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William Shakespeare

 

RICCARDO TERZO

 

 

 

PERSONAGGI

 

EDOARDO QUARTO

EDOARDOprincipe di Gallespoi Edoardo Quinto; RICCARDOduca di York: figli del re

GIORGIOduca di Clarence; RICCARDOduca di Gloucesterpoi Riccardo Terzo: fratelli del re

Un figlioletto di Clarence

ENRICOconte di Richmondpoi re Enrico Settimo

IL CARDINALE BOURCHIERarcivescovo di Canterbury

TOMMASO ROTHERHAMarcivescovo di York

GIOVANNI MORTONvescovo di Ely

IL DUCA DI BUCKINGHAM

IL DUCA DI NORFOLK

IL CONTE DI SURREYsuo figlio

IL CONTE RIVERSfratello di Elisabetta

IL MARCHESE DI DORSETLORD GREY: figli di Elisabetta

IL CONTE DI OXFORD

LORD HASTINGS

LORD STANLEYchiamato anche conte di Derby

LORD LOVEL

SIR TOMMASO VAUGHAN

SIR RICCARDO RATCLIFF

SIR GUGLIELMO CATESBY

SIR GIACOMO TYRREL

SIR GIACOMO BLOUNT

SIR GUALTIERO HERBERT

SIR ROBERTO BRAKENBURYluogotenente della Torre

SIR GUGLIELMO BRANDON

CRISTOFORO URSWICKprete

Un altro prete

TRESSEL e BERKELEYgentiluomini al seguito lady Anna

Il Lord Sindaco di Londra

Lo Sceriffo del Wiltshire

LA REGINA ELISABETTAmoglie di Edoardo Quarto

LA REGINA MARGHERITAvedova di Enrico Sesto

LA DUCHESSA DI YORKmadre di re Edoardo Quarto

LADY ANNAvedova di Edoardo principe di Gallesfiglio di Enrico Sestopoi sposata a Riccardo

Una figlioletta di Clarence

Spettri delle vittime di Riccardo; Signori ed altri Cortigiani; un Messaggero di Stato; uno Scrivano;CittadiniSicariMessiSoldatieccetera

 

 

La scena è in Inghilterra

 

 

 

ATTO PRIMO

 

SCENA PRIMA - Londra. Una strada

(Entra RICCARDODUCA DI GLOUCESTERsolo)

 

GLOUCESTER: Ora l'inverno del nostro travaglio è mutato in splendida estate grazie a questo sole di York; e tutte le nubi che aduggiavano la nostra casa son sepolte nel profondo seno dell'oceano. Ora le nostre tempie son cinte di ghirlande vittoriose; le nostre armi ammaccate sono appese in trofei; i nostri torvi allarmi cangiansi in gaie adunatele nostre terribili marce in dilettose danze. La Guerra dal fiero cipiglio ha rasserenato la corrugata fronteed orainvece di montar catafratti destrieri per incuter sgomento nell'anima di pavidi avversariessa sgambetta agilmente in una camera femminile all'invito lascivo d'un liuto. Ma ioche non son tagliato per gli ameni spassiné per corteggiare un amoroso specchioio cheuscito da un rude stampomanco della maestà dell'amore per pavoneggiarmi dinanzi a una molleggiante ninfa; ioche sono privato di questa bella simmetriafrustrato di sembianza dalla Natura che sì mi dispaiadeformeincompiutoanzi tempo inviato in questo spirante mondoappena plasmato a mezzoe pur questo in modo così monco e contraffatto che i cani latrano di me quand'io zoppico accanto a loro; ebbeneioin questo imbelle e sufolante tempo di pacenon trovo altro diletto per passare il tempo se non di guatare l'ombra mia nel sole e intesser variazioni sulla mia deformità. E cosìdacché io non posso far l'innamorato per intrattenere questi bei giorni soaveloquentison risoluto a dimostrarmi uno scelleratoed a colpir col mio odio i frivoli piaceri di questi giorni. Trame ho orditoperigliosi inizicon profeziecalunnie e sogni d'ubriacoper aizzare l'un contro l'altro in odio mortale mio fratello Clarence e il re: e se il re Edoardo è tanto leale e schietto quanto io son sottilefalso e traditorequest'oggi Clarence dovrebb'essere rinserrato in una stretta mudasecondo una profeziache dice che G sarà l'uccisore degli eredi d'Edoardo. Pensieriinabissatevi giù nell'anima mia! Ecco che viene Clarence.

 

(Entra CLARENCEtra le Guardiee BRAKENBURY)

 

Buon dìfratello: che significa questa guardia armata che accompagna Vostra Grazia?

CLARENCE: Sua Maestàsollecito della salvezza della mia personaha disposto questa compagnia per condurmi alla Torre.

GLOUCESTER: Per qual motivo?

CLARENCE: Perché il mio nome è Giorgio.

GLOUCESTER: Ahimèmio signorequesta non è colpa vostradovrebbe imprigionare per codesto i vostri padrini. Ohverisimilmente Sua Maestà ha intenzione che voi siate ribattezzato nella Torre. Ma di che si trattaClarence? m'è lecito saperlo?

CLARENCE: SiRiccardoquand'io lo sappia; perché giuro che finora non lo so: maa quel che posso apprendereegli porge orecchio a profezie e sognie dall'abbecedario strappa la lettera Ge dichiara che uno stregone gli ha detto che da un G la sua discendenza sarà diseredata: e siccome il mio nome di Giorgio comincia con un G ne segue nel suo pensiero che io son costui. Queste e simili bazzecolecom'io apprendohan mosso Sua Altezza a farmi imprigionare.

GLOUCESTER: Giàcodesto accade quando gli uomini si lascian governare dalle donne: non è il re che vi manda alla Torre; madonna Grey sua moglieo Clarenceè essa che lo dispone a codesta estremità. Non fu costeie quel venerabil galantuomoAntonio Woodvillesuo fratelloche fecero mandare lord Hastings alla Torredalla quale egli è liberato quest'oggi? Noi non siam sicuriClarencenon siam sicuri.

CLARENCE: Pel cielocredo che nessuno sia sicuro fuori dei parenti della reginae dei messi notturni che arrancano tra il re e madama Shore. Non avete udito che umile supplice è stato lord Hastings presso di lei per la sua liberazione?

GLOUCESTER: Umilmente dolendosi con Sua Divinità ha ottenuto la sua libertà il lord ciambellano. Vuo' dirvi il mio parere; io penso che se vogliamo conservare il favore del rela via che ci resta è di esser servi di costei e di portare la sua livrea. La gelosa vedova decrepita e costeidacché nostro fratello le ha create gentildonneson potenti comari in questa monarchia.

BRAKENBURY: Supplico le Vostre Grazie entrambe di perdonarmi; Sua Maestà mi ha strettamente ordinato che nessun uomodi qualsivoglia gradodebba avere privato abboccamento con suo fratello.

GLOUCESTER: Ahcosì! Se piace a Vostra ReverenzaBrakenburyvoi potete essere a parte di qualunque cosa diciamo. Noi non teniam discorsi di tradimentomessere; noi diciamo che il re è saggio e virtuosoe la sua nobile regina è ben stagionatabella e non gelosa; diciamo che la moglie di Shore ha un piede leggiadroun labbro di cerasaun occhio vispo e una lingua oltrapiacente; e che i parenti della regina son diventati patrizi; che ne ditesignore? potete negar tutto questo?

BRAKENBURY: Con questomio signoreio non ho nulla a che fare.

GLOUCESTER: Nulla a che fare con madama Shore? Io ti dicocompareche colui che avesse alcunché a fare con leitranne unofarebbe meglio a farlo segretamente da solo.

BRAKENBURY: Qual è quest'unomio signore?

GLOUCESTER: Suo maritofurfante: vorresti tu tradirmi?

BRAKENBURY: Supplico Vostra Grazia di perdonarmie insieme di tralasciare la vostra conferenza col nobile duca.

CLARENCE: Sappiamo la tua incombenzaBrakenbury e obbediremo.

GLOUCESTER: Siamo i vassalli della reginae dobbiamo obbedire.

Fratelloaddio: vado dal ree in qualunque cosa vogliate impiegarmifoss'anche a chiamar sorella la vedova che è sposa di re Edoardolo farò per ottenere la vostra liberazione. Frattanto questo profondo affronto alla fraternità mi tocca più profondamente di quanto possiate immaginare.

CLARENCE: So che non lascia contento nessuno di noi due.

GLOUCESTER: Ebbenela vostra prigionia non sarà lunga; io vi libererò o mi farò maledicoper voi: frattanto abbiate pazienza.

CLARENCE: Per forza debbo: addio.

 

(Escono ClarenceBrakenburye le Guardie)

 

GLOUCESTER: Va'calca il sentiero pel quale non più torneraio sempliceingenuo Clarence! Io ti amo tanto che fra breve manderò la tua anima in cielose il cielo vuol accettare il dono dalle nostre mani. Ma chi vien qua? il novellamente scarcerato Hastings?

 

(Entra LORD HASTINGS)

 

HASTINGS: Buon giorno mio grazioso signore!

GLOUCESTER: Altrettanto ai mio buon lord ciambellano! Oltremodo benvenuto siete a quest'aria aperta: come ha sopportato il carcere Vostra Signoria?

HASTINGS: Con pazienzao nobil signorecome debbono i prigionierima spero viveremio signoreper render grazie a coloro che sono stati causa del mio incarceramento.

GLOUCESTER: Senza dubbiosenza dubbio; e così spera anche Clarence; poiché coloro che sono stati vostri nemici sono i suoied han prevalso contro di lui come contro di voi.

HASTINGS: Più dispiace che l'aquila debba esser chiusa nella muda quando i nibbi e i bozzaghi predano in libertà.

GLOUCESTER: Che notizie di fuori?

HASTINGS: Non così cattive notizie di fuori quanto queste di casa: il re è infermodebolee malinconicoe i suoi medici temono oltremodo per lui.

GLOUCESTER: Eccoper San Paoloquesta è davvero una cattiva notizia!

Ohegli ha seguito a lungo un pernicioso regimee troppo ha logorato la sua regal persona: è molto angoscioso il pensarci. Comeè in letto?

HASTINGS: Sicuro.

GLOUCESTER: Andate voi innanziio vi seguirò. (Esce Hastings) Egli non può viveresperoe non deve morire finché Giorgio non sia stato spedito di tutta carriera in cielo. Andrò da lui per stimolare vieppiù il suo odio contro Clarencecon menzogne ben armate di possenti argomenti; e se non fallisco nel mio profondo intentoClarence non ha un altro giorno da vivere; il che fattoche Iddio riceva re Edoardo nella sua misericordiae lasci a me il mondo per brigarvi! Ché allora sposerò la figlia più giovane di Warwick. Che fa se ho ucciso suo marito e suo padre? La via più spedita di fare ammenda con la donzella è diventare suo marito e suo padre: il che farònon tanto per amorequanto per un alto segreto riposto intento che debbo raggiungere sposandola. Ma io pur metto il carro dinanzi ai buoi: Clarence respira ancoraEdoardo ancora vive e regna; quando se ne siano itiallora è il momento di contare i miei guadagni.

 

(Esce)

 

 

 

SCENA SECONDA - La stessa. Un'altra strada

(E' portato in scena il corpo di Re Enrico Sestoscortato da Gentiluomini armati di alabarde; LADY ANNA lo segue in gramaglie)

 

ANNA: Ponete giùponete giù il vostro onorevole carico - se l'onore può esser composto in una bara - mentre io secondo il rito piango la precoce caduta del virtuoso Lancaster. Povera immagine d'un santo refredda come una chiave! Pallide ceneri della casa di Lancaster!

Esangui reliquie di quel sangue reale! Mi sia lecito d'invocare la tua ombraperché essa oda le lamentazioni della misera Annamoglie del tuo Edoardodel tuo figlio assassinatotrafitto dalla stessa mano che ha aperto queste finestre! Eccosu queste finestre che lasciaron fuggire la tua vita io verso l'inutile balsamo dei miei poveri occhi.

O maledetta sia la mano che fece questi fori! Maledetto il cuore che ebbe cuore a tanto! Maledetto il sangue che ha fatto colar di costì questo sangue! Più dura sorte incolga quell'odiato miserabileche ci fa miserabili con la morte tuache io non sappia augurare a vipereragnirospio ad ogni velenosa creatura strisciante! Se mai egli abbia proleche sia abortivaprodigiosa e prematuramente venuta alla luceil cui orrendo e innaturale aspetto spaventi con la sua vista la sperante madreed erediti la sua nocevolezza! Se mai egli abbia sposasia essa resa più afflitta dalla morte di lui che io non lo sia da quella del mio giovine signore e dalla tua! Avviatevi ora a Chertsey col vostro santo caricoche avete recato da San Paolo per esser colà sepolto; e ogniqualvolta sarete stanchi di questo pesoriposatevi mentre io piango sul corpo di re Enrico.

 

(Entra GLOUCESTER)

 

GLOUCESTER: Fermatevivoi che portate il feretroe ponetelo giù!

ANNA: Qual nero mago evoca questo demonio per impedire devoti atti di carità?

GLOUCESTER: Furfantiponete giù il cadavereoper San Paolofarò un cadavere di colui che disobbedisce !

GENTILUOMO: Mio signorefatevi indietro e lasciate passare il feretro.

GLOUCESTER: Cane screanzatofermati quand'io comando! Alza la tua alabarda più su del mio pettooper San Paoloti stenderò ai miei piedie sentirai i miei calcipezzenteper la tua audacia!

ANNA: Chevoi tremate? avete tutti paura? Ahimèio non vi biasimopoiché siete mortali ed occhi mortali non possono sostenere il demonio. Viaspaventoso ministro dell'inferno! Tu non avevi potere che sul suo corpo mortalela sua anima non puoi avere; dunque vattene.

GLOUCESTER: Dolce santaper caritànon essere così dispettosa.

ANNA: Sozzo demonioin nome di Diovia di qui e non ci disturbare!

ché tu hai fatto di questa felice terra il tuo infernol'hai empita d'imprecazioni e di profondi gemiti. Se ti diletti di contemplare le tue infami gestamira questo modello dei tuoi massacri. O signoriguardate guardate! le ferite del morto Enrico aprono le loro congelate bocche e sanguinano di nuovo. Arrossisciarrossiscicumulo di sozza deformità! poiché è la tua presenza che fa spicciare questo sangue da fredde e vuote vene dove sangue non resta. Il tuo misfattoinumano e contro naturaprovoca questo diluvio contro natura. O Dioche hai creato questo sanguevendica la sua morte! O terrache bevi questo sanguevendica la sua morte! O il cielo con la folgore stenda morto l'assassinoo tuterraspalancatie ingoialo vivocome tu inghiotti il sangue di questo buon reche ha scannato il suo braccio diretto dall'inferno!

GLOUCESTER: Signoravoi non conoscete i precetti della caritàche rende bene per malebenedizioni per maledizioni.

ANNA: Scelleratotu non conosci alcuna leggené di Dio né degli uomini: non v'è belva tanto feroce che non abbia qualche senso di pietà.

GLOUCESTER: Ma io non ne ho alcunosicché non sono una belva.

ANNA: Ohmirabilequando i demoni dicono la verità!

GLOUCESTER: Più mirabile ancoraquando gli angeli son così adirati.

Degnao divina perfezione di donnadi dammi licenza che di questi supposti misfatti io mi scagioni punto per punto.

ANNA: Degnao difforme infezione d'uomoper questi riconosciuti misfattidi darmi licenza di maledire punto per punto la tua maledetta persona.

GLOUCESTER: O bella più che lingua non ti possa direche io abbia qualche riposato agio per iscusarmi.

ANNA: O sozzo più che cuore non ti possa pensaretu non hai altra scusa accettabile se non d'impiccarti.

GLOUCESTER: Con tal atto disperato io verrei ad accusarmi.

ANNA: Ecol disperaretu rimarresti scusatofacendo degna vendetta su te stessoche hai fatto indegna strage di altri.

GLOUCESTER: E se io non li avessi uccisi?

ANNA: Ebbeneallora essi non sono morti: ma morti essi sonoeinfernal manigoldoper opera tua.

GLOUCESTER: Io non ho ucciso vostro marito.

ANNA: Ebbeneallora egli è vivo.

GLOUCESTER: Noè mortoassassinato per mano di Edoardo.

ANNA: Tu menti per la tua sozza gola: la regina Margherita ha veduto la tua micidial scimitarra fumante del suo sangue; e tu allora la rivolgevi contro il petto di leima i tuoi fratelli te ne stornarono la punta.

GLOUCESTER: Fui provocato dalla sua lingua calunniosache faceva cader la loro colpa sulle mie spalle incolpevoli.

ANNA: Tu fosti provocato dalla tua anima sanguinariache non ha sognato mai altro che carneficine; non hai tu ucciso questo re?

GLOUCESTER: Lo concedo.

ANNA: Lo concediistrice? Allora Dio mi conceda pure che tu possa esser dannato per questo misfatto! Ohegli era affabilemite e virtuoso!

GLOUCESTER: Tanto meglio pel re del cieloche l'ha seco.

ANNA: Egli è in cielo dove tu mai non andrai.

GLOUCESTER: Che lui mi ringrazi d'averlo aiutato a mandarlo lassù; poiché egli era più adatto a quel luogo che alla terra.

ANNA: E tu non sei adatto ad altro luogo che l'inferno.

GLOUCESTER: Sìun altro ve n'èse voi volete udirmi nominarlo.

ANNA: Qualche segreta.

GLOUCESTER: La vostra camera da letto

ANNA: Mal riposo tocchi alla camera dove tu giaci!

GLOUCESTER: Così accadràsignorafinche io non giaccia con voi.

ANNA: Lo spero bene.

GLOUCESTER: Lo so bene. Magentil madonna Annaper abbandonare quest'arguta tenzone dei nostri ingegnie discendere a un metodo più pianonon è il causatore delle immature morti di questi PlantagenetiEnrico ed Edoardotanto biasimevole quanto l'esecutore?

ANNA: Tu fosti la causa e il dannatissimo effetto.

GLOUCESTER: La vostra beltà è stata la causa di tale effetto; la vostra beltà che mi travagliava nel sonno perché intraprendessi di uccidere il mondo intero per poter vivere un'ora sola sul vostro dolce seno.

ANNA: Se io credessi ciòti dicoomicidache queste unghie strapperebbero tale beltà dalle mie guance.

GLOUCESTER: Questi occhi non potrebbero sostenere lo scempio di tale beltà; voi non la sciuperestese io vi fossi accanto: come tutto il mondo è allietato dal solecosì son io da essa; essa è il mio giornola mia vita.

ANNA: Nera notte offuschi il tuo giornoe morte la tua vita!

GLOUCESTER: Non maledir te stessabella creatura; tu sei l'uno e l'altra.

ANNA: Lo fossiper vendicarmi di te!

GLOUCESTER: E' una contesa quanto mai contro naturavendicarsi di colui che ti ama.

ANNA: E' una contesa giusta e conforme a ragionevendicarsi di colui che ha ucciso mio marito.

GLOUCESTER: Colui che ti ha privatosignoradel tuo maritol'ha fatto per procurarti un miglior marito.

ANNA: Il miglior di lui non esiste sulla tetra.

GLOUCESTER: Vive chi ti ama meglio di quel ch'egli non sapesse.

ANNA: Nominalo.

GLOUCESTER: Plantageneto.

ANNA: Appuntoquesto era lui.

GLOUCESTER: Lo stesso nomema uno di miglior natura.

ANNA: Dov'è?

GLOUCESTER: Qui. (Ella gli sputa addosso) Perché mi sputi addosso?

ANNA: Vorrei che fosse un veleno mortale per te!

GLOUCESTER: Mai non venne veleno da così dolce luogo.

ANNA: Mai non coprì veleno più più sozzo rospo. Via d'innanzi alla mia vista! tu ferisci i miei occhi.

GLOUCESTER: I tuoi occhidolce signorahanno ferito i miei.

ANNA: Fossero basilischi per stenderti morto!

GLOUCESTER: Lo fosseroalmeno io morrei subito; che essi mi uccidono ora con una morte vivente. Quegli occhi tuoi han tratto dai miei amare lacrimehan fatto vergognoso il loro sguardo con una piena di infantili gocciole... questi occhiche non hanno mai sparso una lacrima di compassionenoneppure quando mio padre York ed Edoardo piansero a udire il pietoso lamento di Rutland allorché il nero Clifford gli vibrò la spada contro; né quando il guerriero tuo padre come un fanciullo raccontò la triste storia della morte del padre mio e venti volte s'interrompeva per singhiozzare e piangereche tutti i circostanti ne avevano molli le guance come alberi aspersi di pioggia:

in quel triste momento i miei maschi occhi sprezzarono una umile lacrima; ma ciò che le sventure non poterono esprimer da essi l'ha espresso la tua beltàe li ha accecati di lacrime. Io non ho mai sollecitato amico né nemico; la mia lingua non ha mai saputo apprendere una dolce parola di lusinga: ma ora che la tua beltà mi è messa innanzi come guiderdoneil mio superbo cuore sollecitae muove la mia lingua a parlare. (Essa lo guarda con disprezzo) Non insegnare al tuo labbro tanto disprezzoperché fu fatto per baciaresignoranon per sdegnare così. Se il tuo cuore vendicativo non può perdonareeccoio ti presto quest'affilata spadache se tu vorrai immergere in questo petto fedelee farne uscire l'anima che t'adoraio lo denudo pel tuo colpo mortalee umilmente a ginocchi ti chiedo la morte. (Si scopre il petto: essa fa l'atto di colpirlo con la spada) Nonon indugiare: perché ho ucciso re Enrico; ma è stata la tua beltà a provocarmi. Viaspicciatisono stato io a pugnalare il giovane Edoardoma fu il tuo celeste volto a istigarmi. (Qui essa lascia cadere la spada) Risolleva la spadao risolleva me.

ANNA: Rialzatisimulatore: benché io desideri la tua mortenon voglio essere il tuo carnefice.

GLOUCESTER: Allora ordinami di uccidermie io lo farò.

ANNA: L'ho già detto.

GLOUCESTER: Fu nella tua collera. Dillo di nuovo; e alla sola tua parola questa mano che per amor tuo ha ucciso il tuo amoreuccideràper amor tuoun ben più fido amore: tu sarai complice della morte di entrambi.

ANNA: Potessi conoscere il tuo cuore!

GLOUCESTER: E' effigiato nella mia lingua.

ANNA: L'uno e l'altraio temoson falsi.

GLOUCESTER: Allora non v'è mai stato uomo verace.

ANNA: Viaviariponi quella spada.

GLOUCESTER: Di' allora che la mia pace è fatta.

ANNA: Questo saprai più tardi.

GLOUCESTER: Ma potrò vivere sperando?

ANNA: Tutti gli uominisperovivono così.

GLOUCESTER: Degna di portare questo anello.

ANNA: Prendere non è dare.

GLOUCESTER: Guarda come il mio anello recinge il tuo dito: proprio così il tuo seno racchiude il mio povero cuore; portali entrambiché entrambi sono tuoi. E se il tuo povero devoto servo può solo implorare un favore dalla tua benignitàtu assicuri la sua felicità per sempre.

ANNA: Quale favore?

GLOUCESTER: Che vi piaccia di lasciar questi tristi apparati a colui che ha massima cagione di piangere a questo funerale e di riparare immediatamente a Casa Crosby; dovedopo che avrò solennemente seppellito questo nobile re nel monastero di Chertseye bagnato la sua tomba colle mie lacrime di pentimentoverrò a rendervi tutti i doveri do circostanza. Per diverse non dichiarate ragioni io v'imploro di concedermi questa grazia.

ANNA: Con tutto il cuoree molto mi rallegra di vedervi divenuto così penitente. Tressel e Berkeleyvenite con me.

GLOUCESTER: Ditemi addio.

ANNA: E' più di quel che meritate: ma dal momento che m'insegnate ad adularviimmaginatevi che io v'abbia detto addio di già.

 

(Escono lady AnnaTressel e Berkeley)

 

GLOUCESTER: Messeririsollevate il feretro.

GENTILUOMO: Per Chertseynobile signore?

GLOUCESTER: Nodai Carmelitani; colà attendete che io venga.

(Escono tutti eccetto Gloucester) Fu mai donna corteggiata in tale stato d'animo? Fu mai donna in tale stato d'animo conquistata? Io l'avròma non la terrò a lungo. Come! io che ho ucciso suo marito e il padre di luiprenderla mentre l'odio le colmava il cuorecon le maledizioni in bocca e le lacrime negli occhi accanto al sanguinoso testimonio del suo risentimentoavendo Iddiola sua coscienza e quegli ostacoli contro di meed ioa sostenere la mia istanzanessun altro amico che il diavolo a viso aperto e i miei sguardi simulatori: e ciò nonostante conquistarla: tutto il mondo contro nulla! Ah! Ha essa già dimenticato quel valoroso principeEdoardo suo signoreche iotre mesi or sonopugnalai nella mia collera a Tewksbury? Più dolce e amabile gentiluomoconcepito dalla natura in vena di prodigalitàgiovanevalentesaggioe senza dubbio veramente regaleil mondo quant'è grande non può produrre di nuovo: e nondimeno ella consente ad abbassare i suoi occhi su di meche mietei la dorata primavera di questo dolce principee ho reso lei vedova d'un doloroso letto; su di me che tutto intero valgo la metà d'Edoardo; su di meche zoppico e son contraffatto così? Scommetterei il mio ducato contro un miserabil quattrinoche io mi sono ingannato sin qui circa la mia persona! Sulla mia vitaessa trova in mebenché io non ci riescaun uomo meravigliosamente piacente. Vuo' far la spesaccia di uno specchioe impiegare una ventina o due di sarti a studiar fogge che donino al mio corpo: dacché io mi sono insinuato nel favor di me stessomi ci conserverò con un po' di spesa. Ma innanzi tutto rivolterò quel compare nella sua tombae poi mi volterò in lacrime dalla mia amata. Risplendibel solefinché io non mi sia comperato uno specchiosicché io possa veder la mia ombra mentre cammino.

 

(Esce)

 

 

 

SCENA TERZA - Il Palazzo

(Entrano la REGINA ELISABETTALORD RIVERS e LORD GREY)

 

RIVERS: Abbiate pazienzasignora: non v'ha dubbio che Sua Maestà ricupererà tra breve la sua salute consueta.

GREY: Il vostro mal sopportarlo lo fa peggiorare: per cuiin nome di Diostate di buon animoe sollevate Sua Grazia con parole vive e gaie.

ELISABETTA: S'egli morisseche accadrebbe a me?

RIVERS: Nessun altro male se non la perdita d'un tal signore.

ELISABETTA: La perdita d'un tal signore comprende tutti i mali.

GREY: Il cielo vi ha favorito con un ottimo figlio che sarà il vostro conforto quando lui è scomparso.

