto lui e lui credeva morto me.

Guido.Tutto questo non ha importanza. Andiamo dalla zia. Non spaventarla. Èdi là nella sua stanza da letto. (Umberto s'avvia.)Aspetta! Come facciamo noi per non darle un colpo troppo forte? SentiUmbertino. Sai zoppicare? Falle credere che hai lesa una gamba. Cosípian pianino s'abituerà a ritrovarti sano.

Umbertino.Anche la nonna mi credeva morto? Vuoi che m'involga in un lenzuolo ele apparisca come uno spirito?

Guido.Andiamoandiamo. Non è il momento di scherzarebambino mio.(Lo prende per mano ed esce con lui a destra.)





SCENAQUINDICESIMA
Giovanni eppoi Fortunato



Giovanni(s'accinge a seguirli ma si pente e ritorna alla sua poltrona).No…

Fortunato.Padrone! Ho ancora da aspettare? Ho da fare in giardino. Adesso cheUmbertino è ritornato a casa non c'è piú bisognodi me? Giàio sapevo che non gli era avvenuto niente.

Giovanni.Come potevi saperloimbecille che non sei altro. Io che sono statopresente non lo sapevo e tu vuoi saperlo?

Fortunato.Non subitonon subito intesipadrone. Ma quando vidi che trascorsauna mezz'oranessuno accorrevanessuno telefonavacapii che nullapoteva essere successo. Se Umbertino fosse mortodopo poco mezzacittà si sarebbe riversata sulla nostra villa.

Giovanni(convinto). È vero. A questo non avevo pensato. (Conun sospiro.) Io andrò di là da Anna e a baciareancora il fanciullo.

Fortunato.E posso attendere al mio lavoro in giardino?

Giovanni(sorpreso). Ahsí. L'automobile non occorre piú.(Esce.)





SCENASEDICESIMA
Rita e Fortunato



Rita(entra saltando e ballando). Dopo un fatto simile non cidovrebbe essere altro. Si dovrebbe per restare tanto contenti nonfare piú nulla. Non lavorarenon litigare soprattutto.

Fortunato(immusonato). Intanto io devo andare a lavorare.

Rita.Vai pure. E litigare anche ti piace.

Fortunato.Litigo quando debbo. Tu dici sempre le stesse cose lunghe e finiscicon l'aver ragione. O fingi di credere d'aver ragione. Io non soripetere le stesse cose. E per essere breve finisco col non averragione.

Rita.Ma non capisci che Umbertino è ritornato a casa incolumeconla sua testina riccia intera.

Fortunato.Io ne ho piacere. L'ho visto. Solo che io non ho mai creduto cheUmbertino si sia lasciato schiacciare da una automobile. Il vecchios'arrabbiò perché glielo dissi. Altra cosa sarebbe semi si avesse detto che lui fosse andato sotto alla macchina. Ohallora senza perder tempo avrei messo subito a lutto la nostravettura.

Rita.Certo. Adesso lo vedo anch'io che Umbertino non poteva finire cosí.Ma tu lo dicesti prima al vecchio signore?

Fortunato.Prima di che?

Rita.Prima del ritorno di Umbertino.

Fortunato.Non ci pensai. Glielo dissi dopo.

Rita.Peccato. Cosí non crederanno affatto che tu l'abbia previsto.Mi dispiace perché qui tutti ti credono una grande bestia.

Fortunato.Io non cambio la mia testa con la loro. Quelle medicine che ilvecchio signore prende in luogo del vino! Le bestie della signora! Ela giovine signora con tutti quei veli!

Rita.Ma dicono che tu tosasti tutti gli alberi del giardino alla Fieschi.

Fortunato.Mi presero quale chauffeur perché mio padre era statocontadino. Ma lui conosceva altri alberi che i gelsi. Volevano chefacessi anche il servizio in casa. Io tosai cioè ribaltai latavola. Che trovino un altro che in due anni non ebbe alcun incidentecon la macchina. Qualche panna!

Rita.Innumerevoli panne!

Fortunato.Io non sono un grande meccanico. Ma anche là va meglio. Soquando devo soffiare o avvitare o svitare. L'ho detto al signorGuido: Il motore è una cosa un poco piú delicata delcorpo umano. A lui basta di prescrivere un po' di camomilla. “Stameglio?” domanda poi. Anch'io do dell'olio alla macchina. Poiritorno al volante. “Come va?” domando. Non va. Del restonon mi mandano via. Non ammazzai mai nessuno. E a quest'ora lorosanno che pericolo ci sia con la macchina. Pagano qualche multa peril passaggio a livello che c'è qui accanto e possono esserecontenti. Ma non si tratta di questoora.

Rita.Si tratta anzi solo di questo. Di nient'altrote ne prego. Anzineppure di questo. Vuoi che ti perdoni? Io ora vorrei essere in pacecon tuttianche con te. Amo tuttiioperché Umbertino s'èsalvato.

Fortunato.Tutti? Anche il signor Guidonevvero?

Rita.Sarebbe una bella villania di escluderlo. Che ti fece?

Fortunato.Io spero nulla ancora. Io so solo quello che vorrebbe farmi.





SCENADICIASSETTESIMA
Guido e detti



Guido.Anche questa è passata. (A Rita.) La zia Le fa direch'io resto a colazione. Prepari un posto di piú. (Ritaesce dopo fatto un inchino.)

Fortunato.Per me non ci sono ordini? (Corretto.)

Guido.Che io mi sappiano. Se vuole averne ne domandi là dentro.

Fortunato(imbarazzato sta per avviarsi verso l'uscita di sinistrapoi sipente). Giàse avranno bisogno di me mi chiameranno. Ioho da fare in giardino. (Esce.)

Rita(rientra con una tovaglia che stende sulla tavola).

Guido.È contenta anche LeiRita?

Rita(stendendo la tovaglia). Sono tanto contenta che mi duole dinon poter attendere alla mia gioia e dover stendere questa tovaglia.

Guido.Vuole che l'aiuti? In due il lavoro parrà a Lei meno grave e ame lietissimo.

Rita.In due e con lei la distrazione è ancora piú forte.(Esitante.) Ecco che sono lontana dalla mia gioia. Ècome se Umbertino non fosse stato mai morto né ora fosserisuscitato. (Guido tuttavia l'aiuta a stendere la tovaglia.)Grazie. (Vuole uscire.)

Guido.Aspetti un momentoRita. È tanto raro che si possa scambiareuna parola con Lei.

Rita(ridendo). E andrà sempre di peggio in peggio. Quandosarò sposata non potrò né parlare con Lei néascoltarla.

Guido.Che peccato! Proprio… dopo sposata?

Rita(ridendo). Come è sincero!

Guido.Se non ho detto nienteio. È gelosoFortunato.

Rita.Altro che. Ma a me piace quand'è geloso. Diventa piúmobilepiú vivo. Proprio il marito che può fare perme. Guardi! Guardi!





SCENADICIOTTESIMA
Fortunato e dettipoi Giovanni



Fortunato(prima si sente dalla finestra un battere di forbici grosse dagiardinopoi egli si presenta alla finestra accecato dal sole).Rita! Sei qui? Io ho da tagliare dei rami qui alla finestra.Maledetto sole! Non si vede nulla.

Giovanni(entra pensierosoassorto). Dio sa come è andata. Quelfanciullo non ricorda proprio nulla. (Fortunato scompare.) Adogni modo quello ch'è sicuro e ch'è una gran bella cosaè che il fanciullo è perfettamente incolume.Perfettamente! L'ho esaminato. (Siede nella sua poltrona.)
Durantetutta la seguente scena Rita entrerà e uscirà perpreparare la tavola.

Giovanni(dopo una pausa). E quello ch'è anche certo èche lui vide me sotto all'automobile. Non è dunque meravigliach'io abbia potuto vedere lui…

Guido.Ehgiàzionon si dia pensiero. Nella gioia di ritrovareincolume Umbertinonessuno andrà a studiare come ciòsia potuto avvenire.

Giovanni.Lo credi? (Poi.) Intanto i Goriziani non sapranno nulla dicotesta avventura. Grazie al cielo! Cosí fino a Natale non livedo. In quanto agli altri… (Poi s'agita.) Dio mio! Senon ci fosse stato quell'imbecille che ha voluto correre via peravvisare Emmaessa non avrebbe saputo niente.

Guido.Arrivata a casa l'avrebbe saputo tuttavia.

Giovanni.Questo è vero! Con tutti questi chiacchieroni. (Poi.)Ma tuttavia quel signor… come si chiama?

Guido.Chizio?

Giovanni.Quello lí ch'è sempre attaccato alla nostra porta. Cheil diavolo se lo porti.

Guido.Ah! Biggioni.

Giovanni.Sí! Biggioni. Non si potrebbe buttarlo fuori di casa nostragiacché viene a complicare ogni piú breve avvenimento?

Guido.Zio mio! Il signor Biggionilo sanno tuttivuole sposare Emma.

Giovanni.Bell'affare! Lo avrò dunque sempre fra' piedi. Sarebbe statomeglio che Valentino non fosse morto.

Guido.Questo è certoma giacché è morto èmeglio che ci sia qualcuno pronto ad occupare il suo posto.

Giovanni.Ed Emma lo vuole? Perché ci secca allora con tutto quel suolutto? Anna non ne può piú.

Guido.Emma non lo vuole. Anche questo lo sanno tutti.

Giovanni(seccato e gridando). Io sapevo di uno ch'essa non vuole. Manon sapevo che si trattasse proprio di costui. Non si può micastare attenti a quello che fanno tutti in una casa grande comequesta.

Guido.Lo solo so zio.

Giovanni.In quanto all'automobile…

Guido.Quale automobilezio?

Giovanni.Quella che schiacciò Umbertino. Mi crederanno imbecillito mapure io feci quanto seppi per veder giusto. Unica differenza fra me eil fanciullo fu che io non guardai sotto all'automobile. Mi facevaorrore il pensiero di vedere il corpo del fanciullo sfracellato.Naturalmente lo sciocco bambino guardò là sotto senzapaura. Egli si figurava che se io ci fossi stato sottola macchinasi sarebbe rovesciata. È naturale che accompagnato da un'ideatanto strana egli potesse guardare senza ribrezzo. Ma poi io miguardai d'intornoposso dirlo con tranquilla coscienzaaccuratamente. Il fanciullo non c'eraquesto è sicuro. Èvero che non guardai dietro all'automobile assassina che correva via.Ero stato offeso da quel gesto dello chauffeur. Non potevovendicarmi neppure con una parola e non amavo di vedere chi m'avevaoffeso. (Poi.) E non mi restava altro da fare che di correre acasa per essere soccorso. E corsi pieno di speranza. Invece proprio acasa trovai quella confusione che hai visto. (Scaldandosi.)Incominciò quel… quello lí che vuole sposare Emmaa portarmi su per le scale come se io non avessi saputo muovermi dasolo. A momenti mi ribaltava. Imbecille! Fu una grande confusione edio parlai confuso.

Guido.Scusateziose io parlo da medico. La confusione non è unacosa grave. Ma pure la confusione è un segno d'invecchiamento.Io scommetto che dieci o venti anni or sono la vostra confusione nonsarebbe stata tanto grande.

Giovanni.Capisco dove tendifurbacchione. Tu vuoi tagliarmi. Ma io non sononato ieri. Io sono nato 76 anni or sono.

Guido.Perciò io insisto. Non parlo con un bambino. L'uomo di 76 anniè l'uomo sperimentato per eccellenza. Perciò non puòrifiutare di ringiovanire.

Giovanni.Ma rifiuta di farsi tagliare. (Brivido.)

Guido.Un taglio che non è piú pericoloso del taglio delleunghie. Scusate zio! Lasciatemi ancora parlare come un medico. Io evoi dobbiamo essere oggettividobbiamo studiare le cose. Oltre chein casa la confusione fu anche nella vostra testa di solito tantochiaraperspicua. Come poteste vedere che proprio la testa delbambino andò schiacciata da quelle ruote immani?

Giovanni.Adesso che nessuno mi grida nelle orecchie posso dirti ch'io ora vedotutto chiaramente anche senza l'operazione. Sonocioèquasisicuro di non aver visto niente.

Guido.E allora?

Giovanni(calorosamente). Che cosa vuoi allora? (Poi.)Certamente il fanciullo fu urtato dall'automobile. È vivo epian pianino lo ricorderà. Vedrai! Coi bambini ci vuolepazienza. Non sanno subito dir tutto. Umbertinopoi. Mi dispiace didirlo. È presuntuoso. Vorrebbe provare di essere un grand'uomoche cammina sicuro per le vie e non ha paura delle automobili. Aproposito di operazioni! Può essere che i vecchi non vedanobenema è sicuro che i giovani non sanno dire quello chehanno veduto. Vogliono sempre far credere di sapere piú deivecchi. Già Umbertino è fatto cosí!

Guido.Ciò non vi avverrebbe neppure dopo l'operazione. Nonarrivereste mica all'adolescenza.

Giovanni.E se anche arrivassi all'adolescenzaio quel difetto non potreiavere. Mai! Sono modesto io (Poi.) Bisogna sapere che laconfusione cominciò già quando uscii. Quella Emma miaccoppò a forza di raccomandazioni. E quella scioccherella diRita mettendo al bambino il berretto e baciandogli la testa disseproprio le seguenti parolele ricordo come se le sentissi ora:Questa testina rotonda e ricciuta sotto ad una ruota. Ènaturale che quest'immagine non mi lasciò piú. Ericordo persino che quando il fanciullo parlò dei carabinieriio gli accarezzai la testina e pensai: Checché ne dica Ritaèintera tuttavia. (Poi.) Vedi dunque che tutto èspiegato e che per me non è ancora giunto il momento dipensare ad operazioni.





SCENADICIANNOVESIMA
Emma e detti



Emma(accorre sconvolta dalla porta di fondo). Padre mio! Questodebbo dirti: Quando si esce con un bambinosi ritorna con lui o nonsi ritorna affatto.

Guido.Ma Emma! Il bimbo è sano e salvo di là con la nonna.

Emma(urla). Dove? Dove?

Guido.Nella stanza da letto della zia.

Emma.Umberto! Umberto! (Esce correndo.)





SCENAVENTESIMA
Giovanni e Guido



Giovanni(dopo una pausa). Hai sentito? Si dovrebbe credere ch'essasarebbe stata meno disperata se avendo da perdere il bambino avesseperduto anche il padre. Era disperata piuttosto perchéritrovava il padre vivo che perché aveva perduto il bambino.

Guido.Bisogna scusarla caro zio. Pensate ch'essa credeva di aver perduto ilsuo unico figliuolo.

Giovanni.E di aver conservato il suo unico padre. (Poi.) Non c'ènessuno che intenda e scusi le cose come me. Ma è dura diesser vissuti sí a lungo per sentirsi augurare la morte dallapropria figliuola. È dura! Dopo che spesi tutta la mia vitaper la mia famiglia! Se è da poco che cessai di lavorare perloro.

Guido.Dieci annizio.

Giovanni.Insomma lavorai finché mi resse il fiato.

Guido.Ma tutti vi amanozio.

Giovanni.Sí. Ma domanda a costei quello ch'essa darebbe per riavere ilmarito vivo.

Guido.Certo darebbe molto.

Giovanni.Neppure tanto ma molto volentieri: Il padre e la madre. Non ilfigliuolo. Le rendo questa giustizia. Ci tiene solo ai giovani.

Guido.Intantocaro ziose calcolano di seppellirvi presto si sbagliano.

Giovanni.Che peccato che tu non abbia ancora finito gli studi e perciòmi sia piú difficile di crederti.

Guido.Ohzio. Non occorre mica saper tanto per trarre le conclusioni daquest'analisi. Guardi qui. (Trae l'analisi dalla tasca.) Tuttonormale. Non s'è mai visto un vecchio della vostra etàche dia un'analisi simile.

Giovanni(inforca gli occhiali). Normale… normale e anche unavoltanormale. E tu dici che ad onta ch'io nell'ultimo tempo misenta meno benesoffra di disturbi della digestionedorma menobenetutto in me sia in buone condizioni?

Guido.Normalenormalenormale. Quando s'è vecchi un certoinvecchiamento deve esserci e si manifesta con quei sintomi che voiaccusate. Ma intanto in quest'analisi avete la prova che lagiovinezza è làa vostra disposizione.

Giovanni.Con l'operazione?

Guido.Con l'operazione che altrimenti non sarebbe possibile e che solo inquesto momentocioè finché siete tutto tutto sanoioposso ancora consigliare.

Giovanni.Ti prego di non dire nulla né ad Anna né ad Emma diquest'analisi. Mi pare di aver capito che quando mi credono malato mitrattino meglio.

Guido.Non dirò a nessuno dell'analisizio. La pagai già.Perciò non se ne parlerà altro.

Giovanni.Quanto costò?

Guido.Cinquanta lire.

Giovanni(leva dal portafogli cinque carte da 10 lire). Guarda che nonsieno sei.

Guido.Guardi. Sono esattamente cinque. (Poi.) Io non parlo che perl'affetto che Le porto. Nel Suo caso l'operazione è proprioindicata.

Giovanni.Certo sarebbe una bella cosa di diventare giovine. Perché èvero che in questa epoca non è permesso di essere vecchi.

Guido.In tutte le epoche è stata una cosa alquanto seccante.

Giovanni.Niente affatto. Nella mia giovinezza solo i vecchi erano onorati. Ohlo ricordo. A me davano del puledro. Quando usavo una parola seriadicevano: Anche alla pulce prude. E quando divenni vecchio ecco chenon si rispettano piú che i giovini. Perciò ioveramente non fui rispettato mai.

Guido.Perchézio mioquesta è l'epoca dei giovini e tuttiquelli che ne hanno la possibilità devono essere giovini.

Giovanni.Intendo quello che vuoi dire: L'operazione!

Guido.Certo! Non piú debolezzenon piú inappetenzenon piúteste di bambini sotto alle ruote.

Giovanni.In quanto alle teste di bambini sotto alle ruotene vidi una sola invita mia e spero di non vederne altre. Se fosse solo per questo iocerto non mi sobbarcherei al rischio e alle spese di un'operazione.La spesa è fortissima. Guarda! (Leva di tasca un libriccinoe vi cerca una pagina.) Tu dici che l'operazione conserva il suoeffetto per dieci anni. Ebbenese cosí fossese cioèdurasse per interi dieci anni a 365 giorni da 24 orela giovinezzami costerebbe 82 centesimi e sette decimi all'ora. Se vuoi rivedereil conto?

Guido.Zio! Non ho alcun dubbio dell'esattezza dei suoi conti.

Giovanni.Ebbene! A me sembra che questa giovinezza sia un po' cara. E la spesasi fa piú grave quando pensi che quando dormo che cosa me nefaccio io della giovinezza? Potrei farne senza.

Guido.Dormirà di piúzio.

Giovanni.Tanto peggio. Aumenterà la spesa ingente per le ore di veglia.Eppoieppoi… Io ho piena fiducia in te ma tu non hai ancoracompiuto gli studii. E se invece che dieci anni la giovinezza durassesolo cinque? Ecco che perdo 50 per cento del capitale. Non soltantoquesto. Ma di qui a cinque anni dovrò rifare l'operazione espendere altrettanto. (Poi.) E dò un esempio infamiglia! Se nel frattempo voi trovate il mezzo di ringiovanire anchela donna ecco che Anna vorràvisto che mi son fatto operareiofarsi operare anche lei. Sarebbe la rovina.

Guido.Non abbia timore di questozio. La tecnica dell'operazioneescludeche si possa applicare alle donne. Del resto si capisce che poichégli studii vengono fatti dagli uominialle donne non si pensi. Didonne giovini ce ne sono anche troppe.

Giovanni(esitante). Dovresti ancora trattare col Giannottini. Le suepretese sono eccessive. Tanto piú se l'operazione non èpiú come dici tu che un taglio delle unghie.

Guido.Io nel caso Suo alla spesa proprio non ci baderei. A chi e perchévuole lasciare tanti denari?

Giovanni.Lasciare i denari? Voglio godermeli io. Come parli tu. Perchémi faccio operare? Aspettaaspetta un poco. Il dottor Raulli disseche non è escluso che l'operazione abbrevi la vita. Haistudiato questo lato della questione nei testi tu?

Guido.Bisogna essere proprio… un dotto com'è il dottor Raulliper credere una cosa simile. Dico per credere che un'operazione cheridona la giovinezza possa abbreviare la vita. Proprio mi fa ira! Nonsa trovare dei buoni argomenti e adotta il primo che gli si presentail piú strampalato di tutti. Se dopo pochi giornidall'operazione si può constatare che la pressione del sanguediminuisce! Cosí intanto si ha l'assoluta garanzia di esseresalvi dalla brutta sorpresa del colpoil colpo a secco.

Giovanni.È una bella cosa quella di essere al sicuro da una malattia.Mapurtroppoce ne sono molte di malattie a questo mondo. Ed èproprio quella la malattia che a me mai fece paura. Guarda il miocollo. Non è certo tozzo. Ha la forma classica dell'uomonormalenormale come l'analisi.

Guido.Però l'esagerata pressione del sangue provoca molte altremalattie. Congestioni ai reniai polmoni e al fegato.

Giovanni.Il dottor Raulli non è di questo parere. Egli dice che lapressione del mio sangue è conforme alla mia età. Èanch'essa normale se si tiene conto dei miei anni.

Guido.Furbo quel Raulli! Se dicesse a me che ho vent'anni che ho lapressione conforme alla mia etàio m'accontenterei. Ma sefossi giunto ai 74 anni e mi si dicesse che ho la pressione che mispetta e non meglioio mi dispererei. Mi dispererei della pressionee degli anni.

Giovanni.Come dici? Non ho inteso bene.

Guido.Glielo ripeterò zionon appena Ella avrà subital'operazione.

Giovanni.Non capisco perché mi dici cosí. (Poi.) Insommacredo d'intendere che tu escludi che l'operazione possa abbreviare lavita.

Guido.Certamente zio. E quello poi di cui sono sicuro che se anche gli anninon fossero moltiplicati dall'operazione per essa si farebbero piúintensipiú degni di essere vissuti.

Giovanni.Ma a me importa prima di tutto di viveredi vivere lungamente. PerAnna ed anche per quella sconoscente di Emma. Poi per quel bambinoche io educo e conduco ogni giorno a passeggio. Non per me perchédacché lasciai il lavoro io non mi diverto molto.

Guido.Essendo ringiovanitoElla ziopotrebbe riprendere anche il Suolavoro.

