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Vittorio Alfieri
Filippo
Filippo;
Isabella;
Carlo;
Gomez;
Perez;
Leonardo;
Consiglieri;
Guardie.
ATTOPRIMO
Desiotimordubbia ed iniqua speme fuordel mio petto omai. – Consorte infida iodi Filippodi Filippo il figlio osoamario?... Ma chi 'l vedee non l'ama? Arditoumano cornobil fierezza sublimeingegnoe in avvenenti spoglie bellissim'alma;ah! perché tal ti fero naturae il cielo?... Oimè! che dico? imprendo cosía strapparmi la sua dolce immago dalcor profondo? Oh! se palese mai fossetal fiamma ad uom vivente! Oh! s'egli nesospettasse! Mesta ognor mi vede... Mestaè veroma in un dal suo cospetto fuggirmi vede; e sa che in bando è posta daispana reggia ogni letizia. In core chilegger puommi? Ah! nol sapess'iocome altrinol sa! Cosí ingannar potessi sfuggircosí me stessacome altrui!... Miserame! sollievo a me non resta altroche il pianto; ed il pianto è delitto. – Mariportare alle piú interne stanze vo'il dolor mio; piú libera... Che veggio? Carlo?Ah! si sfugga: ogni mio detto o sguardo tradir potriami: oh ciel! sfuggasi. |
SCENASECONDA
CarloIsabella.
CARLO | Oh vista! – Reginae che? tu pure a me t'involi? Sfuggitu pure uno infelice oppresso? |
ISABELLA | Prence... |
CARLO | Nemica la paterna corte miè tuttail so; l'odioil livorla vile emal celata invidiaentro ogni volto qualmaraviglia fia se impressa io leggo iomal gradito al mio padre e signore? Matunon usa a incrudelir; tu nata sottomen duro cieloe non per anche corrottail core infra quest'aure inique; sottosí dolce maestoso aspetto crederòche nemica anima alberghi tudi pietade? |
ISABELLA | Il saiqual vita io tragga inqueste soglie: di una corte austera gliusiper me novelliancor di mente trattonon mi hanno appien quel dolce primo amordel suol natioche in noi può tanto. Sole tue penee i non mertati oltraggi chetu sopporti; e duolmene... |
CARLO | Ten duole? Ohgioja! Or eccoogni mia cura asperge didolce oblio tal detto. E il dolor tuo dividoio pure; e i miei tormenti io spesso lascioin disparte; e di tua dura sorte piango;e vorrei... |
ISABELLA | Men dura sorte avrommi sperodal tempo: i mali miei non sono dapareggiarsi a' tuoi; dolor sí caldo dunquenon n'abbi. |
CARLO | In me pietá ti offende quandola tua mi è vita? |
ISABELLA | In pregio hai troppo lamia pietá. |
CARLO | Troppo?ah! che dici? E quale qualhavvi affettoche pareggio vinca queldolce fremer di pietáche ogni alto corprova in se? che a vendicar gli oltraggi valdi fortuna; e piú nomar non lascia infelicicolorche al comun duolo porgonsollievo di comune pianto? |
ISABELLA | Cheparli?... Iosípietá di te... Ma... oh cielo!... Certomadrigna io non ti son: se osassi perl'innocente figlio al padre irato parlarvedresti... |
CARLO | E chi tant'osa? E s'anco purtu l'osassia te sconviensi. Oh dura necessità!...d'ogni sventura mia cagionsei tubenché innocentesola: eppurtu nulla a favor mio... |
ISABELLA | Cagione iodelle angosce tue? |
CARLO | Sí: le mie angosce principiohan tutte dal funesto giorno chesposa in un data mi fostie tolta. |
ISABELLA | De!che rimembri?... Passeggera troppo fuquella speme. |
CARLO | In me cogli anni crebbe partemiglior di me: nudriala il padre; quelpadre sícui piacque romper poscia nodisolenni... |
ISABELLA | E che?... |
CARLO | Sudditoe figlio diassoluto signorsoffersitacqui piansima in core; al mio voler fu legge ilsuo volere: ei ti fu sposo: e quanto iodel tacerdell'obbedirfremessi chi'l può sapercom'io? Di tal virtude (evirtude erae piú che umano sforzo) alteroin cor men givae tristo a un tempo. Innanziagli occhi ogni dover mio grave stavamisempre; e s'iopur del pensiero fossireosallo il cielche tutti vede ipiú interni pensieri. In pianto i giorni lelunghe notti in pianto io trapassava: chepro? l'odio di me nel cor del padre quantoil dolore entro al mio corcrescea. |
ISABELLA | L'odionon cape in cor di padreil credi; mail sospetto bensí. L'aulica turba chet'odiae del tuo spregio piú si adira quantopiú il mertaentro al paterno seno forseversò il sospetto... |
CARLO | Ah! tu non sai qualpadre io m'abbia: e voglia il cielche sempre loignori tu! gli avvolgimenti infami d'empiacorte non sai: né dritto cuore crederli puònon che pensarli. Crudo piúd'ogni crudo che dintorno egli abbia Filippoè quei che m'odia; egli dà norma allaservil sua turba; ei d'esser padre sepure il sasi adira. Io d'esser figlio giánon oblio perciò; mase obliarlo undí potessied allentare il freno airepressi lamenti; ei non mi udrebbe dolerno mainé dei rapiti onori nédella offesa famae non del suo snaturatoinaudito odio paterno; d'altromaggior mio danno io mi dorrei... Tuttoei mi ha tolto il díche te mi tolse. |
ISABELLA | Prencech'ei t'è padre e signor rammenti sípoco?... |
CARLO | Ah! scusa involontario sfogo diun cor ripieno troppo: intera aprirti l'almapria d'ormai nol potea.. |
ISABELLA | Né aprirla tumai dovevi a me; né udir... |
CARLO | T'arresta; deh!se del mio dolore udito hai parte odilotutto. A dir mi sforza... |
ISABELLA | Ah! taci; lasciami. |
CARLO | Ahi lasso! Io tacerò; maho quanto adir mi resta! Ultima speme... |
ISABELLA | E quale spemehache in te non sia delitto? |
CARLO | ... Speme... chetu non m'odj. |
ISABELLA | Odiarti deggioe il sai... seamarmi ardisci. |
CARLO | Odiami dunque; innanzi altuo consorte accusami tu stessa... |
ISABELLA | Ioprofferire innanzi al re il tuo nome? |
CARLO | Síreo m'hai tu? |
ISABELLA | Sei reo tu solo? |
CARLO | In core dunquetu pure?... |
ISABELLA | Ahi! che diss'io?... Me lassa!... Otroppo io dissio tu intendesti troppo. Pensadeh! chi son io; pensachi sei. L'iradel re mertiamo; iose ti ascolto; tuse prosiegui. |
CARLO | Ah! se in tuo cor tu ardessi com'ardoe mi struggo io; se ad altri in braccio benmille volte il dí l'amato oggetto turimirassi: ah! lieve error diresti loandar seguendo il suo perduto bene; esbramar gli occhi; e desiar talvolta qualio mi fodi pochi accenti un breve sfogoinnocente all'affannato core. |
ISABELLA | Sfuggimideh!... Queste fatali soglie finch'io respiroanco abbandona; e fia perpoco... |
CARLO | Oh cielo! E al genitor sottrarmi potreicosí? Fallo novel mi fora lamal tentata fuga: e assai giá falli miappone il padre. Il soloond'io son reo nolsa. |
ISABELLA | Nol sapess'io! |
CARLO | Se in ciò ti offesi neavrai vendettae tosto. In queste soglie lasciami:a morte se il duol non mi tragge l'odioil rancor mi vi trarrá del padre cheha in se giuratoentro al suo cor di sangue ilmio morire. In questa orribil reggia purcara a me poiché ti albergaah! soffri chel'alma io spiri a te dappresso... |
ISABELLA | Ahi vista!... Finchéqui staiper te pur troppo io tremo. Presagain cor del tristo tuo destino unavoce mi suona... – Odi; la prima ein un di amor l'ultima prova è questa ch'ioti chieggiose m'ami; al crudo padre sottratti. |
CARLO | Oh donna!... ell'è impossibil cosa. |
ISABELLA | Sfuggime dunqueor piú di pria. Deh! serba miafama intattae serba in un la tua. Scolpatisídelle mentite colpe ondeti accusa invida rabbia: vivi iotel comandovivi. Illesa resti lamia virtú con me: teco i pensieri tecoil mio coree l'alma miamal grado dimesian teco: ma de' passi miei perdila traccia; e fa'ch'io piú non t'oda maipiú. Del fallo è testimon finora soltantoil ciel; si asconda al mondo intero; anoi si asconda: e dal tuo cor ne svelli finda radice il sovvenir... se il puoi. |
CARLO | Piúnon mi udrai? mai piú?....([1]) |
SCENATERZA
Carlo.
| Me lasso!... Oh giorno!... Cosími lascia?... Oh barbara mia sorte! Feliceio sonoe miseroin un punto... |
SCENAQUARTA
CarloPerez.