ELISABETTA: Ah! egli è giovanee la sua minorità è posta sotto la tutela di Riccardo Gloucesterun uomo che non ama né me né alcuno di voi.

RIVERS: E' concluso che egli sia Protettore?

ELISABETTA: E' decisoma non ancora concluso; ma così dovrà esserese il re viene a mancare.

 

(Entrano BUCKINGHAM e DERBY)

 

GREY: Vengono i signori di Buckingham e Derby.

BUCKINGHAM: Buon giorno a Vostra Real Grazia!

DERBY: Dio faccia Vostra Maestà felice come siete stata!

ELISABETTA: La contessa di Richmondmio buon signore di Derbya stento direbbe amen alla vostra buona preghiera. EppureDerbybenché ella sia vostra moglie e non mi amisiate sicurobuon signoreche io non detesto voi per la sua superba arroganza.

DERBY: Vi supplicoo non prestate fede alle invidiose calunnie dei suoi falsi accusatoriose ella è accusata in seguito a una voce veritierasiate indulgente con la sua debolezza cheio pensoproviene da irritabile infermitànon da una fondata malevolenza.

RIVERS: Avete veduto oggi il remio signore di Derby?

DERBY: Or ora il duca di Buckingham ed io veniamo da una visita a Sua Maestà.

ELISABETTA: Che probabilità pel suo miglioramentosignori?

BUCKINGHAM: Signorabuona speranza; Sua Grazia parla di buon umore.

ELISABETTA: Iddio gli conceda salute! Avete conferito con lui?

BUCKINGHAM: Sìsignora: egli desidera di fare una riconciliazione tra il duca di Gloucester e i vostri fratellie tra essi e il lord ciambellanoe ha mandato a chiamarli alla sua regal presenza.

ELISABETTA: Possa tutto riuscir bene!... Ma questo non sarà mai. Temo che la nostra felicità sia al suo culmine.

 

(Entrano GLOUCESTERHASTINGS e DORSET)

 

GLOUCESTER: Essi mi fan tortoed io non lo soffrirò. Chi son coloro che si lamentano presso il re che ioproprio davverosono arcigno e non li amo? Per San Paolonon aman che debolmente Sua Grazia quelli che gli riempion le orecchie di tali voci litigiose! Siccome io non so adulare e assumere un aspetto amenosorridere in faccia alla gentelusingareingannaree imbecherarepiegarmi con salamelecchi francesi e scimmiesche riverenzedebbo essere ritenuto un astioso nemico Un uomo sincero non può dunque vivere e non pensar malesenza che la sua candida franchezza debba esser così calunniata da strisciantiinsinuanti furbacchioni?

GREY: A chi tra tutti questi astanti si rivolge Vostra Grazia?

GLOUCESTER: A teche non hai né onestà né grazia: quando ho offeso te? quando ti ho fatto torto? o a te? o a te? o ad alcuno della vostra fazione? Peste a voi tutti! La sua regal persona che Iddio conservi meglio che voi non desideriate! - non può goder neppure un momento di respiro che voi non dobbiate disturbarlo colle vostre basse querimonie ELISABETTA: Fratello Gloucesterin ciò prendete abbaglio. Il redi suo proprio regal motoe non provocato da alcun postulante - congetturando verosimilmente il vostro interno odio che si dimostra nel vostro esterno agire contro i miei figlii miei fratellie me stessa - è stato spinto a chiamarvi onde apprendere il motivo del vostro malanimoe così rimuoverlo.

GLOUCESTER: Non saprei dire; il mondo è divenuto così malvagioche gli scriccioli predano dove le aquile non osano appollaiarsi. Dacché ogni zanni è diventato un gentiluomov'è più d'un gentiluomo convertito in uno zanni.

ELISABETTA: Viaviasappiamo a che accennatefratello Gloucester; voi invidiate l'innalzamento mio e dei miei amici. Dio voglia che non dobbiamo mai aver bisogno di voi!

GLOUCESTER: Intanto Dio vuole che noi abbiamo bisogno di voi! Nostro fratello è imprigionato per opera vostraio caduto in disgraziae la nobiltà tenuta in dispregiomentre si fanno ogni giorno grandi promozioni per nobilitar coloro chedue giorni favalevan sì e no un nobile.

ELISABETTA: Per Colui che m'innalzò a questo ansioso fastigio dalla soddisfatta sorte che io godevoio non ho mai incitato Sua Maestà contro il duca di Clarencema sono stata una zelante avvocata a perorar per lui! Mio signorevoi mi fate un'onta oltraggiosa trascinandomi perfidamente in questi vili sospetti.

GLOUCESTER: Voi non potete negare di essere stata la cagione del recente imprigionamento di lord Hastings.

RIVERS: Essa lo puòmio signoreperché...

GLOUCESTER: Essa lo puòlord Rivers! giàchi non lo sa? Essa può far di piùmessereche negar questo: essa può aiutarvi a farvi ottenere molte belle promozionie poi negare che la sua mano vi ci aiutassee attribuire quegli onori al vostro eminente merito. Che non può essa?

essa puòMaria Santa! essa può...

RIVERS: CheMaria Santapuò ella?

GLOUCESTER: CheMaria Santapuò ella? maritarsi con un reun celibe che sia anche un bel giovinotto: di certo la vostra avola trovò un peggior partito.

ELISABETTA: Mio signore di Gloucestertroppo a lungo ho sopportato i vostri bruschi rimproveri e le vostre amare derisioni: pel cielo!

informerò Sua Maestà dei grossolani sarcasmi che ho sovente patito!

Vorrei esser piuttosto una serva di campagna che una grande regina a questa condizionedi esser così tormentatavilipesatartassata:

poca gioia io traggo dall'esser regina d'Inghilterra.

 

(Entra la REGINA MARGHERITAdal fondo)

 

MARGHERITA: E quel poco venga ancora scematone supplico Iddio! I tuoi onoriil tuo rangoil tuo trono son dovuti a me.

GLOUCESTER: Chemi minacciate di dirlo al re? Diteglielonon abbiate ritegno: guardatequel che ho dettolo sosterrò alla presenza del re: oso arrischiare d'esser mandato alla Torre. E' tempo di parlare; le pene che mi son dato sono affatto dimenticate.

MARGHERITA: Viademonio! Io le ricordo fin troppo bene: tu hai ucciso mio marito Enrico nella Torreed Edoardoil mio povero figlioa Tewksbury.

GLOUCESTER: Prima che voi foste reginasicuroo vostro marito reio ero il caval da soma nelle sue gravi faccendel'estirpatore dei suoi superbi avversariil liberal rimuneratore dei suoi amici: per rendere regale il suo sangueio ho versato il mio.

MARGHERITA: Giàe un sangue assai migliore del suo o del tuo.

GLOUCESTER: E in tutto quel tempo voi e il vostro sposo Grey parteggiavate per la casa di Lancastere voi pureRivers. Non fu vostro marito ucciso nelle file di Margherita a Sant'Albano? Lasciate che io vi rammemorise voi dimenticate quel che siete stati prima d'ora e quel che sietepure quello che io sono stato e quel che sono.

MARGHERITA: Un infame assassinoe seguiti ad esserlo.

GLOUCESTER: Il povero Clarence abbandonò suo padreWarwicksìe si rese spergiuroche Gesù glielo perdoni!...

MARGHERITA: Che Iddio ne faccia vendetta!

GLOUCESTER: ...per combattere col partito che voleva la corona per Edoardoe per ricompensapovero signoreè messo in muda. Piacesse a Dio che il mio cuore fosse pietracome quel d'Edoardoo quel d'Edoardo tenero e pietoso come il mio: io son troppo fanciullescamente sciocco per questo mondo.

MARGHERITA: Corri all'inferno dalla vergognae lascia questo mondodemoniaccio! là è il tuo regno.

RIVERS: Mio signore di Gloucesterin quegli agitati giorni che qui portate innanzi per dimostrarci nemicinoi seguivamo l'allora nostro signoreil nostro re sovranoe così seguiremo voise voi foste il nostro re.

GLOUCESTER: Se io lo fossi! Preferirci d'essere un cenciaiolo: lontano sia dal mio cuore codesto pensiero!

ELISABETTA: Tanto poca gioiamio signorequanta voi supponete che godreste se foste re di questo paesetanto poca gioia potete nel caso mio supporre che io goda a esserne la regina.

MARGHERITA: Poca gioia davvero ne ha la regina; perché questa son ioe son del tutto senza gioia. Non so più contenermi. (Avanzandosi) Uditemivoi rissosi piratiche vi bisticciate nel dividervi ciò che avete predato a me! Chi di voi non trema che mi guarda? Secome sudditinon vi curvate dinanzi a me vostra reginaalmeno perchécome ribellinon tremate dinanzi a colei che avete deposta? Ahnobile furfantenon volgerti da un'altra parte!

GLOUCESTER: Sozza strega avvizzitache vieni a fare dinanzi ai miei occhi?

MARGHERITA: Nient'altro che la narrazione di ciò che tu hai distruttoquesto io farò prima di lasciarti andare.

GLOUCESTER: Non sei tu stata bandita sotto pena di morte?

MARGHERITA: Sìma trovo più tormento nel bando di quanto la morte non possa darmi se dimoro qui. Tu mi devi uno sposo e un figlio; e tu un regno; voi tutti obbedienza: questo dolore che soffro spetta a voi di dirittoe tutti i piaceri che usurpate sono miei.

GLOUCESTER: La maledizione che il mio nobile padre scagliò contro di tequando tu incoronasti di carta la sua fronte marzialee con le tue derisioni facesti sgorgar fiumi dai suoi occhie poiper asciugarlidesti al duca un cencio intriso nel sangue incolpevole del vago Rutland: le sue maledizioniproclamate allora contro di te dall'amarezza della sua animason tutte cadute su di te; e Iddio è statonon già noia castigare il tuo atto sanguinario

ELISABETTA: Sìgiusto è Iddio a vendicar gl'innocenti.

HASTINGS: Ohfu la più turpe azione uccidere quel fanciulloe la più spietata di cui si udisse mai.

RIVERS: I tiranni stessi piansero allorché fu narrata loro.

DORSET: Non vi fu alcuno che non ne presagisse vendetta.

BUCKINGHAM: Northumberlandche era presentepianse a vederlo.

MARGHERITA: Come! stavate tutti a ringhiare prima che io venissipronti ad azzannarvi l'un l'altro per la golaed ora volgete tutto il vostro odio contro di me? La tremenda maledizione di York prevalse tanto in cieloche la morte d'Enricola morte del mio amabil Edoardola perdita del loro regnoil mio doloroso bandonon sarebbero che il fio per quel bizzoso marmocchio? Possono le maledizioni forar le nubi ed entrare in cielo? Ohallora sgombrate la viauggiose nubialle mie celeri maledizioni! Sebbene non per la guerrama per crapula muoia il vostro recome il nostro è morto per assassinioper far lui re! Edoardo tuo figlioche ora è principe di Gallesper Edoardo mio figlioche era principe di Gallesmuoia nella sua gioventù di uguale intempestiva violenza! Tu stessa che sei reginaper me che fui una reginapossa tu sopravvivere alla tua gloriacome me infelice! A lungo possa tu vivere per piangere la perdita dei tuoi figli. e vedere un'altracome io ora vedo terivestita delle tue insegnecome tu sei insediata nelle mie! A lungo prima della tua morte muoiano i tuoi giorni felici; edopo molte prolungate ore di penamuori non più madrené sposané regina d'Inghilterra. Rivers e Dorsetvoi eravate astantie così eri tulord Hastingsquando mio figlio fu trafitto con sanguinosi pugnali...

Io prego Iddio che nessuno di voi possa vivere la sua età naturalema l'abbia tronca da qualche imprevisto accidente!

GLOUCESTER: Finiscila col tuo incantesimoodiosa strega avvizzita!

MARGHERITA: E lascerei fuori te? restacaneché tu devi udirmi! Se il cielo ha in serbo qualche atroce flagello che ecceda quelli che io posso desiderartioh! lo ritenga finché le tue colpe sian maturee poi scagli la sua indignazione sopra di teperturbatore della pace di questo povero mondo! Che il verme della coscienza ti roda per sempre l'anima! Possa tu sospettar come traditori i tuoi amici finché vivie prender tenebrosi traditori pei tuoi amici più cari! Che il sonno mai non chiuda quel tuo occhio letalese non sia mentre qualche sogno tormentoso t'atterrisce con un inferno di orrendi demoni! tu grufolante verro contraffatto segnato dal diavolo; tu che al tuo nascere ricevesti il marchio di schiavo della natura e di figlio dell'inferno! Tu calunnia del ventre di tua madre gravida! tu aborrito rampollo dei lombi di tuo padre! tu straccio dell'onore! tu detestabile...

GLOUCESTER: Margherita!

RICCARDO: Riccardo!

GLOUCESTER: Che?

MARGHERITA: Io non ti chiamo.

GLOUCESTER: Allora ti chiedo venia; credevo che mi avessi chiamato con tutti quei crudeli nomi.

MARGHERITA: Sicuroma non mi aspettavo risposta. Oh! fammi condurre a fine la mia maledizione!

GLOUCESTER: L'ho fatto io; finisce con Margherita.

ELISABETTA: Così voi avete dato fiato alla vostra maledizione contro voi stessa.

MARGHERITA: Povera regina dipintavano orpello della mia fortuna!

perché spargi zucchero su questo tumido ragnola cui tela mortale ti si stringe intorno? Stoltastolta! tu arroti un coltello per uccidere te stessa. Giorno verrà che desidererai chiamarmi in soccorso per maledire quello scrignuto e velenoso rospo.

HASTINGS: Falsa profetessaponi termine alla tua frenetica maledizioneo a tuo danno stancherai la nostra pazienza.

MARGHERITA: Obbrobrio su di voi! Voi tutti avete stancata la mia.

RIVERS: Sareste servita a modose v'insegnassero il vostro dovere.

MARGHERITA: Per servirmi a modovoi tutti dovreste farmi i vostri doveriinsegnare a me ad essere la vostra reginae a voi ad essere miei sudditi: ohservitemi a modoe insegnate a voi stessi quei doveri!

DORSET: Non argomentate con lei; è pazza.

MARGHERITA: Zittomesser marchesevoi siete impudente: il vostro conio di nobiltànuovo di zeccaha appena corso. Ohse il vostro giovane patriziato potesse comprendere che cosa sia perderloed essere infelice! Coloro che stanno in alto sono scossi da molte raffichee se cadonovanno in frantumi.

GLOUCESTER: Un buon consiglioperdio! apprendeteloapprendetelo marchese.

DORSET: Riguarda voimio signoretanto quanto me.

GLOUCESTER: Giàe molto di più; ma io son nato così in altoche il nostro nido è edificato sulla sommità del cedroe scherza con il vento e sprezza il sole.

MARGHERITA: E cambia il sole in ombraahimèahimè! Testimonio il figlio mioora nell'ombra della mortei cui brillanti oltrasplendenti raggi la tua nuvolosa collera avviluppò in una tenebra eterna. Il vostro nido è edificato sul sito del nostro nido. O Dioche vedi ciònon soffrirlo! Come fu conquistato col sanguecosì sia perduto!

BUCKINGHAM: Silenziosilenzioper la vergognase non per carità.

MARGHERITA: Non ingiungere né carità né vergogna a me! Senza carità voi avete agito verso di mee vergognosamente voi avete fatto scempio delle mie speranze. La mia carità è l'oltraggiola vita è la mia vergognae in quella vergogna possa sempre vivere la rabbia del mio dolore!

BUCKINGHAM: Finitelafinitela!

MARGHERITA: O principesco Buckinghamvuo' baciarti la mano in segno d'alleanza e di amicizia con te: lieta fortuna a te e alla tua nobile casa! Le tue vesti non sono macchiate del sangue nostroné tu sei compreso nella mia maledizione.

BUCKINGHAM: E neppure alcuno dei presenti; poiché le maledizioni non passano mai oltre le labbra di coloro che le proferiscono.

MARGHERITA: Nulla mi convincerà che esse non salgano al cieloe colà risveglino dal suo soave sonno la pace di Dio. O Buckinghamguardati da quel cane! Badaquando fa le festemorde; e quando morde il suo dente velenoso attossica da morirne. Non aver nulla a che fare con luinon fidartene! Il peccatola mortel'inferno hanno impresso su di lui il loro marchioe tutti i loro ministri gli fan corte.

GLOUCESTER: Che dice costeisignore di Buckingham?

BUCKINGHAM: Nulla di cui io faccia casomio grazioso signore.

MARGHERITA: Come? disprezzi me pel mio amorevole consiglioe blandisci il demonio contro il quale ti metto in guardia? Ohsolo ricordati di questo un'altra voltaquando egli spezzerà d'angoscia il tuo cuore più profondoe dirai che la povera Margherita era profetessa. Viva ognun di voi soggetto al suo odioed egli al vostroe tutti voi a quello di Dio!

 

(Esce)

 

HASTINGS: Mi si rizzano i capelli a udire le sue maledizioni.

RIVERS: Anche a me; mi domando perché costei è in libertà.

GLOUCESTER: Non posso biasimarla; per la santa madre di Diole sono stati fatti tremendi tortied io mi pento per quella parte che gliene è stata fatta da me.

ELISABETTA: Io non gliene feci maiche sappia io.

GLOUCESTER: Eppure voi godete tutti i vantaggi del torto che le è stato fatto. Io fui troppo ardente nel far del bene a qualcuno che è troppo freddo nel pensarci ora. Afféquanto a Clarenceè ben ripagato; per le sue pene è messo a impinguare nel brago... Iddio perdoni coloro che ne son la cagione!

RIVERS: Virtuosa e cristiana conclusione pregare per quelli che ci han recato offesa.

GLOUCESTER: Così faccio sempre... (a parte) ché così vuole la prudenza; poiché se avessi maledetto oraavrei maledetto me stesso.

 

(Entra CATESBY)

 

CATESBY: SignoraSua Maestà vi desidera ed anche Vostra Graziae voimiei nobili signori.

ELISABETTA: Catesbyveniamo. Signorivolete accompagnarci?

RIVERS: Seguiamo Vostra Grazia.

 

(Escono tutti eccetto Gloucester)

 

GLOUCESTER: Io faccio il malee sono il primo a sbraitare: i segreti misfatti che io ordiscone gitto il grave peso sulle spalle altrui.

Clarenceche di fatto io ho messo all'ombralo compiango dinanzi a molti gonziquali sono DerbyHastingsBuckinghame dico loro che è la regina con la sua consorteria a eccitare il re contro il duca mio fratello. Ora essi lo credono e insieme mi stimolano a vendicarmi di Riversdi Vaughandi Grey: ma allora io sospiroe con un passo del Vangelo dico loro che Dio ci comanda di fare il bene per il malee così rivesto la mia ignuda perfidia con triste sentenziole rubacchiate ai sacri testie ho l'aria d'un santoquando di più non potrei far la parte del diavolo.

 

(Entrano due Sicari)

 

Ma zitti! ecco che vengono i miei carnefici. Ebbene! miei audacienergicirisoluti compari! Andate voi adesso a sistemare questa faccenda?

PRIMO SICARIO: Precisamentesignor mioe siamo per avere l'autorizzazione per poter essere ammessi dove è lui.

GLOUCESTER: Ben pensato! L'ho qui su di me. (Dà l'autorizzazione) Quando avrete fatto riparate a Casa Crosby. Mamesserisiate solleciti nell'esecuzionee insieme inesorabili: non ascoltate le sue preghiere; poiché Clarence è bel parlatoree forse potrebbe muovere i vostri cuori a pietà se l'ascoltate.

PRIMO SICARIO: Viaviasignor mionon ci fermeremo a chiacchierare.

I parlatori non sono buoni operatoristate certo che noi andiamo per adoperare le manie non la lingua.

GLOUCESTER: I vostri occhi versano pietre da macinaquando gli occhi degli stolti spargono lacrime; mi piacetegiovanotti: all'operasubito! andateandatesbrigatevi!

PRIMO SICARIO: Sarete servitomio nobile signore.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA QUARTA - Londra. La Torre

(Entrano CLARENCE e BRAKENBURY)

 

BRAKENBURY: Perché Vostra Grazia ha l'aria così abbattuta quest'oggi?

CLARENCE: Ohho passato una nottataccia così piena di sogni spaventosidi orribili visioni chequanto è vero che sono un fedele cristianonon vorrei trascorrere un'altra simile nottefoss'anche per comprare un mondo di giorni felicisì pieno di cupo orrore è stato quel tempo!

BRAKENBURY: Qual è stato il vostro sognomio signore? Vi prego di dirmelo.

CLARENCE: Mi pareva d'essere evaso dalla Torree d'essermi imbarcato per passare in Borgognae in mia compagnia mio fratello Gloucesterche mi aveva attirato dalla mia cabina a camminar sulla coperta: di costì noi guardavamo verso l'Inghilterrae andavamo rievocando mille penosi momenti che ci eran capitati addosso durante le guerre di York e di Lancaster. Mentre camminavamo sul tentennante tavolato della copertami pareva che Gloucester incespicasse enel caderespingesse meche cercavo di rattenerloal di là del parapettonei vorticosi cavalloni dell'oceano. SignoreSignore! che pena sembrava essere annegato ! Che tremendo croscio d'acque nelle mie orecchie! Che orribili visioni di morte nei miei occhi! Mi pareva di vedere migliaia di spaventosi relittimigliaia d'uomini che i pesci divoravanolingotti d'oro grandi àncoremucchi di perlepietre inestimabiligioielli senza prezzotutti sparpagliati al fondo del mare. Alcuni giacevano nei crani dei morti; e nelle cavità una volta occupate dagli occhi si erano insinuatequasi a scherno degli occhigemme specchiantiche corteggiavano il melmoso fondo dell'abissoe irridevano alle morte ossa sparpagliate intorno.

BRAKENBURY: Avevate in punto di morte tale agio da contemplare i segreti dell'abisso?

CLARENCE: Così mi pareva: e sovente mi sforzai di render lo spirito; ma sempre il maligno flutto occludeva la mia animae non la lasciava uscire verso la vuotavastavagante ariama la soffocava nel mio corpo anelanteche quasi scoppiava per eruttarla.

BRAKENBURY: E non vi svegliaste in questa straziante agonia?

CLARENCE: Nonoil mio sogno si prolungava oltre la vita: ohallora cominciava la tempesta per l'anima miacheparevamipassava il melanconico fiume con quel torvo nocchiero di cui parlano i poetiverso il regno della perpetua notte. Il primo a salutar così la mia anima straniera era il mio grande suoceroil famoso Warwickche ad alta voce diceva: "Qual castigo per lo spergiuro può dar questa nera monarchia al perfido Clarence?". E così svaniva: allora errando s'appressava un'ombra simile ad un angelocon splendenti chiome intrise di sangue; e costui strideva ad alta voce: "Clarence è giuntol'infidoincostantespergiuro Clarenceche mi pugnalò nel campo presso Tewksbury: afferratelo Furietrascinatelo al tormento!". Al che mi sembrava che una legione di sozzi demoni m'attorniassee ululasse nei miei orecchi sì orrende gridache dall'intenso rumore io mi sono svegliato tremandoe per un bel pezzo non riuscivo a convincermi di non essere in infernosì terribile impressione m'aveva fatto il mio sogno.

BRAKENBURY: Nessuna meravigliasignor mioche vi abbia atterrito: io provo spaventomi sembraa udirvelo narrare.

CLARENCE: Oh Brakenbury! tutte quelle cose che già depongono contro la mia anima io le ho compiute per Edoardo; e vedi come me ne ricompensa!

O Diose le mie fervide preghiere non possono placartima vuoi far vendetta delle mie colpepur manda ad effetto la tua collera su me solo; ohrisparmia la mia moglie innocente e i miei poveri figli!...

Custodeti pregostammi vicino per un po'; il mio animo è affrantoe vorrei dormire.

BRAKENBURY: Così faròsignor mio: Iddio conceda buon riposo a Vostra Grazia! (Clarence dorme) il dolore sconquassa i tempi e le ore del riposofa della notte mattino e del meriggio notte. I principi non hanno che i loro titoli per loro glorieun onore esterno per un interno tormentoein cambio di chimere inattingibiliessi attingono sovente un mondo d'incessanti affanni: sicché tra i loro titoli e un nome plebeo non v'è altra differenza che la fama esteriore.

 

(Entrano i due Sicari)

 

PRIMO SICARIO: Ehichi c'è qui?

BRAKENBURY: Che vuoicomparee come sei venuto qui?

PRIMO SICARIO Voglio parlare con Clarencee son venuto colle mie gambe.

BRAKENBURY: Che! così sbrigativo?

SECONDO SICARIO: E' megliomessereche esser tediosi. Mostragli il nostro ordinee non dir altro.

 

(Brakenbury lo legge)

 

BRAKENBURY: Mi si comanda qui di consegnare nelle vostre mani il nobile duca di Clarence. Non voglio discutere quel che ciò significhiperché voglio essere senza colpa nel significato. Là il duca sta dormendo ed ecco le chiavi. Vado dal rea dirgli che così ho rassegnato a voi il mio ufficio.

PRIMO SICARIO: Fatelomessereè una saggia mossa: state bene.

 

(Brakenbury esce)

 

SECONDO SICARIO: Comelo pugnaleremo mentre dorme?

PRIMO SICARIO: No; dirà che abbiamo agito da codardi quando si desta.

SECONDO SICARIO: Vianon si desterà più fino al giorno del giudizio.

PRIMO SICARIO: Ebbeneallora dirà che lo abbiamo pugnalato mentre dormiva.

SECONDO SICARIO: Il richiamo a quella parola "giudizio" ha fatto nascere in me una specie di scrupolo di coscienza.

PRIMO SICARIO: Che? Hai paura?

SECONDO SICARIO: Non di ucciderloavendo un'autorizzazione; ma d'esser dannato per averlo uccisodal che nessuna autorizzazione può difendermi.

PRIMO SICARIO: Credevo che tu fossi risoluto.

SECONDO SICARIO: Lo sonodi lasciarlo vivere.

PRIMO SICARIO: Torno dal duca di Gloucester e glielo dico.

SECONDO SICARIO: Noti pregoaspetta un poco: spero che questo mio umor compassionevole cambi; soleva dominarmi soltanto il tempo che uno ci mette a contare fino a venti.

PRIMO SICARIO: Come ti senti adesso?

SECONDO SICARIO: Certi rimasugli di coscienza mi rimuginano ancora dentro.

PRIMO SICARIO: Ricorda la nostra ricompensa quando l'azione è compiuta.

SECONDO SICARIO: Perdioegli muore! m'ero dimenticato della ricompensa.

PRIMO SICARIO: Dov'è ora la tua coscienza?

SECONDO SICARIO: Ohnella borsa del duca di Gloucester.

PRIMO SICARIO: Quando egli apre la sua borsa per darci la nostra ricompensala tua coscienza prende il volo.

SECONDO SICARIO: Non importase ne vada: pochi o nessuno le daranno asilo.