Giovanni(con vivacità). Nono! Quello è messo in modoche non c'è la possibilità di riprenderlo.

Guido.E allora lasciamo stare il lavoro. Anch'io vorrei aver messo il miolavoro in quel dato modo. Ma se Lei vuole l'operazione non badi aquello che Le dice il dottor Raulli. Incominciamo dunque con la primaoperazione: Tagliare ogni comunicazione col dottor Raulli.

Giovanni.Meno male che questa qui è un'operazione che costa poco. Madevi parlare con quel dottore… quel mago… come si chiama?

Guido.Giannottini.

Giovanni.Giannottini perché si metta una mano sulla coscienza…

Guido(fermo). Non si puòzio. Non si può aspettarsiun ribasso. Il Giannottini ha delle grandi spese. Anche la réclamegli costa molto.

Giovanni.Non capisco perché io debba pagare la réclame aldottor Giannottini. Che c'entro io? Con me la réclamenon c'entra. Iofui… reclamato da te. Ti paga a te il dottorGiannottini?

Guido.Giuro zio che a me non dà nulla.

Giovanni(pacifico). Lo sapevo. Te lo credo. Tu cui io regalo tutto peramore al mio defunto fratello non puoi voler guadagnare… sulmio… sangue. Proprio si può dire cosí. E allora lededurrà lui queste spese di réclame che non miriguardano.

Guido(pensieroso). Tenteròma ho paura…

Giovanni.E allora io non faccio adesso l'operazione. Dacché hoabbandonato gli affari ho giurato di non fare mai piú deicattivi affari. Ho tutto il giorno di tempo io e posso dunquepensarci. Tu mi spiegasti che con l'operazione si ringiovanisceesattamente del 20 per cento. Se io faccio l'operazione oggi a 74anni giorni piú giorni meno guadagno quattordici anni e mezzoprecisi. Guardaguarda. (Scartabella nel libriccino.) Eccoqui! Ho fatto una nota esatta. Di ogni anno che so ritardarel'operazione io guadagno 73 giorni finché a 100 anni arrivereiad avere il massimo rendimento con una diminuzione addirittura di 20anni completi. Guarda la tabella. Arrivo fino ai 120 anni. Mi seccaie interruppi il lavoro.

Guido(ridendo discretamente). Bella la tabella. Mi piace.

Giovanni.Puoi rivederla. È esatta. Tenni il debito conto degli annibisestili. Ed io aspetto. In complesso sto abbastanza bene. Le gambemi servono abbastanza bene. Dovevi vedermi correre a casa in cerca disoccorso questa mattina. Arrivai in un lampo. Non volevo crederci chequesta fosse già casa mia. Lo stomaco è in ottimecondizioni.

Guido.Da qualche tempo Lei però non cena.

Giovanni.Ma è per dormire meglio.

Guido.E quegli eterni purganti…

Giovanni.I purganti sono una buonissima cosa. In quanto alla testahai vistoor ora quella tabella. Chi saprebbe farla megliopiú chiarapiú evidente? Qui gli anni che avreipoi gli anni con ledecimali da dedursi eppoi il netto. Io resto come sono.

Guido.E allorazioio ho fatto il mio dovere di medico e non c'èbisogno di dire altro.

Giovanni.Ma parliamone ancora. Questo non costa nulla. A quest'oraio sotutto dell'operazione. Ne ho parlato con parecchi. Prima di farel'operazione c'è un'altra cosa da vedere. Ah! moscardino! Tume la volevi fare!

Guido.Che cosazio?

Giovanni.L'operazione. E non mi avevi detto che ad operazione fatta io potreidisonorare i miei capelli bianchi correndo al pozzo.

Guido.Al pozzo?

Giovanni.Síal pozzo in cerca delle serve.

Guido(intendendo). Ah! Vuole dire questo? (Ride.) Ma non siparla piú del pozzo perché le serve non ci vanno piú.

Giovanni.E che m'importa? Tu vorresti disonorarmi. Questo tu vuoi. Mentre ionon lo voglio. Certo a me piacerebbe di vivere lungamente e benemanon mica a costo della mia rispettabilità.

Guido.Ma Lei parla di rispettabilità e intende vecchiaia. Leizioè tanto vecchio che ama la vecchiaia. Non potrebbe esserealtrimenti. È forse rispettabile questo atteggiamento deivecchi - se atteggiamento può dirsi - verso le donne? Iogiovinenon lo penso. Ciò avviene perché sono giovine.Io non amo la vecchiaia e quando Lei sarà giovine non l'ameràneppure Lei: La vecchiaia inertedebolesucida.

Giovanni(ribellandosi). Come parli ragazzaccio? Inerte? Perchéinerte? Perché la virtú è piú tranquilladel vizio. Non per altro. L'assassino è sempre meno inertedell'assassinato. Si capisce.

Guido.Uno di essi è addirittura morto.

Giovanni.Ma parlo di lui quando non è ancora morto.

Guido.Capiscozio. Volevo scherzare.

Giovanni.E quali altre insolenze lanciasti alla vecchiaia? Ah! sí! Ladicesti sucida. Io mi lavo piú di qualunque giovine. Le manime le lavo quattro volte al giorno. Dove si andrebbe altrimenti coimicrobi? Io credo anzi che la mia grande salute io la debbo alla miaaccuratezza. Ogni volta mi lavo le mani in tre acque.

Guido.Io non volevo parlare di voi zio. Parlavo degli animali che non sonoguidati che dal loro istinto. Si sa che il topo vecchio non si lava epoco dopo operato si mette a lavarsi affannosamente.

Giovanni.Si vede che la vecchiaia dei topi è tutt'altra cosa. Vedraianche tu cheinvecchiandotutte le tue buone qualitàandranno aumentando mentre le tue cattive s'attenueranno fino asparire. Chi mi dice che l'operazione del dottor Giannottini nonm'apporti delle qualità che disonorino i miei capelli bianchi?Sarebbe un bel disonore se mi mettessi a correre dietro alle donnecome un mandrillo.

Guido.Ma voi avete vostra moglie.

Giovanni.Anna vuoi dire? (Pensierosopoi.) E non sarebbe ancora megliodi dire al dottor Giannottini ch'io vorrei restar morale? Morale comeun vecchio sebbene giovine come un giovine?

Guido.Glielo dirò.

Giovanni.Naturalmente che non intendo che con ciò sia diminuital'efficacia dell'operazione quando mi vi ci deciderò. Devidunque discutere col dottor Giannottini di due questioni: Egli devegarantirmi che pur facendomi fruire di tutti i vantaggidell'operazione non ci sia pericolo per la mia moralitàvoglio dire la mia rispettabilità. Eppoi… Mi pare sidiscuteva anche di un'altra cosa altrettanto importante. Ah sí!Io non voglio pagare tanto. Vorrei ch'egli facesse il prezzo in modoche la giovinezza non dovesse costarmi piú di 80 cent.all'oravoglio dire ora di veglia.

Guido(a bassa voce perché Rita ch’è piúvicina non lo senta). Ottanta centesimi all'ora non significanonulla. Bisognerebbe stabilire un prezzo globale.

Giovanni(che non ha inteso). Che vai dicendo? Io ho detto ottantacentesimi e non un centesimo di piú.

Guido(nell'intento di sviare l'attenzione di Rita le parla). Come èla signora Emma?

Rita.Poverina! Ha ancora il cappello in testa perché finora restasempre abbracciata al suo fanciullo. (Esce per andare a prenderedelle altre stoviglie per la tavola.)

Giovanni.Lascia stare Emma. Che mi andavi dicendo? Che a te l'operazionesembrava a buon mercato? Stimo io. Non sei tu a pagarla.

Guido.Io non dicevo questozio. Io mi dicevo soltanto che se mi trovassinei vostri panniper giudicare del costo dell'operazione aspettereidi averla subita e di essere ringiovanito.

Giovanni.Questa è veramente buona! Prima fare l'affare e poi vedere seè stato buono o cattivo. Ehi! T'hanno fatto a te l'operazioneper ridurti ai dodici anni? Parli come un bambino. Che cosa resta ame da fare poi se ad operazione finita scopro di non averne avutoalcun vantaggio? Come restituire la merce protestata?

Guido.Certo restituirla non si può. (Ridendo.)

Giovanni.Tu ridicanaglia. A te non tocca né di pagare né diessere tagliato né di vederti demoralizzato.

Guido.Mi pare che la demoralizzazione la subirei volentieri. È unacosa lieta quella lí. Ma poizioperché voletecredere che la giovinezza vi farebbe immorale? Siete stato immoralevoi da giovine?

Giovanni.Nocerto.

Guido.Ridiverrete quello che foste allorané piú némeno.

Giovanni.Questo è vero. Se l'operazione non muta il caratteredell'individuo allora… allora io replicherei una vita purasenza macchia. Una bella cosa in fondo come esempio. Un esempiodovrei ridare e che mi costa… ma se fosse cosí sarebbeuna cosa bellissima. Io amai una sola donna e la sposai.

Guido.Zio! Tu dimentichi Margherita di cui mi raccontasti settimane orsonoquella domenica che uscimmo insieme soli.

Giovanni(ricordando). AhMargherita. Ma anche quella io amai di unamore puro. (Incerto.) Non ti dissi cosí?

Guido.Certomi dicesti cosí ed io anche ci credetti.

Giovanni.Capisco che per tebarabbala cosa sembrerebbe incredibile. Sei dialtri tempi tu. Io trattai Margherita come una santa. Non Le toccaineppure… le vesti. Guardaiamai e le indirizzai qualche poesia.Non ti dissi cosí?

Guido.Mi raccontasti che cantavate insieme.

Giovanni(incerto). Síma era la sola cosa che si facesseinsieme. (Poi.) Non ho potuto sposare la poverina. Tutti nellamia famiglia ce l'avevano con lei perché si movevacivettuolmente. Che roba! La civetteria non era lassúmanelle sue gambe e nel suo busto fatti cosí! Del resto sel'avessi sposata non avrei potuto sposare Anna. Ma in tutti i casitutto sarebbe rimasto puro. Che avessi sposato l'una o l'altravoglio direnon sarei stato esposto ad alcun rimprovero. Io sonopuro.





SCENAVENTUNESIMA
Emma e detti. Rita continua il suo lavoroche la obbliga ad entrare e uscire.



Emma.Padre mio! Io ti prego di perdonare se poco fa ti parlai duramente.

Giovanni(rigido). Io ti posso perdonare. Io ti perdono. Io voglioperdonarti. M'augurasti però la morte.

Emma(subito piangendo). Nonopadre mio.

Giovanni.Io ho la memoria buona. Mi dicesti: Quando… Insomma m'augurastila morte. Era duro sentirsi augurare la morte dalla propriafigliuola. Duro e anche pericoloso. Perché non dovrebbe subitoessere esaudito l'augurio di morte fatto dalla figlia al suo propriopadre? Fu un colpo dal quale ancora non mi sono rimesso. E non perchéio tema la morte. Per me la morte non sarebbe altro che il riposodesiderato dopo una lunga vita dedicata al lavoro a vantaggio di voitutti: Annate e il fanciullo.

Emma(c.s.). Perdonamipadre mio. Io in quel momento non sapevoquello che mi dicessi. M'era stato detto che il figliuolo mio erastato ammazzato.

Giovanni(convinto). Ed egli invece stava benissimo e lo vedesti subitodopo.

Emma.Ma io non potevo saperlo allora.

Giovanni(per un momento non sa che direpoi). Ma se tu avessiricordato che da due anni esco giornalmente col fanciullo e che mai èsuccesso nullanon ti saresti messa ad urlare cosí. Prima dioffendere a quel modo avresti dovuto pensare e studiare. (Poi.)Ioinsommacol fanciullo non esco piú.

Emma(dolcemente). Sípadre mio. Sarà meglio cosí.Non uscirete affatto o io uscirò con voi.

Giovanni(colpitoresta senza parole). Non ti fidi dunque piúdi me?

Emma(piangendo). Che ho da dirtipadre mio? Io a questo mondo nonho che quel fanciullo.

Giovanni.Meno male che nel pianto ti confessi. Padre e madre dunque per te noncontano.

Emma(abbandonandosi su una poltrona). Come sono infelice! La vitaè finita quando si perdette il proprio marito.

Giovanni.Anch'io perdetti molto quando morí il povero Valentino. Micircondava del suo affetto e del suo rispetto. Giàcomesemprei morti sono i migliori. Il povero defunto era lieto ch'ioogni giorno uscissi col fanciullo non come te che ora vuoi proibirmiil maggior svago che ho nella mia giornata interminabile.(Accalorandosi sempre piú e gridando.) E in allora ilfanciullo era molto piú giovine che non ora. Allora nonavrebbe saputo correre dietro alle automobili a guardare quello chec'è di sotto. Perciò quello che avrebbe potutosuccedere ora e che non successe avrebbe potuto succedere… nonsuccedere allora. (Esitante e malsicuro perché eccitato.)





SCENAVENTIDUESIMA
Dalla sinistra Annadal fondo Enrico edetti



Enrico.Quale bella nuova! Ed io ch'ero arrivato qui col cuore pesante. Èvero che all'ospedale non sapevano nulla di un fanciullo schiacciatoda un'automobile ciò che non provava ancora che la disgrazianon fosse successa. Congratulazioni sincere! Non potevo sperare unrisultato migliore della mia lunga corsa.

Anna.Graziesignor Enrico. Ella ci trova qui tutti consolati.

Enrico.Ma la signora piange? (Guardando Emma.)

Anna.Dalla consolazione? (Andando ad Emma.)

Enrico.Se sono lacrime dolcisieno le benvenute. Lacrime simili possonorischiarare tutta una vitafar dimenticare molti affanni.

Emma(si stringe nelle spalle con disprezzo).

Giovanni(ch'è stato sempre eretto a riflettere senz’ascoltarenessuno ad Emma). Eppoi un'altra cosa devi pensare. Io esco dadue anni giornalmente col fanciullo. Dunque il conto è facile:L'accompagnai per 720 volte.

Enrico.730.

Giovanni.Dieci piúdieci menonon importa. Qualche cosa prima o poidoveva… cioè poteva succedere. Non si può micasperare di fare per tante volte la stessa cosa e che vada semprebene. E adesso vuoi che usciamo in tre! Sarà tanto piúdifficile di evitare malanni. Ebbene io con voi non vengo. Con me lecose andarono sempre bene. Ecco che il fanciullo è di làincolume che salta e fa cattiverie mentre tu tuttavia ce l'hai conme.

Emma.Io non l'ho con tepadre mio.

Enrico.Ma Leisignor Giovannideve anche pensare a quello che sarebbesuccesso se Lei avesse visto giusto.

Giovanni(imbarazzato). Io non ho visto giusto? (Poi.) Ma scusiche c'entra Lei?

Enrico(spaventato). Volevo solo dire… Iocome amico del poveroValentino vorrei fossero evitati degli altri dispiaceri alla signoraEmma.

Giovanni.Lei vuole adesso farmi credere che Valentinose fosse vivomidarebbe torto? Invece lui mi amava e mi rispettava.

Emma.Ed io non t'amo forse?

Enrico.Ed io proprio perché amico del povero Valentino Le porto ilmassimo rispetto.

Rita(s'avanza dal fondo). La zuppa è in tavola.

Giovanni.E allora assolutamente non capisco perché continuate ainfastidirmi con una storia… che non è avvenuta. Andiamoa colazione. Io vado a lavarmi le mani. (S'avvia verso lasinistrapoi.) SentiGuido. Io sono quasi deciso di farel'operazione. Con cotesta gente non è possibile di restarevecchi. Voglio ancora dormirci suma è quasi deciso. Te lodico io.

Guido.E allora verrò a sentire domattina. Quando ci avrai dormitosu.

Giovanni.Nono. Io per le quattro del pomeriggio avrò deciso. Intantotu corri dal Giannottini e metti in ordine quelle due coseche tidissi. Tu le sai quelle cose?

Guido.Sízio. Il prezzo e la moralità.

Giovanni.Bravo! Anche la moralità. E alle quattro ritorni. Ci mettiamod'accordo. Si può farla domani?

Guido.Subito! Quando lo vuoi.

Giovanni.Fuori che ad Anna non dirlo a nessuno. Avranno da un momentoall'altro la sorpresa di vedermi giovine. Voglio vedere se saprannorispettarmi meglio. (Poi.) In tre a passeggio! Hai sentito?Insomma gliela farò vedere. (Esce a sinistra.)

Anna.Che t'ha detto?

Guido.A Leiziaposso dirlo. È una buonissima notizia. Lo zio hadeciso di sottoporsicome noi lo desideravamoall'operazione.

Anna.Ohche bella cosapoverino. Ma che ne dirà il dottor Raulli.

Guido.Lasci stareziaglielo domanderemo a cosa fatta.

Emma.Che c'èmamma.

Anna(ad Emma ma in modo che anche Enrico possa sentire). Il babboha finalmente deciso di sottoporsi all'operazione. È certo chela fa principalmente allo scopo di poter continuare le care suepasseggiate col bimbo.

Emma(stupita). Un'operazione? Quale operazione?

Enrico.È un'operazione con la quale si ottiene il ringiovanimento: unsicuropronto ringiovanimento. Il signor Guido che naturalmente nesa piú di me Gliela potrà spiegare meglio di me. (Poiipocrita.) Pensisignoraquale disgrazia abbiamo avuta noitutti. Se il povero Valentino non fosse morto sei mesi fa con questaoperazione ch'è un taglio da nullaavrebbe potuto esseresalvato.

Guido.Io sono stato uno dei primi a parlarne qui. Forsese non c'ero ionon si sarebbe arrivati in tempo d'applicarla neppure allo zio. Comesempre io non ci guadagno nulla. Quando lo zio saràringiovanito nessuno si ricorderà di me.

Anna.Finché non hai la laurea naturalmente non ti spetta nulla. Poiper qualunque sciocchezza che farai sarai pagato.

Emma(scoppiando in pianto). A me pare una grandeun'inauditaingiustizia. Soli sei mesi dopo il povero Valentino avrebbe potutoriavere la giovinezza che gli spettava.

Enrico.Ciò avviene ogni giorno in medicinanevvero signor Guido? Duemiei fratelli morirono giovanissimi di difterite. Colpa loro se nonseppero attendere il rimedio.

Emma.Giàper Lei andò tutto secondo i Suoi desideri.

Enrico.Io mai desiderai che i miei fratelli morissero. Lo giuro.

Emma.Mammaio prenderò la colazione piú tardi. Ora nonsaprei mangiare. Tutte queste agitazionii rimproveri del babbo…Devo riposare. Pensa tu ad Umbertino. Lo mando di qua. Con permesso.(Inchino leggero e via.)

Anna.Poverina! GiàLeisignor Biggionisaprà certocompatirla.

Enrico.Se non faccio altroio. E ancora per otto mesi…

Anna.Síper otto mesi.

Guido.Ma mio povero amicoperché le parlaste dell'operazione esubito anche del giovamento che avrebbe potuto ritrarre il poveroValentino? Avevate preveduto tutto e saltaste nel precipizio propriovolendolo.

Enrico.Chissà perché l'ho fatto? È stato piúforte di me. Ma forse è meglio cosí. Certo essa avrebbeamato meglio di esserne informata se l'operazione fosse arrivata intempo per giovare a Valentinoma questo non era in mio potere. Nonle pare ch'io ho dato la prova di aver fatto presto come ho potuto?

Guido.Certoma era prevedibile ch'essa vi avrebbe ringraziato a quel modo.

Anna.InfattiLeisignor Biggioniha sbagliato. Io non avrei dettoniente.





SCENAVENTITREESIMA
Giovanni e dettipoi Rita



Giovanni.E andiamo a mangiare. (Va a sedere a capo tavola e Anna l'aiuta amettersi il tovagliuolo. Guido siede anche lui mentre Enrico camminasu e giú pensieroso.) E dov'è Emma? Sapete chevoglio che tutti sieno puntuali a colazione.

Anna(imbarazzata). Ebbe un attacco di nervi.

Giovanni.Dal dispiacere che non sono morto? A me sembra una vera e propriasconvenienza che non sia a tavola con noi e voglio anzi che tu glielodica. Che sia ultima volta. (A Guido in disparte.) Tusubitodopo colazione vai dal dottor Giannottini a trattare eppoi vieni aprendermi. (A Rita che apporta una boccia d'acqua.) AnziRita. Di' a Fortunato di tenersi pronto con l'automobile per le 16.Uscirò. (Poi.) E questa zuppa? (Poi si leva coltovagliuolo allacciato attorno al collo e trascina Anna alproscenio.) Ho decisoAnna. Nel mondo moderno non c'èposto per i vecchi. Farei l'operazione anche se dovesse costarmi lavita.

Anna(spaventata). Costare la vita? Se Guido dice ch'èun'operazione da nulla.

Giovanni.I medici dicono sempre cosí. Poise hanno commesso un errorelo seppelliscono.

Guido(accorre). Che c'èzio?

Anna.Lo zio dice che l'operazione implica un pericolo. (Commossa.)Che bisogno c'è di fare una cosa simile? Se sta bene cosí.Io non voglio si esponga a pericoli.

Guido.Macché! Lo zio scherza.

Giovanni.Lui è un medico o quasi. Ma già parla come un medico.Non c'è da fidarsi. Poi se hanno commesso un errore locancellano mettendolo sotto terra.

Enrico.Lo sanno tutti ch'è una cosa da nulla. Purtroppo! Se cosínon fosse la signora Emma non sarebbe tanto disperata.

Giovanni.Io qui non capisco una quantità di cose. Che c'entra Emma?(Rivolto ad Anna senza guardare Enrico.)

Anna.Emma piange perché l'operazione non fu tentata per il poveroValentino.

Giovanni.Per il povero Valentino? Ma quello lí era marcio fino all'ossoche faceva schifo. Come si poteva tentare una cosa simile con lui?Con me che ho tutto normaleè tutt'altra cosa.

Enrico(con gioia). Ohse Lei avesse il coraggio di dirlo allasignora Emma.

Giovanni.Dirle che cosa?

Enrico.Che il povero Valentino era purulento.

Giovanni.Non capisco perché avrei da dirglielo. (Scaldandosi.)Io ho da dirle tante altre cose e gliele dirò. (Poi.)Ma fra le tante cose che non capisco… Come sa Lei ch'io vogliofarmi operare? Chi Glielo disse?

Enrico(dopo un istante d'esitazione). Me lo disse Lei stesso.(Giovanni resta muto dalla sorpresa.)