PEREZ | Sul'orme tuesignor... Maoh ciel! turbato dondesei tanto? oh! che mai fia? sei quasi fuordi te stesso... Ah! parla; al dolor tuo miavrai compagno. – Matu taci? Al fianco nonti crebb'io da' tuoi piú teneri anni? Amicoognor non mi nomasti?... |
CARLO | Ed osi inquesta reggia profferir tal nome? Nomeognor dalle corti empie proscritto bench'eispesso vi s'oda. A te funesta ame non utilfora omai tua fede. Cedicedi al torrente; e tu pur segui lamobil turba; e all'idolo sovrano porgicon essa utili incensi e voti. |
PEREZ | Deh!nocosí non mi avvilir: me scevra dallafallace turba: io... Ma che vale giurarqui fe? quidove ogni uom la giura ela tradisce ogni uomo. Il corla mano ponia piú certa prova. Or di'; qualdebbo perte affrontar periglio? ov'è il nemico chepiú ti offende? parla. |
CARLO | Altro nemico nonhoche il padre; che onorar di un tanto nomei suoi vili or non vogl'ioné il deggio. Silenzioal padreagli altri sprezzo oppongo. |
PEREZ | Manon sa il vero il re: non giusto sdegno controa te quindi in lui si accende; e ad arte altrivel desta. In alto suonoio primo iogliel dirò per te... |
CARLO | Perezche parli? Piúche non crediil re sa il ver; lo abborre piúch'ei nol sa: né in mio favore egli ode vocenessuna... |
PEREZ | Ah! di natura è forza ch'eil'oda. |
CARLO | Chiuso inaccessibil core diferro egli ha. Le mie difese lascia allainnocenza; al cielche pur talvolta degnarlasuol di alcun benigno sguardo. Intercessors'io fossi reote solo nonsdegnerei: qual di amistade prova dartimaggior poss'io? |
PEREZ | Del tuo destino (esia qual vuolsi) entrar deh! fammi a parte; tant'iochieggoe non piú: qual altro resta illustreincarco in cosí orribil reggia? |
CARLO | Mail mio destin(qual ch'egli sia) nol sai ch'essernon può mai lieto? |
PEREZ | Amico tuo nondi venturaio sono. Ah! s'è pur vero cheil duol diviso scemiavrai compagno inseparabilme d'ogni tuo pianto. |
CARLO | Duolche a morir mi menain cor rinserro; altodolorche pur mi è caro. Ahi lasso!... Chenon tel posso io dire?... Ah! nonon cerco név'ha di te piú generoso amico: edarti pur di amistá vera un pegno coll'aprirtiil mio coreoh ciel! nol posso. Orva; di tantae sí mal posta fede chene trarresti? Io non la merto: ancora telridicomi lascia. Atroce fallo nonsaich'è il serbar fede ad uomcui serba odioil suo re? |
PEREZ | Matu non saiqual sia gloriaa dispetto d'ogni reil serbarla. Benmi trafiggima non cangi il core coldubitar di me. Tu dentro al petto mortaldolorche non puoi dirmiascondi? Sapernol vo'. Ma s'io ti chieggioe bramo chea morir teco il tuo dolor mi tragga duramentenegarmelo potresti? |
CARLO | Tuil vuoitu dunque? ecco mia destra; infausto pegnoa te dono di amistade infausta. Tecompiango; ma omai del mio destino piúnon mi dolgo; e non del cielche largo m'èdi sí raro amico. Oh quanto io sono quantoinfelice io men di teFilippo! Tudi pietá piú che d'invidia degno trapompe vane e adulazion mendace santaamistá non conoscesti mai. |
ATTOSECONDO
SCENAPRIMA
FilippoGomez.
FILIPPO | Gomezqual cosa sovra ogni altra al mondo inpregio hai tu? |
GOMEZ | La grazia tua. |
FILIPPO | Qual mezzo stimia serbarla?... |
GOMEZ | Il mezzoond'io la ottenni; obbedirtie tacermi. |
FILIPPO | Oggi tu dunque farl'uno e l'altro dei. |
GOMEZ | Novello incarco nonm'è: saich'io... |
FILIPPO | Tu fostiil sofinora ilpiú fedel tra i fidi miei: ma in questo giornoin cui volgo un gran pensiero in mente forseaffidarti sí importante e nuova curadovròche il tuo dover mi piacque inbrevi detti or rammentarti pria. |
GOMEZ | Megliodunque potrammi il gran Filippo conosceroggi. |
FILIPPO | A te per or fia lieve ciòch'io t'impongo; ed a te sol fia lieve nonad altr'uom giammai. – Vien la regina quifra momenti; e favellare a lungo miudrai con essa: ogni piú picciol moto neldi lei volto osserva intantoe nota: affiggiin lei l'indagator tuo sguardo; quelloper cui nel piú segreto petto deltuo re spesso anco i voler piú ascosi leggersapestie tacendo eseguirli. |
SCENASECONDA
FilippoIsabellaGomez.
ISABELLA | Signorio vengo ai cenni tuoi. |
FILIPPO | Regina altacagion vuol ch'io ti appelli. |
ISABELLA | Oh! quale?... |
FILIPPO | Tostola udrai. – Da te sperar poss'io?... Maqual v'ha dubbio? imparzial consiglio chipiú di te potria sincero darmi? |
ISABELLA | Ioconsigliarti?... |
FILIPPO | Sí: piú il parer tuo pregioche ogni altro: e se finor le cure nondividevi del mio imperio meco néal poco amor del tuo consorte il dei ascrivertu; né al diffidar tampoco delre tu il dei: solo ai pensier di stato gravial tuo sesso troppoognor sottrarti iovolli appieno. Maper mia sventura giuntoè il giornoin cui veggo insorger caso oveframmista alla ragion di stato laragion del mio sangue anco è pur tanto chetu il mio primo consiglier sei fatta. – Maudir da tepria di parlarmi giova sepiú tremendovenerabilsacro dipadre il nomeo quel di retu stimi. |
ISABELLA | Delpar son sacri; e chi nol sa?... |
FILIPPO | Talforse talche saper piú ch'altri sel dovrebbe. – Madimmi inoltreanzi che il fatto io narri edimmi il ver: Carloil mio figlio... l'ami?... ol'odj tu?... |
ISABELLA | ... Signor... |
FILIPPO | Ben giá t'intendo. Sedel tuo cor gli affettie non le voci ditua virtude ascoltia lui tu senti d'esser...madrigna. |
ISABELLA | Ah! no; t'inganni: il prence... |
FILIPPO | Tiè caro dunque: in te virtude adunque cotantahai tuche di Filippo sposa purdi Filippo il figlio ami d'amore... materno. |
ISABELLA | ... A' miei pensier tu sol sei norma. Tul'ami... o il credo almeno; ... e in simil guisa anch'io...l'amo. |
FILIPPO | Poi ch'entro il tuo ben nato grancor non cape il madrignal talento néil cieco amor senti di madreio voglio giudicete del mio figliuol... |
ISABELLA | Ch'io?... |
FILIPPO | M'odi. – Carlod'ogni mia speme unico oggetto moltianni fu; pria cheritorto il piede dalsentier di virtudeogni alta mia spemeei tradisse. Oh! quante volte io poscia paternescuse ai replicati falli delmal docile figlio in me cercava! Magiá il suo ardire temerario insano giungeoggi al sommo; e violenti mezzi usarpur troppo ora degg'io. Delitto cotalsi aggiunge ai suoi delitti tanti; taleappo cui tutt'altro è nulla; tale ch'ognimio dir vien manco. Oltraggio ei fammi chepar non ha; talche da un figlio il padre mainon l'attende; talche agli occhi miei giánon piú figlio il fa... Ma che? tu stessa priadi saperlo fremi?... Odiloe fremi benaltramente poi. – Giá piú d'un lustro dell'oceánlá sul sepolto lido poverostuoloin paludosa terra saiche far fronte al mio poter si attenta. ADio non menche al proprio rerubelli fandell'una perfidia all'altra schermo. Saiquant'oro e sudore e sangue indarno aquesto impero omai tal guerra costi; quindiperder dovessi e trono e vita nonbaldanzosané impunita ir mai iolascierò del suo delitto atroce quellavil gente. Al ciel vittima giuro immolarl'empia schiatta: e a lor ben forza saràil morirpoiché obbedir non sanno. – Orchi a me il crederia? che a sí feroci nemicifelliil proprio figlioil solo miofiglioahi lasso! aggiunger deggia... |
ISABELLA | Il prence?... |
FILIPPO | Ilprencesí: molti intercetti fogli esegreti messaggie aperte altere sediziosevoci suepur troppo! certomen fanno. Ah! per te stessa il pensa; dire traditoe d'infelice padre qualsia lo stato; e a sí colpevol figlio qualsorte a giusto dritto omai si aspetti perme tu il di'. |
ISABELLA | ... Misera me!... Vuoich'io deltuo figlio il destino?... |
FILIPPO | Arbitra omai tusíne sei; né il re temerné il padre deilusingar: pronunzia. |
ISABELLA | Altro non temo chedi offendere il giusto. Innanzi al trono spessoindistinti e l'innocente e il reo... |
FILIPPO | Madubitar di quanto il re ti afferma puoitu? Chi piú di me non reo lo brama? Dehpur mentisser le inaudite accuse! |