PRIMO SICARIO: E se tornasse di nuovo da te?

SECONDO SICARIO: Non vuo' impicciarmene: rende un uomo codardo: un uomo non può rubareche essa lo accusa; un uomo non può bestemmiareche essa lo raffrena; un uomo non può giacersi colla moglie del suo vicinoche essa lo denuncia. E' uno spirito verecondoincline al rossoreche si ribella nel petto d'un uomo; assiepa un uomo d'ostacoli: mi fece una volta restituire una borsa d'oro che avevo trovato per caso; riduce alla mendicità chiunque la serbaè cacciata dai paesi e dalle città come una cosa pericolosa; ed ogni uomo che vuol viver bene cerca di fidarsi di se stesso e di vivere senza di lei.

PRIMO SICARIO: Perdioeccola al mio gomitoche mi persuade a non uccidere il duca!

SECONDO SICARIO: Da' di piglio a quel diavolo della tua mentee non credergli: esso vorrebbe insinuarsi presso di te soltanto per farti sospirare.

PRIMO SICARIO: Io son di tempra robusta: esso non ce la può con me.

SECONDO SICARIO: Detto da uomo di fegato che rispetta la sua riputazione. Viaci mettiamo all'opera?

PRIMO SICARIO: Dagli un colpo sulla zucca col pomo della tua spadae poi gittalo nella botte di malvasia nella camera accanto.

SECONDO SICARIO: Ottima idea! far di lui un pan molle.

PRIMO SICARIO: Pianosi desta!

SECONDO SICARIO: Colpisci!

PRIMO SICARIO: Noragioniamo con lui.

CLARENCE (svegliandosi): Dove seicustode? dammi una coppa di vino.

PRIMO SICARIO: Avrete vino a sazietàmio signoretra poco.

CLARENCE: In nome di Diochi sei tu?

PRIMO SICARIO: Un uomo come voi.

CLARENCE: Ma noncome mereale.

PRIMO SICARIO: Né voi sietecome noileale.

CLARENCE: La tua voce è un tuonoma i tuoi sguardi sono umili.

PRIMO SICARIO: La mia voce è ora quella del rei miei sguardi sono i miei propri.

CLARENCE: In che modo oscuro e mortale tu parli! I vostri occhi mi minacciano: perché siete così pallidi? Chi vi ha mandati qui? Perché siete venuti?

PRIMO SICARIO: Perperper...

CLARENCE: Per assassinarmi ?

PRIMO SICARIO: Appuntoappunto.

CLARENCE: Voi avete appena il cuore di dirmeloperciò non potete avere il cuore di farlo. In cheamici mieivi ho io offesi?

PRIMO SICARIO: Non siamo noi che avete offesi ma il re.

CLARENCE: Mi riconcilierò con lui.

SECONDO SICARIO: Giammaisignor mio; sicché preparatevi a morire.

CLARENCE: Siete voi estratti di tra la moltitudine degli uomini per ammazzare l'innocente? Qual è il mio delitto? Dov'è la prova che mi accusa? Quale inchiesta legale ha consegnato il suo verdetto all'accigliato giudice? o chi ha pronunziato l'amara sentenza di morte contro il povero Clarence? Prima che io sia convinto con regolare giudiziominacciarmi di morte è quanto mai illegale. Per la speranza che voi avete d'esser redenti dal prezioso sangue dl Cristo versato pei nostri gravi peccati io v'ingiungo di uscire e di non metter la mano su di me! L'azione che voi intraprendete è dannabile.

PRIMO SICARIO: Quello che stiamo per fare lo facciamo dietro un comando.

SECONDO SICARIO: E colui che ha comandato è il nostro re.

CLARENCE: Traviati vassalli! il gran Re dei re nella tavola della sua legge ha comandato: "tu non ucciderai". Calpesterete voi dunque il suo editto per eseguire quello d'un uomo? Badate; poiché Egli tien la vendetta nella sua manoper scagliarla sulla testa di coloro che infrangono la sua legge.

SECONDO SICARIO: E codesta vendetta Egli scaglia su te come perfido spergiuro e anche omicida. Tu avevi ricevuto l'Ostia consacrata per combattere nella fazione della casa di Lancaster.

PRIMO SICARIO: Ecome traditore al nome di Diotu rompesti quel votoe con la tua proditoria lama squarciasti le viscere del figlio del tuo sovrano.

SECONDO SICARIO: Che tu avevi giurato di amare e di difendere.

PRIMO SICARIO: Come puoi tu richiamarci alla terribile legge di Dio quando tu stesso l'hai infranta in modo così cospicuo?

CLARENCE: Ahimèper cagione di chi commisi lo quella mala azione? Per Edoardoper mio fratelloper cagion di lui: egli non vi manda ad uccidermi per questopoiché egli è ingolfato in quel delitto al pari di me. Se Iddio vuole vendetta per quell'azioneohsappiatelo pure!

Egli la fa pubblicamente. Non togliete la lite al suo braccio possente; Egli non abbisogna di procedimenti indiretti o illegali per toglier di mezzo coloro che l'hanno offeso.

PRIMO SICARIO: Chi dunque ti fece suo sanguinoso ministro quando l'aitanteprode Plantagenetoquel principesco noviziofu colpito a morte da te?

CLARENCE: L'amore per mio fratelloil diavoloe la mia rabbia.

PRIMO SICARIO: L'amore per tuo fratelloil nostro doveree le tue colpe ci spingon qui ora ad ammazzarti.

CLARENCE: Se amate mio fratellonon odiate me: io son suo fratelloe l'amo di cuore. Se siete ingaggiati per mercedetornate indietroed io vi manderò da mio fratello Gloucesterche vi ricompenserà di più per la mia vita che non farebbe Edoardo per la notizia della mia morte.

SECONDO SICARIO: V'ingannatevostro fratello Gloucester vi odia.

CLARENCE: Ohno! egli mi ama e mi tien caro: andate da lui da parte mia.

PRIMO SICARIO: Sìcosì faremo.

CLARENCE: Ditegli che quando il nostro principesco padre York benedisse i suoi tre figli col suo braccio vittorioso e ci raccomandò dal fondo dell'anima di amarciera lontano dall'immaginarsi questa scissione d'affetto: dite a Gloucester di pensare a questoed egli piangerà.

PRIMO SICARIO: Giàpietre da macinacome insegnò a noi a piangere.

CLARENCE: Ohnon calunniatelopoiché egli è buono.

PRIMO SICARIO: Propriocome la neve durante il raccolto. Viav'ingannate: è lui che ci ha mandati qui a distruggervi.

CLARENCE: Non può esserepoiché egli ha pianto la mia sortemi ha stretto fra le sue bracciaed ha giurato singhiozzando che si sarebbe dato da fare per la mia liberazione.

PRIMO SICARIO: Ebbenecosì fa quando vi libera dalla schiavitù di questa terra per mandarvi alle gioie del cielo.

SECONDO SICARIO: Fate la pace con Diopoiché dovete moriremio signore.

CLARENCE: Avete voi questo pio sentimento nell'animadi consigliarmi di far la mia pace con Dioe nondimeno siete così ciechi con le vostre anime da mettervi in guerra con Dio uccidendomi? Ohmessericonsideratecoloro che vi han stimolati a compiere quest'azionevi odieranno per l'azione.

SECONDO SICARIO: Che dobbiam fare?

CLARENCE: Inteneritevi e salvate le vostre anime.

PRIMO SICARIO: Intenerirci! noè da vili e da femmine.

CLARENCE: Non intenerirsi è bestialebarbarodiabolico. Chi di voise fosse figlio d'un principee segregato dalla libertàcome son io adessoe venissero a lui due assassini come voinon implorerebbe per la vita? Amico mioscorgo qualche pietà nei tuoi sguardi; ohse il tuo occhio non è un adulatoremettiti al mio fianco e implora per mecome tu implorerestise ti trovassi nel mio frangente! Un principe che mendicaquale mendico non ne ha pietà?

SECONDO SICARIO: Guardate dietro di voisignor mio!

PRIMO SICARIO: Prendi questae questa! (Lo pugnala) Se tutto ciò non bastavi annegherò nella botte di malvasia là dentro.

 

(Esce con il cadavere)

 

SECONDO SICARIO: Azione sanguinosae disperatamente sbrigata! Quanto volentiericome Pilatomi laverei le mani di questo atrocissimo assassinio...

 

(Rientra il Primo Sicario)

 

PRIMO SICARIO: Ebbene! che significa che non mi aiuti? Pel cieloil duca saprà quanto sei stato neghittoso.

SECONDO SICARIO: Vorrei sapesse che gli ho salvato il fratello! Prendi tu il salarioe riferiscigli quello ch'io dico; poiché io mi pento che il duca sia stato ucciso.

PRIMO SICARIO: Io no davvero: vattenecodardo che sei ! Be'andrò a nascondere il cadavere in qualche cantonefinché il duca dia ordine per la sua sepoltura: e quando avrò avuta la mia mercedeme la svigneròperché questo verrà in lucee allora io non debbo esserci.

 

(Esce)

 

 

 

ATTO SECONDO

 

SCENA PRIMA - Londra. Il Palazzo

(Squillo di trombe. Entrano RE EDOARDO infermola REGINA ELISABETTADORSET RIVERSHASTINGSBUCKINGHAMGREYed altri)

 

EDOARDO: E così! ecco che ho impiegato la giornata in una bell'opera.

Voiparicontinuate questa lega così unita: io attendo ogni giorno un'ambasciata dal mio Redentore per redimermi di qui; ed ora l'anima mia partirà in pace verso il cielo poiché ho messa la pace tra i miei amici sulla terra. Rivers e Hastingsdatevi la mano; non fingete di non odiarvigiurate di amarvi.

RIVERS: Pel cielola mia anima è purgata da astioso odioe con la mia mano io suggello l'amor sincero del mio cuore.

HASTINGS: Così possa io prosperarecome sinceramente giuro il medesimo.

EDOARDO: Badate di non scherzare dinanzi al vostro reche Colui che è il supremo Re dei re non confonda la vostra celata falsità e non condanni ciascun di voi due ad esser la fine dell'altro.

HASTINGS: Così mi arrida il successocom'io giuro perfetto amore!

RIVERS: E così a mecom'io amo di cuore Hastings!

EDOARDO: Signoravoi stessa non siete esente da questoe neanche voifigliol mio Dorset; e neanche voiBuckingham: voi siete stati faziosi l'uno contro l'altro. Sposaamate lord Hastingslasciate che egli vi baci la mano; e quel che fatefatelo senza infingimenti.

ELISABETTA: Ecco quaHastings; io non vuo' più ricordare il nostro odio di primacosì possiamo io e i miei prosperare!

EDOARDO: Dorsetabbracciatelo; Hastingsamate monsignore il marchese.

DORSET: Questa mutua promessa d'amoreio qui m'impegno per parte miasarà inviolabile.

HASTINGS: E così pure io giuro.

 

(Si abbracciano)

 

EDOARDO: Oraprincipesco Buckinghamsuggella tu questa lega abbracciando i parenti di mia mogliee fammi felice con la vostra unione.

BUCKINGHAM (alla Regina): Se mai Buckingham rivolge il suo odio contro Vostra Graziase egli non ama voi e i vostri con tutto deferente amoreIddio mi punisca con l'odio di coloro dai quali io attendo più amore! Allorché ho più bisogno dell'assistenza d'un amicoe son più sicuro che egli è un amicosia egli con me subdoloinsincerotraditoree pieno d'inganno! Questo io chiedo a Dioquand'io sia freddo nell'amar voi e i vostri.

 

(Si abbracciano)

 

EDOARDO: Un grato cordialeo principesco Buckinghamè questo tuo voto pel mio cuore infermo. Ci manca ora qui nostro fratello Gloucester per fare il felice coronamento di questa pace.

BUCKINGHAM: Ed ecco che in buon punto viene il nobile duca.

 

(Entra GLOUCESTER)

 

GLOUCESTER: Buon giorno al re mio sovrano e alla mia regina; e a voiprincipeschi parifelice dì!

EDOARDO: Felice davveropel modo in cui l'abbiamo speso. Gloucesterabbiamo fatto opere di caritàmutando l'inimicizia in pacel'odio in leale amoretra questi pari gonfi d'irasdegnati a torto.

GLOUCESTER: Una benedetta faticamio sovrano signore. In quest'accolta principesca se v'è alcuno che per una falsa informazione o un'errata supposizione mi ritenga un nemico; se a mia insaputa o nella mia collera io ho commesso cosa la quale sia mal tollerata da alcuno in questa adunataio desidero di riconciliarmi in amichevol pace con lui: per me essere in discordia è come la morte; è cosa che detesto; desidero l'amore di tutti i buoni. In primo luogosignoraimploro da voi una sincera pace che io proclamerò con una deferente servitù; e da voimio nobile cugino Buckinghamse mai alcun astio si frapponesse tra noi; e da voilord Riverselord Greyda voiche mi avete fatto il viso arcigno tutti senza che io lo meritassi; da voi tuttiinsommaduchicontiparigentiluomini: non conosco alcun inglese vivo col quale l'anima mia sia in discordia un briciolo più di quel che non lo sia col bambino che è nato stasera: io ringrazio Iddio della mia mansuetudine.

ELISABETTA: Questo giorno sarà osservato d'ora in poi come festivo:

volesse Iddio che tutte le contese fossero ben composte. Mio sovrano signoreio supplico Vostra Altezza di prendere nella sua grazia nostro fratello Clarence.

GLOUCESTER: Comesignoraho io offerto l'amor mio per questoper esser così schernito in questa regal presenza? Chi non sa che l'amabile duca è morto? (Tutti trasaliscono) Voi gli fate offesa deridendo il suo cadavere.

EDOARDO: Chi non sa che è morto! Chi sa che lo sia?

ELISABETTA: Onniveggente cieloche mondo è questo!

BUCKINGHAM: Sono io così pallidolord Dorset come gli altri?

DORSET: Sìmio buon signore; e non v'è alcuno in questa adunataa cui il rosso non abbia abbandonato le guance.

EDOARDO: E' morto Clarence? L'ordine fu revocato.

GLOUCESTER: Ma luipoverettoè morto pel vostro primo ordinee codesto lo recò un alato Mercurio; qualche lento sciancato portò il contrordinee troppo tardi giunse per vederlo seppellire. Dio voglia che qualcunomeno nobile e men lealepiù prossimo in sanguinari pensieri e meno in sanguenon meriti peggio dello sventurato Clarenceeppure vada franco da sospetto!

 

(Entra DERBY)

 

DERBY: Un favoremio sovranopei servigi che ho reso!

EDOARDO: Te ne pregotaci: l'anima mia è piena di dolore.

DERBY: Non m'alzeròa meno che Vostra Altezza non mi ascolti.

EDOARDO: Allora di' subito che cos'è che domandi.

DERBY: La graziasovranodella vita d'un mio servoche ha ucciso quest'oggi un gentiluomo turbolento che ultimamente era del seguito del duca di Norfolk.

EDOARDO: Ho io una lingua per condannare a morte mio fratelloe dovrà questa lingua perdonar la vita ad uno schiavo? Mio fratello non aveva ucciso nessuno: la sua colpa era il pensiero; e nondimeno il suo castigo è stato una morte crudele. Chi m'ha supplicato in suo favore?

Chinella mia colleras'è inginocchiato ai miei piedi e mi ha ammonito di esser cauto? Chi ha parlato di fratellanza? Chi ha parlato di amore? Chi mi ha rammentato come il poveretto abbandonò il possente Warwick e combatté per me? Chi mi ha rammentato comesul campo di Tewksburyquando Oxford m'ebbe atterratoegli mi soccorse e disse:

"Caro fratellovivi e sii re"? Chi mi ha rammentato comeallorché entrambi eravamo stesi sul campomezzi morti dal geloegli mi ravvolse nelle sue proprie vestie si abbandonòesile e ignudo alla fredda assiderante notte? Tutto questo è stato colpevolmente strappato dalla mia memoria dalla brutale collerae nessuno di voi ha avuto tanta grazia da ricordarmelo. Ma quando i vostri barrocciai o i vostri servitori han commessoubriachiun assassinioe sfigurato la preziosa immagine del nostro amato Redentoreeccovi subito in ginocchio a supplicare perdonoperdono; ed iopure ingiustamentedebbo accordarvelo: ma per mio fratellonessuno ha voluto parlareneanch'ioinduratoho parlato a me stesso in favor di luipoveretto! I più superbi di voi tutti son rimasti obbligati a lui durante la sua vita; eppure nessuno di voi ha una sola volta chiesto la grazia della sua vita. O Dioio temo che la tua giustizia non colpisca mee voie i mieie i vostri per questo! Vieni Hastingsaiutami ad andar nel mio studio. Ahpovero Clarence!

 

(Escono alcuni con il Re e la Regina)

 

GLOUCESTER: Ecco il frutto dell'avventatezza. Non avete osservato come i colpevoli parenti della regina sono impalliditi udendo della morte di Clarence? Ohessi non cessavano d'incitarvi il re: Iddio la vendicherà. Suvviasignorivolete venire a confortare Edoardo con la nostra compagnia?

BUCKINGHAM: Seguiamo Vostra Grazia.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA SECONDA - Il Palazzo

(Entra la DUCHESSA DI YORKcon i due bambini di Clarence)

 

IL BAMBINO: Buona nonnadicciè morto nostro padre?

DUCHESSA: Nofanciullo.

LA BAMBINA: Perché piangete così spessoe vi battete il pettoe gridate: "Oh Clarencemisero figlio mio?".

IL BAMBINO: Perché ci guardatee scuotete il capo e ci chiamate orfanisciagurati derelittise il nostro nobile padre è vivo?

DUCHESSA: Miei graziosi nipotivoi mi fraintendete entrambi. Io piango la malattia del reche aborrisco di perderenon la morte di vostro padre: sarebbe pena perduta lamentare chi è perduto.

IL BAMBINO: Dunque voi concludetenonnache egli è morto. Il re mio zio dev'essere biasimato: ne farà vendetta Iddioche io importunerò con fervide preghieretutte con quell'intento.

LA BAMBINA: E così farò io.

DUCHESSA: Silenziobambinisilenzio! il re vi vuol bene. Ignari e semplici innocentivoi non potete indovinare chi ha causato la morte di vostro padre.

IL BAMBINO: Lo possiamononnaperché il mio buon zio Gloucester mi ha detto che il reistigatovi dalla reginaaveva escogitato capi d'accusa per imprigionarloe quando mio zio m'ha detto questopiangeva e mi commiseravae teneramente mi ha baciato la guanciam'ha detto di contar su di luicome su mio padree che egli mi avrebbe amato caramente come un figliolo.

DUCHESSA: Ahche la frode abbia da rubare forma così amabilee celare profondo vizio sotto una maschera virtuosa! Costui è mio figliosicuroe lì è la mia vergogna; eppure dalle mie mammelle egli non ha succhiato codesta perfidia.

IL BAMBINO: Credete che mio zio fingessenonna?

DUCHESSA: Sìfanciullo.

IL BAMBINO: Non posso crederlo. Ascoltate! che strepito è questo?

 

(Entrano la REGINA ELISABETTAscarmigliata; RIVERS e DORSET dietro di lei)

 

ELISABETTA: Ah! chi m'impedirà di gemere e di piangered'imprecare alla mia sorte e di tormentar me stessa? Vuo' unirmi colla nera disperazione contro la mia animae diventar nemica di me stessa.

DUCHESSA: A che mira questa scena di selvaggia insofferenza?

ELISABETTA: A completare un atto di violenza tragica. Edoardoil mio signoretuo figlioil nostro reè morto. Perché seguitano a crescere i rami quando la radice è andata? Perché non s'avvizziscono le foglie che mancano del loro umore? Se volete viverelamentatevise moriresiate breviaffinché le nostre veloci pennute anime possan raggiungere quella del reocome obbedienti sudditiseguirlo al suo nuovo regno d'immutabile notte.

DUCHESSA: Ah! tanto interesse io ho nel tuo dolorequanti avevo titoli sul tuo nobile sposo. Io ho pianto la morte d'un degno sposoe ho vissuto contemplando le sue immagini: ma ora due specchi della sua principesca sembianza sono infranti dalla maligna mortee per conforto io non ho che un falso cristalloche mi angustia quand'io vedo in esso la mia vergogna. Tu sei vedovama sei madree ti resta il conforto dei tuoi figli; ma la morte ha strappato dalle mie braccia il mio sposo e mi ha tolto dalle deboli mani due grucceClarence e Edoardo. Oh! quanta ragione ho - il tuo cordoglio non essendo che la metà del mio - di soverchiare i tuoi lamenti e di coprire i tuoi gemiti!

IL BAMBINO: Ahzia! voi non avete pianto per la morte di nostro padre; come possiamo noi aiutarvi con le nostre lacrime di parenti?

LA BAMBINA: La nostra orfana angoscia rimase illacrimata; il vostro dolore di vedova sia ugualmente non compianto!

ELISABETTA: Non datemi alcun aiuto di lamentazione; io non sono sterile a partorir gemiti: tutte le sorgenti riportino i loro rivoli ai miei occhisicché iosotto l'influsso dell'acquosa lunapossa effondere copiose lacrime da sommergere il mondo Ohil mio sposoil mio diletto signore Edoardo!

I DUE BAMBINI: Ohil nostro padreil nostro diletto signore Clarence!

DUCHESSA: Ahimè per entrambientrambi mieiEdoardo e Clarence!

ELISABETTA: Che sostegno avevo io se non Edoardo? Ed egli non è più.

I DUE BAMBINI: Che sostegno avevamo noi se non Clarence? Ed egli non è più.

DUCHESSA: Che sostegni avevo io se non loro due? Ed essi non sono più.

ELISABETTA: Mai vedova non ebbe una perdita così grave!

I DUE BAMBINI: Mai orfani non ebbero una perdita così grave!

DUCHESSA: Madre non ebbe mai una perdita così grave! Ahimèio sono la madre di questi lutti: le loro afflizioni sono così parzialila mia è generale. Costei piange un Edoardoe così faccio io; io piango un Clarencee così non fa leiquesti bambini piangono un Clarencee così faccio io; io piango un Edoardoe così non fanno essi. Ahimè!

voi tre versate tutte le vostre lacrime su di metre volte afflitta.

Io sono la nutrice del vostro doloree lo satollerò di lamentazioni.

DORSET: Confortatevicara madre: a Dio molto dispiace che voi accogliate con ingratitudine la sua opera. Nei comuni rapporti di questo mondosi chiama essere ingrati ripagare con svogliata lentezza un debito che fu cortesemente concesso da una mano generosa; tanto più si merita quel nome quando si è così restii al cielo perché richiede quel regal prestito che ci fece.

RIVERS: Signorapensateda madre sollecitaal giovane principe vostro figlio: mandatelo subito a chiamare; fatelo incoronare; in lui vive il vostro conforto. Affogate il disperato dolore nella tomba del morto Edoardoe piantate le vostre gioie nel trono dell'Edoardo vivo.

 

(Entrano GLOUCESTERBUCKINGHAMDERBYHASTINGS e RATCLIFF)

 

GLOUCESTER: Sorellaconfortatevi; noi tutti abbiam ragione di lamentare l'offuscarsi della nostra luminosa stella; ma nessuno può rimediare i nostri danni lamentandoli. Signoramia madrevi chiedo veniaio non avevo veduto Vostra Grazia: umilmente in ginocchio imploro la vostra benedizione.

DUCHESSA: Iddio ti benedica e ponga mansuetudine nel tuo pettoamorecaritàobbedienzae leale devozione!

GLOUCESTER: Amen: (a parte) e mi faccia morire buon vecchio! Questo è il coronamento della benedizione d'una madre; mi meraviglia che Sua Grazia l'abbia omesso.

BUCKINGHAM: Voirannuvolati principi e afflitti pariche portate questo grave peso comune d'affannoora consolatevi l'un l'altro con reciproco amore: benché noi abbiam consumato il raccolto di questo reabbiam da mietere il raccolto di suo figlio. L'esploso rancore dei vostri tumefatti odior ora fasciatosaldato e unito assiemedev'esser delicatamente così preservatoblandito e mantenuto. Sarebbe benemi sembrache con una piccola scortail giovane principe venisse subito condotto da Ludlow qui a Londraper essere incoronato nostro re.

RIVERS: Perché con una piccola scortamonsignore di Buckingham?

BUCKINGHAM: Diaminesignor mioperchéin una moltitudinela ferita dell'astiorisanata appenanon si riaprail che sarebbe tanto più pericolosoin quanto lo Stato è nuovo e non ancor governato. Là dove ogni cavallo ha la briglia sul colloe può dirigere il suo corso a suo talentodovrebbe prevenirsia mio parereil timore del danno non meno del danno manifesto.

GLOUCESTER: Spero che il re abbia fatto la pace tra noi tutti; e il patto è saldo e sincero per me.

RIVERS: E così per me; e cosìio credoper tutti: nondimenosiccome è ancora fresconon dovrebbe esser messo a nessun presumibile rischio di rotturache forse potrebbe venir provocata da una numerosa compagnia: perciò io ritengocol nobile Buckinghamche è opportuno che pochi vadano a prendere il principe.

HASTINGS: Così ritengo anch'io.

GLOUCESTER: Allora sia così; e andiamo a decidere chi dovranno esser coloro che immediatamente dovran correre a Ludlow. Signorae voimadre miavolete andare a dar il vostro parere in questa faccenda?

ELISABETTA: Con tutto il cuore.

DUCHESSA: Con tutto il cuore.

 

(Escono tutti eccetto Buckingham e Gloucester)

 

BUCKINGHAM: Mio signorechiunque sia a recarsi dal principeper amor di Dionoi due non rimaniamo addietrocheper la stradaio troverò modoqual preambolo alla storia di cui abbiamo parlato ultimamentedi separare dal principe i superbi parenti della regina.

GLOUCESTER: O altro me stessoconcistoro dei miei consiglimio oracolomio profeta!... Mio caro cuginoio mi affiderò alla tua guida come un fanciullo. A Ludlowdunqueché noi non resteremo addietro.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA TERZA - Londra. Una strada

(Entrano due Cittadini e s'incontrano)

 

PRIMO CITTADINO: Buongiornovicino: dove ve ne andate così in fretta?

SECONDO CITTADINO: Ve lo giuro che appena lo so io stesso: avete udito la notizia che corre?

PRIMO CITTADINO: Sìche il re è morto.

SECONDO CITTADINO: Cattiva notiziaper la Madonna; di rado viene il meglio: ho una gran paura che ne barcolli il mondo.

 

(Entra un altro Cittadino)

 

TERZO CITTADINO: ViciniIddio v'assista!

PRIMO CITTADINO: Vi dia un buon mattinomessere.

TERZO CITTADINO: E' confermata la notizia della morte del buon re Edoardo?

SECONDO CITTADINO: Sìmesserenon è che troppo verache Dio ci aiuti intanto!

TERZO CITTADINO: Allorasignoriaspettatevi di vedere un mondo sottosopra.