Anna.Signor Biggionisenza complimenti… se vuole accomodarsi…un piatto di minestra…

Enrico.Io non vorrei disturbarla. Ma d'altronde vorrei dire ancora unaparola alla signora Emma prima di andare. M'ha congedato in un modotanto strano…

Anna.E allora s'accomodi. (Enrico siede solo a tavola.)

Giovanni.Sono stato proprio io a dire dell'operazione a quel signore?

Anna(esitante). Mi pare di sí.

Giovanni.Io non l'avrei invitato a colazione. M'è antipatico. Perchépare tanto contento ch'io mi faccia tagliare?

Anna.Crede certo che sia per il tuo bene.

Giovanni.Come si chiama?

Anna.Biggioni. Enrico Biggioni. Ho dovuto invitarlo perchéaltrimenti non si sarebbe andati a tavola mai piú.

Giovanni.Capisco. (Siedono a tavola. Giovanni guarda verso la finestra.)Quella Rita. Ha dimenticato di preparare la mia poltrona.

Anna(suona poi grida). RitaRita… Margherita.

Giovanni.Margherita? Si chiama Margherita?

Anna.Eh! Rita! Non lo sapevi?

Giovanni.Non ci avevo mai pensato. (Mangiapoi.) Margherita! Curioso.Una cameriera. (Mangia ancorapoi.) Sono stato io a mandarlada Fortunato. (Mangia ma è inquieto.)

Enrico.Vuole che metta io a posto quella poltrona?

Guido.Ci sono io. (Si leva.)

Enrico.Sia tanto buono e lasci che faccia io. (Porta la poltrona allafinestra.) Al sole?

Giovanni(subito arrabbiato lascia cadere il cucchiaio nel piatto). Macome si figura Lei le cose? Vuole farmi dormire al sole?

Enrico.È subito fatto. (Sposta la poltrona.)

Giovanni.Ma non da quella parte. In mezz'ora il sole raggiungerebbe lapoltrona se fosse posta da quella parte.

Enrico.È subito fatto. Ecco! (Spinge la poltrona verso ilproscenio.)

Giovanni.Non tanto! Non tanto! Vuole mandarmi al polo nord? Ma insomma iovoglio avere un po' di calore dal sole e niente della sua luce.CapisceLei? È semplice.

Enrico.È fattoecco fatto.

Giovanni(di malumore). Quasi.

Anna.E Umbertino? Bisogna farlo chiamare. Rita… Rita…Margherita.

Giovanni(mormora colpito). Margherita.


















ILSOGNO




Stessastanza. Il sole è sparito. Luce debole azzurrigna che illuminale persone che parlano e che ascoltano.

Ildottor Raulliquattro medici vestiti con i camici da ospedaleGiovannie in fondo coricata sulla tavoladapprima invisibile Rita.Sulla poltrona il dormente.




Giovanni.Io vi ho convocati qui…

Raulli.Scusimi lasci parlare. Sappiamo tutto. Dunque è inutile cheLei parli. Il paziente si stanca a parlare. Eppoi non sa parlare. Ese sapesse sarebbe un ingombro.

Giovanni.Ma senta. Io voglio dire dell'operazione…

Raulli.Lo sappiamo. Ne abbiamo trattato finora e siamo tutti d'accordo.

PRIMOMEDICO. GiàRaulli si lasciò convincere da me…

Raulli.Da tema mai piú. Da te? Sei giovine tusei nell'ignoranza.

SECONDOMEDICO. Veramente sono stato io il primo a parlarne.

TERZOMEDICO. Lo sapevamo tutti molto prima.

QUARTOMEDICO. Giàtutti sapevano tutto.

Raulli.E allora siamo d'accordo. Io posso dire che non volevo l'operazioneper il cliente solo perché lo ritenevo già troppogiovine e troppo fresco. Non dissi cosí? (Imperiosamente aGiovanni.)

Giovanni.Non mi ricordo bene.

Raulli.Non ve lo dissi a voi già dieci giorni or sono nellacommissione psicopatologica?

Raulli.Questo paziente fa tutto normale.

Imedici. È vero.

Giovanni.Síquesto è vero. Mi costò 50 lire.

Raulli.È vero e costi quello che si vuole. Eppoi ebbi un'altraesitazione. A che servirà l'operazione per un uomo che vuolela morale?

Giovanni.Io dissi cosí parlando con Guidoun giovine… perl'esempio.

Raulli.Per l'esempio sta bene ma non per altro. Non bisogna parlarne a Guidoe basta.

Imedici. Non parlarne a Guido. E basta.

Giovanni.E gli altri? Mia mogliemia figlia…

Raulli(spazientito). Ma se non si tratta di parlare.

Giovanni(con angoscia). Ma come farò io? Le donne non sono piúquelle della mia adolescenza. Non vanno piú al pozzo perchéci sono le condutture d'acqua.

Raulli.L'acqua in casa è una misura igienica.

Imedici. Adesso ce l'ha con le condutture dell'acqua. Bisognaringiovanirloringiovanirlo subito. Leghiamolo e consegnamolo aldottor Giannottini.

Giovanni.Ma se sono qui per sentire il vostro consiglio. La visita vi saràpagatanon dubitate.

Raulli.E non badate alla spesa. È piccola.

Giovanni.Non mi pare.

Raulli.Dove avete il vostro libriccino? Avete fatto un calcolo sbagliato.Datemelo quel libriccino.

Giovanni(cercando angosciosamente). Non l'ho.

Raulli.Ebbene! Io vi dichiaro che l'operazione non costa piú di diecilire per donna.

Giovanni.Per donna? Dio mio!

Raulli.Questo vuol dire per donna al posto d'origine. Le spese di trasportospettano a voi.

Giovanni(rassicurato). E allora io non le farò trasportare.

Raulli.Questo è un affare vostro. Anche fra i giovani ci sono diquelli che le fanno trasportare e quelli che le lasciano al postod'origine. Padroni tutti a questo mondo.

Giovanni.Dio sa quello che sono queste donne dai capelli e dalle gonne corti.

Raulli.Le gonne corte non danneggiano e di capelli ne hanno abbastanza perfarsi afferrare.

Imedici. Se ci pensano loro a ribaltarsi!

Raulli.Insomma anch'io voglio l'operazione. E subito. Finché tutto èancora normale. Altrimenti prendetevi un altro medico.

Giovanni.E la spesa non si potrebbe ridurre?

Raulli.State contento che sia tanto modica. Quando uscirà il decretoche imporrà l'operazione a tutti i vecchi di Triestealloravedrete.

Giovanni.Se non mi faccio l'operazione resterei il solo vecchio di Trieste?Sarebbe una posizione superba.

Raulli.Nonoci sarebbero anche tutti i vecchi che avrebbero fatto fiasco…operati senza risultato.

Giovanni.Si capisce che allora non mi conviene restare in una similecompagnia.

Raulli.Dunque? Ha deciso?

Giovanni.Quasi. Vorrei ancora pensarci un pochino lànella miapoltrona quando dormo.

Raulli.Guardi la prima donna che Le riserviamo. Questa qui è fornitagratiscioè è compresa nel prezzo dell'operazione.(Lo conduce alla tavola su cui Rita giace addormentata.)

Giovanni.Che sconvenienza! Rita che dorme sulla tavola.

Raulli.Cioè Margherita!

Giovanni.Ah! Margherita. Allora capisco. È un'altra cosa.

Raulli.Vi piace?

Giovanni.Se la conosco! Crebbe in casa mia; quando vi venne era alta cosí.Certo io non la conoscevo in altro senso. Io ero un vecchio morale.Adesso che la guardo… altrimenti trovo che ha i piedi piccoli.

Raulli.Ah! Ah! L'operazione comincia a produrre i suoi effetti. (Dàa Giovanni un colpo sulla pancia e subitamente tutte le luci sismorzano.)

















ATTOSECONDO



Lostesso tinello. Pomeriggio di buon'ora.





SCENAPRIMA



Giovannientra con un sigaro in bocca. È vestito molto piúaccuratamente che nel Primo atto ed è anche rasato epettinato. Cammina piú deciso ma con qualche sforzo. Entra dasinistra ed esce da destra. Urta col ginocchio su un tavoloprocedepoi zoppicando e invecchiato.





SCENASECONDA
Rita e Fortunato



Rita.È il nipote del padrone. Non posso mica offenderlo. Lo dicestitu stesso: Tenerlo alla larga con buona grazia. È quello chefaccio.

Fortunato.Sí! Ma lo fai con troppo buona grazia. Graziosa… civetta.Ecco quello che sei.

Rita(piangendo). Come se fossi una bambina. Come se mi si potesse(singhiozzo)… senza che me ne accorga.

Fortunato.Non mi stai piú a sentirenon stai piú attenta aquello che ti dico. Da otto giorni io non dico piú di tenerloalla larga con buona grazia. Io dico di tenerlo alla largasemplicemente alla larga. Non c'è piú bisogno dellabuona grazia. Hai capito?

Rita(esitante). No.

Fortunato.Sei come una vettura dall'accensione sbagliata. C'è labenzinac'è il motorema non ti muovi. Vuoi sí o nointendermi? Quando lui vuole spiegarti qualche cosa e ti si cacciaaccantodevi semplicemente voltargli le spalle e mandarlo a quelpaese.

Rita(stupita). Oh!

Fortunato(imitandola). Oh!

Rita.E la casettae la nostra posizione in casa?

Fortunato.Che c'entra? Noi siamo al servizio della signora Anna che ti vuolbene e del signor Giovanni che ti vuol bene.

Rita.Quel vecchio maiale.

Fortunato.Brava! Quel vecchio maiale!…

Rita.Era il nostro carobuon vecchio delle cui imbecillità ci sidivertiva tanto ad onta della sua avarizia ed ora è un vecchiomaiale le cui imbecillità fanno schifo.

Fortunato(ridendo). Ma è tanto aggressivo?

Rita.È un falsone! Persino in presenza della signora Anna trovòil modo di accarezzarmi. Iersera mi domandò a quando sarebberostate le nozze e parlando mi prese la mano. Poi da lí pianpianino s'arrampicò sul braccio fino alla spalla. Provava.

Fortunato.Che cosa provava?

Rita.Ho capito che provava perché qualche giorno fa mi trovòsolami disse che m'amava come una figliache avrebbe tutelata lafelicità della mia famiglia come un padre…

Fortunato.Ma beneper Dio.

Rita.Improvvisamente mi domandò di poter provare. Proprio cosídissee tentò subito di darmi un bacio in bocca. (Forbendosila bocca.) Schifoso! in bocca! Con quella bocca sdentata!

Fortunato.Finché ti fa schifo non c'è nulla di male. (Eppoi.)E come andò la prova?

Rita.Che ne so io? Venne la signora Anna e lui per darsi un contegno simise a drizzarsi il colletto. Era malsicuro e molto rosso. Io me neaccorsi ma non la signora Anna. Pare ch'essa da molti anni non guardiin faccia suo marito. Si capisce.

Fortunato.Non agitarticara mia. Io non ci credo a quell'operazione voluta daquel gran dottore ch'è il signor Guido. Hai pur visto che identi non gli sono ricresciuti e senza denti non si mangiasai. Iolo terrò d'occhio. Quando vedessi che l'operazione loringiovanisse sul seriogli desse quell'aspetto che io mi soavviserei la signora Anna perché lo metta all'ordine. Fino adallora sta tranquilla. Del vecchio non mi curo. Cera una volta nelnostro villaggio un dotto uomo cui tutti ricorrevano quando avevanobisogno di consiglio. Andò da lui una giovinetta a domandarglicome potesse respingere senza troppo offenderlo il settantennepadrone che la insidiava. Sai quello che il dotto uomo le consigliò?

Rita.Ebbene?

Fortunato.Di aprire le braccia e dire al padrone: Padroneeccomi qua. Quelloera un uomo! Furbo!

Rita(spaventata). Ed io dovrei fare cosí?

Fortunato.Non dico questo. Ti racconto solo che quel padrone fu tutt'altro cheincoraggiato da un'offerta simile. Cosí subito? chiese.

Rita.Ma quel vecchio non aveva mica subito un'operazione.

Fortunato.Lascia stare quell'operazione. Se egli non si spaventasse della tuaproposta e volesse approfittarneio so che tu sei donna darespingerlo… almeno finché ti fa schifo. E quando iom'accorgessi che non fosse piú tale da farti schifocipenserebbe la signora Anna. Quello che intanto esigo è checessi questa corte del signor Guido. Noi del signor Guido non abbiamopiú bisogno.

Rita.Ma il signor Guido non si cura affatto di me.

Fortunato(alzando la voce). Bada che una bugia simile può farmicredere il peggio.





SCENATERZA
Anna seguita da Enrico e detti



Anna.Che cosa significano questi stridi?

Fortunato(dopo un'esitazione). Essa non vuol credere che la signora hadisposto… che oggi la Sua stanza da letto si faccia in grande.

Anna.Se te l'ho detto anche a teRita.

Rita.L'avevo dimenticato.

Anna(rimproverando). E perciò occorreva di arrivare alpunto di farti sgridare dal tuo futuro?
Fortunato e Ritaescono.

Enrico(entra dalla porta di fondo). Ecco signora il campione di setache ho saputo trovare. Ho girato tutta la città e mi pare diaver trovato proprio quello che Le occorre. Guardicolorgrigio-argento.

Anna(esamina il campione accuratamente). Sísarebbeproprio questo. Grazie tante signor Enrico. E costerebbe?

Enrico(agitato). Dio mio. Non ricordo. Quanto costa di solito?

Anna.Dalle cinquanta alle cinquantacinque lire.

Enrico(serio). Io credo di poterlo avere per meno fra le 45 e le 50.Mi pare di ricordare qualche cosa di simile.

Anna.Badi signor Enrico ch'io non voglio mica dei regali. M'arrabbiereicon Lei se non mi facesse pagare il giusto. Accetto con riconoscenzach'Ella m'aiuti nelle mie piccole faccende di casa ma voglio pagareil giusto prezzo. (Arrabbiandosi.) Non vorrà micaregalarmi dei denari?

Enrico(avvilito). E allora sono qui in cinque minuti col prezzogiusto.

Anna(maternamente). Vedesignor Enriconon bisogna strafare.Anche Emma aveva cominciato a darle degl'incarichi ma le venne ildubbio che quel caffè di prima qualità ch'Ella comperòper casa fosse costato troppo poco.

Enrico.Badi signora ch'io sono commerciante in caffè e che nessunocome me può avere il caffè a quel prezzo.

Anna.Ma c'era qui in visita il signor Alfi ch'è commerciante incaffè e disse ad Emma che gliel'aveva fatto vedere ch'egli aquel prezzo avrebbe comperato subito un carico di caffèintero.

Enrico.E che cosa disse la signora Emma.

Anna.S'arrabbiò molto. Non è cosí ch'Ella devetrattare. Io Le avevo detto ch'Ella non doveva fare delledichiarazionimentre regalare il caffè è una vera epropria dichiarazione. Niente dichiarazioni. È giàmolto che può rendersi utile con la Sua attività di cuiLe siamo gratissimi. Oggi Ella potrebbe andare a passeggio conUmbertino perché il nonno non vuole muoversi.

Enrico.A che ora?

Anna.Alle quattro.

Enrico(guarda l'orologio). Sta bene. Avrei però bisogno di unSuo consiglioSignora. Io ho trovato un piccolo libro di un dottoprotestante che propugna l'abolizione del lutto. Ha degli argomentimagnifici. Che ne dice? Potrei offrirlo in dono alla signora Emma?(Le fa vedere un libriccino.)

Anna(lo prende e lo guarda con interesse). Io direi di no. Sarebbepeccato per il bel libriccino. Verrebbe stracciato. È tradottodall'inglese?

Enrico(con vivacità). È interessantissimo. Si figuriche l'autore ebbe la pazienza di calcolare quanto annualmente costialla nazione inglese il lutto. Per ogni morto inglese si calcola chein media tre persone prendano il luttosieno perciòcondannate ad una vita ridotta. Una quantità enorme di personeche lavorano meno vestono meno o troppo e tutti i vedovi e le vedovecessano di fare dei figli legittimi. Pensi che danno!

Anna.Io non credo che ora questo libro sia già adatto per Emma. Lafarebbe arrabbiare. Tengatenga questo libro per epoche migliori.

Enrico.Ma ci troverebbe anche il suo conforto. Con quello spirito praticodegli inglesi l'autore propone che il lutto sia abolito subito dopo ifunerali ma che in compenso ogni annoper un'ora interain unadomenica da stabilirequando il tempo non costa nullatutta lanazione pensi ai propri morti. Quale compenso! Invece di quel luttostupidosolitarioil povero Valentino sentirebbe rivolto a séuna volta all'annoil pensiero di tutta la nazione!





SCENAQUARTA
GuidoEmma e detti



Guido.Zia il signor Boncini sarà subito qui. Posso farlo entrare inquesto tinello?

Anna.Se Giovanni è d'accordo io non ho nulla in contrario.

Emma.Chi è cotesto signor Boncini?

Guido.Un futuro cliente del dottor Giannottini. Vuole prima constatare irisultati ottenuti con l'operazione sullo zio.

Emma.E papà si presta a tale cosa?

Guido.Perché no? Se non altro per gratitudine al dottor Giannottiniche lo trasse da quell'abietto stato di imbecillimento in cui eracaduto.

Emma.Io non vedo che finora egli abbia tratto dall'operazione il vantaggioche tu dici. Egli si tiene megliosi rade ogni giornos'impomata esi profuma ma altro non vedo.

Guido.E che cosa vorresti vedere? Che lo zio si metta a correre dietro alledonne?

Emma.Voi miravate a questovoi volevate questo.

Anna(spaventata). Io spero di no. Nessuno ha mai detto una cosasimile.

Guido(esitante). No! Una cosa simile non si disse mai. Non c'era lapossibilità di dirla. Sentazia. Correva da giovine lo ziodietro alle donne?

Anna(esitante). No.

Emma.Ma si sposò. Mamma mia. Corse a te.

Anna.Ed io a lui… mi pare.

Emma.E se l'operazione riuscisse come costoro desiderano che cosaavverrebbe ora.

Anna.Che vai parlando? Giovanni è un uomo morale. Fu morale dagiovine e da vecchio e se ridiverrà giovane sarà quelloch'è già stato.

Emma.Per fortunamamma miaio a quelle operazioni non credo. Ammetto cheavrebbero potuto giovare a Valentinoma a un vecchio vero… Lofalsificalo turbama la giovinezza non può piúspettargli.

Anna.Dio mio! Non la vera giovinezza. Già l'esperienza di Giovanniimpedisce ch'egli possa divenire uno di quei veri giovini che fannodei malanni e danneggiano la propria e le famiglie altrui. Ma ègià megliomeno distrattomeno assorto. Non t'accorgi cheora potresti piú facilmente fidargli Umbertino?

Emma(con grande amarezza). Potreisípotrei. Ma egli delfanciullo non ne vuol piú sapere. Ha l'ora del bagnol'oradel massaggio e anche l'ora della ginnastica. Ieri lo colsi chedavanti allo specchio si forzava di contorcersi. In verità nonè un grande ginnasta e finí per terra in modo chedovetti aiutarlo a rialzarsi.

Anna.Ma è buonoprofondamente buono. Guardaingrata che seioggiesigette che io vada a portare dei fiori sulla tomba del poveroValentino. Mi disse che sentiva una maggiore venerazione per i mortiora che da loro di tanto s'allontana. Ioal sentirlo parlare ebbi lelacrime agli occhi e accettai subito di andare per luirisparmiandogli la via polverosa del cimitero.

Emma.S'allontana dai morti. Ha anche questo sentimento. Viene ingannato egli si toglie il rimpianto e il dolorela vera ragione di vivere.Egli pensa: Valentino è morto! Tanto peggio per lui! (Poi.)E perché non va lui stesso al cimitero?

Anna.Dio mio! Lui è piú vecchio di me e bisognarisparmiargli le fatiche.

Emma(ride rabbiosamente). Ah! Ah! È vecchio.

Guido.SaiEmma. Dopo tre settimane non si può ancora sperare diaver ottenuto tutto l'effetto dall'operazione. Chissà che daqui ad un paio di settimane non sia lui che sappia risparmiare dellefatiche alla zia?

Emma(pensierosa). Sarebbe terribile! Avrei perduto anche il padre.

Anna.Io non capisco quello che vuoi dire. Riavresti il padre piúforte piú giovinepiú capace di proteggerti edaiutarti.

Emma.Ohmamma miacome sei ingenua.

Guido.Neppur io che certo non sono ingenuo non ti capisco.

Enrico(con sentimento). Io capisco la signora. Essa vuol dire chequando un padre ringiovanisce perde l'altruismo e l'affetto ch'èproprio del vecchio il quale precisamente dai morti non s'allontana.

Emma(singhiozzando). Grazie signor Enrico. Lei ha espresso proprioil mio pensiero.

Anna(con una certa soddisfazione). Ne ho piacere!

Emma(violentemente). Di che? Di che hai piacere?

Anna.Dicevo cosí per dire. Pensavo a tutt'altra cosa.





SCENAQUINTA
Rita e detti



Rita.C’è fuori un certo signor Boncini che domanda di vedereil signor Guido.

Guido(uscendo). Eccomi! Eccomi! Sono da lui. Mi faccia il piacereRita. Avvisi anche lo zio. (Rita esce da sinistra e Guido dalfondo.)





SCENASESTA
EmmaEnrico e Anna



Emma.Io non voglio neppure conoscere questo signore. Un altro vecchio cheambisce la giovinezza. Arrivederci. (Leggero saluto ad Enrico edesce alla destra.)

Enrico.Dio mio! Lei signora Anna m'ha guastato un grande piacere. Era laprima volta che la signora Emma mi desse ragione.

Anna.Mi scusisignor Enrico. So che il mio intervento fu veramentedeplorevole. Che vuole farci? Sbagliò tante volte Lei ch'èil principale interessato. È naturale che mi sbagli anch'io.

Enrico.Ha visto com'è maleducata quella Sua figliuola! Sulla suafaccina brillava tutta quell'ira tanto immeritata. Adorabile!(Pensieroso.) E forse io sono legato a lei anche da tante suecattive qualità. Io posso averla con Valentino. Ma talvolta miverrebbe voglia d'essere al suo posto.

Anna.Povero signor Enrico. Ma si ripeterà la buona occasione eprometto di stare attenta. Abbia pazienza. Intanto io vado di là.Non saprei proprio che fare durante questa inchiesta.





SCENASETTIMA
Giovanni e detti



Giovanniè vestito di un elegante pijama.