ISABELLA | Giáconvinto l'hai dunque?... |
FILIPPO | Ah! chi 'l potrebbe convincermai? Ferosuperboei sdegna nonche ragionianco pretesti opporre achiare prove. A lui parlar non volli diquesto suo novello tradimento sepria temprato alquanto in cor lo sdegno dalbollor primo io non avea: ma fredda ragiondi statoperché taccia l'ira inme non tace... Oh ciel! ma voce anch'odo dipadre in me... |
ISABELLA | Deh! tu l'ascolta: è voce cuinulla agguaglia. Ei forse è assai men reo;... anziimpossibil parche in questo il sia: maqual ch'ei sialo ascolta oggi tu stesso: intercessorfarsi pel figlio al padre chipiú del figlio il può? Se altero egli era talorcon gente al ver non sempre amica tecoei per certo altier non fia: tu schiudi alui l'orecchioe il cor disserra ai dolci paterniaffetti. A te non mai tu il chiami enon mai gli favelli. Eipieno sempre dimista temaa te si appressa; e in duro fatalsilenzio il diffidar si accresce el'amor scema. La virtú sua prima ridestain luise pure è in lui sopita; ch'essernon puotein chi t'è figlioestinta: néaltrui fidar le paterne tue cure. Dipadre a lui mostra l'aspettoe agli altri serbadi re la maestà severa. Chenon si ottien con generosi modi dageneroso core? Ei d'alcun fallo reoti par? (chi non erra?) allor tu solo l'iratua giusta a lui solo dimostra. Dolceè l'ira di un padre; eppurqual figlio puònon tremarne? Un sol tuo dettoun detto divero padrein suo gran cor piú debbe destarrimorsie men rancor lasciarvi checento altruimalignamente ad arte asprioltraggiosi. Oda tua reggia intera ch'amied apprezzi il figlio tuo; che degno dibiasmoe in un di scusail giovanile suoardir tu stimi; e udrai repente allora lareggia intorno risuonar sue laudi. Dalcor ti svelli il sospettar non tuo: bassoterror di tradimento infame areche merti esser traditoil lascia. |
FILIPPO | ...Opra tua degnae di te solaè questa; ilfar che ascolti di natura il grido uncor paterno: ah! nol fan gli altri. Oh trista sortedei re! del proprio cor gli affetti nonche seguirné pur spiegarne lice. Spiegar?che dico? né accennar: tacerli dissimularlile piú volte è forza. – Mavien poi tempoche diam loro il varco liberointero. – Assaipiú che nol pensi chiaraogni cosa il tuo dir fammi... Ah! quasi innocenteei mi parpoiché innocente creditu il prence. – Ei tostoo Gomezvenga. |
SCENATERZA
FilippoIsabella.
FILIPPO | Orvedraich'io so padre anco mostrarmi; piúche a lui mi dorriase un dí dovessi inmaestà di offeso re mostrarmi. |
ISABELLA | Bentel credo. Ma ei vien: soffriche il piede altroveio porti. |
FILIPPO | Anzirimani. |
ISABELLA | Esporti osavail pensier mioperché il volevi: ache rimango omai? testimon vano trail figlio e il padre una madrigna fora... |
FILIPPO | Vano?ah! t'inganni: testimon mi sei quinecessario. Hai di madrigna il nome soltanto;e il nomeanche obbliare il puoi. – Glifia grato il tuo aspetto. Eccolo: ei sappia cheti fai tu mallevador dell'alta suavirtúdella fedell'amor suo. |
SCENAQUARTA
FilippoIsabellaCarloGomez.
FILIPPO | Prenceti appressa. – Ordi'; quando fia il giorno incui del dolce nome di figliuolo ioti possa appellare? In me vedresti (dehtu il volessi!) ognor confusi i nomi edi padre e di re: maperché almeno dache il padre non amiil re non temi? |
CARLO | Signor;nuova m'è sempreancor ch'io l'abbia uditaspessola mortal rampogna. Nuovocosí non m'è il tacer; che s'io reopur ti appajoal certo io reo mi sono. Veroèche in cor non giá rimorso io sento maduol profondoche tu reo mi estimi. Deh!potess'io cosí di mie sventure ose a te piace piúde' falli miei saperla cagion vera! |
FILIPPO | Amor... che poco haiper la patria tuanulla pel padre; eil troppo udir lusingatori astuti;... noncercar de' tuoi falli altra cagione. |
CARLO | Piacemialmenche a natural perversa indoleascritto in me non l'abbi. Io dunque farposso ancora del passato ammenda; patriaapprender cos'è; come ella s'ami; equanto amare io deggia un padre; e il mezzo concui sbandir gli adulatorche tanti teinsidian piúquanto hai di me piú possa. |
FILIPPO | –Giovin tu sei: nel cornegli attiin volto benti si leggeche di te presumi oltreal dover non poco. In te degli anni colpail terrei; macol venir degli anni scemareio 'l sennoanzi che accrescerveggio. L'errortuo d'oggiun giovanil trascorso io'l nomeròbenché attempata mostri maliziaforse... |
CARLO | Error!... ma quale?... |
FILIPPO | E il chiedi? – Ornol sai tuche i tuoi pensier pur anco nonche l'opre tue incautei tuoi pensieri ei piú nascosiio so? – Reginail vedi; nonl'essernoma il non sentirsi ei reo fiail peggio in lui. |
CARLO | Padrema trammi al fine didubbio: or che fec'io? |
FILIPPO | Delitti hai tanti ch'ortu non sai di quale io parli? – Ascolta. – Ládove piú sedizíosa bolle empiad'error fucinaivi non hai pratichetu segrete? Entro mia reggia... furtivamente...anzi che il dí sorgesse... all'oratordei Batavi ribelli lungaudíenzae reanon desti forse? Aquel malvagiochese ai detti credi vienea mercé; ma in corperfidia arreca ed'impunito tradimento speme. |
CARLO | Padree fia che a delitto in me si ascriva ognimia menom'opra? È verche a lungo all'oratorparlai; compiansiè vero secodi que' tuoi sudditi il destino; eciò ardirei pur fare a te davanti: néforse dal compiangerli tu stesso lungesarestiove a te noto appieno fosseil ferreo regnarper cui tanti anni gemonooppressi da ministri crudi superbiavaritimidiinesperti edimpuniti. In cor pietade io sento de'lor mali; nol niego: e tuvorresti ch'iodi Filippo figlioalma volgare avessio crudao vile? In me la speme diriaprirti alla pietade il core coldirti intero il verforse oggi troppo arditafu: ma come offendo io 'l padre nelreputarlo di pietá capace? Sedel rettor del cielo immagin vera interra seiche ti pareggia ad esso senon è la pietá? – Ma purs'io reo inciò ti appajoo sonoarbitro sei delmio gastigo. Altro da te non chieggo chedi non esser traditor nomato. |
FILIPPO | ...Nobil fierezza ogni tuo detto spira... Madel tuo re mal penetrar puoi l'alte ragionituné il dei. Nel giovin petto quindifrenar quel tuo bollor t'è d'uopo equella audace impazíente brama dinon richiestoconsigliar; di esporre quasigran sennoil pensier tuo. Se il mondo vederti debbee venerarti un giorno sovrail maggior di quanti ha seggi Europa adesser cauto apprendi. Ora in te piace quellabaldanzaonde trarresti allora biasmonon lieve. Omaiben parmiè tempo dicangiar stile. – In me pietá cercasti epietá trovi; ma di te: non tutti degnine son: dell'opre mie me solo giudicelascia. – A favor tuo parlommi ordianzi a lungoe non parlommi indarno laregina: te degno ancor cred'ella delmio non menche del suo amore... A lei piúche a medevi il mio perdono;... a lei. Sperarfrattanto d'oggi in poi mi giova chetu saprai meglio stimaree meglio meritarla mia grazia. – Or vedio donna chea te mi arrendo; e che da te ne imparo nonche a scusarea ben amar mio figlio. |
ISABELLA | ...Signor... |
FILIPPO | Tel deggioed a te sola io 'ldeggio. Perte il mio sdegno oggi ho repressoe in suono dolcedi padreho il mio figliuol garrito. Purch'io pentir mai non men debba! – O figlio anon tradir sua spemea vie piú sempre gratoa lei fartipensa. E turegina perchépiú ognor di bene in meglio ei vada piúspesso il vedi... e a lui favella... e il guida. – Etula udraisenza sfuggirla. – Io 'l voglio. |
CARLO | Ohquanto il nome di perdon mi è duro! Mase accettarlo pur dal padre or debbo etu per medonnaottenerloah! voglia ilmio destin (ch'è il sol mio fallo) a tale vergognapiú non mi far scender mai. |
FILIPPO | Nondi ottenerloabbi miglior vergogna dimertar tu dal genitor perdono. Mabasti omai: va; del mio dir fa' senno. – Riedio reginaalle tue stanze intanto; merivedrai colá fra breve: or deggio darpochi istanti ad altre cure gravi. |
SCENAQUINTA
FilippoGomez.