PRIMO CITTADINO: Nonoper grazia di Diosuo figlio regnerà.

TERZO CITTADINO: Guai al paese che è governato da un fanciullo!

SECONDO CITTADINO: In lui abbiamo la speranza d'un governochenella sua minoritàun consiglio sotto di luienella pienezza e maturità dei suoi annilui stessosenza dubbio ben reggerà e allora e fin allora.

PRIMO CITTADINO: In tal condizione si trovava lo Statoquando Enrico Sesto fu incoronato a Parigi che non aveva più di nove mesi.

TERZO CITTADINO: Lo Stato si trovava in tal condizione? Nonobuoni amicilo sa Iddio! Ché allora questo paese era magnificamente provvisto di grave consiglio politico; allora il re aveva zii virtuosi per proteggere Sua Grazia.

PRIMO CITTADINO: Ebbenecosì ha questo puresia da parte di padre che di madre.

TERZO CITTADINO: Meglio sarebbe che tutti venissero dalla parte del padreo che dalla parte del padre non ve ne fosse alcunopoiché la loro emulazione a chi sarà più vicino al reci toccherà tutti fin troppo da vicinose Iddio non vi mette riparo. Oh! pien di pericolo è il duca di Gloucestere i figli e i fratelli della regina sono altezzosi e superbie dovessero costoro esser governatiinvece di governarequest'infermo paese potrebbe trovar sollievo come prima.

PRIMO CITTADINO: Viavianoi temiamo il peggio; tutto andrà bene.

TERZO CITTADINO: Quando si vedono nuvolegli uomini saggi si mettono il mantello; quando cadono le grandi foglieallora l'inverno è vicino; quando tramonta il solechi non aspetta la notte? Le tempeste fuor di stagione fan che gli uomini si attendano una carestia. Tutto può andar bene; mase Iddio così disponeè più di quanto meritiamood io aspetti.

SECONDO CITTADINO: In veritài cuori degli uomini son pieni di spavento: quasi non potete ragionare con alcuno che non abbia l'aria abbattuta e piena di paura.

TERZO CITTADINO: E' sempre così prima delle giornate di rivolgimenti:

per un divino istinto gli animi degli uomini sospettano il pericolo che li incalzacomeper provavediamo l'acqua gonfiarsi in anticipo d'una violenta tempesta. Ma lasciamo tutto questo a Dio. Dove andate?

SECONDO CITTADINO: Affésiamo stati chiamati dinanzi ai giudici.

TERZO CITTADINO: E così io pure vi terrò compagnia.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA QUARTA - Londra. Il Palazzo

(Entrano l'ARCIVESCOVO DI YORKil giovane DUCA DI YORKla REGINA ELISABETTA e la DUCHESSA DI YORK)

 

ARCIVESCOVO: La notte scorsasentoessi riposarono a Northampton; saranno questa sera a Stony-Stratford: domanio posdomanisaranno qui.

DUCHESSA: Anelo con tutto il cuore di vedere il principe: spero che sia molto cresciuto dall'ultima volta che l'ho visto.

ELISABETTA: Ma io ho inteso dire di no; dicono che mio figlio York l'ha quasi sorpassato nella sua crescita.

YORK: Sìmadre; ma io non vorrei che fosse così.

DUCHESSA: Comenipotino mio! è bene crescere.

YORK: Nonnauna seramentre eravamo a cenamio zio Rivers osservò che io crescevo più di mio fratello: "Già - disse lo zio Gloucester - l'erba piccina ha graziala gran malerba di crescer non si sazia"e da allorami sembra che non vorrei crescer così rapidamenteperché i fiori profumati son lentie le erbacce s'affrettano.

DUCHESSA: In fedein fedeil proverbio non tenne in colui che te l'ha opposto. Da giovane egli era l'essere più stentatocosì lento a cresceree così tardivochese fosse vera la sua regolaegli dovrebb'essere grazioso.

ARCIVESCOVO: E tale egli è senza dubbiomia graziosa signora.

DUCHESSA: Spero che lo sia; ma pure lasciate che le madri abbiano i loro dubbi.

YORK: Eccoin veritàse ci avessi pensatoavrei potuto dare a Sua Grazia mio zio una canzonatura tale da colpir la sua crescita più da vicino che egli non colpisse la mia.

DUCHESSA: Comemio piccolo York? Ti pregofammela sentire.

YORK: Giàdicono che mio zio crebbe così rapidamenteche all'età di due ore poteva rosicare una crosta; ci vollero due anni interi prima che io avessi un dente. Nonnaquesto sarebbe stato un frizzo mordace.

DUCHESSA: Ti pregovago Yorkchi t'ha detto questo?

YORK: La sua nutricenonna.

DUCHESSA: La sua nutrice! Ma se era morta prima che tu nascessi!

YORK: Se non era leinon so dire chi me l'ha detto.

ELISABETTA: Che ragazzo terribile! andatesiete troppo furbo.

ARCIVESCOVO: Buona signoranon vi adirate col bambino.

ELISABETTA: Gli orciuoli hanno orecchie.

 

(Entra un Messo)

 

ARCIVESCOVO: Arriva un messaggero. Che notizie?

MESSO: Notizie talimonsignoreche mi duole di riferirle.

ELISABETTA: Come sta il principe?

MESSO: Benesignorae in buona salute.

DUCHESSA: Quali sono le tue notizie?

MESSO: Lord Rivers e lord Grey son mandati a Pomfrete insieme con loro sir Tommaso Vaughanprigionieri.

DUCHESSA: Chi li ha fatti arrestare?

MESSO: I potenti duchiGloucester e Buckingham.

ARCIVESCOVO: Per qual delitto?

MESSO: La somma di tutto quel che io so l'ho rivelata: perchéo per qual motivo quei nobili siano stati arrestatim'è del tutto ignotomio grazioso signore.

ELISABETTA: Ahimè! vedo la rovina della mia casa! La tigre ha ghermito ora la mite damma; l'insolente tirannia comincia a farla da padrona col trono innocente e non temuto: benvenutidistruzioneeccidiomassacro! Io vedocome su una cartala fine di tutto.

DUCHESSA: Maledetti e turbolenti giorni di lottequanti di voi han visto i miei occhi! Mio marito perdette la vita per ottener la corona; e spesso i figli miei furon sbalzati in alto e in bassosicché io mi rallegravo e mi dolevo ora dei loro guadagniora delle loro perdite; e una volta insediatiquando i domestici litigi sono stati spazzati via nettamenteessi stessii conquistatorisi fan guerrafratello contro fratellosangue contro sangueognuno contro di sé. O passione perversa e freneticacessa il tuo dannato furoreo che io possa morireper non vedere più la morte.

ELISABETTA: Vienivieniragazzo mio; andiamo al sacrato. Signoraaddio.

DUCHESSA: Aspettateverrò con voi.

ELISABETTA: Voi non ne avete ragione.

ARCIVESCOVO: Mia graziosa signoraandate; e recate là il vostro tesoro e i vostri beni. Per parte miaio rassegno a Vostra Grazia il suggello che custodisco: e tal sia di me secondo che avrò cura di voi e di tutti i vostri! Venitevi accompagnerò al sacrato.

 

(Escono)

 

 

 

ATTO TERZO

 

SCENA PRIMA - Londra. Una strada

(Squillano le trombe. Entrano il giovane PRINCIPEi DUCHI DI GLOUCESTER e di BUCKINGHAMil CARDINALE BOURCHIERCATESBYed altri)

 

BUCKINGHAM: Benvenutodolce principea Londravostra stanza!

GLOUCESTER: Benvenutocaro nipotesovrano dei miei pensieri. La faticosa via vi ha reso melanconico.

PRINCIPE: Nozio; ma le nostre croci lungo la via l'han resa tediosapenosae opprimente: qui desidero più zii per augurarmi il benvenuto.

GLOUCESTER: Dolce principel'immacolata virtù dei vostri anni non ha ancora penetrato le frodi del mondo: né voi potete distinguere d'un uomo più della sua apparenza esteriore; la qualelo sa Iddiodi rado o giammai coincide col cuore. Quegli zii che voi desiderate erano pericolosi: Vostra Grazia attendeva alle loro parole inzuccheratema non guardava il veleno dei loro cuori: Dio vi guardi da essie da tali falsi amici!

PRINCIPE: Dio mi guardi dai falsi amici! ma essi non lo erano.

GLOUCESTER: Mio signoreil sindaco di Londra viene a salutarvi.

 

(Entra il LORD SINDACO col suo Seguito)

 

SINDACO: Dio conceda a Vostra Grazia salute e giorni felici!

PRINCIPE: Vi ringraziomio buon lorde ringrazio voi tutti. Io credevo che mia madre e mio fratello York mi sarebbero venuti incontro da un pezzo: ohibòche infingardo è Hastingsche non viene a dirci se essi verranno o no!

 

(Entra LORD HASTINGS)

 

BUCKINGHAM: Ecco che in buon punto viene il sudato lord.

PRINCIPE: Benvenutosignor mio! Ebbene verrà nostra madre?

HASTINGS: Per qual ragione Dio lo sanon iola regina vostra madre e vostro fratello York hanno preso asilo: il tenero principe sarebbe venuto volentieri con me a incontrare Vostra Graziama ne è stato trattenuto per forza da sua madre.

BUCKINGHAM: Oibò! che obliquo e bizzoso modo d'agire è questo suo!

Lord cardinalevuole Vostra Grazia persuader la regina a mandare il duca di York subito dal suo real fratello? Se essa rifiutalord Hastingsandate con luie strappatelo a forza dalle sue gelose braccia.

CARDINALE: Monsignore di Buckinghamse la mia debole eloquenza può ottenere da sua madre il duca di Yorkaspettatelo qui tra breve; ma se essa è irremovibile a miti preghiere; il Dio del cielo vieti che noi infrangiamo il santo privilegio del benedetto asilo! Non per tutto questo regno io vorrei esser colpevole di sì grave peccato.

BUCKINGHAM: Voi siete troppo insensatamente ostinatomonsignoretroppo cerimonioso e ligio alla tradizione. Sol che pesiate la cosa alla stregua della grossolanità di questi tempivoi non infrangete il diritto di asilo impadronendovi del principe. Il quale diritto vien sempre accordato a coloro le cui azioni hanno meritato quel luogoe a coloro che hanno abbastanza giudizio da reclamarlo: il principe non l'ha né reclamato né meritatoe perciòa mio parerenon può averlo; sicchétogliendo di là lui che è come non fosse làvoi non violate là né privilegio né carta. Spesso ho sentito parlare di uomini aventi diritto d'asiloma non mai sinora di fanciulli che lo avessero.

CARDINALE: Mio signoreper una volta voi prevarrete sulla mia opinione. Andiamolord Hastingsvolete venire con me?

HASTINGS: Vengomonsignore.

PRINCIPE: Miei buoni signorispiegate tutta la sollecita rapidità che potete. (Escono il Cardinale e Hastings) Ditemizio Gloucesterse viene nostro fratellodove abiteremo noi fino alla nostra incoronazione?

GLOUCESTER: Dove meglio pare a Vostra Altezza reale. Se posso darvi un consiglioper un giorno o due Vostra Altezza dovrebbe riposarsi alla Torre; poi dove a voi piace e dove si giudicherà più conveniente per la vostra salute e ricreazione.

PRINCIPE: La Torre è il luogo che mi piace meno d'ogni altro. Fu Giulio Cesare a costruir quel luogomio signore?

BUCKINGHAM: Eglimio grazioso signorene cominciò la fabbrica; dipoi le successive età l'han riedificato.

PRINCIPE: E' ciò attestato da un documento oppure è stato tramandato successivamente di secolo in secolo che egli l'edificasse?

BUCKINGHAM: E' attestatomio grazioso signore.

PRINCIPE: Ma ditemisignor miose non fosse registratami sembra che la verità dovrebbe vivere di secolo in secolocome fosse riferita a tutta la posteritàfino al giorno finale per tutti.

GLOUCESTER (a parte): Così saggi e così giovanidiconomai non si vive a lungo.

PRINCIPE: Che ditezio?

GLOUCESTER: Dico che anche senza l'aiuto dei caratterila fama vive a lungo. (A parte) Cosìcome la tradizionale allegoria del vizioIniquitàio moralizzo due significati in una stessa parola.

PRINCIPE: Quel Giulio Cesare era un uomo famoso; l'arricchimento che il suo valore conferì al suo spiritoil suo spirito lo dettò per far vivere il suo valore: la Morte non fa conquista di tal conquistatorepoiché ora egli vive nella famasebbene non più nella vita. Volete sapere una cosacugino Buckingham?...

BUCKINGHAM: Cosamio grazioso signore?

PRINCIPE: Se vivo fino ad essere un uomo fattoriguadagnerò il nostro antico diritto sulla Franciao morirò da soldatocome sarò vissuto da re.

GLOUCESTER (a parte): Brevi estati han facilmente una primavera precoce.

 

(Entrano il giovane YORKHASTINGS e il CARDINALE)

 

BUCKINGHAM: Ecco che in buon punto qui giunge il duca di York.

PRINCIPE: Riccardo di York! come sta il nostro amato fratello?

YORK: Benemio temuto signore - che oramai così debbo chiamarvi.

PRINCIPE: Sì fratellocon nostrocome con vostro rammarico: troppo di recente è morto colui che avrebbe potuto conservare quel titolo che per la morte sua ha molto perduto della sua maestà.

GLOUCESTER: Come sta nostro nipoteil nobile signore di York?

YORK: Vi ringraziogentile zio. Ohmio signorevoi diceste che le piante nocive crescono rapidamente: il principe mio fratello è cresciuto assai più di me.

GLOUCESTER: E' vero monsignore.

YORK: E dunque egli è nocivo?

GLOUCESTER: Ohmio vago nipoteio non debbo dir questo.

YORK: Allora egli vi è più obbligato di me.

GLOUCESTER: Egli può comandarmi come mio sovrano; ma voi avete potere su di me come su di un parente.

YORK: Vi pregoziodatemi questo pugnale.

GLOUCESTER: Il mio pugnalenipotino? con tutto il cuore.

PRINCIPE: Accattatefratello?

YORK: Dal mio gentile zioche so che mi donerà; poiché non si tratta che di un baloccoche non rincresce donarlo.

GLOUCESTER: Vuo' dare a mio nipote un dono più grande di questo.

YORK: Un dono più grande? Ohanche la spada?

GLOUCESTER: Certogentil nipotese fosse abbastanza leggera.

YORK: Ohallora vedovoi non volete privarvi che di doni leggeri; per cose di maggior peso voi direte di no a un accattatore.

GLOUCESTER: E' troppo grave da portare per Vostra Grazia.

YORK: Per me è una cosa di poco pesofoss'anche più grave.

GLOUCESTER: Chevorreste la mia armapiccolo principe?

YORK: La vorreiper potervi fare un ringraziamento come il nome che mi date.

GLOUCESTER: Come?

YORK: Piccolo.

PRINCIPE: Monsignore di York non smette mai di far giochi di parole:

zioVostra Grazia sa come sopportarlo.

YORK: Volete dire come portarminon come sopportarmi: ziomio fratello canzona voi e me; perché io sono piccino come una scimmiacrede che voi dovreste far d'orso per portarmi.

BUCKINGHAM: Con che spirito affilato egli ragiona! Per mitigare lo scherno che egli fa allo zioelegantemente e appropriatamente beffa se stesso: così giovane e così astuto! che meraviglia!

GLOUCESTER: Mio signorevolete riprendere il cammino? Io e il mio buon cugino Buckingham andremo da vostra madre per supplicarla di venirvi incontro alla Torre e di darvi il benvenuto.

YORK: Chevolete andare alla Torre signor mio?

PRINCIPE: Milord Protettore dice che bisogna.

YORK: Non dormirò tranquillo nella Torre.

GLOUCESTER: Perchédi che dovreste temere?

YORK: Ma del corrucciato fantasma di mio zio Clarence! Mia nonna mi ha detto che egli è stato ucciso là.

PRINCIPE: Io non ho paura degli zii morti.

GLOUCESTER: Né di quelli vivispero.

PRINCIPE: Se sono in vitaspero di non dover temere. Ma andiamomio signorecol cuore oppressopensando a loroio mi reco alla Torre.

 

(Squillo di trombe. Escono tutti eccetto GloucesterBuckingham e Catesby)

 

BUCKINGHAM: Credete voisignor mioche questo pettegolino di York non sia stato istigato dalla sua scaltra madre a beffarvi e schernirvi così obbrobriosamente?

GLOUCESTER: Senza dubbiosenza dubbio: ohè un ragazzo terribilearditoprontoingegnosobaldanzosocapace: è tutto sua madreda capo a piedi.

BUCKINGHAM: Benelasciamoli stare. Vieni quiCatesby. Tu hai giurato tanto solennemente di mandare ad effetto quel che meditiamo quanto segretamente di celare quel che ti confidiamo: tu conosci le nostre ragioni che ti abbiamo esposte per via; che ne pensi? non è una cosa faciledi conquidere Guglielmo lord Hastings al nostro disegno d'insediare questo nobile duca nel trono reale di questa famosa isola?

CATESBY: Egli ama tanto il principe per via di suo padreche non lo si potrà indurre a nulla contro di lui.

BUCKINGHAM: Che pensi allora di Stanley? Vorrà lui?

CATESBY: Egli farà in tutto e per tutto quello che fa Hastings.

BUCKINGHAM: Ebbenealloranient'altro che questo; va'gentile Catesby ecome alla lontanascandaglia lord Hastingscome egli sia disposto nei riguardi del nostro disegno e convocalo per domani alla Torre per deliberare intorno all'incoronazione. Se tu lo trovi incline a noiincoraggialo e digli tutte le nostre ragioni: se egli è inerte come piombofreddo come ghiaccioriluttantesiilo anche tue così tronca il colloquioe informaci delle sue disposizioni: perché domani noi terremo consigli separatiin cui tu stesso avrai un'alta funzione.

GLOUCESTER: Raccomandatemi a lord Guglielmo; ditegliCatesbyche l'antico gruppo dei suoi pericolosi avversari sarà salassato domani al castello di Pomfrete dite al signor mio che per la gioia di questa buona notizia dia a madonna Shore un dolce bacio di più.

BUCKINGHAM: Buon Catesbyva'spedisci questo negozio irreprensibilmente.

CATESBY: Miei buoni signoricon tutta la diligenza che potrò.

GLOUCESTER: Avremo vostre notizieCatesbyprima di andare a dormire?

CATESBY: Sìmio signore.

GLOUCESTER: A Casa Crosbylà ci troverete ambedue.

 

(Esce Catesby)

 

BUCKINGHAM: Orasignor mioche faremo se ci accorgiamo che lord Hastings non si piega ai nostri complotti?

GLOUCESTER: Gli mozzeremo il capo: qualcosa disporremo: e guardaquando sarò redi reclamar la contea di Hereford e tutti i beni mobili che possedeva il re mio fratello.

BUCKINGHAM: Reclamerò da Vostra Grazia codesta promessa.

GLOUCESTER: E aspettati di vederla adempita con ogni cortesia. Vieniceniamo di buon'orasicché dipoi possiam digerire acconciamente i nostri complotti.

 

 

 

SCENA SECONDA - Dinanzi alla casa di Lord Hastings

(Entra un Messo)

 

MESSO: Signor miosignor mio!

HASTINGS (di dentro): Chi bussa?

MESSO: Uno dalla parte di lord Stanley.

 

(Entra LORD HASTINGS)

 

HASTINGS: Che ora è?

MESSO: Stan per sonare le quattro.

HASTINGS: Non può dormire il tuo padrone in queste uggiose notti?

MESSO: Sembra che sia così da quello che ho da dirvi. Prima di tutto egli si raccomanda a Vostra Nobiltà.

HASTINGS: E poi?

MESSO: Poi fa sapere a Vostra Signoria che questa notte egli ha sognato che il cinghiale gli strappava via l'elmo. Inoltre dice che si tengono due consigli e che in uno potrebbe venir decisa cosa che potrebbe far che voi e lui vi doleste nell'altro. Perciò mi manda per sapere il gradimento di Vostra Signoria se voi volete subito montare a cavallo con lui e correre a spron battuto con lui verso il nordper evitare il pericolo che la sua anima prevede.

HASTINGS: Va'comparetorna dal tuo signore: di' a lui di non temere i separati consigli; Suo Onore ed io siamo nell'unoe nell'altro è il mio buon amico Catesbydove nulla può seguire che ci tocchi di cui io non debba avere intelligenza. Digli che i suoi timori son superficialimancan di ragione; e quanto ai suoi sognistupisco che egli sia tanto semplice da prestar fede alla canzonatura degli irrequieti sonni. Fuggire il cinghiale prima che il cinghiale insegua sarebbe uno stimolare il cinghiale a venirci dietro e a perseguitarciladdove egli non intendeva di dar la caccia. Va'di' al tuo padrone di alzarsi e di venir da mee insieme andremo alla Torredovelui vedràil cinghiale ci tratterà ammodo.

MESSO: Andròmio signoree gli riferirò ciò che dite.

 

(Esce)

(Entra CATESBY)

 

CATESBY: Cento volte felice giorno al mio nobile signore!

HASTINGS: Felice giornoCatesby; siete in faccende di buon'ora; che nuoveche nuove in questo nostro traballante stato?

CATESBY: E' davvero un mondo che tentennasignor mioed io credo che non si reggerà ritto finché Riccardo non cinga il serto del reame.

HASTINGS: Cosa? Cingere il serto? Vuoi tu dire la corona?

CATESBY: Giàmio buon signore.

HASTINGS: Vuo' che questa mia corona venga prima staccata dalle mie spalleche io veda la corona così malamente messa fuor di posto! Ma puoi tu supporre che egli vi aspiri?

CATESBY: Sìsulla vita miae spera di trovarvi all'avanguardia del suo partito per l'acquisto di essa; e a tale effetto egli vi manda questa buona notiziache questo giorno stesso i vostri nemicii parenti della reginadebbono morire a Pomfret.

HASTINGS: Davvero non metto il lutto per questa notiziaperché essi son sempre stati miei avversari; ma che io dia il mio voto a Riccardoper escludere gli eredi del mio signore in legittima discendenzaDio sa che io non lo faròdovessi morirne.

CATESBY: Iddio conservi Vostra Signoria in queste graziose disposizioni!

HASTINGS: Ma io starò ancora a ridere tra dodici mesi d'aver vissuto tanto da vedere la catastrofe di coloro che mi procurarono l'odio del mio signore. EbbeneCatesbyprima che due settimane mi faccian più vecchioavrò spedito alcuni che ancora non ci pensano.

CATESBY: E' una sciagurata cosa moriremio grazioso signorequando non si è preparati e non ci si aspetta.

HASTINGS: Ohmostruosamostruosa! ed è quel che tocca a Riversa Vaughana Grey; e così accadrà ad alcuni altri che si ritengono sicuri quanto te e mechecome saisiam cari al principesco Riccardo e a Buckingham.

CATESBY: Entrambi i principi vi tengono in alto conto: (a parte) poiché essi contan già la sua testa tra quelle sul Ponte.

HASTINGS: Lo so; e l'ho ben meritato.

 

(Entra LORD STANLEY)

 

Avanti avantidov'è il vostro spiedogiovanotto? Avete paura del cinghialee andate così sprovveduto?

STANLEY: Mio signorebuon giorno; buon giornoCatesby: seguitate pure a scherzare; maper la santa Crocea me non piacciono questi consigli separatia me.

HASTINGS: Mio signoreio ho cara la mia vita come voi la vostrae mai da che sono al mondove lo garantiscom'è stata tanto preziosa come adesso: credete voi chese io non sapessi la nostra posizione sicura sarei così esultante come sono?

STANLEY: I signori che sono a Pomfretquando cavalcarono da Londra erano allegrie supponevano sicura la loro posizione e invero essi non avevano ragione di diffidare; eppure vedete quanto presto il cielo s'è coperto. Questa subitanea pugnalata di astio mi dà a temere:

voglia Iddiodicoche questo mio paventare risulti non fondato!

Ebbenevogliamo avviarci alla Torre? il giorno è finito.

HASTINGS: Viaviaandiamo; sapete cosasignor mio? Oggi i lord di cui parlate son decapitati.

STANLEY: Essiper la loro lealtàpotrebbero meglio portare il loro capo che non il loro cappello alcuni di quelli che li hanno accusati.

Ma venitesignor mioandiamocene.

 

(Entra un Messo di Stato)

 

HASTINGS: Andate innanzi; io parlerò con questo brav'uomo.

 

(Escono Lord Stanley e Catesby) Ebbenecomparecome ti vanno le cose?

 

MESSO: Megliodacché Vostra Signoria si degna di chiederlo.

HASTINGS: Io ti dicogiovanottoche a me le cose vanno meglio ora di quando tu m'incontrasti l'ultima volta dove ora c'incontriamo: allora io andavo prigioniero alla Torre per istigazione dei parenti della regina; ma ora io ti dico - e tientelo per te - che quest'oggi quei nemici son messi a morteed io sono in una miglior posizione che mai.

MESSO: Dio la mantengaper la soddisfazione di Vostro Onore!

HASTINGS: Graziecompare: tienibevi alla mia salute.

 

(Gli getta la sua borsa. Esce)

 

MESSO: Ringrazio Vostro Onore.

 
(Entra un Prete)

 

PRETE: Ben trovatomio signore; son lieto di vedere Vostro Onore.

HASTINGS: Ti ringraziobuon ser Giovannicon tutto il cuore. Son vostro debitore per la vostra ultima omelia; venite la domenica prossima e vi farò contento.

 

(Gli sussurra all'orecchio)

 

PRETE: Sarò agli ordini di Vostra Signoria.

 

(Entra BUCKINGHAM)

 

BUCKINGHAM: Comein conversazione con un pretelord ciambellano? I vostri amici a Pomfretloro han bisogno del prete! Vostro Onore non ha urgenza dell'opera d'un confessore.

HASTINGS: In fede mia; equand'ho incontrato questo santo uomomi son venute in mente le persone di cui parlate. Comevi avviate alla Torre?

BUCKINGHAM: Sìmio signore; ma non posso fermarmici a lungo; né ritornerò prima di Vostra Signoria.

HASTINGS: Giàè probabileperché io ci resto per desinare.

BUCKINGHAM (a parte): E anche per cenabenché tu non lo sappia.

Andiamovenite?

HASTINGS: Accompagnerò Vostra Signoria.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA TERZA - Il Castello di Pomfret

(Entrano SIR RICCARDO RATCLIFFcon Alabardieriche menano a morte RIVERSGREY e VAUGHAN)

 

RATCLIFF: Viamenate innanzi i prigionieri.

RIVERS: Sir Riccardo Ratclifflascia che io ti dica questo: oggi vedrai morire un suddito per la veritàper il doveree per la lealtà.

GREY: Dio salvi il principe da tutta la vostra masnada! Una banda di maledetti succhiatori di sangueecco quel che voi siete.