Giovanni.Perché te ne vai? È una bella seccatura cotesta. Mi visottomisi solo per compiacere Guido cui devo tanto. Solo non ho bencapito se il vecchio che viene è già operato o no.

Enrico.Non è ancora operato. Viene anzi a vedere l'effetto che hafatto a Lei l'operazione.

Giovanni.E come potrà giudicarne se non m'ha conosciuto prima?

Enrico.Il signor Guido si è procurata quella fotografia che Le feceropoco prima dell'operazione.

Giovanni.Mi fecero una fotografia? Ahsí! La vidi anche. È unorrore. Ero pieno di spavento di quello che mi stava per accadere. Viè stampato il terrore.

Enrico.Tanto meglio se è cosí. Cosí la differenza sivedrà meglio.

Giovanni.Tanto meglio? A me non pare. Io vorrei distruggere quella fotografia.

Anna.Io mi ritiro per un istante nella mia stanza eppoi vado subito alcimitero.

Giovanni.Ma non c'è fretta. Il cimitero è là di giorno edi notte a libera disposizione di tutti coloro che vogliono andarci.

Anna.È meglio ch'io vada prima e sia di ritorno di qui a un'oretta.

Giovanni.Ma prenditela comoda. Io vorrei tu vada anche alla tomba dei mieigenitori. Vai anche su quella di nostro cugino Antonio che moría 34 anni. Aspetta. Ricordi la povera Ricciardiquella che morípochi anni or sono…

Anna.Trent'anni favuoi dire.

Giovanni(incantato). Trent'anni! Già per essa il tempo non funé lungo né breve. Te ne prego. Saluta anche la suatombapoverina. Non lasciò nessuno che preghi per lei.

Anna.Lo faròlo faròmio buon Giovanni.





SCENAOTTAVA
GiovanniEnricoGuido e Boncini



Boncini(continuando il suo discorso con Guido). Badi che unnegoziante d'imballaggi vuoti è sempre il piú furbo deinegozianti. Deve andar a cercare dove rimangono a disposizione privid'uso gl'imballaggi e trovare poi dove occorrono. Indovinare seoccorrono urgentemente per sapersi regolare nel prezzo. Dev'esserebasso se sono sostituibilialto se non lo sono. E cosí via.

Guido.Ma qui non si tratta di bottami.

Boncini.Un po' di bottame siamo tutti.

Giovanni.Scusi ma io non sono d'accordo.

Boncini(ad Enrico guardandolo con compiacenza e confrontandolo con unafotografia che ha in mano). E Lei avrebbe settant'anni?

Enrico.Mai piú! Io ne ho appena trentotto.

Boncini(a Guido). E allora che scopo c'era di operarlo?

Giovanni.L'operato son io.

Boncini(porgendogli la mano). Ho piacere di fare la Sua conoscenza.

(Guidopresenta.)

Boncini(dopo una lunga pausa durante la quale lo confronta con lafotografia). Certouna certa miglioria c'è. Lei sitrovava in pessime condizioni. Aveva perduto dei cerchi e delledoghe. Era un bottame veramente malandato.

Giovanni.Che dice? Non capisco? (Poi arrabbiato.) Ma Lei haurgentemente bisogno dell'operazione. Non sente come Lei parla? Vadacorra a farsi operare.

Boncini(buono e mite). Ma io non volevo offenderla. Capisco anche cheLei non abbia potuto intendermi. Io usavo di parole tratte dal miomestiere che Lei non conosce. Lei ha permesso ch'io La veda perassistermi in un passo molto importante nella vita di un vecchio.Gliene sono molto grato.

Giovanni.L'ho fatto per far piacere a questo mio nipote.

Boncini.Capisco che non l'ha fatto per me ma pure a me sembra che anch'iomerito un po' la Sua considerazione. Abbiamo la stessa età.C'è una sola differenza fra noi due. Lei è operato edio non lo sono. Ma fra persone della stessa età ci si dovrebbeamare. Dove si va a finire se anche Lei vecchio tiene per i giovini?I giovini avrebbero tuttoanche l'appoggio dei vecchi.

Giovanni(rabbonito). Io (esitante) non Le voglio male. Vede chemi presto ad aiutarla. Ma io non posso piú tenere per ivecchi. Non dico di tenere per i giovini. Se sono giovine sono anchevecchio. Insomma… Si faccia operare eppoi veramente staremoinsieme. Saremo della stessa classe.

Guido.Certo adesso la Società si divide in giovani vecchi e vecchigiovani.

Giovanni.Proprio cosí. Io sono un vecchio giovine. (Ridendo.) Cisono anche dei giovani vecchi. (A Guido accennando Enrico.)Quel signore… Come si chiama?

Guido.Biggioni.

Giovanni.È vecchio ad onta della sua età. Perciò m'èantipatico. Dev'essersi fatto operare alla rovescia per diventaretanto vecchio. L'abbiamo sempre fra i piedi. È innamorato.

Boncini(ch'era piú vicino ai due e ha sentito). Un vecchio…innamorato? Ma se è innamorato non è piúvecchio.

Giovanni.Lei non se ne intende. Anche gl'innamorati possono essere vecchi. Ilgiovine veroama le donnesíma ci pensa di tempo in tempo.Non sempre.

Guido.Questo è fisiologicamente giusto. La prova della forza staprecisamente nella sua manifestazione a tempo e luogo.

Boncini(esitante). Pensate che sia proprio cosí? (Poideciso.) Ma allora io non mi faccio piú operare. Buongiornosignore.

Giovanni.Che cosa gli salta?

Guido.Se vuole se ne vada. Ma dopo di aver disturbato lo zio in questo modomi pare poco cortese di togliere a questo modo l'intervista.

Boncini.Ebbenemi permetta d'indirizzare qualche domanda a Suo zio. Ma Leinon s'inframetta. Signor Chierici! Ella non rimpiange di aver spesotanto per quell'operazione? Questoquesto è il nodo dellaquestione.

Giovanni.Io me ne infischio che Lei abbia a farsi operare o meno. Io non ciguadagno nulla. Ma giacché Lei cortesemente me ne fa domandaLe confesserò ch'io ancora fermamente credo che il dottorGiannottini domandi troppo per la sua operazione. È un grossoimbroglione.

Guido.Che dice zio?

Giovanni.È la verità ch'io dico. Ma però visto che ildottor Giannottini è il solo che sappia fare perfettamentetale operazionesi capisce che ne approfitti. Farei lo stessoanch'io al suo posto. Anzilo feci già. Una volta ero il soloin piazza che avessi avuto pronta una certa merce…

Enrico.Del caffè.

Giovanni.No tutt'altra cosa… in casse… Non ricordo…

Boncini.Se non ricorda è un brutto segno.

Giovanni(a Guido). Che cosa va dicendo?

Boncini.Anche l'udito sembra debole.

Guido(cattedralmente). L'udito e la memoria sono gli ultimi aguarire.

Giovanni.La vita è ringiovanita. Da me tutto è piúgiovine. Il costo dell'operazione? Io già faccio musina perrifarla di qui a dieci anni. Non ne vedo l'ora. E di qui a venti e diqui a trenta ancora. Certo vivrò sempre nella speranza che ilcosto dell'operazione diminuisca. E - lo dissi anche al dottorGiannottini - se egli continuerà a tener alti i prezziiopasserò senz'alcun riguardo alla concorrenza.

Guido.Non Le pare che questa sia l'espressione di un giovine?

Boncini.Non mi pare. Io non sono ancora operato eppure compero i mieiimballaggi dove sono piú a buon mercato.

Giovanni.È convinto? (A Guido poi a Boncini.) Io non sapevoneppure quello che fosse la giovinezza. La ritrovai! Venne a me caldae dolce. Ora ricordo come era. Come ricordo! (Assorto.)

Guido.Bravozio.

Boncini.Scusi! Veniamo alla cosa principale. Come va con le donne?

Giovanni.Con che cosa?

Guido.Con le donne.

Giovanni.Le donne? Perché mi parla delle donne? Che c'entrano le donne?Io posso essere un giovinema sono sempre un giovine rispettabile.

Boncini(disperato). Anche dopo l'operazione?

Giovanni.Piú che mai.

Guido(traendo Boncini in disparte). Sentabadi che mio zio èun vecchio… cioè un giovine… come dire?… nonmica tanto sincero. Non ammetterebbe mai di confessare un desiderio.O lo confesserà quando gli giovi… alla donna stessa chedesidera e a nessun altro. (Ride.)

Giovanni.Che dici e perché ridi?

Guido.Saizioquello è un uomo ordinario che dall'operazioneaspetta una sola cosaproprio quella che lei non vuole.

Giovanni.Imbecille.

Boncini(traendo Guido in disparte). E allora non c'è speranzadi trarre da lui la verità?

Guido.Difficile.

Boncini.A me è molto difficile d'intendermi con questo vecchio chedopo operatoha tutta l'ostinazione della sua età e tutti ipregiudizii. Lei non avrebbe pronto un altro vecchio preparato?

Guido.Prontoproprio pronto non ne ho.

Boncini.E allora?

Giovanni.Giacché avete da parlare tanto insiemeio me ne vado. Stabene essere utile al prossimo. Ma non potrete pretendere ch'iodedichi queste ore di giovinezza ad attendere il vostro beneplacito.

Guido(in un orecchio a Giovanni). Vuole pagare meno di Leizio.

Giovanni.Spero non mi si farà tale torto. (Poi.) Ho da dirgliesattamente quello che ho pagato?

Guido.È meglio di non dirgli niente.

Boncini(a Giovanni). Giacché Ella è tanto buono mipermetterà di rivederla. Ma non qui. Si potrebbe andare apasseggio insieme? Vedrà: di me si dice ch'io sia un uomomolto divertente. È naturale che adesso io sia preoccupatodall'affare piú importante ch'io abbia mai trattato in vitamia. Non si può pretendere ch'io apparisca disinvolto.

Giovanni.Insommadica la verità. Con me è difficile fingere:Ella vuol vedermi movere. Vuol vedermi camminare. Questa è unadomanda discreta. Tutt'altra cosa che domandare di vedermi con ledonne. Oggi non esco: Ho un affare di premura. Di premura: Lei sente?Prima dell'operazione non sapevo neppure che cosa fossero gli affaridi premura. Ma domani alle 17 in punto io esco come faccio ognigiorno prima di cena. E se Lei è quicammineremo insieme. Ionon sono né divertente né disinvolto ma ho tutto ilrispetto per la vecchiaia e l'accompagnerò volentieri.

Boncini.Grazie! (Esitante.) Io come piú vecchio potròdarLe dei buoni consigli…

Giovanni.No! Questo non credo.

Boncini.Si potrà insomma consigliarsi insiemevedere come saràmeglio di approfittare di questa nostra giovinezza… se l'avremo.Io non dico ch'Ella dovrebbe tener conto dei miei consigli… néio dei Suoi. Ma si potrà dire la propria opinione.

Giovanni(imperioso). Però anche la parola dovrà essererispettabile e rispettosa. Questo posso pretendere. La mia giovinezzavoglio sia tutta dedicata alla virtú. Insomma parlare si puòma in modo che il piú casto orecchio non possa essere offesodalle nostre parole.

Boncini(lo guarda con disdegnoa mezza voce a Guido). Aver pagatotanto per l'operazione e servirsene a questo modo.

Guido.A parole - me lo creda - a parole. Anch'io talvolta - ma raramente -parlo cosí.

Boncini.Insomma io non m'impegno ancora a nulla. Peccato Lei non abbia unaltro vecchio pronto. Con questo qui sarà piú difficiledi capire qualche cosa. Domani esco con lui. La via oramai èpiena di gambe nude. Vedrò che effetto gli facciano.

Enrico.Vedrà! Vedrà! Io una volta una sola volta uscii colsignor Giovanni. A me pare che guardi con compiacenza anzi conconcupiscenza le donne.

Boncini.Quando La vidi e credetti Lei avesse 70 anni ero pronto a tutto.Purtroppo non è Lei l'operato. Proprio peccato.

Giovanni.Parlateparlate pure. Io se non avete nulla in contrario mi mettoqui a leggere il mio Piccolo.

Boncini.Scusisignor Chierici. Capirà. Son cose importanti.

Giovanni.Se fossi stato come Lei non sarei mai arrivato all'operazione. Lapensaila volli e la feci. Io non ho paura.

Boncini(con dolore a Guido). Che prima dell'operazione sia stato inmigliori condizioni? (Poicon un sospiro.) Insomma non hodeciso nulla. Purtroppo. Ritornerò domani. (A Giovanni.)Domani alle 5 pomeridiane sarò qui. E Le sono molto gratodella Sua compiacenza. Arrivederci domani. (A Guido che loaccompagna.) Non dica nulla al dottor Giannottini. Già luiè sempre pronto. Io però non sono pronto ancora.





SCENANONA
GiovanniEnrico e Guido




Giovanni(ha inforcato gli occhiali e legge un po' nervosamente). Unaltro che ammazza la moglie. Il danno viene tutto dal sesso. Quantomigliori sarebbero gli uomini se non avessero sesso. (Continua aleggere.)

Enrico.Ha visto che sono intervenuto a tempo?

Guido.Gliene sono riconoscentema ho paura non gioverà. Questivecchi! Ce ne vuole prima di farli uscire dalla loro tana. Magariavessimo da fare coi giovani. Ma non disperoe Lei non si spaventi.Sull'interesse delle Sue ventimila lire Ella può contare consicurezza. Di questi giorni stiamo trattando diverse operazioni.

Enrico.Non è di quei denari che mi preoccupi. Ella ha parlato di mead Emma?

Guido.Ho gettato lí il Suo nome varie volte e sono stato a vederecome l'accolga. Non mi pare fosse stato abbastanza bene percontinuare a parlare.

Enrico.Come è ingiusta!

Guido(esitante). Io non la sposerei.

Enrico.Che dice?

Guido.Voglio dire che se io fossi al Suo postoio non la sposerei. Diomio! Se Lei sapesse quante donne ci sono a questo mondo!

Enrico(sorridendo). Come se non lo sapessi. (Poi.) Ma intantoha permesso che io oggi alle quattro conduca a passeggio Umbertino.

Guido.È perché il nonno non ne vuol piú sapere.

Enrico.Mi pare che anche il nonno cominci a volermi bene.

Guido.Chi può volere male a Lei? (Poi s'accosta a Giovanni.)Capirà zio che mi ha procurato una grande gioia di sentire cheLei già tanto fortemente risente il vantaggio dell'operazione.Io ero non poco preoccupato: All'operazione l'avevo indotta io e mene sento responsabile.

Giovanniqui allontana Enrico. Gli dà da leggere un articolo perchéabbia a fargliene la relazione.

Giovanni.Anch'io talvolta ne sono preoccupato. Dio mio! Se tutto ciòavesse da scomparirecome saprei io ritornare alla vita di prima?Questoquesto è il pericolo. Dici che c'è?

Guido(esitante). No! No! Una volta che l'operazione è benriuscita l'effetto non può cessare che dopo tanti anni.

Giovanni.Dieci annidicevi?

Guido.Dieci o un poco piú o un poco meno.

Giovanni.E allora voglio tranquillarmi e credere che domattina quando midesterò ritroverò lo stesso calorelo stesso amore perla vitala stessa luce. Sí! Io la chiamerei luce: Una cosache abbacina.

Guido(stupito). Davvero?

Giovanni.Vuoi farmi credere che tu non lo sappia?

Guido.Ohio lo so. Solamente che a ciascuno questo rinvigorimentoapparisce in altra luce: A qualcuno come a Leizioquale luceaqualcun altro quale calore. Qualche fortunato lo sente qualeelettricità.

Giovanni.Anche da me può essere detta elettricità. Un formicolioche mi si estende a tutto l'organismo. Sento fin dove arrivo col miocorpo. So di avere delle piante dei piedi. Anche prima lo sapevoperché mi sostenevano. Ma ora lo so perché le sento etanto piú fermamente mi sostengono. Quel vecchio lí…come si chiama?

Guido.Boncini.

Giovanni.Ebbene quel Boncini voleva sapere da me come andasse con le donne. Iogli dissi che delle donne io non sapevo nulla. Mi dispiace diconfessarlo: Io non dissi l'esatta verità. Le donne ci sonoanche da me. Non mancarono mai come posso dire che mai mi mancarononeppure le piante dei piedi. Le guardavo e pensavo: To! Ci sonoancorama non per me. Ora le guardo e pensoanche perché lasconvenienza vi si opponecome dirò? Sono non per menaturalmentema somigliano molto a quelle che a suo tempose ioavessi volutosarebbero state per me.

Guido.Non capisco bene: Somigliano a quelle chea suo tempose Lei avessevolutosarebbero state per Lei?

Giovanni(impaziente). Certe cosenaturalmenteun giovine come teprivo dell'esperienza della lunga vitanon può intendere.Eppure sarebbe tanto bene ch'io sapessi spiegarmi. Invece chespiegare ti racconterò: Subito io cominciai a sognare. Subitosubito.

Guido.Subito? Dopo l'operazione? Subito?

Giovanni.Sísubito. Io fino allora vivevo proprio nelle ventiquattroore della giornata. Tutt'ad un tratto ne saltai fuori.

Guido.Ne saltaste fuori!

Giovanni.Ioinfattivivo pochissimo nelle ventiquattro ore di oggi. Comesento le piante dei miei piedicosí sento tutto il miopassato. Non posso dire che lo ricordo perché non basterebbedi dire cosí. Io lo vivo. Vivo la mia gioventú.Quell'altradiconon questa.

Guido(esitante). Quell'altra?

Giovanni(sognando). E d'un balzo saltai a rivivere il mio propriomatrimonio. In tutti i particolari. E anche prima. Il primo pensierodi sposare mia moglie. Lasciare Pauletta e sposare Anna.

Guido.Síinsomma la storia solitasi lascia una e si prendeun'altra.

Giovanni.Ahnon la storia solita. Adesso che ci ripenso trovo ch'è unastoria stranaincredibile. Sto guardandolastupefattocome se nonfosse avvenuta a mecome se non avessi fatto tutto ioio stesso.Non c'è nulla di malesai. Nella mia vita non c'ènulla di male. Se non è male ch'io dovevo sposare Pauletta eche finii con lo sposare Anna. Ma giurami che non dirai nulla adAnna. Giuralo!

Guido.Lo giurozio.

Giovanni.Ebbeneio sposai Anna perché non volli sposare Pauletta. Annaera un tesoro di fanciulla. Non dico nulla contro di lei. Siamosposati da tanti anni e non avrei nulla da dire contro di lei anchese cercassi attraverso tutto quel tempoanno per annocon lacandela. Tutti la trovavano bella. Camminava con grande graziamamodestamente. Di Pauletta tutti dicevano male. Perché lapoverina si moveva con grazia ma in fondo un po' provocante. Simoveva cosí… cosí… Ora ci sono dei dettipopolari secondo i quali bisogna diffidare di donne che si muovonocosí. I detti popolari sono… santibisogna rispettarli.Ma qualche volta sono suggeriti da malizia e cattiveria. Chi lisorveglia? Chi li corregge? Corrono per le vie e per i campiselvatici come tutte le cose che sono di padre ignoto. Bisognaattenervisi con discrezione. Quel vecchio… come si chiama?(Guido non intende.) Quel vecchio che domanda di andare apasseggio con me.

Guido.Ahquello lí! Boncini.

Giovanni.Boncini non m'avrebbe inteso se gli avessi confessato ch'io alledonne oramai penso ma intanto solo alle donne ch'erano giovini quandoio ero giovine. Come dirò? La mia vita si ribalta. Il ricordomi riporta all'inizio di questa vita. Tu che te ne intendi diquest'operazione non credi che sia proprio cosí che si ritorniagli esordii? Prima si guarda e si ricorda eppoi ci si salta dentro?

Guido(commosso). Síziopuò essere cosí.(Poi.) Ioperòmai parlai tanto intimamente coi mieioperati. Si capisce! Sono di solito dei vecchi rispettabili che nonsi confidano al primo venuto.

Giovanni.Ma al medico bisogna pur dire tutto. Io ne parlo per la prima voltama sono tanto contento di poter parlarne! Mi pare di tener afferrateperché non scappino le cose che m'avvengono. Ero làlàoggi per parlarne ad Anna. A tempo mi ravvisai. Quantunquepoi pensassi che davvero essa è tanto vecchia che a certe cosenon attribuisce alcuna importanza. Ma come dirle ch'io d'un colpo coimiei ricordi sono passato a Pauletta? Il suo modo di muoversi eranaturale per lei. Come poteva essere altrimenti con quella faccinaaccesa che pareva… una fiammauna vera fiamma che toglie lavista e anche scotta? Perciòsolo perciò io allora nonla volli. (Pausa.) E perciòsolo perciò io orala vorrei.

Guido.IntantozioElla vorrebbe una sola donna. Qui si vede chel'operazione fece il suo effetto. Quando si comincia col desiderareuna donnasi può finire col desiderarne parecchie.

Giovanni.Bada come parliscioperato. Io non dico desiderare! Io dicodesiderare di vederladi vederla moversi intorno a meproprio conquei movimenti e con quella faccina. Non altro! Bada bene! Non voglioapparire sozzo.

Guido(prima sorride e poi si doma). Ma quella Pauletta a quest'oranon ha piú né quella faccina né quei movimenti.Come fare?

Giovanni.È morta. Dopo di essersi sposata. Io non ricordo il nome delmarito altrimenti avrei inviato dei fiori sulla sua tomba. Magari conAnna che proprio adesso andrà a portarne a Valentino e aitanti altri. Io dissi ad Anna che piú m'allontanavo dai mortie piú li rispettavo. Lo dissi perché ciò aimorti è dovuto. È il loro diritto. Ma in fondo a me imorti fanno un po' di schifo. Hai visto dei cadaveri tu? Giàper te come medicoi morti sono pane quotidiano. Ma per me!Quell'odore! Emma volle ch'io dessi un bacio al cadavere di quelValentino ch'era tanto brutto già prima di morire. Nondimenticherò mai piú quel bacio. Insomma io pensosempre a Pauletta ma non so amarla piú perché èmorta. Non ne hanno colpa i morti che morirono prima che s'inventassetanto portento. Ma è tuttavia un po' stupido. Roba antica!Come quando si ricorda che la gente una volta moriva schiacciatadalle carrozze perché non erano ancora inventate leautomobili. (Dopo una pausa.) Peccato! Pauletta era moltobellatanto che io ora invierei dei fiori sulla sua tomba se sapessiove si trova. (Cercando di ricordare.) Puc… Pucci…Puccio… Puccio. Non trovo il nome del marito. E il bello si èche non ritrovo neppure il suo nome di fanciulla. Ma quello Annadovrebbe saperlo… se osassi di domandarglielo.