FILIPPO | Udisti? |
GOMEZ | Udii. |
FILIPPO | Vedesti? |
GOMEZ | Io vidi. |
FILIPPO | Oh rabbia! Dunqueil sospetto?... |
GOMEZ | ... È omai certezza... |
FILIPPO | E inulto Filippoè ancor? |
GOMEZ | Pensa... |
FILIPPO | Pensai. – Mi segui. |
ATTOTERZO
SCENAPRIMA
CarloIsabella.
CARLO | Scusadeh! scusa l'ardir mio novello: s'iorichieder ti fea breve udíenza dallatua Elvira in ora tarda e strana altacagion mi vi stringea. |
ISABELLA | Che vuoi?... Perchéa me non mi lasci? a che piú tormi lapace ch'io non ho?... Perché venn'io? |
CARLO | Deh!non sdegnarti; or or ti lascio; ahi sorte! Tilascioe torno all'usato mio pianto. Odimi.Or dianzi al genitor tu ardisti quifavellare a favor mio: gran fallo tufesti; a dirtel vengo; e al ciel deh piaccia ch'iosol n'abbia la pena! Ei di severa pietáfea pompa; ed il perdon mi dava pegnoin lui sempre di piú atroce sdegno. Graveoltraggio al tiranno è un cor pietoso: ottimatunon tel pensavi allora; arimembrartel vengo: a dirti a un tempo chein lui foriera è d'ogni mal pietade. Terrorche in me mai non conobbi io prima daquell'istante il cor m'invase: oh cielo!... Nonso: nuovo linguaggio ei mi tenea; mostravaaffetto insolito. Deh! mai maipiú di me non gli parlare. |
ISABELLA | Ei primo menzionmi fea di te; quasi a risposta eimi sforzava: maplacarsi appieno parvea' miei detti il suo furore. E or dianzi allorche appunto favellato ei t'ebbe teneramentedi paterno amore piansee laudotti in faccia mia. Ti è padre tiè padre in somma: e fia giammai ch'io creda ch'unicofiglioil genitor non l'ami? L'irati accieca; un odio in lui supponi cheallignar non vi può... Cagion son io miserame! che tu non l'ami. |
CARLO | Oh donna! malci conosci entrambi; è ver ch'io fremo mapurnon l'odio: invido son di un bene ch'eimi ha toltoe nol merta; e il pregio raro nonon ne sente. Ahfossi tu felice! Menmi dorrei. |
ISABELLA | Vedi: ai lamenti usati tornimalgrado tuo. Prenceti lascio. Vivisecuro omaich'ogni mio detto ognimio cenno io peserò ben pria chedi te m'oda favellar Filippo. Temoanch'io... ma piú il figlio assaiche il padre. |
SCENASECONDA
Carlo.
| Ohnobil core! In diffidar mal dotta ovesei tratta?... Machi vien?... |
SCENATERZA
GomezCarlo.
CARLO | Che vuoi? |
GOMEZ | Aspettoil re: qui viene egli a momenti. – Dehprenceintanto entrar mi lascia a parte dellagiusta letiziaonde ti colma laracquistata al fin grazia del padre. Perquanto io vaglio appresso luiti accerta perte sempre parlai; piú ancor son presto... |
SCENAQUARTA
Gomez.
| ...Superbo molto;... mapiú incauto assai. |
SCENAQUINTA
FilippoLeonardoPerezGomez
ConsiglieriGuardie.
FILIPPO | Nessunooláqui d'inoltrarsi ardisca. – Pochima giusti e fidioggi vi aduno ainsolito consiglio... Ognun mi ascolti. – Maquale orror pria di parlar m'ingombra! Qualgel mi scorre entro ogni vena! Il pianto mista sul ciglioe la debil mia voce quasidel core i sensi esprimer nieghi tremulaondeggia... E il debbo io pur? síil debbo; lapatria il vuolnon io. – Chi 'l crederia? Accusatoreoggi fra voi mi seggo; giudicenoch'esser nol posso: eov'io accusatordi cotal reo non fossi qualdi voi lo ardiria? – Giá fremer veggio giá inorridir ciascun... Che fia poiquando diCarlo il nome profferir mi udrete? |
LEONARDO | L'unicofiglio tuo? |
PEREZ | Di che mai reo?.. |
FILIPPO | Daun figlio ingrato a me la pace è tolta; quellache in sen di sua famiglia gode ciscundi voipiú assai di me felice. Clemenzainvano adoprai secoinvano dolcerigoreed a vicenda caldi spronia virtú: sordo agli esempj e ai preghi evie piú sordo alle minacceall'uno l'altrodelittoe a' rei delitti aggiugne l'insanoardir; sích'oggi ei giunge al colmo d'ognipiú fero eccesso. Oggisímentre nondubbie prove a lui novelle io dava dimia troppa dolcezzaoggi ei mi dava d'inauditaempietá l'ultime prove. Appenal'astro apportator del giorno lucidotestimon d'ogni opra mia glialtri miei regni a rischiarar sen giva chegiá coll'ombre della notteamiche aitraditorsorgea nel cor di Carlo atroorribil pensiero. A far vendetta deiperdonati falli ei muove il piede verle mie stanze tacito. La destra d'unparricida acciaro armarsi egli osa. Ame da tergo ei giá si appressa. Il ferro giáinnalza; entro al paterno inerme fianco giáquasi il vibra... Eccoda opposta parte inaspettatamenteuscirne un grido: «badaFilippobada». Era Rodrigo chea me venía. Mi sento a un tempo un moto comedi colpoche lambendo striscia: volgoaddietro lo sguardo; al piè mi veggo nudoun ferro; nell'ombra incerta lungi veggioin rapida fuga andarne il figlio. – Tuttonarrai. Se v'ha tra voi chi il possa d'altrofallo accusar; se v'ha chi vaglia adiscolparlo anche di questoah! parli arditamentelibero. V'inspiri atanto il cielo. Opra tremenda è questa; benlibratelao giudici: da voi delfiglio io chieggo... e in un di mesentenza. |
GOMEZ | ...Che ne domandio re? Tradir Filippo tradirnoi stessiil potrem noi? Ma in core diun padre immerger potrem noi l'acciaro? Deh!non ci trarre al fero passo. |
LEONARDO | Il giorno puòsorger forseo reche udito il vero troppot'incresca; e a noiche a te il dicemmo farlotu vogli increscer anco. |
PEREZ | Il vero nuocernon de'. Chiesto n'è il ver; si dica. |
FILIPPO | Quinon vi ascolta il padre; il re qui v'ode. |
GOMEZ | Ioparlerò dunque primiero; io primo l'iradi un padre affronterò; che padre tusei pur sempre; e nel severo ad arte turbatopiú che minaccevol volto benti si legge che se Carlo accusi tuil figlio assolvi: e annoverar del figlio nonvuoiné saiforse i delitti tutti. – Pattiin voce proporre ai ribellanti Batavia Carlo un lieve error parea: orecco un foglio a lui sottratto; iniquo fogliodove ei patteggia in un la nostra rovinae l'onta sua. Co' Franchi egli osa trattareeisícogli abborriti Franchi: quidi NavarraCatalognae d'altre riccheprovincie al trono ispano aggiunte dalvalor de' nostri aviindi serbate danoi col sangue e sudor nostroinfame quileggerete un mercimonio farsi. Prezzoesecrando di esecrando ajuto prestatoal figlio incontro al padreandranne partesí grande di cotanto regno deiFranchi preda; e impunemente oppressa saràpoi l'altra dal fallace figlio diun reil cui sennoil cui valor potria reggersolnon che parteintero il mondo. Eccoqual sorte a noi sovrasta. – Ah! cari enecessarje sacrii giorni tuoi cisonoo re; ma necessariae sacra nonmen la gloria dello ispano impero. Delredel padre insidíar la vita misfattoorrendo: ma il tradire a un tempo ilproprio onorvender la patria(soffri ch'io'l dica) orrendo è forse al pari. Il primo puoiperdonarche spetta a te: ma l'altro?... Eperdonarlo anco tu puoi: – madove aggiuntoio 'l veggo a sí inauditi eccessi chepronunziare altro poss'ioche morte? |
PEREZ | Morte!Che ascolto? |
FILIPPO | Oh ciel!... |
LEONARDO | Chi 'l crederebbe ch'iopur potessi agli esecrati nomi diparricidatraditorribelle aggiungern'altri?E ne riman pur uno troppoesecrabil piú; tal ch'uom non l'osa profferirquasi. |
FILIPPO | Ed è? |