VAUGHAN: Ce n'è di voi che avrà da rammaricarsi amaramente di questo in seguito.

RATCLIFF: Spicciatevi; il limite della vostra vita è oltrepassato.

RIVERS: O PomfretPomfret! O sanguinoso luogo fatale e nefasto ai nobili pari! Entro la colpevole cerchia delle tue mura Riccardo Secondo fu qui tagliato a pezzi; emaggior onta del tuo orrendo sitonoi ti diamo da bere il nostro sangue innocente.

GREY: Ora la maledizione di Margherita è caduta sulle nostre testequando essa imprecò contro Hastingscontro di voi e di meper esser rimasti impassibili quando Riccardo pugnalò suo figlio.

RIVERS: Allora ella maledì Hastingsallora maledì Buckinghamallora maledì Riccardo. Oh ricordatiDiodi esaudire la sua preghiera contro di essicome ora quella contro di noi! E quanto a mia sorella e ai principi suoi figlicontentatidiletto Signoredel nostro sangue sincero checome tu saidev'essere versato ingiustamente.

RATCLIFF: Affrettatevi; l'ora della vostra morte è scoccata.

RIVERS: VieniGreyvieniVaughanabbracciamoci qui. Addiofinché c'incontriamo di nuovo in cielo.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA QUARTA - La Torre di Londra

(Entrano BUCKINGHAMDERBYHASTINGSil VESCOVO DI ELYRATCLIFFLOVELcon altrie prendono posto a una tavola)

 

HASTINGS: Oranobili parila ragione per cui ci riuniamo è per decidere dell'incoronazione. In nome di Dioparlate! quand'è il giorno regale?

BUCKINGHAM: E' tutto pronto per il regale evento?

DERBY: Tuttonon manca che la designazione.

ELY: Allora domani io giudico che sia un giorno fausto.

BUCKINGHAM: Chi sa il pensiero del lord Protettore in proposito? Chi è più intrinseco del nobile duca?

ELY: Vostra Graziacrediamodovrebbe conoscere il suo pensiero meglio di tutti.

BUCKINGHAM: Chi? iomio signore? Ci conosciamo in volto; quanto ai nostri cuoriegli non sa più del mio che io dei vostriné io del suomio signorepiù che voi del mio. Lord Hastingsvoi e lui siete prossimi in affetto.

HASTINGS: Son riconoscente a Sua Graziaso che egli mi vuol bene; macirca i suoi propositi per l'incoronazioneio non l'ho scandagliatoné egli in alcun modo mi ha manifestato il suo grazioso piacere su quel punto. Ma voimiei nobili signoripotete fissare il giornoed in nome del duca io darò il mio votochepresumoegli prenderà in buona parte.

 

(Entra GLOUCESTER)

 

ELY: In buon punto ecco qui il duca stesso.

GLOUCESTER: Miei nobili signori e cugini tuttibuon giorno. Ho dormito a lungo; ma confido che la mia assenza non abbia trascurato alcun gran progetto che avrebbe potuto concludersi con la mia presenza.

BUCKINGHAM: Se voi non foste venuto alla vostra imbeccatamio signoreGuglielmo lord Hastings avrebbe pronunciato la vostra parte - voglio dire il vostro voto - per l'incoronazione del re.

GLOUCESTER: Nessuno meglio di lord Hastings avrebbe potuto ardirlo; Sua Signoria mi conosce benee mi vuol bene.

HASTINGS: Sono riconoscente a Vostra Grazia.

GLOUCESTER: Monsignor di Elyl'ultima volta che io sono stato in Holbornho veduto delle belle fragole là nel vostro giardino: vi prego di mandarne a prendere un po'.

ELY: Diaminelo faròsignor miodi tutto cuore.

 

(Esce)

 

GLOUCESTER: Cugino Buckinghamuna parola. (Lo prende in disparte) Catesby ha scandagliato Hastings sulla nostra faccendae trova quel bisbetico signore così scalmanatoche vuol perdere il capo prima di consentire che il figlio del suo signorecom'egli devotamente lo chiamaperda il suo diritto al trono d'Inghilterra.

BUCKINGHAM: Ritiratevi un momento; verrò con voi.

 

(Esce GloucesterBuckingham lo segue)

 

DERBY: Non abbiamo ancora fissato questo giorno trionfale. Domania mio giudizioè troppo immediato; perché io stesso non sono così ben pronto come altrimenti sareise si rimandasse il giorno.

 

(Rientra il VESCOVO DI ELY)

 

ELY: Dov'è monsignore il duca di Gloucester? Ho mandato per quelle fragole.

HASTINGS: Sua Grazia sembra allegra e affabile stamattina; c'è qualche idea che gli va a genioquand'egli dà il buon giorno in codesto umore. Io non credo che ci sia un uomo in tutta la cristianità che possa meno di lui nascondere l'odio o l'amore; perché dal suo volto conoscerete subito il suo cuore.

DERBY: E cosa del suo cuore scorgete nel suo voltoda qualche vivo segno che ha mostrato quest'oggi?

HASTINGS: Diamineche egli non è crucciato con alcuno qui; chése egli lo fosselo avrebbe mostrato dai suoi sguardi.

DERBY: Prego Iddio che egli non lo siadico!

 

(Rientrano GLOUCESTER e BUCKINGHAM)

 

GLOUCESTER: Prego tutti voiditemiche cosa meritano coloro che complottano la mia morte con diaboliche trame di dannata stregoneriaed hanno fatto violenza al mio corpo coi loro sortilegi infernali?

HASTINGS: Il tenero amore che io porto a Vostra Graziasignor miomi fa vogliosissimo in questa principesca assemblea a condannar per primo i colpevolichiunque essi siano; io dicomio signoreche essi han meritato la morte.

GLOUCESTER: Siano dunque i vostri occhi testimoni del male che mi han fatto! Vedete come sono stregato! guardateil mio braccio è avvizzito come un arboscello malato: ed è la moglie di Edoardoquella mostruosa strega associatasi con quella scanfarda e sgualdrina della Shoreche mi han così segnato coi loro malefizi.

HASTINGS: Se esse han commesso quest'azione mio nobile signore...

GLOUCESTER: Se! tu protettore di quella dannata sgualdrinami vieni a parlare di "se"? Tu sei un traditore. Gli si mozzi il capo! ora io lo giuro per San Paoloio non desinerò finché io non lo veda mozzo!

Lovel e Ratcliffguardate che ciò sia fatto: gli altri che mi amanosi alzino e mi seguano.

 

(Escono tutti eccetto HastingsRatcliff e Lovel)

 

HASTINGS: Ahimèahimèper l'Inghilterra! nulla affatto per me; ché iotroppo scioccoavrei potuto impedir questo. Stanley aveva sognato che il cinghiale gli strappava via l'elmoed io me ne burlaie sdegnai di fuggire; tre volte quest'oggi il mio cavallo in gualdrappa ha incespicato e s'è inalberato guardando la Torrecome se ripugnasse a portarmi al macello. Ohora si che abbisogno del prete che mi parlòora mi pento di aver detto al messaggerocon tanta esultanzacome i miei nemici fossero oggi sanguinosamente scannatia Pomfreted io stesso sicuro nella grazia e nel favore. Oh MargheritaMargherita! ora la tua pesante maledizione è caduta sullo sciagurato capo del povero Hastings.

RATCLIFF: Viaviaspicciatevi; il duca vorrebbe desinare: fate una confessione breve; egli anela di vedere la vostra testa.

HASTINGS: O effimera grazia dei mortali di cui noi siam più ghiotti che della grazia di Dio! Chi fonda la sua speranza nell'aria dei tuoi benigni sguardi vive come un marinaio ubriaco in cima a un alberoche a ogni tentennio è sul punto di precipitare nelle fatali viscere dell'abisso.

LOVEL: Viaviaspicciatevi; non serve a niente rammaricarsi.

HASTINGS: Ohsanguinario Riccardo! disgraziata Inghilterra! io ti predico i più spaventosi giorni che sciagurato secolo abbia mai veduto Andiamo guidatemi al ceppo; portategli la mia testa: sorridano di me coloro che tra breve saranno morti.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA QUINTA - Le mura della Torre

(Entrano GLOUCESTER e BUCKINGHAM in armature rugginosecon aspetto mirabilmente sinistro)

 

GLOUCESTER: Viacuginosai tu tremare e cangiar di coloresoffocare il respiro nel mezzo d'una parolae poi cominciar daccapoe daccapo fermarticome se tu fossi uscito di senno e pazzo di terrore?

BUCKINGHAM: Bah! io so contraffare il grave attore tragicoparlare e guardare dietro di mee spiare da ogni partetramare e trasalire al muoversi d'un fuscellosimulando profonda apprensione: una cera spettrale è al mio servizio al pari di sorrisi sforzatie sia l'una che gli altri son pronti al loro ufficioa favorire a qualunque momento i miei stratagemmi. Ma comeè partito Catesby?

GLOUCESTER: Sìe vediegli mena seco il sindaco.

 

(Entrano il LORD SINDACO e CATESBY)

 

BUCKINGHAM: Lord Sindaco...

GLOUCESTER: Attenti al ponte levatoio costà!

BUCKINGHAM: Ascoltate! un tamburo.

GLOUCESTER: Catesbyguardate al di là delle mura.

BUCKINGHAM: Lord Sindacola ragione per la quale abbiamo mandato...

GLOUCESTER: Guardati alle spalledifenditici sono nemici.

BUCKINGHAM: Dio e la nostra innocenza ci difendano e ci proteggano!

GLOUCESTER: Sta' quietosono amiciRatcliff e Lovel.

 

(Entrano LOVEL e RATCLIFFcon la testa di HASTINGS)

 

LOVEL: Ecco la testa di quell'ignobile traditoreil pericoloso e insospettato Hastings.

GLOUCESTER: Sì caramente amavo quest'uomoche non posso non piangere.

Io l'avevo preso per la creatura più semplice e inoffensiva che tra i cristiani respirasse sulla terra; ne avevo fatto il mio libro dove la mia anima registrava la storia di tutti i suoi pensieri segreti. Così liscio liscio costui intonacava il vizio suo con una mostra di virtù chese si omette la sua colpa aperta e palese - voglio dire la sua tresca con la moglie di Shore - egli viveva esente da ogni ombra di sospetti.

BUCKINGHAM: Be'egli era il traditore più coperto e celato che vivesse mai. Avreste potuto immaginareo financo credere (non fosse cheper la divina protezionenoi siam vivi per raccontarlo)che quel sottile traditore aveva oggi complottato di assassinare nella sala del consiglio me e il mio buon signore di Gloucester?

SINDACO: Aveva egli fatto questo?

GLOUCESTER: Checredete che noi siam turchi o infedeli? o che avremmocontro le forme della leggeproceduto così precipitosamente alla morte del furfantese l'estremo pericolo del casola pace d'Inghilterra e la sicurezza delle nostre persone non ci avessero forzati a questa esecuzione?

SINDACO: Ebbenevi tocchi ogni prosperità! egli ha meritato la sua morte; e le Vostre Grazie hanno entrambe proceduto bene dando ai felloni traditori questo monito contro simili attentati.

BUCKINGHAM: Io non mi aspettavo nulla di bene da parte suadal momento che egli se la intese con madonna Shore. Tuttavia non avevamo deciso che morisse finché Vostra Signoria fosse venuto a veder la sua fine; il che ora è stato impedito dall'affettuosa sollecitudine di questi amici nostriun po' contro la nostra intenzione: poichésignor mioavrei voluto che voi udiste il traditore parlaree pavidamente confessare il modo e l'intento dei suoi tradimentisicché voi aveste potuto portarli a conoscenza dei cittadiniche forse potrebbero fraintendere il nostro agire nei suoi riguardi e lamentar la sua morte.

SINDACO: Mamio buon signorele parole di Vostra Grazia varranno come se io lo avessi veduto e udito parlare; e non dubitatenobilissimi principiche io informerò i nostri obbedienti cittadini del vostro giusto modo di procedere in questa faccenda.

GLOUCESTER: E a questo scopo noi desideravamo qui Vostra Signoriaper evitare le censure della gente malèdica.

BUCKINGHAM: Ma poiché siete venuto troppo tardi pel nostro intentotestimoniate nondimeno quel che avete sentito che noi intendevamo: e cosìmio buon lord sindaconoi ci salutiamo.

 

(Esce il lord Sindaco)

 

GLOUCESTER: Andategli dietroandategli dietrocugino Buckingham! Il sindaco se ne va in fretta e furia alla Guildhall: colàavvantaggiandovi del momento più opportunoadducete l'illegittimità dei figli di Edoardo: dite loro come Edoardo mettesse a morte un cittadino soltanto per aver detto di voler fare suo figlio erede della corona intendendodi fattola sua casache era così chiamata dalla sua insegna. Inoltre mostrate la sua odiosa lussuria e il bestiale appetito nella varietà di libidineche si stendeva alle loro fanteschealle figliealle moglidovunque il suo occhio furioso o il suo cuore selvaggiosenza frenoscegliessero di far preda. Poi al bisogno toccate così più d'appresso della mia persona: dite loro che quando mia madre divenne gravida di quell'insaziabile Edoardoil nobile Yorkmio principesco padreera allora in guerra in Franciaecon un esatto computo del tempotrovò che la prole non era generata da luiil che ben appariva dai suoi lineamenti che in nulla rassomigliavano al nobile duca mio padre. Però toccate di ciò con parsimoniae come di lontanoperché signor miosapete che mia madre è ancora viva.

BUCKINGHAM: Non dubitatemio signorefarò le parti dell'oratorecome se l'aurea mercede per la quale io arringo dovesse esser per me; e cosìmio signoreaddio.

GLOUCESTER: Se le cose vi vanno pel versoconduceteli al castello di Baynard dove mi troverete in buona compagnia di reverendi padri e di dotti vescovi.

BUCKINGHAM: Vadoe verso le tre o le quattro attendere le notizie che offrirà la Guildhall.

 

(Esce)

 

GLOUCESTER: Va'Lovel in tutta fretta dal dottor Shaw(a Catesby) tu da frate Penker; dite a entrambi di trovarsi con me prima che sia passata quest'ora al castello di Baynard. (Escono tutti eccetto Gloucester) Ora andrò a dare una segreta disposizione di allontanare da ogni sguardo i marmocchi di Clarencee a dar ordine che nessuna persona abbia in alcun tempo accesso ai principi.

 

 

 

SCENA SESTA - Londra. Una strada

(Entra uno Scrivano tenendo un foglio)

 

SCRIVANO: Ecco l'atto d'accusa del buon lord Hastingsche è bellamente steso in caratteri calligraficiaffinché possa leggersi oggi a San Paolo. E notate come è ben congegnata la sequela: undici ore io ho speso a copiarlopoiché iersera m'è stato inviato da Catesby; altrettanto ci volle a far la minuta; eppure non sono ancora cinque ore che Hastings viveva non sospettatonon interrogatoliberoa piede franco. Che bel mondofrattanto! Chi è così ottuso che non possa vedere questo patente trucco? Eppure chi è così ardito da dire che lo vede? Malvagio è il mondoe tutto andrà alla rovesciaquando sì tristo agire dev'esser veduto solo nel pensiero.

 

(Esce)

 

 

 

SCENA SETTIMA - Il Castello di Baynard

(Entrano GLOUCESTER e BUCKINGHAM da porte diverse)

 

GLOUCESTER: Ebbeneebbeneche cosa dicono i cittadini?

BUCKINGHAM: Ebbeneper la santa madre di nostro Signorei cittadini stan zittinon dicono una parola!

GLOUCESTER: Avete toccato dell'illegittimità dei figli di Edoardo?

BUCKINGHAM: Sìe insieme del suo fidanzamento con madonna Lucye del suo fidanzamento per procura in Francia; l'insaziabile ingordigia del suo appetito carnalee il suo forzamento delle donne della città; la sua tirannia a proposito di quisquilie; la sua propria illegittimitàessendo stato concepito quando vostro padre era in Francia e le sue sembianzeper nulla simili a quelle del duca: al tempo stesso ho addotto i vostri lineamentiesatta immagine di vostro padre sia per la vostra forma che per la nobiltà dell'animoho esposto tutte le vostre vittorie in Scoziala vostra disciplina in guerrala vostra saggezza in pacela vostra generositàla virtùla bella modestia; invero nulla di quanto conveniva al vostro proposito io ho tralasciato o sorvolato nel mio discorsoe quando la mia orazione volgeva alla fineio ho invitato quelli che amavano il bene del loro paese a gridare: "Dio salvi Riccardore d'Inghilterra!".

GLOUCESTER: E l'hanno fatto?

BUCKINGHAM: NoIddio mi aiuti! essi non han detto parolama come mute statue o respiranti pietresi son guardati attonitie si son coperti d'un pallore di morte. E come io ho veduto ciòli ho rimproveratie ho chiesto al sindaco che significasse tale ostinato silenzio. La sua risposta è statache il popolo non era avvezzo a sentirsi rivolger la parola altro che dal referendario. Allora costui è stato sollecitato a ripetere il mio discorso: "Così dice il ducacosì il duca ha esposto"; ma nulla ha detto di propria responsabilità.

Finito che ebbealcuni dei miei seguaciin fondo alla sala han gittato in aria i loro berrettie una decina di voci ha gridato: "Dio salvi re Riccardo!". E così io ho approfittato di quei pochi. "Graziegentili cittadini e amici! - ho detto; - questi applausiquesti gridi di gioia generali mostrano la vostra saggezza e il vostro amore per Riccardo"e a questo punto ho tagliato cortoe mi sono allontanato.

GLOUCESTER: Che mute teste di legno sono stati! non volevano parlare?

BUCKINGHAM: Noin fede miamio signore.

GLOUCESTER: Non verrà dunque il sindaco coi suoi confratelli ?

BUCKINGHAM: Il sindaco è qui vicino; date a vedere qualche timore; non lasciate che vi si rivolga la parola se non dietro veementi istanze: e guardate di tener fra le mani un libro di preghieree di presentarvi tra due ecclesiasticimio buon signore; ché su tal tema io farò devota variazione; e non lasciatevi agevolmente guadagnare alle nostre richieste; recitate la parte della pulzellarispondete sempre di noe prendete.

GLOUCESTER: Vado; e se tu intercedi per loro così bene come io saprò dirti di no per parte miasenza dubbio condurremo la cosa a un felice fine.

BUCKINGHAM: Andateandate sull'altana! il lord sindaco bussa.

 

(Esce Gloucester. Entrano il LORD SINDACO e Cittadini)

 

Benvenutomonsignore! Io sto qui a fare anticamera; credo che il duca non vuole che gli si parli.

 

(Entra CATESBY)

 

EbbeneCatesby che dice il vostro signore alla mia richiesta?

CATESBY: Egli supplica Vostra Graziamio nobile signoredi visitarlo domani o il giorno seguente: egli è dentro con due molto reverendi padrisantamente assorto in meditazionee non vorrebbe che alcuna istanza mondana lo movesse a uscire dal suo pio esercizio.

BUCKINGHAM: Ritornabuon Catesby dal grazioso duca; digli che ioil sindacoe gli anziani siam venuti per ottenere un colloquio con Sua Grazia su gravi disegnisu cose di gran momentoche interessano niente meno che il nostro bene generale.

CATESBY: Tanto gli significherò immediatamente.

 

(Esce)

 

BUCKINGHAM: Ahahsignor mio questo principe non è un Edoardo: egli non sta adagiato su un libidinoso letto d'amorema in ginocchioin meditazione; non se la spassa con un paio di cortigianema medita con due profondi teologi; non dorme per impinguare il suo corpo neghittosoma prega per arricchire la sua anima vigilante: fortunata sarebbe l'Inghilterrase questo virtuoso principe volesse prenderne la sovranità sulla sua grazia! Ma certoio temonon lo convinceremo a tanto.

SINDACO: Ohvieti Iddio che Sua Grazia debba dirci di no!

BUCKINGHAM: Temo che lo farà. Ecco che ritorna Catesby.

 

(Rientra CATESBY)

 

EbbeneCatesbyche dice Sua Grazia?

CATESBY: Egli si domanda a qual fine voi abbiate raccolto tali schiere di cittadini per venir da luimentre Sua Grazia non ne stato avvisato prima: egli tememio signoreche voi abbiate tutt'altro che buone intenzioni verso di lui.

BUCKINGHAM: Mi duole che il mio nobile cugino debba sospettarmi di aver tutt'altro che buone intenzioni verso di lui: pel cielonoi veniamo da lui con perfetto amore! Sicché torna di nuovo da Sua Grazia e riferiscigli. (Esce Catesby) Quando santi e devoti uomini religiosi sono al loro rosarioce ne vuole per distoglierlisì dolce è la zelante contemplazione.

 

(Entra GLOUCESTER in altotra due Vescovi. Ritorna CATESBY)

 

SINDACO: Vedete dove Sua Grazia sta tra due prelati!

BUCKINGHAM: Due sostegni di virtù per un principe cristianoper puntellarlo contro la caduta della vanità: e vedeteun libro di preghiere tra le sue mani!... veri ornamenti a cui si conosce un sant'uomo. Famoso Plantagenetograziosissimo principeporgi un orecchio benigno alle nostre richiestee perdonaci l'interruzione delle tue devozioni e del tuo zelo veramente cristiano.

GLOUCESTER: Mio signorenon v'è bisogno di tale scusa: io supplico Vostra Grazia di perdonarmise zelante nel servizio del mio Dioho rimandato la visita dei miei amici. Ma lasciando questoqual è il piacere di Vostra Grazia?

BUCKINGHAM: Tal cosa che spero piaccia a Dio lassùe a tutti i galantuomini di quest'isola senza governo.

GLOUCESTER: Sospetto d'aver commesso qualche offesa che sembri odiosa agli occhi della cittàe che voi veniate a rimproverare la mia ignoranza.

BUCKINGHAM: E' cosìsignor mio; e piacesse a Vostra Grazia di riparare al vostro errore in seguito alle nostre istanze.

GLOUCESTER: A chealtrimentivivrei in un paese cristiano?

BUCKINGHAM: Sappiate dunque che è error vostro di rinunziare al seggio supremoal trono maestoso e allo scettrato ufficio dei vostri antenatialla vostra condizione di fortuna e al vostro diritto di nascita alla gloria ereditaria della vostra real casain favore del corrotto rampollo d'un guasto ceppo; mentredurante la mitezza dei vostri sonnacchiosi pensieriche qui noi risvegliamo pel bene del nostro paesequesta nobile isola sente la mancanza delle sue proprie membra; il suo volto sfregiato da cicatrici d'infanziail suo regal ceppo innestato d'ignobili piante e quasi spinto nel divorante abisso della tenebrosa dimenticanza e del profondo oblio. Per porvi rimedionoi cordialmente sollecitando la vostra graziosa persona di prender su di voi la cura e il real governo di questo vostro paesenon in qualità di protettoredi intendentedi sostitutoo di umile fattore per l'altrui vantaggioma come cosa che per diritto di successionedi sangue in sangueè vostra fin dalla nascitail vostro imperola vostra proprietà. Per questodi concerto con i cittadinii vostri devotissimi e affezionatissimi amicie a loro veemente istigazione io vengo a disporre Vostra Grazia in favore di questa giusta causa.

GLOUCESTER: Io non so dire se meglio convenga al mio grado o alla vostra condizione di allontanarmi in silenzio o di dirvi amare parole di rimprovero. Se non rispondo potreste forse pensare che l'ambizione dalla lingua legatanon replicandoconsenta a portare il dorato giogo della sovranitàche follemente voi vorreste imporre su di me; se io vi rimprovero per questa vostra istanza così infusa del vostro fedele amore per meallorad'altra partefarei uno sgarbo ai miei amici. Perciòper parlare ed evitare il primo rischioeparlandonon incorrere nell'altrocosì definitivamente vi rispondo. Il vostro amore merita i miei ringraziamentima il mio merito di nessun conto rifugge dalla vostra alta richiesta. Innanzi tuttofossero anche rimossi tutti gli ostacolifosse anche liscia la mia via alla coronache mi spettasse come maturo cespite e diritto di nascitapure tale è la mia povertà di spiritosì forti e numerosi sono i miei difettiche io vorrei piuttosto nascondermi alla mia grandezzacome barca che non tollera un mare grossoche nella mia grandezza bramare d'esser nascostoe rimaner soffocato nel vapore della mia gloria. MaDio sia ringraziatonon c'è bisogno di mee se ci fosse bisognomolte cose mi bisognerebbero per aiutarvi: l'albero regale ci ha lasciato regal fruttochematurato dalle furtive ore del tempoben sarà degno del seggio della maestàesenza dubbioci farà felici col suo regno. Su lui io depongo quel che vorreste deporre su di meil diritto e la fortuna delle sue felici stelleche Iddio vieti che io debba estorcer da lui!

BUCKINGHAM: Mio signoreciò dimostra coscienza in Vostra Graziama le considerazioni esposte sono sottili e insignificantiben considerando tutte le circostanze. Voi dite che Edoardo è figlio di vostro fratello; così diciamo noi purema che Edoardo non l'ebbe dalla moglie; poiché dapprima egli si fidanzò con madonna Lucy - vostra madre vive per testimoniare della sua promessa - e poi per procura fu fidanzato a Bonasorella del re di Francia. Entrambe costoro messe da parteuna povera postulanteun'affannosa madre di numerosi figliuna vedova sfiorita e afflittanel pieno pomeriggio dei suoi bei giornifece preda e conquista del suo occhio lascivosedusse l'altitudine e il vertice del suo grado a un vile scadimento e ad un’abominevole bigamia: da leinel suo letto illegittimoegli generò quest'Edoardo che la nostra cortesia chiama il principe. Con più amarezza io potrei dissertarese non cheper riguardo verso certa persona vivaio metto un parsimonioso limite alla mia lingua.

Dunquemio buon signoreprendete per la vostra regal persona questo privilegio di dignità che v'è offerto; se non per render felici noi ed il paesealmeno per ricondurre il vostro nobile lignaggio dalla corruzione dei tempi d'abuso a un corso legittimo e schietto.

SINDACO: Fatelomio buon signore! i vostri cittadini ve ne supplicano.

BUCKINGHAM: Non rifiutatepotente signorequesta profferta d'amore

CATESBY: Ohfateli allegriconcedete la loro legittima istanza.

GLOUCESTER: Ahimèperché volete voi caricarmi di tal cura? Io non son fatto per lo splendore e la maestà. Vi suppliconon ve l'abbiate a male; io non posso né voglio cedere a voi.

BUCKINGHAM: Se rifiutatecome ripugnando per amore e per zeloa deporre il fanciullo che è il figlio di vostro fratello - che ben sappiamo la vostra tenerezza di cuoree la gentilebuonaeffeminata pietà che abbiamo osservata in voi verso i vostri parentied egualmenteinveroverso tutti i ceti - pur sappiate chesia che accettate o no la nostra istanzail figlio di vostro fratello non regnerà mai come nostro sovrano; ma noi porremo qualcun altro sul tronoa obbrobrio e rovina della vostra casa e con questa risoluzione qui vi lasciamo. Venite cittadini: perdio! non vuo' più supplicare.