Guido.Verrà tutto col tempozio. Anche i nomi. La cosa principale èche Lei stia bene. Le ho portato l'analisi.

Giovanni.Vuoi le 50 lire?

Guido.Oh! Una miseria. Me ne darà cento alla prossima analisi.Guardi! È magnifica.

Giovanni(inforca gli occhiali e guarda con ansietà). Normale…normale… normale. (Disilluso.) Ma questa è lastessa analisi dell'altra volta.

Guido.Meglio che normale non esistezio.

Giovanni.E allora l'analisi in se stessa non vale un fico fresco. Normale! Eracosí quand'io ero vecchio. Io sono tutto nuovo e l'analisi èsempre la stessa. Io non ne voglio piú sapere di analisi.Altro ci vuole ora. Perché avrei da fare delle analisi come sefossi vecchio?





SCENADECIMA
Anna e detti




Anna(pronta per uscire). Allora io vado con l'automobile incimitero. Poi avrò da fare qualche spesuccia e non potròessere di ritorno che di qui a qualche ora. Non ti dispiace ch'ioresti assente per tante ore?

Giovanni.No! no! Anzi. Anzi vuol dire che mi fa piacere che anche tu te lapassi come puoi. La vita è brevedicevano gli antichi.

Anna.Pensa se hai bisogno di qualche cosa dalla città.

Giovanni.I giornali. Voglio anche il giornale umoristico della domenica. Mipiace di ridere. Devo imparare di nuovo a ridere.

Anna.E tu vuoi restare in tinello?

Giovanni.Sí! Questo è il posto dove mi trovo meglio.

Anna.E non hai niente in contrario che intanto che tu sei qui Rita nettiin questa stanza le manigliei vetrii cristalli?

Giovanni(tentando di celare il proprio compiacimento). VengavengaRita. Essa netterà. Io leggerò e non la sentirònemmeno.

Anna.Allora addio. (Porge a Giovanni la guancia a un baciopoi aGuido.) Se vuoi venire con me. Mi farebbe piacere. In due ci siraccoglie meglio al cimitero. Solitarii si finisce col sentirsi moltosoli.

Guido.Mi dispiaceziama non posso. Fra una mezz'ora devo essereall'ospitale.

Giovanni.Bravo! Voglio dire che mi compiaccio che hai molto da fare. In quantoal cimitero io trovo anzi ch'è un posto ove si sta megliosoli. I morti hanno diritto che per quel breve tempo si vada soli.

Anna(avviandosiad Enrico). Arrivedercisignor Enrico. Miraccomando per quella seta.

Enrico.Non dubitisignora.

Giovanni.E non potrebbe accompagnarti il signor Enrico.

Enrico.Mi dispiace ma non posso. Io devo attendere qui Umbertino col qualeho da andare a passeggio alle 4. (Guarda l’orologio.)Sono appena le tre. (Anna esce.) Arrivederci.

Giovanni.Ma scusi. Io non ci ho niente in contrario. La Sua compagnia mi fapiacere. Ma non capisco. Ella è un commerciante e perde aquesto modo il Suo tempo?

Enrico.Oggi non ho molto da fare. Eppoicapirà che per me non èuna perdita di tempo di stare con Lei. (Con odio.)

Giovanni(spaventato). Grazie! Grazie! Come Lei sa dire le cose piúgentili con tanta decisione. (Poi.) Senta. Intanto mi pare chesarebbe molto gentile da parte Sua di accompagnare la signoraall'automobile.

Enrico.Questo posso fare subito. (Esce.)





SCENAUNDICESIMA
Guido e Giovanni



Giovanni.SentiGuido. Non potresti andare da Emma e pregarla di mandareUmbertino a passeggio subito alle tre?

Guido.Perché?

Giovanni.Mi pare che quest'ora di sole gli farebbe tanto bene.

Guido.È proprio il grande sole ch'essa vuole evitargli.

Giovanni.E tucome mediconon potresti consigliarla altrimenti?

Guido(esitante). Non credo di poterlo fare.

Giovanni.Eh via! Il purgante fa bene quando volete e fa benequando voleteanche il bismuto. Guarda se oggi non gli farebbe bene il sole. Oggipoiil sole non è forte. Mi pare sia un po' annuvolato.

Guido.Non oso! Emma non s'è ancora rassegnata a considerarmi qualeun medico. Se apro bocca essa chiama il dottor Raulli. Finisco semprecol promuovere l'interesse di un concorrente. Ciò non mi garbatroppo.

Giovanni(disperato). E allora come faccio a liberarmi da quel signorBiagini?

Guido.Biggioni vuol dire.

Giovanni.Biggioni! È come una scopa che posa su una porta. Se apri laporta ti viene addosso. Come diecimila scope perché da uncerto tempo quando entro in un luogo mi viene addosso.

Guido.Procurerò di portarlo via io per un'oretta finchéUmbertino non è pronto.

Giovanni.Bravo! Te ne sarei molto riconoscente. Rita posso sopportare…(Inquieto.) Perché non è ancora qui? Senticonte posso essere sincero. Io guardo molto volentieri Rita.

Guido.Di questo non mi meraviglio affatto.

Giovanni.Tu dici? Ahcapisco. Ti piace? Ma non è pane per i tuoidenti. Da me è tutt'altra cosa. Non la guardo mica perchéè bella. Io la guardo solo perché ha qualche cosa chericorda Pauletta. Non trovi?

Guido.Come posso saperlo? Io non conobbi Pauletta.

Giovanni.E che fa questo? Non vedi che anch'essa si muove come facevaPauletta? Proprio cosí!

Guido.Fuori del modo di andare nelle donne ci sono tante altre cose.

Giovanni.Sícertozotico che sei. Ma mentre tutte le altre cose sonocose materialiil modo di moversi di una donna è cosaspirituale. In un certo modo non si movono che le donne che sonosicure della propria bellezzadella propria grande bellezza. Le piúpericolose: Quelle che non si sposano e che poscia si rimpiange dinon aver sposato.

Guido.Movendosi come una vera bellezzaRita perciò dovrebb'esseresecondo Lei veramente bella?

Giovanni.Ma a questo non guardo ionon mi concerne.

Guido.Ahcosí! (Diffidente.)





SCENADODICESIMA
Enrico e detti



Dasinistra entra Rita con una bacinellauna spugna e un pezzo distoffadall'altra Enrico. Rita si dedica subito al suo lavorointorno alle maniglie.




Guido.Sentasignor Enricovuole forse venire ad accompagnarmi finoall'ospedale? Mi annoio tanto di movermi cosí da solo.

Enrico.Mi dispiace tantosignor Guido. Lo farei tanto volentierima nonposso. Devo essere qui in punto alle sei. (A bassa voce.)Tento anche vedere la signora Emma che ancora non è uscita.(Con ansia.) Almeno a quanto credo.

Guido.Nono. È di là. (Poi a Giovanni.) Non vuoleandarsene.

Giovanni(brontola). Che il diavolo…

Guido.Addioziosarò qui a cena. (Via fregandosi le mani.)





SCENATREDICESIMA
RitaGiovanni e Enrico



Enricosi rimette con un sospiro a leggere il giornale. Rita attende al suolavoroGiovanni s'è gettato in una poltrona e la guardacommosso e agitato. Lunga pausa.




Giovanni(che ora di tempo in tempo guarda Enrico indecisoprendefinalmente una decisione). Sentaper leggere un giornale iocredo Lei starebbe meglio in quell'altra stanza in fondo alcorridoio. Già Umbertino quando esce passa proprio per di là.

Enrico(con odio). Scusi se non m'accorsi di disturbarla. (Quasiminaccioso.) Io faccio tutto quello che Lei vuole.

Giovanni(che un po' spaventato retrocede). E allora mi faccia ilpiacerecaro signor Biggioni. Se qualcuno vuole entrare qui me neavvisi.

Enrico(c.s.) Sarà servito. (Via.)





SCENAQUATTORDICESIMA
Giovanni e Rita



Giovanni(ritorna alla sua poltrona). Un uomo gentile ha la voceminacciosa. Cosíper natura. Dice delle cose gentili chespaventano. Io non lo sposerei.

Rita(continuando il suo lavoro). Pur troppo anche la signora Emmapensa cosí. (Gridando.)

Giovanni(lieto). Come sento bene. Parola per parola. S'aprono anche leorecchie. (Pausa.) E tu credi sarebbe bene ch'Emma losposasse?

Rita(sempre a voce discretamente alta). Chi non lo crederebbe? Unuomo distintoricco e che le vuol bene.

Giovanni.Un uomo distinto? Dio sa che aspetto deve avere quand'èarrabbiato se quando vuol bene ha l'aspetto da furibondo.

Rita.Ma io credo sia arrabbiato.

Giovanni.Perché? Con chi? E perché non lo dice.

Rita.Prima di tutto vuol farsi voler bene da Lei e non gli riesce.

Giovanni.Perché non me lo dice. Se me lo dicesse io gli direivolentieri che gli voglio bene.

Rita.Il signor Guido gli vuol bene oramai e anche la signora Anna. Non glimanca di conquistare che Lei e la signora Emma.

Giovanni.Gli manca il piúinsomma. Che moderi la sua voce. Poi lovedrò volentieri se non si farà vedere troppo. (PausaRita lavora.) Come si chiamava tua madre? PaulaPauletta?

Rita.Nono! Giovanna.

Giovanni.Anna? (Stupito.)

Rita.Giovanna.

Giovanni(piú quieto). AhGiovanna! Ma quasi Anna! Pare voluto.Cerco Paula e mi dànno Anna. Ma tu sei Ritaproprio Rita?

Rita.Ehsí.

Giovanni.E perché non vuoi darmi un bacio? Che fa a te?

Rita.Non si devesignor padrone. Io sono la fidanzata di Fortunato.

Giovanni.E che fa questo? Non ti voglio mica sposare. Io vorrei darti solo unbacio. Vorrei provare che effetto mi fa. Ammettiamo che io fossimoribondoche tu fossi al mio letto e venisse il dottore e tidicesse: Per salvarlo dovete dargli un bacio. Che faresti tu? Se vuoiun po' di bene a me e ad Anna e a mia figlia che faresti?

Rita.Ma non è il casosignor padrone. Lei non è moribondo ese lo fosse i dottori prescriverebbero tutt'altre cose che sono moltopiú careroba di farmacia.

Giovanni.Io per un bacio pagherei molto di piú. Ti farei fare subito inquella casetta una camera di piúquella che ancora ti occorree di cui Fortunato tanto mi parlò. E pensa che ho giàpagato al dottor Giannottini per una roba da niente fior diquattrini. (Pausa durante la quale Ritaimbarazzatalavora piúforte alla maniglia.) In complesso io apparisco tuttavia vecchiomati assicuroio ero un bel ragazzo ese quello che speros'avverasarò di nuovo non piú un ragazzoma un uomoforteerettosicuro. Ma per raggiungere questo sarebbe ogginecessario che tu mi dia un bacio.

Rita.Ma io dovrei domandare il permesso a Fortunato.

Giovanni.Un bacio col permesso? Mai piú! Non è un bacio cotesto.Io devo rubareconquistare il bacio. Proprio come si fa in amore.Guarda. Io ci ho pensato lungamente a questo bacio. Vorrei rubarloproprio rubarlo come fanno i giovini. Tu siedi su quella poltronatiadagi e dormi o fingi di dormire. Io ti vengo appresso e ti do unbacio.

Rita.Sulla bocca?

Giovanni.Non occorrenon occorre ancora. Ti bacerò sulla guancia.

Rita.E la stanzala stanza nuova nella mia casetta sarà fatta?

Giovanni.Darò l'ordine subito oggi acché compiano il lavoroprima che l'estate finisca.

Rita.Padrone! Non si potrebbe fare tutto questo senza il bacio? Voi chesiete tanto buono!

Giovanni.Te ne pregonon parliamo piú del contratto e della cameraperché allora addio bacio. Parliamo solo del bacio. Tu siedisu quella poltrona. Vaivaite ne prego.

Rita(s'avvia alla poltrona alquanto riluttante e tenendo in mano laflanella con la quale aveva lavoratosiede sulla poltronachiudegli occhi e si protegge la bocca con la flanella).

Giovanni(si guarda d'attorno). Mi pare benissimo tutto. (S'accostain punta di piedi molto malsicuro a Rita e vede la flanella.) Viaquella pezzuola. Quella è destinata alle maniglie. (Rita lalascia cadere a terra e mette la mano sulla bocca.) Piúnaturalete ne prego. Sdraiati come se tu fossi in un letto. Cosí!Scusa se adesso aspetto un poco per pensarci. Come si puòrubare un bacio se si dovette prima prepararloconfezionarlo. (Siedesu una sediasi copre gli occhi e pensa per qualche istantepois'avanza verso Rita e si china a darle un bacio sulla guancia).OhPauletta!

Rita(lo guarda stupefatta). Lei dice?

Giovanni(brusco). Stai zittatu. (Pensa lungamente.) Mipiacquemi piacque molto.

Rita(timidamente). Posso ritornare al mio lavoro?

Giovanni(brusco). Vuoi stare zitta? (Pausa ancora.) Certo se tum'avessi amato sarebbe andato meglio.

Rita.Ma io sono la fidanzata di Fortunato.

Giovanni(brusco). Che c'entra questo?

Rita.Se c'entra! (Ritorna al lavoro.)

Giovanni.Lascia stare quel lavoro lí. Il bacio te l'ho già dato.Non ti domando piú niente. Non puoi restare con me?

Rita.Ma se viene la signora Anna? Che dirà?

Giovanni(con aria d'importanza). Puoi ben immaginare che io hopreparato tutto. Anna non ritornerà che di qui a due ore.

Rita.Se me l'aveste detto prima avrei lavorato meno.

Giovanni(siede al tavolo). Siedisiedi qui a me da canto.

Rita.A patto siate buono.

Giovanni.Non c'è scopo di non essere buono. Io sarò buono…sarò buono… finché tu non mi dirai di esserealtrimenti.

Rita.Come dite?

Giovanni.Lascia ch'io dica quello che voglio. Non interromperminoncorreggermi.

Rita.Sta benepadrone.

Giovanni.E non dirmi padrone. Non posso sentire quella parola. La dirailadirai ma soltanto in presenza di Anna. Per oggi dovresti dirmi: Mio…Dimmi semplicemente Giovanni.

Rita.Non potrei signor padrone.

Giovanni.E almeno non dirmi padrone. Mi fa proprio male… come una secondaoperazione… alla rovescia. Cosí si va in dietroanziavantialla rovina e alla vecchiaia. Capisci?

Rita.Io non capiscopa… Io non capisco. Dovrebbe essere tanto bellodi essere il padrone.

Giovanni.E che vuoi farci? Lo sono stato per tanti anniper troppi anni e nesono stufo. (Carezzevole.) Io vorrei per oggi poter dire chetu sei la padrona. Posso dirlo? E accostarti come un paggio cheaggredisce la sua contessa. Mi piacerebbe tanto.

Rita.Come si può pensare una cosa simile?

Giovanni.Tu non lo saima si può pensare tutto a questo mondo. Bastavolere e si può credere che il polo nord sia andato al polosud. Poi resta tutto come prima ma si è pensata una cosastraordinaria e perciò si diventa forti e i veri padroni di sestessi e del mondo. Intendi?

Rita.No.

Giovanni.Ciò non importa perché io non ti parlo perché tuintenda. Io sto costruendo il mio mondo quest'è l'importante.(Poi dopo una pausa.) Guardalàsotto il buffet c'èuna bottiglia di Marsala appena aperta. Apportamela con un bicchiere.

Rita(eseguendo). Eccopadrone.

Giovanni(versando). E sia cosí giacché non sai direaltrimenti. Forse mi piace anche di essere detto padrone di una belladonna come sei tu. La sottomissione di una donna è una cosadolce. Essendo il tuo padrone si può supporre che io possafare di te tutto quello che voglio.

Rita(spaventata). Ohoh!

Giovanni(spazientito). Ho detto supporre! Perché m'interrompi?Lascia che io mi mova come voglio. Che fa a te? (Poi.) Eccobevi.

Rita.Io bere?

Giovanni.Fammi questo piacere. Che ti fa? Una volta si cominciava sempre colfar bere le donne.

Rita.Ma cosí sola? E Lei?

Giovanni.A me il dottore ha proibito il vino.

Rita.Ma io… cosí… in Sua presenza non bevo.

Giovanni.E allora dà un bicchiere anche a me. Già il dottorRaulli non sa che io non sono piú suo cliente.

Rita.Eccolo. (EseguisceGiovanni versa.)

Giovanni.Beviamo insieme. Unoduetre. Su. (Vuotano il bicchiere.) Èbuono. A me fa grande piacere di bere insieme a te. Prima di tutto sifa qualche cosa veramente insieme. Eppoi anche a me piace che quelliche dipendono da me abbiano le loro ore di svago.

Rita.Questo sí ch'è molto ben detto. Nevvero?

Giovanni.Ohcome sto bene. Si capisce dal mio benessere che l'operazione èpienamente riuscita. È la prova decisiva. Quel vecchio maialequello che vuole domani andare a passeggio con me… Come sichiama?

Rita.Io non lo so.

Giovanni.Il nome non ha importanza. Quel vecchio maiale diceva che una voltafatta l'operazione era importante di vedere come ci si comportava conle donne. Tante volte i vecchi maiali hanno ragione. Nella mia lungavita io l'ho osservato. Il vecchio casto invece è piúvecchio dei vecchio maiale. Con te io sto splendidamente bene.(Stirandosi.) Gli ebrei diedero una donna al re Davide. Ilquale non la volle e per questo perí miseramente. Io non sonotanto bestia. Bevi. (Le versa.)

Rita.Se beve con me.

Giovanni(versando anche nel proprio bicchiere). Perché no? Giàil dottor Raulli con me non c'entra piú. (Bevonopoi.)Ma io vorrei renderti contenta e felice. Avevi cominciato adapprovarmi e saresti mia grande amica se ti facessi tante camere. Setu avessi un desideriodimmelo te ne prego. Io darei la mia vitaperché su quella faccina ci sia la gioiala vera espressionedella giovinezza. La giovinezza non mi basta mai.

Rita.Ma finché la casa è diretta dalla signora Anna non c'ènulla da fare per me. Essa vuole l'ordine.

Giovanni(inquieto e guardandosi d'attorno). Ma perché dicicosí? Anna è una buonissima donnabuona con le personee buona persino con le bestie.

Rita.Specialmente con le bestie.

Giovanni(ridendo di cuore). Questa mi piace: Specialmente con lebestie… con le bestie innocenti. Ma è buonissima anchecon me.

Rita.Questo è facile. Il marito è il marito. Anche a me dicedi voler bene. Cento volte al giorno mi dice: Cara Ritafai questofai quello… e finisce che a forza di essere accarezzata allasera le gambe non mi reggono.

Giovanni.Ma un certo ordine in casa dev'esserci. Che cosa farei io se nontrovassi le mie cose al loro postoquando alla sera mi corico e allamattina mi levo?

Rita.Per quelle poche coseil bicchiere di lattei vestiti e cosívia poco ci vorrebbe.

Giovanni.E pensa che il latte io non lo prenderò piú. L'hodeciso or ora. Questo fa meglio. (Beve.) Maledetto quel dottorRaulli. Dev'essere vero quello che dice Guido: Quando si sa troppo diuna cosa non se ne capisce piú una maledetta. Guarda quelloche a quello studentucolo di mio nipote riuscí di fare per me.Eppurein veritàio credo non sappia molto.

Rita(commossa). È molto bravo quel signor Guido.

Giovanni.Moltomolto bravo. E dimmi: Volendo farti piacere e d'altrondetenere in ordine questa casache cosa si dovrebbe fare?

Rita.Siamo in tre che serviamo e visto che vorremmo lavorare la metàdi quello che si lavora orabisognerebbe prenderne altre tre. Eancora una che tenesse in ordine le nostre stanze perchéavendo da lavorare per gli altri non sappiamo lavorare per noi. Ètutto sudicio in quelle stanze.

Giovanni(imbarazzatissimo intanto bevepoi). E bisognerebbe dar damangiare a tutte queste donne?

Rita.Ehgià. Forse nella cucina si potrebbe fare una piccoladifferenza fra noi e loro.

Giovanni.Davvero credo non si possa fare tanto. Pensa che costerebbe piúche l'operazione… all'oradico. Ne farò il conto.Aspetta. (Prende dalla tasca il libriccino e la matita eppoiinforca gli occhiali. Indi si pente e rimette tutto a posto.) Malasciamo stare. Non ho tempo ora di far conti. Eppoi che c'entranoora qui la cuoca e la serva? Non mi pare ch'è questo ilmomento di proclamare uno sciopero generale. Parliamo di te. Non sipotrebbe - quando io diverrò giovine sul serio e sapròsaltare e sottopormi a degli sforzi - organizzare le cose in modoch'io stesso t'aiuti nel tuo lavoro? Senza che Anna se ne avveda? Noncosterebbe nulla e per me sarebbe un grande svago.

Rita(ridendo). Sarebbe un bel lavoro cotesto.

Giovanni.Ridi perché non sai. Ma i dotti sono meglio informati di te.Io troverò il modo di farti parlare una volta col dottorGiannottini. L'operazione è d'esito sicuro. Soltanto che quelvecchio maiale… come si chiama?ha detto che l'esito devevedersi dal contegno con le donne. Perciò occorrono le donne!Devi intendere: Non si tratta piú di un viziodi una cosaabbominevole e abbominatama di una giustalegittima… santadifesa della propria salute e della propria giovinezza. Io altrimentinon accetterei di dedicarmivi perché io sono e sono statosempre un uomo casto. In quanto a tese collabori… (Versadel vino nel proprio e nel bicchiere di Rita e beve.) Comedicevo? Ahsí! Se collabori a tale opera igienica ne avraisicuramente il premio. Lo avrai da medapprimache farò perte quante camere vorrai e poi anche lassú. Certo anche lassú!Mi pare che tutte le religioni prescrivano di onorareaiutare eproteggere i vecchi. E si è vecchi anche quando si èringiovaniti… voglio dire che si ha tuttavia il diritto arispetto e protezione… síperché gli anni che sihannoquelli restano tuttavia al loro posto. Non si possonocancellare.

Rita.Aiutare? E che cosa ne dirà Fortunato?