LEONARDO | Del giusto cielo disprezzatorsacrilego mendace. – OnnipossenteIddiodi me tuo vile mafido servo espressamente or sciogli tula verace lingua. È giunto il giorno l'orail momento è giuntoin cui d'un solo folgoreggiantetuo sguardo tremendo chilungamente insuperbí ne atterri. Mesorger faime difensor dell'alta tuamaestade offesa: a me tu spiri nelcaldo petto un sovrumano ardire; ardirpari alla causa. – O della terra turepel labbro mio ciò che a te dice ilRe dei repien di terroreascolta. Ilprencequeglich'io tant'empio estimo chenomar figlio del mio re non l'oso; ilprence orridi spregionde non meno chei ministri del cielil ciel si oltraggia dallaimpura sua bocca ei mai non resta diversarmai. Le rie profane grida perfinoal tempio ardimentose innalza: biasmail culto degli avi; applaude al nuovo; es'egli regna un dívedremo a terra isacri altarie calpestar nel limo dalsacrilego piè quanto or d'incensi edi voti onoriam: vedrem... Che dico? – Setanto pur la fulminante spada diDio tardasseio nol vedrò; vedrallo chipria morir non ardirà. Non io vedròstrappare il sacro velche al volgo adombrail verch'ei non intendee crede: néil tribunalche in terra raffigura lagiustizia del cieloe a noi piú mite larende posciaandar vedrò sossopra comeei giurava; il tribunalche illesa purala fedead onta altruici serba. Sperdail ciel l'empio voto: invan lo speri l'orridoinferno. – Al Re sovrano innalza Filippoil guardo: onoriimperovita tuttohai da lui; tutto ei può tor: se offeso eglièti è figlio l'offensore? In lui inlui sta scritta la fatal sentenza: leggila;e omainon la indugiar... Ritorce lesue vendette in chi le sturbail cielo. |
PEREZ | Liberisensi a rio servaggio in seno lieveil trovar non è: libero sempre nonè il pensier liberamente espresso etalor anco la viltà si veste difinta audacia. – Odimio re; vedrai qualsia il libero dir: m'odie ben altro ardirvedrai. – Supposto è il foglio; e troppo discordison tra lor le accuse. O il prence dipropria mano al parricidio infame siappresta; e allor co' Batavi ribelli ache l'inetto patteggiar? dei Franchi ache i soccorsi? a che con lor diviso ilpaterno retaggio? a che smembrato ilproprio regno? – Mase pur piú mite farcon questi empi mezzi a se il destino eisperaallora il parricidio orrendo perchétentar? perché cosí tentarlo? Imprendertantoe rimanersi a mezzo; vintoda che? – S'ei lo tentò in tal guisa piúche colpevolforsennato io 'l tengo. Eisapeache in difesa dei re sempre (ancoodiandoli) a gara veglian quelli cheda lor traggon lustrooroe possanza. Tuil figlio hai vistoche fuggiasi? ah! forse vistonon l'haifuorché con gli occhi altrui. Eivenga; ei s'oda; ei sue ragion ne adduca. Ch'einon t'insidia i giorniio 'l giuro intanto. Sovrail mio capo il giuro; ove non basti sul'onor mio; di cui né il rené il cielo arbitrid'ogni cosaarbitri sono. – Orche dirò della empietadeond'osa pietámentitain suon di santo sdegno incolparlo?Dirò... Che val ch'io dica chesotto un velo sagrosanto ognora religionchiamatohavvi tal gente cherei disegni ammanta; indicon arte allaceleste la privata causa frammischiandosi attenta anco ministra farlad'inganni orribilie di sangue? Chiomai nol sa? – Dirò ben ioche il prence giovineognor d'umano core e d'alti sensimostrossi; all'avvenente aspetto conformisensi; e che speranza ei dolce cresceadel padredai piú teneri anni: etu il dicevie tel credea ciascuno. Io'l credo ancora: perch'uom mai non giunse dicotanta empietade a un tratto al colmo. Diròche ai tanti replicati oltraggi null'altroei mai che pazíenza oppose silenzioossequioe pianto. – È verche il pianto ancoè delitto spesso; havvi chi tragge dall'altruipianto l'ira... Ah! tu sei padre; nonadirartenma al suo pianger piangi; ch'eireo non èben infelice è molto. – Mase pur mille volte anche piú reo cheognun qui 'l gridaei fosse; a morte il figlio maicondannar nol puòné il debbeun padre. |
FILIPPO | ...Pietade al fine in un di voi ritrovo epietá seguo. Ah! padre io sono; e ai moti dipadre io cedo. Il regno miome stesso tuttoabbandono all'arbitra suprema imperscrutabilvolontá del cielo. Dell'ireforse di lassú ministro Carloesser debbe in me: pera il mio regno peraFilippo priama il figlio viva; loassolvo io giá. |
GOMEZ | Tu delle leggi adunque maggiorti fai? Perché appellarci? Solo tuben puoi romper senza noi le leggi. Assolviassolvi; mase un dí funesta lapietá poi ti fosse... |
PEREZ | In verfunesta fiala pietá; ché assai novella io veggio sorgerpietade... Maqual sia l'evento nonè consiglio questoov'io sedermi ardiscaomai: mi è cara ancor la fama lavita no. Ch'io non bagnai mie mani nell'innocentesangueil sappia il mondo: quirimanga chi 'l vuole. – Al cielo io pure mieivoti innalzo: al ciel palese appieno èil ver... Ma che dich'io? soltanto al cielo?... S'iovolgo intento a me dattorno il guardo nonvegg'io che ciascuno appien sa il vero? cheil tace ognuno? e che l'udirloe il dirlo quida gran tempo è capital delitto? |
FILIPPO | Achi favelli tu? |
PEREZ | Di Carlo al padre... |
FILIPPO | Edal tuo re. |
LEONARDO | Tu sei di Carlo il padre: echi 'l dolor di un disperato padre nonvede in te? Matu sei padre ancora de'tuoi sudditi; e in pregio hann'essi il nome difigli tuoiquanto in non cale ei l'abbia. Soluno è il prence; innumerabil stuolo sonessi; ei salvoaltri in periglio resta; colpevoleigli altri innocenti tutti: frail salvar unoo tuttiincerto stai? |
FILIPPO | Incor lo stile a replicati colpi nonmi s'immerga omai; cessate: ah! forza piúdi udirvi non ho. Fuor del mio aspetto nuovoconsiglio or si raduni; ed anco isacerdoti segganviin cui muti sonoi mondani affetti: il ver rifulga perloro mezzo; e sol si ascolti il vero. – Itenedunquee sentenziate. Al dritto nuocerpotrebbe or mia presenza troppo;... otroppo forse a mia virtú costarne. |
SCENASESTA
Filippo.
| ...Oh!... quanti sono i traditori? audace Perezfia tanto? Penetrato ei forse ilcor mi avesse?... Ah! no... Ma purquai sensi! Qualeorgoglio bollente! – Alma sí fatta nasceov'io regno? – e dov'io regnoha vita? |
ATTOQUARTO
SCENAPRIMA
Carlo.
| Tenebreo voi del chiaro dí piú assai conveníentia questa orribil reggia quantomi aggrada il tornar vostro! In tregua nonch'io per voi ponga il mio duol; ma tanti vilied iniqui aspetti almen non veggio. – Quifavellarmi d'Isabella in nome vuolla sua fida Elvira: orche dirammi?... Ohqual silenzio!... Infra i rimorsi adunque frale torbide curee i rei sospetti placidoscende ad ingombrar le ciglia de'traditori e de' tiranni il sonno? Quelche ognor sfugge l'innocente oppresso? – Maduro a me non è il vegliare: io stommi co'miei pensierie colla immagin cara d'ognibeltád'ogni virtú: mi è grato quiritornardov'io la vidie intesi parole(oimè!) che vita a un tempo e morte m'erano.Ah! sí; da quel fatale istante menoalquanto infelice esser mi avviso mapiú reo ch'io non era... Ordonde nasce inme il timor d'orror frammisto? è forse aldelitto il timor dovuta pena?... Pena?ma qual commisi io mai delitto? Nontacqui: e chi potea l'immenso amore tacerchi mai? – Gente si appressa. Elvira sarà;...ma no: qual odo fragor cupo?... Qualgente vien? qual balenar di luce? Armatia me? Viatraditori... |
SCENASECONDA
Soldaticon armi e fiaccole.
FilippoCarlo.