GLOUCESTER: Ohnon bestemmiatemonsignore di Buckingham.

 

(Esce Buckingham coi cittadini)

 

CATESBY: Richiamatelodolce principeaccettate la loro istanza: se voi dite loro di notutto il paese ne soffrirà.

GLOUCESTER: Volete forzarmi a un mondo di affanni? Richiamateli: io non son fatto di pietrama sono accessibile alle vostre cortesi supplichesebbene contro la mia coscienza e la mia stima.

 

(Rientrano BUCKINGHAM e gli altri)

 

Cugino Buckinghame voiuomini saggi e gravidacché volete affibbiarmi la fortuna sulle spalle perché io ne porti il caricoche io lo voglia o nomi tocca d'aver la pazienza di sopportare il peso:

ma se il nero scandalo o il rimprovero dal turpe volto vengono al seguito della vostra imposizioneil semplice fatto della vostra violenza mi assolverà da ogni impura ombra e macchia che ne provenga; che Iddio sae voi potete vederlo in partequanto io sia lontano dal desiderare questo.

SINDACO: Dio benedica Vostra Grazia! noi lo vediamo e lo diremo.

GLOUCESTER: Dicendo ciònon direte che la verità.

BUCKINGHAM: Allora io vi saluto con questo regal titolo: viva lungamente re Riccardodegno re dell'Inghilterra!

TUTTI: Amen.

BUCKINGHAM: Vi piacerebbe d'essere incoronato domani?

GLOUCESTER: Quando vi piacciadal momento che volete che sia così.

BUCKINGHAM: Domanidunquescorteremo Vostra Grazia; e così lietissimamente prendiamo congedo da voi.

GLOUCESTER (ai Vescovi): Veniterimettiamoci alla nostra santa opera.

Addiocuginoaddiobuoni amici.

 

(Escono)

 

 

 

ATTO QUARTO

 

SCENA PRIMA - Dinanzi alla Torre

(Entrano da una parte la REGINA ELISABETTAla DUCHESSA DI YORK e il MARCHESE DI DORSET; dall'altraANNADUCHESSA DI GLOUCESTERche conduce per mano MARGHERITA PLANTAGENETOgiovane figlia di Clarence)

 

DUCHESSA: Chi ci viene incontro? La mia nipote Plantagenetocondotta per mano dalla sua buona zia di Gloucester? Eccoper la vita miaella è incamminata verso la Torremossa da puro affetto per salutare i principini. Figliaben trovata!

ANNA: Iddio conceda a entrambe le Vostre Grazie un lieto e felice giorno!

ELISABETTA: Altrettanto a voibuona sorella! Dove andate?

ANNA: Non più in là della Torreea quel che indovinoper lo stesso devoto sentimento che voi stesseper salutare colà i gentili principi.

ELISABETTA: Graziedolce sorellaentreremo tutte insieme.

 

(Entra BRAKENBURY)

 

E in buon puntoecco qui il luogotenente. Messer luogotenentevi pregocon vostra licenzacome sta il principee il mio figlioletto York?

BRAKENBURY: Benissimosignora; con vostra pazienzaio non posso permettervi di visitarli; il re ha severamente ordinato il contrario.

ELISABETTA: Il re? Chi è costui?

BRAKENBURY: Intendo il lord Protettore.

ELISABETTA: Il Signore lo protegga da quel titolo reale! Ha egli posto limiti tra il loro amore e me? Io son la loro madre; chi mi precluderà di vederli?

DUCHESSA: Io son la madre del padre loro; voglio vederli.

ANNA: Io sono la loro zia per matrimoniola loro madre per amore; conducimi dunque alla loro vistaio porterò il tuo biasimoe ti dispenso dal tuo ufficio a mio rischio.

BRAKENBURY: Nosignoranonon posso abbandonarlo così; io son legato da giuramento; sicché perdonatemi.

 

(Esce)

(Entra LORD STANLEY)

 

STANLEY: Signoreche io solo v'incontri tra un'orae saluterò Vostra Grazia di York quale madre e reverenda osservatrice di due belle regine. (Ad Anna) Venitesignoravoi dovete subito recarvi a Westminsterper esser colà incoronata regale sposa di Riccardo.

ELISABETTA: Ahtagliate i miei lacciche il mio cuore oppresso abbia un po' d'agio di battereo altrimenti io vengo meno a questa micidiale notizia!

ANNA: Crudeli annunzi! Ohspiacente notizia!

DORSET: State di buon animo; madrecome si sente Vostra Grazia?

ELISABETTA: O Dorsetnon parlarmivattene! La morte e la distruzione t'inseguono alle calcagna; il nome di tua madre è malaugoroso ai figli. Se tu vuoi sfuggire alla mortepassa il mare e va' a vivere con Richmondlungi dalle granfie dell'inferno: va'abbandona in frettaabbandona in fretta questo scannatoioche tu non debba accrescere il numero dei mortie far morire me schiava della maledizione di Margheritané madrené mogliené reputata regina d'Inghilterra!

STANLEY: Pieno di saggia sollecitudine è questo vostro consigliosignora. Non lasciate tempo in mezzo: avrete da me lettere d'appoggio per mio figlio che vi venga in contro: non fatevi sorprendere con un imprudente indugio.

DUCHESSA: Ohvento di sciagura sparpagliatore di malanni! oh mio maledetto gremboletto di morte! T u hai generato al mondo un basiliscoil cui occhiose non lo si evitaè micidiale.

STANLEY: Venitesignoravenite; io sono stato mandato in gran fretta.

ANNA: Ed io verrò di gran malavoglia. Ohvolesse Iddio che il recingente giro d'aureo metallo che deve circondarmi la fronte fosse un rovente acciaio che mi bruciasse fino al cervello! Che unta io sia con un veleno mortalee muoia prima che la gente possa dire: "Dio salvi la regina!".

ELISABETTA: Va'va'povera animaio non invidio la tua gloriaio non ti desidero alcun male per alimentare la disposizione del mio spirito.

ANNA: No! Perché? Quando colui che ora è mio marito venne a mementre io seguivo il feretro d'Enricoquando le sue mani erano state appena lavate del sangue effuso da quell'angelo che fu il mio primo maritoe da quel santo adorato che io seguivo piangendooh! quandoio dicoguardai in volto Riccardoquesto fu il mio voto: "Sii tu maledetto - esclamai - per aver fatto di mecosì giovaneuna vedova così antica!

E quando tu ti sposila sventura non si stacchi dal tuo lettoe sia tua mogliese v'è donna così pazza da diventarlopiù misera per la vita tua che tu non abbia reso me con la morte del mio diletto signore!". Ed eccoprima che io potessi ripetere questa maledizionein un tempo così breveil mio cuore di femmina si lasciò grossamente cattivare dalle sue parole mellifluee divenne l'oggetto della maledizione della mia propria anima; e questo ha da allora in poi impedito ai miei occhi di riposare; ché mai fin adesso non ho goduto nel suo letto per un'ora l'aurea rugiada del sonnoma sempre sono stata risvegliata dai suoi sogni spaventosi. Inoltre egli mi odia per via di mio padre Warwicke senza dubbio tra breve si sbarazzerà di me.

ELISABETTA: Addiopovero cuore! mi fan pena le tue doglianze.

ANNA: Non più di quello che io m'affligga nell'animo per le vostre.

DORSET: Addioo dolorosa accoglitrice della gloria!

ANNA: Addiopovera anima che da essa ti congedi!

DUCHESSA (a Dorset): Tu va' da Richmonde la buona fortuna ti guidi!

(Ad Anna) Tu va' da Riccardo e i buoni angeli ti assistano! (Alla Regina Elisabetta) Tu va' al sacratoe buoni pensieri ti occupino! Io vado verso la mia tombadove pace e riposo giacciono meco!

Un'ottantina d'anni di dolori io ho veduto e ogni ora di gioia distrutta da una settimana d'angoscia.

ELISABETTA: Fermatevi! con me volgete un altro sguardo alla Torre.

Abbiate pietàantiche pietredi quei teneri fanciulli che la malvagità ha rinchiuso nelle vostre mura! Aspra culla per sì vaghi picciniruvida e rozza nutricevecchia e tetra compagna di gioco per teneri principitratta bene i miei bimbi! Così un imbelle dolore dice addio alle vostre pietre.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA SECONDA - Londra. Il Palazzo

(Squillo di trombe. Entrano RICCARDOin pompaincoronato; BUCKINGHAMCATESBYun Paggioed altri)

 

RICCARDO: Fatevi tutti da parte! Cugino Buckingham!

BUCKINGHAM: Mio grazioso sovrano!

RICCARDO: Dammi la mano. (Qui sale sul trono) Così in altopel tuo consiglio e per la tua assistenzaè assiso re Riccardo: ma porteremo noi questi splendori per un giorno? o dureranno essi e ci faranno lieti?

BUCKINGHAM: Sempre vivano essie possano perennemente durare!

RICCARDO: AhBuckinghamora io faccio da pietra di paragoneper provare se tu sei davvero oro schietto. Il giovane Edoardo vive: pensa ora a quello che vorrei dire.

BUCKINGHAM: Proseguitemio nobile signore.

RICCARDO: EbbeneBuckinghamdico che vorrei essere re.

BUCKINGHAM: E tale sietemio tre volte illustre signore.

RICCARDO: Ahsono re? è cosi; ma Edoardo vive.

BUCKINGHAM: E' veronobile principe.

RICCARDO: O amara conseguenzache Edoardo debba vivere ancora! "E' veronobile principe!". Cuginotu non solevi essere così ottuso:

debbo essere esplicito? Io desidero morti quei bastardie vorrei che ciò fosse eseguito subito. Che dici adesso? Parla subitosii breve.

BUCKINGHAM: Vostra Grazia può fare quel che le piace.

RICCARDO: Va'va'! sei tutto di ghiacciola tua amicizia gela:

dimmiho il tuo consenso che essi debbano morire?

BUCKINGHAM: Datemi un po' di respirouna pausasignore caroprima che io mi pronunci su questo positivamente: e a ciò mi risolverò tra breve.

 

(Esce)

 

CATESBY (a parte a un astante): Il re è crucciato; guardasi morde il labbro.

RICCARDO: Io vuo' praticare sciocchi dal cervello di ferro e ragazzi scimuniti; non son fatti per me coloro che mi scrutano con occhi riflessivi; l'ambizioso Buckingham diventa circospetto. Ragazzo!

PAGGIO: Mio signore!

RICCARDO: Non conosci alcuno che l'oro corruttore possa tentare a una segreta opera di morte?

PAGGIO: Conosco un gentiluomo malcontento i cui umili mezzi non van di pari passo con il suo spirito altero: l'oro ce la potrebbe come venti oratorie senza dubbiolo tenterà a qualunque cosa.

RICCARDO: Qual è il suo nome?

PAGGIO: Il suo nomemio signoreè Tyrrel.

RICCARDO: Conosco un poco costui: va'chiamalo qui. (Il Paggio esce) Il rimuginante e scaltro Buckingham non sarà più intrinseco dei miei consigli: ci ha retto con me per tanto tempo senza stancarsied ora si ferma a ripigliar fiato? Ebbenesia pure!

 

(Entra STANLEY)

 

Ebbenelord Stanleyche notizie?

STANLEY: Sappiatemio amato signoreche il marchese di Dorseta quel che sentoè fuggito presso Richmondnelle parti dove questi dimora.

 

(Si fa da parte)

 

RICCARDO: Vien quiCatesby! spargi la voce che Annamia moglieè gravemente malata: io provvederò che stia rinchiusa. Trovami qualche povero gentiluomo di poco contoche io subito farò sposare alla figlia di Clarence; quanto al figlioè uno scemoed io non ne ho paura. Suche è quest'aria trasognata? Ti dico di nuovospargi la voce che Annala mia reginaè malata e probabilmente morirà. Alla bisogna! ché mi preme assai di troncare tutte le speranze checrescendopotrebbero danneggiarmi. (Esce Catesby) Bisogna che io sposi la figlia di mio fratelloo altrimenti il mio regno posa su fragile vetro. Assassinarle i fratelli e poi sposarla! Incerta via di successo! Ma sono a tal segno immerso nel sangueche un delitto si trae dietro un altro delitto: la piagnucolosa pietà non dimori in questi occhi.

 

(Rientra il Paggio con TYRREL)

 

Il tuo nome è Tyrrel?

TYRREL: Giacomo Tyrrelvostro obbedientissimo suddito.

RICCARDO: Sei davvero tale?

TYRREL: Mettetemi alla provamio grazioso signore.

RICCARDO: Oseresti risolverti ad uccidere un mio amico?

TYRREL: Se vi piacessema preferirei di uccidere due nemici.

RICCARDO: Ebbeneho il fatto tuo; due implacabili avversarinemici del mio riposo e disturbatori del mio dolce sonnoson coloro su cui vorrei che tu operassi: Tyrrelio intendo quei bastardi nella Torre.

TYRREL: Fatemi avere libero modo di andar fino ad essie presto vi sbarazzerò del timore di essi.

RICCARDO: Tu canti una dolce musica. Ascolta! vien quiTyrrel! Va' con questo contrassegno; alzatie porgimi l'orecchio. (Sussurra) Questo è quanto; dimmi che è fattoed io ti amerò e ti promoverò per questo.

TYRREL: Eseguirò immediatamente.

 

(Esce)

(Rientra BUCKINGHAM)

 

BUCKINGHAM: Mio signoreho considerato nella mia mente l'ultima richiesta su cui mi avete sondato.

RICCARDO: Ebbenelasciate stare. Dorset è fuggito presso Richmond.

BUCKINGHAM: Ho udito la notiziamio signore.

RICCARDO: Stanleyegli è il figlio di vostra moglie; ebbenestateci attento.

BUCKINGHAM: Mio signoreio reclamo il dono che mi è dovuto per promessapel quale sono impegnati il vostro onore e la vostra fede:

la contea di Hereford e i beni mobili che voi avete promesso di farmi possedere.

RICCARDO: Stanleystate attento a vostra moglie! se essa invia lettere a Richmondne risponderete voi.

BUCKINGHAM: Che dice Vostra Altezza alla mia giusta richiesta?

RICCARDO: Mi ricordo che Enrico Sesto profetò che Richmond sarebbe stato requando Richmond era un ragazzino bizzoso: un re! forseforse...

BUCKINGHAM: Mio signore!

RICCARDO: Come mai il profeta non poté dirmi allorastando io lì pressoche l'avrei ucciso?

BUCKINGHAM: Signor miola vostra promessa della contea...

RICCARDO: Richmond! L'ultima volta che fui ad Exeteril sindaco mi mostrò per cortesia il castello e lo chiamò Rougemont; al qual nome io trasaliiperché un indovino d'Irlanda mi disse una volta che io non sarei vissuto a lungo dopo aver visto Richmond.

BUCKINGHAM: Signor mio!

RICCARDO: Benema che ora è?

BUCKINGHAM: Io mi ardisco di rammentare a Vostra Grazia quel che mi avete promesso.

RICCARDO: Sìche ora è?

BUCKINGHAM: Stan per battere le dieci.

RICCARDO: Ebbenelasciale battere.

BUCKINGHAM: Lasciarle battereperché?

RICCARDO: Perchécome l'automa d'un orologiotu batti il tempo tra la tua domanda e la mia meditazione. Oggi non sono in vena di donare.

BUCKINGHAM: Volete di grazia togliermi di dubbio circa la mia istanza?

RICCARDO: Tu mi secchi; non sono in vena.

 

(Escono tutti eccetto Buckingham)

 

BUCKINGHAM: Ahè così? ripaga i miei alti servigi con tal disprezzo?

E' per questo che l'ho fatto re? Ohripensiamo a Hastingse andiamocene a Brecknockfinché la mia testa paurosa sta sulle spalle!

 
(Esce)

 

 

 

SCENA TERZA - La stessa

(Entra TYRREL)

 

TYRREL: L'azione tirannica e sanguinosa è compiutala più esimia gesta di pietoso massacro di cui fosse mai colpevole questo paese.

Dighton e Forrestche io ho subornato a compier quest'atto di spietato macellobenché manigoldi incalliticani sanguinaristemprati di tenerezza e di molle compassione piangevano come fanciulli durante il triste racconto della loro morte. "Oh! - diceva Dighton - cosìeran coricati quei soavi bimbi". "Cosìcosì - diceva Forrest - cingendosi l'un l'altro tra le loro innocenti braccia d'alabastro: le loro labbra erano quattro rose rosse su uno steloe nella loro estiva bellezza si baciavano. Un libro di preghiere era deposto sul loro cuscinoe per un momento - diceva Forrest - mi ha fatto quasi mutar di animo; maoh! il demonio!". Qui il manigoldo s'è interrottomentre Dighton proseguiva così: "Noi abbiamo soffocato la più compiutamente dolce opera della natura che fosse mai formata fin dalla prima creazione". Quindise ne sono andati entrambi pieni di compunzione e rimorso: essi non potevan parlare; e così li ho lasciati entrambiper portare questa notizia al sanguinario re. Ed eccolo che viene.

 

(Entra RE RICCARDO)

 

Ogni salutemio sovrano signore!

RICCARDO: Gentile Tyrrelson io felice per le tue notizie?

TYRREL: Se l'aver fatta la cosa di cui m'avete incaricato vi procura felicitàsiate allora feliceperché è stata fatta.

RICCARDO: Ma li hai visti morti?

TYRREL: Sìmio signore.

RICCARDO: E sepoltigentile Tyrrel?

TYRREL: Il cappellano della Torre li ha sepoltima dovea dire il veroio non lo so.

RICCARDO: Vieni da meTyrrelsubito dopo cenaquando mi racconterai come è seguita la loro morte. Nel frattemponon hai che da pensare a come io possa beneficartie conseguirai il tuo desiderio.

Arrivederci.

TYRREL: Umilmente prendo congedo.

 

(Esce Tyrrel)

 

RICCARDO: Il figlio di Clarence l'ho fatto rigorosamente rinchiuderesua figlia l'ho maritata a persona di basso rangoi figli di Edoardo dormono nel seno di Abramo; ed Anna mia moglie ha detto buona notte a questo mondo. Ora siccome io so che Richmond il Brettone mira alla giovane Elisabettafiglia di mio fratello ein virtù di questo nodoaltezzosamente gitta i suoi occhi sulla coronaio vado da leiarzillo e prospero corteggiatore.

 

(Entra CATESBY)

 

CATESBY: Signor mio!

RICCARDO: Buone o cattive notizieche vieni così bruscamente?

CATESBY: Cattive notiziemio signore: Morton è fuggito presso Richmond; e Buckinghamsostenuto dai prodi Gallesiè sceso in campoe la sua possa cresce continuamente.

RICCARDO: Ely con Richmond mi molesta più da vicino di Buckingham e delle sue forze racimolate in fretta. Viaho appreso che il pavido commentare è l'inerte servitore del lento indugio; l'indugio mena seco la miseria impotente dal passo di lumaca: sicché sia mia ala la focosa speditezzaMercurio di Giovee araldo per un re! Andate raccogliete uomini! Il mio consiglio è il mio scudo; dobbiamo esser breviquando i traditori affrontano il campo.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA QUARTA - Dinanzi al Palazzo

(Entra la REGINA MARGHERITA)

 

MARGHERITA: Ahora la prosperità comincia a maturare e a cadere nelle corrotte fauci della morte. Qui in quest'angolo mi sono nascosta di soppiattoper osservare come declinano i miei nemici. Io son testimone d'un orrendo prologoe me ne andrò in Francia sperando che il seguito si dimostri altrettanto amarocupo e tragico. Ritiratimisera Margherita! chi vien qui?

 

(Entrano la REGINA ELISABETTA e la DUCHESSA DI YORK)

 

ELISABETTA: Ahi miei poveri principi! ah i miei teneri piccini! i miei fiori non sbocciatii miei nascenti profumi! Se le vostre soavi anime volano ancora nell'ariae non sono state fissate con perpetuo decretolibratevi intorno a me colle vostre ali aereee ascoltate la lamentazione di vostra madre!

MARGHERITA: Libratevi intorno a lei! dite che giustizia per giustizia ha offuscato in annosa notte il vostro infantile mattino.

DUCHESSA: Tante sventure han rotto la mia voceche la mia lingua estenuata dai lamenti è silenziosa e muta. Edoardo Plantagenetoperché sei morto?

MARGHERITA: Plantageneto compensa PlantagenetoEdoardo paga un debito di morte per Edoardo.

ELISABETTA: Così abbandonio Diosì teneri agnelli e li getti nelle viscere del lupo? Come dormivimentre una tale azione era commessa?

MARGHERITA: E quando morì il santo Enricoe il mio dolce figlio.

DUCHESSA: Vita mortacieca vistapovero spettro mortale viventescena d'affannoonta del mondospettanza della tomba usurpata dalla vitabreve compendio e cronaca di penosi giorniriposa la tua mancanza di posa sul leale suolo d'Inghilterraslealmente ubriacato d'innocente sangue!

 

(Sedendosi per terra)

 

ELISABETTA: Ahvolessi tu così presto offrire una tombacome puoi dare un melanconico seggio! Allora nasconderei qui le mie ossanon le riposerei. Ahchi ha cagione di piangerese non noi?

 

(Si siede accanto a lei)

 

MARGHERITA: Se l'antico dolore è il più venerandodate al mio il privilegio d'anzianità e lasciate che le mie pene abbiano il sopravvento di disperazione. Se il dolore può tollerar compagnia(siede giù con esse) passate di nuovo in rassegna i vostri affanni considerando i miei. Io avevo un Edoardofinché un Riccardo non l'uccise; io avevo un Enricofinché un Riccardo non l'uccise; tu avevi un Edoardofinché un Riccardo non l'uccise; tu avevi un Riccardofinché un Riccardo non l'uccise.

DUCHESSA: Io avevo un Riccardo puree tu l'hai ucciso; io avevo pure un Rutlande tu hai aiutato ad ucciderlo.

MARGHERITA: Tu avevi un Clarence puree Riccardo l'ha ucciso. Dal canile del tuo ventre è uscito il veltro infernale che a tutti noi dà la caccia a morte: quel cane che ebbe i denti prima degli occhi per azzannare agnelli e abbeverarsi del loro mite sanguequel sozzo sfregiatore dell'opera di Dioquel supremo arcitiranno della terra che regna sugli occhi arrossati di anime piangentiè il tuo grembo che l'ha scatenato per darci la caccia fino alle nostre tombe. O retto e giusto Iddiodispensatore veracequanto io ti ringrazio che questo cagnaccio carnivoro divori il frutto del ventre di sua madre e la associ agli altri sul banco del dolore.

DUCHESSA: O moglie di Arrigonon esultare delle mie pene! Dio mi sia testimonio! io ho pianto per le tue.

MARGHERITA: Abbi pazienza; io sono affamata di vendettaed ora mi satollo a contemplarla. Il tuo Edoardo è mortoche uccise il mio Edoardo; l'altro tuo Edoardo è mortoa saldo del mio Edoardo; il giovine York non è che di soprammercatopoiché entrambi quei due non pareggiavano l'alta perfezione della mia perdita. Il tuo Clarence è mortolui che pugnalò il mio Edoardo; e gli spettatori di quel furioso drammal'adultero HastingsRiversVaughanGreyprecocemente soffocati nelle loro cupe tombe. Riccardo vive ancoranero sicofante dell'infernoriservato soltanto come suo agenteper comprar anime e inviarle laggiù: ma eccoecco che segue la sua miseranda e non commiserata fine: la terra si spalancaI'inferno ardei demoni ruggisconoi santi preganoperché egli sia rapidamente tolto di qui. Annulla la cedola della sua vitate ne pregodiletto Signoresicché io possa vivere per dire: Il cane è morto!

ELISABETTA: Oh! tu mi avevi predetto che sarebbe venuto giorno in cui io avrei desiderato chiamarti in soccorso per maledire quel tumido ragnoquel sozzo rospo scrignuto!

MARGHERITA: Allora io ti chiamai vano orpello della mia fortuna; allora io ti chiamai povera ombraregina dipintal'immagine di quello che io ero; l'allettante compendio d'un lugubre spettacolo; una sollevata in alto per esser precipitata giù; una madre a cui erano stati dati due bei bimbi solo per dileggio; un sogno di quel che eri; una vistosa bandiera destinata a servir di mira ad ogni pericoloso colpo; un simulacro di dignitàun soffiouna bolla; una regina per burlafatta solo per riempir la scena. Dov'è or tuo marito? dove sono i tuoi fratelli? dove sono i tuoi due figli? di che ti allieti? Chi ti supplica e s'inginocchia e dice "Dio salvi la regina"? Dove sono gl'inchinevoli pari che ti adulavano? Dove sono le torme che ti facevan ressa intorno e ti seguivano? Ripensa a tutto questo e vedi quel che ora tu sei: per una moglie feliceuna vedova afflittissima; per una lieta madre una che deplora quel nomeper una che era supplicatauna che supplica umilmente; per una reginauna meschina incoronata d'affanno; per colei che mi disprezzavauna che ora è da me disprezzata; per colei che era temuta da tuttiuna che è timorosa di uno solo; per colei che comandava tuttiuna che da nessuno è obbedita: così si è rivolto il corso della giustiziae ha lasciato te nient'altro che preda del temponon avendo più che il pensiero di quel che sei stata per torturarti maggiormenteessendo quel che sei.

Tu hai usurpato il mio posto e non usurpi tu forse una giusta proporzione del mio dolore? Ora il tuo collo superbo sopporta la metà del mio grave giogo; al quale io qui sottraggo il mio capo stanco e ne lascio a te tutto il peso. Addiosposa di Yorke regina di triste iattura! Queste pene inglesi mi faranno sorridere in Francia.

ELISABETTA: O tu esperta di maledizionifermati un pocoe insegnami a maledire i miei nemici.

 

MARGHERITA: Astienti dal dormir la nottee digiuna il giornoconfronta la felicità morta col dolore vivoimmaginati i tuoi bimbi più soavi di quel che non fosseroe colui che li ha uccisi più turpe di quel che non sia. Migliorare quel che hai perso fa peggiore il malvagio autore della tua perdita: rifletti a questo e imparerai a maledire.

ELISABETTA: Le mie parole sono stemprate; ohravvivale con le tue!

MARGHERITA: Le tue pene le renderanno affilate e penetranti come le mie.

 

(Esce)

 

DUCHESSA: Perché la sventura dev'essere così piena di parole?

ELISABETTA: Ventose patrocinatrici delle peneloro clientiereditiere aeree di gioie intestatepovere anfanate oratrici delle sciagure! Lasciate che si sfoghino: sebbene quel che esse dicono non serva a nullapure alleviano il cuore.