Giovanni(malsicuro e seccato). Fortunato? A lui certamente èdifficile di spiegare tante cose. Eppoi anche se comprendesse…non si lascerebbe convincere. Ohio ricordo tutto. I maschi pensanoall'onore. Sono egoisti. Neppure per aiutarmi in una cosa tantoimportantein questa semplice cura egli s'accontenterebbe.(Imperioso.) Io direi di non dire nulla a Fortunato. Chediritto ha lui di saperne qualche cosa? Non sono io il padrone suo eil padrone tuo?

Rita(maliziosa). Io trovo che tutti dovrebbero essere avvisati.Anche la padronala signora Anna.

Giovanni(pensieroso). Anna? Ehgià! (Poi.) Ma io pensoche se è una buona moglie ne sarebbe contentissima. (Poi.)Ma pur credo sia meglio di non dirgliene nulla. Aspetta che ci pensi.(Beve.) Mi pare che il marsala chiarisca le idee. Aspetta.(Poi.) Luilei! Dio mio quali complicazioni per fare unacura. (Poi.) Sainon pensiamoci piú. Io non dico nullaad Anna e tu non dici nulla a Fortunato. Cosí siamo pari epatta.

Rita(ridendo di cuore anch'essa presa un poco dal vino). Bravobravo il vecchietto. Come sa regolare tutto.

Giovanni(seccato). Vecchietto? Giàvecchietto è giàpiú giovane di vecchione. Ma non dirmi cosí. Midispiacemi turbam'impedisce. (Poi.) Si capisce che inquindici giorni l'operazione non poté ancora avere tutto ilsuo effetto. Io vorrei solo vedere se ci sono avviato. Senti!Vorresti sedere sulle mie ginocchia?

Rita.Nono! (Infastidita.)

Giovanni.Mi piace che tu non subito abbia accettato. Te ne pregosiedi sullemie ginocchia. Guarda! Non ti toccherònon ti bacerò.Ma accetta di sedere sulle mie ginocchia. Guarda come ti prego. Èil tuo padrone che prega.

Rita.Ebbene! Se vi fa tanto piacere. Visto che l'operazione non ebbefinora successosi può.

Giovanni.Non dire cosíte ne prego. M'impedisci. Siedisiediadagiati. E adesso dovrei vedere la vita farsi bellagrandelucente. (Dopo un'esitazione.) Ahi! Ahi! Mi fai male. Alzatite ne prego. Mi muore la gamba.

Rita(si leva ridendo). Ma io non volevo. Foste voi a volerlo. (Ementre Giovanni si frega la gambe.) State meglio?

Giovanni.Sísí! Devi aver poggiato su una vena. (Si alza ecammina zoppicando.) Va megliova meglio. S'era addormentata lagamba. Adesso sento come un'inondazione di formicole. Curioso.

Rita(versa il vino nei bicchieriallegrissima). Padrone unbicchiere vi farà bene. Amore e vino.

Giovanni(bevendo pensieroso). Ecco il vino. Ma l'amore? Aspetta.Siederemo su questo sofà. Qua! Io porrò il mio bracciointorno alla tua vita. Come se fosse un serpeun vero serpe. Ilserpe di Eva. Bella quella storia del serpe. Cosí! L'amoredev'essere comodo. (Pian pianino poggia la testa sulla spalla diRita.) Sai cantare?

Rita.Perché?

Giovanni.Per cantare.

Rita.Dovrei cantare qui nel tinello della signora?

Giovanni.Se te lo permetto io. Non sono anche il padroneio?

Rita.Ebbenevolete che vi canti Valencia? (A mezza voce canta"Valencia".)

Giovanni.Aspettaaspetta. Non conosci qualche altra canzoncina piúespressivapiú sentimentale? Che cosa può importare ame di quella città Valencia?

Rita.Che canzone volete? Io le so tutte. Un Charleston?

Giovanni.Aspettaaspetta che pensi. (Bevepoi.) Conosci quellacanzone (canta) Sempre sol Morettina tu mi lascisempre solsenz'amor. Io purtroppo non so cantarenon lo seppi mai per quantomi piacesse. Ma ricordo che una volta mi trovavo con Pauletta…una certa Pauletta… che si moveva come te… ma del resto nonti somigliava… era piú docile di te… curioso…quand'ero giovine le donne erano piú docili… e anche piúbelle. Devi sapere che questa canzone era cantata da tutti. Noncantavo io e non cantava Pauletta. Ma quando eravamo insiemeecheggiava dalla strada e dal piano di sotto e dal piano di su. Laconosci tu questa canzonetta? È la vera canzonetta dell'amore.

Rita.Mai sentita.

Giovanni(che da qualche istante lotta col sonno). Anche in questo seidifferente da Pauletta che non la cantavama la sapeva. Anna zufolatalvoltama senza dolcezza e ciò è male. Èmeglio allora di non sapere la canzone. Tanto meglio!

Rita.Ed io non la so.

Giovanni.Bravabrava. Per cantare quella canzone bisogna sentire. Ascolta chete la spieghi. Se Morettina mi lascia io sono solo anche in mezzo amilioni di miei simili. Intendi tutto il grande senso delle pocheparole? E sono senz'amore… finché non ne trovo un'altra.Come sono stanco! Mai non fui tanto stanco. Dev'essere dal pensareall'amoredal fare… Stanchezza benefica. Come la stanchezzadopo la battaglia e anche prima della battaglia… non durante labattaglia. Cosíaccanto a te. Il sonno… che dolcezza!(S'addormenta.)

Rita(se ne accorgesi svincola dolcemente da lui e gli fa posare latesta sul dorso del sofà).

Giovanni(mormora). VieniPauletta. (Poi russa.)

Rita(in piedi si stira). Che vecchio asfissiante! (Si mette ariposare sulla poltronazufolando "Valencia". La canzonele muore poi sulle labbra perché s'addormenta anche lei.)





SCENAQUINDICESIMA
EmmaEnrico e detti



Emma.Che c'è qui?

Rita(subito destata). Stava qui nettando le maniglie della stanza.

Emma.Non voglio sentire. Netti avanti le maniglie. (S’avvicina alpadre.) Dorme! (Con un singhiozzo.) Dorme! Come se avessela coscienza tranquilla.

Rita.Badisignorache la coscienza tranquilla la può avere.(Tentando invano di darsi un contegno.)

Emma.Taccialei.

Enrico.Io credo in verità…

Emma.E anche Lei potrebbe tacere. Non ci fa mica una bella figura Leid'essere stato a guardia là fuori. Bisogna essere… fuoridi senno per fare una cosa simile.

Enrico.Ma io ero là fuori perché il signor Giovanni ha volutocosí.

Rita(cadendo seduta su una poltrona). Ero presente iolo possotestificare.

Emma(fuori di sé). È ubbriacaè ubbriaca.(Corre via.)

Enrico.Ma signora! Che c'entro io se essa è ubbriaca? (La segue.Lunga pausa durante la quale Rita stirandosi e fregandosi gli occhitenta di riaversi e Giovanni russa.)





SCENASEDICESIMA
AnnaGuido e detti



Giovanni(mormora). SíPauletta. Tutto quello che vuoi. (Pocodistinto.)

Anna.Che dice? Dorme? E che significa quella bottiglia e quei duebicchieri?

Rita.Io netto qui le maniglie… Il signor Giovanni offerse unbicchierino qui al signor Guido. (Con un gesto di supplica versoGuido.)

Guido.Sísí. Fu molto gentile. (Esitante.)

Anna.Bisognerebbe lasciarlo dormire. Io credo che il suo berretto di nottesi trovi nella tasca della sua giubba. (Lo leva delicatamente diuna tasca della giubba di Giovanni e lo pone sulla sua testa.) Civorrebbe anche una coperta per coprirlo. Va a prendere quella ch'èsul sofà nella camera qui accanto. (Rita obbedisce.)Davvero mi pare che l'operazione abbia avuto un effetto magnifico.Soffriva tanto d'insonnia!

Guido.Comincio a crederlo anch'io. (Di malumore.)

Anna.Cominci appena a crederlo? Tu che l'operazione consigliasti?

Guido.M'aspettavo un effetto piú tardo. In quindici giorni! Èmeraviglioso persino per me.

(Ritaapporta una coperta che Anna stende dolcemente sul dormente.)

Anna.E adesso chiudi quelle persiane. Si può farlo liberamente ora.(Nell'oscurità i tre stanno uscendo a sinistra.) Ritatu rimarrai nella stanza accanto per sentirlo se chiama. Avviseròtutti di non far rumore. (Escono.)

Giovanni(interrompe il russare per mormorare). Sempre insiemePauletta.




Scendeun velario trasparente che lentamente s'addensa.










INTERMEZZO




Alproscenio. Di tempo in tempo si sente il russare di Giovanni.




Giovanni(vestito e figura identici a quelli dell'atto IIma i movimentigiovanili e sicuri). RitaPauletta! A mea me. Fate prestoperché il tempo va via.

Rita(accorre anch'essa esattamente vestita come nel secondo atto).Eccomipadrone.

Giovanni(va a lei correndo). Ecco ti afferro. (La prende per lamano.) Padronedicesti? Allora tu non sei Pauletta; tu sei Rita.

Rita.Io sono Paulettapadrone.

Giovanni.Ma se m'appelli padrone non sei Pauletta che anzi - poco ci mancò- stava per divenire la padrona miala mia Anna.

Rita.Tu sei il padrone di tutti perché sei vecchioperchései giovine.

Giovanni.Ohfinalmentela vita si fa bella e chiara. Questa ci voleva. Iosono il padrone delle donne. SaiPauletta! Io lo merito perchésempre ti pensai. Quando dicevano in mia presenza la sola parolamorettinasentivo un colpo al cuore. La sai tu la canzonenostraquella che noi due mai cantammo ma che si udiva da tuttiquando noi due si parlava d'amore?

Rita.L'ho dimenticata.

Giovanni(severo). Questo è male. Avresti potuto stare piúattenta. Eppure sei giovine. Lascia che ti veda. Giàsicapisce. La morte conserva. Anche di Valentino si potrà direch'è schifoso ma mai piú si potrà dargli delvecchio. Ma che facesti per tanti anni senza di me?

Rita.Ti attesi!

Giovanni.Bravabrava. Questo mi piace. La donna passiva che attende. Attendefinché Sigfrido arriva. Ma perché non venisti prima ame che t'attendevo?

Rita.Aspettavo l'operazione.

Giovanni.Ed io la feci solo per te. Senti come parlo bene d'amore? L'horiappresa quell'artel'ho intera. Ti faccio un grande regalodicendoti di essermi sottomesso all'operazione solo per te. Giàqueste mie parole provano che l'operazione ebbe il suo effetto. Elasciami parlare ancora intanto che ti tengo afferrata per la manoresistendo al desiderio che già sento d'impadronirmi delle tuelabbra. SaiPaulettaio quella volta t'avrei sposata se tutti nonmi fossero saltati addosso. Ti movevi come una civettadicevanoeppoi si diceva che amavi il lusso e m'avresti succhiato il sangue.

Rita.È vero il lusso l'amavo molto.

Giovanni.E avevi ragione. Anch'io l'amo. Me ne intendo io. Anche spogliate ledonne son piú belle se erano state vestite bene. E adesso chesei con me dovrai essere sempre spogliata oppure vestita bene.Sempre. Io ho speso molto per l'operazione ma questa spesa nuova sarànecessaria. Perché altrimenti non c'era scopo di operarsi. Ionon son un uomo avaro e debbo pagare quello che occorre. Non di piúma tutto quello che occorre. Però che c'entravano gli altri agridarmi sulle orecchie che m'avresti rovinato e impedirmi di farequello che avrei voluto per te e per la mia salute?

Rita.Le donne belle sono amate da pochi e odiate da tutti gli altri.

Giovanni.Sídev'essere questo. Ed ioscioccoche li ascoltai! Maadesso che tutte le cose ricomincianoio farò quello chevoglio. Voglio tenon voglio altri.

Rita.E mi darai tutto? La ricchezzail tuo tempola tua salute?

Giovanni.La mia salute? A che ti occorre? Quella occorre a me. Èproprio quella ch'io m'aspetto dall'operazione e da te.

Rita.Saila donna dà la salutema la toglie anche.

Giovanni.Perché? Perché la toglie se la dà?

Rita.La toglie senza volerlopoverina. Poi piange essa stessa. Ma èfatta cosí: Ha bisogno di tutto quello che hai eppoi di moltodi piú.

Giovanni.E allora io avevo ragione di non dire ad Anna quello che posseggo?

Rita.Se s'accontentò non è una donna quella.

Giovanni(convinto). Infattinon è una donna quella. E alloraper farmi contento vuoi anche la mia salute?

Rita(sorridendo). Non cosí subito.

Giovanni.Ma io darò anche la salute per avere la salute. Andiamosiimia.

Rita.Io sarò tua. Ma voglio che tu ammazzi Anna.

Giovanni.Niente di piú facile. Io mi sento forte ed essa èdebolissima.

Rita.Lo prometti?

Giovanni.Ben volentieri. Dammi le tue labbra.







VELARIO













ATTOTERZO



SCENAPRIMA
Emma e Guido




Emma.Ho voluto parlare con te prima di prendere una decisione. Tu dunquecredi che una volta fatta quell'orribile operazione non c'èpiú salvezza?

Guido.Non c'è piú salvezza? Anzi la salvezza è intera.La salvezza è anzi troppa. (Con una certa tristezza.)Quel benedetto vecchio sorprese me pure. Com'è giovine!Intraprendente!

Emma.Ma sii sincero. L'effetto dell'operazione durerà dieciquindiciventi giorni. Io ti perdono se hai fatto spendere tantidenari a papà ma sii sincero. Io quasi quasi prima di prendereuna decisione consulto il dottor Raulli.

Guido.Che cosa saprebbe dirti il dottor Raulli che io non saprei diremeglio? L'operazioneuna volta che ha raggiunto il suo primo effettoraggiunge il suo ultimo con piena sicurezza. Io non mi sorprendereineppure se vedessi ricrescere i suoi capelli. Già mi pare chequella sua testa produca una lieve peluria.

Emma.E allora ho perduto anche il babbo. Il marito mi morí perchéfuori di tempo invecchiò… (Singhiozza.)

Guido.Ma non è mica detto che perché egli èringiovanito si faccia meno affettuosomeno paterno. Anzi! Che cosave ne potevate fare voi di quel vecchio che lasciava andar sotto agliautomobili i fanciulli che gli erano affidati?

Emma.Il fanciullo con lui era sicurissimo. Mai gli avvenne nulla di male.(Poi.) Io in questa casa non resto piú oltre. Accantoad un vecchio che si dedica agli amori ancillari! M'allontano se nonaltro per evitare ad Umbertino il cattivo esempio.

Guido.E con chi vuoi ch'egli faccia all'amore? Non teniamo mica delleregine in casa.

Emma.Ohnon scherzarete ne prego. E quel signor Enrico! Faceva laguardia alla porta.

Guido.Questo poi non è vero. Il signor Biggioni aspettava Umbertinoper andare a passeggio con lui.

Emma.Macché! Lo sorpresi proprio mentre attendeva al suo belmestiere. Non m'aveva ravvisata nell'oscurità del corridoio esaltò fuori dal suo camerino per fermarmi dicendo che babbovoleva rimanere solo. Poi s'arrestò e si confuse in scuse. Èinteressato in quell'affare dell'operazione. È inutile negare.Me lo raccontò lui stesso. Presentò la cosa come seavesse partecipato all'impresa per favorire te. Invece daquell'accorto commerciante ch'èvi partecipò per fardenari corrompendo anzi distruggendo i vecchi. Ed ora assisteall'esitolo sorvegliane gioisce. Con un'immoralità danegriero.

Guido.Ma che vuoi che gl’importi a un uomo ricco come lui?Sottoscrisse un'azione. 20/m. lire. Misere 20/m. lire. Le ho anziancora in tasca. Ma è curioso dica di avervi partecipato perfavorire me. Mi permetti di fargli un rimprovero?

Emma.Ohfa pure. Io sapevo che non era vero. Che può importare ate se egli vuole fare degli affari?

Guido.Certo non m'importa proprio niente. Io credo però ch'eglicredette di fare un favore a me che sono tuo congiunto come fa deifavori alla zia e come si sbraccia per il tuo bambino.

Emma.In quanto al bambino non lo vedrà piú. Non lo affido adun uomo simile. Già da tempo avevo osservato che il fanciullodiceva delle cose curiose dacché si trova tanto spesso insiemeal signor Biggioni. Aspetta che ricordi. Ahsí! Al figliuolodella nostra vicina che diceva di essere suo amico disse: Amici? Maio mangerò te. E quando l'altro stupito protestò egliaggiunse: Fra amici ci si mangia semprealtrimenti non si puòessere veri amici. Da chi può aver sentito una cosa simile senon dal signor Biggioni?

Guido.Ma è impossibile. Il mite signor Biggioni avrebbe detto unasimile cosa?

Emma.Dicedice delle cose simili. Niente gli è sacro a lui. Finchévisse Valentino non m'offese con una sola occhiata. Valentino eraancora caldo nella bara che egli mi aggredí con proteste eproposte.

Guido.Che tu faresti bene di considerare. Specialmente adesso che vuoistaccarti da tuo padre. Vivrai cosí solasola con quelbambino che già ti nasconde.

Emma.È il mio destinoè il mio dovere.





SCENASECONDA
Giovanni e detti



Giovanni.Dormii come un angeloun angelo con un po' di male alla testa.

Emma.Il male di testa… tu saprai a che cosa lo dovesti. Bevestitroppo. Quando io arrivai tu dormivi e la bottiglia era quasi vuota.

Giovanni.lo bere? Bevetti un bicchierino e nient'altro. Due bicchierini…tre… mi pare.

Emma.Moltotroppo.

Guido.Davveroziolei non fa bene di bere. Mi permette di toccarle ilpolso? (Trae dalla tasca l'orologio e prende il polso diGiovanni.) Un polso ottimo. Un po' troppo vivo.

Giovanni(lietissimo). Un po' troppo vivoeh? Era da molto tempo chenon era tanto vivo.

Guido.Non è bene di sfruttare in tale modo la propria forza.

Giovanni.Tu dici che non bisogna sfruttare la propria forza? Ma allora sarebbeinutile di averla! Che cosa posso fare della mia forza se non debbosfruttarla?

Guido.Goderne.

Giovanni.Goderne? (Fa dei piccoli movimenti che accennano a ginnastica.)Cosí?

Guido.Circa.

Emma.Padre mioio avrei da parlarti.

Giovanni.Eccomidi' purecara.

Emma.Io mi trovavo benissimo con te e la mammama ora vorrei ritornare astare sola col mio Umbertino. Ho già trovato il quartiere. Vifarò trasportare i miei mobili che avevamo depositato e di quia otto giorni spero di poter andar a stare sola.

Giovanni(balbettando). Tu vuoi… tu vuoi lasciarci… me e lamamma? E perché?

Emma.Vorrei mi sia permesso di non dirlo.

Giovanni.Ehgià! Tu sei sposatatu sei vedovae sei padrona del tuodestino. Certonon hai bisogno di dare delle spiegazioni. Vuoiandare a stare sola. Ecco tutto. È il tuo diritto. Si capiscecome io abbia fatto bene di non voler piú rimanere tantovecchio. Tutti abbandonano i vecchi.

Emma.Padre mio! Io non volevo parlarema tu mi vi costringi. Èproprio perché non sei piú vecchio ch'io debboabbandonarti.

Giovanni.E perchéperché? Non sono migliore di primapiúvivo piú abilepiú accorto. Voi che mi seccaste tantocon quella sciocca avventura dell'automobilenon potreste ora esseresoddisfatti che mi si può affidare benissimo la tutela delfanciullo?

Emma(singhiozzando). Io credo che il mio fanciullo abbia bisognodell'esempio di un vecchio e non di un giovine.

Giovanni.Non capisco! Che cosa può sapere il bambino di quello ch'iosono? Non mi ricrescono né i capelli né i denti.

Emma.Ohi bambini scoprono tuttosentono tutto.

Giovanni(dubbioso). Ehvia. Tu credi che Umbertino sappia qualchecosa?

Emma.I fanciulli non sanno. Sentono! Imitano. Se resto qui chi verràa contatto col bambino? Tu e Rita. Vedi bene che non èpossibile.

Giovanni(stupito). Io e Rita! Io e Rita? Ma quando il bambino potévedere insieme me e Rita?

Emma.Come mi trovai ioavrebbe potuto trovarti anche lui.

Giovanni.Impossibile! C'era là fuori il signor… Biggioni che stavaattento.

Emma.Questa volta. Ma intanto se io resto in questa casa esigerei che ilsignor Biggioni non ci metta piú piede.

Giovanni.Anche a me è antipatico e non me ne importa affatto. Losopportavo per fare un piacere a te. Ieri lo misi fuori solo perchénon lo volevo qui dentro e lui s'ostinava a rimanere qui. Io diPauletta non ho mica bisogno sempre. Come fanno gli altri giovini?Hanno bisogno di dare scandalo?

Emma(sbigottita). Pauletta?

Giovanni(confuso). Pauletta? (Poi.) SíPaulettaRita…Non so bene.

Emma(guardandolo spaventata). E che cosa dirà la mamma?

Giovanni(stupito). La mamma? Anna? Ahsí. Devo pregarti di nondire nulla. Naturalmente nessun giovine dice nulla alla moglie.

Emma.Padre mioio resto con teio devo restarti accanto per proteggereteper proteggere la mamma.

Giovanni.Brava la mia figliuola. Restami accanto ed io proteggeròsempre te e il tuo figliuolo se tu starai attenta che la mamma nonsappia nulla. Io ho capito bene quello che tu dici. Tu hai pauradella mia immoralità. Ma non è mica grandesai. Io amola moralitàio l'ho sempre amata. Ma oracon quellaoperazione addossoio non posso essere morale per tutte le lungheventiquattro ore della giornata.

Emma.Ma perché la facesti?

Giovanni.Posso però essere morale per la maggior parte di esse…purtroppo. Perciò è facile. Una cosa un po' piúdifficile è un'altra. Io vorrei che oramai a Pauletta…cioè a Rita sia fatta tutt'altra posizione in casa nostra.Essa si lagnò molto con me del lavoro che ha in casa. Nonpotresti adibirla alla sorveglianza del bambino? Il bambino ègià grande. Sa sorvegliare se stesso e guardarsi dalleautomobili. Perciò non ci sarebbe molto da fare intorno a lui.Ti sarei tanto grato se tu potessi farmi questo piacere.