CARLO | Oh cielo! Datante spade preceduto il padre? |
FILIPPO | Dinottesoloin queste stanzein armi chefaiche pensi tu? gl'incerti passi oveporti? Favella. |
CARLO | ... E che direi?... L'armich'io strinsi all'appressar d'armati audacisgherrial tuo paterno aspetto cadonmi:a lor duce tu sei?... tupadre? – Dime disponi a piacer tuo. Ma dimmi; pretestiusart'era egli d'uopo? e quali!... Ahpadre! indegni son di un re i pretesti; – male discolpe son di me piú indegne. |
FILIPPO | L'ardirv'aggiungi? Aggiungil purch'è ognora all'altescelleraggini compagno: fadi finto rispetto infame velo all'almainfidaambizíosaatroce; giánon ti escusi tu: meglioè che il varco tuschiuda intero alla tua rabbia: or versa ilmortal tosco che in tuo cor rinserri; audacementeogni pensier tuo fello degnodi temagnanimo confessa. |
CARLO | Checonfessar degg'io? Risparmiao padre ivani oltraggi: ogni piú cruda pena dammi;giusta ella fiase a te fia grata. |
FILIPPO | Incosí acerba etàdeh! come giunto seidi perfidia al piú eminente grado? D'iniquitàdove imparata hai l'arte chedal tuo re colto in sí orribil fallo neppurdi aspetto cangi? |
CARLO | Ove l'appresi? Natoin tua reggia... |
FILIPPO | Il seifellonper mia sventuraed onta... |
CARLO | Ad emendar tal onta chetardi or piú? che non ti fai felice colversar tu del proprio figlio il sangue? |
FILIPPO | Miofiglio tu? |
CARLO | Mache fec'io? |
FILIPPO | Mel chiedi? Tuil chiedi a me? Non ti flagella dunque rimorsonullo?... Ah! no; giá da gran tempo nullopiú ne conosci; o il sol che senti delnon compiuto parricidio il senti. |
CARLO | Parricidio!Che ascolto? Io parricida? Mané tu stesso il credino. – Qual prova qualeindizioo sospetto?... |
FILIPPO | Indizioprova certezzaio tutto dal livor tuo traggo. |
CARLO | –Non mi sforzardeh! padreal fero eccesso dioltrepassar quella terribil meta chetra suddito e retra figlio e padre leleggiil cieloe la naturahan posto. |
FILIPPO | Consacrilego piè tu la varcasti grantempo è giá. Che dico? ignota sempre tifu. D'aspra virtú gli alteri sensi lasciache mal ti stan; qual seifavella: sveladel par gli orditie i giá perfetti tuoitradimenti tanti... Or viache temi? Ch'iosia men grandeche non sei tu iniquo? Seil vero parlie nulla ascondispera; seil tacio ammantitrema. |
CARLO | Il vero io parlo; tumi vi sforzi. – Me conosco io troppo perch'iomai tremi; e troppo io te conosco perch'iomai speri. Infausto donmia vita ripigliatuch'ella è ben tua; ma mio egliè il mio onorné il togli tuné il dai. Benreo sareise a confessarmi reo mitraesse viltà. – L'ultimo fiato quispirar mi vedrai: lungacrudele obbrobriosaapprestami la morte: mortenon v'hache ad avvilir me vaglia. Tesolte solnon me compiangoo padre. |
FILIPPO | Temerarioin tal guisa al signor tuo ragionde' tuoi misfatti render osi? |
CARLO | Ragion?– Tu m'odj; ecco il mio sol misfatto: setehai di sangue; ecco ogni mia discolpa: tuodritto soloè l'assoluto regno. |
FILIPPO | Guardiesi arresti; olá. |
CARLO | Risposta sola dire tiranno è questa. Eccole braccia allecatene io porgo: eccoti ignudo alferro il petto. A che indugiar? fors'oggi aincrudelir cominci tu soltanto? Iltuo regnargiorno per giornoin note atredi sangue è scritto giá... |
FILIPPO | Si tolga dagliocchi miei. Della qui annessa torre entroal piú nero carcere si chiuda. Guaise pietade alcun di voi ne sente. |
CARLO | Ciònon temerche in crudeltà son pari ituoi ministri a te. |
FILIPPO | Si strappi a forza dalmio cospetto; a viva forza... |
SCENATERZA
IsabellaFilippo.
ISABELLA | Oh cielo! Chemiro? oimè!... |
FILIPPO | Donnache fia? |
ISABELLA | La reggia tuttadi meste grida dolorose udíadintorno risuonare... |
FILIPPO | Udisti flebilesuono; è ver... |
ISABELLA | Dal tuo cospetto nonvidi io il prence strascinato a forza? |
FILIPPO | Tuben vedesti; è desso. |
ISABELLA | Il figliuol tuo?... |
FILIPPO | Lamia consorte impallidiscee trema nelveder trarre?... |
ISABELLA | Io tremo? |
FILIPPO | E n'hai ben donde. – Iltuo tremar... dell'amor tuo... non lieve indiziom'è... Pel tuo... consorte or tremi: mariconforta il cor; svaní il periglio. |
ISABELLA | Periglio!...e quale? |
FILIPPO | Alto periglio io corsi: maomai mia vita in securtà... |
ISABELLA | Tua vita?... |
FILIPPO | Ate sí cara e necessariaè in salvo. |
ISABELLA | Mail traditor?... |
FILIPPO | Del tradimento pena dovutaavrà. Piú non temerch'io mai perlui riapra a pietá stolta il core. Passòstagione; or di giustizia il solo terribilgrido ascolterò. |
ISABELLA | Ma quale qualtrama?... |
FILIPPO | Oh ciel! contro a me sol non era forseordita la trama. A chi del padre ilsangue vuol(s'ei la madrigna abborre delpadre al par) nulla parrebbe il sangue versardella madrigna... |
ISABELLA | In me?... Che parli?... Ahilassa!... Il prence... |
FILIPPO | Ingratoi tuoi non meno chei miei cotanti beneficj obblia. – Matuin te stessa torna;... e lieta vivi;... ea me sol fida la importante cura diassicurar la tua con la mia pace. |
SCENAQUARTA
Isabella.
| ...Oh detti!... oh sguardi!... A gran pena ripiglio isensi miei. Che mai diss'egli? avrebbe forseil mio amor?... ma no; racchiuso stammi nelpiú addentro del core... Eppurquegli occhi d'iraavvampantied in me fitti... Ahi lassa!... Poidi madrigna favellò... Che disse dellamia pace?... Oh cielo! e che risposi? Nomatoho il prence? Oh! di qual freddo orrore sentoagghiacciarmi! Ove corr'egli... ahi! dove? Ache si appresta? ed ioche fo? – Seguirlo voglio;...ma il piè mancae il vigor... |
SCENAQUINTA
GomezIsabella.
GOMEZ | Perdona l'ardirmio troppo; io teco il re pur anco stimava. |
ISABELLA | ... Or dianzi ei mi lasciò. |
GOMEZ | Cercarne dunquem'è forza altrove. Impazíente percerto ei sta di udir l'evento alfine... |
ISABELLA | L'evento?...Arresta il piè: dimmi... |
GOMEZ | Se a lui tufavellastiesposta avratti appieno l'espettazionsua dubbia della estrema sentenza... |
ISABELLA | No: di un tradimento in foschi ambiguidetti a me parlò; ma... |
GOMEZ | Il nome deltraditor non ti dicea? |
ISABELLA | Del prence... |
GOMEZ | Tuttosai dunque. Io del consiglio arreco... |
ISABELLA | Diqual consiglio? Oimè! che rechi? |
GOMEZ | A lungo l'altoaffar discuteasi; e al fin conchiuso aduna s'è... |
ISABELLA | Che mai? Parla. |
GOMEZ | Sta scritta inquesto foglio la sentenza: ad essa null'altromancache del re l'assenso. |
ISABELLA | Eil tenor n'è? |
GOMEZ | Morte pronunzia. |
ISABELLA | Morte? Iniqui!morte? E qual delitto è in lui? |
GOMEZ | Teltacque il re? |
ISABELLA | Mel tacquesí. |
GOMEZ | ... Tentato hail parricidio. |
ISABELLA | Oh ciel! Carlo?... |
GOMEZ | Lo accusa ilpadre stesso; e prove... |
ISABELLA | Il padre?... E quali provene dà?... mentite prove. – Ah! certo altraragionche a me si ascondeavravvi. Deh!mi appalesa il suo vero delitto. |
GOMEZ | Ilsuo delitto vero? – E dirtel posso se tu nol sai?... Può il dirtelo costarmi lavita. |
ISABELLA | Oh! che di' tu? Ma che? paventi ch'iotradire ti possa? |
GOMEZ | Il re tradisco s'ionulla dico; il re. – Maqual ti punge stimolsí caldo ad indagarne il vero? |
ISABELLA | Io?...Sol mi punge curíosa brama. |
GOMEZ | Ate ciò in somma or che rileva? – Il prence stain gran periglioe soggiacervi forse dovrá:ma ch'altro a luifuorché madrigna alfin sei tu?... Giá il suo morir non nuoce ate; potrebbe anzi la via del trono aifigliche uscir denno dal tuo fianco sgombrarcosí. Credi; la origin vera deimisfatti di Carloè in parteamore... |
ISABELLA | Cheparli? |
GOMEZ | Amorche il re ti porta. Ei lieto piúfora assai di un successor tuo figlio chenon di Carlo sia per l'esser mai. |
ISABELLA | Respiro.– In me quai basse mire inique supporreardisci? |
GOMEZ | Del mio re ti ardisco direi pensier; non sonnotali i miei; ma... |
ISABELLA | Vero è dunqueè verciò ch'iofinora mainon credea; che il padreil padre stesso ilproprio figlio abborre... |
GOMEZ | Oh quantoo donna ioti compiangose finor conosci sípoco il re! |
ISABELLA | Main chi cred'io? Tu pure... |
GOMEZ | Iopuresípoiché non dubbia or trovo inte pietál'atro silenzio io rompo cheil cor mi opprime. È ver pur troppoil prence (misero!)non è reo d'altro delitto ched'esser figlio di un orribil padre. |
ISABELLA | Raccapricciarmi fai. |