DUCHESSA: Se è cosìallora non restare con la lingua legata: vieni con mee col fiato di amare parole soffochiamo il mio maledetto figlioche ha soffocato i tuoi due dolci figli. Squilla la tromba:

sii prodiga d'imprecazioni.

 

(Entra RE RICCARDOin marciacon tamburi e trombe)

 

RICCARDO: Chi mette impedimento nella mia spedizione?

DUCHESSA: Ohcolei chestrangolandoti nel suo maledetto gremboavrebbe potuto impedirti tutti gli eccidi che hai commessisciagurato!

ELISABETTA: Nascondi tu con una corona d'oro quella fronte dovese il giusto fosse giustodovrebbero esser bollati l'assassinio del principe che possedeva quella corona e l'orribile morte dei miei poveri figli e dei miei poveri fratelli? Dimmimanigoldodove sono i miei bambini?

DUCHESSA: Rosporospodov'è tuo fratello Clarence? E il piccolo Edoardo Plantagenetosuo figlio?

ELISABETTA: Dov'è il gentile Riverse Vaughane Grey?

DUCHESSA: Dov'è il buon Hastings?

RICCARDO: Una fanfaratrombe! battete l'allarmetamburi! che il cielo non oda queste pettegole inveire contro l'unto del Signore!

Battetedico! (Fanfare. Rullo di tamburi) O state chete e parlatemi a modoo col clamoroso strepito di guerra soffocherò così le vostre vociferazioni.

DUCHESSA: Sei tu mio figlio?

RICCARDO: Sìgrazie a Dioa mio padre e a voi stessa.

DUCHESSA: Allora pazientemente porgi orecchio alla mia impazienza.

RICCARDO: Signoraio ho un tratto del vostro carattereche non può tollerare l'accento del rimprovero.

DUCHESSA: Ohlasciami parlare!

RICCARDO: Fate pure; ma io non ascolterò.

DUCHESSA: Sarò mite e misurata nelle mie parole.

RICCARDO: E brevebuona madre; ché ho fretta.

DUCHESSA: Sei così frettoloso? Io ho atteso per telo sa Iddionel tormento e nell'angoscia.

RICCARDO: E non sono venuto alla fine a confortarvi?

DUCHESSA: Noper la santa Croce! tu sai bene che sei venuto sulla terra per far della terra il mio inferno. Un peso affannoso è stato per me la tua nascita; bizzosa e caparbia è stata la tua infanzia; i tuoi giorni di scuola spaventosisfrenatiselvaggi e furibondi; il fior dell'età arditotemerarioavventuroso; l'età matura altezzosasottileastuta e sanguinariapiù blandama più pericolosa ancoraaffabile nell'odio: quale ora di respiro puoi tu nominare che mi facesse gradire la tua compagnia?

RICCARDO: In fedenessuna se non l'ora della fame che chiamò Vostra Grazia una volta a far colazione lontano dalla mia compagnia. Se io sono così sgradevole ai vostri occhilasciate che io prosegua la marcia e non vi irritisignora. Battete il tamburo!

DUCHESSA: Ti pregoascolta quel che dico.

RICCARDO: Voi dite cose troppo amare.

DUCHESSA: Ascolta una parola; perché io non ti parlerò mai più di nuovo.

RICCARDO: Sia.

DUCHESSA: O tu morraipel giusto decreto di Dioprima che tu torni vincitore da questa guerra; o io perirò di dolore e d'estrema vecchiaiae non rivedrò mai più la tua faccia. Perciò prendi con te la mia più terribile maledizionela quale il giorno della battaglia ti stanchi di più della completa armatura che tu porti! Le mie preghiere combattono pel partito avversario; e là le piccole anime dei figli di Edoardo sussurrano agli spiriti dei tuoi nemici. e promettono loro successo e vittoria. Sanguinario tu seisanguinosa sarà la tua fine; l'onta è ancella della tua vita e accompagnerà la tua morte.

ELISABETTA: Benché maggior causapur molto meno vigore di maledizione dimora in me; io dico amen a lei.

RICCARDO: Fermatevisignora; debbo dirvi una parola.

ELISABETTA: Io non ho più figli di sangue reale per le tue mani assassine: quanto alle mie figlieRiccardoesse saranno monache pregantinon regine piangenti; sicché non mirare a colpir la loro vita.

RICCARDO: Voi avete una figlia chiamata Elisabettavirtuosa e bellaregale e graziosa?

ELISABETTA: E deve essa morire per questo? Ohlascia che vivaed io corromperò i suoi costumimacchierò la sua bellezzacalunnierò me stessa come infedele al letto di Edoardogitterò su di lei il velo dell'infamia: purché ella possa vivere illesa da sanguinoso eccidioio confesserò che non era la figlia di Edoardo.

RICCARDO: Non fate torto alla sua nascita; ella e una principessa reale.

ELISABETTA: Per salvar la sua vita.dirò che non lo è.

RICCARDO: La sua vita è salvaguardata solo dalla sua nascita.

ELISABETTA: E solo per codesta salvaguardia son morti i suoi fratelli.

RICCARDO: Ohalla loro nascita le buone stelle erano opposte.

ELISABETTA: Noalla loro vita perfidi amici erano contrari.

RICCARDO: Inevitabile è il decreto del destino.

ELISABETTA: Giàquando la negazione d'ogni grazia tien luogo di destino: i miei bimbi erano destinati a una morte più bellase la grazia avesse dato a te la benedizione d'una più bella vita.

RICCARDO: Voi parlate come se io avessi ucciso i miei nipoti.

ELISABETTA: Nipoti davveroe frodati dal loro zio della felicitàdel regnodei parentidella libertàdella vita! Qualunque mano sia stata a trafiggere i loro teneri cuoriè stata la tua testaindirettamentea dirigerla: certo il coltello omicida era stemperato e ottuso prima di venir affilato sul tuo cuore di pietra per tripudiare nelle viscere dei miei agnelli. Se il silenzioso trattamento del dolore non ammansisse un dolore selvaggiola mia lingua non farebbe alle tue orecchie il nome dei miei bambini fintantoché le mie unghie non fossero ancorate nei tuoi occhi; ed io in tal disperata baia di mortecome una povera barca privata di vele e di sartienon mi fossi spezzata contro il tuo seno di roccia.

RICCARDO: Signoracosì possa io avere successo nella mia impresa e nella pericolosa vicenda delle sanguinose guerrecome è vero che io intendo di far più bene a voi e ai vostri di quanto a voi e ai vostri non facessi male.

ELISABETTA: Qual bene è ricoperto dalla faccia del cielo chescopertopotrebbe far bene a me?

RICCARDO: L'innalzamento dei vostri figligentile signora.

ELISABETTA: A qualche patiboloper perdervi il capo?

RICCARDO: Alla dignità e al fastigio della fortunaall'alto emblema imperiale della gloria di questa terra.

ELISABETTA: Blandisci il mio dolore riferendomi codesto! Dimmiquale magnificenzaquale dignitàquale onore puoi tu devolvere a qualcuno dei figli miei?

RICCARDO: Tutto quello che ho; sìdi me stesso e di tutto io voglio dotare uno dei tuoi figlisicché nel Lete della tua anima irosa tu possa annegare il triste ricordo di quei torti che tu supponi io ti abbia fatti.

ELISABETTA: Sii breveaffinché la dichiarazione della tua bontà non duri più a lungo della tua bontà stessa.

RICCARDO: Allora sappi che con tutta l'anima io amo tua figlia.

ELISABETTA: La madre di mia figlia lo crede con tutta l'anima.

RICCARDO: Che cosa credete?

ELISABETTA: Che tu ami mia figlia con tutta l'animacome con tutto l'amore dell'anima tu hai amato i suoi fratelli; e con tutto l'amore del mio cuore io te ne ringrazio.

RICCARDO: Non aver tanta fretta a fraintendere il mio pensiero: voglio dire che con tutta l'anima io amo tua figlia e intendo di farla regina d'Inghilterra.

ELISABETTA: Benee chi vuoi dire che sia suo re?

RICCARDO: Né più né meno che colui che la fa regina; chi altri potrebbe essere?

ELISABETTA: Cosa? Tu?

RICCARDO: Proprio così; che ve ne pare?

ELISABETTA: Come puoi farle la corte?

RICCARDO: Questo vorrei imparare da voiche conoscete meglio di tutti il suo umore.

ELISABETTA: E lo vuoi imparare da me?

RICCARDO: Signoracon tutto il cuore.

ELISABETTA: Mandale per l'uomo che ha ucciso i suoi fratelli un paio di cuori sanguinanti; incidi su di essi: Edoardo e York; allora ella piangerà forse: poi offrile - come una volta Margherita fece con tuo padreinzuppandolo nel sangue di Rutland - un fazzoletto chetu le diraiha asciugato la purpurea linfa dal corpo del suo dolce fratelloe invitala a strofinarselo sugli occhi piangenti. Se questo incentivo non la muove ad amaremandale una lettera delle tue nobili azioni; dille che tu hai spacciato suo zio Clarencesuo zio Rivers; sicuroe che per via di lei ti sei rapidamente sbarazzato della sua buona zia.

RICCARDO: Vi burlate di mesignora; questo non è il modo per conquistare vostra figlia.

ELISABETTA: Non v'è altro modo; a meno che tu non possa assumere qualche altra forma e non essere il Riccardo che ha fatto tutto questo.

RICCARDO: E se io avessi fatto tutto questo per amore di lei?

ELISABETTA: Allora davvero essa non può far altro che odiarti per aver comprato il suo amore con sì sanguinoso scialo.

RICCARDO: Sentitea quel che è stato fatto non si può mettere ora rimedio. Gli uomini commettono talvolta sconsigliatamente degli atti di cui han modo di pentirsi nelle ore successive. Se io ho tolto il regno ai vostri figliper farne ammenda lo darò a vostra figlia; se io ho ucciso il frutto del vostro gremboper rianimare la vostra propagazione genererò da vostra figlia la mia prole del vostro sangue:

il nome di nonna è di poco inferiore in amore all'appassionato titolo di madre! essi son come figli soltanto un grado al di sottodella vostra stessa tempradel vostro sangue stesso; di una medesima penasalvo una notte di doglie sofferta da colei per la quale voi avete patito ugual dolore. I figli vostri furono il tormento della vostra gioventù; ma i miei saranno il conforto della vostra vecchiaia. La perdita che avete subìto non è che d'un figlio re; e per tal perdita la vostra figlia è fatta regina. Io non posso darvi quanti risarcimenti vorreiper cui accettate quei segni d'affetto che posso offrirvi. Vostro figlio Dorset che con anima pavida trascina scontenti passi su suolo stranierosarà celermente richiamato in patriada questo bel parentadoad alte promozioni e gran dignità: il re che chiama sposa la vostra bella figliafamiliarmente chiamerà fratello il tuo Dorset; di nuovo sarete la madre d'un ree tutte le rovine dei tempi angosciosi saranno riparate con doppia dovizia di gioia. Ah!

molti bei giorni abbiamo da vedere: le liquide stille di pianto che avete versate vi torneranno trasformate in perle orientalifacendo fruttare al loro prestito l'interesse di dieci doppi di guadagnata felicità. Va'dunquemadre miava' da tua figlia; fate arditi con la vostra esperienza i suoi timidi annipreparate le sue orecchie a udire la dichiarazione d'un innamorato; ponete nel suo tenero cuore la vibrante fiamma dell'aurea sovranità; rivelate alla principessa le dolci ore silenziose delle gioie matrimoniali; e quando questo braccio mio avrà castigato quel ribelluzzoil fatuo Buckinghamio tornerò cinto di trionfal ghirlandae menerò tua figlia al talamo d'un conquistatore; e a lei rassegnerò le mie conquisteed essa sarà la sola vincitriceil Cesare di Cesare.

ELISABETTA: Che sarà meglio che io le dica? che il fratello di suo padre vorrebbe essere il suo signore? o dirò suo zio? o colui che ha ucciso i suoi fratelli e i suoi zii? Sotto qual titolo parlerò in tuo favore che Iddiola leggeil mio onoree il suo amore possano rendere accetto ai suoi teneri anni?

RICCARDO: Adduci la pace della bella Inghilterra in seguito a questo parentado.

ELISABETTA: Che essa comprerà con una guerra perenne.

RICCARDO: Dille che il reche può comandaresupplica...

ELISABETTA: Cosa da lei che il Re dei re vieta.

RICCARDO: Dille che sarà una regina alta e possente .

ELISABETTA: Per lamentare codesto titolocome ha fatto sua madre.

RICCARDO: Dille che io l'amerò sempre.

ELISABETTA: Ma quanto durerà codesto sempre?

RICCARDO: Soavemente fino alla fine della sua vita bella.

ELISABETTA: Ma quanto durerà bella la sua soave vita?

RICCARDO: Fino a che il cielo e la natura la prolunghino.

ELISABETTA: Fino a che l'inferno e Riccardo la permettano.

RICCARDO: Dille che iosuo sovranosono suo umile suddito.

ELISABETTA: Ma leivostra sudditaaborrisce tale sovranità.

RICCARDO: Sii eloquente in mio favore presso di lei.

ELISABETTA: Un'onesta dichiarazione è più efficace quando è fatta semplicemente.

RICCARDO: Allora falle semplicemente la mia dichiarazione d'amore.

ELISABETTA: Semplice e non onesto stona troppo.

RICCARDO: I vostri argomenti son troppo superficiali e troppo vivaci.

ELISABETTA: Ohnoi miei argomenti sono troppo profondi e morti; troppo profondi e mortipoveri bimbinelle loro tombe.

RICCARDO: Non toccate questa cordasignora; ciò è passato.

ELISABETTA: La toccherò finché si spezzino le corde del cuore.

RICCARDO: Oraper il mio San Giorgioper la mia Giarrettierae per la mia corona...

ELISABETTA: L'uno profanatol'altra disonorata e la terza usurpata.

RICCARDO: Io giuro...

ELISABETTA: Per niente; perché questo non è un giuramento: il tuo San Giorgioprofanatoha perduto la sua onorifica maestà; la tua Giarrettieralordataha lasciato in pegno la sua cavalleresca virtù; la tua coronausurpataha infangato il suo splendore regale. Se vuoi giurare qualcosa che possa essere credutogiura per qualcosa che tu non hai insultato.

RICCARDO: Ebbeneper il mondo...

ELISABETTA: E' pieno dei tuoi misfatti.

RICCARDO: Per la morte di mio padre...

ELISABETTA: La tua vita l'ha disonorata.

RICCARDO: Alloraper me stesso...

ELISABETTA: Hai fatto mal governo di te stesso.

RICCARDO: Ebbenealloraper Dio...

ELISABETTA: Il torto che hai fatto a Dio è il più grande. Se tu avessi temuto di rompere un giuramento nel nome di Luil'unione fatta dal re mio sposo tu non l'avresti rottané i miei fratelli sarebbero morti:

se tu avessi temuto di rompere un giuramento nel nome di Luil'imperial metallo che circonda il tuo capo avrebbe adornato le tenere tempie del figlio mioe li vedremmo respirare qui i due principi che oratroppo teneri compagni di letto per la polverela tua rotta fede ha dato in preda ai vermi. Per che cosa puoi giurare adesso?

RICCARDO: Per l'avvenire.

ELISABETTA: Al quale hai fatto torto nel passato; perché io stessa ho da versar molte lacrime per lavare il tempo che verrà per il tempo passato a cui hai fatto torto. Vivono i figlidei quali hai assassinato i padrigioventù senza guidaper piangerne nella loro vecchiaia; vivono i genitori dei quali hai scannato i figliantiche piante isteriliteper piangerne nella loro vecchiaia. Non giurare per l'avvenire; ché tu ne hai abusato prima di usarnecol mal uso che hai fatto del passato.

RICCARDO: Com'io intendo di prosperare nel sentimentocosì possa io aver successo nella mia pericolosa faccenda di armi ostili! Possa io confonder me stesso! Il cielo e la fortuna mi precludano le ore felici ! Giornonon largirmi la tua lucee tu notteil tuo riposo! Siate opposti alla mia impresao voi tutti pianeti della buona sortese con amore svisceratoimmacolata devozione e santi pensieri io non ho cara la tua bella principesca figlia! Da essa dipendono la mia felicità e la tua: senza di leine conseguono per me e per teper lei stessapel paesee per molte anime cristianemortedesolazionerovina e decadimento; ciò non può essere evitato che così; ciò non sarà evitato che così. Per cuicara madrecosì debbo chiamarvisiate presso di lei l'avvocata del mio amore: adducete quel che io sarònon quello che io sono stato; non i miei meritima quello che meriterò: invocate la necessità e la condizione dei tempi e non vi mostrate bizzosa ove si tratta di alti disegni.

ELISABETTA: Mi lascerò così tentare dal demonio?

RICCARDO: Sìse il demonio vi tenta a una opera buona.

ELISABETTA: Dimenticherò io stessa d'esser me stessa?

RICCARDO: Sìse il ricordo di voi stessa vi fa torto.

ELISABETTA: Eppure tu hai ucciso i miei figli.

RICCARDO: Ma io li seppellisco nel grembo di vostra figliadovein quel nido d'aromatirinasceranno di se stessi per vostro riconforto.

ELISABETTA: Debbo dunque andare a guadagnare mia figlia alla vostra volontà?

RICCARDO: E ad essere per tale atto una madre felice.

ELISABETTA: Io vadoscrivetemi tra brevee saprete da me il suo animo.

RICCARDO: Recatele il bacio del mio sincero amoree così addio. (Esce la Regina Elisabetta) Arrendevole scioccadonna superficiale e mutevole!

 

(Entra RATCLIFF; CATESBY lo segue)

 

Ebbene che notizie?

RATCLIFF: Potentissimo sovranosulla costa occidentale naviga una poderosa flotta; verso le nostre rive si affollano molti amici dubbi e malfidiinermi e indecisi a respinger gli aggressori: si crede che Richmond sia il loro ammiraglio; e là essi sono in pannae non attendono che l'aiuto di Buckingham che li accolga a riva.

RICCARDO: Qualche celere amico corra dal duca di Norfolk: Ratclifftu stessoo Catesby; dov'è egli?

CATESBY: Quimio buon signore.

RICCARDO: Catesbyvola dal duca!

CATESBY: Sìmio signorecon tutta la fretta appropriata.

RICCARDO: Ratcliffvien quicorri a Salisbury; quando sarai giunto là... (A Catesby) Stolto cialtrone! Perché rimani costìe non vai dal duca?

CATESBY: Primapotente signoreditemi qual è il piacere di Vostra Altezzache cosa debbo io comunicare a lui da parte di Vostra Grazia.

RICCARDO: Ahè verobuon Catesby: digli di raccogliere immediatamente il maggior nerbo di forze che potràe di venirmi subito incontro a Salisbury.

CATESBY: Vado.

 

(Esce)

 

RATCLIFF: Di graziache debbo fare a Salisbury?

RICCARDO: Comeche cosa vorresti fare là prima che ci vada io?

RATCLIFF: Vostra Altezza mi diceva che io dovessi corrervi prima.

RICCARDO: Ho cambiato idea.

 

(Entra LORD STANLEY)

 

Stanleyche notizie avete?

STANLEY: Nessuna così buonamio sovranoda dilettarvi di udirla; ma nessuna così cattiva da non poter essere riferita.

RICCARDO: Diamine! un indovinelloné buone né cattive! Che bisogno hai d'andar tanto per le lunghe quando potresti fare il tuo racconto per la via più breve? Di nuovo che notizie?

STANLEY: Richmond è sul mare.

RICCARDO: Ci sprofondie il mare sia su di lui! Che sta facendo là quel pusillanime rinnegato?

STANLEY: Non sopotente sovranoma posso immaginarmi.

RICCARDO: Ebbeneche t'immagini?

STANLEY: Incitato da Dorsetda Buckingham e da Mortonfa vela verso l'Inghilterraper reclamare qui la corona.

RICCARDO: E' vuoto il trono? Non è brandita la spada? E' morto il re?

E' vacante l'impero? Che erede di York c'è vivo all'infuori di me? E chi è re d'Inghilterra se non l'erede del grande York? Dimmi dunqueche fa egli sul mare?

STANLEY: Se non è per quellomio sovranoio non so immaginarmi.

RICCARDO: Se non è perché viene per essere vostro sovranovoi non sapete immaginarvi perché venga il Gallese. Tu ti ribellerai e te ne fuggirai da luiio temo.

STANLEY: Nomio buon signore; perciò non diffidate di me.

RICCARDO: Dove son dunque le tue forze per respingerlo? Dove sono i tuoi valvassori e i tuoi dipendenti? Non sono essi ora sulla costa occidentale a proteggere lo sbarco dei ribelli?

STANLEY: Nomio buon signorei miei amici sono nel nord.

RICCARDO: Freddi amici per me! Che stanno a fare nel nordquando dovrebbero servire il loro sovrano nell'occidente?

STANLEY: Essi non han ricevuto alcun comandopotente re; piaccia a Vostra Maestà di darmene il permessoio raccoglierò i miei amici e mi congiungerò a Vostra Graziadove e quando piacerà alla Maestà Vostra.

RICCARDO: Giàgiàtu vorresti andartene per unirti a Richmond; ma io non vo' fidarmi di te.

STANLEY: Potentissimo sovranovoi non avete alcuna ragione di dubitare della mia amicizia: io non sono statoe non sarò mai traditore.

RICCARDO: Allora andate e raccogliete gente; ma lasciate addietro vostro figlio Giorgio Stanley: badate che il vostro cuore sia saldoaltrimenti la sicurtà della sua testa è molto fiacca.

STANLEY: Agite con lui al modo in cui io mi mostrerò leale a voi!

 

(Esce)

(Entra un Messo)

 

MESSO: Mio grazioso sovranoora nella contea di Devona quel che ben mi avvertono amicisir Edoardo Courtneye quel borioso prelatoil vescovo di Exetersuo fratello maggiorecon parecchi confederatisono in armi.

 

(Entra un altro Messo)

 

SECONDO MESSO: Nel Kentmio sovranoi Guildford sono in armi; e ogni ora che passa aumentano i fautori che si uniscono ai ribellie crescono le loro forze.

 

(Entra un altro Messo)

 

TERZO MESSO: Mio signorel'esercito del gran Buckingham...

RICCARDO: Alla malorauccellacci! Nient'altro che canti di morte? (Lo percuote) Tienipiglia questafinché tu non rechi migliori nuove.

TERZO MESSO: La nuova che ho da dire a Vostra Maestà è che per improvvise piene ed acquazzoni l'esercito di Buckingham è disperso e sparpagliato; e lui stesso si è allontanato solo ed errabondonessuno sa dove.

RICCARDO: Ti supplico di perdonarmi: ecco la mia borsa per curare quel tuo colpo. Ha qualche accorto amico proclamato una ricompensa per colui che consegna il traditore?

TERZO MESSO: Tal proclama è stato fattosignor mio.

 

(Entra un altro Messo)

 

QUARTO MESSO: Sir Tommaso Lovel e monsignor il marchese di Dorsetsi dicemio sovranoche sono in armi nella contea di York. Però questo buon conforto io reco a Vostra Altezza: la flotta bretone è dispersa dalla tempesta: Richmond nella contea di Dorset ha mandato una barca a terra per chiedere a quelli della riva se erano suoi sostenitorisì o no; ed essi gli han risposto che venivano da parte di Buckingham in suo aiuto: ma luidiffidando di loroha issato le vele e si è diretto di nuovo verso la Bretagna.

RICCARDO: Marciamomarciamodal momento che siamo in armi! Se non per combattere con nemici stranieriper sgominare questi ribelli che abbiamo qui a casa.

 

(Rientra CATESBY)

 

CATESBY: Mio sovranoil duca di Buckingham è preso; questa è la miglior notizia; che il conte dl Richmond è sbarcato a Milford con possenti forze è notizia più fredda; ma pure dev'essere data.

RICCARDO: In marcia! A Salisbury! Mentre stiam qui ragionandopotrebbe vincersi e perdersi una grande battaglia: che alcuni provvedano a condurre Buckingham a Salisbury; gli altri marcino con me.

 

(Squillo di trombe. Escono)

 

 

 

SCENA QUINTA - La casa di Lord Stanley

(Entrano STANLEY e SIR CRISTOFORO URSWICK)

 

STANLEY: Sir Cristoforodi' per parte mia a Richmond questo: che nel brago del micidialissimo cinghiale mio figlio Giorgio Stanley è chiuso a impinguare: se io mi ribellogiù cade la testa del giovane Giorgio; il timore di ciò impedisce il mio aiuto immediato. Cosìvattene; raccomandami al tuo signore. Digli inoltre che la regina ha acconsentito di cuore che egli sposi Elisabetta sua figlia. Ma dimmidov'è adesso il principesco Richmond?

CRISTOFORO: A Pembrokeo a Ha'rford-westnel Galles.

STANLEY: Quali persone eminenti si sono unite a lui?

CRISTOFORO: Sir Gualtiero Herbertfamoso soldato; sir Gilberto Talbotsir Guglielmo Stanley; Oxfordil temuto Pembrokesir Giacomo Blunte Rigo di Tommaso con una gagliarda schierae molti altri di gran nome e merito; e verso Londra essi volgono il loro sforzose non sono combattuti per via.

STANLEY: Benecorri dal tuo signore; io bacio la sua mano: la mia lettera lo trarrà di dubbio circa le mie intenzioni. Addio.

 

(Escono)

 

 

 

ATTO QUINTO

 

SCENA PRIMA - Salisbury. Uno spiazzato

(Entrano lo SCERIFFOe BUCKINGHAMtra Alabardiericondotto al supplizio)

 

BUCKINGHAM: Re Riccardo non vuol permettermi di parlargli?

SCERIFFO: Nomio buon signore; sicché siate paziente.

BUCKINGHAM: Hastingse voifigli d'Edoardoe Greye Rivers e tu santo re Enricoe il tuo bel figlio EdoardoVaughane voi tutti che siete periti per turpecorrotta e clandestina ingiustiziase le vostre anime crucciose e scontente contemplano di tra le nubi l'ora presenteper vendicarvi dileggiate la mia rovina! Questo è il giorno dei morticomparenon è così?

SCERIFFO: E' così.

BUCKINGHAM: Ebbeneil giorno dei morti è il giorno del giudizio pel mio corpo. Questo è il giorno cheal tempo di re Edoardoio mi augurai potesse cadere su di mequand'io fossi convinto di tradimento verso i suoi figli e i parenti di sua moglie: questo è il giorno in cui mi augurai di cadere pel tradimento di colui in cui avessi più confidato. Questoquesto giorno dei mortiè per l'anima mia paurosa la data a cui è stata differita la pena dei miei misfatti.