Emma.Come vuoi ch'io faccia una cosa simile? Mamma si accorgerebbe…

Giovanni.Ma Anna non guarda e non vede. Se tu sapessi come Anna èlontana da tutte codeste cose. Dio mio! Da quanti anni non ci pensa.M'aveva promesso amore e la nostra vita fu d'amore solo per unbrevissimo periodo. Essa vuole solo restare quietaserenaattenderealle sue bestie. Mi vuole benequesto sí! Ma come a un padrea un figlioa un fratello. Io anche le voglio bene cosí.Questa notte feci un sogno strano. Qualcunonel sognomi proponevadi uccidere Anna. Puoi immaginare come soffersi e come protestai.Come se qualcuno m'avesse proposto di uccidere mia madremiasorellamia figlia. (Un po' incantato.) Se sapessi come anchenel sogno io protestai e come soffersi perché m'era statafatta una proposta simile. Non era che un sognoma dice qualchecosa. Tu m'intendi nevvero?

Emma(con tristezza). È tanto facilepadre mio.

Giovanni.Noi due si può certamente andare d'accordo. Perchédividerci? Io voglio bene a te e sopratutto al bambino. Puòessere che per il momento m'occupi meno di lui. Ma se continuo avivereridiverrò vecchio una buona volta e avròbisogno di lui. Noi dueio e teabbiamo tante cose in comune. Anchel'antipatia per quel signor… Biggioni. Non è il maritoche faccia per te. Disgraziato! È un bambino. Si puòfare di lui quello che si vuole. Se sapessi! Io scommetto che se glido l'ordine di scopare la mia stanza egli lo fa. Di mala graziasaima lo fa. Urlando minacciosamentema lo fa.

Emma.Poverino!

Giovanni.Proprio poverino e un po'… come dirò?… abietto. Nonè un uomo quello lí. Insomma siamo d'accordo figliuolamia. Tu resti con me. Hai bisogno di un appoggio perché seiancora tanto giovine.

Emma(decisa). Síresto con te. Ho bisogno di un appoggio eti ringrazio di accordarmelo. (Lo bacia in fronte.)





SCENATERZA
Fortunato ed Emma



Fortunato.Il padrone non è qui?

Emma.Viene subito. È andato di là a vestirsi.

Fortunato(imbarazzato e esitante). Io volevo parlare con lui.

Emma.Sarà subito di ritorno. È andato a vestirsi.

Fortunato.L'aspetterò. (Lunga pausa.)

Emma.Rita è tuttora a letto?

Fortunato.Sí! Soffre tuttavia di mal di testa. Non può levarsiper oggi. La signora Anna ha fatto chiamare il dottore. (Pausa).GiàLei a quest'ora sa l'argomento che ho da esporre alpadrone. Io non resto piú in questa casa ed io non sposo Rita.Quella non è una donna che si sposa. Come starei al volante?Le mie corna spezzerebbero il parabrise.

Emma.Io non capisco quello ch'Ella dice.

Fortunato.OhElla sa tutto. Non posso credere che ogni parola di Rita siabugiardatanto piú ch'essa parlò subitoancoraubbriacaoffuscata dalla stanchezzadal sonno. Mi disse: Fummosvegliati dalla signora Emma che capitò nella stanza. Dove labugia cominciò è nell'asserire ch'essa si trovava quiassieme al vecchio signoreil mio padrone. Come se il vecchiosignore sarebbe disposto di perdere il suo tempo con una fantesca.Con quale scopo poi? A quell'età egli ha altri pensieri. Io dalungo tempo avevo indovinato due cose: Prima di tutto che Rita erainsidiata da quel signor Guido che davvero non sembrerebbe possaappartenere alla stessa vostra famiglia. Mi perdoni se parlo di luicon tanta libertà ma l'ora dei riguardi è passata perme. La seconda cosa cui io avevo ragione d'aspettarmi era che Rita sipreparava di difendersi dai miei sospetti sul signor Guido fingendodi essere insidiata dal vecchio signore. Mi parlò a lungo dioperazioni e che so io che dovrebbero rendere pericolosi anche ivecchi.

Emma.Le operazioni esistono.

Fortunato.Ma non parliamone. Nessuno che abbia un po' di pratica della vita cicrede. E ieri quel signor Guido - quel furfante - io non posso avereriguardi per nessunoubbriacò Rita. Era ubbriaca fracida. Iome ne intendo. Dica se non è un'azione obbrobriosa. Lafanciulla quasi vaneggiava. Si capisce che in quello stato si potevaabusare di lei. Io non la sposo. Nel mio furore mi misi a parlarledel signor Guido e per tutta risposta ella si mise a ridererideresgangheratamente. Poi come si avviò al sonno il suo risosguaiato si mitigò e quando s'addormentò sulla seggiolain cucina quel riso lasciò delle traccie in un sorriso che nonsparí piú. Forse ancora questa mattina essa sorrideancora se ancora dorme. Io non la sposo e voglio subito lasciarequesta casa.

Emma.Senta io posso andare di là da mio padre. Vuole gli raccontitutto io? Non sarebbe meglio? Forse se apprende una cosa simile diGuido egli potrebbe anche essere capace di interdirgli l'accesso aquesta casa.

Fortunato.Non servirebbe piú a niente oramai. Chiudere la stalla ora chela mucca è fuggita?

Emma.Ad ogni modo lasci che gli parli io. Lei ritorni giú ingiardino e aspetti che la chiamerò.





SCENAQUARTA
Enrico e detti



Enrico.Signorascusi se oso ancora presentarmi a Lei ma prima di rinunziarea vederla altrovorrei darle qualche spiegazione…

Emma(mitemente). S'accomodi signor Enrico. Sieda! Sono subito conLei. (A Fortunato.) Allora siamo d'accordo. Io parlo con papàe La chiamo subito. Papà ha da uscire ma lo indurròadattenderla.

Fortunato.Sta bene signora. (Esce.)

Enrico.Signoraio vorrei una parola di spiegazione. Ieriper avermitrovato in quella posizione a questa porta Ella mi disse delle paroleche profondamente mi ferirono.

Emma(confusa). Mi dispiace di averle detto quelle parole. Poi hosaputo ch'Ella si trovava a quel posto per attendere Umbertino.

Enrico(guardandola confuso e sorpreso). Grazie signora. M'èdolce ch'Ella mi rivolga una parola piú dolce ora che nonavremo da rivederci piú. Ma io vorrei dividermi da Lei conpiena chiarezza e sincerità. Io quella parola dolcela primach'ebbi da Lei dopo ch'è morto il povero Valentinoio non lamerito. Perché è vero ch'io aspettavo Umbertino ma èanche vero che avevo l'incarico di rimanere a quella porta esorvegliare che nessuno turbasse il vecchio signore intanto chefaceva l'esperienza dei risultati dell'operazione.

Emma(abbattuta). Ohoh!

Enrico.Ha visto che neppure il suo cocchiere non mi saluta? Ha ragione. Ungiornoper compiacere il signor Guidolo allontanai dalla cucinaper pregarlo di darmi delle spiegazioni sul funzionamento della suaautomobile. Intanto Guido aveva mano libera in cucina.

Emma.Ma questo è turpe.

Enrico.Questo non lo so perché io non potevo vedere la macchina e lacucina allo stesso tempo. Poi non m'importava d'altro che diconquistarmi l'amicizia del signor Guido. Le spiegazioni dovevanodurare un quarto d'ora ed infatti durarono precisamente un quartod'ora. Pensi la mia noia di farmi spiegare per lungo e per largodelle cose ch'io tanto meglio di lui conoscevo. Passato il quartod'ora Fortunato voleva continuare le sue spiegazioni ma io lointerruppi rudemente. Forse fui troppo brusco e perciò eglis'accorse di qualche cosaanzi… di tutto. Da allora non possopassare da quella parte del giardino perché immancabilmente mipiovono addosso proiettili di tutte le qualità: casseruolepentole ancora calde e molto grosse. Fortunato si scusa ma ridendoforte.

Emma.E Lei? Lei non reagisce in nessun modo.

Enrico.Io non posso reagire. Come lo potrei quando è il mio compitod'essere simpatico a tutti? Come sarei simpatico a tutti se reagissia tante insolenze. Per tranquillarmi penso qualche cosa.

Emma.Pensa?

Enrico.Oramai posso anche dirle quello che pensavo. Pensavo: Aspetta tu chemi perseguiti: Quando avrò sposata la signora Emma tiprocurerò il premio che meriti. Adesso a Lei puòimportare poco di me e perciò è Lei che permette io siaqui trattato come un servo come una persona di poco o di nessunconto. Anzi mi pare ch'io sia qui trattato da tutti nel modo di cuiElla diede l'esempio. Ma se fossi riuscito di prendere il posto delpovero Valentinoanche a Lei sarebbe importato di vedermi trattarealtrimenti. Nevvero?

Emma.Non so. Io mai finora pensai ch'Ella potesse divenire il mio marito…

Enrico.Lo so.

Emma.Ma anche coloro che non ho da sposare non amo di vederli subalterniservitoriinferiori. A me piacciono le persone sicure di sé edel proprio rango. Il povero Valentino era compiacente a tutti maguai se qualcuno lo toccava nel vivo.

Enrico.Io l'ho visto belare per avere l'aiuto del suo infermiere.

Emma.Ma a tutti Lei sa sottomettersi meno al povero Valentino che non Ledomandò nulla?

Enrico.È vero! Sbagliai! Sbaglio sempre io dacché… OhLei sa da quale momento.

Emma.Io lo so. E questo non so perdonarle. Lei sbaglia in tutto dacchéè morto il povero Valentino. Non sarebbe meglio ch'egli fosseancora vivo?

Enrico(esita un istante). Certocerto. Ed una cosa io possoassicurarle. Io giammai pensai alla morte del povero Valentino finchéegli non morí. Lo giuro! Poi…

Emma.Non dica quello che avvenne poi. Non continui a fare degli errori. Ioricorderò sempre la Sua dichiarazione ch'Ella mai pensòalla morte di Valentino prima ch'egli morisse.

Enrico.E glielo confermo. Poi era difficile non pensarci.

Emma.Neppur questo occorreva dirlo. Ed ora senta ancora: Io intendo che lepersone che mi vogliono bene si comportino dignitosamentenonfacciano dei servizi che le abbassano. Voglio piú naturalezzaed anche piú dignità. Tutto il resto èsbagliato. Se Le dissero che per conquistarmi bisognava comportarsialtrimentisbagliarono o Le mentirono. M'intende?

Enrico.Una sola cosa io intendo: Che per la prima volta Ella di me sioccupa. Adesso almeno vengo istruito da chi meglio puòistruirmi. (Tenta di afferrarle una mano.) E l'istruzionepotrebbe essere piú efficace ancora…

Emma.Lasci stare quello che non Le viene offerto.

Enrico(calorosamente). Io intendoio intendo e certamentem'accomoderò a quello ch'Ella domanda. Scusi se per seguirlameglio mando a mente le sue istruzioni. Dunque: Del povero Valentinonon bisogna piú parlare.

Emma(con sdegno). Già cosí ne parla troppo.

Enrico.Ma per l'ultima volta: Addiopovero Valentinoper me non esistipiú. In secondo luogo non debbo fare il servitore a nessuno.(Sospiro di sollievo.) Finalmente. Quello era un pesoimpossibile. Posso dire al signor Guido ch'io ritengo ch'egli èuna canaglia?

Emma.Questo mi pare un'esagerazione.

Enrico.È vero. Mi pare che le esagerazioni sieno il mio destinodacché è morto il povero Valentino.

Emma.Di nuovo…

Enrico.Ohmi lasci il tempo di rifarmi naturale. Io al signor Guido diròche come suo futuro cugino ho il diritto di dargli qualche istruzionee mi permetterò di dargliela subito.

Emma.Intanto escludo che Lei parli ora di questa futura parentela conchicchessia.

Enrico.Anche questo è importante di sapere. Con Leiin privatoperò…

Emma.Nononeppure. (Si commove profondamente e singhiozza). Ellaa forza di bestialità m'ha obbligata di deviare del tutto daimiei propositi.

Enrico(commosso). Non pianganon so vederla piangere. Aspetteròrispettoso l'anniversario della morte di… Col signor Giovanni misarà facile di comportarmi correttamente. Diamine! Lui sbagliaper troppa giovinezza e capirà subito. Deve abituarsi a fareall'amore un po' piú celatamente. Gli dirò: Fa purepadre mio. Ma con discrezione.

Emma.Certo ne hanno fatto un mostro in natura. Lui che era l'onore dellanostra famiglia.

Enrico.Vedràvedrà. Contribuirò a rieducarlo.





SCENAQUINTA
Giovanni e detti



Giovanni.Eccomi pronto per quel noioso signor…

Emma.Aspettapapà. Ho da dirti qualche cosa. È perFortunato. È stato qui… Non saluti il signor Biggioni?

Giovanni(leggermente). Buon dí.

Enrico(molto amabile ma semplice). Buon giorno. Spero ch'Ella abbiadormito bene dopo di quella formidabile sbornia.

Giovanni(stupito trae in disparte Emma). Come ha detto? Ha detto"sbornia"?

Emma.Sípapà.

Giovanni.Come può osare? Ed haoraun'aria tanto gentile per dirmidelle cose sgradevoli. Vuoi che lo gettiamo fuori?

Emma.Nopapà.

Giovanni(stupito). No? (Ad Enrico.) Sbornia? Io? Non ne presigiammai. Voglia notarlo.

Enrico.Ma noi giovani diciamo cosí quello stato in cui Ella si fecetrovare iersera.

Giovanni(stupito eppoi ridendo). Voi giovani? Sono cose che capitanospesso ai giovini?

Enrico.Ai giovanissimi specialmente.

Giovanni(esitapoi non ci pensa). E che cosa vuole da me Fortunato?Perché non viene da me?

Emma.Perché io lo trattenni. Pensa ch'egli non vuole piúsposare Rita e vuole invece immediatamente abbandonare questa casa.

Giovanni(interdetto). Ma perché? perché?

Enrico(sorpreso). Come non l'indovina Lei? E non ricorda quello ch'èavvenuto quiierserafra Lei e Rita? Eh! via!

Giovanni.Non lo ricordavo. Chi può prevedere tutto quello che puòderivare da una cosa? Specialmente da una cosa di cui io non ho unagrande pratica? Ma chi fu quel furfante che lo disse a Fortunato?(Minaccioso.) È stato forse Lei?

Enrico.L'assicuro che io non ne parlai con nessuno. Ma Rita era ubbriaca eLei dormiva russando che tremava tutta la casa…

Giovanni.Davvero russo tanto forte? (Ad Emma.)

Emma.Certe volte se sei molto… stanco. (Poi.) Ma il signorBiggioni non era presente quando Fortunato parlò con me. Eglisa che Rita era ubbriaca ma invece non sentí te dormire.

Giovanni.Vede che non mi si sente dormire?

Emma.Fortunato era stato mandato da mamma in città per delle spese.Ed ora nessuno gli leva dalla testa che ad ubbriacarla sia statoGuido.

Giovanni(riflettendo). E credi che se la prenderà fortementecon Guido?

Emma.Mi parve di sentire nella sua voce un suono di minaccia. Io ero làlà per dirgli che Guido in questa storia non c'entrava ech'eri stato tu a… sía dare del vino a Rita. Ma poipensai d'interpellarti prima.

Giovanni.E facesti benissimo. Io non amo storie simili.

Enrico.A me sembra che la signora Emma abbia fatto male di non dire subitoche si trattava di Lei.

Giovanni.Ma che cosa va dicendo Lei? Eppoi che centra Lei?

Enrico.Non bisogna ancora parlarnema a luia Suo padreposso dirlo?Tutti in questa casa sanno ch'io amo la signora Emma e che vivo nellasperanza di divenire all'anniversario che so io e che prima o poi purarriveràil Suo figliuolosignor Giovanni.

Giovanni.Ma come potremo far credere a Fortunato che sia stato Lei adubbriacare Rita?

Enrico.Non credo si possa. Io fui gettato fuori di questa casa e usciiquando Fortunato s'apprestava ad uscirne anche lui. Perciò mivide.

Giovanni.Che peccato.

Enrico.Io volevo dirle un'altra cosasignor Giovanni. Quando a noi giovinitocca una cosa similenoi subito accettiamo la nostraresponsabilità. Io sono convinto che quando Lei ci penseràun poco troverà che a Lei non resta da fare altro checonfessare a Fortunato tutto. Francamente io credo che la cosa siridurrà a una questione di denaro.

Giovanni.Una questione di denaro? Di molto denaro?

Enrico.Per Fortunato probabilmente non sarà che una questione didenaro. Per Lei invece è tutt'altra cosa.

Giovanni.Capisco! Lui incassa ed io pago.

Enrico.Non è questo ch'io voglio dire. Lei ha fatto all'amore?

Giovanni(trasognato). Io?

Enrico.Non occorre risponda. Anzi Le dirò che quando i giovani hannofatto all'amore non rispondono. Il Suo dovere è di negare oalmeno di tacere.

Giovanni(trasognato). Ed io il mio dovere voglio farlo.

Enrico.Ma certo chi fa all'amore deve assumersi tutte le responsabilitàche risultano dalla sua fortuna. Ecco che quioraFortunato se laprende col signor Guido. Questo Lei non può tollerare.

Giovanni.Evidentemente.

Enrico.Certo sarebbe meglio di celare tutto. Ma non si può. Ellacommise una leggerezza… (Giovanni sorpreso fa un cenno diprotesta) capisco ch'era scusabile per la Sua mancanza di praticaad onta della Sua età… però ringiovanita. Ma orain casa chi piú chi menosa di quella Sua avventura. E perciòil Suo decoro esige…

Giovanni.Il mio decoro? (Ergendosi.) Sappiasignor mioche Ella ètroppo giovine per insegnare a me quello che sia il mio decoro. Io soche cosa esiga il mio decoro ed io vi ho corrisposto sempre.

Enrico.Questo ammetto.

Giovanni.Dunque siamo d'accordo e non se ne parli piú. Io ora vado apasseggio con quell'asino che si chiama…

Enrico.Boncini.

Emma.Padre mioFortunato vorrebbe parlare subito con te.

Giovanni.Ma io ora non posso.

Emma.Il signor Boncini potrà aspettare un poco.

Giovanni.E se non vuole aspettare?

Enrico.Che Gliene importa a Lei? Lo lasci correre.

Giovanni.E lasciamolo correre allora.

Emma.Io chiamo Fortunato.





SCENASESTA
Ritasubito dopo Fortunato e detti



Rita.C’è fuori quel signor Boncini che vuole parlare con lei.

Enrico.Lo lasci correre.

Rita.Non capisco.

Giovanni.OhRita. Come stai? Anna mi disse ch'eri indisposta.

Rita.Io sto benissimo.

Fortunato.Scusivolevo vedere se finalmente potevo parlare con Leisignorpadrone.

Giovanni(timoroso). Tu ce l'hai con me?

Fortunato.Iosignor padroneio averla con Lei? Io ce l'ho con un membro dellaSua famiglia e perciò sono costretto di lasciarla. Mi dispiacemoltoma io in questa casa non posso piú restare.

Giovanni(riflettendo). Con un membro della mia famiglia? Con Guidonevvero? Certo io non sono molto d'accordo col suo modo di trattare.

Enrico.Ma è un'altra cosa che il signor Giovanni Le vuol dire…

Giovanni.Lasci che parli io. Che c'entra Lei? So tutelare da solo il miodecoro. Il mio decoro? Non soltanto quelloma anche la mia felicità.A questo mondo c'è anche Anna. Io voglio ch'essa ignori deltutto quello di cui qui si tratta. Mi promettete tutti il silenzio?

Emma.Ma certamente padre mio.

Enrico.Ne può essere sicuro.

Giovanni.E tu Rita non hai detto nulla.

Rita.Io non so di che si tratti.

Giovanni.Hai da promettere di star zitta e di non dir nulla ad Anna di quantoqui si parlerà.

Rita.Io so tacere. Per me è la cosa piú facile di questomondo. Tant'è vero che m'è piuttosto difficile diparlare.

Emma.Ecco che parli troppo.

Giovanni.Ed ora Lei signor Enrico si apposti al Suo postoquello di iersera ese vede venire Annaaccorra subito.

Emma.Padre mionon occorre. Mamma non rientrerà che di qui amezz'ora. Lo so con precisione.

Giovanni.E allora non c'è che da parlare. SentiFortunatotu crediche Rita abbia passato il suo tempo e si sia…

Fortunato.Ubbriacata.

Rita.Io non ero affatto ubbriaca. È una menzogna.

Giovanni.Lascia stare. Qui non si tratta di sapere se eri o meno ubbriaca. Sideve stabilire chi ti ha ubbriacata.

Fortunato.Proprio cosí. (Minaccioso.) Essa vuol darmi adintendere ch'essa abbia passato quelle due ore con Leisignore. Èuna cosa incredibile? Leisignorepasserebbe il Suo tempo con unafanciullauna bambina che non sa dire niente?

Giovanni.E che cosa diresti se fosse proprio cosí? (Timoroso.)

Fortunato(minaccioso). Io comincerei col dire che tutti voi vi sietemessi d'accordo per ingannarmi.

Enrico.Caro amicodi me non potete credere questo. Io fui messo a guardia aquell'uscio dal signor Giovanni. Vi stetti per due ore e v'assicuroche il signor Guido per di là non passò.

Emma.E che vuole che faccia a me che con Rita sia stato Guido o papà?Io so dirle che quando io qui arrivai Rita dormiva su quel sofàe papà sulla poltrona.

Fortunato.Ohpotessi crederlo.

Rita.A me non volevi crederlo. Io ti dicevo che non ero stata con altriche col padrone.

Fortunato(corre verso Giovanni chespaventatosi ritira). Mi perdonisignor padrone. Io resto in casa Sua. Mai piú non la lascerei.Scusi se La disturbai.

Giovanni(siede per pigliar fiato). Io perdonoio scuso. Io perdono escuso volentieri. (Poi.) Solo che non bene capisco.





SCENASETTIMA
Anna e detti



Anna.La sarta non era in casa. Che fate qui tutti riuniti? Ritahai datoil pane agli uccellini?

Rita.Non ancora signora padrona.

Anna.E sono già le dieci. Vai a darlo subito. L'hai almenosminuzzato?

Rita.Solo in piccola partesignora. Ma la colpa non è mia. Èstato Fortunato a turbarmi con le sue gelosie. Credeva ch'io ierserasia stata in compagnia del signor Guido mentre io ero stata la seraintiera col signor Giovanni.