GOMEZ | Di te non meno inorridiscoanch'io. Saidonde nasce losnaturato odio paterno? Il muove vileinvidia: in veder virtú verace tantanel figliola virtú mentita delrio padre si adira: a se pur troppo eidissimile il vede; edempioei vuole priaspento il figlioche di se maggiore. |
ISABELLA | Ohnon mai visto padre! Mapiú iniquo ilconsiglio che il reperché condanna uninnocente a morte? |
GOMEZ | E qual consiglio siopporrebbe a un tal re? Lo accusa ei stesso: falsaè l'accusa; ognun lo sa: ma ognuno perse tremantetacendo l'afferma. Ricadein noi di ria sentenza l'onta; ministrivili al suo furor siam noi; fremendoil siam; ma invan: chi lo negasse delsuo furor cadria vittima tosto. |
ISABELLA | Efia ver ciò che ascolto?... Io di stupore mutarimango... E non resta piú speme? Ingiustamenteei perirà? |
GOMEZ | Filippo nelsimularsovra ogni cosaè dotto. Dubbioparer vorrà da pria; gran mostra faràdi duolo e di pietá; fors'anco indugieràpria di risolver: folle chi'l duolo in luichi la pietá credesse; oche in quel corper indugiar di tempo l'iraprofonda scemasse mai dramma. |
ISABELLA | Deh!se tu nei delitti al par di lui l'almaindurata ancor non haideh! senti Gomezpietade... |
GOMEZ | E che poss'io? |
ISABELLA | Tuforse... |
GOMEZ | Divano piantoe ben celatoio posso onorarla memoria di quel giusto: null'altroio posso. |
ISABELLA | Oh! chi udí maichi vide síatroce caso? |
GOMEZ | A perder io me stesso prestosareipurché salvare il prence potessi;e sallo il cielo. Iodai rimorsi cuiseco tragge di cotal tiranno lafunesta amistàroder giá sento giástrazíarmi il cor; ma... |
ISABELLA | Se il rimorso sinceroè in tegiovar gli puoi non poco; síil puoi; né d'uopo t'è perder te stesso. Sospettoal re non sei; puoidi nascosto mezzial fuggir prestargli: e chi scoprirti vorria?– Chi sa? fors'anco un dí Filippo inse tornandoil generoso ardire d'uomche sua gloria a lui salvò col figlio premiarpotrebbe. |
GOMEZ | Ese ciò ardissi io pure Carloil vorrà? quant'egli è alteroil sai? Giáil suo furor ravvisoin udir solo difuga il nomee di sentenza. Ah! vano adatterrire quella indomit'alma ogniannunzio è di morte; anzigiá il veggo ostinarsia perire. Aggiungich'ogni mioconsiglio od ajutoa lui sospetto eodíoso sarebbe. Al re simile credeegli me. |
ISABELLA | Null'altro ostacol havvi? Fa'pur ch'io il vegga; al carcer suo mi guida: ivihai l'accesso al certo: io mi lusingo dirisolverlo a fuga. Ordeh! tant'alto favornon mi negare. Avanzan molte oredi notte: al suo fuggire i mezzi apprestaintanto; e di arrecar sospendi fatalsentenzache sí tosto forse nonsi aspetta dal re. Vedi... ten priego; andiamo;il cielo avrai propizio ognora: ioti scongiuroandiamvi... |
GOMEZ | E chi potrebbe opranegar cosí pietosa? Io voglio aogni costo tentarla. Andiamvi. – Il cielo perirnon lasci chi perir non merta. |
ATTOQUINTO
SCENAPRIMA
Carlo.
| Ch'altroa temerch'altro a sperar mi resta chemorte omai? Scevra d'infamia almeno l'avessi!...Ah! deggio dal crudel Filippo pienad'infamia attenderla. – Un sol dubbio epeggior d'ogni morteil cor mi punge. Forseei sa l'amor mio: nei fiammeggianti torvisuoi sguardi un non so qual novello furormal grado suotralucer vidi... eil suo parlar colla regina or dianzi... el'appellarmi; e l'osservar... Che fia... (ohciel!) che fiase a lui sospetta a un tempo laconsorte diventa? Oimè! giá forse puniscein lei la incerta colpa il crudo; chedel tiranno la vendetta sempre suolprevenir l'offesa... Mase a tutti ilnostro amored a noi quasiè ignoto dondeil sapria?... me forse avrian tradito isospir miei? Che dico? a rio tiranno notii sospir d'amore?... A un cotal padre penetrareil mio amor mestier fors'era perfarsi atrocee snaturato? Al colmo l'odioera in luiné piú indugiar potea. Benvenga il díben vengaov'io far pago dellamia testa il posso. – Ahi menzognera turbadi amici della sorte lieta! Doveor sei tu? nulla da voiche un brando vorrei;ma un brandoonde all'infamia tormi nessundi voi mel porgerà... Qual sento stridor?...la ferrea porta si disserra! Chemi s'arreca? udiam... Chi fia? |
SCENASECONDA
IsabellaCarlo.
CARLO | Chi veggio? Reginatu? Chi ti fu scorta? Oh! quale ragionti mena? amordoverpietade? Comel'accesso avesti? |
ISABELLA | Ah! tutto ancora nonsai l'orror del tuo feral destino: tacciatosei di parricida; il padre tiaccusa ei stesso; un rio consiglio a morte tidanna; ed altro all'eseguir non manca chel'assenso del re. |
CARLO | S'altro non manca eseguirassitosto. |
ISABELLA | E che? non fremi? |
CARLO | Grantempo è giách'io di morir sol bramo. Eil sai ben tuda cui null'altro io chiesi chedi lasciarmi morire ove sei. Miè durasíl'orrida taccia; è dura mainaspettata no. Morir m'è forza; fremernepossoove tu a me lo annunzi? |
ISABELLA | Deh!non parlarmi di mortese m'ami. Cediper poco all'impeto... |
CARLO | Ch'io ceda? Orben mi avveggo; hai di avvilirmi assunto ilcrudo incarco; il genitore iniquo ate il commette... |
ISABELLA | E il puoi tu crederprence? Ministraall'ire io di Filippo?... |
CARLO | A tanto potriasforzartianco ingannarti ei forse. Macome or dunque a me venirne in questo carcerti lascia? |
ISABELLA | E il sa Filippo? Oh cielo! guaise il sapesse!... |
CARLO | Oh! che di' tu? Filippo quitutto sa: chi mai rompere i duri comandisuoi?... |
ISABELLA | Gomez. |
CARLO | Che ascolto? Oh! quale qualprofferisti abbominevol nome terribilefunesto!... |
ISABELLA | A te nemico nonèqual pensi... |
CARLO | Oh ciel! s'io a me il credessi amicomaipiú di vergogna in volto avvampereiche d'ira. |
ISABELLA | Ed ei pur solo senteor di te pietá. L'atroce trama eidel padre svelommi. |
CARLO | Incauta! ahi troppo credulatu! che festi? ah! perché fede prestavia tal pietá? Se il ver ti disse dell'empiore l'empissimo ministro eicol ver t'ingannò. |
ISABELLA | Ma il dirche giova? Disua pietá non dubbj effetti or tosto provarpotraise a' preghi miei ti arrendi. Eiqui mi trasse di soppiatto; e i mezzi giádi tua fuga appresta: io ve l'indussi. Deh!non tardart'invola: il padre sfuggi lamortee me. |
CARLO | Fin che n'hai tempoah! lungi dame tu stessa involati; che a caso Gomezpietá non finge. In qual cadesti insidíosolaccio! Or sích'io fremo davvero:omaiqual dubbio avanza? appieno Filippoappien giá penetrò l'arcano dell'amornostro... |
ISABELLA | Ah! no. Poc'anzi io il vidi mentredal suo cospetto a viva forza eristrappato: ei d'ira orrenda ardea: iotremante ascoltavalo; e lo stesso tuosospetto agitavami. Ma poscia inme tornatail suo parlar rammento; ecerta io sonche ogni altra cosa ei pensa fuorche questadi te... Perfin sovviemmi ch'eiti tacciò d'insidíar fors'anco oltrei suoi giornii miei. |
CARLO | Mestier sarebbe cheal par di luidi lui piú vileio fossi apenetrar tutte le ascose vie dell'intricatoinfame laberinto. Macerto è purche orribil fraude asconde questoinviarti a me: ciò ch'ei soltanto finorsospettaor di chiarire imprende. Masia che vuoltu prontamente i passi volgida questo infausto loco: indarno tucredio speriche adoprarsi voglia Gomezper me: piú indarno ancor tu speri s'ancoegli il vuolche gliel consenta io mai. |
ISABELLA | Efia pur verch'infra tal gente io tragga gl'infelicimiei dí? |
CARLO | Veroah pur troppo! – Nonindugiar piú omai: lasciami; trammi d'angosciamortalissima... Mi offende pietadein tese di te non la senti... Va'se hai cara la vita... |
ISABELLA | A me la vita cara?... |
CARLO | Il mio onordunquee la fama tua. |
ISABELLA | Ch'iot'abbandoni in tal periglio? |
CARLO | A tale periglioesporti? a che varria? Te stessa tuperdie me non salvi. Un sol sospetto virtudemacchia. Deh! la iniqua gioia toglial tiranno di poter tacciarti delsol pensier pur rea. Va': cela il pianto; premii sospir nel petto: a ciglio asciutto conintrepida fronte udir t'è forza delmio morire. Alla virtú fian sacri queitristi díche a me sopravvivrai... Ese pur cerchi al tuo dolor sollievo fratanti reisol uno ottimo resta; Perezcui ben conosci: ei pianger teco potràdi furto;... e tucon lui talvolta dime parlar potrai... Ma intantovanne; esci;...fa' ch'io non pianga... a brano a brano dehnon squarciarmi il cuore! ultimo addio prendi...e mi lascia;... va: tutta or m'è d'uopo lamia virtude; orche fatal si appressa l'oradi morte... |
SCENATERZA
FilippoIsabellaCarlo.