Quell'Eccelso che tutto vededi cui mi presi giocoha fatto ricadere sulla mia testa la mia finta preghierae mi ha accordato sul serio quello che io chiedevo per burla. Così Egli forza le spade dei malvagi a rivolger la punta contro il petto dei loro padroni. Così la maledizione di Margherita mi cade pesantemente sul collo: "Quando - ella disse egli - spezzerà d'angoscia il tuo cuorericordati che Margherita era profetessa". Viaufficialimenatemi al ceppo infame; il torto non raccoglie che il tortoe la colpa la retribuzione della colpa.

 

(Escono)

 

 

 

SCENA SECONDA - Il campo presso Tamworth

(Entrano RICHMONDOXFORDBLUNTHERBERTed altricon tamburi e bandiere)

 

RICHMOND: Compagni d'armi e miei amici affezionatissimischiacciati sotto il giogo della tirannidefin qui noi siamo penetrati senza ostacolo nelle viscere del paese; e qui riceviamo dal nostro padre Stanley righe di dolce conforto e di incoraggiamento. Lo sciagurato e sanguinario cinghiale usurpatoreche ha devastato i vostri campi di grano e le vostre fertili vigneingurgita il vostro caldo sangue come imbrattoe fa il suo trogolo dei vostri petti sventrati - questo sozzo maiale è ora proprio nel centro di quest'isolapresso la città di Leicestera quel che apprendiamo: da Tamworth fin là non c'è che un sol giorno di marcia. In nome di Dioanimo e avanticoraggiosi amiciper raccoglier la messe d'una perpetua pace a mezzo di quest'unica sanguinosa prova d'aspra guerra.

OXFORD: La coscienza di ciascun uomo è come mille uomini per combattere contro questo scellerato omicida.

HERBERT: Io non dubito che i suoi amici non passino dalla nostra parte.

BLUNT: Egli non ha altri amici che coloro che sono amici per paurae questi fuggiranno da lui nel suo maggior bisogno.

RICHMOND: Tutto a nostro vantaggio. Sicchéin nome di Diosi marci!

La speranza virtuosa è celeree vola con ali di rondine; i re li muta in numie le creature più umili in re.

 

 

 

SCENA TERZA - Il Campo di Bosworth

(Entrano RE RICCARDOin armicon NORFOLKil CONTE DI SURREYed altri)

 

RICCARDO: Qui piantiamo la nostra tendaproprio qui nel campo di Bosworth. Monsignore di Surreyperché avete l'aria così mesta?

SURREY: Il mio cuore è dieci volte più allegro del mio aspetto.

RICCARDO: Monsignore di Norfolk!

NORFOLK: Eccomimio grazioso sovrano.

RICCARDO: Norfolksi dovrà fare alle botteeh! non è vero?

NORFOLK: Si dovrà darne e ricevernemio diletto signore.

RICCARDO: Su con la mia tenda! Riposerò qui stanotte. Ma domani dove?

Be'fa lo stesso. Chi ha osservato il numero dei traditori?

NORFOLK: Sei o settemila è la loro massima forza.

RICCARDO: Come! la nostra battaglia è tre volte tantoinoltre il nome di re è una torre di fortezzache manca a quelli della fazione avversa. Su con la mia tenda! Venitenobili signoriesaminiamo il vantaggio del terreno. Si chiamino degli uomini di provata abilità:

osserviamo una rigorosa disciplinanon frapponiamo indugi; chésignoridomani è una giornata affaccendata.

 

(Escono)

(Entranodall'altro lato del campoRICHMONDSIR GUGLIELMO BRANDONOXFORDed altri. Alcuni dei soldati piantano la tenda di Richmond)

 

RICHMOND: Lo stanco sole ha fatto un tramonto doratoe con la splendida traccia del suo carro di fuoco dà segno di bella giornata domani. Sir Guglielmo Brandonvoi porterete il mio stendardo. Datemi inchiostro e carta nella mia tenda: disegnerò la forma e il modello della nostra battagliafisserò a ciascun capo la sua consegnae distribuirò in giuste proporzioni il nostro piccolo esercito.

Monsignore di Oxfordvoisir Guglielmo Brandone voisir Gualtiero Herbertrestate con me. Il conte di Pembroke sta col suo reggimento; buon capitano Bluntrecategli la mia buona nottee invitate il conte a venirmi a trovare nella mia tenda alla seconda ora del mattino; un'altra cosa ancorabuon capitanofate per me: dov'è acquartierato lord Stanleylo sapete?

BLUNT: A meno che io non mi sia proprio ingannato sui suoi coloricosa che io son certo di non aver fattail suo reggimento sta un mezzo miglio almeno a mezzogiorno del potente esercito del re.

RICHMOND: Se è possibile farlo senza periglicaro Blunttrovate mezzo di parlargli e dategli da parte mia questa importantissima nota.

BLUNT: Per la mia vitamio signoreintraprenderò la cosa; e così Iddio vi conceda un quieto riposo stanotte!

RICHMOND: Buona nottebuon capitano Blunt. Venitesignoriconsultiamoci sulla faccenda di domani: dentro la mia tenda! la guazza è cruda e gelida.

 

(Si ritirano dentro la tenda)

(Entra nella sua tenda RE RICCARDO con NORFOLKRATCLIFFCATESBYed altri)

 

RICCARDO: Che ora è?

CATESBY: E' l'ora di cenamio signore; sono le nove.

RICCARDO: Non cenerò questa sera. Datemi inchiostro e carta. Ebbeneè la mia celata più arrendevole di prima? E tutta la mia armatura è stata messa nella mia tenda?

CATESBY: Sìmio sovrano; ed ogni cosa è pronta.

RICCARDO: Buon Norfolkaffrettati alla tua consegna; fa' diligente vigilanzascegli sentinelle fidate.

NORFOLK: Vadomio signore.

RICCARDO: Alzati coll'allodola domattinagentile Norfolk NORFOLK: State sicuromio signore.

 

(Esce)

 

RICCARDO: Catesby!

CATESBY: Mio signore!

RICCARDO: Manda un messaggero di Stato al reggimento di Stanley:

Ordinagli di condurre le sue forze prima della levata del solese non vuole che suo figlio Giorgio cada nella cieca spelonca dell'eterna notte. (Esce Catesby) Riempimi una ciotola di vino. Dammi una candela da veglia. Sella il bianco Surrey per la battaglia di domani. Guarda che le mie aste sian salde e non troppo pesanti. Ratcliff!

RATCLIFF: Signor mio?

RICCARDO: Hai visto il melanconico lord Northumberland?

RATCLIFF: Tommaso conte di Surreye luiall'ora che si chiudono i pollihanno fatto il giro dell'esercitoschiera per schieraanimando i soldati.

RICCARDO: Beneson soddisfatto. Dammi una ciotola di vino. Io non sento quell'alacrità di spirito né quell'allegrezza d'animo che solevo avere. Posala. Sono pronti inchiostro e carta?

RATCLIFF: Sìmio signore.

RICCARDO: Ordina alla mia guardia di star vigile. Lasciatemi.

Ratcliffverso la metà della notte vieni alla mia tenda per aiutare ad armarmi. Lasciatemidico.

 

(Escono Ratcliff e gli altri Famigli)

(STANLEY entra nella tenda di RICHMOND; stanno attorno Pari ed altre persone)

 

STANLEY: La fortuna e la vittoria si posino sul tuo elmo!

RICHMOND: Ogni conforto che la cupa notte può offrire sia per la tua personanobile suocero! Dimmicome sta la nostra affettuosa madre?

STANLEY: Ioper procurati benedico da parte di tua madreche continuamente prega pel bene di Richmond Ma di ciò basti. Le silenziose ora trascorronoe la tenebra fioccosa si rompe a oriente.

Per esser brevepoiché il tempo l'esigeprepara la tua battaglia di primo mattinoe affida la tua fortuna all'arbitrato dei sanguinosi colpi e della guerra dal cipiglio mortale. Ioper quanto potrò - ché non posso quel che vorrei approfitterò d'ogni circostanza per guadagnar tempo e aiutarti in questo dubbioso scontro di armi: ma non posso essere troppo zelante a prender la tua parteper timore chese mi vedonotuo cognatoil tenero Giorgiosia giustiziato sotto gli occhi di suo padre. Addio: l'angustia del tempo e l'ansia del momento troncano le cerimoniose proteste d'affetto e quell'ampio scambio di dolci conversari su cui dovrebbero indugiarsi amici così a lungo separati. Dio ci dia agio per questi riti d'amore! Di nuovoaddio:

sii prodee abbi successo!

RICHMOND: Buoni signoriconducetelo al suo reggimento: io mi sforzerò di fare un sonnellino a dispetto dell'importuno rumoreonde un plumbeo sonno non mi opprima domaniallorché dovrei innalzarmi con le ali della vittoria. Di nuovo buona nottecortesi pari e gentiluomini.

(Escono tutti eccetto Richmond) O Tudi cui mi considero il capitanoguarda alle mie truppe con occhio benigno: metti nelle loro mani le mazze ferrate della tua collerache nella loro pesante caduta schiaccino gli elmi usurpatori dei nostri avversari: fa' di noi i ministri del tuo castigosicché noi possiamo lodarti nella tua vittoria! A te io raccomando la mia anima vigilanteprima di abbassare gli scuri dei miei occhi: addormentato o sveglioohdifendimi sempre!

 

(S'addormenta)

(Entra lo Spettro del PRINCIPE EDOARDOfiglio di Enrico Sesto)

 

SPETTRO (a Re Riccardo): Che io opprima del mio peso la tua anima domani! Pensa come m'hai pugnalato nel fiore della giovinezza a Tewksbury: perciò dispera e muori! (A Richmond) Sta' lietoRichmondpoiché le anime offese dei principi massacrati combattono dalla tua parte; il figlio di re Enrico ti confortaRichmond.

 

(Entra lo Spettro di ENRICO SESTO)

 

SPETTRO (a Re Riccardo):Quando io ero mortaleil mio corpo consacrato lo trafiggesti tutto di fori letali; pensa alla Torree a me; disperae muori Enrico Sesto t'ingiunge: dispera e muori! (A Richmond) Virtuoso e santosii tu vincitore! Arrigoche predisse che tu saresti reti conforta nel tuo sonno: vivi e fiorisci!

 

(Entra lo Spettro di CLARENCE)

 

SPETTRO (a Re Riccardo): Che io opprima del mio peso la tua anima domani! Io che fui inzuppato a morte in un vino stucchevoleioil povero Clarenceconsegnato alla morte dal tuo tradimento... Domaninella battagliapensa a mee lascia cadere la tua spada senza filo; disperae muori! (A Richmond) Tuprole della casa di Lancastergli offesi eredi di York pregano per te; i buoni angeli veglino sulla tua battaglia! vivi e prospera!

 

(Entrano gli Spettri di RIVERSGREY e VAUGHAN)

 

SPETTRO DI RIVERS (a Re Riccardo): Che io opprima del mio peso l'anima tua domani... Riversche morì a Pomfret! Dispera e muori !

SPETTRO DI GREY (a Re Riccardo): Pensa a Greye che la tua anima disperi!

SPETTRO VAUGHAN (a Re Riccardo): Pensa a Vaughane nel terrore della tua colpafa' cader la tua lancia; dispera e muori!

TUTTI (a Richmond): Destatie pensa che i torti che Riccardo ci ha fatti sono nel suo cuore e lo vinceranno! Destatie vinci la giornata!

 

(Entra lo Spettro di HASTINGS)

 

SPETTRO (a Re Riccardo): Sanguinario e colpevoledestati col senso della tua colpae finisci i tuoi giorni in una sanguinosa battaglia!

Pensa a lord Hastings; dispera e muori! (A Richmond) Anima calma e serenadestati destati! Armaticombattie vinci pel bene della bella Inghilterra!

 

(Entrano gli Spettri dei due giovani PRINCIPI)

 

SPETTRI (a Re Riccardo): Sogna dei tuoi nipoti soffocati nella Torre!

Come piombo nel tuo pettoRiccardoabbiamo da esseree trascinarti giù alla rovinaall'onta e alla morte! Le anime dei nipoti ingiungono: dispera e muori! (A Richmond) DormiRichmonddormi in pacee destati in letizia; buoni angeli ti proteggano dalla molestia del cinghiale! Vivie genera una felice stirpe di re! Gl'infelici figli di Edoardo ti dicono: prospera!

 

(Entra lo Spettro di LADY ANNA)

 

SPETTRO (a Re Riccardo): Riccardotua mogliequella sciagurata Anna tua moglieche non. ha mai dormito un'ora tranquilla con teora riempie di perturbazioni il tuo sonno; domani nella battaglia pensa a mee lascia cadere la tua spada senza filo: dispera e muori! (A Richmond) Tuanima tranquilladormi un sonno tranquillo: sogna di successo e di felice vittoria! La moglie del tuo avversario prega per te.

 

(Entra lo Spettro di BUCKINGHAM)

 

SPETTRO (a Re Riccardo): Io sono stato il primo ad aiutarti ad acquistare la corona; sono stato l'ultimo a sentire la tua tirannide; Oh! nella battaglia pensa a Buckinghame muori nel terrore della tua nequizia! Seguitaseguita a sognare di azioni sanguinose e di morte:

venendo menodispera edisperandoesala lo spirito! (A Richmond) Io morii nella speranza prima di poterti prestare aiutoma fatti animoe non ti sbigottire! Dio e i buoni angeli combattano dalla parte di Richmonde Riccardo cada all'apice di tutto il suo orgoglio!

 

(Gli Spettri svaniscono. Re Riccardo si sveglia di soprassalto dal suo sogno)

 

RICCARDO: Datemi un altro cavallo! fasciate le mie ferite! Abbi pietàGesù!... Pianonon è stato che un sogno. O coscienza codardacome mi affliggi! I lumi ardono di fiamma sulla mia carne tremante. Che cosa temo? me stesso? Nessun altro è qui; Riccardo ama Riccardoio sono ben io. C'è qui un assassino? No. Sìson io. Allora fuggiamo. Comeda me stesso? Buona ragione: perché? Perché io non faccia vendetta.

Che? Di me sopra me stesso? Ma io amo me stesso. Perché? Per qualche bene che io abbia fatto a me stesso? Ohno! ahimèio piuttosto mi odio per odiose azioni commesse da me. Io sono uno scellerato; eppure io mentonon lo sono. Scioccoparla bene di te stessosciocco non adularti. La mia coscienza ha mille lingue diverse ed ogni lingua racconta una storia diversaed ogni storia mi condanna come scellerato. Lo spergiuroal grado più altoil delittoil crudele delittoal grado più atroce; tutti i peccatipraticati tutti in ogni gradosi accalcano alla sbarrae gridan tutti: "Colpevole!

colpevole!". Mi abbandonerò alla disperazione. Non c'è creatura che mi ami; ese io muoionon un'anima avrà pietà di me; e perché dovrebberodal momento che io stesso non trovo in me pietà per me stesso? M'è parso che le anime di tutti coloro che io ho ucciso siano venute alla mia tendae ciascuna abbia minacciato la vendetta di domani sul capo di Riccardo.

 

(Entra RATCLIFF)

 

RATCLIFF: Mio signore!

RICCARDO: Chi è costàperdio?

RATCLIFF: Son iomio signore. Il mattiniero gallo del villaggio ha già due volte fatto il saluto allo spuntar del giornoi vostri amici sono alzatie si affibbiano l'armatura.

RICCARDO: OhRatcliffio ho sognato un sogno spaventoso. Che pensi tu? saranno tutti fedeli i nostri amici?

RATCLIFF: Senza dubbiomio signore.

RICCARDO: OhRatcliffio temoio temo!

RATCLIFF: Viamio buon signorenon abbiate paura di ombre.

RICCARDO: Per l'apostolo Paolole ombre stanotte han messo più terrore nell'anima di Riccardo che non farebbe la sostanza di diecimila soldati armati a tutte le prove e guidati da quello sciocco di Richmond! Il giorno non è ancora vicino. Suvieni con me; vo' far lo spione sotto le nostre tende per origliare se alcuno intende di abbandonarmi.

 

(I Pari entrano da RICHMONDe si siedono nella sua tenda)

 

PARI: Buon giornoRichmond!

RICHMOND: Chiedo perdonoa voiparie a voivigili gentiluominise avete qui sorpreso un pigro infingardo.

PARI: Come avete dormitomio signore?

RICHMOND: Il più dolce sonnoe i sogni di miglior augurio che mai entrassero in una testa assopitaio ho avuto dopo la vostra partenzamiei signori. Mi è parso che le anime di coloro di cui Riccardo ha ucciso i corpi siano venute nella mia tenda e abbiano gridato vittoria; vi assicuro che il mio cuore è esultante per la memoria d'un sogno così bello. Quant'è inoltrato il mattinosignori?

PARI: Stan per suonare le quattro.

RICHMOND: Allora è tempo d'armarsi e di dar ordini.

 

(La sua allocuzione ai Soldati)

 

Più di quanto io non abbia già dettoo amati compatriotim'è vietato di dilungarmi dall'angustia del tempo e dall'urgenza; ma ricordate questo. Dio e la nostra buona causa combattono dalla nostra parte; le preghiere dei santi del Paradiso e delle anime offesecome eccelsi spaldisi levano dinanzi ai nostri volti. Tranne Riccardocoloro contro i quali combattiamo vorrebbero che vincessimo noi piuttosto che colui che essi seguono; perché chi è colui che seguono?

In veritàsignoriun tiranno sanguinarioun omicida; uno che è salito nel sangue e si è stabilito nel sangue; uno che ha trovato mezzi per acquistare quello che haed ha massacrato coloro che erano stati i mezzi per aiutarlo: una pietra vile e ignobileresa preziosa dal castone del trono d'Inghilterradov'è impropriamente montatauno che è sempre stato il nemico di Dio. Sicchése voi combattete contro il nemico di DioIddio nella sua giustizia vi proteggerà come suoi soldati; se sudate per rovesciare un tirannovoi dormirete in paceuna volta ucciso il tiranno; se combattete contro i nemici del vostro paesela grascia del vostro paese retribuirà le vostre penee se combattete a salvaguardia delle vostre sposele vostre spose faran lieta accoglienza ai vincitori al ritorno; se voi salvate i vostri figli dalla spadai figli dei vostri figli ve ne rimeriteranno nella vostra vecchiaia. Dunquein nome di Dio e di tutti questi dirittialzate i vostri stendardisguainate le vostre spade volenterose!

Quanto a meil riscatto del mio audace tentativo sarà questo corpo freddo sulla fredda faccia della terra; ma se ho successoil più umile di voi avrà parte nei frutti del mio tentativo. Suonate i tamburi e le trombe arditamente e allegramenteDio e San Giorgio!

Richmond e vittoria!

 

(Escono)

(Rientrano RE RICCARDORATCLIFFPersone del seguitoe Truppe)

 

RICCARDO: Che ha detto Northumberland a proposito di Richmond?

RATCLIFF: Che non fu mai allenato alle armi.

RICCARDO: Ha detto la verità. E che cosa ha detto allora Surrey?

RATCLIFF: Ha sorriso e ha detto: "Tanto meglio per noi".

RICCARDO: Aveva ragionedifatti è così. (L'orologio batte l'ora) Conta le ore. Dammi un calendario. Chi ha visto oggi il sole?

RATCLIFF: Io nomio signore.

RICCARDO: Allora sdegna di risplendere; perchéstando al libroavrebbe dovuto adornare l'oriente un'ora fa. Sarà una giornata nera per qualcuno. Ratcliff!

RATCLIFF: Mio signore?

RICCARDO: Il sole non vuol farsi vedere oggi; il cielo s'acciglia e si rabbuia sul nostro esercito. Vorrei che non ci fossero per terra queste rugiadose lagrime. Non risplenderà quest'oggi? Ebbeneche importa a me più che a Richmond? ché lo stesso cielo che s'acciglia verso di me guarda bieco anche lui.

 

(Entra NORFOLK)

 

NORFOLK: All'armiall'armimio signore! il nemico si pavoneggia sul campo.

RICCARDO: Suspicciatevispicciatevi! Mettete la gualdrappa al mio cavallo. Chiamate lord Stanleyditegli di condurre innanzi le sue forze. Io avanzerò coi miei soldati nella pianurae così sarà ordinata la battaglia; la mia avanguardia si spiegherà tutta in lunghezzaconsistendo in pari numero di cavalli e di fanti; i nostri arcieri saran posti nel mezzo: Giovanni duca di NorfolkTommaso conte di Surrey avranno il comando di questi fanti e di questi cavalli. Così disposti costoronoi verrem dietro col nerbo dell'esercitola cui forza avrà per ali da ciascun lato la nostra cavalleria scelta.

Questoe San Giorgio anche in soccorso! che ne pensiNorfolk?

NORFOLK: Buona disposizioneo marziale sovrano. Questo ho trovato stamattina sulla mia tenda.

 

(Mostra al Re un foglio)

 

RICCARDO (legge): "Zanni di Norfolknon esser sì arditoché padron Ricciardetto è venduto e tradito". Una cosa inventata dal nemico!

Andatesignoriciascuno alla sua consegna. I nostri sogni pettegoli non ci sbigottiscano gli animi! La coscienza non è che una parola usata dai codardiinventata dapprima per tenere i forti in soggezione. Le nostre forti braccia sian la nostra coscienzala spada la nostra legge! In marcia! Ingaggiamo battaglia da prodi! Gittiamoci nella mischia! Se non pel cieloteniamoci per mano per l'inferno!

 

(La sua allocuzione all'Esercito)

 

Che dovrò aggiungere agli argomenti già addotti? Ricordate con chi avete ad azzuffarviuna masnada di vagabondidi furfanti e di fuoruscitifeccia di Bretagna e abbietti villani saccomanni che il loro paese satollo rigetta per disperate avventure e distruzione certa. Voi dormivate tranquillied essi vi recano inquietudine; voi possedete terre e siete allietati da belle moglied essi vorrebbero ridurre le une e sedurre le altre. E chi li guida se non un cialtronea lungo mantenuto in Bretagna a spese di nostra madre? Uno smidollatouno che mai in vita sue non sentì tanto freddo quanto se ne sente sopra le scarpe nella neve! Cacciamo a frustate questi grassatori di là dal marespazziam via di qui questi presuntuosi straccioni di Franciaquesti pitocchi affamatistanchi della loro vitachese non avessero pensato a questa folle impresaper mancanza di mezzipoveri topisi sarebbero impiccati! Se abbiamo da esser vintici vincano degli uominie non questi Bretoni bastardiche i nostri padri han battutilegnati e tartassati nelle loro terree li han lasciati nelle memorie eredi d'ignominia. Dovranno costoro godere le nostre terre? giacere con le nostre spose? violare le nostre figlie?

(Tamburo in distanza) Ascoltate! Odo il loro tamburo. Combattetegentiluomini d'Inghilterra! combatteteaudaci militi! Tirate arcieritirate le vostre frecce fino alla punta! Spronate gagliardamente i vostri superbi cavallie cavalcate nel sangue! Fate sbigottire il cielo con le schegge delle vostre lance!

 

(Entra un Messo)

 

Che dice lord Stanley? Condurrà le sue forze?

MESSO: Mio signoreegli rifiuta di venire.

RICCARDO: Giù la testa di suo figlio Giorgio!

NORFOLK: Mio signoreil nemico ha passato la paludedopo la battaglia fate morire Giorgio Stanley.

RICCARDO: Mille cuori si gonfiano nel mio petto. Fate avanzare i nostri stendardisi attacchino i nostri nemicila nostra antica parola di coraggioBel San Giorgioci ispiri il furore dei draghi fiammeggianti! Addosso! La vittoria si posa sui nostri elmi.

SCENA QUARTA - Un'altra parte del campo.

 

(Allarme. Scorrerie. Entra NORFOLK con Truppe combattendo; gli va incontro CATESBY)

 

CATESBY: Soccorsomonsignore di Norfolksoccorsosoccorso! Il re fa più prodigi d'un uomosfidando un avversario a ogni cimento: il suo cavallo è uccisoed egli combatte a piedicercando Richmond nella gola della morte. Soccorsobel signoreo la giornata è perduta!

 

(Allarmi. Entra RE RICCARDO)

 

RICCARDO: Un cavallo! un cavallo! il mio regno per un cavallo!

CATESBY: Ritiratevisignor mio; vi aiuterò a trovare un cavallo.

RICCARDO: Manigoldoho puntato la mia vita su un tiro di dadie vuo' sopportare l'azzardo del giuoco. Credo che ci siano sei Richmond sul campo; cinque ne ho uccisi oggi invece di lui. Un cavallo! un cavallo!

il mio regno per un cavallo!

 

 

 

SCENA QUINTA - Un'altra parte del campo

(Allarme. Entrano RE RICCARDO e RICHMOND; combattono. Re Riccardo è ucciso. Ritirata e squillo di trombe. Rientra RICHMONDcon STANLEY che reca la coronae diversi altri Pari)

 

RICHMOND: Dio e le vostre armi siano lodativittoriosi amici. La giornata è nostraquei cane sanguinario è morto.

STANLEY: Coraggioso Richmondti sei ben disimpegnato. Ecco: questa insegna regale troppo a lungo usurpata io l'ho strappata dalle morte tempie di questo sciagurato sanguinario per adornarne la tua fronte; portalagodinee falle onore.

RICHMOND: Gran Dio del cielodi' amen a tutto questo! Ma ditemiè in vita il giovane Giorgio Stanley?

STANLEY: Sìmio signoree al sicuro nella città di Leicester; dovese vi piaceci possiamo ora ritirare.

RICHMOND: Quali persone eminenti sono state uccise da una parte e dall'altra?

STANLEY: Giovanni duca di NorfolkGualtiero lord Ferrerssir Roberto Brakenbury e sir Guglielmo Brandon.

RICHMOND: Seppellite i loro corpi come viene alla loro nascitaproclamate un'amnistia pei soldati fuggiaschiche torneranno a noi facendo sottomissione; poicome ne abbiam fatto sacramentouniremo la rosa bianca con la rossa. Arridio cieloa questa bella congiunzioneche sì a lungo torvo hai guardato la loro inimicizia!

Qual è il traditore che mi ode e non dice amen? L'Inghilterra è stata lungo tempo follee ha sfregiato se stessa; il fratello ha ciecamente versato il sangue del fratello; il padre ha avventatamente massacrato il proprio figlio; il figliocostrettoè stato il carnefice di suo padre: tutti costoro dividevano York e Lancasterdivisi nella loro orrenda divisione. Ohora Richmond ed Elisabettai veri successori di ciascuna casa realesi uniscono insieme per un felice decreto di Dio! E che i loro eredio Diose tale è la tua volontàarricchiscano l'avvenire con la pace dal volto serenocon la sorridente abbondanzae con bei giorni di prosperità! Rintuzza la lama dei traditorio Iddio graziosoche volessero ricondurre questi giorni sanguinosi e far piangere la misera Inghilterra tra rivoli di sangue! Non vivano per gustare la floridezza di questo paese coloro che col tradimento vorrebbero colpire la pace di questa bella terra!

Ora le nostre piaghe civili son chiusela pace torna a vivere; che possa viver qui a lungoo Signoredi' amen!

 

(Esce)



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