Anna.Cioè nettavi qui in questa camera le maniglie.

Giovanni(confessando). Le permisi però di smettere e di tenermiun po' di compagnia.

Anna.E che male c'è?

Fortunato.Ma quando seppi ch'essa era stata col signor Giovanni io stesso nontrovai nulla a ridirci.

Anna.E a te fa piacere la compagnia di Rita?

Giovanni(parla con qualche stento). Talvolta… raramente… sí.

Anna.E allora mi dirai quando la vuoi ed io la farò libera da ognilavoro. E adesso suRita. Vengo ad aiutarti a sminuzzare il pane.(Via con Rita subito seguite da Fortunato.)

Giovanni.E adesso mi tocca andare a passeggio con quel signor…

Enrico.Boncini.

Emma(abbracciandolo). Addiopapà. Come ti voglio piúbeneora. Mai piú mi staccherò da te.

Giovanni(riflettendo). Ohio non sono tanto ottuso come voi credete.Ma aspettate. Non è detta l'ultima parola. Io voglio pensarci…intendere. (S'avvia per uscirepoi ritorna.) Io credo di avercapito quello che voi pensate. Solo… non so bene quello chepensi io. (S'avvia e poi ritorna.) Certoqui non vi possonoessere dei dubbi. O l'operazione c'è o non c'è. Se c'èio debbo essere un altro di quello ch'ero e voi non potete ridere dime. Ed io mi sentivo un altro. Anche nel sognoma anche nella vivarealtà con gli occhi aperti. Perché riderne?Distruggere tutto questo?

Enrico.Ma chi ride di Lei?

Emma.Noi ridere di te?

Giovanni.State zitti. Tu e lui! Zitti vi dico. Non è per nulla ch'iovissi tanto. Intendo tutto. Ci sono tanti modi di ridere di unapersona. Un uomo è tradito dalla moglie? Eccosi ride di lui.Ma si ride di lui anche se egli crede di tradirla e a lei nonimporta. (Poi.) Non è questo ch'io voglio dire ma sestate attenti potete intendere. Io non dico che ad Anna non importidi me. Essa non ride. Ma voivoi volete ridere. E mi offendete. Checosa ho fatto io? Quello che mi dissero di fare. Feci… feciquello che la ricetta del medico prescriveva. E per questo non sideve ridere. Io terrò quella ricetta per mia leggefinoall'ultimo respiro. Lo giuro. (Commosso.)

Emma.Ma padre mio! Se tu ti commovessise tu piangessiio piangerei conte.

Giovanni(accarezzandola). Sífigliuola miatu saresti capacedi piangere per me. Ti ringrazio. (Poi.) Ma anche questo tuopianto sarebbe una derisione. Io sono vecchio solo perché nonsono morto giovine. Ed è una cosa che capiterà anche ate. (Poi a Enrico con voce rude ed alta.) Ed anche a Lei.

Enrico.Speriamolo! Io allora mi farò operare.

Giovanni(dopo una pausa di riflessione). Questo è detto moltobene. Dire cosí è meglio che ridere - molto meglio - maanche molto meglio che piangere. È la prima volta ch'Ella diceuna cosa intelligente ma quando la dissela disse proprio al momentodovuto. Bravo! Questa parola chiarisce tutto. È tantoimportante ch'io ammetto ch'Ella sposi mia figlia. (Ad Emma.)Ohsposalo pure. Vale meglio un uomo che dice una volta tanto unaparola intelligente quando occorre che un altro che t'inondi ognigiorno la casa di un'intelligenza di cui non sai che fartene.Sposalosposalo. È un uomo che può essere comodo diavere in casa. Al momento dovuto salta fuori e dice la parola giusta.Io non l'avrei trovata. Sposalo pure.

Emma.Non è questo il momentopadre mio.

Giovanni.Soso. Aspettiamo il prossimo 22 di marzo.

Enrico(agitato). Il 22 di febbraio. Il povero Valentino èmorto proprio il 22 di febbraio.

Emma(imperiosa). Non parli cosí.

Giovanni.Una grande parola Lei ha detto. Io non la ricordavo. Eppure prima difare una cosa simile io consultai un collegio medico - vesti nereampie e cravatte bianche - e tutti furono d'accordo. Anche il dottorRaulli.

Emma.Nopadre mio. Il dottor Raulli non fu mai d'accordo.

Giovanni(confuso). A me pareva… Ma ora grazie al Cielonon hopiú da pensarci perché l'operazione non è piúda farsiè già fatta. E bisogna goderne. L'amoresíanche quello appartiene ai ringiovaniti… per quanto nessuno cicreda. Ma ci sono altre cose: La generositàla bontà.I vecchi sono meschini e miseri. Guarda. (Estrae dallatasca un pugno di monete.) Ogni giorno distribuisco ai mendicantidieci lire. Oggi di piú perché sono con quel signor…

Enrico.Boncini.

Giovanni.Boncini. Oggi darò di piú perché il Boncini deveconvincersi che sono giovine e seguirmi operandosi. Quando saremo inmolti ci consulteremo fra noi ci appoggeremo l'uno con l'altro e cispiegheremo piú facilmente. Intanto quando con tutta fiduciaci confesseremo l'uno all'altro si arriverà piú prestoa distinguere quello ch'è sogno e quello ch'è realtà.Ci assoceremosaremo dei veri fratellitutti noi operati. Iovadoaddio! (Preme il cappello in testa ed esce con passo deciso.)





SCENAOTTAVA
Emma ed Enrico



Emma(lieta). Ohcome lo amo cosí debolemalsicurovecchioveramente vecchio. Poverino! Voglio aiutarlo a uscire datanta agitazione.

Enrico.Anch'iomolto volentieri. A me riesce facilmente d'intenderlo.Capirà. Anche per noi giovini l'amore non è mica ungrande divertimento. Capirà quello che dev'essere per un uomoche non ci pensava piú da tanto tempo.

Emma.Ohio non so se si tratti proprio di amore.





SCENANONA
Anna e detti



Anna.Quella Rita! Se non ci sono io dimentica le cose piúimportanti. A certe ore della giornata non dovrei mai uscire.





SCENADECIMA
Boncini e detti



Boncini(agitato). Son corso qui incaricato dal dottor Raulli diavvisarvi che non c'è nulla di maleche il signor Giovannisarà subito quirelativamente in buone condizioni.

Tutti(spaventati). Che cosa gli è avvenuto?





SCENAUNDICESIMA
Guido e detti



Guido.Nullaassolutamente nulla. Io son passato di là e mi sonfermato vedendo un assembramento accanto alla farmacia. Si trattavaproprio dello zio. Non gli è avvenuto nullaproprio nulla.Buono che sono arrivato io perché altrimenti il signor Bonciniv'avrebbe spaventato.

Boncini(arrabbiato). Ma v'ho spaventato io?

Emma.Tutt'altro. Ma vorremmo finalmente sapere quello ch'èavvenuto.

Boncini.Ecco: adesso che v'ho tranquillateposso dirvi quello ch'èavvenuto: È terribile e ammirabile! Dio mio! Quell'operazioneè una cosa meravigliosa ed io voglio farla subito. Sicamminava dunque insieme ed io osservavo con la massima compiacenzail passo leggero e rapido del signor Chierici. Glielo dissi ed eglimi parve molto contento. Affrettò il passo in modo ch'io nonpotei piú seguirlo. Era magnifico. Poi si fermò perdare una manciata di monete. Scendeva un'automobile la via concelerità discreta.

EmmaAnna ed Enrico. Un'automobile!

Boncini.Un bambino forse di otto anni gli correva accanto. Forse dal puntoavanzato a cui si trovava il signor Chierici non si potevano misuraretanto esattamente le distanze. È certo che io vidi benissimoche il bambino non correva alcun rischio perché l'automobilel'aveva raggiunto e non lo toccava. Ma il signor Chierici si mise aurlare: Io lo salvoio lo salvo. Saltò fuori del marciapiedee si mise a correre verso l'automobile. Io spero non l'abbiaraggiuntoma cadde come se ne fosse stato urtatoriversole gambeall'aria.

Enrico.Che bestialità

Emma.Dio mio!

Anna.Dov'è? Dov'è?

Boncini.Si mandò a cercare una vettura. Il dottor Raullil'accompagnerà a casa. Ma non vi ho detto tutto. Quando ancoragiaceva a terra cosísupinoun'altra automobile s'avanzòe se non si fermava a tempo l'avrebbe schiacciato. La fermai iomettendomi ad urlare e cosí l'arrestai. Fui io a salvarlo…urlando. Già io correre non posso perché ancora nonsono stato operato.

Guido.Altrimenti vi sareste gettato anche voi contro l'automobile.

Boncini.A che pro? Avrei potuto urlare piú poderosamente. (AGuido.) Dunque siamo intesi. Vengo nel pomeriggioda voi.(Saluta tutti ed esce.)





SCENADODICESIMA
Giovanni sostenuto dal dottor Raulli e daFortunato la testa bendatae detti



Anna.OhGiovanniche hai fatto?

Giovanni.Avete portato il bambino che ho salvato per farlo vedere a miamoglie?

Anna.OhGiovanninon occorre questo. Sei stato bravo ma imprudentetanto.

Giovanni(che fu adagiato sulla poltrona sul cui schienale si adagiaesausto). Il proprio dovere bisogna farlo. Dov'è ilbambino? (Chiude gli occhi e si perde.)

Raulli.Lasciate che riposi un poco. Poi lo adageremo su questo sofàperché dorma. Le apra le vesti per facilitargli larespirazione. (Anna eseguisce. A Guido.) Vede la suaoperazione?

Guido.Già non c'è pericolo?

Raulli.Potrei garantirlo. Non ha che una lieve escoriazione alla nuca.

Guido.Vede che l'operazione non è tanto pericolosa.

Raulli.Perché non è abbastanza efficace. Se egli avesse potutocorrere di piú sarebbe finito sotto all'automobile.

Guido.Speriamo che si perfezioni.

Giovanni.Io vorrei dire qualche cosa a mia moglie. Ma non voglio che nessunosenta. (Tutti si fanno lontani e lui parla alla moglie che gli siè avvicinata chinandosi a lui.) Se qualcuno ti dicesse cheio ho voluto ammazzarti non crederlo.

Anna(verso Raulli). Delira?

Raulli(s'avvicinalo guarda e gli tocca il polso). No! Èperfettamente in sé. Solo ancora un po' sconvolto. Devedormire signor Giovanni. Si corichi su quel sofà.

Giovanni.Subito! Ma prima voglio dire qualche cosa a mia moglie. (Poi.)Se qualcuno ti dicesse ch'io ti sposai senz'amorenon crederlo. Ioti amai sempre.

Anna(guardando verso Raulli). Ma io sempre lo credetti.

Giovanni.E facesti bene. È cosí che bisogna credere per viverefelici uno accanto all'altro. E prima quando mi misi a camminare conquel signor…

Enrico.Boncini.

Giovanni.Manda via quel signor…

Enrico.Biggioni.

Giovanni.Grazie. Quando mi misi a camminare con Biggioni…

Enrico.Boncini.

Giovanni.È veroBoncinipensai sempre: Io sono un vecchio morale cheama chi lo meritadunque te. Un vecchio morale benchéringiovanito. E t'amai molto.

Anna.Sícome sempre.

Giovanni.Sícome sempre e un poco di piú.

Anna.Grazie. (Lo vuol baciare; egli si piega ed essa lo bacia sullabenda.)

Giovanni.M'hai baciato sulla bendala parte piú gloriosa dei miocorpo. E adesso vorrei giacere piú comodo su un letto perpensare meglio e arrivare a intendere tutto.

Raulli.E allora portiamolo addirittura a letto.




EnricoFortunatoGuidodott. Raulli portano via Giovanni ed escono asinistra seguiti dalle donne.










SOGNO



Ritae Giovanni



Rita.Eccopadrone. Questo è il pezzo di terra che avete dalavorare.

Giovanni(bendatouna zappa sulla spalla). Questo? Mi pare duro. Nonsi potrebbe attendere che la pioggia venga e lo renda piútenero?

Rita.Siete stato scelto voi a questo lavoro perché siete forteessendo di una giovinezza tanto recente.

Giovanni.E adesso va via e lasciami al lavoro. La gente è tanto malignache se ci vedessero insieme potrebbe pensare Dio sa che cosa. Fattiin là e intanto ch'io lavoro canta.

Rita(allontanatasi canta).

"M'hannodetto che Beppe va soldato

Eche v'han visto pianger di nascosto…"

Anna.Hai visto che ho lasciata libera Rita perché ti tengacompagnia.

Giovanni.Allontanala. Io sono un uomo serio e ho molto da fare. Alle donne nonvoglio accordare nessuna libertà. Alla larga. (Lavora.)Già nella mia giovinezza osservai ch'erano tutte fuori diposto.

Anna.Fuori di posto.

Giovanni.Non so come dire. Forse erano gli uomini che erano fuori di posto.Certo è che si prendeva una donna e non era quella.

Anna.Devo intendere che non m'amasti?

Giovanni.Non parlo qui di te. Lasciami dire. Voialtre donne capitate sempre ainterrompere: Domandate subito: Ed io? Che c'entriamo qui io e te? Iodico che ho saputo che di solito si va a letto con una donna e subitosi vorrebbe cambiare… di letto. Questo è uno stato dicose che bisogna cambiare.

Anna.Ma non m'amasti?

Giovanni(seccato). Che insistenza! Come fare a quietarla e pensareliberamente? (Lavora.) Io t'amai sempre. Lavorai e lavoro perte. Può però essere che una sola donna non basti per unuomo. (Lavora.) O forse sia di troppo. (Lavora.) Dicoche tutto è fuori di posto. Ma poi ci si abitua a stare fuoridi posto e si vive come se a posto si fosse. Perciòperciòil dottor Raulli ha ragione di non voler l'operazione. Perchéquando capita quella ci si mette a rovistare nella propria vita e siscopre tuttocioè tutto quello ch'è fuori di postotutta la vita. E si vede che quello che si credeva fosse la vita erainvece una specie di morte. (Ad alta voce.) E qui parlo dinoi. Tu! Ricordi quando ci siamo visti l'ultima volta prima che io mifaccia operare? Perché appena operatoin fede miaio tiguardainon però tu meperché tu guardavi gliuccellinii canii gatti. Io ti guardai e male me ne incolse.

Anna(vergognandosi). Sono molto vecchia.

Giovanni.Non parlo di questo! Guardandoti mi ricordai che ci eravamo sposatimolti anni prima e che avevamo fatto una cosa futilissima io inmarsina e tu in abito bianco e bevemmo e mangiammo tanto come se cisi fosse apprestati a mangiare e bere tanto da allora ogni giorno.Mentre poi arrivò un momento in cui quella bestia di Raulli miproibí di bere dell'altro vino ed infatti io non ne presi finoa ieri in cui volli far piacere a Rita. (Lavorapoi.) Unacosa futilissima quel matrimonioti dicoperché poi non sirimase insieme. Occorreva quella marsinaquell'abito bianco e tuttoquel vino e quel cibo?

Anna.Nacque però Emma…

Giovanni.Síe poco dopo ci dividemmo.

Anna.Non credo sia andata cosí.

Giovanni.Va bene! La cosa sarà durata per alcuni brevi annima poi cidividemmo definitivamente fino a che mi feci operare. Trovai tutto ilmondo sconvolto. Non si dava piú alcun peso ai baci. Io baciaiRita…

Anna.Sícome un padre una figlia.

Giovanni(impaziente). Sta benecome un padre bacia la figlia di unaltro. Una cosa importantissima. È vero ch'io l'avevo fattosolo per provare l'effetto dell'operazione. Ma un bacio ai miei tempiera una cosa molto importante. Invece fuori di me che ci pensai tantoe ci penso tuttora non ci fu che mia figlia che al bacio desseimportanza. Mia figlia… Chissà perché? Forseperché le è morto il marito prima che da lui si fossedivisa. Rita invece ne parlò a Fortunato come se nulla fosse.L'avrebbe gridato senza vergogna in piazza Unità. Fortunatoche avrebbe dovuto uccidermi mi baciò la mano. E tutu…Mi proponesti di dare libertà a Rita ogni volta ch'io avessisentito bisogno di lei.

Anna.Volevo esserti aggradevole.

Giovanni.Ti ringrazioma mi davi troppo. Molto piú di quanto domandai.Mi pare che tu abbia sbagliato la misura.

Anna.Ma non puoi lagnarti. Io speravo che ciò avrebbe reso la tuavita piú gradevole.

Giovanni.Fu un inferno la mia vita dacché tu mi trattasti cosíossia trattasti cosí l'operazione.

Anna.L'operazione? Chi vi poteva pensare? Dopo tre settimane? Si pensaforse al Pagliano?

Giovanni.Mancasti di fede. E perciò non so pensarci neppur io piú.Di donne non voglio piú saperne.

Anna.Neppure di me? Vuoi darmi un bacio?

Giovanni.Baci? Noassolutamente. Io ti amoio mai volli ucciderti. Io tiamo. Amerò per amor tuo tutte le tue bestiei passeriigattii cani. E lavoro per te. Lavoro volentieri per te. Per onorarete salvo la gente e la nutro. Questo è il dovere di noi vecchigiovini.










APPENDICE

Stesurediverse




PRIMO




ATTOPRIMO




Annamaternauna bella donna ben conservata. Di 15 anni piúgiovine del maritoil quale dice di lei: Occhi nericapelli biondi!In tutta la mia vita guardai quel miracolo stridente di colori. Laguarderei ancora se ancora ci fosse. Ma lo guardo sorpreso che piúnon ci sia. O forse c'è ed io non so vederlo piú. Oforse io lo vedo ma non mi fa la stessa impressione. Lascia andare ilmarito all'operazione senza pensare che all’intelligenzaallamemoriaalla vecchiaia disutile e noiosa. La stupefazione di quellocui con l'operazione si mirava si rivela piú tardi.

Renata.È in casa da quattro anni. Ora ne ha 18. Un grande desideriodi divertirsi. Trova che avendo tanti denari i suoi padroni poco sidivertano. Essa farebbe altrimenti. Se avesse tanti denari essadormirebbe le ore che occorrono ma il resto sarebbe dedicato tutto aldivertimento. Divertimento? Balloviaggicarnevalefresco in marerinfresco in casa ecc. Tre automobili in stalla. -

Giovanni.Vuoi dire in rimessa? -

Renata. È lostesso posto dove stavano di casa i due poveri cavalli e allora sidiceva stalla. -

Giovanni. È vero; loriconosco anch'io. (Ridendo.) Si diceva stalla. Come passa iltempo e come si dimentica. Anche alle serve darebbe in casa piútempo. Tempo per dormire e tempo per divertirsi. Ogni giorno si fannole stesse cose. Si spazzola e la polvere ritornaritorna intera. Sipotrebbe spazzolare ogni treogni quattro giorni. Si farebbe menofatica e in fondo sarebbe allontanata la stessa quantità dipolvere. Io come padrona m'accontenterei di spazzare una volta allasettimana.

Giovanni. L'idea è buona. Ladirò a mia moglie. -

Renata. Vuol dirloa Sua moglie? Ma neanche per idea. Da tanti anni che vive con Suamoglie? Ella dunque non la conosce? È una donna che non pensache alla propria comodità e non vede neppure i dolorialtrui.

Giovanni (inquietatissimo). Macome si fa a parlare cosí di Anna? Mia moglie è lamigliore delle donne. Buona con le persone e anche con le bestie. Iol'ho considerata sempre come la migliore delle donne.




I- Passaggio di Giovanni per la scena con una sigaretta in bocca. Sipesta su un mobile e va via zoppicando.
II- Disputa fra Rita eFortunato geloso di Guido.
III - Anna e Guido. Anna vuol sapereperché viene mandata al cimitero a mettere fiori sulle tombe.(Giovanni vuole tanti piú fiori sulle tombe dei morti daiquali sempre piú si allontana)
IV - Guido e Enrico.Enrico dà molti denari a Guido.







ATTOSECONDO




I- Sta bene il passaggio di Enrico in pijama.

II- Anna dà gli ordini a Rita ed Enrico ascolta. Ne avràancora per un'oretta in camera da letto eppoi nota. Alle 4 pom.netterà le manigliegli ottoni del tavolo.

IIbis - Giovanni con la seta. Riparte.

III- Anna via a vestirsi per uscire.

IV- Guido solo con Rita. Intermezzo con Fortunato vestito in giubba.

V- Guido a Enrico. Tutta la scena compreso l'appuntamento con…

VI- Guido va a prendere… e Enrico sta solo con Fort a disporre lapanna. Enrico si guarda nello specchio e va a vestirsi in tight.

V- Giovanni a Guido che parte.

VI- Anna Emma e Guido. Fortunato non è ancora pronto.

VII- BonciniGuido e Enrico.

VIII- Enrico a Fort. La panna non era mica commessa per ora.

IX- Rita netta le maniglie.

X- Poi tutto.




SECONDO




…del mio rispetto. Ma non è questo che volevo dire. (Poi adAnna che vuol parlareurlando.) Ma mi vuoi lasciar parlare?(Poi.) Mia figlia oggi mi ha mancato tre volte di rispetto:Prima m'ha augurato la mortepoi mi ha proibito di uscire conUmbertino ed infine ha rifiutato di occupare il suo posto alla tavoladella famiglia. Io la diseredo formalmente. Mi secca di scrivere orae per rendere valido il mio testamento basta la testimonianza di trepersone illibate. TuGuidoleisignor…

Enrico.Scusi ma io devo correre via. Giusto a quest'ora (cerca l'orologioe non trovandolo ricorda che l'ha Guido) devo essere per un…

Annasua moglie.

EmmaRicca29 anniloro figlia.

Umbertofiglio di Emma10 anni.

GuidoCalaccinipote di Giovanni20 anni.

EnricoBiggioni34 anni.

Renatacameriera19 anni.

Fortunatochauffeur.







TERZO




Caratteredi Anna. Profondamente materno. Storia degli uccellini che annidaronodietro una persiana che mai veniva schiusa e ch'essa stessa spalancòper errore.
Renata cameriera. Ama Fortunato ma èmolto intelligente e si lascia divertire da Guido.
Lastoria di Enrico è la piú difficile. Intravvedo l'iradi Emma quando apprende che c'è un rimedio per la vecchiaiache non fu applicato a Valentino.
Accanto ad un cavallo chesoffre si passa guardandosi dalle sue zampe posteriori.