FILIPPO | Ora di morte è giunta: perfidoè giunta: io te l'arreco. |
ISABELLA | Oh vista! ohtradimento!... |
CARLO | Ed io son presto a morte: dammela tu. |
FILIPPO | Morraifellon: ma pria mieiterribili accenti udrete pria voiscellerata coppia. – Infami; io tutto sítutto io so: quellache voi d'amore medi furor consumaorrida fiamma m'èda gran tempo nota. Oh quai di rabbia repressimoti! oh qual silenzio lungo!... Maentrambi al fin nelle mie man cadeste. Ache dolermi? usar degg'io querele? Vendettavuolsi; e avrolla io tosto; e piena einaudita l'avrò. – Mi giova intanto goderqui di vostr'onta. Iniqua donna nolcreder giáche amata io t'abbia mai; néche gelosa rabbia al cor mi desse martíromai. Filippoin basso loco qualè il tuo corl'alto amor suo non pone; néil può tradir donna che il merti. Offeso inme il tuo renon il tuo amantehai dunque. Dimia consorte il nomeil sacro nome contaminatohai tu. Mai non mi calse deltuo amor; ma albergare in te sí immenso doveail tremor del signor tuoche tolto d'ognialtro amor ti fosse anco il pensiero. – Tuseduttortu vile;... a te non parlo; nullain te inaspettato; era il misfatto dite sol degno. – Indubitate prove m'eran(pur troppo!) ancor che ascosii vostri reisospiri; e il silenzioe i motie il duolo chene' vostri empj cori al par racchiuso vedevae veggo. – Orche piú parlo? eguale fuin voi la colpa; ugual fia in voi la pena. |
CARLO | Cheascolto? In lei colpa non è: che dico? Colpa?né l'ombra pur di colpa è in lei. Puroil suo cormai di sí iniqua fiamma nonarseio 'l giuro: appena ella il mio amore seppeil dannò... |
FILIPPO | Fin dove ognun di voi giungesseio 'l so; soche innalzato ancora tunon avevi al talamo paterno l'audaceempio pensiere; ov'altro fosse vivresti or tu?... Madalla impura tua boccane uscí d'orrido amor parola; essal'udía; ciò basta. |
CARLO | Io sol ti offesi; néil niego: a me lieve di speme un raggio sulciglio balenò: ma il dileguava lasua virtude tosto: ella mi udiva masol per mia vergogna; e solper trarmi larea malnata passíon dal petto... Malnatasí; tale orpur troppo! ed era giálegittima un dí: mia sposa ell'era miasposail sai; tu me la davi; e darla megliopoteviche ritorla... Io sono aogni modo pur reo: síl'amo; e tolta m'erada te;... che puoi tu tormi omai? Saziatisunel sangue mio; disbrama larabbia in me del tuo geloso orgoglio: malei risparmia; ella innocente appieno... |
FILIPPO | Ella?in ardirnon in fallirti cede. – Tacio donnaa tua posta; anche lo stesso tuotacer ti convince: in sen tu pure (néval che il nieghi) ardi d'orribil foco: benmel dicesti; assaitroppo il dicesti quand'ioparlava di costui poc'anzi tecoad arte: membrando a che mi andavi ch'eim'era figlio? che tuo amante egli era perfidadir tu non l'osavi. In cuore mendi lui forse il tuo dover tradisti l'onorle leggi? |
ISABELLA | ... In me il silenzio nasce ditimor no; stupore alto m'ingombra delnon credibil tuo doppioferoce rabidocor. – Ripiglio al finripiglio gliattoniti miei spirti... Il grave fallo d'essertimoglieè al fin dover ch'io ammendi. – Iofinor non ti offesi: al cielo in faccia infaccia al prenceio non son rea: nel mio pettobensí... |
CARLO | Pietà di me fallace muovei suoi detti: ah! non udirla... |
ISABELLA | Indarno salvarmitenti: ogni tuo dire è punta chein lui piú innaspra la superba piaga. Temponon ènon piúdi scuse; omai èda sfuggir l'aspetto suocui nullo tormentoagguaglia. – Ove al tiranno fosse datoil sentir pur mai di amor la forza reti direiche tu fra noi stringevi nodid'amore: io ti direiche volto ognipensiero a lui fin da' primi anni avea;che in lui posta ogni spemeio seco trardisegnato avea miei dí felici. Virtudem'erae tuo comando a un tempo l'amarloallor: chi 'l fea delitto poscia? Tucol disciorre i nodi santiil festi. Sciorgliera lieve ad assoluta voglia; mail corcosí si cangia? Addentro in core forteei mi stava: ma non pria tua sposa fuiche repressa in me tal fiamma tacque. Aglianni posciaa mia virtudee forse ate spettava lo estirparla... |
FILIPPO | Io dunque quantonon ferné tua virtúné gli anni benio il farò: sínel tuo sangue infido iospegnerò la impura fiamma... |
ISABELLA | Ognora sangueversaree ognor versar piú sangue èil sol tuo pregio; mafia pregioond'io ilmio amore a lui tolto a te mai dessi? Atedissimil dal tuo figlioquanto dallavirtude è il vizio. – Uso a vedermi tremartu sei; mapiú non tremo; io tacqui finorla iniqua passionche tale lariputava in me: palese or sia orch'io te scorgo assai piú ch'essa iniquo. |
FILIPPO | Degnoè di te costui; di lui tu degna. – Restaa vederse nel morir voi sete fortiquanto in parlar... |
SCENAQUARTA
GomezFilippoIsabellaCarlo.
FILIPPO | Gomez; compiuti mie'cenni hai tu? Quant'io t'ho imposto arrechi? |
GOMEZ | Pereztrafitto muore: ecco l'acciaro chegronda ancor del suo sangue fumante. |
CARLO | Ohvista! |
FILIPPO | In lui dei traditor la schiatta spentapur non è tutta... Ma tuintanto miraqual merto a' tuoi fedeli io serbo. |
CARLO | Quante(oimè!) quante morti veder deggio priadi morir? Pereztu pure?... Oh rabbia! Giágiá ti seguo. Ov'èdov'è quel ferro chespetta a me? viami s'arrechi. Oh! possa miosangue sol spegner la sete ardente diquesto tigre! |
ISABELLA | Oh! saziar io sola potessiio solail suo furor malnato! |
FILIPPO | Cessila infame gara. Eccovia scelta quelpugnaleo quel nappo. O tudi morte dispregiatorscegli tu primo. |
CARLO | Oh ferro!... Tecaldo ancora d'innocente sangue liberatorte scelgo. – O tuinfelice donnatroppo dicesti: a te null'altro rimanche morte: ma il velen deh! scegli; mendolorosa fia... D'amor infausto quest'èil consiglio estremo: in te raccogli tuttoil coraggio tuo: – mirami...([2])Io moro... Seguiil mio esempio. – Il fatal nappo afferra... nonindugiare... |
ISABELLA | Ah! sí; ti seguo. O morte tumi sei gioja; in te... |
FILIPPO | Vivrai tu dunque; maltuo grado vivrai. |
ISABELLA | Lasciami... Oh reo supplizio!ei muore; ed io?... |
FILIPPO | Da lui disgiunta sítu vivrai; giorni vivrai di pianto: mifia sollievo il tuo lungo dolore. Quandopoiscevra dell'amor tuo infame vivervorraidarotti allora io morte. |
ISABELLA | Vivertial fianco?... io sopportar tua vista?... Nonfia maino... Morir vogl'io... Supplisca altolto nappo...([3]) il tuo pugnal... |
FILIPPO | T'arresta... |
ISABELLA | Iomoro... |
FILIPPO | Oh ciel! che veggio? |
ISABELLA | ... Morir vedi... lasposa... e il figlio... ambo innocenti... ed ambo permano tua... – Ti sieguoamato Carlo... |
FILIPPO | Scorredi sangue (e di qual sangue!) un rio... Eccopiena vendetta orrida ottengo;... mafelice son io?... – Gomezsi asconda l'atrocecaso a ogni uomo. – A me la fama atese il tacisalverai la vita. |